Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | Libano |
Serie: | Schede Paese Numero: 10 |
Data: | 01/05/2007 |
Repubblica del Libano
maggio 2007
DATI GENERALI (2007) |
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Superficie |
10.400 Kmq (un trentesimo del territorio italiano) |
Capitale |
BEIRUT (403.000 abitanti) |
Abitanti |
3.925.502[1] |
Tasso di crescita della popolazione |
1,19% |
Aspettativa di vita |
73 anni |
Composizione etnica |
Arabi 95%, Armeni 4%; altri 1% |
Religioni praticate |
Musulmani 60% (Sciiti, Sunniti, Drusi, Isma'ili, Alawiti) [2]; Cristiani 39% (sono 12 gruppi tra cui i più importanti sono,Maroniti, Greco ortodossi, Armeni, Siriani, Copti, Caldei, Protestanti e altri); altri 1%. |
Tasso alfabetizzazione |
87,4% |
CENNI STORICI
Dopo il Mandato francese, il Libano ha conquistato la piena indipendenza nel 1946. Sin da allora vi furono forti contrasti tra i vari gruppi religiosi del Paese, maroniti, sunniti e sciiti. Il neonato Stato libanese si fondava su un Patto Nazionale non scritto, in base al quale il Presidente della Repubblica doveva essere Maronita e il Primo Ministro musulmano sunnita. Negli anni ’50 la vita politica libanese era caratterizzata da una forte instabilità, tanto che nel 1958 lo scoppio di una rivolta dell’etnia musulmana indusse il Presidente Chamoun a richiedere l’intervento americano per porre fine alle violenze.
Dopo la sconfitta della coalizione araba contro Israele nel 1967 e, soprattutto, dopo l’espulsione dell’OLP dalla Giordania nel 1970 (cd. Settembre nero), si verificò un crescente afflusso di profughi Palestinesi verso il Sud del Libano. La presenza palestinese nel Paese divenne nuovo grave motivo di instabilità, all’interno dei già fragili equilibri libanesi e i vari gruppi etnici si divisero sulla opportunità di sostenere i palestinesi. In seguito, con il crescere delle tensioni, nel 1975 iniziò un’aspra guerra civile destinata a durare più di 15 anni.
Gli scontri tra la comunità cristiana e la guerriglia palestinese, coinvolsero altri gruppi armati sostenuti dall’estero. Nel 1976 la prima fase della guerra si chiuse con la creazione di una forza di interposizione organizzata dalla Lega Araba, cui prese parte l’esercito siriano. La Siria, in un primo tempo, mirò ad assumere il ruolo di protettore dei Cristiani rispetto al loro passato alleato OLP, per evitare che Israele assumesse le loro difese. Nel 1978 lo Stato ebraico occupò il Sud del Libano, al fine di tutelarsi da eventuali ulteriori attacchi dell’OLP da quest’area, ma le azioni della guerriglia continuarono e quattro anni dopo le forze israeliane occuparono nuovamente il Libano spingendosi fino a Beirut. A seguito della nuova sconfitta, l’OLP accolse la possibilità di creare una forza di interposizione occidentale, alla cui guida Israele propose il generale Bachir Gemayel, cristiano già capo dell’esercito Libanese. Una delle conseguenze più tragiche della guerra civile fu il duplice massacro dei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila.
Nei primi anni ’80, le truppe occidentali presenti in Libano furono fatte oggetto di continui attacchi ed attentati suicidi. Alla fine degli anni ’80, i tentativi del governo Libanese volti ad ottenere il ritiro delle forze siriane si vanificarono in concomitanza con la crisi del Golfo, durante la quale gli americani, per ottenere l’appoggio di Damasco, non posero ostacoli alla politica siriana in Libano. Così, con l’accordo di Taif del novembre 1989 e il successivo trattato di amicizia e collaborazione siriano-libanese, Beirut rientra completamente sotto l’ala di Damasco, in particolare nella politica estera e di difesa.
Negli anni ’90, gli esponenti della nuova compagine di Governo cercarono di lanciare dei programmi per la ricostruzione e lo sviluppo economico finanziario del Paese, ma con scarsi risultati e con un ulteriore accrescimento del debito estero. Anche il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale nel 2000 non pose del tutto fine alla guerriglia nel sud del Libano contro Israele. Nel settembre 2004 per decisione della Siria il mandato del Presidente della Repubblica, Emile Lahoud, è stato prorogato per un triennio, oltre quanto stabilito dalla Costituzione. Le Nazioni Unite hanno reagito con la Risoluzione 1559, ingiungendo al Libano di disarmare Hezbollah e alla Siria di ritirare le proprie truppe dal Libano. Il ritiro delle truppe dal Paese dei Cedri, è stato ufficialmente completato il 26 aprile 2005.
Il 19 luglio 2005 viene formato il nuovo Governo, guidato dall’ex Ministro delle finanze e uomo di fiducia di Rafik Hariri, Fouad Siniora.
Dell'"ordine siriano" rimangono i Presidenti della Repubblica, Emile Lahoud, e del Parlamento, Nabih Berri, rieletto a grandissima maggioranza, per la quarta volta, ed il Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Tutti e tre hanno puntualmente eseguito ed approfittato delle direttive di Damasco, rimanendo gli elementi più visibili di quel periodo.
Nel marzo del 2006 inizia il “Dialogo nazionale”, un esercizio, promosso dal Presidente del Parlamento, Nabih Berri, che riunisce 14 delegazioni rappresentate dei principali leaders politici del paese, per discutere sui più rilevanti temi politici riguardanti il paese: dall’inchiesta sull’uccisione di Hariri alla creazione del Tribunale internazionale, dalla questione del disarmo delle milizie hezbollah e palestinesi a quelle inerenti le Fattorie di Shebaa (ancora occupate dall’esercito israeliano) e la successione del Presidente della Repubblica, Emile Lahoud. L’esercizio si è protratto fino alla fine di giugno 2006 senza risultati concreti, provocando nel paese un periodo di stasi politica, con riflessi perniciosi anche sull’economia.
Il 12 luglio 2006, la cattura di 2 soldati israeliani e l’uccisione di altri 8, da parte della milizia Hezbollah ha provocato l’inizio di un conflitto con Israele, durato 33 giorni. I bombardamenti israeliani si sono accaniti, non solo contro i miliziani e la comunità sciita, colpendone i villaggi del sud, la periferia meridionale della capitale e quelli della Bekaa (Baalbeck), ma sono stati estesi all’intero territorio, causando morti (1300, di cui 600 minori), feriti (4000) e pesantissime distruzioni: 650 Km di strade e 92 ponti abbattuti, 110.000 abitazioni (40.000 a Beirut) distrutte, pericolanti o danneggiate, 137 scuole, 25 ospedali ed un numero imprecisato di fabbriche ed aziende agricole rase al suolo.
Dopo la cessazione delle ostilità, imposta dalla Risoluzione 1701 (che ha previsto, tra l’altro, l’invio di 15.000 militari dell’esercito libanese, nel sud del Libano, dopo 40 anni di assenza da quell’area, ed il dispiegamento dell’UNIFIL Plus) e la fine dell’embargo posto da Israele, il Libano si è avviato verso la fase della ricostruzione, in un contesto politico interno che si è aggravato progressivamente fino alle dimissioni dall’attuale esecutivo dei 5 ministri sciiti Hezbollah e Amal (Esteri, Sanità, Energia, Lavoro e Agricoltura) avvenute l’11 novembre 2006 e successivamente del Ministro dell’Ambiente (vicino al Presidente della Repubblica).
CRONOLOGIA RECENTE
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settembre 2004 |
Il Consiglio di Sicurezza ONU approva la risoluzione 1559 – indirizzata alla Siria – in cui viene chiesto alle truppe straniere di abbandonare il Libano. La Siria non accetta l’invito. Il Parlamento approva su pressione della Siria l’estensione del mandato presidenziale di Lahoud (in scadenza nel novembre 2004) di altri tre anni (96 voti favorevoli, 29 contrari). Dopo alcune settimane di incertezza politica, il Primo Ministro Rafiq Hariri - che si era inizialmente opposto all’estensione del mandato di Lahoud - rassegna le dimissioni. Viene formato un governo filo-siriano guidato da Omar Karamé, già Presidente del Consiglio nel 1987. Da allora, si susseguono gli attentati contro coloro che si oppongono alla linea di Damasco. Il 1° ottobre 2004, il Ministro dimissionario dell’economia, Marwan Hamadé, è vittima di un attentato a Beirut, che lo lascia lievemente ferito, e nel quale perde la vita la sua guardia del corpo.
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febbraio 2005 |
Rafiq Hariri muore a seguito di un attentato a Beirut. Il gabinetto del Primo Ministro, Omar Karamé, filo-siriano, presenta le dimissioni dopo due settimane di manifestazioni popolari contro la Siria. Dopo alcuni giorni, all’ex Primo Ministro viene chiesto dal Presidente Lahoud di dare vita ad un nuovo Governo. |
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aprile 2005 |
Omar Karamé dà di nuovo le dimissioni dopo aver fallito nel tentativo di dare vita ad un nuovo esecutivo. Il moderato Najib Mikati, anch’egli filo-siriano, viene nominato suo successore. La Siria comunica di aver ritirato tutte le sue forze armate dal Libano, così come chiesto dalle Nazioni Unite. L’ONU istituisce con la Risoluzione 1595 la Commissione di inchiesta indipendente dell’ONU incaricata di fare luce sull’assassinio dell’ex Premier Hariri. |
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maggio 2005 |
Il 29 maggio si tengono le elezioni politiche secondo la naturale scadenza. Il generale e leader cristiano maronita Michel Aoun, torna nel Paese dopo 14 anni di esilio in Francia e si candida alle elezioni. Pur avendo combattuto contro la Siria, Aoun sceglie di allearsi con il fronte filo-siriano. La sua decisione ha dato un duro colpo alle speranze di chi pensava che il suo ritorno in patria e sulla scena politica avrebbe contribuito all’allontanamento del Presidente Laoud. La lega anti-siriana guidata dal figlio di Rafiq Hariri, Saad, ottiene una schiacciante maggioranza. |
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giugno 2005 |
L’importante giornalista Samir Qasir, critico dell’influenza siriana in Libano, resta ucciso a seguito di un attentato. A seguito delle elezioni parlamentari, un alleato di Saad Hariri, Fouad Siniora, viene designato Primo Ministro. Precedentemente, Sinora aveva ricoperto l’incarico di Ministro delle Finanze. |
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luglio 2005
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Il Primo Ministro libanese incontra il Presidente siriano, Assad, ed entrambi stabiliscono di riprendere le relazioni.
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settembre 2005 |
Quattro generali filo-siriani sono accusati di essere implicati nell’assassinio di Rafiq Hariri.
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dicembre 2005 |
Un influente giornalista e deputato anti-siriano, Gibran Tueni, resta ucciso da un auto bomba. |
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febbraio 2006 |
Viene dato fuoco all’Ambasciata danese a Beirut per protesta contro le vignette satiriche pubblicate in Danimarca contro il Profetta Maometto. |
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luglio 2006 |
Israele lancia una campagna militare contro il Libano, dopo la cattura di due soldati israeliani da parte di militanti Hezbollah. Gravissime sono le conseguenze per la popolazione e per le strutture. Migliaia sono gli sfollati. |
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agosto 2006 |
Le truppe israeliane si ritirano dal Libano ed il 14, dopo 34 giorni di conflitto, la morte di 1000 libanesi e 159 israeliani, inizia il cessate-il-fuoco. Una forza di interposizione ONU inizia a dispiegarsi lungo il confine tra i due Paesi. |
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settembre 2006 |
Dopo decenni, militari del Governo libanese si dispiegano lungo la frontiera con Israele. |
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novembre 2006 |
I Ministri sciiti di Amal ed Hezbollah danno le dimissioni dal Governo Siniora dopo l’approvazione, da parte dell’esecutivo, del progetto ONU per processare i sospetti attentatori dell’ex Primo Ministro Hariri e dopo il fallimento delle consultazioni per la formazione di un governo di unità nazionale. Il Ministro dell’Industria, nonché uno dei politici più influenti nel fronte cristiano, Pierre Gemayel, viene ucciso in un attentato. Pierre era figlio dell’ex Presidente della Repubblica, Amin. Il Leader di Hezbollah, Hassan Nasr Allah chiede la formazione di un governo di unità nazionale o l’organizzazione di elezioni anticipate. |
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dicembre 2006 |
Migliaia di sostenitori dell’opposizione scendono in piazza per manifestare contro il Governo. |
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gennaio 2007 |
Continuano le proteste di piazza dell’opposizione filo-siriana contro il governo Siniora che culminano con lo sciopero generale del 23 gennaio. Il 25 gennaio si tiene a Parigi la Conferenza internazionale sul sostegno al Libano nella quale i paesi donatori si impegnano a stanziare 7,6 miliardi di dollari per la ricostruzione economico-finanziaria del paese. |
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febbraio 2007 |
Le Nazioni Unite ratificano l'accordo con il governo libanese per l'istituzione del tribunale internazionale sull’assassinio dell'ex primo ministro Rafiq Hariri. Il 13 febbraio due attentati compiuti presso la citta' cristiana libanese di Bifkaye, a nord est di Beirut provocano la morte di 3 persone e 20 feriti. |
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marzo 2007 |
Il 28 e 29 marzo 2007 si svolge il summit della Lega Araba a Riad. Nabih Berri e Saad Hariri si incontrano più volte per cercare di trovare una soluzione alla crisi politica, ma senza successo. |
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aprile 2007 |
La maggioranza torna a chiedere la convocazione del Parlamento. Il 26 aprile 2007 vengono ritrovati i corpi di due giovani sunniti assassinati. |
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CARICHE DELLO STATOE PERSONALITÀ POLITICO-RELIGIOSE INFLUENTI
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Presidente della Repubblica |
Emile LAHOUD (cristiano-maronita, dal 1998) filosiriano |
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Presidente del Parlamento e Leader del Blocco “Sviluppo e Resistenza”, alleato con il movimento Hezbollah
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Nabih BERRI (sciita, dal 1992) filosiriano.
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Primo Ministro |
Fuad SINIORA (sunnita, “Movimento futuro”, dal 30 luglio 2005)
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Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa |
Elias MURR (cristiano ortodosso, Indipendente) |
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Ministro degli Esteri e degli emigranti |
Vacante dopo le dimissioni di Fawzi SALLOUKH (sciita, in quota Hezbollah) |
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Interni |
Hassan SABAA |
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Economia e Commercio |
Sami HADDAD |
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Finanze |
Jihad AZAOUR |
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Leader del Blocco “Movimento Futuro”, erede del Partito “Mustaqbal” di Rafiq Hariri |
Saad HARIRI (antisiriano)
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Leader del “Raggruppamento Democratico” |
Omar KARAME (filo-siriano) |
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Leader della comunità Musulmano Drusa e leader del “Movimento Democratico” alleato di Saad Hariri |
Walid JUMBLATT (antisiriano) |
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Leader dei cristiano-maroniti e capo del Partito “Kataeb” |
Amin GEMAYEL (antisiriano) |
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Leader del movimento cristiano di estrema destra “Forze Libanesi” |
Samir GEAGEA (antisiriano) |
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Leader del Movimento cristiano-maronita “Libero Movimento Patriottico” |
Michel AOUN (filo-siriano) |
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Leader del Movimento “Hezbollah” |
sceicco Hassan NASRALLAH |
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Capo gruppo parlamentare “Hezbollah” |
Mohammed RAAD |
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Leader del Fronte di Azione Islamico (sunnita) |
Sceicco Fathi YAKAN |
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Patriarca cristiano-maronita |
Card. Nasrallah SFEIR |
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Gran Muftì sunnita |
Sceicco Mohammad Rashid QABANI |
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§ Capo della Commissione ONU incaricata di indagare sull’omicidio di Rafiq Hariri : SERGE BRAMMERTZ (Belgio).
§ Mediatore della Lega Araba: MUSTAFA OSMAN ISMAIL (Sudan)
§ Rappresentante del Segretario Generale ONU per il Libano: GEIR PEDERSEN (Svezia)
§ Comandante del contingente UNIFIL CLAUDIO GRAZIANO(Italia)
SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
settembre 2007 |
Politiche |
2009 |
QUADRO POLITICO
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Governo in carica
Le elezioni parlamentari che svoltesi alla fine di maggio 2005 hanno visto la vittoria del figlio di Rafiq Hariri, Saad, che dopo la morte del padre è stato investito della leadership del partito “Mustaqbal” ed ha fondato un blocco antisiriano denominato “Movimento futuro”. Le elezioni sono state le prime, in 33 anni, a svolgersi senza la presenza di truppe siriane nel Paese.
Per la prima volta nella storia del Libano, nel Parlamento la maggioranza è in mano ai partiti che si oppongono alla Siria, la “Lista Martire Rafiq Hariri” di cui il partito principale è il “Movimento futuro”.
Siniora, scelto da Saad Hariri quale Primo Ministro, ha promesso di perseguire il programma di riforme sostenuto da Rafiq Hariri. Il Governo di Siniora ha ottenuto il 30 luglio 2005 la fiducia al Parlamento: 92 i voti a favore, 14 i contrari e 2 gli astenuti. Il nuovo Governo includeva elementi anti-siriani appartenenti alla coalizione “Movimento Futuro” e da membri dell’alleanza Amal-Hezbollah. Erano all’opposizione invece i cristiano-maroniti del Movimento Patriottico di Michel Aoun. I cinque ministri sciiti (Amal e Hezbollah) ed un sesto ministro cristiano greco-ortodosso, si sono successivamente dimessi dall’esecutivo (11 novembre 2006), prima della decisione del Governo (25 novembre 2006) di approvare il documento dell’ONU che definisce lo statuto per la creazione di un tribunale internazionale che giudichi i presunti colpevoli dell’omicidio Hariri[3].
La crisi nella maggioranza ha fatto precipitare il Paese nell’instabilità.
Continua a restare in carica, nonostante le pesanti critiche che gli sono state rivolte negli ultimi tempi, il Presidente della Repubblica, Emile Lahoud, il cui mandato è stato esteso nel 2004 per altri tre anni dal Parlamento su pressioni della Siria.
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
Il Libano è una Repubblica indipendente dal 1943[4]. La Costituzione è del 1926, ma è stata profondamente modificata nel 1943 e nel 1989 (a seguito degli accordi di Taif che hanno posto fine alla guerra civile). Il Libano può essere definito una Repubblica semipresidenziale perché il Presidente della Repubblica, per quanto non eletto direttamente dal corpo elettorale, condivide il potere esecutivo con il Primo Ministro, partecipando alle sedute del Consiglio dei ministri, nominando e revocando il Primo Ministro.
L'elemento più importante, però, del sistema politico libanese è il confessionalismo, ossia un assetto istituzionale in cui l'appartenenza religiosa di ogni singolo cittadino diventa il principio ordinatore della rappresentanza politica (parlamento e governo) e il cardine del sistema giuridico. Anche gli incarichi amministrativi sono suddivisi tra le differenti confessioni religiose secondo un meccanismo predeterminato di quote riservate, che sono attribuite a ciascun gruppo in funzione del suo peso demografico e sociale.
In base a una convenzione costituzionale risalente al "patto nazionale" (al-mīthāq al-watanī) del 1943, le più alte cariche dello Stato sono assegnate ai tre gruppi principali: il Presidente della Repubblica è maronita, il Primo Ministro è sunnita, mentre il Presidente del Parlamento è sciita.
Gli accordi di Tā'if del 1989 non hanno modificato questo sistema, ma si sono limitati a riequilibrare i rapporti di forza tra le confessioni maggiori, facendo in modo che il numero di deputati musulmani fosse pari al numero di deputati cristiani, e aumentando i poteri e le prerogative del Primo Ministro a scapito del Presidente della Repubblica. Gli accordi di Taif prevedevano l’eventuale eliminazione del sistema confessionale a favore dell’esperienza e la competenza ma poco è stato fatto in questo senso. Una rilevante eccezione, tuttavia, sono le forze armate libanesi che hanno significativamente ridotto il ruolo del confessionalismo nella nomina e promozione degli ufficiali.
La vita politica del Libano di fatto è influenzata da poche famiglie e dalla vicina Siria[5].
Presidente della Repubblica
E’ eletto dall’Assemblea Nazionale ed il suo mandato dura sei anni, non rinnovabili consecutivamente. Le prossime elezioni presidenziali si dovrebbero tenere nel novembre 2007. Il mandato del Presidente Lahoud, che scadeva nel novembre 2004, su pressioni della Siria, è stato prolungato di tre anni dal Parlamento[6]. L’approvazione in Parlamento dell’emendamento costituzionale che ha consentito la proroga del mandato di Lahoud ha messo in luce una sostanziale incapacità dei principali partiti dell’opposizione, soprattutto cristiani, di adottare strategie comuni per costituire un blocco compatto. Ignorando la Risoluzione 1559, adottata dodici ore prima dal CdS[7], la maggioranza dei deputati libanesi ha dunque deciso in favore del prolungamento del mandato di Lahoud fino al 2007, così come avvenuto nel 1995, in occasione dell’analoga estensione di tre anni del mandato dell’allora Presidente, Elias Haraoui.
Come già detto, il Presidente della Repubblica deve essere di confessione cristiano-maronita. Il Presidente è Capo dello Stato e delle Forze armate; nomina il Primo Ministro, dopo aver consultato il Presidente dell'Assemblea Nazionale. Presiede il Consiglio dei ministri, ma non ha potere di voto. Ha la facoltà, di concerto con il Primo Ministro ed il Governo, di negoziare trattati internazionali. Se tali trattati interessano le finanze statali, il commercio, ed hanno durata pluriennale, devono essere necessariamente approvati dall’Assemblea Nazionale. Il Presidente ha inoltre la facoltà di sciogliere l’Assemblea Nazionale, e può rinviare una legge all’Assemblea Nazionale affinché la riesamini. Entrambe le prerogative devono essere esercitate in consultazione con il Governo. Il Presidente può essere infine sottoposto a procedimento di accusa per violazione della Costituzione ed alto tradimento. La decisione di impeachment deve essere approvata da due terzi dei membri dell’Assemblea Nazionale. In caso di approvazione, il Presidente è giudicato dal Consiglio supremo per il giudizio di Presidenti e Ministri.
Parlamento
Il potere legislativo spetta all'Assemblea Nazionale (Majlis al-Nuwab), composta di 128 parlamentari, eletti per quattro anni. I parlamentari, secondo un complesso meccanismo elettorale che risponde a criteri geografici e religiosi, sono divisi equamente tra cristiani e musulmani. Ai musulmani sciiti spetta la carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale.
Le ultime elezioni (maggio-giugno 2005), le prime dopo il ritiro delle truppe siriane, si sono svolte secondo la legge elettorale del 2000 (disegnata allora per favorire i candidati filo-siriani), dal momento che il Parlamento non ha avuto il tempo necessario per le opportune modifiche. I seggi sono attribuiti attraverso un sistema maggioritario a preferenze multiple. In ogni collegio, ciascun elettore (indipendentemente dalla propria affiliazione religiosa) può esprimere tante preferenze quanti sono i seggi assegnati al collegio, a sua volta di segnato per favorire certi risultati politici favorevoli ai governi di allora. In questo modo, i candidati in lizza devono cercare di ottenere il consenso non solo dei propri correligionari, ma della maggioranza degli elettori del collegio, favorendo così la compravendita di voti, il confessionalismo e rafforzando il ruolo dei notabili locali e di personalità influenti di ciascun collegio elettorale. La richiesta di una nuova legge elettorale, introducendo collegi elettorali più piccoli oppure attraverso la costituzione di un collegio unico nazionale con sistema a preferenza unica, si è fatto pressante in occasione delle elezioni del 2005, ma i principali leader politici pro-siriani e anti-siriani non hanno ritenuto utile modificarla convinti che la vecchia legge potesse essere ora loro utile . Saad Hariri si è opposto alla riforma della legge elettorale, insieme a Jumblatt, Berri e ad alcuni cristiani dell'opposizione, legati da un'intesa strumentale che ha frustrato le richieste di rinnovamento della “piazza”, ricorrendo ai vecchi sistemi (accordi trasversali, soldi agli elettori e veti incrociati).
Le elezioni legislative per il rinnovo dei 128 seggi dell’Assemblea Nazionale, per ragioni organizzative, hanno avuto luogo in quattro tornate (29 maggio, 5, 12 e 19 giugno 2005). Il nuovo Parlamento è ripartito in tre grandi blocchi: l'opposizione del "Bristol", dal nome dell'albergo in cui si sono riuniti, dall'attentato a Marwan Hamade, i contrari alla presenza siriana in Libano (Saad Hariri e Walid Joumblatt), con 72 deputati; i lealisti (comunità sciita di Hezbollah e Amal) con 35 ed i cristiani raggruppati attorno al Generale Michel Aoun, con 21 seggi.
Il vincitore delle elezioni è risultato Saad Hariri, figlio del Premier assassinato, che ha rivitalizzato il morale sunnita e che controlla oggi, insieme al suo stretto alleato, il leader druso Walid Jumblatt, circa due terzi dei seggi in Parlamento (72).
Composizione dell’Assemblea nazionale (Fonte UIP):
Le donne sono 6
Partiti |
Seggi totali |
Beirut |
Libano sud |
Monte Libano e Bekaa |
Libano nord |
Lista Martire Rafiq Hariri (Saad Hariri) |
72 |
19 |
0 |
25 |
28 |
Alleanza Amal-Hezbollah (Nabih Berri)[8] |
35 |
0 |
25 |
10 |
0 |
Libero Movimento Patriottico (Michel Aoun) |
21 |
0 |
0 |
21 |
0 |
TOTALE |
128 |
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Governo
E’ scelto dal Primo Ministro (musulmano sunnita) di concerto con il Presidente della Repubblica. I Ministri sono responsabili del proprio operato dinanzi all’Assemblea Nazionale. Anche il Governo deve essere per metà musulmano e per metà cristiano.
ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA ED ESTERA
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La crisi politico-istituzionale, attualmente in corso, è sorta intorno alla questione relativa alla creazione del Tribunale a carattere internazionale incaricato di giudicare i responsabili dell’uccisione dell’ex Primo Ministro Rafic Hariri e degli altri attentati avvenuti in Libano a partire dal febbraio 2005 e si è poi sviluppata anche intorno ad altri importanti questioni: la creazione di un Governo di unità nazionale (che l’opposizione vorrebbe allargato a 30 Dicasteri: 19 alla maggioranza, 11 all’opposizione stessa che verrebbe a disporre, in questo modo, di “un terzo di blocco”); la formulazione di una nuova legge elettorale (diversa da quella del 2000 sulla base della quale si sono svolte le elezioni del maggio 2005); l’ indizione di nuovi elezioni e la successione del Presidente della Repubblica.
Il fallimento dei negoziati avviati dal Presidente del Parlamento Berri per cercare di ricomporre la crisi ha segnato l’inizio di una successione di eventi, dall’assassinio del Ministro dell’Industria, Pierre Gemayel, leader cristiano-maronita e figlio dell’ex Presidente Amin Gemayel, il 23 novembre 2006, alle manifestazioni di piazza organizzate dall’opposizione pro-siriana (composta da Hezbollah, Amal, CPL del Generale Michel Aoun, Marada di Sleiman Frangié, componente sunnita vicina a Omar Karame, oltre che da formazioni minori) per protestare contro il Governo, che essa considera illegittimo e asservito agli interessi dell’Occidente.
Siniora ha raccolto la sfida lanciatagli dalle dimostrazioni di forza della controparte e, ribadendo la legittimità del suo Governo, ha dichiarato che solo un voto di sfiducia in Parlamento, dove detiene per il momento una solida maggioranza, potrà imporre le dimissioni dell’esecutivo. Al contempo, il suo Gabinetto ha approvato una serie di riforme strutturali dell’economia e dell’Amministrazione che hanno consentito lo svolgimento della Conferenza internazionale per il Libano che si é svolta a Parigi il 25 gennaio 2007 e che ha offerto all’attuale Governo una serie di aiuti di carattere finanziario necessari a contrastare la grave crisi economica di cui soffre il Paese .
La situazione politica continua, comunque, a trovarsi in una fase di stallo, nonostante i tentativi di ricomporre la crisi effettuati anche a livello internazionale (Lega araba, incontri irano-sauditi...). Il clima generale resta estremamente teso, specialmente sotto il profilo della sicurezza.
La Conferenza di Parigi del 25 gennaio 2007
Dopo il successo della Conferenza Internazionale dei Donatori di Stoccolma, tenutasi il 31 agosto 2006, destinata ai primi interventi di ricostruzione in Libano, la Conferenza di Parigi III sul sostegno al Libano ha registrato un successo enorme per l’Esecutivo di Siniora, che ha incassato un importante sostegno economico-finanziario (l’impegno complessivo ammonta a 7,6 miliardi di dollari), oltre che politico, da parte della Comunità Internazionale. Occorre vedere come Siniora gestirà tali aiuti secondo un piano di riforme che l’opposizione ha già dichiarato di voler rivedere. Per il momento, comunque, buona parte dei fondi non possono essere erogati in assenza dell’approvazione a livello legislativo del pacchetto di riforme presentato dal Governo. A Parigi l’Italia si è impegnata ad offrire al Libano 120 milioni di Euro.
Nell’aprile 2007, il Fondo Monetario Internazionale ha approvato un prestito di 77 milioni di dollari, erogabile immediatamente, ricompresi nei 7,6 miliardi di dollari stanziati in occasione della predetta Conferenza.
I tentativi di mediazione della Lega Araba
Agli inizi di dicembre, la Lega Araba ha avanzato una soluzione per risolvere la crisi libanese che prevede, tra l’altro, l’istituzione del Tribunale Internazionale sull’attentato Hariri, formazione di un governo di unità nazionale che provveda a convocare elezioni legislative anticipate, elezioni anticipate anche per il Presidente della Repubblica dopo aver trovato le necessarie intese. Il piano prevedrebbe, in particolare, l’allargamento dell’esecutivo da 24 a 30 membri: 19 spetterebbero alla maggioranza parlamentare antisiriana, 10 per Hezbollah, Amal ed il “Libero Movimento Democratico” del Gen. Aoun, e uno assegnato ad una persona neutrale che, per impedire il prevalere di uno dei due schieramenti, verrebbe privata del diritto di voto in caso di contrapposizione e del diritto di dimettersi. In tal caso, gli antisiriani non otterrebbero la maggioranza qualificata dei due terzi dei Ministri ed il fronte filo-siriano non potrebbe imporre la minoranza “di blocco” di un terzo. Sarebbe però proprio la scelta del candidato neutrale che costituisce il massimo ostacolo alla mediazione. Hezbollah vuole infatti che nel governo di unita' nazionale l'opposizione abbia la possibilita' di imporre il proprio veto sulle questioni piu' delicate. Il ruolo della Lega Araba nella questione rimane cruciale anche se il primo tentativo di mediazione del Segretario della Lega Araba Amr Moussa avvenuto alla fine di dicembre non aveva dato buoni frutti.
A questa proposta si aggiunge il progetto saudita - iraniano avanzata nel marzo 2007 a seguito di un’intesa tra il Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e il Re saudita Abdallah, accolta però a Beirut con cauto ottimismo. Una fonte ufficiale del governo libanese ha ricordato che i due leader si sono detti d'accordo ad "aiutare a risolvere la crisi politica libanese il prima possibile". Secondo i media libanesi, i due paesi avrebbero trovato una soluzione comune per i due problemi principali della crisi: la richiesta dell'opposizione a un maggiore ruolo nel governo e la ratifica del tribunale internazionale per processare i colpevoli dell'assassinio dell'ex premier libanese Rafik Hariri. Ali Hassan al Khali, portavoce del presidente del Parlamento Berri, ha avvertito tuttavia che "coloro che verrebbero colpiti dalla soluzione cercheranno di respingerla". Il leaderdel movimento cristiano di estrema destra “Forze Libanesi” Geagea ha rivelato che la proposta prevede l'introduzione di ''emendamenti minori'' allo statuto del Tribunale internazionale che il governo verrebbe esteso dagli attuali 24 a 30 ministri: 19 per la maggioranza parlamentare antisiriana, dieci per l'opposizione guidata da Hezbollah e un indipendente. La stampa di Beirut ha affermato che l'atteggiamento di Damasco sull'intesa irano-saudita ''la rendera' possibile oppure l'affonderà''. Arabia Saudita e Iran hanno finora mantenuto una posizione assolutamente opposta sulla crisi in Libano, la prima sostenendo il governo del premier sunnita Fuad Seniora, il secondo appoggiando l'opposizione sciita degli Hezbollah.
Il disarmo di Hezbollah
A metà aprile 2007 il consigliere politico del leader Hezbollah (che si qualifica come gruppo di resistenza), Hasan Nasrallah, Hussein Khalil, ha dichiarato che nel caso in cui la maggioranza dei cittadini libanesi lo chiedesse tramite un referendum il movimento sciita Hezbollah sarebbe disposto a deporre le armi. Khalil ha poi aggiunto che Hezbollah ha abbastanza armi per difendere il Libano contro un’aggressione israeliana, anche se i confini con la Siria sono completamente chiusi , sostenendo di essere contrario al possibile dispiegamento di forze internazionali lungo il confine siro-libanese. Secondo alcune fonti l’organizzazione possiede 13mila tra lanciarazzi e missili. Tra questi vi sono i missili terra-aria SA 7 e i Fajir-5 terra-terra (i quali non la loro gittata di 45 miglia possono raggiungere le città israeliane di Haifa e Hedera). La dirigenza dell’organizzazione sostiene che la propria attività militare è finalizzata a liberare le fattorie di Saaba e a difendere il territorio libanese dall’aggressione israeliana.
In un’intervista a Nashrallah del marzo 2005 quest’ultimo affermava: “Vi è un gruppo in Libano che insieme all’esercito regolare, al popolo e allo Stato fornisce sicurezza e protezione e si pretende che deponga le armi o venga dichiarato un’organizzazione terroristica. Ebbene siamo disposti a rimanere un’organizzazione terroristica per l’eternità agli occhi di Bush ma non intendiamo rinunciare alla difesa del nostro paese, del nostro popolo e del nostro onore”. Occorre altresì rilevare che le valutazioni dei vari esponenti politici libanesi a riguardo del disarmo di Hezbollah non sono realmente convinte e spesso sono ambivalenti.
Il 18 aprile 2007 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in base a informazioni che riferiscono della persistenza di un traffico di armi alla frontiera tra Libano e Siria, ha invitato Damasco a prendere le misure necessarie a rafforzare i controlli dal suo lato della frontiera. Il Consiglio, in una dichiarazione ha espresso "la sua seria preoccupazione" davanti alle crescenti informazioni "che riferiscono di traffici d'armi alla frontiera tra Libano e Siria, in violazione della risoluzione 1701". Il Consiglio di sicurezza ha invitato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, a inviare "una missione indipendente per valutare la situazione alla frontiera".
L’Italia e la crisi libanese
Il 22 aprile 2007 nel corso della sua visita in Arabia Saudita, dopo quella in Siria, il Presidente del Consiglio Prodi ha affermato la necessità di un "patto chiaro" per la stabilita' dell'area, invitando la Siria a cogliere la "nuova opportunita'" offerta anche dall'ultimo vertice della Lega Araba (Riad, marzo 2007), di cui la Siria assumerà la presidenza. Da evitare quindi la possibilità che il Libano ricada di nuovo nel baratro della guerra civile aiutando il paese a superare la crisi politica e istituzionale che lo sta paralizzando e che complica anche la cruciale ed urgente attivita' di ricostruzione. Secondo il Presidente del Consiglio, la Comunita' internazionale ''deve assistere il paese in queste scelte, offrendo il massimo sostegno, in particolare all'importante mediazione portata avanti dalla Lega Araba. In questa direzione Prodi ha sottolineato l'importanza che puo' avere la Siria nel processo di stabilizzazione del Paese dei cedri: ''Ho sempre insistito affinche' Damasco venisse realisticamente associata alla soluzione dei diversi conflitti della regione. L'Europa, anche per impulso italiano, ha avviato una nuova politica verso la Siria e mi auguro e la leadership siriana sappia cogliere questa nuova opportunita'''. Il Premier ha poi affermato che anche per il Libano potrebbe essere opportuno tracciare una road-map, che dovrebbe essere messa a punto dai libanesi stessi con il sostegno della Comunità internazionale e della Lega Araba. L'applicazione della risoluzione 1701, la convocazione del Parlamento, la ricomposizione del pieno organico del governo libanese, la creazione del Tribunale internazionale per l'omicidio dell'ex premier Hariri, la definitiva composizione delle vertenze territoriali ed i successivi passaggi istituzionali della politica libanese dovrebbero rappresentare i numerosi tasselli di questa road-map per giungere a soluzioni che favoriscano la stabilita', nel costante rispetto e prevalenza della regola del dialogo''. Una road-map, osserva, ''nella quale deve trovare posto anche la liberazione dei due prigionieri israeliani".
In varie interviste rilasciate ad aprile il Ministro degli esteri D'Alema ha ribadito con forza la necessita' di ''rilanciare una iniziativa politica'' che si ''affianchi'' alla presenza di Unifil. L'Italia ha, infatti, proposto l'idea di un gruppo di contatto europeo. Il Ministro ha quindi affermato che la perdurante crisi libanese sta ostacolando l'attuazione di alcuni aspetti della 1701 che non sono competenza dell'Unifil. Il riferimento e' all'attuazione degli Accordi di Taif, al disarmo delle milizie, allo scambio dei prigionieri[9], al rispetto dell'embargo sulle armi, alla soluzione dei confini tra Israele e Libano, il particolare nell'area delle Fattorie di Sheeba, senza dimenticare la costituzione del tribunale internazionale che deve giudicare i presunti responsabili dell'omicidio dell'ex premier Rafiq Hariri
Si ricorda, inoltre, che il Presidente del Consiglio Prodi e il Ministro D’Alema hanno visitato il contingente italiano UNIFIL in Libano rispettivamente alla fine e all’inizio di dicembre 2006 (si segnala altresì che il 19 aprile 2007 il Presidente di AN Fini ha incontrato il contingente italiano). Anche il Segretario Generale dell’ONU ha incontrato i militari italiani di UNIFIL nel marzo 2007.
Recenti iniziative di cooperazione italiana
Dal 30 marzo al 2 aprile si è svolta a Beirut la missione della delegazione italiana costituita da trenta rappresentanti di istituzioni locali e associazioni italiane. La missionerientra nell'ambito del programma "Art Gold Libano", elaborato e finanziato dalProgramma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp). "Art Gold Libano" sostiene la cooperazione decentralizzata tra le collettivitàlocali libanesi ed europee ed è operativo grazie a un finanziamento dellecollettività locali e Ong italiane. Nel corso della missione i delegati hanno verificato i bisogni delle zone periferiche di Beirut distrutte durante ibombardamenti del luglio scorso con l'obiettivo di redigere un elenco di progetti da eseguire nei prossimi tre anni.
Il governo italiano, nell’aprile 2007, si è inoltre impegnato a donare due milioni di euro per finanziare progetti dell'Unicef nel settore della salute pubblica e dell'educazione. L'accordo è stato firmato a Beirut tra l'Ambasciatore Gabriele Checchia e il rappresentante dell'agenzia Onu in Libano, Roberto Laurenti. Checchia ha anche ricordato come i fondi stanziati facciano parte di una somma totale di 10 milioni di euro che l'Italia ha assegnato per progetti in campo umanitario al Paese dei Cedri. Il progetto ha ricordato Laurenti e' destinato a quattro aree prioritarie: Akkar, Amil, Baalbeck e Bint Jbeil''. Una parte dei 2 milioni sara' utilizzata per il sostegno al settore sanitario attraverso campagne di vaccinazione su tutto il territorio libanese destinata a oltre 1.3 milioni di bambini, con aiuti ad almeno 200 centri locali per le vaccinazioni e migliorando gli standard sanitari nelle scuole. Parte della somma sara' anche destinata a attivita' di ricreazione dopo-scuola e training per insegnanti al fine di individuare casi di trauma post-guerra, '' affinche' i bambini possano ritornare a vivere nella normalita' ''.
Il 25 aprile 2007 è stato inoltre presentato a Beirut il ROSS (riabilitazione, occupazione, servizi e sviluppo) un programma d'emergenza in Libano della Cooperazione italiana del Ministero degli Esteri. Il programma coinvolge 17 organizzazioni non governative (ong) italiane impegnate in 103 localita' sparse in tutto il territorio libanese per riportare la pace e la stabilita' nel paese, consentire il ritorno della popolazione nei villaggi abbandonati e ripristinare le condizioni di vita sociale, economica ed ambientale in alcune aree di conflitto.
Il 2 maggio 2007 l'Ambasciatore d'Italia Gabriele Checchia parlando nella sede dell'UnMacc, l'agenzia Onu per lo sminamento, ha annunciato che sono pronti per essere investiti i due milioni di euro stanziati dall'Italia alla conferenza di Stoccolma dell'agosto 2006, per sostenere il progetto di bonifica nel sud del Libano dagli ordigni inesplosi lanciati da Israele nella guerra dell'estate scorsa. Secondo i dati diffusi dall'UnMacc, ''attualmente vi sarebbero ancora circa un milione di bombe inesplose sparse nel territorio del sud del Libano''. Fonti dell'UnMacc affermano che dall'interruzione delle ostilita', dichiarata lo scorso 14 agosto, fino ad oggi sono stati uccisi, dall'esplosione degli ordigni, 22 civili mentre 178 sono rimasti feriti.
Recenti visite in Libano di alto livello
Si segnalano le visite a Beirut dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue, Javier Solana (11 marzo 2007), del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon (30 marzo 2007), del Cancelliere tedesco Angela Merkel (2 aprile 2007) e della Presidente della Camera dei Rappresentanti USA Nancy Pelosi (2 aprile 2007); queste ultime, in particolare, nel corso di due distinte visite, hanno rivolto un appello alla Siria perche' svolga un ruolo positivo per porre fine all'esplosiva crisi politica in Libano. La Merkel ha però escluso la Siria dalla sua missione in Medio Oriente, mentre la Pelosi ha effettuato una cruciale visita di due giorni a Damasco. La Merkel ha esortato la Siria a fermare il traffico d'armi per fare in modo che il Libano si sviluppi come uno stato indipendente e riconoscerlo diplomaticamente e ha dichiarato di impegnarsi affinché venga creato il Tribunale internazionale “senza alcuna scusa''.
Il funerale dei due giovani sunniti
Il 27 aprile 2007 si sono svolti i funerali dei due giovani sunniti rapiti e uccisi nei giorni scorsi. Temendo lo scoppio di una violenza interconfessionale incontrollabile i leader politici libanesi hanno fin dall’inizio fatto appello alla calma. Il duplice assassinio ha, infatti, oltremodo esacerbato le tensioni interconfessionali, che covavano sin da quando gruppi di sunniti sostenitori del governo e gruppi di sciiti sostenitori del movimento Hezbollah, che guida l'opposizione, si sono scontrati all'universita' araba di Beirut lo scorso 25 gennaio. Scontri in cui e' rimasto ucciso un giovane sciita, Adnan Shamas. Sin dalla scomparsa dei due giovani l’esercito e' stato posto in stato di massima allerta in tutto il Paese, mentre la polizia ha preso misure di sicurezza per contrastare possibili episodi di violenza. ''I due ragazzi sono martiri dell'unita' nazionale'', ha detto il leader druso Walid Jumblat dopo il funerale (il padre di una delle due vittime e' membro del Partito guidato da Jumblat). Il movimento Hezbollah, il presidente del Parlamento Nabih Berri, il Premier Siniora, il Presidente Emile Lahoud e il leader cristiano Samir Geagea hanno esortato a non politicizzare questo orrendo crimine. ''Altrimenti, sarebbe come un suicidio collettivo'', ha ammonito Jumblatt. Ma i timori di violenze sono stati contenuti anche dalle dichiarazioni del ministro della difesa Elias Murr, secondo cui i due giovani sono stati uccisi per vendetta, lasciando intuire che i responsabili potrebbero essere elementi dello stesso clan di Adnan Shamas, lo studente rimasto ucciso il 25 gennaio. ''Sono stati individuati dei sospetti e - ha detto - ora vengono ricercati''.
Le prese di posizione a livello internazionale
Il 12 dicembre 2006, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso il proprio “appoggio senza riserve” al Governo libanese del Primo Ministro Siniora, condannando qualsiasi tentativo di destabilizzare il Paese. La dichiarazione è stata approvata all’unanimità. Il Consiglio ha chiesto a tutti i partiti politici di impegnarsi al massimo per evitare un deterioramento della situazione ed ha chiesto che le istituzioni democratiche vengano pienamente rispettate, conformemente alla Costituzione”.
Anche il Consiglio Europeo, riunitosi a Bruxelles il 15 dicembre, ha invitato le parti al rispetto della Costituzione ed ha invitato la Siria a cessare ogni ingerenza negli affari interni libanesi e impegnarsi attivamente nella stabilizzazione del Libano e della regione. Il Consiglio ha inoltre invitato Israele a cessare le violazioni dello spazio aereo libanese ed ha sottolineato l’importanza della piena attuazione della risoluzione 1701.
Partecipazione ad organizzazioni internazionali:
Il Libano è membro dell'ONU, della Lega Araba e dell'Unione Interparlamentare, dell’Organizzazione della Conferenza Islamica. Sulla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Libano è uno dei Paesi che appoggia con maggior costanza l’azione svolta al riguardo dall’Italia.
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2006)
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PIL |
21,45 miliardi di dollari |
Composizione per settore |
Industria 21%, Agricoltura 7%, Servizi 72% |
Crescita PIL |
- 5% |
PIL pro capite (a parità di potere d’acquisto)
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5500 dollari |
Popolazione al di sotto della soglia di povertà |
28% (1999) |
Inflazione |
4,8% |
Disoccupazione |
20% |
Percentuale del PIL impiegato in spese militari |
3,1% (2005) |
Debito estero |
31,1 miliardi di dollari |
Rapporto debito pubblico/PIL |
209% |
Principali paesi fornitori (principali importazioni: prodotti minerali, macchinari, prodotti chimici) |
Italia (11,1%); Siria (10,7)%; Francia (9,2%); |
Principali paesi clienti (principali esportazioni: gioielli, macchinari, metalli) |
Siria (25,3%) Emirati Arabi Uniti (11,4%), Svizzera (8,1%) |
La guerra civile (1975-1990) ha danneggiato pesantemente le infrastrutture economiche ed ha portato alla riduzione della metà del reddito nazionale. Ha posto fine, soprattutto, alla preminente posizione del Libano nel settore finanziario e bancario nel Medio Oriente. Il Paese ha proceduto alla ricostruzione attraverso ingenti prestiti contratti sia con i grandi istituti finanziari mondiali, sia con le banche domestiche. Le concessioni dei donatori internazionali hanno permesso negli anni di stabilizzare l’economia ma il debito pubblico si è mantenuto elevato.
L’economia libanese continua ad attraversare un periodo di difficoltà, determinata in parte dall’eredità dei conflitti con Israele (da ultimo quello del luglio 2006), in parte da fattori contingenti (assassinio del Primo Ministro Rafic Hariri e successivi attentati a politici e a giornalisti libanesi) e da carenze strutturali. Nel corso degli ultimi anni si è registrato un progressivo rallentamento della crescita del PIL, un incremento del deficit di bilancio ed un aumento considerevole del debito pubblico sebbene il rischio di una crisi finanziaria sia stato scongiurato nel breve termine, il problema dell’indebitamento è ormai diventato cronico.
Manca però una forte volontà politica, condivisa dai vari schieramenti, circa i programmi di riforme fiscali e strutturali e di privatizzazioni da intraprendere (settori chiave quali telecomunicazioni, energia, infrastrutture potrebbero beneficiare delle privatizzazioni così da lasciare spazio al governo per investire in altri ambiti le limitate risorse disponibili). Tale situazione potrà causare un ulteriore aumento del debito ed un peggioramento del deficit di bilancio.
Le prospettive di crescita dell’economia libanese sono strettamente legate al ruolo svolto dal sistema bancario in rapporto sia allo sviluppo dell’economia del Paese che di quello dell’intera regione mediorientale (molte banche libanesi sono detenute da capitali arabi). La straordinaria liquidità delle banche libanesi è dovuta al reinvestimento delle principali risorse economiche del paese (turismo, rimesse degli emigrati, investimenti immobiliari) nel settore finanziario, favorendo, al tempo stesso, un “effetto ricchezza” fondamentale per l’aumento di acquisto di beni di consumo.
Nel corso dei primi mesi del 2006, l’economia libanese aveva dato segnali di una ripresa trainata soprattutto dal buon andamento del settore finanziario, di quello delle costruzioni, delle transazioni commerciali e dei servizi –che rappresentano i pilastri della struttura economica locale- facendo stimare il ritmo di crescita attorno al 5%, per il primo semestre 2006.
Lo scoppio della guerra di luglio ha determinato il blocco dell’attività economica con conseguente perdita di capacità produttività. In particolare, nel settore industriale, le perdite sono imputabili alla distruzione materiale di fabbriche ed impianti, all’impossibilità di dare seguito alle commesse (con conseguenti perdite di mercato), nonché alla difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di carburanti per assicurare la produzione.
Per il settore agricolo, va evidenziato che la crisi si è verificata nel periodo del raccolto, compromettendola produzione annuale di molti prodotti tra cui il tabacco. A ciò bisogna aggiungere la devastazione dei terreni coltivabili causata dai combattimenti, il rischio della presenza di ordigni inesplosi nei campi e, per quanto riguarda la pesca –principale sostegno della fragile economia del sud del paese- la protratta impossibilità di spingersi in mare e la catastrofe ambientale di Jiyeh.
Le conseguenze dirette sull’occupazione, in base a stime preliminari, evidenziano un tasso di disoccupazione del 25% (prima del conflitto era di circa il 10%), mentre i danni alle infrastrutture ammonterebbero a circa 3,5 miliardi di dollari.
Il mercato finanziario invece ha, ancora una volta, dato prova di un elevato grado di resistenza nei momenti di crisi, grazie al mantenimento del regime di cambio fisso e alla piena convertibilità della lira libanese con il dollaro americano.
A livello generale si può osservare come qualsiasi provvedimento volto alla stabilizzazione e alla crescita dell’economia, anche nel caso in cui si muova nella giusta direzione, rischia di risultare inutile se non supportato da un adeguato ambiente politico-sociale e da un quadro economico in cui le forze sociali del paese possano credere e investire.
Il Governo libanese può però affrontare la sfida della ricostruzione godendo del sostegno finanziario internazionale sancito in occasione della Conferenza dei Donatori di Stoccolma del 31 agosto 2006, e della Conferenza internazionale di sostegno al Libano (c.d. Parigi III) del 25 gennaio 2007.
Relazioni commerciali con l’Unione europea
L’UE è oggi il maggior partner commerciale del Libano (50% delle importazioni libanesi e 20% delle esportazioni): nel 2004, l’interscambio complessivo ha raggiunto i 3,7 miliardi di Euro, con un saldo negativo per la bilancia commerciale libanese di circa 3,3 miliardi di Euro. Beirut importa dall’UE principalmente macchinari, energia, prodotti agricoli, prodotti chimici e mezzi di trasporto. Nel primo semestre 2005, a causa della flessione dell’economia dovuta all’assassinio del Primo Ministro Rafik Hariri nel febbraio 2005, il disavanzo commerciale è aumentato di circa il 7% rispetto allo stesso periodo del 2004.
L’UE fornisce inoltre assistenza tecnica e finanziaria al sostegno della riforma del settore economico, anche in vista dell’adesione del Libano all’OMC.
Il Libano ha lo status di osservatore presso l’OMC dal 1999 e nel giugno 2001 ha presentato il Memorandum sulla Politica Commerciale in vista dell’adesione.
L’ultima riunione del relativo gruppo di lavoro si è tenuta nel marzo 2006.
Beirut ha inoltre avviato le consultazioni per divenire membro dell’Accordo di Libero Scambio di Agadir, firmato nel febbraio 2004 da Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia.
RAPPORTI BILATERALI (a cura del Ministero degli Affari esteri) |
L’Italia svolge un ruolo di primo piano nel sostegno politico ed economico del Libano. L’azione di supporto all’economia e alla ricostruzione del Paese, unitamente ai forti vincoli economici e culturali, ci ha guadagnato in Libano un capitale di simpatia che non ha eguali nel mondo occidentale, come ha testimoniato anche la calorosa accoglienza riservata dalle Autorità e dalla popolazione locale al nostro Contingente facente parte dell’UNIFIL PLUS.
Il Libano considera il nostro un Paese amico, sia per i radicati sentimenti di riconoscenza per il sostegno da noi offerto, anche nei momenti più difficili della guerra civile e nella fase iniziale della ricostruzione, che per il fruttuoso rapporto che il Paese ha saputo mantenere con l’area mediorientale. A seguito di tutto ciò, registriamo un sostegno reciproco alle varie candidature internazionali ed un frequente scambio di visite bilaterali ad alto livello1.
L’Italia, Paese “amico del Libano”, membro del Core Group, dall’inizio delle ostilità, scoppiate il 12 luglio 2006, ha assunto un ruolo preminente a partire dalla Conferenza di Roma sul Libano (26 luglio), anche nell’ambito del più generale impegno europeo. La Conferenza di Roma è stata un momento importante non solo sul piano politico, ma anche per riaffermare la volontà della comunità internazionale, espressa da tutti i partecipanti, di aiutare il Libano e di trovare una soluzione durevole alla più ampia crisi in Medio Oriente. Essa ha garantito al contempo al nostro Paese grande visibilità coronando l’intensa azione diplomatica che l’Italia ha svolto fin dall’inizio delle ostilità.
Per alleviare la gravissima crisi umanitaria in atto nel Paese, abbiamo immediatamente approntato diverse attività umanitarie di emergenza. Il 23 luglio 2006 con la nave della Marina Militare, San Giorgio, sono arrivati a Beirut i primi aiuti d’emergenza per la popolazione libanese, seguiti poi da altre spedizioni di beni di prima necessità. Tra luglio ed agosto, abbiamo inviato aiuti umanitari per un valore complessivo di 1, 35 milioni di Euro. A seguito della missione in Libano dell’On. Ministro (agosto 2006) il Governo italiano ha stanziato 30 milioni di Euro per la realizzazione di interventi di cooperazione allo Sviluppo destinati al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione libanese. In linea con il suo già rilevante impegno bilaterale in Libano (l’Italia, assieme alla Francia, è il principale donatore del Libano), l’Italia ha contribuito al ripristino di servizi di base ed infrastrutture danneggiati a seguito degli eventi bellici. Alla Conferenza di Stoccolma (31 agosto 2006), il pledgedell’Italia è stato, tra i Paesi UE, il più elevato
Con la firma del Memorandum of Understanding in materia di Difesa, il 21 giugno 2004, in occasione della visita del Ministro della Difesa, On. Martino, in Libano, è stata inaugurata una nuova collaborazione bilaterale tra le Forze Armate dei nostri due Paesi. Il documento, entrato in vigore il 16 settembre 2006, prevede programmi di addestramento congiunti, formazione del personale e scambi di visite.
Sul piano delle relazioni economico-commerciali, l’Italia occupa i primi posti tra i paesi esportatori verso il Libano. La gamma di prodotti italiani forniti al mercato libanese è ampia e diversificata e copre i principali settori merceologici. Si calcola che gli esportatori italiani siano circa 9.000 e la loro posizione è resa stabile anche grazie ad accordi di distribuzione e franchising.
In base ai dati ISTAT, alla fine del 2006, le esportazioni italiane verso il Libano hanno totalizzato 780 milioni di Euro, mentre le importazioni italiane dal Libano sono state di 40 milioni di Euro. Il saldo positivo a favore dell’Italia è stato pertanto di 740 milioni di Euro. Rispetto allo stesso periodo del 2005, le esportazioni italiane verso il Libano sono diminuite dello 0,8%, mentre le importazioni sono aumentate del 73,2%.
Diversificata è la presenza italiana con circa 20 aziende nei più diversi settori: Trasporti, Lavori Pubblici, Impiantistica, Bancario (Banca di Roma), Assicurativo (Generali).
Relazioni culturali scientifiche e tecnologiche
In questi ultimi anni si è potuto registrare un notevole incremento delle relazioni culturali tra Italia e Libano, a seguito della firma, nel novembre 2000, dell’Accordo di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica ratificato sia da da parte libanese che da parte italiana.
Tra le convenzioni in atto risultano due accordi che hanno ottenuto il finanziamento del MIUR: tra l’Università di Cagliari e l’Università Libanese di Beirut per un Dottorato congiunto dal titolo "Internazionalizzazione del Dottorato in Ingegneria Elettronica ed Informatica nell'area del Mediterraneo" (triennio 2001-2003); tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università Saint Joseph di Beirut per una ricerca congiunta in “Democratizzazione, stabilizzazione e sicurezza nel Mediterraneo” (triennio 2004-2006).
Risultano, inoltre, un accordo dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con l’Università di Bjblos e con l’Università St-Esprit di Kaslik nel settore dell'architettura e dell'urbanistica e tre accordi tra il Politecnico di Milano e la American University of Science and Technology (AUST) di Beirut nel settore dell’ingegneria, tra i quali si segnala quale particolarmente rilevante quello siglato nel febbraio 2006 per un corso con rilascio di doppia laurea in ingegneria.
L’Istituto di Cultura presente a Beirut, con succursali anche a Kaslik, Tripoli e Saida organizza corsi di lingua e cultura italiana e corsi di aggiornamento per docenti. Inoltre, l’Istituto presenta annualmente un’agenda culturale di grande rilievo ed eterogeneità, in grado di coinvolgere tutti i settori culturali e di raggiungere i diversi strati della comunità libanese e italiana.
In Libano non sono presenti istituzioni scolastiche italiane.
A seguito dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica libanese del 22.11.2000 è stato introdotto l'insegnamento dell’italiano come seconda lingua straniera in alcune scuole secondarie libanesi. Nel settembre 2001 l'italiano è stato inserito a partire dalla classe settima in nove scuole libanesi situate al nord, al centro e al sud del Paese. Gradualmente la lingua italiana viene introdotta nelle classi successive sino ad arrivare alla classe finale del ciclo secondario superiore (la terza). Il programma ha la durata di sei anni e viene sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri con contributi per l'apertura di cattedre d'italiano, per corsi di formazione e aggiornamento per gli insegnanti libanesi e con la predisposizione di un apposito manuale di apprendimento dell'italiano. Per l’e.f. 2006 il MAE ha concesso al Centro Pedagogico di Ricerca e Sviluppo di Beirut € 60.000 sul cap. 2620 per i corsi d’italiano.
Comunità italiana e questioni migratorie
La comunità libanese legalmente soggiornante nel nostro Paese era costituita, al 31 maggio 2004, da 3.323 persone. Nel 2002, 169 cittadini del Libano hanno presentato domanda di regolarizzazione in base alle Leggi n.189/02 e n.222/02.
Il Libano è un Paese ad altissimo tasso di emigrazione, dovuto principalmente a fattori economici ed accentuatosi durante il periodo della guerra civile. I flussi si sono indirizzati prevalentemente verso gli Stati Uniti, Canada, Sud America, Australia ed Europa (in particolare Francia). L’Italia non è stata interessata in misura rilevante ai movimenti migratori di cittadini libanesi.
Negli ultimi tempi il Libano è altresì diventato in misura crescente un Paese “a rischio”, in quanto zona di transito di clandestini (soprattutto iracheni, turchi di etnia curda, siriani) diretti verso l’Europa. Si ricorda al riguardo il caso della nave “Monica”, proveniente dalle coste libanesi e sbarcata in Sicilia nel marzo 2002 con oltre 900 immigrati clandestini curdi.
Le Autorità libanesi hanno mostrato una crescente attenzione nei confronti di tale fenomeno, anche per i suoi evidenti legami con la criminalità organizzata locale ed internazionale. La collaborazione bilaterale ai fini di contrasto all’immigrazione clandestina è dunque diventata più intensa ed ha portato, anche di recente, ad operazioni di polizia che hanno consentito di bloccare numerosi clandestini in partenza e di smantellare alcune organizzazioni criminali.
E’ stata poi creata una apposita “task force” incaricata del coordinamento e dello scambio di informazioni tra le Autorità locali ed i funzionari di collegamento distaccati a Beirut dai Ministeri dell’Interno di Francia, Germania, Italia. Da parte libanese è stata proposta una Conferenza sull’immigrazione clandestina tra i Ministri dell’Interno dei Paesi rivieraschi.
Nel giugno 2002 è stato sottoposto alle Autorità libanesi il testo di un accordo di riammissione, che dovrebbe essere però rivisto alla luce dei contatti avuti dai due Ministeri dell’Interno. Da parte italiana è stato proposto di intensificare la collaborazione, attraverso corsi di formazione professionale per le forze di polizia libanesi, iniziative congiunte per il contrasto dell’immigrazione clandestina via mare (in collaborazione con altri Paesi dell’area) e assistenza tecnica.
Nel maggio 2003 è stato inoltre sottoposto alle Autorità libanesi il testo di un accordo in materia di cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata che è stato accettato dalla controparte. L’accordo è all’esame del Servizio del Contenzioso e dei Trattati.
Non vi sono intese bilaterali in materia migratoria.
Nel luglio 2004 inoltre, il Libano ha ratificato l’Accordo di cooperazione in questioni di diritto di famiglia, ratificato, da parte italiana il 7 aprile 2005.
L’Accordo è entrato in vigore il 1 giugno 2005.
Sono attualmente pendenti 4 casi di minori sottratti dal genitore libanese o italo-libanese: (Yasser YOUNES , 14 anni; Francesco RAHME RAFFOUL, 17 anni; Nadir, Nora e Caterina NASSER rispettivamente di 12, 11 e 5 anni; Kausar EL ZEIN di 5 anni).
L’entrata in vigore dell’Accordo bilaterale concernente la cooperazione in questioni di diritto di famiglia, che prevede, fra l’altro, l’istituzione di una Commissione Mista consultiva competente ad esaminare le materie relative al diritto di affidamento, di visita, ecc…, dovrebbe porre termine alle difficolta’ fino ad oggi riscontrate, imputabili alla difformita’ tra i due regimi giuridici: mentre quello italiano affida al padre ed alla madre la patria potesta’ del minore ed al Tribunale ordinario ogni questione relativa, quello libanese l’affida esclusivamente al padre ed ai Tribunali religiosi confessionali, facendosi ricorso a quello civile solo in caso di manacato accordo di fronte ai primi. Inoltre vi é disparita’ di trattamento tra la sentenza italiana, in genere sempre favorevole al genitore italiano, in quanto considera sottrazione di minore il fatto di aver portato in Libano il bambino, e quella libanese che tende a favorire il genitore cittadino, affidandogli il minore, senza tenere conto che quest’ultimo é stato sottratto.
In attesa della costituzione della Commissione Mista – i componenti da parte italiana sono gia’ stati comunicati a questo Ministero degli Esteri e si é in atttesa della comunicazione da parte libanese, peraltro gia’ sollecitata – in tutti i casi attualmente in essere, si provvede ad assistere il genitore italiano sia nei suoi rapporti con il legale di fiducia in loco, che assicurandosi che il diritto di visita, normalmente previsto dalla sentenza libanese, venga garantito. Nei casi piu’ complessi, si provvede, inoltre, ad accompagnare il genitore italiano al domicilio dove risiede il minore, assistendo, ove richiesto, all’incontro.
Programma straordinario di Cooperazione
L’Italia ha aderito all’Appello del Governo libanese lanciato in occasione della Conferenza di Stoccolma (agosto 2006) per affrontare l’emergenza e le necessità di riabilitazione e ricostruzione, venutesi a creare a seguito del recente conflitto. Tale adesione prevede un contributo pari a 30 milioni di Euro. Tale importo è così ripartito:
1. Progetti di emergenza da eseguire in gestione diretta, tramite fondi già inviati presso l’Ambasciata d’Italia a Beirut, per un valore di 15 milioni di Euro. Tali progetti, il cui termine di presentazione è scaduto lo scorso 15 dicembre, saranno in parte attuati da ONG italiane già presenti nel Paese e riguarderanno interventi di carattere socio-economico (scuole, servizi, sanità, ambiente,) nonché interventi in favore di priorità segnalate da Amministrazioni libanesi da realizzare nelle zone del Paese colpite dal conflitto.
Tutti gli interventi sono stati concordati con le Autorità libanesi a livello periferico e sono state informate le Autorità centrali. Le ONG italiane hanno inoltre come partner o una Municipalità libanese o Organizzazioni attive nella società civile locale.
Il programma di emergenza è gestito da un Ufficio apposito della Cooperazione aperto a Beirut lo scorso ottobre e che collabora con le ONG per la definizione degli interventi in collaborazione con le Amministrazioni libanesi competenti e sotto la supervisione dell’Ambasciata d’Italia.
Programma ordinario di Cooperazione
Il programma di cooperazione in corso di realizzazione è definito da Accordi che prevedono crediti di aiuto per oltre 82 milioni di Euro (circa 54 nel settore idrico e 28 nel settore della protezione dell’ambiente, del patrimonio culturale e nel settore agro-industriale) e doni per circa 4 milioni di Euro, da impiegare nel settore sanitario e in quello agricolo.
CREDITI D’AIUTO:
Iniziative in corso
Le principali iniziative in corso previste dagli Accordi di cooperazione in vigore si riferiscono al settore idrico,che assorbe la maggior parte della disponibilità finanziaria a credito d’aiuto. Si ricordano in particolare i seguenti interventi in corso:
- l’impianto di trattamento dei reflui urbani per la città di Zahle (23 milioni di Euro), è stato aggiudicata all’impresa Degrémont. A breve verrà erogata la prima tranche del finanziamento, pari a 10,6 milioni di Euro.
- rete di acqua potabile e fognaria di Jbeil (39,5 milioni di Euro); il credito d’aiuto è stato decretato dal MEF nell’aprile di quest’anno e la firma dell’accordo dovrebbe avvenire a breve.
Nel settore relativo all’aggiornamento tecnologico, è stato firmato nel maggio scorso l’accordo su un programma che prevede la fornitura di apparecchiature informatiche e di programmi gestionali alla Banca Centrale, a cui si aggiunge una componente di formazione, finanziato con un credito di aiuto per un valore di 5, 6 milioni di euro. Il programma, non compreso all’interno del Protocollo di cooperazione in corso, potrà essere pronto prima della fine dell’anno corrente.
DONI
Per quanto riguarda la componente a dono (interamente erogata o in corso di esecuzione), si segnalanoi seguenti programmi:
- nel settore sanitario, l’aggiornamento del personale infermieristico,per un valore superiore a 1 milione di Euro; il rafforzamento istituzionale del Ministero della Sanità (500 mila Euro); la realizzazione di un Laboratorio Centrale del Ministero della Sanità (800 mila Euro)ed un piano nazionale per l'assistenza sanitaria di base;
- nel settore agricoloè in corso di svolgimento: un progetto agricolo integrato (per un importo di 1,9 milioni di Euro) nella regione di Baalbeck – Hermel, attraverso il quale si intende promuovere un'economia alternativa a quella delle colture illecite sviluppatesi nel corso del conflitto; il programma per la Produzione di materiale vegetale certificato (1,2 milioni di Euro), la cui realizzazione è stata affidata al Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici nel Mediterraneo di Bari, congiuntamente all’Istituto di Ricerca Agraria del Libano.
Iniziative già approvate di prossima attuazione
Sono stati firmati nel maggio 2006 gli accordi attuativi relativi a due programmi integrati di sviluppo socio-economico delle aree depresse, entrambi da finanziare con risorse a dono, previste nel pacchetto degli interventi negoziati all’interno del prossimo accordo bilaterale.
1. Il primo, denominato “Sviluppo socioeconomico delle aree depresse”, del valore di 6,7milioni di Euro, è stato affidato all’UNDP. Il Programma si inserisce nel contesto del nuovo orientamento della cooperazione Italia/Libano ed in particolare risponde alle richieste del governo libanese di finanziare un’iniziativa nelle aree più depresse del Paese sia nel Libano del Nord (Akkar e Minieh, Dinniyeh e Tripoli- Bab el-Tebbaneh) che nella parte meridionale del Paese (regioni precedentemente occupate nelle aree di Marjeyoun, Bint Jbeil, Nabatiyeh, Sour, Rashaya, Hasbaya e West Bekaa). Il Programma si inquadra in un’iniziativa multilaterale di carattere internazionale (Art) coordinata dall’UNDP che si propone, in collaborazione con UNESCO, UNIFEM ed altre Organizzazioni delle Nazioni Unite, di canalizzare i diversi apporti dei donatori e dei soggetti della cooperazione decentrata, con lo scopo di orientarli in modo coordinato verso la promozione della governabilità e dello sviluppo. La prima tranche di 2,7 milioni di Euro è stata trasferita all’UNDP lo scorso mese di agosto.
2. Il secondo programma di lotta alla povertà , di importo pari a 4,1 milioni di Euro, affidato allo IAM, ha come obiettivo il sostegno socio-economico per le famiglie di produttori delle regioni olivicole marginali del Libano. Il programma, focalizzato nelle aree del Nord del Paese (Akkar) prevede una serie di interventi che mirano al miglioramento delle condizioni di vita di queste popolazioni rurali attraverso l’incremento del reddito degli addetti occupati nel settore olivicolo, importante nella tradizione agricola libanese, ma che è attualmente condotto a livello familiare e che necessita di un rilancio. Il contributo italiano, pari a 3,2 milioni di Euro, è stato approvato nel febbraio del 2006. La prima tranche non è stata erogata a causa delle insufficienti risorse finanziarie, ma si provvederà al pagamento con i fondi 2007.
Prospettive
Per quanto concerne la ricostruzione post bellica sono da prevedere ulteriori finanziamenti a valere sul DL di finanziamento della missione UNIFIL.
Riguardo invece il programma ordinario di cooperazione in occasione dei negoziati in corso per il nuovo accordo bilaterale, le Autorità libanesi sono state informate circa il nuovo orientamento che la Cooperazione italiana intende mettere in opera con il Libano. Tali indicazioni vedono come settori prioritari quelli a spiccata valenza sociale (riqualificazione e sviluppo socio economico nelle aree periferiche e decentrate, sanità di base, agricoltura) ed ambientale (miglior uso del territorio, del patrimonio urbanistico e delle acque). L’attuazione di tali iniziative dovrà associarsi ad una forte componente di formazione professionale, in risposta alle esigenze manifestate da parte libanese.
Per la realizzazione di iniziative in tali settori, è stata ventilata da parte italiana, in occasione dei primi contatti per la conclusione di un nuovo protocollo di cooperazione, una disponibilità finanziaria di 35 milioni di Euro a credito di aiuto, di cui 10 milioni hanno già fatto oggetto di un cofinanziamento del programma della Banca Mondiale (valore complessivo 63 milioni di dollari), finalizzato alla Conservazione e gestione del Patrimonio Culturale e i centri storici e sviluppo del turismo, approvato dal Comitato Direzionale nel marzo 2005 e decretato dal MEF nel dicembre dello stesso anno. Nell'ambito del nuovo Accordo di cooperazione triennale, verrebbero poi riconfermati i circa 6 milioni di Euro a credito d’aiuto corrispondenti ai fondi residui dell’accordo del 1998, per l’ampliamento della rete di acqua potabile di Tripoli ai quartieri suburbani.
La Conferenza di Parigi III sul sostegno al Libano (25 gennaio 2007) ha registrato un successo enorme per l’Esecutivo di Siniora, che ha incassato un importante sostegno economico-finanziario (l’impegno complessivo ammonta a 7.6 miliardi di dollari), oltre che politico, da parte della Comunità Internazionale. Occorre vedere come Siniora gestirà tali aiuti secondo un piano di riforme che l’opposizione ha già dichiarato di voler rivedere. A Parigi l’Italia si è impegnata ad offrire al Libano 120 milioni di Euro dei quali un contributo straordinario di 30 milioni di Euro immediatamente spendibile (consultazioni in corso), oltre alla possibilità di dilazionare il debito commerciale vantato dal Libano nei confronti di SACE e altre aziende italiane.
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (GEN.-DIC. 2006) |
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ESPORTAZIONI |
IMPORTAZIONI |
1. Prodotti petroliferi raffinati |
1. Petrolio greggio |
2. Macchinari |
2. Mezzi di trasporto |
3. Prodotti della metallurgia ed utensili metallici |
3. Prodotti della metallurgia |
4. Abbigliamento |
4. Prodotti chimici |
5. Prodotti chimici, fibre sintetiche ed articiali |
5. Prodotti informatici e dell’elettrotecnica |
Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
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QUOTE DI MERCATO 2005 |
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PRINCIPALI FORNITORI |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su export |
1. Siria |
11,1% |
1. Siria |
26,3% |
2. Italia |
11,0% |
2. Emirati Arabi Uniti |
10,6% |
3. Francia |
9,1% |
3. Turchia |
7,3% |
4. Germania |
6,9% |
4. Svizzera |
6,4% |
Fonte: Economist Intelligence Unit, aprile 2007
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INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO 2006 |
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Esportazioni verso il Libano sul totale delle esportazioni italiane |
0,24% |
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Importazioni dal Libano sul totale delle importazioni italiane |
0,01% |
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Fonte: ISTAT |
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SACE 2005 (milioni di Euro) |
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Categoria di rischio |
7 su 7 |
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Impegni in essere (a) |
13,12, |
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Indennizzi erogati da recuperare (b) |
19,87 |
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Sinistri in corso (c) |
- |
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Esposizione complessiva (a+b+c) |
32,99 |
0,11% Esposizione totale |
Fonte: SACE – 31 dicembre 2005 |
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INVESTIMENTI DIRETTI (2005) (migliaia di Euro)
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in Libano |
in Italia |
2.150 |
3.217 |
Fonte: Ufficio Italiano Cambi (U.I.C.) - Investimenti-disinvestimenti |
FLUSSI TURISTICI BILATERALI
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dall’Italia |
verso l’Italia |
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2004 |
n.d. |
7.063
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2005 |
n.d. |
5.000 |
Fonte: MAE CENTRO VISTI/ ENIT |
[1] Composizione della popolazione per età: 0-14 anni: 26,2%; 15-64 anni: 66,7%; 65 anni ed oltre: 7,1%.
[2] Poiché la consistenza confessionale è una questione sensibile, un censimenti nazionale non è stato condotto dopo quello del 1932. Tuttavia, secondo alcuni studi demografici ritenuti affidabili, condotti negli ultimi due anni, circa il 35% dei musulmani sono sunniti, il 35% sciiti e il 5% drusi. Negli anni, è stato registrato un evidente declino della popolazione cristiana dovuta alla forte emigrazione dei cristiano maroniti.
[3] Per un’analisi approfondita della questione vedi nota sul Tribunale Speciale internazionale.
[4] Il Libano ottenne l'indipendenza nel 1943, ma solo nel 1946 le truppe francesi abbandonarono il paese.
[5] La Siria ha fatto affluire proprie truppe in Libano durante la guerra civile (1975-1990) per difendere la popolazione cristiano-maronita dagli attacchi dei musulmani e dei Palestinesi. Tuttavia successivamente ha riconsiderato il suo atteggiamento nei confronti dei cristiano-maroniti quando questi si sono alleati con il suo maggiore nemico, ovvero Israele. La Siria ha provveduto a ritirare le proprie truppe nel 2005, ottemperando alla Risoluzione n. 1559 del Consiglio di Sicurezza ONU.
[6] La proroga del mandato di Lahoud non è stata ben accolta da diversi membri del Governo, che hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta, schiudendo così la via alla crisi di governo, che ha portato il 20 ottobre 2004, alle dimissioni del Primo Ministro Rafic Hariri (con cui, di fatto, il Presidente Lahoud già aveva frequenti contrasti) e alla creazione di un nuovo Governo filo-siriano guidato da Omar Karamé, già Presidente del Consiglio nel 1987.
[7] In seguito all’approvazione (il 28 agosto 2004) da parte del Consiglio dei Ministri libanese del disegno di legge per la revisione dell’art.49 della Costituzione - che fa divieto al Presidente uscente di essere rieletto o prorogato - il CdS ha adottato il 3 settembre 2006 la risoluzione proposta da Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito sulla questione dell’ ingerenza siriana in Libano, con particolare riguardo al processo elettorale presidenziale. Nel testo si riafferma il rispetto della sovranità libanese, si chiede il ritiro delle “remaining forces”nel Paese e si dichiara l’appoggio del CdS ad un processo elettorale “free and fair”. La risoluzione, che non ha conseguenze pratiche, poiché nel testo manca ogni riferimento a sanzioni, è stata accolta da parte siriana ed in Libano, tra i sostenitori del Presidente Lahoud, come una violazione del principio di non ingerenza negli affari interni di un Paese.
[8] 12 seggi sono del movimento “Hezbollah”.
[9] Si ricorda che nel febbraio 2007 il Presidente della Camera Bertinotti h ricevuto i familiari di due dei soldati israeliani rapiti in Libano nell’estate 2006.
1 Da ultime, la visita a Beirut del Presidente del Consiglio Prodi (24 dicembre 2006 e 10-11 ottobre 2006) e la visita dell’On. Ministro, Massimo D’Alema il 20 dicembre 2006 ed il 14 agosto 2006, la visita in Italia del Primo Ministro libanese Fouad Siniora del 27 giugno 2006 e del 15 febbraio 2006, la visita a Beirut dell’On. Ministro, On. Gianfranco Fini, il 13 gennaio 2005, la visita dei Sottosegretari agli Esteri On. Boniver l’11 e 12 aprile scorsi e dell’On. Mantica il 10 maggio scorso ed il 15 luglio 2004, la visita del Presidente della Camera On. Pierferdinando Casini il 3 maggio 2004, la visita del Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, On. Gustavo Selva, il 5 e 6 aprile 2006. Nel corso del 2003, la visita in Italia del Presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, in settembre e quella in Libano dell’On. Ministro in giugno 2003.