Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Programma legislativo e di lavoro della commissione dell'Unione europea per il 2007 - XIV Commissione | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Proposte e documenti all'esame delle istituzioni europee Numero: 1 Progressivo: 14 | ||
Data: | 20/12/2006 | ||
Descrittori: |
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XV LEGISLATURA
Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Proposte e documenti all’esame delle istituzioni europee
Programma legislativo e di lavoro
della Commissione dell’Unione europea per il 2007
(Commissione politiche dell’Unione europea)
N. 1/XIV – 15 dicembre 2006
Segreteria generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea
Consigliere: Gianfranco Neri 3995 Consigliere: Claudio Tucciarelli 2649 Consigliere: Antonio Esposito 4112 |
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Documentaristi Daniela Chiodi Rodolfo Cilloco Giuliana Misserville Sebastiano Fiume Garelli Silvia Gentili Marzia Margiotta Maria Giovanna Cappellino Claudio Capone |
9377 4543 4761 9593 2945 3229 9580 4266 |
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Segreteria Vittoria De Luca Nicoletta Diamanti Michela Polignano Daniela Vachez Simonetta Visciani
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4157 3987 9818 8022 2146
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I N D I C E
Agricoltura e tutela ambientale
Cooperazione giudiziaria civile e diritto delle società
Cooperazione giudiziaria penale
Istruzione, formazione e cultura
Paesi terzi e gruppi regionali
Politica agricola comune (PAC)
Politica di sviluppo e assistenza esterna
Ricerca e sviluppo tecnologico
Risorse proprie e Bilancio dell’Unione europea
Società dell’informazione - Telecomunicazioni
Sviluppo delle capacità militari e civili
Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa
Norme in materia di esame parlamentare delle proposte di atti normativi comunitari
Le procedure decisionali dell’Unione europea
La Commissione europea ha presentato il 24 ottobre 2006 il programma legislativo e di lavoro per il 2007. Il programma, elaborato sulla base della strategia politica annuale presentata dalla Commissione il 14 marzo 2006, individua per il 2007 le priorità politiche, gli obiettivi e le principali iniziative della Commissione.
Al documento è allegato un elenco che comprende: a) le iniziative strategiche (ritenute di particolare rilevanza politica e in un avanzato stato di predisposizione); b) le iniziative prioritarie (che dovrebbero essere presentate nei prossimi 12-18 mesi); c) le proposte di semplificazione legislativa; d) le proposte pendenti che verranno ritirate; e) la lista dei temi sui quali concentrare la strategia di comunicazione ai cittadini della Commissione europea[1].
Il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007 è stato esaminato il 14 novembre 2006 dal Parlamento europeo che il 13 dicembre 2006 ha adottato una risoluzione.
La procedura indicata dalla Giunta per il Regolamento della Camera il 9 febbraio 2000 per l’esame di tale documento, nonché degli strumenti di programmazione del Consiglio[2], prevede:
· l’esame da parte di tutte le Commissioni permanenti (per i profili ricadenti nell’ambito delle rispettive competenze) che nominano un relatore incaricato di riferire alla XIV Commissione;
· l’esame generale da parte della XIV Commissione (anche con l’audizione degli europarlamentari italiani) che presenta una relazione all’Assemblea;
· la discussione in Assemblea con votazione di eventuali strumenti di indirizzo.
La proposta di rendere istituzionale a livello europeo l’esame del programma legislativo della Commissione da parte dei Parlamenti nazionali è stata avanzata da parte italiana in numerose sedi interparlamentari. Il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali, allegato al Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004 ed attualmente sottoposto a procedura di ratifica presso gli Stati membri, prevede espressamente la trasmissione ai Parlamenti nazionali da parte della Commissione europea del programma legislativo annuale e di tutti gli altri strumenti di programmazione legislativa o di strategia politica.
Il dossier, articolato in fascicoli predisposti per ciascuna Commissione permanente secondo le rispettive aree di interesse, dà sinteticamente conto delle priorità indicate nel programma di lavoro della Commissione per il 2007.
Su ciascun tema sono indicate distintamente, dando conto sinteticamente dell’oggetto e, se del caso, dello stato dell’iter:
· le proposte che la Commissione intende presentare nel corsodell’anno 2007;
· eventuali altre proposte di particolare rilievo, attualmente all’esame delle istituzioni dell’UE, non indicate tra le priorità del 2007.
Si fa inoltre riferimento alla risoluzione (Gozi ed altri) n. 6-00001 approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005.
Tale rassegna delle proposte e dei temi considerati prioritari - individuando, secondo le competenze di ciascuna Commissione, le questioni su cui le istituzioni europee intendono assumere decisioni nei prossimi mesi – mira anche a fornire le informazioni utili per la predisposizione del programma dei lavori delle Commissioni, che ai sensi dell’art. 25, comma 4, del Regolamento deve assicurare il tempestivo esame di progetti di atti comunitari.
In allegato al dossier, due schede danno sinteticamente conto delle procedure decisionali dell’UE, e delle norme in materia di esame parlamentare delle proposte di atti normativi comunitari.
Nel programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007 non sono presenti riferimenti a tale settore.
Il 12 luglio 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione “Strategia tematica relativa all’uso sostenibile dei pesticidi” (COM(2006)372) ed una proposta di direttiva (COM(2006)373, procedura di codecisione) che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’uso sostenibile dei pesticidi.
La strategia, riguardante sia i prodotti fitofarmaceutici che i prodotti biocidi, comprende una serie di misure che la Commissione ritiene possibile integrare nella legislazione vigente. La proposta, invece, reca una un complesso di disposizioni relative ai piani d’azione nazionali, alle misure di certificazione e controllo dei pesticidi, alla definizione di zone interdette ai pesticidi, alla interdizione della polverizzazione aerea salvo casi rigorosamente definiti, alla manipolazione e allo stoccaggio degli imballaggi e dei resti di pesticidi, alla promozione di sistemi di produzione a basso consumo di pesticidi, e alla creazione di un sistema di scambio di informazioni.
La strategia e la proposta di direttiva, in attesa di essere esaminate dal Parlamento europeo, sono state discusse dal Consiglio il 18 settembre 2006.
Il 13 giugno 2006 la Commissione ha presentato otto proposte di direttiva (COM(2006)290-297) che modificano la direttiva 91/414 ai fini dell’iscrizione nell’elenco delle sostanze attive autorizzate ad essa allegato rispettivamente le seguenti sostanze: vinclozolin, procimidone, metamidofos, flusilazolo, fenarimol, dinocap, carbendazim e azinfos-metile.
Il 18 settembre 2006, le proposte, che seguono la procedura di comitologia, sono state esaminate dal Consiglio che si è dichiarato contrario alla proposta relativa all’iscrizione della sostanza attiva azinphos-methil e alla proposta relativa all’iscrizione della sostanza attiva vinclozolin.
Il 12 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento volta a razionalizzare e semplificare le procedure di autorizzazione dei prodotti fitosanitari (COM(2006)388). In particolare, la proposta prospetta la riduzione del periodo per l’approvazione delle sostanze attive e prevede altresì che tali approvazioni non dovrebbero più essere rinnovate ogni dieci anni (dopo il primo rinnovo) come attualmente disposto. Tuttavia, l’approvazione di una sostanza potrà essere riesaminata in ogni momento se nuove preoccupazioni dovessero sorgere circa la sua sicurezza.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 18 settembre 2006.
Il 14 settembre 2006 la Commissione ha presentato sei proposte di direttiva (COM(2006) 536-541) che modificano la direttiva 91/414 in materia di immissione in commercio di prodotti fitosanitari. In particolare la Commissione propone l’iscrizione nell’elenco delle sostanze attive autorizzate ad allegato alla direttiva in questione rispettivamente delle seguenti sostanze: flusilazolo, metamidofos, fenarimol, dinocap, procimidone e carbendazim.
Le proposte, che seguono la procedura di comitologia, il 25 settembre 2006 sono state esaminate dal Consiglio, che ha confermato la mancanza di un parere.
L’11 dicembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativo alle statistiche sui prodotti fitosanitari (COM(2006)778). Per monitorare i rischi connessi all’impiego di pesticidi è necessario disporre di indicatori appropriati; pertanto la proposta intende migliorare e armonizzare l’attuale rilevazione dei dati e i sistemi di informazione esistenti, introducendo l’obbligo di una rilevazione regolare (annuale per quanto riguarda l’immissione in commercio e quinquennale per quanto riguarda l’uso) da parte degli Stati membri.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 9 ottobre 2006, la Commissione ha presentato due proposte di decisione relative al divieto dell’uso e della vendita di granturco geneticamente modificato (MON 810) e al divieto dell’uso e della vendita di granturco geneticamente modificato (T25), adottati dall’Austria (COM(2006)509 e 510). Le proposte sono volte a richiedere all’Austria la revoca dei divieti.
Le proposta, che seguono la procedura di comitologia, sono state esaminate il 24 giugno 2005 dal Consiglio ambiente che le ha respinte a maggioranza qualificata ritenendo che sussistevano ancora incertezze in merito alle misure adottate dall’Austria e invitando la Commissione a raccogliere ulteriori prove sui requisiti in materia di sicurezza degli OGM in questione. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESA), interpellata dalla Commissione, ha stabilito, il 29 marzo 2006, che le informazioni trasmesse dall’Austria per suffragare i divieti in oggetto non costituiscono prove scientifiche sufficienti. Pertanto, il 9 ottobre 2006, la Commissione ha ripresentato le proposte al Consiglio.
Il 23 novembre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di decisione relativa al divieto all’uso e alla vendita del granturco geneticamente modificato MON 810 adottato dall’Ungheria (COM(2006)713). La proposta è volta a richiedere all’Ungheria l’abrogazione del divieto in questione.
Sulla proposta, che segue la procedura di comitologia, il comitato competente, consultato il 18 settembre 2006, non ha formulato alcun parere. Di conseguenza la Commissione ha informato il Consiglio e il Parlamento europeo; Il Parlamento europeo, secondo le recenti modifiche della decisione 1999/468/CE, può decidere di adottare una posizione. Il Consiglio ha tre mesi di tempo per deliberare a maggioranza qualificata. Se entro tale termine il Consiglio non ha espresso né una maggioranza a favore né contro la proposta, questa può essere adottata dalla stessa Commissione.
Il 4 dicembre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di decisione relativa all’immissione in commercio di un garofano geneticamente modificato nel colore del fiore (COM(2006)758).
Sulla proposta, che segue la procedura di comitologia, il comitato competente, consultato il 18 settembre 2006, non ha formulato alcun parere. Di conseguenza la Commissione ha informato il Consiglio e il Parlamento europeo; Il Parlamento europeo, secondo le recenti modifiche della decisione 1999/468/CE, può decidere di adottare una posizione. Il Consiglio ha tre mesi di tempo per deliberare a maggioranza qualificata. Se entro tale termine il Consiglio non ha espresso né una maggioranza a favore né contro la proposta, questa può essere adottata dalla stessa Commissione
Il 15 settembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione “Elaborazione di indicatori agroambientali per controllare l’integrazione della dimensione ambientale nella politica agricola comune” (COM(2006)508). La riforma della PAC del 2003 e del 2004 prevede che l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori è subordinata al rispetto di un certo numero di requisiti obbligatori in materia di gestione dell’azienda agricola, comprese le norme ambientali. La Commissione ritiene quindi necessario poter disporre di una serie di indicatori specifici che consentano di valutare i progressi realizzati nell’integrazione nella PAC delle tematiche ambientali, al fine di valutare l’impatto delle decisioni politiche in materia e la necessità di nuove iniziative.
La comunicazione è in attesa di essere esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
Il proseguimento del processo di allargamento dell’Unione europea figura tra le priorità del programma legislativo e di lavoro per il 2007 della Commissione europea.
I paesi aderenti sono attualmente due, Bulgaria e Romania, la cuiadesione è prevista per il 1° gennaio 2007. La Turchia e la Croazia hanno avviato formalmente, il 3 ottobre 2005, i negoziati per l’adesione. La ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha ottenutolo status di paese candidato nel dicembre 2005.
L’adesione della Bulgaria e della Romania all’Unione europea è prevista per il 1° gennaio 2007.
Il Trattato di adesione è stato firmato il 25 aprile 2005, in occasione della riunione del Consiglio affari generali e relazioni esterne, dopo l’espressione del parere da parte del Parlamento europeo, il 13 aprile 2005[3]. Con la firma del Trattato, la Bulgaria e la Romania sono considerati paesi aderenti e partecipano come osservatori attivi a tutti i comitati e organi dell’UE.
Il 26 settembre 2006 la Commissione ha presentato la relazione finale di verifica del grado di preparazione della Bulgaria e della Romania in vista dell’adesione all’Unione europea[4]. Basandosi sui notevoli progressi registrati, la Commissione ritiene che entrambi i paesi saranno in grado di assumere i diritti e gli obblighi che comporta l’adesione all’UE il 1° gennaio 2007[5]. Come nei precedenti allargamenti, la Commissione proseguirà comunque l’attività di monitoraggio anche dopo l’adesione dei due paesi e, in caso di mancata attuazione dell’acquis comunitario, potrà fare ricorso sia agli strumenti applicabili a tutti gli Stati membri[6] sia alle clausole di salvaguardia previste dal Trattato di adesione[7]. In aggiunta, per i pochi settori che ancora necessitano di ulteriori interventi (lotta alla corruzione e riforma del sistema giudiziario; fondi strutturali; sicurezza alimentare; sicurezza aerea), la Commissione ha proposto un pacchetto di misure specifiche.
Il 30 novembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato due risoluzioni in merito alla domanda di adesione di Bulgaria e Romania, con cui è visto con favore l'ingresso di questi due paesi nell'UE il prossimo 1° gennaio 2007, tuttavia si sottolinea che sono necessari ancora progressi in taluni campi e si insiste affinché il Parlamento europeo resti associato, dopo l'adesione, al processo di monitoraggio dei due paesi. Si chiede poi la chiusura nei tempi previsti della centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria.
Il 12 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato la nomina dei nuovi commissari designati bulgaro e rumeno che dovrebbero assumere l'incarico a partire dal 1° gennaio 2007. Si tratta di Meglena Kuneva, bulgara, che sarà responsabile della protezione dei consumatori, e di Leonard Orban, rumeno, che sarà responsabile del multilinguismo. Dopo l'approvazione del Parlamento europeo, il Consiglio potrà procedere alla nomina formale dei commissari, prevista entro la fine del 2006.
La Croazia, dichiarata paese candidato dal Consiglio europeo del 17 e 18 giugno 2004, ha avviato formalmente i negoziati per l’adesione il 3 ottobre 2005.
Con l’apertura formale dei negoziati di adesione, la Commissione ha avviato il processo di screening della legislazione croata che è stato completato alla fine di ottobre 2006. Un capitolo (scienza e ricerca) è già stato negoziato e provvisoriamente chiuso il 12 giugno 2006, nel corso della prima conferenza di adesione tra UE e Croazia.
L’ultima relazione della Commissione sui progressi della Croazia, pubblicata l’8 novembre 2006[8], segnala che il paese continua a rispettare i criteri politici richiesti per l’adesione e ha fatto passi in avanti, in particolare per quanto riguarda la riforma del sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e la cooperazione regionale. Prosegue la piena collaborazione con il Tribunale penale per l’ex Iugoslavia. Secondo la Commissione si rendono necessari ulteriori sforzi per la la protezione delle minoranze, il ritorno dei rifugiati, la conduzione dei processi per i crimini di guerra, la risoluzione delle questioni bilaterali con i paesi contigui. Dal punto di vista economico, nel medio termine la Croazia dovrebbe essere in grado di fare fronte alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, a condizione che attui in maniera vigorosa il suo programma di riforme. L’inflazione resta bassa, i tassi di cambio sono stabili e la crescita economica ha subito un’accelerazione. Tuttavia, significativi squilibri nella bilancia corrente e nella bilancia commerciale e un elevato debito esterno costituiscono rischi potenziali per la stabilità macroeconomica. Nella trasposizione del diritto comunitario, la Croazia ha fatto molti progressi. Sforzi significativi e sostenuti saranno necessari in materia di: libera circolazione dei capitali, politica della concorrenza, appalti pubblici, agricoltura, giustizia sicurezza e libertà, diritti fondamentali e ambiente.
La Turchia ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999 e come la Croazia ha avviato formalmente i negoziati per l’adesione il 3 ottobre 2005. Lo screening della legislazione turca, avviato come per la Croazia dopo l’apertura formale dei negoziati, è in corso. Il 12 giugno 2006, nel corso della prima conferenza di adesione tra UE e Turchia, è stato provvisoriamente chiuso il negoziato sul capitolo scienza e ricerca.
L’ultima relazione della Commissione sui progressi della Turchia, pubblicata l’8 novembre 2006[9], presenta un quadro piuttosto problematico. Il ritmo delle riforme politiche è rallentato nel corso dell’ultimo anno; la Turchia deve pertanto dar prova di notevole impegno, migliorando la situazione soprattutto per quanto riguarda il controllo civile sull’esercito, la tutela della libertà di espressione, il rispetto dei diritti delle comunità religiose non musulmane, delle donne, delle minoranze e dei sindacati. E’ necessario inoltre che la Turchia risolva i seri problemi economici e sociali della regione sud-orientale e assicuri il pieno rispetto dei diritti e delle libertà della popolazione curda. Uno degli aspetti più seri è rappresentato dalla mancata applicazione del protocollo di Ankara. Si richiede infatti che la Turchia applichi il protocollo integralmente e in maniera non discriminatoria e che siano eliminati tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni sui mezzi di trasporto nei confronti di Cipro. Quanto ai criteri economici, la Turchia può continuare ad essere considerata un’economia di mercato funzionante. Secondo la Commissione, il paese dovrebbe essere in grado di fare fronte alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione, a condizione che perseveri nella sua politica di stabilizzazione e faccia significativi passi verso le riforme strutturali. Le capacità amministrative devono essere ulteriormente rafforzate. La Turchia si è adeguata alla legislazione dell’Unione europea in un largo numero di settori rilevanti, quali libera circolazione di beni, commercio, diritti di proprietà intellettuale, trasporti, imprese e politica sociale. In altre aree l’allineamento rimane limitato, soprattutto con riguardo a servizi, movimento di capitali, agricoltura e ambiente.
Come preannunciato dal Presidente della Commissione, José Manuel Barroso, nel presentare la relazione, l’applicazione integrale del protocollo di Ankara è considerata determinante dall’Unione europea per il buon proseguimento dei negoziati. Su tale base, dopo il fallimento delle iniziative diplomatiche avviate dalla Presidenza finlandese per trovare una soluzione, il 29 novembre 2006 la Commissione ha raccomandato alla conferenza intergovernativa con la Turchia di non aprire i negoziati sui capitoli riguardanti settori politici interessati dalle restrizioni applicate dalla Turchia nei confronti della Repubblica di Cipro fintanto che la Commissione non avrà confermato che la Turchia ha rispettato i propri impegni[10]. La Commissione raccomanda inoltre di non chiudere provvisoriamente alcun capitolo.
Il 7 dicembre 2006, come riportato alla stampa dal portavoce della Presidenza finlandese, la Turchia ha offerto di aprire un porto e un aeroporto alle navi e agli aerei di Cipro. La proposta è stata accolta favorevolmente dal Consiglio e dalla Commissione, che però attendono ulteriori chiarimenti su condizioni e portata della proposta.
Il Consiglio affari generali nella riunione dell’11 dicembre 2006 ha raggiunto un accordo per rallentare il processo di adesione della Turchia. I 25 ministri degli Esteri hanno concordato di congelare parzialmente le trattative per l'adesione, come già indicato dalla Commissione europea il 29 novembre scorso, sospendendo otto dei 35 capitoli in cui è diviso il negoziato. Gli altri capitoli andranno avanti ma non si chiuderanno fino a quando Ankara non avrà soddisfatto i requisiti che riguardano Cipro. I ministri valuteranno costantemente la situazione sulla base delle relazioni predisposte annualmente dalla Commissione, con particolare riguardo agli anni 2007, 2008 e 2009. Nelle conclusioni adottate, il Consiglio enfatizza il fatto che il processo di screening continuerà e che i capitoli per i quali il processo sia stato completato verranno aperti sulla base di quanto stabilito nel quadro negoziale approvato il 3 ottobre 2005, in occasione dell’apertura formale dei negoziati di adesione. I ministri hanno inoltre concordato di affidare ad una dichiarazione della Presidenza il riferimento alla necessità di risolvere in sede Onu il contenzioso che divide Cipro. Nella stessa occasione il Consiglio ha inoltre trovato un accordo politico di massima sui passi da intraprendere per porre fine all'isolamento economico dell'area nord di Cipro (vedi infra), ma questa intesa dovrà essere confermata a gennaio 2007.
La ex Repubblica iugoslava di Macedonia, che ha avanzato domanda di adesione all’Unione europea il 22 marzo 2004, ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005. Sulla base del parere favorevole espresso dalla Commissione, il Consiglio europeo ha tenuto conto in particolare dei progressi compiuti dal paese nell’attuazione dell’accordo di stabilizzazione ed associazione[11]. Il Consiglio europeo ha precisato che ulteriori misure dovranno tenere conto delle discussioni sulla strategia per l’allargamento, del rispetto dei criteri e dei requisiti richiesti per l’adesione da parte dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia nonché della capacità di assorbimento dell’Unione europea.
Al momento non è prevista l’apertura dei negoziati di adesione.
L’8 novembre 2006, nella relazione sui progressi della ex Repubblica iugoslava di Macedonia[12], la Commissione ha rilevato che il paese è sulla strada per soddisfare i criteri politici. Le riforme politiche proseguono benché con ritmo più lento. Importanti sforzi sono stati compiuti per quanto riguarda la riforma del sistema giudiziario e del processo di decentramento. Si richiede tuttavia un maggior impegno per quanto riguarda la lotta alla corruzione, l’indipendenza e la professionalità del settore amministrativo e l’attuazione dell’accordo quadro di Ohrid[13]. Dal punto di vista economico il paese è avviato a diventare un’economia di mercato funzionante. La stabilità macroeconomica è stata incrementata, l’inflazione resta sotto controllo, gli ostacoli nell’accesso al mercato sono stati ridotti. Tuttavia permangono problemi dovuti alla corruzione e alla farraginosità delle procedure amministrative. I mercati finanziario e del lavoro non stanno funzionando correttamente. Per quanto riguarda la legislazione, nonostante i progressi restano da intensificare gli sforzi in aree come agricoltura, sicurezza alimentare, concorrenza, ambiente, giustizia, libertà e sicurezza. Inoltre, il mercato delle telecomunicazioni non è stato ancora liberalizzato e i diritti di proprietà intellettuale non sono adeguatamente protetti.
Come ribadito in più occasioni dalle istituzioni europee, la prossima fase del processo di allargamento riguarderà i paesi dei Balcani occidentali[14]. Fino ad allora il Processo di stabilizzazione e associazione (PSA) rimarrà il quadro fondamentale per lo sviluppo delle relazioni dell’Unione europea con tali paesi.
Il PSA è la cornice entro cui diversi strumenti sostengono gli sforzi compiuti dai paesi della regione nella fase di transizione verso democrazie ed economie di mercato stabili. Il PSA combina quattro componenti principali: accordi di stabilizzazione ed associazione (ASA), elevato livello di assistenza finanziaria, misure commerciali e dimensione regionale.
Allo stato attuale l’Unione europea ha concluso accordi di stabilizzazione e associazione con la Croazia[15] e con la ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Albania e Unione europea hanno firmato l’accordo il 12 giugno 2006.
I negoziati con la Bosnia Erzegovina, avviati il 25 novembre 2005, sono in corso. I negoziati con la Serbia-Montenegro, avviati il 10 ottobre 2005, sono stati sospesi il 3 maggio 2006 in mancanza di una piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia. Tenendo pienamente conto del risultato del referendum sull’indipendenza del Montenegro e dei successivi atti approvati dai Parlamenti di Serbia e Montenegro, il 24 luglio 2006 il Consiglio ha autorizzato la Commissione a condurre negoziati separati con i due paesi. I negoziati con il Montenegro sono stati avviati il 26 settembre 2006 a Podgorica. La situazione del Kosovo non consente al momento di negoziare alcun accordo[16].
L’8 novembre 2006, congiuntamente alle relazioni sullo stato di preparazione dei singoli paesi, la Commissione ha presentato il documento di strategia 2006-2007 sull’ampliamento, comprendente una relazione speciale sulla capacità di integrazione dell'Unione[17]. Nel documento la Commissione ribadisce i tre principi su cui si basa la strategia, già espressi lo scorso anno[18]:
· consolidamento degli impegni. Consolidamento significa che l'Unione attua il suo programma di allargamenti rimanendo prudente per quanto riguarda eventuali nuovi impegni, mentre tiene fede a quelli assunti nei confronti dei paesi già coinvolti nel processo;
· rispetto delle condizioni. A tutti i paesi candidati, effettivi o potenziali, vengono applicate condizioni giuste, anche se rigorose;
· migliore comunicazione. Il successo dell'allargamento presuppone un sostegno da parte di tutti i cittadini dell'UE. Gli Stati membri devono assumersi le loro responsabilità per comunicare informazioni esaurienti su questo processo, evidenziando in particolare i vantaggi che ne conseguono per i cittadini dell'UE. La legittimità democratica rimane un fattore essenziale per il processo di adesione dell'UE. Dal canto suo la Commissione intende promuovere una maggiore trasparenza e, a questo fine, raccomanda di rendere pubblici i principali documenti, quali relazioni di screening, parametri di riferimento per l'apertura dei capitoli di negoziato e posizioni comuni finali dell'UE.
Basandosi sull'esperienza acquisita con i precedenti allargamenti, la Commissione propone di migliorare ulteriormente la qualità del processo di adesione adottando le seguenti misure concrete:
· la capacità di integrare paesi specifici sarà valutata in tutte le fasi essenziali del processo di allargamento analizzando, in particolare, l'impatto sulle istituzioni, sul bilancio e sulle politiche dell'UE, segnatamente la politica agricola e le politiche strutturali;
· l'esito del dialogo politico ed economico alimenterà direttamente il processo negoziale;
· si farà un uso più sistematico di parametri di riferimento concreti, in base ai quali saranno decise l'apertura e la chiusura dei negoziati sui singoli capitoli;
· questioni come la riforma giudiziaria, la capacità amministrativa o la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata vanno affrontate nelle prime fasi del processo di adesione.
Nella relazione speciale, che costituisce parte integrante del documento di strategia sull'ampliamento del 2006, la Commissione delinea un metodo di valutazione della capacità dell'Unione europea in previsione degli allargamenti futuri, alla luce di tre componenti: istituzioni, politiche comunitarie e bilancio.
· L'Unione deve garantire l'efficienza e la continuità di funzionamento delle istituzioni comunitarie e dei processi decisionali, come pure il mantenimento del livello di responsabilità corrispondente alle une e agli altri, sia per l'attuale UE a 25 che in vista di un ulteriore allargamento. In considerazione del fatto che Il trattato di Nizza prevede disposizioni per un'UE composta da non più di 27 Stati membri, inclusa quindi l'adesione, tra qualche mese, di Bulgaria e Romania, una nuova configurazione istituzionale dovrebbe aver visto la luce nel momento in cui il prossimo paese candidato avrà presumibilmente ultimato i preparativi per l'adesione.
· Anche con le nuove adesioni, l'Unione deve essere in grado di continuare a garantire lo sviluppo e l'attuazione delle politiche comuni in tutti i settori. L'impatto dell'allargamento sulle politiche comunitarie sarà valutato durante tutte le fasi essenziali del processo.
· L'Unione deve essere in grado di continuare a finanziare le politiche comunitarie in modo sostenibile, perciò l'impatto delle nuove adesioni sul bilancio dell'UE sarà oggetto di una scrupolosa disamina nel corso dell'intero processo dell'allargamento.
La comunicazione ha costituito la base del dibattito sull’allargamento che si è tenuto in occasione del Consiglio europeo di dicembre 2006. Tale dibattito ha riguardato tutti gli aspetti relativi a ulteriori allargamenti, ivi compresa la capacità dell'Unione di accogliere nuovi membri, nonché i modi di migliorare la qualità del processo di allargamento, sulla base delle positive esperienze finora acquisite. Nelle conclusioni adottate sull’argomento, il Consiglio europeo “conviene che la strategia di allargamento, fondata su consolidamento, condizionalità e comunicazione, combinata con la capacità dell'UE di integrare nuovi membri, rappresenta la base di un rinnovato consenso sull'allargamento”. Nel confermare che l’UE mantiene i suoi impegni riguardo ai negoziati in corso, il Consiglio europeo ha convenuto sui miglioramenti proposti dalla Commissione riguardo a gestione e qualità dei negoziati ed ha sottolineato che il ritmo dell’allargamento deve tener conto della capacità dell’Unione europea di assorbire nuovi paesi. A tale scopo, il Consiglio europeo invita la Commissione a fornire valutazioni di impatto sulle principali politiche europee nelle fasi cruciali del processo di adesione e, in particolare, nella predisposizione del parere sulla domanda di adesione dei singoli paesi.
Il 13 dicembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri. Secondo i deputati, una condizione per il successo dell'allargamento, è data dalla "capacità d'integrazione" (e non dalla "capacità di assorbimento") dei paesi candidati da parte dell'UE. Questo concetto, è precisato, non rappresenta un nuovo criterio di adesione, mentre la responsabilità di migliorare tale capacità spetta all'Unione e non ai paesi candidati. La risoluzione specifica poi che la nozione di "capacità d'integrazione" implica che le istituzioni europee, dopo l'allargamento, devono essere in grado di funzionare in modo efficiente e democratico, finanziare adeguatamente le proprie attività con risorse sufficienti e sviluppare gli obiettivi politici dell'Unione. Nel ribadire l’inadeguatezza del Trattato di Nizza, i deputati chiedono di procedere, prima delle prossime elezioni europee, alle necessarie riforme istituzionali per migliorare il sistema e la capacità d'integrare nuovi Stati membri all'UE. Tra le riforme proposte dal Parlamento europeo sono da ricordare: un nuovo sistema di voto a maggioranza qualificata e l'estensione dei campi in cui applicarlo, il rafforzamento del ruolo del Parlamento nel processo decisionale, la modifica del sistema di rotazione delle Presidenze del Consiglio, la creazione di un Ministro degli affari esteri, l'ulteriore modifica della composizione della Commissione e il potenziamento del ruolo del suo Presidente.
Nella stessa data il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007, in cui i deputati ribadiscono la necessità di concludere il processo costituzionale entro la fine del 2008 per consentire all'Unione di lavorare con più efficacia e trasparenza e più democraticamente, «come presupposto necessario per ulteriori allargamenti» e per evitare ritardi nei negoziati di adesione in corso. Secondo i deputati, ogni futuro processo di allargamento richiederà un'analisi più approfondita rispetto al passato relativamente alla capacità d'integrazione dell'Unione, dal punto di vista istituzionale, finanziario e politico. Nel riconoscere che si possono sempre trarre insegnamenti dalle passate esperienze, il Parlamento europeo ritiene che negli allargamenti precedenti non sia stata rivolta sufficiente attenzione, nelle fasi iniziali, ai progressi nel campo della giustizia, della corruzione e dei diritti fondamentali. Il Parlamento europeo, infine, invita nuovamente la Commissione e il Consiglio a presentare, per tutti i paesi europei attualmente senza prospettive di adesione all'Unione europea, proposte volte ad avviare strette relazioni bilaterali o multilaterali con l'UE, conformi alle loro esigenze ed interessi specifici.
Per il 2007 la Commissione preannuncia le seguenti iniziative strategiche:
· relazioni sui progressi compiuti da Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia e Turchia verso l’adesione, nonché sui progressi compiuti da Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia, ivi compreso il Kosovo, nella realizzazione del processo di stabilizzazione ed associazione;
· un documento di strategia sull’allargamento, che comprende le risultanze principali delle relazioni sopra citate nonché proposte per il futuro;
· proposte di decisione relative alla revisione dei partenariati (partenariati per l’adesione o partenariati europei) con Croazia, Turchia, ex Repubblica di Macedonia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia, ivi compreso il Kosovo.
I partenariati definiscono per ciascun paese le priorità da rispettare nel breve e medio termine e sono periodicamente aggiornati sulla base delle risultanze delle relazioni[19].
A seguito del risultato negativo del referendum sul piano di unificazione dell’isola proposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e tenutosi a Cipro il 24 aprile 2004, il 1° maggio 2004 ha aderito all’UE soltanto la parte meridionale dell’isola, vale a dire la Repubblica di Cipro, abitata dalla comunità greco-cipriota. Allo scopo di porre fine all’isolamento della parte settentrionale dell’isola e di facilitare la riunificazione di Cipro, promuovendone lo sviluppo economico e sociale, su invito del Consiglio, il 7 luglio 2004 la Commissione ha presentatouna proposta di regolamento del Consiglio che agevola gli scambi tra la parte settentrionale dell’isola e l’UE (COM (2004) 466), prevedendo l’applicazione di un regime preferenziale ad una serie di beni, prodotti o trasformati a Cipro, ammessi sul territorio doganale dell’UE[20].
La proposta è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio. Il 14 settembre 2004 il Parlamento europeo ha respinto la richiesta di procedura d’urgenza per l’esame della proposta della Commissione.
Con riguardo al processo di allargamento, la risoluzione Gozied altri, n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo: a promuovere la definizione di adeguati standard di diritti sociali che traducano il processo di allargamento in un innalzamento dei diritti di cittadinanza e della qualità della vita; a favorire la progressiva integrazione di tutti i paesi balcanici, a cominciare dalla Croazia; a proseguire il negoziato con la Turchia secondo il calendario e i criteri stabiliti, ivi incluso il rispetto dei diritti di tutte le minoranze; a promuovere una obiettiva riflessione sulla capacità di assorbimento dell’Unione europea;a verificare che non vengano introdotti criteri di adesione nuovi rispetto agli impegni assunti.
La Commissione preannuncia, nell’ambito delle iniziative prioritarie per il 2007, la presentazione di un piano d’azione sulla produzione e il consumo sostenibili, come richiesto dal Consiglio europeo L’obiettivo è quello di promuovere il consumo e la produzione sostenibili con un approccio che affronti il tema dello sviluppo sociale ed economico nel quadro della capacità di assorbimento degli ecosistemi e che disgiunga la crescita economica dal degrado ambientale.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 giugno 2006 ha adottato la strategia per lo sviluppo sostenibile[21], che s'incentra su 7 settori d'azione prioritari: cambiamenti climatici ed energia pulita; trasporti sostenibili; consumo e produzione sostenibili; conservazione e gestione delle risorse naturali; salute pubblica; inclusione sociale, demografia e migrazione; povertà mondiale e sfide dello sviluppo. La Commissione presenterà ogni due anni (a decorrere dal settembre 2007) una relazione sull’attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS) nell'UE e negli Stati membri, includendovi anche le priorità, gli orientamenti e le azioni per il futuro.
In tale contesto il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di sviluppare un piano d’azione sul consumo e la produzione sostenibili entro il 2007.
Tra le iniziative strategiche per il 2007 la Commissione segnala la presentazione del Libro verde sul cambiamento climatico dopo il 2012, su cui verrà avviata una consultazione pubblica.
Nel giugno 2000 la Commissione ha avviato il programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP), strumento principale della strategia europea per l’attuazione del protocollo di Kyoto. Il 24 ottobre 2005 la Commissione ha avviato la seconda fase del programma (ECCP II),volta a definire la politica comunitaria in materia di cambiamento climatico per il periodo successivo al 2012. La nuova fase del programma europeo è stata avviata sulla base della comunicazione del 9 febbraio 2005 “Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici” (COM(2005)35), nella quale la Commissione ricorda che, con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, l’Unione europea deve predisporre le strategie a medio e lungo termine per vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici, all’interno del suo territorio e in collaborazione con la comunità internazionale.
In tale contesto si inserisce la presentazione del Libro verde che contribuirà ad individuare gli ambiti in cui è necessario intervenire a livello comunitario per favorire l’adeguamento dell’Unione europea alle sempre maggiori ripercussioni dei cambiamenti climatici. La presentazione del Libro verde è prevista per la fine del 2006.
A conclusione della consultazione sul Libro verde, il programma per il 2007 preannuncia fra le iniziative prioritarie la presentazione del Libro bianco “Verso un programma europeo di adattamento al cambiamento climatico”. La Commissione, anche tenendo conto dei risultati della consultazione, individuerà le azioni specifiche da adottare in materia di adattamento ai cambiamenti. Parallelamente alle iniziative volte ad invertire il senso del processo di cambiamento climatico in corso attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra, la Commissione sottolinea la necessità di azioni urgenti per adattarsi ai cambiamenti previsti per la regione europea.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 ha adottato conclusioni sui cambiamenti climatici in cui, ribadendo che si tratta di un problema mondiale che richiede soluzioni a livello mondiale, si è impegnato a prendere in esame nella riunione della primavera 2007 le opzioni per un accordo globale post-2012 coerente con l'obiettivo dell'UE di un aumento mondiale massimo della temperatura di 2°C rispetto ai livelli dell'epoca preindustriale. Alla luce dell'incidenza della politica in materia di energia e di cambiamenti climatici sul piano politico, economico e delle relazioni esterne, il Consiglio europeo attende inoltre con interesse un dibattito integrato su tali questioni nella riunione della primavera 2007.
Il Consiglio ambiente del 18 dicembre 2006 ha adottato conclusioni in materia di cambiamenti climatici. Nel corso della riunione si è tenuto un dibattito sulla strategia idonea a raggiungere l’accordo globale post-2012. Il Consiglio ha invitato gli Stati membri a proporre orientamenti in vista del Consiglio europeo di primavera.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a seguire con attenzione la strategia dell’Unione europea a medio e lungo termine sui cambiamenti climatici, in particolare per quanto riguarda l’osservanza degli accordi di Kyoto e degli obiettivi di riduzione dei gas serra, considerando il delicato equilibrio che la tematica presenta tra le esigenze di protezione ambientale e quelle del sistema produttivo.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007 la Commissione segnala fra le iniziative strategiche la revisione del sistema per lo scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra, adottato dall’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2005 e disciplinato dalla direttiva 2003/87/CE. Nell’ambito di tale sistema, gli Stati membri sono tenuti a presentare il piano nazionale relativo al periodo 2008-2012[22], che è sottoposto all’approvazione da parte della Commissione.
Come preannunciato nel programma, ad ottobre 2007 la Commissione presenterà una proposta di modifica della citata direttiva, volta a migliorare il funzionamento del sistema e ad estenderne l’ambito di applicazione per il terzo periodo, che avrà inizio nel 2013.
Il 13 novembre 2006 la Commissione ha adottato una comunicazione sulla creazione di un mercato mondiale del carbonio ai sensi dell’articolo 30 della citata direttiva 2003/87/CEE.
Gli assi portanti della revisione prevista dalla Commissione sono:
· l’ampliamento del campo di applicazione del sistema di scambio di quote di emissione ad altri settori come quello dell’aviazione, nonché ad altri gas a effetto serra diversi dal CO2, come il protossido di azoto (N2O) indotto della produzione di ammoniaca e il metano prodotto da miniere di carbone;
· l’armonizzazione del sistema per la tipologia degli impianti coperti dagli scambi di quote, per il trattamento da riservare ai nuovi impianti immessi sul mercato e a quelli che cessano l’attività;
· un controllo rigoroso dell’applicazione del sistema attraverso l’elaborazione di indirizzi in materia di sorveglianza.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006, nell’ambito delle conclusioni adottate sui cambiamenti climatici, ha ribadito il ruolo cruciale di un mercato globale del carbonio e la necessità di garantire una certezza a lungo termine, segnalando di attendere con interesse l'imminente revisione della direttiva sullo scambio di quote di emissione e confermando il ruolo fondamentale e l'ambizione a lungo termine del sistema adottato dall’Unione europea.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 la Commissione segnala, per dicembre 2007, il riesame della legislazione esistente in materia di emissioni industriali[23]: l’interazione fra gli strumenti normativi vigenti solleva diversi problemi, per esempio per quanto riguarda l’allineamento normativo nell’ambito dell’applicazione delle diverse direttive, la coerenza delle definizioni, l’interazione delle norme operative e il monitoraggio e le relazioni da parte degli Stati membri.
L’obiettivo generale del riesame è quello di valutare le possibilità di migliorare il funzionamento del quadro giuridico connesso con le emissioni industriali e l’interazione fra i vari strumenti normativi senza intaccare i principi di fondo e le ambizioni del quadro stesso. Più precisamente si tratta di: chiarire alcuni aspetti giuridici e tecnici, tenendo conto dei risultati delle strategie tematiche[24]; valutare i modi di snellire l’attuale normativa sulle emissioni industriali in modo da migliorarne gli effetti sull’ambiente; valutare l’utilizzo degli strumenti basati sul mercato, o di altro tipo, per rafforzare l’attuazione della normativa vigente e promuovere l’innovazione.
La Commissione considera la revisione dei limiti nazionali di emissione degli inquinamenti atmosferici una iniziativa prioritaria per il 2007. A tale scopo preannuncia, per luglio 2007, la presentazione di una proposta di revisione della direttiva 2001/81/CE. Nell’ambito di tale revisione la Commissione intende fissare i limiti nazionali che dovranno essere rispettati dagli Stati membri entro il 2020 per biossido di zolfo, ossidi e biossidi di azoto, composti organici volatili, ammoniaca e particelle solide primarie.
Come segnalato dalla Commissione, per salvare circa 1,71 milioni di vite all’anno dall’esposizione alle particelle solide, ridurre la mortalità acuta da esposizione all’ozono del 2020 rispetto alla situazione del 2000 e ridurre la minaccia per l’ambiente rappresentata dall’acidificazione e dall’eutrofizzazione occorrerà ridurre le emissioni di biossido di zolfo dell’82 %; di ossidi e biossidi di azoto del 60 %, di composti organici volatili del 51 %; di ammoniaca del 27 % e di particelle solide primarie del 59 % rispetto al 2000.
Tale revisione, prevista dall’articolo 10 della direttiva, sarà basata sui risultati del programma europeo per l’aria pulita e della strategia tematica sull’inquinamento atmosferico nonché sul lavoro scientifico e tecnico svolto dai gruppi di esperti che affiancano la Commissione.
La Commissione considera prioritario il miglioramento della normativa sulle emissioni dei veicoli a motore, nell’ottica di un più elevato livello di tutela ambientale. A questo fine il programma individua tre iniziative prioritarie:
· una proposta di regolamento relativa ai veicoli a motore che utilizzano idrogeno liquido o compresso gassoso.
Il regolamento avrebbe come obiettivo principale il corretto funzionamento del mercato interno dei veicoli a motore alimentati ad idrogeno, garantendo allo stesso tempo un elevato livello di sicurezza pubblica e di tutela ambientale. La proposta della Commissione dovrebbe contenere, inoltre, norme per l’omologazione dei sistemi e dei veicoli a motore ad idrogeno nonché norme per l’installazione di componenti o sistemi specifici in tali veicoli;
· una proposta di regolamento sull’omologazione dei motori e veicoli pesanti per quanto riguarda le loro emissioni (proposta Euro VI).
L’obiettivo principale della proposta è stabilire limiti Euro VI per le emissioni inquinanti dei veicoli pesanti, con finalità strettamente collegate al mercato interno e alla tutela ambientale. Tale proposta contribuisce al programma di semplificazione della Commissione in quanto intende proporre l’abolizione di quattro precedenti direttive;
· un’iniziativa legislativa per ridurre le emissioni di anidride carbonica dei veicoli leggeri.
La proposta intenderebbe ridurre le emissioni medie di anidride carbonica e migliorare il rendimento del carburante delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri venduti nell’Unione europea. Il tipo di strumento e l’obiettivo dovrebbero essere definiti tenendo conto dei progressi conseguiti dall'industria automobilistica nel quadro degli accordi volontari volti a raggiungere il limite di 140 grammi di anidride carbonica per chilometro nel 2008-2009; dell’obiettivo comunitario di 120 grammi di anidride carbonica per chilometro entro il 2012; dell’approccio coerente ed esaustivo per la riduzione dell’anidride carbonica (che dovrebbe essere definito in una comunicazione della Commissione alla fine del 2006 nell’ambito del programma europeo per il cambiamento climatico). La proposta dovrebbe essere presentata nella seconda parte del 2007.
Il 21 settembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa (COM(2005)447). L’obiettivo è quello di riunire le disposizioni di cinque strumenti giuridici diversi[25] in un’unica direttiva, al fine di semplificare, razionalizzare e ridurre il volume della normativa in vigore. La proposta è inoltre intesa a rivedere sostanzialmente le disposizioni attuali per integrarvi gli ultimi sviluppi in ambito medico e scientifico e le esperienze più recenti acquisite negli Stati membri.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata il 26 settembre 2006 in prima lettura dal Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione. Il 23 ottobre 2006 il Consiglio ambiente ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta. Una volta che il testo sarà stato adottato quale posizione comune verrà trasmesso al Parlamento europeo per la seconda lettura.
Il 6 settembre 2006la Commissione europea ha presentato una comunicazione in cui propone una strategia ambientale a lungo termine per la pulizia e la protezione del Mar Mediterraneo[26].
Nella comunicazione la Commissione sottolinea che le necessità ambientali del Mediterraneo superano di gran lunga i mezzi attualmente a disposizione per farvi fronte. Di conseguenza, le organizzazioni internazionali, la comunità dei donatori e soprattutto i paesi rivieraschi dovranno compiere sforzi supplementari e coordinati per migliorarne le condizioni. A questo proposito, la Commissione intende concentrare i propri sforzi e le limitate risorse disponibili sui settori di attività in cui l’intervento appare più efficace. I punti centrali della strategia sono: ridurre i livelli di inquinamento nella regione; promuovere l’uso sostenibile del mare e delle zone costiere; incoraggiare i paesi rivieraschi a cooperare sui temi ambientali; aiutare i paesi partner a sviluppare istituzioni e politiche efficaci per proteggere l’ambiente;coinvolgere le organizzazioni non governative e la società civile nelle decisioni ambientali che le riguardano.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo.
Il 17 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e recante modifica della direttiva 2000/60/CE (COM (2006) 397).
L’articolo 16 della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) definisce una strategia per far fronte all’inquinamento chimico delle acque. Il primo intervento nell'ambito di tale strategia è stata l'adozione di un elenco di sostanze prioritarie (decisione n. 2455/2001/CE), che annovera 33 sostanze che destano particolari timori a livello comunitario. La proposta intende garantire un livello elevato di protezione contro i rischi che tali sostanze prioritarie e alcuni altri inquinanti comportano per l’ambiente acquatico o attraverso di esso e per questo definisce degli standard di qualità ambientale (SQA).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il 18 gennaio 2006 la Commissione ha presentato la proposta di direttiva sulla valutazione e la gestione delle alluvioni (COM(2006)15, con l’obiettivo di ridurre e gestire i rischi che il fenomeno delle alluvioni pone alla salute umana, all’ambiente, alle infrastrutture e alle cose. La proposta prospetta una procedura in tre tempi: valutazione preliminare, da parte degli Stati membri, dei rischi di inondazione dei bacini idrografici e delle zone costiere associati; elaborazione di carte dei rischi di inondazione per le zone in cui esiste rischio reale di danni causati dalle inondazioni; definizione di piani di gestione dei rischi di inondazione per queste zone.
La proposta di direttiva, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata il 13 giugno 2006 in prima lettura dal Parlamento europeo che la ha approvata con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione. Il 23 novembre 2006 il Consiglio ha adottato la posizione comune sulla proposta trasmessa al Parlamento europeo per la seconda lettura. L’esame in seconda lettura da parte del Parlamento europeo è previsto per marzo 2007.
Il 24 ottobre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa alla strategia tematica per la protezione e la conservazione dell’ambiente marino (COM(2005)504) e una proposta di direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (COM(2005)505). Obiettivo finale della strategia è quello di raggiungere un buono stato ecologico dell’ambiente marino entro il 2021.
La proposta di direttiva, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura il 14 novembre 2006 dal Parlamento europeo che l’ha approvata con emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione. Nella stessa data il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla strategia tematica. Il 23 ottobre 2006 il Consiglio ha tenuto un dibattito orientativo su entrambi i documenti. Il 18 dicembre 2006 il Consiglio ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta di direttiva.
Nel quadro del sesto programma d’azione per l’ambiente, il 22 settembre 2006 la Commissione ha presentato la strategia tematica per la protezione del suolo che si compone di una comunicazione, una proposta di direttiva e una valutazione di impatto. La comunicazione (COM (2006) 231) definisce gli obiettivi globali della strategia per assicurare un livello adeguato di protezione del suolo in Europa e individua la tipologia di misure da adottare. La proposta di direttiva istituisce un quadro normativo comune e modifica la direttiva 2004/35/CE (COM (2006) 232). La valutazione di impatto contiene l’analisi degli impatti economici sociali e ambientali delle differenti opzioni che sono state prese in considerazione nella fase preparatoria[27] e delle misure finali adottate dalla Commissione.
La strategia è in attesa di esame da parte del Consiglio e del Parlamento europeo. La proposta di direttiva seguirà la procedura di codecisione. L’esame in prima lettura del Parlamento europeo è previsto per maggio 2007.
Il 22 maggio 2006 la Commissione ha adottato la comunicazione “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 — e oltre. Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano” (COM(2006)216) in cui definisce un approccio ambizioso per interrompere la perdita di biodiversità entro il 2010 nell’Unione europea e per contribuire alla protezione della biodiversità planetaria entro lo stesso termine[28]. Nella comunicazione la Commissione propone un piano d’azione contenente misure concrete; definisce le responsabilità delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri; specifica indicatori per monitorare i progressi realizzati. La comunicazione identifica quattro aree prioritarie e i relativi obiettivi:
· la biodiversità nell’Unione europea (salvaguardare gli habitat e le specie più importanti; conservare e ristabilire la biodiversità nelle campagne e nell’ambiente marino; conciliare sviluppo territoriale e biodiversità; ridurre gli effetti delle specie allogene invasive);
· l’Unione europea e la biodiversità globale (rafforzare l’efficacia della governance internazionale in materia di biodiversità ed ecosistemi; potenziare il sostegno alla biodiversità nell’ambito dell’assistenza esterna dell’UE; ridurre l’impatto del commercio internazionale);
· biodiversità e cambiamenti climatici (sostenere l’adattamento della biodiversità ai cambiamenti climatici);
· conoscenze (rafforzare le conoscenze in materia di conservazione e uso sostenibile della biodiversità).
Quattro sono le misure principali proposte dalla Commissione per raggiungere gli obiettivi indicati: assicurare finanziamenti adeguati; rafforzare il processo decisionale nell’UE; istituire partenariati tra i gruppi interessati alla conservazione della biodiversità e i vari settori della società che hanno un impatto su di essa; favorire la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e incoraggiarne la partecipazione ad un uso sostenibile della biodiversità.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo. Il Consiglio agricoltura del 20 e 21 novembre 2006 ha avuto uno scambio di idee sulla comunicazione. Il 18 dicembre 2006 il Consiglio ambiente ha adottato conclusioni in materia.
Il 25 gennaio 2006 la Commissione ha adottato una comunicazione dal titolo “Azione esterna: Programma tematico per l’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, compresa l’energia” (COM(2006)20).
La Commissione ha inteso trattare la dimensione ambientale della politica di sviluppo e delle altre politiche esterne, nonché contribuire a promuovere la politica ambientale ed energetica dell’Unione europea all’estero. La comunicazione prevede l’elaborazione da parte della Commissione di piani di lavoro annuali per stabilire le azioni prioritarie da finanziare, gli obiettivi specifici, i risultati previsti e gli importi indicativi. Quanto al riesame intermedio, sarà effettuata una valutazione esterna delle attività svolte nei primi tre anni (2007-2009), che possa fornire elementi utili all’elaborazione del secondo documento strategico tematico (2011-2013). Le relazioni saranno trasmesse agli Stati membri e al Parlamento europeo e verranno discusse con i loro rappresentanti.
Il documento è stato trasmesso al Consiglio e al Parlamento europeo.
Rientra nel programma di semplificazione della Commissione il riesame delle direttive sui rifiuti provenienti dall’industria del biossido di titanio. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fondere insieme le tre direttive attualmente riguardanti i rifiuti provenienti dall’industria del biossido di titanio (78/176/CEE, 82/883/CEE, 92/112/CEE) e abrogare le disposizioni obsolete, mantenendo lo stesso livello di tutela ambientale.
Il 21 dicembre 2005 la Commissione ha presentato la strategia per la prevenzione e il riciclo di rifiuti, che si compone di una comunicazione (COM 2005) 666) e di una proposta di direttiva (COM (2005) 667) per modernizzare la direttiva quadro sui rifiuti 75/442/CEE.
La strategia individua un obiettivo a lungo termine che mira a fare dell’Europa una società che ricicla, che cerca di contenere la produzione di rifiuti e che trasforma in risorsa i rifiuti che non possono essere evitati. L’accento è posto sul concetto di ciclo di vita[29] nella politica di gestione dei rifiuti.
Il Consiglio ambiente del 27 giugno 2006 ha approvato conclusioni sulla strategia tematica. La proposta di direttiva verrà esaminata secondo la procedura di codecisione. L’esame in prima lettura da parte del Parlamento europeo è previsto per febbraio 2007.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 figura una comunicazione sull’attuazione e l’applicazione del diritto ambientale. L’obiettivo dell’iniziativa della Commissione è quello di riunire tutti i diversi approcci per migliorare l’attuazione della normativa ambientale negli Stati membri.
Rientra tra le iniziative di semplificazione della Commissione la presentazione di una comunicazione che delinea visione, obiettivi, azioni e calendario per lo sviluppo di un Sistema comune di informazioni ambientali (SEIS). Tale comunicazione sarà accompagnata da proposte legislative adeguate per snellire le procedure di relazione in materia di ambiente e annuncerà misure di semplificazione per la relazione in materia di ambiente da presentare nel 2007.
Il 12 luglio 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione “Strategia tematica relativa all’uso sostenibile dei pesticidi” (COM(2006)372) ed una proposta di direttiva (COM(2006)373, procedura di codecisione) che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’uso sostenibile dei pesticidi.
La strategia, riguardante sia i prodotti fitofarmaceutici che i prodotti biocidi, comprende una serie di misure che la Commissione ritiene possibile integrare nella legislazione vigente. La proposta, invece, reca una un complesso di disposizioni relative ai piani d’azione nazionali, alle misure di certificazione e controllo dei pesticidi, alla definizione di zone interdette ai pesticidi, alla interdizione della polverizzazione aerea salvo casi rigorosamente definiti, alla manipolazione e allo stoccaggio degli imballaggi e dei resti di pesticidi, alla promozione di sistemi di produzione a basso consumo di pesticidi, e alla creazione di un sistema di scambio di informazioni.
La strategia e la proposta di direttiva, in attesa di essere esaminate dal Parlamento europeo, sono state discusse dal Consiglio il 18 settembre 2006.
Il 15 settembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione “Elaborazione di indicatori agroambientali per controllare l’integrazione della dimensione ambientale nella politica agricola comune” (COM(2006)508). La riforma della PAC del 2003 e del 2004 prevede che l’erogazione dei pagamenti diretti agli agricoltori è subordinata al rispetto di un certo numero di requisiti obbligatori in materia di gestione dell’azienda agricola, comprese le norme ambientali. La Commissione ritiene quindi necessario poter disporre di una serie di indicatori specifici che consentano di valutare i progressi realizzati nell’integrazione nella PAC delle tematiche ambientali, al fine di valutare l’impatto delle decisioni politiche in materia e la necessità di nuove iniziative.
La comunicazione è in attesa di essere esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
Il 26 gennaio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione che istituisce un meccanismo comunitario di protezione civile (rifusione) (COM(2006)29).
Il meccanismo comunitario di protezione civile è stato istituito nell’ottobre 2001 – con decisione Euratom 2001/792/CE - come strumento operativo volto a potenziare la preparazione e l’attivazione di un intervento immediato della protezione civile in caso di calamità naturali o di disastri causati dall’uomo.
La proposta, da un lato, si ricollega alla citata decisione 2001/792/CE, che modifica nell’intento di conseguire una migliore cooperazione e un migliore coordinamento; dall’altro, si basa sulle idee esposte nella comunicazione “Migliorare il meccanismo comunitario di protezione civile” (COM(2005)137), adottata il 20 aprile 2005.
In questa comunicazione la Commissione aveva prospettato soluzioni per rafforzare il meccanismo comunitario di protezione civile e aumentare la complementarietà tra questo e altri strumenti cui fare ricorso per i vari tipi di eventi calamitosi all’interno e all’esterno dell’UE.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata il 24 ottobre 2006 dal Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti, parzialmente accolti dalla Commissione.
Il 6 aprile 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un Fondo di solidarietà per far fronte alle emergenze gravi destinato agli Stati membri o ai paesi impegnati nei negoziati di adesione con l’Unione europea (COM(2005)108).
Il progetto di Fondo di solidarietà è modellato sull’attuale Fondo di solidarietà dell’UE, ma amplia il suo campo d’intervento e ne migliora le modalità operative. Si potrà ricorrere al Fondo non solo in caso di situazioni di gravi crisi provocate da catastrofi naturali - come già ora - ma anche in caso di disastri industriali/tecnologici, emergenze sanitarie e atti di terrorismo. Il Fondo di solidarietà ha la forma di una riserva che viene attivata quando si verifica una grave calamità; la dotazione proposta per il periodo 2007-2013 è di 6,2 miliardi di euro.
La proposta, trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, è stata esaminata in prima lettura, nell’ambito della procedura di codecisione, il 18 maggio 2006. Il Parlamento europeo ha approvato la proposta con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione.
Nella stessa data la Commissione ha presentato, il 6 aprile 2005, una proposta di regolamento relativa a uno strumento di preparazione e reazione rapida (COM(2005)113), successivamente rinominata come proposta di decisione che istituisce uno strumento finanziario per la protezione civile.
La proposta definisce il futuro quadro giuridico per il finanziamento delle operazioni di protezione civile nel periodo di validità del quadro finanziario 2007-2013. Lo strumento sarebbe destinato a finanziare: le azioni di risposta e preparazione contemplate dal meccanismo comunitario di protezione civile; le azioni che rientrano attualmente nel programma d'azione comunitario a favore della protezione civile 1999-2006; nuovi settori quali il finanziamento di attrezzature e trasporto supplementari in azioni di risposta nell'ambito del meccanismo di protezione civile. Gli importi indicativi resi disponibili a titolo del quadro finanziario 2007-2013 ammontano annualmente a 17 milioni di euro per le azioni all'interno dell'UE e a 8 milioni di euro per le azioni nei paesi terzi.
La proposta, trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, è stata esaminata da quest’ultimo il 14 marzo 2006 in lettura unica, nell’ambito della procedura di consultazione. Il Consiglio ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta l’11 dicembre 2006.
Uno dei principali obiettivi della Commissione per il 2007 sarà quello di vincere gli ostacoli che non hanno consentito di concludere un accordo nel ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo[30], accordo che secondo la Commissione resta di fondamentale importanza per l’economia mondiale.
A seguito del fallimento della riunione dei ministri del commercio del gruppo ristretto, il cosiddetto G6 (USA, UE, Giappone, Australia, India e Brasile), tenutasi a Ginevra il 24 luglio 2006, per tentare di raggiungere un compromesso sulle modalità di liberalizzazione degli scambi in agricoltura e sui beni manufatti, il Consiglio dell’OMC ha deciso il 28 luglio 2006 di sospendere i negoziati. La decisione è stata adottata sulla base di una raccomandazione del direttore-generale dell’OMC Lamy, che ha constatato la grande distanza tra le posizioni dei negoziatori e la mancanza di significativi cambiamenti delle rispettive posizioni. I punti che hanno determinato l’arresto del negoziato sono essenzialmente due: il fallimento dello scambio fra l’apertura del mercato agricolo da parte del Nord del mondo e la speculare caduta delle barriere per i prodotti industriali da parte dei Paesi in via di sviluppo; le tensioni tra USA e UE sugli aiuti di stato agli agricoltori statunitensi, da un lato, e sui dazi che l’UE impone ai prodotti agricoli importati, dall’altro.
Intervenendo a Nuova Delhi il 18 novembre 2006, il commissario per il commercio internazionale Mandelson ha lanciato un appello in favore del ritorno al tavolo negoziale. Secondo Mandelson, i negoziati di Doha potranno essere conclusi nel 2007, con l’impegno di Stati Uniti e India. Al riguardo Mandelson ha individuato una stretta finestra per arrivare ad un accordo nei primi mesi del 2007, dopo le elezioni negli Stati Uniti e in Brasile e prima della scadenza dell’autorità statunitense per la promozione del commercio nella metà dell’anno prossimo.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 figura la presentazione di una proposta di regolamento che applica il secondo ciclo del sistema delle preferenze generalizzate (SPG) dal 2009 al 2011.
Il sistema delle preferenze generalizzate (SPG), applicato dalla CEE dal 1971 sulla base di una raccomandazione dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo), consente di potenziare le esportazioni di prodotti originari dei paesi in via di sviluppo tramite la concessioni di speciali preferenze tariffarie. L’SPG applicato dall’UE è il più generoso fra tutti i sistemi adottati dai paesi sviluppati. Si segnala che sotto il regime SPG dell’UE tra il 1999 e il 2003 la percentuale delle importazioni dai paesi in via di sviluppo è cresciuta dal 33 al 40 per cento.
A partire dal 1° gennaio 2006, in linea con gli orientamenti decennali dal 2006 al 2015 indicati dalla Commissione[31], è stato introdotto un nuovo schema che comporta una semplificazione del sistema precedente in quanto riduce il numero di regimi preferenziali da cinque a tre: un regime generale, un regime speciale di incentivazione per lo sviluppo sostenibile e il buon governo e un regime speciale per i paesi meno sviluppati (“EBA – Tutto fuorché le armi”). Dal 1° gennaio 2006 e fino al 31 dicembre 2008 l’SPG è disciplinato dal regolamento n. 980/2005/CE.
Nel programma per il 2007 la Commissionepone l’accento sull’importanza di promuovere gli aspetti esterni della competitività enunciati nella sua comunicazione del 4 ottobre 2006 “ Europa globale – competere nel mondo” (COM(2006)567) e sottolinea che l’UE dovrebbe dar seguito a tale comunicazione, al fine di promuovere una politica dinamica di competitività esterna e di cooperazione.
Obiettivo della comunicazione è quello di definire una strategia per aprire nuovi mercati esteri all’Unione europea, assicurando che gli esportatori europei siano in grado di sostenere una leale competitività, e per mantenere aperti i propri mercati. A tale scopo, la Commissione ha proposto, tra l’altro, una nuova generazione di accordi di libero scambio (FTA) compatibili con le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio e in grado di perseguire il più elevato livello possibile di liberalizzazione degli scambi; il proseguimento della strategia sulla promozione dei diritti di proprietà intellettuale; la revisione della strategia di accesso al mercato, concentrandosi sulle barriere non tariffarie al commercio; la definizione di una nuova strategia nei confronti della Cina.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo. Il Consiglio affari generali e relazioni esterne del 13 novembre 2006 ha adottato conclusioni in cui, nel condividere l’analisi contenuta nella comunicazione, invita la Commissione a presentare proposte sulle varie nuove iniziative affinché siano ulteriormente discusse.
Tra le iniziative strategiche della Commissione per il 2007 figura la presentazione di una comunicazione sulla strategia rinnovata di accesso al mercato, che rappresenta uno dei seguiti della citata comunicazione sull’Europa globale.
La Commissione ritiene necessario adeguare le modalità operative della strategia dell’Unione europea[32] ai fini di una maggiore apertura dei mercati mondiali, che determinerà vantaggi tanto per l’UE quanto per i paesi terzi. Secondo la Commissione si tratta di utilizzare al meglio gli strumenti della politica commerciale, dai negoziati a livello multilaterale regionale e bilaterale ai dialoghi in materia di regolamentazione. In termini di politica commerciale, gli obiettivi dell’iniziativa riguardano l’agevolazione delle esportazioni di beni e servizi, nonché degli investimenti particolarmente nei paesi emergenti a forte potenziale di crescita, eliminando gli ostacoli all’accesso al mercato per favorire le imprese europee che operano nei settori a maggiore potenziale. Per definire tale strategia rinnovata, la Commissione ha avviato una consultazione pubblica on line destinata a tutti i soggetti interessati, che si concluderà il 12 gennaio 2007. I temi della consultazione sono: la strategia di accesso al mercato dell’UE in un’economia globale in cambiamento; l’identificazione e l’eliminazione delle barriere al commercio; la base di dati sull’accesso al mercato[33]; i nuovi approcci per lavorare insieme.
Una delle iniziative prioritarie della Commissione per il 2007 è rappresentata dalla presentazione di una comunicazione sugli strumenti di difesa commerciale.
Come annunciato nella citata comunicazione sull’Europa globale, il 6 dicembre 2006 la Commissione ha presentato il Libro verde sulla difesa commerciale che viene sottoposto ad una consultazione pubblica fino al 31 marzo 2007. Il Libro verde della Commissione non chiama in causa il valore fondamentale degli strumenti di difesa commerciale, ma invita ad una riflessione pubblica su come l'UE possa meglio utilizzarli in un contesto di continuo cambiamento dell'economia globale al fine di proteggere il lavoro e la crescita.
Sulla base delle risposte fornite dalle parti, dalle autorità e dagli altri soggetti interessati, la comunicazione prevista per il 2007 individuerà le principali conclusioni e azioni da adottare.
Il programma sottolinea che la Commissione continuerà a promuovere la modernizzazione dell’economia europea attraverso la strategia di Lisbona rinnovata e un mercato interno dinamico, adottando una serie di misure combinate dirette a favorire la conoscenza, l’innovazione ed un ambiente sostenibile per la crescita.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007 richiama l’attenzione sulla strategia di Lisbona rinnovata[35] ai fini della modernizzazione dell’economia europea, e sottolinea che con la presentazione dei programmi nazionali di riforma - a ottobre 2005 – la strategia è entrata in una nuova fase caratterizzata dall’impegno comune a proseguire il programma di riforma, nell’ambito del quale l’azione dell’UE completa gli sforzi fatti ai livelli nazionale, regionale e locale.
Sulla base delle linee direttrici integrate per la crescita e l’occupazione – approvate dal Consiglio europeo di giugno 2005 - gli Stati membri hanno presentato, a ottobre 2005, programmi nazionali di riforma. Il 14 ottobre 2005 il Governo italiano ha adottato il programma nazionale di riforma, “Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione” (PICO), nel quale sono indicate le misure e gli interventi programmabili per perseguire gli obiettivi di crescita e sviluppo fissati dalla strategia di Lisbona.
Come complemento dei programmi nazionali di riforma, a luglio 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione sul programma comunitario di Lisbona 2005-2008[36], comprendente le azioni da intraprendere a livello comunitario a favore della crescita e dell’occupazione. I progressi compiuti, sia in ambito nazionale sia in quello comunitario, vengono monitorati nel quadro di un’unica relazione annuale dell’Unione europea sullo stato di avanzamento.
A ottobre 2006 la Commissione ha presentato il primo rapporto intermedio sull’attuazione del programma comunitario di Lisbona, che evidenzia i progressi compiuti nei seguenti settori: conoscenza e innovazione; rendere l’Europa più attraente per gli investimenti e il lavoro; posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. Parallelamente a tale rapporto, gli Stati membri hanno presentato i rapporti nazionali intermedi, concernenti i loro settori di responsabilità (quello italiano è stato presentato il 19 ottobre).
Il 28 novembre 2006 il Consiglio ECOFIN ha adottato conclusioni sull’attuazione dei programmi nazionali di riforma 2005-2008, sulla scorta della relazione predisposta dal Comitato di politica economica, che si riferisce a quattro settori di riforma: innovazione; mercati del lavoro; energia e migliore regolamentazione. In particolare, il Consiglio osserva che tutti gli Stati membri stanno compiendo progressi nell’attuazione dei rispettivi programmi, malgrado le loro differenti performance. Pone l’accento sullo sviluppo delle politiche di innovazione, elemento chiave di tutti i programmi nazionali; sottolinea che l’aumento dell’occupazione rimane la massima priorità per l’Europa; rileva che l’EU è lontana dalla realizzazione di un mercato interno totalmente integrato ed efficace del gas e dell’elettricità. Il Consiglio, infine, sottolinea l’importanza di riforme strutturate e continuative per un funzionamento più flessibile dell’Unione economica e monetaria e per cogliere pienamente i benefici derivanti dall’uso della moneta unica.
La Commissione ha presentato, il 12 dicembre 2006, la relazione annuale sui progressi nell’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata, che costituisce una delle priorità del suo programma.
La relazione – che si basa sui rapporti nazionali di attuazione presentati dagli Stati membri nell’autunno 2006 e sul riesame, compiuto dalla stessa Commissione, dell’andamento delle riforme a livello di UE nel contesto del programma comunitario di Lisbona – presenta un quadro più positivo rispetto agli ultimi anni poiché le riforme iniziano a dare frutti. Ribadisce tuttavia che le riforme sono ancora in fase iniziale e che dovranno essere realizzate pienamente se si vuole avere un impatto economico duraturo. La relazione attira l’attenzione sull’interdipendenza tra le economie dell’UE e sul fatto che la prosperità in una di esse contribuisce a creare prosperità in tutte le altre, il che comporta che gli Stati membri che procedono più lentamente sulla via dela riforma devono recuperare il ritardo e raggiungere il gruppo di punta a vantaggio di tutti. Pur riconoscendo i progressi compiuti in materia di miglior regolamentazione, ambiente più favorevole alle aziende, ricerca, sviluppo e innovazione, la relazione sottolinea, in particolare: necessità di un rafforzamento della sostenibilità finanziaria e risanamento delle finanze nel medio-lungo termine; necessità di aumentare la competitività di molti mercati, soprattutto quelli dei servizi in rete, compreso quello energetico; la necessità di tradurre pienamente in azione l’approccio di “flessicurezza” alla riforma del mercato del lavoro;
La relazione, che sarà presentata al Consiglio europeo di primavera del marzo 2007, invita il Consiglio ad adottare formalmente raccomandazioni specifiche per paese volte ad indirizzare le iniziative di riforma degli Stati membri.
Secondo l’analisi della Commissione europea, l’attuazione del programma di riforma per la crescita e l’occupazione varato dall’Italia ha registrato finora progressi considerevoli. Tra i punti di forza della riforma italiana, la Commissione individua: i provvedimenti volti a potenziare la competitività delle libere professioni e di altri servizi; gli sforzi per un impiego più esteso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; le misure per un maggior coordinamento degli interventi intesi a migliorare il clima commerciale.
La Commissione raccomanda all’Italia: di perseguire una politica rigorosa di risanamento fiscale, in modo che il rapporto debito pubblico/PIL cominci a diminuire, e dare piena attuazione alle riforme pensionistiche, nell’intento di garantire la sostenibilità a lungo termine dei conti pubblici; di proseguire sulla strada delle riforme al fine di accrescere la competitività nei mercati dei prodotti e dei servizi; di ridurre le disparità regionali in termini di occupazione lottando contro il lavoro irregolare, potenziando i servizi per la prima infanzia e garantendo l’efficienza dei servizi per l’occupazione su tutto il territorio nazionale; di sviluppare una strategia globale di apprendimento continuo e migliorare la qualità dell’istruzione garantendone l’adeguatezza al mercato del lavoro.
Il programma per il 2007 preannuncia inoltre la presentazione di importanti iniziative di semplificazione nel settore del mercato del lavoro.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a valutare l’opportunità di integrare il PICO con le nuove priorità identificate dal Consiglio europeo del marzo 2006: migliorare, attraverso l’innovazione di prodotto e di processo, il potenziale competitivo delle imprese, investire in conoscenza ed innovazione, incrementare l’occupazione giovanile e femminile, creare una politica energetica, aumentare la competizione nell’industria e nei servizi; ad indicare, in particolare, gli strumenti e le risorse per assicurare il conseguimento entro il 2010 dell’obiettivo fondamentale di destinare almeno il 2,5 per cento del PIL alle spese per la ricerca; a promuovere il dibattito a livello di Unione europea sul futuro del modello sociale europeo, con particolare riferimento alle politiche per la protezione sociale e l’integrazione sociale e ai cambiamenti demografici; a coinvolgere in modo tempestivo e sistematico le Camere sia nella verifica dello stato di attuazione del PICO sia nella ridefinizione delle priorità politiche e delle relative azioni.
Il programma pone l’accento sull’importanza di promuovere gli aspetti esterni della competitività enunciati nella comunicazione della Commissione del 4 ottobre 2006 “ Europa globale – competere nel mondo” (COM (2006) 567), sottolineando che l’UE dovrebbe dar seguito a tale comunicazione, al fine di promuovere una politica dinamica di competitività esterna e di cooperazione.
Obiettivo della comunicazione è definire il contributo della politica commerciale alla promozione della crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa. Ribadisce la necessità di adattare gli strumenti della politica commerciale dell’UE alle nuove sfide, di attrarre nuovi partner, di assicurare che l’Europa rimanga aperta al mondo e che gli altri mercati si aprano ad essa. La comunicazione non propone strumenti o misure politiche nuovi, ma presenta piuttosto una serie di iniziative future riguardanti un certo numero di sfide strategiche specifiche che sono state riconosciute come cruciali per la competitività dell’economia dell’UE, tra le quali, in particolare: arrivare ad un accordo ambizioso, equilibrato e equo per liberalizzare il commercio mondiale e mantenere la centralità dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC); migliorare l’accesso ai mercati e alle risorse nei paesi terzi; ottenere un accesso supplementare ai mercati e un clima d’affari più favorevole; definire una strategia sulle relazioni UE-Cina; presentazione di una proposta relativa a una nuova iniziativa sugli appalti pubblici esterni.
Il Consiglio affari generali ha adottato, il 13 novembre 2006, conclusioni sulla comunicazione, nelle quali, fra l’altro, sottolinea che gli aspetti esterni della competitività dovranno essere presi in considerazione nel prossimo riesame del mercato unico e dovrebbero costituire un elemento della relazione annuale sull’attuazione della strategia di Lisbona.
Il programma richiama l’attenzione sulla proposta di regolamento per l’istituzione di un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione(COM (2006)91), presentata nel marzo 2006 nel contesto delle misure collegate alle prospettive finanziarie 2007-2013.
La proposta di regolamento è volta all’istituzione di un Fondo europeo mirato al reinserimento professionale dei lavoratori privati del loro impiego in seguito a modifiche strutturali importanti nel commercio mondiale.
Il 13 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato, nell’ambito della procedura di codecisione, la proposta approvando alcuni emendamenti concordati in via informale con il Consiglio. La proposta dovrebbe pertanto essere adottata definitivamente in prima lettura dal Consiglio e il Fondo potrebbe essere operativo dal 1° gennaio 2007.
Il 22 giugno 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione che accorda alla Banca europea per gli investimenti una garanzia della Comunità in caso di perdite dovute a prestiti e garanzie a favore di progetti realizzati al di fuori della Comunità (COM(2006) 324).
La proposta è volta a rinnovare, per il periodo 2007-2013, i mandati conferiti alla Banca europea per gli investimenti di finanziare, con garanzia del bilancio dell’UE, progetti al di fuori dell’UE. La proposta consentirà di procedere a operazioni di prestiti per una somma totale di 33 miliardi di euro in sette anni, con una copertura della garanzia del 65%. Essa prevede una nuova ripartizione geografica per assicurare un migliore collegamento con politiche ed obiettivi dell’UE in materia di relazioni esterne, nonché un mandato di riserva da attivare in caso di calamità naturali, ricostruzione post conflittuale e sviluppi strategici.
Il Consiglio, nella riunione del 28 novembre 2006, ha concordato un orientamento generale sulla proposta, nell’ambito della procedura di consultazione. Il 30 novembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta approvando emendamenti.
Il programma include l’innovazione tra le priorità di comunicazione per il 2007 e richiama l’attenzione sul programma quadro per la competitività e l’innovazione (2007-2013), che è stato istituito con decisione 1639 del 24 ottobre 2006.
Il programma, che ha una dotazione finanziaria complessiva di 3,2 miliardi di euro per il suo periodo di durata, persegue i seguenti obiettivi: promuovere la competitività delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese; promuovere tutte le forme di innovazione; accelerare lo sviluppo di una società dell’informazione sostenibile, competitiva e innovativa; promuovere l’efficienza energetica e fonti energetiche nuove e rinnovabili in tutti i settori.
Il programma considera fra le sue priorità una revisione intermedia della nuova politica a favore delle piccole e medie imprese.
Nell’ambito delle iniziative di semplificazione annuncia – per l’ultimo trimestre del 2007 - la revisione della direttiva 2001/23/CE sui trasferimenti di imprese. Principale obiettivo è chiarire e semplificare l’applicazione della direttiva 2001/23/CE per le operazioni transfrontaliere, e introdurre le modifiche che emergeranno dalla consultazione con gli Stati membri e le parti sociali.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006, nel sottolineare che l’innovazione è cruciale ai fini della capacità europea di rispondere con efficacia alle sfide e alle opportunità della globalizzazione, ha evidenziato la necessità di un’impostazione strategica volta a creare un ambiente favorevole all’innovazione in cui la conoscenza sia convertita in prodotti e servizi innovativi.
La Commissione europea – nell’ambito delle azioni previste dalla Strategia di Lisbona - ha adottato il 13 settembre 2006 la comunicazione "Mettere in pratica la conoscenza: un’ampia strategia dell'innovazione per l'UE" (COM(2006) 502), nella quale delinea una strategia politica in materia di innovazione concentrata su dieci azioni fondamentali:
· promuovere sistemi di istruzione favorevoli all'innovazione;
· creare un Istituto europeo di tecnologia;
· stimolare la creazione di un mercato unico del lavoro che susciti l’interesse dei ricercatori;
· rafforzare i collegamenti ricerca-industria;
· promuovere l'innovazione regionale mediante i nuovi programmi di politica di coesione;
· riformare le norme applicabili agli aiuti di Stato nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico e fornire migliori orientamenti per gli incentivi fiscali in tale settore;
· potenziare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale;
· promuovere prodotti e servizi digitali;
· sviluppare una strategia a favore di mercati guida propizi all'innovazione;
· stimolare l'innovazione attraverso gli appalti.
Il 12 ottobre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “Un’Europa moderna e favorevole all’innovazione” (COM(2006)589). La Commissione ritiene che la creazione di un contesto realmente favorevole all’innovazione dipenda in gran parte da una decisione politica consapevole intesa ad adottare un approccio strategico all’innovazione. A tal fine il documento rileva che per aumentare la capacità innovativa dell’Europa è necessario:
Il Consiglio competitività ha adottato, il 4 dicembre 2006, conclusioni sulla politica dell’innovazione e la competitività, destinate al Consiglio europeo di dicembre. Nell’accogliere favorevolmente le due comunicazioni della Commissione, il Consiglio sottolinea che il sostegno all’innovazione costituisce una parte essenziale della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione e definisce le priorità strategiche a livello dell’UE, fra le quali, in particolare:
· adottare una strategia per i diritti di proprietà intellettuale a livello dell’UE e chiede alla Commissione di presentarla nel 2007;
Il Consiglio invita la Commissione ad integrare le priorità strategiche nel programma comunitario di Lisbona e a riferire sui progressi al riguardo nell’ambito della relazione annuale sull’avanzamento della strategia di Lisbona. Il Consiglio, infine, intende aggiornare regolarmente le priorità strategiche e sorvegliare la loro attuazione.
Nel richiamare l’attenzioni sulle priorità strategiche definite dal Consiglio Competitività del 4 dicembre 2006, il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 ribadisce l’invito rivolto alla Commissione a presentare: nel 2007, una strategia globale in materia di diritti di proprietà intellettuale e, in via prioritaria, la comunicazione sui brevetti; proposte per l’istituzione di iniziative tecnologiche congiunte sotto la guida dell’industria, aperte anche alle PMI, in modo da avviare nel 2007 le più avanzate; azioni intese a migliorare i metodi di lavoro e le risorse complessive degli enti europei di normalizzazione.
Il 10 novembre 2005 la Commissione ha presentato la comunicazione “Attuare il programma comunitario di Lisbona: una politica moderna a favore delle PMI per la crescita e l’occupazione (COM(2005) 551).
La Commissione intende istituire, con tale iniziativa, un quadro politico per le iniziative riferite alle PMI; rilevando le enormi potenzialità non sfruttate che le PMI hanno di creare crescita e occupazione, propone di semplificare norme e regolamenti, di promuovere una cultura imprenditoriale e di assistere le PMI nell’accesso all’innovazione, al credito, alla formazione e ai mercati europei e internazionali.
Il Consiglio, nelle conclusioni del 13 marzo 2006 sulla comunicazione, ha approvato l’approccio proposto per una politica a favore delle PMI contenuto nella comunicazione e ha invitato gli Stati membri, fra l’altro, a migliorare il contesto normativo per le PMI in modo da permettere la creazione di maggiore occupazione.
A complemento della comunicazione sopra richiamata, la Commissione ha presentato, il 29 giugno 2006, la comunicazione “Attuare il programma comunitario di Lisbona: Finanziare la crescita delle piccole e medie imprese – promuovere il valore aggiunto europeo” (COM(2006)349), nella quale propone una serie di azioni relative al finanziamento delle piccole e medie imprese.
L’iniziativa comprende, in particolare, misure destinate a suscitare maggiori investimenti nel capitale di rischio, a sviluppare il finanziamento bancario dell’innovazione e a rendere i sistemi di finanziamento esistenti più favorevoli alle piccole e medie imprese.
La Commissione intende seguire i progressi realizzati in tale settore e preannuncia la presentazione, nel 2009, di un primo rapporto coerente con la relazione sui progressi della strategia di Lisbona rinnovata.
La Commissione ha presentato, l’8 febbraio 2005, la quinta[38] relazione annuale sull’attuazione della Carta europea per le piccole imprese (COM(2005)30), basata sulle relazioni nazionali dei paesi partecipanti.
La relazione presenta un quadro dei principali sviluppi occorsi dall’autunno 2003 all’autunno 2004, individua i punti di forza e le carenze nell’UE e nei paesi limitrofi, sottolinea le misure nazionali promettenti e contiene una serie di raccomandazioni per le azioni future; esamina i progressi realizzati in tre dei settori principali della Carta: formazione all’imprenditorialità, migliore regolamentazione e mancanza di personale qualificato.
Il 19 gennaio 2006 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull’attuazione della Carta europea per le piccole imprese, nella quale deplora il fatto che in futuro non saranno più elaborate relazioni annuali, poiché il compito di redigerle sarà assorbito nell’ambito dell’elaborazione delle relazioni sulla strategia di Lisbona. Il Parlamento europeo si compiace dell’intenzione della Commissione di valutare l’attuazione della Carta nel contesto del processo di Lisbona, ma richiede che le relazioni nazionali continuino ad essere basate sull’introduzione delle migliori prassi, la sperimentazione, la presentazione di misure legislative concrete e impegni politici precisi, destinati alle piccole e microimprese. Il Parlamento europeo invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad avviare il processo di ammodernamento della Carta e prende atto del suggerimento di associare le relazioni sullo stato d’avanzamento del piano d’azione sullo spirito imprenditoriale[39] ai meccanismi di seguito della Carta.
Il 30 novembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul tema “E’ ora di cambiare marcia – Creare un’Europa dell’imprenditorialità e della crescita”, nella quale, in particolare, sollecita maggiori investimenti nell’istruzione e nella ricerca per sviluppare l’innovazione e la crescita economica; invita gli Stati membri ad incoraggiare lo spirito imprenditoriale a partire dalle prime fasi della carriera scolastica e ad aumentare il loro sostegno alla formazione per tutto l’arco della vita; chiede una maggiore apertura dei mercati, più aiuti alle imprese innovative (“start ups”), la creazione di un brevetto europeo; il potenziamento degli Eurosportelli e la riduzione degli oneri burocratici. Il Parlamento europeo, inoltre, ritiene necessario aumentare l’età pensionabile e giungere a un mercato del lavoro più flessibile, senza però compromettere gli aspetti della sicurezza sociale.
Il programma considera prioritaria una revisione intermedia della politica industriale.
Il 5 ottobre 2005 la Commissione europea ha presentato una comunicazione volta a delineare un approccio integrato per la politica industriale (COM(2005) 474), nel quadro dell’attuazione del programma comunitario di Lisbona. La comunicazione in esame intende presentare un quadro politico per rafforzare l’industria manifatturiera dell’Unione europea, nell’ambito di un nuovo approccio integrato per la politica industriale, volto a migliorare la coerenza tra differenti dimensioni politiche e ad accrescere la loro rilevanza nei differenti settori.
Il Consiglio competitività, nelle sue conclusioni del 29 maggio 2006, ha affermato di voler monitorare regolarmente i progressi compiuti nell’attuazione degli obiettivi politici enunciati nella comunicazione della Commissione, ed esaminare tutti i pertinenti contributi forniti dalla Commissione e dagli Stati membri.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007 sottolinea che è necessaria un’azione su scala europea per garantire un livello elevato di sicurezza, di giustizia e di tutela dei cittadini in un momento in cui l’Europa si trova a dover affrontare nuovi rischi. In particolare, secondo il programma, le minacce di attacchi terroristici richiedono una capacità di reazione rapida ed efficace al livello UE ed è necessario continuare a svolgere attività di polizia e d’indagine in tutta l’UE per lottare contro la criminalità e la violenza.
In questo quadro,il programma individua, tra le iniziative strategiche,la lotta contro il terrorismo.
I provvedimenti diretti a combattere il terrorismosaranno imperniati sulla lotta contro la propaganda terroristica e sulla restrizione della trasmissione delle conoscenze a fini terroristici, in particolare per quanto riguarda gli esplosivi.
A questo fine sarà presentata una proposta di revisione della decisione quadro sulla lotta al terrorismo e sarà presentata una comunicazione relativa ad un piano d’azione europeo per il rafforzamento della sicurezza di esplosivi e armi da fuoco, con l’obiettivo di stimolare il dibattito e il dialogo con tutti i soggetti coinvolti nella materia (esperti di Europol ed esperti nazionali degli Stati membri, gruppo di lavoro sul terrorismo della Commissione e del Consiglio, etc.).
La lotta contro la criminalità organizzata rientra fra le priorità del programma. La Commissione intende presentare in materia una proposta di decisione quadro o decisione sulla protezione dei testimoni e dei collaboratori di giustizia. La proposta mira a far sì che gli Stati membri adottino misure specifiche di protezione volte a garantire i testimoni dal rischio di intimidazioni e garantirne efficacemente la sicurezza.
Il contrasto al crimine informaticorientra fra le priorità del programma della Commissione, che intende presentare una comunicazione sulla lotta contro la criminalità informatica, chedovrebbe definire futuro approccio della lotta europea contro questo tipo di reati . Accanto a questa comunicazione, relativa alle misure repressive, la Commissione è intenzionata presentare in futuro una comunicazione relativa alle misure preventive.
Il programma ritiene una priorità la promozione del dialogo pubblico-privato e della cooperazione nel settore della sicurezza. La Commissione presenterà quindi una comunicazione sul miglioramento della cooperazione pubblico-privato nel campo della sicurezza, che definirà un programma generale in materia, trattando anche di ricerca in materia di sicurezza, lotta al terrorismo e al crimine, migliori controlli alle frontiere e gestione delle richieste di visti, nonché protezione dei dati personali.
Inoltre, la Commissione intende ritirare la proposta di decisione[40] sulla trasmissione delle informazioni relative a reati terroristici ottenute grazie alle attività dei servizi di sicurezza e di intelligence, presentata il 22 dicembre 2005.
Allo scopo di migliorare il coordinamento delle azioni di lotta al terrorismo, la proposta si prefiggeva di istituire un meccanismo per garantire la trasmissione ad Europol delle informazioni relative a reati terroristici, ottenute grazie alle attività dei servizi di sicurezza e di intelligence degli Stati membri.
La Commissione ha motivato il ritiro della proposta in base alla considerazione che il Centro di situazione congiunto ha rafforzato, di fatto, il proprio ruolo in quanto punto focale a livello europeo per la condivisione delle informazioni provenienti dai servizi di sicurezza e che ha fatto ricorso ai meccanismi esistenti per scambiare informazioni con Europol. In tale modo, in particolare, i punti di contatto nazionali previsti dalla proposta, secondo la Commissione, non servirebbero più al loro scopo. La Commissione ha quindi modificato il proprio approccio e ritiene che non sia più necessario procedere all’esame di atti normativi in materia.
In relazione all'attuazione del programma dell'Aia, il Consiglio europeo del 14 – 15 dicembre 2006 ha ribadito l'impegno per l'ulteriore sviluppo dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Per quanto riguarda, in particolare, le possibilità di miglioramento del processo decisionale e dell'azione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sulla base dei trattati vigenti, il Consiglio europeo ha dichiarato, innanzitutto, che progressi concreti potranno essere conseguiti intensificando la cooperazione operativa; al tempo stesso si è detto persuaso che il quadro in cui perseguire le politiche dell'Unione volte a migliorare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia debba essere effettivamente rafforzato. A tale proposito il Consiglio europeo riafferma i principi riconosciuti nell'ambito del processo di riforma dell'Unione, sottolineando che essi rappresentano la base più equilibrata per i lavori futuri in ordine allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e che, quando saranno adottate le decisioni sul prosieguo del processo di riforma, si terrà conto di questi principi.
La Commissione ha presentato il 28 giugno 2006 quattro comunicazioni (cosiddetto “pacchetto Frattini”) finalizzate a formulare una valutazione politica deilavori effettuati per attuare il programma dell’Aia. Le comunicazioni riguardano:
· l’attuazione nel 2005 del programma dell’Aiae del piano d’azione (COM(2006)333) presentato dalla Commissione per concretizzare gli obiettivi e le priorità del programma; il documento esamina le azioni completate nel 2005 e si concentra per la prima volta sulle modalità della loro attuazione a livello nazionale;
· la valutazione delle politiche in materia di libertà, sicurezza e giustizia (COM(2006)332), il cui obiettivo principale è istituire un meccanismo per una valutazione efficace dell’attuazione e dei risultati delle politiche in questo settore;
· le prospettive per il futuro del programma dell’Aia (COM(2006)331), che costituisce il seguito, nel settore della giustizia, della libertà e della sicurezza, della comunicazione della Commissione “Un’agenda dei cittadini per un’Europa dei risultati”, presentata il 10 maggio scorso (COM(2006)211);
· una comunicazionefinalizzata ad adattare le disposizioni del titolo IV del Trattato che istituisce la Comunità europea relative alle competenze della Corte di giustizia, per una tutela giurisdizionale più effettiva nelle materie relative all'asilo, all'immigrazione, ai visti, alla libera circolazione delle persone e al diritto civile (COM(2006)346).
Le comunicazioni sono state trasmesse al Parlamento europeo e al Consiglio, che le ha esaminate nella seduta del 24 luglio 2006.
Il 12 ottobre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di decisione quadro(COM(2005)490, procedura di consultazione) relativa allo scambio di informazioni in materia di applicazione della legge in virtù del principio di disponibilità.
La proposta, la cui presentazione era prevista nel programma de L’Aia, dispone che gli Stati membri devono garantire che le informazioni concernenti le attività di contrasto - ossia le informazioni atte a permettere, agevolare o accelerare la prevenzione, l’individuazione o le indagini sui reati, controllate dalle autorità designate a tal fine - siano condivise con le omologhe autorità competenti degli altri Stati membri e con Europol, qualora abbiano bisogno di dette informazioni nell’esercizio dei loro compiti.
Prevede inoltre che le informazioni disponibili siano messe in comune tramite un accesso on-line. I tipi di informazioni che possono essere ottenuti ai sensi della decisione includono profili del DNA, impronte digitali, balistica, informazioni sull’immatricolazione dei veicoli, numeri di telefono e altri dati relativi alle comunicazioni, e nomi contenuti nei registri civili.
La proposta di decisione quadro si applica allo scambio di informazioni prima dell’avvio delle azioni giudiziarie e non incide sui meccanismi esistenti di assistenza giudiziaria reciproca né sul futuro mandato europeo di ricerca delle prove.
La proposta è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, che dovrebbe esaminarla nella seduta del 9 maggio 2007.
Sono inoltre in corso di esame:
· la proposta di decisione quadro (COM(2005)475, procedura di consultazione), presentata dalla Commissione il 4 ottobre 2005, relativa alla protezione dei dati personali nel quadro della cooperazione di polizia e giudiziaria penale, finalizzata a migliorare tale cooperazione, in particolare per quanto riguarda la prevenzione e la lotta contro il terrorismo, nel rispetto dei diritti fondamentali, con specifica attenzione al diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali.
Il 27 settembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta approvandola con emendamenti. La proposta è in attesa di esame da parte del Consiglio.
· la proposta di decisione sul miglioramento della cooperazione di polizia fra gli Stati membri dell’Unione europea, in particolare alle frontiere interne, che modifica la Convenzione d’applicazione dell’accordo di Schengen (COM(2005)317).
La proposta mira a migliorare la cooperazione operativa, il coordinamento strutturale e lo scambio di informazioni tra le autorità degli Stati membri preposte alla tutela dell'ordine pubblico a livello transfrontaliero. La Commissione propone inoltre di estendere le possibilità di effettuare l’osservazione transfrontaliera e l’inseguimento oltre frontiera.
La proposta, presentata dalla Commissione il 18 luglio 2005, segue la procedura di consultazione ed è in attesa di essere esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo. L’esame del Parlamento europeo in sessione plenaria è previsto nella seduta del 13 marzo 2007.
· la proposta di decisione quadro (JAI/2004/9) relativa alla semplificazione dello scambio di informazioni ed intelligence tra le autorità degli Stati membri dell'Unione europea incaricate dell'applicazione della legge, in particolare per quanto riguarda i reati gravi, compresi gli atti terroristici.
La proposta intende offrire una nuova base giuridica generale per lo scambio di informazioni tra servizi di law enforcement dei Paesi membri dell’UE, secondo criteri prevalentemente obbligatori, superando il regime facoltativo della Convenzione Schengen. Alle richieste di informazioni e di intelligence presentate da uno Stato membro, secondo la proposta, non potranno essere opposte condizioni più sfavorevoli di quelle che regolano l’interscambio informativo tra servizi di polizia all’interno dello Stato richiesto.Le informazioni da scambiarsi sarebbero tutte quelle di cui le polizie nazionali dispongono direttamente o indirettamente. Le disposizioni previste vanno oltre la portata dell’accordo di Prüm[41] perché riguardano tutti i tipi di informazione e d’intelligence. L’accesso, tuttavia non sarebbe diretto.
La proposta, presentata dalla Svezia il 12 ottobre 2004, segue la procedura di consultazione. Il 7 giugno 2005 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta approvandola con emendamenti. Il Consiglio ha esaminato la proposta, da ultimo, il 2 dicembre 2005, senza raggiungere un accordo.
Il 7 agosto 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “elaborazione di una coerente strategia globale per la misurazione della criminalità e della giustizia penale: piano d’azione dell’UE per il 2006-2010” (COM(2006)437).
Scopo della comunicazione è delineare un quadro coerente all’interno del quale si elaboreranno dati statistici sulla criminalità e sulla giustizia penale al livello dell’Unione europea, principalmente mediante azioni della Commissione europea, con l’appoggio di rappresentanti degli Stati membri e in coordinamento con le competenti organizzazioni dell’UE e internazionali.
La comunicazione include un piano d’azione che delinea il quadro generale e le principali azioni per il prossimo quinquennio e prevede l’istituzione di un gruppo di esperti composto di rappresentanti degli Stati membri, incaricato di coadiuvare la Commissione nella rilevazione delle esigenze politiche in materia di dati sulla criminalità e sulla giustizia penale al livello dell’UE.
La comunicazione è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Larisoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna, tra l’altro, il Governo:
· a definire tempestivamente e in stretto raccordo con il Parlamento la posizione italiana in merito al cosiddetto «pacchetto Frattini», recentemente presentato dalla Commissione europea;
· a sostenere, in particolare, il ricorso alla cosiddetta «clausola passerella» di cui all'articolo 42 del Trattato sull'Unione europea e all'articolo 67, paragrafo 2, secondo trattino, del Trattato della Comunità europea, in modo da assicurare che ulteriori materie relative a libertà, sicurezza e giustizia - cooperazione di polizia e giudiziaria penale, immigrazione legale - possano essere esaminate con procedura di codecisione e con il voto a maggioranza qualificata del Consiglio;
· a procedere in tempi rapidi, secondo gli orientamenti già manifestati dal Governo, alla ratifica della Convenzione Prüm, stipulata il 27 maggio 2005 da Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Lussemburgo ed Olanda, che stabilisce tra i paesi contraenti forme di cooperazione di polizia nella lotta alla criminalità transfrontaliera, ulteriori rispetto a quelle previste dall'attuale normativa dell'Unione europea.
In materia di diritto delle società il programma considera iniziative prioritarie:
· la proposta di direttiva, che la Commissione intende presentare, sul trasferimento transfrontaliero della sede legale delle società a responsabilità limitata.
La proposta definisce una cornice normativa affinché le società a responsabilità limitata possano trasferire la propria sede legale senza cessare l’attività o senza una nuova registrazione formale nello Stato membro di provenienza. La direttiva garantirà la continuità della personalità giuridica della società e conterrà disposizioni specifiche sulla partecipazione dei dipendenti.
· la raccomandazione della Commissione sulla proporzionalità tra il capitale e il controllo delle imprese dell’UE.
L’obiettivo principale della raccomandazione consiste nell’individuare gli attuali scostamenti dall’attribuzione proporzionale di diritti proprietari e controllo delle società quotate dell’UE, nonché valutarne l’importanza economica e stabilire se i suddetti scostamenti abbiano un impatto sui mercati finanziari dell’Unione europea. Ciò consentirà alla Commissione di valutare se l’attuale regime relativo ai diritti di voto degli azionisti nei vari paesi sia di ostacolo all’integrazione dei mercati finanziari dell’UE, integrazione considerata come condizione essenziale per massimizzare i benefici dell’allargamento per tutti gli Stati membri.
Il programma ritiene anche prioritaria,tra le iniziative di semplificazione,la revisione della direttiva 2001/23/CE sui trasferimenti di imprese. Il principale obiettivo della revisione consiste nel chiarire e semplificare l’applicazione della direttiva 2001/23/CE e introdurre le modifiche che emergeranno dalla consultazione con gli Stati membri e le parti sociali, che la Commissione intende avviare.
Il completamento entro il 2011 dell'attuazione del programma di misure sul reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie costituisce, secondo il programma dell’Aia, la priorità dei prossimi anni in materia di cooperazione giudiziaria civile.
Verrà inoltre effettuato un riesame del funzionamento degli strumenti recentemente adottati in materia di cooperazione giudiziaria civile in vista della preparazione di nuove misure.
In materia di diritto contrattuale, la qualità della vigente e futura normativa dell'UE dovrebbe essere migliorata con misure di consolidamento, codificazione e razionalizzazione degli strumenti giuridici in vigore e con la definizione di un quadro comune di riferimento.
In materia di cooperazione giudiziaria civile, la Commissione ha presentato, tra l’altro:
· il 17 luglio 2006 una proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n° 2201/2003 per quanto concerne la competenza giurisdizionale e che istituisce regole relative alla legge applicabile in materia matrimoniale (COM(2006)399). La proposta mira a stabilire norme europee armonizzate relative alla legge applicabile in caso di divorzio e modificare le attuali norme relative alla competenza giurisdizionale in materia matrimoniale.
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, nella sessione del 25 aprile 2007. La proposta è stata esaminata alla Camera dei Deputati, ai sensi dell’articolo 127 del Regolamento, il 24 ottobre 2006 dalla Commissione XIV, che ha espresso un parere favorevole con osservazioni, e il 16 novembre 2006 dalla Commissione II, che ha adottato un documento finale.
· il 15 dicembre 2005 una proposta di regolamento (COM(2005)650) sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (cosiddetta “Roma I”). La proposta mira alla modernizzazione e alla trasformazione in strumento comunitario della Convenzione di Roma del 1980 sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata dal Consiglio nella riunione del 21 febbraio 2006. Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta nella seduta del 28 marzo 2007.
· l'11 luglio 2005 la proposta di regolamento (COM(2005)305) recante modifica del regolamento (CE) n. 1348/2000 del Consiglio, del 29 maggio 2000, relativo alla notificazione e alla comunicazione negli Stati membri degli atti giudiziari ed extragiudiziali in materia civile o commerciale.
Nella riunione del 1° giugno 2006 il Consiglio ha raggiunto un accordo generale sul testo della proposta. Il 4 luglio 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, approvandola con emendamenti. Il 1° dicembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata (COM(2006)751) che tiene conto delle modifiche richieste dal Parlamento europeo.
· il 22 luglio 2003 la proposta di regolamento sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali (COM(2003)427).
La proposta mira ad armonizzare le norme relative al conflitto di leggi in materia di obbligazioni extracontrattuali e ad integrare gli strumenti già in vigore, ovvero il regolamento (CE) n. 44/2001 riguardante la competenza giurisdizionale internazionale e la Convenzione di Roma del 1980 sulla legge applicabile in materia di obbligazioni, contrattuali ed extracontrattuali, di natura civile o commerciale.
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, nella sessione del 27 aprile 2005.
· il 19 marzo 2004 la proposta di regolamento che istituisce unprocedimento europeo d'ingiunzione di pagamento(COM(2004)173).
La proposta è finalizzata a creare una procedura europea per consentire il recupero dei crediti non contestati. La procedura avrebbe carattere facoltativo, poiché il creditore potrebbe decidere di ricorrere alla procedura europea d'ingiunzione di pagamento o alla procedura sommaria o ordinaria prevista dal diritto dello Stato del foro.
Il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in seconda lettura, secondo la procedura di codecisione, nella seduta dal 25 ottobre 2006, approvandola con emendamenti.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007 sottolinea che è necessaria un’azione su scala europea per garantire un livello elevato di sicurezza, di giustizia e di tutela dei cittadini in un momento in cui l’Europa si trova a dover affrontare nuovi rischi. In particolare, secondo il programma, le minacce di attacchi terroristici richiedono una capacità di reazione rapida ed efficace al livello UE, ed è necessario continuare a svolgere attività di polizia e d’indagine in tutta l’UE per lottare contro la criminalità e la violenza.
In questo quadro il programma ritiene prioritaria, tra le iniziative strategiche, la lotta contro il terrorismo.
I provvedimenti diretti a combattere il terrorismosaranno imperniati sulla lotta contro la propaganda terroristica e sulla restrizione della trasmissione delle conoscenze a fini terroristici, in particolare per quanto riguarda gli esplosivi.
A questo fine sarà presentata una proposta di revisione della decisione quadro sulla lotta al terrorismo e sarà presentata una comunicazione relativa ad un piano d’azione europeo per il rafforzamento della sicurezza di esplosivi e armi da fuoco, con l’obiettivo di stimolare il dibattito e il dialogo con tutti i soggetti coinvolti nella materia (esperti di Europol ed esperti nazionali degli Stati membri, gruppo di lavoro sul terrorismo della Commissione e del Consiglio, etc.).
La lotta contro la criminalità organizzata rientra fra le priorità del programma. La Commissione intende presentare in materia una proposta di decisione quadro o decisione sulla protezione dei testimoni e dei collaboratori di giustizia. La proposta mirerà a far sì che gli Stati membri adottino misure specifiche di protezione volte a garantire i testimoni dal rischio di intimidazioni e garantirne efficacemente la sicurezza.
Il contrasto al crimine informaticorientra fra le priorità del programma della Commissione, che intende presentare una comunicazione sulla lotta contro la criminalità informatica, chedovrebbe definire futuro approccio della lotta europea contro questo tipo di reati . Accanto a questa comunicazione, relativa alle misure repressive, la Commissione è intenzionata presentare in futuro una comunicazione relativa alle misure preventive.
In relazione all'attuazione del programma dell'Aia, il Consiglio europeo del 14 – 15 dicembre 2006 ha ribadito l'impegno per l'ulteriore sviluppo dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Per quanto riguarda, in particolare, le possibilità di miglioramento del processo decisionale e dell'azione in materia di libertà, sicurezza e giustizia sulla base dei trattati vigenti, il Consiglio europeo ha dichiarato, innanzitutto, che progressi concreti potranno essere conseguiti intensificando la cooperazione operativa; al tempo stesso si è detto persuaso che il quadro in cui perseguire le politiche dell'Unione volte a migliorare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia debba essere effettivamente rafforzato. A tale proposito il Consiglio europeo riafferma i principi riconosciuti nell'ambito del processo di riforma dell'Unione, sottolineando che essi rappresentano la base più equilibrata per i lavori futuri in ordine allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e che, quando saranno adottate le decisioni sul prosieguo del processo di riforma, si terrà conto di questi principi.
Il programma dell’Aia prevede di completare l'attuazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni penali deciso a Tampere. In particolare, per instaurare la fiducia reciproca si punta a ravvicinare vari aspetti del diritto procedurale penale (principio del ne bis in idem, regime probatorio, sentenze contumaciali etc.) ed a istituire norme minime.
In tale contesto, in materia di cooperazione giudiziaria penale, sono in corso di esame, tra l’altro:
· la proposta di decisione quadro relativa alla creazione di un mandato europeo di ricerca delle prove (COM(2003)688, procedura di consultazione), diretto all'acquisizione di oggetti, documenti e dati da utilizzare a fini probatori nei procedimenti penali, presentata dalla Commissione il 14 novembre 2003.
Il 31 marzo 2004 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta, approvandola con emendamenti. Il 1° giugno 2006 il Consiglio ha raggiunto un accordo politico sulla proposta in vista dell’adozione della posizione comune.
· la proposta di decisione quadro relativa ai diritti processuali nei procedimenti penali nel territorio dell'Unione europea (COM(2004)328), presentata il 28 aprile 2004 dalla Commissione. La proposta mira a stabilire norme minime comuni riguardanti taluni diritti da garantire nel quadro delle procedure penali, al fine di facilitare l'applicazione del principio di riconoscimento reciproco e di rafforzare le garanzie a favore di indagati e imputati in procedimenti penali nel territorio dell'Unione europea.
Il 12 aprile 2005il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in sede consultiva, approvandola con emendamenti. Il 1° giugno 2006 il Consiglio ha discusso la proposta, senza giungere ad un accordo.
· la proposta di decisione quadro (JAI(2005)2), presentata da Austria, Finlandia e Svezia il 24 gennaio 2005, relativa all'ordine di esecuzione europeo e al trasferimento delle persone condannate tra gli Stati membri dell'UE. La proposta mira all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione nell'Unione europea.
Il Consiglio ha esaminato la proposta il 1° giugno 2006 senza giungere ad un accordo. Il 14 giugno 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta, approvandola con emendamenti.
· la proposta di decisione quadro relativa alla lotta contro la criminalità organizzata (COM(2005)6), presentata il 19 gennaio 2005 dalla Commissione.
La proposta di decisione quadro mira, tra l’altro, ad armonizzare la legislazione degli Stati membri per quanto riguarda la definizione di organizzazione criminale e all’entità delle sanzioni penali che vengono comminate in relazione alla partecipazione ad un’organizzazione criminale e ai delitti commessi nel quadro di attività criminali organizzate. La decisione quadro dovrebbe inoltre abrogare l’azione comune 98/733/GAI, del 21 dicembre 1998, relativa alla partecipazione ad un’organizzazione criminale negli Stati membri dell’UE, attualmente vigente.
Il 26 ottobre 2005 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta, secondo la procedura di consultazione, approvandola con emendamenti. Il 27 aprile 2006 il Consiglio ha raggiunto un accordo politico sulla proposta, che è sottoposta ad alcune riserve di esame parlamentare.
· la proposta di decisione quadro(COM(2005)490, procedura di consultazione) relativa allo scambio di informazioni in materia di applicazione della legge in virtù del principio di disponibilità, presentata dalla Commissione il 12 ottobre 2005.
La proposta, la cui presentazione era prevista nel programma de L’Aia, dispone che gli Stati membri devono garantire che le informazioni concernenti le attività di contrasto - ossia le informazioni atte a permettere, agevolare o accelerare la prevenzione, l’individuazione o le indagini sui reati, e controllate dalle autorità designate a tal fine - siano condivise con le omologhe autorità competenti degli altri Stati membri e con Europol, qualora abbiano bisogno di dette informazioni nell’esercizio dei loro compiti.
Prevede inoltre che le informazioni disponibili siano messe in comune tramite un accesso on-line. I tipi di informazioni che possono essere ottenuti ai sensi della decisione includono profili del DNA, impronte digitali, balistica, informazioni sull’immatricolazione dei veicoli, numeri di telefono e altri dati relativi alle comunicazioni, e nomi contenuti nei registri civili.
La proposta di decisione quadro si applica allo scambio di informazioni prima dell’avvio delle azioni giudiziarie e non incide sui meccanismi esistenti di assistenza giudiziaria reciproca né sul futuro mandato europeo di ricerca delle prove.
La proposta è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, che dovrebbe esaminarla nella seduta del 9 maggio 2007.
· la proposta di decisione quadro (COM(2005)475, procedura di consultazione), presentata dalla Commissione il 4 ottobre 2005, relativa alla protezione dei dati personali nel quadro della cooperazione di polizia e giudiziaria penale, finalizzata a migliorare tale cooperazione, in particolare per quanto riguarda la prevenzione e la lotta contro il terrorismo, nel rispetto dei diritti fondamentali, con particolare attenzione al diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali.
Il 27 settembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta approvandola con emendamenti. La proposta è in attesa di esame da parte del Consiglio.
Il 7 agosto 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “elaborazione di una coerente strategia globale per la misurazione della criminalità e della giustizia penale: piano d’azione dell’UE per il 2006-2010” (COM(2006)437).
Scopo della comunicazione è delineare un quadro coerente all’interno del quale si elaboreranno dati statistici sulla criminalità e sulla giustizia penale al livello dell’Unione europea, principalmente mediante azioni della Commissione europea, con l’appoggio di rappresentanti degli Stati membri e in coordinamento con le competenti organizzazioni dell’UE e internazionali.
La comunicazione include un piano d’azione che delinea il quadro generale e le principali azioni per il prossimo quinquennio e prevede l’istituzione di un gruppo di esperti composto di rappresentanti degli Stati membri, incaricato di coadiuvare la Commissione nella rilevazione delle esigenze politiche in materia di dati sulla criminalità e sulla giustizia penale al livello dell’UE.
La comunicazione è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il 30 giugno 2005, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento e una proposta di decisione relative all’istituzione di un’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione europea (COM(2005)280).
Obiettivo delle proposte è quello di creare a livello di Unione europea un centro di expertise sulle questioni relative ai diritti fondamentali. Secondo la Commissione la tutela dei diritti fondamentali richiede infatti di precostituire meccanismi di governanceidonei ad assicurare che essi vengano pienamente presi in considerazione nella definizione delle strategie e nel processo di formazione decisionale nell’Unione europea. Per conseguire questo obiettivo la Commissione ritiene sia necessario non solo adottare un adeguato quadro legislativo, ma anche istituire strutture adeguate, dotate di risorse sufficienti.
Il Consiglio del 5 dicembre 2006 ha raggiunto un accordo sulle proposte. Le proposte sono in attesa di esame da parte del Parlamento europeo, in lettura unica, secondo la procedura di consultazione.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007 la Commissione indica come prioritario il perseguimento di una politica energetica sostenibile, competitiva e sicura, così come delineata dal Libro verde sull’energia (COM(2006)105),presentato dalla Commissione l’8 marzo 2006.
Sulla base dei risultati del dibattito sul Libro verde sull’energia, la Commissione si è impegnata a presentare un ambizioso pacchetto legislativo in materia di energia che, oltre al riesame strategico della politica energetica dell’UE e al piano strategico per letecnologie energetiche, indicate tra le priorità del programma, dovrebbe comprendere, tra l’altro: una road map a lungo termine per l’energia rinnovabile; una comunicazione sullo stato di attuazione del mercato interno dell’energia, che si baserà anche sui risultati dell'indagine settoriale 2006 della Commissione sull'efficienza della concorrenza nei mercati del gas e dell'energia elettrica, per il 2006; un piano prioritario per l’interconnessione e le infrastrutture; una comunicazionesulle tecnologie pulite del carbone; una comunicazione su un nuovo progetto di Programma indicativo nucleare (PINC)[42].
Tra le iniziative strategiche il programma della Commissione segnala la presentazione di una comunicazione relativa al primo riesame strategico della politica energetica dell’UE. Tale comunicazione dovrebbe essere accompagnata ad un piano d’azione che comprenda singole misure, e che dovrebbe rappresentare l’inizio di una nuova strategia a lungo termine nella politica energetica europea. La Commissione si è impegnata a presentare il riesame strategico della politica energetica dell’UE nel mese di gennaio 2007; ciò consentirebbe di avviarne l’esame tra le varie istituzioni europee in vista dell’approvazione del piano d’azione da parte del Consiglio europeo di primavera 2007.
Il Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2006 ha dedicato alla politica energetica una parte delle sue conclusioni, nelle quali in particolare pone l’accento sui progressi realizzati sia in termini di maggiore coerenza tra gli aspetti esterni ed interni della politica energetica e tra questa ed altre politiche, sia verso una maggiore coerenza in materia di politica esterna dell’energia.
Il Consiglio europeo, inoltre, ha ribadito l’impegno a garantire la sicurezza a lungo termine dell'approvvigionamento energetico attraverso, tra l’altro, una miglior cooperazione con i paesi produttori, di transito e consumatori; la realizzazione di un mercato interno interconnesso, trasparente e non discriminatorio; l’estensione ai paesi vicini dell’acquis energetico comunitario; lo sviluppo di fonti energetiche interne, comprese quelle rinnovabili.
Il Consiglio europeo è altresì impegnato a discutere, nel prossimo Vertice di primavera 2007, un approccio integrato per una politica energetica sicura, competitiva e rispettosa dell’ambiente.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo: a sostenere la creazione di una reale politica energetica dell'Unione europea, anche in considerazione dell'importanza strategica e degli effetti positivi per il nostro Paese centrata sulla promozione del risparmio, dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e dell'innovazione tecnologica nel settore; a sviluppare, in particolare, la dimensione esterna della politica energetica europea che rafforzi il ruolo dell'Unione europea, segnatamente ai rapporti con la Russia e gli altri Paesi terzi esportatori di energia verso l'Unione europea; ad adoperarsi, a tal fine, affinché siano individuate in modo rapido ed adeguato le misure volte a dare attuazione ai tre obiettivi fondamentali: la sostenibilità, attraverso la diversificazione del mix energetico che deve poter tenere conto di tutte le diverse fonti di energia; la competitività, innanzitutto attraverso la piena realizzazione di un mercato interno dell'elettricità e del gas; la sicurezza dell'approvvigionamento.
Tra le iniziative strategiche la Commissione include anche il completamento del mercato interno dell’energia. A tal fine il programma prevede che, entro luglio 2007, verranno proposte le seguenti misure:
· revisione della direttiva 2003/54, relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica;
· revisione della direttiva 2003/55, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale;
· revisione/estensione del regolamento 1228/03 relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica, compresi nuovi orientamenti;
· revisione/estensione del regolamento 1775/05, relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale, compresi nuovi orientamenti;
· revisione delle direttive 2004/67, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas naturale e 2005/89, concernente misure per la sicurezza dell’approvvigionamento di elettricità e per gli investimenti nelle infrastrutture;
· direttiva/regolamento sullo stoccaggio del gas (oppure sua inclusione nella revisione della 2003/55).
Questi cambiamenti avranno l’obiettivo di migliorare ulteriormente l’accesso alle reti energetiche rafforzando l’indipendenza dei gestori delle reti, aumentando la coerenza della normativa energetica a livello nazionale ed europeo, accrescendo il livello di trasparenza e sorveglianza del mercato e proteggendo i consumatori.
Tra le iniziative strategiche per il perseguimento di una politica energetica sostenibile, il programma segnala la revisione del sistema per lo scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra, adottato dall’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2005 e disciplinato dalla direttiva 2003/87/CE. Nell’ambito di tale sistema, gli Stati membri sono tenuti a presentare il piano nazionale relativo al periodo 2008-2012[43], che è sottoposto all’approvazione da parte della Commissione.
La Commissione preannuncia la presentazione, per l’ottobre 2007, di una proposta di modifica della citata direttiva, volta a migliorare il funzionamento del sistema e ad estenderne l’ambito di applicazione per il terzo periodo, che avrà inizio nel 2013.
L’articolo 30 della direttiva 2003/87/CE prevede un riesame che tenga conto dell’esperienza acquisita durante la sua applicazione, dei progressi realizzati nel monitoraggio delle emissioni dei gas a effetto serra nonché degli sviluppi registrati a livello internazionale.
La Commissione inoltre, anche sulla base della Comunicazione “Realizzare un mercato globale del carbonio” (COM(2006)676), presentata il 13 novembre 2006[44], considera il riesame della direttiva sullo scambio delle quote di emissione la prima occasione per una riflessione più approfondita sulle interrelazioni tra il sistema UE di scambio e i provvedimenti, destinati a perseguire gli stessi obiettivi, adottati in ambiti differenti quali, ad esempio, le imposte energetiche. In questo ambito si segnala la possibile adozione di un Libro verde sull'impiego della tassazione indiretta.
Sempre nell’ambito di una politica energetica compatibile con lo sviluppo sostenibile, il programma segnala tra le iniziative prioritarie la proposta di una direttiva per la cattura del carbonio e lo stoccaggio sotterraneo, che dovrebbe essere presentata entro la fine del 2007.
La cattura e stoccaggio del carbonio è una nuova tecnologia che potrebbe rendere un contributo significativo alla riduzione delle emissioni di CO2, sia nell’UE che nel mondo intero. L’acquisambientale richiederà un adattamento a questa tecnologia, per rimuovere le barriere indesiderate istituendo un quadro giuridico per tali attività nell’UE, in modo da garantire certezza giuridica agli investitori di tutta Europa e gestire i nuovi rischi ambientali.
La Commissione considera inoltre prioritaria la presentazione di una comunicazione relativa ad un piano strategico per le tecnologie energetiche. Tale piano dovrebbe favorire lo sviluppo delle tecnologie energetiche promettenti e creare le condizioni per portare tali tecnologie sul mercato.
La Commissione ha presentato, il 19 ottobre 2006, il piano d’azione sull’efficienza energetica(COM(2006)545), che dà seguito sia a quanto annunciato nel Libro verde sull’energia, sia al Libro verde sull’efficienza energetica (COM(2005)265), presentato il 22 giugno 2005.
Il piano propone di realizzare nei prossimi sei anni una serie di iniziative, anche legislative, finalizzate all’efficienza energetica e all’efficacia economica. Tra queste figurano interventi per aumentare l'efficienza energetica di elettrodomestici e apparecchiature che utilizzano energia, degli edifici, nel settore dei trasporti e negli impianti di produzione e trasporto di energia. La Commissione inoltre intende proporre norme di efficienza energetica più rigorose, incentivi per i servizi energetici e meccanismi specifici di finanziamento a favore di prodotti più efficienti sotto il profilo energetico. Il piano d'azione riconosce inoltre l'importanza del fattore umano per la riduzione dei consumi di energia, e mira perciò ad incoraggiare i cittadini a utilizzare l'energia nel modo più razionale possibile.
Il Consiglio energia del 23 novembre 2006 ha approvato conclusioni con cui accoglie favorevolmente il piano d’azione per l’efficienza energetica, convenendo sul fatto che efficienza e risparmio energetico contribuiscono al raggiungimento dei tre obiettivi strategici indicati nel Libro verde sull’energia.
Il piano d’azione è stato accolto favorevolmente anche dal Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2006.
Il 7 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione riguardante l’istituzione di un piano di azione nel settore della biomassa (COM(2005)628).
Con la presentazione di questo piano di azione la Commissione intende individuare un insieme di misure da attuare a partire dal 2006 e volte ad aumentare la domanda di biomassa, rafforzare l'offerta, rimuovere gli ostacoli tecnici e sviluppare la ricerca. La Commissione individua nella biomassa una delle possibili opzioni per contribuire al perseguimento di obiettivi generali di politica energetica quali la riduzione della dipendenza dalle importazioni di energia e la limitazione delle emissioni inquinanti. Il piano di azione individua tre settori prioritari di intervento: il riscaldamento, l’elettricità e i trasporti, nei quali prospetta l’adozione di una serie di misure anche di carattere normativo.
L’8 febbraio 2006 la Commissione europea ha presentato, in una comunicazione, la strategia dell’UE per i biocarburanti (COM(2006)34), che prevede un ampio ventaglio di proposte inerenti potenziali strumenti di mercato, provvedimenti legislativi e in materia di ricerca per incentivare la produzione di combustibili da materie prime agricole. La Commissione ritiene che un maggior impiego dei biocarburanti possa ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di combustibili fossili, abbattere le emissioni di gas serra, dare nuovi sbocchi allo sviluppo rurale e aprire nuove opportunità economiche in vari paesi in via di sviluppo.
Il documento, che costituisce una integrazione del piano d’azione per la biomassa, individua tre finalità precise:
· promuovere i biocarburanti nell’UE e nei paesi in via di sviluppo, e garantire che la loro produzione e utilizzo siano compatibili con l’ambiente;
· avviare i preparativi per un utilizzo su vasta scala dei biocarburanti migliorandone la competitività in termini di costi e aumentando le attività di ricerca sui biocarburanti “di seconda generazione”;
· sostenere i paesi in via di sviluppo, compresi quelli interessati dalla riforma del regime dello zucchero, nei quali la produzione di biocarburanti potrebbe promuovere una crescita economica sostenibile.
Il Consiglio, nella riunione dell’8 e 9 giugno 2006, ha approvato conclusioni in relazione al piano d’azione sulla biomassa, accogliendo con favore le comunicazioni della Commissione relative al piano d’azione sulla biomassa e alla strategia dell’UE per i biocarburanti.
Il Parlamento europeo, nella seduta del 14 dicembre 2006, ha approvato una risoluzione sulla strategia per la biomassa ed i biocarburanti che, tra l’altro, sottolinea la necessità di creare a livello regionale, nazionale e d europeo, mercati trasparenti e aperti per la biomassa e i biocarburanti e di promuovere un mercato concorrenziale dei biocarburanti nell’Unione europea, definendo condizioni quadro affidabili per investitori e produttori in particolare per quanto riguarda gli incentivi fiscali.
Il 12 ottobre 2006 la Commissione europea ha presentato la comunicazione “Le relazioni esterne nel settore dell'energia: dai principi all’azione“ (COM(2006)590).
Il documento riprende le grandi linee della relazione della Commissione e dell'Alto rappresentante “Una politica esterna al servizio degli interessi europei in materia d’energia” (9971/06), accolta positivamente dal Consiglio europeo del 15-16 giugno 2006 quale solida base per tutelare gli interessi energetici europei ed individua cinque principi cardine:
· la coerenza tra gli aspetti interni ed esterni della politica energetica e tra la politica energetica e le altre politiche che possono avere ripercussioni sulla stessa;
· l’Unione europea deve svolgere un ruolo guida nella stesura di accordi e negoziati bilaterali futuri, presso i suoi fornitori abituali, ma anche con altri paesi produttori e consumatori principali;
· l’UE deve rafforzare la cooperazione energetica con Russia, per garantire la sicurezza energetica sul continente europeo[45];
· la cooperazione energetica con i paesi terzi rimane una priorità assoluta, indipendentemente dai negoziati UE-Russia, in quanto utile alla sicurezza degli approvvigionamenti dell’UE e dei paesi di transito, favorisce le riforme nei paesi partner e agevola l’accesso dei paesi produttori ai mercati dell’UE.
· gli Stati membri dovrebbero approvare la costituzione e l'attuazione della rete di “corrispondenti” nel settore dell’energia[46] per facilitare l'attuazione di una politica estera comune e coerente nel settore della sicurezza energetica e creare uno strumento importante che fornirebbe all'UE un sistema di allarme tempestivo volto a rafforzare la sua preparazione ad affrontare le crisi energetiche.
Il Vertice informale dei Capi di Stato e di Governo, tenutosi a Lahti (Finlandia) il 20 ottobre 2006, ha accolto favorevolmente la comunicazione della Commissione, quale base per una linea comune europea in materia di politica esterna dell’energia.
Il Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2006, inoltre, ha approvato la creazione di una rete di corrispondenti per la sicurezza energetica, da realizzare agli inizi del 2007, quale rete informativa e di allarme rapido che garantisca una migliore capacità di reazione europea di fronte a possibili crisi energetiche.
Secondo ilprogramma legislativo e di lavoro per il 2007 della Commissione, l’estensione dello spazio Schengen e il controllo delle frontiere saranno settori prioritari di attività. Il programma considera, tra le iniziative strategiche, l’obiettivo di rendere conoscibili i diritti di protezione diplomatica e consolare[47]dei cittadini UE in modo da renderne l’esercizio effettivamente praticabile. A tal fine la Commissione presenterà una proposta relativa ad azioni per rafforzare la protezione diplomatica e consolare.
La proposta dovrà mirare a far conoscere a tutti i cittadini i loro diritti fondamentali alla protezione diplomatica e consolare al di fuori dell’UE e ad istituire norme e procedure comuni valide fra gli Stati membri quando assistono i cittadini UE all’estero.
La proposta darà seguito al Libro verde (COM(2006)712) adottato in materia il 28 novembre 2006.
Il Libro verde analizza i vari aspetti della protezione consolare dei cittadini dell’UE, proponendo possibili soluzioni, tra le quali:
Il Libro verde è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il 1° giugno 2005 la Commissione ha presentato due proposte di regolamento (COM(2005)236 e COM(2005)237, procedura di codecisione) e una proposta di decisione (COM(2005)230, procedura di consultazione), volte all’istituzione, all’esercizio e all’uso del sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (di seguito “SIS II”), che sostituirà il SIS attuale.
Il SIS è un sistema comune d’informazione finalizzato a permettere lo scambio di informazioni tra le competenti autorità degli Stati membri nel quadro dell’istituzione di uno spazio senza controlli alle frontiere interne. Le informazioni così ottenute sono utilizzate soprattutto per la cooperazione di polizia e giudiziaria in campo penale, per i controlli delle persone ai confini esterni o sul territorio nazionale e per il rilascio di visti e titoli di soggiorno.
La proposta di decisione e le proposte di regolamento stabiliscono disposizioni comuni per quanto concerne la struttura, il finanziamento e le competenze del SIS II e regole generali sul trattamento e la protezione dei dati. Inoltre la decisione stabilisce disposizioni specifiche sul trattamento dei dati SIS II a sostegno della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, mentre i regolamenti disciplinano il trattamento dei dati SIS II a sostegno dell’attuazione delle politiche afferenti alla circolazione delle persone che sono parte dell’acquis di Schengen.
L’istituzione del SIS II è una condizione essenziale affinché i nuovi Stati membri possano applicare integralmente l'acquis di Schengen e sopprimere i controlli alle frontiere interne a seguito di una valutazione positiva da parte degli Stati che già fanno parte dell’”area Schengen”.
Il Parlamento europeo ha esaminato le proposte, secondo le rispettive procedure, nella riunione del 25 ottobre 2006, approvandole con emendamenti. Il Consiglio ha esaminato le proposte, da ultimo, il 5 ottobre 2006, e il 5 dicembre 2006 ha adottato conclusioni sull’allargamento dell’area Schengen. Il Consiglio europeo del 14 – 15 dicembre 2006 ha approvato tali conclusioni, auspicando la soppressione dei controlli alle frontiere interne a partire dal dicembre 2007, al più tardi entro il marzo 2008, ferma restando la necessità che i requisiti per l'applicazione dell'acquis di Schengen siano soddisfatti.
Il 19 luglio 2006 la Commissione ha presentato un “pacchetto” di iniziative che mira ad accrescere la solidarietà fra gli Stati membri, in particolare per quanto riguarda la gestione delle frontiere, a combattere con maggior vigore l’immigrazione clandestina e a stabilire un’efficiente e coerente politica comunitaria dei visti. Il “pacchetto” è composto da:
· una comunicazione (COM(2006)402) riguardante le priorità politiche nella lotta contro l’immigrazione clandestina di cittadini di paesi terzi. Nella comunicazione si esamina in particolare come rendere più sicure le frontiere esterne, ipotizzando l’introduzione di una gestione elettronica delle frontiere e di un sistema d’ingresso e di uscita automatizzato. Vi si trattano inoltre i problemi della regolarizzazione (dai primi anni Ottanta sono state regolarizzate in cinque Stati dell’UE 3.752.565 persone) e la necessità di affrontare il problema dell’occupazione dei cittadini di paesi terzi in situazione irregolare;
Il documento, che è stato esaminato il 24 luglio 2006 dal Consiglio, è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo.
· una proposta di regolamento (COM(2006)403) che istituisce un Codice comunitario dei visti, volto a facilitare i viaggi effettuati legalmente ed a lottare contro l’immigrazione clandestina mediante una maggiore armonizzazione delle leggi nazionali e delle prassi degli uffici consolari locali. Ai fini della semplificazione e in accordo con la politica della Commissione di “legiferare meglio”, la proposta incorpora in un unico Codice dei visti tutti gli strumenti giuridici che disciplinano le decisioni relative alle condizioni e alla procedure di rilascio dei visti;
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta, in prima lettura secondo la procedura di codecisione, nella riunione del 25 aprile 2007.
· una proposta di regolamento (COM(2006)401) relativo ai poteri e al finanziamento di squadre di rapido intervento, comprendenti guardie di frontiera distaccate in un altro Stato membro per fornirvi assistenza tecnica ed operativa. La proposta rientra nel quadro dello sviluppo di un sistema integrato di gestione delle frontiere a livello europeo.
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta, in prima lettura secondo la procedura di codecisione, nella riunione del 13 febbraio 2007.
Il 30 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione (COM(2006)733) intitolata “Rinforzare la gestione delle frontiere marittime meridionali dell’Unione europea”, relativa all'attività operativa dell'UE in materia di gestione delle frontiere marittime. La comunicazione, finalizzata a rafforzare l’attività dell’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne[48], evidenzia una serie di nuovi strumenti destinati a migliorare la gestione integrata delle frontiere europee. Si propone, fra l'altro, una rete di pattugliamento costiero, un sistema europeo di sorveglianza e un'assistenza operativa volta a migliorare la capacità degli Stati membri di gestire flussi misti di immigranti illegali.
La comunicazione è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007segnala che la situazione demografica ha reso più urgente la necessità di attirare immigranti economici verso il mercato del lavoro europeo. Un regime europeo per gli immigranti economici darebbe loro, secondo la Commissione, uno status giuridico sicuro, nel quale sarebbero chiare le regole da rispettare e i diritti riconosciuti. In questo contesto, il programma, considera, tra le iniziative strategiche, la presentazione:
· di una proposta di direttiva quadro sulla gestione dell’immigrazione per motivi di lavoro. L’obiettivo specifico è promuovere una migliore integrazione degli immigrati economici nel mercato del lavoro, fornendo loro uno status giuridico certo e individuando e riconoscendo i loro diritti in quanto lavoratori e membri della società che li ospita;
· di una proposta di direttiva sulle condizioni di ingresso e soggiorno di lavoratori altamente qualificati. L’obiettivo specifico è stabilire procedure di ammissione in grado di rispondere prontamente alle fluttuazioni della domanda di manodopera immigrata da parte del mercato del lavoro, cioè in grado di colmare efficacemente e rapidamente le carenze di manodopera, anche per affrontare le conseguenze delle tendenze demografiche in atto in Europa;
· di una proposta di direttiva che introduca sanzioni minime per i datori di lavoro dei cittadini di paesi terzi che soggiornano illegalmente nell'UE. La proposta vuole contribuire ad affrontare e ridurre l’impiego di cittadini di paesi terzi in soggiorno illegale, in modo anche da ridurre l’immigrazione illegale e lo sfruttamento dei lavoratori clandestini.
La presentazione di unLibro verde per l'istituzione della seconda fase del regime comune europeo di asilo rientra fra le priorità del programma della Commissione. Il libro verde sarà finalizzato a stimolare il dibattito e il dialogo con i soggetti coinvolti nella la politica d’asilo, di cui si terrà conto nella preparazione degli strumenti legislativi di seconda fase che la Commissione dovrà proporre per completare la politica comune europea in materia di asilo entro il 2010.
Il Consiglio europeo del 14 -15 dicembre 2006 ha affermato che una delle maggiori priorità dell'UE all'inizio del XXI secolo è quella di far fronte alle sfide e cogliere le opportunità derivanti dalla migrazione. Pertanto, nel corso del 2007, dovranno essere adottare le seguenti misure:
- rafforzare e approfondire la cooperazione e il dialogo internazionali con i paesi terzi, in particolare mediante il partenariato tra l'UE e i paesi africani e mediterranei, tra l’altro mediante l’invio di missioni specifiche nei paesi africani e l’istituzione di piattaforme differenziate per paese;
- rafforzare la cooperazione fra gli Stati membri nella lotta all'immigrazione illegale, tenendo conto a tale proposito della comunicazione sulle priorità politiche (COM(2006)402). La Commissione viene invitata a fare proposte sulla lotta al lavoro illegale entro giugno 2007 e a riferire entro l’anno prossimo sulle modalità di miglioramento del controllo alle frontiere;
- migliorare la gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea sulla scorta della strategia di gestione integrata delle frontiere adottata dal Consiglio nel 2006; l’Agenzia Frontex (cfr. supra) viene invitata: a riferire al Consiglio a fine aprile sui progressi compiuti in merito alla creazione di un registro centralizzato delle attrezzature tecniche offerte dagli Stati membri ,che potrebbero essere messi a disposizione di un altro Stato membro; a istituire una rete di pattugliamento costiero alle frontiere marittime meridionali; il Parlamento europeo e il Consiglio sono invitati a raggiungere un accordo sul regolamento relativo alla creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere nel primo semestre 2007.
- elaborare politiche nel campo della migrazione legale;
- promuovere l’integrazione; al riguardo avrà rilievo la conferenza ministeriale che avrà luogo nel maggio 2007;
- realizzare entro la fine del 2010 il regime europeo comune in materia di asilo;
- rendere disponibili risorse adeguate utilizzando i finanziamenti disponibili (Fondo frontiere esterne, fondo per l’integrazione, fondo per i rifugiati, fondo per i rimpatri, ecc.).
Il 1° settembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva (COM(2005)391), che stabilisce norme comuni in materia di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi in condizioni di soggiorno irregolare.
La proposta di direttiva introduce norme comuni agli Stati membri riguardanti il rimpatrio, l'allontanamento, l'uso di misure coercitive, la custodia temporanea e il reingresso di cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente. La proposta è volta a stabilire un corpus di norme applicabile a qualsiasi cittadino di un paese terzo soggiornante illegalmente e prevede una procedura diretta a porre fine ad un soggiorno irregolare. Nei confronti del cittadino di un paese terzo soggiornante illegalmente deve essere presa una decisione di rimpatrio. Va data priorità al rimpatrio volontario e, solo se il cittadino in questione non intende rimpatriare volontariamente, gli Stati membri fanno rispettare l’obbligo di rimpatrio con un provvedimento di allontanamento. La proposta attribuisce una dimensione europea agli effetti delle misure di rimpatrio adottate a livello nazionale, ponendo in essere un divieto al rientro sul territorio valido per l’insieme dell’Unione Europea
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta, in prima lettura secondo la procedura di codecisione, nella riunione del 13 marzo 2007.
Il 30 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “L'approccio globale in materia di migrazione un anno dopo: una politica generale dell'Europa sulla migrazione” (COM(2006)735).
La comunicazione formula proposte per incentivare il dialogo e la cooperazione, in particolare con l'Africa, sull'intera gamma delle questioni relative alla migrazione (migrazione legale e illegale, aumento della protezione per i rifugiati, rafforzamento dei legami tra la politica in materia di migrazione e la politica di sviluppo). Si propone inoltre di aumentare il sostegno offerto ai Paesi africani per una migliore gestione della migrazione, istituendo fra l'altro squadre di assistenza in materia di migrazione, che dovrebbero fornire le consulenze tecniche necessarie per aumentare la capacità operativa e amministrativa dei Paesi interessati. La comunicazione suggerisce anche di creare portali europei della mobilità professionale che offrano ai Paesi africani informazioni sulle opportunità di lavoro in Europa.
Altre azioni sarebbero destinate ad agevolare il collegamento tra domanda e offerta di lavoro. A questo scopo la comunicazione ipotizza la creazione nei Paesi partner di centri di assistenza per la migrazione sostenuti da finanziamenti comunitari, che potrebbero anche agevolare la gestione dei lavoratori stagionali, gli scambi di studenti e ricercatori e altre forme di circolazione legale delle persone. La Commissione propone inoltre di sviluppare “pacchetti sulla mobilità”, che fornirebbero il quadro generale per gestire le varie forme di movimenti legali tra l'Ue e i Paesi terzi e riunirebbero le opportunità offerte dagli Stati membri e dalla Comunità europea, pur rispettando pienamente la ripartizione delle competenze prevista dalle disposizioni del trattato.
La comunicazione è in attesa di esame da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.
Tra le iniziative prioritarie previste nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, la Commissione intende presentare, entro luglio 2007, la proposta di decisione relativa all’istituzione di un programma “Erasmus Mundus II” per il potenziamento della qualità nell'istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale attraverso la cooperazione con i paesi terzi[49].
L’obiettivo complessivo della proposta è di promuovere la cooperazione nel campo dello sviluppo sociale e umano in generale attraverso un sistema internazionale di borse di studio, che aumenti l’interesse mondiale per l’istruzione superiore in Europa, ne promuova la presenza, incoraggi il rafforzamento della qualità dell’istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale attraverso la cooperazione coi paesi terzi.
Il programma richiama l’attenzione sulla proposta di regolamento per la creazione dell'Istituto europeo di tecnologia (IET) (COM(2006)604), presentata dalla Commissione il 18 ottobre 2006, dando seguito a quanto annunciato in una precedente comunicazione del febbraio 2006[50].
L’Istituto, che si propone di rappresentare un faro di eccellenza in Europa e un modello di riferimento per la collaborazione tra università, ricerca e imprese, dovrebbe rafforzare le sinergie fra i tre settori del cosiddetto triangolo della conoscenza (istruzione, ricerca e innovazione) al fine di rendere l’Europa un’area maggiormente competitiva. Con tale proposta, la Commissione ha inteso presentare uno strumento giuridico per l’istituzione dell’IET, idoneo a conferirgli una propria personalità giuridica e ad assicurarne l’autonomia. La Commissione proporrebbe una struttura articolata su due livelli: una piccola struttura centrale di gestione (comitato direttivo), composta da esponenti di massimo livello degli ambienti scientifici e del mondo economico, e una rete di comunità della conoscenza sparse su tutto il territorio europeo, che ne attueranno i compiti.
L'IET potrebbe entrare in funzione nel 2008; le sue attività saranno finanziate da fonti diverse: dall’UE, dagli Stati membri e dal mondo imprenditoriale. Il bilancio è stimato ad un massimo di 2,4 miliardi di euro per il periodo 2008-2013.
Nella seduta del 14 novembre 2006, il Consiglio istruzione ha sottolineato, pur accogliendo la proposta, la necessità di approfondire le questioni legate al finanziamento e all’amministrazione dell’IET nonché alla sua compatibilità con le reti di ricerca già esistenti e alle eventuali competenze per conferire titoli accademici. In riferimento al finanziamento dell’IET, il Parlamento europeo, nell’approvare in seconda lettura la proposta di decisione che istituisce il settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione per il periodo 2007-2013, ha sottolineato il forte convincimento che nessuno dei fondi previsti da tale programma potrà contribuire ai costi per la creazione e la gestione del previsto Istituto europeo di tecnologia.
La costituzione dell’IET è stata comunque ampiamente sostenuta dal Consiglio europeo nelle riunioni, formali e non, svolte nel corso del 2006[51]. Il sostegno è stato ribadito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2006, che invitano il Consiglio ed il Parlamento europeo, dopo aver esaminato attentamente la proposta della Commissione, ad agire rapidamente per adottare, nel 2007, una decisione sull’istituzione dell’IET.
L’8 settembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza ed equità nei sistemi europei di istruzione e formazione” (COM(2006)481), con la quale individua nell’efficienza e nell’equità i temi chiave per promuovere il processo di modernizzazione dei sistemi d’istruzione e di formazione negli Stati, come previsto dal quadro della Strategia di Lisbona[52]. La Commissione ritiene, infatti, che solo aumentando il livello medio di capacità della popolazione e migliorando le opportunità per i più bisognosi e per le persone diversamente qualificate è possibile creare maggiore crescita, occupazione e coesione sociale.
Il Consiglio istruzione del 15 novembre 2006 ha approvato conclusioni su efficienza ed equità nell’istruzione e formazione, osservando, tra l’altro, come sia necessaria una cooperazione a livello europeo per condividere esperienze e buone prassi ed individuare comuni indicatori e parametri di riferimento per valutarne l’evoluzione.
Il 23 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “Educazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere” (COM(2006)614), nella quale invita gli Stati membri, tra l’altro, ad adoperarsi per definire priorità ed attuare sistemi di istruzione per gli adulti efficaci ed integrati nella strategia dell’apprendimento permanente. Tali sistemi dovrebbero permettere ai partecipanti un migliore accesso al mercato del lavoro ed una migliore integrazione sociale.
Il documento della Commissione individua cinque priorità nel campo dell’educazione degli adulti: eliminare gli ostacoli alla partecipazione, garantire la qualità dell’educazione degli adulti, individuare forme di riconoscimento e convalida dei risultati dell’apprendimento, fornire stimoli ad investire nella popolazione che invecchia e nei migranti, elaborare la qualità e la comparabilità dei dati sull’educazione degli adulti. Sulla base di tali priorità, la Commissione intende presentare un piano d’azione nel 2007.
Il 10 novembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (COM(2005)548), che mira a realizzare uno strumento di riferimento europeo che definisca le “competenze chiave” da fornire a tutti i cittadini, mediante l'apprendimento permanente, per contribuire alla realizzazione personale, alla partecipazione attiva e al miglioramento dell’occupabilità della persona in economie e società basate sulla conoscenza.
La proposta è stata approvata con emendamenti dal Parlamento europeo in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, nel corso della seduta del 26 settembre 2006, ed è in attesa di esame da parte del Consiglio.
Il 6 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativo alla produzione e allo sviluppo di statistiche sull'istruzione e sull’apprendimento permanente (COM(2005)625), che si propone di stabilire un quadro comune per la produzione sistematica di statistiche nel campo dell’educazione e dell’apprendimento permanente nell’Unione europea.
La proposta è attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo secondo la procedura di codecisione.
Il Consiglio europeo di primavera 2006, nelle sue conclusioni, ha ribadito che l’apprendimento permanente costituisce una condizione sine qua non per realizzare gli obiettivi di Lisbona ed ha sottolineato la centralità dell'istruzione e della formazione all’interno dell'agenda di riforme di Lisbona.
Sulla base di un documento presentato il 31 ottobre 2006 e oggetto di consultazione pubblicafino a marzo 2007 (SEC(2006)1431), la Commissione è impegnata a sviluppare un sistema europeo di crediti accademici nel campo dell’istruzione e formazione professionale (ECVET)[53], che aiuti a trasferire, cumulare e rendere riconoscibili tra paesi e sistemi educativi diversi le conoscenze professionali acquisite lungo tutto l’arco della vita. Sulla base dei risultati della consultazione, delle risultanze di una conferenza organizzata sul tema dalla Presidenza tedesca dell’Unione europea e di eventuali contribuiti specifici dal programma Leonardo da Vinci sull’istruzione professionale, la Commissione potrebbe decidere, entro dicembre 2007, ulteriori iniziative per perfezionare l’introduzione dell’ECVET.
Il Consiglio istruzione nella riunione del 14 novembre 2006 ha approvato conclusioni sulle priorità future di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale[54].
Il Consiglio, ribadendo il ruolo chiave dell’IFP nel fornire un’ampia base di capacità e conoscenze, nel miglioramento della coesione sociale e nel sostegno alla competitività del mercato del lavoro europeo, sottolinea, tra l’altro, la necessità di sviluppare strumenti europei comuni per creare uno spazio europeo in materia di istruzione e formazione professionale (IFP) che includono, ad esempio, l’ECVET, il sistema EUROPASS, quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze, ed il quadro europeo delle qualifiche.
Il 5 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa all’istituzione di un Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (QEQ) (COM(2006)479).
La proposta, che si inscrive nell’ambito della strategia di Lisbona, intende fornire uno strumento di riferimento per confrontare le qualifiche dei diversi sistemi di istruzione e di formazione nell’UE. L’elemento chiave è l’insieme di otto livelli di riferimento che descrivono le conoscenze e le capacità di chi apprende, spostando l’attenzione dagli input dell’apprendimento (durata, tipo di istituzione) ai risultati dell’apprendimento.
Si prevede che l’adozione della proposta, attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo secondo la procedura di codecisione, si prevede possa avvenire entro il 2007.
Su questo tema il Parlamento europeo ha approvato, nel corso della seduta del 25 settembre 2006, una risoluzione d’iniziativa, estranea cioè ad un procedimento legislativo, sulla creazione di un quadro europeo delle qualifiche.
La risoluzione sottolinea la necessità di istituire un sistema europeo di riconoscimento delle qualifiche e delle competenze al fine di favorirne la trasparenza, la trasferibilità, il riconoscimento e l’impiego da parte dei vari Stati membri, nel pieno rispetto delle ricchezze e delle specificità territoriali.
La decisione n. 1720/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2006, ha istituito un programma d'azione nel campo dell'apprendimento permanente per il periodo 2007-2013. Il programma d’azione istituisce quattro nuovi programmi specifici: Comenius, per le attività di istruzione generale fino al compimento del livello di istruzione secondaria; Erasmus, per l’istruzione e la formazione avanzata a livello di istruzione superiore; Leonardo da Vinci, per tutti gli altri aspetti dell’istruzione e della formazione professionale; Grundtvig, per l’istruzione degli adulti, più un programma “trasversale”. La proposta comprende inoltre un programma Jean Monnet a sostegno di azioni connesse all’integrazione europea, di istituzioni e associazioni europee operanti nel campo dell’istruzione e della formazione. Questi programmi completano l’attività legislativa dell’Unione e forniscono un quadro politico coerente all’azione dell’UE in un settore considerato di primaria importanza per i cittadini europei e contribuiscono a raggiungere i quattro obiettivi strategici della Commissione (prosperità, solidarietà, sicurezza, far sentire la voce dell’Europa nel mondo).
Il 23 settembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione relativa alla mobilità transnazionale nella Comunità a fini di istruzione e formazione: la Carta europea di qualità per la mobilità (COM(2005)450).
La proposta intende presentare, in forma di raccomandazione, una Carta di qualità per tutti i tipi di mobilità organizzata a fini di apprendimento, volta a rafforzarne l’efficienza e l’efficacia attraverso l’enunciazione di un insieme di principi comuni. La proposta è frutto del lavoro di un gruppo di esperti, istituito a norma della raccomandazione (2001/613/CE) relativa alla mobilità nella Comunità degli studenti, delle persone in fase di formazione, di coloro che svolgono attività di volontariato, degli insegnanti e dei formatori. In particolare, la Carta non intende definire un quadro normativo vincolante, ma è destinata a fornire un punto di riferimento a tutte le parti interessate, al fine di promuovere la trasparenza e il coordinamento delle iniziative in tema di mobilità, nel contesto del programma integrato sull’apprendimento permanente per il periodo 2007-2013.
Il 26 settembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato emendamenti in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, in vista dell’esame in prima lettura da parte del Consiglio.
Il 10 maggio 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “Portare avanti l’agenda di modernizzazione delle università: istruzione, ricerca e innovazione” (COM(2006)208).
La Commissione europea individua nove ambiti in cui si dovrebbero apportare cambiamenti per far sì che le università d’Europa, procedendo con approcci differenziati in relazione al contesto nazionale e regionale, possano raggiungere l’eccellenza nelle funzioni di insegnamento e di ricerca, contribuendo così alla creazione di una reale economia della conoscenza in accordo con l’agenda per la crescita e l’occupazione, nell’ambito della strategia di Lisbona. Il documento della Commissione risponde ad una richiesta avanzata in tal senso dal Consiglio europeo informale di Hampton Court nell’ottobre del 2005.
Pur non essendo indicate tra le priorità del programma legislativo e di lavoro per il 2007, precedenti iniziative impegnano la Commissione in relazione ad azioni nel campo culturale.
Sulla base di una consultazione conclusa il 9 novembre 2006, la Commissione si è impegnata a presentare nel primo quarto del 2007 una comunicazione sulla cultura, che dovrebbe analizzare le diverse dimensioni del ruolo della cultura in relazione al progetto di integrazione europea, puntando al contempo sia a definire un’agenda europea per la cultura sia a sviluppare nuovi contesti e metodi per il dialogo e la cooperazione interculturale, con l’obiettivo di favorire la crescita di un senso di identità europea.
La comunicazione dovrebbe aprire un’ulteriore consultazione che servirà alla Commissione per definire altre proposte in materia.
Il 27 novembre 2006 si è svolta, davanti ai membri delle commissioni cultura e istruzione e affari costituzionali del Parlamento europeo, l’audizione del nuovo Commissario incaricato per il multilinguismo, Leonard Orban (Romania)[55].
Il Commissario designato ha sottolineato l’importanza del proprio settore per il successo dell’integrazione europea, del dialogo interculturale e della strategia di Lisbona, ed ha annunciato che intende difendere tutte le lingue parlate nell’Unione europea, precisando, tuttavia, che la tutela dei diritti linguistici delle minoranze e la promozione delle lingue regionali, a suo avviso, rientrano nelle competenze esclusive degli Stati membri e che la Commissione non dovrebbe, quindi, presentare iniziative di tipo legislativo in tale specifica materia.
Il Commissario designato Orban ha confermato, invece, l’impegno della Commissione a presentare unaulteriore comunicazione relativa ad un approccio globale al multilinguismo nell’Unione europea, dando seguito a quanto annunciato con la precedente comunicazione “Un nuovo quadro strategico per il multilinguismo” (COM(2005)596), presentata il 22 novembre 2005.
Con quest’ultimo documento la Commissione ha presentato, per la prima volta, una strategia per la promozione del multilinguismo nella società europea, che ha consentito, tra l’altro, la creazione di un gruppo di alto livello sul multilinguismo[56] con compiti di sostegno e consulenza alla Commissione in materia. La Commissione intende elaborare la sua nuova proposta sulla base del lavoro del gruppo, che dovrebbe valutare, tra l’altro, le relazioni degli Stati membri sulle iniziative adottate per realizzare il piano d’azione “Promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica” (COM(2003)449) che dovrebbero essere presentate entro il 2007.
La Commissione ha avviato una serie di consultazioni, con le parti interessate ed i ministri dello Sport degli Stati membri, in vista di un possibile Libro bianco sullo sport[57].
Tra i temi oggetto della discussione figurano, tra l’altro, la specificità dello sport in generale ed il calcio europeo, le possibili interferenze tra la normativa nazionale, quella europea e il contesto delle federazioni sportive mondiali nonché i procuratori, la protezione dei minori, le scommesse, il doping, il rispetto dei diritti degli sportivi e di pari opportunità di accesso alla pratica sportiva, e la promozione dello sport nella scuola e tra i giovani.
Alla base delle discussioni figura, tra l’altro, il “Rapporto indipendente sullo sport in Europa”, commissionato nel 2005 dalla Presidenza britannica dell’Unione sulla base della necessità di un intervento politico in materia, espressa dai ministri dello sport di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Presentato nel maggio 2006 ed elaborato sulla base del lavoro di gruppi di specialisti, di ampie consultazioni con le parti interessate e di una serie di studi ed analisi sul tema compiuti da esperti tecnici, il documento, che è stato coordinato da José Luis Arnaut, ex ministro portoghese dello sport, ha come obiettivo generale quello di individuare soluzioni pratiche per favorire l’attuazione concreta della Dichiarazione di Nizza sullo sport, adottata al Consiglio Europeo del 1° dicembre 2000, che individua una serie di caratteristiche e principi importanti riguardo la dimensione dello sport in relazione alla società europea.
Il 17 marzo 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “rinnovare la politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo” (COM(2006)134) finalizzata a migliorare la competitività dell’industria europea del turismo e creare più posti di lavoro e di qualità migliore grazie alla crescita sostenibile del turismo in Europa e a livello mondiale.
La Commissione considera il turismo un fattore decisivo per la crescita e l’occupazione, dal momento che l’Europa è la principale destinazione turistica al mondo. Le proposte presentate intendono rafforzare tale vantaggio competitivo attraverso la collaborazione tra tutte le parti impegnate nel settore turistico e contribuire a promuovere le località turistiche dell’Unione europea, come una destinazione unica.
Il 25 settembre 2006 il Consiglio ha approvato conclusioni sulla nuova politica comunitaria per il turismo. Il Consiglio concorda sull’importanza del settore per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e occupazione previsti dalla strategia di Lisbona e, tra l’altro, invita la Commissione a garantire il coordinamento delle politiche tra i paesi UE e l'industria del settore.
Nel programma la Commissione considera un’iniziativa prioritaria l’adozione di una comunicazione sull’attuazione di strategie nazionali di appalto pubblico verde basate sugli obiettivi comunitari e su un monitoraggio e un’analisi comparata regolari ad opera della Commissione e degli Stati membri. Lo scopo è quello di elevare il profilo politico, promuovendo un obiettivo di livello comunitario per gli appalti pubblici verdi e dando agli Stati membri orientamenti per l’adozione di piani di azione nazionali.
Tra le iniziative prioritarie del programma della Commissione figura, inoltre, l’adozione , presumibilmente nell’ottobre 2007, di una proposta di direttiva sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione di concessioni al fine di creare un quadro giuridico stabile e coerente a livello comunitario.
La Commissione intende, inoltre, procedere alla revisione del regolamento (CE) n. 2195/2002 sul vocabolario comune per gli appalti pubblici (Common Procurement Vocabulary - CPV) che istituisce un sistema di classificazione unico nel settore degli appalti.
L’intento della Commissione è quello di aggiornare il CPV, al fine di tenere conto dell’evoluzione del mercato e delle nuove possibilità offerte dagli appalti elettronici e di mantenere un sistema di appalti semplice ed efficiente, facile da applicare sia per i fornitori sia per i partecipanti agli appalti. Nell’ottica di tale revisione la Commissione ha svolto, nel marzo scorso, una consultazione allo scopo di dare alle amministrazioni pubbliche la possibilità di esprimere le proprie opinioni per fare in modo che la nuova classificazione risponda alle loro esigenze attuali.
Fra le iniziative strategiche della Commissione per il 2007 figurano interventi in settori quali l’industria e il mercato della difesa per i quali il mercato interno non è stato pienamente realizzato e che, di conseguenza, risultano molto frammentati.
La Commissione fa notare, infatti, che a causa dei limiti imposti dalla sicurezza nazionale, tali settori sono stati mantenuti sotto il controllo degli Stati membri al riparo dalle norme in materia di concorrenza nel mercato interno. Secondo la Commissione proprio la frammentazione di questi mercati e, di conseguenza, degli sforzi di ricerca e delle basi industriali, costituisce un ostacolo per l’efficienza delle procedure di appalto. In tale contesto essa ritiene che un ampio ricorso all’esenzione di cui all’articolo 296 del Trattato CE[58] potrebbe creare difficoltà, in quanto comporterebbe l’applicazione di norme nazionali in materia di appalti e di procedure di appalto non coordinate in settori di mercato che ricadono nell’ambito del diritto comunitario.
Alla luce delle suddette considerazioni la Commissione ha adottato, il 7 dicembre 2006, una comunicazione interpretativa sull’applicazione dell’articolo 296 del Trattato CE agli appalti pubblici della difesa (COM(2006)779). L'adozione della comunicazione figura tra le priorità del programma di lavoro per il 2007.
Gli orientamenti espressi nella comunicazione sono volti a migliorare l'applicazione del diritto comunitario vigente in materia di appalti pubblici nel settore della difesa. In particolare, essi forniscono un'interpretazione dei princìpi che sottendono l'applicazione dell'articolo 296 e, sulla base della giurisprudenza della Corte di giustizia, delle condizioni di applicazione dell'esenzione prevista dal medesimo articolo. La Commissione precisa, tuttavia, che tali orientamenti riguardano i contratti nel settore della difesa conclusi dalle amministrazioni nazionali all'interno dell'UE e non si applicano ai contratti nel settore della difesa conclusi con i paesi terzi che continueranno ad essere disciplinati dalle regole dell'OMC e, in particolare, dall'accordo sugli appalti.
La Commissione intende presentare inoltre:
· una proposta di regolamento sul trasferimento dei prodotti nel settore della difesa;
· una proposta di direttiva sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione degli appalti pubblici nel settore della difesa. (ottobre 2007).
Tra le iniziative prioritarie indicate dalla Commissione nel programma per il 2007 sono incluse:
· un libro bianco nel quale saranno delineate le misure per assicurare la creazione di un mercato unico integrato nel settore del credito ipotecario. Su questo tema è già stata svolta una consultazione pubblica nel periodo luglio-novembre 2005[59];
· una proposta di direttiva sulla solvibilità delle compagnie di assicurazione.
Secondo la Commissione, in linea con gli sviluppi analoghi nel settore bancario e con le tendenze conseguenti a livello internazionale per quanto riguarda la solvibilità, la gestione del rischio e la contabilità, il nuovo regime che verrà proposto in materia mirerebbe a migliorare la competitività degli assicuratori dell’UE e a garantire una migliore attribuzione delle risorse patrimoniali, senza causare distorsioni significative del mercato e senza ostacolare l’innovazione del settore assicurativo;
· una proposta di modifica della direttiva sugli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM)[60].
L’obiettivo della proposta è modernizzare il quadro normativo esistente in modo da raggiungere gli obiettivi di efficienza del mercato e tutela degli investitori, alla luce dei mutamenti strutturali che stanno interessando il settore dei fondi d’investimento.
In particolare si intende a tal fine:
1) eliminare le barriere all’integrazione del mercato europeo dei fondi;
2) incoraggiare risparmi sui costi a diversi livelli della catena di valore del settore dei fondi e garantire che tali risparmi siano trasferiti a beneficio degli investitori;
3) stabilire il quadro appropriato affinché gli investitori possano compiere scelte informate quanto ai propri investimenti.
Il 12 settembre 2006 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva (COM(2006)507, procedura di codecisione) che mira a rendere più rigorose le procedure che le autorità di vigilanza degli Stati membri debbono seguire per valutare e autorizzare i progetti di acquisizione o di incremento di partecipazioni qualificate nei settori bancario, assicurativo e mobiliare.
Nella relazione illustrativa della proposta la Commissione ricorda che le vigenti norme comunitarie permettono alle autorità nazionali di vigilanza di opporsi ad un progetto di concentrazione o acquisizione di partecipazioni qualificate in un’impresa operante nei settori creditizio, assicurativo o mobiliare, se ritengono che possa compromettere "la gestione sana e prudente" dell'impresa oggetto dell'operazione. Il quadro giuridico attuale non prevede tuttavia criteri specifici per valutare l’idoneità del candidato acquirente e ha pertanto lasciato sinora alle autorità nazionali competenti una notevole discrezionalità nell’accettare, scoraggiare o respingere un progetto di acquisizione. Inoltre le disposizioni vigenti non definiscono nel dettaglio la procedura di valutazione delle acquisizioni.
La proposta mira pertanto ad introdurre procedure e criteri più chiari al riguardo.
Il Parlamento europeo dovrebbe esaminare la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, nella seduta del 12 marzo 2007.
Il 16 novembre 2006 la Commissione europea ha presentato un libro bianco sul rafforzamento del quadro normativo del mercato unico relativo ai fondi di investimento.
Il libro bianco propone modifiche mirate dell'attuale quadro normativo UE per i fondi di investimento (la direttiva 85/611/CEE e successive modifiche) che, secondo la Commissione, non è più all'altezza delle sfide che il settore si trova a affrontare e che è causa di elevati costi di adempimento e di opportunità di investimento mancate. Le modifiche previste sono intese a: semplificare la procedura di notificazione, istituire un quadro per le fusioni tra fondi a livello transfrontaliero, definire norme per l'aggregazione di attivi (asset pooling), consentire ai gestori di gestire fondi domiciliati in un altro Stato membro, migliorare la qualità e la pertinenza dei documenti informativi destinati all'investitore finale e rafforzare la cooperazione in materia di vigilanza per monitorare e ridurre i rischi di abusi ai danni degli investitori nelle transazioni transfrontaliere. Il libro bianco propone inoltre di riesaminare le opzioni per istituire un regime europeo di "collocamento privato" che consenta alle istituzioni finanziarie di offrire opportunità di investimento a investitori qualificati all'interno della UE.
Il libro bianco è in attesa di esame da parte della Consiglio e del Parlamento europeo.
Larisoluzione Gozi ed altri, n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna, tra l’altro, il Governo a seguire con particolare attenzione, informandone il Parlamento, le iniziative volte a dare attuazione al libro bianco sulla politica comunitaria nel settore dei servizi finanziari 2005-2010.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007individua comeprioritari,tra le iniziative strategiche, gli interventi nei settori dell’industria e del mercato della difesa, settori nei quali il mercato interno non è stato pienamente realizzato e che, di conseguenza, risultano molto frammentati.
La Commissione fa notare, infatti, che, a causa dei limiti imposti dalla sicurezza nazionale, tali settori sono stati mantenuti sotto il controllo degli Stati membri al riparo dalle norme in materia di concorrenza nel mercato interno. Secondo la Commissione, proprio la frammentazione di questi mercati e, di conseguenza, degli sforzi di ricerca e delle basi industriali, costituisce un ostacolo per l’efficienza delle procedure di appalto. In tale contesto essa ritiene che un ampio ricorso all’esenzione di cui all’articolo 296 del Trattato CE[61] potrebbe creare difficoltà, in quanto comporterebbe l’applicazione di norme nazionali in materia di appalti e di procedure di appalto non coordinate in settori di mercato che ricadono nell’ambito del diritto comunitario.
La Commissione intende dunque presentare:
· una comunicazione interpretativa sull’applicazione dell’articolo 296 del Trattato CE agli appalti pubblici della difesa;
· una proposta di regolamento sul trasferimento dei prodotti nel settore della difesa;
· una proposta di direttiva sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione degli appalti pubblici nel settore della difesa. (ottobre 2007).
La comunicazione interpretativa sull’applicazione dell’articolo 296 del Trattato CE agli appalti pubblici della difesa (COM(2006)779) è stata adottata dalla Commissione il 7 dicembre 2006.
Gli orientamenti espressi nella comunicazione sono volti a migliorare l'applicazione del diritto comunitario vigente in materia di appalti pubblici nel settore della difesa. In particolare, essi forniscono un'interpretazione dei princìpi che sottendono l'applicazione dell'articolo 296 e, sulla base della giurisprudenza della Corte di giustizia, delle condizioni di applicazione dell'esenzione prevista dal medesimo articolo. La Commissione precisa, tuttavia, che tali orientamenti riguardano i contratti nel settore della difesa conclusi dalle amministrazioni nazionali all'interno dell'UE e non si applicano ai contratti nel settore della difesa conclusi con i paesi terzi che continueranno ad essere disciplinati dalle regole dell'OMC e, in particolare, dall'accordo sugli appalti.
Il programma individua,tra le iniziative di semplificazione,una proposta di revisione del regolamento (CE) n. 1334/2000, del 22 giugno 2000, che istituisce un regime comunitario di controllo dei prodotti e tecnologie a duplice uso (civile-militare).
La proposta prevede una semplificazione sia della legislazione, sia delle procedure amministrative. Verranno proposte misure per semplificare il lavoro delle amministrazioni comunitarie (tra l’altro dovrebbero essere introdotti: un migliore sistema di condivisione delle informazioni; una procedura di comitato per le modifiche degli allegati) e per semplificare il lavoro degli enti privati.
Il 22 novembre 2005, il comitato direttivo dell’Agenzia europea di difesa[62] (EDA) ha approvato il suo secondo programma annuale, relativo al 2006, ed ha determinato il bilancio dell’Agenzia per il 2006 in 21,2 milioni di euro.
Il secondo programma annuale individua quattro missioni fondamentali per le quattro direzioni in cui si articola l’Agenzia:
· la direzione competente in materia di sviluppo delle capacità deve concentrare la propria attività su comando, controllo e comunicazioni (C3), orientando il proprio lavoro sulla base di uno studio svolto congiuntamente dalla stessa direzione e dallo Stato maggiore[63] dell’UE;
· la direzione degli armamenti dovrà occuparsi del settore dei veicoli da combattimento corazzati, mirando alla convergenza dei requisiti, dei programmi e, possibilmente, delle industrie europee;
· la direzione dell’industria e del mercato deve occuparsi del mercato degli equipaggiamenti per la difesa, approfondendo le opzioni suggerite dalla Commissione nel suo Libro verde sulle commesse per la difesa, nonché individuare le possibili iniziative dell’Agenzia;
· la direzione per la ricerca e la tecnologia si deve concentrare su progetti relativi a veicoli aerei senza pilota con lunga autonomia.
Il 1° luglio 2006 è entrato in vigore tra gli Stati membri dell’UE il codice di condotta sugli appalti pubblici della difesa, approvato lo scorso novembre dall’EDA.
Al codice non aderiscono, al momento, Spagna, Ungheria e Danimarca.
Il codice, su base volontaria e giuridicamente non vincolante, contribuisce ad introdurre elementi di concorrenza nel mercato europeo delle acquisizioni militari, normalmente esentato dal rispetto delle norme comunitarie in materia di concorrenza in virtù dell’eccezione prevista dall’art. 296 del Trattato che istituisce la Comunità europea (cfr. supra).
Il codice stabilisce l’obbligo di informativa sistematica ai partner in merito all’avvio delle gare d’appalto nazionali nel settore della difesa che raggiungano il valore di almeno un milione di euro.
L’eventuale decisione da parte di uno Stato di non applicare il codice, e quindi di non mettere a disposizione le informazioni disponibili tramite il sito internet dell’Agenzia, dovrà essere giustificata sulla base di necessità operative urgenti o per motivi di sicurezza nazionale.
Nell'ambito del Comitato direttivo dell'EDA, riunitosi il 3 ottobre 2006[64], i ministri della difesa dei paesi dell'UE hanno svolto un primo scambio di opinioni su di un documento politico/strategico (An initial long term vision for european defence capability and capacity needs), elaborato dall'EDA con il contributo del Comitato militare dell'UE e dell'Istituto di studi di sicurezza dell'UE.
Il documento, basandosi sullo studio delle tendenze di massima nei prossimi venti anni in alcuni settori fondamentali (demografia, ambiente, energia, etc.), prefigura i diversi scenari (in particolare, i tipi di conflitti) con cui l'UE potrebbe confrontarsi e su tale base delinea gli orientamenti generali e definisce i bisogni futuri della politica europea della difesa in prospettiva del 2025.
Il documento insiste in particolare sulla necessità di sviluppare la ricerca e la tecnologia nel settore militare, nonché sulla necessità di garantire l'interoperatività, la mobilità e la sostenibilità delle forze. Insiste inoltre sulla necessità di mantenere una base industriale di difesa in Europa e sulla complementarità di questa con l'Obiettivo globale 2010[65].
Tra le iniziative strategiche del programma legislativo e di lavoro per il 2007 figura l’adozione - in vista dell’elaborazione, presumibilmente entro giugno 2007, di nuovi orientamenti - di una comunicazione sul riesame del mercato unico volta ad effettuare un valutazione della situazione attuale, ad individuare le lacune da colmare e a fornire direttive politiche chiare per affrontare le sfide del futuro e per consentire ai cittadini europei di usufruire effettivamente dei benefici del mercato interno.
Nel documento, sottoposto a consultazione tra l’11 aprile e il 15 giugno 2006, la Commissione ha individuato cinque settori di intervento:
1. incoraggiare il dinamismo e l’innovazione nel mercato interno mediante azioni in settori quali la proprietà intellettuale, gli appalti, nuove forme di finanziamento per i progetti innovativi, un migliore accesso al mercato per i servizi;
2. garantire un quadro normativo di alta qualità soprattutto al fine di favorire lo sviluppo delle PMI – spesso soggette ad un onere regolamentare eccessivo - e di rendere più attraenti i mercati europei;
3. migliorare l’attuazione e l’applicazione della normativa;
4. rispondere più efficacemente alla globalizzazione,introducendo adeguamenti nel mercato interno al fine di attirare investimenti esteri e di consentire alle imprese europee di essere competitive a livello internazionale. In questo contesto la Commissione invita i Parlamenti nazionali, le autorità di controllo e le altre istanze regolamentari ad approfondire la loro cooperazione a livello internazionale in maniera coordinata per consentire all’UE di parlare con una sola voce e di rafforzare il suo ruolo nelle sedi internazionali destinate all’elaborazione di regole quali l’OMC (Organizzazione mondiale del commercio), la WIPO (Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale) o l’UN/ECE (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite);
5. migliorare l’informazione dei cittadini e delle imprese sulle opportunità offerte dal mercato interno per consentire loro di trarne i massimi benefici.
Il 30 ottobre 2006 la Commissione ha pubblicato un documento di lavoro relativo ai risultati della consultazione (SEC(2006)1215); le parti interessate esprimono il proprio sostegno alle priorità individuate, invitando la Commissione a sviluppare una visione del mercato interno più chiara e completa unitamente a proposte concrete, ad una solida analisi economica e ad un’adeguata strategia di comunicazione per informare i cittadini e le imprese delle opportunità offerte dal mercato interno e delle sue potenzialità.
Nel programma si evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro normativo comunitario sia di fondamentale importanza per l’azione della Commissione che intende proporre a tal fine diverse iniziative nel settore del mercato interno:
· la revisione della direttiva 88/378/CEE sulla sicurezza dei giocattoli, allo scopo di precisare meglio i requisiti essenziali di sicurezza, di semplificare la normativa vigente e di creare le condizioni affinché le autorità nazionali di sorveglianza del mercato attuino tale normativa secondo una migliore impostazione comune;
· l’abrogazione - in seguito alla presentazione della proposta di raccomandazione riguardante l’istituzione di un quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l’apprendimento permanente (COM(2006)479) - della decisione n. 85/368/CEE relativa ad un sistema per la comparabilità delle qualifiche di formazione professionale che, a causa della rapida evoluzione del settore, appare superata;
· la rifusione della direttiva 76/768/CEE relativa ai prodotti cosmetici;
· la rifusione della direttiva 89/106/CEE sui prodotti da costruzione, al fine di chiarirne l’ambito di applicazione e gli obiettivi e di semplificarne i meccanismi attuativi, garantendo un corretto funzionamento del mercato interno dei prodotti da costruzione ed evitando vincoli ed obblighi, come ad esempio i costi amministrativi sproporzionati rispetto ai benefici previsti;
· l’abrogazione della direttiva 84/539/CEE sugli apparecchi elettrici utilizzati in medicina umana e veterinaria, che la Commissione considera obsoleta. L’intento della Commissione è quello di ampliare il campo di applicazione della direttiva 93/42/CE relativa ai dispositivi medici - che attualmente si applica solo a quelli utilizzati sugli esseri umani - in modo da ricomprendervi anche quelli veterinari.
Il 18 ottobre 2006 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva (COM(2006)594) volta a modificare la direttiva 97/67/CE relativa a regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari ed il miglioramento della qualità del servizio (cosiddetta “direttiva postale”)[66].
L’obiettivo della proposta - che fissa una serie di princìpi armonizzati volti a regolamentare i servizi postali in un mercato aperto - è quello di completare la realizzazione del mercato interno dei servizi postali entro il 2009, abolendo i diritti speciali o esclusivi e garantendo un livello comune di servizio universale per tutti gli utenti. In base alle nuove disposizioni, il servizio universale sarà garantito in tutti gli Stati membri; a tale proposito la proposta mantiene inalterato l’obbligo a carico degli Stati membri di garantire la fornitura del servizio universale con la raccolta e la distribuzione della posta al domicilio di ogni persona fisica o giuridica tutti i giorni lavorativi e almeno 5 giorni a settimana. Sarà invece abolita la possibilità per gli Stati membri, a partire dal 1° gennaio 2009, di attribuire o mantenere diritti esclusivi a vantaggio di un operatore o di mantenere zone riservate sul proprio territorio per la prestazione dei servizi postali.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, dovrebbe essere esaminata dalla commissione Trasporti del Parlamento europeo il 7 maggio 2007 per essere successivamente esaminata in plenaria, in prima lettura, il 19 giugno 2007.
Si segnala, inoltre, che il 12 dicembre 2006 è stata adottata definitivamente la direttiva relativa ai servizi nel mercato interno (COM(2004)2), cosiddetta “direttiva Bolkenstein”. La direttiva è in attesa di essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, con riferimento alla strategia di Lisbona rinnovata, impegna il Governo ad aumentare la competizione nel settore dei servizi.
Nel programma la Commissione considera un’iniziativa prioritaria l’adozione di una comunicazione sull’attuazione di strategie nazionali di appalto pubblico verde basate sugli obiettivi comunitari e su un monitoraggio e un’analisi comparata regolari ad opera della Commissione e degli Stati membri. Lo scopo è quello di elevare il profilo politico, promuovendo un obiettivo di livello comunitario per gli appalti pubblici verdi e dando agli Stati membri orientamenti per l’adozione di piani di azione nazionali.
Tra le iniziative prioritarie del programma della Commissione figura, inoltre, l’adozione , presumibilmente nell’ottobre 2007, di una proposta di direttiva sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione di concessioni al fine di creare un quadro giuridico stabile e coerente a livello comunitario.
La Commissione intende, inoltre, procedere alla revisione del regolamento (CE) n. 2195/2002 sul vocabolario comune per gli appalti pubblici (Common Procurement Vocabulary - CPV) che istituisce un sistema di classificazione unico nel settore degli appalti.
L’intento della Commissione è quello di aggiornare il CPV, al fine di tenere conto dell’evoluzione del mercato e delle nuove possibilità offerte dagli appalti elettronici e di mantenere un sistema di appalti semplice ed efficiente, facile da applicare sia per i fornitori sia per i partecipanti agli appalti. Nell’ottica di tale revisione la Commissione ha svolto, nel marzo scorso, una consultazione allo scopo di dare alle amministrazioni pubbliche la possibilità di esprimere le proprie opinioni per fare in modo che la nuova classificazione risponda alle loro esigenze attuali.
Fra le iniziative strategiche della Commissione per il 2007 figurano interventi in settori quali l’industria e il mercato della difesa per i quali il mercato interno non è stato pienamente realizzato e che, di conseguenza, risultano molto frammentati.
La Commissione fa notare, infatti, che a causa dei limiti imposti dalla sicurezza nazionale, tali settori sono stati mantenuti sotto il controllo degli Stati membri al riparo dalle norme in materia di concorrenza nel mercato interno. Secondo la Commissione proprio la frammentazione di questi mercati e, di conseguenza, degli sforzi di ricerca e delle basi industriali, costituisce un ostacolo per l’efficienza delle procedure di appalto. In tale contesto essa ritiene che un ampio ricorso all’esenzione di cui all’articolo 296 del Trattato CE[67] potrebbe creare difficoltà, in quanto comporterebbe l’applicazione di norme nazionali in materia di appalti e di procedure di appalto non coordinate in settori di mercato che ricadono nell’ambito del diritto comunitario.
Alla luce delle suddette considerazioni la Commissione ha adottato, il 7 dicembre 2006, una comunicazione interpretativa sull’applicazione dell’articolo 296 del Trattato CE agli appalti pubblici della difesa (COM(2006)779). L'adozione della comunicazione figura tra le priorità del programma di lavoro per il 2007.
Gli orientamenti espressi nella comunicazione sono volti a migliorare l'applicazione del diritto comunitario vigente in materia di appalti pubblici nel settore della difesa. In particolare, essi forniscono un'interpretazione dei princìpi che sottendono l'applicazione dell'articolo 296 e, sulla base della giurisprudenza della Corte di giustizia, delle condizioni di applicazione dell'esenzione prevista dal medesimo articolo. La Commissione precisa, tuttavia, che tali orientamenti riguardano i contratti nel settore della difesa conclusi dalle amministrazioni nazionali all'interno dell'UE e non si applicano ai contratti nel settore della difesa conclusi con i paesi terzi che continueranno ad essere disciplinati dalle regole dell'OMC e, in particolare, dall'accordo sugli appalti.
La Commissione intende presentare inoltre:
· una proposta di regolamento sul trasferimento dei prodotti nel settore della difesa;
· una proposta di direttiva sul coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione degli appalti pubblici nel settore della difesa. (ottobre 2007).
La Commissione considera un’iniziativa prioritaria la presentazione di un libro bianco sulle azioni per il risarcimento del danno in caso di violazione delle norme comunitarie in materia di concorrenza di cui agli articoli 81 e 82 del Trattato CE[68].
La presentazione del libro bianco costituisce il seguito del libro verde adottato dalla Commissione nel 2005 (COM(2005)672) nel quale vengono esaminati i diversi ostacoli procedurali e tecnici che, negli Stati membri, impediscono alle imprese e agli individui che abbiano subito danni per violazione della normativa comunitaria in materia di concorrenza di avviare una azione legale volta ad ottenere un risarcimento dall'autore della violazione. L’obiettivo è quello di garantire un’effettiva attuazione delle conclusioni della Corte di giustizia[69], secondo cui la reale tutela dei diritti conferiti dal Trattato implica che i privati che hanno subito un danno a causa della violazione degli articoli 81 e 82 del Trattato abbiano il diritto di chiederne il risarcimento.
Tra le priorità per il 2007 la Commissione segnala i negoziati sugli accordi di associazione con vari partner importanti in Asia e in America latina[70] nonché i negoziati in corso con i grandi partner strategici come la Russia[71], la Cina[72] e l’Ucraina[73]. La Commissione proseguirà i suoi sforzi di stabilizzazione in Medio Oriente ed in Asia del Sud e lavorerà a consolidare le relazioni transatlantiche.
L’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (ASEAN) è stata istituita in Thailandia l’8 agosto 1967 tra cinque nazioni (Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia), alle quali si sono aggiunte nel corso del tempo Brunei, Vietnam, Laos, Birmania/Myanmar e Cambogia.Le relazioni tra l’Unione europea e l’ASEAN sono regolate dall’Accordo di cooperazione del 1980. Il dialogo politico si svolge prevalentemente nell’ambito di regolari riunioni ministeriali biennali, l’ultima delle quali si è tenuta a Giacarta il 10 marzo 2005. In tale contesto, con la comunicazione “Un nuovo partenariato con l’Asia sudorientale” (COM (2003) 399) del 9 luglio 2003, la Commissione ha proposto di intensificare le relazioni con i paesi della regione, anche attraverso la conclusione di accordi bilaterali.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 la Commissione segnala la presentazione di:
· proposte di decisione per concludere singoli accordi quadro di partenariato e cooperazione rispettivamente con Singapore, la Thailandia e l’Indonesia (primo semestre del 2007)[74];
· proposte di decisione per concludere singoli accordi quadro di partenariato e cooperazione rispettivamente con la Malaysia e la Filippine (secondo semestre del 2007)[75];
· proposte di negoziazione di direttive relative ad accordi quadro di partenariato e cooperazione con il Vietnam, la Cambogia e il Laos (primo semestre del 2007);
· proposta di negoziazione di direttive per l’adesione al trattato ASEAN di amicizia e cooperazione[76].
Il 24 ottobre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione “UE – Cina: maggiori responsabilità nell'ambito di un partenariato più forte” (COM (2006) 631). In considerazione dell’affermarsi della Cina come potenza economica e politica mondiale, la Commissionepropone un nuovo, ambizioso programma di lavoro per le relazioni UE-Cina negli anni a venire. L'iniziativa definisce un'impostazione globale, i cui aspetti prioritari sono: il sostegno alla transizione della Cina verso una società più aperta e pluralistica, lo sviluppo sostenibile, compresa la cooperazione con la Cina per le questioni energetiche, i cambiamenti climatici e lo sviluppo internazionale; il commercio e le relazioni economiche, il rafforzamento della cooperazione bilaterale, anche in campo scientifico e tecnologico, e la migrazione; la promozione della sicurezza internazionale nell'Asia orientale e nel resto del mondo e una cooperazione più vasta in materia di non proliferazione. Completa la strategia un documento programmatico sul commercio e gli investimenti tra l’UE e la Cina (COM (2006) 632) che individua le seguenti priorità: attuazione da parte della Cina degli obblighi OMC; maggiore liberalizzazione del mercato cinese; lotta al trasferimento forzato di tecnologia, alla pirateria e alla contraffazione; maggiore trasparenza dei sistemi di sovvenzione; riforma del sistema bancario cinese; protezione dei diritti di proprietà intellettuale europei; assistenza alle imprese europee in Cina; formazione linguistica; soluzione dei litigi in seno all’OMC; utilizzazione se necessario di misure di antidumping e di sovvenzioni.
Le comunicazioni sono state trasmesse al Parlamento europeo e al Consiglio.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 la Commissione preannuncia la presentazione di una comunicazione tesa a rivedere lo stato delle relazioni tra Unione europea e Africa, anche alla luce della strategia per l’Africa.
La strategia per l’Africa è stata adottata dal Consiglio europeo di dicembre 2005 sulla base di una comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2005. La strategia definisce le iniziative che l'Unione europea prenderà nel lasso di tempo compreso tra il 2005 e il 2015 per sostenere gli sforzi dell’Africa per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio. La strategia si prefigge di rafforzare il partenariato tra l’Europa allargata e l’Africa emergente, concentrandosi sui settori prioritari per uno sviluppo sostenibile: pace e sicurezza; diritti umani e governance; assistenza allo sviluppo; crescita economica sostenibile, integrazione regionale e commercio; investire nelle persone. Il Consiglio europeo di dicembre 2005 si è impegnato a: realizzare la strategia e a riesaminare i progressi a dicembre 2006 e successivamente con cadenza biennale; elaborare la strategia in partenariato con Unione africana, NEPAD e altri partner africani; rafforzare il dialogo politico e realizzare al più presto un secondo vertice UE-Africa. Tale vertice si dovrebbe tenere nella seconda metà del 2007 a Lisbona. In quella occasione, come indicato nelle conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2006, sarà adottata una strategia comune UE-Africa.
Uno dei seguiti della strategia è rappresentato dalla comunicazione “Strategia per l’Africa: un partenariato politico regionale per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nel Corno d’Africa” (COM (2006) 601), adottata dalla Commissione il 20 ottobre 2006.L’obiettivo dell’iniziativa è quello di contribuire a ridurre l’instabilità nel Corno d’Africa, una delle regioni del mondo piùesposte ai conflitti ed una delle più povere, quale presupposto indispensabile per conseguire gli Obiettivi di sviluppo del millennio. La comunicazione presenta un’impostazione globale per la prevenzione dei conflittinel Corno d’Africa, affrontando a breve e medio termine le cause principali dell’instabilità alivello nazionale e regionale e potenziando la cooperazione regionale.
La comunicazione è stata trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio.
Il 13 luglio 2006 la Commissione ha adottato la comunicazione “Promuovere le interconnessioni in Africa: il partenariato UE-Africa per le infrastrutture” (COM (2006) 376). L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sviluppare e sostenere reti sostenibili che facilitino l’interconnessione a livello continentale per favorire l’integrazione regionale e la crescita economica. Un importo di base pari a 5,6 miliardi di euro a valere sul 10° Fondo europeo di sviluppo (FES, 2008-2013) sarà destinato alle infrastrutture nel settore dei trasporti terrestri, dell’energia, dell'acqua, delle tecnologie dell'informazione e delle reti di telecomunicazione in una prospettiva regionale.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo. Il Consiglio del 16 ottobre 2006 ha adottato conclusioni in materia, in cui ha sottolineato che il partenariato dovrà fondarsi sui principi di titolarità africana, sostenibilità, solidità economica e sostenibilità del debito e dovrà rispondere agli obiettivi e ai piani di sviluppo dell'Unione africana e delle organizzazioni regionali del continente.
Il programma ricorda che il 2007 sarà l’Anno europeo delle pari opportunità[77] e sottolinea che la Commissione farà il punto della situazione sociale nell’Unione insistendo particolarmente sulle questioni attinenti all’accesso e alle opportunità. L’Anno europeo delle pari opportunità compare anche tra le priorità di comunicazione per il 2007.
L’8 marzo 2005 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento concernente l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (COM(2005) 81). Secondo le intenzioni della Commissione, già dal 1° gennaio 2007 il nuovo Istituto europeo dovrebbe essere operativo, quale centro di eccellenza per le questioni di uguaglianza tra i sessi.
Il Consiglio occupazione ha adottato, nell’ambito della procedura di codecisione, il 18 settembre 2006, la posizione comune. Il 14 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la posizione comune in seconda lettura, approvando alcuni emendamenti concordati in via informale con il Consiglio. La proposta dovrebbe pertanto essere adottata definitivamente in seconda lettura dal Consiglio e l’Istituto potrebbe essere operativo dal 2007.
L’11 dicembre 2006 la Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri ha adottato la decisione che designa Vilnius (Lituania) come sede del futuro Istitituto europeo.
Il 1° marzo 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa ad una tabella di marcia (COM(2006)92) che individua sei ambiti prioritari dell’azione dell’UE in tema di parità tra i generi per il periodo 2006-2010:
· una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini;
· l’equilibrio tra attività professionale e vita privata;
· la pari rappresentanza nel processo decisionale;
· l’eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere;
· l’eliminazione di stereotipi sessisti;
· la promozione della parità tra i generi nelle politiche esterne e di sviluppo.
Considerando la tabella di marcia, il Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2006 ha adottato un patto europeo per la parità di genere, al fine di incoraggiare l’azione a livello di Stati membri e di Unione europea nei seguenti settori: misure per colmare i divari di genere e combattere gli stereotipi di genere nel mercato del lavoro; misure per promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare per tutti; misure per rafforzare la governance tramite l’integrazione di genere.
Il 24 maggio 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata di decisione (COM(2006)230), che istituisce il programma specifico “Lotta alla violenza (Daphne III)” nell’ambito del programma generale “Diritti fondamentali e giustizia”.
Il programma, istituito per il periodo dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2013 con una dotazione di 116,85 milioni di euro, prevede i seguenti obiettivi specifici:
· prevenire e combattere tutte le forme di violenza che si verificano nel settore pubblico o privato contro i bambini, i giovani e le donne, adottando misure preventive e sostenendo le vittime e i gruppi a rischio;
· promuovere azioni transnazionali.
Il 5 settembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, approvandola con emendamenti. Il 1° dicembre 2006 il Consiglio ha raggiunto l’accordo politico in vista della posizione comune. La posizione comune, dopo l’approvazione da parte del Consiglio, verrà trasmessa al Parlamento europeo per la seconda lettura.
Il Consiglio occupazione, nella sessione del 30 novembre-1°dicembre 2006, ha adottato conclusioni sul tema “Gli uomini e le pari opportunità”, nelle quali, in particolare:
Il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007 sottolinea come il prossimo anno segnerà l’inizio di una nuova serie di programmi di finanziamento per il settore della pesca che saranno approvati nell’ambito del Fondo europeo per la pesca (FEP). Tale Fondo, istituito dal regolamento (CE) n. 1198/2006, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2007 fino a tutto il 2013. Per l’insieme di tale periodo gli aiuti destinati all’Italia potranno ammontare a 376,9 milioni di euro (prezzi 2004).
Tra le iniziative considerate prioritarie dalla Commissione vi è la presentazione di una comunicazione e di una proposta di regolamento relativo all’intensificazione della lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata[79]; un’altra priorità è costituita dalla presentazione di una comunicazione su una politica a favore delle eliminazione progressiva dei rifiuti delle flotte di pesca europee per rafforzare la sostenibilità della pesca di taluni stock ittici.
Il programma evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro regolamentare sia di capitale importanza per l’azione della Commissione che per il settore della pesca intende presentare una proposta di regolamento che modifichi la normativa in materia di conservazione delle risorse della pesca attraverso misure tecniche di protezione degli organismi giovanili.
Il 9 ottobre 2003 la Commissione ha presentatouna proposta di regolamento relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo (COM(2003)589). La Commissione propone l’adozione di piani di gestione nel Mediterraneo accompagnate da una serie di misure tecniche (il rafforzamento del divieto di utilizzare attrezzi trainanti nelle zone costiere[80], la dimensione delle maglie delle reti da pesca, la limitazione delle dimensioni di alcuni attrezzi da pesca) e dall’introduzione di una procedura per vietare determinati modi di pesca in alcune zone specifiche. Sono previste anche disposizioni relative alla pesca sportiva e alle interferenze di questa con la pesca professionale. Da ultimo viene delegata agli Stati membri la facoltà di disciplinare, a determinate condizioni, le attività di pesca.
La proposta venne respinta il 1° aprile 2004 dal Parlamento europeo che, ritenendo che il documento non tenesse nella dovuta considerazione la specificità del Mediterraneo, invitò la Commissione a ritirarlo. Il 31 agosto 2004 la Commissione si dichiarò disposta ad approfondire il dibattito pur non intendendo ritirare la proposta. Il 9 giugno 2005 il Parlamento europeo è tornato ad esaminare la proposta, nell’ambito della procedura di consultazione, approvando alcuni emendamenti. Il 20 novembre 2006, il Consiglio ha raggiunto un accordo politico. Il nuovo regolamento, che verrà formalmente adottato in una delle prossime riunioni, consentirà di potenziare la selettività degli attrezzi da traino preservando le acque costiere e tutelando gli habitat e i fondali di riproduzione.
Il 9 marzo 2006, la Commissione ha presentato una comunicazione relativa al miglioramento della situazione economica dell’industria della pesca (COM(2006)103). Il documento identifica le cause delle difficoltà economiche e propone una serie di piste d’azione per affrontare le sfide che attendono il settore alieutico nel breve e lungo periodo.
La comunicazione è stata esaminata dal Parlamento europeo che, il 28 settembre 2006, ha approvato una risoluzione. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 25 aprile 2006.
Il 13 ottobre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento in materia di conservazione e sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell’ambito della politica comune della pesca (COM(2006)587). La proposta è volta a estendere gli aiuti pubblici esistenti diretti a migliorare le condizioni di sicurezza, di igiene e di lavoro, la qualità dei prodotti e l’efficienza energetica dei pescherecci.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
Il 27 novembre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di decisione volta ad accrescere la dotazione finanziaria dei consigli consultivi regionali (CCR) (COM(2006)732). Tali consigli sono stati istituiti nel 2002 nell’ambito della riforma della politica comune della pesca con la funzione di fornire alla Commissione e agli Stati membri pareri su questioni relative alla pesca nelle zone di loro competenza. Dei sette consigli previsti, quattro sono già operativi (Mare del Nord, Stocks pelagici, Acque occidentali settentrionali e Mar Baltico) mentre tre sono ancora in via di definizione (Flotta di pesca lontana, Acque occidentali australi, e Mar Mediterraneo). La dotazione proposta dalla Commissione ammonterebbe a 250.000 euro l’anno per ciascun CCR.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 14 dicembre 2006 si è conclusa una consultazione avviata dalla Commissione su un progetto di regolamento in materia di aiuti de minimisnel settore della pesca. Gli aiuti de minimis sono gli aiuti di Stato che, essendo al di sotto di una determinata soglia, vengono considerati non suscettibili di provocare distorsioni della concorrenza; di conseguenza, per tali aiuti non è necessaria l’autorizzazione preventiva della Commissione. Il progetto in questione propone l’innalzamento di tale soglia dai 3.000 euro attuali a 30.000 euro concedibili a ciascuna impresa del settore della pesca nell’arco di tre anni. Inoltre l’insieme di tali aiuti dovrà essere inferiore o pari al 2,5% del valore della produzione annuale del settore dello Stato membro, come calcolato dalla Commissione e precisato nell’allegato al progetto stesso. Per l’Italia, gli aiuti de minimis concedibili alle imprese del settore della pesca non dovranno superare il tetto di 78.445.000 euro per triennio.
L’8 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione su un piano d’azione 2006-2008 per la semplificazione e il miglioramento della politica comune della pesca (COM(2005)647).
La comunicazione è stata esaminata dal Parlamento europeo che, il 6 settembre 2006, ha approvato una risoluzione. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 25 aprile 2006.
Il 28 ottobre 2004 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulla registrazione e la trasmissione elettronica dei dati sulle attività di pesca e i sistemi di telerilevamento (COM(2004)724). La Commissione propone di rendere obbligatoria, definendone anche le modalità di uso, l’utilizzazione di tali strumenti di controllo volti a monitorare la presenza di pescherecci in una determinata zona. Tali misure, una volta adottate, svolgeranno un ruolo importante nella lotta contro le pratiche di pesca illegali.
La proposta è stata esaminata dal Parlamento europeo, nell’ambito della procedura di consultazione, il 6 settembre 2005. Il Consiglio ha raggiunto un accordo politico il 20 novembre 2006. Il nuovo regolamento, che verrà adottato formalmente in una delle prossime riunioni, consentirà di sostituire gli strumenti cartacei attualmente in uso (giornale di bordo, dichiarazioni di sbarco e note di vendita). Entro il 2011, il sistema di comunicazione elettronica sarà adottato per tutte le imbarcazioni di oltre 15 metri.
L’11 novembre 2005, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativa alla trasmissione di dati sugli sbarchi di prodotti della pesca negli Stati membri (COM(2005)566). La proposta è volta a razionalizzare e ridurre il carico di lavoro necessario alle autorità nazionali per tale attività.
Il 15 giugno 2006, la proposta è stata esaminata dal Parlamento europeo che, nell’ambito della procedura di codecisione, ha approvato alcuni emendamenti. Il 13 novembre 2006 il Consiglio ha adottato la posizione comune. Il 14 novembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata (COM(2006)706), volta ad adeguare la proposta alle nuove disposizioni relative alle modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione introdotte dalla decisione 2006/512/CE.
Il 10 gennaio 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un piano di gestione per le attività di pesca relative agli stock di passera di mare e sogliola nel Mare del Nord (COM(2005)714.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 28 settembre 2006. Il Consiglio ne ha iniziato l’esame il 25 aprile 2006.
Il 5 luglio 2006, la Commissione ha presentato la comunicazione “Conseguire la sostenibilità nel settore della pesca dell’UE tramite l’applicazione del rendimento massimo sostenibile” (COM(2006)360), ossia la quantità massima di pesci che può essere prelevata da uno stock senza comprometterne il potenziale produttivo per gli anni successivi. In occasione del vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile svoltosi nel 2002, gli Stati membri dell’UE si sono impegnati a mantenere o riportare gli stock ittici europei (che attualmente versano in uno stato di sovrasfruttamento) a livelli ritenuti adeguati. La comunicazione descrive le fasi attraverso le quali realizzare un approccio così fondato e le opzioni per gestire il periodo di transizione per gli stock interessati (che a breve termine potrebbe implicare una riduzione delle attività di pesca e un calo dell’occupazione nel settore).
Sulla comunicazione, il Consiglio ha iniziato la discussione il 20 novembre 2006
Il 24 luglio 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un piano pluriennale per gli stock di merluzzo bianco del mar Baltico (COM(2006)411).
La proposta, che segue la procedura di consultazione, dovrebbe essere esaminata dal Parlamento europeo nell’aprile 2007.
Il 23 ottobre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulle misure di conservazione ed esecuzione nell’Atlantico nord occidentale (COM(2006)609.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione del maggio 2007.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, la Commissione sottolinea come, nel corso degli ultimi anni, l’Unione europea abbia intrapreso una grande riforma dei mercati agricoli. Tale processo prosegue con le proposte di riforma volte a garantire un avvenire al settore vitivinicolo, per il quale l’Europa dispone di un sicuro vantaggio sulla concorrenza. Tale riforma rientra infatti tra le iniziative strategiche della Commissione.
Il programma evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro regolamentare sia capitale per l’azione della Commissione, che intende presentare importanti iniziative in diversi settori tra cui quello della legislazione agricola.
Il 19 ottobre 2005, la Commissione europea ha infatti presentato una comunicazione dal titolo “Semplificare e meglio legiferare nel quadro della politica agricola comune” (COM(2005)509), con la quale presenta sia nuove misure “orizzontali” (volte ad armonizzare i meccanismi di gestione ed a sopprimere atti giuridici considerati obsoleti), sia nuove misure “politiche” come il riesame di settori ancora non modificati dalle riforme del 2003 e 2005 (agricoltura biologica, prodotti ortofrutticoli e vitivinicolo).
Tra le iniziative di semplificazione che rientrano tra le priorità del programma della Commissione per il 2007 vi è la presentazione di una serie di documenti:
· rapporto sui meccanismi di condizionalità e proposte legislative relative ai regimi di sostegno diretto nel quadro della politica agricola comune:
· revisione della normativa in materia di azioni di informazione e promozione a favore dei prodotti agricoli e riduzione dei regolamenti relativi dagli attuali quattro a due;
· proposta di regolamento che modifica la normativa in materia di licenze di esportazione;
· revisione del regolamento n.800/1999 sugli attestati comprovanti le importazioni finalizzati ai pagamenti delle restituzioni;
· revisione del regolamento (CE) n. 917/2004 sull’apicoltura;
· revisione del regolamento (CE) n. 2808/98 sui tassi di cambio relativi ai montanti, ai prezzi e agli aiuti dei diversi settori della PAC;
· revisione della normativa orizzontale e semplificazione dei meccanismi di gestione in materia di atti periodici agricoli relativi alle importazioni ed esportazioni;
· revisione della normativa orizzontale applicabile allo stoccaggio privato dei prodotti agricoli;
· revisione della normativa orizzontale relativa alle procedure d’aggiudicazione delle restituzioni alle esportazioni di taluni prodotti agricoli;
· revisione della normativa orizzontale relativa ai contingenti tariffari delle importazioni gestite con un sistema di certificazioni;
· revisione del regolamento (CE) n. 382/2005 sull’organizzazione comune dei mercati nel settore dei foraggi secchi;
· proposta di direttiva relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e delle piante da frutto destinate alla produzione di frutta.
Su tale settore, la Commissione ha presentato, il 22 giugno 2006, una comunicazione nella quale si prospetta una riforma complessiva del settore vitivinicolo per la quale vengono analizzate varie opzioni.
La Commissione, dopo avere preso in esame quattro scenari di riforma, si schiera decisamente a favore di una riforma radicale, specifica per il settore del vino, da attuare secondo un piano in una o due fasi. Le opzioni ritenute non adeguate sono il mantenimento dello status quo (la Commissione ritiene che modifiche puramente “cosmetiche” sarebbero economicamente e politicamente insostenibili); una totale deregolazione del mercato (ne deriverebbero aggiustamenti troppo radicali con gravi ripercussioni economiche e sociali nelle regioni interessate); l’estensione della riforma della PAC al settore vitivinicolo (la quota che confluirebbe nel pagamento unico disaccoppiato – quindi sganciato dalla quantità prodotta - è ritenuta dalla Commissione troppo modesta e insufficiente a sostenere il reddito).
L’opzione preferita dalla Commissione viene presentata in due varianti a seconda che si sviluppi in una o due fasi.
Variante A (una sola fase). E’ prevista l’abolizione dei diritti di impianto e del regime di estirpazione. Il regime dei diritti di impianto verrebbe lasciato scadere il 1° agosto 2010 o abolito immediatamente; verrebbe abolito anche l’attuale regime di estirpazione; ogni ettaro di superficie estirpata a spese dell’agricoltore entrerebbe a far parte della superficie ammissibile al regime di pagamento unico. Le regole relative all’accesso alle indicazioni geografiche limiterebbero de facto il numero di ettari.
Variante B (due fasi). La Commissione propone di riattivare temporaneamente il regime di estirpazione di superfici vitate, abbinato ad un premio fissato ad un importo attrattivo e finalizzato ad invogliare i produttori non competitivi ad abbandonare la viticoltura. Tale premio verrebbe ridotto annualmente proprio per spingere i produttori a richiederlo fin dal primo anno. Con questo provvedimento, la Commissione si prefigge l’espianto, su scelta del tutto volontaria, di 400.000 ettari in cinque anni, a fronte di aiuti per un importo massimo complessivo di 2,4 miliardi di euro. Le superfici estirpate potrebbero beneficiare del pagamento unico per azienda, subordinato al rispetto di requisiti ambientali. Inoltre, la dotazione finanziaria dello Stato membro potrebbe essere maggiorata di un importo supplementare per ogni ettaro estirpato.
Il regime dei diritti di impianto verrebbe prorogato fino al 2013, data di scadenza definitiva.
Elementi comuni alle due varianti. Verrebbero abolite le misure di gestione del mercato come l’aiuto alla distillazione dei sottoprodotti, la distillazione di alcol per usi alimentari e dei vini ottenuti da varietà a doppia classificazione, l’aiuto all’ammasso privato e l’aiuto relativo ai mosti; il sostegno alla distillazione di crisi verrebbe sostituito da una sorta di rete di sicurezza finanziata da una dotazione nazionale assegnata a livello comunitario.
La Commissione prevede di presentare le proposte legislative vere e proprie nei primi mesi del 2007.
Il Consiglio ha iniziato l’esame della comunicazione della Commissione il 18 settembre 2006. La Commissione agricoltura del Parlamento europeo ha avviato l’esame di una proposta di risoluzione di iniziativa sulla riforma dell’OCM nel settore vitivinicolo che dovrebbe essere esaminata dal PE in seduta plenaria presumibilmente nella sessione di febbraio 2007.
Si ricorda che la Commissione ha presentato il 15 dicembre 2005 una proposta di regolamento relativo alla definizione, presentazione ed etichettatura delle bevande spiritose (COM(2005(125). La proposta è volta a migliorare la normativa vigente rifondendo i due regolamenti attualmente esistenti, ad istituire una politica chiara nel settore, attraverso la suddivisione in tre categorie delle attuali definizioni dei prodotti, a definire criteri per il riconoscimento delle nuove indicazioni geografiche.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo nella seduta del 23 gennaio 2007. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 24 ottobre 2006.
Il programma non fa alcun riferimento al settore della produzione biologica di prodotti agricoli per il quale la Commissione ha presentato, il 21 dicembre 2005, due proposte di regolamento: la prima relativa alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici (COM(2005)671-1); la seconda relativa a modifiche del regolamento (CEE) n. 2092/91 sul metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e all’indicazione di tale metodo sui prodotti e derrate alimentari (COM(2005)71-2).
La proposta relativa alla produzione biologica e all’etichettatura, che segue la procedura di consultazione, verrà esaminata dal Parlamento europeo nella sessione di febbraio 2007. Il Consiglio ha iniziato la discussione il 22 maggio 2006.
La proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE)n. 2092/91, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 28 settembre 2006. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 22 maggio 2006.
Il 22 maggio 2006, la Commissione ha presentato il documento “Verso una riforma dell’organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati” volto, da un lato, ad informare delle varie ipotesi di riforma del settore e, dall’altro, ad avviare una consultazione per sollecitare il contributo delle parti interessate. Gli obiettivi che la futura riforma dovrebbe conseguire sono un migliore equilibrio della filiera ortofrutticola così come la promozione delle relazioni e della cooperazione al suo interno; per quanto riguarda gli strumenti di sostegno dei mercati, l’estensione al settore ortofrutticolo dei principi della PAC riformata e il rafforzamento delle misure di sviluppo rurale; l’introduzione di misure per il superamento delle crisi strutturali; una migliore alimentazione al servizio della salute; un rafforzamento della coerenza in materia di approccio ambientale tra l’OCM, la PAC riformata e lo sviluppo rurale; la semplificazione e l’orientamento delle norme di commercializzazione verso la promozione della qualità e dello sviluppo sostenibile. I risultati della consultazione e le audizioni svolte nel frattempo dalla Commissione avrebbero dovuto confluire in un rapporto la cui presentazione era prevista nell’autunno 2006. Sulla stessa materia la Commissione prevede la presentazione di una proposta di regolamento nel gennaio 2007.
Si ricorda inoltre che il 20 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sul settore delle banane (COM(2006)489)
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata il 12 dicembre 2006 dal Parlamento europeo, che ha approvato alcuni emendamenti. Il Consiglio ha iniziato la discussione il 20 novembre 2006.
Il 22 settembre 2006 la Commissione ha presentato una relazione e una proposta di regolamento in materia di sostegno alla produzione di colture energetiche (COM(2006)500), ossia le colture destinate principalmente alla produzione di taluni prodotti energetici, quali i biocarburanti o l'energia prodotta dalla biomassa. La Commissione propone, a partire dal 2007, di estendere il regime di aiuto in favore delle colture energetiche ai nuovi Stati membri dell'UE e di autorizzare il versamento di un aiuto nazionale per agevolare l'avvio della produzione di colture pluriennali destinate alla produzione di biomassa.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 14 novembre 2006.
La Commissione ha annunciato la presentazione per il 18 dicembre 2006 di una proposta di regolamento, volta ad unificare le regole di funzionamento di 21 organizzazioni comuni di mercato. Tale nuovo quadro giuridico dovrebbe entrare in vigore, secondo le previsioni della Commissione, nel 2008.
La Commissione sottolinea nel programma di lavoro come il 2007 segnerà il lancio di una vasta serie di nuovi programmi di finanziamento, nel contesto delle nuove prospettive finanziarie. Queste comporteranno un insieme di nuovi programmi in vari settori, tra cui quello relativo allo sviluppo rurale, per il quale sono in fase di definizione 27 piani strategici nazionali e circa 80 programmi saranno adottati nel corso del prossimo anno. La definizione e il l’avvio di una nuova generazione di programmi permetterà alla politica di sviluppo rurale di contribuire alla modernizzazione economica dell’Unione.
Nel programma, la Commissione afferma la volontà di continuare a vegliare sulla corretta messa in opera della riforma della PAC e sull’accrescimento della competitività dei mercati agricoli.
Il 24 maggio 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulla modulazione volontaria dei pagamenti diretti (COM(2006)241). Il Consiglio europeo del dicembre 2005, nell’ambito dell’accordo sul quadro finanziario 2007-2013, ha introdotto la possibilità per gli Stati membri di “modulare” o ridurre fino ad un massimo del 20% le spese di mercato e i pagamenti diretti relativi al sostegno dei mercati (1° pilastro della PAC) e di utilizzare gli importi così realizzati per i programmi di sviluppo rurale (2° pilastro della PAC). La proposta è volta a precisare in che modo gli Stati membri possono applicare la modulazione volontaria.
Il Consiglio ha iniziato la discussione sulla proposta il 18 luglio 2006. La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata e approvata senza emendamenti dal Parlamento europeo il 14 novembre 2006.
Il 24 maggio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo apposito (FEASR) (COM(2006)237). La proposta adegua il massimale degli stanziamenti annui fissati per le regioni ammissibili all’obiettivo “convergenza” dal regolamento in questione con quanto stabilito dall’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sulle prospettive finanziare per il periodo 2007-2013.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 14 novembre 2006.
Nel programma legislativo e di lavoro, la Commissione sottolinea come il 2007 segnerà l’avvio, nel contesto delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, di un insieme di nuovi programmi di finanziamento in materia di politica di coesione. Nel 2007, infatti, saranno perfezionati 27 quadri di riferimento strategico nazionale (uno per ciascuno Stato membro) nei cui quadri saranno adottati circa 360 programmi operativi. La Commissione sottolinea che la definizione e l’avvio della nuova generazione di programmi permetteranno alla politica di coesione di contribuire alla modernizzazione economica dell’Unione, al rafforzamento della crescita e alla creazione di un maggior numero di posti di lavoro e di migliore qualità, in coerenza con gli obiettivi di Lisbona.
Si ricorda che, nell’ambito della visione strategica per la nuova generazione di programmi per il periodo 2007-2013, il 6 ottobre 2006 sono stati pubblicati gli Orientamenti strategici comunitari per la politica di coesione, che definiscono i settori nei quali tali programmi investiranno le proprie risorse in via prioritaria. Inoltre, la Commissione ha adottato, l’8 dicembre 2006, il regolamento recante le modalità di esecuzione del regolamento (CE) n. 1083 del 2006 relativo alle disposizioni generali sui fondi strutturali, e le modalità di esecuzione del regolamento (CE) n. 1080/2006 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale.
Tra le iniziative prioritarie indicate nel programma della Commissione per il 2007 figurano:
· il quarto rapporto sulla coesione economica e sociale:
· la comunicazione “Mettere in opera l’agenda di Lisbona sul terreno: programmi della politica di coesione 2007-2013.
Il 6 aprile 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce il Fondo di solidarietà (FSUE) dell’UE (COM(2005)108). La proposta amplia la portata dell’attuale FSUE concedendo, in caso di catastrofi o crisi gravi, un aiuto finanziario agli Stati membri ed ai paesi per i quali sono in corso i negoziati di adesione all’UE.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata il 18 maggio 2006 dal Parlamento europeo, che ha approvato alcuni emendamenti.
La Commissione, nel corso del 2006, ha presentato due iniziative relative al ruolo che le città e le regioni dovranno assumere nella nuova programmazione:
· Il 13 luglio 2006, la Commissione ha presentato la comunicazione “La politica di coesione e le città: il contributo delle città e degli agglomerati urbani alla crescita e all’impiego in seno alle regioni (COM(2006)385).
Tale documento è volto ad aiutare le autorità nazionali, regionali e locali a preparare il nuovo ciclo di programmi operativi relativi ai fondi strutturali per il 2007-2013. Il suo obiettivo principale è quello di completare gli orientamenti strategici comunitari per la coesione adottati il 6 ottobre 2006[81] rafforzandone la dimensione urbana. Le azioni individuate prendono forme diverse in funzioni delle caratteristiche e dei bisogni particolari delle diverse zone urbane e suggeriscono varie possibilità per rendere le città più attrattive, creare un maggior numero di reti tra le città, rafforzare il loro ruolo come poli di crescita, favorire lo spirito d’impresa, l’innovazione e l’economia della conoscenza, sostenere le piccole e medie imprese, ridurre le disparità tra quartieri e gruppi sociali e, infine, lottare contro la delinquenza e la paura che questa ingenera nella popolazione.
Il 13 ottobre 2006, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, basata su una relazione di propria iniziativa, sulla dimensione urbana nel contesto dell’allargamento.
· L’8 novembre 2006, la Commissione ha presentato la comunicazione: “Le regioni, attrici del cambiamento economico”. (COM (2006)675) che prospetta una serie di piani volti a imprimere una nuova spinta verso l’innovazione unendo gli sforzi delle regioni europee in un partenariato forte in grado di aiutarle a trarre profitto dalle esperienze acquisite e dalle migliori pratiche. Tale iniziativa, adottata dalla Commissione nell’ambito dell’obiettivo Cooperazione territoriale, contribuirà a rafforzare l’apporto della politica di coesione agli obiettivi dell’agenda di Lisbona rinnovata. Il suo bilancio totale sarà dell’ordine di 375 milioni di euro.
In conformità dell’art. 4, paragrafo 3, del trattato relativo all’adesione di Bulgaria e Romania (1° gennaio 2007), le istituzioni dell’UE possono adottare prima dell’adesione gli adattamenti degli atti delle istituzioni richiesti dall’adesione. Di conseguenza, la Commissione ha
presentato, il 24 novembre 2006, una proposta di regolamento che modifica le disposizioni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (COM(2006)719). La proposta è volta a sostituire l’allegato III del regolamento (CE) n. 1083/2006 relativo ai massimali applicabili ai tassi di cofinanziamento al fine di includere la Bulgaria e la Romania tra i paesi ammissibili.
La proposta è stata trasmessa al Consiglio che la esaminerà, secondo una procedura semplificata prevista dall’art. 56 del medesimo trattato di adesione, deliberando a maggioranza qualificata senza il parere del Parlamento europeo.
Il 27 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una relazione sul rapporto tra la direttiva sulla valutazione ambientale strategica (VAS) e i fondi comunitari (COM(2006)639. Il documento, adottato ai sensi della direttiva 2001/42/CE, relativa alla valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, illustra come tale direttiva si inserisca nella programmazione 2007-2013, ed offre un resoconto della relazione tra VAS e fondi strutturali nel periodo 2000-2006.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 la Commissione preannuncia la presentazione di una comunicazione sulla complementarietà, la divisione del lavoro e l’aumento degli aiuti allo sviluppo.
Nel 2005 l’Unione europea si è impegnata ad aumentare la quantità dei suoi aiuti, sia a livello comunitario sia a livello bilaterale, in parallelo con l’aumento dell’aiuto ufficiale allo sviluppo, portato allo 0,56 per cento del prodotto nazionale lordo per il 2010, pari al doppio del livello attuale[82]. A tal fine l’UE ha adottato un piano d’azione sull’efficacia degli aiuti, che comporta 9 obiettivi che la Commissione e gli Stati membri dovranno attuare congiuntamente prima del 2010[83]. Uno di questi obiettivi è quello di risolvere il problema della duplicazione, delle lacune e della mancanza di sinergia tra i donatori dell’UE, problema che riduce l’efficacia degli aiuti europei e causa degli inutili costi per le transazioni. La comunicazione preannunciata dalla Commissione rappresenterà la conclusione di un processo strutturato, avviato con gli Stati membri per stabilire una serie di principi operativi di divisione del lavoro.
La Commissione pone tra le iniziative prioritarie per il 2007 la conclusione dei negoziati relativi agli accordi di partenariato economico che a suo avviso rappresentano una delle pietre angolari dell’integrazione regionale e dello sviluppo dei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).
Il 17 giugno 2002 il Consiglio dell’Unione ha autorizzato la Commissione a negoziare accordi di partenariato economico (APE) con gli Stati aderenti all’Accordo di Cotonou[84]. Gli APE riguarderanno i temi del commercio e dello sviluppo e sono destinati a sostituire le previsioni in materia contenute nell’Accordo di Cotonou. L’eccezione di tali previsioni rispetto alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) scadrà nel 2008; per quella data le parti dovranno dunque avere adottato un’alternativa compatibile con le regole dell’OMC. I negoziati sono stati aperti ufficialmente a settembre 2002 a Bruxelles. Dopo una prima fase di colloqui con tutti i paesi ACP, che ha portato il 2 ottobre 2003 ad un’intesa preliminare sui temi generali, sono stati avviati negoziati a livello regionale.
La Commissione considera prioritario per il 2007 affrontare le minacce alla sicurezza transregionale attraverso lo strumento di stabilità.
Lo strumento di stabilità istituito con il regolamento n. 1717/2006, del 15 novembre 2006, entrerà in vigore il 1° gennaio 2007. La proposta è stata presentata dalla Commissione il 29 settembre 2004, nell’ambito delle prospettive finanziarie 2007-2013[85]. L’intervento si prefigge di razionalizzare la risposta comunitaria a calamità e crisi, fondandosi su una logica di consolidamento delle risorse finanziarie nell’ambito di un unico strumento integrato.
In tale contesto, nel programma legislativo e di lavoro per il 2007 la Commissione preannuncia la presentazione di una comunicazione che farà il punto sull’assistenza fornita dall’UE per alleviare e prevenire le minacce alla sicurezza e avanzerà proposte per migliorare l’efficacia e la coerenza dell’assistenza esterna nei settori connessi con la politica di sicurezza. La Commissione intende proporre modi di integrare le azioni a livello nazionale e regionale con un quadro specifico di risposte alle sfide di natura globale e transregionale.
Tra le iniziative prioritarie per il 2007 la Commissione indica la presentazione di una comunicazione sugli orientamenti di massima che ispireranno la promozione della democrazia e dei diritti umani sulla base del futuro strumento europeo per la democrazia e i diritti umani.
Nel quadro delle nuove prospettive finanziarie, il 26 giugno 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani) (COM (2006) 354) destinato a sostituire l’iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), i cui due regolamenti di base scadono a fine 2006. Al pari dell’EIDHR, la missione specifica del nuovo strumento consisterà nel favorire la realizzazione degli obiettivi della politica estera dell’Unione europea per quanto riguarda la promozione dei diritti umani e della democrazia. Il nuovo strumento avrà una funzione complementare rispetto agli altri strumenti di attuazione delle politiche comunitarie in materia di democrazia e diritti umani, che spaziano dal dialogo politico e dalle attività diplomatiche ai vari strumenti di cooperazione tecnico-finanziaria, compresi i programmi geografici e tematici.
La proposta di regolamento, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura il 12 dicembre da parte del Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti.
Nel quadro delle nuove prospettive finanziarie, il 29 settembre 2004 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione economica (COM (2004) 629). Tale strumento offrirà sostegno sia alla politica di sviluppo che a tutte le forme di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, con i paesi in transizione e con i paesi industrializzati, ad eccezione di quelli che beneficiano dell’assistenza attraverso i nuovi strumenti di preadesione (IPA)[86] e di partenariato e vicinato (ENPI)[87].
Il 18 maggio 2006 la proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura dal Parlamento europeo, che l’ha approvata con emendamenti. Il 24 maggio 2006 la Commissione ha presentato la proposta modificata, accogliendo in parte gli emendamenti approvati dal Parlamento europeo. Il 23 ottobre 2006 il Consiglio ha adottato la posizione comune sulla proposta che è stata trasmessa al Parlamento europeo per la seconda lettura. Il 12 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato al proposta in seconda lettura con alcuni emendamenti.
Tra le priorità del programma legislativo e di lavoro per il 2007 figura il rafforzamento della politica europea di vicinato (PEV).
Inaugurata dalla Commissione con una comunicazione[88] presentata l’11 marzo 2003, la politica europea di vicinato si rivolge ai nuovi Stati indipendenti[89], ai paesi del Mediterraneo meridionale[90] e, a seguito della decisione del Consiglio del 14 giugno 2004, anche agli Stati del Caucaso[91], con l’obiettivodi creare una zona di prosperità condivisa e buon vicinato. La politica europea di vicinato, nettamente distinta dalla questione della potenziale adesione all’UE, propone un nuovo approccio nei confronti dei paesi interessati: in cambio dei progressi concreti compiuti in termini di riconoscimento dei valori comuni e di attuazione effettiva di riforme politiche, economiche e istituzionali, si riconosce loro una partecipazione al mercato interno dell’UE, nonché un’ulteriore integrazione e liberalizzazione per favorire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali.
Una delle componenti principali della politica europea di vicinato è rappresentata dai piani d’azione, che vengono concordati dall’Unione europea con ciascuno dei paesi interessati. Tali piani d’azione, differenziati, per riflettere lo stato delle relazioni con ciascun paese, le sue necessità e capacità, nonché gli interessi comuni, definiscono il percorso da seguire nei prossimi 3-5 anni. I primi sette piani d’azione (Autorità palestinese, Giordania, Israele, Marocco, Moldova, Tunisia e Ucraina), presentati dalla Commissione il 9 dicembre 2004, sono stati approvati dal Consiglio nella riunione del 13 e 14 dicembre 2004. Successivamente sono stati approvati dal Consiglio i piani di azione per il Libano (17 ottobre 2006) e per Armenia, Azerbaigian e Georgia (21 novembre 2006). Sono ancora in corso i lavori congiunti per allestire il piano d’azione per l’Egitto.
In tale contesto, tra le iniziative strategiche del programma figura la presentazione di:
· relazioni sui progressi compiuti nell’attuazione dei piani d’azione dai paesi partner interessati;
· una comunicazione sulla politica europea di vicinato. Come indicato nel programma, dopo un dibattito con il Consiglio, il Parlamento europeo e le altre parti interessate, compresi i paesi partner, nel primo semestre del 2007 la Commissione avanzerà proposte specifiche volte a rafforzare la PEV attraverso l’approfondimento dell’integrazione economica e commerciale, l’aumento della mobilità nell’Unione europea per i cittadini dei paesi interessati dalla PEV; l’istituzione di un fondo di investimento per la politica di vicinato;
· una comunicazione sulla cooperazione nel mar Nero, contenente proposte volte a rafforzare la presenza dell’Unione europea nell’area, interessando anche partner regionali come la Russia e la Turchia, in modo da apportare un contributo fondamentale alla stabilità e sicurezza della regione.
Come preannunciato nel programma per il 2006, il 4 dicembre scorso la Commissione ha presentato una comunicazione sul rafforzamento della politica europea di vicinato (COM(2006)726). La nuova comunicazione intende accrescere l'impatto di questa politica proponendo diversi modi in cui l'UE può aiutare i partner favorevoli alle riforme a rendere questo processo più rapido e più efficiente, offrendo contemporaneamente incentivi per convincere quelli che sono ancora indecisi. Le nuove proposte sono corredate di relazioni sui progressi registrati nei paesi in cui l'attuazione dei piani d'azione è iniziata nel 2005.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo. Il Consiglio affari generali e relazioni esterne dell’11 dicembre 2006, nel felicitarsi per la presentazione della comunicazione, si è prefisso di approfondirne l’esame e di studiare le future proposte della Commissione e ha invitato le prossime Presidenze a fare progressi nel rafforzamento della politica di vicinato. La Presidenza tedesca è altresì invitata a presentare una relazione sull’andamento dei lavori per giugno 2007.
La risoluzione Gozi ed altri, n. 6-00001, impegna il Governo ad assicurare l’ulteriore sviluppo della politica europea di vicinato che deve diventare uno degli assi strategici dell’azione esterna dell’Europa, in particolare nel Mediterraneo e nel Medio oriente, per sviluppare una cooperazione politica, economica, sociale e culturale volta alla promozione della democrazia e dei diritti umani e alla soluzione di tutti i conflitti aperti.
Tra le iniziative prioritarie indicate dalla Commissione nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, sono incluse:
· una comunicazione sulle aliquote IVA diverse da quelle standard nella quale la Commissione intende utilizzare i risultati dello studio di un apposito gruppo di riflessione concernenti:
- la valutazione del regime attuale, con particolare riferimento all’impatto delle aliquote vigenti, in termini di creazione di posti di lavoro e crescita economica;
- la discussione sulla necessità e/o la possibilità di nuove proposte in merito alle aliquote ridotte dell’IVA.
L’obiettivo da raggiungere è quello di conseguire una maggiore coerenza nell’applicazione delle aliquote IVA nell’UE e contribuire al corretto funzionamento del mercato interno, eliminando l’incertezza per le aziende e i cittadini determinata dalle forti divergenze esistenti.
· una proposta di direttiva per la modernizzazione delle norme sull’IVA riguardanti i servizi finanziari, comprese le assicurazioni. Secondo la Commissione:
- il quadro giuridico e normativo generale in cui operano i mercati e gli operatori finanziari non è più al passo con l’evoluzione dei mercati stessi e deve pertanto essere rinnovato;
- le istituzioni finanziarie non possono di conseguenza raffinare le proprie strutture economiche e giuridiche per aumentare la propria competitività;
La proposta contribuirebbe alla realizzazione del programma di semplificazionedella Commissione.
Il 29 ottobre 2004 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte (COM(2004)728) relativo alla semplificazione e all’ammodernamento del sistema IVA che comprende:
· una proposta di modifica della direttiva 77/388/CEE (“Sesta direttiva IVA”) con lo scopo di semplificare gli obblighi IVA;
· una proposta di direttiva che disciplina il rimborso dell’IVA per i soggetti di imposta che risiedono in un altro Stato membro;
· una proposta di modifica del regolamento (CE) 1798/2003, allo scopo di introdurre modalità di cooperazione tra le amministrazioni finanziarie nazionali.
Lo scopo principale del pacchetto di proposte è quello di alleggerire l’onere amministrativo a carico dei soggetti che, in ragione della propria attività economica, devono assolvere gli obblighi IVA in un Paese diverso da quello nel quale risiedono. A tal fine, la Commissione individua sei misure:
· l’introduzione di uno “sportello unico” per i soggetti di imposta non residenti;
· la modernizzazione della procedura di rimborso IVA;
· l’armonizzazione della gamma di beni e servizi per i quali gli Stati membri possono limitare il diritto alla deduzione dell’imposta;
· l’estensione del meccanismo del c.d. reverse charge, in base al quale l’imposta deve essere assolta dal cliente, se soggetto IVA nello Stato in cui avviene la transazione, anziché dal prestatore del servizio o dal cedente;
· una revisione della disciplina speciale per le piccole e medie imprese, per le quali la normativa vigente prevede numerose e specifiche deroghe;
· una semplificazione della disciplina sulle vendite a distanza.
Il pacchetto di proposte è stato esaminato dal Parlamento europeo che ha espresso il proprio parere il 7 settembre 2005 nell’ambito della procedura di consultazione.
Il 28 novembre 2006 il Consiglio, nel prendere atto dei progressi finora conseguiti nella discussione del pacchetto, lo ha definito una questione prioritaria e ha deciso di proseguire il lavoro sulle proposte in vista dell’adozione di un compromesso globale entro il mese di giugno 2007, tenendo conto anche degli aspetti relativi alla lotta alla frode fiscale.
Nella stessa data il Consiglio ha adottato conclusioni sulla lotta alla frode fiscale nelle quali si sottolinea l’importanza di adottare tutte le misure necessarie per combattere l’elusione fiscale, in particolare nell’area della tassazione indiretta, tenendo conto della comunicazione sulla necessità di sviluppare una strategia coordinata al fine di migliorare la lotta alle frodi fiscali (COM(2006)254), presentata dalla Commissione il 31 maggio 2006.
La comunicazione, sottolineando la carenza di stime sull’ammontare delle imposte non percepite a causa della frode fiscale, mira a facilitare la cooperazione tra gli Stati membri per garantire il funzionamento regolare del mercato interno e la tutela degli interessi finanziari della Comunità e punta a lanciare un dibattito tra le parti interessate nel quadro di una strategia antifrode a livello europeo.
Il 20 luglio 2005 la Commissione ha presentato una proposta modificata di direttiva sul luogo delle prestazioni di servizi (COM(2005)334), che a differenza della proposta originaria (COM(2003)822), riguarda non soltanto i soggetti passivi ma anche i soggetti non passivi, stabilendo che il luogo di tassazione è quello di destinazione del servizio anziché, come previsto attualmente, quello del prestatore.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata il 16 maggio 2006 dal Parlamento europeo che ha proposto alcuni emendamenti. Il Consiglio ha esaminato la proposta il 7 giugno 2006, decidendo di continuare i lavori allo scopo di giungere ad un accordo politico sull’atto finale in una successiva riunione.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005,impegna il Governo a favorire una rapida approvazione delle proposte legislative relative al regime IVA delle imprese per quanto riguarda il luogo di prestazione dei servizi ai fini del pagamento dell'IVA e la semplificazione degli obblighi transfrontalieri, in modo da creare uno sportello unico che semplifichi registrazione e dichiarazione IVA.
Il programma include tra le iniziative di semplificazione, oltre alla citata proposta sulla modernizzazione dell’IVA, anche la revisione, tramite rifusione, della direttiva 92/12/CEE, relativa al regime generale, alla detenzione, alla circolazione ed ai controlli dei prodotti soggetti ad accisa (cioè gli oli minerali, l'alcole e le bevande alcoliche e i tabacchi lavorati). La Commissione intende, in particolare, modernizzare le norme e informatizzare le procedure tramite:
- la semplificazione delle disposizioni della direttiva in questione, ove possibile;
- l’inserimento nella direttiva di modifiche e integrazioni derivanti dalle “sentenze” della Corte di giustizia e dagli orientamenti del comitato sulle accise (istituito dall’articolo 24 della direttiva 92/12/CE);
- l’informatizzazione dei movimenti e dei controlli dei prodotti soggetti ad accisa, nel quadro della sospensione delle accise stesse (progetto EMCS) .
La Commissione ha svolto una consultazione, conclusasi il 30 settembre 2006, sulle aliquote delle accise sul diesel venduto sul mercato. La consultazione si è svolta sulla base di un documento che descrive la situazione fiscale attuale negli Stati membri e indica talune soluzioni possibili, al fine di un’eventuale riduzione delle disparità esistenti. I risultati della consultazione serviranno per l’elaborazione, all’inizio del 2007, di una relazione da parte della Commissione.
Nel documento di consultazione la Commissione sottolinea che le aliquote di accisa prelevate per 1.000 litri di carburante variano da 302 a 782 euro a seconda degli Stati membri. Le possibilità prospettate dalla Commissione a fronte di questa situazione sono:
· lasciare la situazione invariata;
· proporre un’armonizzazione graduale delle accise sul gasolio venduto sul mercato, con la fissazione nel 2018 di un’aliquota unica per 1.000 litri di carburante;
· armonizzare le aliquote di accisa nazionali all’interno di una fascia di fluttuazione la cui ampiezza sarebbe via via ridotta per tappe fino a raggiungere i 100 euro nel 2010.
Il 30 giugno 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione dal titolo “Riesame delle deroghe di cui agli allegati II e III della direttiva 2003/96/CE” che ristruttura il quadro comunitario in materia di energia elettrica ed elettricità(COM(2006)342).
La Commissione ricorda che gli allegati II e III della citata direttiva contengono deroghe che autorizzano gli Stati membri ad applicare aliquote d’imposta ridotte o esenzioni dall'imposizione dei prodotti energetici per vari prodotti e fini. Alcune deroghe sono già scadute e altre scadranno il 31 dicembre 2006.
Secondo la Commissione, per le deroghe corrispondenti a obiettivi non presi in considerazione dalle disposizioni generali della direttiva, la comunicazione costituisce uno degli elementi del contesto nel quale gli Stati membri dovrebbero valutare la loro posizione, in vista dello scadere delle deroghe. Se i singoli Stati membri dovessero ritenere di avere ancora bisogno di una deroga dalla direttiva per considerazioni politiche specifiche, possono presentare una richiesta alla Commissione a norma dell'articolo 19 della direttiva in questione. Tali richieste saranno valutate in base ai loro meriti, tenendo conto in particolare del corretto funzionamento del mercato interno, della necessità di garantire una concorrenza leale e delle politiche comunitarie in materia di ambiente, sanità, energia e trasporti.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio.
Con una comunicazione (COM(2006)157) presentata il 5 aprile 2006, la Commissione ha dato conto dello stato dei lavori del gruppo di esperti istituito nel 2004 ai fini dell’elaborazione di proposte legislative in materia di base imponibile comune consolidata per le società. In particolare, la Commissione ha preannunciato la presentazione, entro il 2008, di una proposta legislativa che dovrebbe definire un nucleo di regole comuni per determinare il reddito imponibile delle imprese che svolgono la loro attività in vari paesi dell’Unione, ferma restando la sovranità degli Stati membri di fissare autonomamente le aliquote d’imposta.
Il documento è stato trasmesso al Parlamento europeo e al Consiglio che, nella riunione del 7 giugno 2006, ne ha preso atto procedendo ad uno scambio di opinioni.
Il 13 dicembre 2005 il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione sul regime fiscale delle imprese nell’Unione europea: una base imponibile comune consolidata per le società (2005/2120(INI)), in cui si constatava che le imprese europee sarebbero intralciate da ostacoli fiscali, da doppia imposizione, da elevati costi quando investono o operano in un altro Stato membro.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005,impegna il Governo a sostenere le iniziative avviate dalla Commissione europea in vista dell'elaborazione di una proposta legislativa volta a definire una base imponibile comune consolidata per le società che svolgono la foro attività in vari paesi dell'Unione, al fine di attenuare il fenomeno della concorrenza fiscale dannosa.
Fra le iniziative di semplificazione indicate dalla Commissione, rientra la rifusione delle regole di origine (basate sul codice doganale comunitario), anche al fine di introdurre nuove regole che possano determinare la posizione dell’UE nei negoziati sul Sistema di Preferenze Generalizzato[92] (SPG) e nel contesto dei nuovi accordi di partenariato economico coi paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico).
Il 30 novembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un codice comunitario doganale (codice aggiornato) (COM)(2005)608).
Secondo la Commissione l’aggiornamento del codice doganale, mediante la razionalizzazione dei regimi e delle procedure doganali, l'adeguamento delle norme in funzione di standard comuni per i sistemi informatici, consentirà di:
– attuare l'iniziativa e-Government nel settore delle dogane;
– realizzare "una migliore regolamentazione", rendendo le norme meno complesse e meglio strutturate e raggruppando vari regolamenti;
– accrescere la competitività delle imprese operanti nella la Comunità, favorendo in tal modo la crescita economica;
– aumentare la sicurezza alle frontiere esterne, una volta che saranno stati introdotti standard comuni (in particolare per l'analisi dei rischi) gestiti mediante un quadro informatico comune;
– ridurre i rischi di frode;
– contribuire ad una migliore coerenza con altre politiche comunitarie quali quelle in materia di fiscalità indiretta, agricoltura, commercio, ambiente, salute e tutela dei consumatori;
– garantire un efficace processo decisionale per l'adozione di disposizioni di applicazione, linee guida e note esplicative e far sì che la Commissione possa richiedere a un'amministrazione nazionale il ritiro di una decisione.
La Commissione ritiene che per conseguire modifiche di tale portata non si può continuare a modificare l'attuale codice doganale, ma occorre effettuarne una revisione completa, mediante la sostituzione con un codice doganale comunitario aggiornato.
La proposta è stata esaminata in prima lettura secondo la procedura di codecisione dal Parlamento europeo che l’11 dicembre ha approvato alcuni emendamenti. Il 4 dicembre il Consiglio competitività ha svolto una prima discussione sulla proposta al fine di definire orientamenti per il proseguimento dell’esame.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, la Commissione non ha fornito alcuna indicazione in materia di politica forestale.
Si ricorda che il 15 giugno 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa ad un piano d’azione 2007-2011 dell’UE per le foreste (COM(2006)302). Tale piano è articolato in una serie di azioni chiave che la Commissione propone siano attuate di concerto con gli Stati membri e una serie ulteriore di azioni realizzabili dagli Stati membri in funzione delle specifiche realtà e priorità nazionali, ricorrendo sia a strumenti comunitari che a strumenti nazionali.
Sulla comunicazione il Consiglio ha approvato conclusioni il 24 ottobre 2006.
Il programma legislativo e di lavoro per il 2007 richiama l’attenzione sulla strategia di Lisbona rinnovata[94] ai fini della modernizzazione dell’economia europea, e sottolinea che con la presentazione dei programmi nazionali di riforma - a ottobre 2005 – la strategia è entrata in una nuova fase caratterizzata dall’impegno comune a proseguire il programma di riforma, nell’ambito del quale l’azione dell’UE completa gli sforzi fatti ai livelli nazionale, regionale e locale.
Sulla base delle linee direttrici integrate per la crescita e l’occupazione – approvate dal Consiglio europeo di giugno 2005 - gli Stati membri hanno presentato, a ottobre 2005, programmi nazionali di riforma. Il 14 ottobre 2005 il Governo italiano ha adottato il programma nazionale di riforma, “Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione” (PICO), nel quale sono indicate le misure e gli interventi programmabili per perseguire gli obiettivi di crescita e sviluppo fissati dalla strategia di Lisbona.
Come complemento dei programmi nazionali di riforma, a luglio 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione sul programma comunitario di Lisbona 2005-2008[95], comprendente le azioni da intraprendere a livello comunitario a favore della crescita e dell’occupazione. I progressi compiuti, sia in ambito nazionale sia in quello comunitario, vengono monitorati nel quadro di un’unica relazione annuale dell’Unione europea sullo stato di avanzamento.
A ottobre 2006 la Commissione ha presentato il primo rapporto intermedio sull’attuazione del programma comunitario di Lisbona, che evidenzia i progressi compiuti nei seguenti settori: conoscenza e innovazione; rendere l’Europa più attraente per gli investimenti e il lavoro; posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. Parallelamente a tale rapporto, gli Stati membri hanno presentato i rapporti nazionali intermedi, concernenti i loro settori di responsabilità (quello italiano è stato presentato il 19 ottobre).
Il 28 novembre 2006 il Consiglio ECOFIN ha adottato conclusioni sull’attuazione dei programmi nazionali di riforma 2005-2008, sulla scorta della relazione predisposta dal Comitato di politica economica, che si riferisce a quattro settori di riforma: innovazione; mercati del lavoro; energia e migliore regolamentazione. In particolare, il Consiglio osserva che tutti gli Stati membri stanno compiendo progressi nell’attuazione dei rispettivi programmi, malgrado le loro differenti performance. Pone l’accento sullo sviluppo delle politiche di innovazione, elemento chiave di tutti i programmi nazionali; sottolinea che l’aumento dell’occupazione rimane la massima priorità per l’Europa; rileva che l’EU è lontana dalla realizzazione di un mercato interno totalmente integrato ed efficace del gas e dell’elettricità. Il Consiglio, infine, sottolinea l’importanza di riforme strutturate e continuative per un funzionamento più flessibile dell’Unione economica e monetaria e per cogliere pienamente i benefici derivanti dall’uso della moneta unica.
La Commissione ha presentato, il 12 dicembre 2006, la relazione annuale sui progressi nell’attuazione della strategia di Lisbona rinnovata, che costituisce una delle priorità del suo programma.
La relazione – che si basa sui rapporti nazionali di attuazione presentati dagli Stati membri nell’autunno 2006 e sul riesame, compiuto dalla stessa Commissione, dell’andamento delle riforme a livello di UE nel contesto del programma comunitario di Lisbona – presenta un quadro più positivo rispetto agli ultimi anni poiché le riforme iniziano a dare frutti. Ribadisce tuttavia che le riforme sono ancora in fase iniziale e che dovranno essere realizzate pienamente se si vuole avere un impatto economico duraturo. La relazione attira l’attenzione sull’interdipendenza tra le economie dell’UE e sul fatto che la prosperità in una di esse contribuisce a creare prosperità in tutte le altre, il che comporta che gli Stati membri che procedono più lentamente sulla via della riforma devono recuperare il ritardo e raggiungere il gruppo di punta a vantaggio di tutti. Pur riconoscendo i progressi compiuti in materia di miglior regolamentazione, ambiente più favorevole alle aziende, ricerca, sviluppo e innovazione, la relazione sottolinea, in particolare: necessità di un rafforzamento della sostenibilità finanziaria e risanamento delle finanze nel medio-lungo termine; necessità di aumentare la competitività di molti mercati, soprattutto quelli dei servizi in rete, compreso quello energetico; la necessità di tradurre pienamente in azione l’approccio di “flessicurezza” alla riforma del mercato del lavoro;
La relazione, che sarà presentata al Consiglio europeo di primavera del marzo 2007, invita il Consiglio ad adottare formalmente raccomandazioni specifiche per paese volte ad indirizzare le iniziative di riforma degli Stati membri.
Secondo l’analisi della Commissione europea, l’attuazione del programma di riforma per la crescita e l’occupazione varato dall’Italia ha registrato finora progressi considerevoli. Tra i punti di forza della riforma italiana, la Commissione individua: i provvedimenti volti a potenziare la competitività delle libere professioni e di altri servizi; gli sforzi per un impiego più esteso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; le misure per un maggior coordinamento degli interventi intesi a migliorare il clima commerciale.
La Commissione raccomanda all’Italia: di perseguire una politica rigorosa di risanamento fiscale, in modo che il rapporto debito pubblico/PIL cominci a diminuire, e dare piena attuazione alle riforme pensionistiche, nell’intento di garantire la sostenibilità a lungo termine dei conti pubblici; di proseguire sulla strada delle riforme al fine di accrescere la competitività nei mercati dei prodotti e dei servizi; di ridurre le disparità regionali in termini di occupazione lottando contro il lavoro irregolare, potenziando i servizi per la prima infanzia e garantendo l’efficienza dei servizi per l’occupazione su tutto il territorio nazionale; di sviluppare una strategia globale di apprendimento continuo e migliorare la qualità dell’istruzione garantendone l’adeguatezza al mercato del lavoro.
Il programma per il 2007 preannuncia inoltre la presentazione di importanti iniziative di semplificazione nel settore del mercato del lavoro.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a valutare l’opportunità di integrare il PICO con le nuove priorità identificate dal Consiglio europeo del marzo 2006: migliorare, attraverso l’innovazione di prodotto e di processo, il potenziale competitivo delle imprese, investire in conoscenza ed innovazione, incrementare l’occupazione giovanile e femminile, creare una politica energetica, aumentare la competizione nell’industria e nei servizi; ad indicare, in particolare, gli strumenti e le risorse per assicurare il conseguimento entro il 2010 dell’obiettivo fondamentale di destinare almeno il 2,5 per cento del PIL alle spese per la ricerca; a promuovere il dibattito a livello di Unione europea sul futuro del modello sociale europeo, con particolare riferimento alle politiche per la protezione sociale e l’integrazione sociale e ai cambiamenti demografici; a coinvolgere in modo tempestivo e sistematico le Camere sia nella verifica dello stato di attuazione del PICO sia nella ridefinizione delle priorità politiche e delle relative azioni.
Il programma considera tra le priorità la presentazione, nel 2007 – decimo anniversario della strategia europea per l’occupazione[96] – della relazione annuale sull’occupazione in Europa, intesa ad esaminare l’evoluzione del mercato del lavoro.
Il 6 novembre 2006 la Commissione ha presentato la relazione “Occupazione in Europa 2006”, la quale evidenzia che la situazione occupazionale nell’UE ha continuato a migliorare nel 2005 nonostante un rallentamento temporaneo della crescita economica. Dalla relazione emerge tuttavia che l’UE resta al di sotto delle sue possibilità a livello sia di occupazione sia di crescita della produttività rispetto agli obiettivi prefissi. La Commissione sottolinea, pertanto, la necessità di raddoppiare gli sforzi per attuare una vasta gamma di riforme.
Il programma richiama l’attenzione sulla proposta di regolamento per l’istituzione di un Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione(COM (2006)91), presentata nel marzo 2006 nel contesto delle misure collegate alle prospettive finanziarie 2007-2013.
La proposta di regolamento è volta all’istituzione di un Fondo europeo mirato al reinserimento professionale dei lavoratori privati del loro impiego in seguito a modifiche strutturali importanti nel commercio mondiale.
Il 13 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha esaminato, nell’ambito della procedura di codecisione, la proposta approvando alcuni emendamenti concordati in via informale con il Consiglio. La proposta dovrebbe pertanto essere adottata definitivamente in prima lettura dal Consiglio e il Fondo potrebbe essere operativo dal 1° gennaio 2007.
Con la decisione 1672/2006 del 24 ottobre 2006 è stato istituito il programma comunitario per l’occupazione e la solidarietà sociale, PROGRESS, per il periodo 2007-2013. Il programma intende sostenere la realizzazione degli obiettivi dell’Unione europea nel campo dell’occupazione e degli affari sociali, contribuendo alla realizzazione della strategia di Lisbona in tali settori.
Il programma si articola in cinque sezioni corrispondenti a cinque grandi settori di attività:
· occupazione;
· protezione sociale e inclusione;
· condizioni di lavoro;
· lotta contro la discriminazione e la diversità;
· pari opportunità.
La Commissione ha presentato, il 22 settembre 2004, una proposta di direttiva che modifica la direttiva 2003/88/CE concernente taluni aspetti dell’orario di lavoro (COM(2004)607).
La proposta mira essenzialmente:
- la possibilità e le condizioni di deroga al periodo di riferimento per applicare la durata massima settimanale dell’orario di lavoro;
- la possibilità e le condizioni di deroga alla durata massima settimanale del lavoro se il lavoratore lo desidera (disposizione di “opt-out”).
Dopo la prima lettura del Parlamento europeo, nell’ambito della procedura di codecisione, l’11 maggio 2005, la Commissione ha presentato, il 31 maggio 2005, una proposta modificata (COM(2005)246). Il Consiglio ha ripetutamente cercato di raggiungere l’accordo politico sulla proposta in prima lettura: da ultimo, in occasione del Consiglio occupazione del 7 novembre 2006, si sono tenute ampie discussioni sulla proposta, in base ai testi di compromesso presentati dalla Presidenza e dalle delegazioni, concernenti, in particolare, la controversa questione dell’opt-out. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti nell’individuare possibili elementi di accordo, la diversità di situazioni del mercato del lavoro e di opinioni degli Stati membri sull’eventuale necessità di mantenere l’opt-out, ha reso impossibile raggiungere un accordo politico.
Il 6 novembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alla tutela dei lavoratori subordinati in caso d’insolvenza del datore di lavoro (COM(2006) 657), volta a codificare la direttiva 80/987/CEE relativa alla tutela dei lavoratori subordinati in caso d’insolvenza del datore di lavoro.
La proposta verrà esaminata secondo la procedura di codecisione.
Con la comunicazione del 22 marzo 2006 “Il partenariato per la crescita e l’occupazione: fare dell’Europa un polo di eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese” (COM(2006)136), la Commissione ha annunciato il suo sostegno al varo di un’Alleanza europea per la responsabilità sociale delle imprese”, al fine di mobilitare le risorse e le capacità delle imprese europee di fare dell’Europa un polo di eccellenza in materia di RSI.
La comunicazione specifica che l’alleanza, aperta alle imprese europee di tutte le dimensioni, costituisce un quadro politico per le iniziative nuove o esistenti in materia di RSI delle grandi imprese, delle piccole e medie imprese e delle parti interessate, un processo politico destinato a promuovere l’idea della RSI nelle imprese europee. La presentazione dell’Alleanza da parte della Commissione è il frutto di un dibattito politico, consultazioni e dialogo, le cui tappe principali sono state il Libro verde nel 2001, una comunicazione nel 2002 e l’istituzione di un forum multilaterale europeo sulla RSI.
La Commissione ha presentato, il 24 maggio 2006, una comunicazione per sostenere le azioni e migliorare la coerenza delle politiche a favore del lavoro dignitoso (COM(2006) 249).
La comunicazione sottolinea che il lavoro dignitoso può aiutare i paesi in via di sviluppo a lottare contro la povertà; può altresì aiutare i paesi sviluppati a migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita e ad applicare politiche adeguate in una fase in cui la globalizzazione, i progressi tecnologici e l’evoluzione demografica provocano profondi cambiamenti.
Il Consiglio ha adottato, durante la sessione del 30 novembre-1°dicembre 2006, conclusioni sulla comunicazione nelle quali, in particolare: sottolinea che la promozione di un lavoro dignitoso ovunque nel mondo costituisce una delle principali leve per favorire lo sviluppo, l’eliminazione della povertà e la coesione sociale; sottolinea l’importanza di sostenere l’integrazione dell’occupazione e del lavoro dignitoso nelle strategie nazionali e regionali di riduzione della povertà e nelle altre strategie di sviluppo compreso il microcredito, il commercio equo e solidale, la protezione sociale e una migliore gestione delle migrazioni e del loro potenziale in termine di sviluppo. Il Conisiglio si rallegra per il fatto che l’Unione europea cooperi maggiormente con le Nazioni Unite, l’Organizzazione internazionale del lavoro e le altre parti interessate, al fine di promuovere il lavoro dignitoso per tutti.
La Commissione include, tra le iniziative di semplificazione, la proposta di codificazione della direttiva 89/655/CEE e successive modifiche, delle direttive 95/63/CE e 2001/45/CE relative ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso delle attrezzature di lavoro, che è stata presentata il 3 novembre 2006 (COM(2006)652) e sarà esaminata secondo la procedura di codecisione.
La “flessicurezza” compare tra le priorità di comunicazione per il 2007 della Commissione. Il programma prospetta la presentazione di proposte intese ad incoraggiare l’adozione di princìpi comuni per la flessicurezza. Tra le iniziative strategiche, in particolare, la Commissione annuncia la presentazione di una comunicazione sui percorsi verso una maggiore flessicurezza, per ottenere migliori combinazioni di flessibilità e sicurezza, aiutando gli Stati membri ad adottare, entro la fine dell’anno, una serie di principi comuni. La Commissione intende porre in evidenza la situazione attuale relativa alla flessicurezza negli Stati membri e i possibili percorsi per rafforzarla.
Il Consiglio europeo di primavera 2006 ha invitato la Commissione, gli Stati membri e i partner sociali a esplorare nuove iniziative per rafforzare i principi comuni in materia di flessicurezza. Il 2 giugno 2006 il Consiglio occupazione ha approvato il contributo congiunto del Comitato per l’occupazione[98] e del Comitato per la protezione sociale[99] sulla flessicurezza che sottolinea l’importanza delle sinergie tra gli aspetti essenziali (flessibilità e sicurezza del mercato del lavoro) e la necessità di combinare la disponibilità di adeguati accordi contrattuali, di politiche attive del mercato del lavoro, di sistemi effettivi di apprendimento permanente e di moderni regimi di sicurezza sociale.
Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre invita ad un dibattito globale sulla flessicurezza per promuovere la flessibilità combinata con la sicurezza del posto di lavoro, ridurre la frammentazione e migliorare il funzionamento del mercato del lavoro. Il Consiglio europeo ha, pertanto, accolto con favore l’intenzione delle parti sociali europee di contribuire ai lavori in corso sulla flessicurezza prima del Consiglio europeo della primavera 2007.
Il programma pone l’accento sull’avvio di un nuovo ciclo del metodo aperto di coordinamento nel campo della protezione sociale.
Il 13 febbraio 2006 la Commissione ha presentato la relazione congiunta sulla protezione sociale e sull’inclusione sociale 2006 (COM(20056)62), poi esaminata dal Consiglio europeo di primavera 2006. La relazione si basa sui piani e gli orientamenti politici formulati dagli Stati membri nel 2005 riguardo ai tre grandi temi dell’inclusione sociale, delle pensioni e della salute e cure sanitarie di lunga durata, presentati nell’ambito del metodo aperto di coordinamento. Il documento della Commissione sottolinea la necessità di un’interazione efficace del metodo di coordinamento aperto con la strategia riveduta di Lisbona, affinché le politiche di protezione sociale e di inclusione sostengano quelle per la crescita e l’occupazione, e queste ultime rafforzino gli obiettivi sociali.
Il Consiglio europeo di primavera 2006 ha adottato un nuovo quadro per il processo di protezione e inclusione sociale, sulla base della comunicazione della Commissione “Lavorare insieme, lavorare meglio: un nuovo quadro per il coordinamento aperto delle politiche di protezione sociale e di integrazione nell’Unione europea” (COM(2005)706). In tale ambito sono stati adottati nuovi obiettivi comuni in materia di protezione sociale relativi a ciascuno dei tre assi di intervento: inclusione, pensioni, cure sanitarie e di lunga durata. Sulla base degli obiettivi individuati, gli Stati membri hanno presentato, nell’autunno 2006[100], i rapporti nazionali[101] sulle strategie per la protezione sociale e l’inclusione sociale nazionali.
Nel 2007 verrà adottata la relazione congiunta della Commissione e del Consiglio, basata sui rapporti nazionali relativi alle strategie per la protezione sociale e l’inclusione sociale. La relazione congiunta verrà presentata al Consiglio europeo di primavera.
Il 20 ottobre 2005 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva relativa al miglioramento delle condizioni di trasferibilità dei diritti alla pensione complementare (COM(2005) 507). La proposta mira ad agevolare la mobilità dei lavoratori eliminando gli ostacoli derivanti dai differenti ordinamenti nazionali in materia di regimi pensionistici complementari.
Gli obiettivi principali della proposta, sono:
· facilitare l’acquisizione dei diritti a pensione aziendale o professionale;
· garantire una tutela adeguata dei diritti in sospeso dei lavoratori in uscita;
· facilitare il trasferimento dei diritti a pensione acquisiti;
· assicurare che i lavoratori ricevano adeguate informazioni in caso di mobilità professionale.
Il Consiglio - che ha proceduto ad un primo esame generale della proposta il 1° giugno 2006 nell’ambito della procedura di codecisione – ha definito da ultimo, nella riunione del 30 novembre – 1° dicembre 2006, i principali punti di consenso e dissenso tra le delegazioni.
La Commissione ha presentato, il 12 ottobre 2006, una comunicazione sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nell’UE (COM(2006) 574), nella quale sottolinea che far fronte all’impatto finanziario dell’invecchiamento della popolazione è una grande sfida politica per l’intera Unione europea. La soluzione proposta consiste nel ridurre il debito pubblico, aumentare il tasso di occupazione e migliorare la produttività, portando avanti nel contempo la riforma dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sanitaria e delle cure di lunga durata. La comunicazione sottolinea che per l’Italia è necessario un risanamento del bilancio in tempi rapidi per garantire una riduzione costante dell’elevatissimo debito publico.
Il Consiglio ECOFIN ha approvato, il 7 novembre 2006, conclusioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche nelle quali rileva che, anche prima di prendere in considerazione l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, la posizione di bilancio iniziale in circa la metà degli Stati membri non è sufficientemente forte e contribuisce in sé ai rischi di finanze pubbliche insostenibili. Il Consiglio ritiene pertanto necessarie ulteriori riforme strutturali e/o di consolidamento di bilancio, e, in particolare: ridurre il debito a ritmo sostenuto; aumentare i tassi di occupazione e produttività; rivedere e, laddove appropriato, riformare i regimi di pensioni, sanità e assistenza di lunga durata. Il Consiglio ritiene inoltre che la Commissione dovrebbe elaborare una nuova relazione sulla sostenibilità nel 2009, quando saranno disponibili le nuove proiezioni comuni di spesa correlate all’invecchiamento.
Il programma sottolinea che l’aspetto sociale è al cuore del funzionamento dell’Europa. Considera tra le sue priorità fare il punto della situazione sociale nell’Unione, come richiesto dal Consiglio europeo del giugno 2006, insistendo sulle questioni attinenti all’accesso e alle opportunità, al fine di creare un nuovo consenso sui cambiamenti sociali che l’Europa deve affrontare.
Tra le priorità di comunicazione per il 2007 etra le iniziative strategiche il programma include la presentazione di un inventario della realtà sociale, ovvero di una relazione che esamini i diversi fattori che presiedono alle trasformazioni sociali nella società europea. Obiettivo di questa esplorazione della realtà sociale europea è quello di costruire un consenso nuovo attorno alle sfide sociali che si prospettano agli europei.
Tra le iniziative prioritarie, il programma include un esame intermedio dell’attuazione della sua agenda sociale, al fine di fare il punto sui progressi realizzati dall’UE per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità e le pari opportunità per tutti. Alla luce di questa valutazione, il programma preannuncia la presentazione di una nuova agenda per l’accesso e la solidarietà e, se necessario, segnerà una ridefinizione delle priorità per l’occupazione e il settore sociale e indicherà i modi di migliorare la governance e l’attuazione dell’agenda negli anni a venire.
La Commissione ha presentato il 9 febbraio 2005 la nuova Agenda per la politica sociale (2006-2010) (COM (2005) 33) per la modernizzazione del modello sociale europeo, nella quale presenta le azioni chiave relativamente all’occupazione, alle pari opportunità e all’inclusione.
Il programma considera fra le sue priorità e tra le iniziative strategiche la presentazione di una comunicazione su una strategia europea per i servizi sociali di interesse generale: in base a ulteriori consultazioni con gli Stati membri e le parti interessate, questa comunicazione di follow-up è intesa a stabilire i passi ulteriori da compiere per sviluppare un approccio più sistematico nell’applicazione del diritto e dei principi comunitari nel settore dei servizi sociali.
Il 26 aprile 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione sui servizi sociali d’interesse generale nell’Unione europea (COM(2006)177), che presenta un elenco delle caratteristiche specifiche di questi servizi. Obiettivo della comunicazione è avviare un processo di consultazione al fine di consentire alla Commissione di acquisire elementi per meglio tener conto delle specificità di questi servizi in fase di attuazione della legislazione comunitaria.
Il programma considera tra le iniziative prioritarie una strategia europea di e-inclusione (e-inclusion), utile a chiarire l’impegno della Commissione in favore della dimensione della società dell’informazione che riguarda i cittadini. L’intenzione è di proporre una strategia che metta in evidenza le nuove opportunità per le persone socialmente svantaggiate. Il programma della Commissione ricorda che nella dichiarazione dei ministri sull’e-inclusionemessa a giugno 2006 a Riga[102], gli Stati membri hanno invitato la Commissione a presentare nel 2007 un approccio coerente in materia nel quadro di i2010.
L’iniziativa i2010 della Commissione (COM(2005)229) è al centro della nuova strategia di Lisbona; essa affronta le principali sfide poste da una moderna società dell’informazione e intende promuovere un partenariato tra la Commissione, gli Stati membri e tutti i soggetti attivi pertinenti al fine di mettere l’economia digitale al servizio dell’Unione europea.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a valutare l’opportunità di sostenere lo sforzo della Commissione europea per sviluppare una nuova politica di comunicazione fondata sul diritto all’informazione e alla libertà di espressione, inclusione, diversità e partecipazione.
Il programma richiama l’attenzione sulla demografia, nel contesto dei settori sui cui è stato posto l’accento in occasione del Consiglio europeo informale di Hampton Court[103].
Si ricorda che, facendo seguito alla consultazione avviata sulla base del Libro verde[104] della Commissione del marzo 2005 sui cambiamenti demografici, il 12 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione sul futuro demografico dell’Europa (COM(2006)571)[105], nella quale sottolinea la capacità degli Stati membri di far fronte alle sfide dell’assottigliarsi della forza lavoro e dell’invecchiamento demografico.
La comunicazione definisce cinque nuovi ambiti d’azione concreta per aiutare gli Stati membri ad adeguare i loro contesti nazionali al cambiamento demografico:
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a promuovere il dibattito a livello di Unione europea sul futuro del modello sociale europeo, con particolare riferimento alle politiche per la protezione sociale e l’integrazione sociale e ai cambiamenti demografici.
Sulla base della comunicazione SEC (2006) 1245, la Commissione ha avviato, il 12 ottobre 2006, la prima fase di consultazione dei partner sociali europei (UNICE/ueapme, CEEP e CES) sulla conciliazione della vita professionale, privata e familiare, conformemente alla procedura prevista all’articolo 138 del Trattato CE[106].
La Commissione ritiene necessario intervenire ulteriormente in questo settore, al fine di rispondere alle sfide demografiche, elevare il livello di partecipazione quantitativa e qualitativa delle donne al mercato del lavoro, incitare gli uomini e le donne a condividere nello stesso modo le responsabilità verso le persone a carico. La comunicazione ribadisce che una migliore armonizzazione della vita professionale, privata e familiare è vantaggiosa non solo per quanto riguarda le pari opportunità ma anche sul piano economico, consentendo di contribuire a raccogliere la sfida della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.
La Commissione ha presentato, il 28 novembre 2005, la comunicazione “La situazione dei disabili nell’Unione europea allargata: il piano d’azione europeo 2006-2007” (COM(2005) 604), a conclusione dell’anno europeo dei disabili nell’Europa allargata.
Obiettivo principale della comunicazione è migliorare l’integrazione attiva dei disabili grazie alla definizione di una serie di obiettivi e azioni prioritari. Il Piano d’azione copre il periodo 2004-2010 in fasi successive; questa seconda fase si riferisce al periodo 2006-2007 e sarà centrata sull’inclusione attiva nell’ambito di quattro priorità:
La Commissione intende monitorare il seguito dell’attuazione delle azioni proposte grazie ad un dialogo continuo con tutte le parti in causa. La valutazione intermedia del piano d’azione sarà presentata nel 2008.
Il 30 novembre 2006, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla comunicazione, nella quale, fra l’altro:
Il 26 gennaio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione che istituisce un meccanismo comunitario di protezione civile (rifusione) (COM(2006)29).
Il meccanismo comunitario di protezione civile è stato istituito nell’ottobre 2001 – con decisione Euratom 2001/792/CE - come strumento operativo volto a potenziare la preparazione e l’attivazione di un intervento immediato della protezione civile in caso di calamità naturali o di disastri causati dall’uomo.
La proposta, da un lato, si ricollega alla citata decisione 2001/792/CE, che modifica nell’intento di conseguire una migliore cooperazione e un migliore coordinamento; dall’altro, si basa sulle idee esposte nella comunicazione “Migliorare il meccanismo comunitario di protezione civile” (COM(2005)137), adottata il 20 aprile 2005.
In questa comunicazione la Commissione aveva prospettato soluzioni per rafforzare il meccanismo comunitario di protezione civile e aumentare la complementarietà tra questo e altri strumenti cui fare ricorso per i vari tipi di eventi calamitosi all’interno e all’esterno dell’UE.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata il 24 ottobre 2006 dal Parlamento europeo che l’ha approvata con alcuni emendamenti, parzialmente accolti dalla Commissione.
Il 6 aprile 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce un Fondo di solidarietà per far fronte alle emergenze gravi destinato agli Stati membri o ai paesi impegnati nei negoziati di adesione con l’Unione europea (COM(2005)108).
Il progetto di Fondo di solidarietà è modellato sull’attuale Fondo di solidarietà dell’UE, ma amplia il suo campo d’intervento e ne migliora le modalità operative. Si potrà ricorrere al Fondo non solo in caso di situazioni di gravi crisi provocate da catastrofi naturali - come già ora - ma anche in caso di disastri industriali/tecnologici, emergenze sanitarie e atti di terrorismo. Il Fondo di solidarietà ha la forma di una riserva che viene attivata quando si verifica una grave calamità; la dotazione proposta per il periodo 2007-2013 è di 6,2 miliardi di euro.
La proposta, trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, è stata esaminata in prima lettura, nell’ambito della procedura di codecisione, il 18 maggio 2006. Il Parlamento europeo ha approvato la proposta con alcuni emendamenti parzialmente accolti dalla Commissione.
Nella stessa data la Commissione ha presentato, il 6 aprile 2005, una proposta di regolamento relativa a uno strumento di preparazione e reazione rapida (COM(2005)113), successivamente rinominata come proposta di decisione che istituisce uno strumento finanziario per la protezione civile.
La proposta definisce il futuro quadro giuridico per il finanziamento delle operazioni di protezione civile nel periodo di validità del quadro finanziario 2007-2013. Lo strumento sarebbe destinato a finanziare: le azioni di risposta e preparazione contemplate dal meccanismo comunitario di protezione civile; le azioni che rientrano attualmente nel programma d'azione comunitario a favore della protezione civile 1999-2006; nuovi settori quali il finanziamento di attrezzature e trasporto supplementari in azioni di risposta nell'ambito del meccanismo di protezione civile. Gli importi indicativi resi disponibili a titolo del quadro finanziario 2007-2013 ammontano annualmente a 17 milioni di euro per le azioni all'interno dell'UE e a 8 milioni di euro per le azioni nei paesi terzi.
La proposta, trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo, è stata esaminata da quest’ultimo il 14 marzo 2006 in lettura unica, nell’ambito della procedura di consultazione. Il Consiglio ha raggiunto l’accordo politico sulla proposta l’11 dicembre 2006.
Per il 2007 la Commissione intende dare seguito all’attuale programma di semplificazione[107], volto a ridurre gli oneri gravanti sugli operatori economici e sui cittadini. Esso comprendeva all’origine circa 100 iniziative, di cui oltre 20 sono già state realizzate. Nel corso del 2007 saranno presentate ulteriori iniziative di semplificazione in numerosi settori, in particolare per quanto riguarda la regolamentazione dei prodotti, la normativa agricola, la legislazione ambientale e del mercato del lavoro, nonché le statistiche.
Secondo quanto indicato nel programma per il 2007, la Commissione europea ha adottato il 14 novembre 2006 una comunicazione sulla revisione strategica delle iniziative sulla qualità della legislazione (COM(2006) 689), accompagnata da due documenti di lavoro dedicati, rispettivamente, allo stato di avanzamento della strategia per la semplificazione legislativa (COM(2006) 690) e alla riduzione dei costi amministrativi nell’Unione europea (COM(2006)691).
In tali documenti la Commissione propone una serie di iniziative, tra le quali in particolare:
Nel 2007 la Commissione intensificherà sensibilmente il lavoro volto a ridurre il volume dell’acquis e a migliorarne l’accessibilità e l’attuazione. La Commissione intende presentare circa 350 iniziative di codificazione da qui al 2008. Nel solo 2007, la Commissione presenterà circa 100 proposte di codificazione di atti del Consiglio e del Parlamento. Il Parlamento europeo ed il Consiglio sono invitati a far sì che le proposte di codificazione vengano adottate rapidamente.
La Commissione completerà nel 2007 l’esame delle proposte pendenti dinanzi al Parlamento europeo ed al Consiglio per valutare quali ritirare. Nel 2005-2006 un primo esame delle proposte presentate prima del 2004 aveva indotto la Commissione a ritirarne 68. Un analogo esame riguardante oltre 80 proposte risalenti al 2004 (presentate fino al 22 novembre 2004) ha permesso alla Commissione di annunciare il ritiro di altre 10 proposte pendenti.
La Commissione ha avviato nel 2006 un progetto pilota (che ha coinvolto Danimarca, Paesi Bassi e Repubblica ceca e Regno unito) per la riduzione dei costi amministrativi che i soggetti privati e pubblici sostengono, tra l’altro, per ottemperare all’obbligo giuridico di fornire informazioni sulle loro attività. Sulla base dei risultati dello studio pilota, la Commissione intende presentare nel 2007 un programma d’azione per ridurre i costi amministrativi, con il quale – in collaborazione con gli Stati membri – definire obiettivi comuni di riduzione dei costi al livello europeo, individuare i settori che si prestano maggiormente ad una rapida riduzione dei costi amministrativi e indicare le modalità con le quali conseguire tali obiettivi.
La Commissione europea ricorda che tutte le principali iniziative legislative contenute nel programma di lavoro saranno sottoposte a valutazione d’impatto. La Commissione preannuncia altresì che nei prossimi mesi entrerà in funzione un servizio specializzato, posto sotto l’autorità diretta del Presidente, cui verrà affidato un compito di sostegno e controllo qualitativo delle valutazioni di impatto della Commissione. Inoltre, nel 2007 il sistema di valutazione di impatto della Commissione sarà sottoposto ad un esame esterno, che potrebbe condurre alla revisione degli orientamenti della Commissione, per esempio al fine di promuovere il rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
La valutazione d’impatto è una nuova metodologia che la Commissione europea ha introdotto a partire dal 2002 e che mira ad un’analisi dell’impatto economico, ambientale e sociale di ogni nuova proposta legislativa per garantire in tal modo una ponderazione di tutti i suoi possibili effetti.
Il programma per il 2007 pone l’accento sulla proposta di decisione, presentata il 6 aprile 2005, relativa al settimo programma quadro di attività comunitarie nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico (2007-2013) (COM(2005)119), considerato strumento fondamentale ai fini dell’attuazione di uno degli obiettivi prioritari dell’UE: incrementare il potenziale di crescita economica e rafforzare la competitività europea investendo nella conoscenza, l’innovazione e il capitale umano.
Il 18 dicembre 2006 la decisione è stata definitivamente adottata.
Alla proposta di programma quadro fanno seguito le proposte concernenti i programmi specifici: “cooperazione”[108]; “idee[109]”; “persone[110]”; “capacità[111]” e le azioni dirette del Centro comune di ricerca[112], che sono state adottate il 19 dicembre 2006.
Tra le priorità di comunicazione per il 2007 rientrano la ricerca e l’innovazione, compresi l’Istituto europeo di tecnologia (IET) (Vedi capitolo “Istruzione formazione cultura”, paragrafo “Priorità della Commissione”) e il Consiglio europeo della ricerca (CER), la cui istituzione è prevista nell’ambito dell’attuazione del programma specifico “Idee”[113]. Il CER – che sarà composto da un consiglio scientifico, da ricercatori scientifici, ingegneri e studiosi di chiara fama, largamente rappresentativi di tutta la comunità scientifica europea, ed assistito da una specifica struttura esecutiva - nelle intenzioni della Commissione dovrebbe fornire mezzi finanziari adeguati e lavorare con estrema efficienza, garantendo un elevato livello di autonomia ed integrità e rispettando, nello stesso tempo, i requisiti in materia di responsabilità.
Tra le iniziative prioritarie rientra la presentazione di una comunicazione sullo spazio europeo della ricerca – nuovi orizzonti e ulteriori passi da compiere. La Commissione intende fare il punto sui progressi conseguiti in direzione dello spazio fin dal lancio nel 2000 e valutare successi e insuccessi, esplorare nuove idee e definire le nuove azioni concrete possibili. La Commissione intende presentare la comunicazione al Consiglio, al Parlamento e al pubblico affinché possano dibatterne, con l’obiettivo di avanzare proposte per iniziative concrete in una successiva comunicazione nel corso del 2008, nell’ambito della revisione delle prospettive finanziarie e in vista dell’ottavo programma quadro.
La Commissione ritiene necessario lo sviluppo della politica spaziale europea, volta a fornire un quadro di riferimento ai soggetti che usano e sviluppano tecnologie aerospaziali.
Tra le iniziative che la Commissione definisce strategiche, politicamente rilevanti e in fase di preparazione avanzata, rientra la comunicazione su una politica europea dello spazio, comprensiva di un programma spaziale europeo.
L’obiettivo generale sarà quello di stabilire una politica europea dello spazio coerente ed esaustiva che riguardi l’Ue e l’Agenzia spaziale europea (ESA), insieme alle politiche e attività degli Stati membri, in modo da far corrispondere la domanda degli utilizzatori con il potenziale strategico dei sistemi e delle tecnologie spaziali. Detta politica mirerà a sfruttare le tecnologie e i sistemi spaziali, per sostenere le politiche e gli obiettivi dell’Unione e farà da presupposto politico per il coordinamento da parte di tali organismi dei programmi esistenti, sotto l’ombrello di un Programma spaziale europeo.
Nelle iniziative prioritarie rientra una comunicazione sul riesame intermedio della strategia sulle scienze della vita e la biotecnologia. La Commissione intende sostenere il riesame con uno studio sulle sfide, le conseguenze e le opportunità della biotecnologia in Europa, che sarà prodotto dal Centro comune di ricerca (CCR) nell’aprile 2007.
Nel gennaio 2002 la Commissione ha adottato una strategia per l’Europa nel settore delle scienze della vita e della biotecnologia 2002-2010 (COM(2002) 27), comprendente orientamenti di politica generale ed un piano in trenta punti volto a tradurre la politica generale in azione. Il 30 settembre 2006 si è peraltro conclusa una consultazione sulla revisione a medio termine della strategia.
La Commissione ha presentato, il 12 ottobre 2005, la comunicazione “Potenziare la ricerca e l’innovazione – investire per la crescita e l’occupazione: una strategia comune (2005-2007)” (COM(2005)488). Il documento presenta un piano d’azione integrato innovazione/ricerca, che comprende azioni articolate in quattro assi principali di intervento:
- la ricerca e l’innovazione al centro delle politiche dell’UE;
- la ricerca e l’innovazione al centro dei finanziamenti dell’UE;
- la ricerca e l’innovazione al centro dell’attività economica;
- migliorare le politiche per la ricerca e l’innovazione.
Il Consiglio competitività, nelle sue conclusioni del 29 novembre 2005, ha accolto con favore l’approccio integrato proposto dalla Commissione.
Il 5 luglio 2006 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale, fra l’altro, sollecita gli Stati membri a creare per i cittadini e le imprese un mercato favorevole all’innovazione, con la garanzia di una regolamentazione, di norme, appalti pubblici e diritti di proprietà intellettuale migliori.
Il 22 novembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione sull’utilizzo efficace degli incentivi fiscali a favore della ricerca e dello sviluppo, al fine di stimolare gli investimenti in questo settore, rafforzare la creazione di occupazione e la crescitaeconomica in Europa.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a sostenere, anche alla luce delle conclusioni del Consiglio europeo del 15-16 giugno 2006, l’avvio da parte dell’Unione europea di progetti concreti anche nel settore della ricerca.
Il 18 dicembre 2006 è stata adottata la decisione relativa al Settimo programma quadro della comunità europea dell’energia atomica (Euratom) per le attività di ricerca, e formazione nel settore nucleare (2007-2011) (COM(2006)364).
Il programma Euratom si articola attorno a due programmi specifici: il primo verte sulle attività svolte dal Centro comune di ricerca nel settore dell’energia nucleare (COM(2005)444/2) e il secondo sulla ricerca sull'energia da fusione e sulla fissione nucleare e la radioprotezione (COM(2005)445/2)[114]. La dotazione finanziaria dovrebbe essere di 2700 milioni di EUR per cinque anni. Una parte cospicua del bilancio contribuirà al finanziamento del progetto internazionale ITER sull'energia da fusione.
Il 20 novembre 2006, a Parigi, sono stati firmati gli accordi per la realizzazione congiunta del Progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) che definiscono l’ambito giuridico e finanziario del programma per la costruzione di un reattore a fusione nucleare.
L’accordo è stato firmato dai ministri dei sette partner che partecipano al progetto: Unione europea[115], Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina, Corea del Sud e India.
Il progetto internazionale ITER è volto a dimostrare la fattibilità scientifica e tecnica dell’energia di fusione per usi pacifici, il cui elemento essenziale è costituito dalla costruzione di un reattore sperimentale di fusione termonucleare a Cadarache, nel sud della Francia. L’inizio dei lavori per la costruzione del reattore è fissato per il 2008 e dovrebbe concludersi entro i dieci anni successivi.
L’Italia partecipa al progetto attraverso tre enti di ricerca: l’Enea, il Cnr e l’Istituto di Fisica Nucleare (Infn).
L’8 marzo 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell’UE[116] (COM(2006)99). La proposta - accompagnata da un documento di lavoro sul calcolo, finanziamento e iscrizione in bilancio della correzione degli squilibri di bilancio a favore del Regno Unito - riprende il contenuto dell’accordo sul bilancio dell’UE definito dal Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005.
La proposta prevede i seguenti elementi qualificanti:
· il massimale (vale a dire il tetto massimo delle risorse proprie) è mantenuto all’1,31% del RNL per stanziamenti di impegno e dell’1,24% del RNL per stanziamenti di pagamento, come previsto per il periodo 2000-2006 dalla decisione vigente;
· sono confermate le risorse proprie vigenti: i diritti riscossi nel quadro della politica agricola comune e i dazi doganali (denominati "risorse proprie tradizionali", RPT); un'aliquota dello 0,30% (rispetto allo 0,75% applicato nel 2002-2003 e allo 0,50% nel 2004-2006 previsto dalla decisione vigente) applicata alla base imponibile dell'IVA ("risorsa IVA"); un'aliquota, da determinare secondo la procedura di bilancio tenuto conto di tutte le altre entrate, applicata alla somma dei prodotti nazionali lordi (PNL) di tutti gli Stati membri ("risorsa PNL"); le altre entrate dell’UE (ovvero le imposte pagate dai funzionari, le ammende inflitte dall'Unione alle imprese, gli interessi di mora, ecc.).
· sono introdotte correzioni soltanto a favore di alcuni tra i maggiori contribuenti netti al bilancio comunitario. In particolare per il periodo 2007-2013 l'aliquota di prelievo della risorsa IVA per la Germania è fissata allo 0,15%, per i Paesi Bassi e la Svezia allo 0,10, e per l’Austria allo 0,225%. Per il periodo 2007-2013 i Paesi Bassi beneficiano di una riduzione lorda del loro contributo annuale a titolo di risorsa RNL pari a 605 milioni di euro(nella
· proposta britannica del 14 dicembre erano 210 milioni). La Svezia beneficerà di una riduzione lorda del suo contributo annuale RNL pari a 150 milioni di euro.
· il meccanismo di correzione di bilancio per il Regno Unito[117] (cosiddetto “sconto britannico”) viene mantenuto, così come le riduzioni del contributo a tale meccanismo dovuto da Germania, Austria, Svezia e Paesi Bassi. Tuttavia, viene disposta una parziale modifica della base su cui è calcolata la correzione in modo tale che, a partire al più tardi dal 2013, il Regno Unito partecipi integralmente al finanziamento degli stanziamenti diretti ai 10 nuovi Paesi membri (e di eventuali ulteriori Stati aderenti), esclusa la spesa per il mercato e per i pagamenti diretti in agricoltura;
· si prevede che la Commissione europea proceda ad una revisione generale di tutti gli aspetti relativi non solo alle spese dell’UE, compresa la PAC, ma anche alle risorse proprie, inclusa la correzione per il Regno Unito. La Commissione europea è invitata a presentare tale revisione nel 2008/2009 affinché il Consiglio europeo possa prendere una decisione in merito.
Il 17 maggio 2006 Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea hanno raggiunto accordo finale sul quadro finanziario dell’UE per il 2007-2013 che, pur non contenendo disposizioni sulle risorse proprie, prevede una clausola generale di revisione del Bilancio e delle risorse proprie dell’Unione europea nel 2008/2009. In conformità della dichiarazione n. 3 sulla revisione del quadro finanziario allegata all'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006, laCommissione è infatti invitata a procedere a un riesame generale e approfondito di tutti gli aspetti relativi alle spese dell'UE, compresa la politica agricola comune, e alle risorse proprie, inclusa la correzione per il Regno Unito, e a presentarne i risultati nel 2008/2009. A tale riesame sarà associato il Parlamento europeo. La Commissione prende inoltre atto dell'intenzione del Parlamento europeo di chiedere una conferenza che coinvolga Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali per riesaminare il sistema delle risorse proprie ed a considerare l'esito di tale conferenza un contributo nel quadro del processo di consultazione volto alla revisione.
Il Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005 ha auspicato che il processo di ratifica da parte degli Stati membri della decisione sulle risorse proprie, una volta che questa sarà adottata, possa essere completato da tutti gli Stati membri per consentire l’entrata in vigore non oltre l’inizio del 2009 e introdurre le modifiche al sistema delle risorse proprie con efficacia dal 1° gennaio 2007, prevedendo, ove necessario la loro applicazione retroattiva.
Il Parlamento europeo ha espresso sulla proposta un parere favorevole il 4 luglio 2006, prospettando alcuni emendamenti al preambolo intesi, in particolare, a ribadire che nel quadro del riesame generale e approfondito che la Commissione dovrà presentare nel 2008/2009, si dovrà tener conto dei risultati del lavoro condotto congiuntamente dai Parlamenti nazionali e dal Parlamento europeo.
La proposta è all’esame del Consiglio, che la deve approvare all’unanimità. Una volta approvata definitivamente dal Consiglio, la decisione dovrà essere adottata dagli Stati membri in conformità alle rispettive norme costituzionali.
Secondo fonti informali, l’esame della proposta di decisione in seno al Consiglio sarebbe caratterizzato da alcune difficoltà, in ragione delle posizioni differenziate tra gli Stati membri su alcuni elementi essenziali.
Larisoluzione Gozi ed altri, n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo ad avviare immediatamente, in stretto contatto con il Parlamento, una riflessione che conduca alla definizione di una chiara posizione dell'Italia in vista della revisione dei termini sia quantitativi che qualitativi del bilancio dell'Unione, incrementando il bilancio europeo, e garantendo una maggiore qualità degli interventi, in coerenza con le linee strategiche fissate a Lisbona e con il rafforzamento della coesione sociale.
Il Parlamento europeo il 14 dicembre 2006 ha approvato definitivamente il bilancio dell’Unione europea per il 2007. Il Bilancio 2007 prevede stanziamenti di impegno per 126,5 miliardi di euro (con un aumento del 5% rispetto al 2006) pari all’1,08% del RNL dell’Unione europea a 27 Stati membri (inclusi Bulgaria e Romania che aderiranno a partire dal 1° gennaio 2007) e stanziamenti di pagamento per 115,5 miliardi di euro (con un aumento del 7.6% rispetto al 2006) pari allo 0.99 del RNL dell’Unione a 27 stati membri.
Il programma per il 2007 pone tra le priorità della Commissione la presentazione di una comunicazione su una strategia in materia di salute animale per il periodo 2007-2013, e la revisione della normativa sui sottoprodotti animali
Il programma inoltre evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro regolamentare sia capitale per l’azione della Commissione, che intende presentare per il settore zootecnico, la modifica della normativa relativa agli apparecchi elettrici utilizzati in medicina veterinaria, e la revisione della legislazione in materia di etichettatura dei mangimi.
Il 23 gennaio 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione (COM(2006)13) e un documento di lavoro (COM(2006)14) su un programma d’azione comunitario per la protezione e il benessere degli animali nel periodo 2006-2010. Tale programma riguarderà i vari settori d’azione e, tra gli altri, le attività volte a rivalutare il ruolo degli allevatori nella comunicazione verso i consumatori, sviluppando nuove strategie di marketing ed etichettatura per lo scambio di esperienze tra produttori e industria da un lato e pubblico dall’altro.
Su tali documenti il Parlamento europeo ha adottato due risoluzioni: la prima, sulla comunicazione, il 12 ottobre 2006; la seconda, sul documento di lavoro, il 13 ottobre 2006. Sulla comunicazione il Consiglio ha iniziato la discussione il 20 febbraio 2006.
La Commissione ha già presentato alcune proposte di semplificazione della normativa sulla salute di alcune specie animali. Si tratta, in particolare di:
· una proposta di decisione, del 20 giugno 2006, sui criteri comunitari applicabili alle azioni di eradicazione e sorveglianza di talune malattie animali (COM(2006)315. La proposta sostituisce gli atti normativi attualmente esistenti in materia, incorporandoli e preservandone appieno la sostanza e apportando unicamente le modifiche formali necessarie ai fini della codificazione.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio;
· una proposta di direttiva, dell’8 novembre 2006, che stabilisce norme minime per la protezione dei suini (COM(2006)669). La proposta sostituisce le varie direttive attualmente esistenti in materia, incorporandole e preservandone appieno la sostanza apportando unicamente le modifiche formali necessarie ai fini della codificazione.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio;
· una proposta di regolamento, del 16 novembre 2006, sulla produzione e commercializzazione di uova da cova e pulcini di volatili da cortile (COM(2006)694). La proposta sostituisce i vari regolamenti attualmente esistenti in materia, incorporandoli, preservandone appieno la sostanza e apportando unicamente le modifiche formali necessarie ai fini della codificazione.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
· una proposta di direttiva, del 1° dicembre 2006, relativa agli animali della specie bovina riproduttori di razza pura (COM(2006)749). La proposta sostituisce le varie direttive attualmente esistenti in materia, incorporandole e preservandone appieno la sostanza apportando unicamente le modifiche formali necessarie ai fini della codificazione.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 6 dicembre 2004 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento recante disposizioni per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili[118] (TSE)(COM(2004)775). La proposta è volta ad aggiornare la legislazione in materia, alla luce dei nuovi sviluppi delle conoscenze scientifiche ed a prolungare fino al 2007 le misure transitorie stabilite dal regolamento (CE) n. 999/2001 e prorogate dal regolamento (CE)1128/2003 fino al 30 giugno 2005.
La proposta della Commissione è stata suddivisa in due parti. La prima è confluita nel regolamento (CE) n. 932/2005) che proroga di due anni, fino al 1° luglio 2007, la validità delle misure transitorie in corso. La seconda parte, oggetto di un esame più approfondito da parte delle istituzioni europee, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 17 maggio 2006, nell’ambito della procedura di codecisione. Il Consiglio ha adottato una posizione comune il 23 novembre 2006.
Il 30 maggio 2005 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alla protezione dei polli allevati per la produzione di carne (COM(2005)221). La proposta è volta a stabilire norme specifiche per la protezione dei polli negli allevamenti dal momento che per tale comparto, che risulta essere il sistema di allevamento più intensivo all’interno dell’UE, si applicano al momento solo le norme vigenti per la protezione di tutti gli animali in genere negli allevamenti.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 14 febbraio 2006. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 18 luglio 2005.
Il 27 giugno 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione (COM(2006)340) relativa alla circolazione degli alimenti composti per animali.
La proposta è volta a modificare la direttiva 2002/2/CE in materia di circolazione dei mangimi composti per animali per ottemperare alla sentenza della Corte di giustizia del 6 dicembre 2005 che, a seguito di alcune domande di pronuncia pregiudiziale avanzate da vari Stati membri tra cui anche l’Italia, ha invalidato l’articolo 1, punto 1, lettera b), della direttiva in questione. Tale disposizione modificava la legislazione in materia prevedendo che i produttori di mangimi composti per animali indicassero, dietro richiesta del cliente, l’esatta composizione del mangime. Secondo la Corte tale obbligo eccede l’obiettivo di protezione della salute pubblica e, in quanto tale non è giustificato.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata il 12 dicembre 2006 dal Parlamento europeo, che ha approvato alcuni emendamenti. lio.
L’8 settembre 2006, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulla commercializzazione della carne ottenuta da bovini di età non superiore a dodici mesi (COM(2006)487), volta a stabilizzare le denominazioni di vendita che devono essere utilizzate in ognuno degli Stati membri per la vendita e ad imporre l’indicazione all’età al momento della macellazione degli animali.
La proposta, che segue la procedura di consultazione, verrà esaminata dal Parlamento europeo nella sessione del 24 gennaio 2007.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007, la Commissione sottolinea che la politica europea può esercitare una reale influenza aiutando i cittadini ad anticipare i cambiamenti e a reagire rapidamente ad una società in rapida mutazione. Perché tale politica sia efficace, occorre che sia aggiornata e perfettamente al corrente dei bisogni della società moderna. Tra gli aspetti fondamentali del benessere delle persone vi è la salute. Un libro bianco sulla strategia in materia di sanità enuncerà in quale maniera, a livello europeo, si può contribuire a migliorare la situazione e ad organizzare la politica sanitaria in Europa in modo da ottimizzare la sua efficacia nella lotta contro le pandemie, che costituisce una delle priorità della Commissione, e nelle sfide poste dal rafforzamento della promozione della salute.
Il programma individua alcune iniziative in materia di sanità, la cui presentazione nel 2007 è considerata strategica dalla Commissione:
· un libro bianco sulla nutrizione;
· una proposta legislativa su un quadro comunitario di servizi di salute sicuri ed efficaci;
· una comunicazione sulle donazioni e trapianti di organi.
Il programma evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro regolamentare sia di importanza capitale per l’azione della Commissione, che nel settore della sanità intende procedere alla revisione della normativa relativa agli apparecchi elettrici utilizzati nella medicina umana e veterinaria.
Il 6 aprile 2005 la Commissione europea ha presentato una comunicazione dal titolo “Migliorare la salute, la sicurezza e la fiducia dei cittadini: una strategia in materia di salute e di tutela dei consumatori” ed una proposta di decisione che istituisce il programma comunitario per la salute e la protezione dei consumatori per gli anni 2007-2013 (COM(2005)115). Rispetto al passato, l’iniziativa unifica i due settori di attività fino ad oggi separati e amplia i programmi attuali in materia di salute pubblica e tutela dei consumatori, individuando le azioni nei diversi settori di intervento previsti.
Il 16 marzo 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta di decisione, nell’ambito della procedura di codecisione, approvando diversi emendamenti tra cui alcuni che non corrispondono all’impostazione della Commissione sulla unificazione dei due settori.
Il 24 maggio 2006 la Commissione ha presentato due nuove proposte di decisione modificate.
Una proposta di decisione modificata (COM(2006)235) istituisce un programma di azione comunitaria in materia di protezione dei consumatori per il periodo di programmazione 2007-2013, con una dotazione di 156,8 milioni di euro.
L’altra proposta di decisione modificata (COM(2006)234) è relativa ad un programma d’azione per la salute per il periodo di programmazione 2007-2013, con una dotazione finanziaria di 365,6 milioni di euro. Tale proposta di decisione modificata contempla i seguenti tre grandi obiettivi, che adeguano la futura azione a favore della sanità agli obiettivi comunitari globali di prosperità, solidarietà e sicurezza:
· Migliorare la sicurezza sanitaria dei cittadini – Saranno compiuti interventi per proteggere i cittadini dalle minacce alla salute rafforzando la capacità a livello comunitario di far fronte a minacce di qualunque natura; in tale obiettivo rientreranno azioni relative alla sicurezza dei pazienti, agli infortuni ed incidenti nonché alla legislazione comunitaria relativa a sangue, tessuti e cellule;
· Promuovere la sanità al fine di favorire la prosperità e la solidarietà – Saranno compiuti interventi per favorire un invecchiamento sano e attivo e per il superamento delle disparità soprattutto nei nuovi Stati membri; saranno previsti interventi finalizzati alla promozione della cooperazione tra sistemi sanitari per questione transfrontaliere come la mobilità dei pazienti e dei professionisti della salute; saranno comprese azioni sui fattori determinanti per la salute quali l’alimentazione, l’alcool, il fumo e il consumo di droga così come la qualità dell’ambiente sociale e fisico;
· Generare e diffondere conoscenze sulla sanità – Saranno compiuti interventi finalizzati allo scambio di conoscenze e pratiche ottimali, soprattutto sulle questioni sottolineate dal Parlamento europeo nel suo parere del 16 marzo 2006, come gli aspetti legati al genere e alla salute dei bambini. Saranno inoltre previsti interventi volti a estendere un sistema comunitario di vigilanza sanitaria e a mettere a punto indicatori, strumenti e sistemi di divulgazione delle informazioni ai cittadini.
Il Consiglio ha raggiunto un accordo politico sulla posizione comune nella seduta del 30 novembre 2006.
Nella stessa data il Consiglio ha adottato conclusioni sull’integrazione delle questioni sanitarie in tutte le politiche con le quali invita la Commissione a definire un programma di lavoro concernente tale integrazione nonché a studiare e mettere in atto nuovi meccanismi di coordinamento volti alla presa in carico in maniera sistematica e strutturata degli aspetti legati alla salute nel processo decisionale di tutti i diversi settori ivi compresi i trattati internazionali.
Il 31 maggio 2006 si è conclusa una consultazione svolta dalla Commissione sul Libro verde “Migliorare la salute mentale dei cittadini. Verso una strategia sulla salute mentale per l’Unione europea” (COM (2005) 484). La consultazione era finalizzata all’avvio del dibattito tra le istituzioni europee, i governi, gli operatori sanitari, la società civile, le organizzazioni di pazienti e la comunità dei ricercatori. Il 5 dicembre 2006 la Commissione ha pubblicato i risultati del processo di consultazione; nel documento vengono riassunte le 234 risposte ricevute dalla Commissione , la maggior parte delle quali a favore del libro verde e all’elaborazione di una strategia in materia di salute mentale.
Secondo la Commissione, i problemi posti dalle varie forme di malattia mentale – dallo stato di tensione ai disordini clinici – rappresentano una delle maggiori sfide per la gestione della sanità pubblica. La malattia mentale ha inoltre altre gravi implicazioni, tra le quali la Commissione segnala:
· una perdita di qualità della vita per le persone affette, nonché per parenti e amici;
· un costo economico pari al 3-4 per cento del prodotto interno dell’UE per aumento delle spese pubbliche, assenteismo, prepensionamenti;
· problemi sociali ed etici, causati dall’esclusione delle persone malate nonché dalle discriminazioni e dalla lesione dei diritti fondamentali e della dignità delle persone.
Sulla base di tali premesse, la Commissione sottolinea la rilevanza della salute mentale per il raggiungimento di alcuni degli obiettivi strategici dell’Unione (quali prosperità, solidarietà, giustizia sociale e qualità della vita dei cittadini), e propone che la strategia dell’UE sia incentrata sulle seguenti priorità:
· promozione della salute mentale di tutti, favorendo stili di vita salutari, progettando politiche amichevoli in materia di salute mentale, modellando ambienti di vita favorevoli alla salute mentale, in particolar modo a scuola e sul luogo di lavoro;
· lotta alle patologie mentali attraverso interventi preventivi, puntando a ridurre l’incidenza dei suicidi, a prevenire la depressione, a ridurre i disturbi connessi all’uso di sostanze psicoattive, fornendo sostegno ai gruppi vulnerabili e affrontando le disuguaglianze delle condizioni mentali delle popolazioni;
· miglioramento della qualità della vita delle persone affette da malattie psichiche o handicap, promuovendo l’inclusione sociale e la tutela dei loro diritti e della loro dignità (deistituzionalizzazione dei servizi psichiatrici, sostituzione degli istituti con strutture alternative a livello locale, formazione dei pazienti, delle famiglie e del personale ai fini di una partecipazione attiva mediante strategie di responsabilizzazione);
· miglioramento delle informazioni e delle conoscenze sulla salute mentale, armonizzando gli indicatori nazionali e comunitari per disporre di un insieme di dati comparabili a livello di Unione europea, e sostenendo una ricerca di alta qualità sulla salute mentale.
Sul Libro verde il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione il 6 settembre 2006.
Il 24 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento in materia di medicinali utilizzati in pediatria (COM(2006)640). La proposta è volta ad adeguare la normativa comunitaria in materia di medicinali utilizzati in pediatria in modo da conformarla alla decisione (CE) n. 2006/512 del 17 luglio 2006 sulle competenze di esecuzione conferite alla Commissione.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata dal Parlamento europeo il 14 dicembre 2006.
Si ricorda che il Consiglio ha adottato, il 23 ottobre 2006, un regolamento relativo ai medicinali per uso pediatrico volto ad aumentare la disponibilità nella Comunità di medicinali adeguatamente sperimentati e autorizzati per uso pediatrico, eliminando al tempo stesso gli ostacoli agli scambi intracomunitari di questi medicinali. Il regolamento è in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Il 16 novembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamentosui medicinali per terapie avanzate recante modifica della direttiva 2001/83/CE e del regolamento (CE) n. 726/2004 (COM (2005) 567) volta a riempire la lacuna normativa in materia di terapia cellulare somatica, terapia genica e ingegneria tessutale. Gli obiettivi principali dell’intervento consistono nel:
· garantire un elevato livello di protezione sanitaria per i pazienti europei trattati con prodotti per terapie avanzate;
· armonizzare l’accesso al mercato e migliorare il funzionamento del mercato interno istituendo un quadro normativo su misura ed esaustivo per l'autorizzazione, la supervisione e il controllo successivamente all'autorizzazione dei prodotti per terapie avanzate;
· stimolare la competitività delle imprese europee che operano in questo campo;
· garantire la sicurezza giuridica generale, pur consentendo una sufficiente flessibilità a livello tecnico, al fine di tenere il passo con l’evoluzione della scienza e della tecnologia.
La proposta prevede: una procedura centralizzata di autorizzazione all’immissione sul mercato, un nuovo comitato di esperti, requisiti rafforzati per la gestione del rischio, la rintracciabilità da donatore a paziente, la sicurezza e l’alta qualità scientifica delle terapie.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 15 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione sulla “Lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, per il periodo 2006-2009” (COM (2005) 654)[120] . La comunicazione si basa sui principi e sulle priorità individuate nel documento di lavoro della Commissione “Un approccio coordinato e integrato della lotta con l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini”, adottato nel 2004. La necessità di intensificare l’azione è confermata dai dati più recenti sull’epidemia diffusi dalla rete EuroHIV in occasione della giornata mondiale dell’AIDS il 1° dicembre 2005. La comunicazione si concentra su alcuni temi chiave: promozione del dialogo con i soggetti interessati quali pazienti, onge settore privato; incremento delle attività di prevenzione, soprattutto tra i giovani e i gruppi a rischio, perché contrariamente alle impressioni l’epidemia è in aumento; creazione di un sistema integrato di sorveglianza a copertura geografica totale, attraverso raccolta e trattamento dei dati; promozione dell’accesso ai servizi sanitari e alle terapie antiretrovirali; sostegno alle attività di ricerca, in particolare nelle aree di vaccini e microbicidi e nello sviluppo di terapie e strumenti diagnostici a costi sostenibili. L’iniziativa della Commissione è rivolta anche ai paesi vicini, tra i quali si segnalano la Federazione russa (dove l’epidemia è in crescita), Bielorussia, Moldova, Ucraina, Marocco e Giordania.
Sulla comunicazione il Consiglio ha iniziato la discussione il 2 giugno 2006. Il 6 luglio 2006 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sull’HIV/AIDS “Tempo di agire”.
Il 28 novembre 2005 la Commissione europea ha presentato una comunicazione sulla pianificazione della preparazione e degli interventi in caso di pandemia influenzale (COM (2005) 607), che aggiorna il piano d’azione predisposto nel marzo 2005. La comunicazione fornisce agli Stati membri una base per aggiornare e migliorare i loro piani nazionali. La capacità dell’Unione europea e degli Stati membri di rispondere in modo coordinato ad una pandemia influenzale è stato sperimentato nel corso di una simulazione svoltasi il 23 e 24 novembre 2005 sui cui esiti ha riferito il commissario europeo per la salute e la protezione del consumatore, Markos Kyprianou, in occasione del Consiglio del 9 dicembre 2005, evidenziando come vi siano aree che richiedono ulteriori sviluppi nella pianificazione della preparazione.
Sulla comunicazione il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione il 14 giugno 2006. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 9 dicembre 2005.
Il 28 novembre 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione sul potenziamento del coordinamento relativo alla pianificazione generale della capacità di intervento a livello europeo in materia di emergenze sanitarie (COM(2005)605). La strategia elaborata, a partire dalla quale gli Stati membri possono definire i loro piani nazionali, mette in evidenza i diversi aspetti giudicati rilevanti rispetto ai vari tipi di minacce per la salute, come una pandemia influenzale, la SARS, le minacce associate ad agenti biologici, chimici, fisici o radionucleari o ancore le minacce frutto di azioni deliberate, o accidentali o conseguenti a fenomeni naturali. Il documento sottolinea l’importanza di una visione comune sulla gestione di una reazione coordinata dell’UE di fronte ad una emergenza sanitaria e allo sviluppo di una rete di scambio di informazione.
Sulla comunicazione il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione il 14 giugno 2006. Il Consiglio ne ha iniziato la discussione il 9 dicembre 2005.
Il 26 settembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione sull’attuazione del regolamento sanitario internazionale (RSI) adottato dall’Organizzazione mondiale della sanità (COM(2006)552). IL RSI, che entrerà in vigore il 15 giugno 2007 ed avrà un’applicazione progressiva dal 2007 al 2016, costituisce uno strumento giuridico internazione che si prefigge di prevenire la propagazione delle malattie, di proteggersene, di controllarle e di reagire tramite un’azione sanitaria pubblica proporzionata ai rischi che una siffatta propagazione presenta, evitando di creare ostacoli inutili al traffico e al commercio internazionali.
Sulla comunicazione il Consiglio ha iniziato la discussione il 30 novembre 2006.
L’8 dicembre 2005 la Commissione ha presentato il libro verde “Promuovere le diete sane e l’attività fisica: una dimensione europea nella prevenzione di sovrappeso, obesità e malattie croniche” (COM (2005) 637), che sarà sottoposto a consultazione pubblica fino al 15 marzo 2006. Secondo la Commissione, l’alimentazione scorretta e la mancanza di attività fisica sono le cause principali di malattie evitabili e di decessi prematuri in Europa; la crescente prevalenza dell'obesità in tutta l'Europa è uno dei maggiori problemi di sanità pubblica. A prescindere dalla sofferenza umana che l’obesità provoca, le conseguenze economiche di tale fenomeno in costante aumento sono particolarmente significative. Sulla base di tali premesse, su invito del Consiglio, la Commissione intende contribuire a promuovere stili di vita sani e ad elaborare strategie per migliorare le abitudini alimentari nell’Unione europea. La Commissione sta elaborando una serie di strategie comunitarie per affrontare i principali fattori che determinano lo stato di salute, inclusi l’alimentazione e l’obesità. In tale contesto il Libro verde intende avviare un’ampia consultazione ed un dibattito approfondito, ai quali partecipino le istituzioni comunitarie, gli Stati membri e la società civile, al fine di identificare i possibili contributi a livello comunitario alla promozione dell’alimentazione sana e dell’attività fisica.
Il 2 giugno 2006 il Consiglio ha approvato conclusioni nelle quali ha invitato gli Stati membri a ipotizzare una serie di iniziative nel contesto dell’adozione o del riesame delle rispettive strategie nazionali in materia di salute pubblica e promozione di stili di dita sani, soprattutto per gli aspetti connessi alla malattia del diabete; ha invitato altresì la Commissione a sostenere gli sforzi degli Stati membri per prevenire il diabete e promuovere uno stile di vita sano.
Il 24 ottobre 2006, la Commissione ha presentato una comunicazione su una strategia comunitaria volta ad affiancare gli Stati membri nei loro sforzi per ridurre i danni derivanti dal consumo di alcool (COM(2006)625).
Sulla comunicazione il Consiglio ha approvato conclusioni il 30 novembre 2006.
Il 26 settembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione volta ad avviare una consultazione sulle questioni da affrontare per assicurare ai cittadini europei certezza giuridica in materia di cure sanitarie transfrontaliere nel quadro del diritto comunitario e favorire la cooperazione fra i sistemi sanitari degli Stati membri(SEC(2006)1195/4)[121]. La consultazione terminerà il 31 gennaio 2007 e sulla base dei risultati la Commissione elaborerà le proposte da presentare nel corso del 2007.
Dal 27 giugno al 15 settembre 2006, la Commissione ha svolto una consultazione pubblica sull’azione futura dell’Unione in materia di donazione e trapianto di organi. La Consultazione è volta ad identificare i principali problemi del settore e ad invitare a sottoporre idee su eventuali iniziative comunitarie suscettibili di essere risolutive delle difficoltà in questione. La Commissione passa in rassegna le problematiche più rilevanti: qualità e sicurezza (tra cui, in particolare, i rischi di diffusione attraverso il trapianto sia di alcune malattie trasmissibili come HIV o le epatiti sia di batteri o funghi o parassiti); scarsità di organi a fronte di un incremento della domanda; i vari sistemi organizzativi utilizzati dai diversi Stati membri. La Commissione sottolinea l’opportunità di individuare soluzioni comuni, anche in vista di una cooperazione allargata fin oltre i confini UE. In particolare, viene evidenziato che il ruolo dell’UE è quello di incoraggiare e promuovere la cooperazione tra Stati membri; in questo ambito, il documento individua una serie di opzioni che potrebbero costituire l’oggetto di una eventuale e futura iniziativa legislativa della Commissione.
Il 16 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una relazione sulla promozione da parte degli Stati membri delle donazioni volontarie non retribuite di cellule e tessuti (COM(2006)593). La relazione, prevista dall’art.12 della direttiva 2004/23/CE sulla definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umane, è relativa alla donazione di cellule e tessuti generalmente intesi come le cellule staminali ematopoietiche del sangue periferico, del sangue del cordone ombelicale e del midollo osseo; la donazione di cellule riproduttive sarà invece oggetto di una relazione specifica. Nel documento si sottolinea che il principio della donazione volontaria non retribuita è riconosciuto dagli Stati membri ma che la sua interpretazione varia da Stato a Stato. La Commissione suggerisce alcune iniziative volte a raccogliere informazioni sulla necessità di pubblicare linee guida per l’attuazione di tale principio.
Il 22 dicembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di modifica delle direttive sui dispositivi medici[122], con l’obiettivo prioritario di aumentare la trasparenza e garantire un alto livello di protezione della salute umana (COM(2005)681).
Tale intervento di modifica si inserisce in un processo di revisione dell’intera normativa comunitaria in materia, avviato nel 2001 dal Gruppo di esperti della Commissione sui dispositivi medici (MDEG). Nell’ambito di tale processo, nel giugno 2002 è stata pubblicata una relazione sul funzionamento della direttiva 93/42/CEE, che ha evidenziato diversi elementi di miglioramento. In linea con le conclusioni delle relazione, la Commissione ha presentato una comunicazione sui dispositivi medici (COM (2003) 386), approvata dal Consiglio nel dicembre 2003.
La proposta della Commissione, che è stata sottoposta a consultazione pubblica dal 20 maggio al 26 giugno 2005, prevede interventi di modifica sui seguenti aspetti:
· la valutazione di conformità, con il miglioramento tra l’altro dei meccanismi di designazione e monitoraggio degli organi notificati nonché l’individuazione dei requisiti della documentazione fornita dal produttore su progettazione e controllo di qualità;
· la precisazione dei requisiti per la valutazione clinica, con la previsione delle possibilità di centralizzare i dati relativi alle indagini cliniche nella base dati europea sui dispositivi medici;
· il miglioramento del coordinamento e della comunicazione tra le autorità nazionali sulle attività di vigilanza dopo la commercializzazione, in particolare per quanto riguarda le restrizioni alla circolazione per i dispositivi non conformi;
· l’adozione di misure per incrementare la trasparenza nell’approvazione dei dispositivi ad alto rischio, in modo che una parte delle informazioni attualmente confidenziali siano rese pubbliche;
· il processo decisionale, in modo che la Commissione possa assumere decisioni vincolanti in materia di classificazione dei prodotti tra i dispositivi medici, in caso di interpretazioni discordi a livello nazionale;
· la precisazione delle previsioni sulla conformità dei dispositivi medici che incorporano un medicinale o derivati stabili del sangue e del plasma umani.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione del 31 gennaio 2007.
Il rafforzamento della sicurezza alimentare è una delle priorità del programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2007, che indica inoltre come proprio obiettivo la semplificazione e la modernizzazione del quadro regolamentare anche in tale settore, attraverso le seguenti iniziative:
· revisione del regolamento (CE) n. 2295/2003 relativo all’etichettatura delle uova;
· revisione del regolamento (CE) n. 258/97 relativo ai nuovi alimenti;
· revisione della normativa in materia di etichettatura degli alimenti per gli animali;
· modifica della normativa in materia di etichettatura generale e nutrizionale delle derrate alimentari.
Il 25 ottobre 2004 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa alle quantità nominali dei prodotti preconfezionati (COM(2004)708). La proposta semplifica e armonizza in un’unica direttiva la normativa attualmente esistente che regolamenta le quantità nominali in cui possono essere venduti i prodotti.
Il 2 febbraio 2006, la proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata dal Parlamento europeo che ha approvato alcuni emendamenti. Il 12 aprile 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata (COM(2006)171), sulla quale il Consiglio ha raggiunto un accordo politico espresso in una posizione comune il 25 settembre 2006. La proposta è in attesa della seconda lettura del Parlamento europeo, che dovrebbe esaminarla presumibilmente nella sessione di marzo 2007.
Il 28 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce una procedura uniforme di autorizzazione per gli additivi, gli enzimi e gli aromi naturali (COM(2006)423). Tali sostanze, una volta autorizzate, entreranno a far parte di una lista positiva, mentre sarà proibito l’uso di tutte le altre sostanze non comprese in tale lista.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione del 19 giugno 2007.
Il 28 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che stabilisce le condizioni per l’uso degli enzimi alimentari, prevede l’istituzione di un elenco comunitario degli enzimi alimentari autorizzati e fissa le regole di etichettatura per tali enzimi (COM(2006)425).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione del 19 giugno 2007.
Il 28 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sugli aromi e alcuni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti destinati a essere utilizzati nei e sui prodotti alimentari (COM(2006)427). La Commissione ritiene che per la gestione di un elenco positivo di circa 2600 sostanze aromatizzanti e di probabilmente 100 domande di autorizzazione all’anno sia necessaria un’impostazione armonizzata e una procedura di autorizzazione centralizzata e propone di conseguenza la modifica della legislazione vigente in materia.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 28 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sugli additivi alimentari (COM(2006)428). La proposta riunisce la direttiva quadro e le direttive specifiche attualmente in vigore in uno strumento unico per facilitare l'uso degli additivi alimentari nell'UE. Conferisce inoltre alla Commissione le competenze di esecuzione necessarie per istituire e aggiornare l'elenco comunitario degli additivi alimentari.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione del 19 giugno 2007.
Il 20 settembre 2006, la Commissione ha presentato la comunicazione “Migliorare la formazione per rendere più sicuri gli alimenti” (COM(2006)519). Il documento affronta la questione della formazione delle autorità competenti degli Stati membri e dei paesi terzi incaricate di effettuare i controlli necessari a garantire la sicurezza delle derrate alimentari e la protezione dei consumatori nell’UE. Sono esposte le differenti opinioni circa l’organizzazione futura di tale formazione e viene approfondita la questione di come meglio attuare i programmi di formazione dell’UE.
La comunicazione è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 13 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativa all’aggiunta di vitamine, minerali e altre sostanze agli alimenti (COM(2006)606). La proposta intende modificare la normativa del settore al fine di allinearla con la decisione 2006/512/CE del Consiglio che modifica la decisione 1999/468/CE recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione di febbraio 2007.
Il 13 ottobre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativa alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (COM(2006)607). La proposta intende modificare la normativa del settore al fine di allinearla con la decisione 2006/512/CE del Consiglio che modifica la decisione 1999/468/CE recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, verrà esaminata dal Parlamento europeo presumibilmente nella sessione di febbraio 2007.
Tra le iniziative prioritarie, inserite nell’elenco allegato al programma legislativo e di lavoro per il 2007, da adottare nell’arco dei prossimi dieci mesi, la Commissione preannuncia la presentazione di una Strategia europea di e-inclusion (vedi sezione “Politica sociale”, par. 3 e-inclusion).
Il 19 maggio 2006 la Commissione ha adottato la prima relazione annuale sui progressi compiuti nell'ambito dell'iniziativa i-2010 (COM(2006)215).
La Commissione afferma che gli Stati membri dell'UE devono attuare piani più ambiziosi per sfruttare le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) al fine di trarne pieno vantaggio. Per fare ripartire la crescita, gli Stati membri devono moltiplicare gli sforzi per migliorare l'accesso alle connessioni internet in banda larga, agevolare la circolazione dei contenuti digitali in tutta l'Unione europea, liberare lo spettro radio per nuove applicazioni, integrare la ricerca e l'innovazione e ammodernare i servizi pubblici.
La Commissione rileva che, per non lasciarsi distanziare dai principali concorrenti a livello mondiale, occorre che l’Unione europea elabori nel periodo 2006-2007 delle politiche rispondenti ai seguenti obiettivi:
· Urgenza:è necessario che le proposte legislative avanzate nel quadro dell'iniziativa i-2010 siano trattate in via prioritaria in modo che l'Europa possa trarre pieno vantaggio dagli effetti dinamici della convergenza digitale sulla crescita e la competitività;
· Partenariato:occorre che Commissione, Stati membri e soggetti interessati agiscano congiuntamente, non solo per individuare le strozzature che ostacolano l'innovazione, ma anche per adottare misure concrete per coordinare le politiche nell'intera Europa al fine di realizzare uno spazio unico dell'informazione composto dai 25 Stati membri dell'UE;
· Azione:l'Unione europea deve intraprendere azioni concrete a sostegno della competitività, introducendo servizi innovativi a vantaggio dei cittadini e per la crescita e l'occupazione.
La relazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo.
Tra le iniziative prioritarie indicate nell’elenco allegato al programma la Commissione indica il Libro verde sul servizio universale nelle comunicazioni elettroniche.
La Commissione ritiene che l’adozione del Libro verde potrebbe consentire l’avvio di iniziative legislative nel 2008, in accordo con i termini indicati dall’articolo 15, par. 1, della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (c.d. direttiva servizio universale). In base alla citata disposizione, la Commissione deve procedere periodicamente al riesame del contenuto del servizio universale, in particolare al fine di proporre la modifica o la ridefinizione del contenuto medesimo. Il riesame è effettuato per la prima volta dopo due anni dalla data di applicazione delle disposizioni contenute nella direttiva (25 luglio 2003) e successivamente dopo tre anni.
Inoltre, secondo la Commissione, la comunicazione del 29 giugno 2006 sul riesame del quadro normativo UE per le comunicazioni elettroniche (COM(2006)334) ha proposto solo modifiche di scarso rilievo alla citata direttiva sul servizio universale; il medesimo documento aveva preannunciato per il 2007 la pubblicazione da parte della Commissione di un Libro verde sul servizio universale per lanciare un ampio dibattito pubblico in modo da dare conto del ruolo e del concetto di servizio universale nel XXI secolo.
Nell’ambito delle iniziative di semplificazione è prevista l’adozione di nuove proposte legislative di modifica del quadro normativo per le reti e i servizi di comunicazione elettronica.
L’obiettivo principale di tali proposte legislative sarà quello di rafforzare la capacità del quadro attuale di realizzare i propri fini iniziali, proponendo adattamenti volti a tenere conto delle esperienze accumulate finora e dei mutamenti tecnologici e del mercato prevedibili per il futuro. Lo scopo finale è la creazione di un mercato unico competitivo per le reti e i servizi di comunicazione elettronica in Europa, che rechi notevoli benefici per i cittadini.
Fra le iniziative ritenute prioritarie dalla Commissione rientra la comunicazione sul rafforzamento della televisione mobile nel mercato interno.
A giudizio della Commissione, la televisione mobile offrirà nuovi servizi come la TVlive (televisioni che trasmettono in diretta internet), la TV differita (possibilità di vedere tutte le trasmissioni di un determinato canale televisivo andate in onda in un certo lasso di tempo precedente) e la trasmissione su richiesta (c.d. on demand). La combinazione di mobilità e consumo personalizzato su richiesta potrà soddisfare la crescente domanda dei consumatori di avere più scelta e un trattamento più personalizzato.
La comunicazione dovrà affrontare tre questioni principali:
·disponibilità di uno spettro di frequenze armonizzato sufficiente;
·aspetti tecnici e standardizzazione;
·creazione di un contesto normativo favorevole all'investimento e all'innovazione nel settore.
Il 2 febbraio 2006, la Commissione ha presentato una comunicazione sul riesame della situazione relativa alla interoperabilità dei servizi di televisione digitale interattiva (COM(2006)37).
Nel documento la Commissione ha sottolineato la volontà, in via prioritaria, di:
· collaborare con gli Stati membri per assicurare il successo del passaggio alla televisione digitale, quale primo passo fondamentale verso i servizi digitali interattivi;
· promuovere le norme sviluppate dagli organismi di normalizzazione europei;
· riunire gli Stati membri nel sottogruppo ‘emittenza’ del COCOM (Comitato per le comunicazioni), che fungerà da forum per lo scambio di esperienze e di buone pratiche sulla televisione digitale, in particolare sulla televisione digitale interattiva;
· promuovere la cooperazione internazionale nei campi della ricerca, dello sviluppo e della standardizzazione della televisione digitale;
· continuare ad analizzare l'utilizzo delle tecnologie ‘proprietarie’[123]alla luce delle regole comunitarie di concorrenza.
La comunicazione è stata trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo.
Il 13 dicembre 2005 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva che modifica la direttiva 89/552/CE (“TV senza frontiere”) (COM(2005)646), allo scopo di adeguarla allo sviluppo tecnologico e agli sviluppi del mercato nel settore audiovisivo in Europa. Tale modernizzazione rientra nella strategia “i-2010: una società dell’informazione per la crescita e l’occupazione” (COM(2005)229), adottata dalla Commissione il 1° giugno 2005.
In particolare, la proposta mira a semplificare la normativa concernente le forniture di servizi televisivi e a renderne agevole il finanziamento con nuove forme di pubblicità, ad introdurre pari condizioni di concorrenza per tutte le società che forniscono servizi televisivi, indipendentemente dalla tecnologia usata per distribuirli (satellite, cavo, internet, banda larga ad alta velocità, telefoni cellulari di terza generazione). Nel documento si prevede una distinzione tra servizi audiovisivi “lineari” o di radiodiffusione, compresi la IPTV (Internet Protocol TV), lo streaming(flusso di dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni su Internet), da un lato, e i servizi “non lineari”, come i servizi audiovisivi a richiesta, dall’altro.
L’osservanza di alcuni principi minimi di base, tra i quali quelli relativi alla tutela dei minori, al divieto di incitamento all’odio, alle limitazioni delle comunicazioni commerciali concernenti gli alcolici sarà imposta a tutti i servizi, compresi quelli “non lineari”.
Le principali modifiche apportate al capitolo IV della direttiva 89/552/CEE sulla pubblicità televisiva riguardano: l’introduzione di norme flessibili relative alle interruzioni pubblicitarie (fermo restando il limite complessivo su base oraria del 20%, non ci sarà l’obbligo di lasciare trascorrere almeno 20 minuti di tempo tra le interruzioni pubblicitarie), la soppressione dei limiti quotidiani, l’abbandono delle limitazioni quantitative per le televendite.
Il Consiglio del 18 maggio 2006 ha esaminato la proposta dichiarandosi in accordo con l’analisi della Commissione:
- sulla necessità di un aggiornamento urgente della normativa comunitaria in materia televisiva al fine di garantire condizioni eque per i servizi audiovisivi a prescindere dalla piattaforma utilizzata;
- sull’opportunità di applicare un nucleo comune di obblighi minimi a tutti i servizi, compresi i nuovi servizi a richiesta (“on demand”), con alcuni obblighi supplementari (come ad esempio le norme quantitative sulla pubblicità) da applicare unicamente ai servizi televisivi tradizionali (cioè i servizi c.d. lineari, non a richiesta, in cui l’organismo di radiotrasmissione decide un palinsesto di programmi).
Il Consiglio del 13 novembre 2006 ha adottato un orientamento generale.
Le questioni più problematiche richiamate dal Consiglio riguardano l’inserimento dei prodotti e le interruzioni pubblicitarie.
Sull’inserimento dei prodotti,[124] il Consiglio ha sottolineato che la regola consiste in un divieto, ferma restando la possibilità di deroga per un elenco limitato di tipi di programmi e con una serie di regole specifiche. L’inserimento di prodotti non è consentito nei programmi per bambini; gli Stati membri possono consentirlo in opere cinematografiche, film e serie appositamente prodotti per la televisione, in trasmissioni televisive e in programmi di intrattenimento leggero.
Per quanto riguarda la quantità di pubblicità, viene previsto il divieto di interrompere i programmi per bambini inferiori a 30 minuti, i notiziari e i programmi sull’attualità. Inoltre, gli Stati membri possono scegliere di proibire l’esposizione di un logo pubblicitario durante i programmi per bambini, i documentari e i programmi religiosi.
Il 12 dicembre 2006 il Parlamento europeo, in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, ha approvato la proposta con emendamenti; in particolare, pur mantenendo l'affollamento pubblicitario al 20%, la cadenza degli spot viene portata a ogni 30 minuti. Pubblicità e televendite saranno nettamente distinte dai programmi e il product placement sarà consentito a determinate condizioni.
In particolare, come proposto dalla Commissione, il Parlamento conferma che «in una data ora di orologio», il tempo di trasmissione dedicato alle forme brevi di pubblicità, come gli spot pubblicitari, «non può superare il 20%». Tale disposizione, come stabilito da un emendamento approvato dall’Aula, non si applica ai messaggi diffusi dall'emittente che pubblicizza i propri programmi, alle televendite, ai programmi sponsorizzati nonché, ove applicabile, agli inserimenti di prodotti. Gli spot pubblicitari e di televendita isolati, inoltre, devono restare un'eccezione, ad esclusione di quelli inseriti nei programmi sportivi.
Nella proposta sono modificate anche le definizioni di servizi lineari e servizi a richiesta (on demand) proposte dalla Commissione. Pertanto, con "trasmissione televisiva" o "servizio lineare", si dovrà intendere un servizio di media audiovisivo nel quale «una sequenza cronologica di programmi è trasmessa a un numero indeterminato di potenziali telespettatori, in un dato momento deciso dal fornitore di servizi di media sulla base di un palinsesto fisso dei programmi». Fra i servizi lineari, un emendamento precisa che, attualmente, si annoverano in particolare la televisione analogica e digitale, il live streaming (trasmissione continua in diretta), il webcasting (trasmissione televisiva su internet) e il video a richiesta in differita. Con “servizio a richiesta" o "servizio non lineare", si intende invece un servizio di media audiovisivo «costituito da un'offerta di contenuti audiovisivi compilata o elaborata da un fornitore di servizi di media, nel quale l'utente richiede individualmente la fornitura di un particolare programma, sulla base di una selezione di contenuti e in un momento scelto dall'utente». Questa distinzione tra tipo di servizi è necessaria in quanto i fornitori di servizi on demand saranno sottoposti a una normativa più flessibile rispetto a quelli che propongono servizi lineari che, invece, dovranno rispettare una normativa più rigorosa.
Una attenzione particolare è inoltre rivolta alla tutela dei minori da contenuti pornografici e violenti.
Si ricorda che la risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, con riguardo alla società dell'informazione e alle telecomunicazioni, impegna il Governo a contribuire, in raccordo con il Parlamento, ad una rapida definizione della proposta di modifica della direttiva «TV senza frontiere», in considerazione della sua significativa importanza ai fini del pluralismo politico, sociale, culturale e religioso e dell'adeguamento allo sviluppo tecnologico e del mercato nei settore audiovisivo in Europa.
Tra le iniziative di semplificazione è prevista l’abrogazione:
· della decisione 2003/548/CE relativa alle linee affittate e alle relative caratteristiche. Secondo la Commissione non è necessario prevedere regolamentazioni per fattispecie specifiche ed è preferibile farle rientrare nell’ambito della disciplina della direttiva sul servizio universale (Dir. 95/62/CE), in corso di modifica.
· della direttiva 87/372/CE sulle bande di frequenza da assegnare per il servizio digitale cellulare di radiotelefonia mobile terrestre. L’iniziativa è connessa con le precedenti azioni della politica riguardante lo spettro radio (COM(2005)411) (vedi infra).
Una nuova decisione della Commissione a norma della decisione 676/2002/CE regolerà l’impiego della banda di 900 MHz nell’UE.
Il 6 settembre 2005 la Commissione ha presentato la seconda relazione sullo spettro radio (COM(2005)411), in cui si sottolinea l’importanza dello spettro come risorsa fondamentale per servizi essenziali per la società: comunicazioni mobili, senza fili e satellitari, trasmissioni televisive e radiofoniche, trasporti, radiolocalizzazione (GPS/Galileo), altre applicazioni (allarmi, telecomandi, apparecchi acustici, microfoni, apparecchiature mediche ecc.).
La relazione ricorda che la tecnologia radio è di supporto a servizi pubblici quali la difesa, la sicurezza e le attività scientifiche (ad esempio, meteorologia, osservazione della Terra, radioastronomia e ricerca spaziale). La Commissione invita Parlamento europeo e Consiglio ad approvare le azioni condotte dall’UE in materia di politica dello spettro e a riconoscerne l’importanza ai fini della creazione di uno spazio europeo unico dell’informazione al servizio del partenariato rinnovato di Lisbona per la crescita e l’occupazione.
Il documento è stato esaminato il 1° dicembre 2005 dal Consiglio e il 14 marzo 2006 dal Parlamento europeo, che ha approvato una risoluzione su un modello europeo di società dell'informazione per la crescita e l'occupazione.
Il 12 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento relativo al roaming sulle reti mobili pubbliche all'interno della Comunità, che modifica la direttiva 2002/21/CE sulle reti ed i servizi di comunicazione elettronica (COM(2006)382).
L'obiettivo della proposta è quello di modificare l'attuale quadro normativo per le comunicazioni elettroniche per conseguire forti riduzioni nelle tariffe di roaming nella Comunità in modo armonizzato, attraverso un'azione efficace e tempestiva. Secondo la Commissione occorre fare in modo che il prezzo pagato dagli utenti delle reti mobili pubbliche per i servizi di roamingquando viaggiano all'interno della Comunità non sia ingiustificatamente più elevato del prezzo loro addebitato per le chiamate all'interno del loro paese d'origine (il "meccanismo del mercato domestico europeo"). Il meccanismo scelto per conseguire tale obiettivo in modo proporzionato consiste nell'applicazione agli operatori mobili terrestri all'interno della Comunità di limiti tariffari massimi per la fornitura di servizi di roamingper le chiamate vocali tra gli Stati membri.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata discussa l’11 dicembre 2006 dal Consiglio che avviato un primo dibattito. L’esame in prima lettura da parte del Parlamento europeo è previsto per l’inizio del 2007.
Il 25 luglio 2006 la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica sui rischi potenziali legati all’utilizzo dei telefoni cellulari da parte dei minori. La consultazione, aperta ai vari soggetti interessati (organizzazioni per la tutela dei minori, associazioni di genitori, organizzazioni di consumatori, operatori di reti mobili, fornitori di servizi, fabbricanti di telefoni), si è conclusa il 16 ottobre 2006.
Oggetto della consultazione sono stati i problemi legati al comportamento, ai contenuti illegali e nocivi, al bullismo, alla seduzione dei minori, al rischio per la vita privata dei minori, alle fatture telefoniche elevate.
La Commissione ritiene necessario lo sviluppo della politica spaziale europea, volta a fornire un quadro di riferimento ai soggetti che usano e sviluppano tecnologie aerospaziali.
Tra le iniziative che la Commissione definisce strategiche, politicamente rilevanti e in fase di preparazione avanzata, rientra la comunicazione su una politica europea dello spazio, comprensiva di un programma spaziale europeo.
L’obiettivo generale sarà quello di stabilire una politica europea dello spazio coerente ed esaustiva che riguardi l’Ue e l’Agenzia spaziale europea (ESA), insieme alle politiche e attività degli Stati membri, in modo da far corrispondere la domanda degli utilizzatori con il potenziale strategico dei sistemi e delle tecnologie spaziali. Detta politica mirerà a sfruttare le tecnologie e i sistemi spaziali, per sostenere le politiche e gli obiettivi dell’Unione e farà da presupposto politico per il coordinamento da parte di tali organismi dei programmi esistenti, sotto l’ombrello di un Programma spaziale europeo.
L’8 dicembre 2006 la Commissione europea ha adottato un libro verde sulle applicazioni future del sistema europeo di radionavigazione via satellite, Galileo (COM(2006)769).
L’obiettivo è di lanciare un ampio dibattito su quello che il settore pubblico potrebbe fare per sostenere lo sviluppo delle applicazioni del sistema, una volta che sarà operativo: le chiamate d’urgenza e i servizi di localizzazione, i trasporti stradali e ferroviari, il settore marittimo e della pesca, l’aeronautica, la protezione civile e gli aiuti umanitari, l’agricoltura, ecc.
Nel settembre 2007 la Commissione presenterà un'analisi dei risultati del dibattito pubblico e un piano d'azione contenente le misure pratiche da proporre a partire dal 2008.
La comunicazione con i cittadini dell’Europa è uno degli obiettivi strategici della Commissione, al fine di rendere le politiche dell’Unione europea comprensibili e interessanti per i cittadini e coinvolgerli maggiormente nel processo politico a tutti i livelli, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. A tal fine la Commissione ritiene necessario ascoltare i cittadini, realizzare gli obiettivi perseguiti, rendere conto della propria attività, diventando più trasparente ed efficace, rafforzare il dialogo con mezzi adeguati e con uno sforzo continuo da parte di tutte le istituzioni UE in termini di democrazia, dialogo e dibattito.
La Commissione individua nel programma di lavoro alcune priorità di comunicazione per il 2007, suddivise secondo aree tematiche:
· prosperità (crescita e occupazione): istruzione; 20 anni di programma Erasmus; ricerca e innovazione; riesame del mercato unico; esame del settore dell’energia per l’Europa; flessibilità e sicurezza sociale; immigrazione; migliore regolamentazione e semplificazione;
· solidarietà: inventario della realtà sociale; coesione e sviluppo rurale (2007-2013); tutela dell'ambiente; anno europeo delle pari opportunità; preparativi per l’anno europeo del dialogo interculturale nel 2008;
· sicurezza e libertà: lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo; controllo delle frontiere;
· l’Europa nel mondo: allargamento; politica di vicinato; strategia di accesso ai mercati;
· futuro dell'Europa: piano D[125] e dibattito costituzionale; 50° anniversario dei trattati di Roma.
Tra le iniziative strategiche, la Commissione presenterà una comunicazione sul seguito del libro bianco su una politica europea di comunicazione[126]. L’obiettivo politico principale sarà quello di stabilire un’agenda di azioni pratiche da adottare ad opera delle istituzioni UE, degli Stati membri e della società civile, che rafforzi l’impegno della Commissione a mettersi in comunicazione coi cittadini e a consolidare i fondamenti democratici del progetto europeo. Le proposte si concentreranno sulla definizione di principi comuni sui diritti alla comunicazione; sull’educazione civica e la partecipazione dei cittadini; sulla cooperazione coi media; sul miglioramento dei metodi di analisi e sull’ascolto della pubblica opinione, nonché sullo sviluppo di collaborazioni con tutti i soggetti istituzionali chiave negli Stati membri, al fine di arrivare a un più forte riconoscimento della dimensione europea nei dibattiti politici nazionali.
La Commissione, sempre nell’ambito del seguito del libro bianco su una politica europea di comunicazione, considera una iniziativa prioritaria la presentazione di proposte operative con l’obiettivo di definire piani d’azione concernenti: la definizione di principi comuni; il coinvolgimento dei cittadini; la collaborazione con i media e le nuove tecnologie; la comprensione dell’opinione pubblica europea;la cooperazione per realizzare una nuova partnership per la comunicazione UE.
Il Consiglio del 13 novembre 2006 ha adottato conclusioni sugli sviluppi della PESD. In tali conclusioni, tra l’altro, per quanto attiene alle capacità militari, il Consiglio ha preso atto con soddisfazione che i “gruppi tattici[127]” dell’UE avranno la piena capacità operativa entro il gennaio 2007 e che gli Stati membri hanno rispettato gli impegni assunti a questo riguardo[128] (fino al 2008 compreso).
In relazione alle capacità civili, il Consiglio prende atto del fatto che la domanda di missioni civili PESD è in continua crescita e pertanto annette grande importanza al proseguimento degli sforzi, nell'ambito dell'obiettivo globale civile 2008[129], per potenziare e aggiornare le capacità di cui l'UE dispone per la gestione civile delle crisi tramite la PESD. In questo contesto, il Consiglio ha preso atto con soddisfazione della conferenza per il miglioramento delle capacità civili, tenutasi a margine della sessione del Consiglio stesso, e della dichiarazione ministeriale da essa scaturita, ed ha apprezzato la relazione sui progressi compiuti nel 2006.
Tra le iniziative strategiche intese a migliorare la qualità della vita in Europa previste nel programma legislativo e di lavoro per il 2007 la Commissione intende presentare un Libro verde sul trasporto urbano per valutare i possibili benefici derivanti da una politica europea del trasporto urbano ed individuare i problemi, le sfide, eventuali azioni nuove e responsabilità, attraverso le quali l’UE potrà migliorare i trasporti urbani. Il Libro verde sarà sottoposto ad un processo di consultazione.
La Commissione considera prioritario il miglioramento della normativa inerente le emissioni dei veicoli a motore, nell’ottica di un più elevato livello di tutela ambientale. A questo fine il programma individua tre iniziative prioritarie:
· una proposta di regolamento relativa ai veicoli a motore che utilizzano idrogeno liquido o compresso gassoso, che dovrebbe essere presentata entro settembre 2007.
Il regolamento avrebbe come obiettivo principale il corretto funzionamento del mercato interno dei veicoli a motore alimentati ad idrogeno, garantendo allo stesso tempo un elevato livello di sicurezza pubblica e di tutela ambientale. La proposta della Commissione dovrebbe contenere, inoltre, norme per l’omologazione dei sistemi e dei veicoli a motore ad idrogeno nonché norme per l’installazione di componenti o sistemi specifici in tali veicoli;
· una proposta di regolamento sull’omologazione dei motori e veicoli pesanti per quanto riguarda le loro emissioni (proposta c.d. Euro VI), che dovrebbe essere presentata entro settembre 2007.
L’obiettivo principale della proposta è stabilire limiti Euro VI per le emissioni inquinanti dei veicoli pesanti, con finalità strettamente collegate al mercato interno e alla tutela ambientale. Tale proposta contribuisce al programma di semplificazione della Commissione in quanto prospetta l’abolizione di quattro precedenti direttive in materia;
· un’iniziativa legislativa per ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli leggeri, che dovrebbe essere presentata entro il 3° quadrimestre del 2007.
La proposta intenderebbe ridurre le emissioni medie di CO2 e migliorare il rendimento del carburante delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri venduti nell’UE. Il tipo di strumento e l’obiettivo dovrebbero essere definiti tenendo conto dei progressi conseguiti dall'industria automobilistica nel quadro degli accordi volontari attuali volti a raggiungere emissioni non superiori a 140 g CO2/km nel 2008/9; dell’obiettivo comunitario di 120 g CO2/km entro il 2012; dell’approccio coerente ed esaustivo per la riduzione della CO2 (che dovrebbe essere definito in una comunicazione della Commissione alla fine del 2006).
In riferimento al trasporto merci nel programma la Commissione considera iniziative prioritarie:
· una comunicazione su una rete ferroviaria orientata verso il trasporto merci.
La comunicazione dovrebbe presentare un piano d’azione che prospetterebbe numerose azioni volte a facilitare lo sviluppo di una rete orientata verso il trasporto merci che potrebbe portare, nel lungo termine, ad una vera e propria rete dedicata al trasporto merci, più efficiente e in grado di offrire una migliore qualità dei servizi;
· una comunicazione relativa ad un piano d’azione sulla logistica del trasporto merci.
La comunicazione dovrebbe elencare le azioni ritenute necessarie per promuovere un miglior uso delle infrastrutture di trasporto e una migliore logistica in Europa, sia a livello legislativo che non legislativo. Tali azioni potrebbero contemplare la lotta alle carenze nella logistica del trasporto merci, lo sviluppo dell'interoperabilità nel campo delle TIC, il potenziamento del coordinamento e il mutuo riconoscimento della formazione logistica. La comunicazione darebbe seguito alla comunicazione sulla logistica del trasporto merci (COM(2006)336) del giugno 2006, che ha lanciato un’ampia consultazione sul tema conclusa il 30 novembre 2006.
Il Consiglio Trasporti, nella riunione dell’11-12 dicembre 2006, ha approvato conclusioni sulla logistica delle merci accogliendo con favore la comunicazione della Commissione.
Nel programma di lavoro la Commissione considera iniziativa prioritaria la presentazione di una comunicazione sull’attuazione del programma d’azione NAIADES relativo al trasporto fluviale.
La comunicazione esaminerà lo stato d’avanzamento del programma NAIADES presentato dalla Commissione con la comunicazione sulla promozione del trasporto sulle vie navigabili interne (COM(2006)6), nel gennaio 2006. Tale piano prevede interventi a livello europeo, nazionale e regionale. La comunicazione constaterà a che punto sono tali interventi e tratterà gli aspetti legati alle condizioni quadro giuridiche e finanziarie che sono necessarie per sostenere lo sviluppo del trasporto fluviale.
La Commissione considera prioritaria la presentazione, entro marzo 2007, di una proposta legislativa sull’applicazione transfrontaliera di sanzioni nel settore della sicurezza stradale.
La Commissione ha definito, nel programma di azione sulla sicurezza stradale 2003-2010 (COM(2003)311), l’obiettivo di ridurre del 50% il numero annuo di morti su strada entro il 2010. Nella raccomandazione della Commissione relativa all’applicazione della normativa in materia di sicurezza stradale (2004/345/CE), la Commissione si è impegnata a presentare una proposta di direttiva nel caso in cui questo obiettivo fosse lontano dall’essere raggiunto. Lacomunicazione sulbilancio intermedio del programma d’azione sulla sicurezza stradale (COM(2006)74), presentata dalla Commissione il 10 febbraio 2006, prende atto che i progressi, pur apprezzabili, rendono necessari ulteriori interventi da parte della Commissione.
La Commissione ritiene pertanto di dover intervenire a partire dalle sanzioni ai conducenti colpevoli di violazioni del codice stradale, ma residenti in altri paesi, a cui spesso le sanzioni non vengono applicate. La proposta si concentrerebbe in particolare sulla creazione, a livello UE, di un sistema transfrontaliero in grado di garantire il perseguimento delle violazioni commesse in uno Stato membro da conducenti provenienti da altri Stati membri.
Sull’applicazione delle regole sulla sicurezza stradale, inoltre, il 6 novembre 2006 la Commissione ha aperto una consultazione che si concluderà il 19 gennaio 2007.
Il 5 ottobre 2006 la Commissione ha presentato due proposte in materia di sicurezza stradale:
· una proposta di direttiva riguardante la gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali (COM(2006)569);
La proposta intende definire standard qualitativi più elevati sul territorio dell’UE attraverso la definizione di linee guida e di migliori pratiche per tutti i livelli di gestione delle infrastrutture, che non mira ad imporre agli Stati membri nuovi standard o procedure tecniche, ma a sensibilizzarli all’uso delle migliori prassi esistenti;
· una proposta di direttiva concernente l’installazione a posteriori di specchi sui veicoli commerciali pesanti immatricolati nella Comunità (COM(2006)570).
La proposta di direttiva è volta a migliorare la sicurezza degli utenti della strada, in particolare quelli particolarmente esposti al rischio di incorrere in incidenti con veicoli commerciali pesanti, quali pedoni, ciclisti e motociclisti. La Commissione infatti propone di estendere anche ai veicoli commerciali pesanti già in circolazione le prescrizioni in materia di campo visivo laterale indiretto. Tali norme prevedono l’uso di una serie di specchi più efficaci sul lato del passeggero ed attualmente si applicano solo ai veicoli commerciali pesanti nuovi.
Il Consiglio trasporti dell’11-12 dicembre 2006, in attesa dell’esame in prima lettura da parte del Parlamento europeo secondo la procedura di codecisione, ha definito un orientamento generale sulla proposta.
Tra le iniziative in corso, assume particolare rilievo la proposta riveduta di regolamento riguardante i servizi pubblici di trasporto viaggiatori per strada e per ferrovia (COM(2005)319), presentata dalla Commissione il 20 luglio 2005, che mira, tra l’altro, a precisare e rendere più trasparenti le condizioni per il versamento di compensazioni agli operatori per gli oneri di servizio pubblico connessi ai servizi di trasporto da essi effettuati.
Con la proposta, che riformula quella originaria del 2000 (COM(2000)7), la Commissione intende conciliare le posizioni del Parlamento europeo, espresse in prima lettura nel 2001, e del Consiglio, che non ha mai adottato la posizione comune in prima lettura a causa dei forti contrasti tra gli Stati membri.
Sulla proposta, che segue la procedura di codecisione, il Consiglio Trasporti ha approvato, nella riunione dell’11-12 dicembre 2006, una posizione comune in vista dell’esame in seconda lettura da parte del Parlamento europeo.
Il Consiglio, tra l’altro, ritiene che: l’ambito di applicazione della proposta non vada limitato al trasporto locale, ma possa essere esteso anche alle vie d’acqua interne, se gli Stati membri lo desiderano, e che debba essere applicato a tutti i contratti di trasporto pubblico di passeggeri; vada lasciata la possibilità alle autorità competenti di scegliere tra gare d’appalto e aggiudicazione diretta; che la durata dei contratti di servizio pubblico per ferrovia e altri modi su rotaia non possa essere inferiore a 15 anni, mentre per i servizi con autobus la durata dei contratti non possa essere inferiore a 10 anni; conformemente al principio di sussidiarietà, il compito di definire gli standard sociali e le norme di qualità applicabili ai servizi di trasporto pubblico di passeggeri spetti alle autorità locali; il Consiglio, inoltre, introduce ulteriori misure per favorire la trasparenza nel settore dei trasporti pubblici e per migliorare l'applicazione pratica e ridurre la burocrazia inutile,ed apporta varie modifiche alle disposizioni transitorie proposte dalla Commissione.
Tra le iniziative in corso assume particolare rilievo il “terzo pacchetto ferroviario”,presentato dalla Commissione il 3 marzo 2004, al fine di creare, nel più breve tempo possibile, uno spazio ferroviario europeo integrato, con l’obiettivo di rendere i trasporti per ferrovia più competitivi e attraenti.
Il pacchetto comprende una comunicazione (COM(2004)140), che presenta le nuove azioni proposte dalla Commissione, e quattro proposte relative ad alcuni settori specifici di intervento:
· una proposta di direttiva in materia di accesso al mercato al mercato ferroviario (COM(2004)139;
· una proposta di regolamento relativa ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario internazionale (COM(2004)143).
· una proposta di direttiva relativa alla certificazione del personale viaggiante addetto alla guida di locomotori e treni sulla rete ferroviaria della Comunità (COM(2004)142);
· una proposta di regolamento relativa alle compensazioni in caso di mancato rispetto dei requisiti di qualità contrattuale applicabili ai servizi di trasporto merci per ferrovia (COM(2004)144).
Il 25 ottobre 2005 il Parlamento europeo ha rigettato quest’ultima proposta nell’ambito della prima lettura della procedura di codecisione. Sulle tre proposte precedenti, che seguono anch’esse la procedura di codecisione, il Consiglio ha approvato, nella riunione del 24 luglio 2006, una posizione comune in prima lettura. Il Parlamento europeo potrebbe esaminarle in seconda lettura nella sessione plenaria di gennaio 2007.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, con riguardo alla politica dei trasporti, impegna il Governo a favorire una rapida approvazione del «terzo pacchetto ferroviario», al fine di creare, nel più breve tempo possibile, uno spazio ferroviario europeo integrato.
Il 24 maggio 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata di regolamento che stabilisce i principi generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee dei trasporti e dell’energia e che modifica il regolamento (CE) n. 2236/95 del Consiglio (COM(2006)245).
La proposta, che modifica la proposta iniziale della Commissione del luglio 2004, fissa gli stanziamenti e i massimali per la concessione di aiuti ai progetti di interesse comune nel settore delle reti transeuropee dei trasporti e dell’energia per il periodo 2007-2013, tenendo conto del quadro finanziario per tale periodo, come definito dall’accordo interistituzionale del 17 maggio 2006.
Le risorse previste dalla proposta per il settore dei trasporti ammontano complessivamente a 8013 milioni di euro (contro i 20.350 della proposta iniziale)[130]per il periodo 2007-2013.
In base alla proposta il contributo finanziario della Comunità non dovrebbe superare le percentuali di seguito indicate:
a) per quanto riguarda gli studi, il 50% del costo ammissibile, a prescindere dal tipo di progetto d’interesse comune di cui si tratta;
b) per quanto riguarda i lavori:
· per i progetti prioritari nel settore dei trasporti:
– al massimo il 20% del costo ammissibile;
– al massimo il 30% del costo ammissibile per le sezioni transfrontaliere di questi progetti e per i progetti prioritari riguardanti le vie navigabili, a patto che siano avviati entro il 2010 e che gli Stati membri interessati abbiano presentato alla Commissione tutte le garanzie necessarie sulla solidità finanziaria e sul calendario per la realizzazione del progetto.
La proposta modificata, che segue la procedura di codecisione, tiene conto in gran parte degli emendamenti approvati in prima lettura dal Parlamento europeo, il 26 ottobre 2005. Su tale proposta modificata il Consiglio trasporti ha raggiunto un accordo politico sulla posizione comune nella riunione dell’11-12 dicembre 2006.
La Commissione considera prioritaria la presentazione di una comunicazione sulla politica europea dei porti.
Con questo documento la Commissione intende riaprire il dibattito sulla liberalizzazione dei servizi portuali per elaborare, sulla base delle opinioni espresse dalle parti interessate, una nuova proposta legislativa. Il programma di lavoro riporta che a tal fine per il periodo novembre 2006 - maggio 2007 opererebbero sei gruppi di lavoro e consultazione con le parti interessate. Tra gli argomenti discussi figureranno, fra l’altro: rapporti coi fornitori di servizi (concorrenza leale, concessioni, posizione delle autorità portuali), carenze operative all’interno dei porti (operazioni di carico e capacità, servizi tecnico-nautici), sviluppo sostenibile della capacità portuale e questioni ambientali, questioni di politica generale dei trasporti, cooperazione interporti, finanziamento dei porti (aiuti pubblici, trasparenza dei conti e autonomia finanziaria), carenze operative all'esterno dei porti (connessioni col retroterra, dogane, logistica), concorrenza dei porti non UE, comportamento proattivo del settore portuale e immagine positiva dei porti marittimi.
Una prima proposta di direttiva sull’accesso al mercato dei servizi portuali era stata respinta dal Parlamento europeo nel 2004. Una seconda proposta (COM(2004)654) è stata ritirata dalla Commissione il 17 marzo 2006, dopo essere stata rigettata in prima lettura, secondo la procedura di codecisione, dal Parlamento europeo il 18 gennaio 2006, mentre in seno al Consiglio, a causa di forti contrasti, non era stato possibile raggiungere alcun accordo.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a seguire con particolare attenzione le iniziative della Commissione europea volte a riaprire il dibattito sulla liberalizzazione dei servizi portuali attraverso l'avvio di una consultazione.
Il 23 novembre 2005 la Commissione ha presentato il terzo pacchetto di misure legislative per la sicurezza marittima dell’Unione europea (c.d. Erika III) (COM(2006)585), al fine di conseguire due obiettivi principali: una migliore prevenzione degli incidenti e dell’inquinamento e un più efficiente trattamento delle conseguenze degli incidenti.
Il “pacchetto” è articolato in sette proposte legislative: una proposta di regolamento sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente (COM(2005)592) e sei proposte di direttiva relative al rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera (COM(2005)586), agli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi (COM(2005)587), al controllo da parte dello Stato di approdo (COM(2005)588), all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione (COM(2005)589), alle inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo (COM(2005)590) e alla responsabilità civile degli armatori (COM(2005)593).
Le proposte sono in attesa dell’esame in prima lettura da parte del Parlamento europeo, secondo la procedura di codecisione. Il Consiglio ha già svolto un primo esame delle seguenti proposte:
· proposta di direttiva relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione nella riunione del 9 giugno 2006;
· proposta di direttiva relativa al controllo da parte dello Stato di approdo, nella riunione dell’11 dicembre 2006. In particolare, il Consiglio ha raggiunto un accordo su un orientamento generale in merito all’ambito di applicazione della direttiva, alla flessibilità del meccanismo delle ispezioni e alla possibilità di rifiuto di accesso ai porti degli Stati membri;
· proposta di regolamento sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente nella riunione dell’11 dicembre.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a seguire con particolare attenzione il negoziato sul terzo pacchetto di misure legislative per la sicurezza marittima dell'Unione europea (cosiddetto Erika III).
Il 13 luglio 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa alla revisione intermedia del Programma per la promozione del trasporto marittimo a corto raggio (COM(2006)380), che presenta i progressi raggiunti dal Programma per la promozione del trasporto a corto raggio presentato dalla Commissione nel 2003 e valuta l’efficacia degli interventi introdotti per migliorare l’efficienza del trasporto marittimo a medio raggio e superare gli ostacoli che si frappongono al suo sviluppo.
L’11 dicembre il Consiglio trasporti ha approvato conclusioni in materia di trasporto marittimo a corto raggio.
Il 22 settembre 2005 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento recante norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile (COM2005)429), che mira ad aggiornare il quadro normativo in vigore[131], adottato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, con una nuova disciplina ispirata ai criteri di semplificazione, armonizzazione e chiarezza.
Il 15 giugno 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta in prima lettura, secondo la procedura di codecisione. L’11 dicembre 2006 il Consiglio Trasporti ha approvato una posizione comune in prima lettura.
La posizione comune del Consiglio, tra l’altro, permetterebbe agli Stati membri di applicare misure nazionali più severe rispetto a quelle contenute nel regolamento lasciando ad essi, inoltre, un sufficiente margine di manovra per imporre eventuali misure speciali o addizionali necessarie a fronteggiare nuove e improvvise minacce.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo a favorire una rapida approvazione della proposta di regolamento recante norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile.
Tra le iniziative strategiche previste dal programma per il 2007, la Commissione intende presentare una comunicazione sulla via da seguire verso una futura politica marittima dell’Unione europea.
La comunicazione, come già previsto dal libro verde “Verso una politica marittima dell’Unione: una visione europea degli oceani e dei mari” (COM(2006)275), presentato il 7 giugno 2006[132], dovrebbe presentare una valutazione dei risultati della consultazione cui è sottoposto il medesimo Libro verde, che si concluderà nel giugno 2007. Nella comunicazione la Commissione intende inoltre tracciare conclusioni politiche su cui basare proposte di azioni concrete, che possano essere realizzate nel breve periodo.
Il Libro verde è stato trasmesso al Parlamento europeo e al Consiglio.
La Commissione europea afferma nel programma di lavoro che il 2007 sarà un anno cruciale per la ricerca di una soluzione istituzionale al futuro del Trattato costituzionale. La Commissione intende partecipare pienamente a questo processo, cooperando con le altre istituzioni, in modo da contribuire ad un soluzione istituzionale completa.
Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, è stato fino ad ora ratificato da 18 Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Germania[133], Grecia, Finlandia, Italia[134], Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Romania, Slovacchia[135], Slovenia, Spagna ed Ungheria. Francia e Paesi Bassi hanno respinto la ratifica del Trattato in seguito all’esito negativo dei referendum. Romania e Bulgaria, che diventeranno Stati membri dell’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2007, hanno già ratificato il Trattato costituzionale in occasione della ratifica del Trattato di adesione all’Unione europea (rispettivamente l’11 e il 17 maggio 2005).
Il Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 ha concordato un duplice approccio: da un lato si dovrebbero sfruttare al meglio le possibilità offerte dai trattati esistenti al fine di produrre i risultati concreti attesi dai cittadini e, dall'altro lato, la Presidenza tedesca dell’Unione europea (1° gennaio – 30 giugno 2007)che dovrebbepresentare, nel primo semestre del 2007, una relazione al Consiglio europeo basata su ampie consultazioni con gli Stati membri. Sulla base della relazione presentata dalla Presidenza tedesca, il Consiglio europeo (presumibilmente nel giugno 2007) prenderà una decisione sulle modalità per proseguire il processo di riforma, fermo restando che le iniziative necessarie a tal fine dovranno essere prese al più tardi nel secondo semestre del 2008 (sotto Presidenza francese. Si ricorda che nel giugno 2009 si svolgeranno le elezioni per il Parlamento europeo e il 1° novembre 2009 scade il mandato dell’attuale Commissione europea). Spetterà a ciascuna Presidenza in esercizio, dall'inizio del periodo di riflessione, assicurare la continuità di questo processo[136]. Accogliendo una proposta avanzata dalla Commissione, il Consiglio europeo ha inoltre invitato gli Stati membri ad adottare il 25 marzo 2007 a Berlino –in occasione del cinquantesimo anniversario dei trattati di Roma - una dichiarazione politica dei leader dell'UE, che illustri i valori e le ambizioni dell'Europa.
In occasione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 la Presidenza finlandese ha fornito una valutazione delle sue consultazioni con gli Stati membri per quanto riguarda il trattato costituzionale. I risultati di queste consultazioni saranno trasmessi alla presidenza tedesca entrante quale parte dei suoi lavori preparatori in vista della relazione che dovrà essere presentata nel primo semestre del 2007. Il Consiglio europeo, inoltre, ha ribadito l'importanza di celebrare il 50º anniversario dei trattati di Roma al fine di confermare i valori del processo di integrazione europea.
La risoluzione Gozi ed altri n. 6-00001, approvata dalla Camera dei deputati il 21 settembre 2006, in esito dell’esame della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per il 2005, impegna il Governo:
· a sostenere, anche cogliendo l'occasione del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma e in stretto coordinamento con il Parlamento, tutte le iniziative utili a rilanciare il processo di integrazione europea, favorendo un ruolo più attivo dei parlamenti nazionali nel rispetto delle prerogative delle istituzioni comunitarie;
· a rilanciare il processo costituzionale, lavorando affinché l'Europa si doti di una Costituzione su cui i cittadini potranno esprimersi in occasione delle elezioni europee del 2009.
Nel programma legislativo e di lavoro per il 2007 si evidenzia come l’obiettivo di semplificare e modernizzare il quadro regolamentare sia capitale per l’azione della Commissione, che intende presentare iniziative in diversi settori tra cui quello della tutela dei consumatori. Tra le iniziative di semplificazione che rientrano tra le priorità della Commissione vi sono:
· la revisione della direttiva 76/768/CEE relativa ai prodotti cosmetici;
· la revisione della direttiva 88/378/CEE relativa alla sicurezza dei giocattoli;
· la revisione della direttiva sulla multiproprietà.
Il 27 novembre 2006, nel corso dell’audizione presso la commissione per il mercato interno e la tutela dei consumatori del Parlamento europeo, il nuovo Commissario incaricato per la tutela dei consumatori, Melena Kuneva (Bulgaria), ha sottolineato che in questo settore le priorità della Commissione sono poche ma ben definite, come verrà messo a punto da un Libro verde di prossima presentazione.
Il 12 settembre 2002 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa all'armonizzazione delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di credito ai consumatori (COM(2002)443).
Nel documento la Commissione prospetta una serie di modifiche alle vigenti direttive relative al credito al consumo, al fine di realizzare una maggiore armonizzazione delle discipline nazionali in materia. Le relazioni presentate dalla Commissione sull'applicazione della normativa comunitaria nel settore in oggetto, infatti, hanno evidenziato il persistere di considerevoli disparità fra le legislazioni dei diversi Stati membri. Il campo d'applicazione della proposta riguarda tutti i tipi di credito offerti ai consumatori, ad eccezione del credito immobiliare.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata il 20 aprile 2004 dal Parlamento europeo, che ha approvato alcuni emendamenti. Il 28 ottobre 2004 la Commissione ha presentato una proposta modificata (COM(2004)747) seguita da una ulteriore proposta modificata il 7 ottobre 2005 (COM(2005)483. Su quest’ultima proposta il Consiglio ha iniziato la discussione il 29 maggio 2006.
Il 12 maggio 2003, la Commissione ha presentato una proposta di direttiva relativa a provvedimenti inibitori a tutela degli interessi dei consumatori. La proposta si limita ad una mera codificazione, senza modificazioni, degli atti che ne sono oggetto.
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura dal Parlamento europeo il 21 ottobre 2003. Il 16 novembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta modificata (COM(20006)629) che è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il 6 aprile 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione dal titolo “Migliorare la salute, la sicurezza e la fiducia dei cittadini: una strategia in materia di salute e tutela dei consumatori” ed una proposta di decisione che istituisce il programma comunitario per la salute e la protezione dei consumatori per gli anni 2007-2013 (COM(2005)115). Le iniziative mirano ad unificare i due settori di attività, finora separati, e ad ampliare l’ambito dei programmi in materia di salute pubblica e tutela dei consumatori, individuando le azioni nei diversi settori di intervento previsti.
Il 23 marzo 2006 il Parlamento europeo ha esaminato la proposta di decisione, nell’ambito della procedura di codecisione, approvando diversi emendamenti tra cui alcuni intesi a modificare l’impostazione della Commissione sulla unificazione dei due settori. Conseguentemente, il 24 maggio 2006, la Commissione, anche tenendo contro dell’accordo sul quadro finanziario dell’UE per il 2007-2013 raggiunto il 17 maggio 2006, ha presentato due proposte di decisione modificata, di cui una delle due relativa a programmi di protezione dei consumatori (COM(2006)235), con una dotazione di 156,8 milioni di euro per il periodo di programmazione 2007-2013. Sulla proposta modificata il Consiglio ha raggiunto un accordo politico il 25 settembre 2006. La posizione comune verrà adottata in una delle prossime sessioni e verrà inviata al Parlamento europeo per la seconda lettura.
Il 20 novembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che vieta la commercializzazione, l’importazione nella comunità e l’esportazione fuori della Comunità di pellicce di cane e di gatto e di prodotti che le contengono (COM(2006)684).
La proposta, che segue la procedura di codecisione, è in attesa di essere esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Il programma ricorda che, in base alla decisione 2006/495/CE dell’11 luglio 2006, la Slovenia entrerà nella zona euro nel 2007 e sottolinea che la Commissione continuerà a valutare se altri Stati membri siano pronti ad adottare la moneta unica. A tal fine, la Commissione intende iniziare i preparativi pratici con i paesi che soddisfacessero le condizioni per l’introduzione dell’euro nel 2008.
Il 10 novembre 2006 la Commissione ha presentato il quarto rapporto sui preparativi pratici in vista del futuro allargamento della zona euro (COM(2006)671). Il rapporto si concentra sui preparativi pratici relativi alla Slovenia; particolare attenzione è inoltre rivolta ai preparativi di Cipro e Malta, che vorrebbero adottare l’euro dal 1° gennaio 2008.
In relazione a tali preparativi, il programma prevede la presentazione tra le iniziative prioritarie relative all’area dell’euro:
· delle relazioni sulla convergenza[137] per il 2007.
Su richiesta dello Stato membro che non fa parte della zona Euro, la Commissione e la Banca Centrale Europea preparano ciascuna una relazione ai sensi dell’art. 121, paragrafo 1, del trattato CE, con cui analizzano la misura in cui lo Stato membro interessato abbia realizzato un alto grado di convergenza sostenibile con riferimento ai quattro criteri pertinenti. Viene inoltre valutata la compatibilità della legislazione nazionale con la normativa comunitaria;
· di una proposta di decisione del Consiglio di abrogazione della deroga dall’adozione della moneta unica per alcuni Stati membri (preannunciata per maggio 2007).
A norma dell’art. 122(2) del trattato CE, qualora si consideri che uno o più Stati membri soddisfano alle condizioni stabilite per l’adozione dell’euro, il Consiglio abroga la deroga loro applicata;
· di una proposta di modifica del regolamento 2866/98 sui tassi di conversione delle valute degli Stati membri interessati all’euro (preannunciata per giugno 2007).
In base all’art. 123, paragrafo 5, del trattato CE, se ritiene che uno o più Stati membri soddisfino alle condizioni per l’adozione dell’euro, il Consiglio decide sui tassi di conversione delle monete dei medesimi Stati con la moneta unica.
Il 5 dicembre 2006 la Commissione ha presentato la seconda relazione biennale sulla convergenza 2006, dalla quale risulta che i progressi in vista dell’adozione dell’euro nei nuovi Stati membri sono stati disuguali.
Si tratta della seconda relazione di convergenza pubblicata dopo l’allargamento della UE ai dieci nuovi Stati membri nel maggio 2004. Il documento rileva che mentre la Slovenia in giugno già soddisfaceva tutti i criteri, gli altri paesi con deroga (Repubblica ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia e Svezia) hanno registrato ritmi di progressione diversi. La Lituania non è inclusa nella relazione, in quanto il suo processo di convergenza è già stato valutato a maggio 2006.
Nella comunicazione “Dichiarazione annuale sull’euro” (COM(2006)392 del 12 luglio 2006) e nella prima relazione annuale sull’area dell’euro (SEC(2006)936) che l’accompagna, la Commissione presenta il proprio punto di vista sulle sfide economiche cui devono far fronte gli Stati membri che hanno adottato la moneta unica, e analizza le possibili risposte delle politiche economiche a livello dell’area dell’euro e a livello degli Stati membri.
La prima relazione annuale sull’area dell’euro richiama gli Stati membri ad un’intensificazione degli sforzi per aumentare il potenziale di crescita, creare più occupazione, e ridurre più rapidamente il numero di disoccupati. La Commissione, inoltre, sottolinea l’esigenza di accelerare il risanamento di bilancio; ritiene necessarie riforme strutturali rafforzate per accrescere la produttività e promuovere la crescita e l’occupazione, che considera anche importanti per il corretto funzionamento dell’UEM, dato che in alcuni Stati membri i prezzi e i salari si adeguano troppo lentamente ai mutamenti economici. La relazione rileva, infine, che il mercato unico dell’UE non è stato ancora completato e, sul lato esterno, ritiene che la crescente importanza dell’euro come moneta mondiale e le sfide che l’economia mondiale deve affrontare esigano un ruolo maggiore dell’UE nelle questioni internazionali.
Il 14 novembre 2006 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale accoglie con favore la presentazione della prima relazione annuale della Commissione sull’area dell’euro e, in particolare, evidenzia la necessità di sostenere la cooperazione nell’area dell’euro per rafforzare la governance economica e il processo di integrazione europea, al fine di affrontare le sfide economiche mondiali.
Il 22 novembre 2006 la Commissione ha presentato la comunicazione ”L’economia dell’UE: bilancio del 2006 – rafforzare la zona euro: principali priorità politiche” (COM(2006)714). Nel sottolineare la debolezza persistente della crescita economica e le divergenze che sussistono nella zona euro a livello di crescita e di inflazione, la Commissione ribadisce, in particolare, la necessità di una migliore governance della zona euro sia per assicurare un coordinamento più stretto dei bilanci nazionali e delle riforme, sia per conferire alla zona euro un ruolo più forte nel mondo. Ritiene pertanto importante migliorare la performance sul piano economico e rafforzare la coesione della zona euro, al fine di rendere più evidenti, agli occhi dei cittadini, i vantaggi di una moneta unica. La Commissione ribadisce, infine, la necessità di accelerare le riforme strutturali e consolidare le finanzepubbliche.
Contestualmente alla comunicazione, la Commissione ha pubblicato il bilancio 2006 dell’economia europea[138], che pone l’accento sulle questioni sollevate dall’aggiustamento economico operato fino ad ora nella zona euro. Mediante un’analisi di questa esperienza, il documento evidenzia le lacune nel funzionamento dell’Unione monetaria, al fine di fornire una base all’azione futura in vista di rafforzare l’adattamento e la resistenza agli schock della zona euro.
La Commissione ha presentato, il 12 ottobre 2006, una comunicazione sulla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche nell’UE (COM(2006) 574), nella quale sottolinea che far fronte all’impatto finanziario dell’invecchiamento della popolazione è una grande sfida politica per l’intera Unione europea. La soluzione proposta consiste nel ridurre il debito pubblico, aumentare il tasso di occupazione e migliorare la produttività, portando avanti nel contempo la riforma dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sanitaria e delle cure di lunga durata. La comunicazione sottolinea che per l’Italia è necessario un risanamento del bilancio in tempi rapidi per garantire una riduzione costante dell’elevatissimo debito publico.
Il Consiglio ECOFIN ha approvato, il 7 novembre 2006, conclusioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche nelle quali rileva che, anche prima di prendere in considerazione l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, la posizione di bilancio iniziale in circa la metà degli Stati membri non è sufficientemente forte e contribuisce in sé ai rischi di finanze pubbliche insostenibili. Il Consiglio ritiene pertanto necessarie ulteriori riforme strutturali e/o di consolidamento di bilancio, e, in particolare: ridurre il debito a ritmo sostenuto; aumentare i tassi di occupazione e produttività; rivedere e, laddove appropriato, riformare i regimi pensionistici, sanitari e di assistenza di lunga durata. Il Consiglio ritiene inoltre che la Commissione dovrebbe elaborare una nuova relazione sulla sostenibilità nel 2009, quando saranno disponibili le nuove proiezioni comuni di spesa correlate all’invecchiamento.
Il 13 giugno 2006 la Commissione ha presentato la comunicazionesulle finanze pubbliche nel 2006 (COM(2006) 304), con la quale effettua un primo bilancio dell’attuazione del Patto di stabilità e crescita a un anno dalla sua riforma[139].
La Commissione, nell’evidenziare gli aspetti positivi del bilancio, sottolinea che il consolidamento delle finanze pubbliche è stato riavviato e che le procedure previste dal Patto sono state attuate in modo flessibilee coerente. Ribadisce, tuttavia, che il successo del Patto riveduto dipenderà dalla sua attitudine ad indurre gli Stati membri ad attuare gli aggiustamenti di bilancio necessari.
Sulla scorta della comunicazione della Commissione, il Consiglio ECOFIN ha approvato, l’11 luglio 2006, conclusioni sulle finanze pubbliche nell’Unione europea, nelle quali giudica positivamente l’esperienza maturata in relazione al Patto di stabilità e crescita riveduto. Il Consiglio ritiene essenziale sfruttare il miglioramento registrato dalla situazione economica nel 2006 per continuare ed intensificare gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche, in particolare per quanto attiene alla sostenibilità finanziaria nel lungo termine conseguente all’invecchiamento della popolazione. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero eseguire i rispettivi bilanci 2006 con rigore e, nell’elaborare i bilanci per il 2007, dovrebbero altresì mantenere allo stesso livello o accelerare il ritmo della riduzione del disavanzo e del debito ed evitare politiche di bilancio procicliche.
Il 14 novembre 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione relativa alla riduzione dell’onere di risposta, alla semplificazione ed alla definizione di obiettivi prioritari nel campo delle statistiche comunitarie (COM(2006)693).
La Commissione ricorda che nel campo della produzione di statistiche ufficiali nazionali e comunitarie, gli organi politici a tutti i livelli richiedono da tempo una semplificazione delle prescrizioni vigenti.
Il 25 maggio 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione “Indipendenza, integrità e responsabilità delle autorità statistiche nazionali e dell’autorità statistica comunitaria” in cui si illustrano le idee su come migliorare la governance di Eurostat e del sistema statistico europeo nonché i principi di fissazione delle priorità statistiche (COM(2005)217). La comunicazione è stata accolta con favore dal Consiglio ECOFIN del 7 giugno 2005. La Commissione ha presentato, contestualmente, una raccomandazione relativa all’indipendenza, all’integrità e alla responsabilità delle autorità statistiche nazionali e dell’autorità statistica comunitaria.
Nel sottolineare la necessità di statistiche di elevata qualità affinché la governance economica e il processo decisionale risultino efficaci, a livello tanto nazionale quanto comunitario, la comunicazione del 14 novembre 2006 intende definire un’impostazione strategica per proseguire nella riduzione dell’onere statistico che grava sulle imprese. A tal fine, si suggerisce la combinazione di due elementi: la semplificazione delle
prescrizioni concernenti le statistiche in settori prioritari appositamente selezionati e la promozione dell’impiego di metodi e strumenti statistici che rendano più agevole ottemperare agli obblighi in campo statistico.
Il Consiglio ECOFIN ha approvato, il 28 novembre 2006, conclusioni sulla comunicazione, nelle quali accoglie positivamente l’approccio strategico prospettato dalla Commissione e ribadisce la necessità di impegno per ridurre l’onere amministrativo prodotto dalle statistiche nell’UE. Le conclusioni invitano la Commissione ad attuare le varie misure illustrate e riferire sui progressi compiuti entro ottobre 2007 e esprimono sostegno alla iniziativa, preannunciata nella comunicazione, di associare più strettamente gli istituti statistici nazionali alla definizione del contenuto dei programmi statistici della Commissione.
Il 16 novembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione relativa al programma statistico comunitario 2008-2012 (COM(2006) 678), volta a istituire un programma strategico globale per le statistiche comunitarie ufficiali.
Il programma definisce i metodi, i campi e gli obiettivi principali delle azioni previste, oltre a riassumere i bisogni e gli obblighi statistici dal punto di vista delle esigenze politiche dell’Unione europea. La dotazione finanziaria per l’attuazione del programma ammonta a 274.200.000 euro.
La proposta di decisione sarà esaminata secondo la procedura di codecisione.
Il 6 novembre 2006 la Commissione ha presentato le previsioni economiche di autunno per il 2006-2008, secondo le quali il tasso di crescita economica nell’anno in corso raggiungerà il 2,8% nell’UE e il 2,6% nell’area dell’euro.
La Commissione rileva che la ripresa economica è dovuta principalmente ad una crescita robusta della domanda interna, e in particolare degli investimenti, e ad una crescita mondiale sostenuta. L’attività economica dovrebbe calare leggermente nel 2007 e nel 2008, in linea con le prospettive mondiali e in particolare con il rallentamento registrato negli Stati Uniti. Nel periodo 2006-2008 l’UE nel suo complesso dovrebbe creare 7 milioni di nuovi posti di lavoro, con ciò contribuendo ad aumentare il tasso di occupazione e riducendo, nel contempo, il tasso di disoccupazione. Anche l’inflazione dovrebbe gradualmente diminuire.
La legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari”, ha sostituito, abrogandola, la legge 9 marzo 1989, n. 86 (legge La Pergola). La nuova legge ribadisce gli obblighi posti a carico del Governo per quanto riguarda la disciplina della comunicazione di progetti di atti normativi alle Camere - nonché alle regioni, comprese quelle a statuto speciale, ed alle province autonome – e introduce l’istituto della riserva d’esame parlamentare.
In base all’articolo 3 della legge n. 11 del 2005, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per le politiche comunitarie trasmettono alle Camere, per l'assegnazione alle Commissioni parlamentari competenti, i progetti di atti ed atti comunitari e dell’Unione europea e le eventuali modifiche, nonché gli atti "preordinati alla formulazione degli stessi". In questa categoria devono ritenersi compresi gli atti a carattere conoscitivo, consultivo e di indirizzo, ai quali fanno ampiamente ricorso le istituzioni dell’Unione europea (in particolare vi rientrano le comunicazioni, e i libri bianchi e libri verdi della Commissione europea). L'articolo dispone, inoltre, che gli atti siano comunicati alle Camere contestualmente alla loro ricezione da parte del Governo, e che sia indicata la data presumibile in cui verranno discussi o adottati dagli organi comunitari. Le Commissioni parlamentari formulano osservazioni e adottano ogni opportuno atto di indirizzo al Governo. A tale fine gli organi parlamentari possono richiedere al Governo una relazione tecnica che dia conto dello stato dei negoziati, delle eventuali osservazioni espresse da soggetti già consultati nonché dell’impatto sull’ordinamento, sull’organizzazione delle amministrazioni pubbliche e sull’attività dei cittadini e delle imprese.
L’articolo 4 della legge n. 11 del 2005 introduce l’istituto della riserva d’esame parlamentare: qualora le Camere abbiano iniziato l’esame di progetti di atti o di atti comunitari e dell’Unione europea, il Governo può procedere alle attività di propria competenza per la formazione dei relativi atti soltanto a conclusione dell’esame parlamentare, apponendo in sede di Consiglio dei Ministri dell’Unione europea la riserva d’esame parlamentare. In casi di particolare importanza di progetti o atti all’esame del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, il Governo può apporre(di propria iniziativa) in sede di Consiglio una riserva d’esame parlamentare, inviando alle Camere il testo sottoposto a decisione affinché su di esso si esprimano i competenti organi parlamentari. In entrambi i casi, decorso il termine di venti giorni dalla comunicazione alle Camere dell’apposizione della riserva d’esame parlamentare in sede di Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, il Governo può procedere alle attività dirette alla formazione dei relativi atti comunitari e dell’Unione europea, anche in mancanza della pronuncia parlamentare.
L'articolo 25, comma 4, prevede che nella predisposizione del programma e del calendario di ciascuna Commissione parlamentare occorra garantire il "tempestivo esame" degli atti comunitari e dei progetti normativi comunitari.
L'articolo 126-bis prevede che la Commissione politiche dell'Unione europea e le Commissioni permanenti possano svolgere un dibattito con l'intervento del ministro competente, in relazione a proposte della Commissione europea o in previsione dell'inserimento delle proposte stesse o di determinate materie all'ordine del giorno del Consiglio dell'Unione europea.
L’articolo 126-ter disciplina una “sessione comunitaria”, prevedendo l’esame congiunto del disegno di legge comunitaria e della relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea (che in base alla legge 11/2005 deve essere trasmessa alle Camera entro il 31 gennaio di ogni anno). La Commissione politiche dell’Unione europea ne è investita in sede referente e predispone una relazione generale all’Assemblea, a cui sono allegati i pareri approvati dalle Commissioni competenti per materia. La relazione annuale viene, quindi, discussa in aula insieme al disegno di legge comunitaria e può essere oggetto di risoluzioni che sono poste in votazione soltanto dopo la votazione finale di quest’ultimo.
L'articolo 127 dispone che gli atti e i progetti di atti normativi adottati dal Consiglio o dalla Commissione europea, non appena pubblicati sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, siano deferiti per l'esame alla Commissione parlamentare competente per materia e per il parere alla Commissione politiche dell'Unione europea. Le Commissioni competenti possono concludere l'esame del testo normativo esprimendo in un "documento finale" il proprio parere sull'opportunità di possibili iniziative, entro trenta giorni.
Il Trattato di Amsterdam, entrato in vigore il 1° maggio 1999, ha allegato al TUE e al TCE un protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell'Unione europea, che configura una loro concreta partecipazione al processo di formazione degli atti comunitari. Il protocollo prevede che:
· tutti i documenti di consultazione della Commissione (libri bianchi, libri verdi e comunicazioni) siano puntualmente trasmessi ai parlamenti nazionali degli Stati membri;
· le proposte legislative della Commissione siano trasmesse ai governi degli Stati membri con un anticipo sufficiente a far sì che ogni Parlamento nazionale le riceva in tempo utile;
· salvo eccezioni per motivi d'urgenza, trascorra un periodo di sei settimane tra il momento in cui la Commissione presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta legislativa - o una proposta relativa ad una misura che debba essere adottata in virtù del titolo VI (Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni) del trattato sull'Unione europea - e la data di iscrizione di tale proposta all'ordine del giorno del Consiglio.
Il protocollo contiene inoltre, nella parte II, alcune disposizioni sulla Conferenza degli organismi specializzati per gli affari europei (COSAC)[140]. Pur non vincolando in alcun modo i Parlamenti nazionali, né pregiudicandone la posizione, la COSAC può trasmettere al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione qualsiasi contributo che ritenga utile con riferimento all’attività legislativa dell’Unione, in particolare per quanto riguarda l’applicazione del principio di sussidiarietà, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, nonché le questioni relative ai diritti fondamentali.
Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004 ed attualmente sottoposto a procedura di ratifica presso gli Stati membri dell’Unione europea, ha modificato il Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali e il Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità rafforzando il ruolo dei Parlamenti nazionali. I due protocolli prevedono:
· la trasmissione diretta ai Parlamenti nazionali dei documenti di consultazione della Commissione; di tutte le proposte legislative, nonché delle loro modifiche nel corso del procedimento[141]; del programma legislativo annuale, della strategia politica annuale e degli altri strumenti di programmazione della Commissione;della relazione annuale della Commissione sull’applicazione dei principi fondamentali in tema di delimitazione delle competenze; della relazione annuale della Corte dei conti;
La Commissione europea, senza attendere l’entrata in vigore del Trattato costituzionale, ha avviato a partire dal 1° settembre 2006 la trasmissione diretta ai Parlamenti nazionali delle proposte legislative e dei documenti di consultazione. Tale iniziativa, annunciata dalla Commissione il 9 maggio 2006, è stata accolta con favore dal Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006, che ha invitato la Commissione a prendere in debita considerazione le osservazioni formulate dai Parlamenti nazionali sui documenti ad essi trasmessi, in particolare per quanto riguarda i princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità.
· la comunicazione diretta ai Parlamenti nazionali degli ordini del giorno e dei risultatidei lavori del Consiglio –compresi i processi verbali delle sessioni nelle quali il Consiglio delibera su progetti di atti legislativi europei - nello stesso momento in cui sono comunicati ai Governi degli Stati membri;
· la possibilità per ciascun Parlamento nazionale (o Camera) di sollevare obiezioni, entro un termine di sei settimane dalla data di trasmissione di un progetto, sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà (cosiddetto early warning o allerta precoce) in relazione alle proposte legislative;
L’obiezione assume la forma di un parere motivato da inviare ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione nel quale sono esposte le ragioni per le quali si ritiene che la proposta in causa non sia conforme al principio di sussidiarietà. Qualora i pareri motivati rappresentino almeno un terzo dell’insieme dei voti attribuiti ai Parlamenti nazionali il progetto deve essere riesaminato. A tal fine ciascun Parlamento nazionale dispone di due voti, ripartiti in funzione del sistema parlamentare nazionale; in un sistema parlamentare bicamerale ciascuna delle due Camere dispone di un voto. Ciascun Parlamento nazionale o ciascuna Camera può consultare all’occorrenza i Parlamenti regionali con poteri legislativi. La soglia per l’obbligo di riesame è abbassata a un quarto, nel caso di proposte della Commissione o di una iniziativa di un gruppo di Stati membri che si riferiscono allo spazio di libertà sicurezza e giustizia. Al termine del riesame il progetto in questione può essere – con una decisione motivata - mantenuto, modificato o ritirato.
· la facoltà per ciascun Parlamentonazionale (oCamera) di presentare – attraverso la trasmissione effettuata dai relativi Governi - un ricorso alla Corte di giustizia per violazione del principio di sussidiarietà;
· l’organizzazione di una efficace e regolare cooperazione interparlamentare definita congiuntamente da Parlamento europeo e Parlamenti nazionali;
· la possibilità per la Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei (COSAC) di sottoporre all'attenzione delle istituzioni europee i contributi che ritiene utili; la Conferenza promuove inoltre lo scambio di informazioni e buone prassi tra i Parlamenti degli Stati membri e il Parlamento europeo, nonché tra le loro commissioni specializzate, e può altresì organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune e nella politica di sicurezza e di difesa comune.
Le procedure decisionali dell’Unione europea
A. Atti normativi comunitari (1° pilastro)
B. Misure di politica estera e di sicurezza comune (2° pilastro)
C. Misure di cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (3°pilastro)
Nuovi atti giuridici previsti dal Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa
Gli atti normativi comunitari sono adottati secondo procedure diverse, che si applicano di volta in volta a seconda della materia, sulla base delle relative disposizioni dei Trattati (c.d. “basi giuridiche”). La Commissione detiene il potere di iniziativa ed è responsabile dei lavori preparatori. Il Parlamento codecide o vota pareri (vincolanti e non, a seconda della procedura applicata). Il Consiglio, eventualmente insieme al Parlamento europeo, adotta l’atto definitivo a maggioranza qualificata oppure all’unanimità, a seconda della materia, ma sempre all’unanimità qualora si discosti dalla proposta della Commissione. Sia il Consiglio sia il Parlamento possono, peraltro, chiedere alla Commissione di elaborare proposte. Possono essere consultati il Comitato economico e sociale e il Comitato delle regioni.
Le procedure normative comunitarie sono sostanzialmente tre: consultazione, codecisione e parere conforme.
La procedura di cooperazione (art. 252) è limitata ad alcune disposizioni di applicazione relative all’Unione economica e monetaria.
La procedura di codecisione è stata istituita dal Trattato di Maastricht e successivamente semplificata ed estesa a nuove basi giuridiche con i trattati di Amsterdam e Nizza. In base a tale procedura un atto può essere adottato soltanto in presenza di un accordo su uno stesso testo tra Parlamento europeo e Consiglio, in prima o seconda lettura. In caso di disaccordo è previsto il ricorso ad una procedura di conciliazione tra le due istituzioni in un comitato apposito. In ogni caso il Parlamento europeo può rigettare la proposta legislativa in ultima istanza. Il Consiglio delibera normalmente a maggioranza qualificata, salvo i casi in cui il Trattato prevede espressamente l’unanimità.
Nella procedura di consultazione, che è quella prevista in origine dai Trattati, la proposta della Commissione viene trasmessa dal Consiglio al Parlamento, che esprime un parere e può formulare emendamenti; la Commissione riesamina la proposta e può modificarla sulla base del parere del Parlamento; il Consiglio adotta quindi l’atto in linea generale all’unanimità.
La procedura del parere conforme implica che il Consiglio ottenga il consenso del Parlamento europeo (maggioranza assoluta dei suoi membri) affinché possano essere prese alcune decisioni che rivestono particolare importanza. Il Parlamento europeo ha facoltà di accettare o di respingere una proposta ma non può modificarla.
Il parere conforme è richiesto in particolare per l'adesione di nuovi Stati membri, per alcuni accordi internazionali e per le sanzioni a carico degli Stati membri in caso di violazioni dei diritti fondamentali.
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La politica estera e di sicurezza comune (PESC), il cosiddetto secondo pilastro, ha il suo fondamento giuridico nel titolo V del Trattato sull’Unione europea. I poteri decisionali nell’ambito della PESC si esplicano mediante procedure intergovernative. Ogni Stato membro e la Commissione possono sottoporre al Consiglio questioni che rientrano nella PESC e presentare proposte.
Il Consiglio europeo, formato dai Capi di Stato e di governo degli Stati membri, stabilisce i principi e gli orientamenti generali della PESC, decidendo le strategie comuni che l’Unione deve attuare nei settori in cui gli Stati membri hanno importanti interessi in comune.
Il Consiglio dell'Unione europea, formato da rappresentanti di ciascuno Stato membro a livello ministeriale, decide le misure necessarie alla definizione e all’attuazione della PESC, in base agli orientamenti generali adottati dal Consiglio europeo. Il Consiglio dell'Unione europea può adottare azioni comuni su specifiche situazioni in cui si ritiene necessario un intervento operativo dell’Unione, oppure posizioni comuni per definire l’approccio dell’Unione su una questione particolare. Relativamente alla conclusione di accordi internazionali nel settore PESC, il Consiglio può autorizzare la Presidenza ad avviare negoziati. Tali accordi sono in seguito deliberati dal Consiglio. Inoltre, l'Unione europea può adottare dichiarazioni comuni che esprimono pubblicamente una posizione, una richiesta o un'aspettativa dell'Unione europea rispetto ad un Paese terzo o ad una questione internazionale.
La regola generale per le decisioni in ambito PESC è l'unanimità, mitigata dall’astensione “costruttiva” (che non impedisce l’adozione dell’atto). E’ previsto il ricorso alla maggioranza qualificata per le misure di attuazione adottate sulla base di strategie comuni del Consiglio europeo, per le decisioni di attuazione di un’azione comune o di una posizione comune, per la nomina di rappresentanti speciali con mandati politici specifici.
Il Parlamento europeo viene informato periodicamente dalla Presidenza e dalla Commissione sugli sviluppi della politica estera e di sicurezza comune. E’ inoltre consultato sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della PESC. Può rivolgere interrogazioni ed indirizzare raccomandazioni al Consiglio ed una volta all’anno tiene un dibattito sui progressi compiuti in materia.
La cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, il cosiddetto terzo pilastro, ha il suo fondamento giuridico nel titolo VI del Trattato dell'Unione europea.
Originariamente il Trattato dell’Unione europea includeva nel terzo pilastro tutte le materie relative alla giustizia e agli affari interni. Successivamente il Trattato di Amsterdam ha fatto confluire le disposizioni concernenti visti, asilo, immigrazione e altre politiche connesse alla libera circolazione delle persone nel titolo IV del Trattato istitutivo della Comunità europea (vale a dire nel primo pilastro). Nel terzo pilastro sono rimaste le disposizioni relative alla cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
In questo ambito il Consiglio può adottare:
· posizioni comuni che definiscono l’orientamento dell’Unione in merito a una questione specifica;
· decisioni-quadro per ravvicinare le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Tali atti sono vincolanti quanto al risultato da ottenere (analogamente alle direttive) e non hanno efficacia diretta;
· decisioni per qualsiasi altro scopo coerente con gli obiettivi prefissati, escluso il ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri; le decisioni sono vincolanti ma prive di efficacia diretta. Le misure di attuazione delle decisioni a livello dell’Unione sono deliberate a maggioranza qualificata;
· convenzioni, soggette alla successiva ratifica degli Stati membri.
Il Consiglio delibera all’unanimità, su proposta della Commissione europea o di uno Stato membro. Le misure di attuazione delle decisioni a livello europeo sono invece adottate a maggioranza qualificata.
Il Parlamento europeo è informato regolarmente ed è consultato prima che siano stabilite decisioni-quadro, decisioni o convenzioni: il parere del Parlamento è obbligatorio, ma non vincolante. Il Parlamento può rivolgere al Consiglio interrogazioni e raccomandazioni; ogni anno un dibattito parlamentare è dedicato ai progressi compiuti nel settore.
Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, contiene disposizioni volte alla semplificazione delle procedure legislative e degli atti giuridici.
Il Trattato prevede l’eliminazione della struttura a “pilastri” in cui si articola attualmente l’Unione, semplificando le attuali diverse procedure. In particolare viene definita un'unica procedura legislativa ordinaria, ricalcata sull’attuale procedura di codecisione; si provvede inoltre ad una ridenominazione e semplificazione degli atti dell’Unione (che sono ridotti da quindici a sei) stabilendo la distinzione tra atti legislativi (adottati congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio), atti non legislativi ed atti esecutivi (la cui competenza è riservata in via generale agli Stati membri) ed introducendo il nuovo strumento dei regolamenti delegati.
Le leggi europee e le leggi quadro europee possono infatti delegare alla Commissione la facoltà di emanare regolamenti delegati che completano o modificano determinati elementi non essenziali della legge o della legge quadro, delimitando esplicitamente obiettivi, contenuto, portata e durata della delega. La disciplina degli elementi essenziali di un settore rimane riservata alla legge o alla legge quadro.
Per l'esercizio delle competenze dell'UE il trattato costituzionale prevede i seguenti strumenti giuridici:
· legge europea: atto legislativo di portata generale, obbligatoria in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri;
· legge quadro europea: atto legislativo che vincola tutti gli Stati membri destinatari al risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla scelta della forma e dei mezzi;
· regolamento europeo: atto non legislativo di portata generale volto all'attuazione degli atti legislativi o di alcune disposizioni della Costituzione;
· decisione europea: un atto non legislativo obbligatorio in tutti i suoi elementi;
· raccomandazioni e pareri: atti che non hanno effetto vincolante.
Le leggi europee e le leggi quadro europee sono adottate congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri su proposta della Commissione, di norma secondo le modalità della procedura legislativa ordinaria. I regolamenti, le decisioni europee e le raccomandazioni sono adottati dal Consiglio, dalla Commissione e dalla Banca centrale europea nelle diverse fattispecie previste dal Trattato.
[1] Nel suo piano d’azione 2005 relativo al miglioramento della comunicazione sull’Europa (SEC(2005)985), la Commissione europea ha deciso di concentrare la sua attività di comunicazione su priorità essenziali, da selezionare tenendo conto dei principali obiettivi politici.
[2] Il Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002 aveva stabilito un nuovo metodo di programmazione dell’attività annuale e pluriennale del Consiglio, che si fondava sulla presentazione di un programma strategico triennale e un programma operativo annuale da parte delle Presidenza di turno coinvolte. Tali innovazioni erano state recepite nel regolamento interno del Consiglio. Con decisione del 15 settembre 2006, il Consiglio ha modificato il proprio regolamento interno, prevedendo che ogni 18 mesi le tre Presidenze successive preparino un programma del Consiglio per tale periodo. Tale programma sostituisce dunque sia il programma strategico triennale che il programma operativo annuale.
[3] Il Trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 2007, essendo stato completato il processo di ratifica da parte degli Stati membri dell’UE e dei due paesi aderenti. L’Italia ha ratificato il trattato di adesione con la legge n. 16 del 9 gennaio 2006.
[4] COM (2006) 549.
[5] Va segnalato che nel Trattato di adesione di Bulgaria e Romania era stata inserita una clausola di salvaguardia addizionale in base alla quale il Consiglio, su proposta della Commissione, avrebbe potuto decidere a maggioranza qualificata di rinviare l’adesione di un anno se non fossero stati rispettati gli impegni assunti in materia di preparazione all’adesione, soprattutto per quanto riguarda i settori della giustizia e affari interni e della concorrenza. Nel predisporre la citata relazione la Commissione ha ritenuto di non avvalersi della clausola di salvaguardia addizionale.
[6] Tali strumenti sono: misure di salvaguardia; correzioni finanziarie dei fondi dell’UE, con riduzione dei futuri pagamenti; procedure di infrazione; misure di politica delle concorrenza.
[7] Le misure di salvaguardia previste dal Trattato di adesione sono di tre tipi: clausola economica (uno o più Stati membri possono essere autorizzati a prendere misure di protezione in caso di serie difficoltà economiche); clausola mercato interno (in caso di seri danni al funzionamento del mercato interno possono essere prese misure che limitano l’applicazione delle politiche dell’UE in alcuni settori); clausola giustizia e affari interni (consente la sospensione unilaterale della cooperazione in materia con uno Stato membro). Sono inoltre previste clausole di salvaguardia temporanee che possono essere applicate nei primi tre anni dopo l’adesione in materia di sicurezza alimentare.
[8] SEC (2006) 1385.
[9] SEC (2006) 1390.
[10]Si tratta dei capitoli seguenti: capitolo 1 - Libera circolazione delle merci; capitolo 3 - Diritto di stabilimento e libertà di prestare servizi; capitolo 9 - Servizi finanziari; capitolo 11 - Agricoltura e sviluppo rurale; capitolo 13 – Pesca; capitolo 14 - Politica dei trasporti; capitolo 29 - Unione doganale; capitolo 30 - Relazioni esterne.
[11]Il 23 febbraio 2004 UE e ex Repubblica iugoslava di Macedonia hanno firmato l’Accordo di stabilizzazione ed associazione, che è entrato in vigore il 1° aprile 2004.
[12]SEC (2006) 1387.
[13]L’Accordo quadro di Ohrid, firmato il 13 agosto 2001, ha posto fine al conflitto scoppiato nel 2001 tra l’esercito macedone ed una formazione albanese armata, l’Uck, attiva nella parte occidentale del paese.
[14]Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia-Montenegro e Kosovo. La Croazia e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono già paesi candidati.
[15]L’accordo tra UE e Croazia, firmato il 29 ottobre 2001, è entrato in vigore il 1° febbraio 2005.
[16]In considerazione dei progressi realizzati, il 24 ottobre 2005, l’ONU ha deciso di avviare un processo politico per determinare il futuro status del Kosovo. Dopo una serie di sette incontri tecnici, avviati il 20 febbraio 2006 a Vienna, alla presenza di rappresentanti di UE e USA, il 24 luglio 2006 si è tenuto il primo round dei dialoghi diretti di alto livello tra il Presidente e il Primo ministro serbi e le loro controparti kosovare.
[17](COM(2006)649). La relazione speciale fa seguito all’invito rivolto in tal senso dal Consiglio europeo di giugno 2006.
[18]Documento di strategia del 2005 sull’ampliamento (COM(2005)561).
[19]Sono attualmente in vigore i partenariati per l’adesione con la Croazia (decisione 2006/145/CE del 20 febbraio 2006) e con la Turchia (2006/35/CE del 23 gennaio 2006) e i partenariati europei con Albania (2006/54/CE del 30 gennaio 2006), Bosnia Erzegovina (2006/55/CE del 30 gennaio 2006), Serbia e Montenegro, incluso il Kosovo (2006/56/CE del 30 gennaio 2006), ex Repubblica iugoslava di Macedonia (2006/57/CE del 30 gennaio 2006).
[20]La proposta della Commissione non incontra il favore del governo cipriota che ritiene che tali misure comportino di fatto un riconoscimento politico della comunità turca da parte dell’UE.
[21]La strategia si basa sulla dichiarazione sui principi direttivi dello sviluppo sostenibile – adottata dal Consiglio europeo nel giugno 2005 – e sulla comunicazione della Commissione sul riesame della strategia in favore dello sviluppo sostenibile (COM(2005)658) del 13 dicembre 2005.
[22] La Commissione ha fissato la data del 30 giugno 2006 per la presentazione dei piani nazionali. Per quanto riguarda l’Italia Il 1° dicembre 2006 l’Autorità nazionale competente, composta da rappresentanti dei Ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico, ha raggiunto l’accordo per la definizione del Piano nazionale di allocazione per il periodo 2008-2012. Una volta sottoposto alla firma dei ministri competenti, il piano verrà presentato alla Commissione europea.
[23] Il quadro normativo comunitario in materia è complesso e comprende la direttiva 96/61/CE sulla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento; la direttiva 2001/80/CE sui grandi impianti di combustione; la direttiva 2000/76/CE sull’incenerimento dei rifiuti e la direttiva 1999/13/CE sulle emissioni dei solventi.
[24] Nell’ambito del sesto programma d’azione per l’ambiente, la Commissione ha adottato sette strategie tematiche: qualità dell’aria (presentata il 21 settembre 2005); prevenzione e riciclaggio dei rifiuti (presentata il 21 dicembre 2005); uso sostenibile delle risorse naturali (presentata il 21 dicembre 2005); ambiente marino (presentata il 24 ottobre 2005); ambiente urbano (presentata l’11 gennaio 2006); protezione del suolo (presentata il 22 settembre 2006); uso sostenibile dei pesticidi (presentata il 12 luglio 2006).
[25]Direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente; direttiva 1999/30/CE concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo; direttiva 2000/69/CE concernente i valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell’aria ambiente; direttiva 2002/3/CE relativa all’ozono nell’aria; decisione 97/101/CE che instaura uno scambio reciproco di informazioni e di dati provenienti dalle reti e dalle singole stazioni di misurazione dell’inquinamento atmosferico negli Stati membri.
[26]COM (2006) 475.
[27]In preparazione della strategia la Commissione ha cooperato strettamente con Stati membri, istituzioni europee, autorità locali e organizzazioni e ha svolto una consultazione dal 28 luglio al 26 settembre 2005.
[28] In vista della presentazione della comunicazione la Commissione ha avviato, il 12 dicembre 2005, una consultazione che si è conclusa il 6 febbraio 2006.
[29] La comunicazione sottolinea che va tenuto in considerazione, da un punto di vista ambientale, l’intero ciclo vitale delle risorse, essendo ormai riconosciuto che l’impatto ambientale di molte risorse è spesso connesso alla fase del loro utilizzo e non soltanto alla fase iniziale e finale del loro ciclo di vita.
[30]La quarta Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), svoltasi dal 9 al 14 novembre 2001 a Doha (Qatar), ha lanciato un negoziato commerciale diretto a consentire una maggiore apertura dei mercati e a stabilire un rinnovato sistema di regole multilaterali per sostenere e rilanciare gli scambi mondiali. Il programma di lavoro delineato nella Dichiarazione ministeriale approvata dalla Conferenza - comunemente indicato come Agenda di Doha per lo sviluppo, in quanto pone le esigenze dei paesi in via di sviluppo e di quelli meno avanzati al centro dei suoi obiettivi – ha enumerato 21 questioni oggetto di negoziato e stabilito un calendario per ciascun settore.
[31]Tali orientamenti sono stati definiti nella comunicazione del 7 luglio 2004: “Paesi in via di sviluppo, commercio internazionale e sviluppo sostenibile: il ruolo del Sistema delle preferenze generalizzate (SPG) della Comunità per il decennio 2006-2015” (COM (2004) 461). La comunicazione è stata esaminata dal Consiglio l’11 ottobre 2004 e dal Parlamento europeo il 14 ottobre 2004.
[32]La strategia è stata definita nel 1996, sulla base della comunicazione della Commissione “Una strategia di accesso ai mercati per l'Unione europea” (COM (1996) 53) del 14 febbraio 1996.
[33]Fra i seguiti della strategia di accesso al mercato, la direzione generale Commercio della Commissione ha creato una base dati interattiva on-line destinata agli imprenditori europei che esportano nei paesi terzi.
[34]Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona (23-24 marzo 2000) ha concordato un obiettivo strategico per l’Unione del nuovo decennio: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.
[35]Sulla scorta della comunicazione della Commissione relativa al rilancio della strategia di Lisbona (COM(2005)24), il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005 ha procedutoalla revisione intermedia della strategia. La revisione ha riorientato le priorità verso la crescita e l’occupazione ed ha inteso coinvolgere tutte le forze interessate (parlamenti, autorità locali, parti sociali e società civile) nella migliore realizzazione della strategia, che è stata orientata in un ciclo triennale.
[36]La comunicazione sul programma comunitario di Lisbona 2005-2008 (COM(2005)330) propone misure suddivise in tre settori principali: porre la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita; rendere l’Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro; creare nuovi e migliori posti di lavoro.
[37] La Commissione elenca i settori promettenti in cui andrebbero, a suo avviso, avviate JTI: idrogeno e celle a combustibile; nanoelettronica; farmaci innovatici; sistemi informatici incorporati; aeronautica e trasporto aereo; monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza. La prima iniziativa tecnologica congiunta , Artemis, sarà lanciata ad inizio 2007 per dare impulso alla ricerca europea sui sistemi informatici incorporati, sempre più importanti per numerosi settori industriali strategici. Artemis, istituito nel giugno 2004 come piattaforma tecnologica europea, è composto attualmente da 17 grandi imprese europee; inoltre, 14 governi europei hanno espresso la volontà di partecipare a tale iniziativa, che resterà aperta a tutti gli Stati membri dell’UE e agli altri partner che desidereranno entrare a farne parte in futuro.
[38]Le relazioni precedenti sono state presentate il 7 marzo 2001 (COM(2001)122); il 6 febbraio 2002 (COM(2002) 68); il 21 gennaio 2003 (COM(2003) 21) e l’11 febbraio 2004 (COM(2004) 64).
[39]Comunicazione della Commissione dell’11 febbraio 2004 “Piano d’azione:un’agenda europea per l’imprenditorialità (COM(2004) 70).
[40] COM(2005)695.
[41] L’accordo di Prüm, relativo alla collaborazione transfrontaliera tra le polizie di Germania, Francia, Spagna, Austria, Belgio, Lussemburgo ed Olanda, è attualmente è in fase di ratifica presso i Parlamenti degli Stati firmatari. Il 4 luglio 2006 i ministri dell’Interno italiano e tedesco hanno sottoscritto, a Berlino, una dichiarazione comune sull’adesione dell’Italia all’accordo. Una volta completato l’iter di adesione, l’Italia diventerebbe il primo paese europeo che aderisce all’accordo dopo gli Stati primi firmatari. L’accordo prevede, tra l’altro:
· l’accesso diretto da parte delle autorità nazionali di polizia negli archivi informatici di un altro paese contraente contenenti dati su DNA, impronte digitali ed immatricolazione veicoli;
· l’adozione di misure comuni per l’impiego di operatori di polizia armati nei voli di linea (cosiddetti air marshals);
· l’adozione di misure comuni in materia di contrasto all’immigrazione clandestina;
· lo svolgimento di operazioni congiunte nel territorio di uno Stato richiedente dove gli agenti dello Stato richiesto possono essere autorizzati ad esercitare alcuni poteri coercitivi.
E’ inoltre previsto che, entro tre anni dall’entrata in vigore dell’accordo, sia presentata una iniziativa finalizzata alla trasposizione delle norme previste dall’accordo stesso nel quadro giuridico dell’Unione europea, sulla base di una valutazione dell’esperienza acquisita. Tale integrazione potrebbe avvenire o tramite una cooperazione rafforzata, o seguendo il modello degli accordi di Schengen.
[42] L’articolo 40 del Trattato Euratom prevede che la Commissione pubblichi periodicamente dei programmi a carattere indicativo riguardanti, in particolare, obiettivi di produzione di energia nucleare e gli investimenti di qualsiasi natura richiesti dalla loro realizzazione. L’ultimo di tali programmi è contenuto in una comunicazione su un progetto di programma indicativo nucleare (COM(1997)401), presentata dalla Commissione il 25 settembre 1997 al termine di un processo di consultazione durato un anno, con cui esprimeva una valutazione sulla situazione e sulle tendenze future prevedibili per l'energia nucleare nell'Unione europea.
[43]La Commissione ha fissato la data del 30 giugno 2006 per la presentazione dei piani nazionali. Per quanto riguarda l’Italia Il 1° dicembre 2006 l’Autorità nazionale competente, composta da rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, ha raggiunto l’accordo per la definizione del Piano nazionale di allocazione per il periodo 2008-2012. Una volta sottoposto alla firma dei ministri competenti, il piano verrà presentato alla Commissione europea.
[44]tale relazione è stata presentata al termine della prima fase di attuazione della direttiva 2003/87/CE, secondo quanto previsto dall’art. 30 della direttiva stessa.
[45]Dalla Russia proviene già il 25% del petrolio e del gas consumato nell’UE. La crescita della domanda energetica fa ritenere che le importazioni di energia dalla Russia aumenteranno ancora.
[46] La rete sarebbe composta da esperti nel settore dell'energia provenienti dagli Stati membri, dal Segretariato generale del Consiglio e dalla Commissione, opererebbe tramite uno specifico sistema di comunicazione e si riunirebbe su base ad hoc.
[47]Tutti i cittadini dell'Unione europea che viaggiano o vivono in un paese terzo in cui i loro Stati membri di origine non sono rappresentati hanno diritto a ricevere protezione diplomatica e consolare dalle autorità di qualunque Stato membro, alle stesse condizioni dei cittadini di tale Stato. Questo diritto fondamentale è garantito dall'articolo 20 del Trattato CE ed è richiamato anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 46).
[48]L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (FRONTEX) è stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del 26 ottobre 2004.
L’Agenzia ha il compito:
di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne;
assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione;
preparare analisi dei rischi;
seguire l’evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne;
aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un’assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne;
fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte.
[49] La proposta provvederebbe alla sostituzione dell’attuale programma Erasmus Mundus, che ha una durata di cinque anni (2004-2008) ed è stato istituito con la decisione n. 2317/2003/CE del 5 dicembre 2003.
[50]Comunicazione “Nuove tappe verso la creazione dell’Istituto europeo di tecnologia” (COM(2006)77).
[51] Consigli europei di primavera 2006 e giugno 2006 e vertice informale di Lahti (Finlandia), svoltosi il 20 ottobre 2006.
[52] Il Consiglio europeo di primavera 2006, nelle sue conclusioni, dopo avere ricordato che l'istruzione e la formazione sono elementi cruciali per lo sviluppo delle potenzialità dell'UE a lungo termine sotto il profilo della competitività nonché della coesione sociale, ha sottolineato la necessità di accelerare riforme che pongano in essere sistemi scolastici di elevata qualità che siano tanto efficaci quanto equi.
[53] ECVET: European Credit System for Vocational Education and Training.
[54]I ministri europei dell’istruzione, riuniti ad Helsinki il 4-5 dicembre 2006 nel quadro del Processo di Copenhagen, avviato nel 2002 con specifico riguardo all’area dell’ istruzione e formazione professionale, nell’ambito della strategia di Lisbona, hanno approvato il Comunicato di Helsinki sulla base delle conclusioni del Consiglio istruzione del 14 novembre.
[55] Il Parlamento europeo, nella seduta del 12 dicembre 2006, ha approvato in seduta plenaria la nomina di Leonard Orban a nuovo membro della Commissione europea con la responsabilità del multilinguismo. Tale incarico sarà ricoperto a partire dal 1° gennaio 2007, dopo che anche il Consiglio avrà proceduto alla nomina formale del nuovo commissario.
[56]Il gruppo di alto livello sul multilinguismo è stato istituito dalla Commissione il 20 settembre 2006 e comprende 11 esperti provenienti da vari paesi europei.
[57] Un espresso riferimento alla promozione dei profili europei dello sport è contenuto nel Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa (Art. III-282), tuttora in attesa del perfezionamento del processo di ratifica.
[58]Ai sensi dell’articolo 296 del Trattato CE nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza. Ogni Stato membro può adottare le misure che ritenga necessarie alla tutela degli interessi essenziali della propria sicurezza e che si riferiscano alla produzione e al commercio di armi, munizioni o materiale bellico. Tali misure non devono alterare le condizioni di concorrenza nel mercato comune per quanto riguarda i prodotti non destinati a fini specificamente militari.
[59] Vedi bollettino consultazione “Libro verde sul credito ipotecario” del 7 settembre 2005, a cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione europea.
[60] Il settore è attualmente disciplinato dalla direttiva 85/611/CEE e successive modifiche, concernente il coordinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative in materia di taluni organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari.
[61] Ai sensi dell’articolo 296 del Trattato CE nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza. Ogni Stato membro può adottare le misure che ritenga necessarie alla tutela degli interessi essenziali della propria sicurezza e che si riferiscano alla produzione e al commercio di armi, munizioni o materiale bellico. Tali misure non devono alterare le condizioni di concorrenza nel mercato comune per quanto riguarda i prodotti non destinati a fini specificamente militari.
[62] L’Agenzia è stata istituita con l’azione comune 2004/551/PESC del Consiglio del 12 luglio 2004, al fine di sostenere gli Stati membri ed il Consiglio nell’impegno di promuovere le capacità di difesa europee nel settore della gestione delle crisi, nonché per supportare la politica europea di sicurezza e difesa. All'Agenzia partecipano tutti gli Stati membri dell'Unione europea, tranne la Danimarca (a norma dell'articolo 6 del protocollo sulla posizione della Danimarca allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea, la Danimarca infatti non partecipa all'elaborazione e all'attuazione di decisioni e azioni dell'Unione che hanno implicazioni di difesa). La sede dell’Agenzia è a Bruxelles.
[63] Lo Stato maggiore dell’UE (EUMS), in seno alle strutture del Consiglio, fornisce consulenza e sostegno in campo militare alla PESD, compresa l'esecuzione delle operazioni di gestione militare delle crisi sotto la guida dell'UE.
[64]Il Comitato si è riunito in margine alla riunione informale dei ministri della difesa dell'Unione europea, svoltasi a Kittilä, in Finlandia.
[65]L’Obiettivo globale 2010 (c.d. “Headline Goal 2010”), adottato dal Consiglio il 17 maggio 2004, definisce un elenco di azioni e misure finalizzate al rafforzamento delle capacità operative dell’UE, da raggiungere entro tale data, sulla base di un “catalogo delle forze” rese disponibili dagli Stati membri e di una “tabella di marcia” (capabilities improvement chart) aggiornata semestralmente, che indica i progressi compiuti e le carenze che rimangono da colmare.
[66] Vedi Bollettino tematico n. 5 “Proposta di direttiva relativa alla liberalizzazione dei servizi postali”, del 30 ottobre 2006, a cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione europea.
[67]Ai sensi dell’articolo 296 del Trattato CE nessuno Stato membro è tenuto a fornire informazioni la cui divulgazione sia considerata contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza. Ogni Stato membro può adottare le misure che ritenga necessarie alla tutela degli interessi essenziali della propria sicurezza e che si riferiscano alla produzione e al commercio di armi, munizioni o materiale bellico. Tali misure non devono alterare le condizioni di concorrenza nel mercato comune per quanto riguarda i prodotti non destinati a fini specificamente militari.
[68]Ai sensi degli articoli 81 e 82 del Trattato CE sono incompatibili con il mercato comune gli accordi tra imprese, le decisioni di associazioni tra imprese e le pratiche concordate nonché o sfruttamento abusivo da parte di un’impresa di una posizione dominante, suscettibili di pregiudicare il commercio tra gli Stati membri o di impedire, restringere o falsare la concorrenza.
[69]In particolare della sentenza della Corte di giustizia del 20 settembre 2001, causa C-453/99, Courage-Crehan.
[70]Sono in corso i negoziati per un accordo di associazione con l’America centrale (Costa Rica, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e Salvador), la Comunità andina (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù) e il Mercosur (Mercato Comune del Sud cui partecipano Argentina, Brasile, Paraguay Uruguay e Venezuela).
[71]Il 3 luglio 2006 la Commissione ha presentato una proposta relativa alle modalità di negoziato del nuovo accordo tra l’Unione europea e la Russia, destinato a sostituire quello attualmente in vigore, che scadrà il 30 novembre 2007. Il nuovo accordo è volto a fissare obiettivi più ambiziosi per le relazioni Ue-Russia. I negoziati non sono stati ancora avviati.
[72]In occasione del Vertice UE-Cina del 9 settembre 2006, le Parti hanno deciso di avviare i negoziati per un nuovo accordo globale di partenariato e di cooperazione che comprenda tutti gli aspetti delle relazioni UE-Cina, tra cui una cooperazione più stretta a livello politico.
[73]Il 13 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di decisione del Consiglio che fissi le direttive negoziali per un accordo destinato a sostituire l’accordo di partenariato e cooperazione attualmente in vigore.
[74]I negoziati con i tre paesi sono stati avviati nel 2004.
[75]I negoziati con i due paesi sono stati avviati nel 2004.
[76]Il trattato dell’amicizia e della cooperazione nel sud-est dell’Asia è stato firmato nel 1976 tra i paesi ASEAN. Nel 1987 il Trattato è stato emendato per consentirne l’adesione anche ai paesi non ASEAN.
[77] L’Anno europeo delle pari opportunità è stato istituito con decisione n. 771 del 2006
[78] Il Consiglio europeo di Barcellona, che si è svolto il 15-16 marzo 2002, ha sottolineato l’esigenza di sviluppare misure che facilitino l’accesso e la permanenza delle donne sul mercato del lavoro, evitando discriminazioni. A tal fine ha sottolineato l’importanza di incrementare la creazione di servizi per la cura dell’infanzia.
[79]Si ricorda che il 9 novembre 2006 la Commissione per la conservazione della fauna e della flora marine dell’Antartico (CCAMLR), di cui fanno parte otto Stati membri dell’UE tra cui l’Italia, ha adottato misure per la lotta contro la pesca illegale nelle acque di sua competenza. Tali misure prevedono l’obbligo di indagare e contrastare le attività illegali svolte nella zona gestita dal CCAMLR relativa a tutta la filiera della pesca, compreso il trasporto e la commercializzazione.
[80]Il 19 settembre 2006 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sulle reti da posta derivanti (COM(2006)511), volta ad uniformare la definizione di tale attrezzo da pesca nella normativa attualmente vigente.
[81] Decisione 2006/702/CE.
[82]Tale decisione è stata adottata dal Consiglio del 24 maggio 2005, sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione nelle tre comunicazioni sugli Obiettivi di sviluppo del millennio (COM (2005) 132, 133, 134).
[83]Tale piano d’azione è stato formulato dalla Commissione nella comunicazione presentata il 2 marzo 2006: “Gli aiuti dell’UE: dare di più, meglio e più rapidamente” (COM (2006) 87).
[84]L’Accordo di Cotonou, che sostituisce la IV Convenzione di Lomè, scaduta a febbraio 2000, riunisce in una nuova partnership l’Unione europea e 77 paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP). Il Sudafrica, pur essendo firmatario dell’Accordo di Cotonou, non fa parte dei paesi che partecipano agli accordi APE e le sue relazioni con l’Unione europea sono regolate dall’Accordo sugli scambi, la cooperazione e lo sviluppo che prevede la liberalizzazione del 95% degli scambi in dodici anni.
[85]Nella comunicazione (COM(2004)487) sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013, adottata il 14 luglio 2004, la Commissione ha avanzato la proposta di semplificare drasticamente gli strumenti finanziari attraverso i quali l’UE realizza le attività di assistenza esterna.
[86]A partire dal 1° gennaio 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, sarà in vigore un nuovo strumento di preadesione (denominato IPA) destinato a paesi candidati e precandidati, istituito con il regolamento (CE) n. 1085/2006 del 17 luglio 2006. L’IPA sostituirà i diversi strumenti finanziari esistenti.
[87]A partire dal 1° gennaio 2007, nel quadro delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, sarà in vigore un unico strumento finanziario (Strumento europeo di vicinato e partenariato), in sostituzione dei diversi programmi attualmente esistenti, destinato alla frontiera esterna dell’UE allargata. Il nuovo strumento, istituito con il regolamento CE 1638/2006 del 24 ottobre 2006, dispone di una dotazione finanziaria di 11 miliardi di euro per l’intero periodo.
[88]COM(2003)104.
[89]Bielorussia, Moldova, Ucraina.
[90]Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia.
[91]Armenia, Azerbaigian e Georgia.
[92] Il Sistema delle Preferenze Generalizzate, applicato dalla CEE dal 1971 sulla base di una raccomandazione dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo), consente di favorire le esportazioni di prodotti originari dei paesi in via di sviluppo tramite la concessioni di speciali preferenze tariffarie. Dal 1° gennaio 2006 e fino al 31 dicembre 2008 l’SPG è disciplinato dal regolamento n. 980/2005/CE.
[93]Il Consiglio europeo straordinario di Lisbona (23-24 marzo 2000) ha concordato un obiettivo strategico per l’Unione del nuovo decennio: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.
[94]Sulla scorta della comunicazione della Commissione relativa al rilancio della strategia di Lisbona (COM(2005)24), il Consiglio europeo del 22-23 marzo 2005 ha procedutoalla revisione intermedia della strategia. La revisione ha riorientato le priorità verso la crescita e l’occupazione ed ha inteso coinvolgere tutte le forze interessate (parlamenti, autorità locali, parti sociali e società civile) nella migliore realizzazione della strategia, che è stata orientata in un ciclo triennale.
[95]La comunicazione sul programma comunitario di Lisbona 2005-2008 (COM(2005)330) propone misure suddivise in tre settori principali: porre la conoscenza e l’innovazione al servizio della crescita; rendere l’Europa più capace di attrarre investimenti e lavoro; creare nuovi e migliori posti di lavoro.
[96] La strategia europea per l’occupazione, lanciata in occasione del Consiglio europeo di Lussemburgo del novembre 1997, è stata concepita come strumento principale di coordinamento delle priorità di politica per l’occupazione. La strategia, che ha introdotto il metodo aperto di coordinamento, è stata riorganizzata nell’ambito della strategia di Lisbona che, dopo la revisione operata al Consiglio europeo del marzo 2005, prevede l’adozione di Linee direttrici integrate per la crescita e l’occupazione.
[97] Per responsabilità sociale delle imprese si intende l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate.
[98] Il Comitato per l’occupazione, previsto dall’art. 130 del Trattato, è stato istituito con Decisione del Consiglio 2000/98/CE del 24 gennaio 2000.
[99] Il Comitato per la protezione sociale è stato istituito con decisione del Consiglio 2000/436, successivamente sostituita dalla decisione 2004/689 del 4 ottobre 2004.
[100] Il rapporto nazionale dell’Italia è in corso di elaborazione.
[101] Secondo le indicazioni della Commissione, le strategie nazionali dovrebbero riguardare un periodo di tre anni. Tuttavia, dato che le prime relazioni arriveranno quando il ciclo triennale di Lisbona (2005-2008) sarà già iniziato da un anno, esse riguarderanno eccezionalmente un periodo di soli due anni (2006-2008).
[102] Nei giorni 11, 12 e 13 giugno 2006 si è svolta nella capitale lettone la conferenza ministeriale “ICT for an inclusive society”, promossa dalla Presidenza austriaca del Consiglio dell’UE e dalla Commissione europea e patrocinata dal Governo lettone, dai Ministri degli Stati membri dell’Unione europea, dai paesi in via di adesione, dai paesi delL’EFTA e dagli altri paesi responsabili per le politiche di e-inclusion.
[103] Il Consiglio informale dei capi di Stato e di governo che si è svolto a Hampton Court, in Gran Bretagna, il 27 ottobre 2005, ha trattato, fra l’altro, temi correlati alla riforma del modello sociale europeo. In tale occasione è stata presentata, dalla Commissione, una comunicazione sui valori europei nell’era della mondializzazione (COM(2005)525), nella quale sono esaminate le sfide con cui deve confrontarsi l’UE, si sottolinea l’esigenza di avanzare nelle riforme economiche e di modernizzare i sistemi sociali nazionali per preservare i valori comuni europei su cui si fondano.
[104] COM(2005)94
[105] Per dare un seguito alla comunicazione, la Commissione ha organizzato, il 30 e 31 ottobre 2006, il primo Forum biennale sulla demografia, che ha riunito gli esperti dei governi nazionali di questo settore per individuare e scambiare le migliori pratiche sulle politiche relative all’invecchiamento, fornire agli Stati membri nuove idee e contribuire ad eliminare la percezione dell’invecchiamento come una minaccia per la nostra prosperità economica e sociale.
[106] In base all’art. 138 del Trattato, la Commissione ha il compito di promuovere la consultazione delle parti sociali a livello comunitario e prende ogni misura utile per facilitarne il dialogo provvedendo a un sostegno equilibrato delle parti. A tal fine la Commissione, prima di presentare proposte nel settore della politica sociale, consulta le parti sociali sul possibile orientamento di un’azione comunitaria. Se, dopo tale consultazione, ritiene opportuna un’azione comunitaria, la Commissione consulta ulteriormente le parti sociali sul contenuto della proposta prevista. Le parti sociali trasmettono alla Commissione un parere o, se opportuno, una raccomandazione. La durata della procedura non supera i nove mesi, salvo proroga decisa in comune dalle parti sociali interessate e dalla Commissione.
[107] Adottato dalla Commissione europea il 25 ottobre 2005 con la comunicazione “Attuazione del programma comunitario di Lisbona: Una strategia per la semplificazione del contesto normativo” (COM2005) 535).
[108]Proposta di decisione concernente il programma specifico “cooperazione” recante attuazione del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione COM (2005) 440.
[109]Proposta di decisione concernente il programma specifico “idee” recante attuazione del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione COM (2005) 441.
[110]Proposta di decisione concernente il programma specifico “persone” recante attuazione del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione COM (2005) 442.
[111]Proposta di decisione concernente il programma specifico “capacità” recante attuazione del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione COM (2005) 443.
[112]Proposta di decisione concernente il programma specifico da attuare mediante azioni dirette dal Centro comune di ricerca nell’ambito del settimo programma quadro (2007-2013) di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione COM (2005) 439.
[113]Il programma “Idee” intende fornire un meccanismo paneuropeo destinato a sostenere i ricercatori, gli ingegneri e gli studiosi. Il programma intende seguire un’impostazione orientata sui ricercatori, offrendo loro la possibilità di proporre temi di loro scelta.
[114] Il 21 settembre 2005 la Commissione ha presentato due proposte relative ai programmi specifici di attuazione del programma quadro Euratom per la ricerca nel settore nucleare (COM(2005)444) e (COM(2005)445). Il 24 maggio 2006 la Commissione, tenuto conto delle opinioni espresse dalle altre istituzioni dell’UE e dagli Stati membri nonché da numerose parti interessate, nell’ambito di una vasta consultazione che ha coinvolto la comunità scientifica e l’industria, ha presentato per entrambe una versione modificata della proposta.
[115]Il 25 settembre 2006 il Consiglio ha approvato una decisione che autorizza la Commissione alla conclusione dell’accordo sull’istituzione dell’Organizzazione internazionale dell’energia da fusione ITER per la realizzazione congiunta del Progetto ITER.
[116] Le risorse proprie sono i mezzi di finanziamento della Comunità. Il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, stabilisce le disposizioni relative al sistema delle risorse proprie della Comunità di cui raccomanda l’adozione da parte degli Stati membri, in conformità delle loro rispettive norme costituzionali. Dopo l’introduzione delle prospettive finanziarie, la decisione sulle risorse proprie è adottata periodicamente per gli stessi anni di riferimento delle prospettive finanziarie.
[117]Il Consiglio di Fontainebleau del giugno 1984 ha introdotto un meccanismo correttore del bilancio in base al quale “ogni Stato membro che partecipa al bilancio comunitario in misura che eccede la propria prosperità relativa (misurata in rapporto alla prosperità complessiva dell’UE) può beneficiare di una correzione”, ovvero di una riduzione delle risorse conferite al bilancio UE. Attualmente, l’unico Paese che beneficia della correzione è il Regno Unito, che ha diritto ad una compensazione pari allo 0,66 % del suo saldo netto (ovvero il saldo tra le risorse conferite al bilancio UE e i finanziamenti ottenuti dallo stesso bilancio comunitario attraverso i fondi strutturali, gli stanziamenti per la politica agricola comune, altre spese operative). Il finanziamento della cosiddetta “compensazione britannica” è a carico di tutti gli Stati membri secondo la loro parte rispettiva nel PNL (ad eccezione della Germania il cui contributo è ridotto di un terzo).
[118] Si ricorda che il 15 luglio 2005 la Commissione ha presentato la comunicazione “Un piano per le TSE” nella quale vengono illustrate le iniziative a breve, medio e lungo termine che la Commissione ritiene necessarie per assicurare un elevato livello di sicurezza contro il rischio di encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) introducendo una progressiva riduzione delle misure adottate nel 2001 (COM(2005)322). Il 21 novembre 2006 la Commissione ha presentato un documento di lavoro sulle future azioni legislative nel campo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili – programma di lavoro sulle TSE (SEC(2006)1527).
[119] Il 23 novembre 2006 la Commissione ha presentato una relazione volta ad informare il Parlamento europeo e il Consiglio sull’attuazione del Programma di sanità pubblica nel 2005.
[120] Si ricorda che il 27 aprile 2005 la Commissione ha presentato una comunicazione (COM(2005)179) relativa ad un programma europeo di azione per lottare contro l’HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi attraverso azioni esterne per il periodo 2007-2011. Tale comunicazione è stata esaminata dal Parlamento europeo che, l’8 settembre 2005, ha approvato una risoluzione. Il Consiglio ha approvato conclusioni il 10 aprile 2006. Più recentemente, il 30 novembre 2006, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla lotta contro l’AIDS, che sollecita maggiori fondi per i programmi di prevenzione delle malattie trasmissibili e chiede di rivedere gli accordi internazionali per migliorare l’accesso ai farmaci da parte dei paesi più poveri.
[121] Sul tema dei servizi sanitari e delle cure transfrontaliere, la Commissione europea ha organizzato una tavola rotonda il 29 novembre 2006, alla quale hanno partecipato i ministri europei per la salute.
[122] I dispositivi medici comprendono qualsiasi strumento, software o apparecchiatura, che vengono utilizzati nella prevenzione, nello screening, nella diagnosi o nel trattamento delle malattie. I dispositivi medici sono disciplinati da tre direttive: oltre alla direttiva 93/42/CEE sui dispositivi medici in generale, la direttiva 90/385/CEE, del 20 giugno 1990, sui dispositivi medici impiantabili attivi e la direttiva 98/79/CEE, del 27 ottobre 1998, sui dispositivi medici in vitro.
[123] Le tecnologie ‘proprietarie’ sono basate su standard proprietari, ideate e realizzate da un soggetto o da un gruppo di soggetti, che in genere ne mantengono segreto il funzionamento, dette anche ‘chiuse’ per differenziarle dalle tecnologie ‘aperte’, basate su standard documentati accessibili e gratuiti.
[124] Per "inserimento di prodotti" si intende ogni forma di comunicazione commerciale audiovisiva che consiste nell'inserire o nel fare riferimento a un prodotto, a un servizio o a un marchio .in un programma dietro pagamento o altro compenso.
[125]La Commissione europea ha presentato il 13 ottobre 2005 una comunicazione intitolata “Contributo della Commissione al periodo di riflessione: piano D, democrazia, dialogo e dibattito”, che illustra le iniziative previste dalla Commissione per promuovere dibattiti nazionali sul futuro dell’Europa. In particolare, la Commissione presterà assistenza a tutti gli Stati membri nell’organizzazione di dibattiti sul futuro dell’Europa, rafforzando la cooperazione con i parlamenti nazionali. Successivamente la Commissione ha adottato a maggio 2006 due comunicazioni sul futuro dell'Europa che ha sottoposto al Consiglio europeo del 15 e 16 giugno: - “Un agenda dei cittadini: ottenere risultati per l'Europa”; “Il periodo di riflessione e il Piano D”.
[126]Libro bianco sulla politica europea di comunicazione” (COM(2006)35), presentato dalla Commissione europea il 1° febbraio 2006.
[127] I “gruppi tattici” interarma (battlegroups), composti di 1.500 uomini ciascuno, saranno mobilitabili in tempi brevi (15 giorni) e impiegabili per un periodo di un mese (estendibile a tre).
[128]La costituzione dei battlegroups è prevista con il seguente calendario:
· 2006: Germania, Francia; Italia, Spagna, Portogallo, Grecia; Francia, Germania, Belgio.
· Primo semestre 2007: Francia, Belgio; Germania, Olanda, Finlandia. Secondo semestre 2007: Italia, Ungheria, Slovenia; Grecia, Cipro, Bulgaria, Romania.
· Primo semestre 2008: Svezia, Finlandia, Estonia, Norvegia; Spagna, Francia, Germania. Secondo semestre 2008: Germania, Francia, Spagna, Belgio, Lussemburgo; Regno Unito.
· 2009: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia; Repubblica ceca, Slovacchia; Belgio e Francia (da confermare).
· 2010: Polonia, Germania, Lettonia, Lituania, Slovacchia; Regno Unito, Olanda; Italia, Romania e Turchia (da confermare).
[129] L’obiettivo globale civile 2008 (c.d. “Civilian Headline Goal 2008”) definisce gli obiettivi da raggiungere nel settore civile della PESD entro tale data.
[130] Tali risorse rappresentano appena il 40 % dell’importo inizialmente proposto per i trasporti. Quanto al settore dell’energia l’importo assegnato è di 155 milioni di euro (contro 340 iniziali) e rappresenta il 45 % di quello proposto. L’importo totale per l’attuazione del presente regolamento è di 8168 milioni di euro contro i 20.690 proposti inizialmente.
[131] Regolamento (CE) n. 2320/2002
[132] Il Libro verde si propone di istituire un nuovo approccio integrato, intersettoriale e multidisciplinare, che, coordinando in modo sistematico le politiche concernenti tutti i settori che hanno un impatto su mari e oceani avrebbe, secondo la Commissione, effetti estremamente significativi in termini di crescita e occupazione. Ciò consentirebbe, inoltre, di rafforzare la protezione dell’ambiente marino e tenere conto della dimensione planetaria degli oceani e della molteplicità degli attori coinvolti a diversi livelli di governo.
[133]Il disegno di legge di ratifica è stato approvato dal Bundestag il 12 maggio 2005. Il 27 maggio 2005 è stato approvato dal Bundesrat. La procedura non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso alla Corte costituzionale. A tale proposito risulta che la Corte avrebbe deciso di rinviare la decisione sul ricorso in attesa di ulteriori sviluppi del processo di ratifica.
[134]L’Italia ha ratificato il Trattato con la legge 7 aprile 2005, n. 57.
[135]La procedura di ratifica non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso davanti alla Corte costituzionale.
[136]La Presidenza dell’Unione europea fino al 2009 prevede il seguente ordine: Finlandia (1° luglio - 31 dicembre 2006); Germania (1° gennaio - 30 giugno 2007); Portogallo (1° luglio - 31 dicembre 2007); Slovenia (1° gennaio -30 giugno 2008); Francia (1° luglio - 31 dicembre 2008); Repubblica Ceca (1° gennaio - 30 giugno 2009); Svezia (1° luglio - 31 dicembre 2009). Il prossimo semestre di Presidenza dell’Unione europea dell’Italia è previsto per il 2014 (1° luglio – 31 dicembre 2014).
[137] Le relazioni sulla convergenza, relative a Stati membri che non fanno parte della zona euro, sono redatte ogni due anni o a richiesta di uno Stato membro. Dette relazioni esaminano la compatibilità della legislazione dello Stato membro con le disposizioni del trattato e con lo statuto del sistema europeo di banche centrali. Esaminano inoltre il rispetto dei criteri di convergenza – ossia inflazione, situazione di bilancio pubblico, stabilità del tasso di cambio e tassi d’interesse a lungo termine – e degli obblighi relativi all’unione economica e monetaria. Il rispetto di tutti i criteri e obblighi da parte di uno Stato membro può consentire a quest’ultimo di partecipare alla zona euro.
[138] “Dynamique d’adjustement en zone euro: expériences et défis”, a cura della Direzione generale affari economici e finanziari della Commissione europea.
[139] Il Patto di stabilità e crescita è stato modificato in base alla relazione del Consiglio ECOFIN del 20 marzo 2005, ai nuovi regolamenti del 27 giugno 2005 e al codice di condotta riveduto approvato dal Consiglio nell’ottobre 2005. Si ricorda che l’Italia è stata sottoposta ad una procedura per disavanzo eccessivo, che si è conclusa con il parere del Consiglio del 14 marzo 2006 relativo al programma di stabilità aggiornato, presentato dall’Italia per il periodo 2005-2009.
[140] Il Parlamento italiano è rappresentato nella COSAC da tre membri della Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati e da tre membri della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica.
[141] Per “progetto di atto legislativo europeo” si intende la proposta della Commissione, l’iniziativa di un gruppo di Stati membri, l’iniziativa del Parlamento europeo, la richiesta della Corte di giustizia, la raccomandazione della Banca centrale europea, la richiesta della Banca europea per gli investimenti, intese all’adozione di un atto legislativo europeo. I progetti presentati dalla Commissione sono trasmessi dalla Commissione; i progetti presentati dal Parlamento europeo sono trasmessi dal Parlamento europeo; tutti gli altri progetti sono trasmessi ai Parlamenti nazionali dal Consiglio.