Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: VENEZUELA
Serie: Schede Paese    Numero: 29
Data: 27/09/2007

 

Repubblica bolivariana del Venezuela

Incontro del Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, con una delegazione parlamentare venezuelana

Roma, 27 ottobre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

CENNI STORICI

 

 

Cristoforo Colombo toccò la penisola di Paria durante il suo secondo viaggio, nel 1498. Nuevo Toledo, primo insediamento spagnolo dell’America meridionale, fu fondato in Venezuela nel 1522. Nel 1681 la Corona spagnola impose il controllo diretto delle colonie e nel 1739 si compì l’unificazione politica e militare del Paese.

Dopo numerose sollevazioni, nel 1811 fu proclamata l’indipendenza dalla Spagna e nel 1812 Simon Bolivar fu proclamato Liberatore. Il paese ottenne l’indipendenza nel 1821, sotto la guida di Simon Bolivar. Venezuela, con Colombia, Panama ed Ecuador, costituiva la Repubblica della Grande Colombia fino al 1830, quando la Repubblica di Gran Colombia si divise nei tre Stati: Colombia ( con l’attuale Panama), Ecuador e Venezuela.

La Spagna riconobbe l’indipendenza del Venezuela nel 1851, con il Trattato di Madrid.

La maggior parte del XIX secolo fu caratterizzata da instabilità politica, regimi dittatoriali e tumulti rivoluzionari.

Nella prima metà del XX secolo, il Paese fu governato da dittature dal 1908 al 1935 e dal 1950 al 1958.

L’economia del Venezuela, incentrata sull’agricoltura, a partire dal 1922, con la scoperta di vasti giacimenti petroliferi, si fondò progressivamente sullo sfruttamento degli idrocarburi.

Dalla caduta del Gen. Marcos Perez Jimenez nel 1958, il Venezuela ha consolidato un’ininterrotta tradizione di governi democratici. Nel 1960 il Venezuela prende l’iniziativa per la costituzione dell’OPEC, il cartello internazionale dei Paesi produttori di petrolio. Fino alle elezioni del 1998, Azione Democratica (AD) ed il Partito Cristiano Democratico (COPEI) hanno dominato la scena politica.

Le fluttuazioni del prezzo del petrolio fra il 1973 ed il 1983 portarono il Paese verso la recessione, particolarmente acuta verso la fine degli anni ’80. Nel 1989 le misure di austerità e di aggiustamento strutturale adottate dalle autorità provocarono gravi tensioni sociali.

Nel 1992 si verificarono due tentativi di colpo di Stato, uno dei quali fu condotto dall’allora Tenente Colonnello Hugo Chávez Frias, eletto poi Presidente della Repubblica nel 1998, a capo del Movimento V Repubblica.

A seguito dell’approvazione – con  referendum – della nuova Costituzione, che ha previsto, fra l’altro, la modifica del nome ufficiale del Paese in Repubblica Bolivariana del Venezuela, Chávez venne rieletto Presidente nel luglio 2000 per un mandato di sei anni.

L’approvazione da parte del Congresso di una legge-delega che autorizzava il Governo a legiferare per un intero anno costituì, nella primavera del 2002, l’occasione per imponenti manifestazioni da parte dell’opposizione. A seguito della repressione governativa, nell’aprile del 2002 si verificò un tentativo di colpo di Stato, con il Presidente Chávez costretto a rinunciare temporaneamente al suo mandato e sostituito dal Presidente di FEDERCAMARAS (l’associazione degli industriali) Carmona, alla testa di un governo provvisorio.

Le misure adottate da Carmona (scioglimento dell’Assemblea Nazionale, allontanamento dei vertici del sistema giudiziario, nomine avventate dei capi militari) avevano però favorito il ritorno al potere del Presidente legittimo, sostenuto dalle fasce sociali più emarginate e da buona parte delle Forze Armate. Carmona si era poi sottratto agli arresti domiciliari, per trasferirsi a Bogotá, previa formale richiesta di asilo politico.

Da allora, sebbene Chávez, tornato al potere, dichiarasse di voler riprendere il dialogo tra le forze politiche, la contrapposizione fra le istituzioni, per molti versi incapaci di compiere scelte efficaci, e l’opposizione (in cui sono confluiti, in una non semplice convivenza, gli interessi degli imprenditori, di una parte delle Forze Armate, dei sindacati, della Chiesa cattolica e dei principali mezzi d’informazione) si è costantemente aggravata, fino a giungere al grande sciopero che, a partire dal 4 dicembre 2002, ha bloccato il paese per due mesi, con l’intento di spingere il Governo ad accettare l’indizione di un referendum sulla permanenza di Chávez alla Presidenza. Lo sciopero si è concluso il 31 gennaio 2003, con la raccolta da parte dell’opposizione di ben 4 milioni di firme (pari al 40% dell’elettorato venezuelano e più dei voti ottenuti da Chávez alle elezioni del 2000).

La prospettiva dello svolgimento del referendum è stata per molti mesi la “valvola di sicurezza” per prevenire la degenerazione della contesa politica in scenari traumatici. 

Il 15 agosto del 2004 ha avuto luogo il referendum, vinto da Chávez con quasi il 60% dei voti. La consultazione si è svolta senza incidenti e ha visto un notevole afflusso di elettori.

Nel dicembre 2006, Chávez ha vinto, con circa il 62% dei voti, le elezioni presidenziali, guadagnando un nuovo mandato di sei anni.

 

 

 

DATI GENERALI

Superficie

912.050 (più di tre volte la superficie dell’Italia)

 

Capitale

CARACAS (2.900.000 abitanti)

 

Abitanti

25.730.435

Tasso di crescita della popolazione

1,38%

Aspettativa di vita

74,5 anni

Religioni praticate

Cattolica 96%; Riformata 2%

 

 

 

 

CARICHE DELLO STATO

 

Presidente della Repubblica e Capo del Governo

Hugo Chávez (dal 1999)

Vice Presidente della Repubblica

 

Jorge Rodríguez (dal 3 gennaio 2007)

Presidente dell’Assemblea Nazionale

Cilia Adela Flores

Ministro degli Esteri

Nicolás Maduro Moro

Interni e Giustizia

Miguel Carreño Escobar

Finanze

Eduardo Cabeza Morales

 

 

 

SCADENZE ELETTORALI

 

Presidenziali

Si sono svolte il 3 dicembre 2006, le prossime si svolgeranno nel 2012

Politiche

Si sono svolte il 4 dicembre 2005 (durata della legislatura 5 anni)

 

 

 

QUADRO POLITICO

A cura del MAE

 

 

Hugo Chávez, ha ottenuto un nuovo mandato di sei anni alle elezioni presidenziali del 3 dicembre 2006[1], nelle quali si è imposto con oltre il 60% delle preferenze sul candidato unico dell’opposizione, Manuel Rosales (Governatore dello Stato di Zulia). Alta è stata la partecipazione al voto, con un tasso di astensione al minimo storico. Le elezioni, nei primi commenti degli osservatori dell’UE, dell’OSA e del Centro Carter, si sono svolte in un quadro di complessiva regolarità[2]. Lo stesso candidato dell’opposizione ha riconosciuto la sconfitta. Sono, questi, segnali confortanti per la dialettica democratica nel Paese, come testimoniato anche dal fatto che buona parte dei mezzi di informazione si sono schierati, durante la campagna elettorale, a favore del candidato dell’opposizione. Soprattutto, in tale contesto, appare importante la dichiarata volontà di Rosales di continuare ad impegnarsi nel guidare l’opposizione.

 

Chávez si sta impegnando ora nella realizzazione di quel “socialismo del XXI secolo” indicato come l’obiettivo ultimo della sua azione politica. Tale programma dovrebbe portare ad una radicale trasformazione del Paese e si dovrebbe sviluppare nell’arco di 14 anni (il c.d.“Progetto nazionale Simon Bolivar 2007-2021”) nel corso dei quali il Presidente aspira a mantenere il potere.

All’inizio del nuovo mandato Hugo Chávez ha proceduto ad un consistente rimpasto ministeriale: ben 13 dicasteri su 27 sono oggi guidati da nuovi ministri. Nella distribuzione degli incarichi sono stati premiati non i partiti minori della coalizione di governo ma le personalità del MVR particolarmente vicine al Presidente (per vincoli familiari e/o politici, come nel caso del fratello, Adan Chávez, esponente dell'ortodossia chavista e nuovo ministro dell'istruzione). Infine, la nomina più rilevante dal punto di vista delle relazioni bilaterali può essere considerata quella del Vice Presidente Jorge Rodríguez (la cui nonna era italiana), in sostituzione di Vicente Rangel. Tra i ministri confermati si segnalano il Ministro degli esteri, Maduro e il Ministro dell’Energia e del Petrolio (nonché Presidente di PDVSA), Ramírez. In generale il rimpasto è stato valutato come misura volta a prevenire forme di dissenso all’interno della maggioranza e a gettare le basi per la costituzione di quel Partito Socialista Unico che dovrebbe rappresentare, in futuro, la base d’appoggio parlamentare all’azione del Presidente.

 

Il primo passo per dare impulso al “suo” socialismo Chávez l’ha dato nel febbraio 2007 ottenendo dal Parlamento, in cui solo la maggioranza chavista è rappresentata (l’opposizione boicottò le ultime elezioni legislative del 2005), un provvedimento che gli attribuisce poteri legislativi. La legge è costituzionalmente ineccepibile e non rappresenta una novità nella storia istituzionale del Paese essendo già stata approvata sotto altre presidenze (Perez e Caldera); inoltre, prima dell’entrata in vigore, i decreti presidenziali saranno vagliati dal Tribunale Supremo di Giustizia. Tuttavia, il giudizio politico non può prescindere da alcune considerazioni: con il provvedimento una quantità eccezionale di poteri si trova concentrata nelle mani di Chávez; la delega ha un campo di applicazione ben superiore rispetto a quelle approvate in passato dal Parlamento venezuelano a favore di altri Presidenti (riguarda ben 11 materie, tra le quali la trasformazione delle istituzioni dello Stato, i meccanismi di partecipazione popolare all’esercizio della sovranità, la sicurezza, la difesa e il settore energetico); infine, la durata della delega è di ben 18 mesi.

 

Il secondo passo ha riguardato le nazionalizzazioni: il Governo ha quindi disciplinato le modalità per l’acquisto delle quote di maggioranza della principale società di telefonia fissa venezuelana (CANTV), nonché della compagnia elettrica di Caracas (ELECAR), procedendo ad una Offerta Pubblica di Acquisto dei pacchetti di maggioranza delle due imprese (detenuti dalle società statunitensi Verizon e AES), per un ammontare superiore alle quotazioni di borsa (che erano state fortemente depresse dall’annuncio dei provvedimenti). Il Governo venezuelano ha inoltre assicurato di voler rispettare i diritti dei soci minoritari. La questione, oltre alle ripercussioni sui rapporti con Washington, stabilisce un precedente per il processo di ampliamento del ruolo dello Stato nell’economia. Del resto, le disponibilità di liquidità in mano al Presidente sono al momento tanto ingenti da consentirgli di acquistare pacchetti azionari anche al prezzo di mercato. Ciò che desta preoccupazione, quindi, non sono le nazionalizzazioni, visto che non si sono tradotte in espropriazioni, ma il nuovo concetto chavista di “attività economiche strategiche”.

Alla fine del processo, la gran parte dell’apparato produttivo del Paese, con l’inclusione dell'intero settore degli idrocarburi, dovrà essere di esclusivo controllo dello Stato. Si profila l'obbligo di una estensione del concetto di compagnia mista controllata da PDVSA anche alle imprese di esplorazione e produzione di gas, nonché a quelle di petrolio pesante operanti nella Falda dell'Orinoco. Il Governo, quindi, intende recuperare la proprietà pubblica di tutte le compagnie privatizzate dai Governi precedenti e oggi giudicate "strategiche".

 

Anche se non si tratta di nazionalizzazioni, preoccupa il crescente controllo esercitato dal governo sui media. Rientra in questo aspetto la questione del mancato rinnovo della concessione di RCTV (giunta comunque ai suoi termini naturali), anche se rimangono ancora tante le reti televisive e gli organi di stampa controllati dall'opposizione. Dietro al mancato rinnovo della licenza vi sarebbe l’ostilità del Presidente verso la rete televisiva accusata di avere attivamente sostenuto il tentato golpe del 2003. RCTV, comunque, continua a trasmettere via cavo. In ogni caso, la chiusura di RCTV il 27 maggio ha portato ad una protesta da parte dell’UE che ha espresso  preoccupazione per la decisione del Governo venezuelano al quale è stata ricordata anche la promessa di mantenere un procedimento equo e concorrenziale per l’attribuzione delle frequenze non più utilizzate da RCTV.

 

Infine, il processo di avanzamento del Socialismo del XXI secolo passa per una riforma della Costituzione del 2000 (già approvata in epoca “chavista”). Le novità principali, secondo la proposta avanzata dal Presidente al Parlamento nell’agosto 2007, sono le seguenti:

·        Sono previste nuove entità politico-territoriali, tra le quali un Distretto federale per la capitale (che assumerà, nella sua futura nuova unità politica territoriale, la denominazione di "Culla di Bolivar e Regina del Guaraira Repano" dall'antico nome indigeno di Caracas), i Municipi Federali ed altre articolazioni minori. Si prevede inoltre (art. 17) la possibilità per il Presidente della Repubblica di creare egli stesso, ove lo ritenga necessario, nuove entità territoriali non sempre ben definite dal punto di vista legale (“distretti funzionali”; “città federali”; “province federali”). Tutto ciò senza (in teoria) pregiudicare le attuali attribuzioni delle esistenti autonome locali e segnatamente degli Stati.

·        Il potere politico viene articolato a quattro livelli: municipale, statale, nazionale, cui si aggiungerebbe il "potere popolare", detenuto dai "Consigli" (contadini, operai, studenteschi, ecc.) al fine, secondo quanto dichiarato da Chávez, di approfondire la "democrazia partecipativa e protagonista" e "porre le basi del socialismo".

·        Si affermano varie forme di assistenzialismo e si stabilisce in 36 ore la settimana lavorativa. Le "missioni", promosse da Chávez per porre rimedio alle condizioni sociali delle fasce più deboli della popolazione, assumono rango costituzionale essendo definite come una (nuova) categoria dell'Amministrazione pubblica.

·        Si menziona per la prima volta il concetto di "economia socialista" prevedendo lo sviluppo di "nuove forme di impresa e unità economiche di proprietà sociale" e affermando la prevalenza degli interessi comuni su quelli individuali. Al riguardo Chávez ha voluto espressamente sottolineare il mantenimento, nella sua proposta di riforma, della proprietà privata, cui si affiancano ora le nuove forme di "proprietà sociale indiretta" (esercitata dallo Stato), "proprietà sociale diretta" (assegnata dallo Stato a una o più "comuni" o "comunità"), "proprietà collettiva" (propria di gruppi di persone, di origine sociale o privata) e "proprietà mista" (tra settore pubblico, sociale, collettivo e privato in varie combinazioni).

·        Si prevede la rieleggibilità per un numero indefinito di mandati settennali del Presidente (l'attuale Costituzione prevede mandati di sei anni rinnovabili una sola volta).

·        Viene soppressa l'autonomia (residua) della Banca Centrale del Venezuela, la cui indipendenza, derivante, a detta di Chávez, dalla "dittatura monetaria mondiale" del FMI e dell' "Impero", ha propiziato la fuga di capitali e la riduzione drammatica delle riserve internazionali durante il periodo del "paro" (sciopero) petrolifero del 2003.

·        Le Forze Armate da "nazionali" passano ad essere "bolivariane", assumendo la connotazione di "corpo essenzialmente patriottico, popolare e antimperialista". Oltre all'esercito, alla Marina, all’Aviazione e alla “Guardia territoriale bolivariana" (nuova denominazione della Guardia Nazionale), si crea una "Milizia popolare bolivariana".

 

E' evidente che la proposta di riforma costituzionale presentata da Chávez intende conseguire un rafforzamento ulteriore del suo potere personale. Non manca neppure il rischio di una certa confusione e sovrapposizione dei ruoli e delle istanze, nonché il rischio di un dissesto economico legato all'accentuata dimensione assistenzialista a scapito di qualsivoglia incentivo a produrre e lavorare. Molto abilmente il Presidente ha evitato ulteriori motivi di contestazione non modificando le norme relative all'educazione e alla famiglia (patria potestà), e (di nostro interesse) mantenendo inalterata la norma che permette il possesso di una o più nazionalità. Altrettanto abilmente, egli intende sottoporre a referendum confermativo l’intero pacchetto costituzionale per evitare che, nel caso si voti articolo per articolo, vengano respinte le riforme politiche ed approvate solo le misure sociali, rispetto alle quali anche l’opposizione, per evidenti ragioni elettorali, ha adottato una linea prudente. L’inclusioni di misure assistenziali e di tutela sociale assicurerebbe al Presidente il voto favorevole delle classi meno abbienti e “blinderebbe” il voto sul testo complessivo.

 

L'opposizione, invece, rivolge le proprie critiche in linea di principio sull'impianto generale della riforma, sostenendo che in realtà si tratta di una nuova Costituzione, e non di una modifica parziale, ed in quanto tale soggetta alla convocazione di una Costituente. In ogni caso essa sarebbe volta a vulnerare lo Stato democratico (concetto di "golpe costituzionale"). L'intera filosofia sottostante l'operazione viene tacciata come autoritaria ed antidemocratica. Sul piano dei singoli articoli si scaglia contro la rielezione senza limiti del Presidente, sull'affievolimento delle norme a tutela della proprietà privata e sulla politicizzazione delle Forze Armate Nazionali. In ogni caso, i partiti d’opposizione stanno concentrando i loro sforzi sulla richiesta, già portata al vaglio del Consiglio Nazionale Elettorale e del Tribunale Supremo di Giustizia, che nell'articolare la disciplina del referendum di ratifica della riforma costituzionale.

E’ interessante notare che la proposta del Presidente Chávez ha creato perplessità anche in seno alla compagine governativa, le cui componenti moderate sembrano inclini a criticare l'impostazione autoritaria e centralista della riforma, che, aumentando il decentramento e le risorse delle strutture locali, esaspererebbe l'impostazione statalista dell'attuale assetto di potere. L'episodio più eclatante appare senz'altro la frattura apparentemente consumata tra la maggioranza chavista e uno dei partiti che la compongono, Podemos[3] che ha deciso di astenersi dal voto del testo di riforma in Parlamento. A completare il quadro di nervosismo nella compagine governativa hanno infine contribuito alcuni segnali di preoccupazione manifestati da alti gradi dell'esercito che hanno espresso viva perplessità sull'impianto della riforma della struttura militare contenuto nella proposta costituzionale.

Dopo l’esame (in triplice fase) dell'Assemblea Nazionale (che, probabilmente, confermerà il testo proposto dal Presidente), si organizzerà il referendum popolare. Tutta la procedura dovrebbe concludersi entro la fine del corrente anno

 

 

 

 

QUADRO ISTITUZIONALE

 

 

 

 

Sistema politico

 

Il Venezuela è una Repubblica Presidenziale con ordinamento federale. La Costituzione attuale è stata varata nel 1999.

 

 

Presidente della Repubblica

 

Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente con suffragio universale per un mandato di sei anni. Per essere eletto, un candidato deve ottenere la maggioranza dei voti validi. Il Presidente può essere rieletto, immediatamente e soltanto per una volta, per un altro mandato.

Il Presidente della Repubblica è alla guida del Governo, di cui nomina i Ministri ed il Vice Presidente.

Può convocare l’Assemblea Nazionale in casi di urgenza; non è comunque soggetto alla fiducia parlamentare, ma può essere destituito dal Tribunale Supremo di Giustizia e attraverso un referendum popolare, purché sia trascorsa almeno la metà del suo mandato (art. 72)[4].

 La Costituzione del 1999 ha introdotto la figura del Vice Presidente. Il VicePresidente può presiedere, se autorizzato dal Presidente della Repubblica, il Consiglio dei Ministri. Presiede il Consiglio Federale di Governo, che ha il compito di coordinare le attività del governo con le entità federali (gli Stati, i territori, le dipendenze e il distretto della capitale). Il Vice Presidente può essere, al pari dei Ministri, sfiduciato dall’Assemblea Nazionale.

 

 

Parlamento

 

Il potere legislativo spetta all'Assemblea Nazionale, composta da 165 membri che durano in carica cinque anni. I deputati sono eletti con sistema proporzionale. Tre seggi sono riservati alle popolazioni indigene.

L’iniziativa legislativa spetta al Potere Esecutivo, alla Commissione Delegata e alle Commissioni Permanenti, ad almeno tre membri dell’Assemblea Nazionale, agli elettori purché rappresentino lo 0,1% del corpo elettorale.

I progetti di legge sono discussi in due dibattiti separati. Nel primo dibattito si discute il testo nel suo complesso. Successivamente il progetto viene inviato alla Commissione permanente competente. Ricevutane la relazione, l’Assemblea esamina il progetto in seconda lettura articolo per articolo. Se approvato senza modificazioni, viene sanzionato dal Presidente della plenaria; in caso contrario, il testo viene rimandato in Commissione. Sul testo della Commissione torna a deliberare l’Assemblea per l’approvazione finale.

Il Presidente della Repubblica può rinviare per una volta il testo approvato all'Assemblea perché lo riesamini (nel qual caso è richiesta per l'eventuale riapprovazione la maggioranza assoluta dei presenti) oppure può sottoporlo alla Sezione costituzionale del Tribunale Supremo di Giustizia. Se autorizzato dall'Assemblea, il Presidente della Repubblica può anche emanare decreti aventi forza di legge.

L’Assemblea Nazionale può sfiduciare con una mozione il Vice Presidente esecutivo ed i Ministri che compongono il Governo. La mozione deve essere votata dai due terzi dei componenti dell’Assemblea. Se nel corso di una legislatura vengono sfiduciati tre Vice Presidenti, il Presidente della Repubblica può sciogliere l’Assemblea, purché essa non sia giunta all'ultimo anno delmandato.

 

            Si segnala infine, tra le novità della Costituzione del 1999 che ha proclamato il Venezuela Stato democratico e sociale di diritto e di giustizia nel nome di Simon Bolivar, la previsione del Consiglio morale repubblicano, di cui fanno parte anche il Difensore del Popolo, il Procuratore Generale e il Controllore Generale. Tale Consiglio è incaricato non solo di svolgere opera di prevenzione, indagine e sanzione in materia di etica pubblica e di moralità amministrativa, ma anche di promuovere l'educazione ai valori della cittadinanza e della democrazia.

 

Il Presidente dell’Assemblea ha mandato annuale.

 

 

 

Attualità di politica estera

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

Priorità di politica estera

 

Il Venezuela persegue una politica estera rispetto alla quale la geopolitica del petrolio è, al tempo stesso, strumento e funzione. Strumento perché gli enormi introiti assicurati all’erario dagli elevati corsi del greggio consentono di dispiegare un di condizionamento dei vicini, sia attraverso programmi di cooperazione a dono (caso Bolivia), sia attraverso l’acquisizione di titoli del debito pubblico (caso Argentina). Funzione perché la stessa politica estera è indirizzata alla ricerca di partner strategici per controllare i prezzi internazionali del greggio. Al di là della comune avversione agli Stati Uniti, non può infatti sfuggire che la forte sintonia tra Chávez e l’iraniano Ahmadinejad affondi le proprie radici nella comune volontà di difendere i corsi internazionali del greggio. Difficile trovare un collante ideologico tra un Paese a stragrande maggioranza cristiano il cui presidente si definisce socialista e bolivariano e un Paese musulmano retto da un regime teocratico.

Il dato fondamentale è quindi che molte delle solidarietà internazionali vantate da Caracas si basano su interessi economici dei partner prima che su una genuina comunione di visione strategica sul futuro dello sviluppo dell’America Latina e del suo ruolo nel mondo. Da qui anche la loro debolezza. In tale chiave di lettura si colloca l’ambivalenza dei rapporti tra Argentina e Venezuela: oscillanti tra la crisi diplomatica per l’eccessivo attivismo dell’Ambasciatore venezuelano a Buenos Aires (a sostegno di Teheran nella grave questione che separa Iran e Argentina circa l’inchiesta sulla strage del 1994 a contro un’associazione ebraica a Buenos Aires)[5] e i ripetuti scambi di visite tra Chávez e Kirchner con importanti risultati economici soprattutto per quest’ultimo[6].

In tale chiave può anche essere visto il grande progetto infrastrutturale del “Gran gasdotto del Sud”, che dovrebbe consentire il trasporto del gas dal Mar dei Caraibi al Rio della Plata: per Chávez è evidente l’implicazione politica nel senso di un’integrazione bolivarista del subcontinente, mentre per gli altri partner prevalgono le considerazioni economiche. Né può sfuggire la crescente insofferenza brasiliana verso le prese di posizione più radicali di Caracas, proprio mentre Brasilia ambisce ad ergersi a guida dei Paesi emergenti ed innanzitutto in ambito latinoamericano. Il 20 settembre Lula e Chávez si sono comunque incontrati a Manaus, allo scopo di rimettere su un sentiero di maggiore cooperazione le relazioni di vicinato, danneggiate nell’ultimo anno dalle prese di posizione di Chávez, a volte apertamente critiche verso Brasilia.

In definitiva, la capacità di influenza regionale del Venezuela e la sua intrinseca fragilità derivano dalla sua stretta dipendenza dai corsi del petrolio. Il che rende l’esperienza venezuelana non assimilabile a quella cubana del passato, dove l’autentica ispirazione ideologica con la proposta di un modello di sviluppo alternativo si univano alla dimensione dell’aiuto politico ed economico canalizzato dall’Avana ma proveniente da Mosca.

In ogni caso, queste stesse esportazioni rappresentano anche uno strumento fondamentale per la politica estera venezuelana. Non è, infatti, certamente un caso che i Paesi della regione latino-americana siano stati destinatari del 41% delle esportazioni di greggio venezuelano nel 2004, a fronte del 25% del 2002. Per converso, la percentuale dell’export petrolifero destinato all’area nord-americana ha subito una flessione di 11 punti percentuali nello stesso periodo, passando dal 57% al 46%. In questo contesto, si inserisce anche l’orientamento del Governo di Caracas, andato delineandosi nel corso degli ultimi 5 anni, inteso a privilegiare le società petrolifere non anglosassoni nell’ambito dei nuovi piani di investimento finalizzati allo sfruttamento della Falda dell’Orinoco e all’estrazione del gas[7]. La tendenza a privilegiare l’America Latina ed i Caraibi si è andata rafforzando grazie ad una serie di accordi con i Paesi delle aree in questione[8] e rappresenta lo strumento privilegiato mediante il quale il Venezuela di Chávez mira a diffondere la propria concezione “solidaria” delle relazioni internazionali, con l’intento ultimo di creare un polo latino-americano capace di ridisegnare gli equilibri geo-strategici nel Continente americano, bilanciando l’attuale preponderanza statunitense. In questo contesto si inserisce l’aspirazione venezuelana di espandere la quota di esportazioni di greggio destinata al Continente europeo, a scapito di quella diretta verso gli USA[9].

 

Una svolta nella politica estera del Venezuela è stata rappresentata dal suo ingresso nel 2006 nel MERCOSUR. Dal punto di vista doganale l’integrazione si estenderà in un arco di tempo fino al 2010 per dare tempo a Caracas di adottare le normativa MERCOSUR nel proprio ordinamento. Con l’ingresso nel MERCOSUR Carcas ha contestualmente lasciato la Comunità Andina delle Nazioni (CAN[10]). In ogni caso, il rapporto con il MERCOSUR non è sempre stato facile. Infatti, nelle settimane scorse  Chávez ha rilasciato pesanti dichiarazioni, dicendosi poco interessato ad un MERCOSUR che mantenga l’attuale filosofia economica. Egli ha inoltre “minacciato” il Senato brasiliano e il Parlamento dell’Uruguay di uscire dal MERCOSUR qualora i due organi legislativi non dovessero ratificare entro poco tempo (90 giorni) il trattato di adesione concluso nel 2006.

Del resto, segno della freddezza tra Chávez e il MERCOSUR è stato anche il viaggio a Mosca, Minsk e Teheran tra fine giugno ed inizio luglio 2007, proprio mentre era in corso il vertice di Asunción.

 

Infine, merita di essere ricordato il Vertice sulla politica energetica latinoamericana, organizzato dal Venezuela nella cornice della Isla Margarita (16-17 aprile 2007). In tale occasione, è stato deciso (anche se non se ne fa menzione nel documento finale) di sostituire la denominazione di "Comunità Sudamericana delle Nazioni" con "Unione delle Nazioni Sudamericane" (UNASUR) che sarà dotata altresì di un Segretariato permanente con sede a Quito e di un Segretario Generale. La creazione di un organismo maggiormente strutturato viene incontro alle richieste del Presidente Chávez che alla precedente riunione di Cochabamba aveva criticato tra l'altro la scarsa istituzionalizzazione della precedente CSN.

Nel corso della riunione di Margarita è stato creato un Consiglio Energetico Sudamericano, integrato dai Ministri dell'Energia dei Paesi dell'America Latina, con il mandato di favorire l'integrazione della regione nel settore dell'energia e garantire la disponibilità energetica necessaria per lo sviluppo dei Paesi della regione e dove il Venezuela con le sue grandi riserve di petrolio e di gas ambisce evidentemente a svolgere un ruolo di leadership. L'integrazione energetica come strumento per combattere la povertà e promuovere il progresso sociale ed economico del continente permea tutta la dichiarazione finale che, inoltre, pone fine, almeno pubblicamente e momentaneamente, alla controversia tra biocombustibile (in particolare l'etanolo) e le tradizionali fonti di combustibile fossile (petrolio) originatesi dopo la firma delle intese Washington-Brasilia sulla collaborazione nel settore della produzione dell'etanolo.

Le linee guida di tale politica “petrolio-centrica” sono state confermate nell’agosto 2007 con due iniziative parallele: il III vertice di “Petrocaribe”, che ha riunito a Caracas gli aderenti all’accordo (i membri del Caricom, più Cuba, Nicaragua e Santo Domingo); e il viaggio di Chávez in Ecuador, dove ha concluso un accordo per la costruzione della più grande raffineria sulla costa pacifica dell’America Meridionale. Del costo di circa 5 miliardi di dollari, la raffineria servirà a proiettare l’Ecuador di Correa sul mercato degli idrocarburi per l’estremo oriente.

 

Rapporti con i principali Paesi partner

 

I rapporti fra Venezuela e Stati Uniti si mantengono tesi, soprattutto dopo l'intervento di Chávez all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed il confronto tra Venezuela e Guatemala per il seggio nel Consiglio di Sicurezza. Di fronte alle ripetute prese di posizione antiamericane dell'Amministrazione Chávez, Washington tende ad evitare polemiche dirette e a contrastare le aperture internazionali promosse da Caracas nei confronti di Iran, Siria, Bielorussia, Corea del Nord, Cina e Russia (con queste ultime due nazioni Chávez coltiva buone relazioni soprattutto in campo energetico e militare; basti pensare che a fine giugno 2007 Chávez ha visitato Mosca, Minsk e Teheran). Le prime reazioni di Washington alle elezioni in Venezuela sono state inoltre improntate a toni di pragmatica apertura e sostanziale riconoscimento del carattere democratico delle consultazioni, anche se permangono i dubbi sulle intenzioni di Chávez in merito al rafforzamento delle sue tendenze autoritarie e, in prospettiva, all’ambizione di un mandato a vita. La legge abilitante, ad esempio, non ha certo creato una buona impressione a Washington che, però, ha esercitato prudenza nel dichiarare di voler prima vedere come il Presidente intende far uso dei poteri attribuitigli. In linea generale, quindi, rapporti ambivalenti, piuttosto tesi ma soggetti sempre a brevi schiarite seguite da nuove frizioni. Dopo le aperture delle prime settimane post – elettorali, tuttavia, le relazioni si sono fatte nuovamente tese.

In ogni caso gli Stati Uniti rimangono di gran lunga il principale partner commerciale del Venezuela, anche se gli investimenti USA in Venezuela si sono ridotti a causa delle preoccupazioni per le svolte in senso “socialista” annunciate dal Presidente Chávez. Tuttavia, l’aspra polemica in corso non sembra, sinora, aver avuto significative ripercussioni nel campo delle relazioni commerciali fra i due Paesi. Gli Stati Uniti sono infatti il primo partner commerciale del Venezuela e il principale destinatario del petrolio venezuelano. Gli scambi commerciali sono andati gradatamente crescendo negli ultimi quattro anni e nel 2005 hanno raggiunto 39 miliardi di dollari, con un aumento del 35% rispetto al 2004. Gli Stati Uniti importano 1,5 milioni di barili di petrolio venezuelano al giorno, circa la metà dell’intera produzione del Paese, che risulta così, in alcuni periodi dell’anno, il primo fornitore di greggio agli USA[11]. Del resto da parte americana ci è stato detto chiaramente che Washington intende incoraggiare le proprie imprese non solo a non ritirarsi dal Venezuela, ma anzi a cogliere le opportunità offerte dal pure complesso quadro economico-politico venezuelano. Si tratta di una volontà coerente all’interesse a mantenere la società venezuelana coinvolta in un sistema di rapporti che la leghi, anche sotto il profilo degli interessi economici, al mondo occidentale, con i valori che ad esso sono collegati. Un commento meritano le forniture di armamenti: gli Stati Uniti, dopo avere a lungo mantenuto un atteggiamento improntato più alla prudenza che alla chiusura, hanno disposto la sospensione di tutte le esportazioni di armi e connessi servizi verso il Venezuela (anche quelle già autorizzate).

Due forti elementi di disturbo delle relazioni tra il Venezuela e gli USA sono costituiti dagli stretti rapporti con Cuba e con l’Iran.

 

Quanto a L’Avana, il legame “fraterno” con il Venezuela, cui Cuba deve la metà del proprio fabbisogno energetico giornaliero a condizioni più che vantaggiose , si fonda, secondo molte analisi, sul ruolo di Chávez quale nuovo portabandiera dell’azione castrista di disturbo e propaganda antiamericana nel continente latinoamericano. Quale che sia la fondatezza della ricostruzione che vede in Hugo Chávez un novello Fidel Castro, Caracas e L’Avana, dopo aver formalmente lanciato, l’ “ALBA” (Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America, ora allargata anche alla Bolivia e al Nicaragua) hanno avviato l'attuazione di questo schema in funzione alternativa all’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe, promossa dagli USA). In questo quadro, il 24 gennaio 2007, una delegazione governativa cubana di alto livello, guidata da Carlos Lage, è approdata a Caracas per firmare ben sedici accordi di collaborazione bilaterale in questi settori: trasporti, siderurgia, metallurgia, telecomunicazioni, energia, turismo, agricoltura. Le intese mostrano come l'asse cubano-venezuelano si articoli in maniera complessa, coprendo una pluralità di settori nei quali si inseriscono i flussi di tecnici cubani (ad esempio medici ed insegnanti) che contribuiscono alle iniziative sociali in Venezuela.

 

I rapporti tra Caracas e Teheran, intensi da qualche anno, sembrano essersi fatti ancora più stretti negli ultimi mesi. Si fondano su tre elementi di forte sintonia: la cooperazione energetica, l’antiamericanismo e le prospettive (di cui è difficile valutare la realizzabilità) di una collaborazione militare. Dal luglio 2006, infatti, tra Iran e Venezuela sono stati conclusi più di 50 accordi. I più recenti riguardano oltre all’educazione e l’industria, il settore minerario etc., la costituzione di una impresa mista tra PDVSA e l’omologa Petropars per lo sviluppo, sfruttamento e commercializzazione di petrolio dell'Orinoco in campo internazionale. Inoltre, in occasione dell’ultima vista a Caracas di Ahmadinejad nello scorso gennaio, è stata annunciata la creazione di un Fondo di Investimento congiunto Iran-Venezuela destinato a divenire, nelle intenzioni dei suoi promotori, uno “strumento di liberazione dal giogo imperialista”, mediante il finanziamento di progetti di sviluppo anche i Paesi terzi. Nell'agenda dei colloqui è stato inoltre incluso il tema della riduzione in ambito OPEC delle attuali quote di produzione di greggio, caldeggiata dal Venezuela con l'appoggio dell'Iran, al fine di invertire il corrente andamento (al ribasso) dei prezzi del petrolio.

Chávez e Ahmadinejad hanno poi partecipato insieme alle cerimonie di insediamento di Daniel Ortega in Nicaragua e Rafael Correa in Ecuador. In entrambi i casi l’amicizia nei confronti dell’inquilino del palazzo Miraflores è costata ai due neoeletti Presidenti attacchi in campagna elettorale. Correa, pur affermando di voler perseguire una politica estera indipendente, non ha mai rinnegato l’amicizia con Chávez ed ha anch’egli iniziato a parlare di trasformazioni in senso socialista del suo Paese. A ciò si aggiunga l’aiuto fornito da Caracas con l’invio di diesel raffinato da PDVSA e i vari “consulenti” venezuelani che da qualche settimana affluiscono numerosi in Ecuador per aiutare, si dice, nel lavoro preparatorio dell’Assemblea costituente voluta da Correa.

 

Una certa affinità politica e l’antiamericanismo facilitano invece i rapporti con la Bolivia. Chávez, infatti, sostiene le spinte più “radicali” della politica interna ed estera di Morales. Con il Venezuela la Bolivia ha firmato ben 7 accordi di cooperazione economica, di cui due riguardanti il settore energetico, in cui si registra una crescente influenza della compagnia venezuelana PDVSA sulle politiche boliviane. Nel maggio 2006 è stato firmato anche un accordo di cooperazione militare che, sulla base di questa intesa, contribuirà alla costruzione di 20 postazioni di controllo di frontiera in Bolivia.

Alcune di tali basi saranno ai confini con il Perù. Ciò non ha evidentemente contribuito a migliorare i rapporti tra García e Chávez che aveva apertamente sostenuto il candidato della sinistra populista, Ollanta Humala, in occasione delle elezioni presidenziali peruviane del giugno 2006, facendo anche ricorso ad espressioni ingiuriose nei confronti di García. In occasione delle cerimonie di rispettivo insediamento e reinsediamento Garcia e Chávez non si sono scambiati le congratulazioni anche se, in occasione del vertice della Comunità Sudamericana delle Nazioni a Cochabamba (dicembre 2006), non è mancato un vistoso abbraccio pubblico fra i due, segno di un rasserenamento del clima.

 

Sono invece soggetti a fasi alterne i rapporti con la Colombia, soprattutto a seguito della cattura a Caracas di personaggi di spicco delle FARC, ad opera di unità colombiane di pubblica sicurezza. Come nel caso dei rapporti con il Perù, le frizioni con la Colombia riguardano anche l’atteggiamento di Bogotà nei confronti di rapporti commerciali stretti con gli Stati Uniti (firma del TLC). Tuttavia, in occasione di recenti incontri (vertice energetico delle Americhe all’Isla Margarita nell’aprile 2007) vi sono state manifestazioni di grande cordialità e di intesa per la collaborazione in materia energetica. Inoltre, sembra che nuovi spiragli possano aprirsi grazie alla collaborazione tra Uribe e Chávez per risolvere il problema dello scambio umanitario tra FARC e Governo colombiano. Il Presidente venezuelano, infatti, ha intrapreso, all’inizio di settembre 2007, un’opera di mediazione il cui primo frutto, si spera, potrebbe essere la liberazione di alcuni ostaggi. In occasione della visita di Chávez a Bogotà (1 settembre), i due Paesi hanno annunciato la prossima inaugurazione del gasdotto della Guajira (da Maracaibo alla Colombia con possibile futura estensione fino a Panama).

Sono freddi i rapporti col Messico, per la “vicinanza” tra Città del Messico e Washington, anche se un miglioramento è atteso dopo la nomina (agosto 2007) di un ambasciatore del Venezuela a Città del Messico (le relazioni sono state mantenute da incaricati d’affari dopo il ritiro degli ambasciatori nei mesi scorsi).

 

Infine, meritano un cenno l’azione politica sviluppata dal Presidente Chávez negli ultimi anni per accrescere l’influenza del Venezuela nell’area caraibica. Il principale strumento di tale strategia è costituito dal già citato Accordo PetroCaribe che, concluso nel 2005, prevede la fornitura di petrolio a prezzi politici ai 13 Paesi dell’area firmatari dell’accordo. Il Presidente venezuelano intende altresì fare leva sulla membership venezuelana nell’Associazione degli Stati Caraibici. Non mancano tuttavia posizioni critiche nei confronti di tale politica venezuelana: in particolare, Trinidad e Tobago, che è il principale produttore di petrolio tra le isole della regione, ha espresso forti critiche verso la politica energetica del Presidente Chávez che, secondo il giudizio del Primo Ministro Manning, potrebbe compromettere la sicurezza energetica dell’intera regione. In ogni caso, le iniziative venezuelane continuano: nell’agosto 2007 è stato proposto ai partner di Petrocaribe un “trattato di sicurezza energetica” che, tra l’altro, include alcune iniziative concrete a favore di Paesi in difficoltà (Haiti, ad esempio).

 

 

Relazioni con le principali Organizzazioni internazionali politiche e finanziarie

 

Il Presidente Chávez ha avuto modo, nel corso di alcuni interventi relativi alla presenza del Venezuela alle Nazioni Unite, di ribadire la sua condanna di un sistema – quello dell’ONU – considerato delegittimato a causa della persistente influenza del “potere imperialista nordamericano”. Secondo Chávez, la deriva del sistema delle Nazioni Unite non sarebbe arrestabile e sarebbe, invece, necessaria una vera e propria rifondazione sulla base di quel modello “bolivariano” e solidale che rappresenta il faro di riferimento, a livello ideologico e politico, dell’attuale Presidenza venezuelana.

Per quanto riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza, il Venezuela si è espresso in passato a favore della concessione di seggi permanente al Brasile e all’India con una posizione pertanto contrastante rispetto a quella dell’Italia.

Inoltre, nell’estate 2005, Caracas, che inizialmente sembrava orientata verso l’astensione in caso di voto sul progetto di risoluzione del G4, a seguito di interventi ad alto livello da parte brasiliana (ed in particolare del Presidente Lula sul Presidente Chávez) si è schierata a sostegno della proposta del G4.

Nelle ultime occasioni di dibattito in sede ONU (intervento del Presidente Chávez al Dibattito Generale, il 20 settembre 2006, e consultazioni in Assemblea Generale dell’11-12 dicembre 2006), il Venezuela ha espresso sostegno all’aumento sia dei seggi permanenti che di quelli non permanenti, auspicando in particolare l’ingresso in CdS come membri permanenti sia di Paesi sviluppati sia di Paesi in via di sviluppo. Inoltre, si è espresso per l’abolizione immediata del diritto di veto.

Per quanto concerne la posizione del Venezuela in materia di pena di morte, non prevista nell’ordinamento nazionale, il Paese risulta tra gli 85 firmatari della “Dichiarazione di Associazione” sulla moratoria ed abolizione della pena capitale, presentata dalla Presidenza UE all’Assemblea Generale.

            Si segnala che nel corso dell'evento relativo al mutamento delle condizioni contrattuali per le imprese che operano nella falda dell’Orinoco, il 1 maggio scorso, il Presidente Chávez ha annunciato l'intenzione del Venezuela di ritirarsi formalmente dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Peraltro il Paese ha estinto alcuni mesi fa tutti i suoi debiti verso i due organismi internazionali in vista della costituzione del "Banco del Sur", istituzione economica che dovrebbe essere gestita dalle sole nazioni sudamericane e in gran parte finanziata con le entrate petrolifere del Venezuela.

Il Presidente Chávez ha anche minacciato di uscire dall'OSA qualora l'organo preposto da quest'ultimo alla libertà di stampa condannasse il Venezuela per l'eventuale mancato rinnovo della concessione televisiva al canale privato RCTV.

 

 

Relazioni con l’Unione Europea

 

Con l’ingresso del Venezuela nel MERCOSUR, le relazioni UE-Venezuela si inseriscono nel quadro dei rapporti fra l’Unione e tale organizzazione.

Il negoziato per la conclusione di un Accordo di Associazione con il MERCOSUR rappresenta l’elemento di maggior novità e importanza nel quadro delle relazioni fra UE e continente sudamericano, nonché il più importante esercizio negoziale, in ambito commerciale, condotto da parte comunitaria dopo quello del Doha Round. L’intesa, di grande impatto politico ed economico, comporterà la creazione della più vasta area di libero scambio su scala mondiale, che interesserà oltre 650 milioni di individui con prospettive di crescita estremamente elevate.

Le trattative sono iniziate nel novembre 1999 e sinora sono stati conclusi i capitoli relativi al dialogo politico e alla cooperazione. Notevoli difficoltà sono invece emerse sul negoziato commerciale, in ragione della complessità degli interessi “offensivi” in gioco per l’una e l’altra parte: in campo agricolo per il MERCOSUR e nel settore dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici per l’UE.

Il sopraggiunto stallo del negoziato commerciale multilaterale del Doha Round, il cui andamento ha pesantemente condizionato, di fatto pressoché sospendendole, le già faticose trattative UE-MERCOSUR, ha, tuttavia, riportato d’attualità queste ultime, aprendo nuove prospettive di dialogo. In questo contesto si inserisce lo scambio di un non-paper tra le due Parti, avvenuto negli ultimi mesi, che sembra preludere ad un nuovo e promettente metodo di contrattazione, che affronta tutti i temi oggetto delle trattative (beni, servizi, proprietà intellettuale, ecc.), indicando con chiarezza gli obiettivi e le possibili concessioni del negoziato.

Anche il Parlamento Europeo, in una risoluzione del 13 ottobre 2006,ha ribadito che la conclusione di un accordo di associazione e di libero scambio tra UE e MERCOSUR è un obiettivo strategico prioritario per le relazioni esterne dell’Unione, invitando la Commissione a giungere, il più rapidamente possibile, ad un'intesa “completa, ambiziosa ed equilibrata”. Il ritardo nella finalizzazione dell’accordo, prosegue la risoluzione, comporta ogni anno un mancato incremento dell'interscambio commerciale pari a 3,7 miliardi di euro per i soli beni, fino a giungere agli oltre 5, ove si considerino anche servizi ed investimenti. Ricordando, infine, che la Commissione ha presentato, sul piano agricolo, l’offerta più ambiziosa mai fatta dall’UE in un negoziato bilaterale, il Parlamento Europeo ritiene che l’Unione abbia il diritto di esigere dalla controparte un’offerta altrettanto ambiziosa.

 

A seguito dell’ultimo recente incontro negoziale a livello tecnico, svoltosi a Rio il 6-7 novembre 2006, le Parti sembrerebbero più che mai impegnate nella finalizzazione dell’accordo, avendo proceduto ad un proficuo scambio di vedute sui margini di flessibilità comunitaria sulle questioni agricole e sulla possibilità di nuove offerte MERCOSUR in tema di prodotti industriali (NAMA) e servizi. Un prossimo incontro negoziale è previsto in Europa tra dicembre 2006 e febbraio 2007.

 

L'UE guarda comunque con interesse al nuovo scenario che si profila con la partecipazione del Venezuela nel Mercosud: la combinazione delle risorse energetiche venezuelane con l'agricoltura brasiliana porterebbe ad una crescita del 14% del PIL complessivo della regione. Dal punto di vista del negoziato con l’Unione, l'ingresso di Caracas non dovrebbe introdurre ulteriori elementi di complicazione, poiché il Venezuela non dispone di settori industriali e di produzioni agricole bisognosi di particolari protezioni. Maggiori perplessità suscitano invece le incognite legate, da un lato, ad una certa opacità in merito agli impegni assunti da Caracas nei confronti del Mercosud (il Venezuela è tenuto ad applicare solo la parte di acquis comune in vigore alla data della firma del protocollo di adesione[12]) e, dall'altro, alle conseguenze che la paventata ideologizzazione del Mercosud potrebbe produrre sul futuro dei processi di integrazione latino-americana e degli esercizi negoziali avviati dall'UE con i singoli raggruppamenti. L’Unione guarda inoltre con grande attenzione anche alla decisione che il Mercosud adotterà in merito alla singolare richiesta della Bolivia di far parte al tempo stesso della CAN e del Mercosud, che potrebbe rappresentare in prospettiva un ulteriore elemento di complicazione nei negoziati in corso con l’Unione.

Dal punto di vista strettamente bilaterale, il Venezuela, la cui politica commerciale è principalmente legata all’esigenza di diversificare le esportazioni e di guadagnare l’accesso a nuovi mercati, beneficia, provvisoriamente, dal luglio 2005 e definitivamente dal gennaio 2006 e fino al 31 dicembre 2008, del Sistema delle Preferenze Generalizzate Plus[13] (SPG+). Grazie a tale sistema e alla clausola della Nazione più favorita, circa l’85 per cento dei prodotti del Paese sudamericano sono immessi sul mercato comunitario senza essere oggetto di dazi doganali.

Per il Venezuela, l’Unione è un partner commerciale di media importanza. Nel 2005, ha rappresentato solo l’8% del commercio a fronte di un 48% di quello con gli USA. Il Paese sudamericano incide per uno 0,31% sull’import comunitario e per uno 0,27 sull’export. I principali prodotti destinati al mercato dell’Unione provengono dal settore dell’energia (circa l’80% nel 2006), mentre dal mercato comunitario arrivano in Venezuela soprattutto macchinari (22%), materiale elettrico (11%), prodotti chimici (7,5%). La bilancia commerciale è sempre stata favorevole all’Unione fino al 2004. Tra il 1998 e il 2001 in media il surplus è stato di 928 milioni di euro, per poi scendere negli ultimi anni, a seconda delle variazioni del prezzo del petrolio, fino a una quota di circa 188 milioni di euro nel 2004 per poi divenire favorevole al paese sudamericano che nel 2005-2006 ha totalizzato un surplus commerciale pera a 2,3 miliardi di euro. Infine, l’UE è fra i principali investitori in Venezuela, soprattutto nei settori dei servizi e dell’energia.

 

 

 

Quadro economico

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI

 

PIL

176,4 miliardi di dollari

Composizione per settore

Agricoltura 3,7%; industria 41%; servizi 55,3%

Crescita PIL

8,8%

PIL pro capite (a parità di potere d’acquisto)

 

6.900 dollari (Italia 27.700)

Inflazione

15,8%

Disoccupazione

8,9%

Popolazione al di sotto della soglia di povertà

 

37,9% (dato 2005)

Debito estero

35,63 miliardi di dollari

·          Dati relativi al PIL espressi a parità di potere di acquisto. Dati Cia Worldfactbook 2007

 

Dopo la grave crisi economica del 2001, che ha portato, nel 2003, ad una contrazione del PIL del 7,7% - causata in buona misura dallo sciopero-serrata d’inizio anno e dalla susseguente rigida applicazione di un sistema di controllo dei cambi - nel 2004 si è assistito ad un’accentuata ripresa nei diversi settori dell’economia nazionale con un aumento del PIL pari al 17,3%, trend confermato anche l’anno successivo con un ulteriore incremento del 9,3%.

Nel 2006 la crescita si è nuovamente attestarsi intorno al 9%. 

 

Questa notevole crescita del PIL è stata spinta da un’espansione del 72,5% delle attività petrolifere (il Venezuela è attualmente il 5° esportatore mondiale e le sue riserve sono stimate essere le 7me del mondo, e ciò senza considerare le ricchissime riserve di petrolio extrapesante situate nella Falda dell’Orinoco) e del 8,7% di quelle del resto dell’economia. Gli alti prezzi del petrolio incoraggiano il Venezuela a perseguire una strategia petrolifera ambiziosa e mirata, all’interno, ad espandere la capacità di produzione e, all’esterno, a diffondere la propria concezione “solidaria” delle relazioni internazionali.  Il petrolio, inoltre, fornisce allo Stato circa il 50% delle sue entrate e circa l’80% della valuta estera.

Il significativo incremento del settore petrolifero è frutto di una notevole ripresa della produzione da parte della compagnia statale PDVSA, le cui attività erano risultate bloccate dagli scioperi. La PDVSA ha dato l’avvio ad un ambizioso piano di sviluppo che prevede, fra il 2005 ed il 2012, investimenti per circa 56 miliardi di dollari al fine di aumentare la capacità di produzione giornaliera dagli attuali 3,3, milioni di barili a 5 milioni di barili, in particolare mediante il potenziamento delle capacità di lavorazione del petrolio pesante. Ulteriori 16 miliardi di investimenti sono previsti nel settore della produzione di gas, con l’intenzione di espandere la produzione giornaliera dagli attuali 6,3 miliardi di piedi cubici al giorno fino a 11,5 miliardi nel giro di 6 anni.

 

Resta da vedere se la decisione del Governo venezuelano di mutare il regime giuridico che disciplina gli investimenti stranieri in campo energetico in joint-ventures a capitale misto, con partecipazione maggioritaria (dal 60 all’80%) dell’Ente petrolifero di Stato venezuelano, PDVSA, non pregiudicherà le capacità di sfruttamento degli attuali giacimenti e la possibilità di disporre del capitale e del know-how necessari all’incremento di produzione previsto.

Questo incoraggiante quadro economico, deve comunque essere valutato tenendo presente la pressoché totale dipendenza dell’economia venezuelana dalle esportazioni petrolifere ed il ruolo di spinta “keynesiana” svolto dal massiccio incremento della spesa pubblica nel corso degli ultimi anni.

 

Nel tentativo di porre un freno ad un tasso di inflazione sempre piuttosto sostenuto, il Venezuela mantiene un regime di cambio regolato mirante ad evitare eccessive oscillazioni del valore del bolivar rispetto al dollaro.

 

 

 

Relazioni bilaterali

(in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri)

 

 

AMBASCIATORE ITALIANO IN VENEZUELA

Gerardo Carante

 

AMBASCIATORE DEL VENEZUELA IN ITALIA

 

S.E. Rafael Alejandro Lacava Evangelista (dal 26 luglio 2007)

 

Il Venezuela rappresenta, con Argentina e Brasile, un partner tradizionale dell’Italia in America Latina.

La valorizzazione del ruolo della numerosa comunità italiana e di origine italiana e l’importanza strategica delle riserve di idrocarburi costituiscono fattori essenziali per l’azione italiana nei confronti del Venezuela.

Stabilità politica e apertura economica rappresentano condizioni irrinunciabili per tutelare la nostra comunità e promuovere in modo efficace i nostri interessi economico-commerciali.

 

 

Relazioni politiche

In campo politico la presenza di diversi parlamentari di origine italiana dimostra l’importanza della nostra collettività, così come i numerosi scambi sia a livello governativo sia a livello parlamentare testimoniano il buon andamento delle relazioni.

 

Per quanto riguarda le visite e gli incontri bilaterali, Chávez ha visitato il nostro Paese più volte (in due occasioni nel 1999; poi nuovamente nel 2001 e nel 2005). Oltre agli incontri con il Presidente Ciampi e l’ex Presidente del Consiglio Berlusconi (visto anche in bilaterale a margine del Vertice UE-LAC di Madrid nel 2002), nel corso della sua ultima visita in Italia il leader venezuelano ha partecipato alla Seconda Conferenza Nazionale sull’America Latina (Milano il 17-18 ottobre 2005).

Numerose anche le viste di nostri Sottosegretari e di delegazioni di commissioni parlamentari italiane in Venezuela. Merita di essere ricordata quella a Caracas nel novembre 2005 dell’allora Sottosegretario Bettamio (con l’ex Vice Ministro alle Attività Produttive Urso) in occasione della prima riunione dei “Gruppi di Lavoro” istituiti dal Consiglio italo-venezuelano per la cooperazione economica. Nel corso della visita sono stati firmati 11 Memorandum of Understanding in vari settori; di particolare rilievo quelli riguardanti la collaborazione in campo energetico e la cooperazione sul versante delle infrastrutture. Nell’aprile 2006 il Sen. Bettamio si è nuovamente recato in visita a Caracas in occasione della firma del “Progetto complementare” al contratto siglato dal Governo venezuelano con il “Gruppo Imprese Italiane” (Astaldi, Ghella, Impresilo) per la realizzazione di 3 importanti tratte ferroviarie nel Paese latinoamericano.

 

Dopo l’insediamento del nuovo Governo in Italia, le principali occasioni d’incontro sono state: nell’ottobre 2006, il Seminario Italo-Venezuelano a Montecitorio, che ha messo in rilievo il ruolo delle rispettive Assemblee parlamentari nell’approfondire e consolidare le storiche relazioni fra i due Paesi. Nel novembre 2006, in occasione del XVI Vertice Iberoamericano di Montevideo, il Sottosegretario Di Santo ha incontrato, a margine dei lavori, il Ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolas Maduro ed il suo Vice, Rodrigo Chaves, ambasciatore venezuelano in Italia sino alla scorsa estate. Nel novembre 2006, ha visitato il Venezuela il Vice Ministro Danieli. Si ricorda, infine, che in occasione della cerimonia di reinsediamento del Presidente Chávez, non essendo stati invitati esponenti del Governo italiano, l’Italia è stata rappresentata dall’Ambasciatore a Caracas, Gerardo Carante.

Il Sottosegretario Di Santo ha visitato Caracas dal 7 all’11 marzo 2007, incontrando sia esponenti del Governo, sia rappresentanti dell’opposizione. Nel corso dei colloqui con il Vice Presidente Jorge Rodríguez, con il Ministro per la Pianificazione e lo Sviluppo, Jorge Giordani, e con il Vice Ministro degli Esteri Jorge Valerio, il Sottosegretario ha sottolineato l’importanza che l’Italia attribuisce ad una relazione matura con tutti i Paesi dell’America Latina, incluso il Venezuela, e in questo contesto ha messo l’accento sulla necessità che tale relazione sia fondata su valori comuni quali la democrazia, la libertà e il rispetto dei diritti umani. Gli incontri con rappresentanti dei partiti di opposizione hanno consentito di valutare le critiche rivolte al Governo: economia fuori controllo, nazionalizzazione di settori, come energia e telecomunicazioni, che in regime privato hanno funzionato bene, inefficace lotta all’inflazione, scarsa attenzione ai settori dell’economia non legati al petrolio. E’ stata espressa preoccupazione anche per la forte  presenza di militari nel Governo, così come riguardo alla libertà di stampa, agli alti livelli di corruzione e alla carenza di misure contro la criminalità.

Si segnala altresì la riunione tra i Sottosegretari di Italia, Spagna, Portogallo e Venezuela, a Madrid, il 20 luglio 2007. Si tratta di un’iniziativa volta a favorire un dialogo più strutturato con i Paesi d’origine delle principali comunità straniere residenti in Venezuela, con l’obiettivo, da parte del Governo di Chávez, di coinvolgere maggiormente queste ultime nel processo politico in corso a Caracas.

 

Il tono delle relazioni politiche bilaterali è comunque molto buono: pur non condividendo il tono e la sostanza degli appelli “antimperialisti” e antiamericani del Presidente Chávez, l’Italia ha tuttavia mantenuto aperto un canale di vigile dialogo e di confronto con la leadership venezuelana. Ciò in considerazione sia della fitta rete di interessi economici e sociali tra i due Paesi, sia per evitare che un atteggiamento di chiusura totale da parte dell’Europa offrisse al Presidente Chávez l’occasione per accentuare certi tratti autoritari nella gestione della politica interna e i toni di critica nei confronti dell’“Occidente”. E’ in quest’ottica che si colloca l’astensione italiana nel voto tra Guatemala e Venezuela per l’elezione del membro del GRULAC in Consiglio di Sicurezza (novembre 2006), comportamento dettato oltre che dalle considerazioni summenzionate, anche dalla volontà di evitare che la contrapposizione tra i due Paesi latinoamericani creasse lacerazioni profonde nel fragile tessuto dell’integrazione regionale, che il nostro Paese sostiene sia a livello bilaterale sia a livello di rapporti UE – LAC. Di fronte alle preoccupazioni manifestate da certi Paesi alleati e anche da settori politici nazionali, è stato comunque chiarito che l’astensione mirava al superamento della contrapposizione e quindi non costituiva un sostegno, pur indiretto, al Venezuela di Chávez. Tale atteggiamento è stato apprezzato sia da parte venezuelana che dagli altri Paesi della regione e, ben compreso, anche a Washington.

 

Quanto ai temi più rilevanti dell’agenda bilaterale si segnalano, oltre al contenzioso ENI-PDVSA per la questione del campo di Dación e al negoziato per un accordo in materia di riconoscimento dei titoli di studio, i temi della firma di un’intesa riguardante i Ministeri dell’Interno volta a fornire il quadro politico per la collaborazione tra i due Paesi in materia di lotta ai sequestri di persona e la proposta venezuelana di concludere un MoU (Memorandum of Understanding) per stabilire meccanismi di consultazione politica tra i due Ministeri degli Esteri.

Quanto a quest’ultimo punto si tratta di una proposta che, secondo quanto riferito dalla nostra Ambasciata, il Venezuela avrebbe avanzato anche nei confronti della Spagna e dell’Unione Europea (che starebbero valutando i termini di una risposta alla Cancillería venezuelana), mentre un tale meccanismo sarebbe già operante tra Venezuela e Polonia e altri paesi dell’Europa centro-orientale. Si ritiene di adottare grande prudenza in materia di intesa su meccanismi di consultazioni tra Ministeri degli Esteri perché ciò potrebbe essere interpretato come un indebito segnale di vicinanza politica, proprio mentre le iniziative politiche in corso a Caracas meritano vigilanza costante.

La stessa prudenza occorre nel gestire il tema dei sequestri di persona che, in numerose occasioni, hanno coinvolto cittadini venezuelani di origine italiana o doppi cittadini. La questione, oltre ad essere seguita dall’Unità di Crisi, resta di responsabilità esclusiva delle forze dell’ordine del Venezuela. Tuttavia, l’Italia è pronta a collaborare per offrire strumenti tecnici di collaborazione. Tra le iniziative più rilevanti si segnala il corso di formazione sulle tecniche di contrasto al fenomeno dei sequestri. Il corso è organizzato dal nostro Ministero dell’Interno, in collaborazione con l’Unità di Crisi della Farnesina, ed è destinato ad operatori venezuelani nella lotta ai sequestri di persona.

 

Si segnala infine la sottoscrizione di un MoU per la mutua collaborazione volta all’interscambio di informazioni e di assistenza tecnica in materia di criminalità organizzata in occasione della vista a Caracas (26-28 marzo 2007) del Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso. Nel maggio 2007, invece, è stata firmata una lettera d’intenti tra gli organi di Protezione civile dei due Paesi.

Rimane in parte irrisolto il problema delle espropriazioni a danno di cittadini italiani o di origine italiana. Da oltre un anno é stata avviata, a seguito di intese anche con la Presidenza della Repubblica, la procedura presso il competente Istituto Nazionale di Terre (INTI) per l’acquisto, da parte dello Stato venezuelano, di terre appartenenti ad un gruppo di proprietari terrieri italiani oggetto di invasioni da parte di gruppi di contadini locali. Nonostante la conferma a più riprese da parte delle Autorità venezuelane della volontà di procedere in tal senso e, a fine dello scorso marzo, della firma di un atto da parte dello stesso INTI e dei suddetti proprietari italiani oltre che, in qualità di testimone, di un rappresentante dell’Ambasciata d’Italia in Caracas, ad oggi non si è ancora pervenuti alla firma dei relativi contratti. In base ad informazioni raccolte, l’INTI non avrebbe ancora ricevuto la necessaria autorizzazione da parte della Presidenza della Repubblica e del Ministero dell’Agricoltura venezuelani.

 

Quadro dello scambio di visite con l’Italia

·        15 gennaio 1999: visita del Presidente “eletto” Chávez a Roma;

·        2 febbraio 1999: partecipazione del Sottosegretario Sen.Toia alle cerimonie d’insediamento del Presidente Chávez a Caracas.

·        settembre 1999: visita del Presidente Chávez a Roma e in Vaticano. Incontro con il Presidente Ciampi.

·        12 ottobre 2001: visita del Presidente Chávez a Roma e incontro con il Presidente Berlusconi.

·        18 maggio 2002 incontro a latere del Vertice UE-LAC di Madrid tra il Presidente Berlusconi e il Presidente Chávez.

·        17-19 novembre 2002 visita a Caracas di una delegazione della Commissione Esteri della Camera, guidata dall’on. Selva, che ha incontrato il Presidente Chávez.

·        15 – 18 febbraio 2003 visita a Caracas del Sottosegretario on. Baccini, che ha incontrato il Presidente Chávez, il Ministro degli esteri, altre Autorità, esponenti dell'’opposizione e rappresentanti della comunità italiana.

·        27 – 30 aprile 2003 visita a Caracas di una delegazione della Commissione Esteri e della Commissione Speciale Diritti Umani del Senato.

·        Gennaio 2005 visita in Venezuela del Comitato per le questioni degli italiani all’Estero del Senato della Repubblica.

·        Agosto 2005 visita a Roma del Vice Ministro degli Esteri Reinaldo Bolívar in occasione delle celebrazioni del bicentenario del giuramento di Monte Sacro.

·        Il Presidente Chávez  ha compiuto, il 17 e 18 ottobre 2005 viaggio di lavoro in Italia nell’ambito di un più vasto giro europeo che lo ha visto presente anche in Francia e Spagna (in quest’ultimo paese in occasione del Vertice Iberoamericano di Salamnca del 15 ottobre p.v.). In Italia il leader venezuelano ha partecipato alle celebrazioni previste per il 60mo anniversario della FAO (17 ottobre 2005) e alla Seconda Conferenza Nazionale sull’America Latina che si è tenuta a Milano il 17 e il 18 ottobre 2005. In occasione della visita, Chávez ha incontrato il PdC Berlusconi a Milano e avrebbe dovuto incontrare il Presidente Ciampi, che, tuttavia, ha annullato l’incontro per poter partecipare alle esequie del Vice Presidente del Consiglio Regionale calabrese.

·        27 novembre-1° dicembre 2005: il Sottosegretario Sen. Bettamio ed il Vice Ministro alle Attività Produttive, On. Urso, hanno effettuato una visita a Caracas in occasione della prima riunione dei “Gruppi di Lavoro” istituiti dal Consiglio italo-venezuelano per la cooperazione economica. Nel corso dela visita sono stati firmati 11 Memorandum of Understanding in vari settori; di particolare rilievo quelli riguardanti la collaborazione in campo energetico e la cooperazione sul versante delle infrastrutture.

·        4 – 6 aprile 2006: Il Sottosegretario di Stato Sen. Bettamio si è nuovamente recato in visita a Caracas in occasione della firma del “Progetto complementare” al contratto siglato dal Governo venezuelano  con il “Gruppo Imprese Italiane” (Astaldi, Ghella, Impresilo) per la realizzazione di 3 importanti tratte ferrovoiariue nel Paese latinoamericano;

·        10 ottobre  2006: Si è svolto a  Montecitorio il Seminario Italo-Venezuelano che ha messo in rilievo il ruolo delle rispettive Assemblee parlamentari nell’approfondire e consolidare le relazioni fra i due Paesi.

·        3 novembre 2006: In occasione del XVI Vertice iberoamericano di Montevideo, il Sottosegretario Di Santo ha incontrato, a margine dei lavori, il Ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolas Maduro ed il suo Vice, Rodrigo Chaves, ambasciatore venezuelano in Italia sino alla scorsa estate.

·        10 gennaio 2007: l’Amb. Carante ha rappresentato l’Italia in occasione della cerimonia di re-insediamento del Presidente Chávez.

·        8-10 marzo 2007: visita a Caracas del Sottosegretario Di Santo.

 

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

Le relazioni economiche bilaterali sono eccellenti: con la firma il 14 febbraio 2001 dell’Accordo Quadro di Cooperazione Economica, Industriale e per lo Sviluppo e dell’Accordo per la Promozione e Protezione degli Investimenti (quest’ultimo in attesa di ratifica) é stato definito un adeguato quadro normativo. Il 6 aprile 2005 si è tenuta la prima riunione del Consiglio italo-venezuelano, previsto da tale Accordo, seguita nel novembre dello stesso anno dalla riunione dei gruppi di lavoro contemplati da tale Consiglio. A testimonianza della vitalità di tale organismo, da parte venezuelana se ne è sollecitata una nuova riunione, che avrà luogo a Caracas ai primi di novembre 2007.

 

E’ generalmente riconosciuto che gli immigrati di origine italiana, così come le imprese di grandi costruzioni del nostro Paese, hanno contribuito in maniera essenziale allo sviluppo dell’apparato industriale e finanziario venezuelano. La comunità imprenditoriale locale é caratterizzata tuttora da una forte componente di italo-venezuelani, mentre grandi imprese italiane mantengono a loro volta una rilevante presenza nel Paese.

L’interscambio commerciale tra i due paesi è stato tradizionalmente fiorente.

Il 2006 si è chiuso con un saldo a nostro favore di 395 milioni di euro.

Nel 2006 l’Italia è stata l’ottavo partner commerciale del Venezuela per le importazioni venezuelane (primo dei partner comunitari) ed il diciottesimo per le esportazioni (petrolio escluso). I principali prodotti esportati dall’Italia sono macchine per impieghi speciali, macchine ed apparecchi per la produzione e l’impiego di energia meccanica, altre macchine di impiego generale, prodotti chimici di base e parti ed accessori per autoveicoli e loro motori. L’Italia importa dal Venezuela principalmente prodotti della siderurgia, prodotti petroliferi raffinati, carbon fossile, minerali di ferro, pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce.

 

Da segnalare, inoltre, la recente controversia insorta fra l’ENI – titolare di diversi investimenti in Venezuela ed in particolare del campo petrolifero di Dación (capace di una produzione superiore ai 50.000 barili di greggio al giorno) – e le Autorità venezuelane, a causa del rifiuto della società italiana (insieme ad altre multinazionali, fra le quali ExxonMobil, Total e StatOil) di aderire alla richiesta di Caracas di mutare l’attuale regime giuridico che disciplina gli investimenti stranieri in campo energetico in joint-ventures a capitale misto, con partecipazione maggioritaria (dal 60 all’80%) dell’Ente petrolifero di Stato venezuelano, PDVSA.

In conseguenza di ciò, l’ENI ha deciso di abbandonare il mercato venezuelano. In un primo momento, anche l’americana ExxonMobil, la francese Total e la norvegese StatOil avevano annunciato l’intenzione di abbandonare il Paese, salvo successivamente, e dopo lunghe trattative, raggiungere un accordo con le Autorità venezuelane per la creazione di società miste. L’ENI ha invece optato per il mantenimento di una linea di fermezza, intesa in primo luogo a salvaguardare il valore del proprio investimento – valutato dalle Autorità venezuelane circa la metà di quanto indicato dalla società petrolifera italiana – ed ha recentemente (inizio novembre 2006) presentato un ricorso presso il competente foro (International Center for Settlement of Investment Disputes – ICSID[14]) per avviare la procedura di arbitrato nei confronti della compagnia di stato venezuelana, PDVSA, per la confisca del campo petrolifero di Dación, avvenuta lo scorso aprile. Ciò, comunque, non ha impedito ad ENI, il 26 giugno 2007 di concludere un contratto in forza del quale è entrato, con una quota minoritaria di circa il 20 %, in una società mista a controllo pubblico venezuelano per lo sfruttamento dei campi di Paria Est e Paria Ovest. ENI dimostra così di accettare lo schema contrattuale proposto dal Governo venezuelano, ma non di mutare le condizioni precedentemente stabilite per le attività pregresse (Dación).

 

Merita una menzione, infine, la recente (6 aprile 2006) firma a Caracas (presente il Sottosegretario, Sen. Bettamio) del “Progetto complementare” al contratto fra Governo venezuelano e “Gruppo di Imprese Italiane” (Astaldi-Ghella-Impregilo) per la costruzione di tre importanti tratte ferroviarie nel Paese latinoamericano. Tale rilevante commessa, che si può considerare, almeno in parte, un portato dell’Accordo Quadro del 2001, testimonia dell’attuale ottimo stato delle relazioni economiche bilaterali.

Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

Sono in vigore due Accordi di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica con il Venezuela, firmati a Caracas nel 1990 (Culturale) e nell’87 (Collaborazione Scientifica e Tecnologica ) oltre a numerosi accordi di cooperazione interuniversitaria.L’Italia ha offerto per l’anno accademico 2005-2006 n. 160 mensilità di borse di studio, a cui ne vanno aggiunte altre 36 nell’ambito di quelle destinate agli Italiani residenti all’estero (IRE).

 

 

Riconoscimento titoli di studio

 

Per i titoli finali della scuola secondaria venezuelana, poiché conseguiti dopo soli 11 anni di scolarità, è richiesto ai fini dell'immatricolazione nelle università italiane, il superamento degli esami del primo anno di Università in loco. E’ però prevista la firma di un Accordo bilaterale sul reciproco riconoscimento dei titoli scolastici, che mira a soddisfare le aspettative della comunità italiana residente in Venezuela, poiché consentirà l’equivalenza tra titoli scolastici italiani e venezuelani. Esso infatti garantirà  l’inserimento dei nostri connazionali nel tessuto socio-culturale del Paese, consolidando allo stesso tempo il modello formativo italiano anche attraverso la possibile apertura di nuove scuole in Venezuela con programmi di studio riconosciuti dal nostro ordinamento.

 

A Caracas funziona un complesso scolastico paritario a livello infanzia, primario, secondario I e II grado  gestito dall'Associazione "Agostino Codazzi" istituito nel 1956.

Dal corrente anno scolastico funziona a Caracas il “Collegio Bolivar y Giuseppe Garibaldi” paritario a livello infanzia, primario e secondario di I grado.

A partire dall'anno scolastico 2001/2002 con decreto n.3712 del 5.6.2001, emanato dal Ministero dell'Educazione della Repubblica Venezuelana, è stato introdotto lo studio della lingua italiana come insegnamento obbligatorio in 25 scuole private venezuelane.

 

La domanda di lingua italiana è aumentata in questi ultimi anni, come dimostra il numero degli iscritti ai corsi di lingua dell’Istituto Italiano di Cultura e di alcuni importanti Enti venezuelani. In particolare l’IIC ha curato l’organizzazione di corsi rivolti a dirigenti e funzionari di Enti locali.

A livello universitario l’italiano viene insegnato presso otto Atenei. Presso l’Universidad Central de Venezuela di Caracas opera un lettore diruolo inviato dal MAE.

Nel 2005 è stato assegnato un contributo per la cattedra di italiano dell’Università de los Andes di Trujillo.

L’insegnamento dell’italiano è presente in altre sei università venezuelane. È operante, a Maracay, un Comitato della Società Dante Alighieri.

 

 

 

Comunità italiana, comunità del Paese in Italia e questioni migratorie

La collettività italiana è attualmente la quarta collettività straniera nel Paese, dopo quelle di Colombia, Spagna e Portogallo. I connazionali iscritti presso le anagrafi dei nostri Uffici consolari in Venezuela sono 105.812 alla data del 30 settembre 2006, di cui 90.834 a Caracas e 14.978 a Maracaibo.

 

I cittadini venezuelani di origine italiana sono ritenuti essere più di un milione. Numerosi connazionali, infatti, a causa del divieto di doppia cittadinanza della costituzione venezuelana del 1961, hanno dovuto rinunciare alla propria cittadinanza per poter esercitare determinate professioni o partecipare a società commerciali. La costituzione entrata in vigore il 30 dicembre 1999 ammette, invece, il principio della doppia cittadinanza.

La comunità italiana, che presenta per lo più carattere permanente, risulta pienamente inserita nel contesto venezuelano ed è generalmente stimata ed apprezzata. E’ dedita, per la maggior parte, alle attività economico-commerciali (costruzioni in particolare), industriali (meccanica, edile, alimentare) e alle libere professioni. Il coinvolgimento nella politica nazionale è piuttosto limitato.

 

Un’attenzione particolare va dedicata al fenomeno dei sequestri di persona in Venezuela, che colpisce la collettività italiana (in quanto benestante). Il Ministero degli Esteri ha promosso, attraverso l’Unità di Crisi, numerose iniziative per fornire assistenza ai connazionali e sensibilizzare le autorità venezuelane, che naturalmente hanno la responsabilità principale di attuare misure di contrasto alla criminalità ed al fenomeno dei sequestri sul territorio nazionale. Comunque appare utile sottolineare soprattutto ai connazionali che l'impegno del nostro governo è forte, ma la responsabilità primaria per la sicurezza nel paese rimane affidata alle autorità locali; ciò tanto più nei confronti di residenti che sono comunque in primo luogo cittadini venezuelani.

In questo contesto, il Ministero, venendo incontro a specifiche esigenze prospettate dalla collettività italiana residente, ha ottenuto dal Ministero dell’Interno l’estensione delle competenze dell’Ufficio della Polizia di Stato che opera presso l’Ambasciata d’Italia a Caracas, competenze che ora si estendono, oltre alla lotta al traffico di stupefacenti, anche alla criminalità, con particolare riferimento alla problematica dei sequestri. L’Ufficio è stato da tempo rafforzato con l’invio in missione, finanziata dall’Unità di Crisi, di esperti antisequestro che forniscono collaborazione alle autorità venezuelane, mantengono regolari contatti con la Polizia locale e prestano assistenza ai familiari dei connazionali rapiti nelle fasi delicate delle indagini e delle eventuali trattative.

A queste iniziative volte a coadiuvare le autorità venezuelane ed a prestare collaborazione nella lotta al fenomeno dei sequestri si unisce una costante attività, svolta direttamente dall’Unità di Crisi e dalla nostra Ambasciata, di assistenza ai connazionali e di prevenzione dei rischi. Infatti, l’adozione di adeguate norme comportamentali e di misure di prevenzione riveste primaria importanza per limitare le possibilità di divenire obiettivo di sequestro. In tale ottica, l’Unità di Crisi, con il supporto tecnico degli esperti della Polizia di Stato italiana, ha pubblicato anche in lingua spagnola un manuale sulla prevenzione dei sequestri, che è stato distribuito alla collettività italiana.

A fronte di una recrudescenza del fenomeno e dell’esigenza di sollecitare un rinnovato più efficace impegno da parte delle autorità venezuelane, nel giugno 2006 si è svolta a Caracas una missione congiunta Esteri/Interno, guidata dall’Unità di Crisi, cui ha fatto seguito, nel novembre 2006, la visita a Caracas e a Maracaibo del Vice Ministro Franco Danieli.

Nel corso degli incontri con i massimi rappresentanti del Governo e del Parlamento venezuelani, nonché con gli esponenti della collettività italiana, l’Italia ha offerto collaborazione in tre settori specifici:

  1. consulenza in materia legislativa, nella cornice del dibattito attualmente in corso nel Parlamento venezuelano in vista dell’adozione di una legislazione sul tema dei sequestri di persona;
  2. organizzazione in Italia di un corso di formazione in materia di lotta ai sequestri, nonché sul reperimento e l’utilizzo delle nuove tecnologie investigative, destinato a funzionari di polizia venezuelani.
  3. opera di informazione ed assistenza rivolta agli italiani; in merito, oltre alla diffusione capillare del già citato manuale sulla prevenzione, è stata ipotizzata la creazione di un apposito DVD informativo.

 

Da parte venezuelana è stata anche proposta la firma di uno scambio di lettere per formalizzare gli impegni presi, che da parte nostra si è ora pronti a sottoscrivere nella forma di un Memorandum d’Intesa che in sostanza recepisce il testo proposto da parte venezuelana. Il testo si configura come documento tecnico per la fissazione di alcune forme di collaborazione molto specifiche e quindi è sottoposto a procedure di ratifica semplificata.

Infine, si segnala che il Ministero dell’Interno ha organizzato per settembre 2007 il citato corso di formazione in Italia per operatori della polizia venezuelana. Il Viminale ha inoltre confermato che il DVD risulta in via di avanzata realizzazione. Dal canto suo, l’Unità di Crisi è pronta a finanziarne il numero di copie sufficiente ad assicurarne una distribuzione alla collettività italiana in loco.

 

 

La comunità venezuelana legalmente soggiornante in Italia è costituita, al 31 luglio 2006, di 4097 persone di cui 2.921 donne e 1.176 uomini. I cittadini venezuelani detenuti nelle carceri italiane sono al 31 dicembre 2006, 69 persone di cui 14 donne 55 uomini.

Nel Decreto Flussi 2006, sono ammessi in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo, lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei due genitori fino al quarto grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Uruguay, Argentina e Venezuela, entro una quota massima di 500 unità. Le domande presentate dai cittadini venezuelani per il lavoro non stagionale, sono state 238 di cui: 129 per lavoro domestico, 8 settore edile, 101 altri settori produttivi.

 

I cittadini venezuelani sono esenti dall’obbligo del visto Schengen per soggiorni fino a tre mesi e necessitano del visto d’ingresso nazionale solo per soggiorni superiori a 90 giorni. Non sussiste comunque alcun problema relativo al rilascio dei visti con tale Paese anche perché attualmente il Venezuela non è un Paese di origine o transito di flussi migratori clandestini verso l’Italia. Non sussiste comunque alcun problema relativo al rilascio dei visti con tale Paese anche perché attualmente il Venezuela non è un Paese di origine o transito di flussi migratori clandestini diretti verso l’Italia.

 

 

Cooperazione allo sviluppo

Nel 2006, il Venezuela si è collocato al 72° posto nella classifica relativa all’indice di sviluppo umano redatta dall’UNDP[15].

Anche in ragione del livello raggiunto dal reddito pro-capite del Paese, la Cooperazione italiana è presente in Venezuela solo con un numero limitato di iniziative sul canale ONG.

I pochi interventi compiuti negli ultimi anni hanno interessato i settori socio-sanitario e della formazione nel settore agricolo. Tra le principali attività del passato, meritano menzione gli interventi effettuati a seguito delle calamità naturali del 1999. In tale occasione, sono stati realizzati progetti sia per fronteggiare l’emergenza sia per  porre le basi della futura opera di ricostruzione delle infrastrutture sociali, economiche e produttive danneggiate dalle inondazioni.


DATI STATISTICI BILATERALI

 

 

 

 

PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (2005)

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

1. Macchine per impieghi speciali

1. Prodotti della siderurgia

2. Macchine e apparecchi per la

    produzione e l’impiego di energia

    meccanica

2. Prodotti petroliferi raffinati

3. Altre macchine di impiego generale

3.Carbon fossile

4. Prodotti chimici di base

4. Minerali di ferro

5. Parti ed accessori per autoveicoli e loro

    motori

5. Pesci conservati e trasformati e

     prodotti a base di pesce

Fonte: ICE

 

INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (2005)

Esportazioni verso Venezuela sul totale delle esportazioni italiane

0,172 %

Importazioni da Venezuela sul totale delle importazioni italiane

0,085 %

 

 

QUOTE DI MERCATO (2006)

PRINCIPALI FORNITORI

% su import

PRINCIPALI ACQUIRENTI (1)

% su export

1. USA

30,19

1. USA

47,78

2. Colombia

9,97

2. Antille Olandesi

7,52

3. Brasile

8,22

3. Cina

3,16

4. Messico

6,26

4. Spagna

2,60

5. Cina

5,69

5. Colombia

1,82

6. Giappone

3,82

6. Canada

1,39

7. Panama

3,82

7. Regno Unito

1,33

8. Italia

 2,96

8. Messico

1,29

9. Germania

2,72

9. Paesi Bassi

1,23

 

 

10. Ecuador

1,14

 

 

11. Trinidad e Tobago

1,14

 

 

12. Germania

0,88

 

 

13. Francia

0,84

 

 

14. Perù

0,82

 

 

15. Costa Rica

0,71

 

 

16. Belgio

0,66

 

 

17. Nicaragua

0,46

 

 

18. Italia

0,45

(1) non include le esportazioni di petrolio e minerale di ferro del settore pubblico

Fonte: ICE

 

INVESTIMENTI E DISINVESTIMENTI DIRETTI ITALIANI

anno

investimenti

disinvestimenti

saldo

2002

    12.465

12.331

       +    134

2003

      8.251

10.991

        - 2.740

2004

      2.363

  2.459

        -      96

Fonte UIC – valori in migliaia di euro

 

SACE (30 settembre 2006  - in milioni di EURO)

Categoria di rischio (dal 10 nov. 2004)

6a

 

Impegni in essere

679,31

3% del totale

(9° paese)

Indennizzi erogati da recuperare

2,49

 

Sinistri in essere

0

 

Esposizione complessiva

681,80

2,4% del totale

Fonte SACE

 



[1] In occasione delle elezioni presidenziali, una delegazione di deputati italiani, composta dagli On.li Migliore (PRC), Bafile (ULIVO – circ. America meridionale) ed Alessandri (LN) ha svolto una missione di osservazione elettorale .

[1] Il rapporto finale è stato presentato all’inizio di marzo del 2007. Si tratta di un documento equilibrato che fa stato del carattere pacifico e sostanzialmente corretto delle elezioni. Esso tuttavia mette in luce alcune criticità nei settori della copertura propagandistica, uso dei mezzi di informazione e comportamento non neutrale da parte di pubblici funzionari; viene però considerato efficace e trasparente, nonostante certe difficoltà d’uso, il sistema di voto elettronico. Il rapporto, che non dovrebbe generare grosse critiche da parte del Governo venezuelano, è il frutto della Missione di Osservazione Elettorale europea, svoltasi su invito del Consiglio Nazionale Elettorale Venezuelano con 154 membri guidati dalla deputata italiana a Strasburgo Monica Frassoni (Verdi)[1].

 

[3] Podemos ha raccolto alle recenti elezioni politiche un 6% circa dell'elettorato e potrebbe, se non condizionare l'esito del referendum, consolidare tuttavia un trend di declino dei consensi della fin qui formidabile macchina elettorale chavista. Resta inoltre da vedere come reagiranno allo strappo di Podemos gli altri partiti minori della coalizione di Governo, tra i quali merita attenzione Patria para Todos (4% dell'elettorato attivo), che aveva espresso in passato la propria contrarietà a limitare l'istituto della rielezione "indefinita" alla sola carica del Capo dello Stato.

[4] L’art. 72 della Costituzione recita così: “Tutte le cariche e le magistrature sono revocabili. Trascorsa la metà del periodo per il quale è stato eletto un funzionario, un numero non inferiore del 20% degli elettori iscritti nella corrispondente circoscrizione potrà sollecitare un referendum per revocare il suo mandato. Quando un numero uguale o maggiore di elettori, rispetto a quelli che hanno eletto il funzionario, abbiano votato a favore della revoca, e sempre che al referendum partecipino almeno il 25% degli elettori della circoscrizione, il funzionario si considererà deposto”.

[5] L’Ambasciatore venezuelano a Buenos Aires è stato rimosso dall’incarico dopo le forti rimostranze di Kirchner a causa dello stretto collegamento del diplomatico con esponenti dei piqueteros impegnati in azioni di solidarietà con l’Ambasciata iraniana in relazione al mandato di arresto della magistratura argentina nei confronti di esponenti del regime di Teheran riguardo all’attentato del luglio 1994 all’Associazione Mutualistica Israelitica Argentina di Buenos Aires che causò 85 morti.

[6] In febbraio Kirchner ha effettuato la propria quarta visita a Caracas dal 2003 incentrata sulla cooperazione con il Venezuela nel settore petrolifero (Orinoco) e della cooperazione finanziaria (acquisto di certificati del debito pubblico argentino da parte venezuelana).

[7] Per quanto riguarda specificatamente la Falda dell’Orinoco (riserve di petrolio “pesante” stimate in 235 miliardi di barili a fronte dei 261 dell’Arabia Saudita, dei 113 dell’Iraq, dei 94 del Kuwait, dei 93 degli EAU e dei 90 dell’Iran – da considerare i notevoli costi di estrazione che rendono conveniente lo sfruttamento del petrolio “pesante” solo in presenza di elevati prezzi al barile), colossi quali Royal Dutch Shell ed Exxonmobil non appaino presenti nei piani di sfruttamento dei 27 distinti campi di estrazione in cui è stata divisa l’area. Mantengono la loro tradizionale presenza sul mercato venezuelano Chevron e Conoco Phillips, mentre emergono quali importanti attori, quantomeno potenziali, la brasiliana Petrobras, le imprese russe Gazprom e Lukoi, la spagnola Repsol, la francese Total, la società norvegese Statoil, la cinese China National Petroleum Corporation e la compagnia petrolifera statale iraniana, tutte società che hanno già manifestato il loro interesse a concorrere per l’assegnazione dei nuovi campi di estrazione.

[8] Particolare menzione meritano il PETROSUR (di cui fanno parte Argentina, Brasile e Uruguay) e il PETROCARIBE (siglato con 14 Paesi caraibici), mentre è ancora allo stato di proposta una simile iniziativa per l'area andina.

[9] Attualmente solo l’8% dell’export di greggio venezuelano è destinato a Paesi europei.

[10] Caracas sembra peraltro nutrire un certo ritrovato interesse nei confronti della CAN, proprio in considerazione delle contestuali difficoltà con il MERCOSUR. In ogni caso, per il Governo Chávez dovrebbe trattarsi di una CAN “rifondata”, cioè intesa non solo come area di libero scambio, ma come nucleo di aggregazione politica e sociale.

[11] In effetti, l’11% circa delle importazioni di greggio degli Stati Uniti provengono dal Venezuela. Il dato è ancor più significativo se si considera che le importazioni di greggio venezuelano ammontano a solo lo 0,04 del fabbisogno nazionale dell’Italia.

[12] Al momento solo Uruguay e Venezuela hanno ratificato il protocollo di adesione al Mercosud.

[13] Il regime SPG Plus è destinato dal Regolamento comunitario n. 980 del giugno 2005 a quei paesi che si impegnano a rispettare le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo, sociali, in materia di ambiente edel buon governo (compresa la lotta contro la droga). Di tale sistema beneficiano oltre 7.000 prodotti che possono entrare in Europa in regime di totale esenzione doganale.

[14] Organismo della Banca Mondiale competente per i contenziosi concernenti gli investimenti internazionali.

[15] Il Venezuela  è preceduta da Saint Lucia e seguita dall’Albania.