Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | Uzbekistan |
Serie: | Schede Paese Numero: 21 |
Data: | 11/09/2007 |
Visita del Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Uzbekistan,
Vladimir Imamovich NOROV
11 SETTEMBRE 2007
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REPUBBLICA DELL’UZBEKISTAN
DATI GENERALI (2007) |
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Superficie |
448.400 KMQ (circa una volta e mezza il territorio italiano) [1] |
Capitale |
TASHKENT (3.000.000 abitanti) |
Abitanti |
27.800.000 (il 32,4% della popolazione ha meno di 14 anni, il 62,8% della popolazione ha un’età compresa tra 15 e 64 anni, il restante 4,8% supera i 64 anni di età)
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Tasso di crescita della popolazione |
1,7% |
Aspettativa di vita |
65 anni
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Composizione etnica |
Uzbeki 80%, Russi 5,5%, Tajiki 5 %, Kazaki 3%, altri 6,5%
L’etnia uzbeka è diffusa in tutta l’Asia Centrale, particolarmente inTajikistan e Afghanistan
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Religioni praticate |
Musulmana (88%, per la maggior parte sunniti), Atei (11%), Cristiano ortodossi (1%)
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PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2006)
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PIL a parità di potere di acquisto |
55,75 miliardi dollari |
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PIL al cambio ufficiale |
10,83 miliardi di dollari |
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Composizione per settore |
31,1% agricoltura; 25,7% industria; 43,2% servizi; |
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Crescita PIL |
7,3% (stime primi 6 mesi 2007: 9,7%) |
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PIL pro capite a parità di potere di acquisto |
2.000 dollari USA A parità di potere d’acquisto, il PIL italiano è stato pari nel 2006 a 30.200 dollari) |
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Inflazione |
7,6% (dati ufficiali, 38% secondo le analisi dei prezzi al consumo) |
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Disoccupazione |
3% (secondo le stime del Ministero del Lavoro. In realtà, i disoccupati ed i sottooccupati ammontano al 20%) |
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Popolazione al di sotto della soglia di povertà |
33% |
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Quota del PIL destinata a spese militari |
2%. L’esercito dell’Uzbekistan è il più numeroso tra i Paesi dell’Asia Centrale |
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Rapporto debito pubblico / PIL |
29,7% |
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Debito estero |
4.713 miliardi di dollari |
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L’Uzbekistan è un Paese arido, di cui solo le valli intorno ai fiumi sono coltivate intensivamente (11% del territorio). Più del 60% della popolazione vive in comunità urbane. Il Paese è il secondo maggior esportatore di cotone al mondo ed il quinto in termini di produzione. Notevoli sono anche i giacimenti di petrolio, di oro e di gas. Dopo aver acquistato l’indipendenza, la dirigenza ha continuato a regolare l’economia con un stile sovietico basato sui sussidi e lo stretto controllo della produzione e dei prezzi. Il dirigismo statale ha pertanto finito per sfavorire gli investimenti dall’estero. Nel 2003, il Governo ha accettato le regole del FMI volte a garantire la piena convertibilità della divisa nazionale. Malgrado, questo, restano ancora rigidi i controlli della Banca Centrale sul cambio. Grazie agli investimenti di Russia e Cina nel campo dell’industria estrattiva, l’economia uzbeka potrebbe godere di prospettive più favorevoli. Un ruolo importante potrebbero giocarlo, a tale riguardo, le rinnovate e potenziate relazioni con la Russia. Nel novembre 2005, i due Presidenti, Karimov e Putin, hanno sottoscritto un trattato di amicizia destinato ad intensificare la cooperazione economica. Gli investimenti russi sono da quel momento cresciuti, soprattutto nel settore minerario, in quello delle telecomunicazioni e degli idrocarburi. Nel dicembre 2005, i russi hanno aperto una “Camera di Commercio” per sviluppare gli scambi e le relazioni economiche. Nel 2006, l’Uzbekistan ha compiuto passi per riavvicinarsi all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettivo (CSTO)[2], nel quale è stata riammessa nello stesso anno, ed all’EURASEC (Eurasian Economic Community)[3], organizzazioni entrambe dominate dalla Russia. Nello stesso tempo, le autorità di Tashkent hanno accusato gli USA ed altre compagnie operanti nel Paese di violare le leggi fiscali vigenti ed hanno bloccato le loro risorse. Gli USA non hanno compiuto investimenti di rilievo nel Paese negli ultimi cinque anni. L’oppio e la morfina prodotti in Afghanistan sono attualmente contrabbandati anche attraverso la c.d. “rotta del nord”, ovvero attraverso le Repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale (Turkmenistan, Uzbekistan, TAjikistan, Kazakhstan e Kirghizistan), che ha affiancato da qualche anno le tradizionali tratte di Iran e Pakistan. Secondo quanto rilevato dagli esperti della sezione antidroga dell’ambasciata italiana di Tashkent, per la “rotta del nord” sarebbe transitato nel 2006, il 21,3% dell’oppio afghano.
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CARICHE DELLO STATO
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Presidente della Repubblica e Capo del Governo |
Islam KARIMOV (dal 1990) |
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Presidente della Camera Bassa |
Erkin KHALILOV (dal 1995)
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Presidente della Camera Alta |
Sobirov Ilgizar MATYAKUBOVICH
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Primo Ministro |
Shavkat MIromonovich MIRZIJAEV (dall’11 novembre 2003)
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Ministro degli Esteri
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Vladimir Imamovich NOROV
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SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
dicembre 2007 |
Politiche |
dicembre 2009
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QUADRO POLITICO
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Governo in carica
La scena politica è dominata da oltre un decennio dalla figura del Presidente Islam Karimov[4]. Tutti i partiti presenti in parlamento appoggiano il Presidente Karimov. Nelle ultime elezioni presidenziali (9 gennaio 2000), Karimov ha riportato il 91,9% dei voti. Il primo mandato presidenziale di Karimov è iniziato nel 1991 ed è stato esteso fino al 2000 attraverso un referendum tenutosi nel 1995.
Le prossime elezioni presidenziali si terranno nel 2007, a seguito delle modifiche costituzionali che hanno elevato a sette anni il mandato presidenziale.
Nel Paese non è consentita né la presenza di un’opposizione al Governo, né la libertà di stampa. Le ultime elezioni politiche (5 e 19 dicembre 1999) ed il referendum costituzionale del 27 gennaio 2002, sono state criticate dall’OSCE e dall’organizzazione “Human Rights Watch”.
Il 26 dicembre 2004 si sono svolte le elezioni politiche. Secondo la Commissione Elettorale Centrale (CEC) l’85,1% dei 14.323.000 aventi diritto al voto si è recato alle urne. I Partiti eletti sono risultati tutti i cinque registrati, ovvero i soli di diretta emanazione presidenziale in quanto a nessun partito di opposizione è stato permesso di registrarsi. Il problema della libera registrazione dei partiti politici, l’assenza di libertà degli organi di informazione, le complessità procedurali per la registrazione di candidati indipendenti, l’assenza di monitoraggio da parte di società civile ed ONG locali hanno pertanto indotto le missioni di osservazione dell’OSCE-ODHIR a criticare la condotta delle elezioni dichiarandole non conformi agli standard democratici occidentali. Il prossimo appuntamento elettorale è quello delle presidenziali della fine del 2007.
Composizione della Camera Bassa.
PARTITO |
SEGGI |
Partito Democratico LIberale |
41 |
Partito Democratico del Popolo (ex comunisti) |
32 |
Partito Nazionale Democratico Fidokorlar |
17 |
Partito della Rinascita Democratica Nazionale |
11 |
Partito Socialdemocratico Adolat |
9 |
Indipendenti |
10 |
TOTALE |
120 |
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
Repubblica presidenziale. Dall’inizio del suo mandato presidenziale, Karimov ha sempre promesso l’istituzione di un sistema democratico. La Costituzione dell’Uzbekistan è stata approvata nel dicembre 1992, e almeno sulla carta stabilisce una divisione di potere tra una presidenza dotata di ampi poteri, il Parlamento (Oly Majlis) e la magistratura. Malgrado questo, l’Uzbekistan resta uno degli stati più autoritari dell’Asia Centrale. Due importanti modifiche costituzionali sono state approvate tramite referendum il 27 gennaio 2002: la prima ha elevato il mandato presidenziale da cinque a sette anni, la seconda ha introdotto una seconda camera elettiva con il compito di rappresentare le regioni e di ratificare la nomina delle più alte magistrature.
La vita del Paese è dominata dal Presidente Karimov e dai gruppi politico-economici a cui questi è legato (cosiddetti “clan”). Nel marzo 2001 il Fondo Monetario Internazionale ha ritirato la sua missione in Uzbekistan per protestare contro le mancate riforme economiche del Governo. La mancanza di un’economia di mercato, un duplice regime di cambio e la corruzione diffusa, allontanano gli investitori stranieri da un Paese che pure vanta una tradizione commerciale di 2.500 anni
L’Uzbekistan comprende la Repubblica Autonoma del Karakalpakstan, il cui capo di Governo fa parte ex officio del Consiglio dei Ministri, dotata di una propria Costituzione. Anche la capitale, Tashkent, gode di particolari forme di autonomia.
Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e dura in carica sette anni.[5] Gode di ampie prerogative. Nomina ed eventualmente costringe alle dimissioni il Primo Ministro ed i singoli Ministri, che devono essere approvati dal Parlamento. Può opporre veto sulle leggi approvate dal Parlamento, che ha tuttavia la facoltà di approvarle nel medesimo testo iniziale a maggioranza dei 2/3 dei suoi componenti. Il Presidente ha inoltre facoltà di decretare lo stato di emergenza e la sua decisione deve essere confermata dal Parlamento entro tre giorni. In caso di atti contrari alla Costituzione o di insormontabili divergenze di opinioni, il Presidente può sciogliere il Parlamento attraverso un decreto sanzionato dalla Corte Costituzionale. Il Parlamento non può essere sciolto in caso di stato di emergenza. Gli organi al vertice della magistratura (Corte Costituzionale, Corte Suprema e dell’Alta Corte Economica, Procuratore Generale della Repubblica) nonché i giudici regionali, distrettuali e cittadini, sono nominati dal Presidente della Repubblica e successivamente sottoposti alla ratifica del Parlamento. La Costituzione non prevede alcuna procedura di impeachment, ed il Presidente della Repubblica può essere rimosso dal suo incarico solo per motivi di salute. Il Presidente può ricorrere in appello contro le sentenze capitali emesse dalla Corte Suprema.
Parlamento
Il Parlamento dell’Uzbekistan (Oliy Majlis) è bicamerale ed composto da una Camera Bassa (o legislativa) composta da 120 membri, eletti ogni cinque anni, e dalla Camera Alta (o Senato) composta da 100 membri. Di questi ultimi, 84 sono eletti dai Consigli Regionali per un mandato di cinque anni, i rimanenti 16 sono nominati dal Presidente della Repubblica. Alla Camera Alta spetta il compito di esaminare tutti i progetti di legge approvati dalla Camera Bassa, oltre alla facoltà di nominare e confermare i massimi dirigenti dello Stato e le rappresentanze diplomatiche del Paese.
Le elezioni si svolgono con metodo maggioritario. In ogni collegio deve votare almeno la metà degli aventi diritto ed un candidato risulta eletto se riporta la maggioranza assoluta dei voti. Se nessun candidato ottiene tale risultato, si tiene un ballottaggio tra i primi due classificati.
La Camera bassa è in numero legale se alla seduta partecipano almeno i 2/3 degli aventi diritto. Le leggi devono essere approvate dalla maggioranza dei votanti. L’iniziativa legislativa spetta al Presidente della Repubblica, al Governo, ai singoli deputati, al Capo di Governo della Repubblica Autonoma del Karakalpakstan, ed alle più alte magistrature del Paese.
Governo
Il Governo, una volta formato dal Presidente della Repubblica, deve ottenere la fiducia del Parlamento. Ha il potere di emettere ordinanze (subordinate alle leggi ordinarie).
Magistratura
La magistratura, secondo la Costituzione, è un organo indipendente, ma di fatto risulta strettamente controllata dal potere esecutivo. La Corte Costituzionale, la Corte Suprema e l’Alta Corte Economica restano in carica cinque anni, come le magistrature a carattere locale.
La Corte Costituzionale ha il compito di esaminare la conformità alla Costituzione di ogni atto avente forza di legge emanato dal Presidente, dal Governo e dal Parlamento, nonché di interpretare la Costituzione e le leggi dell’Uzbekistan. La Corte Suprema rappresenta l’ultimo grado di giudizio nelle materie penali, civili e amministrative (nella Repubblica del Karakalpakstan è presente una Corte Suprema indipendente). Le controversie in materie economica sono invece appannaggio dell’Alta Corte dell’Economia. Vi è infine la figura del Procuratore Generale della Repubblica dell’Uzbekistan, dotato del compito di curare l’osservanza della legge in tutto il territorio della Repubblica. Come nell’era sovietica, la figura del Procuratore Generale (e dei suoi rappresentanti a livello locale) assomma le funzioni di giudice e di Pubblico Ministero, limitando in tal modo le prerogative di difesa degli imputati.
L’Uzbekistan ha abolito la pena di morte. La legge entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2008.
POLITICA INTERNA
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A distanza di più di due anni dal massacro di Andijan[6] (13 maggio 2005), quando l’esercito sparò contro manifestanti disarmati uccidendone centinaia, la situazione interna dell’Uzbekistan ha mostrato pochi segni di miglioramento; il paese si presenta allo scenario internazionale in una condizione di estrema arretratezza, deterioramento politico sociale ed economico[7].
Il massacro di Andijan ha rappresentato un punto di svolta nell’assetto delle relazioni internazionali del paese, destabilizzando l’intera area centro-asiatica. Questo è uno dei punti che maggiormente preoccupa gli Stati Uniti e l’Europa: l’Uzbekistan non rappresenta una minaccia diretta per la sicurezza di quest’ultimi e il governo di Tashkent non corre effettivamente il rischio di un imminente collasso. Tuttavia il rischio di ripercussioni sull’area circostante resta alto.
L’insistenza occidentale per lo svolgimento di un’inchiesta indipendente sui fatti di Andijan è alla base del progressivo deterioramento dei rapporti dell’Uzbekistan con la Comunità internazionale. Nel novembre 2005 l’UE ha adottato un embargo sulle forniture d’armi all’Uzbekistan ed un visa-ban che colpisce le 12 personalità maggiormente coinvolte nella repressione in Andijan (fra i quali i Ministri della Difesa e dell’Interno). Anche a New York è stata approvata una Risoluzione di condanna dai toni molto fermi. A novembre 2006 l’UE ha deciso un alleggerimento delle sanzioni irrogate nel 2005: confermato l’embargo per 12 mesi sull’esportazione delle armi, il visa ban è stato prorogato per soli 6 mesi, con una possibilità di riesame delle sanzioni entro 3 mesi, acconsentendo inoltre allo svolgimento del Consiglio di Cooperazione UE-Uzbekistan (Bruxelles, 8 novembre 2006). Allo scadere dei 3 mesi, in occasione del Consiglio Affari Generali del 5 marzo 2007, considerati gli scarsi progressi registrati, il visa-ban è stato confermato per altri 6 mesi. Entrambe le misure restrittive verranno pertanto riesaminate il prossimo novembre[8].
Lo scorso giugno il Parlamento uzbeko ha però approvato, nella direzione auspicata dalle autorità comunitarie, due importanti leggi: "Sull'introduzione di emendamenti ed aggiunte ad alcuni atti legislativi della Repubblica dell'Uzbekistan necessari per l'abolizione della pena di morte" e "Sull'introduzione di modifiche ed aggiunte ad alcuni atti legislativi della Repubblica dell'Uzbekistan necessari per il trasferimento del diritto di emettere un mandato di arresto alle corti di giustizia".
Diritti umani
Ciò che preoccupa maggiormente la comunità internazionale è la sistematica violazione dei diritti umani attuata dal regime. Dopo i fatti di Adijan, Karimov diventato sempre più sospettoso sul ruolo delle ONG nel Paese ad ha provveduto ad espellere diversi gruppi di diritti civili occidentali. Il 23 aprile di quest’anno, le autorità uzbeke hanno comunque permesso ad esponente di Human Rights Watch, Andrea Berg, di restare nel Paese per tre mesi, cancellando una precedente decisione che espelleva tale ONG.
Il 3 maggio 2007 una giornalista indipendente uzbeka, Umida Nyazova, è stata condannata a sette anni di reclusione in seguito al ritrovamento da parte della polizia nel suo computer del rapporto di Human Rights Watch sulla repressione delle rivolte di Andijan. I giudici hanno ritenuto il file “propaganda dell’estremismo e del fondamentalismo religioso” . All’imputazione si sono aggiunte quella di contrabbando del suo computer e di immigrazione illegittima, per essere prima fuggita in Kirgizistan ed essere poi rientrata senza documenti nel suo Paese. La Nyazova si è riconosciuta colpevole solo di quest’ultima accusa, ma ha respinto gli altri addebiti. Le udienze del processo sono state formalmente aperte al pubblico, ma in aula non sono stati ammessi giornalisti. Human Rights Watch ha definito il processo “una farsa”. Il 13 giugno 2007, la pena è stata ridotta a tre anni con la condizionale, in seguito a pressioni dell’Ue, dell’OSCE e degli USA e la Nyazova è stata scarcerata.
La principale testimone dei fatti di Andijan, Gulbakron Turayeva[9], è stata invece liberata il 13 giugno 2007, evitando una condanna a sei anni, dopo aver ammesso di “essersi inventata tutto riguardo ai fatti di Andijan”.
Lo scarceramento delle due donne è stato chiesto anche dal sottosegretario agli esteri, Gianni Vernetti, nel corso di una sua recente visita in Uzbekistan (maggio 2007).
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali previste in novembre, il controllo della stampa da parte del Governo è diventato ancora più stretto.
L’Uzbekistan è sottoposto a forti critiche a livello internazionale anche per l’uso sistematico della tortura. Nelle prigioni uzbeke, dove si trovano numerosi prigionieri politici, le frequenti morti a causa delle torture sono ufficialmente motivate “per cause naturali”. Le confessioni ricavate con le torture sono state accettate dai Tribunali uzbeki. Molti dei prigionieri politici detenuti in Uzbekistan sono stati arrestati con la generica accusa di “fomentare il terrorismo islamico”.
Le accuse sull’uso della tortura sono presenti anche sull’ultimo rapporto sul Paese (2007) redatto da Amnesty International.
Le minacce dell’estremismo islamico
L’Uzbekistan è attualmente uno dei Paesi più a rischio terrorismo di tutta l’Asia Centrale. Opera in Uzbekistan il Movimento islamico dell’Uzbekistan (MIU)[10], organizzazione che intrattiene stretti legami con Al Qaida ed i Talebani afgani.
Il MIU è un gruppo militante islamico fondato nel 1998 dall’ex paracadutista sovietico, Juma Namangani, e dall’ideologo, Tahir Yuldashev, entrambi uzbeki originari della valle di Fergana. Il suo obiettivo è quello di rovesciare il Presidente Karimov ed istaurare una repubblica islamica sul modello di quella creata dai Talebani in Afghanistan. Il MIU ha lanciato una serie di attacchi contro il Kirghizistan e l’Uzbekistan nel 1999 e 2000. Tuttavia, nel 2001 il MIU è stato in gran parte distrutto dopo aver iniziato a combattere in Afghanistan a fianco dei Talebani. Lo stesso Namangani è stato ucciso nel corso dei combattimenti. Yuldashev ed i miliziani superstiti si sarebbero rifugiati, insieme ai talebani nella regione del Waziristan (Pakistan). Il MIU continua a restare una minaccia per l’Uzbekistan e per tutti i Paesi dell’area. Tra il luglio 2006 ed il settembre 2007, le autorità tajike hanno arrestato 31 presunti membri dell’organizzazione, accusati di progettare attentati terroristici. Il gruppo è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche da parte del Dipartimento USA.
Un’altra minaccia per l’Uzbekistan vien dal momento Hizb ul-Takhir al-Islami (Partito della liberazione islamica), presente dal 1996, che fa proseliti soprattutto fra i giovani uzbeki.
Il Partito della liberazione è un movimento integralista sunnita fondato nel 1953. Il suo obiettivo è quello di unire tutti gli Stati musulmani in un'unica nazione o califfato, guidato da un capo di stato eletto (califfo). Tale califfato dovrebbe contrastare le politiche imperialiste occidentali ed avrebbe un carattere spiccatamente anti-sionista. Il Movimento ha diffuso la sua dottrina in oltre 40 Paesi e – secondo le stime – conterebbe circa un milione di aderenti. Illegale ovunque, è particolarmente attivo in alcuni Paesi arabi e nelle Repubbliche centro-asiatiche. Anche in occidente, e soprattutto nel Regno Unito, il Movimento vanta numerosi proseliti. In Uzbekistan il Movimento è particolarmente forte nella Valle di Fergana. Nonostante si opponga, almeno ufficialmente, a qualsiasi atto terroristico ed abbia avuto contrasti con Al Qaeda, è considerato con estrema preoccupazione da Karimov anche in considerazione del fatto che la frontiera tra Uzbekistan, Kirghizistan e Tajikistan – della quale è parte proprio la valle di Fergana – è estremamente permeabile. Per consentire all’Uzbekistan di entrare nell’EURASEC, in febbraio le autorità di Tashkent hanno dovuto allentare i controlli e permettere accessi di persone dal Kirghizistan, ma ha dovuto subito fare marcia indietro ed intensificare i controlli. Per cercare di fermare il processo di radicalizzazione della valle di Fergana, le autorità hanno cercato di varare nuove misure, in particolare imponendo norme di carattere laico (vendita di alcolici, fine della pausa lavorativa per le preghiere, ecc). Le misure sarebbero tuttavia, a detta degli osservatori, ampliamente insufficienti. La combinazione di povertà, debolezza del governo, altissimi livelli di disoccupazione soprattutto tra i giovani, crea le condizioni più favorevoli per la diffusione dell’integralismo islamico.
ATTUALITÀ DI POLITICA ESTERAA cura del MAE
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Le relazioni tra l’UE e l’Uzbekistan sono regolate dall’Accordo di Partenariato e Cooperazione (APC), firmato il 21 giugno 1996 ed entrato in vigore il 1° luglio 1999. Le principali finalità dell’Accordo sono il consolidamento democratico ed economico del Paese, lo sviluppo del commercio e degli investimenti, la cooperazione in ambito legislativo, sociale e culturale. Il 30 aprile 2004 l’UE e l’Uzbekistan hanno siglato il protocollo che assicura l’estensione dell’APC ai dieci nuovi Stati membri dell’Unione, applicato in via provvisoria a decorrere dal 1° maggio 2004.
In seguito ai disordini verificatisi in Asia Centrale nel corso del 2005, l’Unione Europea ha ritenuto opportuno elevare il proprio profilo nella regione istituendo un Rappresentante Speciale UE per l’Asia Centrale al fine di promuovere ulteriormente lo sviluppo dei rapporti e contribuire così al rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello stato di diritto. Il mandato del Rappresentante Speciale mira ad approfondire il dialogo con i Paesi dell’Asia Centrale e a contribuire alla stabilità dell’area attraverso il mantenimento di continui contatti con le autorità locali e la società civile.
A seguito della violenta repressione nei confronti delle manifestazioni di protesta ad Andijan, le relazioni fra UE e Uzbekistan sono state condizionate dalle sanzioni adottate dal Consiglio il 3 ottobre 2005.
L’Uzbekistan è il secondo partner commerciale dell’UE nella regione dell’Asia centrale, dopo il Kazakhstan. A partire dal 1997, tuttavia, gli scambi tra l’Uzbekistan e l’Unione Europea sono diminuiti a causa dell’impatto sull’economia del Paese della crisi russa e solo dal 2000 si è registrato un miglioramento della situazione. I dati disponibili per il 2004 mostrano un interscambio, seppur modesto, pari a 1.067 M€ con un saldo attivo di 143 M€ per l’Uzbekistan. I principali prodotti esportati verso l’UE sono: cotone, prodotti tessili in generale e, specialmente dal 1999, oro. I principali beni importati dall’UE in Uzbekistan sono invece macchinari e prodotti chimici.
L’Uzbekistan ha avviato i negoziati per l’adesione all’OMC nel 2002 e auspica di accedervi entro i prossimi tre/cinque anni. Tuttavia il divario tra gli indicatori ufficiali dello sviluppo economico secondo fonti governative uzbeke e la percezione degli osservatori stranieri è tuttora enorme. A tutt’oggi il Paese deve ancora iniziare i negoziati bilaterali per l’accesso al mercato con i principali partner commerciali.
Programmazione 2000-2006 e relativi residui
Tra il 2000 e il 2006 il principale strumento finanziario di assistenza della UE per il Uzbekistan è stato il Programma comunitario “TACIS”. Nel quadro della cooperazione bilaterale UE – Uzbekistan, le erogazioni TACIS, pari a circa 50,8 milioni di euro, costituivano in larga parte un sostegno alla riduzione della povertà (60% circa dei finanziamenti) e alle riforme delle istituzioni a supporto del processo di transizione (circa il 20%).
Programmazione 2007-2013
Nel nuovo ciclo finanziario 2007-2013 il paese è destinatario delle provvidenze del nuovo Strumento per la cooperazione allo sviluppo “DCI”. Il DCI ha una dotazione finanziaria settennale di 16,897 miliardi di euro. Secondo il Programma indicativo per l’Asia Centrale (PI AC), per il periodo 2007-2010 l’Uzbekistan beneficerà di circa 32,8 milioni di euro (dei circa 314,5 milioni previsti per l’intera regione) in programmi di assistenza bilaterale che hanno come priorità: a) la riduzione della povertà e il miglioramento degli standard di vita e b) il sostegno alla good governance e alle riforme economiche. Non sono ancora stati varati i Programmi di azione annuale (PAA) per ogni singolo paese che conterranno le allocazioni delle risorse per settore di assistenza.
Partecipazione ad organizzazioni internazionali:
L’Uzbekistan è membro dell'ONU, dell'OSCE, della CSI (dal 1991)[11]. Fa inoltre parte del gruppo GUUAM (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbajan e Moldova), del Gruppo di Shangai[12] (Russia, Cina, Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tajikistan), dell’ECO (Organizzazione per la Cooperazione Economica)[13] e del programma “partnership for peace” della NATO.
L’Uzbekistan, insieme alla Russia, l’Ucraina, l’Azerbaijan, la Bielorussia, il Kazakhstan, il Kirghizistan, il Tajikistan sta negoziando l’ingresso nel WTO. In Asia Centrale solo il Turkmenistan, caratterizzato da un regime totalitario di stampo comunista, non è interessato ad aderire all’organizzazione[14].
RAPPORTI BILATERALI
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In linea con la recente impostazione adottata in ambito UE, anche l’Italia intende cogliere i (seppur flebili) segnali di apertura lanciati dalla dirigenza uzbeka, tentando di coinvolgere il Paese in un dialogo costruttivo: la visita in Italia del Primo Vice Ministro degli Esteri uzbeko Mustafaev (14 novembre 2006) ha avuto luogo in un momento particolarmente significativo per i rapporti con l’Uzbekistan, a pochi giorni dal Consiglio di Cooperazione UE-Uzbekistan (8 novembre), lungamente rimandato a seguito dei fatti di Andijan e dell’imposizione di sanzioni da parte dell’Unione Europea. La visita a Roma del Vice Ministro uzbeko ha inoltre coinciso temporalmente con la decisione del CAGRE di alleggerire le sanzioni nei confronti dell’Uzbekistan. L’incontro tra il Sottosegretario Vernetti ed il Vice Ministro Mustafaev ha offerto l’occasione per passare in rassegna le principali questioni di carattere bilaterale ed approfondire temi di reciproco interesse quali il futuro delle relazioni UE-Uzbekistan, incluse le tematiche relative alla tutela dei diritti umani, la collaborazione regionale nella lotta al terrorismo e ai traffici di droga e di armi. Il Sen. Vernetti si è recato in visita in Uzbekistan a maggio 2007.
E’ inoltre prevista la visita in Italia del Ministro degli Esteri uzbeko Norov in occasione della Conferenza internazionale “Asia Centrale: il ruolo dell’Italia e la prospettiva europea” organizzata dal Ministero degli Esteri (Roma, 10 settembre 2007).
L’Italia guarda con interesse allo sviluppo della collaborazione economica con l’Uzbekistan, soprattutto per lo sfruttamento delle materie prime energetiche.
L’11 maggio 1999 è stata firmata la Dichiarazione Congiunta che ha istituito il Gruppo di Lavoro italo-uzbeko per le questioni economiche, gli scambi, la cooperazione economica ed industriale e i crediti all’esportazione. La III riunione del Gruppo, programmata per il 18-20 aprile 2005 a Tashkent, è stata rinviata al prossimo autunno. Si è invece tenuto, in stesse date, il forum economico degli imprenditori italiani con il Ministro del Commercio Estero uzbeko.
L’interscambio commerciale, in lenta ascesa, ha raggiunto nel 2006 i 133 mln US$. L’Italia importa dall’Uzbekistan metalli non preziosi (rame), fibre vegetali (cotone) ed esporta impianti per l’agroindustria, per la lavorazione dei materiali lapidei e dei metalli preziosi, meccanotessili (seta e cotone), per la fabbricazione del vetro, per l’industria del mobile, per le telecomunicazioni, nonché radar per il controllo del traffico aereo, centrali elettriche, mobili. Anche abbigliamento, pelletteria e calzature rivestono un ruolo importante seppure di difficile quantificazione, in quanto introdotti in Uzbekistan attraverso la pratica degli shopping-tours.
Vari fattori impediscono una più solida affermazione della nostra presenza commerciale e imprenditoriale in Uzbekistan: ostacoli legislativi, regolamentari, doganali e di interpretazione delle normative da parte delle Autorità locali. Un handicap particolare dell’imprenditoria italiana è insito nella nostra stessa struttura industriale articolata in gran parte su “Piccole e Medie Imprese”, flessibili in termini di prodotti “su misura”, di modulazione dei contratti, di inserimento in particolari nicchie di mercato, ma spesso carenti del potenziale finanziario che consente di assumere grossi rischi commerciali e di autofinanziarsi. Inoltre, il Piano di Sostituzione delle Importazioni adottato dal Governo per proteggere l’industria nazionale e promuovere il “made in Uzbekistan” rende difficile alle nostre aziende una penetrazione in quel mercato senza adeguati strumenti creditizi.
Le aziende italiane registrate sono una ventina. Quanto alle banche, BNL e IntesaBCI, attraverso i rispettivi Uffici di Rappresentanza a Mosca, assicurano una loro presenza in Uzbekistan. La BNL ha aperto nel 2001 una linea di credito garantita dalla SACE, pari a 10 milioni di dollari, a favore della Banca Nazionale dell’Uzbekistan. È prevista la fornitura di un impianto per la produzione di concentrato di frutta da parte della FATA e di un piccolo impianto per la produzione di purea di patate, nonché la realizzazione, da parte dell’Italferr (100% FFSS Italia), di un importante studio finanziato dall’UE sui sistemi di segnalamento ferroviario delle cinque repubbliche centro-asiatiche.
Un comparto di sicuro interesse per le aziende italiane è quello relativo al tessile e meccano-tessile. Il Paese è largamente dipendente dalla monocoltura del cotone ed intenderebbe conferire un valore aggiunto a tale importante risorsa, lavorandola in loco.
Nel 2002 è stato istituito presso la SIMEST un Comitato Agevolazioni a favore di imprese italiane in Uzbekistan. È stata accolta su tali basi un’operazione nel commercio all’ingrosso con un sostegno erogato da SIMEST pari a 952.000 €.
Dopo la firma dell’Accordo culturale (1997), sono stati attivati cinque corsi di lingua italiana: a Samarcanda (Istituto di Lingue Straniere), Tashkent (Università Statale) e Bukhara (Università Statale). Due lettori inviati dal MAE operano a Tashkent (Università delle Lingue Mondiali e Università di Economia e Diplomazia).
Le relazioni culturali con l’Uzbekistan sono in fase di sviluppo, anche grazie alla recente finalizzazione del Programma esecutivo quadriennale di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica italo-uzbeko.
Nel 2005 il Governo italiano ha erogato, rispettivamente all’UNODC e al CARICC, 800.000 € e 500.000 € per progetti di carattere regionale (Asia Centrale) nel settore del contrasto al narcotraffico, che investono anche l’Uzbekistan.
Nell’ambito del progetto UNODC, una delegazione della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno Italiano ha svolto una missione a Tashkent dal 10 al 16 giugno 2007 per effettuare un corso di addestramento a nove ufficiali uzbeki dei servizi antidroga di vari Ministeri uzbeki.
Nell’anno 2007 è previsto un contributo del Governo italiano di 52.000 € per un progetto di biodiversità ed impieghi innovativi del noce.
1. Interscambio commerciale
2. Principali esportazioni ed importazioni italiane gennaio – aprile 2007 |
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Esportazioni |
Importazioni |
1. meccanica (35%) |
1. zinco e lavori di zinco (51%) |
2. abbigliamento (18%) |
2. cotone (40%) |
3. mobili (12%) |
3. abbigliamento(1%) |
4. strumenti di precisione (7%) |
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5. calzature (6,7%) |
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Fonte: ISTAT |
3. SACE (30 dicembre 2006 – milioni di euro) |
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Categoria di rischio |
7a (su 7) |
classe B |
Impegni in essere (a) |
14,77 |
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Indennizzi erogati da recuperare (b) |
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Esposizione complessiva (a+b) |
14,77 |
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Fonte: SACE |
[1] Il territorio può essere suddiviso in due grandi regioni, quella desertica centro-occidentale, che si affaccia sul lago d’Aral, e quella dei rilievi montuosi ad Est (propaggini del Tian Shan), con valli nelle quali è concentrata la maggioranza della popolazione.
[2] Il Trattato di Sicurezza Collettivo è stato firmato nel 1992 da Armenia, Kazakhstan, Kyrgyzistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan. Il trattato impegna i partecipanti ad astenersi dall’uso della forza e a non partecipare ad altre alleanze militari. Ogni eventuale aggressione contro uno dei membri viene considerata un’aggressione contro tutti gli Stati dell’alleanza. Oltre ai sei Stati originari, attualmente fa parte dell’organizzazione anche la Bielorussa. Negli ultimi tempi Mosca sembra aver deciso di rafforzare l’attività della CSTO nell’ambito dell’elaborazione di una nuova dottrina militare, destinata a sostituire quella approvata nel 1993 e parzialmente emendata dal Presidente Vladimir Putin. Il progetto sarebbe quello di far diventare la CSTO in Asia Centrale il contraltare della NATO, più volte denunciata da Mosca quale strumento di penetrazione politica USA. Una delle operazioni che la CSTO sta realizzando in Asia Centrale è quella di riproporsi sulla soglia dell’Afghanistan, da dove le truppe sovietiche dovettero ritirarsi alla fine degli anni ’80. L’organizzazione ha annunciato in marzo che la seconda metà del 2007 e la prima del 2008 saranno dedicate alla lotta al traffico di droga ed al terrorismo. Il 2 aprile 2007, l’Uzbekistan ha ratificato il Trattato di denuclearizzazione dell’Asia Centrale (Central Asian Nuclear Weapon Free Zone). Il Trattato, che impegna le 5 ex Repubbliche sovietiche a non acquisire, testare o possedere armi nucleari, è stato firmato l’8 settembre 2006 a Semipalatinsk (Kazakhstan). Il Trattato ha ricevuto l’appoggio della Russia e della Cina, ma non degli USA, del Regno Unito e della Francia, che sono preoccupati da alcune ambiguità presenti nel testo adottato. Le potenze occidentali vorrebbero infatti che la “free zone” includesse anche l’Iran ed altri Paesi vicini e ritengono che non siano state sufficientemente chiarite le relazioni tra il Trattato e gli altri accordi internazionali vigenti. Il Segretario dell’organizzazione, NIkolaj Bordyuzha, affermato nel maggio scorso che l’Iran potrebbe venire ammesso nella CSTO se ne facesse richiesta
[3] L’Eurasec è stata creata nel 2000 con l’adesione di Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzistan, Russia e Tajikistan. L’organizzazione mira a creare uno spazio economico comune tra i Paesi aderenti. L’Uzbekistan ne è entrato a far parte nel 2006.
[4] La classe dirigente che ereditò la guida del Paese al momento dell’indipendenza (agosto 1991), pur mostrando di voler procedere sulla via del distacco dalle vecchie strutture e su quella del consolidamento di assetti interni più moderni, ha dato vita ad un sistema oligarchico autoritario caratterizzato da un alto livello di corruzione, necessario per assicurarsi la lealtà dei clan più influenti. Sul piano economico, il Governo è riuscito ad evitare il collasso del sistema produttivo al momento dell’indipendenza, ma non ha poi saputo creare una moderna economia di mercato e non ha adottato le riforme che riteneva pericolose per la stabilità del potere. Il Presidente Islam Karimov, già alla guida della Repubblica Socialista Sovietica dell’Uzbekistan,fu eletto una prima volta nel 1991 a schiacciante maggioranza; nel 1995 il suo mandato fu esteso con voto referendario fino al 2000, col 91,9% dei voti. L’SNB (ex KGB), braccio operativo del vertice, si avvale di una struttura ben ramificata, garantendo al Presidente un controllo capillare della società. La figura di Karimov è caratterizzata da un pervicace attaccamento al potere perseguito attraverso elezioni di dubbia regolarità, estensioni del mandato votate dal Parlamento e celebrate da plebisciti, spregiudicato esercizio del potere. Un ulteriore rafforzamento delle prerogative presidenziali si è avuto con il referendum del 27 gennaio 2002, che, oltre ad istituire la seconda Camera, eletta il 22 gennaio 2005, ha esteso il mandato di Karimov da 5 a 7 anni, dandogli la possibilità, qualora egli dovesse concorrere per un secondo settennato nel 2007, di rimanere al potere fino al 2014.
[5] In base alla norma costituzionale previdente, il mandato presidenziale durava cinque anni.
[6] A distanza di qualche settimana dai violenti disordini che avevano colpito il Kyrgyzstan, anche l’Uzbekistan è stato interessato da un repentino deteriorarsi della situazione politica interna, a causa di una violenta “insurrezione” contro le pubbliche istituzioni cominciata nella Valle di Fergana. Un gruppo di elementi armati, verosimilmente collegati al movimento islamico “Hizb ut-Tahrir” (non inserito nelle liste internazionali dei gruppi terroristici), ha attaccato nella notte fra il 12 ed il 13 maggio 2005 alcuni edifici pubblici ed il carcere della città di Andijan, uccidendo un certo numero di poliziotti, liberando centinaia di detenuti e finendosi per asserragliare nei palazzi “conquistati”. L’esercito uzbeko ha aperto indiscriminatamente il fuoco, anche con mezzi pesanti, sui rivoltosi, sui loro simpatizzanti e sui passanti, causando la morte di circa 700 dimostranti secondo le fonti occidentali (mentre la versione uzbeka parla di 187 persone, per la maggior parte terroristi). Il primo processo per la strage di Andijan si è concluso nell’autunno 2005 con il verdetto di condanna di tutti i (primi) 15 imputati senza che abbia soddisfatto gli osservatori occidentali. Il processo non ha, in realtà, rispettato i crismi di legalità e correttezza richiesti e non può essere ritenuto come soddisfacente surrogato della “inchiesta internazionale indipendente” che l’Occidente continua a richiedere. L’insistenza occidentale per lo svolgimento di un’inchiesta indipendente sui fatti di Andijan è alla base del progressivo deterioramento dei rapporti dell’Uzbekistan con la Comunità internazionale: a marzo 2006 le Autorità uzbeke hanno chiesto all'UNHCR di chiudere l’ufficio di Tashkent entro un mese, insistono per limitare le attività ed il mandato dell'Ufficio OSCE di Tashkent (in rinnovo dal prossimo 30 giugno) per ridurlo ad un mero centro di erogazione servizi a contenuto tecnico e non politico.
[7] Il regime del presidente Islam Karimov, in carica dal 1991, persiste nel praticare sistematica repressione politica e religiosa, provocando disordini e malcontento tra la popolazione afflitta da standard di vita bassissimi. Europa e Stati Uniti hanno ammesso il fallimento delle loro politiche di sviluppo nell’area, constatando di non avere nessuna influenza effettiva sul governo d Karimov; il dialogo con le due super potenze è quindi ridotto ai minimi termini. È soprattutto la politica economica condotta da Karimov la maggiore causa di disagio e insoddisfazione. Quelle che il regime descrive come riforme sono state spesso misure per concentrare le risorse nelle mani di pochi, dando immenso potere al regime e sbarrando così la strada allo sviluppo e avanzamento per la maggior parte della popolazione. Particolarmente nocivo è stato il tentativo di controllare e in alcuni casi chiudere i bazaar, dal cui funzionamento dipende il sostentamento di molti cittadini; inoltre le entrate derivanti dal commercio del cotone, settore che potrebbe essere di stimolo allo sviluppo rurale, non hanno poi una ricaduta benefica sul miglioramento delle condizioni di vita di donne e bambini, che lo coltivano pressoché in condizioni di schiavitù. La mancanza di opportunità lavorative e di sviluppo in patria costringe gli uzbeki a cercare occupazione come lavoratori migranti in Russia e Kazakhstan, dove risiedono nella maggior parte dei casi in condizioni di illegalità. La situazione politica interna al paese non sembra promettere nulla di buono. Le cattive condizioni di salute di Karimov hanno condotto a speculazioni circa l’eventuale successione. Tra i successori potenziali compare il nome della figlia di Karimov, Gulnora Karimova, donna molto influente nel circoli di affari uzbeki, ma poco sostenuta da altre personalità dell’elite politica ed economica, Alisher Usmonov, magnate del gas e dell’acciaio residente a Mosca, e il primo ministro Shavkat Mirziyoyev.
[8] In tema di sanzioni, l’Ue si è dimostrata divisa: da una parte la presidenza tedesca, appoggiata da Francia, Italia e Spagna, ha spinto per ammorbidire le misure – anche per facilitare il lancio della nuova strategia Ue in Asia Centrale – dall’altra Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Repubblica Ceca e Slovacchia che insistono sulla linea della fermezza, sostenuti da ONG ed europarlamento.
[9] La Turayeva, di professione medico, si era fatta conoscere subito dopo la rivolta di Andijan, per aver rivelato ai giornalisti occidentali di aver visto i corpi di centinaia di vittime, contraddicendo in tal modo la versione ufficiale di 187 morti.
[10] Secondo il Dipartimento di Stato USA, il Movimento Islamico dell’Uzbekistan potrebbe colpire anche in KIrgyzistan
[11]La Comunità di Stati Indipendenti (CSI) riunisce 12 delle 15 repubbliche federative che formavano l'Unione Sovietica (URSS) in un'unione a maglie larghe, priva di proprie strutture parlamentari ed esecutive. L'atto istitutivo della CSI è stato firmato il 21 dicembre del 1991 ad Alma-Ata da Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan. Più tardi, nel 1993, ha aderito anche la Georgia mentre le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) ne sono rimaste definitivamente fuori.
[12] I Primi Ministri dei Paesi aderenti hanno raggiunto un accordo il 23 settembre 2003 per costituire un quartier generale dell’organizzazione (con sede a Pechino) ed un centro regionale antiterrorismo per combattere l’estremismo ed il terrorismo (con sede a Tashkent).
[13] L’organizzazione è stata fondata nel 1992, dopo il crollo dell’URSS, e si prefigge di rafforzare la cooperazione in Asia Centrale. Ne fanno parte dieci Paesi: Turchia, iran, Pakistan, Afghanistan, Azerbaigian, Tajikistan, Kirghizistan, Kazakhstan ed Uzbekistan.
[14] Fra le ex repubbliche sovietiche, aderiscono attualmente al WTO l’Armenia, la Georgia, la Moldova, la Lettonia, la Lituania e l’Estonia.