Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | Il dibattito sul futuro dell'Europa | ||||
Serie: | Incontri europei e internazionali Numero: 26 | ||||
Data: | 03/04/2007 | ||||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XV LEGISLATURA
Incontri europei e internazionali
n. 26
3 aprile 2007
Segreteria generale - Ufficio rapporti con l’Unione europea
SIWEB
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I N D I C E
1. Il dibattito sul futuro del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa
2. Lo stato delle ratifiche del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa
3. Recenti dichiarazioni di esponenti politici europei sul futuro del Trattato Costituzionale
Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, è stato fino ad ora ratificato da 18 Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria[1], Cipro, Estonia, Germania[2], Grecia, Finlandia, Italia[3], Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Romania[4], Slovacchia[5], Slovenia, Spagna ed Ungheria.
Francia e Paesi Bassi hanno respinto la ratifica del Trattato in seguito all’esito negativo dei referendum (v. scheda sullo stato delle ratifiche).
Romania e Bulgaria, che hanno aderito all’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2007, hanno già ratificato il Trattato costituzionale in occasione della ratifica del Trattato di adesione all’Unione europea.
A seguito dell’esito negativo dei referendum sulla ratifica del Trattato costituzionale in Francia e nei Paesi Bassi, i Capi di Stato e di governo - riuniti in occasione del Consiglio europeo, che si è svolto a Bruxelles il 16 e 17 giugno 2005 - hanno adottato una dichiarazione sulla ratifica del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. La dichiarazione prende atto dei risultati dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi e, pur sottolineando che tali risultati non rimettono in discussione l’interesse dei cittadini per la costruzione dell’Europa, riconosce la necessità di svolgere una riflessione comune. Si invita a promuovere in questo periodo di riflessione un ampio dibattito che coinvolga cittadini, parti sociali, parlamenti nazionali e partiti politici. La dichiarazione ribadisce la validità della prosecuzione dei processi di ratifica, prevedendo altresì un eventuale adeguamento del loro calendario in relazione agli sviluppi nei vari Stati membri. Il Consiglio europeo ha dato mandato al Consiglio europeo del giugno 2006 (sotto Presidenza dell’Austria)di procedere ad una valutazione globale dei dibattiti nazionali e per decidere sul seguito del processo.
L'articolo IV-447 del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, prevede che esso debba essere ratificato da tutti gli Stati membri dell’Unione, secondo le rispettive norme costituzionali e che entri in vigore il 1° novembre 2006, se tutti gli strumenti di ratifica saranno stati depositati; altrimenti, il primo giorno del secondo mese successivoall'avvenuto deposito dello strumento di ratifica da parte dello Stato membro che avrà proceduto per ultimo. Gli strumenti di ratifica saranno depositati presso il Governo della Repubblica italiana.
Nella dichiarazione n. 30, allegata all’Atto finale della Conferenza intergovernativa che ha adottato il Trattato, la Conferenza stessa prende atto che, qualora al termine di due anni a decorrere dalla firma del Trattato (quindi il 29 ottobre 2006) i quattro quinti degli Stati membri (venti Stati membri) abbiano ratificato il Trattato e uno o più Stati membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al Consiglio europeo.
Per quanto riguarda il Trattato costituzionale, il Consiglio europeo ha:
· auspicato che il processo di ratifica del Trattato prosegua;
· rilevato che il periodo di riflessione è stato nel complesso utile per consentire all'Unione di valutare le preoccupazioni e le inquietudini espresse durante il processo di ratifica e ritiene necessario - parallelamente al processo di ratifica - sviluppare ed ampliare il dialogo con i cittadini europei;
· concordato un duplice approccio: da un lato si dovrebbero sfruttare al meglio le possibilità offerte dai trattati esistenti al fine di produrre i risultati concreti attesi dai cittadini e, dall'altro lato, la Presidenza tedesca dell’Unione europea (1° gennaio – 30 giugno 2007)presenterà, nel primo semestre del 2007, una relazione al Consiglio europeo basata su ampie consultazioni con gli Stati membri.
Sulla base della relazione presentata dalla Presidenza tedesca, il Consiglio europeo (presumibilmente nel giugno 2007) prenderà una decisione sulle modalità per proseguire il processo di riforma, fermo restando che le iniziative necessarie a tal fine dovranno essere assunte al più tardi nel secondo semestre del 2008 (sotto Presidenza francese. Si ricorda che nel giugno 2009 si svolgeranno le elezioni per il Parlamento europeo e il 1° novembre 2009 scade il mandato dell’attuale Commissione europea). Spetterà a ciascuna presidenza in esercizio, dall'inizio del periodo di riflessione, assicurare la continuità di questo processo[6];
· invitato – accogliendo una proposta avanzata dalla Commissione europea - ad adottare il 25 marzo 2007 aBerlino, in occasione del cinquantesimo anniversario dei trattati di Roma, una dichiarazione politica dei leader dell'UE, che illustri i valori e le ambizioni dell'Europa.
Il Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 ha, inoltre, convenuto una serie di misure intese a migliorare il funzionamento dell’Unione sfruttando appieno le possibilità offerte dai Trattati vigenti. In particolare il Consiglio europeo:
· ha accolto con favore l’impegno,annunciato recentemente dalla Commissione europea, di mettere a disposizione dei Parlamenti nazionali tutte le nuove proposte legislative e i documenti di consultazione, chiedendo loro di esprimere osservazioni e pareri al fine di migliorare il processo di elaborazione delle politiche. Il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a prendere in debita considerazione le osservazioni dei parlamenti nazionali, in particolare per quanto riguarda i principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Il Consiglio europeo ha altresì invitato i parlamenti nazionali a rafforzare la cooperazione nel quadro della Conferenza delle commissioni per gli affari europei (COSAC) all'atto del monitoraggio della sussidiarietà.
La Commissione europea ha precisato che non tutte le versioni linguistiche delle proposte legislative che essa intende trasmettere direttamente ai Parlamenti nazionali saranno disponibili simultaneamente e che i testi in inglese, francese e tedesco saranno predisposti per primi. Poiché la trasmissione delle proposte da parte della Commissione ai Parlamenti nazionali ha rilievo istituzionale, tale trasmissione dovrebbe invece essere effettuata simultaneamente in tutte le lingue ufficiali dell’UE per rispettare il principio dell’uguaglianza linguistica sancito nei Trattati e per consentire ad ogni Parlamento di poter interagire in condizioni di parità con tutti gli altri Parlamenti;
· ha adottato una dichiarazione sulla trasparenza, con la quale - in particolare - ha stabilito il principio che tutte le deliberazioni del Consiglio su atti legislativi da adottare secondo la procedura di codecisione con il Parlamento europeo siano aperte al pubblico, come pure le votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio (prevedendo che il Consiglio o il Coreper possano decidere di volta in volta diversamente su singoli casi). Il Consiglio, inoltre, terrà dei dibattiti pubblici ad intervalli regolari su questioni di particolare rilevanza per gli interessi dell’Unione e dei suoi cittadini.
La Presidenza tedesca, sulla base di estese consultazioni con gli Stati membri, presenterà al Consiglio europeo del giugno 2007 una relazione in cui figureranno una valutazione dello stato delle discussioni per quanto riguarda il trattato costituzionale e un'analisi di eventuali futuri sviluppi, nonché un'indicazione del modo in cui procedere al riguardo.
L'esito dell'esame di tale relazione fungerà da base per ulteriori decisioni da parte del Consiglio europeo sulle modalità per proseguire il processo di riforma, fermo restando che le iniziative necessarie a tal fine dovranno essere prese al più tardi nel secondo semestre del 2008, anche in vista delle elezioni del Parlamento europeo e del successivo insediamento della nuova Commissione europea nel corso del 2009.
In occasione della presentazione del programma della Presidenza tedesca al Parlamento europeo il 17 gennaio 2007, il Cancelliere tedesco e Presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea, Angela Merkel, ha indicato che il periodo di riflessione è terminato e che occorre che il Consiglio europeo del giugno 2007 definisca uno scadenzario per rilanciare i negoziati sul futuro del Trattato costituzionale. La Merkel ha sottolineato l’importanza dell’adozione del Trattato costituzionale entro le prossime elezioni europee del 2009, indicando che in mancanza di un accordo il processo di ampliamento dell’Unione europea, in particolare per i paesi dei Balcani occidentali, si arresterebbe. La Merkel ha indicato che la Presidenza tedesca procederà a consultazioni bilaterali con i singoli Governi per valutare le differenti posizioni sul Trattato costituzionale.
A tale proposito, si ricorda che ai primi di gennaio 2007 il Presidente in carica del Consiglio Merkel ha inviato a tutti i capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’Unione europea una lettera con la quale - in vista della riunione dei Capi di Stato e di Governo che si è poi svolta a Berlino il 24 e 25 marzo 2007, nel corso della quale è stata adottata la dichiarazione sul futuro dell’Europa – ha chiesto che ciascun Governo nomini uno speciale rappresentante (focal point) per condurre consultazioni bilaterali sia per la redazione della dichiarazione di Berlino (vedi oltre), sia successivamente in vista della finalizzazione di una proposta da parte della Presidenza tedesca sul futuro del Trattato costituzionale da presentare in occasione del Consiglio europeo del giugno 2007.
In occasione del 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering, il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il Presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, Angela Merkel, hanno sottoscritto il 25 marzo 2007 a Berlino una dichiarazione.
La dichiarazione (per il testo vedi Bollettino RUE) è articolata in una premessa, che ricorda il percorso fin qui compiuto dal processo di integrazione europea e ed i progressi raggiunti in termini di pace e benessere, consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto e superamento della divisione con l'Europa centrale ed orientale; un primo capitolo dedicato ai valori comuni europei, un secondo capitolo dedicato alle grandi sfide con cui l'Europa si trova confronta (crescita, occupazione e coesione sociale; terrorismo; criminalità organizzata; immigrazione illegale; lotta la razzismo ed alla xenofobia; soluzioni pacifiche dei conflitti; lotta alla povertà, fame e malattie; politica energetica; protezione del clima e cambiamento climatico) e un terzo capitolo dedicato al rinnovo dell'impostazione politica dell'Europa, nel quale si ricorda la necessità per l'Unione europea di mantenere la sua apertura, consolidando nel contempo il suo sviluppo interno; si indica inoltre l'obiettivo di dare all'Unione europea una base comune rinnovata entro le elezioni del Parlamento europeo del 2009.
Nel corso di un dibattito che si è svolto al Parlamento europeo il 28 marzo 2007 sulle conseguenze della dichiarazione di Berlino, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che la Presidenza tedesca si impegnerà per la definizione al prossimo Consiglio europeo di giugno di una roadmap precisa che consenta la redazione di uno testo di riforme da adottare prima delle prossime elezioni europee. Angela Merkel ha, inoltre, proposto al Parlamento europeo di organizzare un'audizione sulla Dichiarazione di Berlino con la società civile durante il mese di maggio 2007, per contribuire ai lavori del Consiglio europeo del mese successivo.
Nel quadro delle iniziative che in tutta Europa hanno caratterizzato la celebrazione del 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma, il Presidente del Senato, Franco Marini, ed il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, hanno invitato i colleghi di tutti gli altri Parlamenti dei Paesi dell'Unione europea, del Parlamento europeo, dei Paesi candidati a partecipare ad un programma di manifestazioni, che si sono svolte nei giorni 22 e 23 marzo 2007, rispettivamente a Firenze e a Roma.
Per ciascuna Assemblea parlamentare è stato invitato a partecipare, oltre al Presidente, anche un altro rappresentante che istituzionalmente segue le questioni relative all'Unione europea.
L'iniziativa, volta a coinvolgere i Parlamenti dell'Unione nella comune riflessione sulle vie per progredire nell'integrazione europea, prevedeva:
Al termine della cerimonia i partecipanti sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica al Quirinale. Dopo il pranzo offerto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano i partecipanti si sono recati in visita in Campidoglio nella Sala degli Orazi e Curiazi, dove furono firmati i Trattati di Roma.
La Commissione europea ha presentato il 13 ottobre 2005 una comunicazione intitolata “Contributo della Commissione al periodo di riflessione: piano D, democrazia, dialogo e dibattito”, che illustra le iniziative previste dalla Commissione per promuovere dibattiti nazionali sul futuro dell’Europa. In particolare, la Commissione presterà assistenza a tutti gli Stati membri nell’organizzazione di dibattiti sul futuro dell’Europa, rafforzando la cooperazione con i parlamenti nazionali.
La Commissione europea ha poi adottato il 10 maggio 2006 due comunicazioni sul futuro dell'Europa che ha sottoposto al Consiglio europeo del 15 e 16 giugno: - “Un agenda dei cittadini: ottenere risultati per l'Europa”; “Il periodo di riflessione e il Piano D”. La Commissione propone un doppio approccio: da un lato adottare e applicare rapidamente una agenda di proposte concrete, utilizzando le possibilità offerte dai trattati vigenti e dall’altro proseguire parallelamente e gradualmente il dibattito sulla Costituzione europea in vista di risolvere il problema istituzionale dell'UE, se possibile entro il 2009.
Le proposte concrete copriranno i seguenti settori: 1) mercato interno. La Commissione avvierà una revisione fondamentale del funzionamento del mercato interno; 2) solidarietà, opportunità e accesso per i cittadini. La Commissione valuterà le realtà sociali della società europea e lancerà un “agenda per l'accesso e la solidarietà” volta ad aggiungere una dimensione sociale al mercato interno; 3) libertà, sicurezza e giustizia. La Commissione proporrà agli Stati membri di ricorrere alla cosiddetta “clausola passerella” di cui all’articolo 42 del Trattato sull’Unione europea: ulteriori materie relative a libertà, sicurezza e giustizia - cooperazione di polizia e giudiziaria penale, immigrazione legale – potrebbero così essere esaminate con procedura di codecisione e con il voto a maggioranza qualificata del Consiglio; 4) ampliamento: la Commissione aumenterà i dibattiti sul valore aggiunto degli ampliamenti e sulla capacità di assorbimento UE; 5) l'UE nel mondo. La Commissione presenterà proposte al Consiglio volte a rafforzare strumenti e ruolo della politica esterna UE; 6) sussidiarietà, legiferare meglio, trasparenza. Per la sussidiarietà la Commissione trasmetterà tutte le proposte di legge e documenti di consultazione direttamente ai Parlamenti nazionali. La Commissione presenterà nuove proposte per migliorare la qualità della legislazione, la trasparenza e l’accesso ai documenti.
Per quanto riguarda la costituzione e il problema istituzionale, la Commissione proponeva – ed in parte è stato accettato, come indicato nel paragrafo precedente - che il Consiglio europeo del 15 - 16 giugno 2006 adottasse uno scadenzario, che prevedesse in particolare l'adozione solenne nella primavera 2007 di una dichiarazione politica per il 50º anniversario della firma del Trattato di Roma, che dovrebbe essere la base per una decisione del Consiglio europeo – da adottare nel giugno 2007 - sul prosieguo del processo istituzionale e costituzionale.
Facendo seguito alla richiesta formulata dal Parlamento europeo nella risoluzione del 14 giugno 2006, la Commissione ha elaborato un documento di lavoro sui costi dell’assenza di una Costituzione europea. Tale documento è stato presentato, il 22 novembre 2006, alla commissione affari costituzionali del Parlamento europeo dal Commissario Wallström, vicepresidente della Commissione europea.
Il documento individua una serie di settori nei quali, a causa dell’assenza del Trattato costituzionale, l’Unione europea è frenata nella sua capacità di agire in modo semplice, democratico ed efficace:
· il rafforzamento delle politiche dell’UE e, in particolare, la tutela dei diritti dell’uomo, per i quali il Trattato costituzionale prevede la creazione di una base giuridicamente vincolante per le istituzioni dell’UE e gli Stati membri, nonché lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, settore nel quale, senza il Trattato costituzionale, l’UE non potrà disporre né di un sistema europeo di asilo, né di una politica di immigrazione comune. Altri settori nei quali, secondo la Commissione, si faranno sentire maggiormente gli effetti negativi dell’assenza del Trattato costituzionale sono l’energia, la ricerca, la politica sociale, la politica spaziale, la sanità, la protezione civile;
· la coerenza delle politiche esterne dell’UE, che è garantita dal Trattato costituzionale laddove esso raggruppa in un unico titolo tutte le disposizioni relative alle relazioni esterne. Secondo le valutazioni della Commissione, i settori che in questo ambito sono destinati a subire le maggiori conseguenze dell’assenza del Trattato sono la politica europea di sicurezza e di difesa, l’azione in materia di aiuti umanitari, la cooperazione allo sviluppo, la promozione dei valori europei nel resto del mondo. Inoltre, in mancanza del Trattato costituzionale, l’azione esterna dell’UE verrebbe privata di un pilastro fondamentale costituito dalla figura del Ministro degli esteri europeo. L’assenza del Trattato, infine, non consentirà all’Unione europea di disporre di personalità giuridica;
· le istituzioni e la democrazia, settore nel quale, senza il Trattato costituzionale, non sarà possibile istituire una Presidenza stabile del Consiglio, non potrà essere modificata la composizione della Commissione al fine di comprendere un numero di commissari pari ai due terzi del numero degli Stati membri e non sarà possibile creare un vero sistema giudiziario dell’UE articolato in tre livelli (tribunali specializzati, Tribunale e Corte);
· il processo decisionale per il quale, in assenza del Trattato, non sarà possibile introdurre il nuovo sistema di maggioranza qualificata con una ponderazione dei voti basata sul principio della doppia maggioranza della popolazione e dei paesi, estendere la maggioranza qualificata a settori oggi soggetti alla regola dell’unanimità, quali l’immigrazione e la cultura, e trasformare la procedura di codecisione nella procedura legislativa ordinaria, rafforzando il ruolo del Parlamento europeo in veste di colegislatore. Infine, secondo la Commissione, le conseguenze dell’assenza del Trattato costituzionale si faranno sentire anche per i Parlamenti nazionali nella misura in cui esso agevola la loro facoltà di intervenire nel processo decisionale europeo;
· il quadro giuridico che risulterebbe più chiaro, definito ed efficace grazie alla sostituzione dei Trattati esistenti con un unico Trattato e alla classificazione generale delle competenze che limiterebbero i conflitti di competenza fra gli Stati membri e l’UE.
L’8 e 9 maggio 2006 si è svolta a Bruxelles una riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa alla quale hanno partecipato delegazioni del Parlamento europeo, di 23 Parlamenti degli Stati membri dell’Unione europea, dei 2 Paesi aderenti (Bulgaria e Romania) e, in qualità di osservatori, dei 3 paesi candidati all’adesione (Croazia, Turchia, la ex Repubblica jugoslava di Macedonia).
La riunione – promossa dal PE e copresieduta da quest’ultimo e dalla Presidenza austriaca – ha inteso favorire uno scambio di opinioni tra i Parlamenti dell’UE sui grandi temi relativi alla prospettive dell’Europa.
All’incontro hanno partecipato 213 parlamentari, di cui 83 provenienti dal Parlamento europeo (compreso il Presidente del Parlamento europeo) e 130 dai Parlamenti nazionali (la delegazione di ciascun Parlamento nazionale, bicamerale o monocamerale, era composta indicativamente da massimo di 6-8 membri). Il Parlamento italiano non ha potuto partecipare all'incontro in quanto impegnato nella seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica. Per analoghe ragioni non era presente il Parlamento cipriota.
La riunione si è articolata in incontri di gruppi di lavoro su 4 temi specifici e in un dibattito in plenaria sulle prospettive del processo di riforma costituzionale dell'UE.
In particolare, i gruppi di lavoro hanno esaminato i seguenti temi:
Nel corso della riunione sono emerse posizioni diverse in merito alle differenti modalità, opzioni e tempi per rilanciare il processo costituzionale. Per altro, è stata sottolineata concordemente l’importanza del pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nelle scelte relative al futuro dell’Europa.
Il 4 e 5 dicembre 2006 si è svolta a Bruxelles una seconda riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa, promossa dalla Presidenza di turno finlandese e dal Parlamento europeo.
Alla riunione hanno partecipato rappresentanti del Parlamento europeo, di 27 Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea (tra i quali rappresentanti della Camera dei deputati e del Senato) compresi Bulgaria e Romania, dei 3 paesi candidati all’adesione (Croazia, Turchia ed ex Repubblica iugoslava di Macedonia) e, in qualità di osservatori, della Norvegia.
La riunione si è articolata in incontri di gruppi di lavoro su 3 temi specifici e in un dibattito in plenaria sulle prospettive del processo di riforma costituzionale dell'UE.In particolare, i gruppi di lavoro hanno esaminato i seguenti temi:
Una terza riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa, su iniziativa del Parlamento europeo e della Presidenza tedesca, si svolgerà a Bruxelles l'11 e 12 giugno 2007.
Il Parlamento europeo ha adottato, il 14 giugno 2006, una risoluzione sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell’Europa, nella qualeconferma il proprio impegno al fine di raggiungere senza ritardi una soluzione costituzionale per l'Europa. In particolare, il Parlamento europeo:
· chiede al Consiglio europeo di passare da una fase di riflessione ad una fase di analisi che si estenderà fino alla metà del 2007;
· propone al Consiglio europeo di elaborare un quadro adeguato per avviare un dialogo con i governi degli Stati membri che hanno votato contro il Trattato per verificare se e a quali condizioni sarebbe possibile riprendere le procedure di ratifica e chiede alla Commissione europea di sostenere questo processo presentando una road map;
· ribadisce il proprio obiettivo secondo cui una soluzione costituzionale dovrebbe già essere raggiunta per le elezioni europee del 2009;
· chiede alla Commissione di elaborare uno studio sui costi della non entrata in vigore del Trattato costituzionale, inizialmente prevista a partire dal 1° novembre 2006 (poi realizzato, v. paragrafo precedente);
· sottolinea la necessità di un dialogo tra il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sul processo costituzionale;
· ribadisce la propria opposizione alla anticipazione delle singole parti del Trattato costituzionale ed alla costituzione di gruppi ristretti di Stati membri. Il Parlamento europeo indica, peraltro, alcuni miglioramenti attuabili nel quadro dei Trattati vigenti: la trasparenza in seno al Consiglio dei ministri, la riforma della comitatologia e il ricorso alla "passerella" per la votazione a maggioranza qualificata e la codecisione nel settore della giustizia e degli affari interni.
Il Parlamento europeo ha adottato il 13 dicembre 2006 una risoluzione sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri, nella quale sottolinea che qualsiasi allargamento futuro necessiterà delle seguenti riforme istituzionali:
La risoluzione, infine, ribadisce l’impegno a pervenire a una soluzione costituzionale per l’Unione europea quanto prima possibile e in ogni caso prima delle elezioni europee nel 2009.
La Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo ha recentemente nominato gli onn. Enrique Baròn Crespo (PSE - ES) e Elmar Brok (PPE - D) relatori sul tema della road map per il processo costituzionale dell'Unione. I due relatori dovrebbero presentare un progetto di relazione nelle prossime settimane, la cui proposta di risoluzione - una volta approvata dalla Commissione affari costituzionali - sarà sottoposta all'esame della plenaria del Parlamento europeo prima del Consiglio europeo di giugno 2007.
Su iniziativa dei Governi di Spagna e Lussemburgo, si è svolta a Madrid il 26 gennaio 2007 una riunione dei 18 paesi che hanno già ratificato il Trattato costituzionale europeo.
La riunione, intitolata “Amici del Trattato costituzionale: per un'Europa migliore”, era volta ad aiutare la Presidenza tedesca dell'UE a orientare il dibattito sul Trattato costituzionale. Erano invitati a questa riunione i ministri o sottosegretari agli affari europei di Spagna, Lussemburgo, Germania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta e Romania. Erano rappresentati anche il Portogallo e l'Irlanda, che non hanno ancora ratificato il testo, ma che avevano manifestato il loro interesse a partecipare all'iniziativa.
Al termine della riunione è stato diffuso un comunicato stampa nel quale si indica che: l'Unione europea ha bisogno d'istituzioni efficaci e democratiche, come quelle previste dal Trattato costituzionale, per la piena applicazione delle politiche comuni; un accordo che si limitasse a qualche cambiamento istituzionale non sarebbe sufficiente per rispondere alle aspettative dei cittadini europei. Al tempo stesso, si riconosce che, per raggiungere questo obiettivo comune, si deve raggiungere un accordo accettabile per tutti. I rappresentati dei venti Stati membri si dichiarano quindi disposti ad ascoltare con spirito costruttivo le proposte degli altri Stati membri e pronti a lavorare insieme sulla base del Trattato costituzionale firmato a Roma, in vista di raggiungere un accordo che preservi la sua sostanza e i suoi equilibri.
Una successiva riunione con tutti gli Stati membri dell’Unione europea, che avrebbe dovuto svolgersi il 27 febbraio 2007 a Lussemburgo,è stata annullata, secondo notizie stampa, anche in seguito a pressioni in tal senso della Presidenza tedesca, che non avrebbe accolto favorevolmente l’iniziativa ispano-lussemburghese.
STATO MEMBRO |
PROCEDURA DI RATIFICA |
DATA DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTUALE REFERENDUM |
Austria |
Il Trattato è stato approvato dal Nationalrat l’11 maggio 2005 e dal Bundesrat il 25 maggio 2005. |
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Bulgaria |
Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione l’11 maggio 2005. |
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Belgio |
Il Trattato è stato ratificato sia dal Parlamento nazionale sia dalle sette Assemblee regionali. La procedura si è conclusa con la pronuncia della Comunità fiamminga l’8 febbraio 2006. |
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Cipro |
Il Parlamento della Repubblica di Cipro ha ratificato il Trattato il 30 giugno 2005. |
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Danimarca |
La ratifica è prevista con referendum popolare giuridicamente vincolante. Il Governo danese e i partiti favorevoli alla Costituzione europea hanno deciso il 23 giugno 2005 la sospensione del processo di ratifica, rinviando a data da definire il referendum. |
Il referendum è stato sospeso |
Estonia |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 9 maggio 2006. |
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Finlandia |
Il Parlamento finlandese ha ratificato il Trattato il 5 dicembre 2006. |
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Francia |
La ratifica del Trattato costituzionale è stata sottoposta referendum popolare il 29 maggio 2005. Su un totale di partecipanti pari al 69,34% degli aventi diritto al voto, il 54,68% ha votato no ed il 45,32% ha votato sì. |
29 maggio 2005 |
Germania |
Il disegno di legge di ratifica è stato approvato sia dal Bundestag (il 12 maggio 2005), sia dal Bundesrat (il 27 maggio 2005). La procedura non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso alla Corte Costituzionale. A tale proposito risulta che la Corte avrebbe deciso di rinviare la decisione sul ricorso in attesa di ulteriori sviluppi del processo di ratifica. |
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Grecia |
Il Parlamento greco ha ratificato il Trattato il 19 aprile 2005 |
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Irlanda |
La Costituzione prevede due fasi: il referendum popolare e, a seguire, la ratifica parlamentare. Il Governo ha deciso di sospendere il processo di ratifica. |
Il referendum è stato sospeso |
Paesi che hanno ratificato il Trattato
Paesi per i quali la procedura di ratifica non si è ancora formalmente conclusa.
Paesi che non hanno ancora ratificato il Trattato
Paesi che hanno respinto la ratifica del Trattato
STATO MEMBRO |
PROCEDURA DI RATIFICA |
DATA DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTUALE REFERENDUM |
Italia |
La Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di ratifica del Trattato il 25 gennaio 2005 (436 voti favorevoli, 28 voti contrari e 5 astensioni). Il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il disegno di legge di ratifica il 6 aprile 2005 (217 voti favorevoli, 16 contrari e nessun astenuto). |
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Lettonia |
Il Parlamento lettone ha ratificato il Trattato il 2 giugno 2005. |
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Lituania |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato l’11 novembre 2004. |
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Lussemburgo |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato in prima lettura il 29 giugno 2005 e in seconda il 25 ottobre 2005. Il 10 luglio 2005 si è svolto un referendum popolare consultivo. I voti favorevoli sono stati il 56,52%, i voti contrari il 43,48%. L'affluenza è stata pari all’87,7% degli aventi diritto. |
10 luglio 2005 |
Malta |
Il Parlamento di Malta ha ratificato il Trattato il 6 luglio 2005 . |
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Paesi Bassi |
La ratifica del Trattato costituzionale è stata sottoposta a referendum popolare il 1° giugno 2005. Su un totale di partecipanti pari al 69% degli aventi diritto al voto, il 61,70% ha votato no ed il 38,30% ha votato sì. |
1° giugno 2005 |
Polonia |
Il Governo polacco era inizialmente orientato a procedere alla ratifica del Trattato costituzionale attraverso una consultazione referendaria (l’alternativa è l’approvazione da parte delle due Camere a maggioranza di 2/3). Il 21 giugno 2005 il Presidente Kwasniewski ha annunciato la sospensione del referendum sul Trattato costituzionale. |
Il referendum è stato sospeso |
Portogallo |
Il Governo ha rinviato il referendum sulla Costituzione europea, precedentemente previsto nell’autunno 2005. |
Il referendum è stato rinviato |
Regno Unito |
Era prevista una procedura di ratifica a doppio livello, con il voto popolare a conferma e completamento del processo parlamentare di ratifica. Il progetto di legge di ratifica è stato approvato in seconda lettura dalla House of Commons il 9 febbraio 2005. L'iter parlamentare del disegno di legge sul referendum di ratifica è stato sospeso il 6 giugno 2005. |
La decisione sullo svolgimento del referendum è stata sospesa |
Repubblica Ceca |
Il Primo Ministro ha annunciato l’intenzione di modificare la Costituzione al fine di sottoporre la ratifica del Trattato a referendum. Tale modifica richiede la maggioranza di 3/5 dei componenti di ciascuna delle due Camere. |
Il referendum è stato rinviato alla fine del 2006 |
Romania |
Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione il 17 maggio 2005. |
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Slovacchia |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato l’11 maggio 2005. La procedura di ratifica non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso davanti alla Corte Costituzionale. |
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Slovenia |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 1° febbraio 2005. |
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STATO MEMBRO |
PROCEDURA DI RATIFICA |
DATA DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTUALE REFERENDUM |
Spagna |
Il Trattato è stato sottoposto a referendum consultivo il 20 febbraio 2005: i voti favorevoli sono stati il 76%, i voti contrari il 17% e le schede bianche sono state il 6%. Il Trattato è stato poi ratificato dalla Camera dei deputati il 28 aprile e dal Senato il 18 maggio 2005. |
20 febbraio 2005 |
Svezia |
Il Governo ha dichiarato che non intende indire un referendum sul Trattato costituzionale. Il processo di ratifica parlamentare è al momento sospeso. |
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Ungheria |
Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 20 dicembre 2004. |
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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell'intervento svolto davanti al Parlamento europeo il 14 febbraio 2007, ricordando che occorre tener conto sia delle ratifiche già avvenute in diciotto Stati membri sia del voto contrario dei referendum svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi, ha ribadito la necessità per l'UE - in questo momento storico - di ridefinire il quadro d'insieme dei suoi valori e riformare l'assetto istituzionale.
Il Presidente Napolitano ha sottolineato come il Trattato costituzionale sia il frutto di un compromesso equilibrato tra diversi punti di vista. Rimettere in discussione alcune sue parti significherebbe dunque riaprire nuovamente il negoziato, rischiando così di ripartire da zero e riaprire un "vaso di pandora". Ha quindi invitato al riguardo ad un esercizio di realismo; se, infatti, il negoziato fosse riaperto per riesaminare alcune delle novità contenute nel Trattato, in particolare nei settori della politica estera e di sicurezza comune, dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, della cooperazione rafforzata nel settore della difesa, allora anche altre parti richiederebbero il completamento e l'integrazione del Trattato costituzionale, con una maggiore estensione dell'area della votazione a maggioranza qualificata in seno al Consiglio e il superamento del vincolo dell'unanimità per le future revisione dei Trattati.
Napolitano, infine, ha posto l'esigenza che la road map relativa al futuro del Trattato costituzionale, che dovrebbe essere definita dal Consiglio europeo di giugno 2007, preveda la possibilità di presentare ai cittadini europei, in occasione delle prossime elezioni europee del 2009, un Trattato costituzionale già in vigore.
Il Presidente del Consiglio italianoRomano PRODI, nell’intervento svolto in un seminario organizzato a Berlino l’8 novembre dal gruppo PSE, si è dichiarato contrario sia a rinegoziare completamente il testo del Trattato costituzionale, sia ad adottare rapidamente un testo molto ridotto. Secondo Prodi occorre invece procedere sulla via del rilancio del progetto di Costituzione, operando eventualmente una semplificazione del testo, ma senza rinunciare a disposizioni come quelle sulla politica estera o sull’estensione del voto a maggioranza. Alcune modifiche potrebbero, se del caso, riguardare i punti su cui il compromesso è stato meno soddisfacente, come ad esempio la governance economica, la dimensione sociale, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, ed anche l’astensione del voto a maggioranza. Un eventuale nuovo testo non dovrebbe comunque essere significativamente diverso da quello già ratificato da 16 Paesi europei, ed essere pronto per il giugno 2009 (elezioni per il rinnovo del PE), per permettere a tutti i cittadini di esprimersi sulla nuova soluzione adottata.
Prodi si è detto convinto che il rilancio del testo costituzionale, e quindi la riforma istituzionale, può essere accompagnato dall’avvio di cooperazioni rafforzate in settori di forte interesse comune per alcuni Stati, in particolare l’energia, la politica estera e di sicurezza comune e l’immigrazione, sia nei suoi aspetti economici sia in quelli di integrazione. Secondo Prodi, infatti, le cooperazioni rafforzate costituiscono un mezzo per approfondire l’integrazione, ed in questa prospettiva si deve guardare anche per operare con forme di cooperazione rafforzata per la costruzione di istituzioni finanziarie comuni fra Nord e Sud del Mediterraneo.
Il Presidente del Consiglio ha inoltre espresso la convinzione che la rappresentanza esterna dell’eurozona vada istituzionalizzata, e che si debba altresì rafforzare il coordinamento interno in materia di politiche economiche e di bilancio, sia attraverso il coordinamento delle leggi finanziarie nazionali, sia mediante un coordinamento più stretto tra i Paesi dell’eurozona per l’attuazione della strategia di Lisbona. Tale strategia ha per altro bisogno di essere rafforzata sia sotto il profilo dell’attenzione ai giovani, sia nella sua dimensione esterna, per diventare una strategia globale e quindi un vero e proprio strumento di politica estera dell’Unione.
Si segnala inoltre che, in un’intervista rilasciata a Le Monde il 14 settembre, Prodi ha manifestato il suo favore all'idea di Giuliano Amato, attuale ministro dell'interno italiano, di creare un gruppo di saggi per rilanciare l'integrazione UE.
Secondo notizie stampa il gruppo si è riunito per la prima volta a Roma il 29-30 settembre 2006, e dovrebbe presentare delle conclusioni nella primavera 2007. Fanno parte del gruppo: Giuliano Amato, già vicepresidente della Convenzione europea; Jean-Luc Dehaene, ex primo ministro belga e già vicepresidente della Convenzione europea; Paavo Lipponen, ex primo ministro della Finlandia ed attuale Presidente del Parlamento finlandese; Inigo Mendez de Vigo, membro della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo; Dominque Strauss Kahn, ex ministro delle finanze francese; Danuta Hübner, attuale Commissario europeo per gli affari regionali; Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per la comunicazione; Chris Patten, ex Commissario europeo; Wolfang Schauble, ministro dell’interno tedesco; Otto Schily, ex ministro dell’interno tedesco; Michel Barnier, ex Commissario europeo ed ex ministro per gli affari esteri della Francia; Wim Kok, ex primo ministro dei Paesi Bassi; Antonio Vitorino, ex Commissario europeo.
Massimo D’ALEMA, Ministro degli Affari Esteri, in un articolo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” il 27 ottobre 2006 ha indicato che l’essenza del Trattato costituzionale firmato a Roma nel 2004 resta indispensabile perché l'Unione allargata possa funzionare. D’Alema ritiene che nel corso della Presidenza tedesca si debba interrompere la situazione di stallo, definendo le tappe di un percorso che possa produrre un “patto” costituzionale per le elezioni europee del 2009.
L’unica possibilità sarebbe rappresentata da un Trattato fondamentale (“core Treaty”) (“…che si chiami o no Costituzione è meno rilevante…”), non da un "mini Trattato", che integri le riforme essenziali su cui gli Stati membri avevano già raggiunto accordo nel Trattato costituzionale.
Le riforme giudicate essenziali sono: la creazione di un Ministro degli Affari esteri, che presieda il Consiglio e faccia parte della Commissione; la designazione di un Presidente stabile del Consiglio europeo; l'estensione del voto a maggioranza qualificata sulla base del principio della doppia maggioranza; l'introduzione di meccanismi di democrazia diretta e di un più chiaro sistema della ripartizione di competenze e delle fonti legislative; il conferimento di forza giuridica vincolante alla Carta dei diritti.
Sbloccare il processo costituzionale dovrebbe permettere, a giudizio di D’Alema, di completare l’allargamento: dopo l’ingresso di Bulgaria e Romania, la porta l’Unione europea deve restare aperta ai paesi di Balcani occidentali e, in uno scenario più lungo e delicato, alla Turchia.
Il 12 febbraio 2007, in un intervento ad un convegno promosso dalla Gauche riformiste européenne, il Ministro D’Alema ha ribadito questa impostazione, arricchendola con ulteriori argomentazioni. In particolare, il Ministro ha evidenziato che il trattato costituzionale è la vittima piuttosto che la causa della crisi di fiducia dei cittadini europei; tale crisi è infatti determinata dall’incapacità dell’UE, nell’attuale assetto istituzionale, a decidere e funzionare in modo tale da rispondere efficacemente alle aspettative e ai problemi dei cittadini.
D’Alema ha riaffermato la necessità di considerare il testo del Trattato costituzionale quale base per il proseguimento del dibattito sul futuro dell’Europa, scartando l’ipotesi di operare semplici aggiustamenti al testo vigente dei trattati, e salvaguardando così le riforme essenziali già concordate nel Trattato costituzionale.
Oltre alle riforme già richiamate nell’articolo del 27 ottobre 2006, il Ministro ha indicato quali irrinunciabili per assicurare l’efficacia e la democraticità dell’UE: la possibilità di ricorrere a cooperazioni rafforzate o altre forme di integrazione differenziata tra gli Stati membri; l’attribuzione della personalità giuridica internazionale all’UE.
Nicolas SARKOZY, attuale Ministro dell’interno francese e possibile candidato per l’UMP (Union pour un Mouvement Populaire)alle prossime elezioni presidenziali che si svolgeranno in Francia nel 2007, in un intervento pronunciato l’8 settembre2006[7] ha illustrato la sua visione sul futuro dell’Europa.
In particolare, Sarkozy ha affermato che, a suo parere:
· il Trattato costituzionale nella sua forma attuale non entrerà in vigore. Occorre quindi ricorrere a un “mini-Trattato” che modifichi i Trattati vigenti e realizzi le riforme più urgenti. L’elaborazione di tale mini-Trattato dovrebbe essere avviata sotto Presidenza tedesca (primo semestre 2007) e la ratifica da parte degli Stati membri – che dovrebbe avvenire esclusivamente per la via parlamentare - dovrebbe terminare sotto Presidenza francese (nel secondo semestre del 2008);
· il mini-Trattato dovrebbe riprendere i seguenti elementi del Trattato costituzionale: maggioranza qualificata come regola generale per le decisioni; estensione della procedura di codecisione; sistema di doppia maggioranza (popolazione e Stati) nelle delibere del Consiglio; elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo; controllo della sussidiarietà da parte dei Parlamenti nazionali (cosiddetto early warning); creazione di una Presidenza stabile del Consiglio europeo; istituzione del Ministro degli affari esteri dell’Unione europea; diritto di iniziativa legislativa popolare (su richiesta di un milione di cittadini); la personalità giuridica dell’Unione europea;
· dopo le elezioni europee del giugno 2009, potrebbe essere convocata una nuova Convenzione con mandato molto ampio, eletta dai Parlamenti nazionali per preparare un testo fondamentale (che si definisca o meno Costituzione).
Sarkozy ha inoltre fornito ulteriori dettagli sulle questioni che dovrebbero essere considerate dal mini-Trattato. Si dovrebbe mantenere fino al 2014 l’attuale composizione della Commissione (un Commissario per Stato membro), rinviando la riforma della composizione prevista dal Trattato di Nizza a partire dal 2009. A partire dal 2014, la decisione sulla composizione della Commissione potrebbe essere affidata al suo Presidente, nel rispetto degli equilibri politici e con l'approvazione di Parlamento europeo e Consiglio. In settori “sensibili” (come ad esempio l’armonizzazione fiscale), nei quali è difficile passare ad un voto a maggioranza qualificata, l’unanimità dovrebbe comunque essere sostituita da una maggioranza super qualificata (70-80% dei voti). Si dovrebbe accettare che gruppi di Stati membri possano cooperare più intensamente su alcune questioni secondo una “geometria variabile”. Occorrerebbe definire con chiarezza la capacità di assorbimento dell’Europa. Il sistema di finanziamento dell'UE dovrebbe essere riformato: le spese europee dovrebbero essere finanziate da apposite risorse europee e non dai bilanci nazionali ogni anno. In vista delle elezioni europee del 2009, liste nazionali appartenenti ad una stessa famiglia politica potrebbero affiliarsi fra di loro, presentare un solo programma per l'Europa ed indicare un candidato alla presidenza della Commissione.
Ségolène ROYAL, possibile candidata del partito socialista alle elezioni presidenziali in Francia del 2007, in dichiarazioni rilasciate alla stampa il 12 ottobre 2006 si è dichiarata scettica sulla proposta avanzata da Sarkozy riguardo ad un mini-Trattato. Secondo Royal occorrerebbe avviare un dibattito sugli obiettivi dell’Europa sotto Presidenza tedesca nel 2007; il dibattito dovrebbe proseguire sotto le Presidenza portoghese e slovena e concludersi con la convocazione di una Convenzione europea sotto Presidenza francese nel secondo semestre del 2008. La Convenzione dovrebbe elaborare un testo che dovrebbe essere sottoposto ai cittadini secondo la procedura che ciascuno Stato sceglierà, ma possibilmente nello stesso giorno.
Successivamente, in occasione di un incontro con il primo ministro lussemburghese svoltosi il 17 gennaio 2007, Segolene Royal si è espressa a favore di un altro referendum in Francia sul Trattato costituzionale nel 2009, che si potrebbe svolgere contemporaneamente alle elezioni europee.
Il Cancelliere tedesco e presidente in carica del Consiglio dell’Unione europea, Angela Merkel, in occasione della presentazione del programma della Presidenza tedesca al Parlamento europeo il 17 gennaio 2007 ha indicato che il periodo di riflessione è terminato e che occorre decidere entro il Consiglio europeo del giugno 2007 uno scadenzario per rilanciare i negoziati sul futuro del Trattato costituzionale. Merkel ha sottolineato l’importanza dell’adozione del Trattato costituzionale entro le prossime elezioni europee del 2009, indicando che in mancanza di un accordo il processo di ampliamento dell’Unione europea, in particolare per i paesi dei Balcani occidentali, dovrebbe arrestarsi. Merkel ha indicato che la Presidenza tedesca procederà a consultazioni bilaterali con i singoli Governi per valutare le differenti posizioni sul futuro del Trattato costituzionale.
Jean-Claude JUNCKER, Primo ministro lussemburghese, in un discorso pronunciato il 30 ottobre 2006, ha posto in guardia contro l'intenzione di voler collegare in un unico grande negoziato le trattative sul nuovo Trattato dell'UE, la revisione delle prospettive finanziarie 2007-2013 (prevista per il 2008-2009) e la futura strategia di ampliamento dell'UE. Juncker ha affermato che sarebbe auspicabile che il nuovo Trattato fosse in vigore nel giugno 2009, al momento delle prossime elezioni europee, ma giudica tale ipotesi improbabile qualora si volesse affrontare contemporaneamente il Trattato costituzionale, la revisione necessaria delle prospettive finanziarie e tutti i problemi connessi all'allargamento. Juncker ha, inoltre, criticato gli Stati membri che, in seguito ai “no” francese e olandese alla Costituzione, hanno deciso di sospendere il processo di ratifica del testo ed ha espresso l’opinione che il Trattato costituzionale deve rimanere il testo di riferimento per le prossime trattative: i paesi che hanno già ratificato il Trattato hanno il dovere di esigere che la parte essenziale del Trattato costituzionale sia mantenuta nel futuro Trattato.
Secondo fonti stampa (Agence europe) il futuro nuovo governo olandese di “grande coalizione” (composto dai democristiani del CDA, dai laburisti del PvdA e dal piccolo partito ChristenUnie), che sarà guidato dal Primo ministro uscente Jan Peter Balkenende, ha presentato mercoledì 7 febbraio un accordo di governo che sottolinea la necessità di dotare l'Unione europea di un nuovo Trattato - rinegoziato tra i 27 Stati membri - che le permetta di funzionare più efficientemente, ma che respinge la denominazione “Costituzione europea”, e non si pronuncia sullo svolgimento di un nuovo referendum nei Paesi Bassi.
Marek Cichocki, consigliere del Presidente polacco Lech Kaczynski, lo scorso 5 febbraio ha dichiarato alla stampa che la Polonia intende approfittare delle prossime trattative costituzionali per rinegoziare il sistema della doppia maggioranza al Consiglio. Cichocki ha indicato che la Polonia è contraria al sistema della doppia maggioranza di Stati e di popolazione prevista dal Trattato costituzionale, ritenendo preferibile un soluzione intermedia tra le disposizioni previste dal Trattato di Nizza e quelle del Trattato costituzionale. Ha inoltre indicato che la Polonia presenterà a marzo una propria proposta in merito al futuro Trattato.
Il Presidente del Parlamento europeo Poettering, nella allocuzione inaugurale della sua Presidenza, tenuta il 13 febbraio 2007,ha anzitutto sottolineato che «è essenziale continuare a costruire un'Unione europea in grado di agire per assicurare soluzioni adeguate ai problemi che più stanno a cuore ai cittadini europei.
A tal fine, il Presidente ha rilevato che l'Unione europea «non può più essere guidata con gli inadeguati strumenti dell'attuale sistema giuridico dei trattati», ma deve essere sottoposta “ad una fondamentale riforma”. Al riguardo, Poettering ha sottolineato che il trattato costituzionale «rafforza sia il Parlamento europeo che i parlamenti nazionali, è un valore aggiunto di parlamentarismo e democrazia», affermando di non capire coloro che da un lato criticano "Bruxelles" e, nel contempo, respingono il trattato costituzionale, che costituisce “proprio lo strumento in grado di contribuire a eliminare e correggere le carenze riconosciute”.
Poettering ha ribadito che “il Parlamento europeo appoggia il trattato costituzionale”, ed è necessario continuare a fare in modo che la sostanza del trattato costituzionale diventi “realtà giuridica e politica”. In tale ottica, secondo il Presidente la "Dichiarazione sul futuro dell'Europa" che sarà adottata il 25 marzo 2007 a Berlino, potrebbe costituire “un'ulteriore importante pietra miliare su questo cammino”. Il suo nucleo dovrebbe essere il riconoscimento dei valori dell’UE e delle riforme necessarie, l'impegno a superare in comune le sfide del futuro, il riconoscimento della solidarietà tra i popoli europei e il valore del diritto come fondamento della nostra azione.
Pertanto, secondo Poettering, Il Parlamento europeo deve contribuire affinché, sotto la Presidenza tedesca, nel corso del Consiglio europeo del 21 e 22 giugno a Bruxelles, vengano concordati una tabella di marcia e un mandato al cui termine si realizzi integralmente il nucleo sostanziale della Costituzione europea prima delle prossime elezioni al Parlamento europeo del giugno 2009.
In conclusione, Poettering ha ricordato che il trattato costituzionale è stato firmato da tutti i 27 governi e, pur sostenendo che occorre rispettare l'esito dei referendum, ha posto l'accento sulla necessità di rispettare gli accordi e gli impegni assunti in sede europea. La volontà di realizzare queste necessarie riforme deve quindi essere «ferma e decisa», «in modo che i popoli dell'Unione europea non vengano divisi, ma uniti».
Josep BORRELL, allora Presidente del Parlamento europeo, in un discorso pronunciato il 16 ottobre 2006 al Collège d'Europe a Bruges aveva sostenuto l’opportunità di attendere le elezioni francesi del maggio 2007 e le proposte della futura Presidenza tedesca dell'UE per vedere come rilanciare il Trattato costituzionale. Nel frattempo, secondo Borrell, sarebbe stato necessario procedere con il processo di ratifica, essendo deplorevole che alcuni Stati si nascondano dietro ai “no” francese e olandese per non avanzare nella ratifica.
Jo LEINEN (PSE-D), Presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, ha annunciato il 19 settembre 2006, in occasione di una conferenza stampa, che il Parlamento europeo effettuerà uno studio sui costi politici della mancanza di una Costituzione europea (la Commissione ha già prodotto uno studio simile, vedi il paragrafo 6 della scheda “Il dibattito sul futuro del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa”). Leinen ha, inoltre, sostenuto l’idea di un mini-Trattato che si limitasse a riprendere della parte III del Trattato costituzionale solo le “novità” rispetto alle disposizioni già contenute nei trattati vigenti. Tale modifica del Trattato costituzionale potrebbe essere decisa da una mini Conferenza intergovernativa, ratificata dagli Stati membri con una procedura accelerata (con un referendum per gli Stati che l’auspicassero) ed entrare in vigore al più tardi alla fine del 2009.
Leinen ha dichiarato che ogni altra più estensiva modifica del Trattato costituzionale richiederebbe il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali.
Andrew DUFF ( gruppo ALDE – UK), membro della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea, ha presentato il 18 ottobre 2006 un documento intitolato “Piano B: come salvare la Costituzione europea”, in cui formula alcune proposte sul futuro del processo costituzionale. A giudizio di Duff non è sufficiente rimuovere – come proposto da Sarkozy – la parte III del Trattato costituzionale (relativa alle politiche di settore). Occorre invece aggiungere alla parte III disposizioni che vadano incontro alle preoccupazioni dei cittadini. In particolare le aree politiche della parte III che dovrebbero essere integrate sono: la governance economica dell’Unione europea; il modello sociale europeo; lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico; la politica dell’allargamento; la riforma delle sistema di finanziamento dell’Unione europea.
Le parti I (princìpi) e II (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione) e la parte IV (disposizioni finali) dovrebbero rimanere invece inalterate.
Alain LAMASSOURE (Gruppo PPE/DE – Francia), membro della Commissione per i bilanci del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea, in un intervento svolto in occasione di una riunione dell’intergruppo per la Costituzione europea al Parlamento europeo a Strasburgo il 25 ottobre 2006 ha dichiarato che il Trattato costituzionale è sostanzialmente morto e che, anche se giuridicamente possibile, l’ipotesi di un nuovo referendum in Francia e nei Paesi Bassi non è politicamente praticabile.
A suo giudizio una eventuale iniziativa di rilancio del processo costituzionale dovrebbe: evitare assolutamente di riproporre referendum in ordine sparso; rinunciare alla dizione “Costituzione”; non riaprire la discussione sui contenuti del Trattato costituzionale, maprendere come base le disposizioni del Trattato costituzionale,procedendo a modificare o completare sulla base di esse il Trattato di Nizza.
Il nuovo Trattato dovrebbe avere la forma di una modifica dei trattati vigenti, con il risultato di poter fare a meno della gran parte della parte III del Trattato costituzionale, che riproduce sostanzialmente le disposizioni dei trattati vigenti. Tale Trattato sarebbe sufficientemente differente dal Trattato costituzionale per consentire agli Stati membri che ne hanno respinto la ratifica di procedere ad una ratifica per via parlamentare, ma al tempo stesso riproporrebbe sostanzialmente il contenuto del Trattato costituzionale (rendendo comunque però necessaria una ratifica dai paesi che lo hanno già ratificato).
La Presidenza tedesca potrebbe proporre al Consiglio europeo del giugno 2007 di convocare una nuova Conferenza intergovernativa, con un mandato ristretto, che dovrebbe completare i suoi lavori nell’arco di tre o quattro mesi. Altri dieci mesi potrebbero essere lasciati per la ratifica da parte degli Stati membri. Il nuovo trattato potrebbe dunque entrare in vigore prima delle elezioni europee previste per il giugno 2009.
In occasione dell’intervento di Lamassoure, Inigo MENDEZ DE VIGO (PPE/DE – Spagna), membro della Commissione Affari costituzionale del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea si è espresso a favore di un approccio meno “difensivo”. A suo giudizio occorrerebbe utilizzare la formula di “Trattato – plus” migliorando il Trattato costituzionale con protocolli ad hoc.
In occasione del convegno svoltosi a Firenze il 17 novembre 2006 "La parola Europa'' è stato lanciato un appello firmato da Carlo Azeglio Ciampi, Helmuth Schmidt, Valery Giscard D'Estaing, Yoschka Fischer, Costas Simitis, Jorge Sampaio, Enrique Baron Crespo, che inviata a riprendere con decisione, dopo la pausa di riflessione seguita all'esito negativo dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi, la progettazione e l'azione per le riforme per il futuro dell'Europa. Nell'appello si invita a conservare tutti gli indispensabili miglioramenti apportati dal Trattato costituzionali ai Trattati esistenti, introducendo allo stesso tempo i chiarimenti adeguati a fornire una risposta alle inquietudini manifestate dai cittadini.
In particolare si chiede che:
· siano conservate integralmente le parti I e II del Trattato che non sono state oggetto di critiche di fondo e che sono indispensabili per il funzionamento dell'Unione;
· siano chiariti i punti controversi della parte III del Trattato, eventualmente aggiungendo nuove dichiarazioni e nuovi protocolli;
· tutte le parti interessate diano vita ad un rinnovato slancio politico volto a portare a conclusione il nuovo processo entro le elezioni per il nuovo Parlamento europeo della primavera del 2009.
[1]Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione l’11 maggio 2005.
[2]Il disegno di legge di ratifica è stato approvato dal Bundestag il 12 maggio 2005. Il 27 maggio 2005 è stato approvato dal Bundesrat. La procedura non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso alla Corte costituzionale. A tale proposito risulta che la Corte avrebbe deciso di rinviare la decisione sul ricorso in attesa di ulteriori sviluppi del processo di ratifica.
[3] L’Italia ha ratificato il Trattato con la legge 7 aprile 2005, n. 57.
[4]Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione il 17 maggio 2005.
[5] La procedura di ratifica non si è ancora formalmente conclusa in quanto la firma del Presidente della Repubblica non ha avuto luogo in pendenza di un ricorso davanti alla Corte costituzionale.
[6] La Presidenza dell’Unione europea fino al 2009 prevede il seguente ordine: Germania (1° gennaio - 30 giugno 2007); Portogallo (1° luglio - 31 dicembre 2007); Slovenia (1° gennaio -30 giugno 2008); Francia (1° luglio - 31 dicembre 2008); Repubblica Ceca (1° gennaio - 30 giugno 2009); Svezia (1° luglio - 31 dicembre 2009). Il prossimo semestre di Presidenza dell’Unione europea dell’Italia è previsto per il 2014 (1° luglio – 31 dicembre 2014).
[7] Intervento pronunciato a Bruxelles, in occasione di un incontro con l’associazione “Amis de l’Europe”.