Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Attività dell'Unione europea - La riforma del settore vitivinicolo | ||
Serie: | Bollettino tematico Numero: 1 | ||
Data: | 11/07/2006 | ||
Descrittori: |
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ATTIVITA’ DELL’UNIONE EUROPEA
La riforma del settore vitivinicolo
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Camera dei DeputatiSegreteria generaleUfficio rapporti con l’Unione europea |
Facendo seguito alle riforme della politica agricola comune del 2003, 2004 e 2005, che avevano riguardato i principali settori agricoli ad esclusione del settore ortofrutticolo e vitivinicolo, la Commissione europea ha presentato il 22 giugno 2006 una comunicazione “Verso un settore vitivinicolo europeo sostenibile”1 sulla riforma dell’organizzazione comune del mercato del settore vitivinicolo dell’Unione europea. Il dibattito sulla riforma di questo settore era stato inaugurato dalla Commissione il 16 febbraio 2006, in occasione di un seminario sul vino che aveva riunito tutti gli addetti del settore. Nel documento presentato, la Commissione sottolinea come il settore vitivinicolo comunitario abbia un enorme potenziale di sviluppo, frenato tuttavia da una serie di problemi. Tali problemi sono connessi alla discesa dei consumi e al parallelo aumento delle importazioni dei vini dai paesi del nuovo mondo. In Europa si produce troppo vino per il quale non c’è sbocco sui mercati e si destinano ingenti risorse per lo smaltimento delle eccedenze invece di destinarle al rafforzamento della qualità e della competitività. Inoltre, le norme in vigore sull’adeguamento delle pratiche enologiche sono farraginose e frenano la concorrenza. Le norme in materia di etichettatura sono, secondo la Commissione, complesse e rigide, creano confusione nei consumatori e ostacolano la commercializzazione dei vini europei. La mancanza di chiarezza è ulteriormente aggravata dalla sovrapposizione di norme nazionali e regionali. Da qui la necessità di una riforma complessiva del settore vitivinicolo. L’attuale OCM L’organizzazione comune del mercato (OCM) del settore vitivinicolo prevede attualmente alcune misure volte a gestire il potenziale produttivo attraverso una limitazione dei diritti di impianto e il sostegno al miglioramento strutturale (attraverso l’espianto definitivo e programmi di ristrutturazione o riconversione in funzione della domanda dei consumatori). Le restrizioni relative ai diritti di impianto, come il divieto di nuove piantagioni, si applicano fino al 31 luglio 2010. Tra le misure relative al mercato interno vi sono gli aiuti relativi alle varie distillazioni sia obbligatorie come quelle per i sottoprodotti della vinificazione sia quelle di crisi. L’OCM comprende anche norme relative all’etichettatura, alle pratiche enologiche e alla questione dell’indicazione geografica (IG) per i vini da tavola. Obiettivi della riforma La Commissione, dopo aver richiamato i problemi posti dall’attuale OCM, ritiene che la futura politica del settore dovrà tenere conto delle mutate circostanze e della necessità di rendere il regime sostenibile per i produttori. In particolare, gli obiettivi che la Commissioneintende perseguire con la riforma sono: · l’aumento della competitività dei produttori europei di vino; · il rafforzamento della notorietà dei vini europei e la riconquista di quote di mercato; · il ripristino dell’equilibrio tra offerta e domanda e la semplificazione delle norme, salvaguardando nel contempo le migliori tradizioni della viticoltura europea; · il rafforzamento del tessuto sociale delle zone rurali nella salvaguardia dell’ambiente. Le opzioni possibili La Commissione, dopo avere preso in esame quattro scenari di riforma, si schiera decisamente a favore di una riforma radicale, specifica per il settore del vino, da attuare secondo un piano in una o due fasi. Le opzioni ritenute non adeguate sono le seguenti: Mantenimento dello status quo (la Commissione ritiene che modifiche puramente “cosmetiche” sarebbero economicamente e politicamente insostenibili); Totale deregolazione del mercato (ne deriverebbero aggiustamenti troppo radicali con gravi ripercussioni economiche e sociali nelle regioni interessate); Estensione della riforma della PAC al settore vitivinicolo: la quota che confluirebbe nel pagamento unico disaccoppiato – quindi sganciato dalla quantità prodotta - è ritenuta dalla Commissione troppo modesta e insufficiente a sostenere il reddito. L’opzione preferita dalla Commissione Viene presentata in due varianti a seconda che si sviluppi in una o due fasi. Variante A (una sola fase) E’ prevista l’abolizione dei diritti di impianto e del regime di estirpazione. Il regime dei diritti di impianto verrebbe lasciato scadere il 1° agosto 2010 o abolito immediatamente; verrebbe abolito anche l’attuale regime di estirpazione; ogni ettaro di superficie estirpata a spese dell’agricoltore entrerebbe a far parte della superficie ammissibile al regime di pagamento unico. Le regole relative all’accesso alle indicazioni geografiche limiterebbero de facto il numero di ettari. |
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1 COM(2006)319.
Variante B (due fasi) La Commissione propone di riattivare temporaneamente il regime di estirpazione di superfici vitate, abbinato ad un premio fissato ad un importo attrattivo e finalizzato ad invogliare i produttori non competitivi ad abbandonare la viticoltura. Tale premio verrebbe ridotto annualmente proprio per spingere i produttori a richiederlo fin dal primo anno. Con questo provvedimento la Commissione si prefigge l’espianto, su scelta del tutto volontaria, di 400.000 ettari in cinque anni, a fronte di aiuti per un importo massimo complessivo di 2,4 miliardi di euro. Le superfici estirpate potrebbero beneficiare del pagamento unico per azienda, subordinato al rispetto di requisiti ambientali. Inoltre, la dotazione finanziaria dello Stato membro potrebbe essere maggiorata di un importo supplementare per ogni ettaro estirpato. Il regime dei diritti di impianto verrebbe prorogato fino al 2013, data di scadenza definitiva. Elementi comuni alle due varianti Verrebbero abolite le misure di gestione del mercato come l’aiuto alla distillazione dei sottoprodotti, la distillazione di alcol per usi alimentari e dei vini ottenuti da varietà a doppia classificazione, l’aiuto all’ammasso privato e l’aiuto relativo ai mosti; il sostegno alla distillazione di crisi verrebbe sostituito da una sorta di rete di sicurezza finanziata da una dotazione nazionale assegnata a livello comunitario. Altre misure verrebbero previste nei piani di sviluppo rurale; si tratta di misure come il prepensionamento per gli agricoltori o gli aiuti agroambientali destinati a coprire le perdite di reddito connesse alla creazione e manutenzione dei paesaggi vitivinicoli. Per incoraggiare tali misure potrebbe essere previsto un trasferimento di fondi dal primo pilastro (il sostegno ai mercati) al secondo pilastro della PAC (lo sviluppo rurale) per destinare stanziamenti alle regioni viticole. Viene proposta la revisione del quadro normativo attuale delle indicazioni geografiche, per rafforzare la coerenza con le norme internazioni e in particolare con l’accordo sui diritti di proprietà intellettuale ADPIC concluso nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio e che costituisce uno dei capitoli oggetto del Doha Round. Per quanto riguarda le pratiche enologiche, la Commissione propone di trasferire a se stessa la competenza (attualmente del Consiglio) di approvare nuove pratiche o modificare quelle esistenti. Inoltre propone di riconoscere le pratiche enologiche ammesse dall’Organizzazione internazionale della vite e del vino (OIV) e di autorizzare l’utilizzazione nell’UE di pratiche enologiche ammesse a livello internazionale per vinificare vini destinati all’esportazione nei rispettivi paesi di destinazione; viene proposta anche la soppressione del requisito del titolo alcolometrico minimo dei vini, in considerazione della proposta di limitazione o divieto dell’utilizzo di zucchero. La Commissione ritiene che le regole in materia di etichettatura vadano semplificate e che sia opportuna l’istituzione di un unico quadro normativo applicabile a tutte le categorie di vino e le relative menzioni. Propone pertanto il trasferimento delle competenze dal Consiglio alla Commissione e l’utilizzazione di un unico strumento giuridico a completamento delle norme orizzontali in materia di etichettatura contenute nella direttiva 2000/13/CE. Inoltre, per adattarsi maggiormente alle politiche dell’Organizzazione mondiale del commercio, la Commissione propone l’abolizione della distinzione tra norme per l’etichettatura di vini con e senza indicazione geografica, agevolando al tempo stesso l’indicazione di annata e vitigno sui vini senza IG in modo da permettere ai produttori europei di commercializzare vini monovitigno alla pari con i loro concorrenti esteri; di mantenere e migliorare il sistema delle menzioni tradizionali; di adattare la politica dei marchi commerciali; di modificare le regole linguistiche per garantire una maggiore flessibilità nell’uso delle lingue e di informare completamente i consumatori sull’origine del prodotto grazie a norme appropriate sulla tracciabilità in etichetta. La Commissione ritiene che la riforma dovrebbe includere nel settore vitivinicolo requisiti ambientali minimi, che tengano conto del forte impatto ambientale della viticoltura come l’erosione e la contaminazione del suolo, l’utilizzo di fitofarmaci e la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda i vigneti piantati in modo “irregolare” o “illecito”, gli Stati membri devono conformarsi alla normativa comunitaria in vigore. L’incidenza finanziaria delle misure sopra descritte non supererebbe i livelli di spesa degli ultimi anni. La Commissione intende presentare le proposte legislative di riforma alla fine del 2006 o al più tardi all’inizio del 2007, in prospettiva di un accordo prima dell’estate 2007. Obiettivo della Commissione è l’entrata in vigore della nuova OCM nel luglio 2008. NOTA: Ulteriori informazioni e documenti possono essere richiesti all’Ufficio rapporti con l’Unione europea ****** XV legislatura – Bollettino tematico n. 1, 11 luglio 2006 |