Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | Missione di una delegazione della Commissione Affari esteri, guidata dal Presidente on. Umberto Ranieri, in Iran |
Serie: | Incontri internazionali Numero: 2 |
Data: | 10/01/2008 |
Missione di una delegazione della Commissione Affari esteri guidata
dal Presidente, on. Umberto Ranieri,
in Iran
10 gennaio 2008
DOSSIER INCONTRI INTERNAZIONALI
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XV legislatura |
Nella storia dell’Iran il 1979 – l’anno della rivoluzione contro lo Shah Mohammad Reza Pahlevi e dell’avvento della Repubblica Islamica – è una data spartiacque: dopo nulla è stato più come prima e l’immagine del paese si è trasformata in maniera radicale.
Le radici di tale tumultuosa trasformazione vanno ricercate negli avvenimenti immediatamente precedenti allorché – dopo il boom economico legato alle risorse petrolifere – l’inflazione, una dissennata riforma agraria e un bilancio statale assorbito per il 40% dalla spesa bellica, avevano aggregato gli strati più diversi – dal sottoproletario urbano all’intellighenzia progressista – nella comune opposizione al regime.
I partiti laici, marxisti e non, esistono praticamente soltanto sulla carta e i sindacati sono allo stato embrionale. La componente religiosa, capillarmente diffusa, si ritrova completamente egemone.
Vi sono due fasi nella rivoluzione khomeinista. La rivolta popolare contro lo Shah, guidata a distanza da Khomeini e poi pagata con una dura repressione da quelle forze laiche che si illudevano di poter “cavalcare” il movimento religioso.
E poi il putsch, iniziato con la presa degli ostaggi nell’Ambasciata statunitense il 4 novembre 1979, protrattosi sino al loro rilascio il 20 gennaio 1981, culminato con l’erosione del potere di Bani Sadr, presidente laico della repubblica.
La scomparsa dell'Ayatollah Khomeini il 5 giugno 1989 sancisce l’avvio di una fase di profonda transizione. Due mesi dopo è eletto Presidente della repubblica Hojjat-ol-Eslam Rafsanjani, leader della destra pragmatica e protagonista di un tentativo di ricostruzione economica del paese, uscito gravemente danneggiato dalla guerra con l’Iraq.
A Khomeini – dopo l’allontanamento dell’Ayatollah Montazeri per divergenza sulla politica repressiva post-rivoluzionaria - succede come Guida Suprema (Rahbar) l’Ayatollah Ali Khamenei, figura minore all’interno del clero, che a tutt’oggi non è ancora stato in grado di ritagliarsi all’interno della scena politica iraniana un ruolo all’altezza del suo predecessore. Da notare che, sebbene si fregi del titolo di Ayatollah, in realtà, secondo l’ordinamento gerarchico del clero sciita, Khamenei è un Hojjat-ol-Eslam.
Le relazioni diplomatiche fra l’Iran e gli Stati Uniti erano state formalmente interrotte con l’avvento al potere di Khomeini e la presa degli ostaggi. Nel quadro del deterioramento, anche sostanziale, dei rapporti fra i due Paesi, Washington decretò un embargo commerciale nei confronti dell’Iran, quale ritorsione contro l’addotto sostegno della Repubblica Islamica ai gruppi terroristici attivi in Medio Oriente e l’opera destabilizzante di Teheran nella regione.
Le elezioni presidenziali del 1997 e quelle parlamentari del 2000 aprono la strada al governo moderato e riformista di Khatami, Presidente dal 1997 al 2005. La presidenza Khatami, iniziata sotto l’auspicio di un cambiamento e nel segno di un maggior pluralismo e apertura alle diverse componenti della società civile iraniana, si è poi tradotta in un sostanziale fallimento, dovuto in particolar modo all’isolamento istituzionale in cui si è trovato Khatami, stretto tra il controllo della Guida Suprema, del Consiglio dei Guardiani e dell’apparato giudiziario, ancora fortemente in mano ai conservatori tradizionalisti.
Dopo le elezioni parlamentari del febbraio 2004, che hanno fatto registrare una netta affermazione del fronte conservatore, la spinta rinnovatrice si è arrestata. L’elezione a nuovo Presidente della Repubblica dell’ultra conservatore islamico, già sindaco di Teheran, Mahmoud Ahmadinejad nel giugno 2005, ha sancito la fine della cosiddetta “nuova Era di Khatami” e di ogni illusione riformista.
STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE
Struttura istituzionale e dati di base
Superficie: |
1.648.000 Kmq |
Capitale: |
Teheran |
Principali città: |
Mashad, Isfahan, Tabriz, Shiraz, Ahwaz, Qom, Kerman, Bakhtaran |
Nome Ufficiale: |
Repubblica Islamica dell’Iran (Jomhuri-ye Eslami-ye Iran) |
Forma di Governo: |
Repubblica teocratica |
Massima Autorità religiosa (Guida Spirituale-Rahbar): |
Ayatollah Ali Hosseini Khamenei dal 1989 |
Capo del Governo: |
Presidente Repubblica Mahmoud Ahmadinejad dal 3.8.2005 |
Ministro degli Esteri: |
Manuchehr Mottaki |
Sistema legislativo: |
Parlamento unicamerale (Majles) con 290 membri |
Sistema legale: |
sistema basato sul diritto islamico |
Suffragio: |
universale (diritto al voto a partire dai 15 anni) |
Partecipazione a Organizzazioni Internazionali: |
ONU, OPEC, OCI (Organizzazione della Conferenza Islamica), G-77 |
Popolazione ed indicatori sociali
Popolazione: |
68.688.433 (stima 2006) |
Tasso di crescita: |
1% (stima 2006) |
Aspettativa di vita alla nascita: |
70,26 anni; 71,74 donne; 68,86 uomini (stima 2006) |
Gruppi etnici: |
Persiani 51%, Azeri 24%, Kurdi 7%, Arabi 3%, Gilaki e Mazandarani 8%, Lur 2%, Beluci 2%, Turkomanni 2%, altri 1% |
Religioni: |
Sciiti 89%, Sunniti 9%, Altri (Zoroastrian, Ebrei, Cristiani e Baha'i) 2% |
Lingue: |
Persiano (Farsi) 58%, Turco 26%, Curdo 9%, altri 7% |
Partiti politici principali: |
Le principali formazioni a carattere politico sono a) i partiti conservatori ISE (Islamic Society of Ingeneers), ICP (Islamic Civilization Party), ILP (Islamic Labour Party), IIMTP (Islamic Iran Modern Thinkers Party); b) i partiti ultraconservatori ICP (Islamic Coalition Party), Abadgaran, il partito conservatore che controlla il parlamento, la Coalizione per lo sviluppo dell’Iran Islamico e l’IRDS (società dei devoti alla rivoluzione islamica); c) i partiti riformisti MCL (Militant Clerics League), IRMO (Islamic Revolution’s Mujahedin Organization), IRWA (Islamic Revolution Women’s Association), IWP (Iran Welfare Party), ECP (Executives of Costruction Party), IISP (Islamic Iran Solidarity Party), IIPF (Islamic Iran Participation Party), NCP (National Confidence Party). Le minoranze religiose degli Assiri, Caldei, Ebrei e Zoroastriani eleggono rappresentanti in Parlamento. |
Gruppi politici di pressione: |
Organizzazione Studentesca per il Rafforzamento dell’Unità (filo-governativa); Movimento di Liberazione dell’Iran (opposizione) |
L'Iran è una Repubblica Islamica basata sull'Istituto del "Velayat-e-Faqih" (primato del giureconsulto sciita). In tale sistema, la Guida Suprema, massima Autorità religiosa del Paese, è preposta ad ogni altra carica istituzionale. Dal 1988, a seguito di una riforma costituzionale che ha abolito la carica di Primo Ministro, la forma di Governo è di tipo presidenziale. La titolarità del Potere Esecutivo è stata trasferita al Presidente della Repubblica, la cui attività è comunque sottoposta al controllo della Guida Suprema. L'esercizio del potere in Iran si basa oggi su un delicato equilibrio tra sei organi principali.
1. La Guida Suprema (Rahbar). La Costituzione le attribuisce un ruolo primario e “super partes”, ulteriormente rafforzato dalla singolare frammentazione del potere che contraddistingue l’assetto istituzionale iraniano. Tra le sue prerogative vi sono quella di nomina del Capo del Potere Giudiziario, il monitoraggio delle leggi e delle attività delle Istituzioni pubbliche e la nomina dei sei membri religiosi che compongono il Consiglio dei Guardiani. Egli e’ inoltre il comandante in capo delle Forze Armate.
2. Il Consiglio dei Guardiani. È composto da sei membri appartenenti al clero sciita e da sei giuristi. Ha il potere di veto sulle leggi proposte dal Parlamento (Majles) e su qualsiasi altra norma ritenuta in contrasto con l’Islam o con la Costituzione iraniana. Esercita inoltre un analogo potere di veto sulle candidature a cariche pubbliche. Rimangono in carica per sei anni.
3. Il Presidente della Repubblica. Eletto a suffragio popolare e con mandato quadriennale rinnovabile. Il sistema teocratico istituito nel 1979 dall’Ayatollah Khomeini, pone un limite alla sua libertà d’azione nelle determinazioni della Guida Suprema. Ai sensi dell’art. 114 della Costituzione la sua rielezione e’ ammessa per un solo periodo consecutivo al primo.
4. Il Consiglio per la Determinazione delle Scelte. Organo d’equilibrio istituzionale creato dall’Ayatollah Khomeini nel 1988, ha quale principale funzione quella di mediare le eventuali controversie fra il Consiglio dei Guardiani e il Majles. Può fare promulgare una legge che sia dichiarata illegittima dal Consiglio dei Guardiani, ma nuovamente approvata dal Majles. È costituito da 31 membri, scelti tra le diverse correnti politiche, ed è attualmente presieduto da Akbar Rafsanjani, che ne ha assunto la guida nel 1997, al termine del suo secondo mandato presidenziale.
5. Il Parlamento (Majles). I suoi membri, 290, sono eletti a suffragio universale e restano in carica per quattro anni. Il Majles esercita il potere legislativo e non può essere sciolto dal Presidente della Repubblica. Ha il potere di opporre un veto alla nomina dei Ministri proposta dal Presidente della Repubblica. In tal caso, quest’ultimo può nominare un reggente il Dicastero al cui titolare proposto sia stata negata la fiducia, ed ha tre mesi di tempo per proporre al Majles un secondo Ministro. A seguito di proposta della Suprema Corte di Giustizia, approva la nomina dei sei giuristi del Consiglio dei Guardiani.
6. L’Assemblea degli Esperti. È composta da 86 membri-giurisperiti islamici, eletti a suffragio universale su base regionale, che restano in carica otto anni. Solo i cittadini iraniani di religione islamica godono dell’elettorato passivo. L’Assemblea degli esperti ha il compito di nominare la Guida Suprema, ovvero un collegio di cinque giurisperiti islamici che ne faccia le veci. Presieduto da settembre 2007 da Akbar Rafsanjani che cumula questa carica a quella presidente del Consiglio per la Determinazione delle Scelte.
Il 15 dicembre 2006, si sono svolte in Iran le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea degli Esperti, dei Consigli Municipali e le elezioni di medio termine per il Majles (tre seggi, di cui uno a Teheran) che hanno segnato una battuta d’arresto degli ultraconservatori Ayatollah Mesbah Yazdi di Qom, mentore assieme all’Ayatollah Jannati, del Presidente Ahmadinejad molto significativo per l'alto tasso di partecipazione segnalato intorno al 62%.
Fra i principali fattori che ingessano il sistema economico nazionale si annoverano: a) l'egemonia dello Stato nell'allocazione dei capitali attraverso il controllo delle banche e delle imprese strategiche; b) l'uso diffuso dei controlli amministrativi sull'erogazione del credito e sulla fissazione del tasso d’interesse; c) l'insufficiente sviluppo e regolamentazione del mercato dei capitali e del settore assicurativo d) l’assoluta mancanza di controllo sulle varie Bonyad (Fondazioni) che amministrano ingenti patrimoni e) il sistema di elargizione di sovvenzioni. Ne risultano una scarsa produttività, un ridotto volume di risparmio e di investimenti ed un alto costo del capitale, che a loro volta inibiscono gli investimenti nei settori innovativi e contribuiscono alla sotto-capitalizzazione delle imprese private.
Media: particolarmente colpiti i media con la chiusura di testate riformiste e d’orientamento liberale.
Cultura: accentuata la censura su musica, cultura e arti in generale. Il mondo accademico sta vivendo un clima di repressione ed epurazione nel quadro di un sistematico allontanamento dagli Atenei dei docenti di idee riformiste sostituiti con persone vicine agli ultraconservatori.
Pena capitale: è prevista per reati che vanno dalla blasfemia alla violenza sessuale, omosessualità ed alcolismo. Non sono infrequenti i casi di condanne capitali di minorenni. Secondo Amnesty International nel 2006 sarebbero state giustiziate almeno 158 persone, di cui 23 minorenni al momento della commissione del reato facendo balzare Teheran al secondo posto, dopo la Cina, per numero di esecuzioni.
Diritti umani: negazione dei diritti delle minoranze etniche e religiose, quali le minoranze Baha’i e Pentecostali. Gravi sono altresì le negazioni dei diritti delle donne per effetto di leggi discriminatorie.
All'interno del sistema politico iraniano, la nozione di ''partito'' non ricalca esattamente l’accezione del termine comune nelle democrazie occidentali (associazione di persone che difendono un programma politico), ed il limite con le semplici associazioni è talvolta tenue. Si indicano pertanto i tre principali orientamenti che fanno da punti di riferimento nel contesto interno iraniano.
I riformisti: detengono 60 seggi su 290 totali. Di questi 15 sono riconducibili ai partiti riformisti di ispirazione islamica (inclusi la Militant Clerics League, la Executive of Construction e l'Islamic Labour Party) e 45 a riformisti indipendenti. I riformisti hanno una visione moderata dell’Islam, disponibili al dialogo e al confronto interreligioso e interculturale. A seguito del tramonto dell’era khatamista hanno stretto un’alleanza tattica con i conservatori pragmatici con cui condividono la necessità di un approccio meno oltranzista, soprattutto nel settore economico.
I conservatori tradizionalisti: con 190 seggi detengono la maggioranza nel Majles. Essi trovavano uno dei principali punti di riferimento nell’Ayatollah Mohammad Taqi Mesbah-Yazdi, prima che questi venisse cooptato nel movimento ultra-conservatore islamico di Ahmadinejad. Sono appoggiati dalle cosiddette “Fondazioni” o Bonyad, sorte per la gestione dei patrimoni confiscati al precedente regime, sono poi divenute Istituzioni finanziare centrali nel contesto economico iraniano basato sulle sovvenzioni. Tra le più influenti, si segnalano la Astan-e-Ghods-e Razavi (Mausoleo dell’Imam Reza a Mashad) e la Bonyad-e Mostazafin va Janbazan (Fondazione degli oppressi e dei veterani di guerra).
Gli ultra-conservatori islamici emersi sulla ribalta della scena politica iraniana dopo l’elezione a presidente del populista Mahmud Ahmadinejad, provengono dagli strati sociali piu’ popolari e provinciali, dalle fila di basiji e pasdaran ed in generale rappresentano le fazioni piu’ radicali del Potere Giudiziario e del clero sciita. Religiosamente si riconoscono nei dettami dell’Ayatollah Mohammad Taqi Mesbah Yazdi. Lo stesso Ahmadinejadi si ritiene essere legato al filone millenaristico scita Hojjatiyeh, fondato nel 1950 da Mahmoud Alabi. La setta attende il ritorno del dodicesimo Imam o Mahdi, attualmente nella fase di occultamento maggiore (ghaybatu ‘s-sughra) e che potra’ riapparire al fine di colmare la terra di giustizia dopo che in essa saranno prevalse iniquita’ e tirannia. Specificatamente Ahmadinejad sembrerebbe appartenere al gruppo Jamkaran degli Hojjatiyeh e tale appartenenza sarebbe uno dei fattori del suo atteggiamento estremistico ed alla base delle sue crescenti difficolta’ con i conservatori tradizionalisti e con Khamanei.
L’Iran è il quarto maggiore produttore di petrolio al mondo, il secondo fra i paesi OPEC e il terzo per livello di scorte accertate.
Barili petrolio esportati (80% valore totale esportazione e 40% entrate pubbliche)
2,5 milioni di barili al giorno (oltre il 50% Asia, 25-30% Europa di cui 12,5% Italia), 8-10% Africa e altri Paesi Medio Oriente, 2-5% America Latina). Le aspettative degli introiti petroliferi per l’Iran oscillano tra i 57 ed i 67 miliardi di USD.
Gas naturale
Secondo Paese al mondo, dopo la Russia, per riserve accertate di gas naturale. Dal 2000 ha fatto registrare, per effetto del forte rialzo del prezzo del greggio, tassi medi di crescita del PIL del 5,5%.
L’economia iraniana ha consistenti debolezze strutturali per la forte dipendenza dell’economia dalla rendita petrolifera, l’elevata inflazione (12% primo semestre 2006 al 14,7% attuale), l’alto tasso di disoccupazione (20% per l’anno in corso-dati Eiu) – il basso livello degli investimenti esteri, l’inefficienza del sistema bancario ed una domanda interna surriscaldata da un’eccessiva crescita della liquidità e da un generoso sistema di sovvenzioni.
E’ opinione diffusa dunque che il quadro economico iraniano si stia decisamente deteriorando.
L’impatto sul quadro economico dei primi due anni del mandato presidenziale di Ahmadinejad e’ lungi dall’essere positivo: la situazione economica si e’ decisamente deteriorata, sia per l’effetto di politiche economiche ondivaghe e controproducenti, sia per l’impatto delle sanzioni applicate all’Iran per via del suo programma nucleare con le risoluzioni 1737 e 1746. Il Paese non ha fatto registrare significativi progressi nell’attuazione delle riforme economiche fondamentali che rappresentavano la vera grande sfida dell’assetto politico successivo alle elezioni. Al contrario una serie di indicatori testimoniano di un peggioramento della situazione economica. La spesa pubblica risulta priva d’adeguati controlli, i forti stanziamenti militari, l’accelerazione del programma nucleare e le somme devolute a forze politicamente affini (Hamas, Jihad Islamica Palestinese, Hezbollah,ecc.) hanno alimentato un alto livello d’inflazione - che ha raggiunto il 14,7% - e del tasso di disoccupazione, in un Paese che vede il 7,3% della popolazione al di sotto della soglia della povertà. In merito a ciò, occorre segnalare la recente sostituzione da parte del Presidente di due membri del Gabinetto, il Ministro del Welfare ed il Ministro delle Cooperative. Si aggiunga, inoltre, la decisione di Ahmadinejad, risalente all’autunno del 2006, di disporre la ristrutturazione del MPO (Management and Planning Organization), l’istituzione statale responsabile per lo sviluppo, ed il monitoraggio delle priorità di spesa pubblica così come della supervisione dell’attuazione dei progetti di sviluppo. Queste iniziative presidenziali, dettate dalla volontà di imporre le proprie decisioni sulle questioni economiche, hanno generato conflitti interni e prodotto le dimissioni del potente ministro per il Petrolio, Kazem Vaziri Hamaneh, in sostituzione del quale è stato nominato da Ahmadinejad Gholam Hossein Nozari, presidente della Società petrolifera nazionale (Nioc), del Ministro dell’Industria e, da ultimo, del Direttore della Banca Centrale Sheibani contrario all’abbassamento dei tassi di interesse, misura da lui ritenuta inflazionistica.
Nel dicembre scorso Teheran ha deciso di sostituire l’Euro al Dollaro nelle transazioni internazionali. La misura mira a ridurre la dipendenza dalla divisa degli Stati Uniti consentendo l’uso nelle transazioni di una valuta attualmente più forte nei mercati internazionali, riducendo l’esposizione dell’Iran al rischio di blocco degli introiti petroliferi, che spesso passano attraverso istituzioni finanziarie con sede a New York e non ultimo ad aggirare le difficoltà di ricevere pagamenti in USD a causa delle pressioni statunitensi.
Il “business climate” generale è inoltre influenzato dall’evoluzione della questione nucleare iraniana che, soprattutto dopo il ricorso a sanzioni previsto dalla Risoluzione del CdS dell’ONU del 23 dicembre 2006, sta disincentivando gli investimenti stranieri, in particolar modo quelli europei. Nei settori non oil, nell’anno finanziario 2003-2004 il valore degli investimenti stranieri è stato pari a 2,7 miliardi di USD per 32 progetti. Tale importo è salito nell’anno finanziario 2004-2005 a quasi 4,4 miliardi di USD per 61 progetti. Nell’ultimo anno finanziario (2005-2006), invece, meno di 100 milioni di USD sono stati investiti dagli stranieri in Iran.
Tra i settori nei quali si riscontra un particolare dinamismo governativo si segnalano:
Tra le misure prese nell’ultimo periodo rientra l’attuazione il piano di razionamento della benzina deciso dal Ministro dell’Interno e quello del Petrolio in seguito all’aumento del prezzo del carburante, con l’obiettivo di ridurre di circa il 30% gli elevati consumi interni di carburante (che costano all’Iran tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari in importazioni). Dopo continui annunci, smentite e ritardi, dovuti alla paura di una decisione impopolare, il Governo ha deciso di dare attuazione al programma il 27 giugno. L’annuncio relativo è stato seguito da disordini e proteste soprattutto a Teheran.
Il sistema daziario iraniano è tuttora caratterizzato da alte barriere doganali all'ingresso dei beni importati. Le tariffe daziarie sono in genere elevate nei casi in cui esista una corrispondente produzione locale da proteggere.
Nei beni d’investimento, nei comparti in cui il fattore tecnologico è predominante ed in cui non esiste una significativa produzione locale da proteggere, i dazi sono invece meno elevati e quindi l'importazione dall'Italia non è economicamente proibitiva.
L'attuale tendenza del governo iraniano e' quella di introdurre una maggiore liberalizzazione nel commercio sia per creare le condizioni favorevoli all'adesione dell'Iran al WTO, sia per il fatto che il Paese ha registrato nei ultimi due anni attivi crescenti nella sua bilancia commerciale a motivo della costante crescita dei prezzi dell'energia.
La normativa iraniana comporta una minore incidenza delle barriere non tariffarie, con una quasi totale riduzione dei beni condizionati al rilascio di licenza, anche se, per tutte le importazioni, viene richiesta la registrazione della fattura proforma presso il locale Ministero del Commercio.
La sensibile riduzione del debito estero ha consentito negli ultimi anni un allentamento delle restrizioni alle importazioni. Negli ultimi 5 anni le importazioni sono più che raddoppiate.
Va comunque segnalato che nel primo semestre del 2007 le importazioni iraniane dai principali Paesi europei (Germania, Francia ed Italia) sono in diminuzione, di circa il 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La legge sulla protezione degli investimenti esteri (FIPPA, Foreign Investment Protection and Promotion Act) approvata nel maggio 2002, definisce le condizioni di ammissibilità degli investimenti esteri.
È tuttavia da sottolineare come gli investimenti esteri in Iran abbiano subito una battuta d’arresto dovuta alla questione nucleare iraniana. Di conseguenza, molti progetti che si basano su investimenti esteri, sono in una situazione di stallo o non possono essere varati.
Bisogna inoltre aggiungere che Ahmadinejad mostra di essere scettico circa i benefici della privatizzazione e sembra voler favorire gli investimenti locali rispetto a quelli stranieri soprattutto nel settore petrolifero. Recentemente, dunque, si è verificato un ulteriore rallentamento nel ritmo di conclusione dei contratti per quel che concerne gli investimenti esteri.
La domanda di ammissione dell’Iran all’OMC è rimasta“congelata” dal settembre 1996, a causa dell’opposizione degli USA, nonostante la Commissione Europea si sia invece sempre espressa a favore di una valutazione della richiesta avanzata dalla Repubblica Islamica, sulla base unicamente di parametri economici oggettivi. L’Iran è membro delle principali organizzazioni internazionali; dell’International Convention for the Protection of Industrial Property di Parigi e della World Intellectual Property Organization (WIPO).
2003 |
2004 |
2005 |
2006** |
PIL (mld $ USA)
|
134,0 |
161,3 |
188,5* |
202,6 |
Tasso di crescita del PIL a prezzi costanti
|
7,1% |
5,1% |
4,4%* |
4,3% |
PIL pro capite a parità potere d’acquisto ($ USA) |
7.027 |
7.488 |
7.980 |
8.441 |
Disoccupazione % |
11,3% |
11,2% |
13,4% |
12% |
Inflazione % |
16,56% |
14,8% |
12,1%* |
14% |
Riserve (escluso oro) mld $ USA |
24,677 |
32,959 |
35,834 (gen-apr) |
|
Valuta |
Riāl |
|||
Tasso di cambio IR: 1 $ USA |
8282 |
8719 |
9032,6 |
|
Esportazioni (mld $ USA)
|
33,991 |
43,852 |
60,012* |
62,888* |
Importazioni (mln $ USA) |
29,561 |
38,199 |
40,969* |
45,667* |
Bilancia commerciale (mld $ USA) |
0,816 |
1,442 |
14,037* |
24,5 |
Export beni e servizi (% PIL) |
11,9 |
11,7 |
13,7* |
12,0 |
Import beni e servizi (% PIL) |
9,4 |
9,6 |
8,8* |
8,0 |
Principali Paesi fornitori |
1. Germania 2. Francia 3. Cina 4. Italia |
1.Germania 2. Francia 3. Italia 4. Cina |
1.Germania 2. Francia 3. Italia 4. Cina |
1.Germania 2.Cina 3.EAU 4.Corea del Sud |
Principali Paesi clienti |
1. Giappone 2. Cina 3. Italia |
1. Giappone 2. Cina 3. Italia
|
1. Giappone 2. Cina 3. Italia |
1. Giappone 2. Cina 3. Corea del Sud |
Debito totale estero (mln $ USA) |
12,300 |
13,600 |
12,500* |
12,300 |
* stime EIU/Country Report May 2007 **previsioni Osservatorio Economico su dati MinComEs/EIU
Particolarmente avvertita in Iran è la questione del riconoscimento di un suo alto profilo regionale, che pressoché la totalità di quell’opinione pubblica ritiene competere al Paese per oggettivo peso specifico, posizione geo-strategica e tradizionale status di grande potenza.
Teheran percepisce i rischi d’isolamento internazionale ma ben poche sono state finora le iniziative per il loro superamento, in parte perché funzionali al mantenimento del consenso interno ed all’acquisizione di un vieppiù vasto ascendente nel mondo islamico, in parte a causa del radicalismo insito nella stessa matrice ideologica del regime dei mullah.
Nella sua proiezione verso l’esterno, l’Iran è pur tuttavia un’entità sostanzialmente omogenea per quanto attiene alla rappresentazione dei propri interessi geo-politici e geo-strategici. Anche in momento, come quello attuale,di riflessione a Teheran sull’opportunità di perseverare in una linea di “muro contro muro” rivelatasi non esente da costi significativi, il filo conduttore comune alla complessa architettura politico-istituzionale iraniana lo si ritrova nella rivendicazione, per la Repubblica islamica, di un profilo adeguato alla sua posizione geopolitica, a cui nessuno appare lì disposto a rinunciare.
Si può, quindi, mantenere un dialogo con le diverse componenti della complicata articolazione costituzionale iraniana, che ingloba politici, religiosi e autorevoli esponenti della società civile. Ma è improbabile che si cementi in Iran un’opposizione in grado di portare alle estreme conseguenze quel grado di fisiologica instabilità generata dall’endemica dialettica interna di potere.
I Rapporti di El-Baradei dal 21 febbraio fino all’ultimo di poche settimane fa hanno confermato come l’Iran, nonostante le Risoluzioni 1737 e 1747, non abbia sospeso l’arricchimento ed abbia anzi accelerato il proprio programma nucleare. Per altro verso, le verifiche effettuate sono risultate coerenti con gli inventari del materiale nucleare dichiarato dagli iraniani, di cui l’AIEA può attestare la non diversione.
La Risoluzione 1747, approvata all’unanimità dal CdS lo scorso 24 marzo, aveva ulteriormente inasprito il quadro sanzionatorio nei confronti dell’Iran, già introdotto con la precedente Risoluzione 1737. La questione ha comunque preso una piega particolarmente dinamica e problematica a seguito del NIE USA di dicembre nel quale si sottolinea come il programma militare sia stato effettivamente sospeso nel 2003,(mettendo così in difficoltà i sostenitori, sia in Usa che in Europa, dell’esigenza di un ulteriore inasprimento delle sanzioni senza esckudere un intervento militare mirato alla distruzione dei siti dove si procede all’arricchimento dell’uranio).
Vi sono indizi di un coinvolgimento iraniano nel sostegno ad organizzazioni e nella pianificazione di attività terroristiche della Jihad Islamica Palestinese e degli Hezbollah mentre estrema è l’intransigenza di Teheran nei confronti del gruppo terroristico d’opposizione Mojahedin-e-Khalq -l’MKO dal 2002 è stato inserito dall’UE nella “lista nera” delle organizzazioni terroristiche-, già responsabile di attentati contro sedi governative iraniane Teheran ha inoltre più volte richiesto l’inserimento nella lista dell’UE anche del Consiglio Nazionale della Rivoluzione Iraniana (NCRI), espressione politica dell’MKO.
Nei Paesi limitrofi, e in particolar modo in Iraq, l’Intelligence iraniana non si esimerebbe dal “dialogare” con gruppi curdi e sunniti ogni qualvolta tali contatti siano ritenuti funzionali al mantenimento di un’alta influenza di Teheran in particolare nel sud del paese dove la popolazione sciita e’ presente per il 90%. Non ottimali sembrerebbero pero’ i rapporti con il grande Ayatollah Al-Sistani che, di origini iraniane, non condivide il principio del Velayat-e Faqih. Riserve solleva altresì la capillare rete di canali d’influenza e d’intelligence di cui l’Iran dispone in Afghanistan, che rendono la Repubblica Islamica pienamente in grado, ove lo voglia, di fare leva sulle tensioni locali soprattutto attraverso le tribu’ sciite degli Hazara; tuttavia, occorre evidenziare che una destabilizzazione dell’Afghanistan limiterebbe la possibilità per l’Iran d’incrementare ulteriormente le sue già sostenute esportazioni di greggio (oltre il 50% dell’export complessivo) e di gas naturale verso l’Estremo Oriente.
Le vie del petrolio
(Linee verdi oleodotti esistenti-linee rosse progettati)
Il conflitto iracheno coinvolge i principali protagonisti della geopolitica mondiale quali Cina, Russia, Stati Uniti, Europa e Iran ed ha evidenziato come il controllo delle risorse energetiche piu’ che controllo del territorio consiste nel controllo delle vie di approvvigionamento. Se osserviamo la mappa degli oledotti esistenti e da costruire ci si rende conto della mancanza di collegamenti dal medio oriente all’Europa centrale. Il petrolio iracheno da Mosul, nel nord del paese, viene trasportato a sud a Basra dove viene caricato su navi che raggiungono l’Europa attraverso Suez o circumnavigando l’Africa. Solo una piccolissima parte giunge - via l’oleodotto siriano – per essere imbarcato al terminale turco di Ceyhan da dove viene ugualmente caricato su navi. Quindi, a dispetto della vicinanza geografica irachena, l’Europa importa solo 1.4% del petrolio prodotto in quel paese.
L’Iran potrebbe diventare un produttore diretto nei prossimi anni allorche’ invece il petrolio saudita, gia’ in difficolta’ dinanzi ad un ulteriore aumento di produzione, potrebbe invece iniziare il declino gia iniziato in Kuwait. Nelle prossimita’ europee quindi vi sarebbero il Caspio e l’Iran con un potenziale di incremento produttivo. Il petrolio del Caucaso non e’ particolarmente pregiato e le stime di produzione non sono ad ampio respiro. Invece l’Iran, come l’Iraq, potrebbe avere risorse consistenti e di buona qualita’.
E’ di questi giorni la notizia che Iran e Turchia hanno firmato un accordo preliminare per trasportare il gas iraniano in Europa attraverso la Turchia. Il memorandum siglato tra Ankara e Teheran prevede sia il trasporto attraverso l'Iran del gas originariamente proveniente dal Turkmenistan verso Ankara, sia l'utilizzo dei campi di estrazione del gas iraniano situati nel Sud del Paese.
L'Iran, che e' il piu' grande possessore di riserve gassose dopo la Russia, ha preso in considerazione l'Ucraina e la Turchia come rotte possibili per il transito del suo gas verso l'Europa, tanto da annunciare nell'agosto 2006 un accordo con Ankara per l'utilizzo dei suoi gasdotti. Nonostante le massicce riserve del paese pero' Teheran ha rallentato le sue esportazioni soprattutto a causa del limitato accesso, frutto delle sanzioni americane, agli impianti di gas liquefatto, che raffreddano il gas per portarlo allo stato liquido, in modo da favorirne il trasporto via mare. Il Turkmenistan ha gia' esportato 4,1 miliardi di metri cubi in Iran nella prima meta' dell'anno. Il transito via Ankara, verso l'Ungheria, l'Austria e i Balcani orientali, dovrebbe permettere l'approvvigionamento di 31 miliardi di metri cubi di gas a regime, attraverso il gasdotto "Nabucco". Una via di transito caldeggiata dall'Europa che la considera una alternativa necessaria alla diversificazione della sua dipendenza dalle fonti russe e un modo per raggiungere le riserve dei paesi dell'Asia centrale.
Intanto (ottobre 2007) sembra sempre più imminente un accordo sulla costruzione del gasdotto IPI (Iran – Pakistan – India) che, partendo dal “South Pars Gas Field” iraniano raggiungerà il Pakistan e l’India. Questo gasdotto, lungo 2.600 km, per un costo di circa 7.4 miliardi di USD, avrà una capacità di trasporto verso il Pakistan pari a 60 milioni di metri cubi di gas (anche se, al momento, ne sono stati accordati solo 30 dal governo iraniano). Le trattative per l’importante progetto (cosiddetto “peace pipeline”) erano iniziate già nel 1994 e prevedevano la partecipazione dell’India, alla quale dovrebbero giungere ben 90 milioni di metri cubi di gas al giorno.
L’assenza di rappresentanti indiani alle ultime trattative sarebbe da attribuirsi essenzialmente ad un mancato accordo con il governo pakistano sui costi, ritenuti eccessivi dagli indiani. In realtà, è probabile che l’atteggiamento degli Usa (contrari ad ogni tipo di accordo con gli iraniani) imponga cautela all’India, e ciò a dispetto dei vantaggi che un tale progetto apporterebbe alla sua economia.
L’Iran ha annunciato che i futuri colloqui riguarderanno la struttura dell'azionariato delle aziende eventualmente coinvolte nello sviluppo degli impianti. Il Ministro del Petrolio iraniano ha affermato che "I dettagli saranno studiati il mese prossimo, in occasione della vista del ministro dell'Energia turco per siglare gli accordi finali in 4-6 mesi", sottolineando che le fasi 22,23,24 del gasdotto, coinvolte nell'accordo, saranno sviluppate nei termini di una operazione di "buy back". In sostanza, le aziende che avranno sviluppato gli impianti consegneranno alla compagnia di Stato iraniana i campi estrattivi, una volta terminate le operazioni di sviluppo, in cambio di forniture di petrolio e gas a copertura degli investimenti effettuati.
Anche se gli avvenimenti che si stanno verificando in questi giorni (il Presidente Ahmadinejad ha presenziato all’ultima riunione del GCC ed è stato ieri ufficialmente invitato alla Mecca) aprono nuove potenziali prospettive di avvicinamento, non meno complesse sono le relazioni di Teheran con le monarchie del Golfo, governate da élites sunnite timorose di subire l’egemonia di un grande paese sciita come l’Iran. La presenza di forti comunità sciite in Arabia Saudita (circa il 20% della popolazione), Bahrein (circa il 70%), Kuwait (circa il 30%), ed in misura minore anche in Qatar (intorno al 5%) oltre che la forte presenza di investimenti iraniani da parte di gruppi economici privati e non, fa sì che i Governi di tali Stati guardino non senza preoccupazioni ad una transizione istituzionale in Iraq che ha visto prevalere di larga misura la componente sciita.
Per quanto concerne invece le relazioni fra Teheran e Abu Dhabi, esse continuano ad essere turbate dalla controversia sulla sovranità delle tre isole di Abu Mussa, Grande e Piccola Tunb, situate in posizione strategica sullo stretto di Hormuz e attualmente occupate dall’Iran, che vi ha costruito installazioni militari. Oggetto di rivendicazioni da parte di entrambe sin dal XIX sec, allorché la Penisola arabica si trovava sotto il controllo britannico, le tre isole sono state annesse dall’Iran dello Scià nel 1971, sulla base di un accordo concluso da Teheran con l’Emirato di Sharjah, a seguito di negoziati condotti sotto l’egida della Gran Bretagna.
Dopo l’indipendenza e la nascita della Federazione degli EAU, il Governo degli emirati non ha riconosciuto l’accordo ed ha, a più riprese, chiesto il sostegno della Lega Araba, del Consiglio di Cooperazione del Golfo e delle Nazioni Unite, affinché fosse la Corte Internazionale di Giustizia a pronunciarsi sulla sovranità delle tre isole.
Particolarmente critico è anche l’atteggiamento di Teheran nei confronti del Qatar, soprattutto per quanto concerne la questione palestinese. Le autorità iraniane denunciano la condotta ambigua dello sceicco qatarino e “la strategia sionista” di utilizzare le connessioni del Qatar con il governo di Hamas per attività di spionaggio e per ottenere informazioni dall’interno di Hamas.
Altro elemento di critica è costituito dal fatto che lo sceicco del Qatar utilizzerebbe i suoi contatti con Al Jazeera per presentarsi come l’amico della resistenza libanese, salvo poi giocare, al momento decisivo, il ruolo della quinta colonna dei “sionisti occupanti”. La critica si spinge a dire che Israele sta usando le risorse di Al Jazeera in Libano e Palestina per raccogliere informazioni facendo di Al Jazeera una delle teste di ponte di Mossad e persino della CIA.
Da sempre, l’Iran guarda al Libano come ad una potenziale area d’influenza da privilegiare. Gliobiettivi sono duplici: aumentare la propria influenza nell’area ed affacciarsi sul Mediterraneo. Una tale evoluzione non ha inficiato il tradizionale appoggio al “Partito di Dio”, su cui l’Iran esercita un elevato ed ormai ben collaudato ascendente. La Repubblica Islamica ha da tempo identificato in Hezbollah un prezioso alleato da attivare, allorquando miri ad indurre l’Occidente ad una maggiore accondiscendenza, facendo aumentare, mediante il “Partito di Dio”, la pressione su Israele. Al di là di una solidarietà morale non solo riconosciuta, ma enfatizzata da Teheran, conclamate sono le forniture dell’Iran agli Hezbollah - soprattutto via Damasco - di cospicui materiali d’armamento e logistici. Il rilievo di Hezbollah come interlocutore nella scelta del candidato presidenziale dimostra l’importanza del ruolo di Teheran nell’area.
Di valenza parimenti tattica è per Teheran la riscoperta del tradizionale legame con la Siria, fedele alleato- malgrado la partecipazione di Damasco ad Annapolis- che appoggia l’Iran nella sua strategia di strumentalizzazione del teatro libanese e nella sua consueta negazione del diritto all’autonomia del Paese dei cedri. In questa prospettiva negli ultimi due anni si è andato consolidando e intensificando il rapporto tra i due Paesi, un rapporto però non scevro di ambiguità e timori, soprattutto da parte di Damasco. Se da un lato infatti la Siria necessita dell’appoggio iraniano per contrastare la politica americana e israeliana nell’area e per portare avanti intese a carattere economico, a fronte dell’ostruzionismo occidentale, per altro verso l’Iran rappresenta anche una potenziale minaccia per il futuro del Paese, in primis in virtù dell’influenza iraniana sulla componente sciita minoritaria ma in crescita. Si tratta dunque di un’alleanza “obbligata” per Damasco ma che lascia aperti spazi di manovra qualora da parte della comunità internazionale si attenui la politica di isolamento nei confronti della Siria, ipotesi nella quale Teheran non costituirebbe più unica sponda di dialogo e di appoggio nel contesto regionale e internazionale.
L’Iran ha concluso numerosi accordi di cooperazione con i paesi della regione, di natura soprattutto economica e funzionali alla sua politica espansionistica di risorse energetiche.
Azerbaijan: progetto di fornitura di gas che possa giungere fino alla Georgia
Armenia: lo scorso 19 marzo e’ stato inaugurato il gasdotto che collega Iran e Armenia; la cerimonia ha anche contribuito al rilancio dei rapporti bilaterali, tra cui una più stretta collaborazione nel settore delle infrastrutture e in quello energetico. Si segnala infine che l’Armenia si appresta ad assicurare a Gazprom la gestione del gasdotto, a testimoniare l’ancora forte legame di Jerevan con Mosca.
Prossimi progetti sono la creazione di una zona di libero scambio tra i due Paesi, cooperazione nel campo dell’industria petrolchimica e costruzione di una centrale idroelettrica.
Turkmenistan: da anni l’Iran ha forti interessi per la creazione del pipeline Turkmenbashi (collegato con Khazakistan)-Kharg Island, sul Golfo Persico. In alternativa vi sarebbe il progetto di trasportare il gas verso la Turchia
Afghanistan: l’Iran esercita una forte influenza, anche culturale, nella provincia di Herat ed e’ impegnata in chiave di contrasto del traffico di stupefacenti. L’Iran sta inoltre partecipando allo sviluppo di vie di collegamento commerciale all’Asia Centrale attraverso il territorio afgano, ed il commercio transfrontaliero è stimato pari a 3 mld. di USD l’anno. L’impegno quinquennale iraniano per la ricostruzione dell’Afghanistan ha raggiunto i 250 mln. USD, impiegati soprattutto per infrastrutture nella città e nella provincia di Herat.
Sulla questione del nucleare iraniano le autorità turche concordano con la comunità internazionale sull’inaccettabilità di un Iran dotato di armi nucleari, pur tuttavia ribadendo il diritto di Teheran di sviluppare tecnologia nucleare a scopi civili. E’ recente l’intesa energetica con Ankara destinata a trasportare 35 miliardi di metri cubi di gas naturale iraniano (e turkmeno) verso la Turchia e da qui verso l’Europa. Esistono inoltre progetti di cooperazione nel settore idrico.
priorità per quelle Autorità, e di sicuro impatto positivo sulla società civile iraniana.
L’Iran è favorevole ad una riforma del CdS che tenga in debita considerazione l’interesse dei Paesi in via di sviluppo ed ha espresso il suo sostegno alla richiesta di un seggio permanente da riservare ai Paesi islamici. Nella convinzione che un accordo sull’aumento dei seggi permanenti sia difficile da raggiungere, l'Iran appoggia inoltre la posizione “di ripiego” del NAM, di cui è membro, circa l’opportunità di perseguire un iniziale incremento dei soli seggi non permanenti (cosiddetta “fall-back position”). Teheran sostiene, infine, la necessità di coagulare un vasto consenso sulla riforma del CdS, nonché l’inopportunità di accelerazioni indebite del processo decisionale.
Teheran ha sostenuto l’ingresso nell’Italia nel CdS per il biennio 2007-2008.
L’elezione alla Presidenza della Repubblica iraniana dell’ultra-conservatore islamico Ahmadinejad e la composizione di un nuovo Esecutivo fortemente sbilanciato in favore dei suoi grandi elettori, ha segnato il definitivo tracollo di un negoziato fra l’UE e l’Iran sul programma nucleare che già dai primi dell’anno si prospettava alquanto problematico. L’occupazione di posti chiave da parte di esponenti di quella classe ultraconservatore, che con successo si era adoperata per l’elezione del nuovo Presidente, ha comportato un inasprimento del confronto fra l’UE e l’Iran anche su altri temi cruciali, come i diritti umani, la lotta al terrorismo, la sicurezza della regione.
· L’Italia e’ un paese di raffinerie, un vero e proprio terminale petrolifero europeo. Il petrolio arriva da Novorossyrsk, sul Mar Nero ma se i Russi continueranno ad esportare quantita’ sempre maggiori di petrolio passando dell’Europa centrale via oleodotto l’Italia rischiera’ di essere tagliata fuori. Alla luce dei recenti accordi tra Ankara e Teheran di questi giorni che potranno favorire il trasporto delle risorse energetiche dal centroasia (ove l’ENI e’ presente in Kazakhistan), sarebbe importante inserirsi nel piccolo gioco regionale dell’approvvigionamento europeo degli idrocarburi. Se Cehyan diviene infatti il terminale ultimo medio-orientale degli oledotti del Caspio, dell’Iran ed Iraq, l’Italia potrebbe aspirare, con la sua rete di raffinerie, ad essere il primo recipiente del greggio che, lavorato, potrebbe raggiungere agilmente la restante Europa. Giocano a favore dell’Italia gli ottimi rapporti con la Turchia degli islamici moderati Gul ed Ergogan, la credibilita’ guadagnata mantenendo aperto con Teheran il dialogo politico anche nelle congiunture internazionali più critiche, la presenza dell’ENI in Kazakhistan e l’assenza di problematiche sostanziali con i paesi del Caucaso, l’Iraq ed il Turkmenistan.
· Valorizzare adeguatamente l’apprezzamento di Teheran nei confronti del nostro impegno, in ambito ONU, per la stabilizzazione del Libano, per incoraggiare l’Iran ad un più costruttivo e sincero impegno in favore della pace in Medio Oriente. A tal fine, evidenziare, nelle occasioni d’incontri bilaterali, come la Repubblica Islamica potrà vedere soddisfatta la sua aspirazione a vedersi riconosciuto un alto profilo regionale, solo attraverso gesti che la comunità internazionale nel suo insieme percepisca come concrete manifestazioni di disponibilità a cooperare per la soluzione dei problemi che più la inquietano.
· Cercare d’incoraggiare il dialogo interparlamentare che, favorendo i contatti fra le due società civili di cui le Assemblee parlamentari sono espressione, integra un momento di confronto suscettibile di migliorare la conoscenza reciproca, e di rendere quindi le due parti più disponibili a rivedere in chiave critica le posizioni già assunte.
Data |
Visita |
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gennaio |
2004 |
Visita del Ministro degli Affari Esteri Frattini in Iran |
febbraio |
2004 |
Visita del Ministro degli Esteri Kharrazi a Roma in occasione dei 50 anni delle relazioni diplomatiche fra Iran e Santa Sede |
maggio |
2004 |
Visita del Vice-Ministro degli Esteri Ahani |
giugno |
2004 |
Visita in Iran del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Lunari |
luglio |
2004 |
Visita in Iran del Sottosegretario Mantica |
settembre |
2004 |
Visita in Italia del Segretario Generale del Drug Control Head-Quarters (DCHQ) iraniano Hashemi. |
ottobre |
2004 |
Visita del Min. del Lavoro Maroni a Teheran |
ottobre |
2004 |
Visita del Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e firma dell’Accordo di Mutua Assistenza Amministrativa tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Islamica dell’Iran per la prevenzione, l’accertamento e la repressione delle infrazioni doganali |
gennaio |
2005 |
Missione in Italia del DG Affari Internazionali iraniano Zamaminia |
gennaio |
2005 |
Settima Commissione Mista Italo-Iraniana (Teheran, 18-19 gennaio) presieduta dal Ministro Marzano |
maggio |
2005 |
Incontri tecnici bilaterali in materia di mercato del lavoro, formazione professionale e sicurezza sociale (Roma, Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, 4 e 5 maggio 2005) |
giugno |
2006 |
Incontro a Roma dell’On. Ministro con l’omologo iraniano Manuchehr Mottaki |
luglio |
2006 |
Incontri a Roma del Presidente del Consiglio e dell’On.Ministro con il Segretario dell’Alto Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica dell’Iran, Ali Lariani |
settembre |
2006 |
Incontri a Roma del Presidente del Consiglio e dell’On.Ministro con il Segretario dell’Alto Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica dell’Iran, Ali Lariani |
novembre |
2006 |
Incontri a Roma del Vice Ministro degli Esteri iraniano con delega agli affari europei e americani, Saeid Jalili, con l’On. Presidente del Consiglio, l’On. Ministro e l’On. Vice Ministro Intini |
febbraio |
2007 |
Visita a Roma del capo negoziatore Lariani e suoi incontri con il Presidente del Consiglio Prodi e con il Ministro degli Esteri D’Alema |
marzo |
2007 |
Visita a Roma del Ministro degli Esteri iraniano Mottaki incontro con il Presidente del Consiglio Prodi |
maggio |
2007 |
Visita a Roma dell’ex Presidente della Repubblica Iraniana e attuale Direttore del Centro per il Dialogo tra le Civiltà e le Culture Khatami |
settembre |
2007 |
Visita del Vice Ministro Jalili (incontri con Prodi e Intini) |
Ottobre |
2007 |
Delegazione parlamentare (incontri con Violante e Bertinotti) |
Ottobre |
2007 |
Jalili e Lariani: incontri con PdC e On Ministro |
Novembre |
2007 |
Presidente Commissione Affari Esteri a Roma: incontri con On Ministro, On Ranieri, Presidente Bertinotti e Sen. Dini |
Il nostro Paese, pur non venendo mai meno agli obblighi derivanti dalla sua collocazione nel contesto euro-atlantico, ha sempre mantenuto un canale di comunicazione - e di dialogo - con l’Iran, che abbiamo ripetutamente esortato ad atteggiamenti più costruttivi ed al ritorno al tavolo negoziale sulla questione nucleare.
Nel maggio 2007 le autorità iraniane hanno formalizzato il loro sostegno della candidatura italiana al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU; inoltre le stesse autorità hanno reiterato la richiesta di sostegno dell’Italia alla candidatura dell’Iran al Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, chiedendo anzi il sostegno della candidatura iraniana al medesimo Consiglio in virtù proprio del sostegno dato dall’Iran alla sopra citata candidatura italiana al Consiglio dei Diritti Umani. Inoltre l’Iran ha assicurato il sostegno della candidatura italiana del Gen. Capaldo al Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Metereologica Mondiale (OMM), richiedendo al contempo il sostegno della candidatura iraniana del Presidente dell’Organizzazione Metereologica della Repubblica Islamica dell’Iran, Ali Mohammad Nouriyan, al posto del Primo Vice Presidente della stessa OMM, richiesta cui l’Italia ha risposto positivamente.
Le Autorità iraniane sono fortemente impegnate a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti, che dall’Asia sud-occidentale raggiungono i mercati europei e del Golfo Persico, attraverso la Repubblica Islamica.
Dalla fine del 2004, la cooperazione bilaterale Italia-Iran si è estesa al settore della lotta al traffico internazionale di stupefacenti. La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Ministero dell’Interno ha da tempo avviato, di concerto con le Autorità di Teheran, articolati programmi di assistenza in favore delle istituzioni iraniane per vari versi competenti (viaggio di studio in Italia per medici iraniani orientato alla prevenzione, corsi antidroga per ufficiali di polizia iraniani, missione del Generale della Guardia di Finanza Paolo Aielli, tesa a pianificare attività di analisi e supporto strategico). Il 28 aprile 2005, la nostra Direzione Nazionale Antimafia ha sottoscritto con il Potere Giudiziario iraniano, un Memorandum di Cooperazione per la lotta alla criminalità organizzata transnazionale e, in particolare, al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope.
L’Italia finanzia altresì il progetto del UNODC[1] “Promotion of regional and international drug control cooperation”, con un contributo di 605.000 USD. A riguardo si segnala la visita svoltasi a Teheran dal 7 al 10 novembre del Direttore Esecutivo dell’UNDOC e Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Maria Costa nel corso della quale ha mostrato di apprezzare le attività intraprese dalle autorità iraniane e ha ribadito la disponibilità dell’UNIDOC di facilitare una collaborazione in materia tra Iran, Pakistan e Afghanistan, specialmente per quanto concerne la condivisione di informazioni.
E’ stato infine fatto riferimento alla possibilità di un incontro da tenersi a Vienna tra i rappresentanti iraniani e gli altri attori regionali coinvolti nella lotta al commercio della droga provenienti dall’Afghanistan
In Iran, è da tempo operativo presso l’Ambasciata d’Italia a Teheran, un ufficiale di collegamento della DCSA.
Sul piano bilaterale, un rapporto che usciva propiziato dai promettenti riscontri della Settima Sessione della Commissione Mista, tenutasi a Teheran il 18 e 19 gennaio 2005, è stato condizionato negativamente dalla congiuntura internazionale. In coincidenza con tale Commissione Mista, erano stati fra l’altro conclusi un Memorandum d’Intesa per il rafforzamento della cooperazione economica, soprattutto fra PMI, ed una Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni. Erano state parimenti ipotizzate svariate iniziative di cooperazione economica nei seguenti settori:
Il clima di fiducia e di conoscenza reciproca instauratosi fra i mondi imprenditoriali dei due paesi costituisce un patrimonio storico che gioca in favore dello sviluppo degli scambi economico-commerciali bilaterali. In negativo pesa invece l’aumentato livello di rischio politico dell’Iran ed il conseguente, aumentato costo finanziario ed assicurativo di eventuali operazioni congiunte. Inoltre la situazione di crescente tensione nei rapporti tra l’Europa e l’Iran non favorisce lo sviluppo delle notevoli potenzialità di cooperazione industriale e commerciale che esistono tra Italia e Iran. E’ tale rischio che ha reso programmabili a breve, fra quelle contemplate nell’ultima Sessione della Commissione Mista, essenzialmente iniziative d’assistenza tecnica nei settori dell’acquicoltura e della concia del pellame. Per altro verso, la presente contingenza non ha reso meno fondamentale l’apporto di SACE e SIMEST a sostegno delle nostre imprese interessate all’Iran (anche se per quanto riguarda SACE va sottolineata una contrazione del portafoglio garanzie nei confronti dell’Iran dal 26% del 2005 al 17,5% del 2006). Si apprezzano inoltre utili complementarietà nella potenziale offerta tecnologica delle PMI italiane rispetto alle esigenze dell’imprenditoria iraniana, in particolare nell’industria del marmo, nel meccanico-tessile, in materia di macchine utensili per metalli, ceramica, vetro, concerie e calzature, di macchine agricole e per il trattamento e packaging nel settore agro-alimentare.
Hanno interessi in Iran grandi gruppi italiani (ENI, Tecnimont, Ansaldo, FIAT, Fata), nonché nostre importanti medie imprese, quali la Seli e la Trevi. Negli ultimi anni, le nostre principali imprese hanno concluso con l’Iran contratti per circa 7.029 milioni di Euro, in prevalenza nei settori petrolifero, siderurgico, energetico, petrolchimico, automobilistico, delle costruzioni, delle macchine ed apparecchi meccanici. A tali somme è da aggiungere un volume d’investimenti di 300 milioni di Euro circa, per lo più connessi a jont-ventures in Iran di medie imprese italiane.
L’esposizione della SACE verso l’Iran risulta intorno ai 4 miliardi di Euro, pari al 15,31% dell’esposizione totale.La SACE, pur mantenendosi disponibile all’assunzione di nuovi rischi, sta perseguendo una graduale politica di ridimensionamento della sua esposizione verso l’Iran. Il concretizzarsi delle sanzioni economiche internazionali verso la Repubblica Islamica potrebbe comportare la sospensione dell’erogazione delle linee di credito che finanziano le operazioni di finanza strutturata con l’Iran. E’ prova di questa possibile inversione di tendenza il sensibile calo delle esportazioni italiane a partire dal secondo trimestre di quest’anno. Anche se bisogna notare che, a livello europeo, l’Italia rimane prima in classifica dell’interscambio (5,7 miliardi di euro il valore nel 2006).
Si segnala comunque l’intenzione di ambo le parti di procedere con la convocazione di una nuova Commissione Mista (l’ultima sessione si è svolta a Teheran nel gennaio 2005) per discutere degli interessi comuni.
La cooperazione bilaterale culturale tra l’Italia e l’Iran è regolata dall’Accordo di collaborazione culturale del 29 novembre 1958 e incentrata nella valorizzazione del patrimonio archeologico iraniano.
Il Programma Esecutivo di collaborazione culturale, scaduto nel 2004 e in fase di rinnovo, ha costituito un primo quadro di riferimento per molteplici e differenziate attività di collaborazione. É altresì in corso di definizione il progetto per l’istituzione di un centro di ricerca scientifica per il patrimonio culturale dell’Iran, con sede a Isfahan, a cui partecipano enti italiani, iraniani, libanesi e della Santa Sede.
Collaborazione interuniversitaria
Sono operative le seguenti collaborazioni interuniversitarie:
Istituzioni scolastiche italiane
A Teheran funziona il complesso scolastico privato denominato “Pietro della Valle”, fondato nel 1960, paritario a livello materno, elementare, medio ed un liceo scientifico legalmente riconosciuto. Il numero complessivo degli alunni e’ di 107 unità.
Diffusione della lingua italiana
In Iran operano 3 lettori di ruolo inviati dal MAE: due a Teheran, presso la Libera Università islamica e presso la Teheran State University (quest’ultimo con incarichi extra-accademici) e uno presso l’Università di Isfahan. Corsi di laurea in lingua e letteratura italiana vengono impartiti presso l’Università Statale e la Libera Università Islamica di Teheran; i corsi di lingua italiana vengono poi organizzati anche presso la Scuola italiana di Teheran, che ha firmato una convenzione per la certificazione dell’apprendimento della lingua italiana con l’Università di Siena.
Questione della riapertura dell’Istituto Italiano di Cultura di Teheran
Nel quadro del rilancio dei rapporti bilaterali, la cultura svolge potenzialmente un ruolo di particolare rilievo. L’Istituto Italiano di Cultura di Teheranaveva iniziato la sua attività in Iran nel 1961 sulla base dell’Accordo Culturale stipulato tra Italia e Iran il 29 novembre 1958. Sia pure in un contesto assai diverso, l’IIC ha continuato a svolgere le sue funzioni e attività per sette anni (1979-86) a seguito della rivoluzione islamica, con un’annessa Sezione Archeologica (dal 1979 in poi). In tale periodo, l’IIC risultava essere una delle poche, se non addirittura la sola, istituzione culturale straniera rimasta aperta ed attiva nel Paese.
Il 26 novembre del 1986, in ritorsione di un programma televisivo italiano ritenuto lesivo della figura dell’Ayatollah Khomeini, le Autorità locali hanno disposto il blocco di tutte le attività dell’Istituto, senza tuttavia decretarne una chiusura formale. La chiusura è stata decisa nel 1994 dal Ministero degli Affari Esteri italiano, nel quadro di un piano di ristrutturazione della rete degli istituti. Dal settembre 1998, l’Ambasciata d’Italia a Teheran ha aperto una propria Sezione Culturale.
Le attività di promozione culturale, a cura dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, stanno registrando una continua crescita e diversificazione: accanto a settori di cooperazione tradizionale (archeologia, università, ricerca scientifica, scambi studenteschi, insegnamento dell’italiano) è stata potenziata l’offerta di eventi musicali, teatrali, cinematografici e mostre.
Nell’ambito della cooperazione multilaterale, è in corso il seguente programma:
Per il 2005-2006 sono stati finanziati i seguenti programmi:
Iniziative già approvate di prossima attuazione
Sempre 2005, è stato sottoposto all’attenzione delle competenti Autorità iraniane, l’accordo relativo alla realizzazione di un’ulteriore iniziativa in Sistan-Baluchistan finalizzata al rafforzamento istituzionale per la corretta gestione del territorio, del miglioramento delle tecniche di irrigazione e sostegno alle Piccole e Medie Imprese nell’Agroindustria. Il programma prevede la concessione di un credito di aiuto pari a 15,6 milioni di Euro e di un dono di 3,2 milioni di Euro volto a garantire l’assistenza tecnica. Nell’anno 2006 si segnala l’avvio di un programma di sviluppo di acquicoltura nell’area, anche con la collaborazione dell’UNDP.
Nel settore del patrimonio culturale restano poi da identificare i seguenti programmi:
Il Governatore della Banca Centrale dell’Iran ha suggerito d’usare la massima prudenza nelle transazioni finanziarie con l’Italia, ed ha consigliato di non tenere depositi presso banche italiane e di rifiutare lettere di credito, garanzie nonché ordini di pagamenti rilasciate da queste ultime. La lettera del Governatore della Banca Centrale iraniana è intervenuta in un momento in cui gli USA stanno imprimendo un’accelerazione alle proprie sanzioni finanziarie nei confronti dell’Iran. A seguito di tali pressioni, anche la Banca Nazionale del Lavoro ha deciso di chiudere il proprio ufficio a Teheran a partire dal prossimo 15 marzo, decisione derivante anche dalla recente fusione con la banca francese BNP Paribas.
A questo fattore di attrito nelle relazioni economiche bilaterali si aggiunge anche la vicenda del blocco giudiziario deciso dal Tribunale di Roma sui fondi iraniani. In merito il Vicegovernatore della Banca Centrale Mojarrad ha sottolineato come tale decisione abbia contribuito a peggiorare le relazioni economiche tra i due Paesi, riflettendosi anche in un sensibile calo delle esportazioni italiane nel corso del 2006 (-18%) e allontanando così la possibilità di un cambio di atteggiamento da parte del sistema bancario iraniano.
Lo scorso mese di giugno tre containers della Società iraniana SAIRAN, provenienti dall’Iran e diretti in Siria, sono stati fermati presso il Porto di Gioia Tauro da parte dell’Agenzia delle Dogane ed il carico contenuto e’ stato definito “materiale tattico”.
Alla luce dell’omessa autorizzazione prefettizia necessaria per il transito sul territorio nazionale di materiali d’armamento, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi avrebbe convertito, sempre nel mese di giugno, il predetto fermo in atto di sequestro.
PRINCIPALI ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI ITALIANE (gen. – mag. 2007) |
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Esportazioni |
Importazioni |
1. Macchine ed apparecchi meccanici (50,6%) |
1. Petrolio greggio e gas naturale (87,4%) |
2. Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (12,0%) |
2. Prodotti della metallurgia (6,7%) |
3. Macchine ed apparecchi elettrici (7,0%) |
3. Prodotti chimici e fibre sintetiche artificiali (2,4%) |
4. Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (5,7%) |
4. Prodotti alimentari e bevande (1,1%) |
5. Prodotti della metallurgia (5,4%) |
5. Prodotti dell’agricoltura e della caccia (0,9%) |
6. Altri mezzi di trasporto (3,5%) |
6. Prodotti tessili (0,6%) |
Fonte:Elaborazioni Osservatorio Economico (MinComInt ) su dati ISTAT |
QUOTE SUL MERCATO IRANIANO (gen-giu. 2006) |
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PRINCIPALI FORNITORI |
% su import |
PRINCIPALI ACQUIRENTI |
% su export |
1. Germania |
13,1 |
1. Giappone |
15,1 |
2. Cina |
9,7 |
2. Cina |
13,8 |
3. EAU |
8 |
3. Corea del Sud |
5,8 |
4. Corea del Sud |
6,4 |
4. Italia |
5,6 |
5. Italia (3. nel 2005) |
6,2 |
5. Paesi Bassi |
5,1 |
6. Francia |
5,5 |
6. Turchia |
4,5 |
Fonte:Elaborazione Osservatorio Economico (MinComInt) su dati FMI |
INCIDENZA INTERSCAMBIO SUL COMMERCIO ESTERO ITALIANO (gen. – mag. 2007 ) |
|
Esportazioni verso l’Iran sul totale delle esportazioni italiane |
0,44% |
Importazioni dall’Iran sul totale delle importazioni italiane |
1,17% |
FLUSSI TURISTICI BILATERALI |
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dall’Italia |
verso l’Italia |
2003 |
dato non disponibile |
2894 visti per turismo rilasciati |
2004 |
dato non disponibile |
4222 visti per turismo rilasciati |
2005 |
dato non disponibile |
3253 visti per turismo rilasciati |
2006* |
dato non disponibile |
2695 visti per turismo rilasciati |
Fonte: Ministero degli Affari Esteri – Centro Visti *dati relativi al I°semestre |
AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO (erogato) |
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2003 |
2004 |
2005 |
Doni |
0,929 |
2,382 |
2,507 |
Crediti di Aiuto |
/ |
/ |
/ |
Fonte: Ministero Affari Esteri - DGCS - Valori in milioni di Euro |
INVESTIMENTI DIRETTI NETTI NEI DUE PAESI (gen – lug 2006) |
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Italiani in Iran in milioni Euro |
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% tot degli investimenti italiani all’estero |
Iraniani in Italia in milioni Euro |
|
% tot degli investimenti stranieri in Italia |
1,2 |
|
0,00 |
0 |
|
0 |
Fonte:UIC 2006 provvisori |
SACE |
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Categoria di rischio OSCE |
6 |
|
Categoria Consensus |
2 |
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Condizioni di assicurabilità |
Apertura con restrizioni |
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Impegni in essere (a) |
3829,24 mln. Euro |
|
Crediti da surroga (b) |
|
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Esposizione complessiva (a+b+sinistri in corso) |
3837,43 mln. Euro |
|
Indennizzi erogati da recuperare |
1,31 mln. Euro |
|
Politici |
1,31 mln. Euro |
|
Commerciali |
0,00 mln Euro |
|
Sinistri in corso al 30.6.2007 |
6.89 mln Euro |
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Esposizione Paese sul totale al 30.6.2007 |
13,55% |
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Fonte: SACE; situazione al 30.6.2007 |
ACCORDI DI RISTRUTTURAZIONE DEBITORIA |
|
Ultima intesa Club di Parigi |
L’Iran non ha finora fatto ricorso al Club di Parigi |
Ultimo accordo bilaterale |
/ |
Fonte: Ministero Affari Esteri |