Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: Russia
Serie: Schede Paese    Numero: 15
Data: 01/06/2007


Federazione russa

 

GIUGNO 2007

 

CENNI STORICI

A CURA DEL MAE

 

1. Storia

Prima dell’apparizione degli slavi in Europa, il territorio europeo attualmente occupato da Russia, Belarus e Ucraina aveva ospitato insediamenti di diverse popolazioni e subito le invasioni di Unni, Avari, Goti e Magiari. Le prime testimonianze relative agli stanziamenti slavi risalgono al VI secolo.

 

Nel IX secolo la rotta commerciale che univa il Baltico con il Mar Nero lungo il fiume Dnepr (cosiddetta “via dai Variaghi ai Greci”) acquistò un’importanza strategica a livello europeo ed il primo Stato russo, conosciuto come Rus’ di Kiev, sorse in seguito alle lotte fra i Chazari, del sud, ed i Variaghi (tribù d’origine scandinava) del nord. Il periodo della Rus’di Kiev (dall’860), che vede nel 988 la cristianizzazione della Russia, termina con le invasioni mongolo-tartare, sulle cui ceneri nascerà lo Stato della Moscovia (di cui si ricordano Ivan il Grande ed Ivan il Terribile).

 

Sarà in seguito ad un periodo di transizione, detto “dei torbidi” (1598-1613), che emergerà la dinastia dei Romanov, la quale aprirà il XVIII secolo con la fondazione di San Pietroburgo (1703) da parte di Pietro il Grande. Tra il 1710 ed il 1712 si completò il trasferimento da Mosca del Governo e della Corte: San Pietroburgo divenne la capitale dell'Impero.

 

Caterina II la Grande, imperatrice dal 1762 al 1796, ampliò i già vasti confini dell'Impero a danno della Polonia e della Turchia, sfruttando le alleanze con la Prussia e l'Austria. Ella pose termine al Regno polacco tra il 1773 ed il 1795, acquisendo altresì la Moldavia, la Valacchia, la Podolia, la Lituania e la Curlandia, mentre ai Turchi sottrasse la Crimea (1777), l'Ucraina meridionale ed il fiume Kuban.

 

Della dinastia dei Romanov vanno anche ricordati Alessandro I ed Alessandro II. Il primo, zar dal 1801 al 1825, abolì la tortura, riformò l'amministrazione statale e raddoppiò il numero delle università russe; il secondo, zar dal 1855 al 1881, abolì la servitù della gleba (1861), istituì le assemblee provinciali elettive (zemstva), avviò la riforma giudiziaria, riorganizzò l'esercito, sconfisse in guerra la Turchia ed espanse l’Impero in Asia centrale.

 

Con la guerra civile conseguente alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917, guidata da Lenin, la storia della Russia conosce un’importante cesura: dal dissolvimento dell’Impero Zarista nasce l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (30 dicembre 1922), delle quali la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa è quella più estesa e popolata; inoltre, la capitale torna a Mosca (1918). Dalle disastrose conseguenze economiche della guerra civile (tra cui la terribile carestia del 1920-21), si uscì parzialmente con la NEP (Novaja Ekonomičeskaja Politika).

 

Dopo la morte di Lenin (gennaio 1924), il suo successore, Stalin, mise fine alla NEP e diede un nuovo impulso, spesso con mezzi spietati, alla trasformazione della Russia in uno stato totalitario di marca comunista. La collettivizzazione delle fattorie si tradusse in una guerra contro la classe contadina, che costò milioni di morti. Altrettanto drastica fu l’industrializzazione forzata della Russia, avviata con il primo piano quinquennale (1928-1932). I processi politici degli anni trenta aprirono la strada a vaste persecuzioni contro i veri o presunti dissidenti, rinchiusi a milioni nei lager e, in molti casi, fucilati. Malgrado le sofferenze inflitte al suo popolo, alla sua morte (1953) Stalin beneficiava di una grande popolarità, guadagnata con la resistenza alle armate hitleriane ed il ritorno -nel corso della “Grande Guerra Patriottica”- ai simboli tradizionali della nazione russa. Tre anni dopo, al XX Congresso del PCUS (1956), il suo successore, Nikita Khrushchev, denunciandone i crimini, gli errori e le deviazioni, diede il via al processo di "destalinizzazione".

 

Nella seconda metà degli anni ’80, la perestrojka (ristrutturazione) e la glasnost’ (trasparenza) del Segretario Generale del PCUS, Mikhail Gorbachev, conducono ad una progressiva liberalizzazione della società sovietica e, in ultima analisi, allo scioglimento dell’URSS (25 dicembre 1991). La Federazione Russa, che sotto la guida di Boris Eltsin aveva già proclamato la propria sovranità nel 1990, diviene pertanto indipendente, confermando il proprio assetto federale nel marzo 1992.

 

Con la fine del regime comunista non viene immediatamente sanata però la frattura tra la Chiesa ortodossa ufficiale russa e la brancaesule in Occidente che risale al periodo rivoluzionario. L'accordo che stabilisce ufficialmente la "comunione canonica"in base alla quale le due Chiese si riconoscono reciprocamente, sia in termini di ricorrenze che di gerarchia ecclesiastica, è stato infatti sancito solo recentemente (17 maggio 2007). La cerimonia si è svolta a Mosca nella chiesa del Cristo Salvatore e vi hanno partecipato il Presidente Putin, il Patriarca Alessio II e il Metropolita Lavr, tutti concordi nel definire tale riunificazione un evento di grande portata storica.

 

2. La lingua russa

Il russo (con l’ucraino e il bielorusso) appartiene al ceppo orientale delle lingue slave, che derivano dal «proto-slavo», del X sec. La lingua russa ha adottato l’alfabeto cirillico, diretta conseguenza dell’influenza della Chiesa Ortodossa d’Oriente. Fino al XVII sec. la lingua della cultura e della religione era lo slavo «ecclesiastico». Gradualmente esso subì l’influsso del russo parlato e si trasformò in una lingua più vicina alle esigenze del popolo. Con l’avvento di Pietro il Grande, assorbì un certo numero di parole straniere. Tra il XVIII ed il XIX sec., il russo divenne la lingua della cultura e della letteratura pur conservando la tradizione dello slavo ecclesiastico.

 

 

 

DATI GENERALI 2007[1]

Superficie

17.075.000 KMQ

 

Capitale

MOSCA (11.000.000 abitanti)

 

Abitanti

141.377.000 (6° Paese al mondo per popolazione. La densità è di 9 ab.per Kmq. Il 16,6% della popolazione ha meno di 14 anni) La popolazione russa si riduce di circa 700.000 unità all’anno.

 

Tasso di crescita della popolazione

-0,48%[2]

Aspettativa di vita

65,8 anni

 

Popolazione sieropositiva (2001)

860.000

Composizione etnica

Russi (81,5%), Tatari (3,8%), Ucraini (3%)

 

Religioni praticate

Cristiana ortodossa (75%), Islamica (10%). I cattolici rappresentano lo 0,3% della popolazione.

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2006)

 

PIL (a parità di potere d’acquisto)

1.723 miliardi dollari[3]

PIL (al cambio ufficiale)

 733 miliardi di dollari

Composizione per settore

5,4% agricoltura; 37,1% industria; 57,5% servizi;

Crescita PIL

6,6%

PIL pro capite (a parità di potere d’acquisto)

12.100 dollari USA. (Italia: 29.600 dollari)

Inflazione

9%

Popolazione al di sotto della soglia di povertà

15%

Tasso di disoccupazione

6,9% (è presente comunque una larga fascia di sottoccupati)

Rapporto debito pubblico/PIL

8% (Italia: 107,8%)

Debito estero

215,3 miliardi di dollari

Quote esportazioni russe

Paesi Bassi (9,2%), Germania (8,5%), Italia (7,3%), Cina (5,5%), Ucraina (5,5%), Turchia (4,5%), Svizzera (4,3%), USA (4%)

Quote importazioni russe

Germania (16%), Cina (10,8%), Ucraina (6,8%), Italia (5,4%), Giappone (4,8%), Finlandia (4,8%)

Interscambio commerciale con il resto del mondo

470 miliardi di dollari (+27% rispetto al 2005)

Surplus commerciale

19 miliardi di dollari

Fonti: The Cia Worldfactbook 2007; Ministero degli Affari Esteri

 

 

            Dopo la crisi finanziaria del 1998, la Russia ha avuto sei anni di crescita continua, con una media del 6,7% annuo. Sebbene questa sia dipendente dagli altri prezzi del greggio e dal valore contenuto del rublo, dal 2000 ha giocato un ruolo importante anche  la crescita della domanda interna. La resa media degli investimenti è stata del 10%, mentre i redditi sono aumentati del 12%.

            Fondamentale è stata poi la riduzione del debito estero, passato dal 90% del PIL a circa il 39% (mentre il debito federale è calato, è cresciuto in maniera considerevole il debito commerciale). Le esportazioni di petrolio hanno permesso di elevare la riserva valutaria da 12 a 315 miliardi di dollari, rendendola la terza posto al mondo  (alla fine del 2006).

            Il bilancio federale è in attivo dal 2001 e, nel 2006, ha chiuso con un attivo pari al 9% del PIL. Grazie a questi risultati, il Governo russo è riuscito a ripianare tutti i debiti contratti in era sovietica (Club di Parigi) e quelli nei confronti del FMI. Simili performances, insieme alle riforme strutturali varate dal Governo, hanno incoraggiato gli investiimenti esteri, passati da 14,6 miliardi di dollari nel 2005 ai circa 50 del 2006.

            Nonostante questo, gravi problemi persistono ed una percentuale consistente della popolazione vive in condizioni disagiate. Lo stipendio medio in Russia si aggira sui 400 dollari.

            Principale elemento di attenzione nell’ambito di questo contesto macroeconomico favorevole – che ha indotto alcune importanti agenzie internazionali ad innalzare tra luglio e settembre 2006 il “rating” russo – permane l’inflazione che ha fatto peraltro registrare un andamento declinante, per effetto di una più decisa azione della Banca Centrale Russa e una maggiore flessibilità nel tasso di cambio (con conseguente rafforzamento del rublo), che controbilancia parzialmente il progressivo rilassamento fiscale dell’Esecutivo ed il sostenuto incremento della spesa pubblica finanziata dagli alti introiti delle materie prime. Nel 2006 l’inflazione è infatti scesa al 9% (10,9% nel 2005) e i dati positivi del primo trimestre 2007, che registrano un tasso di inflazione contenuto al 3,4% (+5% nel trimestre 2006) potrebbero consentire al Governo di raggiungere l’obiettivo prefissatosi del 7-8% per l’intero anno.

            Inoltre il tasso di disoccupazione nel2006 ha continuato a diminuire, scendendo al 6,9% e, nel primo trimestre 2007, ha fatto registrare un 7,2%.

            L’economia russa continua tuttavia ad essere - come noto - gravata da una serie di vulnerabilità di natura strutturale: crescente intervento dello Stato nell’economia, instabilità fiscale, mancata definizione di regole vincolanti per le imprese private e pubbliche, un quadro giuridico-regolamentare incerto, scarsa trasparenza amministrativa e giudiziaria, alle quali si aggiungono gravi carenze nel campo delle  infrastrutture, scarsa diversificazione economica, difficoltà di crescita delle PMI, inadeguatezza  del sistema bancario e scarso dinamismo del sistema finanziario. A tali ultime carenze, soprattutto nel settore dei finanziamenti a medio-lungo termine per i maggiori investimenti produttivi suppliscono in maniera crescente le Banche estere, con una percentuale di credito al settore non finanziario che ha raggiunto il 40% del totale.

            Il progetto di legge finanziaria per il 2007, a fronte di prezzi elevati del petrolio, prevede un rallentamento dell’economia nei prossimi anni, che scenderebbe al 6% nel 2007, al 5,8% nel 2008 e al 5,9% nel 2009. L’inflazione proseguirebbe la sua discesa, mentre il rublo continuerebbe ad apprezzarsi gradualmente sul dollaro.

            Per quanto riguarda l’interscambio col resto del Mondo, nel 2006 il suo volume complessivo ha sfiorato i 470 miliardi di dollari (+27%) e, nel primo trimestre 2007, la bilancia commerciale continua a presentare saldi ampiamente positivi (19 mld di dollari), nonostante un rallentamento della crescita delle esportazioni (+4,8%) dovuto al minor fabbisogno energetico da parte dei principali partner commerciali, al quale corrisponde una sensibile crescita delle importazioni (+39%), spinte verso l’alto dall’aumento dei consumi privati e dal costante rafforzamento del rublo sulle principali valute straniere. I principali partner si confermano l’Unione Europea (con Germania, Italia e Olanda ai primi posti), i Paesi CSI (soprattutto Bielorussia e Ucraina), mentre si segnala una forte espansione dei rapporti commerciali con la Cina.

           

            Le maggiori esportazioni del Paese (80%) sono costituite da petrolio, gas naturale, metalli e legname, e questo lascia la Russia indifesa di fronte alle oscillazioni del loro prezzo. Per mantenere un’elevata crescita economica, la Russia deve inoltre rinnovare le proprie strutture industriali che hanno conosciuto un intenso sfruttamento e costituire un sistema bancario efficiente. Nel 2003 il Presidente Putin ha esteso il suo controllo sui cosiddetti “oligarchi”, come ha dimostrato l’arresto del magnate del petrolio, Khodorkovsky, accusato di bancarotta e frode fiscale. Sono in corso i negoziati per l’adesione della Russia al WTO[4]. Alla fine di agosto, il Presidente Putinsi è rivolto alle autorità finanziarie per frenare la crescita del rublo, dimostrando preoccupazione sia per l’aumento delle importazioni, sia per un’eventuale riduzione delle quote di mercato russe. Attualmente un dollaro è quotato circa 26 rubli[5] (nel 2002 ne occorrevano 31) e l’indebolimento della divisa americana è fonte di apprensione per milioni di russi che hanno lo stipendio fissato in dollari e convertito ogni mese in rubli al cambio del momento. Dal primo luglio 2006 il rublo è diventato convertibile. La decisione è stata accompagnata da dall’intenzione di Putin di creare una borsa a Mosca per la compravendita di gas e petrolio in rubli. La Duma ha inoltre iniziato una campagna per proibire al Governo di usare il dollaro come riferimento nei bilanci.

 

L’espansione della rete di trasporto degli idrocarburi verso l’estero riveste un ruolo essenziale nella politica economica, politica ed energetica di Putin, il cui obiettivo è far diventare la Russia, in breve tempo, il numero uno al mondo per fornitura di energia, con una particolare attenzione alla sicurezza ed il controllo delle reti di transito.

            Punto forza di tale strategia sono le compagnie russe produttrici di gas e petrolio: Gazprom (per il 51% del governo), Transneft(gestore monopolista pubblico della rete di oleodotti) e la recentemente acquisita Sibneft (quinta compagnia del Paese, ribattezzata Gazprom Neft).  Importanti sono state anche le alleanze strategiche e gli accordi economici bilaterali che la Russia ha stretto in questi anni. I progetti in atto e conclusi sono molti. Tra questi:

 

-         il gasdotto del Mar Baltico, nato dall’accordo strategico tra Gazprom e la tedesca BASF e che dovrebbe essere completato entro il 2010,  consentirà un trasporto annuo diretto di 55 miliardi di metri cubi di gas in Germania;

 

-         il gasdotto Blue Stream, realizzato da un consorzio ENI-Gazprom con partecipazione turca, entrato in funzione già all’inizio di novembre 2005, porta il gas russo (16 miliardi di metri cubi l’anno) attraverso il Mar Nero fino in Turchia.

-          

            Sono stati elaborati anche progetti finalizzati ad ottenere uno sbocco verso est per la produzione russa. In questo quadro va inserito il nuovo progetto di Transneft, che a maggio 2006 ha dato avvio alla costruzione della prima tratta dell’oleodotto Taishet-Nakhodka, attraverso il quale il petrolio russo potrà essere trasportato in Cina e, in prospettiva, anche in Giappone, verso i Paesi rivieraschi del Pacifico e gli Stati Uniti.

            Per quanto riguarda la politica a favore degli investimenti esteri, nel luglio 2005, il Presidente Putin ha firmato il disegno di legge sulle Zone Economiche Speciali (ZES) che contempla incentivi di tipo fiscale, doganale e amministrativo a favore degli investitori stranieri nel campo delle infrastrutture e nei settori ad alto contenuto tecnologico, per stimolare sia insediamenti industriali sia la creazione di nuovi parchi tecnologici in particolari regioni. Tuttavia, l’avvio del primo anno di attività dell’Agenzia per le Zone Economiche Speciali non è stato molto brillante.

            Ad agosto 2006 il Governo russo ha approvato la creazione di una Società pubblica di investimenti per promuovere l'afflusso di capitali nel settore delle alte tecnologie, che continua a segnare il passo rispetto alla concorrenza internazionale. Con tale strumento si conta di attrarre oltre 30 miliardi di rubli (1,12 miliardi di dollari) già entro il 2007.

 

 

 

 

           

 

 

 

Principali cariche dello stato

 

Presidente della Repubblica

Vladimir PUTIN (dal 2000) IL SUO MANDATO SCADA NEL MARZO 2008 E NON PUò ESSERE RINNOVATO

Primo Ministro

Mikhail FRADKOV (dal 5 marzo 2004)

 

Primo Vice Primo Ministro, Capo dell’Amministrazione del Cremlino e Presidente del CdA di Gazprom

Dimitri MEDVEDEV

PrimoVice Primo Ministro e Ministro della Difesa

Sergei IVANOV

Vice Primo Ministro

Aleksandr ZHUKOV

Presidente della Duma (Camera Bassa)

Boris GRYZLOV (dal 29 dicembre 2003)

 

 

Presidente del Consiglio della Federazione

Sergei MIRONOV (dal 2001)

Ministro degli Esteri

Sergei LAVROV

Interni

Rashid NURGALIJEV

Finanze

Aleksei KUDRIN

Giustizia

yuri CHAYKA

Segretario del Consiglio di Sicurezza del Cremino

Igor IVANOV

Capo del FSB (ex KGB)

NIkolai PATRUSHEV

Procuratore Generale

Dimitri KOVTUN

 

 

Scadenze elettorali

 

Presidenziali         2  marzo 2008

Politiche                2 dicembre 2007

 

 

 

 

 

 

Quadro istituzionale

 

 

Sistema politico

 

Nel dicembre 1993 la Federazione russa si è dotata di una nuova Costituzione, dai tratti fortemente presidenzialisti. La Federazione russa è composta da 89 entità (Repubbliche, regioni, territori autonomi e province). Con la riforma approvata nel 2004 a seguito dei fatti dell’attentato di Beslan, sono stati accentuati ulteriormente i poteri presidenziali (c.d. “verticalizzazione del potere”) ed è stata abolita la quota del proporzionale pure nelle elezioni per la Duma (era pari al 50% del totale e favoriva l’elezione di candidati “indipendenti” a discapito di quelli organizzati).

 

 

Presidente della Repubblica

 

Al Presidente federale sono conferiti ampi poteri normativi, di indirizzo della politica interna ed estera, di nomina del Capo del Governo e dei ministri essendogli attribuiti, inoltre, funzioni di garanzia circa il sistema costituzionale e la tutela dei diritti.          A seguito della formazione di sette grandi distretti amministrativi, il Presidente della Repubblica ha anche il potere di nominare i sette Rappresentanti speciali che hanno il compito di assicurare l’applicazione delle leggi federali nei soggetti della Federazione e di vigilare sull’operato dei Governatori.

Grazie alla riforma del 2004, spetta ora al Presidente designare (ed eventualmente rimuovere) gli 89 Governatori della Federazione[6]. Il candidato designato è sottoposto alla ratifica delle Assemblee regionali. Se queste per due volte esprimono un voto negativo, possono essere sciolte con decreto presidenziale.

Fra gli organi dell’Amministrazione presidenziale si segnala il Consiglio di Sicurezza Nazionale[7] (di cui è stato recentemente nominato  Segretario l’ex Ministro degli Esteri, Igor Ivanov) che riferisce direttamente al Presidente in ordine alle politiche strategiche e di sicurezza da adottare, sia in politica estera, sia in politica interna.

E’ presente anche un’Amministrazione presidenziale incaricata in particolare di redigere i decreti presidenziali e di coordinare le varie agenzie che fanno capo al Presidente (cfr infra).

 

 

 

Parlamento

 

Il Parlamento federale è articolato in due camere, la Duma di Stato e il Consiglio della Federazione. La Duma consta di 450 deputati ed è eletta dal popolo ogni quattro anni, a suffragio universale, sulla base di un sistema che, a partire dalle prossime elezioni (dicembre 2007), sarà interamente maggioritario (con barrage del 7%). L’attuale Duma è stata 7 dicembre 2003.

Il Consiglio della Federazione è composto da 178 membri e rappresenta (due membri per ogni soggetto) gli 89 organi esecutivi e legislativi dei “soggetti della Federazione” (Repubbliche, regioni e territori autonomi, province). In base alla riforma promossa dal Presidente Putin nel  luglio 2000, a partire dal 2002, dei due membri chiamati a rappresentare i “soggetti della Federazione” in seno al Consiglio della Federazione, uno è designato dal Governatore con il consenso dell’assemblea legislativa locale e l’altro è eletto direttamente da quest’ultima. L’inizio del loro mandato dipende dalle elezioni delle singole entità federate.

Per introdurre modifiche alla Costituzione occorre la maggioranza dei due terzi dei componenti della Duma, ovvero 301 seggi. (L’attuale partito di maggioranza, Russia Unita, ne dispone di 309).

 

   

Composizione della Duma*:

 

PARTITO

Seggi

Russia Unita (centro-destra, filopresidenziale)

309

Partito comunista e agrari

45

Rodina-Madrepatria (nazionalisti)

35

Partito liberal-democratico (estrema-destra)

29

Partito del Popolo della Federazione russa

12

Indipendenti

18

vacanti

2

TOTALE

450

 

* Fonte: CIA worldfactbook 2007

 

 

 

 

 

 

LE COMMISSIONI DELLA DUMA

 

Presidente

Commissione

Nikolay Kovalev

Affari dei veterani

Andrey Kokoshin

Affari della CSI e relazioni con i russi all’estero

Konstantin Kosachev

Affari Esteri

Valentina Pivnenko

Affari Nord e Estremo Oriente

Viktor Grishin

Affari Regionali

Gennady Kulik

Agricoltura

Vladimir Grachov

Ambiente

Oleg Kovalev

Amministrazione della Duma

Vladimir Mokry

Amministrazione Locale

Yuri Vasilev

Bilancio ed Imposte

Vladimir Pligin

Costituzionale ed Affari Interni

Iosif Kobzon

Cultura

Viktor Zavarzin

Difesa

Ekaterina Lakhova

Donne, Famiglia ed Affari giovanili

Evgenij Fedorov

Economia, Imprenditoria e Turismo

Nikolay Bulayev

Educazione e Scienza

Valeri Yazev

Energia, Trasporti e Comunicazioni

Martin Shakkum

Industria e Tecnologia

Andrey Isayev

Lavoro e Politica Sociale

Pavel Krasheninnikov

Legislativa

Evgeni Trofimov

Nazionalità

Vladislav Reznik

Organizzazioni di Credito e Mercati Finanziari

Sergey Popov

Organizzazioni Pubbliche e Religiose

Valeri Komissarov

Politica d’Informazione

Viktor Pleskachevsky

Proprietà

Natalya Komarova

Risorse Naturali

Tatyana Yakovleva

Salute Pubblica

Vladimir Valisev

Sicurezza

Valdislav Tretyak

Sport e Giovani

Mikhail Rokitskij

Mandato e Etica

Mikhail Grishankov

Anti corruzione

(vacante)

Fatti di Beslan

Yury Volkov

Regolamentazione tecnica

Vladimir Katrenko

Questioni Nord Caucaso

Nikolay Gonchar

Applicazione legge elettorale

Natalya Narochnitskaya

Applicazione diritti dell’uomo e libertà fondamentali e controllo sull’applicazione negli altri Paesi

 

(N.B.: i dati di questa tabella sono aggiornati a maggio 2007)

 

 

 

 

Governo

 

Il Potere esecutivo, diversamente da quanto avviene in altri Paesi aventi un ordinamento a carattere presidenziale, è ripartito tra un’Amministrazione presidenziale - dotata di un imponente apparato burocratico che spesso si articola in numerosi organi collegiali, e che incide largamente sulla concezione e sullo sviluppo degli indirizzi governativi - e la struttura ministeriale vera e propria, cui spettano concrete prerogative di attuazione a livello tecnico di quegli indirizzi. Di rilievo è la figura del Capo dell’Amministrazione di Governo, che ha il compito di coordinare l’attività del Governo e regolare i conflitti che possono insorgere tra le diverse Amministrazioni.

 

 

Magistratura

 

Il sistema giudiziario della Federazione Russa è disciplinato dalla Costituzione federale. La Corte Costituzionale controlla la legittimità delle leggi federali, degli atti normativi del Presidente, dei trattati internazionali e degli accordi interni fra i “soggetti” della Federazione. La Russia è l’unico Paese appartenente al Consiglio d’Europa a non avere ancora ratificato l’abolizione della pena di morte (che tuttavia non viene applicata grazie ad una moratoria).

Particolare importanza riveste il Procuratore Generale, che ha le seguenti funzioni: rappresentare lo Stato nei pubblici processi nonché gli interessi dei cittadini nei casi previsti dalla legge; controllare tutta l’attività investigativa ed accertare eventuali violazioni di legge commesse nell’emanazione di sentenze da parte dei tribunali, vigilare sull’applicazione di misure di coercizione e di limitazione della libertà personale emesse a sfavore dei cittadini. Il Procuratore Generale è nominato dal Presidente della Federazione e dura in carica cinque anni. La sua nomina deve essere approvata dalla maggioranza dei componenti del Consiglio della Federazione.  I giudici di tutte le corti sono nominati a vita dal Consiglio della Federazione su proposta del Presidente della Federazione.

 

 

 

 

 

                     Politica interna

 

 

            La successione a Putin

Putin gode di un ampio consenso fra l’opinione pubblica, nonostante le molte ombre del suo operato, fra cui spicca la mancata soluzione del problema ceceno. Ma Putin non potrà candidarsi alle prossime elezioni previste nel 2008 per dettato costituzionale. Il suo consenso è reale, ma è vero anche che può essere gestito e mantenuto grazie ad un forte controllo del governo sui mezzi d’informazione. In settembre l’Unione dei giornalisti russi ha denunciato il cambio di proprietà di sette importanti giornali russi negli ultimi diciotto mesi, effettuato in vista delle elezioni legislative del 2007 e di quelle presidenziali del 2008, con l’obiettivo di controllare l’informazione sulla carta stampata.

            Al momento, non esistono in Russia personalità in grado di competere con Vladimir Putin. Questi indicherà sicuramente un suo successore, il quale, forte di tale investitura, partirà da una posizione di vantaggio rispetto agli sfidanti. Il suo partito Russia Unita ha un’ampia maggioranza, ma non bisogna dimenticare che il consenso è più legato alla figura personale del Presidente che ad un reale radicamento del partito. Nel mese di marzo 2006 si sono svolte alcune elezioni amministrative all’interno della Federazione Russa, che hanno dato alcune indicazioni sulle possibili tendenze alle prossime legislative. Russia Unita si è confermata di gran lunga il primo partito, oscillando fra un risultato minimo del 28% a Kirov negli Urali ad uno massimo del 55% in Siberia, e punta legittimamente ad ottenere il 40% su scala nazionale.       Il primo partito di opposizione è sicuramente il Partito Comunista, il PCRF, guidato da Zjuganov. Questo suo ruolo è evidente e riconosciuto, tanto che a volte ci sono state intese programmatiche alla Duma fra tutti i partiti d’opposizione, anche liberali o di destra, secondo cui un alleanza con i comunisti è necessaria per mantenere le basi della democrazia. Il PCRF si è rivelato in crescita alle amministrative, con percentuali intorno al 15%. In calo, e comunque minoritari, il partito liberal democratico e gli altri partiti filo occidentali e variamente ispirati agli “arancioni” ucraini.

            Invece, un’incognita nel panorama politico russo è quella del partito Rodina, da un lato nazionalista e xenofobo, ma che per altri versi si colloca a sinistra, con elementi di tutela delle categorie sociali più deboli, elemento tipico in Russia, in cui le definizioni di destra e sinistra sono peculiari. Rodina punta a prendere voti di protesta, dagli astensionisti, e dall’elettorato comunista scontento. Rodina non ha quasi partecipato alle amministrative, le sue liste sono state escluse quasi ovunque per sospette “violazioni procedurali”; ma dove sono state ammesse, hanno avuto un successo superiore a quello dei comunisti, ottenendo il secondo posto dietro a Russia Unita. Da notare che questi voti sono stati in gran parte sottratti allo stesso PCFR. Proprio a causa del suo potenziale, questo partito è stato oggetto di attacchi e pressioni varie, apparentemente da parte del governo. Tuttavia è diffusa la convinzione che questa lista sia stata voluta, o quantomeno utilizzata, dal Cremlino, in funzione di disturbo verso il partito d'opposizione ritenuto più pericoloso, quello comunista. Comunque sia, negli ultimi tempi, Dmitry Rogozin, leader di Rodina, è rimasto in una posizione defilata della scena politica, lavorando alla costruzione di un nuovo soggetto politico, più ampio. Alla fine del mese di luglio, è stata infatti annunciata la fusione fra Rodina, il Partito della Vita (un gruppo di recente formazione, di cui è leader il Presidente del Consiglio della Federazione, Mironov, nato per contrapporsi alla riforma del welfare, con relativa monetizzazione dei servizi) ed il Partito dei Pensionati. Il nuovo Partito è stato chiamato “Russia Giusta”.

            Il programma è quello di contrastare alle prossime elezioni il predominio del partito di Putin, Russia Unita, appoggiando nel contempo le linee principali del governo di Putin stesso. Ciò ha creato alcuni sospetti: secondo il quotidiano Kommersant, il più letto in Russia, dietro questa operazione ci sarebbe proprio il Cremlino. L'idea è che negli ambienti presidenziali si sia voluto far in modo che esista un partito di opposizione abbastanza forte ma anche più presentabile, e soprattutto più malleabile, del Partito Comunista e di quello Liberal Democratico, fortemente spostato a destra.

                Nel messaggio al Parlamento, con il quale il Presidente russo suole tracciare un bilancio dell’attività di Governo e delineare gli indirizzi politici generali per il futuro, Putin si è concentrato quest’anno (25 aprile 2007) sulle questioni economiche. Al primo posto tra le priorità individuate da Putin figura la spesa sociale (in particolare nei settori dell’edilizia sociale e delle pensioni). Segue la riforma ed il potenziamento del settore elettrico, nell’ambito della quale un ruolo importante sarà svolto dal nucleare. Il Presidente russo ha annunciato inoltre l'investimento di 5 miliardi di dollari nel programma di sviluppo delle nanotecnologie per l'applicazione industriale nel settore militare, della medicina, dei trasporti, dell'aerospaziale e delle telecomunicazioni. Un altro settore d'intervento prioritario è quello dello sviluppo delle infrastrutture che interesserà soprattutto la rete stradale.Il programma delineato da Putin si proietta in realtà anche al di là del mandato del suo successore, per l’ampiezza degli obiettivi e lo spessore degli impegni finanziari.

            Se nel 2007 si eleggerà il Parlamento[8], nel 2008 si voterà per la carica di Presidente. Rispetto a questa votazione, la situazione è piuttosto incerta, nel senso che potranno presentarsi diversi scenari. Il primo interrogativo riguarda il rispetto dell'attuale forma costituzionale, per cui Putin non potrà ricandidarsi, o se verranno apportate modifiche. Queste potrebbero essere di due tipi: o tali da permettergli direttamente di candidarsi per la terza volta, o volte alla creazione di nuove cariche istituzionali d'alto livello, a cui Putin potrebbe liberamente accedere (ad esempio, potrebbe essergli riservata la carica di super-premier in una repubblica parlamentare). Su cosa accadrà realmente, ora è impossibile pronunciarsi; intanto va registrata l'iniziativa del Parlamento ceceno che ha approvato una risoluzione, rivolta al Consiglio Federale (la camera alta del Parlamento), che chiede un mutamento costituzionale affinché Putin possa candidarsi. Intanto il Presidente dichiara spesso ai giornalisti di voler rispettare la Costituzione attuale e di avere il diritto di indicare il nome a lui gradito per la successione, senza però voler imporre alcunché, "perché la reazione potrebbe essere opposta a quella voluta". E' opinione diffusa che i due attuali primi vice premier, Serghej Ivanov e Dmitrij Medvedev, sono in pole position.

 

         Il 30 maggio ha annunciato la propria candidatura alle elezioni anche l’ultranazionalista Vladimir Zhirinovski (già candidatosi nel 1991 arrivando terzo). Alla candidatura di Zhirinovski si è aggiunta quella di Vladimir Bokovski, ex dissidente sovietico, che ora vive in Gran Bretagna dopo aver trascorso 12 anni tra prigioni, campi di lavoro e ospedali psichiatrici per la sua attività in favore dei diritti umani. “Non posso promettere felicità al nostro popolo. Forse il polonio 210 mi aspetta, ma questo non mi fermerà” ha dichiarato ai suoi sostenitori. In lizza è anche l’ex dirigente della banca centrale sovietica, Viktor Gerashenko, il cui nome è emerso in seno a “Altra Russia”, l’eterogenea federazione di forze che raccoglie anche il Fronte civico unito dell’ex campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov e i nazional-bolscevichi di Eduard Limonov.

          Il 2 giugno anche il liberale MIkhail Kasyanov, Primo Ministro dal 2000 al 2004 ed appartenente ad “Altra Russia”, ha annunciato la propria candidatura alla massima carica dello Stato. Tra gli obiettivi del suo programma figurano la gratuità dell’educazione e della sanità, la soppressione della leva obbligatoria, la costruzione di nuovi alloggi e la riforma di Gazprom, separando i suoi asset legati al trasporto e vendendo quelli che non fanno parte del core business. Kasyanov, come tutti i candidati dell’opposizione, non viene particolarmente accreditato dagli analisti, i quali rilevano che l’opposizione, per avere qualche possibilità di vittoria, dovrebbe candidare un candidato unico.

 

 

            Gli incidenti scoppiati nel corso della manifestazione organizzata a Mosca in favore del “gay pride”(Mosca, 27 maggio 2007)

 

            Durante la manifestazione un gruppo di “naziskin” ha picchiato un gruppo di radicali italiani, secondo quanto denunciato dallo stesso partito. Successivamente, sempre secondo il partito radicale, è intervenuta la polizia che, anziché difendere le persone aggredite, ha provveduto ad arrestare i manifestanti italiani. Tra le persone aggredite figurano anche il deputato di Rifondazione, Vladimir Luxuria e l’europarlamentare radicale, Marco Cappato. Luxuria non sarebbe stata fermata dalla polizia, mentre Cappato sì. Sono stati inoltre fermati dalla polizia Nikolai Alekseiev, radicale russo e coordinatore del gay pride di Mosca, Nikolay Kramov, rappresentante dei radicali a Mosca, Ottavio Marzocchi, radicale e funzionario del Parlamento europeo. La delegazione radicale, insieme a parlamentari europei di altri gruppi  voleva consegnare al sindaco una lettera firmata da 50 parlamentari europei ed italiani a seguito della decisione di vietare il gay pride nella capitale russa. Mentre veniva distribuito il volantino con il testo della lettera, un gruppo di naziskin, alla presenza di un vescovo ortodosso – scortato da due persone – che impartiva loro la benedizione, ha cominciato a tirare uova ai partecipanti e poi a picchiare violentemente i radicali. In particolare Mazzocchi è stato duramente colpito. Cappato, Mazzocchi e Luxuria hanno potuto far ritorno in Italia senza problemi. I radicali russi sono stati trattenuti e sottoposti a processo per resistenza a pubblico ufficiale.

            L’episodio di Mosca ha suscitato vivaci proteste in seno alla classe politica italiana. Il fermo è stato giudicato “gravissimo” da parte del Vice Ministro degli Affari Esteri, on. Patrizia Sentinelli, che ha affermato che “le libertà individuali, così come i diritti sociali, non possono essere messi in discussione, neppure laddove si possano determinare condizioni di non condivisione”. Il Capogruppo PRC al Parlamento europeo, Roberto Musacchio, giudicando intollerabile l’episodio, ha chiesto al Parlamento europeo di pronunciarsi a riguardo, nonché l’intervento della Commissione presso il Governo russo.

            Il 28 maggio si è aperto a Mosca il processo contro Nikolai Kramov, leader russo del partito transnazionale radicale, con le seguenti accuse: resistenza a pubblico ufficiale, picchettaggio non autorizzato, violazione del codice della strada. Per tali accuse è prevista una pena fino a 15 giorni di reclusione.

             “Quello che sta accadendo ora mi ricorda quasi l'epoca sovietica, la logica è la stessa''. Così NikolaiKramov, leader russo del partito transnazionale radicale, ha commentato l’apertura del processo nei suoi confronti.   ''Tra il 1984 e il 1986 sono stato condannato sei volte a 15 giorni di prigione con accuse infondate, come quelle che mi vengono mosse oggi. Anche questa volta rischio una pena analoga, mi sembra di tornare indietro di vent'anni'', ha proseguito. ''Mi hanno contestato la disobbedienza nei confronti della polizia perché sono rimasto sulla strada rifiutandomi di salire sul marciapiede, ma non ho commesso alcuna infrazione'', ha spiegato. ''E' evidente che c'era un ordine chiaro di arrestarci e di tenerci in una stazione di polizia per tutta la notte, per questo si sono inventati la disobbedienza''. ''Ora però mi sembra che non ci sia un ordine chiaro di condannarci, altrimenti l'avrebbero già fatto senza rinviare il processo. Forse, dopo tutte le proteste a livello europeo, qualcuno ha capito che una condanna costa troppo all'immagine della città e del Paese'', ha sottolineato.

             Kramov ha poi voluto precisare che ''il diritto a manifestare ci è stato negato dal sindaco, che ha vietato il corteo; ieri ci stavano solo recando a consegnargli una lettera firmata da decine di deputati europei, e quindi non abbiamo violato alcun divieto, tant'e' che nessuno ci ha contestato la partecipazione ad una manifestazione non autorizzata. Resta comunque grave il fatto che ci abbiamo impedito anche di recapitare una semplice lettera'', ha concluso.

Le udienze per Nikolai Kramov e Nikolai Alekseiev, organizzatori della manifestazione, sono state rinviate rispettivamente all’8 e 9 giugno. Il processo al terzo attivista russo, Sergei Kostantinov è stato rinviato a fine giugno.

          Il procedimento giudiziario è monitorato sia da esponenti radicali, sia da gruppi impegnati nella difesa dei diritti umani, tra cui “Human Rights Watch”.

 

 

            Situazione in Cecenia

 

                Nel 2004 una serie di durissimi colpi sono stati inferti dalla guerriglia e dal terrorismo ceceni alla politica di “normalizzazione” perseguita dal Presidente Putin, avviata subito dopo la fine “ufficiale” delle ostilità (aprile 2002): l’attentato di Grozny costato la vita al Presidente ceceno Akhmad Kadyrov (maggio 2004), l’attacco del giugno 2004 a Nazran (Ingushetia), gli atti di terrorismo dell’estate-autunno 2004 (due Tupolev esplosi in volo, bomba alla metropolitana di Mosca e – soprattutto - la tragedia della scuola di Beslan in settembre). La Costituzione della Repubblica caucasica, approvata con referendum del marzo 2003, attribuisce al Cremlino il potere di convocare le elezioni in Cecenia.

            Le elezioni presidenziali cecene dell’agosto 2004 sono state vinte dal candidato del Cremlino Alkhanov, appoggiato dal clan dei Kadyrov. Sono state seguite, nel novembre 2005, dalle elezioni parlamentari.

            Nel luglio 2006 il leader della guerriglia cecena, Shamil Basayev è stato ucciso nel corso di un'operazione realizzata dai Servizi Federali di Sicurezza.  L'uccisione di Basayev ha così posto fine alla caccia dell’emissario di Al-Qaeda nel Caucaso settentrionale, l'ispiratore di tutti i più tragici atti terroristici compiuti in Russia negli ultimi anni infliggendo, in tal modo, un durissimo colpo alla guerriglia cecena e ai fautori di una soluzione militare del conflitto.

            Nell’agosto 2006 il Presidente Putin ha annunciato il ritiro parziale delle Forze di sicurezza federali dalla regione entro il 2008. La misura interessa solo una parte, ma cospicua e professionalmente qualificata, delle Forze federali attualmente impiegate in Cecenia (circa 10.000 unità).  Da tempo l’allora Primo Ministro Ramzan Kadyrov (figlio del Presidente Akhmad Kadyrov, assassinato nel 2004) chiedeva a Mosca un graduale disimpegno delle Forze federali per poter accreditare agli occhi dell'opinione pubblica interna l'immagine di una Cecenia che, grazie al suo operato, si sottrae alla tutela militare di Mosca. Il 15 febbraio 2007 Kadyrov è stato nominato da Putin Presidente cecenoprotempore” al posto di dimissionario Alkhanov. Con la ratifica da parte del Parlamento ceceno (2 marzo 2007), Kadyrov è diventato a tutti gli effetti Presidente della Repubblica Cecena.

 

 

L’affermarsi del nazionalismo, del razzismo e della xenofobia

 

            In Russia sono aumentate le aggressioni naziste nel primo trimestre 2007 rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno: 49 casi di xenofobia, 13 persone uccise e 50 ferite. I principali bersagli delle aggressioni sono gli abitanti delle ex repubbliche dell’URSS, quali Georgia, Azerbajan, Uzbekistan ed Armenia. Per fronteggiare il fenomeno, la Duma ha approvato in via definitiva il 19 aprile una legge che inasprisce le pene per episodi di vandalismo e propaganda razzista. Il testo, che dovrà essere approvato anche dal Consiglio della Federazione, prevede fino a tre anni di reclusione per i danni alla proprietà privata commessi con motivazioni ideologiche, razziali, etniche o religiose. Sono state elevate da tre a cinque anni le condanne per la profanazione di cimiteri. Sanzioni pesanti (da 30 a 3.000 rubli) sono state fissate per la produzione, la distribuzione, l’acquisto o l’utilizzo di oggetti, uniformi o simboli di carattere nazista.

 

            A partire dal crollo dell’Unione Sovietica, degli osservatori stranieri hanno sottolineato la forte radicalizzazione della società russa suggerendo, tra l’altro, che se la Russia non poteva più essere comunista sarebbe necessariamente stata nazionalista. All’inizio dell’anno, lo stesso Presidente Putin durante una conferenza televisiva aveva messo in evidenza che gli elementi fascisti particolarmente estremisti dovevano essere eliminati in toto dalla carta politica. Qualche giorno più tardi, egli domandò ufficialmente allo FSB di dedicare particolare attenzione agli errori fatti. Da allora solo poche cose sembrano cambiate pertanto l’interrogativo resta sempre aperto: la società russa si trova veramente sotto attacco? Mark Urnov, direttore d’Expertiza (agenzia di studi sociali) in un’intervista rilasciata a RIA Novisti (canale di notizie governative) ha ammesso che nel paese è presente una popolazione con un livello piuttosto elevato di sentimenti aggressivi e nazionalisti. Urnov, inoltre, precisa che: “la Russia dei nostri giorni si trova di fronte ad un incrocio di un tortuoso cammino e tutti potrebbero facilmente sbandare”. Secondo le sue approssimazioni, in un paese in cui il 40% della popolazione è infettata da idee scioviniste ed il 70 % considera gli stranieri in maniera negativa, e dove, in aggiunta, la tensione relativa al Caucaso aumenta di giorno in giorno: la situazione non può che essere preoccupante. Inoltre, Urnov ci ricorda che in Russia le premesse per lo sviluppo di movimenti estremisti esistono oggettivamente: esse sono radicate nel forte dislivello tra le classi povere e ricche, nei livelli di vita delle persone meno abbienti, nell’umiliazione nazionale dello Stato il cui peso è sensibilmente diminuito sulla scena internazionale. A questi fattori si aggiungono sia le vecchie credenze antisemite, che ancora persistono in Russia, sia un forte sentimento d’intolleranza nei confronti degli abitanti del Caucaso e dell’Asia centrale sempre più numerosi nelle grandi città russe. L’anno scorso 388 attacchi, di cui 44 omicidi, sono stati attribuiti a dei gruppi fascisti e nazionalisti: una tendenza peraltro non in diminuzione. Nella sola città di Mosca, durante i primi 10 giorni del 2006 tre persone hanno perso la vita in seguito ad attacchi nazisti ed una sinagoga è stata presa d’assalto da parte di un’estremista che ha ferito 8 persone.

            Nel Paesi si assiste inoltre all’esplosione di mini cellule estremiste di tipo fasciste i cui membri, ogni sera, ispezionano le grandi arterie russe alla ricerca di qualche straniero da torturare. In Russia sarebbero presenti quasi 100 mila skinheads. Un gruppo di resistenza civile formato dallo scrittore Dmitri Lipskerov denuncia la mancanza di azione del governo e delle forze di polizia: “quando dei gruppi estremisti come il Partito della Libertà può agire contro la nostra società e contro i nostri cittadini in maniera del tutto semplice e può descrivere i propri crimini etnici come esplosioni; quando gli studenti stranieri si fanno frequentemente assassinare ed hanno paura di uscire dai propri dormitori; quando persone di altre religioni si fanno tormentare, o meglio colpire a morte, vuol dire che abbiamo un grave problema”. Lipskerof ricorda che la Russia oggigiorno vive nell’era della globalizzazione, di frontiere aperte ed il numero dei lavoratori stranieri provenienti principalmente dall’Asia e dal Caucaso continuerà ad aumentare considerevolmente durante i prossimi decenni.

 

 

 

                    ATTUALITÀ DI  POLITICA ESTERA

 

 

Le critiche russe allo scudo spaziale

 

         Gli Usa hanno deciso di installare dieci missili intercontinentali in Polonia e un radar nella Repubblica Ceca quali primi elementi di uno “scudo spaziale” per difendersi da eventuali attacchi di Stati canaglia. L’accordo è stato fatto direttamente con la Repubblica Ceca e la Polonia, senza coinvolgere né l’Ue, né la NATO. Le proteste della popolazione ceca e polacca, e nemmeno le forti pressioni russe, sembrano riuscire ad indurre gli americani a rivedere il progetto. Il sistema, dopo le ratifiche dei Parlamenti, dovrebbe essere pronto entro il 2012.

            Le principali obiezioni russe sono le seguenti:

 

§         Se il sistema è rivolto contro l’Iran, la scelta è quanto meno troppo pessimista: la Repubblica islamica non potrebbe munirsi – secondo gli analisti – di missili balistici prima del 2030;

§         Il sistema sarebbe una velata minaccia alla Russia (che risulterebbe  accomunato a cosiddetti “Stati canaglia”).

§         La posizione dei missili è sospetta. Se veramente gli USA vogliono difendere anche la Russia, perché non piazzano i missili nel Caucaso o nella parte meridionale della Russia?

§         In realtà, lo scopo dei missili USA è quello di distruggere satelliti russi o cinesi che vengano lanciati nello spazio con finalità strategiche (il 27 marzo 2007 il Presidente Putin e quello cinese, HuJintao, hanno firmato un accordo di collaborazione per lo sviluppo di tecnologie strategiche nello spazio. Il Presidente Bush, il 31 agosto 2006, ha frimato il documento di politica spaziale USA che non prevede, al di fuori delgi USA, l’uso strategico dello spazio).

Le accuse contro l’Estonia

 

            Senza nominarla direttamente, il 29 aprile il Presidente Putin, durante i festeggiamenti per il 62 anniversario della vittoria sul nazismo, ha accusato l’Estonia di seminare discordia e sfiducia tra i popoli dopo la rimozione del monumento all’Armata Rossa dal centro di Tallinn. Putin ha affermato che “quelli che oggi tentatno di sminuire un’esperienza senza prezzo e di profanare monumenti di guerra insultano i loro popoli e seminano discordia e nuova sfiducia tra i Paesi e le loro genti. Le ragioni che si nascondono dietro ogni guerra dovrebbero essere cercate prima di tutto negli erroe e nelle valutaizoni sbagliate dei tempi di pace, e le loro radici sono nell’ideologia del confronto e dell’estremismo. Ciò è particolarmente vero perché tutte queste minacce sono ancora in essere ai giorni nostri. Si sono solo trasformate e hanno cambiato aspetto. Proprio come ai tempi del terzo Reich, queste nuove minacce presuppongono il disprezzo della vita umana, le pretese di esclusività globale ed i diktat. Solo la nostra comune responsabilità ed un equa partnership sono in grado di fronteggiare tali sfide e di offrie una solida resistenza a qualsiasi tentativo di scatenare un altro conflitto armato e di minare la sicurezza globale.”

            Dopo la Lettonia, anche la Polonia è pronta a varare una legge per cancellare, insieme alle statue, pure i nomi delle strade e tutti gli altri simboli della memoria sovietica, mossa che rischia di aggravare i già tesi rapporti con Mosca  che, con il suo embargo alle carni polacche, ha bloccato l’avvio del negoziato per il negoziato della partenership Ue-Russia.

            Nei giorni precedenti, il Ministero della Difesa ha rivisto al rialzo il numero delle perdite militari russe nel corso dell’ultimo conflitto: 8.860.400, ovvero 200 mila in più rispetto al bilancio del 1993. ma continua ad oscillare anche il numero totale delle vittime, come nell’ex URSS, quando il prezzo della vittoria variava in funzione della situazione politica, passando dai 7 milioni indicati da Stalin nel 1946 ai 20 milioni dell’epoca di Krushev fino ai 27 milioni dell’era Gorbaciov. Nel 1989 uno studio del comitato sovietico dell’Università Lomonosov aveva fissato la cifra totale in 26,6 milioni. Questo spiega perché la commorazione della fine della guerra sia così sentita in Russia, dove ongi famiglia ha almeno un morto o un veterano di guerra.

 

 

La crisi del trattato CFE ed i possibili scenari futuri

 

            Il Presidente Putin ha lanciato il 31 maggio un monito sul trattato europeo sulle armi convenzionali (Cfe) dichiarando che “o i Paesi membri della NATO lo ratificheranno, oppure ne usciremo”. Le parole del Presidente russo hanno ulteriormente alzato la tensione dopo la diffusione dell’annuncio del riuscito lancio di un nuovo missile a testate multiple. Alla vigilia del Vertice G8 di Heiligendamm, il Ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha smorzato i toni affermando che, al momento, la Russia non ha intenzione di uscire unilateralmente dal trattato.

 

            Il Trattato sulle forze convenzionali in Europa (Cfe) è stato firmato dai paesi della Nato e del Patto di Varsavia nel novembre 1990, per creare un bilanciamento militare tra le due alleanze, riducendo le forze di ciascuna in 5 categorie di armamenti convenzionali ai seguenti livelli: 20mila carri armati, 30mila veicoli corazzati da combattimento, 20mila pezzi d'artiglieria, 2mila elicotteri d'attacco, 6.800 aerei da combattimento.

            Le fondamenta del trattato sono però subito coinvolte in quello che il National Intelligence Council, «centro del pensiero strategico statunitense», ha definito «lo spostamento delle placche tettoniche provocato dalla fine della guerra fredda».

            Le date sono emblematiche. Il trattato Cfe viene firmato subito dopo la riunificazione tedesca (il 3 ottobre 1990). Il 1 luglio 1991 si scioglie il Patto di Varsavia: i sei paesi che ne facevano parte non sono ora più alleati dell'Urss. Il 26 dicembre 1991 si dissolve la stessa Urss: al posto di un unico Stato se ne formano quindici. La scomparsa dell'Urss e del suo blocco crea nella regione europea e centroasiatica una situazione geopolitica nuova. Contemporaneamente, la profonda crisi politica ed economica che investe la Russia segna la fine della superpotenza in grado di rivaleggiare con gli Usa. Cambia quindi completamente lo scenario, in quanto uno dei due gruppi di stati firmatari del trattato non esiste più e non esiste più neppure l'Urss, principale controparte degli Usa. Un ulteriore cambiamento avviene quando la Nato comincia a espandersi a est. Nel 1999 essa ingloba i primi tre paesi dell'ex Patto: Polonia, Repubblica Cèca e Ungheria. Nel 2004 si estende ad altri sette: Estonia, Lettonia, Lituania (già parte dell'Urss); Bulgaria, Romania, Slovacchia (già parte del Patto di Varsavia); Slovenia (già parte della Jugoslavia). Ora sta per inglobare Albania, Croazia e Macedonia e punta a far lo stesso con Georgia e Ucraina.

            I limiti quantitativi degli armamenti, stabiliti dal trattato Cfe, passano in secondo piano. Prioritaria è la loro dislocazione strategica. Non a caso, nell'annunciare la moratoria del trattato Cfe, Putin ha sottolineato: «I paesi Nato stanno costruendo basi militari ai nostri confini e, per di più, stanno pianificando di dislocare sistemi di difesa antimissile in Polonia e nella Repubblica ceca». Il contenzioso va quindi ben al di là del trattato Cfe. In realtà, dichiarando la moratoria di un trattato ormai superato dagli eventi, Putin lancia agli Usa e alla Nato il segnale che la Russia non intende perdere altro terreno, militarmente e politicamente, dopo il «crollo dell'Unione sovietica» che di recente ha definito «la più grande catastrofe geopolitica del secolo». Da qui l'opposizione al piano statunitense di installare missili intercettori nell'Europa orientale, visto a Mosca quale tentativo degli Usa di acquisire un ulteriore vantaggio strategico sulla Russia.

            Mosca ha già annunciato che prenderà contromisure, adottando «metodi adeguati e asimmetrici»; ha avvertito inoltre che potrebbe anche ritirarsi dal Trattato Inf del 1987, che ha permesso di eliminare i missili nucleari a raggio intermedio in Europa. L'Europa, e in particolare l'Italia che ha già aderito al programma dello «scudo» statunitense, rischia quindi di trovarsi di nuovo in prima linea in un confronto militare che, pur diverso da quello della guerra fredda, potrebbe divenire persino più pericoloso.

 

 

 

 

POLITICA ESTERA

a cura del MAE

 

 

 

            La fermezza dimostrata da Putin sul piano della politica interna si è accompagnata ad un notevole pragmatismo in politica estera che, nell’ambito di un progetto di ancoraggio della Russia all’Occidente, è funzionale a restituire al Paese la capacità di svolgere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Questa aspirazione si sostanzia in una politica estera multipolare volta a contrastare l’emergere di nuove egemonie sullo scacchiere internazionale.

 

Rapporti con l’Occidente

 

            Il rapporto con gli Stati Uniti resta solido, ma si sviluppa in un clima di crescente conflittualità. Nel rapporto sulla Russia del Council on Foreign Relations (marzo 2006) venivano stigmatizzati, tra l’altro, la deriva autoritaria interna avviata da Putin, la forte limitazione delle libertà individuali e di espressione e l’uso spregiudicato dell’arma energetica. Il rapporto riflette opinioni diffuse nel Congresso e nell’opinione pubblica, che l’Amministrazione ha gradualmente fatto proprie, pur mantendendo un approccio pragmatico. Il nucleo centrale del partenariato con gli Stati Uniti rimane l’azione di contrasto al terrorismo internazionale ed alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, ma sostanziali differenze di approccio stanno emergendo in relazione a diversi dossier dell’attualità internazionale, tra cui l’Iran ed il Kossovo.

            Fra i principali elementi di frizione vi è senz’altro il c.d. “Vicino Estero”, Europa orientale, Asia centrale e Caucaso, regioni nelle quali è percepibile uno strisciante contrasto di opposte sfere di influenza. Preoccupata per le possibili “derive filo-occidentali” nello spazio post-sovietico, Mosca ha dato il via ad un grande attivismo politico e diplomatico finalizzato al recupero di posizioni nell’area.

            Da ultimo, l’annuncio da parte statunitense del dispiegamento, nei prossimi anni, di installazioni per un sistema antimissilistico in Polonia e Repubblica Ceca ha provocato forti reazioni a Mosca. In diverse occasioni pubbliche (discorso al Wehrkunde di Monaco del 10 febbraio 2007, messaggio al Parlamento del 25 aprile 2007, ecc.) Putin ha criticato senza mezzi termini l’unilateralismo di Washington.

            I rapporti con la NATO stanno in effetti attraversando una fase delicata a causa di diversi fattori, quali l’atteggiamento di cautela di alcuni dei Paesi di nuova adesione, la mancata ratifica da parte della Duma del NATO SOFA (trattato sullo status delle forze armate), l’insoddisfazione di Mosca per le questioni legate alla difesa missilistica, l’avvio del “Dialogo Intensificato” con la Georgia (settembre 2006). La maggior parte degli Alleati ritiene sia comunque necessario continuare ad impegnarsi per consolidare ulteriormente i rapporti con la Russia attraverso un incremento della cooperazione pratica e la valorizzazione del Consiglio NATO-Russia (istituito con la “Dichiarazione di Roma”, approvata in occasione del Vertice di Pratica di Mare del maggio 2002) qual prezioso foro dove mantenere con Mosca un serio dialogo politico, anche su tematiche controverse. I rapporti NATO-Russia sono ulteriormente complicati dal ritardo da parte alleata nella ratifica del Trattato CFE Adattato (la Russia vi ha provveduto, assieme a pochi altri Paesi, da ben due anni e mezzo), sulla base di quello che Mosca considera come un vero e proprio "pretesto", ossia la insistita richiesta da parte alleata dell'adempimento degli "impegni di Istanbul" sul ritiro delle truppe russe da Transnistria e Georgia. Di recente (maggio) la Federazione Russa ha addirittura minacciato l’abbandono del Trattato, con tutte le conseguenze potenzialmente destabilizzanti che ciò comporterebbe tanto sul piano politico che su quello militare e operativo.

            A partire dal 2004 la Russia ha a più riprese espresso forti critiche nei confronti dell’operato dell’OSCE, chiedendo che si proceda ad un ripensamento delle priorità dell’Organizzazione per riequilibrare l’eccessivo peso assegnato al “primo cesto” (diritti umani e libertà democratiche) a favore della lotta al terrorismo e della dimensione economica.

            La Russia è il membro permanente del CdS dell’ONU che schiera al momento il minor numero di caschi blu (meno di 300, la maggior parte in Sudan), preferendo la partecipazione, in ambito CSI, ad operazioni di pace regionali (es. Georgia, Moldova). Ha inviato in Libano un battaglione del Genio costruzioni, ma al di fuori della cornice delle Nazioni Unite (UNIFIL).

 

§         La Russia e l’Organizzazione Mondiale del Commercio

 

Nel maggio 2004 è stato concluso l’accordo bilaterale con l’UE sull’adesione all’OMC (richiesta dalla Russia fin dal 1993). I negoziati tecnici sono stati ripresi a livello multilaterale a Ginevra nel giugno 2005.

L’obiettivo sembra essere divenuto realisticamente raggiungibile nel corso del 2007, a seguito della recente conclusione, dopo 13 anni di negoziato, dell’accordo bilaterale con gli USA sull’accesso al mercato (novembre 2006). Rimangono tuttavia alcuni altri ostacoli, tra cui anzitutto la decisione della Georgia di riaprire il proprio negoziato con Mosca.

 

§         Il Protocollo di Kyoto

 

Nell’ottobre 2004 è stato ratificato dalla Russia il Protocollo di Kyoto, alla Duma con 334 voti contro 73, al Consiglio della Federazione con 139 voti contro 1. Alla Duma si è avuta una vivace opposizione dei comunisti e dei nazionalisti, che ha fatto seguito al dibattito accesosi nel Paese anche con la comunità scientifica, gli ambienti economici e gli stessi consiglieri del Presidente Putin, divisi sui reali benefici e svantaggi dell’adesione. Di tale confronto resta traccia anche nella legge di ratifica, che subordina la decisione russa di partecipare anche alla seconda e terza fase del Protocollo all’andamento dei negoziati che impegneranno gli Stati firmatari nei prossimi anni. È implicita in tale formula la facoltà per Mosca di sospendere la partecipazione al Protocollo, ove la sua concreta applicazione si rivelasse in effetti nociva per le ambizioni di crescita del Paese.

 

 

 

                     Rapporti bilaterali

 a cura del MAE

 

 

 

Ambasciatore italiano presso la Federazione russa

 

Vittorio Claudio Surdo

 

 

Ambasciatore della Federazione russa in Italia

 

Aleksei Meshkov

 

1.      Quadro politico delle relazioni bilaterali

 

            L’Italia ha sviluppato con la Russia relazioni di un’intensità tale da poterle qualificare come “rapporto privilegiato”. Si tratta tuttavia di un edificio che trova le sue fondamenta nella storia e, più di recente, nel sincero sostegno dell’Italia al progressivo avvicinamento della Russia alla “comunità occidentale” (UE, NATO, OMC, OCSE). Nel corso degli ultimi anni le relazioni fra l’Italia e la Russia hanno conosciuto una fase di intenso sviluppo che ha permesso non solo un approfondimento dei rapporti fra i due Paesi ma anche la realizzazione di progetti comuni in molteplici settori che spaziano dall’ambito culturale a quello economico.

            Su queste basi, dalla formazione del Governo Prodi si sono già svolte diverse visite ad alto livello: il Presidente del Consiglio ed il Ministro degli Esteri si sono già recati in visita in Russia, rispettivamente, tre e due volte.

 

            Tra i nostri obiettivi spiccano la sicurezza dell’approvvigionamento energetico (da perseguire attraverso un dialogo costruttivo UE-Russia, con l'obiettivo di garantire volumi certi di forniture cui si possa accedere in base a principi non discriminatori) e la richiesta di appoggio sulla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La posizione russa in proposito è centrata sull’esigenza di perseguire soluzioni di riforma che raccolgano il più ampio consenso tra gli Stati membri, anche oltre la soglia numerica dei 2/3 stabilita dallo Statuto, anche al fine di non intaccare la credibilità e l’autorevolezza dell’ONU, nonché la sostenibilità della riforma.

            Il mantenimento delle prerogative di membro permanente - prima fra tutte il potere di veto - e di un formato il più possibile ristretto del CdS, restano i capisaldi della posizione russa sulla riforma del massimo organo societario. Mosca non mostra peraltro eccessivo entusiasmo riguardo ad ipotesi di modifica di un assetto consolidato che le assicura al momento una posizione di vantaggio; l'esigenza di non danneggiare le relazioni privilegiate con la Germania e - in misura minore - con l'India hanno peraltro indotto questa diplomazia ad indirizzare nel tempo crescenti segnali di apertura e successivamente di sostegno alle aspirazioni dei G4. Tali indicazioni sono state tuttavia sempre accompagnate dalla precisazione che qualsiasi progetto di riforma deve godere del "più ampio consenso" da parte della "membership", anche oltre la soglia dei 2/3 stabilita dalla Carta societaria. Trattandosi di uno scenario alquanto improbabile nell'attuale fase del dibattito, l'impostazione russa viene oggettivamente incontro alle istanze dell'Italia e degli altri Paesi del Movimento "United for Consensus".

 

 

2.      Il Vertice Intergovernativo di Bari (14 marzo 2007)

 

Le relazioni bilaterali italo-russe hanno trovato un fondamentale momento di consolidamento ed ulteriore slancio nella recente visita a Roma del Presidente Vladimir Putin, che ha incontrato il Presidente della Repubblica Napolitano ed il Presidente del Consiglio Prodi (13 marzo 2007), cui ha fatto seguito il Vertice intergovernativo di Bari (14 marzo). Il Vertice italo-russo e gli incontri ad altissimo livello che lo hanno preceduto hanno permesso di consolidare il partenariato strategico maturato in questi ultimi tempi e articolato in un crescendo di dialogo politico e di collaborazione economica in svariati campi di primario interesse.

            In occasione del Vertice si è proceduto alla firma di alcuni accordi intergovernativi: l’“Accordo per la reciproca protezione della proprietà intellettuale nell'ambito della cooperazione tecnico-militare”, il Protocollo sulla collaborazione per la realizzazione del Progetto “Super Jet 100” ed il Programma Esecutivo di Collaborazione Culturale 2007-2009.

            Il Vertice ha inoltre fornito la cornice per la firma di diversi accordi tra banche, imprese ed enti italiani e russi. Tra questi, l’Accordo di Cooperazione tra Finmeccanica e Ferrovie Russe, gli Accordi tra Intesa-San Paolo e le banche russe VTB e Sberbank, gli Accordi finanziari tra Mediobanca e le banche russe VTB e VEB, il Memorandum d'Intesa tra ENEL e ROSATOM e l’Accordo fra la Città di Ferrara ed il Museo Ermitage per l’istituzione a Ferrara di una prima sede estera dell’Ermitage.

 

 

3.      Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

            La Federazione Russa rappresenta un paese dalle opportunità straordinarie: al considerevole aumento del PIL (in costante crescita da 8 anni ad un ritmo non inferiore al 5%), si accompagna quello del reddito e della capacità di acquisto in misura del 15-20% annuo. Da queste favorevoli condizioni hanno tratto beneficio le relazioni commerciali bilaterali; secondo le statistiche russe relative al 2006, l’Italia (7%) si colloca al secondo posto tra i Paesi UE, dopo la Germania (9,8%), per il volume dell’interscambio commerciale, cresciuto del 50% nell’ultimo quadriennio. L’apparente secondo posto attribuito dalle statistiche russe all’Olanda (8,8%) risente infatti delle notevoli triangolazioni commerciali praticate da quest’ultima.

            Tuttavia esistono margini di possibile miglioramento. Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dalla Russia per garantire un quadro favorevole agli investimenti esteri ed al commercio con l’estero, uno dei problemi più acuti con cui gli investitori italiani devono confrontarsi è rappresentato dall’ancora imperfetto funzionamento dello Stato di diritto, dall’assenza di un quadro giuridico certo e dalla debolezza del potere giudiziario locale. La situazione potrebbe migliorare in futuro tenuto conto della priorità attribuita dal Governo russo all’attuazione delle riforme strutturali nel settore della Pubblica Amministrazione ed all’obiettivo dell’accessione all’OMC.

 

            Nel 2006 l’interscambio commerciale ha confermato il positivo andamento delle relazioni economiche tra i due Paesi: il volume complessivo ha superato i 21 mld di euro, con una crescita del 19,2% rispetto al 2005. Anche nel primo trimestre 2007, l’interscambio ha registrato un incremento del 10% rispetto all’analogo periodo del 2006, grazie alla forte espansione delle nostre esportazioni (1,9 mld di euro), aumentate del 32%. Le nostre importazioni continuano invece a registrare un rallentamento (3,7 mld di euro) raggiungendo appena +0,3%, a seguito del minore fabbisogno energetico per il clima più mite dell’inverno 2006-07 rispetto alla stagione invernale 2005-06. Il saldo della bilancia commerciale, comunque negativo, a causa della dipendenza energetica dell’Italia, si è di conseguenza ridimensionato a –1,8 mld di euro (-21,1%), rispetto al primo trimestre 2006. L’analisi dell’interscambio per settori di attività anche nel primo trimestre 2007  conferma quali aree merceologiche di punta delle nostre esportazioni, i macchinari (29%), i prodotti tessili e  dell’abbigliamento (17%) ed i mobili (10%).  

            Le nostre importazioni sono costituite invece per circa il 72% da minerali energetici (gas e petrolio).

 

            Per quanto attiene il volume degli investimenti italiani in Russia, i dati ufficiali russi registrano un flusso di investimenti quantitativamente inferiore a quello di altri Paesi. Nel primo semestre 2006 si sono avuti investimenti italiani per 87,5 milioni di dollari (di cui 47,5 investimenti diretti). A livello cumulato, a partire dagli anni ’90 al 2006, la Russia avrebbe attratto investimenti dall’Italia per un ammontare totale di 553 mln di dollari, dei quali 386 rappresentati da investimenti diretti. Va comunque precisato che tali dati sono fortemente sottostimati poiché molti investimenti italiani in Russia, per motivi di strategia aziendale, sono stati effettuati per il tramite di società affiliate registrate in altri Paesi (quali il progetto “Blue Stream” dell’ENI del valore di 800 mln di $ e l’acquisizione del 45% della RusEnergoSbyt da parte dell’ENEL, per un valore di 105 mln di €). Le imprese italiane operanti stabilmente in Russiasono diverse centinaia. Solida la nostra posizione nel settore energetico, principalmente grazie all’ENI (gasdotto Blue Stream, oleodotto e gasdotto offshore nell’isola di Sakhalin ad opera della Saipem) ed all’ENEL che, dal 2004, si è aggiudicata un contratto di gestione e modernizzazione della centrale termoelettrica Nord Ovest di San Pietroburgo, di cui è stata inaugurata la seconda unità il 29 novembre 2006. Inoltre, la posizione di quest’ultima nel settore della distribuzione e commercializzazione dell’energia elettrica, si è ulteriormente consolidata con l’acquisto nel luglio 2006 del 45% della RusEnergoSbyt (RES), per un valore di 105 milioni di dollari. Opportunità si sono recentemente manifestate anche nel settore nucleare alla luce del Memorandum di Intesa sottoscritto il 14 marzo 2007 da ENEL con Rosatom.

                ENI ha di recente concluso un accordo con Gazprom (14 novembre 2006), articolato su uno scambio di “assets” fra i due Gruppi che consente all’ENI di accedere all’upstream russo dello sfruttamento di giacimenti ed a Gazprom di accedere al downstream italiano della distribuzione, contemplando anche scenari di collaborazione in Paesi terzi. E’ recentissima (4 aprile 2007) la vittoria del Consorzio ENI-ENEL dell’asta per l’acquisizione, al prezzo di circa 4.4 miliardi di Euro, di alcuni “assets” della Yukos. Il lotto acquistato comprende tra l’altro il 100% di 3 società – la Articgas, l’Urengoil e la Neftegaztecnologia - che possiedono giacimenti nella regione storica di Yamal Nenets dove si producono le maggiori quantità di gas al mondo più il 20% di Gazprom Neft, la quinta società petrolifera russa per volume di affari.

 

            Va, infine, ricordata la strategia del Governo di promuovere l’insediamento in Russia di distretti industriali italiani. E’ stato all’uopo creato un apposito Gruppo misto di Lavoro, che ha elaborato un Memorandum relativo alla creazione dei distretti industriali sul territorio russo, firmato a Roma nel novembre 2003. La X sessione della Task Force sui Distretti Industriali e le PMI si è svolta a Trieste il 26-28 ottobre 2006; la prossima riunione avrà luogo in Russia a maggio 2007.

            Al di là dell’obiettivo primario, pienamente raggiunto, di trasmettere alle Istituzioni russe competenti le necessarie informazioni giuridiche, procedurali, fiscali, ecc., connesse alla materia “distrettuale”, le ultime sessioni della Task force non sembrano però aver prodotto significativi progressi concreti. La controparte russa ha infatti evocato l’opportunità di definire nuove modalità di funzionamento del gruppo di lavoro in questione, al fine di rivitalizzarlo e renderlo più efficace e concreto.

            Va comunque rilevato che, l’istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) nel 2005 per la promozione degli investimenti esteri, ha dato un discreto slancio al progetto dei distretti, anche in considerazione del fatto che una delle aree individuate da parte russa è localizzata nella Regione di Lipetsk, dove ha sede la produzione di Merloni Elettrodomestici e il Gruppo Indesit - che ha svolto per il sistema imprenditoriale italiano un ruolo pionieristico in Russia - e dove potrebbe consolidarsi il “distretto del bianco”. Inoltre nella Regione di Mosca è già concreto l’embrione di un “distretto della ceramica” a Stupino, dove sono operativi il Gruppo Marazzi, la ditta Mapei e il Gruppo Concorde.

 

            Gli investimenti russi in Italia sono ancora di modesta portata ma presentano buone prospettive di crescita. Al momento, i due maggiori investimenti russi in Italia sono quelli della “Severstal”, che ha acquisito il controllo dell'azienda siderurgica Lucchini  e del gruppo dell'acciaio “Yevrazholding”, che ha rilevato la Palini & Bertoli, azienda friulana produttrice di lamiere in acciaio. Inoltre, Rusal ha acquisito nel novembre 2006 il controllo di Eurallumina, mentre nel settore dei trasporti ABC ha acquisito la Gondrand. Da ultimo, il Gruppo “AFK Sistema”, maggiore azienda russa nel settore delle telecomunicazioni, è in trattative per l'acquisizione della quota azionaria di controllo della Finmek, operante nel settore dell’elettronica. Gazprom, dal canto suo, si accinge ad entrare nel mercato italiano della distribuzione del gas.

 

            In seguito alla visita a Mosca del febbraio 2005 dell’allora Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli esteri Fini è stato istituito il “Garante degli investitori” (Tutor) per la prevenzione e la rapida soluzione di contenziosi economico-commerciali bilaterali che coinvolgano privati, anche se, da ultimo, si è confermata l’efficacia di un tale strumento soprattutto quando la controversia coinvolge soggetti pubblici. Il Tutor russo è il Consigliere Economico del Presidente Putin, Arkadi Dvorkovich, mentre per parte italiana è Daniele De Giovanni, Capo dell’Ufficio del Presidente del Consiglio.

 

 

         Consiglio Italo-Russo per la Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria

 

            Il Consiglio italo-russo per la Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria è stato istituito dal Trattato di Amicizia e Cooperazione nel 1994. L’ultima sessione si è svolta a Mosca il 5 dicembre 2006 ed è stata co-presieduta dal Ministro D’Alema e dal Ministro delle Finanze russo Kudrin. La X sessione avrà luogo in Italia nel 2007.

 

Cronologia delle sessioni del Consiglio di Cooperazione

 

Luogo

Data

Co-Presidente italiano

Co-Presidente

russo

I

Roma

9 apr 1996

Min. Esteri Agnelli

Vice Premier Kadannikov

II

Mosca

22 mag 1997

Min. Esteri Dini

Vice Premier Nemtsov

III

Roma

21 mag 1998

Min. Esteri Dini

Vice Min. Comm. Estero Gabunia

IV

Mosca

16 mar 1999

Min. Esteri Dini

Vice Premier Gustov

V

Roma

1° ago 2000

Min. Esteri Ruggiero

Vice Premier e Min. Finanze Kudrin

VI

Mosca

18 dic 2001

Min. Esteri Frattini

Vice Premier e Min. Finanze Kudrin

VII

Roma

17 dic 2002

Min. Esteri Frattini

Vice Premier e Min. Finanze Kudrin

VIII

Roma

21 giu 2005

Min. Esteri Fini

Ministro delle Finanze Kudrin

IX

Mosca

5 dic 2006

Min. Esteri D’Alema

Ministro delle Finanze Kudrin

 

4.      Relazioni culturali

 

            Eccezionale vivacità si riscontra in campo culturale. Momento culminante è stata la grande mostra sui secolari rapporti culturali tra i due Paesi “Da Giotto a Malevich – La reciproca meraviglia” organizzata in due fasi in entrambi i paesi fra il 2004/2005. Sempre più intensi sono, inoltre, i programmi di scambi giovanili. Essi interessano ogni anno migliaia di studenti italiani e russi, con un effetto moltiplicatore sul grado di conoscenza delle rispettive realtà sociali e culturali.

            Nel 2003 è stato istituito il “Foro di Dialogo Italo-Russo delle Società Civili” per lo sviluppo della collaborazione e del dialogo informale aperto alla partecipazione di eminenti personalità dei due Paesi, nel campo sociale, politico, economico, scientifico e culturale. Nel 2004 sono stati nominati i due co-Presidenti, nelle persone dell’On. Luisa Todini e di Sergey Yastrzhembski, Assistente per gli Affari Europei del Presidente Putin. Dal 2004 ad oggi hanno già avuto luogo una serie di eventi  (tavole rotonde, conferenze, concerti, mostre, ecc.) a Mosca, Milano, Venezia e Roma. L’ultima edizione del Foro si e’ svolta in concomitanza con il Vertice intergovernativo italo-russo di Bari del marzo 2007.

            Due iniziative di grande rilievo, tese a sviluppare la conoscenza in Russia dell'arte contemporanea italiana, hanno attirato l'attenzione non solo del pubblico moscovita, ma anche dei mezzi d'informazione: la Mostra “I Grandi Marchigiani”, con opere di 27 artisti che hanno segnato profondamente la storia dell'arte italiana del 20esimo secolo, tra cui Licini ad Arnaldo e Gio' Pomodoro, Uncini e Cucchi, inaugurata il 23 novembre 2006 alla presenza del Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, e “Roma Punto Uno”, con opere di 70 artisti legati alla città di Roma, tra cui Nunzio, Paladino, Sasso e Ontani.

            L'interesse crescente verso l'Italia nel settore dell'arte trova conferma nel fatto che negli altri due importanti musei di Mosca sono esposte in contemporanea rispettivamente opere di Fontana e Munari, nell'ambito di una Mostra sullo strutturalismo, e di giovani architetti del gruppo DOGMA, vincitori del prestigioso premio Chernikhov.

            La Biennale delle Arti di Mosca (marzo 2007) prevedesignificativi progetti italiani, quali quello degli artisti Luca Pancrazzi e Gianni Motti, nonché un Seminario sul significato dell'arte di oggi con un intervento del noto professore di estetica, Giorgio Agamben.

 


DATI STATISTICI BILATERALI

 

1. Interscambio commerciale

 

 

 

 

 


2. Principali esportazioni e importazioni italiane

(2006)

Esportazioni

Importazioni

1. macchine e apparecchi meccanici

29,3%

1. minerali energetici

72%

2. tessili e abbigliamento

17%

2. metalli e prodotti in metallo

15,7%

3. mobili

10%

 

 

4. metalli e prodotti in metallo

8%

 

 

5. cuoio e prodotti in cuoio

7,7%

 

 

Fonte: ISTAT

 

 

 

3. Incidenza interscambio sul commercio estero italiano        

2004   2005   2006

Esportazioni verso la Russia sul totale delle esportazioni italiane

1,7%     2,0%     2,3%

Importazioni dalla Russia sul totale delle importazioni italiane

3,3%     3,7%     3,8%

Fonte: ISTAT

 

4. Investimenti esteri in Russia        

   (1991-2006  -    in  milioni di dollari)

Paesi

 Investimenti totali cumulati  

            (1)  

Consistenze totali

Investimenti diretti      (incidenza %)                            

           (IDE)  (2)

Cipro

32.276

        22.796                      33,5%

Paesi Bassi

23.451

        19.234                      28,3%

Lussemburgo

22.870

             587                        0,8%

Germania

12.260

          3.320                        4,8%

Gran Bretagna

11.801

          2.907                        4,2%

Stati Uniti

7.698

          4.588                        6,7%

Isole Vergini (GB)

4.259

          2.410                        3,5%

Francia

               3.699

          1.058                        1,5%

Svizzera                       

2.725

          1.353                        1,9%

Giappone

2.390

             249                        0,3%

Italia

553

             386                        0,6%

     Altri Paesi

18.502

          8.999                       13,2%

     Totale

142.926

        67.887

(1)   Investimenti totali cumulati includono: investimenti diretti, di portafoglio e altri investimenti.

(2)  Gli investimenti di ciascun Paese possono essere sovra-sottostimati se effettuati tramite

     controllate estere.

Fonte: Servizio Federale di Statistica

 

5. SACE

(31 dicembre 2006 – milioni di Euro)

Categoria di rischio

3° (su 7)

per BT e MLT

Impegni in essere (a)

2.165,88

 

Indennizzi erogati da recuperare (b)

        -----

 

Sinistri in corso (c)

0,46

 

Esposizione complessiva (a+b+c)

2.166,34

 

Fonte: SACE

 

 

 

 

PRINCIPALI ACCORDI BILATERALI

 

TITOLO  

Data firma

In vigore

Accordo di cooperazione economica, industriale e tecnica

30.11.89

13.04.90

Trattato di amicizia e cooperazione

14.10.94

22.05.97

Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica

01.12.95

08.06.99

Accordo per la promozione e la protezione degli investimenti

09.04.96

07.07.97

Convenzione per evitare le doppie imposizioni fiscali

09.04.96

30.11.98

Accordo di cooperazione nel campo del controllo valutario

29.07.96

30.06.98

Accordo sulla cooperazione nel campo della Difesa

14.11.96

31.03.00

Accordo sulla cooperazione in materia doganale

10.02.98

01.11.02

Accordo di collaborazione nel campo della cultura e dell'istruzione

10.02.98

25.07.00

Accordo sui Centri Culturali

30.11.98

22.06.01

Memorandum d’intesa sulla cooperazione per le PMI

21.05.98

21.05.98

Accordo sull’Autotrasporto Internazionale di viaggiatori e merci

16.03.99

17.07.01

Accordo sulla assistenza alla distruzione delle armi chimiche

20.01.00

14.06.01

Accordo sulla protezione delle informazioni classificate

12.04.00

12.04.00

Accordo di collaborazione turistica

05.06.00

26.01.01

Accordo sullo spazio extra atmosferico

28.11.00

24.08.04

Convenzione Consolare

15.01.01

01.05.04

Accordo sulla cooperazione in ambito giovanile

15.01.01

17.10.03

Memorandum d'Intesa tra le due Agenzie Spaziali

03.04.02

03.04.02

Accordo sulla collaborazione nel settore della cinematografia con  relativo Protocollo per la co-produzione cinematografica

28.11.02

15.06.06

Protocollo aggiuntivo all’Accordo sulla distruzione armi chimiche

17.04.03

21.12.04

Accordo per lo smantellamento dei sommergibili nucleari russi

05.11.03

17.11.05

Memorandum sull’organizzazione di sezioni bilingue italiano-russo

05.11.03

06.04.04

Protocollo sulla sperimentazione del velivolo Beriev Be 200 ES

22.12.04

22.12.04

Accordo per la semplificazione delle procedure di rilascio dei visti

12.06.04

25.03.05

Protocollo sugli scambi giovanili per gli anni 2006-2007

29.11.05

29.11.05

Programma esecutivo di collaborazione culturale 2007-2009

14.03.07

14.03.07

Protocollo interministeriale sulla collaborazione per la realizzazione del Progetto Super Jet 100

14.03.07

14.03.07

               2. Principali accordi firmati, non ancora in vigore

Memorandum di conversione del debito ex-sovietico/russo[9]

17.12.02

 

Accordo sulla cooperazione nella lotta alla criminalità

05.11.03

 

Accordo per la distruzione degli stock russi di armi chimiche

05.11.03

 

Accordo sugli studi di italiano in Russia e di russo in Italia

05.11.03

 

Protocollo sulla cooperazione nella conservazione dei beni culturali

05.11.03

 

Accordo per la reciproca protezione della proprietà intellettuale nell’ambito della cooperazione bilaterale tecnico-militare

14.03.07

 

 

 



[1] Fonte: CIA, Word Factboock, 2007.

[2] La questione demografica è uno dei più importanti problemi da affrontare per il Presidente Putin. Secondo alcune stime, il numero dei russi potrebbe scendere addirittura a 100 milioni nel 2050 (un terzo in meno rispetto ad oggi). La crisi demografica russa ha due principali cause: la bassissima natalità e la galoppante mortalità, più elevata rispetto agli altri Paesi sviluppati. Il 33% delle russe non sono in grado di avere figli perché sterili. Molto diffuse sono poi le malattie cardiache, il cancro e la turbercolosi, mentre i sieropositivi ammontano a 5 milioni. Il 40% dei giovani di leva è riformato in quanto “fisicamente non idoneo”. La crisi demografica russa potrebbe avere ripercussioni a livello geopolitco, dal momento che la Russia è un Paese immenso ed a bassa densità demografica. A fronte dei 500.000 russi che tornano ogni anno in Patria dalle ex Repubbliche sovietiche, ammonterebbero a 5/6 milioni i cinesi che si sarebbero già trasferiti in Siberia.

[3]  Per quanto riguarda la posizione secondo il PIL, la Russia è al 25mo posto al mondo (nono in Europa). E’ paragonabile in assoluto a quello del Belgio ed poco più di un quinto del PIL italiano. Se si calcolasse invece il PIL a parità di potere di acquisto, la Russia occuperebbe il 14mo posto al mondo ed il sesto in Europa.

[4] Nell’aprile 2006, il Presidente della Duma, Boris Gryzlov ha dichiarato che la Russia potrà ritardare l’adesione al WTO, se le saranno imposte condizioni svantaggiose. Il Presidente USA, Bush, ha infatti insistito per una maggiore liberalizzazione in vari settori (incluso quello bancario) e per una lotta più efficace contro la piaga della pirateria. Gryzlov ha comunque ribadito che è interesse della Russia aderire al WTO. Mentre il capo-negoziatore russo, Maksim Medvedkov, continua restare ottimista, Gryzlov ha affermato che su alcuni punti non può esserci compromesso. Il WTO chiede che i prezzi del gas praticati all’estero siano allineati con quelli praticati in Russia, e questo dal Presidente della Duma è considerato inaccettabile. Anche in tema di contraffazione, Gryzlov ed i dirigenti russi ritengono che si stiano adottando due pesi e due misure: la contraffazione è presente in maniera massiccia in Cina e Ucraina, ma questo non ha impedito loro di entrare nel WTO. La Russia deve ancora completare i negoziati bilaterali con USA, Costa Rica, Georgia e Moldavia. 

[5] Il cambio rublo/dollaro ha seguito negli ultimi anni questo andamento:

Anno

Rubli per un $

2002

31,349

2003

30,692

2004

28,814

2005

28,284

2006

26

2007

25,84

 

[6] Il 9 marzo 2005, per la prima volta Putin si è avvalso della facoltà di rimuovere il Governatore della regione Koryakia, Loghinov, per non aver saputo garantire il riscaldamento ai cittadini della provincia. Al momento, Putin ha già provveduto a nominare diversi Governatori.

[7] E’ stato creato nel 1992 ed è presieduto dal Presidente della Federazione. Lo stesso Putin ne è stato Segretario nel 1999 prima di diventare Primo Ministro e poi Presidente. Ivanov sostituisce Vladimir Rushailo, passato alla carica di Segretario della CSI.

[8] In poco più di dieci anni, lo scenario politico russo è radicalmente cambiato. Dai 280 (tra partiti e movimenti) che hanno partecipato alle elezioni del 1995, si è passati ai 63 soggetti politici del 2003, e si presume che alle prossime elezioni politiche non parteciperanno più di una decina di partiti.

[9] Non ha avuto seguiti perché la Federazione Russa ha negoziato con il Club di Parigi (e portata a compimento) l’estinzione totale del debito.