Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Rapporti Internazionali |
Titolo: | Il Parlamento e il processo di riforma - Le esperienze dei paesi del Mashreq e dell'Italia - Roma, 8 febbraio 2008 |
Serie: | Documentazione per l'attività internazionale Numero: 37 |
Data: | 18/02/2008 |
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Il Parlamento e il processo di riforma
Le esperienze dei paesi del
Mashreq e dell’Italia
Roma, 8 febbraio 2008
DOSSIER INCONTRI INTERNAZIONALI
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XV legislatura |
n. 37
18 febbraio 2008
CAMERA DEI DEPUTATI
Servizio Rapporti internazionali
INDICE
1. Programma pag. 1
2. Delegazioni “ 3
3. Programma delle Visite nei Collegi Elettorali,gli Incontri Istituzionali al Parlamento Italiano e il Seminario3-11 febbraio, 2008Roma/Lazio/Umbria “ 7
4. Programma delle Visite nei Collegi Elettorali,gli Incontri Istituzionali al Parlamento Italiano e il Seminario3-11 febbraio, 2008Roma/Lazio/Umbria (Testo in inglese) “ 19
5. C.V. Michel Moussa “ 39
6. C.V. Robert Ghanem “ 41
7. C.V. Samir Jisr “ 43
8. Scheda sul Libano “ 45
9. Scheda sulla Giordania “ 63
10. Scheda sull’Iraq “ 71
IL PARLAMENTO E IL PROCESSO DI RIFORMA
LE ESPERIENZE DEI PAESI DEL MASHREQ E DELL’ITALIA
Roma, 8 febbraio 2008
(Aula Commissione Affari Esteri – IV Piano, Palazzo Montecitorio)
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI
bozza
Venerdì 8 febbraio |
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Ore 11,10 |
Palazzo Montecitorio Arrivo delle delegazioni |
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Ore 11,15 |
Incontro con il Segretario Generale della Camera dei Deputati, dott. Ugo Zampetti |
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Ore 11,30 |
Incontro con il Presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e programmazione, on. Lino Duilio |
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Ore 12,00 |
Visita guidata di Palazzo Montecitorio (in lingua araba) |
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Ore 12,40 |
Colazione a buffet presso la Sala dei Parlamenti del Ristorante dei deputati |
DELEGAZIONI
SEMINARIO IPALMO
“IL PARLAMENTO E IL PROCESSO DI RIFORMA
LE ESPERIENZE DEI PAESI DEL MASHREQ E DELL’ITALIA”
Sala Gialla, 7 febbraio 2008
Aula Commissione Affari Esteri, 8 febbraio 2008
United Nations Development Programme
Il Parlamento e il processo di riforma
Le esperienze dei paesi del Mashreq e dell’Italia
“Rafforzare le istituzioni parlamentari e promuovere
la partecipazione dei cittadini
nei Paesi arabi e nel Medio Oriente (progetto pilota)”
LIBANO-IRAQ-GIORDANIA
Programma delle Visite nei Collegi Elettorali,
gli Incontri Istituzionali al Parlamento Italiano
e il Seminario3-11 febbraio, 2008Roma/Lazio/Umbria
Arrivo: 3 febbraio, 2008
Mattino Arrivo delle delegazioni a Roma
Pomeriggio Tour guidato della città in pullmann (opzionale)
Primo giorno, 4 febbraio, 2008
Visita nei Collegi elettorali del Lazio
9:15 Partenza da Roma per Civitavecchia in pullmann
10:15 11:45 Incontro con un Parlamentare del Parlamento Europeo ed un membro del Senato della Repubblica, eletti nel collegio di Lazio 1.
L’On. Alessandro Battilocchio, membro della Commissione per lo Sviluppo e
della Commissione per le Petizioni al Parlamento Europeo, parlerà delle ‘Relazioni con il il Collegio elettorale nelle elezioni europee: l’esperienza di un giovane parlamentare tra sfide e difficoltà’
Il Sen. Mario Baccini, Vice Presidente del Senato, Presidente del Comitato Nazionale per il Microcredito, membro della Commissione Affari Esteri e della Commissione Politiche Europee e del Comitato speciale per la Difesa e la Promozione dei Diritti Umani, sottolineerà ‘Le caratteristiche del Collegio nella elezione del Senato’
12:00 13:00 Incontro con il Sindaco di Civitavecchia, il Presidente del Consiglio comunale di Civitavecchia e alcuni consiglieri che faranno una presentazione inerente il funzionamento dei governi locali in Italia
13:30 Pranzo offerto dal Comune di Civitavecchia
15:45 Partenza da Civitavecchia a Roma in pullmann
16:45 Arrivo in hotel a Roma
Secondo giorno: 5 febbraio, 2008 Incontri Istituzionali in Parlamento
9:30 10:00 Incontro con il Segretario Generale del Senato – Presentazione del progetto e della delegazione. Instaurazione di relazioni stabili tra i parlamenti dei paesi coinvolti nel progetto
10:15 11:15 Incontro con il Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica, Sen. Lamberto Dini ed alcuni componenti della Commissione – - Presentazione della metodologia di lavoro della commissione. Domande da parte della delegazione ed instaurazione di rapporti stabili tra i rispettivi parlamenti coinvolti nel progetto
11:30 12:00 Conferenza Stampa tenuta dal Presidente di IPALMO, dal rappresentante di UNDP/POGAR, un alto rappresentante della Camera dei Deputati e del Senato, il Presidente di IPU e parlamentari di ciascuno dei paesi beneficiari e del Parlamento italiano (Sala stampa del Senato)
3
12:30 |
13:00 |
Incontro con il Presidente dell’Unione Interparlamentare, Pier Ferdinando Casini |
13:00 |
14:30 |
Pranzo al Ristorante della Camera dei Deputati |
14:30 |
15:00 |
Incontro con il Segretario Generale del Senato – Presentazione del progetto e della delegazione. Instaurazione di relazioni stabili tra i parlamenti dei paesi coinvolti nel progetto |
15:00 |
16:00 |
Incontro con il Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, On. Lino Duilio ed alcuni componenti la Commissione – Presentazione del metodo di lavoro della Commissione. Domande da parte della delegazione ed instaurazione di rapporti stabili tra i rispettivi parlamenti coinvolti nel progetto |
16:00 |
17:00 |
Incontro con il Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, On. Umberto Ranieri ed alcuni componenti della Commissione – Presentazione della metodologia di lavoro della commissione. Domande da parte della delegazione ed instaurazione di rapporti stabili tra i rispettivi parlamenti coinvolti nel progetto |
17:15 |
17:45 |
Sessione Plenaria alla Camera dei Deputati |
20:30 |
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Cena offerta dal Senato |
Terzo Giorno: 6 Febbraio, 2008
Workshop
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Sala degli Atti Parlamentari presso la Biblioteca del Senato Piazza della Minerva, 38 |
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9:00 |
9:30 |
Registrazione dei partecipanti |
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9:30 |
10:15 |
APERTURA DEI LAVORI |
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Moderatore: Indirizzo di saluto: Introduzione: |
Carlo G. CERETI Professore di Studi Iraniani, Università di Roma 'La Sapienza’, Capo Progetto di IPALMO Franco MARINI Presidente del Senato della Repubblica Gianni DE MICHELIS Presidente di IPALMO, già Ministro degli Affari Esteri, Parlamentare Europeo Salim NASR Consigliere Senior, UNDP-Programma di ‘Governance’ nella Regione Araba Alain Giorgio Maria ECONOMIDES Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Ministero degli Affari Esteri |
10:15 10:30 Pausa Caffè
10:30 12:30 SESSIONE 1:DECENTRAMENTO E SVILUPPO REGIONALE: I PARLAMENTI E LA SFIDA PER LA MODERNITÀ
Moderatore: Umberto RANIERI
Presidente della Commissione Affari Esteri, Camera dei Deputati
Presentazione dei risultati della ricerca:
Problemi e prospettive Alessandro STERPA
Ricercatore IPALMO, Docente di Diritto Pubblico, Università di Roma ‘La Sapienza’
Interventi: Parlamentare Libanese Parlamentare Giordano Parlamentare Iracheno
Enrico LA LOGGIA
Già Ministro per gli Affari Regionali, Vice Presidente del Gruppo Parlamentare ‘Forza Italia’, Camera dei Deputati, Commissione Affari Costituzionali, Presidenza del Consiglio e degli Interni
Lapo PISTELLI
Vice Presidente del Gruppo’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa’, Parlamento Europeo
12.30 13.00 Dibattito
13.00 13.50 Pranzo
14:00 14:45 Incontro con il Presidente della Commissione Bilancio del Senato ed alcuni componenti della Commissione. Presentazione della metodologia di lavoro della commissione. Instaurazione di rapporti stabili tra i parlamenti coinvolti nel progetto
15:00 16:00 SESSION 2: LA FUNZIONE RAPPRESENTATIVA DEI PARLAMENTI E IL RAPPORTO CON L’ELETTORATO
Moderatore: Lamberto DINI
Presidente della Commissione degli Affari Esteri, Senato della Repubblica
5
Presentazione dei risultati della Eszter SALGÒ
ricerca: Ricercatore IPALMO
Problemi e prospettive
Interventi: Parlamentare Libanese
Parlamentare Giordano
Parlamentare iracheno
16:00 16:45 Dibattito
16:45 17:00 Pausa Caffè
Sergio MATTARELLA
Commissione Affari Esteri, Commissione per gli Affari Regionali, Camera dei Deputati
Enzo Giorgio GHIGO
Vice Presidente della Commissione per gli Affari Regionali, Senato della Repubblica
17:00 18:00 SESSION 3: IL RUOLO DEI PARLAMENTI NELLA PROMOZIONE DELLA TRASPARENZA E NELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE
Moderatore: Pier Ferdinando CASINI
Presidente dell’ IPU, Unione InterParlamentare
Presentazione dei risultati della ricerca:
Problemi e prospettive
Interventi:
Roberto CAJATI
Ricercatore IPALMO , Analista dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente
Parlamentare Libanese
Parlamentare Giordano
Parlamentare Iracheno
Massimo BRUTTI
Vice Presidente del Comitato Parlamentare per l’Informazione e i Servizi di Sicurezza e il Segreto di Stato, Commissione di Inchiesta sul Crimine Organizzato, Senato della Repubblica
6
Roberto MARONI
Già Ministro degli Interni e Ministro del Lavoro, Presidente del Gruppo Parlamentare ‘Lega Nord Padania’, Camera dei Deputati, Commissione Affari Esteri, Membro della Delegazione Parlamentare al Consiglio d’Europa e all'Assemblea dell’Europa Occidentale
18:30 19:00 Dibattito
21:00 Cena offerta da IPALMO-UNDP/POGAR (Ristorante ‘La Foresta’, Rocca di Papa, Castelli Romani)
Quarto Giorno: 7 Febbraio, 2008
TAVOLE ROTONDE
Sala delle Colonne, Camera
dei Deputati
Via Poli, 19
10:00 13:30 IL PARLAMENTO E IL RUOLO DELLE DONNE NELLA SOCIETÀ
Moderatore: Cinzia DATO
Commissione Affari Costituzionali, Presidenza del Consiglio e degli Interni, Camera dei Deputati, Membro della Delegazione Italiana all'Assemblea Parlamentare dell’OSCE
Indirizzo di saluto: Fausto Bertinotti
Presidente della Camera dei Deputati
Presentazioni: Parlamentare Libanese
Parlamentare Giordano
Parlamentare Iracheno
Nicola Piepoli
Presidente dell’Istituto Piepoli
11:00 11:15 Pausa Caffè
Interventi: Ministro Barbara POLLASTRINI Ministro per le Pari Opportunità
Giorgia MELONI
Vice Presidente della Camera dei Deputati,, Commissione Finanze, Comunicazione ed Informazione Esterna
Cristiana MUSCARDINI
Vice Presidente della Commissione per il Commercio Internazionale, Commissione per i Diritti della Donna e l’Uguaglianza di Genere, Parlamento Europeo, Membro dell'Assemblea Parlamentare Euromediterranea
Marina SERENI
Vice Presidente Vicario del Gruppo Parlamentare ‘Partito Democraticol’Ulivo’, Camera dei Deputati, Commissione Affari Esteri
Stefania PRESTIGIACOMO
Già Ministro per le Pari Opportunità, Commissione per il Lavoro Pubblico e Privato, Camera dei Deputati
Laura GUCCI
Presidente di AIDDA, Associazione di Donne Imprenditrici e Manager d'Affari
13:30 15:00 Pranzo
15:00 18:00 IL PARLAMENTO E LA SOCIETA’ CIVILE
Moderatore: Antonio FERRARI Editorialista e Corrispondente Senior per il Medio Oriente, Corriere della Sera
Presentazioni: Parlamentare Libanese Parlamentare Giordano Parlamentare Iracheno
Lino DUILIO
Presidente della Commissione Bilancio, Camera dei Deputati
Enrico MORANDO
Presidente della Commissione Bilancio, Senato della Repubblica
Alessandro COSTA
Professore di Diritto Internazionale dell’Economia, Università Parthenope, Napoli, Vice Capo Progetto di IPALMO
16.15 16.30 Pausa Caffè
Interventi:
Ministro Rosy BINDI
Ministro delle Politiche per la Famiglia
Maria Pia GARAVAGLIA Vice Sindaco della Città di Roma
Antonio PAOLETTI
Presidente della Camera di Commercio, Trieste
Savino PEZZOTTA
Presidente della ‘Fondazione per il Sud’
Antonello DERIU
Capo Ufficio III DGCS, Ministero degli Affari Esteri
18.00 18.30 Conclusioni
Moderatore: Gian Guido FOLLONI
Vice Presidente di IPALMO, Consigliere di IPALMO per gli Affari Parlamentari
Gianni DE MICHELIS
Presidente di IPALMO, già
Ministro degli Affari Esteri, Parlamentare Europeo
Salim NASR
Consigliere Senior, UNDP-Programma di ‘Governance’ nella Regione Araba
Cesare Maria RAGAGLINI Direttore Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, Ministero degli Affari Esteri
20:30 Cena offerta dalla Camera dei Deputati e dall’IPU
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Quinto Giorno: 8 Febbraio, 2008 |
Incontri Istituzionali in Parlamento |
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10:00 |
11:00 |
Visita guidata di Palazzo Madama, Senato della Repubblica |
11:30 |
12:30 |
Visita guidata di Palazzo Montecitorio, Camera dei Deputati |
13:00 |
14:30 |
Pranzo al Ristorante del Senato |
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Sesto Giorno: 9 Febbraio, 2008 |
8:45 |
11:45 |
VISITA NEI COLLEGI ELETTORALI DELL’UMBRIA Partenza da Roma per Perugia in pullmann |
12:15 |
13:15 |
Incontro con il Presidente del Consiglio Regionale ed una delegazione di consiglieri |
13:30 |
15:30 |
regionali Pranzo offerto dal Consiglio Regionale dell’Umbria |
16:00 |
17:00 |
Incontro con AIDDA, Associazione di Donne Imprenditrici e Manager d’Impresa |
20:30 |
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Cena offerta da AIDDA |
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Settimo Giorno: 10 Febbraio, 2008 |
9:00 |
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VISITA NEI COLLEGI ELETTORALI DELL’UMBRIA Partenza da Perugia per Assisi in pullmann |
10:00 |
11:30 |
Visita guidata alla Basilica di San Francesco |
11:30 |
12:30 |
Incontro con il Sindaco di Assisi, Claudio RICCI, ed alcuni assessori del Comune, tra cui |
13:00 |
15:00 |
Maria Aristei BELARDONI, Assessore per le Pari Opportunità, la Pubblica Istruzione e Ufficio Sostegno alle Nazioni Unite Pranzo offerto dal Comune di Assisi |
15:15 |
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Partenza da Roma per Assisi |
17:30 |
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Arrivo in albergo |
Partenza: 11 Febbraio, 2008
Partenza di tutte le delegazioni
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United Nations Development Programme |
IPALMO |
“Building Capacities of Parliamentary Institutions and Promotion of Citizens’ Participation in the Arab Countries and Middle East”
(Pilot Phase)
IRAQ-JORDAN-LEBANON
Draft: 06.02.2008
Schedule and Agenda
of the Visits to the Constituencies, the Institutional Meetings at the Parliament and the Seminar
February 3-11, 2008
Rome/Lazio/Umbria
Summary of Events
Arrival to Rome
February 3rd, 2008
Day One:
February 4th, 2008
Visit to theElectoral Constituencies in Lazio
Day Two:
February 5th, 2008
Institutional Meetings at the Parliament
Press Conference
Day Three:
February 6th, 2008
Meeting with the Pope and the Secretary of State of the Holy See & Workshop
Day Four:
February 7th, 2008
Roundtables
Day Five:
February 8th, 2008
Workshop & Institutional Meetings at the Parliament
Day Six/Day Seven:
February 9th/February 10th, 2008
Visit to theElectoral Constituencies in Umbria
Departure
February 11th, 2008
Arrival: February 3rd, 2008
Arrival of delegations to Rome |
Morning |
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OptionalGuidedCity Tour of Rome by Bus (Lebanese 1st tour, Iraqis & Jordanians 2nd tour) |
12:00/16:30 |
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Dinner in ‘Testaccio’ Neighborhood |
20:30 |
Day One: February 4th, 2008
Visit to the Electoral Constituencies in Lazio
Departure from Rome to Civitavecchia by bus |
9:30 |
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Meeting with the Mayor of Civitavecchia, Giovanni Moscherini, the President of the Town Council and some council members who will explain to the delegation how local governments work in Italy (Arabic)
Meeting with a Member of the European Parliament and a Member of the Senate who were elected in the constituency of LAZIO 1 (Arabic)
Hon. Alessandro Battilocchio, Member of the Committee on Development and on Petitions of the European Parliament, will give a presentation on ‘Constituency Relations in th the European Elections: The Experience of a Young Parliamentarian among Difficulties and Challenges’
Sen. Angelo Maria Cicolani, Member of the Public Works and Communication Committee at the Senate of the Republic, will give a presentation on ‘Relations with the Constituencies for the Election of the Senate’
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13:00 |
11:00 |
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Lunch at Sporting Restaurant (Civitavecchia’s harbour) |
15:30 |
13:30 |
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Departure from Civitavecchia to Rome |
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15:45 |
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Arrival at the hotel in Rome |
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16:45 |
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Dinner at the ‘Grotta Azzurra’ Restaurant |
20:30 |
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Day Two: February 5th, 2008
Institutional Meetings at the Parliament
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Meeting with the Secretary General of the Senate, Avv. Giuseppe CASTIGLIA. Presentation of the project and of the delegation. Setting up of stable relations among the parliaments of the countries involved in the project (Arabic) |
10:30 |
10:00 |
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Meeting with the Vice-President of the Foreign Affairs Committee of the Senate, Sen. Giorgio TONINI Presentation of the working methodology of the committee. Raising of questions and issues from the visiting delegation and setting up of stable relations among the parliaments involved in the project (Arabic) |
11:30 |
10:30 |
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Press Conferenceheld by the President of IPALMO, Representatives of UNDP-POGAR, a high representative of the Chamber of Deputies and of the Senate and MPs from each of the beneficiary countries and the Italian Parliament (at the Senate Press Room) |
12:30 |
12:00 |
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Guided Visit of MadamaPalace, Senate of the Republic (Arabic) |
13:30 |
12:30 |
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Lunch at ‘Parione’ Restaurant |
15:00 |
13:30 |
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Opening Session |
16:15 |
15:30 |
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Welcome Address: Sen. Mario BACCINI Vice President of the Senate of the Italian Republic
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Carlo G. Cereti Professor of Iranian studies, University of Rome ‘La Sapienza’, Project Coordinator
Abdellatif EL-ZEIN Head of the Lebanese Delegation, President of the Foreign Affairs and Emigrants Committee, National Assembly of Lebanon,Former Minister
Mifleh H. Al-Rheimi Head of the Jordanian Delegation, Head of the Public Services, Tourism and Antiquities Committee, Parliament of the HashemiteKingdom of Jordan
Azal-Deen Abdulla Hussein ALBODOLA Head of the Iraqi Delegation, Member of the Legal Committee,National Parliament of Iraq
Salim NASR Senior Advisor, UNDP-Programme on Governance in the Arab Region
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Chairperson:
Special Thanks from:
Introduction:
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Dinner at the Restaurant of the Senate |
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20:30 |
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Day Three: February 6th, 2008
General Audience with His Holiness the Pope Benedict XVI |
12.30 |
10:00 |
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Meeting with the Secretary of State of the Vatican, Cardinal Tarcisio Bertone |
13.30 |
13:00 |
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Lunch at the ‘Grotta Azzurra’ Restaurant |
13:30 |
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Workshop
Parliamentary Acts Conference Room at the Library of the Senate 38 Minerva Square
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The Representative Functions of Parliaments and its Relations with Constituencies |
16:15 |
15:00 |
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Lamberto DINI President of the Foreign Affairs Committee, Senate of the Republic
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Chairperson: |
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‘Challenges and Issues’ Eszter SALGÒ IPALMO Researcher |
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Research Presentation:
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Azal-Deen Abdulla Hussein ALBODOLA Head of the Iraqi Delegation, Member of the Legal Committee,National Parliament of Iraq
Najhih Al-Moumani Member of the Energy and Mineral Wealth Committee, Public Services, Tourism and Antiquities Committee, Parliament of the HashemiteKingdom of Jordan
Samir JISR President of the Parliamentary Committee for Defense, Interior and Municipalities, National Assembly of Lebanon, Former Minister
‘The Electoral Law as an Instrument for Representation’ |
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Speakers: |
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Sergio MATTARELLA Member of the Foreign Affairs Committee and the Regional Affairs Committee at the Chamber of Deputies
‘Representation on a Local, Regional and National Level’ |
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Enzo Giorgio GHIGO Vice-President of the Regional Affairs Committee at the Senate
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Debate |
16:45 |
16:15 |
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Coffee Break |
17:00 |
16:45 |
The Role of Parliaments in Promoting Transparency and Fighting Corruption |
18:15 |
17:00 |
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Pier Ferdinando CASINI President of IPU, Inter-Parliamentary Union, Member of the Foreign Affairs Committee at the Chamber of Deputies
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Chairperson: |
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‘Challenges and Issues’ Roberto CAJATI IPALMO Researcher, Analyst for the Italian Institute for Africa and the Orient |
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Research Presentation:
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Rasheed AZZAWI Member of the De-Bathism Committee, National Parliament of Iraq
Mifleh H. Al-Rheimi Head of the Public Services, Tourism and Antiquities Committee, Parliament of the HashemiteKingdom of Jordan
Nawar SAHILI Vice-President of the Committee of Administration and Justice, National Assembly of Lebanon
‘The Media for Parliamentary Transparency’ |
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Speakers: |
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Massimo BRUTTI Vice-President of the Parliamentary Committee for State Security, Member of the Inquest Committee on Organized Crime at the Senate
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Cesare Maria RAGAGLINI Director General for the Mediterranean and the Middle East, Ministry of ForeignAffairs
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Debate |
18:45 |
18:15 |
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19:00 19:30 Meeting with the President of the Inter-Parliamentary Union, Hon. Pier
Ferdinando CASINI
Dinner hosted by IPALMO-UNDP/POGAR (‘The Forest’ Restaurant, Rocca di Papa, Castelli Romani) |
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21:00 |
Day Four: February 7th, 2008
9:40 10:20 Meeting with the President of the Chamber of Deputies, Hon. Fausto
BERTINOTTI, at the ‘Sala Gialla’ in MontecitorioPalace
Roundtable Discussions
Columns Conference Room at the Chamber of Deputies
19 Poli Street
Roundtable Discussion on the Role of Women in the Parliamentary Process |
13:30 |
10:30 |
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Cinzia DATO Member of the Constitutional Affairs, Interior and Prime Ministership Committee at the Chamber of Deputies and Member of the Italian Delegation at the Parliamentary Assembly of the OSCE
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|
Chairperson:
|
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|
Iman Hameed Ali Al-Fadhli Member of the Regions & Non-Region Provinces Committee, National Parliament of Iraq
Nizam BARAKAT Professor of Political Sciences at Yarmouk University, Jordan
Gilberte ZOUAIN President of the Committee for Women and Children, National Assembly of Lebanon
Nicola PIEPOLI President of the Piepoli Institute, Institute of Exit Polls
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Presentations: |
|
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Coffee Break |
11:45 |
11:30 |
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Patrizia SENTINELLI Vice Minister, Ministry of Foreign Affairs
Marina SERENI Vice-President Vicar of the Democratic Party Parliamentary Group ‘Ulivo’ at the Chamber of Deputies and Member of the Foreign Affairs Committee
Cristiana MUSCARDINI Vice-President of the Committee on International Trade, Member of the Committee on Women’s Rights and Gender Equality, European Parliament, Member of Euromed Parliamentary Assembly
Laura GUCCI President of AIDDA, Association of Women Entrepreneurs and Business Managers
|
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Participants: |
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Lunch at ‘Quirino’ Restaurant (Trevi Fountain) |
15:00 |
13:30 |
Roundtable Discussion on Parliament and Civil Society |
17:45 |
15:00
|
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|
|
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|
Antonella RAMPINO Journalist for ‘La Stampa’
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Chairperson: |
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Asmar Hussein Ahmad Member of the Civil Society Establishment Committee, National Parliament of Iraq
Ibrahim M. Al-Omoosh Member of the Public Services, Tourism and Antiquities Committee, Parliament of the HashemiteKingdom of Jordan
Michel MOUSSA President of the Human Rights Committee, National Assembly of Lebanon, Former Minister
Lino DUILIO President of the Budgetary Committee, Chamber of Deputies
Enrico MORANDO President of the Budgetary Committee, Senate of the Republic
Alessandro COSTA Professor of International Economic Law, University Parthenope, Naples, Senior Project Assistant
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Presentations: |
|
|
Coffee Break |
16:30 |
16:15 |
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Maria Pia GARAVAGLIA Deputy Mayor of the City of Rome
Savino PEZZOTTA President of ‘Fondazione per il Sud’
Antonello DERIU Chief Clerk of the III Department for the General Management of Cooperation for Development, Ministry of Foreign Affairs |
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Participants: |
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Conclusions |
18:30 |
17:45 |
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Chairperson: Gian Guido FOLLONI Vice-President of IPALMO, Project Parliamentary Affairs Advisor
Gianni DE MICHELIS President of IPALMO, Member of the European Parliament, Former Minister of Foreign Affairs
Salim NASR Senior Advisor, UNDP-Programme on Governance in the Arab Region |
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Day Five: February 8th, 2008
Columns Conference Room at the Chamber of Deputies
19 Poli Street
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Decentralization and Regional Development: The Role of Parliaments |
10:30 |
09:30 |
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Gian Guido FOLLONI Vice-President of IPALMO, Project Parliamentary Affairs Advisor
|
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Chairperson: |
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‘Challenges and Issues’ Alessandro STERPA IPALMO Researcher, Public Law Lecturer, University of Rome ‘La Sapienza’
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Research Presentation:
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Yousuf Ahmed Mustafa Member of the Regions & Non-Region Provinces Committee, National Parliament of Iraq
Bassam M. Al-Mansaseer Member of the Parliament of the HashemiteKingdom of Jordan
Robert GHANEM President of the Parliamentary Committee on Administration and Justice, National Assembly of Lebanon, Former Minister
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Speakers: |
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‘Europe of the Nations: a Federal Europe’ Lapo PISTELLI Vice-President of the Group Alliance for Liberals and Democrats for Europe, European Parliament
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Debate |
11:00 |
10:30 |
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Coffee break |
11:15 |
11:00 |
Institutional Meetings at the Parliament
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Meeting with the Secretary General of the Chamber of Deputies, Dr. Ugo ZAMPETTI. Presentation of the project and of the delegation. Setting up of stable relations among the parliaments of the countries involved in the project (Arabic)
Meeting with the President of the Budgetary Committee of the Chamber of Deputies, Hon. Lino DUILIO. Presentation of the working methodology of the committee. Raising of questions and issues from the visiting delegation and setting up of stable relations among the respective committees of the parliaments involved in the project (Arabic)
Meeting with the President of the Foreign Affairs Committee of the Chamber of Deputies, Hon. Umberto RANIERI, and some members of the committee. Presentation of the working methodology of the committee. Raising of questions and issues from the visiting delegation and setting up of stable relations among the respective committees of the parliaments involved in the project (Arabic)
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11:15
11:45
12:30
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Guided Visit of MontecitorioPalace, Chamber of Deputies (Arabic)
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Lunch at the Restaurant of the Chamber of Deputies |
14:45 |
13:15 |
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Day Six & Seven: February 9th & 10th, 2008
Visit to the Electoral Constituencies in Umbria
Departure from Rome to Deruta (PG) by bus |
8:30 11:00 |
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Visit to a pottery factory and to the ‘Alviero Moretti Foundation of Contemporary Ceramics’
Visit to some majolica shops and aperitif at the ancient village of Deruta
Meeting with the President of the Chamber of Commerce of the Province of Perugia, Cav. Alviero MORETTI
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11:00
12:00
13:00 |
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Lunch at the ‘Fontanina’ Restaurant in Deruta |
14:30 |
13:30 |
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Departure from Deruta to Perugia
Meeting with Prof. Stefania GIANNINI, Rector of the University for Foreigners of Perugia
Meeting with the Deputy Mayor of Perugia, Nilo ARCUDI, who will give a welcome address to the delegations at Priori Palace
Meeting with the President of the Regional Council, dr. Mario TIPPOLOTTI and some members of the Regional Assembly at the Regional Council headquarters. Presentation of the regional statute and of the working methodology of the Council |
18:00 |
14:30
15:00
16:00
17:00 |
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Dinner at Sangallo Palace Hotel |
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20:30 |
Day Seven: February 10th, 2008
Visit to the Electoral Constituencies in Umbria
Departure from Perugia to Assisi by bus |
9:00 |
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Arrival in Saint Peter Square
Guided Visit of ‘San Francesco Basilica’ and of ‘Sacro Convento’ (World Heritage of UNESCO)
Visit to the historic centre of Assisi
Meeting with the Mayor of Assisi, Claudio RICCI, and some councillors at the Town Hall about ‘The Local Government and the Civil Society in Assisi: The Promotion of Meetings for Dialogue towards Peace and Cooperation among Peoples’
Aperitif offered by the Municipality of Assisi
Departure from Assisi to Acquasparta |
11:30
12:00
12:30 |
9:40
10:00
11:30
12:00
12:30
13.00 |
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Lunch at the ‘Azalee’ Restaurant |
16:00 |
13:40 |
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Departure for Rome |
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16:00 |
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Arrival at the hotel |
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18:00 |
Departure: February 11th, 2008
Departure of all delegations |
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Michel Moussa
Nato nel 1949 nel sud del Libano.
Cardiologo, è stato eletto deputato greco-cattolico di Zahrani nel 1992, nel 1996, 2000 e 2005 con la lista guidata dal Presidente del Parlamento, Nabih Berri.
E’ stato Ministro del lavoro e affari sociali con il governo di Salim El-Hoss (1998-2000), Ministro dell’ambiente con il Governo Rafiq Hariri (2000-2003) e successivamente, sempre con Hariri, Ministro degli affari parlamentari (2003-2004).
Nel 2005 è stato eletto presidente della commissione parlamentare dei diritti umani.
Membro del «Bloc de la Libération et du Développement ».
Robert Ghanem
E’ nato il 18
giugno 1942 a Saghbine, nel West Bekaa.
Ha completato le scuole presso il Collegio dei preti gesuiti in Beirut ed il
collegio Notre Dame de Jamhour. Si è laureato in legge sia in diritto libanese
che francese nel 1965 ed ha conseguito una specializzazione in diritto presso la
facoltà di legge e scienze politiche dell’Università di San Giuseppe. Parla, legge e scrive l’arabo, il francese
e l’inglese.
Nel 1962 è stato
Segretario della Commissione per gli affair esteri del Parlamento libanese,
mentre terminava gli studi. E’ stato eletto parlamentare per il West Bekaa nel
1992, nel 1996 e ancora nel 2000 e nel 2005.
Nel 1995, as come Ministro
dell’educazione e dello sport , Robert Ghanem si è impegnato per promuovere il
sistema educativo al fine di modernizzarlo e renderlo accessibile a tutti.
Sposato dal 1975, ha due figli.
Carriera politica:
- (1962 – 1964):
Segretario della Commissione affari esteri del Parlamento libanese;
-(1964–1965): Segretario del Parlamento libanese;
-(1966–1967)Consigliere del Parlamento libanese;
-(1970):Consulente del Ministero dell’educazione;
-(1975 –1976): Consulente del Ministero del lavoro e affari sociali;
-(dal1992): membro del Parlamento libanese;
-(1992-1995) e (2000-2005): membro della Commissione giustizia del Parlamento;
- (1996 – 2000): membro della Commissione parlamentare sull’informazione,
telecomunicazioni, economia, commercio ed industria;
- (1995 – novembre 1996): Ministro dell’educazione, dei giovani e dello sport.
- (2005-2008): Presidente della Commissione amministrativa e della giustizia.
Samir Jisr
Nato a Tripoli nel 1944, giurista e politico libanese.
Avvocato dal 1972, ha iniziato proprio allora la sua azione di difesa dei diritti umani e dei cittadini. Membro attivo di molteplici associazioni e movimenti, è stato eletto nel 1990 presidente del Consiglio dei delegati dell’Assemblea nazionale dell’azione sociale, che raggruppa 62 sindacati ed associazioni.
Eletto, nel 1994, Presidente dell’Ordine degli avvocati del Libano del Nord, è stato nominato membro del comitato speciale per la modernizzazione delle leggi e del Consiglio libanese di arbitraggio.
Coordinatore del « Courant du Futur au Nord du Liban », è stato nominato Ministro della giustizia nel 2000 e Ministro dell’educazione e dell’insegnamento superiore nel 2003 dal Governo di Rafiq Hariri.
Alle legislative del 2005 è stato eletto deputato sunnita di Tripoli, con la lista delle forze dell’Alleanza del 24 marzo.
Repubblica del Libano
DATI GENERALI (2007)* |
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Superficie |
10.400 Kmq (un trentesimo del territorio italiano) |
Capitale |
BEIRUT (403.000 abitanti) |
Abitanti |
3.925.502[1] |
Tasso di crescita della popolazione |
1,19% |
Tasso di emigrazione |
0% (per 1000) |
Composizione etnica |
Arabi 95%, Armeni 4%; altri 1% |
Religioni praticate |
Musulmani 60% (Sciiti, latiti, Drusi, Isma’ili, latiti) [2]; Cristiani 39% (sono 12 gruppi tra cui i più importanti sono,Maroniti, Greco ortodossi, Armeni, Siriani, Copti, Caldei, Protestanti e altri); altri 1%. |
Lingua |
arabo, francese, inglese ed armeno |
Tasso di alfabetizzazione |
87,4% |
* Fonte: CIA Factbook.
CENNI STORICI
Dopo il Mandato francese, il Libano ha conquistato la piena indipendenza nel 1946. Sin da allora vi furono forti contrasti tra i vari gruppi religiosi del Paese, maroniti, sunniti e sciiti. Il neonato Stato libanese si fondava su un Patto Nazionale non scritto, in base al quale il Presidente della Repubblica doveva essere Maronita e il Primo Ministro musulmano sunnita. Negli anni ’50 la vita politica libanese era caratterizzata da una forte instabilità, tanto che nel 1958 lo scoppio di una rivolta dell’etnia musulmana indusse il Presidente Chamoun a richiedere l’intervento americano per porre fine alle violenze.
Dopo la sconfitta della coalizione araba contro Israele nel 1967 e, soprattutto, dopo l’espulsione dell’OLP dalla Giordania nel 1970 (cd. Settembre nero), si verificò un crescente afflusso di profughi Palestinesi verso il Sud del Libano. La presenza palestinese nel Paese divenne nuovo grave motivo di instabilità, all’interno dei già fragili equilibri libanesi e i vari gruppi etnici si divisero sulla opportunità di sostenere i palestinesi. In seguito, con il crescere delle tensioni, nel 1975 iniziò un’aspra guerra civile destinata a durare più di 15 anni.
Gli scontri tra la comunità cristiana e la guerriglia palestinese, coinvolsero altri gruppi armati sostenuti dall’estero. Nel 1976 la prima fase della guerra si chiuse con la creazione di una forza di interposizione organizzata dalla Lega Araba, cui prese parte l’esercito siriano. La Siria, in un primo tempo, mirò ad assumere il ruolo di protettore dei Cristiani rispetto al loro passato alleato OLP, per evitare che Israele assumesse le loro difese. Nel 1978 lo Stato ebraico occupò il Sud del Libano, al fine di tutelarsi da eventuali ulteriori attacchi dell’OLP da quest’area, ma le azioni della guerriglia continuarono e quattro anni dopo le forze israeliane occuparono nuovamente il Libano spingendosi fino a Beirut. A seguito della nuova sconfitta, l’OLP accolse la possibilità di creare una forza di interposizione occidentale, alla cui guida Israele propose il generale Bachir Gemayel, cristiano già capo dell’esercito Libanese. Una delle conseguenze più tragiche della guerra civile fu il duplice massacro dei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila.
Nei primi anni ’80, le truppe occidentali presenti in Libano furono fatte oggetto di continui attacchi ed attentati suicidi. Alla fine degli anni ’80, i tentativi del governo Libanese volti ad ottenere il ritiro delle forze siriane si vanificarono in concomitanza con la crisi del Golfo, durante la quale gli americani, per ottenere l’appoggio di Damasco, non posero ostacoli alla politica siriana in Libano. Così, con l’accordo di Taif del novembre 1989 e il successivo trattato di amicizia e collaborazione siriano-libanese, Beirut rientra completamente sotto l’ala di Damasco, in particolare nella politica estera e di difesa.
Negli anni ’90, gli esponenti della nuova compagine di Governo cercarono di lanciare dei programmi per la ricostruzione e lo sviluppo economico finanziario del Paese, ma con scarsi risultati e con un ulteriore accrescimento del debito estero. Anche il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale nel 2000 non pose del tutto fine alla guerriglia nel sud del Libano contro Israele. Nel settembre 2004 per decisione della Siria il mandato del Presidente della Repubblica, Emile Lahoud, è stato prorogato per un triennio, oltre quanto stabilito dalla Costituzione. Le Nazioni Unite hanno reagito con la Risoluzione 1559, ingiungendo al Libano di disarmare Hezbollah e alla Siria di ritirare le proprie truppe dal Libano. Il ritiro delle truppe dal Paese dei Cedri, è stato ufficialmente completato il 26 aprile 2005.
Il 19 luglio 2005 viene formato il nuovo Governo, guidato dall’ex Ministro delle finanze e uomo di fiducia di Rafik Hariri, Fouad Siniora.
Dell'"ordine siriano" rimangono i Presidenti della Repubblica, Emile Lahoud, e del Parlamento, Nabih Berri, rieletto a grandissima maggioranza, per la quarta volta, ed il Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Tutti e tre hanno puntualmente eseguito ed approfittato delle direttive di Damasco, rimanendo gli elementi più visibili di quel periodo.
Nel marzo del 2006 inizia il “Dialogo nazionale”, un esercizio, promosso dal Presidente del Parlamento, Nabih Berri, che riunisce 14 delegazioni rappresentate dei principali leaders politici del paese, per discutere sui più rilevanti temi politici riguardanti il paese: dall’inchiesta sull’uccisione di Hariri alla creazione del Tribunale internazionale, dalla questione del disarmo delle milizie hezbollah e palestinesi a quelle inerenti le Fattorie di Shebaa (ancora occupate dall’esercito israeliano) e la successione del Presidente della Repubblica, Emile Lahoud. L’esercizio si è protratto fino alla fine di giugno 2006 senza risultati concreti, provocando nel paese un periodo di stasi politica, con riflessi perniciosi anche sull’economia.
Il 12 luglio 2006, la cattura di 2 soldati israeliani e l’uccisione di altri 8, da parte della milizia Hezbollah ha provocato l’inizio di un conflitto con Israele, durato 33 giorni. I bombardamenti israeliani si sono accaniti, non solo contro i miliziani e la comunità sciita, colpendone i villaggi del sud, la periferia meridionale della capitale e quelli della Bekaa (Baalbeck), ma sono stati estesi all’intero territorio, causando morti (1300, di cui 600 minori), feriti (4000) e pesantissime distruzioni: 650 Km di strade e 92 ponti abbattuti, 110.000 abitazioni (40.000 a Beirut) distrutte, pericolanti o danneggiate, 137 scuole, 25 ospedali ed un numero imprecisato di fabbriche ed aziende agricole rase al suolo.
Dopo la cessazione delle ostilità, imposta dalla Risoluzione 1701 (che ha previsto, tra l’altro, l’invio di 15.000 militari dell’esercito libanese, nel sud del Libano, dopo 40 anni di assenza da quell’area, ed il dispiegamento dell’UNIFIL Plus) e la fine dell’embargo posto da Israele, il Libano si è avviato verso la fase della ricostruzione, in un contesto politico interno che si è aggravato progressivamente fino alle dimissioni dall’attuale esecutivo dei 5 ministri sciiti Hezbollah e Amal (Esteri, Sanità, Energia, Lavoro e Agricoltura) avvenute l’11 novembre 2006 e successivamente del Ministro dell’Ambiente (vicino al Presidente della Repubblica).
CRONOLOGIA RECENTE
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settembre 2004 |
Il Consiglio di Sicurezza ONU approva la risoluzione 1559 – indirizzata alla Siria – in cui viene chiesto alle truppe straniere di abbandonare il Libano. La Siria non accetta l’invito. Il Parlamento approva su pressione della Siria l’estensione del mandato presidenziale di Lahoud (in scadenza nel novembre 2004) di altri tre anni (96 voti favorevoli, 29 contrari). Dopo alcune settimane di incertezza politica, il Primo Ministro Rafiq Hariri - che si era inizialmente opposto all’estensione del mandato di Lahoud - rassegna le dimissioni. Viene formato un governo filo-siriano guidato da Omar Karamé, già Presidente del Consiglio nel 1987. Da allora, si susseguono gli attentati contro coloro che si oppongono alla linea di Damasco. Il 1° ottobre 2004, il Ministro dimissionario dell’economia, Marwan Hamadé, è vittima di un attentato a Beirut, che lo lascia lievemente ferito, e nel quale perde la vita la sua guardia del corpo.
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febbraio 2005 |
Rafiq Hariri muore a seguito di un attentato a Beirut. Il gabinetto del Primo Ministro, Omar Karamé, filo-siriano, presenta le dimissioni dopo due settimane di manifestazioni popolari contro la Siria. Dopo alcuni giorni, all’ex Primo Ministro viene chiesto dal Presidente Lahoud di dare vita ad un nuovo Governo. |
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aprile 2005 |
Omar Karamé dà di nuovo le dimissioni dopo aver fallito nel tentativo di dare vita ad un nuovo esecutivo. Il moderato Najib Mikati, anch’egli filo-siriano, viene nominato suo successore. La Siria comunica di aver ritirato tutte le sue forze armate dal Libano, così come chiesto dalle Nazioni Unite. L’ONU istituisce con la Risoluzione 1595 la Commissione di inchiesta indipendente dell’ONU incaricata di fare luce sull’assassinio dell’ex Premier Hariri. |
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maggio 2005 |
Il 29 maggio si tengono le elezioni politiche secondo la naturale scadenza. Il generale e leader cristiano maronita Michel Aoun, torna nel Paese dopo 14 anni di esilio in Francia e si candida alle elezioni. Pur avendo combattuto contro la Siria, Aoun sceglie di allearsi con il fronte filo-siriano. La sua decisione ha dato un duro colpo alle speranze di chi pensava che il suo ritorno in patria e sulla scena politica avrebbe contribuito all’allontanamento del Presidente Laoud. La lega anti-siriana guidata dal figlio di Rafiq Hariri, Saad, ottiene una schiacciante maggioranza. |
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giugno 2005 |
L’importante giornalista Samir Qasir, critico dell’influenza siriana in Libano, resta ucciso a seguito di un attentato. A seguito delle elezioni parlamentari, un alleato di Saad Hariri, Fouad Siniora, viene designato Primo Ministro. Precedentemente, Sinora aveva ricoperto l’incarico di Ministro delle Finanze. |
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luglio 2005
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Il Primo Ministro libanese incontra il Presidente siriano, Assad, ed entrambi stabiliscono di riprendere le relazioni.
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settembre 2005 |
Quattro generali filo-siriani sono accusati di essere implicati nell’assassinio di Rafiq Hariri.
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dicembre 2005 |
Un influente giornalista e deputato anti-siriano, Gibran Tueni, resta ucciso da un auto bomba. |
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febbraio 2006 |
Viene dato fuoco all’Ambasciata danese a Beirut per protesta contro le vignette satiriche pubblicate in Danimarca contro il Profetta Maometto. |
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luglio 2006 |
Israele lancia una campagna militare contro il Libano, dopo la cattura di due soldati israeliani da parte di militanti Hezbollah. Gravissime sono le conseguenze per la popolazione e per le strutture. Migliaia sono gli sfollati. |
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agosto 2006 |
Le truppe israeliane si ritirano dal Libano ed il 14, dopo 34 giorni di conflitto, la morte di 1000 libanesi e 159 israeliani, inizia il cessate-il-fuoco. Una forza di interposizione ONU inizia a dispiegarsi lungo il confine tra i due Paesi. |
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settembre 2006 |
Dopo decenni, militari del Governo libanese si dispiegano lungo la frontiera con Israele. |
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novembre 2006 |
I Ministri sciiti di Amal ed Hezbollah danno le dimissioni dal Governo Siniora dopo l’approvazione, da parte dell’esecutivo, del progetto ONU per processare i sospetti attentatori dell’ex Primo Ministro Hariri e dopo il fallimento delle consultazioni per la formazione di un governo di unità nazionale. Il Ministro dell’Industria, nonché uno dei politici più influenti nel fronte cristiano, Pierre Gemayel, viene ucciso in un attentato. Pierre era figlio dell’ex Presidente della Repubblica, Amin. Il Leader di Hezbollah, Hassan Nasr Allah chiede la formazione di un governo di unità nazionale o l’organizzazione di elezioni anticipate. |
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dicembre 2006 |
Migliaia di sostenitori dell’opposizione scendono in piazza per manifestare contro il Governo. |
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gennaio 2007 |
Continuano le proteste di piazza dell’opposizione filo-siriana contro il governo Siniora che culminano con lo sciopero generale del 23 gennaio. Il 25 gennaio si tiene a Parigi la Conferenza internazionale sul sostegno al Libano nella quale i paesi donatori si impegnano a stanziare 7,6 miliardi di dollari per la ricostruzione economico-finanziaria del paese. |
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febbraio 2007 |
Le Nazioni Unite ratificano l'accordo con il governo libanese per l'istituzione del tribunale internazionale sull’assassinio dell'ex primo ministro Rafiq Hariri. Il 13 febbraio due attentati compiuti presso la citta' cristiana libanese di Bifkaye, a nord est di Beirut provocano la morte di 3 persone e 20 feriti. |
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marzo 2007 |
Il 28 e 29 marzo 2007 si svolge il summit della Lega Araba a Riad. Nabih Berri e Saad Hariri si incontrano più volte per cercare di trovare una soluzione alla crisi politica, ma senza successo. |
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aprile 2007 |
La maggioranza torna a chiedere la convocazione del Parlamento. Il 26 aprile 2007 vengono ritrovati i corpi di due giovani sunniti assassinati. |
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maggio 2007 |
Il Consiglio di Sicurezza ONU approva la creazione di un Tribunale Internazionale incaricato di giudicare gli accusati dell’omicidio Hariri. |
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giugno 2007 |
Il deputato anti-siriano Walid Eido, Presidente della Commissione Difesa ed Interni del Parlamento, resta ucciso in un attentato a Beirut. |
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agosto 2007 |
Il mandato dell’UNIFIL viene prorogato dal Consiglio di Sicurezza di un anno. |
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settembre 2007 |
Il deputato anti-siriano, Antoine Ghanim, resta ucciso da un auto bomba. |
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novembre 2007 |
Il Presidente Lahoud si ritira dopo che il Parlamento fallisce nel tentativo di eleggere il suo successore. Il Primo Ministro Siniora annuncia che sarà il Governo ad assumere i poteri presidenziali. |
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dicembre 2007 |
In un attentato viene ucciso il gen. Francois al-Haji, considerato uno dei candidati favoriti alla carica di Capo Stato Maggiore. Vengono lanciati dei razzi verso la Galilea.
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gennaio 2008 |
In due diversi attentati restano feriti soldati spagnoli ed irlandesi dell’UNIFIL. Una bomba, apparentemente destinata ad un diplomatico USA uccide quattro persone. Altri cittadini della capitale muoiono a causa degli scontri tra esercito e manifestanti. |
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CARICHE DELLO STATOE PERSONALITÀ POLITICO-RELIGIOSE INFLUENTI
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Presidente della Repubblica |
La carica è al momento vacante. Il Presidente Lahoud si è ritirato a novembre del 2007.
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Presidente del Parlamento e Leader del Blocco “Sviluppo e Resistenza”, alleato con il movimento Hezbollah
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Nabih BERRI (sciita, dal 1992) filosiriano.
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Primo Ministro |
Fuad SINIORA (sunnita, “Movimento futuro”, dal 30 luglio 2005)
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Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa |
Elias MURR (cristiano ortodosso, Indipendente) |
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Ministro degli Esteri e degli emigranti |
Vacante dopo le dimissioni di Fawzi SALLOUKH (sciita, in quota Hezbollah) |
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Interni |
Hassan SABAA |
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Economia e Commercio |
Sami HADDAD |
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Finanze |
Jihad AZAOUR |
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Leader del Blocco “Movimento Futuro”, erede del Partito “Mustaqbal” di Rafiq Hariri |
Saad HARIRI (antisiriano)
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Leader del “Raggruppamento Democratico” |
Omar KARAME (filo-siriano) |
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Leader della comunità Musulmano Drusa e leader del “Movimento Democratico” alleato di Saad Hariri |
Walid JUMBLATT (antisiriano) |
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Leader dei cristiano-maroniti e capo del Partito “Kataeb” |
Amin GEMAYEL (antisiriano) |
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Leader del movimento cristiano di estrema destra “Forze Libanesi” |
Samir GEAGEA (antisiriano) |
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Leader del Movimento cristiano-maronita “Libero Movimento Patriottico” |
Michel AOUN (filo-siriano) |
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Leader del Movimento “Hezbollah” |
sceicco Hassan NASRALLAH |
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Capo gruppo parlamentare “Hezbollah” |
Mohammed RAAD |
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Leader del Fronte di Azione Islamico (sunnita) |
Sceicco Fathi YAKAN |
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Patriarca cristiano-maronita |
Card. Nasrallah SFEIR |
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Gran Muftì sunnita |
Sceicco Mohammad Rashid QABANI |
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Leader degli sciiti libanesi |
Ayatollah Sayyed Hussein FADLALLAH |
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§ Capo della Commissione ONU incaricata di indagare sull’omicidio di Rafiq Hariri : SERGE BRAMMERTZ (Belgio).
§ Mediatore della Lega Araba: MUSTAFA OSMAN ISMAIL (Sudan)
§ Rappresentante del Segretario Generale ONU per il Libano: GEIR PEDERSEN (Svezia)
§ Comandante del contingente UNIFIL CLAUDIO GRAZIANO(Italia) (dal 2 febbraio 2007).
SCADENZE ELETTORALI
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Presidenziali |
Dopo l’undicesimo rinvio è stata fissata la data dell’11 febbraio 2008 per le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica. |
Politiche |
2009 |
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2007)*
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PIL, a parità di potere d’acquisto |
40.65 miliardi di dollari |
Composizione per settore |
Industria 18,4%, Agricoltura 5,2%, Servizi 76,4% |
Crescita PIL |
0,3% |
PIL pro capite
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10,400 dollari |
Popolazione al di sotto della soglia di povertà |
28% (1999) |
Inflazione |
5,6% |
Disoccupazione |
20% |
Debito estero |
34,6 miliardi di dollari |
* Fonte: CIA Factbook 2007.
DATI STATISTICI BILATERALI – INTERSCAMBIO COMMERCIALE
(ULTIMI DATI DISPONIBILI)
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2003 |
2004 |
2005 |
2006 |
2007 |
Esportazioni italiane |
660,7 |
765,0 |
786,0 |
780,0 |
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Variazione % |
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15,8 |
2,7 |
-0,8 |
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Importazioni italiane |
36,4 |
20,2 |
23,1 |
40,0 |
19,7 |
Variazione % |
|
-44,5 |
14,4 |
73,2 |
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Totale |
697,1 |
785,2 |
809,1 |
820,0 |
0,0 |
Saldo |
624,3 |
744,8 |
762,9 |
740, 0 |
0,0 |
Fonte: ISTAT – Milioni di euro.
QUADRO ISTITUZIONALE
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Sistema politico
Il Libano è una Repubblica indipendente dal 1943[3]. La Costituzione è del 1926, ma è stata profondamente modificata nel 1943 e nel 1989 (a seguito degli accordi di Taif che hanno posto fine alla guerra civile). Il Libano può essere definito una Repubblica semipresidenziale perché il Presidente della Repubblica, per quanto non eletto direttamente dal corpo elettorale, condivide il potere esecutivo con il Primo Ministro, partecipando alle sedute del Consiglio dei ministri, nominando e revocando il Primo Ministro.
L'elemento più importante, però, del sistema politico libanese è il confessionalismo, ossia un assetto istituzionale in cui l'appartenenza religiosa di ogni singolo cittadino diventa il principio ordinatore della rappresentanza politica (parlamento e governo) e il cardine del sistema giuridico. Anche gli incarichi amministrativi sono suddivisi tra le differenti confessioni religiose secondo un meccanismo predeterminato di quote riservate, che sono attribuite a ciascun gruppo in funzione del suo peso demografico e sociale.
In base a una convenzione costituzionale risalente al "patto nazionale" (al-mīthāq al-watanī) del 1943, le più alte cariche dello Stato sono assegnate ai tre gruppi principali: il Presidente della Repubblica è maronita, il Primo Ministro è sunnita, mentre il Presidente del Parlamento è sciita.
Gli accordi di Tā'if del 1989 non hanno modificato questo sistema, ma si sono limitati a riequilibrare i rapporti di forza tra le confessioni maggiori, facendo in modo che il numero di deputati musulmani fosse pari al numero di deputati cristiani, e aumentando i poteri e le prerogative del Primo Ministro a scapito del Presidente della Repubblica. Gli accordi di Taif prevedevano l’eventuale eliminazione del sistema confessionale a favore dell’esperienza e la competenza ma poco è stato fatto in questo senso. Una rilevante eccezione, tuttavia, sono le forze armate libanesi che hanno significativamente ridotto il ruolo del confessionalismo nella nomina e promozione degli ufficiali.
La vita politica del Libano di fatto è influenzata da poche famiglie e dalla vicina Siria[4].
Presidente della Repubblica
E’ eletto dall’Assemblea Nazionale ed il suo mandato dura sei anni, non rinnovabili consecutivamente. Come già detto, il Presidente della Repubblica deve essere di confessione cristiano-maronita. Il Presidente è Capo dello Stato e delle Forze armate; nomina il Primo Ministro, dopo aver consultato il Presidente dell'Assemblea Nazionale. Presiede il Consiglio dei ministri, ma non ha potere di voto. Ha la facoltà, di concerto con il Primo Ministro ed il Governo, di negoziare trattati internazionali. Se tali trattati interessano le finanze statali, il commercio, ed hanno durata pluriennale, devono essere necessariamente approvati dall’Assemblea Nazionale. Il Presidente ha inoltre la facoltà di sciogliere l’Assemblea Nazionale, e può rinviare una legge all’Assemblea Nazionale affinché la riesamini. Entrambe le prerogative devono essere esercitate in consultazione con il Governo. Il Presidente può essere infine sottoposto a procedimento di accusa per violazione della Costituzione ed alto tradimento. La decisione di impeachment deve essere approvata da due terzi dei membri dell’Assemblea Nazionale. In caso di approvazione, il Presidente è giudicato dal Consiglio supremo per il giudizio di Presidenti e Ministri.
Parlamento
Il potere legislativo spetta all'Assemblea Nazionale (Majlis al-Nuwab), composta di 128 parlamentari, eletti per quattro anni. I parlamentari, secondo un complesso meccanismo elettorale che risponde a criteri geografici e religiosi, sono divisi equamente tra cristiani e musulmani. Ai musulmani sciiti spetta la carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale.
Le ultime elezioni (maggio-giugno 2005), le prime dopo il ritiro delle truppe siriane, si sono svolte secondo la legge elettorale del 2000 (disegnata allora per favorire i candidati filo-siriani), dal momento che il Parlamento non ha avuto il tempo necessario per le opportune modifiche. I seggi sono attribuiti attraverso un sistema maggioritario a preferenze multiple. In ogni collegio, ciascun elettore (indipendentemente dalla propria affiliazione religiosa) può esprimere tante preferenze quanti sono i seggi assegnati al collegio, a sua volta di segnato per favorire certi risultati politici favorevoli ai governi di allora. In questo modo, i candidati in lizza devono cercare di ottenere il consenso non solo dei propri correligionari, ma della maggioranza degli elettori del collegio, favorendo così la compravendita di voti, il confessionalismo e rafforzando il ruolo dei notabili locali e di personalità influenti di ciascun collegio elettorale. La richiesta di una nuova legge elettorale, introducendo collegi elettorali più piccoli oppure attraverso la costituzione di un collegio unico nazionale con sistema a preferenza unica, si è fatto pressante in occasione delle elezioni del 2005, ma i principali leader politici pro-siriani e anti-siriani non hanno ritenuto utile modificarla convinti che la vecchia legge potesse essere ora loro utile . Saad Hariri si è opposto alla riforma della legge elettorale, insieme a Jumblatt, Berri e ad alcuni cristiani dell'opposizione, legati da un'intesa strumentale che ha frustrato le richieste di rinnovamento della “piazza”, ricorrendo ai vecchi sistemi (accordi trasversali, soldi agli elettori e veti incrociati).
Le elezioni legislative per il rinnovo dei 128 seggi dell’Assemblea Nazionale, per ragioni organizzative, hanno avuto luogo in quattro tornate (29 maggio, 5, 12 e 19 giugno 2005). Il nuovo Parlamento è ripartito in tre grandi blocchi: l'opposizione del "Bristol", dal nome dell'albergo in cui si sono riuniti, dall'attentato a Marwan Hamade, i contrari alla presenza siriana in Libano (Saad Hariri e Walid Joumblatt), con 72 deputati; i lealisti (comunità sciita di Hezbollah e Amal) con 35 ed i cristiani raggruppati attorno al Generale Michel Aoun, con 21 seggi.
Il vincitore delle elezioni è risultato Saad Hariri, figlio del Premier assassinato, che ha rivitalizzato il morale sunnita e che controlla oggi, insieme al suo stretto alleato, il leader druso Walid Jumblatt, circa due terzi dei seggi in Parlamento (72).
Composizione dell’Assemblea nazionale (Fonte UIP):
Le donne sono 6
Partiti |
Seggi totali |
Beirut |
Libano sud |
Monte Libano e Bekaa |
Libano nord |
Lista Martire Rafiq Hariri (Saad Hariri) |
72 |
19 |
0 |
25 |
28 |
Alleanza Amal-Hezbollah (Nabih Berri)[5] |
35 |
0 |
25 |
10 |
0 |
Libero Movimento Patriottico (Michel Aoun) |
21 |
0 |
0 |
21 |
0 |
TOTALE |
128 |
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Governo
E’ scelto dal Primo Ministro (musulmano sunnita) di concerto con il Presidente della Repubblica. I Ministri sono responsabili del proprio operato dinanzi all’Assemblea Nazionale. Anche il Governo deve essere per metà musulmano e per metà cristiano. Le elezioni parlamentari che svoltesi alla fine di maggio 2005 hanno visto la vittoria del figlio di Rafiq Hariri, Saad, che dopo la morte del padre è stato investito della leadership del partito “Mustaqbal” ed ha fondato un blocco antisiriano denominato “Movimento futuro”. Le elezioni sono state le prime, in 33 anni, a svolgersi senza la presenza di truppe siriane nel Paese.
Per la prima volta nella storia del Libano, nel Parlamento la maggioranza è in mano ai partiti che si oppongono alla Siria, la “Lista Martire Rafiq Hariri” di cui il partito principale è il “Movimento futuro”.
Siniora, scelto da Saad Hariri quale Primo Ministro, ha promesso di perseguire il programma di riforme sostenuto da Rafiq Hariri. Il Governo di Siniora ha ottenuto il 30 luglio 2005 la fiducia al Parlamento: 92 i voti a favore, 14 i contrari e 2 gli astenuti. Il nuovo Governo includeva elementi anti-siriani appartenenti alla coalizione “Movimento Futuro” e da membri dell’alleanza Amal-Hezbollah. Erano all’opposizione invece i cristiano-maroniti del Movimento Patriottico di Michel Aoun. I cinque ministri sciiti (Amal e Hezbollah) ed un sesto ministro cristiano greco-ortodosso, si sono successivamente dimessi dall’esecutivo (11 novembre 2006), prima della decisione del Governo (25 novembre 2006) di approvare il documento dell’ONU che definisce lo statuto per la creazione di un tribunale internazionale che giudichi i presunti colpevoli dell’omicidio Hariri[6].
La crisi nella maggioranza ha fatto precipitare il Paese nell’instabilità.
FOCUS DI ATTUALITA’ DI POLITICA INTERNA ED ESTERA
|
ELEZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Dopo l’undicesimo rinvio delle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, è stata fissata la data per le prossime elezioni presidenziali, per il prossimo 11 febbraio. La Lega Araba ha scelto quale inviato speciale Amr Moussa, con il compito, rivelato dal quotidiano An-Nahar, di agire su tre punti:
1) elezione alla Presidenza della Repubblica del generale Michel Suleiman, nome su cui non esistono veti sostanziali, ma che è divenuto merce di scambio nella partita più importante che è la formazione di un nuovo governo;
2) la creazione di un governo di unità nazionale;
3) la stesura di una nuova legge elettorale.
Tendenzialmente sia i
partiti di governo antisiriani del Movimento del 14 Marzo, sia l’opposizione
organizzata intorno alle posizioni del generale Michel Aoun e di Hassan Nasrallah
capo di Hizb’Allah, si sono mostrate possibiliste sulla bozza di accordo
prospettata da Moussa. Anche il rappresentante siriano alla Lega Araba Walid al-Muallin
si è detto favorevole alle ipotesi prospettate. Effettivamente la proposta Moussa
sembra andare incontro alla volontà dell’opposizione di far cadere il governo Siniora
per poter eleggere un governo di coalizione con la formula “10+10+10”,
cioè un terzo dei ministri all’attuale maggioranza coalizzata intorno a Saad Hariri,
un terzo all’opposizione filosiriana e un terzo nominati dal nuovo Presidente
della Repubblica.
Le uniche critiche sostanziali alla proposta della Lega Araba sono
venute dalla sede patriarcale di Bkerké, ad opera del cardinale Nasrallah Sfeir.
Il patriarca dei maroniti si è infatti detto contrario ad un accordo che
prevede che l’elezione di Suleiman alla presidenza sia contestuale al varo di
un governo di grande coalizione. Che senso ha, si è chiesto Sfeir, eleggere un
capo dello Stato se ciò che egli dovrebbe decidere e fare, cioè dare l’incarico
ad un Primo Ministro, nonché dare l’avallo sui nuovi ministri, è già stato
deciso? Il cardinale Nasrallah Sfeir, dal momento della sua elezione nel 1986
ad oggi, ha perseguito sostanzialmente due obiettivi, fermare la diaspora
cristiana dal Libano e mantenere inalterati gli equilibri sanciti nella
costituzione libanese del 1926, che assegnano la predominanza politica ai cristiano
maroniti. Gli Accordi di Ta'if che nel 1989 hanno posto fine ai quindici anni
di guerra civile, hanno visto il cardinale Sfeir dover accettare le prime
significative modifiche a quell’impianto costituzionale che tanto gelosamente
difende. All’epoca la posta in gioco era la rapida fine della guerra civile,
pena la sparizione dei cristiani dal Libano, oggi il giogo della Siria si è
allentato e Sfeir non ha intenzione di cedere ulteriormente. Gli Accordi di Ta’if
videro la spaccatura del campo cristiano. Il generale Aoun che, all’epoca
isolato si batteva per cacciare i siriani dal Paese, non trovò l’appoggio del
patriarca Sfeir e della Santa Sede e alla fine dovette fuggire in Francia. Oggi
Aoun rientrato dall’esilio francese è alleato con hezbollah e quindi più
o meno direttamente con i siriani.
RECENTI ATTENTATI CONTRO IL CONTINGENTE UNIFIL
Non è ancora chiaro a chi debbano essere attribuite la bomba contro l’UNIFIL e il lancio di razzi in Galilea. Non è nemmeno chiaro se i due avvenimenti siano tra loro collegati. Il lancio di razzi sembrerebbe una tipica azione hezbollah, ma il Partito di Dio l’ha smentita. L’attacco contro l’UNIFIL invece è avvenuto nei pressi di un campo palestinese infiltrato da al-Qaeda ed inoltre, proprio negli stessi giorni, è tornato a farsi sentire il capo di Fatah al-Islam, Shaker Absi, minacciando azioni di vendetta contro l’esercito libanese resosi responsabile dell’azione di Nahr-el-Bared. Del resto anche l’assassinio del generale Francois al-Hajj, considerato il naturale successore di Suleiman alla carica di capo dell’Esercito, non ha ancora un’attribuzione certa, anche se sembra escluso che l’attentato sia stato orchestrato dai servizi segreti siriani, che non hanno alcun interesse a danneggiare il progetto che può portare Suleiman alla presidenza. Allo stesso modo anche hezbollah, e quindi l’Iran, non avevano alcun interesse nella faccenda al-Haji, anche perché durante l’ultimo conflitto con Israele l’Esercito è rimasto in disparte ed anzi ha riconosciuto il diritto dei miliziani del Partito di Dio a difendersi dagli attacchi di Tzahal. Nei fatti, al momento, l’unica certezza è che la penetrazione di al-Qaeda in Libano rappresenta la vera novità nel già complesso scenario del Paese. Tuttavia la stessa equazione Fatah al-Islam uguale al-Qaeda non è del tutto certa, dal momento che il gruppo salafita palestinese sembra esser stato, almeno al principio, una creazione della famiglia Hariri che lo avrebbe finanziato allo scopo di creare una milizia sunnita capace di contenere e controbilanciare Hizb’Allah.
Volendo tracciare delle conclusioni che descrivano possibili scenari, è necessario basarsi sulle poche certezze disponibili. La prima è che hezbollahè sulla via del completamento del riarmo e la bomba contro l’UNIFIL potrebbe essere un avvertimento a non ostacolare troppo un riposizionamento nel sud del Libano dei propri miliziani. Sembra tra l’altro che anche la rete di cunicoli e bunker a nord del Litani sia stata di fatto ricostituita. Il 31 gennaio 2007 il leader di hezbollah Nasrallah, intervenendo nella periferia sud di Beirut, ha dichiarato: «Il futuro d'Israele è la morte». Propaganda, certo, ma la rinnovata aggressività degli sciiti libanesi nei confronti del vicino sionista potrebbe essere un segno dell’avvenuto riarmo. Tuttavia ciò non significa che l’opzione militare sia al primo posto nell’agenda di Nasrallah, la vera priorità degli sciiti radicali è spuntarla sul governo di coalizione che permetterebbe, suddiviso nella formula dei tre terzi, di porre il veto su qualsiasi iniziativa non gradita, il tutto in vista di elezioni anticipate che certamente premierebbero il Partito di Dio. La posizione di Hizb’Allah riflette anche quella di Teheran.
Altro fatto certo è il peso del “no” del
patriarca Sfeir alle mediazioni in atto, posizione dovuta alla paura di un
futuro in cui vengano nuovamente messi in discussione gli equilibri
costituzionali. Il vero incubo del patriarca Sfeir è un nuovo censimento
che, inevitabilmente, metterebbe in luce il boom demografico sciita e il
sostanziale ridimensionamento della comunità cristiana. Nonostante le
divisioni nel campo cristiano, difficilmente i politici maroniti potranno
ignorare le posizioni di Sfeir che per molti libanesi cristiani rappresenta la
più alta autorità morale. Damasco ha tutto l’interesse a che la mediazione di
Moussa abbia successo poiché, nei fatti, un governo di coalizione diminuirebbe
il peso politico della famiglia Hariri e allontanerebbe l’istituzione del
tribunale dell'ONU che dovrebbe giudicare sull’assassinio di Rafiq Hariri.
La vera mina vagante rimane quindi l’apparizione di al-Qaeda nel
Paese dei Cedri che, tutta da dimostrare, se fosse vera avrebbe tutto
l’interesse a destabilizzare il più possibile il Paese, sabotando qualsiasi
ipotesi di accordo tra maggioranza e opposizione. Ed è forse alla luce di
queste paure che si è levato l’appello all’unità dei musulmani lanciato dalla
più alta autorità del clero sciita libanese, l’ayatollah Sayyed Hussein
Fadlallah. La presa di posizione dell’ayatollah Fadlallah in occasione
della celebrazione del nuovo anno islamico (Hijra), è stata riportata
dalla versione libanese del Daily Star. L’ayatollah Fadlallah si è
formato a Najaf ed è vicino alle posizioni dell’ayatollah Khamenei, non è
certamente un moderato attestato su posizioni quietiste come ad esempio
Sistani. Evidentemente anche in Libano, in certi ambienti, si teme una
contrapposizione armata fra sciiti e sunniti, come nel modello iracheno. Nella
visione di al-Qaeda l’hezbollah è un avversario da contrastare, primo
obiettivo da conseguire in vista di un più generale scontro fra cristiani e
musulmani del Libano.
PARTECIPAZIONE AD ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Il Libano è membro dell'ONU, della Lega Araba e dell'Unione Interparlamentare, dell’Organizzazione della Conferenza Islamica. Sulla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Libano è uno dei Paesi che appoggia con maggior costanza l’azione svolta al riguardo dall’Italia.
![]() |
DATI GENERALI * |
|
Superficie |
92.300 Kmq |
Capitale |
AMMAN |
Abitanti |
6,053,193[7] |
Tasso di crescita della popolazione |
2,41 % |
Tasso di emigrazione |
6,11 (per 1000 abitanti) |
Gruppi etnici |
Arabi (98%), Circassi (1%), Armeni (1%) |
Religioni |
Musulmani sunniti (92%), Cristiani (6%) |
Lingua |
Arabo (lingua ufficiale) e inglese |
Tasso di alfabetizzazione |
28.1% |
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (2007)*
|
|
PIL, a parità di potere d’acquisto |
28.18 miliardi di dollari |
Crescita PIL |
5,7% |
PIL pro capite |
4.700 dollari |
Popolazione al di sotto della |
14,2%(2002) |
Composizione PIL per settore |
Agricoltura 3,7%, Industria 10.5%, servizi 85.8% |
Tasso di disoccupazione |
13,5% (ufficiale) 30% (effettivo) |
Inflazione |
4,9% |
Debito estero |
7,483 miliardi di dollari |
*Fonte: CIA Factbook.
DATI STATISTICI BILATERALI – INTERSCAMBIO COMMERCIALE
(Ultimi dati disponibili)
|
2000 |
2001 |
2002 |
2003 |
2004* |
Esportazioni italiane |
230,8 |
273,3 |
259,0 |
294,0 |
321,6 |
Variazione % |
|
18,4 |
12,2 |
7,6 |
|
Importazioni italiane |
13,9 |
9,8 |
10,9 |
11,7 |
19,7 |
Variazione % |
|
-29,5 |
11,2 |
|
|
Totale |
244,7 |
283,1 |
269,9 |
305,7 |
341,4 |
Saldo |
216,9 |
263,5 |
248,1 |
282,3 |
302,0 |
*Fonte: ISTAT (dicembre 2004) – Milioni di euro
PRINCIPALI CARICHE DELLO STATO
|
|
Capo di Stato |
Re Abdullah II. |
Presidente della Camera dei deputati |
Abdul Hadi Al-MAJALI |
Presidente del Senato |
Zaid al-RIFAI |
Primo Ministro |
Nader DAHABI |
Ministro degli Affari Esteri |
Salaheddin Al-Bashir |
Ministro delle Finanze |
Hamad Kasasbeh |
Ministro della Giustizia |
Ayman Odeh |
Ministro per gli Affari religiosi |
Abdul Fatah Salah |
Ministro degli Interni |
Eid Fayez |
Scadenze elettorali
Politiche (Camera; il Senato è di nomina regia) |
2011 |
QUADRO ISTITUZIONALE
|
Sistema politico
La Giordania è una monarchia costituzionale. Il sistema politico è retto dalla Costituzione del 1952.
Il Re è l’istituzione politica più importante della Giordania. È il Capo dello Stato, nomina ilPrimo Ministro, ilPresidentee i membri delSenato, i giudici e altri alti funzionari, sia civili che militari. È inoltre il comandante delle Forze Armate. La Costituzione specifica che il Re esercita i suoi poteri tramite i decreti reali (iradah), controfirmati dal Primo Ministro e dai ministri interessati; in qualità di Capo di Stato, il re non è responsabile della sua attività nei confronti degli altri organi costituzionali.
Al vertice del potere esecutivo è il Primo Ministro, nominato dal Re, che forma il Gabinetto, dove siede insieme agli altri ministri. Il Gabinetto presta giuramento al Re e riceve il voto di fiducia da parte della Camera dei Rappresentanti, verso la quale è responsabile. La Camera dei Rappresentanti può sottoporre al voto di fiducia il Gabinetto, su proposta del Primo Ministro o di almeno 10 deputati; se ottiene il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri si intende approvato, altrimenti è costretto a rassegnare le dimissioni.
Potere esecutivo
In Giordania il Parlamento (Maijlis al-Umma) è bicamerale. E’ composto da un Senato di nomina regia (Majlis Al-Aayan) e da una Camera dei deputati (Majlis Al-Nuwaab) composta da 110 seggi ed eletta direttamente per quattro anni con metodo maggioritario.
Il 22 novembre 2007 il re Abdallah II di Giordania ha nominato Nader Dahabi Primo ministro, affidandogli la formazione di un nuovo governo in sostituzione di quello di Maarouf Bakhit,due giorni dopo le legislative, il quale gode in Parlamento di una maggioranza di deputati indipendenti vicini al potere centrale, in particolare rappresentanti delle grandi tribù fedeli al re.
Potere legislativo
Ambedue i rami del Parlamento partecipano all’iter legislativo. I disegni di legge vengono presentati dapprima alla Camera dei Rappresentanti dove, se non dichiarati urgenti, vengono esaminati da un’apposita Commissione e poi sottoposti all’Assemblea. Lo stesso procedimento viene adottato presso il Senato. Dopo che le due Camere hanno approvato il medesimo testo, il disegno di legge viene sottoposto al Re, che dispone di un diritto di veto. Le Camere possono comunque approvare il medesimo testo a maggioranza di 2/3 dei loro componenti, quorum necessario a che la legge sia immediatamente promulgata. In caso di contrasto tra Camera e Senato, viene indetta una sessione comune, presieduta dal Presidente del Senato, con votazione finale a maggioranza dei 2/3 dei membri delle due Camere.
La nuova Camera, eletta nel novembre del 2007, è controllata da una maggioranza di deputati indipendenti vicini al potere centrale, in particolare rappresentanti delle grandi tribù fedeli al re.
Composizione della Camera dei deputati (le ultime elezioni si sono tenute il 20 novembre 2007):
PARTITO |
SEGGI |
Indipendenti ed altri (Rappresentanti delle tribù e delle famiglie tradizionalmente fedeli alla monarchia hashemita) |
98 |
Fronte di Azione Islamico (Jabhat al-Amal al-Islami) |
6 |
Seggi riservati alle donne (riservati dalla legge elettorale) |
6 |
TOTALE |
110* |
Rappresentanze diplomatiche
Ambasciatore d’Italia: Gianfranco Giorgolo.
Ambasciatore di Giordania:Principessa Wijdan Bint Fawaz Al Hashimi, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario (dal 7 novembre 2006).
FOCUS: ELEZIONI POLITICHE IN GIORDANIA
Il 20 novembre del 2007, in Giordania, oltre due milioni di votanti hanno eletto i 110 nuovi membri del Parlamento.
Anche se re Abdallah II ha promesso elezioni ''libere ed imparziali'', la stampa ha scritto di molti casi in cui i voti sono stati comperati ed ha accusato il governo di non essere intervenuto. I quotidiani indipendenti, come Al Ghad, parlano invece di elezioni corrette e trasparenti, nonostante alcuni limitati casi di compravendita dei voti, denunciati alcuni giorni prima delle elezioni.
Il Fronte di Azione Islamica (Fai) aveva chiesto, per le elezioni, la presenza di osservatori indipendenti, che e' stata rifiutata dal governo.
Le elezioni hanno sancito una dura sconfitta per gli islamici, che con solo un quarto dei loro candidati eletti hanno gridato alla frode. Il fronte dell'azione islamica (FAI) ha accusato il governo di brogli, dopo avere appreso che soltanto sei dei suoi 22 candidati sarebbero stati eletti in Parlamento.
Le urne hanno decretato, per la prima volta, l'elezione,a prescindere dal sistema delle quote, di una donna deputato, la dentista Falaka al Jamaani, che ha fatto incetta di voti a Madaba, a sud-ovest di Amman.
La nuova Camera, come la precedente, è composta prevalentemente da una maggioranza di deputati indipendenti vicini al potere centrale, in particolare rappresentanti delle grandi tribù fedeli al re.
Il 22 novembre 2007 il re Abdallah II di Giordania ha nominato Nader Dahabi Primo ministro, affidandogli la formazione di un nuovo governo in sostituzione di quello di Maarouf Bakhit, due giorni dopo le legislative. Nader Dahabi, 61 anni, dal marzo 2004 era alla guida dell'Aqaba Special Economic Zone (Asez), una zona franca creata nel 2002 nella città portuale di Aqaba, sul mar Rosso. Dahabi, che ha fatto carriera nell'aeronautica militare, è stato ministro dei Trasporti dal 2001 al 2003 dopo essere stato amministratore delegato della compagnia di bandiera giordana Royal Jordanian dal 1994 al 2001.
REPUBBLICA DELL’IRAQ
![]() |
DATI GENERALI |
|
Superficie |
473.072 Kmq (circa una volta e mezzo la superficie dell’Italia
|
Capitale |
BAGHDAD (5.000.000)
|
Abitanti |
26.074.000
|
Composizione etnica |
Arabi (75%), Curdi (20%), Turcomanni ed altri (3%)
|
Religioni praticate |
Musulmani 97% (Sunniti 35%, Sciiti 65%), Cristiani, e altri 3%
|
CARICHE DELLO STATO
|
|
Presidente
|
Jalal TALABANI (dall’aprile 2005 Unione Patriottica del Kurdistan, PUK)
|
Primo Ministro
|
Nuri al_MALIKI (dall’aprile 2006. Alleanza Irachena Unita, Sciita)
|
Presidente dell’Assemblea Nazionale
|
Mahomoud al-MASHHADANI (dall’aprile 2006, Iraqi TAWAfiq Front, sunnita) |
Ministro degli Esteri
|
Hoshyar ZEBARI |
Ministro dell’Interno
|
Jawad al BULANI |
PROSSIME SCADENZE ELETTORALI |
|
Elezioni politiche |
Primavera 2009
|
IL PROCESSO DI DEMOCRATIZZAZIONE IN IRAQ |
Il Processo di normalizzazione in Iraq sta seguendo le indicazioni date dalla Risoluzione n. 1546 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Dal 2004 sono state realizzate le seguenti tappe:
28 giugno 2004 |
Entra in carica il Governo ad interim iracheno
|
30 gennaio 2005 |
Si tengono le elezioni per i 275 membri dell’Assemblea Nazionale Costituente incaricata di redigere una bozza di costituzione (la precedente, provvisoria, era stata approvata l’8 marzo 2004 ed era osteggiata particolarmente dall’etnia musulmana sciita, in maggioranza nel Paese) da sottoporre a referendum popolare in vista di un assetto istituzionale definitivo del Paese. I 275 membri dell’Assemblea Nazionale Costituente sono inoltre incaricati di formare un Governo ad interim. La consultazione elettorale del 30 gennaio è boicottata dai musulmani sunniti.
|
3 maggio 2005 |
Entra in carica il primo Governo democratico dopo più di 50 anni. |
15 ottobre 2005 |
Viene approvata, con referendum, la bozza della Costituzione. I voti favorevoli sono stati il 78% ed i contrari il 21%. Per bloccare la costituzione sarebbe stato necessario che tre province avessero bocciato il testo con una maggioranza di due terzi. In due province a maggioranza sunnita i no sono stati superiori al 66%, ma in quella di Ninive i no hanno ottenuto solo il 55% dei voti. I risultati definitivi sono stati diffusi dalla Commissione elettorale irachena il 25 ottobre.
|
15 dicembre 2005 |
Si tengono le prime elezioni politiche dalla caduta del regime di Saddam Hussein.
|
20 maggio 2006 |
Il Primo Ministro al-Maliki presenta il suo governo
|
Questi i punti principali della Costituzione[9] approvata:
La Carta costituzionale appare complessivamente un testo moderato, in cui la presenza della legge islamica come una delle fonti del diritto è temperata dal richiamo al rispetto dei diritti umani fondamentali. Gli altri nodi di più difficile risoluzione (federalismo, ripartizione delle risorse naturali fra centro ed amministrazioni locali, status di Kirkuk, ruolo delle milizie) sembrano essere stati risolti attraverso formule che, di fatto, hanno rinviato a normazioni future. In particolare, la questione di Kirkuk, città curda ricca di giacimenti petroliferi, sottoposta ad una “arabizzazione” forzata ai tempi di Saddam Hussein, non è stata ancora risolta[10].
Per quanto attiene alla questione del federalismo[11], si segnala che, il 26 settembre 2006, il Parlamento iracheno ha avviato il dibattito sul progetto di uno stato federalista. Il disegno di legge costituzionale stabilisce le competenze delle 18 province in cui è diviso l’Iraq ed i meccanismi per il loro eventuale raggruppamento in regioni autonome. Il progetto, proposto dalla coalizione sciita, maggioritaria, era osteggiato dai sunniti. Sunniti e sciiti hanno comunque raggiunto un compromesso in base al quale il progetto federalista non potrà entrare in vigore per almeno 18 mesi dopo l’eventuale approvazione.
Il parlamento iracheno ha approvato l’11 ottobre 2006 il disegno di legge per la costituzione dello Stato federale come previsto dalla nuova Costituzione nazionale. Al termine di una terza lettura del testo, i deputati presenti - 140 su 275 - hanno votato il progetto, approvandolo a maggioranza. I parlamentari che si opponevano al disegno federale come previsto nella nuova legge hanno boicottato la seduta. Si tratta in particolare di molti deputati sunniti, di quelli che fanno riferimento al giovane leader radicale sciita Moqtada Sadr, di alcuni componenti sciiti della maggioranza di governo che fanno capo al partito Fadila e alcuni deputati della lista dell'ex premier sciita Iyad Allawi.
Il rapporto Baker-Hamilton sulla situazione in Iraq, diffuso alla fine del 2006, si è espresso sfavorevolmente – allo stato attuale – per un assetto federalista dell’Iraq, ed ha anzi raccomandato il rafforzamento del potere centrale dello Stato.
Le elezioni politiche del 15 dicembre 2005
Più di 6.500 candidati, 307 partiti e 19 coalizioni si sono registrati per partecipare alle elezioni. I principali contendenti si sono organizzati secondo criteri etnici e religiosi: la Coalizione Unita dell’Iraq (comunità sciita), il Raggruppamento curdo (Alleanza), mentre gli arabi sunniti (che avevano boicottato le elezioni del gennaio 2005) erano rappresentati dal Tawafoq Iraqi Front ed il Fronte Nazionale Iracheno Hewar.
La violenza, che caratterizza la vita irachena dalla fine del regime di Saddam Hussein, non è cessata neppure durante le elezioni. Oltre agli scontri verbali e fisici, si è registrata l’uccisione di un leader sunnita, Mizhar al Dulaimi. Circa il 79% dei 15,5 milioni di iracheni registrati ha partecipato al voto (con un netto progresso rispetto al 58,32% registrato nelle elezioni del gennaio 2005)
Nella capitale, Baghdad, i risultati preliminari hanno segnato la vittoria della Coalizione Unita per l’Iraq (59%) Il Tawafoq Iraqi Front, piazzatosi secondo con il 19% delle preferenze, ha chiesto una ripetizione delle elezioni affermando che si erano avute numerose irregolarità e frodi.
A più di un mese di distanza dalle elezioni, i risultati definitivi non erano stati ancora diffusi a causa dei molti reclami presentati alla Commissione Elettorale Indipendente (circa 1.800). I risultati definitivi sono stati diffusi il 10 febbraio 2006. Il parlamento iracheno ha tenuto la sua prima sessione il 16 marzo 2006. Il 22 aprile Mahmoud al-Mashhadani è stato eletto speaker. Nello stesso giorno è stato confermato Presidente della Repubblica Jalal Talabani il quale ha nominato Jawad al-Maliki, precedente Speaker dell’Assemblea Nazionale di Transizione, Primo Ministro.
GOVERNO IN IRAQ |
A SEGUITO DEGLI ULTIMI AVVENIMENTI POLITICI (CFR. INFRA) IL GOVERNO AL-MALIKI E’ APPOGGIATO DAI CURDI E DA UNA PARTE DELLA COALIZIONE SCIITA.
Composizione del Parlamento iracheno:
PARTITI |
SEGGI |
Coalizione irachena unita (Sciita, composta da Dawa e Consiglio Supremo Islamico iracheno) |
128* |
Raggruppamento del Kurdistan |
53 |
Tawafiq Iraqi Front (sunnita) |
44 |
Lista irachena di Iyad Allawi (laico) |
25 |
Fronte Nazionale Iracheno Hewar (sunnita) |
11 |
Unione Islamica del Kurdistan |
5 |
Raggruppamento per la liberazione e la riconciliazione |
3 |
Altri |
6 |
TOTALE |
275 |
*Le donne sono 70 (il 25,45%).
ATTUALITA’ POLITICA
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La riconciliazione rimane l’obiettivo più importante per il Paese, ma i partiti politici talvolta sembrano non concordare neanche su questo. Non più tardi dello scorso mese di marzo, quasi 15 mesi dopo le elezioni, il Governo di al-Maliki ha perso il sostegno del piccolo partito Fahdila, che contava 15 deputati[12]. In seguito, altri 6 ministri rappresentanti di al-Sadr, si sono ritirati ad aprile dal Governo, accusando il Primo Ministro di non aver fissato una data certa per il ritiro delle truppe americane; di conseguenza, lo scorso settembre anche i deputati del gruppo hanno ritirato il proprio sostegno alla maggioranza di governo. Ancora, nel corso dell’estate 11 ministri del blocco sunnita si sono ritirati dal Governo, denunciando un isolamento crescente da parte del Premier nei loro confronti. In seguito a tutti questi cambiamenti al-Maliki oggi può contare sul sostegno di 130 deputati su 275, espressi da 2 partiti sciiti e 2 kurdi ed è rimasto con la metà all’incirca dei ministri iniziali: per questi motivi il Primo Ministro ha dichiarato diverse volte l’intenzione di procedere ad un rimpasto di Governo, ma non è ancora stato in grado di portarlo avanti.
Secondo diversi commentatori e alcuni esponenti politici iraqeni la situazione attuale è il risultato di un sistema elettorale totalmente proporzionale, che riproduce in Parlamento la divisione che esiste nel Paese tra fazioni religiose, motivo per cui alcuni leader politici hanno iniziato a suggerire una riforma elettorale basata su collegi. Ma il dibattito su questo tema è appena agli inizi, considerando che le prossime elezioni sono previste per la primavera del 2009.
L’argomento che invece ha incontrato i maggiori ostacoli nei mesi passati è la legge sul petrolio, che è stata rivista almeno 2 volte, dopo che nel giugno 2006 il ministro regionale per le risorse naturali del Kurdistan ha presentato al ministro iracheno per il petrolio, al-Sharistani, un progetto di legge federale. Da allora i partiti politici si confrontano tra coloro che, soprattutto i sunniti, promuovono un forte controllo centrale del settore petrolifero, e quelli favorevoli ad una suddivisione regionale delle risorse, come i Kurdi e il movimento di al-Sadr. Quest’ultimo ha dichiarato la sua contrarietà alla proposta di al-Sharistani anche perché consentirebbe alle compagnie occidentali di sfruttare la maggiore risorsa iraqena e poco dopo un ampio gruppo di accademici ed esperti ha firmato una lettera per il Governo contenente le stesse accuse.
Il ritiro delle truppe inglesi
16 dicembre scorso, a quattro anni e mezzo dall’invasione, la provincia meridionale irachena di Bassora è ritornata sotto il controllo iracheno. Polizia ed esercito di Baghdad hanno preso il controllo dei posti di comando per la gestione dell’ordine e della sicurezza soprattutto nella città di Bassora, in attesa di estendere il controllo in tutta la provincia. Attualmente sono riamasti circa 4500 soldati britannici (tutti impiegati all’aeroporto), con il divieto assoluto di entrare in città, così come il personale diplomatico e civile. Il loro numero dovrebbe ridursi a 2500 nel 2008.
La Gran Bretagna, dopo il protocollo d’intesa ratificato con il nuovo governatore, si ritira dall’Iraq lasciando sul campo 174 soldati morti[13]. Secondo un inchiesta della Bbc l’86% degli iracheni ha giudicato negativamente l’occupazione britannica di Bassora. In un rapporto della commissione Difesa della Camera dei Comuni, pubblicato agli inizi di dicembre, si sottolinea come la presenza britannica nel sud dell’Iraq non ha raggiunto l’obiettivo prefissato di “portare la sicurezza necessaria per lo sviluppo di istituzioni politiche e per la ricostruzione economica”. La dipartita lascia Bassora in una condizione critica per quanto riguarda la violenza, nonostante i militari sostengano che il livello di insicurezza siano nettamente calato e che gli Iracheni potranno gestire efficacemente la sicurezza della regione. Fonti americane sostengono che tra luglio e novembre 2007 solo il 3% degli attacchi contro forze della coalizione, civili e forze governative erano riconducibili alla provincia di Bassora (contro il 28% in quella di Baghdad). Informazioni queste in controtendenza con quelle provenienti dalla autorità irachene (il capo della polizia locale Khalaf Shawil parla di “livelli insostenibili di violenza”), anche se le statistiche emesse dalle varie autorità sono divergenti tra loro (nel caso degli omicidi ci sono stime che mostrano differenze anche di un 50%).
Esercito e polizia saranno deputate a prendere il testimone per la gestione della sicurezza in tutta la provincia. Già da qualche tempo, il premier al-Maliki ha istituito un Comando Operativo di Bassora per controllare e coordinare tutte le forze irachene presenti sul territorio. Nonostante il contrasto con il premier, il governatore rimarrà al-Waili (del partito di Fadhila). Tuttavia è aperta una disputa su chi, tra il governatorato e il Consiglio Provinciale debba avere il potere esecutivo. Per risolvere la questione si attende la riforma politica che definirà i rapporti tra i governi provinciali e l’amministrazione centrale. Dopo due letture al Consiglio Rappresentativo la legge è stata trasmessa nuovamente alla Presidenza del Consiglio per le modifiche. Benché essa non sia necessaria per tenere le elezioni, molti funzionari della provincia di Bassora ritengono che essa sia una pre-condizione importante proprio perché essa prevede anche un piano per la sicurezza e la logistica durante le votazioni. Tutto ciò potrebbe procrastinare le elezioni provinciali non prima della metà del 2008.
Chi realmente ha il potere è il generale Mohan al Firaji che ha il controllo di tutta la sicurezza della provincia. Secondo il generale Mohan al Firaji il problema della sicurezza nel sud dell’Iraq non è di natura politica, non è legato al terrorismo e non ci sono fazioni che lottano per le strade. La violenza è attribuibile al difficile contesto socio-economico che porta a crimini d’onore, criminalità locale e vendette personali (il 96%). Tra le problematiche sociali più gravi emergono l’altissimo tasso di disoccupazione, la mancanza di servizi pubblici primari come acqua potabile ed elettricità e la costante violenza sulle donne (negli ultimi mesi ne sono state assassinate 48 la maggior parte per reati di onore).
Il governo britannico e le autorità irachene stanno facendo ben poco per affrontare questi problemi. La strategia principale inglese, attraverso la Commissione per lo Sviluppo istituita a Bassora, è quella di garantire il funzionamento dell’industria petrolifera, dell’area portuale e delle vie i comunicazione. Il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale inglese (DSII), ha già provveduto a stanziare 744 milioni di sterline per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Iraq, provvedendo già con 750 mila sterline per i costi di strat-up.
Lo stesso Primo Ministro Nuri al-Maliki vede in Bassora il “polmone dell’Iraq”. La regione infatti rappresenta il 90% del PIL, dalla provincia sgorga il 70% di tutto il greggio iracheno e da qui passa, attraverso gli oleodotti, l’80% della produzione petrolifera. Se da una lato le problematiche sociali restano gravi con soluzioni urgenti da attuare, dall’altro l’industria petrolifera, già adesso, ha le garanzie giuste (sicurezza e infrastrutture) per poter funzionare a pieno regime (i contraccolpi per l’estrazione nella provincia durante tutta l’occupazione sono risultati minimi). Resta grave anche il problema della corruzione. Oltre a quella quotidiana legata a piccoli furti di petrolio, reperti archeologici, bestiame, il capo della polizia Khalaf Shawil sostiene che “parti politiche e non politiche legate a interessi finanziari e amministrativi”, a Bassora si sono arricchite grazie ad un vasto sistema di corruzione che coinvolge esponenti della pubblica amministrazione, delle forze di polizia, manager iracheni e stranieri.
La mozione contro il Presidente del Parlamento Mahmud Al-Mashhadani (11 giugno 2007) e gli sviluppi successivi
Il Parlamento iracheno ha approvato nel giugno 2007 una risoluzione che ha costretto alle dimissioni il Presidente del Parlamento, al-Mashhadani (113 voti a favore su 168). La decisione di chiedere le dimissioni del Presidente del Parlamento è maturata in seguito a diversi episodi di violenza commessa da guardie del corpo di al-Mashhadani contro membri del Parlamento.
Immediatamente dopo la votazione della mozione, il blocco sunnita ha iniziato un boicottaggio dei lavori parlamentari in segno di protesta. Questo, insieme al boicottaggio del gruppo sciita facente a Moqtada Sadr (32 deputati) ha impedito l’approvazione della legge sulla ripartizione dei proventi del petrolio che – secondo la visione USA – potrebbe contribuire in modo decisivo alla stabilizzazione del Paese. Nel mese di giugno sciiti, sunniti e curdi avevano trovato un accordo di massima sulla ripartizione dei proventi petroliferi: il nord curdo avrebbe avuto il 17% dei ricavi netti ogni mesi (detratte le spese per il Governo federale). Il resto dovrebbe andare diviso tra le altre province, in base alla popolazione.
I deputati sciiti, che avevano scelto il boicottaggio per protestare contro la distruzione di due minareti del mausoleo di Al-Askari (Samara) uno dei luoghi santi più cari agli sciiti, hanno accettato di riprendere i lavori il 17 luglio in cambio della promessa da parte dell’autorità dell’adozione di nuovi misure di sicurezza e l’apertura di un’inchiesta. Due giorni dopo (19 luglio 2007) anche i sunniti hanno deciso di mettere fine al boicottaggio, dopo aver trovato un accordo con le altre forze politiche sulla restituzione a Mashhadani dell’incarico di Presidente.
L’accordo non ha comunque messo fine all’instabilità politica. A dispetto delle dichiarazione del Presidente USA, che ha riscontrato miglioramenti nel campo della sicurezza e della “riconciliazione politica”, i sei ministri del blocco sunnita hanno il 1° agosto le dimissioni dal Governo di unità nazionale[14].
Gli analisti si stanno chiedendo se la realizzazione di uno stato democratico e coeso si sta allora trasformando in un’utopia. All’indomani della caduta di Saddam Hussein vi era l’inevitabile consapevolezza che l’Iraq sarebbe rimasto un paese debole con una fragile società per ancora molto tempo: gli anni di Saddam infatti sono stati caratterizzati da guerre (prima con l’Iran e poi con l’Occidente), dall’embargo e da una dittatura brutale che hanno completamente distrutto non solo le infrastrutture fisiche del paese (fabbriche, scuole, ospedali, etc…) ma anche e soprattutto il potenziale umano. Nonostante tutto molti analisti sostennero che, come l’esperienza empirica dimostra in altre società deboli e fragili, anche in Iraq sarebbe stato possibile educare e formare una classe media capace di attuare una sorta di tecnocrazia, indispensabile per la costruzione del governo post-Saddam. Si sarebbe trattato di un processo lungo e faticoso. La debolezza della società sarebbe rimasta una costante ancora per molti anni, ma il governo avrebbe avuto la capacità di essere ragionevolmente stabile in modo da provvedere ad una adeguata sicurezza e da essere abile ad arginare il fenomeno della guerriglia interna. Poiché l’area geografica maggiormente colpita dalla violenza era il triangolo sunnita, situato al centro dell’Iraq, le forze di sicurezza avrebbero avuto successo solo se avessero convinto i sunniti ad abbandonare le loro simpatie per gli insorti iracheni. In questo caso il ruolo delle forze di coalizione guidate dagli Usa doveva essere decisivo nell’appoggiare il governo iracheno rendendolo più forte e maggiormente credibile agli occhi degli insorti, i quali prendendo atto della realtà si sarebbero convinti ad abbandonare le armi per raggiungere il potere. Simultaneamente, con una migliore situazione relativa alla sicurezza, ci sarebbe stata una generale partecipazione alla nuova organizzazione politica, alla luce dei modesti successi del governo.
Sul piano pratico il governo, protagonista di questa ottimistica visione, doveva essere abile nel designare nuove strategie nazionali, implementare efficacemente un programma di ricostruzione, proteggere le risorse non rinnovabili, di cui il paese ne è ricchissimo, e soprattutto promuovere la nascita e lo sviluppo di un essenziale ed indigeno settore privato, indispensabile per la crescita economica irachena. Si sarebbe trattato di progetti proposti dal governo federale e dai singoli governatorati, e messi in pratica dal settore privato. In uno scenario contraddistinto da miglioramenti riguardanti la sicurezza, modesti successi nel campo delle nuove istituzioni, nonché la nascita di un settore privato integrato con quello pubblico, la fase successiva sarebbe stata caratterizzata dalle riforme democratiche. La chiave del successo di una simile visione era nelle mani della presunta classe media capace di dare al paese una piattaforma politica consapevole, responsabile e matura. Il problema però è che tanti anni di dittatura non hanno permesso alla società irachena di dotarsi di una classe politica autonoma, capace di non cadere nella trappola della corruzione e del lassismo politico, e seppur con tutto l’aiuto ed il sostegno delle forze di coalizione, la classe media del paese non ha avuto quel lungo periodo indispensabile per arrivare alla maturità necessaria per guidare un paese devastato dalla guerra.
La fase di transizione indispensabile all’Iraq per ammortizzare gli anni della dittatura e la destabilizzazione della guerra, in realtà ha condotto al collasso degli apparati di governo e al fallimento della costruzione di legittime istituzioni. Nonostante tutto, almeno fino a qualche mese fa, la Casa Bianca continuava ad essere ottimista, sostenendo che i presunti miglioramenti e progressi registrati dal governo iracheno e dalle forze di coalizione concernenti la sicurezza del paese, avrebbero posto le fondamenta per future misure atte alla riconciliazione politica e alla messa in opera di indispensabili riforme. In realtà la violenza settaria nel paese non si placa ed inoltre è la stessa violenza che negli ultimi mesi ha innescato una serie di boicottaggi che hanno reso non-operativo il parlamento. I boicottaggi, insieme all’assenteismo cronico di cui soffre il parlamento, ne hanno paralizzato i lavori. E’ indicativo notare come questi avvenimenti, legati soprattutto a questioni non vitali per il benessere del paese ma intrecciati piuttosto con interessi dei gruppi se non dei singoli attori, hanno privato l’Iraq di un governo stabile e funzionale. Il problema è che un governo democratico e solido è una vera e propria sfida per il paese dal momento che la cultura politica irachena non incoraggia liberalismo e democrazia nonché non vi è la concezione di una leale opposizione e di una tradizione di alternanza al potere. Il limbo politico alimentato dalle divisioni etnico-settarie tra sciiti, sunniti e curdi, incoraggia inoltre i gruppi terroristici, avvantaggiati da un aleatorio ambiente di sicurezza, a lanciare attacchi all’interno del paese.
Inevitabilmente il piano economico risente completamente della critica situazione politica: le rendite petrolifere potrebbero risollevare rapidamente l’economia irachena ma senza una legge che gestisca l’utilizzo delle risorse energetiche, queste ultime non portano alcun beneficio. Infatti i tagli all’elettricità e la mancanza di reti di distribuzione dell’energia sono problemi quotidiani, sommati tra l’altro anche ai precari servizi nel campo idrico e sanitario. Queste carenze sono lo specchio di una profonda crisi umanitaria in atto nel paese: l’organizzazione umanitaria britannica Oxfam ha pubblicato recentemente un rapporto in cui riferisce che il 28% dei bambini iracheni è malnutrito, il 15% degli iracheni non può permettersi di mangiare regolarmente e il 70% non ha accesso all’acqua potabile, tutti fattori in brusco aumento dal 2003. Inoltre i combattimenti e le deboli istituzioni irachene limitano lo stesso lavoro umanitario.
Tra le cause del malgoverno oltre alla grave emergenza umanitaria, vi è lo stretto legame tra ricostruzione e corruzione. Il governo infatti sta fallendo nell’importante responsabilità relativa alla distribuzione di miliardi di dollari per la realizzazione di progetti indispensabili alla ricostruzione del paese. Basti pensare che lo scorso anno il Primo Ministro al-Maliki ha allocato solamente il 22% del budget disponibile per progetti di vitale importanza, spendendo invece il 99% dell’ammontare per salari statali. Sul piano politico, le aspettative degli Usa riguardanti ad esempio l’adozione, da parte del parlamento, del testo di legge sulle elezioni, sull’equa distribuzione delle rendite petrolifere e sulle misure da prendere per permettere ai vecchi membri del partito Baath di reintegrarsi tra la popolazione attiva, sono state vanificate.
QUADRO ECONOMICO
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A causa del conflitto che ha interessato l’Iraq, il quadro economico del Paese appare notevolmente mutato e il reperimento di dati aggiornati di fonte ufficiale è estremamente difficile. Poiché oggi l’assetto definitivo della nazione resta sotto molteplici aspetti ancora da definire, la presente scheda fa riferimento in alcune parti alla disciplina e alle normative del periodo pre-bellico e formalmente ancora in vigore. Alcune informazioni riportate nella presente scheda potrebbero, tuttavia, risultare incomplete o parziali.
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
PIL a prezzi correnti (miliardi di US$) |
19,0 |
12,7 |
25,5 |
30,6 |
Tasso di crescita reale (%) |
-14,2 |
-35,3 |
46,5 |
1,5 |
Reddito pro capite (US$) |
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Inflazione (%) |
26,3 |
36,3 |
31,7 |
31,6 |
Bilancia Commerciale (milioni di US$) |
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Esportazioni |
12.218,8 |
9.711,1 |
16.863,0 |
23.032,0 |
Importazioni |
9.817,3 |
9.933,5 |
19.731,3 |
20.154,0 |
Saldo |
2.401,5 |
-222,4 |
-2.868,3 |
2.878 |
Debito estero (miliardi di US$) |
112,5 |
111,1 |
109,1 |
96,4 |
Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country Report novembre 2006 |
Main destinations of exports 2005(a) |
% of total |
Main origins of imports 2005(a) |
% of total |
US |
49.4 |
Jordan |
12.0 |
Canada |
13.5 |
Vietnam |
5.1 |
Italy |
12.6 |
US |
20.9 |
Jordan |
19.7 |
Turkey |
22.3 |
(a) Derived from partners' trade returns; subject to a wide margin of error. Fonte: The Economist Intelligence Unit |
Rischio paese
NELLA CLASSIFICA RISCHIO-PAESE, AGGIORNATA AD
OTTOBRE 2006, LA SACE COLLOCA L’IRAQ NELLA 7A CATEGORIA OCSE SU 7.
Si tratta della categoria assegnata dall’OCSE ai paesi, che indica il grado di
rischiosità (da 0 a 7, ove 0 rappresenta il rischio minore e 7 il rischio
massimo).
Prospettive future
A causa dei problemi di sicurezza, la produzione petrolifera è cresciuta di poco nel 2006. Inoltre, la spesa per lo sviluppo è stata ostacolata dai costi per la sicurezza e dalla corruzione; mentre il settore non oil è stato danneggiato dalla mancanza di sicurezza e dalla lentezza della ricostruzione. Di conseguenza, gli esperti del settore, stimano una crescita del Pil reale di circa il 3% per il 2006. Per il 2007-08 si prevede un incremento modesto, al 3,5% circa, poiché gli aumenti della produzione petrolifera saranno scarsi e continueranno i problemi per il settore non oil. Tuttavia, se la situazione della sicurezza dovesse peggiorare, non si verificherà nessun aumento della produzione petrolifera. Per quanto riguarda l’inflazione, si stima un tasso medio del 60% per il 2006. Secondo l'opinione di esperti, presume che i prezzi medi saranno marcatamente più alti rispetto allo scorso anno. Ciò, in parte, riflette la diminuzione dei sussidi per i carburanti. I sussidi, sia per i carburanti che per numerosi altri prodotti, rimarranno in vigore, anche se saranno limitati, contribuendo a limitare l’aumento dell’inflazione durante il periodo di previsione.
I costi dei prodotti importati sono aumentati notevolmente nel 2006, tuttavia dovrebbero diminuire a partire dal 2007, aiutando così l’inflazione a scendere al 45% nel periodo di previsione.
La banca centrale è impegnata a mantenere quello che è diventato un legame di fatto con il dollaro. La Banca Centrale sembra riluttante ad utilizzare le sue cospicue riserve di valuta estera (circa 12,2 miliardi di dollari alla fine del 2005) per soddisfare la domanda di dollari. Gli esperti del settore si aspettano che la pressione sulla valuta rimanga elevata, a causa della situazione della sicurezza, tuttavia, la banca centrale dovrebbe riuscire a mantenere relativamente stabili i tassi di cambio.
Nel 2006 le entrate derivanti dal petrolio sono aumentate, in linea con gli aumenti dei prezzi medi. Gli analisti stimano un aumento di circa il 40%, a circa 32 miliardi di dollari.
Le entrate da esportazioni aumenteranno di circa il 2,5% nel 2007, a circa 33 miliardi di dollari, grazie a un aumento atteso del 4% nella produzione petrolifera. Le entrate saranno quasi invariate nel 2008, poiché la diminuzione dei prezzi medi del petrolio sarà più o meno compensata da un modesto aumento della produzione.
La spesa per le importazioni continuerà a crescere, in linea con la necessità di ricostruzione e il rafforzamento della domanda interna, ma il ritmo di crescita dovrebbe diminuire a una media annua del 4% nel 2007-08.
La spesa complessiva per le importazioni dovrebbe arrivare a 21,5 miliardi di dollari nel 2007 e a 22,3 miliardi di dollari nel 2008. Quindi, il surplus commerciale passerà da una stima di 11,4 miliardi di dollari per il 2006 a circa 11,5 miliardi di dollari per il 2007, prima di diminuire a 10,9 miliardi di dollari nel 2008. Per le partite correnti, invece, si stima un surplus di 8 miliardi di dollari (23% del Pil) nel 2006, che dovrebbe rimanere più o meno uguale nel 2007, prima di scendere a quasi 5 miliardi di dollari nel 2008. Questi movimenti sui conti esteri dipende fortemente dai prezzi e dalla produzione del petrolio, poiché le entrate da petrolio incidono per circa il 98% delle esportazioni.
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2007 |
2008 |
PIL (var. %) |
3,4 |
3,5 |
Inflazione (%) |
45,0 |
40,0 |
Produzione petrolifera (milioni di barili/giorno) |
2.017 |
2.097 |
Bilancia commerciale (miliardi di US$) |
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Esportazioni |
33,0 |
33,2 |
Importazioni |
21,5 |
22,3 |
Saldo |
11,5 |
10,9 |
Settori produttivi
L’embargo decretato dalle Nazioni Unite, avendo determinato l’isolamento economico dell’Iraq per lungo tempo, non ha permesso di tracciare un quadro significativo dell’economia del Paese. Gli effetti dell’ultima guerra hanno peraltro aggravato tale situazione.
Tutta l'economia del Paese resta comunque legata agli andamenti del settore petrolifero, suscettibili di influenzare la produzione industriale e lo sviluppo dei servizi.
Un ruolo marginale è rivestito dall’agricoltura, pur in presenza di buone potenzialità del settore, poiché non è stata mai destinataria di efficaci politiche di sviluppo.
Interscambio commerciale tra l’Italia e l’Iraq
L’interscambio commerciale tra l’Italia e l’Iraq ha cominciato a svilupparsi grazie alle aperture offerte dalle disposizioni dell’ONU.
Le importazioni italiane dall’Iraq mostrano un certo dinamismo, mentre le esportazioni italiane verso l’Iraq, pur avendo registrato qualche crescita, sono infatti decisamente inferiori rispetto alle nostre importazioni. Questa vitalità dei rapporti commerciali tra i due paesi, ha messo in evidenza la necessità di avere rappresentanze ufficiali italiane nel paese iracheno: a ottobre 1996 l’Italia aveva pertanto a Baghdad una sezione di interessi presso l’Ambasciata Ungherese.
Dai dati relativi al primo quadrimestre del 2006 emerge una notevole diminuzione delle esportazioni (-53,95%), giunte a 64.4 milioni di euro, rispetto agli oltre 139 milioni di euro registrati nello stesso periodo del 2005. Le importazioni, invece, sono passate da 530.5 milioni di euro del primo quadrimestre dello scorso anno, agli oltre 939.5 milioni di euro relativi al primo quadrimestre del 2005, con un aumento del 77,11%. Di conseguenza, il saldo commerciale negativo si è incrementato del 124,04%.
I dati riportati di seguito, relativi ai principali gruppi merceologici oggetto dell’interscambio tra Italia e Iraq, sono solo indicativi degli scambi commerciali degli ultimi anni tra i due Paesi, a causa delle restrizioni cui è stato soggetto il paese arabo. Le opportunità di penetrazione delle imprese italiane nel mercato iracheno sarebbero infatti più significative, una volta stabilizzata la vita civile del Paese.
Le importazioni italiane dall’Iraq sono dominate dal petrolio greggio e gas naturale. Negli anni 2003-2004, si sono registrate nuove voci dell'import, quali: cuoi e pelli di vario tipo; "Apparecchi riceventi per la radiodiffuzione e la televisione, apparecchi per la riproduzione e registrazione del suono e dell'immagine"; "Stampi, portastampi, sagome e forme in metallo"; "Oggetti di cancelleria e altri articoli n.c.a."; "Prodotti chimici vari"; Contatori per acqua, gas e di altri liquidi, di apparecchi di misura, controllo e regolazione, comprese parti accessori"; ed infine "Altra frutta, anche a guscio; piante utilizzate per la preparazione di bevande e spezie".
Nettamente in calo invece, le importazioni di cereali, "Apparecchi trasmittenti radiotelevisivi"; e "Telecamere e apparecchi elettroacustici"; voci che al 2005 hanno raggiunto quota 0.
I principali prodotti esportati dall’Italia verso il paese mediorientale restano, invece, tradizionalmente concentrati nelle voci relative alle macchine e apparecchi e agli autoveicoli (motori, genertori e trasformatori elettrici; Turbine idrauliche e termiche; ecc). Diminuiti invece i comparti: "Macchine da miniera, cava, cantiere"; Tubi senza saldatura"; "Attrezzature industriali per la refrigerazione e la ventilazione (per uso non domestico); "Altre macchine per l'agricoltura, la silvicoltura e la zootecnica".
Interscambio commerciale
Interscambio Italia - Iraq |
2005 |
2004 |
2003 |
Esportazioni |
291.283.060 |
201.059.572 |
143.662.573 |
Importazioni |
1.644.021.680 |
807.919.969 |
713.254.168 |
Saldo |
-1.352.738.620 |
-606.860.397 |
-569.591.595 |
Fonte dati Istat Gen-Dic 2005 (agg. 01/06/2006)
[1]Composizione della popolazione per età: 0-14 anni: 26,2%; 15-64 anni: 66,7%; 65 anni ed oltre: 7,1%.
[2] Poiché la consistenza confessionale è una questione sensibile, un censimenti nazionale non è stato condotto dopo quello del 1932. Tuttavia, secondo alcuni studi demografici ritenuti affidabili, condotti negli ultimi due anni, circa il 35% dei musulmani sono sunniti, il 35% sciiti e il 5% drusi. Negli anni, è stato registrato un evidente declino della popolazione cristiana dovuta alla forte emigrazione dei cristiano maroniti.
[3] Il Libano ottenne l'indipendenza nel 1943, ma solo nel 1946 le truppe francesi abbandonarono il paese.
[4] La Siria ha fatto affluire proprie truppe in Libano durante la guerra civile (1975-1990) per difendere la popolazione cristiano-maronita dagli attacchi dei musulmani e dei Palestinesi. Tuttavia successivamente ha riconsiderato il suo atteggiamento nei confronti dei cristiano-maroniti quando questi si sono alleati con il suo maggiore nemico, ovvero Israele. La Siria ha provveduto a ritirare le proprie truppe nel 2005, ottemperando alla Risoluzione n. 1559 del Consiglio di Sicurezza ONU.
[5] 12 seggi sono del movimento “Hezbollah”.
[6] Per un’analisi approfondita della questione vedi nota sul Tribunale Speciale internazionale.
[8] Secondo quanto affermato dal generale Petraeus, le prime truppe USA dovrebbero essere rimpatriate a metà dicembre. Nei primi mesi del 2008, il contingente americano dovrebbe scendere a 130.000 uomini.
[9]La Costituzione ha ottenuto un grande consenso della popolazione sciita e curda, mentre i leader sunniti – che hanno invitato i propri elettori a votare no – hanno subito una sconfitta di misura, fallendo per poco la maggioranza di due terzi in tre province che avrebbe rimesso tutto in gioco. Il Governo USA ha sottolineato la decisione irreversibile da parte della popolazione irachena di voltare le spalle alla violenza in favore della democrazia.
[10]La provincia di Kirkuk, che storicamente fa parte del Kurdistan, vede arabi, curdi e turkmeni rivendicare il proprio diritto a vivere in questa zona. I curdi, in particolare, vorrebbero che la città facesse parte della loro regione autonoma, eventualità osteggiata naturalmente dalla componente araba.
[11] L’Iraq è dominato da tre gruppi etnico-religiosi: Sciiti, Curdi e Sunniti. I tre gruppi presentano differenze molto rilevanti tanto da far pensare che il progetto del Governo americano di creare uno stato libero e democratico in cui le tre popolazioni possano vivere congiuntamente sia pura utopia. I gruppi etnici più importanti sono rappresentati da Curdi e Sciiti, seguiti da una minoranza di Sunniti (soltanto il 20% della popolazione). Secondo il piano degli Sciiti, con a capo Abdul Aziz Al-Hakim, sarebbe opportuno creare uno stato autonomo, nel sud della regione e seguire quindi il modello del Kurdistan. I Curdi pretendono un'autonomia per permettere l’avverarsi di quel sogno di creare una patria per tutte le popolazioni Curde disseminate in maggioranza tra Turchia, Siria e Iran. L’unico gruppo veramente interessato alla creazione di uno stato unitario sono i Sunniti, che vivono nella regione a nord ovest di Baghdad, un territorio però quasi completamente desertico e privo di petrolio, a differenza delle altre zone dell’Iraq.
[12]In quell’occasione il portavoce del partito ha accusato il Primo Ministro di governare il Paese con criteri settari, avendo tradito gli impegni presi, ma i critici suggeriscono che tale decisione potrebbe essere dovuta anche alla mancata assegnazione a questo partito del Ministero per il Petrolio.
[13]L’evoluzione continua della situazione in Iraq consente di indicare solo alcuni dati significativi: a gennaio 2006 nel Paese erano presenti circa 140.000 soldati americani e 8.000 britannici. A questi si aggiungevano 3 contingenti fra i 1.000 e i 5.000 uomini (Corea del Sud, Italia, Polonia), 13 contingenti fra 100 e 1.000 uomini (Romania, Georgia, Giappone, Danimarca, Australia, El Salvador, Azerbaijan, Mongolia, Albania, Lettonia, Rep. Ceca, Lituania, Slovacchia) e 5 paesi con meno di 100 uomini (Romania, Georgia e Isole Fiji) essenzialmente impegnati nella protezione degli uffici delle Nazioni Unite in Iraq. A seguito dei ritiri e delle riduzioni dei contingenti nel 2006 e nel 2007, le forze della Coalizione sono in questo momento composte la quasi totalità da militari USA.
[14] I Ministri avevano presentato una lista di richieste, tra cui l’amnistia per alcuni detenuti sunniti arrestati per ragioni di sicurezza, all’approvazione della quale avevano affidato il loro rientro o meno al governo. I dicasteri affidati ai membri sunniti sono quelli della pianificazione e cooperazione allo sviluppo, dell’istruzione superiore, della cultura, della difesa, oltre alla carica di ministro di Stato per gli affari femminili e a quella di vice Primo Ministro con delega alla sicurezza.