Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea |
Titolo: | Nuova composizione del Parlamento europeo. Le prospettive per i seggi italiani. |
Serie: | Bollettino Conferenza Intergovernativa 2007 Numero: 3 |
Data: | 17/09/2007 |
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Conferenza intergovernativa 2007Nuova composizione del Parlamento europeo Le prospettive per i seggi italiani
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Il Consiglio europeo del 21-23 giugno 2007 ha invitato il Parlamento europeo a presentare, entro ottobre 2007, una proposta di decisione sulla sua futura composizione (scorporando così questa questione dal mandato complessivo dato alla Conferenza intergovernativa che sta elaborando il Trattato di riforma dell’UE), che dovrà fissare il numero massimo dei seggi del PE a 750, con una soglia massima pari a 96 seggi ed una minima di 6 seggi per Stato membro, ripartiti in base al principio della “proporzionalità degressiva”. All'inizio dell'attuale legislatura del PE (2004-2009) il numero massimo di seggi era di 732, tetto previsto dall’articolo 190, paragrafo 2, del Trattato CE, come modificato dal Trattato di Nizza del 2002, e riconfermato dall'articolo 11 dell’Atto del 2003 relativo all’adesione di 10 nuovi Stati membri all’Unione europea. In seguito all'adesione di Bulgaria e Romania, nel gennaio 2007, il numero dei seggi è stato temporaneamente aumentato a 785 ed è stato stabilito che, dopo le elezioni del PE del 2009, il numero massimo di seggi sia pari a 736. Considerato che in base all’articolo 9 A del progetto del Trattato di riforma - presentato dalla Presidenza portoghese secondo il mandato approvato dal Consiglio europeo di giugno - il numero massimo di seggi verrà innalzato da 736 a 750, sarà necessario procedere alla distribuzione dei 14 seggi risultanti da tale incremento ai quali se ne aggiungono altri 2 derivanti dalla riduzione, a carico della Germania, del numero massimo dei seggi da 99 a 96 (1 dei 3 seggi perduti dalla Germania sarà attribuito a Malta, che attualmente ne ha 5, per raggiungere la nuova soglia minima di 6 seggi). Un primo testo della proposta di decisione riguardante la modifica delle disposizioni del Trattato sulla composizione del PE è stata presentata dai relatori Alain Lamassoure (PPE, Francia) e Adrian Severin (PSE, Romania) in occasione della riunione della commissione Affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo dell'11 settembre 2007. Il documento dovrebbe essere votato in commissione il 2 ottobre prossimo per essere sottoposto alla plenaria del 10 ottobre 2007. La decisione finale sulla composizione del PE dovrà essere successivamente adottata dal Consiglio europeo all'unanimità sulla base della proposta avanzata dal PE e con l’approvazione di quest’ultimo. Nel caso in cui il Parlamento europeo non riuscisse a trovare un accordo su questa questione, rimarrebbero in vigore le attuali disposizioni del Trattato CE, come modificato dall'articolo 9 dell'atto di adesione di Bulgaria e Romania. Secondo il testo in corso di esame presso la commissione AFCO, nella nuova composizione del Parlamento europeo all’Italia spetterebbero 72 seggi, senza variazioni rispetto a quanto previsto dal Trattato CE (come modificato dall’atto di adesione di Bulgaria e Romania) che prevede, infatti, una riduzione dagli attuali 78 a 72 seggi a partire dalla prossima legislatura (2009-2014). La proposta altera, tuttavia, il principio ormai consolidato secondo cui, in assenza di significative variazioni demografiche, ai tre Stati più popolosi dopo la Germania, vale a dire Gran Bretagna, Francia e Italia, è sempre stato attribuito lo stesso numero di seggi. - La proposta di decisione all’esame della commissione Affari costituzionali del PE La proposta dei relatori Lamassoure e Severin si attiene a quanto stabilito dal Consiglio europeo di giugno e successivamente ripreso dall’articolo 9 A del progetto del Trattato di riforma. La proposta fornisce una definizione del principio di “proporzionalità degressiva”, non definito nei Trattati, in modo tale da poterlo utilizzare come linea guida in occasione di future ridistribuzioni dei seggi al PE. Sulla base di un criterio esclusivamente demografico, essa definisce la “proporzionalità degressiva” come la situazione nella quale “il rapporto tra la popolazione e il numero di seggi di ciascuno Stato membro deve variare in funzione della rispettiva popolazione in modo tale che ciascun deputato di uno Stato membro più popolato rappresenti più cittadini rispetto a ciascun deputato di uno Stato membro meno popolato e viceversa, ma anche che nessuno Stato membro meno popolato abbia più seggi di uno Stato più popolato”. La proposta precisa, tuttavia, che questo principio dovrebbe essere applicato tenendo conto di una serie di ulteriori criteri quali il criterio di efficienza, in base al quale è razionale stabilire la soglia massima di 750 seggi, il criterio di pluralismo, per consentire ad ogni Stato membro di garantire la rappresentanza e la partecipazione alla vita politica europea di tutte le principali correnti politiche nazionali, ed il criterio di solidarietà europea secondo cui gli Stati più popolosi accettano un numero minore di seggi rispetto a quelli che avrebbero con una ripartizione proporzionale secca legata alla popolazione, per permettere agli Stati meno popolosi di essere rappresentati adeguatamente. Secondo i relatori, dal rispetto dei princìpi definiti nei Trattati e dall'applicazione combinata dei suddetti criteri discenderà la definizione numerica della ripartizione dei seggi che dovrà, comunque, salvaguardare le soglie minime di seggi risultanti dall’atto di adesione di Bulgaria e Romania.
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La proposta di decisione sostiene, peraltro, che in questa fase non è opportuno prendere in considerazione l'impatto di nuove adesioni ai fini della ripartizione dei seggi, proponendo che in seguito ad altri allargamenti si possa superare provvisoriamente il tetto fissato, come è avvenuto nel caso dell'adesione di Romania e Bulgaria. L'articolo 2 della proposta stabilisce, infine, che la decisione sia rivista in tempo utile prima della legislatura 2014-2019 al fine di adottare un sistema che consenta, prima di ogni nuova elezione del Parlamento europeo, di ripartire in maniera obiettiva i seggi tra gli Stati membri tenuto conto di eventuali allargamenti e dell'evoluzione demografica della loro popolazione constatata al 30 giugno dell'anno precedente sulla base dei dati Eurostat. Per quanto riguarda concretamente la ripartizione dei 16 seggi in più rispetto a quanto attualmente previsto, la proposta di decisione prevede che essi siano così ridistribuiti: 4 alla Spagna, 2 rispettivamente a Francia, Austria e Svezia e 1 a Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi, Bulgaria, Lettonia e Slovenia. Come ricordato precedentemente, la ridistribuzione proposta dai due relatori altera la parità dei seggi tradizionalmente attribuiti a Gran Bretagna, Francia e Italia. Tale parità è stata peraltro riconfermata da ultimo dall’atto di adesione di Romania e Bulgaria che prevede per tutti e tre questi Stati una uguale riduzione da 78 a 72 seggi. La diversa distribuzione tra i tre Stati è stata giustificata dai relatori con la maggiore crescita demografica di Francia e Gran Bretagna rispetto all'Italia e con la volontà di superare la logica degli “scaglioni” di Stati con lo stesso numero di seggi, che nell’ipotesi prospettata risultano tuttavia permanere per altri Stati di minore dimensione. A questo proposito occorre ricordare che mentre nel caso del Parlamento europeo il progetto del Trattato di riforma (come il testo del Trattato costituzionale) fa riferimento al numero di cittadini ai fini della rappresentazione degressivamente proporzionale, per il sistema di votazione del Consiglio (55% degli Stati che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'UE) si parla di popolazione. Il criterio demografico penalizzerebbe l'Italia, considerato che numerosi cittadini italiani risiedono in altri Stati membri dell’UE dove vengono computati con l'effetto di fare aumentare il numero dei seggi attribuiti a questi ultimi, mentre il numero di emigrati che vive nel nostro paese è inferiore rispetto a quello di paesi come la Francia. Tale penalizzazione sarebbe accentuata dall'applicazione, a partire dal 1° novembre 2014, del voto a doppia maggioranza in seno al Consiglio che considera come secondo criterio proprio quello della popolazione. I due relatori hanno ricordato che la proposta di relazione si ispira ai princìpi stabiliti nel Trattato in relazione alla composizione del Parlamento europeo. Per quanto riguarda il metodo usato per la ripartizione dei seggi su base degressivamente proporzionale, essi hanno dichiarato di aver fatto ricorso al criterio utilizzato nelle statistiche Eurostat che prende in considerazione il numero di abitanti e non di cittadini, sottolineando che peraltro tale criterio è sempre stato utilizzato, fin dai Trattati di Roma, e, da ultimo, anche in occasione della modifica del sistema di voto in seno al Consiglio. Premettendo che la soluzione da essi proposta non può essere considerata come il risultato di una formula matematica, hanno tuttavia precisato che il loro obiettivo è quello di tradurre i princìpi politici convenuti in un modello di cifre logico e coerente; inoltre, la ripartizione da essi proposta non è da considerarsi definitiva, sarà quindi necessario prevedere un regime più stabile e duraturo che si applichi dopo il 2014. L’intervento dei due relatori è stato seguito da un ampio dibattito nel corso del quale, in linea di massima, si è delineato un largo consenso sulla proposta di decisione che, secondo molti intervenuti, propone un metodo logico che risponde all’interesse generale. Sono state tuttavia espresse riserve da parte degli eurodeputati italiani, onorevoli Zani (PSE) e Ventre (PPE-DE), i quali hanno lamentato che la proposta in questione, nel momento in cui assegna più seggi alla Francia e alla Gran Bretagna rispetto all’Italia, viola il principio politico e la tradizione storica secondo cui a questi tre paesi è sempre stato assegnato lo stesso numero di seggi. Hanno dichiarato pertanto che valuteranno, insieme agli altri eurodeputati italiani, l'opportunità di presentare emendamenti per correggere questo aspetto politicamente molto rilevante. Riserve sono state espresse anche da parte degli europarlamentari di alcuni Stati membri che hanno giudicato la proposta non equa nei confronti degli Stati di piccole dimensioni. Mendez de Vigo (PPE-DE, Spagna) ha dichiarato che poiché a Nizza la Spagna perse quattro seggi per compensare il successo ottenuto sul fronte del sistema di voto in Consiglio, adesso è giusto che li recuperi. Infine Hänsch (PSE, Germania) ha fatto notare che anche la Germania perderà 3 seggi e ha invitato i politici tedeschi a contrastare questa situazione. Ritiene, inoltre, che sia necessario chiarire se il principio della proporzionalità degressiva debba essere messo in relazione con il sistema della doppia maggioranza previsto dal nuovo sistema di voto in seno al Consiglio e se la decisione relativaalla nuova composizione del PE non configuri un'anticipazione di tale sistema che entrerà in vigore solo a partire dal 2014.
NOTA: Ulteriori informazioni e documenti possono essere richiesti all’Ufficio rapporti con l’Unione europea ****** XV legislatura – Bollettino Conferenza intergovernativa 2007 n. 3, 17 settembre 2007 |