Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Rapporti Internazionali
Titolo: Russia
Serie: Schede Paese    Numero: 3
Data: 01/09/2006


Federazione russa

settembre 2006

DATI GENERALI 2005[1]

Superficie

17.075.000 KMQ

Capitale

MOSCA (8.178.000 abitanti)

Abitanti

142.893.000 (6° Paese al mondo per popolazione. La densità è di 9 ab.per Kmq. Il 16,6% della popolazione ha meno di 14 anni) La popolazione russa si riduce di circa 700.000 unità all’anno.

 

Tasso di crescita della popolazione

-0,37%[2]

Aspettativa di vita

65,8 anni

Popolazione sieropositiva (2001)

860.000

Composizione etnica

Russi (81,5%), Tatari (3,8%), Ucraini (3%)

Religioni praticate

Cristiana ortodossa (75%), Islamica (10%). I cattolici rappresentano lo 0,3% della popolazione.

 

 

 

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2005)

 

PIL (a parità di potere d’acquisto)

1.589 miliardi dollari[3]

PIL (al cambio ufficiale)

 740,7 miliardi di dollari

Composizione per settore

5,4% agricoltura; 37,1% industria; 57,5% servizi;

Crescita PIL

6,4% (2006: 6,7%)

PIL pro capite (a parità di potere d’acquisto)

11.100 dollari USA. (Italia: 29.200 dollari)

Inflazione

10,9

Popolazione al di sotto della soglia di povertà

15%

Tasso di disoccupazione

7,6% (è presente comunque una larga fascia di sottoccupati)

Rapporto debito pubblico/PIL

12,9% (Italia: 108,8%)

Debito estero

215,3 miliardi di dollari

Quote esportazioni russe

Paesi Bassi (9,2%), Germania (8,5%), Italia (7,3%), Cina (5,5%), Ucraina (5,5%), Turchia (4,5%), Svizzera (4,3%), USA (4%)

Quote importazioni russe

Germania (16%), Cina (10,8%), Ucraina (6,8%), Italia (5,4%), Giappone (4,8%), Finlandia (4,8%)

Interscambio commerciale con il resto del mondo

332 miliardi di dollari (+18% rispetto al 2004)

Surplus commerciale

110 miliardi di dollari (+28% rispetto al 2004)

Fonti: The Cia Worldfactbook 2006; Ministero degli Affari Esteri

 

 

Dopo la crisi finanziaria del 1998, la Russia ha avuto sei anni di crescita continua, con una media del 6,5% annuo. Sebbene questa sia dipendente dagli altri prezzi del greggio e dal valore contenuto del rublo, dal 2000 ha giocato un ruolo importante anche  la crescita della domanda interna. La resa media degli investimenti è stata del 10%, mentre i redditi sono aumentati del 12%. Fondamentale è stata poi la riduzione del debito estero, passato dal 90% del PIL a circa il 31%. Le esportazioni di petrolio hanno permesso di elevare le riserve valutarie da 12 a 182 miliardi di dollari (alla fine del 2005). Tali risultati, insieme alle riforme strutturali varate dal Governo, hanno incoraggiato gli investitori esteri. Nonostante questo, gravi problemi persistono ed una percentuale consistente della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Lo stipendio medio in Russia si aggira sui 260 dollari.

            Il quadro congiunturale del 2005 è stato sostanzialmente positivo, anche se ha confermato alcuni fattori di rischio, già emersi nella seconda metà del 2004: rallentamento degli investimenti e della produzione industriale, soprattutto nel comparto energetico e delle materie prime, settori trainanti dell’economia russa; alta inflazione e scarso potere di controllo da parte della Banca Centrale; orientamento del Governo verso politiche di bilancio meno rigorose. I primi tre mesi del 2006 sono stati contraddistinti da una crescita del 5,5%, minore rispetto a quella registrata nei primi tre mesi del 2005 (7,9%) Secondo gli analisti, a frenare la crescita sarebbero due fattori: l’inflazione che blocca gli investimenti e una politica industriale che non è riuscita a ad incoraggiare le aziende non petrolifere.

            Le maggiori esportazioni del Paese (80%) sono costituite da petrolio, gas naturale, metalli e legname, e questo lascia la Russia indifesa di fronte alle oscillazioni del loro prezzo. Per mantenere un’elevata crescita economica, la Russia deve inoltre rinnovare le proprie strutture industriali che hanno conosciuto un intenso sfruttamento e costituire un sistema bancario efficiente. Nel 2003 il Presidente Putin ha esteso il suo controllo sui cosiddetti “oligarchi”, come ha dimostrato l’arresto del magnate del petrolio, Khodorkovsky, accusato di bancarotta e frode fiscale. Sono in corso i negoziati per l’adesione della Russia al WTO[4]. Alla fine di agosto, il Presidente Putinsi è rivolto alle autorità finanziarie per frenare la crescita del rublo, dimostrando preoccupazione sia per l’aumento delle importazioni, sia per un’eventuale riduzione delle quote di mercato russe. Attualmente un dollaro è quotato circa 26 rubli[5] (nel 2002 ne occorrevano 31) e l’indebolimento della divisa americana è fonte di apprensione per milioni di russi che hanno lo stipendio fissato in dollari e convertito ogni mese in rubli al cambio del momento. Dal primo luglio 2006 il rublo è diventato convertibile. La decisione è stata accompagnata da dall’intenzione di Putin di creare una borsa a Mosca per la compravendita di gas e petrolio in rubli. La Duma ha inoltre iniziato una campagna per proibire al Governo di usare il dollaro come riferimento nei bilanci.

            La Russia ha recentemente saldato per intero il debito contratto con il Club di Parigi versando in agosto l’ultima rata, pari a 22,3 miliardi di dollari. Grazie all’estinzione anticipata del debito, la Russia potrà risparmiare 7,7 miliardi di dollari all’anno di interessi.

 

 

 

 

Principali cariche dello stato

 

Presidente della Repubblica

Vladimir PUTIN (dal 2000)

Primo Ministro

Mikhail FRADKOV (dal 5 marzo 2004)

 

Primo Vice Primo Ministro

Dimitri MEDVEDEV

Vice Primo Ministro

Aleksandr ZHUKOV

Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa

Sergei IVANOV

Presidente della Duma (Camera Bassa)

Boris GRYZLOV (dal 29 dicembre 2003)

 

 

Presidente del Consiglio della Federazione

Sergei MIRONOV (dal 2001)

Ministro degli Esteri

Sergei LAVROV

Interni

Rashid NURGALIJEV

Finanze

Aleksei KUDRIN

Giustizia

Vladimir USTINOV

Segretario del Consiglio di Sicurezza del Cremino

Igor IVANOV

Capo del FSB (ex KGB)

NIkolai PATRUSHEV

Procuratore Generale

Yuri Chaika

 

 

 

 

Scadenze elettorali

 

Presidenziali          marzo 2008

Politiche                 dicembre 2007

 

 

 

Quadro istituzionale

 

 

Sistema politico

 

Nel dicembre 1993 la Federazione russa si è dotata di una nuova Costituzione, dai tratti fortemente presidenzialisti. La Federazione russa è composta da 89 entità (Repubbliche, regioni, territori autonomi e province). Con la riforma approvata nel 2004 a seguito dei fatti dell’attentato di Beslan, sono stati accentuati ulteriormente i poteri presidenziali (c.d. “verticalizzazione del potere”) ed è stata abolita la quota del proporzionale pure nelle elezioni per la Duma (era pari al 50% del totale e favoriva l’elezione di candidati “indipendenti” a discapito di quelli organizzati).

 

 

Presidente della Repubblica

 

Al Presidente federale sono conferiti ampi poteri normativi, di indirizzo della politica interna ed estera, di nomina del Capo del Governo e dei ministri essendogli attribuiti, inoltre, funzioni di garanzia circa il sistema costituzionale e la tutela dei diritti.          A seguito della formazione di sette grandi distretti amministrativi, il Presidente della Repubblica ha anche il potere di nominare i sette Rappresentanti speciali che hanno il compito di assicurare l’applicazione delle leggi federali nei soggetti della Federazione e di vigilare sull’operato dei Governatori.

Grazie alla riforma del 2004, spetta ora al Presidente designare (ed eventualmente rimuovere) gli 89 Governatori della Federazione[6]. Il candidato designato è sottoposto alla ratifica delle Assemblee regionali. Se queste per due volte esprimono un voto negativo, possono essere sciolte con decreto presidenziale.

Fra gli organi dell’Amministrazione presidenziale si segnala il Consiglio di Sicurezza Nazionale[7] (di cui è stato recentemente nominato  Segretario l’ex Ministro degli Esteri, Igor Ivanov) che riferisce direttamente al Presidente in ordine alle politiche strategiche e di sicurezza da adottare, sia in politica estera, sia in politica interna.

E’ presente anche un’Amministrazione presidenziale incaricata in particolare di redigere i decreti presidenziali e di coordinare le varie agenzie che fanno capo al Presidente (cfr infra).

 

 

Parlamento

 

Il Parlamento federale è articolato in due camere, la Duma di Stato e il Consiglio della Federazione. La Duma consta di 450 deputati ed è eletta dal popolo ogni quattro anni, a suffragio universale, sulla base di un sistema che, a partire dalle prossime elezioni (dicembre 2007), sarà interamente maggioritario (con barrage del 7%). L’attuale Duma è stata 7 dicembre 2003.

Il Consiglio della Federazione è composto da 178 membri e rappresenta (due membri per ogni soggetto) gli 89 organi esecutivi e legislativi dei “soggetti della Federazione” (Repubbliche, regioni e territori autonomi, province). In base alla riforma promossa dal Presidente Putin nel  luglio 2000, a partire dal 2002, dei due membri chiamati a rappresentare i “soggetti della Federazione” in seno al Consiglio della Federazione, uno è designato dal Governatore con il consenso dell’assemblea legislativa locale e l’altro è eletto direttamente da quest’ultima. L’inizio del loro mandato dipende dalle elezioni delle singole entità federate.

Per introdurre modifiche alla Costituzione occorre la maggioranza dei due terzi dei componenti della Duma, ovvero 301 seggi. (L’attuale partito di maggioranza, Russia Unita, ne dispone di 308).

 

   

Composizione della Duma:

 

PARTITO

Seggi

Russia Unita (centro-destra, filopresidenziale)

304

Partito comunista e agrari

47

Rodina-Madrepatria (nazionalisti)

40

Partito liberal-democratico (estrema-destra)

35

Indipendenti

21

Vacanti

2

TOTALE

450

 

 

 

 

Governo

 

Il Potere esecutivo, diversamente da quanto avviene in altri Paesi aventi un ordinamento a carattere presidenziale, è ripartito tra un’Amministrazione presidenziale - dotata di un imponente apparato burocratico che spesso si articola in numerosi organi collegiali, e che incide largamente sulla concezione e sullo sviluppo degli indirizzi governativi - e la struttura ministeriale vera e propria, cui spettano concrete prerogative di attuazione a livello tecnico di quegli indirizzi. Di rilievo è la figura del Capo dell’Amministrazione di Governo, che ha il compito di coordinare l’attività del Governo e regolare i conflitti che possono insorgere tra le diverse Amministrazioni.

 

 

Magistratura

 

Il sistema giudiziario della Federazione Russa è disciplinato dalla Costituzione federale. La Corte Costituzionale controlla la legittimità delle leggi federali, degli atti normativi del Presidente, dei trattati internazionali e degli accordi interni fra i “soggetti” della Federazione. La Russia è l’unico Paese appartenente al Consiglio d’Europa a non avere ancora ratificato l’abolizione della pena di morte (che tuttavia non viene applicata grazie ad una moratoria).

Particolare importanza riveste il Procuratore Generale, che ha le seguenti funzioni: rappresentare lo Stato nei pubblici processi nonché gli interessi dei cittadini nei casi previsti dalla legge; controllare tutta l’attività investigativa ed accertare eventuali violazioni di legge commesse nell’emanazione di sentenze da parte dei tribunali, vigilare sull’applicazione di misure di coercizione e di limitazione della libertà personale emesse a sfavore dei cittadini. Il Procuratore Generale è nominato dal Presidente della Federazione e dura in carica cinque anni. La sua nomina deve essere approvata dalla maggioranza dei componenti del Consiglio della Federazione. 

 

 

Ambasciatore italiano presso la Federazione russa

 

Vittorio Claudio Surdo

 

 

Ambasciatore della Federazione russa in Italia

 

Aleksei Meshkov

 

 

 

 

                     Politica interna

 

 

            La successione a Putin

Putin gode di un ampio consenso fra l’opinione pubblica, nonostante le molte ombre del suo operato, fra cui spicca la mancata soluzione del problema ceceno. Ma Putin non potrà candidarsi alle prossime elezioni previste nel 2008 per dettato costituzionale. Il suo consenso è reale, ma è vero anche che può essere gestito e mantenuto grazie ad un forte controllo del governo sui mezzi d’informazione. In settembre l’Unione dei giornalisti russi ha denunciato il cambio di proprietà di sette importanti giornali russi negli ultimi diciotto mesi, effettuato in vista delle elezioni legislative del 2007 e di quelle presidenziali del 2008, con l’obiettivo di controllare l’informazione sulla carta stampata.

            Al momento, non esistono in Russia personalità in grado di competere con Vladimir Putin. Questi indicherà sicuramente un suo successore, il quale, forte di tale investitura, partirà da una posizione di vantaggio rispetto agli sfidanti. Il suo partito Russia Unita ha un’ampia maggioranza, ma non bisogna dimenticare che il consenso è più legato alla figura personale del Presidente che ad un reale radicamento del partito. Nel mese di Marzo si sono svolte alcune elezioni amministrative all’interno della Federazione Russa, che hanno dato alcune indicazioni sulle possibili tendenze alle prossime legislative. Russia Unita si è confermata di gran lunga il primo partito, oscillando fra un risultato minimo del 28% a Kirov negli Urali ad uno massimo del 55% in Siberia, e punta legittimamente ad ottenere il 40% su scala nazionale.       Il primo partito di opposizione è sicuramente il Partito Comunista, il PCRF, guidato da Zjuganov. Questo suo ruolo è evidente e riconosciuto, tanto che a volte ci sono state intese programmatiche alla Duma fra tutti i partiti d’opposizione, anche liberali o di destra, secondo cui un alleanza con i comunisti è necessaria per mantenere le basi della democrazia. Il PCRF si è rivelato in crescita alle amministrative, con percentuali intorno al 15%. In calo, e comunque minoritari, il partito liberal democratico e gli altri partiti filo occidentali e variamente ispirati agli “arancioni” ucraini.

            Invece, un’incognita nel panorama politico russo è quella del partito Rodina, da un lato nazionalista e xenofobo, ma che per altri versi si colloca a sinistra, con elementi di tutela delle categorie sociali più deboli, elemento tipico in Russia, in cui le definizioni di destra e sinistra sono peculiari. Rodina punta a prendere voti di protesta, dagli astensionisti, e dall’elettorato comunista scontento. Rodina non ha quasi partecipato alle amministrative, le sue liste sono state escluse quasi ovunque per sospette “violazioni procedurali”; ma dove sono state ammesse, hanno avuto un successo superiore a quello dei comunisti, ottenendo il secondo posto dietro a Russia Unita. Da notare che questi voti sono stati in gran parte sottratti allo stesso PCFR. Proprio a causa del suo potenziale, questo partito è stato oggetto di attacchi e pressioni varie, apparentemente da parte del governo. Tuttavia è diffusa la convinzione che questa lista sia stata voluta, o quantomeno utilizzata, dal Cremlino, in funzione di disturbo verso il partito d'opposizione ritenuto più pericoloso, quello comunista. Comunque sia, negli ultimi tempi, Dmitry Rogozin, leader di Rodina, è rimasto in una posizione defilata della scena politica, lavorando alla costruzione di un nuovo soggetto politico, più ampio. Alla fine del mese di luglio, è stata infatti annunciata la fusione fra Rodina, il Partito della Vita (un gruppo di recente formazione, di cui è leader il Presidente del Consiglio della Federazione, Mironov, nato per contrapporsi alla riforma del welfare, con relativa monetizzazione dei servizi) ed il Partito dei Pensionati. Il tutto nella previsione di allargare ulteriormente l'alleanza a nuovi soggetti politici. Il programma è quello di contrastare alle prossime elezioni il predominio del partito di Putin, Russia Unita, appoggiando nel contempo le linee principali del governo di Putin stesso. Ciò ha creato alcuni sospetti: secondo il quotidiano Kommersant, il più letto in Russia, dietro questa operazione ci sarebbe proprio il Cremlino. L'idea è che negli ambienti presidenziali si sia voluto far in modo che esista un partito di opposizione abbastanza forte ma anche più presentabile, e soprattutto più malleabile, del Partito Comunista e di quello Liberal Democratico, fortemente spostato a destra.

            Nel frattempo, l'operato del governo pare in questi giorni rivolgere maggiore attenzione all'opinione pubblica: Infatti ha promesso un raddoppio dell'assegno di natalità per i genitori di figli con meno di diciotto mesi, il tutto nell'ottica di fronteggiare la crisi demografica che il paese sta attraversando. In generale, si tende ad assecondare l'ostilità della popolazione verso le aperture al libero mercato, e di ingraziarsi l'elettorato di sinistra. Difatti, dalla stampa più vicina al governo, provengono spesso attacchi a Zjuganov volti a delegittimarlo presso i suoi elettori, presentandolo come disposto ad intese persino con i neo nazisti, cosa peraltro vera in alcune occasioni. La Pravda ha riportato che l'organizzazione giovanile del partito, disgustata da queste tendenze del suo leader, avrebbe minacciato una scissione, che indebolirebbe oltremodo la sua forza elettorale.

            Se nel 2007 si eleggerà il Parlamento, nel 2008 si voterà per la carica di Presidente. Rispetto a questa votazione, la situazione è piuttosto incerta, nel senso che potranno presentarsi diversi scenari. Il primo interrogativo riguarda il rispetto dell'attuale forma costituzionale, per cui Putin non potrà ricandidarsi, o se verranno apportate modifiche. Queste potrebbero essere di due tipi: o tali da permettergli direttamente di candidarsi per la terza volta, o volte alla creazione di nuove cariche istituzionali d'alto livello, a cui Putin potrebbe liberamente accedere (ad esempio, potrebbe essergli riservata la carica di super-premier in una repubblica parlamentare). Su cosa accadrà realmente, ora è impossibile pronunciarsi; intanto va registrata l'iniziativa del Parlamento ceceno che ha approvato una risoluzione, rivolta al Consiglio Federale (la camera alta del Parlamento), che chiede un mutamento costituzionale affinché Putin possa candidarsi. Intanto il Presidente dichiara spesso ai giornalisti di voler rispettare la Costituzione attuale e di avere il diritto di indicare il nome a lui gradito per la successione, senza però voler imporre alcunché, "perché la reazione potrebbe essere opposta a quella voluta". E' opinione diffusa che i due attuali vice premier, Serghej Ivanov e Dmitrij Medvedev, sono in pole position.

            L'accentramento dei poteri e il forte sostegno dell'opinione pubblica rendono probabile che Putin non si tirerà da parte dalla vita politica. D'altronde lui stesso ha dichiarato di portare avanti un progetto di lungo respiro per il perseguimento degli interessi nazionali, il che implica la volontà di essere ancora lui a guidarlo. Possono certamente avvenire fatti nuovi ed imprevisti, ricordando che alcuni oligarchi legati all'era di Eltsin lo vorrebbero rimuovere e che il nuovo ruolo forte della Russia a livello internazionale impensierisce gli USA, che potrebbero essere interessati a sostenere un cambio di governo a Mosca, ma al momento i rapporti di forza sono tutti a favore dell'attuale presidente.

            Oltre alle conseguenze sul paese stesso e sulla politica internazionale, la questione 2008 ha dei rilievi notevoli sugli assetti istituzionali interni della Federazione Russa che, ancora, non ha stabilito dei meccanismi certi per l'alternanza (o almeno l'alternativa) istituzionale. In questo, Mosca non si discosta in maniera sensibile dagli avvenimenti dell'ex Unione Sovietica (Azerbaijan, Uzbekistan e Bielorussia in particolar modo) dove i meccanismi di ricambio delle classi dirigenti sono spesso tuttora assenti e sui quali la Russia al momento esercita un'influenza non chiarificatrice. Secondo la Costituzione vigente non è previsto un terzo mandato, per cui, a detta degli osservatori, sono possibili tre opzioni: la modifica della Costituzione, la nomina di un candidato governativo o il mutamento in senso parlamentare della Russia in modo tale da riservare a Putin il ruolo di premier con poteri fattivi ed una presidenza di circostanza, anche se i tempi appaiono stretti per un progetto di tale portata.

 

 

L’affermarsi del nazionalismo

 

            A partire dal crollo dell’Unione Sovietica, degli osservatori stranieri hanno sottolineato la forte radicalizzazione della società russa suggerendo, tra l’altro, che se la Russia non poteva più essere comunista sarebbe necessariamente stata nazionalista. All’inizio dell’anno, lo stesso Presidente Putin durante una conferenza televisiva aveva messo in evidenza che gli elementi fascisti particolarmente estremisti dovevano essere eliminati in toto dalla carta politica. Qualche giorno più tardi, egli domandò ufficialmente allo FSB di dedicare particolare attenzione agli errori fatti. Da allora solo poche cose sembrano cambiate pertanto l’interrogativo resta sempre aperto: la società russa si trova veramente sotto attacco? Mark Urnov, direttore d’Expertiza (agenzia di studi sociali) in un’intervista rilasciata a RIA Novisti (canale di notizie governative) ha ammesso che nel paese è presente una popolazione con un livello piuttosto elevato di sentimenti aggressivi e nazionalisti. Urnov, inoltre, precisa che: “la Russia dei nostri giorni si trova di fronte ad un incrocio di un tortuoso cammino e tutti potrebbero facilmente sbandare”. Secondo le sue approssimazioni, in un paese in cui il 40% della popolazione è infettata da idee scioviniste ed il 70 % considera gli stranieri in maniera negativa, e dove, in aggiunta, la tensione relativa al Caucaso aumenta di giorno in giorno: la situazione non può che essere preoccupante. Inoltre, Urnov ci ricorda che in Russia le premesse per lo sviluppo di movimenti estremisti esistono oggettivamente: esse sono radicate nel forte dislivello tra le classi povere e ricche, nei livelli di vita delle persone meno abbienti, nell’umiliazione nazionale dello Stato il cui peso è sensibilmente diminuito sulla scena internazionale. A questi fattori si aggiungono sia le vecchie credenze antisemite, che ancora persistono in Russia, sia un forte sentimento d’intolleranza nei confronti degli abitanti del Caucaso e dell’Asia centrale sempre più numerosi nelle grandi città russe. L’anno scorso 388 attacchi, di cui 44 omicidi, sono stati attribuiti a dei gruppi fascisti e nazionalisti: una tendenza peraltro non in diminuzione. Nella sola città di Mosca, durante i primi 10 giorni del 2006 tre persone hanno perso la vita in seguito ad attacchi nazisti ed una sinagoga è stata presa d’assalto da parte di un’estremista che ha ferito 8 persone.

            Nel Paesi si assiste inoltre all’esplosione di mini cellule estremiste di tipo fasciste i cui membri, ogni sera, ispezionano le grandi arterie russe alla ricerca di qualche straniero da torturare. In Russia sarebbero presenti quasi 100 mila skinheads. Un gruppo di resistenza civile formato dallo scrittore Dmitri Lipskerov denuncia la mancanza di azione del governo e delle forze di polizia: “quando dei gruppi estremisti come il Partito della Libertà può agire contro la nostra società e contro i nostri cittadini in maniera del tutto semplice e può descrivere i propri crimini etnici come esplosioni; quando gli studenti stranieri si fanno frequentemente assassinare ed hanno paura di uscire dai propri dormitori; quando persone di altre religioni si fanno tormentare, o meglio colpire a morte, vuol dire che abbiamo un grave problema”. Lipskerof ricorda che la Russia oggigiorno vive nell’era della globalizzazione, di frontiere aperte ed il numero dei lavoratori stranieri provenienti principalmente dall’Asia e dal Caucaso continuerà ad aumentare considerevolmente durante i prossimi decenni. Proprio per questo motivo bisogna al più presto regolare il problema dello sciovinismo ed evitare una possibile e realmente incisiva deriva fascista. Naturalmente ci sarà sempre un lampo di speranza alla fine del tunnel. I gruppi di resistenza formati dai cittadini per contrastare il fascismo fanno ormai delle pressioni sempre più sostenute sui diversi scacchieri del Governo. Alla fine del mese di febbraio questi gruppi hanno comunque guadagnato una prima battaglia di grande importanza. Dodici partiti politici si sono messi d’accordo per firmare un accordo sulla lotta contro il nazionalismo, la xenofobia e le discordie religiose. Il Patto antifascista così come è stato battezzato, è anche stato ratificato da parte di 500 organismi sociali e umanitari presenti nell’intero paese. In seguito alla firma dell’accordo storico, Berl Lazar, grande Rabbino della Russia, ha notato che la Russia conta più di 160 popoli e etnie che dovrebbero vivere pacificamente: “quelli che fanno la propaganda d’intolleranza razziale devono essere banditi dalla vita politica” La situazione sarà dunque critica ma lontana dall’essere irreversibile.

 

 

 

                     Politica estera

 a cura del Mae

 

 

La fermezza dimostrata da Putin sul piano della politica interna si è accompagnata ad un notevole pragmatismo in politica estera che, nell’ambito di un progetto di ancoraggio della Russia all’Occidente, è funzionale a restituire al Paese la capacità di svolgere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Questa aspirazione si sostanzia in una politica estera multipolare volta a contrastare l’emergere di nuove egemonie sullo scacchiere internazionale.

 

1. Rapporti con l’Occidente

Il rapporto con gli Stati Uniti resta solido, ma si sviluppa in un clima di crescente conflittualità. Nel rapporto sulla Russia del Council on Foreign Relations (marzo 2006) si stigmatizzano, tra l’altro, la deriva autoritaria interna avviata da Putin, la forte limitazione delle libertà individuali e di espressione e l’uso spregiudicato dell’arma energetica, esortando l’Amministrazione americana ad una pronta reazione ed arrivando a ventilare un boicottaggio del Vertice G8 di San Pietroburgo. Il rapporto riflette opinioni diffuse nel Congresso e nell’opinione pubblica, che l’Amministrazione non ha però (ancora) fatto proprie, mantendendo un approccio pragmatico. Il nucleo centrale del partenariato con gli Stati Uniti rimane l’azione di contrasto al terrorismo internazionale ed alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. La “crisi nucleare” con l’Iran sta però facendo emergere sostanziali differenze di approccio.

 

Anche nell’ambito del Consiglio NATO-Russia, Mosca ha ormai “accettato” il primo grande allargamento della NATO, ma permangono preoccupazioni per i ventilati futuri ulteriori allargamenti che intaccherebbero la sfera del c.d. “estero vicino” (es. alla Georgia, all’Ucraina, ecc.).

 

A partire dal 2004 la Russia ha a più riprese espresso forti critiche nei confronti dell’operato dell’OSCE, chiedendo che si proceda ad un ripensamento delle priorità dell’Organizzazione per riequilibrare l’eccessivo peso assegnato al “primo cesto” (diritti umani e libertà democratiche) a favore della lotta al terrorismo e della dimensione economica.

 

Per quanto riguarda i rapporti in con l’Ue, si ricorda che si è tenuto a Soci (25 maggio 2006) il 17mo vertice UE-Russia. Al termine del Vertice, incentrato sui temi energetici, sono stati raggiunti due accordi: il primo riguarda la semplificazione della concessione dei visti ed il secondo prevede la riammissione degli immigrati clandestini. L’agevolazione della concessioni dei visti per i cittadini è un tema su cui Mosca ha molto insistito e gioverà soprattutto agli studenti, agli sportivi e agli uomini di affari. La Russia, si ricorda, è favorevole all’eliminazione totale del sistema dei visti. L’accordo di riammissione (che peraltro non riguarda Regno Unito, Danimarca e Irlanda che hanno preferito avvalersi della clausola “opt out”) prevede che ciascuna delle parti sarà responsabile dei clandestini entrati illegalmente nel territorio dell’altra, a prescindere dalla nazionalità. Il problema riguarda soprattutto i flussi migratori che giungono nell’Ue attraverso la Federazione russa (l’accordo prevede però un periodo transitorio di tre anni, durante i quali la Russia sarà responsabile unicamente dei cittadini russi):

 

 

2. La crisi del gas con l’Ucraina

La crisi del gas fra Russia ed Ucraina, generata nel dicembre 2005 dalla richiesta russa di aumento del prezzo del gas da 50 a 230$ per 1000 metri cubi, ha portato a gennaio al blocco delle forniture all’Ucraina, con evidenti disagi anche per i Paesi dell’UE, posto che l'80 per cento del gas che questi comprano dalla Russia transita per l'Ucraina. La richiesta russa di adeguamento dei prezzi ai livelli di mercato (oltre 200$ per 1000 metri cubi sui mercati europei) non era di per sé né ingiustificata né “illegittima”; tuttavia, sia il timing della richiesta (subito dopo il riconoscimento da parte UE dello status di economia di mercato all’Ucraina), sia le modalità di presentazione della stessa (poco meno di un ultimatum), sia la sua poco trasparente conclusione (accordo transitorio, concluso con l’intermediazione della società RosUkrEnergo dai dubbi assetti societari), mettono in evidenza un chiaro intento politico, nonostante le ripetute assicurazioni in senso contrario da parte russa.

L’annuncio da parte di Gazprom di voler imporre un ulteriore aumento del prezzo del gas all’Ucraina a partire dal 1 luglio 2006 ha fatto temere lo scoppio di un’altra crisi, ma i recenti sviluppi politici interni ucraini, con la formazione del governo guidato da Yanukovych, sembrano aver posto le premesse per un miglioramento dei rapporti bilaterali con Mosca. Nel corso dell’incontro tra Yanukovych ed il Primo Ministro russo Fradkov, svoltosi a margine del recente Vertice della Comunità Economica Eurasiatica (Sochi, 15-17 agosto 2006), è stata raggiunto un'intesa di massima sul prezzo del gas per il 2006 (che si stima resti intorno ai livelli attuali, pari a 95 dollari per 1.000 metri cubi) ed sono stati avviati i negoziati per la fissazione del prezzo delle forniture nel 2007.

 

3. L’Estero vicino

La salvaguardia degli interessi economici e di sicurezza in Asia centrale costituisce uno degli obiettivi durevoli della politica estera russa. Il tentativo di riconquistare un’influenza attraverso la ridefinizione di una strategia regionale si concretizza in una duplice direttiva: rafforzamento della presenza militare russa e controllo delle leve energetiche, costituendo l’Asia Centrale un’area di raccordo strategico verso l’Estremo Oriente ed un cuscinetto contro le minacce provenienti dall’integralismo islamico. La Russia ha acceduto all’Organizzazione per la Cooperazione in Asia Centrale (ottobre 2004), e Mosca vede ora nel suo rafforzamento una forma di controllo all’ampliamento degli interessi della Cina e degli Stati Uniti nella regione. Il grande attivismo politico e diplomatico russo nell’area è riuscito ad ottenere alcuni risultati di rilievo: fra questi, il “Patto di alleanza militare” (dicembre 2005) con l’Uzbekistan, che aveva invece denunciato l’accordo con gli USA per l’affitto della base aerea “K2” a seguito delle proteste occidentali per la “strage di Andijan” del maggio 2005 (circa settecento morti nella repressione seguita ad un attentato terroristico). Anche il rafforzamento dell’Organizzazione per la Cooperazione in Asia Centrale (SCO, o “Gruppo di Shangai”) costituisce per Mosca uno strumento di affermazione del proprio ruolo e di contenimento degli antitetici interessi degli Stati Uniti nella regione, come evidenziato dalla dichiarazione adottata in occasione del Vertice di Astana del luglio 2005, nella quale si chiede agli Stati Uniti di porre un termine certo alla presenza militare in Asia Centrale.

 

4. Il continente asiatico

Anche il continente asiatico è al centro dell’interesse della politica estera russa. La nuova fase positiva dei rapporti sino-russi (6.000 km di frontiera comune) si basa sul “Trattato di partenariato strategico” (2001), teso a contrastare l’egemonia americana. La visita a Pechino (marzo 2006) del Presidente Putin (accompagnato da una delegazione di più di mille persone) per l’inaugurazione dell’Anno della Russia in Cina ha evidenziato un salto di qualità nelle relazioni bilaterali, segnandone uno dei punti più alti raggiunti da diversi decenni a questa parte. Nell'agenda dei colloqui tra Putin e Hu Jintao la cooperazione bilaterale, soprattutto nel settore energetico, ha avuto un ruolo centrale, con la firma di ben 15 accordi. Con le intese sulle forniture di petrolio e idrocarburi e sulle collaborazioni tra compagnie petrolifere la Russia si prepara ad assumere un ruolo di rilievo nelle forniture energetiche alla Cina. Più che su autentiche affinità, la relazione tra Mosca e Pechino sembra però fondata sulla condivisione di interessi contingenti. A ciò si aggiunge una convergenza di fatto sulle principali questioni internazionali che esiste già da qualche tempo. La relazione con la Cina ha però carattere asimmetrico e non sempre facile. Il problema dell’immigrazione irregolare cinese in Siberia, in particolare, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, tanto da mettere in discussione la demografia stessa dell'estremo oriente siberiano.

Negli ultimi anni Mosca ha elaborato diversi progetti finalizzati ad ottenere uno sbocco verso est per la propria produzione, allo scopo sia di avvicinarsi ai mercati asiatici (Cina, Giappone), sia di ottenere un terminale sul Pacifico che favorisca le esportazioni anche verso mercati più lontani (in potenza, gli stessi Stati Uniti). In questo quadro va inserito il nuovo progetto di Transneft (il gestore monopolista pubblico della rete di oleodotti russa), che a maggio 2006 ha dato avvio alla costruzione (da completarsi entro il 2015) della prima sezione dell’oleodotto Taishet-Nakhodka, che collegherà Taishet (nella regione di Irkutsk) con Skovorodino (in Siberia Orientale, a 69 chilometri dalla frontiera russo-cinese). È poi prevista la realizzazione di una bretella, fra Skovorodino ed il terminale cinese di Daqing, che consentirà alla Cina di assicurarsi le forniture petrolifere russe prima che la costruzione della seconda sezione dell'oleodotto sia completata. Quest’ultima dovrebbe collegare Skovorodino con il porto russo di Nakhodka sul Mare del Giappone, ma nel corso dell'incontro bilaterale con il Primo Ministro giapponese Koizumi, a margine del Vertice G8 di San Pietroburgo (luglio 2006), Putin ha escluso che la Russia possa sottoscrivere un accordo intergovernativo che impegni le Parti alla realizzazione della seconda parte dell’oleodotto, non disponendo al momento di quantitativi di greggio capaci di rendere remunerativo il progetto. La posizione espressa da Putin conferma l'opzione strategica di Mosca di dare vita ad una "partnership" privilegiata con Pechino in campo energetico.

Con il Giappone resta peraltro da risolvere il contenzioso relativo a quattro delle isole Curili.

 

 

 

                     Rapporti bilaterali

 a cura del Mae

 

 

 

1. Quadro politico delle relazioni e obiettivi italiani

L’Italia ha sviluppato con la Russia relazioni di un’intensità tale da poterle qualificare come “rapporto privilegiato”. Si tratta tuttavia di un edificio che trova le sue fondamenta nella storia e, più di recente, nel sincero sostegno dell’Italia al progressivo avvicinamento della Russia alla “comunità occidentale” (UE, NATO, OMC, OCSE).

Tra i nostri obiettivi spiccano la sicurezza dell’approvvigionamento energetico (da perseguire attraverso un dialogo costruttivo UE-Russia, con l'obiettivo di garantire volumi certi di forniture cui si possa accedere in base a principi non discriminatori) e la richiesta di appoggio sulla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

 

Il 12 settembre, il Ministro degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio, on. Massimo D’Alema, ha comunicato che il prossimo vertice annuale italo-russo si terrà a Bari nel prossimo dicembre. Sempre secondo il Ministro degli Esteri, il vertice riguarderà “tutta l’agenda dei problemi internazionali”.

 

 

 

 

2. Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

La Federazione Russa rappresenta un paese dalle opportunità straordinarie: al considerevole aumento del PIL (in costante crescita da 7 anni ad un ritmo non inferiore al 5%), si accompagna quello del reddito e della capacità di acquisto in misura del 15-20% annuo. Di queste favorevoli condizioni hanno tratto beneficio le relazioni commerciali bilaterali; l’Italia è infatti al secondo posto tra i Paesi UE (dopo la Germania) per il volume dell’interscambio commerciale, cresciuto del 50% nell’ultimo quadriennio.

Tuttavia esistono margini di possibile miglioramento. Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dalla Russia per garantire un quadro favorevole agli investimenti esteri ed al commercio con l’estero, uno dei problemi più acuti con cui gli investitori italiani devono confrontarsi è rappresentato dall’ancora imperfetto funzionamento dello Stato di diritto, dall’assenza di un quadro giuridico certo e dalla debolezza del potere giudiziario locale. La situazione potrebbe migliorare in futuro tenuto conto della priorità attribuita dal Governo russo all’attuazione delle riforme strutturali nel settore della Pubblica Amministrazione ed all’obiettivo dell’accessione all’OMC. 

 

Nel periodo gennaio-marzo 2006 l’interscambio ha confermato il trend espansivo degli ultimi anni con un +28,1% per un ammontare pari a 5,3 mld di euro. Più in dettaglio, le nostre esportazioni (€ 0,9 mld) hanno registrato un +21% rispetto allo stesso periodo del 2005; la dinamica più sostenuta delle importazioni, pari a € 3,8 mld (+31,4%) – e che risente dei maggiori acquisti di prodotti energetici dovuti  ai rigidi mesi invernali e degli elevati prezzi degli stessi – ha determinato un sensibile aumento del saldo negativo (+39,7%).

L’incidenza della Russia sul complesso dell’interscambio extra-Ue seppure ancora modesta, è comunque in costante aumento.

 

Per quanto attiene gli investimenti italiani in Russia, la nostra posizione è purtroppo ancora debole. Nel periodo 2000-2004 l’Italia è stata solamente l’undicesimo paese investitore con 286 milioni di dollari (c’è però da puntualizzare che tale dato è comunque fortemente sottostimato poiché, per motivi fiscali, molte aziende italiane, quali ENI e Duferco, hanno effettuato investimenti per il tramite di società straniere). Le imprese italiane operanti stabilmente in Russiasono diverse centinaia. Solida la nostra posizione nel settore energetico, principalmente grazie all’ENI (gasdotto Blue Stream, oleodotto e gasdotto offshore nell’isola di Sakhalin ad opera della Saipem) ed all’Enelche si è aggiudicata un contratto di gestione e modernizzazione della centrale termoelettrica Nord Ovest di San Pietroburgo e sembra in condizione di giocare un ruolo di rilievo nella futura liberalizzazione del settore elettrico russo, avendo di recente firmato un Memorandum d'Intesa con il gigante energetico Rusenergosbyt (RES) per la creazione di una joint venture (49% capitale italiano; 51% russo). L'investimento (105 milioni di dollari) consente all'ENEL di consolidare la sua presenza nel settore della distribuzione e commercializzazione dell’energia elettrica, in attesa di entrare nel comparto della generazione.

Per quanto riguarda l’ENI, essa sta da tempo negoziando con Gazprom un’intesa per il rafforzamento del partenariato strategico e l’ampliamento dei settori di cooperazione. L’ENI sarebbe interessata ad investire nell’up-stream (sfruttamento di giacimenti), mentre Gazprom vorrebbe espandersi nel down-stream (commercializzazione del prodotto); un primo accordo siglato nel maggio 2005 è stato però annullato dall’antitrust italiano, e le due compagnie stanno attualmente negoziandone un altro.

Nel settore del carbone la Coeclerici, ha acquistato una miniera nella Regione di Kemerovo. Va segnalata anche la lodevole eccezione rappresentata dagli investimenti avviati dalle nostre aziende nei settori degli elettrodomestici (Indesit, Merloni Termosanitari, Candy), produzione di ceramiche (Marazzi), agroalimentare (Gruppo Parmalat e Perfetti), abbigliamento (Golden Lady), edilizia (Tegola Canadese, Mapei), metallurgia (Duferco, Techint, Danieli), automobilistico (Fiat Auto), petrolchimico (Tecnimont).

Per quanto attiene i settori ad alto contenuto tecnologico, Finmeccanica si è aggiudicata importanti commesse nel settore delle telecomunicazioni spaziali (Alenia Spazio), per la realizzazione di un centro di smistamento postale a Mosca (Elsag),  per la fornitura di sistemi di radiocomunicazione (OTE) e sta negoziando l’avvio di progetti di cooperazione in altri settori (aerospaziale, telecomunicazioni e nucleare). La controllata Alenia Aeronautica ha raggiunto nell’agosto 2005 un accordo preliminare con Sukhoi Civil Aviation per la progettazione e la produzione di una nuova famiglia dijet regionalinell’ambito del progetto Russian Regional Jet (RRJ). In base all’intesa, Alenia avrà il 25% (il massimo consentito dalle leggi russe per i soci stranieri) del capitale di Sukhoi. Alenia Aeronautica ha inoltre sottoscritto un'intesa con Irkut per la creazione di una società mista per lo sviluppo di programmi comuni nel campo aeronautico civile e, inoltre, insieme ad Aermacchi, ha firmato un accordo di collaborazione industriale e commerciale con la Yakovlev.

Nel settore militare è presente la Marconi Selenia Communications, che fornisce sistemi di telecomunicazione nei settori terrestre, navale, aeronautico. Inoltre si profilano opportunità per la Fincantieri (costruzioni navali), la Fiat Avio (sistemi propulsivi aeronautici) e la Galileo Avionica (sistemi avionici).

Nel settore bancario e finanziario, il principale investimento è quello della Banca Intesa, che oltre ad aver aperto una sussidiaria di diritto russo con capitale sociale interamente italiano, ha recentemente acquisito un istituto di credito locale, la KMB Bank, specializzata nel sostegno alle piccole imprese. Il Gruppo Unicredito è entrato sul mercato russo del leasing con la società Locat, mentre Mediobanca ha messo a punto linee di credito con la Vneshekonombank per oltre 240 milioni di euro.

Va, infine, ricordata la strategia del Governo di promuovere l’insediamento in Russia di distretti industriali italiani. E’ stato all’uopo creato un apposito Gruppo misto di Lavoro, che ha elaborato un Memorandum relativo alla creazione dei distretti industriali sul territorio russo, firmato a Roma nel novembre 2003. In tale quadro, sono state individuate alcune Regioni russe dove avviare tali iniziative. Nella Regione di Lipetsk, intorno all’insediamento della Indesit, dovrebbe sorgere il “distretto del bianco”; nella Regione di Ekaterinburg; dove operano Duferco e Stoppani, dovrebbe essere istituito il “distretto del ferro”; nella Regione di Mosca potrebbe nascere distretti delle calzature, della ceramica e dell’arredo e, in prospettiva, dell’elettronica e degli elettrodomestici; nella Regione di San Pietroburgo dovrebbero sorgere i distretti delle calzature, dell’arredo e degli elettrodomestici. A Perm, dove già opera la Tonutti, dovrebbe sorgere un distretto dei macchinari agricoli e della lavorazione del legno.

 

Per quanto concerne gli investimenti russi in Italia anch’essi sono di modesta portata ma presentano  buone prospettive di crescita se si considera che molti gruppi russi (in particolare nei settori petrolifero, diamanti ed oro, metallurgico e siderurgico) guardano con crescente interesse alla prospettiva d'investire all'estero, potendo tra l'altro disporre di considerevoli risorse finanziarie. Al momento, i due maggiori investimenti russi in Italia sono quelli della “Severstal” , che ha acquisito il controllo dell'azienda siderurgica Lucchini (valore investimento: 491 milioni di Euro), e del gruppo dell'acciaio “Yevrazholding”, che ha rilevato la Pallini & Bertoli, azienda friulana produttrice di lamiere in acciaio (valore investimento: 57 milioni di Euro). Inoltre “Sistema”, principale azienda russa nel settore delle telecomunicazioni, e' in trattative per l'acquisizione della quota azionaria di controllo della Finmek (settore assemblaggio elettronica).

 

In seguito alla visita a Mosca del Ministro Fini del febbraio 2005 è stato istituito il “garante degli investitori” (Tutor) per la prevenzione e la rapida soluzione di contenziosi economico-commerciali bilaterali che coinvolgano privati. I russi hanno incaricato, quale garante dei nostri investimenti, il consigliere economico di Putin, Arkadi Dvorkovich, mentre la parte italiana ha nominato l’allora Consigliere per le Relazioni Internazionali del Presidente del Consiglio, Valentino Valentini.

 

 

3. Relazioni culturali

Eccezionale vivacità si riscontra in campo culturale. Momento culminante è stata la grande mostra sui secolari rapporti culturali tra i due Paesi “Da Giotto a Malevich – La reciproca meraviglia” organizzata in due fasi in entrambi i paesi fra il 2004/2005. Sempre più intensi sono, inoltre, i programmi di scambi giovanili. Essi interessano ogni anno migliaia di studenti italiani e russi, con un effetto moltiplicatore sul grado di conoscenza delle rispettive realtà sociali e culturali.

Nel 2004, sono stati nominati i due co-Presidenti del Foro bilaterale di dialogo delle società civili, nelle persone dell’On. Luisa Todini e di Sergey Yastrzhembski. I membri italiani del Foro si sono riuniti per la prima volta il 3 febbraio 2005 e le prime attività pubbliche hanno già avuto luogo a Mosca, Milano, Venezia e Roma.

 

 

Disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti la Federazione Russa all’esame del Parlamento.

 

Nessuno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DATI STATISTICI BILATERALI

 

1. Interscambio commerciale

 

 

 

 

 


2. Principali esportazioni e importazioni italiane

(2005)

Esportazioni

Importazioni

1. macchine e meccanica

33,1%

1. minerali energetici

73,2

2. tessili e abbigliamento

16,2%

2. metalli e prodotti in metallo

15,0

3. mobili

10%

3. coke, prodotti comb. nucleare

4,7

4. metalli e prodotti in metallo

7,2%

 

 

5. calzature e prodotti in cuoio

6,8%

 

 

Fonte: ISTAT

 

 

 



[1] Fonte: CIA, Word Factboock, 2006.

[2] La questione demografica è uno dei più importanti problemi da affrontare per il Presidente Putin. Secondo alcune stime, il numero dei russi potrebbe scendere addirittura a 100 milioni nel 2050 (un terzo in meno rispetto ad oggi). La crisi demografica russa ha due principali cause: la bassissima natalità e la galoppante mortalità, più elevata rispetto agli altri Paesi sviluppati. Il 33% delle russe non sono in grado di avere figli perché sterili. Molto diffuse sono poi le malattie cardiache, il cancro e la turbercolosi, mentre i sieropositivi ammontano a 5 milioni. Il 40% dei giovani di leva è riformato in quanto “fisicamente non idoneo”. La crisi demografica russa potrebbe avere ripercussioni a livello geopolitco, dal momento che la Russia è un Paese immenso ed a bassa densità demografica. A fronte dei 500.000 russi che tornano ogni anno in Patria dalle ex Repubbliche sovietiche, ammonterebbero a 5/6 milioni i cinesi che si sarebbero già trasferiti in Siberia. Per approfondimenti, cfr. infra.

[3]  Per quanto riguarda la posizione secondo il PIL, la Russia è al 25mo posto al mondo (nono in Europa). E’ paragonabile in assoluto a quello del Belgio ed poco più di un quinto del PIL italiano. Se si calcolasse invece il PIL a parità di potere di acquisto, la Russia occuperebbe il 14mo posto al mondo ed il sesto in Europa.

[4] In aprile, il Presidente della Duma, Boris Gryzlov ha dichiarato che la Russia potrà ritardare l’adesione al WTO, se le saranno imposte condizioni svantaggiose. Il Presidente USA, Bush, ha infatti insistito per una maggiore liberalizzazione in vari settori (incluso quello bancario) e per una lotta più efficace contro la piaga della pirateria. Gryzlov ha comunque ribadito che è interesse della Russia aderire al WTO. Mentre il capo-negoziatore russo, Maksim Medvedkov, continua restare ottimista, Gryzlov ha affermato che su alcuni punti non può esserci compromesso. Il WTO chiede che i prezzi del gas praticati all’estero siano allineati con quelli praticati in Russia, e questo dal Presidente della Duma è considerato inaccettabile. Anche in tema di contraffazione, Gryzlov ed i dirigenti russi ritengono che si stiano adottando due pesi e due misure: la contraffazione è presente in maniera massiccia in Cina e Ucraina, ma questo non ha impedito loro di entrare nel WTO. La Russia deve ancora completare i negoziati bilaterali con USA, Costa Rica, Georgia e Moldavia.  

[5] Il cambio rublo/dollaro ha seguito negli ultimi anni questo andamento:

Anno

Rubli per un $

2002

31,349

2003

30,692

2004

28,814

2005

28,284

2006

26

 

[6] Il 9 marzo 2005, per la prima volta Putin si è avvalso della facoltà di rimuovere il Governatore della regione Koryakia, Loghinov, per non aver saputo garantire il riscaldamento ai cittadini della provincia. Al momento, Putin ha già provveduto a nominare diversi Governatori.

[7] E’ stato creato nel 1992 ed è presieduto dal Presidente della Federazione. Lo stesso Putin ne è stato Segretario nel 1999 prima di diventare Primo Ministro e poi Presidente. Ivanov sostituisce Vladimir Rushailo, passato alla carica di Segretario della CSI.