Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PRESSO LE COMMISSIONI RIUNITE III E XIV DI CAMERA E SENATO - Roma, 9 novembre 2006
Serie: Incontri europei e internazionali    Numero: 13
Data: 06/11/2006
Descrittori:
COSTITUZIONI   RATIFICA DEI TRATTATI
TRATTATI ED ACCORDI INTERNAZIONALI   UNIONE EUROPEA


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 
 
 
Ufficio Rapporti con l’Unione europea

Incontri europei e internazionali

 

 

Audizione del Presidente del Parlamento europeo presso le Commissioni riunite III e XIV di Camera e Senato

 

Roma, 9 novembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N. 13 / 6 novembre 2006


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segreteria generale - Ufficio rapporti con l’Unione europea

SIWEB

I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.

 

 


 

I N D I C E

Futuro Europa   Pag.        3

Il dibattito sul Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa  “      5

Ø      Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2005  “     5

Ø      Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006  “      6

Ø      Commissione europea: Piano D, democrazia, dialogo e dibattito  “      8

Ø      Forum interparlamentare sul futuro dell’Europa (Bruxelles, 8 e 9 maggio 2006)“    9

Ø      Risoluzione del Parlamento europeo sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell'Europa  “      9

Lo stato delle ratifiche  “     11

Recenti dichiarazioni di esponenti politici europei“  13

Aspetti istituzionali della capacità dell’Unione europea d’integrare nuovi Stati membri“  19

Il ruolo dei Parlamenti nazionali nel Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa  “    21

Cooperazione interparlamentare   “      23

Cooperazione tra i Parlamenti dell’UE   “     25

Ø      La Conferenza dei Presidenti25

Ø      La cooperazione promossa dal Parlamento europeo  “    26

Ø      Incontri tra deputati ed europarlamentari27

Ø      Altre sedi di cooperazione  “    27

Ø      La cooperazione amministrativa e l’IPEX  “     28

Ø      Prossimi incontri e riunioni interparlamentari in ambito UE   “     29

 

La cooperazione parlamentare euromediterranea  Pag.     31

Ø      L’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM)"   34

Attività delle Commissioni permanenti“  35

Gruppi di lavoro  “    37

Ø      La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei“  39

Ø      Il Forum euromediterraneo delle donne parlamentari“  41

Ø      Il dialogo parlamentare del Mediterraneo occidentale (dialogo 5+5)“   43

Ø      Il dialogo parlamentare sulle antiche civiltà mediterranee (Italia, Egitto, Grecia, Iran)“   44

Ø      Istituzione di una Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM)“   45

 


 

Futuro Europa


Il dibattito sul Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa

 

 

 

Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, è stato fino ad ora ratificato da 15 Stati membri: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Italia[1], Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Slovenia, Spagna ed Ungheria.

Inoltre la Finlandia ha avviato il processo di ratifica, che si è impegnata a concludere in coincidenza con il semestre di presidenza finlandese dell’UE (che termina il 31 dicembre 2006).

Francia e Paesi Bassi hanno respinto la ratifica del Trattato in seguito all’esito negativo dei referendum (v. scheda sullo stato delle ratifiche).

Romania e Bulgaria, che diventeranno Stati membri dell’Unione europea a partire dal 1° gennaio 2007, hanno già ratificato il Trattato costituzionale in occasione della ratifica del Trattato di adesione all’Unione europea.

 

Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2005

A seguito dell’esito negativo dei referendum sulla ratifica del Trattato costituzionale in Francia e nei Paesi Bassi, i Capi di Stato e di governo - riuniti in occasione del Consiglio europeo che si è svolto a Bruxelles il 16 e 17 giugno 2005 - hanno adottato una dichiarazione sulla ratifica del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. La dichiarazione prende atto dei risultati dei referendum in Francia e nei Paesi Bassi e, pur sottolineando che tali risultati non rimettono in discussione l’interesse dei cittadini per la costruzione dell’Europa, riconosce la necessità di svolgere una riflessione comune. Si invita a promuovere in questo periodo di riflessione un ampio dibattito che coinvolga cittadini, parti sociali, parlamenti nazionali e partiti politici. La dichiarazione ribadisce la validità della prosecuzione dei processi di ratifica, prevedendo altresì un eventuale adeguamento del loro calendario in relazione agli sviluppi nei vari Stati membri.  Il Consiglio europeo ha dato mandato al Consiglio europeo del giugno 2006 (sotto Presidenza dell’Austria)di procedere ad una valutazione globale dei dibattiti nazionali e per decidere sul seguito del processo.

L'articolo IV-447 del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, prevede che esso debba essere ratificato da tutti gli Stati membri dell’Unione, secondo le rispettive norme costituzionali e che entri in vigore il 1° novembre 2006, se tutti gli strumenti di ratifica saranno stati depositati; altrimenti, il primo giorno del secondo mese successivoall'avvenuto deposito dello strumento di ratifica da parte dello Stato membro che avrà proceduto per ultimo. Gli strumenti di ratifica saranno depositati presso il Governo della Repubblica italiana.

Nella dichiarazione n. 30, allegata all’Atto finale della Conferenza intergovernativa che ha adottato il Trattato, la Conferenza stessa prende atto che, qualora al termine di due anni a decorrere dalla firma del Trattato (quindi il 29 ottobre 2006) i quattro quinti degli Stati membri (venti Stati membri) abbiano ratificato il Trattato e uno o più Stati membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al Consiglio europeo.

Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006

Il Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006  ha proceduto a una valutazione del periodo di riflessione, esprimendo apprezzamento per le iniziative prese negli Stati membri nel quadro dei dibattiti nazionali e in particolare per il contributo fornito dalla Commissione con il Piano D (vedi paragrafo 3) e per il forum interparlamentare sul futuro dell’Europa, che ha riunito Parlamento europeo e Parlamenti nazionali a Bruxelles l’8 e 9 maggio 2006 (vedi paragrafo 4).

Per quanto riguarda il Trattato costituzionale, il Consiglio europeo ha:

·         auspicato che il processo di ratifica del Trattato prosegua;

·         rilevato che il periodo di riflessione è stato nel complesso utile per consentire all'Unione di valutare le preoccupazioni e le inquietudini espresse durante il processo di ratifica e ritiene necessario - parallelamente al processo di ratifica - sviluppare ed ampliare il dialogo con i cittadini europei;

·         concordato un duplice approccio: da un lato si dovrebbero sfruttare al meglio le possibilità offerte dai trattati esistenti al fine di produrre i risultati concreti attesi dai cittadini e, dall'altro lato, la Presidenza  tedesca dell’Unione europea (1° gennaio – 30 giugno 2007)presenterà, nel primo semestre del 2007, una relazione al Consiglio europeo basata su ampie consultazioni con gli Stati membri.

Sulla base della relazione presentata dalla Presidenza tedesca, il Consiglio europeo (presumibilmente nel giugno 2007) prenderà una decisione sulle modalità per proseguire il processo di riforma, fermo restando che le iniziative necessarie a tal fine dovranno essere prese al più tardi nel secondo semestre del 2008 (sotto Presidenza francese. Si ricorda che nel giugno 2009 si svolgeranno le elezioni per il Parlamento europeo e il 1° novembre 2009 scade il mandato dell’attuale Commissione europea). Spetterà a ciascuna presidenza in esercizio, dall'inizio del periodo di riflessione, assicurare la continuità di questo processo[2];

·         ha invitato – accogliendo una proposta avanzata dalla Commissione europea - ad adottare il 25 marzo 2007 a Berlino –in occasione del cinquantesimo anniversario dei trattati di Roma - una dichiarazione politica dei leader dell'UE, che illustri i valori e le ambizioni dell'Europa.

 

Il Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 ha, inoltre, convenuto una serie di misure intese a migliorare il funzionamento dell’Unione sfruttando appieno le possibilità offerte dai Trattati vigenti. In particolare il Consiglio europeo:

·         ha accolto con favore l’impegno,annunciato recentemente dalla Commissione europea, di mettere a disposizione dei Parlamenti nazionali tutte le nuove proposte legislative e i documenti di consultazione, chiedendo loro di esprimere osservazioni e pareri al fine di migliorare il processo di elaborazione delle politiche. Il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a prendere in debita considerazione le osservazioni dei parlamenti nazionali, in particolare per quanto riguarda i principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Il Consiglio europeo ha altresì invitato i parlamenti nazionali a rafforzare la cooperazione nel quadro della Conferenza delle commissioni per gli affari europei (COSAC) all'atto del monitoraggio della sussidiarietà.

La Commissione europea ha precisato che non tutte le versioni linguistiche delle proposte legislative che essa intende trasmettere direttamente ai Parlamenti nazionali saranno disponibili simultaneamente e che i testi in inglese, francese e tedesco saranno predisposti per primi. Poiché la trasmissione delle proposte da parte della Commissione ai Parlamenti nazionali ha rilievo istituzionale, tale trasmissione dovrebbe invece essere effettuata simultaneamente in tutte le lingue ufficiali dell’UE per rispettare il principio dell’uguaglianza linguistica sancito nei Trattati e per consentire ad ogni Parlamento di poter interagire in condizioni di parità con tutti gli altri Parlamenti;

·         ha adottato una dichiarazione sulla trasparenza, con la quale - in particolare - ha stabilito il principio che tutte le deliberazioni del Consiglio su atti legislativi da adottare secondo la procedura di codecisione con il Parlamento europeo siano aperte al pubblico, come pure le votazioni e le dichiarazioni di voto dei membri del Consiglio (prevedendo che il Consiglio o il Coreper possano decidere di volta in volta diversamente su singoli casi). Il Consiglio, inoltre, terrà dei dibattiti pubblici ad intervalli regolari su questioni di particolare rilevanza per gli interessi dell’Unione e dei suoi cittadini.

 

Commissione europea: Piano D, democrazia, dialogo e dibattito

La Commissione europea ha presentato il 13 ottobre 2005 una comunicazione intitolata “Contributo della Commissione al periodo di riflessione: piano D, democrazia, dialogo e dibattito”, che illustra le iniziative previste dalla Commissione per promuovere dibattiti nazionali sul futuro dell’Europa. In particolare, la Commissione presterà assistenza a tutti gli Stati membri nell’organizzazione di dibattiti sul futuro dell’Europa, rafforzando la cooperazione con i parlamenti nazionali.

La Commissione europea ha poi adottato il 10 maggio 2006 due comunicazioni sul futuro dell'Europa che ha sottoposto al Consiglio europeo del 15 e 16 giugno: - “Un agenda dei cittadini: ottenere risultati per l'Europa”; “Il periodo di riflessione e il Piano D”. La Commissione propone un doppio approccio: da un lato adottare e applicare rapidamente una agenda di proposte concrete, utilizzando le possibilità offerte dai trattati vigenti e dall’altro proseguire parallelamente e gradualmente il dibattito sulla Costituzione europea in vista di risolvere il problema istituzionale dell'UE, se possibile entro il 2009.

Le proposte concrete copriranno i seguenti settori: 1) mercato interno. La Commissione avvierà una revisione fondamentale del funzionamento del mercato interno; 2) solidarietà, opportunità e accesso per i cittadini. La Commissione valuterà le realtà sociali della società europea e lancerà un “agenda per l'accesso e la solidarietà” volta ad aggiungere una dimensione sociale al mercato interno; 3) libertà, sicurezza e giustizia. La Commissione proporrà agli Stati membri di ricorrere alla cosiddetta “clausola passerella” di cui all’articolo 42 del Trattato sull’Unione europea: ulteriori materie relative a libertà, sicurezza e giustizia - cooperazione di polizia e giudiziaria penale, immigrazione legale – potrebbero così essere esaminate con procedura di codecisione e con il voto a maggioranza qualificata del Consiglio; 4) ampliamento: la Commissione aumenterà i dibattiti sul valore aggiunto degli ampliamenti e sulla capacità di assorbimento UE; 5) l'UE nel mondo. La Commissione presenterà proposte al Consiglio volte a rafforzare strumenti e ruolo della politica esterna UE; 6) sussidiarietà, legiferare meglio, trasparenza. Per la sussidiarietà la Commissione trasmetterà tutte le proposte di legge e documenti di consultazione direttamente ai Parlamenti nazionali. La Commissione presenterà nuove proposte per migliorare la qualità della legislazione, la trasparenza e l’accesso ai documenti.

Per quanto riguarda la costituzione e il problema istituzionale, la Commissione proponeva – ed in parte è stato accettato, come indicato nel paragrafo precedente - che il Consiglio europeo del 15 - 16 giugno 2006 adottasse un scadenzario che prevedesse in particolare l'adozione solenne nella primavera 2007 di una dichiarazione politica per il 50º anniversario della firma del Trattato di Roma, che dovrebbe essere la base per una decisione del Consiglio europeo – da adottare nel giugno 2007 - sul prosieguo del processo istituzionale e costituzionale.

 

Forum interparlamentare sul futuro dell’Europa (Bruxelles, 8 e 9 maggio 2006)

L’8 e 9 maggio 2006 si è svolta a Bruxelles una riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa alla quale hanno partecipato delegazioni del Parlamento europeo, di 23 Parlamenti degli Stati membri dell’Unione europea, dei 2 Paesi aderenti (Bulgaria e Romania) e, in qualità di osservatori, dei 3 paesi candidati all’adesione (Croazia, Turchia, la ex Repubblica jugoslava di Macedonia).

La riunione – promossa dal PE e copresieduta da quest’ultimo e dalla Presidenza austriaca – ha inteso favorire uno scambio di opinioni tra i Parlamenti dell’UE sui grandi temi relativi alla prospettive dell’Europa.

All’incontro hanno partecipato 213 parlamentari, di cui 83 provenienti dal Parlamento europeo (compreso il Presidente del Parlamento europeo) e 130 dai Parlamenti nazionali (la delegazione di ciascun Parlamento nazionale, bicamerale o monocamerale, era composta indicativamente da massimo di 6-8 membri). Il Parlamento italiano non ha potuto partecipare all'incontro in quanto impegnato nella seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica. Per analoghe ragioni non era presente il Parlamento cipriota.

La riunione si è articolata in incontri di gruppi di lavoro su 4 temi specifici e in un dibattito in plenaria sulle prospettive del processo di riforma costituzionale dell'UE.

In particolare, i gruppi di lavoro hanno esaminato i seguenti temi :

Nel corso della riunione sono emerse posizioni diverse in merito alle diverse modalità, opzioni e tempi per rilanciare il processo costituzionale. Per altro, è stata sottolineata concordemente l’importanza del pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nelle scelte relative al futuro dell’Europa.

 

Nel corso della riunione il Parlamento della Finlandia – che esercita la Presidenza dell’Unione europea nel secondo semestre 2006 - ha annunciato l'intenzione di organizzare una seconda riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa il 4 e 5 dicembre 2006 a Bruxelles.

 

Risoluzione del Parlamento europeo sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell'Europa

Il Parlamento europeo ha adottato, il 14 giugno 2006, una risoluzione sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell’Europa, nella qualeconferma il proprio impegno al fine di raggiungere senza ritardi una soluzione costituzionale per l'Europa. In particolare, il Parlamento europeo:

·         chiede al Consiglio europeo di passare da una fase di riflessione ad una fase di analisi che si estenderà fino alla metà del 2007;

·         propone al Consiglio europeo di elaborare un quadro adeguato per avviare un dialogo con i governi degli Stati membri che hanno votato contro il Trattato per verificare se e a quali condizioni sarebbe possibile riprendere le procedure di ratifica e chiede alla Commissione europea di sostenere questo processo presentando una road map;

·         ribadisce il proprio obiettivo secondo cui una soluzione costituzionale dovrebbe già essere raggiunta per le elezioni europee del 2009;

·         chiede alla Commissione di elaborare uno studio sui costi della non entrata in vigore del Trattato costituzionale, inizialmente prevista a partire dal 1 novembre 2006;

·         sottolinea la necessità di un dialogo tra il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sul processo costituzionale;

·         ribadisce la propria opposizione alla anticipazione delle singole parti del Trattato costituzionale ed alla costituzione di gruppi ristretti di Stati membri. Il Parlamento europeo indica, peraltro, alcuni miglioramenti attuabili nel quadro dei Trattati vigenti: la trasparenza in seno al Consiglio dei ministri, la riforma della comitatologia e il ricorso alla "passerella" per la votazione a maggioranza qualificata e la codecisione nel settore della giustizia e degli affari interni.

 


Lo stato delle ratifiche


STATO MEMBRO

PROCEDURA DI RATIFICA

DATA DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTUALE REFERENDUM

Austria

Il Trattato è stato approvato dal Nationalrat l’11 maggio 2005 e dal Bundesrat il 25 maggio 2005.

 

Bulgaria

Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione l’11 maggio 2005.

 

Belgio

Il Trattato è stato ratificato sia dal Parlamento nazionale sia dalle sette Assemblee regionali. La procedura si è conclusa con la pronuncia della Comunità fiamminga l’8 febbraio 2006.

 

Cipro

Il Parlamento della Repubblica di Cipro ha ratificato il Trattato il 30 giugno 2005.

 

Danimarca

La ratifica è prevista con referendum popolare giuridicamente vincolante. Il Governo danese e i partiti favorevoli alla Costituzione europea hanno deciso il 23 giugno 2005 la sospensione del processo di ratifica, rinviando a data da definire il referendum.

Il referendum è stato sospeso

Estonia

Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 9 maggio 2006.

 

Finlandia

La ratifica dovrebbe avvenire per via parlamentare. E’ richiesta la maggioranza semplice del Parlamento monocamerale, o la maggioranza di 2/3 qualora si ritenga che il Trattato implica modifiche alla Costituzione (tale valutazione non risulta ancora effettuata). Il Governo ha deciso di avviare il processo di ratifica parlamentare, con la presentazione dell’atto di ratifica lo scorso 2 giugno. Il Governo ha indicato l’intenzione di completare la ratifica entro il semestre di Presidenza dell’UE (il 31 dicembre 2006).

 

Francia

La ratifica del Trattato costituzionale è stata sottoposta referendum popolare il 29 maggio 2005. Su un totale di partecipanti pari al 69,34% degli aventi diritto al voto, il 54,68% ha votato no ed il 45,32%  ha votato sì.

29 maggio 2005

Germania

Il disegno di legge di ratifica è stato approvato dal Bundestag il 12 maggio 2005. Il 27 maggio 2005 è stato approvato dal Bundesrat.

 

Grecia

Il Parlamento greco ha ratificato il Trattato il 19 aprile 2005

 

Irlanda

La Costituzione prevede due fasi: il referendum popolare e, a seguire, la ratifica parlamentare. Il Governo ha deciso di sospendere il processo di ratifica.

Il referendum è stato sospeso

Italia

La Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di ratifica del Trattato il 25 gennaio 2005 (436 voti favorevoli, 28 voti contrari e 5 astensioni). Il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il disegno di legge di ratifica il 6 aprile 2005 (217 voti favorevoli, 16 contrari e nessun astenuto).

 

Lettonia

Il Parlamento lettone ha ratificato il Trattato il 2 giugno 2005.

 

Paesi che hanno ratificato il Trattato

Paesi che non hanno ancora ratificato il Trattato

Paesi che hanno respinto la ratifica del Trattato


 

STATO MEMBRO

PROCEDURA DI RATIFICA

DATA DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTUALE REFERENDUM

Lituania

Il Parlamento ha ratificato il Trattato l’11 novembre 2004.

 

Lussemburgo

Il Parlamento ha ratificato il Trattato in prima lettura il 29 giugno 2005 e in seconda il 25 ottobre 2005. Il 10 luglio 2005 si è svolto un referendum popolare consultivo. I voti favorevoli sono stati il 56,52%, i voti contrari il 43,48%. L'affluenza è stata pari all’87,7% degli aventi diritto.

10 luglio 2005

Malta

Il Parlamento di Malta ha ratificato il Trattato il 6  luglio 2005 .

 

Paesi Bassi

La ratifica del Trattato costituzionale è stata sottoposta a referendum popolare il 1° giugno 2005. Su un totale di partecipanti pari al 69% degli aventi diritto al voto, il 61,70% ha votato no ed il 38,30%  ha votato sì.

1° giugno  2005

Polonia

Il Governo polacco era inizialmente orientato a procedere alla ratifica del Trattato costituzionale attraverso una consultazione referendaria (l’alternativa è l’approvazione da parte delle due Camere a maggioranza di 2/3). Il 21 giugno 2005 il Presidente Kwasniewski ha annunciato la sospensione del referendum sul Trattato costituzionale.

Il referendum è stato sospeso

Portogallo

Il Governo ha rinviato il referendum sulla Costituzione europea, precedentemente previsto nell’autunno 2005.

Il referendum è stato rinviato

Regno Unito

Era prevista una procedura di ratifica a doppio livello, con il voto popolare a conferma e completamento del processo parlamentare di ratifica. Il progetto di legge di ratifica è stato approvato in seconda lettura dalla House of Commons il 9 febbraio 2005. L'iter parlamentare del disegno di legge sul referendum di ratifica è stato sospeso il 6 giugno 2005.

La decisione sullo svolgimento del referendum è stata sospesa

Repubblica Ceca

Il Primo Ministro ha annunciato l’intenzione di modificare la Costituzione al fine di sottoporre la ratifica del Trattato a referendum. Tale modifica richiede la maggioranza di 3/5 dei componenti di ciascuna delle due Camere.

Il referendum è stato rinviato alla fine del 2006

Romania

Il Trattato è stato approvato in occasione della ratifica del Trattato di adesione il 17  maggio 2005.

 

Slovacchia

Il Parlamento ha ratificato il Trattato l’11 maggio 2005.

 

Slovenia

Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 1° febbraio 2005.

 

Spagna

Il Trattato è stato sottoposto a referendum consultivo il 20 febbraio 2005: i voti favorevoli sono stati il 76%, i voti contrari il 17% e le schede bianche sono state il 6%. Il Trattato è stato poi ratificato dalla Camera dei deputati il 28 aprile e dal Senato il 18 maggio 2005.

20 febbraio 2005

Svezia

Il Governo ha dichiarato che non intende indire un referendum sul Trattato costituzionale. Il processo di ratifica  parlamentare è al momento sospeso.

 

Ungheria

Il Parlamento ha ratificato il Trattato il 20 dicembre 2004.

 


Recenti dichiarazioni di esponenti politici europei

 

 

Nicolas SARKOZY, attuale Ministro dell’interno francese e possibile candidato per l’UMP (Union pour un Mouvement Populaire)alle prossime elezioni presidenziali che si svolgeranno in Francia nel 2007, in un intervento pronunciato l’8 settembre2006[3] ha illustrato la sua visione su un progetto per l’Europa.

In particolare, Sarkozy ha affermato che, a suo parere:

Ø      il Trattato costituzionale nella sua forma attuale non entrerà in vigore. Occorre quindi ricorrere a un “mini-Trattato” che modifichi i Trattati vigenti e realizzi le riforme più urgenti. L’elaborazione di tale mini-Trattato dovrebbe essere avviata sotto Presidenza tedesca (primo semestre 2007) e la ratifica da parte degli Stati membri – che dovrebbe avvenire esclusivamente per la via parlamentare - dovrebbe terminare sotto Presidenza francese (nel secondo semestre del 2008);

Ø      il mini-Trattato dovrebbe riprendere i seguenti elementi del Trattato costituzionale: maggioranza qualificata come regola generale per le decisioni; estensione della procedura di codecisione; sistema di doppia maggioranza (popolazione e Stati) nelle delibere del Consiglio; elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo; controllo della sussidiarietà da parte dei Parlamenti nazionali (cosiddetto early warning); creazione di una Presidenza stabile del Consiglio europeo; istituzione del Ministro degli affari esteri dell’Unione europea; diritto di iniziativa legislativa popolare (su richiesta di un milione di cittadini); la personalità giuridica dell’Unione europea;

Ø      dopo le elezioni europee del giugno 2009, potrebbe essere convocata una nuova Convenzione con mandato molto ampio, eletta dai Parlamenti nazionali per preparare un testo fondamentale (che si definisca o meno Costituzione);

Sarkozy ha inoltre fornito ulteriori dettagli sulle questioni che dovrebbero essere considerate dal mini-Trattato. Si dovrebbe mantenere fino al 2014 l’attuale composizione della Commissione (un Commissario per Stato membro), rinviando la riforma della composizione prevista dal Trattato di Nizza a partire dal 2009. A partire dal 2014 – la decisione sulla composizione della Commissione potrebbe essere affidata al suo Presidente, nel rispetto degli equilibri politici e con l'approvazione di Parlamento europeo e Consiglio. In settori “sensibili” (come ad esempio l’armonizzazione fiscale), nei quali è difficile passare ad un voto a maggioranza qualificata, l’unanimità dovrebbe comunque essere sostituita da una maggioranza super qualificata (70-80% dei voti). Si dovrebbe accettare che gruppi di Stati membri possano cooperare più intensamente su alcune questioni secondo una “geometria variabile”. Occorrerebbe definire con chiarezza la capacità di assorbimento dell’Europa. Il sistema di finanziamento dell'UE dovrebbe essere riformato: le spese europee dovrebbero essere finanziate da apposite risorse europee e non dai bilanci nazionali ogni anno. In vista delle elezioni europee del 2009, liste nazionali appartenenti ad una stessa famiglia politica potrebbero affiliarsi fra di loro, presentare un solo programma per l'Europa ed indicare un candidato alla presidenza della Commissione.

 

Ségolène ROYAL, possibile candidata del partito socialista alle elezioni presidenziali in Francia del 2007, in dichiarazioni rilasciate alla stampa il 12 ottobre 2006 si è dichiarata scettica sulla proposta avanzata da Sarkozy riguardo ad un mini-Trattato. Secondo Royal occorrerebbe avviare un dibattito sugli obiettivi dell’Europa sotto Presidenza tedesca nel 2007; il dibattito dovrebbe proseguire sotto  le Presidenza portoghese e slovena e concludersi con la convocazione di una Convenzione europea sotto Presidenza francese nel secondo semestre del 2008. La Convenzione dovrebbe elaborare un testo che dovrebbe essere sottoposto ai cittadini secondo la procedura che ciascuno Stato sceglierà, ma possibilmente nello stesso giorno.

 

Il Presidente del Consiglio italianoRomano PRODI, in un’intervista pubblicata al quotidiano Le Monde il 14 settembre 2006, ha sostenuto la necessità di una semplificazione del Trattato costituzionale nella sua versione attuale. Prodi si è espresso a favore di una Costituzione limitata ai grandi princìpi (mettendo da parte la III parte, relativa alle politiche di settore) ed ha manifestato il suo favore all'idea di Giuliano Amato, attuale ministro dell'interno italiano, di creare un gruppo di saggi per rilanciare l'integrazione UE.

Secondo notizie stampa il gruppo si è riunito per la prima volta a Roma il 29-30 settembre 2006, e dovrebbe presentare delle conclusioni nella primavera 2007. Fanno parte del gruppo: Giuliano Amato, già vicepresidente della Convenzione europea; Jean-Luc Dehaene, ex primo ministro belga e già vicepresidente della Convenzione europea; Paavo Lipponen, ex primo ministro della Finlandia ed attuale Presidente del Parlamento finlandese; Inigo Mendez de Vigo, membro della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo; Dominque Strauss Kahn, ex ministro delle finanze francese; Danuta Hübner, attuale Commissario europeo per gli affari regionali; Margot Wallström, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per la comunicazione; Chris Patten, ex Commissario europeo; Wolfang Schauble, ministro dell’interno tedesco; Otto Schily, ex ministro dell’interno tedesco; Michel Barnier, ex Commissario europeo ed ex ministro per gli affari esteri della Francia; Wim Kok, ex primo ministro dei Paesi Bassi; Antonio Vitorino, ex Commissario europeo.

 

Jo LEINEN (PSE-D), Presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, ha annunciato il 19 settembre 2006, in occasione di una conferenza stampa, che il Parlamento europeo effettuerà uno studio sui costi politici della mancanza di una Costituzione europea (il vice Presidente della Commissione, Margot Wallström, aveva annunciato l’intenzione della Commissione di produrre uno studio simile; tale iniziativa fino ad ora non ha però avuto un seguito). Leinen ha, inoltre, sostenuto l’idea di un mini-Trattato che si limitasse a riprendere della parte III del Trattato costituzionale solo le “novità” rispetto alle disposizioni già contenute nei trattati vigenti. Tale modifica del Trattato costituzionale potrebbe essere decisa da una mini Conferenza intergovernativa, ratificata dagli Stati membri con una procedura accelerata (con un referendum per gli Stati che l’auspicassero) ed entrare in vigore al più tardi alla fine del 2009.

Leinen ha dichiarato che ogni altra più estensiva modifica del Trattato costituzionale richiederebbe il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali.

 

Il Cancelliere tedesco,Angela MERKEL, l’11 ottobre 2006, al termine di un incontro con il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha annunciato che la Germania, che presiederà l'UE nel primo semestre del 2007, ha intenzione di lavorare con ambizione su uno scadenzario per l'adozione di un nuovo Trattato europeo, che dovrà entrare in vigore prima delle elezioni europee del 2009.

Lo scadenzario sarà presentato al più tardi al Consiglio europeo del giugno 2007. Merkel ha insistito sul fatto che il progetto attuale di Costituzione europea non dovrebbe essere modificato eccessivamente nella sostanza; il nuovo trattato dovrebbe essere un testo che possa essere definito Trattato costituzionale.

 

Andrew DUFF ( gruppo ALDE – UK), membro della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea, ha presentato il 18 ottobre 2006 un documento intitolato “Piano B: come salvare la Costituzione europea”, in cui formula alcune proposte sul futuro del processo costituzionale. A giudizio di Duff  non è sufficiente rimuovere – come proposto da Sarkozy – la parte III del Trattato costituzionale (relativa alle politiche di settore). Occorre invece aggiungere alla parte III disposizioni che vadano incontro alle preoccupazioni dei cittadini. In particolare le aree politiche della parte III che dovrebbero essere integrate sono: la governance economica dell’Unione europea; il modello sociale europeo; lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico; la politica dell’allargamento; la riforma delle sistema di finanziamento dell’Unione europea.

 Le parte I (principi) e II (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione) e la parte IV (disposizioni finali) dovrebbero rimanere invece inalterate.

 

Josep BORRELL, Presidente del Parlamento europeo, in un discorso pronunciato il 16 ottobre 2006 al Collège d'Europe a Bruges ha espresso l’opinione che occorrerà aspettare le elezioni francesi del maggio 2007 e le proposte della futura Presidenza tedesca dell'UE per vedere come rilanciare il Trattato costituzionale. Nel frattempo, secondo Borrell, occorrerà procedere con il processo di ratifica, essendo deplorevole che alcuni Stati si nascondano dietro ai “no” francese e olandese per non avanzare nella ratifica.

Borrell ha poi illustrato quattro scenari possibili:

 a) mantenere il testo del Trattato costituzionale attuale, con qualche aggiunta, ad esempio un Protocollo sociale. Ciò avrebbe il vantaggio di non cambiare il Trattato, anche se però non ritiene che un'aggiunta simile possa permettere di riproporre il testo ai cittadini francesi ed olandesi che hanno respinto il Trattato costituzionale;

b) salvare i punti principali – in particolare gli aspetti istituzionali - in un mini trattato, come proposto da Sarkozy e Prodi, espungendo la parte III relativa alle politiche di settore. Tale mini Trattato non avrebbe natura costituzionale, bensì istituzionale. L’eliminazione della parte III comporterebbe la rinuncia a molte innovazioni (in particolare nel settore della sicurezza e della giustizia) e  potrebbe creare questioni dal punto di vista giuridico e sul piano politico, poiché la parte III contiene progressi che equilibrano o completano altre disposizioni della parte I (servizi d'interesse generale; trasferimento dal campo governativo a quello comunitario del pilastro libertà, sicurezza e giustizia; coerenza dell'azione esterna; base giuridica di una politica dell'energia);

c) riaprire dei negoziati su taluni punti contestati. La possibilità di riaprire, pur parzialmente, i negoziati appare irrealizzabile perché “è difficile immaginare di andare in fretta senza convocare una nuova Convenzione”;

d) abbandonare il Trattato costituzionale e aspettare tempi migliori (restare col Trattato di Nizza). Un eventuale abbandono del Trattato costituzionale potrebbe aprirebbe la strada a cooperazioni rafforzate, con il rischio che queste cooperazioni si sviluppino fuori del quadro comunitario e trascurino il ruolo del Parlamento europeo. Per il Parlamento europeo qualsiasi idea di cooperazione rafforzata dovrebbe essere considerata solo in ultima analisi e comunque nel quadro comunitario.

 

Alain LAMASSURE (Gruppo PPE/DE – Francia), membro della Commissione per i bilanci del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea, in un intervento svolto in occasione di una riunione dell’intergruppo per la Costituzione europea al Parlamento europeo a Strasburgo il 25 ottobre 2006 ha dichiarato che il Trattato costituzionale è sostanzialmente morto e che, anche se giuridicamente possibile, l’ipotesi di un nuovo referendum in Francia e nei Paesi Bassi non è politicamente praticabile,.

A suo giudizio una eventuale iniziativa di rilancio del processo costituzionale dovrebbe: evitare assolutamente di riproporre referendum in ordine sparso; rinunciare alla dizione “Costituzione”; non riaprire la discussione sui contenuti del Trattato costituzionale, maprendere come base le disposizioni del Trattato costituzionale,procedendo a modificare o completare sulla base di esse il Trattato di Nizza.

Il  nuovo Trattato dovrebbe avere la forma di una modifica dei trattati vigenti, con il risultato di poter fare a meno della gran parte della parte III del Trattato costituzionale, che riproduce sostanzialmente le disposizioni dei trattati vigenti. Tale Trattato sarebbe sufficientemente differente dal Trattato costituzionale per consentire agli Stati membri che ne hanno respinto la ratifica di procedere ad una ratifica per via parlamentare, ma al tempo stesso riproporrebbe sostanzialmente il contenuto del Trattato costituzionale (rendendo comunque però necessaria una ratifica dai paesi che lo hanno già ratificato).

La Presidenza tedesca potrebbe proporre al Consiglio europeo del giugno 2007 di convocare una nuova Conferenza intergovernativa, con un mandato ristretto, che dovrebbe completare i suoi lavori nell’arco di tre o quattro mesi. Altri dieci mesi potrebbero essere lasciati per la ratifica da parte degli Stati membri. Il nuovo trattato potrebbe dunque entrare in vigore prima delle elezioni europee previste per il giugno 2009.

In occasione delle dell’intervento di Lamassure, Inigo MENDEZ DE VIGO (PPE/DE – Spagna), membro della Commissione Affari costituzionale del Parlamento europeo ed ex membro della Convenzione europea si è espresso a favore di un approccio meno “difensivo”. A suo giudizio occorrerebbe utilizzare la formula di “Trattato –plus” migliorando il Trattato costituzionale con protocolli ad hoc. Jo LEINEN (PSE/DE – Germania)  Presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ritiene sbagliato sostenere che il Trattato costituzionale sia morto e si è espresso contro l’ipotesi di un mini trattato che prefigurerebbe una sorta di “cherry picking”. Si è comunque espresso a favore di una Costituzione più “snella”, ritenendo ad esempio che la Carta dei diritti fondamentali potrebbe essere semplicemente richiamata con un articolo di rinvio e non inserita integralmente nel Trattato costituzionale.

 

Massimo D’ALEMA, Ministro degli Affari Esteri, in un articolo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica” il 27 ottobre 2006 ha indicato che l’essenza del Trattato costituzionale firmato a Roma nel 2004 resta indispensabile perché l'Unione allargata possa funzionare. D’Alema ritiene che nel corso della Presidenza tedesca si debba interrompere la situazione di stallo, definendo le tappe di un percorso che possa produrre un “patto” costituzionale per le elezioni europee del 2009.

Il Governo italiano ritiene che l’unica possibilità sia rappresentata da un Trattato fondamentale (“…che si chiami o no Costituzione è meno rilevante…”) che dovrebbe essere un  "core Treaty”, non un "mini Treaty" e che integri le riforme essenziali su cui gli Stati membri avevano già raggiunto accordo nel Trattato costituzionale.

Le riforme giudicate essenziali sono: la creazione di un Ministro degli Affari esteri, che presieda il Consiglio e faccia parte della Commissione; la designazione di un Presidente stabile del Consiglio europeo; l'estensione del voto a maggioranza qualificata sulla base del principio della doppia maggioranza; l'introduzione di meccanismi di democrazia diretta e di un più chiaro sistema della ripartizione di competenze e delle fonti legislative; il conferimento di forza giuridica vincolante alla Carta dei diritti.

Sbloccare il processo costituzionale dovrebbe permettere, a giudizio di D’Alema, di completare l’allargamento: dopo l’ingresso di Bulgaria e Romania, la porta l’Unione europea deve restare aperta ai paesi di Balcani occidentali e, in uno scenario più lungo e delicato, alla Turchia.

 

 


 

Aspetti istituzionali della capacità dell’Unione europea d’integrare nuovi Stati membri

 

Il Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 ha affermato che l'Unione deve essere in futuro in grado di funzionare politicamente, finanziariamente e istituzionalmente, e che il ritmo dell'allargamento deve tener conto della capacità di assorbimento dell'Unione.

A tal fine il Consiglio europeo ha previsto che:

Ø      il Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2006 svolga un dibattito su tutti gli aspetti relativi a ulteriori allargamenti, compresa la capacità dell'Unione di accogliere nuovi membri;

Ø      la Commissione europea presenti, prima del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2006, una relazione speciale sulla capacità di assorbimento dell'Unione.

 

La commissione affari costituzionali del Parlamento europeo ha all'esame un progetto di relazione sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri (relatore Alexander STUBB - PPE/DE, Finlandia).

La relazione, una volta approvata dalla commissione affari costituzionali,dovrebbe essere esaminata in plenaria nella sessione del 11-14 dicembre 2005.

Nel progetto di relazione si propone di sostituire la dizione “capacità di assorbimento” con quella di “capacità di integrazione”, sottolineando che essa non deve essere un nuovo criterio applicabile ai paesi candidati.

La capacità di integrazione dovrebbe comportare: istituzioni europee in grado di funzionare efficacemente; risorse dell’Unione sufficienti per finanziare adeguatamente le sue attività dopo l’allargamento; sviluppo delle politiche dell'Unione europea e conseguimento dei suoi obiettivi politici.

Al fine di assicurare l'adeguato funzionamento dell'Unione e la sua capacità di pervenire a decisioni, qualsiasi allargamento futuro necessiterà delle seguenti riforme istituzionali:

Ø      adozione di un nuovo sistema di voto a maggioranza qualificata in senso al Consiglio;

Ø      estensione degli ambiti di applicazione del voto a maggioranza qualificata e della partecipazione del Parlamento europeo al processo decisionale, in condizioni di parità con il Consiglio;

Ø      modifica del sistema di rotazione delle Presidenze del Consiglio;

Ø      istituzione del Ministro degli affari esteri;

Ø      modifica della composizione della Commissione e potenziamento del ruolo e della  legittimità delsuo Presidente mediante l’elezione da parte del Parlamento europeo;

Ø      estensione della giurisdizione della Corte di giustizia in tutti gli ambiti di attività dell’Unione, incluso il monitoraggio del rispetto dei diritti umani;

Ø      istituzione di meccanismi per la partecipazione dei Parlamenti nazionali al controllo dell’azione dell’Unione;

Ø      miglioramento delle disposizioni in materia di flessibilità,nell’eventualità che non tutti gli Stati membri siano disposti a partecipare con la stessa intensità alle politiche dell’Unione;

Ø      semplificazione della procedura di revisione dei trattati;

Ø      soppressione della “struttura a pilastri” e sua sostituzione con una singola entità dotata di struttura unificata e di personalità giuridica;

Ø      adozione di una clausola che consenta agli Stati membri di ritirarsi dall’Unione europea;

Ø      chiara definizione dei valori ed obiettivi su cui si fonda l’Unione europea;

Ø      chiara definizione delle competenze dell’Unione;

Ø      rafforzamento della trasparenza del processo decisionale dell’Unione, in particolare mediante il controllo pubblico delle attività del Consiglio quando agisce in qualità di autorità legislativa;

Ø      chiara definizione e semplificazione degli strumenti mediante i quali l’Unione esercita le sue competenze.

 

I futuri allargamenti dell’Unione comporteranno inoltre la necessità di: rivedere il quadro finanziario dell'Unione e il suo sistema di finanziamento; ridefinire le attuali politiche, in modo da adattarle alle nuove sfide in un mondo globalizzato; rafforzare la politica europea di vicinato, al fine di fornire uno strumento adeguato atto a creare relazioni reciprocamente vantaggiose con paesi che avrebbero un "partenariato privilegiato” con l’UE ma nessuna prospettiva di adesione.

 

Il progetto di relazione, infine, ribadisce l’impegno a pervenire a una soluzione costituzionale per l’Unione europea quanto prima possibile e in ogni caso prima delle elezioni europee nel 2009.


Il ruolo dei parlamenti nazionali nel Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa

 

Nel Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa il ruolo dei parlamenti nazionali è disciplinato essenzialmente nei due Protocolli - allegati al Trattato -sul ruolo dei parlamenti nazionali e sui princìpi di sussidiarietà e proporzionalità; ulteriori disposizioni contenute nel Trattato definiscono il ruolo dei parlamenti.

Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali e Protocollo sui princìpi di sussidiarietà e proporzionalità

I due protocolli prevedono:

·         la trasmissione diretta ai parlamenti nazionali:

-          dei documenti di consultazione della Commissione;

-          di tutte le proposte legislative, nonché delle loro modifiche nel corso del procedimento,

-         

 

 
del programma legislativo annuale, della strategia politica annuale e degli altri strumenti di programmazione della Commissione;

-          della relazione annuale della Commissione sull’applicazione dei principi fondamentali in tema di delimitazione delle competenze;

-          della relazione annuale della Corte dei conti;

·         la comunicazione diretta ai parlamenti nazionali degli ordini del giorno e dei risultatidei lavori del Consiglio –compresi i processi verbali delle sessioni nelle quali il Consiglio delibera su progetti di atti legislativi europei - nello stesso momento in cui sono comunicati ai Governi degli Stati membri;

·         la possibilità per ciascun Parlamento nazionale (o Camera) di sollevare obiezioni, entro un termine di sei settimane dalla data di trasmissione di un progetto, sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà (cosiddetto early warning o allerta precoce) in relazione alle proposte legislative;

·         qualora le obiezioni rappresentino almeno un terzo dell’insieme dei voti attribuiti ai parlamenti nazionali il progetto deve essere riesaminato. A tal fine ciascun Parlamento nazionale dispone di due voti, ripartiti in funzione del sistema parlamentare nazionale; in un sistema parlamentare nazionale bicamerale ciascuna delle due Camere dispone di un voto. Ciascun Parlamento nazionale o ciascuna Camera può consultare all’occorrenza i parlamenti regionali con poteri legislativi.La soglia per l’obbligo di riesame è abbassata a un quarto, nel caso di proposte della Commissione o di una iniziativa di un gruppo di Stati membri che si riferiscono allo spazio di libertà sicurezza e giustizia; Al termine del riesame il progetto in questione può essere – con una decisione motivata - mantenuto, modificato o ritirato. 

·         la facoltà per ciascun Parlamentonazionale (oCamera) di presentare – attraverso la trasmissione effettuata dai relativi Governi - un ricorso alla Corte di giustizia per violazione del principio di sussidiarietà;

·         l’organizzazione di una efficace e regolare cooperazione interparlamentare definita congiuntamente da Parlamento europeo e parlamenti nazionali;

·         la possibilità  per la Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei (COSAC) di sottoporre all'attenzione delle istituzioni europee i contributi che ritiene utili; la Conferenza promuove inoltre lo scambio di informazioni e buone prassi tra i parlamenti degli Stati membri e il Parlamento europeo, nonché tra le loro commissioni specializzate, e può altresì organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune e nella politica di sicurezza e di difesa comune.


Cooperazione interparlamentare


Cooperazione tra i Parlamenti dell’UE

La Conferenza dei Presidenti

La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea è composta dai Presidenti delle  Assemblee parlamentari degli Stati membri dell’Unione e del Parlamento europeo.

Il suo funzionamento è regolato dai “principi direttivi” approvati nella Conferenza dei Presidenti di Roma (settembre 2000). La Conferenza opera - rispettando la differente posizione costituzionale dei Presidenti - per tutelare e promuovere il ruolo dei parlamenti, su temi attinenti al ruolo dei parlamenti e all’organizzazione delle funzioni parlamentari, anche in relazione alle forme e agli strumenti della cooperazione interparlamentare.

La Conferenza si riunisce annualmente su invito del Presidente del Parlamento ospitante, a cui spetta la Presidenza. Essa delibera per consenso e può costituire gruppi di lavoro per preparare l’esame di questioni complesse. La Presidenza – che ha inizio dalla conclusione della precedente Conferenza e termina con la conclusione della successiva - cura la predisposizione di un resoconto delle riunioni, e di norma dà conto dei lavori nelle sue conclusioni. La successione delle Presidenze non segue la rotazione prevista per la Presidenza semestrale dell’Unione europea, bensì è stabilita secondo un ritmo biennale: le due Presidenze successive sono infatti fissate, sulla base di candidature spontanee da parte dei singoli parlamenti nazionali, al termine di ciascuna Conferenza.

In occasione della Conferenza che si è svolta a L’Aja il 2 e 3 luglio 2004 sono state approvate le “Linee guida in materia di cooperazione interparlamentare tra i parlamenti dell’Unione europea”.

Le “linee guida” fissano i principi e gli obiettivi fondamentali della cooperazione interparlamentare nell’UE, indicano le sedi e i settori prioritari di cooperazione e recano, in un apposto allegato, alcune raccomandazioni su aspetti pratici e relativi alla programmazione delle attività interparlamentari. Le “linee guida” confermano e rafforzano il ruolo della Conferenza dei Presidenti e della sua Presidenza nel generale coordinamento della cooperazione tra i parlamenti dell’UE.

L’ultima Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’Unione europea si è svolta a Copenhagen  dal 29 giugno al 2 luglio 2006; la prossima Conferenza si svolgerà a Bratislava dal 24 al 27 maggio 2007.

 

 

La cooperazione promossa dal Parlamento europeo

Le attività di cooperazione tra i parlamenti costituiscono occasioni di scambio di informazioni ed esperienze in relazione alle diverse politiche europee, e contribuiscono alla formazione di orientamenti comuni nel processo di costruzione dell’ordinamento europeo.

Un grande impulso all’attività di cooperazione è stato impresso dal Parlamento europeo, che soprattutto nel corso delle sue ultime legislature ha moltiplicato le iniziative mirate a riunire rappresentanti delle proprie commissioni di settore e delle omologhe commissioni dei parlamenti nazionali.

Alcune di queste riunioni hanno, di fatto, assunto cadenza periodica (ad esempio, quelle organizzate dalla commissione per le libertà e i diritti dei cittadini sul rispetto dei diritti fondamentali nell’Unione europea, e dalla commissione per gli affari economici e monetari sui temi della politica economica e monetaria). Altre riunioni sono convocate dalle singole commissioni del PE sui temi più importanti delle politiche dell’Unione europea.

Nelle legislature passate le riunioni di norma si svolgevano sotto la responsabilità politica ed amministrativa del Parlamento europeo, configurandosi sostanzialmente come riunioni delle Commissioni del Parlamento europeo aperte alla partecipazione di rappresentanti dei parlamenti nazionali.

Ciò ha determinato tensioni con alcuni parlamenti nazionali (in particolare francese, britannico e danese), che hanno interpretato questa attività del  Parlamento europeo come un tentativo di “egemonizzare” la cooperazione interparlamentare.

Anche per superare queste tensioni, nell’attuale legislatura il Parlamento europeo ha introdotto alcune novità di natura organizzativa e procedurale con lo scopo di promuovere un ruolo più attivo dei parlamenti nazionali. E’ il caso, specificamente, degli incontri interparlamentari sulla strategia di Lisbona, che si sono svolti a Bruxelles il 16/17 marzo 2005 ed il 31 gennaio/1° febbraio 2006 e sulla giustizia e gli affari interni, che si è svolto il 2 e 3 ottobre 2006.

Tali incontri hanno avuto una valenza nuova soprattutto sul piano organizzativo, in quanto per la prima volta sono stati co-presieduti dal Parlamento europeo e da rappresentanti di un parlamento nazionale, specificamente dal parlamento del Paese esercitante la Presidenza di turno dell’unione europea (nel caso del primo incontro la Gran Bretagna, nel secondo l’Austria, nel terzo la Finlandia). Inoltre, sono stati invitati all’incontro sei rappresentanti per ogni parlamento nazionale, in numero dunque superiore a quello delle usuali riunioni interparlamentari (in genere, un massimo di quattro parlamentari).

 

 

 

Un’iniziativa particolare è stata organizzata dal Parlamento europeo, insieme al Parlamento dell’Austria, presidente di turno dell’UE, nell’ambito del periodo di riflessione sul futuro del processo costituzionale europeo. L’8 e 9 maggio 2006 si è svolta a Bruxelles una riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa alla quale hanno partecipato delegazioni del Parlamento europeo, di 23 Parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea, dei due Paesi aderenti (Bulgaria e Romania) e, in qualità di osservatori, dei 3 Paesi candidati all’adesione (Croazia, Turchia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia), per un totale di 211 parlamentari.

Al termine della riunione il Presidente del Parlamento finlandese, Lipponen, ha annunciato che la Finlandia organizzerà, nell’ambito del suo turno di Presidenza dell’Unione europea, una seconda riunione il 4 e 5 dicembre 2006 a Bruxelles.

Incontri tra deputati ed europarlamentari

Tra le forme  di cooperazione vanno anche menzionati gli incontri con gli europarlamentari, in particolare, ma non solo, con quelli italiani, svolti sia in base alla norma del regolamento della Camera che consente a tutte le Commissioni di procedere alle audizioni di membri del Parlamento europeo, sia mediante missioni effettuate presso le sedi del Parlamento europeo. In più occasioni, sia da parte di organi della Camera, sia da parte di membri italiani del Parlamento europeo, è stata sottolineata l’esigenza di intensificare e rendere sistematiche le iniziative di incontro e confronto sulle politiche dell’Unione europea per rafforzare e coordinare l’attività svolta rispettivamente nelle sedi parlamentari nazionali e in quelle europee. Particolare rilievo assumono, in questo ambito, le audizioni effettuate in occasione dell’esame alla Camera del programma legislativo annuale della Commissione europea.

Nel corso della XIV legislatura è stata inoltre sperimentata la prassi di procedere, sui grandi temi delle politiche europee, ad audizioni di europarlamentari italiani a cui sono invitati a partecipare membri del Governo. L’obiettivo è quello di contribuire – attraverso uno scambio di informazioni e opinioni tra i vari soggetti che in modo diverso intervengono, direttamenteo indirettamente, nel processo decisionale dell’Unione europea -, a rafforzare l’azione dell’Italia nelle diverse sedi di tale processo, favorendo anche l’emergere di comuni interessi nazionali.

Altre sedi di cooperazione

Il Parlamento europeo e Parlamenti nazionali partecipano regolarmente ed attivamente, su un piano di parità, anche alle attività di cooperazione. Tali attività si articolano in diverse sedi: alcune si svolgono regolarmente con periodicità annuale e semestrale, altre dipendono dall’iniziativa di uno dei parlamenti coinvolti. In particolare:

·         la Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’Unione europea, composta dai Presidenti delle Assemblee parlamentari degli Stati membri dell’Unione e del Parlamento europeo (vedi sopra);

·         la COSAC (Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei dei parlamenti dell’Unione europea), che si riunisce in via ordinaria ogni sei mesi presso il Parlamento che detiene la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea ed è composta da sei membri degli organismi specializzati negli affari comunitari ed europei di ogni Parlamento dell’UE e da sei membri in rappresentanza del Parlamento europeo (è prevista la partecipazione di tre osservatori dei parlamenti dei paesi candidati all’adesione). La COSAC può esaminare proposte o iniziative di atti legislativi concernenti la realizzazione di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia che possa incidere direttamente sui diritti e le libertà dei singoli e può sottoporre all'attenzione delle istituzioni dell'Unione i contributi che ritenga opportuni sulle attività legislative dell'Unione e in particolare per quanto riguarda l'applicazione del principio di sussidiarietà, lo spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia e le questioni inerenti ai diritti fondamentali La prossimaCOSAC, nell’ambito del semestre di Presidenza dell’Unione europea della Finlandia,  si svolgerà a Helsinki  il 20 e 21 novembre 2006.

·         le riunioni fra i rappresentanti delle omologhe commissioni dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo Tali iniziative sono promosse in genere dal Parlamento dello Stato membro che esercita il turno di Presidenza dell’Unione europea o, eventualmente, da altri parlamenti.

La cooperazione amministrativa e l’IPEX

A livello amministrativo, la cooperazione interparlamentare in ambito UE si esplica attraverso la rete dei funzionari di collegamento, che operano presso le strutture competenti per gli affari europei dei parlamenti nazionali, e dei rappresentanti permanenti che operano presso le sedi delle istituzioni europee in rappresentanza delle singole Assemblee parlamentari.

In questo contesto si è molto sviluppata la prassi di procedere a scambi di funzionari tra le amministrazioni per discutere e valorizzare le esperienze maturate nei rispettivi parlamenti. In particolare il Parlamento europeo ha varato un programma specifico (Cox Programme) nel contesto del quale si sono già verificate numerose visite di funzionari del Parlamento europeo presso le diverse amministrazioni dei parlamenti nazionali. La Camera ha accolto tre funzionari del Parlamento europeo il 10 febbraio 2006.

La cooperazione amministrativa si è molto sviluppata negli ultimi anni sia sul piano dell’attività istruttoria della Conferenza dei Presidenti o della COSAC, sia sul piano di specifici progetti comuni come l’IPEX (Interparliamentary EU information exchange), un progetto inteso a favorire lo scambio elettronico di informazioni in materia europea tra tutti i parlamenti dell’UE (parlamenti nazionali e Parlamento europeo).

In particolare, l’IPEX - posto sotto la responsabilità dei Presidenti e dei Segretari generali delle Assemblee parlamentari dell’UE – intende costituire uno strumento generale di cooperazione tra le amministrazioni parlamentari, a supporto dell’attività europea di tutti gli organi delle rispettive Assemblee.

Il progetto nasce dalle indicazioni del memorandum approvato dalla Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’UE del 2000 a Roma ed è incluso espressamente tra gli strumenti di cooperazione nelle Linee guida sulla cooperazione interparlamentare.

Il nuovo sito IPEX – ospitato dal Parlamento europeo e gestito da un gruppo di rappresentanti di diverse amministrazioni parlamentari, tra cui quella italiana - raccoglierà in modo semplice e facilmente consultabile le informazioni relative alle attività di tutti i parlamenti dell’UE in materia europea.

In particolare, il nuovo sito conterrà una banca dati che per ciascun progetto di atto legislativo dell’UE o documento di indirizzo della Commissione europea darà conto dell’attività svolta da ciascuna Assemblea parlamentare dell’Unione.

Il lancio ufficiale del sito è stato effettuato dalla Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’UE che si è svolta a Copenhagen dal 29 giugno al 2 luglio 2006.

Prossimi incontri e riunioni interparlamentari in ambito UE

Di seguito si riporta un elenco delle riunioni interparlamentari in programma per il periodo novembre 2006 -  giugno 2007 nell’ambito dell’Unione europea.

Oltre alle riunioni che si svolgono con cadenza periodica, in sedi strutturate come la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE o la COSAC, è previsto lo svolgimento di una serie di riunioni delle commissioni di settore dei parlamenti dell’UE promosse sia dal Parlamento europeo sia dai Parlamenti di Finlandia e Germania, Stati membri che detengono la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, rispettivamente nel secondo semestre 2006 e nel primo semestre 2007.

2006

20 - 21 novembre

XXXVI COSAC (Parlamento finlandese)

4 – 5 dicembre

Seconda riunione interparlamentare sul futuro dell’Europa (Parlamento finlandese - Parlamento europeo Bruxelles)

2007

 

5-6 febbraio

Incontro parlamentare sulla strategia di Lisbona (Parlamento tedesco)

11-12 febbraio

Riunione dei Presidenti COSAC (Parlamento tedesco)

26-27 febbraio

Riunione dei Presidenti delle Commissioni esteri (Parlamento tedesco)

25-26 marzo

Riunione dei Presidenti delle Commissioni per la cooperazione allo sviluppo (Parlamento tedesco)

22-23 aprile

Riunione dei Presidenti delle Commissioni difesa (Parlamento tedesco)

29-30 aprile

Riunione dei Presidenti delle Commissioni finanza (Parlamento tedesco)

6-7 maggio

Riunione dei Presidenti delle Commissioni affari interni (Parlamento tedesco)

13-15 maggio

XXXVII COSAC (Parlamento tedesco)

20-21 maggio

Riunione dei Presidenti delle Commissioni agricoltura (Parlamento tedesco)

24-27 maggio

Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea (Parlamento slovacco – Bratislava)

11-12 giugno

Incontro parlamentare sulla strategia di Lisbona (Parlamento tedesco)


La cooperazione parlamentare euromediterranea

 


Nel novembre 2005, la Dichiarazione di Barcellona ha dato avvio al Partenariato Euromediterraneo, un accordo politico multilaterale tra l’UE ed i suoi Stati membri ed i Paesi partner della sponda meridionale, dapprima dodici, ora dieci (Algeria, Autorità Palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia) a seguito dell’ingresso nell’UE di Cipro e Malta.

Tra le caratteristiche innovative del Partenariato Euromediterraneo, figura la particolare attenzione rivolta alla dimensione della società civile nel cui ambito il Programma di azione - al punto 5 - include espressamente il dialogo parlamentare.

In un primo tempo, l’iniziativa in tale quadro è stata duplice.

Da un lato, sin dal 1996, i Parlamenti nazionali, su impulso dell’Italia, hanno stabilito di riunire periodicamente i rispettivi Presidenti in una Conferenza che, dopo gli incontri preparatori di Palermo, Atene e Tunisi, è stata per la prima volta convocata ufficialmente a Palma di Maiorca nel marzo 1999. In quell’occasione, è stata adottata una dichiarazione sulla cooperazione parlamentare euromediterranea che, tra l’altro, ha istituito il Forum euromediterraneo delle donne parlamentari, insediatosi a Napoli l’anno successivo. La Camera italiana fa parte del Gruppo di collegamento che prepara i lavori della Conferenza, così come del Comitato di coordinamento del Forum delle donne.

Da un altro lato, il Parlamento europeo ha riunito a Bruxelles dal 1998 il Forum parlamentare euromediterraneo, senza tuttavia mai raggiungere un’intesa sul relativo regolamento, a causa della diversità di vedute con i Parlamenti nazionali circa la sua composizione.

Un punto di svolta si è avuto nella primavera del 2002 con la prima convocazione dello stesso Forum in un luogo diverso da Bruxelles (in Italia, a Bari, presso la Fiera del Levante) e l’idea di trasformarlo in Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM). Ne è seguito un processo di riavvicinamento e di negoziato che ha consentito di raggiungere l’accordo sulla composizione del nuovo organo e quindi di deliberare la suddetta trasformazione in una sessione straordinaria tenutasi a Napoli il giorno prima della Conferenza dei Ministri degli Esteri del Partenariato che ha riconosciuto la nuova Assemblea come istituzione del Partenariato stesso (2-3 dicembre 2003). La vicenda si è poi conclusa sotto la presidenza italiana dell’UE, di cui ha rappresentato una priorità.

La costituzione dell’APEM non ha alterato la realtà della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euro-mediterranei che ha proseguito a riunirsi.

Per completezza, si rammenta infine che in seno all’Unione interparlamentare è maturata l’iniziativa di un’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM) come evoluzione della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione mediterranea (CSCM), per la cui sede vi è stata la candidatura maltese.

L’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM)

L’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM), costituisce l’istituzione più recente del Processo di Barcellona che, secondo quanto stabilito dal punto V del Programma di lavoro annesso alla Dichiarazione, prevedeva l’istituzione di un dialogo parlamentare permanente tra i Parlamenti delle due sponde del Mediterraneo.

Il 22 e 23 marzo 2004 si è svolta a Vouliagmeni (Atene) la Sessione costituente dell’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM), formalmente istituita in seguito alla deliberazione della VI Conferenza ministeriale euromediterranea, riunitasi a Napoli il 2 e 3 dicembre 2003, che ha accolto favorevolmente la raccomandazione adottata dal V Forum Parlamentare euromediterraneo, ivi svoltosi il giorno prima, circa la trasformazione del Forum in Assemblea, indicandone altresì composizione e funzioni.

Hanno partecipato ai lavori rappresentanti ufficiali dei Parlamenti dei Paesi membri dell’UE, dei dodici Paesi partner del Mediterraneo e del Parlamento europeo. Hanno inoltre assistito, come invitati speciali della Presidenza, parlamentari dei Paesi candidati all’adesione e dei Paesi balcanici, oltre a rappresentanti della Libia e della Mauritania. Erano presenti inoltre rappresentanti di organizzazioni e assemblee internazionali e un esponente del Governo ellenico.

L’Assemblea, composta da 120 parlamentari dei Paesi partner mediterranei e da altrettanti parlamentari europei (di cui 75 membri dei Parlamenti nazionali e 45 membri del Parlamento europeo) ha proceduto all’approvazione del Regolamento interno[4], all’elezione dei suoi organi e all’individuazione dei metodi di lavoro e delle priorità delle tre commissioni in cui si articola (Commissione politica, di sicurezza e dei diritti umani, Commissione economica, finanziaria, per gli affari sociali e l’istruzione e Commissione per la promozione della qualità della vita, degli scambi umani e della cultura).

L’Assemblea ha altresì designato i quattro membri dell’Ufficio di Presidenza che eserciteranno, rispettivamente la Presidenza per un periodo di un anno: il Presidente dell’Assemblea del Popolo d’Egitto, Fathi Sorour (marzo 2004-marzo 2005); il Presidente del Parlamento europeo, Josepp Borrell (marzo 2005-marzo 2006); il Presidente della Camera dei Deputati della Tunisia, Fouad Mebazaâ(marzo 2006-marzo 2007) e il Presidente del Parlamento ellenico, Anna Benaki-Psarouda (marzo 2007-marzo 2008).

In tale occasione è stata inoltre stabilita la composizione degli Uffici di Presidenza delle tre commissioni, secondo il seguente schema:

 

 

Commissione

Presidente

Vice Presidente

Vice Presidente

Vice Presidente

Politica

PE

Israele

Spagna

Palestina

Economica

Giordania

Irlanda

Turchia

PE

Cultura

Italia

Marocco

Malta

Algeria

 

Da allora la Plenaria è tornata a riunirsi tre volte, al Cairo, nel marzo 2005, e a Rabat, nel mese dinovembre 2005, in una Sessione straordinaria indetta per celebrare il decennale della Dichiarazione di Barcellona, ed a Bruxelles il 26 e 27 marzo 2006, adottando in ciascuna occasione una Dichiarazione finale che riunisce il lavoro svolto dalle tre commissioni permanenti. La prossima Plenaria si terrà a Tunisi nel mese di marzo 2007.

 

Attività delle Commissioni permanenti

Il 21 e 22 settembre 2004 ha avuto luogo la riunione istitutiva delle tre commissioni permanenti in cui si articola l’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea. Si è proceduto alla costituzione degli Uffici di Presidenza.

 

COMMISSIONE

PRESIDENTE

VICE PRESIDENTI

Commissione politica e di sicurezza

Tokia Saïfi (PE)

Ziad Abu Zayyad, (Palestina), Josep Duran i Lleida (Spagna), Majalli Whbee (Israele)

Commissione economica e finanziaria

Hashem Ad-Dabbas (Giordania)

Jamila Madeira (PE), Oguz Oyan (Turchia), Michael Mulcahy (Irlanda)

Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi nell’ambito della società civile e la cultura

Mario Greco (Italia), per la XIV legislatura

Tana de Zulueta (Italia), per la XV legislatura

Mohamed Mansouri (Marocco), Mario Galea (Malta), Miloud Chorfi (Algeria)

 

Le Commissioni, oltre alle riunioni realizzate nel corso delle Plenarie, si riuniscono con cadenza periodica (tre - quattro volte all’anno).

Nella riunione dell’Ufficio di Presidenza dell’APEM del 6 febbraio 2006 il Presidente di turno Borrell (PE) ha poi proposto che, per quello che riguarda la struttura delle Commissioni permanenti, si conservi per altri due anni la medesima ripartizione delle cariche. La proposta è stata accettata dall’Ufficio di Presidenza, con la raccomandazione ai Parlamenti nazionali di cercare, per quanto possibile, di assicurare la continuità anche dei rappresentanti.

Per quanto riguarda in particolare la Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi nell’ambito della società civile e la cultura, la cui presidenza spetta al Parlamento italiano,si ricorda al Sen. Mario Greco è subentrata – per la XV legislatura - l’on. Tana de Zulueta (Verdi), che rivestirà quindi tale incarico fino al 2008.

La prima riunione della Commissione Cultura ospitata dalla Camera dei deputati ha quindi avuto luogo a Roma, il 6 novembre 2006, ed ha riguardato i seguenti temi: le iniziative per porre le basi di una cultura euro-mediterranea, ivi inclusi gli scambi tra studenti e la società dell’informazione; le esperienze di politiche di integrazione degli immigrati nelle amministrazioni locali; la tutela dell’ambiente marino anche alla luce della recente emergenza ambientale in Libano.

Si ricorda infine che, in considerazione dei più recenti eventi connessi alla questione libanese, alla riunione della Commissione Politica del 31 agosto 2006 si è convenuto che una delegazione dell’APEM costituita ad hoc svolga missioni in Libano, Israele e territori palestinesi.

 

 


 

Gruppi di lavoro

In occasione della riunione dell’Ufficio di Presidenza dell’APEM del 24 maggio 2005, sulla base delle indicazioni emerse nel corso della riunione plenaria del 15 marzo 2005, è stato deciso di costituire sei gruppi di lavoro, facenti capo alla Commissione competente per materia, composti da venti membri, e ripartiti in modo da rispecchiare l'equilibrio tra le componenti dell'APEM (10 membri dei PPM, 6 dei PN e 4 del PE) sui seguenti temi:

 

 

Gruppo di lavoro

Presidenza e Vice Presidenza

Commissione di riferimento

Pace e sicurezza in Medio Oriente[5]

Adbelwahad  Radi (Marocco)

 

Commissione politica

 

Problemi delle mine terrestri

ABOU EL ENEIN (Egitto),

Commissione politica

Trasformazione della FEMIP in Banca Mediterranea

Abderrahmane BOUHRIZI, (Tunisia)

Commissione economica

Adattamento del Regolamento APEM

Edward McMILLAN SCOTT (Parlamento europeo);

Bureau + Presidenti Commissioni

Prevenzione catastrofi naturali ed ecologiche

Antonios TRAKATELLIS (Parlamento europeo)

Commissione cultura

Rapporti dell'APEM con la Fondazione Anna Lindh

Bernard DEFLESSELLES, Francia

 

Commissione cultura

 

I Gruppi di lavoro hanno ormai quasi tutti concluso la propria attività, presentando un documento conclusivo. Solo il Gruppo di lavoro sul regolamento ed il finanziamento dell’APEM proseguirà i propri lavori fino alla primavera del 2006.

Si è infine proceduto all'istituzione di una Commissione ad hoc sui diritti della donna nella regione mediterranea, composta da quaranta membri (20 dei PPM, 12 dei PN e 8 del PE) a presidenza polacca e con tre Vice presidenti, analogamente alle tre Commissioni permanenti. La Commissione è composta interamente o in larghissima parte da donne. Tale Commissione è stata incaricata dal Bureau dell’Assemblea del 6 febbraio 2006 di esaminare le possibilità di collegarsi con l’esperienza positiva del Forum euro-mediterraneo delle donne parlamentari, istituito a Napoli nel marzo 2000. La Commissione ha già svolto una serie di riunioni su diversi argomenti.

La prossima riunione è prevista a Il Cairo per il 20 e 21 novembre 2006.


La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei

La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei rappresenta la prima iniziativa della dimensione parlamentare del "processo di Barcellona" (1995), in quanto è stata avviata sin dal 1996 per iniziativa del Parlamento italiano. Vi partecipano i Presidenti dei Parlamenti dei 25 Paesi dell’Unione europea e dei 10 Paesi del bacino del Mediterraneo (Algeria, Autorità Nazionale Palestinese, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia).

 

La prima riunione ufficiale ha avuto luogo a Palma di Maiorca (1999), alla cui conclusione è stata adottata la Dichiarazione sulla cooperazione parlamentare euromediterranea con l’obiettivo di intensificare il dialogo, migliorare la comprensione reciproca dei popoli e contribuire alla stabilità politica e alla pace nella regione. Al termine della II Conferenza svoltasi ad Alessandria d’Egitto (2000), è stata adottata una Dichiarazione finale nella quale si sottolinea l’esigenza di rilanciare il processo di Barcellona anche in virtù del ruolo che i Parlamenti vi possono svolgere.

All’interno della Conferenza opera un Gruppo di collegamento con lo scopo di assicurare un coordinamento permanente delle iniziative comuni, nonché di preparare le sessioni plenarie annuali. Il Gruppo di collegamento è formato dai Presidenti dell’Assemblea del Popolo della Repubblica Araba d’Egitto, del Congresso dei deputati del Regno di Spagna, dall’Assemblea nazionale della Repubblica di Tunisia e della Camera dei deputati italiana, in modo tale che vi sia una rappresentanza paritaria tra i Parlamenti degli Stati membri dell’Unione e quelli dei Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. Il Gruppo è stato integrato, a seguito di una delibera della II Conferenza di Alessandria (maggio 2000) con il Presidente del Parlamento europeo e, per analogia, con il Presidente dell'Unione Interparlamentare Araba. Il Gruppo è altresì integrato dal Presidente del Parlamento che ospita la Conferenza.

La III Conferenza dei Presidenti ha avuto luogo ad Atene dal 16 al 18 febbraio 2002 ed è stata dedicata al tema: “Le Istituzioni Parlamentari e il Dialogo Euromediterraneo”. La Conferenza si è conclusa con l'adozione di una Dichiarazione finale, in cui si esprime particolare preoccupazione per la crisi medio-orientale e si appoggia l'iniziativa della visita dei Presidenti dei Parlamenti europei a Ramallah, in occasione dell'auspicata visita al Consiglio legislativo palestinese del Presidente della Knesset israeliana.

Il 20 e 21 febbraio 2004 si è riunita a Malta la IV Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei, a cui sono stati invitati anche i Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea che, a partire dal 1° maggio, sono stati ammessi come membri a pieno diritto  della Conferenza. La Conferenza si è articolata su due temi principali di discussione: 1) bilancio delle Conferenze ministeriali euromediterranee di Valencia, Creta; 2) dialogo parlamentare nell’ambito dello spazio euromediterraneo.

In occasione delle celebrazioni del 10° anniversario della Dichiarazione di Barcellona, adottata nel quadro della Conferenza celebrata a Barcellona il 27 e 28 novembre 2005, i Presidenti del Parlamento spagnolo, Francisco Javier Rojo, Presidente del Senato, e Manuel Marín, Presidente del Congresso, hanno deciso di convocare, il 25 e 26 novembre 2005, a Barcellona, la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei. La Conferenza è stata dedicata al bilancio dei dieci anni di partenariato in ciascuno dei volet in cui è articolata la cooperazione (politico, economico e culturale). In tale ambito, il Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha tenuto una relazione sui risultati e sulle prospettive delle a cooperazione euro-mediterranea in ambito politico ed economico. La Conferenza si è conclusa con la presentazione di conclusioni della Presidenza.


Il Forum euromediterraneo delle donne parlamentari

Il Forum euromediterraneo delle donne parlamentari - previsto dalla Dichiarazione sulla cooperazione parlamentare euromediterranea, adottata a Palma di Maiorca, il 7 e 8 marzo 1999, dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi firmatari della Dichiarazione di Barcellona sul Partenariato euromediterraneo – è stato costituito a Napoli nella prima riunione del 7 e 8 marzo 2000. La Carta istitutiva sancisce l'impegno, tra l'altro, a vigilare sull'attuazione delle convenzioni e dei piani d'azione internazionali diretti a garantire i diritti delle donne, a favorire la partecipazione delle donne alla politica, oltre che a promuovere iniziative per l'affermazione del principio di pari opportunità tra donne e uomini nelle legislazioni nazionali e nei programmi di governo.

Il Forum riunisce annualmente le donne parlamentari dei Paesi aderenti al Partenariato, oltre a una delegazione del Parlamento europeo, per discutere temi di interesse politico, economico e sociale rientranti negli obiettivi del Processo di Barcellona. Ciascuna delegazione è formata da quattro donne parlamentari.

Un Comitato di Coordinamento - di cui fa parte l’Italia insieme a Egitto, Marocco, Regno Unito, Spagna, Tunisia e Parlamento europeo, nonché il Paese che detiene la presidenza di turno - stabilisce l’ordine del giorno della riunione annuale e diffonde i relativi documenti di lavoro.

Il Forum è tornato a riunirsi nell’arco della XIV legislatura tre volte: a Malta il 2 e 3 marzo 2001, a Madrid il 17 e 18 ottobre 2002 e ad Amman il 20 e 21 ottobre 2003.

In tali occasioni sono stati affrontati i temi della globalizzazione e dei suoi effetti sulla condizione femminile, sotto i profili del potere economico e dell’accesso all’informazione e alla cultura (Malta); istruzione ed eguaglianza, violenza sulle donne e tratta degli esseri umani (Madrid); donne e i conflitti armati e loro ruolo a sostegno della pace, nella prevenzione dei conflitti e nella fase della ricostruzione e dello sviluppo (Amman).

I lavori del Forum si sono conclusi con l’adozione di una Dichiarazione, in cui le delegate condannano ogni forma di violenza perpetrata contro le donne in occasione dei conflitti e ne auspicano un maggior ruolo nelle trattative sul disarmo, nell’elaborazione dei piani per la ricostruzione postbellica, nei governi di transizione. Le donne devono anche essere partecipi delle Istituzioni legislative che elaborano le Carte costituzionali e le leggi fondamentali in materia di diritti civili e politici, amministrazione della giustizia, tutela della dignità di donne e bambini, garanzie di pari opportunità nell’accesso delle donne al lavoro e alle professioni.

Secondo quanto deciso in occasione del III Forum, la Francia si è assunta l’onere di convocare la riunione successiva. Tuttavia la convocazione di tale riunione ha subito uno slittamento, dopo la decisione dell’Assemblea Parlamentare euro-mediterranea di creare un Commissione ad hoc sui diritti delle donne nei Paesi mediterranei. Il 25 settembre 2005, si è riunito a Parigi il Comitato di coordinamento del Forum per discutere di eventuali modalità di coordinamento delle due iniziative.

Si rammenta al riguardo che la Commissione ad hoc ha una composizione diversa rispetto al Forum euromediterraneo delle donne parlamentari (non sono infatti rappresentati tutti i Paesi che partecipano al dialogo euromediterraneo e ha una composizione prevalentemente ma non esclusivamente femminile). Per tale motivo è stato deciso, al fine di assicurare un coordinamento tra le due iniziative, che una rappresentanza del Forum sarà invitata a partecipare regolarmente alle riunioni della Commissione.


Il dialogo parlamentare del Mediterraneo occidentale (dialogo 5+5)

La cooperazione tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo occidentale, che  nasce a livello governativo, ha preso le mosse a Roma nell’ottobre 1990 e si è inizialmente definita ad Algeri nella forma del Dialogo 5+5 (ottobre 1991), con la partecipazione da un lato di Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta e dall’altro di Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania (i cinque Paesi appartenenti all’Unione del Maghreb Arabo – UMA). Dopo il congelamento quasi decennale dovuto alle sanzioni imposte dall’ONU alla Libia, l’esercizio si è riattivato nel gennaio 2001 con la Conferenza Ministeriale di Lisbona, cui ha fatto seguito quella di Tripoli del maggio 2002. La Tunisia ha quindi ospitato il primo Vertice dei Capi di Stato e di Governo il 5 dicembre 2003.

Dal 24 al 25 febbraio 2003 si è svolta in Libia la prima riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del Mediterraneo Occidentale (Dialogo 5 + 5). La riunione ha rivestito un indubbio valore politico per il solo fatto di essersi tenuta in una fase internazionale delicata e di avvenire su invito libico. Si rammenta che la Libia ha ritirato la sua candidatura all’adesione al Partenariato Euromediterraneo (“processo di Barcellona”), che pure l’Italia aveva a suo tempo sostenuto, e non ha mai partecipato, pur essendo sempre stata invitata in qualità di osservatore, alle diverse sedi della cooperazione parlamentare euromediterranea (a differenza della Mauritania).

A conclusione della riunione è stata approvata una Dichiarazione finale nella quale è stato ribadito il concetto di responsabilità condivisa della pace e della sicurezza nella regione, e quindi la necessità di sviluppare ulteriormente la cooperazione economica, culturale e sociale tra gli Stati del Dialogo 5+5.

E’ stato altresì deciso che le riunioni avvengano con cadenza annuale.

La II riunione, svoltasi quindi a Parigi, il 7 dicembre 2004, ha fatto registrare un clima di collaborazione per affrontare i problemi legati all’immigrazione clandestina: in particolare i Paesi della sponda sud hanno espresso la loro preoccupazione per un fenomeno che, allo stato attuale, non sono in grado di fronteggiare da soli e a cui occorre dare una risposta globale, non solo in termini di repressione, ma in termini di sviluppo al fine di rendere meno drammatico lo squilibrio tra i Paesi della riva sud e quelli della riva nord.

La III riunione dei Presidenti delle Assemblee parlamentari dei Paesi del Mediterraneo Occidentale, si terrà a Rabat dal 22 al 24 novembre 2006 sul tema “le sfide del Mediterraneo”.

Il dialogo parlamentare sulle antiche civiltà mediterranee (Italia, Egitto, Grecia, Iran)

L’iniziativa, avviata a Roma nel novembre 1999, ha sviluppato la dimensione culturale delle relazioni internazionali nel quadro della proclamazione del 2001 quale Anno del Dialogo tra le civiltà da parte dell’Assemblea generale dell’ONU. La Camera dei deputati ne è stata promotrice insieme al Parlamento ellenico, all’Assemblea popolare egiziana ed all’Assemblea consultiva islamica iraniana. Ciascun Parlamento partecipante si è assunto l’onere di ospitare un incontro quadrilaterale.

Nella XIII legislatura hanno avuto luogo i primi tre incontri, in Italia, Iran ed Egitto. Il primo incontro è stato organizzato dalla Camera dei deputati a Napoli dal 12 al 14 maggio 2000 sul tema "Il Mediterraneo: il mare che unisce". Il secondo incontro è stato organizzato dall'Assemblea consultiva islamica della Repubblica Islamica dell'Iran a Teheran dal 26 al 27 novembre 2000 sul tema "Il Millennio della comprensione e della convergenza. Dialogo tra le civiltà orientali ed occidentali". Il terzo incontro è stato organizzato dall'Assemblea del popolo della Repubblica araba d'Egitto al Cairo dal 23 al 24 gennaio 2001 ed ha visto la riunione delle delegazioni delle Commissioni competenti in materia culturale delle quattro Assemblee parlamentari.

Nella XIV legislatura si è svolto l’incontro conclusivo dell’iniziativa, che si è tenuto ad Atene il 18 febbraio 2002, a margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti euromediterranei.

L'incontro – cui hanno partecipato i Presidenti, o Vice Presidenti, dei Parlamenti dei quattro Paesi promotori – è stato dedicato al ruolo delle istituzioni rappresentative nel dialogo tra le civiltà quali luoghi di elaborazione della cultura politica democratica. A conclusione della riunione, i rappresentanti delle quattro Assemblee hanno siglato una Dichiarazione finale, in cui si riaffermano i valori del dialogo tra le civiltà, si apprezzano i risultati conseguiti e si delinea il prosieguo dell'iniziativa invitando, pertanto, le rispettive Commissioni parlamentari competenti in materia culturale a riunirsi per portare avanti il dialogo. All’incontro era presente in rappresentanza della Camera dei deputati, il Vice Presidente Alfredo Biondi.

 


Istituzione di una Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM)

A partire dal 1992, l’Unione interparlamentare ha deciso di avviare un più intenso dialogo nell’ambito del Mediterraneo ed ha fatto propria l’idea di una Conferenza interparlamentare per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo[6].

A seguito delle evoluzioni di tale idea si è giunti alla Sessione inaugurale dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM), svoltasi ad Amman il 10 e 11 settembre 2006 ed organizzata nell’ambito dell’Unione interparlamentare. In tale sede sono stati quindi adottati i documenti statutari fondamentali dell’Assemblea è stato eletto Presidente della PAM Abdelwahed RADI (Presidente della Camera dei rappresentanti del Marocco), sono stati individuati i Paesi i cui rappresentanti svolgeranno le funzioni di Vicepresidenti e di Presidenti di Commissione. La sede del Segretariato esecutivo dell’Assemblea sarebbe inoltre stata individuata a Malta[7].

Si registra quindi un’evoluzione che conferisce alla nuova Assemblea una propria configurazione autonoma, come istituzione esterna all’Unione interparlamentare, dotata di un proprio Statuto e di un meccanismo di finanziamento direttamente a carico dei Parlamenti nazionali.

A differenza dell’APEM, che raccoglie tutti i Paesi aderenti al Processo di Barcellona (e, quindi, i venticinque paesi dell’Unione europea e i dieci Paesi della sponda sud del Mediterraneo, oltre al Parlamento europeo), della PAM fanno parte solo i Parlamenti dei Paesi rivieraschi mediterranei, la Giordania, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e il Portogallo; non ne fa parte invece il Parlamento europeo. La delegazione italiana risulta aver dato l’adesione del Parlamento italiano all’iniziativa. Si segnala invece che la delegazione spagnola non ha partecipato alla riunione di Amman e che il Congresso spagnolo non intende aderire alla nuova Assemblea.

Giova quindi ricordare come la prospettiva dell’istituzione della PAM ha suscitato talune perplessità e contrarietà nell’ambito dell’Assemblea parlamentare euro-mediterranea (APEM). Ciò in particolare da parte di alcune componenti dell’APEM, tra cui il Parlamento europeo, evidenziando il rischio di una duplicazione tra i due organismi.

In particolare, il Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles, ha scritto ai Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del processo CSCM chiedendo loro di riconsiderare la creazione dell’Assemblea del Mediterraneo. Successivamente, come convenuto al termine della riunione del 6 febbraio 2006 dell’Ufficio di Presidenza dell’APEM, il Presidente di turno (Parlamento europeo) ha scritto una lettera al Presidente della UIP, Pier Ferdinando Casini, per chiedere maggiori informazioni sulla nuova struttura. Infine, la questione è stata nuovamente sollevata il 6 maggio 2006 nel corso di una riunione dell’Ufficio di presidenza dell’APEM in cui il Presidente Borrell ha fatto presente di non avere al momento ricevuto alcuna risposta da parte del Presidente dell’UIP e si è quindi convenuto sull’opportunità che il Presidente Mebazaâ, in qualità di Presidente di turno dell’APEM, inviasse una nuova lettera al Presidente Casini riprendendo i termini della questione e ribadendo la richiesta di chiarimenti.

Al riguardo si ricorda che, anche da parte dei Presidenti della Camera e del Senato era stata espressa condivisione – rispondendo, il 28 giugno 2005, alla lettera del Presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell – in ordine all’esigenza di evitare confusioni e sovrapposizione nelle iniziative finalizzate a valorizzare il dialogo politico-parlamentare dell’area euro-mediterranea, anche per quanto attiene ai relativi costi in termini finanziari ed al dispendio di energie parlamentari. E’ stata quindi sottolineata la grande importanza attribuita dal Parlamento italiano all’APEM, volta proprio ad una razionalizzazione del dialogo politico-parlamentare dell’area. Tali preoccupazioni erano state quindi portate a conoscenza del Presidente del Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare, On. Martino, già dal marzo 2004.

Per quanto concerne il finanziamento della PAM i 24 paesi aderenti si impegnarono, nella riunione di Nafpilon del 2005, per un bilancio iniziale di 280.000[8] franchi svizzeri (pari a 176.855 euro). Per l’Italia sarebbe prevista – come per la Francia – una quota pari al 15 per cento del totale (quindi circa 26.000 euro annui), avendo proposto di seguire la percentuale di contributo attualmente vigente per l’UIP. La ripartizione è comunque in corso di revisione anche alla luce della partecipazione di Serbia, Montenegro e Autorità palestinese.

 



[1] L’Italia ha ratificato il Trattato con la legge 7 aprile 2005, n. 57.

[2] La Presidenza dell’Unione europea fino al 2009 prevede il seguente ordine: Finlandia (1° luglio - 31 dicembre 2006); Germania (1° gennaio - 30 giugno 2007); Portogallo (1° luglio - 31 dicembre 2007); Slovenia (1° gennaio -30 giugno 2008); Francia (1° luglio - 31 dicembre 2008); Repubblica Ceca (1° gennaio - 30 giugno 2009); Svezia (1° luglio - 31 dicembre 2009). Il prossimo semestre di Presidenza dell’Unione europea dell’Italia è previsto per il 2014 (1° luglio – 31 dicembre 2014).

[3] Intervento pronunciato a Bruxelles, in occasione di un incontro con l’associazione “Amis de l’Europe”.

[4]   Il 19 e 20 gennaio 2004 si era riunito a Bruxelles il Gruppo di lavoro incaricato di predisporre una bozza diregolamento dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, ivi incluso il finanziamentoe l’organizzazione del segretariato dell’Assemblea. Sulla base dei risultati raggiunti nel corso della riunione del Gruppo di lavoro, la Co-Presidenza ha elaborato un progetto di Regolamento che ha poi trasmesso alle Parti interessate.

 

 

[5]   L’Ufficio di Presidenza dell’APEM, nella riunione del 20 settembre 2005, ha stabilito di portare il numero dei partecipanti al Gruppo di lavoro sul Medio Oriente da 20 a 26, prevedendo 3 seggi in più per i Paesi partner Mediterranei, 2 per i Parlamenti nazionali degli Stati membri e 1 per il Parlamento europeo.

 

[6]   La I Conferenza interparlamentare per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo (CSCM) si è svolta a Malaga (Spagna) dal 15 al 20 giugno 1992.  La II Conferenza CSCM ha avuto luogo a La Valletta (Malta) dal 1° al 4 novembre 1995, al termine della quale fu adottato un documento finale in cui si raccomandava la creazione di una Associazione di Stati Mediterranei per instaurare un dialogo politico permanente a livello intergovernativo e interparlamentare. La III CSCM si è tenuta a Marsiglia (Francia) dal 30 marzo al 3 aprile 2000.

    A partire dal 2001 si è quindi fatta concretamente strada l’idea di creare un'Assemblea parlamentare mediterranea, avviando così il processo di trasformazione della CSCM in un’Assemblea con lo scopo di conferire maggiore statura alla diplomazia parlamentare nel Mediterraneo.

    La decisione è giunta nel corso della IV CSCM, tenutasi a Nafplion (Grecia) dal 6 al 7 febbraio 2005, dove è stata concordata la creazione dell’Assemblea (PAM) ed adottato il suo statuto. È stato quindi chiesto al Presidente, Rudy SALLES (Francia), e ai due Co-Presidenti, Abdelwahed RADI (Marocco) ed  Elsa PAPADIMITROU (Grecia), di mantenere le loro funzioni finché l’Assemblea non si fosse riunita per eleggere i membri dell’Ufficio di Presidenza. Al Segretariato della UIP è stato chiesto, nella medesima occasione, di continuare a fornire il necessario sostegno amministrativo, a titolo transitorio.

 

[7]   Elementi informativi risultanti dal comunicato stampa UIP.

[8]   Resoconto del Segretario Generale dell’UIP al Consiglio direttivo dell’UIP, ottobre 2005.