Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento bilancio
Titolo: Finanziaria 2007 - A.S. 1183 - Lavori preparatori al Senato - Esame in Assemblea - Parte XII
Serie: Progetti di legge    Numero: 56    Progressivo: 2
Data: 19/12/2006
Descrittori:
LEGGE FINANZIARIA     
Organi della Camera: V-Bilancio, Tesoro e programmazione
Altri riferimenti:
AS n. 1183/XV     


Camera dei deputati

XV LEGISLATURA

 

 

 

 

 

SERVIZIO STUDI

Progetti di legge

 

 

 

 

 

Finanziaria 2007

A.S. 1183

Lavori preparatori al Senato

Esame in Assemblea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 56/2

Parte XII

 

19 dicembre 2006


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Bilancio e politica economica

 

SIWEB

 

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File: BI0063n.doc

 


 

INDICE

 

 

Volume XII

 

Esame in Assemblea

§      Seduta del 12 dicembre 2006 (antimeridiana)3

§      Seduta del 12 dicembre 2006 (pomeridiana)50

§      Seduta del 13 dicembre 2006 (antimeridiana)67

§      Seduta del 13 dicembre 2006 (pomeridiana)76

§      Seduta del 14 dicembre 2006 (antimeridiana)107

§      Seduta del 14 dicembre 2006 (pomeridiana)149

§      Seduta del 15 dicembre 2006 (antimeridiana)243

§      Seduta del 15 dicembre 2006 (pomeridiana)638

 


Esame in Assemblea


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

83a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 12 DICEMBRE 2006
(antimeridiana)

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente BACCINI
e del vice presidente ANGIUS

 

 

Discussione congiunta dei disegni di legge:

(1184) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 10,39)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1184 e 1183, già approvati dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

La relazione sul disegno di legge di bilancio n. 1184 è stata già stampata e distribuita.

Ha chiesto di parlare per integrare la relazione scritta il senatore Tecce, relatore sul disegno di legge n. 1184. Ne ha facoltà.

 

TECCE, relatore sul disegno di legge n. 1184. Signor Presidente, colleghi senatori, il disegno di legge di bilancio n. 1184 al nostro esame è redatto a legislazione vigente.

Il dibattito che si è svolto nella Commissione bilancio e le relazioni che abbiamo ricevuto dalle Commissioni hanno confermato in larga misura ciò che avevo affermato nella mia relazione in Commissione: il bilancio di previsione 2007, come modificato dalla manovra correttiva proposta dal Governo, corrisponde pienamente agli obiettivi programmatici contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria su cui ci siamo espressi a luglio e nella relativa nota di aggiornamento. Ciò risulta chiaramente anche dalla seconda nota di variazione trasmessa dalla Camera dei deputati, dalla quale risulta che il progetto di bilancio per il 2007 ha recepito sia le disposizioni del disegno di legge finanziaria come approvato dalla Camera dei deputati, sia le ulteriori norme introdotte con il decreto fiscale n. 262 del 2006, approvato in quest'Aula come collegato alla legge finanziaria.

Nei primi articoli del provvedimento si definiscono lo stato di previsione dell'entrata (tabella 1) e poi lo stato di previsione del pagamento delle spese del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2007. Si definisce poi l'autorizzazione al Ministero dell'economia e delle finanze a ripartire con propri decreti fra gli stati di previsione delle varie amministrazioni statali i fondi iscritti nello stato di previsione del Ministero stesso per l'anno 2007. Si definisce altresì l'importo massimo dei titoli pubblici da emettere in Italia e all'estero, al netto di quelli da rimborsare, in 55 milioni di euro. Si definiscono inoltre le cosiddette spese obbligatorie e d'ordine con apposito elenco.

Ebbene, rispetto a ciò, rimandando al testo scritto per una serie di approfondimenti, vorrei sintetizzare che il quadro generale riassuntivo del bilancio di previsione per il 2007 evidenzia i seguenti importi di competenza, al netto delle regolazioni contabili e debitorie dei rimborsi IVA: le entrate fiscali si attestano a 431,4 miliardi, mentre le spese finali si attestano a 454 miliardi. Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali, risulta in termini di competenza, e al netto delle relazioni contabili e debitorie dei rimborsi IVA, pari a circa 23 miliardi di euro.

La previsione del bilancio registra una forte riduzione del saldo netto da finanziare anche rispetto al disegno di legge di assestamento per il 2006, derivante dall'aumento delle entrate finali.

Anche il risparmio pubblico registra rispetto alle previsioni assestate per il 2006, che avevano un valore negativo, un miglioramento di circa 18 miliardi di euro, dovuto essenzialmente all'incremento delle entrate correnti per oltre 22 milioni di euro e alla riduzione di 3.240 milioni di euro delle spese correnti.

L'avanzo primario, pertanto, registra un notevole incremento di 20.585 milioni. Questa tendenza all'aumento delle entrate sembra consolidarsi ancora nel 2007 anche se, ovviamente, non ha effetto su questa proposta di bilancio, per motivi evidenti legati alla legislazione vigente.

È pur vero - e mi rivolgo anche ai colleghi dell'opposizione - che per ben due volte il vice ministro Visco è venuto in Commissione e ci ha informato sull'entità delle entrate fino al 30 novembre, anche per sollecitazione dell'opposizione immediatamente raccolta dal presidente Morando e dal Vice ministro. È un fatto certamente positivo, da non minimizzare ma da non enfatizzare, perché ovviamente vanno verificati i caratteri strutturali di tale aumento delle entrate fiscali, che pure ovviamente risponde ad una precisa strategia di lotta all'evasione. C'è ovviamente un dissenso, un diverso giudizio tra maggioranza e opposizione su come utilizzare queste entrate. È stato oggetto del dibattito in Commissione e sono certo lo sarà in Aula. Addirittura, secondo alcuni interventi, queste entrate avrebbero permesso di ridurre gli aspetti strutturali, quantitativi e qualitativi, della manovra finanziaria stessa. Ovviamente non sono d'accordo. Tuttavia si tratta di un fatto nuovo ed importante perché risponde ad una precisa strategia del Governo.

Da più parti - affronto un'altra questione - è stata sollecitata nel dibattito una rapida modifica degli strumenti, dei tempi e delle procedure di esame del bilancio e della legge finanziaria. Ovviamente nel dibattito non è emersa ancora una soluzione. Se ne parla ad ogni finanziaria. Mi limito, quindi, in qualità di relatore, a sottolineare che effettivamente è un tema che la stessa Commissione bilancio del Senato potrebbe, soprattutto se supportata dal parere dell'Aula, decidere di approfondire eventualmente in maniera congiunta con quella della Camera dei deputati, dato che il tema è stato richiamato in ogni intervento, sia in Commissione sia nel dibattito pubblico tra le forze politiche, soprattutto per quanto concerne l'abbreviamento dei tempi e la semplificazione della materia.

Sostenere che sia stata già prospettata in Commissione una soluzione mi sembrerebbe eccessivo ed ottimistico, ma è assolutamente giusto sottolineare l'unanimità dell'esigenza di andare ad una riflessione e ad un cambiamento.

Infatti, vorrei svolgere una breve riflessione: le regole che guidano la formazione e l'approvazione del bilancio riflettono sempre l'equilibrio di poteri che in un certo periodo storico ed in un determinato sistema istituzionale si realizza in materia di politica fiscale tra Parlamento e Governo. Nel nostro sistema istituzionale l'articolo 81 della Costituzione attribuisce al Parlamento il potere di approvare il bilancio dello Stato, pur riservandone la presentazione al Governo.

Dal punto di vista dell'entrata, l'articolo 23 della Costituzione prevede che qualsiasi prestazione personale o patrimoniale possa essere imposta solo per legge. Dal lato della spesa, l'azione del Parlamento sul bilancio indica la priorità dell'azione pubblica e diventa un limite alla discrezionalità dell'Esecutivo nella gestione delle risorse. In tale contesto, il principio di specificazione, cioè la definizione dell'unità di voto parlamentare, diventa l'elemento da prendere in considerazione per comprendere come il Parlamento, di fatto, vincoli l'azione del Governo.

Infatti, la legge n. 94 del 1997 e il decreto legislativo di attuazione n. 279 del 1999, prevedevano interventi riformatori in materia che hanno determinato un riordino dei capitoli di bilancio, individuando, come ben sanno i senatori, nelle unità previsionali di base (u.p.b.) le unità del voto parlamentare. Le u.p.b. costituiscono aggregazioni di risorse finanziarie, attribuite ad un centro di responsabilità amministrativa, ossia la responsabilità di un dirigente. La presentazione della spesa per centri di responsabilità viene accompagnata da una classificazione per funzioni-obiettivo. Nell'attuale decreto legislativo si passò da 6.000 capitoli a circa 1.500 u.p.b. del bilancio attuale.

Si è trattato quindi di una riorganizzazione che, da un lato, ha ridotto in modo significativo il livello di dettaglio della decisione parlamentare, dall'altro ha introdotto la distinzione tra bilancio politico e bilancio gestionale, tra funzione di indirizzo e di controllo dell'organo politico e funzione di gestione affidata ad una struttura dirigenziale. Rimando al testo scritto per alcune riflessioni più articolate in questa materia. Voglio soltanto dire che l'esperienza degli anni più recenti ha visto emergere, a mio avviso in maniera preoccupante, un binomio «flessibilità-riduzioni di spesa». La concessione ai Ministeri di spesa di una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse ha costituito nei fatti la contropartita alle iniziative di contenimento della spesa, che continua anche in questa finanziaria.

Con l'articolo 22, comma 21, del disegno di legge di bilancio che stiamo esaminando, sono rese possibili compensazioni di cassa, nell'ambito di ciascun titolo di bilancio, tra capitoli delle u.p.b. del medesimo stato di previsione.

A tal proposito voglio informare l'Aula che come relatore ho proposto un emendamento, approvato dalla Commissione, che obbliga il Governo ad informare le competenti Commissioni parlamentari dei decreti di variazione compensativi nell'ambito di ciascun titolo di bilancio tra capitoli delle unità previsionali di base del medesimo stato di previsione.

Rimandando, ripeto, al testo scritto, vorrei arrivare ad alcune conclusioni. In primo luogo, ritengo sia molto importante, in linea con l'obiettivo di una migliore trasparenza della decisione di bilancio, intervenire sul disegno istituzionale delle strutture che forniscono il supporto tecnico alle decisioni di politica fiscale. Negli ultimi anni è più volte emersa l'esigenza di fare il punto sulla gestione in corso di esercizio - si è parlato di ciò anche in Commissione - attraverso un sistema di monitoraggio e un affidabile aggiornamento delle previsioni. Personalmente desidero sottolineare la novità rappresentata dall'introduzione di uno schema di «bilancio ambientale» all'interno del disegno di legge di bilancio. In proposito mi permetto di avanzare una riflessione: vanno enormemente valorizzati tutti gli strumenti che permettono una lettura sintetica del bilancio ed una sua semplificazione. Tali strumenti sono utili sia per il controllo che per l'indirizzo del Parlamento, sia per la possibilità di comunicazione con i cittadini.

Ovviamente mi riferisco a tutta l'elaborazione relativa al tema del bilancio sociale, inteso non soltanto come bilancio per gli effetti contabili ma anche per gli effetti sociali che determina, sapendo che il bilancio sociale, che analizza le spese per obiettivi aggregati e risultati visibili, è la premessa del dibattito aperto sul bilancio partecipativo.

Ora, da questo punto di vista, esaltando ancora l'esigenza di un nuovo strumento che, a nostro avviso, deve essere uno strumento del Parlamento che abbia un'autonomia rispetto agli strumenti di verifica e monitoraggio del Governo, voglio avviarmi alle conclusioni.

Ritengo che questo bilancio, che abbiamo discusso e approvato in Commissione, sia funzionale a una finanziaria che afferma l'obiettivo strategico di una contestualità tra interventi di risanamento, equità e sviluppo, mantenendo pienamente l'impegno assunto in sede europea di un rapporto tra indebitamento e PIL sotto il 3 per cento - probabilmente, visti i dati, anche sotto il 2,8 per cento stimato all'inizio della manovra - grazie all'inizio di ripresa strutturale e all'aumento delle entrate fiscali su cui mi sono soffermato. Si ricostituisce finalmente un avanzo primario che non c'era più; ora bisognerà puntare di più sulla crescita e lo sviluppo partendo da chi lavora, permettendo l'espansione della base produttiva, unico modo per rilanciare anche la domanda interna e l'esigenza dei più deboli, dei più poveri, degli incapienti, la cui esigenza di inclusione sociale in questa finanziaria, per unanime giudizio, non trova ancora un adeguato spazio, e per affrontare un problema di civiltà e di affermazione di quei diritti di cittadinanza, che sono anche una condizione di sviluppo economico equilibrato e socialmente sostenibile.

Il bilancio, insomma, fotografa e permette di dire che su questa linea si può andare avanti; dipende dal Parlamento, dipende dal Senato e dalle scelte discusse nella nostra Commissione, che il Governo vorrà sicuramente recepire. Credo vada dato atto a tutti del grande lavoro svolto in questi giorni in tutta la Commissione bilancio, in tutte le Commissioni che ci hanno fornito documenti sulla legge finanziaria e sul disegno di legge di bilancio n. 1184.

È noto che la 5a Commissione, lo ha detto il presidente Marini, non ha concluso l'esame della finanziaria, vorrei però pubblicamente ringraziare il presidente Morando per il grande lavoro fatto, per l'equilibrio, riconosciuto anche dall'opposizione, con cui ha guidato il nostro lavoro e la serietà che ci ha condotto ad approfondire molti temi e a fare un dibattito di cui sono certo il Governo vorrà tener conto. Ci sono testi, dibattiti e proposte, da questi bisogna partire. Insieme al Presidente, vorrei ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio, di opposizione e di maggioranza. Vorrei ringraziare il senatore Morgando, che ha svolto il suo ruolo di relatore della finanziaria, gli uffici della Commissione e tutti gli uffici del Senato, che ci hanno per quindici giorni supportato e sopportato.

Non spetta a me dire ciò che si farà e ciò che sarà deciso dal Governo e dal Parlamento; quel che vorrei dire è che il lavoro fatto è patrimonio del Senato e da qui si deve partire per provare a bilanciare le esigenze di una finanziaria rigorosa con le esigenze di crescita dei cittadini e di tutta la nostra società. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e Misto-IdV).

 

PRESIDENTE. Colleghi, vorrei pregarvi di ridurre il brusìo. Il senatore Tecce non ha interrotto la sua esposizione perché ha un tono di voce molto alto e si difende da solo, ma il brusìo è troppo forte. Tra l'altro, le tribune sono affollate. Cerchiamo di tener conto del fatto che chi si rivolge all'Aula svolge faticosamente il suo ruolo; credo che aiutarlo sia assolutamente un nostro dovere.

Ha facoltà di parlare il presidente della 5a Commissione permanente, senatore Morando, per riferire sui lavori della Commissione.

 

MORANDO(Ulivo). Signor Presidente, colleghi, pur essendo normalmente dotato dal punto di vista della voce, questa mattina vi chiedo veramente - mi rivolgo, ad esempio, ai colleghi accanto a me nel banco - di darmi una mano, perché qualche défaillance della mia voce effettivamente c'è questa mattina.

La 5ª Commissione - com'è già stato ricordato - non ha concluso l'esame degli emendamenti al disegno di legge finanziaria nei tempi che lei, signor Presidente, ci aveva assegnato. Per queste ragioni, questa mattina il relatore Morgando non terrà la relazione di maggioranza, come si era preparato a fare con un impegno che, per qualità e quantità, è stato semplicemente straordinario. Non ho alcuna intenzione (e, soprattutto, anche se l'avessi, non avrei il potere) di sostituirmi a lui nel fornire all'Aula valutazioni politiche sui contenuti del disegno... (Alcuni senatori conversano dietro il senatore Morando). Chiedo scusa, colleghi, potete lasciarmi parlare?

 

PRESIDENTE. Senatore Pastore, la prego.

 

MORANDO (Ulivo). Dicevo che non ho alcuna intenzione, né il potere di sostituirmi al senatore Morgando nel fornire all'Aula valutazioni politiche sui contenuti della legge finanziaria. Tuttavia, in questa occasione, signor Presidente, forse mi compete di svolgere qualche riflessione sui problemi istituzionali che l'esito negativo dei lavori della Commissione bilancio del Senato ci propone.

La Commissione bilancio della Camera, signor Presidente, in sede di prima lettura non ha concluso i suoi lavori sul disegno di legge finanziaria. Anche la Commissione bilancio del Senato, in seconda lettura, non ha concluso i suoi lavori. Da ciò deriva, colleghi, una conseguenza molto negativa, che dovrebbe massimamente preoccupare i senatori della maggioranza, dell'opposizione e tutto il Paese: la legge finanziaria 2007 sarà approvata senza un compiuto esame tecnico-politico in Commissione.

Ora, colleghi, cosa s'intende per «compiuto esame»? Vuol dire un esame compiuto a partire dalle diverse opzioni politiche che la maggioranza e l'opposizione, in tema di politica economica, presentano al Paese, ma significa anche un esame compiuto sotto il profilo tecnico, della tecnica finanziaria e della tecnica giuridica; e mentre l'esame e il dibattito sulle diverse soluzioni politiche, di politica economica, si può svolgere in Aula, in un consesso di oltre seicento persone alla Camera e di oltre trecento al Senato, è impossibile, colleghi, che un adeguato esame tecnico, politico, giuridico e finanziario si possa svolgere in un'Assemblea di oltre 300 o di oltre 600 persone.

Da questo punto di vista, non c'è dubbio che ci troviamo in presenza del rischio assai serio che l'esame tecnico delle norme, che traducono in legislazione le volontà politiche, le scelte alternative di politica economica, sia tale da inficiarle, in una certa misura, per mancanza di fondamento giuridico, di correttezza tecnica.

Dopo un compiuto, attentissimo esame in Commissione, la mia opinione personale è che in Aula, fatte salve le votazioni essenziali (si potrebbe procedere, per esempio, a una contrapposizione di articoli, solo di articoli interi) tra le soluzioni proposte dalla maggioranza, contenute nel disegno di legge finanziaria, e le soluzioni proposte dall'opposizione inserite in articoli alternativi, secondo me, è assolutamente ragionevole andare ad un voto «prendere o lasciare», ma solo dopo un attentissimo esame in Commissione. Se invece veniamo in Aula e pretendiamo di svolgere l'esame tecnico delle scelte contenute nella legge finanziaria di fronte a seicento o a trecento persone, stiamo scivolando lungo una china che elimina la valutazione tecnica, politica e finanziaria delle norme. Questa è un'aberrazione, colleghi!

Vede, signor Presidente, a proposito di questo tema circola da settimane nel nostro dibattito - perché è stata evocata dal Ministro dell'economia - un'immagine mitica, quella del Ministro del tesoro britannico che, in un certo giorno di settembre, scende a Westminster con una valigetta in mano, dentro la quale c'è il progetto di budget e dopo cinque giorni - come tutti i colleghi sanno, perché è questa l'immagine mitica - il Parlamento inglese, ricevuto quel progetto, delibera con un voto «prendere o lasciare». Fa meno parte delle conoscenze diffuse la percezione precisa di ciò che capita nei trenta giorni precedenti a questi cinque, perché, cari colleghi, bisognerebbe guardare anche a quel lasso di tempo. I cinque giorni sono resi possibili dai trenta precedenti, senza i quali non vi sarebbe questo perfetto meccanismo di decisione di bilancio che ammiriamo in tutto il mondo. Cosa succede nei trenta giorni precedenti? Il Governo britannico approva una bozza di budget, cioè un progetto di bilancio, e va nelle Commissioni di Westminster a misurarsi con le proposte di modificazione di quel progetto che in quella sede, in particolare nella Commissione del budget, ovviamente, vengono avanzate a decine: proposte - ripeto - di modificazione.

Per un mese, all'interno delle Commissioni, si sviluppa un confronto intenso, secondo lo schema classico della democrazia inglese di dura contrapposizione tra maggioranza e opposizione, sulle proposte alternative. Terminato questo lavoro che dura un mese, il Governo - come si usa dire - fa sue le carte, prende atto del lavoro parlamentare, che non ha modificato il progetto, ma ha proposto di modificare il progetto, torna a riunirsi, approva un disegno definivo di budget e, a quel punto, ecco l'immagine del Ministro che arriva con la valigetta a Westminster e dopo cinque giorni ne esce con il budget approvato.

Ora, badate che la cosa è semplicissima: se vogliamo affrontare veramente il tema della sessione di bilancio e della sua riforma, dobbiamo guardare, prima di tutto, al lavoro delle Commissioni e, in particolare, a quello delle Commissioni bilancio. Poi, in una certa misura, in Aula è inutile strapparsi continuamente le vesti: non ho partecipato a queste sceneggiate, ma, nella legislatura scorsa, tutte le volte che sul disegno di legge finanziaria il Governo poneva la questione di fiducia, da parte del centro‑sinistra si levavano alti lai, strilli, eccetera, sulla violazione di non so quale regola democratica perché si era scelto di mettere la fiducia; adesso, le parti sono cambiate, ma i lai sono gli stessi, gli argomenti sono identici e così via.

Il problema, però, secondo me (lo dico molto modestamente, ma lo faccio perché ne sono profondamente convinto), non è che a un certo punto, svolto il lavoro di approfondimento tecnico-politico nelle Commissioni, l'Aula (della Camera o del Senato) sia chiamata a votare sì o no - prendere o lasciare - sui risultati di questo lavoro: se prendiamo l'abitudine, anzi, la mania di considerare normale che le Commissioni bilancio non finiscano il proprio lavoro, allora sì che prendere o lasciare diventa un problema in Aula.

Questo è il punto: votare sì o no su un disegno di legge compiuto, misurato, valutato in ogni suo singolo aspetto, alla fine di un processo di decisione, in un certo senso, è normale; anzi, ritengo che sia più democratico che impegnare 600 persone in centinaia e centinaia di votazioni su singole proposte di modifica. Meglio un voto del tipo prendere o lasciare, secondo me (dopo averne espressi alcuni di netta valutazione delle alternative presentate dall'opposizione, naturalmente, articolo per articolo): è in Commissione, però, che si devono conchiudere l'approfondimento e la valutazione tecnica, oltre che politica.

Allora, signor Presidente, in conclusione, questa riflessione cosa ci suggerisce? Ci suggerisce di lavorare in due direzioni. La prima è la seguente: se vogliamo uscire dall'impasse in cui ci stiamo progressivamente cacciando, a mio avviso, con un'esagerata e irresponsabile nonchalance, da parte di opposizione e maggioranza (e la cosa non è di oggi, ma viene da lontano), credo che dobbiamo lavorare immediatamente a un mutamento delle regole della sessione di bilancio, affinché questa abbia al suo centro i lavori delle Commissioni bilancio di Camera e Senato.

Da questo punto di vista - tengo a precisarlo subito - ieri, in Commissione bilancio, signor Presidente, ci siamo impegnati - io in particolare - a presentare a gennaio una relazione, funzionale ad una discussione tra maggioranza e opposizione, sulle regole della sessione di bilancio (l'oggetto è il combinarsi della legge di contabilità con il Regolamento del Senato), tale da consentire, alla fine di quello stesso mese, ai diversi Gruppi, ai diversi parlamentari e, naturalmente, anche al Governo - se lo riterrà - di presentare disegni di legge di modifica della legge di contabilità e proposte di modificazione del Regolamento, funzionali alla soluzione che si sceglierà di adottare a tal proposito. Alla fine di gennaio, se questi disegni di legge e proposte saranno stati formulati, si potrà poi, nel mese immediatamente successivo, provare a definire una soluzione.

La seconda indicazione di lavoro che viene, signor Presidente, per noi è una conferma, perché ne abbiamo già parlato in occasione della discussione sul bilancio del Senato. La centralità del Parlamento, che io in quanto governista da sempre credo che sulla decisione di bilancio vada confermata, si può difendere - lo abbiamo già detto - soltanto se, da un lato, nella decisione di bilancio si esalta la competenza, la funzione delle Commissioni (in particolare, della Commissione bilancio) e se, dall'altro, si realizza una condizione tecnica: bisogna che il Parlamento, signor Presidente, il Parlamento come tale - voglio sottolinearlo - non il Senato o la Camera, non il Senato per conto proprio e la Camera per conto proprio, ma il Parlamento, abbia una forte autonomia tecnica, una forte autonomia rispetto alla capacità di analisi e di valutazione tecnica che ha il Governo sulle scelte finanziarie e gli impatti. (Applausi dai Gruppi Ulivo e FI, del senatore Baldassarri e dai banchi del Governo).

Ne abbiamo bisogno non tra cinque anni, ma nel prossimo 2007, a mio parere. Se non si farà non dovremo però lamentarci delle cose che accadranno, colleghi parlamentari (lo dico rivolgendomi alla maggioranza ma anche all'opposizione), né del fatto che alla fin fine un testo viene davvero valutato nei suoi effetti finanziari solo dalla Ragioneria generale dello Stato, perché solo essa ha le competenze tecniche necessarie per poterlo fare. O noi abbiamo un ufficio del bilancio del Parlamento che abbia la stessa autorevolezza, la stessa affidabilità, la stessa dotazione di capacità tecniche che hanno gli uffici del Governo o non ne verremo mai a capo.

Certamente ciò rappresenta sia per le maggioranze che per le opposizioni una sorta di costruzione di qualcosa che limiterà i voli pindarici. In questi giorni - concedetemi una valutazione di merito - in tutta Italia i principali giornali hanno dibattuto, come se si trattasse di una cosa tecnicamente possibile, del fatto che si starebbe discutendo di usare delle risorse di parte capitale per realizzare centinaia di migliaia di assunzioni. A me non sembra che ci voglia un genio per capire che risorse di parte capitale non possono coprire delle assunzioni. (Applausi dai Gruppi Ulivo, FI e AN).

In ogni caso, è possibile che per poter affermare questa elementare verità bisogna che parli il ragioniere generale dello Stato perché il Parlamento a casa propria non ha una struttura (non che non conosca questi argomenti, perché li conoscono gli studenti del primo anno di qualsiasi facoltà giuridica o di economia), la capacità di autorevolmente garantire che cose di questo tipo non sono nemmeno proponibili (e, infatti, non sono state proposte, intendiamoci bene). È un piccolo segnale di un fatto generale.

L'autonomia scientifico-tecnica di valutazione dei testi del Parlamento deve rafforzarsi e c'è un solo modo per farlo. Abbiamo dei Servizi del bilancio di Camera e Senato dotati di intelligenze straordinarie, assolutamente paragonabili, se non superiori, alle dotazioni personali della Ragioneria. (Applausi dai Gruppi Ulivo e FI e dei senatori Baccini e Baldassarri). Il problema non è che non hanno la qualità: non hanno la quantità, la solidità, non hanno la capacità di coordinamento necessaria.

Allora bisogna passare subito, ma subito davvero, al coordinamento del lavoro dei due Servizi e, entro un anno, alla fusione degli stessi. Si potrà non fare questa scelta, ma non dovremo lamentarci poi se la prossima volta accadrà la stessa cosa. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV, Misto-Pop-Udeur, FI, AN e UDC e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. In merito all'ultima questione sollevata dal senatore Morando, debbo dire che tra di noi abbiamo già svolto qualche riflessione, che naturalmente coinvolge anche le scelte della Camera dei deputati. È difficile fissare delle date, ma posso assicurare l'impegno del Senato e della sua Presidenza per arrivare ad una soluzione che garantisca strumenti più efficaci, come sollecitava il senatore Morando.

Alla Presidenza è pervenuta la richiesta di presentazione di tre questioni sospensive sul disegno di legge di bilancio, proposte rispettivamente dai senatori Azzollini, Baldassarri e Ferrara, e di tre questioni pregiudiziali sul disegno di legge finanziaria, presentate rispettivamente dai senatori Pastore, Fruscio e Davico.

Do la parola al senatore Azzollini per illustrare la prima questione sospensiva.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, intervengo per richiedere la sospensione dell'esame del disegno di legge di bilancio in quest'Aula, ma mi consenta di soffermarmi anche sull'intervento del presidente Morando in ordine alle determinazioni che il Senato può assumere per una più efficace sessione parlamentare di bilancio.

In Commissione l'opposizione ha lavorato altrettanto seriamente, e gli atti possono facilmente evidenziare quanto sia stato forte l'impegno su alcuni temi di grande rilievo. Devo ricordare che purtroppo la finanziaria è partita con più di 200 articoli, che si sono aggiunti a oltre 60 articoli del decreto-legge fiscale, ed è giunta in Senato con 18 articoli, l'ultimo dei quali composto da più di 800 commi. Questa è stata l'impostazione del Governo. Allora, quando si discute sulla proficuità dei lavori del Parlamento, bisogna premettere che è stato sottoposto all'esame delle Camere un provvedimento recante molto più di 1.000 commi, che devono essere esaminati e discussi.

A ciò si aggiunga che in Commissione bilancio il Governo ha presentato 160 emendamenti e altri 60 ne ha presentati il relatore. In sostanza, anche dopo il passaggio parlamentare alla Camera, il Governo ha sottoposto all'altro ramo del Parlamento ulteriori 160 emendamenti, anzi 220, se si comprendono anche quelli del relatore. Questo impone un esame attento del Parlamento.

Posso assicurare che il dibattito si è concentrato - e per questo ringrazio il presidente della Commissione bilancio Morando e il relatore Morgando - soprattutto sui grandi temi, e ce ne erano di rilevanti all'interno non soltanto della finanziaria, ma anche degli emendamenti. Penso alle proposte di modifica sulla rottamazione, alla questione delle imposte sugli affitti (anche se poi l'emendamento è stato ritirato in vista di una possibile legge delega), all'emendamento sulle successioni e ad altri emendamenti di grande rilievo. È quindi inevitabile che il Parlamento abbia bisogno di tempi adeguati.

In effetti, in quella sede, l'approfondimento tecnico-politico si è svolto. Dicevo proprio questa mattina al senatore Morando che ho acceso il televisore e ho ascoltato i servizi riguardanti i lavori in Commissione, che ho seguito con assiduità. Ebbene, ho pensato che il servizio televisivo si riferisse ai lavori della Commissione di un altro Paese o degli anni scorsi. Ciò che si affermava, infatti, non c'entrava assolutamente con i lavori che ho seguito personalmente. Come al solito, infatti, si discuteva di cose di cui non si è discusso o di cose che abbiamo affrontato in un'ora, a fronte della settimana e delle decine di ore di lavoro. Il resto del dibattito si è concentrato su grandissime questioni e su temi rilevanti per il Paese.

Il Parlamento ha svolto un grande lavoro. La politica naturalmente ha le sue leggi, che vanno rispettate, ed il lavoro della Commissione è giunto in Aula senza relatore, ma questo non significa che il lavoro svolto non sia stato di grande importanza. Anzi, esso fornisce il pretesto, in senso positivo, per una revisione della sessione di bilancio che la Commissione - concordo in questo con il presidente Morando - potrà tranquillamente iniziare a partire dall'anno prossimo. Per il vero, abbiamo già tentato altre volte, addirittura con disegni di legge bipartisan. Si potrebbe ripartire da quel lavoro - non lo lascerei - per approfondirlo, modificarlo ed adeguarlo alle evenienze e al sistema. Mi sembra serio per poter dire al Paese che il Parlamento si concentra sui grandi temi e occupa il 95 per cento del suo tempo in Commissione per affrontarli, emendarli e discuterli.

Altra cosa, signor Presidente, è il giudizio politico - mi sia consentito esprimerlo brevemente - verso un Governo che dell'opposizione non accetta quasi niente, nemmeno le cose oltremodo ragionevoli, ma questo - ripeto - è un giudizio politico che naturalmente non sarà condiviso dai colleghi della maggioranza. Tuttavia, credo che la definizione di strumenti che consentano un'efficace discussione nelle Commissioni e un grande dibattito politico sulle alternative di politica economica e finanziaria in Aula sia un obiettivo da discutere e auspicabilmente conseguire.

Mi sembrava utile che l'opposizione fornisse queste poche note di commento alla relazione del presidente Morando per assicurare che prendiamo in seria considerazione tali questioni e che, a partire dall'anno prossimo, le discuteremo, fermo restando il giudizio assolutamente e radicalmente negativo sulla finanziaria, così come è stata presentata e poi emendata dal Governo.

Ciò premesso, entro nel merito della questione sospensiva, che spesso viene usata per ragioni politiche. Questa volta però si tratta di una questione molto seria. Come è noto, presidente Marini - mi rivolgo a lei perché è il nostro supremo difensore - il Governo ha presentato in Commissione bilancio una tabella palesemente sbagliata. Sbagliata, signor Presidente, non per cifre di modica entità (consentitemi questo passaggio con qualche allusione). Noi già siamo contrari alle modiche entità, ma questa era di entità gigantesca. In sostanza, signor Presidente, l'errore era di circa 8 miliardi di euro perché il Governo, nella migliore o nella peggiore delle ipotesi, dimenticava di inserire dinanzi alla Commissione bilancio un'entrata di 8 miliardi di euro. Ciò avrebbe potuto comportare gravi conseguenze in sede di assestamento o di consuntivo perché quegli 8 miliardi sarebbero stati in più o in meno, con conseguenze sull'intera manovra.

Ebbene, dopo varie indicazioni rispetto alle quali, peraltro, credo si possa dare atto all'opposizione di aver mostrato grande pazienza, giacché non ha dato mai motivo di ostruzione, il Governo ieri mattina ha fornito un'altra tabella che ammetteva l'errore. Abbiamo preso atto del ravvedimento operoso del vice ministro Visco ed abbiamo preso atto che il ministro Padoa-Schioppa, perlomeno dinanzi al Parlamento, non se n'era accorto, non ha dato notizia di tutto ciò. Però per fortuna l'opposizione serve anche, e forse soprattutto, per svolgere questa funzione di controllo.

Detto questo, signor Presidente, dato che nella tabella si era passati dal 16 novembre al 30 novembre, le nuove entrate in più erano di nuovo di ulteriori 4 miliardi. In altri termini, è bastato il trascorrere dal 16 al 30 novembre per un ulteriore aumento di 4 miliardi. Ora, 29 miliardi erano in più previsti e correttamente da contabilizzarsi al 16 novembre; circa 34 miliardi (per la precisione 33,8 miliardi) erano già puntualmente al 30 novembre.

Il vice ministro Visco, che normalmente, per mestiere, deve prendere le tasse, non ha potuto fare a meno di affermare sottovoce (noi, però, lo abbiamo ascoltato lo stesso) che con l'autotassazione aumenterà ancora il surplus di tasse. Signor Presidente, non è inverosimile immaginare che l'ulteriore entrata di tasse rispetto alle previsioni potrà aggirarsi, al 30 dicembre 2006, tra i 35 e i 40 miliardi di euro: si tratta di una cifra straordinaria, che ha implicazioni politiche molto rilevanti. Tutto ciò non è stato per niente registrato nel bilancio. Il precedente Governo ha utilizzato lo strumento tecnico - come ricorderà il senatore Vegas - rappresentato da emendamenti al disegno di legge di bilancio che correggevano i dati tendenziali.

Signor Presidente, abbiamo avanzato una questione sospensiva per chiedere che il Governo presenti una nuova Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria, incorporando i nuovi dati nel tendenziale e modificando, con un successivo emendamento al disegno di legge di bilancio, la previsione di entrate del bilancio stesso. Se il Governo non lo farà, non si potrà iniziare ad esaminare il disegno di legge di bilancio.

Pertanto, chiedo che venga sospeso l'esame del provvedimento al fine di consentire al Governo di preparare una nuova Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria e di presentare un emendamento al provvedimento di bilancio. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e LNP).

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, intervengo per avanzare una questione sospensiva. Sia consentito anche a me, però, qualche minuto di tempo per aggiungere alcune considerazioni sulle riflessioni fatte dal senatore Morando, che abbiamo condiviso in 5a Commissione ieri sera, proprio alla chiusura dei lavori.

Signor Presidente, tra qualche giorno ricorre il settimo anno da quando un malore ha sottratto a questo Parlamento e al dibattito nel Paese una delle menti più brillanti e più oneste della Prima e della Seconda Repubblica; sette anni fa, infatti, questa persona si è accasciata nell'Aula di Montecitorio. Ricorre anche il ventottesimo anniversario da quando quella stessa persona, vicino a quest'Aula, ha sollevato, in un ragionamento pubblico collettivo, la necessità di introdurre nel Parlamento italiano un meccanismo simile al Congressional budget office americano, cioè uno strumento tecnico indipendente per consentire al Parlamento, ai deputati e ai senatori, di avere basi certe di riferimento. (Brusìo. Richiami del Presidente).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, proprio attorno al senatore Baldassarri c'è un grande movimento. Vi prego di abbassare la voce.

 

BALDASSARRI (AN). Purtroppo, signor Presidente, non posso alzarmi più di quanto non stia facendo adesso!

Intendo segnalare l'assoluta necessità di quanto il presidente Morando ha riferito in quest'Aula per mettere il Parlamento nelle condizioni di assumere decisioni. Infatti, siamo di fronte ad un disegno di legge finanziaria che non è stato valutato dalla Camera dei deputati e probabilmente non verrà valutato neanche dal Senato della Repubblica e che fa assumere una responsabilità istituzionalmente non corretta nelle mani esclusive dell'Esecutivo che, con maxiemendamenti e fiducia, chiede il voto ai parlamentari senza che questi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, abbiano la possibilità di capire con esattezza e correttezza ciò che andranno a votare, a favore o contro.

Vengo allora alla questione sospensiva. Rispetto a quanto detto dal presidente Morando debbo aggiungere che, in realtà, è vero che in Commissione l'analisi tecnica e l'analisi politica non sono state compiute, ma non è del tutto vero che non siano state fatte. Le conclusioni alle quali siamo giunti ieri, che non completano il lavoro in modo tale da poter riferire in modo corretto ed istituzionale in Aula, non possono farci dimenticare quanto è emerso sul piano tecnico e sul piano politico ed è bene che di ciò l'Aula venga compiutamente informata.

Cosa è emerso sul piano tecnico che giustifica la richiesta del presidente Morando di attrezzare gli uffici come organo indipendente a supporto del Parlamento? È successo un altro episodio che, però, nel corso di questi mesi è diventato ormai patologico perché si ripete ogni volta. Ricordo solo, per brevità di tempo, che abbiamo aperto la legislatura con la questione dell'IVA sugli immobili e abbiamo avuto un decreto‑legge, controfirmato dal Presidente della Repubblica (quindi efficace fino a che non è stato convertito), che era palesemente falso perché non conteneva la stima di 13 miliardi di gettito che sarebbero stati conseguenti a quel decreto. Il Governo, giustamente, disse che gli uffici si erano sbagliati e corresse il decreto nel momento della conversione.

In questo caso siamo di fronte ad una cosa simile. Ha già detto il presidente Azzollini che il 27 novembre (ma la richiesta fu formulata già in precedenza) chiedemmo in Commissione la disponibilità dei dati sulle entrate delle pubbliche amministrazioni nell'anno 2006. Quei dati sono fondamentali per poter proporre all'Aula il bilancio di previsione per l'anno 2007. Il Governo ha presentato una prima tavola, risultata sbagliata, e, ieri mattina, ne ha presentata una seconda dalla quale emerge che il bilancio che è stato presentato a quest'Aula contiene numeri falsi, non veri, non per ammissione di qualche esperto o di qualche componente dell'opposizione, ma per ammissione del Governo stesso. Questo è un fatto che non è mai avvenuto nella storia della Repubblica italiana.

Il Governo ieri ha detto che i dati delle entrate delle pubbliche amministrazioni per il 2006 arriveranno a fine anno a circa 36-37 miliardi di euro (34 ci sono già al 30 novembre, qualcosa si avrà nel mese di dicembre). Il dato tecnico-politico rilevante non è però questo, ma discende dal fatto che il Governo, nella tabella in cui mostra quei numeri, afferma che dei 34 miliardi al 30 novembre soltanto 8 possono essere considerati delle una tantum non riproducibili nelle tabelle per l'anno 2007. Ma vi sono almeno 25 miliardi: l'aumento del gettito IRPEF dei lavoratori dipendenti e autonomi, l'aumento del gettito dei contributi sociali, l'aumento del gettito IVA, tutti incrementi di gettito legati alla ripresa dell'economia e all'emersione del sommerso che hanno portato ad un boom di occupazione, magari flessibile, ma regolare, che paga IRPEF e contributi.

Il Governo ha affermato che nel 2006 è avvenuto un fatto importante: 25 miliardi di quel maggiore gettito sono strutturali e permanenti, a meno che non ci sia un retropensiero e cioè, come noi sosteniamo, che l'attuale finanziaria ucciderà la ripresa economica, abbatterà la crescita economica e allora quelle entrate non ci saranno proprio per colpa della finanziaria. Ma se così non è, come auspicheremmo, la tabella delle entrate del bilancio che ci apprestiamo a discutere e a votare, signor Presidente, contiene un numero falso per ammissione formale del Governo stesso in Commissione, e tali dati sono disponibili per tutti i colleghi. Abbiamo chiesto un aggiustamento delle tabelle di bilancio; non ci sarebbe niente di male nel prendere atto che le cose sono andate meglio e quindi riportarle nell'anno 2007.

In conclusione, facendo riferimento al dato politico, il Governo si è rifiutato perché, se facesse questo, emergerebbe l'assoluto grado di masochismo e sadismo con il quale viene poi a proporre una legge finanziaria che incrementa ulteriormente le tasse, quindi le entrate delle pubbliche amministrazioni, di altri 35 miliardi a valere sul 2007. Ma la ragione politica non può superare la ragione tecnica della discussione in quest'Aula di una tabella del bilancio preventivo dello Stato per il 2007 che il Governo dichiara scorretta nei numeri. (Applausi dai Gruppi AN, UDC e FI. Congratulazioni).

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, intervengo per avanzare una questione sospensiva, perché riteniamo utile per il Parlamento ed il Paese che il bilancio torni in discussione in Commissione, perché esso non risponde né alle esigenze del Paese, né alle disposizioni contenute nella legge di contabilità.

Si tratta di un dibattito un po' sterile, che ogni volta appassiona pochi di noi, ma che ha un'enorme importanza perché il bilancio dello Stato indica le risorse disponibili in un determinato anno, le raffronta tra di loro ed individua quindi quali impieghi possono essere disposti con le risorse disponibili. Esso assolve dunque ad una duplice funzione: tecnica, da un lato, e giuridico-amministrativa, dall'altro.

La funzione tecnica si sostanzia nell'evidenziare numericamente le grandezze poste nella tabella delle entrate e, corrispondentemente, nella tabella delle uscite e si collega alla funzione giuridico-amministrativa.

Anche se potrebbe sembrare un discorso un po' banale, come si dice in contabilità e come tutti gli studenti ai primi approcci con gli studi giuridici sanno, lo diceva poc'anzi il senatore Morando, ricordo che esiste una grande differenza tra la legislazione formale e quella sostanziale. Il bilancio dovrebbe quindi avere una configurazione espositiva e non assolvere invece ad una funzione di tipo sostanziale.

Tuttavia, in questo bilancio, e in molti bilanci a far data già dal 1999, rileva che il bilancio ha progressivamente perso quella denotazione, funzione e caratteristica di formalità, trasformandosi sempre più in una legge che, non assolvendo soltanto al requisito della formalità, è diventata sostanziale.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Ferrara. Colleghi, il brusìo è troppo alto, anche attorno a chi parla.

 

FERRARA (FI). Quindi, la legge finanziaria si sovrappone a quella di bilancio, con la conseguenza che non si capisce più com'è costruito, dalla legge di contabilità, il compendio delle disposizioni legislative che poi attivano la politica economica. Accade allora che in molti articoli contenuti nel bilancio, ma ne citerò soltanto uno per non tediare i colleghi, sia scritto che per l'anno finanziario 2007 il Ministro competente possa disporre ed inviare alla Corte dei conti per la registrazione le variazioni compensative in termini di cassa. Presidente, non si possono fare compensazioni con una disposizione all'interno del bilancio tra diverse unità previsionali di base: ciò è assolutamente contrario alla legge di contabilità. Non solo, ma non si può dare un'autorizzazione ad operare le variazioni senza rendere evidente che esse non possono riguardare contemporaneamente il bilancio in conto corrente ed in conto capitale.

In ogni caso, ove tutto questo discorso alla fine dovesse non essere chiaro o sterile, senza bisogno di leggere la legge di contabilità, un'esemplificazione molto evidente sta nel fatto che quanto disposto nel comma 21 dell'articolo 22 del disegno di legge di bilancio è ripetuto nella legge finanziaria al famoso e famigerato, per la discussione che abbiamo svolto in Commissione, comma 53 dell'articolo 18. Infatti, all'interno della finanziaria si legge che «con decreto del Ministero dell'economia (...) sono effettuate le regolazioni finanziarie (...) e vengono definiti i criteri e le modalità per le riduzioni e i trasferimenti». Quindi, a questo punto, se lo si stabilisce con la legge finanziaria che è la sede opportuna per poterlo fare, non lo si può fare con la legge di bilancio, e pertanto l'attuale legge di bilancio è contraria alla legge di contabilità.

Lo abbiamo rilevato in Commissione e il relatore di maggioranza, il senatore Tecce, nella sua relazione ha dichiarato di aver chiesto che quanto disposto come prerogativa al Governo nella legge di bilancio debba essere inviato all'esame del Parlamento e delle competenti Commissioni parlamentari. Ma le Commissioni parlamentari effettuano una vigilanza di merito. Pertanto, se il senatore Tecce sostiene la necessità di una valutazione delle Commissioni parlamentari e se tali valutazioni non possono che essere di merito, il bilancio, per la stessa modifica in esso inserita, per la prima volta, dalla maggioranza, ha perso la sua formalità ed è diventato una legge sostanziale: quindi, il bilancio è contrario alla legge di contabilità e bisogna che ritorni in Commissione.

Signor Presidente, mi permetta - non so se ho ancora due o tre minuti a disposizione - di svolgere un'altra osservazione, che si inserisce nel dibattito aperto dal presidente Morando e che ha avuto un seguito nella prima proposizione di sospensiva, avanzata dal senatore Azzollini. È un momento in cui si deve discutere e cercare una soluzione al problema di che trattasi, proprio perché la discussione sulla finanziaria è arrivata ad un termine ultimo, al capolinea. La necessità che le modalità di approvazione della legge finanziaria siano modificate - ed è questo un dibattito che ormai è da lungo e da troppo tempo nel Paese e in Parlamento - trova la principale responsabilità oggi nella maggioranza e nel Governo.

Infatti, signor Presidente, in cinque giorni non si può discutere una finanziaria composta da più di 1.000 articoli (perché sappiamo che i commi sono stati posti per la questione di fiducia). Se calcoliamo che c'è bisogno almeno di un minuto ad emendamento soltanto perché il Presidente ne citi il numero e raccolga il relativo parere del relatore e del rappresentante del Governo, utilizzando un minuto, visto che in una giornata lavorativa di 12 ore esistono 720 minuti, si possono esaminare 1.000 emendamenti e quindi in cinque giorni, 5.000 emendamenti. Lei mi dirà «ma perché presentare 5.000 emendamenti?». Va bene, allora discutiamo 1.000 articoli. Ma si può togliere al Parlamento la necessità e il diritto di discutere per cinque minuti di ogni articolo della finanziaria? E c'è bisogno sempre di sette o otto giorni, non è il tempo disponibile che il Governo ha concesso con una finanziaria vastissima, enorme che vuole presuntuosamente affrontare tutti i problemi del Paese, senza risolverli.

Ma c'è di più. Il Governo, venendo in Commissione, non ha accettato una discussione. E la maggioranza, signor Presidente - è bene che il Parlamento ed il Paese lo sappiano - ad un dato momento doveva continuamente sospendere la seduta, sino a quando si è realizzato, con il minimo di esperienza che i commissari hanno per i lavori della Commissione, quello che ha denotato il fallimento dei lavori parlamentari già da venerdì: siamo rimasti attoniti come i giapponesi, in quanto non sapevamo che la finanziaria non si poteva completare in Commissione.

Abbiamo continuato a fare una guerra, mentre tutti coloro che, normalmente, stanno davanti alle porte dell'Aula sono andati a Palazzo Chigi, il luogo dove si stava effettivamente facendo la finanziaria. I lavori, cioè, avevano ancora una volta novellato la Costituzione materiale e il Parlamento, invece di rappresentare la centralità della democrazia nel Paese, ha finito per non rappresentarla più. E quando la maggioranza afferma che difende la democrazia parlamentare, con il suo comportamento, invece, avvalora l'idea che la democrazia è diventata presidenziale. (Applausi dal Gruppo FI).

Ancora di più: abbiamo osservato la scena della pletora dei Sottosegretari che sabato e domenica, quando hanno capito che gli emendamenti consegnati ai componenti della maggioranza non avevano la possibilità di essere discussi, hanno cominciato a venire in Commissione anche senza cravatta, anche sbarbati velocemente, nel tentativo di recuperare gli emendamenti che dovevano portare a Palazzo Chigi.

Allora, signor Presidente, poiché la società, prima di essere religiosa, è civile, e non potendosi quindi applicare al Governo la teologia per cui questo non ha la grazia dello Stato e il voto non è un sacramento, lo Stato direbbe grazie se il Governo tornasse a casa e se almeno il bilancio tornasse in Commissione. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC. Congratulazioni).

 

CICCANTI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Intervengo per illustrare la questione sospensiva QS1.

Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, questa mattina il presidente della 5a Commissione, senatore Morando, ha riferito dell'andamento dei lavori, concludendo amaramente che la stessa Commissione non ha potuto concludere l'esame del bilancio che ci è pervenuto dalla Camera. Non ha potuto cioè compiere quell'esame tecnico e politico che garantisce non soltanto la dialettica democratica tra maggioranza e opposizione, ma nemmeno quella ricognizione di carattere tecnico che consente di migliorare normativamente e legislativamente il testo.

Perché è successo questo? Si potrebbe dire da questa parte, anche con enfasi, che sono stati presentati oltre 5.000 emendamenti, per la precisione 2.762 dal centro-destra e 2.033 dal centro-sinistra. Poi, prima di iniziare la discussione, ulteriori 130 emendamenti dal Governo e 47 dal relatore, per complessivi 177 emendamenti determinanti perché provenienti dal Governo e dal relatore di maggioranza, quindi incisivi, in grado cioè di modificare sostanzialmente la finanziaria.

Ci sono state circa 20 riformulazioni degli emendamenti del Governo in corso d'opera, perché vi è stato un dibattito tale da aver indotto un ripensamento da parte del Governo. Se ci si sofferma sui 2.000 emendamenti del centro-sinistra e su quelli successivi del Governo e del relatore, oltre a tutto il dibattito che si è svolto alla Camera, ben si comprende come la finanziaria licenziata dal Governo sia stata largamente riscritta dalla maggioranza: Ce la potremmo cavare con questi dati e dire che se non si è arrivati a definire un testo e se non si è arrivati a far compiere al Parlamento quell'esercizio delle sue competenze questo si deve agli errori, all'auto-ostruzionismo o in qualche modo alla farraginosità delle norme che il Governo ha varato con la finanziaria.

A questa situazione si sono poi aggiunti interventi fatti dalla cosiddetta cabina di regia, che hanno conseguentemente, a quanto è stato detto, ed ulteriormente modificato l'andamento dei lavori.

Ma non è questo che mi preme rilevare in tale fase; sarebbe una liturgia stanca, una liturgia del gioco delle parti che comunque non risolverebbe il grave problema che abbiamo di fronte e che questa mattina ha riguardato proprio l'intervento del Presidente della 5a Commissione. È vero, è stato sconfitto il Parlamento. Ha detto bene non un membro dell'opposizione, non lo dico io, ma il Presidente della 5a Commissione che è stato sconfitto il Parlamento. Chi ha coscienza democratica non può non riconoscere che quando uno dei provvedimenti legislativi più importanti di un'attività legislativa che si compie in un anno non raggiunge il suo completamento, siccome esso incide profondamente sugli equilibri economici e sulla situazione sociale del Paese e incide profondamente sullo sviluppo del Paese, ben si comprende come il ruolo del Parlamento diventi secondario, subordinato al ruolo dell'Esecutivo.

La nostra Costituzione prefigura una Repubblica parlamentare, un primato del Parlamento sull'Esecutivo. In questi termini, invece, si rovesciano i valori costituzionali, perché il primato diventa del Governo e lo diventa ancor più nel momento in cui poi pone anche in questa Aula una fiducia alla quale accederà un consenso militarizzato della maggioranza. Noi dell'UDC siamo preoccupati di questa inversione della gerarchia dei valori che sono nella Costituzione. Certo, si è detto da più parti: «Modifichiamo la legge di contabilità finanziaria». Certamente le regole possono aiutare, ma qui vi è una questione politica. In passato, anche con un numero maggiore di emendamenti, si è potuto svolgere e completare il lavoro della 5a Commissione e il Parlamento ha potuto esercitare la sua funzione, perché c'era un di più di politica. Oggi nel Paese c'è un dibattito esterno al Parlamento, sicuramente esterno alla Commissione bilancio, che ha una portata così forte di contrapposizione e di scontro ideologico che condiziona enormemente un sereno e costruttivo dibattito tra maggioranza e opposizione.

Di chi la responsabilità di questo clima di scontro che c'è nel Paese? Ciascuno si metta una mano sulla coscienza; ognuno ha una sua parte di responsabilità; sta alla politica più avvertita, a quella con una sensibilità più spiccata ai temi che riguardano la democrazia del Paese, ma anche ai contenuti di carattere economico e sociale che sottostanno ai grandi temi della democrazia,trovare una via di uscita. Il nostro presidente Casini sta cercando una strada - e non so se sia quella più giusta e la migliore - però nell'attuale panorama politico italiano egli è l'unico leader politico che si è posto il problema dell'efficienza del nostro sistema politico e di come si possa trovare una via d'uscita. Egli ha posto un interrogativo al Paese e alle coscienze più sensibili sui temi della democrazia. Non si può lasciar cadere nel vuoto una domanda che proviene non solo dal presidente Casini, ma da tutta l'UDC. Bisogna intraprendere una nuova strada per uscire dai vincoli nei quali si trova attualmente la maggioranza di centro‑sinistra. Badate, colleghi, le contestazioni di Bologna e alla Mirafiori rappresentano il disagio del Paese; non si tratta di una contestazione del centro-destra nei confronti del centro-sinistra. Rispetto a questa manovra finanziaria vi è una contestazione del Paese e noi abbiamo il dovere di interpretarla.

Signor Presidente, la questione sospensiva che le è stata posta si spiega da sola: essa riguarda una modifica sostanziale apportata alla legge di bilancio. Tale legge -concludo, Presidente, con due considerazioni - è una legge formale, fotografa la situazione a legislazione vigente, non fa che riportare le partite attive e passive esistenti. Vi sono invece - lo abbiamo indicato in modo specifico - delle economie di spesa che sarebbero dovute scivolare all'esercizio finanziario 2007, ma esse sono state impiegate nuovamente con finalità improprie all'interno del bilancio. Signor Presidente, questo non è consentito dalla legge di contabilità, per cui abbiamo presentato una questione sospensiva proprio su tali aspetti, che non mi dilungo ad elencare poiché sono diversi. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN. Congratulazioni).

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, intervengo per avanzare una questione pregiudiziale.

Onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, ho ascoltato - credo con sufficiente attenzione - la relazione e il grido di dolore del Presidente della Commissione bilancio. Sulle questioni che riguardano il de iure condendo devo manifestare la mia sostanziale adesione. Tuttavia, senatore Morando, i modelli che lei ci prospetta (il modello Westminster o altri tipi, come quello che avevamo proposto attraverso la riforma costituzionale) hanno un presupposto indefettibile: che esista cioè un Governo omogeneo, non dico nel quale tutti la pensino allo stesso modo, ma dove comunque vi sia una base comune di lavoro e di valori e una maggioranza omogenea.

Le vicende che ci hanno egregiamente ricordato i colleghi che hanno presentato le questioni sospensive, in particolare i senatori Azzollini e Ciccanti, la dicono lunga sul perché si è arrivati a una manovra finanziaria che si presenta con un peso e un'incertezza considerevoli, con una moltiplicazione di articoli, o meglio di commi, ognuno dei quali dovrebbe rappresentare un articolo, come mai si era visto nella nostra legislazione.

A questo proposito, Presidente, vorrei ricordare una sollecitazione che l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi - che è qui presente e saluto - inserì nel messaggio di rinvio al Parlamento della riforma sull'ordinamento giudiziario. Il presidente Ciampi allora sollevò un problema che poi occupò, naturalmente, a livello istituzionale e politico, le Aule del Senato e della Camera dei deputati, cioè quello delle leggi che si presentano formate da centinaia e centinaia di commi.

Vi leggo un passaggio del messaggio di rinvio del Presidente, anche se allora si trattava di una riforma composta di pochi articoli, quindi, tutto sommato, di pochi commi, se confrontati ai commi contenuti nella legge finanziaria al nostro esame: «Con l'occasione, ritengo opportuno rilevare quanto l'analisi del testo sia resa difficile dal fatto che le disposizioni in esso contenute sono condensate in due soli articoli, il secondo dei quali consta» - udite udite - «di 49 commi» (oggi parliamo di 810 commi) «e occupa 38 delle 40 pagine di cui si compone il messaggio legislativo. A tale proposito, ritengo che questa possa essere la sede propria» - cioè il messaggio di rinvio alle Camere - «per richiamare l'attenzione del Parlamento su un modo di legiferare, invalso da tempo, che non appare coerente con la ratio delle norme costituzionali che disciplinano il procedimento legislativo e, segnatamente, con l'articolo 72 della Costituzione, secondo cui ognilegge deve essere approvata articolo per articolo econ votazione finale».

Signor Presidente, non voglio sottrarmi alle responsabilità che ha anche il precedente Governo, ma in questa e in analoghe materie, come la decretazione d'urgenza, dove si pensava che tutto rientrasse negli interna corporis e che fosse precluso l'intervento della Corte costituzionale, tanto si tirò la corda e si arrivò a usare gli strumenti legislativi in maniera impropria, che alla fine la Corte costituzionale dovette intervenire. Oggi siamo di fronte a un disegno di legge, Presidente, che contiene, oltre ai primi 17 articoli in parte corposi, un diciottesimo articolo composto di 810 commi, fatto mai avvenuto nella storia del nostro Parlamento.

Abbiamo assistito - lo riconosco - a una degenerazione nella presentazione di testi legislativi, ma in questa materia, come in altre, la quantità diventa qualità, quando si eccedono certi limiti. Dobbiamo aspettarci che il maxiemendamento che il Governo presenterà nei prossimi giorni supererà i 1.000 commi perché dovrà necessariamente inglobare anche gli articoli che oggi, invece, hanno la dignità di articoli di legge.

Pertanto, credo che vada fatta una riflessione approfondita, perché la certezza del diritto, che viene meno con questo tipo di legislazione, è un valore fondamentale e una precondizione di qualsiasi Stato liberaldemocratico: non può esistere uno Stato liberaldemocratico se non è anche uno Stato di diritto, cioè fondato sulla certezza delle norme giuridiche, ma ancor prima sulla conoscibilità delle stesse. (Applausi del senatore Biondi). Oggi noi non siamo messi in grado di conoscere le norme che caleremo sulla testa del Paese, sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese, perché produrremo un testo sostanzialmente illeggibile. (Applausi dei senatori Biondi e Amato).

Ancor prima, Presidente - e qui richiamo la sua sensibilità e responsabilità istituzionale - è questo Parlamento, nel momento genetico della legge, che non è in grado di conoscere ciò che voterà e che apprenderà ciò che voterà dagli articoli di commento sui giornali economici e specializzati: infatti, a questo ci dedicheremo nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, dopo aver dato o negato la fiducia su un simile provvedimento legislativo.

Questa è una vicenda che, ormai, ha superato ogni limite. Ma perché si è arrivati a tali conclusioni? Perché la finanziaria è diventata il veicolo di tutto e del contrario di tutto, perché in essa si vuole veicolare la vicenda dei Pacs, attraverso la riforma della tassa di successione; si vogliono compiere riforme improprie; si vogliono inserire norme di natura ordinamentale.

Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione su due questioni. (Brusìo. Richiami del Presidente). La prima è la seguente: vista la tecnologia di cui dispongono - immagino - sia quest'Aula sia il Governo, mi auguro che il testo del maxiemendamento ci venga fornito - potrà sembrare che chieda una banalità - anche in formato elettronico, in modo da poter individuare qualche parola significativa che ci consenta di riconoscere le norme che si vogliono contrabbandare.

La seconda questione sulla quale desidero richiamare la sua attenzione, signor Presidente, è la seguente: vorrei che la Presidenza si assumesse l'onere - che, a mio avviso, le compete per legge - innanzi tutto, come minimo, di realizzare un buon drafting legislativo del testo che ci verrà sottoposto; in secondo luogo, di verificare che lo stesso testo non contenga disposizioni ordinamentali (perché tale inserimento è contrario a quelle in materia) e che vi sia un minimo di compatibilità costituzionale con le norme del Titolo V della Costituzione, visto che la 1ª Commissione non è in grado di esprimere il proprio parere sul punto.

E poi, signor Presidente - e qui vorrei richiamare anche l'attenzione del presidente Benvenuto - bisogna dedicare particolare cura alle norme che possono violare lo Statuto del contribuente. Due sentenze molto importanti della Corte di cassazione danno rilievo costituzionale ad alcune disposizioni contenute nello Statuto del contribuente: mi auguro che tale ricerca sia svolta, anche perché tali norme - in cui si pongono limiti al legislatore - sono comunque indirizzate agli organi che partecipano al processo legislativo (a chi firma le leggi ed i disegni di legge e a chi ammette gli emendamenti), per cui sono sicuramente cogenti.

 

PRESIDENTE. Concluda, senatore Pastore.

 

PASTORE (FI). È necessario, quindi, che il testo non contenga microinterventi, perché anche questi sono vietati dalle nostre disposizioni.

Signor Presidente, su questi temi - proprio perché il testo in esame non rispecchia tali elementari princìpi, che devono presiedere ad una corretta legislazione - propongo una questione pregiudiziale di costituzionalità. (Applausi dal Gruppo FI).

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, intervengo per avanzare una questione pregiudiziale, con richiesta di sospensione, che muove da una precedente iniziativa: un emendamento soppressivo dei commi 206 e 207 dell'articolo 18 del disegno di legge finanziaria, che - tuttavia e purtroppo - non si è potuto esaminare in Commissione per i noti motivi di sospensione dei lavori. Si trattava di una proposta emendativa a firma dei componenti del Gruppo della Casa delle Libertà; ora, si trova la mia unica firma sulla questione pregiudiziale che sto presentando: ritengo, comunque, che ciò nulla tolga alla sua validità ed alla sua sostanzialità.

Illustrerò, signor Presidente, argomenti che ella ha avuto la pazienza di ascoltare in uno scambio informale che io mi sono arrogato (forse con troppo arbitrio) di instaurare con lei. Non farò riferimento a quei documenti perché conosco le regole, signor Presidente, tuttavia la validità del contenuto degli stessi rimane tanto nella mia, quanto nella sua memoria. Con senso di moderazione allora, perché, come diceva qualcuno, chi si modera di rado si perde, svolgerò questa mia pregiudiziale cominciando a dirle e a dire all'Aula che riteniamo che il disegno di legge finanziaria 2007, con prevalente e specifico riferimento all'articolo 18, commi 206 e 207, sia inficiato da gravi profili di contrasto rispetto a precetti normativi e a regolamenti vigenti.

Il quadro di confliggenza di cui trattasi può essere così compendiato: confliggenza rispetto ai dettati della Costituzione, in particolare definiti dagli articoli 70 e 76 della suprema Carta; confliggenza rispetto alla legislazione vigente in materia di contabilità generale dello Stato; confliggenza rispetto al Regolamento del Senato che esclude la possibilità, signor Presidente, che tale Aula parlamentare venga o possa essere interessata da proposizioni e/o domande del Governo dal contenuto e dalla forma improponibili.

Passo ora ad illustrare i tre motivi di confliggenza.

Quanto alla confliggenza rispetto ai dettati della Costituzione, è dato convenire, da chiunque si faccia guidare da coscienza autonoma, libera, serena, responsabile, verso il bene comune, che il combinato disposto degli articoli 70 e 76 della norma costituzionale non consente di dedurre, o anche soltanto di far balenare la possibilità, che il diritto al bilancio sia prerogativa non esclusiva del Parlamento, ma anche concorrente del Governo, una concorrenza realizzabile, magari, mediante l'istituto della delega. Proprio la delega al Governo, signor Presidente... (Brusìo) ...almeno avessi il piacere di essere da lei seguito con attenzione.

 

PRESIDENTE. La seguo con attenzione, senatore Fruscio. Prego, tuttavia, i colleghi di far seguire me con attenzione e di seguire anche loro.

 

FRUSCIO (LNP). La delega al Governo, dunque, realizza il contenuto dei commi 206 e 207 dell'articolo 18 del testo della finanziaria. Una delega piena, posto che delle indicate quote accantonate per gli esercizi 2007, 2008 e 2009, al comma 206 in discorso, nonché degli ulteriori accantonamenti di cui al successivo comma, nulla più saprà (o saprebbe) il Senato, giacché la destinazione e la gestione di tali accantonamenti è demandata al Ministro dell'economia e delle finanze che le porrebbe in essere a mezzo di suoi decreti. Una delega piena, cui corrisponderebbe, ove venisse assentita e resa possibile da un'ostinata scelta politica, un crimine ai danni del principio della Carta costituzionale, che vuole, ripeto, con l'articolo 76, che «l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo».

Quanto al secondo motivo di confliggenza, quello rispetto alla legislazione vigente, pare del tutto palese che le disposizioni oggetto dei presenti rilievi contrastino con talune strutture portanti della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni e integrazioni (legge di contabilità generale dello Stato).

Talune di tali strutture possono essere indicate come segue, volendo seguire un criterio di estrema sintesi. La finanziaria provvede per il periodo annuale considerato «alla regolazione annuale delle grandezze previste dalla legislazione vigente al fine di adeguare gli effetti finanziari agli obiettivi», come prevede l'articolo 11, comma 2, della legge di contabilità dello Stato. Pertanto la norma, vista in un quadro di interrelazione e di sistematicità con altre disposizioni contenute nella medesima legge n. 468 del 1978, enuncia la necessità che le indicate quote annuali accantonate vengano esposte al Parlamento sia nella loro formazione, sia nella loro specifica e articolata utilizzazione, per ciascuno degli esercizi 2007, 2008 e 2009. Tocca constatare e denunciare che nella formulazione della disposizione della finanziaria non vi è traccia né dell'una, né dell'altra specificazione che ora ho richiamato.

Quanto alla confliggenza con il Regolamento del Senato, il senso dell'articolo 126, che descrive l'accertamento fatto dal Presidente dell'Assemblea, sentita la 5a Commissione permanente, non può essere avulso, signor Presidente, da una considerazione di buon senso e di comune ragionevolezza. Al Senato e ai singoli parlamentari non possono e non debbono essere sottoposti atti e documenti dai contenuti improponibili per manifesta incostituzionalità e per palese e multipla illiceità, che contrastano con le norme che regolano la contabilità di Stato, come nel caso dei citati commi 206 e 207 dell'articolo 18 del disegno di legge n. 1183, per i quali sarebbe stato opportuno, a nostro avviso, proporre lo stralcio già prima dell'assegnazione del testo alla Commissione di merito.

 

Presidenza del vice presidente BACCINI(ore 12,17)

 

(Segue FRUSCIO). Poiché ciò non si è verificato, e senza voler entrare nel merito delle responsabilità o delle omissioni, mi tocca far constare che per l'intanto il Senato è esposto al rischio di varare un testo legislativo privo di contenuto e di valenza effettivamente legislativa. Vale a dire, il Senato viene impegnato in un'attività offensiva della sua dignità.

Un'altra occasione mancata di buon servigio al bene delle istituzioni democratiche e della stessa democrazia. Un'occasione di ulteriore mancato discernimento tra ciò che è bene e corretto, da ciò che bene e corretto non è.

In conclusione, un'altra prova di distrazione o forse anche di stoltezza nel non aver colto che si può e si deve essere tutti concorrenti, ognuno nel proprio ruolo e nelle proprie posizioni politiche, nel rispettare le regole. Così, per essere concorrenti della tenuta della democrazia e del suo consolidamento su piani sempre più alti, diversamente, non resta che sperare nell'attenzione della giurisdizione ordinaria nell'adire il giudice costituzionale.

Chiedo, pertanto, in base all'articolo 93 del Regolamento del Senato, di non procedere all'esame del disegno di legge finanziaria. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

DAVICO (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DAVICO (LNP). Signor Presidente, intervengo per illustrare la questione pregiudiziale QP2, rivolta in particolare verso uno degli aspetti di questa legge finanziaria: quello riguardante il sistema scolastico e di formazione, che non può esser normato attraverso la legge finanziaria e che merita certamente di essere aggiornato e magari riformato attraverso il dibattito parlamentare e il lavoro di Commissione, con una legge ordinaria di riforma e di aggiornamento del sistema, e non attribuendo al Ministro decine e decine di deleghe che finiscono con lo snaturare la funzione legislativa che ci appartiene.

Ciò premesso, la disciplina relativa all'obbligo scolastico trova fondamento nel precetto dell'articolo 34 della Costituzione, che garantisce per almeno otto anni l'obbligatorietà dell'istruzione inferiore, senza porre limiti temporali al suo svolgimento. In base al dettato costituzionale deve ritenersi garantito un certo percorso d'istruzione, individuato in termini temporali, ma non può invece considerarsi garantito il risultato scolastico, sì che appaiono generalmente e pienamente legittime le disposizioni relative all'adempimento dell'obbligo scolastico e al proscioglimento da esso, a condizione che siano emanate con norme di rango primario.

Le norme contenute negli articoli 110 e 112 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, che disciplinano l'istruzione inferiore con disposizioni comuni alla scuola elementare e media (attualmente denominate scuola primaria e scuola secondaria di primo grado) individuano nei fanciulli dal sesto al quattordicesimo anno di età coloro che sono soggetti all'obbligo scolastico.

Il sistema delineato nelle predette norme configura l'istruzione inferiore anche come un dovere che deve essere assolto nel citato periodo d'età, e dal quale si è prosciolti se al compimento del quindicesimo anno d'età non sia stato conseguito il diploma di licenza media, ma siano state osservate per almeno otto anni le norme sull'obbligo scolastico. Trascorso il periodo durante il quale è obbligatoria la frequenza scolastica, l'istruzione inferiore perde l'originaria configurazione di dovere e il relativo diritto può essere esercitato mediante la frequenza di corsi per adulti, finalizzati al conseguimento della licenza elementare e della licenza media, come previsto dagli articoli 137 e 169 dello stesso decreto legislativo n. 297 del 1994.

Il diritto-dovere introdotto dal modello della Moratti ha modificato gli assetti ordinamentali attraverso la tipologia dei percorsi scolastici formativi, rispondendo puntualmente agli appelli dell'Europa di prolungare l'obbligo d'istruzione, attraverso l'inserimento della VET (Vocational Educational Training).

La legge n. 53 del 2003, la cosiddetta legge Moratti, ridefinisce ed amplia con decreto legislativo n. 76 del 2005 l'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo introdotto dall'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144.

L'attuazione del diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni, ai fini del conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno d'età, si realizza a norma dell'articolo 117, comma 2, lettera m), della Costituzione e mediante regolamenti adottati di concerto con la Conferenza unificata Stato-Regioni, prevedendo tra gli interventi del Piano programmatico interventi di orientamento contro la dispersione scolastica.

I termini per l'eventuale modifica del predetto decreto legislativo n. 76 del 2005 sono stati prorogati dal ministro Fioroni di ulteriori 18 mesi.

Orbene, il disegno di legge finanziaria, al comma 278, ridefinisce l'obbligo scolastico ed innalza l'età minima per l'accesso al lavoro, disponendo che a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008 l'istruzione sia impartita obbligatoriamente per almeno dieci anni (finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età); a tal fine, viene elevata a 16 anni l'età per l'accesso al lavoro.

Il comma 279 autorizza, fino alla messa a regime della nuova disciplina, la prosecuzione dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui all'articolo 28 del citato decreto legislativo n. 226 del 2005.

Il Governo introduce nel disegno di legge finanziaria (che non può contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio) una disposizione che modifica l'obbligo scolastico, senza prima abrogare o comunque introdurre norme di raccordo con il decreto legislativo n. 226 del 2005. Si mantengono difatti in vita - e questo è positivo - «i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale» previsti dalla cosiddetta legge Moratti di intesa con le Regioni, prevedendo che strutture formative concorrano a svolgere percorsi e progetti idonei all'assolvimento dell'obbligo scolastico. Detto contesto normativo e ordinamentale desta forti perplessità!

La svolta federalista e, quindi, l'evoluzione costituzionale e legislativa assegnano, poi, alle Regioni ampi poteri normativi in materia d'istruzione e formazione professionale, definendo un'area di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. L'estensione dell'obbligo di istruzione al primo biennio della scuola secondaria pone dei problemi in ordine alla compatibilità di tale provvedimento legislativo statale, peraltro privo di legittimità, con l'autonomia regionale in tema di istruzione e formazione professionale.

L'articolo 34 della Costituzione riguarda l'istruzione «di base». L'estensione dell'obbligo scolastico, mediante ricorso all'obbligo formativo, fa de facto leva sul dovere sociale dello svolgimento di un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. L'articolo 4 si riferisce invece «al dovere di lavorare», e l'istruzione, anche quando si svolge nell'ambito di istituzioni della istruzione e formazione professionale, non può essere considerata espressione di tale dovere.

L'estensione dell'obbligo scolastico al di là dell'istruzione inferiore è incostituzionale, salvo che il legislatore non qualifichi anche il biennio delle attuali scuole superiori come facente parte dell'istruzione inferiore.

L'Italia è l'unico Paese in cui l'obbligo è a 14 anni, ma innalzato come obbligo formativo sino a 18 anni: in Portogallo, Irlanda, Grecia, Lussemburgo ed Austria è a 15 anni, mentre in tutti gli altri Paesi, Est europeo compreso, è almeno a 16 anni e in Germania, Danimarca, Olanda e Belgio è già a 18 anni. La scuola media o scuola secondaria di primo grado italiana, nell'ambito dei sistemi europei, rappresenta l'unico ciclo medio che duri tre anni, dagli 11 ai 14 anni di età dell'alunno. In quasi tutti gli altri Paesi, la scuola media o secondaria di primo grado, sotto nomi diversi (college, educación secundaria obligatoria, comprehensive school, secondary school, gymnasios) o addirittura, come nei Paesi scandinavi, sotto la forma di ciclo superiore della primaria o della scuola di base, dura quattro o cinque anni e/o copre un'età che va dai 10 ai 15 anni (Germania), dai 12 ai 16 anni (Spagna, Belgio e Scozia), dagli 11 ai 16 anni (Inghilterra e Galles), dagli 11 ai 15 anni (Francia e Svizzera), dai 13 ai 16 anni (Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia) e dai 12 ai 15 anni (Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Portogallo). In un caso o nell'altro, coincide con la conclusione dell'obbligo scolastico a 15 o a 16 anni oppure si avvicina comunque di molto al sedicesimo anno di età. Il superamento dell'arco temporale, indicato dall'articolo 34 della nostra Costituzione, ai fini dell'adeguamento ai citati Paesi, dovrebbe essere effettivamente collegato all'acquisizione di competenze di base nell'arco del proprio percorso educativo.

In secondo luogo, la scelta statale di delimitare la durata e la tipologia dell'istruzione obbligatoria inferiore, è vincolata al principio di leale collaborazione con le Regioni. Lo Stato non può ridefinire, dal punto di vista temporale e contenutistico, l'obbligo di istruzione senza tenere conto che la competenza legislativa in materia di istruzione spetta ormai alle Regioni, né che dell'istruzione, per volontà espressa dalla Costituzione, fa adesso parte anche il sottosistema dell'istruzione e formazione professionale.

Le modalità scelte in merito alla questione dell'obbligo scolastico impongono, per lo meno, la richiesta del parere obbligatorio della Conferenza Stato-Regioni, ai sensi dell'articolo 12, comma 5, della legge n. 400 del 1988 e dell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 281 del 1997. La formalizzazione di un'intesa con le Regioni si renderebbe poi necessaria qualora la ridefinizione dell'obbligo di istruzione determinasse una contrazione delle attuali competenze regionali in tema di istruzione e di istruzione e formazione professionale.

Ribadendo quindi le riserve circa l'incertezza legislativa, nonché la violazione delle competenze di carattere normativo attribuite alle Regioni dalle disposizioni costituzionali nel richiamato articolo 117, terzo comma, chiedo di non procedere all'esame del disegno di legge n. 1183.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). La questione di pregiudizialità alla quale mi voglio riferire rispetto all'esame del disegno di legge finanziaria attiene a due specifici problemi. Il primo è costituito da una norma, quella afferente al TFR, che quantizza un importo di grosso rilievo il cui impatto è dell'ordine di circa 5 miliardi di euro, mentre il secondo è quello della retroattività delle norme sull'imposizione fiscale.

Ho fatto riferimento alla norma sul TFR perché, signor Presidente, ricordo che il TFR è un risparmio del lavoratore che nel passato veniva messo nelle disponibilità finanziarie dell'azienda e che oggi, di fatto, viene riportato alle casse dello Stato. Ma se questo è un risparmio del cittadino, e non è più nella disponibilità immediata nel rapporto tra amministrato e amministratore all'interno della società nella quale il lavoratore presta la sua opera perché viene trasportato nelle casse dello Stato, allora si ha, in virtù della trasmigrazione dei fondi, o un prestito (e quindi quel prestito dovrebbe essere onorato, non già per decisione unilaterale del Governo, ma per un esito di attività contrattuale) o un esproprio.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 12,31)

 

(Segue FERRARA). Se si tratta di un esproprio, allora questo, ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione (ecco che si individua uno dei motivi di pregiudizialità nei confronti del disegno di legge finanziaria), dovrebbe essere adeguatamente indennizzato.

Il ragionamento che è possibile fare e che il Governo ha fatto è che non si tratta di un esproprio, ma di un tributo. Qualora si trattasse di un tributo, verrebbe però meno il principio dettato dall'articolo 53 della Costituzione secondo cui, per l'imposizione di un tributo, deve essere rispettata la proporzionalità del reddito. Nel caso di specie, però, quel reddito, quel risparmio, viene trasferito interamente (ossia per il 100 per cento) alle casse dello Stato e non viene quindi rispettato il principio della proporzionalità di cui, appunto, all'articolo 53 della Costituzione.

Sempre in tema di tributi, c'è poi un gran novero di disposizioni all'interno del disegno di legge finanziaria che sono retroattive. Il meccanismo seguito è il seguente: tu, cittadino, non già per l'anno futuro, dovrai pagare molte più tasse o, meglio (visto che per le tasse occorre compiere un altro ragionamento), un'imposta sul tuo reddito maggiore di quella che era stata prima disposta. Tuttavia, un principio di civiltà giuridica impone che una legge, al momento in cui viene emanata, può mutare i rapporti futuri tra amministrato e amministratore, e non già i rapporti precedenti.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 12,33)

 

(Segue FERRARA). Il Governo si difende dicendo che la norma è di tipo procedimentale. Non può essere mai interpretata dal punto di vista procedimentale perché vengono a variare gli assunti del convincimento della persona fisica, non lavoratore, ma imprenditore (sappiamo che il reddito delle persone fisiche può benissimo riguardare l'attività di un cittadino come imprenditore agricolo, come professionista o come società individuale).

Infatti, nel momento in cui ho messo a rischio il mio capitale e, coniugando rischio e iniziativa, ho programmato un obiettivo di rendimento di esso, ho certamente considerato, nella prestazione del servizio o nella elaborazione del prodotto di cui alla mia attività, un giusto compenso, per poter far sì che il rendimento del mio capitale sia bastevole anche al pagamento delle imposte. Ma quando le imposte vengono rideterminate in futuro, non mi è data la possibilità di prevederlo, e quindi la retroattività lede un principio sostanziale a cui, in una società giuridica civile, non può essere negato diritto al cittadino.

Ma vi è di più: quando la retroattività non riguarda le imposte, bensì le tasse, sappiamo che per queste ultime il ragionamento è ben diverso, perché per le tasse si suppone che ci sia un rapporto contrattuale, per cui c'è la resa di un servizio dell'amministrazione rispetto all'amministrato. Pertanto, a questo punto l'accordo a base del rapporto contrattuale di cui alla tassa verrebbe ad avere un perfezionamento riconsiderato al di là della perimetrazione iniziale dell'accordo stesso; ma variando l'accordo, viene ad essere variato il contratto e quindi unilateralmente viene ad essere violentato il perfezionamento che era stato realizzato prima, con l'accordo contrattuale afferente la tassazione.

Sono motivi di evidente contrarietà rispetto alla civiltà giuridica rispetto alla quale, sia nelle discussioni della maggioranza che, evidentemente, nella difesa del cittadino fatta dall'opposizione, ci siamo ritrovati a dover rappresentare i nostri due diversi punti di vista. Ed è evidente che la maggioranza e il relatore addivengono sostanzialmente alla ragione che prospettiamo, di critica alla finanziaria, atteso che l'unica difesa che viene fatta è dal punto di vista procedimentale e non sostanziale.

Per questi motivi siamo assolutamente contrari e pregiudizialmente chiediamo un voto di diniego al proseguimento della trattazione del compendio totale, quindi bilancio e finanziaria, a quest'Aula.

Siamo certi che il dibattito che seguirà potrà risolvere alcune delle domande che ci siamo posti e che il contributo dei colleghi darà ragione a quanti di noi sostengono che questa è una finanziaria fatta male, peggio del peggiore dei modi in cui si potesse fare, e che il Governo, facendo riferimento alla definizione di politica economica dell'utilizzo di poche risorse, in questa manovra finanziaria ha messo poca volontà, poco intelletto, poco attivismo, poca intelligenza, mentre la volontà degli italiani era per una finanziaria che desse molte risposte, che consentisse molto sviluppo, che bloccasse il declino.

Approfitto del fatto che il Presidente è distratto e ancora non mi toglie la parola per dire, ancora una volta, che la nostra posizione non può essere che contraria, nei modi e nei fatti. Presidente, la ringrazio.

 

PRESIDENTE. Mi scusi, ha concluso l'intervento?

 

FERRARA (FI). No, signor Presidente, la ringraziavo per il fatto che essendosi distratto mi aveva consentito molto più tempo di quello a disposizione.

 

PRESIDENTE. E allora deve essere contento.

 

FERRARA (FI). E infatti, la ringraziavo e attendevo a questo punto che il suo «prego» suggellasse la fine del mio intervento. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Sulle questioni incidentali sollevate si svolgerà un'unica discussione.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, poco fa il Governo ha deciso di porre la questione di fiducia sulla legge finanziaria. Sono sicuro che ella, Presidente, manterrà salve le prerogative del Senato e non si discosterà dalla prassi che negli ultimi tempi ha visto il Governo porre la questione di fiducia sulle finanziarie su testi precisi, perché attualmente non credo ci sia un testo. A meno che il Governo non voglia porre la fiducia sul testo approvato dalla Camera, infatti, non esiste un testo della finanziaria sul quale fare la questione di fiducia.

Il problema del ritardo nell'approvazione e nell'iter pasticciato di questa finanziaria dipende proprio dalle incertezze, dai ripensamenti, dalle continue revisioni, dal numero imponente di emendamenti che il Governo e la maggioranza hanno portato avanti anche nell'ultima fase dell'esame della finanziaria da parte del Parlamento.

In sostanza, ciò che si è verificato in Commissione ha dimostrato con evidenza che il Governo e la maggioranza non hanno la forza parlamentare necessaria per far democraticamente approvare dal Parlamento la legge finanziaria, ma devono far ricorso a un vero e proprio atto di forza per imporre al Parlamento decisioni prese altrove.

Si dice che vi sia stato una sorta di ostruzionismo da parte dell'opposizione. «Superior stabat lupus», recita la famosa fiaba di Fedro: sopra stava il lupo e sotto l'agnello e il lupo chiedeva all'agnello perché inquinasse l'acqua che doveva bere. È esattamente ciò che si è verificato in tale fase di esame della finanziaria.

Signor Presidente, normalmente l'esame della finanziaria si conclude in Commissione, anche quando ci sono emendamenti in numero maggiore rispetto a quelli presentati in questa sessione. Ciò non accade, invece, quando da una parte si cerca di conculcare i diritti dell'altra, soprattutto sapendo qual è la reale condizione economica e politico-parlamentare del Paese.

Non è tollerabile, signor Presidente, che si vogliano imporre alla metà del Paese, rappresentata in quest'Aula molto chiaramente e visibilmente, decisioni che mirano ad avvantaggiare solo una parte del Paese a danno dell'altra, che non è una minoranza, ma ormai è circa la maggioranza del Paese, come si vede, ad esempio da quanto sta succedendo a Mirafiori. Un Governo chiuso nel Palazzo non può rappresentare più il Paese, non rappresenta più neppure chi lo ha eletto; si deve rendere conto della propria posizione e ne deve trarre le conseguenze, anche a livello della propria politica parlamentare ed economica.

Vi è poi una questione di merito che riguarda il disegno di legge di bilancio, del quale chiediamo che sia rinviato e sospeso l'esame: questo bilancio, infatti, è costruito - lo abbiamo visto con chiarezza nell'illustrazione che ieri ha fatto in Commissione il vice ministro Visco - su dati delle entrate che non corrispondono alla realtà dei fatti.

Allora, signor Presidente, onorevoli colleghi, mi chiedo perché il Governo si ostini ad impostare una manovra di così ampie dimensioni, tanto che, ad avviso del Governo stesso, essa avrà effetti deflattivi, cioè farà diminuire il potenziale di crescita di reddito nel 2007, in presenza di entrate così cospicue che avrebbero consentito una manovra di minori dimensioni e quindi una maggiore possibilità di crescita del Paese il prossimo anno. L'unica risposta - ahimè, credo, inconfessabile - è che solo una manovra di cospicue dimensioni può consentire al Governo di mascherare, nell'ambito della stessa, una serie di spese e regalie che altrimenti non sarebbero potute essere consentite.

Basta vedere gli ultimi 100 articoli del testo della legge finanziaria, alcuni - si dice - introdotti di notte dopo il Consiglio dei ministri (ma non voglio pensare una cosa del genere), per vedere come solo quegli articoli attingano la fantasmagorica somma di oltre 1 miliardo e 600 milioni di spese à gogo e non giustificabili; basta vedere le novelle introdotte dalla Camera e gli oltre 150 emendamenti governativi proposti, e poi per fortuna caducati dopo l'esame in Commissione bilancio del Senato, per valutare quante e quali regalie contengano.

Signor Presidente, delle due l'una: o questo Governo sa di avere i giorni contati e prepara una finanziaria elettorale modello Ancien régime, facendo regalie a tutti, a danno dei contribuenti, cosa che non dovrebbe essere consentita in questa fase (chiedere più tasse ai contribuenti per finanziarsi una campagna elettorale mi sembra francamente un modo di procedere non condivisibile), oppure non sa più neanche quello che vuole.

Infatti, l'episodio citato prima dal senatore Morando relativamente all'assunzione di 300.000 precari, la cui copertura è stata individuata da parte di responsabili della maggioranza e del Governo con l'utilizzo dei fondi dormienti, quindi in un modo assolutamente contrario a qualunque regola non solo di contabilità ma di buon senso, significa che l'unico obiettivo della maggioranza è utilizzare la leva fiscale non per risanare il Paese, ma semplicemente per realizzare meccanismi di scambio politico che non sono assolutamente giustificabili in questa fase.

È quindi una finanziaria che non serve allo sviluppo, perché troppo cospicua nelle sue dimensioni, né al risanamento, perché anche in questo caso una manovra così forte finirà per richiederne una ulteriore nel prossimo anno, poiché, sottraendo risorse allo sviluppo e al risanamento, provocherà la necessità di intervenire ancora. E' una finanziaria, insomma (mi permetta di concludere, signor Presidente), che non serve assolutamente alla tanto proclamata redistribuzione: non lo dico io, ma basta andare a chiederlo agli operai di Mirafiori. (Applausi dal Gruppo FI).

 

STRACQUADANIO (DC-PRI-IND-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STRACQUADANIO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, questo dibattito offre l'occasione per una riflessione su quanto ha detto in Aula il presidente Morando. Vorrei approfittare di questa occasione innanzitutto per ringraziarlo per il lavoro svolto in Commissione e per come ha assicurato la possibilità a tutti noi di discutere e di svolgere, pur nella confusione generata dalle incertezze e dalle difficoltà della maggioranza, un lavoro il più possibile ordinato.

Condivido le riflessioni del presidente Morando e sono lieto che egli abbia previsto per la ripresa dei nostri lavori a gennaio una discussione su tutte le regole della nostra sessione di bilancio e sulla formazione della finanziaria sul bilancio dello Stato. Ma, ahimè, mi rammarico del fatto che il punto che ha colto il presidente Morando non è quello politico per il quale siamo arrivati a questo esito: il fatto che, per la prima volta dal 1999, ci troviamo in Parlamento con una finanziaria senza relatore e che sarà quindi approvata con un voto di fiducia su un maxiemendamento. Se non si è arrivati a concludere i lavori in Commissione, non è certo per quello che viene rappresentato come ostruzionismo dell'opposizione. In recenti dichiarazioni il ministro Chiti avrebbe sostenuto che non siamo arrivati ad una conclusione perché «l'opposizione aveva fatto ostruzionismo in Commissione bilancio che non ha consentito la conclusione della discussione».

Ebbene, in quella dichiarazione del ministro Chiti vi è tutta la malafede del Governo in questa situazione, perché la premessa di tali considerazioni sul ruolo dell'opposizione è che, entro domani, nel pomeriggio, il Governo presenterà il maxiemendamento e chiederà la fiducia. Allora, se la maggioranza era già d'accordo, se dalla cabina di regia era scaturita l'intesa tra i Gruppi ed il Governo, se tutto era pronto, perché il maxiemendamento non è all'attenzione dell'Assemblea già stamattina? Per la semplice, banale ma evidente ragione che la maggioranza ed il Governo non hanno trovato, a partire dal DPEF, fino ad oggi un punto di equilibrio e di accordo al loro interno. Quindi, fino ad oggi abbiamo patito l'ostruzionismo del Governo sulla Commissione e l'ostruzionismo della maggioranza su se stessa. Questa è la verità dei fatti.

Se di nuove regole abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di regole che impediscano ai Governi di praticare non soltanto l'ostruzionismo e l'espropriazione del Parlamento, ma anche l'espropriazione della verità rispetto agli italiani. Se infatti si vuol far passare questo voto di fiducia, così come il precedente alla Camera e come il prossimo che ci sarà sempre alla Camera, che il ministro Chiti già dà per scontato, come provocato dall'opposizione, ebbene questa è una menzogna in termini politici ed è menzogna grave che il Governo pagherà con la caduta e il crollo del consenso, che ormai da alcuni mesi si sta verificando.

Che la prova del conflitto all'interno della maggioranza sia evidente ce l'ha data oggi con le sue dichiarazioni alla stampa il presidente del Gruppo di Rifondazione Comunista Russo Spena, il quale ha sentito la necessità di dire pubblicamente che il Governo deve recepire gli orientamenti della cabina di regia e che nel maxiemendamento siano rigorosamente recepiti gli emendamenti approvati in Commissione bilancio sui primi 17 articoli e su quanto è stato discusso dell'articolo 18. Il che lascia presagire con molta chiarezza che il rigore che richiede il presidente Russo Spena al momento manchi assolutamente e che il livello di conflitto in stanze lontane dal Parlamento sia elevatissimo.

Signor Presidente, credo allora che abbiamo innanzitutto il dovere di far conoscere al Paese (per questo mi auguro che ci sarà la diretta televisiva sulla nostra discussione e sulla votazione della fiducia) la verità su sessione di bilancio. Dalla presentazione del DPEF ad oggi possiamo contare sei o sette versioni di leggi finanziarie diverse e ancora non sappiamo - ad oggi - quale sarà la finanziaria definitiva per l'anno 2007. È un inaccettabile sgarbo che il Governo sta commettendo in queste ore nei confronti del Parlamento e del lavoro della Commissione bilancio, che è stato, come ho detto prima (grazie anche all'impossibile sforzo, contro la sua stessa maggioranza e il Governo che essa esprime, del presidente Morando), ordinato, approfondito, serio, rigoroso, determinato, ma che - ahimè - si è svolto su un oggetto diverso da quello su cui il Parlamento, il Senato e la Camera nei giorni successivi, voteranno.

Se abbiamo un problema di regole, non lo abbiamo tanto sulle modalità di discussione al nostro interno, sul modo con cui queste stanno funzionando e sul perché siamo arrivati al prendere o lasciare (non quello della tradizione anglosassone, dove prima e poi si discute il Governo arriva ad una conclusione e sottopone la legge di bilancio, il budget, all'approvazione, prendere o lasciare, delle Camere). No: ci siamo arrivati attraverso un costante e ripetuto inganno nei confronti del Paese e delle Camere, secondo il quale dal Parlamento sarebbe dovuto scaturire un testo sul quale, eventualmente, sarebbe stata posta la fiducia.

Tutto ciò è stato impedito deliberatamente; ormai ne abbiamo la prova dalle stesse dichiarazioni del ministro Chiti e del Governo, che ancora adesso, in queste ore, pensa di presentare il testo del maxiemendamento, forse, domani pomeriggio.

È un'evidente commedia delle parti e non possiamo soggiacere a questi atteggiamenti da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento, in una condizione, Presidente, vorrei sottolinearlo, di assoluto silenzio e di grave assenza del Ministro dell'economia dalle Aule parlamentari, dal dibattito politico, dall'intervento per il Paese. (Applausi dal Gruppo FI). Un Ministro dell'economia che presta il suo prestigio internazionale come foglia di fico ad una maggioranza e un Governo che, da quando è in carica, sta lavorando contro il Paese, contro l'economia e lo sviluppo e che sta ricorrendo ad ogni genere di piccolo ma continuo e ripetuto inganno nei nostri confronti e nei confronti degli elettori, in realtà per dare al Paese una stangata che è frutto della sua ideologia e del coacervo di ideologie che si raggruppano in questa maggioranza, in questo Governo e nella maggioranza politica ed elettorale che lo ha espresso.

È in parte un desiderio di vendetta sociale nei confronti di un Paese che vuole cambiare e che ancora oggi non ha lasciato il passo: lo ha dimostrato nelle manifestazioni del 2 dicembre e lo dimostra in tutte le occasioni in cui i Ministri vanno a riscuotere la loro meritata dose di fischi. Il Paese è ormai lontano da questo Governo. Il Governo dovrebbe prendere atto che non è l'opposizione a fare ostruzionismo alla sua azione, ma l'Esecutivo a fare ostruzionismo al Paese. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Prego i presentatori delle questioni sospensive sul disegno di legge di bilancio di indicare una data, perché non mi risulta sia pervenuta alla Presidenza l'indicazione della durata della sospensione. Naturalmente, per Regolamento, la sessione di bilancio dovrebbe concludersi per il 24 dicembre, quindi la data indicata dovrà rientrare entro quel termine. Senatore Azzollini, qual è la sua proposta?

 

AZZOLLINI (FI). Presidente, una sospensione nell'ambito della compatibilità dei tempi previsti dal Regolamento.

 

CICCANTI (UDC). Sono d'accordo con il senatore Azzollini.

 

BALDASSARRI (AN). Presidente, anch'io sono d'accordo.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, concordo anch'io.

 

PRESIDENTE. Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la questione sospensiva, avanzata dai senatori Azzollini, Baldassarri, Ferrara e Ciccanti (QS1).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

319

Senatori votanti

318

Maggioranza

160

Favorevoli

156

Contrari

162

Il Senato non approva.

 

Metto ai voti, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, la questione pregiudiziale avanzata, con diverse motivazioni, dai senatori Pastore, Fruscio (QP1), Davico (QP2) e Ferrara.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

319

Senatori votanti

318

Maggioranza

160

Favorevoli

156

Contrari

162

Il Senato non approva.

 

Dichiaro aperta la discussione generale congiunta.

 

È iscritto a parlare il senatore Banti. Ne ha facoltà. (Brusìo). Senatore, attenda un minuto perché c'è un po' di movimento - come vede - in Aula. Prego, senatore Banti.

 

BANTI (Ulivo). Signor Presidente, colleghi, la manovra di bilancio al nostro esame è la prima della XV legislatura repubblicana. Come tale, essa impegna politicamente e - vorrei dire - eticamente il nostro Governo a confrontarsi sulle linee di indirizzo che traguardano, anche alla luce della pluriennalità dei documenti di bilancio, l'intera legislatura. Sarebbe dunque sbagliato leggere i documenti al nostro esame (il disegno di legge di bilancio e la legge finanziaria) limitatamente all'anno che abbiamo di fronte, cioè all'esercizio finanziario 2007. Occorre, invece, leggerli come primo passo di un programma più ampio che traguarda obiettivi importanti di finanza pubblica e di riorganizzazione del nostro Paese.

In questo senso, non è possibile - a mio giudizio - valutare appieno i presenti documenti, senza far riferimento - come hanno fatto, del resto, i relatori - al Documento di programmazione economico-finanziaria che l'Aula del Senato, così come l'Aula della Camera dei deputati, ha votato, attraverso la mozione di indirizzo, nello scorso mese di luglio. Il Documento di programmazione economico-finanziaria ha ben chiarito come le prospettive di risanamento economico del nostro Paese siano caratterizzate da almeno due dimensioni. La prima è quella che potremmo definire congiunturale e che riguarda specificamente un rapido rientro nel rapporto del 3 per cento tra deficit e prodotto interno lordo, come indicatoci dall'Unione Europea, a fronte di un pericoloso e grave sforamento di tale limite verificatosi nel corso del precedente e del presente esercizio finanziario.

Dobbiamo rientrare nel limite del 3 per cento e non solo perché questa è l'indicazione dell'Unione Europea: i vincoli dell'Unione Europea sono stati liberamente accettati dall'Italia e dal nostro Parlamento ed è nostro dovere, al di là delle difficoltà che di volta in volta si possono manifestare, rientrare in tale perimetro. Ciò però non è sufficiente, dice il Documento di programmazione economico-finanziaria, richiamando il dato macroeconomico del pesante debito pubblico che l'Italia si porta dietro da molti anni: un debito pubblico ampiamente superiore al 100 per cento del PIL e che ovunque ha ripreso a salire negli ultimi due anni.

Non si tratta di abbandonarsi in questa sede a polemiche più o meno accese nei confronti di chi ha governato l'Italia negli anni precedenti; resta il fatto che il nuovo Governo, insediatosi alla guida del Paese, si è trovato e si trova di fronte ad una situazione che non è possibile far andare avanti così come si è manifestata nei mesi passati e in corso d'esercizio.

Dobbiamo ridurre il debito, che è un pesante macigno sulle nuove generazioni, su tutti noi, sull'economia di questo Paese e sulla possibilità che esso rimanga a testa alta nel novero delle più importanti Nazioni del mondo.

È evidente che una riduzione consistente del debito pubblico non può avvenire in corso di un unico esercizio, ma deve traguardare un percorso più lungo, ancorché deciso. Il DPEF, a questo riguardo, ha indicato - com'è noto - i quattro grandi aggregati di spesa pubblica su cui occorre incidere per ridurre, strategicamente ed in maniera definitiva, la massa del debito pubblico: la sanità; le pensioni ed il pubblico impiego, gli enti locali. Si tratta di comparti di non poco rilevo nell'ambito dell'organizzazione del nostro Stato; anzi - e non può non sottolinearlo chi appartiene ad uno schieramento riformista di centro-sinistra - si tratta dei pilastri su cui (sia pure con il pesante sforamento del debito, che oggi va corretto) l'Italia ha costruito un sistema di relazioni sociali e di Stato sociale che ne fa uno dei Paesi più avanzati, sotto questo punto di vista.

Niente, però, può rimanere immutabile; tutto deve essere parametrato all'andamento delle vicende del tempo che ci è dato di vivere e delle prospettive che in esso si aprono, si materializzano e si concretizzano. Gli aggregati della spesa pubblica, allora, non sono da demonizzare, ma da riformare. La legge finanziaria di quest'anno non poteva (e non può, secondo una tradizione di correttezza dei rapporti istituzionali) entrare nell'ambito di riforme che hanno un aspetto - anche e soprattutto - di carattere normativo. Si sono consolidate nel tempo, infatti, le caratteristiche dello Stato sociale, che comprende anche la pluralità degli enti locali e l'insieme del pubblico impiego, sia pure con le sue contraddizioni ed i suoi problemi (come la questione del precariato, che è tuttora all'ordine del giorno, o della funzionalità e della produttività della spesa pubblica, e così via).

Tutto ciò richiede azioni di riforma certamente incisive, ma anche concertate - come del resto prevede il programma della nostra coalizione - e, quindi, un tempo adeguato, che si potrà manifestare (come del resto è stato già stabilito, ad esempio, per quanto riguarda il settore delle pensioni) nel corso dell'anno che abbiamo di fronte, il 2007.

La legge finanziaria, dunque, ha dovuto procedere alla manovra di rientro sotto il 3 per cento del rapporto deficit-PIL senza poter inizialmente prospettare l'insieme degli interventi che devono essere adeguatamente preparati e concertati sui quattro grandi aggregati di spesa. Non credo che questo sia un errore, ma un giusto modo di procedere, che, però, ha portato con sé la conseguenza che gli interventi della legge finanziaria - anche se particolarmente ben congegnati, a mio giudizio - prestano il fianco alle critiche di chi in essi non vede le cosiddette azioni di carattere strutturale. Se questi ultimi riguardano gli aggregati della spesa pubblica cui facevo riferimento precedentemente, è ben chiaro che in finanziaria non vi sono, se non alcune prime avvisaglie (ad esempio, per quanto riguarda gli enti locali, la spesa pubblica ed il pubblico impiego, ma non certamente la sanità e le pensioni, settori che richiedono ben più ampi interventi di discussione, anzitutto, e di preparazione nell'ambito delle riforme).

La legge finanziaria e la manovra di bilancio che stiamo discutendo per il 2007, allora, scontano tale necessità di affrontare due tempi e due misure che vanno collegati tra di loro. La misura è la manovra di carattere congiunturale, immediata, di rientro al di sotto del 3 per cento del rapporto deficit-PIL (e lo facciamo in un unico esercizio finanziario). Si tratta dell'avvio di un processo più ampio, non solo finanziario (anzi, sarebbe un guaio se fosse solo contabile e finanziario), ma di filosofia dello Stato, se così mi posso esprimere, cioè di organizzazione dell'intero Stato italiano.

Ciò alla luce di cambiamenti epocali (che sono già avvenuti e che ancora sono in corso), sia per quanto riguarda la globalizzazione del Pianeta (cioè la rete delle interrelazioni che si vanno determinando in campo economico, sociale, culturale, scientifico ed in tutti gli altri settori della vita), sia per quanto riguarda l'insieme degli interventi che devono essere affrontati nell'ambito dei rapporti tra i diversi livelli di presenza della società italiana (a cominciare dal ruolo delle nuove tecnologie, ma non solo).

È evidente che l'Italia di oggi non è l'Italia del dopoguerra, che, ancora agricola, stava affrontando una trasformazione di tipo industriale e di forte inurbamento. Oggi siamo in presenza di fenomeni, per certi aspetti, quasi inversi ma di grande complessità che devono essere visti in un'ottica di lungo periodo. Questioni come quella dell'ambiente, quella del rapporto fra centro e periferia, oltre a quella del federalismo fiscale, non possono rappresentare soltanto degli slogan. Sono grandi tematiche sulle quali bisogna riflettere con cura e attenzione. Si tratta di una vera e propria sfida.

Credo, signor Presidente e onorevoli colleghi, che al di là del nostro dovere di esaminare le spese di dettaglio, le singole questioni posteci dai cittadini, dagli elettori e dalle elettrici di questo Paese, sarebbe profondamente sbagliato non inserire i provvedimenti oggi al nostro esame in un quadro più ampio, quello cioè sul quale davvero si dovrebbe confrontare il rapporto tra maggioranza e opposizione.

Potrei evitare di incolpare propagandisticamente il ministro Tremonti, o chi ha preceduto questo Esecutivo al governo del Paese, di responsabilità di disastro economico, ma certamente chi ha governato l'Italia nei cinque anni precedenti non può non assumersi la responsabilità di contribuire a un'azione di recupero complessivo per rientrare nei parametri indicati dall'Unione Europea ed avviare così una riforma complessiva del Paese.

Il bipolarismo va mantenuto; dobbiamo salvaguardarlo e renderlo stabile. Proprio per questo motivo è necessario che sulle linee di indirizzo, sulle linee generali di riforma dello Stato e della convivenza civile ci sia dialogo e, auspicabilmente, intesa tra maggioranza e opposizione e che ognuno si assuma le responsabilità di governo quotidiano dell'economia, dell'insieme delle attività del nostro Paese.

Probabilmente, tra non molto, signor Presidente, ci accingeremo a votare la fiducia, almeno sul disegno di legge finanziaria, mentre certamente voteremo il bilancio. Poiché il ministro Padoa-Schioppa ha già quantificato in cifre rilevanti le maggiori entrate tributarie che vanno emergendo, probabilmente potranno aprirsi scenari interessanti dal punto di vista dell'azione complessiva di riordino e di riforma nel nostro Paese, di cui i provvedimenti finanziari attuali costituiscono la premessa.

È, pertanto, necessario lavorare affinché ciò avvenga in maniera non demagogica - anche se sono convinto che il Governo e la maggioranza non lo faranno - confrontandosi con la quotidianità dei cittadini, con le loro urgenze e il timore di restrizioni e di difficoltà. Bisogna far comprendere che ogni speranza nuova e ogni nuova prospettiva passa necessariamente attraverso cambiamenti che, almeno all'apparenza e in un primo momento, scontentano qualcuno.

Dobbiamo affrontare questa difficile situazione con la convinzione che un Governo e una maggioranza di centro-sinistra hanno più carte in regola nel rapportarsi con i ceti popolari che rappresentano il cuore pulsante della vita di questo Paese.

 

FERRARA (FI). Non credo che la seduta possa continuare, signor Presidente. Non c'è il Governo, né il relatore sul disegno di legge di bilancio.

 

BANTI (Ulivo). Mi faccia almeno concludere, senatore Ferrara.

 

PRESIDENTE. Qual è l'argomento, senatore Ferrara?

 

FERRARA (FI). Non ci sono né il relatore, né il Governo, pertanto si deve sospendere la seduta.

 

PRESIDENTE. Ma il Sottosegretario è qui nei pressi, mi conceda qualche minuto.

 

FERRARA (FI). Il Regolamento prevede che la discussione deve essere interrotta se non è presente un esponente del Governo.

 

PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, consentiamo al senatore Banti di concludere il suo intervento.

 

FERRARA (FI). No, si deve interrompere subito! (Il sottosegretario D'Andrea entra in Aula).

 

PRESIDENTE. Senatore Banti, concluda il suo intervento.

 

FERRARA (FI). Manca il relatore.

 

PRESIDENTE. Lei ha esercitato un diritto, senatore Ferrara, e lo abbiamo rispettato.

 

BANTI (Ulivo). Stavo concludendo, Presidente.

Il risanamento della spesa pubblica di un Paese deve sempre avvenire tenendo conto delle istanze popolari. Dobbiamo evitare che si verifichi quanto avvenne in Italia nel 1876, quando il Governo Minghetti della Destra storica arrivò al pareggio di bilancio imponendo pesanti sacrifici al Paese, ma pochi mesi dopo cadde in Parlamento e venne sostituito dal Governo Depretis. Non c'erano infatti le condizioni perché, a fronte dei sacrifici sostenuti, quella maggioranza e quel Governo continuassero a governare il Paese.

La situazione non può essere questa. Oggi sappiamo che una maggioranza attenta alle attese popolari può forse dare l'impressione di scontentare qualcuno, ma nella prospettiva di fondo c'è invece l'esigenza di riscattare questo Paese e di rilanciarlo verso prospettive di sviluppo che attengono alle sue tradizioni e anche al suo orgoglio. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci...

 

FERRARA (FI). Presidente, la seduta va sospesa comunque, perché non c'è neanche il relatore!

 

LUSI (Ulivo). Non le basta quello che ha fatto in Commissione, senatore Ferrara?

 

FERRARA (FI). Proprio perché in Commissione accettavo che non ci fosse il relatore, in Aula lo pretendo!

 

PRESIDENTE. Va bene, sospendiamo brevemente la seduta.

 

(La seduta, sospesa alle ore 13,15, è ripresa alle ore 13,29).

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS

 

La seduta è ripresa.

 

Riprendiamo la discussione generale congiunta.

 

È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

 

LIVI BACCI (Ulivo). Signor Presidente, colleghe e colleghi del Senato, signori rappresentanti del Governo, mi fa piacere parlare in quest'Aula, insolitamente silenziosa, sui provvedimenti che ci apprestiamo a discutere e a votare - il disegno di legge di bilancio e il disegno di legge finanziaria - che sono due atti fondamentali per l'economia e per la vita sociale del nostro Paese nel 2007 e anche negli anni successivi. Mi permetto di avanzare alcune considerazioni di carattere generale.

Il nostro Paese, sulla scia dell'Europa, ha iniziato una fase di ripresa economica. Sul vigore e sulla durata di questa influiranno alcune riforme sulla cui necessità gli osservatori indipendenti esprimono un giudizio per lo più concorde. Queste riforme non si fanno dalla sera alla mattina ed esigono concertazione e gradualità: alcune sono state predisposte dai primi atti di Governo, altre sono contenute nei provvedimenti che qui discutiamo, altre ancora saranno avviate nel 2007. Riforme che debbono mirare ad aumentare l'efficienza del Paese, ad innovare e ad accrescere il patrimonio di conoscenze, a rafforzare le infrastrutture, a ridurre in modo permanente ed irreversibile l'evasione fiscale, a far emergere le attività al nero, a far crescere le persone attive (perciò creatrici di reddito e ricchezza) in rapporto alla popolazione. Riforme, insomma, che facciano salire di qualche gradino la funzionalità del Paese: ci si può certo dividere sui metodi da seguire per avviarle e realizzarle, ma pochi, credo, dissentono sulla loro utilità e sulla loro finalità.

Che posto ha il sistema di welfare nell'efficienza e nella crescita di un Paese? Molti ritengono che esso appesantisca lo sviluppo, attenui la competitività, scoraggi l'iniziativa, trasferisca troppe risorse da chi produce ricchezza a chi è incapace di farlo. Sotto questo profilo, il sistema europeo è messo sotto accusa, poiché si collega il lento sviluppo dell'ultimo decennio con quello più dinamico degli Stati Uniti, dove lo Stato sociale è assai meno generoso.

Tuttavia, questa diagnosi è superficiale e non tiene conto che nell'arco dell'ultimo mezzo secolo la performance europea è stata migliore di quella americana e che un continente piccolo e densamente popolato come l'Europa, con fitti rapporti sociali, variegati e levigati da una storia di millenni, con una lunga storia di miseria, povertà e disuguaglianza, esprime una forte domanda di tutela sociale che, invece, il giovane, vasto, aperto e ricco continente americano può, in certa misura, ignorare. La storia, dunque, consiglia avvedutezza nella riforma dei sistemi sociali; non è scritto in nessun sacro testo che il Paese che trasferisce ics più uno per cento al sistema di protezione sociale debba avere uno sviluppo frenato rispetto a quello che trasferisce solo l'ics per cento.

Non è scritto in alcun sacro testo che una distribuzione del reddito e della ricchezza meno egualitaria - come avviene in America - sia più favorevole allo sviluppo di quanto lo sia una distribuzione meno disuguale, tipica dell'Europa. Nella competizione della crescita l'Europa può continuare ad essere Europa, e l'America America, e giocarsi su altri fronti la partita.

L'Italia, come è noto, trasferisce una quota di PIL con finalità di protezione sociale che è, più o meno, in linea con quella dei maggiori Paesi dell'Europa continentale. Tuttavia, è opinione comune che vi sia una distribuzione inefficiente, e per certi aspetti iniqua, dei trasferimenti sociali, e questa finanziaria, cui non compete il compito di riformare il sistema, va giudicata valutando se i suoi meccanismi attenuino distorsioni e disuguaglianze e se facilitino il cammino delle necessarie riforme.

Mi soffermerò su tre punti significativi, seppure di diversa portata economica.

Si consideri la revisione delle aliquote IRPEF, l'aumento delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia e la rivalutazione degli assegni per il nucleo familiare. Nell'insieme, queste misure operano un consistente trasferimento di risorse alle famiglie con figli, valutabile attorno ai 3 miliardi di euro, con una redistribuzione, sia pure moderata, a favore delle famiglie meno abbienti. Nell'insieme è una benvenuta inversione di tendenza, se si pensa che il secondo modulo della riforma fiscale del Governo Berlusconi aveva avuto un effetto redistributivo regressivo: nella struttura universitaria della quale ero parte, la riforma IRPEF aveva restituito al sottoscritto, all'apice della carriera, una somma equivalente ad oltre dieci volte quanto era stato restituito al dipendente di grado più basso, nonostante il mio stipendio fosse di quattro volte più elevato.

L'aumento degli assegni per il nucleo familiare è un altro segnale benvenuto: ricordo che, tra i Paesi dell'Unione Europea, l'Italia è quello che trasferisce meno risorse pubbliche, in termini sia assoluti che relativi, al settore denominato «famiglie e figli»: si tratta di meno del 3 per cento della spesa sociale, contro il 5-6 per cento nella media e il 10-12 per cento della Francia e dei Paesi scandinavi. Ci attendiamo però che, dopo la finanziaria, si cominci a metter mano ad un programma di legislatura per la riforma del sostegno alle famiglie, dal quale sono cospicuamente escluse le famiglie incapienti, almeno un milione, e quelle che non hanno titolo a ricevere l'assegno per il nucleo familiare perché autonomi o precari.

La riforma dovrà tendere a realizzare un sistema di integrazione del reddito alle famiglie con figli e con redditi medio-bassi di tipo universalistico, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori. Esiste, a questo proposito, un menù di valide proposte cui il legislatore può attingere. Una riforma che dovrebbe anche includere, secondo quanto stipulato dal programma dell'Unione, una misura universalistica a favore di ogni nato volta a dotarlo, alla maggiore età, di risorse che ne favoriscano l'indipendenza, l'autonomia e una più veloce transizione all'età adulta.

Il secondo significativo segnale che mi preme sottolineare riguarda il piano straordinario di interventi per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, con l'obiettivo di raggiungere nel 2010 una copertura quadrupla dell'attuale, e pari al 33 per cento, dell'universo infantile sotto i tre anni. Lo stanziamento di 100 milioni annui, per il triennio 2007-2009, andrà ripartito fra le Regioni in sede di Conferenza unificata. Segnalo questo intervento - ma altri ve ne sono non meno rilevanti, quali il finanziamento del fondo per le politiche della famiglia e quello per le pari opportunità - perché affronta, in modo finalmente concreto, il tema della sottodotazione di strutture e servizi per l'infanzia e che vanno, in definitiva, a beneficio delle famiglie.

Vale la pena ricordare, tra l'altro, che la natalità del Paese rimane bassissima, nonostante il contributo crescente della popolazione immigrata. Sostenere la natalità, oggi, significa non solo fornire integrazioni di reddito per chi ha responsabilità genitoriali, ma anche erogare più servizi per i bambini, favorire un'equilibrata ripartizione di oneri e funzioni tra i generi, assicurare davvero alla donna che ha figli da allevare uguali opportunità di lavoro e di carriera, rispetto a chi non ha queste responsabilità o ne ha in misura minore.

Nella società del 2000, il fatto che la donna percepisca un reddito autonomo e stabile è garanzia di decisioni riproduttive serene ed equilibrate, mentre la mancanza o l'incertezza di reddito proprio è causa di rinvii o rinunce. Questi positivi segnali di attenzione verso genitori e figli vanno sicuramente rafforzati, integrati e coordinati, evitando di scivolare sulle bucce di banana della definizione di «famiglia». Ogni bambino ha diritto ad un equo sostegno, indipendentemente dalla condizione, origine, genere di chi ha responsabilità genitoriali.

Quanto al terzo e ultimo punto, l'immigrazione è la maggior fonte di cambiamento sociale in questi primi decenni del secolo. Il 6 per cento della popolazione del Paese è immigrata e contribuisce al 7 per cento del PIL nazionale; immigrato è il 10 per cento dei lavoratori ed i figli con almeno un genitore straniero sono il 12 per cento dei nati. Queste proporzioni sono in rapida crescita.

Un fenomeno di questa portata deve essere governato, senza risparmio di risorse, nel suo aspetto più delicato: quello dell'integrazione. La creazione di un fondo per l'inclusione sociale degli immigrati, alimentato da 50 milioni annui nel triennio 2007-2009, è un modesto segnale di salutare inversione di marcia, rispetto al precedente Governo che non aveva rifinanziato il fondo per l'integrazione previsto dall'articolo 45 del testo unico sull'immigrazione.

La materia andrà ripresa con vigore in sede di revisione della legislazione sull'immigrazione e di gestione delle politiche migratorie: segnalo solamente che 50 milioni sono assai pochi e si commisurano a meno di 200 euro per ogni nuovo immigrato, o a meno di 20 euro per componente dell'intero stock di immigrati.

Le risorse necessarie per sostenere le politiche di accoglienza, inserimento, inclusione, integrazione e interazione tra immigrati, i loro figli e la società ospitante sono sicuramente molte di più.

Ho voluto sottolineare questi tre aspetti non tanto e non solo per le risorse messe in campo, ma perché segnalano la volontà di muoversi nella giusta direzione. Un solido sviluppo non viene assicurato da meno welfare, ma da un welfare più efficiente e più giusto. È anche per questo che, in consonanza con il Gruppo cui appartengo, darò voto favorevole alle leggi che andremo a votare. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ferrara. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, per come si sta realizzando il dibattito sulla finanziaria in questa seconda lettura e quest'anno, il ragionamento che svolgeremo sul bilancio e la tipologia degli interventi hanno un significato diverso rispetto ai dibattiti tenuti negli anni precedenti, diverso e particolare.

La diversità sta nella condizione per cui stiamo discutendo sul bilancio, di fatto anticipando una parte della discussione che avremmo svolto, in altre circostanze, sulla legge finanziaria, atteso che poi, in sede di esame di tale provvedimento, la discussione registrerà interventi che finiranno con il coniugare la discussione generale sul tema con quella sulla fiducia, che si prospetta sarà posta su un maxiemendamento, che opererà una rilettura della finanziaria in questo ramo del Parlamento.

Pertanto, quella che dovrebbe essere una discussione abbastanza succinta, definita, ristretta sul bilancio, anche sulla base dell'introduzione sulla manovra di bilancio effettuata dal presidente della 5a Commissione, Morando, nonché di interventi svolti in Commissione nelle ultime fasi della discussione sulla legge finanziaria, sta finendo per essere l'anticipazione di un ragionamento sulla riforma della legge di contabilità, che speriamo sia molto più significativo che nel passato.

Se vogliamo partire dalla discussione che stiamo svolgendo sul bilancio, è evidente che il motivo per cui l'opposizione o la maggioranza ne stanno parlando a lungo prescinde dalla natura del provvedimento. Se l'interesse che una legge desta nel Parlamento è desumibile, ad esempio, dal numero degli emendamenti, che configurano una legge importante, ne fanno risaltare le contraddizioni, sollecitando la dialettica, la ricerca della permanenza nel vario e l'accordo tra le diverse opinioni, il numero di emendamenti denota che sul bilancio non c'è questa necessità: si tratta di cinque emendamenti al bilancio. E allora perché stiamo parlando di bilancio?

In primis, perché il bilancio, in una discussione che già da qualche tempo (per noi, in quella speciale accademia che è la Commissione bilancio, per gli altri forse con considerazioni di una certa sterilità), ci ha coinvolti nel dire che il bilancio via via, da quando è stata introdotta la lettura per unità previsionali di base con la legge del 1997 e il decreto attuativo del 1999 in poi, ha finito per perdere quella base di formalità che è invece la sua intrinseca specialità. La legge di bilancio ha cominciato ad assumere connotazioni di sostanzialità che sono una prova evidente della patologia della sua formazione e di come il Governo e il Parlamento si dispongono nei confronti del Paese per l'azione di politica economica.

Lo dico perché rimanga agli atti, con la presunzione che questi possano essere studiati, analizzati, letti, o comunque perché chi ci sente nel Paese, tramite la benemerita Radio Radicale, si renda conto che la nostra intenzione è quella di modificare la legge di bilancio, in quanto non è possibile che in essa si effettuino richiami sostanziali.

Se si fanno nella legge di bilancio, legge formale, richiami sostanziali significa che questa ha fallito il suo obiettivo. Che si facciano richiami sostanziali non soltanto è detto dall'opposizione, ma dallo stesso relatore, dai relatori che dal 1999 in poi si sono succeduti come espressione delle diverse maggioranze sul bilancio. Talché è lo stesso relatore che, accorgendosi - l'ho detto stamattina quando ho illustrato la questione sospensiva - di norme che devono essere coinvolgenti il Parlamento ed attivate dalla conoscenza che il Parlamento deve avere sull'attività del Governo, dice: quello che si fa a seguito di questa disposizione deve essere messo a conoscenza del Parlamento attraverso le Commissioni permanenti.

Ma le Commissioni, come sappiamo, fanno una valutazione di merito. Soltanto la 5a Commissione non esprime una valutazione di merito, ma sulla copertura in base all'ex articolo 81. E se le Commissioni fanno una valutazione di merito, quanto inserito e disposto nella legge di bilancio non dovrebbe essere sottoposto, in quanto disposto dalla legge di bilancio, alla valutazione di merito delle Commissioni parlamentari. Quindi questo bilancio, ma non soltanto questo, acuisce, esalta, porta al suo termine una patologia sempre più febbrile della strutturazione della legge di bilancio. La legge di bilancio e la legge di contabilità non hanno avuto un tradimento sostanziale. Perché utilizzo la parola «forte tradimento»? Le condizioni per cui tali leggi erano state predisposte erano proprie di una democrazia parlamentare.

Oggi ci troviamo - e questo dibattito si è aperto nel Paese - in una democrazia che, indipendentemente da ciò che si vuole, nella sua materialità è novellata, molto ma molto fortemente, in modo presidenziale. Mentre la democrazia è novellata in senso presidenziale, le norme di contabilità sono proprie di una democrazia parlamentare. Quindi il Governo, che prima trovava giustificazione nella questione di fiducia soltanto in certi momenti, oggi ha una deriva per cui finisce per avere una giustificazione politica a porre la fiducia sempre e più costantemente.

È intuitivo a questo punto che, allorquando può porre una questione di fiducia, all'inizio della legislatura predispone una finanziaria, che noi critichiamo per essere molto vasta, che nelle intenzioni del Governo deriva dalle necessità attuale ed è giustificata dalle prerogative che la novella della Costituzione in senso presidenzialista ha dato per cui un Governo forte - perché ha un mandato popolare, perché ha una maggioranza che, comunque, gli vota la fiducia (è in corso il dibattito sul fatto che sia realizzata anche con il voto dei senatori a vita) - fa una finanziaria - non me ne vogliano i colleghi della maggioranza - e di fatto non ritiene fortemente importante che essa sia esitata da un voto della Commissione: se così fosse, ad esempio, nella fase in cui siamo riusciti a valutare i primi articoli della finanziaria sino all'articolo 17, normalmente predisposti e discussi come nell'altro ramo del Parlamento avendo una consustanziazione che è nel rispetto della famosa circolare Amato su come redigere una legge (che lo stesso Amato finisce per violentare nelle famose sette questioni di fiducia poste con le manovre finanziarie del 1992) emanata dalla Presidenza del Consiglio, di cui Amato era sottosegretario, che diceva che la legge, quando vi è un articolo, deve avere una serie di disposizioni coerenti ed omogenee per finalità.

In questo senso abbiamo emanato questi 17 articoli ed abbiamo avuto, però, la netta sensazione che il Governo non fosse estremamente attento a valutare nel senso che declinava nei confronti degli emendamenti della maggioranza una valutazione favorevole e quindi a questo punto una loro approvazione ed un ricevimento nella legge finanziaria. Perché questo? In definitiva è evidente che non vi era nessun motivo di aprire le maglie in Commissione. E non aprendo le maglie alla maggioranza tanto meno le avrebbe aperte all'opposizione, anche se giuste ed apprezzabile potevano essere le proposte.

Ma perché? Perché è evidente che la finanziaria - lo abbiamo detto, è stato registrato dal dibattito e quindi a questo punto ha avuto una comunicazione mediatica; e una delle questioni che stavo poco fa affrontando nei brevi conversari con i colleghi e di cui sta finendo per occuparsi la stampa, e quindi il Paese - sta finendo per correre il rischio - l'annotazione è significativa per essere percepita con una certa sensibilità - di essere discussa e fatta a Palazzo Chigi, cioè fatta dal Governo.

Il sistema cui ci dobbiamo allora paragonare nella stesura del bilancio e della finanziaria è quello in cui, laddove esiste una democrazia presidenziale, cioè laddove c'è un Governo molto forte, anche il Parlamento deve essere abbastanza forte in checks and balances, in considerazione delle forti prerogative del Governo. Rispetto a quanto detto stamattina dal presidente Morando, se allora cominciamo a pensare a una riforma della legge di contabilità una delle cose possibili e doverosamente fattibili da parte nostra è obbligare ad un esito definitivo (se non in Aula, perché deve essere salvaguardata la prerogativa del Governo di avere la fiducia dalla propria maggioranza), cioè alla necessità che tutta la finanziaria venga discussa in Commissione.

Non è soltanto un motivo di discussione speciosa del quale finiamo per parlare perché ci dilettiamo di questi problemi. È evidente che uno dei sali della democrazia è il fatto che se io opposizione mi confronto con la maggioranza, dal numero, dalla quantità e dalla più o meno pervicace intenzione della maggioranza di difendere o no una norma posso capire e percepire la sensibilità della stessa rispetto ad un problema e quindi misurare la mia capacità di intervento rispetto alle iniziative da predisporre a favore dei cittadini (lo stesso per quanto riguarda la maggioranza). Quindi, ci richiamiamo ad una necessità che se non viene salvaguardata, se non viene riaffermata, finisce per recare nocumento al procedimento di formazione della legislazione finanziaria e quindi alla politica economica.

Quella politica economica sarebbe infatti determinata da un compendio legislativo che non avrebbe esito da un dibattito, e quindi da un'attenta sensibilizzazione della politica, il che staccherebbe ancor più la politica dalla gente e la stessa finirebbe per essere fatta dal Governo sulla base di sondaggi e di confronti con i sistemi di rappresentanza e non sulla base di un dibattito che, ripeto, anche quando si pensa ad una democrazia di tipo presidenziale deve consentire - ecco il richiamo che abbiamo fatto al Governo inglese nel corso della discussione di ieri in Commissione - obbligatoriamente la definizione e il perfezionamento della parte formativa, pregiudiziale all'esito definitivo.

Quindi, deve esserci una sostanziale e pedissequa analisi, senza la quale verrebbero ad essere tradite le intenzioni che nella stesura della legge di contabilità erano intestate all'altro sistema e che erano assoluta garanzia di trasparenza, almeno nelle intenzioni. Quindi un perfezionamento del procedimento che fosse quanto più rispondente alle intenzioni del legislatore nell'interesse del cittadino.

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pisa. Senatrice, lei aveva dieci minuti a disposizione per intervenire; mancano otto minuti alle ore 14.

 

PISA (Ulivo). Signor Presidente, posso iniziare e poi terminare il mio intervento. Oppure inizio il mio intervento e poi consegno agli atti la parte restante, cioè prendo la parola dico di cosa parlerò e poi consegno il mio intervento.

 

PRESIDENTE. Come vuole lei, senatrice. Così penso possa andare bene. Utilizzi il tempo che ha a disposizione e poi consegni il suo intervento.

 

PISA (Ulivo). Signor Presidente, il mio intervento riguarda essenzialmente quella parte della finanziaria che si occupa delle spese sugli armamenti. Avevamo predisposto un documento firmato da 52 senatori con cui chiedevamo la riduzione delle spese per gli armamenti e, contemporaneamente, la creazione di un fondo per la riconversione produttiva al civile.

Da parte del Governo, c'è stato un parziale segnale, seppure molto debole, della riduzione delle spese previste da questa legge finanziaria per gli armamenti (sono stati tolti 50 milioni su 3.257: è un dato che apprezziamo, anche se non lo riteniamo sufficiente). Innanzitutto, occorre sfatare un luogo comune: quello, cioè, che le spese per la difesa del nostro Paese siano molto più basse rispetto a quelle degli altri Paesi europei.

Da un confronto incrociato tra i dati EUROSTAT e NATO risulta che l'Italia dedica complessivamente alla difesa più dell'1,5 per cento del PIL, percentuale quasi in media con il resto dell'Europa (e superiore, per esempio, alla stessa Germania), mentre la spesa sociale nel nostro Paese risulta essere notevolmente inferiore (il rapporto è di circa uno a tre) rispetto agli altri Paesi europei. Faccio un esempio: in Italia si dedica il 2,7 per cento del PIL alla spesa sociale, in Germania l'8,3, senza contare che di parte della spesa sociale - com'è giusto, ovviamente - godono gli stesso familiari dei militari: servizi per l'infanzia, l'istruzione e i trasporti pubblici. Per non citare le spese molto inferiori in Italia per l'università e la ricerca.

Ci saremmo aspettati almeno che questa finanziaria mettesse in discussione, all'interno del capitolo della difesa, la suddivisione fatta tra le spese per gli armamenti e le spese per l'esercizio. Di fronte a una spesa per l'esercizio decisamente inferiore alle necessità quotidiane e alle reali esigenze delle nostre Forze armate, che significa difficoltà ad affrontare manutenzione e addestramento e ha una ricaduta diretta sulle condizioni di sicurezza dei nostri militari (penso al caso degli elicotteristi non addestrati sufficientemente a lungo per il volo notturno), ci saremmo aspettati un aumento di questa, invece sono aumentate le spese per gli investimenti e gli armamenti, passando dal 12,48 per cento del 2006 al 21,8 del 2007. Dunque, il Governo del centro-sinistra ha quasi raddoppiato le spese per gli armamenti.

Questo aumento così vistoso è politicamente inaccettabile, soprattutto in coerenza con il programma dell'Unione che prevede una «riduzione degli armamenti»: questo patto dovrebbe legare tutta la maggioranza. In Commissione difesa, dove ho sollevato il problema, mi è stata risposto: sono impegni già presi dal Governo precedente che noi dobbiamo onorare. Questo non giustifica però la trasgressione del nostro patto: può essere politicamente più conveniente pagare penali, uscire dai contratti o ridurne la portata, piuttosto che dover affrontare nei prossimi anni ulteriori e maggiori spese per armamenti non indispensabili.

Signor Presidente, avendo quasi terminato il tempo a mia disposizione, chiedo di poter consegnare agli atti la parte restante del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

Data l'ora, rinvio il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.


Allegato A

 

DISEGNO DI LEGGE

 

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007 - 2009 (1184)

 

DISEGNO DI LEGGE DISCUSSO AI SENSI DELL'ARTICOLO 44, COMMA 3 DEL REGOLAMENTO

 

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007 ) (1183)

 

PROPOSTA DI QUESTIONE SOSPENSIVA
L DISEGNO DI LEGGE N. 1184

 

QS1

CICCANTI

Respinta (*)

II Senato della Repubblica,

premesso che:

il contenuto del disegno di legge di bilancio non è pienamente conforme al contenuto per esso previsto dall'articolo 2 della legge 5 agosto 1978, n. 468, che prevede la mera definizione degli stanziamenti di spesa e delle previsioni di entrata in un quadro metodologico ispirato al solo criterio della legislazione vigente. Difatti, nel testo, sono rinvenibili svariate disposizioni aventi un effetto sostanzialmente innovativo della legislazione vigente, con l'effetto di determinare un quadro delle grandezze finanziarie iscritte nel documento contabile, non strettamente aderente al citato criterio della legislazione vigente;

a titolo esemplificativo, si segnala la disposizione di cui all'articolo 2, comma 6 del disegno di legge mirante alla conservazione in bilancio, con la medesima finalità, di risorse finanziarie che altrimenti avrebbero costituito economie di spesa, mediante versamento in entrata e contestuale riassegnazione alle medesime;

si segnala altresì l'articolo 22, comma 12, che dispone la conservazione in conto residui di somme;

per quanto riferito ai punti precedenti risulta evidente che, allo stato attuale, il disegno di legge di bilancio contiene una serie di norme non inerenti al contenuto suo proprio di legge formale,

delibera di sospendere l'esame del disegno di legge di bilancio, Atto Senato n. 1184, fino al 19 dicembre 2006 per consentire un riesame da parte della 5a Commissione volto ad espungere tutte le norme non inerenti al contenuto proprio di tale disegno di legge.

________________

(*) Su tale proposta, e su quelle presentate in forma orale dai senatori Azzollini, Baldassarri e Ferrara, è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, commi 5 e 6, del Regolamento, un'unica votazione


PROPOSTE DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE
AL DISEGNO DI LEGGE N. 1183

 

QP1

FRUSCIO

Respinta (*)

Il Senato,

premesso che:

riteniamo che il disegno di legge finanziaria 2007, A.S. n. 1183, con prevalente e specifico riferimento all'articolo 18, commi 206 e 207, sia inficiato da gravi profili di contrasto rispetto a precetti normativi e a regolamenti vigenti.

Il quadro di confligenza di cui trattasi, può essere così compendiato:

a) confligenza rispetto ai dettati della Costituzione, in particolare definiti dagli articoli 70 e 76 della Suprema Carta;

b) confligenza rispetto alla legislazione vigente in materia di contabilità generale dello Stato;

c) confligenza rispetto al Regolamento del Senato. Regolamento che esclude la possibilità che tale Aula parlamentare venga interessata da proposizioni e/o domande del Governo dal contenuto e dalla forma improponibili.

Quanto al punto sub a)

È dato convenire da chiunque si faccia guidare da coscienza autonoma, libera, serena, responsabile verso il bene comune, che il combinato disposto degli articoli 70 e 76 della Norma costituzionale non consente di costruire, o anche soltanto di far balenare la possibilità che il "diritto al bilancio" sia prerogativa non esclusiva del Parlamento, ma anche concorrente del Governo. Una concorrenza realizzabile, magari, mediante l'istituto della delega.

E delega al Governo realizza il contenuto dei commi 206 e 207 dell'articolo 18 del testo della "finanziaria 2007" agli atti del Senato.

Delega piena, posto che delle indicate quote accantonate per gli esercizi 2007, 2008, 2009 al comma 206 in discorso, nonché degli ulteriori accantonamenti di cui al successivo comma, nulla più saprà o saprebbe il Senato, giacché la destinazione e la gestione di tali accantonamenti, è demandata al Ministro dell'economia e delle finanze, che le porrebbe in essere a mezzo suoi decreti.

Una delega piena cui corrisponderebbe, ove venisse assentita e resa possibile da un'ostinata scelta politica, un crimine ai danni del principio della Carta Costituzionale, che vuole, ripetesi, con l'articolo 76 che "l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo".

Quanto al punto sub b)

Pare del tutto palese che le disposizioni oggetto dei presenti rilievi contrastino con talune strutture portanti della legge 5 agosto 1978, n 468 e successive modificazioni e integrazioni (legge di contabilità generale dello Stato).

Talune di tali strutture così possono essere indicate, volendo seguire un criterio di estrema sintesi:

1) la "finanziaria" provvede per il periodo annuale considerato "alla regolazione annuale delle grandezze previste dalla legislazione vigente al fine di adeguare gli effetti finanziari agli obiettivi" (Cfr. articolo 11.2 della legge qui in commento).

Con il che la norma, vista in un quadro d'interrelazione e sistematicità con altre disposizioni contenute nella medesima legge n. 468 del 1978, enuncia la necessità che le indicate quote annuali accantonate (di cui al comma 206 prima specificato) vengano esposte al Parlamento sia nella loro formazione, sia nella loro specifica e articolata utilizzazione per ciascun esercizio 2007, 2008, 2009.

Tocca constatare e denunciare che nella formulazione della disposizione della "finanziaria" non v'è traccia né dell'una, né dell'altra ora dette specificazioni;

2) così com'è articolato il disposto del disegno di legge "finanziaria" evidenzia una fisionomia di carattere "ordinamentale".

Ebbene, sarà il caso si tenga conto che con il comma 3 del medesimo articolo 11 testé citato viene inibito alla "finanziaria" di "contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio".

La conclusione tradibile, anche per tal verso, è del tutto evidente. Essa non merita esplicazione ulteriore. Ci si limita a ribadire che con la legge "finanziaria" non possono essere poste norme che modifichino, violandole, le leggi di contabilità dello Stato.

Quanto al punto sub c)

II senso dell'articolo 126 del Regolamento del Senato, che descrive l'accertamento fatto dal Presidente dell'Assemblea, sentita la 5a Commissione permanente, non può essere avulso da una considerazione di buon senso e di comune ragionevolezza: al Senato e ai singoli parlamentari non possono e non debbono essere sottoposti atti e documenti dai contenuti improponibili per manifesta incostituzionalità e per palese e multipla illiceità. Che contrastano con le norme che regolano la contabilità dello Stato, come nel caso dei citati commi 206 e 207 dell'articolo 18 del disegno di legge n. 1183, per i quali sarebbe stato opportuno, a nostro avviso, proporre lo stralcio già prima dell'assegnazione del testo alla Commissione di merito.

Poiché ciò non si è verificato e senza voler entrare nel merito delle responsabilità o delle omissioni, tocca far constare, per l'intanto, che il Senato è esposto al rischio di varare un testo legislativo privo di contenuto e di natura a valenza effettivamente legislativi.

Vale a dire, il Senato viene impegnato in un'attività offensiva della sua dignità.

Un'altra occasione mancata di buon servigio al bene delle istituzioni democratiche e della stessa democrazia. Un'occasione di ulteriore e mancato discernimento fra ciò che è bene e corretto, da ciò che bene e corretto non è.

Un'altra prova di distrazione o fors'anche di stoltezza nel non aver colto che si può e si deve essere tutti concorrenti, ognuno nel proprio ruolo e nelle proprie posizioni politiche, nel rispettare le regole. Così, per essere concorrenti della tenuta della democrazia e del suo consolidamento su piani sempre più alti, diversamente, non resta che sperare nell'attenzione della giurisdizione ordinaria nell'adire il Giudice costituzionale,

chiede:

sulla base dell'articolo 93 del Regolamento del Senato, di non procedere all'esame dell'Atto Senato n. 1183 (Legge Finanziaria 2007).

 

 


QP2

DAVICO

Respinta (*)

Il Senato,

premesso che:

la disciplina relativa all'obbligo scolastico trova fondamento nel precetto dell'articolo 34 della Costituzione che garantisce per almeno otto anni l'obbligatorietà dell'istruzione inferiore, senza porre limiti temporali al suo svolgimento In base al dettato costituzionale, deve ritenersi garantito un certo percorso d'istruzione, individuato in termini temporali, ma non può invece considerarsi garantito il risultato scolastico, sì che appaiono generalmente e pienamente legittime le disposizioni relative all'adempimento dell'obbligo scolastico e al proscioglimento da esso, a condizione che siano emanate con norme di rango primario.

Le norme contenute negli articoli 110 e 112 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, che disciplinano l'istruzione inferiore con disposizioni comuni alla scuola elementare e media (attualmente denominate scuola primaria e scuola secondaria di primo grado), individuano nei fanciulli dal sesto al quattordicesimo anno d'età coloro che sono soggetti all'obbligo scolastico. Il sistema delineato nelle predette norme configura l'istruzione inferiore anche come un dovere che deve essere assolto nel citato periodo d'età, e dal quale si è prosciolti se al compimento del quindicesimo anno d'età non sia stato conseguito il diploma di licenza media, ma siano state osservate per almeno otto anni le norme sull'obbligo scolastico. Trascorso il periodo durante il quale è obbligatoria la frequenza scolastica, l'istruzione inferiore perde l'originaria configurazione di dovere e il relativo diritto può essere esercitato mediante la frequenza di corsi per adulti, finalizzati al conseguimento della licenza elementare e della licenza media, come previsto dagli articoli 137 e 169 dello stesso decreto legislativo n. 297 del 1994.

Il diritto - dovere introdotto dal modello della Moratti, ha modificato gli assetti ordinamentali, attraverso la tipologia dei percorsi scolastici - formativi, rispondendo puntualmente agli appelli dell'Europa di prolungare l'obbligo d'istruzione, attraverso l'inserimento della VET (Vocational Educational Training).

La legge n. 53 del 2003 (la cosiddetta Legge Moratti) ridefinisce ed amplia con decreto legislativo n. 76 del 2005 l'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo introdotto dall'articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144. L'attuazione del diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni, ai fini del conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno d'età, si realizza a norma dell'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione e mediante regolamenti adottati di concerto con la Conferenza unificata Stato - Regioni, prevedendo tra gli interventi del Piano Programmatico, interventi di orientamento contro la dispersione scolastica.

Il predetto decreto legislativo n. 76 del 2005 è stato prorogato dal Ministro Fioroni di ulteriori 18 mesi riguardo ai termini per l'eventuale modifica.

Orbene, la Legge Finanziaria, al comma 278 ridefinisce l'obbligo scolastico e innalza l'età minima per l'accesso al lavoro, disponendo che a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008 l'istruzione sia impartita obbligatoriamente per almeno dieci anni(e finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età); a tal fine viene elevata a 16 annil'età per l'accesso al lavoro. Il comma 279, autorizza, fino alla messa a regime della nuova disciplina, la prosecuzionedei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui all'articolo 28 del citato decreto legislativo n. 226 del 2005.

Il Governo introduce nella Legge Finanziaria (che non può contenere norme di delega o di carattere ordinamentale ovvero organizzatorio), una disposizione che modifica l'obbligo scolastico, senza prima abrogare o comunque introdurre norme di raccordo con il decreto legislativo n. 226 del 2005. Si mantengono difatti in vita "i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale" previsti dalla Legge Moratti di intesa con le Regioni, prevedendo che strutture formative concorrano a svolgere percorsi e progetti idonei all'assolvimento dell'obbligo scolastico. Detto contesto normativo e ordinamentale desta forti perplessità!

La svolta federalista e, quindi, l'evoluzione costituzionale e legislativa assegna, poi, alle Regioni ampi poteri normativi, in materia d'istruzione e formazione professionale, definendo un'area di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. L'estensione dell'obbligo d'istruzione al primo biennio della scuola secondaria pone dei problemi in ordine alla compatibilità di tale provvedimento legislativo statale, peraltro privo di legittimità, con l'autonomia regionale in tema di Istruzione e Formazione Professionale.

L'articolo 34 della Costituzione riguarda l'istruzione "di base". L'estensione dell'obbligo scolastico mediante ricorso all'obbligo formativo, fa de facto leva sul dovere sociale dello svolgimento di un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. L'articolo 4 si riferisce invece "al dovere di lavorare", e l'istruzione, anche quando si svolge nell'ambito di istituzioni della IeFP, non può essere considerata espressione di tale dovere.

L'estensione dell'obbligo scolastico al di là dell'istruzione inferiore è incostituzionale, salvo che il legislatore non qualifichi anche il biennio delle attuali scuole superiori come facente parte dell'istruzione inferiore".

L'Italia è l'unico paese in cui l'obbligo è a 14 anni: in Portogallo, Irlanda, Grecia, Lussemburgo e Austria è a 15 anni mentre in tutti gli altri paesi, Est europeo compreso, è almeno a 16 anni e in Germania, Danimarca, Olanda e Belgio è già a 18. La scuola media o scuola secondaria di primo grado italiana, nell'ambito dei sistemi europei rappresenta l'unico ciclo medio che duri tre anni, dagli 11 ai 14 anni di età dell'alunno. In quasi tutti gli altri paesi la scuola media o secondaria di primo grado, sotto nomi diversi (college, educaciòn secundaria obbligatoria obbligatoria, comprehensive school, secondary school, gymnasios) o addirittura, come nei paesi scandinavi, sotto la forma di ciclo superiore della primaria o della scuola di base, dura quattro o cinque anni e/o copre un'età che va o dai 10 ai 15 anni (Germania), o dai 12 ai 16 (Spagna, Belgio, Scozia) o dagli 11 ai 16 (Inghilterra e Galles) o dagli 11 ai 15 (Francia, Svizzera) o dai 13 ai 16 (Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia) o dai 12 ai 15 (Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Portogallo). In un caso o nell'altro o coincide con la conclusione dell'obbligo scolastico a 15 o a 16 anni o si avvicina comunque di molto al 16° anno di età.

Il superamento dell'arco temporale, indicato dall'articolo 34 della nostra Costituzione, ai fini dell'adeguamento ai citati Paesi dovrebbe essere effettivamente collegato all'acquisizione di competenze di base nell'arco del proprio percorso educativo. In secondo luogo, la scelta statale di delimitare la durata e la tipologia dell'istruzione obbligatoria inferiore, è vincolata al principio di leale collaborazione con le Regioni. Lo Stato non può ridefinire dal punto di vista temporale e contenutistico l'obbligo d'istruzione, senza tenere conto che la competenza legislativa in materia d'istruzione spetta alle Regioni, né che dell'istruzione, per volontà espressa dalla Costituzione fa adesso parte anche il sottosistema delle IeFP ( istruzione e formazione professionale). Le modalità scelte in merito alla questione dell'obbligo scolastico, impongono per lo meno la richiesta del parere obbligatorio della Conferenza Stato-Regioni ai sensi dell'articolo 12, comma 5 della Legge n. 400 del 1988 e dell'articolo 2, comma 3 del decreto legislativo n. 281 del 1997. La formalizzazione di un'intesa con le Regioni si renderebbe, poi, necessaria, qualora la ridefinizione dell'obbligo di istruzione determinasse una contrazione delle attuali competenze regionali, in tema di istruzione e di IeFP.

Ribadendo quindi le riserve circa l'incertezza legislativa, nonché la violazione delle competenze di carattere normativo attribuite alle Regioni dalle disposizioni costituzionali, nel richiamato articolo 117, comma 3, della Costituzione, chiede, in base all'articolo 93 del Regolamento, di non discutere il disegno di legge n. 1183 (legge finanziaria 2007).

________________

(*) Su tali proposte, e su quelle presentate in forma orale dai senatori Pastore e Ferrara, è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazion e

 


Allegato B

 

 

Integrazione all'intervento della senatrice Pisa nella discussione generale congiunta dei disegni di legge nn. 1183 e 1184

 

Le spese per armamenti rappresentano una delle voci più onerose e più opache del bilancio dello Stato e una delle meno note all'opinione pubblica (in questa finanziaria più di 3.257 miliardi di euro). Risulta difficile capire la reale portata di questi investimenti, sia perché sono spese protratte in decenni, sia perché risultano suddivise tra bilancio della Difesa, bilancio delle Attività produttive (ora Sviluppo economico), o proprio perché affidate ad espedienti creativi come il leasing o mutui.

Non solo: i relativi documenti spesso non passano, come dovrebbero, attraverso la decisione parlamentare (penso ai documenti per l'acquisto, nella scorsa legislatura, dei missili israeliani Spike anticarro, mai arrivati in Parlamento), oppure quando arrivano non sono forniti di sufficiente chiarezza (penso all'ultimo programma arrivato in Commissione, sui blindati VBC 88, che ha portato all'acquisto di 249 blindati per un miliardo e mezzo senza poter scegliere, per esempio, il blindato olandese-tedesco che costa la metà).

Per questo ho presentato un emendamento (condiviso dal mio Gruppo, che l'ha fatto suo) che prevede, per le spese del fondo per gli armamenti, il passaggio anche in Commissione difesa.

Oltre a questa nota di metodo, notiamo che, nel merito delle spese per gli armamenti, la parte del leone la fanno i mezzi aerei (1.360 milioni di euro) e i mezzi marittimi, mentre la maggiore attività delle nostre Forze armate consiste in missioni internazionali terrestri di peace-keeping dove la qualità e la competenza dei nostri militari sono apprezzate internazionalmente: sono loro, soprattutto in epoca di restrizioni finanziarie, la nostra priorità.

Questo fatto richiama le parole pronunciate un anno fa dall'ex capo di stato maggiore della difesa, generale Fraticelli, che lamentava: «Ci servono più di cento aerei d'attacco? Ci servono una nave portaerei e dieci fregate multiuso? Il modello che prevede maggiori capacità offensive a quale scenario dovrebbe adattarsi? A chi dobbiamo andare a fare la guerra? Quali minacce dobbiamo fronteggiare? Qual è la giustificazione politica?».

Questi interrogativi ci rimandano ad altre domande preliminari: qual è il concetto strategico che sta a monte di tutto ciò? Qual è la lettura del mondo che sta cambiando, delle sue criticità e instabilità? Credo che dal summit della NATO a Washington del 1998 a oggi siano successe molte cose e le «minacce» e le «sfide» e il «terrorismo» abbiano bisogno oggi di una lettura diversa. Le problematiche post-guerra fredda devono integrarsi con criticità sopravvenute: dalla recessione mondiale del 1999 al Warfare che ne è derivato (secondo il SIPRI la spesa mondiale per gli armamenti ha iniziato ad impennarsi nel 1998, raggiungendo oggi più di 1.200 miliardi di dollari); dall'attacco terrorista dell'11 settembre 2001 alle reazioni che l'attacco ha innestato con la guerra all'Afghanistan e senza risolvere il nodo dell'instabilità mediorientale e cioè la nascita dello Stato palestinese e i suoi rapporti con Israele; dall'affacciarsi ed acquisire un ruolo sempre più dominante delle economie emergenti come Cina, India e, in parte, Brasile alla «caccia» alle risorse energetiche (petrolio e gas); dalla corsa al riarmo nucleare di Paesi firmatari dei Trattati di non proliferazione allo smantellamento di parte degli arsenali atomici ex sovietici, al dotarsi di armi nucleari di Paesi che ne erano privi (Israele e Corea), al controllo sull'arricchimento dell'uranio iraniano. Dal mischiarsi di tutti questi elementi (e non solo) deriva l'instabilità del quadro internazionale odierno.

Qual è lo strumento militare che occorre per affrontare questi sommovimenti dello scenario internazionale? Quali sono i rischi più pressanti?

Riguardo al terrorismo, l'esito drammatico della guerra all'Iraq la dice lunga. Una guerra che l'amministrazione Bush ha voluto contro il diritto internazionale e le sue istituzioni e che ha motivato con la presunta esistenza delle armi di distruzione di massa irachene (che non c'erano), contro il terrorismo (nel 2003 assente dall'Iraq e oggi ampiamente presente), per l'esportazione della democrazia (che invece ha prodotto una guerra civile).

L'esempio iracheno dimostra, con tutta evidenza, che la guerra, ma anche il conflitto ad alta intensità, non sono lo strumento per sconfiggere il terrorismo ma ne costituiscono il detonatore. Il terrorismo si combatte prima di tutto prevenendone le cause: la bonifica dei bacini d'odio (lotta contro la povertà, le disuguaglianze, l'intolleranza religiosa; l'impedire, attraverso il protezionismo economico, l'accesso ai mercati mondiali dei Paesi poveri, determinando così inarrestabili flussi migratori, eccetera) e uno sviluppo più efficiente e controllato delle attività dell'intelligence (più competenti; ampliando attività satellitari e sviluppo delle telecomunicazioni).

Ancora una volta l'attività che permette la prevenzione delle cause è soprattutto politica, economica (la ridistribuzione delle risorse), diplomatica.

Un altro fattore di minaccia è costituito dal nucleare (che è arma ed obiettivo al tempo stesso). Se la diffusione nucleare costituisce uno dei principali fattori di allarme, allora la vera minaccia è che l'Italia ospiti, nelle basi USA e NATO di Aviano e Ghedi, circa 90 ordigni nucleari (più di 400 in tutt'Europa), come è riconosciuto dal sito del Pentagono.

Di più: nel 2005 il gruppo di pianificazione nucleare della NATO ha riaffermato la propria politica nucleare e il proprio dispiegamento di forze stringendo accordi con gli USA per programmi di cooperazione nucleare (nuclear sharing) che includono l'addestramento del personale locale nella gestione e nell'uso di armamenti nucleari e lo stazionamento fisico delle armi sul suolo europeo.

Ma la cosa più grave è che gli USA hanno sviluppato recentemente un piano di attacco globale, che contempla l'impiego di ordigni atomici USA-NATO dislocati in Europa per attacchi preventivi, senza bisogno dell'autorizzazione dei Paesi ospitanti, contro potenziali minacce. Il combinato disposto armi atomiche-guerra preventiva produrrebbe un wargame micidiale!

Un contro segnale in questo scenario è stato dato da Paesi NATO che hanno chiesto la rimozione delle armi nucleari dal proprio territorio (Canada, Grecia, Danimarca pur continuando a far parte dell'Alleanza Atlantica).

Sono segnali d'inversione di tendenza che rendono credibile un'opposizione da parte europea a queste nefaste scelte nucleari. È stata un'occasione sprecata che a fine novembre, a Riga, nel summit della NATO per rivedere gli scopi e gli obiettivi dell'Alleanza Atlantica, non si sia affrontato questo tema.

La posizione dell'Italia è ancora più contraddittoria: perché, dopo il referendum popolare sul nucleare del 1987, l'Italia non utilizza più quest'energia per usi civili, mentre continua ad ospitare ordigni nucleari sul nostro territorio in virtù dell'accordo segreto Stone Ax rinnovato nel 2001 dall'ex ministro Martino (40 nella base di Ghedi e 50 in quella USA di Aviano, più i sommergibili nucleari in undici porti). Questo fatto desta un forte allarme nella popolazione e nelle amministrazioni locali per i possibili rischi, ma non è ancora diventato nell'opinione pubblica nazionale motivo di mobilitazione generale come la gravita del fatto meriterebbe.

Su questo chiediamo l'impegno perché i nostri rappresentanti in sede NATO insistano per la riconsegna degli ordigni nucleari agli USA, mettendo in atto al tempo stesso strumenti di controllo della radioattività delle basi militari nucleari e piani di decontaminazione.

II vero deterrente contro l'arricchimento iraniano dell'uranio per scopi militari è l'applicazione dei Trattati di non proliferazione per il disarmo nucleare creando, in quella parte del mondo, una vasta regione denuclearizzata che comprende sì l'Iran ma anche Israele, Pakistan e India.

Al di fuori di queste «minacce», ingestibili con le armi, l'uso della forza è consentito dall'articolo 11 della Costituzione solo nell'ambito delle organizzazioni internazionali (l'ONU, a cui e stato opportuno consentire la cellula strategica per rendere più adeguata e sicura la missione Unifil 2) e in contesti di bassa intensità in cui, con l'accordo dei contendenti, sia possibile,attraverso la tregua, la stabilizzazione politica.

Anche questa è una sfida ma i paletti sono evidenti. Allora la domanda diventa: qual è lo strumento militare per gestire la politica estera italiana? Perché questo è il punto: occorre ristabilire il primato della politica estera! È questa e non negli interessi dell'industria delle armi, a dovere determinare la strategia della Difesa del nostro Paese.

Sen. Pisa

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

84a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDI' 12 DICEMBRE 2006
(pomeridiana)

Presidenza del vice presidente CAPRILI,
indi del presidente MARINI

 

 

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:

(1184) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 16,03)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1184 e 1183, già approvati dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

Ricordo altresì che nella seduta antimeridiana il relatore sul disegno di legge n. 1184 ha integrato la relazione scritta, il senatore Morando ha riferito sui lavori della 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1183, sono state respinte una questione pregiudiziale ed una questione sospensiva ed ha avuto inizio la discussione generale congiunta.

È iscritto a parlare il senatore Albonetti. Ne ha facoltà.

 

ALBONETTI (RC-SE). Signor Presidente, non è semplicissimo intervenire in mancanza di un quadro definito per ciò che concerne la legge finanziaria, anche se per chi, come me, fa parte della Commissione bilancio, è evidentemente più semplice avere il quadro della situazione.

Ad ogni modo, sul bilancio ha detto bene il collega relatore senatore Tecce; condivido soprattutto le sue conclusioni, che ci indicano una prospettiva politica ed istituzionale allo stesso tempo, affinché in futuro la stesura, la lettura e le analisi del bilancio dello Stato siano sottratte a tecnicismi materiali per ancorarsi di nuovo al tema della partecipazione, alla realtà che è sempre e comunque in movimento.

Un bilancio dello Stato deve essere qualcosa di più di una relazione ragionieristica, lo può diventare senza perdere nulla in precisione ed esattezza contabile. Della riforma della sessione di bilancio ha parlato diffusamente e con passione il presidente Morando, a cui va anche il nostro ringraziamento per come ha tentato di condurre in porto i lavori della Commissione. Alle sue parole si sono riferiti molti colleghi nella mattinata, tutti hanno condiviso la necessità di un percorso istituzionale che approdi alla riforma della sessione di bilancio che, ridefinendo regole certe, restituisca centralità al Parlamento nella formazione del bilancio, in un rapporto dialettico, non subalterno al Governo.

Il nostro Gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea concorda su questo obiettivo, con una avvertenza: l'esito negativo del confronto in Commissione trova le sue ragioni più vere nella politica e non nel Regolamento, non ci sono infatti regole che tengano di fronte ad un contrasto politico. Buone regole sono una condizione necessaria ma non sufficiente per raggiungere obiettivi politici condivisi.

Oggi in Aula il senatore Morgando non ha potuto svolgere la sua relazione perché questo esito politico-istituzionale non ha trovato concordanza tra le forze politiche, la minoranza può certo giustificare la sua scelta con riferimento alle azioni e alle molteplici iniziative, alcune delle quali all'ultimo minuto, del Governo, anche - lo riconosciamo - con argomenti solidi, ma non può negare che in ultimo la decisione finale è stata sua.

La maggioranza ha rispettato le regole, perché è suo dovere garantirne il rispetto, lasciando libera l'opposizione di determinare l'esito finale del confronto. Oggi l'annunciato (o preannunciato) ricorso alla fiducia da parte del Governo, attraverso la voce del presidente Marini, risolve l'impasse istituzionale, ma non gli altri problemi. Noi riteniamo che anche il Governo debba riflettere sulla situazione che si è determinata e sulle sue responsabilità, che sono oggettive.

Dopo aver innalzato i muri portanti della finanziaria, per utilizzare una metafora cara al Ministro dell'economia, ha lasciato che gli abitanti di questo edificio scegliessero gli arredi in una situazione in cui non è stata chiara la scelta delle priorità. Non si è avuto il coraggio di scegliere priorità condivise, o forse non ce ne erano le condizioni e, in alcuni casi - lo dico con pacatezza, ma con l'augurio che ciò non si ripeta - ci siamo trovati di fronte ad accordi in cui sembrava che al Parlamento si chiedesse una semplice ratifica. Gli esiti del lavoro della Camera, inoltre, ci hanno lasciati molti problemi irrisolti, che con pazienza e tenacia abbiamo affrontato.

Se il Governo, come noi auspichiamo e chiediamo, rispetterà i lavori della 5a Commissione e si riferirà anche ai pareri del relatore, che ieri sera comunque ha annunciato proprio nella Commissione che depositerà, per quanto non votato, un documento come riferimento per l'orientamento del Governo sul maxiemendamento, riteniamo che l'esito del confronto, che ha coinvolto anche l'opposizione, potrà essere considerato positivo. In quel documento, infatti, il senatore Morgando ha esaminato tutto il disegno di legge della finanziaria, tutta la documentazione e tutti gli emendamenti presentati.

Siamo convinti che in quel parere - e, quindi, ci auguriamo nel prossimo maxiemendamento annunciato dal Governo - i cittadini potranno leggere una finanziaria migliorata rispetto a quella licenziata dalla Camera e il Paese potrà riconoscersi in una volontà di dare un'anima - per utilizzare un'altra espressione ricorrente in questi giorni - alla finanza pubblica.

Da domani - immagino - potremo entrare nel merito delle singole questioni che qui, questa sera, è un po' difficile anticipare non avendo un testo definito e definitivo a nostra disposizione. Oggi, in effetti, come ho ricordato, il dibattito si è più concentrato sul metodo e sulle regole.

Al Governo chiediamo un maggior sforzo unitario nell'individuare i problemi del Paese e nel proporre soluzioni per risolverli. In cinque anni, gli interventi - dico cinque perché noi lavoriamo affinché questa legislatura e questo Governo durino per l'intero arco temporale previsto dalla legge - si possono anche programmare, ma occorre che proponiamo e attuiamo una netta cesura a pratiche che fanno forse parte del nostro carattere nazionale; per cui, alla fine, a prevalere sembrano sempre spinte centrifughe o interessi settoriali.

Per noi, per Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, le priorità sono ancora il lavoro, la scuola, la ricerca, la sanità, i diritti e la pace.

Con il lavoro come centro della nostra iniziativa politica e la lotta al precariato, in questa finanziaria, nel lavoro in Commissione, abbiamo piantato - uso una metafora - alcuni semi.

Abbiamo proposto l'abolizione dei ticket sul Pronto Soccorso. Abbiamo proposto un'iniziativa per l'edilizia pubblica residenziale. Abbiamo proposto un rifinanziamento dell'università, una diversa destinazione di alcuni fondi della difesa. Siamo intervenuti sul lavoro. Oggi i giornali fanno riferimento a un'iniziativa unitaria dell'Unione per quanto concerne l'assunzione di altri 200 ispettori del lavoro. Questa iniziativa si basa su un emendamento presentato dal nostro collega, senatore Zuccherini, che appunto proponeva di raddoppiare gli ispettori del lavoro. Questa iniziativa non è settoriale, non è particolare; non solo si richiama all'appello del Presidente della Repubblica affinché questo Parlamento si attivi sul tema delle morti bianche, ma gli ispettori richiamano il tema del lavoro nero, richiamano il tema della relazione tra lavoro e migranti.

Abbiamo chiesto, sempre sul tema del lavoro, che per ciò che concerne l'ISTAT ci sia una proroga al 2007 dei contratti di collaborazione e la salvaguardia dei rapporti esistenti. Ci siamo battuti - e speriamo con esiti positivi - affinché sia eliminata la norma che prevedeva l'estinzione delle graduatorie dei precari delle scuole al 2010.

Ci siamo impegnati, speriamo con risultati positivi, affinché all'interno dello stanziamento governativo per l'informatica sia prestata attenzione al software libero con una priorità di finanziamenti per i progetti della pubblica amministrazione utilizzanti applicazioni di software a codice aperto.

Abbiamo proposto, anche qui con l'augurio di un esito positivo, l'assunzione di 500 persone in Istituti zooprofilattici, la creazione di un fondo contro la violenza sessuale e di genere per ciò che concerne il tema dei diritti e l'istituzione di un osservatorio nazionale permanente su questo argomento.

Abbiamo chiesto che si metta fine allo scandalo dei CIP 6, cioè all'autocertificazione europea di carattere ambientale, in modo che gli incentivi siano solo ed esclusivamente destinati alle fonti energetiche rinnovabili con conseguente esclusione di quelle non pulite.

Abbiamo lavorato con tenacia e pazienza per migliorare questa finanziaria, rendendoci conto di non disporre attualmente di tutti gli strumenti per raggiungere gli scopi prefissi. Noi guardiamo anche al futuro, più lontano rispetto alla quotidianità. Con l'Unione, lavoreremo affinché questi semi diventino alberi robusti che crescano nel Paese.

Noi ascoltiamo e, a volte, facciamo qualcosa in più. Noi siamo solidali, partecipiamo alle manifestazioni contro la precarietà, a quelle per una scuola migliore, alle proteste dei lavoratori che chiedono di riconoscersi in un'azione di Governo che risponda finalmente alle loro esigenze per quanto riguarda la precarietà, il salario, il futuro pensionistico. Abbiamo condiviso le loro ragioni durante la campagna elettorale e riteniamo che abbiano ancora ragione allorché chiedono a questo Governo e alla sua maggioranza di attuare quel programma.

Noi siamo fiduciosi perché le cifre macro economiche indicano la validità delle nostre previsioni. Intervenendo in questa Aula, in occasione della presentazione del DPEF prima e della Nota di aggiornamento poi, ipotizzavamo che le prospettive economiche del Paese potessero essere migliori di quanto delineato in quei documenti. Infatti la crescita, stimata all'1,3 nel DPEF e all'1,6 nella Nota di aggiornamento, si avvicina al due per cento. Anche l'andamento delle entrate fiscali conferma che il Paese può trovare le risorse per rispondere ai bisogni dei suoi cittadini, a partire dal mondo del lavoro.

Dopo la finanziaria, ci impegneremo perché il programma dell'Unione, da noi elaborato con fatica, ma sottoscritto con grande decisione e fiducia perché diventi nel Parlamento un progetto da attuare, fornisca ai lavoratori, al mondo della pace e della scuola risposte, risorse e progetti ancor più importanti e significativi di quelli che finora con fatica, ma con una prospettiva futura, siamo riusciti ad inserire nell'attuale legge finanziaria. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Legnini. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la discussione svoltasi in Commissione per due settimane è stata approfondita e completa. La maggioranza ha lavorato molto per poter pervenire ad un esito positivo dei lavori esaminando tutte le proposte emendative. Altrettanto ha fatto l'opposizione, che ha partecipato ai lavori esponendo le sue opinioni, alternative alle nostre.

Tuttavia, siamo in presenza di un precedente di una certa gravità, la cui responsabilità non è attribuibile alla maggioranza. Infatti, le istanze, le proposte legittime che la maggioranza ha reiteratamente formulato all'opposizione non soltanto sono state rigettate, ma si è verificato che, nonostante l'enorme impegno, non è stato possibile concludere i lavori.

L'atteggiamento dell'opposizione, sul piano procedurale e politico, è stato assolutamente legittimo. Ciò non toglie che le opposizioni, da qualunque forza politica composte, a Regolamento vigente, possono impedire in ogni circostanza la conclusione dell'esame di provvedimenti complessi e articolati come la legge finanziaria; altrettanto avremmo potuto fare noi negli anni passati. È evidente, infatti, che l'esame di migliaia di emendamenti, nel caso specifico oltre 5.000, con relativa illustrazione e dichiarazione di voto, può portare i lavori della Commissione, a Regolamento vigente e nella piena correttezza formale, a svilupparsi nell'arco di diverse settimane. Pertanto, solo la volontà della maggioranza e dell'opposizione può determinare un esito conclusivo a lavori come quelli di cui stiamo discutendo. È una questione piuttosto seria sulla quale dovremmo riflettere.

Questa mattina, nella discussione sulle questioni sospensiva e pregiudiziale, hanno avuto una certa eco due temi di carattere generale, intimamente connessi al contenuto e al percorso di questa impegnativa manovra, anche se prescindono dal merito contenutistico e normativo. Il primo concerne la discussione, piuttosto accesa in Commissione, sull'aumento di entrate che si sta verificando nell'esercizio 2006. Mi riferisco ai 34-37 miliardi di euro in più di cui molto si parla. I dati sono in via di formazione non essendo ancora disponibili quelli relativi all'autotassazione al 30 novembre. Si tratta di dati certificati, acclarati dal Governo e nessuno ha la volontà di occultarne la rilevanza; anzi, tutti sottolineiamo la positività di quanto si sta verificando.

Tuttavia, la tesi dell'opposizione è che questo incremento notevole, e per certi aspetti anomalo, del gettito, modificando i dati del bilancio pubblico, impone la presentazione di una Nota di variazione ai documenti di bilancio per proiettare il maggior gettito sui conti prospettici del 2007 e quindi per incidere sul contenuto della manovra finanziaria in discussione.

Questo, in estrema sintesi, il ragionamento svolto dalle opposizioni, che accompagnano tale ragionamento con accuse infondate afferenti all'asserita falsità dei dati di bilancio contenuti nei documenti al nostro esame. Senonché, l'opposizione tace alcuni elementi assolutamente oggettivi che è doveroso reiterare in questa sede e che riguardano sia la destinazione delle maggiori risorse affluite nel bilancio dello Stato nel corso del 2006 sia la problematica della proiezione all'esercizio prossimo venturo delle presunte, in questo caso, maggiori entrate.

L'opposizione tace il fatto che, oltre al notorio sforamento dei conti pubblici che fu rilevato dalla commissione Faini, ci siamo ritrovati a dover coprire 17 miliardi di euro derivanti dalla nota sentenza sulla detraibilità dell'IVA sulle autovetture. Ci siamo ritrovati inoltre (è uno degli oggetti degli emendamenti del Governo) 13 miliardi di euro di regolazione debitoria per quanto riguarda i fondi delle Ferrovie impegnate negli investimenti, nel corso degli anni, nell'Alta velocità (e 13 miliardi più 17 fa 30), oltre alle una tantum che indiscutibilmente sono presenti in questo dato di aumento del gettito (per esempio, quella legata alla rivalutazione delle quote dei cespiti societari, una misura della finanziaria dell'anno scorso), talché tutte queste maggiori entrate sono abbondantemente assorbite da questa pesante eredità debitoria che incide sull'indebitamento fino a sospingerlo al 5,8 per cento del PIL, come è stato anche autorevolmente rilevato in sede europea.

È bene che questi elementi siano tenuti nel debito conto perché l'opposizione, ex maggioranza, ha una responsabilità al riguardo. Per quanto riguarda la sentenza IVA, pur provenendo da un dato normativo antico, il Governo italiano, lo Stato italiano, fu diffidato dall'Unione Europea nel 2001 a modificare quella normativa: ebbene, quel Governo, che è stato il vostro Governo, non ha adempiuto, non ha ottemperato per cinque anni, determinando questo peso debitorio ingente.

Allo stesso modo, la regolazione debitoria che riguarda le Ferrovie è l'eredità di uno dei tanti strumenti di finanza creativa inventati nel corso degli anni, in base al quale fu attribuita a Infrastrutture SpA, poi fusa con la Cassa depositi e prestiti, una risorsa così ingente non annoverata nei conti dello Stato, determinando il richiamo di EUROSTAT nel 2005: anche lì, il Governo non ottemperò a quell'invito che gli fu rivolto.

Analogamente, non regge la tesi della proiezione delle maggiori entrate sul 2007 risottolineata questa mattina negli interventi dei colleghi dell'opposizione. Innanzitutto, bisognerà verificare se questo trend sarà confermato nel corso del 2007, nel qual caso certamente si determinerà un'influenza positiva sulla finanza pubblica. Ma il Governo ha fatto la stima prudenziale che ha fatto, e bene ha fatto a farla, dopo aver conteggiato come dato strutturale i 5 miliardi di maggiori entrate. Ha fatto la scelta che ha fatto perché la differenza, come è noto, non va fatta tra le entrate del 2006 e quelle del 2005, ma tra le previsioni di entrata del 2006 e le entrate effettive 2006 perché verranno meno le una tantum. Vi è poi questo dato anomalo a cui mi riferivo prima: a fronte dell'1,7 per cento di crescita del PIL abbiamo circa un 12 per cento di incremento delle entrate.

Se ci sarà qualcosa in più, bene. Abbiamo previsto, con la modifica approvata in Commissione all'articolo 1 della finanziaria (una delle tante modifiche migliorative che ci auguriamo il Governo inserirà nel maxiemendamento), quale sarà la destinazione di queste maggiori entrate: la restituzione in favore dei ceti meno abbienti, degli incapienti. È scritto, nell'articolo 1 licenziato dalla Commissione, a cosa saranno destinate le maggiori entrate rispetto a quelle previste.

Credo che, se il Governo - come ritengo debba fare - accoglierà l'esito della discussione approfondita e rilevante e delle proposte che la maggioranza e la Commissione hanno avanzato in questi giorni, uscirà un testo della finanziaria molto migliore, accettabile e corrispondente agli interessi del Paese. (Applausi dai Gruppi Ulivo e RC-SE).

 

Sull'ordine dei lavori

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, tutti noi abbiamo assistito - se non tutti, per lo meno la maggior parte di noi - ai telegiornali ed abbiamo letto le agenzie: ci sono stati autorevoli Presidenti di Gruppi della maggioranza che hanno dichiarato che vi era la necessità di porre la questione di fiducia, perché, da parte dell'opposizione, c'era stato ostruzionismo.

Signor Presidente, per carità, è legittimo propagandisticamente dire ciò che si ritiene opportuno fare, però, in quest'Aula, assistiamo quest'oggi all'ostruzionismo da parte della maggioranza (Applausi dai Gruppi AN e FI) ed è assolutamente impensabile che si travisi la realtà in questo modo. Non è un'offesa a noi dell'opposizione; quando riterremo di parlare, parleremo e motiveremo il nostro modo di pensare e il perché dei nostri atteggiamenti. Questa è un'offesa, mi consenta, all'Aula del Senato. A dieci metri da qui si fanno dichiarazioni così pesanti contro l'opposizione e qui dentro si pratica l'ostruzionismo, perché non c'è accordo all'interno della maggioranza sul testo del maxiemendamento da presentare in quest'Aula.

Noi abbiamo assistito dal 30 settembre, quando è stata presentata in Consiglio dei ministri la manovra finanziaria, a decine di cambiamenti dei testi, solo da parte della maggioranza, perché non è stato accettato un solo emendamento dell'opposizione; alla Camera prima e in Commissione bilancio del Senato poi, durante i dieci giorni di dibattito.

Nonostante questo, il Governo non è nelle condizioni di porre ancora la questione di fiducia su di un testo, perché la maggioranza è divisa, e qui dentro assistiamo ad uno spettacolo piuttosto squallido, me lo consenta, non in riferimento ai colleghi senatori che parlano e che hanno tutto il diritto di farlo, ma complessivamente squallido per la politica italiana.

Vorrei allora invitare il Presidente del Senato ad intervenire. Non è consentito che questa mattina i Presidenti dei Gruppi dell'opposizione abbiano affrontato - lei era presente, signor Presidente - l'organizzazione dei lavori del Senato con la massima voglia di collaborare (tant'è vero che lo stesso presidente Marini ha ringraziato per il senso di responsabilità dimostrato dall'opposizione) e quest'oggi siamo di fronte a questo scenario.

Io chiedo a lei di sospendere la seduta e di chiamare il Presidente del Senato, perché venga qui a riferire che contatti ha con il Governo, a che punto è questo emendamento, cosa ha deciso il Consiglio dei ministri. Riferisca, perché noi non sappiamo se stare in Aula o se uscire, non sappiamo nemmeno cosa dire ai nostri colleghi nel nostro ruolo di Presidenti di Gruppo.

Chiedo dunque che si sospenda la seduta, in attesa di conoscere ciò che il Consiglio dei ministri ha deciso questa mattina, se il presidente Marini è in condizione di dirci quando sarà presentato questo maxiemendamento e se siamo in condizione, insomma, di poter regolamentare i nostri lavori, vista la buona disponibilità dimostrata da tutti noi questa mattina in Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, oggi, in Conferenza dei Capigruppo, avevamo chiesto la possibilità di avviare una discussione generale seria, articolata, come quella che tutti noi, maggioranza e opposizione, siamo abituati a tenere in quest'Aula sul vero testo del disegno di legge finanziaria, alla luce del fatto che il Ministro per i rapporti con il Parlamento, in Conferenza dei Capigruppo, ha dichiarato che, di qui a breve, il Governo avrebbe posto la fiducia su un nuovo testo di finanziaria.

Da questa dichiarazione è scaturito un dibattito estremamente responsabile ed articolato, dal quale è emersa, sulla base della nostra obiezione e grazie all'alta mediazione del presidente Marini, la consapevolezza, da parte della stessa maggioranza, che effettivamente si dovesse evitare di avviare una discussione generale su un testo che è quello della Camera, sapendo bene che non è il disegno di legge che saremo chiamati a votare.

Avevamo trovato una soluzione che ha dovuto comporre esigenze di rispetto del Regolamento con esigenze di rispetto del percorso che ci eravamo dati. Voglio ricordare come, alla fine, il percorso che ha risolto le nostre obiezioni e ha dato una corretta dinamica ai lavori d'Aula sia stato addirittura individuato dal vice presidente Angius. Ci siamo trovati a lavorare assieme su questa proposta, l'abbiamo modulata, abbiamo individuato una soluzione rispettosa del Regolamento e al tempo stesso rispettosa di questa esigenza.

L'intesa, che ella, Presidente, conosce perché ha partecipato ai lavori della Capigruppo, era che nel pomeriggio di oggi si votassero gli emendamenti e gli articoli del disegno di legge di bilancio; sarebbe stata avviata una discussione generale limitata alle tematiche del bilancio, breve, asciutta, per iniziare, nel pomeriggio, il voto sugli emendamenti e sugli articoli del bilancio e concludere, nella giornata di oggi, questa fase. Domani mattina, all'inizio della seduta, ci sarebbe stata la presentazione del maxiemendamento al disegno di legge finanziaria e l'apposizione della questione di fiducia. A quel punto, una nuova Conferenza dei Capigruppo avrebbe organizzato il dibattito sulla nuova finanziaria, che noi non conosciamo.

La stessa Commissione, che ha lavorato bene - e colgo l'occasione, l'ho fatto in sede di Capigruppo e lo faccio anche in questa sede, per complimentarmi ed elogiare la responsabilità, la preparazione e la saggezza del presidente Morando, che ha garantito alla Commissione pluralismo di interventi - (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Tecce) non ha potuto completare i propri lavori sia perché è stata più volte interrotta, nell'ambito della propria attività, da riunioni frequenti che si dovevano tenere tra maggioranza e Governo, sia perché gli emendamenti della stessa maggioranza sono stati ritirati soltanto ventiquattr'ore prima della conclusione dei lavori della Commissione stessa, sia perché non vi erano i presupposti politici per arrivare ad una contemperazione delle esigenze reciproche delle parti, dopo che l'opposizione era stata formalmente invitata dalla maggioranza ad esporre le proprie idee e le proprie controproposte nei giorni pregressi.

In ogni caso, la Commissione non ha potuto nemmeno affrontare l'articolo 18, che rimane uno degli articoli preponderanti e più significativi della finanziaria. Quindi, la Commissione, che pure ha ben lavorato, non è potuta entrare nel vivo della tematica della finanziaria, perché si è fermata all'illustrazione degli emendamenti al famoso articolo 18. Noi dunque siamo all'oscuro di quello che verrà fuori nella nuova proposta di finanziaria del Governo.

Detto questo, l'intesa era stata raggiunta, in maniera unanime. Devo dire che avevamo ufficialmente e pubblicamente apprezzato non soltanto l'alta mediazione del presidente Marini, ma anche la condivisione delle nostre scelte da parte dei Capigruppo della maggioranza e ci attendevamo, oggi pomeriggio, l'attuazione degli accordi.

Mi pare di comprendere, signor Presidente, che così non è, perché assistiamo a interventi continui della maggioranza, che esercita un suo sacrosanto diritto, ma la sensazione nostra, anzi la quasi certezza, è che oggi pomeriggio non si voterà. Quindi, si registra una prima anomalia, un primo venir meno all'accordo raggiunto unanimemente in Conferenza dei Capigruppo.

A questo punto ci si chiede come interpretare questo atteggiamento e, conseguentemente, quando arriverà il maxiemendamento sul quale si avvierà la vera discussione generale. Non vi è dubbio, infatti, signor Presidente, che ogni ritardo rispetto al momento in cui arriverà in Aula il maxiemendamento comporterà innegabilmente lo scivolamento dei tempi della discussione e del voto finale. Questo è conseguente e lo sappiamo, però, in ogni caso, ci saremmo attesi sin da oggi pomeriggio il mantenimento degli impegni assunti in Conferenza dei Capigruppo.

Dobbiamo, con grande amarezza ma anche con grande senso di responsabilità, registrare che purtroppo questo impegno non viene mantenuto. Non possiamo che esserne dispiaciuti perché, una volta tanto che si era riusciti a trovare, con grande senso di responsabilità, un'intesa e un percorso che potevano dare un segnale forte al Paese, come maggioranza ed opposizione, per colpa non nostra, quando si tratta di trovare dei percorsi nell'interesse del Paese, per dare a quest'ultimo una maggiore informazione e trasparenza, non si è potuto raggiungere tale obiettivo. (Applausi dal Gruppo FI).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, credo siano non solo legittimi, ma anche assolutamente comprensibili gli argomenti posti alla nostra attenzione. Tuttavia, non ho compreso la proposta conseguente ai ragionamenti sviluppati dai presidenti di Gruppo Schifani e Matteoli.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 16,39)

 

(Segue RIPAMONTI). Se si fa riferimento alla lamentela secondo cui certi accordi non sono rispettati, la si può ritenere legittima, però conseguentemente mi sarei aspettato una proposta circa l'organizzazione dei nostri lavori, che sono stati decisi in modo unanime dalla Conferenza dei Capigruppo, come da lei comunicato questa mattina in Aula.

Ritengo che se è stato preso un accordo politico sia necessario che tutti lo rispettino, sia la maggioranza che l'opposizione, tenendo conto dei vincoli regolamentari. Gli accordi politici si fanno e si rispettano, nella consapevolezza che alcuni vincoli parlamentari non possono essere risolti dagli accordi politici. I vincoli parlamentari si risolvono con modifiche al Regolamento. Se il nostro Regolamento prevede che la discussione sui disegni di legge bilancio e finanziaria è congiunta, bisogna prenderne atto. Quindi, gli iscritti a parlare intervengono, se lo desiderano, o solo su un provvedimento o solo sull'altro o su entrambi. Questo è quanto avviene in base al Regolamento del Senato.

 

STORACE (AN). Su quale testo?

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Se mi lascia continuare le spiego anche su quale testo si discute.

Come dicevo, questo è quanto prevede il nostro Regolamento e quindi gli iscritti a parlare intervengono, se lo ritengono, o solo sul disegno di legge di bilancio o solo sul disegno di legge finanziaria, oppure su entrambi i provvedimenti.

È evidente che c'è un problema legato al fatto che il Governo ha preannunciato la questione di fiducia e tuttavia, presso questo ramo del Parlamento, sempre secondo quanto previsto dal nostro Regolamento, è depositato un disegno di legge finanziaria, che è quello licenziato dalla Camera dei deputati. Ci piaccia o non ci piaccia, questo è quello sottoposto al nostro esame.

Allora, io credo che dal punto di vista regolamentare la discussione debba e possa procedere così come è stato stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo. Del resto, a conferma di quanto sto dicendo, l'opposizione questa mattina ha presentato una serie di questioni pregiudiziali non soltanto sul disegno di legge di bilancio, ma su entrambi i provvedimenti, a dimostrazione del fatto che la discussione è congiunta.

Certo, l'opposizione dice giustamente di non conoscere il nuovo testo della legge finanziaria, ma l'opposizione sa - perché in Commissione bilancio una discussione, un confronto penso rigoroso nel merito dei problemi si è svolto - che, al termine dell'esame della Commissione bilancio ieri sera, il relatore ha preannunciato che avrebbe distribuito a tutti i Gruppi parlamentari il suo parere, che era nelle condizioni di poter esprimere, su tutti gli emendamenti presentati. Da quel parere evidentemente è possibile avere un'idea di quale sarà il testo che verrà esaminato dal Senato. Del resto, anche la maggioranza ha la stessa preoccupazione e vuole avere in mano un testo definitivo. Tuttavia, questa è la situazione che dobbiamo valutare ora e che deriva dal fatto che non si è avuta la possibilità - non voglio dilungarmi sulle responsabilità - in Commissione bilancio di concludere l'esame sul testo presentato.

Termino, Presidente, il mio intervento dicendo che non avremo problemi se l'opposizione chiederà, quando sarà presentato il maxiemendamento, di disporre di tempi adeguati per la sua discussione. Quindi, se i tempi previsti dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari dovranno allungarsi, questa deciderà di farlo. Credo che su tale aspetto non vi possano essere interpretazioni diverse tra di noi. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, il collega Ripamonti sostanzialmente ha già riassunto le questioni. Vorrei soltanto aggiungere, in maniera costruttiva, che riteniamo di dover mantenere le decisioni assunte nella Conferenza dei Capigruppo e dobbiamo assolutamente procedere ad approvare rapidamente il bilancio per poter dedicare un tempo, degno dell'importanza del provvedimento, al maxiemendamento e quindi ai contenuti della legge finanziaria.

Dichiariamo, quindi, che accederemo ad ogni proposta della Presidenza sulla delimitazione dei tempi di discussione del maxiemendamento e non opporremo alcun limite, perché così ci pare giusto (ciò vale sia per l'opposizione ma, se mi si consentono i colleghi, anche per noi), al fatto che vi sia la più ampia possibilità di discussione e di esame. Noi stessi prevediamo che un certo numero di colleghi possa interloquire in quella fase, di modo che vi sia una discussione vera sul maxiemendamento che il Governo ha annunziato di presentare.

Presidente, noi vogliamo anche rassicurarla, e attraverso di lei vogliamo rassicurare gli autorevoli colleghi intervenuti, che non è nostra intenzione procedere all'infinito nella nostra esposizione di interventi in questa fase. Infatti, il numero degli iscritti lascia prevedere che certamente nella giornata di domani sarà approvato il bilancio e si inizierà a discutere sul maxiemendamento alla finanziaria.

Devo dire, con molta franchezza, Presidente, e lei lo sa, che anch'io avrei preferito votare questa sera il bilancio e magari svolgere sul bilancio una discussione un po' più ampia, protraendola, se necessario, domani mattina; però, alla fine, con i Presidenti dei Gruppi della maggioranza, sentito anche il parere del Governo, ci è parso più utile sottoporre all'attenzione della Presidenza una modalità di approccio alle intese raggiunte nella Conferenza dei Capigruppo che, in questa fase, desse la possibilità ad alcuni colleghi, che avevano interesse a partecipare alla discussione, di esprimersi questa sera e non nella fase della fiducia. Abbiamo quindi un po' diviso il carico delle nostre presenze, anche nell'intenzione - ma non può essere questa un'attenuante o una scusa - di lasciare all'opposizione la maggior parte del tempo per la discussione del maxiemendamento.

La vorrei quindi rassicurare, Presidente, sulle nostre intenzioni e vorrei soprattutto rassicurare i colleghi Presidenti di Gruppo che, con molto garbo, hanno posto delle questioni, in merito alle quali, devo dire, in parte hanno anche ragione. Desidero rassicurarli che nella giornata di domani daremo il nostro contributo perché si mantenga l'impegno di votare nelle prime ore della mattinata il bilancio e subito dopo svolgere un'articolata discussione sul maxiemendamento, che, nell'interesse del Paese, siamo interessati a svolgere almeno quanto l'opposizione. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Senatrice Alberti Casellati, la pregherei di contenere il suo intervento nei tempi.

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Signor Presidente, sarò brevissima. Vorrei farle solo una richiesta. Vorrei che non si tenessero più le riunioni dei Capigruppo: se ciò che in esse si stabilisce al mattino non vale più il pomeriggio, significa che sono un rito inutile, una perdita di tempo, e che la disponibilità di collaborazione - che mi sembra sia stata una richiesta reiterata - diventa di facciata e si traduce in uno schiaffo alla serietà dei lavori dell'Assemblea.

 

PRESIDENTE. Colleghi, ho ascoltato, sia pure fuori dall'Aula, gli interventi dei presidenti Matteoli e Schifani e ho ora ascoltato gli interventi dei senatori Ripamonti e Boccia; vorrei dare un chiarimento e spero proprio di essere esaustivo perché, in fondo, gli interventi dei senatori Ripamonti e Boccia sono stati garbati e anche dentro le regole; però, io debbo dire che questa mattina noi un impegno politico lo abbiamo preso. L'ho preso anch'io.

L'impegno politico è stato, alla fine, di vedere di stringere i tempi per la presentazione del maxiemendamento e di dare assicurazioni all'opposizione, che faceva un'obiezione, naturalmente non campata in aria, e cioè che non era disponibile il testo. Si può rispondere come ha risposto correttamente il senatore Ripamonti: c'è il testo uscito dalla Camera; ma si è parlato d'altro, perché il testo che uscirà dal Senato - lo sappiamo tutti - auspico non sia quello della Camera e che in qualche modo un contributo fattivo e serio il Senato lo riesca a dare.

Nella mattinata - mi sono assentato un momento dal presiedere l'Aula, ma sono stato tutta la mattina qui - avevo ascoltato una dichiarazione del Governo che nello spirito - lasciamo stare la lettera, perché si può sottilizzare - mi sembrava rispettasse pienamente l'impegno politico assunto nella Conferenza dei Capigruppo (che è importantissima, senatrice Alberti Casellati: le devo anzi dire che raramente mi è accaduto - forse mai - di dovermi lamentare, magari anche nei momenti di scontro, che le decisioni che si assumono nella Conferenza dei Capigruppo non vengono rispettate: sono rispettate).

Stamattina ho letto - non ricordo bene, mi pare la dichiarazione di un esponente del Governo - che domani alle ore 18 il Governo sarà in grado di presentare il maxiemendamento. Mi sono attivato, mi attiverò ancora, e lo dirò in Aula domani mattina, perché, nella mia interpretazione, lo spirito vero degli impegni politici assunti è che domani, a fine mattinata, l'Assemblea dovrà essere nella condizione di discutere il maxiemendamento che il Governo, nel momento in cui chiede la fiducia, dovrà consegnare all'Aula.

Ciò, tradotto in parole semplici e consequenziali, vuol dire che, nella mia visione e interpretazione dell'intesa di questa mattina nella Conferenza dei Capigruppo, domani alle ore 12, e non alle ore 18, il Governo deve essere in grado di presentare in Aula il maxiemendamento.

Voglio rendere pubblica questa mia dichiarazione e me ne assumo la responsabilità; ovviamente, sono in contatto con il Governo, non dico queste cose senza aver parlato e parlare continuamente con l'Esecutivo. Lo spirito della decisione di questa mattina poteva anche essere quello di iniziare la discussione oggi pomeriggio e continuarla domani, però contenendola al massimo; questa almeno è stata la mia interpretazione.

Per il momento, non ho ancora avuto conferma esplicita che domani alle ore 12 verrà presentato il maxiemendamento. Nella mia visione mi pare ci siano i tempi per rispettare questo termine; comunque, manterrò questa posizione, rispettando così lo spirito dell'impegno che abbiamo preso questa mattina.

Quindi, oggi possiamo procedere con la discussione, così come si svilupperà; domani mattina inizieremo a votare gli articoli del disegno di legge di bilancio - non mi pare sia un lavoro assolutamente gravoso - e a conclusione (individuando anche l'ora, credo attorno a mezzogiorno), il Governo, potrà essere in condizione di presentare il maxiemendamento in Aula senza aspettare le ore 18.

Credo che così riusciremo a rispettare lo spirito e l'intesa - che è quello che conta - della decisione della Conferenza dei Capigruppo.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Presidente, la ringrazio. Lei ha ricostruito fedelmente quella che è stata la discussione nella Conferenza dei Capigruppo di questa mattina.

Ci sono, però, due aspetti che vanno sottolineati. Il primo - lei non era presente - io ho chiesto di parlare perché nei telegiornali di quest'oggi, i Presidenti dei Gruppi della maggioranza hanno dichiarato che il Governo è costretto a presentare il maxiemendamento e a porre la questione di fiducia per l'ostruzionismo da parte dell'opposizione. Registravamo che l'ostruzionismo lo stava facendo la maggioranza per cercare di perdere tempo, per arrivare a far sì che, a latere della discussione alla Camera, il Governo trovi un'intesa al proprio interno e scriva questo emendamento.

Ho chiesto di parlare soprattutto per replicare all'intervento del senatore Ripamonti, che parte da un presupposto completamente sbagliato. Senatore Ripamonti, stamani noi abbiamo dato atto al ministro Chiti di onestà intellettuale, perché egli ha detto che ormai si andava verso la richiesta del voto di fiducia e che il testo presentato e approvato alla Camera non era più da considerarsi definitivo perchè doveva essere modificato.

Quindi, abbiamo chiesto, stamani, di non svolgere la discussione generale, perché era assurdo, visto che il rappresentante del Governo dichiarava che quel testo non esiste più. Ci sarà un testo nuovo, tant'è vero che il ministro Chiti ha detto che doveva lasciare l'Aula per recarsi in Consiglio dei ministri per farsi autorizzare a porre la fiducia. Pensavamo che il ministro Chiti andasse in Consiglio dei ministri, si facesse autorizzare a richiedere il voto di fiducia e contemporaneamente portasse il maxiemendamento per poi aprire la discussione.

Non capisco perché si è scelta la strada dell'ostruzionismo; potevamo oggi continuare il dibattito sul bilancio, come eravamo d'accordo, questa sera avremmo votato gli emendamenti al bilancio e domani mattina si sarebbe partiti con l'esame del maxiemendamento. Si ipotizza addirittura l'ipotesi che sia presentato domani sera; ciò vuol dire che c'è ancora molta confusione.

Non voglio essere offensivo nei confronti di alcuno, ma mi chiedo: cosa ci stiamo a fare in Aula quest'oggi? Usciremo da quest'Aula e ciò non vuol essere offensivo nei confronti del Senato, né tanto meno nei suoi confronti, signor Presidente, ma cosa ci stiamo a fare in quest'Aula, visto che non si ha il coraggio di sospendere la seduta come avevo chiesto (e mi sembrava corretto mettere ai voti questa mia richiesta)?

È dunque inutile che il Gruppo di Alleanza Nazionale (e credo lo stesso valga anche per gli altri Gruppi d'opposizione) resti in Aula ad ascoltare un dibattito sul bilancio che non ha senso, visto che si parla soltanto per perdere tempo e per dar modo di trovare un accordo all'interno del Governo.

A questo punto, quindi, lasciamo l'Aula e torneremo quando ci comunicherete che siete in condizioni di affrontare il dibattito. Ripeto quanto detto nel mio primo intervento: c'è una richiesta, da parte mia, di sospendere i lavori, credo essa debba essere sottoposta al voto dell'Aula, perché c'è un fatto nuovo rispetto a quello che avevamo deciso questa mattina. (Applausi dal Gruppo AN).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, sono costretto ad intervenire, alla luce degli ultimi interventi, innanzitutto e preliminarmente per prendere atto del suo impegno - che apprezziamo - di farsi latore e portavoce del malessere di quest'Aula, che sta vedendo svanire il mantenimento di un impegno assunto all'unanimità in Conferenza dei Capigruppo, sotto la sua alta mediazione.

Riconosciamo in lei, signor Presidente, il nostro rappresentante anche nelle sue affermazioni e nell'impegno assunto nei confronti del Governo affinché domani alle ore 12 il maxiemendamento alla finanziaria sia in Aula. Un maxiemendamento, ne prendiamo atto adesso, di cui si ignora l'esistenza, un maxiemendamento che ancora non c'è, che apprendiamo essere ancora in fase di elaborazione.

Allora, mi chiedo e le chiedo, signor Presidente: visto che il testo è in fase di elaborazione, devo ritenere che il Consiglio dei ministri del Governo Prodi si riunirà nuovamente per autorizzare il Ministro dei rapporti con il Parlamento a porre la questione di fiducia sul maxiemendamento nel rispetto delle procedure a tutela di tutti noi? Mi auguro che tutto ciò possa avvenire entro domani alle ore 12. Sarebbe dovuto avvenire entro domani mattina ed è inutile continuare a imbastire ulteriori polemiche, perché il dato è oggettivo: non si sta rispettando l'impegno assunto in Conferenza dei Capigruppo.

Mi spiace che il collega senatore Ripamonti nel suo intervento - lungi da me l'idea di creare contrapposizioni e polemiche all'interno di un Gruppo diverso dal mio - abbia implicitamente e sostanzialmente disconosciuto l'impegno assunto dal suo Presidente di Gruppo in Conferenza dei Capigruppo. Il suo rappresentante in Conferenza dei Capigruppo aveva infatti assunto un impegno. Il collega senatore Ripamonti ci ha ricordato che esistono i Regolamenti e che esistono i diritti dei singoli parlamentari e lungi da noi l'ipotesi di disconoscerli, ma la Conferenza dei Capigruppo, nella quale i Gruppi sono rappresentati dai loro Presidenti, ha un senso che è quello di garantire all'Aula la sua funzionalità. Tale funzionalità passa da un organismo importante ed autorevole che è proprio la Conferenza dei Capigruppo, che deve essere in grado di guidare i processi formativi delle leggi e le dinamiche dell'attività dell'Aula.

Ho ascoltato con interesse l'intervento - devo dire, più coraggioso - del collega Boccia, il quale ha implicitamente riconosciuto quello che è innegabile, cioè che non si mantiene un impegno, ma che vi è l'impegno, domani (ci auguriamo al più presto), a presentare il maxiemendamento.

È meglio parlarsi con chiarezza, signor Presidente, e non con lei, perché con lei ci parliamo sempre con la massima franchezza e con grande rispetto, ma con i colleghi della maggioranza; mi ha messo un po' in imbarazzo con me stesso l'intervento del collega Ripamonti, al quale riconosco stima ed impegno politico, tuttavia disconoscere così platealmente l'impegno assunto dal proprio Presidente di Gruppo mi fa stare male, non come Presidente di Gruppo, bensì per quello che può essere il domani dell'attività di quest'Aula parlamentare se dovessero essere continuativamente disconosciuti il contenuto e l'impegno assunti in Conferenza dei Capigruppo; allora andrebbe in crisi l'intero sistema della funzionalità della nostra Aula.

Mi auguro, quindi, che questo episodio rimanga chiuso soltanto nell'alveo del dimenticatoio e non costituisca precedente, altrimenti ne pagheremmo le conseguenze tutti noi. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Debbo dire, proprio dinanzi a questo dibattito franco, ma pacato, che noi non avevamo escluso un dibattito, di cui capisco i limiti, ma di cui non vedo l'inutilità. La sostanza era quella di stringere i tempi della presentazione del maxiemendamento - questo, assolutamente sì - e credo che, con l'impegno che ho voluto esplicitare e che in queste ore porterò avanti con molta determinazione, possiamo anche andare avanti nel dibattito; io farò tutti i richiami agli impegni presi al Governo perché si presenti, domani a mezzogiorno, con il maxiemendamento e si lasci amplissimo spazio alla discussione sulla finanziaria.

Secondo me, non è tempo buttato via; credo che potremmo lavorare positivamente in questo modo e che sia un atto da porre con molta forza dinanzi a chi sta lavorando ora alla definizione del testo, perché di questo si tratta: è chiaro che il Ministro che verrà domani a presentare il maxiemendamento dovrà avere in mano il testo e la decisione formale del Consiglio dei ministri già adottata.

 

CURSI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CURSI (AN). Signor Presidente, c'è stato un richiamo ad alcuni impegni che stamane ella ha preso nella Conferenza dei Capigruppo, che prevedevano un determinato percorso parlamentare. Ricordo, essendo stato parlamentare anche nella scorsa legislatura, che se fosse accaduto allora un fatto come quello che si sta verificando oggi - lo dico con molta tranquillità - a parti invertite (mi rivolgo all'allora capogruppo Angius) sarebbero accadute cose abbastanza diverse in quest'Aula parlamentare, e mi rivolgo anche a chi all'epoca era all'opposizione, anche a qualche senatore intervenuto oggi, che ha detto che la finanziaria c'è, ed è quella della Camera e quindi dovremmo fare una sorta di confronto alla finestra fra il testo della Camera e quanto approvato in Commissione. Si tratterebbe di prevedere con la sfera di cristallo quale sarà la finanziaria.

Questa mattina ci era stato detto che la discussione sarebbe proseguita fino ad oggi pomeriggio, che poi sarebbero stati discussi gli emendamenti e si sarebbe votato il bilancio. Oggi, stamattina alle ore 13,10, non c'era una ressa di interventi; quindi, a voler essere cattivi e maligni, si potrebbe pensare che la ressa di iscritti a parlare di oggi pomeriggio fino alle ore 21 (sono le ore 17,05) sia intervenuta oggi pomeriggio stesso con riferimento ad impegni che non sono stati mantenuti.

Il Presidente ci dice che domani a mezzogiorno - e lo speriamo - sarà presentato il maxiemendamento. Resta il fatto però che per oggi, per quanto mi riguarda, è perfettamente inutile proseguire. Chiedo al Presidente di quest'Assemblea, garante degli accordi (come hanno ricordato i senatori Matteoli e Schifani stamane, oggi il percorso avrebbe dovuto essere diverso), cosa è successo di nuovo. Vorrei che gli impegni fossero rispettati. Diversamente, significherebbe buttare all'aria tutte le normali procedure di un'Aula parlamentare, che fino ad oggi hanno funzionato bene, anche grazie alla regia del Presidente; c'è il rischio però che si dica una cosa la mattina e succeda esattamente il contrario il pomeriggio.

 

PRESIDENTE. Senatore Cursi, intanto ce n'erano molti di iscritti a parlare già prima, poi se ne sono aggiunti altri, mentre altri ancora hanno ritirato la propria richiesta. Questa mattina non è stato escluso che si potesse discutere, nei limiti che sono stati richiamati, ed è stato affermato con forza che il Governo doveva, in tempi congrui, presentare il maxiemendamento.

Quindi, non vedo questa contraddizione formale, se siamo in grado di rispettare l'impegno sostanziale che abbiamo preso. Farò di tutto per farlo rispettare; poi, ognuno si prenderà le sue responsabilità se non lo si rispetta. Ricordo però che nei fatti è emerso il problema di avviare la discussione (rammento anche affermazioni fatte in tal senso) sul bilancio, ovviamente con il limite che è stato sottolineato. Il problema vero era quello di stringere i tempi della presentazione del maxiemendamento da parte del Governo.

Non ritengo inutile la prosecuzione dei lavori secondo l'impegno che ho assunto ufficialmente e che cercherò di rispettare in tutti i modi; vedremo domani come chiudere questo discorso.

Ora, votiamo la proposta avanzata dal senatore Matteoli, però, prima di votarla, vorrei dire - e mi rivolgo alla maggioranza in assoluta tranquillità, visto che le cose stanno come ho ricordato - che, se c'è una proposta di sospensione dei nostri lavori e di ripresa degli stessi con l'illustrazione e il voto sugli emendamenti e sugli articoli del disegno di legge di bilancio, possiamo accettarla. Non è uno scandalo accettare di fermarci; vuol dire che da mezzogiorno si inizierà la discussione generale sulla finanziaria, con il più ampio spazio possibile.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Signor Presidente, comprendo benissimo il momento di difficoltà in cui ci troviamo. Credo però che bisogna, fra noi, non essere ipocriti. Sono sempre pronto, come i Presidenti di Gruppo dell'opposizione sanno, a riconoscere la necessità del rispetto delle regole e anche a criticare il Governo quando va criticato. Sinceramente, però, a me non sembra che l'itinerario tracciato dagli interventi dei Presidenti di Gruppo dell'opposizione corrisponda alla realtà, per lo meno per come l'ho vissuta io.

Mi pare, Presidente, che questa volta il Governo non abbia, in verità, responsabilità di alcun ritardo, per come si sono svolti i fatti. Questa è la prima finanziaria che io ricordi - ne ho fatte 12 - in cui il Governo, per merito anche di un ottimo Presidente della Commissione bilancio, ma anche per merito suo e di tutta l'Aula, è stato costretto a presentare gli emendamenti innovativi rispetto al testo della finanziaria - certo questo crea l'impasse - alle ore 20 di giovedì scorso, così come ogni parlamentare; ciò diversamente da quanto avvenuto alla Camera, dove gli emendamenti sono stati presentati, presidente Matteoli, a raffica, successivamente, fino all'ultimo minuto.

Il Senato - su questo dobbiamo metterci d'accordo - ha preso atto, ha potuto leggere, studiare e confrontarsi sugli emendamenti del Governo dalle ore 20 di giovedì scorso; dopodiché, il Governo non ha presentato più nulla, checché se ne dica in alcune dichiarazioni fatta all'esterno. Non ha presentato più nulla perché lo abbiamo preteso noi.

Si è andati in Commissione bilancio; si è discusso in Commissione bilancio per moltissime ore - come sanno i componenti della 5a Commissione - approvando gli emendamenti agli articoli da 1 a 17 e alle ore 21,20 di ieri è stato espresso dal relatore il parere sugli emendamenti all'articolo 18. Dopodiché, il Governo ha preso atto, come è doveroso, della situazione, ma lo ha fatto soltanto alle ore 21,20. Non ho l'obbligo di difendere il Governo, ma le cose stanno così, altrimenti ci raccontiamo sciocchezze buone per fare propaganda all'esterno.

Il Governo, per la prima volta, correttamente, da dodici anni a questa parte - mi riferisco sia a Governi di centro-destra che di centro-sinistra - ha preso atto, alle ore 21,20 di ieri, che l'esame da parte della Commissione bilancio non era concluso.

Io credo non sia scandaloso che il Governo oggi debba in qualche modo sistemare, di fronte ai molti emendamenti approvati dalla Commissione bilancio, un progetto di legge finanziaria che, ovviamente, necessita di tecnicità, di professionalità e di alcune ore. Chi è stato membro della Commissione bilancio - io stesso ne ho fatto parte per molti anni - sa cosa significano le compensazioni, sa cosa significa il passaggio delle compensazioni da un emendamento all'altro e così via.

Credo che in effetti stamattina, in Conferenza dei Capigruppo, si sia verificato un impasse oggettivo. Se posso fare un'autocritica a nome della maggioranza, in quanto riferita ad una decisione non assunta da me, affermo di non comprendere per quale motivo nella seduta pomeridiana di oggi non abbiamo discusso e votato gli emendamenti agli articoli al disegno di legge di bilancio, come deciso questa mattina all'unanimità.

Amo dire la verità (e la chiedo anche agli altri) e, per questo, ricordo che su questo punto la Conferenza dei Capigruppo aveva assunto una decisione unanime. Poi, al rientro da un convegno, scopro, senza capirne il motivo, che questa decisione non è stata attuata.

Non è vero, presidente Matteoli, che gli iscritti a parlare sono frutto di un'invenzione. Il mio Gruppo aveva iscritto a parlare undici senatori e tali sono rimasti; non vi è dunque alcuna invenzione di un dibattito. Ora è evidente che ci troviamo in una difficoltà perchè il Governo, come chiunque abbia scritto una finanziaria sa, ha indubbiamente bisogno di queste ore per riscriverne il testo. Non mi risulta, anche questo è un dato di verità, che vi sia nessun contrasto in questo momento a Palazzo Chigi sulla scrittura della finanziaria, vi è solo qualche problema di risistemazione tecnica.

Accolgo quanto detto dal presidente Marini ma, siccome non amo dire sciocchezze e prendere impegni a vuoto, non mi sentirei di affermare, anche perché questo lo dirà il Governo, che alle 12 di domani sicuramente il nuovo testo della finanziaria sarà qui in Senato. Io, senatore Russo Spena, presidente del Gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, per mia serietà istituzionale, non lo so perchè il Governo questa mattina, in Conferenza dei Capigruppo, ha detto di aver bisogno di molte ore per riscrivere una finanziaria che era fortemente modificata, grazie anche al fatto in Italia vi è un bicameralismo serio.

Io mi auguro e farò di tutto per quel poco che mi compete affinché il Governo domattina rispetti l'impegno; però, devo anche dire che il Governo questo impegno, in verità, in Conferenza dei Capigruppo, stamattina non l'ha assunto; non ha detto che alle dodici avrebbe presentato all'Aula il nuovo testo della finanziaria. Chiunque ha scritto una finanziaria sa che occorre qualche ora in più. Questa è la verità, perlomeno come da me compresa.

Noi non vogliamo sprecare il tempo dell'opposizione né farle discutere un testo non reale, ma i componenti della Commissione bilancio appartenenti all'opposizione sanno benissimo quali sono i temi fondamentali discussi. Forse, un confronto non inutile su quei temi potrebbe svolgersi. Se sospendiamo la seduta adesso, non sono contrario all'ipotesi di cominciare a discutere gli emendamenti al disegno di legge di bilancio tra un quarto d'ora. Per quanto mi riguarda, non mi opporrò a questa decisione, sapendo però che il Governo ha bisogno fisiologicamente del tempo di scrittura del maxiemendamento.

 

PRESIDENTE. Questa mattina, su proposta del presidente Castelli, si è deciso di procedere alla discussione del disegno di legge di bilancio. Poi, la decisione politica è stata quella dei tempi stretti. É vero che il Governo non ha fissato un'ora per la presentazione del maxiemendamento, ma abbiamo ribadito che i tempi erano stretti. All'unanimità, la maggioranza si è impegnata ad assicurare all'opposizione in questa situazione un tempo ampio per la discussione del maxiemendamento quando questo sarà presentato. Questo è stato l'impegno unanime assunto in Conferenza dei Capogruppo.

La proposta del presidente Matteoli è di concludere ora i nostri lavori e di riprenderli domattina. Io la accetto e invito anche la maggioranza a farlo.

Metto pertanto ai voti la proposta, avanzata dal senatore Matteoli.

È approvata.

 

Rinvio pertanto il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

 


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

85a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2006
(antimeridiana)

Presidenza del presidente MARINI,
indi del vice presidente BACCINI
e del vice presidente ANGIUS

 

 

Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge:

(1184) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 9,44)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1184 e 1183, già approvati dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, le votazioni finali su entrambi i provvedimenti avranno luogo con votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

In esito alla seduta pomeridiana di ieri, avverto che la discussione generale congiunta si intende conclusa.

Ha facoltà di parlare il relatore sul disegno di legge n. 1184, senatore Tecce.

 

TECCE, relatore sul disegno di legge n. 1184. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il dibattito sul bilancio che abbiamo svolto nella giornata di ieri è stato ovviamente intrecciato - inevitabilmente, come è prassi - a quello sulla manovra finanziaria. Nella relazione avevo puntato, anche cercando di raccogliere quanto emerso nella discussione in Commissione bilancio, prevalentemente su tre temi, che richiamo in maniera sintetica.

Il primo è la coerenza tra DPEF, bilancio e finanziaria: credo che questo sia il punto vero. Dobbiamo avere la forza di affermare che il dibattito, per come si è svolto, ha confermato che il bilancio di previsione per il 2007, come modificato dalla manovra correttiva proposta dal Governo, corrisponde pienamente agli obiettivi programmatici contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria e nella relativa Nota di aggiornamento. Esso tiene conto anche della seconda Nota di variazioni dalla Camera, degli emendamenti e del testo del decreto fiscale approvato qualche settimana fa.

Il secondo aspetto da considerare in un bilancio a legislazione vigente, è bene che tutti ricordiamo questa caratteristica del bilancio che stiamo per approvare, è che sono emerse - lo hanno evidenziato molti senatori della maggioranza e, soprattutto, dell'opposizione - alcune novità avvenute dopo la definizione del bilancio stesso. Voglio riferirmi, in particolare, al di fuori degli aspetti tecnicistici, al tema dell'aumento delle entrate fiscali. Molti senatori dell'opposizione a questo hanno fatto riferimento, in particolare ricordo tra gli altri gli interventi del senatore Ferrara.

Ho già riferito nella relazione che per ben due volte il vice ministro Visco è venuto in Commissione per aggiornarci sulle tabelle che effettivamente testimoniavano, al 30 novembre, l'aumento delle entrate ancorché non si trattasse, come è stato richiamato, ancora di un dato non definitivo, perché teneva conto soltanto dei modelli F24 e non degli altri versamenti che arriveranno successivamente.

Voglio anche a questo proposito fissare un concetto a cui ho accennato ieri: questo aspetto che sembra consolidarsi, e che non sarà presente in questo bilancio che è a legislazione vigente, è un fatto importante di cui non vanno minimizzati gli aspetti positivi, ma essi non vanno neanche massimizzati rispetto ai caratteri strutturali.

Quel che non condivido nella relazione, lo voglio dire con franchezza, è l'idea che l'aumento delle entrate fiscali poteva evitare una manovra che io definisco strutturale e robusta perché il tema a cui ci richiamiamo è quest'idea di una manovra che coniughi in maniera contestuale, senza politica dei due tempi, rigore, equità e sviluppo; una manovra che volesse avere questa caratteristica non poteva basarsi solo su entrate fiscali, per altro non strutturali, ma doveva avere, una sua capacità di incidere sulla spesa e sugli investimenti produttivi: questo mi sembra l'aspetto importante.

In terzo luogo, credo sia stato molto importante ed innovativo il dibattito sugli strumenti nuovi per il monitoraggio del Parlamento; è un dibattito cui ha dato un grande contributo il presidente Morando, ma che è riecheggiato anche in una serie di interventi. La mia proposta è che è necessario intervenire sul disegno istituzionale delle strutture che forniscono il supporto tecnico alle decisioni di politica fiscale; è necessario quindi avere uno strumento per il Parlamento tale da permettere, in corso di esercizio, attraverso un sistema di monitoraggio efficiente ed affidabile, un aggiornamento quasi in termini reali sia dell'andamento delle entrate, sia delle previsioni.

Credo che sia giusto, come ha fatto il presidente Marini, intervenendo dopo il presidente Morando, chiarire che questa proposta parta dal Senato, anche se dovrà avere la capacità di coinvolgere anche l'altro ramo del Parlamento. Mi sembra che una struttura di monitoraggio sulle entrate e sull'andamento delle entrate fiscali sia collegata all'idea di un servizio unico del bilancio dei due rami del Parlamento, un servizio che si deve caratterizzare non tanto e non solo sull'aspetto dell'unificazione, ma soprattutto per la sua autonomia, efficienza e capacità di dare al Parlamento uno strumento indipendente per meglio dialogare col Governo.

Vorrei, a questo punto, soffermarmi su alcune questioni. Mi sembra che tutti abbiano notato il tentativo, certo ancora insufficiente, di una trasparenza del bilancio che aiuti la comunicazione (io sono molto sensibile al tema della comunicazione). Da un lato, è evidente che dobbiamo auspicare di una sempre maggiore separazione fra indirizzo e controllo della spesa, che è il ruolo del Parlamento, e gestione della stessa.

Il senatore Ferrara, anche qui, è intervenuto in maniera acuta su tale questione, ponendo il problema se sia opportuno o meno, in qualche modo, non tener conto del fatto che, all'interno di ciascun titolo di bilancio, sono rese possibili compensazioni di cassa da parte dei singoli Ministeri; con un emendamento che come relatore ho apportato al disegno di bilancio, e che sarà al vostro esame fra qualche minuto, ho chiesto comunque di poterne informare le Commissioni parlamentari. Credo che sia una cosa giusta: non voglio fare polemiche, ma non avrebbe senso che il Parlamento debba essere implicato anche in piccole variazioni all'interno degli stessi capitoli. Anzi, il problema è esattamente l'opposto: di accentuare sempre di più una semplificazione che renda leggibile il bilancio sia per il Parlamento che per il Paese.

Ecco perché ho accennato alla tematica del bilancio sociale, alla tematica del bilancio partecipativo. Da questo punto di vista, accanto al tema che ho posto del binomio flessibilità-riduzione della spesa (perché è stata, a me sembra, questa la tendenza degli ultimi anni: più si riduceva la spesa per una serie di Ministeri e di organi dello Stato, più si garantiva una qualche flessibilità per affrontare i problemi), bisogna porre un altro tema, e cioè quello della chiarezza delle priorità politiche: spetta al Parlamento dare chiarezza, spetta alle strutture attuarle, tenendo conto scrupolosamente delle priorità che, attraverso il bilancio e la legge finanziaria, il Parlamento definisce e potendo verificare in corso d'opera la coerenza fra indirizzi prioritari del Parlamento e gestione.

Ritengo, quindi, che si possa tranquillamente confermare che il bilancio è in linea con le tre manovre di cui stiamo discutendo e di cui abbiamo discusso: il DPEF, la finanziaria, il bilancio stesso. Il tema della contestualità fra risanamento, equità e sviluppo è fondamentale. Credo che manterremo tranquillamente l'impegno in sede europea ad un rapporto fra indebitamento e PIL sotto il 3 per cento, andando probabilmente anche sotto il 2,8 per cento stimato all'inizio della manovra, grazie all'inizio strutturale di una ripresa dell'economia, insieme, certo, all'aumento delle entrate fiscali.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il vice ministro dell'economia e delle finanze Pinza.

 

PINZA, vice ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda le modalità di redazione dei bilanci, i procedimenti e la creazione di servizi, mi richiamo a quanto detto dal relatore e precedentemente riassunto nell'intervento di grande rilievo svolto dal presidente della Commissione bilancio, senatore Morando.

Mi interessa sottolineare, in primis, la reazione di fronte all'aumento delle entrate tributarie come se una sensazione di novità avesse scompaginato l'impianto finanziario del nostro Paese, quantomeno dall'avvento di questo Governo. Essendo questo un tema di grande importanza, io stesso mi sono ricimentato nella lettura dei dati per verificare la coerenza interna dei documenti contabili di Governo o, nel caso contrario, il fondamento della critica di chi denunciava qualche incoerenza.

Il dato base dell'attività programmatoria risiede nel Documento di programmazione economico-finanziaria. A luglio, esso esordiva ricordando che la nuova stima scontava un aumento consistente delle entrate tributarie. L'8 luglio 2006, il dato dal quale partiva il Documento di programmazione economico-finanziaria si basava su un aumento di 29,5 miliardi di entrate rispetto al 2005, di cui 24,3 miliardi riguardavano entrate tributarie e 5,2 contributi. Lo dico perché si è creata una forte emozione intorno all'entrata di circa 33 miliardi, in ordine al loro impiego e alle politiche da attuare.

Questo era l'impianto base del Documento di programmazione economico-finanziaria. Il Governo ha esordito nella sua attività politica individuando un tipo di entrate tributarie a regime (cioè ragionevolmente prevedibili sulla base dei dati) che conduceva a questi elementi. L'impalcatura finanziaria di tutti gli atti successivi, compresi legge finanziaria e legge di bilancio, ha questa base di partenza. Quando si afferma che c'è una sopravvenienza di 33 miliardi, usando una terminologia contabilistica, l'affermazione è valida per il 2005 e non per l'impostazione originaria che prevedeva tale sopravvenienza fin dall'origine.

Il secondo dato informativo sui documenti economici di Governo è fornito dalla Relazione programmatica di settembre, nella quale si prendeva atto dell'ulteriore aumento delle entrate tributarie (non contributive in quel dato momento) stimato in cinque miliardi. Quando ragioniamo, oggi, di maggiori entrate tributarie e contributive rispetto al previsto, dobbiamo considerare che questo è il dato base dal quale è partita l'elaborazione sia della finanziaria che della legge di bilancio. Dire questo serve a evitare l'incertezza sulla distribuzione di questa sorta di dono imprevisto dell'ordine di alcune decine di miliardi di euro, che non si sa come impiegare. Questa era l'impalcatura fin dall'origine.

Concludo rapidamente facendo una seconda osservazione. L'interpretazione errata dei dati economici da me richiamata ha accresciuto gli argomenti di quanti sostenevano la necessità di fare una finanziaria di piccole dimensioni; di liquidare il problema con 15 miliardi; di rientrare nei parametri di Maastricht e di risolvere così la questione. Poiché questo sarà uno dei temi dominanti, anche dei riepiloghi per quanto riguarda la finanziaria, è bene rendersi conto di cosa sia avvenuto e il relatore è stato molto chiaro su questo.

Una manovra di puro rientro può realizzarsi quando l'unico problema di un Paese è la non conformità dei conti pubblici. Noi, invece, avevamo vari problemi: il rientro nei parametri di Maastricht, la debolezza del sistema produttivo, la crisi completa delle infrastrutture. E' noto che 15 giorni dopo le elezioni Ferrovie e ANAS annunciavano contemporaneamente la propria impossibilità ad andare avanti. Quindi, l'impostazione delle politiche economiche effettuata, rientrante nella regola delle politiche dell'offerta, rinforza l'apparato produttivo e nello stesso tempo ridà fiato ad una politica delle infrastrutture affievolitasi.

Dico questo perché anche all'interno del Governo di cui faccio parte talvolta c'è qualcuno che parla in chiave di politica di originalità. Non si tratta di politica di originalità. Certamente è l'opposto della politica precedente, che era tutta politica della domanda e che si fondava sul taglio, vero o supposto, delle tasse e sull'aumento dei consumi interni, con un po' di protezioni doganali per proteggersi dall'estero. Questa è una politica dell'offerta, volta cioè a rafforzare la competitività del sistema produttivo, come avvenuto in altri Paesi. Penso a ciò che hanno fatto Francia, Germania (ininterrottamente per quattro anni) e Spagna (dove è da sempre così). E' questa la ragione per cui un terzo della finanziaria è destinato al sistema produttivo e alle infrastrutture. Sottolineo tale aspetto perché sviluppando questa discussione c'è la tendenza, non in Aula, ma nel Paese, a perdersi di fronte a mille problemi e credo che invece convenga ridurre il dibattito alle questioni essenziali.

Da ultimo, ho visto gente preoccupata pronunciare frasi del tipo: «sarà una manovra con violenti effetti depressivi». E perché mai dovrebbe avere effetti depressivi? Una manovra con forti effetti depressivi è una manovra che opera violenti tagli sulle disponibilità delle famiglie e crea grandi problemi sul mercato interno. Una manovra siffatta può avere incidenze depressive, ma se guardiamo alla sostanza di questa manovra, al di là delle parole, notiamo che l'imposizione sulle famiglie è quasi nulla. Viceversa, è una politica fatta al contrario, che restituisce, cioè, moltissimo all'apparato produttivo e alle infrastrutture, con conseguenze su tutto il settore dei lavori pubblici.

D'altra parte, chi ha esposto il timore che si tratti di una politica con effetti depressivi dovrebbe leggere qualunque documento di carattere comunitario o internazionale, qualunque previsione di agenzia o qualunque voce si sia levata su tale argomento per verificare che nessuno condivide tale timore. Oggi il maggior giornale economico d'Italia titola con la frase, limitata al settore industriale: «L'industria ritrova lo sprint».

Noncredo che vi sia motivo per esultare e per dire che il nostro Paese abbia imboccato chissà mai quale strada, però è importante non aggiungere noi un effetto depressivo, spiegando che in realtà di fronte a un Paese che si sta riprendendo, e non necessariamente per volontà dall'attuale Governo ma anche per fatti obiettivi e per ragioni di carattere internazionale, non vi è alcuna ragione perché la classe dirigente politica dia al Paese un messaggio di tipo depressivo, che peraltro non è giustificato dai documenti di politica economica e che non è neppure recepito da coloro che si occupano di questi problemi. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, dicunt i media, per fare una citazione latina, che il Consiglio dei ministri ieri ha deliberato di porre la questione di fiducia sulla manovra finanziaria. Dicono anche, gli stessi giornali, la televisione, e si dice nei Palazzi e per strada, che il Governo sta ancora elaborando il testo del maxiemendamento. A questo punto, si tratterebbe di un ulteriore affronto al Parlamento che la prego di accertare perché con grande enfasi, e non con un Consiglio volante, è stata posta la fiducia su qualcosa che ancora non c'è.

E allora, signor Presidente, visto che non mi pare più una cosa seria, ma comica, la potremmo mettere così, ricordando Totò, nel senso che mi sembra si sia trattato di una fiducia «prescindendo».

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Ferrara. Il suo era un auspicio e credo che il Governo abbia la volontà di venire rispettando le regole che si devono rispettare.

 

Sull'ordine dei lavori

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Su che cosa intende intervenire, senatore Matteoli?

 

MATTEOLI (AN). Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, onorevoli senatori, ieri, in un dibattito molto interessante - almeno tale lo reputo dal punto di vista politico - vi è stato un impegno da parte del presidente Marini di sollecitare almeno per le ore 12 la presentazione del maxiemendamento. Poiché i colleghi senatori ci interrogano per sapere il perché non sia ancora pervenuto, ritengo giusto e opportuno dire all'Aula che molto cortesemente il ministro Chiti ci ha informati che il maxiemendamento sarà presentato alle ore 15. Vista la cortesia che il Ministro ha usato, almeno questa volta, nell'informarci, ho ritenuto di dire al Ministro che il Gruppo di Alleanza Nazionale non avrebbe sollevato polemiche per questo. Aspettiamo pertanto le ore 15 per conoscere il testo del maxiemendamento.

Aggiungo, inoltre, che stiamo vivendo un particolare momento della nostra vita politica perché le agenzie stanno battendo in questo momento una notizia interessante dal punto di vista politico, che approfondiremo. Mi riferisco al fatto che il segretario dei DS, l'onorevole Fassino, nell'ambito di una dichiarazione resa alla dirigenza del suo Gruppo, ha messo in evidenza un fallimento da parte della politica di questo Governo. Siamo, quindi, di fronte ad un dibattito politico molto interessante anche da questo punto di vista e il maxiemendamento ci chiarirà se il Governo ha cercato di rimediare a questo fallimento della politica, sostenuto dall'onorevole Fassino. Ci sarà un ampio dibattito e in questi giorni il Senato sarà veramente protagonista della vita politica italiana. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Senatore Matteoli, le dichiarazioni dell'onorevole Fassino, che anch'io sono interessato a discutere, le affronteremo nella sede politica propria.

Per quanto riguarda invece la sollecitazione relativa all'andamento dei nostri lavori e alla presentazione del maxiemendamento da parte del Governo, sarà il presidente Marini, che sta venendo in Aula, ad informare l'Assemblea sull'andamento di questa vicenda.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 12,04)

 

Colleghi, prima di intervenire vorrei sapere cosa è stato detto dal senatore Matteoli, che non ho potuto ascoltare.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, poco prima che lei arrivasse in Aula il collega Ferrara ha fatto un intervento a metà tra dichiarazione di voto e intervento sull'ordine dei lavori, nel quale sostanzialmente, pur riconoscendo la legittimità degli interventi che alcuni colleghi stavano facendo in dichiarazione di voto e l'opportunità di alcune precisazioni, anche da parte di colleghi dell'opposizione, ha messo, come ieri pomeriggio, il dito nella piaga. In sostanza, se c'è un ritardo, di qualche minuto o di qualche ora, nella presentazione del maxiemendamento da parte del Governo, evitiamo di trascinare la votazione sul bilancio in maniera da aggiornare i lavori, come concordato in Conferenza dei Capigruppo, all'ora che il Presidente avrebbe indicato.

Il presidente Matteoli, che come sempre dà un contributo di chiarezza e trasparenza ai nostri lavori, ha raccolto la proposta del collega Ferrara esplicitandola meglio e richiamando quanto è stato detto ieri pomeriggio.

Signor Presidente, come ieri pomeriggio anche oggi vogliamo dare il nostro contributo a un andamento trasparente dei nostri lavori. Pertanto, propongo di accogliere la proposta di autorevoli colleghi dell'opposizione perché, se c'è la volontà della Presidenza di votare gli articoli del bilancio per poi sospendere i lavori per l'ora stabilita, non abbiamo alcuna difficoltà a farlo e ben volentieri invitiamo i colleghi iscritti a parlare a ritirare la loro iscrizione per favorire questo andamento dei lavori.

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di prestare un attimo di attenzione. Credo che qualsiasi Presidente, di media intelligenza, sarebbe felice di vedere che si riesce a tenere in piedi un dialogo costruttivo, e quindi lo sono anch'io.

Vorrei ritornare un attimo alla discussione di ieri, quando, ad un certo punto, è stato posto il problema di passare - giustamente, secondo me - al voto sugli articoli del disegno di legge di bilancio. Ieri mattina - ho rivisto il testo stenografico - ero stato abbastanza preciso. Certo, i Capigruppo dell'opposizione avevano con forza posto il problema della necessità di un dibattito forte sulla finanziaria, con i tempi necessari. Però si era trovato un punto di equilibrio tendente ad avviare il dibattito, come poi è avvenuto ieri, concentrandoci più sugli aspetti e sui problemi connessi al bilancio che su quelli connessi alla finanziaria.

Successivamente è stata avanzata una proposta (mi pare dal presidente Matteoli), che poi è stata condivisa, tendente a concludere la discussione per passare alla definizione, alla discussione e all'approvazione degli articoli del disegno di legge di bilancio.

Sempre ieri, pur sapendo che il lavoro sulla fiducia, con la definizione del maxiemendamento, sarebbe stato molto laborioso ed arduo (com'è stato detto, e questa non è la prima volta), ho preso una posizione rispetto al Governo, anche raccogliendo le preoccupazioni dei Capigruppo e dell'Aula, ed ho detto che un approfondimento e una discussione generale seria sarebbero stati difficili senza il maxiemendamento sostitutivo del testo del disegno di legge finanziaria. Io ho indicato come termine le ore 12; però mi rendo conto della complessità di questo lavoro. Ora è giunta la comunicazione del Governo, attraverso il ministro Chiti ed altre posizioni importanti di Governo, che il testo del maxiemendamento verrà presentato in Senato alle ore 15 di oggi.

Ora, dinanzi ad una disponibilità dell'Assemblea, non sono certo io a mettere il bastone tra le ruote. Prendo atto della buona volontà del Governo; avrei preferito che il testo del maxiemendamento arrivasse ancora prima, è stata la mia richiesta, ma, conoscendo le difficoltà del lavoro, prendo atto di questa buona volontà e positivamente propongo di cominciare ad affrontare la discussione alle ore 15.

Debbo tuttavia confessare che non riesco a capire completamente, avuta questa notizia e questo impegno formale che è stato comunicato e che io stesso comunico all'Aula, qual è la ragione per cui, dopo che ieri, all'unanimità, si è detto di andare avanti nell'approvazione degli articoli del disegno di legge di bilancio, ora sarebbe inopportuno completare questa fase dell'esame del bilancio. Quale è la ragione? Io proprio non riesco a trovare la motivazione. Poi avremo tutto il tempo, come abbiamo detto ieri, per svolgere un'ampia discussione sul maxiemendamento.

In conclusione, per quanto riguarda il Presidente, la raccomandazione che faccio è di procedere con la votazione degli articoli, che forse per le ore 14 riusciremo a concludere, per avere più ore a disposizione per la discussione sul maxiemendamento. Poi, se il Governo, com'è ormai ufficiale, consegnerà i documenti e porrà formalmente la fiducia in Aula, si avvierà questa discussione, comprensibilmente molto attesa dall'Assemblea.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, sono lieto che arrivi finalmente il maxiemendamento. Valuti lei, ma credo che debba valutarlo anche l'Aula, se non sia il caso di anticipare alle ore 15 l'apertura della seduta, perché, se la seduta non è aperta, non può né essere richiesta la fiducia né essere assegnato il maxiemendamento alla Commissione competente.

 

PRESIDENTE. Questo riguarda la razionalità dell'organizzazione dei lavori.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, solo perché si possa procedere, dovrei dire secondo lo stile Matteoli, propongo di approvare rapidamente il bilancio; comunico, pertanto, che il mio Gruppo, ma credo anche gli altri di maggioranza, ritirerà tutti gli iscritti a parlare. Dopo l'approvazione, propongo di sospendere la seduta e di riprenderla alle 15, dovendo votare quella proposta, perché mi pare che sia necessario che si proceda trasparentemente, nell'assoluta chiarezza e secondo intendimenti della Presidenza.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, condivido la proposta del senatore Boccia. Vorrei solo ricordarle, Presidente, che quando avviene il deposito del maxiemendamento è prassi, secondo le innovazioni introdotte dal presidente Pera, che si debba riunire la Commissione bilancio per eseminare i profili della copertura finanziaria. Quindi, se lei ritiene di anticipare la seduta alle ore 15, in ogni caso la Commissione bilancio si dovrà poi riunire e l'Aula dovrà essere interrotta.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, ringrazio il senatore Ripamonti che è diventato augusto custode del Regolamento in quest'Aula e credo che il suo consiglio debba essere accettato. Volevo anche stigmatizzare il fatto che l'invito che lei ha rivolto all'Aula, e che noi abbiamo promosso, era indirizzato alla maggioranza perché, fino ad oggi, il mancato rispetto dell'impegno di ieri non era stato colpa nostra ma dolo della maggioranza.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, vorrei dichiarare che sono d'accordo. Per quanto concerne poi la riunione della Commissione bilancio, se il ministro Chiti viene in questa sede a porre la questione di fiducia, la riunione della Commissione ci può essere o meno. Di fronte alla richiesta del voto di fiducia mi pare che tutte le procedure saltino. Comunque, se è necessario, si può incardinare il provvedimento, dopodiché si riunirà la Commissione, ma questo sta a lei deciderlo. Questo sarebbe il percorso e sono d'accordo con la proposta del vice presidente Boccia.

 

PRESIDENTE. Non credo ci sia bisogna di un voto, dato che vi è il consenso esplicito dell'Aula. Procediamo secondo le indicazioni, così come riassunte da ultimo dal presidente Matteoli.


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

86a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2006
(pomeridiana)

Presidenza del presidente MARINI

 

 

Seguito della discussione congiunta del disegno di legge:

 (1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 15,20)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, essendo stata preannunciata la presentazione di un maxiemendamento e la richiesta di fiducia conseguente, prima di procedere vorrei richiamare la sua attenzione sull'ammissibilità del maxiemendamento, perché ci troviamo in una fattispecie assolutamente nuova.

L'articolo 128 del nostro Regolamento, al comma 1, recita: «Gli emendamenti, di iniziativa sia parlamentare che governativa, relativi al disegno di legge finanziaria devono essere presentati alla 5ª Commissione permanente». Il comma 3 del medesimo articolo dice: «Gli emendamenti respinti possono essere ripresentati in Assemblea, anche dal solo proponente». Ne consegue che gli emendamenti che non sono stati respinti in Commissione non possono essere presentati in Aula. Il comma 4 tuttavia afferma: «È facoltà del Presidente ammettere la presentazione in Aula di nuovi emendamenti che si trovino in correlazione con modificazioni proposte dalla 5ª Commissione permanente o già approvate dall'Assemblea», ed è questo il motivo per cui solitamente è consentita la presentazione di maxiemendamenti in Aula.

Noi ci troviamo invece nella situazione in cui il testo pervenuto in quest'Aula è quello approvato dalla Camera, perché nessuna modificazione è stata introdotta in Commissione, visto che è mancato il voto di autorizzazione al relatore a riferire in Aula; e men che meno sono state apportate delle modifiche in quest'Aula, visto che non abbiamo ancora iniziato a votare.

A questo punto, non essendo state introdotte modifiche né in Commissione né in Aula, che consentirebbero la presentazione del maxiemendamento in Aula, mi chiedo se sia ammissibile o no, anche perché la prassi in questo caso non ci viene in soccorso. Infatti, l'unico episodio in cui il disegno di legge finanziaria giunse in Aula senza relatore si verificò nel 1999 e il provvedimento venne approvato nella formulazione della Camera, senza la presentazione di emendamenti in Aula.

Pertanto, leggendo l'articolo 128, credo che l'ulteriore passo del deposito di un maxiemendamento non sia consentito dal nostro Regolamento.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, vorrei interloquire con il vice presidente Calderoli, che ha posto un problema reale e che tanto più ci richiama, per il futuro, all'esigenza di creare le condizioni, anche di tipo regolamentare, per fare in modo che la Commissione (le Commissioni in generale, ma in questo caso la 5a Commissione, programmazione economica, bilancio) debba concludere i suoi lavori con un voto. Anche però nella fattispecie che si sta determinando, cioè a Regolamento e a legislazione vigente, la mia opinione è che la questione posta dal vice presidente Calderoli debba essere affrontata nei seguenti termini.

Effettivamente, un problema di ammissibilità si porrebbe per quelle parti, da individuare, del maxiemendamento presentato dal Governo che non richiamino esplicitamente o implicitamente, cioè con riformulazioni, le materie affrontate dagli emendamenti presentati in Commissione, tutti gli emendamenti presentati. Sostenere la tesi opposta equivarrebbe ad affermare che, se la Commissione bilancio non conclude i suoi lavori, non è apponibile la questione di fiducia sul testo della legge finanziaria. È evidente che questa conclusione prova troppo o si dovrebbe dire che, per definizione, la Commissione bilancio, in questo caso, non concludendo i suoi lavori, condanna il Senato a non poter in nessun modo intervenire con la modificazione del testo che proviene dalla Camera. La mia opinione è che questa interpretazione sia legittima, ma indubbiamente non corretta.

Credo invece che la sollecitazione del vice presidente Calderoli dovrebbe essere usata - se mi consente - da lei, signor Presidente, ma prima ancora dal sottoscritto, quando ci conferirà il maxiemendamento, per verificare se il Governo non abbia introdotto nel testo del maxiemendamento norme completamente avulse dai testi all'esame della 5ª Commissione. In quel caso, signor Presidente, ritengo che si porrebbe, ovviamente solo per quelle parti, un problema di ammissibilità.

È chiaro che non si può andare ad un riscontro testuale, ma è essenziale che una questione affrontata nel maxiemendamento del Governo ad un certo comma trovi un riscontro puntuale, anche se non identico, in un testo presentato come emendamento in 5ª Commissione. Se non fosse così, travolgeremmo la norma del Regolamento del Senato a cui faceva riferimento il vice presidente Calderoli che, invece credo dobbiamo rispettare.

Quindi - ripeto - capisco la fondatezza dall'obiezione e l'assumo sotto il profilo del controllo circa la possibilità - che non escludo, perché non ho ancora visto il maxiemendamento, quando sarà depositato lo leggeremo - che il Governo abbia introdotto norme completamente nuove e non affrontate in emendamenti presentati in Commissione bilancio. In quel caso, a mio giudizio, bisognerebbe andare a una dichiarazione di non ammissibilità; in tutti gli altri casi ritengo che si debba sostenere l'ammissibilità del maxiemendamento, trattandosi, in caso contrario, di sostenere qualcosa di evidentemente abnorme e cioè che, per definizione, se la 5a Commissione non finisce i suoi lavori, il Senato dovrebbe votare il testo dalla Camera così com'è. È evidente che ciò priva il Senato della sua capacità di intervenire e non credo che in tal senso lei, signor Presidente, potrebbe concludere.

Naturalmente, non faccio il suo mestiere - per mia fortuna, nel senso che il suo è più oneroso e difficile del mio - però mi sono permesso, dal momento che prima debbo vedere il testo del maxiemendamento, di annunciarle un criterio che cercherò di adottare nell'esprimerle poi un parere sul contenuto dello stesso. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE e IU-Verdi-Com).

 

MALAN (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MALAN (FI). Signor Presidente, anch'io desidero intervenire sulla questione, ma non sul punto riguardante l'articolo 128 del Regolamento del Senato, il cui testo, peraltro, mi sembra piuttosto chiaro (ma di questo parlerà - credo - il senatore Ferrara), bensì facendo un altro riferimento.

L'ormai lontano 27 luglio, io e il collega Pastore presentammo un'interrogazione per sapere quali fossero stati i tempi e le modalità con cui il Consiglio dei ministri aveva deciso di porre la questione di fiducia che fu posta, appunto, in quest'Aula, dal ministro Chiti, martedì 25 luglio. Infatti, l'ultimo Consiglio dei ministri tenutosi risaliva a venerdì 21 luglio e fu seguito da una conferenza stampa nella quale il segretario del Consiglio dei ministri, il sottosegretario Enrico Letta, a domanda dei giornalisti, rispose chiaramente che non era stato deciso di porre la questione di fiducia sul cosiddetto decreto Bersani, sul quale, invece, il Ministro venne a porla, al Senato, il martedì seguente.

La suddetta interrogazione è stata da me sollecitata ben cinque volte e la Presidenza del Senato mi ha cortesemente dato conto di averla a sua volta sollecitata presso il Governo.

Quando prenderà la parola, allora, il Ministro dovrebbe, a mio avviso, preliminarmente sciogliere tale dubbio, visto che sta per porre un'altra volta la questione di fiducia (così, almeno, è stato ampiamente annunciato). Ritengo, infatti, che sarebbe rassicurante, per la correttezza delle procedure istituzionali, sapere come la precedente apposizione della questione di fiducia sia stata decisa.

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, il ragionamento svolto dal senatore Morando, in risposta dialettica all'osservazione mossa dal vice presidente Calderoli, trova necessità nel voler difendere la prerogativa del Senato all'introduzione di modifiche rispetto al testo presentato.

Noi riteniamo che ciò - come ha sostenuto il senatore Calderoli - venga espressamente vietato, cioè trovi diniego nella combinata disposizione di tutti i commi dell'articolo 128 del Regolamento del Senato, che - lo sottolineo - limita le prerogative in capo al Governo per la presentazione degli emendamenti di cui all'articolo 100, comma 6, dello stesso Regolamento.

Vogliamo ricordare - al fine di svolgere una definita discussione - che l'articolo 100, al comma 6, darebbe la possibilità al Governo di non trovare per sé l'applicazione delle condizioni e dei termini di cui ai commi 4 e 5, sempre dell'articolo 100. Tuttavia, l'articolo 128 restringe il campo di applicazione delle prerogative per la presentazione degli emendamenti. La discussione che va svolta sulla finanziaria, pertanto, è stricto iure; e vi è un motivo, ossia obbedire alla legislazione che nel tempo si è succeduta e, quindi, alle leggi di contabilità, che obbligano ad una discussione unica per la formulazione e, di conseguenza, per la definizione della legge finanziaria.

Qual è, dunque, il ragionamento? La legge finanziaria non può essere il frutto di una riflessione troppo veloce, schizofrenica e contraddittoria; il Parlamento, invece, deve avere i tempi e i modi di poterne esaminare, discutere e votare le parti dispositive.

Cosa succede, allora? Che abbiamo sì discusso e votato alcuni emendamenti, ma solo fino all'articolo 17; a partire da questo punto in poi, però, il Senato non è stato messo nelle condizioni di discutere (ancor meno, poi, nella possibilità di riferire). Non avendo, quindi, questo ramo del Parlamento discusso e non essendo stato messo nelle condizioni di conoscere e dibattere sul suo significato non può darsi al Governo la possibilità di porre la questione di fiducia su una parte che non è stata trattata. Questa è, insomma, la riaffermazione del principio, di cui ai commi 1 e 5 del già ricordato articolo 128, dell'impossibilità di proporre emendamenti diversi dai temi trattati.

Salvare le prerogative del Senato significherebbe, a questo punto, porre una questione di fiducia su argomenti trattati e su emendamenti presentati, ma soltanto quegli emendamenti discussi e che, in ogni caso, non siano di aggiunta e modifica sostanziale rispetto alle parti attinenti la prima formulazione giunta al Senato, cioè quella che siamo stati messi in condizione di conoscere, ossia gli emendamenti presentati in Commissione, ma presentati al Senato. Qualsiasi altra formulazione (in aggiunta o in riformulazione) non può essere accettata come testo sul quale porre la questione di fiducia.

Questo, non per volersi attenere in modo eccessivo alle condizioni poste dal Regolamento, ma proprio perché verrebbero meno la necessità e la prerogativa del Senato di votare la fiducia su ciò che si conosce: non può dirsi conosciuto un argomento che non è stato trattato. (Applausi dal Gruppo FI).

 

STORACE (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

STORACE (AN). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'argomento, aggiungendo un altro elemento per la riflessione che ella svolgerà in merito alle determinazioni che intende assumere. A me pare che ci sia un punto estremamente chiaro, riconosciuto dello stesso presidente Morando, cioè la fondatezza della questione posta dal vice presidente Calderoli.

Il vice presidente Calderoli ha ricordato con grande chiarezza quello che prevede l'articolo 128 del nostro Regolamento, cioè quando si può verificare il caso di specie. L'argomento del vice presidente Calderoli si intreccia, e non solo per il passato (parlo per la tutela della correttezza delle procedure che si seguono), anche con quello introdotto dal senatore Malan che apparentemente è fuori rispetto all'articolo 128. Infatti, ad esempio, oltre alla risposta che tutti siamo ansiosi di conoscere rispetto al pregresso decreto Bersani, sarebbe interessante sapere quando la fiducia è stata decisa dal Consiglio dei ministri e su quale testo, visto che non si è avuta notizia di convocazione del Consiglio dei ministri nella giornata odierna o di ieri sera. Si tratta di una questione sulla quale c'è un problema di correttezza di procedura, ma se vogliamo è l'aspetto «minore» - che per me non è affatto tale - rispetto alla discussione principale.

Ora, però, quando il senatore Morando sostiene la tesi di fare il confronto con gli emendamenti per vedere se il maxiemendamento è proprio così avulso (ha usato questa espressione), pare rivendicare un potere di ammissibilità da parte della 5a Commissione, che è invece un potere della Presidenza del Senato. Su questo vorrei che si fosse estremamente chiari: è lei che si deve assumere questa responsabilità, Presidente, perché è lei che deve tutelare il diritto del Senato a poter verificare che cosa stiamo approvando e che cosa è ammissibile che si possa portare all'approvazione del Senato.

Vede, Presidente, purtroppo il Governo, se è vero che oggi pone la fiducia, come tutti immaginiamo, ha scelto una strada che è quella di impedire il confronto parlamentare sul merito del provvedimento e di spostarlo sulla discussione politica sulla finanziaria, ricambiandola per la quarantacinquesima volta. Cosa diversa sarebbe stata se il Governo avesse depositato il maxiemendamento in Commissione bilancio, in modo tale che la Commissione bilancio avrebbe potuto verificarlo in termini di rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

Non si può dire - in questo caso parla un novizio del Senato, non conosco i precedenti - che comunque lo si fa vedere alla 5a Commissione; che tipo di deliberazione, infatti, può assumere tale Commissione, se il dibattito sulla fiducia è riservato all'Aula? Ci sarà uno spazio in cui la 5a Commissione potrà deliberare sulla mancata copertura finanziaria prevista dall'articolo 81 della Costituzione?

Questa è una questione che pongo alla sua attenzione, Presidente, perché forse prudenza vorrebbe che prima il Governo depositi il maxiemendamento, se si superano i problemi posti dal collega Calderoli, questo vada in Commissione per la procedura ordinaria e poi venga in Aula dove il Governo può anche porre la fiducia. Ci dev'essere un passaggio in cui la Commissione bilancio abbia la possibilità di esprimersi sulla copertura finanziaria formalmente, non informalmente. È una questione di grande sostanza e ritengo che possa essere da lei data la risposta che credo sia dovuta. (Applausi dei senatori Baldassarri, Biondi e Azzollini).

 

PRESIDENTE. Colleghi, essendosi non concluso il lavoro in Commissione, la preoccupazione di un approfondimento su questo punto da parte degli Uffici del Senato l'ho avuta e quindi una riflessione è stata fatta.

Noi abbiamo il dovere di trasmettere il maxiemendamento, su cui si pone la questione di fiducia, alla 5a Commissione per le questioni sulle quali è chiamata a darci il suo parere, ma sulla questione più generale non ho molti dubbi e vi voglio dire perché, cari colleghi.

Non vi è dubbio - questa è la riflessione fatta all'interno della nostra struttura - che qualora il Governo si fosse limitato a presentare in questa fase un nuovo emendamento al disegno di legge finanziaria, la Presidenza avrebbe dovuto valutarne l'ammissibilità ai sensi del comma 4 dell'articolo 128 del Regolamento. Ma è altrettanto chiaro che non è ipotizzabile un sindacato sul contenuto di un emendamento sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia, in quanto esso lederebbe le prerogative costituzionali del Governo medesimo. (Dissensi dai banchi dell'opposizione).

 

FERRARA (FI). No.

 

PRESIDENTE. La votazione della questione di fiducia - secondo il parere espresso dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 19 marzo 1984 - ha infatti carattere di assoluta priorità, perché alla sua approvazione il Governo condiziona la propria sopravvivenza. Conseguentemente, la fiducia ha prevalenza sulle disposizioni regolamentari che disciplinano il procedimento legislativo.

 

STORACE (AN). Ha abolito i precedenti.

 

PRESIDENTE. Ciò è confermato da una prassi costantemente osservata nelle passate legislature.

 

FERRARA (FI). Non c'è prassi, non ci sono precedenti.

 

PRESIDENTE. Sotto questo profilo, è pertanto irrilevante che l'esame del provvedimento sia stato concluso o meno in Commissione.

La Presidenza, peraltro, al fine di garantire all'Assemblea una migliore informazione in particolare sui profili finanziari dell'emendamento governativo sottoposto al suo voto, ne trasmette il testo alla Commissione bilancio perché - sempre nel rispetto delle predette prerogative costituzionali dell'Esecutivo - esprima la sua valutazione.

Capisco anche la sottigliezza dell'osservazione del vice presidente Calderoli, però questo dato di fatto e l'approfondimento della prassi seguita nel Senato mi portano a questa conclusione.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, proprio per correttezza, citando la prassi, io non dico mai «la prassi», ma cito l'episodio: discussione della legge finanziaria del 1999 sotto la Presidenza del presidente Mancino. Se ci sono dei precedenti diversi, gradirei che venissero forniti e comunque la prassi non può modificare il Regolamento né la Costituzione.

Se dovesse valere l'ipotesi che il Governo per porre una fiducia deve presentare qualcosa e sul voto di quel qualcosa può porre la fiducia, quel qualcosa dev'essere prima di tutto ammissibile e ne è testimonianza il fatto che il maxiemendamento viene trasmesso alla 5a Commissione. Quindi, non è che sia insindacabile, perché l'esame della 5a Commissione dovrà tenere conto delle coperture e della costituzionalità dell'emendamento presentato.

Quel che chiedo - e ho gradito, in proposito, le parole del presidente Morando - è che la valutazione in ordine alla copertura e alla relazione tecnica venga fatta dagli Uffici in relazione al fatto che vi sia un'attinenza rispetto alle materie precedentemente trattate, perché non può comparire, dall'oggi al domani, un qualcosa di completamente nuovo. Qualora fosse così, il Governo andrebbe sollecitato a stralciare le parti nuove. (Applausi del senatore Galli).

 

PASTORE (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire, ma di fronte a una soluzione che ritengo estremamente grave, è evidente che non può passare sotto silenzio l'oceano di dubbi e di reazioni di alta sensibilità giuridica, che credo permei tutta l'Aula.

Da alcuni interventi della Giunta per il Regolamento sulla materia della fiducia su un provvedimento e da alcuni precedenti, che non hanno a che fare, almeno per quanto mi risulta, con la vicenda in esame, abbiamo dedotto una conseguenza rivoluzionaria rispetto ai dati procedurali e di sostanza che presidiano la formazione delle leggi in questo Paese.

Ilcollega Calderoli questo concetto lo ha già accennato, ma io lo voglio sviluppare. La fiducia su un provvedimento non è la fiducia che si dà al Governo, è un mezzo per licenziare un provvedimento legislativo; per sottolineare l'importanza che il Governo dà a quel provvedimento legislativo; per far capire al Parlamento che su quel provvedimento legislativo, o sulle modifiche che il Governo intendesse apportarvi, vi è un rapporto forte, legato al programma, per il quale il Governo mette in gioco la sua stessa sopravvivenza.

Ma, detto questo, dobbiamo sempre inserire questa vicenda nel processo legislativo, perché, se fosse vera la conseguenza che è stata adesso oggetto di quel testo, il Governo, con la questione di fiducia, potrebbe prescindere da qualsiasi collegamento, di qualsiasi tipo, con il provvedimento in esame; potrebbe prescindere dalle norme che presidiano, ad esempio, le procedure in materia di decreti-legge; potrebbe prescindere dalle norme che presidiano le procedure in materia di legge finanziaria. Se il Governo potesse fare tutto, noi nella legge finanziaria potremmo mettere tutto. Vi sono delle leggi che disciplinano questo settore così delicato, ma con la questione di fiducia il Governo supererebbe le questioni regolamentari, le questioni sostanziali e, forse, anche le questioni di copertura e questosarebbe il paradosso dei paradossi!

Allora, Presidente, ritengo e mi auguro che quanto è stato dichiarato in quest'Aula rappresenti una riflessione e non una decisione, perché, se applicassimo tale risultato all'attività di quest'Aula, avremmo creato un precedente esplosivo, non solo per la finanziaria, ma per qualsiasi tipo di provvedimento, che potrebbe sganciarsi da qualsiasi sistema normativo per approdare in Aula ed essere manipolato, modificato, integrato, sostituito dal Governo, sol per il fatto che lo stesso pone la questione di fiducia. Riflettiamoci bene. (Applausi dal Gruppo FI).

Ritengo che la sensibilità del presidente Morando, che conferma quanto da lui dimostrato in quest'Aula anche in occasione della presentazione della legge finanziaria, ancorché non come relatore, ma come Presidente di Commissione, indichi un percorso. Credo sia un percorso corretto, responsabile, che garantisce tutti, innanzitutto l'opposizione, ma anche la maggioranza, il Governo e, soprattutto, l'opinione pubblica, che non deve leggere sui giornali norme delle quali non ha mai sentito parlare in quest'Aula o in sede di esame della finanziaria, ancorché siano ben tre mesi che di questo testo si discute in Parlamento.

Questo è un rischio che correremmo se fosse applicata la procedura che lei, Presidente, ci ha indicato. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi che ne hanno fatto richiesta, vorrei dare un ulteriore elemento a chiarimento delle cose dette, a proposito di precedenti ai quali ispirarsi. (Il senatore Morando fa cenno di voler intervenire). Un attimo, senatore Morando.

Certamente nessuno può superare le norme costituzionali, ma nell'interpretazione di fatti regolamentari i precedenti sono una fonte cui possiamo ispirarci.

Nella seduta del 2 febbraio 2006 questo problema fu affrontato dal presidente Pera con le seguenti parole: «Infatti» afferma il Presidente « - come rilevò la Giunta per il Regolamento nel parere del 19 marzo 1984 - la votazione della questione di fiducia ha carattere di assoluta priorità, perché da questa il Governo fa dipendere la propria sopravvivenza. Conseguentemente, la fiducia prevale sulle disposizioni regolamentari che disciplinano l'ordinario procedimento legislativo». Sono le parole di un Presidente del Senato, nemmeno legate ad un intervento di molti anni fa. (Commenti dai Gruppi FI e AN. Il senatore Ferrara fa cenno di voler intervenire). Un momento, senatore Ferrara, c'era prima il senatore Morando.

Naturalmente, se la 5a Commissione, che avrà all'esame il testo del maxiemendamento, avesse delle riserve o delle osservazioni da fare, le porterà in Aula e il Governo dovrà tenerne conto e noi le discuteremo. Questo mi pare del tutto naturale.

Prego, senatore Morando.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, vorrei rivolgermi ai colleghi dell'opposizione. Ho detto prima che, secondo me, avete posto un problema reale e pensavo che lo voleste approfondire e discutere nel merito, senza una pregiudiziale polemica di parte, che io comunque sto cercando di non fare.

Quello che adesso ha detto il presidente Marini ha al riguardo una decisione sul punto presa dal presidente Pera, che mi fa piacere sia presente, da me sollecitata. (Commenti dal Gruppo FI).

 

MALAN (FI). Ma non era la finanziaria!

 

MORANDO (Ulivo). Ma scusate un attimo, fatemi dire!

 

PRESIDENTE. Fate parlare!

 

MORANDO (Ulivo). Fatemi dire, poi direte che sono tutte sciocchezze, però fatemele dire: sono le mie sciocchezze e fatemele dire.

Avevo sollecitato, in occasione della apposizione della questione di fiducia su un testo di legge - non è importante quale - il problema, ineccepibile sotto il profilo regolamentare e costituzionale, che riguardava il fatto che, attraverso la procedura di voto che noi adottiamo quando su un testo di legge si appone la questione di fiducia, si poteva, anzi era ipotesi normale, ipotizzare che anche l'articolo 81 della Costituzione venisse completamente travolto. Come voi sapete, che quando viene apposta la questione di fiducia su un testo di legge da parte del Governo, essa prevale su tutto, tant'è vero che il nostro Regolamento non dà luogo all'esame preventivo sul disegno di legge, su cui si è messa la questione di fiducia, da parte della 5a Commissione, secondo la nostra prassi ordinaria.

Dissi al presidente Pera che sapevo che aveva ragione quando diceva di non poter conferire alla 5a Commissione il provvedimento perché desse un parere sulla base del nostro Regolamento, che attiene al procedimento legislativo normale. Dissi: «So questo, ma le chiedo, in via di prassi, conferendoci l'affare» - cioè conferendoci il testo di legge depositato dall'Esecutivo, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia - «di consentirci una convocazione e una discussione che non si conclude con un voto, per la ragione che ho già spiegato».

Il presidente Pera, esaminata la questione, prese una decisione di cui pubblicamente lo ringraziai allora e lo ringrazio anche adesso, ritenendo che fosse quella giusta, a Regolamento dato (anche se, secondo me, bisognerebbe cambiare il Regolamento, ma questa è un'altra cosa, adesso è ancora in vigore quello di allora). Pertanto, gli dissi: «Lei dà un contributo importante per eventualmente far emergere problemi di scopertura di quei testi attraverso una discussione di cui il Presidente della Commissione bilancio darà conto».

Signor Presidente, in una occasione molto importante, che alcuni colleghi ricorderanno, questa importantissima - sarà certamente una sciocchezza, però secondo me fu importantissima - decisione del presidente Pera diede luogo, come i colleghi ricorderanno (e lo ricorda certamente il Presidente, perché gli si propose un problema particolarmente delicato), ad una discussione nella Commissione bilancio che fece emergere decine di norme completamente scoperte nel testo su cui il Governo aveva posto la fiducia.

Il presidente Azzollini, dimostrando la correttezza del suo modo di operare, certamente non inferiore alla mia, venne in Aula e, adottando una soluzione che spero i colleghi ricorderanno, disse: «Signor Presidente, sul testo dirò quali parti non sono state oggetto di discussione, quali commi o quali articoli sono stati oggetto di discussione, quali parti discusse hanno fatto emergere problemi».

Sulla base della formula "hanno fatto emergere problemi" il testo del Governo cambiò, perché l'Esecutivo si rese conto dell'enormità della situazione nella quale ci trovavamo e l'intervento - non era un parere perché non si può dire che lo fosse - del senatore Azzollini, presidente della 5a Commissione, il quale segnalava che nella discussione era emersa una valutazione problematica su questo o quel comma, venne usato dal presidente Pera per dire al Governo: il Senato ha svolto la discussione sulla fiducia, ora prendi questo testo - adesso sto riportando la vicenda in maniera piuttosto piana - tieni conto dei problemi segnalati e cambialo nel senso di non determinare l'approvazione di una legge diffusamente scoperta dal punto di vista finanziario.

Questo per quanto riguarda la decisione che lei certamente mi auguro vorrà prendere, e che ha già detto prenderà, quella cioè di conferire il testo alla 5a Commissione, una volta depositato, non per un parere (che non possiamo formulare a termini di Regolamento), ma per una discussione, di cui il Presidente si impegna fin d'ora a dar conto correttamente.

In quella occasione, il presidente Azzollini distingueva le norme su cui i problemi erano stati posti da tutta la Commissione da quelle su cui i rilievi erano stati sollevati solo dall'opposizione. Naturalmente, il Governo tenne conto di quella diversità di orientamento, come era giusto che fosse, prendendo la decisione di sottrazione dal testo delle norme incriminate, soltanto quando il parere della Commissione era stato unanime, anche se non espresso con un voto, ma semplicemente con una discussione.

Signor Presidente, non voglio far perdere tempo al Senato, ma non c'è dubbio che questo precedente ci dice che la decisione di conferire il testo alla 5a Commissione è una decisione importante che dovremmo far seguire da una modifica regolamentare che renda la Commissione in grado di fornirle un parere.

Vorrei dire al senatore Storace che non ho nessuna intenzione di sostituire il Presidente del Senato; mi sono limitato a dire che se il Presidente vorrà adottare la prassi costantemente adottata dal presidente Pera, certo non mi sottrarrò all'impegno di convocare la Commissione e consentirò questa discussione, di cui darò conto puntualmente, riferendo della diversità di orientamenti tra maggioranza e opposizione, se ci sarà, e sui testi su cui si verificherà.

Desidero aggiungere una notazione che ritengo molto importante: per quanto riguarda i problemi di ammissibilità, vorrei dire al senatore Storace che non c'è nessuna intenzione da parte mia di sostituirmi in un compito che, tra l'altro, è molto gravoso e che non ho alcuna intenzione di assumermi. Mi ero proposto, signor Presidente, di svolgere una funzione servente per lei, sostenendo che il problema posto dal vice presidente Calderoli esiste, ma non nel senso in cui lo interpreta il senatore Ferrara, il quale afferma che solo gli emendamenti di cui la 5a Commissione ha discusso possono essere oggetto dell'iniziativa legislativa contenuta nel testo dell'emendamento del Governo. Questo è chiaramente ultroneo.

Io non ho detto questo. Ho detto che, secondo me, nel testo depositato dal Governo non ci debbono essere materie che non abbiano almeno un emendamento depositato in Commissione (non mi interessa se discusso o non discusso) da cui traggano la loro fonte di legittimazione ad essere presentate, appunto, come materie oggetto dell'emendamento del Governo.

Senatore Ferrara, lei è un membro autorevole della nostra Commissione e non può non convenire che, tanto è vero quello che dico, che quando noi vogliamo consentire che un emendamento venga ripresentato in Aula, non ne disponiamo il ritiro perché in sessione di bilancio un emendamento, se viene ritirato in Commissione, non può più essere presentato in Aula. Per poter essere ripresentato in Aula, l'emendamento deve essere bocciato dalla Commissione.

Questo significa che la corretta interpretazione dell'articolo 128 ha a che fare con il seguente tema: in Aula sono inammissibili emendamenti che non siano stati presentati anche in Commissione. Ma se questo è vero, allora ha un senso proporci di esaminare il testo del Governo alla luce del seguente criterio: materie completamente nuove rispetto a quelle affrontate negli emendamenti, secondo me, non ce ne debbono essere nel testo del Governo, mentre non si può razionalmente sostenere una totale inammissibilità; d'altra parte, colleghi, vi ho detto per ore: cerchiamo di finire il lavoro, ché questo rende più vincolante, anche rispetto al Governo, l'iniziativa legislativa, ma, in ogni caso, lasciamo perdere, questa è polemica politica.

 

PRESIDENTE. Senatore Morando, il tempo è esaurito.

 

MORANDO (Ulivo). Ho terminato. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e FI).

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei rimanere sui problemi reali richiamati dal presidente Morando che mi trovano perfettamente d'accordo.

Credo che per decidere sia necessario conoscere, e allora noi dovremmo verificare il maxiemendamento annunciato e la sua complessità. Sulla base di ciò, dovremmo quindi pretendere che gli Uffici siano messi in condizione di valutare, comma per comma, il maxiemendamento del Governo, il quale deve essere accompagnato da una relazione tecnica, comma per comma.

È questa la garanzia che vogliamo rispetto alla decisione di assumere per valutare adeguatamente la verifica delle quantificazioni e, soprattutto, l'ammissibilità sia rispetto alla copertura, sia rispetto ai contenuti propri. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Baldassarri).

 

VIESPOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Senatore Ferrara, vedo che mi fa cenno di voler intervenire, ma lei ha già preso la parola.

 

VIESPOLI (AN). Vorrei accogliere l'invito del presidente Morando per una discussione e un confronto sereni e responsabili rispetto ad una questione di grande rilevanza, non soltanto ai fini del procedimento, ma perché stiamo parlando della manovra finanziaria, ne stiamo parlando a ridosso della fine dell'anno e abbiamo tutti una comune responsabilità istituzionale.

Proprio per questo, non vorrei che fosse dispersa la riflessione del presidente Morando nel tentativo di individuare, al di là della lettera del Regolamento, un percorso che consenta di rispettare la dialettica tra Senato e Governo rispetto alla presentazione di un maxiemendamento che, sostanzialmente, riscrive il disegno di legge finanziaria.

C'è un'unica sottolineatura che vorrei evidenziare, presidente Morando. Signor Presidente, non ho seguito bene e tra l'altro approccio questo intervento con grande umiltà, ma credo che il riferimento che lei ha fatto (ho sentito che la data si riferisce al mese di febbraio) riguardi un provvedimento che non era la manovra finanziaria. Ricordo che l'articolo 128, invece, disciplina esattamente il disegno di legge finanziaria.

Ma al di là di questo dato, senatore Morando, se ho ben capito, lei sostiene la seguente tesi: per evitare che il Senato non abbia la possibilità di modificare - secondo i principi del bicameralismo perfetto - il testo della finanziaria approvato dalla Camera, a fronte della presentazione di un maxiemendamento e del fatto che la Commissione non è riuscita a concludere i propri lavori, si potrebbe recuperare quel patrimonio di emendamenti presentati in Commissione e confrontarne il testo con quello del maxiemendamento, segnalando le eventuali discrasie e novità che non tengano conto dei risultati consolidatisi nella Commissione. In tal modo, si eviterebbe che la mancata decisione della Commissione determini l'impossibilità per il Senato di svolgere la sua funzione di modifica del testo della finanziaria.

A questo proposito, però, vorrei sottolineare la lettera del comma 4 dell'articolo 128, che riguarda il procedimento a cui lei fa riferimento, ma con una precisazione che vorrei evidenziare. Il comma 4 prevede quanto segue: «È facoltà del Presidente ammettere la presentazione in Aula di nuovi emendamenti che si trovino in correlazione con modificazioni proposte dalla 5a Commissione permanente o già approvate dall'Assemblea». In sostanza, il senatore Morando propone di interpretare la parola «dalla» come se fosse «alla» (riferito alla Commissione permanente).

Questo è il punto di interpretazione sul quale bisogna misurarsi e superare la lettera rispetto al buonsenso istituzionale e ad una corretta dialettica tra istituzioni parlamentari e Governo. Questo mi sembra l'elemento di fondo, che è un po' diverso.

Presidente, il voto di fiducia è appunto il voto di fiducia. Il Governo mette la fiducia sul voto, non sulla ammissibilità degli emendamenti, altrimenti c'è uno stravolgimento. L'ammissibilità è altro, rispetto alla sostanzialità della fiducia che riguarda il voto, in merito al quale il Governo ritiene, su un provvedimento fondamentale, di legare la sua sorte.

Se ragioniamo secondo queste coordinate, può darsi che riusciremo a trovare un percorso che consenta anche all'opposizione di esercitare, attraverso il ruolo e il lavoro della Commissione bilancio, il suo diritto-dovere di approfondire i termini reali e sostanziali del maxiemendamento, recuperando quella conoscenza e quella informazione che sono fondamentali perché tutti i parlamentari possano esercitare il loro diritto di partecipare al procedimento legislativo. (Applausi dai Gruppi AN, FI e LNP).

 

FERRARA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La prego di essere breve.

 

FERRARA (FI). Capisco il suo richiamo alla brevità, però, stiamo trattando un argomento...

 

PRESIDENTE. L'ho solo pregata di essere breve, ma le ho dato la parola, quindi prosegua, senatore Ferrara.

 

FERRARA (FI). Quello che è successo nel 2004 è il motivo del dialogo che stiamo intrattenendo con il senatore Morando e non è di secondaria importanza, perché vogliamo impedire che la questione di fiducia, che consente al Governo di sopravvivere, non diventi invece una forma di violenza nei confronti del Parlamento. Mi scusi se faccio questa notazione polemica. (Commenti del senatore Biondi).

Il motivo della proposta avanzata dal senatore Morando è l'adesione alla richiesta fatta dal presidente Pera e dal senatore Azzollini per impedire che un giorno si possa arrivare ad un testo, a cui il Governo leghi la sua sopravvivenza, completamente diverso da quello inizialmente presentato. Potrebbero perciò essere introdotti tanti, nuovi e diversi tributi che recherebbero nocumento al vivere civile e alla conduzione della vita pubblica e della democrazia.

Vorrei spiegare allora il motivo della richiesta. Quando il senatore Morando diceva di non poter accettare la richiesta, io rispondevo ...le chiedo però di fare attenzione, Presidente.

 

PRESIDENTE. Faccio sempre attenzione.

 

FERRARA (FI). Mi sembrava che fosse distratto.

Il precedente del 2004 è importantissimo perché è stata posta la fiducia anche su argomenti che in Commissione erano stati bocciati. Benché quegli argomenti fossero stati bocciati in Commissione, su di essi è stata posta e votata la questione di fiducia, ma almeno su quei temi si era svolta una discussione.

Ho fatto riferimento ad argomenti trattati nell'articolo 17. Il senatore Morando dice che non è possibile accettare la mia richiesta perché oltre l'articolo 17 ci sono molte proposte importanti fatte dal Governo. (Commenti del senatore Morando). Allora rimaniamo d'accordo che le proposte che non sono state discusse e che sono contenute all'articolo 18 devono essere già state illustrate dal Governo e, rispetto alla illustrazione fatta, non possono essere modificate. Non solo, ma non possono essere trattati nel maxiemendamento argomenti avanzati su proposta parlamentare. Le assicuro, signor Presidente, che questo fa bene non soltanto alla democrazia, ma all'Italia, a tutti i cittadini e - non vorrei eccedere - alla sopravvivenza stessa del Parlamento.

Vorrei, quindi, che lei richiamasse l'attenzione sul fatto che la Commissione bilancio non possa non giudicare negativamente il fatto che nel maxiemendamento siano contenuti commi che fanno riferimento a questioni non già poste non dal Governo, ma poste su base parlamentare, che oggettivamente non possono essere considerate.

La prego di tenere presente questa raccomandazione. So bene, per la mia presenza in Commissione bilancio negli anni, che questa richiesta, se fatta alla Presidenza, ha una grandissima valenza, affinché la finanziaria sia prodotta in modo opportuno. La scusa che il Governo potrebbe trovare nel numero di emendamenti presentati, neanche esaminati, è eccessiva e potrebbe arrecare grande nocumento. (Applausi del senatore Valentino).

 

SALVI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (Ulivo). Il punto fondamentale adesso è quello di portare il Senato a conoscenza del maxiemendamento del Governo, dal momento che tale conoscenza avviene per altri canali, perché le agenzie di stampa dispongono di questo testo e ci sono abbondanti lanci di agenzia. Tra l'altro, uno di questi spero non sia fondato, perché la soluzione individuata per i managers pubblici, se fossero vere quelle notizie, sarebbe talmente risibile che pregherei il Governo di farne a meno. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

Ripeto, la questione fondamentale è che il Senato sia messo nelle condizioni di conoscere il testo del maxiemendamento. Lo dico a voi, colleghi dell'opposizione, perché il Governo non può presentare il maxiemendamento se non glielo consentite. Lo dico a voi, colleghi dell'opposizione! Il Governo, infatti, non può presentare il maxiemendamento se non glielo fate fare.

 

STORACE (AN). E mica è obbligatorio darlo alle agenzie!

 

SALVI (Ulivo). Senatore Storace, mi pare sia interesse di tutti avere questo benedetto testo, poi il Presidente, nella sua saggezza, dirimerà tutte le divergenze. Ma credo che oggi questa sia la priorità del Senato.

 

PRESIDENTE. Mi pare che l'esigenza posta dal senatore Salvi sia reale. Del resto, è qui presente il Ministro per i rapporti con il Parlamento che ha il testo.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, credo sia propedeutico un atto importante e fondamentale, al di là delle considerazioni fatte ed in modo particolare riassunte dal Presidente della Commissione bilancio, il collega Morando, per le quali mi sembra vi sia ampia convergenza e condivisione.

Il primo momento importante e qualificante, propedeutico al resto, è quello se lei, Presidente - perché questa facoltà è tutta della Presidenza - ritiene che gli argomenti contenuti nel maxiemendamento siano estranei o non estranei all'oggetto del documento, cioè alla finanziaria.

Questo è un punto fondamentale e direi necessario. Quindi, sarà altresì necessario che lei abbia il tempo adeguato - non so se lo ha già avuto - per analizzare ed esaminare l'enorme numero - e lo sappiamo sempre dalle agenzie di stampa - di commi che prevede il maxiemendamento per stabilire se vi sono materie che non hanno nulla a che fare e quindi si possono considerare estranee, così come in modo chiaro l'articolo 126-bis, al comma 2-ter, recita.

Questo passaggio è fondamentale, altrimenti, la fiducia cadrebbe in una fattispecie di totale oscurità, dove il Governo potrebbe inserire tutto e il contrario di tutto e quindi, a prescindere dai contenuti, chiamerebbe a votare quel tutto e il contrario di tutto.

Pertanto, signor Presidente, siamo convinti che ella vorrà svolgere appieno quanto di propria competenza e permettere poi il seguito, così come si sta delineando, riferendomi ancora una volta al presidente Morando, del percorso successivo.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Vorrei solo avanzare a lei la richiesta di pregare l'onorevole ministro Chiti, anche se non è tenuto a farlo, di leggere l'emendamento presentato perché dalle agenzie di stampa pare che da 810 commi siamo arrivati ad oltre 1.300! Da membro del Parlamento, gradirei averne cognizione o, in alternativa, vorrei sapere quando gli Uffici del Senato ce ne daranno copia. (Applausi del senatore Storace).

 

AZZOLLINI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Essendomi occupato di questi argomenti nella scorsa legislatura anche direttamente, devo osservare due questioni e avanzarne una terza che mi pare la logica conseguenza delle prime due. Innanzitutto, è corretta la ricostruzione dei fatti e della genesi della procedura, relativa all'invio in Commissione bilancio dell'emendamento sul quale il Governo pone la fiducia, fatta dal senatore Morando: è andata esattamente nei termini da lui ricordati. Non solo, ma si era già evidenziato in quella sede come non soltanto la copertura, ma anche l'assoluta novità rispetto al lavoro di Commissione o agli emendamenti presentati in Commissione, fossero censurabili.

La cosa si è andata evolvendo, perché in una di quelle leggi, esattamente sulla base di queste censure, in particolare con riferimento all'articolo 81, con il consenso del Governo, per non violare il primato dell'Esecutivo nell'apposizione della questione di fiducia, espungemmo dall'emendamento, su cui la fiducia era stata posta, decine di commi, soprattutto perché erano scoperti, ma anche perché alcuni di essi affrontavano questioni totalmente sconosciute al lavoro fino a quel punto svolto.

Per questo ritengo - ed è la mia proposta - che il primo tema da affrontare sia il seguente, cioè la necessità che la Commissione bilancio valuti anche questioni che non sono state oggetto nemmeno di emendamento all'interno della stessa, che quindi vengano espunte dai vari commi del testo, ove mai in essi si rinvengano.

La seconda questione riguarda un approfondimento che volevo proporre, signor Presidente. Poiché la questione assume un carattere penetrante, allora il naturale prosieguo, che già si prevedeva e al quale possiamo dar corso, e io le chiedo di darvi corso, è il seguente: l'emendamento va portato adesso all'attenzione della Commissione, la quale valuterà tutte le questioni che si possono espungere; su quel testo, poi, il Governo porrà la fiducia. Questa è la logica conseguenza. Giustamente i colleghi parlano di estraneità di materia; sono d'accordo con loro, questa è una prerogativa del Presidente del Senato. La mia questione si aggiunge a quella posta dal senatore Tofani, in quanto io mi riferivo ai rapporti tra Governo, Commissione bilancio e Parlamento, che è ciò di cui mi sono occupato.

La naturale conseguenza della mia proposta è pertanto la seguente: ferma restando la richiesta avanzata dal senatore Tofani sull'estraneità di materia pronunciata dal Presidente, a questo punto si va in Commissione bilancio per la valutazione delle questioni di copertura e per la verifica della totale assenza di eventuali norme nell'emendamento che mai erano state proposte in Commissione, ciò in ossequio al principio generale secondo il quale nel corso dell'esame della finanziaria non si possono presentare direttamente in Aula questioni che non sono state affrontate precedentemente in Commissione. Quindi, ciò ha una logica. Fatto tale lavoro, il Governo pone la fiducia su quel testo. Questo è quanto sentivo di dire. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. La ringrazio per la chiarezza, senatore Azzollini.

 

MANZIONE (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Colleghi, ho ancora due richieste di intervento, una del senatore Manzione e l'altra del senatore Polledri. Poi, se i colleghi sono d'accordo, cerchiamo di tirare le somme per andare avanti nei lavori.

Ha facoltà di intervenire, senatore Manzione.

 

MANZIONE (Ulivo). Signor Presidente, comprendo che esistono complicate questioni procedurali; d'altra parte, chi come me occupava i banchi di quest'Aula nella scorsa legislatura ricorda benissimo come allora, a parti invertite, le stesse questioni venivano toccate e si cercava comunque, senza essere ascoltati, collega Morando, di trovare il modo per risolverle. Così come comprendo che dobbiamo affrontare tali questioni preliminari che in qualche modo ritardano - Presidente, parlerò pochissimo - l'atto formale di presentazione da parte del Governo del maxiemendamento.

Sono cose che comprendo benissimo, però - mi rivolgo a lei, Presidente, e al ministro Vannino Chiti - non comprendo e non accetto l'improvvisazione di un Governo che, prima di depositare formalmente il maxiemendamento, si preoccupa non di venire nelle istituzioni, di seguire un dibattito e di rispondere a delle regole che valgono per tutti (Applausi del Gruppo FI e del senatore Paravia), ma soltanto di trasmettere alle agenzie di stampa delle anticipazioni sul maxiemendamento il cui esame dovrebbe essere riservato a quest'Aula. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

VOCI DAL CENTRO-DESTRA. Bravo!

 

MANZIONE (Ulivo). Ricordo al Governo che il Parlamento non è un orpello del quale servirsi; lo ricordo al Governo e il Governo non dia nulla di scontato. Noi vogliamo che il maxiemendamento corrisponda al lavoro che è stato fatto in Commissione bilancio, per non vanificare sette giorni d'impegno effettivo che i senatori della maggioranza e dell'opposizione, guidati dal presidente Morando, hanno concretamente messo in campo. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

Signor Presidente, e concludo, però, il rispetto del ruolo dei parlamentari, delle Commissioni e di coloro che hanno partecipato ai lavori, lo chiede un senatore della Repubblica, dovrebbe pretenderlo dal Governo il rappresentante di tutti noi: la Presidenza del Senato. (Applausi dai Gruppi FI e AN e del senatore Polledri).

 

POLLEDRI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, noi non ci scandalizzeremo più di tanto se il nuovo testo sarà differente dagli emendamenti proposti: ciò fa parte delle competenze e delle possibilità del Governo. Già ieri abbiamo deposto le nostre orazioni, affinché il testo non sia peggiore di quello presentato, ma le orazioni non attengono a quest'Aula.

Ci permettiamo di segnalare, Presidente, per poter "ingannare il tempo", la presenza del ministro Padoa-Schioppa che in questo momento sta uscendo dall'Aula dove si è tenuta un'audizione dinanzi alle Commissioni 8a del Senato e IX della Camera, congiuntamente riunite. Non sarebbe male, però - e non lo dico per sottovalutare il lavoro del sottosegretario Sartor, di cui devo segnalare tra l'altro la dedizione ai lavori della Commissione e il senso di responsabilità della sua presenza - se si procedesse ad un'illustrazione in quest'Aula in modo autorevole.

Devo ricordare che il ministro Padoa-Schioppa non ha mai messo piede una volta in Commissione bilancio; non abbiamo mai avuto l'onore di vederlo ed anche ora che è presente qui in Senato, non lo abbiamo visto.

A nostro giudizio, potrebbe essere utile, nel tempo che abbiamo, ove fosse possibile, avere qui il Ministro ad illustrarci i cambiamenti al testo e gli intenti del Governo. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

FRUSCIO (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRUSCIO (LNP). Signor Presidente, la ringrazio innanzitutto per la cortesia che mi concede, visto che è appena intervenuto un mio collega e per questo sarò molto breve.

Rammento che la questione posta dal vice presidente Calderoli è in punta di ricevibilità dell'atto: il senatore Calderoli non ha posto un problema di esame e valutazione dell'atto, non si è fatto carico di questioni di merito.

Signor Presidente, è stato evocato in quest'Aula l'articolo 128 del Regolamento ed ognuno, dal proprio punto di vista, ha detto cose encomiabili, tuttavia, presidente Marini, prima dell'articolo 128, c'è l'articolo 8 del Regolamento del Senato che le demanda in modo unico, esclusivo, totale e pieno la rappresentanza del Senato, fino a darle un mandato insindacabile da parte di chicchessia, così formulato: «Il Presidente rappresenta il Senato».

Quindi, facendo riferimento alla richiesta del senatore Calderoli, è lei che deve valutare per il Senato la ricevibilità dell'atto che il Governo le fa pervenire, non la 5a Commissione. Se mai, dopo averne valutato la ricevibilità, esso potrà essere trasmesso, come sicuramente accadrà, alla 5a Commissione per un esame delle coperture, ma la legittimità e la facoltà di ricevere l'atto è espressamente demandata a lei. Infatti, lo stesso articolo 8 stabilisce che il Presidente «dirige la discussione e mantiene l'ordine, giudica della ricevibilità dei testi». Quindi, non può essere nessun altro che lei.

Si tratta di un problema al quale mi sono affezionato; credo che ritornerò, anche in modo informale, a discuterne con lei, però, la prego, signor Presidente, non si facciano evocazioni di casi precedenti in quest'Aula. Entro in quest'Assemblea in questa legislatura, per me esiste il diritto positivo, il diritto costituzionale e quello del Regolamento; non mi interessa il diritto materiale, io non c'entro con il diritto materiale.

Ritorniamo al rispetto delle regole tutte, signor Presidente. Le riconosco, come già ho fatto per iscritto, di essere altamente sensibile e responsabile della necessità di tutelare le norme e i Regolamenti, quelli scritti. Pertanto, confido sulla possibilità che almeno questa volta prevalgano il diritto e le regole scritte. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, prima che lei assuma le sue decisioni rispetto alla discussione che stiamo svolgendo, in modo molto sintetico vorrei intanto convenire, come richiesto da tutti, di procedere secondo l'innovazione introdotta dal presidente Pera. Mi fa piacere che tale questione sia condivisa dall'Aula. Questa mattina, dopo aver sentito l'intervento del presidente Matteoli, mi sembrava che non fosse così.

Riguardo alle proposte formulate dal presidente Azzollini, condivido certamente le prime due proposte, ossia quella di garantire che la Commissione bilancio possa esaminare (anche se ciò non è ancora previsto dal nostro Regolamento, e quindi la Commissione bilancio non esprime un parere), riguardo ai profili di copertura finanziaria, il testo che viene presentato, valutando altresì se ci siano argomenti che non possono essere ricompresi o che non abbiano un riferimento rispetto ai testi presentati in Commissione. Convengo su ciò e credo che sia giusto che si esprima un orientamento della Commissione, e lei, Presidente, poi deciderà come procedere.

Riguardo invece alla terza considerazione del presidente Azzollini, la proposta, se ho ben capito, è la seguente: la Commissione bilancio si esprime; a seguito dell'espressione della Commissione bilancio vengono stralciate le parti che non si attengono ai criteri prima stabiliti, e sul nuovo testo, depurato dalle proposte di modifica, si pone la questione di fiducia.

Questa, evidentemente, è la questione che riguarda la modifica del nostro Regolamento, perché adesso non è così. Chiedo però all'Aula e a lei, signor Presidente, un po' di prudenza, perché se anche il nostro Regolamento - ma io non sono d'accordo - prevedesse una procedura di questo tipo, noi non possiamo ledere il diritto costituzionale del Governo a chiedere la fiducia su un testo che esso ritiene legittimamente di presentare al Parlamento. Tale questione, Presidente, non può essere considerata secondaria.

Infine, Presidente, io ritengo che sia doverosa la presenza del Governo nel modo più qualificato, soprattutto durante l'esame di tali documenti. Voglio solo ricordare che il Ministro dell'economia è stato presente in 5a Commissione quando si è aperta la sessione di bilancio ed è tornato quando si è conclusa la discussione generale per la replica. Quindi, il fatto di richiedere continuamente la sua presenza, ovviamente fa parte della politica, ma credo che non possa essere motivato dalla circostanza che il Ministro non si è fatto vedere: non è esattamente così. Il Ministro ha partecipato ai lavori della Commissione, come sempre avviene, com'è avvenuto negli anni precedenti e come faceva il ministro Tremonti: del resto, è intervenuto all'inizio dell'esame, ha partecipato alla fine della discussione generale, replicando ai problemi posti dai senatori e credo che verrà in Aula quando giungeremo alla fase in cui sarà richiesta la sua presenza. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com e Ulivo).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, prima di tutto voglio dire che oggi abbiamo assistito a una bella discussione, tipica di uno Stato di diritto. I colleghi del Gruppo di Alleanza Nazionale - Storace prima, i senatori Viespoli e Tofani poi - hanno espresso e argomentato la posizione del nostro Gruppo. Ora, però, sono curioso di leggere il testo del maxiemendamento, perché dalle agenzie di stampa ci arrivano le notizie più disparate. Ne cito una: per quanto riguarda i precari, ad esempio, anziché 350.000 ne sarebbero regolarizzati meno di 200. Sono quindi curioso di vedere il testo. Mi riferisco a meno di 200 unità, non 200.000; immaginate se ciò fosse vero, ma lasciamo perdere.

A me pare di registrare anche qui una scorrettezza, ma l'hanno fatto, molto meglio di me, colleghi anche della maggioranza: le agenzie di stampa possiedono il testo e noi ancora no. Mi risulta che nemmeno i Presidenti di Gruppo della maggioranza lo abbiano. Spero che il testo sia finalmente depositato.

Non voglio nemmeno suggerire a lei, Presidente - me ne guardo bene, perché sa benissimo cosa fare - il comportamento da adottare, ma a me pare, dalla discussione cui abbiamo assistito, che non resta che seguire tre passaggi: in primo luogo, occorre che sia materialmente presentato il testo; poi, la Presidenza deve effettuare una verifica sull'estraneità di materia di alcuni commi in relazione al testo della legge finanziaria; infine, la Commissione bilancio - mi rivolgo al presidente Morando, cui spero di non creare problemi per quanto dico (ma negli ultimi due giorni, ho registrato consensi per le sue parole che mostrano buonsenso, oltre che rispetto del Regolamento) - a norma dell'articolo 81, procede a un'ulteriore verifica, mai avvenuta in tale sede.

Quindi, alla fine di questo iter, dopo aver individuato l'estraneità di alcuni commi - se ci sono - e dopo la verifica della 5a Commissione, si ottiene il testo sul quale porre la questione di fiducia; solo dopo questi due passaggi, altrimenti non è possibile andare avanti.

Infatti, prima di tutto non conosciamo il testo, poi non hanno avuto luogo le due verifiche, anche perché ufficialmente - immagino - nemmeno la Presidenza possiede il testo; se lo avesse avuto, lo avrebbe fatto distribuire ai senatori. Siamo di fronte a un caso un po' anomalo: in questi giorni ne abbiamo verificati tanti, uno in più non guasta.

Spero dunque che si proceda in questo modo, alla luce del dibattito che si è svolto fino ad ora in quest'Aula. (Applausi dal Gruppo AN).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, il dibattito di oggi pomeriggio credo che sia e resterà utilissimo per la storia della nostra attività, anche per l'applicazione del Regolamento.

Signor Presidente, ho seguito con attenzione tutti gli interventi e mi ha colpito quello del collega Ripamonti, dal quale mi differenzio parzialmente per le conclusioni cui è giunto. Il senatore Ripamonti ha posto il tema, inizialmente presentato dal collega Morando e ripreso da vari colleghi - per ultimo dal senatore Matteoli - relativo all'inammissibilità in Aula di proposte emendative alla legge finanziaria non presentate in Commissione. Per me è sufficiente che le proposte fossero state presentate e non necessariamente discusse o votate; condivido, quindi, confermo e concordo con quanto sostenuto dal collega Morando.

Vi è, però, un tema posto dal Regolamento, che va interpretato: esso vuole che la Commissione bilancio sia deputata e investita in prima battuta e in maniera definitiva dell'argomento della finanziaria e di tutte le sue proposte di modifica. Il filtro necessario e indispensabile dell'Aula, pertanto, è la Commissione bilancio.

Ma questo filtro, signor Presidente, allora vale per alcuni sì ed altri no? È questo il tema: noi riteniamo che valga per tutti, perché, ove così non dovesse essere, daremmo al Governo una capacità di penetrazione tale da irrompere nella rigidità dei Regolamenti parlamentari e da rompere un equilibrio che è fisiologico alla tutela infraparlamentare della nostra autonomia. (Applausi dal Gruppo FI).

Questo è il tema; si può, poi, disquisire, se è scritto chiaramente. Il collega Ripamonti lo pone, però sostiene che, siccome la norma non recita espressamente in tal senso, allora il problema esiste; siccome il Regolamento non vieta al Governo la possibilità di presentare nuovi emendamenti in Aula, il tema, allora, esiste, però non è risolto. No, per noi lo è, ed è chiaro. Esistono, infatti, anche le procedure di interpretazione delle norme: le abbiamo studiate tutti, perché tutti ci siamo avvalsi dell'interpretazione giuridica delle disposizioni (cioè quello che deve essere il senso letterale e cosa si è voluto dire quando si scrive una norma).

E allora: vogliamo riconoscere al Governo questa ultracapacità di irrompere nei Regolamenti parlamentari attraverso il voto di fiducia e di presentare un emendamento nel quale, colleghi, si può parlare anche di altro, di temi che non hanno nulla a che vedere con la finanziaria, con le leggi di bilancio e con l'ordinamento finanziario, perché si può parlare di tutto, di famiglia, di politica estera, se non vi è questo filtro?

Questo è il tema che pongo, signor Presidente: è un tema ampio, delicato e che esplode, naturalmente, oggi perché - diciamocelo pure - apprendiamo che viene presentato un maxiemendamento i cui commi superano il numero di mille. Abbiamo, quindi, una finanziaria lievitata in maniera esponenziale; una finanziaria nuova, che apprendiamo dalla stampa e dalle agenzie, signor Presidente. (Applausi dal Gruppo FI).

Sappiamo che vi saranno una restituzione per le maggiori entrate conseguenti alla lotta all'evasione; un taglio del 5 per cento delle spese correnti della Polizia; nuovi fondi per la famiglia; un tetto agli stipendi dei manager; un aumento del canone per le società di gestione degli aeroporti; trecento assunzioni di ispettori del lavoro; mille nuove agenzie.

Signor Presidente, ci siamo ridotti a questo: ma la sovranità del Parlamento, dov'è? (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e DC-PRI-IND-MPA). Abbiamo instaurato una nuova procedura: prima ci eravamo abituati a leggere dalla stampa i contenuti degli avvisi di garanzia che dovevano essere recapitati; adesso ‑ purtroppo e tristemente ‑ come Parlamento, dobbiamo abituarci a conoscere i contenuti delle proposte del Governo dalle agenzie prima che arrivino in quest'Aula: questo è molto preoccupante, è molto grave. (Applausi dal Gruppo FI).

E allora, signor Presidente, mi rifaccio e mi ricollego a quanto ha affermato il collega Polledri - senza voler fare polemica - per effettuare un richiamo anche alla nostra dignità di Parlamento. Il ministro Padoa-Schioppa non è mai venuto in Commissione bilancio; non so quante volte sia venuto in Aula (forse per il voto di fiducia); non abbiamo mai avuto il piacere e l'onore di averlo e di ascoltarlo, signor Presidente.

Venga il Ministro dell'economia a spiegare il senso di questa nuova manovra. (Applausi dal Gruppo FI). Abbia un sussulto di dignità e di coraggio per venire a spiegare qual è la proposta di questa sua nuova finanziaria: la illustri a quest'Aula!

Il Governo non abbia paura dell'Aula. Quest'Assemblea rispetterà tutti quei componenti del Governo che avranno questo senso di rispetto delle istituzioni e che devono venire a spiegare al Paese quale è la nuova finanziaria. Non la facciano di nascosto, presentando un tomo di emendamenti, per poi approvarla con un violento, tempestivo e temerario voto di fiducia, durante la quale non si potrà che discutere all'interno di quest'Aula e non emendare alcunché.

Venga il Governo a spiegare questa finanziaria (Applausi dal Gruppo FI) e lei, signor Presidente, si renda garante del rispetto delle regole e faccia in modo che in questo maxiemendamento non trovino posto argomenti che non erano stati inseriti nelle richieste emendative della Commissione bilancio. (Applausi dai Gruppi FI, AN e DC-PRI-IND-MPA).

 

PRESIDENTE. Colleghi, credo che il dibattito sia stato ampio e abbia approfondito molti problemi. Cerchiamo di arrivare ad un punto operativo; vorrei precisare alcune questioni.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUTTIGLIONE (UDC). Signor Presidente, ho molto apprezzato nella giornata di ieri il riferimento che il senatore Morando ha fatto al modo in cui si fa in Gran Bretagna la legge finanziaria: la mitica valigetta che viene portata in Parlamento, sulla quale si vota e non è possibile proporre emendamenti. Morando ricordava però che questo è preceduto da un intenso lavoro in Commissione, che dura due mesi e all'interno del quale la finanziaria è vagliata riga per riga.

Quale è il sistema italiano? Teoricamente la finanziaria deve essere valutata dal Parlamento prima in Commissione e poi di nuovo in Aula; ammettiamo che è un po' troppo, ma questo è il sistema italiano: un sistema parlamentare con un doppio esame in Commissione e in Aula. Si conduce l'esame in Commissione, si impegnano nella Commissione, signor Presidente, grande energia, intelligenza, acribia; ci sono esperti di tutte le forze politiche di grande livello che si spendono nel tentativo di migliorare i provvedimenti. C'è dialogo tra maggioranza e opposizione per trovare, all'interno dell'impostazione politica della maggioranza, la possibilità di correggere errori e di migliorare qualitativamente i testi, fermi rimanendo gli orientamenti politici della maggioranza.

Penso con amarezza, signor Presidente, al tempo che ho impegnato in questo lavoro, agli emendamenti che ho scritto. Penso con amarezza per me stesso, ma con assai maggiore amarezza per i colleghi della maggioranza che hanno impegnato intelligenza, competenza e capacità diplomatica e politica a trovare soluzioni che oggi affondano letteralmente nel nulla. E noi non abbiamo né l'esame in Commissione di due mesi, come in Gran Bretagna, né l'esame in Aula punto per punto, articolo per articolo; ci troviamo davanti non ad un emendamento, ma ad una nuova finanziaria.

Una finanziaria che non verrà valutata da nessuno; una finanziaria davanti alla quale abbiamo un cambiamento della natura costituzionale dello Stato: altro che riforme istituzionali, altro che passaggio al sistema presidenziale. In nessun sistema presidenziale si propone una legge di bilancio o una finanziaria che il Parlamento deve votare o rifiutare praticamente senza conoscerla, perché per averne una conoscenza almeno sommaria, lei, signor Presidente, per difendere l'onore del Senato, dovrebbe sospendere i lavori, prendere una settimana di tempo e mandare in Commissione per una settimana - come minimo - il testo di questo maxiemendamento per poter fare finta di avere avuto un esame parlamentare e non per poterlo avere. Per poter credibilmente reggere la finzione che questa è ancora una Repubblica parlamentare, in cui vige la centralità del Parlamento e in cui non si è arrivati invece a qualcosa di assolutamente inedito: un Governo con poteri dittatoriali - qui sì veramente c'è una deriva plebiscitaria - che decide quello che crede, sotto la pressione diretta delle lobby, non attraverso il filtro del Parlamento e della discussione parlamentare, ma sotto la pressione diretta delle lobby. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN). Un Governo che mette insieme il massimo della prepotenza e il massimo della debolezza politica.

Signor Presidente, la prego di prendere qualche iniziativa per difendere la natura democratica delle nostre istituzioni e la dignità di questo Senato. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, questa discussione, come ha detto il presidente Matteoli, è stata sicuramente molto positiva per le due questioni che ha sollevato.

Intanto la prima, di merito, sulla quale si sono cimentati gli esperti della materia. Abbiamo, infatti, ascoltato gli autorevolissimi Capigruppo della Commissione bilancio e tutti gli amici che si occupano di questa materia.

Se mi è consentito, vorrei tornare su quanto detto dal Presidente della Commissione bilancio, il quale credo abbia, da una parte, messo un punto fermo, che nell'applauso generale dell'Aula ha significato una condivisione, e, dall'altro, aperto una riflessione che evidentemente non interessa solo la maggioranza o l'opposizione, ma tutti quanti di noi. Tale riflessione, lo preciso, è già iniziata in Commissione bilancio.

Il presidente Morando, d'accordo con tutti i Presidenti di Gruppo della Commissione bilancio, ha annunciato che nel mese di gennaio, con il più largo concorso dei colleghi della Commissione bilancio stessa, avrebbe avviato un'ipotesi legislativa e di modifica del Regolamento del Senato per addivenire a qualche passo avanti nelle procedure e - perché no? - nei contenuti propri della legge finanziaria.

Mi permetto di dire che sono totalmente d'accordo, che l'intero Gruppo dell'Ulivo è totalmente d'accordo, con la sintesi che può essere fatta sulla questione dal dibattito che si è svolto e che considero un patrimonio che viene offerto alla Presidenza dell'Assemblea, affinché anche nella Giunta per il Regolamento si possa aprire una doverosa riflessione in proposito.

Poi, Presidente, si è aperta una seconda questione, sulla quale abbiamo ascoltato, con lo stile proprio dei protagonisti, diversi accenti. Parlo dei contenuti del maxiemendamento, delle procedure adottate, del rapporto tra Parlamento e Governo. Debbo subito dire, signor Presidente, che nella mia esperienza di dieci anni alla Camera dei deputati, ai quali si aggiunge l'anno qui al Senato (in totale undici), ogni volta che il Governo, bianco, rosso o verde che fosse, ha posto la questione di fiducia, questi dibattiti sono stati più o meno sempre uguali.

Essendo stato più volte protagonista di interventi più burrascosi e più polemici di quelli che sono stati fatti oggi qui, devo fare un apprezzamento ai colleghi dell'opposizione per il garbo, la profondità, la grinta e la serietà con le quali sono state poste le questioni e pensavo, dentro di me, di aver ricevuto anche una lezione di stile, perché qualche volta, quando svolgevo alla Camera il ruolo di segretario d'Aula, mi sono lasciato andare anche a polemiche eccessive. Se c'è, però, tutto questo bagaglio alle nostre spalle, dobbiamo anche eliminare gli eccessi di giudizi negativi su quanto sta accadendo.

Colleghi, ieri pomeriggio, e ancora una volta questa mattina, tutti insieme, ripeto, tutti insieme, abbiamo operato perché il Governo presentasse questo benedetto maxiemendamento. Ora il Governo, alle ore 15 era qui per presentarlo, sono quasi le 17 e non glielo lasciamo presentare.

Allora, siamo anche un po' contraddittori. Abbiamo detto più volte in questi giorni che bisognava salvaguardare l'autonomia e la dignità del Senato, introducendo nel testo che veniva dalla Camera e sul quale il Governo aveva posto la fiducia, una serie di necessarie modificazioni.

La Commissione bilancio ha operato e bene, con il concorso di tutti, per sette giorni e ha introdotto una serie di modificazioni in sede di Commissione. Infatti, colleghi, dobbiamo anche dire che fino all'articolo17 la Commissione bilancio ha approvato tutti gli emendamenti che riteneva di approvare, quindi non è vero che non c'è proprio niente, mentre sull'articolo 18 abbiamo dedicato un giorno all'illustrazione degli emendamenti e abbiamo anche un po' dialogato tra noi, quindi non siamo proprio a zero. E comunque, Presidente, in Commissione il presidente Morando e tutti i Presidenti di Gruppo della maggioranza, devo dire insieme a quelli dell'opposizione, hanno più volte ribadito una loro aspettativa: che il Governo nelle norme del maxiemendamento facesse riferimento alle questioni sorte in Commissione bilancio. Noi questo ce lo aspettiamo. (Commenti dei Gruppi FI e AN).

 

BIONDI (FI). Ma non lo sappiamo!

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Scusate, colleghi, ma se voi aprite un dibattito prima che il maxiemendamento venga presentato e non dopo, non è colpa nostra!

 

ASCIUTTI (FI). Sta correndo su Internet!

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, siamo stati abituati, negli ultimi dieci anni (così evito polemiche) e forse anche un po' prima, ma io non c'ero, a maxiemendamenti che contenevano di tutto, finanche la riforma dei codici. C'era di tutto nelle finanziarie!

 

ASCIUTTI (FI). Noi abbiamo espunto!

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Quindi, non esageriamo con le polemiche. Abbiamo lavorato in Commissione e crediamo che sia giusto che il numero dei commi sia aumentato, perché chiediamo di integrare il testo venuto dalla Camera.

In ultimo, Presidente, mi consenta di sottolineare che sulle procedure non ho parlato perché trovo l'interpretazione fatta da lei questo pomeriggio la più rispondente ad un'equa risoluzione della difficile e complessa interpretazione dell'articolo 128.

PRESIDENTE. Ci sono stati interventi che riguardano la presentazione del documento, bisogna che ora troviamo la sintesi al dibattito che si è svolto.

 

BIONDI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIONDI (FI). Signor Presidente, ho tanti difetti, ma non quello di parlare a lungo, anzi in questo caso cercherò di essere sintetico.

Miassocio a quanto detto dal senatore Buttiglione: il Parlamento viene espropriato. Ho sentito parlare di irricevibilità. In questo caso, non si tratta di irricevibilità: qui il maxiemendamento non è stato ricevuto. Noi siamo privi dell'elemento del contendere e lei, signor Presidente, se ce l'ha, ce lo dica, se non c'è l'ha, faccia come la Turandot, deve dire: «Il mio mistero è chiuso in me»! Lei lo deve dire, se ce l'ha o non ce l'ha già. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Ilarità).

 

PRESIDENTE. La prego!

 

BIONDI (FI). Poi vorrei dire al ministro Chiti, che una volta ho scherzato e ho chiamato «il ministro Cheti», perché parla poco e quando parla è più «profondi silenzi ed altissima quiete»: fino a ora non ha dettoche cosa il Governo intenda fare, non conosciamo il testo, non conosciamo che cosa è avvenuto prima.

Siamo qui espropriati del nostro diritto di conoscere e chi non conosce non può deliberare; chi delibera senza conoscere è un irresponsabile e noi non vogliamo esserlo! (Applausi dai Gruppi FI, AN e del senatore Calderoli).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, a questo punto dobbiamo arrivare a qualche elemento di chiarezza per poter andare avanti.

È qui presente, dalle ore 15, il Ministro per i rapporti con il Parlamento con il testo del maxiemendamento. Da ieri è stato chiesto di stringere i tempi rispetto a previsioni che erano state fatte - visto che siamo così affezionati alla stampa - sugli organi di informazione. In parte questa richiesta è stata ottemperata.

Al senatore Fruscio che richiama la mia responsabilità, debbo dire: ci penso sempre, anche per il modo profondo e garbato con cui tocca questo problema. Voglio però rassicurarlo: io so quale responsabilità (di responsabilità si tratta più che di potere) l'articolo 8 del Regolamento dà al Presidente su questi problemi. Tuttavia, proprio per la profondità di questa responsabilità che viene attribuita al Presidente, ho il dovere di fare una riflessione seria.

Dopo il dibattito che c'è stato, visto che questa mattina si è concluso il voto sugli articoli del bilancio, come era stato richiesto ieri unanimemente da parte del Senato, dobbiamo ora passare all'esame del disegno di legge finanziaria con i seguenti criteri. Il primo è che subito dopo aver ascoltato il Ministro per i rapporti con il Parlamento, trasmetteremo il testo del maxiemendamento alla 5a Commissione. Impegno me stesso assicurando che le osservazioni e le proposte che verranno dalla 5a Commissione saranno valutate con profonda attenzione, certamente da parte dell'Aula, ma anche del Presidente, per le determinazioni che dobbiamo adottare e che deve svolgere innanzitutto il Presidente con grande attenzione e senso di responsabilità, interpretando anche lo spirito di questo dibattito. Voglio dire bene le parole con grande attenzione e senso di responsabilità perché resteranno agli atti anche per il futuro.

Inoltre, per quanto concerne la mia responsabilità, resta il fatto di essere attento alla correttezza delle prerogative e dei rapporti tra Parlamento e Governo. Si tratta di un problema aperto, che non è stato chiuso dalla nostra discussione di oggi: è aperto come il primo e su questo piano cercheremo di lavorare con grande attenzione.

Allora, aprendo la discussione sul disegno di legge finanziaria darò ora la parola al rappresentante del Governo, che, per la verità, l'ha chiesta alle ore 15 e mi scuso per il ritardo.

Alla fine, il rispetto delle prerogative e del ruolo del Parlamento passa da tante cose, ma anche da noi stessi, pertanto dobbiamo esercitare le nostre facoltà con grande attenzione.

Comunico già da ora che appena il rappresentante del Governo avrà presentato in Aula il documento sul quale il Governo è intenzionato a porre la fiducia, lo trasmetteremo alla 5a Commissione. Immediatamente riunirò la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi per organizzare lo svolgimento dei lavori dei prossimi giorni. Propongo, con l'attenzione al significato del nostro dibattito, di sospendere la seduta e di dare la possibilità alla Commissione bilancio di lavorare nella serata di oggi e di riprendere domattina i lavori dell'Assemblea con l'intervento che il presidente Morando intenderà svolgere sul documento che abbiamo ricevuto.

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SODANO (RC-SE). Signor Presidente, deve dare la parola al Ministro!

 

PRESIDENTE. Do la parola per due minuti ai Presidenti dei Gruppi, poi la darò subito al rappresentante del Governo.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, innanzitutto avevo chiesto la parola addirittura prima della conclusione del suo intervento proprio perché intendevo ribadire un concetto sui tempi di lavoro della Commissione. In questo senso, lei ha già anticipato un argomento. Premesso che, a mio avviso, questo tema dovrebbe essere oggetto di decisione della Conferenza dei Capigruppo, volevo porre questo problema.

Alla luce, tra l'altro, della sua assunzione di un impegno su quella che dovrà essere l'attività della Commissione e sull'attenzione che lei assicura in relazione all'esito delle osservazioni che la Commissione elaborerà e - io dico - in relazione anche alla delicatezza del lavoro che la Commissione dovrà sostenere, volevo segnalare l'esigenza di dare alla Commissione ampio spazio temporale per poter realizzare questa attività.

Non è infatti un'attività che si può svolgere nel giro di due o tre ore perché ci troviamo dinanzi un disegno di legge finanziaria in gran parte riscritto, non sappiamo con quali coperture sulle parti nuove e con quante parti nuove da espungere in quanto non oggetto di emendamenti presentati in Commissione.

Ho voluto parlare prima che lei, signor Presidente, concludesse per, come si suol dire, mettere le mani avanti e dire: attenzione, noi dobbiamo consentire alla Commissione bilancio di poter lavorare in pienezza di autonomia, ma senza una costipazione dei tempi.

Il nostro non vuol essere ostruzionismo (lei lo sa bene, signor Presidente; siamo stati sempre collaborativi in quest'Aula e addirittura a volte abbiamo chiesto la sospensione dei lavori per evitare di fare melina inutile nella consapevolezza di sapere che arrivava il maxiemendamento), non vogliamo assumere atteggiamenti ostruzionistici, però chiediamo che venga consentito alla Commissione bilancio di poter bene ed esaustivamente assolvere alle proprie funzioni su un tema così delicato e su una vicenda che si sta delineando così articolata e così complessa. (Applausi dal Gruppo FI).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Mi volevo permettere di ricordarle, signor Presidente, di non dare il programma all'Aula senza prima avere convocato la Conferenza dei Capigruppo perché soltanto in quella sede possiamo decidere come proseguire i lavori dell'Aula.

Inoltre, lei, signor Presidente, nel suo intervento è stato molto abile, ma ha cercato di non ricordare ciò che molti senatori le avevano chiesto durante il dibattito: quando si esprime la Presidenza sulla estraneità di materia? Questo è un passaggio importante, altrimenti è inutile farci i complimenti a vicenda sul dibattito che c'è stato. Lei è stato richiamato - per carità, non ne aveva bisogno perché il senso di responsabilità che lei ha è riconosciuto da tutti e ancor più da me - prima dal senatore Calderoli e a seguire dal senatore Storace. Poi c'è stato un dibattito in quest'Aula partendo da questo presupposto. La Presidenza dovrà pronunciarsi e chiedo a lei quando intende farlo.

 

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, intervengo brevemente per allacciarmi alle osservazioni fatte dal presidente Schifani.

A nome della Lega Nord Padania, volevo porre l'attenzione ulteriormente sulla questione dei tempi in ragione delle dimensioni prospettate del maxiemendamento e del lavoro della Commissione bilancio che, a questo punto, deve essere approfondito per permettere a lei, signor Presidente, di fare le valutazioni sull'eventuale necessità di espungere qualche norma che non sia conforme a quelle che potrebbero invece essere introdotte all'interno di questo maxiemendamento secondo le argomentazioni e la compatibilità che sono state illustrate oggi anche dal presidente Morando.

Alla luce di questo, credo di poter anticipare quella che sarà la nostra posizione nella Conferenza dei Capigruppo che si riunirà tra breve: è necessario prendere in considerazione anche l'eventualità di non porre dei limiti temporali alla Commissione bilancio, rinviando ad una successiva riunione della Conferenza la valutazione dei tempi per la discussione generale della fiducia e per la votazione.

Dico questo dal momento che né noi, né la Commissione bilancio abbiamo a disposizione il testo fin quando non sarà ufficializzata la richiesta di fiducia con il deposito del maxiemendamento da parte del ministro Chiti, e non avendo quindi chiare le dimensioni e la quantità del lavoro che la 5ª Commissione dovrà svolgere, è assolutamente difficile per la Conferenza dei Capigruppo dire tra pochi minuti se la discussione dovrà essere svolta in 3, 4, 5 ore o in un giorno.

Quindi, proprio per il rispetto che dobbiamo ai colleghi che devono successivamente intervenire all'interno della Commissione bilancio, anticipo all'Aula che formuleremo la richiesta di preventivare due riunioni della Conferenza dei Capigruppo: la prima per prendere atto del lavoro che dovrà fare la Commissione bilancio e la successiva alla luce delle indicazioni che verranno date dal presidente della Commissione bilancio, Morando, sui tempi di cui la Commissione avrà bisogno per esprimere le proprie indicazioni (non è infatti un parere, perché non ci sarà nessuna votazione), delle quali i membri del Senato e, soprattutto, il Presidente dovranno tenere conto per esprimere le valutazioni di merito sull'ammissibilità del maxiemendamento.

Infine, vorrei di nuovo invitare il Governo - era già stato fatto - a fornirci non solamente una copia cartacea del maxiemendamento, ma anche una copia in formato elettronico, allo scopo di poter effettuare tutti i necessari riscontri, per accelerare i nostri lavori. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. Debbo una risposta al senatore Matteoli. Stiamo parlando da due ore dell'importanza del passaggio in 5a Commissione. Allora, prima di decidere la esclusione di singole parti del maxiemendamento, voglio valutare le conclusioni della Commissione bilancio. Abbiamo investito la Commissione di questo compito ed essa svolgerà il proprio lavoro, che sarà importante per tutti, anche per me.

Per quanto riguarda l'organizzazione dei lavori, naturalmente la questione verrà approfondita immediatamente dalla Conferenza dei Capigruppo. Già nella mia proposta non avevo parlato di due ore; da qui fino alla serata inoltrata c'è parecchio tempo a disposizione.

Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ne ha facoltà.

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevoli senatori, già ieri mattina, nella Conferenza dei Capigruppo, il Governo aveva detto che, sulla base della conclusione dei lavori della 5a Commissione, avrebbe chiesto l'autorizzazione (anzi, il mio è stato un annuncio, perché la decisone ancora non era stata presa) a porre la questione di fiducia su un emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge finanziaria per il 2007.

Desidero dire al senatore Manzione e a tutti gli altri che sarebbe opportuno evitare dibattiti sulla base di notizie di agenzia, perché l'unico testo esistente e autorizzato del maxiemendamento è quello che è stato consegnato al Presidente del Senato, insieme alla relazione tecnica, alle ore 14,55.

 

STORACE (AN). Possiamo vederlo?

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. C'è stata una sollecitazione che è durata più di un giorno perché venisse consegnato questo testo. Faccio notare che, a livello di prassi o di Regolamento, non esiste una regola che imponga al Governo a che ora presentare un maxiemendamento.

Per correttezza, faccio notare, inoltre, a tutti gli onorevoli senatori che il Governo avrebbe anche potuto dire «vedremo, valuteremo, aspetteremo» e presentare il testo all'ultimo momento.

 

STORACE (AN). Lo ha detto il Presidente del Senato!

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Quindi, mi sembra che il Governo abbia assunto un atteggiamento di responsabilità e di chiarezza.

Senatore Malan, mi spiace per il disguido: ho visto il testo della risposta scritta all'interrogazione da lei citata e credevo fosse già stata data dal sottosegretario D'Andrea. Comunque, per le riunioni del Consiglio dei ministri non fanno testo le conferenze stampa e le agenzie, ma i verbali del Consiglio dei ministri. Il verbale del Consiglio dei ministri del 21 luglio, se non erro (mi scusi se in questo momento non sarò preciso sulla data), autorizzò il Ministro a porre la fiducia sul cosiddetto decreto Visco-Bersani.

Del resto, credo sia da fare una considerazione di saggezza banale: credo che né un Presidente del Consiglio, né un Governo diano arbitrio ad un Ministro - il Ministro per i rapporti con il Parlamento - di decidere a suo piacimento che su un voto si gioca la vita del Governo.

Allo stesso modo, voglio dire al senatore Storace e agli altri intervenuti che il Consiglio dei ministri è stato convocato ieri; è stata richiesta un'autorizzazione specifica (era già stato fatto per la Camera) a porre la fiducia oggi ed è stato illustrato, nelle linee portanti e nel merito, il testo dell'emendamento; sono poi seguite le traduzioni tecniche e la relazione tecnica di accompagnamento.

Non voglio con queste considerazioni fare polemiche o, almeno, non farne troppe, perché non è il momento e, francamente, non è neanche nel mio carattere. Tuttavia, al senatore Buttiglione - e la stessa considerazione posso fare nei confronti del senatore Biondi, per l'amicizia che ci lega da tempo - voglio dire quanto segue, con grande correttezza: nei cinque anni in cui il senatore Buttiglione è stato Ministro e il senatore Biondi vice presidente della Camera, non vi siete accorti che da molti anni a questa parte la legge finanziaria, finché non cambia, chiunque sia al Governo e quale che sia l'ampiezza della maggioranza che ha il Governo, è ingestibile, se non viene purtroppo - aggiungo io - accompagnata da uno strumento come quello della fiducia?

Se ve ne siete accorti, ritengo che questo sia il problema che dobbiamo in realtà affrontare, facendo in modo di non andare all'esercizio provvisorio che credo non convenga al Paese. Immagino, infatti, l'Italia come una nave su cui siamo tutti; ci si può scontrare per decidere chi sta al timone e chi guida la rotta, ma io credo che se la nave va a fondo, non è che si salvi chi non è al timone, o per lo meno è molto difficile.

 

TOFANI (AN). È patetico!

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Non siamo patetici; comunque, lo si può anche essere: d'altronde, voi tutti avete parlato per due ore e vi ho ascoltato; forse se lei, oltre a dare queste valutazioni di somma efficacia, sta ad ascoltare, è un disturbo che si può prendere!

 

TOFANI (AN). Lei è patetico e polemico!

 

PRESIDENTE. Prosegua, signor Ministro. Senatore Tofani, per favore!

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Faccio il Ministro e, se permette, lo faccio come ritengo di doverlo fare, poi lei interviene e dà il suo giudizio.

 

TOFANI (AN). Rispettando le regole ed il Parlamento!

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Sto rispettando le regole (Commenti del senatore Tofani).

 

STORACE (AN). Il Governo è subordinato al Parlamento!

 

TOFANI (AN). Lo ricordi sempre questo!

 

PRESIDENTE. Prosegua, Ministro.

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Questa è la considerazione di fondo: penso che oggi la legge finanziaria sia diventata uno strumento non governabile. Credo sinceramente, come abbiamo fatto noi in passato, che la Commissione bilancio avrebbe potuto concludere i propri lavori.

Dico sinceramente che un tale atteggiamento anche negli anni scorsi avrebbe potuto determinare questa maggiore complicazione. Penso al tempo stesso che se ci fosse stato il confronto su sei, sette, otto temi di fondo alternativi - come era stato annunciato - anche con una sfida positiva all'inizio, avrebbe potuto essere ancora più alto. Però, per sincerità e per correttezza, credo che una finanziaria così complessa e con tanti articoli - vi è una responsabilità anche del Governo - difficilmente avrebbe potuto essere governata in altro modo.

Come dirò poi al termine di questo intervento, questo mi porta a dire che sono d'accordo con le considerazioni fatte alla Camera dal presidente Bertinotti, qui dal presente Marini, che il presidente della Commissione bilancio, senatore Morando, ha posto al centro del suo intervento in Aula, circa la necessità e di un impegno per cambiare lo strumento «legge finanziaria» e la sessione di bilancio già all'inizio del 2007.

Per quanto riguarda l'emendamento presentato, esso scaturisce dal testo della Camera, con le modifiche a talune parti che in Commissione erano state approvate (mi riferisco ai primi 17 articoli), e con emendamenti presentati sia dalla maggioranza che dall'opposizione, su cui vi era stato un assenso del relatore e del Governo, anche se tali proposte di modifica non avevano potuto essere votate.

Tali risultati hanno introdotto nel testo che presentiamo, frutto di quel confronto, alcune novità che ritengo significative e importanti. Ne accenno alcune, rinviando al testo che sarà distribuito. Ad esempio, la rivisitazione della norma sull'imposta di successione relativa all'impresa; gli incentivi alla rottamazione; le risorse per le infrastrutture (previste dalla Camera per la Lombardia e poi specificate anche per il Veneto); una norma, che è stata approvata quasi all'unanimità (e quindi anche dall'opposizione), che modifica l'articolo 1 rimodulando la riduzione delle aliquote fiscali sulla base dell'incremento che può derivare dall'azione contro l'evasione fiscale.

Abbiamo poi mantenuto l'impegno assunto alla Camera ad aumentare le risorse per il pacchetto sicurezza e la ricerca scientifica e a risolvere in maniera diversa la questione della Sicilia, che era rimasta in sospeso.

Abbiamo cercato anche di dare un contributo, con le risorse possibili, alle questioni della famiglia, in particolare relativamente agli assegni familiari per figli di famiglie numerose che non hanno reddito, anche se, per un problema di risorse disponibili, è stato possibile provvedere solo per i soggetti fino a ventuno anni di età.

 

VOCE DAL CENTRO-DESTRA. Commovente!

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Infine, sul problema dei conti dormienti è stata assunta la decisione, cui il Governo terrà fede, di accelerare la procedura di accertamento di quelli esistenti nelle banche, salvaguardando i diritti dei cittadini, e il loro utilizzo in due direzioni: in favore dei risparmiatori colpiti da crack finanziari e della stabilizzazione dei precari.

Tali sono alcune delle misure introdotte come novità nell'emendamento che il Governo presenta all'attenzione del Senato.

Vorrei fare una considerazione finale, che si riferisce alla modifica della legge finanziaria e alla sessione di bilancio. Penso che non sia normale e che non possiamo vivere con tranquillità la circostanza che per sei-sette mesi l'anno il Governo e il Parlamento siano occupati dietro la legge finanziaria e la sessione di bilancio nelle diverse articolazioni.

 

TOFANI (AN). Patetico.

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Penso che ciò non corrisponda all'azione e al lavoro né del Governo, né del Parlamento. Sono convinto che occorra modificare radicalmente questa strada. Il presidente Morando ha svolto considerazioni relative ai Regolamenti da modificare, alla legge di contabilità, al coordinamento e all'autonomia tecnica di Camera e Senato, che, per quanto mi riguarda, condivido.

Comunque, sarebbe importante e saggio se, dal prossimo mese di gennaio, Camera, Senato, Governo, maggioranza e opposizione lavorassero attorno a queste modifiche, per avviare, come sottolineava il senatore Morando (credo sia un punto importante), un confronto molto forte e reale tra Governo e Commissioni parlamentari e per una diversa modalità di gestione di articoli frutto di tale confronto nelle stesse Aule di Camera e Senato.

 

PARAVIA (AN). Ministro, questa non è un'illustrazione dell'emendamento, ma un comunicato stampa!

 

PRESIDENTE. Senatore, la prego, il Ministro ha diritto di svolgere il suo intervento.

 

PARAVIA (AN). No, il Ministro deve illustrare l'emendamento e non raccontarci favole!

 

PRESIDENTE. Senatore Paravia, la prego, prima abbiamo ascoltato tutti con molta attenzione. Il Ministro è libero di svolgere il suo intervento come ritiene, poi lei lo potrà criticare. Prosegua pure, signor Ministro.

 

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ritengo, inoltre, che l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, rimasto sospeso e sul quale il Governo ha intenzione, nel 2007, di presentare un progetto di legge delega, contribuisca, dando una diversa certezza ai rapporti tra Stato centrale, Regioni e autonomie locali, a modificare per un altro aspetto la sessione di bilancio e i rapporti che si pongono a livello di Stato centrale, Regioni e autonomie.

Queste le considerazioni che intendevo svolgere.

Come ho annunciato ieri nella Conferenza dei Capigruppo e come sono stato autorizzato a fare dal Governo nella riunione del Consiglio dei Ministri di ieri, pongo, a nome del Governo stesso, la questione di fiducia sull'emendamento 1.1000 sostitutivo del disegno di legge finanziaria 2007. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com e Aut).

 

PISANU (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISANU (FI). Signor Presidente, intendo svolgere solo una breve considerazione, anche perché l'intervento del Governo riapre in qualche modo il dibattito.

Vorrei limitarmi ad osservare che l'esigenza di ridisciplinare la finanziaria e la sessione di bilancio non può giustificare in alcun modo l'aggiramento o la mortificazione dei poteri di indirizzo e di controllo del Parlamento. (Applausi dal Gruppo FI).

Lei, Presidente, si è impegnato a garantire comunque la discussione, anche nel caso di presentazione del maxiemendamento: questo sbarco dei mille, che or ora ci è stato annunziato, pur in assenza di Garibaldi che continua a latitare (mi riferisco al Ministro dell'economia). Lei ci ha garantito che avrebbe fatto di tutto perché al maxiemendamento corrispondesse una maxidiscussione e noi le diamo atto di aver operato in tal senso, anche se è vero che, purtroppo, il maxiemendamento è proposto soltanto per permettere una minidiscussione, per di più priva di efficacia pratica.

Presidente, le chiediamo allora che, mortificata e di fatto depotenziata la discussione, siano almeno garantiti, in occasione di questo dibattito, il rispetto delle regole e la salvaguardia delle condizioni minime di autorevolezza del Senato e dei suoi minimi indispensabili poteri di indirizzo e di controllo.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, la prego di registrare ancora una volta il senso di responsabilità che l'opposizione sta manifestando. Infatti, nel suo intervento il ministro Chiti non si è limitato a parlare della finanziaria e ad illustrare il maxiemendamento, ma ha affrontato anche problemi non inerenti alla legge finanziaria.

Questo, come avviene in tutti i Consessi elettivi e secondo i Regolamenti di tali Consessi, avrebbe riaperto la discussione. Ognuno di noi avrebbe potuto chiedere di parlare sull'intervento del ministro Chiti. Per senso di responsabilità, non lo faremo, ma vogliamo che resti agli atti che non lo faremo soltanto per rispetto dell'Aula del Senato.

Non sto sostenendo che il ministro Chiti non avesse il diritto di affermare quanto da lui dichiarato, ma siccome egli ha affrontato aspetti politici che nulla avevano a che fare col testo del disegno di legge finanziaria, se solo avessimo voluto, avremmo potuto riaprire un dibattito che sarebbe durato sicuramente alcune ore.

Vorrei pregare i colleghi della maggioranza di smettere di dichiarare alle agenzie che al Senato l'opposizione ha fatto ostruzionismo. Se avessimo voluto farlo, avremmo approfittato della sponda offertaci dal ministro Chiti quest'oggi per discutere delle sue dichiarazioni nella seduta odierna e domani.

Desidero pertanto che questa mia dichiarazione resti agli atti. (Applausi dai Gruppi AN, FI e del senatore Stefani).

 

PRESIDENTE. Preso atto della dichiarazione del Ministro, sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo.


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

87a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2006
(Antimeridiana)

Presidenza del presidente MARINI
indi del Vice Presidente ANGIUS

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 10,45)

 

Discussione della questione di fiducia

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha posto la questione di fiducia sull'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo degli articoli da 1 a 18 che compongono il disegno di legge n. 1183.

Come già annunciato all'Assemblea, chiedo al presidente Morando di informare l'Assemblea stessa sul dibattito che si è svolto presso la Commissione bilancio, dopo le indicazioni che sono emerse, in maniera alla fine pressoché unanime, nella discussione in Aula di ieri pomeriggio.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, l'esame dell'emendamento 1.1000, presentato dal Governo ed interamente sostitutivo... (Il sottosegretario Giaretta conversa con la senatrice Bonfrisco). Se il Governo mi consente di parlare, forse è meglio. (Richiami del Presidente).

L'esame dell'emendamento 1.1000, presentato dal Governo ed interamente sostitutivo - dicevo - degli articoli da 1 a 18 che compongono il disegno di legge finanziaria, esame che ci è stato sollecitato per i profili di copertura del complesso delle norme e di ciascuna delle norme in esso contenute, oltre che per il rispetto del cosiddetto contenuto proprio della legge finanziaria, così come fissato dalla legge di contabilità, questa volta è stato reso, signor Presidente, più agevole dalla scelta - lo dico a futura memoria - proposta dalla Commissione e accettata dal Governo e dal relatore di presentare tutti gli emendamenti, compresi quelli del Governo e del relatore, al momento del termine della discussione generale in Commissione e nei limiti temporali imposti all'attività emendativa dei senatori.

Ciò ha reso possibile un esame più attento delle relazioni tecniche relative alle proposte del Governo e del relatore, aggiornate via via in sede di presentazione di eventuali riformulazioni degli emendamenti stessi. Tanto che, signor Presidente, nelle ore scorse è stato possibile vagliare le norme contenute nel testo dell'emendamento 1.1000 alla luce delle vecchie relazioni tecniche, confrontandole e integrandole con quella nuova allegata all'emendamento 1.1000. Ne emerge, signor Presidente, allo stato degli atti, un giudizio di corretta copertura della legge finanziaria, così come riscritta attraverso l'emendamento 1.1000.

Segnalo ai colleghi senatori e a lei, signor Presidente, che vi è una serie di commi aggiuntivi, accoglitivi di emendamenti parlamentari, per i quali è prevista copertura sulle tabelle che sono appositamente rideterminate (in particolare la tabella C, ma anche la tabella A). Si tratta dei commi 640 e 605, corrispondenti a parti dell'emendamento 18.1550; del comma 579, corrispondente al comma 259-bis dell'emendamento 18.600; del comma 642, in parte corrispondente all'emendamento della senatrice Levi-Montalcini; e del comma 1336, corrispondente all'emendamento 18.1788.

Segnalo questi commi perché la verifica della loro corretta copertura non è immediata, come per gli altri, ma dev'essere compiuta con riferimento alla rideterminazione delle tabelle. Per quel che vale, questa verifica, compiuta prima dal sottoscritto in collaborazione con gli uffici e poi dalla Commissione, effettuata - ripeto - con una collaborazione tecnica adeguata, conduce a concludere che anche tali commi sono correttamente coperti.

Il prospetto di copertura, comprensivo degli effetti dell'emendamento 1.1000, rimodula sia gli oneri da coprire, sia i mezzi di copertura, determinando nel complesso un minore utilizzo del miglioramento del risparmio pubblico, rispetto a quanto avveniva ad opera del testo approvato dalla Camera. Esso indica i seguenti oneri da coprire: 24.245 milioni per il 2007; 26.481 milioni per il 2008; 26.494 milioni per il 2009.

Gli effetti dell'emendamento 1.1000 sono indicati, colleghi, in 750 milioni per il 2007; 729 milioni per il 2008 e 549 milioni per il 2009 di maggiori spese nette (quelle recate cioè dalle scelte di spesa modificative delle scelte di spesa che ci vengono dalla Camera), a fronte di 901 milioni, 591 milioni e 583 milioni di maggiori entrate nette. Vengono inoltre ridotte le spese di cui alle tabelle A e C e vengono aumentati i decrementi di cui alla tabella E sul lato delle entrate.

Il margine complessivo, cioè il frutto complessivo dell'emendamento così come presentato, aumenta dunque da 18.045 milioni a 18.416 milioni, nell'anno 2007, con un miglioramento di 371 milioni; da 27.728 a 27.844 milioni, nel 2008, con un miglioramento di 116 milioni; e da 42.613 milioni a 43.077 milioni, nel 2009, con un miglioramento di 463 milioni.

I mezzi di copertura, indicati nel prospetto in esame, risultano pertanto adeguati per ciascuno degli anni del triennio. In particolare si segnala che, nel secondo anno del triennio, l'effetto netto dell'emendamento 1.1000, in termini di aumento degli oneri correnti da coprire, supera le maggiori entrate determinate dallo stesso emendamento, ma i mezzi di copertura necessari derivano dai tagli effettuati sulle tabelle A e C.

Signor Presidente, su questo punto, che riguarda il prospetto di copertura nel suo complesso, i colleghi dell'opposizione, durante la discussione che si è svolta in Commissione, hanno presentato tre osservazioni, non condivise dai senatori della maggioranza, di cui tuttavia voglio dar conto, sperando di farlo correttamente per come esse sono state formulate.

La prima osservazione riguarda quella che chiamerei la credibilità e la realizzabilità delle maggiori entrate recate a copertura di spese certe. I colleghi dell'opposizione sostengono che la parte delle maggiori entrate che deriva da interventi per l'istituzione di nuovi giochi o per la modifica della regolazione dei giochi, abbia un certo carattere, anzi, a loro giudizio, un significativo carattere di aleatorietà, a fronte invece di spese certe. Ritengono quindi che su questo punto il prospetto di copertura sia tecnicamente redatto in maniera perfetta, ma che in realtà «nasconda» maggiori entrate non realizzabili, e che saranno non realizzate, così determinando di fatto, almeno per questa parte, un certo livello di scopertura della legge finanziaria.

La seconda osservazione riguarda l'ipotesi contenuta nel testo, a proposito di alcune norme dello stesso, e relativa all'utilizzo, a fini di copertura di maggiori spese correnti (non particolarmente rilevanti, ma in ogni caso presenti nel testo), delle minori spese correnti derivanti da riduzione della spesa per interessi, in forza di interventi di riduzione dello stock del debito pubblico che si realizzino attraverso un complesso di operazioni, tra cui si segnala, in particolare, quella relativa ai cosiddetti conti dormienti.

Se avrò tempo, nel dibattito, intervenendo come senatore, cercherò di precisare gli aspetti tecnici di questa norma, sulla quale si sono dette, a mio giudizio, nel corso di questi giorni su tutti i giornali d'Italia, un cumulo enorme di sciocchezze. Ma i senatori dell'opposizione - qui sto riferendo di quella discussione - segnalano che tecnicamente, e anche politicamente, a loro giudizio, c'è un'incertezza di valutazione sulla correttezza dell'uso di queste risorse per coprire oneri correnti.

La terza osservazione dei senatori dell'opposizione su questo punto, sul prospetto di copertura in generale, è quella relativa, sempre a loro giudizio, ad una non perfetta o non compiuta valutazione da parte del Governo degli effetti concreti determinati dalla «riduzione» delle risorse disposte in particolare in Tabella C. Per i senatori dell'opposizione la copertura degli oneri attraverso tagli orizzontali della tabella C è certamente corretta dal punto di vista tecnico, quindi nulla quaestio sul prospetto di copertura in quanto tale, ma chiedono: quei tagli sono davvero realizzabili? Sono sostenibili?

Spero che i senatori dell'opposizione si riconosceranno in questa mia rapida ricostruzione delle tre osservazioni di carattere generale che, pur non condivise dalla maggioranza, sono state tuttavia da loro espresse, in termini di valutazioni di ordine generale, sul prospetto di copertura della finanziaria.

Vengo ora ad alcune valutazioni che riguardano il contenuto proprio della legge finanziaria, così come al nostro esame sulla base dell'emendamento 1.1000. Alcune valutazioni necessariamente si incroceranno con problemi di copertura. Io le farò delle segnalazioni: naturalmente poi spetta a lei, signor Presidente, prendere eventuali determinazioni (le definisco «eventuali» nel senso che lei decide liberamente).

In particolare, le segnalo in primo luogo (perché su questo punto c'è un'assoluta unanimità della Commissione) il comma 923 dell'emendamento al nostro esame, il quale proroga i termini per l'esercizio della delega al Governo per il riassetto normativo del settore dell'autotrasporto di persone e cose. Mi riferisco alla legge n. 32 del 2005, una legge di delega. Il comma 923, signor Presidente, è identico al capoverso 502-septies dell'emendamento 18.144 del Governo, che io ho dichiarato inammissibile in sede di discussione in Commissione perché proroga i termini per l'esercizio di una delega.

È fuori discussione, a mio giudizio, che questo emendamento fosse effettivamente inammissibile (difendo quindi la correttezza della mia scelta per il dibattito in Commissione), perché, se è vietato iscrivere nella legge finanziaria una norma di delega al Governo, ne risulta altrettanto forte a mio avviso il divieto di intervenire nella legge finanziaria anche soltanto con una proroga dei termini per l'esercizio della delega: infatti, per omogeneità di trattamento, si tratterebbe di una norma di delega, sia pure attraverso il mero allungamento dei termini. Naturalmente, signor Presidente, le segnalo questo per eventuali sue determinazioni. Il parere della Commissione è unanime sul fatto che sarebbe meglio che tale norma venisse espunta dal testo.

I senatori Vegas e Ripamonti hanno segnalato che i commi 922 e 945 conservano in bilancio somme perenti. Ciò, signor Presidente (lo dico come cosa pacifica e convenuta da tutta la Commissione), costituisce una violazione della norma di contabilità e, di fatto, implicitamente ne contiene una modifica. Voi sapete, colleghi senatori, che modifiche della legge di contabilità non sono ospitabili all'interno della legge finanziaria. Tuttavia, signor Presidente, mentre le faccio questa segnalazione, le debbo anche dire che in proposito, forse per mio errore (e se lei in tal senso valuterà, naturalmente non me la prenderò a male), mi sono regolato circa l'ammissibilità di queste due norme, già contenute negli emendamenti presentati in Commissione: essendomi proposto il tema della loro ammissibilità per le ragioni che ho già esposto, mi sono regolato nel senso di valutare che norme di questo tipo, di fatto modificative della legge di contabilità, erano contenute nel testo che ci giungeva dalla Camera, essendo state là evidentemente considerate ammissibili.

Mi sono posto di conseguenza - lo dico sinceramente - un problema piuttosto complicato da risolvere: potevo io alla Commissione bilancio del Senato disporre l'inammissibilità di un testo assolutamente identico, sotto il profilo formale (quello di cui mi stavo occupando, cioè il rispetto del divieto di introdurre modifiche alla legge di contabilità nella finanziaria), ad un testo di legge che ci giungeva dalla Camera con modifiche al suo interno assolutamente identiche nella forma e nella sostanza alla norma che mi stavo apprestando a dichiarare inammissibile? Pensa che ti ripensa, alla fine, li ho dichiarati ammissibili. Il Governo non ha, quindi, nessuna responsabilità se, avendo preso atto della loro ammissibilità, ha inserito quelle norme nel testo dell'emendamento 1.1000.

Segnalo questa situazione ed anche che il mio parere resta quello che mi ha ispirato nello scegliere a favore dell'ammissibilità. Naturalmente, signor Presidente, sarò pronto a considerare assolutamente fondata tecnicamente una sua eventuale scelta di tipo diverso, nel senso che posso aver sbagliato io e potrebbe fare correttamente o più correttamente lei, dichiarando quelle norme inammissibili.

Le ho segnalato le due norme del caso e tanto dovevo, anche se non le sfuggirà che, in caso di dichiarazione di inammissibilità, un qualche problema nei confronti dell'altro ramo del Parlamento obiettivamente insorgerebbe, perché ci staremmo regolando in modo diverso. Tuttavia, sostengo che non ci sarebbe questione perché è chiaro che, in presenza di nuovi testi, la valutazione del Senato è perfettamente autonoma rispetto a quella della Camera. Quindi non è detto che la mia valutazione di opportunità debba per forza essere condivisa: nel merito, infatti, se non vi fossero state quelle presenze nel testo della Camera non avrei avuto dubbi nel dichiarare inammissibili questi due commi - lo dico subito - già in sede di discussione in Commissione.

Le segnalo inoltre, signor Presidente, due problemi che non hanno direttamente a che fare con la copertura, ma forse un po' con il contenuto proprio: si tratta della norma contenuta nel comma 459, che interviene a modificazione degli organi del Formez. La norma appare, a giudizio mio e dell'intera Commissione, assai problematica sotto il profilo costituzionale, giacché interviene su un soggetto privato i cui organi sono espressione di diversi soggetti istituzionali.

Alla Commissione bilancio è apparsa assolutamente consigliabile una decisione di espunzione di questa norma dal testo, ma naturalmente stiamo dando un consiglio, non stiamo disponendo alcunché. La ragione di questa espunzione, ripeto, sta nel difficile rapporto tra la norma così com'è e il carattere dell'organismo su cui si sta intervenendo.

Le ricordo, signor Presidente, che in occasione della discussione sul disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Bersani, decidemmo in via generale di considerare ammissibili interventi su organi di enti ed istituzioni che fossero di diretta emanazione e di esclusiva competenza dello Stato centrale e non anche di organismi come quelli al nostro esame, che sono il frutto del concorso di diverse istituzioni. Pertanto, intervenire d'autorità con la legge su un'istituzione sostanzialmente privata, per modificare il consiglio di amministrazione di un organismo che è espressione di soggetti istituzionali assolutamente diversi, ci sembra un'iniziativa decisamente particolare.

Per quanto riguarda la disposizione contenuta nel comma 795, evidentemente c'è stato un difetto di accoglimento delle decisioni assunte in Commissione nel testo del Governo. Infatti, la norma inserita al comma 795, nell'attuale stesura, è quella che era contenuta originariamente in un emendamento di cui abbiamo discusso in Commissione e che avevamo valutato molto oneroso e quindi inaccettabile. Abbiamo discusso lungamente sul testo e abbiamo alla fine assunto la decisione di approvare la norma ma nella versione fornita dall'emendamento 18.22/1: quel «/1» vuol dire che era un subemendamento, ma la norma ha una sua assoluta autonomia, quindi parliamo piuttosto dell'emendamento 18.22.

La differenza è fondamentale: mentre l'emendamento 18.22 si applicava esclusivamente alla Provincia di Bolzano, sulla base di una legge di quella Provincia, la disposizione del comma 795 è applicata a tutta Italia, con un evidente effetto moltiplicativo della spesa. La relazione tecnica naturalmente non dà conto di questo, perché è fatta come se stessimo provvedendo per la sola Provincia di Bolzano, per cui risulta un'evidente sfasatura tra il testo della norma e la relazione tecnica.

Se il testo rimanesse inalterato, bisognerebbe rifare il calcolo degli oneri, che diventerebbero enormi, dal momento che la disposizione si applicherebbe in tutta Italia. Se invece il testo venisse modificato secondo l'emendamento 18.22, naturalmente espungendo da quell'emendamento la copertura (che non è necessaria, perché la relazione tecnica ha già modificato le tabelle, prevedendo la copertura della norma riferita alla sola Provincia di Bolzano), a quel punto tra relazione tecnica e testo ci sarebbe coerenza e non si porrebbero problemi di copertura.

Infine, come è già stato ricordato, in Commissione è stato affrontato il tema della norma prevista dal comma 836, che interviene in materia di modificazione dello Statuto della Regione Sardegna. In Commissione non abbiamo potuto svolgere un'approfondita discussione, perché l'argomento ci è stato sottoposto quando ormai il tempo era scaduto (io dovevo prendere qualche appunto e questo è il motivo del disordinato intervento che sto facendo) e quindi non potevo consentire un ulteriore approfondimento.

Però, per dovere segnalo che anche sul comma 836 è insorta qualche perplessità, perché una norma modificativa di uno Statuto regionale sembra di difficile collocazione nel disegno di legge finanziaria, al di là, credo, della sua formale legittimità, che è stata documentata dal Governo attraverso il riferimento ad una legge. Comunque, su questo non sono in grado di riferire una discussione in Commissione che non c'è stata; segnalo, semplicemente, la presenza di questa norma.

Un'ultima considerazione (mi scuso se ho preso troppo tempo). Alcuni colleghi senatori hanno teso, legittimamente, ma a mio avviso impropriamente, a considerare con un eccesso di rigidità l'esigenza che abbiamo riscontrato, punto per punto, che tutte le norme inserite nell'emendamento 1.1000, senza eccezione, cioè tutte le norme modificative del testo ricevuto dalla Camera, trovassero fondamento per materia in emendamenti presentati in Commissione.

Nel corso della discussione non abbiamo potuto trovare una sola norma che non abbia questa caratteristica: se c'è una disposizione modificativa del testo che ci proviene dalla Camera presentata nel testo dell'emendamento 1.1000, quella norma ha un fondamento per materia in un emendamento presentato in Commissione, senza alcuna eccezione. Naturalmente, invece, non è detto che la norma contenuta nell'emendamento 1.1000, corrispondente per materia all'emendamento parlamentare presentato in Commissione, lo sia in modo talmente perfetto da coincidere in ogni suo aspetto.

Peraltro, un'interpretazione di questo tipo sarebbe del tutto ultronea, perché nei lavori della Commissione sistematicamente si parte da un emendamento e si provvede poi ad eventuali riformulazioni da parte del relatore o del Governo. Quindi, è ovvio che la nostra verifica, per come io l'ho interpretata, doveva riguardare la presenza di emendamenti su quella materia, non la presenza di emendamenti identici, a pena di nullità, dei testi di norma presentati dal Governo nel suo emendamento 1.1000.

Da questo punto di vista, la verifica è stata effettuata ed è positiva, cioè non ci sono, a nostra conoscenza, norme che trovano ospitalità all'interno del testo presentato dal Governo che non hanno un fondamento per materia negli emendamenti presentati. Ci sono, invece, molte norme che, trovando questo fondamento, hanno poi subito una riformulazione, ma a me sembra che ciò sia perfettamente corretto. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, Aut e FI).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Morando, anche per l'accuratezza della sua esposizione.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, mi scusi, mi sono dimenticato di fare un rilievo, perché non avevo capito che dovevo farlo io.

Ci sono due emendamenti che erano stati attentamente valutati e definiti coram populo dalla Commissione, avevano cioè ricevuto un diffuso assenso, che per un mero errore materiale il Governo non ha inserito nel testo dell'emendamento 1.1000. Una di queste proposte di modifica è riferita alla «chiusura» del tema delle infrastrutture ex Olimpiadi di Torino, mentre l'altro, molto rilevante e proposto dall'opposizione, è in materia di regole per l'attività di brokeraggio. La Commissione, all'unanimità, valutato il suo lavoro e il merito di quegli emendamenti, propone che il Governo sia autorizzato a integrare il testo con queste due norme che - ripeto - sono assolutamente riconosciute come discusse e approvate da tutta la Commissione, perché lo abbiamo fatto nel corso dei lavori della stessa, non in qualche stanza segreta e irraggiungibile.

Quindi, Presidente, se possibile, le suggerisco di ammettere queste due aggiunte, che non sono riformulazioni, che la Commissione unanimemente riconosce non essere state inserite nel testo dell'emendamento 1.1000 soltanto per un mero errore materiale compiuto in questo caso dal Governo (qualche errore l'ha compiuto anche il Governo), diversamente da quelli precedenti che invece sono errori miei. (Applausi dai Gruppi Ulivo e Aut).

 

*VALDITARA (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VALDITARA (AN). Signor Presidente, il senatore Morando non ha chiarito il punto che avevo sottoposto all'attenzione dell'Assemblea nel mio intervento precedente. Devo anche aggiungere che nelle tabelle fornite dal Servizio Studi del Senato risulta, sempre con riferimento all'università, un taglio di risorse rispetto all'Atto Senato n. 1183: in quest'ultimo vi sarebbero 9.276.000.000 euro, mentre nell'emendamento 1.1000 risultano 9.187.000.000 euro. I sottosegretari Sartor e D'Andrea mi hanno comunicato in precedenza che invece i dati sarebbero diversi.

Dal momento che la discussione sta per iniziare, devo anche sapermi regolare - come credo sia il caso di tutti i colleghi - su quali siano i dati effettivi. Vorremmo che ci fosse da parte del Governo una precisazione su quali siano i dati reali, perché siano cambiati rispetto al testo originario e quando siano cambiati rispetto ai testi distribuiti alla Commissione e alla Presidenza del Senato; il sospetto è che siano cambiati nella notte.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Presidente, dovevo riferire in Aula dei lavori e della discussione in Commissione. Tale problema non è stato minimamente sollevato in Commissione, pertanto su questo punto non ho nulla da dire, semplicemente perché non sono autorizzato ad aggiungere nulla a quanto già dichiarato.

 

PASTORE (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PASTORE (FI). Signor Presidente, vorrei intervenire sulle comunicazioni del presidente Morando, che ringrazio anch'io per la chiarezza dell'esposizione e per la diligenza del lavoro compiuto da lui e da tutti i componenti della Commissione, in tempi, come al solito, molto stretti.

Vi è un problema che voglio porre ricollegandomi a quanto sostenuto all'inizio della seduta sull'ordine dei lavori e che concerne l'intervento degli organi costituzionali nel processo legislativo. Sono emerse alcune valutazioni di carattere costituzionale estremamente delicate che la Commissione affari costituzionali non ha potuto o forse voluto (naturalmente non è nella mia disponibilità verificarlo) approfondire.

Le modifiche, indubbiamente particolarissime, degli Statuti non solo della Sardegna, ma anche del Friuli-Venezia Giulia (commi 836 e 949) indubbiamente hanno un riferimento a norme degli Statuti regionali, ma non possono essere liquidate in maniera così burocratica. Oggi esiste una realtà, nello scenario delle autonomie, rispetto alla quale sarebbe estremamente originale se mantenessimo o ritenessimo ancora in vigore norme di Statuti speciali che consentono a leggi ordinarie, sentita la Regione (tra l'altro, un soggetto così anonimo), di modificare alcune parti di Statuti; poi abbiamo norme costituzionali che si applicano a tutte le Regioni dove c'è un procedimento ben preciso di approvazione e di modifica degli Statuti. Tale questione non può essere risolta in maniera così sbrigativa.

Mi rendo conto dei problemi di questa sessione, però, Presidente, questo è un ulteriore problema che si accavalla e si accumula a tanti altri. Ad esempio, mi permetto di segnalarle il problema del rispetto che noi dobbiamo assegnare, nell'ambito delle procedure parlamentari, a quelle che vengono definite leggi rafforzate, che hanno lo stesso grado delle leggi ordinarie, com'è una legge finanziaria e una qualsiasi legge approvata dalla Camera e dal Senato, ma che contengono in sé delle norme dettate verso il legislatore, ossia verso i soggetti che devono presiedere al rispetto delle regole nella produzione delle norme legislative.

Questo vale per la legge di contabilità, ma vale anche per lo Statuto del contribuente. Se vogliamo che si rispetti quella volontà, occorre che chi è chiamato a far rispettare le regole procedurali faccia presente, in ogni momento, che vi sono leggi di grado superiore, se non formalmente sotto il profilo sostanziale, che vincolano il processo legislativo, che quindi deve essere seguito sia dal Governo che dallo stesso Parlamento. Si tratta di una questione importantissima, perché significa mettere nel nulla anni di lavoro che hanno portato alla definizione di leggi che devono considerarsi di rilevanza assolutamente costituzionale.

 

BALDASSARRI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Signor Presidente, abbiamo lavorato tutta la notte per dare la consulenza che lei ha chiesto alla Commissione bilancio sul testo che è stato distribuito ieri alle ore 19,15; quindi, in Commissione non potevamo sollevare il problema rilevato adesso dal collega Valditara.

Il problema è diverso da quello da lui posto: le tabelle, nella versione che ci è stata consegnata ieri alle ore 19,15, risulterebbero diverse dalle tabelle del Servizio Studi del Senato distribuite questa mattina. È opportuno che il Governo chiarisca questa differenza che non poteva emergere in Commissione, perché ci riferivamo al testo che ci era stato formalmente consegnato ieri sera.

 

PARAVIA (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Presidente, ieri abbiamo assistito allo spettacolo che ha riguardato il famoso testo dell'emendamento su cui il Governo ha posto la fiducia. Ha avuto luogo una discussione un po' particolare; forse dal verbale, quando sarà pronto, vorrò verificare la sua dichiarazione secondo cui lei non aveva il testo, mentre quando il ministro Chiti ha iniziato a parlare ha detto che lo aveva consegnato agli uffici del Senato alle ore 14,55. Rilevo, quindi, una prima discrasia.

 

PRESIDENTE. Questo la voglio chiarire. È vero che era stato consegnato cinque minuti prima e ne stavano facendo delle copie. Volevo soltanto aggiungere ‑ e in proposito forse non sono stato preciso ‑ che il testo lo aveva materialmente il Ministro, ma era stato consegnato cinque minuti prima e giustamente gli uffici hanno accelerato la formazione di copie. Questo è il chiarimento.

 

PARAVIA (AN). La ringrazio per la precisazione, anche perché avevo visto qualche testo in giro in mano ad alcuni senatori della maggioranza che controllavano il recepimento o meno dei propri emendamenti e di quant'altro di interesse particolare.

La questione che volevo porre è quella relativa all'ultima segnalazione fatta dal presidente Morando, consentire cioè al Governo di inserire due emendamenti, quello relativo ai broker assicurativi e quello riferito alle Olimpiadi di Torino e alla fondazione. Francamente, la cosa mi sembra fuori da ogni grazia di Dio, estremamente irrituale. Non credo che il Consiglio dei ministri sia ancora convocato in modo da poter fornire una delega specifica al ministro Chiti al fine di operare quella integrazione. Il Consiglio dei ministri ha già votato e ha conferito la delega al ministro Chiti per presentare la fiducia su questo maxiemendamento. Credo che creeremmo un precedente particolarmente grave, se si acconsentisse a questa variazione in corso d'opera, per cui pretenderei, in questo caso, di vedere quale delega ha il ministro Chiti per poter fare ciò.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, credo che quanto riferito dal presidente Morando sia molto corretto. Ha fatto un'analisi puntuale di quanto è avvenuto in Commissione bilancio, però ritengo che l'emendamento 1.1000 sia del Governo e quindi immodificabile. Se riteniamo che possa essere modificato, perché la Commissione è d'accordo sulle due norme richiamate anche dal senatore Paravia, andiamo verso uno stravolgimento del procedimento legislativo. Ritengo un gravissimo errore quello che si compierebbe in questo senso.

Signor Presidente, aggiungo un'altra notazione perché molte volte la forma è sostanza. Il comma 1365 - non mi stancherò di richiamarlo - afferma: «La presente legge entra in vigore il 1º gennaio 2007» - questo è corretto perché la legge finanziaria è la legge che riguarda l'esercizio dell'anno successivo - «ad eccezione dei commi 538-bis, 538-ter, 538-quater, 538-quinquies, che entrano in vigore dalla data di pubblicazione della presente legge».

Queste norme sono riferite chiaramente al bilancio delle Ferrovie dello Stato e sono un trucco contabile che viene operato con questa finanziaria, che si collega anche alla vicenda delle entrate che non sono state incorporate nel bilancio per l'ammontare di 34 miliardi di euro (operazione che andava fatta con una Nota di variazioni). Tra l'altro, c'è anche un errore formale perché l'emendamento al quale ci si riferisce è un altro, non c'entra niente. Quindi, se noi riteniamo la legge finanziaria e l'emendamento presentato un testo sacro, già quello starebbe a significare che c'è un errore formale di cui occorrerebbe tener conto.

Signor Presidente, voglio concludere con una notazione: forse quello che ha detto con saggezza il presidente Andreotti non dovrebbe cadere. Forse, l'esercizio provvisorio per questa finanziaria, che non comprime la spesa ma mette molte tasse, sarebbe la soluzione migliore: lavorare per dodicesimi sarebbe la vera grande riforma di questa contabilità di Stato.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, considero quella di stamattina un'occasione straordinaria per un parlamentare giovane di apprendere informazioni e notazioni originali e forse - devo dire - risolutive rispetto a questa dinamica della sessione di bilancio che unanimemente viene giudicata ormai ingestibile. Non c'è alcuno di noi che ritenga questa procedura rispettosa delle prerogative parlamentari ed equilibrata per quella che è la funzione che la politica deve esercitare.

Io provengo dall'esperienza di un'Assemblea parlamentare - l'Assemblea regionale siciliana ha il rango di Parlamento - e consideravo la prassi che utilizzavamo in Regione per formare la legge finanziaria accidentata, inadeguata, qualche volta persino imbarazzante nella congerie di interventi confusi che trovavano spazio in quella legge. Osservo però, colleghi, che il livello di confusione e di accidentalità di questo disegno di legge finanziaria, con i suoi 1.400 commi, non regge il confronto in peggio con quello che si registra nei Consigli regionali.

Dico questo, signor Presidente, perché, appellandomi al suo equilibrio, alla sua esperienza e alla sua funzione di garanzia, voglio avanzare una proposta. Non credo che la legittima aspirazione alle vacanze evocata dal presidente Andreotti possa confortarci in un diniego di responsabilità. Questo documento finanziario non è quello che serve al Paese. In questo documento (che nessuno di noi ha potuto, per le capacità che abbiamo, osservare, non dico minuziosamente, ma neanche superficialmente, con la conseguenza di non avere contezza di ciò che realmente viene disciplinato) vi sono dei punti di conflitto fortissimi sul terreno costituzionale.

Mi collego all'intervento del senatore Pastore.

È davvero inaccettabile che attraverso la legge finanziaria vengano modificati gli Statuti regionali. In un Paese che si misura sul processo di federalismo, si evidenzia una lesione fortissima del rapporto pattizio esistente tra Stato e livello regionale.

Signor Presidente, la invito formalmente ad espungere da questo testo i commi da 832 a 835 che intervengono in modo sensibile sul rapporto Stato-Regione siciliana (retta quest'ultima da uno Statuto speciale di rango costituzionale) ed incidono in una certa misura sul rapporto pattizio determinando uno sbilanciamento.

Signor Presidente, si può anche accettare che il Governo sequestri la funzione legislativa del Parlamento con questa legge, ma non si può contestualmente anche ledere il sistema delle autonomie e violare rapporti pattizi di rango costituzionale.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento del presidente Morando che ha riferito secondo verità che quei due emendamenti, che non sono stati inseriti nel testo del maxiemendamento, rappresentano un puro errore materiale. Questa notte, durante lavori abbastanza convulsi legati purtroppo al fatto che il testo è stato messo a disposizione soltanto nel pomeriggio di ieri il che ha costretto ad un lavoro notturno fino alle due di mattina per cercare di approfondirne i contenuti, avvertito da una telefonata che correttamente il presidente Morando mi ha fatto, sentiti i componenti della Commissione e del Gruppo Alleanza Nazionale e registrato che si trattava di un mero errore materiale, ho autorizzato a dire che si inserissero le due modifiche nel testo in esame.

Per mia colpa, un collega del mio Gruppo, il senatore Paravia, non essendo riuscito ad avvertire il Gruppo della decisione assunta, ha svolto un intervento in un certo senso. Ribadisco che, per mio errore, non avevo avuto modo di informarlo. Me ne assumo la responsabilità, ma resta il parere favorevole ad inserire questi due emendamenti, proprio in considerazione del fatto che rappresentano un errore materiale.

 

PRESIDENTE. Ho consentito molto volentieri un dibattito senza limiti di tempo con riferimento a questa nostra prima valutazione delle comunicazioni fatte dal presidente Morando. Mi è sembrato necessario uno scambio di idee serio, dato il rilievo delle questioni aperte.

Ricordo però che ieri, dopo una discussione ampia, definita anche di alto profilo da qualcuno dei componenti di quest'Aula, si è deciso, mi sembra unanimemente, che la Commissione facesse lo sforzo, che ha fatto in maniera assolutamente seria e lodevole.

Rimane il problema di medio periodo che il senatore Pastore ha ribadito, un problema serissimo sul quale bisognerà mettere le mani, anche se certamente non questa mattina nel corso della discussione. Resta comunque il mio impegno ad approfondire gli aspetti da lui indicati.

Per le altre questioni, non si può far altro che procedere oltre, per non rendere inutile il lavoro svolto dalla Commissione bilancio. Mi sento in grado di farlo, dopo la relazione svolta dal presidente Morando e dopo il chiarimento fornito dal presidente Matteoli. Quindi chiedo al Governo di intervenire, prima che la Presidenza assuma una decisione formale, con riferimento alle dichiarazioni precedentemente svolte dal presidente Morando.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, innanzitutto si accoglie l'invito del presidente Morando circa le sue riflessioni - fatta salva la sua completa sovranità in materia - che il Governo condivide in merito alla questione di inammissibilità di alcuni commi.

Per assoluto rispetto e trasparenza nei confronti del Senato ricordo, a proposito degli errori materiali, che il ministro Chiti ieri ha segnalato due ulteriori errori materiali di testo che sono i seguenti: al comma 1119 le parole: «già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione», andrebbero sostituite con le seguenti: «già realizzati e operativi». Questo è il primo errore.

Il secondo riguarda il comma 1018. Sempre per errore materiale, dopo le parole: «Vibo Valentia» non sono state inserite le seguenti: «e il comune di Marigliano in Campania».

Queste modifiche sono state oggetto di una lettera che ieri il ministro Chiti ha scritto, ma credo sia opportuno ricordare tali questioni, accanto ad altri errori materiali.

Indubbiamente sarà opportuno riflettere in futuro con particolare ponderazione in merito alle questioni relative all'attuazione di modifiche degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale.

Mi preme ricordare in questa sede, con riferimento allo Statuto speciale per la Sardegna, che l'articolo 54 del Titolo VII, che si intitola: « Revisione dello Statuto» ad un certo punto recita: «Le disposizioni del Titolo III del presente Statuto possono essere modificate con leggi ordinarie della Repubblica su proposta del Governo o della Regione, in ogni caso sentita la Regione». Circa questo punto particolare, la proposta che il Governo ha avanzato e che è inserita nel testo recepisce un accordo scritto intercorso tra la Regione ed il Governo stesso.

Confermo, infine, di aver depositato le tabelle allegate al disegno di legge finanziaria, che sono nelle mani dei funzionari del Senato.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, ringrazio il presidente Morando per il lavoro svolto ed il Governo per il suo accoglimento.

Vi sono però ancora due aspetti che non sono stati chiariti dalle risposte. Il comma 116 della Costituzione, così come modificato dall'ultima revisione costituzionale, prevede che gli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale siano adottati con legge costituzionale. Essendo successivi alla legge costituzionale dove si dà la possibilità a una legge ordinaria di modificare lo Statuto in alcune sue parti, questa norma viene superata dalla modifica dell'articolo 116 che non dà deroghe particolari a nessuna Regione per poter modificare con legge ordinaria il proprio Statuto.

Quindi, credo che la modifica della Costituzione avvenuta nel 2001 cancelli e impedisca l'utilizzo delle norme ordinarie. Tra l'altro, c'è anche un intervento sul Friuli-Venezia Giulia per cui sarebbe interessante sapere se il Governo quel «sentite» lo abbia veramente fatto e se vi sia una documentazione che attesti l'accordo su tali modifiche.

Inoltre, desidero fare un riferimento a quelle parti del testo che non sono stralci e su cui il presidente Morando ha posto l'accento, relativamente, ad esempio, al caso di Bolzano. Il testo fa riferimento ad una serie di fattispecie ed andrebbe sostituito con un emendamento migliorativo, che era stato depositato in Commissione. Non si tratta infatti di mantenere o eliminare: si tratta di scegliere nel senso che il Governo deve dire se intende modificare quella parte e accogliere il suggerimento del presidente Morando. In tal caso, il testo non verrebbe modificato, ma sostituito. In alternativa, quell'articolo sarebbe scoperto.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, vorrei avere dal Governo contezza se la procedura seguita con la Regione Sardegna abbia avuto applicazione anche nei confronti della Regione Sicilia. Non mi risulta, infatti, alcuna interlocuzione, nemmeno di ordine informale, che abbia preannunciato la formulazione di queste norme nella legge finanziaria, ma ho visto che invece, successivamente alla definizione di questi provvedimenti, è stato avviato una sorta di confronto contenzioso, che non ha trovato soluzioni condivise.

Pertanto vorrei comprendere se, anche in questo caso, avete ritenuto di applicare una procedura rispettosa delle norme o se, invece, dobbiamo sospettare che vi sia un regime giuridico diverso e un sistema di relazioni diverse a seconda del colore politico delle amministrazioni regionali.

Pertanto, la Sardegna, che ha la fortuna di avere un'interlocuzione politicamente omogenea, definisce in modo condiviso il suo sistema di relazioni e i rapporti finanziari Stato-Regione; la Sicilia, invece, che ha la sfortuna di scegliere in modo diverso dal punto di vista politico rispetto al Governo centrale, subisce una serie di interventi punitivi fortemente dannosi e lesivi delle sue prerogative costituzionali.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, arrivati a questo punto, rispetto al mandato dato alla Commissione e per quanto riguarda la mia responsabilità, sto alle decisioni assunte ieri. Potrei chiedere una sospensiva, che però - a mio avviso - non è necessaria. Infatti il discorso è stato chiaro, così come lo è stato l'orientamento della Commissione.

Innanzi tutto, sono d'accordo sulla non ammissibilità del comma 923, relativo alle proroghe dei termini, così come unanimemente motivata, a nome della Commissione, dal senatore Morando. Quindi, questo comma è fuori perché le motivazioni addotte sono convincenti.

Chiedo al senatore Morando di prestare attenzione per verificare se sarò preciso.

Per i commi 922 e 945, relativamente alle somme perenti in bilancio, che configurano una violazione delle norme di contabilità e così via, c'è il problema - che il senatore Morando si è correttamente posto in Commissione - rappresentato dal delicato rapporto con la Camera dei deputati. Io mi assumo l'onere di chiarire la questione con l'altro ramo del Parlamento; ritengo, infatti, che la decisione indicata sia corretta. Ripeto, mi assumo la responsabilità di comunicare alla Camera dei deputati che le condizioni del nostro lavoro sono tali che mi hanno impedito di consultarli prima. Cercherò, dunque, di spiegare correttamente la situazione. Queste sono le prime due questioni.

Per quanto concerne il comma 459, riguardante alcune modificazioni agli statuti del Formez, mi pare convincente la motivazione secondo cui si tratta di un ente privato; quindi, anche questo punto resta fuori e rimane la decisione assunta dalla Commissione.

Il comma 795, poi, mi pare di assoluta chiarezza. C'è una norma riguardante la regolamentazione di un servizio per la Provincia di Bolzano, che risulta ancora coperta in quei termini; se, però, c'è l'estensione a tutto il territorio nazionale, si pone un problema di copertura. Quindi è corretta la posizione assunta dalla 5a Commissione e, pertanto, torniamo all'altra stesura. Mi sembra che il Governo nel merito abbia espresso parere favorevole.

Per quanto riguarda i due emendamenti riferiti rispettivamente all'attività di brokeraggio e alle infrastrutture realizzate per le Olimpiadi di Torino, sottolineo che ieri abbiamo dato un mandato alla 5a Commissione. Sono confortato da quanto ha evidenziato il senatore Matteoli, ma noi abbiamo stabilito che, se ci fosse stata unanimità in Commissione con la motivazione che la questione non avrebbe creato problemi di carattere formale, saremmo stati d'accordo. Quindi, accogliamo queste due proposte, sulle quali mi pare che l'Esecutivo si sia espresso.

Il Governo avanza una proposta e si richiama al testo dello Statuto della Regione, meditato, sull'inserimento dell'intesa con la Regione Sardegna. Chiedo al rappresentante del Governo di illustrare meglio questo punto, perché ha unarilevanza di carattere istituzionale. (Commenti del senatore Ferrara). Pertanto, ascoltiamo quello che dice il Governo, ma nel merito, prima di decidere, mi riservo di fare un approfondimento e, dunque, tornerò in Aula per indicare la cosa. Il sottosegretario Sartor può intervenire nuovamente per indicare, senza problemi, la tesi poc'anzi esposta.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Presidente, confermo che la norma che si propone per l'approvazione nel disegno di legge finanziaria recepisce un accordo scritto che è stato stipulato tra il Governo e il Presidente della Regione Sardegna.

Visto che è stato fatto cenno anche alla Regione Friuli-Venezia Giulia, in quanto interessata da norme analoghe, ed essendo lo Statuto di tale Regione identico, per questo punto, alla norma che ho prima letto con riferimento alla Regione Sardegna, sottolineo che anche in questo caso la norma proposta nel disegno di legge finanziaria recepisce un accordo tra Governo e Regione Friuli-Venezia Giulia. È stato oggetto di un protocollo di intesa, il quale, se non erro, è anche espressamente citato nella norma in questione con riferimento alla Regione Friuli-Venezia Giulia.

 

PRESIDENTE. Prego l'Aula di prendere atto che ho bisogno di una riflessione su questo punto specifico. Tornerò in Aula per il chiarimento.

Per quanto riguarda l'ultima questione che è stata illustrata, sono stati indicati chiaramente due punti relativi a due errori, così come specificati dal Governo, che il ministro Chiti nella nottata ha inviato alla Presidenza. Credo che questi, se non ci sono obiezioni, possano essere accettati così come sono stati chiariti.

Stiamo decidendo; fatelo anche per il Presidente, non solo per l'Aula, di essere accorti nel momento della decisione. Sulla questione che riguarda lo Statuto sardo, mi riservo un po' di tempo per la decisione; poi verrò a comunicarla in Assemblea.

Queste sono le decisioni che abbiamo preso.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Con una certa stringatezza, senatore Boccia, se ce la fa.

 

BOCCIA Antonio (Ulivo). Signor Presidente, intervengo solo per sapere, salvo ovviamente le correzioni formali che accade sempre che si debbano fare, se lei ritiene chiusa questa fase, in maniera che da questo momento in poi ogni cosa è chiarita e non si riaprano più...

 

PRESIDENTE. Ritengo chiusa questa fase e mi riservo, su una sola questione, di tornare a comunicare la mia decisione all'Assemblea.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Brevemente, la prego, perché è già intervenuto tre volte.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, le chiedo, visto che si è riservato di riflettere sulla Sardegna, di farlo anche sul rapporto tra Stato e Regione Sicilia.

Il Governo, per l'ennesima volta, ha risposto di avere ottemperato all'interlocuzione con la Sardegna e con il Friuli‑Venezia Giulia; ma vi sono commi importantissimi, dall'832 all'835, che sono incisivi e lesivi delle prerogative costituzionali. Chiedo che lei intervenga anche su questo.

 

PRESIDENTE. Intervengo sui dati del maxiemendamento.

 

CABRAS (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CABRAS (Ulivo). Signor Presidente, per sua informazione - poi potrà verificare - il Consiglio regionale della Sardegna, con un voto, ha deliberato a favore dell'intesa di cui ha parlato testé il Governo. Quindi la procedura prevista dalla legge è stata espletata compiutamente. (Il senatore Ferrara fa cenno di voler intervenire).

 

PRESIDENTE. Ho detto che ho bisogno di un approfondimento; non è che se ascolto altri suggerimenti salto l'approfondimento. È uno, ce n'è bisogno. Io debbo decidere in coscienza e con piena chiarezza per assumermi una responsabilità; poi, comunicherò la mia decisione all'Aula.

 

VEGAS (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, intervengo riassuntivamente, alla fine di questa sessione di lavoro. Abbiamo proceduto, se ho ben capito, nel seguente modo. La Commissione bilancio si è espressa, ancorché non con un voto, ma con un'evidenziazione di questioni; il Presidente del Senato le ha recepite ed ha invitato il Governo a modificare il suo emendamento, intendendosi con ciò che l'emendamento modificato veniva accolto dalla Presidenza del Senato.

Questo è l'iter complessivo dei lavori, che può servire anche come precedente per i futuri lavori. Se è così, c'è naturalmente la massima condivisione da parte della nostra parte politica. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Questa precisazione ai fini delle regole che restano mi pare assolutamente adeguata. Ma il Governo si è già pronunciato qui sulle questioni; quindi siamo d'accordo. Io mi sono riservato di pronunciarmi su una questione, sulla quale torneremo.

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, intervengo per segnalare che la richiesta del Governo, a seguito della lettera del ministro Chiti, in relazione al provvedimento CIP 6 (delibera del Comitato interministeriale prezzi del 12 aprile 1992) non può essere autorizzata. Sono convinto che il CIP 6 debba continuare ad applicarsi e non soltanto per gli impianti già autorizzati.

Il problema però è che si tratta di una scelta di ordine politico e quindi, se errore c'è stato, il Governo rimedi attraverso un decreto, ma non può assolutamente prevedere di cambiare, al comma 1119 del testo del maxiemendamento presentato, le parole «impianti già autorizzati» con «impianti già realizzati», perché questo è assolutamente inaccettabile. La norma non può essere così modificata: non si tratta infatti di un cambiamento formale, ma sostanziale, che riguarda la produzione di energia. È un fatto di enorme rilevanza. Oltretutto, si porrebbe anche un problema di cassa, che non so come poi verrà affrontato.

Quindi se il Governo ha commesso questo errore materiale, e si tratta di questo, provveda con un decreto, ma non può essere modificato, da questo punto di vista, il testo che è stato presentato ieri.

 

PRESIDENTE. La Presidenza, accanto alla verifica e all'approfondimento cui intende procedere, terrà conto anche di questa osservazione del senatore Matteoli.

 

SALVI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (Ulivo). Signor Presidente, dal momento che, se non intendo male, si sta facendo una valutazione sugli aspetti ordinamentali, mi permetto di sottoporre a lei e al Governo una norma contenuta nel maxiemendamento che potrebbe forse presentare qualche profilo di rilevanza al riguardo. Mi riferisco al comma 1346 che modifica la decorrenza dei termini di prescrizione della responsabilità contabile.

Non so in questa fase quale rilievo procedimentale possa avere la mia considerazione, ma ho l'impressione che si tratti di una norma esclusivamente ordinamentale.

 

PRESIDENTE. Ho capito, senatore Salvi, ma ci siamo attenuti alle indicazioni della Commissione bilancio. Se non seguiamo questa regola, possiamo riaprire tutto.

Dichiaro aperta la discussione sulla questione di fiducia, che si svolgerà secondo i termini stabiliti dalla Conferenza dei Capigruppo.

È iscritto a parlare il senatore Bosone. Ne ha facoltà.

 

*BOSONE (Aut). Signor Presidente, colleghi, con piacere, ed anche con un po' di emozione, apro il dibattito sul disegno di legge finanziaria dello Stato e prima finanziaria del Governo Prodi.

Ringrazio, innanzitutto, il relatore ed il Presidente della Commissione bilancio che ci hanno guidato e portato in Aula fino a questa fase della discussione, che ho seguito con grande passione, essendo non solo la prima finanziaria del Governo Prodi, ma anche la prima che seguo personalmente.

Ho seguito tutto il percorso, appassionante ma anche troppo complesso, di una legge che deve avere l'ambizione non solo di dare delle regole o dei numeri e di far l'elenco dei desiderata, ma che, se possibile, deve anche trasmettere un'idea di sviluppo al Paese.

La finanziaria deve avere un'anima e tutti abbiamo cercato di dare un'anima anche a questo disegno di legge finanziaria in una fase storica difficile del Paese. Questa finanziaria non capita in un momento ordinario e quindi non poteva essere una finanziaria ordinaria. Vi è una fase nel Paese, ma direi anche in Europa, di disorientamento, di scollamento sociale, di difficoltà nel trovare riferimenti valoriali certi, una fase in cui è facile quindi ritirarsi un po' nella difesa eccessiva dei diritti individuali e anche corporativi, perdendo di vista un disegno sociale più complessivo, fatto di relazioni e di identità culturali e valoriali diverse che si confrontano e rispetto alle quali la politica è chiamata, attraverso gli strumenti che le sono dati, a dare indirizzi di sviluppo precisi.

La finanziaria è uno di quegli gli strumenti di cui dispone la politica per cercare di indirizzare questa società un po' spersa.

Rispetto a questo quadro di insieme, mobile e fluido, difficile anche da interpretare, l'Unione, nell'affrontare questa prima finanziaria, avrebbe potuto scegliere tra due strade, quella semplice, del riordino e del risanamento economico, o quella più complessa, del risanamento, ma anche dello sviluppo, con il tentativo di una redistribuzione del reddito, di un riequilibrio sociale. Certo, lo sviluppo era complesso, ma anche doveroso, perché non possiamo permetterci di rimanere indietro.

Ma nell'agganciarci all'aumento del PIL, quindi nel garantire misure reali di sviluppo al Paese, l'obiettivo doveva essere anche quello della redistribuzione del reddito. Allora c'è stato un percorso, sicuramente tortuoso e complesso, ne ho spiegato anche il perché, un work in progress, un po' affannoso e talora contraddittorio, perché anche dentro un processo democratico e partecipato, molto vissuto sulla stampa nazionale, è facile che sorgano contraddizioni e, talora, ci siano momenti comunicativi sbagliati. E questo è capitato soprattutto all'inizio. Ma ritengo che alla fine la finanziaria sia molto equilibrata tra chi deve dare e chi deve ricevere. È una finanziaria che, tra chi deve dare e chi deve ricevere, riesce a garantire la via dello sviluppo al Paese.

Ce ne dobbiamo far carico tutti. Questa finanziaria tocca un po' tutti. È una finanziaria che carica maggiormente dal punto di vista fiscale chi guadagna di più, al quale quindi viene richiesto un sacrificio maggiore; ma è anche una finanziaria che vuole far emergere quella enorme massa di risorse sommerse del Paese, che vuole combattere l'evasione fiscale, ai fini di un riequilibrio. Un paese che ha una forte evasione fiscale come il nostro non può essere competitivo, perché alla fine implode proprio su quel fenomeno.

Le imprese che non sono messe in condizione di trovarsi tutte allo stesso punto di partenza e di trasparenza tra loro non sono competitive; non sono competitive con il sistema nazionale né con quello internazionale. E siccome uno dei fini fondamentali di questa finanziaria è ridare competitività al sistema Italia, non potevamo non combattere l'evasione fiscale, anche per un problema di giustizia sociale, rispetto a tutti, a chi paga le tasse e a chi è chiamato a pagarne di più.

Ma c'è un'attenzione per i più deboli. Le maggiori entrate derivanti dall'evasione fiscale, proprio per un emendamento del Senato, saranno destinate agli incapienti, una delle fasce più deboli del Paese.

E come non ricordare il mantenimento delle risorse destinate ai servizi, in particolare a quelli sanitari, così delicati per il nostro paese?

Una finanziaria che dedica notevoli incentivi a tutto il comparto produttivo, il quale ha avuto molto. Ricordo il taglio del cuneo fiscale; ricordo gli incentivi dedicati al comparto agricolo (compresi quelli destinati ai riordini fondiari) così delicato e importante nel nostro paese, del quale vogliamo rilanciare la competitività anche con l'internazionalizzazione dei prodotti. E poi tanti altri provvedimenti che saranno illustrati in modo più dettagliato. Ricordo le misure a favore di giovani imprenditori di tutti i settori economici, industriale ed agricolo compresi. Ricordo le incentivazioni all'innovazione, quindi ai più importanti progetti che verranno presentati dal nostro sistema produttivo.

Nell'ambito di un'economia che deve ripartire, assume poi particolare importanza la stabilizzazione del lavoro precario, uno dei punti ci siamo maggiormente spesi in campagna elettorale e rispetto al quale abbiamo cominciato un percorso con dei segnali precisi in merito.

Voglio inoltre citare la ricerca universitaria, alla quale abbiamo dedicato anche al Senato particolare attenzione e fondi aggiuntivi.

È una finanziaria che ha anche cercato di innestare elementi di riforma per il Paese, le riforme di cui parliamo tanto, che devono essere iniziate e che bisogna avere coraggio di fare, a partire anche dagli enti locali. Sono stati introdotti notevoli momenti di riforma: la compartecipazione dell'IRPEF, il sistema delle autonomie, premiato. Certo, sul sistema delle riforme dobbiamo essere tutti più coraggiosi; sul sistema della riforma e del federalismo fiscale dobbiamo lavorare nel corso del prossimo anno.

I primi germi innestati con la legge finanziaria devono crescere, creare davvero i presupposti per un riordino complessivo del sistema fiscale nel Paese, dove l'elemento federativo deve essere importante, senza perdere di vista il principio di sussidiarietà, quindi con la necessaria redistribuzione di risorse su tutto il Paese, ma penso che il principio del federalismo fiscale non sia più rimandabile in futuro ad una prossima legislatura.

Le riforme devono anche riguardare le pensioni. Non dobbiamo avere scatti ideologici nell'ambito delle riforme: le riforme non sono un problema ideologico; non dobbiamo citare riforme né da una parte né dall'altra in modo ideologico. Non sono sicuramente un modo per allarmare il Paese, ma una strada per risolvere i problemi.

Quindi, le «riforme agitate» e le liberalizzazioni citate in modo ideologico, non servono: esse devono essere calate nella concretezza del Paese perché è là che dobbiamo risolvere i problemi e creare le condizioni per far ripartire la competitività. Devo poi ricordare uno dei limiti toccato anche dal Presidente della 5a Commissione bilancio, senatore Morando: abbiamo necessità di rivedere il sistema di formazione del bilancio. L'ho seguito per la prima volta, come ho detto all'inizio, con difficoltà: mi è parso un meccanismo complicato. Se andiamo verso una semplificazione della legge di bilancio, pur con un meccanismo partecipato, penso che facciamo un lavoro utile al Parlamento ma al Paese tutto, per chiarezza e trasparenza.

Infine, la comunicazione deve essere più studiata ed univoca, affinché aiuti il Paese davvero a capire ed a sentirsi guidato su obiettivi condivisi perché questa finanziaria - che ritengo buona - dispiegherà i suoi effetti nei prossimi mesi e su di essi dobbiamo coinvolgere tutto il Paese, che deve sentirsi coinvolto in sacrifici che non sono mirati e calati dall'alto, ma devono essere tesi a raggiungere una meta che tutti noi ci poniamo, in modo responsabile, in una fase difficile, in due anni che sono davvero cruciali per il rilancio del Paese.

Se siamo tutti in grado di capire davvero quello che questa finanziaria propone e che i sacrifici non sono mirati semplicemente al soddisfacimento di bisogni personali ma ad un bisogno collettivo, penso che possiamo davvero avviarci tutti su un cammino complesso che l'Unione con questa finanziaria ha voluto iniziare, ma che darà frutti importanti a tutti e al nostro Paese. (Applausi dal Gruppo Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Santini. Ne ha facoltà.

 

SANTINI (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, signori membri del Governo, egregi colleghi, mi appresto ad ascoltare dai colleghi che compongono la 5a Commissione tutte le valutazioni complessive su questo Documento. Come membro della 10a Commissione intendo approfondire per il poco tempo che ho a disposizione due temi che mi stanno particolarmente a cuore, sui quali è gravemente carente questa finanziaria: i temi della montagna e del turismo.

La montagna ha goduto proprio questa settimana di un momento di particolare attualità e di attenzione: l'11 dicembre, dal 2003, è celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale della montagna, istituita nel 2003 per l'appunto dal Governo Berlusconi, poi fatta propria dalla FAO e dalle Nazioni Unite. Da allora in tutto il mondo, in questa giornata, si richiama l'attenzione dei governanti e dell'opinione pubblica sulla specificità della montagna, sulle particolari condizioni di vita e di lavoro in queste zone. Va detto che è un tema che dovrebbe interessare anche la maggior parte dei colleghi, se è vero che all'Intergruppo parlamentare «Amici della montagna» hanno aderito 200 circa tra senatori e deputati.

Va detto ancora che la montagna è una porzione importante, non solo della nostra economia ma anche della società che vive in tutto il mondo: il 40 per cento circa dell'Europa, il 30 per cento del territorio mondiale, e oltre il 60 per cento per quanto riguarda l'Italia, che come tutti sappiamo è Paese prevalentemente montuoso. Ebbene, per attirare l'attenzione su queste zone è stata celebrata in Italia (sabato scorso in Trentino e lunedì a Villa Madama e poi anche in Campidoglio, con un momento di incontro con il Presidente della Repubblica) la Giornata internazionale della montagna.

La signora ministro con delega per la montagna Linda Lanzillotta in queste due circostanze ha pronunciato parole interessanti e incoraggianti di riconoscenza per chi vive e lavora in montagna, ma ha anche speso qualche promessa piuttosto precisa per le iniziative e le necessità di cui la montagna ha bisogno, al fine di alimentare il suo sistema economico e sociale, difendere l'ambiente, favorire condizioni di vita e lavoro competitive con le altre zone limitrofe ai territori di montagna, comprese le città e soprattutto per combattere quello che rimane il male più insidioso, cioè l'esodo da questi territori. Un esodo che è ancor più insidioso e pericoloso se riguarda i giovani. Se i giovani partono dalle montagne con essi se ne vanno anche le migliori prospettive di sviluppo per il futuro e si apre la strada a un degrado che non è solo ambientale ma anche sociale.

Ecco per fermare questo trend, che appare inarrestabile, soprattutto nelle zone più periferiche d'Italia e del mondo, occorrono delle risorse. Questa notte sono andato allora a vedere nel maxiemendamento cosa sia previsto per la montagna in questa finanziaria e la delusione è stata decisamente forte. Dal comma 1282 fino al comma 1287 non vi sono risposte ma soltanto notizie poco o per niente incoraggianti per chi vive e lavora in montagna. Innanzi tutto il Fondo nazionale per la montagna, previsto dall'articolo 2 della legge n. 97 del 1994, viene finanziato con ridicoli 25 milioni di euro e soltanto per il 2007.

Non c'è neanche una previsione per gli anni successivi. Voglio ricordare che è vero che in questo esercizio erano soltanto 20 i milioni di euro a fronte di una sessantina richiesti, ma vorrei anche ricordare che nel 2005 il Governo Berlusconi mise a disposizione 31 milioni di euro e nel 2003 furono ben 61 i milioni di euro a disposizione del Fondo per la montagna. In compenso si istituisce un ente in più; è vero che poi se ne abolisce uno ma intanto si istituisce l'Ente italiano montagna, finalizzato, dice la motivazione, al supporto alle politiche e allo sviluppo socio-economico e culturale dei territori montani, esattamente ciò che faceva o ha fatto fino a oggi l'IMONT (Istituto nazionale della montagna), che viene così soppresso e tutti i quattro commi successivi sono, non dico sprecati, ma dedicati alle modalità per il passaggio del patrimonio, del personale delle competenze, soprattutto dei finanziamenti per questo nuovo ente italiano della montagna.

Va detto che su queste mancate previsioni, su questa mancanza di attenzione di considerazione verso la montagna si è espressa in maniera molto critica l'Unione nazionale dei Comuni enti montani, l'UNCEM, che critica in modo particolare l'attacco che viene sferrato al ruolo storico e alla funzione delle comunità montane come enti sovracomunali capaci di diventare autentiche cabine di regia per iniziative strutturali, sociali e di azione a beneficio della gente di montagna.

Proprio l'UNCEM aveva indicato almeno in 61 milioni di euro lo stanziamento minimale e limite per poter fare qualcosa a beneficio delle zone di montagna, invece i 25 milioni riconosciuti sono francamente insufficienti. Veniva richiesta dall'UNCEM anche una maggiore valorizzazione dell'esperienza delle comunità montane per utilizzare le risorse fiscali del territorio montano, come le tasse di scopo e le imposte di soggiorno, mentre le comunità montane rischiano di diventare meramente enti di carattere strutturale.

Con una modificazione di natura burocratica da questo esercizio il Fondo per la montagna passa dal Ministero dell'economia e delle finanze al Ministero dello sviluppo economico all'interno del Dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione. Ciò comporta, naturalmente, ulteriore burocrazia e una maggior macchinosità.

Con accenti parimenti deludenti e preoccupanti passiamo al settore del turismo, che è vittima della miopia e dello strabismo di questo Governo, almeno in due direzioni.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 12,10)

 

(Segue SANTINI). Dopo la prima decisione iniziale, è stato deciso di abbinare il settore turistico alle competenze del Ministero per i beni e le attività culturali e non a quello per le attività produttive, annunciando quindi all'Italia e al mondo che il turismo italiano sarà di contemplazione e non un turismo fatto di azione, di lavoro e di prodotto interno lordo. È inutile illustrare in questa sede l'importanza che ha il turismo nella formazione del PIL nazionale.

Il secondo atto decisamente criticabile nei confronti del turismo è quello di interpretare la competenza primaria - che, è vero, risale alle Regioni - come un alibi per ridurre a proporzioni ridicole le disponibilità finanziarie del Governo centrale. Basta esaminare i commi 1231, 1232 e 1233 del maxiemendamento che interessano il turismo per avere la prova di quanto sto dicendo.

Il primo stabilisce di finanziare il sostegno - così è definito - del settore turistico con soli 10 milioni di euro; il comma 1232 stanzia 48 milioni per tre anni per lo sviluppo del turismo come fattore produttivo di interesse nazionale. Allora, quello che si vuole non è soltanto di un turismo di contemplazione, ma esso viene riconosciuto come fattore di produzione di interesse nazionale.

Questo denaro dovrebbe anche bastare per adeguare l'offerta sui mercati internazionali, migliorare i servizi, potenziare le strutture, difendere la proprietà dei beni di uso turistico e quindi dare un po' di morale a coloro che hanno nel turismo la loro professione prioritaria ed esclusiva: 48 milioni per tutta l'Italia, cui si sommano gli altri dieci, cioè di circa 60 milioni, compresi i due dedicati all'Osservatorio nazionale del turismo, sono veramente briciole.

È vero che le Regioni a questo punto debbono intervenire; soltanto la mia piccola Regione, il Trentino-Alto Adige, dedica da sola lo stesso stanziamento di denaro, circa 50 milioni di euro, che il Governo prevede di riservare per tutta Italia.

Tuttavia, sul turismo non possiamo più fare finta di nulla nei confronti di quanto ci indica l'Unione Europea che, è vero, è sempre stata miope e disinteressata, considerando il turismo competenza esclusiva dei Paesi membri. Da qualche anno, però, dopo il varo del programma Filoxenia, ridicolo anch'esso per lo stanziamento economico di 15 miliardi di lire per tutto il continente, le istituzioni europee hanno deciso di occuparsi del settore turistico, di interferire, ebbene sì, nelle competenze dei Paesi membri, con gli strumenti giuridici di cui può disporre, vale a dire con le comunicazioni e le decisioni, non certo con le direttive o i regolamenti.

Ebbene, nel marzo di quest'anno una comunicazione della Commissione europea impone ai Paesi membri di aumentare la partnership nei confronti del turismo europeo, auspicando quindi maggiore competitività, maggior comunicazione verso i Paesi terzi, strumenti finanziari potenziati e, soprattutto, un sostegno più esplicito e diretto alle imprese.

Collego al tema del turismo una grave occasione mancata che rappresenta anche una forte mancanza di rispetto verso centinaia di migliaia di cittadini italiani che abitano nel grande comprensorio turistico del lago di Garda, un comprensorio che tutto il mondo ci invidia.

Dalla comunità del Garda credo che sia stato inviato un emendamento a tutti coloro che vivono in quella zona, che chiedeva semplicemente di ottenere il monitoraggio e la riqualificazione delle acque del lago di Garda attraverso la tecnologia applicata dall'istituto ICRAM. Praticamente, si chiedeva di estendere anche al lago di Garda le attenzioni riservate al mare per garantire la limpidezza delle acque, quindi possibilità di vita, di salute e di prosperità per il turismo. Questo emendamento, tra l'altro, non avrebbe comportato nessuno aggravio di spesa, ma non è stato minimamente preso in considerazione. Vorrei fornire questa informazione - lo ripeto - alle centinaia di migliaia di abitanti delle sponde del Trentino. del Veneto e della Lombardia, che hanno nel bacino del lago di Garda non solo il loro habitat, e quindi intendono difenderlo sul piano dell'inquinamento; ma la loro principale fonte di reddito.

In conclusione, signor Presidente, montagna e turismo sono due settori fragili e vitali che attendono da sempre una parola convinta da parte dei Governi. Essi, ancora una volta e ancora di più rispetto al passato, sono stati discriminati e snobbati anche da questo disegno di legge finanziaria, con buona pace di chi, all'inizio, la presentava come una manovra finanziaria pomposamente proiettata per la difesa dei deboli e per ripianare gli squilibri in tutti i settori. Se questa è la manovra finanziaria e se questo maxiemendamento rispecchia tali volontà, allora essa è andata decisamente in senso opposto. (Applausi dal Gruppo DC-PRI-IND-MPA e del senatore Molinari).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vegas. Ne ha facoltà.

 

VEGAS (FI). Signor Presidente, signori del Governo, la vicenda politica e parlamentare di questa manovra finanziaria dimostra che il Governo non ha i numeri in Parlamento; esso non è riuscito a concludere l'iter della finanziaria in Commissione, né alla Camera né al Senato, e deve fare degli atti di forza per riuscire a compiere un iter parlamentare e democratico. Quindi, ancora una volta, si dimostra - checché se ne dica - che vi è una metà del Paese che cerca di prevaricare sull'altra metà, e lo fa con logiche da basso impero, perché quando si arriva a 1.365 commi si crea quasi uno stato di invidia con l'Impero romano d'Oriente: Bisanzio, infatti, avrebbe fatto sicuramente meglio, in tempi più rapidi e con maggiore efficienza.

Tra l'altro, i dati forniti recentemente circa l'andamento delle entrate mostrano con chiarezza che non ci sarebbe stato bisogno di una manovra così forte e depressiva per il tasso di sviluppo e l'incremento del PIL nel 2007, ma evidentemente si considerava indispensabile aumentare le entrate per creare una grande nebbia e una grande confusione e poter finanziare spese quantomeno futili, se non addirittura dannose.

Basti considerare che, grazie al maxiemendamento presentato nella seduta pomeridiana di ieri, vi è un incremento di spesa di 750 milioni di euro (tradotti nel vecchio conio si tratta di 1.500 miliardi di vecchie lire) distribuiti a pioggia agli amici e ad associazioni più o meno strane: andiamo dagli apicoltori alle associazioni giovanili, fino a varie fondazioni, magari di Parma o di Firenze (cose di questo genere). Si tratta di operazioni di cui credo che il contribuente italiano non sentisse assolutamente la necessità.

Non ne sentiva la necessità chi deve pagare l'imposta sul reddito delle persone fisiche, che vedrà aggravato il suo onere tributario già a partire da 20.000 euro lordi all'anno (che significa poco più di 1.000 euro netti al mese) e non mi sembra un reddito da grande capitalista; non sentivano questa necessità tutti coloro - credo che sia la totalità della popolazione italiana - che usano bere per poter sopravvivere: l'attuale Governo infatti ha messo anche un'imposta straordinaria sull'acqua minerale, come se essa fosse un consumo di lusso; in realtà, date le condizioni dei nostri acquedotti, si tratta di un consumo necessario. Siamo tornati, signor Presidente, all'imposta sul macinato: complimenti, per essere un Governo progressista.

La manovra finanziaria non provvede al risanamento, tant'è vero che nell'aggiornamento del Patto di stabilità e della partecipazione italiana si prevede una forte manovra per il prossimo anno (ciò vuol dire che il risanamento per il corrente anno non c'è); non provvede allo sviluppo, perché la forte manovra, combinata al fatto che è praticamente e interamente costruita sulla leva fiscale, impedirà uno sviluppo serio della economia italiana; infine, non ha nessuna caratteristica redistributiva - checché se ne dica - e questo non lo sosteniamo solo noi: basta chiederlo agli operai di Mirafiori. Quindi, cari signori, la manovra finanziaria è fallita da tutti i punti di vista.

Ma riveste anche un modello culturale che ritengo non debba passare in questo Paese. Parlo di un modello culturale di cui farò un semplice esempio: la normativa che prescrive il divieto di utilizzo del contante. A nostro avviso è lecito farlo solo con limiti quantitativi e non con definizioni soggettive, ma oggettive. È lecito comunque lasciare i cittadini liberi di farlo. Si dice che è necessario impedire l'uso del contante per colpire l'evasione fiscale. Se fosse così - ribadisco -, bisogna preferire dei limiti oggettivi, invece no: si definiscono dei limiti soggettivi perché obiettivamente ci può essere qualcuno che non è in grado di pagare con il contante.

Ma cosa fa il Governo? Demanda a se stesso un decreto nel quale verranno indicate le categorie di cittadini impediti, cioè i poveracci a differenza degli altri. Quindi, quando magari un protestato - ci sarà anche qualche protestato non decisamente delinquente - necessiterà dell'intervento dell'idraulico, l'idraulico andrà a casa sua e il protestato dirà: «Non posso pagare con un assegno o con una carta di credito e, siccome sono protestato, dovrò pagare in contanti». In questo modo, tutto il quartiere avrà notizia di questo fatto.

Quindi, le persone che si trovano in maggior difficoltà, anche morale, saranno costrette ad esporsi perché questo Governo ama definire delle tassonomie e inquadrare i cittadini in categorie. In sostanza, quello che ne esce con chiarezza è che il Governo, anziché essere mosso dal principio della libertà - cioè ciascuno è libero di fare ciò che vuole -, stabilisce che ciascuno non è libero di fare come vuole, ma è inquadrato in una categoria etica ritenuta compatibile o meno a seconda degli obiettivi di politica economica o di politica in generale che esso condivide.

Da questo allo Stato etico, cari signori, il passo è molto breve; da questo a dire che i cittadini sono di serie A o di serie B, a seconda che corrispondano ad un criterio etico o ad un altro, il passo è brevissimo ed è un passo che porta ad uno Stato totalitario. Spero che ciò non accada, ma non vorrei che questo sia uno di quei piccoli passi che portano verso questo tipo di approccio nei confronti del mondo.

Vede, signor Presidente, a volte più delle misure cattive, irrazionali e sbagliate, forse fanno premio le misure ridicole e questa finanziaria è costellata di misure ridicole. Faccio solo un esempio di misura ridicola: la rottamazione dell'autovettura. Non mi esprimo sul fatto se sia una misura buona o cattiva - probabilmente è una misura cattiva -, ma ha degli aspetti incomprensibili. Innanzitutto, per esempio, si riconoscono dei contributi finanziari a chi rottama l'automobile, non ne compra una nuova e sottoscrive un abbonamento al tram sul presupposto che sia meno inquinante che usare una macchina.

Allora, cari signori, se uno va a piedi inquina di più rispetto a chi va in tram? No, probabilmente non ci avete pensato, come non avete pensato al fatto che gli assegni di famiglia vengono corrisposti a chi ha un figlio che è studente oppure apprendista e non a chi ha un figlio disoccupato. Ciò accade probabilmente perché lo stato di disoccupazione è uno stato più vantaggioso rispetto a quello di studente.

La misura ridicola sulla rottamazione è la seguente. Avete detto che la rottamazione ha senso se si sostituisce la macchina con una di cilindrata fino a 1.300 centimetri cubi perché, giustamente, i poveri devono andare con una macchina che sia piccola e possibilmente dannosa in caso di incidente, mentre è giusto che si tutelino con macchine con carrozzerie più robuste i ricchi.

Questo fa parte del vostro modo di pensare, esattamente come fa parte del vostro modo di pensare che la signora Maria - che ha un appartamentino che, in attesa che si sposi la figlia, affitta - deve pagare l'imposta parametrata sull'aliquota marginale - mai meno del 23 per cento, anche se la signora Maria avesse un reddito molto basso -, mentre se una SIIQ, cioè una società gestita dai salotti buoni, che so essere molto contigui a voi, affitta un appartamento paga un'aliquota del 15 per cento. Tutto ciò mi sembra una cosa populista e progressista. Chiusa questa parentesi, ritorniamo sulla questione della rottamazione degli automobili.

Il benefit è concesso se l'automobile viene sostituita con una di cilindrata fino a 1.300 centimetri cubi oppure con una di cilindrata superiore a condizione che il nucleo familiare sia composto da sei persone. Il che configura il seguente esempio: nel caso in cui ho una famiglia composta da marito, moglie e quattro figli ho questo benefit, mentre nel caso in cui la famiglia è composta da marito, tre figli e moglie incinta questo benefit non l'ho più. O devo aspettare che la signora abbia la creatura, oppure - ripeto - non posso avere questo benefit. Ciò mi sembra, oltre che irrazionale, francamente ridicolo e credo che, quando si supera la soglia del ridicolo, ci si mette in condizioni tali da non rendersi neanche conto di come va il Paese.

Questo è quello che è emerso con palmare evidenza nelle ultime manifestazioni popolari, nei sondaggi e nella sensibilità generale. Ritengo che lo scollamento tra Governo e Paese stia diventando incolmabile. Una sola preghiera: fermatevi finché siete in tempo. (Applausi dai Gruppi FI e AN. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Baldassarri. Ne ha facoltà.

 

BALDASSARRI (AN). Onorevole membro del Governo e onorevoli colleghi senatori, con la legge finanziaria si conclude quello che può essere chiamato il triangolo di politica economica di questo Governo all'inizio di questa legislatura. Non uso a caso questa figura geometrica, ma descrivo i tre lati del triangolo: il cosiddetto decreto Visco-Bersani di luglio, il decreto che è stato varato dal Senato un paio di settimane fa e la vera e propria legge finanziaria. Questo triangolo mostra che in realtà esiste una maggioranza formale, magari risicata, in Parlamento, ma è molto chiaro che all'interno di essa esistono alcuni specifici azionisti di riferimento ed è altrettanto chiaro che il Governo risponde, non alla sua maggioranza, ma a questi specifici azionisti di riferimento. Questi azionisti di riferimento sono all'esterno del nostro Paese e all'interno del nostro Paese.

Palesemente, gli azionisti all'esterno del nostro Paese sono collegati ovviamente con l'establishment economico-finanziario - direi addirittura finanziario ed economico - che domina l'Europa e che guida le linee di politica economica europee al solo obiettivo di garantire l'equilibrio finanziario in modo che i creditori siano salvaguardati, indipendentemente dagli effetti che questo produce sull'andamento reale dell'economia.

Su questo mi basta riferirmi a ciò che è avvenuto dall'inizio dell'iter del disegno di legge finanziaria ad oggi. Abbiamo cominciato a discutere di legge finanziaria quando, all'inizio di ottobre, il cambio euro-dollaro-yuan cinese era 1,24 e portiamo a termine l'iter con un cambio di 1,33. Cioè, sostanzialmente, all'esterno, sopra le nostre teste, una burocrazia autoreferente decide, per esempio, di aumentare i tassi di interesse per un'atavica ed ancestrale paura dell'inflazione (che, chiaramente, risale nella storia alla Repubblica di Weimar, ma che non ha però alcuna possibilità di riscontrarsi nel presente e nel futuro) e, di fatto, questi dieci centesimi di apprezzamento ulteriore dell'euro azzerano completamente qualunque sforzo di qualunque Governo di qualunque politica economica all'interno dei Paesi aderenti all'area euro. Non si è levata mezza parola da parte del Governo italiano, come partner importante dell'Unione Europea, a discutere questo aspetto, non dico a contrastarlo ma a sollevare qualche dubbio. Francamente gli azionisti di riferimento interni sono palesi, evidenti, con nome e cognome, nei 1365 commi del maxiemendamento messo a nostra disposizione ieri sera.

E allora, chiarito il punto politico che questa maggioranza non risponde alla propria maggioranza ma soltanto ad alcuni azionisti di maggioranza di riferimento, esterni ed interni, veniamo alla manovra.

Ebbene, in sintesi, valutata attentamente, eseguito tutto l'iter e fatta anche qualche valutazione più professionale di quelle rese disponibili dal Governo, la conclusione è che sul piano macroeconomico questa è la più grande operazione di puro potere di accentramento delle risorse e dei poteri nel Governo centrale che mai sia avvenuta nella storia della Repubblica italiana. È il più forte spostamento di peso a favore dello Stato sottratto ai cittadini, ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese, sia sul fronte economico che su quello delle libertà civili.

Sul piano microeconomico - e basta leggere attentamente, cosa che abbiamo fatto nel corso della notte, i 1.365 commi del maxiemendamento - è in verità una pioggia di - e uso questo termine in senso tecnico - marchette con le quali il Governo corre dietro - o meglio si fa correre dietro - addirittura inserendo nel testo consegnato una colonna in ogni pagina, per risalire con nome e cognome a chi ha chiesto quell'emendamento e perché si vuole avvantaggiare questo o quello.

Diamo atto al Governo di una grande correttezza in questo senso perché finalmente ha calato la maschera su chi ha chiesto ed ottenuto queste marchette attraverso i 1.365 commi. Ma l'aspetto sorprendente, che dimostra l'evidenza della presenza di azionisti di riferimento, che rende estraneo il singolo parlamentare della stessa maggioranza alle decisioni della legge finanziaria, che rende estranei molti membri di Governo che probabilmente questa mattina non avevano neanche avuto la possibilità di leggere la quarta finanziaria del Governo Prodi - quella al nostro esame è infatti la quarta versione della finanziaria - è che evidentemente in quella colonna si leggono più nomi di dirigenti di Ministeri e di associazioni di categoria. Pur non risultando in modo esplicito si possono intuire i nomi di singole specifiche imprese, di singoli specifici settori.

Ebbene, quest'operazione macroeconomica di spostamento di potere, confusa nel polverone microeconomico vissuto in queste settimane, che precipita nel senso chimico del termine nei 1.365 commi, è stata poi supportata ed è sinergica - considerato che il polverone serve a coprire la verità vera di questa manovra - allo spostamento di potere. E chi è che ha le leve del potere dentro questo Governo?

È stata ovviamente condita da palesi falsi in comunicazione sociale e da due palesi falsi in bilancio e allora si spiega l'iter. Una prima finanziaria varata dal Governo nel Consiglio dei ministri del 28 settembre scorso, cambiata tre giorni dopo quando il Ministro dell'economia e delle finanze presenta insieme al Presidente del Consiglio a Milano in conferenza stampa un altro numero, modificata ulteriormente con il maxiemendamento e la fiducia alla Camera, nuovamente modificata con il maxiemendamento in discussione e la fiducia in Senato, ma come il vecchio Gattopardo la finanziaria è stata cambiata quattro volte perché nulla cambi delle colonne portanti di questa finanziaria.

Sul piano macroeconomico - è scritto nella tabella consegnata ieri insieme al maxiemendamento, che mira a dare garanzia di copertura finanziaria in base all'articolo 81 della Costituzione - questa finanziaria determina un aumento di entrate (tasse, per parlare chiaro, nelle varie versioni) pari a 35 miliardi di euro per coprire un aumento di spesa pubblica corrente. Nella tabella ufficiale, o semiufficiale, allegata al maxiemendamento, è riportato un aumento di spesa pubblica corrente di 25 miliardi di euro, concentrati nei portafogli di 12 Ministri.

Questo è il flusso che si determina. Escono soldi dai portafogli delle famiglie e delle imprese ed entrano in quelli dei Ministri, che poi, a loro discrezione, a pioggia, nei vari commi del maxiemendamento, stabiliscono a chi, quando e perché darli, sminuzzati in mille rivoli.

Il Governo porta via pagnotte intere dalle famiglie e dalle imprese, le sbriciola, le raccoglie in piccoli sacchetti e mostra a ciascuno la possibilità di accaparrarsi un sacchettino di pane grattuggiato. Questa è la politica economica del Governo Prodi: 35 miliardi, con questa finanziaria, per consentire aumenti di spesa pubblica corrente dichiarati dal Governo.

A questi si aggiunga - e qui sta uno dei due falsi in bilancio, su cui ho avuto modo di argomentare - il falso in bilancio dimostrato dallo stesso Governo pochi giorni fa, relativo all'andamento delle entrate nel 2006; i dati del vice ministro Visco, che con grande trasparenza, devo riconoscere, dopo qualche insistenza (giacché in Commissione bilancio fu portata una tabella sbagliata e successivamente, sempre in quella sede, fu portata una nota irricevibile), ha fatto conoscere finalmente, l'11 dicembre, la verità.

Di questo va dato atto al Governo. Però, purtroppo, i numeri sono numeri e quella verità dice che al 30 novembre 2006 vi sono stati 34 miliardi di entrate in più rispetto al 2005; lo stesso vice ministro Visco correttamente ha detto che a fine dicembre saranno qualche altro miliardo in più. Note interne delle varie amministrazioni indicano questo «di più» in circa 37-38 miliardi, ma il falso non sta soltanto nel totale, che finalmente il Governo ha reso noto al Paese, bensì nella sua composizione perché da quella stessa tabella gli incrementi di IRPEF su lavoro autonomo e su lavoro dipendente, gli incrementi di contributi sociali su lavoro autonomo e su lavoro dipendente dimostrano il grande e positivo effetto della legge Biagi. Saranno lavori flessibili, saranno lavori precari, ma non sono lavori neri e quindi pagano IRPEF e contributi sociali. Questi sono incrementi di entrate strutturali e permanenti.

L'incremento dell'IVA, ovviamente agganciato alla ripresa economica, è strutturale e permanente, a meno che non si abbia il retropensiero - come posso dimostrare e ho tentato di fare in altre occasioni - che poiché questa finanziaria ammazza la crescita, di conseguenza ucciderà anche l'incremento delle entrate pubbliche.

Il falso in bilancio consiste nell'aver dichiarato 38 miliardi di euro di entrate in più, nell'aver constatato che nella tabella, secondo le varie voci, almeno 25 miliardi di euro - voglio essere generoso - sono strutturali e permanenti e andavano messi nel bilancio di previsione 2007 con una Nota di variazioni. Il Governo ha rifiutato e continua a dichiarare che vi metterà solo cinque miliardi.

Quindi, fate attenzione: potete fare tutti i polveroni che volete, facendo credere che mettete l'imposta di soggiorno e poi la togliete, che mettete la tassa di successione e poi l'aggiustate. Non confondete, però, gli occhi degli italiani con questi polveroni, perché è chiaro che sta portando a casa di 12 ministri 55 miliardi di euro, 35 con la finanziaria e 20 con quelli, chiusi nel cassetto, che non avete voluto correttamente inserire nella Nota di variazione al bilancio. Questo, a mio parere, è un falso in bilancio; avevo presentato pure una questione sospensiva.

Ho anche aggiunto che queste tabelle, in altre occasioni, con altri Presidenti della Repubblica, non sarebbero pervenute nelle Aule parlamentari in tali condizioni.

Il presidente Prodi, insieme a qualche altro membro di Governo, ha recentemente affermato che bisogna aspettare la primavera quando si verificheranno gli effetti della finanziaria e gli italiani avranno modo di cambiare idea. Il presidente Prodi forse non ha letto le previsioni del Ministro dell'economia e delle finanze e non solo quelle di importanti e riconosciuti centri di previsione (come il Fondo monetario, l'OCSE e, in Italia, il CER, Prometeia). Lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze ha scritto, e poi confermato in Commissione, che l'effetto di questa manovra è depressivo.

Vi è una differenza, ad esempio, tra le valutazioni che mi sono permesso, personalmente e con altri amici, di fornire al dibattito generale e quelle del Ministro dell'economia e delle finanze. Il ministro Padoa-Schioppa stima un effetto depressivo, cioè una riduzione del tasso di sviluppo italiano non solo nel 2007 ma fino al 2009 (per verificarlo basta prendere il Documento di programmazione economico-finanziaria e la Relazione previsionale e programmatica del Governo), pari allo 0,3 per cento; il CER ed altre fonti parlano dello 0,4 o 0,5 per cento ed io prevedo una percentuale tra lo 0,8 e l'1 per cento.Quindi, non occorre che gli italiani aspettino la primavera per capire la falsa comunicazione sociale che questo Governo ha fatto e continua fare quando afferma che la manovra mira ad ottenere sviluppo economico, equità sociale e risanamento finanziario.

Vengo ora proprio al risanamento finanziario. Tutti hanno capito che, ai fini del deficit pubblico, sarebbe bastata una manovra di 6 miliardi di euro. La manovra, invece, è saltata a 41 miliardi di euro (35 della finanziaria e 6 del cosiddetto decreto-legge Visco-Bersani del mese di luglio) per il motivo che ho già evidenziato: si tratta, cioè, di una pura manovra di spostamento di soldi dagli italiani a 12 italiani Ministri per aumentare il peso dello Stato, e non il peso della politica nobile.

Infatti, signor Presidente, sarebbe stato comprensibile se il Governo avessedetto agli italiani di voler fare questo imponente aumento di entrate avendo in mente un progetto strategico per il Paese, in base al quale le maggiori entrate e le maggiori tasse sarebbero state impiegate in parte nelle infrastrutture, in parte nella ricerca ed in parte nella scuola oppure per aumentare le pensioni minime e le pensioni sociali, per aumentare la salute dei cittadini, e non la sanità (sono due concetti ben diversi perché la sanità registra i costi mentre la salute registra gli effetti).

Io avrei personalmente obiettato che questi obiettivi sacrosanti - concludo, signor Presidente - di progetto strategico Paese li avrei perseguiti, il centro‑destra li avrebbe perseguiti, andando a prendere le risorse con il contenimento della spesa corrente, non con l'aumento delle tasse. Anche aumentando le tasse, il centro‑destra avrebbe avuto in mente un'idea di progetto strategico. Così non è, signor Presidente, in questo maxiemendamento.

Chiudo rapidamente, citando alcune cose che smascherano gli azionisti di riferimento e per qualche aspetto - come ha già detto il collega Vegas - assumono un carattere francamente ridicolo ed irrisorio. Prendo atto che la sinistra, usata per tanti anni ad essere - come si diceva - politically correct, oggi è diventata «hypocritically correct».

Cito solo tre argomenti - mi consenta ancora pochi secondi, signor Presidente - trattati nelle centinaia di commi del maxiemendamento; ne cito solo tre. Il comma 53 - laddove modificate la successione per i fratelli, eccetera - vale a partire dai decessi avvenuti dopo il 3 ottobre 2006. Forse pensate che quei poveretti, pur di non incorrere nella vostra nuova tassa di successione (che, secondo lo Statuto dei contribuenti, dovrebbe entrare in vigore quando entra in vigore la legge finanziaria e invece voi rendete retroattiva), abbiano deciso di morire per mettere nel sacco il Governo ed il centro‑sinistra ed usare la no-tax sulla successione del Governo Berlusconi? Francamente, è... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE Ha abbondantemente superato il tempo a sua disposizione, senatore Baldassarri.

 

BALDASSARRI (AN). Mi dia ancora un minuto, signor Presidente, perché è francamente divertente.

 

PRESIDENTE. Se le concedo un minuto, lei poi se ne prende tre o quattro.

Concluda comunque il suo intervento, senatore Baldassarri.

 

BALDASSARRI (AN). La ringrazio moltissimo, signor Presidente. Leggo solo i titoli, non argomento.

La stabilizzazione dei precari: prevedete 5 milioni di euro, quindi stabilizzerete dai 200 ai 300 precari all'anno (non 200.000, ma 200-300 l'anno). Inoltre: i commi, palesemente con nome cognome (lo ha già detto il collega Vegas), sulle SIIQ (azionisti di riferimento). Infine, lo stravolgimento (il secondo falso in bilancio) dello spostamento del TFR dalle imprese all'INPS. Ho ascoltato un Ministro di questo Governo dire pubblicamente agli italiani che il TFR presso le imprese non rappresenta un debito delle imprese; anche in questo caso, il povero Fra Luca Pacioli si rivolta nella tomba sulle regole normali della contabilità. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Stanca. Ne ha facoltà.

 

STANCA (FI). Signor Presidente, nei pochi minuti che ho a disposizione vorrei svolgere alcune considerazioni sull'aspetto dello sviluppo. È stato detto che questa manovra, così grossa nelle dimensioni, è anche orientata a creare lo sviluppo dell'economia del nostro Paese. Allora, la domanda che ci dobbiamo porre è molto semplice: dopo questa finanziaria l'Italia crescerà di più? Sarà più competitiva?

Ne ha già parlato il collega Baldassarri; io riporto solo quanto ha detto la Banca d'Italia attraverso il governatore Draghi. Il PIL è già in rallentamento, dallo 0,8 per cento del primo trimestre allo 0,3 per cento dell'ultimo trimestre. Quindi gli effetti preannunciati della finanziaria hanno già rallentato l'economia; l'anno venturo avremo un ulteriore rallentamento, certamente non uno sviluppo o un'accelerazione della crescita economica.

Perché allora si è dichiarato di fare una manovra a favore dello sviluppo ed invece si fa esattamente il contrario?

Innanzitutto, perché vi è un aumento notevole e forte della pressione fiscale. Credo di non dover perder tempo nel dire che nessuna teoria economica e nessuna osservazione empirica può dimostrare che, aumentando le tasse, si aumenta la capacità di sviluppo e di competitività di un sistema Paese. Quindi, il primo motivo deve individuarsi nel livello ormai altissimo della pressione fiscale nel nostro Paese, a seguito delle varie manovre del Governo Prodi.

Mi si potrebbe obiettare che questa finanziaria prevede anche la riduzione del cuneo fiscale, ma ritengo che nessuno possa pensare che il cuneo fiscale sia una manovra per migliorare la competitività del nostro Paese, perché evidentemente non ha mai speso non un giorno, ma un'ora soltanto in un'impresa. Il cuneo fiscale è semplicemente un aiuto finanziario una tantum alle imprese, su un fronte che non è determinante per la competitività del nostro Paese. Abbiamo un gap di costo del lavoro di 1 a 10, 1 a 50, 1 a 100 con i Paesi emergenti, i nostri maggiori concorrenti. Un intervento così limitato sul cuneo fiscale certamente non migliora la nostra posizione competitiva.

Per quanto riguarda poi la ricerca e l'innovazione, che sono i veri motori di competitività e di crescita di una moderna economia, per farla breve, visto il tempo che ho a disposizione, dico che questa finanziaria riduce e non aumenta, come invece qualcuno ha affermato, le risorse finanziarie nella filiera della ricerca e dell'innovazione. Facciamo dunque un passo indietro gravissimo rispetto a quanto affermato, per esempio, nel programma della maggioranza, cioè dare un grosso impulso alla ricerca: è esattamente il contrario.

Inoltre, la competitività e lo sviluppo del Paese dipendono anche dall'efficienza della produttività della pubblica amministrazione. E allora sfido chiunque a leggere le 385 pagine di questo maxiemendamento e a trovare una sola parola che faccia riferimento all'efficienza e alla produttività della pubblica amministrazione, attraverso la maggiore leva che nel XXI secolo abbiamo per migliorare la produttività, cioè le moderne tecnologie. Non c'è niente per quanto riguarda la pubblica amministrazione ed è prevista una miseria - sottolineo: una miseria - di soli 10 milioni di euro per lo sviluppo di iniziative relative alla società dell'informazione. Ricordo che sulla società dell'informazione, nella passata legislatura, il Governo Berlusconi ha investito 3 miliardi e 400 milioni di euro; questa finanziaria investe invece solo 10 milioni; complimenti!

In riferimento allo sviluppo, vorrei fare un ultimo commento sulla politica industriale del ministro Bersani. Intendo solo qualificarla con due valutazioni: l'una espressa da un importante componente del Governo, che ha parlato di dirigismo di stampo sovietico; l'altra, contenuta in un articolo di Nicola Rossi sul «Corriere della Sera», che parla di progetto velleitario, nel senso cioè che non si può impostare oggi una politica a sostegno dell'innovazione industriale, e quindi della competitività delle imprese, dando allo Stato il compito di scegliere dove investire. Si tratta davvero di qualcosa ormai fuori da qualsiasi esperienza nel campo dell'innovazione, che va invece creata nel mercato: è il mercato che deve scegliere dove investire e caso mai spetta allo Stato, se vuole avere una politica di sostegno e di validazione di quanto chiede il mercato e non viceversa.

Se pensiamo che con gli interventi a pioggia contenuti nel librone del maxiemendamento, si possa fare una politica di sviluppo, stiamo prendendo in giro gli italiani. Si tratta di una serie di microinterventi, a pioggia, per accontentare solo richieste, lobby; interventi microscopici che certamente non sono la premessa per il serio sviluppo di un Paese moderno. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Curto. Ne ha facoltà.

 

CURTO (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora poche ore e domani sera dovrebbe essere approvata la più modificata, la più contestata, la più avversata legge finanziaria degli ultimi anni. A questo punto ci saremmo aspettati, se non dal Ministro dell'economia, al quale l'alto incarico ministeriale, invece di aggiungere, ha invece sicuramente tolto gran parte del prestigio e della credibilità, quanto meno dal Presidente del Consiglio un commento prudente e misurato sulla natura e sugli effetti della manovra. Al contrario il Premier, probabilmente non pago dei fischi e delle contestazioni massicciamente accumulate negli ultimi giorni, sadomasochisticamente ha continuato a difendere questa sciagurata manovra finanziaria attribuendo, si guardi un po', le reazioni delle categorie e dell'opinione pubblica a un semplice difetto di comunicazione e ad alcuni errori tattici.

Converrà però il Presidente del Consiglio che una opposizione che ha dimostrato, anche in questo ramo del Parlamento, la propria cultura politica, la propria saggezza politica, un proprio senso di responsabilità politico, non poteva accettare supinamente questa giustificazione, perché, se di errori si deve parlare, allora si deve parlare non solo di errori tattici, ma anche di errori strategici. Se al presidente Prodi, impegnatissimo in questi giorni nell'eccessivo scambio di affettuosità con il premier israeliano Olmert, sfugge qualche particolare, è nostro dovere, dovere di questa opposizione, dovere di Alleanza Nazionale, ricordargli che cos'è e che cosa rappresenta questa legge finanziaria.

È una legge finanziaria condizionata da fortissimi contenuti ideologici, tant'è che rimarrà negli annali la vostra teoria secondo la quale anche i ricchi dovrebbero piangere. In sostanza una riedizione di quella lotta di classe targata anni Sessanta e Settanta, che tanti drammi e tanti lutti procurò al nostro Paese.

È una legge finanziaria che sancisce il vostro fallimento rispetto ai tre aspetti principali che avrebbero dovuto invece caratterizzare una positiva politica economica: incidere sui parametri del debito pubblico, conseguire l'obiettivo di un'equa redistribuzione del reddito, raccogliere almeno il consenso delle categorie sociali più deboli. Nulla di tutto questo, dobbiamo dirlo con chiarezza, è avvenuto.

Nonostante una congiuntura economica internazionale sicuramente più favorevole rispetto a quella con la quale dovette confrontarsi il centro-destra; nonostante i segnali di ripresa della nostra economia, già avvertitisi negli ultimi mesi del Governo Berlusconi; nonostante il boom delle entrate tributarie, che impudentemente avete cercato di accreditare alla vostra politica fiscale, quando è noto a tutti che queste entrate straordinarie costituiscono la naturale conseguenza della politica fiscale del centro-destra, una politica fiscale caratterizzata dal ribaltamento di un vecchio e devastante schema, che è il vostro schema: il fisco come nemico del cittadino; nonostante tutto questo, possiamo dire che col centro-destra questo schema è diventato un'altra cosa: fisco e cittadino insieme per sostenere il sistema Paese grazie ad una pressione fiscale equa e sopportabile.

Una manovra, quindi, che non esitiamo a definire depressiva, repressiva, inopportuna e punitiva.

Depressiva, perché incide negativamente sul sistema delle imprese che, nel saldo tra presunti benefici derivanti dall'introduzione del cuneo fiscale da un lato e aumento degli oneri sociali, della fiscalità generale e locale e introduzione del TFR dall'altro, cederà altri margini di competitività. Dopo questa legge finanziaria le imprese italiane saranno sempre meno competitive e soprattutto sarà destrutturato il sistema di quelle piccole e medie imprese che sono state ignobilmente trascurate da questo Governo.

Repressiva, perché introduce un sistema da stato di polizia: ticket ospedalieri, tracciabilità dei pagamenti, violazione permanente dello Statuto del contribuente. Avete tentato anche di violare il principio di irretroattività delle norme fiscali, mettendovi sotto i piedi e calpestando i principi fondamentali della Costituzione e del diritto.

Inopportuna, in quanto ancora non avete spiegato i motivi per i quali non siete stati consequenziali a quanto dichiarato qualche giorno fa a Forlì dal Ministro dell'economia. In quella sede il ministro Padoa-Schioppa affermò che la manovra avrebbe potuto ben essere di 15 miliardi di euro. Di grazia, perché è diventata di circa 36 miliardi? Di certo non lo avete fatto per rendere più lieve la pressione fiscale (avete fatto il contrario!), né per migliorare i servizi ai cittadini, modernizzare le infrastrutture o, tanto meno, creare lavoro o occupazione.

Allora, rispetto a questa domanda, abbiamo sicuramente la risposta: le risorse eccedenti 15 miliardi sono state utilizzate per soddisfare la voracità dei partner, dei cespugli, di tutta quella miriade di piccoli soggetti politici che oggi costituiscono l'ossatura del Presidente del Consiglio, visto che non possono costituirla i partiti maggiori. E consapevoli di questa situazione questi piccoli partiti lo ricattano. Ma questo è un gioco scoperto. Lo hanno capito le categorie, i lavoratori di Mirafiori, i tassisti che ieri con molta delicatezza hanno manifestato al presidente Prodi tutto il loro «affetto» attraverso una salva di fischi non aventi una natura americana! Lo hanno capito soprattutto i due milioni di cittadini che qualche giorno fa hanno invaso spontaneamente e pacificamente Piazza San Giovanni con un messaggio ed un auspicio: questa finanziaria sia non solo l'ultima del Governo Prodi, ma anche della sua maggioranza. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marcora. Ne ha facoltà.

 

MARCORA (Ulivo). Signor Presidente, intervengo sulla parte che riguarda più da vicino il comparto agricolo ed agroalimentare di questa manovra finanziaria, sia per quanto riguarda il risultato del lavoro svolto dalla Camera dei deputati (quindi la finanziaria che abbiamo ricevuto al Senato), sia per quanto riguarda le modifiche apportate attraverso il maxiemendamento.

Si tratta di una finanziaria sicuramente importante e molto positiva per l'agricoltura, a testimonianza di quello che avevamo detto in campagna elettorale, cioè che questo Governo avrebbe avuto rispetto al mondo agricolo ed agroalimentare una attenzione particolare identificandolo come uno dei settori su cui puntare per il rilancio del nostro sistema Paese, essendo uno dei settori che hanno maggiore valenza non solo economica ma anche sociale ed ambientale.

Ebbene, queste affermazioni nella campagna elettorale, nel programma dell'Unione sono state ampiamente corrisposte da un'attenzione particolare e da norme ben specifiche sul comparto agricolo. Avevamo detto nel programma per l'agricoltura dell'Unione che due sono i temi che l'agricoltura italiana deve affrontare: uno è quello della competitività delle imprese agricole per fronteggiare la concorrenza dei mercati globalizzati; l'altro è quello di una attenzione particolare agli aspetti della commercializzazione dei prodotti agricoli. Se noi tutti siamo convinti che l'agricoltura italiana debba e possa essere solo un'agricoltura di qualità, un'agricoltura con forte radicamento nei propri territori per quanto riguarda le produzioni tipiche e la valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche, di cui è ricchissimo il nostro Paese per cui è ammirato in tutto il mondo (ricordiamo che il made in Italy, ancora prima che moda e automobili di lusso, è made in italy agroalimentare); se è vero che dobbiamo improntare le strategie di sviluppo dell'agricoltura ad una agricoltura di qualità, è anche vero che questa qualità deve essere pagata, remunerata ai produttori agricoli perché fino a quando ci riempiremo la bocca della parola qualità, ma non riusciremo a farla valorizzare sul mercato interno, ma soprattutto sui mercati internazionali per quello che vale e per quanto è apprezzata nel mondo, le nostre imprese agricoli chiuderanno.

Allora, già alla Camera vi erano numerose iniziative legislative nell'ambito della manovra finanziaria che andavano nel senso di un aumento della competitività delle imprese e di una messa a disposizione di strumenti più efficaci per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti. Innanzitutto, vi è il riferimento al comparto agricolo per quanto riguarda il cuneo fiscale, sebbene - lo abbiamo detto anche in Commissione agricoltura - la riduzione del cuneo fiscale per gli operai a tempo indeterminato non riguardi in misura importante l'agricoltura, nel momento in cui più dell'85 percento dei dipendenti agricoli sono dipendenti a tempo determinato. Però, rimane un forte impulso dal punto di vista della competitività delle imprese per quanto riguarda il costo del lavoro e quindi questa è sicuramente un'iniziativa positiva.

Detto questo, vi è stata anche una forte iniziativa per l'emersione del lavoro nero in agricoltura e per limitare lo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura.

Se vogliamo parlare di un'agricoltura di qualità non possiamo parlare di un lavoro di qualità in agricoltura. Quindi, l'obbligatorietà del Documento unico di regolarità contributiva, il DURC, per poter percepire contributi comunitari, come pure la comunicazione telematica all'INPS dei rapporti di lavoro vanno nel senso di una maggiore tutela del lavoro, ma soprattutto di un lavoro di maggior qualità.

Ci sono altre norme importanti per quanto riguarda la competitività delle imprese. Innanzitutto, il credito di imposta, che poi per il Sud, con una norma inserita nel maxiemendamento, è stato esteso anche alle imprese e alle cooperative agricole.

Inoltre ci sono - qui parliamo invece dell'aspetto della commercializzazione - 20 milioni di euro per l'istituzione di un fondo per favorire la penetrazione commerciale all'estero e l'adozione di marchi consortili dei prodottimade in Italy.

Abbiamo poi un'importante norma sulle vendite dirette che alla Camera aveva elevato fino a 80.000 euro l'importo del valore della produzione che le imprese agricole possono vendere direttamente, pur mantenendo la loro specificità di agricoltura, quindi facendo rientrare nell'attività agricola, attraverso il concetto di multifunzionalità delle imprese agricole stabilito dalla legge di orientamento del 2001, non solo la produzione di beni agricoli ma anche la loro prima trasformazione e la loro commercializzazione. La quota di valore di produzione che possono vendere direttamente le imprese agricole rimanendo tali è stata aumentata da 80 milioni di lire, com'era nella legge di orientamento, a 80.000 euro nel testo della Camera ed è stata poi ulteriormente raddoppiata, nel maxiemendamento presentato al Senato, fino a 160.000 euro.

Vi sono poi norme che riguardano gli strumenti, le forme societarie. Alla Camera c'era stata l'equiparazione delle società all'imprenditore agricolo a titolo professionale per una completa equiparazione delle società agricole alle imprese agricole individuali. Al Senato si è andati ulteriormente avanti su questo tema, introducendo la possibilità che società agricole possano occuparsi anche semplicemente della trasformazione, commercializzazione e promozione dei propri prodotti, quindi indipendentemente dalla produzione stessa. È una norma molto importante che fornisce al comparto agricolo uno strumento molto importante per quanto riguarda la promozione e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari.

Alla Camera c'era una norma, non inserita poi nel testo del maxiemendamento ma approvata in Commissione agricoltura e poi anche in Commissione bilancio, che prevedeva uno stanziamento per la realizzazione del Piano di azione nazionale per il comparto biologico. Questa norma è stata recuperata al Senato nel maxiemendamento, con una dotazione finanziaria non irrilevante, di 10 milioni di euro, che si aggiungono ai 5 milioni di euro che erano stati stanziati dal Governo di centro-destra e dal Ministero guidato da Alemanno. È un'attenzione importante che vogliamo dare all'agricoltura biologica, che non consideriamo un settore residuale ma un'opzione importante per la nostra agricoltura e per un modello di agricoltura che l'Unione vuole incentivare in grande forma.

Vi sono inoltre alcune norme sui biocarburanti. Già alla Camera erano state riformulate in sede di maxiemendamento alcune norme, i commi da 88 a 99; qui al Senato si è riusciti ad inserire nel maxiemendamento alcune norme sui biocarburanti che mostrano particolare attenzione alla produzione di energia da parte del comparto agricolo.

Senza entrare nello specifico (perché vedo che il tempo a mia disposizione sta trascorrendo), vi è dunque maggiore attenzione per i certificati verdi alle imprese agricole che producono bioenergia (quindi, è stata eliminata una discriminazione che prima non permetteva di usufruire di questi certificati da parte delle imprese agricole nella maniera dovuta e necessaria), come pure per gli oli vegetali prodotti dalle imprese agricole, che subiscono un trattamento di equiparazione alle altre produzioni di olio vegetale sempre da materia prima agricola.

Alcune norme, introdotte al Senato, sono particolarmente importanti: innanzitutto, la disposizione sulle successioni. Avevamo affermato nel parere espresso dalla Commissione agricoltura, ma anche in Aula durante l'approvazione del decreto fiscale, che la norma sulle successioni richiedeva un trattamento differenziato nel caso in cui si trasferissero non beni patrimoniali privati ma un'attività imprenditoriale d'azienda, nella considerazione che il terreno è un input produttivo classico dell'attività agricola e che, quindi, se c'era un trasferimento in successione dell'impresa, doveva essere comunque considerato in maniera differenziata dalla tassazione per i beni patrimoniali privati. Questo concetto è entrato nel maxiemendamento; naturalmente esso non concerne soltanto l'agricoltura, ma la riguarda molto, nel senso che, in presenza della garanzia di prosecuzione dell'attività dell'azienda da padre a figlio, attraverso un atto di successione, si prevede l'esclusione dalla tassa di successione. Ciò è molto importante e costituisce, fra l'altro, un impegno che avevamo preso in campagna elettorale; inoltre, tale norma contenuta nel maxiemendamento permette di recuperare rispetto a quando disposto dal decreto fiscale. (Richiami del Presidente).

Il Presidente mi sollecita a concludere; quindi, cito solo i titoli di altri temi che siamo riusciti ad inserire nel maxiemendamento, come l'estensione alla cooperazione e alle imprese agricole delle agevolazioni fiscali sull'internazionalizzazione dei prodotti e la promozione del made in Italy agroalimentare, l'istituzione delle società agricole per la trasformazione e la commercializzazione del prodotto, il credito d'imposta per la certificazione di qualità, secondo cui le imprese che aderiscono a progetti di certificazione di qualità possono ricevere crediti d'imposta.

In conclusione, ritengo che il mondo agricolo debba riconoscere al Governo l'attenzione particolare che ha voluto prestare a questo settore. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un forte lavoro di coesione della maggioranza che ha presentato emendamenti condivisi: la forza viene anche da questo modo di operare. (Applausi dai Gruppi Ulivo e RC-SE).

 

PRESIDENTE. Mi scuso con i colleghi se li avverto sul passare del tempo, cerco di concedere qualche secondo in più, ma oltre un certo limite non è possibile.

È iscritto a parlare il senatore Fantola. Ne ha facoltà.

 

FANTOLA (UDC). Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli senatori, ci sono mille motivi per opporsi a questa finanziaria, quasi quanti sono i commi del maxiemendamento. In realtà, ce ne sarebbero mille e uno, dove l'ultimo motivo per dichiararsi contrari a questa finanziaria sta proprio nel maxiemendamento, vale a dire nei suoi contenuti e per le procedure con cui è stato presentato, non ultimi i tempi che non hanno consentito a tanto di noi di prendere una visione reale del testo.

Tuttavia, se volessi concentrarmi sull'argomento centrale che sta alla base della mia opposizione a questo provvedimento, direi che risiede nel fatto che in questa finanziaria, che era stata presentata come una manovra tesa allo sviluppo e basata sul rigore e sull'equità, non ci sono né rigore né equità e, per quanto riguarda lo sviluppo, non se ne intravede nemmeno l'ombra.

Che non ci fosse il rigore lo avevamo capito dall'inizio, non fosse altro che leggendo gli attestati degli istituti internazionali di certificazione, che hanno immediatamente declassato il debito del nostro Paese: abbiamo letto l'ultima attestazione proprio ieri. Le motivazioni sono semplici: non ci sono tagli strutturali, non c'è un accenno a quel processo di liberalizzazione di cui si parla tanto nei giornali e nei convegni, non c'è una riga sui temi come le pensioni e la pubblica amministrazione, che sono nervi scoperti di questa maggioranza.

Si procede attraverso l'aumento della pressione fiscale; in realtà, tutti sappiamo che questa è la strada più semplice per far quadrare i conti, ma è anche quella più iniqua, perché siamo ritornati ormai a livelli record della pressione fiscale.

È stato ricordato da tutti: sono state toccate tutte le categorie sociali, ma in particolar modo le categorie produttive - citando il senatore Curto - forse facendo piangere i ricchi, ma sicuramente penalizzando e togliendo prospettive ed entusiasmo a quella parte del mondo produttivo che vuole produrre ricchezza sicuramente per se stessa, ma conseguentemente per l'intero Paese. Credo che non sia assurdo sostenere che tale manovra fiscale tende a congelare le attuali strutture di reddito e le attuali articolazioni sociali del nostro Paese; in questo senso la considero una manovra conservatrice.

Detto questo, il Mezzogiorno e le aree deboli sono un'ulteriore dimostrazione di come questo provvedimento sia iniquo: altro che finanziaria meridionalista. È stato già ricordato e non ritorno sul punto (semmai lo consegnerò nel testo scritto che lascerò alla Presidenza, perché è una materia di mio particolare interesse), ma le risorse per il Mezzogiorno sono inferiori a quelle allocate dai precedenti Governo e sono molto inferiori rispetto a quelle promesse.

Vorrei dedicare i pochi minuti che mi sono stati concessi a una piccola parte del Mezzogiorno; vorrei dar voce a una Regione che ha una sua specificità storica, culturale, geografica, ambientale e insediativa, che chiede di opporsi a questa finanziaria che va contro i suoi interessi e i suoi bisogni. Non sarei coerente con me stesso se non mettessi i bisogni e le attese della mia comunità regionale - sto parlando della Sardegna - al centro del mio ragionamento. Non sarei coerente con me stesso se non dicessi che questa finanziaria in realtà rischia di affondare la nostra autonomia, la cui specificità - come sapete bene - è garantita dalla Costituzione.

Questa manovra, con un colpo di spugna, cancella mezzo secolo di diritti riconosciuti alla nostra Sardegna; essa cancella due dei pilastri fondamentali sui quali si sono rette tutte le intese pattizie tra Stato e Regione: la sanità e i trasporti. In realtà, sei emendamenti del disegno di legge finanziaria modificano l'articolo 8 dello Statuto della Regione con la giustificazione di dare una risposta a una sacrosanta battaglia della Sardegna sulle entrate, portata avanti da tutti Governi, di centro-sinistra e di centro-destra.

Questa mattina si è discusso sul fatto che la modifica di una norma statutaria, quindi di livello costituzionale, possa essere realizzata attraverso una legge ordinaria. Purtroppo penso che ciò sia lecito sul piano formale, ma non è altrettanto lecito sul piano politico, soprattutto perché il Consiglio regionale, che ha dato il proprio assenso formale, l'ha fatto a cose concluse.

Qual è questa modifica, nella sostanza? Essa concede alla Sardegna una parte, peraltro attraverso un rateizzazione ventennale, del saldo del debito sulle entrate pregresse e non pagate negli scorsi anni e concede altresì alla Sardegna un nuovo calcolo dell'imposta IVA a partire dal 2010. Per contro, però, mette sul capo della nostra Regione i costi del servizio sanitario nazionale e i costi dei trasporti locali e della continuità territoriale.

Non mi soffermo, perché è stato già fatto, sul presunto equilibrio dell'accordo tra il Ministro dell'economia e il nostro Presidente della Regione tra le nuove entrate e la spesa sanitaria, se non per dire che questa va a svantaggio della nostra Regione, se appena si tiene conto degli incrementi percentuali, dovuti all'inflazione, del costo per la sanità e se si tiene conto delle nuove risorse per il Sistema sanitario nazionale di cui la Sardegna non potrà godere.

Con questa modifica il Governo fugge da una sua responsabilità storica: governare insieme alla Regione il sistema dei trasporti. Per quanto riguarda il sistema dei trasporti, in particolare il trasporto locale, mancherà la partecipazione dello Stato a gestire due strumenti di trasporto, due aziende come le Ferrovie meridionali e le Ferrovie della Sardegna, che assicurano l'accessibilità in aree marginali e - perché non dirlo? - emarginate della nostra Regione e che in qualche maniera sostengono un sistema di trasporti locali che non voglio definire da Terzo mondo, ma è sicuramente non moderno, non efficiente, non europeo, basato su un sistema ferroviario che fa pena e su un sistema stradale in cui i livelli di servizio sono i più bassi fra tutte le Regioni italiane e la cui estensione, rispetto alla superficie territoriale, è di gran lunga la più bassa.

A proposito della continuità territoriale, sia marittima che aerea, sia passeggeri che merce, mi sembra di poter dire che sia sotto gli occhi di tutto il fallimento dell'attuale continuità aerea basata sul sistema di semimonopolio. É evidente e sotto gli occhi di tutti che dovremo andare verso un sistema basato sugli oneri sociali, cioè basato sul mettere sotto protezione alcune linee attraverso risorse pubbliche. Queste risorse pubbliche d'ora in poi saranno a carico della Regione. Lo stesso capiterà per il trasporto marittimo. Fra qualche anno - considerata la proroga data alla convenzione tra lo Stato e la Tirrenia - alcune rotte, solo alcune ma importantissime che non si reggono sul mercato, dovranno essere messe sotto protezione.

Anche per questi motivi, ma vorrei dire soprattutto per questi motivi, il mio voto sulla finanziaria sarà contrario. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello.

D'ora in poi, ricorderò ai senatori il tempo che hanno a disposizione. Le chiedo scusa, senatore, ma stiamo andando troppo oltre; va a discapito degli altri colleghi che devono intervenire. Lei ha facoltà di parlare per sei minuti.

 

*QUAGLIARIELLO (FI). Signor Presidente, colleghi senatori, rappresentanti del Governo, questa finanziaria almeno un merito lo ha avuto: chiarire che l'anima riformista della maggioranza è costretta a sottostare al diktat della sinistra radicale e al legame incestuoso con il sindacato confederale, in particolare del settore del pubblico impiego.

Oggi, infatti, il vero potere di pressione è nelle mani del sindacato, della CGIL in particolare, che rappresenta i pubblici dipendenti. Lo è per la maggior disponibilità di risorse, lo è per il presunto potere di condizionare le scelte elettorali dei suoi iscritti. Per questo non sorprendono i fischi che hanno salutato la visita di Epifani a Mirafiori.

Essi hanno commentato, in forma sonora, la volontà del sindacato di ignorare le trasformazioni sociali in atto, anche al prezzo di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie al cospetto di nuovi bisogni e di inedite debolezze.

I pubblici dipendenti, assieme ad alcune categorie di pensionati, sono divenuti il vero blocco sociale di riferimento dell'attuale maggioranza. Non casualmente, i lavoratori della pubblica amministrazione rappresentano l'unica categoria ad aver ottenuto riconoscimento in questa manovra finanziaria attraverso il trasferimento di ingenti risorse (quasi un quinto dell'intera manovra per il prossimo biennio).

Se servisse un'ulteriore conferma di ciò, basti ricordare come i sindacati hanno preteso, e nel giro di qualche giorno ottenuto, una modifica normativa che sostanzialmente smantella il sistema dei controlli. Per completare l'opera, hanno anche preteso la rimozione dei vertici dell'ARAN. Fatti saltare i controlli, garantita un'ARAN «amica», il rischio concreto è che i contratti collettivi del pubblico impiego finiscano per trasformarsi in contratti unilateralmente scritti dai sindacati in splendida solitudine. Nei giorni scorsi l'offensiva sindacale si è allargata fino a comprendere anche la Commissione di garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici e non è mancato nemmeno il tentativo di decimare la dirigenza della Ragioneria generale dello Stato.

Lo scorso 12 novembre, in un articolo pubblicato sulle pagine de «l'Unità», il professor Paolo Prodi invitava ad una comune riflessione sull'anomalia del ruolo del sindacato in Italia, denunciando come i gangli del potere siano oggi presidiati da uomini del sindacato, e sulla necessità di reintrodurre, nel rispetto delle funzioni, una netta separazione tra sindacalismo e politica.

Ministro Padoa-Schioppa, siamo prossimi al Natale. Per la quiete delle famiglie s'incarichi lei di spiegare al fratello del Presidente del Consiglio che non è possibile, almeno finché questo Governo resterà in carica. Il sindacato, infatti, pretende di scegliere i propri interlocutori istituzionali: una situazione che gli economisti definiscono capture, ovvero la cattura del regolatore da parte degli interessi regolati. E «Prodi le petit» non potrà proprio dare soddisfazione al fratello maggiore, perché, dopo la liaison ancora insoluta tra politica e magistratura, quella con il sindacato rappresenta l'altro conflitto d'interesse della sinistra italiana!

Anche per questa ragione non sortiranno effetti le richieste del ministro Rutelli che, in cambio del presunto rigore offerto in termini di finanza pubblica, si aspetta il consenso dei sindacati su un'operazione di liberalizzazioni e rilancio economico.

Ministro Rutelli, se fosse questo l'intento del vostro azionista di riferimento, non sareste stati costretti ad una manovra finanziaria che agli inauditi sacrifici richiesti non ha fatto corrispondere alcun taglio della spesa strutturale, né riforme che possano aiutare il rilancio dell'economia, né l'ammodernamento delle infrastrutture del Paese.

Questa è la contraddizione di fondo della quale rimarrete vittime: avete voluto fare una manovra finanziaria di lacrime e sangue all'inizio della legislatura contando sul tempo di sedimentazione del giudizio che i meccanismi della democrazia rappresentativa vi consente. Ma i vincoli strutturali che l'azionista di riferimento vi ha posto e vi continuerà a porre, faranno sì che nessun alleggerimento della pressione, nessuna riforma di struttura, nessuna opera d'ammodernamento seguirà questo rito sacrificale collettivo che state imponendo al Paese. E, alla fine, il tempo trascorso giocherà contro di voi rendendo ancora più catastrofico il giudizio degli italiani sul vostro operato.

Ministro Rutelli, lei sa quanto me che una seria politica di sviluppo in termini di competitività sarà possibile solo se si interverrà sui meccanismi che governano il funzionamento della pubblica amministrazione. Le soluzioni, però, possono essere anche diametralmente opposte e questa manovra finanziaria lo dimostra.

Noi siamo per un controllo della spesa accompagnato da un autentico riconoscimento per quei lavoratori pubblici realmente capaci e meritevoli. Voi, invece, state assecondando il sindacato nel concedere aumenti retributivi e premi di produttività a pioggia.

Noi immaginiamo una dirigenza responsabilizzata e incentivata in base alle performance delle amministrazioni di riferimento. Voi state mortificando la dirigenza sottoponendola a continui tentativi di spoils system.

Noi siamo per il rigore nei controlli di compatibilità economica dei contratti. Voi li volete affidare nelle mani dei soli sindacati.

Noi siamo contro l'iniqua differenziazione delle retribuzioni nel settore privato e in quello pubblico. Voi non vi scandalizzate che il pubblico si ponga alla stregua di un settore protetto, al riparo di ogni seppur minima influenza delle leggi di mercato.

Noi siamo per la trasparenza delle prerogative sindacali nel pubblico impiego. Voi continuate a porre il prezzo di distacchi e privilegi sindacali sulle spalle del contribuente.

Se si applicassero i vostri criteri nel settore privato, la quasi totalità delle imprese oggi sarebbe già fallita. Per un residuo di mentalità comunista, per tanti di voi sarebbe un auspicio. Per il Paese una rovina che noi cercheremo di non farvi realizzare. (Applausi dal Gruppo FI).

Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a far allegare al resoconto il testo integrale del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Battaglia Antonio, al quale ricordo che ha a disposizione 6 minuti. Ne ha facoltà.

 

BATTAGLIA Antonio (AN). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, sei minuti sono pochi per trattare l'impianto della finanziaria sul sistema ambientale, ma prima di trattare le strategie che si adottano in finanziaria sull'ambiente ho il dovere morale di dire qualcosa sulla mia terra di Sicilia.

Ho percepito nello sguardo degli ulivisti una falsa contentezza rispetto agli investimenti che questo Governo ha previsto per la Sicilia. Non si può dunque che esprimere un rammarico, considerato che all'interno del maxiemendamento non ho avuto modo di leggere di interventi finalizzati all'occupazione in Sicilia.

Fra qualche giorno il dottor Bondi consegnerà i documenti al tribunale per dichiarare il fallimento dell'ultimo residuato industriale della Parmalat in Sicilia.

Qualche giorno fa il dottor Marchionne della FIAT si è recato a Termini Imerese per dichiarare che le autovetture prodotte presso quello stabilimento, che tanto ha fatto parlare l'Italia, costano mille euro in più. Ora, nonostante che la FIAT abbia ottenuto che nella finanziaria si prevedesse un incentivo per la rottamazione, non ho letto nulla sulla sorte dello stabilimento di Termini Imerese. In questo senso mi danno dunque molto da pensare le dichiarazioni del dottor Marchionne secondo cui le macchine hanno un costo di mille euro superiore a quello degli stabilimenti di Mirafiori. Nella finanziaria non ho letto alcuna indicazione rispetto agli impegni che il ministro Damiano ha assunto a Termini Imerese, ove si era recato con tutto l'establishment dell'Ulivo siciliano, sul finanziamento in finanziaria della piattaforma logistica per la realizzazione degli interporti in Sicilia.

Quindi, la Sicilia è espropriata da tutto e su tutto. Niente occupazione, niente ponte, niente termovalorizzatori, niente piattaforma logistica, niente di tutto ciò, né tanto meno certezze sul futuro della grande industria FIAT in Sicilia.

Comunque, passo ora a trattare le questioni in materia ambientale che il Governo indica come strategiche all'interno della finanziaria.

Le nuove norme in materia ambientale inserite nel maxiemendamento rendono ancora più confusa, frammentaria e priva di un disegno strategico la politica dell'ambiente. Più che un corpo omogeneo, il maxiemendamento propone, ancor di più del testo licenziato dalla Camera, un insieme disordinato di interventi spot, spesso contraddittori fra di loro, di misure inutilmente penalizzanti che fanno ben poco per incidere in maniera concreta e sistematica in un settore, come quello dell'ambiente, primario per lo sviluppo del Paese e la vita dei cittadini.

Il dato più preoccupante di questa legge finanziaria è comunque costituito dalla evidente assenza di una strategia per la politica ambientale, assenza che risulta ancor più criticabile se si considera che nella scorsa legislatura la conduzione del Dicastero dell'ambiente e delle politiche ambientali è stata contraddistinta invece dal fermo e coerente perseguimento di precisi e meditati obiettivi da parte dell'allora ministro dell'ambiente, Altero Matteoli, obiettivi chiaramente indicati all'atto della presentazione del disegno di legge delega ambientale, sulla base del quale è stato poi adottato il decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto Codice ambientale. Sulla base di quest'ultimo, il precedente titolare del Ministero dell'ambiente ha saputo fare ciò che nessuno, in precedenza, era stato capace di realizzare, cioè la raccolta e l'aggiornamento, in un corpus organico, di tutta la normativa ambientale sulla base di finalità e princìpi organici, esaminati preventivamente ed adeguatamente meditati dal Parlamento.

Un esempio della mancanza di un disegno organico di questa finanziaria sono le norme che riguardano i rifiuti. Da una parte si attua una politica di retroguardia, (comma 184), rimandando sine die l'entrata a regime della tariffa sui rifiuti, uno dei pilastri per il perseguimento di una politica di riduzione di produzione dei rifiuti; dall'altra si fanno salti in avanti del tutto velleitari difficilmente realizzabili, come le disposizioni contenute nel comma 1111, che prevedono una raccolta differenziata entro fine 2007 di almeno il 40 per cento, che deve salire fino al 60 per cento entro il 2011, pena il commissariamento. Con una misura del genere si vedrebbe praticamente tutta l'Italia commissariata per i rifiuti, visto che la media della raccolta differenziata in Italia è del 23 per cento e l'unica Regione al di sopra del 40 per cento è la Lombardia.

Sempre per quanto riguarda i rifiuti, il comma 186 proroga il conferimento in discarica dei rifiuti non trattati, ma non proroga il termine per i rifiuti con potere calorifico superiore a 13.000 kilojaoul per kilogrammo che quindi non potrebbero essere più smaltiti in discarica dal 1° gennaio 2007.

Si tratta, ad esempio, di rifiuti come il fluff (le parti di tessuto e di plastica delle vetture non recuperabili), che non troverebbero più una destinazione visto che la loro destinazione naturale, gli inceneritori, non si sono costruiti né si costruiranno. E questo è tanto più grave visto il vasto programma di rottamazione delle auto previsto proprio dal maxiemendamento.

È incredibile che il maxiemendamento sopprima anche gli incentivi CIP 6 previsti per le fonti energetiche assimilate al rinnovabile; tra l'altro anche l'energia da rifiuti.

In questo modo si pone la pietra tombale sugli inceneritori e, nello stesso tempo si reca un danno economico enorme a tutti quegli enti locali che avevamo deciso di risolvere il loro problema dei rifiuti attraverso la costruzione di inceneritori e avevano già pianificato gli investimenti.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore.

 

BATTAGLIA Antonio (AN). Una norma di tale portata avrebbe avuto bisogno di un grande confronto parlamentare; voglio ricordare la Sicilia, dove si sarebbero dovuti realizzare quattro termovalorizzatori, ed il Piemonte. Al contrario, in Sicilia portano i rifiuti della Campania, ma ci negano la nostra aspettativa.

Queste sono le ragioni che mi inducono ad esprimere una ferma contrarietà nei confronti di questa finanziaria.

Signor Presidente, chiedo di poter allegare al Resoconto della seduta la parte restante del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Brutti Paolo. Ne ha facoltà.

 

BRUTTI Paolo (Ulivo). Signor Presidente, nella giornata di ieri, discutendo sulle questioni di bilancio, alcuni senatori dell'opposizione (Grillo, Cicolani e Ferrara), manifestando una diversa conoscenza della materia di cui stavano discutendo (in particolare mi è parsa ostica la materia dalle osservazioni fatte dal senatore Ferrara), hanno in pratica demolito la politica infrastrutturale di questa finanziaria e hanno, invece, eretto un monumento al quinquennio del centro-destra che si è aperto con quella monumentale delibera del CIPE del 2001 che conteneva praticamente il programma di legislatura del Governo Berlusconi. Era il famoso libro dei sogni del ministro Lunardi. Conteneva 260 interventi per un valore di 196 miliardi di euro, a moneta attuale.

Quante di queste risorse si sono trasformate in cantieri aperti e avviati? La loro entità attuale - dati ufficiali del Ministero dell'economia e del Ministero delle infrastrutture - è un po' meno di 8 miliardi di euro: il 4 per cento del programma iniziale dopo cinque anni. Ma più dei numeri, sul quale si sono esercitati, invece, dicendo cifre del tutto prive di fondamento, i senatori a cui ho fatto riferimento, contano le opere, i cantieri aperti, quelli semiaperti, quelli inaugurati, ma non aperti, quelli inaugurati e reinaugurati, ma non aperti, quelli appena progettati e quelli solo approvati in linea tecnica. Ebbene, desidero parlare proprio di questo, dei nomi dei cantieri che oggi sono aperti sulla nostra rete stradale e ferroviaria.

Cominciamo dal Mezzogiorno. Il blocco della autostrade siciliane promesse: c'è solo un piccolo tratto sulla Catania-Siracusa, peraltro, come ricorderete, immediatamente fermato dal crollo del viadotto di accesso all'autostrada, che è anche costato diverse vite. Nulla sulla Ragusa-Catania, neppure il progetto. Niente sulla ferrovia Messina-Palermo, ancora ferma nella galleria sotto i Nebrodi. La statale ionica in Calabria, che dovrebbe congiungere Reggio-Calabria con Taranto: nessun cantiere aperto, è solo avviata la progettazione preliminare. La Salerno-Reggio-Calabria: cantieri aperti per il 3 per cento dei lavori preventivati; ferma al secondo lotto tra Atena e Lagonegro, come sanno tutti coloro che si recano in quella zona e che sono costretti in colonne giornaliere che durano anche quattro o cinque ore. La strada di grande comunicazione Contursi-Lioni-Grottaminarda, che doveva essere la strada della zona del vecchio terremoto dell'Irpinia: promessa e non ancora nemmeno messa in progettazione preliminare. La ferrovia di alta velocità Napoli-Bari: esiste solo la progettazione preliminare e nessun cantiere aperto. Il grande raccordo anulare di Roma (basta percorrerlo in questo periodo per verificare che taboga sia diventato dopo essere stato inaugurato addirittura per due volte dall'ex primo ministro Berlusconi). L'autostrada tirrenica tra Roma o, per meglio dire, Civitavecchia e Genova, cioè l'autostrada che doveva essere realizzata e che per intervento prima dell'ex ministro Lunardi e poi dell'ex ministro Storace ha subito modificazioni tali che oggi non ha più nemmeno il progetto preliminare. La Civitavecchia-Orte: più della metà non è stata ancora progettata. Il collegamento autostradale Orte-Venezia (E45-E55): non c'è ancora niente oltre al progetto preliminare. La gronda nord di Roma delle Ferrovie dello Stato. Il raddoppio della Roma-Ancona, fermo a Terni. La galleria di Nazzano alleporte di Roma, per la quale si spendono 75 milioni di euro al chilometro (la strada più cara del mondo, progettata dall'ingegner Lunardi: costa per metro lineare più del tunnel sotto La Manica), non ancora terminata. L'alta velocità Roma-Napoli, che è solo un'infrastruttura di campagna e non contiene né il nodo di Napoli, né quello di Roma. La Grosseto-Siena-Arezzo-Fano, che sta ancora nei desideri delle Regioni Toscana, Marche e Umbria. Ancora, la tangenziale di Bologna; il passante di Mestre; la Valdastico Nord; l'autostrada Tirreno-Brennero (TiBre); la ferrovia sul Brennero; i nodi di Firenze e Bologna; la ferrovia di alta velocità tra Milano e Venezia, ferma a Treviglio da tre anni; il terzo valico Genova-Milano, su cui si è esercitato il senatore Grillo e per il quale c'è soltanto un progetto preliminare che prevede un project financing che ne coprirebbe solo il 10 per cento della spesa; la BreBeMi, che nonè mai iniziata; la tangenziale est di Milano, per la quale abbiamo dovuto trovare noi i soldi in questa finanziaria; la pedemontana lombarda; la gronda di Genova che non c'è; la Verona-Venezia-Padova. Mi voglio fermare qui: queste sono le opere promesse e per le quali non c'è niente.

L'ISPA, di cui tanto si è parlato ieri, è indebitata con interessi a carico dei canoni di noleggio dell'infrastruttura; dopo che l'Unione Europea ha affermato che così non va bene, questi debiti sono stati trasferiti a carico del bilancio. Certamente, si tratta dello stock di bilancio; tuttavia, per quello che riguarda il flusso, essi incidono sul disavanzo, anche se in modo modesto. In realtà, incidono in modo modesto solo perché ISPA non ha fatto nulla e Ferrovie dello Stato non ha speso nulla: quando spenderanno, naturalmente ci saranno gli effetti anche sul disavanzo.

Questo è il campo di battaglia che ci avete lasciato in eredità. Per di più, le casse dell'ANAS e quelle delle Ferrovie dello Stato sono completamente vuote, hanno conti in rosso e sono ridotte quasi al fallimento. Non parlo di quanto è accaduto nei sedimi aeroportuali, dove tutte le promesse con le quali erano maturati, le trasformazioni delle concessioni da sei anni a quarantacinque anni, con una lievitazione enorme dei valori, non hanno prodotto nessuna pista in più e nessuna «testa di aeroporto» in più.

Ora queste aspettative inevase, che avete sollecitato per cinque anni senza realizzarle, si scaricano sul disegno di legge finanziaria in esame e su questo Governo; voi vorreste speculare su questo e pretendere che noi facciamo in sei mesi quello che voi non avete saputo fare in cinque anni.

Questa è una pretesa veramente assurda.

Dovremmo invece tutti insieme riflettere sul sostanziale fallimento che ha registrato la finanza di progetto. Se si vanno a vedere i quantitativi di risorse private che in questi anni sono stati immessi nel sistema di finanziamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie, si vede che la loro rilevanza è pressoché trascurabile. Tutte le opere sulle quali doveva intervenire la finanza di progetto sono ferme; la più significativa tra queste, l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano, doveva diventare un'autostrada interamente finanziata con risorse private, ma non ha nemmeno visto l'avvio del progetto definitivo. Senza il coinvolgimento di queste risorse del sistema privato, difficilmente si avranno risultati.

Occorrerebbe procedere a una modifica delle norme, ma non se ne vede una traccia visibile nella legge finanziaria. Probabilmente su questo ci saremmo dovuti esercitare, non su ragionamenti di tipo propagandistico, che non fanno vedere qual è la verità delle cose e sicuramente ritardano la soluzione dei problemi infrastrutturali.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bonadonna. Ne ha facoltà.

 

BONADONNA (RC-SE). Signor Presidente, mi pare che siano scontati il tono, ma anche la genericità e il taglio un po' propagandistico dell'opposizione su questa finanziaria. Credo che, piuttosto che ragionare attorno a queste opposizioni, sia opportuno interrogarci sulla validità dello strumento, nel momento in cui ci apprestiamo a discutere e ad approvare una finanziaria, la prima del Governo Prodi, che attua una manovra molto complessa, pesante e carica di aspettative e di domande, alle quali talvolta ha saputo dare risposta, talaltre volte non ha saputo dare risposta.

Una riflessione in merito è stata avviata dal Presidente della Camera; ieri ne parlava anche il Presidente della Commissione bilancio del Senato. Non c'è dubbio: siamo in presenza di un'assoluta incongruenza tra gli strumenti di governo dell'economia e l'organizzazione della struttura democratica del nostro Paese.

Non c'è soltanto il problema dello slittamento dalla legge di bilancio alla legge finanziaria, con la prima che si assottiglia e la seconda che diventa una sorta di omnibus; c'è anche un problema vero, che riguarda il rapporto tra il Governo e il Parlamento, tra il ruolo dell'Esecutivo e il ruolo del Parlamento.

C'è poi un problema, altrettanto reale, che bisogna affrontare in termini istituzionali seri, non com'è stato fatto con la riforma del Titolo V della Costituzione nella XIII legislatura o come disgraziatamente e sciaguratamente si apprestava a fare il disegno di riforma bocciato giustamente dagli italiani con il referendum. Tale problema riguarda il rapporto tra lo Stato centrale, le Regioni e le autonomie. Da questo punto di vista, non possiamo non considerare i problemi che ci troviamo ad affrontare in questa finanziaria figli di questo coacervo di organizzazioni istituzionali, che non hanno una fisionomia e una responsabilità definita. Per cui le domande finiscono con lo scaricarsi tutte nell'occasione della predisposizione del bilancio e della legge finanziaria e questo strumento finisce con il dover dare risposte di diversa natura e di diverso tipo, che tuttavia non può dare nella direzione del rigore e della definizione delle linee di orientamento, perché inibito nell'intervento.

Pertanto, ciò che si può fare è tagliare. Da questo punto di vista, è paradigmatico ciò che accade nella sanità; anche se siamo riusciti, attraverso una nostra battaglia e un nostro emendamento, ad evitare che fosse istituito il ticket sul codice verde nel pronto soccorso. Lo Stato sulla materia della sanità può intervenire, e interviene, a tagliare o a imporre il ticket, ma non è nelle condizioni di intervenire sull'organizzazione della struttura sanitaria e non è in grado neppure di richiamare le Regioni a una modalità di organizzazione della struttura che sia compatibile con i costi di un servizio che deve avere una dimensione sociale.

Sotto questo profilo (la dico così), non è accettabile per nessun cittadino pagare un ticket quando si sa che un manager della sanità - considerato una specie di plenipotenziario e onnisciente, anche se molto spesso sappiamo che non lo è - guadagna 250.000 euro l'anno, oltre magari ai premi, legati spesso non tanto alla riduzione dei costi e all'innalzamento della qualità del servizio, ma alla moltiplicazione dei deficit che si producono all'interno delle ASL. Su questo bisogna riflettere. Il caso della sanità è paradigmatico, ma non si tratta soltanto di questo.

Se non vogliamo essere sordi e se, come ripete lo stesso Presidente del Consiglio, l'attuale Governo vuole ascoltare il Paese e contemporaneamente intervenire, dobbiamo tener conto che il Paese reale è fatto dalla gente in carne e ossa, da quella che vive i problemi quotidiani e non soltanto da quella parte della popolazione che difende in qualche modo una condizione acquisita, che può anche essere ritenuta di privilegio o frutto di un certo lassismo con cui si è considerato il dovere del contribuente nei confronti dello Stato, anzi, si è rappresentato lo Stato come una sorta di vampiro da cui i cittadini debbono guardarsi e nascondersi.

Dobbiamo essere in grado di dare risposte a quella parte della popolazione che ha bisogno dello Stato, di un'amministrazione pubblica, di servizi pubblici, perché, appunto, si trova in condizioni di reddito, di organizzazione della vita familiare e sociale tali da domandare alla collettività la risposta a determinati problemi (dalla salute all'istruzione, dalla casa al lavoro). In caso contrario, si finisce per considerare un fatto eccezionale, straordinario e magari in qualche modo inspiegabile, l'assemblea della FIAT, i pronunciamenti e le preoccupazioni dei lavoratori rispetto a programmi prospettati, in realtà, più come minacce.

Tutti pensano allora che, se non si fanno i tagli strutturali (e da questo punto di vista il coro rischia di essere perfino esageratamente omogeneo tra aree di centro-destra e di centro-sinistra), il risanamento dell'economia e la risposta ai problemi del Paese siano legati soltanto alla penalizzazione dei futuri pensionati e dei lavoratori del pubblico impiego, nonché alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni; e siamo un Paese che in fatto di privatizzazioni e liberalizzazioni ha fatto delle esperienze e ha pagato, e sta pagando, prezzi salati. Attenzione: non penso si debba tenere tutta l'economia nell'ambito pubblico, per carità, ma, nella misura in cui si parla di privatizzazioni e di liberalizzazioni, si faccia attenzione agli esempi, che vanno da quelli che conosco più direttamente, come la privatizzazione della Centrale del latte di Roma, fino a quelli più consistenti. (Richiami del Presidente).

Da questo punto di vista davvero vorrei che il Governo, allorquando acquisisce la fiducia e il mandato per gestire questa legge finanziaria...

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore.

 

BONADONNA (RC-SE). ...riflettesse su questo e, per esempio, decidesse che forse in un'azienda partecipata come le Ferrovie dello Stato, dove l'azionista unico sostanzialmente è lo Stato, non vi è bisogno di fare un presidente: basta un amministratore, ammesso che sia capace di farlo. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ventucci. Ne ha facoltà.

 

VENTUCCI (FI). Signor Presidente, è sempre più forte la percezione da parte della società italiana di una evoluzione economica tendenziale verso il peggioramento. Il gradimento sulla potenzialità della nuova coalizione di Governo è fortemente ridimensionato dalle ampie critiche di una estesa parte della società circa le dinamiche politico-economiche attinenti alle aspettative e di consumo per le famiglie e di riforme strutturali per la competitività del Paese. Ciò appare chiaro anche dalla manovra finanziaria che contiene interventi disomogenei e discutibili, perfino sul piano costituzionale; non contempla alcuna prospettiva strategica ed è incentrata per due terzi sull'approvvigionamento di risorse attraverso l'inviso meccanismo della tassazione, senza beneficio per il contenimento della spesa pubblica; mentre si evidenzia una cospicua provvista da distribuire con la antica e dannosa tecnica dei privilegi ai più fedeli.

E', quello delle tasse, un problema di cui chiunque abbia avuto a che fare con un testo di diritto tributario o di scienza delle finanze conosce lo svolgimento applicativo, i cui risultati apprezzabili fanno riferimento all'affidamento dello sviluppo dei tributi ordinari e non alla istituzione di imposte straordinarie, anche se, una volta applicate, promettono di restituirle, come vanno giustificandosi alcuni responsabili della politica di questo Governo.

E' regola economica, invece, che all'aumento delle entrate debbano contribuire le imposte dirette e per avere un esito positivo, oltre che una buona sorveglianza ed una maggiore severità negli accertamenti, è necessaria anche una riduzione delle aliquote allo scopo di contenere l'incentivo all'evasione. Scelta messa in atto con successo altrove, e da noi la riduzione delle tasse operata dal Governo Berlusconi, pur in anni di travagli internazionali, ha generato, con la finanziaria 2004 e 2005, un gettito delle entrate così imprevisto da abbassare lo sforamento dei parametri di Maastricht.

Uno dei nostri padri costituenti nel 1948 acclarava il principio per cui l'imposta è il fondamento primo sul quale si regge l'organizzazione dello Stato moderno, libero e democratico. E proprio al Senato, il 25 Luglio del 1950, l'onorevole Vanoni dichiarava: «Si deve essere molto perplessi ad insistere in un aumento delle entrate se esso deve essere destinato a spese di puro consumo». Sono insegnamenti ed esperienze che il Governo Prodi ha dimenticato, facendosi promotore di un aggravio della pressione fiscale che non ha precedenti in nessun Paese democratico, con soluzioni banali, sebbene vessatorie, come tutte quelle che mettono in atto coloro che scelgono il dirigismo, figlio di visioni totalitarie che hanno generato solo pauperismo e minimalismo nei confronti di quella platea sociale che, sebbene già nota al fisco, diviene oggetto di un odioso spionaggio fiscale con la massima trasparenza e nella legalità della legge che lo impone.

Ci troviamo di fronte a norme inique che pur avrebbero una loro giustificazione se avessero come elemento teleologico il risanamento del Paese, con una strategia di investimenti in opere strutturali come avviate nel precedente Governo Berlusconi, egregio senatore Brutti Paolo.

Purtroppo, non appare strategia alcuna, se non la solita indicazione generica di ridurre quel deficit pubblico che, da quando agli inizi degli anni Ottanta divenne trasparente, nessuno è più riuscito a dimensionare su base europea.

Esiste, invece, una preoccupazione in quanto il debito pubblico è composto per buona parte da debito verso investitori esteri e questo Governo, nel modo più incauto, ha innalzato il prelievo fiscale sulle operazioni finanziare al 20 per cento, provocando il declassamento del nostro rating, senza porre attenzione al fenomeno della bassa tassazione applicata nei Paesi «ex cortina di ferro» che sono entrati a far parte di recente dell'Unione Europea e che rappresentano un fertile terreno di investimenti.

Nei rapporti, poi, con i cittadini si constata l'ennesimo vulnus - lo abbiamo detto molte volte in Aula - ai dettami dello Statuto del contribuente, in quanto alcune norme tributarie, presenti anche nel collegato alla finanziaria, producono effetti retroattivi.

Aspetto delicato, se si considera che la disattesa governativa non è solo formale o da considerarsi come un modo arrogante per fare cassa, fermo restando, ed è bene sottolinearlo, che a questa becera prassi non si prestano né la Guardia di finanza, né gli uffici finanziari ispettivi; ma è un metodo, quello del Governo, per pasticciare le decisioni delle aziende in ordine ai bilanci approvati precedentemente alle norme attuali.

Il Presidente della Commissione bilancio ha mostrato una apprezzabile onestà intellettuale; ma non si può nascondere un evidente imbarazzo quando la maggioranza deve per forza approvare il provvedimento del Governo che contesta sé stesso presentando ben 160 emendamenti, con il supporto di altri 49 del relatore e centinaia della stessa maggioranza. Il perché di questo comportamento fa riflettere su un elemento inquietante nella gestione della finanza pubblica, rappresentato dall'occultamento di notizie circa l'andamento dell'economia con il fine di inculcare nell'opinione pubblica una presunta situazione disastrosa dei conti dello Stato.

Ma occultare in politica è una scelta praticata anche quando governanti accorti costruirono la prima Repubblica, utilizzando la burocrazia e gli strumenti economico-finanziari creati durante il Ventennio e dei quali era impossibile discutere, soprattutto nella scuola dove si formava la nuova generazione, al punto che ancora nel 1970 quei giovani si domandavano perché sui registri a rigoroso rendiconto del Ministero delle finanze insistesse il logo della monarchia unito al simbolo del fascio. Si nascondeva alla massa che INAM, IRI, IMI, ENI, INAIL e tutta la burocrazia che fece da sostrato ai cinquanta Governi della durata media di non più di un anno venivano dal regime abbattuto dal sacrifìcio del popolo italiano.

E l'attuale Governo è figlio di quella metodologia che riporta indietro il Paese di decenni tramite la responsabilità del Ministro delle finanze che non è un politico, e ciò in parte lo giustifica su certe sue improvvide dichiarazioni; il fatto poi che sia un professore acclara il detto popolare su coloro che predicano bene e razzolano male. Infatti, la nota presentata dal Governo in Commissione bilancio dimostra che le maggiori entrate incassate dall'erario a fine novembre 2006 superano di 34 miliardi le stime contenute nei dati di finanza pubblica.

Il che significa che l'eredità lasciata dal Governo Berlusconi, riguardo al deficit, è del 2,1 per cento e non del 4,9 per cento, come indicato dal Ministro, che ha paragonato i conti dello Stato a quelli pessimi del 1992. Ne deriva che la finanziaria al nostro esame è concentrata su inasprimenti fiscali per soddisfare la richiesta di spesa pubblica dell'attuale maggioranza e realizzata con un falso bilancio, in quanto basata con saldi garantiti dal celato gettito fiscale aggiuntivo e non dagli interventi di finanza pubblica. Il professore Ministro sa perfettamente che il Patto di stabilità prevede che le maggiori entrate registrate in un esercizio siano conteggiate a riduzione del deficit nello stesso esercizio; ma questa operazione ovviamente non è stata fatta per le conseguenze che comporterebbe certificando il falso.

E' una situazione preoccupante che rivela un accanimento fiscale dovuto all'ossequio che il Presidente del Consiglio deve alle liste radicali della sua coalizione; quell'intellighenzia che insiste sull'esperienza che ha fallito nei Paesi costretti al socialismo reale.

L'evasione è la tabe di ogni società organizzata fatta di grandi numeri e che è sacrosanto combattere; ma non è con l'aumento della tassazione che si risolve il problema, anzi si aggrava la diffidenza tra contribuente e fisco, soprattutto quando il Governo non ha un piano di investimenti credibile, ma pretende solo di incassare sui sacrifici dei cittadini truffati da promesse elettorali. E allora, di fronte al rifiuto delle proposte costruttive dell'opposizione, viene in mente una citazione di Jacques Derrida, parafrasando Madame de Maintenon: «Prodi prende tutto e dona il resto», cioè nulla. Voteremo contro nel bene dell'Italia.

 

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge in titolo, ad altra seduta.


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

88a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2006
(Pomeridiana)

Presidenza del vice presidente CAPRILI,
indi del vice presidente CALDEROLI
e del presidente MARINI

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 15,06)

 

Seguito della discussione della questione di fiducia

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana ha avuto inizio la discussione sulla questione di fiducia.

È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo - professor Sartor e onorevole Lettieri - senatori, è ora di cambiare le regole di finanza pubblica, soprattutto se prevale una finanziaria di stampo elettorale con un articolo di ben 1.365 commi e senza riforme strutturali. Tanto valeva, forse, onorevoli Sottosegretari, fare una lotteria con l'estrazione a sorte degli emendamenti di presentazione parlamentare. Il disegno di legge giunge in Aula senza relatore e senza un testo della Commissione, fatto, questo, di per sé eccezionale.

Purtroppo, senatore Morando (che non vedo), non siamo alla Camera dei Comuni, non c'è un Cancelliere dello scacchiere capace di affrontare il confronto parlamentare. Qui di Ministri dell'economia non ne abbiamo visto neppure l'ombra. C'è stato, appunto, solo il sottosegretario Sartor che si è sacrificato in questo duro compito. Lì non c'è una coalizione di undici partiti.

Ella, presidente Morando, nonostante i buoni propositi è stato lasciato solo dalla sua maggioranza.

Questo vostro fallimento è anche il frutto della incapacità di valutare appieno il significato politico del risultato elettorale di aprile del Senato. Avete sovraccaricato il convoglio che è affondato.

Non volete prendere atto di un equilibrio politico precario e della composizione eterogenea che vi impedisce di affrontare i problemi reali del Paese. Una legge finanziaria sbagliata ed inutile perché poggiava sulle errate valutazioni della due diligence che ha portato ad una catena sequenziale di errori; una finanziaria che contraddiceva il DPEF di luglio: da una parziale compressione della spesa si è passati ad una finanziaria tutta tasse; le indicazioni di una finanziaria che alteravano il rapporto entrata-spesa squilibrandosi fortemente nel prelievo, senza considerare di alcun rilievo il maggiore gettito, senza correggere la sua impostazione di fondo.

Rivendichiamo, Presidente, il merito come UDC di aver privilegiato il confronto parlamentare serio e costruttivo che ha portato ad ottenere un grande risultato: quello della trasparenza dei conti pubblici, facendo una operazione di verità sulla dinamica delle entrate fiscali. Solo la nostra azione ha permesso di evidenziare maggiori entrate per 34 miliardi di euro fino al 30 novembre, che devono essere incorporate nel bilancio senza trucchi contabili.

Abbiate il coraggio di riconoscere con serietà ed obiettività di giudizio che non di buco di bilancio si tratta, ma di autentico boom delle entrate e che Tremonti vi ha lasciato un tesoro, che state per usare in malo modo, in mille rivoli assistenzialistici.

Presidente, tralascio tutta la parte sulla necessità dell'incorporare le entrate, che chiedo di allegare al resoconto stenografico. Voi volete peggiorare il risultato del 2006 e valorizzare il risultato 2007.

Queste maggiori entrate sono state pagate dai cittadini italiani, da contribuenti onesti, da quei contribuenti che con la vostra manovra volete ulteriormente torchiare. È questa la prospettiva che si apre e che si unisce al rischio di soffocare la ripresa. Come potete non sorprendervi delle contestazioni vaste e diffuse nel Paese che vanno da Mirafiori ai ricercatori di Bologna e a quelli di Carini, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani di Vicenza fino ai giovani del Motor Show che hanno visto, in una ingiustificata presenza del Presidente del Consiglio, un'invasione di campo mediatica e provocatoria? Non vi sfiora neppure il dubbio della vostra inadeguatezza a comprendere un così imponente disagio che si manifesta in tutto il Paese e che muove dalla classe lavoratrice a Mirafiori, nel cuore pulsante del movimento operaio, e che si sente tradita dalle vostre scelte improntate a logiche scambiste?

Avevamo anticipato noi già in Commissione, ben prima della presa d'atto del leader della CGIL Epifani, che la ondeggiante e contraddittoria decisione sulla rottamazione penalizza i più poveri e i più deboli, spingendo verso mezzi pubblici che sono totalmente inquinanti.

Alla pubblica amministrazione non date soluzioni in termini di efficienza di competitività e di neutralità, ma date una risposta tardosessantottina come è, appunto, il tentativo di stabilizzare il precariato usando demagogicamente i depositi dormienti che in quanto risparmio dovrebbe andare semmai alla comunità locale e non ad operazioni di questo tipo.

Manca la copertura del contratto degli statali per il 2007, cifrata in 2 miliardi di euro. Non serve unificare gli Uffici del bilancio di Camera e Senato se le eccellenti analisi non vengono tenute nella debita considerazione.

II problema, allora, è dei poteri, di quali poteri attribuire alla Commissione bilancio rispetto a «coperture cabriolet» sempre all'interno dei fondi di dotazione del Parlamento, naturalmente.

Proponete una riforma dell'IRPEF con limiti e contraddizioni. Non si affronta il problema del quoziente familiare. Non si dà quindi una risposta alla denatalità in un orizzonte di lungo periodo. La funzione redistributiva è veramente esigua. Non tocca infatti né le fasce povere della popolazione, né la platea degli incapienti. Non incidete sulla linea della povertà che passa da 11,89 a 11,79 per cento, perché trascurate le famiglie povere e i pensionati.

La manovra dei redditi appare demagogica perché la redistribuzione in realtà è molto modesta, la esiguità redistributiva, come ho dimostrato in Commissione, sul reddito familiare disponibile equivalente passa da 0,343 a 0,3402.

Avete dato risposte classiste e risarcitorie a una società articolata e complessa, accrescendo le ingiustizie e le disuguaglianze anziché diminuirle perché poggiavano su impostazioni monche e fuorvianti, come ricordava Sylos Labini.

Avete fatto retorica giustizialista, colpendo il ceto medio produttivo e privilegiando scelte antagoniste. Per dare soluzione ai vostri errori sul regime fiscale delle successioni e donazioni e per salvaguardare la posizione dei fratelli, cosa che fate in minima parte con una franchigia di euro 100.000 assolutamente risibile, e i passaggi generazionali delle imprese nella loro continuità, come noi sostenevamo, avete tentato di operare un riconoscimento surrettizio delle coppie di fatto e dei PACS attraverso un tarlo fiscale, attribuendo un privilegio fiscale e creando uno status parafamiliare che non esiste nell'ordinamento e che minava il principio costituzionale dell'articolo 29 della società naturale fondata sul matrimonio, non di quella innaturale. È una realtà che non si può né menomare né mutare. E' una chiara delimitazione di limiti, disse Aldo Moro, ma abbiamo sentito il silenzio in Commissione dei colleghi della Margherita.

Abbiamo dunque bloccato le vostre scelte. Chiediamo il rispetto di quel modello di famiglia e di quel vincolo. I diritti di libertà sono garantiti. Non c'è alcuna discriminazione. Non possono però essere tutelate figure giuridiche in contrasto con le scelte dei Costituenti. Nessuno vieta ai conviventi di stipulare accordi di tipo privatistico. Vi preoccupate delle unioni di fatto e dei PACS, ma non dei loro figli, dei deboli, degli indifesi, non tutelati da scelte individualistiche ed egoistiche. Volete una famiglia volatile, precaria, con soli diritti e nessun dovere. Chi pensa ai figli?

Avete espropriato il TFR dei lavoratori, i quali dovranno decidere la scelta strategica del loro futuro pensionistico in un quadro fiscale non definitivo e senza la riforma degli ammortizzatori sociali. Ciò consente solo al Governo di fare cassa. Incidete sulla struttura patrimoniale delle imprese con maggiori costi finanziari penalizzandole nella loro crescita dimensionale.

La stessa operazione cuneo fiscale, che rappresentava un punto di forza della politica economica, opera in modo poco incisivo perché si è scelta la strada di ridurre il cuneo attraverso il fisco e non passando per le componenti di assicurazione e previdenza. Sembra più assimilabile ad una svalutazione competitiva che a una misura strutturale capace di liberare risorse per renderle competitive, liberandole da una zavorra. L'aumento dei contributi previdenziali è poi in palese contraddizione con la riduzione del cuneo, essendo una componente del cuneo stesso.

Anziché ridurre il deficit infrastrutturale lo aggravate con la vostra incapacità di dare soluzioni alle grandi opere, come le direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, vanificando i cofinanziamenti europei. Sulla Torino-Lione si gioca lo sviluppo e quindi il destino di tutte le Regioni settentrionali e del loro apparato produttivo. Per il ponte di Messina si tratta invece di una sfida tecnologica imponente, capace di attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione.

Avete preferito la strada di nuovi balzelli di ogni tipo, imposte dirette, indirette e contributive, un'autentica grandinata che farà innalzare la pressione fiscale. Con le vostre imposte di scopo colpite pesantemente il bene casa: il risparmio degli italiani. Il settore immobiliare viene colpito sulla base del valore dei beni e non della loro redditività.

Signor Presidente, se lei me lo consente, vorrei lasciare la restante parte del mio intervento agli atti e avviarmi alle conclusioni.

 

PRESIDENTE. Certo, senatore Eufemi, la Presidenza l'autorizza in tal senso.

 

EUFEMI (UDC). La ringrazio, Presidente. Avrei preferito affrontare in maniera più dettagliata il problema degli studi di settore, del catasto «truffa», dell'uso del contante, delle SIIQ e quant'altro, però voglio ora dedicarmi ad alcune considerazioni finali.

Colpite il risparmio degli italiani con il riordino della tassazione che spingerà verso la liquidità. Le vostre decisioni non sono funzionali al Paese ma alla composita ed eterogenea coalizione con illusioni finanziarie che dilatano la spesa pubblica e soffocano la ripresa.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, l'assalto alla diligenza ha portato a microinterventi privi di qualsiasi razionalità, senza privilegiare obiettivi seri di sviluppo. Le vostre divisioni impediscono qualsiasi riforma sulla previdenza, sul pubblico impiego e sui problemi reali del Paese. Solo il settore agricolo possiamo dire che ha avuto attenzione adeguata. È assente qualsiasi progetto di politica industriale, qualsiasi liberalizzazione. Sostenete i settori maturi e gli amici degli amici, piuttosto che puntare su politiche di innovazione e di competitività.

È dunque una finanziaria senza obiettivi, l'esaltazione non dello Stato regolatore, ma dello Stato intermediario del consenso politico e invadente nella sfera delle libertà economiche e sociali.

Quella che proponete è una navigazione senza rotta, perché avete fatto troppe promesse elettorali e non siete in grado di soddisfarle tutte: l'opinione pubblica lo ha avvertito con grande consapevolezza; ciò che la maggioranza e il Governo non riescono invece ancora a comprendere.

Quindi, non c'è né equità né sviluppo, ci sono solo tante tasse. Quando lo comprenderete sarà troppo tardi. Quello che è indiscutibile è che non avete più la fiducia del Paese: né quella del blocco sociale che vi ha sostenuti, né quella dei ceti medi produttivi, il cui giudizio certamente è negativo, né quella dei lavoratori e ve lo stanno dimostrando.

Per queste ragioni siamo contrari, come Gruppo UDC, a questa manovra di bilancio.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fazzone. Ne ha facoltà.

 

FAZZONE (FI). Signor Presidente, colleghi senatori, dopo i giorni passati a discutere in Commissione e in quest'Aula sulla finanziaria e sulle possibili soluzioni atte a renderla più attinente alle esigenze e ai bisogni del Paese, ci siamo trovati, con l'ennesima mortificazione dei principi parlamentari, chiamati a votare e ad esprimere il nostro giudizio sul preannunciato maxiemendamento, onnicomprensivo di oltre 1.300 commi, un vero record, il cui voto, di fatto, cancella ogni possibilità di dialogo tra le diverse espressioni presenti in Parlamento.

Esiste - io credo - un consenso largo tra tutti noi sul fatto che il risanamento finanziario sia necessario per il nostro Paese, non solo perché ce lo impone l'Unione Europea, ma anche e soprattutto per la necessità di creare le basi per una crescita più solida del nostro Paese. Ma il problema che esisteva ed esiste è quello di conciliare il risanamento con la crescita e lo sviluppo. Tuttavia, se dovessimo giungere ad attuare questo risanamento, attraverso misure che, colpendo i settori produttivi e vitali della nostra economia, di fatto ne bloccassero la crescita e ne minassero le fondamenta, allora, il risultato ottenuto non solo sarebbe garantito, ma anche gli effetti positivi che apparentemente potrebbero presentarsi non sarebbero che degli effimeri palliativi se proiettati nel lungo periodo, come a dire che la cura adottato, ha guarito la malattia uccidendo il malato.

Cari colleghi della maggioranza, il Governo Berlusconi in questi anni si è posto questo problema e la cautela adottata nel far ricorso a politiche fortemente caratterizzate da artifizi e misure fiscali spinte, in un contesto economico generalizzato di forte flessione, scaturiva dalla considerazione che un uso così eccessivo della leva fiscale avrebbe generato più danni che altro. Ed è proprio questo il punto di debolezza di questa finanziaria, tutta incentrata su manovre fiscali e aumenti della pressione tributaria, diretta e indiretta; considerazione che credo possa essere condivisa anche dagli esponenti della maggioranza, che non possono tuttavia che «turarsi il naso» e votare questa legge finanziaria, che non trova alcun riscontro nel Paese ed è fortemente criticata anche dalla Banca d'Italia. Quest'ultima ha fatto notare come sia effettivamente eccessivo il ricorso alla spesa corrente e alla leva tributaria, utilizzata più come clava che non come strumento di crescita sana e sviluppo equilibrato.

In sostanza, possono riassumersi in tre gli obiettivi che si sarebbero voluti raggiungere con questa finanziaria: risanamento del bilancio, equità sociale e sviluppo economico. Di questi credo nessun possa dirsi centrato.

Per quanto riguarda i conti pubblici - come detto dal Ministro dell'economia e delle finanze - la crescita della spesa pubblica è iniziata nel 2000 con il Governo di centro-sinistra. Come risulta anche dallo scritto della Commissione europea, presieduta dal professor Prodi, l'Italia è stato il primo grande Paese europeo con un deficit eccessivo, certificato al 3,2 per cento nel 2001. Questa è l'eredità lasciata dal Governo di centro-sinistra al Governo Berlusconi.

Nel 2002 è arrivata la grande crisi economica europea e mondiale che ha colpito anche i bilanci pubblici e il rapporto spesa pubblica-PIL non è salito perché aumentava la spesa pubblica quando scendeva il PIL. Nonostante questo, il 2006 si è chiuso più che in linea con i parametri fissati dall'Unione Europea, non certo per merito del vostro intervento di luglio che ha inciso solo per lo 0,1 per cento, bensì per il certificato effetto positivo delle maggiori entrate fiscali fatte registrare proprio grazie alla politica strutturale messa in campo dal precedente Governo, i cui effetti positivi cominciano a dispiegarsi in tutta la loro consistenza: maggiori entrate fiscali di quest'anno pari a 34 miliardi di euro fino al mese di novembre.

Questa è la dote sulla quale voi oggi potete contare! La verità di fondo è che questa vostra finanziaria non introduce nuove misure strutturali, mentre, di contro, si affanna a smontare quelle introdotte dal Governo Berlusconi.

Circa la presunta ricerca dell'equità sociale, le misure che sono state adottate e delle quali vi assumete la responsabilità politica sono di fatto poco incidenti sui redditi alti, pesanti sui redditi medi e massacranti per i redditi più deboli, che vengono tartassati da più di 60 nuove forme di tributi, tasse e balzelli. Maggiorazioni dei bolli auto sulle utilitarie, più tickets sulle ricette, più IVA sui riscaldamenti, poi arriverà la tassazione delle rendite catastali, BOT, aumento dell'ICI.

Questa la vostra finanziaria, questa la vostra equità, tesa a rendere sempre più poveri e deboli i più sfortunati e a garantire sacche di privilegio ad alcune categorie. Togliete i soldi ai cittadini italiani per utilizzarli per i vostri fini, per aumentare il vostro potere politico di intermediazione. Basti pensare che solo un terzo dell'entità della manovra serve per sanare i conti pubblici.

Certo questa finanziaria un merito indubbio lo ha: ha fatto scendere in piazza, tutte le categorie di lavoratori, ed anche la stessa maggioranza è scesa in piazza per manifestare contro sé stessa. Gli unici che brillano per la loro assenza sono i sindacati, che dovrebbero tutelare gli interessi dei lavoratori ed invece si confermano cinghia di trasmissione della sinistra e portatori dei suoi interessi. Mi chiedo come si sarebbero comportati gli stessi sindacati se oggi questa manovra fosse stata presentata da un Governo di centro-destra. (Il microfono si disattiva automaticamente). Chiedo ancora trenta secondi, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Va bene, senatore Fazzone.

 

FAZZONE (FI). La circostanza, poi, che in questa finanziaria si sia ritoccata l'IRPEF a vantaggio delle classi deboli è concretamente poco sostenibile, poiché se il Governo avesse veramente voluto mettere in atto una operazione di sollievo a vantaggio delle classi più povere sarebbe stato sufficiente aumentare il minimo imponibile e diminuire l'aliquota sui redditi più bassi, una operazione chiara e semplice che magari avrebbe evitato ai vostri leader qualche contestazione nelle fabbriche e nelle piazze.

Cari colleghi, in conclusione, permettetemi di ricordare che uno dei principi fondamentali del bilancio è la veridicità. In questa manovra abbiamo assistito a tutto e al contrario di tutto. Questo Governo ha agito con recitazioni, enunciazioni, presentazioni e smentite, errori, mistificazioni, tabelle presentate e poi ritirate sotto la pressione di questo o quel gruppo di potere o portatore di interessi particolari.

 

PRESIDENTE. Senatore, bisogna che concluda, perché i tempi sono tempi per tutti, mi spiace.

 

FAZZONE (FI). Questa che vi accingete a votare è una manovra di 35 miliardi di euro, che smentisce nei fatti quanto programmato nel vostro DPEF. E', in sostanza, una manovra contraddittoria che non fa il bene del Paese e della quale vi assumete tutta la responsabilità dinnanzi ai cittadini italiani. (Applausi dal Gruppo FI e dei senatori Santini e Forte. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Vorrei ricordare ai colleghi e alle colleghe che il tempo è stato assegnato dai Gruppi; se sforate, ovviamente mangiate tempo ai vostri colleghi di Gruppo. Il problema - ripeto - non riguarda tanto la Presidenza, perché nel complesso il tempo è quello, quanto, ovviamente, ciascun oratore di ogni Gruppo.

È iscritto a parlare il senatore Turigliatto. Ne ha facoltà.

 

TURIGLIATTO (RC-SE). Signor Presidente, colleghe senatrici e colleghi senatori, signori rappresentanti del Governo, esprimo un giudizio critico sulla finanziaria, un giudizio che non ha nulla a che vedere con quanto abbiamo sentito avanzare in questa sede e nel Paese dai rappresentanti della destra; una critica da sinistra che prova invece a interpretare le preoccupazioni di una parte della società, compresi i lavoratori e le lavoratrici di Mirafiori. Quella parte della società che ha sostenuto lo schieramento dell'Unione e che vuole un profondo cambio di indirizzo rispetto al precedente Governo, una rottura decisa con le politiche economiche liberiste che hanno determinato un disagio sociale sempre più ampio e lo stesso declino economico del Paese.

Il mio assenso alla fiducia richiesta dal Governo è quindi correlata alle decisioni del mio Gruppo e del partito al quale appartengo.

Se dovessi dare un titolo alle speranze e alle attese del mondo del lavoro, userei la parola risarcimento, parola che è risuonata fortemente in tutta la campagna elettorale e che viene ripresa quotidianamente sui luoghi di lavoro. Risarcimento sul terreno del salario, del lavoro, dei diritti; misure che permettano consistenti recuperi del reddito disponibile, radicali interventi sul terreno della precarietà, rinnovate e recuperate garanzie previdenziali, nuovi diritti sui luoghi di lavoro.

Purtroppo, la finanziaria risponde solo in minima parte a queste attese. La manovra contiene infatti al suo interno alcuni parziali elementi positivi - guarda caso proprio quelli contestati dagli esponenti della destra - cioè una nuova curva delle aliquote e un più forte contrasto all'evasione fiscale, ma ogni lavoratore e ogni lavoratrice si interroga se i vantaggi che otterrà dall'intervento sull'IRPEF non saranno poi vanificati dai cospicui tagli operati sul terreno degli enti locali, dall'aumento dei contributi e dall'imposizione indiretta.

Così come di fronte alle misure positive parziali sul terreno della regolarizzazione dell'enorme esercito dei precari, in primis quelli degli enti pubblici, ci si interroga sui ritardi del Governo a predisporre un organico intervento su tutta la legislazione che ha reso precarie milioni di persone, un enorme esercito di lavoratrici e lavoratori, pubblici e privati, sottopagati e sfruttati, impossibilitati dalla loro condizione a programmare il futuro.

Registro poi che una delle proposte fiscali più importanti, quella dell'aliquota del 20 per cento sulle rendite finanziarie, si è persa per strada nella finanziaria; vedremo se sarà recuperata, come spero, con un disegno di legge ordinaria.

E ancora: i lavoratori, molti lavoratori, si interrogano sul trasferimento del TFR (vale quasi un sesto delle risorse della finanziaria), sul suo utilizzo, sull'anticipo della legge Maroni e sul mantenimento dell'inaccettabile norma del silenzio assenso, sul fatto che viene loro negata la possibilità di utilizzare il TFR per migliorare la loro pensione pubblica.

Mi chiedo per parte mia quale sarà il saldo finale tra i 2,2 miliardi posti per l'intervento sociale e i contemporanei tagli per 4,4 miliardi operati sugli enti locali che sono quasi sempre i gestori dei servizi sociali stessi.

Prendo atto positivamente, da una parte, che è stato istituito un fondo, sia pur modesto, per i familiari dei morti sul lavoro, però nello stesso tempo devo constatare con dispiacere e rammarico che non si è voluto costituire, come pure suggerito dalla Commissione lavoro, un fondo iniziale, pur contenuto, per le vittime dell'amianto, come impegno per un intervento legislativo più ampio e complesso per affrontare una calamità che coinvolgerà il Paese per molti anni.

In realtà, la finanziaria interviene soprattutto a favore di quei soggetti sociali rappresentati da Montezemolo, cioè gli imprenditori, la borghesia, quelli che, senza dare l'impressione di alzare la voce, facendo quasi la parte delle vittime, hanno imposto con estrema determinazione e lucidità di classe i loro interessi. Quanto avranno infatti le imprese dalla riduzione del cuneo fiscale, dalle compensazioni per il trasferimento del TFR e da molti altri provvedimenti presenti nella finanziaria? Forse 7 miliardi di euro, o forse più, a regime; una cifra enorme, che modifica ancora in senso negativo la distribuzione del valore aggiunto prodotto nelle aziende a vantaggio degli imprenditori: quella distribuzione era al 35 per cento nel 1990, poi ha continuato a crescere e oggi si attesta intorno al 46 per cento, quale trasferimento di ricchezza.

Secondo quanto ci viene detto, queste risorse saranno a disposizione delle aziende per lo sviluppo del Paese. C'è per lo meno da essere prudenti su questa affermazione: quante sono le risorse date negli ultimi vent'anni alle aziende a fini di sviluppo e occupazione che invece sono diventate ristrutturazioni, speculazioni, precarietà e scarsa innovazione?

Allo stesso modo è ingiustificabile che mentre si taglia la spesa pubblica di 12 o più miliardi, le spese militari aumentino di 2 miliardi, superando la soglia dei 20 miliardi complessivi. Qualcuno, se ha il coraggio, provi a spiegarlo nei luoghi di lavoro e nei mercati, nelle scuole, nei paesi grandi e piccoli.

La finanziaria resta così prigioniera della logica liberista che ha, come nuove tavole della legge, il Trattato di Maastricht e il Patto di stabilità, che già hanno combinato troppi guai.

Per concludere, signor Presidente, voglio aggiungere ancora un elemento: le lavoratrici e i lavoratori sono soprattutto preoccupati per la «fase 2»: nuovi tagli, innalzamento dell'età pensionabile, ennesima controriforma delle pensioni.

Se il Governo vuole rispondere alle attese del Paese, non volti lo sguardo verso la Confindustria, che ha già avuto troppo; dia un segno diverso alla cosiddetta fase 2, ne rovesci la logica e i contenuti liberisti avanzati in queste settimane. Forse diminuiranno i fischi, sarà contenuto il qualunquismo e recuperati quei consensi che hanno permesso la vittoria di aprile. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marino. Ne ha facoltà.

 

MARINO (Ulivo). Signor Presidente, signore e signori del Governo, onorevoli senatrici e senatori, ci sono alcuni argomenti, legati all'ambito sanitario e della ricerca scientifica, che sono stati inseriti nel maxiemendamento della legge finanziaria per il prossimo anno e che hanno recepito le esigenze di innovazione e di cambiamento che il Paese sollecita da anni: ultimamente con richieste sempre più insistenti e, a mio avviso, davvero legittime. Faccio riferimento in particolare al settore della ricerca in campo medico ed ai criteri di assegnazione dei finanziamenti ai nostri ricercatori più giovani e promettenti.

L'obiettivo a cui puntare è quello di rinnovare il settore della ricerca partendo dal metodo di selezione dei ricercatori e dell'attribuzione dei fondi basandolo su criteri esclusivamente meritocratici, sulla trasparenza e sulla reale originalità e potenzialità dei progetti. Non solo: dobbiamo favorire i progetti dei ricercatori più giovani che devono essere giudicati in maniera rigorosa attraverso il sistema della valutazione tra pari.

Per questo il Governo si è dimostrato sensibile nel sostenere una proposta avanzata qui al Senato per far sì che almeno il 5 per cento - ripeto il 5 per cento - dei finanziamenti per la ricerca in medicina siano riservati ai ricercatori al di sotto dei quarant'anni. E' infatti proprio prima di quell'età che le persone che si occupano di scienza esprimono le loro migliori idee e la maggiore capacità di produzione scientifica. Del resto, non è un segreto che anche Albert Einstein abbia condotto le sue ricerche più innovative prima dei trentacinque anni e quindi, se vogliamo puntare sull'innovazione, è inevitabile indirizzarsi verso i più giovani.

La norma che è stata accolta dal Governo prevede, inoltre, che la valutazione dei progetti di ricerca sia affidata ad una commissione composta da ricercatori anch'essi sotto i quarant'anni, di cui almeno la metà operanti in enti di ricerca non italiani. Questi sono criteri riconosciuti e adottati a livello internazionale e per la prima volta vengono introdotti anche nel sistema pubblico italiano. Peraltro sono i criteri invocati anche dagli stessi ricercatori italiani, che noi politici abbiamo il dovere di ascoltare e sostenere, anche per cercare di invertire la tendenza all'esodo che da troppi anni svuota il nostro Paese di risorse preziosissime.

Un secondo punto a mio avviso molto importante che è stato recepito dal Governo, e che va sottolineato, riguarda l'esclusività del rapporto di lavoro per i vertici amministrativi e scientifici degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e la conseguente incompatibilità con altre attività professionali svolte sia in ambito pubblico che privato.

Personalmente sono convinto, e mi fa piacere che anche il Governo la pensi allo stesso modo, che un direttore di un istituto che si occupa sia di assistenza ai malati ma anche di portare avanti innovativi progetti di ricerca, di attrarre fondi pubblici e privati, di produrre brevetti che siano vantaggiosi anche economicamente, non possa avere il tempo e la concentrazione per dedicare una parte della sua giornata ad attività diverse.

Del resto, la regola dell'esclusività è scontata e prevista per qualunque carica dirigenziale di ogni azienda, per non incorrere in un inevitabile conflitto di interessi e per assicurare che l'impegno richiesto ad un professionista non vada vanificato a causa delle troppe attività che svolge, non solo all'interno della struttura che dirige ma anche al di fuori di essa.

Mi preme però sottolineare come alcuni degli aspetti sociali legati all'ambito sanitario che avevamo posto all'attenzione del Governo non abbiano invece trovato risposta e mi rammarico perché non siamo riusciti in questa sede a trasmettere ai cittadini un messaggio importante di attenzione verso i più deboli.

Mi riferisco in particolare ad un problema che si trascina da molti anni senza trovare una soluzione adeguata, quello relativo alle persone, tra cui i talassemici, che hanno contratto virus molto gravi, come quello dell'AIDS o dell'epatite B o C, in seguito ad una trasfusione con sangue non controllato. Questo gruppo di persone deve essere risarcito, come è già stato fatto per esempio per altri gruppi di pazienti, al fine di rispettare in tal modo l'equità e l'uguaglianza di tutti i cittadini.

Occorre, a mio modo di vedere, riconoscere il dovere dello Stato verso quei cittadini che, indipendentemente dalla loro volontà, sono vittime di una grave menomazione. Si tratta, al tempo stesso, di non comprimere un diritto che deve sempre e comunque essere garantito a chi ha subito proprio da parte dello Stato un danno irrimediabile per la propria salute. C'è anche da considerare che molte di queste persone moriranno per tali malattie.

Infine, vorrei sottoporre alla vostra attenzione la situazione dei nostri medici specializzandi, il cui lavoro rappresenta spesso una fonte di manodopera a basso costo per il Servizio sanitario nazionale e non solo un'occasione di apprendimento e di professionalizzazione, come dovrebbe essere. Il loro inquadramento contrattuale è di tipo precario, nonostante nessuno possa ignorare il prezioso ed insostituibile apporto di questi giovani professionisti nella gestione dei reparti dei nostri ospedali e il supporto costante ai medici strutturati in tutte le funzioni di assistenza ai pazienti, talvolta coprendo anche le carenze di organico e svolgendo turni di guardia notturni e festivi, ben oltre quanto previsto dal loro contratto e dai compiti di un medico in formazione.

Proprio in virtù di queste peculiarità, dell'impegno e anche delle responsabilità che gli specializzandi assumono, chiedevamo di andare incontro alle giuste rivendicazioni di questi giovani medici attraverso un adeguato trattamento previdenziale che, attualmente, risulta inadeguato rispetto a quanto dovuto. Purtroppo, la nostra richiesta non è stata accettata.

Confido, tuttavia, che il problema non venga messo in disparte e che si senta l'esigenza di trovare, al più presto, l'occasione per affrontare in maniera complessiva il nodo della situazione contrattuale dei nostri specialisti di domani. Dopotutto, essi sono i professionisti che dovranno garantire la continuità e l'eccellenza del nostro Servizio sanitario nazionale.

Per queste ragioni, ribadendo il mio sostegno all'azione di Governo ritengo necessario non accantonare questi temi ma imprimere, piuttosto, una significativa accelerazione, con una più determinata attenzione, alle tematiche degli investimenti nel campo della ricerca e della solidarietà sociale.

Proprio in merito a questi specifici obiettivi, mi auguro che in futuro sia confermata una necessaria e più adeguata riflessione nella nostra attività parlamentare e in quella di Governo. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Grillo. Ne ha facoltà per sei minuti.

 

GRILLO (FI). Signor Presidente, il senatore Girfatti, nella sua generosità, mi ha appena comunicato la sua intenzione di prestarmi due minuti. La prego, quindi, di registrare che il Gruppo Forza Italia, nella mia persona, intende svolgere un intervento di otto minuti.

Interverrò per fare tre osservazioni. La prima recupera in pieno l'intelligente provocazione del senatore Morando, al quale va tutta la mia stima e il mio rispetto nel riconoscimento dell'attività svolta con grande correttezza e con grande trasparenza. Quanto egli ha detto è profondamente vero e non possiamo lasciarlo cadere nell'oblio.

Per la prima volta nella storia del Parlamento (sicuramente per la prima volta in vent'anni, considerato che io sono membro del Parlamento da vent'anni), le Commissioni bilancio di Camera e Senato non hanno avuto modo di approfondire, discutere, confrontarsi in pieno sulla manovra di bilancio e sono state private della possibilità di capire fino in fondo tutte le questioni connesse a questa. Perché è successo? Anche questo, a mio avviso, è un frutto avvelenato di questo benedetto sistema maggioritario. Ha sbagliato soprattutto il Governo, ben più della minoranza, approvando il 30 settembre di quest'anno un testo di finanziaria poi modificato tante, troppe volte.

Signor Presidente, all'avvio dei lavori della Commissione bilancio del Senato il Governo ha presentato ben 167 emendamenti. Non ricordo che altre volte nella storia parlamentare degli ultimi vent'anni sia accaduta una cosa del genere. Eppure, a me è capitato di avere l'onere di seguire in Parlamento i lavori della finanziaria nei Governi Amato, Ciampi e Berlusconi.

Forse abbiamo sbagliato anche noi, signor Presidente; per la parte che ci compete non ho dubbi e perplessità a fare autocritica nel dire che forse abbiamo privilegiato un dato di immagine preferendolo al confronto serrato, costruttivo e concreto sui singoli temi che avrebbero potuto vederci ancora più protagonisti di quanto finora siamo stati. Prendiamo atto di ciò e sforziamoci di immaginare al più presto rimedi a questa patologia che va assolutamente superata. Da dove cominciare?

Il senatore Morando ha fatto proposte convincenti. Partiamo da qui: se l'Italia è ancora una Repubblica parlamentare, e il Parlamento è il centro dell'organizzazione politica e istituzionale del nostro Paese, occorre potenziare i suoi poteri, specie quelli che riguardano le strumentazioni a disposizione di Commissioni strategiche quale è la Commissione bilancio. In questa direzione, la proposta di unificare i Servizi bilancio di Camera e Senato va nella direzione giusta.

Cito un fatto per recuperare un dato storico, signor Presidente: nel 1997, il senatore Lorenzo Forcieri, presidente del Collegio dei Questori, con il sottoscritto e con la senatrice Manieri, all'interno del progetto di riforma dell'organizzazione del Senato, fece questa proposta e il Collegio dei Questori della Camera assentì. Purtroppo - deve dirlo e mi dispiace doverlo dire - i sindacati del Senato, soprattutto, e le organizzazioni sindacali della Camera impedirono di fatto che si accedesse a questo risultato che oggi avrebbe potuto mettere in condizione le Commissioni bilancio di Camera e Senato di avere un'organizzazione più pronta allo scopo di cui stiamo parlando. Anche qui in Senato, infatti, ci sono i sindacati; sono 11 le sigle sindacali, signor Presidente.

In secondo luogo, signor Presidente, occorrerebbe, a mio avviso, dopo aver unificato i Servizi del bilancio, realizzare un maggiore coordinamento degli Uffici studi di Camera e Senato.

Nel 1998, con il senatore Forcieri andammo negli Stati Uniti e scoprimmo una realtà bellissima, tant'è che tornando in Italia, lui si chiese perché non realizzarla anche noi. Nel Congresso americano c'è un unico Ufficio studi che è a disposizione di maggioranza e opposizione, di Camera e di Senato. C'è però un piccolo particolare: nel 1998 nell'Ufficio studi del Senato americano lavoravano 280 economisti; noi al Senato abbiamo sette funzionari economisti (perché di recente ne abbiamo recuperato uno). In Banca d'Italia - il professor Sartor, di cui abbiamo apprezzato la professionalità nei lavori di Commissione di questi giorni, proviene da quell'istituzione meritoria - ci sono più di 300 economisti e ricercatori.

In terzo luogo, signor Presidente, perché siamo contro questa finanziaria? Il motivo è molto semplice: questa finanziaria propone una ricetta strutturalmente sbagliata. Chi conosce il mio Paese, gli economisti che studiano la storia di questo Paese sanno che l'economia dell'Italia in questo momento è assimilabile all'economia che avevamo all'indomani della Seconda guerra mondiale.

Il congiunto operare del rapido progresso tecnologico e la globalizzazione hanno creato, come dice Schumpeter, un processo di distruzione creatrice: non siamo più competitivi. Non siamo più competitivi perché il costo per unità di prodotto non tiene il passo con i Paesi più evoluti, soffriamo la competitività dei Paesi avanzati che hanno il dominio delle tecnologie e dei Paesi poveri il cui costo del lavoro è assolutamente più competitivo del nostro.

Negli anni Novanta abbiamo realizzato l'equilibrio dei conti economici praticando una ricetta sbagliata: aumentando la pressione fiscale. Questa situazione ha formalmente soddisfatto le esigenze dei sacerdoti di Bruxelles che ci hanno in qualche modo convinto dell'ideologia dei parametri di Maastricht, però non è servita ai bisogni del nostro Paese.

Non è servita ai bisogni dell'Italia perché l'Italia, oltre al riequilibrio monetario e formale, ha a che fare con due situazioni che sono tipiche del nostro Paese e non di altri: la frammentazione dell'apparato produttivo e il fatto che il tessuto connettivo non è formato dai grandi imprenditori; quelli sono grandi prenditori, non imprenditori. (Applausi dei senatori Scarpa Bonazza Buora e Valentino). Il tessuto connettivo del nostro Paese si riconosce nelle piccole e medie imprese che non hanno margini per fare ricerca e, non facendo ricerca, il nostro Paese non può competere con i Paesi più avanzati.

 

PRESIDENTE. Senatore Grillo, la prego di concludere, ha un minuto.

 

GRILLO (FI). La pressione fiscale grava ovviamente in gran parte sull'economia regolare e non su quella sommersa.

In questo contesto, immaginare una finanziaria che aumenta la pressione fiscale e la spesa pubblica è esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare un Governo che ha a cuore le sorti del Paese.

Non entro nelle tecnicalità, non mi interessano i 1.400 commi di cui è composto il maxiemendamento proposto ieri dal Governo, ma far passare il messaggio che nel 2006, in un Paese come l'Italia, la cui realtà storico-produttiva è quella a cui ho fatto riferimento, la ricetta sbagliata è aumentare la pressione fiscale e avere più risorse perché si aumenta la spesa pubblica. Noi dovevamo contenere la spesa pubblica e la pressione fiscale, esercizio assai difficile al quale tanti hanno provato ad esercitarsi senza molto successo.

Ancora trenta secondi, signor Presidente, devo fornire alcune risposte al senatore Brutti, il quale questa mattina si è esercitato in un inutile elenco nel quale sono contenute affermazioni infondate, non veritiere e, vorrei dire, molto propagandistiche.

Signor Presidente, noi abbiamo realizzato una cosa importante: per la prima volta nel nostro Paese nel corso della passata legislatura abbiamo dato risposta all'esigenza di realizzare infrastrutture, sapendo che non abbiamo le risorse pubbliche per stipendiare il deficit infrastrutturale del nostro Paese che ammonta a circa 200.000 miliardi, ma disponiamo di tante risorse private.

La riforma del project financing che abbiamo realizzato corrispondeva a questa esigenza: nel 2003, 2004 e 2005 abbiamo fatto migliaia di operazioni in project financing, cioè con il coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di opere pubbliche.

Ho presentato un emendamento in Commissione - ringrazio il professor Sartor e il senatore Morando perché lo hanno apprezzato e condiviso e i Capigruppo dei DS, della Margherita, di Forza Italia, di AN e dell'UDC che lo hanno condiviso - e ritengo che il Ministro abbia posto un veto affinché non fosse inserito nel maxiemendamento, credo, per un sorta di superficialità. Avevamo trovato l'uovo di Colombo - lo dico io immodestamente - cioè la tecnicalità necessaria per far partire i grandi project financing anche nel nostro Paese. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Paravia. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (AN). Signor Presidente, intervengo nel dibattito per esprimere il mio disagio di neosenatore nel prendere atto della quasi inutilità del mio ruolo di parlamentare in un'Aula dove conto a fatica 20 colleghi; lo dico per chi ci ascolta alla radio e non guarda la televisione che inquadra esclusivamente chi sta parlando. In questo contesto credo di non essere solo, anche altri parlamentari provano un forte disagio.

Questa pessima finanziaria è parte essenziale del mio disagio. Pensata male e scritta peggio, è stata fin dalla sua prima stesura incomprensibile e particolarmente punitiva per il lavoro autonomo, per le imprese, per gli stessi lavoratori che hanno protestato e contestato i loro leader sindacali. Finanziaria complessa, invasiva, impossibile da attuare.

Dal giorno di presentazione alla Camera dei deputati è iniziato il saliscendi continuo dei nuovi e vecchi balzelli fiscali. Componenti del Governo e rappresentanti dei partiti di questa attuale maggioranza hanno anticipato tantissimi emendamenti inerenti sostanziali modifiche di leggi esistenti che poco hanno a che vedere con la finanziaria. La pantomima è stata sotto gli occhi di tutti e ha provocato tantissime proteste e manifestazioni di cui quella di piazza San Giovanni ha presentato solo una parziale sintesi.

Rimarco il mio disagio: il Senato non è messo in condizione di svolgere il proprio compito, di discutere seriamente tale importante provvedimento. Ho apprezzato ieri in Aula gli interventi dei colleghi Salvi, Manzione e Boccia quando hanno stigmatizzato il comportamento del Governo che, prima di fornire copia del testo del maxiemendamento fiduciario, lo ha di certo trasmesso via e-mail al «Corriere della Sera», vista la sua quasi istantanea pubblicazione sul sito di questo giornale.

Tutto ciò è gravissimo, ma lo accettiamo passivamente, poiché viviamo nel nostro bel Paese, ove tutti i giorni leggiamo sui quotidiani le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche ed il contenuto di delicate e riservate indagini della magistratura (l'espressione «riservate indagini» nel nostro Paese è un eufemismo, così come lo è, ormai, l'«avviso di garanzia»).

Protesto formalmente: non condivido tale finzione di esame della finanziaria; pur apprezzando competenza e capacità dei componenti la Commissione bilancio - in primis del presidente Morando - giudico poco serio l'esame avvenuto oggi (anzi, stamattina), in meno di due ore, di un provvedimento composto da 1.365 commi, stampato in 358 pagine (senza considerare la relazione tecnica).

Con tale procedura - lo riconosciamo - rinunciamo a frenare una deriva che diventa inarrestabile e ci squalifica, non solo nel panorama europeo. Il Governo Prodi ha esautorato il Senato dei propri diritti-doveri ed ha annullato il ruolo dei senatori. Mi domando se accettare tale tempistica ed accogliere - com'è avvenuto stamattina - errori (materiali e non) sia un atto di responsabilità da parte nostra, da parte dell'opposizione. Verrà capito dal Paese, questo atteggiamento? Esprimo qualche dubbio, anche perché non ho mai considerato l'esercizio provvisorio come una tragedia, ma solo come una soluzione che è meglio evitare (purché nell'evitarla non si svilisca - come sta accadendo - il ruolo del Parlamento).

Prodi è allo sbando: nella sua ultima comparsa al Senato gli donai una bussola, solo per ritrovare l'orientamento; non l'ha utilizzata. Colleghi, vi partecipo un dubbio: per consentirci ferie anticipate, nel rispetto dei cenoni dei colleghi deputati, non stiamo perdendo - anche noi - l'orientamento? (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ghigo. Ne ha facoltà.

 

GHIGO (FI). Signor Presidente, colleghi, voglio svolgere il mio breve intervento sul tema della sanità, che abbiamo ampiamente dibattuto nella sede della Commissione di merito e che - come avete potuto ascoltare poco fa, nell'intervento del senatore Marino, presidente, appunto, della 12a Commissione - ha visto risultati piuttosto negativi nella presentazione del maxiemendamento. Ad esempio, tematiche come quella dei talassemici e degli specializzandi non sono state dovutamente affrontate da questo Esecutivo, che ha sempre dichiarato di essere particolarmente sensibile a tale genere di problematiche. Come ho avuto modo di sostenere in tante altre occasioni, si tratta di una grande bugia del Governo attualmente in carica, sul tema della sanità.

L'altra grande bugia riguarda l'iniziativa di questo provvedimento, volto a reinserire il ticket nel pronto soccorso. Lo affermo con cognizione di causa, avendo avuto l'opportunità di occuparmi per dieci anni di sanità: io stesso - lo ammetto oggi, dopo aver vissuto quell'esperienza - ho commesso l'errore di inserire nella mia Regione il ticket nel pronto soccorso; poi, però, dopo due anni, l'ho tolto. Il motivo è semplice: essendo praticamente inesigibile, causa un danno d'immagine e anche una certa criticità nelle stesse persone che operano presso il pronto soccorso (perché lo devono esigere).

Voi, invece, l'avete lasciato sui codici bianchi: tutti sanno che questi non sono altro che l'escamotage adottato dalla povera gente per farsi eseguire gli esami all'interno delle strutture pubbliche, senza pagare il ticket. Oltretutto, l'avete aumentato di 10 euro per le prestazioni specialistiche, pur avendo proclamato chiaramente durante tutta la campagna elettorale che non l'avreste fatto né avreste inserito nessun tipo di balzello sulla sanità; invece, è accaduto: 10 euro di ticket - oltre ai 36 che i cittadini italiani già pagano per le prestazioni specialistiche - sono una percentuale piuttosto consistente. In aggiunta a ciò, quindi, adesso avete messo e, naturalmente, lasciato il ticket di 25 euro sul codice bianco (perché togliere il codice verde è un palliativo).

L'altro tema che, nel poco tempo che ho, voglio toccare riguarda il fatto che è vero che avete stanziato maggiori risorse per il Fondo sanitario nazionale; di questo do merito al Governo, perché 96 miliardi di euro sono una cifra che oggettivamente non si può dire non sia superiore a quelle stanziate negli anni precedenti: lo è, anche in maniera consistente, anche perché lo avete fatto pure per gli anni 2008 e 2009, dando alle Regioni una reale prospettiva di gestire le loro politiche di rientro e di restrizione della spesa sanitaria. Infatti, siamo proprio a questo punto, nel senso che così dovrà andare se vogliamo tentare di frenare la crescita del costo della sanità che, negli ultimi anni, è stata del 7 per cento all'anno, come sarà ancora quest'anno, nonostante siano cambiate molte giunte da centro-destra e centro-sinistra, e nonostante ci sia un Governo di centro-sinistra. Mi sembra, dai dati che ho e che verifico, che la spesa sanitaria sia comunque in incremento costante.

Per questo avete preso un provvedimento che avevamo fatto noi, il 3 marzo del 2005, e cioè la delibera che riprendeva il concetto, caro al professor Giarda, del «chi rompe paga», dove il soggetto sarebbero le Regioni inadempienti, quelle che non stanno nel budget sanitario.

Questo meccanismo, però, proprio per il tipo di imposizione, anche se attraverso il Patto per la salute stipulato con le Regioni ci sono dei meccanismi di equilibrio, in buona sostanza, entra in funzione quando una Regione sfora e di Regioni che sforano ce ne sono parecchie, alcune in modo endemico. Per esempio, pensate che o Marrazzo racconta delle storie, oppure, se dice la verità, la Regione Lazio ha 10 miliardi di euro di disavanzo che rappresentano mezza finanziaria.

Questi soldi sono un debito e, se sono un debito, chi lo pagherà? Su quali conti lo metterà l'attuale Governo? Soprattutto non dimentichiamo che ai cittadini che pagano 10 euro in più sui tickets della diagnostica, che pagano 25 euro se vanno al pronto soccorso, dovremo aggiungere le aliquote IRPEF e IRAP che alcune Regioni dovranno inserire per coprire il disavanzo sanitario.

Oltre tutto non verrà aggiunto lo 0,5 per cento, perché se alcune Regioni sforano in maniera consistente - parliamo ipoteticamente dei 10 miliardi della Regione Lazio - dovranno aumentare del 5,6 per cento l'IRPEF e l'IRAP, dunque non si tratterebbe di un'aliquota marginale.

In buona sostanza, voglio dire che naturalmente ci sono dei soldi in più, e questo è un bene; un Governo come il vostro, che ha sempre dichiarato, in ogni occasione, di essere chiaramente molto più bravo, molto più capace - sto pensando alla fase due che avete annunciato - non può dare dei soldi al Fondo sanitario senza fare nessuna riforma strutturale perché sarebbe un intervento di breve respiro, tant'è vero che, ve lo preannuncio perché ne sono sicuro, fra tre anni, quando finirà la parte che voi avete messo a punto con il Patto per la salute, il problema si ripresenterà esattamente come oggi, cioè non ci saranno più risorse neanche per sostenere il Fondo sanitario.

Allora, voi dovreste mettere a punto una riforma. Voi siete più bravi, siete la parte migliore del Paese, l'avete sempre detto. Queste riforme fatele e vedrete che anche l'opposizione vi asseconderà. (Applausi dal Gruppo DC-PRI-IND-MPA).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Girfatti. Ne ha facoltà.

 

GIRFATTI (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ci siamo occupati più volte di questa infausta, fallimentare finanziaria, in più occasioni e in vari interventi abbiamo sempre sottolineato la sua iniquità fiscale e la sua quasi inutilità rispetto al rilancio economico del Paese che addirittura ha fatto, invece, un notevole passo indietro.

Questo non lo diciamo solo noi, come attesta proprio oggi la più accreditata agenzia di rating, la Standard & Poor's, che ha confermato ancora una volta la veridicità delle nostre osservazioni. Questa finanziaria, ripeto, non solo ci ha fatto fare un passo indietro, ma ha vanificato e reso ancora più inutili tutti gli sforzi fatti dal Governo Berlusconi nella passata legislatura.

Come riportato anche da autorevoli organi di stampa, proprio di oggi, ci troviamo di fronte alla finanziaria dei fischi e alla finanziaria che non piace neppure allo stesso Premier, il quale è stato ostaggio nella sua coalizione di più parti politiche contrapposte tra loro.

Dicevo che la stessa agenzia Standard & Poor's boccia tutta la manovra perché non contiene nessuna riforma efficace. Non solo, per l'agenzia di rating la politica dell'Esecutivo in tema di riforme strutturali è assolutamente inadeguata, mentre le misure previste non produrranno una robusta e coerente riduzione del debito, il che significa, signor Presidente, che gli italiani sono chiamati a sostenere pesanti, pesantissimi sacrifici, ma assolutamente inutilmente.

Mi piace precisare altresì che già ad ottobre l'Italia aveva subito il declassamento da AA ad A+ e il Governo, invece di correre ai ripari, ha continuato pervicacemente nella sua marcia infausta contro i cittadini e contro l'economia del Paese. Il risultato? Anche nel 2007 resteremo ultimi nella crescita dei grandi Paesi europei. Il ritardo rispetto alla Spagna è del più 3,1 per cento del PIL, rispetto alla Gran Bretagna del più 2,6 per cento, rispetto alla Francia del più 2 per cento e rispetto alla Germania del più 1,5 per cento.

Ormai - l'abbiamo potuto verificare questa notte nel corso della lettura dei 1.365 commi - dal maxiemendamento traspare l'assoluta difficoltà di questo Esecutivo a controllare l'economia del Paese. Ma la bocciatura della Standard & Poor's è solo l'inizio; tra poco seguirà la bocciatura di tutti gli altri italiani quando si renderanno veramente conto che, nelle loro tasche, dei loro guadagni non rimarrà più niente. (Applausi dal Gruppo DC-PRI-IND-MPA).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Maninetti. Ne ha facoltà.

 

MANINETTI (UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credevamo che su questa manovra di bilancio fosse stato detto tutto il peggio possibile e, invece, di giorno in giorno, se non di ora in ora, si aggiunge sempre qualcosa di più.

Già alla Camera abbiamo assistito alla completa esautorazione della Commissione bilancio, prima, e dell'Assemblea, poi, rispetto all'esame dei testi del bilancio e della finanziaria, con la presentazione di una valanga di emendamenti, non dell'opposizione, ma del Governo stesso, lacerato al suo interno da mille contraddizioni e dalla presenza di posizioni ormai inconciliabili.

Lo stesso spettacolo vergognoso si è ripetuto qui al Senato e, anche questa volta, per superare l'impasse all'interno della stessa maggioranza siete stati costretti a ricorrere al voto di fiducia.

Tutto ciò è di estrema gravità perché per risolvere i conflitti interni questo Governo ha impedito il normale svolgimento dei lavori parlamentari su un provvedimento fondamentale per la vita del Paese, quale è la legge finanziaria.

Non c'è stato, quindi, alcuno spazio per il dialogo con l'opposizione, di cui nessuno potrà negare il comportamento più che responsabile e tutt'altro che ostruzionistico, soprattutto in quest'Aula.

Le nostre proposte migliorative, relative al sostegno alle famiglie, soprattutto quelle più numerose, all'apprendistato, ad una maggiore attenzione allo sviluppo e all'innovazione, alla piccola e media impresa, per quanto ragionevoli, non sono state prese in considerazione.

Ma, al di là delle possibili misure correttive, questa manovra rimane sbagliata nel suo impianto generale.

E' innanzitutto smisurata rispetto agli obiettivi di rientro del deficit, soprattutto alla luce del notevole incremento delle entrate fiscali. I segnali di ripresa economica, dopo anni di congiuntura negativa, andavano sostenuti con misure adeguate a favore del sistema industriale, visto anche il notevole sforzo che il Paese sta affrontando per recuperare competitività sui mercati internazionali.

Al contrario, il forte incremento della pressione fiscale rischia di strangolare la fragile ripresa in corso. I piccoli e medi imprenditori vengono visti più come soggetti da vessare che come motore dell'economia. Vi è una vera e propria caccia alle streghe con una notevole complicazione degli adempimenti burocratici e un aumento abnorme delle sanzioni che rischiano di causare forti difficoltà, oltre che criminalizzare le aziende.

Altro che equità di cui parla tanto questa maggioranza: la verità che questo Governo cerca di nascondere è che ci sarà un aumento indiscriminato della pressione fiscale dovuto ad una miriade di nuove imposte, molte delle quali occulte e indirette. Tutto questo graverà sulle famiglie italiane, anche su quelle meno abbienti, che andrebbero invece tutelate e aiutate con sgravi fiscali e con incentivi.

Ma a quanto pare agli occhi di questo Governo ogni cittadino è guardato con sospetto e la sua unica funzione diventa quella di contribuente da cui spremere fino all'estremo senza dare niente in cambio. E gli italiani si sono resi conto di questa situazione, viste le proteste che provengono da ogni parte e da ogni categoria.

Se questa finanziaria ha raggiunto un record è sicuramente quello di aver scontentato tutti. E mi pare che alcuni interventi della maggioranza stessa lo stiano confermando anche in Aula.

Non vi è traccia di tagli alla spesa che pure doveva essere uno dei principali obiettivi enunciati nel DPEF; infatti non si interviene neanche marginalmente sulla razionalizzazione della spesa della pubblica amministrazione, sul sistema pensionistico, sul sistema sanitario né sulla finanza locale. Anzi, i tagli previsti su sanità ed enti locali vengono trasferiti anche con un aumento della tassazione locale.

Quindi, la manovra è basata unicamente sulle tasse. E come una manovra del genere possa essere definita equa il Governo ce lo deve proprio spiegare: più che di equità, parlerei di falso egualitarismo che in sostanza non aiuta nessuno. Non aiuta i più poveri che tali rimangono, mentre penalizza tutti gli altri indistintamente. Non è con il pregiudizio nei confronti del mondo dell'impresa e del lavoro autonomo che si risolvono i problemi del Paese, ma con politiche serie di incentivo allo sviluppo e all'innovazione.

Ma anche su questo versante le scelte sono del tutto sbagliate, visto che allo sviluppo si destinano le risorse, del tutto aleatorie, drenate attraverso la lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Ci chiediamo quale possa essere la ricaduta positiva in termini di crescita e sviluppo di fronte ad una situazione così indeterminata. Ma anche per le infrastrutture non c'è traccia di misure organiche e strutturali, poiché per esse si utilizzerà il fondo INPS presso cui confluirà il TFR delle imprese: ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione di incertezza assoluta, visto che non è prevedibile quanto del TFR alla fine arriverà all'INPS.

Noi eravamo fortemente contrari a questa operazione di natura puramente contabile, che non fa altro che sottrarre risorse alle imprese senza avere effetti migliorativi sui conti pubblici, il cui unico effetto sarà ostacolare il decollo della previdenza integrativa. Non solo; non si danno incentivi dunque, ma si sottraggono risorse preziose alle imprese costringendole a ricorrere al sistema creditizio a condizioni sicuramente più onerose.

Non sfuggono alla manovra punitiva neanche i lavoratori autonomi a cui vengono innalzate le aliquote contributive e vengono introdotte quelle per l'apprendistato nel settore dell'artigianato e ancora le previsioni in materia di studi di settore, che vengono inaspriti senza tener conto delle particolarità dei singoli settori: non tutti i settori produttivi godono della stessa situazione produttiva nel Paese. E si potrebbe continuare sullo stesso tenore a proposito di politica energetica, di ricerca, di scuola, di sanità.

In ogni aspetto questa finanziaria non è altro che un coacervo di misure disomogenee senza un filo conduttore, laddove invece sarebbero necessarie riforme organiche da realizzare attraverso il normale iter parlamentare.

Ma a questo Governo evidentemente non interessa il bene del Paese e questa finanziaria ne è la chiara dimostrazione: se la sua politica economica si risolve nell'introduzione di nuove tasse ci chiediamo in cosa consista il riformismo di questa maggioranza. O forse esso si risolve nel riconoscimento delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali?

Se le cose stanno così, siamo certi che la maggioranza degli italiani non sia d'accordo con questa linea e l'UDC si è fatta portavoce di questo dissenso in Parlamento, con un'opposizione seria e determinata, fatta di argomenti concreti e di proposte alternative, e continuerà a farlo nei prossimi mesi su problemi specifici e qualificanti quali la difesa della famiglia, la flessibilità del mercato del lavoro, la riforma pensionistica, la bioetica. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Piccone. Ne ha facoltà per sei minuti.

PICCONE (FI). Ne userò meno, Presidente, perché cercherò di non sciorinare tutto quell'elenco di cifre che ho sentito invece in maniera molto puntuale fatta dai miei colleghi in precedenza; cifre che ritengo siano significative del male di questa finanziaria, ma non ne siano necessariamente la causa, e sono assolutamente l'effetto di una politica economica, o meglio di una non politica economica!

I tre pilastri citati nel Documento di programmazione economica e finanziaria, che poggiavano sul rigore del risanamento, su equità e sviluppo, sono stati tutti e tre obiettivi assolutamente non centrati e falliti. È fallito, per effetto dell'aumento della spesa, il primo pilastro, ce lo diceva anche l'OCSE, che ci riportava alla realtà ricordandoci che nel 2008 il rapportodeficit-PIL supererà il 3 per cento.

Avete fallito il secondo pilastro perché, a fronte di uno sconticino di 700-800 euro nelle aliquote IRPEF sotto i 20.000 euro lordi l'anno, avete comunque costretto quella categoria di italiani a pagare più tasse e vedremo perché. Lo avete fallito perché con questo livello di tassazione si comprimeranno consumi e sviluppo, ed è una cosa questa che ci ha insegnato la storia economica, non solo del nostro Paese.

Quindi, una finanziaria di più tasse e più spese. Più spese concesse ai Ministeri e più spese per i Ministri, che potranno elargire prebende agli amici degli amici, come sempre. Abbiamo dato di questo Paese un'immagine assolutamente negativa.

Siete intervenuti per 600 volte con modifiche del Governo sul testo originario della finanziaria per approdare in Aula, roba di qualche ora fa, con un maxiemendamento di circa 1.400 commi, che nemmeno 1.800 tecnici avrebbero potuto studiare attentamente in queste poche ore, figuriamoci noi poveri senatori, costretti ad arrangiarci in qualche minuto per poter dire la nostra su questo faldone.

Avete fatto tanti errori e negli errori ci sono stati anche diversi falsi. Qualcuno lo vorrei brevemente citare e vorrei chiedere sommessamente al Governo se mi sarà possibile avere risposta alla seguente domanda: come è stato possibile - già qualche collega lo ha sottolineato - contrarre un debito verso i lavoratori, trasferendo il TFR, e facendolo passare in questa finanziaria come nuove entrate? Ancora non sono riuscito a sentire una sola volta una risposta a tale quesito.

Poi, qualcuno si è posto il problema dell'incostituzionalità, del fatto che questo elemento di bilancio nelle aziende non è un debito; è ascritto nelle poste di bilancio come fondo e non come debito contratto, quindi un debito a maturare, il quale probabilmente non può essere prelevato dalle aziende? Credo che in questo caso occorra fare qualche riflessione in più.

Dico poi che non riesco a capire perché nelle tabelle che vengono date dai Ministeri si acclara che dei 33-34 miliardi di nuove entrate di quest'anno (che forse sono poi effetto della buona politica economica del Governo Berlusconi, piuttosto che di questo Governo), di questa somma, di cui 25 miliardi sono assolutamente strutturali perché non provengono da una tantum, perché nelle tabelle di quest'anno, facendo un falso in bilancio, se ne appostano solo 5?

Abbiamo detto che avete fatto un sconticino di 700-800 euro a quel ceto medio - io dico ceto povero - che guadagna al di sotto dei 20.000 euro lordi l'anno, togliendo 700-800 euro; gli avete aumentato il bollo, avete indotto tasse in aumento sui rifiuti, ICI ed acqua, avete raddoppiato l'IVA sul riscaldamento, avete messo il ticket sul pronto soccorso e sui farmaci: che sconto gli avete fatto?

Avete tolto da una parte e avete rimesso dall'altra in quantità superiori. Visco con il suo fisco ideologico si è accanito prepotentemente contro imprese e lavoratori autonomi, con un sistema di deducibilità e di retroattività da far rabbrividire.

Cerco di concludere, Presidente, il più rapidamente possibile. L'esercizio della retroattività è piaciuto così tanto a Visco che addirittura in questo maxiemendamento lo ha esercitato per la tassa sulle successioni; come a dire che chi è morto prima del 31 dicembre - perché il provvedimento è del 6 ottobre, se non sbaglio - lo ha fatto per sfuggire alle tasse: mi sembra che siamo al grottesco e al ridicolo.

Io credo che tutti i monitoraggi, i vincoli messi alle imprese, tutto quello che è oggi, rappresenta un appesantimento per la possibilità di sviluppo.

I veri pilastri di questa finanziaria sono il dilettantismo, la visione ideologica del fisco e l'ala sinistra di questa maggioranza, di cui è prigioniera la maggioranza stessa, che ha fatto di tutto per arrivare a una finanziaria che crea recessione e non sviluppo, che non tassa ma tartassa e che sarà la tomba politica di questo centro-sinistra. (Applausi del senatore Amato).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Emprin Gilardini. Ne ha facoltà.

 

EMPRIN GILARDINI (RC-SE). Signor Presidente, avevamo auspicato una discussione sulla finanziaria capace di intervenire sui punti critici e di modificarli nel segno della giustizia sociale.

Per quel che riguarda la sanità e l'introduzione di nuovi tickets, registriamo punti di avanzamento in una discussione che ha dato un primo ascolto alle preoccupazioni di soggetti sociali e ai segnali di disagio espressi dai territori. La contrarietà all'introduzione di nuovi tickets, pur avanzata da subito dalle organizzazioni sindacali e ribadita nel parere sul Documento di programmazione economico-finanziaria della Commissione igiene e sanità del Senato, aveva visto all'inizio della discussione la solitudine di Rifondazione Comunista tra le forze politiche dell'Unione.

Senza enfatizzare i risultati raggiunti, nella consapevolezza delle criticità rimaste come delle questioni di fondo che il passaggio della finanziaria consegna all'agenda politica in tema di diritto alla salute e di precarietà del lavoro nel Servizio sanitario nazionale, tuttavia, nel dibattito pubblico è apparso chiaro come la contrarietà ai tickets fosse ampia a livello di massa.

Non è in grado di produrre mobilitazioni, forse, presa di parola di soggetti collettivi organizzati (anche in ragione del fatto che le associazioni di promozione sociale per le malattie croniche e per le condizioni di invalidità hanno già ottenuto esenzioni per i loro assistiti e che queste sono state estese nella stessa finanziaria), ma certamente una percezione di iniquità, un disagio diffuso.

Le modifiche introdotte mandano un primo segnale positivo, rompono l'effetto distorsivo prodotto dall'introduzione dei tickets, per cui una finanziaria che complessivamente aumenta le risorse alla sanità di 11 miliardi di euro tra spesa corrente e investimenti, in particolare a favore del Sud, veniva vissuta come una finanziaria di tagli sulla sanità. Non lo è, in netta discontinuità con le politiche del Governo precedente.

Due sono i punti significativi: il primo riguarda l'eliminazione dell'obbligo per le Regioni di mettere i tickets sui farmaci, nel caso in cui abbiano superato il tetto del 13 per cento di spesa farmaceutica convenzionata, pur essendo in condizioni di equilibrio di bilancio: una misura che avrebbe colpito lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate e che è stata eliminata.

Il secondo riguarda l'eliminazione dei tickets sul pronto soccorso per i cosiddetti codici verdi, che avrebbero rappresentato un elemento di iniquità privo di ogni giustificazione. Resta aperta la questione dei «codici bianchi» presenti in dodici Regioni (ma non sempre riscossi): continuiamo a ritenere che vadano tolti, almeno fino a quando l'organizzazione della sanità territoriale non abbia messo a disposizione strutture alternative a cui rivolgersi. Questa è l'unica misura che può ridurre gli accessi al pronto soccorso. È pur vero - ne prendiamo atto - che si tratta di un misura temporanea.

Così come resta aperto l'aumento dei tickets sulle prestazioni diagnostiche, che andrà monitorato sul piano dell'equità sociale e degli effetti indotti nel rapporto tra pubblico e privato in sanità. Vorrei ricordare al collega Ghigo che i tickets per le prestazioni diagnostiche si attestano sui valori che la Regione Lombardia pratica da anni: lo dico perché un uso strumentale delle posizioni politiche non può essere fatto in un'Aula come questa e in una discussione sulla legge finanziaria.

Un altro elemento positivo è il riconoscimento dell'autonomia regionale per praticare esenzioni di categorie di soggetti o di attività economiche sulle addizionali IRAP e IRPEF. È vero che restano escluse le Regioni con deficit nella sanità ed è vero che questo tema andrà affrontato nella necessaria riforma dell'imposizione locale e regionale.

Certo è che se ragioniamo sul deficit della Regione Lazio dobbiamo anche sapere che si tratta di un'eredità pesante che l'attuale Giunta Marrazzo ha ricevuto dalla precedente Giunta Storace. Così come andranno affrontate le questioni che sono state sottolineate dal senatore Marino, cui rinvio per ragioni di tempo; questioni tutte che il Governo Berlusconi ci ha consegnato irrisolte. Resta aperto il tema, che pur viene affrontato, della qualificazione e della ricerca pubblica in sanità.

Siamo all'ultimo atto della discussione; certo la politica sanitaria non può essere ridotta alla finanziaria; per questo dovremo assumere subito un'iniziativa politica che valorizzi le cose positive presenti nel Patto per la salute, che affronti anche i nodi irrisolti e che forse la finanziaria non poteva risolvere. Che valorizzi le risorse in più stanziate per la sanità - che sono molte - con la consapevolezza, certo, che esse non coprono la crescita della spesa tendenziale e che la spesa pubblica italiana per la sanità resta inferiore, ancora oggi, alla media dell'Unione Europea. Che costruisca criteri oggettivi per stimare la crescita nel fabbisogno di risorse in sanità e del fabbisogno pubblico di risorse in sanità e, al tempo stesso, metta a tema interventi strutturali di riduzione degli sprechi che, tuttavia, non riducano il servizio e non aumentino la partecipazione diretta alla spesa sanitaria. Che rimettano in discussione l'aziendalizzazione, le remunerazioni a prestazione e l'esternalizzazione a ribasso del costo del lavoro, la carenza di personale infermieristico. Che diano seguito agli interventi di controllo dell'accreditamento delle strutture private, affrontando altri capitoli, come la spesa farmaceutica e la riduzione delle posizioni di privilegio di cui gode in Italia questo settore, senza che ad essa corrisponda più ricerca e più lavoro. Che rilanci l'incompatibilità della dirigenza di IRCCS con il rapporto di lavoro pubblico e privato e l'attività professionale nel dibattito sulla libera professione intramoenia. Che rilanci il carattere universalistico del sistema sanitario nazionale e del suo finanziamento per andare, oltre alla finanziaria, a realizzare quell'alternativa nella politica economica sociale che è nella attese delle donne e degli uomini che hanno votato per l'Unione garantendo il passaggio dal Governo Berlusconi a questo Governo e soprattutto alle attese del mondo del lavoro. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

 

*VITALI (Ulivo). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, senatrici e senatori, interverrò su un tema specifico, ma molto rilevante che riguarda il disegno di legge finanziaria per il 2007, e cioè quello relativo al sistema delle Regioni e delle autonomie locali.

Dico subito che per quanto riguarda le Regioni la novità più importante e più rilevante è il Patto per la salute. Finalmente vengono stabilite su un piano poliennale certezze per la spesa sanitaria delle Regioni, che sarà trattato più ampiamente dagli interventi degli altri miei colleghi che si soffermeranno particolarmente su questo aspetto.

Per quanto riguarda il tema degli Enti locali ricorderete come la proposta di finanziaria, approvata dal Consiglio dei ministri il 30 settembre, fu criticata da parte delle rappresentanze delle autonomie e poi si pervenne il 10 ottobre ad un'intesa. Grazie a quello che è stato fatto alla Camera, ma soprattutto a quello che abbiamo fatto al Senato, si è riusciti finalmente a dare pienezza di attuazione a quella intesa, almeno per quanto riguarda il comparto dei Comuni, e questo lo ritengo molto importante.

È molto importante perché le istituzioni locali sono parte integrante della nostra Repubblica, sono una parte del sistema istituzionale del Paese, non una controparte. L'intesa e la collaborazione istituzionale deve dunque essere un principio fondamentale della nostra azione. Ed è importante anche perché in questo modo, cioè attuando quello che era stato concordato, si riesce anche a rispondere a uno degli obiettivi che lo stesso Governo si è dato con questa legge finanziaria, cioè quello di contenere il più possibile il ricorso alla leva fiscale.

Poiché il Governo ha necessariamente proposto per il 2007 di rendere possibile il ricorso alla leva fiscale da parte degli enti locali, è evidente che occorre alleggerire la manovra per impedire che gli enti locali siano costretti a utilizzare in modo eccessivamente diffuso questo strumento, solo e semplicemente per assicurare la gestione dei servizi esistenti.

Credo che al Senato, per quanto riguarda i Comuni, si è riusciti a raggiungere questo obiettivo. Di questo voglio dare atto anche al Governo e al sottosegretario Nicola Sartor che ha seguito con assiduità e impegno questi temi della legge finanziaria.

Rimangono però aperti due problemi seri.

Il primo problema riguarda le Province, per le quali effettivamente in finanziaria non è stato possibile inserire nessuna delle norme che venivano proposte: tale problema secondo me dovrà essere affrontato di nuovo.

Il secondo tema riguarda la montagna. Siamo di fronte ad una questione abbastanza annosa, con un Fondo nazionale per la montagna destinato agli investimenti poco finanziato e tale è rimasto nella legge finanziaria per 2007. Occorre trovare una soluzione strutturale, pensando ad un'alimentazione automatica del Fondo per la montagna attraverso una quota dei tributi che lo Stato incassa dal rilascio delle risorse presenti in montagna, come ad esempio l' energia e l'acqua.

Voglio però tornare al tema dei Comuni, perché nel maxiemendamento presentato dal Governo ci sono cinque novità molto importanti.

La prima riguarda il patto di stabilità: viene superato il criterio ibrido per il suo calcolo e viene consentito ai Comuni che non hanno rispettato il patto per il 2006 di vedere abolite le sanzioni, prevedendo un segnale di attenzione per i Comuni che invece lo hanno rispettato. Vorrei far presente al Governo che c'è un' incongruenza nella norma, perché il comma 703 dell'articolo 1 prevede esplicitamente l'abolizione di tutte le sanzioni, mentre il comma 562 mantiene in vigore la sanzione relativa all'assunzione del personale.

Penso fosse chiara la volontà non solo della maggioranza, ma di tutta la Commissione quando ha affrontato questo tema: il sottosegretario Sartor sicuramente ne prenderà atto in modo tale che si possa, con un prossimo provvedimento legislativo, porre rimedio ad un'incongruenza che purtroppo è contenuta nel maxi emendamento e che deve essere senz'altro corretta.

Vi è poi un secondo punto, che è probabilmente quello più significativo, nella prospettiva del federalismo fiscale e dell'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, su cui il Governo è impegnato a presentare quanto prima un disegno di legge.

Mi riferisco all'anticipazione al 2007 della compartecipazione dinamica all'IRPEF per i Comuni, anche se nella percentuale ridotta dello 0,69 per cento. Si tratta comunque di un principio molto importante, che credo debba valere come un impegno, facendolo diventare una sorta di ponte tra la legge finanziaria e il provvedimento organico di attuazione della norma costituzionale sul federalismo fiscale.

Il terzo punto è costituito dall' abrogazione di una norma introdotta alla Camera sull'imposta di pubblicità che riduceva il gettito per i Comuni senza compensarli adeguatamente. Il quarto è rappresentato dalla maggiore possibilità di utilizzare in modo flessibile gli oneri di urbanizzazione, fino al 50 per cento per spesa corrente, dal 50 al 75 per cento per la manutenzione ordinaria.

Infine il quinto punto riguarda le norme ordinamentali, in modo particolare quelle riferite agli amministratori locali che sono state stralciate per poterle meglio affrontare in sede di preparazione del nuovo Codice delle autonomie locali.

Queste sono le modifiche e le correzioni relative ai Comuni apportate alla legge finanziaria con il maxiemendamento proposto dal Governo, che ha tenuto conto degli orientamenti della maggioranza e del dibattito che si è svolto nella Commissione bilancio. Come detto, esse consentono di migliorare la situazione, ma certamente non di stravolgere l'impianto iniziale della manovra per gli enti locali, che era comunque molto onerosa. Credo che quanto è stato fatto sia positivo e ci deve aiutare a creare un clima nuovo anche nel rapporto tra Governo, Parlamento e autonomie locali e regionali.

Il 2007, ed è l'ultima cosa che voglio dire, dovrà essere davvero l'anno dell'attuazione della nostra Costituzione per la parte che si riferisce alle Regioni e alle autonomie locali. Abbiamo una Costituzione molto avanzata, che però non è stata ancora attuata. Abbiamo davanti a noi due occasioni fondamentali, di cui ho già fatto cenno, che sono connesse una all'articolo della Costituzione sul federalismo fiscale e l'altra alle funzioni fondamentali di Comuni e Province. Mi riferisco dunque al provvedimento che il Governo si propone di presentare in materia di federalismo fiscale e al nuovo codice delle autonomie locali.

Tali provvedimenti saranno i due pilastri su cui creare un sistema davvero nuovo. Se saremo capaci di affrontare queste sfide credo che anche la discussione della legge finanziaria per il 2008, per quanto riguarda il rapporto con gli enti locali e le Regioni, sarà certamente più semplice e meno travagliata anche per il Governo e per il sottosegretario Sartor. (Applausi dal Gruppo Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bornacin. Ne ha facoltà.

 

BORNACIN (AN). Signor Presidente, colleghi senatori, la ringrazio, anche di avermi dato la parola, perché così almeno riesco a vedere i rappresentanti del Governo in faccia, dal momento che per tutto l'intervento precedente hanno voltato la schiena all'opposizione, ma credo che in questa finanziaria sia diventato un fatto normale: questo Governo non solo ha voltato la schiena all'opposizione, ma l'ha voltata, credo, all'intero Paese, se è vero, com'è vero, che anche oggi ci sono state, anche davanti al Senato, manifestazioni di protesta, scioperi contro questa finanziaria.

Ricordo quando, nella scorsa legislatura, ogni qual finanziaria puntualmente presentasse il Governo di centro-destra, da parte del centro-sinistra sembrava di assistere alla replica del venditore di almanacchi di Giacomo Leopardi, quando dicevano: «Questa è una finanziaria brutta, ma quando ci saremo noi, allora sì che faremo una finanziaria condivisa, discussa con tutti, discussa con i sindacati».

Ebbene, mi risulta che ieri il Presidente del Consiglio abbia detto: «Abbiamo dato troppo spazio ai sindacati », con tanti saluti alla concertazione. Avete, invece, prodotto una finanziaria che ha attirato critiche non soltanto da parte dell'opposizione - che forse sarebbe cosa normale - ma da parte delle categorie, da parte della gente.

Ho sostenuto molto spesso, nelle riunioni del mio Gruppo, che era inutile presentare emendamenti a questa finanziaria, perché si poteva ottenere qualche piccolo spostamento, ma questa era ed è una finanziaria inemendabile, è una finanziaria che andrebbe presa e buttata, così com'è, nel cestino e andrebbe comunque riscritta.

Aveva ragione il senatore Andreotti, quando stamattina, dall'alto della sua saggezza e della sua lunga carriera parlamentare, diceva che se si andasse ad un esercizio provvisorio non sarebbe certo un dramma e non sarebbe certo l'assedio della Capitale.

Ha perfettamente ragione: questa è una finanziaria che voi avete cambiato esattamente 348 volte dalla sua presentazione: da settembre ad oggi questa finanziaria, tra annunci veri, annunci falsi, lavori parlamentari, è cambiata 348 volte. Penso che questo modo di lavorare sia un insulto al Parlamento. Non è mai capitato - ormai sono un parlamentare di lungo corso, sono alla terza legislatura - di vedere arrivare in Aula una legge finanziaria che non fosse stata approvata nelle Commissioni bilancio, e questo è accaduto sia alla Camera che al Senato.

Non è mai capitato, com'è capitato ieri e com'è capitato con questo maxiemendamento, che la maggior parte delle modifiche siano state apportate, guarda caso, all'articolo 18, che è uno degli articoli che la Commissione bilancio non è riuscita ad affrontare, con tanti saluti a quella che si diceva da parte vostra e da parte di qualche santone che siede sui banchi dei senatori a vita (e per non far nomi faccio dei cognomi: mi riferisco al sagrestano del regime, il senatore Oscar Luigi Scalfaro), dovesse essere la centralità del Parlamento. Ebbene, non c'è nessuna centralità.

 

PRESIDENTE. Senatore, mi raccomando il linguaggio parlamentare.

 

BORNACIN (AN). Signor Presidente, credo che «sagrestano» non sia un insulto nei confronti di nessuno: è una benemerita categoria.

 

PRESIDENTE. La prendiamo come un elemento d'aiuto.

 

BORNACIN (AN). Per carità, non ho offeso nessuno, io sono un cattolico e riconosco una funzione ai sagrestani nel far funzionare la Chiesa cattolica.

Quello che volevo dire - purtroppo sei minuti sono pochi, ma i tempi sono europei - è che il premier Prodi, in campagna elettorale, aveva detto: «Riporterò serenità agli italiani», ma credo che gli italiani in questo momento tutto abbiano meno che serenità. Basta andare in giro nelle nostre città, basta assistere a cosa sta accadendo nelle nostre città in questi che dovrebbero essere giorni di gente felice, di gente che va a comprare, di luminarie: sembra di essere a Budapest negli anni del regime comunista; tutto c'è, meno che la serenità degli italiani nei confronti di questo Governo. Questa è una finanziaria da buttare: altro che «anche i ricchi piangano»!

Mi riferisco ad alcune tasse molto banali. Mi spiace non sia più presente in Aula il sottosegretario Cento, ma siamo davvero di fronte ad un esercizio di ambientalisti della domenica o di ambientalisti alla Khomeini. Vi rendete conto di aver tassato le auto euro zero ed euro uno e di avere aumentato a dismisura i bolli?Vi rendete conto di aver tassato i motorini euro zero? Leggetevi le riviste specializzate di questi giorni e vi trovereste centinaia e centinaia di lettere di protesta di chi possiede un'auto euro zero e non può acquistarne un'altra.

Non si tratta di 2.000 euro di rottamazione concessi per fare un regalo a qualche grande industriale amico della maggioranza che ha appoggiato la vostra campagna elettorale; state colpendo i ceti più deboli e i lavoratori a reddito fisso. Non potete inventarvi una sistemazione dei precari che non c'è e non sono io a dirlo, lo dice il ministro Nicolais. Leggetevi i giornali di oggi. (Applausi del senatore Amato).

Quanto al turismo, avete fatto una delle operazioni peggiori al mondo. Avete sottratto il settore del turismo alle competenze del Ministero delle attività produttive per assegnarlo al Ministero dei beni culturali. Ancora ieri, avete respinto un emendamento al disegno di legge di bilancio, presentato dal senatore Possa, che spostava poche migliaia di euro da un capitolo all'altro. State affossando la maggiore industria del nostro Paese. Forse riuscirete ad ottenere la fiducia su questa finanziaria perché i numeri, e i senatori a vita, ve lo consentono. Siate sicuri, però, che non avete più la fiducia degli italiani. (Applausi dai Gruppi AN, FI, AN e UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Possa. Ne ha facoltà.

 

POSSA (FI). Signor Presidente, cari colleghi, membri del Governo, dico subito di condividere pienamente il parere già espresso in Aula da parte di molti colleghi: questo disegno di legge finanziaria 2007 rappresenta, per le modalità della sua definizione e per le sue proprie caratteristiche, un vero e proprio monstrum legislativo.

Ad esso hanno contribuito una serie di circostanze, quali il fatto che si tratta della prima legge finanziaria di questa legislatura, proposta inoltre da un Governo di sinistra-centro che si è insediato al potere dopo cinque anni di centro-destra, il fatto che le prime importanti elezioni si tengano solo fra due anni e mezzo, il fatto che la composita coalizione di Governo abbia su non poche questioni profonde divergenze di vedute, il fatto che la maggioranza esistente al Senato sia assai risicata.

I seguenti sintetici elementi possono dare un'idea di questa patologica connotazione: il testo del disegno di legge, già inizialmente molto pesante (dotato di ben 202 articoli al 30 settembre), si presenta, alla conclusione della sessione di bilancio, costituito da oltre 1.350 commi, ciascuno contenente in media varie disposizioni. Molte decine di norme sono ordinamentali o riguardanti argomenti di modesto rilievo, disposizioni entrambe esplicitamente vietate dalla legge che stabilisce le modalità di realizzazione delle legge finanziaria.

Nel disegno di legge vengono considerati i più svariati argomenti: non solo quelli propri della legge finanziaria, ma tanti altri relativi alle politiche del lavoro e della previdenza sociale, della sicurezza, della difesa, della salute, dello sviluppo economico, dell'energia, dell'ambiente, dell'agricoltura, della scuola, dell'università, della ricerca, dei trasporti, delle infrastrutture, dei lavori pubblici, del demanio, della giustizia, del rapporto tra Stato, Regioni e Comuni, dello sport, della cultura, del turismo, dell'immigrazione.

Di fatto siamo in presenza di un contenitore legislativo omnibus, buono cioè per qualunque norma. In nessun altro Paese europeo la legge finanziaria annuale presenta questa caratteristica con tale estrema estensione. In particolare, nel disegno di legge risultano evidenti gli sforzi fatti dai vari Ministri per inserirvi gli elementi principali dei futuri disegni di legge di propria specifica competenza. Queste anticipazioni legislative, private come sono del necessario contesto informativo e giuridico, risultano spesso poco comprensibili e poco motivate, manifestando anche in questo il loro carattere sostanzialmente anticostituzionale.

La continua e profonda azione emendativa del testo del disegno di legge finanziaria presentato alla Camera il 30 settembre, posta in essere lungo tutto l'arco della sessione di bilancio da parte del Governo, del relatore e di esponenti della maggioranza, ne ha determinato un cospicuo stravolgimento; di quanto sia stata disordinata, farraginosa ed esagerata tale azione possono essere indicativi i seguenti tre esempi: relativamente alle aliquote dell'imposta IRPEF, Governo e relatore hanno presentato e fatto approvare in successione con appositi emendamenti ben undici diverse versioni, ciascuna smentente la precedente.

Al Senato, in seconda lettura, gli emendamenti presentati dal Governo e dal relatore sono stati oltre 160; in alcuni casi le disposizioni modificano pesantemente norme di leggi dello Stato approvate solo poche settimane o pochi mesi fa.

La grande varietà delle disposizioni presenti nel disegno di legge in esame, la continua loro variazione a seguito dell'azione emendativa del Governo, nonché l'enorme numero di tali disposizioni, hanno reso sempre difficile, e in alcuni casi impossibile, un esame accurato delle disposizioni del testo del disegno di legge. In particolare, a entrare in pesante sofferenza è stato il lavoro delle Commissioni bilancio di entrambe le Camere, che ovviamente non possono essere onniscienti.

In sostanza, non infrequentemente il Parlamento è stato posto nella condizione di impossibilità ad assolvere con la necessaria qualità al proprio mandato costituzionale di legislatore. Alla fine, il vero legislatore risulta essere il Governo, con scarso controllo da parte del Parlamento. Un bel risultato per la coalizione di sinistra-centro, che per pagine e pagine del suo programma elettorale si è riempita la bocca di centralità del Parlamento.

In termini di contenuto, il disegno di legge finanziaria in esame si caratterizza come ispirato principalmente alla ben nota politica radicale di sinistra del tax and spending, che non mancherà di produrre i suoi perniciosi effetti: da un lato minore sviluppo economico rispetto a quello che si sarebbe verificato a legislazione vigente, dall'altro proliferazione incontrollabile delle clientele.

Gli aumenti delle imposizioni fiscali e contributive sono numerosi e importanti e determineranno, a partire dal 1° gennaio 2007, un imponente incremento delle entrate, che si aggiungerà al notevole incremento che già si registra nel 2006 a legislazione vigente. Assai blanda è invece l'azione di contenimento della spesa pubblica, anzi, nel disegno di legge sono presenti numerose disposizioni che aprono nuove modalità di spesa. Ad esempio, vengono istituiti decine e decine di fondi di spesa completamente nuovi; ugualmente carente è la politica di promozione dello sviluppo economico.

Oltre a questi modi, il radicalismo di sinistra che pervade il provvedimento si manifesta in tante altre maniere: l'aumento dell'imposizione fiscale e contributiva grava soprattutto sul ceto medio e sulle imprese; aumentano in modo rilevante gli adempimenti burocratici a cui vengono sottoposti i cittadini e le imprese; varie disposizioni aprono varchi per futuri cospicui aumenti di personale nella pubblica amministrazione; viene ulteriormente facilitata l'occupazione di posizioni di potere nell'ambito pubblico.

In sostanza, la concezione politica che il Governo Prodi dimostra di avere abbracciato con questa prima legge finanziaria della sua legislatura è quella di un bipolarismo radicale, in cui sono impliciti la delegittimazione sistematica del polo di centro-destra e la considerazione dell'alternanza come mera possibilità astratta, priva di concreta realizzabilità. Ci dissociamo totalmente, come tutti gli italiani, da tale arroganza elitaria. (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pellegatta. Ne ha facoltà.

 

PELLEGATTA (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, colleghi senatori, la finanziaria e la legge di bilancio che stiamo esaminando rappresentano l'atto politico più rilevante di questo primo anno di legislatura. Non mi soffermerò sulle riflessioni che già altri colleghi hanno sviluppato sull'opportunità e la possibilità di rendere più leggera e flessibile la sessione di bilancio.

Allo stato delle cose, sebbene questo debba e possa essere oggetto di riflessione, non possiamo non prendere atto che i provvedimenti in esame danno il segno chiaro di una tendenza, di una linea di lavoro e di Governo. Risanamento, equità e sviluppo non sono state solo le linee guida definite nel DPEF ma anche un patrimonio concreto che ha innervato questo percorso e questi provvedimenti. Penso alla centralità e al peso che nella discussione hanno avuto i comparti del sapere, le opzioni strategiche volte a costruire una vera e propria società della conoscenza.

Come è noto, nel programma dell'Unione, in quel patto fondamentale con i cittadini che hanno consegnato alla nostra coalizione l'onere e l'onore del governo del Paese, i temi della conoscenza, dell'università, della scuola e della ricerca erano centrali; erano il motore e la leva attraverso i quali rilanciare uno sviluppo solido e duraturo.

Questo è un aspetto che vorremmo sottolineare: la questione della conoscenza è investimento che ha bisogno di anni per dispiegare tutte le proprie potenzialità, ma fondamentali. E ci sembra che questa consapevolezza sia evidente in questa sessione di bilancio; basti pensare alla grande questione dell'innalzamento dell'obbligo di istruzione, una battaglia e un obiettivo di prima grandezza per innalzare il livello culturale e la competitività del nostro Paese.

Può sembrare inusuale che un impegno riformatore di questa portata venga inserito nella legge di bilancio. Ed in effetti la sua realizzazione dovrà essere accompagnata da un esame attento e dal coinvolgimento del mondo della scuola, della cultura e di tutta la società.

Tuttavia, ritengo che nel contesto in cui operiamo la scelta sia corretta ed opportuna. Questo obiettivo è infatti caratterizzante il programma dell'Unione, è atteso anche per superare la distanza che divide il nostro Paese da altri Paesi dell'Unione Europea.

Con questa decisione si applica la Costituzione, si torna ad usare la definizione di obbligo scolastico anziché quella, ambigua, di diritto-dovere all'istruzione. Alla scuola viene assegnato il compito che le compete di istituzione della democrazia.

Come l'istituzione della scuola media unica nel 1962 che accompagnò e fu una leva dello sviluppo economico e culturale dell'Italia, così l'innalzamento dell'obbligo scolastico è destinato ad incidere positivamente sulle generazioni future. Non riguarda solamente quel 2 per cento di quattordicenni che oggi non frequenta la scuola. Concerne tutti i ragazzi italiani che, dopo l'approvazione della finanziaria, frequenteranno la scuola fino a sedici anni e non potranno accedere al lavoro a contratto. Riguarda le famiglie, la società intera, che potrà trarre giovamento da una nuova generazione più istruita, culturalmente preparata, capace di esercitare in modo attivo il diritto di cittadinanza.

L'obiettivo è dunque ambizioso; la sua applicazione richiede il coinvolgimento pieno delle forze politiche e culturali, la sua importanza deve essere avvertita dal mondo della scuola che è chiamata a rinnovarsi, ma non solo da esso. Si tratta di una opportunità concreta per cambiare il nostro sistema e colmare le lacune nell'acquisizione delle competenze di base, soprattutto quelle scientifiche, che le più recenti indagini evidenziano come carenti, ma anche per superare la staticità sociale che caratterizza il sistema scolastico italiano.

Un'altra discussione che ha profondamente attraversato il nostro dibattito è quella sulla condizione di drammatica precarietà in cui sono costretti migliaia di giovani e meno giovani nel nostro Paese. Crediamo di aver dato una prima risposta proprio nei comparti strategici della conoscenza: con un piano triennale di assunzione di 150.000 insegnanti e con una soluzione certa in grado di superare l'eliminazione delle graduatorie, si dichiara, con grande nettezza, come il destino e il futuro della formazione dei nostri studenti non possa essere affidato a persone che, giorno dopo giorno, siano costrette a cercare una cattedra, senza sicurezze, senza continuità didattica.

La soluzione collocata nel maxiemendamento per le graduatorie degli insegnanti è una soluzione equilibrata che saprà coniugare le necessarie certezze dei precari della scuola con la necessità di rendere più chiari e trasparenti i criteri della loro composizione.

E ancora: le classi primavera, le novità sul comodato d'uso dei libri e sul noleggio, l'apertura delle scuole al pomeriggio sono passi importanti per una scuola più moderna ed efficace.

Sono questi risultati che ci consentono di sostenere con convinzione questa finanziaria, nonostante essa contenga anche interventi sbagliati e criticabili, soprattutto in una fase di risanamento, come l'ennesima mancia alle scuole private o come la mobilità obbligata in altre amministrazioni per gli insegnanti inidonei.

Dall'altro lato, i segnali dati per la stabilizzazione dei precari nelle università e negli enti di ricerca sono, anche in questo caso, un primo, fondamentale segnale. Rileviamo con soddisfazione come, negli enti di ricerca, grazie anche alla nostra iniziativa, si siano allargate le maglie che consentono di stabilizzare i precari della ricerca a fronte dell'uscita in pensione di operatori che lavorassero a tempo indeterminato.

Bisogna essere consapevoli della drammaticità della situazione prima di parlare di assunzioni senza contratto o sanatoria: più della metà dei professori universitari nei corsi di nuova istituzione, circa 3.000 sui 5.000 esistenti, sono professori a contratto, cioè persone che dedicano cinquanta ore di lezione all'anno a fronte di meno di 2.000 euro all'anno: persone che sono costrette a fare i professori universitari per hobby. A questi volontari del sapere affidiamo la formazione d'eccellenza, le lauree specialistiche, i master. Questa è la situazione: una situazione che depaupera profondamente il nostro patrimonio intellettuale.

Per quanto riguarda i ricercatori, è ancora peggio: gli investimenti presenti in questa finanziaria e lo sblocco del turnover dei ricercatori sono un primo passaggio, particolarmente importante e delicato. In una fase di risanamento, anche la scuola soffre di alcuni interventi di riduzione degli stanziamenti, come avviene attraverso l'aumento del numero degli studenti per classe. Speriamo che la riforma dell'Agenzia di valutazione (quell'inefficiente INVALSI che tanto abbiamo criticato), riforma contenuta anch'essa nella finanziaria, consenta nel futuro interventi maggiormente selettivi ed efficaci rispetto a misure così generiche.

In conclusione, non possiamo che augurarci, allora, nel prosieguo della legislatura - dato che la Commissione bilancio non ha potuto valutare tutta la finanziaria ed il bilancio - che la riforma della legge n. 468 del 1978 e la revisione delle regole della sessione di bilancio divengano una priorità, che deve essere iscritta in una riforma più complessiva del lavoro parlamentare, al fine di rendere più celeri e puntuali i nostri lavori, anche rafforzando il ruolo delle Commissioni.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ranieri. Ne ha facoltà.

 

RANIERI (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei dedicare il mio intervento ad una valutazione di come esce il mondo dell'università e della ricerca da questa finanziaria, seria ed impegnativa, che aveva ed ha, come obiettivo fondamentale, il risanamento del debito, la messa sotto controllo di una spesa pubblica fuori controllo e l'apertura di una nuova prospettiva di sviluppo per il Paese.

Se vogliamo esprimere un giudizio equilibrato, da questa finanziaria si esce, a mio avviso, con qualche nuova importante opportunità; al contempo, però, se ne esce con qualche pesante criticità, su cui sarà necessario intervenire (se, finalmente, la politica ed il Governo italiani decideranno di fare dell'università e della ricerca il problema fondamentale che il Paese dovrà affrontare per volgersi davvero al futuro).

Per esprimere una valutazione complessiva ed equilibrata, comincerei dal decreto Bersani-Visco, che ha preceduto il disegno di legge finanziaria: lì vi sono risorse importanti per la ricerca, in relazione ad un progetto di innovazione, di rinnovamento e di salto in avanti qualitativo del sistema produttivo del nostro Paese.

Il sapere nel nostro Paese soffre di due problemi: in primo luogo, se ne fa poco (abbiamo una percentuale di laureati inferiore a quella di altre Nazioni europee e un investimento pubblico in università e ricerca inferiore alla media dell'OCSE); in secondo luogo, vi è un sistema produttivo e sociale che non riesce ad utilizzare pienamente nemmeno quel sapere, del tutto insufficiente, che il nostro sistema dell'università e della ricerca produce.

Un intervento per innovare e innalzare la qualità del nostro sistema produttivo dei servizi, allora, è premessa e condizione fondamentale per lo stesso investimento nel sistema pubblico della ricerca e dell'università.

Da questo punto di vista, ritengo importante che nel decreto Bersani-Visco vi siano 750 miliardi di credito d'imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione, potenziato per i progetti congiunti (imprese-università), e un importante asset per la ricerca del nostro Paese nel progetto «Industria 2015», che individua i settori fondamentali di sviluppo dell'Italia, collocandovi anche risorse per la ricerca necessaria a perseguire tali progetti.

Parlo di beni culturali, di trasporti, di nuove tecnologie dell'informatica e della comunicazione, di risparmio energetico: di settori nodali, insomma, su cui è necessario concentrare non solo attività produttiva, ma anche molta attività di ricerca; parlo di come tali risorse nazionali, immesse dal decreto-legge Bersani, possano utilmente intrecciarsi con quelle europee, allo scopo destinate, di come possano aprire un'utilizzazione intelligente e sinergica delle risorse che, in questi settori, l'Europa ci mette a disposizione.

Credo che non possiamo tralasciare nemmeno il fatto che il FIRST, il nuovo fondo che unifica i centri preesistenti a sostegno della ricerca, gode di 300 milioni in più per anno per tutte e tre le annualità.

Quindi abbiamo un arco di progetti e di potenzialità, a disposizione del mondo dell'università e della ricerca, più ampio che nel passato e che costruiscono un collegamento più stretto che nel passato tra l'attività di ricerca, di didattica e la produzione di nuove opportunità per lo sviluppo del Paese.

Ma attenzione: credo che l'indebolimento del finanziamento ordinario all'università, che avviene con questa finanziaria, rischia di rendere problematica e difficile la stessa possibilità, per l'università, di interfacciare con i nuovi progetti che pure il decreto Bersani e il FIRST gli mettono a disposizione. Credo che esista un rischio, e cioè che si crei uno scompenso tra le risorse disponibili per la ricerca applicata allo sviluppo e la ricerca di base, quella che normalmente l'università finanzia con risorse e con progetti propri.

Questo sarebbe un brutto segnale, perché l'Italia non ha bisogno semplicemente di una ricerca tesa a innovazioni incrementali, rispetto a quello che attualmente produce, ma ha bisogno di cambiare il proprio assetto produttivo e le proprie priorità, e, per cambiare il proprio assetto, per le innovazioni radicali, c'è bisogno di tanta ricerca di base. È quello che stanno facendo la maggior parte dei Paesi del mondo, anche quelli che in passato hanno investito di più sulla ricerca applicata, che oggi si rendono conto dell'improduttività degli investimenti in ricerca applicata se non accompagnati da analoghi investimenti sulla ricerca di base.

A questo proposito, è passato un emendamento importante, che avevamo approvato unitariamente nel parere della 7a Commissione, che vincola in maniera stringente una parte delle risorse del FIRST proprio ai progetti autonomamente presentati dalle università, a sostegno della ricerca libera e «tirata» dalla curiosità e dalla voglia di innovazione dei ricercatori e delle università stesse.

Comunque è indubbio che l'università e la ricerca rischiano di uscire da questa finanziaria indebolite nella loro attività normale. È vero che il cosiddetto decreto taglia spese, che il decreto Bersani, sulle spese intermedie, agiscono su tutti i settori della pubblica amministrazione, ma faccio notare che questa cosa è particolarmente pesante in quei settori che sono sottofinanziati rispetto alla media europea e alla media internazionale.

Infatti, il trasferimento pubblico dallo Stato all'università, in Italia, è dello 0,8 per cento del PIL; la media OCSE è 1,2, la media di altri Paesi europei, cui pure facciamo riferimento, è quasi il doppio di quella italiana. Se è così, dobbiamo ragionare sul fatto che è necessario recuperare: ci sono tagli che devono essere rapidamente superati.

Parlo di questi tagli come dei tagli al dritto allo studio. Io ritengo inaccettabile che, anche in un momento di emergenza finanziaria, si finanzi il dritto allo studio al di sotto del riconoscimento dei legittimi diritti delle persone che, per condizione di reddito, avrebbero diritto alla borsa di studio e credo che dovremo provare a recuperare prima della prossima finanziaria, usando a questo fine le risorse reperibili, se, come io credo, si aprirà con questa finanziaria una nuova fase di sviluppo del Paese.

Noi, nel parere che abbiamo fornito, all'unanimità su questo punto, nella settima Commissione, avevamo anche indicato una strada da perseguire in questa direzione. Ormai è diventato un luogo comune degli ultimi dibattiti giornalistici paragonare l'università italiana a quella inglese e scrivere che, delle risorse che transitano dallo Stato all'università inglese, il 30 per cento sono assegnate sulla base di valutazioni. È vero, però, che il trasferimento pubblico dallo Stato alle università in Inghilterra è quasi il doppio, in percentuale rispetto al PIL, che nel nostro Paese.

Se vogliamo raggiungere quel 30 per cento, dobbiamo stabilire che questo non si può fare all'interno del Fondo di trasferimento ordinario così com'è. Dovremmo costruire una strategia, se possibile, capace di andare oltre questa stessa legislatura, che mantenga costante il Fondo ordinario e decidere al contempo che tutti gli incrementi del Fondo verranno assegnati all'università tramite valutazioni. Abbiamo un'occasione per discutere di questo. Nella finanziaria è annunciato il varo, da parte del Ministero dell'università, della nuova Agenzia nazionale per la valutazione.

Ebbene, discuteremo, ci confronteremo - credo - in maniera unitaria su quali dovranno essere le caratteristiche di questa Agenzia ma, attenzione, se non doteremo il sistema di risorse necessarie per fare in modo che le valutazioni diventino poi premi e incentivi alle università migliori, rischiamo di creare un'Agenzia nazionale di valutazione in cui si discute, si parla e in cui si producono documenti interessanti soltanto. Il problema è fare davvero della valutazione il motore del sistema e assurgerlo a base degli altri cambiamenti e riforme.

È previsto anche un bando - una novità positiva della finanziaria - per assumere 3.500 giovani ricercatori in tre anni. Credo che l'esistenza di uno stesso sistema di valutazione capace di premiare e di punire sia anche la condizione perché quelle modalità di reclutamento avvengano finalmente su base innovativa e rompano tutti gli schematismi clientelari.

Concludo il mio intervento, se ho ancora un minuto a disposizione.

 

PRESIDENTE. Veramente non l'avrebbe un minuto, quindi dovrebbe concludere.

 

RANIERI (Ulivo). Mi accingo allora a concludere, signor Presidente.

Ho l'impressione che anche in questa finanziaria - mi auguravo di no - si registri una difficoltà presente per tutta l'ultima legislatura e anche in quella precedente: la difficoltà che ha la politica di investire sul futuro del Paese.

Credo sarebbe bello se riuscissimo, partendo da quel parere che unitariamente abbiamo espresso in Senato, ad immaginare una strategia di lungo termine che, iniziando da questa finanziaria, si proponga di aumentare il finanziamento per l'università vincolandolo alla valutazione e al merito.

È passato un emendamento alla finanziaria il quale dice che, se ci saranno risorse aggiuntive, andranno agli incapienti. Personalmente, aggiungerei anche il merito per i giovani studenti e per i giovani ricercatori. Dopo tutto, questa capacità di usare i meriti e i bisogni è stata da sempre una caratteristica fondamentale dello schieramento cui appartengo. (Applausi dal Gruppo Ulivo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perrin. Ne ha facoltà.

 

PERRIN (Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, raramente una finanziaria è stata oggetto di così grande attenzione, alla stregua di un grande evento mediatico.

Si tratta di un documento senz'altro importante che cerca di dare attuazione al programma di maggioranza, un treno che passa alla stazione una volta l'anno da cui ognuno vorrebbe cogliere qualche vantaggio o, perlomeno, assicurarsi che il carico di fiducia che gli ha affidato non venga intaccato.

Questa finanziaria, a partire dal testo originale licenziato dal Governo, è stata oggetto di innumerevoli modifiche, ha alimentato enormi speranze, proposte avanzate dai vari Gruppi politici, dai singoli parlamentari, ognuno dei quali deve legittimamente far capire al suo elettorato che esiste, che ha fatto il possibile, che ha presentato le sue proposte. Il tutto ampiamente comunicato ai media.

Il risultato è un testo rimaneggiato, quasi completamente ricostruito, migliorato, per alcuni, per altri peggiorato. Una finanziaria che ha avuto il merito di interessare in qualche modo tutti i cittadini, le varie organizzazioni, le associazioni, le istituzioni, una finanziaria factotum.

Credo veramente che questo sia il punto. Con la finanziaria si affrontano, purtroppo in modo a volte superficiale, surrettizio e strumentale, temi di importanza, di spessore che meriterebbero ben altro approfondimento che un dibattito affannato che non può essere portato a termine e che culmina con la scrittura di un maxiemendamento del Governo, che recepisce senz'altro le istanze più pressanti, ma che rischia di mortificare il dibattito e lo sforzo compiuto anche dai parlamentari, siano essi di maggioranza o di opposizione.

Uno strumento da riformare - credo che sia stato condiviso da tutti - nella sua struttura, nella sua leggibilità, nei suoi metodi, nel suo percorso e nei suoi contenuti. Ho apprezzato l'impegno del presidente Morando condiviso, mi pare, dalla Commissione, di avviare sin da gennaio proposte operative per migliorare questo importante strumento.

Veniamo agli obiettivi. Questo documento affronta un problema importante, sostanziale e condiviso, al fine di garantire la rispettabilità del Paese: parlo della riduzione del disavanzo, del contenimento del debito pubblico, un obiettivo - credo - condiviso da tutti, che ci garantisce di stare in Europa, che ci permette di iniziare un percorso di riduzione del debito, condizione essenziale per permettere qualunque progetto per il futuro.

Gli altri obiettivi annunciati, quali il rilancio dell'economia e il perseguimento di una maggiore equità sociale, senz'altro condivisibili, si prestano invece a letture diversificate, a volte contraddittorie. L'opinione pubblica è confusa, il sentimento più diffuso è comunque quello dell'insoddisfazione, insoddisfazione ampiamente alimentata dai media, dalle parti politiche, da tanti opinionisti; un mormorio in un clima di confusione generale con questo eco di fondo: aumento delle tasse.

Altri obiettivi sono essenziali e condivisibili, quali la lotta all'evasione e all'elusione fiscale o il contenimento della spesa pubblica.

Questa finanziaria ha sollevato tanti problemi, ha individuato alcuni mali endemici della nostra società, alcune roccaforti di privilegi e di lobby, ha tentato alcune soluzioni ed ha avuto il merito di interessare veramente l'opinione pubblica: ci sono state numerose manifestazioni, in particolare di piazza, quelle più politiche, quelle più corporative, fino all'insoddisfazione della nuova classe operaia. Queste sono la prova che essa non deve essere sottovalutata, perché il Paese ha veramente bisogno di chiarezza e di certezze.

Occorrerà lavorare per dare risposte ponderate ed approfondite su temi fondamentali quali il lavoro, un equo prelievo fiscale, il grosso tema citato degli incapienti, la sicurezza, la ricerca, la scuola.

Vorrei ora soffermarmi su alcuni aspetti che attengono all'organizzazione dello Stato e al rapporto con le sue articolazioni: le Regioni e le autonomie locali. Dal punto di visto istituzionale l'orientamento politico è quello di procedere nell'applicazione della riforma del Titolo V della Costituzione e quello di favorire i tavoli di confronto e di intesa più operativi, più dinamici.

Sul lato della disciplina e riduzione della spesa pubblica, richiesta in modo determinato anche dall'opinione pubblica e dal mondo economico, l'orientamento è di razionalizzare le spese, tramite l'applicazione di sani princìpi federalistici, quali la sussidiarietà e la solidarietà.

Ho quindi notato, con una certa preoccupazione, il tentativo di scaricare tutto sulle autonomie locali e sulle Regioni lo sfondamento dei limiti della spesa pubblica. Occorre senz'altro responsabilizzare il sistema territoriale italiano, premiando però chi gestisce meglio, ma porre però nel contempo attenzione a compensare le situazioni di debolezza e di fragilità. Una buona norma che prelude a un giusto federalismo fiscale è prima io credo quella del versamento diretto dell'addizionale IRPEF nelle casse dei Comuni.

Lo Stato, in primis, con il suo Governo e con il Parlamento deve porsi il problema del contenimento della spesa pubblica e dei costi della politica. Il sistema regionale e delle autonomie locali deve allora essere coinvolto in modo più responsabile, garantendone il ruolo, le funzioni e l'autonomia.

Ho notato poi con qualche preoccupazione l'orientamento volto a sminuire il ruolo particolare delle autonomie differenziate. Cerchiamo forse di omologare il sistema regionale? Le autonomie speciali sono state riconosciute per delle ragioni ben precise, storiche, culturali, geografiche, economiche e linguistiche particolari. Le Regioni a Statuto speciale rappresentano la punta di diamante del federalismo e del regionalismo e devono perciò essere messe in condizione di tracciare il percorso verso nuove forme di assunzione di responsabilità a livello territoriale.

È quindi ora di dare piena attuazione all'autonomia fiscale delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome, definite da specifiche norme di attuazione, come pure è inderogabile disciplinare il coordinamento tra il nuovo sistema della finanza pubblica complessiva, anche per quanto riguarda il patto di stabilità interno, e l'ordinamento finanziario delle autonomie speciali.

La sperimentazione per l'applicazione del patto di stabilità previsto per le Regioni e le Province autonome è di buon auspicio, ma la sperimentazione deve avere un tempo celere e nuove regole dovranno al più presto essere definite da una norma di attuazione degli Statuti speciali. Non può essere accettato il concetto che le procedure per il controllo del patto siano omologate a quelle delle Regioni ordinarie; si tratta, nel caso delle speciali (è bene ricordarlo chiaramente), di un accordo, di un'intesa.

Ci sono, infine, degli effetti delle norme tributarie statali che devono trovare sistemi di compensazione, poiché le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome hanno accolto la necessità di contribuire allo sforzo economico generale assumendosi alcune funzioni dello Stato da concordare, e già sopportano spese importanti, quali scuola e sanità.

Essendo l'unico senatore della Regione autonoma Valle d'Aosta eletto in una circoscrizione uninominale, quindi rappresentante della Regione, voglio soffermarmi sull'impatto di questa finanziaria sullo sviluppo e sulle aspettative della Regione autonoma Valle d'Aosta. Ribadita la necessità di maggiore attenzione verso le autonomie speciali, voglio soffermarmi su alcune misure che troviamo comprese nel testo della finanziaria.

Con soddisfazione ho verificato l'impegno a realizzare alcune infrastrutture importanti per la viabilità e il collegamento internazionale: parlo della sicurezza della galleria del Gran San Bernardo e del suo accesso e di un primo intervento, con l'accoglimento di un nostro emendamento, per l'ammodernamento della linea ferroviaria Torino-Chivasso-Aosta.

La Valle d'Aosta è l'unica Regione d'Italia ad essere dotata di un collegamento ferroviario con le linee nazionali e internazionali assolutamente insufficiente e obsoleto, allorquando si tratta invece di una linea di interesse generale, che raggiunge la Valle, ma che attraversa una buona parte della Provincia di Torino. Un plauso al Governo per aver voluto dare questo segnale positivo e tangibile, che risponde anche ad un accordo politico dei parlamentari con il Governo Prodi e con questa maggioranza.

Ricordo però che la Valle d'Aosta aspetta risposte precise circa la cessione della caserma «Testafochi», attraverso l'intesa tra il Presidente della Regione e il Ministro della difesa, come previsto da apposita norma di attuazione statutaria in materia di edilizia universitaria.

A seguito poi degli eventi alluvionali del 2000, dopo aver riparato i danni, credo in modo celere ed esemplare, c'è necessità di proseguire con un programma di difesa del suolo, per far fronte alle gravi fragilità idrogeologiche determinate e avviate dall'evento alluvionale dell'ottobre 2000.

Esiste poi la necessità di garantire una gestione corretta del Parco nazionale del Gran Paradiso, che interessa la Regione Valle d'Aosta e la Regione Piemonte, assicurando personale adeguato e iniziative soprattutto per valorizzare il territorio e l'offerta turistica.

La nostra università, nata di recente, deve potersi sviluppare, rispondendo ai soli limiti al controllo previsti dall'applicazione del patto di stabilità interno alla regione. Non può essere equiparata a un'università statale.

Sul piano più generale, dobbiamo rilevare un lieve miglioramento dei fondi per la montagna. Ci accingiamo a presentare un disegno di legge condiviso che potrà incidere sulla promozione e sulla valorizzazione del ruolo e delle opportunità che la montagna offre.

Devo dare atto che il confronto parlamentare e la concertazione avviata dal Governo con le istituzioni e i soggetti interessati hanno determinato miglioramenti sostanziali alla finanziaria, volti a correggere misure a volte vessatorie o difficilmente comprensibili.

Voglio pure sottolineare alcune misure che ne hanno migliorato l'impatto sull'intero Paese e, in particolare, su un sistema economico e sociale delicato come quello di una Regione di montagna. Cito alcuni esempi: l'alleggerimento tributario per le piccole e medie imprese; l'esenzione dal trasferimento del TFR all'INPS per le imprese con meno di cinquanta dipendenti; la riformulazione degli studi di settore; la fissazione di importanti franchigie per la tassa di successione a favore dei parenti in linea diretta e i coniugi; una misura in favore dei fratelli per il passaggio di proprietà delle imprese; un'importante agevolazione per i portatori di handicap; l'esenzione IVA per le piccole aziende agricole. Ancora: i finanziamenti a favore dei piccoli Comuni e delle comunità montane; la riduzione dell'IRAP; la riduzione dell'aliquota dei contributi previdenziali per gli apprendisti; e, infine, la revisione della curva IRPEF a sostegno delle famiglie con figli e il ritiro della proposta sulla tassa di soggiorno.

In conclusione, credo che oggi chi ha dichiarato il proprio leale sostegno al Governo Prodi, condizionato però al rispetto di un accordo dai contenuti precisi, che prevede anzitutto un'attenzione e un atteggiamento positivo del Governo e della maggioranza verso le autonomie speciali, chiede di avviare un processo di modernizzazione d'intesa con le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano (come richiesto da tutti i Presidenti delle Regioni e delle autonomie speciali nella dichiarazione di Aosta del 2 dicembre 2006 in occasione di un'interessante audizione tenutasi ad Aosta con le Commissioni affari costituzionali della Camera dei deputati e del Senato).

Il mio giudizio politico sulla finanziaria è quindi un giudizio cauto, che accompagno ad un pressante invito per uno sforzo volto a valorizzare meglio l'apporto istituzionale del sistema delle Regioni e delle autonomie locali, ed in modo particolare delle autonomie speciali.

Richiedo un impegno a considerare meglio le specificità del nostro sistema Valle d'Aosta nel suo complesso: un impegno, quindi, a dare risposte puntuali ad alcune necessità impellenti per lo sviluppo della nostra università (cessione della caserma «Testafochi») e per l'assetto della sicurezza del nostro territorio. Un impegno per la montagna, in generale, che non reclama privilegi ma la valorizzazione delle sue peculiarità e delle sue grandi potenzialità con misure adeguate e pertinenti.

Il mio voto, senz'altro, sarà favorevole anche per permettere l'approvazione di questa finanziaria e dare subito le risposte ad un Paese disposto - credo - ad accettarne la sfida implicita, sperando però caldamente che lo sforzo e il sacrificio richiesto non saranno vani ma serviranno veramente a rilanciarne lo sviluppo. (Applausi dal Gruppo Aut. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Valditara. Ne ha facoltà.

 

*VALDITARA (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che la finanziaria al nostro esame ponga una grande questione morale: il senatore Ranieri, con l'onestà intellettuale che lo caratterizza, qualche giorno fa ebbe a dichiarare su «l'Unità» che gli investimenti in sapere e ricerca erano uno dei punti fondamentali del programma elettorale dell'Unione, un caposaldo grazie al quale hanno vinto le elezioni.

Questa finanziaria, invece, non solo non investe in istruzione e ricerca, ma opera tagli pesanti. Penso soltanto ai tagli sulla scuola (3.200.000.000 di euro in meno in tre anni) e penso anche ai tagli al bilancio delle singole scuole (120 milioni di euro in meno in tre anni).

Ricordo che la senatrice Acciarini quando ci fu nella passata legislatura un taglio più o meno analogo ai bilanci delle singole scuole (questo si va ad aggiungere a quella diminuzione di risorse, dunque moltiplicandola), ebbe a coniare una famosa frase: «I genitori dovranno portarsi da casa anche i gessetti e le matite»; ora mi chiedo se i genitori non debbano portarsi da casa anche i banchi. Rammento peraltro che i tagli complessivi sul comparto scuola furono nei fatti un quarto di quelli qui previsti.

È un'autentica presa in giro anche l'innalzamento dell'obbligo scolastico. Se andiamo a leggere il testo della finanziaria, vediamo che le finalità sono le stesse della riforma Moratti: «L'istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età». Sono le stesse identiche finalità della riforma Moratti, si usano le stesse parole soltanto che qui si chiama obbligo scolastico quello che l'allora ministro Moratti chiamava obbligo formativo. Peccato che là si prevedeva un obbligo formativo di dodici anni, mentre qui l'obbligo è di solo dieci anni.

Ma il dato ancora più grave è che non ci sono fondi per attuare la riforma dell'obbligo; a questo scopo sono destinati 220 milioni di euro, come ad altre dieci finalità. Quindi, 220 milioni di euro all'anno per ben dieci distinte finalità; 30 milioni, fra l'altro, soltanto per un investimento in infrastrutture e nuove tecnologie. Dunque, a fronte di una spesa di circa 500 milioni di euro in più, ci saranno, sì e no, 120 milioni di euro complessivi per l'assunzione di nuovi insegnanti.

Con riferimento poi al discorso del precariato della scuola, si replica quanto abbiamo visto con quella autentica farsa relativa al precariato della pubblica amministrazione; i posti disponibili dal settembre 2006 al settembre 2009 sono - lo ha dichiarato chiaramente il Governo nella relazione tecnica - 116.000, da questi devono essere detratti altri 33.000 posti organico per i tagli che questa finanziaria contiene. È dunque evidente che si è probabilmente illusa una grande massa di precari che temo nei prossimi tre anni non riusciranno ad ottenere tutti i posti promessi. Pochi soldi, poche risorse si stanziano anche per i rinnovi contrattuali.

Credo che l'aspetto più grave sia quello relativo all'università. Il professor Parisi, fisico, consigliere del ministro Mussi, ascoltato accademico nel mondo della sinistra, aveva su «l'Unità» dichiarato, qualche giorno fa, che la diminuzione di risorse rispetto al 2006 sarebbe pari a 544 milioni di euro. Cito un tecnico molto vicino alle posizioni del Ministro.

La CRUI addirittura ha stimato in quasi 1 miliardo di euro la diminuzione di risorse tra tagli e mancati adeguamenti in relazione alle nuove esigenze. Voglio solo ricordare che il decreto Bersani taglia 250 milioni di euro sulle spese intermedie; sono, tra l'altro, quelle risorse proprie dell'università; penalizza le università virtuose; sono le risorse che derivano dalle tasse universitarie, dai contributi delle imprese, dal frutto delle ricerche, dai brevetti; non sono quindi i trasferimenti dello Stato.

Voglio ancora ricordare che questa finanziaria consolida 242 milioni di euro. Voglio ricordare che in questa finanziaria non ci sono i soldi sul fondo di finanziamento ordinario per pagare gli scatti stipendiali che, come si sa, ammontano a circa 350 milioni di euro. Lasci perdere, senatore Ranieri, lo stanziamento di 750 milioni di euro per la ricerca privata. Basti ricordare che nel decreto del luglio 2005, il precedente Governo arrivò a stanziare addirittura 1 miliardo di euro per la ricerca privata.

Al di là di questo, non c'è un disegno strategico, e ciò si deduce da molti altri aspetti. Al riguardo dobbiamo ripercorrere molto rapidamente ciò che si è fatto in questi mesi; sono stati ritirati i decreti sulla programmazione universitaria che per la prima volta operavano un minimo di razionalizzazione meritocratica, dando più soldi a quelle università che hanno un più adeguato rapporto FFO-spese per il personale e penalizzando appunto quelle università meno efficienti.

Pensate che nel decreto Bersani sono stati persino penalizzati gli studenti stranieri, a cui sono state tagliate le borse di studio. In questa finanziaria ci sono tagli all'edilizia universitaria e al diritto allo studio. Il ministro Mussi per i centri di ricerca, per il CNR, ha addirittura promesso un sistema di tipo assemblearistico per la nomina dei vertici degli enti.

Siamo arrivati al paradosso di prevedere la possibilità per il Governo di sopprimere gli enti di ricerca, di modificare ampiamente la struttura degli enti di ricerca con semplice regolamento, violando la Costituzione; dopo dieci giorni il Governo ha accolto le nostre dure proteste, le proteste del mondo dell'accademia e della ricerca e ha modificato con un disegno di legge adottato in Consiglio dei ministri la delega appena approvata.

Non c'è in questa finanziaria nessun fondo per la valutazione; vorrei inoltre segnalare che in questa finanziaria si prevede per il 2008 addirittura un taglio sul fondo di finanziamento ordinario pari a 200 milioni di euro, e lo sottolineo. Senatore Ranieri, come possiamo allora parlare di sviluppo, di dialogo sul futuro, quando non si finanzia la riforma della valutazione? Quando si prevede addirittura che in futuro, in prospettiva, ci saranno ulteriori tagli al sistema dell'università?

Il decreto Bersani non si limita solo a tagliare del 20 per cento le spese intermedie per il 2007, ma anche per il 2008 e il 2009: non si dà un futuro all'università; allora credo che in un sistema di questo tipo francamente ci sia molto poco da dialogare; Cicerone diceva fides fit quod dicitur, cioè la buona fede consiste nel fare ciò che si dice; non è stato fatto ciò che si è promesso.

Ora la Conferenza dei rettori ha invitato - questa è l'ultima notizia - i rettori dell'università italiana a non ricevere, a non accogliere i membri del Governo a qualsiasi manifestazione nelle università italiane e, quindi, l'università ha espulso questo Governo, ha chiesto a questo Governo di non farsi più vedere negli atenei italiani. Credo sia un fatto gravissimo, mai successo prima, su cui occorre meditare molto attentamente.

Voi avete trovato persino i fondi per i gatti randagi. Scusate, lo dico con tutta la simpatia che si può provare per gli animali randagi: avete in questa finanziaria aumentato pure le risorse per questo capitolo e non siete stati capaci di trovare risorse per la ricerca e per la nostra università. Avete addirittura proposto in una prima fase di tagliare gli stipendi dei docenti universitari, causando la sollevazione del mondo della ricerca e dell'università: ricordo che furono raccolte in poche settimane oltre 4.000 firme, grazie ad alcuni professori universitari che si mobilitarono in questo senso.

Allora è chiaro: avete ingannato gli italiani per fare una politica che danneggia l'Italia e che dovreste cambiare radicalmente. Mi dispiace che un galantuomo come il ministro Mussi, una persona seria, sia stato in qualche modo preso in mezzo, stritolato da contese politiche che riguardano la vostra maggioranza.

Qualcuno ieri sera, quando ho denunciato questa clamorosa beffa, ha sospettato che in questa umiliazione dell'università abbiano giocato problemi interni ai DS o forse problemi connessi al futuro Partito Democratico e ai relativi equilibri politici. Avete giocato sull'università italiana per le vostre beghe politiche: tutto questo non è accettabile. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Stiffoni. Ne ha facoltà.

 

STIFFONI (LNP). Signor Presidente, c'è ormai un tormentone che mi assilla ad ogni risveglio. Mi domando: che cosa ci regaleranno Prodi e il suo Governo oggi?

La finanziaria che ci ha propinato ha cambiato centinaia di volte il suo volto, mandando in fibrillazione artigiani, imprenditori, pensionati, ricercatori scientifici, anche i ragazzi del «Motor Show» di Bologna, che hanno espresso con vivacità la loro protesta contro l'aumento delle tasse automobilistiche.

Cosa ci regalerà domani, signor Presidente, è nella mente di Dio. Ma affermare: «La finanziaria la farei in modo identico, ma diversamente» la dice lunga sulla confusione mentale di questo Esecutivo! Verrebbe da ridere nel sentire queste affermazioni, ma bisogna ricordarsi che nel frattempo i problemi restano e sono gravi.

Non mi scandalizzo perché sia stata messa la fiducia sulla finanziaria, ma mi scandalizzo perché stanno difendendo una manovra che è errata nel suo insieme e che non sta in piedi.

Prodi e il suo Esecutivo stanno confondendo il pedale del freno con quello dell'acceleratore, convinti come sono che la loro azione muoverà l'economia e ridistribuirà risorse nel Paese.

Non lo dicono i sondaggi de «La Padania», di «Libero», de «Il Giornale», lo dicono i sondaggi dei fogli vicini a questo Governo che gli italiani ormai sono arrivati all'esasperazione e non riescono più a sopportare la saccenza di chi si presenta come il sommo depositario della scienza e della conoscenza economica.

Non si riuscirà mai a capire il senso delle loro azioni, o meglio, ci si rende conto sempre di più che si è sviluppato all'interno della maggioranza e dell' Esecutivo un vero e proprio mercato delle vacche, una vergogna!

E che dire dell'atto di ruberia, nei confronti di coloro che hanno depositato i loro soldi in banca, per sistemare i precari? Che cosa vuol dire il fatto che si sono dimenticati di questi soldi? Uno può fare la scelta di aprire un conto corrente e non movimentarlo mai. Chi ha detto che la gente si è dimenticata di questi soldi? Allo stato attuale la disciplina dei depositi cosiddetti dormienti è contenuta nel codice civile all'articolo 586, con una procedura che si applica in ogni caso a tutte le eredità giacenti.

E poi, signor Presidente (e le parla uno che in banca ha vissuto per alcuni decenni): gli istituti di credito ben si guardano dall'investigare su chi è il legittimo titolare di quei conti o chi sono i possibili legittimi suoi eredi; alla banca interessa solamente, anzi preferisce, avere a disposizione quelle somme sulle quali impunemente lucrare.

Questa azione illegale fa il paio con quanto è successo con l'altro atto di ruberia attuato dal Governo Amato nel luglio del 1992, quando si prelevò il 6 per mille dai risparmi degli italiani.

E poi, la sistemazione dei cosiddetti precari è a vita? Dovete considerarne bensì il costo durante la loro attività lavorativa, ma anche successivamente, quando saranno in pensione: quante volte pensate di poter attingere dai cosiddetti conti dormienti? Quando ne avrete esaurito l'ammontare a cosa penserete? Ai posteri l'ardua risposta o meglio a chi dopo di voi dovrà sistemare una eredità così pesante.

Questa norma si affianca con quella sul TFR che avete dirottato dalla libera disponibilità delle aziende e dai lavoratori verso altri lidi, per bilanciare le vostre iniziative su fantomatiche realizzazioni infrastrutturali che invece, alla luce dei fatti, state continuamente bloccando.

Il 1° aprile di quest'anno, una settimana prima delle elezioni politiche, avevo diffuso un'agenzia sull'argomento che l'ANSA aveva raccolto; così dicevo: «I furbetti dell'Unione stanno distogliendo l'attenzione di questa campagna elettorale con il pesce d'aprile della tassazione dei BOT. Ma il vero obiettivo sarà sicuramente il TFR, che fa gola alla sinistra, da sempre, già prima dello statuto dei lavoratori. Il loro vero obiettivo è mantenere le mani ben salde sul TFR dei lavoratori, perché questo è il vero business su cui la sinistra ha scelto di investire. Migliaia di milioni di euro a disposizione su cui mettere le mani». Disgrazia nostra, questa profezia si è avverata!

Ma veniamo a un altro punto di questa scellerata finanziaria: è stata introdotta l'estensione per i cittadini extracomunitari delle detrazioni per carichi di famiglia per tutti i loro parenti a carico e residenti nei Paesi di origine. Non so se vi rendiate conto di quale enorme esborso comporterà questa norma, ma la si capisce dall'intento populista dell'intera manovra.

Non era il caso forse di dare un'occhiata a quello che succede anche nel resto d'Europa? O dobbiamo, anche da questo punto di vista, essere i primi della classe magari dimenticandosi di soccorrere maggiormente i nostri anziani in difficoltà?

In Francia, per riconoscere benefit ai familiari di lavoratori extracomunitari la condizione è che questi siano residenti nel Paese da un periodo minimo di qualche anno, e mi sembra che la Francia sia considerata un Paese democratico. In Germania è previsto il riconoscimento per i familiari dei lavoratori extracomunitari se residenti nel territorio dell'Unione Europea o in Svizzera. In Germania, signor Presidente, hanno il problema di una forte comunità turca, come lei ben sa: bene, è stato fatto un accordo bilaterale per riconoscere queste agevolazioni anche nel Paese di origine ma con un importo concordato e rapportato al tenore di vita della Turchia.

In ogni caso, in tutte le Nazioni europee c'è massima attenzione a non disperdere inutilmente risorse ed è posta massima attenzione nella loro elargizione. Ditemi come potrà essere efficacemente controllata da parte dei nostri uffici tributari la regolarità della documentazione prodotta. Non è che con decreto legislativo successivo venga prevista un'autocertifìcazione? Non è che con un decreto legislativo successivo si pongano sanatorie come quelle poste per tutti quegli stranieri che si sono appropriati del bonus bebé di mille euro a figlio?

«Tanto tuonò che piovve» potrebbe intitolarsi così l'ultima parte del mio intervento. È bastata, infatti, un'intervista dal suo buen retiro di Buenos Aires, infarcita da un messaggio golpista, e l'Unione si è calata le braghe regalando prima 14 e ora 24 milioni di euro per gli italiani all'estero. Non sono certamente milioni che andranno a soccorrere quegli italiani all'estero in difficoltà, ma entreranno nelle tasche dei COMITES, dei CGIE, dei patronati e di certi imprenditori amici degli amici. Ripeto, agli italiani all'estero «normali» non andrà una lira! Mettendo sul piatto della bilancia il suo voto determinante, è riuscito a venderlo nel migliore dei modi; abile, come lo è sempre stato, fin dagli anni '70, quando praticava i salotti buoni militari di Buenos Aires, come quando il 24 ottobre 1981 portò, come Presidente di Feditalia, «il rispettoso saluto di tutta la collettività italiana» al generale Roberto Viola, dittatore dell'Argentina. È lo stesso che nel maggio del 1982 venne a Roma, a capo di una delegazione del COMITES argentino, per convincere i nostri governanti ad appoggiare l'Argentina nella guerra delle Malvinas-Falkland. È lo stesso che, ricevuto dall'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, ricevette dallo stesso l'invito ad alzarsi e a lasciare il Quirinale. (Applausi del senatore Amato).

Signor Presidente, non riesco a capire come questa maggioranza possa subire ricatti portati avanti da simili personaggi che sono antitetici con l'idea di resistenza che sempre bisogna tener ben salda di fronte a qualsiasi tipo di prevaricazione dei diritti umani. (Applausi dai Gruppi LNP, UDC, AN e FI

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1183 e della questione di fiducia(ore 17,45)

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Monacelli. Ne ha facoltà.

 

MONACELLI (UDC). Signor Presidente, anch'io ovviamente, a nome del Gruppo dell'UDC, mi associo ai sentimenti che sono stati testé espressi a favore di una persona che ha davvero ben rappresentato, per il suo ruolo e le sue capacità, non solo la sua Nazione ma l'intera Europa.

Ritornando alle vicende un po' più meschine, potrei dire, rispetto a certi esempi molto più nobili che ci riguardano, ed entrando nel merito di una vicenda che è approfondimento di questa legge finanziaria, non posso non rilevare come sarebbero in realtà bastati molti meno soldi di quelli previsti, e ben 15 miliardi di euro, per riportare il deficit tendenziale del 2007 sotto il 3 per cento del PIL, rispettando così i parametri europei. Invece, la manovra economica che affannosamente il Governo Prodi cerca in questi giorni di condurre in porto, nonostante l'acclarata presa d'atto di 33 miliardi di maggiore gettito tributario, ha superato la soglia dei 40 miliardi di euro.

È di una prevedibilità imbarazzante, scriveva alcune settimane fa «l'Espresso», riferendosi alla finanziaria 2007, ed aggiungeva che vi si registra una totale incapacità di porre un freno al dilagare della spesa pubblica e un'ossessionante tendenza all'aumento della pressione fiscale.

Si tratta di un giudizio negativo, secco, lapidario, sicuramente non annoverabile ad una stampa ostile al Governo di centro-sinistra, che ha visto, in appena sette mesi di attività, bruciare a suon di fiaschi e di fischi e contestazioni il ridotto margine elettorale che gli aveva consentito di vincere, seppure di stretta misura, le recenti elezioni politiche.

Nessuna delle condizioni di partenza (sviluppo economico, equità sociale, risanamento) può ritenersi soddisfatta, tant'è che lo stesso governatore Draghi ha comunicato, come più volte ricordato anche nella giornata odierna, che nel rapporto dell'ultimo trimestre il PIL di questo Paese ha subito un arretramento, passando dallo 0,8 per cento allo 0,3 per cento, a conferma pertanto che non è aumentando le tasse che si fa crescere lo sviluppo.

Il voto di fiducia sul provvedimento, chiesto prima alla Camera ed ora al Senato, come è ormai noto è servito e serve non tanto a blindare la manovra, ma la maggioranza, condizionata affatto dal dire perché si governa quanto piuttosto dallo stare lì, perché altrimenti è consapevole di tornare a votare.

Per tutta la giornata di ieri l'Aula del Senato ha inventato acrobazie lessicali, è stata costretta a parlare di nulla, per dover reggere all'inverosimile la finzione di essere nonostante tutto una Repubblica parlamentare. Già, perché all'attesa del parto del maxiemendamento (di certo non breve e tanto meno indolore) si è aggiunta la perla di un'informazione resa alle agenzie di stampa prima ancora che all'Aula del Parlamento.

Il Governo, fino all'ultimo secondo impegnato ad inseguire modifiche ed aggiustamenti, ha fatto, disfatto e riscritto la manovra più volte fino a quest'ultima stesura composta di oltre 1300 commi (1365, in verità) e risultata interamente sostitutiva della manovra finanziaria originaria.

Tutto ciò ha regalato al Paese incertezza ed insicurezza, alimentate non tanto dallo scandalo sul voto di fiducia (per serietà, ammettiamo di averne visti diversi in trent'anni di leggi finanziarie approvate), quanto piuttosto dal fatto che mai era accaduto nel passato che le Commissioni bilancio di Camera e Senato non fossero state in grado di completare l'esame del disegno di legge.

Nella manovra non si interviene se non in modo marginale sulla riduzione della spesa pubblica: i tagli sono concentrati sul comparto della sanità e degli enti locali, i quali reagiranno con tutta evidenza al calo dei trasferimenti aumentando le imposte o, in alternativa, tagliando i servizi individuali che avvantaggiano le famiglie e le classi più deboli.

Le dimensioni annunciate dei tagli superano di gran lunga quelli attuati con le finanziarie dei precedenti Governi, ivi compreso l'ultimo di centro-destra; eppure, nonostante le contestazioni dei cittadini, non sono stati visti, ad onor del vero, sindaci in mutande protestare per le vie romane.

Gli aumenti previsti riguarderanno i servizi individuali, gli asili nido, le scuole materne, l'assistenza domiciliare per gli anziani, i trasporti, l'IRPEF, l'ICI, il cui aumento tra l'altro sarà determinato, in virtù del contestuale trasferimento del catasto ai Comuni previsto dalla finanziaria entro il novembre 2007, dalla moltiplicazione dell'aliquota per l'aumento delle rendite catastali.

Sul comparto della sanità si è abbattuta la stessa scure di tagli e si è fondamentalmente evidenziata l'assenza di una strategia di fondo capace di affrontare e coniugare organicamente da un lato le esigenze e dall'altro il contenimento della spesa. Eppure, le premesse facevano immaginare altro, altre erano le aspettative e le attese: ma, come ben si sa, di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno.

Nel recente patto per la salute si era scorta una manifesta tendenza alla disponibilità nei confronti delle Regioni, alle quali venivano in maniera fin troppo generica riconosciute risorse indipendentemente dall'accertamento di una reale volontà, da parte di quelle considerate meno virtuose, ad elaborare convincenti piani di rientro.

La stessa disponibilità alla comprensione però non si è intravista nelle varie stesure della manovra, soprattutto quando si è disposta l'introduzione dei tickets per il pronto soccorso. Un ticket, ci sia consentito, più simile ad un semaforo che ad una cosa seria, inizialmente previsto con l'unica esenzione per il codice rosso (forse è stato scelto un colore a caso), successivamente esteso, con una gialla suspence, al codice verde (altro colore a caso), e che sussiste invece ancora oggi per il codice bianco; forse sarebbe il caso di pensare ad una sorta di pregiudizio politico.

Il provvedimento lascia molti dubbi sull'effettiva convenienza dell'imposizione che, così come è stato fatto notare dalle Regioni che già nel passato si erano avviate per questa strada, richiederebbe altresì più attente valutazioni da fare su riscossioni e costi previsti per la sua attivazione.

Tutto ciò evidenzia non solo un esproprio delle competenze regionali: che fine ha fatto - ci domanderemmo - il Titolo V della Costituzione? E ancora, vi saranno i soliti ricorsi alla Corte costituzionale, solitamente promossi nei confronti del Governo dalle cosiddette Regioni rosse? Oppure, questa volta, le ragioni di principio si troveranno a lasciare il posto a quelle, ben più pragmatiche, delle convenienze comunque elargite?

Per l'introduzione del ticket sul pronto soccorso si è usato, come finto pretesto, il fatto che servisse per regolare gli accessi impropri, negando, in tal misura, che, invece, colpisce tutti in maniera indiscriminata, senza, in realtà, apportare correttivi che - partendo dalla testa, anziché dalla coda - possano affrontarne le cause. Queste risiedono, ad esempio, nel tentativo di superare la lunghezza delle liste d'attesa; nell'assenza, tra l'altro - dal venerdì al lunedì - dei medici di famiglia, il cui ruolo dovrebbe necessariamente essere rivisto, rivalutato e riconsiderato in maniera più organica, e nella cosiddetta medicina di base o di distretto.

Per le prestazioni di laboratorio automatizzabili, la versione originaria prevedeva un abbattimento delle tariffe del 50 per cento: l'attuale ridimensionamento dispone uno sconto del 2 per cento degli importi indicati per le prestazioni specialistiche e del 20 per cento per le prestazioni di laboratorio.

Nonostante la correzione apportata dalla Camera dei deputati, ritengo si sia davvero ingiustamente dimenticato che i laboratori privati spesso si sostituiscono al settore pubblico nel presidiare i territori e nell'erogare servizi ritenuti economicamente non vantaggiosi; ora, in virtù di quanto disposto, vedono compromessa la loro attività per l'attuazione di questo provvedimento.

Troppo bassa è ancora - nonostante la modifica introdotta dalla Camera dei deputati, riconfermata dal presente provvedimento - la stima (di 100 milioni di euro per l'anno 2007 e di 200 milioni per il 2008 e il 2009) relativa al fondo per la non autosufficienza; così come non è affatto condivisibile la norma che interviene sulla materia dei dispositivi medici, per i quali si assicura, come unico criterio di scelta e valutazione, il ribasso dei prezzi, a prescindere dall'elemento qualitativo.

A fronte di una coperta davvero troppo corta, ci preoccupa l'inquietudine relativa al taglio del 10 per cento del prezzo dei farmaci, espressa dalle industrie farmaceutiche, che ci hanno messo in guardia dal rischio di vedere compromessa non solo la stabilità delle imprese e dei livelli occupazionali, ma anche la possibilità che gli investimenti in termini di ricerca e sviluppo possano, per convenienze economiche, realizzarsi al di fuori del territorio italiano.

Concludendo, la filosofia cartellonistica della sinistra rifondarola («anche i ricchi piangano») ha ispirato, forse per evocare un'indimenticata lotta di classe, la manovra finanziaria del Governo di centro-sinistra. La conseguente evoluzione, però, ha evidenziato l'assenza di poveri che ridono e di una convincente strategia di rilancio economico dell'Italia.

Rimanendo in linea con una sorta di continuità lacrimale, pertanto, rilanciamo la versione propagandistica, adottando come giudizio totalmente negativo di sintesi a questa manovra il titolo del film di Massimo Troisi «Non ci resta che piangere», sperando che, con una dose di realismo in più e qualche titolo da telenovela in meno, si possano affrontare meglio - per il futuro, a differenza di ora - i problemi del Paese. (Applausi dai Gruppi UDC e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bettamio. Ne ha facoltà.

 

BETTAMIO (FI). Signor Presidente, innanzi tutto anch'io mi associo, a nome del Gruppo di Forza Italia, alle parole con cui l'ex ministro Lunardi ha voluto molto opportunamente ricordare, nel giorno della sua scomparsa, il commissario Loyola de Palacio, che ho potuto conoscere bene nella mia precedente esperienza al Parlamento europeo.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei minuti che mi sono concessi non entrerò nel tecnicismo delle cifre né sottolineerò tutte le singole voci di una finanziaria ormai contestata da tutti (economisti, Confindustria, società di rating, eccetera). I colleghi che mi hanno preceduto, infatti, hanno già sottolineato egregiamente tutto questo e penso che coloro che mi seguiranno lo faranno con altrettanta precisione.

Da un'ottica più politica, invece, vorrei sottolineare che la tormentata e contraddittoria manovra finanziaria di questo Governo era abbondantemente prevedibile. Basta ricordare i risultati delle elezioni politiche, vinte, nella sostanza, dai partiti della sinistra massimalista su quella moderata e, quindi, causa dello spostamento a sinistra del baricentro della maggioranza.

Se non si parte da qui, non si comprende una finanziaria con più tasse che tagli, in cui le misure per la ridistribuzione - la cosiddetta equità - prevalgono nettamente sulle misure per lo sviluppo. E non si capisce nemmeno da dove derivino alcune idee, se non dall'ideologia comunista ortodossa, che cozzano con le elementari leggi dell'economia.

Ne cito due a mo' di esempio: le leggi dell'economia ci insegnano che non è possibile attuare alcuna politica di ridistribuzione in un contesto economico depresso o con indice di crescita vicino allo zero. Solo dopo fasi di forte crescita è possibile correggere la distribuzione automatica della ricchezza con misure di maggiore equità. Ma la prevalenza della sinistra ideologico-massimalista ha costretto il Governo ad adottare provvedimenti di falsa equità poiché hanno caricato il peso su tutte le categorie sociali, anche le meno abbienti. E qui si spiega la politica delle tasse.

Secondo esempio: l'utopia del lavoro fisso per tutti e subito. Anche qui la sinistra massimalista ha costretto a misure assurde in una economia moderna ma ha obbedito alla sua ideologia, che esalta demagogicamente il lavoro come diritto affidato allo Stato, in una logica che esclude il merito, l'iniziativa, l'individuo come soggetto del futuro e si affida invece allo Stato, al partito, al sindacato.

E tuttavia la sinistra massimalista non è contenta, poiché considera che la finanziaria non è abbastanza di sinistra, tanto da far affermare al segretario del Partito dei Comunisti Italiani, Oliviero Diliberto, che la legge finanziaria «contiene mucchi di nefandezze, molti bocconi avvelenati, difficilissimi da mandare giù» ma alla fine dovrà essere votata perché, cito testualmente: «bisogna trovare una via di mezzo fra la critica e l'appoggio in modo tale da non fare cadere il Governo».

Questa situazione spiega l'andamento stop and go dell'iter della finanziaria in Parlamento che, del resto, la stampa ha, suo malgrado, dovuto registrare. Anche qui faccio degli esempi: «la Repubblica» citava 15 giorni fa: «Arriva la tassa sul turismo». Dopo due giorni: «Salta la tassa sul turismo». Il «Corriere della sera»: «Supertassa, la rivolta dei Suv: perché ce l'hanno con noi?». Due giorno dopo: «Niente tassa sui Suv, ma arriva il superbollo». «II Messaggero»: «Torna l'IRPEF al 45 per cento, sconto agli over 75». Dopo due giorni e mezzo dopo: «No all'IRPEF al 45 per cento, sgravi per i figli». «La Stampa»: «L'allarme delle università: finiti i soldi». Due giorni dopo: «Più soldi all'università. Mussi: non basta». É di ieri l'altro l'annuncio del «Corriere della Sera» sulla regolarizzazione di 300.000 precari; è di ieri la smentita, non sono 300.000, sono 8.500.

Il presidente Prodi, compresso da spinte e controspinte, per ora se l'è cavata stralciando e rinviando i problemi, tramite un'invenzione ingegnosa: l'avviamento di «tavoli di concertazione». Ne ricordo alcuni: tavolo sul Mezzogiorno, cabina di regia sui trasporti, tavolo per Milano, unità speciale per lo sviluppo economico di Napoli, tavolo sul terremoto Umbria-Marche, tavolo Regione Calabria, tavolo su Taranto, tavolo sul collegamento ferroviario Torino-Lione, tavolo sul Mose.

Credo che dovremmo cercare di capire le conseguenze politiche che questa situazione comporta per il Governo, a prescindere dai sondaggi sul gradimento presso gli italiani.

Non mi soffermo sull'ipocrisia del Presidente della Confindustria, il quale ora dichiara: «È con gli ammortizzatori innovativi immaginati da Marco Biagi che va affrontato il precariato, non con l'abolizione della normativa che porta il nome del professore». Ancora: «Tutti oggi dobbiamo per prima cosa fare i conti con il mercato. Anche il centro sinistra non può ignorare i cambiamenti».

No comment, salvo chiedere al Presidente se mentre faceva votare per l'Unione ne avesse mai letto il programma, chiedergli dov'era, durante i comizi elettorali di Bertinotti, Diliberto e compagni, chiedergli se ha mai conosciuto - almeno per sentito dire - la teoria economica dei partiti e dei movimenti comunisti. Ma non è Montezemolo la cosa più importante. Più importanti sono le possibili ricadute sul Governo dei rinvii, contraddizioni, ambiguità della sua prima legge finanziaria.

Credo di dover ricordare alcune di queste possibili ricadute: in primo luogo, il Governo sconta l'allontanamento degli operai dipendenti da aziende private, quelli che avevano determinato la vittoria dell'Unione; secondariamente, è quantomeno originale il fatto che coloro che hanno fischiato Epifani, Bonanni e Angeletti rientrino tra coloro che il Governo considera beneficiari della distribuzione del reddito. Forse non se ne sono ancora accorti.

Infine, c'è da domandarsi se il Governo non abbia perso anche l'appoggio dei sindacati che finora, pur con molti distinguo, lo avevano appoggiato.

Signor Presidente, probabilmente chi riceverà l'eredità di questo Governo e di questa finanziaria dovrà lavorare molto per rimediare a tutto ciò che è stato fatto e che è testimoniato dalla finanziaria. (Applausi dai Gruppi FI e UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Polledri. Ne ha facoltà.

 

POLLEDRI (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, una domanda ormai sale dal Paese: era proprio necessaria una finanziaria di lacrime e sangue, una finanziaria con questo impatto profondo che coinvolgesse tutti gli strati sociali e che ha iniziato a dividere questo Paese? I dati che tecnicamente giungono a noi registrando un aumento delle entrate del tendenziale di circa 37 miliardi di euro non considerati ci dicono di no.

Dunque, nuovi ingressi frutto di una politica ben precisa, di un aumento del potere competitivo di questo Paese: un aumento dell'IRPEF del 5-6 per cento, un aumento dell'IVA (che significa che la vera lotta al lavoro nero e all'elusione fiscale l'ha fatta il Governo Berlusconi, perché questi sono dati strutturali entrati nelle casse dello Stato), a cominciare dai lavoratori autonomi, che non sono dei criminali come vengono dipinti, passando agli artigiani e ai piccoli imprenditori, fino al lavoro dipendente. Ciò significa che parte dei lavoratori precari - questa finanziaria reca migliaia di volte il termine «lavoro precario» - sono passati da una condizione di lavoro nero - andate nel nostro Sud e vedrete quanto lavoro nero c'è - grazie alla cosiddetta legge Biagi e sono entrati in un regime di tutela, ma lo hanno fatto con un regime di tasse basse.

Era necessaria una finanziaria di lacrime e sangue? Noi diciamo di no. Era necessaria una finanziaria di lacrime e sangue per distribuire prebende e mantenere il consenso politico elettorale, per poter far favori agli amici degli amici e alle cooperative rosse, per creare i tavoli, per creare una sorta di nuovo assistenzialismo, una sorta di terzo Stato. E ancora: per poter magari assumere nelle agenzie fiscali, oppure ispettori del lavoro - e lì ci sono - oppure all'Ente tabacchi (per carità, assumiamo quelli dei Monopoli che dovrebbero andare incontro all'Ente tabacchi), all'ENAC o alle Autorità. Quindi, assumiamo all'Autorità garante per le informazioni, a questa o a quell'Autorità, e via regali, regali alle cooperative rosse.

Abbiamo visto il primo di tutti gli operai, il Presidente di Confindustria, il Presidente operaio, a cui qualche regalo si è fatto. Si è tracciato un quadro delle rottamazioni. Io voglio che si comprino automobili FIAT, che si comprino vetture nazionali; tutti noi lo vogliamo. Casualmente, però, il quadro delineato è il seguente: una famiglia di sei persone, con una vettura di 1.300 centimetri cubici di cilindrata. Vorrei scattare una fotografia: una vettura per sei persone di 1.300 cc. di cilindrata a casa mia si chiama Multipla. Bene, dunque pubblicità. Per carità, aiutiamo a comprare la Multipla, riconosciamo degli sgravi e quanto altro, e alle cooperative qualcosina dobbiamo darla, ai compagni delle cooperative.

Ebbene, ricordo il comma 195 sul catasto. Più tasse per tutti, più ICI, aumento delle rendite catastali, soprattutto nel settore agricolo, che dovrà pagare di più in un momento in cui l'agricoltura versa in condizioni difficili. Ebbene, come faranno i Comuni, visto che il personale non si trasferisce? Esternalizzeranno? E abbiamo già le cooperative pronte.

Ricordo poi i commi 350 e 351, che prevedono l'installazione di pannelli solari su edifici di nuova costruzione. Casualmente sono già pronte le cooperative per ridefinire i criteri pronti per le nuove costruzioni.

Passiamo ora al comma 306: casualmente si parla di un regime preferenziale per l'edilizia residenziale convenzionata, che pagherà pochissimo di imposta ipotecaria e catastale; mentre invece per tutti gli altri sarà l'ira di Dio! Casualmente, alle nuove società immobiliari quotate - questa nuova invenzione che casualmente, noi diremo, avrà sede a Torino - in un Paese dove l'85 per cento della popolazione è proprietaria di casa, daremo agevolazioni da paradiso fiscale: vedremo se saremo molto lontani dalla verità!

Ma vi era un tempo, Presidente, in cui a sinistra si poneva con forza la questione morale. Ebbene, vorrei sapere cosa si pensa a sinistra del gioco, dato tutto quello che questa finanziaria prevede in tale ambito: vengono istituiti, infatti, i casinò di quartiere. Quello cioè che non era mai stato possibile fare in cinque anni di Governo - perché c'era una forza dalle mani pulite che ha sempre detto di no - è stato fatto adesso, con la creazione dei casinò di quartiere. Questo significa che nelle sale Bingo potranno essere ammesse le macchinette: una persona su dieci - viene già valutato - diventerà un giocatore patologico; la tassa ed i soldi che lo Stato riscuote con il gioco d'azzardo sono la tassa sui poveri.

Voglio fornire casualmente due dati: mi piacerebbe sapere se è vero ciò che viene detto, che dietro a questa operazione c'è un certo signor Vittorio Casale, che casualmente ha a che fare con Operae Spa, che magari ha a che fare con la società Arcobaleno, che casualmente è collegato ai DS di Bologna, che casualmente partecipa alla società Intermedia, che casualmente fa parte di quel gruppo che qualche tempo fa ha fatto dire ad un segretario di partito: finalmente abbiamo una banca. Sto parlando dell'impero Unipol!

Ecco, questa è la questione morale che voglio sottoporre agli amici di sinistra: in questa finanziaria è previsto che saranno distribuite almeno 1.000 nuove ricevitorie per il gioco, che almeno 500.000 italiani cominceranno a dedicarsi ai nuovi giochi di abilità elettronica nel 2007. Diventeranno un milione nel 2008, ed ognuno di loro perderà almeno 2.000 euro.

In questa finanziaria tutto questo mantiene le prebende per gli amici degli amici; con questo avrete curato i gatti randagi: bravi, complimenti! E le famiglie che magari si rovinano, i malati di mente o i poveri che vanno a giocare con le macchinette, che voi in questo modo incentivate, quasi dicendo: «Giocate di più, perché fa bene, il lunedì, il martedì, il mercoledì» o con i giochi virtuali? Cosa direte a queste persone povere che una volta entravano nei vostri pensieri?

E poi, per carità, tante buone intenzioni ci sono! Ma vede, Presidente, la fame di poltrone di questo Governo è immensa: il Credito sportivo è stato annullato, è partecipato al 75 per cento; Sogin, Sviluppo Italia, Sogesind, commissari liquidatori vari, sono stati tutti annullati! Ecco, questo ci sembra un partito fortemente attaccato alle poltrone.

E la nuova sfida sarà sulle banche popolari, sottosegretario Pinza, cui riconosco l'onestà intellettuale, perché fate sempre un grande parlare dell'Europa. Ebbene, l'altro giorno una sentenza europea ha stabilito che le banche popolari vanno bene così come sono con le quote capitarie, perché sono il frutto del lavoro e del risparmio dei nostri cari. Ebbene, lei ha subito risposto negativamente, siete pronti a fare un'altra legge per cambiare!

Ma come è questo andamento a doppia velocità, per cui quando l'Europa dice che una cosa va bene e magari parla di Pacs o quant'altro, siete pronti a cedere la sovranità popolare, mentre, quando si parla di fare gli interessi di qualche famiglia, magari trasversale, non solamente nel vostro ambito, allora si diventa fortemente antieuropeisti? Ma come funziona? Come mai fino a ieri volevate salvare il possibile ed il giorno dopo l'Alitalia viene privatizzata e magari qualcuno si arricchisce? Ci volete venire a dire chi si è arricchito in questo Paese, speculando sui titoli dell'Alitalia?

Ho posto questo problema ieri al ministro Padoa-Schioppa; non si è saputo niente. Vogliamo sapere chi è l'advisor della vendita di Alitalia, perché non vorrei che fosse qualcuno per il quale magari hanno lavorato cinque personaggi del vostro Governo e che magari si continuano a fare le privatizzazioni non per gli imprenditori ma per i prenditori, quelli che prendono del pubblico per mettere nelle proprie tasche (e il pubblico siamo tutti noi).

Si tratta allora, Presidente, di una norma vessatoria nei confronti di quella parte del Paese che è orgogliosa di tirare la carretta, che è orgogliosa di poter lavorare, che contribuisce non solo al benessere di questo Paese ma al benessere mondiale.

Chiedo scusa, signor Presidente, per questo allargamento e forse per questa presunzione, ma il Nord-Ovest copre l'1,6 per cento dell'export mondiale e l'1,3 per cento lo copre il Nord-Est. Stiamo parlando di una realtà produttiva su cui voi avreste messo le mani e su cui voi state causando dei danni, basta vedere l'andamento dell'ultimo trimestre.

Si è ridotta la crescita. Visco dice che tutti quei soldi arrivano perché hanno visto questo Governo; certo, dico io, appena hanno visto la faccia di Visco hanno mollato subito il portafoglio: «Pronti! Siamo pronti per scappare, andiamocene». E molti stanno scappando, stanno andando in Svizzera, perché non si sentono più tutelati. Provate ad andare dai commercialisti e chiedetegli come funziona per poter andare in Svizzera; c'è la coda, perché avete fatto mancare un elemento importante: il livello di fiducia nello Stato.

Il tessuto produttivo di questo Paese ha già cominciato a produrre meno. Rispetto all'ultimo trimestre, il vostro Governo ha visto ridursi la produzione del Nord-Ovest; la crescita del prodotto industriale è passata dallo 0,43 per cento dell'anno prima allo 0,31 per cento. Nel Nord-Est si è passati dallo 0,37 per cento allo 0,29 per cento.

I vostri primi due provvedimenti ci costeranno il prossimo anno 300.000 posti di lavoro: 300.000 compagni, 300.000 posti di lavoro in meno. E allora avete voglia, potete continuare a creare il tavolino, il tavolone, l'agenzia, dare un milione di euro e creare l'Ente italiano montagna, la Consulta del volontariato per la lotta contro l'AIDS (che ha sede, ovviamente, a Roma), l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autorità scolastica, con sede a Firenze e con nuclei periferici in tutte le Regioni. Qui stiamo parlando di lavoro fittizio, là parlavamo di lavoro vero, parlavamo di lavoro di persone che creavano ricchezza, che rendevano forte il nostro Paese.

In questa finanziaria, e concludo, Presidente, oltre alla questione morale legata al gioco, c'è poi anche un'altra questione. Questa finanziaria è stata il grimaldello per scardinare l'articolo 29 della Costituzione, lo ricordavano ieri gli amici dell'UDC. Attraverso questa finanziaria e la tassa di successione (su cui, compagni, indietro tutta, perché prima la tassa di successione era una cosa nefanda, adesso avete già cambiato parzialmente idea), c'è stato un tentativo di scardinare i princìpi contenuti nell'articolo 29 della Costituzione.

Voi dovete decidere cos'è la famiglia, non potete dire con un provvedimento economico: «Togliamo la tassazione da qui, proviamo a pensare alla famiglia allargata, ammettiamo la poligamia». La poligamia l'avete già sancita dal momento in cui le detrazioni IRPEF sono possibili in base allo stato di famiglia di altri Stati, per cui il cittadino dell'Algeria presenterà lo stato di famiglia, ovviamente vero, del paesello dove ha tre mogli e voi gli concedete le detrazioni. Questo principio dunque lo avete già scardinato.

Ma il concetto di famiglia non si può esimere da un confronto parlamentare serio. Venite in Parlamento a gennaio, se ci riuscite, e decidete cosa volete fare da grandi, decidete cos'è la famiglia: una, due tre mogli; un uomo, due uomini, tre uomini, un gatto, tutti assieme appassionatamente.

Non fatelo di nascosto, non fatelo dietro le spalle degli italiani, non fatelo contro la Costituzione. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Capelli. Ne ha facoltà.

 

CAPELLI (RC-SE). Signor Presidente, affronterò l'argomento che mi compete, cioè la finanziaria nei settori della ricerca, dell'università e dell'istruzione da tre punti di vista: la scelta strategica, le luci e le ombre e la connessione con la vita degli uomini e delle donne che in questi luoghi studiano e lavorano.

Il primo punto è l'elemento sovraordinatore ed è quello sul quale è più pesante e allarmato il nostro giudizio: questa finanziaria, nei settori delicati della ricerca, dell'università e dell'istruzione, drammaticamente rappresenta la fatica, la lentezza, la difficoltà di cambiare e procedere con un altro ritmo e con diversi paradigmi. Non si colloca, insomma, all'altezza di una risposta alla globalizzazione e alle nuove caratteristiche della società della conoscenza.

La globalizzazione spinge alla dealfabetizzazione di massa e all'eccellenza elitaria, alla privatizzazione dei saperi e alla frammentazione dei sistemi educativi. Non è facile andare contro corrente, ma molte Nazioni, non solo europee, in vario modo e con diversi livelli di consapevolezza e determinazione, contrastano questi processi, investono in ricerca pubblica, potenziando il sistema universitario e ridiscutendo l'efficacia e la validità della scuola primaria e superiore.

Quindi, questa finanziaria non assolve ancora in pieno all'impegno programmatico dirimente, cioè a quello, dopo una stagione neoliberista sfrenata e dopo il binomio Moratti-Tremonti, di ricostruire l'idea di uno Stato che concepisce il sapere come bene comune e come diritto universale.

Ma la finanziaria al nostro esame ha comunque una storia, un progressivo mutare e migliorarsi, soprattutto nel campo della pubblica istruzione. Qui qualcosa si è mosso e i punti positivi sono molti, anche se parziali, isolati e non legati l'uno all'altro da un respiro unitario e coerente. Si potrebbe dire: sono piccoli passi in avanti.

Indichiamo con forza il carattere negativo di alcuni provvedimenti che vengono presentati come necessari, in particolare l'innalzamento dello 0,4 per cento del numero medio degli alunni per classe e la cosiddetta clausola di salvaguardia, che derivano dal permanere nella nostra alleanza di visioni economicistiche, tese al dimagrimento dell'apparato pubblico, come se in esso tutto fosse inefficiente e improduttivo.

Questa finanziaria innalza l'obbligo scolastico fino ai sedici anni nell'istruzione e, di conseguenza, porta a sedici anni l'età minima per entrare nel mondo del lavoro. È una svolta, una decisione storica, che in cinquant'anni il Parlamento italiano non è riuscito a varare, un'opportunità d'innalzamento della cultura del Paese che dovremmo maggiormente valorizzare, su cui investire energie politiche e intellettuali, coinvolgendo, nella costruzione del futuro biennio unitario, le soggettività che abitano la scuola. Significa, cioè, intervenire nell'attuale situazione per cui il 98 per cento dei ragazzi che finiscono la scuola media si iscrivono alla scuola secondaria superiore, ma solamente il 70 per cento arriva al diploma. Bisogna, insomma, costruire una scuola che istruisce ed educa e non sia sentita dagli adolescenti come una gabbia e una costrizione.

Avremmo preferito un testo più chiaro, non condizionato dagli interessi immediati della formazione professionale, più nettamente contrario a qualsiasi sospetto di doppio canale, più capace di mettere fine agli accordi tra Stato e Regioni che, di fatto, hanno anticipato il carattere di classe della riforma Moratti nelle superiori, che, peraltro, questo Governo ha sospeso.

La parte più positiva di questa legge finanziaria è quella che avvia a risoluzione il problema dei precari docenti, purtroppo non degli ATA. È questo il segno che la politica può essere vicino alle speranze degli uomini e delle donne, praticare l'«ora e il subito». I precari della scuola hanno fatto sciopero, manifestato davanti al Parlamento e in molte piazze d'Italia. Hanno inondato la posta elettronica, non solamente della maggioranza, di comunicati e ci hanno anche narrato le loro vite.

Sono uomini e donne plurilaureati, abilitati, che da anni lavorano nella scuola senza diritti pieni. A loro abbiamo restituito il mal tolto, abbiamo dato ciò che per decenni era scandalosamente negato; abbiamo fatto un atto di giustizia sociale che fa bene alla scuola e al Paese, perché diminuisce la precarietà e, dando continuità ad un insegnante che nelle sue classi lavora, lavoriamo contro la disgregazione sociale.

Questo provvedimento apre simbolicamente le porte di quest'Aula alla società, è uno scatto di democrazia, rende quest'Aula meno separata e autoreferenziale. Spero che non sarà l'ultimo. (Applausi del Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Menardi. Ne ha facoltà.

 

MENARDI (AN). Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola; rinuncio a parlare e le chiedo di poter lasciare il mio intervento agli atti.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Fluttero. Ne ha facoltà.

 

FLUTTERO (AN). Senatore Menardi, poteva darmi i suoi minuti.

 

PRESIDENTE. Senatore Fluttero, il senatore Menardi non poteva darle minuti che non aveva; non se la prenda con lui.

 

FLUTTERO (AN). Era una battuta, signor Presidente.

I sindaci delle grandi città, lo scorso anno, scesero platealmente in piazza contro la finanziaria Berlusconi che tagliava 1,6 miliardi di euro, 3.200 miliardi di lire, tanto per ridare valore a queste cifre che alle volte ci paiono poco significative. Questa finanziaria aggiunge un ulteriore taglio agli enti locali di 2,2 miliardi euro, 4.400 miliardi di vecchie lire. Veltroni, l'anno scorso, voleva spegnere i lampioni di Roma, quest'anno - per essere coerente - dovrebbe smontarli e rivenderseli.

I Comuni dovranno ridurre i servizi o aumentare le entrate attraverso un aumento dell'ICI, addizionale IRPEF e tutte le tariffe a servizi individuali che gestiscono; di fatto un aumento mascherato, indiretto della pressione fiscale sui cittadini. I Comuni, gli enti locali in genere, in questi anni hanno in molti casi ammodernato, razionalizzato e ottimizzato i costi delle loro strutture e l'efficienza dei loro servizi. In molti casi certamente, non in tutti, ma in molti casi lo hanno fatto, non fosse altro perché hanno un rapporto diretto con i cittadini elettori, sono in prima linea rispetto alle esigenze dei cittadini. Hanno aumentato peraltro le competenze e la qualità dei servizi gestiti direttamente in ossequio al principio di sussidiarietà.

Molti di voi conoscono i centri per l'impiego, ex uffici di collocamento, che erano impresentabili quando erano gestiti a livello centrale e che oggi in molte Città e Province, grazie alla gestione molto più vicina al territorio, sono diventati strutture di livello perlomeno europeo. Come altrettanto può essere evidenziato il trasferimento a livello locale e regionale della viabilità o della gestione del territorio dal punto di vista idrogeologico.

Sempre più cose, in effetti, sono trasferite a livello locale, spesso gestite molto meglio di prima, e purtroppo sempre meno risorse. Anche in questa finanziaria si possono trovare molti esempi; un caso significativo di questo trasferimento di competenze e parallelamente riduzione di risorse è rappresentato dai commi 143-bis e 146; da una parte si autorizza il prefetto a stipulare convenzioni con gli Enti locali per intervenire con risorse locali sulle funzioni di polizia e, dall'altra parte, si dice che per il 2007-2008 occorrerà ridurre del 5 per cento la spesa corrente per la gestione dei presidi di polizia sul territorio ottimizzando e razionalizzando, di fatto chiudendo e riducendo il numero dei presidi sul territorio, a meno che non intervengano gli Enti locali.

Vorrei solo segnalare ai colleghi parlamentari, ai colleghi senatori, qualora qualcuno lo ignorasse, che ormai poco più del 10 per cento delle risorse di parte corrente di un Comune proviene dallo Stato centrale; il resto viene prelevato direttamente sul territorio.

In una situazione di questo genere, questa finanziaria si comporta come se gli enti locali fossero delle sue emanazioni dirette, fossero delle succursali rispetto alle quali s'interviene di autorità con dirigismo, con centralismo, imponendo norme, senza considerare che invece ormai c'è una forte autonomia e una dimostrazione di forte capacità - perlomeno in molte zone del Paese - di gestione efficiente ed efficace dei servizi.

Questa capacità gestionale e questa autonomia finanziaria richiederebbero una legislazione rispettosa e soprattutto un'attenzione agli enti virtuosi, cosa che non si ritrova in questa finanziaria.

Le richieste dell'ANCI, ragionevoli e spesso condivisibili, sono state in gran parte ignorate da questa finanziaria. L'ANCI, e dunque i Comuni, avevano richiesto di eliminare dal patto di stabilità i trasferimenti straordinari, le spese elettorali i cofinanziamenti dei contributi europei.

Salto una serie di valutazione per dire cosa mi ha colpito di più, questa notte, quando ho cercato di leggere questo maxiemendamento, già molto criticato, di 1365 commi: mi sento sollevato dal non doverlo votare perché faccio parte dell'opposizione e sono umanamente vicino ai colleghi della maggioranza che dovranno votarlo, non conoscendone per gran parte i contenuti.

Sono rimasto molto colpito quando ho scoperto che il combinato disposto dei commi 1111 e 1119 stravolge completamente il quadro di riferimento nel quale, con grande difficoltà, gli enti locali in questi anni hanno cercato di costruire una politica e un sistema integrato di gestione e raccolta dei rifiuti, che ci portino ad un livello occidentale, civile ed europeo, superando i livelli di emergenza che siamo abituati a conoscere in qualche parte del Paese.

Tale combinato disposto, ed è un dato allarmante, da un lato, elimina il contributo CIP 6 per la realizzazione e la gestione degli impianti di termovalorizzazione e, dall'altro lato, con il comma 1111, obbliga gli ATO a raggiungere un valore di raccolta differenziata pari al 40 per cento entro il 2007, al 50 entro il 2009 e al 60 per cento entro il 2011, con l'obbiettivo utopistico di arrivare ad una situazione di «rifiuti zero»

Cosa voglia dire tutto questo in pratica sembra difficile da capire, ma non lo è. Vuol dire che non si faranno più inceneritori? No: si faranno, ma li pagheranno al cento per cento i cittadini di quel territorio. Pensate che per l'inceneritore di Torino, che è in fase di progettazione, avremo un maggiore costo di 20 milioni di euro nel piano finanziario e gli enti locali, anziché 95 euro a tonnellata per lo smaltimento nell'inceneritore, pagheranno 135 euro a tonnellata, con un aumento del 40 per cento.

Se si cerca di scoprire per quali motivi si fischia Prodi, credo che questo sia un motivo da aggiungere a quelli che già conosciamo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Amato. Ne ha facoltà.

 

AMATO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli antichi iniziati sostenevano che dal caos nasce l'ordine. Non conoscevano però la finanziaria del Governo Prodi: un caos che partorisce solo disordine.

Disordine istituzionale, economico e sociale, che il Paese avverte come una minaccia alla propria stabilità, coesione e voglia di futuro. Da troppi mesi, infatti - attorno al disegno di legge sul quale il Governo pone oggi la fiducia - assistiamo ad un continuo sabba infernale, con parole e numeri che si scatenano senza pudore alcuno per la verità. Producendo un'interessata confusione di sensi e di significati, funzionale allo stravolgimento della realtà, al nascondimento dell'oggetto in discussione, al disegno mistifìcatorio del Governo.

Ogni tentativo di dibattito attorno alla finanziaria è sempre stato del resto travolto: dalla danza delle ore e delle cifre; da milioni di euro che cambiavano destinazione nello spazio dello stesso giorno; da promesse di finanziamenti che si rivelavano immediatamente inesistenti; da provvedimenti annunciati con gran clamore e poi subito ritirati; e da dichiarazioni che venivano smentite da altre dichiarazioni, anch'esse successivamente smentite. Per la serie: menzogne in libera uscita.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 18,30)

 

(Segue AMATO). Fino ad arrivare al massimo del ridicolo: alla contestazione in piazza di esponenti governativi, che pur dichiaravano di condividere e sostenere la manovra. Per non parlare, poi, delle continue trasformazioni subite dal disegno di legge finanziaria. La cui incessante metamorfosi ci ha portato, in realtà, a dover fare i conti con ben tre, successive e distinte, finanziarie.

La prima, varata dal Consiglio dei ministri il 3 ottobre, per una manovra da 34 miliardi e 700 milioni di euro. La seconda, uscita dalla Camera dei deputati il 19 novembre col maxiemendamento di 812 commi, per un importo complessivo nel frattempo lievitato a 35 miliardi e 400 milioni di euro. La terza finanziaria è, infine, quella che uscirà da quest'Aula, senza però che il Senato abbia potuto, effettivamente, conoscerla, valutarla e discuterla. Perché questa è, in realtà, una finanziaria imposta dal Governo, attraverso il ricorso al voto di fiducia su di un maxiemendamentone di 1365 commi, che ribadisce sostanzialmente la prevista manovra da 35 miliardi e 700 milioni di euro.

Una finanziaria «prendere o lasciare», da approvare per astratta scelta ideologica o per cieca fede politica; e che ha, di fatto, esautorato il potere del Senato a tutto favore del Governo.

L'unico elemento di continuità delle tre finanziarie - oltre alla capacità di scontentare tutti (ma proprio tutti!) - è però rappresentato dal continuo ricorso alla pressione fiscale. Una pressione che deve essere, tra l'altro, calcolata sommando ai 35 miliardi e 700 milioni di euro di questa «finanziaria - tutta tasse» anche i 6 miliardi di euro già previsti dal decreto Visco-Bersani. L'operazione finanziaria (attuata dal Governo Prodi, per consentire allo Stato di mettere le mani nelle tasche dei cittadini) arriva perciò a sfiorare i 42 miliardi di euro, ossia 84.000 miliardi di vecchie lire.

Mentre, lo stesso ministro Padoa-Schioppa ha ammesso, in più di un'occasione e con sconcertante cinismo, che per soddisfare Bruxelles e risanare i conti pubblici, bastava fare effettivamente una manovra di soli 15 miliardi di euro. Ed allora perché quei 20 miliardi e 700 milioni di euro in più (cui vanno sommati i 6 miliardi del Visco-Bersani)? A che servono? Alla crescita produttiva non certamente; come hanno sottolineato tutti gli organismi economici italiani ed internazionali, OCSE compreso, lamentando l'assenza di riforme e di tagli alla spesa pubblica improduttiva. Né servono ad una maggiore equità, viste le proteste di tutte le categorie sociali, compresi gli operai di Mirafiori.

Ed allora, a che servono? A realizzare un'operazione di trasferimento di potere.

Perché togliere soldi ai singoli e alle famiglie, alle imprese e agli enti locali, per concentrare tutte queste risorse nei Ministeri del Governo centrale, lasciandole alla discrezionalità di questi ultimi, significa modificare radicalmente l'equilibrio su cui si regge il rapporto Stato-cittadino. E' perciò in tale desiderio di puro e totale dominio della politica sulla società che va cercato il senso di questa finanziaria.

Una finanziaria di potere, al servizio delle clientele del potere. Un altro elemento di continuità presente nelle tre finanziarie è dato dalla penalizzazione di quello che doveva essere il fiore all'occhiello del nuovo Governo di centro-sinistra: l'innovazione, la cultura, la ricerca, l'università e la scuola.

Prendiamo i beni culturali. Qui, in finanziaria, è evidente la scelta a favore dello spettacolo, attraverso il rifinanziamento (sia pur modesto) del FUS e del cinema, ma a scapito della conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico.

Faccio un esempio concreto. Ho visto accolti diversi emendamenti della maggioranza che distribuiscono un po' di soldi a pioggia o istituiscono strutture o musei più o meno fantasiosi, ma ho visto bocciato un emendamento, dotato di copertura, che chiedeva di finanziare il definitivo restauro e recupero dei beni ancora danneggiati dall'alluvione di Firenze del 1966. Beni collocati presso l'Archivio, la Biblioteca nazionale e la Sovrintendenza di Firenze, ma di proprietà dello Stato.

La sensazione è che il caos della finanziaria, foriero di disordini, serva comunque alla maggioranza e al Governo per meglio coprire regalie e favori. Piccoli interessi di bottega che niente hanno a vedere con una logica di programmazione.

Certo, nel dibattito di questi giorni, è emersa la necessità di riformare la legge finanziaria, di ripensare questo strumento di allocazione programmata delle risorse, che è obbiettivamente imploso. Resta però il fatto che qualsiasi modello istituzionale presuppone comunque un Governo omogeneo e coerente al proprio interno. Proprio ciò che non è e non può essere il Governo Prodi. Così contraddittorio e caotico da trovare solo nella gestione e nel mantenimento del potere la propria ragion d'essere.

La verità, allora, è che questa finanziaria, dove confusione programmatica e sordida manutenzione del potere si intrecciano, è semplicemente fatta ad immagine e somiglianza di questo Governo, il quale potrà forse incassare la fiducia richiesta, ma è ormai sfiduciato dalla maggioranza degli italiani che, con l'approvazione della finanziaria, avranno sicuramente una ragione in più per fischiare Prodi. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rossi Fernando. Ne ha facoltà.

 

ROSSI Fernando (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, perché questa finanziaria non attua il programma dell'Unione? Il programma era davvero condiviso e rappresentava un serio compromesso, un accordo di Governo tra varie posizioni e progetti socio-politici o era solo un passaggio tattico, una fase politica in cui faceva premio il prioritario e pur condivisibile obiettivo di vincere le elezioni e togliere il Governo al centro-destra?

Io non so nel versante più centrista, ma per Rifondazione, i Comunisti Italiani, i Verdi e Consumatori quell'accordo era un accordo vero, un compromesso a cui si è creduto e tuttora, pur con meno entusiasmo si crede, per realizzare il massimo di giustizia sociale e di nuovo sviluppo; pur all'interno di un'alleanza strategica con forze, indubbiamente moderate, ma che con noi si sono fatte carico di realizzare quel programma nell'interesse generale del Paese.

Invece, già in alcune accentuazioni durante la campagna elettorale, poi nella stessa formazione e composizione del Governo, ma ancora di più in seguito fino a questi giorni non sono certo mancate autorevolissime analisi politiche del tipo: nell'Unione c'è un blocco maggioritario riformista moderato che ha cultura ed esperienza di Governo, nonché i giusti rapporti nazionali e internazionali, per garantire una politica compatibile con gli equilibri esistenti, le altre forze hanno un ruolo ancillare e sono isolabili e sostituibili (come, non casualmente, la stampa italiana controllata dai più grossi gruppi finanziari e industriali ha sostenuto, dapprima invocando la grande coalizione, alla tedesca, e ora facendosi mallevatrice di un allargamento al centro).

In verità, tale idea forza era già contenuta nelle riforme elettorali miranti a costringere le forze politiche minori a dipendere dalla magnanimità di quelle maggiori, ma di ciò discuteremo nel proseguo della legislatura.

Chi sta dentro quel progetto, ma non vuole metterla giù dura e cruda, sostiene che è colpa del Governo precedente (con i rimborsi IVA e sparizione dei fondi Alta Velocità) se in finanziaria non sono previste risorse per attuare le scelte di giustizia sociale e di nuova qualità dello sviluppo contenute nel nostro programma. Da tale assunto, pur in parte vero, ma smontabile, si fa discendere un ulteriore, e ancor meno condivisibile, ritorno al vecchio "prima si risana, poi si sviluppa", che il programma dell'Unione definiva un errore delle passate esperienze di Governo.

La questione della pace (con l'evidente contraddizione tra gli impegni di guerra in Afghanistan e la mancata sospensione dell'accordo militare con il Governo israeliano, a fronte dell'embargo nei confronti delle Autorità di Governo palestinesi, per tralasciare le incredibili dichiarazioni di autorevolissimi uomini di Stato e di Governo rilasciate nel corso delle cerimonie in occasione del tardivo ritiro delle nostre truppe dalla guerra irachena) ed ora questa finanziaria. In più, si profila all'orizzonte un secondo tempo che, invece di rappresentare un tardivo ritorno al programma, ci viene presentato come foriero di ulteriori liberalizzazioni e di messa in discussione del diritto costituzionale, ancorché di programma, ad una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro.

Sono elementi che pongono un serio problema a tutta l'Unione, ma in particolare alla sinistra e alla sua componente comunista. Chi finge di non vedere o non credere nei sondaggi può andare tra la gente o prestare attenzione alle prese di distanza, penso alle dichiarazioni iniziali di Epifani "questa è la mia finanziaria" e ora a quelle attuali e ai vari, e variamente espressi, distinguo che, rispetto a finanziaria e politiche di Governo, ora giungono da autorevoli leader e da importanti settori del centro‑sinistra.

La vittoria elettorale con la sconfitta del Polo di centro-destra e di Berlusconi, che ne era e resta il vero dominus, aveva creato illusioni, aspettative e benevole predisposizioni anche in chi non ci aveva votato. Ce ne siamo accorti e tutti lo abbiamo ripetuto nei recenti mesi estivi, ma ora il clima è molto cambiato e recuperare la fiducia e il consenso di chi è stato deluso è ancor più difficile che acquisire nuovi consensi. Anche recentemente, molti opinionisti hanno indicato proprio nelle promesse mancate uno dei maggiori handicap elettorali del centro-destra.

Se le cose stanno come tanti indicatori ci evidenziano, bisogna con urgenza correre ai ripari e l'unica strada possibile è aggiustare questa finanziaria nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. È possibile farlo attraverso leggi, decreti e circolari attuative, che evidenzino un ritorno allo spirito, e forse anche, se necessario, alla lettera del programma elettorale, in modo che il Paese possa cogliere e capire la direzione di marcia, l'inverarsi dell'ambizioso progetto originario.

Mettiamo allora da parte il ricorso a pronunciamenti e richiami a comando del superliberista commissario europeo o dei suoi funzionari; le mire egemoniche; gli interessi di bottega e il parlare d'altro, altrimenti ci giocheremo il contatto e il contratto sociale con le nuove generazioni, con chi vive del proprio lavoro e con chi fa un'enorme fatica a guardare al presente ed ancora peggio al futuro con serenità.

Possiamo e dobbiamo riprovarci, ma se non è questa la strada che insieme si decide di ripercorrere, se si pensa di potere uscire dai binari o di sganciare vagoni o di non rispettare regole basilari di pari dignità tra alleati, allora la sinistra, e ancora più chi si ritiene comunista e sente il compito di tenere aperte le vie per la positiva evoluzione della partecipazione democratica, dell'organizzazione sociale e produttiva e del rapporto uomo‑natura, non potrà continuare ad assumersi responsabilità non sue e a temporeggiare fino a quando non saremo già andati a sbattere.

È una riflessione per ora latente, ma che, se le cose non cambiano, si renderà necessaria e cogente, non per un malinteso orgoglio ideologico, o ancora peggio orgoglio di partito, ma neanche solo per assolvere al sacrosanto dovere di salvare la sinistra e la sua credibilità dalla altrimenti prevedibilissima disfatta elettorale dell'Unione.

C'è anche un'altra questione a cui erroneamente non prestiamo la necessaria attenzione: fonti attendibili parlano di 1.800.000 cittadini coinvolti nell'attività della malavita organizzata; tantissimi giovani non trovano lavoro o lo trovano precario; i lavoratori in età matura, espulsi dal processo produttivo; le donne non occupate; i piccoli imprenditori in difficoltà, ma anche lavoratori che, smarrita una coscienza di classe nella moderna parcellizzazione del lavoro, si vedono travolti - e da soli - di fronte a enormi difficoltà della famiglia.

Pensiamo con più attenzione a quanto avviene in interi quartieri di Napoli, ma anche in altre periferie urbane e mettiamo tutto ciò in rapporto a quello che può produrre vivere queste situazioni con una difficoltà culturale a mantenere una criticità verso i disvalori del dio denaro, fuori, e a volte apertamente contro, i tanti momenti di coinvolgimento sociale, civile, politico, culturale e finanche religioso, che finora hanno aggregato, garantito socializzazione civile e tenuta viva la nostra democrazia.

In questo quadro, in questa situazione, è cresciuto un moderno sottoproletariato che vive una profonda crisi e non possiamo pensare che sia attrezzato per aspettare i nostri rinvii e guardare avanti. Come è già avvenuto in Italia in passato, ed in tempi più recenti in Paesi e popoli dell'Est o del mondo arabo (molto c'è di questo dietro l'integralismo religioso) se anche a sinistra non ci saranno progetti, se la sinistra non sarà credibile, queste masse andranno a destra.

Io voterò quindi questa finanziaria sbagliata, e che resta tale nonostante le parziali aperture (significative in sé, ma ininfluenti nel modificarne l'impianto) e nonostante l'accoglimento di alcuni emendamenti che ho condiviso con il Gruppo, in particolare con i Verdi, frutto del lavoro e dell'impegno di Natale Ripamonti in Commissione bilancio.

Ma non darò il mio voto di fiducia, come cortesi ma pressanti sollecitazioni di vecchi e nuovi compagni, amici e colleghi hanno caldeggiato, per non far cadere Prodi o perché, come senatore ferrarese e come rappresentante del Partito dei consumatori abbiamo - come si usa dire con un brutto termine - portato a casa qualcosa. Tra l'altro, non ho ancora ben capito se, quando e su quali soccorsi finanziari potranno sperare i 1.200 cooperatori che, con il fallimento della Costruttori di Argenta, hanno perso tutti i risparmi delle loro famiglie e in questi mesi sono faticosamente aiutati dal sacrificio solidale dei soci lavoratori di altre cooperative.

Io darò questa fiducia, perché voglio ancora credere che si possa tentare una ripartenza dell'Unione e del suo progetto per l'Italia. Continuerò a rappresentare il Partito dei consumatori, a collaborare strettamente con l'Associazione Verdi Ambiente e Società e con l'ADUSBEF, che ho il dovere di ringraziare per avermi aiutato con la loro competenza a definire delle proposte e delle ipotesi finanziarie e tecniche che avrebbero meritato una maggiore attenzione del Governo. Ma come diciamo a Ferrara, e forse anche altrove, "le uova sono buone anche dopo Pasqua" e quindi insisteremo, sperando in un maggior ascolto nei prossimi mesi.

Quelle messe a punto sono valutazioni e proposte che abbiamo già diffuso tra precari e pensionati, che mettono al centro anche il tema dei saperi, della ricerca e dell'innovazione, ma che qui non ho il tempo di illustrare, avendo scelto di svolgere un intervento focalizzato sul tema dei difficili rapporti tra la sinistra e il riformismo debole dell'Unione. Sarei quindi grato al Presidente se potesse disporre la pubblicazione della restante parte del mio intervento in allegato al Resoconto della seduta.

Il mio voto di rinnovata fiducia nelle funzioni e nei compiti dell'Unione e del suo Governo, finché la ragione dei fatti non dimostrerà l'inutilità di tali sforzi, non mi impedisce di esprimere una profonda critica politica a questa finanziaria, né a quegli atti e decisioni che, certo non solo a mio personale avviso, sono o saranno ritenuti errori e decisioni incoerenti rispetto al programma assunto da questo o quel Ministro o dallo stesso Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo IU-Verdi-Com).

 

PRESIDENTE. Senatore Rossi, la Presidenza la autorizza ad allegare la restante parte del suo intervento.

È iscritto a parlare il senatore Gentile. Ne ha facoltà.

 

GENTILE (FI). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione della finanziaria 2007 sotto forma di maxiemendamento vanifica il lavoro svolto dai colleghi senatori e dalle Commissioni parlamentari.

Per la prima volta nella storia repubblicana, infatti, questa finanziaria non ha avuto nessun passaggio parlamentare né alla Camera né al Senato. Abbiamo avuto invece un maxiemendamento che è apparso nell'Aula del Senato all'ultimo minuto, che è stato emendato decine di volte, che è scomparso e ricomparso come un fiume carsico, creando un fortissimo disagio non solo alla stragrande maggioranza dei cittadini ma anche alle Aule parlamentari che dovevano istituzionalmente esaminare ed eventualmente modificare il testo governativo.

Sulla testa del Parlamento, quindi, si vuole approvare una finanziaria che è figlia dell'arroganza politica di questo Governo e del suo premier Romano Prodi. L'alleanza stretta che il presidente Prodi ha coltivato con la sinistra estrema del nostro Parlamento ha assunto un peso decisivo sulle principali scelte di politica interna, economica ed estera del nostro Paese.

Il successo ottenuto da Rifondazione Comunista in materia di immigrazione, l'abolizione del respingimento alle frontiere, la sanatoria di fatto di oltre 300.000 clandestini attraverso l'abnorme rigonfiamento del decreto flussi, la demolizione della Bossi-Fini, stanno a testimoniare l'impronta determinante della sinistra estrema nella finanziaria 2007; e non è finita qui. Voglio solo ricordare il ridimensionamento della politica della sicurezza del nostro Paese: solo la Polizia di Stato perderà nel prossimo triennio circa 12.000 addetti, con pesanti decurtazioni sia sui rinnovi contrattuali che sulle retribuzioni.

È di fronte a tale scempio politico ed istituzionale che tutti i gruppi dirigenti dell'economia, della finanza, dell'informazione, del nostro Paese, che pure avevano simpatizzato per il centro-sinistra, sono ora fortemente delusi dall'azione di Governo e cercano in ogni modo sbocchi nuovi per uscire da questo pantano le cui responsabilità ricadono esclusivamente su Prodi e sulla sua compagine governativa.

E che dire del Mezzogiorno? Le fasce più deboli e meno protette della nostra società risentono fortemente dell'asfissiante pressione fiscale prevista in questa finanziaria. Manca del tutto una politica del Mezzogiorno; anzi, nelle Regioni del Sud (Calabria, Campania e Puglia), ormai, si vive in un clima di forti contrasti sociali, con una criminalità organizzata che, non adeguatamente contrastata dal Governo, è ormai dilagante ed occupa ruoli e funzioni che dovrebbero essere rivestiti dalle Istituzioni democratiche. Il sottosegretario Meduri - calabrese come me, al momento qui presente in Aula - ne sa qualcosa della nostra martoriata Calabria e di quello che avviene da tanti mesi.

Questo è il motivo per cui sostengo che i servizi del Sud sono tutti, ormai, al collasso: i treni vengono soppressi sulle tratte ioniche; le opere pubbliche sono bloccate; la legge obiettivo approvata dal Governo Berlusconi - che aveva conferito un forte impulso all'economia del Sud - è stata completamente annullata, provocando, di fatto, un blocco delle grandi opere meridionali (compreso lo Stretto di Messina, che rappresentava l'icona della modernità del nostro Paese).

I Comuni, sia di centro-destra sia di sinistra, sono all'opposizione del Governo Prodi e, pur rappresentando il primo baluardo della democrazia nel nostro Paese, vivono momenti di forte disagio istituzionale, a causa di un Governo miope, che ha perso ogni utile contatto con la realtà circostante.

È per queste ragioni, egregio presidente Calderoli, che non solo non voteremo la fiducia, ma, anzi, lavoreremo assieme alla stragrande maggioranza degli Italiani per far cadere questo Governo, che può essere definito, senza tema di essere smentiti, il peggiore, il più arrogante ed il più deludente della nostra storia repubblicana. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ramponi. Ne ha facoltà.

 

RAMPONI (AN). Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei sei minuti a mia disposizione toccherò, di questa finanziaria, gli aspetti riguardanti la difesa e la sicurezza.

Essa ha rappresentato un fiasco colossale: credo che nessuno di noi avrebbe immaginato, per la maggioranza, un disastro del genere. Tale fiasco, però, non è rappresentato e denunciato da noi, ma da tutti i cittadini italiani, tanto che trovo abbastanza pleonastico dover ripetere ed indicare le componenti negative di tutto il discorso, perché ormai essi ce le hanno rivelate.

Se, per caso, si potesse dar luogo ad un referendum (non per tutti i cittadini, ma limitatamente a quelli che hanno concesso il proprio voto alla maggioranza in carica), gli elettori ne decreterebbero il disastro, perché sono scontenti assolutamente tutti (ed è difficile comprendere come si possano scontentare tutti). Lo stesso discorso di chi mi ha preceduto - il senatore Rossi Fernando - è la raffigurazione di un disastro. Se l'è, poi, cavata affermando che, avendo fiducia nel futuro, esprimerà voto favorevole: se fosse coerente, avrebbe preannunciato di esprimere voto contrario.

Ora, questa finanziaria ha scontentato tutti e, naturalmente, anche la componente degli operatori della difesa e della sicurezza, i quali, molto rispettosi delle norme e delle leggi, non hanno dimostrato in piazza: soltanto i sindacati delle forze di polizia lo hanno fatto; tutta la componente militare, invece, si è chiusa in un dignitoso riserbo, lasciando parlare l'organo di rappresentanza (il COCER). Questo ha espresso il proprio malessere e malumore, ma non solo: è stato anche ricevuto dal Presidente del Consiglio, con il quale ha conferito, formulando proposte.

Tutto questo, però, è stato invano: nonostante le infinite retromarce ed aggiunte di emendamenti che hanno caratterizzato questi ultimi tre mesi, infatti, per quanto riguarda la difesa e la sicurezza, poco o nulla è stato fatto.

Perché sono scontenti gli operatori della difesa e della sicurezza? Lo rivelerò, poi, alla fine del mio intervento, svolgendo alcune puntualizzazioni per indicare gli errori grossolani commessi ed il tradimento perpetrato nei confronti di questi uomini, che costituiscono uno dei pilastri istituzionali del nostro, come di tutti gli Stati del mondo. Essi sono scontenti perché si è agito in modo differente da quanto avevamo fatto noi: la nostra esperienza di Governo - come tutti sapete - è stata inserita ed immersa in una recessione che ha penalizzato notevolmente le nostre intenzioni e le nostre possibilità di incidere positivamente verso un maggiore sviluppo del nostro Paese, secondo quanto avevamo promesso.

Purtuttavia, per quanto riguarda il discorso della difesa e della sicurezza, noi abbiamo avuto, come prima preoccupazione, quella di tutelare il personale. Cioè, nonostante ci fossimo trovati in una situazione obiettivamente difficile, che abbiamo ribaltato soltanto nell'ultimo anno - perché quello che sta accadendo oggi, con l'aumento incredibile ed imprevedibile delle entrate e con uno sviluppo che si avvicina al 2 per cento del PIL non ci ha accompagnato negli anni precedenti - siamo riusciti a superare determinati traguardi, fondamentali per il personale.

A differenza delle 18.000 lire, del famoso rinnovo del contratto fatto dal Governo di centro-sinistra precedente, noi abbiamo consentito un rinnovo del contratto più che dignitoso; abbiamo finanziato un riallineamento di certe carriere; abbiamo consentito la parametrazione delle varie categorie, altra esigenza fortissimamente sentita dal personale, che aveva ottenuto dai Governi precedenti solo la promessa di realizzazione, mentre noi l'abbiamo realizzata e finanziata; abbiamo stanziato 300 milioni di euro, cioè circa 600 miliardi di vecchie lire, per la realizzazione del riordino delle carriere.

Questi sono i punti fondamentali del personale che noi abbiamo tutelato, mi direte, a detrimento dell'ammodernamento e del rinnovamento, certo, ma dovendo scegliere, noi abbiamo deciso, prima di tutto, di tutelare il nostro personale. (Richiami del Presidente).

No, signor Presidente, sto guardando l'orologio, ed ho ancora almeno due minuti.

 

PRESIDENTE. La matematica potrà essere un'opinione, ma il tempo no. Le mancano quarantacinque secondi.

 

RAMPONI (AN). Comunque io stavo guardando l'orologio!

Volevo aggiungere alcune considerazioni. Si decide la partecipazione all'operazione Libano, tutta la maggioranza è entusiasta, a parte una piccola componente che però condiziona; poi, nella finanziaria si riducono del 15 per cento le risorse per il reclutamento e quindi, da una parte, si prevede un aumento di impiego nelle operazioni di 2.500 uomini, dall'altra, se ne tolgono 14.000. Si limita a 1.000 unità l'arruolamento dei nuovi agenti di polizia e dei Carabinieri. Mi chiedo dove fosse il Ministro dell'interno che da una parte stipulava il patto con i napoletani e il patto con i calabresi, promettendo l'incremento delle forze di polizia, e dall'altra permette, come è stato ricordato prima, una riduzione di quasi 12.000 uomini.

Lo stesso dicasi per quanto riguarda la posta per il riordino: noi, come ho detto, per tre anni, abbiamo fornito risorse; poi è venuto in Commissione il vice ministro Minniti dicendo che, in prospettiva, vi saranno più risorse e invece non hanno stanziato neanche una lira, hanno predisposto pochissime risorse per il rinnovo del contratto.

Per quanto riguarda poi il funzionamento, hanno stanziato inizialmente 400 milioni, ridotti poi a 350, però contemporaneamente hanno ridotto l'acquisto di beni e servizi, che vuol dire 400 milioni in meno.

Allora, perché continuare? I cittadini di tutti i ceti, di tutte le categorie hanno già sentenziato il fiasco. E perché questo accanimento nei confronti del personale? Perché chi prevale, nell'ambito della compagine governativa, è una frangia, non molto numerosa ma determinante, che ha continuato, per tutta la sua esistenza, ad essere contraria, in opere e in prediche, nei confronti del personale delle forze armate e del personale delle forze dell'ordine: ecco perché non andranno molto lontano. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. Senatore Ramponi, lei ha cominciato a parlare alle ore 18,52 e 39; quindi, è bene che faccia rivedere l'orologio da un abile orologiaio, perché ha parlato per nove minuti.

È iscritto a parlare il senatore Viceconte. Ne ha facoltà.

 

VICECONTE (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa finanziaria il Governo Prodi blocca in modo irreversibile il processo di infrastrutturazione organica del Paese già avviato e attivato dal Governo Berlusconi.

Il Presidente del Consiglio per tenere insieme la sua variegata coalizione rosso-verde con qualche raro puntino bianco è costretto ad accettare i ricatti e i diktat dei vari ministri, come Pecoraro Scanio e Bianchi, che per loro filosofia politica devono dire sempre e comunque no ad opere pubbliche oggettivamente improcrastinabili anche contro l'interesse del nostro Paese.

Ecco allora che si dice no al Ponte sullo Stretto di Messina, all'asse viario Umbria-Marche, all'asse ferroviario Torino-Lione del Corridoio 5, al valico ferroviario lungo l'asse Genova-Milano e altre ancora, solo per l'esigenza interna all'attuale Governo mirata alla tenuta della maggioranza.

Il centro-sinistra ha voluto, con argomenti pretestuosi e polemiche strumentali, ridimensionare il significato positivo dei risultati ottenuti dal Governo Berlusconi.

Questa legge finanziaria è una legge ingiusta che non risana i conti e non produce alcuno sviluppo del Paese. Tutti gli italiani sono colpiti negativamente da una manovra finanziaria scritta in un laboratorio intriso di tecnicismo, di propositi vendicativi, di una ingiustificata e assurda ansia livellatrice e pauperista. Ma il Paese, l'Italia ha già reagito; i due milioni di persone a Roma ne sono l'esempio lampante.

Grazie al sistema di tassazione pensato e attuato dal Governo Berlusconi, il gettito derivante dai tributi è cresciuto dell'11 per cento, facendo segnare maggiori incassi per oltre 37 miliardi di euro. Il Governo Prodi non ha il coraggio di prendere atto del proprio fallimento. Oggi basterebbe una manovra intorno allo 0,8 per cento del PIL per poter rispettare i parametri di Maastricht. Il risultato di questa politica finanziaria, con l'aumento di due punti della pressione fiscale, sarà mettere in seria crisi la ripresa economica e la crescita del nostro Paese nel 2007.

Il nostro Mezzogiorno, di cui tanto parla questo Governo, si trova ingiustamente privato di ben 4 miliardi di euro scippati al FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate) che quando eravamo al governo del Paese con Silvio Berlusconi presidente il centro-destra aveva destinato a nuove infrastrutture e a nuove opere pubbliche. La stagione della legge obiettivo, in cui tante opere pubbliche sono state progettate, condivise con le Regioni, cantierate e alcune ultimate, è stata bloccata.

È veramente assurdo che il Governo Prodi pensi di destinare solo 3,3 miliardi di euro nel triennio 2007-2009 per il rifinanziamento del programma della legge obiettivo. È inconcepibile pensare di collegare al fondo TFR i finanziamenti a favore delle Ferrovie per l'Alta velocità, per investimenti in materiale rotabile e per la rete ordinaria. Il Fondo TFR appare sempre più come una specie di artifizio contabile e, pertanto, risulta assolutamente incerto se non addirittura inammissibile, oltre che ancora soggetto al giudizio di EUROSTAT. Anche l'OCSE il 28 novembre scorso ha severamente bocciato la manovra Prodi.

Un'ulteriore incapacità di questo Governo di dare risposte univoche per il rilancio del Sud è stata dimostrata sul tema dell'utilizzazione delle accise sulla benzina. Questo Esecutivo, strabico nell'azione politica, ha ritenuto opportuno riconoscere tale diritto soltanto alla Regione Sicilia che raffina il petrolio e non alla Regione Basilicata, che è il più grande produttore di petrolio del nostro Paese, riuscendo da sola a ricoprire circa il 15 per cento del fabbisogno energetico nazionale.

Pur sottolineando di non aver nulla contro la Sicilia, noi contestiamo un provvedimento che discrimina i lucani trattandoli come cittadini di serie B.

Vorrei rivolgere un invito alla senatrice Finocchiaro, la cui sensibilità è nota, ad indurre il Governo a rivedere questa posizione considerando che non solo la Sicilia, che comunque rimane penalizzata, ma anche la regione Basilicata, seppur piccola, fa parte del Mezzogiorno e quindi dell'Italia.

Questa finanziaria non convince e non piace al Paese. Il Paese, signor Presidente del Consiglio, purtroppo per lei e per il suo Governo, vuole già voltare pagina. Le nostre famiglie non potranno sopportare la stangata che il Governo Prodi ha preparato con aumenti indiscriminati dei costi per le prestazioni sanitarie, per le tasse automobilistiche, con carichi di balzelli sul risparmio, sulle successioni, sulle donazioni e sulla casa.

Economisti di livello internazionale da tempo rilevano pubblicamente che sarebbe stata sufficiente una manovra composta per circa 15 miliardi di euro. Dove saranno destinati i 25 miliardi di euro in più? Su nuove spese correnti dirette solo a sostenere macchine burocratiche inutili e costose, oltre che dannose, per soddisfare le pressanti richieste dei sindacati protetti dalla sinistra estrema e radicale che condiziona e detta legge all'interno di una maggioranza parlamentare piena di pesanti e ormai insanabili contraddizioni.

Per queste ragioni esprimiamo un forte dissenso al Governo Prodi, autore di una manovra priva del necessario impulso alla crescita e alla competitività del sistema Paese.

Il Paese ha bisogno di ben altro! Ha bisogno di coraggio, di fiducia e di credere in una Italia libera e forte, in cui siano stimolati i fattori dello sviluppo e ridotti i costi dello Stato nei comparti della spesa corrente.

Noi parlamentari di Forza Italia rimaniamo a fianco dei cittadini di questo Paese per dare voce a chi è esasperato e deluso, per continuare a difendere quelli che vogliono il vero sviluppo nel rispetto della dignità di ogni cittadino. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanoletti. Ne ha facoltà.

 

ZANOLETTI (UDC). Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, quanto sia fatta male questa finanziaria - perché eccessiva, perché punitiva dei ceti medi produttivi, senza essere di aiuto e di vantaggio per i deboli, soprattutto senza una strategia, un progetto - lo hanno detto, prima ancora dei tanti colleghi dell'opposizione intervenuti, gli esponenti della sinistra. Ricordiamo le frasi di Chiamparino, di Cofferati, della presidente Bresso ed in ultimo di Amato, di Fassino, o l'intervento - che abbiamo ascoltato poco fa - di un esponente della maggioranza. Lo hanno detto le contestazioni di Mirafiori, le grandi manifestazioni di Roma e di Palermo fatte dall'opposizione, ma anche quelle fatte dalla sinistra stessa.

Ed è stato in quelle manifestazioni che abbiamo ascoltato gli slogan più duri, più difficili verso il Governo. Ne cito solo uno, che si può dire: «Un euro per il Governo "amico"» è l'espressione di una delusione profonda.

Ed è vero che questa finanziaria è fatta male anche per quanto riguarda l'agricoltura, settore di cui mi occupo, anche se debbo riconoscere che questa non è la sua parte peggiore; anzi, contiene degli aspetti positivi, ma anche in questo caso vi sono carenze, insufficienze, passi indietro, tant'è vero che il parere votato in Commissione dalla maggioranza ha contenuto ben 12 pesanti osservazioni. La maggioranza non ha avuto il coraggio di essere conseguente e di porre almeno quelle come condizioni, ma questo ha dimostrato che, al di là del gioco delle parti, anche la maggioranza era insoddisfatta e solo alcune di queste osservazioni sono poi state accolte nel testo definitivo del maxiemendamento.

Ma, al di là dei provvedimenti, vi sono tre aspetti nel modo di procedere del Governo e della maggioranza per la formulazione di questo documento che devono far riflettere e preoccupare per il presente, ma ancor di più per il futuro.

In primo luogo, quando il presidente Prodi ha presentato i documenti finanziari aveva dichiarato con orgoglio di essere riuscito a non aumentare le tasse, a redistribuire la ricchezza, a far partire lo sviluppo; cioè il miracolo in poche parole! Ed ha mantenuto questa convinzione, nonostante le critiche mai così diffuse nel Paese, mai così tante, provenienti dai settori della sua maggioranza, nonostante i sondaggi unanimi nel rilevare il calo del consenso, i giudizi delle società di rating. Anzi, di fronte a queste proteste, ha affermato: «Protestano tutti; dunque vuol dire che va bene!». Una frase che ricorda quella, molto pericolosa: «Tanti nemici, tanto onore!». A chi contesta, risponde: «Voi siete strumentalizzati».

Orbene, questo - a mio parere - è un atteggiamento che dimostra una forte presunzione intellettuale ed umana, prima ed ancora che politica, che se continua può trasformarsi in arroganza e che significa un pericoloso distacco dalla volontà popolare.

In secondo luogo, una delle critiche più frequenti che la maggioranza passata di centro-destra si era sentita rivolgere era: «Voi non concertate!». Ricordiamo tutti le grandi disquisizioni tra concertazione e consultazione. Ebbene, queste accuse vi erano nonostante quella maggioranza avesse sottoscritto il Patto per l'Italia; nonostante quella maggioranza, per fare riforme importanti come la legge Biagi e quella sulle pensioni, avesse discusso per due o tre anni. Questa maggioranza, invece, fa il decreto Bersani-Visco all'improvviso; un decreto che tocca pesantemente le professioni o altri interventi e con lo stesso sistema fa la finanziaria.

Guardate che le categorie hanno protestato con voi, prima ancora che per il merito, per il metodo con cui portate avanti i provvedimenti. Mi sembra che stia emergendo un nuovo tipo di figura di concertazione: la concertazione a fatti avvenuti. Ai farmacisti che protestavano la ministro Turco dopo il provvedimento ha detto: «Guardate che la concertazione è nel nostro DNA: vi convocherò». Bella cosa, a fatti avvenuti, concertazione a posteriori.

Terza osservazione. È vero, colleghi, che la finanziaria è sempre un provvedimento complesso e difficile ed è vero altresì che è sempre ben ascoltare, cambiare, accogliere proposte migliorative, ma in questa occasione la finanziaria è cambiata ogni giorno. Ci sono stati provvedimenti annunciati e poi ritirati, anzi provvedimenti contrari a quelli proposti, e i cambiamenti fatti non sono stati introdotti tanto su proposta dell'opposizione, ma su richiesta, su pressione, su ricatti della maggioranza stessa.

Quanti esempi potremo fare? Quante volte abbiamo letto di ultimatum, di minacce, di ricatti per l'appunto da parte della maggioranza? Questo significa una cosa precisa e, ripeto, preoccupante. Significa che c'è una profonda e lacerante divisione all'interno della maggioranza, che finora è stata aggiustata, sono stati trovati dei compromessi in nome della sopravvivenza. Ma guardate che compromessi fatti per questi motivi, compromessi al ribasso, hanno portato in questo caso all'ampliamento della manovra, a fare pochi tagli e a mettere tante tasse, a non avere, ed è pericolosissimo, alcun progetto, nessuna linea strategica.

Ebbene, non di questo comportamento, non di questa mentalità ha bisogno il Paese. Al Paese occorrerebbe continuare quel processo di ammodernamento che era stato iniziato, pur con ritardi e difetti, nella legislatura passata, ma di questo non si parla più. Anzi, si fanno passi indietro.

Se penso a cosa sta succedendo nella mia regione Piemonte per quanto riguarda la TAV e l'autostrada Asti-Cuneo, devo essere non solo preoccupato, ma assolutamente arrabbiato. La Asti-Cuneo una volta era attesa e per essa sono previsti i finanziamenti e tutte le procedure, secondo le richieste del Governo anche di centro-sinistra; viene bloccata per la volontà incomprensibile del ministro Di Pietro ed è inutile che noi, in questo Senato, votiamo degli ordini del giorno che vengono accolti dal Governo: non significano proprio niente.

Non solo si fanno passi indietro, ma si preannunciano da parte vostra volontà controriformiste - penso, ad esempio, alla legge sul lavoro - che, ripeto, assolutamente non vanno bene.

Concludo dicendo: la presunzione, dunque la mancanza di concertazione, di coinvolgimento, dunque i dissidi della maggioranza sono fattori che, al di là di questo provvedimento, sono fonte di grave preoccupazione per il futuro del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saporito. Ne ha facoltà.

 

SAPORITO (AN). Signor Presidente, nel mio intervento recupererò anche i cinque minuti del collega che ha rinunciato. Anch'io, in otto-dieci minuti cercherò di trattare alcuni aspetti del dibattito di queste ore sul disegno di legge finanziaria.

Signor Presidente, sono preoccupato non tanto per le soluzioni che si vanno a individuare nel testo della legge finanziaria, ma perché il ricorso alla fiducia da parte del Governo fa interrompere in continuazione, in questo primo scorcio di legislatura, quel dialogo virtuoso tra maggioranza e opposizione attraverso cui si applica una norma costituzionale, quella della partecipazione dei cittadini, mediante le rappresentanze politiche presenti in Parlamento, alla gestione e alla definizione degli scopi e degli aspetti della gestione politica del nostro Paese.

Lo abbiamo detto anche in altre circostanze, ci siamo anche permessi di evocare la responsabilità di chi ha, nel nostro ordinamento, nella nostra Costituzione, potestà, capacità e possibilità di intervenire su questo argomento, che è pericolosissimo.

Infatti, come diceva Lelio Basso tanti anni fa, noi viviamo in un sistema democratico e il contenuto di democraticità si garantisce se i cittadini possono realmente partecipare alla definizione delle politiche attive del nostro Paese. Guai se così non fosse, sosteneva più di trent'anni fa Lelio Basso, per il quale - pur non vedendo la Costituzione con tutti i meriti che gli altri vantavano - la Costituzione comunque ha imposto la necessità del dialogo tra maggioranza e opposizione, tra le diverse forze politiche, perché solo così le decisioni che si prendono possono rappresentare e interpretare i bisogni e le esigenze dei cittadini. Questo non avviene.

Quando si pone la questione di fiducia su un provvedimento si interrompe il circuito virtuoso di colloquio tra maggioranza e opposizione. Questo è grave sotto il profilo politico, ma anche sotto il profilo costituzionale. Ci troviamo di fronte a scelte che la maggioranza sta compiendo non per la prima volta, ma ripetutamente. Mi pare sia la settima o l'ottava volta che il Governo fa ricorso alla fiducia.

Ci sarà un giudice a Berlino (Berlino potrebbe essere anche il più alto colle, non lontano da questa istituzione) che si renda finalmente conto che il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale: non la rappresenta simbolicamente, come un titolo onorifico, ma perché deve contribuire a definirla concretamente. Mi sembra invece che, dal momento che non si tiene conto di quanto sta succedendo ora nel nostro Paese, della coesione sociale che non esiste e dello scontro terribile in atto, la gente non si senta rappresentata. Non avviene con la maggioranza attuale e, forse, non si è sentita rappresentata neanche in passato durante il nostro Governo.

Voglio fare un discorso generale: è pericolosissimo quando c'è una scissione terribile e quasi definitiva tra la comunità, i bisogni della gente, le aspettative e le speranze dei giovani e delle diverse categorie e ceti sociali e un Parlamento che va avanti per conto suo, operando scelte nelle quali i cittadini non si ritrovano.

È un problema gravissimo, rispetto al quale mi permetto di evocare la responsabilità di chi è in potere di intervenire: i Presidenti della Camera dei deputati e del Senato, il Presidente della Repubblica e i grandi organi di stampa. È possibile che non c'è nessun avviso di pericolosità di fronte a ciò che sta succedendo oggi nel nostro Paese?

Volevo fare questa denuncia a nome del mio partito e del mio Gruppo perché noi non riteniamo che la politica sia uno scontro continuo. Siamo una forza politica che vuole il colloquio e lo dimostriamo nelle Commissioni giorno per giorno, quando cerchiamo di avviare un dialogo che - ahimè - non c'è, non per colpa nostra, ma perché i rappresentanti della maggioranza - in quest'Aula come nelle Commissioni - non ritengono o non sono abilitati a cercare quel dialogo essenziale per la democrazia positiva.

Vorrei soltanto aggiungere alcune osservazioni. Viviamo in un Paese nel quale vi sono istituzioni nobili, ad esempio gli istituti e le scuole di formazione pubblica: l'Istituto diplomatico italiano, la Scuola superiore della pubblica amministrazione e la Scuola Vanoni per la formazione di alti dirigenti. Ebbene, non si può con un tratto di penna cancellare queste realtà, perché questo avviene nelle disposizioni da ultimo introdotte in questo provvedimento.

Con un segno di penna si cancellano anni di gloriosa storia di scuole pubbliche nelle quali si sono formate tantissime giovani generazioni, tanti dirigenti dello Stato e degli enti pubblici: si è formata una classe dirigente, politica e non politica, che rappresenta l'eccellenza del nostro Paese.

Allora, ci chiediamo il perché di questa operazione che, tra l'altro, era stata negata dal ministro competente per materia Nicolais, quando in Commissione, messo di fronte al pericolo che noi in qualche modo paventavamo, aveva detto: non dovete avere questa preoccupazione, perché è nel Parlamento che dobbiamo dialogare, con voi stabiliremo come affrontare il problema della formazione pubblica, ma sicuramente - disse queste testuali parole - queste benemerite scuole di formazione pubblica non possono essere cancellate così, se non attraverso un provvedimento condiviso in Parlamento.

L'abbiamo vista la condivisione! C'è una norma che cancella la Scuola superiore, cancella l'Istituto diplomatico, cancella la Scuola Vanoni, cancella altre scuole per creare un'agenzia pubblica di formazione.

Pensavo che il comunismo avesse abbandonato l'idea egemone; la formazione della dirigenza dello Stato è una delle cose importanti. Allora (e mi rivolgo agli amici dell'area moderata della maggioranza), qual è il disegno che sta dietro? È quello che, attraverso un'agenzia di formazione, si possa definire la dirigenza del Ministero degli affari esteri o dell'interno; anche la scuola del Ministero dell'interno è inclusa: viene cancellata e posta in questa agenzia pubblica di formazione. Non solo: vi rientra anche la formazione della dirigenza tecnica, finanziaria ed economica, attraverso la Scuola «Vanoni», che non è di oggi, ma è una scuola che esiste da tanti anni, non c'entra, non l'ha fatta il Governo Berlusconi! Si tratta di scuole consolidate, guidate per tanti anni da Ministri di sinistra o di centro-sinistra. Non si capisce perché questa esperienza debba essere cancellata e si costituisce un'agenzia che rappresenta - mi dispiace far accenno a qualcosa che è sgradevole - un mezzo per accontentare qualcuno che non è più parlamentare, non è più Ministro, ma vuol fare quello che faceva la funzione pubblica una volta: occuparsi della formazione della classe dirigente nel nostro Paese.

Riguardo al FORMEZ, anche colleghi della Margherita sono intervenuti in Commissione, pregando di non far cessare un'esperienza essenziale nell'emancipazione del Mezzogiorno, nell'aiuto ai Comuni del Mezzogiorno. L'esperienza del FORMEZ, un'esperienza di sessanta-settant'anni, tutto ad un tratto, per cambiare la dirigenza, si elimina; si trovano dei sotterfugi - che poi sono ridicoli, perché lo capiscono tutti - per azzerare questa classe dirigente. Teniamo conto che non è nemmeno un ente pubblico; è un'associazione, un consorzio in cui prevalenti sono i Comuni e Province. Allora i Comuni, le Province, le Regioni avrebbero dovuto segnare il cammino di una riforma del FORMEZ. Anche sul FORMEZ avevamo avuto delle garanzie che non sono state mantenute.

Presidente, tutti parlano della pubblica amministrazione come di una grande risorsa, una struttura essenziale, un soggetto primario per aumentare la competitività del nostro Paese. Se la pubblica amministrazione è così centrale nelle politiche attive dei nostri giorni, negli obiettivi che voi e noi abbiamo per delineare l'orizzonte, per soddisfare le speranze e le aspettative del nostro Paese, come è possibile che si attacchi la pubblica amministrazione con uno spoils system che non si era mai visto?

Tutto ciò che non era stato fatto come spoliazione dal decreto Bersani-Visco si fa con le norme aggiunte all'ultimo momento al disegno di legge. Ritengo che stiamo offendendo la pubblica amministrazione, che non può essere terrorizzata, come sta facendo questo Governo, perché se terrorizzata diventa nemica.

Per antica tradizione, i Governi che non hanno la sollecitudine di guardare con apprezzamento verso la pubblica amministrazione sono Governi che non capiscono che essa è lo strumento di democraticità nel cambiamento, nei passaggi di coalizione. La democraticità del sistema e la legalità del nostro Paese sono assicurate da una dirigenza pubblica all'altezza della situazione. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Baldini. Ne ha facoltà.

 

BALDINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in conseguenza delle iniziative del Governo in materia economica e finanziaria è indubbio che i cittadini, soprattutto quelli più deboli, hanno ormai la percezione di un Governo nemico, che comprime la libertà di iniziativa, che crea nuove e più diffuse povertà, che considera i suoi cittadini come sudditi, ma soprattutto come presunti criminali fiscali da spiare e da controllare in ogni loro manifestazione.

Chi produce profitto, chi si impegna rischiando propri capitali, chi si sacrifica per dare una speranza in più ai propri figli, chi svolge un lavoro professionalmente autonomo, chi sviluppa impresa è considerato un soggetto socialmente pericoloso, negativo, antisociale, quasi amorale che in quanto tale il Governo ritiene opportuno combattere e perseguire.

Questo Governo ha fallito in ogni direzione, ma soprattutto nella parte che avrebbe dovuto maggiormente caratterizzare la sua azione politica: le fasce più deboli sono diventate ancora più deboli, i pensionati e gli operai hanno meno disponibilità economiche, la solidarietà sociale si è ridotta ad un semplice slogan e i cittadini con minori possibilità hanno minori opportunità di riscatto.

Quello che mi preme sottolineare è che questo Governo non ha titolo a governare perché non ha una legittimazione elettorale e perché in Senato non ha una maggioranza di parlamentari eletti. Questo Governo si regge in modo esclusivo sulla base di un risultato elettorale ancora incerto e che dovrà essere definito attraverso il nuovo controllo delle schede e sulla base anche del voto determinante dei senatori a vita.

Un risultato elettorale incerto non poteva legittimare la costituzione di un Governo con una maggioranza così ristretta e di fronte ad una situazione di così grande incertezza il rispetto verso gli elettori e il senso dello Stato avrebbero dovuto indurre il centro-sinistra a percorrere la strada di un ritorno immediato a nuove elezioni. Sul secondo punto, che riguarda il voto dei senatori a vita, determinante per la permanenza di questo Governo, credo non si debba abbassare la guardia.

L'articolo 1 della Costituzione afferma che la sovranità appartiene al popolo: questo articolo è un pilastro fondamentale ed irrinunciabile a cui ogni altra ragione deve uniformarsi e piegarsi. Il valore assoluto di ogni democrazia si fonda sul voto dei cittadini e le maggioranze che sostengono un Governo devono essere costituite da rappresentanti democraticamente eletti. Quando questo principio viene disatteso si può determinare, come si è determinata oggi in Senato, una grave violazione delle regole democratiche. Questa non può definirsi democrazia, ma un colpo mortale per la democrazia stessa. Non possiamo tacere al Paese che il voto dei senatori a vita viene usato come un grimaldello per manomettere le regole democratiche.

Soprattutto agli ex Presidenti della Repubblica, che hanno rappresentato l'unità nazionale, si chiede come si possa costituire un partito da usare sempre e comunque contro l'opposizione democraticamente eletta. Dobbiamo oggi guardare, visti questi comportamenti, ad alcuni messaggi inviati alle Camere non come frutto di un'esigenza di riflessione sui problemi delicati della vita del Paese, ma come strumenti di lotta politica.

Emblematico è il messaggio sul pluralismo dell'informazione: un messaggio apparentemente fondato sull'esigenza di tutelare libertà e democrazia, che però oggi, alla luce di questi comportamenti, si solleva il dubbio che sia stato strumento per sferrare un attacco al Governo Berlusconi e alla Casa delle Libertà. Un attacco che, richiamando quel messaggio, si è riproposto puntualmente con un disegno di legge vendicativo e punitivo come quello recentemente presentato dal ministro Gentiloni.

A coloro che sono stato considerati i Padri nobili del nostro Paese, che hanno rappresentato le più alte cariche dello Stato e che hanno illustrato il nostro Paese per grandi meriti, rivolgiamo un invito perché non consentano di essere ascritti tra coloro che hanno affondato le regole della democrazia e che hanno soppresso la sovranità popolare.

Questi elementi sono di per sé sufficienti per chiudere definitivamente una fase politica negativa, su cui incombe l'assenza delle regole democratiche, e aprire una fase politica nuova. Occorre infatti, e concludo, ricreare le condizioni perché vi sia certezza democratica e un Governo che sia in grado di garantire e tutelare i diritti di tutti i cittadini.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mazzarello. Ne ha facoltà.

 

MAZZARELLO (Ulivo). Non so se lei ha la stessa impressione, signor Presidente, ma la mia è che i colleghi del centro-destra abbiano sempre lo stesso schemino un po' consunto dall'inizio del dibattito. Vorrei sottolineare, invece (in modo che la leggano, chiedo scusa se mi rivolgo in questo modo), che la finanziaria, insieme alle cose importanti che c'erano già all'inizio della presentazione e nei i parametri fondamentali impostati dal Governo - giusti - è cambiata molto, con il lavoro della Commissione bilancio del Senato.

È cambiata moltissimo perché dà, mette, assume, con diverse misure, un impegno maggiore nella direzione dell'equità e della giustizia sociale, rafforza e dà corpo ulteriore al lavoro per contenere i costi dello Stato. Pensate agli articoli e alle scelte che si fanno per diminuire i costi della politica, molto forti, molto importanti: per la prima volta, si va incontro ad un'esigenza che i cittadini sentono, ma anche ad un'esigenza, credo, della democrazia (con l'abolizione di tanti consigli d'amministrazione inutili, ad esempio) e ci sono nuovi contenuti per dare più spinta e più slancio all'idea dello sviluppo.

Vi è un atteggiamento di attenzione verso i ceti più deboli, verso il mondo del lavoro, con misure come l'articolo 1 della finanziaria, che dice che le entrate derivanti da nuove tasse in ragione della lotta all'evasione fiscale (non per nuove tasse, ma in ragione della lotta all'evasione fiscale) saranno redistribuite avendo come parametro fondamentale l'attenzione al mondo del lavoro e ai ceti più deboli.

Così, per quanto riguarda uno slancio maggiore all'idea di sviluppo, viene data un'attenzione particolare alla piccola impresa, al mondo dell'artigianato. Leggetela, perché è davvero così.

Prima ho parlato della Commissione, ma forse dovrei parlare della maggioranza della Commissione, perché, purtroppo, l'opposizione di centro-destra si è dispersa in un meccanismo di ostruzionismo rifiutando l'idea di un confronto vero, di discutere questioni vere, di fondo, stando alla propaganda; l'abbiamo sentito anche qui. Lo direi ai colleghi del centro-destra, se ci fossero.

 

PRESIDENTE. Un paio ce n'é, anzi ne è rimasto uno. Pochi, ma buoni.

 

MAZZARELLO (Ulivo). Riconosco che è così.

Guardate, siamo di fronte ad un Paese (è un dato fondamentale) che fino a qualche anno fa partecipava per il 5 per cento al mercato mondiale e ora è sotto al 3 per cento; un Paese che - lo abbiamo imparato a scuola - non ha materie prime, ma le compra, le trasforma e le vende: non vendiamo più niente, per dirla in un modo un po' rozzo. È una strada che porta all'impoverimento del Paese.

Voi avete governato per cinque anni. Potete pensare di comportarvi come se passaste di qui per caso? Ma scherzate? Opponendovi - con un atteggiamento non molto credibile, devo dirvelo - ad un Governo che governa da cinque o sei mesi? Non è credibile. Vi rivolgo l'appello a leggere la finanziaria, come è stata trasformata dal lavoro della maggioranza parlamentare qui al Senato.

Prendo la parte relativa ai trasporti e alle infrastrutture. Sono stati fatti diversi interventi, anche questi pieni di propaganda, ma abbastanza vuoti. Come ci consegnate il Paese? Per quanto riguarda il trasporto aereo, con l'Alitalia che rischia di portare i libri contabili in tribunale.

 

NOVI (FI). Siamo in pieno miracolo.

 

MORANDO (Ulivo). Per salvare Alitalia ci vuole un miracolo, un vero miracolo!

 

MAZZARELLO (Ulivo). Con infrastrutture in condizioni tali che cantieri già aperti avrebbero chiuso, se noi non avessimo rifinanziato le Ferrovie. Infatti, nella finanziaria dello scorso anno, non solo avete diminuito le risorse, ma avete definanziato gli interventi.

I cantieri avrebbero chiuso senza un serio intervento, operato prima con un provvedimento in corso d'anno e poi con questa finanziaria. Avete ridotto le Ferrovie a non poter fornire più un servizio decente alla gente, in particolare ai pendolari. Siete consapevoli di quanto è successo ai pendolari e al trasporto locale negli anni del vostro Governo? Un disastro, rendetevene conto e assumetevi qualche piccola responsabilità.

Faccio un altro esempio: i porti, che sono una grande opportunità di sviluppo e di lavoro per il Paese, in quanto il Mediterraneo è pieno di traffici. Ebbene, i porti italiani - sembra un caso ma è proprio così - sono cresciuti in percentuale fino al 2001 più di quanto crescessero i grandi porti del Nord Europa. Poi, con una finanziaria, avete deciso di bloccare gli investimenti portuali. Quindi, i porti italiani in questi ultimi anni hanno avuto sviluppo zero (mentre in Spagna crescevano del 10 per cento). Ecco cosa avete combinato, e con riferimento solo ad un settore di cui voi parlate spesso.

Non c'è l'abbandono dell'idea di realizzare le infrastrutture importanti per il nostro Paese (e anche la portualità è infrastruttura importante). Esiste un disegno, non un abbandono; viste le risorse a disposizione, esiste la scelta di chiudere le opere fondamentali già aperte: altro che abbandono del terzo valico, e lo dico da ligure. I soldi per il terzo valico non c'erano prima e non ci sono neppure ora. Questo perché al momento si fa la scelta di dare respiro e permettere alle Ferrovie di riaprire i cantieri che erano stati chiusi utilizzando, con un'operazione importante, i debiti della famosa ISPA (strana società da voi costituita a carico del bilancio dello Stato dell'anno passato). Questa è l'eredità che ci avete lasciato e questa è la svolta che abbiamo determinato.

Per i porti, nella finanziaria interviene una svolta vera e importante (lo dicono tutti gli operatori). Termina finalmente il blocco da voi determinato e nuove risorse sono messe a disposizione. Questo è scritto e vi invito a leggerlo perché, continuando ad usare il vecchio schemino, non comprenderete questa parte. Nascono nuove opportunità e nuove risorse, dando il via ad un processo che è sempre stata una delle richieste della portualità italiana: l'autonomia finanziaria. Anche questo sta scritto, chiedete agli operatori.

Interviene una svolta in un campo che rappresenta una grande opportunità per il Paese. (Richiami del Presidente). Termino, Presidente. Leggete che finalmente c'è un impegno nuovo per dare risposta ai pendolari delle Ferrovie; ci sono risorse per comprare carrozze nuove in sostituzione dello schifo - mi si conceda il termine - che avete determinato in questi cinque anni.

 

NOVI (FI). Ereditato da voi.

 

PRESIDENTE. Senatore Novi, la invito a moderarsi.

 

MAZZARELLO (Ulivo). Ci sono risorse per dare una nuova spinta alla sicurezza stradale in quanto i morti hanno cominciato a ricrescere sulle strade dopo la famosa patente a punti e sono stati necessari nuovi interventi. Guardate che nella finanziaria c'è scritto: vi pregherei di leggerla e di uscire da quegli schemini un po' propagandistici e un po' vuoti che avete usato fin qui. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Grassi. Ne ha facoltà.

 

GRASSI (RC-SE). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, come primo elemento non posso esimermi dal mettere in evidenza, innanzi tutto, l'entità di questa finanziaria: circa 35 miliardi di euro disegnano una manovra oggettivamente «pesante», mentre sarebbe bastata una manovra di circa 20 miliardi per rispettare le richieste europee. È stata invece respinta la proposta di stabilizzare il debito avanzata da una rete amplissima di economisti; è stata rifiutata l'ipotesi di spalmare la riduzione del debito su due anni.

Dentro questa cornice, va collocata l'analisi del provvedimento, necessariamente articolata, che mette in luce i passi in avanti compiuti, i positivi elementi di discontinuità rispetto alle manovre del centro-destra, ma anche gli aspetti che inducono a gravi e fondate preoccupazioni.

La manovra mette in atto, attraverso la riforma delle aliquote IRPEF e del nuovo regime di detrazione e assegni famigliari, una positiva redistribuzione verso la fasce di reddito basse, mentre quelle medio-alte subiscono un aggravio.

Di fronte all'elevato livello di evasione fiscale, ritengo molto positivo l'impegno di questo Governo nella lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale. La nostra opinione è che i 33 miliardi di gettito recuperati dovranno andare prioritariamente a migliorare la condizione dei ceti sociali più deboli, attraverso l'aumento della spesa sociale e dei redditi più bassi, come i lavoratori precari, i pensionati al minimo, gli incapienti.

Giudico negativamente, invece, i pesanti tagli ai trasferimenti agli enti locali, che si tradurranno in addizionali IRPEF, nuove tasse di scopo, aumento dell'ICI, nonché in riduzione dei servizi sociali e aumenti delle tariffe. La prospettiva è che il saldo, tra vantaggi fiscali e aggravi sulla tassazione locale, sia, per larghi settori popolari, tutto negativo. Con una mano si dà, con l'altra si prende.

A questo si aggiungono i tagli alla sanità. La rieintroduzione dei tickets è una misura che contestiamo profondamente perché iniqua e perché mette in difficoltà le persone più deboli come gli anziani e i migranti. Ritengo positiva l'esclusione dei tickets per i codici verdi del pronto soccorso, e su questo provvedimento c'è stato un impegno particolare del Gruppo di Rifondazione Comunista. Restano purtroppo confermati i tickets sui codici bianchi e soprattutto quelli di 10 euro sulle ricette, una misura, questa, che ha sollevato le giuste proteste dei pensionati, venuti a manifestare anche sotto questo Palazzo!

Ma quali sono i settori che guadagnano maggiormente da questa manovra? Come ammesso dalla stessa Confindustria, sono innanzi tutto le grandi imprese e in particolare quelle produttrici di armamenti: a cominciare dalla riduzione di cinque punti del cuneo fiscale, dunque del costo lavoro, oltre 6 miliardi vengono destinati appunto alle imprese. Inoltre, il 40 per cento del taglio di questo cuneo, cioè del costo del lavoro, non ha riguardato i lavoratori dipendenti, come promesso in campagna elettorale, ma è stato usato per il recupero fiscale a favore di tutti i contribuenti indistintamente.

Si tratta di risorse che, nonostante alcuni parziali incentivi, non vengono finalizzate alla creazione di nuova occupazione a tempo indeterminato, né a favorire l'ingresso delle donne nel lavoro, né a ridurre significativamente la piaga del lavoro giovanile precario.

Ancora una volta si punta a un recupero di competitività internazionale basato sulla riduzione del costo del lavoro, come se non bastasse all'Italia avere uno dei più bassi livelli salariali in Europa e uno dei più alti tassi di flessibilità del lavoro e invece di affrontare in tempi stretti il superamento della legge n. 30 del 2003, oggi si parla di aprire un «tavolo per la produttività» per intervenire ancora di più sulla flessibilità degli orari incidendo anche sulle condizioni di lavoro.

La scarsa competitività delle nostre imprese sta nella loro arretratezza tecnologica: infatti, destiniamo una delle più basse percentuali di spesa in ricerca e continuiamo a mantenere la gran parte dei nostri ricercatori in una situazione insostenibile di precarietà.

Per quanto riguarda il settore della scuola, rilevo anche qui luci e ombre: importante la stabilizzazione di 150.000 lavoratori, sacrosanto mantenere le graduatorie per i precari, ma per il miglioramento delle strutture scolastiche sì prevede poco o nulla, mentre si destinano 150 milioni alle scuole private.

Un'altra rilevante fetta di risorse viene destinata al finanziamento della cosiddetta mobilità lunga per 6.000 lavoratori delle grandi imprese, le quali potranno ristrutturarsi utilizzando risorse pubbliche per i prepensionamenti, mentre le crisi delle piccole imprese vengono scaricate duramente sui lavoratori in termini di licenziamento. Perché queste differenze di trattamento? Anche per questi lavoratori bisognerà prevedere al più presto adeguati ammortizzatori sociali.

Un altro provvedimento che ha incontrato il dissenso dei lavoratori (penso ad esempio all'assemblea della FIAT dei giorni scorsi) è l'avvio dei fondi pensione senza un accordo preventivo nella coalizione. Da un lato, si è di fatto espropriata la volontà dei lavoratori in merito a una quota di salario differito con il meccanismo del silenzio-assenso; dall'altro lato, la nostra contrarietà riguarda la mancata attivazione di fondi pensione pubblici presso l'INPS, così come previsti nel programma dell'Unione.

Il vero nodo è l'insufficiente copertura della pensione dopo la riforma Dini. È innanzitutto questa che va ripensata per garantire pensioni dignitose ai lavoratori giovani e ai precari. Ritengo comunque che qualsiasi intervento sulle pensioni debba partire da un aumento di quelle minime e debba essere concordato preventivamente attraverso una consultazione democratica dei lavoratori.

Registro positivamente una misura sulla quale siamo riusciti a migliorare il testo qui al Senato: mi riferisco agli interventi di maggiore controllo sulle imprese volti ad affrontare la piaga delle morti sul lavoro, che solo nel 2005 sono state oltre 1.200! Ritengo importante a questo proposito l'impegno del mio Gruppo che ha determinato un accordo per l'assunzione di ulteriori 200 ispettori del lavoro.

Giudico invece negativamente il fatto che non si è attuata una misura incisiva di contenimento dei costi della politica e soprattutto che non siano stati ridotti i compensi milionari dei manager pubblici.

Infine, signor Presidente, desidero dedicare quest'ultima parte del mio intervento a uno degli aspetti più gravi di questa finanziaria: si prevede un aumento inaccettabile, visti i sacrifici che vengono chiesti ai lavoratori e ai pensionati, delle spese militari, cinque punti percentuali in più rispetto all'ultima legge di bilancio. Solo per nuovi investimenti nella difesa si stanziano 1.700 milioni di euro per il 2007: è quasi il doppio del bilancio di competenza dell'università e della ricerca! In tre anni saranno destinati complessivamente 4,5 miliardi di euro.

Colleghi del centro-sinistra, in queste ultime settimane registriamo un clima di sfiducia (che commetteremmo un grave errore a sottovalutare), soprattutto da parte di quei settori sociali che hanno pagato duramente l'entrata nell'euro e che oggi senza alcun meccanismo di recupero del potere di acquisto dei salari (ruolo svolto in passato dalla scala mobile) si trovano a non arrivare alla fine del mese. Sono le fasce della popolazione che più hanno nutrito fiducia verso il nostro Governo, sperando, con l'avvio di una nuova fase, di uscire da una situazione al limite della sopportazione.

Cito solo, ad esempio, come manchi ancora una politica seria di edilizia popolare; e le risorse chieste da Rifondazione sono rimaste purtroppo a livello simbolico. Numerose famiglie spendono per l'affitto o per il mutuo più della metà dei loro redditi; sono centinaia di migliaia gli sfratti previsti, un fenomeno sociale gravissimo, che non ha eguali tra i Paesi europei avanzati.

Signor Presidente, come ho detto, la finanziaria contiene alcuni elementi positivi, ma purtroppo, anche molte cose negative. La voterò per senso di responsabilità e per impedire che si determini un quadro politico ancora peggiore di quello attuale.

Detto ciò, superata questa finanziaria, ritengo che, invece di annunciare una «fase due» imperniata su riforme strutturali a base di elevamento dell'età pensionabile e di una generale liberalizzazione dei servizi pubblici da affidare ai privati, si debba tutti insieme rimediare a questo clima di sfiducia.

Se il Governo Prodi vuole mettersi in connessione con il suo popolo, deve avere il coraggio di aprire una nuova fase, prima di tutto di risarcimento sociale per quei lavoratori e pensionati che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Augello. Ne ha facoltà.

 

AUGELLO (AN). Signor Presidente, colleghi senatori, credo sia davvero ingeneroso asserire che l'opposizione si sia in qualche modo sottratta al confronto: ne sono testimoni i colleghi della Commissione bilancio, ne è testimone il Paese.

La verità è che ci siamo trovati di fronte ad una situazione abbastanza anomala: ci siamo trovati di fronte una legge finanziaria che poteva cambiare ogni ora, che poteva cambiare in ogni luogo e che, in effetti, cambiava, sfogliando anche le pagine dei quotidiani, da un giorno all'altro, ma non poteva essere cambiata dall'opposizione. Era una regola non scritta: sono stati respinti emendamenti di estremo buon senso, di vario tipo.

A un certo punto, ci siamo attestati su una ridotta estrema, sperando di eliminare almeno le norme retroattive dal punto di vista fiscale; di evitare che gli studi di settore - così come intendevamo approvarli - valessero per l'anno passato; di chiedere almeno, vivaddio (lo dico ai banchi del centro-sinistra), una firma a un lavoratore dipendente, perché dia un consenso consapevole al fatto che il suo TFR viene portato all'INPS. Infatti, anche se avevamo dato luogo ad ore e ore di trattative con la Confindustria per decidere come gestire tale misura del TFR, ad un dato momento, questo Governo di centro-sinistra - che aveva ed ha al suo interno una sinistra orgogliosa, che era partita con il manifesto «Anche i ricchi piangano» e non so più cos'altro - permetterà all'opposizione di rimarcare, ed a quella sinistra in particolare, che è davvero curioso sottrarre la retribuzione differita di un lavoratore senza che sia nemmeno accolto l'emendamento che prevedeva di chiedergli la firma, perché questo è accaduto!

Allora, francamente, fatico a pensare che (al di là dell'ottima, apprezzata, riconosciuta - dal punto di vista anche qualitativo - capacità del Presidente della Commissione bilancio di dare a tutti i suoi membri la massima disponibilità nel ripulire il testo e nel migliorarlo nei suo aspetti tecnici), sotto l'aspetto politico, non vi sia stato un solo momento in cui questa maggioranza abbia inteso davvero dialogare, non solo con l'opposizione, ma con il Paese.

Ed è per questo che oggi si registra un isolamento che, francamente, si manifesta come circolare, perché coinvolge, in maniera assolutamente non discriminata, tutti i settori del Paese, da ultimo anche i rettori, che - a quanto mi è parso di capire - si sono lanciati in una sorta di interdizione all'accesso alle università per il Governo; ma non solo i rettori: dovevano piangere i ricchi, ma è finita che fischiavano gli operai.

Allora, tutto questo, anche il dibattito che stiamo svolgendo, penso metta in una qualche difficoltà. Esso, al di fuori di quest'Aula, infatti, si è già consumato: il Paese è già andato molto oltre le tesi che stiamo da giorni e da mesi mettendo a confronto. Si è compiuto un errore: pensate che il confronto è stato tale che non vi si è voluto nemmeno rimediare.

L'opposizione con fatica - e lo sottolineo per i rappresentanti del Governo che abbiamo fatto fatica - è venuta a sapere quali erano le entrate, perché, ad un certo punto, vi è stato un ritardo e vi sono stati errori. Abbiamo realizzato una finanziaria che contiene in sé un elemento di paradosso: essa ha sbagliato l'analisi di scenario (e questo può capitare a chiunque); ha perseverato nell'errore e, alla fine, ha negato l'evidenza, perché quando sono finalmente arrivati in Commissione i dati relativi alle entrate (il cui flusso, peraltro, è stato ridimensionato grazie all'opposizione, perché ci si era sbagliati includendovi 5 miliardi in più per le accise sui tabacchi), che sono così divenuti evidenti, ci è stato spiegato che rimaneva invariata la previsione strutturale dei 5 miliardi di aumento di entrate per il prossimo anno.

Questa è, oggettivamente, una misura contro il buon senso; è, oggettivamente, un modo per negare al confronto concretezza ed efficacia; è, oggettivamente, un modo come un altro per sostenere che - qualsiasi sia l'entità delle entrate - al Governo ciò non interessa, perché non intende uscire da questo impianto - che deve rimanere tale qual è - anche se è evidente a tutti che l'anno prossimo - lo ricordo al sottosegretario Sartor - le entrate strutturali non ammonteranno a 5 miliardi, ma saranno di più: diciamocelo con il sorriso sulle labbra, come si deve in un dibattito non affollatissimo. Questo ci dà la misura della difficoltà di questo confronto.

Allora, l'opposizione non può essere in qualche modo imputata di questa rigidità che, per contro, all'interno della maggioranza era invece assolutamente molle e flessibile. È vero che è cambiata la finanziaria nel maxiemendamento, è vero che è cambiata rispetto a com'era uscita dalla Camera, ma è cambiata accentuando i suoi aspetti stravaganti, con queste curiosissime norme sulla rottamazione (su cui altri si sono soffermati), è cambiata creando sistemi di agevolazione per le società quotate in Borsa che gestiscono gli immobili, che sono più agevolate del singolo proprietario di una singola casa che affitta. È cambiata perché è diventata più surreale, non più solida, non più credibile, non più vicina alle critiche che venivano da tanti settori e da tante fasce del Paese.

Allora, se questo è il momento di scarsa lucidità che ha vissuto il dibattito interno alla maggioranza e quindi poi, inevitabilmente, la relazione che si è stabilita con l'opposizione, io credo che più del nostro dovere, che è stato quello di contrastare con argomenti questa manovra, con proposte che erano fattualmente perseguibili, con richieste logiche anche di rispetto della dignità delle parti sociali e dei lavoratori, più di questo non credo che ci si potesse chiedere. Lo abbiamo fatto e abbiamo anche avuto la capacità di appassionare il Paese intorno al tema della finanziaria.

Io non sono una persona che indulge facilmente alla propaganda, lo dico con franchezza: l'enorme manifestazione di piazza San Giovanni, non è stata la causa delle difficoltà in cui si dibatte, in questo momento, il governo Prodi, non è stata una prova muscolare del centro-destra, ma è stata lo specchio dei danni che ha provocato questa maggioranza in poche settimane, allontanandosi di una distanza siderale da qualsiasi rapporto con quello che un tempo veniva chiamato il Paese reale, ma che io oggi chiamerei più che altro i segmenti sociali che, in fondo, avevano anche favorito la vittoria di questa maggioranza. Questo è ciò che è successo.

Se poi qualche collega, anche nella foga del dibattito, anche se dovrebbe concedersi relativamente alla foga nelle condizioni in cui il dibattito stesso si sta svolgendo, ritiene necessario, opportuno, utile anche al confronto, stimolare qualche nostra riflessione, dandoci qualche responsabilità, si può fare, si può sostenere qualsiasi cosa, nelle Aule parlamentari spesso si sostiene qualsiasi cosa.

Il Governo però, dovrà fare i conti, approvata questa legge finanziaria di misura, come sempre accade in quest'Aula, al suo interno e sopratutto fuori di qui perché, poco a poco, quello che avete approvato diventerà moneta sonante nelle buste paga dei cittadini, nelle delibere che alzeranno le tasse nei Comuni, nelle delibere che reintrodurranno i tickets e che alzeranno le tasse nelle Regioni.

Mano a mano che tutto questo accadrà, la mobilitazione di questo Paese per ridurre lo spazio di sopravvivenza della vostra coalizione credo che diventerà sempre più incessante e sempre più tambureggiante. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Forte).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (FI). Signor Presidente, è difficile sintetizzare i danni che questa finanziaria farà al nostro Paese. I tanti interventi hanno toccato in modo molto interessante parecchi aspetti. Io vorrei toccarne un numero molto ristretto.

Intanto, dal punto di vista economico, che dovrebbe essere ed è il punto principale di questa manovra, si potrebbe sintetizzare in questo modo: noi, il Governo Berlusconi, riducendo le aliquote delle imposte siamo riusciti a far salire il gettito; in questa manovra abbiamo sicuramente un ampio aumento delle aliquote e delle imposte, quanto al gettito vedremo i risultati: sicuramente ci saranno coloro che pagheranno di più, ma il gettito bisognerà vedere come andrà, perché purtroppo le attività di molti subiranno un netto peggioramento con conseguente riduzione dell'imponibile, e quindi, anche aumentando le aliquote, c'è il rischio di una riduzione del gettito, per cui si crea un danno allo Stato, un danno ai cittadini, una riduzione della libertà dei cittadini.

Questa finanziaria, però, non si accontenta di toccare l'ambito economico, ma spazia su ogni ramo dello scibile e della legislazione. Dalla coalizione che si batté con tanto impegno nella campagna referendaria opponendosi a qualunque modificazione della Costituzione in nome della salvaguardia del ruolo del Parlamento, ci saremmo aspettati un maggiore rispetto, anzi un rispetto (perché qui non ve n'è traccia) per le istituzioni e per il Parlamento, in particolare.

Osserviamo che in questa legislatura, ormai iniziata sette mesi fa, la maggior parte dei provvedimenti viene approvata con un voto di fiducia; con pochi voti, per di più vincolati dalla fiducia, si fa la maggior parte della legislazione. Questa è, di fatto, un'espropriazione del diritto riconosciuto al Parlamento dall'articolo 70 della Costituzione, che prevede che la formazione delle leggi spetti alle Camere, mentre le Camere, in realtà, sono ridotte a mera ratifica di decisioni prese altrove, a volte all'ultimo momento, spesso raffazzonate anche dal punto di vista formale e molto spesso rovinose per il Paese.

Su questa finanziaria è stata posta la fiducia. È sicuramente legittimo porre la fiducia sulla finanziaria, ma la finanziaria dovrebbe limitarsi al compito che la legge le affida, e cioè effettuare gli aggiustamenti dei conti e assumere provvedimenti di carattere finanziario necessari al buon andamento dello Stato per l'anno seguente.

Inserire nel disegno di legge finanziaria ogni sorta di argomento, i provvedimenti più vari, farne un documento di dimensioni mostruose e poi porre la fiducia, questo è un vulnus alla prerogativa riconosciuta alle Camere di formare le leggi.

Questo emendamento unico che sostituisce interamente il testo della finanziaria è un emendamento 5 volte più lungo della «Divina Commedia», 33 volte più lungo della Costituzione italiana, 52 volte più lungo della Costituzione degli Stati Uniti emendamenti compresi (mentre se consideriamo il solo testo originale è 92 volte più lungo). Infine, scritto su una sola riga, con i caratteri utilizzati per redigere il resoconto del Senato, costituirebbe una riga lunga 1.650 metri, ampiamente sufficiente a raggiungere da qui il colle del Quirinale dove, credo, avranno i loro dovuti dubbi e problemi a firmare questo testo quando avrà terminato il suo passaggio parlamentare.

Dico ciò anche perché vi è un messaggio dell'ex capo dello Stato, il presidente Ciampi, ora nostro collega, che affronta questo problema. Il presidente Ciampi, nel suo messaggio sull'ordinamento giudiziario del 16 dicembre 2004 - circa due anni fa - scrisse: «Con l'occasione ritengo opportuno rilevare quanto l'analisi del testo sia resa difficile dal fatto che le disposizioni in esso contenute sono condensate in due soli articoli, il secondo dei quali consta di 49 commi ed occupa 38 delle 40 pagine di cui si compone il messaggio legislativo. A tale proposito» - aggiunge il Presidente nel suo messaggio con valore costituzionale - «ritengo che questa possa essere la sede propria per richiamare l'attenzione del Parlamento su un modo di legiferare - invalso da tempo -» (non si limitava solo all'ordinamento giudiziario) «che non appare coerente con la ratio delle norme costituzionali che disciplinano il procedimento legislativo e, segnatamente, con l'articolo 72 della Costituzione, secondo cui ogni legge deve essere approvata "articolo per articolo e con votazione finale"».

L'insieme di quanto ho detto spingerà con assoluta certezza me a votare contro questa legge finanziaria. Spero che il presidente Ciampi, alla luce di quanto scrisse al Parlamento, vorrà quanto meno astenersi dal votare, seguendo in questo una prassi di posizione super partes assunta generalmente dai senatori a vita, dagli ex Presidenti della Repubblica, soprattutto su questo provvedimento che moltiplica per cento le anomalie che egli segnalò due anni fa. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Silvestri. Ne ha facoltà.

 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono tra coloro che auspicava un maggiore coraggio da parte del Governo nella direzione di una redistribuzione vera delle ricchezze di questo Paese, in un aiuto concreto per i meno abbienti, in sforzi reali per dare dignità al lavoro, sicurezza e per garantire comunque a questo Paese, che è stato devastato dal precedente Governo, un minimo di equità e di possibilità di futuro.

Alcuni sforzi sono stati fatti, ma credo che, nella sua completezza, questa finanziaria non corrisponde al programma che avevamo elaborato per il Governo, anche se a giustificazione di certo vi sono i gravi precedenti in relazione alla questione del bilancio e alla questione della ricchezza da crescere.

Talvolta, però, mi pare che sia dato più ascolto agli umori della Confindustria che alle reali esigenze della classe operaia, del precariato e di tutte quelle persone che in questi anni si sono impoveriti di fronte, appunto, ad un Paese che portava le divergenze di reddito ad alti livelli, anche con éscamotage da condoni a quant'altro.

Credo che anche sull'ambiente lo sforzo poteva essere maggiore, ma di questo parleranno altri colleghi durante il dibattito. Mi vorrei soffermare essenzialmente su un vulnus che ritengo molto grave e che, a parer mio, è anche paradigmatico rispetto ad alcuni errori fatti dal Governo e ad alcune scelte che possono anche essere talora incomprensibili. Mi riferisco essenzialmente al pacchetto delle spese militari, delle spese nel settore armiero.

In effetti, è molto difficile dire alle persone di dover fare sacrifici perché non vi sono risorse, che è necessario stringere un po' la cinghia per far crescere questo Paese, non trovare i soldi per gli emofiliaci e trovarli per le spese di armamento e di distruzione. È difficile dire a un precario di portare ancora pazienza perché per ora non riusciamo ancora a strutturare un lavoro dignitoso con le garanzie necessarie e poi, invece, appunto dare soldi ai generali, alle armi e su questo settore investire.

Poiché, però, parte del Governo e anche della maggioranza hanno detto che non è vero che vi è stato un aumento delle spese militari, preferisco leggere, perché rimangano agli atti, gli esatti numeri per cui posso dire e dico che purtroppo vi è stato un forte aumento nel settore armiero.

La spesa militare mondiale ha raggiunto livelli molto allarmanti, avvicinandosi pericolosamente ai record della Guerra Fredda e non stupiscono i ripetuti appelli alla sua drastica riduzione lanciati da James Wolfensohn, negli ultimi anni della sua presidenza della Banca Mondiale.

Nel 2005 la spesa globale ha raggiunto il record di 1.118 miliardi di dollari, che corrisponde al 2,5 per cento del prodotto lordo globale e a una spesa media pro capite di 173 dollari per ogni abitante del pianeta. L'aumento è, in termini reali, del 3,4 per cento sul 2004 e del 34 per cento per il decennio 1996-2005.

Quindici Paesi sono responsabili per l'84 per cento della spesa militare globale: gli USA per il 48 per cento, seguiti dal Regno Unito, la Francia e la Cina. L'Italia é al settimo posto e con una spesa pro capite di 468 dollari; e, in base alla spesa pro capite, l'Italia si colloca al quinto posto: dopo gli USA (1.604 dollari), l'Arabia Saudita (1.025 dollari), il Regno Unito (809 dollari) e la Francia (763 dollari), prima di Germania (401 dollari) e Giappone (329 dollari).

Finmeccanica - con un ruolo dello Stato che resta centrale nella sua proprietà - è il decimo gruppo industriale al mondo per produzione di armi e, come ha ricordato 1'«Herald Tribune» dello scorso 6 settembre, il nostro Paese è il secondo al mondo per le esportazioni mondiali di armi leggere.

La nota aggiuntiva 2007 del Ministero della difesa continua a sostenere che la spesa militare italiana corrisponde allo 0,84 per cento del PIL. Una percentuale che contraddice quella della NATO, che la calcola all'1,8 per cento, e quella del SIPRI (Istituto di ricerche sulla pace di Stoccolma), l'organismo indipendente, che nel suo annuario 2006, basato sulla media dei dati resi noti dai maggiori organismi internazionali responsabili di difesa e sicurezza, la fissa al 2 per cento.

Rispetto al 2006, con un totale di 18.787,2 miliardi di euro, la finanziaria 2007 porta il totale a 21.364,5 miliardi: un aumento del 13,7 per cento, che comprende l'incredibile fondo di 1,7 miliardi previsto al comma 492 dell'articolo 18.

Credo non ci dovrebbe preoccupare tanto la spesa per il personale, anche se incide con la percentuale abnorme - un'altra anomalia italiana - di oltre il 72 per cento sul totale, quanto piuttosto quella per armamenti, che anche il Governo attuale sembra, in modo miope, voler incentivare: la portaerei Conte di Cavour (quasi un miliardo di euro, sistemi d'arma esclusi), dieci nuove fregate (3,5 miliardi di euro), 121 caccia «Eurofighter» (oltre 6,5 miliardi di euro): da soli rappresentano l'1 per cento del nostro PIL.

Il programma di governo dell'Unione 2006-2011 contiene tre riferimenti alla necessità di politiche di disarmo. In esso leggiamo, a pagina 90: «Un'azione concertata nella lotta al terrorismo come minaccia globale e per il rafforzamento dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica deve essere affiancata da un rinnovato impegno per la lotta alla povertà, per il disarmo e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa».

Sempre nel programma di governo dell'Unione si legge, a pagina 91: «Sulla base dello spirito originario della legge 185/90, (commercio delle armi), l'Unione si impegna a che vi siano trasparenza e un più cogente rispetto delle disposizioni che impediscono il commercio delle armi in Paesi che violano i diritti umani o che siano collocati in aree di conflitto, nonché a sostenere l'adozione in ambito ONU di un trattato internazionale sul commercio delle armi.

Come terzo punto, sempre in quel programma, a pagina 109, leggiamo: «L'Unione si impegna, nell'ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti».

Purtroppo, signor Presidente, non trovo nulla di tutto ciò nella finanziaria 2007. La spesa per armamenti è spesa di morte e viene riconfermata.

Chiedo pertanto al Governo che: in primo luogo, avvii urgentemente l'attuazione dei tre punti citati del programma, sulla base del quale è stato votato; in secondo luogo, che l'Italia chieda all'Unione Europea di avviare iniziative per il disarmo globale, graduale, ma certo; in terzo luogo, che il nostro ambasciatore alle Nazioni Unite, dove l'Italia è, dal prossimo gennaio, membro del Consiglio di Sicurezza, riceva istruzioni precise per iniziative in sede ONU a favore di una nuova stagione di disarmo multilaterale; e, infine, che, con la prossima legge finanziaria, le spese per armamenti vengano ridotte.

Come vede, signor Presidente, le notizie secondo le quali vi era stata una riduzione della spesa militare all'interno della finanziaria, o comunque un non aumento, sono purtroppo notizie che non corrispondono al vero. Credo che il Governo si debba impegnare seriamente sui tre punti che erano parte del programma dell'Unione e che debba impegnare seriamente l'Italia come membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Ritengo altresì fermamente, e su questo chiudo, che esso debba accogliere l'appello che già 54 senatori avevano inviato, un appello inascoltato, che perveniva anche da varie associazioni, e, onestamente, che debba ascoltare il buon senso, se vogliamo davvero far capire che dobbiamo sforzarci, che vogliamo costituire un Paese nuovo, che ogni soldo è utile per aiutare gli ammalati, per aiutare i bisognosi, per aiutare le aziende a crescere, cioè tutto ciò che vogliamo, credo, sia maggioranza che opposizione.

È ormai inaccettabile che un tale mare di soldi venga dato per la morte e, tra l'altro, speso anche malissimo, venga dato a un sistema che non solo non porta ricchezza ma rischia di gonfiare, come evidenziano gli economisti più avvertiti a livello internazionale, la struttura industriale solo nella direzione di una militarizzazione e di un impoverimento generale. (Applausi dei senatori Salvi e Turigliatto).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Novi. Ne ha facoltà.

 

NOVI (FI). Signor Presidente, l'Italia è sopravvissuta alla corruzione giolittiana, alla dittatura fascista, al Sessantotto, al compromesso storico, alle follie di Tangentopoli, quindi, sopravvivrà anche a questa finanziaria dai 1365 commi e al centro-sinistra. Sopravvivrà anche a Prodi, a Visco, a Tommaso Padoa-Schioppa, detto anche TPS.

Quest'Italia ha energie enormi dentro sé, tant'è vero che smentisce tutti i catastrofismi e i «declinisti». Ha smentito l'Ufficio studi della Banca d'Italia e ha smentito il professor Innocenzo Cipolletta dell'Ufficio studi di Confindustria, il quale è stato ben remunerato dal Governo di centro-sinistra per le sue menzogne. Ha smentito anche grandi economisti o ritenuti tali.

Il CENSIS parla di un boom silenzioso che era già iniziato quando gli altri declinavano il «declinismo». Era già iniziato l'anno scorso, nel 2005. Consiglierei anche ai colleghi della sinistra e di quel centro alleato della sinistra di leggere ogni tanto un giornale come «il manifesto». Bastava leggere il 7 dicembre scorso su «il manifesto» l'articolo di Roberta Carlini per rendersi conto delle menzogne del Governo Prodi e dei suoi fiancheggiatori. La giornalista ha scritto che i consumi sono cresciuti del 4,4 per cento nei primi sei mesi del 2006: quindi, la crescita dei consumi è iniziata ed era forte prima che questo Governo si insediasse. L'IRES è cresciuta di 3,5 miliardi di euro grazie alle norme introdotte nel 2005 e gli studi di settore - introdotti anch'essi nel 2005 - hanno fatto la loro parte. Quindi, il maggior gettito è dovuto alle politiche fiscali del Governo Berlusconi.

Vediamo quali erano le condizioni del nostro Paese. Il livello delle esportazioni del quarto trimestre del 2005 era identico a quello del secondo trimestre del 2006. L'Italia nel 2005 esportava già come nel secondo trimestre del 2006. Vediamo cosa e dove esportava: esportava vodka in Russia, orologi in Svizzera e riso in Cina. A coloro che ironizzavano sui rapporti tra Berlusconi e Putin, ricordiamo che l'Italia ha visto incrementare il suo export verso la Russia del 43,6 per cento, del 28,1 per cento quello verso la Cina e del 25,6 per cento quello verso i Paesi membri dell'OPEC. Quindi, l'export italiano nei primi dieci mesi del 2006 è cresciuto dell'11,7 per cento.

È un Paese in ripresa e in crescita, che ha visto anche le sue 4.000 medie imprese di punta (analizzate dall'indagine Mediobanca-Unioncamere) crescere in maniera esponenziale e ha visto crescere, in maniera altrettanto esponenziale, anche quella media di 244 fornitori per media impresa. Il modello italiano del «piccolo è bello» ha salvato il Paese. Dall'altra parte, c'è la FIAT in ripresa perché il Governo Berlusconi disse alla famiglia Agnelli di impegnare i loro soldi nell'impresa e non più di finanziarla, come avveniva in passato.

Signor Presidente, a proposito delle polemiche Nord‑Sud, saprà certamente che l'intervento straordinario nel Mezzogiorno è costato meno di quanto lo Stato italiano ha speso negli ultimi 50 anni per sostenere la FIAT. Ancora, in questa finanziaria ci sono le tracce di questo tipo di politica; c'è la mobilità lunga per 6.000 operai della FIAT e c'è la disperazione e la disoccupazione per i dipendenti delle piccole imprese. Ci sono le agevolazioni alle società immobiliari quotate in Borsa, come la Pirelli, e ci sono invece le penalizzazioni per il pensionato proprietario di un piccolo appartamento.

Questa è l'Italia del centro-sinistra, questa è l'Italia che vede un Governo contestato all'interno della sua stessa coalizione. Abbiamo ascoltato i colleghi del centro-sinistra polemizzare con questa finanziaria e dire che è una finanziaria da buttare.

Gli italiani questo lo hanno capito e per questo si mobilitano nelle piazze, per questo contestano Prodi nelle piazze e per questo noi, del centro-destra, abbiamo un grande compito, quello di salvare il Paese anche da questo centro-sinistra. (Applausi dai Gruppi FI, AN e del senatore Antonione).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Villone. Ne ha facoltà.

 

*VILLONE (Ulivo). Signor Presidente, dico subito che domani voterò la fiducia al Governo, semplicemente perché sono convinto che a questo sono vincolato dal voto degli elettori che mi hanno portato qui. Certamente mi hanno votato perché il centro-sinistra sostituisse il Governo Berlusconi che ci ha preceduto, e quindi non vogliono che io adesso faccia cadere questo Governo. Ma se dovessi esprimere in questo voto la mia valutazione di questa finanziaria, devo dire che il mio voto non potrebbe che essere negativo. (Applausi dei senatori Scarpa Bonazza Buora, Cursi e Izzo).

Voglio ricordare solo due punti, due norme - per così dire - che non avrebbero dovuto esserci in questa finanziaria, e che invece ci sono.

La prima questione è scoppiata oggi, e la leggeremo sui giornali di domani: riguarda il comma 1346: una normetta di poche righe, per iniziati. È una di quelle norme che, se non si ha un'approfondita cultura giuridica alle spalle, non si capisce cosa dicano. In sostanza, si modifica il termine di decorrenza della prescrizione dell'azione di responsabilità per danno erariale davanti alla Corte dei conti. Una cosettina da niente. Senonché l'effetto di questa norma è una sanatoria generalizzata per gli amministratori pubblici che sono in questo momento davanti alla Corte dei conti assoggettati al giudizio per avere arrecato danno all'erario. La gran parte di questi giudizi - il procuratore generale davanti alla Corte dei conti ha scritto stamattina ufficialmente al presidente Salvi una lettera - andrà in fumo, andrà prescritto; pare circa il 60 per cento. Sottolineo, il 60 per cento.

Voglio dire a quest'Aula, al presidente Prodi e al Paese che questa proposta di modifica era andata nella cosiddetta cabina di regia, dove la maggioranza considerava e valutava le modifiche da fare. Nella cabina di regia è stato detto un secco no; la maggioranza in Senato aveva detto con chiarezza che quella modifica non si doveva fare. La proposta di emendamento era stata respinta. Ma quella porta che era stata chiusa, nottetempo è stata riaperta da qualcuno. E si è voluto fare una sanatoria, perché bastava aggiungere poche parole: il presente comma non si applica ai giudizi in corso. Bastava scrivere questo per evitare il problema, che invece ci sarà. Un principio, tra l'altro, di civiltà giuridica.

Questa innovazione non viene chiesta oggi per la prima volta. È almeno una dozzina di anni che si prova a modificare quella norma sulla responsabilità davanti alla Corte dei conti. Finora, la richiesta era stata sempre respinta. Io stesso l'ho fermata più volte. Dietro - diciamolo - c'è il mondo degli amministratori, in particolare il mondo delle autonomie. Guardate, in modo del tutto trasversale, quindi non mi applaudite da quei banchi lì di fronte, perché ci sono anche i vostri dietro queste cose.

Il mondo delle autonomie è un pilastro della nostra democrazia, ma sappiamo anche - e lo sappiamo perché oggi ce lo dicono i giornali e le inchieste - che è un mondo nel quale bisogna riportare ordine. Il mondo delle autonomie deve rimettere ordine in casa propria. Lo sappiamo, conosciamo le società miste, le consulenze, abbiamo sentito e abbiamo letto molto in proposito.

 

IZZO (FI). E noi campani lo sappiamo bene!

 

VILLONE (Ulivo). Ed è questo forse il modo di riportare ordine? Certamente no!

La maggioranza era consapevole e aveva detto di no. Oggi è scoppiato un caso: i senatori Salvi e Manzione hanno rilasciato dichiarazioni pesanti su questo punto, che io condivido. Si deve intervenire: secondo me il presidente Marini dovrebbe - e lo può ancora fare - dichiarare inammissibile questo emendamento perché è ordinamentale, non ha posto in una finanziaria ed è senza copertura, perché siccome non farà pagare il risarcimento allo Stato, ovviamente costa e andrebbe coperto. Credo che il presidente Marini debba fare ciò. Ma se non ritenesse di farlo, la norma andrebbe comunque corretta immediatamente. Questa norma non deve sopravvivere.

La seconda questione riguarda il tetto ai superstipendi. Con il senatore Salvi ed altri autorevoli colleghi avevamo proposto una norma che poneva un tetto generale alle retribuzioni pubbliche parametrandole a quella del primo presidente della Corte di cassazione. Badate che non si tratta di cifre miserabili: siamo nell'ordine dei 250.000 euro annui. Ci sembrava fosse una misura di equità e di moralizzazione, un segnale necessario in una finanziaria che chiede sacrifici. Anche in questo caso la maggioranza in Senato era d'accordo, perché questo emendamento da noi proposto ha ricevuto l'assenso della cabina di regia e quindi della maggioranza. Le cose dovevano andare così. Senonché, nottetempo - sto parlando anche in questo caso dell'ultima fatidica notte prima della presentazione del maxiemendamento - è successo qualcosa.

Cosa è successo? La norma da noi presentata ed assentita dalla maggioranza è rimasta, ma si è ridotta grandemente nell'applicazione, perché ora - per certe tecnicalità che non è importante citare - si applica solo ad una frazione minimale dei dirigenti pubblici. Invece è stata introdotta una norma che, per i manager pubblici, riporta il tetto a 500.000 euro, e pone la possibilità di un ulteriore incremento del 50 per cento di quei 500.000 euro, arrivando così a 750.000 euro, ed ancora - udite udite! - rende questo incremento rivalutabile annualmente secondo gli indici ISTAT. Abbiamo concesso il l'indennità di carovita a chi guadagna 750.000 euro. Abbiamo concesso loro la scala mobile! La scala mobile non ce l'ha nessuno in questo Paese, salvo chi guadagna 750.000 euro.

Ora anche qui viene da chiedersi: ma questa porta, chi l'ha riaperta nottetempo, visto che era stata chiusa dalla maggioranza? E ci possiamo sottrarre al dubbio che quelli che hanno interesse, perché guadagnano quei 750.000 euro, siano gli stessi che hanno riaperto la porta? Io credo che queste cose vadano dette in chiaro.

Come ho già detto voterò la finanziaria, anche se essa verrà ricordata come la finanziaria della sanatoria e della scala mobile per i superstipendi, perché purtroppo questo messaggio e questa immagine rimarranno nella pubblica opinione. Voglio dire al presidente Prodi che oggi ha dichiarato che non si governa con i sondaggi, che è sicuramente vero, ma quando si fanno le cose giuste, non quando si fanno le cose sbagliate. Io voterò la finanziaria perché gli elettori mi hanno votato per sostenere questo Governo. Ma non hanno votato questo Governo perché facesse queste politiche. Qui c'è una contraddizione che bisogna sciogliere.

I fischi che ha ricevuto il Presidente del Consiglio, le nostre orecchie di parlamentari che fanno il loro mestiere sul territorio li avevano già sentiti, e da tempo. E se qualcuno ce lo avesse chiesto, avremmo potuto avvertire che erano in arrivo.

Credo, allora, che dobbiamo recuperare il senso di una vicinanza all'opinione pubblica di questo Paese, dobbiamo ritrovare le correnti profonde, perché appunto non si governa con i sondaggi, ma quando si avvertono e si prendono le correnti profonde e non quando si favoriscono e si praticano clientele e favoritismi, non quando si va contro quello che si è promesso agli elettori.

Dov'è, voglio chiedere al presidente Romano Prodi, l'impegno per la trasparenza, contro i costi impropri della politica, che è nel programma elettorale del centro-sinistra, e che lo stesso Presidente ha più volte richiamato? Gli errori come quelli che qui ho raccontato vanno corretti, e subito. (Applausi dal Gruppo RC-SE ed del senatore Salvi).

 

PRESIDENTE. Senatore Villone, lei ha sollevato un problema che credo non sia di poco conto. Lei è stato benevolo nella sua espressione rispetto alla chiarezza della norma, ma essa era addirittura di una incomprensibilità totale nella lettura e credo che sia sfuggita anche all'esame della Commissione bilancio, perché comunque questa norma determina una riduzione delle entrate, non ci sono santi. Non vedo il Sottosegretario presente, ma credo che anche il presidente Morando abbia avuto chiarezza di ciò dopo che c'è stato l'esame in Commissione.

Non so, perché entriamo in un campo opinabile di prassi parlamentare, ma, come Presidente di turno, vorrei segnalare al Governo, nella sua assoluta discrezionalità decisionale, di voler ripensare a questa norma, anche rispetto alla sua copertura. Non voglio entrare nel merito di un giudizio, ma sicuramente sulla copertura di questa norma sorgono talune perplessità alla Presidenza.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, non credevo che lei facesse questa replica, ma visto che l'ha fatta e l'ha fatta da Presidente del Senato che presiede l'Aula in questo momento, sottolineo che sono a conoscenza che il Governo è ampiamente disponibile a eliminare quella norma sulla Corte dei conti. Quindi, se la Presidenza del Senato, che in questo momento lei rappresenta, è disponibile ad una operazione di questo tipo, dico subito che non ho alcuna difficoltà a chiedere al Presidente del Senato di conferirmi nuovamente la possibilità di convocare la Commissione bilancio.

Questa mattina i problemi relativi a quella norma sono stati sollevati dopo le ore 10, cioè dopo l'ora in cui mi era stato assegnato il compito di intervenire in Aula per riferire sui nostri lavori: ho terminato la seduta della Commissione bilancio alle ore 9,55 e poi sono venuto in Aula. Se la Presidenza del Senato mi autorizza a riconvocare la Commissione per esaminare quella norma - solo quella norma - e proporre qualche soluzione, io non ho alcuna esitazione a farlo.

Per le vie brevi, lei lo sa, avevo provveduto a qualche consultazione per vedere se questo era possibile, ma non avevo avuto un riscontro positivo. Se questo riscontro ci fosse, non avrei nessuna esitazione e so, per averlo ascoltato, che il Governo è disponibilissimo ad affrontare il tema con un'espunzione dal testo, ma non si voleva porre un problema che, nei confronti dell'opposizione, suonasse come una manomissione del testo oggetto della fiducia.

Se, invece, l'opposizione dovesse in qualche modo convenire sull'opportunità comunque di espungere questa parte del testo dal nostro esame, io non avrei alcuna difficoltà a convocare la Commissione per verificare se la Commissione abbia quest'orientamento, per poi tornare in Aula ed eventualmente formulare un consiglio al Presidente del Senato.

Se lei mi dice questo, io senz'altro provvedo.

 

SALVI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (Ulivo). Signor Presidente, a nome del Gruppo del quale faccio parte, che ha tenuto di recente un'assemblea che ha espresso la richiesta di stralciare quella norma, come del resto dichiarato pubblicamente dalla presidente Finocchiaro, dopo l'importante dichiarazione del Presidente della Commissione bilancio, insisto con il Presidente del Senato perché convochi al più presto la Commissione bilancio.

 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, mi pare che la soluzione prospettata dal presidente Morando sia condivisibile. Naturalmente, non c'era stato il tempo materiale per verificare tutta la massa di documenti presentati dal Governo.

Quindi, è una proposta praticabile quella di riportare il testo in Commissione bilancio e adottare le conseguenti decisioni.

 

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Innanzitutto, voglio riconoscere la correttezza e la lealtà morale del collega Villone che ha sollevato questo problema, già prospettato in precedenza. Ritengo di poter anticipare, a nome del Gruppo di Forza Italia, un parere favorevole all'ipotesi che il provvedimento torni in Commissione bilancio.

 

MORANDO (Ulivo). Non tutto il provvedimento, solo il comma 1346.

 

IZZO (FI). Senatore Morando, mi rendo conto che il riferimento del Presidente è solo a questa norma, ma io non sono stato troppo assiduo in Aula e, in base a quanto espresso in una serie incredibile di interventi dei colleghi della sua maggioranza, ritengo che questo provvedimento debba tornare assolutamente indietro.

Dal momento che esistono ancora i decreti-legge, sono convinto che entro il 31 dicembre il Governo interverrà ancora sulla finanziaria e questo sarà poi oggetto di ulteriore intervento. Sul problema specifico, chiedo soltanto il tempo per poter sentire il mio Capogruppo e poter riferire la posizione di Forza Italia.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Intervengo per associarmi, a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, alla richiesta di modifica della norma introdotta. Al di là delle coperture, è intollerabile che esistano cittadini che non siano uguali di fronte alla legge. Ritengo sussistano le condizioni per potere riparare ad una norma così inaccettabile.

 

SALVI (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALVI (Ulivo). Signor Presidente, desidero che resti a verbale che la richiesta del Gruppo dell'Ulivo concerne esclusivamente il comma 1346.

 

PRESIDENTE. Credo fosse assolutamente chiaro.

 

CURSI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CURSI (AN). Signor Presidente, a nome del Gruppo di Alleanza Nazionale, dichiaro la disponibilità a quanto proposto dal presidente Morando. Dopo gli interventi ascoltati, sono curioso di conoscere i «nottetempo». Devono essere una razza particolare; evidentemente sono molto bravi perché sono silenziosi, non conosciuti, ma portano a casa grandi risultati.

Ho ascoltato l'intervento del senatore Villone e sono sicuro che Prodi, o qualcuno per lui, risponderà seriamente e concretamente a quanto detto. Siamo, quindi, disponibili a che questa norma venga riportata in Commissione bilancio.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, a nome del Gruppo Verdi- Comunisti Italiani, mi associo alla richiesta che quella norma venga riportata in Commissione, ovviamente sottolineando il fatto che purtroppo il «nottetempo» ha provocato molti problemi, non solo di ordine morale, ma forse anche di ordine morale.

Inviterei, perciò, il Presidente del Senato a fare una riflessione in merito e quindi ad addivenire ad un'ipotesi di ritorno in Commissione.

 

PRESIDENTE. So che stiamo uscendo completamente dalla prassi ordinaria. Chiedo al Governo di esprimersi sull'argomento per sapere se abbiamo anche la sua assonanza sul problema.

 

SARTOR, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo si rimetterà alle decisioni della Commissione bilancio, quando questa avrà deliberato in merito.

 

PRESIDENTE. Colleghi, mi sembra che ci sia una convergenza di opinioni rispetto a questo argomento. L'argomento è estremamente importante e, quindi, vi chiedo la cortesia di concedermi dieci minuti per conferire con il Presidente del Senato.

La mia opinione al riguardo è già chiara, ma si tratta di assumere una decisione rispetto a una situazione mai verificatasi. E' chiaro, però, che qualcuno deve assumersi la responsabilità di testi che compaiono nottetempo e poi non sono figli di nessuno.

 

IZZO (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, vorrei riferirle che ho sentito il responsabile del Gruppo di Forza Italia e il Gruppo, allo stato, non ritiene assolutamente perseguibile, a termini di Regolamento, questa procedura.

 

TOFANI (AN). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

TOFANI (AN). Signor Presidente, noi ci rendiamo conto dei contenuti importanti e salienti di questo comma, pertanto siamo ben d'accordo e disponibili a trovare soluzioni. Certo è che non si può toccare questo testo; il Governo proponga un decreto o proceda attraverso altri strumenti, perché noi non possiamo assolutamente toccare questo testo.

Del resto, l'intervento del collega Cursi si riferiva al contenuto della norma e quindi noi ribadiamo la necessità di modificarla, ma non condividiamo questa procedura.

 

MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, intervengo per dire che - come avevo precisato - qualora vi fosse un consenso ampio, io sono dispostissimo alla riconvocazione della Commissione bilancio per esaminare la questione.

Sulla base di una scelta del Presidente del Senato di conferirmi l'esame di questo punto della legge finanziaria per verificare se si possa dare luogo ad una decisione diversa da quella assunta stamattina, io questo incarico me lo prendo, ma solo se siamo tutti d'accordo nel ritenere che sarebbe meglio espungere quella norma. Dal momento che il Governo è disponibile, io sono disponibile a mia volta a convocare la Commissione bilancio e a verificare se c'è questo consenso.

Se i Gruppi dell'opposizione, in particolare, sollevano una questione procedurale sull'intangibilità del testo, io mi guardo bene dall'insistere su questa proposta, sia ben chiaro. Se i Gruppi dell'opposizione sono d'accordo, allora io convoco immediatamente la Commissione (se il Presidente mi dice di convocarla); se, invece, i Gruppi dell'opposizione non condividono questa procedura, immagino che il Presidente non possa nemmeno provare a conferirmi l'incarico per trattare la questione perché obiettivamente non ci sono le condizioni minime perché questo possa avvenire.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, anch'io ho avuto modo di conferire rapidamente con il Presidente del Gruppo di Forza Italia e l'orientamento è quello di continuare con l'ordinario programma dei lavori che era stato stabilito. Questa è la posizione di Forza Italia; ella avrà modo, se lo crede, di conferire con il Presidente del Senato al termine dei nostri lavori.

 

PRESIDENTE. Senatore Morando, mi sembra evidente che, a fronte della non unanimità, non si può introdurre una novella rispetto alla prassi. Ritengo comunque opportuno che ci sia stata questa manifestazione di intenti, anche alla luce di eventuali decreti-legge che dovessero essere affrontati in questa ultima parte del mese di dicembre.

Mi dicono che il presidente Marini sta arrivando, quindi possiamo proseguire i nostri lavori in attesa del suo arrivo.

È iscritto a parlare il senatore Zuccherini. Ne ha facoltà.

 

ZUCCHERINI (RC-SE). Presidente, senatrici, senatori, rappresentanti del Governo, è stato detto ieri, nella discussione sul bilancio dai banchi dell'opposizione, che questo è un Paese dove le famiglie hanno una larga propensione al risparmio. Lo era, si potrebbe dire, prima del Governo e delle politiche neoliberiste del centro-destra. Tutti i giornali ieri davano la notizia che il 20 per cento delle famiglie è a rischio di insolvenza e che c'è un allargamento della fascia di povertà.

Si può vedere, nella condizione sociale del nostro Paese, che in questi cinque anni si è fatto un grande balzo all'indietro, che le condizioni materiali di vita e di lavoro sono largamente peggiorate in proporzione diretta con il mancato intervento pubblico in economia, con le privatizzazioni, con la demolizione del sistema del welfare (costruito dal compromesso tra capitale e lavoro nel 1900), con i processi di deregolamentazione del mercato del lavoro.

Nei Paesi dove queste politiche sono state portate avanti con maggiore durezza le conseguenze sono maggiormente devastanti: è il caso del nostro Paese.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 20,46)

 

(Segue ZUCCHERINI). È stato detto ieri che la legge n. 30 del 2003 fa uscire dal lavoro nero: non è così. Con la legge n. 30 non c'è più bisogno di lavoro nero perché quella legge ha invertito una tendenza secolare del diritto al lavoro, ha dato veste giuridica alle frammentazioni del lavoro preesistenti nei rapporti piuttosto che ambire a ricomporli e ad unificarli.

È in questo quadro, in questa condizione, che maturano anche i fischi a Mirafiori; non quelli al «Motor Show» che sono per così dire liberi fischi in libero «Motor Show», ma quelli di una giovane classe operaia inserita in un processo produttivo che chiede alla politica di rendersi consapevole del carattere della globalizzazione e della costruzione che ha presieduto al suo affermarsi, ivi compreso l'uso della guerra preventiva, facendo crescere una critica di massa che, risalendo agli effetti devastanti di quella politica, migliori la sua condizione.

Quei giovani operai chiedono alla politica di recuperare la sua capacità di porre la questione del lavoro nel suo valore (sia nel senso della critica al lavoro produttivo che in quella di un'indagine sulle possibilità del lavoro vivo), al centro della sua iniziativa, di assumere cioè l'orizzonte del lavoro come espressione della vita umana in quanto tale e, per questa via, la ricerca di nuove e più adeguate forme per la comprensione e la trasformazione dei fenomeni sociali. Ed è rintracciabile, io credo, da questo punto di vista (e per questo voto la finanziaria, la fiducia, e con me il mio Gruppo, pur tra le differenze che anche qui sono state legittimamente espresse), un tratto comune nei contenuti della finanziaria: c'è un cambiamento di tendenza, di inizio di lotta alla precarietà e all'insicurezza delle condizioni di vita e di lavoro.

Credo che i risultati siano significativi: primo tra tutti, le modalità con cui si sono affrontate le questioni della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche dopo le drammatiche vicende di Campello sul Clitunno. Penso all'assunzione dei 300 ispettori, alla costituzione di un fondo per le famiglie dei morti e delle vittime di infortuni gravi sul lavoro, proposta dai componenti della Commissione parlamentare di inchiesta, al di là della loro appartenenza politica, così come ai contenuti che riguardano i livelli di diritto dei lavoratori in condizioni di precarietà, dalla maternità a rischio alle condizioni della malattia ed ai suoi contenuti.

Analogamente, si può dire che l'uscita dalla precarietà in un settore così rilevante, come è quello della scuola, dove inizia la costruzione dei cittadini e dell'uguaglianza, sia un punto significativo che va in quella direzione di lotta alla precarietà; come pure significativa, seppur insufficiente, è la possibilità per i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti di assumere LSU e LPU.

Su questo però vorrei dire, avviandomi alla conclusione, che c'è stato un difetto di ascolto da parte del Governo su questioni rilevanti che riguardano quella condizione di precarietà. Rubo solo un minuto al mio Gruppo, signor Presidente, mi rendo conto che debbo concludere, ma non sono vicende rilevanti. Su questo punto, dicevo, il Governo avrebbe potuto ascoltare di più chi proponeva nei contenuti della finanziaria un allargamento e un consolidamento a tempo indeterminato per tutti quei lavoratori.

Ieri vi è stato, significativamente, un accordo, nell'azienda che, appunto, trasforma quei rapporti di lavoro: è il frutto anche, ovviamente, di un avanzamento del Governo; ma è il frutto, soprattutto, della testardaggine di quei precari e della loro lotta. Inizia così, anche attraverso questa via, una lotta reale alla condizione di precarietà e insicurezza della nostra società. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. Colleghi, prima di lasciare la parola alla senatrice Negri, debbo chiudere due questioni rimaste aperte questa mattina. Avevo chiesto un momento di approfondimento rispetto all'ammissibilità di due punti del maxiemendamento.

In una lettera, il ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti poneva due questioni: una è stata risolta questa mattina; la seconda riguarda il comma 1119 (la questione dei CIP 6 sull'energia). Il ministro Chiti, in tutti e due i casi, ci pone un problema, uno dei quali accolto e risolto. Per quanto riguarda il CIP 6, ci pone dinanzi ad un errore materiale. Il secondo caso lo abbiamo risolto in senso positivo; ma, per quanto riguarda il CIP 6, nella stesura del comma si parla di: «impianti già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione», parole che andrebbero sostituite con le seguenti: «già realizzati ed operativi». Ora, con tutta la buona volontà - ho avuto modo di approfondire molto bene tale aspetto, che tocca interessi importanti - questo non può essere considerato un errore materiale; è un cambiamento delle cose, quindi, lasciamo il testo così com'è.

La seconda questione che era rimasta aperta riguardava qualche dubbio di costituzionalità, già emerso in Commissione (era stata sottolineato in Assemblea dal presidente Morando). Io ho fatto svolgere un esame con molta attenzione e vi comunico quali sono state le mie conclusioni.

Sono state sollevate questa mattina in Aula - ma precedentemente anche in 5ª Commissione, come riferito dal presidente Morando - alcune perplessità in ordine alla presenza nell'emendamento 1.1000 del comma 836, che apporta modifiche all'articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, in materia di entrate della Regione.

Dal punto di vista della legittimità costituzionale, l'articolo 54 dello Statuto, approvato con legge costituzionale n. 3 del 1948, autorizza la modifica delle norme del Titolo III dello Statuto medesimo, con legge ordinaria «su proposta del Governo o della Regione, in ogni caso sentita la Regione». E come risulta dagli atti del Consiglio regionale, quest'ultimo si è espresso favorevolmente in materia con risoluzione approvata il 24 ottobre di quest'anno.

Per quanto concerne poi la genesi della norma in questione, va innanzi tutto premesso che essa costituiva inizialmente l'articolo 102 del disegno di legge finanziaria, presentato dal Governo alla Camera dei deputati il 1° ottobre scorso (Atto Camera n. 1746). Tale norma, passata senza osservazioni attraverso il vaglio della Commissione affari costituzionali della Camera, diventava poi - a testo invariato - il comma 437 dell'articolo 18 del testo sul quale il Governo poneva la questione di fiducia alla Camera.

Trasmessa la legge finanziaria al Senato, la 5ª Commissione non esprimeva osservazioni sulla norma in questione in sede di esame preliminare, ai sensi dell'articolo 126, comma 4, del Regolamento. La Commissione affari costituzionali trasmetteva a sua volta alla Commissione bilancio un rapporto favorevole, senza alcuna osservazione sul punto in questione. Il comma 836 dell'Atto Senato n. 1183 non presenta, quindi, aspetti di incostituzionalità.

Queste erano le due risposte che dovevo dare.

C'è ancora una comunicazione che riguarda l'intervento fatto dal presidente Morando. In effetti, il presidente Morando si è incontrato con me questa sera e abbiamo affrontato la questione che riguarda il problema della Corte dei conti (comma 1346). La mia è stata una riflessione che non può dar luogo ad alcuna ambiguità: durante la discussione generale, ormai avviata da questa mattina, il Presidente non è in grado e non può cambiare il testo sul quale il Governo ha posto la fiducia e che è in discussione.

Naturalmente, con una visione costruttiva dei nostri rapporti interni, ho detto al presidente Morando che, se attorno a questa norma che ha suscitato parecchie perplessità e parecchie contrarietà, si trovasse un punto d'incontro tra tutti i Gruppi, naturalmente a partire da quelli più numerosi e più grandi, non mi farei fermare da un fatto formale, se ci fosse il consenso generale.

Il presidente Morando mi pare abbia alla fine sottolineato che questo consenso generale non c'è. Ci sono stati due interventi, uno dei quali del senatore Scarpa Bonazza Buora, che dimostrano che il consenso di due Gruppi non c'è ed io ho ascoltato, in quest'ultima ora, le dichiarazioni assolutamente chiare del presidente Schifani e del presidente Matteoli. Quindi, non siamo in grado di fare questo tentativo, del resto lo stesso presidente Morando lo ha detto.

Aggiungo che precedenti importanti e strumenti del nostro sistema giuridico-amministrativo dimostrano che vi è la possibilità e vi sono gli strumenti, per il Governo, di intervenire immediatamente per risolvere un problema come questo che tocca la sensibilità di moltissimi nostri senatori.

Questo strumento c'è, domani il Governo chiuderà la discussione e io mi auguro che si possa indicare una soluzione soddisfacente.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, purtroppo, devo permettermi di non apprezzare la sua decisione per quanto riguarda il comma 1119 per un motivo molto semplice. È evidente a tutti, infatti, scorrendo l'intero testo, tutta la palese contraddittorietà della norma, perché, avendo fatto questo errore materiale e quindi sostituito la parola «realizzati» con «autorizzati» il resto del testo, Presidente, mi permetto di insistere, non sta assolutamente in piedi. Infatti, avendo sostituito «realizzati» con «autorizzati» si stabilisce il fatto che tutti questi impianti hanno diritto.

Non si comprende per quale motivo, a questo punto, possa esserci la necessità, come è scritto al comma successivo, di un decreto che deve valutare l'eventuale deroga per gli autorizzati. Se prima tutti si sono visti riconosciuti i loro diritti, come si può poi pensare che ci possa essere un decreto, questo è scritto nella norma, per poter valutare le eventuali deroghe.

È palesemente un errore materiale. Inoltre, vorrei ancora dirle che tutto il resto delle norme che noi proponiamo e che avevamo proposto, perché vorrei ricordare che questa formulazione è agli atti della Commissione del Senato come testo 2 riformulato, come testo del relatore, agli atti non della cabina di regia, ma della Commissione del Senato, sono state costruite ovviamente dopo un'attenta discussione e una valutazione anche di tutte quante le norme.

Per di più è evidente a tutti che quello non può che essere un refuso perché tutte le altre norme e gli altri parametri indicano chiaramente che prima si faceva riferimento agli impianti realizzati.

Con molta chiarezza, signor Presidente, aggiungo anche che, poiché la comunicazione del Governo è stata fatta su due errori materiali e mi pare che il criterio finora usato tendeva ad affermare che veniva riconosciuto errore materiale quello su cui eravamo tutti d'accordo e errore non materiale, al di là della norma stessa, quello su cui qualcuno - chissà perché - non era d'accordo, le comunico che il Gruppo cui appartengo anche sul secondo errore materiale che lei, signor Presidente, afferma invece essere stato accolto, non conviene perché il Comune di Marigliano nel testo non è mai comparso. A questo punto se si deve valutare il testo, allora si faccia una valutazione assolutamente formale e si esamini la norma, se invece il parametro si basa su chi è d'accordo e chi non lo è, allora comunico che, evidentemente, anche sulla seconda parte il mio Gruppo non è d'accordo.

Concludo il mio intervento, chiedendo di allegare l'intera specifica tecnica della norma affinché resti agli atti, perché davvero non vorremmo - a questo punto chiedo al Governo che si pronunci chiaramente - che anche in questo caso qualcosa nottetempo abbia provocato questo refuso.

Vogliamo che il Governo dica in questa sede chiaramente e con certezza in quale modo, vista la sua decisione, lei potrà porre riparo immediato a questo errore. Non sanare tale questione comporterà davvero un contenzioso infinito nell'applicazione e nell'interpretazione della norma.

 

PRESIDENTE. Senatrice De Petris, mi dispiaccio molto del dissenso da lei espresso. Tuttavia, la questione è stata decisa in questo modo. Il Governo ha la possibilità di intervenire.

 

SODANO (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Sodano, perché dobbiamo continuare a parlare di questo? È una decisione già assunta che non può essere modificata.

 

VILLONE (Ulivo). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VILLONE (Ulivo). Signor Presidente, capisco la scelta della Presidenza. Me ne dolgo, ma la rispetto, come è giusto che si faccia in quest'Aula. Voglio, però, parlare al Governo attraverso il verbale di questa Assemblea. Me lo consenta, signor Presidente.

Bisogna ricordare al Governo (mi riferisco al comma 1346 relativo alla sanatoria del giudizio davanti alla Corte dei conti), infatti, che la maggioranza aveva detto esplicitamente no a questa norma. Qui non si tratta di un refuso; il Governo ha deciso di fare diversamente.

Oggi la maggioranza ha ribadito il no. Nell'assemblea del nostro Gruppo, che rappresenta il Gruppo più consistente all'interno della maggioranza, non c'è stata una singola voce di dissenso: tutti erano d'accordo nel dire che questa norma è censurabile e va espunta.

Quindi, chiedo al Governo che domani ci dica come è stata inserita questa norma, violando l'impegno verso la maggioranza di mettere nel maxiemendamento quello che la maggioranza aveva concordato e come vuole rimediare a questo errore.

 

SODANO (RC-SE). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore Sodano, ai Capigruppo non nego mai la parola, ma la prego di essere breve. Dunque, ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Invece agli altri la nega?

 

PRESIDENTE. Una volta sono stato rimproverato per questo. Da quel momento ...

 

SODANO (RC-SE). La ringrazio, signor Presidente, sarò sintetico.

Anche se non condivido, tuttavia non posso che accedere, a nome del mio Gruppo, alla sua decisione.

Condividendo quanto affermato dalla collega De Petris, a questo punto ritengo ci sia un problema con il Governo che va risolto prima dell'apposizione del voto di fiducia sul maxiemendamento che avverrebbe con questo errore formale.

Come ha comunicato questa mattina il ministro Chiti, non abbiamo motivo di dubitare che trattasi solo di errore lessicale: si è sbagliato il participio passato di un verbo (Commenti del senatore Izzo). Hanno sbagliato il verbo; invece di dire «realizzati» hanno scritto «autorizzati». Siccome in questo caso il verbo può cambiare la sostanza... (Commenti del senatore Ferrara).

 

PRESIDENTE. Colleghi, lasciatelo parlare. Prego, senatore Sodano, prosegua.

 

SODANO (RC-SE). Poiché il problema è stato posto dal presidente Matteoli del Gruppo di Alleanza Nazionale; poiché il Presidente a seguito della comunicazione del Governo avrebbe dovuto accedere immediatamente al riconoscimento dell'errore formale; poiché - ripeto - è stato il presidente Matteoli a porre un problema, non certo noi, ci meravigliamo della sua posizione dato che oggettivamente vi è una contraddizione anche nella lettura di quel testo, che è di fatto contraddittorio ed inapplicabile. Prima si dice: «negli impianti autorizzati» e al comma successivo si dice: «Il Ministro può emanare il decreto per eventuali deroghe agli impianti autorizzati». Quindi, è una norma inapplicabile.

Ci sembrava di buon senso accogliere la sollecitazione del Governo. Tuttavia, visto che ci sono anche molte agenzie di stampa che fanno affermazioni contraddittorie, soprattutto del ministro Bersani, chiedo formalmente che il Ministro per i rapporti con il Parlamento domani venga in Aula, in apertura dei lavori, per dare l'interpretazione autentica che il Governo dà su questa norma.

 

MORANDO (Ulivo). Ha fatto la lettera!

 

SODANO (RC-SE). Se, però, il Presidente non ritiene che la lettera sia sufficiente e non è stata sufficientemente difesa in Aula e si è sostenuta la posizione del presidente Matteoli, vi è un problema. Ritengo che sia indispensabile, dopo aver letto la posizione del ministro Bersani, che il Governo dica con chiarezza qual è la posizione sul CIP 6; se il Governo intende «realizzati» o «autorizzati». Diventa un punto dirimente rispetto al un giudizio che diamo sulla norma.

 

CALDEROLI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, poiché presiedendo non ho potuto esprimere il parere della Lega rispetto alla proposta, non credo si possa considerare quello del comma 1346 un errore materiale o formale. A me sembra un errore sostanziale dovendo entrare nel merito della questione: la problematica è stata dibattuta in Commissione, come viene discusso in questo momento a latere.

Essendo emendamento del relatore e non l'emendamento di un senatore che è stato preso e inserito, o il Governo si assume la paternità di questo comma con relative conseguenze e coperture - ne avrei chiesto e condiviso il rinvio in Commissione - o mi sembra evidente che, così come è, il comma non è coperto.

Diversamente, prendiamo atto che il Governo insiste nel mantenimento di questo comma e alle forze di maggioranza spetterà decidere se questo abbia un peso tale per votare o no la fiducia al provvedimento.

 

GIARETTA, sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIARETTA, sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, naturalmente il Governo comprende le ragioni delle decisioni della Presidenza e riconosce che la definizione di errore materiale richiede necessariamente la condivisione di tutta l'Assemblea perché è un elemento essenziale.

Tuttavia, il Governo vuole ribadire che di errore materiale si tratta perché è evidente, come hanno già espresso diversi senatori, che vi è una palese contraddizione tra la previsione del comma 1119 e la previsione del comma 1120, laddove nel primo si definisce che sono fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi agli impianti già autorizzati e nel secondo si prevede un decreto che potrebbe riconoscere in deroga gli stessi.

Faccio presente tra l'altro che, in questo modo, cassando dal comma 1119 le parole «impianti già operativi» non si dà certezza a questi impianti. Quindi, ritengo che l'opposizione avrebbe potuto, nell'interesse della chiarezza della norma, accettare questa classificazione di errore materiale. Tuttavia, poiché questo non è avvenuto, il Governo si impegna a rimediare a questo errore - perché di errore si tratta - e quindi a riportare la norma alla sua primitiva impostazione.

 

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulla questione di fiducia.

È iscritta a parlare la senatrice Negri. Ne ha facoltà.

 

NEGRI (Aut). Signor Presidente, signori senatori, il comma 4 dell'articolo 1 del maxiemendamento, recuperando un po' l'anima di questa manovra, che si dice l'abbia persa per strada, contiene un'osservazione importante, vale a dire che le maggiori entrate tributarie realizzate nel 2007 rispetto alle previsioni saranno naturalmente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni; se eccedenti però saranno finalizzate a ridurre la pressione fiscale per conseguire quegli obiettivi di sviluppo e di equità sociale e saranno destinate ai soggetti incapienti.

Questo comma, come dicevo, secondo me qualifica politicamente - è una sorta di manifesto politico di sintesi - il lavoro fatto dal Senato anche rispetto all'importante lavoro della Camera e capita esattamente nel cuore del dibattito che si sta facendo, e che fa particolarmente l'opposizione, sull'eccesso di introiti e di risorse che verrebbero dalla tassazione e sulla loro vana finalizzazione.

Ora, con questo emendamento il Senato ha dato un segnale certo: ridurre il peso fiscale per fini di sviluppo e di equità sociale. Altre modifiche e altri segnali certi, altri passi in avanti sono stati segnati (ci invitava il senatore Mazzarello a prenderne visione).

Sono stati anzitutto previsti provvedimenti efficaci sul tema della sicurezza, riconoscendo la specificità contrattuale dei lavoratori della pubblica sicurezza, nonché significativi interventi nell'ambito degli enti locali, ad esempio la compartecipazione dinamica dell'IRPEF per il 2007.

Sono state trovate importanti risorse per il contratto dei dipendenti pubblici, per il trasporto locale. In particolar modo, si è forse riusciti a sanare quella cesura, quella ferita, che, vale la pena di riconoscerlo, si era prodotta con il grande mondo della piccola impresa e dell'artigianato, con le misure di successione e le misure fiscali. Vale a dire, si è posto un rimedio politico a un problema squisitamente politico, che anche impropriamente, con un certo azzardo, era stato aperto.

Penso che forse tra uno o due mesi sarà possibile per una famiglia media italiana (vale a dire una famiglia con un reddito tra i 40.000 e i 45.000 euro all'anno, derivante da uno o da due salari), toccare con mano nelle prossime buste paga (almeno erano dati non confutati che sono apparsi sui giornali economici) le risorse reali in più. Comincerà infatti a operare su uno dei cardini del processo produttivo, cioè sul lavoratore, l'effetto benefico del cuneo fiscale; certo, meno di quanto si sarebbe sperato, certo spalmato sulle nuove curve dell'IRPEF.

È però forse lecito calcolare che tra l'effetto del cuneo fiscale, gli effetti delle detrazioni, specialmente per le famiglie numerose, l'innovazione dell'assegno familiare, portato fino a 21 anni nel caso di figli con lavoro non regolare o studenti, le detrazioni delle spese per lo sport, i libri scolastici gratuiti fino al biennio delle superiori, la detraibilità degli interventi di risparmio energetico e di miglioramento ambientale, anche a uso domestico, le famiglie medie italiane si troveranno, tra febbraio e marzo (ma forse già a fine gennaio), a disporre di risorse equivalenti a quelle di un contratto.

Anche per questo, per la fatica, per il peso che è gravato sui redditi dei lavoratori dipendenti, per il lungo disagio dei grandi ceti del lavoro salariato e dipendente (ricordava ieri il senatore Benvenuto quanto dall'IRPEF e dalla non restituzione del fiscal drag sul lavoro dipendente sia venuto l'incremento fiscale degli ultimi due anni), è lecito pensare che intorno o su questa finanziaria siano state poste speranze grandi, cui forse non è stata data del tutto risposta.

Certo, ci sarà una quotidianità verificabile e degli effetti sulla quotidianità di tanti milioni di persone di un meccanismo di minor gravame delle tasse sul lavoro e di un sistema di detrazioni, che renderanno toccabile con mano da ogni famiglia italiana gli effetti concreti e i benefici giorno dopo giorno.

Certo, si è trattato di un manovra grande, imponente e difficile (a tal riguardo i giudizi tra di noi - me ne rendo conto - continuano a essere del tutto diversi, non conciliabili e non conciliati) perché doveva affrontare un'economia malata. L'opposizione continua a dire che l'economia non era malata, che ildeficit non c'era, che il debito non era in una situazione critica e che c'era l'avanzo primario: insomma, non vede la malattia. Naturalmente, se non conveniamo né sulla diagnosi del tipo di malattia, né sul rilievo che la malattia esiste, questo nostro lungo confronto è stato solo parzialmente produttivo.

Non vogliamo tacere il disagio per i tempi stretti, anzi strettissimi, di valutazione, e per il fatto istituzionale - lo ha sottolineato ieri il senatore Morando, ma anche il senatore Dini sulla stampa e altri tecnici - che le Commissioni bilancio della Camera dei deputati e del Senato non abbiano potuto rendere evidenti all'Aula la complessità e la peculiarità del loro lavoro.

Non voglio tacere neppure un altro dato, stavolta non istituzionale ma politico: un siffatto modo di formare le sessioni di bilancio e la finanziaria, in particolare quest'anno, ha segnato un problema nel rapporto tra il Governo e la maggioranza nella sua unità, ma anche nei suoi pesi specifici interni, perché non sempre è stato possibile avere un confronto, chiaro, limpido e istruito e una verifica reciproca. Ciò, naturalmente, esalta il dovere di proposta da parte della maggioranza e impone al Governo un dovere di confronto bilaterale e alla pari.

L'opposizione rifletterà - anche se ora non vuole riconoscerlo ‑ se la sua conduzione degli emendamenti presentati in Commissione bilancio si qualifichi o no come tecnica ostruzionistica, ma certamente non mi sento di accettare le considerazioni qui svolte stamattina che questa sia una manovra truffaldina, una sorta di enorme sequestro centralistico delle risorse dalle tasche dei cittadini a ipotetici ministeri spreconi e clientelari, con poco rispetto per la formalità dell'Aula e del lavoro dei singoli senatori, sia di maggioranza che di opposizione. Si è parlato oggi di un clamoroso sistema di marchette.

Io che non posso vantare nessun successo sul capitolo delle marchette, perché i miei emendamenti sulla Asti-Cuneo e sulle procedure di accesso ai fondi già stanziati per le alluvioni in Piemonte non hanno ricevuto alcuna attenzione, mi sento di dire, a conclusione di questi mesi di lavoro, che i due pilastri fondamentali della finanziaria siano stati rispettati. Il Governo riuscirà a stabilizzare la spesa pubblica, ad aumentare leggermente le spese in conto capitale, specialmente per andare incontro alle infrastrutture pubbliche e riuscirà, probabilmente, nel controllo del deficit e del debito pubblico.

Permettetemi di aggiungere un'ultima conclusione: abbiamo avuto la sensazione di avere un po' raschiato il fondo del barile, le difficili vicende che hanno coinvolto le questioni del fondo universitario, accanto alla positività invece dei 300 milioni annui dati al FIRST, però ci sollecitano e c'inducono a valutare che, quando si parla di fase due, si parla di un urgente e concreto problema.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 21,20)

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sanciu. Ne ha facoltà.

 

SANCIU (FI). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in quest'Aula per la prima volta e, a parte l'emozione, sento tutto il peso della responsabilità e del ruolo al quale siamo chiamati. Dopo il ricorso alla fiducia votata dalla Camera dei deputati e richiesta anche qui in Senato, questo Governo completa l'opera di scippo effettuata in danno del Parlamento, ma soprattutto in danno dei cittadini italiani, che da questo organo costituzionale sono rappresentati.

Gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto hanno già messo in rilievo i palesi limiti e le grandi incongruenze di questa manovra finanziaria; gli stessi limiti e le stesse incongruenze che sono diretta espressione di questo centro-sinistra. Anzi, proprio per quello che abbiamo visto in questi mesi sarebbe più corretto dire di questa sinistra. Una coalizione unita nel nome dell'anti-berlusconismo e impegnata, nel corso della passata legislatura, soltanto a tentare di manipolare l'opinione pubblica per ribaltare ovviamente il grande consenso popolare espresso a favore del presidente Berlusconi e della coalizione di centro-destra.

Un'operazione che ovviamente non ha dato i frutti sperati, visto l'esito elettorale che fotografa il Paese in una situazione di sostanziale parità; parità offuscata, tra l'altro, da alcune ombre che occorre chiarire in fretta per evitare che queste elezioni siano annoverate tra le pagine nere della democrazia del nostro Paese.

Il provvedimento che oggi ci troviamo di fronte rappresenta una vera e propria stangata per gli italiani; è fin troppo palese che questa finanziaria trasformista e pasticciata sia rappresentata da una nuova eccessiva oppressione fiscale sul sistema Italia, un'oppressione che si tocca con mano nel Paese, che aleggia nelle piazze, nei posti di lavoro, nei bar, tra la gente; una soffocante imposizione fiscale che non tiene conto del fatto che a maggiori tasse corrisponde un blocco dei consumi e, conseguentemente, una minore economia per il Paese.

Le motivazioni di questa stangata sono da ricercare esclusivamente in una cospicua serie di spese, spesucce e regalie varie, nascoste nei meandri di questa manovra e dirette unicamente ad accontentare, amici, potentati e gruppi vicini a questo Governo. Basterebbe questo per rendersi conto quale visione strategica del Paese Italia abbia questo Governo.

Un Paese che nei cinque anni di Governo precedente ha iniziato una lenta, ma graduale crescita; un'Italia che ha guadagnato ruolo e rispetto nei confronti degli altri Paesi e che oggi subisce un colpo mortale da questa maggioranza. Dal testo della legge finanziaria traspare, infatti, in modo chiaro e inequivocabile, la volontà di questo Governo di tassare tutto e tutti.

Abbiamo di fatto una finanziaria che tassa i generi di prima necessità, la casa, l'auto, il ricorso al pronto soccorso; tutti provvedimenti che pesano maggiormente sulle tasche dei cittadini meno abbienti. Una finanziaria che tassa le rendite finanziarie, la successione mortis causa, ma - cosa ancora più grave - imbroglia gli italiani, facendo finta di dare con una mano, ma togliendo con l'altra.

Alla carenza di interventi capaci di produrre benefici e generare effetti duraturi sull'economia del Paese, si aggiunge un'altra grande pecca di questo Governo: la totale assenza di interventi rivolti alla modernizzazione del Paese. Un'Italia che non può e non deve cedere il passo all'Europa e agli altri Stati, e che deve invece saper stare a pieno titolo all'interno di un sistema economico sempre più globalizzato.

Una strategia per le infrastrutture del Paese sacrificata sull'altare di quelle frange di maggioranza che trincerandosi dietro un falso ambientalismo si frappongono ad ogni miglioramento della rete infrastrutturale italiana. Resterà vano, dunque, quel desiderio di crescita economica del Mezzogiorno d'Italia così come non avranno nessun esito le speranze di tanti giovani alla ricerca di un lavoro.

Colleghi senatori, questa è una manovra finanziaria che non solo «affossa» il sistema Italia nel suo complesso, ma di fatto calpesta anche singoli diritti delle nostre comunità regionali iniziando tra l'altro da quelle che hanno una loro specificità costituzionale.

Colleghi, ognuno di noi in quest' Aula è espressione di una regione, di un territorio, di una specificità ed oltre a rappresentare gli interessi dell'intero Paese è portato anche necessariamente a tutelare la propria identità regionale. Ebbene questa manovra finanziaria cancella con un colpo di spugna lo storico patto «solidaristico» tra Stato e regione Sardegna che fu incarnato nello statuto quasi 60 anni fa e del quale oggi non si vuole più lasciare traccia.

La Sardegna, con la complicità esclusiva del Presidente della regione, riceve da questa legge finanziaria il più grave affronto alla propria autonomia. Il Governo Prodi, infischiandosene delle condizioni economiche, sociali e storiche della regione Sardegna scarica sulla sua popolazione l'intero costo della sanità pubblica e dei trasporti, compresa la continuità territoriale. Tutto in cambio di un fìttizio aumento del gettito IVA e, cosa ancor più grave, scrivendo la parola «fine» su una legittima vertenza sul pregresso che spetterebbe alla Sardegna per l'errato calcolo dell'IVA e dell'IRPEF dal 1993 al 2006.

Colleghi senatori, oggi con questa norma si colpisce in modo letale una regione come la Sardegna. Oggi con questa finanziaria si penalizza l'economia dell'intero Paese, che sotto il peso di nuove tasse non riceve input dall'azione del Governo Prodi e da una maggioranza forse più preoccupata ad occupare le «morbide» poltrone dei centri di potere, piuttosto che della crescita del nostro Paese.

Una finanziaria, onorevoli colleghi, «messa al bando dai cittadini». Da quella folla di 2 milioni di persone, pensionati, massaie, operai, impiegati, imprenditori, professionisti, giovani, che si è ritrovata in Piazza San Giovanni qualche giorno fa.

Due milioni di persone, molte della quali giunte spontaneamente da ogni parte d'Italia per esternare il proprio dissenso su questa finanziaria e sull'operato del Governo Prodi, e alle quali si sommano i cortei di coloro che, in rappresentanza della loro categoria professionale, hanno manifestato pubblicamente il loro disaccordo in questi mesi. Pensiamo agli uomini impegnati nel sistema sicurezza o agli insegnanti. Tutti scesi in piazza per denunciare i vizi, le incongruenze e le pesanti penalizzazioni di questa finanziaria. Abbiamo assistito a cortei spontanei, ma soprattutto senza la presenza di quel braccio «armato» di una parte del sistema sindacale che è più impegnato a sostenere il progetto politico della sinistra e la carriera di alcuni di voi che a difendere il lavoro degli italiani.

Con molta probabilità non sarà l'Aula a mandare a casa questo Governo, signor Presidente, ma tra poco l'onda d'urto provocata dalla protesta sarà tale e di tale portata che questo Esecutivo non avrà altra scelta se non quella di rassegnare le proprie dimissioni.

Vi chiedo, onorevoli colleghi, quale fiducia si possa attribuire ad un Governo e ad un centro-sinistra che non rappresenta più la maggioranza degli italiani, ad un Governo capace di porre in essere tante e tali iniquità; ad un Governo che con la scellerata complicità del Presidente della Regione Sardegna vuole nuovamente vessare il popolo sardo. La risposta è sicuramente nessuna.

Nessuna fiducia può essere infatti attribuita ad un Governo capace di riempirsi la bocca di grandi proclami e nel contempo di mettere in atto misure mirate unicamente all'accrescimento delle divisioni sociali e alla negazione dello sviluppo del Paese. Ad un Governo che anzi è costretto a dipendere dal voto decisivo dei senatori a vita e a ricorrere al voto di fiducia per imporre all'Italia le proprie decisioni.

È per queste motivazioni, signor Presidente, che voterò contro la fiducia posta dal Governo. Per tutto questo credo che abbia, fin dal primo giorno, rotto l'emozione, perché la fiducia oggi mi ha impegnato molto a portare dentro quest'Aula gli umori e i malumori delle nostre genti. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

 

PRESIDENTE. È andato benissimo, senatore Sanciu.

È iscritto a parlare il senatore Cursi, che nei suoi precedenti invece ne ha moltissimi di interventi. Ne ha facoltà.

 

CURSI (AN). Signor Presidente, con questa finanziaria, il problema del rapporto Stato-Regioni, più volte conclamato, subisce una pesante penalizzazione, così come il Titolo V, così come la legge n. 3 del 2001; basterebbe soltanto leggere con attenzione lo sbandierato finanziamento del Fondo sanitario nazionale: 96 milioni di euro nel 2007, 99 nel 2008 e 102 nel 2009.

Il tendenziale, più volte sollecitato e reclamato dalle Regioni, era per il 2006, lo dico qui al rappresentante del Governo, di 101 milioni di euro, il fabbisogno del Servizio sanitario nazionale, evidenziato rispetto al 2006, nell'ultimo DPEF, quello che abbiamo approvato qualche mese fa, è superiore rispetto a quanto proposto.

C'è da chiedersi, poi, che fine abbiano fatto i crediti pregressi delle Regioni, avendo fatto per cinque anni il Sottosegretario al Ministero della salute, so che era un ritornello fisso quello dei crediti pregressi delle Regioni, che - vedo - qui non trovano più alcun riferimento.

È grave, preoccupante e diseducativa l'autorizzazione allo sfondamento senza limiti per le Regioni che non hanno completato il piano di rientro. Lo sfondamento cioè dell'IRPEF e dell'IRAP regionali, già per altro in qualche Regione attuato o in fase d'attuazione, che sicuramente non premia le Regioni più virtuose rispetto a quelle spendaccione.

Oltre, quindi, al prelievo nazionale, i cittadini italiani hanno subito e subiranno anche l'aumento di IRPEF e di IRAP regionali, stimato mediamente tra 2.500 e 4.000 euro, come già avvenuto in qualche Regione (cito la Regione Lazio che meglio conosco). Per i piani di rientro regionali sono passati altri otto mesi e nulla è stata fatto rispetto agli impegni che erano stati assunti da parte delle Regioni e si parla ancora, in questa finanziaria, di affiancamento, allora c'è da chiedersi l'affiancamento di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre cosa abbia prodotto, quindi è un rinvio ad anno nuovo.

Poi c'è la beffa dell'articolo 20 - l'augurio è che restino in piedi le linee guida sancite con la finanziaria del 2006, quella del precedente Governo - circa il rientro nelle casse dello Stato di soldi che risalgono al 1988, cioè pensate, è passato quasi un ventennio e non sappiamo ancora quei soldi come siano stati utilizzati, basterebbe andare a vedere come alcune Regioni abbiano utilizzato tali fondi: ci sono Regioni che hanno riutilizzato il 25 per cento dei soldi del 1988.

I tickets. È stato abolito il codice verde, ma resta il codice bianco, con 25 euro. È ben nota la tendenza di ogni italiano, quando esce di casa, a decidere se deve andare ad un cinema, a fare una passeggiata, a portare a spasso il cane oppure andare al pronto soccorso a passare il pomeriggio tirando fuori 25 euro. Così come il ticket per la visita specialistica: basterebbe immaginare 10 euro, quindi significa che ogni cittadino - e notoriamente è la popolazione anziana che ricorre al pronto soccorso o anche alla visita specialistica - pagherà anche questo tipo di ticket.

E allora, le liste d'attesa? Il Governo precedente aveva preparato nella finanziaria 2006 un preciso scadenzario delle liste di attesa. Che fine hanno fatto? Non se ne parla più. Sono passati sei o sette mesi e gli impegni sono stati disattesi. Che fine ha fatto la diagnostica di laboratorio? E' stato messo in ginocchio un settore di 6.000 aziende con tariffe risalenti al 1996.

Oltre all'invenzione di questa finanziaria, che contiene di tutto, c'è l'invenzione degli accreditamenti transitori e provvisori. Quest'anno avremo i provvisori, poi gli altri. Chiediamo al Governo di verificare allora anche il DRG, cioè di fare un controllo sul pubblico per verificare qualità ed eccellenza delle prestazioni fornite.

Quanto agli accordi di programma, nella finanziaria precedente un accordo quadro prevedeva intese tra aziende farmaceutiche e Ministero della salute per attuare investimenti, ricerca, occupazione, siti territoriali importanti per trasformare l'Italia da Paese che vende prodotti a Paese che li produce e può commercializzarli a livello europeo. Mi auguro che si attuino le norme previste nella finanziaria 2006, con la speranza che in quella 2007 ci sia un ulteriore stanziamento. Così non è e non trovo in essa traccia degli accordi di programma.

Che dire della norma dell'ultimo momento, una norma "nottetempo" per citare l'espressione del senatore Villone. Nottetempo, è stata inserita una norma che scarica sulle aziende farmaceutiche forse anche il 40 per cento prima a carico delle Regioni che non hanno saputo mantenere e controllare la spesa farmaceutica al di sotto del 13 per cento. Basterebbe vedere il precedente emendamento del Governo che non contiene questa formulazione per verificare quanto detto.

Che dire poi della chicca contenuta nella finanziaria, dove si legge che i consiglieri referendari medici in servizio presso l'ufficio medico della Presidenza del Consiglio dei Ministri possono svolgere attività professionali esterne, mentre un'altra norma prevede l'esclusione soltanto del direttore generale, del direttore scientifico, del direttore amministrativo e sanitario degli Istituti di ricovero e cura?

C'è da chiedersi quali prestazioni particolari offrano questi medici della Presidenza del Consiglio e, soprattutto, perché questa esclusione non venga applicata per i direttori amministrativi delle ASL e dei Policlinici universitari. Esiste una disparità di trattamento anche da un punto di vista costituzionale. In questo senso, si è andato veramente oltre il consentito.

Sui talassemici avevamo preso un impegno, noi tutti membri della Commissione, Presidente e Sottosegretario. Invece, per i talassemici non è stanziata neanche mezza lira. Questa è una vergogna per il Governo. Avevamo preso un impegno completamente disatteso. Non possiamo in questo senso pensare che il Governo possa trovare delle soluzioni.

A proposito dei precari, diciamo anche a quell'autorevole esponente della sinistra che a Natale andremo a trovarlo e ci dirà quanti di loro sono stati sistemati. Non è giusto, né corretto prendere in giro la gente. Qualcuno spera che oltre ai conti correnti anche i cittadini siano dormienti, ma non si faccia illusioni.

Per tale motivo, non possiamo votare questa finanziaria. Come dice, giustamente, il segretario dei DS Fassino, maggioranza e Governo non possono girare la testa dall'altra parte; il Paese e le categorie che hanno bisogno di aiuto e sostegno non sono con voi.

Prendetene atto e traetene le conseguenze. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

 

SCARPA BONAZZA BUORA (FI). Signor Presidente, tralascio ogni commento relativo alla tormentata genesi del provvedimento oggi al nostro sommario esame. Essa, tra l'altro, non è stata ancora del tutto definita. Dato il tempo a disposizione, preferisco immediatamente affrontare alcune questioni riguardanti il settore agroalimentare del quale mi occupo da tempo.

Rilevo con piacere che la battaglia parlamentare della Casa delle Libertà al fine di eliminare l'odiosa tassa di successione per le imprese agricole e, in genere, per le imprese familiari ha avuto un successo almeno parziale. Infatti, non avrebbe avuto alcun senso tassare alla stregua di altri beni patrimoniali fattori produttivi fondamentali per l'esercizio dell'impresa.

Il quadro di riferimento comunitario, la maggiore competizione internazionale e altri fattori impongono una sufficiente capacità di investimento da parte degli agricoltori e l'imposizione della tassa di successione avrebbe colpito, se non strangolato, costringendoli ad indebitarsi, proprio i soggetti più attivi e giovani.

A tale riguardo, il comma 1071 del maxiemendamento istituisce il Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura. Dovremmo quindi rallegrarcene, ma quando poi andiamo a vedere che tale Fondo avrà una disponibilità finanziaria di soli 10 milioni all'anno, ne deduciamo che il Governo Prodi ancora una volta si produce in annunci privi di ogni concreto fondamento: una colossale presa in giro per i giovani agricoltori.

Noto, inoltre, che il Governo dedica una certa attenzione al settore dei biocarburanti e delle biomasse. Al di là della fondata impressione di trovarci dinanzi ad una normazione estremamente farraginosa, che rischia quindi di vanificare ogni concreta realizzazione, dobbiamo notare che gli obbiettivi indicativi nazionali contenuti nel comma 367 non si discostano sostanzialmente da quelli indicati dal Governo precedente; in altre parole, non vedo quella particolare volontà innovativa tante volte strombazzata da numerosi esponenti del Governo e della maggioranza. Non vedo soprattutto una reale alternativa di nuove redditualità per gli agricoltori, né una seppur minima creazione di valore aggiunto.

Quindi, signori, anzi signore del Governo, vediamo di non spacciare un'iniziativa sicuramente condivisibile di protezione ambientale per quello che non è; protezione ambientale va bene, nuove prospettive per l'agricoltura italiana manco l'ombra, prospettive di lucro notevoli per pochi importatori di semi ed oli vegetali, tra l'altro da Paesi che non si fanno certo gli scrupoli degli ambientalisti italiani in materia OGM.

Il risultato è che è lecito prevedere un trend in aumento delle importazioni di tali commodities vegetali con i conseguenti effetti depressivi per le quotazioni presso le nostre borse merci del prodotto nazionale. Risultato finale, quindi: un'ennesima illusione per i nostri agricoltori, che si traduce, per contro, in notevoli profitti - Governo della sinistra - per pochissimi soggetti che nulla hanno a che vedere con l'agricoltura italiana, ma che evidentemente godono di protezione governativa.

Ben diverso, invece, è il comma 382, che effettivamente favorisce l'impiego a fini energetici di biomasse realizzate in Italia e, a tale riguardo, mi fa piacere rilevare che il suddetto comma copia integralmente un mio disegno di legge, presentato nei mesi scorsi. In questo caso sono veramente lieto di non accusare di plagio il Governo che, evidentemente, ha ritenuto di far suo ciò che l'opposizione ha individuato come concreta prospettiva economica per il settore; copiate un po' di più e forse avrete qualche fischio di meno.

Noto poi che con il comma 1079 il Governo intende fare pulizia etnica dei commissari dei consorzi agrari per procedere ad una lottizzazione tendente a piazzare magari qualche «trombato» alle elezioni ed a completare il noto processo di normalizzazione «sovietica» dei consorzi agrari nell'orbita della Lega delle cooperative.

A tale riguardo, spiace dover assistere alla definitiva confisca di strutture private, di proprietà privata degli agricoltori che hanno avuto un'importante funzione al servizio dei produttori agricoli per collocarle nel dominio della cooperazione rossa. Anche di questo ci ricorderemo quando ritorneremo al Governo molto presto.

Con i commi 1087 e 1088 la finanziaria passa a considerare i piani nazionali di settore di tutti i diversi comparti della nostra agricoltura, compreso quello forestale. La dotazione finanziaria per il 2007 per tutto ciò, che dovrebbe rappresentare gran parte dell'azione del Ministero, è anche qui di soli 10 milioni di euro.

Vorrei capire se assistiamo ad uno spreco di denaro pubblico, e ciò sarebbe nel caso che questi 10 milioni fossero destinati alla preparazione dei piani nazionali - dato che questo è il lavoro dei dipendenti del Ministero - ovvero se il Governo sia realmente convinto di concretizzare tutti, ma proprio tutti, i piani di settore di tutta l'agricoltura italiana con soli 10 milioni di euro; in tal caso, siamo dinanzi ad una spericolata presa in giro degli agricoltori italiani.

Dieci milioni in più rispetto ai fondi già esistenti vengono poi destinati all'agricoltura biologica - anche questo è un paradosso - che rappresenta sì e no una frazione infinitesimale del tutto.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Voglio ricordare che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali vedrà aumentare, e di molto, le risorse per il 2007 e ciò in piena coerenza con l'affermazione del partito della spesa di cui il Governo Prodi è vessillifero. Se l'aumento della spesa fosse indirizzato ad un reale sostegno delle imprese agricole e della pesca, non avremmo nulla da eccepire, ma la realtà è ben diversa, dal momento che tali nuove risorse saranno indirizzate verso una crescente burocratizzazione del settore, verso impieghi intraministeriali che non sortiranno alcun effetto positivo per gli agricoltori e i pescatori, che devono affrontare un mercato sempre più difficile.

Infine, Presidente, nemmeno un rigo viene dedicato alla pesca professionale. Ricordo che tale settore, che si sviluppa lungo 8.000 chilometri di coste italiane, configura la più importante flotta del Mediterraneo ed è stato recentemente colpito da una disastrosa riforma comunitaria punitiva, che tra l'altro ha avuto il voto favorevole dell'Italia, contumace il Ministro rappresentato da impiegati al Consiglio Europeo.

Il Governo di un ex Presidente della Commissione europea era rappresentato, al Consiglio europeo che ha deciso una riforma che uccide la pesca italiana, da due impiegati. Solo per fare un esempio, lo scorso anno per aiutare i pescatori ci inventammo l'IVA agevolata per la pesca: questo Governo l'ha fatta fuori, ha fatto marcia indietro. Voglio vedere se poi la Lega delle cooperative, attraverso la Lega pesca, vorrà protestare: finora non ho sentito alcun tipo di protesta da parte dei rappresentanti rossi dei pescatori, che però ho l'impressione li rappresentino sempre meno.

Per tutto questo, e per molto altro ancora, signor Presidente, per il metodo indegno e inadeguato (è il mio giudizio, che, ne sono certo, corrisponde a quello di tutti gli agricoltori e di tutti i pescatori italiani), su questa prima e speriamo ultima finanziaria di Prodi il nostro parere è negativo. (Applausi dai Gruppi FI, AN e DC-PRI-IND-MPA).

 

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Scarpa Bonazza Buora.

Nell'imminenza della chiusura dei nostri lavori, credo che gli interventi a partire dal senatore Allocca debbano andare alla giornata di domani; mi dispiace, senatore Carrara, dovrà organizzarsi la serata in maniera diversa. Concluderemo con gli interventi dei colleghi Losurdo e Forte.

È iscritto a parlare il senatore Losurdo. Ne ha facoltà.

 

LOSURDO (AN). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, questa finanziaria ha ribadito il ruolo marginale dell'agricoltura nell'agenda politica italiana e la sua assenza nelle strategie economiche più importanti del nostro Paese. Di fronte allo spettacolo dalla crisi endemica dell'agricoltura italiana, verrebbe da dire sconsolati, parafrasando Prezzolini: l'agricoltura finisce, ecco quel che resta.

Nella campagna elettorale di qualche mese fa non si accennò, né negli innumerevoli interventi propagandistici televisivi né in quelli sulla stampa, ai problemi dell'agricoltura, né il neo presidente del Consiglio Prodi ritenne di dedicare all'agricoltura un qualche cenno nel suo primo intervento davanti alle Camere.

In linea puramente tecnica, potremmo condividere in buona parte la fiducia del presidente del Consiglio Prodi verso il suo Ministro alla partita agricola, ma la sua palese ed insistita disattenzione verso l'agricoltura, il suo silenzio nelle occasioni istituzionali più significative, non possono non far sorgere sospetti su recondite simpatie verso le tesi antiagricole (né si sa definirle diversamente) espresse ed esternate l'estate scorsa dal professor Giavazzi sul «Corriere della Sera» e da tutti quegli economisti e politici che si battono, con scarsità invero di argomentazioni plausibili, per un ridimensionamento dell'agricoltura, o meglio del suo sostegno finanziario comunitario, che il silenzio di tanti responsabili del settore agricolo indubbiamente sta agevolando.

Questa finanziaria, lo si riconosce senza sforzo, non riduce lo stanziamento complessivo per il settore agricolo rispetto al passato ed introduce qualche elemento positivo quale il nuovo impulso dato ai biocarburanti con l'aumento a 250.000 tonnellate del contingente annuo di biodiesel defiscalizzzato e senza aggravi in finanziaria. Pur tuttavia, i tanti interventi previsti sono del tutto insufficienti, con una vistosa assenza di coerenti visioni strategiche per affrontare e risolvere definìtivamente alcune carenze fondamentali del settore primario. Quindi, è doverosa una breve ma significativa elencazione.

Innanzitutto, viene introdotto un obbligo alla commercializzazione dei biocarburanti ma nulla è previsto per rendere più stringente il legame con le politiche agricole delle materie prime. Gli agricoltori attendono che l'opportunità offerta loro dalle bioenergie possa trovare sbocchi concreti ed immediati, anche per decidere se continuare a seminare o chiudere l'attività delle loro aziende e avviare i propri figli verso il triste destino, magari, del precariato.

In secondo luogo, la promozione del made in Italy potrà godere in questa finanziaria solo di risorse esigue ed il previsto credito d'imposta è alquanto limitativo.

In terzo luogo, l'applicazione del cuneo fiscale in agricoltura è quasi insignificante perché agisce sull'IRAP, poco applicata nel settore primario perché non considera il lavoro a tempo determinato, magna pars ormai del lavoro subordinato agricolo.

In quarto luogo, per l'incentivazione degli appalti pubblici dei servizi alle imprese agricole e per l'incentivazione della vendita diretta ai consumatori sono previsti importi annui troppo ridotti e, comunque, assolutamente inidonei.

Infine, il Fondo per l'imprenditoria giovanile (di appena 10 milioni annui, stanziati per il periodo 2007-2010, per complessivi 50 milioni nell'arco di questi cinque anni) è assolutamente insufficiente e, comunque, riutilizza le stesse risorse già stanziate nel 2004 con il decreto legislativo n. 99.

In conclusione, manca negli stanziamenti delle risorse a favore dell'agricoltura una visione strategica complessiva per lo sviluppo dell'impresa agricola. Com'è stato efficacemente affermato, questa finanziaria agricola è un fluorescente caleidoscopio di vecchie e nuove misure, che, però, è difficile che risolvano completamente e definitivamente alcuni degli storici problemi dell'agricoltura italiana. Si procede con interventi a pioggia (forse sarebbe meglio dire a pioggerellina), del tutto insufficienti, sul terreno riarso dei problemi agricoli, senza un quadro strategico, finalizzato alla loro definitiva soluzione.

A quando anche i fischi sonori degli agricoltori a Prodi? Prevedo molto presto. (Applausi dal Gruppo AN e del senatore Scarpa Bonazza Buora).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Forte. Ne ha facoltà.

 

FORTE (UDC). Onorevole signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il dibattito della legge finanziaria si è sviluppato a tutti i livelli con particolare vivacità, sia per l'entità della manovra, sia per le modalità con le quali si è cercato di conseguire i tre obiettivi annunciati (il risanamento, lo sviluppo e l'equità).

Devo sottolineare che questo dibattito ha messo a nudo tutti i contrasti e le differenze tra le forze politiche che sostengono la maggioranza ed ha portato alle proteste ed al disagio di molte categorie sociali e produttive.

La decisione di presentare il maxiemendamento e di chiedere il voto di fiducia dimostra in maniera chiara e netta che la maggioranza non riesce ad elaborare un testo condiviso non dico con l'opposizione - si badi bene - ma, almeno, dalle forze politiche che sostengono l'attuale Governo.

Quando una maggioranza presenta circa 2.000 emendamenti ad un disegno di legge presentato dal Governo fa pensare che sin dall'inizio vi sia stata la chiara volontà di arrivare a porre la questione di fiducia, creando ad arte l'alibi dell'ostruzionismo parlamentare. I fatti dimostrano che questo è stato attuato dalla stessa maggioranza, non certo dall'opposizione, la quale ha svolto il proprio ruolo in maniera responsabile e costruttiva (basti pensare ai diversi emendamenti migliorativi approvati in Commissione bilancio con il consenso delle forze politiche dei diversi schieramenti).

Colgo l'occasione per sottolineare che il lavoro svolto dalla Commissione bilancio del Senato è stato un'esperienza di grande responsabilità morale, sviluppata con impegno e costanza da parte di tutti i senatori della Commissione stessa, che hanno lavorato senza sosta per ben nove giorni, cercando di esaminare tutti i 5.000 emendamenti presentati, di cui circa il 50 per cento dalla minoranza e l'altra metà dalla stessa maggioranza.

Come è sua tradizione, il Gruppo UDC ha portato avanti una politica di confronto costruttivo e responsabile, per contribuire al miglioramento di questa legge finanziaria. Molti dei nostri emendamenti riguardavano questioni di ordine generale, che avrebbero dovuto trovare il consenso di quasi tutte le forze politiche, anche perché si muovevano nella direzione degli obiettivi su cui la stessa maggioranza aveva impostato la legge finanziaria.

Le finalità dell'equità e dello sviluppo sono, ad esempio, alla base degli emendamenti presentati dall'UDC sulla questione del trasporto pubblico locale nella Regione Sardegna. La nostra proposta mirava ad evitare un vero e proprio scippo nei confronti dell'economia della Sardegna e a dare concreta attuazione ad uno dei pilastri su cui si basa la solidarietà nazionale verso l'Isola, in maniera conforme allo spirito ed alla sostanza di tutte le intese stipulate tra lo Stato le Regioni, fondate sul principio che lo Stato concorre con la Regione nel governo del fondamentale settore dei trasporti.

Gli stessi obiettivi erano alla base della richiesta di aumento dei fondi per il potenziamento dell'attività della Guardia di finanza, che sarebbe avvenuto con i proventi derivati dalle concessioni per la vendita dei giochi a base ippica.

In questo caso si era trovata una convergenza con i componenti di maggioranza della Commissione finanze.

E ancora come non riconoscere l'alto valore sociale e morale della proposta che mirava a garantire 1'erogazione di servizi essenziali per i non vedenti, servizi che di fatto vengono tagliati a causa delle disposizioni dettate dal Governo?

Oppure parlando di equità, uno dei tre obiettivi cardine che si era posta la maggioranza, come non ricordare la richiesta dell'UDC di ripristinare le indennità di trasferta per i vigili del fuoco al pari di altre categorie di dipendenti pubblici?

Per quanto riguarda lo sviluppo, ritengo invece che il Governo ha mostrato uno scarso coraggio nelle previsioni di investimenti in materia di infrastrutture, che sono la condizione primaria per la crescita economica di un Paese. In particolare l'UDC si è fatto promotore di diversi emendamenti al riguardo tra cui in particolare voglio ricordare un ordine del giorno approvato all'unanimità e fatto proprio dal Governo in sede di discussione del cosiddetto decreto Bersani.

L'ordine del giorno era relativo alla variante alla strada statale n. 7 Appia, indispensabile per il raccordo della viabilità tra il Nord e il Sud del Paese, nel tratto tra la Campania e Roma e incentrato, in questa fase, sulla sollecita realizzazione della cosiddetta Pedemontana di Formia, attesa da decenni e fondamentale per lo sviluppo e la sicurezza delle popolazioni di questa vasta area. Opera che, giova ricordarlo, ha concluso ai vari livelli, dal CIPE alla Regione, tutto l'iter procedurale ed è già inserita, oltre che nella legge obiettivo sui lavori pubblici, anche tra le dieci opere di prioritario interesse nazionale nella finanziaria dell'anno scorso. Il tratto in Campania risulta già integralmente finanziato e quindi a maggior ragione diventa incomprensibile il ritardo relativo alla naturale prosecuzione nel Lazio meridionale.

Successivamente, in Commissione, sull'argomento è stato ripresentato l'emendamento all'articolo 18, comma 543-bis, a valere sui fondi della legge obiettivo, poi rielaborato e rinominato 545-7bis. Purtroppo, tale emendamento non è stato esaminato in quanto i lavori sono terminati poco prima di arrivare a discutere del comma in oggetto.

In questo caso, a titolo personale e del Gruppo UDC, esprimo soddisfazione per l'accoglimento di questa proposta all'interno del maxiemendamento. Anche se l'entità dello stanziamento è minore di quanto da noi richiesto in fase emendativa, debbo riconoscere che questa decisione rappresenta un primo passo verso la risoluzione del gravoso problema dei collegamenti stradali tra Regione Lazio e Regione Campania.

In conclusione, nonostante l'espresso rammarico per l'andamento dei lavori, desidero affermare che l'esperienza da me fatta quest'anno per la prima volta nella Commissione bilancio con questa finanziaria è un alto momento di responsabilità, che tutti i Senatori dovrebbero affrontare per avere un senso compiuto del proprio mandato, anche se rimane il rammarico in tutti noi di vedere vanificato questo lavoro con la richiesta di fiducia che il Governo ha presentato.

Signor Presidente, la ringrazio, e spero che queste dodici ore siano servite a qualcosa, almeno a darci il buonasera e il Buon Natale, perché successivamente non ci sarò.

 

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge in titolo, ad altra seduta.


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

89a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

VENERDÌ 15 DICEMBRE 2006
(Antimeridiana)

Presidenza del vice presidente BACCINI,
indi del vice presidente ANGIUS
e del presidente MARINI

 

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 9,03)

 

Seguito della discussione della questione di fiducia

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri è proseguita la discussione sulla questione di fiducia.

È iscritta a parlare la senatrice Brisca Menapace. Ne ha facoltà.

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). Signor Presidente, componenti del Governo, colleghi, l'andamento di questo dibattito mette in luce alcune difficoltà che elencherò soltanto per titoli.

Vi è innanzi tutto una difficoltà di relazione tra l'Aula e la comunicazione esterna: probabilmente anche da parte nostra sarebbe bene che assumessimo e mantenessimo un linguaggio più sobrio che non suggerisca alla stampa di dare conto dei lavori del Parlamento come se fosse un giallo, un gossip da settimanale femminile di quelli che si leggono dal parrucchiere. Anche da parte nostra mantenere un linguaggio più aderente alla caratteristica dei nostri lavori forse gioverebbe ed impedirebbe quelle scostumatezze di comunicazione che purtroppo avvengono.

Sotto questo profilo, una delle più sgradevoli è stata quella che, a motivo di comunicazioni non corrette, si è verificata ieri: mi riferisco ad una protesta delle organizzazioni gay e lesbiche proprio perché, nel riferire della finanziaria, è stato messo in luce che, invece del testo concordato relativo all'Osservatorio sulla violenza sessuale e di genere e contro gli orientamenti sessuali, quest'ultimo punto è caduto. Non credo che ciò sia avvenuto per malizia; del resto nell'espressione «violenza sessuale e di genere» può essere inclusa anche quella che riguarda gli orientamenti sessuali. Tuttavia il fatto che fosse stato concordato e sia saltato appare immediatamente come un qualcosa di sospetto. Credo proprio che dovremmo, per la prossima finanziaria, garantirci i tempi necessari anche per una stesura del testo che lo renda comprensibile e non equivoco. In ogni caso, protestiamo anche noi per questo non corretto riferimento ad una questione molto importante, almeno per conto nostro.

Poiché si è anche visto che le due Commissioni bilancio della Camera e del Senato non sono arrivate a concludere i loro lavori, credo bisognerà provvedere anche ad una modifica delle procedure per la composizione della finanziaria e sarebbe bene che questo progetto venisse affidato alla 5a Commissione del nostro ramo del Parlamento che ha così autorevolmente gestito e riferito sui lavori con piena soddisfazione generale.

Colgo l'occasione per sottolineare che la piena soddisfazione generale denota che il lavoro è stato svolto in modo costituzionalmente corretto. Generalmente, infatti, ciò che accomuna tutti noi non è il monopartisan o il bipartisan, né uno schieramento, piuttosto che un altro, o il sistema Paese usato per definire la Repubblica italiana ma, per l'appunto, il rispetto della Costituzione della Repubblica italiana.

Il Gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea è generalmente considerato, sia dagli estimatori che dagli avversari, un Gruppo molto corretto anche se ci vengono attribuiti poteri o capacità demiurgiche che non ci riconosciamo. Ad ogni modo, la correttezza ci è riconosciuta. Ciò dipende dal fatto che siamo quasi le vestali del programma; ci teniamo molto al rispetto del programma dell'Unione e anche al rispetto del metodo con il quale le decisioni vengono assunte all'interno dell'Unione, il cosiddetto metodo del consenso con il quale si cerca di ottenere su ogni questione un giudizio comune e non la maggioranza secca. Questo metodo è indispensabile in un Governo di coalizione che non può essere gestito a maggioranza secca, perché alcuni sarebbero in minoranza perpetua.

Noi che siamo il secondo Gruppo, quanto a consistenza, dell'Unione ci teniamo molto che il metodo del consenso venga conservato anche perché esso giova alla composizione non imperialistica della volontà in un Governo di coalizione. A tal proposito potrei fare degli esempi. Quello a me più familiare è relativo al casalingato. Probabilmente, un Governo di coalizione è come l'economia nel suo significato originario, che non ha bisogno di essere definita economia domestica perché il termine economia già di per sé vuol dire governo della casa. Nel governo della casa bisogna mettere insieme età diverse, sessi diversi, diversi gusti alimentari, diverse capacità di resistere alle stagioni. Questo componimento è, per l'appunto, una coalizione.

Un Governo di coalizione ha questa caratteristica. Si può riportare un esempio che denota che tale caratteristica in qualche modo è già stata applicata: ho notato, infatti, che mentre quando noi parlammo di discontinuità sulla politica internazionale fummo ripresi, ora l'onorevole Fassino afferma che la caratteristica di questo Governo dovrebbe essere proprio la discontinuità. Sono contenta di questa sua affermazione.

Un altro esempio non altrettanto felice è quello che si riferisce alle unioni civili. Nell'Unione, come schieramento politico, è stato convenuto ed era comune decisione che la famiglia dovesse rimanere, ovviamente, ancorata all'articolo 29 garantendogli, dunque, una protezione costituzionale forte, che nessuno di noi mette in discussione. Agganciata all'articolo 2 con legge ordinaria è la regolarizzazione richiesta delle unioni civili. Si tratta di cosa che non confligge. Queste due ragioni sono indipendenti, autonome; non tenere conto di questo significa...

 

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, senatrice Brisca Menapace. Le concedo un ulteriore minuto, ma la invito a concludere

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). Non tenere conto di questo - dicevo - significa non tenere conto della laicità dello Stato.

Non voglio trattare il tema della laicità dello Stato in questa sede; voglio soltanto ricordare che essa è consegnata all'articolo 7 della Costituzione, che vincola la Repubblica italiana e lo Stato della Città del Vaticano alla pari. Non è consentito ad un cardinale di dire che una legge italiana è un capriccio. Probabilmente, lo ha detto perché era riferito ad una Ministra, piuttosto che ad un Ministro, considerato che il termine capriccio più si confà ad una donna. Il cardinale non ha titolo per usare questi termini; deve pronunciarsi con termini rispettosi e, se ha delle difficoltà, può invocare un incontro specifico, ma non usare questi termini, poiché ciò andrebbe contro la laicità, non intesa in senso generale ma come prevista nella Costituzione, verso la quale è necessario mantenere il rispetto da parte di tutti. Aggiungo che questa laicità era più rispettata dalla vecchia DC che dagli attuali schieramenti. C'è un calo di laicità nei nostri lavori. (Applausi dal Gruppo RC-SE e del senatore Bulgarelli).

Mi dispiace di non aver potuto concludere il mio intervento. Se lei me lo consente, signor Presidente, depositerò agli atti il testo scritto.

 

PRESIDENTE. Senatrice Brisca Menapace, acconsento senz'altro alla sua richiesta.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Carrara. Ne ha facoltà.

 

CARRARA (FI). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, innanzitutto mi consenta un doveroso ringraziamento ai colleghi della Commissione bilancio che, nonostante la finanziaria sia costretta a passare con un voto di fiducia, si sono prodigati con grande impegno per portare taluni miglioramenti. Questa è una legge finanziaria pesante di quasi 40 miliardi di euro per obbedire ai diktat europei della Banca mondiale e del Fondo monetario.

Ma, se contro le scelte del Governo si scatenano tutti, padroni ed operai, Sindaci di destra e di sinistra, qualcosa in questo Governo non funziona davvero. Ciò che colpisce di più in questa finanziaria è la sua straordinaria mutevolezza. Cambia ogni giorno. Ogni giorno compaiono e scompaiono tasse: tasse sui Suv, tasse sui motorini, tasse sulle automobili, tasse sull'eredità, tasse sugli immobili. Cambiano le aliquote dei prelievi fiscali per le varie categorie e corporazioni. Il lobbing di sinistra ha la meglio sulla politica. Difficile dire quale sarà la versione finale della finanziaria e solo all'ultimo voto si potrà dare un giudizio definitivo. Quel che è certo è che alla fine la vostra prima legge finanziaria sarà approvata con voto di fiducia.

Solo dopo la finanziaria, quando entrerà nel vivo lo scontro a sinistra sulla formazione del Partito Democratico tra DS e Margherita, tomba di ogni residuo argine socialdemocratico, si capirà il futuro del Governo Prodi e delle residue speranze di un rinascimento italiano, come auspicato il giorno dopo le elezioni politiche da parte di molti esponenti dell'attuale Governo.

Questa è la finanziaria peggiore della storia ed è originata da fondamentalismo ideologico. Infatti, è stata portata avanti con un dilettantismo quasi impensabile e viene approvata con un atto di arroganza e prepotenza che offende ancora una volta questa Aula del Parlamento. È una finanziaria iniqua, che toglie a chi ha meno, mentre ai ricchi non fa un baffo. Ai ceti medi fa pagare di più e rende quelli bassi ancor più poveri. Con questa manovra danno con una mano e tolgono con l'altra. L'aumento del bollo non riguarda solo le vetture di lusso, ma anche le auto medie. Sulla FIAT Punto, per esempio, citando dati del Ministero dell'economia, si pagheranno 180 euro in più. Certo, spero di essere smentito, visto che sui bolli c'è un tale caos che persino il vice ministro Visco ha detto che la colpa è del Parlamento. E qui non si capisce bene il perché. Altri fattori che peseranno sulle casse delle famiglie italiane sono l'aumento del riscaldamento, quello dell'ICI, gli effetti della revisione degli estimi catastali, i ticket sulle ricette. Insomma, in questa finanziaria non c'è equità, non c'è risanamento e non c'è sviluppo.

Quella che il Governo si appresta ad approvare al Senato è una manovra finanziaria iniqua e sbagliata, che va riscritta di sana pianta. Ad affermarlo non sono io, cari colleghi: ad affermarlo senza mezzi termini è l'Adusbef, visto che saranno introdotte 56 nuove tasse che colpiranno tutti cittadini indistintamente. L'Adusbef ha tra l'altro stimato che un lavoratore con moglie e due figli a carico, con un reddito lordo di 37.000 euro, sarà tartassato da 226 euro di nuovi oneri. Riguardo poi ai persistenti rialzi dei costi di luce e gas, l'associazione non ha dubbi: occorre subito una liberalizzazione completa dei mercati locali delle energie, altrimenti il salasso ai cittadini è destinato a continuare.

La manifestazione contro il Governo delle tasse e delle falsità, organizzata dalla Casa delle Libertà il 2 dicembre scorso, ha evidenziato il grave disagio che siete riusciti a creare in tutta Italia. È compito nostro dare voce e dignità a questa politica, allo scontento e al disagio che emerge dai ceti produttivi, che si sentono messi sotto tiro da una anacronistica, ma spietata vendetta di classe.

Non c'è dunque tempo da perdere. In nome della rivoluzione liberale che saremo chiamati a portare a compimento dopo la parentesi del centro-sinistra che ci auguriamo breve, abbiamo il dovere di condurre un'opposizione ferma e responsabile sia nel Parlamento che nel Paese per bloccare la controriforma che il Governo Prodi sta cercando di mettere in atto, contro la quale tante categorie e tanti cittadini hanno dato vita ad una mobilitazione spontanea.

Il Governo Prodi in sei mesi ha già battuto tutti i record negativi della storia della Repubblica. Ha trasformato l'Italia in una sorta di agenzia spionistica al servizio del fisco. È riuscito a far approvare dal Parlamento soltanto 13 leggi, ricorrendo per ben otto volte al voto di fiducia (scusate, con quello di oggi, i voti di fiducia sono 9). Ha varato ben 67 tasse, quasi una ogni due giorni, dopo aver solennemente promesso di non voler alzare la pressione fiscale. Ha approvato alcune finte liberalizzazioni al solo scopo di far crescere i fatturati delle cooperative rosse, facendo venire allo scoperto un mostruoso conflitto di interessi sulle spalle del Paese. Ha portato ai minimi storici, e lo ha confermato l'OCSE martedì scorso, la credibilità dell'Italia all'estero subendo la bocciatura delle principali agenzie di rating. Ha dato un saggio della sua congenita incapacità con la peggior finanziaria degli ultimi cinquant'anni, una stangata iniqua e senza riforma. Ma soprattutto, record dei record, è crollato di 20 punti negli indici di gradimento. Un disastro senza precedenti di fronte al quale il signor Prodi chiede continuamente la fiducia del Parlamento perché sa di non avere più quella degli italiani.

L'Unione tenterà di restare unita finché potrà, perché il potere è un collante eccezionale, ma nel momento in cui si accorgerà di non disporre più di una maggioranza politica sarà costretta ad aprire una crisi al proprio interno. Quando questo accadrà, tutto il centro-destra deve essere pronto, tutto, e sottolineo tutto. Per questo, a maggior ragione, occorre un impegno e uno sforzo eccezionali da parte di tutti noi affinché si realizzi una partecipazione nelle piazze, nei consigli comunali, provinciali e regionali.

Dobbiamo dare un segnale di coesione e di forza all'Italia e un avviso di sfratto a questo Governo irresponsabile. Un Governo che tartassa così tanto come nemmeno il povero De Gasperi nel 1947, appena uscito il Paese da una guerra, riuscì a fare. Occorre dare un segnale forte, ma la forza ce la date voi, il territorio, la gente che produce, si alza la mattina, si rimbocca le maniche e comincia il suo quotidiano lavoro e sa cosa vuol dire risparmiare due lire per mandare avanti la famiglia. Ormai siamo arrivati al punto che alla terza settimana lo stipendio finisce.

Siamo consapevoli che in Senato si combatterà una battaglia estenuante fino all'ultimo minuto, anche se credo che questo Governo terrà ancora per un po' e non cadrà certamente a breve. Ma la storia si ripete, cari colleghi. Teniamo duro che ce la faremo a mandare a casa questo Governo, costringendolo naturalmente ad implodere al suo interno.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Allocca. Ne ha facoltà.

 

ALLOCCA (RC-SE). Signor Presidente, dobbiamo tutti avere il senso del limite, dobbiamo riconoscere come non sia possibile consegnare ad una legge finanziaria il compito di cambiare il mondo, di mutare radicalmente condizioni sociali stratificate nel tempo, un compito in verità difficile da consegnare anche ad intere legislature ai soli Governi ed ai soli Governi nazionali. Ma da queste condizioni è necessario partire per segnare una visibile inversione di tendenza, per significare al Paese che è mutata la direzione di marcia.

Da queste condizioni è necessario partire, non solamente perché questo è l'unico percorso capace di un corretto processo di emersione e di valutazione delle scelte, ma perché partire da ciò che è costituisce un dovere per chi aspira ad una politica non separata dalla materialità della vita quotidiana, dal destino concreto delle donne e degli uomini insieme ai quali vogliamo tentare l'azzardo di governare questo Paese.

Parlare della situazione reale non è fuori tema, né fuori tempo, rispetto ai 1.400 commi della finanziaria, ai tanti colpi in battere ed in levare che vi si possono rinvenire e su cui sono puntualmente intervenuti i compagni del mio Gruppo. I dati di questa realtà non sono freddi e muti, sono al contrario capaci di irrompere nel dibattito che in questa Aula e fuori di qui abbiamo svolto, di fare giustizia delle tante grida che si sono levate anche oggi contro anche una sia pur minima manomissione del quadro esistente.

Il 25 per cento dei contribuenti del nostro Paese (dati 2004) gode di un reddito inferiore ai 6.000 euro, il 40 per cento è sotto i 10.000 euro, il 59 per cento è sotto i 15.000 euro ed il 96 per cento sotto i 40.000 euro. Il 5,1 per cento dei contribuenti gode del 22,9 per cento del monte redditi. Vorrei chiedere ai colleghi dell'opposizione chi in questo elenco secondo loro appartenga al tanto nominato ceto medio. Se consideriamo quelli che si situano tra il 40 per cento più povero ed il 40 per cento più ricco allora si tratta di soggetti con un reddito tra 10.000 e 17.000 euro; se consideriamo invece la fascia di reddito media compresa tra i grandi patrimoni e gli incapienti, si tratta di soggetti con redditi intorno ai 70.000 euro, ma sono poco più dello 0,7 per cento di tutti i contribuenti.

Ed il reddito non è tutto. La forbice si apre ancora di più se consideriamo la ricchezza che attraverso esso si genera trasformandosi in patrimonio e in rendita. La realtà è che viviamo in un Paese segnato da insopportabili squilibri. E' mutato nel tempo anche il modo di usufruire del reddito a disposizione. Qui, in questa città, ma in tutto il Paese, nonostante la flessione dei tassi di interesse, la conquista di un diritto essenziale come quello della casa è un miraggio.

Negli ultimi quindici anni le annualità di salario medio necessarie all'acquisto di un appartamento sono più che triplicate. L'obiettivo irraggiungibile dell'acquisto di beni stabili si combina con la condizione di una crescente precarietà che spinge le ultime generazioni verso il prolungamento, questo sì a tempo indeterminato, signor Presidente, della dipendenza familiare e verso i beni futili. Assistiamo a nuovi fenomeni anche di difficile definizione, ad una sorta di inedita povertà consumistica. Lo stesso allungamento della vita media, che ha conosciuto negli ultimi cento anni un progresso per tutta la popolazione, rivela distorsioni profonde e, per la prima volta, una parte della popolazione, le donne a basso reddito, vedono diminuire la loro attesa di vita. Una destrutturazione che non solo attraversa e manomette gli equilibri economici, che non solo distorce la relazione tra la vita ed il lavoro, ma che aggredisce lo stesso rapporto tra presente e futuro, tra l'individuo e la società a cui appartiene. È questo ciò che ha sedimentato, e negli ultimi anni rovesciato, sulle nostre spiagge l'onda lunga della globalizzazione neoliberista.

Difficile chiedere ad una finanziaria di mutare tutto ciò, impossibile non chiedere che cominci da qui. È la durezza di questo quadro che ci consegna una reale contraddizione: mentre ci induce a ritenere essenziali i passi compiuti, allo stesso tempo ci fa cogliere tutta la sua insufficienza.

C'è davvero bisogno, signor Presidente, di un cambio di passo, ma non per mutare rotta, bensì per procedere con più coraggio, con più speditezza e senza ripensamenti notturni, sulla linea tracciata in quel patto con gli elettori che tutti insieme abbiamo sottoscritto. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gramazio. Ne ha facoltà.

 

GRAMAZIO (AN). Signor Presidente, il dibattito si concluderà questa sera con la fiducia che sarà espressa al Governo, un Governo che potremmo definire - come viene ormai definito in questi momenti - il Governo dei fischi. Si fischia quando si va al Motor Show, si è fischiati quando si partecipa all'assemblea del CNA, si è fischiati per le strade anche della propria città.

Un Presidente del Consiglio, questo, che ebbe a dire, appena nominato, che non si sarebbe trasferito a Roma, perché non era la sua città. Questo Presidente del Consiglio, che in questi momenti non è nemmeno apprezzato da quanti nella sua maggioranza lo sostengono, deve scendere in campo per difendere il super Ministro dell'economia e delle finanze; deve scendere in campo per sostenere che il suo Governo non ha bisogno di un suo secondo momento ma che tutto va bene in questo momento.

Penso solo alle università, penso ai rettori, signori del Governo, ai magnifici rettori che vi avvisano di non partecipare più a manifestazioni nelle università italiane, perché rischiate il fischio completo non più solo degli alunni, ma anche dei docenti, dei ricercatori, di quanti vivono ogni anno la ricerca e l'università. Non sono più, quindi, come all'inizio, solo i taxisti - a Roma li chiamiamo tassinari, caro Presidente -; non sono più solo loro a protestare. Loro erano una minoranza davanti ad una finanziaria che invece ha scontentato tutti, una finanziaria che non ha accontentato nessuna categoria sociale, nemmeno la più piccola in questo Paese.

Una finanziaria di sacrifici, ma una finanziaria - come diceva ieri qualcuno dell'opposizione e qualche amico lo ricordava anche negli interventi di ieri sera - che impone addirittura il ticket sul pronto soccorso. Una finanziaria che impone ai cittadini una scelta serale: recarsi al pronto soccorso e pagare 25 euro o mangiare una pizza al ristorante.

Andare al pronto soccorso non è la stessa cosa che andare al cinema o a mangiare una pizza. Penso anche a quanto ammonta il costo complessivo di un'operazione di recupero sui codici bianchi; tale operazione si poteva concludere con un accordo forte con le associazioni dei medici di base, prevedendo la possibilità di tenere aperti anche il sabato gli ambulatori medici affinché cittadini, che non avevano bisogno di cure ospedaliere, non si recassero in ospedale. Ma penso al recupero di queste somme, se è vero come è vero che, per esempio, una Regione come il Piemonte qualche anno fa introdusse il ticket sul pronto soccorso, per esigenze regionali, e un anno dopo lo dovette togliere perché le entrate di tale ticket erano insufficienti a coprire la spesa che la Regione Piemonte aveva dovuto sostenere per tentare di recuperare il ticket sul pronto soccorso. È inoltre una situazione che torna ad essere ridicola, perché quando la finanziaria è arrivata in Parlamento si parlava del ticket sul codice bianco e sul codice verde e, invece, si è arrivati al ticket solo sul codice bianco.

Ma, addirittura, questa finanziaria è diventata ad personam, se è vero, come è vero, che in essa è stata posta l'impossibilità per i direttori scientifici degli enti di ricerca e cura a carattere scientifico di avere responsabilità e di partecipare a convegni internazionali, perché gli viene vietato; mentre non viene vietato ai direttori scientifici delle strutture private e non viene vietato ad altri di partecipare a convegni. Allora, questa norma sulla finanziaria, la chiamerei con il suo nome, caro Presidente, con il nome del professor Cognetti, perché è la lotta della Ministra della salute al professor Cognetti.

Per concludere, Presidente, è impensabile che in questa finanziaria si vogliano colpire i cosiddetti conti dormienti, per tentare di concludere il contratto del pubblico impiego per i precari. Vi faccio allora una domanda: questi soldi saranno sufficienti nei prossimi venti anni per coprire le spese del pubblico impiego o servirà un anno solo? Una volta sola si potrà attingere ai conti dormienti, una volta sola, e allora penso e ho paura, caro Presidente (finalmente è arrivato anche il Ministro dell'istruzione che di storie del precariato se ne intende), che non sarà possibile coprire per venti anni quanti devono lavorare in questo.

Signor Presidente, concludo con quanto ieri il Presidente della Commissione igiene e sanità ha dichiarato. Il tentativo del Governo di non rispondere anche ad una serie di richieste unitarie della Commissione sanità (penso, ad esempio, ai talassemici e ad altri interventi che il Governo non ha garantito) ha posto in seria difficoltà cittadini che hanno bisogno del Servizio sanitario e che non lo potranno avere. Alcuni impegni assunti da tutta la Commissione igiene e sanità, sia dalla maggioranza che dall'opposizione, il Governo non li ha rispettati nemmeno in questa finanziaria. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Leoni. Ne ha facoltà.

 

LEONI (LNP). Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ai rappresentanti del Governo e ai colleghi; giorni fa in una seduta antimeridiana ho avuto modo di ascoltare il pianto del senatore Morando che, come Presidente della Commissione bilancio, si lamentava di non aver concluso l'esame in sede referente del disegno di legge finanziaria. Annunciava, nel suo pianto greco, implicazioni di carattere istituzionale allarmanti per i rischi sottesi all'approvazione della finanziaria da parte dell'Assemblea.

Sono trascorsi appena tre giorni e come sempre il sistema ha trovato il modo per raggiungere gli obiettivi prefissati, in questo caso ponendo la fiducia. Quello che mi ha incuriosito, però, è che alla fine del suo intervento tutti i partiti, esclusa la Lega, come testimonia il resoconto stenografico, si sono accalorati nel battere le mani, pensando magari di poter risolvere con questa testimonianza la vera e grave malattia che inesorabilmente ha preso possesso delle istituzioni che rappresentiamo.

Colleghi, sono entrato per la prima volta in Parlamento - non mantenendo però una continuità - nel lontano 1987: 20 anni fa. Il mondo esterno alle nostre istituzioni in questi 20 anni ha compiuto una rivoluzione tecnologica, e non solo, in tutti i settori: pensiamo ad Internet, ai telefonini, ai fax, al campo delle automobili o a quello della medicina. Nei Palazzi, invece, il tempo si è fermato, anzi a dire il vero mi sembra sia andato indietro e ne colgo continuamente i segnali. Vorrei fare alcuni esempi che mi fanno persino sorridere: con compatimento vedo le auto blu viaggiare a sirene spiegate, con a bordo qualche personaggio che deve correre chissà dove, facendosi strada con violenza nel traffico. E pensare che basterebbe partire per tempo! Ascoltate gli improperi degli uomini della strada e capirete: queste scene fanno tanto pensare al Medioevo o alla monarchia. Continuo a chiedermi: ma non viviamo in una democrazia compiuta? Il principe, il monarca non ci sono più.

Vorrei però tornare all'argomento del giorno, partendo dal pianto del senatore Morando: sappiamo che il pianto è la prima espressione che l'uomo compie quando viene al mondo. Mi auguro tanto che questo vagito sia il segnale per dare il via ad un progetto di riforme in senso federalista del Paese, a proposito del quale il Gruppo a cui appartengo è portatore di idee. Io in prima persona, nel 1987, alla Camera dei deputati proponevo questa linea federalista per il nostro Paese. Un concetto, però, che pochi conoscono e questa mia presunzione la leggo continuamente nei comportamenti e nei discorsi di tutti voi, anche dei colleghi dell'opposizione.

Ho vissuto tre giorni in Commissione bilancio e noi dell'opposizione eravamo lì a cercare di parlare solo per perdere tempo, affinché non si arrivasse a concludere l'esame della finanziaria. Mi sembrano cose di altri tempi. Parlando ancora della Commissione bilancio, il pianto era causato solo dalla mancanza di tempo per l'approfondimento dei vari articoli e nessuno ha pianto, escluso il sottoscritto, per un altro motivo: avendo partecipato, come ho detto, per alcuni giorni ai lavori della Commissione, mi sono infatti reso conto che nel progetto della finanziaria, come 20 anni fa, è stato inzuppato di tutto e di più. L'errore non consiste nel tempo messo a disposizione, ma negli argomenti trattati, che sono anacronistici, vecchi, obsoleti per un Paese che si dichiara moderno.

Questa è l'organizzazione di uno Stato centralista che rimarrà schiacciato dal peso della materia che continuamente attrae, arrivando poi ad implodere inesorabilmente. Non è possibile che in questa sede si debbano decidere gli interventi relativi al più piccolo come al più grande Comune di questo Paese. Da una parte, ci si è sforzati di far crescere i centri per la gestione del potere politico come le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, le Circoscrizioni. Una proliferazione che non si era mai vista prima d'ora, ma che è avvertita solo come una grande distribuzione di cadreghe - come si dice da noi - affaristiche, fondate sul clientelismo e troppo lontane dagli interessi della collettività, perché obbligate a delle decisioni che vengono prese da un potere centralista.

La finanziaria di un moderno Stato federale è limitata a pochi argomenti, pochi argomenti sono sinonimo di poco tempo, pur dando ampio spazio a confronti e a dibattiti.

Mi sento, nella mia persona, anche uomo di grande responsabilità, mi rendo conto sempre di più che questo Paese, così com'è organizzato, è un gigante dai piedi d'argilla. Le manovre in atto sono sulla scacchiera politica del rifacimento di un'eventuale Democrazia Cristiana e questo mi mortifica, mi spaventa: il nostro Paese non ha bisogno di risuscitare i partiti morti da tempo, che i morti seppelliscano i morti, un eventuale partito pronto al consociativismo è solo aberrante, anacronistico, oscurantista e servitore di lobbies, come è stato purtroppo per anni.

Ho sempre servito e vissuto la politica come la massima espressione della carità, servono uomini di buona volontà; partendo da questo punto vorrei chiamare a raccolta uomini veri, che si sentono responsabili, direi doppiamente responsabili, come sono le regole del federalismo, cioè responsabili nei propri confronti e responsabili nei confronti della società, a cominciare un percorso di raffronto, di dialogo, per arrivare in tempi brevi a quelle soluzioni innovative per un Paese gravemente malato.

Dal mio punto di vista, servono programmi e progetti intrisi di quei valori di cui la nostra società è testimone e depositaria, lontana dalle ideologie che tanto male hanno prodotto: solo così daremo un senso a questa legislatura, uscendo dagli schemi sterili per cui i senatori a vita permettono di poter arrivare a dei risultati. Il Paese ha bisogno di ben altre cose e, come ho detto prima, con programma e progetti chiari potremo arrivare a quei risultati che la nostra comunità, le nostre comunità e il Paese non possono più aspettare.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pollastri. Ne ha facoltà.

 

POLLASTRI (Ulivo). Signor Presidente, io voglio manifestare la mia soddisfazione, perché ho presentato un emendamento che riguarda le istituzioni che promuovono l'internazionalizzazione delle imprese italiane all'estero e questo emendamento è stato accolto e recepito anche nel maxiemendamento. Ringrazio anche la sensibilità di molti senatori dell'opposizione, tra i quali lei stesso, Presidente, che ha posto la firma in questo emendamento.

La legge n. 549 del 1995 prevedeva cofinanziamenti alle istituzioni preposte all'internazionalizzazione delle piccole imprese, tra queste istituzioni vi sono le Camere di commercio italiane all'estero, che usufruiscono di circa un 40 per cento di questo capitolo. Con questo emendamento, con il quale ho richiesto maggiori fondi, che negli ultimi tre esercizi sono stati continuamente decurtati, quindi privando queste istituzioni della possibilità di svolgere la loro attività di internazionalizzazione delle piccole imprese, abbiamo recuperato una parte di tali risorse. La legge prevedeva che il cofinanziamento su progetti mirati fosse del 50 per cento, negli ultimi anni questi cofinanziamenti furono del 45, del 40 e ultimamente sono arrivati al 30 per cento. Era urgente recuperare questo aiuto che, ripeto, è solo un cofinanziamento su progetti mirati, il restante delle risorse vengono recuperate da questi enti localmente.

Vorrei sottolineare, signor Presidente, che non è un emendamento che agevola gli italiani all'estero - certo agevola le Camere di commercio italiane all'estero -, ma prevalentemente le istituzioni italiane e le piccole imprese, che hanno tanta necessità di internazionalizzarsi, ed è un tema di continuo dibattito a livello economico, e includendo i consorzi che notoriamente sono un po' il fiore all'occhiello dell'esportazione italiana.

Vorrei ricordare che siamo l'unico Paese al mondo dove l'esportazione è realizzata per più del 60 per cento da piccole e medie imprese e per ben il 35 per cento da consorzi. Dichiaro la mia soddisfazione per l'accoglimento di questo emendamento con l'aiuto di moltissimi colleghi della maggioranza ma anche grazie a illustri membri della opposizione.

E' stato compiuto un atto estremamente importante perché le Camere di commercio degli italiani all'estero sono molto antiche. Cito ad esempio la Camera di Montevideo che ha più di 125 anni. Lei stesso, che da Sottosegretario agli Esteri aveva la delega per l'America latina, avrà conosciuto da vicino queste realtà e sa quanto siano importanti e radicate sul luogo. Le Camere di commercio, in passato, hanno svolto addirittura funzioni diplomatiche. Il primo trattato tra Italia e Brasile è stato firmato all'interno della Camera di commercio di San Paolo nel 1908. Esse hanno svolto funzioni di rappresentanza e la loro importanza è stata, a mio avviso, parzialmente riconosciuta dall'incremento concesso da questa finanziaria.

Signor Presidente, concludo avendo parlato meno del tempo concessomi e mi dichiaro tra quanti sono soddisfatti per aver ottenuto questo risultato. Sugli altri argomenti riguardanti gli italiani all'estero i miei colleghi della maggioranza eletti all'estero parleranno in seguito.

 

PRESIDENTE. Senatore Pollastri, anche in poco tempo si può dire tanto. Quindi, lei ha validamente parlato.

È iscritto a parlare il senatore Saia. Ne ha facoltà.

 

SAIA (AN). Signor Presidente, finalmente, con la presentazione del maxiemendamento da parte del Governo, dopo due mesi e mezzo abbiamo veramente a disposizione la manovra finanziaria e possiamo avviarci praticamente in un solo giorno al voto di fiducia. La maggioranza dirà che ciò non è vero. Siamo d'accordo in parte perché se è senz'altro vero che la manovra economica di fine anno, dalla data della sua presentazione al voto finale, cambia più volte aspetto è anche vero che mai, detto senza demagogia spicciola, si era vista una serie di cambiamenti e di incertezze come per questa legge finanziaria.

L'elenco degli esempi potrebbe essere lungo. Due notti fa, analizzando con il Gruppo di Alleanza Nazionale il maxiemendamento, saltavano agli occhi commi completamente estranei alla finanziaria. Un comma, sicuramente di scarsa importanza, può essere specificatamente preso come esempio del «tutto e contrario di tutto» che il provvedimento è stato in questi mesi. Nel testo originario, era specificato che al personale medico a disposizione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri era decurtato il 50 per cento di indennità. Nel testo finale, non solo la decurtazione non sussiste più, ma si prevede la possibilità per i medici stessi di effettuare prestazioni esterne.

In due mesi e mezzo abbiamo vissuto la costante trasformazione di questa legge sia nelle cifre (penso alle numerose tabelle presentate, rifatte e corrette) che nei contenuti, fra le proteste, i ricatti e gli ostruzionismi della maggioranza stessa verso il Governo, da un lato, e, dall'altro, con le proteste certamente più nobili da parte di tutte le categorie del Paese.

Un giornale ieri si divertiva persino a raffigurare il grafico delle cifre generali della manovra. A luglio, la finanziaria era anticipata dal Governo con un saldo di 35 miliardi di euro; poi essa era approvata dal Consiglio dei ministri a 30 miliardi, divenuti dopo pochi giorni 33,4; il 9 ottobre erano 34,7, per effetto dei calcoli effettuati dagli uffici della Commissione bilancio della Camera; il 16 ottobre il saldo ammontava a 40 miliardi; oggi è di 33,8 miliardi.

Prodi afferma che rifarebbe uguale la manovra ma con un metodo diverso. Cosa significa questo, se non fare finta di ascoltarci cambiando tattica, ma non cambiando una virgola del testo? Di quale autocritica parlavano ieri alcuni commentatori? Se autocritica c'è, essa è sicuramente tardiva ed offensiva. Ovviamente il metodo doveva essere rovesciato: prima bisognava ascoltare le categorie del Paese e poi decidere il provvedimento, come facemmo la scorsa legislatura per tanti provvedimenti importanti e non solo per le finanziarie, ma per il disegno di legge sulla competitività e sui provvedimenti per la semplificazione amministrativa.

Noi non abbiamo contestato solo il metodo confuso con il quale si giunge al voto di questa sera, ma anche e soprattutto i contenuti e prima ancora le cifre. Questa manovra non è né equa né solidale come il Governo si prefiggeva. Fra detrazioni e imposte indirette la fascia di reddito da lavoro dipendente che guadagna 1.300-1.350 euro netti al mese non solo non ci guadagna, ma perde qualche soldo e se a Torino i capi della triplice vengono fischiati significa che questa categoria di lavoratori non è sciocca e ha capito come funzionano le cose. I calcoli dell'ufficio studi della UIL - non del centro-destra - ci dicono che per chi si posiziona sotto i 1.000 euro netti al mese c'è finalmente un miglioramento di circa 6 euro netti al mese.

Questa finanziaria poi non ha voluto minimamente tener conto delle maggiori entrate fiscali per il 2006. Le cifre iniziali del Governo sono inesatte. A fronte di 37 miliardi in più di entrate nei primi 11 mesi del 2006, il Governo ne ha riconosciuti solamente 26 e ne ha inseriti strutturalmente a bilancio - e dunque replicabili nel prossimo anno - solamente 5, considerando la rimanenza come occasionale. Se si considera che queste cifre non comprendono ancora l'autotassazione di fine anno, vi è la certezza che le entrate finali saranno ancora più alte.

Queste maggiori entrate arrivano nelle casse dell'erario certamente non per la paura minacciata agli italiani da Visco nella caccia all'evasore, bensì per la lenta ma inesorabile ripresa che si avvertiva nel Paese insieme alla concreta crescita economica, contemporanee all'emersione dell'elusione fiscale, tutto ciò avvenuto grazie alle norme della precedente finanziaria.

L'Esecutivo ha elaborato perciò una manovra vessatoria per i cittadini omettendo le cifre reali. Le ha omesse di conseguenza anche su quello che poi è il rapporto fra il deficit dello Stato e il PIL del Paese. Un deficit che, sempre grazie a quelle maggiori entrate, che potevano portare a una riduzione delle tasse, dovevano anche ridurre il deficit già al 3,2 per cento rispetto al 3,8 per cento previsto e contrattato da Tremonti con Bruxelles ad inizio anno. Ora, il Governo Prodi ha inciso in questa riduzione, secondo «Il Sole 24 ORE», solo per lo 0,03. Complimenti! Il resto è frutto della scorsa finanziaria.

Invece, il Governo se n'è inventata un'altra: portare tale rapporto al 6 per cento raddoppiando quasi il dato reale, eludendo le norme europee e scippando nuovamente denaro al contribuente. Lo ha fatto con due operazioni in particolare: aggiungendo l'1,4 per cento per effetto della sentenza della Corte europea relativa alla maggiore deducibilità dell'IVA sulle automobili aziendali e decidendo di accollarsi i debiti di Infrastrutture S.p.A. per gli investimenti fatti sulle Ferrovie, gonfiando di un altro 1,5 per cento di punto il rapporto deficit-PIL, tutto ciò per poter giustificare per l'anno prossimo una manovra aggiuntiva onde riportare sotto il 3 per cento il deficit stesso.

Se a questo si aggiunge che da quando Prodi è in carica il PIL ha rallentato la crescita dallo 0,8 per cento dei primi sei mesi dell'anno all'attuale 0,3 per cento, si comprende anche quanta fiducia gli italiani abbiano in questo Governo. «Faremo ripartire il Paese», disse Prodi. Sì, ma con la retromarcia. L'effetto Prodi ha di fatto spaventato una ripresa economica già in atto.

Noi a fronte di tutto ciò avevamo chiesto che con le maggiori entrate dell'erario si potessero apportare le seguenti modifiche al testo: sopprimere la revisione degli studi di settore, bloccare gli aumenti dei contributi per i lavoratori autonomi, bloccare gli aumenti sugli estimi catastali dei terreni, aumentare da 50 a 100 i dipendenti per il limite delle aziende escluse dalle norme sul TFR e, infine, stanziare almeno 500 milioni di euro in più per la sicurezza.

Invece, tra emendamenti votati in Commissione e maxiemendamento, i benefici o meglio le toppe apportate al provvedimento sono stati ben pochi e peraltro accompagnati anche da peggioramenti. Tutto ciò è condito da una sequela di marchette, come correttamente le ha chiamate anche il collega Baldassarri, tanto per accontentare parenti e amici con la creazione di piccole e a volte inutili agenzie con finanziamenti a pioggia, dal Collegio d'Europa, al Museo della ceramica, al controllo delle nascite per cani e gatti o peggio col curioso cambio di nome ad enti come Sviluppo Italia solo per giustificare l'azzeramento dei consigli d'amministrazione.

Credo che si debbano fare alcune considerazioni anche sui lavori della Commissione bilancio del Senato che, bene o male, per dieci giorni e dieci notti ha tentato di scalare la montagna di articoli ed emendamenti del Governo e della maggioranza.

Vede, presidente Morando - purtroppo non è presente in Aula - lei ha ricevuto attestati di stima e riconosciuta correttezza da parte dell'intera Commissione. Il suo acceso intervento in Aula contro i metodi imposti dalla legge finanziaria, in un ingrato compito di portare il testo mozzato a causa dell'eccezionale numero di articoli voluti dal Governo, è stato applaudito anche dai banchi del centro-destra. Mi deve però consentire questa minima critica: mi sarei aspettato qualche parola in più nei confronti di un Governo che troppe volte l'ha messa in difficoltà senza dare risposte o dandole in ritardo alla Commissione.

Quando a casa mi chiedono che tipo è il ministro Padoa-Schioppa, sono costretto a rispondere di non averlo mai visto in Commissione. Veniva spesso in Senato, ma solo per interrompere i lavori della Commissione bilancio e per riunirsi ai piani più alti con la sua maggioranza lasciando ai due Sottosegretari la difficile scena. Do atto della squisita cortesia al sottosegretario Sartor in Commissione, ma purtroppo è stata una scena spesso muta che ha comportato una fastidiosa laringite al presidente Morando, che alla fine ha dovuto parlare per tre.

Ricordo il sottosegretario Grandi e il mancato relatore Morgando, nella precedente legislatura in Commissione bilancio alla Camera dei deputati, quante proteste hanno avanzato nei confronti dell'allora Governo quando, a detta loro, non rispondeva e non replicava alle richieste di chiarimenti. Mi chiedo cosa abbiano fatto loro in questa occasione. Peccato che quella fosse una manovra da 26 miliardi, per oltre la metà composta di tagli veri. Erano altri tempi, che speriamo tornino presto, per la vostra salute, ma soprattutto per quella degli italiani.

Questa finanziaria è stata accompagnata da tante bocciature: quelle istituzionali dell'OCSE e di tante agenzie internazionale di rating (per ultimo, la Standard & Poor's), oltre a quelle di molti economisti e quotidiani finanziari europei; ben più importanti sono state le bocciature del Paese.

Caro presidente Prodi, i fischi e le contestazioni di un Paese che lei ha definito impazzito e che le fa pena non sono organizzati. Forse è lei che si è organizzato la claque qualche giorno fa, quando all'assemblea di un'organizzazione storicamente vicina alla sinistra è stato applaudito dai vertici di tale organizzazione. Provi a venire ad un'assemblea di artigiani veri, di commercianti o di imprenditori, ad esempio in quel Nord-Est dove l'intero blocco sociale del mondo del lavoro è totalmente contrario a questo provvedimento.

Concludo sottolineando che nelle ultime ore sembra si sia aggiunto qualche ulteriore problema tra Fassino e Prodi su come interpretare la cosiddetta fase due dell'Unione. Noi suggeriamo una bella fase due: andate a casa prima di arrecare altri danni al Paese. (Applausi dal Gruppo AN).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caprili. Ne ha facoltà.

 

*CAPRILI (RC-SE). Signor Presidente, signori Ministri, senatrici e senatori, ho assistito al dibattito, in parte presiedendolo ed in parte ascoltandolo da questi banchi, ed ho sentito quanto è stato vagheggiato sulla valigetta del Cancelliere dello Scacchiere che viene depositata e sul cui contenuto poi si vota.

Ho ascoltato molte critiche. A parte l'intervento, che ho molto apprezzato, del senatore Pollastri, che rappresenta gli italiani all'estero, in questi giorni il nuovo sport nazionale è quello di criticare la finanziaria: si tratta di uno sport molto diffuso, cui mi vorrei in qualche modo sottrarre. Infatti, si può criticare ed io lo farò perché, tra l'altro, nello schieramento della maggioranza rappresento la forza definita - ed è così - più radicale; quindi, avrei anche qualche elemento per avanzare critiche. Lo si può fare però non nascondendo i fatti.

Sarei quasi propenso a chiedere sui fatti un'altra autorità indipendente, anche se ce ne sono parecchie, che certifichi al termine di ogni legislatura le condizioni del Paese. Peraltro, io non sono neanche tra coloro che pensano che il prodotto interno lordo spieghi tutta la vita degli uomini e delle donne in un Paese come il nostro. Vorrei sapere, però, come si fa a rimuovere nel modo più assoluto o a nascondere, attraverso un frasario con espressioni scarlatte, le condizioni nelle quali il Paese è stato precipitato dai Governi di centro-destra.

Discutiamo se il peggioramento strutturale di saldi della finanza pubblica negli ultimi quattro anni abbia portato o meno il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo a livelli inimmaginabili, che ci hanno fatto richiamare dall'Unione Europea; discutiamo se nel 2006, per la prima volta in dieci anni, non è aumentato il debito pubblico; discutiamo se il blocco pressoché completo delle risorse destinate agli investimenti pubblici non ha creato problemi e condizionato lo sviluppo economico del Paese.

È vero che molti sondaggi evidenziano insoddisfazioni (su cui mi soffermerò perché non credo che dobbiamo evitare di curarcene), ma non c'è dubbio che le condizioni generali del Paese sono peggiorate partendo da una regressiva politica di bilancio che ha colpito le categorie più deboli.

Ho notato che in Senato c'è uno grande spirito british, che certo non mi dispiace (ad esempio, l'idea della valigetta a proposito della finanziaria).

Quelli che ora chiedono la valigetta del Cancelliere dello Scacchiere - quindi, una finanziaria meno ipertrofica - magari volevano inserirvi la cosiddetta riforma delle pensioni (sto parlando al mio campo, per così dire, cioè allo schieramento per il quale sono stato eletto in Senato).

Certo, questo non significa - lo vorrei spiegare ai colleghi dell'opposizione presenti, ma anche a noi stessi - che non si debba considerare un punto aspro e dolente il tema del dissenso che oggi si è creato nel Paese attorno alla finanziaria. Certo - come ricordavo prima - la situazione è difficile e finanziariamente pesante. Certo, il presidente del Consiglio, l'onorevole Prodi, chiamerebbe la condizione nella quale ci troviamo di «consenso differito»: risaniamo oggi e domani - mi pare che questo sia il suo ragionamento - raccoglieremo i frutti di tale risanamento, rispetto anche al consenso sociale.

Ovviamente, non mi sfuggono neanche le differenze tra le proteste cui ultimamente si è dato vita: non metterei insieme gli operai di Mirafiori con il dottor Montezemolo. Neanche se fossi un sindacalista. La domanda che Pierre Carniti - che di sindacato se ne intende - ha posto è se non sia duro (oltre alle condizioni della finanziaria) tornare a Mirafiori dopo 26 anni che lì non si erano visti segretari confederali.

Vedete, si è parlato e si è scritto di fatti veri (che esistono e non sono stati inventati da qualche giornalista), della frammentazione della società; si è sostenuto - mi pare che abbia ricordato anche questo il Presidente del Consiglio - che quando si toccano e si mettono in discussione interessi illegittimi ma consolidati, apriti cielo! - per così dire - dal punto di vista delle critiche che vengono mosse. Tutto questo è vero, ma vorrei pormi e porre una domanda: immaginiamoci un cittadino normale, che paga le tasse. Ebbene, a proposito di tasse mi ha colpito questo stupore generale quando si afferma che in questi mesi vi è stata un'entrata fiscale più alta. Ma scusate, perché vi stupite? Sono soldi dovuti!

Ci dovremmo stupire del contrario e del fatto che - mi pare anche oggi o ieri - un grande istituto di ricerca abbia certificato che l'economia sommersa rappresenta un totale di 250 miliardi (se non ricordo male). Questi dovrebbero essere gli elementi di stupore, non il fatto che oggi vi siano maggiori entrate: è dovuto al Governo; è un fatto che ritengo rappresenti anche un elemento di eticità nel rapporto tra cittadini e Stato.

Tutto questo è vero - lo ribadisco - ma mi domando (e lo domando agli spiriti più sensibili che, come sappiamo, albergano in molti schieramenti): questi contribuenti - cittadini e cittadine - cosa devono pensare di fronte al fatto che si continua a parlare di sacrifici? Ho l'impressione - ecco, questo è un elemento di consenso sociale - che non si veda neanche la fine di questa galleria.

Ero deputato quando l'onorevole Amato, l'attuale Ministro dell'interno, rivestiva la carica di Presidente del Consiglio: ebbene, nel 1992 mise in piedi una finanziaria di 92.000 miliardi (anzi, per la precisione, di 93.630 miliardi).

Di fronte a questa situazione come si dovrebbero comportare i cittadini? Un grande economista, Adam Smith (in un libro a lui molto caro, che si intitola «Teoria dei sentimenti morali», cui teneva molto, ma purtroppo sottovalutato), definiva le «passioni egoistiche». Scriveva Smith: «Supponiamo che il grande impero cinese con le sue miriadi di abitanti fosse investito e inghiottito da un terremoto. Esprimeremmo con molto ardore le nostre sofferenze, poi riprenderemmo subito i nostri divertimenti e i nostri affari. Supponiamo di sapere di dover perdere il dito mignolo di un nostro piede l'indomani. Non chiuderemmo occhio per tutta la notte: mentre invece la rovina di cento milioni di nostri fratelli non ci impedirebbe di russare tranquillamente e profondamente. Siamo dunque costretti a contare molto più sulle passioni egoistiche». Figuratevi, ve ne sono ancora e come; però, faccio difficoltà ad includervi, ad esempio, i bambini affetti da sindrome di Down che ieri mattina protestavano di fronte al Senato. Noi che abbiamo chiesto i voti per un cambiamento, dobbiamo renderci che conto che la percezione di tale cambiamento non è diffusa come avremmo pensato: ecco, qui vedo un problema, ma non di maquillage, bensì di sostanza.

Credo, inoltre, che - pur con l'indubbio carico negativo ereditato - vi siano elementi significativi in questa finanziaria (un'inversione di tendenza, una timida redistribuzione del reddito, finanziamenti - come ricordato ieri anche dall'opposizione - nella sanità) e che si siano risolti alcuni problemi del precariato: tutto questo, però, non è stato e non è sufficiente.

Si è detto che non c'è la missione: stiamo attenti (lo dico precisamente a questa parte) alla cosiddetta fase 2, a quella di cui (con espressione poco parlamentare: ma l'ha detto fuori di qui) il vice presidente del Consiglio Rutelli ha detto «chiamatela come vi pare, anche Topolino», il cambio di passo che ha chiesto anche il segretario dei DS: facciamo in modo che questa fase 2 sia correlata alle critiche che abbiamo subito sulla finanziaria. Non vorrei che qualcuno avesse in testa di usare ancora una volta l'idea della riforma: perché, guardate, nel vocabolario può anche esserci un termine che si presta a differenti situazioni, ma nel linguaggio della politica quando si parla di riforma si parla di un punto che ti porta in avanti (mi avvio a concludere) ed è difficile spiegare la riforma se si aumenta l'età pensionabile e si diminuisce la pensione. Questa al mio paese si chiama controriforma pensionistica.

Siamo stati votati per cambiare e questo dobbiamo fare, credo, in questi mesi. Si è parlato di riformare la finanziaria. Al riguardo, penso che dobbiamo essere aperti alle diverse esperienze, a quella francese, a quella inglese: però dobbiamo anche sapere, e credo debba essere presente a tutti, che per le difficoltà della politica, del rapporto con la società, non ci sono scorciatoie. Possiamo avviare anche una riforma del sistema che impegna per sei mesi il Parlamento italiano a discutere di DPEF, bilancio e finanziaria, ma ci sono nodi politici che riguardano lo sviluppo e l'avanzamento della società, nella società, delle categorie più deboli e meno protette, nodi politici che dobbiamo porci come elementi per l'apertura di una seconda fase che porti a quel cambiamento per il quale siamo stati chiamati a rappresentare molta parte del popolo italiano anche nel Senato. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Ulivo e dei senatori Tibaldi e Pinzger).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cicolani. Ne ha facoltà.

 

CICOLANI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un certo senso l'intervento del presidente Caprili che mi ha preceduto è emblematico del teorema che sottostà a questa finanziaria e che, prima di entrare nel merito di alcuni argomenti, volevo commentare. Il teorema è quello di avere ereditato una situazione dei conti pubblici tale da richiedere una manovra particolarmente pesante, la seconda manovra nella storia di questo Paese, una manovra cioè che si avvicina a 40 miliardi di euro, superata soltanto dalla manovra che fece il Governo Amato nel 1992. Ebbene, vorrei con pochissime battute commentare, presidente Caprili, e con altrettanta calma e serenità, quello che lei asserisce.

Lei ricorderà come abbiamo ereditato il Paese noi e come invece lo lasciamo. Ereditammo il Paese con un buco finanziario riconosciuto per gran parte da voi stessi (devo dire in gran parte da voi stessi non generato, e spiegherò perché) di 38.000 miliardi di lire, cioè di 19 miliardi di euro. Questo è un fatto storico, non più contestabile.

Questi 19 miliardi di euro erano in parte dovuti ad errate previsioni sui ricavi delle tasse relative alla Borsa, perché fu un anno negativo per la Borsa dopo una serie di anni positivi, e pur essendo stata prudente la previsione dei ricavi di Borsa vi fu, per 6.500 miliardi, un minor ricavo. Una grande parte di questo buco era poi legata alla maggiore spesa sanitaria delle Regioni, scarsamente prevedibile a priori; un'altra parte (mi riferisco a circa 10.000 miliardi) era dovuta a manovre elettorali e a una finanziaria elettorale che aveva aumentato la spesa pubblica, quindi a spese sostanzialmente non coperte dai relativi ricavi. In sostanza, quindi, abbiamo ereditato un Paese con 19 miliardi di euro di buco. Come lo lasciamo complessivamente, presidente Caprili?

È accertato ormai dal dibattito della finanziaria, e anche da quanto comunicato dal vice ministro Visco pochi giorni fa, che ci avviciniamo ad un surplus di ricavi, certamente dovuti allo Stato, che al 31 dicembre si avvicinerà ai 40 miliardi di euro. Dunque noi, che abbiamo ereditato da voi un Paese con un buco di 20 miliardi, vi lasciamo una dotazione di 40 miliardi. Pur ammettendo - più tardi commenterò questo aspetto - che di questi 40 miliardi di euro 20 serviranno a coprire maggiori spese che si sono determinate all'interno di questo esercizio finanziario, noi vi lasceremmo comunque 20 miliardi di saldo attivo, cioè nei cassetti. Al contrario, voi ci avete lasciato 20 miliardi di euro di debiti. Credo che questi siano fatti inconfutabili. Alla luce di ciò, la montagna di bugie - non saprei definirle diversamente - che si sono sentite in questi giorni in quest'Aula sullo stato dei conti pubblici ereditato secondo me dovrebbe smettere per pudore; lo dico per segnalare la contraddittorietà tra ciò che affermate in Aula e quello che, al contrario, producete negli atti.

Nel corso del dibattito di questi giorni i senatori Brutti, Mazzarello, Legnini, ma anche altri senatori, hanno fatto riferimento al buco che noi avremmo lasciato nel campo delle opere pubbliche. Ebbene, alla prima pagina dell'allegato infrastrutture del vostro Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011 si legge: «Tra le opere sottoposte al CIPE, il 29,3% - sto riportando testualmente - risultano finanziate integralmente, il 51,1% sono dotate di finanziamento parziale, mentre il 19,16% sono approvate soltanto in linea tecnica». L'ammontare complessivo dei finanziamenti risulta pari a 58.471.768.000 euro; dati confermati dall'atto ricognitivo del CIPE ad ottobre di questo anno. Mi dispiace di non avere il tempo di entrare nel merito delle contestazioni sollevate in ordine all'ANAS e alle Ferrovie dello Stato. Rilevo soltanto un dato, le rubo solo un ulteriore minuto, signor Presidente: il passato Governo nelle Ferrovie dello Stato ha speso 27 miliardi di euro, il precedente Governo - per fare un paragone di ordine di grandezza - 8 miliardi di euro. Questo dà il segno dell'azione svolta dal Governo precedente.

Bisognerebbe smetterla di dire falsità, autentiche falsità, sulla situazione ereditata dal precedente Governo. Ma questo il Paese lo sa benissimo e lo dimostra ogni giorno. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tibaldi. Ne ha facoltà.

 

*TIBALDI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il nostro giudizio complessivo su questa finanziaria - lo abbiamo già espresso più volte - continua ad essere un giudizio con luci, ma con ancora molte ombre.

A mio avviso, manca ancora (ed è mancato soprattutto nella fase iniziale) un segnale forte di cambiamento di rotta a favore delle classi meno abbienti, di quei milioni di lavoratori e pensionati che non ce la fanno più ad arrivare a fine mese.

In uno degli interventi di questa mattina venivano citate le cifre, esattamente quelle che ogni tanto appaiono sui giornali che ci ricordano che in questi ultimi 10 anni le pensioni dei lavoratori, in particolare le pensione più basse, hanno perso oltre il 34 per cento del potere d'acquisto, come anche i salari e che nel Paese si è verificato uno spostamento di ricchezza pari a oltre 50-60 milioni (oltre 100 miliardi di vecchie lire) dalle classi più basse alle classi più ricche, da quelle classi cioè che in questi anni hanno visto arretrare drasticamente le loro condizioni economiche e sociali.

Inoltre, voglio esprimere grande preoccupazione su alcune intenzioni già palesate, alcuni appuntamenti già previsti in primavera che, se non correttamente gestiti, rischiano di dare un ulteriore taglio, un ulteriore peggioramento delle condizioni delle classi più deboli. Mi riferisco in particolare al tavolo già previsto sulle pensioni, alle questioni relative alla revisione della normativa sul mercato del lavoro ed alla rivisitazione degli accordi sulla politica contrattuale (i famosi accordi 1992-1993) relativi alla concertazione rispetto ai quali già da mesi Confindustria rivendica una ulteriore stretta sui salari, sui diritti dei lavoratori ed ulteriori aumenti di flessibilità della prestazione, attraverso quello che eufemisticamente il presidente di Confindustria chiama un nuovo patto d produttività e di sviluppo.

Voglio dirlo con chiarezza: il mio partito ed io personalmente, ma anche credo a nome del Gruppo, ci batteremo con forza e non accetteremo che si vada nuovamente ad un taglio dei rendimenti delle pensioni, in particolare per le pensioni in essere ed in particolare che si metta in discussione il diritto per i lavoratori - mi riferisco in modo particolare ai lavoratori della produzione, ma anche a quelli dei servizi - alla messa in discussione del diritto di andare in pensione dopo una vita di lavoro con 35 anni di contributi e 57 di età.

L'ho già detto altre volte. Voglio ripeterlo: i conti, per quanto riguarda il Fondo relativo ai lavoratori dipendenti sono in pareggio. Altri conti gravano sui costi generali del nostro sistema pensionistico. Non si può continuare a chiedere che i lavoratori dipendenti continuino a pagare per altri. Ciò premesso, voglio esprimere un forte apprezzamento per le modifiche contenute nel maxiemendamento sui temi della precarietà e del lavoro, così come i segnali di miglioramento che ci sono stati sui temi dell'ambiente e di uno sviluppo ecocompatibile, anche se devo rammaricarmi, non solo a nome mio ma anche del nostro Gruppo IU-Verdi-Com, relativamente alla discussione avvenuta in queste ore, relative al comma 1119 che, così come formulato, stravolge profondamente un principio sul quale si era convenuto relativamente al CIP 6.

Chiediamo quindi al Governo di intervenire essendo conseguenti agli accordi assunti. In particolare, voglio esprimere un apprezzamento sui risultati conseguiti, sul tema della lotta alla precarietà, tra cui voglio citare il Fondo per la lotta al precariato nella pubblica amministrazione che, a mio avviso, non risolve tutti i problemi, ma potrà dare un forte contributo e risultati positivi. Ma nondimeno va apprezzata l'estensione dei diritti e delle indennità di malattia, in particolare per i Co.co.pro. e l'impegno del Governo per l'estensione del diritto alla maternità a rischio per queste lavoratrici che oggi ne sono escluse, cosi come l'affermazione di alcuni importanti princìpi in difesa del salario, quale quelli contenuti nel comma 774 che stabilisce due princìpi: l'aumento dei contributi, previsto in finanziaria, dal 19 per cento al 23 per cento non possono essere a totale carico dei lavoratori, così come è intervenuto la volta scorsa.

Perché, voglio ricordare che quando c'è stato il passaggio dal 14 per cento al 19 per cento questo si è scaricato unicamente sulle buste paga di tali lavoratori, che da circa 12.500 euro di reddito all'anno sono passati a 10.500 euro. Inoltre, tale comma stabilisce un principio per me importantissimo, che modifica quanto previsto dall'articolo 63 del decreto legislativo n. 276 del 2003, cioè che il trattamento economico di questi lavoratori deve far riferimento, rispetto alla professionalità che erogano, a quanto previsto nei contratti di lavoro.

Se questo principio si affermerà, comporterà un aumento considerevole del reddito di tali lavoratori, iniziando il percorso che dovrebbe portare poi anche a un superamento di tale situazione e ad una loro stabilizzazione. Oggi questi lavoratori non ce la fanno a programmarsi una prospettiva di vita, perché non hanno sufficiente reddito economico. Non se ne vanno da casa, perché non hanno una certezza e una sicurezza di lavoro e non hanno il reddito sufficiente per poter programmare una loro vita e costruirsi una famiglia.

Infine, ed è l'ultimo punto che mi preme sottolineare con molta soddisfazione: credo che le misure che abbiamo introdotto in tema di potenziamento dei servizi per la tutela della sicurezza e altre norme ci permettano di dire che stiamo facendo un passo in avanti. Si apre una strada che può invertire una rotta diretta ad affermare il diritto alla salute e alla sicurezza come prioritario. In particolare, in merito a tale aspetto vorrei citare alcune questioni.

Va molto apprezzato l'impegno di assumere oltre 300 ispettori, per una più efficace lotta di contrasto all'evasione contributiva, all'evasione, al lavoro irregolare ed alla non applicazione delle norme antinfortunistiche del decreto legislativo n. 626 del 1994.

Così come il principio che l'accesso alla riduzione delle tariffe, quindi un sistema premiale che favorisce le aziende che adottano i piani per la sicurezza, che applicano in toto le norme del decreto legislativo n. 626 e che non abbiano avuto infortuni, è un grande principio che può permettere di avviare un percorso virtuoso per cui in fabbrica e nei posti di lavoro morire o avere infortuni non sia più una triste fatalità.

Infine, ha un valore assolutamente emblematico, ma non per questo non importante, l'istituzione di un fondo di solidarietà per i familiari delle vittime di gravi incidenti, soprattutto quelli mortali sul lavoro. Anche questa norma tende ad affermare un principio volto a tutelare la vita del lavoratore e la necessità di una lotta contro questa piaga che abbiamo nel Paese - deteniamo il primato in Europa sugli infortuni e sulle morti sul lavoro, cosiddette eufemisticamente morti bianche - ogni giorno muoiono mediamente tre lavoratori. È un percorso che in questa finanziaria stiamo avviando.

Si tratta a mio parere di un primo pacchetto concreto di strumenti che da domani aiuteranno meglio il Paese e le istituzioni nella lotta per la difesa del diritto alla salute e alla vita nei luoghi di lavoro. Abbiamo risposto anche positivamente all'appello del Capo dello Stato, che più volte ci ha in questo senso invitati; ha invitato le istituzioni e il Parlamento a fare qualcosa perché questo fenomeno si contemperi e cessi e soprattutto per creare un clima nel Paese - perché di un clima nel Paese bisogna parlare - in cui il senso comune passi dal considerare oggi tali incidenti una triste fatalità al considerarli come inaccettabili: non è accettabile in un Paese civile e democratico si possa morire sul lavoro.

Dato che queste morti possono essere evitate, noi siamo in dovere di operare in questo senso e credo che ci siano alcune prime risposte significative in tale direzione.

Per queste motivazioni, fermo restando il giudizio più complessivo, e fermi restando la volontà e il principio di continuare a batterci perché nell'azione del Governo si vada verso il pieno rispetto e l'attuazione degli impegni che abbiamo formulato nel programma comune, ripeto, anche sulla base di queste considerazioni, il mio voto sarà un voto non di disciplina ma un voto convinto. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo, RC-SE e Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pinzger. Ne ha facoltà.

 

PINZGER (Aut). Signor Presidente, signor Ministro, Sottosegretari, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito della manovra, vorrei parlare del metodo utilizzato per elaborare la legge finanziaria. Nell'opinione pubblica, questa legge di bilancio è stata definita una finanziaria dalle porte girevoli; il Paese ha assistito ad una grande gestione molto confusa. La manovra cambiava di giorno in giorno creando insicurezza e malcontento nel Paese.

Non hanno protestato solo gli elettori di centro-destra che sono scesi in piazza il 2 dicembre, ma anche gli operai della FIAT, il mondo universitario, i liberi professionisti, la base dei sindacalisti. La manovra - bisogna dirlo con franchezza - ha scontentato un po' tutta la popolazione, perché, con l'intento di accontentare tutte le categorie, si è raggiunto l'esatto opposto. Lo dimostra, purtroppo, la caduta del consenso di questo Esecutivo, una caduta che va messa in relazione ad una finanziaria troppo pesante e troppo fondata sulle entrate.

Lo scontento che attraversa vari strati del Paese ci deve fare riflettere e non va sottovalutato. Ho già detto che, a mio avviso, una delle cause è stata la gestione confusa di questa manovra. Un altro aspetto che ha sicuramente deluso soprattutto l'elettorato di centro-sinistra è stato il mancato coraggio, ovvero l'incapacità di questo Governo di procedere con passo sicuro sulla via delle riforme economiche che il Paese produttivo si attende.

Riguardo alle scelte coraggiose, accolgo con favore, ad esempio, la riduzione della spesa della politica, ma allo stesso tempo occorreva penalizzare nel pubblico impiego l'inefficienza e premiare la produttività. Sostengo la lotta all'evasione fiscale ma, al tempo stesso, critico un programma antievasione che prevede soprattutto ulteriori oneri burocratici che penalizzano in prima linea le piccole imprese. Esse costituiscono la larga maggioranza delle imprese italiane e il loro rilancio costituisce la condizione essenziale per la crescita economica di questo Paese.

Il Governo ha giustificato l'entità di questa manovra spiegando che c'era da tappare l'ingente buco nei conti pubblici lasciato dal precedente Governo. È vero, la finanza pubblica andava assolutamente rimessa in sesto e gli sforzi dell'Esecutivo per il risanamento sono da apprezzare, perché non c'è dubbio: senza risanamento non c'è crescita. L'Italia non può più permettersi declassamenti da parte di agenzie internazionali. Occorre riconquistare la credibilità. Sostengo pertanto pienamente l'obiettivo di risanare i conti pubblici. Ma mi sarei augurato - e questi moniti vengono anche dalla Commissione europea - una maggiore riduzione della spesa pubblica.

Entrando nel merito della manovra finanziaria sulla quale siamo chiamati a votare, intendo sottolineare che il testo originario aveva sicuramente bisogno di modifiche migliorative. Grazie all'impegno politico profuso nella cabina di regia e al lavoro in Commissione - che non è stato invano, visto che molte modifiche apportate in sede di Commissione sono state recepite nel maxiemendamento - abbiamo raggiunto sostanziali miglioramenti al testo originario.

Alludo, ad esempio, alle misure più soft per gli studi di settore, al passaggio delle imprese e franchigie disposte per i trasferimenti per successione e donazione tra coniugi e parenti in linea diretta, fratelli e soggetti portatori di handicap. Alludo anche ai ritocchi alla disciplina delle società non operative, all'esenzione fiscale dei contributi ENPALS per gli artisti dilettanti, all'estensione alle emittenti radiotelevisive locali di minoranze linguistiche dei contributi che spettano alle testate locali, e così via.

Sono state introdotte delle novità interessanti anche per il settore ambientale. A tal riguardo, mi preme dirlo, non capisco come mai il Governo non abbia mostrato la necessaria sensibilità per il Parco nazionale dello Stelvio, il più grande dei parchi storici italiani e tuttora il più esteso dell'arco alpino. Come noto, infatti, il Parco dello Stelvio è retto, in forma consortile, tra lo Stato, le Province autonome di Trento e di Bolzano e la Regione Lombardia. Vista questa situazione speciale di gestione, avevamo richiesto che i fondi regionali e provinciali di tale Parco non fossero soggetti alle limitazioni previste per le spese statali. Il nostro intento era garantire i rapporti di lavoro dei dipendenti, le misure già introdotte, nonché il rapporto complessivo sull'attività svolta. Mi rincresce molto che questa richiesta, tesa soprattutto ad avvicinare il Parco nazionale agli abitanti, non sia stata recepita. Colgo l'occasione per annunciare in questa sede che il Gruppo Per le Autonomie presenterà a breve un disegno di legge per risolvere definitivamente questo problema. A tal riguardo, chiediamo fin da ora l'appoggio del Governo per risolvere la questione.

Concludo annunciando comunque, per i miglioramenti raggiunti, il mio voto favorevole a questa finanziaria. (Applausi dal Gruppo Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Viespoli. Ne ha facoltà.

 

VIESPOLI (AN). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, vorrei utilizzare il mio tempo a partire da una riflessione di ordine generale, da una sensazione. Ci troviamo di fronte ad una manovra enorme, di grande significato e di grande impatto; tuttavia, scorrendo i commi, anche quelli ad personam, o se si preferisce - con un'immagine più coerente con la sinistra modaiola - i commi griffati, scorrendo l'impianto complessivo di questa manovra finanziaria si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad una sostanziale incapacità di affrontare e risolvere i grandi nodi strutturali di questo Paese.

Nonostante questa manovra e, per certi aspetti, a causa di alcune misure contenute in questa manovra, si accentuano alcune questioni irrisolte: la questione salariale, la questione previdenziale, la questione della competitività e della crescita, insomma la questione complessiva della modernizzazione del Paese, mentre sullo sfondo, appena accennata, resta la grande questione dello sviluppo del sistema Paese, attraverso la capacità di costruire condizioni di sviluppo per il Mezzogiorno.

Il presidente Prodi, proprio in queste ore, ha cercato non di fare autocritica, ma di segnalare errori tattici o errori di metodo. La verità è che questa finanziaria è nata all'interno della vecchia triangolazione Governo-Confindustria-sindacato, è nata all'interno del vecchio schema concertativo. Non per un errore, ma per una scelta che rappresenta quasi un fattore, un elemento costituivo del centro-sinistra. Non la superficialità dovuta alla confusione della finanziaria, ma l'espressione di un'alleanza politico-sociale: non a caso, nella finanziaria si ritrovano alcuni punti e alcune questioni che sono tutte interne a quell' alleanza di interessi, a quel vecchio schema concertativo, incapace di leggere la realtà produttiva, associativa e rappresentativa vera del Paese. Da ciò si determina questa sorta di ossimoro della concertazione escludente che riguarda pochi ed emargina molti, come puntualmente è accaduto in questi mesi.

Lo dico perché vi sono alcune questioni centrali, fondamentali, in questa finanziaria, che sono tutte interne a questa logica e a questa impostazione, a partire da quella che il Governo sottolinea con più enfasi, cioè la cosiddetta riduzione del cuneo fiscale, che viene fatta passare come un provvedimento fondamentale e strategico per la competitività del sistema produttivo. In realtà si tratta di una scelta di corto respiro, che ripropone sostanzialmente, nell'epoca dell'euro e della moneta unica, ciò che accadeva nella prima Repubblica attraverso le cosiddette svalutazioni competitive, che erano sostanzialmente manovre emergenziali per restituire competitività a breve al sistema produttivo, senza affrontare le grandi questioni e i grandi nodi strutturali. Una riduzione del cuneo fiscale, tra l'altro, che ha riguardato un segmento del sistema produttivo, le grandi imprese, e non ha prodotto effetti per i lavoratori, che si sono dovuti «accontentare» della spalmatura redistributiva attraverso la manovra fiscale, che ha lasciato del tutto irrisolta la questione salariale, una grande questione nel nostro Paese.

C'è poi la vicenda emblematica e paradigmatica del trattamento di fine rapporto. Ho sentito parlare il senatore Caprili, con un qualche ottimismo, di consenso differito a proposito delle riflessioni del Presidente del Consiglio. Nell'attesa del consenso differito, intanto si è messo mano al salario differito dei lavoratori. Lo si è fatto attraverso un'operazione dirigista, un' operazione autoritaria, un' operazione che ha sostanzialmente stracciato un avviso comune.

Vorrei ricordare innanzitutto a me stesso il lungo iter negoziale, durante gli anni del Governo Berlusconi, tra Governo e parti sociali per arrivare a soluzioni partecipate e condivise sul trattamento di fine rapporto e sulla partenza della previdenza integrativa e dei fondi pensione in maniera massiccia. Allora, attraverso la discussione, attraverso il confronto, attraverso lo scontro si è arrivati ad un punto di intesa che ha riguardato 23 organizzazioni, ABI compresa, finalizzato ad una partenza nel gennaio 2008, non solo in coincidenza con l' avvio della riforma delle pensioni, ma anche tale da concedere il tempo necessario per la promozione e l'informazione sulla riforma, per consentire una scelta motivata al lavoratore.

Il Governo è intervenuto in questo processo, ha stracciato l'avviso comune, ha determinato le condizioni per la scelta del trasferimento del TFR all' INPS compiendo un' operazione non di cosmesi contabile o di finanza creativa, ma di finanza truffaldina, finalizzata a determinare - con un debito nei confronti dei lavoratori e comunque con il salario differito dei lavoratori - un'operazione sul versante dei ricavi e degli investimenti che rappresenta uno dei capisaldi di questa manovra, che non a caso è contestata dai lavoratori.

Mirafiori non è un incidente di percorso. Mirafiori è la consapevolezza di Cipputi di un sindacato subalterno nei confronti del Governo amico. Se avessimo fatto noi, se l'avesse fatta il Governo Berlusconi quell'irruzione autoritaria sul TFR dei lavoratori, il sindacato avrebbe riempito le piazze e le fabbriche di scioperi e di assemblee. In questo caso, invece, non ha mosso un dito: ha blaterato e balbettato di autonomia e si è mosso in funzione subalterna, perché la finanziaria sta dentro quello schema, sta dentro quell'alleanza d'interessi, sta in quel meccanismo triangolare di cui parlavo all'inizio.

È una vicenda emblematica, che crea questa situazione paradossale. Come si fa a dire: abbiamo anticipato al 2007 la partenza dei fondi pensione perché li riteniamo, com'è ovvio, strategici rispetto al secondo pilastro previdenziale e capaci di accompagnare le nuove generazioni verso la pensione del futuro in maniera più decorosa, più decente, più adeguata, se poi si decide di mandare il TFR al fondo presso l'INPS, e si calcola di costituire un fondo pari a 6 miliardi di euro, il che significa, di fatto, tagliare le gambe alla partenza dei fondi pensione? Per questa strada, dopo avere impostato una manovra che non mette al centro il lavoro, anzi che divide lavoro e mondo produttivo, lavoro autonomo e lavoro salariato, si determina una condizione di rottura rispetto allo stesso patto tra generazioni e si dividono le generazioni stesse.

In questa manovra c'è un altro grande assente, che pure è stato un elemento fondamentale della campagna elettorale del centro-sinistra: la centralità dello sviluppo del Mezzogiorno, che in una finanziaria in cui il Fondo per le aree sottoutilizzate, dopo essere stato saccheggiato dal dibattito sulla finanziaria alla Camera, si ritrova oggi in una dimensione addirittura inferiore alla dimensione media che aveva avuto durante gli anni del Governo Berlusconi. Una finanziaria, quindi, che non coglie la centralità del Mezzogiorno per lo sviluppo del sistema Paese.

Signor Presidente, per ragioni di tempo concludo in maniera forse disorganica rispetto alla linearità di un discorso, ma vorrei fare un'ultima riflessione.

La verità è che questa finanziaria è come il centro-sinistra italiano: un misto di dirigismo, di centralismo, di assistenzialismo, di clientelismo, di capitalismo assistito o, più nobilmente, di radicalismo, di antagonismo, di moralismo, di sociologismo, di relativismo e di cinismo.

Né massimalismo, né riformismo. Il prodismo è un mix originale di zapaterismo, di blairismo, di dalemismo e di mastellismo. Un fenomeno surreale, come è surreale questa finanziaria. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Izzo. Ne ha facoltà.

 

IZZO (FI). Signor Presidente, una volta tanto a noi sanniti tocca intervenire l'uno dopo l'altro: prima il senatore Viespoli e ora io. I pochi minuti assegnati non consentono assolutamente di intervenire in maniera organica, ma basterà prendere a prestito le motivazioni e le considerazioni espresse in quest'Aula dagli amici della maggioranza, anche se mi viene da dire dell'opposizione perché, in realtà, hanno fatto opposizione al Governo.

Ieri ascoltavo gli interventi dei senatori Villone e Sodano, i quali hanno precisato che voteranno assolutamente la fiducia, ci mancherebbe, ma comunque hanno criticato in maniera ferma, determinata e convinta questa finanziaria, accendendo i riflettori su una serie di provvedimenti. Avevano fatto capire, a noi del centro-destra, che quando Berlusconi era Presidente del Consiglio aveva adottato provvedimenti ad personam e invece i provvedimenti ad personam li ha adottati il Governo di centro-sinistra. Ce lo hanno spiegato gli amici di quell'opposizione, indicando i commi.

Che nome ha un testo di 1.367 commi finalizzato solo a determinare il passaggio, sotto la Presidenza, del voto favorevole di qualche parlamentare, di qualche ex amministratore comunale o, ancora, di altri che non siedono in Aula? E accusate noi di aver approvato provvedimenti ad personam? Tirate fuori i nomi, tirate fuori questi provvedimenti! Mi riferisco al provvedimento della sanatoria, o a quello sulla scala mobile per i grandi dirigenti dello Stato. Ma non era finita la scala mobile? Non l'avevamo cancellata? Voi l'avete reintrodotta; e questo per dirne soltanto qualcuna.

Io non so se sia patetico o ridicolo che gli amici dell'opposizione si intestardiscano a dire che voteranno la finanziaria, ma la criticano. Addirittura, il senatore Sodano diceva che era necessario che il Governo spiegasse le motivazioni degli interventi a proposito di scala mobile e degli interventi di cui ai commi 1119 e 1120, «autorizzati» e «realizzati», riguardanti il settore dell'energia. Purtroppo, questo Governo è sordo e questa finanziaria - ahimè - non finirà qui, ministro Chiti: sono convinto che voi provvederete ancora a modificarla. Non bastano questi 1.367 commi: voi provvederete nei prossimi giorni a intervenire: questa telenovela che non finisce più.

E allora, abbiate il coraggio, amici, almeno di seguire il suggerimento del presidente Andreotti. Andate in esercizio provvisorio, presentate una finanziaria organica degna di tale nome e consentiteci di esaminarla, di produrre osservazioni, che da voi certamente non saranno raccolte, anche se una serie di misure avete dovuto introdurle nei vostri disegni di legge finanziaria e di bilancio perché il popolo non è più con voi. E mi fa sorridere il presidente Prodi quando parla dei fischi organizzati dal centro-destra, quando gli amici dell'opposizione ci hanno spiegato che è un malessere generale del Paese.

 

BRISCA MENAPACE (RC-SE). All'opposizione ci siete voi. Noi, siamo la maggioranza. (Commenti del senatore Viespoli).

 

IZZO (FI). Voi ce lo avete spiegato. Legga i resoconti degli interventi dei suoi colleghi, senatrice Brisca Menapace. Hanno spiegato ieri questo scenario variopinto.

 

PRESIDENTE. Senatore Izzo, si rivolga alla Presidenza.

 

IZZO (FI). Siete contrapposti l'uno contro l'altro, ma, puntualmente, voterete la fiducia. Con quale forza? Con quale convincimento? Con quale retroterra culturale e di responsabilità nei confronti del Paese voterete la fiducia, se poi criticate ogni provvedimento di questo Governo? Non un solo articolo della finanziaria è stato condiviso dalla maggioranza; non da tutti all'unanimità, ma dalla vostra maggioranza.

Ha ragione il senatore Viespoli a ricordare che, ancora una volta, si è messo mano ai fondi per le aree sottoutilizzate. Ci sono opere realizzate nel Nord Italia con i fondi per le aree sottoutilizzate. E' qualcosa che non riusciamo proprio a digerire. Abbiamo sofferto e anche noi abbiamo detto al Governo precedente che avrebbe dovuto essere più presente, più attento e più convintamente a sostegno delle aree sottoutilizzate e soprattutto del nostro Mezzogiorno. Pensavamo che con il Governo di centro-sinistra ci sarebbe stata più attenzione. C'è stata, ma per sottrarre fondi e dedicarli agli investimenti nel Nord e nelle aree più utilizzate.

Ringrazio la Presidenza per avermi concesso qualche minuto in più rispetto a quelli che mi erano stati assegnati. Vorrei concludere con le considerazioni dei colleghi della maggioranza che spiegavano che questa finanziaria non deve essere votata e non la condividono. Noi non la condividiamo affatto e non la voteremo. Se la voteranno loro e la responsabilità ricadrà assolutamente su questa maggioranza, alla quale il Paese sta dando torto e continuerà a darvelo.

Mi auguro che vi sia un momento di resipiscenza del Governo e che riesca a porre in essere provvedimenti nell'interesse del Paese e non di qualcuno: le leggi ad personam le state facendo voi e ce ne state dando prova. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Morgando. Ne ha facoltà.

 

MORGANDO (Ulivo). Signor Presidente, le condizioni in cui si svolge il nostro dibattito sono certamente anomale: un grande provvedimento, costituito da un solo articolo con più di 1.300 commi, unito a un iter parlamentare monco. Né la Commissione bilancio di Montecitorio né quella del Senato hanno concluso i loro lavori esaminando compiutamente il testo e in entrambi i rami del Parlamento il voto finale avverrà con l'apposizione della questione di fiducia.

Le nostre ultime giornate di lavoro sono state avvelenate dalle polemiche su questioni che poco hanno a che fare con la politica economica e con la sessione di bilancio. Credo che dobbiamo interrogarci sugli errori commessi. Lo faccio prima di tutto io, che avrei dovuto svolgere l'intervento iniziale del nostro dibattito come relatore sul provvedimento; ero consapevole di quel ruolo e ho lavorato con molto impegno in queste settimane. Purtroppo, le cose che avrei detto e i ragionamenti che avreifatto appaiono improvvisamente lontani, travolti da una polemica che poco ha a che fare con la legge finanziaria e alla cui origine continuo a vedere soltanto la confusione delle ultime giornate e l'affanno di un lavoro smisurato, che ha concentrato in poche ore la redazione di un testo impegnativo che avrebbe dovuto essere il frutto di lunghi giorni di discussione in Commissione.

Ci sono stati errori anche del Governo. La finanziaria nasce troppo grande fin da settembre. Nella mole di 236 articoli che si occupano di tutto è difficile cogliere il filo conduttore di una strategia, le cose veramente importanti, quei muri maestri di cui ha più volte parlato il Ministro dell'economia. Anche la maggioranza parlamentare, alla Camera e al Senato, non sempre è stata all'altezza di un progetto per il Paese, che chiede di guardare alle grandi scelte e colloca in secondo piano le tante, dignitose questioni dei territori, delle categorie, degli interessi.

Abbiamo commesso degli errori, dunque, e non mi sembra giusto far finta di niente, pensare che tutto possa essere rifatto come prima. Questa constatazione, questo riconoscimento trasparente non è la premessa di una resa; anzi, è la condizione per poter affermare con più forza le nostre ragioni e per guardare con determinazione alla strada che abbiamo davanti. Dall'inizio degli anni novanta l'Italia ha un problema: non riesce a crescere, a diventare più ricca. Se non si crea ricchezza, manca il lavoro, si abbassa il livello dei servizi, si deteriorano le infrastrutture materiali; ci rimettono tutti, soprattutto i più poveri.

Di fronte a questa grande sfida, negli ultimi cinque anni il centro-destra ha registrato la sua sconfitta più dura. La crescita zero, che ha caratterizzato tutti i primi anni 2000, è stata lo specchio di un'economia che non riesce a risolvere i suoi problemi strutturali e scivola verso il basso nella competizione internazionale. Certo, non è stata soltanto colpa dei Governi. Ma come abbiamo detto più volte, nei cinque anni passati è stata sbagliata la strategia di politica economica, nell'illusione che bastasse una politica basata sul rafforzamento della domanda, sulla riduzione delle tasse per risolvere il problema della crescita.

Ricordo tutto ciò non per indulgere (in modo necessariamente rapido per la mancanza di tempo) al passato o per esercitarmi nella polemica sull'eredità, che non mi interessa, ma per fissare il punto dal quale siamo partiti e per rivendicare al disegno di legge finanziaria che stiamo discutendo, pur con i suoi limiti, la decisione di affrontare il problema che ho poc'anzi enunciato: quello, cioè, di invertire la tendenza negativa dell'economia italiana, caratterizzata da bassa crescita, calo della produttività e riduzione della capacità competitiva.

Vanno in tale direzione gli interventi più importanti della manovra. La riduzione del cuneo fiscale è molto importante per le imprese perché consente di ridurre il costo del lavoro, di operare scelte a favore dell'occupazione stabile, di delineare una strategia di sviluppo del Mezzogiorno con una calibratura, a favore di quelle aree, dell'intervento di riduzione dell'IRAP. Quello sul cuneo fiscale è, dunque, un intervento molto importante che erroneamente viene messo in secondo piano nel dibattito odierno. Esso, infatti, costituisce uno degli elementi portanti della nostra manovra.

Il secondo elemento che caratterizza questa finanziaria è rappresentato dal rilancio della politica industriale, con l'introduzione di importanti fondi destinati a sviluppare la competitività del nostro sistema, a rendere la finanza d'impresa capace di essere più competitiva e più aderente ai bisogni del nostro sistema produttivo; una strategia di rilancio della politica industriale che individua la strada per fare finalmente delle scelte in quei settori che caratterizzano un'industria capace di guardare al futuro, che cerca nelle cose nuove, nelle tecnologie e nelle produzioni in grado di affrontare la competitività internazionale una nuova via per continuare a crescere e per risolvere i problemi strutturali di un impianto produttivo caratterizzato da una specializzazione troppo volta al passato e al tradizionale.

Sottolineo, inoltre, il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture. Dopo anni di mancata attenzione in questa direzione, la finanziaria oggi al nostro esame rimette al centro le risorse per riprendere una strategia di investimenti di cui il Paese ha bisogno, soprattutto nel settore delle ferrovie e della viabilità.

Queste sono le scelte di fondo del disegno di legge finanziaria in esame, alle quali bisogna guardare per esprimere un giudizio; sono gli elementi che la maggioranza individua come caratterizzanti per rendere convinto il suo sì.

Questa finanziaria è stata migliorata nelle Aule del Parlamento, anche al Senato nonostante le difficoltà che abbiamo conosciuto: le norme in materia di successione delle imprese, la rivisitazione degli studi di settore, la ridefinizione di una normativa in materia di enti locali, la rottamazione delle auto Euro 0 ed Euro 1, l'individuazione, nel tema del rapporto tra il contribuente ed il fisco, di un fisco capace di restituire ai cittadini il frutto di una strategia di emersione del sommerso e dell'evasione fiscale sono tutti elementi che hanno caratterizzato il dibattito al Senato.

Per tali ragioni, signor Presidente, il nostro sarà un sì convinto, nella certezza di non fare soltanto gli interessi di una maggioranza che ha bisogno di continuare a lavorare, ma anche quelli del Paese. (Applausi dal Gruppo Ulivo e del sottosegretario Giaretta).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Massidda. Ne ha facoltà.

 

MASSIDDA (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è difficile intervenire in questo momento: avevo preparato un intervento, soprattutto in materia di sanità, ma avendo ascoltato tanti colleghi non posso esimermi dall'enfatizzare ciò che ho sentito. In questi giorni, infatti, è stato razziato il dizionario per poter definire il disegno di legge finanziaria in esame.

Tralasciamo ciò che è stato detto dalla minoranza, perché fa parte un po' del gioco; definirei, però, veramente risibile, se il momento non fosse drammatico, quanto ho sentito anche poc'anzi. Mi riferisco all'utilizzo di alcuni termini nel disperato tentativo di giustificare ciò che viene considerato vergognoso dalla stessa maggioranza. In questi giorni ho letto i resoconti stenografici degli interventi svolti, anche dalla maggioranza: non c'è un intervento in cui non vi sia un'amarezza e una critica al Governo.

Solo qualche minuto fa i giornali hanno riportato gli interventi dei giorni scorsi e di ieri dei leader stessi della sinistra, che in maniera elegante hanno evidenziato il fatto che ormai la maggioranza non è in sintonia con il Paese. Che parole nobili per non riuscire a capire che dietro quei fischi e quelle critiche provenienti dalle loro stesse schiere c'è una loro inadeguatezza a governare la Nazione!

Non vi è una capacità del centro-destra di organizzare le schiere, come facevate voi, di persone che protestano, anche perché sapete benissimo che abbiamo un elettorato che ha un grande difetto: delega e, soprattutto, non ha quei fondi per poter organizzare le manifestazioni.

Noi - che, lo scorso sabato, abbiamo aiutato tutti coloro che intendevano manifestare la loro rabbia nei confronti di questa finanziaria a Roma - sappiamo benissimo quali sono state le cifre e qual è stato lo sforzo impiegati, risibili rispetto a quanto è stato compiuto, per centinaia di volte, da parte vostra (sempre perché vi era il sostegno di qualcuno che non deve rendere mai conto del denaro speso dai cittadini).

Voglio soffermarmi, però, su un altro aspetto, cogliendo l'occasione di avere qui presente un grande Ministro e un grande amico (ma, ahimè, rappresentante di questo Governo): mi riferisco all'onorevole Fioroni, eletto nella scorsa legislatura in Sardegna, che, soprattutto, ha fatto parte per anni insieme a me della Commissione sanità della Camera. Chiedo, dunque, al mio amico Fioroni: con quale orgoglio domani si presenterà a quei talassemici e a tutti quei giovani che sono stati infettati, a seguito dell'utilizzo di sangue non giustamente verificato da parte dello Stato, con virus assai pericolosi e dannosi - che hanno portato e porteranno molti di loro alla morte - come l'AIDS o l'epatite C o B? Sapete che il famoso Governo Berlusconi, che bistrattate, mise a disposizione di tutti questi giovani e delle loro famiglie, che senza colpa e senza alcuna loro decisione erano incorsi in tali infezioni quasi 1 miliardo di euro per risarcirli.

Invece voi, dopo avere deriso quel Governo, l'avete accusato di non aver realizzato una grande opera, perché, tutto sommato, esistono ancora molti di questi giovani e di queste famiglie ed è un'ingiustizia che non siano stati risarciti. Allora, siete andati nelle loro Regioni a fargli promesse; li avete auditi alla Camera; avete votato anche gli ordini del giorno a prima mia firma (oltre che del senatore Sanciu e della senatrice Bianconi), dopo aver orgogliosamente aggiunto anche le vostre firme, per poi non fare niente! Non vi è infatti un euro a disposizione per risarcire questa grande ingiustizia, che fa parte, a mio avviso, della coscienza di tutti noi. Vorrei sapere se il senatore Morgando - che se n'è andato - sarà ancora orgoglioso di fronte a questi signori, dopo aver affermato, poc'anzi, di essere orgoglioso di questa finanziaria.

Permettetemi, inoltre, di sostenere qualcos'altro, sempre perché è presente il ministro Fioroni che, però, è piuttosto distratto. So, comunque, che mi sta ascoltando con l'altro orecchio perché, come Napoleone, è dotato di grandi capacità e, quindi, proseguo a parlare con lui ricordando anche che essendo stato eletto... (Commenti del senatore Zanone). Non si offenda lei, senatore Zanone, perché il senatore Fioroni non si offende.

 

ZANONE (Ulivo). Dicevo solo che Napoleone telefonava meno di Fioroni. (Richiami del Presidente).

 

MASSIDDA (DC-PRI-IND-MPA). Il senatore Fioroni, qualche volta, non lo riconosco: se lo vedo senza telefono, infatti, non riesco a riconoscerlo, quindi capita anche questo. (Richiami del Presidente).

Ci permetta una battuta, signor Presidente, per sdrammatizzare il clima, perché - credetemi - è molto grave. Voi andate orgogliosi di questa finanziaria anche perché i vostri nobili rappresentanti della Sardegna (Regione che Fioroni ama come me, se non altro perché vi è stato eletto nella scorsa legislatura e vi si reca molto spesso anche come turista) hanno deciso di mandare al macero decine e decine di anni di grande orgoglio sardo, poiché lo Statuto speciale di questa Regione viene defraudato di un elemento essenziale, ossia la possibilità di essere modificato sentita la Regione, con leggi speciali, non ordinarie, tanto meno con la finanziaria.

Pensate che si è deciso di ignorare tutto ciò che veniva chiesto dalla Sardegna, cioè il saldo di un debito ventennale dello Stato verso la Regione, che spostò migliaia e migliaia di sardi pagati dai sindacati e dalla Regione per venire qui a manifestare. In tale occasione, il Governo Berlusconi fu minacciato di essere privato della famosa sedia e della cattedra di Quintino Sella se non avesse concesso il denaro. Minacce terribili, che, peraltro, videro anche noi del centro-destra in prima fila, perché era un diritto sacrosanto della Sardegna.

Ebbene, in cambio della distribuzione in 25 anni di questi oneri e di una modifica nel 2010 della lettura dell'IVA, guarda caso, i nostri nobili rappresentanti del centro-sinistra decidono che dall'anno prossimo tutta la sanità verrà pagata dalla Regione sarda, tutti i trasporti! Immaginate: un'isola che vive di trasporti, che vive del trasporto aereo e del trasporto locale che non dico essere quasi da Paesi sottosviluppati, perché non lo è, ma credetemi, in Italia rappresenta uno dei trasporti più deficitari che ci sia e quindi ha necessità di investimenti.

E tutto questo su chi va a pesare? Solo sulla Regione Sardegna. Naturalmente si dice che ci rifaremo con le tasse ai cosiddetti ricchi. Ma la famosa tassa che è stata introdotta in Sardegna di fatto non ha prodotto niente, addirittura i costi sono maggiori per recuperare i proventi di quella tassa; e chi ha colpito (come questa finanziaria)? Non i ricchi, non chi ha veramente i soldi, ma la classe media produttiva, i piccoli artigiani, quelle persone che, mettendo da parte alcune risorse e cercando di metterle da parte per i loro figli (per poi pagare ulteriormente tasse su quello che ai loro figli daranno), si sono permessi una piccola barca o una piccola casa e devono pagare ulteriormente delle tasse.

Di fatto, quindi, che cosa succederà? Che ci ritroveremo una finanziaria che colpirà drasticamente tutta l'Italia e in particolar modo il Mezzogiorno. Infatti, se andate a leggere veramente i dati, se andate a rivedere il vostro DPEF, i vostri dati, i dati che ci avete dato voi quest'estate, vedrete che il Mezzogiorno riceve meno fondi rispetto a quelli cui invece eravamo abituati con il Governo Berlusconi. Permettetemi di insistere sulla Sardegna, perché credo che chiunque di noi, per quanto eletto a rappresentare tutta la Nazione, sia eletto dai propri figli, dai propri fratelli, dalla propria Regione, quindi io non posso trascurare il grave danno che stiamo per affrontare.

Ma soprattutto, permettetemi ancora una volta, abbiate almeno la delicatezza di non insistere nel dire che è una grande finanziaria, che non c'è niente di male se ha quasi 1.400 commi. Vorrei sapere dov'è il vostro senatore Ciampi, che nella scorsa legislatura, perché erano 600 i capitoli di spesa, non voleva firmare la finanziaria. Dov'è? La voterà questa finanziaria che ha quasi 1.400 commi?

È una finanziaria per la quale avete chiesto la fiducia alla Camera, dopo di che avete detto: faremo delle modifiche al Senato. L'avete totalmente cambiata! È un film nuovo, è totalmente modificato, e voi stessi ridevate perché ogni giorno cambiava qualcosa. E allora, vi chiedo: noi abbiamo sicuramente un metro di misura differente, ma come fate ad essere orgogliosi? Come fate ancora ad avere questa sfacciataggine? Onestamente ho grande ammirazione per voi, perché mi riesce veramente difficile dire che sono orgoglioso di votare una finanziaria che creerà un dramma ai nostri cittadini, di cui tutti coloro che sono intervenuti hanno detto che creerà problemi alla propria categoria, di cui tutti hanno parlato in generale tessendone gli elogi, ma, appena sono entrati nello specifico che conoscevano meglio, hanno fatto una critica. E allora, se sommiamo tutti gli specifici, è una schifezza quella che state facendo! State realizzando una finanziaria che di fatto non taglia gli sprechi, che sta semplicemente cercando di accontentare chi vi ha permesso di arrivare al potere!

Il vostro leader della Sardegna l'altro giorno, in maniera un po' spudorata, rivolgendosi alla minoranza (ma credo che fosse la maggioranza), ha detto: cari signori, voi dovete ringraziare che ci sono io, altrimenti sareste senza stipendio. Se avete coraggio, fate una mozione di sfiducia, dimettetevi, lo chiedo anche a voi al Senato! Se voi veramente credete che questa finanziaria sia una schifezza, come fate a votarla? Abbiate il coraggio di ribellarvi, non cercate di nascondervi dietro questa terminologia da quattro soldi per mascherare la vostra insoddisfazione e mantenervi la poltrona! (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bonfrisco. Ne ha facoltà.

 

BONFRISCO (FI). Signor Presidente, i toni di questa polemica, che non è solo polemica ma è la rappresentazione anche in quest'Aula di tutta la nostra contrarietà a questo provvedimento, si stanno accendendo.

Colgo l'occasione, intervenendo dopo il senatore Morgando che come me fa parte della Commissione bilancio che ha esaminato questo provvedimento, per ringraziarlo per il paziente lavoro da lui svolto in qualità di relatore ogni giorno di questi lunghi giorni in cui la Commissione bilancio ha tentato di esaminare tutto il corposissimo provvedimento proposto dal Governo, nel tentativo (il relatore, ma anche gli altri membri della Commissione bilancio e della maggioranza) di ricomprendere tutte le contraddizioni e tutte le difficoltà che ogni giorno il provvedimento faceva sorgere all'interno della maggioranza.

Allo stesso modo al presidente Morando va il ringraziamento del mio Gruppo, in Commissione bilancio, e dell'intero gruppo di Forza Italia per la grande attenzione posta alla forma e per il rigore che egli ha voluto garantire all'interno della Commissione bilancio nell'esaminare provvedimenti governativi spesso astrusi, spesso non poggiati su garanzie certe di copertura finanziaria che egli è riuscito a far modificare.

Il collega Vegas intervenendo ieri ha ben sintetizzato la vera domanda che si pone chi guarda con un po' di attenzione a questo provvedimento. La domanda è: perché si è voluto portare in fondo una finanziaria così pesante, così dolorosa per il Paese, dal costo sociale così alto, e che tanto è costato a questa maggioranza in termini di consenso? Quel consenso differito al quale poc'anzi il collega Viespoli si riferiva è un problema che vi riguarda, perché immagino voi abbiate piena coscienza che il Paese non apprezza ma, al contrario, si contrappone a questa vostra scelta economica.

In realtà, al Governo occorrevano 15 miliardi di euro di aggiustamento netto per far convergere il deficit tendenziale del Paese verso il limite del 3 per cento fissato dagli accordi di Maastricht che con questa manovra riuscite a portare al 2,8 (ce lo auguriamo).

La manovra però, come tutti sappiamo, appare molto più consistente: ammonta a 33,4 miliardi di euro, perché gli altri 18 miliardi servono a finanziare scelte discrezionali di politica economica, alcune delle quali già indicate dal senatore Morgando. Si tratta di un insieme di misure definite con il termine equivoco di «politiche a sostegno dello sviluppo» tra le quali rientrano sia il taglio del cuneo fiscale che semplici iniziative di spesa (a volte anche modeste) indicate chiaramente da questo Governo, come il rifinanziamento dei cantieri di Ferrovie dello Stato, il rinnovo del contratto del pubblico impiego, in modo particolare, nuovi finanziamenti alle Poste, la missione in Libano, nonché dotazioni a vari fondi pubblici a disposizione dei singoli Ministeri (come il fondo infrastrutture, il fondo per la famiglia e quello dell'occupazione).

Per realizzare tutto ciò il Governo utilizza misure di finanza, cosiddetta, creativa, la quale può giustificarsi se le coperture finanziarie esistono veramente, ma non si giustifica, per esempio, rispetto al trasferimento all'INPS dei flussi del TFR che i lavoratori non dirotteranno ai fondi pensione.

Lo sbilanciamento a favore delle entrate non è quindi leggero: si va ben oltre il 50 per cento e, solo in rari casi, è prevista l'attivazione di meccanismi virtuosi che porteranno a risparmi crescenti nei prossimi anni. Si è fatto quindi pochissimo, caro senatore Morgando, per riprendere il controllo della spesa pubblica considerato uno dei pilastri per garantire la competitività del nostro Paese.

Il lato più inquietante, quello relativo appunto al TFR, consiste nel trasferimento dei fondi all'INPS e successivamente a un fondo per il finanziamento delle infrastrutture. Vorrei che sull'argomento vi fosse maggiore chiarezza da parte di questa maggioranza. Voi, cioè, pensate di finanziare le infrastrutture con i soldi del TFR, dunque ciascun lavoratore differisce il proprio salario per finanziare le infrastrutture che voi dite di voler realizzare.

Ma quella parte di trattamento di fine al rapporto accumulato ogni anno dai lavoratori, giovani e meno giovani, e non dirottato ai fondi pensione è già una scommessa persa, perché si tratta, in altre parole, di un prestito forzoso, per finanziarie spese infrastrutturali, ottenuto trasferendo dalle imprese allo Stato un debito nei confronti dei lavoratori dipendenti, che non eserciteranno l'opzione di trasferire il TFR ai fondi pensione.

Questa misura, quindi, rischia di diventare la pietra tombale sulla speranza di creare fondi pensione in Italia perché indurrà questo Governo e quelli successivi a ostacolare in tutti i modi i flussi verso i fondi pensione. Significa meno entrate per lo Stato. Dunque è un'operazione che va a svantaggio dei lavoratori più giovani, quelli che hanno maggiormente bisogno di previdenza integrativa per garantirsi un reddito adeguato, quando andranno in pensione.

Voi, quindi, scommettete sul fatto che i lavoratori dirottino verso l'INPS il loro TFR; e, se questo non avverrà, come potrete finanziare le infrastrutture? Se questo, invece, avverrà, forse finanzierete le infrastrutture e i lavoratori, sopratutto quelli più giovani, non avranno la possibilità di vedersi una pensione garantita.

Noi siamo qui in Aula, oggi, a rappresentare tutto il nostro dissenso, contro questo Governo che vuole saccheggiare i nostri redditi e i nostri risparmi, impoverendo il Paese e impedendo la crescita economica.

Noi siamo a rappresentare non solo l'amarezza, ma lo sdegno degli italiani, perché questo è un Governo contro: contro l'economia, contro il lavoro, contro il risparmio, contro la proprietà, contro l'impresa, contro le professioni, contro gli artigiani, contro il commercio, contro la scuola, contro l'università, contro la ricerca e contro la famiglia, che è sempre più gravata di maggiori tasse. È un Governo contro i cittadini, quindi, che ha diviso gli italiani, che divide l'Italia, che instilla nelle vene del nostro Paese l'invidia sociale, invece di promuovere la concordia e la solidarietà tra le classi.

Siamo in quest'Aula per protestare contro una finanziaria che si riduce a una sola voce: più tasse per tutti. Più tasse sugli stipendi, più tasse sui BOT e sui CCT, più tasse sulla salute, più tasse sulla casa, più tasse sulle imprese.

Avete gridato: «Anche i ricchi piangano!». Ma li abbiamo visti i ricchi a cui pensate voi, manifestavano il 2 dicembre in questa città: erano artigiani, accanto ai piccoli e medi imprenditori; ricercatori, i precari dell'università accanto ai rettori; i professionisti, i commercianti; i pensionati di ogni categoria, anche quelli che hanno sfilato qualche anno fa con le bandiere rosse della CGIL; il popolo dei piccoli risparmiatori, dei BOT della prima casa conquistata con una vita di sacrifici; i cittadini che vivono di uno stipendio appena dignitoso. Siete riusciti persino a spingere in piazza per la prima volta le forze dell'ordine e le Forze armate, alle quali invece tutta l'Italia deve riconoscenza.

Sarebbero questi i ricchi che devono piangere? Per questa sinistra e per questo Governo sì. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pirovano. Ne ha facoltà.

 

PIROVANO (LNP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo (pochi), colleghi (ancora meno), negli ultimi trent'anni è la prima volta che una legge finanziaria arriva in Aula senza che siano conclusi i lavori di Commissione e quindi senza relatore.

La sinistra, illudendosi di convincere i cittadini, incolpa la CdL per lo sconsiderato ostruzionismo. Ma vi rassicuro: ai cittadini non interessa la scenografia del Palazzo. I cittadini vogliono vivere e lavorare senza l'ingerenza dello Stato.

Da sinistra e da destra si grida (a sinistra si mugugna, per ora) che questa gestione è antidemocratica. Gli stessi membri del Governo (sempre mugugnando) si scambiano accuse di eccessivo protagonismo e di incompetenza. I senatori ammettono di non capire né i contenuti, né tantomeno la logica economica e politica di questa interminabile lista di commi. Le agenzie lanciano le prime avvisaglie di un imminente rimpasto di Governo. Tra i Democratici di Sinistra il disagio lievita con evidenza.

E Prodi? Il vostro capo? Il genio della riscossa nazionale? Lui cosa dice? Non sono preoccupato, gli italiani, anche se sono impazziti, si adatteranno a questa mazzata per il bene supremo del Paese. Veramente belle parole. Ma non tutti la pensano così. Emma Bonino così esprimeva il suo giudizio su Prodi, presidente della Commissione Europea: cervello piatto. Il «Financial Times» scriveva: la sua presidenza è stata orrenda E ancora: è un dilettante, catapultato su una poltrona troppo grande per lui. Il «Die Welt» (tedesco): impacciato, dal linguaggio piatto, un uomo che perde spesso il filo del discorso dando l'impressione di non capire di cosa si stia parlando. Qualcuno potrebbe dire che oggi è a Roma, non più a Bruxelles, ma i maligni sostengono che, anche spostandosi a sud, le doti di un leader non migliorano.

Tutti ammettono che questa finanziaria è la peggiore dall'avvento della Repubblica e il vostro Presidente del Consiglio, il vostro capo, si indigna perché lo fischiano, teorizzando complotti e mercimonio con bande organizzate di contestatori. Perché non prova a girovagare per i mercati (quelli che si fanno nei paesi al mattino) del Nord senza darne preavviso? In questo modo potrebbe sperimentare la spontaneità dei fischi del popolo che lui tanto sottostima.

Prodi ha solo due possibilità di essere applaudito. La prima è di recarsi oltralpe e dire finalmente con chiarezza (e qualcuno quindi lo deve aiutare) quello che non osa ancora dire in Italia e cioè che il Corridoio 5 (l'alta velocità) verrà spostato al nord delle Alpi, accontentando così Francia e Germania, che da sempre vogliono eliminare la concorrenza del Nord produttivo, e accontenterà anche i suoi alleati di sinistra (no global di Caruso compresi), che così bloccheranno in modo definitivo lo sviluppo. La seconda, più semplice e senza trasferte all'estero, è quella di dare le dimissioni per l'evidente incapacità di governare e consentire così agli italiani di tornare velocemente al voto. Se questo Governo e questa maggioranza cadessero in fretta, potremmo sperare di risollevarci perché tra pochi mesi questo Governo e questa maggioranza ci imporranno catastrofi ben più gravi di una finanziaria seppur pessima.

Le unioni di fatto, i PACS e anche il diritto di adozione per le coppie omosessuali, quindi distruggere la famiglia e omologare tutti, è il sogno di questo Governo. I permessi di soggiorno regalati ai clandestini, che così arriveranno anche da tutta l'Europa, non soltanto dall'Africa. La cittadinanza veloce agli extracomunitari per avere subito il loro voto in tutte le elezioni. La riforma delle pensioni, che aumenterà l'età pensionabile. E tutto ciò che è nelle attese spasmodiche dell'estrema sinistra, che oggi condiziona Governo e maggioranza. Non sarà un sereno Natale, il vostro, colleghi della sinistra (il centro non conta più nella vostra coalizione).

Le bande di contestatori, che per Prodi sono organizzate e pagate (perché lui dice: non è vero, il popolo è dalla mia parte), nel giorno in cui cadrà questo Governo si trasformeranno in vere bande, che suoneranno a festa in tutte le piazze celebrando la liberazione. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Micheloni. Ne ha facoltà.

 

MICHELONI (Ulivo). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori del Governo, signor Ministro, desidero illustrare brevemente perché voterò questa finanziaria insieme ai miei tre colleghi eletti nella circoscrizione estero nelle liste dell'Unione.

I capitoli di spesa del Ministero degli affari esteri, direttamente riconducibili agli italiani residenti all'estero, come ad esempio l'assistenza diretta e la diffusione della lingua e cultura italiane, avevano subito nel progetto di finanziaria un taglio complessivo di circa 12 milioni di euro. Il lavoro svolto dai parlamentari dell'estero e dal Governo portarono da subito un incremento di 14 milioni di euro, che coprivano i tagli annunciati.

Nel maxiemendamento, sempre con la stessa modalità di lavoro congiunto, i parlamentari della circoscrizione estero della maggioranza con il Governo hanno portato a ulteriori 10 milioni di euro di finanziamenti per i capitoli prima ricordati.

D'altra parte, l'impegno dei quattro senatori dell'Unione e della maggioranza tutta, con il particolare impegno del capogruppo, Anna Finocchiaro, ha fatto sì che nel maxiemendamento siano state accolte proposte di grande rilevanza per la comunità italiana residente all'estero: un finanziamento di 7 milioni, che per il 40 per cento va a beneficio delle camere di commercio italiane all'estero e per il 60 per cento ai consorzi italiani di esportazione.

È stata altresì accolta la richiesta di detrazione per carichi di famiglia per i soggetti non residenti in Italia, ma è stata anche introdotta un'importantissima innovazione che riguarda direttamente tutti i cittadini italiani residenti all'estero. Infatti, dal 1° giugno 2007, i consolati italiani dovranno rilasciare e rinnovare la carta d'identità italiana ai cittadini italiani iscritti all'AIRE alle stesse condizioni degli italiani residenti in Italia.

In questa finanziaria troviamo altri elementi che interessano positivamente la comunità italiana all'estero. Per esempio, la riorganizzazione del Ministero degli affari esteri. A questo punto il Governo ha deciso l'unificazione dei servizi contabili degli uffici della rete diplomatica aventi sede nella stessa città estera. Questa decisione è sicuramente un segnale positivo, ma di gran lunga insufficiente per affrontare il problema della rete consolare italiana all'estero, sulla quale tornerò più avanti.

Per quanto riguarda l'internazionalizzazione realizzata da consorzi di piccole e medie imprese, la valorizzazione del marchio made in Italy, i servizi postali per l'editoria destinata alle comunità italiane all'estero, il piano di razionalizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato ubicato all'estero, non illustro tali punti, la loro positività mi appare evidente.

Sull'ultimo punto, la razionalizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato ubicato all'estero, vorrei qui ricordare che lo Stato è proprietario di un immenso capitale immobiliare all'estero, che va sì razionalizzato, come dice la finanziaria, ma va soprattutto valorizzato.

In questa operazione di razionalizzazione e valorizzazione, è importante che il Governo acquisisca anche il parere dei COMITES (i comitati degli italiani all'estero eletti), non solo perché sono i rappresentanti degli italiani che vivono in quei territori, e ne conoscono dunque i bisogni, ma anche perché conoscono la realtà economica degli stessi territori. Questa consultazione mi appare importante principalmente per due motivi: in primo luogo, quello strettamente economico, legato alla conoscenza del territorio; in secondo luogo, per garantire la trasparenza degli interventi ed evitare le denunce di situazioni strane che mi stanno pervenendo in questi giorni, come, per esempio, a Nizza e a Locarno, sulle quali interverrò nelle opportune sedi.

Se questi sono i punti per me positivi della finanziaria, non posso non esprimere il mio rammarico per le altre nostre proposte che non sono state accolte, come la detassazione del passaporto per gli emigrati italiani ultrasessantenni, il riconoscimento pieno del sindacato dei contrattisti impiegati nei consolati, la garanzia di interventi per la formazione professionale all'estero.

Continuo a pensare che il Governo avrebbe potuto rispondere positivamente a queste richieste minime, alcune delle quali addirittura a costo zero. Solo un deficit di dialogo che il Governo ha con la propria maggioranza può spiegare questa scelta. È nell'interesse del Paese che questo deficit si colmi al più presto.

Gli elementi positivi della finanziaria non ridimensionano il bisogno di riforme profonde e urgenti che la comunità italiana nel mondo aspetta da questo Governo e da questo Parlamento.

Mi riferisco in primo luogo alla riforma del Ministero degli affari esteri. Su questo punto non si tratta di immaginare una semplice ristrutturazione, sono necessarie due componenti: innanzi tutto, una presa di coscienza di tutto il mondo politico che non si realizza una politica estera forte, capace di riscuotere consenso e il rispetto della comunità internazionale, se non si aumentano sostanzialmente le risorse economiche del Ministero degli affari esteri; secondariamente, non si ristruttura una rete consolare ridotta in condizioni miserevoli, ma bisogna ridefinire nuove regole, nuove modalità di funzionamento e di gestione del personale. Tutto ciò sarà possibile se ci sarà un largo consenso politico capace di sbloccare vecchie incrostazioni amministrative e anche, a volte, ingiustificati privilegi.

Una riforma profonda, rapida e innovativa dei servizi consolari e diplomatici nel mondo porterà sicuramente ad un risparmio e ad un aumento dell'efficienza della rete consolare e diplomatica, che migliorerà i servizi sia per gli italiani residenti all'estero, sia per l'Italia in generale.

Urge anche la riforma della legge n. 153 per la diffusione della lingua e cultura italiane.

Alla luce della presenza dei parlamentari italiani eletti nella Circoscrizione estero, vanno urgentemente riformati il Consiglio generale degli italiani all'estero, il Comitato degli italiani all'estero e, la legge elettorale per la Circoscrizione estero.

Anche la fiscalità italiana per gli italiani all'estero va ripensata: l'ICI, la tassa sui rifiuti, la tassa sui passaporti, eccetera.

L'informazione degli italiani all'estero va riprogettata con la riforma dell'editoria, della diffusione della RAI in Europa, di «RAI International», e dell'informazione di ritorno degli italiani all'estero per l'Italia.

In questo quadro vi è la necessità della risoluzione imminente dei problemi di assistenza sociale dei nostri concittadini che purtroppo all'estero non hanno trovato tutti fortuna e che nella loro vecchiaia vivono sotto la soglia della povertà, soprattutto in America latina.

Non entro nel merito di queste urgenze, ma voglio dire al Governo con estrema chiarezza che su questi punti non accetteremo di perdere del tempo in indefiniti rinvii, né intendiamo avallare semplicemente decisioni prese senza la dovuta consultazione dei vari livelli di rappresentanza istituzionale degli italiani all'estero (COMITES, CGIE e parlamentari, nonché del mondo associativo), ma soprattutto non accetteremo di affrontare queste riforme con il deficit di confronto e di dialogo che abbiamo vissuto in questi primi mesi di legislatura.

Presidente, colleghe e colleghi, mi avvio a concludere il mio intervento dando alcune informazioni che illustrano l'apporto degli italiani all'estero all'economia italiana. Mi rendo conto che finora il mio intervento ha dato l'impressione che gli italiani all'estero abbiano solo delle richieste da avanzare all'Italia. Voglio qui brevemente illustrare come la frase: «Gli italiani all'estero sono una risorsa» non è uno slogan, bensì una realtà.

Nel 1998 il contributo degli italiani all'estero alla bilancia commerciale italiana ammontava a circa 56 miliardi di euro a fronte dei 500 milioni di euro, elargiti dal Governo per i vari capitoli del Ministero degli affari esteri. I contributi spaziano dalle rimesse agli investimenti, dal turismo di ritorno al mercato di beni e servizi (macchinari, generi alimentari, eccetera). Le rimesse dirette, pari a 2 miliardi di euro nel 1997, avrebbero potuto sicuramente essere più cospicue se ci fosse stata una politica valutaria diretta ad incentivare gli investimenti. «L'italianità» ha favorito la creazione all'estero di imprese d'importazione di prodotti e macchinari italiani.

Secondo una stima del 2000 un terzo del volume delle esportazioni italiane è da attribuirsi alla presenza della rete delle comunità italiane all'estero. E le statistiche lo dimostrano: in molti Paesi, dove la nostra presenza è particolarmente consistente, il saldo fra importazioni ed esportazioni è attivo a favore dell'Italia (fonte del Consiglio generale degli italiani all'estero del 2000).

Presidente, colleghe e colleghi, per queste considerazioni, sono convinto che questa finanziaria - al di là del percorso difficile, degli errori di comunicazione e quant'altro abbia dovuto e dovrà ancora affrontare - sarà in grado di far fronte ai bisogni del Paese perché porta in sé le prime risposte ai problemi che da anni frenano la nostra Italia. Una caratteristica di questa finanziaria, a mio modo di vedere, che la contraddistingue dalle ultime, è che quella attuale è ispirata da una volontà politica di interventi veri, concreti e non da una politica di mere dichiarazioni e di facciata. È sicuramente più popolare disegnare dei sogni su una lavagna a «Porta a Porta» che affrontare i problemi veri del Paese. (Richiami del Presidente). Concludo, Presidente.

In democrazia il Governo deve governare «per» il Paese, ma anche «con» il Paese. In una democrazia parlamentare, il Parlamento «è» il Paese. Ed è per questo che tutto il lavoro positivo che abbiamo fatto per migliorare la finanziaria è un giusto e buon lavoro che non può essere sminuito e svalorizzato da sterili attacchi strumentali ad effetti mediatici. Ai detrattori di questa finanziaria, che sicuramente non è perfetta, do volentieri appuntamento fra qualche mese e credo che ci rincontreremo in un ben altro clima.

Annuncio così il mio voto favorevole alla finanziaria 2007 e la mia fiducia al Governo. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

Saluto a una scolaresca della città di Napoli

 

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare le scolaresche presenti dell'Istituto comprensivo «Nino Cortese» e della Scuola media «Silio Italico» di Napoli. (Applausi).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1183 e della questione di fiducia(ore 11,30)

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gagliardi. Ne ha facoltà.

 

GAGLIARDI (RC-SE). Signor Presidente, colleghi e colleghe, mentre ci accingiamo a varare questa finanziaria, a concludere il primo anno della legislatura e mentre ci attrezziamo al lavoro dei prossimi anni non possiamo eludere una domanda, per inquietante che sia: perché c'è e da dove nasce il calo di consensi nei confronti di questo Governo e di questa maggioranza? Intervistato da un canale di «Sky», il Presidente del Consiglio ha fornito una risposta solo in parte convincente. Ha detto Prodi che nella società italiana sono presenti, operanti e forti molte pulsioni particolaristiche, che c'è una difficoltà ad accontentare tutti: questo è il verbo preciso che ha usato il nostro Presidente del Consiglio. Tale diagnosi è parzialmente fondata.

È vero che viviamo - da tempo, da molto tempo - in una fase di crisi acuta della politica, alimentata peraltro dalle ricette neoliberiste e dalla cultura imposta dal quinquennio berlusconiano. Viviamo allo stesso modo una fase lunga di crisi della coesione sociale e, dentro questo quadro, è vero che la difesa trovata dalla società è spesso di tipo egoistico, corporativo, particolaristico, ma credo che ciò non sia esaustivo e non dia conto della complessità della situazione.

Credo ad esempio che non sia possibile, non sia corretto, ridurre la protesta dei rettori, pur nella forma violenta e perfino un po' infantile con la quale si esprime, semplicemente a una pulsione corporativa. Credo non sia giusto ridurre l'insoddisfazione diffusa nel mondo del lavoro, anche rispetto a provvedimenti come quello sul TFR, a qualcosa di egoistico. E credo che la protesta, il dissenso esplicito di molte aree del movimento e dei movimenti che si collocano nettamente a sinistra, non possano essere liquidati semplicemente come un'insorgenza corporativa.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 11,30)

 

(Segue GAGLIARDI). Allora il nostro problema è anzitutto quello di capire, per adeguare la nostra iniziativa e la nostra prospettiva anche alla capacità di risposta che dobbiamo rapidamente mettere in campo.

Propongo qui, nel breve tempo che c'è, soltanto due spunti analitici. Appunto per capire da dove nasce questo disagio, credo sia corretto ritornare allo spirito delle elezioni del 9 e 10 aprile. I milioni di persone, la maggioranza che ‑ nonostante tutto, nonostante la scarsità e i pochi voti di margine ‑ ha scelto l'Unione, lo ha fatto con una grande, forte, intensa richiesta di mutamento. Lo ha fatto investendo nel nuovo Governo, e nel mutamento che voleva fosse messo in campo, una grandissima speranza e una fortissima attesa. Ecco, questo elemento non va dimenticato, perché, appunto, più grande è l'attesa, più forti sono le domande, più forti sono le esigenze e più grande può essere oggi la delusione.

L'altro giorno, incontrando una delegazione di rappresentanti sindacali, mi ha molto colpito l'affermazione di un dirigente della CGIL che esprimeva il malessere di una piccola categoria, di un pezzo dei lavoratori ATA della scuola. Diceva quel sindacalista: noi non siamo qui a negoziare, ad aprire una trattativa con questo Governo, noi ci sentiamo i portatori di un diritto già affermato in diverse sedi, anche giuridiche. Ecco, c'è una consapevolezza di diritti. Aggiungeva quel sindacalista di trovare naturale e normale che dal Governo Berlusconi quei diritti fossero stati ampiamente disattesi e anzi calpestati, ma trovava intollerabile l'idea che questa coalizione e questo Esecutivo, come primo atto, non dessero questa soddisfazione ai lavoratori. (Richiami del Presidente). Concludo, Presidente. Questo risarcimento, questo riconoscimento dei diritti è un punto fortissimo delle richieste del popolo dell'Unione.

Aggiungo solo una piccola conclusione, che è anche il secondo elemento analitico che volevo proporre alla nostra riflessione. Il presidente Prodi ha ricordato il 1996; anche a me è venuto in mente che nel 1996 fu proposta una tassa per l'ingresso in Europa: su questa tassa non ci sono state contestazioni, non c'è stata una discussione paragonabile a quella che capita oggi su mille provvedimenti di questa finanziaria, pur ottima.

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatrice.

 

GAGLIARDI (RC-SE). Sì, Presidente.

Perché accadde questo? Perché c'era comunque un'idea forte, perché era un obiettivo chiaro e dentro un obiettivo chiaro credo molti siano pronti anche a sacrificare i propri particolarismi. Credo che il nostro Governo, la nostra maggioranza abbia bisogno urgente non di altre fasi, non di «fasi due», non di «fasi tre» e nemmeno di «fasi uno», ma di rimettere al centro un nucleo forte della propria iniziativa politica. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Alberti Casellati. Ne ha facoltà.

 

ALBERTI CASELLATI (FI). Signor Presidente, signor Ministro (le do il benvenuto: è la prima volta che ella viene qui al Senato, nonostante le tante difficoltà che ha visto questa Assemblea), signori senatori, è davvero questa una brutta finanziaria, una finanziaria da bocciare, stigmatizzata dalle società di rating, criticata dai giornali internazionali, dagli economisti che contano, non soltanto del centro-destra, ma anche del centro-sinistra, dal governatore Draghi, dal presidente della Corte dei conti. È una finanziaria che è stata scritta sotto dettatura della sinistra massimalista, che privilegia l'aumento delle tasse al taglio delle spese.

La sinistra dice che lo fa in nome di un principio di equità sociale, attraverso una redistribuzione del reddito che toglie ai ricchi per dare ai poveri, ma è un'operazione Robin Hood bugiarda, perché per questa finanziaria bastano 1.350 euro al mese in busta paga (la busta paga di un operaio specializzato) per essere considerato un ricco destinato a piangere; e hanno pianto, una settimana fa, gli operai di Mirafiori. Coloro che in teoria dovrebbero essere i maggiori beneficiari della cosiddetta redistribuzione del reddito hanno criticato duramente questo Governo, ma l'equità sociale, signor Ministro, non si realizza togliendo ai cosiddetti ricchi, ma aiutando i poveri. E come li hanno aiutati? Bastonandoli tutti indistintamente, mettendo tasse sulla famiglia, mettendo tasse sulla casa, sul pronto soccorso, sui risparmi; hanno ripristinato anche la tassa di successione, dicono per grandi patrimoni, ma, con la rivalutazione degli estimi catastali e con la rivalutazione degli immobili nel tempo, hanno colpito i piccoli patrimoni, che hanno costituito il sacrificio di tanti anni di famiglie che vogliono lasciare ai figli il segno del proprio lavoro.

Quindi tasse, soltanto tasse; una volta ci insegnavano all'università che le tasse erano il corrispettivo di un servizio, ma quali sono i servizi in più che sono stati dati a fronte delle tasse? Niente, anzi li hanno tolti, i servizi, se è vero che hanno tolto risorse anche agli enti locali e questo significa privare i cittadini di servizi fondamentali, come l'assistenza agli anziani, i servizi sociali, i buoni mensa, gli asili nido.

Chi farà le spese di tutto questo? Naturalmente, e sempre, le persone più deboli che, appunto, la sinistra diceva di volere tutelare. Il Governo sostiene di imporre più tasse per combattere l'evasione fiscale che, a suo dire, si annida soprattutto nelle libere professioni, tra i lavoratori indipendenti, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori che animano soprattutto l'economia del Nord. Questo è falso perché il Nord ha sempre pagato le tasse, se è vero, come è vero, che il Nord ha sempre trascinato l'economia nazionale. Occorre fare emergere il lavoro nero, il sommerso, bisogna far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate, non a chi le ha sempre pagate.

Cominciamo a fare chiarezza sul bilancio dei sindacati. Perché nessuno ne parla? Questa chiarezza è oggi necessaria a tutela proprio dei lavoratori e della trasparenza per tutti i cittadini italiani. Ma questo è uno Stato che non governa e non persegue un controllo virtuoso della fiscalità, che sopraffà e schiaccia i cittadini con effetti che potranno essere contrari a quelli perseguiti. Le vendite nei negozi sono diminuite, gli investimenti sono bloccati, i capitali stanno andando all'estero. L'economia è totalmente bloccata.

Noi abbiamo ereditato nel 2001 un buco di 35.000 miliardi delle vecchie lire e abbiamo lasciato alla sinistra al Governo del Paese un gettito fiscale incrementato di un punto percentuale sul PIL, pari a 37.000 miliardi delle vecchie lire. Cosa è stato fatto di questo incremento? La risposta è stata una finanziaria che ha bloccato l'economia ed il sistema produttivo, che oggi impedisce la creazione di un'economia capace di dare un futuro ai nostri giovani. È una finanziaria punitiva nei confronti del ceto medio produttivo, quel blocco economico e sociale che costituisce il tessuto sano del nostro Paese.

È una finanziaria che ha provocato uno scontro sociale senza precedenti nella storia del nostro Paese. Due milioni di persone sono scese in piazza il 2 dicembre scorso per manifestare un disagio profondo. Per la prima volta, tutte le categorie economiche e sociali si sono unite nel dissenso; per la prima volta, ci sono stati scioperi importanti come quelli delle Forze dell'ordine; per la prima volta, le università, come quella di Padova, hanno decretato la disobbedienza fiscale. Non era mai successo. Queste categorie nella finanziaria non sono state neppure interpellate nella elaborazione dei vari emendamenti e articoli, alla faccia del tanto sbandierato criterio della concertazione.

Le piccole imprese oggi sono circa 4 milioni, con 13 milioni di addetti, pari al 63 per cento degli occupati e al 70 per cento del sistema produttivo. Tutte queste imprese, che costituiscono l'economia del nostro Paese, pagheranno di più secondo la ricostruzione, non di Forza Italia, ma della Banca d'Italia. Senza contare l'aumento, del quale non si parla ma che ci sarà, attraverso la rivisitazione degli studi di settore.

Noi riteniamo che più tasse significhi blocco dello sviluppo; che meno sviluppo significhi meno entrate; che meno entrate significhi più spesa e meno occupazione.

Io voterò contro questa finanziaria che decreta il fallimento del nostro sistema economico. La posta in gioco è alta. Non è la difesa di piccoli interessi o delle categorie, non è una difesa corporativa. E' la difesa di un modello di società incentrata sul cittadino contro l'invadenza dello Stato, sui suoi diritti, sulle sue libertà. E' la difesa della libertà e della democrazia. (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Barbato. Ne ha facoltà.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, colleghi senatori, le leggi finanziaria e di bilancio sono strumenti contabili fondamentali per la gestione delle risorse statali. Prima di qualsiasi valutazione sul merito tecnico-normativo dei provvedimenti, intendo ricordare e ribadire quanto programmato dal nostro Presidente del Consiglio all'indomani del voto alla Camera dei deputati.

Prodi, infatti, affidandosi all'autore del provvedimento, mente eccellente dell'economia, ha ribadito la necessità di una manovra rigorosa, puntando su una finanziaria di sviluppo e di equità, non limitandosi al minimo indispensabile. La scelta è propria del buon Governo, che il saggio Tucidide avrebbe definito del «potente per dignità», cioè delle istituzioni che appaiono severe verso il popolo, senza però limitarne in alcun modo la libertà.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 11,47)

 

(Segue BARBATO). Ma c'è un altro dato riscontrato e rimbalzato alla mia mente quale risultante degli incessanti lavori in 5a Commissione.

Ancora una volta, purtroppo, ha prevalso la competizione al vero senso della politica che è, viceversa, serio confronto e scambio. Sono convinto, infatti, che nel confondersi dei periodi storici tutti abbiamo dimenticato cos'è realisticamente far politica a vantaggio del Paese. Viceversa, le mie reminiscenze ideologiche mi conducono a tempi in cui far parte delle istituzioni significava lottare per un credo politico, ma anche cercare un confronto positivo con chi era dall'altra parte. In altre parole, mi sono convinto che la massiccia incomprensione delle parti politiche attuali, il mancato dialogo tra maggioranza e opposizione è diventata norma a discapito di tutti. Una prassi che ha sembianze di un cerbero che mangia la sua coda, una sorta di girotondo distorto che non conduce a buon fine ma si dirige verso strade inopportune fatte solo di arroganza, senza scambio di idee né collaborazione. Cari colleghi, mi sono reso conto che siamo in un vortice viziato senza inizio né fine, che sarebbe bene spezzare aprendo le porte ad un contraddittorio fattivo fra le parti politiche. Probabilmente questo uovo di Colombo è la chiave per aprirci nuovamente alla vera politica e percorrere una strada di condivisioni più che di sfide senza concretezze.

Perdonatemi questa premessa, che può sembrare digressione, ma ci tenevo ad esortare una pausa di riflessione affinché si possa sperare per il futuro di agire con senso costruttivo per il Paese. Certamente, non nego che mettere la fiducia alla manovra finanziaria, oggi come oggi, era indispensabile sia per ragioni di tempo che per mancanza di collaborazione e di intesa tra noi e l'opposizione, ma ciò che intendo sostenere è che occorre dare ai cittadini un'informazione giusta sulle logiche della manovra.

Questa maggioranza non si nasconde dietro l'insuccesso del precedente Governo, ma intende andare oltre, anche a costo di approvare un provvedimento risultato impopolare ad una larga parte del nostro Paese. D'altro canto, lo stesso Prodi ammette con coscienza che si capirà il senso e il contenuto della nostra azione e si perdoneranno anche i nostri errori tattici; come forza politica di coalizione siamo consapevoli che questo Governo riuscirà, nonostante le polemiche, ad intraprendere un percorso virtuoso.

Tuttavia, avvertiamo il rischio che il facile ricorso alla fiducia può significare svilire l'azione del Governo pro viri, per la società. Al di là della manovra finanziaria, che pure incombe pressante nei tempi, abbiamo ben altre responsabilità e grandi progetti normativi da realizzare, per i quali si dovrà cercare giocoforza più intesa tra le parti. Si sa, si è costantemente lavorato con l'unico obiettivo di addivenire ad una legge effettivamente democratica che, anche se per alcuni versi impone dei sacrifici, dall'altra parte si prefigge di raggiungere un risultato remunerante a lungo termine per tutte le categorie sociali.

Dunque, particolare menzione va rivolta ai lavori della 5a Commissione. In due settimane non abbiamo certamente evaso il compito tortuoso di analizzare e studiare approfonditamente la manovra finanziaria, suggerendo proposte migliorative del testo licenziato dalla Camera. Non si è perso tempo! Parte di queste proposte sono state inserite nel maxiemendamento redatto dall'Esecutivo che, in tal modo, non ha vanificato del tutto l'impegno profuso.

Il gravoso onere di accogliere le molteplici istanze pervenute da più parti era dovere per il Senato, che mirava ad un documento organico e più fluido sulla base delle esigenze captate dalla società civile, ed è stato dovere per il Governo proseguire in tal senso.

Ovviamente in sede d'analisi non sono mancati problemi, connaturati alla delicatezza del testo tecnico; comunque mai si è perso l'obiettivo primario di raggiungere un'intesa ampia e condivisa da tutti i Gruppi di maggioranza, anche quando alta è stata la divergenza nei dibattiti. Avevamo intrapreso in materia di equiparazione di diritti tra coniugi e conviventi un terreno scivoloso. La responsabilità della maggioranza e la decisione di affrontare la questione in una fase diversa da quella della sessione di bilancio hanno evitato la debacle. La finanziaria 2007 non poteva rappresentare un mezzo per costringere il Parlamento a forzature legislative!

Non volendo entrare nel merito dei contenuti del maxiemendamento, sottolineo che tanto di buono è stato fatto, ma tanto ancora si sarebbe potuto ottenere specie per accentuare le prospettive di sviluppo e di crescita delle Regioni del meridione e quindi di tutta l'Italia.

Nuovamente si è persa una buona occasione per rendere il nostro Sud volano per l'intera economia nazionale; proprio con la finanziaria, infatti, doveva affermarsi un modello di sviluppo che ponesse al centro dei propri interventi la crescita del Mezzogiorno.

Colleghi senatori, perdonatemi un'ultima valutazione. Abbandoniamo, una volta e per tutte, la prassi improduttiva e ostruzionistica che vede la legge finanziaria trasformata in un immenso calderone recettivo di ogni richiesta, anche delle più singolari e totalmente avulse dal contesto finanziario. La legge finanziaria deve tornare ad essere atto normativo volto a definire un quadro chiaro e coerente delle grandezze di finanza pubblica e ad indicare gli obiettivi prioritari della politica finanziaria da perseguire.

Proprio a tale scopo, noi Popolari-Udeur abbiamo presentato un disegno di legge che mira ad una ridefinizione del contenuto e delle procedure della manovra finanziaria. È impensabile lavorare per quattro mesi incessantemente su questo provvedimento e lasciare il Paese senza la rappresentatività dei due rami del Parlamento per altri problemi, anch'essi meritevoli di tanta attenzione. Occorre infatti revisionare taluni aspetti dell'attività legislativa, che condizionano la qualità della normazione e la complessiva efficacia delle risposte che il sistema istituzionale può dare alle esigenze della società e del mondo produttivo.

Molteplici sono state le osservazioni in merito. Non da ultimo il presidente della 5a Commissione, senatore Morando, ha proposto la ridefinizione dei ruoli delle Commissioni bilancio di Camera e Senato e dell'Assemblea: apprezzabile, anzi, eccellente proposta! Tuttavia, l'intento di riformare le procedure risulterà vano se non si tornerà a fare politica. Le singole forze dovranno iniziare realmente a rappresentare, nella manovra di finanza pubblica, le proprie visioni di politica economica generale.

Concludendo, signor Presidente, colleghi senatori, in buona sostanza e senza eufemismi è stato impegnativo raggiungere l'intesa ed il Governo non poteva non tenere conto dei risultati conseguiti in sede di istruttoria. Quindi, con convinzione sono qui a sottolineare che i lavori effettuati sono preludio di una legge rigorosa, la cui funzione principale sarà quella di ridare spazio all'Italia, alla sua economia, nonché quella di rilanciare il Paese nell'ottica europea.

La responsabilità che accettiamo oggi è forte ed io, a nome del Gruppo Misto Popolari-Udeur, la assumo con la sicurezza che la nostra presenza all'interno della coalizione di centro-sinistra è stata determinante negli interventi correttivi al testo approvato alla Camera dei deputati. (Applausi dai Gruppi Misto-Pop-Udeur e Ulivo e della senatrice Bonfrisco. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanone. Ne ha facoltà.

 

*ZANONE (Ulivo). Signor Presidente, i senatori di opposizione che mi hanno preceduto non hanno mancato di segnare lo spartiacque che divide l'Aula. Eppure, sopra la ringhiera che nel Senato separa la maggioranza dall'opposizione, un punto d'incontro, in questa lunga discussione, è stato pure trovato: si tratta dell'opinione condivisa che si debba porre mano, con il nuovo anno, ad una nuova normativa della legge finanziaria, che dal 1978 accompagna, integra, modifica e complica la deliberazione del bilancio dello Stato.

Se si ripensa alle origini, la legge finanziaria fu istituita allo scopo di incardinare la discussione del bilancio in ordine a due princìpi: la coerenza con gli obiettivi del Documento di programmazione economico-finanziaria ed il quadro di regolazione delle grandezze finanziarie complessive. Di fatto, i modi di esecuzione di quei due princìpi lasciano adito credo ogni anno ed anche quest'anno a molti elementi di discussione.

È accaduto ed accade che, di anno in anno, nella proliferazione di emendamenti, la finanziaria assuma la fisionomia di un convoglio sempre più lungo, carico di una quantità di mercanzie legislative varie e variabili, che, alla fine, possono essere padroneggiate solo da pochi addetti ai lavori di Commissione; e siccome il diavolo si nasconde nei dettagli, può succedere che saltino sul convoglio in marcia anche norme di ordinamento che nella legge finanziaria non devono trovare ospitalità, come il comma sui termini di prescrizione dei danni erariali, che immagino si provvederà a rimuovere.

Ieri abbiamo ricevuto il testo conclusivo: anch'io - come, immagino, tutti - ho dedicato qualche ora a decifrarlo. Visto, però, che abbiamo degli studenti in visita, devo ammettere che, se fossi sottoposto ad un interrogatorio sul contenuto dei 1.365 commi del maxiemendamento, avrei poche speranze di superare l'esame.

Ho, perciò, apprezzato l'impegno annunciato dal presidente Morando, che non a caso ha trovato generale consenso, di presentare al più presto una proposta di modifica delle procedure d'esame dei documenti di bilancio.

Allo stato attuale di quelle procedure, alla fine, diventa quasi inevitabile il ricorso al voto di fiducia.

Il significato politico della fiducia al Governo rialza talmente la discussione rispetto alla congerie delle norme specifiche, da restarne quasi distaccato. Si finisce per votare la fiducia come atto di fede, che - come tutti gli atti di fede - vuol essere di fede positiva (per chi, comunque, intende sostenere il Governo) o negativa (per chi, comunque, lo vuole contrastare).

Vorrei, per quanto possibile, fare a meno degli atti di fede, dunque voterò la fiducia al Governo per una duplice considerazione. Anzitutto, perché la finanziaria riporta in linea i conti pubblici, raddrizzandoli rispetto alla linea del Governo precedente, che si era mangiato l'intero avanzo primario. Poi, anche perché l'indispensabile riduzione del disavanzo è la premessa di quella combinazione fra equità e crescita che sarà il successivo banco di prova per l'azione di Governo. Ed è proprio sulle politiche per l'equità e per la crescita che intendo esporre qualche osservazione di merito nel poco tempo che ci è concesso.

Signor Ministro dell'economia, si ritiene, da parte dei più che il fine dell'equità giustifichi l'azione redistributiva dello Stato, praticata dalla leva fiscale in misura progressiva rispetto alla capacità dei contribuenti. È spiacevolmente ovvio che, quando i redditi dichiarati non corrispondono alla capacità effettiva, il presupposto dell'equità venga meno e l'aggravio delle progressività si traduca in un premio per gli evasori e in una penalizzazione dei contribuenti reali.

Considero perciò rassicurante, rispetto al testo ricevuto dalla Camera, l'innovazione ora contenuta nei commi 4 e 5 che destinano le maggiori entrate, da recuperare con la lotta all'evasione, alla riduzione della pressione fiscale; anzi, fra le modifiche apportate dal Senato al testo ricevuto dalla Camera, l'impegno ad utilizzare i proventi della lotta all'evasione per la riduzione delle aliquote mi sembra il più significativo, in quanto anche la moderazione del prelievo tributario è un fattore non secondario di equità (in questo caso, dell'equità che pure deve sussistere nel rapporto fra la mano pubblica e le tasche dei cittadini).

Se si considera l'equità su quel versante, presta il fianco alle discussioni (che infatti non sono mancate, anche da fonti istituzionali autorevoli) il fatto che la riduzione del disavanzo sia ottenuta unicamente con maggiori entrate, dato che le riduzioni di spesa sono inferiori alle maggiorazioni.

Vero è che le maggiorazioni di spesa sono in buona parte orientate alla crescita, e tra le azioni per la crescita vorrei porre l'accento sugli investimenti in infrastrutture richiamati poco fa dal senatore Morgando, in particolare sull'arteria europea che dovrebbe (ormai temo che il condizionale sia d'obbligo) attraversare l'Italia del Nord da Torino a Trieste.

Si prova un'impressione di angoscia, signor Presidente, vedendo nei giornali la carta delle grandi comunicazioni europee con il tracciato del Corridoio 6 da Parigi a Vienna in via avanzata di costruzione e, sotto le Alpi, il tracciato del Corridoio 5, da Lione a Lubiana, che tra ribellioni localiste, varianti di fantasia, conferenze tardive, è ormai a rischio di abbandono tra lo stupore della Commissione europea, la crescente freddezza dei finanziatori francesi, la coraggiosa ma sempre più disarmata difesa che il Presidente del Piemonte e il Sindaco di Torino dedicano ad un progetto essenziale se si vuole che le più produttive Regioni italiane non siano confinate ai margini della circolazione europea.

Vi è oggi in Italia, mi sia consentito dirlo, insieme alla storica questione meridionale anche una nuova questione settentrionale, non perché le carenze delle infrastrutture e le disfunzioni dello Stato siano meno gravi al Sud che nel Nord, tutt'altro; ma perché la prossimità con le aree forti d'Europa le rende più evidenti e il differenziale comparativo incide più direttamente sulla capacità di competizione del sistema produttivo sui mercati esterni.

Dunque: gli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, che costituiscono il capitale fisso della Nazione; la correzione dei malfunzionamenti degli apparati pubblici; la liberalizzazione nelle aree dove persistono mercati chiusi: è su scommesse di questo genere che si misura la politica di crescita di cui il risanamento dei conti pubblici costituisce la premessa necessaria.

Signor Presidente, la travagliata gestione della legge finanziaria è accompagnata, in quest'Aula e fuori di essa, da incertezze, aggiustamenti, timori ed anche proteste che non sarebbe giusto e neppure possibile ignorare. Ma io non credo che la qualità di una legge finanziaria vada misurata dagli applausi e dai fischi che riceve, come si fa per i tenori della Scala. Ritengo invece importante che non si smarrisca, per compiacere alle tensioni e alle pressioni, quel senso della prospettiva che infine qualifica una strategia di Governo.

Conosciamo le difficoltà oggettive con cui l'esordio del Governo ha dovuto fare i conti e le non minori difficoltà che si prospettano già da domani per l'attuazione della linea che è stata autorizzata dagli elettori. Serve in questo momento una assunzione di responsabilità comune che dia sostegno e continuità ad un'opera appena cominciata. Per questa ragione, che sorpassa tutti i distinguo, voterò la fiducia chiesta dal Governo. (Applausi dal Gruppo Ulivo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Martone. Ne ha facoltà.

 

MARTONE (RC-SE). Signor Presidente, un cacciabombardiere Joint Strike Fighter e dieci carri armati Ariete equivalgono grosso modo alla rata annua che l'Italia dovrebbe pagare al Fondo globale contro AIDS, tubercolosi e malaria: un impegno preso proprio dal nostro Paese, dall'allora Governo Berlusconi, nel corso del Vertice G8 di Genova, nelle stesse ore nelle quali si consumava all'esterno una delle pagine più tristi e buie della nostra storia, pagine che chiedono ancora giustizia, come chiedono giustizia milioni di donne, uomini, bambini, che ogni anno vengono colpiti dall'AIDS, dalla malaria e dalla TBC. Vite prese in ostaggio dalla logica delle grandi case farmaceutiche multinazionali per le quali il diritto alla vita e alla salute è solo una quota di mercato.

Resterà una macchia su questa manovra finanziaria che per altri versi sta cercando faticosamente di segnare una discontinuità rispetto al passato: il mancato impegno a versare le quote che il nostro Paese deve al Fondo globale (20 milioni di euro di arretrati per il 2005, 130 milioni ancora da pagare per il 2006 e altrettanti per il 2007) e, per contro, la conferma di uno stanziamento enorme, a nostro parere inaccettabile, di finanziamenti per nuovi sistemi d'arma tra cui proprio il Joint Strike Fighter.

Seppure perfettibile, il Fondo rappresenta oggi il tentativo di costruire uno sportello nel quale soggetti pubblici e privati possano mettere in pool le loro risorse per il sostegno ad un bene pubblico globale, quello della lotta contro le pandemie.

Tra i limiti quello di non aggredire alla base le cause strutturali, le carenze dei servizi sanitari, le regole spietate del commercio internazionale, gli effetti devastanti dei piani di aggiustamento strutturale e del pagamento del tuttora pesante fardello del debito estero.

Proprio in materia di debito estero, il nostro Paese ha una legge all'avanguardia (la legge n. 209 del 2000) la cui applicazione ha portato e porterà all'alleggerimento del peso debitorio di molti Paesi impoveriti. Anche quell'approccio però non basta più.

La questione centrale è riportare democrazia ed equità nelle trattative sulla cancellazione del debito, pensare nuovi modelli partecipati, accrescere il ruolo dei Parlamenti, riconoscere che esistono debiti illegittimi ed odiosi che i popoli hanno diritto di non pagare. Lo ha fatto di recente il Governo norvegese, dovremmo provare a farlo anche noi.

Ci apprestiamo poi a discutere anche della riforma della cooperazione e smettiamola di chiamarla cooperazione allo sviluppo, iniziamo ad usare altri termini, magari solidarietà internazionale, ma non sviluppo, giacché quel paradigma meramente economicistico ha finito per impoverire ulteriormente la maggioranza del mondo.

Ebbene, questa finanziaria segna un'importante inversione di tendenza rispetto al passato, allocando 650 milioni di euro l'anno per la cooperazione. E' ancora poco, ma certamente un segno di impegno per raggiungere quello 0,33 per cento del PIL che ci chiede l'Europa. Sbaglieremmo però a confinare la questione della cooperazione solo all'aspetto quantitativo. C'è bisogno di cambiare passo, filosofia, obiettivi.

L'Italia ci sta provando aderendo, tra l'altro, ad un'importante iniziativa per strumenti finanziari innovativi per la lotta alla povertà, il cosiddetto Gruppo di Rio. Una buona parte del lavoro spetta anche a noi, qui in Parlamento, che dovremmo adoperarci per realizzare una riforma della cooperazione che dia efficacia, efficienza, e contribuisca a farne uno strumento di giustizia ed equità su scala globale.

Concludo il mio intervento ricordando altre due scadenze importanti per il nostro Paese, che richiedono un impegno politico forte e strumenti di lavoro adeguati, quindi finanziamenti adeguati. A gennaio l'Italia entrerà nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU (per due anni e con un seggio a rotazione). In quella occasione, il nostro Paese potrà e dovrà contribuire in maniera forte non solo alla riforma necessaria di questo organismo ma anche ad affrontare dossier scottanti ed urgenti, da quello della Palestina all'Afghanistan, al Corno d'Africa, alla Birmania, ai diritti del popolo Saharawi. A maggio poi si terrà la prima fase della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (il TNP) dove l'Italia dovrà svolgere un ruolo di primo piano per il disarmo e la pace.

Questa è la politica estera vera, la politica estera etica che noi vogliamo, che continueremo a costruire qui con questa maggioranza ma anche al di fuori, con i movimenti sociali e dal basso per cercare davvero di contribuire alla realizzazione di un mondo più giusto ed equo. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.

 

DE PETRIS (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, lei, ministro Padoa-Schioppa, questa mattina in un'intervista a «la Repubblica» afferma che inseguire il consenso giorno per giorno è una perdizione. Concordo con questa affermazione, ma vorrei ricordarle che allo stesso modo è una perdizione smarrire il senso della propria missione, della missione che i cittadini ci hanno affidato nel momento in cui sono andati alle urne esprimendo una speranza forte di cambiamento.

Il nostro Governo, la nostra maggioranza rappresenta ed ha rappresentato per molto tempo agli occhi dei cittadini proprio questa speranza, questa voglia di cambiare. Noi, signor Ministro, abbiamo preso sul serio il senso della nostra missione, lo dico con orgoglio anche in considerazione del lavoro svolto in Senato sulla manovra finanziaria. Qualcuno ha ironizzato sulla cabina di regia. Io ritengo, invece, che sia stata un'esperienza importante in cui la maggioranza si è assunta le proprie responsabilità.

Al Senato abbiamo tentato di rimettere sui binari giusti la finanziaria, di superare quei problemi, quei difetti di comunicazione che hanno dato alla nostra gente un senso di smarrimento della propria missione. Abbiamo tentato di portare avanti quella sfida che, nella discussione affrontata qui al Senato sul DPEF, avevamo indicato come alta: una sfida alta e grande, quella cioè di conciliare insieme il risanamento, le politiche di equità, le politiche sociali e, soprattutto, una nuova qualità sociale ed ambientale per lo sviluppo.

Su questa grande sfida di innovazione, come Verdi avevamo invitato il Governo e noi stessi, la maggioranza, quindi, a non essere timidi, a non farci tirare per la giacchetta - come si dice - dalle spinte di conservazione. Avevamo indicato come oggi la sfida dell'innovazione (e non della conservazione, di cui qualcuno spesso ci si accusa) sia è quella di scommettere sul valore strategico nuovo e forte della innovazione ecologica, pensando, con forza, ad un nuovo welfare, non visto come una occasione di spesa, ma di rinnovamento forte del Paese; una opportunità per il Paese stesso.

Avevamo, inoltre, invitato a considerare le pensioni, la riforma della sanità, dell'istruzione, indicati come settori su cui intervenire con la spesa, come ambiti dove provare a rilanciare una nuova qualità sociale.

Torno a ripetere, all'interno del Senato - voglio dare atto del tentativo del presidente Morando - ci siamo voluti assumere questa responsabilità, portando a casa anche alcuni risultati importanti, ma assolutamente non sufficienti a consolidare un rapporto con i cittadini, offrendo segnali chiari al precariato, non solo ed unicamente sul fronte della stabilizzazione, ma anche sul fronte delle regole, in particolare per quanto riguarda i lavoratori atipici; si tratta di primi segnali insufficienti, ma certamente importanti.

Penso, per esempio, al lavoro sui ticket del pronto soccorso per arrivare al taglio del codice verde; penso ad un settore importante per l'innovazione del Paese, quello della ricerca e dell'università, anche qui con risultati non sufficienti, ma che rappresentano l'avvio di un lavoro.

Penso anche al settore agroalimentare dove con un lavoro collettivo abbiamo dato un segno che qualità, innovazione e possibilità di competizione possono stare insieme e rappresentare una sfida forte per il futuro, dopo tante chiacchiere. Oggi si concretizzano una serie di provvedimenti.

Sul fronte ambientale abbiamo conseguito risultati importanti che seguono quelli della Camera. Però - lo voglio dire con forza - quella perdizione che porta a non voler affrontare l'innovazione, a non volersi staccare da alcuni interessi, si è materializzata anche qui. Non si è voluti andare fino in fondo, per esempio, sull'innovazione delle energie rinnovabili.

Si era costruito un percorso ma qualcosa è accaduto. Un errore materiale? Bene, sfidiamo il Governo, lo dico al ministro Chiti, a fare in modo che quell'errore materiale possa essere riparato al più presto. Altrimenti dobbiamo pensare che la seduzione della conservazione ancora una volta si insinua nelle scelte del Governo.

Lo voglio dire forte: se non chiudiamo la questione del CIP6 una volta per tutte, quella vergogna, quella truffa perpetrata con il prelievo sulle bollette, quindi pagata dai cittadini, questo Paese non riuscirà mai a vincere la sfida dell'innovazione sulle energie rinnovabili. Saremo indietro in Europa, saremo indietro per quanto riguarda Kyoto e tutto ciò comporterà un costo in termini ambientali e di risorse ai cittadini, perché finanziamo impianti che inquinano, non siamo in linea con Kyoto e saremo poi costretti a pagare multe e a comprare all'estero per rimanere nei parametri.

Ancora una volta, saranno non solo i cittadini, ma anche il sistema Italia, a pagare e rischia di farlo in termini di mancato accoglimento della sfida dell'innovazione. Ancora una volta, ho il timore che in una parte del Governo e nella stessa maggioranza ci sia questa tentazione della conservazione. Riprendo di nuovo la frase del ministro Padoa-Schioppa: inseguire il consenso giorno per giorno è una perdizione. Ma è anche una perdizione inseguire il consenso solo di una parte, come la Confindustria, che in questo Paese rappresenta molto tale conservazione, tale incapacità di guardare al futuro, di spingere il Paese verso nuove sfide di innovazione.

Abbiamo posto questo tema rivendicando risultati importanti o nell'attuale manovra finanziaria. Però, faccio di nuovo un appello, la nostra missione è quella di cambiare. La missione che ci hanno affidato i cittadini è quella di conciliare le politiche di risanamento con le politiche dei diritti e con le politiche della nuova qualità sociale e ambientale. Non sono le richieste della sinistra radicale: è una necessità di oggi e di ora per spingersi avanti davvero sul fronte del rilancio economico, della sfida, che è ancora possibile, ma bisogna superare timidezze e l'istinto di conservazione. Vedrete allora che forse i problemi di comunicazione con i nostri cittadini, con la nostra gente, non ci saranno più.

Lasciamo quindi perdere la perdizione per seguire i consensi di altri e riprendiamo la nostra strada verso tale missione, perché a questo i cittadini ci hanno chiamato. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo e RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sacconi. Ne ha facoltà.

 

SACCONI (FI). Onorevole Presidente, mi limito a considerare la manovra di bilancio sotto il profilo - peraltro rilevante - del suo impatto sociale. Tanto grande è stata l'enfasi posta dai leader dell'Unione, ieri, durante la campagna elettorale, sulla necessità della coesione sociale quanto grande appare oggi il diffuso dissenso di tutti i molteplici segmenti sociali nei confronti della politica economica del Governo. E questo dissenso potrebbe tradursi in caduta dei consumi, come degli investimenti privati, in forme di conflittualità per definire la distribuzione della minore ricchezza, in vari modi di fuga dalla responsabilità dei singoli, come dei gruppi sociali.

Voi avete consapevolmente presentato la manovra nel segno dell'antagonismo tra classi sociali, in quanto ne avete sottolineato gli obiettivi della redistribuzione dei redditi attraverso la leva fiscale e della cosiddetta lotta all'evasione attraverso la premeditata criminalizzazione del lavoro autonomo e delle libere professioni.

Il disegno teorico era tanto chiaro quanto odioso: costruire, attraverso la clava fiscale, un blocco sociale di sostegno al Governo, fatto di pubblici dipendenti, operai della grande industria sindacalizzata, managers superpagati delle maggiori imprese indebitate, boiardi bancari beneficiati dal crollo procurato della prima Repubblica, editori impuri perché espressione del vizioso intreccio banca-impresa.

Questo disegno di divisione del Paese, emblematica rappresentazione del miscuglio di ideologismo ed opportunismo che vi caratterizza, non è riuscito perché non poteva riuscire. La odiosa separazione dei tavoli di dialogo sociale che noi avevamo unificato, la menzogna sul nostro lascito in termini di extradeficit, l'incapacità di selezionare le pressioni interne sulla maggiore spesa corrente, la straordinaria dimensione del maggiore prelievo fiscale, hanno determinato quella diffusa contestazione che neppure i molti amici che avete nelle burocrazie della rappresentanza hanno potuto nascondere.

Il lavoro dipendente ha immediatamente avvertito come il ridisegno delle aliquote e degli scaglioni IRPEF, combinato con il passaggio dalle deduzioni alle detrazioni per carichi di famiglia, con le maggiori addizionali locali, con l'aumento della contribuzione previdenziale e con altre imposte sui consumi incomprimibili delle famiglie, è inesorabilmente destinato a ridurne il reddito disponibile.

Il lavoro autonomo ha percepito il fatto che questa è la manovra ad esso più ostile in tutta la storia della Repubblica: dalla modifica unilaterale degli studi di settore, all'incremento dei contributi previdenziali nonostante l'equilibrio delle relative gestioni, al prelievo sui contratti di apprendistato, al grande fratello fiscale con la sua incredibile oppressione burocratica.

Lo stesso lavoro pubblico è stato da un lato gratificato con la promessa di un buon contratto - con l'eccezione delle forze dell'ordine - ma, dall'altro, penalizzato con lo scivolamento degli aumenti oltre il biennio contrattuale. Gli imprenditori piccoli e medi hanno rifiutato l'illusione ottica del minore cuneo fiscale, largamente compensato dagli altri interventi fiscali e regolatori, come il recente codice ambientale o l'annunciata controriforma del lavoro. Perfino la volontà di penalizzare le cosiddette rendite non ha tenuto conto delle stretto intreccio tra esse ed i profitti quale si manifesta con le diffuse società immobiliari generate da imprenditori industriali per dare sicurezza alla loro accumulazione e garanzie alla capacità di indebitamento.

Che cosa è rimasto quindi del vostro disegno sociale? Solo la complicità di alcuni interessati banchieri e managers con cui vi siete emblematicamente riuniti nel giorno in cui si svolgeva a Roma la più grande manifestazione interclassista del Dopoguerra, cui si deve aggiungere la disponibilità amicale di alcuni vertici autoreferenziali di categoria.

Ora parlate di una fase due e di un tavolo per la competitività con lo scopo dichiarato di avviare un programma di liberalizzazioni. Peccato che di questa fase conosciamo per ora solo gli intenti di revisionare in peggio la disciplina della previdenza pubblica e la più significativa liberalizzazione già realizzata, quella del mercato del lavoro.

L'avere poi bruciato le risorse del cuneo fiscale con una manovra insensibile alla competitività non consentirà alle parti sociali quella intesa sulla produttività che richiederebbe una detassazione delle componenti premiali della retribuzione in modo da incentivare i relativi accordi aziendali.

La verità è che voi siete strutturalmente impossibilitati, per le caratteristiche stesse della vostra coalizione, a produrre quella coesione tra interessi sociali di cui il Paese ha bisogno per ricostruire le condizioni di uno sviluppo economico e sociale duraturo. Per questo rappresentate un Governo pericoloso per il futuro della Repubblica. Per questo faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità democratiche, qui e fuori di qui, per mandarvi a casa. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nieddu. Ne ha facoltà.

 

NIEDDU (Ulivo). Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, ove depurassimo il dibattito sui documenti finanziari dalle scontate ed ovvie strumentalità politiche, si riconoscerebbe che la legge finanziaria per il 2007 è orientata, in conformità con quanto stabilito dal DPEF, al rilancio della crescita economica, in un contesto di risanamento strutturale della finanza pubblica, di equità sociale e di maggiore efficienza della spesa pubblica.

La manovra correttiva riduce il rapporto deficit-PIL al di sotto del 3 per cento, in armonia con gli impegni assunti in ambito comunitario. La restante parte della stessa è destinata a reperire risorse, riattivare programmi essenziali di spesa a favore dello sviluppo e per interventi volti a garantire le funzioni essenziali dello Stato.

Tra queste, rilevanti sono quelle relative al Ministero della difesa, sulle quali mi soffermerò in questo mio breve intervento. In questo ambito, sono state individuate come priorità la riorganizzazione e la razionalizzazione della difesa, da realizzare tra l'altro mediante l'accorpamento e la ridefinizione, in chiave interforze, delle strutture e dei comandi, per realizzare economie di scala, economie di gestione e recuperare risorse per razionalizzare tutto il complesso infrastrutturale.

In secondo luogo, la professionalizzazione delle Forze armate, promuovendo nel contempo l'elevazione del livello culturale e addestrativo del personale, favorendo il benessere dello stesso, con particolare riferimento ai settori previdenziali e abitativi, valorizzando il contributo della rappresentanza militare.

In terzo luogo, l'ammodernamento dello strumento militare, in grado di assicurare elevata capacità di schieramento, mobilità e proiezione delle forze, anche fuori area, nonché attraverso il potenziamento della ricerca tecnologica e del sostegno allo sviluppo dell'Agenzia europea della difesa, allo scopo di armonizzare le esigenze e i requisiti operativi e militari a livello europeo.

In quarto luogo, il funzionamento dello strumento militare per garantire la piena operatività in condizioni di sicurezza e per sviluppare la capacità di operare in contesti internazionali.

Al fine di realizzare tali obiettivi le disponibilità totali di competenza risultano incrementate di circa 2.085,3 milioni di euro per un totale di circa 20.219,75 milioni di euro. Le spese per l'esercizio e per l'investimento sono state - è vero - oggetto di notevoli riduzioni negli ultimi anni; basti ricordare che solo lo scorso anno sono stati tagliati 1.176 milioni di euro per l'esercizio, mentre per l'investimento il taglio è stato di 1.076 milioni di euro. Ma non voglio fare una cronistoria delle riduzioni delle risorse finanziarie destinate alla difesa nel periodo 2004-2006; sarebbe facile dire che coloro - come il collega Ramponi - che oggi rilevano l'insufficienza di risorse, sono gli stessi che in quegli anni governavano, decidevano i tagli e sostenevano pareri positivi in Parlamento ai tagli stessi. Questo per ricordare che la situazione da cui partiamo è l'eredità lasciata dal precedente Governo.

Un'eredità davvero da fiasco colossale, sia per la riduzione delle risorse destinate agli investimenti e all'esercizio, che hanno messo in crisi le Forze armate, sia per il mancato stanziamento dei fondi nella finanziaria dell'anno scorso per i rinnovi contrattuali relativi al biennio 2006-2007, che ha fatto slittare di un anno il rinnovo degli stessi contratti, anche se adesso, ipocritamente, l'opposizione addebita nelle piazze, in forma demagogica, questa responsabilità e questo malcontento a questo Governo quand'esso deriva dalle scelte che loro stessi hanno determinato.

Ebbene, in questa finanziaria le risorse per il rinnovo dei contratti ci sono e, in aggiunta a queste, vengono stanziati ulteriori 40 milioni di euro per l'anno 2007 e 80 milioni di euro per l'anno 2008 per il trattamento accessorio, la cosiddetta specificità del personale delle Forze armate e dei corpi di Polizia, nonché in relazione agli accresciuti impegni in campo internazionale.

I provvedimenti contenuti nella precedente finanziaria del Governo Berlusconi hanno abrogato con una misura odiosa le spese di cura ospedaliere e per protesi, per le infermità dovute a causa di servizio, adesso ripristinate dal comma 556 del maxiemendamento. Quella stessa finanziaria del Governo Berlusconi ha soppresso le indennità relative ai fogli di viaggio, ripristinate poi per il personale militare, ma non per quello civile. Quella stessa finanziaria del Governo Berlusconi ha deciso tagli del 10 per cento agli stanziamenti relativi alle prestazioni del lavoro straordinario. Tutto questo, i colleghi dell'opposizione lo hanno fatto l'anno scorso con un voto di fiducia, per il quale oggi fanno tanti strepiti.

Chiarito questo, mi limiterò a citare solo alcuni punti qualificanti della legge finanziaria; con stanziamenti nuovi e mirati si inverte questa tendenza negativa degli ultimi anni, relativa alla riduzione delle risorse destinate alla difesa, che ha portato il rapporto tra funzione difesa e prodotto interno lordo allo 0,825 per cento, vale a dire il punto più basso in assoluto nella storia repubblicana.

Cambia la procedura di individuazione dei beni immobili in uso all'Amministrazione della difesa non più utili ai fini istituzionali. Tale attività compete ora direttamente al Ministero della difesa che vi provvede con decreti da emanarsi d'intesa con l'Agenzia del demanio e non più a quest'ultima di concerto con la Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa stesso. È stabilito il valore complessivo degli immobili da individuare ai fini della dismissione: 2 miliardi di euro nel 2007 e 2 miliardi di euro nel 2008 ed alla successiva consegna dei beni all'Agenzia del demanio.

Quanto tempo mi rimane, signor Presidente?

 

PRESIDENTE. Ha ancora tre minuti di tempo.

 

NIEDDU (Ulivo). Grazie, signor Presidente.

Per l'anno 2007 i Corpi di polizia sono autorizzati ad effettuare assunzioni di personale per un contingente complessivo non inferiore alle 2.000 unità, più 500 agenti della Polizia penitenziaria, 166 agenti del Corpo forestale dello Stato, 600 nuove assunzioni nel Corpo dei Vigili del fuoco. Infine sono stanziati 30 milioni di euro per reclutamenti straordinari nell'Arma dei Carabinieri e nel Corpo della Guardia di finanza per esigenze connesse al contrasto della criminalità e dell'economia sommersa.

Da rilevare che, relativamente alle assunzioni, le amministrazioni debbono continuare ad avvalersi del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni e prioritariamente del personale di cui al comma 1 dell'articolo 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, in servizio al 31 dicembre 2006, ovvero degli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza e delle Forze armate. È anche questo un primo passo per la stabilizzazione di personale in condizioni di precariato, nel rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale dalla maggioranza che governa.

Vi sono le poi disposizioni per incrementare i benefici economici spettanti al personale delle amministrazioni statali e non statali per il biennio 2006-2007: nell'ambito delle risorse destinate a tali benefici sono specificatamente vincolati alle Forze armate e alle Forze di polizia 304 milioni di euro per il 2007, 805 milioni di euro per il 2008 e sono stanziati ulteriori 40 milioni di euro per il 2007 e 80 milioni di euro per il 2008 per il trattamento accessorio, come dicevo prima, come richiesto dai COCER e dai rappresentanti dei sindacati di Polizia.

Vengono rifinanziate le attività previste in favore delle imprese nazionali del settore aeronautico, autorizzando contributi quindicennali da erogare. Rinuncio a richiamare la sequenza di tali misure per dire, in conclusione, che nello Stato di previsione del Ministero della difesa si istituisce un apposito Fondo destinato al finanziamento degli interventi a sostegno dell'economia nel settore dell'industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico. Credo che anche questo contribuisca ad aiutare la ricerca nel nostro Paese. Il Fondo è iscritto con una dotazione di 1.700 milioni di euro per il 2007, di 1.550 milioni di euro per il 2008, di 1.200 milioni di euro per il 2009.

 

PRESIDENTE. Senatore Nieddu, il suo Gruppo le ha dato altri 5 minuti; quindi, può andare più tranquillo. Lo voglio dire visto che sta concludendo.

 

NIEDDU (Ulivo). Grazie, signor Presidente, lo avessi saputo prima non avrei rinunciato ad alcune parti del mio intervento. Comunque credo di concludere prima.

Un ulteriore fondo di 50 milioni di euro è stato stanziato per la bonifica delle aree militari interessate dalla presenza di poligoni militari di tiro, per la ristrutturazione e l'adeguamento degli arsenali e l'ammodernamento del parco autovetture dell'Arma dei Carabinieri.

Per il Corpo delle Capitanerie di porto sono stati stanziati 7 milioni di euro per il potenziamento della componente aeronavale per ciascuno degli anni del prossimo triennio e 10 milioni di euro per il funzionamento del Corpo delle Capitanerie di porto e della Guardia costiera.

Infine voglio ricordare il milione di euro previsto per l'Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale (INSEAN) di Roma che sta vivendo una penalizzante difficoltà economica e finanziaria tale da far rischiare il commissariamento e mettere a rischio la stessa sopravvivenza dell' istituto, benché sia un vero proprio fiore all'occhiello nel campo della ricerca applicata in ambito navale.

È un istituto che io invito i colleghi a visitare, perché è uno dei primi tre istituti in questo settore al mondo, che ha avuto riconoscimenti ricorrenti in ambito internazionale per la propria attività e che purtroppo viene a vivere una situazione di difficoltà che non merita e che va assolutamente superata.

Ed ancora, si istituisce un fondo di 350 milioni di euro per l'anno 2007 e di 450 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 destinati a spese per il funzionamento dello strumento militare. Si dispone, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di 20 milioni di euro destinati al finanziamento di un programma straordinario di edilizia per la costruzione, acquisizione e manutenzione di alloggi per il personale volontario delle Forze armate.

Signor Presidente,colleghi, i 350 milioni di euro destinati all'esercizio non compensano certo i 1.400 milioni di euro di taglio effettuato con la finanziaria dell'anno scorso, viceversa, le risorse destinate agli investimenti sono superiori rispetto ai 1.076 milioni di euro di taglio effettuato lo scorso anno, raggiungendo quest'anno la cifra di 1.700 milioni di euro, e rappresentano una netta inversione di tendenza anche in considerazione della strutturalità dell'intervento che è previsto per l'esercizio nella misura di 450 milioni nel successivo biennio per ogni anno e di 1.700 milioni per quest'anno, di 1.550 milioni per il 2008 e di 1.200 milioni di euro per il 2009, per l'investimento.

Come ha sostenuto il Ministro della difesa, sarebbero state necessarie, soprattutto nell'esercizio, per superare il gap creato negli ultimi anni, ulteriori risorse, ma siamo solo all'avvio di un oculato e indispensabile intervento per recuperare il taglio enorme di risorse realizzato nella scorsa legislatura a danno della difesa. Abbiamo oggi un aumento di 2.085 milioni di euro, che porta il bilancio relativo alla funzione difesa a circa 14.522 milioni di euro, rapporto tra risorse per funzione difesa e prodotto interno lordo che passa dallo 0,825 per cento a oltre lo 0,95 per cento.

Il rapporto tra le spese per il personale e lo stanziamento per la funzione difesa, dopo queste correzioni, scende dal 72 per cento al 62 per cento, ripristinando rapporti dunque più adeguati tra le varie componenti del bilancio della difesa, cioè personale, investimenti ed esercizio, che, secondo il parere di tutti gli analisti, dovrebbe consistere nel dedicare il 50 per cento al personale ed il resto alle altre funzioni.

I fatti dimostrano quindi che questa maggioranza, nonostante la situazione ereditata, è stata attenta alle problematiche di questo delicato settore ponendo attenzione sia al personale, sia a risollevare quei settori relativi all'esercizio ed agli investimenti penalizzati dal precedente Governo. Il risultato già è presente nell'inversione di tendenza e siamo certi che conseguiremo gradualmente un riequilibrio globale, in modo tale che gli impegni assunti per portare l'Italia, nel contesto internazionale, ad un ruolo adeguato al posto che occupa siano conseguiti, correggendo così quello che Berlusconi non ha concretamente fatto, pur avendo promesso che avrebbe portato le risorse per la difesa ad un livello in linea con i principali Paesi europei.

È dunque paradossale che chi, fino alla fine della scorsa legislatura, dava giudizi positivi ai tagli della difesa, cercando in realtà di nasconderli, esprima oggi critiche alla linea di evidente e deciso recupero di risorse in questo fondamentale settore, considerato che la difesa e la sicurezza sono beni essenziali per qualsiasi futuro di progresso e sviluppo del nostro Paese.

Voteremo, dunque, a favore invitando il Governo a risolvere anche nuove questioni insorte, quali quella del provvedimento, non ricompreso nel maxi emendamento, necessario per il personale civile della base USA Navy dell'isola di Santo Stefano nell'arcipelago della Maddalena. (Applausi dal Gruppo Ulivo).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Morando. Ne ha facoltà.

 

*MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, nel gran vociare mediatico su questa o quella specifica misura contenuta nella legge finanziaria ha finito con offuscarsi, a mio giudizio, il profilo netto delle alternative in campo: la legge finanziaria del Governo di centro-sinistra, così come risulta dalla conferma delle sue architravi (come ama dire il Ministro dell'economia, che saluto e ringrazio per la sua presenza) e dalle profonde modifiche dei suoi interventi specifici, così come prodotti durante la lettura parlamentare; oppure la legge finanziaria implicitamente proposta dal centro-destra (e non solo, perché anche a sinistra, con un'eco anche nel nostro dibattito, qualcuno ha sostenuto una linea di questo tipo, sia pur in chiave diversa), che si limita alla correzione di 15 miliardi di euro dei tendenziali ed è per il resto tesa ad utilizzare, se c'è, il margine creato dall'aumento delle entrate che si sta registrando, rispetto al 2005, nel 2006?

Confesso, colleghi della opposizione, di non aver capito perché il centro-destra, al fine di rendere più chiara questa sua proposta alternativa, assolutamente legittima e proponibile, non abbia concentrato il fuoco della sua polemica sul bilancio di previsione a legislazione vigente. Invece, è arrivata a un punto tale di schizofrenia del comportamento politico (o «tecnicamente» il termine caro al senatore Baldassarri), da ritirare tutti i suoi iscritti a parlare proprio sul bilancio a legislazione vigente, oggetto della proposta di alternativa, di vera alternativa in termini di linea, proposta dal centro‑destra.

La linea del centro‑destra si può, in sostanza, riassumere come segue: il Governo ritiri la proposta di legge finanziaria; presenti una nuova Nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico finanziaria, che registri l'aumento delle entrate che si sta realizzando nel 2006. Solo a quel punto, il Governo presenti una nuova Finanziaria, dentro i nuovi saldi definiti dalla nuova Nota di aggiornamento, e venga in Parlamento per discuterla. Che senso ha, colleghi dell'opposizione, sostenere questa linea e non partecipare poi alla discussione sul bilancio di previsione a legislazione vigente?

Tralasciamo i misteri delle tattiche parlamentari e veniamo alla sostanza. Sono credibili le basi di questa linea alternativa del centro-destra? Per rispondere, signor Presidente e signor Ministro, bisogna partire dal dato sulle entrate 2006. La prima considerazione è che le entrate 2006 stanno crescendo rispetto al 2005. Attenzione, colleghi, è molto importante sottolineare questo «rispetto al 2005», perché vedremo che, rispetto alle previsioni, la realtà dei fatti non è esattamente la stessa.

Rispetto al 2005, le entrate stanno crescendo in modo significativo, tanto che - a legislazione fiscale del centro-destra perfettamente vigente, cioè senza l'intervento dei Dracula del centro-sinistra, che non erano ancora arrivati - è prevedibile che nel 2006 la pressione fiscale (somma di tutti i tributi più tutti i contributi in rapporto al Prodotto interno lordo) crescerà molto.

È prevedibile che nel 2006 crescerà, senatori dell'opposizione, almeno dell'1,3 per cento di PIL rispetto al 2005, riportandosi molto prossima, e secondo me al di sopra, al valore del 2001.

Seconda considerazione. Si può concludere, già oggi, che le entrate 2006 saranno non solo superiori a quelle del 2005 - questo è assolutamente certo - ma anche alle previsioni incorporate nel bilancio a legislazione vigente?

A questa domanda, nessuno si preoccupa di rispondere. Ma, ciò che conta è proprio rispondere correttamente a questa domanda. Siamo tutti d'accordo sul fatto che le entrate 2006 stanno superando quelle del 2005 in modo molto significativo, tant'è che la pressione fiscale schizza vicino ai livelli del 2001. Ma questo gettito è superiore anche a quello previsto nel bilancio a legislazione vigente? Il centro-destra risponde «sì». I numeri veri, che si desumono guardando le tabelle, e soprattutto guardando il bilancio assestato a legislazione vigente - suggerisco questo esercizio ai colleghi del centrodestra (non mi sembra troppo complicato) - consigliano una risposta più articolata.

La mia risposta è la seguente. Forse, quando i dati di cassa oggi disponibili consentiranno trasposizioni sulle entrate di competenza - e sarà fra qualche tempo -, le entrate 2006 si avvicineranno alle previsioni più di quanto in passato si siano mai avvicinate. Considero questa una risposta molto positiva e incoraggiante. Ma è questa la risposta, secondo me, e non quella che sostiene che le entrate 2006 saranno superiori di gran lunga alle previsioni assestate 2006. Naturalmente, speriamo che lo siano. Mi accontenterei comunque che si avvicinassero, perché oggi i dati a nostra disposizione attestano di una notevole distanza. Escludo quindi che, già oggi, si possa concludere che queste entrate supereranno certamente le previsioni. Qui, colleghi dell'opposizione, si pone un problema rispetto alla vostra linea. Il bilancio di previsione, infatti, ha una nota caratteristica: le previsioni di entrata scritte nel bilancio coprono previsioni di spesa. Quindi, se guardiamo al bilancio 2006 e guardiamo all'andamento delle spese, dobbiamo cercare di indagare se questo aumento prevedibile delle entrate a consuntivo 2006 rispetto al 2005 sarà tale da colmare le previsioni al punto tale da chiudere la forbice rispetto alle previsioni di spesa 2006, che sono quelle assestate e che hanno un livello di certezza, purtroppo, decisamente più elevato.

Terzaconsiderazione. Pur con questa cautela, legata alla necessità di mettere in relazione le maggiori entrate con le previsioni e con le spese - perché a questo serve un bilancio di previsione -, la terza domanda è la seguente: quante delle maggiori entrate 2006 possono essere credibilmente trasferite nel bilancio di previsione 2007, a legislazione vigente - ecco perché sono stupito della vostra scelta di non discutere il bilancio di previsione a legislazione vigente - cioè prima dell'intervento della legge finanziaria che, come è noto, modifica le tabelle del bilancio, modificando la legislazione vigente? Il centrodestra risponde con sicurezza che almeno 25 miliardi di queste entrate sono trasponibili nel bilancio a legislazione vigente per il 2007.

A mio giudizio, se seguissimo la scelta implicita in questa risposta compiremmo una scelta pericolosa per la stabilità della finanza pubblica, per il merito di credito di un Paese molto indebitato come il nostro e, quindi, per la stabilità dell'intero sistema economico italiano.

Dico questo per due ragioni molto semplici. La prima: le entrate 2006 -onorevoli colleghi, discutiamo pure, ma questi sono i dati - che crescono fortemente rispetto al consuntivo 2005, (cosa cui noi guardiamo con grande interesse e positività), fanno registrare un'elasticità alla crescita del prodotto interno lordo del tutto anomala rispetto alla serie degli anni precedenti.

 

Presidenza del vice presidente ANGIUS (ore 12,52)

 

(Segue MORANDO). Tradotto in un italiano comprensibile, ciò vuol dire che non possiamo escludere che l'andamento delle entrate 2006 sia di tipo straordinario e congiunturale. L'andamento è solido e molto positivo, ma non possiamo escludere tale possibilità.

Com'è noto, la statistica è fondata sulle serie: la serie dell'elasticità rispetto alla crescita del prodotto interno lordo delle entrate mostra un'anomalia 2006 molto forte. Non siamo affatto sicuri che trasporre al 2007 le entrate - con quel tasso anomalo di elasticità - sia prudente. Il Governo e la maggioranza ritengono non sia prudente e, quindi, hanno adottato, per trasporre le entrate 2006 al 2007, il tasso di elasticità coerente con la serie storica, cioè quello del 2005. È una misura prudenziale che ha a che fare con la tutela dell'interesse pubblico.

La seconda ragione sta nel comportamento del centro-destra che, nel lodevole intento di rendere sostenibile la propria linea di politica economica, ha presentato emendamenti - non solo qualcuno, ma tutti - utilizzando la stessa copertura: tutte le proposte modificative presentate dal centro-destra sono coperte attraverso una violentissima stretta sulle spese non obbligatorie, utilizzando in particolare l'azzeramento della tabella C. A proposito, ho notato incredibili emendamenti che aumentano di qualche milione di euro il fondo ordinario per l'università e che poi sono coperti con l'azzeramento della tabella C. Si tratta di un caso da studiare!

 

FERRARA (FI). È una proposta che voi avete tagliato!

 

SAPORITO (AN). Lei sta parlando di una cosa che non esiste.

 

MORANDO (Ulivo). Colleghi, lo so che vi dà fastidio, ma voi avete presentato gli emendamenti! (Commenti dei senatori Ferrara e Saporito).

 

PRESIDENTE. Calma, onorevoli colleghi!

 

MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, si intende che devo recuperare il tempo perso.

PRESIDENTE. Sì, si intende che deve recuperare.

MORANDO (Ulivo). Il Governo e la maggioranza si sono posti lungo una linea nettamente alternativa, fondata sostanzialmente...

 

STORACE (AN). Sulle intenzioni!

 

MORANDO (Ulivo). È fondata sostanzialmente sulle seguenti scelte: innanzi tutto, quella di non ignorare l'aumento del gettito 2006 (ci mancherebbe altro!), ma proiettare nel 2007 l'aumento del gettito solo nei limiti dell'elasticità alla crescita del prodotto interno lordo 2005. Ne ho già spiegato il motivo. In secondo luogo, quella di operare una correzione strutturale dei conti pubblici, interamente concentrata nel 2007 - lo sottolineo anche ai colleghi della sinistra antagonista della nostra coalizione - proprio per utilizzare quel Patto di stabilità e di crescita reso meno «stupido» dalle innovazioni introdotte nelle sue caratteristiche: quando le cose vanno un po' meglio, bisogna intervenire, perché è meno doloroso l'aggiustamento necessario.

La terza scelta è quella di riaprire robustamente - cosa di cui non sta parlando quasi nessuno, a proposito di questa finanziaria - i canali della spesa in conto capitale, stilando un bilancio 2007 che, per la prima volta dopo molti anni, rispetta quelli che gli economisti chiamano la «regola aurea».

Da anni il bilancio italiano non rispetta la regola che vuole che lo Stato, sì, possa indebitarsi, ma lo faccia per spese in conto capitale. Bene, do una notizia: il bilancio 2007, con questa finanziaria, rispetta la regola aurea, ciò che i bilanci Italiani (non solo quelli del centro-destra, ma anche una parte significativa di quelli del centro-sinistra) non fanno da molto tempo.

Questa linea, a nostro avviso, corrisponde meglio agli interessi di questo Paese, che ha il seguente, centrale, enorme problema strutturale (e poi ne ha tanti, tantissimi altri): la produttività totale dei fattori, da molti, molti anni - e da molto prima del Governo di centro-destra - non solo non cresce, ma, addirittura, cade, in un momento in cui, nel resto mondo, cresce a ritmi tumultuosi. Se il problema è questo, l'infrastutturazione del sistema attraverso la spesa in conto capitale è un nodo strategico, che - malgrado il volume globale del debito - dobbiamo essere in grado di affrontare.

Quando la legge finanziaria è arrivata in Parlamento, tale linea, organizzata attorno a questi tre punti fondamentali, era presente, essendone l'ispirazione, ma incontrava nelle norme del testo - così com'era uscito dal Consiglio dei ministri - molte contraddizioni e, soprattutto, molte carenze ed assenze.

Bene, signor Ministro, Lei ha ragione di rivendicare il fatto che le architravi siano rimaste quelle che erano; se mi permette una valutazione critica, però, a mio avviso, non ha ragione quando afferma che la legge finanziaria è ancora quella: non lo è, perché è stata profondamente modificata, per chiudere quei vuoti e per intervenire con politiche specifiche che ne rafforzano l'ispirazione di fondo. Credo che questo sia un giudizio più fondato. Signor Presidente, prima di terminare (perché so che il tempo a mia disposizione è in scadenza), farò qualche esempio.

In primo luogo, qui al Senato abbiamo introdotto una modificazione dell'articolo 1 - non a caso, votata anche dall'opposizione, con la sola eccezione dell'UDC - la quale collega all'aumento del gettito prevedibile (se le entrate 2006 saranno tutte strutturali - come sostiene l'opposizione - benissimo, il 30 settembre del 2007 saremo i più felici del mondo) una riduzione immediata (proprio a tale data) della pressione fiscale sui contribuenti leali.

Siamo d'accordo, colleghi dell'opposizione, su questa norma, che abbiamo votato assieme? Perché, allora non la dobbiamo valorizzare assieme? Abbiamo preso un impegno: il Governo, accettando quella modifica della legge finanziaria all'articolo 1, ha assunto un impegno di quelli da far tremare i polsi. Ma l'ha preso. Adesso è in legge. Prima non c'era. È un impegno di vasta e significativa portata.

In secondo luogo, abbiamo introdotto un insieme di norme che non c'erano - ma adesso vi sono - e che affrontano, uno dopo l'altro, tutti - e dico tutti! - i problemi posti dal variegato mondo della piccola impresa italiana (dagli studi di settore all'apprendistato, per arrivare fino alle norme per la successione d'impresa). Abbiamo una modificazione profonda nel disegno di legge in esame, che apre al mondo delle imprese (che, all'inizio, ha giudicato negativamente questa finanziaria). Oggi è stato concluso l'accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze sugli studi di settore e su molto altro mentre in Parlamento siamo intervenuti sui contributi INAIL, abbiamo ridotto il contributo per gli apprendisti, abbiamo affrontato l'imposta di successione: abbiamo fatto ciò che questo mondo ci chiedeva, laddove ci domandava cose giuste, che abbiamo condiviso.

In terzo luogo, abbiamo realizzato interventi che mettono in bilancio le risorse necessarie per aprire la stagione contrattuale del personale di pubblica sicurezza. I fondi per la specificità contrattuale di tale categoria non c'erano (ma adesso vi sono, e questo apre la possibilità per il rinnovo contrattuale); così come non c'erano - ma ora ci sono - per il rinnovo del contratto di un'altra categoria strategica per il funzionamento del Paese, come il personale dipendente delle aziende di trasporto pubblico locale.

In quarto luogo, abbiamo introdotto la compartecipazione dinamica all'IRPEF per gli enti locali: l'architrave del federalismo fiscale, attuativo dell'articolo 119 della Costituzione. Non c'era e adesso c'è.

Infine, quinto punto, con un intervento di riforma strutturale della macchina pubblica abbiamo disposto l'unificazione delle scuole di alta formazione della pubblica amministrazione e abbiamo messo fine allo scandalo di Sviluppo Italia, con una norma che la ristruttura profondamente e in modo radicale.

Abbiamo fatto tante altre cose, signor Presidente. Ma queste che ho ricordato, ci sono in Finanziaria, non me le sto inventando io. Sarebbe bene che anche la maggioranza un po' di più (e anche i Ministri un po' di più) vedesse la foresta di una grande e positiva manovra di politica economica e non solo l'albero di ogni singola misura «di categoria». (Applausi dal Gruppo Ulivo e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Salvi. Ne ha facoltà.

 

SALVI (Ulivo). Signor Presidente, mi pare che il ministro Padoa-Schioppa abbia esaurito il tempo a disposizione del Senato, ma pazienza, siamo abituati a questa parsimoniosa presenza.

Si è aperto nel centro-sinistra il dibattito sul dopo finanziaria: in un brutto linguaggio politichese si parla di «fase 2» oppure di correzione di rotta, di cambio di passo o di accelerazione, di integrale rispetto del programma (un'espressione un po' talmudica messa così), ovvero di Topolino, definizione adottata l'altro giorno da uno dei due vicepresidenti del Consiglio. Per non prendere partito e anche per cercare di usare un linguaggio comprensibile ai più, dirò che il tema vero riguarda ciò che la maggioranza e il Governo dovranno fare il prossimo anno, quindi parliamo di anno 2007 del Governo, del giorno dopo la finanziaria che stiamo per approvare.

Il punto di partenza non può non essere il riconoscimento del momento molto difficile che il Governo sta affrontando nel rapporto con il Paese. Limitarsi a parlare di difetti di comunicazioni o a dire che il popolo prima o poi capirà sarebbe prova di arroganza. Nel momento in cui giunge a conclusione l'iter della legge finanziaria, bisogna anche dire che io non credo che i problemi della maggioranza siano nati con la legge finanziaria, risalgono a prima, e i limiti della finanziaria ne sono semmai una conseguenza, non una causa. Questo punto è importante perché altrimenti si rischia di commettere errori di analisi.

Il risultato delle elezioni politiche è stato quello che è stato: non sarà ricorrendo a presunti brogli, che non esistono, e neppure illudendosi con conti e riconti dei voti, come si illude e illude l'ex Presidente del Consiglio, che il risultato potrà essere modificato. Il tema per noi è un altro, ed è che il centro-sinistra ha vinto con poche migliaia di voti. In democrazia questo conta ed è più che sufficiente per un Governo di legislatura, ma il tema che dobbiamo discutere nella maggioranza è la ragione di un risultato così inferiore alle aspettative.

Solo errori di campagna elettorale, senatore Boccia, che pure ci sono stati, solo difetti di direzione politica in quella fase, che pure ci sono stati? Vi è anche, io credo, una insufficiente comprensione dell'Italia così come è davvero, non come la si immagina a tavolino, dei suoi veri problemi, di quelli del mondo produttivo, così come di quelli dei ceti popolari, della classe operaia, degli intellettuali che operano nell'università, nella ricerca, nelle professioni. È da qui che occorre ripartire, così come occorre ripartire dalla richiesta degli italiani di ogni parte politica di un profondo e serio rinnovamento della politica.

Il primo atto del nuovo Governo, la moltiplicazione degli incarichi di Ministro e di Sottosegretario, male è stato accolto dai cittadini e per di più, per la confusa sovrapposizione di competenze e di funzioni che ne è derivata, ha determinato conseguenze negative sull'azione di Governo di cui abbiamo visto anche nella legge finanziaria e anche qui in Senato gli effetti negativi.

È venuto poi l'indulto: un giusto provvedimento di clemenza in via di principio, approvato del resto da gran parte del Parlamento. Ma i colleghi sanno perfettamente, per avere vissuto le ventiquattro ore durante le quali il Senato è stato costretto a luglio a votare quella legge, che il contenuto, sbagliato nel merito (non nel principio, lo ripeto) di quella legge è stato deciso fuori dal Parlamento, in vertici tra partiti di maggioranza e di opposizione.

Qui viene una seconda indicazione. Tutti noi rivendichiamo l'importanza e la necessità del ruolo del Parlamento, a volte, anche rispetto alle segreterie dei partiti. Questo discorso riguarda anche l'opposizione, che deve decidere se continuare a condurre una sterile opposizione in attesa dell'improbabile spallata, oppure concorrere al lavoro parlamentare.

Abbiamo dimostrato che lavorare insieme è possibile nell'ambito dell'approvazione del disegno di legge in materia di ordinamento giudiziario e di quello sulle intercettazioni. Spero che altrettanto si possa fare su importanti provvedimenti che ci attendono, come la legge sulle unioni civili, dopo le significative prese di posizione dei leaders dei due maggiori partiti di opposizione, l'onorevole Fini prima, l'onorevole Berlusconi poi.

Poi è arrivata la legge finanziaria, una legge di enormi dimensioni quantitative in termini sia di miliardi di euro, sia di migliaia di norme giuridiche. A quest'ultimo proposito, per quanto mi riguarda, su questo secondo aspetto sono molto vicino ad un caso di coscienza: dobbiamo essere tutti consapevoli - l'attuale opposizione per ciò che ha fatto nella passata legislatura, noi per il presente - che vi è un'alterazione non lieve dei princìpi costituzionali in materia di funzione legislativa delle Camere. Ho parlato di coscienza e, come si sa, la coscienza per ciascuno - come è naturale che sia per gli esseri umani - ha profili diversi: per qualcuno sono decisivi i grammi di cannabis, per altri i princìpi della democrazia parlamentare.

Mai più una finanziaria come questa, dal punto di vista istituzionale. Certo, il sistema va riformato - se ne è parlato benissimo in vari interventi, fra cui quello del senatore Morando - e lo si ripete periodicamente, ogni anno. Se si deve riformare si riformi, ma è del tutto chiaro che vi è anche un problema politico. Se una finanziaria esce dal Governo con oltre 200 articoli, se dal giorno successivo i Ministri protestano e propongono modifiche, se il Governo non tiene conto della volontà della maggioranza parlamentare - come è accaduto per più aspetti del maxiemendamento - il problema non è istituzionale. Eppure, attraverso il mirabile lavoro condotto in Senato dal Presidente della Commissione bilancio, dal relatore e da tutti i senatori, si era arrivati molto vicini alla possibilità per il Governo di tener conto della volontà effettiva della maggioranza parlamentare.

In queste circostanze dare la colpa al sistema, che pure - ripeto - va cambiato, è quanto meno eccessivo. Da ragazzino ogni volta che succedeva qualcosa si dava la colpa al sistema; più tardi ho capito che forse, anche con il sistema così com'è, si può cercare di fare di meglio.

Mi sarei permesso di dire al ministro Padoa-Schioppa, se ci avesse degnati di maggiore tempo a sua disposizione, e glielo dico attraverso i lavori parlamentari, che lo stimo sinceramente perché persona che crede alle sue idee e a quello che fa, oltre che per il fatto che è Ministro del Governo che sostengo.

 

FERRARA (FI). Il problema è che crede in cose sbagliate.

 

SALVI (Ulivo). Sia gentile!

Oggi però ho letto un'intervista su un quotidiano in cui egli afferma che, alla fine, quello che conta è il Ministro del tesoro. A tal proposito, vorrei dirgli che intanto ciò è un po' opinabile sul piano democratico, ma non è nemmeno meritorio per lui. Voglio essere sicuro che la parola sia andata oltre il pensiero.

Sono, infatti, venute dal Governo misure delle quali al posto del ministro Padoa-Schioppa non mi sentirei di rivendicare orgogliosamente la paternità. Mi riferisco al tentativo - poi sventato - di introdurre un piccolo spoils system ad personam nel suo Ministero, alla scandalosa norma che ha eliminato ogni tetto retributivo per i manager d'oro e ha anche attribuito loro - unici lavoratori in Italia - la scala mobile sotto forma di aumento automatico della retribuzione ogni anno parametrata all'inflazione (resti a verbale che non è questo che la maggioranza aveva chiesto); mi riferisco alla norma sul tetto retributivo ai dirigenti pubblici manipolata nel testo che mi vedeva primo firmatario con un richiamo criptico, ma ben compreso da chi ha scritto la norma, cioè la restrizione di quel tetto solo ad un numero limitato di dirigenti. In compenso, vi è una grande e positiva riforma che riguarda i dirigenti di prima fascia in questa finanziaria: i più alti in grado potranno finalmente volare in prima classe e non stare con i comuni mortali.

Ma è mai possibile che, nel momento in cui si chiedono sacrifici al Paese, vi sia una categoria che non solo dai sacrifici è esentata ma che addirittura si vede riconosciuti nuovi privilegi? Su questo tema voglio qui rivolgere un chiaro appello al presidente del Consiglio, Romano Prodi: la riduzione dei costi impropri della politica fa parte del programma dell'Unione, sul quale abbiamo chiesto i voti: lui e tutti noi. Ancora non ci siamo!

Come si vede, non vi è solo la scandalosa norma sul colpo di spugna per le responsabilità davanti alla Corte dei conti. Apprezzo che il Gruppo di cui faccio parte abbia preso all'unanimità e con grande determinazione l'iniziativa di chiederne l'abolizione, prima che essa possa produrre i suoi effetti potenzialmente devastanti. Ma resta il problema di chi e perché ha deciso di introdurre quella norma. Non mi interessano le ricostruzioni dietrologiche. Il problema che pongo è un altro e su questo chiedo una risposta dal Governo: come è possibile che in un Governo come il nostro vi sia stato qualcuno che ha pensato di introdurre una norma che purtroppo ricorda quelle del Governo Berlusconi - del quale ha abbondato - contro le quali tanto e giustamente abbiamo protestato nella passata legislatura?

Ripeto al Presidente del Consiglio: Romano, batti un colpo! La via maestra per recuperare un consenso dei cittadini è dimostrare che i politici, nel momento in cui chiedono sacrifici agli italiani, siano in grado di realizzare non dico sacrifici - perché questa parola mi sembrerebbe offensiva rispetto alle sofferenze di tanta povera gente - ma almeno un autocontenimento, un limite alla nostra ingordigia e alla nostra arroganza.

Al ministro Giuliano Amato, che recentemente si è accorto del rischio di populismo di destra, vorrei dire che in altri Paesi europei come l'Austria e l'Olanda il populismo è stato sconfitto da moderne forze di sinistra, socialiste e socialdemocratiche, con una seria azione riformatrice, attenta alle esigenze del mondo del lavoro e dei settori produttivi e, soprattutto, attenta ad ascoltare e a cercare di dare una risposta, le risposte proprie di una moderna sinistra riformista, alle domande che quelle spinte populiste e reazionarie esprimevano.

Affrontiamo allora in questo anno 2007 i problemi del Paese, come sono avvertiti dalla gente comune: per la gente comune, il problema sono le pensioni da fame che purtroppo ancora oggi molti italiani hanno e le pensioni da fame che avranno i giovani chiusi nel buco nero del precariato e della disoccupazione. Non riproviamo a mettere i padri contro i figli. Ci è costato già nel 2001 una pesante sconfitta elettorale!

Problemi veri del Paese significa porsi il tema del carovita, della povertà, per il quale non bastano manovre sulle aliquote. Oggi un operaio, un lavoratore che guadagna 1.000 euro al mese, se non ha altri redditi in famiglia è povero. La redistribuzione fiscale non basta più in un sistema come il nostro, dove vi è un meritorio impegno di questo Governo contro l'evasione fiscale. Ma il sistema ha le caratteristiche che ha. La tutela dei più deboli si fa con i servizi pubblici, con i diritti sociali, con ciò che è rimesso in discussione dai fautori dell'unica ideologia che è rimasta nel nuovo millennio: l'ideologia del neoliberismo, del monetarismo, del mercato come nuovo idolo.

Tra i segnali positivi dei miglioramenti introdotti dal Senato, ai quali giustamente faceva riferimento il collega Morando, vorrei aggiungere e dare particolare rilievo all'avvio del piano di stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione; una misura che, secondo un sondaggio pubblicato oggi, convince i tre quarti degli italiani - non credo siano tutti precari della pubblica amministrazione - con buona pace dei fautori delle ideologie di cui parlavo.

Bisogna investire maggiori risorse nella scuola, nella ricerca, nell'università pubblica non solo perché, come giustamente si dice, la qualità di un sistema e la produttività si esprime lì, ma anche perché nella ricerca, nella scuola e nell'università pubblica si combattono le disuguaglianze, in un Paese in cui ancora il figlio di un operaio ha dieci possibilità in meno del figlio di un laureato di arrivare a sua volta al titolo di studio superiore. Lasciamo che i ricchi ridano un po'! Tanto non saremo certo noi a farli piangere. Il problema non è colpire i ricchi: è aiutare i poveri, come diceva un grande leader della socialdemocrazia scandinava.

Infine, se non fosse l'ora del lunch, avrei voluto rivolgere un quesito al Ministro in vista della finanziaria del prossimo anno. Nella Nota di aggiornamento del 30 settembre scorso e nella contestuale Relazione previsionale e programmatica per il 2007 si chiarisce, si ribadisce, anzi, si accentua una strategia di abbattimento del debito pubblico e si parla dell'obiettivo di scendere, a fine legislatura, se non ho inteso male, non più al 99 ma al 97 per cento. Per carità, sarebbe bello. Ma premesso che il parametro del debito pubblico, a differenza di quello del deficit, non è vincolante ai sensi del Trattato di Maastricht, mi domando, e domando al sottosegretario Giaretta: che cosa vuol dire questo in concreto nella prossima finanziaria? Forse un'altra cura da cavallo per abbattere di altri due punti nel 2007 il differenziale del debito pubblico? Eppure, è necessario lo sviluppo dell'economia.

Nella stessa Relazione previsionale e programmatica si dice che lo sviluppo dell'economia italiana subirà un lieve rallentamento per effetto della manovra. Non sono un esperto in questo campo e mai come in questo settore cerco di esercitare la virtù dell'umiltà. Ho letto un libro di teologia - a volte capita, nel tempo libero - in cui si dice che la virtù dell'umiltà è fondamento di tutte le altre; chiedo però di esercitare la virtù dell'umiltà anche a chi siede nei banchi del Governo. Autorevoli personalità suggeriscono vie diverse. C'è un documento firmato da 60 noti economisti che indicano un'altra strada: non l'abbattimento, ma la stabilizzazione del debito rispetto al PIL. C'è il professor Giuseppe Guarino, già ministro del tesoro nel Governo Ciampi, che sta indicando in saggi interventi sulla stampa vie diverse: chiedo di discuterne.

Onorevoli colleghi, il voto di fiducia chiesto dal Governo su questa legge finanziaria non è solo un dovere nei confronti degli elettori che mi hanno votato per sostenere questo Governo, è anche un segno di fiducia in senso proprio. Sempre quel teologo di cui parlavo prima diceva che la più giusta traduzione della virtù teologale della fides non è «fede», ma «fiducia». Non fede irrazionale, cieca e astratta, ma fiducia per continuare a credere, a credere che la seconda esperienza di centro‑sinistra non ripeta gli errori della prima: siamo quasi tutti gli stessi di allora, perseverare sarebbe diabolico. (Applausi dal Gruppo RC-SE e dei senatori Di Siena e Cossutta. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tonini. Ne ha facoltà.

 

TONINI (Aut). Signor Presidente, colleghi senatori, nel mese di luglio il decreto Bersani-Visco è stato accolto da una vasta opinione pubblica come un provvedimento finalizzato alla liberalizzazione di risorse e di opportunità per consumatori e cittadini e di modernizzazione del Paese, una modernizzazione della quale è parte integrante e principio costitutivo una dura e severa lotta all'evasione fiscale.

Non a caso, le resistenze e le proteste delle categorie interessate, che pure ci sono state e sono risultate assai aspre, non solo non hanno incontrato alcuna solidarietà da parte dell'opinione pubblica nel suo insieme, ma hanno anzi suscitato la preoccupazione che potessero interrompere il percorso di innovazione avviato dal Governo.

Andrete fino in fondo o vi fermerete e magari tornerete indietro dinanzi alle resistenze corporative? Questa è la domanda che ci siamo sentiti rivolgere nel mese di luglio. Una domanda dalla quale emerge che i cittadini italiani hanno dimostrato di apprezzare le scelte segnate da dinamismo e innovazione, nella direzione della liberazione di energie, capacità e opportunità e che si aspettano da noi un metodo di Governo all'insegna del primato dell'interesse generale. È come se il Paese avvertisse che è solo per questa via che l'Italia potrà rimettersi in moto: basta particolarismi, basta egoismi corporativi, basta frammentazione degli interessi, basta guerra di tutti contro tutti e basta, a maggior ragione, con una politica che si limiti a riflettere o addirittura finisca per amplificare la frammentazione corporativa della società, con la perenne conflittualità tra partiti della stessa coalizione, talora perfino tra Ministri dello stesso Governo.

Per salvarsi della decadenza e dal declino, l'Italia ha bisogno di riforme incisive e profonde e non c'è riforma possibile senza la coesione, la solidarietà e l'unità vera tra le forze riformatrici. Se la politica non riesce ad esprimere la necessaria, disciplinata tensione verso l'obiettivo del cambiamento, nella società si diffondono la sfiducia, il disincanto e la rassegnazione. Non si coglie più il nesso tra la politica e l'interesse generale; aumentano le derive centrifughe e le spinte particolaristiche; governare in un contesto nel quale non si può solo galleggiare diventa allora impossibile.

Se vogliamo guardare in faccia la realtà e chiamare le cose con il loro nome, questo è il pericolo che stanno correndo il nostro Governo e la nostra maggioranza in questi mesi: il pericolo di una crisi di fiducia nel rapporto con il Paese, del quale si sono visti segnali preoccupanti nel corso del lungo iter della finanziaria.

È stato il presidente Ciampi il primo a suonare l'allarme: disse subito di stare attenti perché non si coglieva il senso di una missione per il Paese. Per usare un'immagine del senatore Morando, potremmo dire che non si coglie la foresta, si vedono solo gli alberi. Non si ci si può impegnare su una manovra straordinaria per portata quantitativa, una manovra che finisce per colpire innumerevoli grandi e piccoli interessi particolari, se il Paese non ne comprende il significato complessivo e generale.

In effetti, la legge finanziaria presentata dal Governo, e poi profondamente trasformata dal lavoro parlamentare, in particolare qui al Senato, è tutt'altro che di ordinaria amministrazione ed è segnata, cari colleghi dell'opposizione, da una netta discontinuità rispetto alla linea della passata legislatura. Nella passata legislatura la politica economica di Berlusconi e Tremonti ha dato all'Italia la crescita zero mentre l'economia mondiale conosceva la fase di sviluppo più impetuoso nella storia recente, il dissesto dei conti, con tre punti di PIL di spesa corrente in più, l'azzeramento dell'avanzo primario, la ripresa del debito e un grave aumento delle disuguaglianze.

Le vaste critiche a questa finanziaria, non tutte infondate come abbiamo riconosciuto (in particolare nel dibattito in Commissione, cari colleghi dell'opposizione), sarebbero state più credibili se vi foste chiesti dinanzi al Paese perché non siete riusciti in nessuna delle tre missioni che vi eravate proposti: il rilancio dello sviluppo che non c'è stato, il taglio della spesa che invece è aumentata e la riduzione delle tasse che, confrontando il livello della pressione fiscale del 2001 con quello del 2006, vediamo che neanche essa c'è stata.

La finanziaria 2007 si propone allora di aprire un ciclo nuovo, orientato all'obiettivo di tenere insieme il risanamento finanziario con la ripresa dello sviluppo, in un quadro di equità sociale. Quelli che Prodi e il ministro Padoa-Schioppa hanno definito i muri maestri della manovra sono robusti e solidi (li ha già citati il presidente Morando): il disavanzo di bilancio, che oggi, con la sentenza sull'IVA e l'emersione del debito delle Ferrovie sfiora il 6 per cento, viene riportato in un anno sotto la soglia del 3 per cento; per la prima volta, il livello complessivo delle spese per investimento supera il livello dell'indebitamente netto dello Stato e ci sono misure significative sul terreno dell'equità. Questa finanziaria avvia, infatti, una redistribuzione di reddito a vantaggio prima di tutto di chi ha di meno, con una rimodulazione fiscale ispirata a equità sociale e con un impegno straordinario di riduzione dell'enorme massa di fisco eluso ed evaso.

L'emendamento, inserito al comma 4 del maxiemendamento, approvato dalla Commissione bilancio del Senato, che prevede di destinare la quota strutturale dell'incremento di gettito derivante dalla lotta all'evasione fiscale alla riduzione delle aliquote e a benefici in favore degli incapienti è la traduzione in impegno concreto dello slogan, gridato per decenni e mai realizzato, «pagare tutti per pagare meno».

Altri e significativi mutamenti sono stati apportati dal lavoro parlamentare, soprattutto al Senato, in particolare con riferimento alla piccola impresa e al mondo del lavoro autonomo, che erano stati pesantemente penalizzati dalla prima versione della finanziaria e hanno trovato invece accoglienza alle loro richieste.

Tuttavia, signor Presidente, ci troviamo di fronte ad una finanziaria che ha segnato una difficoltà nel nostro rapporto con il Paese; penso che questo tema non possa essere ignorato da una maggioranza e da un Governo che hanno davanti cinque anni di lavoro intenso e che non possono non prendere atto di questa difficoltà nei confronti del Paese.

Credo che prendere atto di questa difficoltà nel rapporto con il Paese significhi, innanzitutto, proporre alla politica economica un vero e proprio rovesciamento di paradigma. L'Italia non è più in grado di reggere un conflitto distributivo tradizionale, da qualunque parte lo si voglia condurre. Questo è un punto che ancora, a livello politico, non siamo riusciti a capire da nessuna delle due parti, a me pare nemmeno dalla parte dell'opposizione, per la verità, ascoltando gli interventi in questo pur ampio dibattito.

Dobbiamo prendere atto invece che l'Italia non è in grado di reggere un conflitto distributivo tradizionale, perché un Paese come il nostro, che da dieci anni cresce di un punto al di sotto della media europea, è un Paese nel quale tutti i settori della società e dello Stato sono in sofferenza e nessuno di essi può realisticamente pensare di alleviare la propria difficoltà aggravando quelle altrui.

Sono in sofferenza tutti i settori pubblici, basta sentire il dibattito parlamentare nelle diverse Commissioni: dalla sanità alla giustizia, dalla sicurezza alla scuola, dalle infrastrutture alla ricerca, dagli enti locali all'assistenza, non c'è settore che non si percepisca come sotto finanziato e non domandi maggiori risorse. Tuttavia, senza un rilancio della crescita, è impensabile porre rimedio a questa condizione perché è impensabile sia una significativa redistribuzione orizzontale da un settore all'altro sia un ulteriore aggravio fiscale sul settore privato, dato che anche la pressione fiscale nel nostro Paese sta raggiungendo livelli critici. Del resto, se si confronta la percentuale di prodotto interno lordo che l'Italia destina ai vari settori di spesa pubblica e la si paragona con quella degli altri Paesi, si vede che la nostra quota è nella media europea, pur con l'anomala incidenza di una spesa per interessi sul debito che è quasi il doppio dell'area dell'euro.

Sul versante privato la sofferenza non è meno avvertita e denunciata; non c'è categoria che non lamenti - per lo più non infondatamente - un eccesso di pressione fiscale che ne limita la competitività e che non chieda di privilegiare i tagli di spesa alle manovre sulle entrate. Ma abbiamo già visto che, in un contesto di crescita zero, se sono stretti i margini per l'aumento della pressione fiscale, non sono affatto più larghi quelli per una riduzione significativa della spesa.

La verità è che l'inflazione da domanda di risorse pubbliche - vuoi nella forma di aumento della spesa, vuoi in quella di riduzione della pressione fiscale - copre il vero problema del Paese, che è il grave ritardo, accumulato negli anni, nella modernizzazione complessiva del nostro sistema economico e sociale. Un ritardo di modernizzazione che trova la sua espressione sintetica in quello che gli economisti chiamano l'indice di produttività totale dei fattori; da molti anni in costante calo relativo sulla scala mondiale. Un ritardo che è la principale ragione del vistoso rallentamento del nostro tasso di sviluppo.

Il ritardo italiano ha radici molto profonde, lo ha detto il ministro Padoa-Schioppa nelle conclusioni che ha fatto nel dibattito in Commissione; è almeno dagli anni Settanta che il nostro Paese, esaurita la spinta competitiva che gli derivava dalla condizione di partenza, segnata da una pesante arretratezza economica e sociale, anziché imboccare con decisione la via della modernizzazione di sistema, ha preferito attardarsi a lungo nel limbo delle svalutazioni competitive del deficit pubblico. Una condizione pericolosa che ha alimentato inflazione e instabilità, fino allo shock del 1992; una condizione dalla quale il Paese è uscito solo con l'ingresso nell'euro.

Attenzione, l'euro ci protegge dal rischio della crisi finanziaria e valutaria, ma non ci garantisce la crescita, anzi ci sottrae in modo definitivo i due principali strumenti che avevano alimentato la crescita drogata degli anni Ottanta: la svalutazione competitiva e il finanziamento pubblico indeficit. Per rimettere in moto la crescita c'è una sola strada segnata da due binari paralleli: il risanamento e le riforme.

Dobbiamo procedere con determinazione sul binario del risanamento, perché dobbiamo liberarci dal cappio del debito che ci costringe ogni anno a bruciare una percentuale di reddito nazionale doppia di quelli degli altri Paesi europei per finanziare il debito pubblico, anziché aumentare la spesa sociale, gli investimenti e ridurre la pressione fiscale. Ma con la stessa determinazione dobbiamo avanzare sull'altro binario, quello delle riforme, in due grandi direzioni: competitività del sistema produttivo, attraverso incisive misure di liberalizzazione dei mercati, e qualità, efficienza, produttività del sistema pubblico, a cominciare dai quattro macrocomparti di spesa: previdenza sanità, pubblico impiego, enti locali.

Discuteremo col Governo l'apertura, che noi proponiamo e alla quale crediamo, immediatamente dopo l'approvazione della finanziaria, di una fase nuova segnata dal confronto sulle grandi costellazioni che devono guidare nei prossimi mesi il nostro impegno di governo e politico-parlamentare: un tavolo per lo sviluppo, il lavoro, i redditi, la produttività, le liberalizzazioni e un tavolo per la modernizzazione e riqualificazione del settore pubblico.

È in questo modo che potremo dare agli italiani la precisa sensazione che abbiamo raccolto il messaggio critico di queste settimane e lo abbiamo tradotto in un impegno rinnovato per il cambiamento del Paese. È in questa prospettiva, signor Presidente, che voterò la fiducia al Governo. (Applausi dai Gruppi Aut e Ulivo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ferrara. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (FI). Signor Presidente, sono certo di non poter avere un grande successo di pubblico, vista l'ora, ma come si dice in questi casi, se non sarà un successo di pubblico sarà almeno un successo di critica. Quanto alla qualità delle critiche, non so se sarà così; tuttavia, quanto alla quantità, sono certo che di critiche ne riceverò molte per quello che dirò, almeno da parte dei membri del Governo qui presenti.

Gli interventi che si sono svolti poc'anzi mi fanno ricordare ciò che ormai si dice sulla finanziaria, cioè che essa prenderà un voto «a prescindere» e che, citando ancora la comicità di Totò, è una finanziaria piena di «pinzillacchere». C'è infatti di tutto e di più: la riforma del codice civile, tasse, interventi a favore di questo o di quello e, infine, al posto della tassa sul macinato, la tassa sull'acqua minerale. Di tasse ce ne sono tante e di più, anche se il Governo, un po' eufemisticamente, ha affermato che non si deve parlare di nuove tasse perché di fatto, di 67 nuovi aumenti, soltanto per 4 di questi si può parlare di una nuova tassa. È un modo, ripeto, molto eufemistico per non tener conto che questa manovra finanziaria doveva essere costituita, in partenza, per un terzo di nuove entrate, attraverso un aumento dei tributi, e per due terzi di tagli: alla fine, si è dimostrata una finanziaria fatta esattamente al contrario, con due terzi di nuove entrate e un terzo, forse, di tagli.

Questa proporzione di due terzi e un terzo mi riporta al discorso del senatore Morando che, invece di parlare per due terzi della sua finanziaria e per un terzo delle critiche della maggioranza alle proposte della minoranza, ha mosso per due terzi del suo intervento critiche alle proposte della minoranza e soltanto alla fine ha parlato della propria finanziaria. Mi ricorda un po' i telefilm con Perry Mason, in cui si diceva che quando si parla poco del proprio difeso e molto delle colpe degli altri significa che il proprio difeso qualche colpa ce l'ha.

Le colpe di questa finanziaria sono tante e di più: è una finanziaria che si vuole proiettare in un aiuto al miglioramento della situazione economica e socioeconomica e che invece sta facendo aumentare, ben al di là, il punto critico per cui non c'è miglioramento.

Ha affermato il vice ministro Visco in Commissione che è inutile far riferimento alla curva di Laffer e che dimostrare che l'abbassamento della pressione fiscale ha fatto aumentare il gettito fiscale è una storia a cui non crede nessuno, tranne quel «poverino» di Laffer. Voglio dire che Laffer certamente poverino non era, perché sulle sue teorie si è fondata la ripresa americana dell'ultimo secolo, mentre sulle teorie contrarie a quelle lafferiane si sono fondate la crisi giapponese e quella che si sta determinando in Germania. Non si venga a criticare Laffer, perché il paragone tra Visco e Laffer non può essere fatto.

Poi un Ministro delle finanze farebbe bene a non vantare meriti che non ha, perché non ha certamente il merito dell'aumento del gettito fiscale. Si badi: mi riferisco al gettito fiscale, non a quella che in letteratura viene comunemente chiamata pressione fiscale. Perché quello che si è realizzato e a cui ha fatto riferimento il senatore Morando è un aumento del gettito per un allargamento della base contributiva. Quello che invece si registrerà, forse, nel 2007 con riguardo al 2006, sarà un aumento del gettito o un aumento del numero di tasse e quindi del valore dell'effettiva pressione fiscale.

Dunque tutto ciò che si sta facendo in codesta legge finanziaria da parte del Governo avrà un effetto che andrà ben al di là rispetto agli influssi depressivi stimati in un valore pari a 0,2 nella nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico-finanziaria e in tutto quello che è stato detto dal senatore Morando e da altri a difesa della manovra finanziaria.

Una manovra finanziaria che il senatore Morando, come tanti altri senatori della maggioranza, avrebbe dovuto studiare un po' di più, e d'altronde che non l'hanno studiata si vede, perché quando parlano di architravi, non ricordano che il ministro Padoa-Schioppa non parlava di architravi, parlava di mura maestre, quindi vogliono aggiungere qualcosa di più anche al lessico e alla capacità letteraria del ministro Padoa-Schioppa, non ricordando che non si può parlare di mura maestre e che queste mura sono soltanto del cartongesso e che al posto delle architravi vi è soltanto una soletta di casa rurale, perché tutto - siamo sicuri - franerà sull'onda della pressione popolare per una manovra che è assolutamente vessatoria.

Che è vessatoria lo dicono anche gli stessi Ministri e gli stessi autorevoli senatori della maggioranza, nel momento in cui stamattina il senatore Viespoli parlava di «errori tattici»; gli errori, se sono tattici, si collocano fra gli errori della strategia, e ricordiamoci che gli errori della strategia, nella testuggine macedone, erano puniti dallo stratega stesso, che infilzava chi usciva dalla traccia della battaglia.

Il vostro stratega sarà il popolo, perché il popolo vi punirà non già votandovi, ma non votandovi più, perché se economia politica significa organizzare risorse scarse, ripeto che di scarso in questo momento non ci sono le risorse, né l'organizzazione, ma di scarso c'è questo Governo.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pistorio. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, ho ascoltato degli interventi precedenti che mi fanno pensare quale grande occasione mancata sia stata questa legge finanziaria, perché a mio parere con essa è stata rappresentata in modo emblematico la crisi del nostro sistema politico e parlamentare.

Abbiamo di fronte plasticamente una sorta di gigantismo del Governo, che ha esercitato una funzione esaustiva nel gestire questa materia così complessa e uno scomparire della funzione parlamentare, che è stata svuotata della sua ragione essenziale: l'attività legislativa. La legge finanziaria, cioè il momento più rilevante della gestione, della programmazione, dell'azione di Governo, è stata concepita, gestita, mediata, formalizzata e perfezionata tutta nell'ambito del Governo e quando ascoltavo l'intervento brillante, anche se non sempre condivisibile, del presidente della Commissione bilancio, Morando, mi rammaricavo che quell'intervento fosse a commento della legge e non fosse il commento del protagonista di quella legge, perché quell'intervento doveva essere in qualche modo il punto di sintesi del processo parlamentare e della funzione che esso esercita.

Se poi il risultato di questa alterazione del gioco istituzionale che, come ha spiegato bene il presidente Salvi, mette in discussione i postulati del nostro sistema costituzionale, eliminando dal campo dell'azione legislativa il Parlamento e riservando per intero al Governo tutto il processo, attraverso i meccanismi o dei decreti-legge, o delle fiducie, che sequestrano anche l'autonomia politica dei singoli parlamentari; se il risultato è quello di questa legge finanziaria illeggibile, indigeribile, inaccettabile, che mette insieme, accatastandoli interventi di rilevante portata che incidono su aspetti molto significativi dei rapporti economici e sociali interventi minuti, vorrei dire veramente di limitato contenuto, ma forse nei quali è possibile registrare il successo di qualche lobby, di qualche intervento magari a margine dei fogli che accompagnavano il documento finale; ebbene, se il risultato è questo, siamo ben lontani da quanto auspicava, all'inizio della sessione di bilancio, il presidente della Commissione bilancio della Camera, l'onorevole Duilio.

Egli diceva di augurarsi che la finanziaria 2007 fosse un documento stringato, essenziale nei suoi contenuti e nelle sue linee di fondo, coerente con gli obiettivi fissati nel DPEF di luglio, esteticamente presentabile, quanto a tecnica legislativa, dopo le brutture degli ultimi anni. Infatti: questo documento è perfettamente aderente all'auspicio del presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati, onorevole Duilio. Ciò dimostra che l'imbarazzo è diffuso, che esiste una perfetta consapevolezza dell'impossibilità di fare ancora peggio, che davvero è impossibile non porre rimedio alla questione.

La riforma, da tutti auspicata, della sessione di bilancio è evenienza ormai ineluttabile per recuperare il necessario rapporto fisiologico tra Governo, Parlamento e anche la maggioranza parlamentare che sostiene il Governo. Gli imbarazzi, le critiche, le perplessità emerse nel corso di questo dibattito debbono interrogare il Governo, quantomeno alla pari con le incomprensioni caratterizzanti oggi il rapporto del Governo con la cittadinanza di questo Paese, con la distanza siderale - come è stato detto - tra questo Esecutivo e i cittadini italiani.

La mia sensazione è che questo corto circuito, questa difficoltà così evidente non sia soltanto responsabilità di questo Esecutivo, perché inadeguato e presuntuoso, e nemmeno della condizione politica di questa maggioranza, che è segnata da una conflittualità interna e da una lacerazione dei rapporti di alleanza che le impedisce di offrirsi al libero confronto parlamentare perché in questa sede vengano definite le soluzioni di sintesi (infatti, la Costituzione ha assegnato al Parlamento il ruolo della sintesi degli interessi in campo con la definizione della norma come compromesso tra gli interessi; questo non è certamente accaduto). Certamente, su questa alterazione del gioco democratico incide l'interpretazione tutta italiana di un bipolarismo muscolare e forzoso, che impedisce un confronto libero e pacato, che sospetta chiunque assuma un'iniziativa in qualche modo irregolare perché lo schema costruito tende soltanto alla conflittualità permanente, ad un disconoscimento della legittimazione politica del proprio avversario.

Questo determina un'insopportabile e snervante guerra di trincea nella quale il Paese si consuma, privato dell'opportunità di soluzioni condivise che siano il filo comune dello sviluppo. Il Paese è privato di una linea di politica economica a lungo respiro, senza una politica delle infrastrutture strategiche condivisa e persino sulla politica estera è messo in discussione ogni qualvolta cambia la maggioranza. Con l'alternanza ripetuta, maturata in questi passaggi, dal 1994 ad oggi, si è perduto in autorevolezza e competitività, entrando in una crisi strutturale del sistema economico e della nostra autorevolezza internazionale, situazione che interroga il futuro di questo Paese.

Oggi, è necessario uscire da questo schema. Io avevo provato ad utilizzare in modo proprio la sede parlamentare offrendo un'iniziativa, anche rischiando il fraintendimento, rispetto a questo schema così rigido di appartenenze, per tentare di trovare una soluzione strutturale nuova al deficit di infrastrutture nel Mezzogiorno (di questo voglio parlare), immaginando una linea di finanziamento assolutamente originale per recuperare quella condizione di ritardo.

Quando, anche in quest'Aula, ho combattuto la mia battaglia sui fondi per il ponte sullo Stretto di Messina, ricordo una dichiarazione del Presidente della Camera che reputava impossibile quest'opera in quanto avrebbe collegato due deserti. Intanto non ritengo di vivere in un deserto; ma, se il deserto infrastrutturale è il Mezzogiorno, vi è la necessità di porre rimedio a questa condizione avendo un'idea forte. Avrei anche perdonato il Governo per questa iniziativa così invasiva sul terreno del prelievo fiscale, per questo intervento così forte, che interferisce anche sui processi di accumulazione legittima delle risorse dei singoli cittadini, se avesse avuto una mission, un orizzonte nel quale costruire una sfida per lo sviluppo e per la riunificazione nazionale.

Qualche giorno fa la SVIMEZ ha celebrato i sessant'anni della sua azione consegnandoci un'ulteriore analisi sulle condizioni di divario di questo Paese talmente inquietante da aver sollecitato un'esternazione molto preoccupata del Capo dello Stato. L'analisi si fonda sul concetto di un Paese spaccato. Non si tratta più di divario, né di marginalità, ma di divaricazione. C'è un dualismo da combattere. Ci sono due Italie. L'Italia non è più soltanto lunga e stretta, come diceva De Gasperi, ma è anche spaccata nel livello delle infrastrutture, dei servizi e reddituale. Ci sono due Paesi che si stanno allontanando e le dinamiche segnano un'ulteriore divaricazione.

Dov'é la sfida di questo Governo? L'avrei compreso se le risorse che sta accumulando sul terreno fiscale fossero impegnate in una grande battaglia che, per esempio, prendesse le mosse dall'analisi economica di un'associazione indipendente come la SVIMEZ. Se questa classe dirigente bipartisan - mi perdonerete - avesse ancora la consapevolezza della sua funzione, se somigliasse in qualche modo alla capacità di sfida che segnò nel primo dopoguerra la generazione di Vanoni ed altri - quella sì fu una grande generazione di leader politici capaci di pensare avanti - allora sarebbe diverso.

Certo, quei leader si erano misurati con il fascismo, con la guerra, con la Resistenza e con la sfida della ricostruzione ed erano quindi capaci di costruire una grande sfida per questo Paese. Furono loro a costruire l'intervento straordinario per il Mezzogiorno, che tante volte ha evocato opinioni negative; un intervento straordinario perché si pensava che, se vi era una differenza così grande nel Paese, non poteva essere compito delle amministrazioni ordinarie porre rimedio a quella condizione. Si è costruito quindi l'intervento straordinario, abbandonato agli inizi degli anni '90 per le interpretazioni politiche, culturali, e che io mi permetto di definire antimeridionali: e non ho paura di tornare ad utilizzare questo termine, quando oggi in modo capzioso si prova a contrapporre una questione settentrionale a quella meridionale.

Qui c'è una questione nazionale. Occorre accompagnare lo sviluppo, la competitività, l'innovazione delle aree forti del Nord del Paese, ma non si comprende che, se non si affronta in modo strutturale il tema del Mezzogiorno, questo Paese è destinato alla sconfitta. Infatti, nel Mezzogiorno c'è lo spazio vero per lo sviluppo, ci sono le risorse scolarizzate, ci sono gli spazi per le infrastrutture, c'è un mercato potenziale. Ci sono spazi di crescita quasi comparabili a quelli delle aree del Sud-Est asiatico, se si compie la scelta strategica di questo Paese che guarda, per esempio, alla cooperazione euromediterranea e alle prospettive di quel grande mercato potenziale, attrezzando questo territorio e scommettendo su di esso.

A tal fine dovrebbe utilizzare princìpi di equità rigorosi, come quello di investire secondo il peso naturale, che è un parametro che tiene insieme popolazione e territorio. Il che vorrebbe dire che in questo Paese la spesa pubblica in conto capitale, quella che consente il governo del sistema, secondo le analisi macroeconomiche e senza evocare la cultura dell'intervento pubblico in economia, dovrebbe indirizzare il 60 per cento delle sue risorse al Centro-Nord e il 40 al Sud. Sapete a quanto ammonta l'investimento nel Sud? Al 26 per cento!

Non soltanto, caro Governo, non colmiamo il divario, ma arretriamo ulteriormente nella nostra marginalità. Non vi dico poi se dovessimo applicare un parametro correttivo al peso naturale che fosse inversamente proporzionale al tasso di benessere, per cui si dovrebbe investire di più dove c'è difficoltà e marginalità e di meno al Nord.

Allora, questa è la sfida che avrei voluto leggere tra le righe di questa finanziaria in esame; questo è il respiro riformatore che avrei voluto trovare, come peraltro avevate anche invocato. Infatti, avete fatto del Mezzogiorno un'occasione propagandistica; avete pure vinto le elezioni nel Mezzogiorno. Vorrei sapere, allora, dov'è adesso quello spirito, l'investimento strategico in quell'area.

Stiamo cercando, per il Governo, per chiunque abbia la responsabilità di amministrare il Paese, di offrire un'interlocuzione aperta, libera, fuori dalle camicie di forza, non schematizzata, che si misuri sui contenuti. Avremmo voluto trovare un Esecutivo che avesse questo interesse. Il Governo, invece, ha altri interessi e negli ultimi mesi ha segnalato le sue priorità in modo diverso. Certo, c'è la grande impresa assistita, come ha detto il senatore Grillo, i grandi «prenditori», rispetto alle cui operazioni le cronache delle ultime settimane segnalano le relazioni strane - per così dire - tra Palazzo Chigi e i vertici del grande sistema pubblico o del privato assistito.

Se dovessimo misurare il quadro di risorse impegnate in tanti anni nell'assistenza generosa a un sistema imprenditoriale debolissimo del nostro Paese, fatto di finti capitali di impresa (che, però, possiede, ad esempio, i mass media e condiziona pesantemente il sistema delle comunicazioni), dovremmo interrogarci sui veri processi strutturali dell'economia; dovremmo capire quanto realmente interessa invertire alcuni processi, quanto sia equa l'azione politica dell'attuale Governo, quale sia il suo respiro di giustizia sociale. Quest'ultima, infatti, viene evocata da voi, a sinistra, utilizzando ancora la categoria delle classi: io rifuggo da un confronto di tipo classico sulle classi. Parliamo dei territori: misuriamoci sulla equità, sul rapporto che il Governo centrale ha con i territori del nostro Paese.

C'è un'emblematica vicenda (da me posta anche al Presidente del Senato) che segnala il grado di attenzione al rispetto delle forme e delle regole e anche quello, non di neutralità, ma addirittura di faziosità politica di questo Esecutivo. Nella finanziaria in esame, caro Presidente, in cui c'è di tutto, anche norme che non sono compatibili e che avrebbero dovuto essere dichiarate inammissibili dalla Presidenza, ci sono interventi incisivi e vorrei dire lesivi delle autonomie statutarie sul terreno della normazione di queste stesse realtà. Ebbene in tre Regioni a Statuto speciale ci sono state modalità diverse di relazione del Governo centrale.

Con la Regione Sardegna è stato ridefinito, riformulato tutto il sistema dei rapporti finanziari Stato-Regione, spero in modo vantaggioso per la realtà sarda; questa mattina, però, ho ascoltato il collega Massidda che era profondamente perplesso, non soltanto sul metodo seguito, ma anche sui contenuti di quel nuovo sistema di relazioni. Certamente la vicinanza politica e personale del Premier con il Presidente della Regione Sardegna ha consentito un'interlocuzione precedente, la definizione di un'intesa formale e il rispetto delle prerogative statutarie sarde. Qualcosa di simile è stato fatto anche con il Friuli-Venezia Giulia.

Alla Regione Sicilia, che forse non è simpatica e certamente non è omogenea politicamente, è stato riservato ben altro trattamento: con un inaccettabile atto autoritario e centralistico, si è normato sul terreno dei rapporti finanziari con effetti gravissimi sul bilancio di quella Regione senza consentire, neanche sotto il profilo di relazioni cordiali, un'intesa precedente. Non parlo dell'attivazione formale di un tavolo di negoziazione.

Si norma, si interferisce, si incide e poi, con la forza di persuasione della potestà normativa già emanata, si pretende che la Regione sieda al tavolo della trattativa ed entro quattro mesi accetti una ridefinizione delle norme di attuazione dello Statuto in materia di sanità, che ha un'incidenza enorme sulla spesa, con la spada di Damocle che, comunque, se l'intesa non viene trovata, vi è l'effetto di aggravamento della quota di compartecipazione regionale sulla spesa sanitaria, che é comunque definita dal Parlamento nazionale con la legge finanziaria.

È un aspetto non dico minimo, ma importante, che rivela anche il vizio di fondo di questa interpretazione dei rapporti Stato-Regione con la scarsissima fede che vi è nel sistema delle autonomie. Questo Governo non soltanto non ha cura della sostanza dei rapporti con i territori, in particolare con quelli più svantaggiati, ma neanche rispetta le forme costituzionali.

Avrei voluto trovare, in questa legge finanziaria, quella grande manovra di equità e riunificazione nazionale: allora, sì, avrei dato volentieri il mio voto a questo Governo, perché non mi sento vincolato da alcuno schema rigido di appartenenza. Ma la legge finanziaria del di questo Governo, mi convince ad esprimere, in assoluta serenità, il mio voto contrario, nella speranza che il futuro possa rimodulare i rapporti e consentire di affrontare davvero una grande sfida di riunificazione nazionale.

 

PRESIDENTE. Devo chiederle scusa, senatrice Nardini: poco fa l'ho saltata, perché il foglio che avevo davanti, su cui era scritto l'elenco degli iscritti a parlare, era errato.

È dunque iscritta a parlare. Ne ha facoltà.

 

NARDINI (RC-SE). Signor Presidente, il fatto di parlare per ultima, ovviamente, mi esime dal ritornare su alcuni argomenti. Ricorderò soltanto brevi note, per cui faremo in fretta.

La legge finanziaria è un atto assoluto e complesso. Dico che è assoluto perché le si affida la trattazione di tutta quella materia su cui bisognerà intervenire e che dovrà indirizzare il Paese. Su questo, attraverso l'intervento del senatore Bonadonna, abbiamo sviluppato tutta la nostra critica, anche dell'uso che si fa - ormai da anni - della legge finanziaria.

Inizialmente, abbiamo teso ad avvicinarci a questo dibattito - che oggi si avvia a conclusione - con grande attenzione e con grande tensione, perché, in un primo momento, ci è sembrato che, avendo introdotto anche alcuni elementi seri di cambiamento, avrebbe dato un segno concreto (come ci sembrava che stesse facendo). Pensiamo, per esempio, a quanto è stato fatto, per la prima volta, per i precari: riteniamo che quello fosse un segno concreto perché restituiva tutela e diritti ad una fascia di tale categoria (non certamente a tutti).

Questo elemento ci segnalava che ci stavamo avvicinando e che, molto probabilmente, stavamo mettendo mano a quella legge che ha massacrato il mondo del lavoro, la legge n. 30 del 2003, di cui vanno così fieri e orgogliosi i colleghi senatori del centro-destra, che non solo ha stravolto il mondo del lavoro, ma che ha decisamente conferito carattere di normalità alla precarietà della vita dei nostri giovani. Oggi, cioè, la normalità è la precarietà, non solo del lavoro; quest'ultima, infatti, manifesta una precarietà della vita, un'impossibilità di costruire qualcosa: e non mi riferisco a costruire i propri sogni, ma a non poter compiere neppure un minimo passo verso il proprio futuro, verso i propri progetti.

Abbiamo fornito anche un grosso contributo alla questione della scuola: 150.000 precari saranno assunti e resteranno aperte le graduatorie. Anche questo è un passo importante; non è esaustivo per il mondo della scuola, ma è un piccolo seme.

Se poi dovessi guardare al comparto agricolo, che è quello che ho seguito da più tempo, l'aver lavorato insieme con tutti i colleghi dell'Unione ed in stretta relazione con il Ministero e con il ministro De Castro mi fa dire oggi che abbiamo riportato dei risultati. Mai come in questa fase, peraltro, il mondo agricolo non è soddisfatto: badate bene, non abbiamo risolto tutti i problemi, c'è ancora molto da fare, in particolare sul tema della ricerca scientifica verso il mondo dell'agricoltura; quella ricerca che sola ci può per esempio portare, domani, verso un mangiare sano, che è una questione anche di salute, che prelude alla salute.

Quindi, se guardo a questi passaggi, devo dire che sono stati fatti dei passi avanti notevoli. Certamente tutto questo non ci parlava di un profilo alto del Governo, aspettavamo ancora questo passo, ma ci poteva dare conto di qualche elemento di cambiamento.

Invece, ad un certo punto, ci siamo accorti che all'interno di questa legge finanziaria c'erano delle contraddizioni assai grandi. Per esempio, si dovrebbe togliere quella sanatoria che è posta all'interno della legge finanziaria verso coloro i quali hanno sbagliato profondamente nei confronti delle pubbliche amministrazioni, non sappiamo come giustificare tutto questo. Non è stato poi accettato un emendamento che veniva dai senatori e che portava (Richiami del Presidente) lo stipendio massimo dei manager (è un concetto che comunque voglio esprimere, le chiedo solo qualche istante, signor Presidente) da 250.000 a 500.000 euro l'anno, consentendo di arrivare persino a 750.000 euro. Questa è una cosa assai grave, e come l'avete motivata? Dicendo che l'otterranno se raggiungeranno gli obiettivi fissati. Quante volte i lavoratori hanno raggiunto i loro obiettivi fissati e nessuno di loro, che entrano nelle fabbriche quando è buio e ne escono quando è già buio, ha per legge un aumento di salario! Per loro non c'è la scala mobile, se lo devono guadagnare attraverso lotte l'aumento del salario. (Richiami del Presidente).

Un'altra cosa che non posso non dire, signor Presidente, mi consenta, riguarda la vicenda del gioco. L'avere ampliato le possibilità del gioco e l'aver messo all'interno della legge finanziaria fondi stanziati per educare i giovani al rischio del gioco è una contraddizione grossissima ed una scelta gravissima. Forse voi non sapete che nella mia città (ho presentato un'interrogazione al riguardo) c'è una baby gang che fa l'usura alle casalinghe, che il gioco sta distruggendo le famiglie perché l'inseguire il sogno e l'impossibilità di andare avanti ormai hanno ridotto intere fasce di popolazione a proiettarsi nella ruota della fortuna. Credo, signor Presidente, che ci siano cose che non possiamo accettare.

 

PRESIDENTE. Senatrice Nardini, deve concludere davvero.

 

NARDINI (RC-SE). La ringrazio, signor Presidente.

Daremo comunque il nostro voto di fiducia a questa finanziaria perché non può che essere così, perché crediamo che ci sia ancora la possibilità del cambiamento, ma chiediamo al Governo che questo cambiamento ci sia realmente, che le persone possano dire che la loro vita sta cambiando, la loro, non quella che non vogliamo nemmeno guardare, perché l'abbiamo vista attraverso i vari panfili e tutto il resto. (Applausi dal Gruppo RC-SE).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Camber. Ne ha facoltà.

 

CAMBER (FI). Signor Presidente, intervengo per focalizzare l'attenzione su due tematiche, in particolare: quella relativa alla portualità e l'altra riguardante gli esuli istriani e dalmati.

Innanzitutto, mi dispiaccio che con questa finanziaria si perdano le occasioni per affrontare questioni per qualcuno molto marginali, ma per me ed altri colleghi molto significative.

Per quanto concerne la questione della portualità, l'autonomia finanziaria, così come è stata prospettata, è una falsa autonomia poiché non vi è capacità riconosciuta di contrarre mutui, ovvero emettere obbligazioni, per esempio, da parte degli enti territoriali.

In secondo luogo, la nautica da diporto e la portualità turistica ad essa collegata, che in forza del decreto Burlando negli ultimi dieci anni ha compiuto passi da gigante riuscendo ad arrivare ad una equiparazione con la realtà europea grazie all'apertura - tra le tante cose - di 50 nuovi porti per la diportistica, e correlatamente cantieri per la costruzione di navi e barche, viene azzerata dal fatto che i canoni aumenteranno di circa dieci volte in quanto in correlazione con gli investimenti che verranno a mancare.

In terzo luogo, voglio fare un breve cenno al contesto, quantomeno strano, che si è voluto configurare in capo alla realtà di Gioia Tauro e di Taranto per cui, attraverso la denominazione di «hub strategico del Mediterraneo», si sostanzia una situazione giuridica di aiuti di Stato che, come tale, può sicuramente essere impugnata in ambito europeo, quando con ogni probabilità, se questo stesso tipo di strategia fosse stata applicata anche agli hub di Genova e Trieste, per esempio, avrebbe assunto un significato ben diverso da quella incentrata, per l'appunto, sulla realtà di Gioia Tauro che, tra l'altro, ha dei bilanci in grave deficit.

Ancora una osservazione a tale proposito. Si è parlato di riconoscere uno status di porto franco alla succitata realtà di Gioia Tauro et similia, ignorando come da oltre cinquant'anni vi sia uno status unico nel suo genere in Europa: il porto franco internazionale facente capo alla realtà dell'autorità portuale di Trieste che mai ha trovato piena attuazione.

Concludo con un accenno al tema degli esuli. Mi spiace che in questa finanziaria non si sia data risposta né al tema degli indennizzi equi e definitivi agli istriani, giuliani e dalmati con congrui parametri (come atteso da cinquant'anni dagli aventi diritto), né al tema della restituzione dei beni, laddove percorribile secondo norme di diritto internazionale e norme di diritto europeo....

 

PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Camber.

 

CAMBER (FI). Ho finito, grazie.

 

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'emendamento 1.1000, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge in titolo, ad altra seduta.


Allegato A

 

 

EMENDAMENTO 1.1000 SU CUI IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA, INTERAMENTE SOSTITUTIVO DEGLI ARTICOLI DA 1 A 18 CHE COMPONGONO IL DISEGNO DI LEGGE

 

________________

N.B. Il testo dell'emendamento è riprodotto in bozza non corretta e ordinato, per comodità di lettura, su tre colonne recanti rispettivamente la sequenza progressiva dei commi, il contenuto normativo e brevi note esplicative.

 

1.1000 (testo corretto)

IL GOVERNO

 

Approvato con le correzioni di seguito riportate

Gli articoli da 1 a 18 sono sostituiti dal seguente:

 

1.

1. Per l’anno 2007, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato in termini di competenza in 29.000 milioni di euro, al netto di 9.520 milioni di euro per regolazioni debitorie. Tenuto conto delle operazioni di rimborso di prestiti, il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di cui all’articolo 11 della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ivi compreso l’indebitamento all’estero per un importo complessivo non superiore a 4.000 milioni di euro relativo ad interventi non considerati nel bilancio di previsione per il 2007, è fissato, in termini di competenza, in 240.500 milioni di euro per l’anno finanziario 2007.

Art. 1. (Risultati differenziali del bilancio dello Stato)

2.

2. Per gli anni 2008 e 2009, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio pluriennale a legislazione vigente, tenuto conto degli effetti della presente legge, è determinato, rispettivamente, in 26.000 milioni di euro ed in 18.000 milioni di euro, al netto di 8.850 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009, per le regolazioni debitorie; il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 214.000 milioni di euro ed in 208.000 milioni di euro. Per il bilancio programmatico degli anni 2008 e 2009, il livello massimo del saldo netto da finanziare è determinato, rispettivamente, in 19.500 milioni di euro ed in 10.500 milioni di euro ed il livello massimo del ricorso al mercato è determinato, rispettivamente, in 208.000 milioni di euro ed in 200.000 milioni di euro.

 

3.

3. I livelli del ricorso al mercato di cui ai commi 1 e 2 si intendono al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato.

 

4.

4. Le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nel 2007 rispetto alle previsioni sono prioritariamente destinate a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sui saldi di finanza pubblica definiti dal Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011. In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale sono destinate, qualora permanenti, a riduzioni della pressione fiscale finalizzata al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equità sociale, dando priorità a misure di sostegno del reddito di soggetti incapienti ovvero appartenenti alle fasce di reddito più basse, salvo che si renda necessario assicurare la copertura finanziaria di interventi urgenti ed imprevisti necessari per fronteggiare calamità naturali ovvero improrogabili esigenze connesse con la tutela della sicurezza del Paese.

Destinazione delle eventuali maggiori entrate tributarie

5.

4-bis. Entro il 30 settembre di ogni anno, il Ministro dell’economia e delle finanze presenta al Parlamento una relazione che definisce i risultati derivanti dalla lotta all’evasione, quantificando le maggiori entrate permanenti da destinare a riduzioni della pressione fiscale ai sensi del comma 4.

Relazione annuale al Parlamento sui risultati derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.

6.

1. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 3, relativo alla base imponibile, al comma 1, le parole: «, nonchè delle deduzioni effettivamente spettanti ai sensi degli articoli 11 e 12,» sono soppresse;

b) l’articolo 11 è sostituito dal seguente:

«Art. 11. – (Determinazione dell’imposta). – 1. L’imposta lorda è determinata applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili indicati nell’articolo 10, le seguenti aliquote per scaglioni di reddito:

     a) fino a 15.000 euro, 23 per cento;

     b) oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27 per cento;

c) oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38 per cento;

     d) oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro, 41 per cento;

     e) oltre 75.000 euro, 43 per cento.

2. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono soltanto redditi di pensione non superiori a 7.500 euro, goduti per l’intero anno, redditi di terreni per un importo non superiore a 185,92 euro e il reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze, l’imposta non è dovuta.

3. L’imposta netta è determinata operando sull’imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, le detrazioni previste negli articoli 12, 13, 15 e 16 nonché in altre disposizioni di legge.

4. Dall’imposta netta si detrae l’ammontare dei crediti d’imposta spettanti al contribuente a norma dell’articolo 165. Se l’ammontare dei crediti d’imposta è superiore a quello dell’imposta netta il contribuente ha diritto, a sua scelta, di computare l’eccedenza in diminuzione dell’imposta relativa al periodo d’imposta successivo o di chiederne il rimborso in sede di dichiarazione dei redditi»;

     c) l’articolo 12 è sostituito dal seguente:

«Art. 12. – (Detrazioni per carichi di famiglia). – 1. Dall’imposta lorda si detraggono per carichi di famiglia i seguenti importi:

a) per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato:

     1) 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e l’importo corrispondente al rapporto fra reddito complessivo e 15.000 euro, se il reddito complessivo non supera 15.000 euro;

2) 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 40.000 euro;

3) 690 euro, se il reddito complessivo è superiore a 40.000 euro ma non a 80.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 40.000 euro;

     b) la detrazione spettante ai sensi della lettera a) è aumentata di un importo pari a:

     1) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.000 euro ma non a 29.200 euro;

     2) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 29.200 euro ma non a 34.700 euro;

3) 30 euro, se il reddito complessivo è superiore a 34.700 euro ma non a 35.000 euro;

     4) 20 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.000 euro ma non a 35.100 euro;

     5) 10 euro, se il reddito complessivo è superiore a 35.100 euro ma non a 35.200 euro;

 c) 800 euro per ciascun figlio, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati. La detrazione è aumentata a 900 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni. Le predette detrazioni sono aumentate di un importo pari a 220 euro per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Per i contribuenti con più di tre figli a carico la detrazione è aumentata di 200 euro per ciascun figlio a partire dal primo. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 95.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 95.000 euro. In presenza di più figli, l’importo di 95.000 euro è aumentato per tutti di 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo. La detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso la detrazione è ripartita, in mancanza di accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. Ove il genitore affidatario ovvero, in caso di affidamento congiunto, uno dei genitori affidatari non possa usufruire in tutto o in parte della detrazione, per limiti di reddito, la detrazione è assegnata per intero al secondo genitore. Quest’ultimo, salvo diverso accordo tra le parti, è tenuto a riversare all’altro genitore affidatario un importo pari all’intera detrazione ovvero, in caso di affidamento congiunto, pari al 50 per cento della detrazione stessa. In caso di coniuge fiscalmente a carico dell’altro, la detrazione compete a quest’ultimo per l’intero importo. Se l’altro genitore manca o non ha riconosciuto i figli naturali e il contribuente non è coniugato o, se coniugato, si è successivamente legalmente ed effettivamente separato, ovvero se vi sono figli adottivi, affidati o affiliati del solo contribuente e questi non è coniugato o, se coniugato, si è successivamente legalmente ed effettivamente separato, per il primo figlio si applicano, se più convenienti, le detrazioni previste alla lettera a);

d) 750 euro, da ripartire pro quota tra coloro che hanno diritto alla detrazione, per ogni altra persona indicata nell’articolo 433 del codice civile che conviva con il contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000 euro.

2. Le detrazioni di cui al comma 1 spettano a condizione che le persone alle quali si riferiscono possiedano un reddito complessivo, computando anche le retribuzioni corrisposte da enti e organismi internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e missioni, nonché quelle corrisposte dalla Santa Sede, dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti centrali della Chiesa cattolica, non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.

3. Le detrazioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate a quello in cui sono cessate le condizioni richieste.

4. Se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero 1), è uguale a uno, la detrazione compete nella misura di 690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a), numeri 1) e 3), sono uguali a zero, la detrazione non compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere c) e d), sono pari a zero, minori di zero o uguali a uno, le detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre decimali»;

     d) l’articolo 13 è sostituito dal seguente:

«Art. 13. – (Altre detrazioni). – 1. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 49, con esclusione di quelli indicati nel comma 2, lettera a), e 50, comma 1, lettere a), b), c), c-bis), d), h-bis) e l), spetta una detrazione dall’imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell’anno, pari a:

     a) 1.840 euro, se il reddito complessivo non supera 8.000 euro. L’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro. Per i rapporti di lavoro a tempo determinato, l’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 1.380 euro;

b) 1.338 euro, aumentata del prodotto tra 502 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.000 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 8.000 euro ma non a 15.000 euro;

     c) 1.338 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 40.000 euro.

2. La detrazione spettante ai sensi del comma 1, lettera c), è aumentata di un importo pari a:

     a) 10 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 23.000 euro ma non a 24.000 euro;

b) 20 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 24.000 euro ma non a 25.000 euro;

     c) 30 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 25.000 euro ma non a 26.000 euro;

     d) 40 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 26.000 euro ma non a 27.700 euro;

e) 25 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 27.700 euro ma non a 28.000 euro.

3. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di pensione di cui all’articolo 49, comma 2, lettera a), spetta una detrazione dall’imposta lorda, non cumulabile con quella di cui al comma 1 del presente articolo, rapportata al periodo di pensione nell’anno, pari a:

     a) 1.725 euro, se il reddito complessivo non supera 7.500 euro. L’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro;

b) 1.255 euro, aumentata del prodotto tra 470 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.500 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 7.500 euro ma non a 15.000 euro;

     c) 1.255 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 40.000 euro.

4. Se alla formazione del reddito complessivo dei soggetti di età non inferiore a 75 anni concorrono uno o più redditi di pensione di cui all’articolo 49, comma 2, lettera a), spetta una detrazione dall’imposta lorda, in luogo di quella di cui al comma 3 del presente articolo, rapportata al periodo di pensione nell’anno e non cumulabile con quella prevista al comma 1, pari a:

     a) 1.783 euro, se il reddito complessivo non supera 7.750 euro. L’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 713 euro;

     b) 1.297 euro, aumentata del prodotto tra 486 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 15.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 7.250 euro, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a 7.750 euro ma non a 15.000 euro;

     c) 1.297 euro, se il reddito complessivo è superiore a 15.000 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 40.000 euro.

5. Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di cui agli articoli 50, comma 1, lettere e), f), g), h) e i), 53, 66 e 67, comma 1, lettere i) e l), spetta una detrazione dall’imposta lorda, non cumulabile con quelle previste ai commi 1, 2, 3 e 4 del presente articolo, pari a:

     a) 1.104 euro, se il reddito complessivo non supera 4.800 euro;

     b) 1.104 euro, se il reddito complessivo è superiore a 4.800 euro ma non a 55.000 euro. La detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 55.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 50.200 euro.

6. Se il risultato dei rapporti indicati nei commi 1, 3, 4 e 5 è maggiore di zero, lo stesso si assume nelle prime quattro cifre decimali.»;

     e) all’articolo 24, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. Dall’imposta lorda si scomputano le detrazioni di cui all’articolo 13 nonché quelle di cui all’articolo 15, comma 1, lettere a), b), g), h), h-bis) e i). Le detrazioni per carichi di famiglia non competono».

Art. 2 (IRPEF, assegni per il nucleo familiare
e altre disposizioni)

Lettera b) Ridetermi­nazione delle aliquote e degli scaglioni IRPEF.

Lettera c) Detrazioni per carichi di famiglia

Lettera d) detrazioni per redditi di lavoro o da pensione

Lettera e) Detrazioni per soggetti non residenti.

7.

2. All’articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) al comma 2, lettera a), al primo periodo, le parole da: «, al netto delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2, del medesimo testo unico, rapportate al periodo stesso» sono sostituite dalle seguenti: «ed effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13 del citato testo unico, rapportate al periodo stesso» e, al secondo periodo, le parole: «Le deduzioni di cui all’articolo 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «Le detrazioni di cui agli articoli 12 e 13»;

     b) al comma 2, lettera c), le parole: «al netto delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «effettuando le detrazioni previste negli articoli 12 e 13»;

     c) al comma 3, primo periodo, le parole: «delle deduzioni di cui agli articoli 11 e 12, commi 1 e 2,» sono sostituite dalle seguenti: «delle detrazioni eventualmente spettanti a norma degli articoli 12 e 13».

Norma di coordina­mento

8.

3. Il comma 350 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è abrogato.

Abroga il contributo di solidarietà del 2%.

9.

4. Ai fini della determinazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta sui trattamenti di fine rapporto, sulle indennità equipollenti e sulle altre indennità e somme connesse alla cessazione del rapporto di lavoro, di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si applicano, se più favorevoli, le aliquote e gli scaglioni di reddito vigenti al 31 dicembre 2006.

Clausola di salvaguardia per il trattamento di fine rapporto.

10.

5. I trasferimenti erariali in favore delle regioni e degli enti locali sono ridotti in misura pari al maggior gettito loro derivante dalle disposizioni dei commi da 6 a 9, secondo le modalità indicate nell’articolo 18, comma 53, da definire con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Garanzia dell’assegna­zione allo Stato del maggior gettito derivante dal presente

11.

6. Alla disciplina vigente dell’assegno per il nucleo familiare sono apportate le seguenti modificazioni:

 a) i livelli di reddito e gli importi annuali dell’assegno per il nucleo familiare, con riferimento ai nuclei familiari con entrambi i genitori e almeno un figlio minore in cui non siano presenti componenti inabili nonché ai nuclei familiari con un solo genitore e almeno un figlio minore in cui non siano presenti componenti inabili, sono rideterminati a decorrere dal 1º gennaio 2007 secondo la Tabella 1 allegata alla presente legge. Sulla base di detti importi annuali, sono elaborate a cura dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) le tabelle contenenti gli importi mensili, giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali della prestazione;

     b) a decorrere dal 1º gennaio 2007 gli importi degli assegni per tutte le altre tipologie di nuclei familiari con figli sono rivalutati del 15 per cento;

     c) i livelli di reddito e gli importi degli assegni per i nuclei con figli di cui alle lettere a) e b) nonché quelli per i nuclei senza figli possono essere ulteriormente rimodulati secondo criteri analoghi a quelli indicati alla lettera a), con decreto interministeriale del Ministro delle politiche per la famiglia e del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale e con il Ministro dell’economia e delle finanze, anche con riferimento alla coerenza del sostegno dei redditi disponibili delle famiglie risultante dagli assegni per il nucleo familiare e dalle detrazioni ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche;

c-bis) nel caso di nuclei familiari con più di tre figli o equiparati di età inferiore a 26 anni compiuti, ai fini della determinazione dell’assegno rilevano al pari dei figli minori anche i figli di età superiore a 18 anni compiuti e inferiore a 21 anni compiuti purché studenti o apprendisti;

     d) restano fermi i criteri di rivalutazione dei livelli di reddito familiare di cui all’articolo 2, comma 12, del decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, n. 153, che trovano applicazione a decorrere dall’anno 2008.

Modifica dei livelli di reddito e degli importi degli assegni familiari.

12.

8. All’articolo 3 della legge 28 dicembre 1995, n. 549, dopo il comma 12 è inserito il seguente:

 «12-bis. A decorrere dal 1º gennaio 2007 una quota dell’accisa sul gasolio per autotrazione (codici NC da 2710 19 41 a 2710 19 49) è attribuita alla regione a statuto ordinario nel cui territorio avviene il consumo. Per gli anni 2007, 2008 e 2009, la predetta quota è fissata, rispettivamente, nella misura di 0,00266 euro al litro, nella misura di 0,00288 euro al litro e nella misura di 0,00307 euro al litro. Con la legge finanziaria per l’anno 2010 la suddetta quota è rideterminata, ove necessario e compatibilmente con il rispetto degli equilibri della finanza pubblica, al fine di completare la compensazione, a favore delle regioni a statuto ordinario, della minore entrata registrata nell’anno 2005 rispetto all’anno 2004 relativamente alla compartecipazione all’accisa sulla benzina di cui al comma 12. L’ammontare della predetta quota viene versato dai soggetti obbligati al pagamento dell’accisa e riversato dalla struttura di gestione in apposito conto corrente aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato. La ripartizione delle somme viene effettuata sulla base dei quantitativi erogati nell’anno precedente dagli impianti di distribuzione di carburante che risultano dal registro di carico e scarico previsto dall’articolo 25, comma 4, del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze sono stabilite le modalità di applicazione delle disposizioni del presente comma».

Compartecipazione delle regioni al gettito dell’accisa sul gasolio per autotrazione.

13.

1. Dopo l’articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, è inserito il seguente:

«Art. 10-bis. – (Modalità di revisione ed aggiornamento degli studi di settore). – 1. Gli studi di settore previsti all’articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, sono soggetti a revisione, al massimo, ogni tre anni dalla data di entrata in vigore dello studio di settore ovvero da quella dell’ultima revisione, sentito il parere della commissione di esperti di cui all’articolo 10, comma 7. Nella fase di revisione degli studi di settore si tiene anche conto dei dati e delle statistiche ufficiali, quali quelli di contabilità nazionale, al fine di mantenere, nel medio periodo, la rappresentatività degli stessi rispetto alla realtà economica cui si riferiscono. La revisione degli studi di settore è programmata con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate da emanare entro il mese di febbraio di ciascun anno.

2. Ai fini dell’elaborazione e della revisione degli studi di settore si tiene anche conto di valori di coerenza, risultanti da specifici indicatori definiti da ciascuno studio, rispetto a comportamenti considerati normali per il relativo settore economico».

Art. 3 (Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale.

Revisione ed aggiorna­mento degli studi di settore.

14.

2. Fino alla elaborazione e revisione degli studi di settore previsti dall’articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, che tengono conto degli indicatori di coerenza di cui al comma 2 dell’articolo 10-bis della legge 8 maggio 1998, n. 146, introdotto dal comma 13, con effetto dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2006, ai sensi dell’articolo 1 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1999, n. 195, si tiene altresì conto di specifici indicatori di normalità economica, di significativa rilevanza, idonei alla individuazione di ricavi, compensi e corrispettivi fondatamente attribuibili al contribuente in relazione alle caratteristiche e alle condizioni di esercizio della specifica attività svolta. Ai fini della relativa approvazione non si applica la disposizione di cui all’articolo 10, comma 7, secondo periodo, della legge 8 maggio 1998, n. 146. Si applicano le disposizioni di cui al comma 4-bis dell’articolo 10 della medesima legge.

Introduzione della nuova analisi della coerenza applicata a tutti gli studi di settore.

15.

3. Il comma 399 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è abrogato.

 

16.

4. Il comma 4 dell’articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«4. La disposizione del comma 1 del presente articolo non si applica nei confronti dei contribuenti:

     a) che hanno dichiarato ricavi di cui all’articolo 85, comma 1, esclusi quelli di cui alle lettere c), d) ed e), o compensi di cui all’articolo 54, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, di ammontare superiore al limite stabilito per ciascuno studio di settore dal relativo decreto di approvazione del Ministro dell’economia e delle finanze, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale. Tale limite non può, comunque, essere superiore a 7,5 milioni di euro;

     b) che hanno iniziato o cessato l’attività nel periodo d’imposta. La disposizione di cui al comma 1 si applica comunque in caso di cessazione e inizio dell’attività, da parte dello stesso soggetto, entro sei mesi dalla data di cessazione, nonché quando l’attività costituisce mera prosecuzione di attività svolte da altri soggetti;

     c) che si trovano in un periodo di non normale svolgimento dell’attività».

Limiti di applicabilità degli studi di settore.

17.

4-bis. All’articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, dopo il comma 4, è inserito il seguente:

 «4-bis. Le rettifiche sulla base di presunzioni semplici di cui all’articolo 39, primo comma, lettera d), secondo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e all’articolo 54, secondo comma, ultimo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, non possono essere effettuate nei confronti dei contribuenti che dichiarino, anche per effetto dell’adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori al livello della congruità, ai fini dell’applicazione degli studi di settore di cui all’articolo 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, tenuto altresì conto dei valori di coerenza risultanti dagli specifici indicatori, di cui all’articolo 10-bis, comma 2, della presente legge, qualora l’ammontare delle attività non dichiarate, con un massimo di 50.000 euro, sia pari o inferiore al 40 per cento dei ricavi o compensi dichiarati. Ai fini dell’applicazione della presente disposizione, per attività, ricavi o compensi si intendono quelli indicati al comma 4, lettera a). In caso di rettifica, nella motivazione dell’atto devono essere evidenziate le ragioni che inducono l’ufficio a disattendere le risultanze degli studi di settore in quanto inadeguate a stimare correttamente il volume di ricavi o compensi potenzialmente ascrivibili al contribuente. La presente disposizione si applica a condizione che non siano irrogabili le sanzioni di cui ai commi 2-bis e 4-bis rispettivamente degli articoli 1 e 5 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, nonché al comma 2-bis dell’articolo 32 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446».

Limiti alla potestà dell’Amministrazione finanziaria di rettifica degli studi di settore in base a presunzioni semplici.

18.

5. Le disposizioni di cui ai commi 4 e 4-bis dell’articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, come modificate e introdotte rispettivamente dai commi 16 e 17 del presente articolo, hanno effetto a decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data del 1º gennaio 2007, ad esclusione di quelle previste alla lettera b) del comma 4 del citato articolo 10 che hanno effetto dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2006.

 

19.

6. Nei confronti dei contribuenti titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, per i quali non si rendono applicabili gli studi di settore, sono individuati specifici indicatori di normalità economica, idonei a rilevare la presenza di ricavi o compensi non dichiarati ovvero di rapporti di lavoro irregolare. Ai medesimi fini, nelle ipotesi di cessazione dell’attività, di liquidazione ordinaria ovvero di non normale svolgimento dell’attività, può altresì essere richiesta la compilazione del modello, allegato alla dichiarazione, previsto per i soggetti cui si applicano gli studi di settore.

Indicatori di normalità economica per i soggetti cui non si applicano gli studi di settore.

20.

7. Per i soggetti di cui all’articolo 73, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, con riferimento al primo periodo d’imposta di esercizio dell’attività, sono definiti appositi indicatori di coerenza per la individuazione dei requisiti minimi di continuità della stessa, tenuto conto delle caratteristiche e delle modalità di svolgimento della attività medesima.

Indicatori di coerenza per le società di capitale che iniziano l’attività.

21.

8. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, da adottare entro il 28 febbraio 2007, sono approvati gli indicatori di cui al comma 20, anche per settori economicamente omogenei, da applicare a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2006.

 

22.

9. Sulla base di appositi criteri selettivi è programmata una specifica attività di controllo nei confronti dei soggetti che risultano incoerenti per effetto dell’applicazione degli indicatori di cui al comma 20.

 

23.

10. All’articolo 10, comma 1, della legge 8 maggio 1998, n. 146, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) le parole: «con periodo d’imposta pari a dodici mesi e» sono soppresse;

b) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «qualora l’ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulta inferiore all’ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi stessi».

Applicazione studi di settore ai soggetti con periodo di imposta diverso da 12 mesi

24.

11. Le disposizioni di cui al comma 1 dell’articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, come modificate dal comma 23, limitatamente alla lettera a), hanno effetto a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 1º gennaio 2007.

 

25.

12. All’articolo 1 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 2 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa o infedele indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se il maggior reddito d’impresa ovvero di arte o professione, accertato a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento del reddito d’impresa o di lavoro autonomo dichiarato».

Sanzioni amministrative applicabili in caso di omessa o irregolare indicazione dei dati rilevanti per gli studi di settore.

26.

13. All’articolo 5 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo il comma 4 è inserito il seguente:

«4-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 4 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa o infedele indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se la maggiore imposta accertata o la minore imposta detraibile o rimborsabile, a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento di quella dichiarata».

 

27.

14. All’articolo 32 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. La misura della sanzione minima e massima di cui al comma 2 è elevata del 10 per cento nelle ipotesi di omessa o infedele indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore non sussistenti. La presente disposizione non si applica se il maggior imponibile, accertato a seguito della corretta applicazione degli studi di settore, non è superiore al 10 per cento di quello dichiarato».

 

28.

 16. Al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) all’articolo 10, comma 1, lettera b), dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Ai fini della deduzione la spesa sanitaria relativa all’acquisto di medicinali deve essere certificata da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni e l’indicazione del codice fiscale del destinatario»;

     b) all’articolo 15, comma 1, lettera c), dopo il secondo periodo è inserito il seguente: «Ai fini della detrazione la spesa sanitaria relativa all’acquisto di medicinali deve essere certificata da fattura o da scontrino fiscale contenente la specificazione della natura, qualità e quantità dei beni e l’indicazione del codice fiscale del destinatario».

scontrino parlante per la deducibilità delle spese per medicinali.

29.

17. Le disposizioni introdotte dalle lettere a) e b) del comma 28 hanno effetto a decorrere dal 1º luglio 2007. Fino al 31 dicembre 2007, nel caso in cui l’acquirente non sia il destinatario del farmaco, non ne conosca il codice fiscale o non abbia con sé la tessera sanitaria, l’indicazione del codice fiscale può essere riportata a mano sullo scontrino fiscale direttamente dal destinatario, fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 50 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, in materia di obbligo di rilevazione del codice fiscale da parte del farmacista.

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30.

18. Al fine di contrastare l’indebita effettuazione delle compensazioni previste dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, i titolari di partita IVA, entro il quinto giorno precedente quello in cui intendono effettuare l’operazione di compensazione per importi superiori a 10.000 euro, comunicano all’Agenzia delle entrate, in via telematica, l’importo e la tipologia dei crediti oggetto della successiva compensazione. La mancata comunicazione da parte dell’Agenzia delle entrate al contribuente, entro il terzo giorno successivo a quello di comunicazione, vale come silenzio assenso.

Preventiva comunica­zione per usufruire della compensazione delle imposte

31.

19. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate sono definite le modalità, anche progressive, per l’attuazione delle disposizioni del comma 30. Con il predetto provvedimento, in particolare, sono stabilite le procedure di controllo volte ad impedire l’utilizzo indebito di crediti.

 

32.

20. Parte delle maggiori entrate derivanti dai commi 30 e 31, per un importo pari a 214 milioni di euro per l’anno 2007, è iscritta sul Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. L’autorizzazione di spesa relativa al predetto Fondo è ridotta di 183,8 milioni di euro per l’anno 2008.

 

33.

20-bis. All’articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) al comma 1, lettera a), nel primo periodo, le parole: «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 ad euro 2.582» e il secondo periodo è sostituito dai seguenti: «La violazione è punibile in caso di liquidazione delle imposte, dei contributi, dei premi e dei rimborsi dovuti in base alle dichiarazioni, di cui all’articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e in caso di controllo ai sensi degli articoli 36-ter e seguenti del medesimo decreto, nonché in caso di liquidazione dell’imposta dovuta in base alle dichiarazioni e di controllo di cui agli articoli 54 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633. La violazione è punibile a condizione che non trovi applicazione l’articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. In caso di ripetute violazioni, ovvero di violazioni particolarmente gravi, è disposta a carico dei predetti soggetti la sospensione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l’asseverazione, per un periodo da uno a tre anni. In caso di ripetute violazioni commesse successivamente al periodo di sospensione, è disposta l’inibizione dalla facoltà di rilasciare il visto di conformità e l’asseverazione. Si considera violazione particolarmente grave il mancato pagamento della suddetta sanzione.»;

     b) al comma 1, lettera b), primo periodo, le parole: «da lire un milione a lire dieci milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 516 ad euro 5.165»;

c) dopo il comma 1, è inserito il seguente:

«1-bis. Nei casi di violazioni commesse ai sensi dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell’articolo 7-bis, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472. Il centro di assistenza fiscale per il quale abbia operato il trasgressore è obbligato solidalmente con il trasgressore stesso al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata.»;

     d) il comma 2 è sostituito dal seguente:

«2. Le violazioni dei commi 1 e 3 del presente articolo e dell’articolo 7-bis sono contestate e le relative sanzioni sono irrogate dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate competente in ragione del domicilio fiscale del trasgressore anche sulla base delle segnalazioni inviate dagli uffici locali della medesima Agenzia. L’atto di contestazione è unico per ciascun anno solare di riferimento e, fino al compimento dei termini di decadenza, può essere integrato o modificato dalla medesima direzione regionale. I provvedimenti ivi previsti sono trasmessi agli ordini di appartenenza dei soggetti che hanno commesso la violazione per l’eventuale adozione di ulteriori provvedimenti.»;

     e) al comma 3, le parole: «da lire cinquecentomila a lire cinque milioni» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 258 a euro 2.582».

Modifiche alla normativa sulle sanzioni agli intermediari (CAAF) in materia di dichiarazioni

34.

20-ter. Per le violazioni di cui all’articolo 7-bis e ai commi 1 e 3 dell’articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, ferma restando l’applicazione dell’articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, nelle ipotesi in cui la violazione sia stata già contestata alla data di entrata in vigore della presente legge, non si dà luogo a restituzione di quanto eventualmente pagato.

 

35.

21. I commi 7 e 8 dell’articolo 11-quinquiesdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono abrogati.

Esenzione IVA per le operazioni relative all’esercizio di giochi e scommesse

36.

22. Le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti.

Limitazione agevolazioni fiscali acquisto veicoli soggetti handicap

37.

23. In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l’acquirente ha usufruito dei benefìci fiscali prima del decorso del termine di due anni dall’acquisto, è dovuta la differenza fra l’imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall’applicazione delle agevolazioni stesse. La disposizione non si applica per i disabili che, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti.

 

38.

24. La riscossione dei compensi dovuti per attività di lavoro autonomo mediche e paramediche svolte nell’ambito delle strutture sanitarie private è effettuata in modo unitario dalle stesse strutture sanitarie, le quali provvedono a:

     a) incassare il compenso in nome e per conto del prestatore di lavoro autonomo e a riversarlo contestualmente al medesimo;

     b) registrare nelle scritture contabili obbligatorie, ovvero in apposito registro, il compenso incassato per ciascuna prestazione di lavoro autonomo resa nell’ambito della struttura.

Obbligo per le strutture sanitarie di provvedere all’incasso e alla registra­zione dei corrispettivi spettanti ai medici e paramedici per le attività di lavoro autonomo svolte presso tali strutture

39.

25. Le strutture sanitarie di cui al comma 38 comunicano telematicamente all’Agenzia delle entrate l’ammontare dei compensi complessivamente riscossi per ciascun percipiente.

 

40.

26. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate sono definiti i termini e le modalità per la comunicazione prevista dal comma 39 nonché ogni altra disposizione utile ai fini dell’attuazione dei commi 38 e 39.

 

41.

27. Le disposizioni di cui ai commi da 38 a 40 si applicano a decorrere dal 1º marzo 2007.

 

42.

28. Per le violazioni delle disposizioni di cui ai commi 38 e 39 si applicano rispettivamente gli articoli 9 e 11 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni. Restano fermi in capo ai singoli prestatori di lavoro autonomo tutti gli obblighi formali e sostanziali previsti per lo svolgimento dell’attività.

 

43.

29. Dopo l’articolo 25-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

«Art. 25-ter. – (Ritenute sui corrispettivi dovuti dal condominio all’appaltatore). – 1. Il condominio quale sostituto di imposta opera all’atto del pagamento una ritenuta del 4 per cento a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dal percipiente, con obbligo di rivalsa, sui corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi, anche se rese a terzi o nell’interesse di terzi, effettuate nell’esercizio di impresa.

2. La ritenuta di cui al comma 1 è operata anche se i corrispettivi sono qualificabili come redditi diversi ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera i), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917».

obbligo del condominio, quale sostituto di imposta, di effettuare la ritenuta anche sui corrispettivi dovuti per prestazione relative a contratti di appalto.

44.

30. All’articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) il sesto comma è sostituito dal seguente:

«Le disposizioni di cui al quinto comma si applicano anche:

     a) alle prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori nei confronti delle imprese che svolgono l’attività di costruzione o ristrutturazione di immobili ovvero nei confronti dell’appaltatore principale o di un altro subappaltatore;

     b) alle cessioni di apparecchiature terminali per il servizio pubblico radiomobile terrestre di comunicazioni soggette alla tassa sulle concessioni governative di cui all’articolo 21 della tariffa annessa al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, come sostituita, da ultimo, dal decreto del Ministro delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, nonché dei loro componenti ed accessori;

     c) alle cessioni di personal computer e dei loro componenti ed accessori;

     d) alle cessioni di materiali e prodotti lapidei, direttamente provenienti da cave e miniere»;

     b) è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«Le disposizioni di cui al quinto comma si applicano alle ulteriori operazioni individuate dal Ministro dell’economia e delle finanze, con propri decreti, in base alla direttiva 2006/69/CE del Consiglio, del 24 luglio 2006, ovvero individuate con decreto emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, nelle ipotesi in cui necessita la preventiva autorizzazione comunitaria prevista dalla direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1977».

Reverse charge applicabile anche alle cessioni inerenti la telefonia radiomobile, i personal computer e i prodotti lapidei, se il cessionario e soggetto residente in Italia

45.

31. Le disposizioni di cui alle lettere b), c) e d) del sesto comma dell’articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, come modificato dal comma 44 del presente articolo, si applicano alle cessioni effettuate successivamente alla data di autorizzazione della misura ai sensi dell’articolo 27 della direttiva 77/388/CEE del Consiglio, del 17 maggio 1977.

 

46.

32. Al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) all’articolo 10, comma 1, dopo la lettera d) è inserita la seguente:

«d-bis) gli agenti di affari in mediazione iscritti nella sezione degli agenti immobiliari del ruolo di cui all’articolo 2 della legge 3 febbraio 1989, n. 39, per le scritture private non autenticate di natura negoziale stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari»;

     b) all’articolo 57, dopo il comma 1 è inserito il seguente:

«1-bis. Gli agenti immobiliari di cui all’articolo 10, comma 1, lettera d-bis), sono solidalmente tenuti al pagamento dell’imposta per le scritture private non autenticate di natura negoziale stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari».

Obbligo solidale per i mediatori immobiliari di registrare tutte le scritture private poste in essere nell’ambito della propria attività.

47.

32-bis. All’articolo 8, comma 1, della legge 3 febbraio 1989, n. 39, le parole: «una somma compresa tra lire un milione e lire quattro milioni» sono sostituite dalle seguenti: «una somma compresa fra euro 7.500 e euro 15.000».

Aumento della sanzione per esercizio abusivo dell’attività di mediazione.

48.

33. Il comma 22 dell’articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dai seguenti:

«22. All’atto della cessione dell’immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l’obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l’indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l’obbligo di dichiarare:

     a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell’ipotesi affermativa, di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale ed i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;

     b) il codice fiscale o la partita IVA;

c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di riferimento per il titolare ovvero per il legale rappresentante o mediatore che ha operato per la stessa società;

     d) l’ammontare della spesa sostenuta per tale attività e le analitiche modalità di pagamento della stessa.

22.1. In caso di assenza dell’iscrizione al ruolo di agenti di affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, e successive modificazioni, il notaio è obbligato ad effettuare specifica segnalazione all’Agenzia delle entrate di competenza. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da 500 euro a 10.000 euro e, ai fini dell’imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell’articolo 52, comma 1, del testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, e successive modificazioni».

Obbligo per le parti, in caso di cessione di immobile, di dichiarare se si sono avvalsi di un mediatore

49.

34. Le disposizioni di cui al comma 22 dell’articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, trovano applicazione con riferimento ai pagamenti effettuati a decorrere dal 4 luglio 2006.

 

50.

35. In coerenza ai princìpi recati dall’articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ed al fine di contrastare la diffusione del gioco irregolare ed illegale, l’evasione e l’elusione fiscale nel settore del gioco, nonché di assicurare l’ordine pubblico e la tutela del giocatore, con uno o più provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sono stabilite le modalità per procedere alla rimozione dell’offerta, attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione, di giochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro in difetto di concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o delle prescrizioni definite dalla stessa Amministrazione. I provvedimenti di cui al presente comma sono adottati nel rispetto degli obblighi comunitari. L’inosservanza dei provvedimenti adottati in attuazione della presente disposizione comporta l’irrogazione, da parte dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, di sanzioni amministrative pecuniarie da 30.000 euro a 180.000 euro per ciascuna violazione accertata.

Attribuzione all’AAMS di emanare la disciplina per la rimozione dei giochi illegali o irregolari.

51.

36. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, i commi da 535 a 538 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono abrogati e cessano di avere effetto tutti gli atti adottati.

 

52.

36-bis. È autorizzata la spesa di 100.000 euro per ciascun anno del triennio 2007-2009, a favore del Ministero della pubblica istruzione, per la realizzazione di campagne di informazione e di educazione dei giovani, da effettuare in collaborazione con le istituzioni scolastiche, finalizzate alla realizzazione di programmi educativi dei ragazzi in modo da permettere loro di conoscere la realtà dei rischi derivanti dal vizio del gioco e a sviluppare un approccio responsabile al gioco. Il Ministro della pubblica istruzione provvede, con proprio decreto, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, a disciplinare le modalità e i criteri per lo svolgimento delle campagne informative di cui al presente comma.

Finanziamento di campagne di educazione dei giovani finalizzate alla conoscenza dei rischi derivanti dal vizio del gioco

53.

37. Entro il 31 gennaio di ciascun anno sono trasmessi alle regioni i dati relativi all’import/export del sistema doganale; entro il medesimo termine sono trasmessi alle regioni, alle province autonome e ai comuni i dati delle dichiarazioni dei redditi presentate nell’anno precedente dai contribuenti residenti.

Trasmissione dati doganali e fiscali alle regioni ed agli enti locali

54.

38. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, emanato d’intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabilite le modalità tecniche di trasmissione in via telematica dei dati delle dichiarazioni nel rispetto delle disposizioni e nel quadro delle regole tecniche previste dal codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni.

 

55.

39. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle dogane sono stabilite le modalità tecniche di trasmissione in via telematica dei dati dell’import/export alle regioni.

 

56.

40. Dalla data di entrata in vigore della presente legge è istituito il sistema integrato delle banche dati in materia tributaria e finanziaria finalizzato alla condivisione ed alla gestione coordinata delle informazioni dell’intero settore pubblico per l’analisi ed il monitoraggio della pressione fiscale e dell’andamento dei flussi finanziari.

Istituzione del sistema integrato delle banche dati in materia tributaria e finanziaria

57.

41. Ai fini di cui al comma 56, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria che esprime il proprio giudizio tassativamente entro quindici giorni, da adottare entro il 31 marzo 2007 ai sensi del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, sono individuate le basi di dati di interesse nazionale che compongono il sistema integrato e sono definiti le regole tecniche per l’accesso e la consultazione da parte delle pubbliche amministrazioni abilitate nonché i servizi di natura amministrativa e tecnica che il Ministero dell’economia e delle finanze eroga alle amministrazioni che ne facciano richiesta per la utilizzazione e la valorizzazione del sistema.

 

58.

41-bis. Alla legge 27 marzo 1976, n. 60, dopo l’articolo 2, è inserito il seguente:

«Art. 2-bis. – 1. Ferme restando le attribuzioni di cui all’articolo 2, la Commissione:

     a) effettua indagini e ricerche, tramite consultazioni e audizioni di organismi nazionali e internazionali, per valutare l’impatto delle soluzioni tecniche sugli intermediari incaricati di svolgere servizi fiscali tra contribuenti e amministrazioni;

     b) esprime un parere sulle attività svolte annualmente dall’anagrafe tributaria e sugli obbiettivi raggiunti nel corso dell’anno».

Attribuzione di nuove funzioni alla Commissio­ne di vigilanza sull'ana­grafe tributaria

59.

42. Il secondo comma dell’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, è sostituito dal seguente:

«Il Ministero dell’economia e delle finanze ha facoltà di rendere pubblici, senza riferimenti nominativi, statistiche ed elaborazioni relative ai dati di cui al primo comma, nonché, per esclusive finalità di studio e di ricerca, i medesimi dati, sotto forma di collezioni campionarie, privi di ogni riferimento che ne permetta il collegamento con gli interessati e comunque secondo modalità che rendano questi ultimi non identificabili».

Modifica delle disposi­zioni relative al segreto d’ufficio sui dati e le notizie raccolti dall'ana­grafe tributaria

60.

43. Dall’attuazione dei commi 57, 58 e 59 non derivano oneri per il bilancio dello Stato.

 

61.

44. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze, acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono stabilite, a fini di monitoraggio, le modalità per introdurre in tutte le amministrazioni pubbliche criteri di contabilità economica, nonché i tempi, le modalità e le specifiche tecniche per la trasmissione telematica da parte degli enti pubblici, delle regioni e degli enti locali dei bilanci standard e dei dati di contabilità.

Contabilità economica delle amministrazioni e trasmissione telematica dei dati contabili degli enti pubblici

62.

45. Al decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, l’articolo 2-bis è sostituito dal seguente:

«Art. 2-bis. – (Comunicazione degli esiti della liquidazione delle dichiarazioni). – 1. A partire dalle dichiarazioni presentate dal 1º gennaio 2006, l’invito previsto dall’articolo 6, comma 5, della legge 27 luglio 2000, n. 212, è effettuato:

     a) con mezzi telematici ai soggetti di cui all’articolo 3, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n.–322, che portano a conoscenza dei contribuenti interessati, tempestivamente e comunque nei termini di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, gli esiti della liquidazione delle dichiarazioni contenuti nell’invito;

     b) mediante raccomandata in ogni altro caso.

1-bis. L’Agenzia delle entrate può, su istanza motivata, derogare all’obbligo previsto dalla lettera a) del comma 1, qualora siano riconosciute difficoltà da parte degli intermediari nell’espletamento delle attività di cui alla medesima lettera a).

2. Il termine di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, e successive modificazioni, decorre dal sessantesimo giorno successivo a quello di trasmissione telematica dell’invito di cui alla lettera a) del comma 1 del presente articolo.

3. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate sono definiti il contenuto e la modalità della risposta telematica».

Ridisciplina le modalità per l’invio dell’invito al contribuente a fornire chiarimenti in esito all’attività di liquidazione delle dichiarazioni.

Esiste diversa formu­lazione dell’Agenzia delle entrate

63.

46. I soggetti di cui all’articolo 2 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, che deducono dal reddito complessivo somme per assegni periodici corrisposti al coniuge di cui alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 10 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, devono indicare nella dichiarazione annuale il codice fiscale del soggetto beneficiario delle somme.

Obbligo di indicazione nella propria dichiarazione dei redditi del codice fiscale del coniuge beneficiario dell’assegno periodico

64.

47. All’articolo 78 della legge 30 dicembre 1991, n. 413, dopo il comma 25 sono inseriti i seguenti:

«25-bis. Ai fini dei controlli sugli oneri detraibili di cui alla lettera c) del comma 1 dell’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, gli enti e le casse aventi esclusivamente fine assistenziale devono comunicare in via telematica all’Anagrafe tributaria gli elenchi dei soggetti ai quali sono state rimborsate spese sanitarie per effetto dei contributi versati di cui alla lettera a) del comma 2 dell’articolo 51 del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni.

25-ter. Il contenuto, i termini e le modalità delle trasmissioni sono definiti con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate».

Obbligo per gli enti con fini assistenziali di comunicare all’A. T. i nomi dei soggetti cui sono state rimborsate spese sanitarie

65.

47-bis. All’articolo 37-bis, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, dopo la lettera f-ter) è aggiunta la seguente:

     «f-quater) pattuizioni intercorse tra società controllate e collegate ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, una delle quali avente sede legale in uno degli Stati o nei territori a regime fiscale privilegiato, individuati ai sensi dell’articolo 167, comma 4, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, aventi ad oggetto il pagamento di somme a titolo di clausola penale, multa, caparra confirmatoria o penitenziale».

 

66.

 47-ter. Le disposizioni di cui al comma 65si applicano a decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data del 1º gennaio 2007.

 

67.

47-quater. Al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, all’articolo 2, dopo il comma 3, è inserito il seguente:

«3-bis. I modelli di dichiarazione, le relative istruzioni e le specifiche tecniche per la trasmissione telematica dei dati sono resi disponibili in formato elettronico dall’Agenzia delle entrate entro il 15 febbraio».

 

68.

1. All’articolo 7, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «titolari» sono inserite le seguenti: «, o dipendenti da loro delegati,».

Art. 3-bis

Modifiche all’art. 7 del D.L. n. 233/06

69.

1. All’articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, il comma 12-bis è sostituito dal seguente:

«12-bis. Il limite di 100 euro di cui al quarto comma dell’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dal comma 12 del presente articolo, si applica a decorrere dal 1º luglio 2009. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e sino al 30 giugno 2008 il limite è stabilito in 1.000 euro. Dal 1º luglio 2008 al 30 giugno 2009 il limite è stabilito in 500 euro. Entro il 31 gennaio 2008 il Ministro dell’economia e delle finanze presenta al Parlamento una relazione sull’applicazione del presente comma. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad emanare apposito decreto che individua le condizioni impeditive del soggetto tenuto al pagamento, che consentono di derogare ai limiti indicati nel presente comma».

Art. 4. (Compensi per l’esercizio di arti e professioni)

Differimento graduale nel tempo degli obblighi di tracciabilità dei compensi ad artigiani e professionisti.

70.

1. All’articolo 93 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, il comma 5 è abrogato. La disposizione del periodo precedente si applica alle opere, forniture e servizi di durata ultrannuale la cui esecuzione ha inizio a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data del 31 dicembre 2006.

Art. 5.

(Disposizioni per il recupero della base imponibile)

Modifica base imponibile soggetti IRES: dedu­cibilità spese imprese di costruzione opere pubbliche.

71.

2. All’articolo 107, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, al terzo periodo, le parole: «nell’esercizio stesso e nei successivi ma non oltre il quinto» sono sostituite dalle seguenti: «in quote costanti nell’esercizio stesso e nei cinque successivi».

Rimanenze finali

72.

3. All’articolo 84, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: «Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione totale o parziale del reddito la perdita riportabile è diminuita in misura proporzionalmente corrispondente alla quota di esenzione applicabile in presenza di un reddito imponibile. Per i soggetti che fruiscono di un regime di esenzione dell’utile la perdita è riportabile per l’ammontare che eccede l’utile che non ha concorso alla formazione del reddito negli esercizi precedenti».

limitazione riporto perdite per soggetti agevolati o esenti

73.

4. Le disposizioni del secondo e del terzo periodo del comma 1 dell’articolo 84 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, introdotti dal comma 72 del presente articolo, si applicano ai redditi prodotti e agli utili realizzati a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006.

 

74.

4-bis. All’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) al comma 1:

     1) alle lettere b) e c), dopo le parole: «dalle società,» sono inserite le seguenti: «nonché i trust,»;

     2) alla lettera d), dopo le parole: «di ogni tipo,» sono inserite le seguenti: «compresi i trust,»;

     b) al comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Nei casi in cui i beneficiari del trust siano individuati, i redditi conseguiti dal trust sono imputati in ogni caso ai beneficiari in proporzione alla quota di partecipazione individuata nell’atto di costituzione del trust o in altri documenti successivi ovvero, in mancanza, in parti uguali»;

     c) al comma 3, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Si considerano altresì residenti nel territorio dello Stato, salvo prova contraria, i trust e gli istituti aventi analogo contenuto istituiti in Paesi diversi da quelli indicati nel decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, in cui almeno uno dei disponenti ed almeno uno dei beneficiari del trust siano fiscalmente residenti nel territorio dello Stato. Si considerano, inoltre, residenti nel territorio dello Stato i trust istituiti in uno Stato diverso da quelli indicati nel citato decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, quando, successivamente alla loro costituzione, un soggetto residente nel territorio dello Stato effettui in favore del trust un’attribuzione che importi il trasferimento di proprietà di beni immobili o la costituzione o il trasferimento di diritti reali immobiliari, anche per quote, nonché vincoli di destinazione sugli stessi».

Disciplina fiscale dei trust

75.

4-ter. All’articolo 44, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo la lettera g-quinquies) è inserita la seguente:

«g-sexies) i redditi imputati al beneficiario di trust ai sensi dell’articolo 73, comma 2, anche se non residenti;».

 

76.

4-quater. All’articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) al primo comma, lettera b), dopo le parole: «persone giuridiche,» sono inserite le seguenti: «nonché i trust,»;

b) al secondo comma, lettera g), dopo le parole: «persone giuridiche,» sono inserite le seguenti: «nonché i trust,».

 

77.

4-quinquies. All’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) nel comma 48, dopo la lettera a), è inserita la seguente:

     «a-bis) devoluti a favore dei fratelli e delle sorelle sul valore complessivo netto eccedente, per ciascun beneficiario, 100.000 euro: 6 per cento»;

     b) nel comma 49, dopo la lettera a), è inserita la seguente:

 «a-bis) a favore dei fratelli e delle sorelle sul valore complessivo netto eccedente, per ciascun beneficiario, 100.000 euro: 6 per cento»;

     c) dopo il comma 49 è inserito il seguente:

«49-bis. Se il beneficiario dei trasferimenti di cui ai commi 48 e 49 è una persona portatrice di handicap riconosciuto grave ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, l’imposta si applica esclusivamente sulla parte del valore della quota o del legato che supera l’ammontare di 1.500.000 euro».

 

78.

4-sexies. Al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta sulle successioni e donazioni, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

     a) all’articolo 3, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«4-ter. I trasferimenti, effettuati anche tramite i patti di famiglia di cui agli articoli 768-bis e seguenti del codice civile a favore dei discendenti, di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni non sono soggetti all’imposta. In caso di quote sociali e azioni di soggetti di cui all’articolo 73, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, il beneficio spetta limitatamente alle partecipazioni mediante le quali è acquisito o integrato il controllo ai sensi dell’articolo 2359, primo comma, numero 1), del codice civile. Il beneficio si applica a condizione che gli aventi causa proseguano l’esercizio dell’attività d’impresa o detengano il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento, rendendo, contestualmente alla presentazione della dichiarazione di successione o all’atto di donazione, apposita dichiarazione in tal senso. Il mancato rispetto della condizione di cui al periodo precedente comporta la decadenza dal beneficio, il pagamento dell’imposta in misura ordinaria, della sanzione amministrativa prevista dall’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e degli interessi di mora decorrenti dalla data in cui l’imposta medesima avrebbe dovuto essere pagata.»;

b) all’articolo 8, dopo il comma 1, è inserito il seguente:

«1-bis. Resta comunque ferma l’esclusione dell’avviamento nella determinazione della base imponibile delle aziende, delle azioni, delle quote sociali.»;

     c) all’articolo 31, comma 1, le parole: «sei mesi» sono sostituite dalle seguenti: «dodici mesi».

 

79.

4-septies. Le disposizioni di cui ai commi 77 e 78si applicano alle successioni apertesi a decorrere dal 3 ottobre 2006, nonché agli atti pubblici formati, agli atti a titolo gratuito fatti, alle scritture private autenticate e alle scritture private non autenticate presentate per la registrazione a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.

 

80.

5. L’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, è sostituito dal seguente:

«Art. 3. – (Modi di pagamento). – 1. L’imposta di bollo si corrisponde secondo le indicazioni della tariffa allegata:

     a) mediante pagamento dell’imposta ad intermediario convenzionato con l’Agenzia delle entrate, il quale rilascia, con modalità telematiche, apposito contrassegno;

     b) in modo virtuale, mediante pagamento dell’imposta all’ufficio dell’Agenzia delle entrate o ad altri uffici autorizzati o mediante versamento in conto corrente postale.

2. Le frazioni degli importi dell’imposta di bollo dovuta in misura proporzionale sono arrotondate ad euro 0,10 per difetto o per eccesso a seconda che si tratti rispettivamente di frazioni fino ad euro 0,05 o superiori ad euro 0,05.

3. In ogni caso l’imposta è dovuta nella misura minima di euro 1,00, ad eccezione delle cambiali e dei vaglia cambiari di cui, rispettivamente, all’articolo 6, numero 1, lettere a) e b), e numero 2, della tariffa – Allegato A – annessa al presente decreto, per i quali l’imposta minima è stabilita in euro 0,50».

Modalità di pagamento dell’imposta di bollo.

81.

6. All’articolo 39, comma 13, alinea, primo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, dopo le parole: «somme giocate» sono inserite le seguenti: «, dovuto dal soggetto al quale l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha rilasciato il nulla osta di cui all’articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni. A decorrere dal 26 luglio 2004 il soggetto passivo d’imposta è identificato nell’ambito dei concessionari individuati ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, ove in possesso di tale nulla osta rilasciato dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. I titolari di nulla osta rilasciati antecedentemente al 26 luglio 2004 sono soggetti passivi d’imposta fino alla data di rilascio dei nulla osta sostitutivi a favore dei concessionari di rete o fino alla data della revoca del nulla osta stesso».

Regime tributario degli apparecchi da intrattenimento

82.

7. All’articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il comma 13-bis è sostituito dal seguente:

«13-bis. Il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d’imposta, con riferimento a ciascun anno solare, mediante versamenti periodici relativi ai singoli periodi contabili e mediante un versamento annuale a saldo. Con provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono individuati:

     a) i periodi contabili in cui è suddiviso l’anno solare;

     b) le modalità di calcolo del prelievo erariale unico dovuto per ciascun periodo contabile e per ciascun anno solare;

c) i termini e le modalità con cui i soggetti passivi d’imposta effettuano i versamenti periodici e il versamento annuale a saldo;

     d) le modalità per l’utilizzo in compensazione del credito derivante dall’eventuale eccedenza dei versamenti periodici rispetto al prelievo erariale unico dovuto per l’intero anno solare;

     e) i termini e le modalità con cui i concessionari di rete, individuati ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, comunicano, tramite la rete telematica prevista dallo stesso comma 4 dell’articolo 14-bis, i dati relativi alle somme giocate nonché gli altri dati relativi agli apparecchi da intrattenimento di cui all’articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, da utilizzare per la determinazione del prelievo erariale unico dovuto;

     f) le modalità con cui l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato può concedere su istanza dei soggetti passivi d’imposta la rateizzazione delle somme dovute nelle ipotesi in cui questi ultimi si trovino in temporanea situazione di difficoltà».

 

83.

8. Fino alla emanazione dei provvedimenti indicati nel comma 13-bis dell’articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, come sostituito dal comma 82 del presente articolo, il prelievo erariale unico è assolto dai soggetti passivi d’imposta con le modalità e nei termini stabiliti nei decreti del direttore generale dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato 8 aprile 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 13 aprile 2004, e 14 luglio 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 26 luglio 2004, e successive modificazioni.

 

84.

9. Dopo l’articolo 39 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono inseriti i seguenti:

«Art. 39-bis. – (Liquidazione del prelievo erariale unico e controllo dei versamenti). – 1. Per gli apparecchi previsti all’articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, avvalendosi di procedure automatizzate, procede, entro il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico, alla liquidazione dell’imposta dovuta per i periodi contabili e per l’anno solare sulla base dei dati correttamente trasmessi dai concessionari in applicazione dell’articolo 39, comma 13-bis, lettera e), ed al controllo della tempestività e della rispondenza rispetto al prelievo erariale unico dovuto dei versamenti effettuati dai concessionari stessi.

2. Nel caso in cui risultino omessi, carenti o intempestivi i versamenti dovuti, l’esito del controllo automatizzato è comunicato al concessionario di rete per evitare la reiterazione di errori. Il concessionario di rete che rilevi eventuali dati o elementi non considerati o valutati erroneamente nel controllo dei versamenti, può fornire i chiarimenti necessari all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato entro i trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione.

3. Con decreti del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di effettuazione della liquidazione del prelievo erariale unico e del controllo dei relativi versamenti, di cui al comma 1.

Art. 39-ter. – (Riscossione delle somme dovute a titolo di prelievo erariale unico a seguito dei controlli automatici). – 1. Le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell’articolo 39-bis, risultano dovute a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni per ritardato od omesso versamento, sono iscritte direttamente nei ruoli, resi esecutivi a titolo definitivo nel termine di decadenza fissato al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico. Per la determinazione del contenuto del ruolo, delle procedure, delle modalità della sua formazione e dei tempi di consegna, si applica il regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 3 settembre 1999, n. 321.

2. Le cartelle di pagamento recanti i ruoli di cui al comma 1 sono notificate, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello per il quale è dovuto il prelievo erariale unico.

3. L’iscrizione a ruolo non è eseguita, in tutto o in parte, se il concessionario di rete provvede a pagare, con le modalità indicate nell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, le somme dovute entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione prevista dal comma 2 dell’articolo 39-bis ovvero della comunicazione definitiva contenente la rideterminazione, in sede di autotutela, delle somme dovute, a seguito dei chiarimenti forniti dallo stesso concessionario di rete. In questi casi, l’ammontare della sanzione amministrativa per tardivo od omesso versamento è ridotto ad un sesto e gli interessi sono dovuti fino all’ultimo giorno del mese antecedente a quello dell’elaborazione della comunicazione.

4. Qualora il concessionario di rete non provveda a pagare, entro i termini di scadenza, i ruoli di cui al comma 1, l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procede alla riscossione delle somme dovute anche tramite escussione delle garanzie presentate dal concessionario di rete ai sensi della convenzione di concessione. In tal caso l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato comunica al concessionario della riscossione l’importo del credito per imposta, sanzioni e interessi che è stato estinto tramite l’escussione delle garanzie e il concessionario della riscossione procede alla riscossione coattiva dell’eventuale credito residuo secondo le disposizioni di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e successive modificazioni.

Art. 39-quater. – (Accertamento e controlli in materia di prelievo erariale unico). – 1. Gli uffici dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell’adempimento dei loro compiti si avvalgono delle attribuzioni e dei poteri indicati nell’articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni. Per l’esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche si applicano le disposizioni dell’articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni.

2. Il prelievo erariale unico è dovuto anche sulle somme giocate tramite apparecchi e congegni che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d’azzardo, privi del nulla osta di cui all’articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, nonché tramite apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo. Per gli apparecchi e congegni privi del nulla osta il prelievo erariale unico, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dal soggetto che ha provveduto alla loro installazione. È responsabile in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative il possessore dei locali in cui sono installati gli apparecchi e congegni privi del nulla osta. Per gli apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui all’articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, il maggiore prelievo erariale unico accertato rispetto a quello calcolato sulla base dei dati di funzionamento trasmessi tramite la rete telematica prevista dal comma 4 dell’articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, e successive modificazioni, gli interessi e le sanzioni amministrative sono dovuti dai soggetti che hanno commesso l’illecito o, nel caso in cui non sia possibile la loro identificazione, dal concessionario di rete a cui è stato rilasciato il nulla osta. Sono responsabili in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative relativi agli apparecchi e congegni di cui al quarto periodo, il soggetto che ha provveduto alla loro installazione, il possessore dei locali in cui sono installati e il concessionario di rete titolare del relativo nulla osta, qualora non siano già debitori di tali somme a titolo principale.

3. Gli uffici dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato procedono all’accertamento della base imponibile e del prelievo erariale unico dovuto per gli apparecchi e congegni di cui al comma 2 mediante la lettura dei dati relativi alle somme giocate memorizzati dagli stessi apparecchi e congegni. In presenza di apparecchi e congegni per i quali i dati relativi alle somme giocate non siano memorizzati o leggibili, risultino memorizzati in modo non corretto o siano stati alterati, gli uffici dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato determinano induttivamente l’ammontare delle somme giocate sulla base dell’importo forfetario giornaliero definito con decreti del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.

4. Gli avvisi relativi agli accertamenti di cui ai commi 2 e 3 sono notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui sono state giocate, tramite gli apparecchi e congegni indicati negli stessi commi 2 e 3, le somme su cui è calcolato il prelievo erariale unico.

Art. 39-quinquies. – (Sanzioni in materia di prelievo erariale unico). – 1. La sanzione prevista nell’articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni, si applica anche alle violazioni, indicate nello stesso comma 1, relative al prelievo erariale unico.

2. Nelle ipotesi di apparecchi che erogano vincite in denaro o le cui caratteristiche consentono il gioco d’azzardo, privi del nulla osta di cui all’articolo 38, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, e nelle ipotesi di apparecchi e congegni muniti del nulla osta di cui al predetto articolo 38, comma 5, il cui esercizio sia qualificabile come illecito civile, penale o amministrativo, si applica la sanzione amministrativa dal 120 al 240 per cento dell’ammontare del prelievo erariale unico dovuto, con un minimo di euro 1.000.

3. Se sono omesse o sono effettuate con dati incompleti o non veritieri le comunicazioni cui sono tenuti i concessionari di rete ai sensi del comma 13-bis, lettera e), dell’articolo 39 del presente decreto, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 ad euro 8.000.

Art. 39-sexies. – (Responsabilità solidale dei terzi incaricati della raccolta delle somme giocate). – 1. I terzi incaricati della raccolta di cui all’articolo 1, comma 533, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono solidalmente responsabili con i concessionari di rete per il versamento del prelievo erariale unico dovuto con riferimento alle somme giocate che i suddetti terzi hanno raccolto, nonché per i relativi interessi e sanzioni.

2. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definite le modalità di accertamento e di contestazione della responsabilità solidale di cui al comma 1.

Art. 39-septies. – (Disposizioni transitorie). – 1. Per le somme che, a seguito dei controlli automatici effettuati ai sensi del comma 1 dell’articolo 39-bis, risultano dovute per gli anni 2004 e 2005 a titolo di prelievo erariale unico, nonché di interessi e di sanzioni, i termini di cui ai commi 1 e 2 dell’articolo 39-ter, previsti a pena di decadenza per rendere esecutivi i ruoli e per la notifica delle relative cartelle di pagamento, sono rispettivamente fissati al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010.

2. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono definiti i dati relativi alle annualità di cui al comma 1 che i concessionari di rete devono comunicare all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nonché i relativi termini e modalità di trasmissione».

 

85.

9-bis. All’articolo 110, comma 5, del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, dopo le parole: «escluse le macchine vidimatrici per i giochi gestiti dallo Stato» sono aggiunte le seguenti: «e gli apparecchi di cui al comma 6».

 

86.

9-ter. All’articolo 110 del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, il comma 9 è sostituito dal seguente:

«9. In materia di apparecchi e congegni da intrattenimento di cui ai commi 6 e 7, si applicano le seguenti sanzioni:

     a) chiunque produce od importa, per destinarli all’uso sul territorio nazionale, apparecchi e congegni di cui ai commi 6 e 7 non rispondenti alle caratteristiche ed alle prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 6.000 euro per ciascun apparecchio;

     b) chiunque produce od importa, per destinarli all’uso sul territorio nazionale, apparecchi e congegni di cui ai commi 6 e 7 sprovvisti dei titoli autorizzatori previsti dalle disposizioni vigenti, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio;

c) chiunque sul territorio nazionale distribuisce od installa o comunque consente l’uso in luoghi pubblici od aperti al pubblico od in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi o congegni non rispondenti alle caratteristiche ed alle prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 6.000 euro per ciascun apparecchio. La stessa sanzione si applica nei confronti di chiunque, consentendo l’uso in luoghi pubblici od aperti al pubblico o in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi e congegni conformi alle caratteristiche e prescrizioni indicate nei commi 6 o 7 e nelle disposizioni di legge ed amministrative attuative di detti commi, corrisponde a fronte delle vincite premi in danaro o di altra specie, diversi da quelli ammessi;

     d) chiunque, sul territorio nazionale, distribuisce od installa o comunque consente l’uso in luoghi pubblici o aperti al pubblico o in circoli ed associazioni di qualunque specie di apparecchi e congegni per i quali non siano stati rilasciati i titoli autorizzatori previsti dalle disposizioni vigenti, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio;

     e) nei casi di reiterazione di una delle violazioni di cui alle lettere a), b), c) e d), è preclusa all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato la possibilità di rilasciare all’autore delle violazioni titoli autorizzatori concernenti la distribuzione e l’installazione di apparecchi di cui al comma 6 ovvero la distribuzione e l’installazione di apparecchi di cui al comma 7, per un periodo di cinque anni;

     f) nei casi in cui i titoli autorizzatori per gli apparecchi o i congegni non siano apposti su ogni apparecchio, si applica la sanzione amministrativa da 500 a 3.000 euro per ciascun apparecchio».

Modifica alla disciplina delle sanzioni in materia di apparecchi e congegni da intrattenimento

87.

9-quater. È istituito, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, un nuovo concorso pronostici su base ippica, nel rispetto dei seguenti criteri:

     a) formula di gioco caratterizzata dalla possibilità di garantire elevati premi ai giocatori;

     b) assegnazione del 50 per cento della posta di gioco a montepremi, del 5,71 per cento alle attività di gestione, dell’8 per cento come compenso per l’attività dei punti di vendita, del 25 per cento come entrate erariali sotto forma di imposta unica e dell’11,29 per cento a favore dell’UNIRE;

     c) raccolta del concorso pronostici da parte dei concessionari di cui all’articolo 38, commi 2 e 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, delle agenzie di scommessa, nonché negli ippodromi.

Istituzione di un nuovo concorso pronostici su base ippica

88.

9-quinquies. Il Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato introduce con uno o più provvedimenti scommesse a quota fissa e a totalizzatore su simulazioni di eventi, nel rispetto dei seguenti criteri:

     a) raccolta delle scommesse da parte dei concessionari di cui all’articolo 38, commi 2 e 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e delle agenzie di scommessa;

     b) organizzazione e gestione del palinsesto delle scommesse affidata all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato;

     c) esiti delle simulazioni sugli eventi determinati in modo principale dal caso;

     d) per le scommesse a quota fissa, applicazione delle aliquote d’imposta previste all’articolo 38, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

     e) per le scommesse a totalizzatore, applicazione di una imposta del 12 per cento e di un montepremi non inferiore al 75 per cento della posta di gioco.

Introduzione di scom­messe a quota fissa e a totalizzatore su simula­zioni di eventi

89.

9-sexies. Il Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato stabilisce con propri provvedimenti, ogni qual volta ritenuto necessario ai fini dell’equilibrio complessivo dell’offerta, le innovazioni da apportare al gioco del Lotto aventi ad oggetto, in particolare:

     a) la rimodulazione delle sorti del Lotto e dei premi delle relative combinazioni;

     b) la rimodulazione o la sostituzione dei giochi opzionali e complementari al Lotto, introdotti dall’articolo 11-quinquiesdecies, comma 4, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;

     c) l’introduzione di ulteriori forme di gioco ispirate ai meccanismi di gioco del Lotto, anche prevedendo modalità di fruizione distinte da quelle attuali, al fine di ampliare l’offerta di giochi numerici a quota fissa.

Modalità di innova­zioni da apportare al gioco del Lotto

90.

9-septies. Con provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono stabilite, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le modalità di affidamento in concessione della gestione dei giochi numerici a totalizzatore nazionale, nel rispetto dei seguenti criteri:

     a) aggiudicazione, in base al criterio dell’offerta economicamente più conveniente, della concessione ad un soggetto da individuare a seguito di procedura di selezione aperta ai più qualificati operatori italiani ed esteri, secondo i princìpi e le regole previste in materia dalla normativa nazionale e comunitaria, evitando comunque il determinarsi di posizioni dominanti sul mercato nazionale del gioco;

b) inclusione, tra i giochi numerici a totalizzatore nazionale da affidare con procedura di selezione, dell’Enalotto, dei suoi giochi complementari ed opzionali e delle relative forme di partecipazione a distanza, nonché di ogni ulteriore gioco numerico basato su un unico totalizzatore a livello nazionale;

     c) revisione del regolamento e della formula di gioco dell’Enalotto e previsione di nuovi giochi numerici a totalizzatore nazionale, anche al fine di assicurare il costante allineamento dell’offerta del gioco all’evoluzione della domanda dei consumatori;

     d) assicurazione del costante miglioramento degli attuali livelli di servizio al pubblico dei giochi a totalizzatore nazionale, al fine di preservare i preminenti interessi pubblici connessi al loro regolare ed ininterrotto svolgimento, anche con l’apporto dei punti di vendita titolari di contratti con concessionari per la commercializzazione di tali giochi;

     e) coerenza della soluzione concessoria individuata con la finalità di progressiva costituzione della rete unitaria dei giochi pubblici, anche attraverso la devoluzione allo Stato, alla scadenza della concessione, di una rete di almeno 15.000 punti di vendita non coincidenti con quelli dei concessionari della raccolta del gioco del Lotto.

modalità di affida­mento in concessione della gestione dei giochi numerici a totalizzatore nazionale

91.

9-octies. Al fine di garantire la continuità di esercizio del gioco Enalotto e del suo gioco opzionale, nonché la tutela dei preminenti interessi pubblici connessi, nelle more dell’operatività della nuova concessione, da affidare a seguito della prevista procedura di selezione, la gestione del gioco continua ad essere assicurata dall’attuale concessionario, fino al 30 giugno 2007. Con provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, il termine può essere prorogato una sola volta, per un uguale periodo, esclusivamente nel caso in cui tale misura si renda necessaria in relazione agli esiti della procedura di selezione.

Proroga concessione del gioco Enalotto e del suo gioco opzionale

92.

9-nonies. I proventi derivanti dalle procedure di selezione di cui all’articolo 38, commi 2 e 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono versati all’entrata del bilancio dello Stato comunque entro il 28 febbraio 2007.

 

93.

9-decies Al comma 1 , lettera b), dell’articolo 38 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni e integrazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole "somma giocata;" sono aggiunte le seguenti: " i giochi di carte di qualsiasi tipo, qualora siano organizzati sotto forma di torneo e nel caso in cui la posta di gioco sia costituita esclusivamente dalla sola quota di iscrizione, sono considerati giochi di abilità;".

 

94.

10. In deroga a quanto previsto dall’articolo 1 della legge 23 luglio 1980, n. 384, e successive modificazioni, ai delegati della gestione dimessi, salvo che per inadempienza contrattuale, in conseguenza del processo di privatizzazione e ristrutturazione dei servizi di distribuzione dei generi di monopolio è consentito ottenere la diretta assegnazione di una rivendita di generi di monopolio su istanza da presentare all’ufficio regionale dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato competente per territorio, con l’osservanza delle disposizioni relative alle distanze e ai parametri di redditività previsti per le istituzioni di rivendite ordinarie e previo versamento forfetario della somma di 12.000 euro rateizzabili in tre anni. Le rivendite assegnate non sono soggette al triennio di esperimento previsto dal quinto comma dell’articolo 21 della legge 22 dicembre 1957, n. 1293.

Assegnazione diretta di rivendite di generi di monopolio.

95.

11. Le disposizioni di cui al comma 94 hanno effetto per la durata di due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

 

96.

11-bis. I soggetti che, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 22 febbraio 1999, n. 67, sono stati autorizzati o richiedono l’autorizzazione all’istituzione e gestione di depositi fiscali di tabacchi lavorati devono dimostrare il possesso dei locali adibiti a deposito per un periodo di almeno nove anni dalla data di entrata in vigore della presente legge o, per le nuove autorizzazioni, dalla data della richiesta. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge sono stabilite le modalità di attuazione del presente comma.

Disciplina dell’autorizza­zione alla gestione di depositi fiscali di tabacchi lavorati

97.

11-ter. I delegati alla gestione dei depositi fiscali locali di tabacchi, se in possesso dei requisiti previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 22 febbraio 1999, n. 67, possono esercitare, anche in forma societaria o consortile, l’attività di depositi fiscali nelle superfici dei locali in loro possesso e ospitanti i depositi di cui sono delegati alla gestione a prescindere dall’effettiva disponibilità, al momento della domanda, dei tabacchi che intendono distribuire, con autorizzazioni concesse con la stessa planimetria e con un distinto codice di accisa rispetto alle autorizzazioni in essere, considerando le capacità di stoccaggio dei nuovi depositi come aggiuntive a quelle già determinate e disponendo l’obbligo di contraddistinguere opportunamente i tabacchi detenuti al fine di evitare commistioni, secondo modalità da stabilire entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge con decreto del direttore generale dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.

 

98.

12. All’articolo 4, comma 4, primo periodo, del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, le parole: «nei sette anni successivi» sono sostituite dalle seguenti: «nei nove anni successivi».

Differimento del termine entro il quale gli ex dipendenti AAMS transitati all’ETI possono chiedere di rientrare nell’AAMS.

99.

13. I termini di cui all’articolo 14-quater, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, sono fissati, rispettivamente, al 31 dicembre 2008 e al 31 dicembre 2009 per l’anno 2004 e al 31 dicembre 2009 e al 31 dicembre 2010 per l’anno 2005.

Differimento del termine per l’iscrizione a ruolo dell’imposta sugli spettacoli.

100.

14. All’articolo 1, comma 485, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e a 1.000 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «, a 1.000 milioni di euro per l’anno 2006 ed a 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2007».

Autorizzazione ad AAMS ad aumentare l’aliquota di accisa sui tabacchi lavorati

101.

15. A decorrere dall’anno 2008, nella dichiarazione dei redditi presentata dai contribuenti diversi da quelli di cui al comma 102, per ciascun fabbricato è specificato:

    a) oltre all’indirizzo, l’identificativo dell’immobile stesso costituito dal codice del comune, dal foglio, dalla sezione, dalla particella e dal subalterno. Tali dati sono indicati nelle dichiarazioni da presentare negli anni successivi unicamente in caso di variazione relativa anche a solo uno di essi;

b) l’importo dell’imposta comunale sugli immobili pagata nell’anno precedente.

Dati catastali da indi­care nella dichia­razione (em. 5.33)

102.

16. La dichiarazione dei redditi presentata dai soggetti di cui all’articolo 73, comma 1, lettere a) e b), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, in relazione ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2007, contiene tutte le indicazioni utili ai fini del trattamento dell’imposta comunale sugli immobili. Tali indicazioni sono riportate nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2007, solo in caso di variazione relativa anche a solo una di esse. Con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell’Agenzia delle entrate, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono definiti gli elementi, i termini e le modalità per l’attuazione delle disposizioni di cui al periodo precedente ed al comma 101.

 

103.

17. In sede di controllo delle dichiarazioni effettuato ai sensi dell’articolo 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, si verifica il versamento dell’imposta comunale sugli immobili relativo a ciascun fabbricato, nell’anno precedente. L’esito del controllo è trasmesso ai comuni competenti.

Controllo dei versamenti ICI in sede di liquidazione delle dichiarazioni dei redditi

104.

18. Nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell’anno 2007, nel quadro relativo ai fabbricati, per ogni immobile deve essere indicato l’importo dell’imposta comunale sugli immobili dovuta per l’anno precedente.

Indicazione dei versa­menti ICI nella dichiarazione dei redditi

105.

19. I comuni trasmettono annualmente all’Agenzia del territorio, per via telematica, i dati risultanti dalla esecuzione dei controlli previsti dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, in materia di imposta comunale sugli immobili, ove discordanti da quelli catastali, secondo modalità e nei termini stabiliti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, sentita l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI).

Obbligo per i comuni di comunicare all’Agenzia del territorio discordanze tra dati ICI e dati catastali

106.

20. I soggetti che gestiscono, anche in regime di concessione, il servizio di smaltimento dei rifiuti urbani comunicano annualmente per via telematica all’Agenzia delle entrate, relativamente agli immobili insistenti sul territorio comunale per i quali il servizio è istituito, i dati acquisiti nell’ambito dell’attività di gestione che abbiano rilevanza ai fini delle imposte sui redditi.

Obbligo per i concessionari del servizio smaltimento rifiuti di comunicare all’Agenzia delle entrate gli immobili per i quali il servizio è istituito.

107.

21. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, sono approvati il modello di comunicazione dei dati e le relative specifiche tecniche di trasmissione.

 

108.

22. Per l’omessa, incompleta o infedele comunicazione di cui al comma 106 si applicano le disposizioni previste dall’articolo 11 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, e successive modificazioni.

 

109.

1. All’articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, sono apportate le seguenti modifiche:

    a) al comma 1, primo periodo, le parole: «, salvo prova contraria,» sono soppresse;

b) al comma 1, lettera a), le parole: «beni indicati nell’articolo 85, comma 1, lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche se costituiscono immobilizzazioni finanziarie» sono sostituite dalle seguenti: «beni indicati nell’articolo 85, comma 1, lettere c), d) ed e), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e delle quote di partecipazione nelle società commerciali di cui all’articolo 5 del medesimo testo unico, anche se i predetti beni e partecipazioni costituiscono immobilizzazioni finanziarie»;

    c) al comma 1, lettera b), dopo le parole: «locazione finanziaria;» sono aggiunte le seguenti: «per gli immobili classificati nella categoria catastale A/10, la predetta percentuale è ridotta al 5 per cento; per gli immobili a destinazione abitativa acquisiti o rivalutati nell’esercizio e nei due precedenti, la percentuale è ulteriormente ridotta al 4 per cento»;

    d) al medesimo comma 1, ultimo periodo, le parole: «4) alle società ed enti i cui titoli sono negoziati in mercati regolamentati italiani» sono sostituite dalle seguenti: «4) alle società ed enti che controllano società ed enti i cui titoli sono negoziati in mercati regolamentati italiani ed esteri, nonché alle stesse società ed enti quotati ed alle società da essi controllate, anche indirettamente»;

    e) al comma 2, secondo periodo, le parole: «l’articolo 76» sono sostituite dalle seguenti: «l’articolo 110»;

    f) al comma 3, lettera b), dopo le parole: «locazione finanziaria;» sono aggiunte le seguenti: «per le immobilizzazioni costituite da beni immobili a destinazione abitativa acquisiti o rivalutati nell’esercizio e nei due precedenti la predetta percentuale è ridotta al 3 per cento»;

g) dopo il comma 3 è inserito il seguente:

«3-bis. Fermo l’ordinario potere di accertamento, ai fini dell’imposta regionale sulle attività produttive per le società e per gli enti non operativi indicati nel comma 1 si presume che il valore della produzione netta non sia inferiore al reddito minimo determinato ai sensi del comma 3 aumentato delle retribuzioni sostenute per il personale dipendente, dei compensi spettanti ai collaboratori coordinati e continuativi, di quelli per prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente e degli interessi passivi»;

h) al comma 4-bis, le parole: «di carattere straordinario» sono soppresse.

Art. 5-bis

Società di comodo (em. 5.0.1)

110.

2. Le disposizioni di cui al comma 109, lettera b), se più favorevoli ai contribuenti, e quelle di cui alle lettere c), d) e f) si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. I trasferimenti erariali alle regioni sono ridotti in misura pari al gettito derivante dalla disposizione di cui al comma 109, lettera g).

 

111.

3. Le società considerate non operative nel periodo di imposta in corso alla data del 4 luglio 2006, nonché quelle che a tale data si trovavano nel primo periodo di imposta e che, entro il 31 maggio 2007, deliberano lo scioglimento ovvero la trasformazione in società semplice e richiedono la cancellazione dal registro delle imprese a norma degli articoli 2312 e 2495 del codice civile entro un anno dalla delibera di scioglimento o trasformazione, sono assoggettate alla disciplina prevista dai da 112 a 118 a condizione che tutti i soci siano persone fisiche e che risultino iscritti nel libro dei soci, ove previsto, alla data di entrata in vigore della presente legge ovvero che vengano iscritti entro trenta giorni dalla medesima data, in forza di titolo di trasferimento avente data certa anteriore al 1º novembre 2006.

 

112.

4. Sul reddito di impresa del periodo compreso tra l’inizio e la chiusura della liquidazione, determinato ai sensi dell’articolo 182 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, o, nel caso di trasformazione, sulla differenza tra il valore normale dei beni posseduti all’atto della trasformazione ed il loro valore fiscalmente riconosciuto, si applica un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive nella misura del 25 per cento; le perdite di esercizi precedenti non sono ammesse in deduzione. Le riserve e i fondi in sospensione di imposta sono assoggettati alla medesima imposta sostitutiva; per i saldi attivi di rivalutazione, l’imposta sostitutiva è stabilita nella misura del 10 per cento e non spetta il credito di imposta, previsto dalle rispettive leggi di rivalutazione, nell’ipotesi di attribuzione ai soci del saldo attivo di rivalutazione.

 

113.

5. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 47, comma 7, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, riguardante la qualificazione come utili delle somme e dei beni ricevuti dai soci in caso di recesso, di riduzione di capitale esuberante e di liquidazione, le somme o il valore normale dei beni assegnati ai soci sono diminuiti degli importi assoggettati all’imposta sostitutiva di cui al comma 112 da parte della società, al netto dell’imposta sostitutiva stessa. Detti importi non costituiscono redditi per i soci. Il costo fiscalmente riconosciuto delle azioni o quote possedute dai soci delle società trasformate va aumentato della differenza assoggettata ad imposta sostitutiva.

 

114.

6. Ai fini delle imposte sui redditi, le cessioni a titolo oneroso e gli atti di assegnazione ai soci, anche di singoli beni, anche se di diversa natura, posti in essere dalle società di cui al comma 111 successivamente alla delibera di scioglimento, si considerano effettuati ad un valore non inferiore al valore normale dei beni ceduti o assegnati. Per gli immobili, su richiesta del contribuente e nel rispetto delle condizioni prescritte, il valore normale è quello risultante dall’applicazione dei moltiplicatori stabiliti dalle singole leggi di imposta alle rendite catastali ovvero a quella stabilita ai sensi dell’articolo 12 del decreto-legge 14 marzo 1988, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, n. 154, riguardante la procedura per l’attribuzione della rendita catastale.

 

115.

7. L’applicazione della disciplina prevista dai commi da 111 a 114 deve essere richiesta, a pena di decadenza, nella dichiarazione dei redditi del periodo di imposta anteriore allo scioglimento o alla trasformazione; per il medesimo periodo di imposta, alle società che si avvalgono della predetta disciplina non si applicano le disposizioni dell’articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e successive modificazioni.

 

116.

8. Le assegnazioni ai soci sono soggette all’imposta di registro nella misura dell’1 per cento e non sono considerate cessioni agli effetti dell’imposta sul valore aggiunto. Nel caso in cui le assegnazioni abbiano ad oggetto beni immobili, le imposte ipotecaria e catastale sono applicabili in misura fissa per ciascun tributo; in tali ipotesi la base imponibile non può essere inferiore a quella risultante dall’applicazione dei moltiplicatori stabiliti dalle singole leggi di imposta alle rendite catastali ovvero a quella stabilita ai sensi dell’articolo 12 del decreto-legge 14 marzo 1988, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, n. 154, su richiesta del contribuente e nel rispetto delle condizioni prescritte. Per le assegnazioni di beni la cui base imponibile non è determinabile con i predetti criteri, si applicano le disposizioni contenute negli articoli 50, 51 e 52 del testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, riguardanti la determinazione della base imponibile di atti e operazioni concernenti società, enti, consorzi, associazioni e altre organizzazioni commerciali e agricole, e le imposte sono dovute nelle misure precedentemente indicate. L’applicazione del presente comma deve essere richiesta, a pena di decadenza, nell’atto di assegnazione ai soci.

 

117.

9. Per la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, le sanzioni e il contenzioso si applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi.

 

118.

10. Entro trenta giorni dall’avvenuta assegnazione degli immobili, gli assegnatari sono obbligati a presentare apposita denuncia di accatastamento o di revisione dello stesso, conformemente alla procedura docfa, contenente eventuali atti di aggiornamento redatti ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701.

 

119.

1. A partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data del 30 giugno 2007, le società per azioni residenti nel territorio dello Stato svolgenti in via prevalente l’attività di locazione immobiliare, i cui titoli di partecipazione siano negoziati in mercati regolamentati italiani, nelle quali nessun socio possieda direttamente o indirettamente più del 51 per cento dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria e più del 51 per cento dei diritti di partecipazione agli utili ed almeno il 35 per cento delle azioni sia detenuto da soci che non possiedano direttamente o indirettamente più dell’1 per cento dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria e più dell’1 per cento dei diritti di partecipazione agli utili, possono avvalersi del regime speciale opzionale civile e fiscale disciplinato dalle disposizioni dei commi da 119 a 141 e dalle relative norme di attuazione che saranno stabilite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare ai sensi del comma 141 entro il 30 aprile 2007.

Art. 5-ter SIIQ (em. 5.0.2)

120.

2. L’opzione per il regime speciale è esercitata entro il termine del periodo d’imposta anteriore a quello dal quale il contribuente intende avvalersene, con le modalità che saranno stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate. L’opzione è irrevocabile e comporta per la società l’assunzione della qualifica di «Società di investimento immobiliare quotata» (SIIQ) che deve essere indicata nella denominazione sociale, anche nella forma abbreviata, nonché in tutti i documenti della società stessa.

 

121.

3. L’attività di locazione immobiliare si considera svolta in via prevalente se gli immobili posseduti a titolo di proprietà o di altro diritto reale ad essa destinati rappresentano almeno l’80 per cento dell’attivo patrimoniale e se, in ciascun esercizio, i ricavi da essa provenienti rappresentano almeno l’80 per cento dei componenti positivi del conto economico. Agli effetti della verifica di detti parametri, assumono rilevanza anche le partecipazioni costituenti immobilizzazioni finanziarie ai sensi dell’articolo 11, comma 2, del decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 38, detenute in altre SIIQ nonché quelle detenute nelle società che esercitino l’opzione di cui al comma 125 e i relativi dividendi formati, a loro volta, con utili derivanti dall’attività di locazione immobiliare svolta da tali società. In caso di alienazione degli immobili e dei diritti reali su immobili, anche nel caso di loro classificazione tra le attività correnti, ai fini della verifica del parametro reddituale, concorrono a formare i componenti positivi derivanti dallo svolgimento di attività diverse dalla locazione immobiliare soltanto le eventuali plusvalenze realizzate. La società che abbia optato per il regime speciale deve tenere contabilità separate per rilevare i fatti di gestione dell’attività di locazione immobiliare e delle altre attività, dando indicazione, tra le informazioni integrative al bilancio, dei criteri adottati per la ripartizione dei costi e degli altri componenti comuni.

 

122.

4. Fermo restando quanto disposto dal comma 127, la mancata osservanza per due esercizi consecutivi di una delle condizioni di prevalenza indicate nel comma 121 determina la definitiva cessazione dal regime speciale e l’applicazione delle ordinarie regole già a partire dal secondo dei due esercizi considerati.

 

123.

5. L’opzione per il regime speciale comporta l’obbligo, in ciascun esercizio, di distribuire ai soci almeno l’85 per cento dell’utile netto derivante dall’attività di locazione immobiliare e dal possesso delle partecipazioni indicate al comma 121; se l’utile complessivo di esercizio disponibile per la distribuzione è di importo inferiore a quello derivante dall’attività di locazione immobiliare e dal possesso di dette partecipazioni, la percentuale suddetta si applica su tale minore importo.

 

124.

6. Fermo restando quanto disposto dal comma 127, la mancata osservanza dell’obbligo di cui al comma 123 comporta la definitiva cessazione dal regime speciale a decorrere dallo stesso esercizio di formazione degli utili non distribuiti.

 

125.

7. Il regime speciale può essere esteso, in presenza di opzione congiunta, alle società per azioni residenti nel territorio dello Stato non quotate, svolgenti anch’esse attività di locazione immobiliare in via prevalente, secondo la definizione stabilita al comma 121, e in cui una SlIQ, anche congiuntamente ad altre SIIQ, possieda almeno il 95 per cento dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria e il 95 per cento dei diritti di partecipazione agli utili. L’adesione al regime speciale di gruppo comporta, per la società controllata, oltre al rispetto delle disposizioni recate dai commi da 119 a 141, l’obbligo di redigere il bilancio di esercizio in conformità ai principi contabili internazionali.

 

126.

1. L’ingresso nel regime speciale comporta il realizzo a valore normale degli immobili nonché dei diritti reali su immobili destinati alla locazione posseduti dalla società alla data di chiusura dell’ultimo esercizio in regime ordinario. L’importo complessivo delle plusvalenze così realizzate, al netto delle eventuali minusvalenze, è assoggettato a imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle società e dell’imposta regionale sulle attività produttive con l’aliquota del 20 per cento.

Art. 5-quater

SIIQ (em. 5.0.2)

Regime fiscale

127.

2. Il valore normale costituisce il nuovo valore fiscalmente riconosciuto degli immobili e dei diritti reali su immobili di cui al comma 126, rilevando anche agli effetti della verifica del parametro patrimoniale di cui al comma 121, a decorrere dal quarto periodo d’imposta successivo a quello anteriore all’ingresso nel regime speciale. In caso di alienazione degli immobili o dei diritti reali anteriormente a tale termine, ai fini della determinazione del reddito d’impresa e del valore della produzione assoggettati a imposizione ordinaria, si assume come costo fiscale quello riconosciuto prima dell’ingresso nel regime speciale, al netto delle quote di ammortamento calcolate su tale costo e l’imposta sostituiva proporzionalmente imputabile agli immobili o ai diritti reali alienati costituisce credito d’imposta.

 

128.

3. L’imposta sostitutiva deve essere versata in un massimo di cinque rate annuali di pari importo: la prima con scadenza entro il termine previsto per il versamento a saldo dell’imposta sul reddito delle società relativa al periodo d’imposta anteriore a quello dal quale viene acquisita la qualifica di SIIQ; le altre con scadenza entro il termine rispettivamente previsto per il versamento a saldo dell’imposta sul reddito delle società relativa ai periodi d’imposta successivi. Gli importi da versare possono essere compensati ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241. In caso di rateizzazione, sull’importo delle rate successive alla prima si applicano gli interessi, nella misura del tasso di sconto aumentato di un punto percentuale, da versare contestualmente al versamento di ciascuna delle predette rate.

 

129.

4. Possono essere assoggettati ad imposta sostitutiva anche gli immobili destinati alla vendita, ferma restando, in tal caso, l’applicazione del comma 127.

 

130.

5. A scelta della società, in luogo dell’applicazione dell’imposta sostitutiva, l’importo complessivo delle plusvalenze, al netto delle eventuali minusvalenze, calcolate in base al valore normale, può essere incluso nel reddito d’impresa del periodo anteriore a quello di decorrenza del regime speciale ovvero, per quote costanti, nel reddito di detto periodo e in quello dei periodi successivi, ma non oltre il quarto, qualificandosi, in tal caso, interamente come reddito derivante da attività diverse da quella esente.

 

131.

6. Dal periodo d’imposta da cui ha effetto l’opzione per il regime speciale, il reddito d’impresa derivante dall’attività di locazione immobiliare è esente dall’imposta sul reddito delle società e la parte di utile civilistico ad esso corrispondente è assoggettata ad imposizione in capo ai partecipanti secondo le regole stabilite nei commi da 134 a 136. Si comprendono nel reddito esente i dividendi percepiti, provenienti dalle società indicate nel comma 121, formati con utili derivanti dall’attività di locazione immobiliare svolta da tali società. Analoga esenzione si applica anche agli effetti dell’imposta regionale sulle attività produttive, tenendo conto, a tal fine, della parte del valore della produzione attribuibile all’attività di locazione immobiliare. Con il decreto di attuazione previsto dal comma 119, possono essere stabiliti criteri anche forfetari per la determinazione del valore della produzione esente.

 

132.

7. Le quote dei componenti positivi e negativi di reddito sorti in periodi precedenti a quello da cui decorrono gli effetti dell’opzione e delle quali sia stata rinviata la tassazione o la deduzione in conformità alle norme del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 si imputano, per la parte ad esso riferibile, al reddito derivante dall’attività di locazione immobiliare e, per la residua parte, al reddito derivante dalle altre attività eventualmente esercitate. Con il decreto attuativo di cui al comma 119, possono essere previsti criteri anche forfetari per la ripartizione delle suddette quote.

 

133.

8. Le perdite fiscali generatesi nei periodi d’imposta anteriori a quello da cui decorre il regime speciale possono essere utilizzate, secondo le ordinarie regole, in abbattimento della base imponibile dell’imposta sostitutiva d’ingresso di cui ai commi da 126 a 133 e a compensazione dei redditi imponibili derivanti dalle eventuali attività diverse da quella esente.

 

134.

1. Le SIIQ operano, con obbligo di rivalsa, una ritenuta del 20 per cento sugli utili in qualunque forma corrisposti a soggetti diversi da altre SIIQ, derivanti dall’attività di locazione immobiliare nonché dal possesso delle partecipazioni indicate nel comma 121. La misura della ritenuta è ridotta al 15 per cento in relazione alla parte dell’utile di esercizio riferibile a contratti di locazione di immobili ad uso abitativo stipulati ai sensi dell’articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431. La ritenuta è applicata a titolo d’acconto, con conseguente concorso dell’intero importo dei dividendi percepiti alla formazione del reddito imponibile, nei confronti di: a) imprenditori individuali, se le partecipazioni sono relative all’impresa commerciale; b) società in nome collettivo, in accomandita semplice ed equiparate, società ed enti indicati nelle lettere a) e b) del comma 1 dell’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e stabili organizzazioni nel territorio dello Stato delle società e degli enti di cui alla lettera d) del predetto articolo 73, comma 1. La ritenuta è applicata a titolo d’imposta in tutti gli altri casi. La ritenuta non è operata sugli utili corrisposti alle forme di previdenza complementare di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e agli organismi d’investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia e disciplinati dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, nonché su quelli che concorrono a formare il risultato maturato delle gestioni individuali di portafoglio di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461. Le società che abbiano esercitato l’opzione congiunta per il regime speciale di cui al comma 125 operano la ritenuta secondo le regole indicate nei precedenti periodi solo nei confronti dei soci diversi dalla SIIQ controllante e da altre SIIQ.

Art. 5-quinquies

SIIQ (em. 5.0.2)

Regime fiscale dei partecipanti

135.

2. Le partecipazioni detenute nelle società che abbiano optato per il regime speciale non beneficiano comunque dei regimi di esenzione previsti dagli articoli 58, 68, comma 3, e 87 del citato testo unico delle imposte sui redditi.

 

136.

3. Per le riserve di utili formatesi nei periodi d’imposta anteriori a quello da cui decorre l’applicazione del regime speciale, continuano a trovare applicazione, anche agli effetti delle ritenute, le ordinarie regole.

 

137.

1. Le plusvalenze realizzate all’atto del conferimento di immobili e di diritti reali su immobili in società che abbiano optato o che, entro la chiusura del periodo d’imposta del conferente nel corso del quale è effettuato il conferimento, optino per il regime speciale, ivi incluse quelle di cui al comma 125, sono assoggettabili, a scelta del contribuente, alle ordinarie regole di tassazione ovvero ad un’imposta sostituiva delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive con aliquota del 20 per cento; tuttavia, l’applicazione dell’imposta sostitutiva è subordinata al mantenimento, da parte della società conferitaria, della proprietà o di altro diritto reale sugli immobili per almeno tre anni. L’imposta sostitutiva deve essere versata in un massimo di cinque rate annuali di pari importo, la prima delle quali entro il termine previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi relative al periodo d’imposta nel quale avviene il conferimento; si applicano per il resto le disposizioni del 128.

5-sexies

SIIQ (em. 5.0.2)

Conferimenti in SIIQ

138.

2. Agli effetti dell’imposta sul valore aggiunto, i conferimenti alle società che abbiano optato per il regime speciale, ivi incluse quelle di cui al comma 125, costituiti da una pluralità di immobili prevalentemente locati si considerano compresi tra le operazioni di cui all’articolo 2, terzo comma, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni. Gli stessi conferimenti, da chiunque effettuati, sono soggetti, agli effetti delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, ad imposta in misura fissa.

 

139.

3. Ai fini delle imposte ipotecaria e catastale per le cessioni e i conferimenti alle predette società, diversi da quelli del comma 138, trova applicazione la riduzione alla metà di cui all’articolo 35, comma 10-ter, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.

 

140.

4. Le disposizioni del comma 137 si applicano agli apporti ai fondi comuni di investimento immobiliare istituiti ai sensi dell’articolo 37 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Le disposizioni dei commi 137 e 138 si applicano anche ai conferimenti di immobili e di diritti reali su immobili in società per azioni residenti nel territorio dello Stato svolgenti in via prevalente l’attività di locazione immobiliare, i cui titoli di partecipazione siano ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati italiani entro la data di chiusura del periodo d’imposta del conferente nel corso del quale è effettuato il conferimento e sempre che, entro la stessa data, le medesime società optino per il regime speciale.

 

141.

1. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabilite le disposizioni di attuazione della disciplina recata dai commi da 119 a 140. In particolare, il decreto dovrà definire:

a) le regole e le modalità per l’esercizio della vigilanza prudenziale sulle SIIQ da parte delle competenti autorità;

b) i criteri e le modalità di determinazione del valore normale di cui al comma 126;

    c) le condizioni, le modalità ed i criteri di utilizzo delle perdite riportabili a nuovo ai sensi dell’articolo 84 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, formatesi nei periodi d’imposta di vigenza del regime speciale;

    d) i criteri di determinazione del costo fiscalmente riconosciuto delle partecipazioni in SIIQ e nelle società controllate di cui al comma 125;

    e) il regime di consolidamento fiscale della SIIQ con le società da essa controllate di cui al comma 125;

    f) i criteri di individuazione dei valori fiscali dell’attivo e del passivo in caso di fuoriuscita, per qualsiasi motivo, dal regime fiscale speciale;

g) le conseguenze derivanti da operazioni di ristrutturazione aziendale che interessano le SIIQ e le società da queste controllate;

    h) le modalità ed i criteri di utilizzo dei crediti di imposta preesistenti all’opzione;

    i) gli effetti della decadenza dal regime speciale non espressamente disciplinati dagli articoli da 119 a 140 o dai princìpi generali valevoli ai fini delle imposte dirette;

    l) gli obblighi contabili e gli adempimenti formali necessari ai fini dell’applicazione della ritenuta in misura ridotta al 15 per cento di cui al secondo periodo del comma 134.

5-septies

SIIQ (em. 5.0.2)

Disposizioni finali

142.

1. All’articolo 1 del decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360, recante istituzione di una addizionale comunale all’IRPEF, a norma dell’articolo 48, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall’articolo 1, comma 10, della legge 16 giugno 1998, n. 191, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. I comuni, con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, possono disporre la variazione dell’aliquota di compartecipazione dell’addizionale di cui al comma 2 con deliberazione da pubblicare nel sito individuato con decreto del capo del Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell’economia e delle finanze 31 maggio 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 130 del 5 giugno 2002. L’efficacia della deliberazione decorre dalla data di pubblicazione nel predetto sito informatico. La variazione dell’aliquota di compartecipazione dell’addizionale non può eccedere complessivamente 0,8 punti percentuali. La deliberazione può essere adottata dai comuni anche in mancanza dei decreti di cui al comma 2»;

    a-bis) dopo il comma 3 è inserito il seguente:

«3-bis. Con il medesimo regolamento di cui al comma 3 può essere stabilita una soglia di esenzione in ragione del possesso di specifici requisiti reddituali.»;

    b) al comma 4:

    1) le parole: «dei crediti di cui agli articoli 14 e 15» sono sostituite dalle seguenti: «del credito di cui all’articolo 165»;

    2) sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «L’addizionale è dovuta alla provincia e al comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale alla data del 1º gennaio dell’anno cui si riferisce l’addizionale stessa, per le parti spettanti. Il versamento dell’addizionale medesima è effettuato in acconto e a saldo unitamente al saldo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’acconto è stabilito nella misura del 30 per cento dell’addizionale ottenuta applicando le aliquote di cui ai commi 2 e 3 al reddito imponibile dell’anno precedente determinato ai sensi del primo periodo del presente comma. Ai fini della determinazione dell’acconto, l’aliquota di cui al comma 3 è assunta nella misura deliberata per l’anno di riferimento qualora la pubblicazione della delibera sia effettuata non oltre il 15 febbraio del medesimo anno ovvero nella misura vigente nell’anno precedente in caso di pubblicazione successiva al predetto termine»;

    c) il comma 5 è sostituito dal seguente:

«5. Relativamente ai redditi di lavoro dipendente e ai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui agli articoli 49 e 50 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, l’acconto dell’addizionale dovuta è determinato dai sostituti d’imposta di cui agli articoli 23 e 29 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni, e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di nove rate mensili, effettuate a partire dal mese di marzo. Il saldo dell’addizionale dovuta è determinato all’atto delle operazioni di conguaglio e il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di undici rate, a partire dal periodo di paga successivo a quello in cui le stesse sono effettuate e non oltre quello relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre. In caso di cessazione del rapporto di lavoro l’addizionale residua dovuta è prelevata in unica soluzione. L’importo da trattenere e quello trattenuto sono indicati nella certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente e assimilati di cui all’articolo 4, comma 6-ter, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322»;

    d) il comma 6 è abrogato.

Art. 6 (Variazione dell’aliquota di compar­tecipazione dell’addizio­nale comunale all’IRPEF)

Esenzione in base al reddito.

143.

1-bis. A decorrere dall’anno d’imposta 2007, il versamento dell’addizionale comunale all’IRPEF è effettuato direttamente ai comuni di riferimento, attraverso apposito codice tributo assegnato a ciascun comune. A tal fine, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di attuazione del presente comma.

versamento diretto ai Comuni dell’addi­zionale comunale all’IRPEF

144.

2. All’articolo 1, comma 51, primo periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «e 2007» sono soppresse.

 

145.

1. A decorrere dal 1º gennaio 2007, i comuni possono deliberare, con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, l’istituzione di un’imposta di scopo destinata esclusivamente alla parziale copertura delle spese per la realizzazione di opere pubbliche individuate dai comuni nello stesso regolamento tra quelle indicate nel comma 149.

Art. 7.

(Imposta di scopo per la realizzazione di opere pubbliche)

146.

2. Il regolamento che istituisce l’imposta determina:

    a) l’opera pubblica da realizzare;

b) l’ammontare della spesa da finanziare;

    c) l’aliquota di imposta;

    d) l’applicazione di esenzioni, riduzioni o detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti, in relazione all’esistenza di particolari situazioni sociali o reddituali, con particolare riferimento ai soggetti che già godono di esenzioni o di riduzioni ai fini del versamento dell’imposta comunale sugli immobili sulla prima casa e ai soggetti con reddito inferiore a 20.000 euro;

    e) le modalità di versamento degli importi dovuti.

 

147.

3. L’imposta è dovuta, in relazione alla stessa opera pubblica, per un periodo massimo di cinque anni ed è determinata applicando alla base imponibile dell’imposta comunale sugli immobili un’aliquota nella misura massima dello 0,5 per mille.

 

148.

4. Per la disciplina dell’imposta si applicano le disposizioni vigenti in materia di imposta comunale sugli immobili.

 

149.

5. L’imposta può essere istituita per le seguenti opere pubbliche:

    a) opere per il trasporto pubblico urbano;

    b) opere viarie, con l’esclusione della manutenzione straordinaria ed ordinaria delle opere esistenti;

    c) opere particolarmente significative di arredo urbano e di maggior decoro dei luoghi;

    d) opere di risistemazione di aree dedicate a parchi e giardini;

    e) opere di realizzazione di parcheggi pubblici;

    f) opere di restauro;

    g) opere di conservazione dei beni artistici e architettonici;

    h) opere relative a nuovi spazi per eventi e attività culturali, allestimenti museali e biblioteche;

i) opere di realizzazione e manutenzione straordinaria dell’edilizia scolastica.

 

150.

6. Il gettito complessivo dell’imposta non può essere superiore al 30 per cento dell’ammontare della spesa dell’opera pubblica da realizzare.

 

151.

7. Nel caso di mancato inizio dell’opera pubblica entro due anni dalla data prevista dal progetto esecutivo i comuni sono tenuti al rimborso dei versamenti effettuati dai contribuenti entro i due anni successivi.

 

152.

1. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle dogane, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite, sentite l’ANCI e l’Unione delle province d’Italia (UPI), le modalità ed i termini di trasmissione, agli enti locali interessati che ne fanno richiesta, dei dati inerenti l’addizionale comunale e provinciale sull’imposta sull’energia elettrica di cui all’articolo 6 del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 1989, n. 20, e successive modificazioni, desumibili dalla dichiarazione di consumo di cui all’articolo 55 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, presentata dai soggetti tenuti a detto adempimento, nonché le informazioni concernenti le procedure di liquidazione e di accertamento delle suddette addizionali.

Art. 8.

(Disposizioni in materia di imposte provinciali e comunali)

153.

2. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuate le province alle quali può essere assegnata, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la diretta riscossione dell’addizionale sul consumo di energia elettrica concernente i consumi relativi a forniture con potenza impegnata superiore a 200 kW, in deroga alle disposizioni di cui all’articolo 6 del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 1989, n. 20, e successive modificazioni, con priorità per le province confinanti con le province autonome di Trento e di Bolzano, per quelle confinanti con la Confederazione elvetica e per quelle nelle quali oltre il 60 per cento dei comuni ricade nella zona climatica F prevista dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni.

 

154.

 3. All’articolo 56, comma 2, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, la parola: «venti» è sostituita dalla seguente: «trenta».

 

155.

4. Gli enti locali possono presentare istanza motivata al Ministero dell’economia e delle finanze per ottenere un differimento della data di rientro dei debiti contratti in relazione ad eventi straordinari anche mediante rinegoziazione dei mutui in essere. Il Ministero si pronuncia sull’istanza entro i successivi trenta giorni. Dal differimento ovvero dalla rinegoziazione non devono derivare aggravi delle passività totali o, comunque, oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica.

 

156.

5. All’articolo 6, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, la parola: «comune» è sostituita dalle seguenti: «consiglio comunale».

 

157.

1. Dopo l’articolo 20 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

«Art. 20.1. – (Oneri per la rimozione dei manifesti affissi in violazione delle disposizioni vigenti). – 1. Ai fini della salvaguardia degli enti locali, a decorrere dal 1º gennaio 2007, gli oneri derivanti dalla rimozione dei manifesti affissi in violazione delle disposizioni vigenti sono a carico dei soggetti per conto dei quali gli stessi sono stati affissi, salvo prova contraria».

Art. 9

(Disposizioni per la salvaguardia degli equilibri finanziari degli enti locali in materia di pubbliche affissioni)

158.

1. Per la notifica degli atti di accertamento dei tributi locali e di quelli afferenti le procedure esecutive di cui al testo unico delle disposizioni di legge relative alla riscossione delle entrate patrimoniali dello Stato, di cui al regio decreto 14 aprile 1910, n. 639, e successive modificazioni, nonché degli atti di invito al pagamento delle entrate extratributarie dei comuni e delle province, ferme restando le disposizioni vigenti, il dirigente dell’ufficio competente, con provvedimento formale, può nominare uno o più messi notificatori.

Art. 10 (Disposizioni in materia di semplifi­cazione e di manuten­zione della base impo­nibile)

Nomina di messi notificatori per la notifica degli atti di accertamento di tributi locali.

159.

2. I messi notificatori possono essere nominati tra i dipendenti dell’amministrazione comunale o provinciale, tra i dipendenti dei soggetti ai quali l’ente locale ha affidato, anche disgiuntamente, la liquidazione, l’accertamento e la riscossione dei tributi e delle altre entrate ai sensi dell’articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, nonché tra soggetti che, per qualifica professionale, esperienza, capacità ed affidabilità, forniscono idonea garanzia del corretto svolgimento delle funzioni assegnate, previa, in ogni caso, la partecipazione ad apposito corso di formazione e qualificazione, organizzato a cura dell’ente locale, ed il superamento di un esame di idoneità.

 

160.

3. Il messo notificatore esercita le sue funzioni nel territorio dell’ente locale che lo ha nominato, sulla base della direzione e del coordinamento diretto dell’ente ovvero degli affidatari del servizio di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e delle altre entrate ai sensi dell’articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni. Il messo notificatore non può farsi sostituire né rappresentare da altri soggetti.

 

161.

4. Gli enti locali, relativamente ai tributi di propria competenza, procedono alla rettifica delle dichiarazioni incomplete o infedeli o dei parziali o ritardati versamenti, nonché all’accertamento d’ufficio delle omesse dichiarazioni o degli omessi versamenti, notificando al contribuente, anche a mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento, un apposito avviso motivato. Gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati. Entro gli stessi termini devono essere contestate o irrogate le sanzioni amministrative tributarie, a norma degli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni.

Modalità e termini per l’accertamento, da parte degli enti locali, dei tributi locali.

162.

5. Gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere motivati in relazione ai presupposti di fatto ed alle ragioni giuridiche che li hanno determinati; se la motivazione fa riferimento ad un altro atto non conosciuto né ricevuto dal contribuente, questo deve essere allegato all’atto che lo richiama, salvo che quest’ultimo non ne riproduca il contenuto essenziale. Gli avvisi devono contenere, altresì, l’indicazione dell’ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni complete in merito all’atto notificato, del responsabile del procedimento, dell’organo o dell’autorità amministrativa presso i quali è possibile promuovere un riesame anche nel merito dell’atto in sede di autotutela, delle modalità, del termine e dell’organo giurisdizionale cui è possibile ricorrere, nonché il termine di sessanta giorni entro cui effettuare il relativo pagamento. Gli avvisi sono sottoscritti dal funzionario designato dall’ente locale per la gestione del tributo.

 

163.

6. Nel caso di riscossione coattiva dei tributi locali il relativo titolo esecutivo deve essere notificato al contribuente, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo.

 

164.

7. Il rimborso delle somme versate e non dovute deve essere richiesto dal contribuente entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione. L’ente locale provvede ad effettuare il rimborso entro centottanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza.

Termine per la richiesta di rimborso, da parte del contribuente, di tributi locali versati e non dovuti.

165.

8. La misura annua degli interessi è determinata, da ciascun ente impositore, nei limiti di tre punti percentuali di differenza rispetto al tasso di interesse legale. Gli interessi sono calcolati con maturazione giorno per giorno con decorrenza dal giorno in cui sono divenuti esigibili. Interessi nella stessa misura spettano al contribuente per le somme ad esso dovute a decorrere dalla data dell’eseguito versamento.

Misura degli interessi sui rimborsi di imposta.

166.

9. Il pagamento dei tributi locali deve essere effettuato con arrotondamento all’euro per difetto se la frazione è inferiore a 49 centesimi, ovvero per eccesso se superiore a detto importo.

 

167.

10. Gli enti locali disciplinano le modalità con le quali i contribuenti possono compensare le somme a credito con quelle dovute al comune a titolo di tributi locali.

Compensazione tributi locali.

168.

11. Gli enti locali, nel rispetto dei princìpi posti dall’articolo 25 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, stabiliscono per ciascun tributo di propria competenza gli importi fino a concorrenza dei quali i versamenti non sono dovuti o non sono effettuati i rimborsi. In caso di inottemperanza, si applica la disciplina prevista dal medesimo articolo 25 della legge n. 289 del 2002.

Soglie minime per la esigibilità dei tributi locali.

169.

12. Gli enti locali deliberano le tariffe e le aliquote relative ai tributi di loro competenza entro la data fissata da norme statali per la deliberazione del bilancio di previsione. Dette deliberazioni, anche se approvate successivamente all’inizio dell’esercizio purché entro il termine innanzi indicato, hanno effetto dal 1º gennaio dell’anno di riferimento. In caso di mancata approvazione entro il suddetto termine, le tariffe e le aliquote si intendono prorogate di anno in anno.

Proroga automatica tariffe vigenti in mancanza di apposita delibera.

170.

13. Ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario ed in attuazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera r), della Costituzione, gli enti locali e regionali comunicano al Ministero dell’economia e delle finanze i dati relativi al gettito delle entrate tributarie e patrimoniali, di rispettiva competenza. Per l’inosservanza di detti adempimenti si applicano le disposizioni di cui all’articolo 161, comma 3, del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell’interno, sono stabiliti il sistema di comunicazione, le modalità ed i termini per l’effettuazione della trasmissione dei dati.

Comunicazione al MEF da parte degli enti locali e regionali del gettito delle entrate tributarie e patrimoniali.

171.

14. Le norme di cui ai commi da 161 a 170, si applicano anche ai rapporti di imposta pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge.

Decorrenza

172.

15. Al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 5 dell’articolo 9, le parole da: «; il relativo ruolo» fino a: «periodo di sospensione» sono soppresse;

    b) sono abrogati: il comma 6 dell’articolo 9; l’articolo 10; il comma 4 dell’articolo 23; l’articolo 51, ad eccezione del comma 5; il comma 4 dell’articolo 53; l’articolo 71, ad eccezione del comma 4; l’articolo 75; il comma 5 dell’articolo 76.

modificazioni alla disciplina in tema di accertamento e riscossione dell’imposta sulla pubblicità.

173.

16. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 4 dell’articolo 5 è abrogato;

    b) al comma 2 dell’articolo 8, dopo le parole: «adibita ad abitazione principale del soggetto passivo» sono inserite le seguenti: «, intendendosi per tale, salvo prova contraria, quella di residenza anagrafica,»;

    c) all’articolo 10, il comma 6 è sostituito dal seguente:

«6. Per gli immobili compresi nel fallimento o nella liquidazione coatta amministrativa il curatore o il commissario liquidatore, entro novanta giorni dalla data della loro nomina, devono presentare al comune di ubicazione degli immobili una dichiarazione attestante l’avvio della procedura. Detti soggetti sono, altresì, tenuti al versamento dell’imposta dovuta per il periodo di durata dell’intera procedura concorsuale entro il termine di tre mesi dalla data del decreto di trasferimento degli immobili»;

d) i commi 1, 2, 2-bis e 6 dell’articolo 11 sono abrogati;

    e) all’articolo 12, comma 1, le parole: «90 giorni» sono sostituite dalle seguenti: «sessanta giorni» e le parole da: «; il ruolo deve essere formato» fino alla fine del comma sono soppresse;

    f) l’articolo 13 è abrogato;

    g) il comma 6 dell’articolo 14 è abrogato.

Modifiche disciplina ICI

174.

17. Al comma 53 dell’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Resta fermo l’obbligo di presentazione della dichiarazione nei casi in cui gli elementi rilevanti ai fini dell’imposta dipendano da atti per i quali non sono applicabili le procedure telematiche previste dall’articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 463, concernente la disciplina del modello unico informatico».

Reintroduzione dell’obbligo della presentazione della dichiarazione ICI in assenza di procedure telematiche

175.

18. Le lettere l) e n) del comma 1 e i commi 2 e 3 dell’articolo 59 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono abrogati.

Soppressione di alcuni poteri regolamentari dei comuni in materia di ICI

176.

19. Al fine di contrastare il fenomeno delle affissioni abusive, sono abrogate le seguenti disposizioni:

    a) il comma 2-bis dell’articolo 6, il comma 1-bis dell’articolo 20, l’articolo 20-bis, il comma 4-bis dell’articolo 23 e il comma 5-ter dell’articolo 24 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni;

    b) il comma 13-quinquies dell’articolo 23 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

    c) il terzo comma dell’articolo 6 ed il quarto comma dell’articolo 8 della legge 4 aprile 1956, n. 212, e successive modificazioni.

Misure di contrasto delle affissioni abusive.

177.

20. Sono fatti salvi gli effetti prodotti dall’articolo 20-bis, comma 2, del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507.

 

178.

21. All’articolo 15 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 3, le parole da: «sono a carico» fino a: «del committente» sono sostituite dalle seguenti: «sono a carico, in solido, dell’esecutore materiale e del committente responsabile»;

    b) al comma 19, il terzo periodo è soppresso.

 

179.

22. I comuni e le province, con provvedimento adottato dal dirigente dell’ufficio competente, possono conferire i poteri di accertamento, di contestazione immediata, nonché di redazione e di sottoscrizione del processo verbale di accertamento per le violazioni relative alle proprie entrate e per quelle che si verificano sul proprio territorio, a dipendenti dell’ente locale o dei soggetti affidatari, anche in maniera disgiunta, delle attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e di riscossione delle altre entrate, ai sensi dell’articolo 52, comma 5, lettera b), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni. Si applicano le disposizioni dell’articolo 68, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, relative all’efficacia del verbale di accertamento.

Possibilità per province e comuni di affidare a propri dipendenti, anche disgiuntamente le attività di accertamento e riscossione dei tributi locali

180.

23. I poteri di cui al comma 179 non includono, comunque, la contestazione delle violazioni delle disposizioni del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni. La procedura sanzionatoria amministrativa è di competenza degli uffici degli enti locali.

 

181.

24. Le funzioni di cui al comma 179 sono conferite ai dipendenti degli enti locali e dei soggetti affidatari che siano in possesso almeno di titolo di studio di scuola media superiore di secondo grado, previa frequenza di un apposito corso di preparazione e qualificazione, organizzato a cura dell’ente locale stesso, ed il superamento di un esame di idoneità.

 

182.

25. I soggetti prescelti non devono avere precedenti e pendenze penali in corso né essere sottoposti a misure di prevenzione disposte dall’autorità giudiziaria, ai sensi della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, e successive modificazioni, o della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, salvi gli effetti della riabilitazione.

 

183.

26. I criteri indicati nel secondo e nel terzo periodo del comma 3 dell’articolo 70 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni, in materia di tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, sono applicabili anche ai fini della determinazione delle superfici per il calcolo della tariffa per la gestione dei rifiuti urbani di cui all’allegato 1, punto 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.

Utilizzo della superficie catastale, utilizzata ai fini TARSU, anche per la tariffa per la gestione dei rifiuti urbani

184.

27. Nelle more della completa attuazione delle disposizioni recate dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni:

    a) il regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti adottato in ciascun comune per l’anno 2006 resta invariato anche per l’anno 2007;

    b) in materia di assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, continuano ad applicarsi le disposizioni degli articoli 18, comma 2, lettera d), e 57, comma 1, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22;

    b-bis) il termine di cui all’articolo 17, commi 1, 2 e 6 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, è fissato al 31 dicembre 2007. Tale proroga non si applica alle discariche di II categoria, tipo A, ex «2A», e alle discariche per rifiuti inerti, cui si conferiscono materiali di matrice cementizia contenenti amianto.

Norma transitoria in materia di rifiuti.

185.

1. A decorrere dal 1º gennaio 2007, le associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali, sono equiparate ai soggetti esenti dall’imposta sul reddito delle società, indicati dall’articolo 74, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni. I soggetti, persone fisiche, incaricati di gestire le attività connesse alle finalità istituzionali delle predette associazioni, non assumono la qualifica di sostituti d’imposta e sono esenti dagli obblighi stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni. Le prestazioni e le dazioni offerte da persone fisiche in favore dei soggetti di cui al primo periodo del presente comma hanno, ai fini delle imposte sui redditi, carattere di liberalità.

Art. 11

(Manifestazioni culturali legate alle tradizioni delle comunità locali)

Esenzione dalle imposte sui redditi per le associazioni operanti nelle manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale in ambito locale.

186.

2. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati i soggetti a cui si applicano le disposizioni di cui al comma 185, in termini tali da determinare un onere complessivo non superiore a 5 milioni di euro annui.

 

187.

3. In ogni caso, nei confronti dei soggetti di cui ai commi 185 e 186 non si fa luogo al rimborso delle imposte versate.

 

188.

1. Per le esibizioni in spettacoli musicali, di divertimento o di celebrazione di tradizioni popolari e folkloristiche effettuate da giovani fino a diciotto anni, da studenti, da pensionati e da coloro che svolgono una attività lavorativa per la quale sono già tenuti al versamento dei contributi ai fini della previdenza obbligatoria, gli adempimenti di cui agli articoli 3, 6, 9 e 10 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 16 luglio 1947, n. 708, ratificato, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 1952, n. 2388, non sono richiesti se la retribuzione annua lorda percepita per tali esibizioni non supera l’importo di 5.000 euro. Le minori entrate contributive per l’ENPALS derivanti dall’applicazione del presente comma sono valutate in 15 milioni di euro annui.

Art. 11-bis esenzione contributiva per esibizioni folkloristiche.

189.

1. In attesa del riassetto organico del sistema di finanziamento delle amministrazioni locali in attuazione del federalismo fiscale di cui al titolo V della parte seconda della Costituzione, è istituita, in favore dei comuni, una compartecipazione dello 0,69 per cento al gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. La compartecipazione sull’imposta è efficace a decorrere dal 1º gennaio 2007 con corrispondente riduzione annua costante, di pari ammontare, a decorrere dalla stessa data, del complesso dei trasferimenti operati a valere sul fondo ordinario di cui all’articolo 34, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504. L’aliquota di compartecipazione è applicata al gettito del penultimo anno precedente l’esercizio di riferimento.

Art. 12.

(Compartecipazione comunale all’IRPEF)

190.

2. Dall’anno 2007, per ciascun comune è operata e consolidata una riduzione dei trasferimenti ordinari in misura proporzionale alla riduzione complessiva, di cui al comma 189, operata sul fondo ordinario ed è attribuita una quota di compartecipazione in eguale misura, tale da garantire l’invarianza delle risorse.

 

191.

3. A decorrere dall’esercizio finanziario 2008, l’incremento del gettito compartecipato, rispetto all’anno 2007, derivante dalla dinamica dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, è ripartito fra i singoli comuni secondo criteri definiti con decreto emanato dal Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali. I criteri di riparto devono tenere primariamente conto di finalità perequative e dell’esigenza di promuovere lo sviluppo economico.

 

192.

3-bis. A decorrere dall’anno 2009 l’aliquota di compartecipazione è determinata in misura pari allo 0,75 per cento.

Aumento dell’aliquota a decorrere dal 2009.

193.

4. Per i comuni delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, le stesse provvedono all’attuazione del presente articolo in conformità alle disposizioni contenute nei rispettivi statuti, anche al fine della regolazione dei rapporti finanziari tra Stato, regioni, province e comuni e per mantenere il necessario equilibrio finanziario.

 

194.

1. Al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 1 dell’articolo 65:

1) la lettera d) è sostituita dalla seguente:

«d) alla tenuta dei registri immobiliari, con esecuzione delle formalità di trascrizione, iscrizione, rinnovazione e annotazione, nonché di visure e certificati ipotecari»;

 2) la lettera g) è sostituita dalla seguente:

    «g) al controllo di qualità delle informazioni e dei processi di aggiornamento degli atti»;

3) la lettera h) è sostituita dalla seguente:

«h) alla gestione unitaria e certificata della base dei dati catastali e dei flussi di aggiornamento delle informazioni di cui alla lettera g), assicurando il coordinamento operativo per la loro utilizzazione a fini istituzionali attraverso il sistema pubblico di connettività e garantendo l’accesso ai dati a tutti i soggetti interessati»;

    b) la lettera a) del comma 1 dell’articolo 66 è sostituita dalla seguente:

    «a) alla conservazione, alla utilizzazione ed all’aggiornamento degli atti catastali, partecipando al processo di determinazione degli estimi catastali fermo restando quanto previsto dall’articolo 65, comma 1, lettera h)».

Art. 13.

(Modifiche al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112)

Modifica della ripartizione di funzioni tra Stato e comuni in materia di catasto e conservazione dei registri immobiliari.

195.

1. A decorrere dal 1º novembre 2007, i comuni esercitano direttamente, anche in forma associata, o attraverso le comunità montane, le funzioni catastali loro attribuite dall’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, come da ultimo modificato dall’articolo 13 della presente legge, fatto salvo quanto stabilito dal comma 2 del presente articolo per la funzione di conservazione degli atti catastali. Al fine di evitare maggiori oneri a carico della finanza pubblica, resta in ogni caso esclusa la possibilità di esercitare le funzioni catastali affidandole a società private, pubbliche o miste pubblico-private.

Art. 14.

(Modalità di esercizio delle funzioni catastali conferite agli enti locali)

196.

2. L’efficacia dell’attribuzione della funzione comunale di conservazione degli atti del catasto terreni e del catasto edilizio urbano decorre dalla emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, adottato previa intesa tra l’Agenzia del territorio e l’ANCI, recante l’individuazione dei termini e delle modalità per il graduale trasferimento delle funzioni, tenendo conto dello stato di attuazione dell’informatizzazione del sistema di banche dati catastali e della capacità organizzativa e tecnica, in relazione al potenziale bacino di utenza, dei comuni interessati. La previsione di cui al precedente periodo non si applica ai poli catastali già costituiti.

 

197.

3. Fatto salvo quanto previsto dal comma 196, è in facoltà dei comuni di stipulare convenzioni soltanto con l’Agenzia del territorio per l’esercizio di tutte o di parte delle funzioni catastali di cui all’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112, come da ultimo modificato dall’articolo 13 della presente legge. Le convenzioni non sono onerose, hanno durata decennale e sono tacitamente rinnovabili. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, attraverso criteri definiti previa consultazione con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, tenuto conto delle indicazioni contenute nel protocollo di intesa concluso dall’Agenzia del territorio e dall’ANCI, sono determinati i requisiti e gli elementi necessari al convenzionamento e al completo esercizio delle funzioni catastali decentrate, ivi compresi i livelli di qualità che i comuni devono assicurare nell’esercizio diretto, nonché i controlli e le conseguenti misure in caso di mancato raggiungimento degli stessi, e, in particolare, le procedure di attuazione, gli ambiti territoriali di competenza, la determinazione delle risorse umane strumentali e finanziarie, tra le quali una quota parte dei tributi speciali catastali, da trasferire agli enti locali nonché i termini di comunicazione da parte dei comuni o di loro associazioni dell’avvio della gestione delle funzioni catastali.

 

198.

4. L’Agenzia del territorio, con provvedimento del Direttore, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, nel rispetto delle disposizioni e nel quadro delle regole tecniche di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, predispone entro il 1º settembre 2007 specifiche modalità d’interscambio in grado di garantire l’accessibilità e la interoperabilità applicativa delle banche dati, unitamente ai criteri per la gestione della banca dati catastale. Le modalità d’interscambio devono assicurare la piena cooperazione applicativa tra gli enti interessati e l’unitarietà del servizio su tutto il territorio nazionale nell’ambito del sistema pubblico di connettività.

 

199.

5. L’Agenzia del territorio salvaguarda il contestuale mantenimento degli attuali livelli di servizio all’utenza in tutte le fasi del processo, garantendo in ogni caso su tutto il territorio nazionale la circolazione e la fruizione dei dati catastali; fornisce inoltre assistenza e supporto ai comuni nelle attività di specifica formazione del personale comunale. L’assegnazione di personale può avere luogo anche mediante distacco.

 

200.

6. Al fine di compiere un costante monitoraggio del processo di attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo, l’Agenzia del territorio, con la collaborazione dei comuni, elabora annualmente l’esito della attività realizzata, dandone informazione al Ministro dell’economia e delle finanze ed alle competenti Commissioni parlamentari.

 

201.

1. Alla lettera a) del comma 2 dell’articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, dopo le parole: «protezione civile» sono inserite le seguenti: «e, ove idonei, anche per altri usi governativi o pubblici connessi allo svolgimento delle attività istituzionali di amministrazioni statali, agenzie fiscali, università statali, enti pubblici e istituzioni culturali di rilevante interesse,».

Art. 15

202.

2. La lettera b) del comma 2 dell’articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, è sostituita dalla seguente:

    «b) trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l’immobile è sito, ovvero al patrimonio della provincia o della regione. Gli enti territoriali possono amministrare direttamente il bene o assegnarlo in concessione a titolo gratuito a comunità, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266, e successive modificazioni, a cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, e successive modificazioni, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti di cui al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti o sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, nonché alle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni. Se entro un anno dal trasferimento l’ente territoriale non ha provveduto alla destinazione del bene, il prefetto nomina un commissario con poteri sostitutivi».

 

203.

3. All’articolo 2, comma 1, della legge 2 aprile 2001, n. 136, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Entro la data del 30 giugno 2007, con regolamento da adottare con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’università e della ricerca, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono individuati i criteri, le modalità e i termini del trasferimento in favore delle università statali di cui al presente comma».

 

204.

4. Al fine di razionalizzare gli spazi complessivi per l’utilizzo degli immobili in uso governativo e di ridurre la spesa relativa agli immobili condotti in locazione dallo Stato, il Ministro dell’economia e delle finanze, con l’atto di indirizzo di cui all’articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, relativo all’Agenzia del demanio, determina gli obiettivi annuali di razionalizzazione degli spazi e di riduzione della spesa da parte delle amministrazioni centrali e periferiche, usuarie e conduttrici, anche differenziandoli per ambiti territoriali e per patrimonio utilizzato.

 

205.

5. Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un Fondo unico nel quale confluiscono le poste corrispondenti al costo d’uso degli immobili in uso governativo e dal quale vengono ripartite le quote di costo da imputare a ciascuna amministrazione.

 

206.

6. Il costo d’uso dei singoli immobili in uso alle amministrazioni è commisurato ai valori correnti di mercato secondo i parametri di comune commercio forniti dall’Osservatorio del mercato immobiliare, praticati nella zona per analoghe attività.

 

207.

7. Gli obiettivi di cui al comma 204 possono essere conseguiti da parte delle amministrazioni centrali e periferiche, usuarie e conduttrici, sia attraverso la riduzione del costo d’uso di cui al comma 205 derivante dalla razionalizzazione degli spazi, sia attraverso la riduzione della spesa corrente per le locazioni passive, ovvero con la combinazione delle due misure.

 

208.

8. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di natura non regolamentare sono stabiliti i criteri, le modalità e i termini per la razionalizzazione e la riduzione degli oneri, nonché i contenuti e le modalità di trasmissione delle informazioni da parte delle amministrazioni usuarie e conduttrici all’Agenzia del demanio, la quale, in base agli obiettivi contenuti nell’atto di indirizzo di cui al comma 204, definisce annualmente le relative modalità attuative, comunicandole alle predette amministrazioni.

 

209.

9. Dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 208, sono abrogati il comma 9 dell’articolo 55 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, gli articoli 24 e 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni, nonché il comma 4 dell’articolo 62 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

 

210.

10. Al fine di favorire la razionalizzazione e la valorizzazione dell’impiego dei beni immobili dello Stato, nonché al fine di completare lo sviluppo del sistema informativo sui beni immobili del demanio e del patrimonio di cui all’articolo 65 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, l’Agenzia del demanio, ferme restando le competenze del Ministero per i beni e le attività culturali, individua i beni di proprietà dello Stato per i quali si rende necessario l’accertamento di conformità delle destinazioni d’uso esistenti per funzioni di interesse statale, oppure una dichiarazione di legittimità per le costruzioni eseguite, ovvero realizzate in tutto o in parte in difformità dal provvedimento di localizzazione. Tale elenco è inviato al Ministero delle infrastrutture.

 

211.

11. Il Ministero delle infrastrutture trasmette l’elenco di cui al comma 210 alla regione o alle regioni competenti, che provvedono, entro il termine di cui all’articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, alle verifiche di conformità e di compatibilità urbanistica con i comuni interessati. In caso di presenza di vincoli, l’elenco è trasmesso contestualmente alle amministrazioni competenti alle tutele differenziate, le quali esprimono il proprio parere entro il termine predetto. Nel caso di espressione positiva da parte dei soggetti predetti, il Ministero delle infrastrutture emette un’attestazione di conformità alle prescrizioni urbanistico-edilizie la quale, qualora riguardi situazioni di locazione passiva, ha valore solo transitorio e obbliga, una volta terminato il periodo di locazione, al ripristino della destinazione d’uso preesistente, previa comunicazione all’amministrazione comunale ed alle eventuali altre amministrazioni competenti in materia di tutela differenziata.

 

212.

12. In caso di espressione negativa, ovvero in caso di mancata risposta da parte della regione, oppure delle autorità preposte alla tutela entro i termini di cui al comma 211, è convocata una conferenza dei servizi anche per ambiti comunali complessivi o per uno o più immobili, in base a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383.

 

213.

13. Per le esigenze connesse alla gestione delle attività di liquidazione delle aziende confiscate ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, in deroga alle vigenti disposizioni di legge, fermi restando i princìpi generali dell’ordinamento giuridico contabile, l’Agenzia del demanio può conferire apposito incarico a società a totale o prevalente capitale pubblico. I rapporti con l’Agenzia del demanio sono disciplinati con apposita convenzione che definisce le modalità di svolgimento dell’attività affidata ed ogni aspetto relativo alla rendicontazione e al controllo.

 

214.

14. Laddove disposizioni normative stabiliscano l’assegnazione gratuita ovvero l’attribuzione ad amministrazioni pubbliche, enti e società a totale partecipazione pubblica diretta o indiretta di beni immobili di proprietà dello Stato per consentire il perseguimento delle finalità istituzionali ovvero strumentali alle attività svolte, la funzionalità dei beni allo scopo dell’assegnazione o attribuzione è da intendersi concreta, attuale, strettamente connessa e necessaria al funzionamento del servizio e all’esercizio delle funzioni attribuite, nonché al loro proseguimento.

 

215.

15. È attribuita all’Agenzia del demanio la verifica, con il supporto dei soggetti interessati, della sussistenza dei suddetti requisiti all’atto dell’assegnazione o attribuzione e successivamente l’accertamento periodico della permanenza di tali condizioni o della suscettibilità del bene a rientrare in tutto o in parte nella disponibilità dello Stato, e per esso dell’Agenzia del demanio come stabilito dalle norme vigenti. A tal fine l’Agenzia del demanio esercita la vigilanza e il controllo secondo le modalità previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 luglio 1998, n. 367.

 

216.

16. Per i beni immobili statali assegnati in uso gratuito alle amministrazioni pubbliche è vietata la dismissione temporanea. I beni immobili per i quali, prima della data di entrata in vigore della presente legge, sia stata operata la dismissione temporanea si intendono dismessi definitivamente per rientrare nella disponibilità del Ministero dell’economia e delle finanze e per esso dell’Agenzia del demanio. Il presente comma non si applica ai beni immobili in uso all’Amministrazione della difesa affidati, in tutto o in parte, a terzi per lo svolgimento di attività funzionali alle finalità istituzionali dell’Amministrazione stessa.

 

217.

17. Il comma 109 dell’articolo 3 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che i requisiti necessari per essere ammessi alle garanzie di cui alle lettere a) e b) del citato comma devono sussistere in capo agli aventi diritto al momento del ricevimento della proposta di vendita da parte dell’amministrazione alienante, ovvero alla data stabilita, con propri atti, dalla medesima amministrazione in funzione dei piani di dismissione programmati.

 

218.

18. Dopo il comma 3 dell’articolo 214-bis del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, è aggiunto il seguente:

«3-bis. Tutte le trascrizioni ed annotazioni nei pubblici registri relative agli atti posti in essere in attuazione delle operazioni previste dal presente articolo e dagli articoli 213 e 214 sono esenti, per le amministrazioni dello Stato, da qualsiasi tributo ed emolumento».

 

219.

18-bis. Le unità immobiliari appartenenti al patrimonio dello Stato, destinate ad uso abitativo e gestite dall’Agenzia del demanio, possono essere alienate dall’Agenzia medesima, ai sensi dell’articolo 3, comma 109, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

 

220.

1. All’articolo 12-sexies del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 1, dopo le parole: «codice di procedura penale, per taluno dei delitti previsti dagli articoli» sono inserite le seguenti: «314, 316, 316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 320, 322, 322-bis, 325,»;

    b) dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. In caso di confisca di beni per uno dei delitti previsti dagli articoli 314, 316, 316-bis, 316-ter, 317, 318, 319, 319-ter, 320, 322, 322-bis e 325 del codice penale, si applicano le disposizioni degli articoli 2-nonies, 2-decies e 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni».

2. Il comma 5 dell’articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«5. Le somme ricavate ai sensi del comma 1, lettere b) e c), nonché i proventi derivanti dall’affitto, dalla vendita o dalla liquidazione dei beni, di cui al comma 3, sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati in egual misura al finanziamento degli interventi per l’edilizia scolastica e per l’informatizzazione del processo».

Art. 16

221.

1. A decorrere dal 1º gennaio 2007 e per un periodo di tre anni, sul trattamento di fine rapporto, di cui all’articolo 2120 del codice civile, sull’indennità premio di fine servizio, di cui all’articolo 2 e seguenti della legge 8 marzo 1968, n. 152, e sull’indennità di buonuscita, di cui all’articolo 3 e seguenti del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1032, e successive modificazioni, nonché sui trattamenti integrativi percepiti dai soggetti nei cui confronti trovano applicazione le forme pensionistiche che garantiscono prestazioni definite in aggiunta o ad integrazione dei suddetti trattamenti, erogati ai lavoratori dipendenti pubblici e privati e corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie, i cui importi superino complessivamente un importo pari a 1,5 milioni di euro, rivalutato annualmente secondo l’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati, è dovuto sull’importo eccedente il predetto limite un contributo di solidarietà nella misura del 15 per cento. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al presente comma.

Art. 17

Modifica proposta dal dott. Massicci

222.

2. Il 90 per cento delle risorse derivanti dall’attuazione del comma 221 affluiscono allo stato di previsione dell’entrata per essere successivamente riassegnate al Fondo di cui all’articolo 18, comma 757, e destinate ad iniziative volte a favorire l’istruzione e la tutela delle donne immigrate.

 

223.

1. In attuazione del principio di salvaguardia ambientale ed al fine di incentivare la riduzione di autoveicoli per il trasporto promiscuo, immatricolati come «euro 0» o «euro 1», per i predetti autoveicoli consegnati ad un demolitore dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2007, è disposta la concessione, a fronte della presentazione del certificato di avvenuta rottamazione rilasciato da centri autorizzati, di un contributo pari al costo di demolizione disciplinato ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e successive modificazioni, e comunque nei limiti di 80 euro per ciascun veicolo. Tale contributo è anticipato dal centro autorizzato che ha effettuato la rottamazione che recupera il corrispondente importo come credito d’imposta da utilizzare in compensazione secondo le disposizioni previste dai periodi secondo e quarto del comma 230.

Art. 17-bis

224.

2. Coloro che effettuano la rottamazione senza sostituzione ai sensi del comma 223 possono richiedere, qualora non risultino intestatari di veicoli registrati, quale agevolazione ulteriore, il totale rimborso dell’abbonamento al trasporto pubblico locale nell’ambito del comune di residenza e di domicilio, di durata pari ad una annualità. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite le modalità di erogazione del rimborso di cui al presente comma.

 

225.

3. In attuazione del principio di salvaguardia ambientale ed al fine di incentivare la sostituzione, realizzata attraverso la demolizione con le modalità indicate al comma 232, di autovetture ed autoveicoli per il trasporto promiscuo immatricolati come «euro 0» o «euro 1», con autovetture nuove immatricolate come «euro 4» o «euro 5», che emettono non oltre 140 grammi di CO2 al chilometro, è concesso un contributo di euro 800 per l’acquisto di detti autoveicoli nonché l’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per detti autoveicoli, per un periodo di due annualità. La predetta esenzione è estesa per un’altra annualità per l’acquisto di autoveicoli che hanno una cilindrata inferiore a 1300 cc. Tali limiti di cilindrata non si applicano alle autovetture e autoveicoli acquistati da persone fisiche il cui nucleo familiare, certificato da idoneo stato di famiglia, sia formato da almeno sei componenti, i quali non risultino intestatari di altra autovettura o autoveicolo.

 

226.

4. Allo scopo di favorire il rinnovo del parco autocarri circolante mediante la sostituzione, realizzata attraverso la demolizione con le modalità indicate al comma 232, di veicoli immatricolati come «euro 0» o «euro 1» con veicoli nuovi a minore impatto ambientale, è concesso un contributo di euro 2.000 per ogni veicolo di cui all’articolo 54, comma 1, lettera d), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, di peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate, immatricolato come «euro 4» o «euro 5». Il beneficio è accordato a fronte della sostituzione di un veicolo avente sin dalla prima immatricolazione da parte del costruttore la medesima categoria e peso complessivo non superiore a 3,5 tonnellate ed immatricolato come «euro 0» o «euro 1».

 

227.

5. Per l’acquisto di autovetture e di veicoli di cui al comma 226, nuovi ed omologati dal costruttore per la circolazione mediante alimentazione, esclusiva o doppia, del motore con gas metano o GPL, nonché mediante alimentazione elettrica ovvero ad idrogeno è concesso un contributo pari ad euro 1.500, incrementato di ulteriori euro 500 nel caso in cui il veicolo acquistato, nell’alimentazione ivi considerata, abbia emissioni di CO2 inferiori a 120 grammi per chilometro. Le agevolazioni di cui al presente comma sono cumulabili, ove se ne presentino le condizioni, con quelle di cui ai commi 225 o 226.

 

228.

6. Le disposizioni di cui ai commi 225, 226 e 227 possono essere fruite nel rispetto della regola degli aiuti «de minimis» di cui al regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001. Le disposizioni di cui ai commi 225 e 226, hanno validità per i veicoli nuovi acquistati e risultanti da contratto stipulato dal venditore e acquirente a decorrere dal 3 ottobre 2006 e fino al 31 dicembre 2007; i suddetti veicoli non possono essere immatricolati oltre il 31 marzo 2008; le disposizioni di cui al comma 227 hanno validità per i veicoli nuovi ivi previsti per i quali il predetto contratto è stipulato a decorrere dal 3 ottobre 2006 e fino al 31 dicembre 2009, con possibilità di immatricolazione dei veicoli fino al 31 marzo 2010.

 

229.

7. Al fine di consentire agli enti impositori di verificare la sussistenza dei requisiti richiesti per beneficiare dell’esenzione e del contributo di cui ai commi 225, 226, 227 e 235, il venditore integra la documentazione da consegnare al pubblico registro automobilistico, per la trascrizione del titolo di acquisto del nuovo veicolo, con una dichiarazione resa ai sensi dell’articolo 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, in cui devono essere indicati: a) la conformità del veicolo acquistato ai requisiti prescritti dai commi 225, 226, 227 e 235; b) la targa del veicolo ritirato per la consegna ai centri autorizzati di cui all’articolo 3, comma 1, lettera p), del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e la conformità dello stesso ai requisiti stabiliti dai commi 225, 226, 227 e 235; c) copia del certificato di rottamazione rilasciato da centri autorizzati. L’ente gestore del pubblico registro automobilistico acquisisce le informazioni relative all’acquisto del veicolo che fruisce dell’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica e del veicolo avviato alla demolizione in via telematica, le trasmette in tempo reale all’archivio nazionale delle tasse automobilistiche ed al Ministero dei trasporti, Dipartimento per i trasporti terrestri, i quali provvedono al necessario scambio dei dati.

 

230.

8. Ai fini dell’applicazione dei commi 223, 225, 226 e 227, i centri autorizzati che hanno effettuato la rottamazione, ovvero le imprese costruttrici o importatrici del veicolo nuovo rimborsano al venditore l’importo del contributo e recuperano detto importo quale credito di imposta solo ai fini della compensazione di cui al decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, a decorrere dal momento in cui viene richiesto al pubblico registro automobilistico l’originale del certificato di proprietà. Il credito di imposta non è rimborsabile, non concorre alla formazione del valore della produzione netta di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, né dell’imponibile agli effetti delle imposte sui redditi e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 96 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Il contributo di cui ai commi 225, 226 e 227 non spetta per gli acquisti dei veicoli per la cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa. Il contributo di cui ai commi 225, 226 e 227 spetta anche nel caso in cui il veicolo demolito sia intestato ad un familiare convivente, risultante dallo stato di famiglia.

 

231.

9. Fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata emessa la fattura di vendita, le imprese costruttrici o importatrici conservano la seguente documentazione, che deve essere ad esse trasmessa dal venditore:

    a) copia della fattura di vendita, del contratto di acquisto e della carta di circolazione relativi al nuovo veicolo;

    b) copia del libretto o della carta di circolazione e del foglio complementare o del certificato di proprietà del veicolo usato; in caso di mancanza, copia dell’estratto cronologico;

    c) copia della domanda di cancellazione per demolizione e copia del certificato di proprietà rilasciato dal pubblico registro automobilistico relativi al veicolo demolito;

d) copia dello stato di famiglia nel caso in cui il veicolo demolito sia intestato a familiare convivente.

 

232.

10. Entro quindici giorni dalla data di consegna del veicolo nuovo, il venditore ha l’obbligo di consegnare ad un demolitore il veicolo ritirato per la demolizione e di provvedere direttamente o tramite delega alla richiesta di cancellazione per demolizione al pubblico registro automobilistico. I veicoli ritirati per la demolizione non possono essere rimessi in circolazione e vanno avviati o alle case costruttrici o ai centri appositamente autorizzati, anche convenzionati con le stesse, al fine della messa in sicurezza, della demolizione, del recupero di materiali e della rottamazione. Entro il 31 dicembre 2007 il Governo presenta una relazione al Parlamento sull’efficacia della presente disposizione, sulla base dei dati rilevati dal Ministero dei trasporti, con valutazione degli effetti di gettito derivati dalla stessa. Le eventuali maggiori entrate possono essere utilizzate dal Governo con specifica previsione di legge per alimentare il Fondo per la mobilità sostenibile, di cui all’articolo 18, comma 645, subordinatamente al rispetto del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.

 

233.

11. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dei trasporti, sentiti il soggetto gestore del pubblico registro automobilistico ed il Comitato interregionale di gestione di cui all’articolo 5 del protocollo di intesa tra le regioni e le province autonome ed il Ministero delle finanze per la costituzione, gestione ed aggiornamento degli archivi regionali e nazionale delle tasse automobilistiche, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri di collegamento tra gli archivi informatici relativi ai veicoli, al fine di rendere uniformi le informazioni in essi contenute e di consentire l’aggiornamento in tempo reale dei dati in essi presenti.

 

234.

12. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dei trasporti e il Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono effettuate le regolazioni finanziarie delle minori entrate nette derivanti dall’attuazione delle norme dei commi da 223 a 233 e sono stabiliti i criteri e le modalità per la corrispondente definizione dei trasferimenti dello Stato alle regioni ed alle province autonome.

 

235.

13. A decorrere dal 1º dicembre 2006 e fino al 31 dicembre 2007, in caso di acquisto di un motociclo nuovo di categoria «euro 3», con contestuale sostituzione di un motociclo appartenente alla categoria «euro 0», realizzata attraverso la demolizione con le modalità indicate al comma 232, è concessa l’esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche per cinque annualità. Il costo di rottamazione è a carico del bilancio dello Stato, nei limiti di 80 euro per ciascun motociclo, ed è anticipato dal venditore che recupera detto importo quale credito d’imposta da utilizzare in compensazione secondo le disposizioni del comma 230. Si applicano, per il resto, in quanto compatibili, le disposizioni dei commi da 229 a 234, con il rispetto della regola degli aiuti «de minimis» di cui al regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001. Le disposizioni di cui al presente comma hanno validità per i motocicli nuovi acquistati e risultanti da contratto stipulato dal venditore e acquirente. I suddetti motocicli non possono essere immatricolati oltre il 31 marzo 2008. Per i motocicli acquistati dal 1º dicembre 2006 al 31 dicembre 2006, gli adempimenti previsti dai commi 229 e 232 possono essere effettuati entro il 31 gennaio 2007.

 

236.

14. Al comma 63 dell’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è aggiunto il seguente periodo: «Gli incrementi percentuali approvati dalle regioni o dalle province autonome di Trento e di Bolzano prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto vengono ricalcolati sugli importi della citata tabella 1».

 

237.

15. Il comma 59 dell’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, è sostituito dal seguente: «59. Per gli interventi finalizzati ad incentivare l’installazione su autoveicoli immatricolati come "euro 0" o "euro 1" di impianti a GPL o a metano per autotrazione, è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009». Resta fermo quanto previsto dall’articolo 1, comma 2, terzo periodo, del decreto-legge 25 settembre 1997, n. 324, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1997, n. 403.

 

238.

16. Fatte salve le agevolazioni già in vigore, le misure della tassa automobilistica previste per le autovetture ed i veicoli per il trasporto promiscuo immatricolati come «euro 0», «euro 1», «euro 2», «euro 3» e «euro 4», di cui al comma 321, non si applicano per i veicoli omologati dal costruttore per la circolazione mediante alimentazione, esclusiva o doppia, elettrica, a gas metano, a GPL, a idrogeno. Tale agevolazione si applica anche ai veicoli sui quali il sistema di doppia alimentazione venga installato successivamente alla immatricolazione.

 

239.

17. All’articolo 2, primo comma, lettera d), del testo unico delle leggi sulle tasse automobilistiche, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 febbraio 1953, n. 39, dopo le parole: «per gli autoveicoli di peso complessivo a pieno carico inferiore a 12 tonnellate» sono aggiunte le seguenti: «ad eccezione dei veicoli che, pur immatricolati o reimmatricolati come N1, presentino codice di carrozzeria F0 (Effe zero) con quattro o più posti ed abbiano un rapporto tra la potenza espressa in kw e la portata del veicolo espressa in tonnellate maggiore o uguale a 180, per i quali la tassazione continua ad essere effettuata in base alla potenza effettiva dei motori».

 

240.

18. Le disposizioni del comma 239 hanno effetto a decorrere dal 3 ottobre 2006. È abrogato il comma 55 dell’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286.

 

241.

1. Per i soggetti indicati nell’articolo 73, comma 1, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, che risultano da operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusione o scissione, effettuate negli anni 2007 e 2008, si considera riconosciuto, ai fini fiscali, il valore di avviamento e quello attribuito ai beni strumentali materiali e immateriali, per effetto della imputazione in bilancio del disavanzo da concambio, per un ammontare complessivo non eccedente l’importo di 5 milioni di euro.

Art. 17-ter

242.

2. Nel caso di operazioni di conferimento di azienda effettuate ai sensi dell’articolo 176 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, negli anni 2007 e 2008, si considerano riconosciuti, ai fini fiscali, i maggiori valori iscritti dal soggetto conferitario di cui al comma 241 a titolo di avviamento o beni strumentali materiali e immateriali, per un ammontare complessivo non eccedente l’importo di 5 milioni di euro.

 

243.

3. Le disposizioni dei commi 241 e 242 si applicano qualora alle operazioni di aggregazione aziendale partecipino esclusivamente imprese operative da almeno due anni. Le medesime disposizioni non si applicano qualora le imprese che partecipano alle predette operazioni facciano parte dello stesso gruppo societario. Sono in ogni caso esclusi i soggetti legati tra loro da un rapporto di partecipazione ovvero controllati anche indirettamente dallo stesso soggetto ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile.

 

244.

4. Le disposizioni dei commi 241, 242 e 243 si applicano qualora le imprese interessate dalle operazioni di aggregazione aziendale si trovino o si siano trovate ininterrottamente, nei due anni precedenti l’operazione, nelle condizioni che consentono il riconoscimento fiscale di cui ai commi 241 e 242.

 

245.

5. L’applicazione delle disposizioni di cui ai commi da 241 a 244 è subordinata alla presentazione all’Agenzia delle entrate di una istanza preventiva ai sensi dell’articolo 11 della legge 27 agosto 2000, n. 212, al fine di dimostrare la sussistenza dei requisiti previsti dai commi da 241 a 248.

 

246.

6. Per la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, i rimborsi, le sanzioni e il contenzioso si applicano le disposizioni previste per le imposte sui redditi.

 

247.

7. La società risultante dall’aggregazione che nei primi quattro periodi d’imposta dalla effettuazione dell’operazione pone in essere ulteriori operazioni straordinarie, di cui al titolo IlI, capi III e IV, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ovvero cede i beni iscritti o rivalutati ai sensi del presente articolo, decade dall’agevolazione, fatta salva l’attivazione della procedura di cui all’articolo 37-bis, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600.

 

248.

8. Nella dichiarazione dei redditi del periodo d’imposta in cui si verifica la decadenza prevista al comma 247, la società è tenuta a liquidare e versare l’imposta sul reddito delle società e l’imposta regionale sulle attività produttive dovute sul maggior reddito, relativo anche ai periodi di imposta precedenti, determinato senza tenere conto dei maggiori valori riconosciuti fiscalmente ai sensi dei commi 241 e 242. Sulle maggiori imposte liquidate non sono dovute sanzioni e interessi.

 

249.

1. Dopo il comma 2-bis dell’articolo 01 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, è aggiunto il seguente:

«2-ter. Le concessioni di cui al comma 1 sono revocate qualora il concessionario si renda, dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, responsabile di gravi violazioni edilizie, che costituiscono inadempimento agli obblighi derivanti dalla concessione ai sensi dell’articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 settembre 2005, n. 296».

Art. 18

250.

2. Il comma 1 dell’articolo 03 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, è sostituito dal seguente:

«1. I canoni annui per concessioni rilasciate o rinnovate con finalità turistico-ricreative di aree, pertinenze demaniali marittime e specchi acquei per i quali si applicano le disposizioni relative alle utilizzazioni del demanio marittimo sono determinati nel rispetto dei seguenti criteri:

    a) classificazione, a decorrere dal 1º gennaio 2007, delle aree, manufatti, pertinenze e specchi acquei nelle seguenti categorie:

    1) categoria A: aree, manufatti, pertinenze e specchi acquei, o parti di essi, concessi per utilizzazioni ad uso pubblico ad alta valenza turistica;

    2) categoria B: aree, manufatti, pertinenze e specchi acquei, o parti di essi, concessi per utilizzazione ad uso pubblico a normale valenza turistica. L’accertamento dei requisiti di alta e normale valenza turistica è riservato alle regioni competenti per territorio con proprio provvedimento. Nelle more dell’emanazione di detto provvedimento la categoria di riferimento è da intendersi la B. Una quota pari al 10 per cento delle maggiori entrate annue rispetto alle previsioni di bilancio derivanti dall’utilizzo delle aree, pertinenze e specchi acquei inseriti nella categoria A è devoluta alle regioni competenti per territorio;

    b) misura del canone annuo determinata come segue:

    1) per le concessioni demaniali marittime aventi ad oggetto aree e specchi acquei, per gli anni 2004, 2005 e 2006 si applicano le misure unitarie vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge e non operano le disposizioni maggiorative di cui ai commi 21, 22 e 23 dell’articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni; a decorrere dal 1º gennaio 2007, si applicano i seguenti importi aggiornati degli indici ISTAT maturati alla stessa data:

         1.1) area scoperta: euro 1,86 al metro quadrato per la categoria A; euro 0,93 al metro quadrato per la categoria B;

         1.2) area occupata con impianti di facile rimozione: euro 3,10 al metro quadrato per la categoria A; euro 1,55 al metro quadrato per la categoria B;

1.3) area occupata con impianti di difficile rimozione: euro 4,13 al metro quadrato per la categoria A; euro 2,65 al metro quadrato per la categoria B;

         1.4) euro 0,72 per ogni metro quadrato di mare territoriale per specchi acquei o delimitati da opere che riguardano i porti così come definite dall’articolo 5 del testo unico di cui al regio decreto 2 aprile 1885, n. 3095, e comunque entro 100 metri dalla costa;

1.5) euro 0,52 per gli specchi acquei compresi tra 100 e 300 metri dalla costa;

         1.6) euro 0,41 per gli specchi acquei oltre 300 metri dalla costa;

1.7) euro 0,21 per gli specchi acquei utilizzati per il posizionamento di campi boa per l’ancoraggio delle navi al di fuori degli specchi acquei di cui al numero 1.3);

2) per le concessioni comprensive di pertinenze demaniali marittime si applicano, a decorrere dal 1º gennaio 2007, i seguenti criteri:

2.1) per le pertinenze destinate ad attività commerciali, terziario-direzionali e di produzione di beni e servizi, il canone è determinato moltiplicando la superficie complessiva del manufatto per la media dei valori mensili unitari minimi e massimi indicati dall’Osservatorio del mercato immobiliare per la zona di riferimento. L’importo ottenuto è moltiplicato per un coefficiente pari a 6,5. Il canone annuo così determinato è ulteriormente ridotto delle seguenti percentuali, da applicare per scaglioni progressivi di superficie del manufatto: fino a 200 metri quadrati, 0 per cento; oltre 200 metri quadrati e fino a 500 metri quadrati, 20 per cento; oltre 500 metri quadrati e fino a 1.000 metri quadrati, 40 per cento; oltre 1.000 metri quadrati, 60 per cento. Qualora i valori dell’Osservatorio del mercato immobiliare non siano disponibili, si fa riferimento a quelli del più vicino comune costiero rispetto al manufatto nell’ambito territoriale della medesima regione;

2.2) per le aree ricomprese nella concessione, per gli anni 2004, 2005 e 2006 si applicano le misure vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge e non operano le disposizioni maggiorative di cui ai commi 21, 22 e 23 dell’articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni; a decorrere dal 1º gennaio 2007, si applicano quelle di cui alla lettera b), numero 1);

    c) riduzione dei canoni di cui alla lettera b) nella misura del 50 per cento:

1) in presenza di eventi dannosi di eccezionale gravità che comportino una minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione, previo accertamento da parte delle competenti autorità marittime di zona;

2) nel caso di concessioni demaniali marittime assentite alle società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro affiliate alle Federazioni sportive nazionali con l’esclusione dei manufatti pertinenziali adibiti ad attività commerciali;

    d) riduzione dei canoni di cui alla lettera b) nella misura del 90 per cento per le concessioni indicate al secondo comma dell’articolo 39 del codice della navigazione e all’articolo 37 del regolamento per l’esecuzione del codice della navigazione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1952, n. 328;

e) obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione;

    f) riduzione, per le imprese turistico-ricettive all’aria aperta, dei valori inerenti le superfici del 25 per cento».

 

251.

3. Il comma 3 dell’articolo 03 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, è sostituito dal seguente:

«3. Le misure dei canoni di cui al comma 1, lettera b), si applicano, a decorrere dal 1º gennaio 2007, anche alle concessioni dei beni del demanio marittimo e di zone del mare territoriale aventi ad oggetto la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto».

 

252.

4. All’articolo 03 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«4-bis. Ferme restando le disposizioni di cui all’articolo 01, comma 2, le concessioni di cui al presente articolo possono avere durata superiore a sei anni e comunque non superiore a venti anni in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare e sulla base dei piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo predisposti dalle regioni».

 

253.

5. Le regioni, nel predisporre i piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo di cui all’articolo 6, comma 3, del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, sentiti i comuni interessati, devono altresì individuare un corretto equilibrio tra le aree concesse a soggetti privati e gli arenili liberamente fruibili; devono inoltre individuare le modalità e la collocazione dei varchi necessari al fine di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione.

 

254.

6. All’articolo 5 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«1-bis. Le somme per canoni relative a concessioni demaniali marittime aventi finalità turistico-ricreative versate in eccedenza rispetto a quelle dovute a decorrere dal 1º gennaio 2004 ai sensi dell’articolo 03, comma 1, sono compensate con quelle da versare allo stesso titolo, in base alla medesima disposizione».

 

255.

7. I commi 21, 22 e 23 dell’articolo 32 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e il comma 4 dell’articolo 10 della legge 17 dicembre 1997, n. 449, sono abrogati.

 

256.

8. Le disposizioni di cui all’articolo 8 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, e successive modificazioni, si interpretano nel senso che le utilizzazioni ivi contemplate fanno riferimento alla mera occupazione di beni demaniali marittimi e relative pertinenze. Qualora, invece, l’occupazione consista nella realizzazione sui beni demaniali marittimi di opere inamovibili in difetto assoluto di titolo abilitativo o in presenza di titolo abilitativo che per il suo contenuto è incompatibile con la destinazione e disciplina del bene demaniale, l’indennizzo dovuto è commisurato ai valori di mercato, ferma restando l’applicazione delle misure sanzionatorie vigenti, ivi compreso il ripristino dello stato dei luoghi.

 

257.

9. Dopo l’articolo 693 del codice della navigazione è inserito il seguente:

«Art. 693-bis. – (Destinazione dei beni demaniali non strumentali al servizio della navigazione aerea). - I beni demaniali non strumentalmente destinati al servizio della navigazione aerea sono gestiti dall’Agenzia del demanio in base alla normativa vigente, garantendo un uso compatibile con l’ambito aeroportuale in cui si collocano.

Si considerano non strumentali i beni non connessi in modo diretto, attuale e necessario al servizio di gestione aeroportuale.

Gli introiti derivanti dalla gestione dei beni di cui al primo comma, determinati sulla base dei valori di mercato, affluiscono all’erario».

 

258.

9-bis. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, il canone annuo per l’uso dei beni del demanio dovuto dalle società di gestione che provvedono alla gestione aeroportuale totale o parziale, anche in regime precario, è proporzionalmente incrementato nella misura utile a determinare un introito diretto per l’erario pari a 3 milioni di euro nel 2007, 9,5 milioni di euro nel 2008 e a 10 milioni di euro nel 2009.

Em.to 18.237 Mazarello riformulato

259.

10. Dopo l’articolo 3 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, è inserito il seguente:

«Art. 3-bis. – (Valorizzazione e utilizzazione a fini economici dei beni immobili tramite concessione o locazione). – 1. I beni immobili di proprietà dello Stato individuati ai sensi dell’articolo 1 possono essere concessi o locati a privati, a titolo oneroso, per un periodo non superiore a cinquanta anni, ai fini della riqualificazione e riconversione dei medesimi beni tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione anche con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso finalizzate allo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini, ferme restando le disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni.

2. Il Ministero dell’economia e delle finanze può convocare una o più conferenze di servizi o promuovere accordi di programma per sottoporre all’approvazione iniziative per la valorizzazione degli immobili di cui al presente articolo.

3. Agli enti territoriali interessati dal procedimento di cui al comma 2 è riconosciuta una somma non inferiore al 50 per cento e non superiore al 100 per cento del contributo di costruzione dovuto ai sensi dell’articolo 16 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e successive modificazioni, per l’esecuzione delle opere necessarie alla riqualificazione e riconversione. Tale importo è corrisposto dal concessionario all’atto del rilascio o dell’efficacia del titolo abilitativo edilizio.

4. Le concessioni e le locazioni di cui al presente articolo sono assegnate con procedure ad evidenza pubblica, per un periodo di tempo commisurato al raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e comunque non eccedente i cinquanta anni.

5. I criteri di assegnazione e le condizioni delle concessioni o delle locazioni di cui al presente articolo sono contenuti nei bandi predisposti dall’Agenzia del demanio, prevedendo, in particolare, nel caso di revoca della concessione o di recesso dal contratto di locazione il riconoscimento all’affidatario di un indennizzo valutato sulla base del piano economico-finanziario.

6. Per il perseguimento delle finalità di valorizzazione e utilizzazione a fini economici dei beni di cui al presente articolo, i beni medesimi possono essere affidati a terzi ai sensi dell’articolo 143 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in quanto compatibile».

 

260.

11. Allo scopo di devolvere allo Stato i beni vacanti o derivanti da eredità giacenti, il Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’interno ed il Ministro dell’economia e delle finanze, determina, con decreto da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per l’acquisizione dei dati e delle informazioni rilevanti per individuare i beni giacenti o vacanti nel territorio dello Stato. Al possesso esercitato sugli immobili vacanti o derivanti da eredità giacenti si applica la disposizione dell’articolo 1163 del codice civile sino a quando il terzo esercente attività corrispondente al diritto di proprietà o ad altro diritto reale non notifichi all’Agenzia del demanio di essere in possesso del bene vacante o derivante da eredità giacenti. Nella comunicazione inoltrata all’Agenzia del demanio gli immobili sui quali è esercitato il possesso corrispondente al diritto di proprietà o ad altro diritto reale deve essere identificato descrivendone la consistenza mediante la indicazione dei dati catastali.

 

261.

12. All’articolo 14 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 settembre 2005, n. 296, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

«2-bis. Per i soggetti di cui alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 11, qualora ricorrano le condizioni di cui al comma 2, secondo periodo, del presente articolo, la durata delle concessioni o locazioni può essere stabilita in anni cinquanta».

 

262.

13. All’articolo 3 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, e successive modificazioni, dopo il comma 15 sono inseriti i seguenti:

«15-bis. Per la valorizzazione di cui al comma 15, l’Agenzia del demanio può individuare, d’intesa con gli enti territoriali interessati, una pluralità di beni immobili pubblici per i quali è attivato un processo di valorizzazione unico, in coerenza con gli indirizzi di sviluppo territoriale, che possa costituire, nell’ambito del contesto economico e sociale di riferimento, elemento di stimolo ed attrazione di interventi di sviluppo locale. Per il finanziamento degli studi di fattibilità dei programmi facenti capo ai programmi unitari di valorizzazione dei beni demaniali per la promozione e lo sviluppo dei sistemi locali si provvede a valere sul capitolo relativo alle somme da attribuire all’Agenzia del demanio per l’acquisto dei beni immobili, per la manutenzione, la ristrutturazione, il risanamento e la valorizzazione dei beni del demanio e del patrimonio immobiliare statale, nonché per gli interventi sugli immobili confiscati alla criminalità organizzata. È elemento prioritario di individuazione, nell’ambito dei predetti programmi unitari, la suscettività di valorizzazione dei beni immobili pubblici mediante concessione d’uso o locazione, nonché l’allocazione di funzioni di interesse sociale, culturale, sportivo, ricreativo, per l’istruzione, la promozione delle attività di solidarietà e per il sostegno alle politiche per i giovani, nonché per le pari opportunità.

15-ter. Nell’ambito dei processi di razionalizzazione dell’uso degli immobili pubblici ed al fine di adeguare l’assetto infrastrutturale delle Forze armate alle esigenze derivanti dall’adozione dello strumento professionale, il Ministero della difesa può individuare beni immobili di proprietà dello Stato mantenuti in uso al medesimo Dicastero per finalità istituzionali, suscettibili di permuta con gli enti territoriali. Le attività e le procedure di permuta sono effettuate dall’Agenzia del demanio, d’intesa con il Ministero della difesa, nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento giuridico-contabile».

 

263.

14. All’articolo 27 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 13-bis, le parole: «L’Agenzia del demanio, di concerto con la Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa» sono sostituite dalle seguenti: «Il Ministero della difesa, con decreti da adottare d’intesa con l’Agenzia del demanio» e le parole: «da inserire in programmi di dismissione per le finalità di cui all’articolo 3, comma 112, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni» sono sostituite dalle seguenti: «da consegnare all’Agenzia del demanio per essere inseriti in programmi di dismissione e valorizzazione ai sensi delle norme vigenti in materia»; ed aggiungere in fine i seguenti periodi: «Relativamente a tali programmi che interessino Enti locali, si procede mediante accordi di programma ai sensi e per gli effetti di quanto disposto dall’articolo 343 del decreto legislativo 18 agosto 200, n. 267. Nell’ambito degli accordi di programma può essere previsto il riconoscimento in favore degli Enti locali di una quota del maggior valore degli immobili determinato per effetto delle valorizzazioni assentite.»;

    b) al comma 13-ter, le parole da: «il Ministero» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «con decreti adottati ai sensi del medesimo comma 13-bis sono individuati: a) entro il 28 febbraio 2007, beni immobili, per un valore complessivo pari a 1.000 milioni di euro, da consegnare all’Agenzia del demanio entro il 30 giugno 2007; b) entro il 31 luglio 2007, beni immobili, per un valore complessivo pari a 1.000 milioni di euro, da consegnare all’Agenzia del demanio entro il 31 dicembre 2007. Con le modalità indicate nel primo periodo e per le medesime finalità, nell’anno 2008 sono individuati, entro il 28 febbraio ed entro il 31 luglio, beni immobili per un valore pari a complessivi 2.000 milioni di euro»;

c) i commi 13-quinquies e 13-sexies sono abrogati.

Em.to 18.252 Nieddu

264.

15. Il comma 482 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è abrogato.

 

265.

15-bis. All’articolo 1 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, sono apportate le seguenti modificazioni:

«a) dopo il comma 6-ter é inserito il seguente:

"6-ter. 1. Sui beni immobili non più strumentali alla gestione caratteristica dell’impresa ferroviaria, di proprietà di Ferrovie dello Stato spa o delle società dalla stessa direttamente o indirettamente controllate, che siano ubicati in aree naturali protette in territori sottoposti a vincolo paesaggistico, in caso di alienazione degli stessi é riconosciuto il diritto di prelazione degli enti locali e degli altri soggetti pubblici gestori delle aree protette. I vincoli di destinazione urbanistica degli immobili e quelli peculiari relativi alla loro finalità di utilità pubblica sono parametri di valutazione per la stima del valore di vendita."».

Em.to 18.258 Legnini

266.

16. All’articolo 11 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) sono ammessi in deduzione:

    1) i contributi per le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro;

    2) per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettere da a) a e), esclusi le banche, gli altri enti finanziari, le imprese di assicurazione e le imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti, un importo pari a 5.000 euro, su base annua, per ogni lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo di imposta;

3) per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettere da a) a e), esclusi le banche, gli altri enti finanziari, le imprese di assicurazione e le imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti, un importo fino a 10.000 euro, su base annua, per ogni lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo d’imposta nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; tale deduzione è alternativa a quella di cui al numero 2), e può essere fruita nel rispetto dei limiti derivanti dall’applicazione della regola de minimis di cui al regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001, e successive modificazioni;

    4) per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettere da a) a e), esclusi le banche, gli altri enti finanziari, le imprese di assicurazione e le imprese operanti in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, dei trasporti, delle infrastrutture, delle poste, delle telecomunicazioni, della raccolta e depurazione delle acque di scarico e della raccolta e smaltimento rifiuti, i contributi assistenziali e previdenziali relativi ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato;

    5) le spese relative agli apprendisti, ai disabili e le spese per il personale assunto con contratti di formazione e lavoro, nonché, per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettere da a) a e), i costi sostenuti per il personale addetto alla ricerca e sviluppo, ivi compresi quelli per il predetto personale sostenuti da consorzi tra imprese costituiti per la realizzazione di programmi comuni di ricerca e sviluppo, a condizione che l’attestazione di effettività degli stessi sia rilasciata dal presidente del collegio sindacale ovvero, in mancanza, da un revisore dei conti o da un professionista iscritto negli albi dei revisori dei conti, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali o dei consulenti del lavoro, nelle forme previste dall’articolo 13, comma 2, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale»;

    b) al comma 4-bis.1, dopo le parole: «pari a euro 2.000» sono inserite le seguenti: «, su base annua,» e le parole da: «; la deduzione» fino a: «di cui all’articolo 10, comma 2» sono soppresse;

c) al comma 4-bis.2 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le deduzioni di cui ai commi 1, lettera a), numeri 2) e 3), e 4-bis.1 sono ragguagliate ai giorni di durata del rapporto di lavoro nel corso del periodo d’imposta nel caso di contratti di lavoro a tempo indeterminato e parziale, nei diversi tipi e modalità di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 61, e successive modificazioni, ivi compreso il lavoro a tempo parziale di tipo verticale e di tipo misto, sono ridotte in misura proporzionale; per i soggetti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera e), le medesime deduzioni spettano solo in relazione ai dipendenti impiegati nell’esercizio di attività commerciali e, in caso di dipendenti impiegati anche nelle attività istituzionali, l’importo è ridotto in base al rapporto di cui all’articolo 10, comma 2»;

    d) al comma 4-ter, le parole: «la deduzione di cui ai commi 4-bis e 4-bis.1» sono sostituite dalle seguenti: «le deduzioni indicate nel presente articolo»;

    e) dopo il comma 4-quinquies sono aggiunti i seguenti:

«4-sexies. In caso di lavoratrici donne rientranti nella definizione di lavoratore svantaggiato di cui al regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione, del 5 dicembre 2002, in materia di aiuti di Stato a favore dell’occupazione, in alternativa a quanto previsto dal comma 4-quinquies, l’importo deducibile è, rispettivamente, moltiplicato per sette e per cinque nelle suddette aree, ma in questo caso l’intera maggiorazione spetta nei limiti di intensità nonché alle condizioni previsti dal predetto regolamento sui regimi di aiuto a favore dell’assunzione di lavoratori svantaggiati.

4-septies. Per ciascun dipendente l’importo delle deduzioni ammesse dai precedenti commi 1, 4-bis.1 e 4-quater, non può comunque eccedere il limite massimo rappresentato dalla retribuzione e dagli altri oneri e spese a carico del datore di lavoro e l’applicazione delle disposizioni di cui al comma 1, lettera a), numeri 2), 3) e 4), è alternativa alla fruizione delle disposizioni di cui ai commi 1, lettera a), numero 5), 4-bis.1, 4-quater, 4-quinquies e 4-sexies».

Em.to 18.275 Boccia

267.

17. Le deduzioni di cui all’articolo 11, comma 1, lettera a), numeri 2) e 4), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, come da ultimo modificato dal comma 266, spettano, subordinatamente all’autorizzazione delle competenti autorità europee, a decorrere dal mese di febbraio 2007 nella misura del 50 per cento e per il loro intero ammontare a decorrere dal successivo mese di luglio, con conseguente ragguaglio ad anno di quella prevista dal citato numero 2).

 

268.

18. La deduzione di cui all’articolo 11, comma 1, lettera a), numero 3), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, come da ultimo modificato dal comma 266, spetta in misura ridotta alla metà a decorrere dal mese di febbraio 2007 e per l’intero ammontare a decorrere dal successivo mese di luglio, con conseguente ragguaglio ad anno.

 

269.

19. Nella determinazione dell’acconto dell’imposta regionale sulle attività produttive relativa al periodo d’imposta in corso al 1º febbraio 2007, può assumersi, come imposta del periodo precedente, la minore imposta che si sarebbe determinata applicando in tale periodo le disposizioni dei commi 266, 267 e 268. Agli stessi effetti, per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 1º febbraio 2007, può assumersi, come imposta del periodo precedente, la minore imposta che si sarebbe determinata applicando le disposizioni del comma 266 senza tenere conto delle limitazioni previste dai commi 267 e 268.

 

270.

20. Al fine di garantire alle regioni che sottoscrivono gli accordi di cui al comma 414, lettera b), un ammontare di risorse equivalente a quello che deriverebbe dall’incremento automatico dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive, applicata alla base imponibile che si sarebbe determinata in assenza delle disposizioni introdotte dai commi da 266 a 269, è ad esse riconosciuto, con riferimento alle esigenze finanziarie degli esercizi 2007, 2008 e 2009, un trasferimento pari a 89,81 milioni di euro per l’anno 2007, a 179 milioni di euro per l’anno 2008 e a 191,94 milioni di euro per l’anno 2009. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, le somme di cui al periodo precedente sono ripartite in proporzione al minor gettito dell’imposta regionale sulle attività produttive di ciascuna regione.

 

271.

21. Alle imprese che effettuano l’acquisizione dei beni strumentali nuovi indicati nel comma 273, destinati a strutture produttive ubicate nelle aree delle regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise ammissibili alle deroghe previste dall’articolo 87, paragrafo 3, lettere a) e c), del Trattato istitutivo della Comunità europea, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006 e fino alla chiusura del periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013, è attribuito un credito d’imposta secondo le modalità di cui ai commi da 272 a 279.

 

272.

22. Il credito d’imposta è riconosciuto nella misura massima consentita in applicazione delle intensità di aiuto previste dalla Carta italiana degli aiuti a finalità regionale per il periodo 2007-2013 e non è cumulabile con il sostegno de minimis né con altri aiuti di Stato che abbiano ad oggetto i medesimi costi ammissibili.

 

273.

23. Ai fini del comma 271, si considerano agevolabili le acquisizioni, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di:

    a) macchinari, impianti, diversi da quelli infissi al suolo, ed attrezzature varie, classificabili nell’attivo dello stato patrimoniale di cui al primo comma, voci B.II.2 e B.II.3, dell’articolo 2424 del codice civile, destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nelle aree territoriali di cui al comma 271;

b) programmi informatici commisurati alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa, limitatamente alle piccole e medie imprese;

    c) brevetti concernenti nuove tecnologie di prodotti e processi produttivi, per la parte in cui sono utilizzati per l’attività svolta nell’unità produttiva; per le grandi imprese, come definite ai sensi della normativa comunitaria, gli investimenti in tali beni sono agevolabili nel limite del 50 per cento del complesso degli investimenti agevolati per il medesimo periodo d’imposta.

 

274.

24. Il credito d’imposta è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni indicati nel comma 273 eccedente gli ammortamenti dedotti nel periodo d’imposta, relativi alle medesime categorie dei beni d’investimento della stessa struttura produttiva, ad esclusione degli ammortamenti dei beni che formano oggetto dell’investimento agevolato effettuati nel periodo d’imposta della loro entrata in funzione. Per gli investimenti effettuati mediante contratti di locazione finanziaria, si assume il costo sostenuto dal locatore per l’acquisto dei beni; detto costo non comprende le spese di manutenzione.

 

275.

25. L’agevolazione di cui al comma 271 non si applica ai soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica e delle fibre sintetiche, come definiti rispettivamente agli allegati I e II agli Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea C 54 del 4 marzo 2006, nonché ai settori della pesca, dell’industria carbonifera, creditizio, finanziario e assicurativo. Il credito d’imposta a favore di imprese o attività che riguardano prodotti o appartengono ai settori soggetti a discipline comunitarie specifiche, ivi inclusa la disciplina multisettoriale dei grandi progetti, è riconosciuto nel rispetto delle condizioni sostanziali e procedurali definite dalle predette discipline dell’Unione europea e previa autorizzazione, ove prescritta, della Commissione europea.

 

276.

26. Il credito d’imposta è determinato con riguardo ai nuovi investimenti eseguiti in ciascun periodo d’imposta e deve essere indicato nella relativa dichiarazione dei redditi. Esso non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 96 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, ed è utilizzabile ai fini dei versamenti delle imposte sui redditi; l’eventuale eccedenza è utilizzabile in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, a decorrere dal sesto mese successivo al termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta con riferimento al quale il credito è concesso.

 

277.

27. Se i beni oggetto dell’agevolazione non entrano in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello della loro acquisizione o ultimazione, il credito d’imposta è rideterminato escludendo dagli investimenti agevolati il costo dei beni non entrati in funzione. Se entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello nel quale sono entrati in funzione i beni sono dismessi, ceduti a terzi, destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa ovvero destinati a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione, il credito d’imposta è rideterminato escludendo dagli investimenti agevolati il costo dei beni anzidetti; se nel periodo d’imposta in cui si verifica una delle predette ipotesi vengono acquisiti beni della stessa categoria di quelli agevolati, il credito d’imposta è rideterminato escludendo il costo non ammortizzato degli investimenti agevolati per la parte che eccede i costi delle nuove acquisizioni. Per i beni acquisiti in locazione finanziaria le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche se non viene esercitato il riscatto. Il credito d’imposta indebitamente utilizzato che deriva dall’applicazione del presente comma è versato entro il termine per il versamento a saldo dell’imposta sui redditi dovuta per il periodo d’imposta in cui si verificano le ipotesi ivi indicate.

 

278.

28. Con uno o più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sono adottate le disposizioni per l’effettuazione delle verifiche necessarie a garantire la corretta applicazione dei commi da 271 a 277. Tali verifiche, da effettuare dopo almeno dodici mesi dall’attribuzione del credito d’imposta, sono, altresì, finalizzate alla valutazione della qualità degli investimenti effettuati, anche al fine di valutare l’opportunità di effettuare un riequilibrio con altri strumenti aventi analoga finalità.

 

279.

29. L’efficacia dei commi da 271 a 278 è subordinata, ai sensi dell’articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all’autorizzazione della Commissione europea.

 

280.

30. A decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006 e fino alla chiusura del periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2009, alle imprese è attribuito un credito d’imposta nella misura del 10 per cento dei costi sostenuti per attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo, in conformità alla vigente disciplina comunitaria degli aiuti di Stato in materia, secondo le modalità dei commi 281 a 285. La misura del 10 per cento è elevata al 15 per cento qualora i costi di ricerca e sviluppo siano riferiti a contratti stipulati con università ed enti pubblici di ricerca.

 

281.

31. Ai fini della determinazione del credito d’imposta i costi non possono, in ogni caso, superare l’importo di 15 milioni di euro per ciascun periodo d’imposta.

 

282.

32. Il credito d’imposta deve essere indicato nella relativa dichiarazione dei redditi. Esso non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 96 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, ed è utilizzabile ai fini dei versamenti delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive dovute per il periodo d’imposta in cui le spese di cui al comma 280 sono state sostenute; l’eventuale eccedenza è utilizzabile in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e successive modificazioni, a decorrere dal mese successivo al termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta con riferimento al quale il credito è concesso.

 

283.

33. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono individuati gli obblighi di comunicazione a carico delle imprese per quanto attiene alla definizione delle attività di ricerca e sviluppo agevolabili e le modalità di verifica ed accertamento della effettività delle spese sostenute e coerenza delle stesse con la disciplina comunitaria di cui al comma 280.

 

284.

34. L’efficacia dei commi da 280 a 283 è subordinata, ai sensi dell’articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, all’autorizzazione della Commissione europea.

 

285.

34-bis. Entro il 31 dicembre 2007 il Ministero dell’economia e delle finanze - Amministrazione autonoma monopoli di Stato ha facoltà di bandire, nei limiti di una corretta ed equilibrata distribuzione territoriale, una o più nuove gare, per un massimo di ulteriori 1.000 agenzie, alle medesime condizioni previste dai bandi di gara pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, parte II, del 28 agosto 2006, n. 199.

Em.to 18.356 Benvenuto

286.

34-ter. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze il 20 per cento delle maggiori entrate derivanti dalla disposizione di cui al comma precedente è destinato ad un Fondo finalizzato ad interventi a favore del personale dell’amministrazione finanziaria impegnato nel contrasto dell’evasione fiscale. Con lo stesso decreto il medesimo Fondo è ripartito tra le competenti unità previsionali di base del predetto ministero.

Em.to 18.356 Benvenuto

287.

35. Le piccole e medie imprese di produzioni musicali possono beneficiare di un credito d’imposta a titolo di spesa di produzione, di sviluppo, di digitalizzazione e di promozione di registrazioni fonografiche o videografiche musicali per opere prime o seconde di artisti emergenti.

 

288.

36. Possono accedere al credito d’imposta di cui al comma 287 fermo restando il rispetto dei limiti della regola de minimis di cui al regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione, del 12 gennaio 2001, solo le imprese che abbiano un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 15 milioni di euro e che non siano possedute, direttamente o indirettamente, da un editore di servizi radiotelevisivi.

 

289.

36-bis. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 alle imprese agricole e agroalimentari soggette al regime obbligatorio di certificazione e controllo della qualità ai sensi del regolamento CE n. 2092/1991, del Consiglio, del 24 giugno 1991, e del regolamento CE n. 510/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006, anche se riunite in consorzi o costituite in forma cooperativa, é concesso un credito d’imposta pari al 50 per cento del totale delle spese sostenute ai fini dell’ottenimento dei previsti certificati e delle relative attestazioni di conformità. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge di concerto con il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, sono stabilite, nel rispetto delle disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato, le modalità per l’accesso all’agevolazione di cui al presente comma, entro un limite di spesa pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Em.to 18.358 De Petris

290.

36-ter. Nelle more degli accordi internazionali in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio, sono ammessi al credito di imposta di cui al comma 36-bis gli oneri sostenuti dalle imprese agricole ed agroalimentari, anche se riunite in consorzi o costituite in forma cooperativa, per la registrazione nei Paesi extracomunitari delle denominazioni protette ai sensi del regolamento CE n. 510/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006.

Em.to 18.358 De Petris

291.

36-bis. Nell’articolo 32-bis, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, introdotto dall’articolo 37, comma 15, del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, le parole "La prima rata è versata entro il 27 dicembre 2006" sono soppresse.

IVA franchigia (em.to 18.5)

292.

36-ter. Sono fatti salvi gli effetti prodotti dall’applicazione delle norme, oggetto di mancata conversione, di cui all’art. 35, commi 8, lettera a), e 10 del decreto legge 4 luglio 2006 n. 223, concernenti l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto e dell’imposta di registro alle cessioni e alle locazioni, anche finanziarie, di immobili. Tuttavia, il cedente o locatore può optare per l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, ai sensi dell’art. 10, numeri 8) ed 8-ter), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in presenza dei presupposti ivi previsti. In caso di opzione l’imposta di registro e le imposte ipotecarie e catastali sono dovute sulla base delle regole di cui all’art. 35, commi 10 e 10-bis, del decreto legge 4 luglio 2006 n. 223, convertito con modificazione dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Il cedente o locatore che intende esercitare l’opzione per ipotesi diverse da quelle disciplinate dall’art. 35, comma 10 quinquies del citato decreto legge, ne dà comunicazione nella dichiarazione annuale relativa all’imposta sul valore aggiunto dovuta per l’anno 2006. Per le cessioni l’eventuale eccedenza dell’imposta di registro conseguente all’effettuazione dell’opzione è compensata con i maggiori importi dovuti ai fini delle imposte ipotecarie e catastali, fermo restando la possibilità di chiedere il rimborso per gli importi che non trovano capienza in tale compensazione.

Immobili disciplina transitoria (em.to 18.5)

293.

36-quater. All’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 14 è inserito il seguente: "14-bis. Resta ferma la disposizione di cui all’articolo 40 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, concernente la adozione di regolamenti ministeriali nella materia ivi indicata. I regolamenti previsti dal citato articolo 40 del decreto legislativo n. 241 del 1997, possono comunque essere adottati qualora disposizioni legislative successive a quelle contenute dal presente decreto regolino la materia, a meno che la legge successiva non lo escluda espressamente.".

Delegificazione termini (em..to 18.5)

294.

36-quinquies. All’articolo 3 del decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, dopo il comma 23, è inserito il seguente: "23-bis. Agli agenti della riscossione non si applicano l’articolo 2, comma 4, del regolamento approvato con decreto del Ministro delle finanze 11 settembre 2000, n. 289, e le disposizioni di tale regolamento relative all’esercizio di influenza dominante su altri agenti della riscossione, nonché al divieto, per i legali rappresentanti, gli amministratori e i sindaci, di essere pubblici dipendenti ovvero coniugi, parenti ed affini entro il secondo grado di pubblici dipendenti."».

Agenti della riscossione (em.to 18.5)

295.

36-sexies. Alle Agenzie fiscali continuano ad applicarsi le disposizioni riguardanti le amministrazioni dello Stato di cui ai decreti del presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, 26 ottobre 1972, n. 642 e 26 aprile 1986, n. 131.

Imposte di bollo Agenzie fiscali (em.to 18.5)

296.

37. Per l’anno 2007, ai docenti delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, anche non di ruolo con incarico annuale, nonché al personale docente presso le università statali ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, spetta una detrazione dall’imposta lorda e fino a capienza della stessa nella misura del 19 per cento delle spese documentate sostenute ed effettivamente rimaste a carico, fino ad un importo massimo delle stesse di 1.000 euro, per l’acquisto di un solo personal computer nuovo di fabbrica.

 

297.

38. Con decreto di natura non regolamentare, adottato dal Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dell’università e della ricerca, sono stabilite le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al comma 296.

 

298.

Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un Fondo con dotazione di 10 milioni di euro, per l’anno 2007, destinato all’erogazione di contributi ai collaboratori coordinati e continuativi, compresi i collaboratori a progetto, per le spese documentate sostenute entro il 31 dicembre 2007 per l’acquisto di un personal computer nuovo di fabbrica. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell’economia e delle finanze, con proprio decreto, definisce modalità, limiti e criteri per l’attribuzione dei contributi di cui al presente comma, ivi comprese le procedure per assicurare il rispetto dei limiti di stanziamento di cui al periodo precedente.

PC ai Co. Co. Co. (18.6 relatore nuovo testo)

299.

37-bis. All’articolo 67 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, al comma 1, lettera m), sono apportate le seguenti modifiche:

    a) al primo periodo, dopo le parole: «compensi erogati» sono inserite le seguenti: «ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici per prestazioni di natura non professionale da parte di cori, bande musicali e filodrammatiche che perseguono finalità dilettantistiche, e quelli erogati»;

b) al secondo periodo sono soppresse le seguenti parole: «e di cori, bande e filodrammatiche da parte del direttore e dei collaboratori tecnici».

Em.to 5.33 Legnini

300.

37-ter. Per contratti di scrittura connessi con gli spettacoli teatrali di cui al n. 119) della Tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, devono intendersi i contratti di scrittura connessi con gli spettacoli individuati al n. 123) della stessa Tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.

Em.to 5.33 Legnini

301.

37-quater. All’articolo 110, comma 11, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modifiche:

    a) dopo il primo periodo è inserito il seguente: «Le spese e gli altri componenti negativi deducibili ai sensi del primo periodo sono separatamente indicati nella dichiarazione dei redditi.»;

    b) l’ultimo periodo è soppresso.

Em.to 5.33 Legnini

302.

37-quinquies. All’articolo 8 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:

«3-bis. Quando l’omissione o incompletezza riguarda l’indicazione delle spese e degli altri componenti negativi di cui all’articolo 110, comma 11, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, si applica una sanzione amministrativa pari al 10 per cento dell’importo complessivo delle spese e dei componenti negativi non indicati nella dichiarazione dei redditi, con un minimo di euro 500 ed un massimo di euro 50.000».

Em.to 5.33 Legnini

303.

37-sexies. La disposizione del comma 302si applica anche per le violazioni commesse prima della data di entrata in vigore della presente legge, sempre che il contribuente fornisca la prova di cui all’articolo 110, comma 11, primo periodo, del citato testo unico delle imposte sui redditi. Resta ferma in tal caso l’applicazione della sanzione di cui all’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.

Em.to 5.33 Legnini

304.

39. All’articolo 19-bis1, comma 1, lettera e), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, le parole: «, a somministrazioni di alimenti e bevande, con esclusione» sono sostituite dalle seguenti: « e a somministrazioni di alimenti e bevande, con esclusione di quelle inerenti alla partecipazione a convegni, congressi e simili, erogate nei giorni di svolgimento degli stessi,».

 

305.

41. Per l’anno 2007 le detrazioni di cui al comma 304 spettano nella misura del 50 per cento.

 

306.

40-bis. Nell’articolo 36, comma 15, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: «edilizia residenziale convenzionata pubblica» sono sostituite dalle seguenti: «edilizia residenziale convenzionata». La disposizione recata dal periodo precedente ha effetto per gli atti pubblici formati e le scritture private autenticate a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Em.to 5.0.1

307.

40-ter. Per la uniforme e corretta applicazione delle norme di cui all’articolo 54, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, all’articolo 39, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e all’articolo 52 del testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate sono individuati periodicamente i criteri utili per la determinazione del valore normale dei fabbricati ai sensi dell’articolo 14 del citato decreto n. 633 del 1972, dell’articolo 9, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e dell’articolo 51, comma 3, del citato decreto n. 131 del 1986.

Em.to 5.0.1

308.

40-quater. Nell’articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al secondo comma, le parole: «di cui alle lettere a) e b)» sono sostituite dalle seguenti: «di cui alle lettere a), b) ed e)»;

    b) dopo l’ultimo comma, è aggiunto il seguente:

«Con decreti del Ministro dell’economia e delle finanze sono individuate, anche progressivamente, in relazione all’attività esercitata ed alle tipologie di operazioni effettuate, le categorie di contribuenti per i quali i rimborsi di cui al primo e al secondo comma sono eseguiti in via prioritaria entro tre mesi dalla richiesta.».

Em.to 5.0.1

309.

40-quinquies. All’articolo 1, comma 497, primo periodo, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, le parole: «per le sole cessioni fra persone fisiche» sono sostituite dalle seguenti: «e fatta salva l’applicazione dell’articolo 39, primo comma, lettera d), ultimo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, per le sole cessioni nei confronti di persone fisiche».

Em.to 5.0.1

310.

40-sexies. Nell’articolo 1, comma 496, primo periodo, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, le parole: «e di terreni suscettibili di utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici vigenti al momento della cessione,» sono soppresse.

Em.to 5.0.1

311.

42. Al comma 1-bis dell’articolo 17 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) dopo il primo periodo inserire il seguente: "Con regolamento del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per lo sviluppo economico, da emanarsi, d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali, entro il 31 marzo 2007, possono essere individuate le attività per le quali l’imposta è dovuta per la sole superficie eccedente i 5 metri quadrati.";

b) nel secondo periodo, le parole: "di cui al periodo precedente", sono sostituite dalle seguenti: "di cui al primo periodo del presente comma".

 

312.

43. All’articolo 10, primo comma, numero 27-ter), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, dopo la parola: «devianza,» sono inserite le seguenti: «di persone migranti, senza fissa dimora, richiedenti asilo, di persone detenute, di donne vittime di tratta a scopo sessuale e lavorativo,».

 

313.

44. Nell’articolo 10, comma 1, lettera e-bis), primo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, dopo le parole: «previste dal decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124» sono aggiunte le seguenti: «, nonché quelli versati alle forme pensionistiche complementari istituite negli Stati membri dell’Unione europea e negli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell’articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239».

 

314.

45. Il comma 2 dell’articolo 21 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, è sostituito dal seguente:

«2. La lettera e-bis) del comma 1 dell’articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è sostituita dalla seguente:

«e-bis) i contributi versati alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, alle condizioni e nei limiti previsti dall’articolo 8 del medesimo decreto. Alle medesime condizioni ed entro gli stessi limiti sono deducibili i contributi versati alle forme pensionistiche complementari istituite negli Stati membri dell’Unione europea e negli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell’articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239».

 

315.

46. All’articolo 10-ter della legge 23 marzo 1983, n. 77, sull’istituzione e disciplina dei fondi comuni d’investimento mobiliare, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) nel primo periodo del comma 1, le parole: «situati negli Stati membri dell’Unione europea, conformi alle direttive comunitarie e le cui quote sono collocate nel territorio dello Stato ai sensi dell’articolo 10-bis,» sono sostituite dalle seguenti: «conformi alle direttive comunitarie situati negli Stati membri dell’Unione europea e negli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell’articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239, e le cui quote sono collocate nel territorio dello Stato ai sensi dell’articolo 42 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58,»;

    b) al comma 9, le parole: «situati negli Stati membri della Comunità economica europea e conformi alle direttive comunitarie» sono sostituite dalle seguenti: «conformi alle direttive comunitarie situati negli Stati membri dell’Unione europea e negli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell’articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239».

 

316.

47. Il terzo periodo del comma 1 dell’articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, è sostituito dal seguente: «Tuttavia, se i titoli indicati nel precedente periodo sono emessi da società o enti, diversi dalle banche, il cui capitale è rappresentato da azioni non negoziate in mercati regolamentati degli Stati membri dell’Unione europea e degli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni, emanato in attuazione dell’articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239, ovvero da quote, l’aliquota del 12,50 per cento si applica a condizione che, al momento di emissione, il tasso di rendimento effettivo non sia superiore: a) al doppio del tasso ufficiale di riferimento, per le obbligazioni ed i titoli similari negoziati in mercati regolamentati degli Stati membri dell’Unione europea e degli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al citato decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, e successive modificazioni, o collegati mediante offerta al pubblico ai sensi della disciplina vigente al momento di emissione; b) al tasso ufficiale di riferimento aumentato di due terzi, per le obbligazioni e titoli similari diversi dai precedenti».

 

317.

48. All’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 1º aprile 1996, n. 239, e successive modificazioni, le parole: «in mercati regolamentati italiani» sono sostituite dalle seguenti: «in mercati regolamentati degli Stati membri dell’Unione europea e degli Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi nella lista di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 settembre 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 1996, e successive modificazioni».

 

318.

49. All’articolo 54, comma 8, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, dopo le parole: «ridotto del 25 per cento a titolo di deduzione forfettaria delle spese» sono inserite le seguenti: «, ovvero del 40 per cento se i relativi compensi sono percepiti da soggetti di età inferiore a 35 anni».

 

319.

50. All’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 1, dopo la lettera i-quater) sono aggiunte le seguenti:

«i-quinquies) le spese, per un importo non superiore a 210 euro, sostenute per l’iscrizione annuale e l’abbonamento, per i ragazzi di età compresa tra 5 e 18 anni, ad associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica rispondenti alle caratteristiche individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, o Ministro delegato, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, e le attività sportive;

    i-sexies) i canoni di locazione derivanti dai contratti di locazione stipulati o rinnovati ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n. 431, e successive modificazioni, dagli studenti iscritti ad un corso di laurea presso una università ubicata in un comune diverso da quello di residenza, distante da quest’ultimo almeno 100 chilometri e comunque in una provincia diversa, per unità immobiliari situate nello stesso comune in cui ha sede l’università o in comuni limitrofi, per un importo non superiore a 2.633 euro;

    i-septies) le spese, per un importo non superiore a 2.100 euro, sostenute per gli addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, se il reddito complessivo non supera 40.000 euro»;

    b) al comma 2, primo periodo, le parole: «e) e f)» sono sostituite dalle seguenti: «e), f), i-quinquies) e i-sexies)»; nel secondo periodo del medesimo comma le parole: «dal comma 3» sono sostituite dalle seguenti: «dal comma 2» ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Per le spese di cui alla lettera i-septies) del citato comma 1, la detrazione spetta, alle condizioni ivi stabilite, anche se sono state sostenute per le persone indicate nell’articolo 12 ancorchè non si trovino nelle condizioni previste dal comma 2 del medesimo articolo».

 

320.

51. All’articolo 1-bis, comma 1, della legge 29 ottobre 1961, n. 1216, il secondo periodo è sostituito dal seguente: «Tale misura si applica anche alle assicurazioni di altri rischi inerenti al veicolo o al natante o ai danni causati dalla loro circolazione».

 

321.

52. A decorrere dai pagamenti successivi al 1º gennaio 2007, la tabella di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto del Ministro delle finanze 27 dicembre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 31 dicembre 1997, è sostituita dalla Tabella 2 annessa alla presente legge. Gli incrementi percentuali approvati dalle regioni o dalle province autonome di Trento e di Bolzano prima della data di entrata in vigore della presente legge vengono ricalcolati sugli importi della citata Tabella 2. I trasferimenti erariali in favore delle regioni o delle province autonome di cui al periodo precedente sono ridotti in misura pari al maggior gettito derivante ad esse dal presente comma.

 

322.

53. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono effettuate le regolazioni finanziarie delle maggiori entrate nette derivanti dall’attuazione delle norme del comma 321 e sono definiti i criteri e le modalità per la corrispondente riduzione dei trasferimenti dello Stato alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano.

 

323.

53-bis. Le disposizioni dell’articolo 2 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, nonché quelle dell’articolo 1 del decreto-legge 13 gennaio 2003, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2003, n. 39, si interpretano nel senso che le esenzioni ivi previste si applicano esclusivamente agli atti di acquisto di autoveicoli le cui richieste di iscrizione al pubblico registro automobilistico siano state presentate entro i sessanta giorni successivi alla data di acquisto, ai sensi degli articoli 93 e 94 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

Tasse auto interpretativa (em.to 18.7)

324.

53-bis. Al comma 72 dell’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il primo periodo è sostituito dai seguenti: «Le disposizioni della lettera a) del comma 71 hanno effetto a partire dal periodo di imposta successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto. Le altre disposizioni del medesimo comma 71, in deroga all’articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente, hanno effetto a partire dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto.»;

    b) nel terzo periodo, dopo le parole: «legge 23 agosto 1988, n. 400,», sono inserite le seguenti: «sentite le Commissioni parlamentari competenti»;

    c) nel quarto periodo, dopo le parole: «La modifica è effettuata,» sono inserite le seguenti: «prioritariamente con riferimento alle disposizioni in materia di reddito di lavoro dipendente di cui alla lettera a) del comma 71,».

Em. 5.0.1

325.

53-ter. All’articolo 7, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, la dopo lettera f-quater) è aggiunta la seguente:

    «f-quinquies) le prestazioni di intermediazione, relative ad operazioni diverse da quelle di cui alla lettera d) del presente comma e da quelle di cui all’articolo 40, commi 5 e 6, del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, si considerano effettuate nel territorio dello Stato quando le operazioni oggetto dell’intermediazione si considerano ivi effettuate, a meno che non siano commesse da soggetto passivo in un altro Stato membro dell’Unione europea; le suddette prestazioni si considerano in ogni caso effettuate nel territorio dello Stato se il committente delle stesse è ivi soggetto passivo d’imposta.»;

Em.to 5.0.1

326.

53-quater. All’articolo 30, comma 1, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le percentuali di cui alle lettere a) e c) sono ridotte rispettivamente all’1 per cento e al 10 per cento per i beni situati in comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti».

Em.to 5.0.1

327.

54. Il comma 37 dell’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dal seguente:«37. L’efficacia delle disposizioni di cui ai commi 33, 34 e 35 decorre dalla data progressivamente individuata, per singole categorie di contribuenti, con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate da adottare entro il 1º giugno 2008».

 

328.

 All’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo il comma 37 sono inseriti i seguenti:

«37-bis. Gli apparecchi misuratori di cui all’articolo 1 della legge 26 gennaio 1983, n. 18, immessi sul mercato a decorrere dal 1º gennaio 2008 devono essere idonei alla trasmissione telematica prevista dai commi 33 e seguenti. Per detti apparecchi è consentita la deduzione integrale delle spese di acquisizione nell’esercizio in cui sono state sostenute, anche in deroga a quanto stabilito dall’articolo 102, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni. Gli apparecchi misuratori di cui al presente comma non sono soggetti alla verificazione periodica di cui al provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 28 luglio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 221 del 23 settembre 2003. I soggetti che effettuano la trasmissione telematica emettono scontrino non avente valenza fiscale, secondo le modalità stabilite con il regolamento di cui al comma 37-ter.

37-ter Con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1988, n. 400 entro 180 giorni dalla entrata in vigore della presente legge sono emanate disposizioni atte a disciplinare le modalità di rilascio delle certificazioni dei corrispettivi, non aventi valore fiscale, in correlazione alla trasmissione, in via telematica, dei corrispettivi medesimi.».

 

329.

55. L’aliquota di accisa sul metano usato per autotrazione di cui all’allegato I del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, è ridotta a euro 0,00291 per metro cubo di prodotto.

 

330.

56. All’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al numero 8) dopo le parole: «escluse le locazioni di» sono inserite le seguenti: «fabbricati abitativi effettuate in attuazione di piani di edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di cui all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457, entro quattro anni dalla data di ultimazione della costruzione o dell’intervento e a condizione che il contratto abbia durata non inferiore a quattro anni, e le locazioni di»;

    b) al numero 8-bis), le parole da: «, entro quattro anni» fino alla fine del numero sono sostituite dalle seguenti: «dalle imprese costruttrici degli stessi o dalle imprese che vi hanno eseguito, anche tramite imprese appaltatrici, gli interventi di cui all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457, entro quattro anni dalla data di ultimazione della costruzione o dell’intervento o anche successivamente nel caso in cui entro tale termine i fabbricati siano stati locati per un periodo non inferiore a quattro anni in attuazione di programmi di edilizia residenziale convenzionata».

 

331.

57. Il numero 41-bis) della tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che sono ricomprese anche le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter) dell’articolo 10 del predetto decreto rese in favore dei soggetti indicati nel medesimo numero 41-bis) da cooperative e loro consorzi sia direttamente sia in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in genere. Resta salva la facoltà per le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, di optare per la previsione di cui all’articolo 10, comma 8, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460. Nella tabella A, parte III, allegata al citato decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente numero:

    «127-duodevicies) locazioni di immobili di civile abitazione effettuate in esecuzione di programmi di edilizia abitativa convenzionata dalle imprese che li hanno costruiti o che hanno realizzato sugli stessi interventi di cui all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e), della legge 5 agosto 1978, n. 457».

 

332.

58. All’articolo 6, comma 3, della legge 13 maggio 1999, n. 133, dopo la lettera c) è aggiunta la seguente:

    «c-bis) a società che svolgono operazioni relative alla riscossione dei tributi da altra società controllata, controllante o controllata dalla stessa controllante, ai sensi dell’articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile».

 

333.

59. All’articolo 38, comma 1, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, dopo le parole: «ai centri» sono inserite le seguenti: «e, a decorrere dall’anno 2006, agli iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di cui all’articolo 1, comma 4, e all’articolo 78 del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, e nell’albo dei consulenti del lavoro di cui alla legge 11 gennaio 1979, n. 12,».

 

334.

60. All’articolo 54 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 1-bis, alinea, le parole: «e le minusvalenze» e «gli immobili e» sono soppresse e, dopo le parole: «o da collezione», sono inserite le seguenti: «di cui al comma 5»;

    b) dopo il comma 1-bis è inserito il seguente:

«1-bis.1. Le minusvalenze dei beni strumentali di cui al comma 1-bis sono deducibili se sono realizzate ai sensi delle lettere a) e b) del medesimo comma 1-bis»;

    c) il comma 2 è sostituito dal seguente:

 «2. Per i beni strumentali per l’esercizio dell’arte o della professione, esclusi gli oggetti d’arte, di antiquariato o da collezione di cui al comma 5, sono ammesse in deduzione quote annuali di ammortamento non superiori a quelle risultanti dall’applicazione al costo dei beni dei coefficienti stabiliti, per categorie di beni omogenei, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze. È tuttavia consentita la deduzione integrale, nel periodo d’imposta in cui sono state sostenute, delle spese di acquisizione di beni strumentali il cui costo unitario non sia superiore a euro 516,4. La deduzione dei canoni di locazione finanziaria di beni strumentali è ammessa a condizione che la durata del contratto non sia inferiore alla metà del periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito nel predetto decreto e comunque con un minimo di otto anni e un massimo di quindici se lo stesso ha per oggetto beni immobili. Ai fini del calcolo delle quote di ammortamento deducibili dei beni immobili strumentali, si applica l’articolo 36, commi 7 e 7-bis, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Per i beni di cui all’articolo 164, comma 1, lettera b), la deducibilità dei canoni di locazione finanziaria è ammessa a condizione che la durata del contratto non sia inferiore al periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente stabilito a norma del primo periodo. I canoni di locazione finanziaria dei beni strumentali sono deducibili nel periodo d’imposta in cui maturano. Le spese relative all’ammodernamento, alla ristrutturazione e alla manutenzione di immobili utilizzati nell’esercizio di arti e professioni, che per le loro caratteristiche non sono imputabili ad incremento del costo dei beni ai quali si riferiscono, sono deducibili, nel periodo d’imposta di sostenimento, nel limite del 5 per cento del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili, quale risulta all’inizio del periodo d’imposta dal registro di cui all’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e successive modificazioni; l’eccedenza è deducibile in quote costanti nei cinque periodo d’imposta successivi»;

    d) al comma 3, i periodi secondo e terzo sono sostituiti dai seguenti: «Per gli immobili utilizzati promiscuamente, a condizione che il contribuente non disponga nel medesimo comune di altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio dell’arte o professione, è deducibile una somma pari al 50 per cento della rendita ovvero, in caso di immobili acquisiti mediante locazione, anche finanziaria, un importo pari al 50 per cento del relativo canone. Nella stessa misura sono deducibili le spese per i servizi relativi a tali immobili nonché quelle relative all’ammodernamento, ristrutturazione e manutenzione degli immobili utilizzati, che per le loro caratteristiche non sono imputabili ad incremento del costo dei beni ai quali si riferiscono».

 

335.

61. Le disposizioni introdotte dal comma 334 in materia di deduzione dell’ammortamento o dei canoni di locazione finanziaria degli immobili strumentali per l’esercizio dell’arte o della professione si applicano agli immobili acquistati nel periodo dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2009 e ai contratti di locazione finanziaria stipulati nel medesimo periodo; tuttavia, per i periodi d’imposta 2007, 2008 e 2009, gli importi deducibili sono ridotti a un terzo.

 

336.

61-bis. All'articolo 3, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22dicembre1986, n. 917, e successive modificazioni, dopo la lettera d-bis) è aggiunta la seguente: "d-ter) le somme corrisposte a titolo di borsa di studio dal Governo italiano a cittadini stranieri in forza di accordi e intese internazionali".

Borse di studio non residenti

337.

61-bis. Sino al 31 dicembre 2006 le comunicazioni previste dall’articolo 8, comma 4-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, come modificato dall’articolo 37, comma 8, del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge dall’articolo 1, della legge 4 agosto 2006, n. 248, si considerano validamente effettuate anche se il contribuente, invece di indicare il codice fiscale dei soggetti titolari di partita IVA da cui sono stati effettuati acquisti rilevanti ai fini dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, abbia indicato il numero di partita IVA dei predetti soggetti.

Em.to 18.571 (N.T.)Rubinato

338.

61-bis. All’articolo 4, comma 4, del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, e successive modificazioni, le parole: "31 dicembre 2006" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2007".

Em.to 18.548 Peterlini

339.

61-bis. All’art. 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 34 è sostituito dal seguente:

"34. In sede di prima applicazione del comma 33, l’aggiornamento della banca dati catastale avviene sulla base dei dati contenuti nelle dichiarazioni di cui al comma 33, presentate dai soggetti interessati nell’anno 2006 e messe a disposizione della Agenzia del territorio dall’AGEA. L’Agenzia del territorio provvede ad inserire in atti i nuovi redditi relativi agli immobili oggetto delle variazioni colturali, anche sulla scorta delle informazioni contenute nelle suddette dichiarazioni. In deroga alle vigenti disposizioni ed in particolare all’articolo 74, comma 1, della legge 21 novembre 2000, n. 342, l’Agenzia del territorio, con apposito comunicato da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, rende noto, per ciascun comune, il completamento delle operazioni e provvede a pubblicizzare, per i sessanta giorni successivi alla pubblicazione del comunicato, presso i Comuni interessati, tramite gli uffici provinciali e sul proprio sito internet, i risultati delle relative operazioni catastali di aggiornamento; i ricorsi di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, e successive modificazioni, avverso la variazione dei redditi possono essere proposti entro il termine di sessanta giorni decorrenti dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del comunicato relativo al completamento delle operazioni di aggiornamento catastale per gli immobili interessati; i nuovi redditi così attribuiti producono effetti fiscali dal 1º gennaio 2006. In tale caso non sono dovute le sanzioni previste dall’articolo 3 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471.";

b) il comma 36 è sostituito dal seguente:

"36. L’Agenzia del territorio, anche sulla base delle informazioni fornite dall’AGEA e delle verifiche, amministrative, da telerilevamento e da sopralluogo sul terreno, dalla stessa effettuate nell’ambito dei propri compiti istituzionali, individua i fabbricati iscritti al catasto terreni per i quali siano venuti meno i requisiti per il riconoscimento della ruralità ai fini fiscali, nonché quelli che non risultano dichiarati al catasto. L’Agenzia del territorio, con apposito comunicato da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, rende nota la disponibilità, per ciascun comune, dell’elenco degli immobili individuati ai sensi del periodo precedente, comprensivo, qualora accertata, della data cui riferire la mancata presentazione della dichiarazione al catasto, e provvede a pubblicizzare, per i sessanta giorni successivi alla pubblicazione del comunicato, presso i Comuni interessati e tramite gli uffici provinciali e sul proprio sito internet, il predetto elenco, con valore di richiesta, per i titolari dei diritti reali, di presentazione degli atti di aggiornamento catastale redatti ai sensi del regolamento del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701. Se questi ultimi non ottemperano alla richiesta entro novanta giorni dalla data di pubblicazione del comunicato di cui al periodo precedente, gli uffici provinciali dell’Agenzia del territorio provvedono con oneri a carico dell’interessato, alla iscrizione in catasto attraverso la predisposizione delle relative dichiarazioni redatte in conformità al regolamento del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701, e a notificarne i relativi esiti. Le rendite catastali dichiarate o attribuite producono effetto fiscale, in deroga alle vigenti disposizioni, a decorrere dal 1º gennaio dell’anno successivo alla data cui riferire la mancata presentazione della denuncia catastale, ovvero, in assenza di tale indicazione, dal 1º gennaio dell’anno di pubblicazione del comunicato di cui al secondo periodo. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia del territorio, da adottarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono stabilite modalità tecniche ed operative per l’attuazione del presente comma. Si applicano le sanzioni per le violazioni previste dall’articolo 28 del regio decreto-legge 13 aprile 1939, n. 652, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 1939, n. 1249, e successive modificazioni. ".

AGEA (em.to 18.9)

340.

62. Per favorire lo sviluppo economico e sociale, anche tramite interventi di recupero urbano, di aree e quartieri degradati nelle città del Mezzogiorno, identificati quali zone franche urbane, con particolare riguardo al centro storico di Napoli, è istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un apposito Fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il Fondo provvede al cofinanziamento di programmi regionali di intervento nelle predette aree.

 

341.

63. Le aree di cui al comma 341 devono essere caratterizzate da fenomeni di particolare degrado ed esclusione sociale e le agevolazioni concedibili per effetto dei programmi e delle riduzioni di cui al comma 62 sono disciplinate in conformità e nei limiti previsti dagli Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea C 54 del 4 marzo 2006, per quanto riguarda in particolare quelli riferiti al sostegno delle piccole imprese di nuova costituzione.

 

342.

64. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, formulata sentite le regioni interessate, provvede alla definizione dei criteri per l’allocazione delle risorse e l’identificazione, la perimetrazione e la selezione delle zone franche urbane sulla base di parametri socio-economici. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono definite le modalità e le procedure per la concessione del cofinanziamento in favore dei programmi regionali e sono individuate le eventuali riduzioni di cui al comma 341 concedibili, secondo le modalità previste dal medesimo decreto, nei limiti delle risorse del Fondo a tal fine vincolate.

 

343.

65. Il Nucleo di valutazione e verifica del Ministero dello sviluppo economico, anche in coordinamento con i nuclei di valutazione delle regioni interessate, provvede al monitoraggio ed alla valutazione di efficacia degli interventi e presenta a tal fine al CIPE una relazione annuale sugli esiti delle predette attività.

 

344.

66. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, relative ad interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti, che conseguono un valore limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione invernale inferiore di almeno il 20 per cento rispetto ai valori riportati nell’allegato C, numero 1), tabella 1, annesso al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 100.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di pari importo.

 

345.

67. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, relative ad interventi su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari, riguardanti strutture opache verticali, strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti), finestre comprensive di infissi, spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 60.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di pari importo, a condizione che siano rispettati i requisiti di trasmittanza termica U, espressa in W/m2K, della Tabella 3 allegata alla presente legge.

 

346.

68. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, relative all’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università, spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 60.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di pari importo.

 

347.

69. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione, spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 30.000 euro, da ripartire in tre quote annuali di pari importo.

 

348.

70. La detrazione fiscale di cui ai commi 344, 345, 346 e 347 è concessa con le modalità di cui all’articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, e alle relative norme di attuazione previste dal regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 18 febbraio 1998, n. 41, e successive modificazioni, sempreché siano rispettate le seguenti ulteriori condizioni:

a) la rispondenza dell’intervento ai previsti requisiti è asseverata da un tecnico abilitato, che risponde civilmente e penalmente dell’asseverazione;

b) il contribuente acquisisce la certificazione energetica dell’edificio, di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, qualora introdotta dalla regione o dall’ente locale, ovvero, negli altri casi, un «attestato di qualificazione energetica», predisposto ed asseverato da un professionista abilitato, nel quale sono riportati i fabbisogni di energia primaria di calcolo, o dell’unità immobiliare ed i corrispondenti valori massimi ammissibili fissati dalla normativa in vigore per il caso specifico o, ove non siano fissati tali limiti, per un identico edificio di nuova costruzione. L’attestato di qualificazione energetica comprende anche l’indicazione di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche dell’edificio o dell’unità immobiliare, a seguito della loro eventuale realizzazione. Le spese per la certificazione energetica, ovvero per l’attestato di qualificazione energetica, rientrano negli importi detraibili.

 

349.

71. Ai fini di quanto disposto dai commi da 344 a 350 si applicano le definizioni di cui al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro il 28 febbraio 2007, sono dettate le disposizioni attuative di quanto disposto ai commi 344, 345, 346 e 347.

 

350.

72. All’articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dopo il comma 1 è inserito il seguente:

«1-bis. Nel regolamento di cui al comma 1,ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista l’installazione dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica per gli edifici di nuova costruzione, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0.2 kw per ciascuna unità abitativa.».

Em.to 18.640 De Petris

351.

73. Gli interventi di realizzazione di nuovi edifici o nuovi complessi di edifici, di volumetria complessiva superiore a 10.000 metri cubi, con data di inizio lavori entro il 31 dicembre 2007 e termine entro i tre anni successivi, che conseguono un valore limite di fabbisogno di energia primaria annuo per metro quadrato di superficie utile dell’edificio inferiore di almeno il 50 per cento rispetto ai valori riportati nell’allegato C, numero 1), tabella 1, annesso al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, nonché del fabbisogno di energia per il condizionamento estivo e l’illuminazione, hanno diritto a un contributo pari al 55 per cento degli extra costi sostenuti per conseguire il predetto valore limite di fabbisogno di energia, incluse le maggiori spese di progettazione.

 

352.

74. Per l’attuazione del comma 351 è costituito un Fondo di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2007-2009. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sono fissate le condizioni e le modalità per l’accesso e l’erogazione dell’incentivo, nonché i valori limite relativi al fabbisogno di energia per il condizionamento estivo e l’illuminazione.

 

353.

75. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per la sostituzione di frigoriferi, congelatori e loro combinazioni con analoghi apparecchi di classe energetica non inferiore ad A+ spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 20 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 200 euro per ciascun apparecchio, in un’unica rata.

 

354.

76. Ai soggetti esercenti attività d’impresa rientrante nel settore del commercio che effettuano interventi di efficienza energetica per l’illuminazione nei due periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2006, spetta una ulteriore deduzione dal reddito d’impresa pari al 36 per cento dei costi sostenuti nei seguenti casi:

    a) sostituzione, negli ambienti interni, di apparecchi illuminanti con altri ad alta efficienza energetica, maggiore o uguale al 60 per cento;

    b) sostituzione, negli ambienti interni, di lampade ad incandescenza con lampade fluorescenti di classe A purché alloggiate in apparecchi illuminanti ad alto rendimento ottico, maggiore o uguale al 60 per cento;

    c) sostituzione, negli ambienti esterni, di apparecchi illuminanti dotati di lampade a vapori di mercurio con apparecchi illuminanti ad alto rendimento ottico, maggiore o uguale all’80 per cento, dotati di lampade a vapori di sodio ad alta o bassa pressione o di lampade a ioduri metallici;

    d) azione o integrazione, in ambienti interni o esterni, di regolatori del flusso luminoso.

 

355.

77. Nella determinazione dell’acconto dovuto ai fini delle imposte sul reddito per il secondo e il terzo periodo d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2006, si assume, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata senza tenere conto delle disposizioni del comma 354.

 

356.

78. All’onere di cui ai commi 354 e 355, pari a 11 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, si provvede a valere sulle risorse del Fondo di cui al comma 362.

 

357.

79. Allo scopo di favorire il rinnovo del parco apparecchi televisivi in vista della migrazione della televisione analogica alla televisione digitale, agli utenti del servizio di radiodiffusione che dimostrino di essere in regola, per l’anno 2007, con il pagamento del canone di abbonamento di cui al regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880, spetta, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 20 per cento delle spese sostenute entro il 31 dicembre 2007 ed effettivamente rimaste a carico, fino ad un importo massimo delle stesse di 1.000 euro, per l’acquisto di un apparecchio televisivo dotato anche di sintonizzatore digitale integrato. In deroga all’articolo 3 della legge 27 luglio 2000, n. 212, nella determinazione dell’acconto dovuto ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche per il periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, si assume, quale imposta del periodo d’imposta precedente, quella che si sarebbe determinata senza tenere conto delle disposizioni del primo periodo del presente comma.

 

358.

80. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per l’acquisto e l’installazione di motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 5 e 90 kW, nonché per la sostituzione di motori esistenti con motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa tra 5 e 90 kW, spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 20 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 1.500 euro per motore, in un’unica rata.

 

359.

81. Per le spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per l’acquisto e l’installazione di variatori di velocità (inverter) su impianti con potenza elettrica compresa tra 7,5 e 90 kW spetta una detrazione dall’imposta lorda per una quota pari al 20 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente, fino a un valore massimo della detrazione di 1.500 euro per intervento, in un’unica rata.

 

360.

82. Entro il 28 febbraio 2007, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono definite le caratteristiche cui devono rispondere i motori ad elevata efficienza e i variatori di velocità (inverter) di cui ai commi 358 e 359, i tetti di spesa massima in funzione della potenza dei motori e dei variatori di velocità (inverter) di cui ai medesimi commi, nonché le modalità per l’applicazione di quanto disposto ai commi 357, 358 e 359 e per la verifica del rispetto delle disposizioni in materia di ritiro delle apparecchiature sostituite.

 

361.

83. Entro il 28 febbraio 2007, con decreto del Ministro delle comunicazioni, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono definite le caratteristiche a cui devono rispondere gli apparecchi televisivi di cui al comma 357 al fine di garantire il rispetto del principio di neutralità tecnologica e la compatibilità con le piattaforme trasmissive esistenti, nonché le modalità per l’applicazione di quanto disposto al medesimo comma 357.

 

362.

84. Il maggiore gettito fiscale derivante dall’incidenza dell’imposta sul valore aggiunto sui prezzi di carburanti e combustibili di origine petrolifera, in relazione ad aumenti del prezzo internazionale del petrolio greggio, rispetto al valore di riferimento previsto nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2007-2011, è destinato, nel limite di 100 milioni di euro annui, alla costituzione di un apposito Fondo da utilizzare a copertura di interventi di efficienza energetica e di riduzione dei costi della fornitura energetica per finalità sociali.

 

363.

85. Nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico è istituito il Fondo di cui al comma 362 che, per il triennio 2007-2009, ha una dotazione iniziale di 50 milioni di euro annui.

 

364.

86. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti le condizioni, le modalità e i termini per l’utilizzo della dotazione del Fondo di cui al comma 362, da destinare al finanziamento di interventi di carattere sociale, da parte dei comuni, per la riduzione dei costi delle forniture di energia per usi civili a favore di clienti economicamente disagiati, anziani e disabili e, per una somma di 11 milioni di euro annui per il biennio 2008-2009, agli interventi di efficienza energetica di cui ai commi da 353 a 361.

 

365.

87. Per dare efficace attuazione a quanto previsto al comma 364, sono stipulati accordi tra il Governo, le regioni e gli enti locali che garantiscano la individuazione o la creazione, ove non siano già esistenti, di strutture amministrative, almeno presso ciascun comune capoluogo di provincia, per la gestione degli interventi di cui al comma 364, i cui costi possono in parte essere coperti dalle risorse del Fondo di cui al comma 362.

 

366.

83-bis. Al comma 6 dell’articolo 7 della legge n. 140 del 1999, sono apportate le seguenti modifiche: sostituire le parole: "incluse nell’obiettivo n. 1 di cui al regolamento (CEE) n. 2052/88, del Consiglio, del 24 giugno 1988, e successive modificazioni" con le seguenti: "del Mezzogiorno".

Em.to 18.685 Adduce Boccia

367.

88. Nel decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 128, recante le disposizioni di attuazione della direttiva 2003/30/CE relativa alla promozione dell'uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti, l’articolo 3 è sostituito dal seguente:

"Art. 3 - Obiettivi indicativi nazionali.

1. Sono fissati i seguenti obiettivi indicativi nazionali, calcolati sulla base del tenore energetico, di immissione in consumo di biocarburanti e altri carburanti rinnovabili, espressi come percentuale del totale del carburante diesel e di benzina nei trasporti immessi al consumo nel mercato nazionale:

a) entro il 31 dicembre 2005: 1,0 per cento;

b) entro il 31 dicembre 2008: 2,5 per cento;

c) entro il 31 dicembre 2010: 5,75 per cento.

2. Ai fini del rispetto degli obiettivi indicativi di cui al comma 1, concorrono, nell’ambito dei rispettivi programmi di agevolazione di cui ai commi 1 e 5, dell’articolo 22-bis del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, le immissioni in consumo di biodiesel e dei prodotti di cui al predetto comma 5."»

Em. 18.10 biodiesel

368.

89. Nel decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, recante disposizioni in materia di interventi nel settore agroenergetico, l’articolo 2-quater è sostituito dal seguente:

«Art. 2-quater.(Interventi nel settore agroenergetico). – 1. A decorrere dal 1º gennaio 2007 i soggetti che immettono in consumo benzina e gasolio, prodotti a partire da fonti primarie non rinnovabili e destinati ad essere impiegati per autotrazione, hanno l’obbligo di immettere in consumo nel territorio nazionale una quota minima di biocarburanti e degli altri carburanti rinnovabili indicati al comma 4, con le modalità di cui al comma 3. I medesimi soggetti possono assolvere al predetto obbligo anche acquistando, in tutto o in parte, l’equivalente quota o i relativi diritti da altri soggetti.

2. Per l’anno 2007 la quota minima di cui al comma 1 è fissata nella misura dell’1,0 per cento di tutto il carburante, benzina e gasolio, immesso in consumo nell’anno solare precedente, calcolata sulla base del tenore energetico; a partire dall’anno 2008, tale quota minima è fissata nella misura del 2,0 per cento. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, vengono fissate le sanzioni amministrative pecuniarie, proporzionali e dissuasive, per il mancato raggiungimento dell’obbligo previsto per i singoli anni di attuazione della presente disposizione successivi al 2007, tenendo conto dei progressi compiuti nello sviluppo delle filiere agroenergetiche di cui al comma 3. Gli importi derivanti dalla comminazione delle eventuali sanzioni sono versati al Fondo di cui all’articolo 1, comma 422, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, per essere riassegnati quale maggiorazione del quantitativo di biodiesel che annualmente può godere della riduzione dell’accisa o quale aumento allo stanziamento previsto per l’incentivazione del bioetanolo e suoi derivati o quale sostegno della defiscalizzazione di programmi sperimentali di nuovi biocarburanti.

3. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono dettati criteri, condizioni e modalità per l’attuazione dell’obbligo di cui al comma 1, secondo obiettivi di sviluppo di filiere agroenergetiche e in base a criteri che in via prioritaria tengono conto della quantità di prodotto proveniente da intese di filiera, da contratti quadro o contratti ad essi equiparati.

4. I biocarburanti e gli altri carburanti rinnovabili da immettere in consumo ai sensi dei commi 1, 2 e 3 sono il biodiesel, il bioetanolo e suoi derivati, l’ETBE e il bioidrogeno.

5. La sottoscrizione di un contratto di filiera o contratto quadro, o contratti ad essi equiparati, costituisce titolo preferenziale:

    a) nei bandi pubblici per i finanziamenti delle iniziative e dei progetti nel settore della promozione delle energie rinnovabili e dell’impiego dei biocarburanti;

    b) nei contratti di fornitura dei biocarburanti per il trasporto ed il riscaldamento pubblici.

6. Le pubbliche amministrazioni stipulano contratti o accordi di programma con i soggetti interessati al fine di promuovere la produzione e l’impiego di biomasse e di biocarburanti di origine agricola, la ricerca e lo sviluppo di specie e varietà vegetali da destinare ad utilizzazioni energetiche.

7. Ai fini dell’articolo 21, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, il biogas è equiparato al gas naturale.

8. Gli operatori della filiera di produzione e distribuzione dei biocarburanti di origine agricola devono garantire la tracciabilità e la rintracciabilità della filiera. A tal fine realizzano un sistema di identificazioni e registrazioni di tutte le informazioni necessarie a ricostruire il percorso del biocarburante attraverso tutte le fasi della produzione, trasformazione e distribuzione, con particolare riferimento alle informazioni relative alla biomassa ed alla materia prima agricola, specificando i fornitori e l’ubicazione dei siti di produzione».

 

369.

90. Nella legge 23 dicembre 2005, n. 266, all’articolo 1, il comma 423 è sostituito dal seguente:

«423. Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa, la produzione e la cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo e di prodotti chimici derivanti da prodotti agricoli provenienti prevalentemente dal fondo effettuate dagli imprenditori agricoli, costituiscono attività connesse ai sensi dell’articolo 2135, terzo comma, del codice civile e si considerano produttive di reddito agrario».

Em.to 18.10 biodiesel

370.

91. All’onere derivante dall’attuazione del comma 369, pari a un milione di euro a decorrere dall’anno 2007, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 1º ottobre 2005, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n. 244.

 

371.

92. Nel testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 21:

1. il comma 6 è sostituito dal seguente: "6. Le disposizioni del comma 2 si applicano anche al biodiesel (codice NC 3824 90 99) usato come carburante, come combustibile, come additivo ovvero per accrescere il volume finale dei carburanti e dei combustibili. La fabbricazione o la miscelazione con oli minerali del biodiesel è effettuata in regime di deposito fiscale. Per il trattamento fiscale del biodiesel destinato ad essere usato come combustibile per riscaldamento valgono, in quanto applicabili, le disposizioni di cui all’articolo 61.";

2. i commi 6.1, 6.2, 6-bis e 6-ter sono abrogati.

b) dopo l’articolo 22 è inserito il seguente "Art. 22-bis – disposizioni particolari in materia di biodiesel ed alcuni prodotti derivati dalla biomassa -

1. Nell’ambito di un programma pluriennale con decorrenza dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2010 e nel limite di un contingente annuo di 250.000 tonnellate, al biodiesel, destinato ad essere impiegato in autotrazione in miscela con il gasolio, è applicata una aliquota di accisa pari al 20 per cento di quella applicata al gasolio usato come carburante di cui all’allegato I. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono determinati i requisiti che gli operatori e i rispettivi impianti di produzione, nazionali e comunitari, devono possedere per partecipare al programma pluriennale nonché le caratteristiche fiscali del prodotto con i relativi metodi di prova, le percentuali di miscelazione consentite, i criteri per l’assegnazione dei quantitativi agevolati agli operatori su base pluriennale, dando priorità al prodotto proveniente da intese di filiera o da contratti quadro. Con lo stesso decreto sono stabilite le forme di garanzia che i soggetti che partecipano al programma pluriennale devono fornire per il versamento del 5 per cento della accisa che graverebbe sui quantitativi assegnati e non immessi in consumo. Per ogni anno di validità del programma i quantitativi del contingente che risultassero, al termine di ciascun anno, non immessi in consumo sono ripartiti tra gli operatori proporzionalmente alle quote loro assegnate dal nuovo programma pluriennale purché vengano immessi in consumo entro il successivo 30 giugno. In caso di rinuncia, totale o parziale, alle quote risultanti dalla predetta ripartizione da parte di un beneficiario, le stesse sono ridistribuite, proporzionalmente alle relative assegnazioni, fra gli altri beneficiari. Nelle more dell’entrata in vigore del predetto decreto trovano applicazione, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al regolamento adottato con il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 25 luglio 2003, n. 256. L'efficacia della disposizione di cui al presente comma è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, alla preventiva autorizzazione da parte della Commissione europea.

2. Nelle more dell’autorizzazione comunitaria di cui al comma 1 e dell’entrata in vigore del decreto di cui al medesimo comma 1, per l’anno 2007, una parte del contingente pari a 180.000 tonnellate è assegnata, con i criteri di cui al predetto regolamento n. 256 del 2003, dall’Agenzia delle dogane agli operatori che devono garantire il pagamento della maggiore accisa gravante sui quantitativi di biodiesel rispettivamente assegnati. In caso di mancata autorizzazione comunitaria di cui al comma 1 i soggetti assegnatari del predetto quantitativo di 180.000 tonnellate sono tenuti al versamento dell’accisa gravante sul biodiesel rispettivamente immesso in consumo. La parte restante del contingente è assegnata, dall’Agenzia delle dogane, previa comunicazione del Ministero delle politiche agricole e forestali relativa ai produttori di biodiesel che hanno stipulato contratti di coltivazione realizzati nell’ambito di contratti quadro o intese di filiera e delle relative quantità di biodiesel ottenibili dalle materie prime oggetto dei contratti sottoscritti, proporzionalmente a tali quantità.L’eventuale mancata realizzazione delle produzioni previste dai contratti quadro e intese di filiera, nonché dai relativi contratti di coltivazione con gli agricoltori, comporta la decadenza dall’accesso al contingente agevolato per i volumi non realizzati e determina la riduzione di pari volume del quantitativo assegnato all’operatore nell’ambito del programma pluriennale per i due anni successivi.

3. Entro il 1° marzo di ogni anno di validità del programma di cui al comma 1, i Ministeri dello sviluppo economico e delle politiche agricole, alimentari e forestali comunicano al Ministero dell’economia e delle finanze i costi industriali medi del gasolio, del biodiesel e delle materie prime necessarie alla sua produzione, rilevati nell’anno solare precedente. Sulla base delle suddette rilevazioni, al fine di evitare la sovracompensazione dei costi addizionali legati alla produzione, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali, da emanare entro il 30 aprile di ogni anno di validità del programma di cui al comma 1, è rideterminata la misura dell’agevolazione di cui al medesimo comma 1.

4. A seguito della eventuale rideterminazione della misura dell’agevolazione di cui al comma 3, il contingente di cui al comma 1 è conseguentemente aumentato, senza costi aggiuntivi per l’erario, a partire dall’anno successivo a quello della rideterminazione. Qualora la misura dell’aumento del contingente risultante dalle disposizioni di cui al presente comma richieda la preventiva autorizzazione ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, l'efficacia delle disposizioni di cui al presente comma è subordinata all’autorizzazione stessa.

5. Per l’anno 2007 continuano ad applicarsi le disposizioni relative al programma triennale di cui all’articolo 21, commi 6-bis e 6-ter, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, nella formulazione in vigore al 31 dicembre 2006; nell’ambito del predetto programma, a partire dal 1° gennaio 2007, l’aliquota di accisa ridotta relativa all’etere etilterbutilico (ETBE), derivato da alcole di origine agricola è rideterminata, in euro 298,92 per 1.000 litri.".

Em.to 18.10 Biodiesel

372.

92-bis. Con effetto dal 1° gennaio 2008 nel testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, all’articolo 22-bis sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 5 è sostituito dal seguente:

"5. Allo scopo di incrementare l'utilizzo di fonti energetiche che determinino un ridotto impatto ambientale è stabilita, nell'ambito di un programma triennale a decorrere dal 1° gennaio 2008, una accisa ridotta, secondo le aliquote di seguito indicate, applicabile sui seguenti prodotti impiegati come carburanti da soli o in miscela con oli minerali:

a) bioetanolo derivato da prodotti di origine agricola: euro 289,22 per 1.000 litri;

b) etere etilterbutilico (ETBE), derivato da alcole di origine agricola: euro 298,92 per 1.000 litri;

c) additivi e riformulanti prodotti da biomasse:

1) per benzina senza piombo: euro 289,22 per 1.000 litri;

2) per gasolio, escluso il biodiesel: euro 245,32 per 1.000 litri.";

b) dopo il comma 5 sono inseriti i seguenti:

"6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali, sono fissati, entro il limite complessivo di spesa di 73 milioni di euro annui, comprensivo dell'imposta sul valore aggiunto, i criteri di ripartizione dell'agevolazione prevista dal comma 5, tra le varie tipologie di prodotti e tra gli operatori, le caratteristiche tecniche dei prodotti singoli e delle relative miscele ai fini dell'impiego nella carburazione, nonché le modalità di verifica della loro idoneità ad abbattere i principali agenti inquinanti, valutata sull'intero ciclo di vita. Con cadenza semestrale dall’inizio del programma triennale di cui al comma 5, i Ministeri dello sviluppo economico e delle politiche agricole, alimentari e forestali comunicano al Ministero dell'economia e delle finanze i costi industriali medi dei prodotti agevolati di cui al comma 5, rilevati nei sei mesi immediatamente precedenti. Sulla base delle suddette rilevazioni, al fine di evitare la sovracompensazione dei costi addizionali legati alla produzione, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dello Sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e delle politiche agricole e forestali, da emanare entro 60 giorni dalla fine del semestre, è eventualmente rideterminata la misura dell'agevolazione di cui al medesimo comma 5.

7. In caso di aumento dell’aliquota di accisa sulle benzine di cui all’allegato I, l’aliquota di accisa relativa all’ETBE, di cui al comma 5, lettera b), è conseguentemente aumentata nella misura del 53 per cento della aliquota di accisa sulle benzine, coerentemente con quanto previsto dall’articolo 2, lettera f), della direttiva 2003/30/CE del Parlamento europeo dell’8 maggio 2003 relativa alla promozione dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti.".

em.to 18.10 Biodiesel

373.

93. L’efficacia delle disposizioni di cui al comma 372 sono subordinate, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, alla preventiva autorizzazione da parte della Commissione europea.

Em.to 18.10 biodiesel

374.

94. Per l’anno 2007 la quota di contingente di biodiesel di cui all’articolo 22-bis, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, assegnato secondo le modalità di cui all’articolo 22-bis comma 2, primo periodo, è incrementata in misura corrispondente alla somma di euro 16.726.523 e, nei limiti di tali risorse, può essere destinata anche come combustibile per riscaldamento. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente versamento all’entrata del bilancio dello Stato della somma di euro 16.726.523 a valere sulle disponibilità del Fondo per le iniziative a vantaggio dei consumatori di cui all’articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, iscritto nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, relativamente alle disponibilità recate ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto del Ministro delle attività produttive 28 ottobre 2005. Il Ministero dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio.

 

375.

95. Per l’anno 2007 gli importi corrispondenti al quantitativo di biodiesel di cui all’articolo 22-bis, comma 2 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, da assegnare secondo le modalità dettate dall’articolo 1, comma 421, lettera a), della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che risultassero non assegnati al termine dell’anno, sono trasferiti al fondo per la promozione e lo sviluppo delle filiere agroenergetiche di cui all’articolo 1, comma 422, della medesima legge n. 266 del 2005.

 

376.

96. Gli importi annui previsti dall’articolo 21, comma 6-ter, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, come modificato dal comma 520 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, eventualmente non utilizzati negli anni 2005 e 2006, sono destinati per il 50 per cento dei medesimi importi, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, all’incremento del contingente di biodiesel di cui all’articolo 22-bis, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 504 del 1995 per gli anni 2007-2010. Il restante 50 per cento è assegnato al Fondo di cui all’articolo 1, comma 422, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, destinando l’importo di 15 milioni di euro a programmi di ricerca e sperimentazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel campo bioenergetico.

 

377.

97. In caso di mancato impiego del contingente di biodiesel di cui all’articolo 22-bis, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, le corrispondenti maggiori entrate per lo Stato possono essere destinate, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari e forestali, per le finalità di sostegno ai biocarburanti, tra cui il bioetanolo, di cui all’articolo 22-bis, comma 5, del testo unico di cui al medesimo decreto legislativo n. 504 del 1995.

 

378.

98. All’articolo 1, comma 422, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le parole: «, da utilizzare tenuto conto delle linee di indirizzo definite dalla Commissione biocombustibili, di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387» sono soppresse.

 

379.

99. Senza comportare restrizioni alla concorrenza, ai fini di quanto disposto dai commi da 367 a 378, per «intesa di filiera» e «contratto quadro» si intende quanto stabilito dal decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102.

Em.to 18.10

380.

93-bis. E` esentato dall’accisa, entro un importo massimo di 1 milione di euro per ogni anno a decorrere dall’anno 2007, l’impiego a fini energetici nel settore agricolo, per autoconsumo nell’ambito dell’impresa singola o associata, dell’olio vegetale puro, come definito dall’allegato 1, lettera l), del decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 128. Con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le modalità per l’accesso all’agevolazione di cui al presente comma.

Em.to 18.710 De Petris

381.

93-ter. All’onere derivante dall’attuazione del comma 380, pari a un milione di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 5, comma 3-ter, del decreto-legge 10 ottobre 2005, n. 202, convertito, conmodificazioni, dalla legge 30 novembre 2005, n. 244.

Em.to 18.710 De Petris

382.

99-bis. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, d’intesa con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, provvede, con proprio decreto, alla revisione della disciplina dei certificati verdi di cui all’articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e successive modificazioni, finalizzata ai seguenti obiettivi:

a) incentivare l’impiego a fini energetici delle materie prime provenienti dai contratti di coltivazione di cui all’articolo 90 del regolamento CE n. 1782/2003, del Consiglio, del 29 settembre 2003;

b) incentivare l’impiego a fini energetici di prodotti e materiali residui provenienti dall’agricoltura, dalla zootecnia, dalle attività forestali e di trasformazione alimentare, nell’ambito di progetti rivolti a favorire la formazione di distretti locali agro-energetici;

c) incentivare l’impiego a fini energetici di materie prime provenienti da pratiche di coltivazione a basso consumo energetico e in grado di conservare o integrare il contenuto di carbonio nel suolo.

Em.to 18.713 Marcora

Certificati verdi

383.

99-ter. Ai certificati verdi riconosciuti ai produttori di energia ai sensi del comma 382, non si applicano le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 87, della legge 23 agosto 2004, n. 239.

 

384.

100. Il numero 122) della tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, è sostituito dal seguente:

    «122) prestazioni di servizi e forniture di apparecchiature e materiali relativi alla fornitura di energia termica per uso domestico attraverso reti pubbliche di teleriscaldamento o nell’ambito del contratto servizio energia, come definito nel decreto interministeriale di cui all’articolo 11, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni; sono incluse le forniture di energia prodotta da fonti rinnovabili o da impianti di cogenerazione ad alto rendimento; alle forniture di energia da altre fonti, sotto qualsiasi forma, si applica l’aliquota ordinaria».

 

385.

101. Il secondo periodo del comma 369 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è soppresso.

 

386.

102. I commi 370, 371 e 372 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono sostituiti dai seguenti:

«370. I documenti, i dati e le informazioni catastali ed ipotecarie sono riutilizzabili commercialmente, nel rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali; per l’acquisizione originaria di documenti, dati ed informazioni catastali, i riutilizzatori commerciali autorizzati devono corrispondere un importo fisso annuale determinato con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze; per l’acquisizione originaria di documenti, dati ed informazioni ipotecarie, i riutilizzatori commerciali autorizzati devono corrispondere i tributi previsti maggiorati nella misura del 20 per cento. L’importo fisso annuale e la percentuale di aumento possono comunque essere rideterminati annualmente con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze anche tenendo conto dei costi complessivi di raccolta, produzione e diffusione di dati e documenti sostenuti dall’Agenzia del territorio, maggiorati di un adeguato rendimento degli investimenti e dell’andamento delle relative riscossioni. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze sono individuate le categorie di ulteriori servizi telematici che possono essere forniti dall’Agenzia del territorio esclusivamente ai riutilizzatori commerciali autorizzati a fronte del pagamento di un corrispettivo da determinare con lo stesso decreto.

371. Per ciascun atto di riutilizzazione commerciale non consentito sono dovuti i tributi nella misura prevista per l’acquisizione, anche telematica, dei documenti, dei dati o delle informazioni direttamente dagli uffici dell’Agenzia del territorio.

372. Chi pone in essere atti di riutilizzazione commerciale non consentiti, oltre a dover corrispondere i tributi di cui al comma 371, è soggetto altresì ad una sanzione amministrativa tributaria di ammontare compreso fra il triplo ed il quintuplo dei tributi dovuti ai sensi del comma 370 e, nell’ipotesi di dati la cui acquisizione non è soggetta al pagamento di tributi, una sanzione amministrativa tributaria da euro 10.000 a euro 50.000. Si applicano le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni».

 

387.

103. Sono prorogate per l’anno 2007, per una quota pari al 36 per cento delle spese sostenute, nel limite di 48.000 euro per unità immobiliare, ferme restando le altre condizioni ivi previste, le agevolazioni tributarie in materia di recupero del patrimonio edilizio relative:

    a) agli interventi di cui all’articolo 2, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, per le spese sostenute dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2007;

b) alle prestazioni di cui all’articolo 7, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n. 488, fatturate dal 1º gennaio 2007.

 

388.

104. Le agevolazioni di cui al comma 387 spettano a condizione che il costo della relativa manodopera sia evidenziato in fattura.

 

389.

105. Al fine di incentivare l’abbattimento delle barriere architettoniche negli esercizi commerciali, presso il Ministero dello sviluppo economico è istituito un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro destinato all’erogazione di contributi ai gestori di attività commerciali per le spese documentate e documentabili sostenute entro il 31 dicembre 2007 per l’eliminazione delle barriere architettoniche nei locali aperti al pubblico. Entro settanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell’economia e delle finanze, con proprio decreto, adottato d’intesa con i Ministri dello sviluppo economico e della solidarietà sociale, definisce modalità, limiti e criteri per l’attribuzione dei contributi di cui al presente comma.

 

390.

106. All’articolo 45, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, le parole da: «per i sette periodi d’imposta successivi» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «per gli otto periodi d’imposta successivi l’aliquota è stabilita nella misura dell’1,9 per cento; per il periodo d’imposta in corso al 1º gennaio 2007 l’aliquota è stabilita nella misura del 3,75 per cento».

 

391.

107. Per l’anno 2007 sono prorogate le disposizioni di cui all’articolo 11 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

 

392.

108. Il termine del 31 dicembre 2006, di cui al comma 120 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, concernente le agevolazioni tributarie per la formazione e l’arrotondamento della proprietà contadina, è prorogato al 31 dicembre 2007.

 

393.

109. Le disposizioni di cui al comma 1 dell’articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, in materia di deduzione forfetaria in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburante, si applicano per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2007.

 

394.

110. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2007 si applicano:

    a) le disposizioni in materia di riduzione di aliquote di accisa sulle emulsioni stabilizzate, di cui all’articolo 24, comma 1, lettera d), della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nonché la disposizione contenuta nell’articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 452, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2002, n. 16, e, per il medesimo periodo, l’aliquota di cui al numero 1) della predetta lettera d) è stabilita in euro 256,70 per mille litri;

    b) le disposizioni in materia di aliquota di accisa sul gas metano per combustione per uso industriale, di cui all’articolo 4 del decreto-legge 1º ottobre 2001, n. 356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

    c) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio e sul GPL impiegati nelle zone montane e in altri specifici territori nazionali, di cui all’articolo 5 del decreto-legge 1º ottobre 2001, n. 356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

    d) le disposizioni in materia di agevolazione per le reti di teleriscaldamento alimentate con biomassa ovvero con energia geotermica, di cui all’articolo 6 del decreto-legge 1º ottobre 2001, n. 356, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 novembre 2001, n. 418;

    e) le disposizioni in materia di aliquote di accisa sul gas metano per combustione per usi civili, di cui all’articolo 27, comma 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

    f) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio e sul GPL impiegati nelle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni ricadenti nella zona climatica E, di cui all’articolo 13, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;

g) le disposizioni in materia di accisa concernenti il regime agevolato per il gasolio per autotrazione destinato al fabbisogno della provincia di Trieste e dei comuni della provincia di Udine, di cui all’articolo 21, comma 6, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni;

h) le disposizioni in materia di accisa concernenti le agevolazioni sul gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra, di cui all’articolo 2, comma 4, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

 

395.

111. L’efficacia delle disposizioni di cui al comma 394, lettera a), è subordinata alla preventiva approvazione da parte della Commissione europea ai sensi dell’articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea.

 

396.

112. Le disposizioni dell’articolo 1, comma 103, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nei limiti di spesa ivi indicati, si applicano anche alle somme versate nel periodo d’imposta 2006 ai fini della compensazione dei versamenti effettuati dal 1º gennaio 2007 al 31 dicembre 2007.

 

397.

113. Le disposizioni dell’articolo 1, comma 106, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nei limiti di spesa ivi indicati, sono prorogate al periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2006.

 

398.

114. All’articolo 2, comma 11, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, le parole: «Per gli anni 2003, 2004, 2005 e 2006» sono sostituite dalle seguenti: «Per gli anni 2003, 2004, 2005, 2006 e 2007».

 

399.

115. Per l’anno 2007, il limite di non concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente, relativamente ai contributi di assistenza sanitaria, di cui all’articolo 51, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è fissato in euro 3.615,20.

 

400.

116. Le disposizioni dell’articolo 1, comma 335, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, si applicano anche relativamente al periodo d’imposta 2006.

 

401.

117. Il comma 9 dell’articolo 102 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«9. Le quote d’ammortamento, i canoni di locazione anche finanziaria o di noleggio e le spese di impiego e manutenzione relativi ad apparecchiature terminali per servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico di cui alla lettera gg) del comma 1 dell’articolo 1 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, sono deducibili nella misura dell’80 per cento. La percentuale di cui al precedente periodo è elevata al 100 per cento per gli oneri relativi ad impianti di telefonia dei veicoli utilizzati per il trasporto di merci da parte di imprese di autotrasporto limitatamente ad un solo impianto per ciascun veicolo».

 

402.

118. Il comma 3-bis dell’articolo 54 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è sostituito dal seguente:

«3-bis. Le quote d’ammortamento, i canoni di locazione anche finanziaria o di noleggio e le spese di impiego e manutenzione relativi ad apparecchiature terminali per servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico di cui alla lettera gg) del comma 1 dell’articolo 1 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, sono deducibili nella misura dell’80 per cento».

 

403.

119. Le disposizioni introdotte dai commi 401 e 402 si applicano a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006; per il medesimo periodo d’imposta, nella determinazione dell’acconto dovuto ai fini delle imposte sul reddito e dell’imposta regionale sulle attività produttive, si assume quale imposta del periodo precedente quella che si sarebbe determinata tenendo conto delle disposizioni dei predetti commi 401 e 402.

 

404.

120. Al fine di razionalizzare e ottimizzare l’organizzazione delle spese e dei costi di funzionamento dei Ministeri, con regolamenti da emanare, entro il 30 aprile 2007, ai sensi dell’articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400, si provvede:

    a) alla riorganizzazione degli uffici di livello dirigenziale generale e non generale, procedendo alla riduzione in misura non inferiore al 10 per cento di quelli di livello dirigenziale generale ed al 5 per cento di quelli di livello dirigenziale non generale nonché alla eliminazione delle duplicazioni organizzative esistenti, garantendo comunque nell’ambito delle procedure sull’autorizzazione alle assunzioni la possibilità della immissione, nel quinquennio 2007-2011, di nuovi dirigenti assunti ai sensi dell’articolo 28, commi 2, 3 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in misura non inferiore al 10 per cento degli uffici dirigenziali;

    b) alla gestione unitaria del personale e dei servizi comuni anche mediante strumenti di innovazione amministrativa e tecnologica;

    c) alla rideterminazione delle strutture periferiche, prevedendo la loro riduzione e, ove possibile, la costituzione di uffici regionali o la riorganizzazione presso le prefetture-uffici territoriali del Governo, ove risulti sostenibile e maggiormente funzionale sulla base dei princìpi di efficienza ed economicità a seguito di valutazione congiunta tra il Ministro competente, Ministro dell’interno, Ministro dell’economia e delle finanze, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ed il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, attraverso la realizzazione dell’esercizio unitario delle funzioni logistiche e strumentali, l’istituzione dei servizi comuni e l’utilizzazione in via prioritaria dei beni immobili di proprietà pubblica;

    d) alla riorganizzazione degli uffici con funzioni ispettive e di controllo;

    e) alla riduzione degli organismi di analisi, consulenza e studio di elevata specializzazione;

    f) alla riduzione delle dotazioni organiche in modo da assicurare che il personale utilizzato per funzioni di supporto (gestione delle risorse umane, sistemi informativi, servizi manutentivi e logistici, affari generali, provveditorati e contabilità) non ecceda comunque il 15 per cento delle risorse umane complessivamente utilizzate da ogni amministrazione, mediante processi di riorganizzazione e di formazione e riconversione del personale addetto alle predette funzioni che consentano di ridurne il numero in misura non inferiore all’8 per cento all’anno fino al raggiungimento del limite predetto;

    g) all’avvio della ristrutturazione, da parte del Ministero degli affari esteri, della rete diplomatica, consolare e degli istituti di cultura in considerazione del mutato contesto geopolitico, soprattutto in Europa, ed in particolare all’unificazione dei servizi contabili degli uffici della rete diplomatica aventi sede nella stessa città estera, prevedendo che le funzioni delineate dagli articoli 3, 4 e 6 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 2000, n. 120, siano svolte dal responsabile dell’ufficio unificato per conto di tutte le rappresentanze medesime.

Art. 32.(Revisione degli assetti organizzativi. Disposizioni riguardanti i Ministeri).

Riduzione del numero degli uffici di livello dirigenziale

Nuove assunzioni dirigenti

Riduzione strutture periferiche

Riduzione organici di tutte le amministrazioni; contenimento del personale con funzioni di supporto

Em. 18.50 Governo

Riorganizzazione MAE

405.

121. I regolamenti di cui al comma 120 prevedono la completa attuazione dei processi di riorganizzazione entro diciotto mesi dalla data della loro emanazione.

Termine di 18 mesi per completa attuazione della riorganizzazione

406.

122. Dalla data di emanazione dei regolamenti di cui al comma 120 sono abrogate le previgenti disposizioni regolatrici delle materie ivi disciplinate. Con i medesimi regolamenti si provvede alla loro puntuale ricognizione.

Abrogazione previgenti disposizioni

407.

123. Le amministrazioni, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, trasmettono al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell’economia e delle finanze gli schemi di regolamento di cui al comma 120, il cui esame deve concludersi entro un mese dalla loro ricezione, corredati:

    a) da una dettagliata relazione tecnica asseverata, ai fini di cui all’articolo 9, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 febbraio 1998, n. 38, dai competenti uffici centrali del bilancio, che specifichi, per ciascuna modifica organizzativa, le riduzioni di spesa previste nel triennio;

    b) da un analitico piano operativo asseverato, ai fini di cui all’articolo 9, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 febbraio 1998, n. 38, dai competenti uffici centrali del bilancio, con indicazione puntuale degli obiettivi da raggiungere, delle azioni da porre in essere e dei relativi tempi e termini.

Adempimenti delle amministrazioni

Relazione tecnica

408.

124. In coerenza con le disposizioni di cui al comma 120, lettera f), e tenuto conto del regime limitativo delle assunzioni di cui alla normativa vigente, le amministrazioni statali attivano con immediatezza, previa consultazione delle organizzazioni sindacali, piani di riallocazione del personale in servizio, idonei ad assicurare che le risorse umane impegnate in funzioni di supporto siano effettivamente ridotte nella misura indicata al comma 120, lettera f). I predetti piani, da predisporre entro il 31 marzo 2007, sono approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Nelle more dell’approvazione dei piani non possono essere disposte nuove assunzioni. La disposizione di cui al presente comma si applica anche alle Forze armate, ai Corpi di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Piani ricollocazione del personale di supporto; consultazione sindacati

409.

125. Il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione verificano semestralmente lo stato di attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 132 e trasmettono alle Camere una relazione sui risultati di tale verifica.

Verifica semestrale; informativa al Parlamento

410.

126. Alle amministrazioni che non abbiano provveduto nei tempi previsti alla predisposizione degli schemi di regolamento di cui al comma 120 è fatto divieto, per gli anni 2007 e 2008, di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsiasi tipo di contratto.

Divieto assunzioni per amministrazioni inadempienti

411.

127. I competenti organi di controllo delle amministrazioni, nell’esercizio delle rispettive attribuzioni, effettuano semestralmente il monitoraggio sull’osservanza delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 132 e ne trasmettono i risultati ai Ministeri vigilanti e alla Corte dei conti. Successivamente al primo biennio, verificano il rispetto del parametro di cui al comma 120, lettera f), relativamente al personale utilizzato per lo svolgimento delle funzioni di supporto.

Monitoraggio semestrale riorganizzazione

412.

128. Il Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro dell’interno, emana linee guida per l’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 132.

Emanazione linee guida per attuazione della riorganizzazione

Em. 18.50 Governo

413.

129. Le direttive generali per l’attività amministrativa e per la gestione, emanate annualmente dai Ministri, contengono piani e programmi specifici sui processi di riorganizzazione e di riallocazione delle risorse necessari per il rispetto del parametro di cui al comma 120, lettera f), e di quanto disposto dal comma 132.

Direttive dei ministri di settore

414.

130. Il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano operativo di cui al comma 123, lettera b), e nei piani e programmi di cui al comma 129 sono valutati ai fini della corresponsione ai dirigenti della retribuzione di risultato e della responsabilità dirigenziale.

Conseguenze sui dirigenti per mancato raggiungimento degli obiettivi

415.

131. L’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 130 è coordinata anche al fine del conseguimento dei risultati finanziari di cui al comma 132 dall’«Unità per la riorganizzazione» composta dai Ministri per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, dell’economia e delle finanze e dell’interno, che opera anche come centro di monitoraggio delle attività conseguenti alla predetta attuazione. Nell’esercizio delle relative funzioni l’Unità per la riorganizzazione si avvale, nell’ambito delle attività istituzionali, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, delle strutture già esistenti presso le competenti amministrazioni.

"Unità per la riorganizzazione"

Emendamento

416.

132. Dall’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 131 e da 134 a 138 devono conseguire risparmi di spesa non inferiori a 7 milioni di euro per l’anno 2007, 14 milioni di euro per l’anno 2008 e 20 milioni di euro per l’anno 2009.

Risparmi spesa

417.

132-bis Al fine di concorrere alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, oltre alle specifiche misure di stabilizzazione previste dal presente articolo, è istituito un "Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici" finalizzato alla realizzazione di piani straordinari per l’assunzione a tempo indeterminato di personale già assunto o utilizzato attraverso tipologie contrattuali non a tempo indeterminato.

Em. 18.863 riformulato relatore

Fondo per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro pubblici

418.

132-ter Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le riforme e l’innovazione nelle pubbliche amministrazioni, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, previo confronto con le organizzazioni sindacali, da adottare entro il 30 aprile 2007, sono fissati i criteri e le procedure per l’assegnazione delle risorse disponibili alle amministrazioni pubbliche che ne facciano richiesta. Nella definizione dei criteri sono, altresì, fissati i requisiti dei soggetti interessati alla stabilizzazione e le relative modalità di selezione.

Em. 18.863 riformulato relatore

criteri e le procedure per l’assegnazione delle risorse

419.

132 - quater. E’ fatto divieto alle Amministrazioni destinatarie delle risorse di ricorrere a nuovi rapporti di lavoro precario nei cinque anni successivi all’attribuzione delle stesse. L’inosservanza di tale divieto comporta responsabilità patrimoniale dell’autore della violazione.

Em. 18.863 riformulato relatore

Sanzioni per amministrazioni che violano il divieto di ricorso a forme di lavoro precario

420.

132 – quinquies. Per il finanziamento del Fondo di cui al comma 417 è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007. Il medesimo fondo può essere, altresì, alimentato da:

a) una somma pari al risparmio di interessi derivanti dalla riduzione del debito pubblico, conseguente al versamento, al Fondo di cui all’articolo 2 della legge 27 ottobre 1993, n. 432 e successive modificazioni, di una quota fino al venti per cento delle somme giacenti sui conti di cui all’articolo 1, comma 345, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, a seguito della definizione del regolamento prevista dal medesimo comma;

b) una somma pari al risparmio di interessi derivante dalla riduzione del debito pubblico, conseguente al versamento, al Fondo di cui all’articolo 2 della legge 27 ottobre 1993, n. 432 e successive modificazioni, di una quota fino al 5 per cento dei versamenti a titolo di dividendi derivanti da società pubbliche, eccedenti rispetto alle previsioni ed alla realizzazione degli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, definiti nel documento di programmazione economico finanziaria.

Em. 18.863 riformulato relatore

421.

133. Al comma 7 dell’articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, dopo le parole: «non si applicano» sono inserite le seguenti: «ai commissari straordinari del Governo di cui all’articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e».

Esclusione dei Commissari straordinari del Governo

422.

133-bis. All’articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e` aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Con detti decreti si provvede altresı` all’attuazione di disposizioni legislative recanti limiti per specifiche categorie di spesa in modo da assicurare, nel sistema dell’autonomia contabile e di bilancio della Presidenza e dandone adeguata evidenza, l’invarianza in termini di fabbisogno e di indebitamento netto dei risultati previsti dalle disposizioni legislative medesime.".

Em. 18.51 Governo

423.

133-bis. Fino al completo riordino del Consiglio superiore delle comunicazioni, ai sensi dell’articolo 29 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223 convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, l’efficacia dell’articolo 1, comma 2 lettera b) del decreto del Presidente della Repubblica 9 novembre 2005, n. 243, e’ sospesa

Em. 18.868 Relatore

424.

133-bis. All’articolo 1, comma 22-bis del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, convertito, con modificazioni, della legge 17 luglio 2006, n. 233, sono apportate le seguenti modifiche:

    a) al secondo periodo, dopo le parole: "segreteria tecnica" sono aggiunte le seguenti: "che costituisce struttura di missione ai sensi dell’articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303";

    b) dopo il quarto periodo, è inserito il seguente periodo: "Non si applicano l’articolo 1, comma 9, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché l’articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, fermo restando il vincolo di spesa di cui al presente comma".

    c) in fine, è aggiunto il seguente periodo: "Allo scopo di assicurare la funzionalità del CIPE l’articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, non si applica, altresì, all’Unità tecnica finanza di progetto di cui all’articolo 7 della legge 17 maggio 1999, n. 144, e alla segreteria tecnica della cabina di regia di cui all’articolo 5, comma 3, del decreto legislativo 5 dicembre 1997, n. 430, e all’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 9 febbraio 1999, n. 61. La segreteria tecnico-operativa istituita ai sensi dell’articolo 22, comma 2, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, e successive modificazioni, costituisce organo di direzione ricadente tra quelli di cui all’articolo 29, comma 7, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni con la legge 4 agosto 2006, n. 248".

 

Em. 18.52(testo 2) Governo

425.

134. In coerenza con la revisione dell’ordinamento degli enti locali prevista dal titolo V della parte seconda della Costituzione e con il conferimento di nuove funzioni agli stessi ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione, con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 1, legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, su proposta del Ministero dell’interno, sono individuati gli ambiti territoriali determinati per l’esercizio delle funzioni di competenza degli uffici periferici dell’Amministrazione dell’interno, di cui all’articolo 15 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, tenendo conto dei seguenti criteri e indirizzi:

    a) semplificazione delle procedure amministrative e riduzione dei tempi dei procedimenti e di contenimento dei relativi costi;

    b) realizzazione di economie di scala, evitando duplicazioni funzionali;

    c) ottimale impiego delle risorse;

    d) determinazione della dimensione territoriale, correlata alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, alle realtà etnico-linguistiche;

    e) ponderazione dei precedenti criteri, con riguardo alle specificità dell’ambito territoriale di riferimento e alla esigenza di garantire principalmente la prossimità dei servizi resi al cittadino.

Art. 33.

(Ambiti territoriali uffici periferici del Ministero Interno)

Principi e criteri direttivi

426.

135. Ai fini di quanto previsto dai commi da 120 a 132 l’articolazione periferica del Ministero dell’economia e delle finanze è ridefinita su base regionale e, ove se ne ravvisi l’opportunità, interregionale e interprovinciale, in relazione alle esigenze di conseguimento di economie di gestione e del miglioramento dei servizi resi all’utenza.

Art. 34.

(Riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze).

Sopprime il riferimento al numero massimo di sedi

427.

136. Con le modalità, i tempi e i criteri previsti dai commi da 120 a 132 si provvede:

    a) al riordino dell’articolazione periferica del Ministero dell’economia e delle finanze e alla soppressione dei Dipartimenti provinciali del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, nonché delle Ragionerie provinciali dello Stato e delle Direzioni provinciali dei servizi vari;

    b) alla ridefinizione delle competenze e delle strutture dei Dipartimenti centrali.

Principi e criteri direttivi per riorganizzazione MEF

428.

137. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 120 gli uffici di cui al comma 136, lettera a), assumono le seguenti denominazioni: «Direzioni territoriali dell’economia e delle finanze» e «Ragionerie territoriali dello Stato».

Nuova denominazione uffici periferici MEF

429.

138. Previa stipula di apposite convenzioni, gli uffici territoriali dell’economia e delle finanze possono delegare alle aziende sanitarie locali lo svolgimento, in tutto o in parte, delle residue funzioni attribuite alle commissioni mediche di verifica.

Delega funzioni a commissioni mediche di verifica

430.

139. Al fine di conseguire economie, garantendo comunque la piena funzionalità dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, le Direzioni interregionali della Polizia di Stato sono soppresse a decorrere dal 1º dicembre 2007 e le relative funzioni sono ripartite tra le strutture centrali e periferiche della stessa Amministrazione, assicurando il decentramento di quelle attinenti al supporto tecnico-logistico.

Art. 35.(Riorganizzazione Amministrazione della pubblica sicurezza e all'ordinamento del personale della Polizia di Stato).

431.

140. Al medesimo fine di cui al comma 139, l’Amministrazione della pubblica sicurezza provvede alla razionalizzazione del complesso delle strutture preposte alla formazione e all’aggiornamento del proprio personale, nonché dei presìdi esistenti nei settori specialistici della Polizia di Stato.

Razionalizzazione strutture di supporto dell’Amministrazione di pubblica sicurezza

432.

141. I provvedimenti di organizzazione occorrenti, comprese le modificazioni ai regolamenti previsti dall’articolo 6 della legge 31 marzo 2000, n. 78, e successive modificazioni, e dall’articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono adottati entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Termine per l’adozione dei provvedimenti di riorganizzazione

433.

142. Con successivi provvedimenti si provvede alle revisione delle norme concernenti i dirigenti generali di pubblica sicurezza di livello B, garantendo ai funzionari che rivestono tale qualifica alla data di entrata in vigore della presente legge, l’applicazione ad esaurimento dell’articolo 42, comma 3, della legge 1º aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni, nonché il loro successivo impiego sino alla cessazione del servizio. Con gli stessi provvedimenti, si provvede altresì ad adeguare l’organico dei dirigenti generali di pubblica sicurezza, nonché la disciplina relativa all’inquadramento nella qualifica di prefetto degli stessi dirigenti, assicurando, comunque, l’invarianza della spesa.

Riforma organico dirigenti di pubblica sicurezza

434.

143. Dall’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 139 a 142 devono derivare risparmi di spesa non inferiori a 3 milioni di euro per l’anno 2007, a 8,1 milioni di euro per l’anno 2008 e a 13 milioni di euro per l’anno 2009.

Risparmi di spesa per razionalizzazione pubblica sicurezza

435.

143-bis. Al fine di conseguire il piu` razionale impiego delle risorse umane, logistiche, tecnologiche e dei mezzi delle forze di polizia nell’espletamento dei compiti di ordine e di sicurezza pubblica, e di conseguire gli obiettivi di sicurezza pubblica nell’ambito delle risorse disponibili, il Ministro dell’interno, sentito il Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica, predispone, entro il 30 giugno 2007, appositi piani pluriennali, di carattere interforze, di riarticolazione e ridislocazione dei presidi territoriali delle Forze di polizia, con l’obiettivo di realizzare una riduzione della spesa corrente per locazioni, manutenzioni e canoni di servizio, almeno pari al 5 per cento entro l’anno 2007 e di un ulteriore 5 per cento entro l’anno 2008, anche mediante le convenzioni di cui al successivo comma 146».

Em. 18.53 Governo

436.

144. Le disposizioni di cui all’articolo 3 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, si applicano agli enti previdenziali fino al 31 dicembre 2009.

Art. 36.(Edilizia univer­sitaria da parte degli enti previdenziali).

437.

145. Al fine di assicurare la migliore utilizzazione delle risorse disponibili, i mezzi, gli immobili e gli altri beni sequestrati o confiscati ed affidati in uso alle Forze di polizia sulla base delle disposizioni di legge o di regolamento in vigore, possono essere utilizzati per tutti i compiti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria definiti dall’amministrazione assegnataria.

Art. 37.(Funzionalità dei servizi di polizia).

Utilizzo beni sequestrati o confiscati

438.

«145-bis. Le disposizioni di cui all’articolo 3 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, si applicano agli enti previdenziali fino al 31 dicembre 2009. L’Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) procede alla realizzazione degli investimenti di cui all’articolo 1, comma 301, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, con priorita` per il "Centro polifunzionale della Polizia di Stato" di Napoli, rientrante tra quelli previsti dall’articolo 1, comma 1, lettera g) del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 24 marzo 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 169 del 22 luglio 2005, nonche´ alla realizzazione degli investimenti di cui al primo periodo del presente comma.».

Em. 18.54 Governo

439.

146. Per la realizzazione di programmi straordinari di incremento dei servizi di polizia, di soccorso tecnico urgente e per la sicurezza dei cittadini, il Ministro dell’interno e, per sua delega, i prefetti, possono stipulare convenzioni con le regioni egli enti locali che prevedano la contribuzione logistica, strumentale o finanziaria delle stesse regioni e degli enti locali. Per le contribuzioni del presente comma non si applica l’articolo 1, comma 46, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.».

Art. 38.(Misure per la realizzazione di programmi di incremento dei servizi di polizia).

Em. 18.55 (testo riformulato) Governo

440.

147. Il personale utilizzato dalle agenzie e dagli enti pubblici non economici nazionali per lo svolgimento delle funzioni di supporto, ivi incluse quelle relative alla gestione delle risorse umane, dei servizi manutentivi e logistici, degli affari generali, dei provveditorati e della contabilità, non può eccedere il 15 per cento delle risorse umane complessivamente utilizzate dalle amministrazioni stesse. Tale misura deve essere raggiunta mediante processi di riorganizzazione e di formazione e riconversione del personale addetto alle predette funzioni che consentano di ridurne il numero in misura non inferiore all’8 per cento all’anno fino al raggiungimento del limite predetto. Le disposizioni del presente comma non si applicano all’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ed alle Agenzie fiscali.

Art. 39.(Riorganizzazione agenzie e enti pubblici nazionali).

Limiti personale con funzioni di supporto

Em. 18.66 (Testo 2) Governo

441.

148. Le agenzie e gli enti di cui al comma 147 adottano, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i provvedimenti di riorganizzazione e di riallocazione delle risorse necessari per rispettare il parametro di cui al medesimo comma, riducendo contestualmente le dotazioni organiche.

Termine per provvedimenti riorganizzazione

442.

149. I provvedimenti di riorganizzazione e di riallocazione delle risorse di cui al comma 148 sono trasmessi alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

Comunicazione a Presidenza e Mef

443.

150. I processi riorganizzativi di cui ai commi da 147 a 149 devono essere portati a compimento entro il termine massimo di un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge salvo quanto previsto dall’ultimo periodo del comma 147.

Termine massimo per attuazione riorganizzazione

Em. 18.66 (Testo 2) Governo

444.

151. I competenti organi di controllo delle amministrazioni effettuano il monitoraggio sull’osservanza delle disposizioni di cui ai commi da 147 a 152 e ne trasmettono i risultati, entro il 29 febbraio 2008, ai Ministri vigilanti e alla Corte dei conti. Successivamente verificano ogni anno il rispetto del parametro di cui al comma 147 relativamente al personale utilizzato per lo svolgimento delle funzioni di supporto.

Monitoraggio dell’attuazione della riorganizzazione

445.

152. In caso di mancata adozione entro il termine previsto dei provvedimenti di cui al comma 148, o di mancato rispetto, a partire dal 1º gennaio 2008, del parametro di cui al comma 147, gli organi di governo dell’ente o dell’agenzia sono revocati o sciolti ed è nominato in loro vece, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri vigilanti, un commissario straordinario, con il compito di assicurare la prosecuzione dell’attività istituzionale e di procedere, entro il termine massimo di un anno, all’attuazione di quanto previsto dai commi da 147 a 151.

Commissario straordinario per amministrazioni inadempienti

446.

153. Allo scopo di razionalizzare, omogeneizzare ed eliminare duplicazioni e sovrapposizioni degli adempimenti e dei servizi della pubblica amministrazione per il personale e per favorire il monitoraggio della spesa del personale, tutte le amministrazioni dello Stato, ad eccezione delle forze armate compresa l’Arma dei Carabinieri per il pagamento degli stipendi si avvalgono delle procedure informatiche e dei servizi del Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi del tesoro.

Art. 40. Pagamento stipendi; utilizzo procedure informatiche e servizi del Mef

Emendamento 18.943 (testo 2) Nieddu

447.

154. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stipulate apposite convenzioni per stabilire tempi e modalità di erogazione del pagamento degli stipendi e degli altri assegni fissi e continuativi a carico del bilancio dello Stato mediante ordini collettivi di pagamento emessi in forma dematerializzata, come previsto dal decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 31 ottobre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2002. Il Ministero della difesa assicura, per le Forze armate compresa l’Arma dei carabinieri,l’invio dei dati mensili di pagamento relativi alle competenze fisse e accessorie al Dipartimento della ragioneria Generale dello Stato mediante protocolli di colloquio tra sistemi informativi da definire ai sensi e per le finalita` di cui al Titolo V del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165

Ordini collettivi in forma dematerializzata

Emendamento 18.943 (testo 2) Nieddu

448.

155. I dati aggregati della spesa per gli stipendi sono posti a disposizione del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ai fini di quanto previsto dall’articolo 58 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

Trasparenza per dati della spesa per stipendi

449.

156. Nel rispetto del sistema delle convenzioni di cui agli articoli 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni, e 58 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze sono individuati, entro il mese di gennaio di ogni anno, tenuto conto delle caratteristiche del mercato e del grado di standardizzazione dei prodotti, le tipologie di beni e servizi per le quali tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, sono tenute ad approvvigionarsi utilizzando le convenzioni-quadro. Le restanti amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono ricorrere alle convenzioni di cui al presente comma e al comma 163 del presente articolo, ovvero ne utilizzano i parametri di prezzo-qualità come limiti massimi per la stipulazione dei contratti. Gli enti del Servizio sanitario nazionale sono in ogni caso tenuti ad approvvigionarsi utilizzando le convenzioni stipulate dalle centrali regionali di riferimento.

Art. 41.(Razionalizzazione acquisti beni e servizi).

Obbligo convenzioni quadro per amministrazioni statali

Facoltà per altre amministrazioni

450.

157. Dal 1º luglio 2007, le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, per gli acquisti di beni e servizi al di sotto della soglia di rilievo comunitario, sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione di cui all’articolo 11, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2002, n. 101.

Ricorso per le amministrazioni statali, centrali e periferiche al mercato elettronico

451.

158. Il Ministero dell’economia e delle finanze è autorizzato, anche in deroga alla normativa vigente, a sperimentare l’introduzione della carta di acquisto elettronica per i pagamenti di limitato importo relativi agli acquisti di beni e servizi. Successivamente, con regole tecniche da emanare ai sensi degli articoli 38 e 71 del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, è disciplinata l’introduzione dei predetti sistemi di pagamento per la pubblica amministrazione.

Carta acquisto elettronica per pagamenti importo limitato

452.

159. Le transazioni compiute dalle amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, avvengono, per le convenzioni che hanno attivo il negozio elettronico, attraverso la rete telematica, salvo che la stessa rete sia temporaneamente inutilizzabile per cause non imputabili all’amministrazione procedente e sussistano ragioni di imprevedibile necessità e urgenza certificata dal responsabile dell’ufficio.

Utilizzo rete telematica; deroghe

453.

160. Con successivo decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, possono essere previsti meccanismi di remunerazione sugli acquisti da effettuare a carico dell’aggiudicatario delle convenzioni di cui all’articolo 26, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni.

Remunerazione sugli acquisti

454.

161. Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il supporto della CONSIP Spa, realizza, sentita l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, un programma per l’adozione di sistemi informativi comuni alle amministrazioni dello Stato a supporto della definizione dei fabbisogni di beni e servizi e definisce un insieme di indicatori sui livelli di spesa sostenibili, per le categorie di spesa comune, che vengono utilizzati nel processo di formazione dei relativi capitoli di bilancio. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

Sistemi informativi comuni

455.

162. Ai fini del contenimento e della razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, le regioni possono costituire centrali di acquisto anche unitamente ad altre regioni, che operano quali centrali di committenza ai sensi dell’articolo 33 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in favore delle amministrazioni ed enti regionali, degli enti locali, degli enti del Servizio sanitario nazionale e delle altre pubbliche amministrazioni aventi sede nel medesimo territorio.

Centrali di committenza per regioni, enti locali

SSN

456.

163. Le centrali di cui al comma 162 stipulano, per gli ambiti territoriali di competenza, convenzioni di cui all’articolo 26, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni.

Convenzioni centrali di committenza

457.

164. Le centrali regionali e la CONSIP Spa costituiscono un sistema a rete, perseguendo l’armonizzazione dei piani di razionalizzazione della spesa e realizzando sinergie nell’utilizzo degli strumenti informatici per l’acquisto di beni e servizi. Nel quadro del patto di stabilità interno, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano approva annualmente i programmi per lo sviluppo della rete delle centrali di acquisto della pubblica amministrazione e per la razionalizzazione delle forniture di beni e servizi, definisce le modalità e monitora il raggiungimento dei risultati rispetto agli obiettivi. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

sistema a rete tra centrali regionali e consip s.p.a.

458.

165. È abrogato l’articolo 59 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, ad eccezione del comma 3. All’articolo 59, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, le parole: «Per le finalità di cui al presente articolo, nonché» e le parole: «, in luogo delle aggregazioni di cui alla lettera c) del comma 2,» sono soppresse.

Abrogazione previgente disciplina

Fondazioni universitarie di diritto privato

459.

soppresso

Emendamento 18.983 Villone, Adduce

460.

166. Ai fini del contenimento della spesa pubblica, il numero dei membri del Consiglio di Amministrazione della Società di cui al decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1, nonché della Società di cui all’articolo 13, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 è ridotto a tre. I componenti dei suddetti consigli di amministrazione cessano dall’incarico alla data di entrata in vigore della presente legge ed i nuovi componenti sono nominati entro i successivi quarantacinque giorni. Il limite di tre si applica anche per il numero dei componenti dei Consigli di Amministrazione delle Società di cui al comma 167 bis.

Razionalizzazione e riorganizzazione delle società. Riduzione organi Sviluppo Italia e Sogid (???)

Em. 18.1534 (testo 2)

461.

167. La Società Sviluppo Italia S.p.A assume la denominazione di "Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A." ed è società a capitale interamente pubblico. Il Ministro dello Sviluppo Economico definisce, con apposite direttive, le priorità e gli obiettivi della Società e approva le linee generali di organizzazione interna, il documento previsionale di gestione ed i suoi eventuali aggiornamenti e, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, lo statuto. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico sono individuati gli atti di gestione ordinaria e straordinaria della Società e delle sue controllate dirette ed indirette che, ai fini della loro efficacia e validità, necessitano della preventiva approvazione ministeriale

Em. 18.1534 (testo 2)

462.

167-bis. Sulla base dei contenuti e dei termini fissati con direttiva del Ministro dello sviluppo economico, la Società di cui al comma 461 predispone entro il 31 mano 2007 un piano di riordino e di dismissione delle proprie partecipazioni societarie, nei settori non strategici di attività. Il predetto piano di riordino e di dismissione dovrà prevedere che entro il 30 giugno 2007 il numero delle società controllate sia ridotto a non più di tre, nonché entro lo stesso termine la cessione, anche tramite una società veicolo, delle partecipazioni di minoranza acquisite; per le società regionali si procederà d’intesa con le regioni interessate anche tramite la cessione a titolo gratuito alle stesse Regioni o altre amministrazioni pubbliche delle relative partecipazioni. Le conseguenti operazioni di riorganizzazione, nonchè quelle complementari e strumentali sono esenti da imposte dirette e indirette e da tasse

Em. 18.1534 (testo 2)

463.

167-ter. All’articolo 8, comma 1, della legge 1 agosto 2002, n. 166, sono soppresse le parole: ", regionali e locali".

Em. 18.1534 (testo 2)

464.

167-quater. Al decreto legislativo 9 gennaio 1999 n. 1, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) all’articolo 2, comma 5, le parole: ", regionali e locali" sono soppresse;

    b) all’articolo 2, il comma 6 è sostituito dal seguente: "6. l diritti dell’azionista in riferimento alla società Sviluppo Italia sono esercitati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con il Ministero dello sviluppo economico. Il Ministro dello sviluppo economico, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, nomina gli organi della società e ne riferisce al Parlamento";
    c) all’articolo 2, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente comma: "6-bis. Un magistrato della Corte dei Conti, nominato dal Presidente della Corte stessa, assiste alle sedute degli organi di amministrazione e di revisione della Società.";

    d) l’articolo 4 è sostituito dal seguente: "4. La società presenta annualmente al Ministero dello sviluppo economico una relazione sulle attività svolte ai fini della valutazione di coerenza, efficacia ed economicità e ne riferisce alle Camere".».

Em. 18.1534 (testo 2)

465.

168. All’articolo 2, comma 6, del decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1, le parole: «e con il Ministro per le politiche agricole» sono soppresse.

 

466.

169. Il Ministro dell’economia e delle finanze e gli altri Ministri competenti entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, emana un atto di indirizzo volto, ove necessario, al contenimento del numero dei componenti dei consigli di amministrazione delle società non quotate partecipate dal Ministero dell’economia e delle finanze e rispettive società controllate e collegate, al fine di rendere la composizione dei predetti consigli coerente con l’oggetto sociale delle società.

Riduzione componenti organi delle società partecipate dal MEF

Em. 18.57 (Testo 2) Governo

467.

170. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, per il conferimento di nuovi incarichi, nelle società di cui al comma 466, i compensi degli amministratori investiti di particolari cariche, ai sensi dell’articolo 2389, comma 3, del codice civile, non possono superare l’importo di 500.000 euro annui, a cui potrà essere aggiunta una quota variabile, non superiore al 50 per cento della retribuzione fissa, che verrà corrisposta al raggiungi mento di obiettivi annuali, oggettivi e specifici. Tali importi saranno rivalutati annualmente con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, in relazione al tasso di inflazione programmato. Per comprovate ed effettive esigenze il Ministro dell’economia e delle finanze può concedere autorizzazioni in deroga. Nella regolamentazione del rapporto di amministrazione, le società non potranno inserire clausole contrattuali che, al momento della cessazione dell’incarico, prevedano per i soggetti di cui sopra benefici economici superiori ad una annualità di indennità».

Compensi amministratori società partecipate

Em. 18.57 (Testo 2) Governo

468.

170-bis. L’articolo 1, comma 9, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 e l’articolo 1, comma 11, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 non si applicano agli incarichi di consulenza conferiti per lo svolgimento di attività propedeutiche ai processi di dismissione di società partecipate dal Ministero dell’economia e delle finanze, ovvero di analisi funzionali alla verifica della sussistenza dei presupposti normativi e di mercato per l’attivazione di detti processi.

Em. 18.57 (Testo 2) Governo

Em. 18.57 Relatore

469.

 170-ter. Le disposizioni di cui al comma 216, dell’articolo 1, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, non si applicano al personale con qualifica non inferiore a dirigente di prima fascia e alle categorie equiparate, nonchè ai voli transcontinentali superiori alle cinque ore».

Em. 18.57 (Testo 2) Governo

470.

171. Al fine di conseguire gli obiettivi di stabilita’ e crescita, di ridurre il complesso della spesa di funzionamento delle Amministrazioni pubbliche, nonche’ di incrementarne l’efficienza e migliorare la qualita’ dei servizi, con uno o piu’ regolamenti, da emanare ai sensi dell’ articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro il 30 giugno 2007, il Governo, su proposta del Ministro del lavoro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali, procede, senza oneri diretti o indiretti a carico della amministrazioni pubbliche, al riordino, alla semplificazione e alla razionalizzazione degli organismi preposti alla definizione dei ricorsi in materia pensionistica

Art. 43.(Ricorsi in materia pensionistica).

Soppressione comitati INPS e INPDAP

Em. 18.1002 Relatore

471.

172. Gli uffici centrali del bilancio valutano, in sede di applicazione delle norme di spesa e minore entrata, la congruenza delle clausole di copertura.

Art. 44 (controlli di proficuità)

Emendamento governo

472.

172-bis. All’articolo 7, comma 2, della legge Il febbraio 1992, n. 157, le parole: "e` sottoposto alla vigilanza della Presidenza de l Consiglio dei ministri" sono sostituite dalle seguenti: "e` sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare".

18.58

Il Governo

473.

172-ter. All’articolo 7, comma 4, della legge Il febbraio 1992, n. 157, e` aggiunto infine il seguente periodo: "Con regolamento, da adottarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali, sono disposte tutte le successive modificazioni statutarie che si rendano necessarie per rimodulare 1’assetto organizzativo e strutturale dell ’Istituto nazionale per la fauna selvatica, onde consentire ad esso l’ottimale svolgimento dei propri compiti, in modo da realizzare una piu` efficiente e razionale gestione delle risorse finanziarie disponibili"».

18.58

Il Governo

474.

173. Il terzo periodo del comma 4 dell’articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, è sostituito dal seguente: «La Corte definisce annualmente i programmi e i criteri di riferimento del controllo sulla base delle priorità previamente deliberate dalle competenti Commissioni parlamentari a norma dei rispettivi regolamenti».

Art. 44

Controllo Corte dei conti

475.

174. Presso il Ministero dell’economia e delle finanze è istituita la Commissione tecnica per la finanza pubblica, composta di dieci membri, per le seguenti finalità di studio e di analisi:

    a) formulare proposte finalizzate ad accelerare il processo di armonizzazione e di coordinamento della finanza pubblica e di riforma dei bilanci delle amministrazioni pubbliche che sia diretto a:

    1) per quanto concerne specificamente il bilancio dello Stato, disegnare una diversa classificazione della spesa, anche mediante ridefinizione delle unità elementari ai fini dell’approvazione parlamentare, finalizzata al miglioramento della scelta allocativa e ad una efficiente gestione delle risorse, rafforzando i processi di misurazione delle attività pubbliche e la responsabilizzazione delle competenti amministrazioni;

    2) migliorare la trasparenza dei dati conoscitivi della finanza pubblica, con evidenziazione nel bilancio dello Stato della quota di stanziamenti afferenti alle autorizzazioni legislative di spesa, nonché con una prospettazione delle decisioni in termini di classificazione funzionale, economica e per macrosettori;

    3) armonizzare i criteri di classificazione dei bilanci delle pubbliche amministrazioni, per un più agevole consolidamento dei conti di cassa e di contabilità nazionale;

    b) elaborare studi preliminari e proposte tecniche per la definizione dei princìpi generali e degli strumenti di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, con particolare attenzione al coordinamento dei rapporti finanziari tra lo Stato ed il sistema delle autonomie territoriali, nonché all’efficacia dei meccanismi di controllo della finanza territoriale in relazione al rispetto del Patto di stabilità europeo;

    c) elaborare studi e analisi concernenti l’attività di monitoraggio sui flussi di spesa del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze;

    d) valutare, in collaborazione con l’ISTAT e con gli altri enti del sistema statistico nazionale, l’affidabilità, la trasparenza e la completezza dell’informazione statistica relativa agli andamenti della finanza pubblica;

    e) svolgere, su richiesta delle competenti Commissioni parlamentari, ricerche, studi e rilevazioni e cooperare alle attività poste in essere dal Parlamento in attuazione del comma 180.

Art. 45 (Commissione tecnica per la finanza pubblica). –

(Si sopprime anche l'art. 46)

476.

175. La Commissione di cui al comma 174 opera sulla base dei programmi predisposti dal Ministro dell’economia e delle finanze, sentiti i Ministri competenti in relazione alle diverse finalità e la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Entro il 31 gennaio di ciascun anno il Ministro dell’economia e delle finanze presenta al Parlamento una relazione sull’attività svolta dalla Commissione e sul programma di lavoro per l’anno in corso. Per l’anno 2007 la Commissione avvia la propria attività sulla base delle disposizioni di cui ai commi da 174 a 181, con priorità per le attività di supporto del programma di cui al comma 180.

Relazione al Parlamento

477.

176. Ai fini del raccordo operativo con la Commissione di cui al comma 174, è istituito un apposito Servizio studi nell’ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze, cui è preposto un dirigente di prima fascia del medesimo Dipartimento composto di personale appartenente al Dipartimento stesso.

Em. 18.59 Governo

478.

177. Per l’espletamento della sua attività la Commissione di cui al comma 174 si avvale, altresì, della struttura di supporto dell’Alta Commissione di studio di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, la quale è contestualmente soppressa. La Commissione può altresì avvalersi degli strumenti di supporto già previsti per la Commissione tecnica per la spesa pubblica, di cui all’articolo 32 della legge 30 marzo 1981, n. 119, e successive modificazioni, ivi incluso l’accesso ai sistemi informativi, di cui al quarto comma del medesimo articolo 32, nonché l’istituzione di una segreteria tecnica e la stipula di contratti di consulenza, ai sensi dei commi 4 e 5 dell’articolo 8 della legge 17 dicembre 1986, n. 878. A tal fine è autorizzata la spesa di 1.200.000 euro annui a decorrere dall’anno 2007.

Soppressione Commissione L. n. 289/2002

479.

178. Entro il 31 gennaio 2007, il Ministro dell’economia e delle finanze, con proprio decreto, nomina la Commissione di cui al comma 174 e stabilisce le regole per il suo funzionamento, nonché la data di inizio della sua attività. I membri della Commissione, incluso il presidente, sono scelti tra esperti di alto profilo tecnico-scientifico e di riconosciuta competenza in materia di finanza pubblica; tre dei componenti sono scelti tra una rosa di nomi indicata dalla Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Il decreto di cui al presente comma è comunicato alle competenti Commissioni parlamentari.

Nomina Commissione

480.

179. I componenti sono nominati per un triennio e possono, alla scadenza, essere rinnovati per una sola volta.

Nomina componenti

481.

180. Per l’anno 2007 il Ministro dell’economia e delle finanze, avvalendosi anche della Commissione di cui al comma 174, promuove la realizzazione di un programma straordinario di analisi e valutazione della spesa delle amministrazioni centrali, anche in relazione alla applicazione delle disposizioni del comma 206, individuando le criticità, le opzioni di riallocazione delle risorse, le possibili strategie di miglioramento dei risultati ottenibili con le risorse stanziate, sul piano della qualità e dell’economicità. Ai fini dell’attuazione del programma di cui al presente comma, le amministrazioni dello Stato trasmettono, entro il 31 marzo 2007, al Ministero dell’economia e delle finanze un rapporto sullo stato della spesa nei rispettivi settori di competenza, anche alla luce dell’applicazione delle disposizioni del comma 206 e delle altre disposizioni di cui ai commi da 120 a 210, indicando le difficoltà emerse e formulando proposte di intervento in ordine alla allocazione delle risorse e alle azioni che possono incrementare l’efficacia della spesa. Il Governo riferisce sull’attuazione del programma di cui al presente comma nell’ambito del Documento di programmazione economico-finanziaria presentato nell’anno 2007. Il Ministro dell’economia e delle finanze, entro il 30 settembre 2007, presenta al Parlamento una relazione sui risultati del programma straordinario di analisi e valutazione della spesa delle amministrazioni centrali di cui al presente comma e sulle conseguenti iniziative di intervento. In allegato alla relazione un apposito documento dà conto dei provvedimenti adottati ai sensi delle disposizioni introdotte dal comma 182.

Programma valutazione spesa pubblica

482.

181. Per il potenziamento delle attività e degli strumenti di analisi e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica, a decorrere dall’anno 2007, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro annui di cui una quota parte non inferiore a 3 milioni di euro da destinare al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze lo stanziamento è ripartito tra le amministrazioni interessate per gli scopi di cui al presente comma. A decorrere dal medesimo anno 2007 è altresì autorizzata la spesa di 600.000 euro in favore di ciascuna Camera per il potenziamento e il collegamento delle strutture di supporto del Parlamento, anche avvalendosi della cooperazione di altre istituzioni e di istituti di ricerca. In relazione alle finalità di cui al presente comma, una quota, stabilita con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, delle risorse attribuite al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato è destinata ad un programma straordinario di reclutamento di personale con elevata professionalità. Le relative modalità di reclutamento sono definite, anche in deroga alle vigenti disposizioni in materia, ai sensi dell’articolo 2, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248.

Potenziamento RGS e Uffici Parlamentari

483.

182. All’articolo 28 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 1 è sostituito dal seguente:

«1. Al fine di conseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di ridurre il complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di incrementare l’efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, con uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro il 30 giugno 2007, il Governo, su proposta del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro interessato, sentite le organizzazioni sindacali per quanto riguarda i riflessi sulla destinazione del personale, procede al riordino, alla trasformazione o alla soppressione e messa in liquidazione degli enti ed organismi pubblici, nonché di strutture amministrative pubbliche nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

    a) fusione degli enti, organismi e strutture pubbliche comunque denominate che svolgono attività analoghe o complementari, con conseguente riduzione della spesa complessiva e corrispondente riduzione del contributo statale di funzionamento;

    b) trasformazione degli enti ed organismi pubblici che non svolgono funzioni e servizi di rilevante interesse pubblico in soggetti di diritto privato ovvero soppressione e messa in liquidazione degli stessi secondo le modalità previste dalla legge 4 dicembre 1956, n. 1404, e successive modificazioni, fermo restando quanto previsto dalla lettera d) del presente comma, nonché dall’articolo 9, comma 1-bis, lettera c), del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112;

    c) razionalizzazione e riduzione degli organi di indirizzo amministrativo, gestione e consultivi;

    d) per gli enti soppressi e messi in liquidazione lo Stato risponde delle passività nei limiti dell’attivo della singola liquidazione;

    e) abrogazione delle disposizioni legislative che prescrivono il finanziamento, diretto o indiretto, a carico del bilancio dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche, degli enti ed organismi pubblici soppressi e posti in liquidazione o trasformati in soggetti di diritto privato ai sensi della lettera b)»;

    b) i commi 2, 2-bis, 5 e 6 sono abrogati.

Art. 47.(Riordino, e soppressione enti pubblici).

Fissazione dei principi e criteri direttivi

484.

183. Dall’attuazione del comma 182 deve derivare un miglioramento dell’indebitamento netto non inferiore a 205 milioni di euro per l’anno 2007, a 310 milioni di euro per l’anno 2008 e a 415 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009. A tal fine, entro il 30 settembre 2007, il Governo dà conto dei provvedimenti adottati in apposito documento allegato alla relazione di cui al comma 180.

Risparmio di spesa

485.

184. La società di cui all’articolo 9, comma 1-bis, lettera c), del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, acquista nell’anno 2007 gli immobili delle gestioni liquidatorie di cui alla legge 4 dicembre 1956, n. 1404, e successive modificazioni, per un controvalore non inferiore a 180 milioni di euro.

Immobili gestioni liquidatorie trasferiti a Fintecna

486.

185. La lettera e) dell’articolo 2 della legge 7 luglio 1901, n. 306, come sostituita dal comma 23 dell’articolo 52 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è sostituita dalla seguente:

    «e) il contributo obbligatorio di tutti i sanitari dipendenti pubblici, iscritti ai rispettivi ordini professionali italiani dei medici chirurghi, odontoiatri, veterinari e farmacisti, nella misura e con modalità di versamento fissate dal Consiglio di amministrazione della Fondazione. Con regolamenti soggetti ad approvazione dei Ministeri vigilanti ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e successive modificazioni».

ONAOSI

Em. 18.12 Relatore

487.

186. I commi 89, 90 e 91 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono sostituiti dai seguenti:

«89. L’Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze è soppresso. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze le competenze dell’Ispettorato sono attribuite ad uno o più Ispettorati generali del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

90. Il personale adibito alla data di entrata in vigore della presente disposizione alle procedure di liquidazione previste dalla legge 4 dicembre 1956, n. 1404, e successive modificazioni, è destinato alle altre attività istituzionali del citato Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

91. Alla definizione delle pregresse posizioni previdenziali del personale degli enti soppressi, per il quale non sia stata ancora effettuata, ai sensi degli articoli 74, 75 e 76 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761, e della legge 27 ottobre 1988, n. 482, la ricongiunzione dei servizi ai fini dell’indennità di anzianità e del trattamento integrativo di previdenza, provvede la gestione previdenziale di destinazione di detto personale. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, l’INPS, l’INPDAP e l’INAIL, limitatamente ai trattamenti pensionistici integrativi relativi alla soppressa gestione sanitaria, concordano con il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle finanze, anche in via presuntiva e a completa definizione delle predette posizioni previdenziali, l’ammontare dei capitali di copertura necessari. L’INPS e l’INPDAP subentrano, a decorrere dalla data di perfezionamento dell’accordo con il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, al Ministero dell’economia e delle finanze nelle vertenze innanzi al giudice ordinario e a quello amministrativo, concernenti le pregresse posizioni previdenziali del personale degli enti soppressi».

Art. 48.(Liquidazione enti disciolti).

Soppressione IGED

Utilizzo personale ex IGED

Posizioni previdenziali

488.

187. L’ammontare della remunerazione di cui al capitolo 2835 dello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2006 e successivi è annualmente determinato con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze con riferimento ai servizi resi nell’anno precedente dalla società di cui all’articolo 9, comma 1-bis, lettera c), del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, per la gestione della liquidazione e del contenzioso degli enti pubblici, nel limite dello stanziamento di bilancio a legislazione vigente.

Remunerazione servizi resi FINTECNA per liquidazione e contenzioso enti pubblici

489.

188. Sono trasferiti alla società FINTECNA o a società da essa interamente controllata, con ogni loro componente attiva e passiva, ivi compresi i rapporti in corso e le cause pendenti, i patrimoni di EFIM in liquidazione coatta amministrativa e delle società in liquidazione coatta amministrativa interamente controllate da EFIM. Detti patrimoni costituiscono tra loro un unico patrimonio, separato dal residuo patrimonio della società trasferitaria. Alla data del trasferimento sono chiuse le liquidazioni coatte amministrative di EFIM e delle predette società, con conseguente estinzione delle stesse e con contestuale cessazione dalla carica dei loro commissari liquidatori. La società trasferitaria procede alla cancellazione di tali società dal registro delle imprese.

Art. 49.

Chiusura liquidazione ex gruppo EFIM; trasferimento a Fintecna

490.

189. Il trasferimento di cui al comma 188 decorre dal quindicesimo giorno successivo alla data di presentazione al Ministero dell’economia e delle finanze del rendiconto finale delle liquidazioni coatte amministrative, che è presentato dal commissario liquidatore di EFIM in liquidazione coatta amministrativa entro centoottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Al predetto commissario devono essere comunicati, almeno centoventi giorni prima, i rendiconti finali delle procedure delle società di cui al comma 188.

Decorrenza trasferimento Fintecna

Em. 18.1060 Lusi, Banti

491.

190. Per il trasferimento dei patrimoni di cui al comma 188, il commissario liquidatore di EFIM predispone una situazione patrimoniale di riferimento tenendo conto del rendiconto finale di cui al comma 189. Un collegio di tre periti verifica, entro novanta giorni dalla nomina, tale situazione patrimoniale e predispone, sulla base della stessa, una valutazione estimativa dell’esito finale della liquidazione dei patrimoni trasferiti. Tale valutazione deve, tra l’altro, tenere conto delle garanzie di cui al comma 191, nonché di tutti i costi e gli oneri necessari per il completamento della liquidazione di detti patrimoni, individuando altresì il fabbisogno finanziario stimato per la chiusura della liquidazione medesima. I componenti del collegio sono designati, uno ciascuno, da EFIM e dalla società trasferitaria e il presidente è scelto dal Ministero dell’economia e delle finanze. L’importo massimo del compenso per i periti è determinato dal Ministero dell’economia e delle finanze con il decreto di cui al comma 197 ed è ad esclusivo carico delle parti. Il valore stimato dell’esito finale della liquidazione costituisce il corrispettivo per il trasferimento stesso, che è corrisposto dalla società trasferitaria al Ministero dell’economia e delle finanze, fermo restando quanto previsto al comma 194

Incombenti Commissario liquidatore EFIM

492.

191. Effettuato il trasferimento, la società trasferitaria procede alla liquidazione dei patrimoni trasferiti, avendo per scopo la finale monetizzazione degli attivi, la più celere definizione dei rapporti creditori e debitori e dei contenziosi in corso e il pagamento dei creditori dei patrimoni trasferiti, assicurando il rigoroso rispetto del principio della separatezza di tali patrimoni dal proprio. La società trasferitaria non risponde con il proprio patrimonio dei debiti e degli oneri dei patrimoni ad essa trasferiti in base alla presente legge, ivi compresi quelli sostenuti per la liquidazione di tali patrimoni. Ai creditori dei patrimoni trasferiti continua ad applicarsi la garanzia dello Stato prevista dall’articolo 5 del decreto-legge 19 dicembre 1992, n. 487, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 1993, n. 33, e successive modificazioni. Le disponibilità finanziarie rivenienti e conseguenti ai trasferimenti di cui ai commi da 188 a 197 devono affluire su un apposito conto corrente infruttifero da aprire presso la Tesoreria centrale per conto dello Stato, intestato alla società trasferitaria. Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze è fissato, tenendo conto del fabbisogno finanziario, come individuato ai sensi del comma 190, l’ammontare delle risorse finanziarie tratte dal predetto conto corrente infruttifero e depositate presso il sistema bancario per le esigenze urgenti ed improcrastinabili relative alla liquidazione dei patrimoni trasferiti.

Adempimenti società trasferitarie

493.

192. Dalla data del trasferimento, la società trasferitaria subentra automaticamente nei processi attivi e passivi pendenti nei quali sono parti EFIM in liquidazione coatta amministrativa e le società di cui al comma 188, in luogo di essi, senza che si faccia luogo all’interruzione dei processi e senza mutamento del rito applicabile. Le spese legali e di consulenza tecnica relative a tali processi o alle eventuali transazioni non possono comunque superare, per ciascuna vertenza comprensiva di tutti i diversi gradi di giudizio, l’ammontare di 300.000 euro.

Subentro società trasferitaria EFIM

494.

 193. Al termine della liquidazione dei patrimoni trasferiti, il collegio dei periti di cui al comma 190 determina l’eventuale maggiore importo risultante dalla differenza tra l’esito economico effettivo consuntivato alla chiusura della liquidazione e il corrispettivo versato di cui al medesimo comma 190. Di tale eventuale maggiore importo, detratto il costo della valutazione, il 70 per cento è attribuito al Ministero dell’economia e delle finanze e la residua quota del 30 per cento è di competenza della società trasferitaria in ragione del migliore risultato conseguito nella liquidazione.

Destinazione eventuale attivo

495.

194. Allo scopo di accelerare e razionalizzare la prosecuzione delle liquidazioni coatte amministrative delle società non interamente controllate, direttamente o indirettamente da EFIM in liquidazione coatta amministrativa, nella stessa data di cui al comma 189 i commissari liquidatori delle stesse decadono dalle loro funzioni e la funzione di commissario liquidatore è assunta dalla società trasferitaria. Il trasferimento delle funzioni è disciplinato dalle vigenti norme in materia di liquidazione coatta amministrativa.

Assunzione funzioni commissario liquidatore da parte della società trasferitaria

496.

195. Tutti gli atti compiuti in attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 188 a 194 sono esenti da qualunque imposta, diretta o indiretta, tassa, obbligo e onere tributario comunque inteso o denominato.

Esenzione fiscale atti relativi alla liquidazione

497.

196. Le disposizioni di cui ai commi da 188 a 195 si applicano, in quanto compatibili, alla società ITALTRADE Spa in liquidazione.

Estensione a società ITALTRADE

498.

197. Il Ministero dell’economia e delle finanze stabilisce con uno o più decreti i criteri e le modalità di attuazione dei commi da 188 a 196.

modalità attuative trasferimenti

499.

198. I commissari liquidatori, nominati a norma dell’articolo 7, comma 3, della legge 12 dicembre 2002, n. 273, nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto-legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 aprile 1979, n. 95, e successive modificazioni, e i Commissari Straordinari nominati nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270 e dal decreto legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni, decadono se non confermati entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. A tal fine, il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, può disporre l’attribuzione al medesimo organo commissariale, se del caso con composizione collegiale, dell’incarico relativo a più procedure che si trovano nella fase liquidatoria, dando mandato ai commissari di realizzare una gestione unificata dei servizi generali e degli affari comuni, al fine di assicurare le massime sinergie organizzative e conseguenti economie gestionali. Con il medesimo decreto l’incarico di commissario può essere attribuito a studi professionali associati o a società tra professionisti, in conformità a quanto disposto all’articolo 28, primo comma, lettera b), del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e successive modificazioni.

Art. 49-bis

Decadenza Commissari liquidatori amministrazioni straordinarie

Em. 18.60 Governo

500.

199. Il numero dei commissari nominati o confermati ai sensi del comma 198 non può superare la metà del numero dei commissari in carica alla data di entrata in vigore della presente legge. Gli stessi stipulano convenzioni con i professionisti la cui opera si rende necessaria nell’interesse della procedura, al fine di ridurre i costi a carico dei creditori.

Riduzione numero commissari liquidatori

501.

200. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare nel termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i criteri per la determinazione e la liquidazione dei compensi dovuti ai commissari liquidatori nominati nelle procedure di amministrazione straordinaria disciplinate dal decreto-legge 30 gennaio 1979, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 aprile 1979, n. 95, e successive modificazioni, tenuto conto dei criteri previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro di grazia e giustizia 28 luglio 1992, n. 570, nonché delle modifiche e degli adattamenti suggeriti dalla diversità delle procedure.

Compensi Commissari liquidatori

502.

201. Il compenso dei commissari di cui al comma 198 è determinato nella misura spettante in relazione al numero delle procedure ad essi assegnate ridotto del 30 per cento.

 

503.

201-bis. All’articolo 8 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347,

convertito, con modificazioni, nella legge 18 febbraio 2004, n. 39, dopo il comma 1, inserire il seguente comma 2:

"2. La facolta` prevista dall’articolo 97 del decreto legislativo n. 270 e` esercitata dal Commissario straordinario nominato ai sensi dell’articolo 2, comma 2 del presente decreto. Nel caso di concordato con assunzione, la medesima facolta` e` esercitata, dopo la chiusura della procedura a norma dell’articolo 4-bis, comma 11, dall’assuntore del concordato. Se, al momento della chiusura della procedura, il Commissario straordinario e` costituito parte civile nel processo penale, l’assuntore subentra nell’azione anche se e` scaduto il termine previsto dall’articolo 79 del codice di procedura penale.

Em. 18.61 Governo

504.

202. Il Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, è autorizzato a procedere, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, alla trasformazione della SOGESID Spa, al fine di renderla strumentale alle esigenze e finalità del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle infrastrutture anche procedendo a tale scopo alla fusione per incorporazione con altri soggetti, società e organismi di diritto pubblico che svolgono attività nel medesimo settore della SOGESID Spa.

Art. 50.(Trasformazione Sogesid S.p.A.)

Em. 18.48 Governo

505.

203. Per la realizzazione delle finalità di cui al comma 202, alla data di entrata in vigore della presente legge, gli organismi di amministrazione SOGESID Spa sono sciolti e sono nominati un Commissario straordinario e un subcommissario, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministro delle infrastrutture.

Scioglimento organi Sogesid

Em. 18.48 Governo

506.

204. A decorrere dall’anno 2007, le disposizioni di cui all’articolo 1, commi 9, 10, 11, 23, 56, 58 e 61, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, si applicano alle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, di cui all’elenco ISTAT pubblicato in attuazione del comma 5 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Restano salve le esclusioni previste dai commi 9, 12 e 64 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni. Per quanto riguarda le spese di personale, le predette amministrazioni adeguano le proprie politiche ai princìpi di contenimento e razionalizzazione di cui alla presente legge. Il presente comma non si applica agli organi costituzionali.

Art. 51.

Elenco ISTAT amministra­zioni tenute a risparmi spesa precedente finanziaria

507.

205. Agli enti pubblici di ricerca, all’Istituto nazionale di economia agraria, all’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, all’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici e alle agenzie regionali per l’ambiente, non si applica l’articolo 22, comma 2, del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazione dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.

Esclusione enti ricerca da riduzioni spesa

Em. 18.62 Governo

508.

206. Per gli esercizi 2007, 2008 e 2009, è accantonata e resa indisponibile, in maniera lineare, con esclusione degli effetti finanziari derivanti dalla presente legge, una quota, pari rispettivamente a 4.572 milioni di euro, a 5.031 milioni di euro e a 4.922 milioni di euro, delle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato, anche con riferimento alle autorizzazioni di spesa predeterminate legislativamente, con esclusione del comparto della radiodiffusione televisiva locale, relative a consumi intermedi (categoria 2), a trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche (categoria 4), con esclusione dei trasferimenti a favore della protezione civile, del Fondo ordinario delle università statali, degli enti territoriali, degli enti previdenziali e degli organi costituzionali, ad altri trasferimenti correnti (categorie 5, 6 e 7), con esclusione dei trasferimenti all’estero aventi natura obbligatoria, delle pensioni di guerra e altri assegni vitalizi, delle erogazioni agli istituti di patronato e di assistenza sociale, nonché alle confessioni religiose di cui alla legge 20 maggio 1985, n. 222, e successive modificazioni, ad altre uscite correnti (categoria 12) e alle spese in conto capitale, con esclusione dei trasferimenti a favore della protezione civile, di una quota pari al 50 per cento dello stanziamento del Fondo per le aree sottoutilizzate, dei limiti di impegno già attivati, delle rate di ammortamento mutui, dei trasferimenti agli enti territoriali e delle acquisizioni di attività finanziarie. Ai fini degli accantonamenti complessivi indicati, le dotazioni iscritte nelle unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione sono accantonate e rese indisponibili, in maniera lineare, per un importo complessivo di 40 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2007-2009. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare, su proposta dei Ministri competenti, entro il 31 marzo di ciascun anno del triennio 2007-2009, possono essere disposte variazioni degli accantonamenti di cui al primo periodo, anche interessando diverse unità previsionali relative alle suddette categorie con invarianza degli effetti sul fabbisogno e sull’indebitamento netto della pubblica amministrazione, restando preclusa la possibilità di utilizzo di risorse di conto capitale per disaccantonare risorse di parte corrente. Lo schema di decreto è trasmesso al Parlamento per l’acquisizione del parere delle Commissioni competenti per le conseguenze di carattere finanziario.

Art. 53. Contenimento spesa mediante accantonamento e indisponibilità, dotazioni unità previsionali di base

509.

207. Il Ministro competente, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, può comunicare all’Ufficio centrale del bilancio ulteriori accantonamenti aggiuntivi delle dotazioni delle unità previsionali di parte corrente del proprio stato di previsione, fatta eccezione per le spese obbligatorie e per quelle predeterminate legislativamente, da destinare a consuntivo, per una quota non superiore al 30 per cento, ad appositi fondi per l’incentivazione, mediante contrattazione integrativa, del personale dirigente e non dirigente che abbia contribuito direttamente al conseguimento degli obiettivi di efficienza e di razionalizzazione dei processi di spesa.

Incentivi alle amministra­zioni per ulteriori effetti di risparmio.

510.

208. Le dotazioni relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla Tabella C allegata alla presente legge sono ridotte, in maniera lineare, per un importo complessivo pari a euro 126,4 milioni per l’anno 2007, a euro 335,4 milioni per l’anno 2008 e a euro 11,4 milioni per l’anno 2009.

Emendamento taglio lineare tabella C

511.

208-bis. Nell’ambito delle risorse disponibili, in attuazione dell’articolo 3, comma l, del decreto legge 13 maggio 1999, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 luglio 1999, n. 226, i termini previsti dall’articolo 4, comma 92, della legge 24 dicembre 2003, n. 50, sono prorogati fino al 31 dicembre 2007

Em. 18.11.52 Ferrante

512.

209. Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito, con una dotazione, in termini di sola cassa, di 520 milioni di euro per l’anno 2007, un Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali, ai sensi del comma 177-bis dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, introdotto dal comma 210 del presente articolo. All’utilizzo del Fondo per le finalità di cui al primo periodo si provvede con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da trasmettere al Parlamento, per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, e alla Corte dei conti.

Art. 54.(Fondo compensa­zione per attualizzazione contributi pluriennali)

Em. 18.109 (Testo 2) Governo

513.

210. Dopo il comma 177 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è inserito il seguente:

«177-bis. In sede di attuazione di disposizioni legislative che autorizzano contributi pluriennali, il relativo utilizzo, anche mediante attualizzazione, è disposto con decreto del Ministro competente, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa verifica dell’assenza di effetti peggiorativi sul fabbisogno e sull’indebitamento netto rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente. In caso si riscontrino effetti finanziari non previsti a legislazione vigente gli stessi possono essere compensati a valere sulle disponibilità del Fondo per la compensazione degli effetti conseguenti all’attualizzazione dei contributi pluriennali. Le disposizioni del presente comma si applicano anche alle operazioni finanziarie poste in essere dalle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 5, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, a valere sui predetti contributi pluriennali, il cui onere sia posto a totale carico dello Stato. Le amministrazioni interessate sono, inoltre, tenute a comunicare preventivamente al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e Dipartimento del tesoro, all’ISTAT e alla Banca d’Italia la data di attivazione delle operazioni di cui al presente comma ed il relativo ammontare».

Art. 55.

Procedura per utilizzo contributi pluriennali.

514.

211. Per l’anno 2007, a valere sul fondo di cui al comma 96 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, appositamente incrementato, per gli anni 2007, 2008 e 2009, di 31,1 milioni di euro, i Corpi di polizia sono autorizzati, entro il 30 marzo, ad effettuare assunzioni per un contingente complessivo di personale non superiore a 2.000 unita`. In questo contingente sono compresi 1.316 agenti della Polizia di Stato trattenuti in servizio, da ultimo, ai sensi del decreto-legge 27 settembre 2006, n. 260, che sono assunti a tempo indeterminato a decorrere dal 1 gennaio 2007 con le modalita` previste all’articolo 1 del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272, convertito con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49.

Art. 57.(Assunzioni di personale).

1.000 unità Corpi di polizia

Em. 18.63 Governo

515.

211-bis. Per l’anno 2007 e` autorizzata, a decorrere dal 1º luglio

2007, l’assunzione di un contingente di 600 vigili del fuoco.

Em. 18.63 Governo

516.

211-ter. Per l’anno 2007, per esigenze connesse con la prevenzione

ed il contrasto del terrorismo, anche internazionale, e della criminalita` organizzata, l’Arma dei carabinieri e` autorizzata, in deroga all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ad effettuare reclutamenti straordinari, entro un limite di spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2007 e di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008. Con decreto del Ministro della difesa, adottato di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze e con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, si provvede, entro il predetto limite di spesa, alla distribuzione nei vari gradi dei relativi reclutamenti.

Em. 18.64 Governo

517.

211-quater. Per l’anno 2007, al fine di garantire il consolidamento

dell’azione di contrasto all’economia sommersa, nonche´ la piena efficacia degli interventi in materia di polizia economica e finanziaria, il Corpo della guardia di finanza e` autorizzato, in deroga all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ad effettuare reclutamenti straordinari, entro un limite di spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2007 e di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze adottato di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, si provvede, entro il predetto limite di spesa, alla distribuzione nei vari gradi dei relativi reclutamenti.

Em. 18.64 Governo

518.

«211-bis. Per l’anno 2007, è autorizzato, in deroga all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il reclutamento di magistrati ordinari entro il limite di spesa di 3 milioni di euro per l’anno 2007 e di 15 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008.

Em. 18.65 (Testo 2) Governo

519.

211-ter. Per l’anno 2007, è autorizzato, in deroga all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il reclutamento di magistrati amministrativi e contabili, di avvocati e procuratori dello Stato, entro il limite di spesa di 1,370 milioni di euro per l’anno 2007 e di 5,671 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008. Alla ripartizione delle predette assunzioni, si provvede mediante decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato su proposta del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.»

Em. 18.65 (Testo 2) Governo

520.

212. Per l’anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 211 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia istanza, purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive. Le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma, e prioritariamente del personale di cui all’articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione. Nei limiti del presente comma, la stabilizzazione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è consentita al personale che risulti iscritto negli appositi elenchi, di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio. Con decreto del Ministro dell’interno sono stabiliti, fermo restando il possesso dei requisiti ordinari per l’accesso alla qualifica di vigile del fuoco, previsti dalle vigenti disposizioni, i criteri; il sistema di selezione; nonchè modalita` abbreviate per il corso di formazione. Le assunzioni di cui al presente comma sono autorizzate secondo le modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.

Stabilizzazione personale con servizio triennale

Em. 18.1208

521.

213. Per l’anno 2007, per le specifiche esigenze degli enti di ricerca, è costituito, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, un apposito fondo, destinato alla stabilizzazione di ricercatori, tecnologi, tecnici e personale impiegato in attività di ricerca in possesso dei requisiti temporali e di selezione di cui al comma 212, nonché all’assunzione dei vincitori di concorso con uno stanziamento pari a 20 milioni di euro per l’anno 2007 e a 30 milioni di euro, a decorrere dall’anno 2008. All’utilizzo del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentite le amministrazioni vigilanti, su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

Stabilizzazione personale enti di ricerca

522.

214. Le modalità di assunzione di cui al comma 212 trovano applicazione anche nei confronti del personale di cui all’articolo 1, commi da 237 a 242, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, in possesso dei requisiti previsti dal citato comma 212, fermo restando il relativo onere a carico del fondo previsto dall’articolo 1, comma 251, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, fatto salvo per il restante personale quanto disposto dall’articolo 1, comma 249, della stessa legge n. 266 del 2005.

Stabilizzazione personale

BBCCAA, Giustizia, INPDAP, APAT, CNIPA, ENPALS, CFS

523.

215. Al fine di potenziare l’attività di sorveglianza nelle aree naturali protette di rilievo internazionale e nazionale, ai sensi dell’articolo 19 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, il Corpo forestale dello Stato è autorizzato ad assumere, a decorrere dal 1º gennaio 2007, in deroga all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, 166 idonei non vincitori del concorso pubblico per 500 allievi agenti forestali svolto in attuazione dell’articolo 1, comma 2, della legge 27 marzo 2004, n. 77. Al relativo onere, pari a 2,2 milioni di euro per l’anno 2007 e a 5,24 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 4, comma 7, della legge 6 febbraio 2004, n. 36, relativamente ai fondi di cui al decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Assunzioni Corpo forestale

524.

216. Per gli anni 2008 e 2009 le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, ivi compresi i Corpi di polizia ed il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, le agenzie, incluse le agenzie fiscali di cui agli articoli 62, 63 e 64 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni, gli enti pubblici non economici e gli enti pubblici di cui all’articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono procedere, per ciascun anno, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell’anno precedente. Il limite di cui al presente comma si applica anche alle assunzioni del personale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni. Le limitazioni di cui al presente comma non si applicano alle assunzioni di personale appartenente alle categorie protette e a quelle connesse con la professionalizzazione delle Forze armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 25 della medesima legge n. 226 del 2004.

Assunzione personale per parziale turn-over

525.

216-bis. L’Agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali procede a bandire il corso- concorso per l’accesso in carriera dei segretari comunali e provinciali secondo le vigenti disposizioni normative. Il corso- concorso – fermo restando, per il resto, quanto previsto dalle norme vigenti – ha una durata di nove mesi ed seguito da un tirocinio pratico di tre mesi presso uno o più comuni. Durante il corso è prevista una verifica volta ad accertare l’apprendimento

Em. 18.14 Relatore

526.

217. Per l’anno 2007, le vacanze organiche nei ruoli dei sovrintendenti e degli ispettori del Corpo di polizia penitenziaria di cui alla tabella A allegata al decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443, come sostituita dalla tabella F allegata al decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146, possono essere utilizzate per le assunzioni di agenti anche in eccedenza alla dotazione organica del ruolo degli agenti ed assistenti della predetta tabella F, mediante assunzione, a domanda, degli agenti ausiliari del Corpo di polizia penitenziaria, reclutati ai sensi dell’articolo 6 della legge 30 novembre 2000, n. 356, e dell’articolo 50 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, anche se cessati dal servizio nel limite di 500 unità e comunque, entro un limite di spesa annua di 15 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007. Le conseguenti posizioni di soprannumero nel ruolo degli agenti ed assistenti sono riassorbite per effetto dei passaggi per qualunque causa del personale del predetto ruolo a quelli dei sovrintendenti e degli ispettori. Ferme restando le procedure di autorizzazione di cui al comma 227, con decreto del Ministro della giustizia sono definiti i requisiti e le modalità per le predette assunzioni, nonché i criteri per la formazione della relativa graduatoria e le modalità abbreviate del corso di formazione, anche in deroga agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443.

Assunzioni Polizia penitenziaria

527.

218. Le amministrazioni di cui al comma 216 possono altresì procedere, per gli anni 2008 e 2009, nel limite di un contingente di personale non dirigenziale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 40 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell’anno precedente, alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale, in possesso dei requisiti di cui al comma 212 nel limite del predetto contingente, per avviare anche per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco la trasformazione in rapporti a tempo indeterminato delle forme di organizzazione precaria del lavoro, è autorizzata una stabilizzazione del personale volontario, di cui agli articoli 6,8 e 9, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, che, alla data dello gennaio 2007, risulti iscritto negli appositi elenchi di cui al predetto articolo 6 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio. Con decreto del Ministro dell’interno sono stabiliti,fermo restando il possesso dei requisiti ordinari per l’accesso alla qualifica di vigile del fuoco, previsti dalle vigenti disposizioni, i criteri; il sistema di selezione; nonchè modalità abbreviate per il corso di formazione.

Stabilizzazione personale per parziale turn-over

Em. 18.1208

528.

219. Per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza, per ciascuno degli anni 2008 e 2009, le amministrazioni di cui al comma 216 non interessate al processo di stabilizzazione previsto dai commi da 211 a 234, possono procedere ad ulteriori assunzioni, previo effettivo svolgimento delle procedure di mobilità, nel limite di un contingente complessivo di personale corrispondente ad una spesa annua lorda pari a 75 milioni di euro a regime. A tale fine è istituito un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze con uno stanziamento pari a 25 milioni di euro per l’anno 2008, a 100 milioni di euro per l’anno 2009 e a 150 milioni di euro a decorrere dall’anno 2010. Per ciascuno degli anni 2008 e 2009, nel limite di una spesa pari a 25 milioni di euro per ciascun anno iniziale e a 75 milioni di euro a regime, le autorizzazioni ad assumere sono concesse secondo le modalità di cui all’articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni

Ulteriori assunzioni, per indifferibili esigenze di servizio

529.

220. Le procedure di conversione in rapporti di lavoro a tempo indeterminato dei contratti di formazione e lavoro prorogati ai sensi dell’articolo 1, comma 243, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ovvero in essere alla data del 30 settembre 2006, possono essere attuate a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel limite dei posti disponibili in organico nell’attesa delle procedure di conversione di cui al presente comma i contratti di formazione lavoro sono prorogati al 31 dicembre 2007.

Stabilizzazione contratti formazione e lavoro

Em. 18.66 (Testo 2) Governo)

530.

221. Per il triennio 2007-2009 le pubbliche amministrazioni indicate al comma 216, che procedono all’assunzione di personale a tempo determinato, nei limiti ed alle condizioni previsti dal comma 1-bis dell’articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché dal comma 229 del presente articolo, nel bandire le relative prove selettive riservano una quota del 60 per cento del totale dei posti programmati ai soggetti con i quali hanno stipulato uno o più contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per la durata complessiva di almeno un anno raggiunta alla data del 29 settembre 2006, attraverso i quali le medesime abbiano fronteggiato esigenze attinenti alle ordinarie attività di servizio

Riserva posti co.co.co.

531.

222. Al fine di potenziare l’azione di contrasto dell’evasione e dell’elusione fiscale, nonche´ l’attivita` di monitoraggio e contenimento della spesa, una quota parte, stabilita con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, delle risorse previste per il finanziamento di specifici programmi di assunzione del personale dell’amministrazione economico-finanziaria, è destinata alle agenzie fiscali. Le modalità di reclutamento del personale dell’amministrazione economico-finanziaria, incluso quello delle agenzie fiscali, sono definite, anche in deroga ai limiti previsti dalle vigenti disposizioni, sentite le organizzazioni sindacali, ai sensi dell’articolo 2, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2005, n. 248.

Art. 57 commi aggiuntivi

Assunzioni Agenzie fiscali

Em. 18.67 Governo

532.

223. All’articolo 12, comma 1, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 1997, n. 140, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) dopo le parole: «attività di controllo fiscale,» sono inserite le seguenti: «dei risparmi di spesa conseguenti a controlli che abbiano determinato il disconoscimento in via definitiva di richieste di rimborsi o di crediti d’imposta,»;

    b) dopo le parole: «di tali risorse» sono inserite le seguenti: «, per l’amministrazione economica e per quella finanziaria in relazione a quelle di rispettiva competenza,»;

    c) le parole: «con effetto dall’anno 2004» sono sostituite dalle seguenti: «per gli anni 2004 e 2005»;

    d) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Con effetto dall’anno 2006, le predette percentuali sono determinate ogni anno in misura tale da destinare alle medesime finalità un livello di risorse non superiore a quello assegnato per il 2004, ridotto del 10 per cento».

Art. 57 commi aggiuntivi

Specificazione attività per compensi personale MEF

533.

224. Al comma 213-bis dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, nonché al personale delle agenzie fiscali»

Art. 57 commi aggiuntivi

534.

225. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto-legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156, è ridotta di 500.000 euro per l’anno 2007.

Art. 57 commi aggiuntivi

535.

226. Sono prorogati fino al 31 dicembre 2007 i comandi del personale appartenente a Poste italiane Spa.

Proroga comandi personale Poste italiane Spa.

536.

226-bis. All’articolo 10-bis, comma 5, quinto periodo del decreto

legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, le parole: "31 dicembre 2006" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2007.

Em. 18.68 Governo

537.

227. Le assunzioni di cui ai commi 216, 218, 220 e 222 sono autorizzate secondo le modalità di cui all’articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, previa richiesta delle amministrazioni interessate, corredata da analitica dimostrazione delle cessazioni avvenute nell’anno precedente e dei relativi oneri. Il termine di validità di cui all’articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2008.

Procedura per assunzioni. Proroga efficacia graduatorie concorsuali

538.

228. All’articolo 1, comma 103, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le parole: «A decorrere dall’anno 2008» sono sostituite dalle seguenti: «A decorrere dall’anno 2010».

Adeguamento temporale a nuovi criteri per le assunzioni

539.

229. Con effetto dall’anno 2007, all’articolo 1, comma 187, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le parole: «60 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «40 per cento».

Riduzione rapporti di lavoro "flessibile"

540.

230. I commi 228 e 229 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono abrogati.

soppressione Fondo mobilità

541.

231. All’articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti lettere:

    «h-bis) per la copertura delle posizioni dirigenziali della Presidenza del Consiglio dei ministri;

    h-ter) del personale del Ministero degli affari esteri;

    h-quater) del personale dell’Ente nazionale per l’aviazione civile;

h-quinquies) del personale di magistratura della giustizia amministrativa».

Integrazione categorie personale per assunzioni prioritarie.

Estende la priorità nelle assunzioni all'intero personale ENAC

Em. 18.69 Governo

542.

232. Le assunzioni autorizzate per l’anno 2006 con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2006, possono essere effettuate entro il 30 aprile 2007.

Proroga autorizzazione assunzioni

543.

233. Al fine di perseguire il migliore espletamento dei propri compiti istituzionali e, in particolare, di quelli di vigilanza e di controllo, il Garante per la protezione dei dati personali è autorizzato ad incrementare la propria dotazione organica in misura non superiore al 25 per cento della consistenza attualmente prevista dall’articolo 156, comma 2, del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, nei limiti della dotazione prevista nella Tabella C allegata alla presente legge.

Incremento organico Autorità garante per la protezione dei dati personali

544.

234. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al fine di perseguire il migliore espletamento dei propri compiti istituzionali, può proporre una graduale ridefinizione della propria dotazione organica in misura non superiore al 25 per cento della consistenza attuale, mediante le risorse ad essa assicurate in via continuativa dall’articolo 1, commi 65 e 66, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, senza aumenti del finanziamento a carico del bilancio statale. La delibera dell’Autorità recante la proposta motivata di cui al periodo precedente è sottoposta al Presidente del Consiglio dei ministri per l’approvazione, sentiti il Ministro delle comunicazioni e il Ministro dell’economia e delle finanze, entro il termine di trenta giorni dal ricevimento, trascorso il quale la delibera diventa esecutiva.

Incremento organico Autorità garanzie nelle comunicazioni.

545.

235. Al fine di fronteggiare le esigenze scaturenti dai nuovi compiti recati dalla presente legge, con particolare riferimento alle politiche di contrasto del lavoro sommerso e di prevenzione degli incidenti sul lavoro e del fenomeno delle morti bianche, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale è autorizzato:

    a) all’immissione in servizio di trecento unità di personale risultato idoneo in seguito allo svolgimento dei concorsi pubblici, per esami, a complessivi 795 posti di ispettore del lavoro, area funzionale C, posizione economica C2, per gli uffici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ubicati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto, Campania, Molise e Sicilia;

    b) all’immissione nei ruoli di destinazione finale e al conseguente adeguamento delle competenze economiche, del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nei relativi percorsi di riqualificazione.

Assunzione ispettori del lavoro

Em. 18.1349 Relatore

546.

236. Per l’attuazione del comma 235, a decorrere dall’anno 2007 è autorizzata la spesa annua di 10,5 milioni di euro con riferimento al comma 235, lettera a), e di 3 milioni di euro con riferimento al comma 235, lettera b).

 

547.

237. Ai fini di quanto disposto dall’articolo 48, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le risorse per la contrattazione collettiva nazionale previste per il biennio 2006-2007 dall’articolo 1, comma 183, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, a carico del bilancio statale sono incrementate per l’anno 2007 di 807 milioni di euro e a decorrere dall’anno 2008 di 2.193 milioni di euro

Art. 58.

Incremento risorse contrattazione collettiva biennio 2006-2007

548.

238. In sede di definizione delle linee generali di indirizzo per la contrattazione collettiva del biennio 2006-2007, ai sensi dell’articolo 41 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in applicazione delle disposizioni di cui al comma 237, è reso esigibile interamente, per il medesimo biennio, il complesso delle risorse di cui al medesimo comma 237.

Esigibilità risorse

549.

239. All’articolo 47 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, il comma 7 è sostituito dal seguente:

«7. La procedura di certificazione dei contratti collettivi deve concludersi entro quaranta giorni dalla sottoscrizione dell’ipotesi di accordo, decorsi i quali i contratti sono efficaci, fermo restando che, ai fini dell’esame dell’ipotesi di accordo da parte del Consiglio dei ministri, il predetto termine può essere sospeso una sola volta e per non più di quindici giorni, per motivate esigenze istruttorie dei comitati di settore o del Presidente del Consiglio dei ministri. L’ARAN provvede a fornire i chiarimenti richiesti entro i successivi sette giorni. La deliberazione del Consiglio dei ministri deve comunque essere adottata entro otto giorni dalla ricezione dei chiarimenti richiesti, o dalla scadenza del termine assegnato all’ARAN, fatta salva l’autonomia negoziale delle parti in ordine ad un’eventuale modifica delle clausole contrattuali. In ogni caso i contratti divengono efficaci trascorso il cinquantacinquesimo giorno dalla sottoscrizione dell’ipotesi di accordo, che è trasmesso dall’ARAN, corredato della prescritta relazione tecnica, al comitato di settore entro tre giorni dalla predetta sottoscrizione. Resta escluso comunque dall’applicazione del presente articolo ogni onere aggiuntivo a carico del bilancio dello Stato anche nell’ipotesi in cui i comitati di settore delle amministrazioni di cui all’articolo 41, comma 3, non si esprimano entro il termine di cui al comma 3 del presente articolo».

Nuove procedure certifica­zione contratti integrativi

550.

240. Le risorse previste dall’articolo 1, comma 184, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, per corrispondere i miglioramenti retributivi al personale statale in regime di diritto pubblico per il biennio 2006-2007 sono incrementate per l’anno 2007 di 374 milioni di euro e a decorrere dall’anno 2008 di 1.032 milioni di euro, con specifica destinazione, rispettivamente, di 304 milioni di euro e di 805 milioni di euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195. In aggiunta a quanto previsto dal primo periodo è stanziata, per l’anno 2007, la somma di 40 milioni di euro e a decorrere dall’anno 2008 la somma di 80 milioni di euro da destinare al trattamento accessorio del personale delle Forze armate e dei Corpi di Polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, e successive modificazioni, in relazione alle speciali esigenze connesse con la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, con la prevenzione e la repressione dei reati, nonché alle speciali esigenze della difesa nazionale, anche in relazione agli accresciuti impegni in campo internazionale.

Incremento risorse personale non contrattualizzato

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

551.

"240-bis. Il Fondo unico di amministrazione per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi istituzionali del Ministro dell’Interno è incrementato, a decorrere dal 2007, di 6 milioni di euro"

Em. 18.71 (Testo 2) Governo

552.

240 ter. Allo scopo del miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza delle funzioni di competenza statale in campo infrastrutturale, a decorrere dal 2007 è autorizzata la spesa di 6 milioni di euro da destinare, con criteri fissati in sede di contrattazione integrativa, al personale applicato alle attività di programmazione, indirizzo, vigilanza tecnica ed operativa e controllo su ANAS S.p.a. e sui concessionari autostradali, nonchè alle attività di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 luglio 2006, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 3 agosto 2006, n. 179.

Em. 18.71 (Testo 2) Governo

553.

240-quater. A decorrere dal 1 gennaio 2007, in sede di contrattazione integrativa, un importo non superiore a un milione di euro annui, viene destinato a garantire il funzionamento della Cassa di previdenza ed assistenza per i dipendenti dell'ex Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con modalità stabilite ai sensi dell'articolo 5, lettera a), del decreto legge 21 dicembre 1966, n. 1090, convertito con modificazioni nella legge 16 febbraio 1967, n. 14, e sostituito dall'articolo 16 della legge 1 dicembre 1986, n. 870.

Em. 18.71 (Testo 2) Governo

554.

240-quinquies. Nell’ambito dell’autorizzazione di spesa di cui al comma 288, a decorrere dall’anno 2007 e` stanziata la somma di euro 7.000.000 annui per le finalita` di cui all’articolo 2-octies del decreto-legge 26 aprile 2005, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2005, n. 109, da destinare ai dipendenti del Ministero della pubblica istruzione. Con decreto del Ministro della pubblica istruzione sono stabiliti i criteri di riparto della citata somma».

Em. 18.71 (Testo 2) Governo

555.

241. Le somme di cui ai commi 237 e 240, comprensive degli oneri contributivi e dell’IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, concorrono a costituire l’importo complessivo massimo di cui all’articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n. 468.

Imputazione incrementi risorse

556.

241-bis. Le disposizioni di cui all’articolo 1, commi 219, 220 e 221, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, non si applicano, a decorrere dalla data di entrata in vigore della medesima legge, alle spese di cura, comprese quelle per ricoveri in istituti sanitari e per protesi, con esclusione delle cure balneo-termali, idropiniche e inalatorie, sostenute dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle Forze armate e di polizia e conseguenti a ferite o lesioni riportate nell’espletamento di servizi di polizia o di soccorso pubblico, ovvero nello svolgimento di attivita` operative o addestrative, riconosciute dipendenti da causa di servizio. Resta ferma la vigente disciplina in materia prevista dai Contratti Collettivi Nazionali o da provvedimenti di recepimento di Accordi sindacali.

Em. 18.72 Governo

557.

242. Per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale, gli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali per il biennio 2006-2007, nonché quelli derivanti dalla corresponsione dei miglioramenti economici al personale di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sono posti a carico dei rispettivi bilanci ai sensi dell’articolo 48, comma 2, del medesimo decreto legislativo n. 165 del 2001. In sede di deliberazione degli atti di indirizzo previsti dall’articolo 47, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i comitati di settore provvedono alla quantificazione delle relative risorse, attenendosi, quale tetto massimo di crescita delle retribuzioni, ai criteri previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato di cui al comma 237. A tale fine, i comitati di settore si avvalgono dei dati disponibili presso il Ministero dell’economia e delle finanze comunicati dalle rispettive amministrazioni in sede di rilevazione annuale dei dati concernenti il personale dipendente

Criterio limite per crescita retribuzioni personale non statale

558.

243. Ai fini del concorso delle autonomie regionali e locali al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica di cui ai commi da 307 a 343, gli enti sottoposti al patto di stabilità interno assicurano la riduzione delle spese di personale, garantendo il contenimento della dinamica retributiva e occupazionale, anche attraverso la razionalizzazione delle strutture burocratico-amministrative. A tale fine, nell’ambito della propria autonomia, possono fare riferimento ai princìpi desumibili dalle seguenti disposizioni: a) commi da 211 a 234 del presente articolo, per quanto attiene al riassetto organizzativo; b) articolo 1, commi 189, 191 e 194, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, per la determinazione dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa al fine di rendere coerente la consistenza dei fondi stessi con l’obiettivo di riduzione della spesa complessiva di personale. Le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 98, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e all’articolo 1, commi da 198 a 206, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, fermo restando quanto previsto dalle disposizioni medesime per gli anni 2005 e 2006, sono disapplicate per gli enti di cui al presente comma, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 59.(Disposizioni in materia di personale per regioni e enti locali).

Revisione degli obblighi delle regioni e degli enti locali sottoposti al patto di stabilità relativi al contenimento delle spese per il personale

Disapplicazione limiti finanziarie precedenti

559.

244. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli enti di cui al comma 243 fermo restando il rispetto delle regole del patto di stabilità interno, possono procedere, nei limiti dei posti disponibili in organico, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, nonché del personale di cui al comma 665, lettera f) , purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge . Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive.

LSU – Comuni

Em. 18.66 (Testo 2) Governo

560.

244-bis. Il personale proveniente dai consorzi agrari ai sensi dei commi 6 e 7 dell’articolo 5 della legge 28 ottobre 1999, n. 410 e collocato in mobilità collettiva alla data del 29 settembre 2006 può essere inquadrato a domanda presso le regioni e gli enti locali nei limiti delle dotazioni organiche vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge".

Em. 18.66 (Testo 2) Governo)

561.

245. Per il triennio 2007-2009 le amministrazioni di cui al comma 243, che procedono all’assunzione di personale a tempo determinato, nei limiti e alle condizioni previste dal comma 1-bis dell’articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nel bandire le relative prove selettive riservano una quota non inferiore al 60 per cento del totale dei posti programmati ai soggetti con i quali hanno stipulato uno o più contratti di collaborazione coordinata e continuativa, esclusi gli incarichi di nomina politica, per la durata complessiva di almeno un anno raggiunta alla data del 29 settembre 2006.

Riserva posti nelle assunzioni a termine

562.

246. Gli enti che non abbiano rispettato per l’anno 2006 le regole del patto di stabilità interno non possono procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsiasi tipo di contratto.

divieto nuove assunzioni per inosservanza patto di stabilità interno

563.

247. Per gli enti non sottoposti alle regole del patto di stabilità interno, le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’IRAP, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, non devono superare il corrispondente ammontare dell’anno 2004. Gli enti di cui al primo periodo possono procedere all’assunzione di personale nel limite delle cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente anno, ivi compreso il personale di cui al comma 244.

Limite assunzioni enti fuori patto stabilità

564.

247-bis. Il personale, già appartenente all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato distaccato presso l’Ente Tabacchi Italiani, dichiarato in esubero, a seguito di ristrutturazioni aziendali e ricollocato presso uffici delle Pubbliche Amministrazioni, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, attualmente inquadrato nel ruolo fino ad esaurimento, previsto dall’articolo 4 comma 1, del medesimo decreto legislativo n. 283 del 1998; inserito nella specifica sezione 1/G prevista dal Decreto Ministeriale n. 1390/2000, che fa esplicita richiesta, viene assegnato anche in posizione di soprannumero, salvo riassorbimento al verificarsi delle relative vacanze in organico nei ruoli degli Enti presso i quali presta al momento servizio. Su dichiarazione dei relativi Enti è riconosciuta l’eventuale professionalità acquisita con l’assegnazione della qualifica e/o profili corrispondenti. Il Ministero dell’economia e delle finanze provvede, senza aggravio di spesa, ad assegnare agli Enti le relative risorse finanziarie, attualmente attestate in un unico capitolo di spesa di bilancio gestito dal Dipartimento per le politiche fiscali

Em. 18.15 Relatore

565.

247-bis. All’articolo 208, dopo il comma 4, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, è aggiunto il seguente:

"4-bis. La quota dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dal presente codice, annualmente destinata con Delibera di Giunta al miglioramento della circolazione sulle strade, puo` essere destinata ad assunzioni stagionali a progetto nelle forme di contratti a tempo determinato e a forme flessibili di lavoro"

Em. 18.16 Relatore

566.

248. Per garantire il rispetto degli obblighi comunitari e la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009, in attuazione del protocollo d’intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per un patto nazionale per la salute, sul quale la Conferenza delle regioni e delle province autonome, in data 28 settembre 2006, ha espresso la propria condivisione:

    a) gli enti del Servizio sanitario nazionale, fermo restando quanto previsto per gli anni 2005 e 2006 dall’articolo 1, commi 98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e, per l’anno 2006, dall’articolo 1, comma 198, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a garantire che le spese del personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’IRAP, non superino per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1,4 per cento. A tale fine si considerano anche le spese per il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, o che presta servizio con altre forme di rapporto di lavoro flessibile o con convenzioni;

    b) ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui alla lettera a), le spese di personale sono considerate al netto: 1) per l’anno 2004, delle spese per arretrati relativi ad anni precedenti per rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro; 2) per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, delle spese derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro intervenuti successivamente all’anno 2004. Sono comunque fatte salve, e pertanto devono essere escluse sia per l’anno 2004 sia per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, le spese di personale totalmente a carico di finanziamenti comunitari o privati nonché le spese relative alle assunzioni a tempo determinato e ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa per l’attuazione di progetti di ricerca finanziati ai sensi dell’articolo 12-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni;

    c) gli enti destinatari delle disposizioni di cui alla lettera a), nell’ambito degli indirizzi fissati dalle regioni nella loro autonomia, per il conseguimento degli obiettivi di contenimento della spesa previsti dalla medesima lettera:

    1) individuano la consistenza organica del personale dipendente a tempo indeterminato in servizio alla data del 31 dicembre 2006 e la relativa spesa;

    2) individuano la consistenza del personale che alla medesima data del 31 dicembre 2006 presta servizio con rapporto di lavoro a tempo determinato, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa o con altre forme di lavoro flessibile o con convenzioni e la relativa spesa;

    3) predispongono un programma annuale di revisione delle predette consistenze finalizzato alla riduzione della spesa complessiva di personale. In tale ambito e nel rispetto dell’obiettivo di cui alla lettera a), può essere valutata la possibilità di trasformare le posizioni di lavoro già ricoperte da personale precario in posizioni di lavoro dipendente a tempo indeterminato. A tale fine le regioni nella definizione degli indirizzi di cui alla presente lettera possono nella loro autonomia far riferimento ai princìpi desumibili dalle disposizioni di cui ai commi da 211 a 234;

    4) fanno riferimento, per la determinazione dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa, alle disposizioni recate dall’articolo 1, commi 189, 191 e 194, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, al fine di rendere coerente la consistenza dei fondi stessi con gli obiettivi di riduzione della spesa complessiva di personale e di rideterminazione della consistenza organica;

    d) a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge per gli enti del Servizio sanitario nazionale le misure previste per gli anni 2007 e 2008 dall’articolo 1, comma 98, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e dall’articolo 1, commi da 198 a 206, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono sostituite da quelle indicate nel presente comma;

    e) alla verifica dell’effettivo conseguimento degli obiettivi previsti dalle disposizioni di cui alla lettera a) per gli anni 2007, 2008 e 2009, nonché di quelli previsti per i medesimi enti del Servizio sanitario nazionale dall’articolo 1, commi 98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, per gli anni 2005 e 2006 e dall’articolo 1, comma 198, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, per l’anno 2006, si provvede nell’ambito del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 dell’intesa 23 marzo 2005, sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicata nel supplemento ordinario n. 83 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005. La regione è giudicata adempiente accertato l’effettivo conseguimento degli obiettivi previsti. In caso contrario la regione è considerata adempiente solo ove abbia comunque assicurato l’equilibrio economico.

Art. 60.

Personale Servizio sanitario nazionale; ridefinizione disciplina sui vincoli alla spesa.

Misure per riduzione spesa per il personale

modalità di calcolo per le spese di personale

Adempimenti procedimentali per le amministrazioni,

verifica conseguimento obiettivi

567.

248-bis. Al fine di dare continuita’ alle attivita’ di sorveglianza epidemiologica, prevenzione e sperimentazione di cui alla legge 19 gennaio 2001, n. 3, gli Istituti zooprofilattici sperimentali sono autorizzati a procedere all’assunzione di personale a tempo indeterminato, nei limiti della dotazione organica all’uopo rideterminata e del finanziamento complessivo deliberato annualmente dal CIPE, integrato dalla quota parte della somma di cui al successivo comma 2. Nelle procedure di assunzione si provvede prioritariamente alla stabilizzazione del personale precario, che sia in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtu’ di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 ovvero che sia stato in servizio per almeno tre anni anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge purche’ abbia superato o superi prove selettive di natura concorsuale. A far data dal 2007 lo stanziamento annuo della legge 19 gennaio 2001, n. 3 e’ rideterminato in euro 30.300.000. Il Ministero della salute di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sentiti gli Istituti zooprofilattici sperimentali, definisce con apposito programma annuale le attivita’ da svolgersi nonche’ i criteri e i parametri di distribuzione agli stessi di quota parte del predetto stanziamento

Em. 18.1477 Relatore

568.

249. È autorizzata, a decorrere dal 2007, la spesa di euro 6 milioni da destinare, attraverso la contrattazione collettiva nazionale integrativa, all’incentivazione della produttività del personale delle aree funzionali in servizio presso il Ministero degli affari esteri in relazione all’incremento dei compiti ad esso assegnati e connessi al supporto delle missioni umanitarie, di stabilizzazione e di ricostruzione in atto, di cui alla legge 4 agosto 2006, n. 247, e al decreto-legge 28 agosto 2006, n. 253, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 ottobre 2006, n. 270, ivi incluse la gestione e l’amministrazione degli interventi.

FUA Ministero affari esteri

569.

250. Una quota delle maggiori entrate di ciascun anno provenienti dalla applicazione della tariffa consolare di cui all’articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, certificate con decreto del Ministro degli affari esteri, nel limite di 10 milioni di euro annui, è destinata al funzionamento e alla razionalizzazione delle sedi all’estero.

Razionalizzazioni consolari

570.

251. L’articolo 80, comma 42, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, è abrogato.

 

571.

252. Gli oneri previsti dalla tabella A allegata alla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché dalla tabella C allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 226, sono ridotti del 15 per cento in ragione d’anno a decorrere dall’anno 2007.

Art. 61.(Risorse per professionalizzazione Forze armate).

572.

253. Al fine di potenziare l’attività ispettiva, il Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro è incrementato di sessanta unità di personale, di cui tre tenenti colonnello/maggiori, un capitano, venticinque ispettori, quattordici sovrintendenti e diciassette appuntati/carabinieri, da considerare in soprannumero rispetto all’organico dell’Arma dei carabinieri previsto dalle norme vigenti.

Art. 62.

Incremento organico carabinieri per la tutela del lavoro

573.

254. Per le finalità di cui al comma 253, è autorizzato il ricorso ad arruolamenti straordinari, per un numero corrispondente di unità di personale, in deroga a quanto previsto dall’articolo 39 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.

 

574.

255. Nel nuovo contingente di cui al comma 253 deve essere previsto almeno il 50 per cento di unità già in possesso di esperienza e capacità operativa nella materia giuslavoristica.

 

575.

256. Al fine di potenziare gli strumenti per la lotta all’ecomafia ed alle altre forme di criminalità organizzata in campo ambientale, anche attraverso azioni di ricerca operativa e di intelligence, e per ottimizzare gli interventi di prevenzione e repressione delle violazioni commesse in danno dell’ambiente sul territorio nazionale, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è autorizzato ad avvalersi di strutture specialistiche del Comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente, che è a tale fine autorizzato per l’anno 2007 a ricorrere ad arruolamenti straordinari fino ad un massimo di venti unità di personale, di cui sei tenenti, dodici ispettori e due appuntati/carabinieri, da considerare in soprannumero rispetto all’organico dell’Arma dei carabinieri previsto dalle norme vigenti.

Incremento organico carabinieri per la tutela dell'ambiente

576.

257. Il trattamento economico complessivo dei Ministri e dei Sottosegretari di Stato membri del Parlamento nazionale, previsto dall’articolo 2, primo comma, della legge 8 aprile 1952, n. 212, è ridotto del 30 per cento a decorrere dal 1º gennaio 2007.

Art. 63.

Riduzione trattamento economico Ministri e Sottosegretari

577.

258. Per il personale non contrattualizzato di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, l’adeguamento retributivo previsto dall’articolo 24, commi 1 e 4, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, fermo restando il procedimento di determinazione ivi disciplinato, è corrisposto per gli anni 2007 e 2008 nella misura del 70 per cento, con riferimento al personale con retribuzioni complessivamente superiori a 53.000 euro annui, senza dare luogo a successivi recuperi, con applicazione nell’anno 2009 nella misura piena dell’indice di adeguamento e reintegrazione della base retributiva cui applicarlo.

Art. 64.

Misure di contenimento per trattamenti accessori dirigenziali e personale non contrattualizzato

578.

259. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all’articolo 24, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall’articolo 34, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono anche disciplinati i criteri applicativi dell’articolo 22-bis, comma 1, dello stesso decreto-legge, sulla base dei medesimi princìpi e modalità. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al primo periodo del presente comma trova applicazione anche nei confronti del personale di cui all’articolo 5, terzo comma, della legge 1º aprile 1981, n. 121, e successive modificazioni, nonché del personale di cui all’articolo 65, comma 4, del decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 490, e successive modificazioni, in relazione ai trattamenti indennitari comunque denominati in godimento.

 

579.

259-bis. L’articolo 23-bis, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, si interpreta nel senso che ai dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni, agli appartenenti alla carriera diplomatica e prefettizia nonche´ magistrati ordinari, amministrativi e contabili, agli avvocati e procuratori dello Stato, collocati in aspettativa senza assegni presso soggetti e organismi pubblici, e` riconosciuta l’anzianita` di servizio. E` fatta salva l’esecuzione dei giudicati formatisi alla data di entrata in vigore della presente legge

Emendamento 18.600 Tecce Albonetti

580.

260. Sui provvedimenti di attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 259, aventi riflessi sull’organizzazione e sulla gestione dei rapporti di lavoro o sullo stato giuridico dei pubblici dipendenti, sono sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Partecipazione sindacale

581.

260 bis. Al fine di contribuire all’ammodernamento delle amministrazioni pubbliche, di migliorare la qualità delle attività formative pubbliche, di garantire una selezione rigorosa della dirigenza dello Stato e di fornire adeguato sostegno alle amministrazioni nella valutazione dei loro fabbisogni formativi e nella sperimentazione delle innovazioni organizzative e gestionali, è istituita l’Agenzia per la formazione dei dirigenti e dipendenti delle amministrazioni pubbliche-Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione, di seguito indicata come Agenzia per la Formazione. Essa è dotata di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia amministrativa e contabile e sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, è soppressa a far tempo dal 31 marzo 2007e le relative dotazioni finanziarie, strumentali e di personale sono trasferite alla Agenzia, la quale subentra nei suoi rapporti attivi e passivi e nei relativi diritti ed obblighi. L’Istituto diplomatico, la Scuola Superiore dell’amministrazione dell’Interno e la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze fanno parte dell’Agenzia per la Formazione-Scuola nazionale della P.A., che ne coordina l’attività, mantenendo la loro autonomia organizzativa e l’inquadramento nelle rispettive amministrazioni. Il regolamento di cui all’articolo 260-septies provvede alle necessarie armonizzazioni ordinamentali.

18.1526 Salvi Zanda riformulato

582.

260 ter. L’Agenzia della Formazione ha i seguenti compiti: raccolta, elaborazione e sviluppo delle metodologie formative; ricerca, sviluppo, sperimentazione e trasferimento delle innovazioni di processo e di prodotto delle pubbliche amministrazioni; accreditamento delle strutture di formazione; cooperazione europea ed internazionale in materia di formazione e innovazione amministrativa; supporto, consulenza e assistenza alle amministrazioni pubbliche nell’analisi dei fabbisogni formativi, nello sviluppo e trasferimento di modelli innovativi, nella definizione dei programmi formativi.

 

583.

260 quater. Il reclutamento e la formazione dei dirigenti delle amministrazioni dello Stato è affidata alla Scuola nazionale di cui al comma 260 bis, ed alle Scuole speciali, costituite per il reclutamento e la formazione del personale delle carriere militare e dei corpi di polizia. Il reclutamento e la formazione dei segretari comunali e provinciali resta affidato alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione locale, della quale gli enti locali possono avvalersi altresì per la formazione dei loro dirigenti.

 

584.

260 quinquies Salvo quanto disposto dal comma 260 quater, le pubbliche amministrazioni si avvalgono, per la formazione e l’aggiornamento professionale dei loro dipendenti, di istituzioni o organismi formativi pubblici o privati dotati di competenza ed esperienza adeguate, a tal fine inseriti in un apposito elenco nazionale tenuto dalla Agenzia per la Formazione, che provvede alla relativa attività di accreditamento e certificazione. Ai fini dello svolgimento delle iniziative di formazione e aggiornamento professionale di propri dipendenti, da esse promosse, le pubbliche amministrazioni procedono alla scelta dell’istituzione formativa, mediante procedura competitiva tra le strutture accreditate.

 

585.

260 sexies. Entro il 28 febbraio di ogni anno il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle riforme e dell’innovazione nell’amministrazione pubblica, sentite le organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore pubblico, stabilisce il numero di posti di dirigente dello Stato e degli enti pubblici nazionali messi a concorso dalla Scuola nazionale delle amministrazioni pubbliche, ripartendoli tra il concorso riservato a dipendenti pubblici in possesso dei requisiti di cui all’art. 28, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e il concorso aperto ai cittadini dei paesi dell’Unione Europea in possesso di qualificata formazione universitaria.

 

586.

260 septies. Con uno o più regolamenti adottati, entro novanta giorni dalla entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro per le Riforme e l’Innovazione nelle pubbliche amministrazioni, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, con il Ministro degli Affari esteri e con il Ministro dell’Interno, anche modificando le disposizioni legislative vigenti, si provvede a dare attuazione alle disposizioni dei commi precedenti, a riformare il sistema della formazione dei dirigenti e dipendenti delle pubbliche amministrazioni e di sostegno all’innovazione ed alla modernizzazione delle amministrazioni pubbliche ed a riordinare le relative strutture pubbliche o partecipate dallo Stato, anche in forma associativa, nonché i loro strumenti di finanziamento, in modo da ridurre l’ammontare delle spese attualmente sostenute e da conseguire consistenti miglioramenti nella qualità e nei risultati dell’attività formativa e di sostegno all’innovazione, attenendosi ai seguenti criteri:

a) accorpamento delle strutture nazionali preposte a funzioni coincidenti o analoghe, con eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni;

b) precisa indicazione delle missioni e dei compiti di ciascuna struttura;

c)disciplina della missione e dell’attività della Agenzia per la Formazione come struttura di governo e coordinamento unitario del sistema della formazione pubblica, in attuazione di quanto disposto dai commi 260 bis e ter; attribuzione all’Agenzia dei poteri necessari per assicurare la razionalizzazione delle attività delle strutture di cui al comma 260-bis, la realizzazione delle sinergie possibili, la gestione unitaria e coordinata delle relative risorse finanziarie;

d) definizione dell’organizzazione della Agenzia, anche mediante la previsione di autonome strutture organizzative; definizione dei suoi organi di indirizzo, direzione e supervisione scientifica, assicurando una qualificata partecipazione di esperti della formazione e della innovazione amministrativa, italiani e stranieri, e di alti dirigenti pubblici, individuati anche su indicazione delle Regioni, delle autonomie locali e delle parti sociali; istituzione di un comitato di coordinamento presieduto dal Presidentedell’Agenzia e formato dai direttori delle Scuole speciali e delle strutture autonome;

e) ad eccezione delle Scuole di cui ai commi 260 bis e quater, soppressione delle strutture aventi finalità identiche o analoghe a quelle elencate nel comma 260 ter; attribuzione all’Agenzia delle relative attività e dotazioni umane, strumentali e finanziarie, ivi compresi i rapporti di lavoro a tempo determinato e le collaborazioni coordinate e continuative o di progetto; scorporo e attribuzione all’Agenzia degli uffici o delle risorse dedicati o comunque impiegati, nel corso del 2006, alle attività di cui al predetto comma 260 ter, nell’ambito di strutture o organismi pubblici o comunque partecipati dallo Stato non destinati alla soppressione in quanto svolgenti anche altre attività;

f) trasferimento del personale con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, in servizio presso gli organismi di cui alla precedente lettera e), oggetto della soppressione o dello scorporo e del conferimento all’Agenzia, nei ruoli organici dell’Agenzia stessa, secondo i criteri di equiparazione tra figure professionali, stabiliti con decreto del Presidente del consiglio dei ministri adottato sulla base di apposito accordo con le organizzazioni sindacali. Il personale trasferito nei ruoli organici dell’Agenzia mantiene il trattamento economico in godimento presso le strutture di provenienza. Si applica il disposto dell’articolo 11, commi 5 e 6, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303.

 

587.

260 octies. Dalla attuazione dei regolamenti di cui al comma 260 septies dovrà derivare unariduzione di spesa non inferiore a 3 milioni di euro nel 2007 e a 6 milioni di euro negli anni 2008 e seguenti.

 

588.

260-bis. Entro il 30 aprile di ciascun anno le amministrazioni pubbliche statali, regionali e locali sono tenute a comunicare, in via telematica o su apposito supporto magnetico, al Dipartimento della funzione pubblica l’elenco dei consorzi di cui fanno parte e delle societa` a totale o parziale partecipazione da parte delle amministrazioni medesime, indicando la ragione sociale, la misura della partecipazione, la durata dell’impegno, l’onere complessivo a qualsiasi titolo gravante per l’anno sul bilancio dell’Amministrazione, il numero dei rappresentanti dell’Amministrazione negli organi di governo, il trattamento economico complessivo a ciascuno di essi spettante.

Em. Maggioranza

589.

260-ter. Nel caso di mancata o incompleta comunicazione dei dati di cui al comma 260-bis, e` vietata l’erogazione di somme a qualsivoglia titolo da parte dell’amministrazione interessata a favore del consorzio o della societa`, o a favore dei propri rappresentanti negli organi di governo degli stessi.

Em. Maggioranza

590.

260-quater. Nel caso di inosservanza delle disposizioni di cui ai commi 260-bis e 260-ter una cifra pari alle spese da ciascuna amministrazione sostenuta nell’anno viene detratta dai fondi a qualsiasi titolo trasferiti a quella amministrazione dallo Stato nel medesimo anno.

Em. Maggioranza

591.

260-quinquies. Le disposizioni di cui ai commi 260-bis, 260-ter, 260- quater, costituiscono per le Regioni principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica, ai fini del rispetto dei parametri stabiliti dal patto di stabilita` e crescita dell’Unione europea.

Em. Maggioranza

592.

260-sexies. I dati raccolti ai sensi del comma 260-bis sono pubblici, e sono esposti nel sito web del Dipartimento della Funzione publica. Il Ministro della Funzione pubblica riferisce annualmente alle Camere».

Em. Maggioranza

593.

260-bis. All’articolo 43, comma 1, lettera b), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dopo le parole: "legge 28 febbraio 1986, n. 41" sono aggiunte le seguenti: ", gli effetti si estendono anche alle eventuali partite debitorie pregresse a carico dell’Ente definite alla data di entrata in vigore della presente legge"».

Em. 15.36 Treu

594.

260-bis. Fermo restando quanto previsto al comma 170, per gli amministratori delle società partecipate direttamente o indirettamente dallo Stato, la retribuzione dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 19, comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, dei consulenti, dei membri di commissioni e di collegi e dei titolari di qualsivoglia incarico corrisposto dallo Stato, da enti pubblici o da società a prevalente partecipazione pubblica non quotate in borsa, non può superare quella del primo presidente della Corte di cassazione. Nessun atto comportante spesa ai sensi del precedente periodo può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l’indicazione nominativa dei destinatari e dell’ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell’amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al governo e al Parlamento. In caso di violazione, l’amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso in solido, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l’ammontare eccedente la cifra consentita.

Em. 18.142 Salvi Villone

595.

260-bis. Fatti salvi gli uffici di rappresentanza delle regioni presso gli organi dell’Unione Europea, non possono essere coperte con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato le spese sostenute dalle regioni per, l’acquisto o la gestione di sedi di rappresentanza in paesi esteri, o per la istituzione di uffici o di strutture comunque denominate per la promozione economica, commerciale, turistica.

Em. 18.1529 Relatore

596.

260-ter. Qualora le regioni sostengano spese ricadenti nelle fattispecie di cui ai commi precedenti, una cifra pari alle spese da ciascuna regione sostenute nell’anno viene detratta dai fondi a qualsiasi titolo complessivamente trasferiti a quella regione dallo Stato nei medesimo anno.

Em. 18.1529 Relatore

597.

260- quater Le disposizioni di cui ai commi 260-bis e 260-ter costituiscono principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica, ai fin del rispetto dei parametri stabiliti dal patto di stabilità e crescita dell’Unione europea.

Em. 18.1529 Relatore

598.

260-quinquies. Fatti salvi gli uffici di rappresentanza delle associazioni nazionali degli enti locali presso gli organi dell’Unione Europea, non è consentito a comuni e province, anche in forma associata, acquistare o gestire sedi di rappresentanza in paesi esteri, o l’istituzione di uffici o di strutture comunque denominate per la promozione economica, commerciale, turistica.

Em. 18.1529 Relatore

599.

260-sexies. E’ fatto altresì divieto a comuni e province di coprire, con fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo da parte dello Stato, le spese sostenute, anche in forma associata, nell’ambito delle fattispecie di cui al comma 260-quater.

Em. 18.1529 Relatore

600.

260-septies. Qualora gli enti locali sostengano, anche in forma associata, spese ricadenti nelle fattispecie di cui al comma 260-quater, una cifra pari alle spese da ciascun ente sostenute nell’anno viene detratta dai fondi a qualsiasi titolo complessivamente trasferiti a quell’ente dallo Stato nel medesimo anno

Em. 18.1529 Relatore

601.

260-bis. All’articolo 1, comma 213-bis della legge 23 dicembre 2005, n. 266, dopo le parole: "dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS)" sono aggiunte le seguenti: ", dell’Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS) e dell’Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA)"

Em. 18.1535 Relatore

602.

261. A decorrere dall’anno 2007, al fine di aumentare l’efficienza e la celerità dei processi di finanziamento a favore delle scuole statali, sono istituiti nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, in apposita unità previsionale di base, i seguenti fondi: «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche». Ai predetti fondi affluiscono gli stanziamenti dei capitoli iscritti nelle unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione «Strutture scolastiche» e «Interventi integrativi disabili», nonché gli stanziamenti iscritti nel centro di responsabilità «Programmazione ministeriale e gestione ministeriale del bilancio» destinati ad integrare i fondi stessi. Con decreto del Ministro della pubblica istruzione sono stabiliti i criteri e i parametri per l’assegnazione diretta alle istituzioni scolastiche delle risorse di cui al presente comma. Al fine di avere la completa conoscenza delle spese effettuate da parte delle istituzioni scolastiche a valere sulle risorse finanziarie derivanti dalla costituzione dei predetti fondi, il Ministero della pubblica istruzione procede a una specifica attività di monitoraggio.

Art. 65.

Fondi per personale ed istituzioni scolastiche

603.

261-bis. Le disponibilita` iscritte nel fondo di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, non utilizzate nel corso dell’anno di competenza, sono utilizzate nell’esercizio successivo. La quota del predetto fondo non ripartita nell’anno 2006 e` assegnata nell’anno 2007, alle istituzioni scolastiche autonome, per il miglioramento dell’offerta formativa e per la formazione del personale, sulla base di quanto previsto dalla direttiva n. 33 del 3 aprile 2006 del Ministro dell’istruzione, dell’universita` e della ricerca

Em. 18.73 Governo

604.

261-bis. Tutti i collegi universitari gestiti da fondazioni, enti morali, nonche´ enti ecclesiastici che abbiano le finalita` di cui all’articolo 1, comma 4, primo periodo della legge 14 novembre 2000, n. 338, Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 23 novembre 2000, n. 274 ed iscritti ai Registri delle Prefetture, sono equiparati ai collegi universitari legalmente riconosciuti

Em. 18.1550 Lusi, Bobba

605.

261-ter. Ai collegi universitari di cui al primo comma e` applicata l’esenzione dall’imposta sul valore aggiunto prevista dall’articolo 10, comma 20 del decreto del Presidente della repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 Istituzione e disciplina dell’imposta sul valore aggiunto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 11 novembre 1972, n. 292 e successive modificazioni

Em. 18.1550 Lusi, Bobba

606.

262. Per meglio qualificare il ruolo e l’attività dell’amministrazione scolastica attraverso misure e investimenti, anche di carattere strutturale, che consentano il razionale utilizzo della spesa e diano maggiore efficacia ed efficienza al sistema dell’istruzione, con uno o più decreti del Ministro della pubblica istruzione sono adottati interventi concernenti:

    a) nel rispetto della normativa vigente, la revisione, a decorrere dall’anno scolastico 2007/2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi al fine di valorizzare la responsabilità dell’amministrazione e delle istituzioni scolastiche, individuando obiettivi, da attribuire ai dirigenti responsabili, articolati per i diversi ordini e gradi di scuola e le diverse realtà territoriali, in modo da incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe dello 0,4. Si procede, altresì, alla revisione dei criteri e parametri di riferimento ai fini della riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA). L’adozione di interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto degli insuccessi scolastici attraverso la flessibilità e l’individualizzazione della didattica, anche al fine di ridurre il fenomeno delle ripetenze;

    b) il perseguimento della sostituzione del criterio previsto dall’articolo 40, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, con l’individuazione di organici corrispondenti alle effettive esigenze rilevate, tramite una stretta collaborazione tra regioni, uffici scolastici regionali, aziende sanitarie locali e istituzioni scolastiche, attraverso certificazioni idonee a definire appropriati interventi formativi;

    c) la definizione di un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente per gli anni 2007-2009, da verificare annualmente, d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze e con la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica, circa la concreta fattibilità dello stesso, per complessive 150.000 unità, al fine di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico e di evitarne la ricostituzione, di stabilizzare e rendere più funzionali gli assetti scolastici, di attivare azioni tese ad abbassare l’età media del personale docente. Analogo piano di assunzioni a tempo indeterminato è predisposto per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), per complessive 20.000 unità. Le nomine disposte in attuazione dei piani di cui alla presente lettera sono conferite nel rispetto del regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 Contestualmente all’applicazione del piano triennale, il Ministro della pubblica istruzione realizza un’attività di monitoraggio sui cui risultati, entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della presente legge, riferisce alle competenti Commissioni parlamentari, anche al fine di individuare nuove modalità di formazione e abilitazione e di innovare e aggiornare gli attuali sistemi di reclutamento del personale docente, nonché di verificare, al fine della gestione della fase transitoria, l’opportunità di procedere a eventuali adattamenti in relazione a quanto previsto nei periodi successivi. Con effetto dalla data di entrata in vigore della presente legge le graduatorie permanenti di cui all’articolo l del decreto legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito con modificazioni dalla legge 4 giugno 2004, n. 143 sono trasformate in graduatorie ad esaurimento. Sono fatti salvi gli inserimenti nelle stesse graduatorie da effettuarsi per il biennio 2007-2008 per i docenti già in possesso di abilitazione, e con riserva del conseguimento del titolo di abilitazione, per i docenti che frequentano, alla data di entrata in vigore della presente legge i corsi abilitanti speciali indetti ai sensi della predetta legge n. 143 del 2004, i corsi SISS, i corsi accademici di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), i corsi di didattica della musica presso i Conservatori di musica e il Corso di laurea in Scienza della formazione primaria. La predetta riserva si intende sciolta con il conseguimento del titolo di abilitazione. Con decreto del Ministro della pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI), è successivamente disciplinata la valutazione dei titoli e dei servizi dei docenti inclusi nelle predette graduatorie ai fini della partecipazione dei futuri concorsi per esami e titoli. In correlazione alla predisposizione del piano per l’assunzione a tempo indeterminato per il personale docente previsto dalla presente lettera, è abrogata con effetto dal 1º settembre 2007 la disposizione di cui al punto B.3), lettera h), della tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143. È fatta salva la valutazione in misura doppia dei servizi prestati anteriormente alla predetta data. Ai docenti in possesso dell’abilitazione in educazione musicale, conseguita entro la data di scadenza dei termini per l’inclusione nelle graduatorie permanenti per il biennio 2005/2006-2006/2007, privi del requisito di servizio di insegnamento che, alla data di entrata in vigore della legge 3 maggio 1999, n. 124, erano inseriti negli elenchi compilati ai sensi del decreto del Ministro della pubblica istruzione 13 febbraio 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 3 maggio 1996, è riconosciuto il diritto all’iscrizione nel secondo scaglione delle graduatorie permanenti di strumento musicale nella scuola media previsto dall’articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge 3 luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 agosto 2001, n. 333. Sono comunque fatte salve le assunzioni a tempo indeterminato già effettuate su posti della medesima classe di concorso Sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007/2008, 2008/2009 e 2009/2010, una volta completate le nomine di cui al comma 275, si procede alla nomina dei candidati che abbiano partecipato alle prove concorsuali della procedura riservata bandita con decreto ministeriale 3 ottobre 2006, pubblicato nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale, quarta serie speciale, n. 76 del 6 ottobre 2006, che abbiano completato la relativa procedura concorsuale riservata, alla quale siano stati ammessi per effetto dell’aliquota aggiuntiva del 10 per cento e siano risultati idonei e non nominati in relazione al numero dei posti previsti dal bando. Successivamente si procede alla nomina dei candidati che abbiano partecipato alle prove concorsuali delle procedure riservate bandite con decreto dirigenziale 17 dicembre 2002, pubblicato nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale, quarta serie speciale, n. 100 del 20 dicembre 2002 e con il predetto decreto del Ministro 3 ottobre 2006, che abbiano superato il colloquio di ammissione ai corsi di formazione previsti dalle medesime procedure, ma non si siano utilmente collocati nelle rispettive graduatorie per la partecipazione agli stessi corsi di formazione. Detti candidati possono partecipare a domanda ad un apposito periodo di formazione e sono ammessi a completare l’iter concorsuale sostenendo gli esami finali previsti nei citati bandi, inserendosi nelle rispettive graduatorie dopo gli ultimi graduati. L’onere relativo al corso di formazione previsto dal precedente periodo deve essere sostenuto nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio. Le nomine, fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono conferite secondo l’ordine di indizione delle medesime procedure concorsuali. Nella graduatoria del concorso riservato indetto con il decreto dirigenziale 17 dicembre 2002 sono, altresı`, inseriti, ulteriormente in coda, coloro che hanno frequentato nell’ambito della medesima procedura il corso di formazione, superando il successivo esame finale, ma che risultano privi del requisito di almeno un anno di incarico di presidenza;

    d) l’attivazione, presso gli uffici scolastici provinciali, di attività di monitoraggio a sostegno delle competenze dell’autonomia scolastica relativamente alle supplenze brevi, con l’obiettivo di ricondurre gli scostamenti più significativi delle assenze ai valori medi nazionali;

    e) ai fini della compiuta attuazione di quanto previsto dall’articolo 1, comma 128, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, l’adozione di un piano biennale di formazione per i docenti della scuola primaria, da realizzare negli anni scolastici 2007/2008 e 2008/2009, finalizzato al conseguimento delle competenze necessarie per l’insegnamento della lingua inglese. A tale fine, per un rapido conseguimento dell’obiettivo, sono attivati corsi di formazione anche a distanza, integrati da momenti intensivi in presenza;

    f) il miglioramento dell’efficienza ed efficacia degli attuali ordinamenti dell’istruzione professionale anche attraverso la riduzione, a decorrere dall’anno scolastico 2007/2008, dei carichi orari settimanali delle lezioni, secondo criteri di maggiore flessibilità, di più elevata professionalizzazione e di funzionale collegamento con il territorio.

Art. 66.(Interventi per rilancio scuola pubblica).

Formazione classi

Riduzione organici ATA

Assunzione 150.000 docenti

Cessazione graduatorie permanenti

Em. 18.75 (Testo 2) Governo

Docenti strumenti musicali

Supplenze brevi

Piano formazione per insegnamento inglese.

Miglioramento istruzione professionale

Em. 18.74 Governo

607.

263. Il decreto concernente la materia di cui alla lettera a) del comma 262 è adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il decreto concernente la materia di cui alla lettera b) del comma 262 è adottato d’intesa con il Ministro della salute. Il decreto concernente la materia di cui alla lettera c) del comma 262 è adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione.

Procedimenti attuazione

608.

264. La tabella di valutazione dei titoli allegata al decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, e successive modificazioni, è ridefinita con decreto del Ministro della pubblica istruzione, sentito il CNPI. Il decreto è adottato, a decorrere dal biennio 2007/2008-2008/2009, in occasione degli aggiornamenti biennali delle graduatorie permanenti di cui all’articolo 401 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni. Sono fatte salve le valutazioni dei titoli conseguiti anteriormente e già riconosciuti nelle graduatorie permanenti relative al biennio 2005/2006-2006/2007. Sono ridefinite, in particolare, le disposizioni riguardanti la valutazione dei titoli previsti dal punto C.11) della predetta tabella, e successive modificazioni. Ai fini di quanto previsto dal precedente periodo, con il decreto di cui al presente comma sono definiti criteri e requisiti per l’accreditamento delle strutture formative e dei corsi.

Tabella valutazione titoli

609.

265. Ai fini di quanto previsto dall’articolo 35, comma 5, terzo periodo, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione predispone, di concerto con il Ministro della pubblica istruzione, un piano organico di mobilità, relativamente al personale docente permanentemente inidoneo ai compiti di insegnamento e collocato fuori ruolo. Tale piano, da definire entro il 30 giugno 2007, tiene conto prioritariamente dei posti vacanti, presso gli uffici dell’amministrazione scolastica, nonché presso le amministrazioni pubbliche in cui possono essere meglio utilizzate le professionalità del predetto personale. In connessione con la realizzazione del piano, il termine fissato dalle disposizioni di cui al citato articolo 35, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è prorogato di un anno, ovvero fino al 31 dicembre 2008.

Piano mobilità docenti inidonei

610.

266. Il Ministro della pubblica istruzione predispone uno specifico piano di riconversione professionale del personale docente in soprannumero sull’organico provinciale, finalizzato all’assorbimento del medesimo personale. La riconversione, obbligatoria per i docenti interessati, è finalizzata alla copertura dei posti di insegnamento per materie affini e dei posti di laboratorio compatibili con l’esperienza professionale maturata, nonché all’acquisizione del titolo di specializzazione per l’insegnamento sui posti di sostegno. L’assorbimento del personale di cui al presente comma trova completa attuazione entro l’anno scolastico 2007/2008.

Piano riconversione docenti soprannumerari

611.

267. Allo scopo di sostenere l’autonomia delle istituzioni scolastiche nella dimensione dell’Unione europea ed i processi di innovazione e di ricerca educativa delle medesime istituzioni, nonché per favorirne l’interazione con il territorio, è istituita, presso il Ministero della pubblica istruzione, ai sensi degli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, la «Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica», di seguito denominata «Agenzia», avente sede a Firenze, articolata, anche a livello periferico, in nuclei allocati presso gli uffici scolastici regionali ed in raccordo con questi ultimi, con le seguenti funzioni:

    a) ricerca educativa e consulenza pedagogico-didattica;

    b) formazione e aggiornamento del personale della scuola;

    c) attivazione di servizi di documentazione pedagogica, didattica e di ricerca e sperimentazione;

    d) partecipazione alle iniziative internazionali nelle materie di competenza;

    e) collaborazione alla realizzazione delle misure di sistema nazionali in materia di istruzione per gli adulti e di istruzione e formazione tecnica superiore;

    f) collaborazione con le regioni e gli enti locali.

Agenzia sviluppo autonomia scolastica

612.

268. L’organizzazione dell’Agenzia, con articolazione centrale e periferica, è definita con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. L’Agenzia subentra nelle funzioni e nei compiti attualmente svolti dagli Istituti regionali di ricerca educativa (IRRE) e dall’Istituto nazionale di documentazione per l’innovazione e la ricerca educativa (INDIRE), che sono contestualmente soppressi. Al fine di assicurare l’avvio delle attività dell’Agenzia, e in attesa della costituzione degli organi previsti dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della pubblica istruzione, nomina uno o più commissari straordinari. Con il regolamento di cui al presente comma è individuata la dotazione organica del personale dell’Agenzia e delle sue articolazioni territoriali nel limite complessivo del 50 per cento dei contingenti di personale già previsti per l’INDIRE e per gli IRRE, che in fase di prima attuazione, per il periodo contrattuale in corso, conserva il trattamento giuridico ed economico in godimento. Il predetto regolamento disciplina, altresì, le modalità di stabilizzazione, attraverso prove selettive, dei rapporti di lavoro esistenti anche a titolo precario, purché costituite mediante procedure selettive di natura concorsuale.

Organizzazione Agenzia e soppressione IRRE e INDIRE

613.

269. Al fine di potenziare la qualificazione scientifica nonché l’autonomia amministrativa dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), al decreto legislativo 19 novembre 2004, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni, che non devono comportare oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato:

    a) le parole: «Comitato direttivo» sono sostituite, ovunque ricorrano, dalle seguenti: «Comitato di indirizzo»;

    b) l’articolo 4 è sostituito dal seguente:

«Art. 4. – (Organi). – 1. Gli organi dell’Istituto sono:

    a) il Presidente;

    b) il Comitato di indirizzo;

    c) il Collegio dei revisori dei conti»;

    c) all’articolo 5, il comma 1 è sostituito dal seguente:

«1. Il Presidente è scelto tra persone di alta qualificazione scientifica e con adeguata conoscenza dei sistemi di istruzione e formazione e dei sistemi di valutazione in Italia ed all’estero. È nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su designazione del Ministro, tra una terna di nominativi proposti dal Comitato di indirizzo dell’Istituto fra i propri componenti. L’incarico ha durata triennale ed è rinnovabile, con le medesime modalità, per un ulteriore triennio»;

    d) all’articolo 6, il comma 1 è sostituito dal seguente:

«1. Il Comitato di indirizzo è composto dal Presidente e da otto membri, nel rispetto del principio di pari opportunità, dei quali non più di quattro provenienti dal mondo della scuola. I componenti del Comitato sono scelti dal Ministro tra esperti nei settori di competenza dell’Istituto, sulla base di una indicazione di candidati effettuata da un’apposita commissione, previo avviso da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale finalizzato all’acquisizione dei curricula. La commissione esaminatrice, nominata dal Ministro, è composta da tre membri compreso il Presidente, dotati delle necessarie competenze amministrative e scientifiche».

Modifica INVALSI

614.

270. L’INVALSI, fermo restando quando previsto dall’articolo 20 del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale dell’area V della dirigenza per il quadriennio normativo 2002-2005 ed il primo biennio economico 2002-2003, pubblicato nel supplemento ordinario n. 113 alla Gazzetta Ufficiale n. 103 del 5 maggio 2006 e nel rispetto delle prerogative del dirigente generale dell’ufficio scolastico regionale, sulla base delle indicazioni del Ministro della pubblica istruzione, assume i seguenti compiti:

    a) formula al Ministro della pubblica istruzione proposte per la piena attuazione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici;

    b) definisce le procedure da seguire per la valutazione dei dirigenti scolastici;

    c) formula proposte per la formazione dei componenti del team di valutazione;

    d) realizza il monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti del sistema di valutazione.

Ridefinizione funzioni INVALSI

615.

271. Le procedure concorsuali di reclutamento del personale, di cui alla dotazione organica definita dalla tabella A allegata al decreto legislativo 19 novembre 2004, n. 286, devono essere espletate entro sei mesi dalla indizione dei relativi bandi, con conseguente assunzione con contratto a tempo indeterminato dei rispettivi vincitori.

Accelerazione concorsi assunzione

616.

272. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente e i componenti del Comitato direttivo dell’INVALSI cessano dall’incarico. In attesa della costituzione dei nuovi organi, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della pubblica istruzione, nomina uno o più commissari straordinari.

Scioglimento precedenti organi INVALSI

617.

273. Il riscontro di regolarità amministrativa e contabile presso le istituzioni scolastiche statali è effettuato da due revisori dei conti, nominati dal Ministro dell’economia e delle finanze e dal Ministro della pubblica istruzione, con riferimento agli ambiti territoriali scolastici. La minore spesa derivante dall’attuazione del presente comma resta a disposizione delle istituzioni scolastiche interessate.

Controllo su istituzioni scolastiche

618.

273-bis. I Revisori dei conti, in rappresentanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero della Pubblica Istruzione, già nominati dal competente Ufficio Scolastico Regionale, sono confermati fino all’emanazione del decreto di nomina dei rispettivi Ministeri e comunque non oltre l’entrata in vigore del provvedimento di modifica al regolamento concernente le "Istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche" di cui al Decreto Interministeriale lº febbraio 2001, n. 44.

18.76 Governo

619.

274. Con regolamento da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono definite le modalità delle procedure concorsuali per il reclutamento dei dirigenti scolastici secondo i seguenti princìpi: cadenza triennale del concorso su tutti i posti vacanti nel triennio; unificazione dei tre settori di dirigenza scolastica; accesso aperto al personale docente ed educativo delle istituzioni scolastiche ed educative statali, in possesso di laurea, che abbia maturato dopo la nomina in ruolo un servizio effettivamente prestato di almeno cinque anni; previsione di una preselezione mediante prove oggettive di carattere culturale e professionale, in sostituzione dell’attuale preselezione per titoli; svolgimento di una o più prove scritte, cui sono ammessi tutti coloro che superano la preselezione; effettuazione di una prova orale; valutazione dei titoli; formulazione della graduatoria di merito; periodo di formazione e tirocinio, di durata non superiore a quattro mesi, nei limiti dei posti messi a concorso, con conseguente soppressione dell’aliquota aggiuntiva del 10 per cento. Con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento previsto dal presente comma sono abrogate le disposizioni vigenti con esso incompatibili, la cui ricognizione è affidata al regolamento medesimo.

Procedure reclutamento dirigenti scolastici

620.

275. In attesa dell’emanazione del regolamento di cui al comma 274 si procede alla nomina sui posti previsti dal bando di concorso ordinario a dirigente scolastico indetto con decreto direttoriale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – 4ª serie speciale – n. 94 del 26 novembre 2004, e, ove non sufficienti, sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007/2008 e 2008/2009, dei candidati del citato concorso compresi i candidati in possesso dei prescritti requisiti ammessi con riserva a seguito di provvedimento cautelare in sede giurisdizionale o amministrativa che abbiano superato le prove di esame propedeutiche alla fase della formazione con la produzione da parte degli stessi di una relazione finale e il rilascio di un attestato positivo da parte del direttore del corso, senza effettuazione dell’esame finale previsto dal bando medesimo. Si procede, altresì, sui posti vacanti e disponibili a livello regionale relativi al medesimo periodo, alla nomina degli altri candidati che abbiano superato le prove di esame propedeutiche al corso di formazione del predetto concorso ma non vi abbiano partecipato perché non utilmente collocati nelle relative graduatorie; questi ultimi devono partecipare con esito positivo ad un apposito corso intensivo di formazione, indetto dall’amministrazione con le medesime modalità di cui sopra, che si conclude nell’anno scolastico 2006/2007; le nomine di cui al presente comma, fermo restando il regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, sono conferite secondo l’ordine della graduatoria di merito.

Procedura transitoria reclutamento dirigenti scolastici

Stabilizzazione dirigenti scolastici

Em. 18.1650 Soliani Capelli

621.

276. Dall’attuazione dei commi da 262 a 275 devono conseguire economie di spesa per un importo complessivo non inferiore a euro 448,20 milioni per l’anno 2007, a euro 1.324,50 milioni per l’anno 2008 e a euro 1.402,20 milioni a decorrere dall’anno 2009.

Risparmi

622.

277. Al fine di garantire l’effettivo conseguimento degli obiettivi di risparmio di cui ai commi 183 e 276, in caso di accertamento di minori economie, si provvede:

    a) relativamente al comma 183, alla riduzione delle dotazioni di bilancio, relative ai trasferimenti agli enti pubblici, ivi comprese quelle determinate ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, in maniera lineare, fino a concorrenza degli importi indicati dal medesimo comma 183;

    b) relativamente al comma 276, a ridurre le dotazioni complessive di bilancio del Ministero della pubblica istruzione, ad eccezione di quelle relative alle competenze spettanti al personale della scuola e dell’amministrazione centrale e periferica della pubblica istruzione, in maniera lineare, fino a concorrenza degli importi indicati dal medesimo comma 276.

Art. 67.(Clausola di salvaguardia per mancati risparmi).

623.

278. L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. L’età per l’accesso al lavoro è conseguentemente elevata da quindici a sedici anni. Resta fermo il regime di gratuità ai sensi degli articoli 28, comma 1, e 30, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. L’adempimento dell’obbligo di istruzione deve consentire, una volta conseguito il titolo di studio conclusivo del primo ciclo, l’acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai curricula relativi ai primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore, sulla base di un apposito regolamento adottato dal Ministro della pubblica istruzione ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Nel rispetto degli obiettivi di apprendimento generali e specifici previsti dai predetti curricula, possono essere concordati tra il Ministero della pubblica istruzione e le singole regioni percorsi e progetti che, fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Le strutture formative che concorrono alla realizzazione dei predetti percorsi e progetti devono essere inserite in un apposito elenco predisposto con decreto del Ministro della pubblica istruzione. Il predetto decreto è redatto sulla base di criteri predefiniti con decreto del Ministro della pubblica istruzione, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e alle relative norme di attuazione, nonché alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. L’innalzamento dell’obbligo di istruzione decorre dall’anno scolastico 2007/2008.

Art. 68.Principi su istruzione scolastica obbligatoria

624.

278-bis. Nella provincia autonoma di Bolzano, considerato il suo particolare sistema della formazione professionale, l’ultimo anno dell’obbligo scolastico di cui al precedente comma puo` essere speso anche nelle scuole professionali provinciali in abbinamento con adeguate forme di apprendistato

Emendamento 18.1708

Peterlini

625.

279. Fino alla messa a regime di quanto previsto dal comma 278, proseguono i percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui all’articolo 28 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226. Restano, pertanto, confermati i finanziamenti destinati dalla normativa vigente alla realizzazione dei predetti percorsi. Dette risorse per una quota non superiore al 3 per cento sono destinate alle misure nazionali di sistema ivi compreso il monitoraggio e la valutazione. Le strutture che realizzano tali percorsi sono accreditate dalle regioni sulla base dei criteri generali definiti con decreto adottato dal Ministro della pubblica istruzione di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Prosecuzione percorsi sperimentali di istruzione e di formazione professionale

Partecipazione finanziaria

626.

280. Per l’attivazione dei piani di edilizia scolastica di cui all’articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2007 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il 50 per cento delle risorse assegnate annualmente ai sensi del precedente periodo è destinato al completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici scolastici da parte dei competenti enti locali. Per le finalità di cui al precedente periodo, lo Stato, la Regione, e l’ente locale interessato concorrono, nell’ambito dei piani di cui all’articolo 4 della medesima legge n. 23 del 1996, in parti uguali per l’ammontare come sopra determinato, ai fini del finanziamento dei singoli interventi. Per il completamento delle opere di messa in sicurezza e di adeguamento a norma, le regioni possono fissare un nuovo termine di scadenza al riguardo, comunque non successivo al 31 dicembre 2009, decorrente dalla data di sottoscrizione dell’accordo denominato «patto per la sicurezza» tra Ministero della pubblica istruzione, regione ed enti locali della medesima regione.

Edilizia scolastica

Emendamento parlamentare

627.

281. Nella logica degli interventi per il miglioramento delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, e successive modificazioni, il consiglio di indirizzo e di vigilanza dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) definisce, in via sperimentale per il triennio 2007-2009, d’intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, con il Ministro della pubblica istruzione e con gli enti locali competenti, indirizzi programmatici per la promozione ed il finanziamento di progetti degli istituti di istruzione secondaria di primo grado e superiore per l’abbattimento delle barriere architettoniche o l’adeguamento delle strutture alle vigenti disposizioni in tema di sicurezza e igiene del lavoro. Il consiglio di indirizzo e di vigilanza dell’INAIL determina altresì l’entità delle risorse da destinare annualmente alle finalità di cui al presente comma, utilizzando a tale fine anche le risorse che si rendessero disponibili a conclusione delle iniziative di attuazione dell’articolo 24 del citato decreto legislativo n. 38 del 2000. Sulla base degli indirizzi definiti, il consiglio di amministrazione dell’INAIL definisce i criteri e le modalità per l’approvazione dei singoli progetti e provvede all’approvazione dei finanziamenti dei singoli progetti.

Abbattimento barriere architettoniche

628.

282. Al fine di favorire ampliamenti dell’offerta formativa e una piena fruizione degli ambienti e delle attrezzature scolastiche, anche in orario diverso da quello delle lezioni, in favore degli alunni, dei loro genitori e, più in generale, della popolazione giovanile e degli adulti, il Ministro della pubblica istruzione definisce, secondo quanto previsto dall’articolo 9 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, criteri e parametri sulla base dei quali sono attribuite le relative risorse alle istituzioni scolastiche.

Risorse per ampliamento offerta normativa

629.

283. La gratuità parziale dei libri di testo di cui all’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è estesa agli studenti del primo e del secondo anno dell’istruzione secondaria superiore. Il disposto del comma 3 del medesimo articolo 27 si applica anche per il primo e per il secondo anno dell’istruzione secondaria superiore e si applica, altresì, limitatamente all’individuazione dei criteri per la determinazione del prezzo massimo complessivo della dotazione libraria, agli anni successivi al secondo. Le istituzioni scolastiche, le reti di scuole e le associazioni dei genitori sono autorizzate al noleggio di libri scolastici agli studenti e ai loro genitori.

Gratuità parziale libri di testo

630.

283-bis. Le Amministrazioni interessate, comunque, possono, a fronte di particolari esigenze, disporre che il beneficio previsto dall’articolo 27, comma 1 della citata legge n. 448 del 1998 sia utilizzato per l’assegnazione, anche in comodato, dei libri di testo agli alunni, in possesso dei requisiti richiesti che adempiono l’obbligo scolastico

Em. 18.17 Relatore

631.

284. Per fare fronte alla crescente domanda di servizi educativi per i bambini al di sotto dei tre anni di età, sono attivati, previo accordo in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, progetti tesi all’ampliamento qualificato dell’offerta formativa rivolta a bambini dai 24 ai 36 mesi di età, anche mediante la realizzazione di iniziative sperimentali improntate a criteri di qualità pedagogica, flessibilità, rispondenza alle caratteristiche della specifica fascia di età. I nuovi servizi possono articolarsi secondo diverse tipologie, con priorità per quelle modalità che si qualificano come sezioni sperimentali aggregate alla scuola dell’infanzia, per favorire un’effettiva continuità del percorso formativo lungo l’asse cronologico 0-6 anni di età. Il Ministero della pubblica istruzione concorre alla realizzazione delle sezioni sperimentali attraverso un progetto nazionale di innovazione ordinamentale ai sensi dell’articolo 11 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, e assicura specifici interventi formativi per il personale docente e non docente che chiede di essere utilizzato nei nuovi servizi. A tale fine sono utilizzate annualmente le risorse previste dall’articolo 7, comma 5, della legge 28 marzo 2003, n. 53, destinate al finanziamento dell’articolo 2, comma 1, lettera e), ultimo periodo, della medesima legge. L’articolo 2 del decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, è abrogato.

Offerta formativa infantile

632.

285. A decorrere dall’anno 2007, il sistema dell’istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS), di cui all’articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, è riorganizzato nel quadro del potenziamento dell’alta formazione professionale e delle misure per valorizzare la filiera tecnico-scientifica, secondo le linee guida adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della pubblica istruzione formulata di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro dello sviluppo economico, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ai sensi del medesimo decreto legislativo.

Istruzione tecnica superiore (IFTS)

633.

286. Ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali in materia, in relazione agli obiettivi fissati dall’Unione europea, allo scopo di far conseguire più elevati livelli di istruzione alla popolazione adulta, anche immigrata con particolare riferimento alla conoscenza della lingua italiana, i centri territoriali permanenti per l’educazione degli adulti e i corsi serali, funzionanti presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, sono riorganizzati su base provinciale e articolati in reti territoriali e ridenominati «Centri provinciali per l’istruzione degli adulti». Ad essi è attribuita autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, con il riconoscimento di un proprio organico distinto da quello degli ordinari percorsi scolastici, da determinare in sede di contrattazione collettiva nazionale, nei limiti del numero delle autonomie scolastiche istituite in ciascuna regione e delle attuali disponibilità complessive di organico. Alla riorganizzazione di cui al presente comma, si provvede con decreto del Ministro della pubblica istruzione, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ai sensi del medesimo decreto legislativo.

Riorganizzazione centri istruzione popolazione adulta

634.

287. Per gli anni 2007, 2008 e 2009, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, con lo scopo di dotare le scuole di ogni ordine e grado delle innovazioni tecnologiche necessarie al migliore supporto delle attività didattiche.

Finanziamenti innovazione tecnologica

635.

288. Per gli interventi previsti dai commi da 278 a 287, con esclusione del comma 280, è autorizzata la spesa di euro 220 milioni a decorrere dall’anno 2007. Su proposta del Ministro della pubblica istruzione sono disposte, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, le variazioni di bilancio per l’assegnazione delle risorse agli interventi previsti dai commi da 278 a 287.

Finanziamenti commi precedenti

636.

289. Al fine di dare il necessario sostegno alla funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie nell’ambito del sistema nazionale di istruzione, a decorrere dall’anno 2007, gli stanziamenti, iscritti nelle unità previsionali di base «Scuole non statali» dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, sono incrementati complessivamente di 100 milioni di euro, da destinare prioritariamente alle scuole dell’infanzia.

Finanziamenti scuole non statali

637.

290. Il Ministro della pubblica istruzione definisce annualmente, con apposito decreto, i criteri e i parametri per l’assegnazione dei contributi alle scuole paritarie e, in via prioritaria, a quelle che svolgono il servizio scolastico senza fini di lucro e che comunque non siano legate con società aventi fini di lucro o da queste controllate. In tale ambito i contributi sono assegnati secondo il seguente ordine di priorità: scuole dell’infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di primo e secondo grado.

Criteri assegnazione contributi scuole paritarie

638.

291. Il sistema universitario concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009, garantendo che il fabbisogno finanziario, riferito alle università statali, ai dipartimenti e a tutti gli altri centri con autonomia finanziaria e contabile, da esso complessivamente generato in ciascun anno non sia superiore al fabbisogno determinato a consuntivo nell’esercizio precedente, incrementato del 3 per cento. Il Ministro dell’università e della ricerca procede annualmente alla determinazione del fabbisogno finanziario programmato per ciascun ateneo, sentita la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), tenendo conto degli obiettivi di riequilibrio nella distribuzione delle risorse e delle esigenze di razionalizzazione del sistema universitario, garantendo l’equilibrata distribuzione delle opportunità formative.

Art. 69.(Università e principali enti pubblici di ricerca).

639.

292. Il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Agenzia spaziale italiana, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, il Consorzio per l’area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009, garantendo che il fabbisogno finanziario complessivamente generato in ciascun anno non sia superiore al fabbisogno determinato a consuntivo nell’esercizio precedente incrementato del 4 per cento annuo.

 

640.

293. Il fabbisogno di ciascuno degli enti di ricerca di cui al comma 292 è determinato annualmente nella misura inferiore tra il fabbisogno programmato e quello realizzato nell’anno precedente incrementato del tasso di crescita previsto dal medesimo comma 292. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell’università e della ricerca e del Ministro dello sviluppo economico, possono essere introdotte modifiche al fabbisogno annuale spettante a ciascun ente di ricerca ai sensi del presente comma, previa compensazione con il fabbisogno annuale degli altri enti di ricerca e comunque nei limiti del fabbisogno complessivo programmato e possono essere altresì determinati i pagamenti annuali che non concorrono al consolidamento del fabbisogno programmato per ciascun ente di ricerca, derivanti da accordi di programma e convenzioni per effetto dei quali gli enti medesimi agiscono in veste di attuatori dei programmi ed attività per conto e nell’interesse dei Ministeri che li finanziano.

 

641.

294. Per il triennio 2007-2009 continua ad applicarsi la disciplina di cui all’articolo 3, comma 5, della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

 

642.

294 bis Per le finalità di cui al decreto legislativo nr. 204 del 1998, recante disposizioni per il coordinamento, programmazione la valorizzazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009

Emendamento parlamentare

643.

295. Il fabbisogno finanziario annuale determinato per il sistema universitario statale dal comma 291 e per i principali enti pubblici di ricerca dal comma 292 è incrementato degli oneri contrattuali del personale limitatamente a quanto dovuto a titolo di competenze arretrate.

 

644.

296. Per gli anni 2008 e 2009 gli enti di ricerca pubblici possono procedere ad assunzioni di personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato entro il limite dell’80 per cento delle proprie entrate correnti complessive, come risultanti dal bilancio consuntivo dell’anno precedente, purche´ entro il limite delle risorse relative alla cessazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente anno

Art. 70.(Disposizioni in materia di personale delle università e degli enti di ricerca).

Disciplina volta all’assunzione di personale delle università e degli enti di ricerca.

Consente nuove assunzioni a tempo indeterminato, entro limiti stabiliti, solo per gli enti di ricerca e non per le Università, perché solo per i primi vige il blocco delle assunzioni.

Emendamento 18.1794

Pellegatta, Bulgarelli

645.

297. Sono fatti salvi i princìpi di cui ai commi 218 e 221.

Stabilizzazione del personale precario.

646.

298. Nell’anno 2007, gli enti di cui al comma 296 possono avviare procedure concorsuali volte alla costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, la cui costituzione effettiva non può comunque intervenire in data antecedente al 1º gennaio 2008, fermi i limiti di cui al medesimo comma 296 riferiti all’anno 2006.

Avvio di procedure concorsuali con assunzioni a partire dal 1 gennaio 2008.

647.

299. Ai fini dell’applicazione dei commi 296 e 298, sono fatte salve le assunzioni conseguenti a bandi di concorso già pubblicati ovvero a procedure già avviate alla data del 30 settembre 2006 e i rapporti di lavoro costituiti all’esito dei medesimi sono computati ai fini dell’applicazione dei predetti commi.

 

648.

300. In attesa della riforma dello stato giuridico dei ricercatori universitari, il Ministro dell’università e della ricerca, con proprio decreto da emanare entro il 31 marzo 2007, sentiti il Consiglio universitario nazionale (CUN) e la CRUI, disciplina le modalità di svolgimento dei concorsi per ricercatore, banditi dalle università successivamente alla data di emanazione del predetto decreto ministeriale, con particolare riguardo alle modalità procedurali ed ai criteri di valutazione dei titoli didattici e dell’attività di ricerca, garantendo celerità, trasparenza e allineamento agli standard internazionali.

Introduce una disciplina transitoria per assunzione di ricercatori presso enti pubblici di ricerca

Em. 18.1803 Soliani

649.

301. Al fine di consentire il reclutamento straordinario di ricercatori, il decreto di cui al comma 300 definisce un numero aggiuntivo di posti di ricercatore da assegnare alle università e da coprire con concorsi banditi entro il 30 giugno 2008.

 

650.

302. Per l’anno 2007, il personale in servizio con contratto a tempo determinato presso gli enti e le istituzioni pubbliche di ricerca, che risulti vincitore di concorso per l’assunzione con contratto a tempo indeterminato, già espletato ovvero con procedure in corso alla data del 30 settembre 2006, la cui assunzione risulti dal 2008 compatibile con i limiti posti dal comma 216, può essere mantenuto in servizio a tempo determinato per l’anno 2007, qualora i relativi oneri non siano posti a carico dei bilanci di funzionamento o del Fondo di finanziamento ordinario degli enti stessi.

mantenimento in servizio di personale a tempo determinato

651.

303. All’onere derivante dal comma 301 si provvede nel limite di 20 milioni di euro per l’anno 2007, di 40 milioni di euro per l’anno 2008 e di 80 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009.

 

652.

304. Fermo quanto previsto dai commi 296, 297 e 298, entro il 30 aprile 2007 il Ministro dell’università e della ricerca, sentiti i presidenti degli enti interessati, bandisce un piano straordinario di assunzioni di ricercatori nell’ambito degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell’università e della ricerca, definendone il numero complessivo e le modalità procedimentali con particolare riferimento ai criteri di valutazione dei pregressi rapporti di lavoro, dei titoli scientifici e dell’attività di ricerca svolta.

Assunzioni di ricercatori presso gli enti di ricerca vigilati dal MUR

653.

305. Per l’attuazione del piano di cui al comma 304, è autorizzata la spesa di 7,5 milioni di euro per l’anno 2007 e di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008.

 

654.

306. Per gli anni dal 2007 al 2009 incluso, è fatto divieto alle università statali e non statali, autorizzate a rilasciare titoli accademici aventi valore legale, di istituire e attivare facoltà o corsi di studio in comuni diversi da quello ove l’ateneo ha la sede legale e amministrativa, salvo che si tratti di comune confinante o di razionalizzazione dell’offerta didattica mediante accorpamento di sedi decentrate già esistenti nelle regioni Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano, oltre all’istituzione di centri di ricerca funzionali alle attività produttive della regione

Art. 71.(Divieto temporaneo di istituire nuove facoltà e corsi di studio).

Emendamento 18.

1837 Perrini

655.

306-bis. In favore della "Fondazione Collegio europeo" di Parma autorizzata per ciascuno degli anni 2007-2008, la somma di 500.000 euro da destinare al funzionamento

Em. 18.1853 Soliani Marcora

656.

307. Ai fini della tutela dell’unità economica della Repubblica, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009 con il rispetto delle disposizioni di cui ai commi da 308 a 324, che costituiscono princìpi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione.

Art. 73.(Patto di stabilità interno per le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano).

657.

308. A decorrere dall’anno 2007, è avviata una sperimentazione, con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano indicate dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, finalizzata ad assumere, quale base di riferimento per il patto di stabilità interno, il saldo finanziario. I criteri di definizione del saldo e le modalità di sperimentazione sono definiti con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, sentita la predetta Conferenza.

 

658.

309. In attesa dei risultati della sperimentazione di cui al comma 308, per il triennio 2007-2009, il complesso delle spese finali di ciascuna regione a statuto ordinario, determinato ai sensi del comma 310, non può essere superiore, per l’anno 2007, al corrispondente complesso di spese finali dell’anno 2005 diminuito dell’1,8 per cento e, per gli anni 2008 e 2009, non può essere superiore al complesso delle corrispondenti spese finali dell’anno precedente, calcolato assumendo il pieno rispetto del patto di stabilità interno, aumentato, rispettivamente, del 2,5 per cento e del 2,4 per cento.

 

659.

310. Il complesso delle spese finali è determinato dalla somma delle spese correnti ed in conto capitale, al netto delle:

    a) spese per la sanità, cui si applica la specifica disciplina di settore;

    b) spese per la concessione di crediti.

 

660.

311. Le spese finali sono determinate sia in termini di competenza sia in termini di cassa.

 

661.

312. Per gli esercizi 2007, 2008 e 2009, le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano concordano, entro il 31 marzo di ciascun anno, con il Ministro dell’economia e delle finanze il livello complessivo delle spese correnti e in conto capitale, nonché dei relativi pagamenti, in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica per il periodo 2007-2009; a tale fine, entro il 31 gennaio di ciascun anno, il presidente dell’ente trasmette la proposta di accordo al Ministro dell’economia e delle finanze. In caso di mancato accordo si applicano le disposizioni stabilite per le regioni a statuto ordinario. Per gli enti locali dei rispettivi territori provvedono alle finalità di cui ai commi da 325 a 343 le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi delle competenze alle stesse attribuite dai rispettivi statuti di autonomia e dalle relative norme di attuazione. Qualora le predette regioni e province autonome non provvedano, entro il 31 marzo di ciascun anno, si applicano, per gli enti locali dei rispettivi territori, le disposizioni previste per gli altri enti locali dai commi da 325 a 343.

 

662.

313. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano concorrono al riequilibrio della finanza pubblica, oltre che nei modi stabiliti dal comma 312, anche con misure finalizzate a produrre un risparmio per il bilancio dello Stato, in misura proporzionale all’incidenza della finanza di ciascuna regione a statuto speciale o provincia autonoma sulla finanza regionale e locale complessiva, anche mediante l’assunzione dell’esercizio di funzioni statali, attraverso l’emanazione, entro il 31 marzo 2007 e con le modalità stabilite dai rispettivi statuti, di specifiche norme di attuazione statutaria; tali norme di attuazione precisano le modalità e l’entità dei risparmi per il bilancio dello Stato da ottenere in modo permanente o comunque per annualità definite.

 

663.

314. Sulla base degli esiti della sperimentazione di cui al comma 308, le norme di attuazione devono altresì prevedere le disposizioni per assicurare in via permanente il coordinamento tra le misure di finanza pubblica previste dalle leggi costituenti la manovra finanziaria dello Stato e l’ordinamento della finanza regionale previsto da ciascuno statuto speciale e dalle relative norme di attuazione, nonché le modalità per il versamento dell’imposta regionale sulle attività produttive e dell’addizionale dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

 

664.

315. Resta ferma la facoltà delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano di estendere le regole del patto di stabilità interno nei confronti dei loro enti ed organismi strumentali, nonché per gli enti ad ordinamento regionale o provinciale.

 

665.

316. Ai fini del rispetto del principio del coordinamento della finanza pubblica, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano autorizzano le proprie strutture sanitarie alla contrazione di mutui e al ricorso ad altre forme di indebitamento, secondo quanto stabilito dall’articolo 3, commi da 16 a 21, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, fino ad un ammontare complessivo delle relative rate, per capitale ed interessi, non superiore al 15 per cento delle entrate proprie correnti di tali strutture. Le regioni e le province autonome sono tenute ad adeguare i rispettivi ordinamenti; è fatta comunque salva la facoltà di prevedere un limite inferiore all’indebitamento.

 

666.

317. Sulla base degli esiti della sperimentazione di cui al comma 308, si procede, anche nei confronti di una sola o più regioni o province autonome, a ridefinire legislativamente le regole del patto di stabilità interno e l’anno di prima applicazione delle regole. Le nuove regole devono comunque tenere conto del saldo in termini di competenza e di cassa. Il saldo di competenza è calcolato quale somma algebrica degli importi risultanti dalla differenza tra accertamenti e impegni, per la parte corrente, e dalla differenza tra incassi e pagamenti, per la parte in conto capitale.

Correzione RGS

667.

318. Per il monitoraggio degli adempimenti relativi al patto di stabilità interno, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano trasmettono trimestralmente al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro trenta giorni dalla fine del periodo di riferimento, utilizzando il sistema web appositamente previsto per il patto di stabilità interno nel sito www.pattostabilita.rgs.tesoro.it, le informazioni riguardanti sia la gestione di competenza sia quella di cassa, attraverso un prospetto e con le modalità definiti con decreto del predetto Ministero, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

drafting

668.

319. Ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno, ciascuna regione e provincia autonoma è tenuta ad inviare, entro il termine perentorio del 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento, al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, una certificazione, sottoscritta dal rappresentante legale dell’ente e dal responsabile del servizio finanziario secondo un prospetto e con le modalità definite dal decreto di cui al comma 318.

 

669.

320. Ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno, ciascuna regione a statuto speciale e provincia autonoma è tenuta ad osservare quanto previsto dalle norme di attuazione statutaria emanate in relazione a quanto stabilito nel comma 314. Fino alla emanazione delle predette norme di attuazione statutaria si provvede secondo quanto disposto dall’accordo concluso ai sensi del comma 312.

 

670.

321. In caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno relativo agli anni 2007-2009, accertato con le procedure di cui ai commi 319 e 320, il Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, diffida la regione o provincia autonoma ad adottare i necessari provvedimenti entro il 31 maggio dell’anno successivo a quello di riferimento. Detti provvedimenti devono essere comunicati al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro la medesima data, con le modalità definite dal decreto di cui al comma 318. Qualora l’ente non adempia, il presidente della regione, in qualità di commissario ad acta, adotta entro il 30 giugno i necessari provvedimenti che devono essere comunicati, entro la medesima data, con le stesse modalità. Allo scopo di assicurare al contribuente l’informazione necessaria per il corretto adempimento degli obblighi tributari, il Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, cura la pubblicazione sul sito informatico di cui al comma 318 degli elenchi contenenti le regioni e le province autonome che non hanno rispettato il patto di stabilità interno, di quelle che hanno adottato opportuni provvedimenti e di quelle per le quali i commissari ad acta non hanno inviato la prescritta comunicazione.

drafting

671.

322. Decorso inutilmente il termine del 30 giugno previsto dal comma 321, nella regione o nella provincia autonoma interessata, con riferimento all’anno in corso, si applica automaticamente:

    a) l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione, di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 21 dicembre 1990, n. 398, nella misura di euro 0,0258, con efficacia dal 15 luglio;

    b) la tassa automobilistica, di cui al titolo III, capo I, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, con l’aumento di 5 punti percentuali delle tariffe vigenti.

drafting

672.

323. Nelle regioni e nelle province autonome in cui l’imposta regionale sulla benzina è già in vigore nella misura massima prevista dalla legge si applica l’ulteriore aumento di euro 0,0129.

drafting

673.

324. Scaduto il termine del 30 giugno i provvedimenti del commissario ad acta non possono avere ad oggetto i tributi di cui ai commi 322 e 323.

 

674.

«324-bis. L’ultimo periodo dell’articolo 34-quinquies del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223 convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 e` abrogato

Em. 18.77 Governo

675.

324-ter. Il primo periodo del comma 323 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 e` abrogato.

Em. 18.77 Governo

676.

324-quater. All’articolo 6 del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56 e` aggiunto il seguente comma: "2. Le aliquote e le compartecipazioni definitive di cui all’articolo 5, comma 3 sono rideterrninate, a decorrere dal 1º gennaio del secondo anno successivo all’adozione dei provvedimenti di attuazione dell’articolo 119 della Costituzione al fine di assicurare la copertura degli oneri connessi alle funzioni attribuite alle Regioni a statuto ordinario di cui al comma 1." ».

Em. 18.77 Governo

677.

325. Ai fini della tutela dell’unità economica della Repubblica, le province e i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009 con il rispetto delle disposizioni di cui ai commi da 326 a 343, che costituiscono princìpi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione.

Art. 74.(Patto di stabilità interno per gli enti locali).

678.

326. La manovra finanziaria è fissata in termini di riduzione del saldo tendenziale di comparto per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

 

679.

327. Per la determinazione del proprio obiettivo specifico di miglioramento del saldo, gli enti di cui al comma 325 devono seguire la seguente procedura:

    a) calcolare la media triennale per il periodo 2003-2005 dei saldi di cassa, come definiti al comma 329 e risultanti dai propri conti consuntivi, ed applicare ad essa, solo se negativa, i seguenti coefficienti:

    1) province: 0,400 per l’anno 2007, 0,210 per l’anno 2008 e 0,117 per l’anno 2009;

    2) comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti: 0,330 per l’anno 2007, 0,205 per l’anno 2008 e 0,155 per l’anno 2009";

;

    b) calcolare la media triennale della spesa corrente sostenuta in termini di cassa in ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005, come risultante dai propri conti consuntivi, ed applicare ad essa i seguenti coefficienti:

    1) province: 0,041 per l’anno 2007, 0,022 per l’anno 2008 e 0,012 per l’anno 2009;

    2) comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti: 0,029 per l’anno 2007, 0,017 per l’anno 2008 e 0,013 per l’anno 2009;

    c) determinare l’importo annuo della manovra mediante la somma degli importi, considerati in valore assoluto, di cui alle lettere a) e b). Gli enti che presentano una media triennale positiva per il periodo 2003-2005 dei saldi di cassa determinano l’importo del concorso alla manovra applicando solo i coefficienti relativi alla spesa di cui alla lettera b).

Em. 18.78 Governo

680.

328. Nel caso in cui l’incidenza percentuale dell’importo di cui al comma 327, lettera c), sull’importo della media triennale 2003-2005 delle spese finali al netto delle concessioni di crediti risulti, per i comuni di cui al comma 325, superiore all’8 per cento, il comune deve considerare come obiettivo del patto di stabilità interno l’importo corrispondente all’8 per cento della suddetta media triennale.

 

681.

329. Il saldo finanziario è calcolato in termini di cassa quale differenza tra entrate finali, correnti e in conto capitale, e spese finali, correnti e in conto capitale, quali risultano dai conti consuntivi. Nel saldo finanziario non sono considerate le entrate derivanti dalla riscossione di crediti e le spese derivanti dalla concessione di crediti.

 

682.

330. Per il rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 gli enti devono conseguire un saldo finanziario, sia in termini di competenza sia in termini di cassa, pari a quello medio del triennio 2003-2005 migliorato della misura annualmente determinata ai sensi del comma 327, lettera c), ovvero del comma 328. Le maggiori entrate derivanti dall’attuazione dell’articolo 6 concorrono al conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità interno.

Correzione RGS

683.

331. Ai fini dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno i trasferimenti statali sono conteggiati, in termini di competenza e di cassa, nella misura a tale titolo comunicata dall’amministrazione statale interessata.

 

684.

332. Ai fini del comma 334, il saldo finanziario per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 e quello medio del triennio 2003-2005 sono calcolati, sia per la gestione di competenza sia per quella di cassa, quale differenza tra le entrate finali e le spese finali al netto delle entrate derivanti dalla riscossione di crediti e delle spese derivanti dalla concessione di crediti. Nel saldo finanziario non sono considerate le entrate in conto capitale riscosse nel triennio 2003-2005, derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare e mobiliare destinate, nel medesimo triennio, all’estinzione anticipata di prestiti. Per i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti nel saldo finanziario non sono considerate le spese in conto capitale e di parte corrente, autorizzate dal Ministero, necessarie per l’attivazione di nuove sedi di uffici giudiziari, ivi incluse quelle relative al trasloco ».

Em. 18.78 Governo

Em. 18.18 relatore

685.

332-bis. Il bilancio di previsione degli enti locali ai quali si applicano le disposizioni del patto di stabilita` interno deve essere approvato, a decorrere dall’anno 2007, iscrivendo le previsioni di entrata e di uscita in termini di competenza in misura tale da consentire il raggiungimento dell’obiettivo programmatico del patto di stabilita` interno determinato per ciascun anno. Gli enti locali che hanno approvato il bilancio di previsione in data anteriore a quella dell’entrata in vigore della presente legge provvedono ad apportare le necessarie variazioni di bilancio

Em. 18.79 Governo

686.

333. Per il monitoraggio degli adempimenti relativi al patto di stabilità interno, le province e i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti trasmettono trimestralmente al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro trenta giorni dalla fine del periodo di riferimento, utilizzando il sistema web appositamente previsto per il patto di stabilità interno nel sito www.pattostabilita.rgs.tesoro.it, le informazioni riguardanti sia la gestione di competenza, secondo la definizione indicata al comma 332, sia quella di cassa, attraverso un prospetto e con le modalità definiti con decreto del predetto Ministero, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Con lo stesso decreto è definito il prospetto dimostrativo dell’obiettivo determinato per ciascun ente ai sensi dei commi 327 e 328.

Correzione RGS

687.

334. Ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno, ciascuno degli enti di cui al comma 325 è tenuto a inviare, entro il termine perentorio del 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento, al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato una certificazione, sottoscritta dal rappresentante legale e dal responsabile del servizio finanziario, secondo un prospetto e con le modalità definiti dal decreto di cui al comma 333.

 

688.

335. Per gli enti istituiti nel periodo 2003-2005, si fa riferimento alla media degli anni, compresi nello stesso periodo, per i quali sono disponibili i bilanci consuntivi; se si dispone del bilancio di un solo anno, quest’ultimo costituisce la base annuale di calcolo su cui applicare le regole del patto di stabilità interno. Gli enti istituiti nel 2006 sono soggetti alle nuove regole del patto di stabilità interno dall’anno 2009 assumendo, quale base di calcolo su cui applicare le regole, le risultanze dell’esercizio 2007.

Correzione RGS

689.

336. Gli enti locali commissariati ai sensi dell’articolo 143 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono soggetti alle regole del patto di stabilità interno dall’anno successivo a quello della rielezione degli organi istituzionali.

Correzione RGS

690.

337. Si intendono esclusi per gli anni 2006 e 2007 dal rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno, gli enti locali per i quali negli anni 2004 e 2005, anche per frazione di anno, l’organo consiliare è stato commissariato ai sensi degli articoli 141 e 143 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

Em. 18.1919 Legnini Angius

691.

338. Le informazioni previste dai commi 333 e 334 sono messe a disposizione dell’UPI e dell’ANCI da parte del Ministero dell’economia e delle finanze secondo modalità e con contenuti individuati tramite apposite convenzioni.

 

692.

339. In caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno, accertato con la procedura di cui al comma 334 del presente articolo, il Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, diffida gli enti locali ad adottare i necessari provvedimenti entro il 31 maggio dell’anno successivo a quello di riferimento. Detti provvedimenti devono essere comunicati al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, entro la medesima data, con le modalità definite dal decreto di cui al comma 333. Qualora i suddetti enti non adempiano, il sindaco o il presidente della provincia, in qualità di commissari ad acta, adottano entro il 30 giugno i necessari provvedimenti, che devono essere comunicati, entro la medesima data, con le modalità indicate dal decreto di cui al comma 333. Allo scopo di assicurare al contribuente l’informazione necessaria per il corretto adempimento degli obblighi tributari, il Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato cura la pubblicazione sul sito informatico di cui al comma 333 degli elenchi contenenti gli enti locali che non hanno rispettato il patto di stabilità interno, di quelli che hanno adottato opportuni provvedimenti nonché di quelli per i quali i commissari ad acta non hanno inviato la prescritta comunicazione.

 

693.

340. Decorso inutilmente il termine del 30 giugno previsto dal comma 339:

    a) nei comuni interessati, con riferimento al periodo di imposta in corso, i contribuenti tenuti al versamento dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche calcolano l’imposta maggiorando l’aliquota vigente nei comuni stessi dello 0,3 per cento;

    b) nelle province interessate, con riferimento al periodo di imposta in corso, l’imposta provinciale di trascrizione, per i pagamenti effettuati a decorrere dal 1º luglio, è calcolata applicando un aumento del 5 per cento sulla tariffa vigente nelle province stesse.

 

694.

341. Scaduto il termine del 30 giugno i provvedimenti del commissario ad acta non possono avere ad oggetto i tributi di cui al comma 340.

 

695.

342. I commi 23, 24, 25 e 26 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, sono abrogati.

 

696.

343. All’articolo 1, comma 6, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, dopo le parole: «per il Consiglio superiore della magistratura,» sono inserite le seguenti: «per gli enti gestori delle aree naturali protette,».

 

697.

344. I trasferimenti erariali per l’anno 2007 in favore di ogni singolo ente locale sono determinati in base alle disposizioni recate dall’articolo 1, commi 153 e 154, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

Art. 75.(Trasferimenti erariali e compartecipazione locale al gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche).

698.

345. Le disposizioni in materia di compartecipazione provinciale al gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche di cui all’articolo 31, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, confermate, da ultimo, per l’anno 2006, dall’articolo 1, comma 152, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono prorogate per l’anno 2007.

 

699.

346. All’articolo 204, comma 1, del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, le parole: «non supera il 12 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «non supera il 15 per cento». All’articolo 1, comma 45, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, alla lettera b), le parole: «non superiore al 16 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «non superiore al 15 per cento» e la lettera c) è abrogata.

 

700.

346-bis. Al comma 3 dell’articolo 28 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, il secondo periodo è soppresso con decorrenza dal 1º gennaio 2007.

 

701.

346-bis. Sono abrogati i commi 38, 39, 40 e 41 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350

Em. 18.80 (Testo 2) Governo)

702.

346-bis. Al comma 3 dell’articolo 28 della legge 23 dicembre 1998,

n. 448, le parole da: "Agli enti che presentano ..." a "... riduzione dei trasferimenti erariali." sono soppresse con decorrenza dal 1º gennaio 2007

Em. 18.81Governo)

703.

346-ter. Il primo periodo del comma 150 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 è così sostituito:"Continuano ad applicarsi le disposizioni recate dall'articolo 1, commi 30, 32 e 37, della legge 30 dicembre 2004, n. 311".

Em. 18.80/3 Relatore

704.

346-quater. In ragione del contributo apportato nel 2006 al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, la ripartizione dell’incremento del gettito compartecipato di cui al comma tre dell’articolo 12, sarà effettuata nel 2008 esclusivamente a favore dei comuni che hanno rispettato neI 2006 il patto di stabilità interno.

Em. 18.80/3 Relatore

705.

347. Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, a valere sul fondo ordinario di cui all’articolo 34, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, sono disposti i seguenti interventi di cui 37,5 milioni di euro destinati a compensare gli effetti sul fabbisogno e sull’indebitamento netto derivanti dalle disposizioni recate dal comma 247 del presente articolo:

    a) fino ad un importo complessivo di 55 milioni di euro, il contributo ordinario, al lordo della detrazione derivante dall’attribuzione di una quota di compartecipazione al gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, è incrementato in misura pari al 40 per cento per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, nei quali il rapporto tra la popolazione residente ultrasessantacinquenne e la popolazione residente complessiva è superiore al 30 per cento, secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili. Almeno il 50 per cento della maggiore assegnazione è finalizzato ad interventi di natura sociale e socio-assistenziale;

    b) fino ad un importo complessivo di 71 milioni di euro, il contributo ordinario, al lordo della detrazione derivante dall’attribuzione di una quota di compartecipazione al gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, è incrementato in misura pari al 30 per cento per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, nei quali il rapporto tra la popolazione residente di età inferiore a cinque anni e la popolazione residente complessiva è superiore al 5 per cento, secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili. Almeno il 50 per cento della maggiore assegnazione è finalizzato ad interventi di natura sociale;

    c) ai comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, è concesso un ulteriore contributo, fino ad un importo complessivo di 42 milioni di euro, per le medesime finalità dei contributi attribuiti a valere sul fondo nazionale ordinario per gli investimenti;

d) alle comunità montane è attribuito un contributo complessivo di 20 milioni di euro, da ripartire in proporzione alla popolazione residente nelle zone montane

Art. 75-bis.(Disposizioni varie in materia di enti locali).

Em 18.82 (testo 2) Governo

Em 18.83 Governo

706.

348. A decorrere dall’anno 2007 gli oneri relativi alle commissioni straordinarie di cui all’articolo 144 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono posti a carico dello Stato, che provvede al rimborso a favore degli enti locali previa presentazione della relativa richiesta. Gli enti locali destinano gli importi rimborsati a spese di investimento.

 

707.

349. In deroga alla normativa vigente, a favore degli enti locali i cui organi consiliari sono stati sciolti ai sensi dell’articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il Ministero dell’interno provvede, su richiesta della commissione straordinaria, ad erogare in un’unica soluzione i trasferimenti erariali e la quota di compartecipazione al gettito dell’IRPEF spettanti per l’intero esercizio.

 

708.

350. Per la copertura degli oneri di cui all’articolo 145 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007.

 

709.

351. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 a favore degli enti locali che si trovano, alla data del 1º gennaio di ciascun anno, nella condizione di cui all’articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è corrisposto dal Ministero dell’interno un contributo destinato alla realizzazione o manutenzione di opere pubbliche nella misura massima annuale di 30 milioni di euro, ripartiti in base alla popolazione residente come risultante al 31 dicembre del penultimo anno precedente. Ai fini del riparto, gli enti con popolazione superiore a 5.000 abitanti sono considerati come enti di 5.000 abitanti

Em 18.82 (testo 2) Governo

710.

352. Agli oneri derivanti dall’applicazione dei commi da 348 a 351 si provvede a valere sul fondo ordinario di cui all’articolo 34, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504.

 

711.

352-bis. All’articolo 1, comma 494, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, dopo il secondo periodo, e` aggiunto il seguente: «La ripartizione e` effettuata per il 90 per cento in base alla popolazione e per il 10 per cento in base al territorio, assicurando il 40 per cento del fondo complessivo ai soli comuni confinanti con il territorio delle province autonome di Trento e di Bolzano

Em. 18.1959 Bonadonna, Tecce

712.

353. Ai fini dell’approvazione del bilancio di previsione degli enti locali e della verifica della salvaguardia degli equilibri di bilancio sono confermate, per l’anno 2007, le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge 30 dicembre 2004, n. 314, convertito, con modificazioni, dalla legge 1º marzo 2005, n. 26.

 

713.

 

 

714.

355. Al comma 3 dell’articolo 6 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, dopo le parole: «servizi non commerciali» sono inserite le seguenti: «, per i quali è previsto il pagamento di una tariffa da parte degli utenti,».

 

715.

356. A decorrere dall’anno 2007, la dichiarazione di cui all’articolo 2, comma 4, del regolamento recante determinazione delle rendite catastali e conseguenti trasferimenti erariali ai comuni, di cui al decreto del Ministro dell’interno 1º luglio 2002, n. 197, attestante il minor gettito dell’imposta comunale sugli immobili derivante da fabbricati del gruppo catastale D, deve essere inviata al Ministero dell’interno entro il termine perentorio, a pena di decadenza, del 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si è verificata la minore entrata.

 

716.

357 Per l’anno 2007 i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal TU delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, possono essere utilizzati per una quota non superiore al 50% per il finanziamento di spese correnti e per una quota non superiore ad un ulteriore 25% esclusivamente per spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale

Em. 18.1965 Relatore

717.

358. All’articolo 242, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, concernente l’individuazione degli enti locali strutturalmente deficitari e relativi controlli, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Fino alla fissazione di nuovi parametri triennali si applicano quelli vigenti per il triennio precedente».

 

718.

359. Nei casi di scioglimento dei consigli comunali e provinciali ai sensi dell’articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, gli incarichi di cui all’articolo 110 del medesimo testo unico nonché l’incarico di revisore dei conti e i rapporti di consulenza e di collaborazione coordinata e continuativa sono risolti di diritto se non rinnovati entro quarantacinque giorni dall’insediamento della commissione straordinaria per la gestione dell’ente.

 

719.

360. Ai fini dell’invarianza delle disposizioni recate dai commi da 347 a 351 sul fabbisogno e sull’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, il fondo per le aree sottoutilizzate, di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, è ridotto di 195 milioni di euro per l’anno 2007, di 130 milioni di euro per l’anno 2008 e di 65 milioni di euro per l’anno 2009.

Correzioni RGS

720.

360-bis. Il comma 2-ter, articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250 e successive modificazioni è sostituito dal seguente:"2-ter. I contributi previsti dalla presente legge, con esclusione di quelli previsti dal comma 11, e in misura, comunque, non superiore al 50 per cento dei costi complessivi, compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio dell’impresa stessa, sono concessi alle imprese editrici e alle emittenti radiotelevisive, comunque costituite, che editino giornali quotidiani trasmettano programmi in lingua francese, ladina, slovena e tedesca nelle regioni autonome Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, a condizione che le imprese beneficiarie non editino altri giornali quotidiani o che non possiedano altre emittenti radiotelevisive e possiedano i requisiti di cui alle lettere b), c), d), e), f) e g) del comma2 del presente articolo. Alle emittenti radiotelevisive di cui al periodo precedente i contributi sono concessi nel limite complessivo di due milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. A decorrere dal 1º gennaio 2002 i contributi di cui ai commi 8 e 11 e in misura, comunque, non superiore al 50 per cento dei costi complessivi, compresi gli ammortamenti, risultanti dal bilancio dell’impresa stessa, sono concessi ai giornali quotidiani italiani editi e diffusi all’estero a condizione che le imprese editrici beneficiarie possiedano i requisiti di cui alle lettere b), c), d) e g) del comma 2 del presente articolo. Tali imprese devono allegare alla domanda i bilanci corredati da una relazione di certificazione da parte di societa` abilitate secondo la normativadello Stato in cui ha sede l’impresa

Da rivedere

Emendamento 18.1979

Peterlini

721.

362. Fermo restando quanto disposto dagli articoli 60 e 63 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, l’assunzione, da parte dell’amministratore di un ente locale, della carica di componente degli organi di amministrazione di società di capitali partecipate dallo stesso ente non dà titolo alla corresponsione di alcun emolumento a carico della società.

 

722.

363. L’indennità di fine mandato prevista dall’articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’interno 4 aprile 2000, n. 119, spetta nel caso in cui il mandato elettivo abbia avuto una durata superiore a trenta mesi.

 

723.

364. All’articolo 13 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono inserite le seguenti modifiche:

a) al comma 3, primo periodo, le parole "dodici mesi" sono sostituite dalle parole «ventiquattro»;

b) al comma 3, secondo periodo, sono soppresse le seguenti parole:

"da collocare sul mercato, secondo le procedure del decreto legge 31 maggio 1994, n. 332, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 1994, n. 474, entro ulteriori diciotto mesi";

c) al comma 4, ultimo periodo, la parola "perfezionate" e` sostituita dalla parola "bandite"

Art. 76-bis.(Società partecipate da amministrazioni pubbliche regionali o locali).

Em. 18.86 Governo

724.

365. Ai fini del contenimento della spesa pubblica, le regioni, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, adottano disposizioni, normative o amministrative, finalizzate ad assicurare la riduzione degli oneri degli organismi politici e degli apparati amministrativi, con particolare riferimento alla diminuzione dell’ammontare dei compensi e delle indennità dei componenti degli organi rappresentativi e del numero di questi ultimi, alla soppressione degli enti inutili, alla fusione delle società partecipate e al ridimensionamento delle strutture organizzative.

Art. 78.(Princìpi di coordinamento per il contenimento della spesa pubblica delle regioni).

725.

366. La disposizione di cui al comma 365 costituisce principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica, ai fini del rispetto dei parametri stabiliti dal patto di stabilità e crescita dell’Unione europea.

 

726.

367. I risparmi di spesa derivanti dall’attuazione del comma 365 devono garantire un miglioramento dei saldi finanziari dei bilanci regionali pari al 10 per cento rispetto ai saldi dell’anno precedente.

 

727.

367-bis. Al fine di assicurare un controllo indipendente e continuativo della qualita` dell’azione di governo degli enti locali, e` istituita un’Unita` per il monitoraggio con il compito di accertare la ricorrenza dei presupposti per il riconoscimento delle misure premiali previste dalla normativa vigente e di provvedere alla verifica delle dimensioni organizzative ottimali degli enti locali anche mediante la valutazione delle loro attivita`, la misurazione dei livelli delle prestazioni e dei servizi resi ai cittadini e l’apprezzamento dei risultati conseguiti, tenendo altresı` conto dei dati relativi al patto di stabilita` interno. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, di concerto con il Ministro dell’interno, del Ministro dell’economia e delle finanze e sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono emanate le disposizioni relative alla composizione dell’Unita`, alla sua organizzazione ed al suo funzionamento. Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali sono attribuite le funzioni di vigilanza sull’Unita`. Per il funzionamento dell’Unita` e` istituito un fondo, nell’ambito del bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una dotazione finanziaria pari a due milioni di euro a decorrere dal 2007. Restano ferme le competenze istituzionali della Ragioneria Generale dello Stato e della Corte dei Conti

Em. 18.87 Governo

728.

373. Nelle societa` a totale partecipazione di Comuni o Province, il compenso lordo annuale, onnicomprensivo, attribuito al Presidente e ai componenti del consiglio di amministrazione, non puo` essere superiore per il Presidente all’80 per cento e per i componenti al 70 per cento delle indennita` spettanti, rispettivamente, al Sindaco e al Presidente delle Provincia ai sensi dell’articolo 82 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Resta ferma la possibilita` di prevedere indennita` di risultato solo nel caso di produzione di utili ed in misura ragionevole e proporzionata.

Art. 80.

(Misure di contenimento della spesa degli enti territoriali).

Em. 18.89 (testo 2) Governo

729.

374. Nelle societa` a totale partecipazione pubblica di una pluralita` di enti locali, il compenso di cui al comma 373, nella misura ivi prevista, va calcolato in percentuale della indennita` spettante al rappresentante del so cio pubblico con la maggiore quota di partecipazione e, in caso di parita` di quote, a quella di maggiore importo tra le indennita` spettanti ai rappresentanti

dei soci pubblici.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

730.

375. Al Presidente e ai componenti del consiglio di amministrazione sono dovuti gli emolumenti di cui all’articolo 84 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, alle condizioni e nella misura ivi stabilite.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

731.

376. Nelle societa` a partecipazione mista di enti locali e altri soggetti pubblici o privati, i compensi di cui ai commi 373 e 374 possono essere elevati in proporzione alla partecipazione di soggetti diversi dagli enti locali, nella misura di un punto percentuale ogni cinque punti percentuali di partecipazione di soggetti diversi dagli enti locali nelle societa` in cui la partecipazione degli enti locali e` pari o superiore al 50 per cento del capitale, e di due punti percentuali ogni cinque punti percentuali di partecipazione di soggetti diversi dagli enti locali nelle societa` in cui la partecipazione degli enti locali e` inferiore al 50 per cento del capitale.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

732.

377. Il numero complessivo di componenti del consiglio di amministrazione delle societa` partecipate totalmente anche in via indiretta da enti locali, non puo` essere superiore a tre, ovvero a cinque per le societa` con capitale, interamente versato, pari o superiore all’importo che sara` determinato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli affari regionali e delle autonomie locali, di concerto con il Ministro dell’interno e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-citta` e autonomie locali, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente disposizione. Nelle societa` miste il numero massimo di componenti del consiglio di amministrazione designati dai soci pubblici locali comprendendo nel numero anche quelli eventualmente designati dalle Regioni non puo` essere superiore a cinque. Le societa` adeguano i propri statuti e gli eventuali patti parasociali entro tre mesi dall’entrata in vigore del citato decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

Em. 18.2076 Banti

Em. 18.2083 Banti

733.

378. Le Regioni e le Province autonome di Bolzano e di Trento adeguano ai principi di cui al presente articolo la disciplina dei compensi degli amministratori delle societa` da esse partecipate, e del numero massimo dei componenti del consiglio di amministrazione di dette societa`. L’obbligo di cui al periodo che precede costituisce principio di coordinamento della finanza pubblica.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

734.

379. Nell’articolo 82 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modifiche:

a) al comma 1, dopo le parole: "consigli circoscrizionali" sono inserite le seguenti: "dei soli comuni capoluogo di provincia";

b) al comma 2, dopo la parola: "circoscrizionali" sono inserite le seguenti: "limitatamente ai comuni capoluogo di provincia".

Em. 18.89 (testo 2) Governo

735.

380. Nel comma 3 dell’articolo 234 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, le parole: "cinquemila" sono sostituite dalle seguenti: "quindicimila".

Em. 18.89 (testo 2) Governo

736.

380-bis. Le disposizioni di cui ai commi da 373 a 378 non si applicano alle societa` quotate in borsa.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

737.

380-ter. Non puo` essere nominato amministratore di ente, istituzione, azienda pubblica, societa` a totale o parziale capitale pubblico chi, avendo ricoperto nei cinque anni precedenti incarichi analoghi, abbia chiuso in perdita tre esercizi consecutivi.

Em. 18.89 (testo 2) Governo

738.

380-quater. Gli incarichi di amministratore delle societa` di cui al presente articolo conferiti da soci pubblici e i relativi compensi sono pubblicati nell’albo e nel sito informatico dei soci pubblici a cura del responsabile individuato da ciascun ente. La pubblicita` e` soggetta ad aggiornamento semestrale. La violazione dell’obbligo di pubblicazione e` punita con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a diecimila euro, irrogata dal Prefetto nella cui circoscrizione ha sede la societa`. La stessa sanzione si applica agli amministratori societari che non comunicano ai soci pubblici il proprio incarico ed il relativo compenso entro trenta giorni dal conferimento ovvero, per le indennita` di risultato di cui al comma 1, entro trenta giorni dal percepimento

Em. 18.89 (testo 2) Governo

739.

380-bis. Le norme del presente comma costituiscono principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica di cui agli articoli 117, 3º comma e 119, 2º comma della Costituzione. Le operazioni di gestione del debito tramite utilizzo di strumenti derivati, da parte delle Regioni e degli enti di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, devono essere improntate alla riduzione del costo finale del debito e alla riduzione dell’esposizione ai rischi di mercato. Gli enti possono concludere tali operazioni solo in corrispondenza di passivita` effettivamente dovute, avendo riguardo al contenimento dei rischi di credito assunti.

Em. 18.90 Governo

740.

380-ter. All’articolo 41 della legge 448 del 28 dicembre 2001 sono aggiunti i seguenti commi:

"2-bis. A partire dal 1º gennaio 2007, nel quadro di coordinamento della finanza pubblica di cui all’articolo 119 della Costituzione, i contratti con cui le Regioni e gli enti di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 pongono in essere le operazioni di ammortamento del debito con rimborso unico a scadenza e le operazioni in strumenti derivati devono essere trasmessi, a cura degli enti contraenti, al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro. Tale trasmissione, che deve avvenire prima della sottoscrizione dei contratti medesimi, e` elemento costitutivo dell’efficacia degli stessi. Restano valide le disposizioni del decreto di cui all’articolo 41 comma 1, della legge 448 del 28 dicembre 2001, in materia di monitoraggio. 2-ter. Delle operazioni di cui al comma precedente che risultino in violazione alla vigente normativa, viene data comunicazione alla Corte dei Conti per l’adozione dei provvedimenti di propria competenza".

Em. 18.90 Governo

741.

380-quater. Gli enti tenuti alle comunicazioni previste dall’articolo 41 della legge 448 del 2001 conservano, per almeno cinque anni, appositi elenchi aggiornati contenenti i dati di tutte le operazioni finanziarie e di indebitamento effettuate ai sensi della normativa sopra citata. L’organo di revisione dell’ente territoriale vigila sul corretto e tempestivo adempimento da parte degli enti stessi.

Em. 18.90 Governo

742.

380-quinquies. Dal 1º gennaio 2007 alle operazioni di indebitamento di cui al comma 17 dell’articolo 3 della legge 14 dicembre 2003, n. 350, si aggiungono le operazioni di cessione o cartolarizzazione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi per i cui pagamenti l’ente assume, ancorché ´ indirettamente, nuove obbligazioni, anche mediante la ristrutturazione dei piani di ammortamento. Sono escluse le operazioni di tale natura per le quali la delibera della Giunta regionale sia stata adottata prima del 4 settembre 2006, purche´ completate entro e non oltre il 31 marzo 2007.

Em. 18.90 Governo

743.

380-sexies. Al comma 17 dell’articolo 3 della legge 24 dicembre

2003, n. 350 sono soppresse le parole: "non collegati a un’attivita` patrimoniale preesistente".

Em. 18.90 Governo

744.

380-septies. All’articolo 255 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto Iegislativo 18 agosto 2000, n. 267, il comma 10 e` sostituito dal seguente:

"10. Non compete all’organo straordinario di liquidazione l’amministrazione dei residui attivi e passivi relativi ai fondi a gestione vincolata, ai mutui passivi gia` attivati per investimenti, ivi compreso il pagamento delle rclative spese, nonche´ l’amministrazione dei debiti assistiti dalla garanzia della delegazione di pagamento di cui all’articolo 206».

Em. 18.90 Governo

745.

381. L’adeguamento dei trasferimenti dovuti dallo Stato, ai sensi rispettivamente dell’articolo 37, comma 3, lettera c), della legge 9 marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, e dell’articolo 59, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come da ultimo modificato dal comma 385, è stabilito per l’anno 2007:

    a) in 469,16 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, delle gestioni dei lavoratori autonomi, della gestione speciale minatori, nonché in favore dell’Ente nazionale di previdenza e di assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS);

    b) in 115,93 milioni di euro in favore del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ad integrazione dei trasferimenti di cui alla lettera a), della gestione esercenti attività commerciali e della gestione artigiani.

Art. 82.(Gestioni previdenziali).

746.

382. Conseguentemente a quanto previsto dal comma 381, gli importi complessivamente dovuti dallo Stato sono determinati per l’anno 2007 in 16.650,39 milioni di euro per le gestioni di cui al comma 381, lettera a), e in 4.114,39 milioni di euro per le gestioni di cui al comma 381, lettera b).

 

747.

383. Gli importi complessivi di cui ai commi 381 e 382 sono ripartiti tra le gestioni interessate con il procedimento di cui all’articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, al netto, per quanto attiene al trasferimento di cui al comma 381, lettera a), della somma di 945,10 milioni di euro attribuita alla gestione per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni a completamento dell’integrale assunzione a carico dello Stato dell’onere relativo ai trattamenti pensionistici liquidati anteriormente al 1º gennaio 1989, nonché al netto delle somme di 2,50 milioni di euro e di 57,94 milioni di euro di pertinenza, rispettivamente, della gestione speciale minatori e dell’ENPALS.

 

748.

384. All’articolo 3, comma 2, della legge 8 agosto 1995, n. 335, le parole da: «secondo i seguenti criteri» fino alla fine del comma sono sostituite dalle seguenti: «secondo il criterio del rapporto tra contribuzione e prestazioni con l’applicazione di aliquote contributive non inferiori alla media, ponderata agli iscritti, delle aliquote vigenti nei regimi interessati».

 

749.

385. All’articolo 59, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, il quinto periodo è sostituito dal seguente: «Sono altresì escluse dal predetto procedimento le quote assegnate alle gestioni di cui agli articoli 21, 28, 31 e 34 della legge 9 marzo 1989, n. 88, per un importo pari al 50 per cento di quello definito con legge 23 dicembre 1996, n. 663, e successive modificazioni, rivalutato, a decorrere dall’anno 1997, in misura proporzionale al complessivo incremento dei trasferimenti stabiliti annualmente con legge finanziaria, ai sensi dell’articolo 37, comma 5, della legge 9 marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, e annualmente adeguato secondo i medesimi criteri».

 

750.

386. Al fine di pervenire alla sistemazione del debito di Poste italiane Spa verso la tesoreria statale per sovvenzioni ricevute per pagamenti di pensioni effettuati fino alla fine dell’anno 2000, le anticipazioni di tesoreria ricevute da Poste italiane Spa, ai sensi dell’articolo 16 della legge 12 agosto 1974, n. 370, per il pagamento delle pensioni a carico dell’INPS fino alla predetta data si intendono concesse direttamente all’INPS e, conseguentemente, sono apportate le necessarie variazioni nelle scritturazioni del conto del patrimonio dello Stato.

 

751.

387. Ai fini della copertura dei maggiori oneri a carico della gestione per l’erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili, ciechi e sordi di cui all’articolo 130 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, valutati in 534 milioni di euro per l’esercizio 2005 e in 400 milioni di euro per l’anno 2006:

    a) per l’anno 2005, sono utilizzate le somme che risultano, sulla base del bilancio consuntivo dell’INPS per l’anno 2005, trasferite alla gestione di cui all’articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, in eccedenza rispetto agli oneri per prestazioni e provvidenze varie, per un ammontare complessivo pari a 534 milioni di euro;

    b) per l’anno 2006, sono utilizzate le seguenti risorse:

    1) le somme che risultano, sulla base del bilancio consuntivo dell’INPS per l’anno 2005, trasferite alla gestione di cui all’articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88, e successive modificazioni, in eccedenza rispetto agli oneri per prestazioni e provvidenze varie, per un ammontare complessivo pari a 87,48 milioni di euro;

    2) le risorse trasferite all’INPS ed accantonate presso la medesima gestione, come risultanti dal bilancio consuntivo dell’anno 2005 del medesimo Istituto, per un ammontare complessivo di 312,52 milioni di euro, in quanto non utilizzate per i rispettivi scopi.

Art. 83.(Trasferimenti all'INPS).

752.

388. All’articolo 23 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

    a) le parole: «1º gennaio 2008» e «31 dicembre 2007», ovunque ricorrano, con esclusione dei commi 3 e 4, sono sostituite rispettivamente dalle seguenti: «1º gennaio 2007» e «31 dicembre 2006»;

    b) al comma 5:

    1) nel primo periodo, la parola: «erogate» è soppressa;

    2) nel secondo periodo, le parole: «alle prestazioni maturate» sono sostituite dalle seguenti: «ai montanti delle prestazioni accumulate»;

    c) al comma 7, nelle lettere b) e c), le parole: «alle prestazioni pensionistiche maturate» sono sostituite dalle seguenti: «ai montanti delle prestazioni»;

    d) al comma 3, le parole da: «Entro il 31 dicembre» fino a: «lettera b), n. 1):» sono sostituite dalle seguenti: «Per ricevere nuove adesioni, anche con riferimento al finanziamento tramite conferimento del TFR:»;

    e) al comma 3, lettera b), n. 1), dopo le parole: «alla costituzione» sono inserite le seguenti: «, entro il 31 marzo 2007,»;

    f) il comma 3-bis è sostituito dal seguente:

«3-bis. Per le forme pensionistiche complementari di cui agli articoli 12 e 13, le disposizioni previste agli articoli 4 e 5 in materia di responsabile della forma pensionistica e dell’organismo di sorveglianza si applicano a decorrere dal 1º luglio 2007. »;

    g) il comma 4 è sostituito dal seguente:

«4. A decorrere dal 1º gennaio 2007, le forme pensionistiche complementari che hanno provveduto agli adeguamenti di cui alle lettere a) e b), n. 2), del comma 3, dandone comunicazione alla COVIP secondo le istruzioni impartite dalla stessa, possono ricevere nuove adesioni anche con riferimento al finanziamento tramite conferimento del TFR. Relativamente a tali adesioni, le forme pensionistiche complementari che entro il 30 giugno 2007 abbiano ricevuto da parte della COVIP, anche tramite procedura di silenzio-assenso ai sensi dell’articolo 19, comma 2, lettera b), l’autorizzazione o l’approvazione in ordine ai predetti adeguamenti ed abbiano altresì provveduto, per quanto di competenza, agli ulteriori adeguamenti di cui al comma 3, lettera b), n. 1), ricevono, a decorrere dal 1º luglio 2007, il versamento del TFR e dei contributi eventualmente previsti, anche con riferimento al periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 30 giugno 2007. Con riguardo ai lavoratori di cui all’articolo 8, comma 7, lettera c), n. 1), il predetto differimento si applica relativamente al versamento del residuo TFR. Qualora la forma pensionistica complementare non abbia ricevuto entro il 30 giugno 2007 la predetta autorizzazione o approvazione, all’aderente è consentito trasferire l’intera posizione individuale maturata ad altra forma pensionistica complementare, anche in mancanza del periodo minimo di partecipazione di due anni di cui all’articolo 14, comma 6».

Art. 84.(Istituzione presso la tesoreria dello Stato del Fondo per l'erogazione dei trattamenti di fine rapporto).

753.

388-bis. Per le disposizioni di cui al comma 388 sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, previste dai relativi statuti, dalle norme di attuazione e dal titolo V della parte II della Costituzione.

 

754.

    388-ter. All’articolo 1, comma 3, lettera c), del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, le parole: «Commissione di vigilanza sulle forme pensionistiche complementari» sono sostituite dalle seguenti: «Commissione di vigilanza sui fondi pensione».

 

755.

388-quater. Restano validi gli atti ed i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi ed i rapporti giuridici sorti sulla base del decreto-legge 13 novembre 2006, n. 279».

 

756.

388-bis. All’articolo 23 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e successive modificazioni ed integrazioni, dopo il comma 4, inserire il seguente:

    "4-bis. Le forme pensionistiche complementari istituite alla data di entrata in vigore della legge 23 ottobre 1992, n. 421, possono ricevere nuove adesioni anche con riferimento al finanziamento tramite conferimento del TFR a far data dal 1º gennaio 2007. Tali forme, ai fini del conferimento del TFR, devono adeguarsi, in conformità delle disposizioni emanate in attuazione dell’articolo 20, comma 2, del presente decreto legislativo, entro il 31 maggio 2007"».

18.92 (testo 2)

Il Governo

757.

388-bis. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono disciplinate le modalità di regolazione di debito e credito delle imprese nei confronti dell’Inps, relativi agli sgravi contributivi di cui ai decreti del Ministro del lavoro del 5 agosto 1994 e del 24 dicembre del 1997. Nelle more dell’emanazione del decreto sono sospese le procedure esecutive e le imprese stesse non sono considerate morose ai fini del rilascio del DURC

Em. 18.2124 Relatore

Emendamento Legnini 18.2125

758.

389. Con effetto dal 1º gennaio 2007, è istituito il «Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile», le cui modalità di finanziamento rispondono al principio della ripartizione, ed è gestito, per conto dello Stato, dall’INPS su un apposito conto corrente aperto presso la tesoreria dello Stato. Il predetto Fondo garantisce ai lavoratori dipendenti del settore privato l’erogazione dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile, per la quota corrispondente ai versamenti di cui al comma 390, secondo quanto previsto dal codice civile medesimo.

Istituzione presso la tesoreria dello Stato del Fondo per l'erogazione dei trattamenti di fine rapporto

759.

390. Con effetto sui periodi di paga decorrenti dal 1º gennaio 2007, al fine del finanziamento del Fondo di cui al comma 389, al medesimo Fondo affluisce un contributo pari alla quota di cui all’articolo 2120 del codice civile, al netto del contributo di cui all’articolo 3, ultimo comma, della legge 29 maggio 1982, n. 297, maturata a decorrere dalla predetta data e non destinata alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252. Il predetto contributo è versato mensilmente dai datori di lavoro al Fondo di cui al comma 389, secondo le modalità stabilite con il decreto di cui al comma 391. Non sono tenuti al versamento del predetto contributo i datori di lavoro che abbiano alle proprie dipendenze meno di 50 addetti. La liquidazione del trattamento di fine rapporto e delle relative anticipazioni al lavoratore viene effettuata, sulla base di un’unica domanda, presentata dal lavoratore al proprio datore di lavoro, secondo le modalità stabilite con il decreto di cui al comma 391, dal Fondo di cui al comma 389, limitatamente alla quota corrispondente ai versamenti effettuati al Fondo medesimo, mentre per la parte rimanente resta a carico del datore di lavoro. Al contributo di cui al presente comma si applicano le disposizioni in materia di accertamento e riscossione dei contributi previdenziali obbligatori, con esclusione di qualsiasi forma di agevolazione contributiva.

Confluenza al Fondo per il TFR del contributo del 50% della quota di retribuzione destinata al TFR

760.

391. Le modalità di attuazione delle disposizioni dei commi 389 e 390 sono stabilite con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge.

 

761.

392. Le risorse del Fondo di cui al comma 389, al netto delle prestazioni erogate, della valutazione dei maggiori oneri derivanti dall’esonero dal versamento del contributo di cui all’articolo 10, comma 2, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, come modificato dal comma 395, e degli oneri conseguenti alle maggiori adesioni alle forme pensionistiche complementari derivanti dall’applicazione della presente disposizione, nonché dall’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 8 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, come da ultimo sostituito dal comma 397, nonché degli oneri di cui al comma 396, sono destinate, nei limiti degli importi di cui all’elenco 1 annesso alla presente legge, al finanziamento dei relativi interventi, e in ogni caso nei limiti delle risorse accertate con il procedimento di cui al comma 393.

 

762.

393. Con il procedimento di cui all’articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, sono trimestralmente accertate le risorse del Fondo di cui al comma 389, al netto delle prestazioni e degli oneri di cui al comma 392.

 

763.

393-bis. Entro il 30 settembre di ogni anno, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, presenta al Parlamento una relazione contenente i dati relativi alla costituzione e ai rendimenti delle forme pensionistiche complementari di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, quantificando altresì le adesioni alle forme pensionistiche complementari derivanti dall’applicazione dei commi 388 e seguenti del presente articolo, specificando dettagliatamente la consistenza finanziaria e le modalità di utilizzo del Fondo di cui al comma 389. Nella prima relazione il Ministro riferisce altresì sulle condizioni tecnico-finanziarie necessarie per la costituzione di una eventuale apposita gestione INPS, alimentata con il TFR, dei trattamenti aggiuntivi a quelli della pensione obbligatoria definendo un apposito Fondo di riserva.

Em. 2.75/6

764.

393-ter. Lo schema di ripartizione delle risorse del Fondo di cui al comma 389 e la relativa assegnazione ai singoli interventi di cui all’elenco 1 annesso alla presente legge è altresì trasmesso alle Camere ai fini dell’espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario, che sono resi entro trenta giorni.

 

765.

394. Gli stanziamenti relativi agli interventi di cui al comma 392, nei limiti degli importi di cui all’elenco 1 annesso alla presente legge, sono accantonati e possono essere utilizzati per gli importi accertati ai sensi del comma 393, con appositi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, subordinatamente alla decisione delle autorità statistiche comunitarie in merito al trattamento contabile del Fondo di cui al comma 389 e alla conseguente compatibilità degli effetti complessivi del medesimo comma 392 con gli impegni comunitari assunti in sede di valutazione del programma di stabilità dell’Italia.

Utilizzo delle risorse.

766.

394-bis. All’articolo 3, comma 12, della legge 8 agosto 1995, n. 335, il primo e il secondo periodo sono sostituiti dai seguenti: «Nel rispetto dei principi di autonomia affermati dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e dal decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, e con esclusione delle forme di previdenza sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria, allo scopo di assicurare l’equilibrio di bilancio in attuazione di quanto previsto dall’articolo 2, comma 2, del suddetto decreto legislativo n. 509 del 1994, la stabilità delle gestioni previdenziali di cui ai predetti decreti legislativi e’ da ricondursi ad un arco temporale non inferiore ai 30 anni. Il bilancio tecnico di cui al predetto articolo 2, comma 2, e’ redatto secondo criteri determinati con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministero dell’economa e delle finanze, sentite le associazioni e le fondazioni interessate, sulla base delle indicazioni elaborate dal Consiglio nazionale degli attuari nonché dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. In esito alle risultanze e in attuazione di quanto disposto dal suddetto articolo 2, comma 2, sono adottati dagli enti medesimi, i provvedimenti necessari per la salvaguardia dell’equilibrio finanziario di lungo termine, avendo presente il principio del pro rata in relazione alle anzianità già maturate rispetto alla introduzione delle modifiche derivanti dai provvedimenti suddetti e comunque tenuto conto dei criteri di gradualità e di equità fra generazioni. Qualora le esigenze di riequilibrio non vengano affrontate, dopo aver sentito l’ente interessato e la valutazione del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, possono essere adottate le misure di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509. Sono fatti salvi gli atti e le deliberazioni in materia previdenziale adottati dagli enti di cui al comma 1 ed approvati dai Ministeri vigilanti prima dell’entrata in vigore della presente legge

Em. 15.2150 Relatore

767.

395. All’articolo 10 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) i commi da 1 a 3 sono sostituiti dai seguenti:

«1. Dal reddito d’impresa è deducibile un importo pari al quattro per cento dell’ammontare del TFR annualmente destinato a forme pensionistiche complementari e al Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile; per le imprese con meno di 50 addetti tale importo è elevato al sei per cento.

2. Il datore di lavoro è esonerato dal versamento del contributo al Fondo di garanzia previsto dall’articolo 2 della legge 29 maggio 1982, n. 297, e successive modificazioni, nella stessa percentuale di TFR maturando conferito alle forme pensionistiche complementari e al Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile.

3. Un’ulteriore compensazione dei costi per le imprese, conseguenti al conferimento del TFR alle forme pensionistiche complementari e al Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile, è assicurata anche mediante una riduzione del costo del lavoro, attraverso una riduzione degli oneri impropri, correlata al flusso di TFR maturando conferito, nei limiti e secondo quanto stabilito dall’articolo 8 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, e successive modificazioni»;

    b) il comma 4 è abrogato;

    b-bis) al comma 5, le parole: «al presente articolo» sono sostituite dalle seguenti: «al comma 1»..

Esonero delle somme destinate al Fondo per il TFR dal versamento al Fondo di garanzia per il TFR.

768.

396. Ai fini della realizzazione di campagne informative a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri, d’intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, volte a promuovere adesioni consapevoli alle forme pensionistiche complementari nonché per fare fronte agli oneri derivanti dall’attuazione delle connesse procedure di espressione delle volontà dei lavoratori di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, è autorizzata, per l’anno 2007, la spesa di 17 milioni di euro. Alla ripartizione delle predette somme si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro dell’economia e delle finanze. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), da emanare entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di attuazione di quanto previsto dal predetto articolo 8 del decreto legislativo n. 252 del 2005, con particolare riferimento alle procedure di espressione della volontà del lavoratore circa la destinazione del trattamento di fine rapporto maturando, e dall’articolo 9 del medesimo decreto legislativo n. 252 del 2005.

Finanziamento spese campagne informative per adesione.

769.

397. Al decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) l’articolo 8 è sostituito dal seguente:

«Art. 8. – (Compensazioni alle imprese che conferiscono il TFR a forme pensionistiche complementari e al Fondo per l’erogazione del TFR). – 1. In relazione ai maggiori oneri finanziari sostenuti dai datori di lavoro per il versamento di quote di trattamento di fine rapporto (TFR) alle forme pensionistiche complementari ovvero al "Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile" istituito presso la tesoreria dello Stato, a decorrere dal 1º gennaio 2008, è riconosciuto, in funzione compensativa, l’esonero dal versamento dei contributi sociali da parte degli stessi datori di lavoro dovuti alla gestione di cui all’articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n. 88, per ciascun lavoratore, nella misura dei punti percentuali indicati nell’allegata tabella A, applicati nella stessa percentuale di TFR maturando conferito alle forme pensionistiche complementari e al predetto Fondo presso la tesoreria dello Stato. L’esonero contributivo di cui al presente comma si applica prioritariamente considerando, nell’ordine, i contributi dovuti per assegni familiari, per maternità e per disoccupazione e in ogni caso escludendo il contributo al Fondo di garanzia di cui all’articolo 2 della legge 29 maggio 1982, n. 297, nonché il contributo di cui all’articolo 25, quarto comma, della legge 21 dicembre 1978, n. 845. Qualora l’esonero di cui al presente comma non trovi capienza, con riferimento ai contributi effettivamente dovuti dal datore di lavoro, per il singolo lavoratore, alla gestione di cui al citato articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n. 88, l’importo differenziale è trattenuto, a titolo di esonero contributivo, dal datore di lavoro sull’ammontare complessivo dei contributi dovuti all’INPS medesimo. L’onere derivante dal presente comma è valutato in 414 milioni di euro per l’anno 2008 e in 460 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009»;

    b) alla tabella A, le parole: «prevista dall’articolo 8, comma 2» sono sostituite dalle seguenti: «prevista dall’articolo 8, comma 1».

Compensazioni alle imprese che conferiscono il TFR al Fondo per l'erogazione del TFR mediante esonero dai contributi sociali per le quote versate.

770.

    "397-bis. Le risorse di cui all’articolo 74, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, limitatamente allo stanziamento relativo all’anno 2007 possono essere utilizzate anche ai fini del finanziamento delle spese di avvio dei Fondi di previdenza complementare dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche"».

Em. 18.66 (Testo 2) Governo

771.

398. Con effetto dal 1º gennaio 2007, le aliquote contributive per il finanziamento delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani e commercianti iscritti alle gestioni autonome dell’INPS sono stabilite in misura pari al 19,5 per cento. A decorrere dal 1º gennaio 2008, le predette aliquote sono elevate al 20 per cento.

Art. 85.(Misure in materia previdenziale).

772.

399. Con effetto dal 1º gennaio 2007, l’aliquota contributiva di finanziamento per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, è elevata dello 0,3 per cento, per la quota a carico del lavoratore. In conseguenza del predetto incremento, le aliquote di cui al presente comma non possono comunque superare, nella somma delle quote dovute dal lavoratore e dal datore di lavoro, il 33 per cento.

 

773.

400. Con effetto dal 1º gennaio 2007, l’aliquota contributiva pensionistica per gli iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie, e la relativa aliquota contributiva per il computo delle prestazioni pensionistiche sono stabilite in misura pari al 23 per cento. Con effetto dalla medesima data per i rimanenti iscritti alla predetta gestione l’aliquota contributiva pensionistica e la relativa aliquota contributiva per il computo delle prestazioni pensionistiche sono stabilite in misura pari al 16 per cento. All’articolo 58» della legge 17 maggio 1999 n. 144 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2:

1. la parola «dodici» e` sostituita da quella «tredici»;

2. le parole: «cinque designati dalle associazioni sindacali rappresentative degli iscritti al Fondo medesimo» sono sostituite dalle seguenti: «sei eletti dagli iscritti al Fondo»;

b) il comma 3 e` sostituito dal seguente: «il presidente del comitato amministratore e` eletto tra i componenti eletti dagli iscritti al fondo

Em. 18.2172 Ripamonti Tibaldi

774.

400-bis. L’incremento contributivo di cui al di cui al comma 400 non può in ogni caso determinare una riduzione del compenso netto percepito dal lavoratore superiore ad un terzo dell’aumento dell’aliquota. A tal fine, si assume a riferimento il compenso netto mensile già riconosciuto alla data di entrata in vigore della presente legge, in caso di rapporti in essere alla medesima data, ovvero il compenso netto mensile riconosciuto sulla base dell’ultimo contratto stipulato dal lavoratore con il medesimo committente. In ogni caso, i compensi corrisposti ai lavoratori a progetto devono essere proporzionati alla quantità e qualità del lavoro eseguito e devono tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per prestazioni di analoga professionalita’, anche sulla base dei contratti collettivi nazionali di riferimento

Em. 18.2169 Relatore

775.

401. Con effetto sui periodi contributivi maturati a decorrere dal 1º gennaio 2007 la contribuzione dovuta dai datori di lavoro per gli apprendisti artigiani e non artigiani è complessivamente rideterminata nel 10 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è stabilita la ripartizione del predetto contributo tra le gestioni previdenziali interessate. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche con riferimento agli obblighi contributivi previsti dalla legislazione vigente in misura pari a quella degli apprendisti. Con riferimento ai periodi contributivi di cui al presente comma viene meno per le regioni l’obbligo del pagamento delle somme occorrenti per le assicurazioni in favore degli apprendisti artigiani di cui all’articolo 16 della legge 21 dicembre 1978, n. 845. Per i datori di lavoro che occupano alle dipendenze un numero di addetti pari o inferiore a nove la predetta complessiva aliquota del 10 per cento a carico dei medesimi datori di lavoro è ridotta in ragione dell’anno di vigenza del contratto e limitatamente ai soli contratti di apprendistato di 8,5 punti percentuali per i periodi contributivi maturati nel primo anno di contratto e di 7 punti percentuali per i periodi contributivi maturati nel secondo anno di contratto, restando fermo il livello di aliquota del 10 per cento per i periodi contributivi maturati negli anni di contratto successivi al secondo. A decorrere dal 1º gennaio 2007 ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato ai sensi del capo I del titolo VI del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni, sono estese le disposizioni in materia di indennità giornaliera di malattia secondo la disciplina generale prevista per i lavoratori subordinati e la relativa contribuzione è stabilita con il decreto di cui al secondo periodo del presente comma.

Rideterminazione aliquote contributive dovute da datori lavoro di apprendisti artigiani e non.

Contribuzione apprendisti artigiani

776.

402-bis. L’estensione della disciplina del trattamento pensionistico a favore dei superstiti di assicurato e pensionato vigente nell’ambito del regime dell’assicurazione generale obbligatoria a tutte le forme esclusive e sostitutive di detto regime prevista dall’articolo 1, comma 41, della legge n. 335/1995, si interpreta nel senso che per le pensioni di reversibilita` sorte a decorrere dall’entrata in vigore della legge 8 agosto 1995, n. 335, indipendentemente dalla data di decorrenza della pensione diretta, l’indennita` integrativa speciale gia` in godimento dal dante causa, parte integrante del complessivo trattamento pensionistico percepito, e` attribuita nella misura percentuale prevista per il trattamento di reversibilita`.

18.93

Il Governo

777.

402-ter. Sono fatti salvi i trattamenti pensionistici piu` favorevoli in godimento alla data di entrata in vigore della presente legge, gia` definiti in sede di contenzioso, con riassorbimento sui futuri miglioramenti pensionistici.

18.93

Il Governo

778.

403-quater. E` abrogato l’articolo 15, comma 5, della legge 23 dicembre 1994, n. 724.

18.93

Il Governo

779.

403. L’articolo 5, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1968, n. 488, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che, in caso di trasferimento presso l’assicurazione generale obbligatoria italiana dei contributi versati ad enti previdenziali di Paesi esteri in conseguenza di convenzioni ed accordi internazionali di sicurezza sociale, la retribuzione pensionabile relativa ai periodi di lavoro svolto nei Paesi esteri è determinata moltiplicando l’importo dei contributi trasferiti per cento e dividendo il risultato per l’aliquota contributiva per invalidità, vecchiaia e superstiti in vigore nel periodo cui i contributi si riferiscono. Sono fatti salvi i trattamenti pensionistici più favorevoli già liquidati alla data di entrata in vigore della presente legge.

 

780.

403-bis. Con effetto dall’anno 2006, a decorrere dal 1º luglio di ciascun anno, alle prestazioni economiche erogate a norma dell’articolo 14-vicies-quater del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito dalla legge 17 agosto 2005, n. 168, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 11 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, e successive modificazioni ed integrazioni.

E` abrogato il comma 2 dell’articolo 14-viciesquater del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito dalla legge 17 agosto 2005, n. 168

Em. 18.2244 Lusi, Legnini

781.

404. Con riferimento alla gestione di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, sono ridotti con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, su delibera del consiglio di amministrazione dell’INAIL, i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel limite complessivo di un importo pari a 100 milioni di euro per l’anno 2007.

Riduzione dei premi INAIL

782.

405. Con effetto dal 1º gennaio 2008, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, su delibera del consiglio di amministrazione dell’INAIL, è stabilita con riferimento alla gestione di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, la riduzione dei premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel limite complessivo di un importo pari alle risorse originate da un tasso di incremento del gettito contributivo complessivo relativo alla gestione unitaria dell’ente accertato in sede di bilancio consuntivo per l’anno 2007 superiore al tasso di variazione nominale del prodotto interno lordo indicato per il medesimo anno nella Relazione previsionale e programmatica per l’anno 2007 e, comunque, per un importo non superiore a 300 milioni di euro.

 

783.

405-bis. La riduzione dei premi di cui al comma 405 è prioritariamente riconosciuta alle imprese in regola con tutti gli obblighi previsti dal decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e dalle specifiche normative di settore, le quali:

    a) abbiano adottato piani pluriennali di prevenzione per l’eliminazione delle fonti di rischio e per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e di igiene nei luoghi di lavoro, concordati da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piatto nazionale e territoriale, anche all’interno di enti bilaterali, e trasmessi agli Ispettorati del lavoro;

    b) non abbiano registrato infortuni nel biennio precedente alla data della richiesta di ammissione al beneficio

Em. 18.95 (Testo 2) Governo

784.

405-bis. Dopo l’articolo 13 del decreto legislativo 23 febbraio 2000,

n. 38, e` inserito il seguente:

«Art. 13-bis. – 1. All’articolo 178 del decreto del Presidente 30 giugno 1965, n. 1124, secondo comma, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:

"e, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, abbiano subito o subiscano una menomazione dell’integrita` psicofisica di grado pari o superiore al 60 per cento".

2. All’articolo 150, primo comma, del decreto del Presidente della

Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, dopo le parole: "purche´ non superiore all’ottanta per cento" sono inserite le seguenti: "e, per le malattie denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, con menomazione dell’integrita` psicofisica di qualunque grado, purche´ non superiore al 60 per cento".

3. All’articolo 220 del decreto del Presidente della Repubblica 30

giugno 1965, n. 1124, dopo le parole: "di grado non inferiore al 50 per cento" sono inserite le seguenti: "e, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, ai titolari di rendita per menomazione dell’integrita` psicofisica di grado non inferiore al 35 per cento".

4. All’articolo 76, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, dopo le parole: "invalidita` permanente assoluta conseguente a menomazioni elencate nella tabella allegato n. 3" sono inserite le seguenti: "e, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, nei casi di invalidita` conseguente a menomazioni elencate nella predetta tabella".

5. All’articolo 218, primo comma, del decreto del Presidente della

Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, dopo le parole: "invalidita` permanente assoluta conseguente a menomazioni elencate nella tabella allegato n. 3" sono inserite le seguenti: "e, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, nei casi di invalidita` conseguente a menomazioni elencate nella predetta tabella".

6. Alla fine dell’articolo 11 della legge 10 maggio 1982, n. 251, e`

aggiunto il seguente comma: "Ferme restando tutte le altre condizioni, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, lo speciale assegno continuativo mensile di cui al primo comma spetta nel caso di morte, avvenuta per cause non dipendenti dall’infortunio o dalla malattia professionale, del titolare di rendita per menomazione dell ’integrita` psicofisica di grado non inferiore al 48 per cento".

7. All’articolo 10, terzo comma, della legge 5 maggio 1976, n. 248,

al numero 1) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "e, per gli infortuni sul lavoro verificatisi nonche´ le malattie professionali denunciate a decorrere dal 1º gennaio 2007, dell’integrita` psicofisica di grado superiore al 20 per cento"

Em. 18.96 Governo

785.

406. All’articolo 16 della legge 30 dicembre 1991, n. 412, al comma 6, primo periodo, dopo le parole: «sulla domanda» sono inserite le seguenti: «, laddove quest’ultima risulti completa di tutti gli atti, documenti ed altri elementi necessari per l’avvio del procedimento, salvi i documenti attestanti atti, fatti, qualità e stati soggettivi, già in possesso della pubblica amministrazione procedente o di altre pubbliche amministrazioni acquisibili d’ufficio ai sensi e per gli effetti dell’articolo 18, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Nel caso in cui la domanda risulti incompleta, gli interessi legali ed altri oneri accessori decorrono dalla data del suo perfezionamento. Gli enti indicano preventivamente attraverso idonei strumenti di pubblicità l’elenco completo della documentazione necessaria al fine dell’esame della domanda».

Prelievo contributivo e decorrenza degli interessi legali per prestazioni previdenziali e assistenziali

Necessaria completezza della domanda

786.

407. A decorrere dal 1º gennaio 2007, gli interessi legali di cui all’articolo 16, comma 6, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, come modificato dal comma 406, sulle prestazioni di disoccupazione con requisiti normali e con requisiti ridotti in agricoltura, decorrono dal termine per la pubblicazione degli elenchi nominativi annuali degli operai agricoli di cui all’articolo 9-quinquies, comma 3, del decreto-legge 1º ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, e successive modificazioni.

Prestazioni di disoccupazione agricola

787.

408. Il comma 4 dell’articolo 01 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, si interpreta nel senso che per i soggetti di cui all’articolo 8 della legge 12 marzo 1968, n. 334, e per gli iscritti alla gestione dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri continuano a trovare applicazione le disposizioni recate dall’articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1968, n. 488, e dall’articolo 7 della legge 2 agosto 1990, n. 233.

Prelievi contributivi e prestazioni dei lavoratori agricoli

788.

409. Al comma 5 dell’articolo 01 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, le parole: «e assimilati» sono soppresse.

 

789.

409-bis. Per la categoria dei lavoratori soci di cooperative sociali di cui all’articolo 1, lettera a), della legge 8 novembre 1991, n. 381, e di cooperative che esplicano l’attivita` nell’area di servizi socio-assistenziali, sanitari e socio educativi, nonche´ altre cooperative, operanti in settori e ambiti territoriali per i quali sono stati adottati, ai sensi dell’articolo 35 del Testo Unico delle norme sugli assegni familiari, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n. 797, decreti ministeriali ai fini del versamento dei contributi di previdenza ed assistenza sociale, la retribuzione giornaliera imponibile fissata dai suddetti decreti, ai fini dei contributi previdenziali ed assistenziali e` aumentata secondo le seguenti decorrenze, percentuali e modalita` di calcolo: del 30 per cento per l’anno 2007; del 60 per cento per l’anno 2008; del 100 per cento l’anno 2009. Il calcolo e` effettuato sulla differenza retributiva esistente tra la predetta retribuzione imponibile e il corrispondente minimo contrattuale giornaliero, di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 9 ottobre 1989, n. 338, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 1989, n. 389, e successive modificazioni. Le contribuzioni versate sulle retribuzioni superiori a quelle convenzionali restano acquisite alle gestioni previdenziali. E ` fatta salva, nei periodi indicati al primo periodo, la facolta` di versamento dei contributi dovuti sulle retribuzioni effettivamente corrisposte, purche´ non inferiori all’imponibile convenzionale come sopra determinato.

La contribuzione di cui al terzo e quarto periodo ha efficacia in proporzione alla misura del versamento effettuato

Em. 18.97 Governo

790.

410. A decorrere dal 1º gennaio 2007, ai lavoratori a progetto e categorie assimilate iscritti alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è corrisposta un’indennità giornaliera di malattia a carico dell’INPS entro il limite massimo di giorni pari a un sesto della durata complessiva del rapporto di lavoro e comunque non inferiore a 20 giorni nell’arco dell’anno solare, con esclusione degli eventi morbosi di durata inferiore a quattro giorni. Per la predetta prestazione si applicano i requisiti contributivi e reddituali previsti per la corresponsione dell’indennità di degenza ospedaliera a favore dei lavoratori iscritti alla gestione separata. La misura della predetta prestazione è pari al 50 per cento dell’importo corrisposto a titolo di indennità per degenza ospedaliera previsto dalla normativa vigente per tale categoria di lavoratori. Resta fermo, in caso di degenza ospedaliera, il limite massimo indennizzabile di centottanta giorni nell’arco dell’anno solare. Per la certificazione e l’attestazione dello stato di malattia che dia diritto alla predetta indennità si applicano le disposizioni di cui all’articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 1979, n. 663, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1980, n. 33, e successive modificazioni. Ai lavoratori di cui al presente comma si applicano le disposizioni in materia di fasce orarie di reperibilità e di controllo dello stato di malattia di cui all’articolo 5, comma 14, del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638, e successive modificazioni. Ai lavoratori di cui al presente comma, che abbiano titolo all’indennità di maternità, è corrisposto per gli eventi di parto verificatisi a decorrere dal 1º gennaio 2007 un trattamento economico per congedo parentale, limitatamente ad un periodo di tre mesi entro il primo anno di vita del bambino, la cui misura è pari al 30 per cento del reddito preso a riferimento per la corresponsione dell’indennità di maternità. Le disposizioni di cui al precedente periodo si applicano anche nei casi di adozione o affidamento per ingressi in famiglia con decorrenza dal 1º gennaio 2007 Le prestazioni di cui al presente comma sono finanziate a valere sul contributo previsto dall’articolo 84 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151.

Art. 86.(Indennità di malattia e congedi parentali per gli iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335).

Lavoratori autonomi e CO.CO.CO.. Prestazioni assistenziali

Em. 18.2301 Treu Roilo

791.

411. La facoltà di riscatto dei periodi di aspettativa per motivi di famiglia di cui all’articolo 4, comma 2, della legge 8 marzo 2000, n. 53, è estesa anche ai periodi antecedenti al 31 dicembre 1996.

Riscatto aspettativa per motivi di famiglia

792.

412. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro delle politiche per la famiglia e con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità di attuazione della disposizione di cui al comma 411. Con il medesimo decreto sono adeguate le tabelle emanate per l’applicazione dell’articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338.

Em. 18.49 Governo

793.

413. All’articolo 64, comma 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) le parole da: «con decreto del Ministro del lavoro» fino a: «provvedimento,» sono soppresse;

    b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è disciplinata l’applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 17 e 22 nei limiti delle risorse rinvenienti dallo specifico gettito contributivo, da determinare con il medesimo decreto».

Emendamento maternità rischio co.co.pro.

794.

413-bis. All’articolo 4 della legge 3 agosto 2004, n. 206, dopo il comma 2 e` aggiunto il seguente:

"2-bis. Per i soggetti che abbiano proseguito l’attivita` lavorativa ancorche´ l’evento dannoso sia avvenuto anteriormente alla data in vigore della presente legge, inclusi i casi di revisione o prima valutazione, perche´ l’invalidita` permanente riconosciuta non risulti inferiore ad un quarto della capacita` lavorativa o della rivalutazione dell’invalidita` con percentuale omnicomprensiva anche del danno biologico e morale come indicato all’articolo 6, comma 1, al raggiungimento del periodo massimo pensionabile, anche con il concorso degli anni di contribuzione previsti dall’articolo 3, comma 1, la misura del trattamento di quiescenza e` pari all’ultima retribuzione annua integralmente percepita e maturata, rideteminata secondo le previsioni di cui all’articolo 2, comma 1"

Em. 18.2340 Rossa Legnini

795.

413-bis. Per gli assistenti domiciliari all'infanzia, qualificati o accreditati presso la provincia autonoma di Bolzano, i contributi previdenziali e assicurativi sono dovuti secondo le misure previste dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1971, n. 1403, e successive modificazioni, anche nel caso in cui le prestazioni di lavoro siano rese presso il domicilio delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, sia che dipendano direttamente da persone fisiche o nuclei familiari, sia che dipendano da imprese individuali o persone giuridiche. L'istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) determina le modalità e i termini di versamento.

Em. 18.22/1 Peterlini

796.

413-bis. All’articolo 3 della legge 3 agosto 2004, n. 206, al comma 1, le parole:

"inferiore all’80 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "di qualsiasi entità e grado

Em. 18.2344 relatore

797.

413-bis. All’articolo 3 della legge 3 agosto 2004, n. 206, al comma 1, dopo le parole:

"dalle stragi di tale matrice," sono aggiunte le seguenti: "e ai loro familiari, anche superstiti, limitatamente al coniuge ed ai figli anche maggiorenni, ed in mancanza, ai genitori, siano essi dipendenti pubblici o privati o autonomi, anche sui loro trattamenti diretti

Em. 18.2341 Relatore

798.

414. Per garantire il rispetto degli obblighi comunitari e la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2007-2009, in attuazione del protocollo di intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per un patto nazionale per la salute sul quale la Conferenza delle regioni e delle province autonome, nella riunione del 28 settembre 2006, ha espresso la propria condivisione:

    a) il finanziamento del Servizio sanitario nazionale, cui concorre ordinariamente lo Stato, è determinato in 96.040 milioni di euro per l’anno 2007, in 99.082 milioni di euro per l’anno 2008 e in 102.285 milioni di euro per l’anno 2009, comprensivi dell’importo di 50 milioni di euro, per ciascuno degli anni indicati, a titolo di ulteriore finanziamento a carico dello Stato per l’ospedale «Bambino Gesù». All’articolo 1, comma 278, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le parole: «a decorrere dall’anno 2006» sono sostituite dalle seguenti: «limitatamente all’anno 2006»;

    b) è istituito per il triennio 2007-2009, un Fondo transitorio di 1.000 milioni di euro per l’anno 2007, di 850 milioni di euro per l’anno 2008 e di 700 milioni di euro per l’anno 2009, la cui ripartizione tra le regioni interessate da elevati disavanzi è disposta con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. L’accesso alle risorse del Fondo di cui alla presente lettera è subordinato alla sottoscrizione di apposito accordo ai sensi dell’articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, comprensivo di un piano di rientro dai disavanzi. Il piano di rientro deve contenere sia le misure di riequilibrio del profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza, per renderlo conforme a quello desumibile dal vigente Piano sanitario nazionale e dal vigente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di fissazione dei medesimi livelli essenziali di assistenza, sia le misure necessarie all’azzeramento del disavanzo entro il 2010, sia gli obblighi e le procedure previsti dall’articolo 8 dell’intesa 23 marzo 2005 sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicata nel supplemento ordinario n. 83 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005. Tale accesso presuppone che sia scattata formalmente in modo automatico o che sia stato attivato l’innalzamento ai livelli massimi dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche e dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive. Qualora nel procedimento di verifica annuale del piano si prefiguri il mancato rispetto di parte degli obiettivi intermedi di riduzione del disavanzo contenuti nel piano di rientro, la regione interessata può proporre misure equivalenti che devono essere approvate dai Ministeri della salute e dell’economia e delle finanze. In ogni caso l’accertato verificarsi del mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi comporta che, con riferimento all’anno d’imposta dell’esercizio successivo, l’addizionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche e l’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive si applicano oltre i livelli massimi previsti dalla legislazione vigente fino all’integrale copertura dei mancati obiettivi La maggiorazione ha carattere generalizzato e non settoriali e non è suscettibile di differenziazioni per settori di attività e per categorie di soggetti passivi . Qualora invece sia verificato che il rispetto degli obiettivi intermedi è stato conseguito con risultati ottenuti quantitativamente migliori, la regione interessata può ridurre, con riferimento all’anno d’imposta dell’esercizio successivo, l’addizionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche e l’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive per la quota corrispondente al miglior risultato ottenuto. Gli interventi individuati dai programmi operativi di riorganizzazione, qualificazione o potenziamento del servizio sanitario regionale, necessari per il perseguimento dell’equilibrio economico, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, oggetto degli accordi di cui all’articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, come integrati dagli accordi di cui all’articolo 1, commi 278 e 281, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono vincolanti per la regione che ha sottoscritto l’accordo e le determinazioni in esso previste possono comportare effetti di variazione dei provvedimenti normativi ed amministrativi già adottati dalla medesima regione in materia di programmazione sanitaria. Il Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell’economia e finanze, assicura l’attivita` di affiancamento delle regioni che hanno sottoscritto l’accordo di cui all’articolo 1, comma 180 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, comprensivo di un Piano di rientro dai disavanzi, sia ai fini

del monitoraggio dello stesso, sia per i provvedimenti regionali da sottoporre a preventiva approvazione da parte del Ministero della salute e del Ministero dell’economia e finanze, sia per i Nuclei da realizzarsi nelle singole regioni con funzioni consultive di supporto tecnico, nell’ambito del Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria di cui all’articolo 1, comma 288 della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

    c) all’articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, le parole: «all’anno d’imposta 2006» sono sostituite dalle seguenti: «agli anni di imposta 2006 e successivi». Il procedimento per l’accertamento delle risultanze contabili regionali, ai fini dell’avvio delle procedure di cui al citato articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, è svolto dal Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 della citata intesa 23 marzo 2005;

    d) al fine di consentire in via anticipata l’erogazione del finanziamento a carico dello Stato:

    1) in deroga a quanto stabilito dall’articolo 13, comma 6, del decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56, il Ministero dell’economia e delle finanze, per gli anni 2007, 2008 e 2009, è autorizzato a concedere alle regioni a statuto ordinario anticipazioni con riferimento alle somme indicate alla lettera a) del presente comma da accreditare sulle contabilità speciali di cui al comma 6 dell’articolo 66 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, in essere presso le tesorerie provinciali dello Stato, nella misura pari al 97 per cento delle somme dovute alle regioni a statuto ordinario a titolo di finanziamento della quota indistinta del fabbisogno sanitario, quale risulta dall’intesa espressa, ai sensi delle norme vigenti, dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla ripartizione delle disponibilità finanziarie complessive destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale per i medesimi anni;

    2) per gli anni 2007, 2008 e 2009, il Ministero dell’economia e delle finanze è autorizzato a concedere alla Regione siciliana anticipazioni nella misura pari al 97 per cento delle somme dovute a tale Regione a titolo di finanziamento della quota indistinta, quale risulta dall’intesa espressa, ai sensi delle norme vigenti, dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla ripartizione delle disponibilità finanziarie complessive destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale per i medesimi anni, al netto delle entrate proprie e delle partecipazioni della medesima Regione;

    3) alle regioni che abbiano superato tutti gli adempimenti dell’ultima verifica effettuata dal Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 della citata intesa 23 marzo 2005, si riconosce la possibilità di un incremento di detta percentuale compatibilmente con gli obblighi di finanza pubblica;

    4) all’erogazione dell’ulteriore 3 per cento nei confronti delle singole regioni si provvede a seguito dell’esito positivo della verifica degli adempimenti previsti dalla vigente normativa e dalla presente legge;

    5) nelle more dell’intesa espressa, ai sensi delle norme vigenti, dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sulla ripartizione delle disponibilità finanziarie complessive destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, le anticipazioni sono commisurate al livello del finanziamento corrispondente a quello previsto dal riparto per l’anno 2006, quale risulta dall’intesa espressa dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e incrementato, a decorrere dall’anno 2008, sulla base del tasso di crescita del prodotto interno lordo nominale programmato;

    6) sono autorizzati, in sede di conguaglio, eventuali recuperi necessari anche a carico delle somme a qualsiasi titolo spettanti alle regioni per gli esercizi successivi;

    7) sono autorizzate, a carico di somme a qualsiasi titolo spettanti, le compensazioni degli importi a credito e a debito di ciascuna regione e provincia autonoma, connessi alla mobilità sanitaria interregionale di cui all’articolo 12, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, nonché alla mobilità sanitaria internazionale di cui all’articolo 18, comma 7, dello stesso decreto legislativo n. 502 del 1992, e successive modificazioni. I predetti importi sono definiti dal Ministero della salute di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

    e) ai fini della copertura dei disavanzi pregressi nel settore sanitario, cumulativamente registrati e certificati fino all’anno 2005, al netto per l’anno 2005 della copertura derivante dall’incremento automatico delle aliquote, di cui all’articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, come da ultimo modificato dalla lettera c) del presente comma, per le regioni che, al fine della riduzione strutturale del disavanzo, sottoscrivono l’accordo richiamato alla lettera b) del presente comma, risultano idonei criteri di copertura a carattere pluriennale derivanti da specifiche entrate certe e vincolate, in sede di verifica degli adempimenti del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 della citata intesa 23 marzo 2005;

    f) per gli anni 2007 e seguenti sono confermate le misure di contenimento della spesa farmaceutica assunte dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ai fini del rispetto dei tetti stabiliti dall’articolo 48, comma 1, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, con le deliberazioni del consiglio di amministrazione n. 34 del 22 dicembre 2005, n. 18 dell’8 giugno 2006, n. 21 del 21 giugno 2006, n. 25 del 20 settembre 2006 e n. 26 del 27 settembre 2006, salvo rideterminazioni delle medesime da parte dell’AIFA stessa sulla base del monitoraggio degli andamenti effettivi della spesa;

f-bis) in riferimento alla disposizione di cui alla lettera f) del presente comma, per il periodo 1º marzo 2007-29 febbraio 2008 e limitatamente ad un importo di manovra pari a 807 milioni di euro di cui 583,7 milioni a carico delle aziende farmaceutiche, 178,7 milioni a carico dei farmacisti e 44,6 milioni a carico dei grossisti, sulla base di tabelle di equivalenza degli effetti economico-finanziari per il Servizio sanitario nazionale, approvate dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e definite per regione e per azienda farmaceutica, le singole aziende farmaceutiche, entro il termine perentorio del 30 gennaio 2007, possono chiedere alla medesima agenzia la sospensione, nei confronti di tutti i propri farmaci, della misura della ulteriore riduzione del 5 per cento dei prezzi di cui alla deliberazione

del consiglio di amministrazione dell’AIFA n. 26 del 27 settembre 2006. La richiesta deve essere corredata dalla contestuale dichiarazione di impegno al versamento, a favore delle regioni interessate, degli importi indicati nelle tabelle di equivalenza approvate dall’AIFA, secondo le modalita` indicate nella presente disposizione normativa e nei provvedimenti

attuativi dell’AIFA, per un importo complessivo equivalente a

quello derivante, a livello nazionale, dalla riduzione del 5 cento dei prezzi dei propri farmaci. L’AIFA delibera, entro il 10 febbraio 2007, l’approvazione della richiesta delle singole aziende farmaceutiche e dispone, con decorrenza 1º marzo 2007, il ripristino dei prezzi dei relativi farmaci in vigore il 30 settembre 2006, subordinando tale ripristino al versamento, da parte dell’azienda farmaceutica, degli importi dovuti alle singole regioni in base alle tabelle di equivalenza, in tre rate di pari importo da corrispondersi entro i termini improrogabili del 20 febbraio 2007, 20 giugno 2007 e 20 settembre 2007. Gli atti che attestano il versamento alle singole regioni devono essere inviati da ciascuna azienda farmaceutica contestualmente all’AIFA, al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero della salute rispettivamente entro il 22 febbraio 2007, 22 giugno 2007 e 22 settembre 2007. La mancata corresponsione, nei termini previsti, a ciascuna regione di una rata comporta, per i farmaci dell’azienda farmaceutica inadempiente, l’automatico ripristino, dal primo giorno del mese successivo, del prezzo dei farmaci in vigore il 1 ottobre 2006;

f-ter) in coerenza con quanto previsto dalla lettera f-bis) del presente comma, l’Agenzia italiana del farmaco ridetermina, in via termporanea, le quote di spettanza dovute al farmacista e al grossista per i farmaci oggetto delle misure indicate nella medesima disposizione, in modo tale da assicurare, attraverso la riduzione delle predette quote e il corrispondente incremento

della percentuale di sconto a favore del Servizio sanitario nazionale, una minore spesa dello stesso Servizio di entita` pari a 223,3 milioni di euro, di cui 178,7 milioni a carico dei farmacisti e 44,6 milioni a carico dei grossisti;

f-quater) in caso di rideterminazione delle misure di contenimento della spesa farmaceutica ai sensi di quanto stabilito nella parte conclusiva della lettera f) del presente comma, l’Agenzia italiana del farmaco, provvede alla conseguente rimodulazione delle disposizioni attuative di quanto previsto dalle norme di cui alle lettere f-bis) e f-ter)».

    g) nei confronti delle regioni che abbiano comunque garantito la copertura degli eventuali relativi disavanzi, è consentito l’accesso agli importi di cui all’articolo 1, comma 181, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, con riferimento alla spesa farmaceutica registrata negli esercizi 2005 e 2006 anche alle seguenti condizioni:

    1) con riferimento al superamento del tetto del 13 per cento, per la spesa farmaceutica convenzionata, in assenza del rispetto dell’obbligo regionale di contenimento della spesa per la quota a proprio carico, con le misure di cui all’articolo 5 del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, l’avvenuta applicazione, entro la data del 28 febbraio 2007, nell’ambito della procedura di cui all’articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, come da ultimo modificato dalla lettera c) del presente comma, di una quota fissa per confezione di importo idoneo a garantire l’integrale contenimento del 40 per cento. Le regioni interessate, in alternativa alla predetta applicazione di una quota fissa per confezione, possono adottare anche diverse misure regionali di contenimento della spesa farmaceutica convenzionata, purché di importo adeguato a garantire l’integrale contenimento del 40 per cento, la cui adozione e congruità è verificata entro il 28 febbraio 2007 dal Tavolo tecnico di verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 della citata intesa del 23 marzo 2005, avvalendosi del supporto tecnico dell’Agenzia italiana del farmaco;

    2) con riferimento al superamento della soglia del 3 per cento, per la spesa farmaceutica non convenzionata, in assenza del rispetto dell’obbligo regionale di contenimento della spesa per la quota a proprio carico, l’avvenuta presentazione, da parte della regione interessata, entro la data del 28 febbraio 2007, ai Ministeri della salute e dell’economia e delle finanze di un Piano di contenimento della spesa farmaceutica ospedaliera, che contenga interventi diretti al controllo dei farmaci innovativi, al monitoraggio dell’uso appropriato degli stessi e degli appalti per l’acquisto dei farmaci, la cui idoneità deve essere verificata congiuntamente nell’ambito del Comitato paritetico permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza e del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti di cui alla citata intesa 23 marzo 2005;

    h) all’articolo 1, comma 28, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, sono apportate le seguenti modificazioni:

    1) il secondo periodo è sostituito dal seguente: «I percorsi diagnostico-terapeutici sono costituiti dalle linee-guida di cui all’articolo 1, comma 283, terzo periodo, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nonché da percorsi definiti ed adeguati periodicamente con decreto del Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta del Comitato strategico del Sistema nazionale linee-guida, di cui al decreto del Ministro della salute 30 giugno 2004, integrato da un rappresentante della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri»;

    2) al terzo periodo, le parole: «Il Ministro della sanità» sono sostituite dalle seguenti: «Il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,» e dopo le parole: «di Trento e di Bolzano,» sono inserite le seguenti: «entro il 31 marzo 2007,»;

    i) ai fini del programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, l’importo fissato dall’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e successive modificazioni, come rideterminato dall’articolo 83, comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è elevato a 20 miliardi di euro, fermo restando, per la sottoscrizione di accordi di programma con le regioni e l’assegnazione di risorse agli altri enti del settore sanitario interessati, il limite annualmente definito in base alle effettive disponibilità di bilancio. Il maggior importo di cui al presente lettera è vincolato per 500 milioni di euro alla riqualificazione strutturale e tecnologica dei servizi di radiodiagnostica e di radioterapia di interesse oncologico con prioritario riferimento alle regioni meridionali ed insulari, per 100 milioni di euro ad interventi per la realizzazione di strutture residenziali dedicate alle cure palliative con prioritario riferimento alle regioni che abbiano completato il programma realizzativo di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 28 dicembre 1998, n. 450, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1999, n. 39, e che abbiano avviato programmi di assistenza domiciliare nel campo delle cure palliative, per 100 milioni di euro all’implementazione e all’ammodernamento dei sistemi informatici delle aziende sanitarie ed ospedaliere e all’integrazione dei medesimi con i sistemi informativi sanitari delle regioni e per 100 milioni di euro per strutture di assistenza odontoiatrica. Il riparto fra le regioni del maggiore importo di cui alla presente lettera è effettuato con riferimento alla valutazione dei bisogni relativi ai seguenti criteri e linee prioritarie:

    1) innovazione tecnologica delle strutture del Servizio sanitario nazionale, con particolare riferimento alla diagnosi e terapia nel campo dell’oncologia e delle malattie rare;

    2) superamento del divario Nord-Sud;

    3) possibilità per le regioni che abbiano già realizzato la programmazione pluriennale, di attivare una programmazione aggiuntiva;

    4) messa a norma delle strutture pubbliche ai sensi dell’atto di indirizzo e coordinamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997, pubblicato nel supplemento ordinario n. 37 alla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 1997;

    5) premialità per le regioni sulla base della tempestività e della qualità di interventi di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico già eseguiti per una quota pari al 10 per cento;

    l) fatto salvo quanto previsto in materia di aggiornamento dei tariffari delle prestazioni sanitarie dall’articolo 1, comma 170, quarto periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, come modificato dalla presente lettera, a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge le strutture private accreditate, ai fini della remunerazione delle prestazioni rese per conto del Servizio sanitario nazionale, praticano uno sconto pari al 2 per cento degli importi indicati per le prestazioni specialistiche dal decreto del Ministro della sanità 22 luglio 1996, pubblicato nel supplemento ordinario n. 150 alla Gazzetta Ufficiale n. 216 del 14 settembre 1996, e pari al 20 per cento degli importi indicati per le prestazioni di diagnostica di laboratorio dal medesimo decreto. Fermo restando il predetto sconto, le regioni provvedono, entro il 28 febbraio 2007, ad approvare un piano di riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio, al fine dell’adeguamento degli standard organizzativi e di personale coerenti con i processi di incremento dell’efficienza resi possibili dal ricorso a metodiche automatizzate. All’articolo 1, comma 170, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, sentite le società scientifiche e le associazioni di categoria interessate»;

    m) a decorrere dal 1º gennaio 2007, per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale gli assistiti non esentati dalla quota di partecipazione al costo sono tenuti al pagamento di una quota fissa sulla ricetta pari a 10 euro. Per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso ospedaliero non seguite da ricovero, la cui condizione è stata codificata come codice bianco, ad eccezione di quelli afferenti al pronto soccorso a seguito di traumatismi ed avvelenamenti acuti, gli assistiti non esenti sono tenuti al pagamento di una quota fissa pari a 25 euro. La quota fissa per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso non è, comunque, dovuta dagli assistiti non esenti di età inferiore a 14 anni. Sono fatte salve le disposizioni eventualmente assunte dalle regioni che, per l’accesso al pronto soccorso ospedaliero, pongono a carico degli assistiti oneri più elevati;

    n) all’articolo 1, comma 292, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

«a) con le procedure di cui all’articolo 54 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, si provvede, entro il 28 febbraio 2007, alla modificazione degli allegati al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, e successive modificazioni, di definizione dei livelli essenziali di assistenza, finalizzata all’inserimento, nell’elenco delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, di prestazioni già erogate in regime di ricovero ospedaliero, nonché alla integrazione e modificazione delle soglie di appropriatezza per le prestazioni di ricovero ospedaliero in regime di ricovero ordinario diurno»;

    o) a decorrere dal 1º gennaio 2007, i cittadini, anche se esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria, che non abbiano ritirato i risultati di visite o esami diagnostici e di laboratorio sono tenuti al pagamento per intero della prestazione usufruita, con le modalità più idonee al recupero delle somme dovute stabilite dai provvedimenti regionali;

    p) a decorrere dal 1º gennaio 2008, cessano i transitori accreditamenti delle strutture private già convenzionate, ai sensi dell’articolo 6, comma 6, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, non confermati da accreditamenti provvisori o definitivi disposti ai sensi dell’articolo 8-quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni;

    q) le regioni provvedono ad adottare provvedimenti finalizzati a garantire che dal 1º gennaio 2010 cessino gli accreditamenti provvisori delle strutture private, di cui all’articolo 8-quater, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, non confermati dagli accreditamenti definitivi di cui all’articolo 8-quater, comma 1, del medesimo decreto legislativo n. 502 del 1992;

    r) le regioni provvedono ad adottare provvedimenti finalizzati a garantire che, a decorrere dal 1º gennaio 2008, non possano essere concessi nuovi accreditamenti, ai sensi dell’articolo 8-quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, in assenza di un provvedimento regionale di ricognizione e conseguente determinazione, ai sensi del comma 8 del medesimo articolo 8-quater del decreto legislativo n. 502 del 1992. Il provvedimento di ricognizione è trasmesso al Comitato paritetico permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza di cui all’articolo 9 della citata intesa 23 marzo 2005. Per le regioni impegnate nei piani di rientro previsti dall’accordo di cui alla lettera b), le date del 1º gennaio 2008 di cui alla presente lettera e alla lettera p) sono anticipate al 1º luglio 2007 limitatamente alle regioni nelle quali entro il 31 maggio 2007 non si sia provveduto ad adottare o ad aggiornare, adeguandoli alle esigenze di riduzione strutturale dei disavanzi, i provvedimenti di cui all’articolo 8-quinquies, commi 1 e 2, del citato decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni;

    s) il Ministero della salute, avvalendosi della Commissione unica sui dispositivi medici e della collaborazione istituzionale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, individua, entro il 31 gennaio 2007, tipologie di dispositivi per il cui acquisto la corrispondente spesa superi il 50 per cento della spesa complessiva dei dispositivi medici registrata per il Servizio sanitario nazionale. Fermo restando quanto previsto dal comma 5 dell’articolo 57 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dal numero 2) della lettera a) del comma 409 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, entro il 30 aprile 2007, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, di intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono stabiliti i prezzi dei dispositivi individuati ai sensi della presente lettera, da assumere, con decorrenza dal 1º maggio 2007, come base d’asta per le forniture del Servizio sanitario nazionale. I prezzi sono stabiliti tenendo conto dei più bassi prezzi unitari di acquisto da parte del Servizio sanitario nazionale risultanti dalle informazioni in possesso degli osservatori esistenti e di quelle rese disponibili dall’ottemperanza al disposto del successivo periodo della presente lettera. Entro il 15 marzo 2007 le regioni trasmettono al Ministero della salute – Direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici, anche per il tramite dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, i prezzi unitari corrisposti dalle aziende sanitarie nel corso del biennio 2005-2006; entro la stessa data le aziende che producono o commercializzano in Italia dispositivi medici trasmettono alla predetta Direzione generale, sulla base di criteri stabiliti con decreto del Ministro della salute, i prezzi unitari relativi alle forniture effettuate alle aziende sanitarie nel corso del medesimo biennio. Nelle gare in cui la fornitura di dispositivi medici è parte di una più ampia fornitura di beni e servizi, l’offerente deve indicare in modo specifico il prezzo unitario di ciascun dispositivo e i dati identificativi dello stesso. Il Ministero della salute, avvalendosi della Commissione unica sui dispositivi medici e della collaborazione istituzionale dell’Istituto superiore di sanità e dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, promuove la realizzazione, sulla base di una programmazione annuale, di studi sull’appropriatezza dell’impiego di specifiche tipologie di dispositivi medici, anche mediante comparazione dei costi rispetto ad ipotesi alternative. I risultati degli studi sono pubblicati sul sito INTERNET del Ministero della salute;

    t) la disposizione di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto-legge 17 febbraio 1998, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94, non è applicabile al ricorso a terapie farmacologiche a carico del Servizio sanitario nazionale, che, nell’ambito dei presìdi ospedalieri o di altre strutture e interventi sanitari, assuma carattere diffuso e sistematico e si configuri, al di fuori delle condizioni di autorizzazione all’immissione in commercio, quale alternativa terapeutica rivolta a pazienti portatori di patologie per le quali risultino autorizzati farmaci recanti specifica indicazione al trattamento. Il ricorso a tali terapie è consentito solo nell’ambito delle sperimentazioni cliniche dei medicinali di cui al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, e successive modificazioni. In caso di ricorso improprio si applicano le disposizioni di cui all’articolo 3, commi 4 e 5, del citato decreto-legge 17 febbraio 1998, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94. Le regioni provvedono ad adottare entro il 28 febbraio 2007 disposizioni per le aziende sanitarie locali, per le aziende ospedaliere, per le aziende ospedaliere universitarie e per gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico volte alla individuazione dei responsabili dei procedimenti applicativi delle disposizioni di cui alla presente lettera, anche sotto il profilo della responsabilità amministrativa per danno erariale. Fino alla data di entrata in vigore delle disposizioni regionali di cui alla presente lettera, tale responsabilità è attribuita al direttore sanitario delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliere universitarie e degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.

Art. 88.(Settore sanitario).

Finanziamento SSN

Anticipazioni regione Sicilia

Em. 18.23 relatore

Em. 18.89 Governo

Laboratori analisi

Em. 18.100 Governo

Em. 18.101 (testo 2) Governo

Em. 18.101 (testo 2) Governo

799.

415. Il finanziamento del Servizio sanitario nazionale cui concorre lo Stato è incrementato per l’anno 2006 di 2.000 milioni di euro. Tale importo è ripartito fra le regioni con i medesimi criteri adottati per lo stesso anno, salvo diversa proposta di riparto elaborata dalle regioni da trasmettere al Ministero della salute e al Ministero dell’economia e delle finanze entro il 15 gennaio 2007.

Finanziamento SSN

800.

416. Al secondo periodo del comma 289 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 le parole: "per ciascuno degli anni 2006 2007 e 2008", sono sostituite dalle seguenti: "per l’anno 2006 e di 8 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007. Con le risorse di cui al presente comma si provvede anche alla copertura delle spese sostenute dal Ministero della salute e dal Ministero dell’economia e finanze per l’attivita` di affiancamento alle Regioni impegnate nei Piani di rientro dai disavanzi di cui all’articolo 1, comma 180 della legge 30 dicembre 2004. n. 311, comprese le spese di missione del personale dei predetti Ministeri icaricato di tali attivita`

Em 18.98 Governo

801.

417. Con le modalità di cui all’articolo 1, comma 9, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, su proposta del Ministro della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è modificato il Piano sanitario nazionale 2006-2008, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2006, pubblicato nel supplemento ordinario n. 149 alla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 2006, al fine di armonizzarne i contenuti e la tempistica al finanziamento complessivo del Servizio sanitario nazionale per il triennio 2007-2009.

Modifica P.S.N.

802.

417-bis. I consiglieri e referendari medici in servizio presso l’Ufficio medico della Presidenza del Consiglio dei ministri possono svolgere attivita`professionali sanitarie esterne, secondo modalità definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Em. 18.102 Governo

803.

418. Il prezzo al pubblico dei medicinali non soggetti a prescrizione medica disciplinati dall’articolo 96 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, è stabilito da ciascun titolare di farmacia o di esercizio di vendita previsto dall’articolo 5 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Il prezzo deve essere chiaramente reso noto al pubblico nel punto di vendita, mediante listini o altre equivalenti modalità. Nei confronti dei medicinali predetti cessano di applicarsi le disposizioni di cui all’articolo 73, comma 1, lettera r), del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, all’articolo 85, comma 25, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 1, comma 3, secondo periodo, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 149.

Art. 88-bis

Prezzo medicinali non soggetti a prescrizione

(settore sanitario)

804.

419. Fino al 31 dicembre 2007, le farmacie e gli altri esercizi al dettaglio non possono vendere i medicinali di cui al comma 418 a un prezzo superiore al prezzo massimo di vendita in vigore al 31 dicembre 2006, pubblicato sul sito INTERNET dell’AIFA. Per lo stesso periodo, fino al 31 dicembre 2007 le aziende farmaceutiche titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio nella cessione dei prodotti al dettagliante devono assicurare un margine non inferiore al 25 per cento calcolato sul prezzo massimo di vendita di cui al periodo precedente.

Prezzo massimo

805.

420. Sul prezzo massimo di vendita di cui al comma 419 è calcolato, fino al 31 dicembre 2007, lo sconto minimo cui hanno diritto, ai sensi della normativa vigente, gli ospedali e le altre strutture del Servizio sanitario nazionale che acquistano i medicinali di cui al comma 418 dai produttori e dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio.

Sconto minimo

806.

421. Il prezzo di vendita al pubblico dei medicinali soggetti a prescrizione medica appartenenti alla classe di cui alla lettera c) del comma 10 dell’articolo 8 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, e successive modificazioni, stabilito dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio ai sensi dell’articolo 1, comma 3, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005, n. 149, non può essere superiore, per l’anno 2007, al prezzo in vigore nel 2006, aumentato sulla base delle variazioni dell’indice ISTAT sul costo della vita relative al periodo dicembre 2005-dicembre 2006.

Prezzo massimo medicinali con prescrizione

807.

422. Al fine di rimuovere gli squilibri sanitari connessi alla disomogenea distribuzione registrabile tra le varie realtà regionali nelle attività realizzative del Piano sanitario nazionale, per il triennio 2007, 2008 e 2009 è istituito un Fondo per il cofinanziamento dei progetti attuativi del Piano sanitario nazionale nonché per il cofinanziamento di analoghi progetti da parte delle regioni Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Art. 89.(Fondo per cofinanziamento Piano sanitario nazionale).

808.

423. L’importo annuale del Fondo di cui al comma 422 è stabilito in 65,5 milioni di euro, di cui 5 milioni per iniziative nazionali realizzate dal Ministero della salute e 60,5 milioni da assegnare alle regioni ed alle province autonome di Trento e di Bolzano, con decreto del Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per l’integrazione ed il cofinanziamento dei progetti regionali in materia di:

    a) sperimentazione del modello assistenziale case della salute, per 10 milioni di euro;

    b) iniziative per la salute della donna ed iniziative a favore delle gestanti, della partoriente e del neonato, per 10 milioni di euro;

    c) malattie rare, per 30 milioni di euro;

    d) implementazione della rete delle unità spinali unipolari, per 10,5 milioni di euro.

Entità del Fondo

809.

424. L’importo di 60,5 milioni di euro di cui al comma 423 è assegnato con decreto del Ministro della salute, su proposta del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 9 dell’intesa 23 marzo 2005 sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicata nel supplemento ordinario n. 83 alla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005, alle regioni che abbiano presentato i progetti attuativi del Piano sanitario nazionale contenenti linee di intervento relative alle materie di cui al comma 423, coerenti con linee progettuali previamente indicate con decreto del Ministro della salute.

Assegnazioni

810.

425. Per il proseguimento dell’intervento speciale per la diffusione degli screening oncologici di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge 29 marzo 2004, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2004, n. 138, è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2007 e 18 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, per la concessione da parte del Ministero della salute di finanziamenti finalizzati alle regioni meridionali ed insulari.

Finanziamento screening oncologici

811.

425-bis. A decorrere dal 2007 e` autorizzato il finanziamento per un importo di 500.000 euro annui per il funzionamento della Consulta del Volontariato per la Lotta contro l’Aids istituita presso il Ministero della Salute. La Consulta e` convocata e sentita almeno 3 volte l’anno, al fine di raccogliere contributi e pareri riguardo alla ideazione, realizzazione e verifica, dei programmi di informazione e prevenzione nella lotta contro la diffusione dell’epidemia da HIV (AIDS). La Consulta puo` dare incarico ad esperti di redigere pareri e studi sui predetti programmi».

Emendamento 18.2447 Silvestri, Ripamonti

812.

426. All’articolo 50 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) al comma 3, terzo periodo, dopo le parole: «accertamenti specialistici prescritti» sono aggiunte le seguenti: «ovvero dei dispositivi di assistenza protesica e di assistenza integrativa»;

    b) al comma 5, primo periodo, dopo le parole: «presidi di specialistica ambulatoriale» sono inserite le seguenti: «, delle strutture per l’erogazione delle prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa»;

    c) dopo il comma 5 sono inseriti i seguenti:

«5-bis. Per le finalità di cui al comma 1, a partire dal 1º luglio 2007, il Ministero dell’economia e delle finanze rende disponibile il collegamento in rete dei medici del SSN di cui al comma 2, in conformità alle regole tecniche concernenti il Sistema pubblico di connettività ed avvalendosi, ove possibile, delle infrastrutture regionali esistenti, per la trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell’economia e delle finanze e delle certificazioni di malattia all’INPS, secondo quanto previsto all’articolo 1, comma 149, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, da emanare, entro il 30 aprile 2007, ai sensi del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con i Ministri della salute e del lavoro e della previdenza sociale, previo parere del Garante per la protezione dei dati personali, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definite le regole tecniche concernenti i dati di cui al presente comma e le modalità di trasmissione. Ai fini predetti, il parere del Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione è reso entro il 31 marzo 2007; in mancanza, il predetto decreto può essere comunque emanato. Con uno o più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sono emanate le ulteriori disposizioni attuative del presente comma.

5-ter. Per la trasmissione telematica dei dati delle ricette di cui al comma 5-bis, con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero della salute, è definito un contributo da riconoscere ai medici convenzionati con il SSN, per l’anno 2008, nei limiti di 10 milioni di euro. Al relativo onere si provvede utilizzando le risorse di cui al comma 12»;

    d) al comma 7, secondo periodo, dopo le parole: «All’atto della utilizzazione di una ricetta medica recante la prescrizione di prestazioni specialistiche» sono inserite le seguenti: «ovvero dei dispositivi di assistenza protesica e di assistenza integrativa» e dopo le parole: «codici del nomenclatore delle prestazioni specialistiche» sono aggiunte le seguenti: «ovvero i codici del nomenclatore delle prestazioni di assistenza protesica ovvero i codici del repertorio dei prodotti erogati nell’ambito dell’assistenza integrativa»;

    e) al comma 8, primo periodo, e successive modificazioni, dopo le parole: «pubbliche e private» sono aggiunte le seguenti: «e per le strutture di erogazione dei servizi sanitari non autorizzate al trattamento del codice fiscale dell’assistito»;

    f) al comma 9, primo periodo, dopo le parole: «Al momento della ricezione dei dati trasmessi telematicamente ai sensi» sono inserite le seguenti: «del comma 5-bis e»; al medesimo comma, ultimo periodo, dopo le parole: «e al nomenclatore ambulatoriale» sono aggiunte le seguenti: «nonché al nomenclatore delle prestazioni di assistenza protesica e al repertorio dei prodotti erogati nell’ambito dell’assistenza integrativa»;

    g) al comma 10, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: «Con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero della salute, da emanare entro il 31 marzo 2007, sono definiti i dati, relativi alla liquidazione periodica dei rimborsi erogati alle strutture di erogazione di servizi sanitari, che le aziende sanitarie locali di ogni regione trasmettono al Ministero dell’economia e delle finanze, nonché le modalità di trasmissione».

ART. 89-bis. — (Progetto Tessera Sanitaria)

813.

427. Qualora il farmacista titolare di farmacia privata o direttore di una farmacia gestita da una società di farmacisti ai sensi dell’articolo 7 della legge 8 novembre 1991, n. 362, e successive modificazioni, sia condannato con sentenza passata in giudicato, per il reato di truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale, l’autorità competente può dichiarare la decadenza dall’autorizzazione all’esercizio della farmacia, anche in mancanza delle condizioni previste dall’articolo 113, primo comma, lettera e), del testo unico delle leggi sanitarie, di cui al regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265. La decadenza è comunque dichiarata quando la sentenza abbia accertato un danno superiore a 50.000 euro, anche nell’ipotesi di mancata costituzione in giudizio della parte civile.

Art. 91.(Truffe al S.S.N., commesse da farmacisti. Sanzioni).

814.

428. Quando la truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale, accertata con sentenza passata in giudicato, è commessa da altro sanitario che, personalmente o per il tramite di una società di cui è responsabile, eroga prestazioni per conto del Servizio sanitario nazionale, è subito avviata, sulla base delle norme vigenti, la procedura di risoluzione del rapporto instaurato con il Servizio sanitario nazionale; il rapporto è risolto di diritto quando la sentenza abbia accertato un danno superiore a 50.000 euro, anche nell’ipotesi di mancata costituzione in giudizio della parte civile.

Truffe al S.S.N. commesse da altri sanitari

815.

429. Per gli anni 2007, 2008 e 2009, nell’utilizzazione delle risorse previste nella Tabella C allegata alla presente legge e destinate al finanziamento di progetti di ricerca sanitaria di cui all’articolo 12-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, un importo pari a 10 milioni di euro è vincolato al finanziamento di progetti proposti dagli Istituti zooprofilattici sperimentali in materia di sicurezza degli alimenti e tre importi pari a 3 milioni di euro ciascuno sono vincolati al finanziamento di progetti per il miglioramento degli interventi di diagnosi e cura delle malattie rare anche in riferimento alla facilitazione della erogazione ai pazienti dei farmaci orfani, al finanziamento di progetti per l’utilizzazione di cellule staminali e al finanziamento di progetti per la qualificazione ed il potenziamento delle attività di tutela della salute nei luoghi di lavoro.

Art. 93.(Finanziamenti ricerca sanitaria).

816.

429-bis. Per gli anni 2007 e 2008, nell’ambito delle risorse di cui all’autorizzazione di spesa recata dall’articolo 12 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, come determinata dalla tabella C allegata alla presente legge, una quota non inferiore al 5 per cento è destinata, in via sperimentale, ai progetti di ricerca sanitaria svolta dai soggetti di, cui all’articolo 12-bis, comma 6, del citato decreto legislativo n. 502 del 1992, presentati da ricercatori di età inferiore ai quaranta anni e previamente valutati, secondo la tecnica di valutazione tra pari, da un comitato. Detto comitato è composto da ricercatori, di nazionalità italiana o straniera, di età inferiore ai quaranta anni, operanti, almeno per la metà, presso istituzioni ed enti di ricerca non italiani e riconosciuti di livello eccellente sulla base di indici bibliometrici, quali l’impact factor ed il citation index. L’attuazione del presente comma è demandata ad apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottarsi di concerto con il Ministro della salute ed il Ministro dell’università e della ricerca entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge

Em. 18.2471 Relatore

817.

429-ter. L’onere derivante dall’istituzione e dal funzionamento del comitato di cui al comma 429-bis è quantificato nel limite massimo di 100.000 euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008

Em. 18.2471 Relatore

818.

430. Ai fini del completamento delle attività di cui all’articolo 92, comma 7, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 4, comma 170, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è autorizzato lo stanziamento di 8 milioni di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009 a favore dell’Istituto superiore di sanità.

Finanziamento Istituto Superiore di Sanità

819.

430-bis. Per il consolidamento e rafforzamento degli scopi perseguiti dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori e` autorizzata l’erogazione di un ulteriore contributo straordinario annuo pari ad euro 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009

Emendamento 18.2472 Baio Dossi - Bodini

820.

430-bis. La natura esclusiva degli incarichi del direttore generale, del direttore scientifico, del direttore amministrativo e del direttore sanitario degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di cui al comma 3 dell’articolo 11 del decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288, comporta l’incompatibilità con qualsiasi altro rapporto di lavoro pubblico e privato e con l’esercizio di qualsiasi attività professionale».

Em. 18.2474 Marino Legnini

821.

431. Con accordo tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, concluso ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, su proposta del Ministro della salute, sono definiti gli indirizzi per la realizzazione di un programma di farmacovigilanza attiva, attraverso la stipula di convenzioni tra l’AIFA e le singole regioni per l’utilizzazione delle risorse di cui all’articolo 36, comma 14, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, pari a 25 milioni di euro, confluite nelle fonti di finanziamento del bilancio ordinario dell’AIFA.

Art. 94.(Farmacovigilanza).

822.

432. Al fine di evitare sprechi di confezioni di medicinali correlati alla non chiara leggibilità della data di scadenza posta con modalità «a secco», la data di scadenza e il numero di lotto riportati sulle confezioni dei medicinali per uso umano devono essere stampati, con caratteri non inferiori al corpo 8, a inchiostro o con altra modalità che assicuri il contrasto cromatico fra tali indicazioni e lo sfondo del materiale di confezionamento.

Confezionamento medicinali

823.

432-bis. All’articolo 15, della legge n. 219 del 2005, comma 2, dopo la parola: "oggetto delle convenzioni ubicati" sono aggiunte le seguenti: "nei Paesi dell’Unione Europea la cui normativa consenta la lavorazione del plasma nazionale proveniente da donazioni volontarie e non retribuite (Racc. 98/463/CE) all’estero, in regime di reciprocita`, da parte di aziende parimenti ubicate sul Territorio dell’Unione Europea"

Em. 18.2482 Marino Legnini

824.

432-bis. All’articolo 15, della legge n. 219 del 2005, il comma 6 sostituito dal seguente: "Le convenzioni di cui al presente articolo sono stipulate decorso un anno dalla data di entrata in vigore del decreto previsto dal comma 5 del presente articolo"

Em. 18.2483 Marino Legnini

825.

432-bis. All’articolo 16, comma 1, della legge n. 219 del 2005 alla fine del secondo peri do sono aggiunte le seguenti parole: "ed alla esportazione di emoderivati pronti per l’impiego ottenuti da plasma regolarmente importato, a condizione che gli stessi risultino autorizzati alla commercializzazione nei Paesi destinatari"».

Em. 18.2484 Marino Legnini

826.

432-bis. L’articolo 27 del decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 191, è sostituito dal seguente: "27. Alla raccolta e al controllo del sangue e del plasma umani da utilizzare per la produzione di medicinali, si applica quanto disposto dal presente decreto. Il plasma raccolto in Paesi esteri ed i relativi intermedi, destinati alla produzione di prodotti finiti emoderivati, devono invece rispondere ai requisiti previsti dalla Farmacopea Europea, versione vigente, ed alle direttive europee applicabili, anche in considerazione di quanto previsto dall’articolo 135, comma 2, del Decreto legislativo 219 del 2006

Em. 18.2490 Marino Legnini

827.

432-bis. All’articolo 1, comma 409 della legge 23 dicembre 2005,

n. 266 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera c), le parole: "le aziende che producono o immettono in commercio in Italia dispositivi medici" sono sostituite dalle seguenti: "le aziende che producono o commercializzano in Italia dispositivi medici, compresi i dispositivi medico-diagnostici in vitro e i dispositivi su misura";

b) la lettera d) e` sostituita dalla seguente:

"d) entro il 30 aprile di ogni anno, le aziende di cui alla lettera

e) versano, in conto entrate del bilancio dello Stato, un contributo pari al 5 per cento delle spese autocertificate, calcolate al netto delle spese per il personale addetto. L’importo dovuto e` maggiorato del 5 per cento per ciascun mese di ritardo rispetto alla scadenza prevista. Il mancato pagamento

entro l’anno di riferimento comporta una sanzione da 7.500 euro a 45.000, oltre al versamento di quanto dovuto. I proventi derivanti dai versamenti sono riassegnati, con uno o piu` decreti del Ministro dell’Economia e delle Finanze, sulle corrispondenti unita` previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della salute e utilizzati dalla Direzione generale dei farmaci e dispositivi medici per il miglioramento e il potenziamento della

attivita` del settore dei dispositivi medici, con particolare riguardo alle attivita` di sorveglianza del mercato, anche attraverso l’aggiornamento e la manutenzione della classificazione nazionale dei dispositivi e la manutenzione del repertorio generale di cui alla lettera, a), alla attivita` di vigilanza sugli incidenti, alla formazione del personale ispettivo, all’attivita` di informazione nei riguardi degli operatori professionali e del pubblico, alla effettuazione di studi in materia di valutazione tecnologica, alla istituzione di registri di patologie che implichino l’utilizzazione di dispositivi medici, nonche´ per la stipula di convenzioni con Universita` e Istituti di ricerca o con esperti del settore";

c) la lettera e) e` sostituita dalla seguente:

"e) i produttori e i commercianti di dispositivi medici che omettono di comunicare al Ministero della salute i dati e le documentazioni previste dal comma 3-bis dell’articolo 13 del decreto legislativo 24 febbraio 1997 n. 46, e successive modificazioni, applicabile anche ai dispositivi impiantabili attivi, e dall’articolo 10 del decreto legislativo 8 settembre 2000 n. 332, sono soggetti, quando non siano previste e non risultino

applicabili altre sanzioni, alla sanzione amministrativa pecuniaria di cui al comma 4 dell’articolo 23 del decreto legislativo n. 46 del 1997 e al comma 3 dell’articolo 19 del decreto legislativo n. 332 del 2000. Per l’inserimento delle informazioni nella banca dati necessaria alla istituzione e alla gestione del repertorio dei dispositivi medici, i produttori e i distributori tenuti alla comunicazione sono soggetti al pagamento, a favore del Ministero della salute, di una tariffa di euro 100 per ogni dispositivo. Sono considerati un unico dispositivo, ai fini del pagamento della tariffa, i dispositivi che abbiano uno stesso file tecnico, secondo criteri individuati dalla Commissione unica sui dispositivi medici e approvati con decreto del Ministro della salute. La tariffa e` dovuta anche per l’inserimento di informazioni relative a modifiche dei dispositivi gia` inclusi nella banca dati. I proventi derivanti dalle tariffe sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, alle competenti unita` previsionali di base dello stato di

previsione del Ministero della salute ed utilizzati dalla Direzione generale dei farmaci e dispositivi medici per la manutenzione del repertorio generale di cui alla lettera a)"

Em. 18.103 Governo

828.

433. Al fine di favorire il mantenimento di un’efficiente rete di assistenza farmaceutica territoriale anche nelle zone disagiate, l’ulteriore riduzione delle percentuali di sconto a carico delle farmacie con un fatturato annuo in regime di Servizio sanitario nazionale al netto dell’imposta sul valore aggiunto non superiore ad euro 258.228,45 rispetto alla riduzione prevista dal quinto periodo del comma 40 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, disposta, limitatamente all’arco temporale decorrente dal 1º marzo al 31 dicembre 2006, dall’articolo 38 del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, è prorogata per il triennio 2007-2009. La misura dell’ulteriore riduzione è annualmente stabilita con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per una maggiore spesa complessiva, a carico del Servizio sanitario nazionale, non superiore a 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Per la copertura dei relativi oneri è autorizzata la spesa di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 97.(Farmacie rurali).

829.

434. È autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2007 e di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per la promozione da parte del Ministero della salute ed il finanziamento di un progetto di sperimentazione gestionale, ai sensi dell’articolo 9-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, da autorizzare da parte della regione Lazio con la partecipazione della regione Puglia, della Regione siciliana e di altre regioni interessate, finalizzato alla realizzazione, nella città di Roma, di un Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà, con compiti di prevenzione, cura, formazione e ricerca sanitaria, in cui far confluire il Centro di riferimento della regione Lazio per la promozione della salute delle popolazioni migranti, senza fissa dimora, nomadi e a rischio di emarginazione, già operante presso l’Istituto dermosifilopatico Santa Maria e San Gallicano-IFO.

Art. 99.(Istituto promozione salute popolazioni migranti e contrasto malattie della povertà).

830.

434-bis. Per consentire il potenziamento delle attivita` affidate alla Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping e ai laboratori per il controllo sanitario sulle attivita` sportive di cui agli articoli 3 e 4 della legge 14 dicembre 2000 n. 376 e` autorizzata per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009 una spesa ulteriore di 2 milioni di euro

Em. 18.104 Governo

831.

434 – ter "All’ articolo 4 della legge 14 agosto 1991, n. 281, sostituire il comma i con il seguente: 1. I comuni singoli o associati, e le comunità montane provvedono prioritariamente ad attuare piani di controllo delle nascite incruenti attraverso la sterilizzazione. A tali piani è destinata una quota non inferiore al 60 per cento delle risorse di cui all’articolo 3 comma 6. I comuni provvedono, altresì, al risanamento dei canili comunali esistenti e costruiscono rifugi per i cani, nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale e avvalendosi delle risorse di cui all’articolo 3 comma 6

Em. 18.2494 relatore

832.

435. Al fine di addivenire al completo trasferimento della spesa sanitaria a carico del bilancio della Regione siciliana, la misura del concorso della Regione a tale spesa è pari al 44,85 per cento per l’anno 2007, al 47,05 per cento per l’anno 2008 e al 49,11 per cento per l’anno 2009.

Art. 101.

(Spesa sanitaria della Regione siciliana).

Em. 18.105 Governo

833.

436. L’applicazione delle disposizioni di cui al comma 435 resta sospesa fino al 30 aprile 2007. Entro tale data dovrà essere raggiunta l’intesa preliminare all’emanazione delle nuove norme di attuazione dello Statuto della Regione siciliana in materia sanitaria, già disciplinate dal Decreto del Presidente della Repubblica 9 agosto 1956, n. 1111 e successive modificazioni. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa entro tale data, il concorso della Regione siciliana di cui al comma 435 è determinato, per l’anno 2007, in misura pari al 44,09 per cento

Sospensione

Em. 18.105 Nuova formulazione Governo

834.

436- bis. Nelle norme di attuazione di cui al comma 436, è riconosciuta la retrocessione alla Regione siciliana di una percentuale non inferiore al 20 e non superiore al 50 per cento del gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio regionale; tale retrocessione aumenta simmetricamente, fino a concorrenza, la misura percentuale del concorso della Regione alla spesa sanitaria, come disposto dal comma 435. Alla determinazione dell’importo annuo della quota da retrocedere alla Regione si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere della Commissione paritetica prevista dall’art. 43 dello Statuto della Regione siciliana

Em. 18.105 Nuova formulazione Governo

835.

436-ter. A valere sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio della Regione siciliana è retrocesso alla Regione un importo pari a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 a titolo di contributo di solidarietà nazionale, di cui all’articolo 38 dello Statuto regionale, dovuto per gli stessi anni 2008 e 2009 e ad integrazione, per l’anno 2008, dei finanziamenti attribuiti ai sensi dell’articolo 5, comma 3- ter, del decreto legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito con modificazioni dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248. L’erogazione dei contributi è subordinata alla redazione di un piano economico finalizzato prevalentemente al risanamento ambientale dei luoghi di insediamento degli stabilimenti petroliferi, nonché ad investimenti infrastrutturali

Em. 18.105 Nuova formulazione Governo

836.

437. L’articolo 8 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«Art. 8. – Le entrate della regione sono costituite:

    a) dai sette decimi del gettito delle imposte sul reddito delle persone fisiche e sul reddito delle persone giuridiche riscosse nel territorio della regione;

    b) dai nove decimi del gettito delle imposte sul bollo, di registro, ipotecarie, sul consumo dell’energia elettrica e delle tasse sulle concessioni governative percette nel territorio della regione;

    c) dai cinque decimi delle imposte sulle successioni e donazioni riscosse nel territorio della regione;

    d) dai nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, percetta nel territorio della regione;

    e) dai nove decimi della quota fiscale dell’imposta erariale di consumo relativa ai prodotti dei monopoli dei tabacchi consumati nella regione;

    f) dai nove decimi del gettito dell’imposta sul valore aggiunto generata sul territorio regionale da determinare sulla base dei consumi regionali delle famiglie rilevati annualmente dall’ISTAT;

    g) dai canoni per le concessioni idroelettriche;

    h) da imposte e tasse sul turismo e da altri tributi propri che la regione ha facoltà di istituire con legge in armonia con i princìpi del sistema tributario dello Stato;

    i) dai redditi derivanti dal proprio patrimonio e dal proprio demanio;

    l) da contributi straordinari dello Stato per particolari piani di opere pubbliche e di trasformazione fondiaria;

    m) dai sette decimi di tutte le entrate erariali, dirette o indirette, comunque denominate, ad eccezione di quelle di spettanza di altri enti pubblici.

Nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione».

art. 102.(Regime delle entrate regione Sardegna).

837.

438. Ad integrazione delle somme stanziate negli anni 2004, 2005 e 2006 è autorizzata la spesa di euro 25 milioni per ciascuno degli anni dal 2007 al 2026 per la devoluzione alla regione Sardegna delle quote di compartecipazione all’imposta sul valore aggiunto riscossa nel territorio regionale, concordate, ai sensi dell’articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, n. 250, per gli anni 2004, 2005 e 2006.

Integrazione stanziamenti regione Sardegna

838.

439. Dall’anno 2007 la regione Sardegna provvede al finanziamento del fabbisogno complessivo del Servizio sanitario nazionale sul proprio territorio senza alcun apporto a carico del bilancio dello Stato.

Spesa sanitaria a carico della regione Sardegna

839.

440. Alla regione Sardegna sono trasferite le funzioni relative al trasporto pubblico locale (Ferrovie Sardegna e ferrovie meridionali sarde) e le funzioni relative alla continuità territoriale. Al fine di disciplinare gli aspetti operativi del trasporto di persone relativi alle Ferrovie della Sardegna ed alle Ferrovie Meridionali Sarde, il Ministero dei trasporti e la Regione Autonoma della Sardegna, entro il 31 marzo 2007, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze, sottoscrivono un accordo attuativo relativo agli aspetti finanziari, demaniali ed agli investimenti in corso

Trasferimento funzioni alla regione Sardegna

Em. 18.2538 Mazzarello Donati

840.

441. L’attuazione delle previsioni relative alla compartecipazione al gettito delle imposte di cui alle lettere a) e m) del primo comma dell’articolo 8 dello Statuto speciale di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, come da ultimo sostituito dal comma 437 del presente articolo, non può determinare oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato superiori rispettivamente a 344 milioni di euro per l’anno 2007, a 371 milioni di euro per l’anno 2008 e a 482 milioni di euro per l’anno 2009. La nuova compartecipazione della regione Sardegna al gettito erariale entra a regime dall’anno 2010.

Limite compartecipazione

841.

442. Dall’attuazione del combinato disposto della lettera f) del primo comma dell’articolo 8 del citato Statuto speciale di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, come da ultimo sostituito dal comma 437 del presente articolo, e del comma 439 del presente articolo, per gli anni 2007, 2008 e 2009 non può derivare alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Per gli anni 2007-2009 la quota dei nove decimi dell’imposta sul valore aggiunto sui consumi è attribuita sino alla concorrenza dell’importo risultante a carico della regione per la spesa sanitaria dalle delibere del CIPE per gli stessi anni 2007-2009, aumentato dell’importo di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Compartecipazione IVA. Misura

842.

443. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 gli oneri relativi alle funzioni trasferite di cui al comma 440 rimangono a carico dello Stato.

Oneri funzioni trasferite

843.

444. Al fine di perseguire la maggiore efficacia delle misure di sostegno all’innovazione industriale, presso il Ministero dello sviluppo economico è istituito, ferme restando le vigenti competenze del CIPE, il Fondo per la competitività e lo sviluppo, al quale sono conferite le risorse assegnate ai Fondi di cui all’articolo 60, comma 3, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, ed all’articolo 52 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, che sono contestualmente soppressi. Al Fondo è altresì conferita la somma di 300 milioni di euro per il 2007 e di 360 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, assicurando, unitamente al finanziamento dei progetti di cui al comma 445, la continuità degli interventi previsti dalla normativa vigente. Per la programmazione delle risorse nell’ambito del Fondo per la competitività e lo sviluppo si applicano le disposizioni di cui all’articolo 60 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e quelle dettate per il funzionamento del Fondo di cui all’articolo 52 della legge 23 dicembre 1998, n. 448. Il Fondo è altresì alimentato, per quanto riguarda gli interventi da realizzare nelle aree sottoutilizzate, in coerenza con i relativi documenti di programmazione, dalle risorse assegnate dal CIPE al Ministero dello sviluppo economico nell’ambito del riparto del Fondo per le aree sottoutilizzate, di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, e, per gli esercizi successivi al 2009, dalle risorse stanziate ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.

Art. 104.(Fondo competitività e sviluppo).

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

844.

445. A valere sulla quota di risorse del Fondo di cui al comma 444 individuata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze nonché con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, di concerto con il Ministro per i diritti e le pari opportunità, di intesa con la Conferenza Stato-Regioni, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 , sono finanziati, nel rispetto degli obiettivi della Strategia di Lisbona stabiliti dal Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo del 16 e 17 giugno 2005, i progetti di innovazione industriale individuati nell’ambito delle aree tecnologiche dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie della vita, delle nuove tecnologie per il made in Italy e delle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali.

Finanziamento progetti innovazioni industriali

Em. 18.107 Governo

Em. 18.106 (Testo 2) Governo

845.

446. Per l’individuazione dei contenuti di ciascuno dei progetti di cui al comma 445, il Ministro dello sviluppo economico, sentiti i Ministri dell’università e della ricerca, per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, per gli affari regionali e le autonomie locali, per i diritti e le pari opportunità, nonché gli altri Ministri interessati relativamente ai progetti in cui gli stessi concorrono, nomina un responsabile di progetto, scelto, in relazione alla complessità dei compiti, tra i soggetti in possesso di comprovati requisiti di capacità ed esperienza rispetto agli obiettivi tecnologico-produttivi da perseguire. Il responsabile di progetto, nella fase di elaborazione, avvalendosi eventualmente della collaborazione di strutture ed enti specializzati, provvede, con onere a carico delle risorse stanziate per i singoli progetti, alla definizione delle modalità e dei criteri per l’individuazione degli enti e delle imprese da coinvolgere nel progetto ed alla individuazione delle azioni e delle relative responsabilità attuative.

Procedure individuazione progetti

Em. 18.107 Governo

846.

447. Il Ministro dello sviluppo economico, con decreti adottati, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di concerto con i Ministri dell’università e della ricerca, per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, per gli affari regionali e le autonomie locali, nonché con gli altri Ministri interessati relativamente ai progetti cui gli stessi concorrono, adotta i progetti di cui al comma 445 sulla base delle proposte del responsabile, e ne definisce le modalità attuative, anche prevedendo che dell’esecuzione siano incaricati enti strumentali all’amministrazione, ovvero altri soggetti esterni scelti nel rispetto delle disposizioni nazionali e comunitarie, ove le risorse di personale interno non risultino sufficienti ed adeguate, con onere a carico delle risorse stanziate per i singoli progetti. I progetti finanziati con le risorse per le aree sottoutilizzate sono trasmessi per l’approvazione, previa istruttoria, al CIPE, che si pronuncia in una specifica seduta, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio dei ministri e alla presenza dei Ministri componenti senza possibilità di delega. Ove il CIPE non provveda nel termine di trenta giorni, il Ministro dello sviluppo economico può comunque procedere all’attuazione del progetto. Il CIPE, con propria delibera, adotta, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le norme procedurali relative al proprio funzionamento per l’attuazione del presente comma.

Attuazione

847.

448. Il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, istituisce appositi regimi di aiuto in conformità alla normativa comunitaria. Lo stesso Ministro riferisce annualmente al Parlamento e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sui criteri utilizzati per l’individuazione dei progetti e delle azioni, sullo stato degli interventi finanziati e sul grado di raggiungimento degli obiettivi, allegando il prospetto inerente le spese sostenute per la gestione, che sono poste a carico dei singoli progetti nel limite massimo del 5 per cento di ciascuno stanziamento.

Referto Ministro sviluppo economico

848.

449. I progetti di cui al comma 445 possono essere oggetto di cofinanziamento deciso da parte di altre amministrazioni statali e regionali. A tal fine, e` istituita, presso il Ministero dello sviluppo economico, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, una sede stabile di concertazione composta dai rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome e delle amministrazioni centrali dello Stato, di cui uno designato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. Essa si pronuncia:

a) sul monitoraggio dello stato di attuazione dei progetti di innovazione industriale;

b) sulla formulazione delle proposte per il riordino del sistema degli incentivi;

c) sulla formulazione di proposte per gli interventi per la finanza di impresa

Eventuale cofinanziamento

Em. 18.106 (testo 2) Governo

849.

450. In attesa della riforma delle misure a favore dell’innovazione industriale, è istituito il Fondo per la finanza d’impresa, al quale sono conferite le risorse del Fondo di cui all’articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, del Fondo di cui all’articolo 4, comma 106, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, che vengono soppressi, nonché le risorse destinate all’attuazione dell’articolo 106 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, e dell’articolo 1, comma 222, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. Al Fondo è altresì conferita la somma di 50 milioni di euro per l’anno 2007, di 100 milioni di euro per l’anno 2008 e di 150 milioni di euro per l’anno 2009. Il Fondo opera con interventi mirati a facilitare operazioni di concessione di garanzie su finanziamenti e di partecipazione al capitale di rischio delle imprese anche tramite banche o società finanziarie sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia e la partecipazione a operazioni di finanza strutturata, anche tramite sottoscrizione di fondi di investimento chiusi, privilegiando gli interventi di sistema in grado di attivare ulteriori risorse finanziarie pubbliche e private in coerenza con la normativa nazionale in materia di intermediazione finanziaria. Con riferimento alle operazioni di partecipazione al capitale di rischio gli interventi del fondo per la finanza di impresa sono prioritariamente destinati al finanziamento di programmi di investimento per la nascita ed il consolidamento delle imprese operanti in comparti di attività ad elevato contenuto tecnologico, al rafforzamento patrimoniale delle piccole e medie imprese localizzate nelle aree dell’obiettivo 1 e dell’obiettivo 2 di cui al Regolamento CE n. 1260/1999 nonché a programmi di sviluppo posti in essere da piccole e medie imprese .

Fondo finanza d’impresa

Em. 18.26 Relatore

850.

451. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Banca d’Italia, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge vengono stabiliti le modalità di funzionamento del Fondo di cui al comma 450, anche attraverso l’affidamento diretto ad enti strumentali all’amministrazione ovvero altri soggetti esterni, con eventuale onere a carico delle risorse stanziate per i singoli progetti, scelti nel rispetto delle disposizioni nazionali e comunitarie, nonché i criteri per la realizzazione degli interventi di cui al medesimo comma 450, le priorità di intervento e le condizioni per la eventuale cessione a terzi degli impegni assunti a carico dei fondi le cui rinvenienze confluiscono al Fondo di cui al comma 450.

Modalità di funzionamento

851.

452. Fino all’emanazione del decreto di cui al comma 451, l’attuazione dei regimi di aiuto già ritenuti compatibili con il mercato comune dalla Commissione europea prosegue secondo le modalità già comunicate alla Commissione stessa.

Disposizione transitoria

852.

453. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono conferite al Fondo di cui al comma 450 le ulteriori disponibilità degli altri fondi di amministrazioni e soggetti pubblici nazionali per la finanza di imprese individuate dal medesimo decreto.

Conferimenti al Fondo

853.

454. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono istituiti i diritti sui brevetti per invenzione industriale e per i modelli di utilità e sulla registrazione di disegni e modelli nonché i diritti di opposizione alla registrazione dei marchi d’impresa. Sono esonerate dal pagamento dei diritti di deposito e di trascrizione, relativamente ai brevetti per invenzione e ai modelli di utilità, le università, le amministrazioni pubbliche aventi fra i loro scopi istituzionali finalità di ricerca e le amministrazioni della difesa e delle politiche agricole alimentari e forestali. I diritti per il mantenimento in vita dei brevetti per invenzione industriale e per i modelli di utilità e per la registrazione di disegni e modelli, previsti dall’articolo 227 del codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, sono dovuti secondo i seguenti criteri: a) dalla quinta annualità per il brevetto per invenzione industriale; b) dal secondo quinquennio per il brevetto per modello di utilità; c) dal secondo quinquennio per la registrazione di disegni e modelli. Le somme derivanti dal pagamento dei diritti di cui al presente comma sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate allo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, anche al fine di potenziare le attività del medesimo Ministero di promozione, di regolazione e di tutela del sistema produttivo nazionale, di permettere alle piccole e medie imprese la piena partecipazione al sistema di proprietà industriale, di rafforzare il brevetto italiano, anche con l’introduzione della ricerca di anteriorità per le domande di brevetto per invenzione industriale.

Diritti su titoli di proprietà industriale

854.

455. Il Ministero dello sviluppo economico, al fine di contrastare il declino dell’apparato produttivo anche mediante salvaguardia e consolidamento di attività e livelli occupazionali delle imprese di rilevanti dimensioni di cui all’articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, che versino Tale struttura opera in collaborazione con le Regioni nel cui ambito si verificano le situazioni di crisi d’impresa oggetto d’intervento in crisi economico-finanziaria, istituisce, d’intesa con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, un’apposita struttura e prevede forme di cooperazione interorganica fra i due Ministeri, anche modificando il proprio regolamento di organizzazione e avvalendosi, per le attività ricognitive e di monitoraggio, delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura . A tal fine è autorizzata la spesa di 300.000 euro a decorrere dall’anno 2007, cui si provvede mediante riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 3 della legge 11 maggio 1999, n. 140. Con il medesimo provvedimento si provvede, anche mediante soppressione, al riordino degli organismi esistenti presso il Ministero dello sviluppo economico, finalizzati al monitoraggio delle attività industriali e delle crisi di impresa.

Monitoraggio

Em. 18.106 (testo 2) Governo

855.

456. Gli interventi del Fondo di cui all’articolo 11, comma 3, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, sono disposti sulla base di criteri e modalità fissati con delibera del CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, con la quale si provvede in particolare a determinare, in conformità agli orientamenti comunitari in materia, le tipologie di aiuto concedibile, le priorità di natura produttiva, i requisiti economici e finanziari delle imprese da ammettere ai benefìci e per l’eventuale coordinamento delle altre amministrazioni interessate. Per l’attuazione degli interventi di cui al presente comma il Ministero dello sviluppo economico può avvalersi, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, di Sviluppo Italia Spa. I commi 5 e 6 dell’articolo 11 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, sono abrogati.

Interventi a sostegno delle imprese

856.

457. Entro il 30 giugno di ogni anno il Governo presenta al Parlamento una relazione concernente l’operatività delle misure di sostegno previste dai commi da 444 a 456, con particolare riferimento ai risultati ottenuti e alle somme erogate.

Referto del Governo al Parlamento

857.

458. Nel rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 1, comma 354 e commi da 358 a 361, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, l’ambito di operatività del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI) è esteso agli interventi previsti da leggi regionali di agevolazione ovvero conferiti alle regioni ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998 per gli investimenti produttivi e per la ricerca.

Art. 104-bis.(Fondo rotativo sostegno imprese e investimenti in ricerca-FRI).

Em. 18.108 Governo

858.

459. Per le finalità di cui al comma 458, la Cassa depositi e prestiti Spa è autorizzata ad apportare alla dotazione iniziale del Fondo di cui al medesimo comma 458 un incremento nell’importo massimo fino a 2 miliardi di euro, nel rispetto dei limiti annuali di spesa sul bilancio dello Stato fissati ai sensi dell’articolo 1, comma 361, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, che allo scopo possono essere integrati:

    a) a valere sul Fondo per la competitività e lo sviluppo di cui al comma 444, secondo la procedura di cui al comma 447, per il finanziamento di interventi regionali complementari o integrativi dei progetti di innovazione industriale, approvati ai sensi del medesimo comma 447;

    b) a valere sulle risorse delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi del comma 461.

Dotazione FRI

859.

460. Ai fini dell’attuazione degli interventi regionali complementari o integrativi dei progetti di innovazione industriale ai sensi del comma 459, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano stipulano apposite convenzioni, in conformità agli indirizzi fissati dai Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico, con la Cassa depositi e prestiti Spa, per la regolamentazione delle modalità di intervento, prevedendo anche la misura minima del tasso di interesse da applicare e la durata massima del piano di rientro.

Procedure

860.

461. Ai fini dell’attuazione del comma 459 relativamente agli interventi agevolativi alle imprese e alla ricerca previsti in atti di legislazione regionale o di programmazione comunitaria diversi da quelli di cui al comma 460, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono stipulare apposite convenzioni, in conformità agli indirizzi fissati dai Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico, con la Cassa depositi e prestiti Spa, per il finanziamento degli interventi di interesse, mediante l’impegno dei relativi limiti annuali di spesa, nonché per la regolamentazione delle modalità di intervento, prevedendo anche la misura minima del tasso di interesse da applicare e la durata massima del piano di rientro. I relativi oneri per interessi sono posti a carico delle regioni e delle province autonome.

Finanziamento regionale

861.

462. Le risorse non utilizzate dalle regioni e dalle province autonome ai sensi del comma 461 integrano la dotazione del Fondo di cui al comma 458 dell’anno successivo.

Integrazione FRI

862.

463. Nell’ambito dei progetti elaborati dai soggetti convenzionati con il Ministero dello sviluppo economico per l’attuazione degli interventi di promozione e assistenza tecnica per l’avvio di imprese innovative operanti in comparti di attività ad elevato impatto tecnologico, di cui agli articoli 103 e 106 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, possono essere previsti anche programmi di ricerca e sviluppo svolti dalle imprese innovative di nuova costituzione ai sensi dell’articolo 14 della legge 17 febbraio 1982, n. 46, e successive modificazioni, e della direttiva del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato 16 gennaio 2001, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2001, recante le direttive per la concessione delle agevolazioni del Fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica di cui al citato articolo 14 della legge n. 46 del 1982.

Art. 104-ter.(Aassistenza tecnica imprese innovative).

863.

464. Ai soggetti convenzionati con il Ministero dello sviluppo economico per le azioni di sostegno alla nascita di imprese innovative può essere affidata l’istruttoria dei programmi di cui al comma 463, secondo modalità anche semplificate, determinate con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell’economia e delle finanze.

Semplificazioni procedurali

864.

465. Le iniziative agevolate finanziate a valere sugli strumenti della programmazione negoziata, non ancora completate alla data di scadenza delle proroghe concesse ai sensi della vigente normativa e che, alla medesima data, risultino realizzate in misura non inferiore al 30 per cento degli investimenti ammessi, possono essere completate entro il 31 dicembre 2007. La relativa rendicontazione è completata entro i sei mesi successivi.

104-bis

(Completamento degli interventi della programmazione negoziata)

865.

466. In attuazione dell’articolo 119, quinto comma, della Costituzione e in coerenza con l’indirizzo assunto nelle Linee guida per l’elaborazione del Quadro strategico nazionale per la politica di coesione 2007-2013, approvate con l’intesa sancita dalla Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, in data 3 febbraio 2005, il Fondo per le aree sottoutilizzate, di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, iscritto nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, è incrementato di 64.379 milioni di euro, di cui 100 milioni per ciascuno degli anni 2007 e 2008, 5.000 milioni per l’anno 2009 e 59.179 milioni entro il 2015, per la realizzazione degli interventi di politica regionale nazionale relativi al periodo di programmazione 2007-2013. Non meno del 30 per cento delle risorse di cui al periodo precedente è destinato al finanziamento di infrastrutture e servizi di trasporto di rilievo strategico nelle regioni meridionali. La dotazione aggiuntiva complessiva ed il periodo finanziario di riferimento, di cui al presente comma, non possono essere variati, salvo approvazione da parte del CIPE, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Art. 105.(Interventi sviluppo aree sottoutilizzate).

Incremento Fondo aree sottosviluppate (FAS).

Em. 18.109 (Testo 2) Governo

Em. 18.tab.A.2

866.

467. Il Quadro strategico nazionale, in coerenza con l’indirizzo assunto nelle Linee guida di cui al comma 466, costituisce la sede della programmazione unitaria delle risorse aggiuntive, nazionali e comunitarie, e rappresenta, per le priorità individuate, il quadro di riferimento della programmazione delle risorse ordinarie in conto capitale, fatte salve le competenze regionali in materia. Per garantire l’unitarietà dell’impianto programmatico del Quadro strategico nazionale e per favorire l’ottimale e coordinato utilizzo delle relative risorse finanziarie, tenuto anche conto delle risorse ordinarie disponibili per la copertura degli interventi, presso il Ministero dello sviluppo economico è istituita, avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie già esistenti, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, una cabina di regia per gli interventi nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, composta dai rappresentanti delle regioni del Mezzogiorno e dei Ministeri competenti.

Quadro strategico nazionale. Cabina di regia

867.

468. Per il periodo di programmazione 2007-2013 e comunque non oltre l’esercizio 2015, ai sensi dell’articolo 11, comma 3, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, la legge finanziaria determina la quota delle risorse di cui al comma 466 da iscrivere nel bilancio di ciascuno degli anni considerati dal bilancio pluriennale.

Quote annuali FAS

868.

469. Le somme di cui al comma 466, iscritte nella Tabella F allegata alla presente legge, ai sensi del comma 468, sono interamente impegnabili a decorrere dal primo anno di iscrizione. Le somme non impegnate nell’esercizio di assegnazione possono essere mantenute in bilancio, quali residui, fino alla chiusura dell’esercizio 2013.

Regole contabili

869.

469-bis. Ai fini della realizzazione delle opere e degli interventi di cui all’accordo di programma quadro sottoscritto il 7 aprile 2006 tra Ministero dell’economia e delle finanze, Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Magistrato alle acque di Venezia e il Commissario delegato per l’emergenza socio-economico e ambientale relative ai canali portuali di grande navigazione della Laguna di Venezia-Porto Marghera, nonché per gli interventi di risanamento del Polo Chimico Laghi di Mantova è autorizzata la spesa complessiva di euro 209 milioni, di cui euro 52 milioni per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 e di euro 53 milioni per l’anno 2010. L’utilizzo delle risorse è disposto con decreto interministeriale del Ministro dello sviluppo economico, e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare

Em 18.109 (testo 2) Governo

870.

469-ter. Entro il 31 gennaio 2007, il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, formulano un piano per la riassegnazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare delle somme versate allo Stato a titolo di risarcimento del danno ambientale a seguito della sottoscrizione di accordi transattivi negli anni 2005 e 2006 e non riassegnabili per effetto dell’articolo 1, comma 9 della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e dell’articolo 1, comma 46, della legge 23 dicembre 2005, n. 266

Em 18.109 (testo 2) Governo

871.

470. Le risorse individuate con delibere CIPE n. 19/2004, del 29 settembre 2004, n. 34/05, del 27 maggio 2005, e n. 2/06, del 22 marzo 2006, per gli anni 2006 e 2007 e destinate a Sviluppo Italia Spa per contributi a fondo perduto a favore dell’autoimprenditorialità e dell’autoimpiego sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per una quota di 225 milioni nell’anno 2007 e di 75 milioni nell’anno 2008.

Sviluppo Italia e FAS

Em. 5.1 Governo

872.

471. Al fine di garantire la massima efficacia degli interventi nel settore della ricerca, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’università e della ricerca, il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST). Al Fondo confluiscono le risorse annuali per i progetti di ricerca di interesse nazionale delle università, nonché le risorse del Fondo per le agevolazioni alla ricerca, di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297, del Fondo per gli investimenti della ricerca di base, di cui all’articolo 104 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e, per quanto di competenza del Ministero dell’università e della ricerca, del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni.

Art. 106.(Fondo investimenti ricerca scientifica e tecnologica - FIRST).

Em. 18.111 Relatore

873.

472. Il Fondo di cui al primo periodo del comma 471 è alimentato in via ordinaria dai conferimenti, annualmente disposti dalla legge finanziaria, dai rientri dei contributi concessi sotto forma di credito agevolato e, per quanto riguarda le aree sottoutilizzate, delle risorse assegnate dal CIPE, nell’ambito del riparto dell’apposito Fondo.

Dotazione

874.

473. In attuazione delle indicazioni contenute nel Programma nazionale della ricerca di cui al decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, e successive modificazioni, il Ministro dell’università e della ricerca, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato – Regioni , provvede alla ripartizione delle complessive risorse del Fondo, garantendo comunque il finanziamento di un programma nazionale di investimento nelle ricerche liberamente proposte in tutte le discipline da università ed enti pubblici di ricerca, valutate mediante procedure diffuse e condivise nelle comunità disciplinari internazionali interessate

Ripartizione FIRST

Em. 18.111 Governo

875.

474. Il Ministro dell’università e della ricerca, con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentita la Conferenza Stato – Regioni definisce i criteri di accesso e le modalità di utilizzo e gestione del Fondo di cui al comma 471 per la concessione delle agevolazioni al fine di garantire la massima efficacia ed omogeneità degli interventi. Fino alla data di entrata in vigore del predetto regolamento trovano applicazione le disposizioni attualmente vigenti per l’utilizzo delle risorse di cui al comma 471.

Modalità di utilizzo e gestione.

Em. 18.111 Governo

Disposizione transitoria

876.

475. È autorizzata la spesa di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 e di 360 milioni di euro per l’anno 2009 da destinare ad integrazione del Fondo di cui al comma 471.

Integrazione FIRST

877.

476. Al fine di assicurare una più efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate all’attuazione degli interventi di cui al comma 285, è istituito, nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione, il Fondo per l’istruzione e formazione tecnica superiore. Al Fondo confluiscono le risorse annualmente stanziate a valere sull’autorizzazione di spesa di cui al comma 288, sul fondo iscritto nella legge 18 dicembre 1997, n. 440, nonché le risorse assegnate dal CIPE, per quanto riguarda le aree sottoutilizzate, per progetti finalizzati alla realizzazione dell’istruzione e formazione tecnica superiore, con l’obiettivo di migliorare l’occupabilità dei giovani che hanno concluso il secondo ciclo di istruzione e formazione.

Articolo 106-bis Istituzione fondo istruzione e formazione tecnica superiore –( IFTS)

EMENDAMENTO Governo

878.

477. Il Fondo di cui all’articolo 16, comma 1, della legge 7 agosto 1997, n. 266, e successive modificazioni, è integrato di 30 milioni di euro per l’anno 2007 e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisce le modalità per una semplificazione dei criteri di riparto e di gestione del cofinanziamento nazionale dei progetti strategici.

Art. 107.

(Rifinanziamento Fondo interventi regionali per commercio e turismo).

879.

478. All’articolo 24, comma 4, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, dopo la parola: «controgaranzie» sono inserite le seguenti: «e cogaranzie».

Art. 108.(Interventi per consorzi e cooperative di garanzia collettiva fidi).

880.

479. Per le finalità previste dall’articolo 24, comma 4, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, come modificato dal comma 478 del presente articolo, è attribuito un contributo di 30 milioni di euro per l’anno 2007 e di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Finanziamento

Em. 18.144 (testo 2) Governo

881.

480. Le disposizioni di cui all’articolo 13, comma 33, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, si applicano anche alle società finanziarie di cui all’articolo 24 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, come da ultimo modificato dal comma 478 del presente articolo.

Ambito di applicazione

882.

481. All’articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) i commi 25, 26, 27 e 61-ter sono abrogati;

    b) al comma 1, il secondo periodo è soppresso;

    c) al comma 23, secondo periodo, le parole: «ai Fondi di garanzia indicati dai commi 25 e 28» sono sostituite dalle seguenti: «al fondo di garanzia di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662»;

    d) al comma 24, le parole: «ai Fondi di garanzia previsti dai commi 25 e 28» sono sostituite dalle seguenti: «al fondo di garanzia di cui all’articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662».

Art. 109.(Fondo garanzia fidi).

883.

481-bis. Al fine di accelerare lo sviluppo dei consorzi di garanzia collettiva fidi di cui all’articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, di seguito denominati "confidi", anche mediante fusioni o trasformazioni in intermediari finanziari vigilati, iscritti nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del testo unico bancario o in banche di credito cooperativo ai sensi dei commi 29, 30, 31 e 32 dell’articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, entro il 30 giugno 2007 i confidi provvedono ad imputare al fondo consortile o al capitale sociale le risorse proprie costituite da fondi rischi o da altri fondi o riserve patrimoniali derivanti da contributi dello Stato, degli enti locali o territoriali o di altri enti pubblici. Tali risorse sono attribuite unitariamente al patrimonio a fini di vigilanza dei relativi confidi, senza vincoli di destinazione

Em. 18.28 relatore

884.

481-ter. Al fine di favorire il rafforzamento patrimoniale dei confidi, i fondi di garanzia interconsortile di cui al comma 20 dell’articolo 13 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, possono essere destinati anche alla prestazione di servizi ai confidi soci ai fini dell’iscrizione nell’elenco speciale di cui all’articolo 107 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, nonche´, in generale, ai fini della riorganizzazione, integrazione e sviluppo operativo dei confidi stessi. Per le medesime finalità, in attesa dell’emanazione della III direttiva in materia di antiriciclaggio, i Confidi non sono assoggettati agli obblighi di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 1991, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 197 del 1991.

Em. 18.28 relatore

885.

482. Per le finalità di cui all’articolo 3, primo comma, lettera a), della legge 24 dicembre 1985, n. 808, sono autorizzati contributi quindicennali di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, da erogare alle imprese nazionali del settore aeronautico, ai sensi dell’articolo 5, comma 16-bis, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80.

Art. 110.Settori industriali ad alta tecnologia.

886.

483. Per le finalità di cui all’articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 11 maggio 1999, n. 140, sono autorizzati contributi quindicennali di 10 milioni di euro per l’anno 2007 e di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, da erogare alle imprese nazionali ai sensi dell’articolo 5, comma 16-bis, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80.

Contributi

887.

484. Per le finalità di cui all’articolo 4, comma 3, della legge 7 agosto 1997, n. 266, sono autorizzati contributi quindicennali rispettivamente di 50 milioni di euro per l’anno 2007, di 40 milioni di euro per l’anno 2008 e di 30 milioni di euro per l’anno 2009, da erogare alle imprese nazionali ai sensi dell’articolo 5, comma 16-bis, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80.

Contributi

888.

485. Gli incentivi alla ricerca applicata e alla innovazione tecnologica, relativi ai Fondi di competenza dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’università e della ricerca e del Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri sono gestiti dalle medesime amministrazioni in modo coordinato anche in conformità alle direttive adottate congiuntamente dai tre Ministri.

Art. 111.

Coordinamento politiche ricerca applicata e innovazione tecnologica.

889.

486. Le amministrazioni di cui al comma 485 conformano la propria attività a quanto disposto dal medesimo comma, in modo da assicurare criteri coordinati di selezione e valutazione delle domande, anche tramite l’emanazione di bandi unitari e l’acquisizione delle domande di agevolazione presso un unico ufficio, individuando idonee forme di coordinamento per la valutazione integrata delle domande stesse.

Valutazione integrata delle domande

890.

487. Per il finanziamento degli interventi di cui all’articolo 1, comma 92, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, a favore del Fondo per la mobilità al servizio delle fiere previsto dalla legge 27 febbraio 2006, n. 105è autorizzato un contributo quindicennale di 3 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007.

Art. 111-bis. Infrastrutture mobilità fiere.

E. 18.3128 Enriques Vitali

891.

488. All’articolo 1, comma 366, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, la parola: «372» è sostituita dalla seguente: «371».

Art. 111 ter. (Cofinanziamento progetti regionali per i distretti produttivi).

892.

489. All’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, dopo il comma 371 sono inseriti i seguenti:

«371-bis. In attesa dell’adozione del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di cui al comma 366, può essere riconosciuto un contributo statale a progetti in favore dei distretti produttivi adottati dalle regioni, per un ammontare massimo del 50 per cento delle risorse pubbliche complessivamente impiegate in ciascun progetto.

371-ter. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati i progetti regionali ammessi al beneficio di cui al comma 371-bis ed i relativi oneri per il bilancio dello Stato ed eventuali ulteriori progetti di carattere nazionale, fermo restando il limite massimo di cui al comma 372».

Agevolazioni statali

Em. 18.29 Relatore

893.

490. All’articolo 1, comma 372, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, la parola: «371» è sostituita dalla seguente: «371-ter».

 

894.

491. Al fine di estendere e sostenere in tutto il territorio nazionale la realizzazione di progetti per la società dell’informazione, è autorizzata una spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Con decreto di natura non regolamentare, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e di concerto con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali per gli interventi relativi alle regioni e agli enti locali individua le azioni da realizzare sul territorio nazionale, le aree destinatarie della sperimentazione e le modalità operative e di gestione di tali progetti.

Art. 112.(Progetti per la società dell'informazione).

Em. 18.112 Governo

895.

491-bis. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un apposito fondo, denominato "Fondo per il sostegno agli investimenti per l’innovazione negli enti locali", con una dotazione finanziaria pari a 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Il Fondo finanzia progetti degli enti locali relativi agli interventi di digitalizzazione dell’attività amministrativa, in particolare per quanto riguarda i procedimenti di diretto interesse dei cittadini e delle imprese.

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

896.

491-ter. Con successivo decreto dei Ministri per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e per gli affari regionali e le autonomie locali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, previo parere della Commissione permanente per l’innovazione tecnologica nelle regioni e negli enti locali di cui all’articolo 14, comma 3-bis, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, vengono stabiliti i criteri di distribuzione ed erogazione del suddetto fondo

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

897.

491 -bis. Nella valutazione dei progetti da finanziare, di cui al comma 491, è data priorità a quelli che utilizzano e/o sviluppano applicazioni software a codice aperto. I codici sorgente, gli eseguibili e la documentazione dei software sviluppati sono mantenuti in un ambiente di sviluppo cooperativo, situato in un web individuato dal Ministero per le riforme e le innovazioni nella Pubblica amministrazione al fine di poter essere visibili e riutilizzabili

Em. 18.3163 relatore

898.

492. Per il finanziamento degli interventi a sostegno dell’economia nel settore dell’industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico è istituito un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero della difesa, con una dotazione di 1.700 milioni di euro per l’anno 2007, di 1.550 milioni di euro per l’anno 2008 e di 1.200 milioni di euro per l’anno 2009, per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali. Dall’anno 2010, per la dotazione del fondo si provvede ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Con uno o più decreti del Ministro della difesa, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’ufficio centrale del bilancio, e alla Corte dei conti, sono individuati, nell’ambito della predetta pianificazione, i programmi in esecuzione o da avviare con le disponibilità del fondo, disponendo delle conseguenti variazioni di bilancio. Con decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono individuate le modalità e le procedure di assunzione di spesa anche a carattere pluriennale per i programmi derivati da accordi internazionali.

Art. 113.(Fondo per esigenze di difesa nazionale).

899.

492-bis. Gli articoli 2 e 3 del decreto legislativo 6 ottobre 2005, n. 216 sono soppressi, conseguentemente viene ripristinata la Direzione generale di commissariato e di servizi generali di cui all’articolo 15 del decreto legislativo 16 luglio 1997, n. 264

Em. 18.3177 Formisano

900.

492-bis Nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa è istituito un fondo di conto capitale, con una dotazione di 25 milioni di euro, destinato alle bonifiche delle aree militari, sia dismesse che attive, e di pertinenza dei poligoni militari di tiro, nonché delle unità navali, effettuate d’intesa con il Ministero dell’ambiente, anche mediante l’impiego del genio militare. Con uno o più decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministero dell’ambiente, da comunicare anche con evidenze informatiche al Ministero dell’economia e finanze, si provvede alla ripartizione del fondo di cui al presente comma

Em. 3178 – 3179 -3180 relatore

901.

492-ter Nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa è istituito un fondo di conto capitale, con una dotazione di 20 milioni di euro, destinato alla ristrutturazione e all’adeguamento degli arsenali militari, comprese le darsene interne, e degli stabilimenti militari. Con uno o più decreti del Ministro della difesa, da comunicare anche con evidenze informatiche ai Ministero dell’economia e finanze; si provvede alla ripartizione del fondo di cui al presente comma.

Em. 3178 – 3179 -3180 relatore

902.

492-quater Nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa è istituito un fondo di conto capitale, con una dotazione di 5 milioni di euro, destinato all’ammodernamento parco autoveicoli, dei sistemi operativi e delle infrastrutture dell’Arma dei Carabinieri. Con uno o più decreti del Ministro della difesa, da comunicare anche con evidenze informatiche al Ministero dell’economia e finanze, si provvede alla ripartizione del fondo di cui al presente comma.

Em. 3178 – 3179 -3180 relatore

903.

492-quinquies Per l’anno 2007, le dotazioni delle unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero della difesa concernenti investimenti fissi lordi (categoria 21) sono ridotte, in maniera lineare, di 50 milioni di euro

Em. 3178 – 3179 -3180 relatore

904.

492.bis E’ autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2007 finalizzata ad interventi sanitari che si rendano eventualmente necessari in favore di personale affetto di infermità letali ovvero da invalidità o inabilità permanente nonché al monitoraggio delle condizioni sanitarie del personale militare e civile italiano impiegato e delle popolazioni abitanti in aree interessati da conflitti per i quali siano in corso missioni internazionali e di assistenza umanitaria, nonché in poligoni di tiro nazionali, e nelle zone adiacenti, nei quali siano sperimentati munizionamento e sistemi di armamento

Em. 18.0.2 Relatore

905.

493. Per il finanziamento degli interventi consentiti dagli Orientamenti dell’Unione europea per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà sugli aiuti di Stato del Fondo di cui all’articolo 11, comma 3, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per l’anno 2007 e di 35 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Art. 114.(Fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà).

906.

 3 Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, la dotazione del fondo da ripartire di cui all’articolo 1, comma 15, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nel quale confluiscono gli importi delle dotazioni di bilancio relative ai trasferimenti correnti alle imprese, è integrata di 565 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 e di 170 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009, ai fini della corresponsione dei corrispettivi per le imprese pubbliche in relazione agli oneri di servizio pubblico sostenuti in applicazione dei rispettivi contratti di programma.

Art. 115.(Imprese pubbliche).

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

907.

495. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in attuazione dell’articolo 2 del decreto-legge 31 maggio 1994, n. 332, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 1994, n. 474, e dell’articolo 1, comma 2, della legge 14 novembre 1995, n. 481, sono emanate, tenendo conto dei princìpi del diritto comunitario, disposizioni in merito all’attuazione di quanto previsto dall’articolo 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290, come modificato dall’articolo 1, comma 373, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, relativamente alla cessione delle quote superiori al 20 per cento del capitale delle società che sono proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto del gas naturale controllate direttamente o indirettamente dallo Stato.

Ulteriore privatizzazione della Società Snam Rete Gas

908.

496. Il termine del 31 dicembre 2008 stabilito dall’articolo 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290, come prorogato dall’articolo 1, comma 373, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nei soli confronti delle società di cui al comma 495 del presente articolo, è rideterminato in ventiquattro mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al medesimo comma 495.

Proroga termini

909.

497. Per la realizzazione, l’acquisizione ed il completamento di opere pubbliche o di pubblica utilità i committenti tenuti all’applicazione del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, possono avvalersi anche del contratto di locazione finanziaria.

Art. 116.(Locazione finanziaria in opere pubbliche).

910.

498. Nei casi di cui al comma 497, il bando, ferme le altre indicazioni previste dal codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, determina i requisiti soggettivi, funzionali, economici, tecnico-realizzativi ed organizzativi di partecipazione, le caratteristiche tecniche ed estetiche dell’opera, i costi, i tempi e le garanzie dell’operazione, nonché i parametri di valutazione tecnica ed economico-finanziaria dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Contenuto del bando

911.

498-bis. Al decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163, all’articolo 86, dopo il comma 3 aggiungere il seguente:

"3-bis. Nella predisposizione delle gare di appalto e nella valutazione, nei casi previsti dalla normativa vigente, dell’anomalia delle offerte nelle procedure di affidamento di appalti di lavori pubblici, di servizio e di forniture, gli enti aggiudicatori sono tenuti a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro come determinato periodicamente, in apposite tabelle, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sulla base dei valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sindacati comparativamente piu` rappresentativi, delle norme in materia previdenziale ed assistenziale, dei diversi settori merceologici e delle differenti aree territoriali. In mancanza di contratto collettivo applicabile, il costo del lavoro e` determinato in relazione al contratto collettivo del settore merceologico piu` vicino a quello preso in considerazione

All’articolo 87, al comma 2 sopprimere la lettera "e";

al comma 4, sopprimere le parole: "In relazione a servizi e forniture";

dopo il comma 4 inserire il seguente:

"4-bis. Nell’ambito dei requisiti per la qualificazione di cui all’articolo 40 del presente decreto, devono essere considerate anche le informazioni fornite dallo stesso soggetto interessato relativamente all’avvenuto adempimento, all’interno della propria azienda, degli obblighi di sicurezza previsti dalla vigente normativa

Em. 18.31293 Salvi Battaglia

912.

498-bis. Il primo periodo del comma 1 dell’articolo 7 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 è sostituito dal seguente: "Il datore di lavoro, in caso di affidamento dei lavori ad imprese appaltatrici o a lavoratori autonomi all’interno della propria azienda, o di una singola unita` produttiva della stessa, nonche´ nell’ambito dell’intero ciclo produttivo dell’azienda medesima".

all’articolo 7 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 è aggiunto il seguente comma 4:

"4. L’imprenditore committente risponde in solido con l’appaltatore, nonche´ con ciascuno degli eventuali ulteriori subappaltatori, per tutti i danni per i quali il lavoratore, dipendente dall’appaltatore o dal subappaltatore, non risulti indennizzato ad opera dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro".

L’articolo 29, comma 2, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, è sostituito dal seguente:

"2. In caso di appalto di opere o di servizi il committente imprenditore o datore di lavoro è obbligato in solido con l’appaltatore, nonche´ con ciascuno degli eventuali ulteriori subappaltatori entro il limite di due anni dalla cessazione dell’appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali dovuti

Em. 18.3194 Salvi Battaglia

913.

499. L’offerente può essere anche un’associazione temporanea costituita dal soggetto finanziatore e dal soggetto realizzatore, responsabili, ciascuno, in relazione alla specifica obbligazione assunta, ovvero un contraente generale. In caso di fallimento, inadempimento o sopravvenienza di qualsiasi causa impeditiva all’adempimento dell’obbligazione da parte di uno dei due soggetti costituenti l’associazione temporanea di imprese, l’altro può sostituirlo, con l’assenso del committente, con altro soggetto avente medesimi requisiti e caratteristiche.

Soggetti offerenti

914.

500. L’adempimento degli impegni della stazione appaltante resta in ogni caso condizionato al positivo controllo della realizzazione ed eventuale gestione funzionale dell’opera secondo le modalità previste.

Controllo dell’opera

915.

501. Al fine di assicurare la massima estensione dei princìpi comunitari e delle regole di concorrenza negli appalti di servizi o di servizi pubblici locali la stazione appaltante considera, in ogni caso, rispettati i requisiti tecnici prescritti anche ove la disponibilità dei mezzi tecnici necessari ed idonei all’espletamento del servizio è assicurata mediante contratti di locazione finanziaria con soggetti terzi.

Locazione finanziaria per i contratti di servizi

916.

502. Per gli interventi previsti dall’articolo 2, comma 3, del decreto-legge 28 dicembre 1998, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1999, n. 40, come prorogati dall’articolo 45, comma 1, lettera c), della legge 23 dicembre 1999, n. 488, relativi all’anno 2006, è autorizzata un’ulteriore spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2007

Art. 117.

(Autotrasporto)

Fondi per l’autotrasporto.

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

917.

502-bis. Il 40 per cento delle disponibilita` finanziarie del Fondo istituito dall’articolo 1, comma 108, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, dovra` essere destinato per la realizzazione e il completamento di strutture logistiche intermodali di I livello le cui opere e servizi sono gia` previsti dai piani regionali trasporti

Em. 18.3202 Mongiello Adduce

918.

502-bis. Per gli interventi previsti dall’articolo 2, comma 2, del decreto-legge 28 dicembre 1998, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1999, n. 40, come prorogati dall’articolo 45, comma 1, lettera b), della legge 23 dicembre 1999, n. 488, relativi all’anno 2006, è autorizzata un’ulteriore spesa di 54 milioni di euro per l’anno 2007

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

919.

502-ter. Per il proseguimento degli interventi a favore dell’autotrasporto di merci, nonché, ove si individuano misure compatibili con il mercato comune ai sensi dell’articolo 87 del Tattato istitutivo della Comunità europea, per interventi di riduzione del costo del lavoro delle im imprese di autotrasporto di merci relativo l’anno 2006, al fondo istitutivo dell’articolo 1, comma 108, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è assegnata la somma di euro 186 milioni per l’anno 2007. Con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministero dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per le politiche europee sono disciplinate le modalità di utilizzazione del fondo di cui al primo periodo. L’efficacia delle modalità di utilizzazione di tale fondo è comunque subordinata, ai sensi dell’articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, alla autorizzazione della Commissione europea.

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

920.

502-quater. A carico del fondo di cui al comma 502-ter è prelevato l’importo di 70 milioni di euro, da destinare a misure agevolative a favore dei soggetti che acquisiscano, anche mediante locazione finanziaria, autoveicoli adibiti al trasporto di merci, di massa complessiva pari o superiore a 11,5 tonnellate. Con il regolamento di cui al comma 502-ter saranno determinati criteri e modalità per la fruizione di dette agevolazioni.

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

921.

502-quinquies. Dalla somma di 80 milioni di euro autorizzata, per l’anno 2006, ai sensi del comma 108, dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è prelevato l’importo di 42 milioni di euro, mediante riduzione dell’autorizzazione di spesa, per essere destinato alla misura prevista all’articolo 1, comma 105, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Le disposizioni del presente comma entrano in vigore il giorno stesso della pubblicazione della presente legge nella Gazzetta Ufficiale.

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

922.

Soppresso

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

923.

Soppresso

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

924.

503. A decorrere dal 1º gennaio 2007, con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro il 31 marzo 2007, è stabilito un incremento delle tariffe applicabili per le operazioni in materia di motorizzazione di cui all’articolo 18 della legge 1º dicembre 1986, n. 870, in modo da assicurare, su base annua, maggiori entrate pari ad almeno 50 milioni di euro. Di conseguenza è autorizzata, a decorrere dal 2007, la spesa di 25 milioni di euro, in aggiunta alle somme già stanziate sul pertinente capitolo di bilancio, per il funzionamento del Centro elaborazione dati del Dipartimento per i trasporti terrestri, personale, affari generali e la pianificazione generale dei trasporti del Ministero dei trasporti e la spesa di 10 milioni di euro per la predisposizione del piano generale di mobilità, i sistemi informativi di supporto, il monitoraggio e la valutazione di efficacia degli interventi.

Art. 118.( Incremento tariffe per operazioni di motorizzazione.

Autorizzazioni di spesa per CED dipartimento trasporti terrestri e piano di mobilità

925.

"503-bis. Per la copertura degli oneri connessi alla prosecuzione e al completamento di progetti informatici di competenza del Ministero delle infrastrutture, già previsti nell’ambito del Piano Triennale per l’Informatica 2007-2009 è autorizzata la spesa di euro 8.500.000 per l’anno 2007, di euro 4.200.000 per ciascuno degli anni 2008 e 2009, da iscrivere nello stato di previsione del medesimo Ministero.".

Em. 18.71 (testo 2) Governo

926.

«503-bis. Con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro il 31 gennaio 2007, ai sensi del comma 12 dell’articolo 80 del codice della strada, è stabilito un incremento delle tariffe applicabili per le operazioni di revisione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi in cifra uguale per le operazioni eseguite dagli Uffici della Motorizzazione e per quelle eseguite dai Centri privati concessionari di dette operazioni ai sensi dello stesso articolo 80, comma 8.».

18.3206 (testo 2)

relatore

927.

504. È autorizzata la spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007 a favore dell’Agenzia nazionale per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione.

Art. 120.(Agenzia nazionale diffusione tecnologie per l'innovazione).

928.

505. Al fine di sostenere nuovi processi di realizzazione delle infrastrutture per la larga banda e di completare il «Programma per lo sviluppo della larga banda nel Mezzogiorno», le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, destinate al finanziamento degli interventi attuativi del suddetto Programma da parte del Ministero delle comunicazioni per il tramite della Società infrastrutture e telecomunicazioni per l’Italia Spa (Infratel Italia) di cui all’articolo 7 del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, sono incrementate di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 121.(Infrastrutture larga banda).

929.

506. Nell’ambito del riparto del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, il CIPE, con propria delibera ai sensi del comma 5 del medesimo articolo 61, assegna ulteriori 50 milioni di euro per l’anno 2009 al Ministero delle comunicazioni per la realizzazione delle finalità di cui al comma 505. Conseguentemente, le risorse del medesimo Fondo destinate al Ministero dello sviluppo economico per l’anno 2009 sono diminuite di 50 milioni di euro.

Riparto FAS

930.

507. Al fine di diffondere la tecnologia della televisione digitale sul territorio nazionale, è istituito presso il Ministero delle comunicazioni il «Fondo per il passaggio al digitale» per la realizzazione dei seguenti interventi:

    a) incentivare la produzione di contenuti di particolare valore in tecnica digitale;

    b) incentivare il passaggio al digitale terrestre da parte del titolare dell’obbligo di copertura del servizio universale;

    c) favorire la progettazione, realizzazione e messa in onda di servizi interattivi di pubblica utilità diffusi su piattaforma televisiva digitale;

    d) favorire la transizione al digitale da parte di famiglie economicamente o socialmente disagiate;

    e) incentivare la sensibilizzazione della popolazione alla tecnologia del digitale.

Art. 122.(Transizione alla televisione digitale).

931.

508. Il Ministro delle comunicazioni, con proprio decreto, individua gli interventi di cui al comma 507 e le concrete modalità di realizzazione dei medesimi, i requisiti e le condizioni per accedere agli interventi, le categorie di destinatari, la durata delle sperimentazioni, nonché le modalità di monitoraggio e di verifica degli interventi.

 

932.

509. Per la realizzazione degli interventi di cui al comma 507 è autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

 

933.

509-bis. Nei confronti dei soggetti esercenti la radiodiffusione sonora, nonche´ la radiodiffusione televisiva in ambito locale, le sanzioni amministrative previste dall’articolo 98 del decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, e successive modificazioni, sono ridotte a un decimo

Em. 18.115 Governo

934.

510. Le disposizioni di cui all’articolo 1, comma 57, primo e secondo periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, non si applicano alle spese relative a progetti cofinanziati dall’Unione europea, ivi comprese le corrispondenti quote di parte nazionale.

Art. 123.(Esclusione dei progetti cofinanziati dall'Unione europea dalla regola del 2 per cento).

935.

511. Tutti i fondi rotativi gestiti dalla SIMEST Spa destinati ad operazioni di venture capital in Paesi non aderenti all’Unione europea nonché il fondo di cui all’articolo 5, comma 2, lettera c), della legge 21 marzo 2001, n. 84, sono unificati in un unico fondo.

Art. 124.(Unificazione dei fondi venture capital).

936.

512. Dopo l’articolo 2 del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

«Art. 2-bis. – 1. Il fondo rotativo di cui all’articolo 2 può essere, a cura dell’ente gestore, garantito contro i rischi di mancato rimborso, presso una compagnia di assicurazione o istituti di credito. I costi della garanzia o assicurazione sono dall’ente gestore addebitati agli operatori beneficiari dei finanziamenti. Le condizioni e le modalità del contratto di assicurazione o garanzia sono sottoposte all’approvazione del comitato di gestione del fondo e non devono comportare oneri a carico del fondo».

Art. 125.(Modifica al decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394).

937.

513. All’articolo 3, comma 5, della legge 24 aprile 1990, n. 100, e successive modificazioni, le parole: «per le finalità di cui alla presente legge» sono sostituite dalle seguenti: «per interventi volti a sostenere l’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano».

Art. 126.(Promozione partecipazione a società ed imprese miste all'estero).

938.

514. All’articolo 10 del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«Per favorire una promozione sinergica del prodotto italiano, ai sensi dell’articolo 22 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, e successive modificazioni, possono essere concessi contributi d’intesa con i Ministri competenti a progetti promozionali e di internazionalizzazione realizzati da consorzi misti tra piccole e medie imprese dei settori agro-itticoalimentare e turistico-alberghiero, aventi lo scopo esclusivo dell’attrazione della domanda estera».

Art. 127.(Promozione progetti integrati consorzi agro-alimentari e turistico-alberghieri).

Em. 18.3249 Caprili , Tecce ed altri

939.

515. Per le finalità di cui al comma 61 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni, anche al fine di favorire la penetrazione commerciale dei mercati esteri da parte delle imprese attraverso l’adozione di strumenti di marchio consortili, aventi natura privatistica, il fondo istituito per le azioni a sostegno del «made in Italy» è incrementato di ulteriori 20 milioni di euro per l’anno 2007 e 26 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Quota parte delle risorse di cui al precedente periodo, per un ammontare pari a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, è destinata all’erogazione di contributi per la realizzazione di studi e ricerche diretti alla certificazione di qualità e di salubrità dei prodotti tessili cardati, realizzati con materie prime secondarie, che valorizzano la tipicità delle lavorazioni e le caratteristiche ecologiche dei relativi manufatti. Con decreto del Ministro per lo sviluppo economico, di concerto con il Ministro del commercio internazionale, sono individuate le modalità per accedere ai contributi di cui al precedente periodo.

Art. 128.(Interventi in favore del marchio «made in Italy»).

940.

515-bis. Al fine di promuovere la tutela e lo sviluppo delle produzioni di ceramiche artistiche e di qualità, in linea con le finalità fissate dalla legge 9 luglio 1990, n. 188, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per gli anni 2007 e 2008. A valere sull’autorizzazione di spesa di cui al presente comma, una somma pari a 50.000 euro per ciascun anno del triennio 2007 – 2009, è destinata al finanziamento del Museo Internazionale delle ceramiche artistiche di Faenza di cui alla legge 17 febbraio 1968, n. 97.

Em. 18.30 relatore

Em. 18.30/1 Albonetti, Tecce

941.

515-ter. L’utilizzo delle risorse di cui al comma 515-bis avviene secondo i criteri e le modalità di utilizzo di cui al Decreto del ministro delle attività produttive 16 maggio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 123 del 29 maggio 2003».

Em. 18.30 relatore

942.

515-bis. All’articolo 2, comma 85, della legge 24 novembre 2006, n. 286, inserire un punto aggiuntivo 5-ter come segue:

"L’affidamento dei servizi di distribuzione carbolubrificanti, e delle attivita` commerciali e ristorative nelle aree di servizio delle reti autostradali, in deroga rispetto a quanto previsto nella lettera c) ed f) del punto 5, avviene secondo i seguenti principi:

a) verifica preventiva della sussistenza delle capacita` tecnico-organizzative ed economiche dei concorrenti allo scopo di garantire un adeguato livello e la regolarita` del servizio, secondo quanto disciplinato dalla normativa di settore;

b) valutazione delle offerte dei concorrenti che valorizzino l’efficienza, la qualita` e la varieta` dei servizi, gli investimenti in coerenza con la durata degli affidamenti e la pluralita` dei marchi. I processi di selezione devono assicurare una prevalente importanza al progetto tecnicocommerciale rispetto alle condizioni economiche proposte;

c) modelli contrattuali idonei ad assicurare la competitivita` dell’offerta in termini di qualita` e disponibilita` dei servizi nonche´ dei prezzi dei prodotti oil e non oil»

18.3191 (testo 2)

Rubinato

943.

515-bis. Al fine di garantire i livelli occupazionali nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, e del Parco nazionale della Maiella e` erogata a favore dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e dell’ente Parco nazionale della Maiella la somma di euro 2.000.000, a decorrere dall’anno 2007, per consentire la stabilizzazione del personale fuori ruolo operante presso tali enti . Le relative stabilizzazioni sono effettuate nei limiti delle risorse assegnate con il presente comma e nel rispetto delle normative vigenti in materia di assunzioni, anche in soprannumero. I rapporti di lavoro in essere con il personale che presta attivita` professionale e collaborazione presso gli Enti Parco sono regolati, sulla base di nuovi contratti che verranno stipulati , a decorrere dal 1º gennaio 2007 fino alla definitiva stabilizzazione del suddetto personale e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2008. Al relativo onere si provvede attraverso riduzione del fondo di cui al comma 96 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311

Em. 18.3252 De Petris Palermi

944.

517. In relazione a quanto previsto dal comma 61 dell’articolo 4

della legge 24 dicembre 2003, n. 350, al comma 49 del medesimo articolo 4 e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "incluso l’uso fallace o fuorviante di marchi aziendali ai sensi della disciplina sulle pratiche commerciali ingannevoli

Abusi del marchio

Em. 18.116 Governo

945.

Soppresso

Em. 18.117 Governo

946.

518. Allo scopo di potenziare l’attività di promozione e sviluppo del «made in Italy», anche attraverso l’acquisizione di beni strumentali ad elevato contenuto tecnologico e l’ammodernamento degli impianti già esistenti, è concesso, a favore degli enti fieristici, un contributo nel limite massimo complessivo di 10 milioni di euro per l’anno 2007 a valere sulle disponibilità di cui all’articolo 14-vicies semel del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 agosto 2005, n. 168, che è contestualmente abrogato. Le modalità, i criteri ed i limiti del contributo sono definiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Contributi agli enti periferici

947.

519. Per le politiche generali concernenti le collettività italiane all’estero, la loro integrazione, l’informazione, l’aggiornamento e la promozione culturale a loro favore, la valorizzazione del ruolo degli imprenditori italiani all’estero nonché il coordinamento delle iniziative relative al rafforzamento e alla razionalizzazione della rete consolare, è autorizzata la spesa di 24 milioni di euro per l’anno 2007 e 14 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Art. 128-bis.(Collettività italiane all'estero).

Em. 18.118 Governo

948.

520. Per la prosecuzione degli interventi per la salvaguardia di Venezia di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 139, e successive modificazioni, è autorizzata la spesa di 85 milioni di euro per l’anno 2007 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, da ripartire secondo le modalità di cui al comma 2 dell’articolo 3 della legge 3 agosto 1998, n. 295.

Art. 129.(Interventi per la salvaguardia di Venezia).

.

Em. 18.70 (Testo 2) Governo)

949.

521. Per l’attuazione del Protocollo d’intesa tra il Governo italiano e la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, e` autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per l’anno 2007, finalizzata al completamento del terzo lotto, secondo stralcio, tratto Gattinara-Padriciano, della grande viabilita` triestina

Regione Friuli Venia Giulia. Opere infrastrutturali.

Em. 18.119 (Testo 2) Governo

950.

521-bis. All’articolo 49, comma, 1 dello Statuto speciale della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, e successive modificazioni ed integrazioni, il primo periodo e` sostituito dal seguente: "Spettano alla Regione le seguenti quote fisse delle sottoindicate entrate tributarie erariali riscosse nel territorio della Regione stessa

Em. 18.119 (Testo 2) Governo

951.

521-ter. In applicazione dell’articolo 15 del decreto legislativo 1º

aprile 2004, n. 111 ed al fine di rendere efficaci le disposizioni ivi contenute – ad eccezione di quelle di cui all’articolo 9, comma 7, del medesimo decreto relative ai servizi di trasporto ferroviario interregionale, da definirsi previa intesa fra il Ministero dei Trasporti e le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, i cui oneri saranno quantificati con successivo provvedimento – al numero 4) del comma 1 dell’articolo 49 dello Statuto speciale della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, approvato con legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, e successive modifiche ed integra zioni, le parole: "otto decimi" sono sostituite con le parole: "nove virgola uno decimi"

Em. 18.119 (Testo 2) Governo

952.

521-quater. Le disposizioni di cui ai commi 521-bis e 521-ter decorrono dal 1º gennaio 2008»; conseguentemente, sono ridotte le seguenti autorizzazioni di spesa per gli importi sotto indicati:

a) Stato di previsione del Ministero dei trasporti:

Legge 23 dicembre 2005, n. 266, articolo 1, comma 15, per l’importo di euro 1.875.000;

b) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze:

Legge 23 dicembre 2005, n. 266, articolo l, comma 15, per l’importo di euro 68.408.000;

Em. 18.119 (Testo 2) Governo

953.

522. Per la prosecuzione degli interventi per Roma-capitale della Repubblica, di cui alla legge 15 dicembre 1990, n. 396, e successive modificazioni, è autorizzata la spesa di 212,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 e di 170 milioni di euro per l’anno 2009.

Art. 130.(Interventi per Roma-capitale della Repubblica).

(art. 130, comma 2 – EUR e Tor Vergata)

954.

523. Per il finanziamento della promozione della candidatura italiana all’Esposizione universale del 2015 da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per l’anno 2007 e di 1 milione di euro per l’anno 2008.

Art. 132. - (Candidatura italiana per l'Esposizione Universale del 2015 Esposizione Internazionale di Saragozza - 2008 - Esposizione Universale di Shanghai 2010) -.

955.

524. Per la partecipazione dell’Italia all’Esposizione internazionale di Saragozza del 2008 è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2007, di 3,8 milioni di euro per l’anno 2008 e di 450.000 euro per l’anno 2009.

Esposizione Saragozza

956.

525. Per la partecipazione dell’Italia all’Esposizione universale di Shanghai 2010 è autorizzata la spesa di 800.000 euro per l’anno 2007, di 1,25 milioni di euro per l’anno 2008 e di 7 milioni di euro per l’anno 2009.

Esposizione Shanghai

957.

526. Per la partecipazione dell’Italia alle Esposizioni di Saragozza 2008 e Shanghai 2010 sono istituiti, rispettivamente, un Commissariato per l’Esposizione di Saragozza 2008 e un Commissariato generale per l’Esposizione di Shanghai 2010. Essi cessano di operare entro nove mesi dalla chiusura delle relative Esposizioni, dopo la presentazione dei rendiconti finali delle spese di cui, rispettivamente, ai commi 524 e 525.

Commissariati per le Esposizioni

958.

527. Con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro del commercio internazionale, sono nominati il Commissario del Governo per l’Esposizione di Saragozza 2008 ed il Commissario generale del Governo per l’Esposizione di Shanghai 2010.

Nomine

959.

528. Con decreto del Ministro degli affari esteri, sono altresì nominati i Segretari generali del Commissariato e del Commissariato generale, scelti tra i funzionari della carriera diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario, i quali esercitano le loro funzioni in raccordo con i rispettivi Commissari, sostituendoli in caso di assenza o di impedimento.

Nomine

960.

529. Il Commissario e il Commissario generale gestiscono i fondi di cui, rispettivamente, ai commi 524 e 525 e ordinano le spese da effettuare in Italia e all’estero per la partecipazione dell’Italia, nonché le spese per le manifestazioni a carattere scientifico, culturale ed artistico collegate alle finalità delle esposizioni. Il Commissario e il Commissario generale, nello svolgimento dei loro compiti, sono autorizzati a derogare alle vigenti disposizioni di contabilità generale dello Stato in materia di contratti. Il Commissario e il Commissario generale presentano al Ministero degli affari esteri il preventivo delle spese e, entro nove mesi dalla data di chiusura delle rispettive esposizioni, i rendiconti finali delle spese sostenute.

Funzioni Commissari

961.

530. Nello svolgimento delle proprie funzioni, il Commissario e il Commissario generale si avvalgono ciascuno del supporto di un dirigente di prima fascia ovvero di un dirigente incaricato di funzioni dirigenziali generali ai sensi dell’articolo 19, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, anche in deroga all’articolo 3, comma 147, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, nominato dal Ministero degli affari esteri tra gli appartenenti al proprio ruolo dirigenziale, con funzioni di direttore amministrativo, e di cinque unità di personale dipendente dal medesimo Ministero ovvero dalle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in posizione di comando o in altre posizioni analoghe, secondo i rispettivi ordinamenti. Le strutture di supporto al Commissario e al Commissario generale comprendono altresì personale assunto con contratto a tempo determinato, che ha diritto a un trattamento onnicomprensivo a carico del Commissariato o del Commissariato generale commisurato a quello stabilito dalle norme dello Stato ospitante nell’ambito delle Esposizioni. Tale personale, ove assunto in Italia, ha diritto altresì al rimborso delle spese di viaggio ed alloggio nelle sedi espositive, esclusa ogni indennità di missione. Il Commissario e il Commissario generale possono avvalersi di consulenti in possesso di specifiche professionalità.

Strutture di supporto ai Commissari

962.

531. Il Commissario e il Commissario generale, se dipendenti dalle pubbliche amministrazioni, i Segretari generali e i direttori amministrativi sono collocati per tutta la durata dell’incarico nella posizione di fuori ruolo o in posizione analoga secondo i rispettivi ordinamenti, in eccedenza alle quote stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1958, n. 571, e successive modificazioni, o da qualsiasi altra disposizione legislativa o regolamentare.

Collocamento fuori ruolo

963.

532. Con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è stabilita l’indennità spettante al Commissario, al Commissario generale, ai Segretari generali, ai direttori amministrativi ed al restante personale di cui al comma 530, per l’intero periodo di svolgimento delle funzioni, dovunque svolte, dalla data di conferimento dell’incarico. Tale indennità non ha natura retributiva e tiene conto della delicatezza dell’incarico, dei relativi oneri e dell’intensità dell’impegno lavorativo. Essa non può essere superiore a quelle spettanti ai corrispondenti gradi del personale appartenente ai ruoli della carriera diplomatica, di quella dirigenziale e delle altre carriere del Ministero degli affari esteri e si aggiunge, per il personale dipendente da pubbliche amministrazioni, alle competenze stipendiali di base metropolitane.

Indennità

964.

533. Per i periodi di servizio prestati fuori sede è corrisposto ai soggetti di cui ai commi 527, 528 e 530 il rimborso delle sole spese di viaggio, in conformità alle disposizioni vigenti.

Rimborso spese di viaggio

965.

534. Con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è nominato un collegio di tre revisori dei conti, scelti tra i dirigenti dei rispettivi Ministeri, dei quali uno designato dal Ministro dell’economia e delle finanze, con funzioni di presidente, e due designati rispettivamente dal Ministro degli affari esteri e dal Ministro del commercio internazionale.

Collegio revisori dei conti

966.

535. Agli oneri derivanti dai commi da 526 a 534 si provvede nell’ambito delle autorizzazioni di spesa di cui ai commi 524 e 525.

Copertura

967.

536. A decorrere dall’anno 2007 e fino alla revisione del sistema dei trasferimenti erariali agli enti locali, il contributo previsto dall’articolo 1 della legge 25 novembre 1964, n. 1280, da ultimo rideterminato dall’articolo 9, comma 1, della legge 16 dicembre 1999, n. 494, e confluito nel fondo consolidato di cui all’articolo 39, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, è incrementato di 175 milioni di euro annui.

Art. 133.(Contributi erariali).

968.

537. Per la prosecuzione degli interventi relativi al Sistema "Alta Velocità/Alta Capacità" della linea Torino-Milano-Napoli è autorizzata la spesa complessiva di 8.100 milioni di euro nel periodo 2007-2021, di cui 400 milioni per l’anno 2007, 1.300 milioni per l’anno 2008, 1.600 milioni per l’anno 2009 e 4.800 milioni per il periodo 2010-2021, in ragione di 400 milioni di euro annui. Le somme di cui al precedente periodo sono interamente impegnabili a decorrere dal primo anno di iscrizione

Art. 134.(Sistema alta velocità/alta capacità dal 2008).

Em. 18.120 (testo 2) Governo

969.

538. Per la prosecuzione degli interventi alle linee trasversali e, in particolare, per la progettazione definitiva del raddoppio dell’intero tracciato della linea ferroviaria Parma-La Spezia (Pontremolese), funzionale al rafforzamento del corridorio plurimodale Tirreno-Brennero, è autorizzata la spesa di 24 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008.

Linea Parma- La Spezia

970.

538-bis. Gli oneri per capitale ed interessi dei titoli emessi e dei mutui contratti da Infrastrutture S.p.A. fino alla data del 31 dicembre 2005 per il finanziamento degli investimenti per la realizzazione della infrastruttura ferroviaria ad alta velocità "Linea Torino Milano Napoli", nonché gli oneri delle relative operazioni di copertura, sono assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato. Fatti salvi i diritti dei creditori del patrimonio separato costituito da Infrastrutture S.p.A., sono abrogati il comma 1, ultimo periodo, il comma 2, ultimo periodo, e il comma 4 dell’articolo 75 della legge 27 dicembre 2002, n. 289

Em. 18.120 (testo 2) Governo

971.

538-ter. La Cassa depositi e prestiti S.p.A., in quanto succeduta ad Infrastrutture S.p.A. ai sensi dell’articolo 1, comma 79, della legge 23 dicembre 2005 n. 266, promuove le iniziative necessarie per la liquidazione del patrimonio separato costituito da Infrastrutture S.p.A.. A seguito della predetta liquidazione cessa la destinazione dei crediti e proventi di cui al comma 4 dell’articolo 75 della legge n. 289 del 2002 e sono estinti i debiti di Ferrovie dello Stato S.p.A. e di società del Gruppo relativi al citato patrimonio separato sia nei confronti del patrimonio separato stesso sia nei confronti dello Stato

Em. 18.120 (testo 2) Governo

972.

538-quater. L’assunzione degli oneri a carico del bilancio dello Stato di cui al comma 538-bis nonché l’estinzione dei debiti di Ferrovie dello Stato S.p.A. e di società del gruppo di cui al comma 538-ter si considerano fiscalmente irrilevanti

Em. 18.120 (testo 2) Governo

973.

538-quinquies. I criteri e le modalità di assunzione da parte dello Stato degli oneri di cui al comma 538-bis, di liquidazione del patrimonio separato di cui al comma 538-ter, nonché i criteri di attuazione del comma 537, sono determinati con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministro dell’economia e delle finanze.

Em. 18.120 (testo 2) Governo

974.

538-sexies. Al comma 8 dell’articolo 17 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, dopo il primo periodo, è aggiunto il seguente: "L’incremento annuo del canone dovuto per l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità non dovrà comunque essere inferiore al 2%".

Em. 18.120 (testo 2) Governo

975.

539. È autorizzata la spesa di euro 400 milioni per l’anno 2007 da riconoscere a Trenitalia Spa, a titolo di contributo per la remunerazione degli obblighi di servizio pubblico con lo Stato forniti, ai sensi del regolamento 1191/69/CEE del 26 Giugno 1969 ed in conformità all’articolo 5 della direttiva 91/440/CEE del Consiglio del 29 luglio 1991, fino al 2003

Apporto di capitale sociale Ferrovie dello Stato Spa

Em. 18.120 (testo 2) Governo

976.

540. Ai fini del rimborso degli interessi e della restituzione delle quote capitale dei mutui accesi in applicazione del decreto-legge 7 dicembre 1993, n. 505, convertito, dalla legge 29 gennaio 1994, n. 78, per il triennio 2007-2009, è posto a carico dello Stato, per l’importo annuo di 27 milioni di euro, l’onere per il servizio del debito già contratto nei confronti di Infrastrutture Spa, per il periodo dal 1º agosto 2006 al 31 dicembre 2007 in relazione alla realizzazione del «Sistema alta velocità/alta capacità».

Onere statale per servizio del debito

977.

541. È autorizzata la spesa complessiva di euro 311 milioni per l’anno 2007, in relazione all’adeguamento dei corrispettivi per gli oneri di servizio pubblico sostenuti in attuazione dei contratti di servizio con le Regioni di cui all’articolo 9 del decreto legislativo del 19 novembre 1997, n. 422 e successive modificazioni e integrazioni, al relativo DPCM 16 novembre 2000, ed all’articolo 52 della legge 388 del 2000, ivi compreso il recupero del tasso di inflazione programmata degli anni precedenti

RFI e Trenitalia Spa

Em. 18.120 (testo 2) Governo

978.

542. A copertura degli investimenti relativi alla rete tradizionale dell’infrastruttura ferroviaria nazionale è autorizzata l’ulteriore spesa di 1.600 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008, tale maggiore spesa è destinata, in misura non inferiore al 50 per cento, agli investimenti nella rete regionale e locale

Rete tradizionale

Em. 18.120 (Testo 2) Governo

979.

542-bis. Il comma 84 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 è sostituto dal seguente:
    "84. Sono concessi, ai sensi dell’articolo 4, comma 177 della legge del 23 dicembre 2003, n. 350 e successive modificazioni, a Ferrovie dello Stato Spa o a società del Gruppo contributi quindicennali di 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2006 per la prosecuzione degli interventi relativi al sistema alta velocità/alta capacità Torino-Milano-Napoli e di 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2007 a copertura degli investimenti relativi alla rete tradizionale dell’infrastruttura ferroviaria nazionale

Em. 18.120 (testo 2) Governo

980.

542-bis. A Valere sulle risorse di cui al comma 542, la somma di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 e destinata specificamente all’ammodernamento della tratta ferroviaria Aosta - Chivasso

Em. 18.3310 Perrin

981.

543. Per la prosecuzione degli interventi di realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, è autorizzata la concessione di contributi quindicennali di 100 milioni di euro a decorrere da ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, di cui 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007 per le esigenze infrastrutturali delle capitanerie di porto.

Art. 135.

(Finanziamento opere di preminente interesse nazionale).

982.

544. Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 è altresì autorizzato un contributo di 3 milioni di euro per consentire lo sviluppo del programma di potenziamento ed adeguamento delle infrastrutture del Corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera.

Capitanerie di porto – guardia costiera

983.

545. Per assicurare il concorso dello Stato al completamento della realizzazione delle opere infrastrutturali della Pedemontana lombarda, a valere sulle risorse di cui al comma 543, è autorizzato un contributo quindicennale di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008 e di 40 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009. A tal fine le funzioni ed i poteri di soggetto concedente e aggiudicatore attribuiti ad ANAS S.p.A. per la realizzazione dell’autostrada Pedemontana Lombarda, dell’autostrada diretta Brescia-Bergamo-Milano, delle tangenziali Esterne di Milano, sono trasferite da ANAS S.p.A. medesima ad un soggetto di diritto pubblico che subentra in tutti i diritti attivi e passivi inerenti la realizzazione delle infrastrutture autostradali e che viene appositamente costituito in forma societaria e partecipato dalla stessa ANAS S.p.A. e dalla Regione Lombardia o da soggetto da essa interamente partecipato. Sempre a valere sugli importi di cui al comma 543, è altresì autorizzato un contributo quindicennale di 3 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, di 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008 e di 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009 per la realizzazione del tratto della metropolitana di Milano M4 Lorenteggio-Linate. A valere sul medesimo stanziamento una quota è destinata al potenziamento della rete ferroviaria locale lombarda con priorità per le tratte ad alta frequentazione adibita al trasporto dei pendolari

Pedemontana lombarda

Em. 18.121 Governo

984.

545-bis. Le quote dei limiti di impegno, autorizzati dall’articolo 13, comma 1 della legge 1º agosto 2002, n. 166, e successivo finanziamento a carico dell’articolo 4, comma 176, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, decorrenti dagli anni 2003, 2004 e 2005, non impegnate al 31 dicembre 2006, costituiscono economie di bilancio e sono reiscritte nella competenza degli esercizi successivi a quelli terminali dei rispettivi limiti.

Em. 18.122 Governo

985.

545-bis. Per assicurare il concorso dello Stato al completamento della realizzazione delle opere infrastrutturali della Pedemontana di Formia di cui alla delibera CIPE 29 marzo 2006 n. 98, a valere sulle risorse di cui all’articolo 2, comma 92, del decreto legge 262/2006, come convertito in legge, che sono corrispondentemente ridotte, e` autorizzato un contributo quindicennale di 5 milioni di euro a decorrere dal 2007.A tal fine, il completamento della progettazione e della relativa attivita` esecutiva, relativamente alla realizzazione dell’opera, puo` avvenire anche attraverso affidamento di ANAS s.p.a. ad un organismo di diritto pubblico, costituito in forma societaria e partecipato dalla stessa societa` e dalla provincia di Latina. Con atto convenzionale e` disciplinato il subentro nei rapporti attivi e passivi inerenti la realizzazione delle predette opere infrastrutturali.

18.3348

Schifani, Matteoli, D’Onofrio, Castelli, Cutrufo, Azzollini,Baldassarri, Ciccanti, Polledri,Stracquadanio, Augello, Bonfrisco,Ferrara, Forte, Saia, Taddei, Vegas, Franco Paolo, Sacconi

986.

546. Per assicurare l’autonomia finanziaria alle autorità portuali nazionali e promuovere l’autofinanziamento delle attività e la razionalizzazione della spesa, anche al fine di finanziare gli interventi di manutenzioni ordinaria e straordinaria delle parti comuni nell’ambito portuale, con priorità per quelli previsti nei piani triennali già approvati, ivi compresa quella per il mantenimento dei fondali, sono attribuiti a ciascuna autorità portuale, a decorrere dall’anno 2007, per la circoscrizione territoriale di competenza:

    a) il gettito della tassa erariale di cui all’articolo 2, primo comma, del decreto-legge 28 febbraio 1974, n. 47, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 aprile 1974, n. 117, e successive modificazioni;

    b) il gettito della tassa di ancoraggio di cui al capo I del titolo I della legge 9 febbraio 1963, n. 82, e successive modificazioni.

Art.136.(Autonomia finanziaria autorità portuali).

987.

547. A decorrere dall’anno 2007 è istituito presso il Ministero dei trasporti un fondo perequativo dell’ammontare di 50 milioni di euro, la cui dotazione è ripartita annualmente tra le autorità portuali secondo criteri fissati con decreto del Ministro dei trasporti, al quale compete altresì il potere di indirizzo e verifica dell’attività programmatica delle autorità portuali. A decorrere dall’anno 2007 sono conseguentemente soppressi gli stanziamenti destinati alle autorità portuali per manutenzioni dei porti.

Fondo perequativo autorità portuali

988.

548. Le autorità portuali sono autorizzate all’applicazione di una addizionale su tasse, canoni e diritti per l’espletamento dei compiti di vigilanza e per la fornitura di servizi di sicurezza previsti nei piani di sicurezza portuali.

Autorità portuali. Addizionali

989.

549. Resta ferma l’attribuzione a ciascuna autorità portuale del gettito della tassa sulle merci sbarcate e imbarcate di cui al capo III del titolo II della legge 9 febbraio 1963, n. 82, e successive modificazioni, e all’articolo 1 della legge 5 maggio 1976, n. 355.

Tassa sulle merci

990.

549-bis. Le disposizioni di cui alle lettere a) e b) del comma 546, nonche´ quelle di cui al comma 549, si interpretano nel senso che le navi che compiono operazioni commerciali e le merci imbarcate e sbarcate nell’ambito di porti, rade o spiagge dello Stato, in zone o presso strutture di ormeggio, quali banchine, moli, pontili, piattaforme, boe, torri e punti di attracco, in qualsiasi modo realizzati, sono soggette alla tassa di ancoraggio e alle tasse sulle merci

Em 18.3382 Mazzarello Donati

991.

550. Gli uffici doganali provvedono alla riscossione delle tasse di cui ai commi 546, 548 e 549 senza alcun onere per gli enti cui è devoluto il relativo gettito.

Riscossione

992.

551. In conseguenza del regime di autonomia finanziaria delle autorità portuali ad esse non si applica il disposto dell’articolo 1, comma 57, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e si applica il sistema di tesoreria mista di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279. Le somme giacenti al 31 dicembre 2006 nei sottoconti fruttiferi possono essere prelevate in due annualità nel mese di giugno negli anni 2007 e 2008.

Tesoreria mista

993.

552. Ai fini della definizione del sistema di autonomia finanziaria delle autorità portuali, il Governo è autorizzato ad adottare, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un regolamento, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, volto a rivedere la disciplina delle tasse e dei diritti marittimi di cui alla legge 9 febbraio 1963, n. 82, e successive modificazioni, al decreto-legge 28 febbraio 1974, n. 47, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 aprile 1974, n. 117, ed alla legge 5 maggio 1976, n. 355, nonché i criteri per la istituzione delle autorità portuali e la verifica del possesso dei requisiti previsti per la conferma o la loro eventuale soppressione, tenendo conto della rilevanza nazionale ed internazionale dei porti, del collegamento con le reti strategiche nazionali ed internazionali, del volume dei traffici e della capacità di autofinanziamento.

Definizione sistema autorità portuali

Em. 18.3388 Mazzarello Donati

994.

553. Al fine del completamento del processo di autonomia finanziaria delle autorità portuali, con decreto adottato di concerto tra il Ministero dei trasporti, il Ministero dell’economia e delle finanze e il Ministero delle infrastrutture, è determinata, per i porti rientranti nelle circoscrizioni territoriali delle autorità portuali, la quota dei tributi diversi dalle tasse e diritti portuali da devolvere a ciascuna autorità portuale, al fine della realizzazione di opere e servizi previsti nei rispettivi piani regolatori portuali e piani operativi triennali con contestuale soppressione dei trasferimenti dello Stato a tal fine.

Autonomia finanziaria

995.

554. È autorizzato un contributo di 10 milioni di euro per quindici anni a decorrere dall’anno 2007, a valere sulle risorse per la realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, per la realizzazione di grandi infrastrutture portuali che risultino immediatamente cantierabili. Con il decreto di cui al comma 553, previa acquisizione dei corrispondenti piani finanziari presentati dalle competenti autorità portuali e garantiti con idonee forme fideiussorie dai soggetti gestori che si impegnano altresì a farsi carico di una congrua parte dell’investimento, sono stabilite le modalità di attribuzione del contributo.

Grandi infrastrutture portuali

996.

555. Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 3, comma 13, del decreto-legge 27 aprile 1990, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 giugno 1990, n. 165, la realizzazione in porti già esistenti di opere previste nel piano regolatore portuale e nelle relative varianti ovvero qualificate come adeguamenti tecnico-funzionali sono da intendersi quali attività di ampliamento, ammodernamento e riqualificazione degli stessi.

Opere portuali

997.

556. Gli atti di concessione demaniale rilasciati dalle autorità portuali, in ragione della natura giuridica di enti pubblici non economici delle autorità medesime, restano assoggettati alla sola imposta proporzionale di registro ed i relativi canoni non costituiscono corrispettivi imponibili ai fini dell’imposta sul valore aggiunto. Gli atti impositivi o sanzionatori fondati sull’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto ai canoni demaniali marittimi introitati dalle autorità portuali perdono efficacia ed i relativi procedimenti tributari si estinguono.

Regime fiscale atti di concessione demaniale

998.

557. È autorizzato un contributo di 15 milioni di euro annui per quindici anni a decorrere dall’anno 2007, a valere sulle risorse per la realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale, di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, quale contributo per i mutui contratti nell’anno 2007 per la realizzazione di grandi infrastrutture portuali che risultino immediatamente cantierabili.

Art. 136-bis

Grandi infrastrutture portuali

999.

558. Con decreto del Ministro dei trasporti, da adottare d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le disposizioni attuative del comma 557 al fine di assicurare il rispetto del limite di spesa di cui al medesimo comma 557.

Disposizioni attuative

1000.

558-bis. All’articolo 5 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, il comma 11-bis e` sostituito dai seguenti:

"11-bis Nei siti oggetto di interventi di bonifica di interesse nazionale ai sensi dell’articolo 252 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, il cui perimetro comprende in tutto o in parte la circoscrizione dell’Autorita` portuale, le operazioni di dragaggio possono essere svolte anche contestualmente alla predisposizione del progetto relativo alle attivita` di bonifica. Al fine di evitare che tali operazioni possano pregiudicare la futura bonifica del sito, il progetto di dragaggio, basato su tecniche idonee ad evitare la dispersione del materiale, e` presentato dall’Autorita` Portuale, o laddove non istituita dall’ente competente, al Ministero delle Infrastrutture, che lo approva entro trenta giorni sotto il profilo tecnico economico e lo trasmette al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare per l’approvazione definitiva. Il decreto di approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare deve intervenire entro trenta giorni dalla suddetta trasmissione. Il decreto di autorizzazione produce gli effetti previsti ai commi 6 e del citato art. 252 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, nonche´, limitatamente alle attivita` di dragaggio inerenti al progetto, gli effetti previsti dal comma 7 dello stesso articolo 11-ter. I materiali derivanti dalle attivita` di dragaggio, che presentano caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche, analoghe al fondo naturale con riferimento al sito di prelievo e idonee con riferimento al sito di destinazione, nonche´ non esibiscono positivita` a test ecotossicologici, possono essere immessi o re fluiti in mare ovvero impiegati per formare terreni costieri, su autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare, che provvede nell’ambito del procedimento di cui al comma precedente. Restano salve le eventuali competenze della Regione territorialmente interessata. I materiali di dragaggio aventi le caratteristiche di cui sopra possono essere utilizzati anche per il ripascimento degli arenili, su autorizzazione della Regione territorialmente competente.

11-quater. I materiali derivanti dalle attivita` di dragaggio e di bonifica, se non pericolosi all’origine o a seguito di trattamenti finalizzati esclusivamente alla rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei processi finalizzati all’immobilizzazione degli inquinanti stessi, come quelli di solidificazione/stabilizzazione, possono essere refluiti, su autorizzazione della Regione territorialmente competente, all’interno di casse di colmata, di vasche di raccolta, o comunque di strutture di contenimento poste in ambito costiero, il cui progetto è approvato dal Ministero delle Infrastrutture, d’intesa con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare. Le stesse devono presentare un sistema di impermeabilizzazione naturale o completato artificialmente al perimetro e sul fondo, in grado di assicurare requisiti di permeabilita` almeno equivalenti a: K minore o uguale 1,0 x 10-9 m/s e spessore maggiore o uguale a 1 m. Nel caso in cui al termine delle attivita` di refluimento, i materiali di cui sopra presentino livelli di inquinamento superiori ai valori limite di cui alla tabella l allegato 5 parte quarta, titolo V, del decreto legislativo n. 152 del 2006 deve essere attivata la procedura di bonifica dell’area derivante dall’attivita` di colmata in relazione alla destinazione d’uso.

11-quinquies. L’idoneita` del materiale dragato ad essere gestito secondo quanto previsto ai commi 11 ter e 11-quater viene verificata mediante apposite analisi da effettuarsi nel sito prima del dragaggio sulla base di metodologie e criteri stabiliti con apposito decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare, da adattarsi entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. In caso di realizzazione, nell’ambito dell’intervento di dragaggio, di strutture adibite al deposito temporaneo di materiali derivanti dalle attivita` di dragaggio nonche´ dalle operazioni di bonifica, prima della loro messa a dimora definitiva, il termine massimo di deposito fissato in 30 mesi senza limitazione di quantitativi, assicurando il non trasferimento degli inquinanti agli ambienti circostanti. Sono fatte salve le disposizioni adottate per la salvaguardia della Laguna di Venezia.

11-sexies. Si applicano le previsioni della vigente normativa ambientale nell’eventualita` di una diversa destinazione e gestione a terra dei materiali derivanti dall’attivita` di dragaggio".

Em. 18.3403 Mazzarello Donati

1001

558-ter. All’articolo 8, comma 3, della legge 28 gennaio 1994, n. 84, la lettera m) è sostituita dalla seguente: "m) assicura la navigabilita` nell’ambito portuale e provvede al mantenimento ed approfondimento dei fondali, fermo restando quanto disposto dall’articolo 5, commi 8 e 9. Ai fini degli interventi di escavazione e manutenzione dei fondali puo` indire, assumendone la presidenza una conferenza di servizi con le amministrazioni interessate da concludersi nel termine di sessanta giorni. Nei casi indifferibili di necessita` ed urgenza puo` adottare provvedimenti di carattere coattivo. Resta fermo quanto previsto all’articolo 5, commi 11-bis e seguenti, ove applicabili"».

Em. 18.3403 Mazzarello Donati

1002

558-bis. Ai fini di completare il processo di liberalizzazione del settore dei cabotaggio marittimo e di privatizzare le società esercenti i servizi di collegamento ritenuti essenziali per le finalità di cui all’articolo 8 della legge 20 dicembre 1974, n. 684, e agli articoli 1 e 8 della legge 19 maggio 1975, n. 169, come modificata dal decreto-legge 29 dicembre 1977, n. 944, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1978, n. 42, nuove convenzioni, con scadenza in data non anteriore al 31 dicembre 2012, sono stipulate, nei limiti degli stanziamenti di bilancio a legislazione vigente, con dette società entro il 30 giugno 2007. A tal fine è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009.

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

1003

558-ter. Le convenzioni di cui al comma precedente sono stipulate, sulla base dei criteri stabiliti dal CIPE, dal Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, e determinano le linee da servire, le procedure e i tempi di liquidazione del rimborso degli oneri di servizio pubblico, introducendo meccanismi di efficientamento volti a ridurre i costi del servizio per l’utenza, nonché forme di flessibilità tariffaria non distorsive della concorrenza. Le convenzioni sono notificate alla Commissione Europea per la verifica della loro compatibilità con il regime comunitario. Nelle more degli adempimenti comunitari si applicano le convenzioni attualmente in vigore.

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

1004

558-quater. Sono abrogati:

"a) gli articoli 11 e 12 della legge 5 dicembre 1986, n. 856;

b) i commi 1, 2 e 3 dell’articolo 9 del decreto-legge 4 marzo 1989, n. 77, convertito dalla legge 5 maggio 1989, n. 160;

c) il comma 2 dell’articolo 8 e l’articolo 9 della legge 20 dicembre 1974, n. 684;

d) l’articolo i della legge 20 dicembre 1974, n. 684";

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

1005

558-quinques. All’articolo 1, comma 1, della legge 19 maggio 1975, n. 169, dopo le parole: "partecipa in misura non inferiore al 51%" sono aggiunte le seguenti: "fino all’attuazione del processo di privatizzazione del Gruppo Tirrenia e delle singole società che ne fanno parte

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

1006

558- sexies. Al fine di garantire gli interventi infrastrutturali volti ad assicurare il necessario adeguamento strutturale, per l’ampliamento del porto di Taranto il Ministro delle infrastrutture procede ai sensi dell’articolo 163 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.

18.123 …..

1007

559. Per lo sviluppo delle filiere logistiche dei servizi ed interventi concernenti i porti con connotazioni di hub portuali di interesse nazionale, nonché per il potenziamento dei servizi mediante interventi finalizzati allo sviluppo dell’intermodalità e delle attività di transhipment, è autorizzato un contributo di 100 milioni di euro per l’anno 2008 da iscrivere nello stato di previsione della spesa del Ministero dei trasporti. Il Ministro dei trasporti, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisce con proprio decreto, adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, i criteri e le caratteristiche per la individuazione degli hub portuali di interesse nazionale.

Art. 137.(Sviluppo hub portuali di interesse nazionale).

1008

560. Le risorse di cui al comma 559 sono finalizzate, fino alla concorrenza del 50 per cento, ad assicurare lo sviluppo del porto di Gioia Tauro, quale piattaforma logistica del Mediterraneo in aggiunta ai porti già individuati, tra i quali quello di Augusta e il porto canale di Cagliari, nonché al fine di incentivare la localizzazione nella relativa area portuale di attività produttive anche in regime di zona franca in conformità con la legislazione comunitaria vigente in materia.

Porto Gioia Tauro, Augusta, canale di Cagliari

1009

561. Per l’adozione del piano di sviluppo e di potenziamento dei sistemiportuali di interesse nazionale e per la determinazione dell’importo di spesa destinato a ciascuno di essi, è istituito un apposito Comitato composto dal Ministro dei trasporti, dal Ministro dell’interno, dal Ministro dell’economia e delle finanze, dal Ministro dello sviluppo economico, dal Ministro delle infrastrutture, dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Ministro dell’università e della ricerca nonché dai presidenti delle regioni interessate. Il Comitato, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o, per sua delega, dal Ministro dei trasporti, approva il piano di sviluppo, su proposta del Ministro dei trasporti.

Comitato interministeriale per sviluppo sistemi portuali

18.3420 Mazzarello Donati

1010

562. Le somme di cui al comma 559 non utilizzate dai soggetti attuatori al termine della realizzazione delle opere, comprese quelle provenienti dai ribassi d’asta, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, ad apposito capitolo da istituire nello stato di previsione del Ministero dei trasporti per gli interventi di cui ai commi 559, 560 e 561.

Risorse per interventi di sviluppo

18.3421 Mazzarello Donati

1011

563. Agli interventi realizzati ai sensi dei commi 559, 560 e 561 si applicano le disposizioni della parte II, titolo I, capo IV, sezione II, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163.

Contratti di rilevanza comunitaria

1012

564. Al fine di garantire la prosecuzione degli interventi e delle opere di ricostruzione nelle zone colpite dagli eventi sismici nel territorio del Molise e nel territorio della provincia di Foggia, e, in particolare, delle esigenze ricostruttive del comune di San Giuliano di Puglia, si provvede alla ripartizione delle risorse finanziarie destinando il 50 per cento delle risorse stesse al comune di San Giuliano di Puglia e il restante 50 per cento ai rimanenti comuni con precedenza ai comuni del cratere mediante ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri adottate ai sensi dell’articolo 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in modo da garantire ai comuni colpiti dal predetto sisma risorse nel limite di 85 milioni di euro per l’anno 2007 e di 35 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, a valere sull’autorizzazione di spesa di cui al decreto-legge 3 maggio 1991, n. 142, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 1991, n. 195, che è a tal fine integrata di 80 milioni di euro per l’anno 2007 e di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Gli interventi di ricostruzione finanziati a valere sulle predette risorse finanziarie sono adottati in coerenza con i programmi già previsti da altri interventi infrastrutturali statali.

Art. 138.Zone terremotate regione Molise e provincia di Foggia.

.

Em. 18.3432 Formisano Giambrone

1013

565. Ai fini della prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 2 della legge 31 dicembre 1991, n. 433, e successive modificazioni, è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, a favore dei comuni della Val di Noto riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità, titolari di programmi comunitari URBAN, che abbiano una popolazione superiore a 30.000 abitanti e non siano capoluoghi di provincia.

Comuni Val di Noto

1014

566. Per le finalità di cui all’articolo 17, comma 5, della legge 11 marzo 1988, n. 67, è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2007, di 30 milioni di euro per l’anno 2008 e di 50 milioni di euro per l’anno 2009. Le risorse di cui al presente comma possono essere utilizzate dai comuni beneficiari anche per le finalità di cui al primo comma dell’articolo 18 della legge 7 marzo 1981, n. 64; in tal caso i rapporti tra il provveditorato per le opere pubbliche ed i comuni interessati saranno disciplinati da apposita convenzione. Dalla data di entrata in vigore della presente legge non sono più ammesse domande di contributo finalizzate alla ricostruzione post terremoto.

Contributi edilizia privata nel Belice

1015

567. Ai soggetti destinatari dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2005, n. 3442, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 2005, interessati dalla proroga dello stato di emergenza nella provincia di Catania, stabilita per l’anno 2006 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 dicembre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31 dicembre 2005, è consentita la definizione della propria posizione entro il 30 giugno 2007, relativamente ad adempimenti e versamenti, corrispondendo l’ammontare dovuto per ciascun tributo e contributo a titolo di capitale, al netto dei versamenti già eseguiti a titolo di capitale ed interessi, diminuito al 50 per cento, ferme restando le vigenti modalità di rateizzazione. Per il ritardato versamento dei tributi e contributi di cui al presente comma si applica l’istituto del ravvedimento operoso di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, e successive modificazioni, ancorché siano state notificate le cartelle esattoriali.

Regolarizzazione versamenti in Provincia di Catania

1016

568. Per la prosecuzione degli interventi nei territori delle regioni Umbria e Marche colpiti dagli eventi sismici del settembre 1997, le risorse di cui al decreto-legge 30 gennaio 1998, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 marzo 1998, n. 61, sono integrate di un contributo annuo di 52 milioni di euro per l’anno 2007 e di 55 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, da erogare alle medesime regioni secondo la ripartizione da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Una quota pari a 17 milioni di euro per l’anno 2007 è riservata quanto a 12 milioni di euro per la copertura degli oneri di cui all’articolo 14, comma 14, della medesima legge e quanto a 5 milioni di euro per la copertura degli oneri di cui all’articolo 12, comma 3, della richiamata legge. I termini di recupero dei tributi e contributi sospesi di cui agli articoli 13 e 14, commi l, 2 e 3 dell’ordinanza 28 settembre 1997, n. 2668, dall’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza 22 dicembre 1997, n. 2728, e dall’articolo 2, comma 2, dell’ordinanza 30 dicembre 1998, n. 2908, del Ministro dell’interno, delegato per il coordinamento della protezione civile, e successive modifiche ed integrazioni sono prorogati al 31 dicembre 2007. Ai relativi oneri, quantificati in 4 milioni di euro, si provvede a valere sul contributo previsto per l’anno 2007.

Art. 139.

Prosecuzione degli interventi nelle zone terremotate delle regioni Marche ed Umbria.

1017

569. A valere sulle risorse di cui al comma 543, per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei territori nelle regioni Basilicata e Campania colpiti dagli eventi sismici del 1980-81, di cui alla legge 23 gennaio 1992, n. 32 e successive modificazioni, è autorizzato un contributo quindicennale di 3,5 milioni di euro a decorrere da ciascuno degli 2007, 2008 e 2009, da erogare, alle medesime regioni, secondo modalità e criteri di ripartizione, determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Prosecuzione investimenti eventi sismici Basilicata e Campania

1018

570. Per l’attuazione degli interventi a sostegno delle popolazioni dei comuni della Regione Marche, colpiti dagli eventi alluvionali nell’anno 2006, a valere sulle risorse di cui al comma 543, è autorizzato un contributo quindicennale di 1,5 milioni di euro, da erogare secondo modalità e criteri determinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per il sostegno degli interventi a favore delle popolazioni delle regioni Liguria e Veneto, nonché dalla provincia di Vibo Valentia e del comune di Marigliano in Campania colpite dagli eventi alluvionali e meteorologici dell’anno 2006, è autorizzata altresì la spesa, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, di 10 milioni di euro complessivi. E’ autorizzata inoltre la spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2007 e di 35 milioni di euro per gli anni 2007 e 2008 per la regione Umbria colpita dagli eventi meteorologici nel novembre 2005 e per il ristoro dei danni causati dall’esplosione verificatasi nell’oleificio "Umbra olii", nel comune di Campello sul Clitunno in provincia di Perugia

(Provvedimenti a sostegno delle popolazioni dei comuni delle regioni Marche, Liguria e Piemonte colpite da eventi alluvionali nell’anno 2006)

1019

570-bis. Per la prosecuzione degli interventi e delle opere di ricostruzione nelle zone colpite dagli eventi alluvionali del luglio 2006 nel territorio della Provincia di Vibo Valentia, e` autorizzato un contributo di 8 milioni di euro per l’anno 2007, da erogare ai comuni interessati secondo la ripartizione da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri».

18.3484

Russo Spena, Giannini, Tecce, Caprili, Albonetti

1020

572. I fondi di cui alla legge 26 febbraio 1992, n. 211, e successive modificazioni, destinati al cofinanziamento delle opere di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, e successive modificazioni, possono essere utilizzati per il finanziamento parziale dell’opera intera, con le stesse modalità contabili e di rendicontazione previste per i fondi stanziati ai sensi della citata legge n. 443 del 2001. Per il completamento del programma degli interventi di cui all’articolo 9 della legge 26 febbraio 1992, n. 211, è autorizzata una spesa di l0 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, destinata alla realizzazione di completamenti delle opere in corso di realizzazione. Il Ministero dei trasporti provvede, sentita la Conferenza Stato-Regioni, ad un piano di riparto di tali risorse, valutando le esigenze piu` valide ed urgenti in temi di trasporto

Art. 140.

Interventi urgenti nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa.

Em. 18.3495 Mazzarello Donati

1021

573. Nelle more dell’organico recepimento nell’ordinamento delle disposizioni di cui alla direttiva 2006/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006, che modifica la direttiva 1999/62/CE relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci su strada per l’uso di alcune infrastrutture, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare su proposta del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dei trasporti, sentito il parere del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e delle competenti commissioni parlamentari, sono individuate le tratte della rete stradale di rilievo nazionale e autostradale nelle quali sono attuate le disposizioni recate dalla citata direttiva 2006/38/CE . Gli introiti derivati dall’applicazione della direttiva 2006/38/CE sono utilizzati per investimenti ferroviari

Art. 141.

Strade di rilievo nazionale ed autostrade.

Em. 18.3500 Donati Mazzarello

Em. 18.3502 Donati Mazzarello

1022

574. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge ANAS Spa predispone un nuovo piano economico-finanziario, riferito all’intera durata della sua concessione, nonché l’elenco delle opere infrastrutturali di nuova realizzazione ovvero di integrazione e manutenzione di quelle esistenti, che costituisce parte integrante del piano. Il piano è approvato con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro dei trasporti e il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le competenti commissioni parlamentari; con analogo decreto è approvato l’aggiornamento del piano e dell’elenco delle opere che ANAS Spa predispone ogni cinque anni. In occasione di tali approvazioni è altresì sottoscritta una convenzione unica di cui il nuovo piano ed i successivi aggiornamenti costituiscono parte integrante, avente valore ricognitivo per tutto quanto non deriva dal nuovo piano ovvero dai suoi aggiornamenti.

Art. 142.

Finanziamento di ANAS Spa.

Em. 18.3504 Donati Mazzarello

1023

575. Ferma l’attuale durata della concessione di ANAS Spa fino alla data di perfezionamento della convenzione unica ai sensi del comma 574, all’articolo 7, comma 3, lettera d), del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, le parole: «trenta anni» sono sostituite dalle seguenti: «cinquanta anni». In occasione del perfezionamento della convenzione unica, il Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, può adeguare la durata della concessione di ANAS Spa.

Prolungamento a 50 anni concessione ANAS

1024

576. A decorrere dal 1º gennaio 2007 la misura del canone annuo di cui all’articolo 10, comma 3, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, è fissata nel 2,4 per cento dei proventi netti dei pedaggi di competenza dei concessionari. Il 42 per cento del predetto canone è corrisposto direttamente ad ANAS Spa che provvede a darne distinta evidenza nel piano economico-finanziario di cui al comma 574 e che lo destina alle sue attività di vigilanza e controllo sui predetti concessionari secondo direttive impartite dal Ministro delle infrastrutture, volte anche al conseguimento della loro maggiore efficienza ed efficacia. Il Ministero delle infrastrutture provvede, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, all’esercizio delle sue funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica ed operativa nei riguardi di ANAS Spa, nonché dei concessionari autostradali, anche attraverso misure organizzative analoghe a quelle previste dall’articolo 163, comma 3, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; all’alinea del medesimo comma 3 dell’articolo 163, le parole: «, ove non vi siano specifiche professionalità interne,» sono soppresse. Le convenzioni accessive alle concessioni in essere tra ANAS Spa ed i suoi concessionari sono corrispondentemente modificate al fine di assicurare l’attuazione delle disposizioni del presente comma.

Ripartizione canone annuo concessione ANAS

Em. 18.71 (Testo 2) Governo

Em. 18.55 (Testo 3) Governo

1025

577. Il sovrapprezzo tariffario autostradale previsto, in particolare, dagli articoli 15 della legge 12 agosto 1982, n. 531, e successive modificazioni, e 11 della legge 29 dicembre 1990, n. 407, e successive modificazioni, è soppresso. A decorrere dal 1º gennaio 2007 è istituito, sulle tariffe di pedaggio di tutte le autostrade, un sovrapprezzo il cui importo è pari: a) per le classi di pedaggio A e B, a 2 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2007, a 2,5 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2008 e a 3 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2009; b) per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, a 6 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2007, a 7,5 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2008 e a 9 millesimi di euro a chilometro dal 1º gennaio 2009. I conseguenti introiti sono dovuti ad ANAS Spa, quale corrispettivo forfetario delle sue prestazioni volte ad assicurare l’adduzione del traffico alle tratte autostradali in concessione, attraverso la manutenzione ordinaria e straordinaria, l’adeguamento e il miglioramento delle strade ed autostrade non a pedaggio in gestione alla stessa ANAS Spa. Con decreto del Ministro delle infrastrutture, su proposta di ANAS Spa, sono stabilite le modalità di attuazione del presente comma, ivi incluse quelle relative al versamento del sovrapprezzo, nonché quelle di utilizzazione degli introiti derivanti dal presente comma. Conseguentemente alle maggiori entrate sono ridotti i pagamenti dovuti ad ANAS Spa a titolo di corrispettivo del contratto di servizio.

Sovrapprezzo tariffario autostradale

1026

577-bis. Nello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture è istituito un nuovo fondo per contribuire al finanziamento di investimenti in infrastrutture ferroviarie. Al fondo, confluiscono, previo versamento all’entrata del bilancio dello Stato, gli introiti derivanti da ulteriori sovrapprezzi sui pedaggi autostradali, da istituire per specifiche tratte della rete.

577-ter. Le concrete modalità di attuazione della misura di cui al comma precedente sono definite con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il mInistro dei trasporti e sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, da adottarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Nei contratti diu servizio con le imprese ferroviarie è stabilito che una quota corrispondente alle risorse di cui al presente comma è destinata all’acquisto di materiale rotabile per i servizi ferroviari regionali e metropolitani ed alla copertura dei costi di gestione dei servizi stessi.

18.3518

…….

1027

578. Al fine di assicurare gli obiettivi di cui ai commi 576 e 577, con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono impartite ad ANAS Spa, anche in deroga all’articolo 7 del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, come da ultimo modificato dai commi 575, 579 e 583 del presente articolo, direttive per realizzare, anche attraverso la costituzione di apposita società, le cui azioni sono assegnate al Ministero dell’economia e delle finanze, che esercita i diritti dell’azionista di intesa con il Ministero delle infrastrutture, l’autonomia e la piena separazione organizzativa, amministrativa, finanziaria e contabile delle sue attività volte alla vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, nonché al concorso nella realizzazione dei compiti di cui all’articolo 6-ter, comma 2, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248. Le direttive sono impartite altresì per assicurare le modalità di gestione e dell’eventuale trasferimento delle partecipazioni già possedute da ANAS Spa in società concessionarie autostradali. Presso il Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un nuovo capitolo di bilancio nel quale affluiscono, in caso di costituzione della predetta società, quota parte dei contributi statali già attribuiti ad ANAS Spa per essere conseguentemente destinati a remunerare, sulla base di un contratto di servizio con il Ministero delle infrastrutture, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, le attività della medesima società.

Direttive governative all'ANAS

1028

579. All’articolo 7, comma 5-bis, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, e successive modificazioni, al primo periodo le parole da: «, in conformità» fino a: «da essa costituite» sono sostituite dalla seguente: «svolge» ed il secondo periodo è soppresso. Nell’articolo 6-ter del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, i commi 4 e 5 sono abrogati.

Abrogazione di sub concessioni di compiti ANAS

1029

580. Il Fondo centrale di garanzia per le autostrade e ferrovie metropolitane, di cui all’articolo 6 della legge 28 marzo 1968, n. 382, e successive modificazioni, è soppresso. ANAS Spa subentra nella mera gestione dell’intero patrimonio del citato Fondo, nei crediti e nei residui impegni nei confronti dei concessionari autostradali, nonché nei rapporti con il personale dipendente. Il subentro non è soggetto ad imposizioni tributarie. Le disponibilità nette presenti nel patrimonio del Fondo alla data della sua soppressione e derivanti altresì dalla riscossione dei crediti nei confronti dei concessionari autostradali sono impiegate da ANAS Spa, secondo le direttive impartite dal Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, ad integrazione delle risorse già stanziate a tale scopo, per gli interventi di completamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria attuativi delle deliberazioni adottate dal CIPE, ai sensi della legislazione vigente, compatibilmente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica. Le predette disponibilità, alle quali si applicano le disposizioni di cui al comma 581 nonché quelle di cui all’articolo 9 della predetta legge n. 382 del 1968, sono evidenziate in apposita posta di bilancio di ANAS Spa; del loro impiego viene reso altresì conto, in modo analitico, nel piano economico-finanziario di cui al comma 574.

Soppressione Fondo centrale di garanzia autostradale

1030

581. A decorrere dal 1º gennaio 2007, ai finanziamenti pubblici erogati ad ANAS Spa a copertura degli investimenti funzionali ai compiti di cui essa è concessionaria ed all’ammortamento del costo complessivo di tali investimenti si applicano le disposizioni valide per il Gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale di cui all’articolo 1, commi 86 e 87, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. A tal fine è autorizzata la spesa di 1.560 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 comprensiva, per gli anni medesimi, dell’importo di 60 milioni di euro, da destinare al rimborso delle rate di ammortamento dei mutui contratti da ANAS Spa di cui al contratto di programma 2003-2005.

Finanziamenti ANAS per investimenti. Modalità contabili

1031

582. È autorizzata la spesa complessiva di 23.400.000 euro per l’anno 2008 per il ripristino della quota, relativa allo stesso anno, dei contributi annuali concessi per l’ammortamento dei mutui in essere contratti ai sensi dell’articolo 2, commi 86 e 87, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, rispettivamente per l’importo di 4 milioni di euro ciascuno, nonché dell’articolo 19-bis del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, per l’importo di 15.400.000 euro.

Contributi annuali ammortamento mutui

1032

583. All’articolo 7, comma 1-ter, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Per gli anni successivi si provvede ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468».

Aumento capitale sociale ANAS

1033

584. Nell’elenco di cui al comma 574, assumono priorità la costruzione di tunnel di sicurezza su galleria monotubo a carattere internazionale e la messa in sicurezza delle vie di accesso, in ottemperanza alla direttiva 2004/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa ai requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea.

Attribuzione priorità lavori ANAS

1034

584-bis. All’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006 n. 262, convertito in legge con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:
    a) al comma 82 le parole da: "; in fase di prima applicazione" sino alla fine del periodo sono soppresse.

    b) al comma 83:

         1. premettere le seguenti parole: "Al fine di garantire una maggiore trasparenza del rapporto concessorio, di adeguare la sua regolamentazione al perseguimento degli interessi generali connessi all’approntamento delle infrastrutture e alla gestione del servizio secondo adeguati livelli di sicurezza, di efficienza e di qualità e in condizioni di economicità e di redditività, e nel rispetto dei principi comunitari e delle eventuali direttive del CIPE,";

         2. alla lettera g) le parole: «in particolare» sono soppresse.

    c) Il comma 84 è sostituito dal seguente: «Gli schemi di convenzione unica di cui al comma 82, concordati tra le parti e redatti conformemente a quanto stabilito dal comma 83. sentito il Nucleo di consulenza per l’attuazione delle linee guida sulla regolazione dei servizi di pubblica utilità (NARS), sono sottoposti all’esame del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), anche al fine di verificare l’attuazione degli obiettivi di cui al comma 83. Tale esame si intende assolto positivamente in caso di mancata deliberazione entro quarantacinque giorni dalla richiesta di iscrizione all’ordine del giorno. Gli schemi di convenzione, unitamente alle eventuali osservazioni del CIPE. sono successivamente trasmessi alle Camere per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario. Il parere è reso entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso il predetto termine senza che le Commissioni abbiano espresso i pareri di rispettiva competenza, le convenzioni possono essere comunque adottate. Qualora non si addivenga ad uno schema di convenzione concordato tra le parti entro quattro mesi dal verificarsi delle condizioni di cui al comma 82, il concessionario formula entro trenta giorni una propria proposta. Qualora il concedente ritenga di non accettare la proposta, si applica quanto previsto dai commi 87 e 88";

    d) al comma 85:

         1. la lettera c) è sostituita dalla seguente: "c) agire a tutti gli effetti come amministrazione aggiudicatrice negli affidamenti di forniture e servizi di importo superiore alla soglia di rilevanza comunitaria. nonché di lavori, ancorchè misti con forniture o servizi e in tale veste attuare gli affidamenti nel rispetto del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni;";

         2. la lettera d) è sostituita dalla seguente: "d) sottoporre gli schemi dei bandi di gara delle procedure di aggiudicazione all’approvazione di ANAS s.p.a., che deve pronunciarsi entro trenta giorni dal loro ricevimento: in caso di inutile decorso del termine si applica l’articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241; vietare la partecipazione alle gare per l’affidamento di lavori alle imprese comunque collegate ai concessionari, che siano realizzatrici della relativa progettazione. Di conseguenza, cessa di avere applicazione, a decorrere dal 3 ottobre 2006, la deliberazione del Consiglio dei ministri in data 16 maggio 1997, relativa al divieto di partecipazione all’azionariato stabile di Autostrade s.p.a. di soggetti che operano in prevalenza nei settori delle costruzioni e della mobilità;";

         3. la lettera e) è sostituita dalla seguente: "e) prevedere nel proprio statuto idonee misure atte a prevenire i conflitti di interesse degli amministratori, e, per gli stessi, speciali requisiti di onorabilità e professionalità, nonché, per almeno alcuni di essi, di indipendenza;";

    e) al comma 87, il primo periodo è sostituito dal seguente: "Nel caso in cui il concessionario, in occasione dell’aggiornamento del piano finanziario ovvero della revisione della convenzione di cui al comma 82, non convenga sulla convenzione unica, ovvero si verifichi quanto previsto dal comma 88, il rapporto concessorio si estingue, salvo l’eventuale diritto di indennizzo.";

    f) Il comma 88 è sostituito dal seguente: "88. Qualora ANAS s.p.a. ritenga motivatamente di non accettare la proposta alternativa che il concessionario formuli nei 30 giorni successivi al ricevimento della proposta di convenzione, il rapporto concessorio si estingue, salvo l’eventuale diritto di indennizzo.";
    g) al comma 89 la lettera a), capoverso 5 è sostituita dal seguente: "5. Il concessionario comunica al concedente, entro il 30 settembre di ogni anno, le variazioni tariffarie che intende applicare. Il concedente, nei successivi quarantacinque giorni, previa verifica della correttezza delle variazioni tariffarie, trasmette la comunicazione, nonché una sua proposta, ai Ministri delle infrastrutture e dell’economia e delle finanze, i quali, di concerto, approvano o rigettano le variazioni proposte con provvedimento motivato nei trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione. Fermo quanto stabilito nel primo e secondo periodo, in presenza di un nuovo piano di interventi aggiuntivi, comportante rilevanti investimenti, il concessionario comunica al concedente, entro il 31 ottobre di ogni anno, la componente investimenti del parametro X relativo a ciascuno dei nuovi interventi aggiuntivi, che va ad integrare le variazioni tariffarie comunicate dal concessionario entro il 30 settembre. Il concedente, nei successivi trenta giorni, previa verifica della correttezza delle integrazioni tariffarie, trasmette la comunicazione, nonché una sua proposta, ai Ministri delle infrastrutture e dell’economia e delle finanze, i quali, di concerto, approvano o rigettano con provvedimento motivato le integrazioni tariffarie nei trenta giorni successivi al ricevimento della comunicazione

Em. 18.127 (testo 2) Governo

1035

585. Al fine di realizzare una migliore correlazione tra lo sviluppo economico, l’assetto territoriale e l’organizzazione dei trasporti e favorire il riequilibrio modale degli spostamenti quotidiani in favore del trasporto pubblico locale attraverso il miglioramento dei servizi offerti, è istituito presso il Ministero dei trasporti un fondo per gli investimenti destinato all’acquisto di veicoli adibiti a tali servizi. Tale fondo, per il quale è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, è destinato a contributi nella misura massima del 75 per cento:

    a) per l’acquisto di veicoli ferroviari da destinare ai servizi di competenza regionale di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, e successive modificazioni;

    b) per l’acquisto di veicoli destinati a servizi su linee metropolitane, tranviarie e filoviarie;

    c) per l’acquisto di autobus a minor impatto ambientale o ad alimentazione non convenzionale.

Art. 143.

Fondo per il miglioramento della mobilità dei pendolari

1036

586. Il Ministero dei trasporti, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, approva con proprio decreto un piano di riparto tra le regioni e le province autonome, in conformità ai seguenti criteri:

    a) priorità al completamento dei programmi finanziati con la legge 18 giugno 1998, n. 194, e successive modificazioni, e con la legge 26 febbraio 1992, n. 211, e successive modificazioni;

    b) condizioni di vetustà degli attuali parchi veicolari;

    c) congruenza con le effettive esigenze di domanda di trasporto;

    d) priorità alle regioni ed alle province autonome le cui imprese si siano attenute alle disposizioni di cui ai commi da 3-ter a 3-septies dell’articolo 18 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, introdotti dall’articolo 1, comma 393, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

Piano di riparto del Fondo e criteri

1037.

587. Al fine di razionalizzare la spesa e conseguire economie di scala, relativamente agli acquisti dei veicoli stradali e ferroviari di cui al comma 585, le Regioni, le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome possono coordinarsi attraverso centri di acquisto comuni per modalità di trasporto, anche con il supporto del Ministero dei trasporti.

Centri di acquisto

Em. 18.128 Governo

1038.

587-bis. Nel 2007 il Fondo istituito dall’articolo 1, comma 15, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, presso il Ministero dei trasporti e` incrementato di 15 milioni di euro

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

1039.

588. Il Ministero dei trasporti provvede, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, all’aggiornamento del Piano nazionale della sicurezza stradale di cui all’articolo 32 della legge 17 maggio 1999, n. 144, e successive modificazioni. Per il finanziamento delle attività connesse all’attuazione, alla valutazione di efficacia ed all’aggiornamento del Piano è autorizzata la spesa di 53 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 144.

Piano sicurezza stradaleedei trasporti.

Em. 18.129 Governo

1040.

589. Al fine di consolidare ed accrescere l’attività del Ministero dei trasporti per la prevenzione in materia di circolazione ed antinfortunistica stradale, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, finalizzata alla realizzazione di azioni volte a diffondere i valori della sicurezza stradale e ad assicurare una adeguata informazione agli utenti, ad aggiornare le conoscenze e le capacità dei conducenti, a rafforzare i controlli su strada anche attraverso l’implementazione di idonee attrezzature tecniche, a migliorare gli standard di sicurezza dei veicoli.

Attività di prevenzione in materia di circolazione

1041.

589-bis. Nel 2007 per la razionalizzazione di servizi resi dal Ministero dei trasporti a favore dei cittadini a sostegno della sicurezza stradale, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro, finalizzati alla conduzione della centrale di infomobilità, all’implementazione dei controlli del circolante, delle ispezioni e delle verifiche previste dal codice della strada, al servizio di stampa ed invio delle patenti card, ivi comprese le relative spese di funzionamento

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

1042.

590. Per la realizzazione di interventi volti all’ammodernamento tecnologico dei sistemi di sicurezza, sia dell’infrastruttura ferroviaria sia installati a bordo dei materiali rotabili, finalizzati al conseguimento di un maggior livello della sicurezza della circolazione, per le gestioni commissariali governative e per le ferrovie di proprietà del Ministero dei trasporti, è autorizzata la spesa di 15 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 145.

Interventi per la sicurezza ferroviaria.

Correzioni formali RGS

(incremento spesa)

1043.

590-bis. Per il potenziamento della componente aereo navale del

Corpo delle Capitanerie di porto e` autorizzata la spesa di 7 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009

Em. 18.129 Governo

1044.

591. Nei limiti e per le finalità di cui alla sezione 3.3.1, paragrafo 15, della «Disciplina degli aiuti di Stato alla costruzione navale» del 30 dicembre 2003, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea C 317 del 30 dicembre 2003, il Ministero dei trasporti è autorizzato a concedere alle imprese iscritte agli albi speciali delle imprese navalmeccaniche di cui all’articolo 19 della legge 14 giugno 1989, n. 234, un contributo non superiore al 20 per cento delle spese sostenute per la realizzazione dei seguenti progetti innovativi:

    a) connessi all’applicazione industriale di prodotti e processi innovativi, prodotti o processi tecnologicamente nuovi o sensibilmente migliorativi rispetto allo stato dell’arte del settore nell’Unione europea, che comportano un rischio di insuccesso tecnologico o industriale;

    b) limitati al sostegno delle spese di investimento, concezione, ingegneria industriale e collaudo direttamente ed esclusivamente collegate alla parte innovativa del progetto.

Art. 146.

Contributi per l'innovazione tecnologica dell'industria cantieristica.

1045.

592. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dei trasporti, con proprio decreto, stabilisce le modalità ed i criteri per l’ammissione, la concessione e l’erogazione dei benefìci di cui al comma 591. A tal fine è autorizzato un contributo di 25 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Modalità e criteri

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

1046.

592-bis. Per le finalità di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 9 gennaio 2006, n. 13, il Ministero dei trasporti è autorizzato concedere 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 all’Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale (INSEAN) di Roma

Emendamento 18.130 (Testo 3) Governo

1047.

592-ter. Al fine di razionalizzare la spesa e di garantire il raggiungimento delle finalità di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 9 gennaio 2006, n. 13, il Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministero della difesa ed il Ministero dell’Università e della Ricerca, provvede alla riorganizzazione, anche attraverso fusione ed accorpamento con altri enti pubblici di ricerca, dell’Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale (INSEAN) di Roma con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400

Emendamento 18.130 (Testo 3) Governo

1048.

592-quater. Al fine del completamento della rete nazionale degli interporti, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per il 2008. Il Ministro dei Trasporti con proprio decreto definisce gli interventi immediatamente cantierabili, tendenti ad eliminare i "colli di bottiglia" del sistema logistico nazionale ed a realizzare le interconnessioni stradali e ferroviarie fra hub portuali e interporti. E' autorizzato altresì un contributo di 5 milioni di euro per il 2008 per il completamento della rete immateriale degli interporti al fine di potenziare il livello di servizio sulla rete logistica nazionale.

Emendamento 18.130 (Testo 3) Governo

1049.

592-quinquies. Al fine di promuovere una intesa tra lo Stato e la Regione Veneto per la costruzione ed il completamento della realizzazione delle opere infrastrutturali nella regione medesima, a valere sulle risorse di cui al comma 543, è autorizzato un contributo quindicennale di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008 e di 5 milioni di euro dall’anno 2009

Emendamento 18.130 (Testo 3) Governo

1050.

3. L’articolo 4 della legge 9 gennaio 2006, n. 13, è sostituito dal seguente:

«Art. 4. - (Fondo per favorire il potenziamento, la sostituzione e l’ammodernamento delle unità navali destinate al servizio di trasporto pubblico locale effettuato per via marittima, fluviale e lacuale). – 1. Al fine di favorire la demolizione delle unità navali destinate, in via esclusiva, al servizio di trasporto pubblico locale effettuato per via marittima, fluviale e lacuale, non più conformi ai più avanzati standard in materia di sicurezza della navigazione e di tutela dell’ambiente marino e la cui età è di oltre venti anni e che, alla data del 1º gennaio 2006, risultino iscritte nei registri tenuti dalle Autorità nazionali, è autorizzata la spesa di 24 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Il Ministro dei trasporti, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, determina con proprio decreto, in conformità con la normativa comunitaria in materia, i criteri e le modalità di attribuzione dei benefìci di cui al presente articolo».

Il Ministro dei trasporti, di concerto col Ministro dell’ambiente, della tutela del terri-torio e del mare, sentita la Conferenza unificata, determina con decreto, in conformita` con la normativa comunitaria e internazionale vigente in materia di sicurezza e di tutela ambientale, e con le linee guida dell’IMO in materia di Demolizione delle Navi A. 962 (23) e di sviluppo del Piano di Demolizione delle Navi (MEPC Circ. 419 del 12 novembre 2004), i cri-teri e le modalita` di attribuzione dei benefici di cui al presente comma.

Art. 147.

Rottamazione dei traghetti.

Em. 18.70 (Testo 3) Governo

18.3584

Donati e altri

1051.

594. Le funzioni statali di vigilanza sull’attività di controllo degli organismi pubblici e privati nell’ambito dei regimi di produzioni agroalimentari di qualità registrata sono demandate all’Ispettorato centrale repressione frodi di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto-legge 18 giugno 1986, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1986, n. 462, che assume la denominazione di «Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari» e costituisce struttura dipartimentale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Art. 148.(Disposizioni in materia di controlli nel settore agroalimentare e di semplificazione).

1052.

595. I controlli di cui all’articolo 4, comma 4, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, e i compiti di cui all’articolo 11 del regolamento (CEE) n. 4045/89, a decorrere dal 1º luglio 2007, sono demandati all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Regolamento CE

1053.

596. All’articolo 14, comma 8, della legge 20 febbraio 2006, n. 82, le parole: «la prova preliminare di fermentazione e» sono soppresse.

 

1054.

597. Per l’effettuazione dei controlli affidati ad Agecontrol Spa, anche ai sensi dell’articolo 18, commi 1-bis e 6, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, come modificato dall’articolo 1, commi 4 e 5, del decreto-legge 28 febbraio 2005, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2005, n. 71, è autorizzata la spesa di 23 milioni di euro per l’anno 2007.

 

1055.

598. In attuazione dell’articolo 18 del regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli alimentari, è istituito un contributo destinato a coprire le spese, comprese quelle sostenute in occasione dell’esame delle domande di registrazione delle dichiarazioni di opposizione, delle domande di modifica e delle richieste di cancellazione presentate a norma del citato regolamento. L’importo e le modalità di versamento del predetto contributo sono fissati con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. I relativi proventi sono versati all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati allo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per le finalità di salvaguardia dell’immagine e di tutela in campo internazionale dei prodotti agroalimentari ad indicazione geografica. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

1056.

599. All’articolo 3 del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 5-ter è abrogato;

    b) il comma 5-quater è sostituito dal seguente:

«5-quater. Gli accrediti disposti ai sensi del comma 5-bis hanno per gli organismi pagatori effetto liberatorio dalla data di messa a disposizione dell’istituto tesoriere delle somme ivi indicate».

 

1057.

600. All’articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, dopo le parole: «l’ENEA e l’ASI», sono aggiunte le seguenti: «, nonché il Corpo forestale dello Stato».

Assegnazione borse di ricerca da parte del Corpo forestale

1058.

601. All’articolo 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 4 è abrogato;

    b) al comma 4-bis, le parole: «Al Fondo di cui al comma 4 è altresì attribuita» sono sostituite dalle seguenti: «All’AGEA è attribuita».

Soppressione Fondo produzione bieticola-saccarifera AGEA

1059.

602. Entro il 30 settembre 2007, il Commissario straordinario dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e della trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 18 marzo 1947, n. 281, ratificato, con modificazioni, dalla legge 11 luglio 1952, n. 1005, effettua una puntuale ricognizione della debitoria dell’Ente e definisce, con i creditori, un piano di rientro che trasmette al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che stabilisce le procedure amministrative e finanziarie per il risanamento dell’Ente. Fino alla predetta data sono sospese le procedure esecutive e giudiziarie nei confronti dell’Ente. Dopo aver proceduto al risanamento finanziario dell’Ente, il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali emana, d’intesa con le regioni Puglia, Basilicata e Campania, un decreto per la trasformazione dell’EIPLI in società per azioni, compartecipata dallo Stato e dalle regioni interessate. Al fine di concorrere alle esigenze più immediate dell’EIPLI è assegnato, allo stesso, un contributo straordinario di 5 milioni di euro per l’anno 2007.»

Art. 149.(Enti irrigui).

18.40 15

Il Relatore

18.4017

Barbato

1060.

603. All’articolo 5, comma 1, del decreto-legge 22 ottobre 2001, n. 381, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 dicembre 2001, n. 441, e successive modificazioni, le parole: «è prorogato di cinque anni» sono sostituite dalle seguenti: «è prorogato di sei anni». L’onere per l’attuazione del presente comma per l’anno 2007 è pari a 271.240 euro.

 

1061.

604. Le disposizioni dell’articolo 22 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, non si applicano alle spese per l’energia utilizzata per il sollevamento dell’acqua ai fini della sua distribuzione.

Em. 18.131 Governo

1062.

604-bis. Al fine di garantire l’avvio della realizzazione delle opere previste dal Piano irriguo nazionale di cui alla delibera CIPE n. 74 del 27 maggio 2005, per l’esercizio 2007 e` stanziata la somma di 100 milioni di euro e per ciascuno degli esercizi 2008 e 2009 e` stanziata la somma di 150 milioni di euro annui.

Em. 18.131 Governo

1063.

604-ter. Per le finalita` di cui al comma 604-bis sono inoltre autorizzate le seguenti spese:

a) per l’anno 2007:

aa) 46.958.020,22 euro quale terza annualita` del contributo quindicennale previsto dall’articolo 4, comma 31, della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

ab) 45.730.000 euro quale prima annualita` della quota parte del contributo quindicennale di cui all’articolo l, comma 78, della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

b) per l’anno 2008:

ba) 46.958.020,22 euro quale quarta annualita` del contributo quindicennale previsto dall’articolo 4, comma 31, della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

bb) 45.730.000 euro quale seconda annualita` della quota parte del contributo quindicennale di cui al comma 78 dell’articolo l della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

bc) 50.000.000 euro quale prima annualita` del secondo contributo quindicennale previsto dal comma 31 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

c) per l’anno 2009:

ca) 46.958.020,22 euro quale quinta annualita` del contributo quindicennale previsto dal comma 31, dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

cb) 45.730.000 euro quale terza annualita` della quota parte del contributo quindicennale di cui al comma 78 dell’articolo 4 della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

cc) 50.000.000 euro quale seconda annualita` del secondo contributo quindicennale previsto dal comma 31 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

604-quater Per la prosecuzione delle opere previste dall’articolo 604- ter per l’anno 2010 sono inoltre autorizzate le seguenti spese:

a) 46.958.020,22 euro quale sesta annualita` del contributo quindicennale previsto dal comma 31, dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350;

b) 45.730.000 euro quale quarta annualita` della quota parte del contributo quindicennale di cui al comma 78 dell’articolo 4 della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

c) 50.000.000 euro quale terza annualita` del secondo contributo quindicennale previsto dal comma 31 dell’articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350.

Em. 18.131 Governo

1064.

604-quinquies. Le somme di cui ai commi 604-bis, 604-ter e 604-quater sono immediatamente impegnabili anche a carico degli esercizi futuri.

Em. 18.131 Governo

1065.

604-sexies. Le autorizzazioni di spesa previste dall’articolo 4, comma 31, della legge 23 dicembre 2003, n. 350, nonche´ dall’articolo 1, comma 78, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono ridotte per gli importi di cui agli articoli 604-ter e 604-quater

Em. 18.131 Governo

1066.

604-septies. Al Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolosaccarifera, costituito presso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) ai sensi della legge n. 81/2006, art. 2, comma 4, e` altresı` attribuita, per l’anno 2007, una dotazione finanziaria annuale di 65,8 milioni di euro, quale competenza del secondo anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria

Em. 18.131 Governo

1067.

605. All’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) le parole: «lire 80 milioni» sono sostituite dalle seguenti: «160.000 euro »;

    b) le parole: «lire 2 miliardi» sono sostituite dalle seguenti: «4 milioni di euro ».

Art. 150(Misure in favore della vendita diretta di prodotti agricoli).

18.4042

Nardini, Tecce, De Petris, Marcora, Cusumano, Bosone, Legnini, Ripamonti

1068.

606. Al fine di promuovere lo sviluppo dei mercati degli imprenditori agricoli a vendita diretta, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali di natura non regolamentare, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i requisiti uniformi e gli standard per la realizzazione di detti mercati, anche in riferimento alla partecipazione degli imprenditori agricoli, alle modalità di vendita e alla trasparenza dei prezzi, nonché le condizioni per poter beneficiare degli interventi previsti dalla legislazione in materia.

 

1069.

Dopo il comma 606, inserire il seguente:

«606-bis. Ai fini dell’incentivazione della pratica dell’allevamento apistico e del nomadismo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera l), della legge 24 dicembre 2004, n. 313, agli apicoltori, agli imprenditori apistici ed agli apicoltori professionisti di cui all’articolo 3 della medesima legge n. 313/2004 che attuano la pratica del nomadismo è riconosciuta l’aliquota ridotta di accisa prevista al punto 5 della tabella A allegata al testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni. Con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le modalità per l’accesso all’agevolazione di cui al presente comma».

Em. 4057 De Petris, Bosone, Nardini, Cusumano, Marcora, Legnini, Ripamonti

1070.

607. All’articolo 15, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) le parole: «50 milioni di lire» sono sostituite dalle seguenti: «50.000 euro»;

    b) le parole: «300 milioni di lire» sono sostituite dalle seguenti: «a 300.000 euro».

Art. 151. (Convenzioni con le pubbliche amministrazioni).

1071.

608. Al fine di favorire il ricambio generazionale e lo sviluppo delle imprese giovanili nel settore agricolo ed agroalimentare, è istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura, avente una disponibilità finanziaria di 10 milioni di euro all’anno per il quinquennio 2007-2011.

Art. 152.(Interventi per il settore agricolo).

1072.

609. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali sono disciplinati i criteri, le modalità e le procedure di attuazione del Fondo di cui al comma 608, in coerenza con la normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato nel settore agricolo.

 

1073.

610. L’articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, e successive modificazioni, è abrogato.

 

1074.

611. All’onere di cui al comma 608, pari a 10 milioni di euro annui per il quinquennio 2007-2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 36 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, per le finalità di cui all’articolo 1, comma 2, del medesimo decreto legislativo. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

1075.

612. Al fine di favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole colpite da gravi crisi di mercato e di limitarne le conseguenze economiche e sociali nei settori e nelle aree geografiche colpiti, è istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il Fondo per le crisi di mercato. Al Fondo confluiscono le risorse di cui all’articolo 1-bis, commi 13 e 14, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, non impegnate alla data del 31 dicembre 2006, che sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione allo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

1076.

612-bis. Ai sensi e per gli effetti del combinato disposto di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 292 e legge regionale della Campania 10 febbraio 2005, n. 3 la Giunta regionale della Campania, d’intesa con il Ministero della Salute e con i competenti uffici U.E., entro il 15 gennaio 2007 provvedono a sviluppare una campagna informativa e ad adottare un nuovo piano triennale per il contenimento e l’eradicazione della brucellosi, adeguato alle attuali esigenze, secondo principi di tutela previsti dalla speciale normativa di riferimento e seguendo le specifiche procedure stabilite dal consiglio regionale della Campania il 29 novembre 2006, a salvaguardia del patrimonio genetico della specie allevata, del livello occupazionale del comparto, delle produzioni agro-zootecniche-alimentari di filiera e del consumatore.

18.4079 (testo 2)

Cusumano, Barbato

1077.

613. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono disciplinate le modalità operative di funzionamento del Fondo di cui al comma 608, nel rispetto degli orientamenti comunitari in materia.

 

1078.

613-bis. Per gli imprenditori agricoli di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, il credito d’imposta di cui al comma 21 si applica con le modalita` di cui all’articolo Il del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178, nonché in base a quanto definito dalla Commissione europea con decisione C1220 del 25 luglio 2002, e dagli articoli 26 e 28 del regolamento (CE) n. 1689 del Consiglio, del 20 settembre 2005. Il credito d’imposta per gli imprenditori agricoli si applica, nell’ambito delle disponibilità complessive del credito d’imposta di cui al comma 21, nei limiti della somma di 10 milioni di euro per l’anno 2007 e 30 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2008 e 2009

Em. 18.132 Governo

1079.

613-ter. All’articolo 1 del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, convertito con modificazioni, "dalla legge 17 luglio 2006, n. 233, il quinto periodo del comma 9-bis deve intendersi nel senso che l’autorità di vigilanza nomina un nuovo commissario unico in sostituzione di tutti i commissari, monocratici o collegiali, dei consorzi agrari in stato di liquidazione coatta amministrativa, in carica alla data di entrata in vigore della

legge di conversione suddetta. Nel medesimo periodo del comma 9 bis le parole "salvo che entro detto termine sia stata autorizzata una proposta di concordato ai sensi dell’articolo 214 del citato regio decreto" sono sostituite dalle seguenti: " la medesima disposizione si applica anche ai consorzi agrari in stato di concordato, limitatamente alla nomina di un nuovo commissario unico." Al medesimo comma 9-bis, le parole: "entro il 30 giugno 2007", sono sostituite dalle seguenti: "entro il 31 dicembre 2007

Em. 18.132 Governo

1080.

613-quater. Al fine di assicurare la regolare gestione delle aree naturali protette, per il personale operaio forestale di cui all’articolo 1, comma 242, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le procedure di stabilizzazione di cui al comma 214 del presente articolo, si applicano, nell’ambito delle disponibilità del fondo ivi previsto, anche in deroga alle disposizioni della legge 5 aprile 1985, n. 124».

Em. 18.132 Governo

1081.

614. All’articolo 1, comma 9-bis, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2006, n. 233, le parole: «commi 2, 3 e 5» sono sostituite dalle seguenti: «commi 2, 3, 5 e 6».

 

1082.

615. Per l’attuazione dell’articolo 21 della legge 23 luglio 1991, n. 223, ai fini del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori agricoli nelle aree agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali, compresi nel Piano assicurativo agricolo annuale di cui all’articolo 4 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, alla delimitazione delle aree colpite provvedono le regioni.

 

1083.

616. A decorrere dall’anno 2007, il contributo previsto dall’articolo 1-quinquies, comma 2, del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231, è incrementato di 3 milioni di euro.

 

1084.

616-bis. La Cassa depositi e prestiti è autorizzata a concedere all’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) mutui ventennali per gli incentivi relativi allo sviluppo della propriétà coltivatrice di cui alla legge 14 agosto 1971, n. 817, e successivi modificazioni. Gli oneri connessi al pagamento degli interessi relativi ai predetti finanziamenti restano a carico detto Stato fino al limite di 2 milioni di euro annui a decorrere dal 2007.

emendamento 18.4122 (testo 2) relatore

1085.

617. Al fine di armonizzare l’attuazione delle disposizioni sovranazionali in materia forestale, in aderenza al Piano d’azione per le foreste dell’Unione europea e nel rispetto delle competenze istituzionali, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla base degli strumenti di pianificazione regionale esistenti e delle linee guida definite ai sensi dell’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, propongono alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai fini di un accordo ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, un programma quadro per il settore forestale finalizzato a favorire la gestione forestale sostenibile e a valorizzare la multifunzionalità degli ecosistemi forestali. Le azioni previste dal programma quadro possono accedere alle risorse di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, nei limiti definiti dal CIPE nella deliberazione di cui allo stesso articolo 61, comma 3, della citata legge n. 289 del 2002.

 

1086.

618. L’intesa di filiera o il contratto quadro di cui agli articoli 9 e 10 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102, hanno per scopo, altresì, l’integrazione della filiera forestale con quella agroenergetica, la valorizzazione, la produzione, la distribuzione e la trasformazione di biomasse derivanti da attività forestali, nonché lo sviluppo della filiera del legno. Gli organismi che operano la gestione forestale in forma associata e le imprese di lavorazione e distribuzione del legno e di utilizzazione della biomassa forestale a fini energetici nonché i soggetti interessati, pubblici o privati, stipulano contratti di coltivazione e fornitura in attuazione degli articoli 11, 12 e 13 del citato decreto legislativo n. 102 del 2005.

 

1087.

619. Per l’attuazione dei piani nazionali di settore, compreso quello forestale, di competenza del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2007 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

 

1088.

619-bis. L’autorizzazione di spesa per l’attuazione del Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici di cui all’articolo 1, comma 87, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e` incrementata di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009.

18.4132

De Petris, Marcora, Cusumano, Nardini, Bosone, Legnini, Ripamonti

1089.

620. All’articolo 4, comma 24, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, le parole: «al 31 marzo 2005» sono sostituite dalle seguenti: «al 31 dicembre 2005». In relazione alle minori entrate che derivano all’INPS, sono trasferiti allo stesso Istituto gli importi di 15,3 milioni di euro per l’anno 2007 e 10,3 milioni di euro per gli anni dal 2008 al 2011.

 

1090.

620-bis. All’articolo 9, comma 3, lettera c-bis), del decreto legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito con modificazioni dalla legge 30 maggio 2003, n. 119, alla fine del primo periodo e` aggiunto il seguente: "In caso di superamento di tale limite, la restituzione del prelievo supplementare non opera per la parte eccedente il 20 per cento"».

18.4148

Battaglia Giovanni, De Petris, Cusumano, Marcora, Nardini, Bosone, Legnini, Ripamonti

1091.

621. Dalla base imponibile del reddito di impresa è escluso il 25 per cento del valore degli investimenti in attività di promozione pubblicitaria realizzati da imprese agricole e agroalimentari, anche in forma cooperativa in mercati esteri nel periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della presente legge e nei due periodi di imposta successivi, in eccedenza rispetto alla media degli analoghi investimenti realizzati nei tre periodi di imposta precedenti.

Art. 154.(Norme per l'internazionalizzazione del sistema agroalimentare).

18.4153

Bosone, Marcora, Nardini, De Petris, Cusumano, Legnini, Ripamonti

1092.

622. La misura dell’esclusione di cui al comma 621 è elevata al 35 per cento del valore degli investimenti di promozione pubblicitaria realizzati sui mercati esteri da consorzi o raggruppamenti di imprese agroalimentari, operanti in uno o più settori merceologici, e al 50 per cento del valore degli investimenti di promozione pubblicitaria all’estero riguardanti prodotti a indicazione geografica, o comunque prodotti agroalimentari oggetto di intese di filiera o contratti quadro in attuazione degli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 102.

 

1093.

623. Il beneficio fiscale di cui ai commi 621 e 622 si applica anche alle imprese in attività alla data di entrata in vigore della presente legge, anche se con un’attività di impresa o di lavoro autonomo inferiore a tre anni. Per tali imprese la media degli investimenti da considerare è quella risultante dagli investimenti effettuati nei periodi di imposta precedenti a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge o a quello successivo. Gli imprenditori agricoli di cui all’articolo1 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, in alternativa alla esclusione dalla base imponibile ai fini IRES o IRE possono beneficiare di un credito di imposta di importo pari ad un terzo del beneficio di cui ai commi 621 e 622 e per le medesime finalità. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sono dettate le modalità applicative dei commi da 621 a 623, nei limiti della somma di 25 milioni di euro per l’anno 2007 e 40 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

18.4160 (testo 2)

Bosone

1094.

624. L’attestazione di effettività delle spese sostenute è rilasciata dal presidente del collegio sindacale ovvero, in mancanza, da un revisore dei conti o da un professionista iscritto all’albo dei revisori dei conti, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali o a quello dei consulenti del lavoro, nelle forme previste dall’articolo 13, comma 2, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale.

 

1095.

625. Le modalità di applicazione dell’incentivo fiscale sono, per quanto non previsto dai commi da 621 a 624 del presente articolo, le stesse disposte dall’articolo 3 del decreto-legge 10 giugno 1994, n. 357, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1994, n. 489.

 

1096.

626. Le società di persone, le società a responsabilità limitata e le società cooperative, che rivestono la qualifica di società agricola ai sensi dell’articolo 2 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, come da ultimo modificato dal comma 628 del presente articolo, possono optare per l’imposizione dei redditi ai sensi dell’articolo 32 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni.

Art. 155.(Sviluppo della forma societaria in agricoltura).

Em.to 18.4165 De Petris

1097.

626-bis. Si considerano imprenditori agricoli le societa` di persone e le societa` a responsabilita` limitata, costituite da imprenditori agricoli, che esercitano esclusivamente le attivita` dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti agricoli ceduti dai soci. In tale ipotesi, il reddito è determinato applicando all’ammontare dei ricavi il coefficiente di redditività del 25 per cento».

18.4172

De Petris, Marcora, Benvenuto, Bosone, Cusumano, Nardini, Legnini, Ripamonti

1098.

627. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sono dettate le modalità applicative del comma 626.

 

1099.

628. All’articolo 2, comma 4-bis, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, il secondo periodo è soppresso.

 

1100.

630. I fondi provenienti da raccolta effettuata da Poste Italiane Spa per attività di bancoposta presso la clientela privata ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144, sono investiti in titoli governativi dell’area euro a cura di Poste Italiane Spa.

Riassetto della raccolta Banco Posta

1101.

631. È abrogato, limitatamente ai fondi di cui al comma 630 del presente articolo, il vincolo di cui all’articolo 14 del decreto luogotenenziale 6 settembre 1917, n. 1451, e successive modificazioni, ivi comprese le disposizioni in materia contenute nel decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni.

 

1102.

632. L’attuazione progressiva del nuovo assetto di cui al comma 630, da completare entro il 31 dicembre 2007, è effettuata in coordinamento con il Ministero dell’economia e delle finanze.

 

1103.

633. Per l’attuazione di programmi annuali di interventi per la difesa del mare previsti dalla legge 31 dicembre 1982, n. 979, e successive modificazioni, e dei protocolli attuativi della Convenzione sulla salvaguardia del mar Mediterraneo dall’inquinamento, adottata a Barcellona il 16 febbraio 1976, ratificata ai sensi della legge 25 gennaio 1979, n. 30, è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 157.

(Interventi per la difesa del mare).

1104.

634. Per la quantificazione delle spese sostenute per gli interventi a tutela dell’ambiente marino conseguenti a danni provocati dai soggetti di cui al primo comma dell’articolo 12 della legge 31 dicembre 1982, n. 979, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare applica il tariffario internazionalmente riconosciuto dalle compagnie di assicurazioni degli armatori (SCOPIC).

Art. 158.(Rimborso delle spese per attività antinquinamento marino).

1105.

635. Il secondo comma dell’articolo 14 della legge 31 dicembre 1982, n. 979, è sostituito dal seguente:

«Le somme recuperate a carico dei privati per le spese sostenute per gli interventi di cui all’articolo 12 sono versate all’entrata del bilancio dello Stato e sono riassegnate nella misura del 50 per cento con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze allo stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per le attività di difesa del mare dagli inquinamenti».

 

1106.

636. Per l’attuazione di un programma triennale straordinario di interventi di demolizione delle opere abusive site nelle aree naturali protette nazionali è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 159.(Contrasto all'abusivismo).

1107.

637. Nelle aree naturali protette l’acquisizione gratuita delle opere abusive di cui all’articolo 7, sesto comma, della legge 28 febbraio 1985, n. 47, e successive modificazioni, si verifica di diritto a favore degli organismi di gestione ovvero, in assenza di questi, a favore dei comuni. Restano confermati gli obblighi di notifica al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare degli accertamenti, delle ingiunzioni alla demolizione e degli eventuali abbattimenti direttamente effettuati, come anche le procedure e le modalità di demolizione vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge.

 

1108.

638. Restano altresì confermate le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano che disciplinano la materia di cui ai commi 636 e 637 secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

 

1109.

638-bis. Al fine di salvaguardare gli equilibri ambientali e di scongiurare il prodursi di gravi alterazioni dell’ecosistema nei territori di cui all’articolo 1 della legge 2 maggio 1990, n.l02, e successive modificazioni, limitatamente alla provincia di Sondrio, a decorrere dalla data di entrata m vigore della presente legge e per un periodo di due anni, le nuove concessioni per grandi e piccole derivazioni di acque ad uso idroelettrico sono rilasciate previo parere del Ministero dell’ambiente della tutela del territorio e del mare, che allo scopo si avvale dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici.

Em. 18.4222 relatore

1110.

«638-bis. L’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 1, comma 94, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è estesa al personale degli Enti parco nazionali funzionalmente equiparato al Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell’articolo 2, comma 36, della legge 9 dicembre 1998, n. 426. Per il personale di cui al periodo precedente, nei limiti del territorio di competenza, è riconosciuta la qualifica di agente di pubblica sicurezza e si applicano le disposizioni previste dall’articolo 29, comma 1, della legge 11 febbraio 1992, n. 157

Em 18.31 relatore

1111.

638-bis. Al fine di realizzare rilevanti risparmi di spesa ed una piu` efficace utilizzazione delle risorse finanziarie destinate alla gestione dei rifiuti solidi urbani, la Regione, previa diffida, provvede tramite un commissario ad acta a garantire il governo della gestione dei rifiuti a livello di ambito territoriale ottimale con riferimento a quegli ambiti territoriali ottimali all’interno dei quali non sia assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime:

a) almeno il quaranta per cento entro il 31 dicembre 2007;

b) almeno il cinquanta per cento entro il 31 dicembre 2009;

c) almeno il sessanta per cento entro il 31 dicembre 2011.

638-ter. Per gli anni successivi al 2011, la percentuale minima di raccolta differenziata da assicurare per i fini di cui al comma 638-bis e` stabilita con decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, sentita la Conferenza Stato-Regioni, in vista di una progressiva riduzione della quantita` di rifiuti inviati in discarica e nella prospettiva di rendere concretamente realizzabile l’obiettivo "Rifiuti zero".

18.4224

Sodano, Tecce, Confalonieri, Albonetti

1112.

639. Per il finanziamento delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l’11 dicembre 1997, reso esecutivo dalla legge 1º giugno 2002, n. 120, previste dalla delibera CIPE n. 123 del 19 dicembre 2002, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 68 del 22 marzo 2003, e successivi aggiornamenti, è istituito un Fondo rotativo.

Art. 160.(Istituzione del Fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione delle immissioni dei gas ad effetto serra).

1113.

640. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, individua le modalità per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato della durata non superiore a settantadue mesi a soggetti pubblici o privati. Nello stesso termine, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, è individuato il tasso di interesse da applicare.

 

1114.

641. Per il triennio 2007-2009 sono finanziate prioritariamente le misure di seguito elencate:

    a) installazione di impianti di microcogenerazione diffusa ad alto rendimento elettrico e termico;

    b) installazione di impianti di piccola taglia per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili per la generazione di elettricità e calore;

    c) sostituzione dei motori elettrici industriali con potenza superiore a 45 kW con motori ad alta efficienza;

    d) incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia nei settori civile e terziario;

    e) eliminazione delle emissioni di protossido di azoto dai processi industriali;

    f) progetti pilota di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e di nuove fonti di energia a basse emissioni o ad emissioni zero.

 

1115.

642. Nel triennio 2007-2009 le risorse destinate al Fondo di cui al comma 639 ammontano a 200 milioni di euro all’anno. In sede di prima applicazione, al Fondo possono essere riversate, in aggiunta, le risorse di cui all’articolo 2, comma 3, della legge 1º giugno 2002, n. 120.

 

1116.

643. Le rate di rimborso dei finanziamenti concessi sono destinate all’incremento delle risorse a disposizione del Fondo di cui al comma 639.

 

1117.

644. Il Fondo di cui al comma 639 è istituito presso la Cassa depositi e prestiti Spa e con apposita convenzione ne sono definite le modalità di gestione. La Cassa depositi e prestiti Spa può avvalersi per l’istruttoria, l’erogazione e per tutti gli atti connessi alla gestione dei finanziamenti concessi di uno o più istituti di credito scelti sulla base di gare pubbliche in modo da assicurare una omogenea e diffusa copertura territoriale.

 

1118.

644-bis. Per l’anno 2007 una quota non inferiore a 5 milioni di euro delle risorse del Fondo unico investimenti per la difesa del suolo e tutela ambientale del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, iscritte a bilancio ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 9 dicembre 1998, n. 426, e` riservata in sede di riparto alla realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilita` dei rifiuti, in funzione della sicurezza nazionale ed in rapporto all’esigenza di prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalita` organizzata nell’ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti

Em. 18.133 Governo

1119.

644-bis. Dalla entrata in vigore della presente legge i finanziamenti e gli incentivi pubblici di competenza statale finalizzati alla promozione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono concedibili esclusivamente per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, così come definite dall’articolo 2 della Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Sono fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi concessi, ai sensi della previgente normativa, ai soli impianti gia’ autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione anteriormente all’entrata in vigore della presente legge, ivi comprese le convenzioni adottate con delibera del Comitato interministeriale prezzi il 12 aprile 1992 (CIP6) e destinate al sostegno alle fonti energetiche assimilate, per i quali si applicano le disposizioni di cui alla lettera c) del comma 644 –ter.

Em. 18.706 18.707 18.4232 18.688 relatore

1120.

644 -ter. Il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con propri decreti ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, provvede a definire i criteri e le modalita’ di erogazione dei finanziamenti e degli incentivi pubblici di competenza statale concedibìli alle fonti rinnovabili di cui all’articolo 2 della citata direttiva 2001/77/CE. Il Ministro dello sviluppo economico provvede con propri decreti ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n, 400 a definire le condizioni e le modalità per l’eventuale riconoscimento in deroga del diritto agli incentivi a specifici impianti già autorizzati all’entrata in vigore della presente legge e non ancora in esercizio, non rientranti nella tipologia di cui al periodo precedente, nonché a ridefinire l’entità e la durata dei sostegni alle fonti energetiche non rinnovabili assimilate alle fonti energetiche rinnovabili utilizzate da impianti già realizzati ed operativi alla data di entrata in vigore della presente legge , tenendo conto dei diritti pregressi e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, allo scopo di ridurre gli oneri che gravano sui i prezzi dell’energia elettrica e eliminare vantaggi economici che non risultino specificamente motivati e coerenti con le direttive europee in materia di energia elettrica.

Em. 18.706 18.707 18.4232 18.688 relatore

1121.

644-quater. E’ fatta salva la normativa previgente per la produzione di energia elettrica di cui all’articolo 11 comma 14 del decreto legge 14 marzo 2005 n.35 convertito in legge con modificazioni con legge 14 maggio 2005 n. 80

Em. 18.706 18.707 18.4232 18.688 relatore

1122.

645 -quinquies. Conseguentemente:

a) Al decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, all’articolo 17, i commi 1, 3 e 4 sono soppressi; all’articolo 20, comma 6 del medesimo decreto le parole "e da rifiuti" sono soppresse;

b) Alla legge 9 gennaio 1991 n. 9, articolo 22, al comma 1 sono soppresse le parole: "o assimilate", al comma 5 è soppresso l’ultimo periodo, al comma 7 sono soppresse le parole:

"e assimilate";

c) Alla legge 9 gennaio 1991 n.9, nei titoli degli articoli 22 e 23, le parole: "e assimilate" sono soppresse;

d) Alla legge 10 gennaio 1991 n.10, all’articolo 1, nel comma 3, primo periodo, le parole "o assimilate", le parole "ed inorganici"sono soppresse; è inoltre soppresso il secondo periodo; all’articolo 11 della medesima legge, nel titolo, le parole "o assimilate" sono soppresse; all’ articolo 26, comma 76 della medesima legge le parole "o assimilate" sono soppresse;

e) Al decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, articolo 2, comma 15, le parole "e inorganici" sono soppresse;

f) Alla legge i marzo 2002, n. 39, all’articolo 39, comma 1, la lettera e) è soppressa;

g) Alla legge 23 agosto 2004, n. 239, all’articolo i il comma 71 è abrogato;

h) Al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, all’articolo 229 il comma 6 è abrogato;

i) Al Decreto Legislativo 26 Ottobre 1995 n. 504, all’articolo 52, comma 3, sono cancellate le parole "ed assimilate"

Em. 18.706 18.707 18.4232 18.688 relatore

1123.

645. Allo scopo di finanziare interventi finalizzati al miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane nonché al potenziamento del trasporto pubblico, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Fondo per la mobilità sostenibile, con uno stanziamento di 90 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Istituzione del fondo per la mobilita sostenibile nelle aree urbane

1124.

646. Il Fondo di cui al comma 645 destina le proprie risorse, con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dei trasporti, prioritariamente all’adozione delle seguenti misure:

    a) potenziamento ed aumento dell’efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale;

    b) incentivazione dell’intermodalità;

    c) introduzione di un sistema di incentivi e disincentivi per privilegiare la mobilità sostenibile;

    d) valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing;

    e) realizzazione di percorsi vigilati protetti casa-scuola;

    f) riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale;

    g) realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno;

    h) promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilità ciclistica.

 

1125.

647. Una quota non inferiore al 5 per cento del Fondo di cui al comma 645, è destinata agli interventi di cui alla legge 19 ottobre 1998, n. 366.

 

1126.

648. È istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Fondo per lo sviluppo sostenibile, allo scopo di finanziare progetti per la sostenibilità ambientale di settori economico-produttivi o aree geografiche, l’educazione e l’informazione ambientale e progetti internazionali per la cooperazione ambientale sostenibile.

Art. 161.(Fondo per lo sviluppo sostenibile).

1127.

649. Per il triennio 2007-2009 sono destinate al finanziamento del Fondo di cui al comma 648 risorse per un importo annuo di 25 milioni di euro. Con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e, limitatamente ai progetti internazionali per la cooperazione ambientale sostenibile, d’intesa con il Ministro degli affari esteri sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono individuate annualmente le misure prioritarie da finanziare con il predetto Fondo.

Em. 18.134 Governo

1128.

649-bis. E autorizzata la spesa di 50.000 euro per finanziare l’attuazione e il monitoraggio di un: «Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione», predisposto dal Ministero dell’ ambiente e della tutela del territorio e del mare, di con certo con i Ministri dell’ economia e delle finanze e dello sviluppo economico, d’intesa con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e sottoposto alla approvazione dalla CONSIP Spa, costituita in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 414. Il Piano prevede l’adozione di misure volte all’integrazione delle esigenze di sostenibilità ambientale nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni competenti, sulla base dei seguenti criteri:

a) riduzione dell‘uso delle risorse naturali;

b) sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili con fonti rinnovabili;

c) riduzione della produzione di rifiuti;

d) riduzione delle emissioni inquinanti;

e) riduzione dei rischi ambientali.

18.4252

IL RELATORE

1129.

649-ter. Il piano di cui al comma 649-bis indica gli obiettivi di sostenibilità ambientale da raggiungere per gli acquisti nelle seguenti categorie merceologiche:

a) arredi;

b) materiali da costruzione;

c) manutenzione delle strade;

d) gestione del verde pubblico;

e) illuminazione e riscaldamento;

i) elettronica;

g) tessile;

h) cancelleria;

i) ristorazione;

i) materiali per l’igiene;

m) trasporti.

18.4252

IL RELATORE

1130.

649-quater . Per il monitoraggio degli obiettivi di cui al comma 649- ter è istituito un apposito Comitato composto dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal inistro dell’economia e delle finanze, dal Ministro dello sviluppo economico nonchè dai presidenti delle regioni interessate».

18.4252

IL RELATORE

1131.

649-bis. Ai fini della riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, del rafforzamento della protezione ambientale e del sostegno alle filiere agroindustriali nel campo dei biomateriali, è avviato, a partire dall’anno 2007, un programma sperimentale a livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi per l’asporto delle merci che, secondo i criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario, non risultino biodegradabili.

Em. 18.4255 relatore

1132.

649-ter. Il programma di cui al comma 649bìs, definiito con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio de1 Maree con il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, è finalizzato ad individuare le misure da introdurre progressivamente nell’ordinamento interno al fine di giungere al definitivo divieto, a decorrere dal 1 gennaio 2010, della commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l’asporto delle merci che non rispondano entro tale data, ai criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario.

Em. 18.4255 relatore

1133.

649-quater. Per l’avvio del programma di cui ai commi 649 bis e 649 ter è destinata una quota non inferiore a 1 milione di euro a valere sul" fondo unico investimenti per la difesa del suolo e la tutela ambientale" del ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare.

Em. 18.4255 relatore

1134.

«649-bis. Al fine di assicurarne il monitoraggio delle attività e dei dati relativi alla difesa del suolo e la piena integrazione con il sistema informativo unico e la rete nazionale integrati di rilevamento è autorizzata la spesa di 750000 euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 55 e 56 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nonché le amministrazioni e gli enti territoriali trasmettono trimestralmente al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e all’ APAT, le informazioni riguardanti le attività di propria competenza in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche e prevenzione del dissesto idrogeologico. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del marea con proprio decreto istituisce un Osservatorio per la raccolta, all’ aggiornamento, all’elaborazione e alla diffusione dei dati oggetto di monitoraggio"

Em. 18.4257 relatore

1135.

650. I rapporti di lavoro a tempo determinato previsti dall’articolo 1, comma 596, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono prorogati fino al 31 dicembre 2007. Ai fini di cui al comma 120, lettera a), per gli uffici di livello dirigenziale generale del Ministero per i beni e le attivita` culturali si tiene conto di quanto gia` disposto dall’articolo 2, comma 94 del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286

Art. 163.(Disposizioni in materia di beni culturali).

Em. 18.135 Governo

1136.

650-bis. All’articolo 2, comma 98, lettere b) e c) del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006 n. 286, dopo le parole: "spesa derivante dall’attuazione del comma 1", sono inserite le seguenti: "dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni

Em. 18.136 Governo

1137.

651. Per l’anno 2007, continuano ad applicarsi le disposizioni di cui all’articolo 3, commi 1 e 2, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e successive modificazioni.

 

1138.

652. Al fine di sostenere interventi in materia di attività culturali svolte sul territorio italiano, è istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali un Fondo per l’attuazione di accordi di cofinanziamento tra lo Stato e le autonomie. Con decreti del Ministro per i beni e le attivita` culturali si provvede al finanziamento degli interventi a valere sul predetto Fondo.

Em. 18.137 Governo

1139.

653. Per le finalità di cui al comma 652, è assegnato al Ministero per i beni e le attività culturali un contributo di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

 

1140.

654. A favore di specifiche finalità relative ad interventi di tutela e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio nonché di progetti per la loro gestione è assegnato al Ministero per i beni e le attività culturali un contributo di 31,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Gli interventi sono stabiliti annualmente con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentito il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici.

 

1141.

654-bis. Per la prosecuzione degli interventi di cui all’articolo 5, comma 2 della legge 11 dicembre 2000, n. 381, e` autorizzata la spesa di 50.000 euro per gli anni 2007, 2008 e 2009

Em. 18.138 Governo

1142.

655. Al Fondo di cui all’articolo 12, comma 1 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, e successive modificazioni, è assegnato un contributo di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Tale contributo è finalizzato a favore di interventi di sostegno di istituzioni, grandi eventi di carattere culturale, nonché ulteriori esigenze del settore dello spettacolo. In deroga al comma 4 del citato articolo 12, gli interventi sono stabiliti annualmente con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali.

18.4272

Franco Vittoria, Fontana, Legnini, Soliani

1143.

656. I contributi per il restauro, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, nonché per l’istituzione del fondo in favore dell’editoria per ipovedenti e non vedenti di cui alla tabella A, n. 86, allegata alla legge 16 ottobre 2003, n. 291, da destinare anche in favore di case editrici o altri soggetti che forniscono servizi volti alla trasformazione dei prodotti esistenti in formati idonei alla fruizione da parte degli ipovedenti e non vedenti, alla creazione di prodotti editoriali nuovi e specifici, nonché alla catalogazione, conservazione e distribuzione dei prodotti trasformati e creati, sono aumentati di un importo pari a 10 milioni di euro per l’anno 2007.

 

1144.

657. Per consentire al Ministero per i beni e le attività culturali di far fronte con interventi urgenti al verificarsi di emergenze che possano pregiudicare la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici e di procedere alla realizzazione di progetti di gestione di modelli museali, archivistici e librari, nonché di progetti di tutela paesaggistica e archeologico-monumentale e di progetti per la manutenzione, il restauro e la valorizzazione di beni culturali e paesaggistici, è autorizzata la spesa di 79 milioni di euro per l’anno 2007 e di 87 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2008. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali sono stabiliti annualmente gli interventi e i progetti cui destinare le somme.

 

1145.

658. Al comma 8 dell’articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Le risorse finanziarie giacenti nelle contabilità speciali dei capi degli Istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi delle disposizioni di cui al presente comma e all’articolo 7 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237, ove non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate entro il termine del 30 novembre 2006, sono riprogrammate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali nell’ambito dell’aggiornamento del piano e dell’assegnazione dei fondi di cui al penultimo periodo del comma 1 dell’articolo 7 del citato decreto-legge n. 149 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 237 del 1999, e, con le modalità di cui alla legge 3 marzo 1960, n. 169, possono essere trasferite da una contabilità speciale ad un’altra ai fini dell’attuazione dei nuovi interventi individuati con la riprogrammazione ove possibile, nell’ambito della stessa Regione.

. Entro e non oltre il 30 gennaio 2007 i capi degli Istituti centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali titolari delle predette contabilità speciali sono tenuti a comunicare all’ufficio di gabinetto e all’ufficio centrale di bilancio del medesimo Ministero l’ammontare delle risorse finanziarie non impegnate con obbligazioni giuridicamente perfezionate da riprogrammare».

Riprogrammazione risorse giacenti nelle contabilità speciali Capi di istituto

18.4288

Gagliardi, Capelli, Tecce, Albonetti

1146.

658-bis. Alla legge 17 aprile 2003, n. 91 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il titolo e` sostituito dal seguente "Istituzione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah"; b) all’articolo 1, il comma 1 e` sostituito dal seguente: "1. E` istituito in Ferrara il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, di seguito denominato ’Museo’, quale testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la bimillenaria presenza ebraica in Italia".; c) all’articolo 1, il comma 2 e` sostituito dal seguente: "2. Il Museo ha i seguenti compiti: a) far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano; in esso un reparto dovra` essere dedicato alle testimonianze delle persecuzioni razziali ed alla Shoah in Italia; b) promuovere attivita` didattiche nonche´ organizzare manifestazioni, incontri nazionali ed internazionali, convegni, mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli sui temi della pace e della fratellanza tra i popoli e dell’incontro tra culture e religioni diverse"; d) all’articolo 1 al comma 3, dopo le parole: "della collaborazione" aggiungere le seguenti: «dell’Unione delle Comunita` Ebraiche Italiane (UCEI) e

Em. 18.139 Governo

1147.

658-bis. Alla legge 17 aprile 2003, n. 91 sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il titolo è sostituito dal seguente "Istituzione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah";

b) all’articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. istituito in Ferrara il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, di seguito denominato ’Museo’, quale testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la bimillenaria presenza ebraica in Italia".;

c) all’articolo 1, il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. Il Museo ha i seguenti compiti: a) far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano; in esso un reparto dovra` essere dedicato alle testimonianze delle persecuzioni razziali ed alla Shoah in Italia; b) promuovere attivita` didattiche nonche´ organizzare manifestazioni, incontri nazionali ed internazionali, convegni, mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli sui temi della pace e della fratellanza tra i popoli e dell’incontro tra culture e religioni diverse»;

d) all’articolo 1 al comma 3, dopo le parole "della collaborazione" aggiungere le seguenti: "dell’Unione delle Comunita` Ebraiche Italiane (UCEI)

18.4292

Lusi, Banti, Legnini, Adragna, Boccia Antonio

1148.

659. È autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2007 a favore delle istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale, di cui alla legge 21 dicembre 1999, n. 508, e successive modificazioni, destinata, quanto a 10 milioni di euro, all’ampliamento, alla ristrutturazione, al restauro e alla manutenzione straordinaria degli immobili utilizzati da tali soggetti per la propria attività con priorita` verso gli immobili di proprietà pubblica e demaniale e, quanto a 10 milioni di euro, al loro funzionamento amministrativo e didattico.

Art. 164 - (Istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale).

. 18.4298

Gagliardi, Capelli, Tecce, Albonetti

1149.

«659-bis. Per le finalita` di cui alla legge 14 aprile 2004, n. 98, è disposta l’ulteriore erogazione di euro 1.500.000 annui per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009».

18.4301

Lusi, Boccia Antonio, Bobba, Legnini

1150.

660. Al fine di razionalizzare gli interventi e conseguire economie di spesa, sono abrogati: gli articoli 37 e 40 della legge 14 agosto 1967, n. 800; l’articolo 8 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1994, n. 394; i titoli III e IV del decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 21 dicembre 2005, pubblicato nel supplemento ordinario n. 28 alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2006, recante criteri e modalità di erogazione di contributi in favore delle attività di spettacolo viaggiante, in corrispondenza agli stanziamenti del Fondo unico dello spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, ed in materia di autorizzazione all’esercizio dei parchi di divertimento. Sono fatte salve le competenze del Ministero dell’interno in materia di sicurezza.

Art. 165.(Norme di razionalizzazione e risparmio in materia di spettacolo).

1151.

661. L’articolo 24 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

«Art. 24. - (Contributi dello Stato). – 1. I criteri di ripartizione della quota del Fondo unico per lo spettacolo destinata alle fondazioni lirico-sinfoniche sono determinati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali. Tali criteri sono determinati sulla base degli elementi quantitativi e qualitativi della produzione offerta e tengono conto degli interventi di riduzione delle spese».

 

1152.

«661-bis. Le risorse stanziate con apposita delibera CIPE, ai sensi del comma 219, dell’articolo 1, della legge 311 del 2004, si intendono prorogate per il biennio 2008/2009».

18.4312

Giambrone, Caforio

1153.

662. Al fine di conseguire i massimi risultati in termini di recupero delle somme a suo tempo erogate dallo Stato a sostegno delle attività di produzione nel settore cinematografico, all’articolo 18, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In tale convenzione sono stabilite, altresì, per tutte le deliberazioni di risorse statali ad imprese cinematografiche di produzione, distribuzione ed esportazione avvenute entro il 31 dicembre 2006, per le quali non vi sia stata completa restituzione, in base a quanto accertato e comunicato alla Direzione generale per il cinema del Ministero per i beni e le attività culturali dall’istituto gestore del Fondo di cui all’articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, le modalità per pervenire all’estinzione del debito maturato, per le singole opere finanziate secondo un meccanismo che preveda, tra l’altro, l’attribuzione della totalità dei diritti del film in capo, alternativamente, all’impresa ovvero al Ministero per i beni e le attività culturali, per conto dello Stato».

 

1154.

663. Al fine di razionalizzare e rendere più efficiente l’erogazione e l’utilizzo delle risorse destinate dallo Stato a sostegno delle attività di produzione nel settore cinematografico, al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) all’articolo 12, comma 3, lettera a), la parola: «finanziamento» è sostituita dalla seguente: «sostegno»;

    b) all’articolo 12, comma 5, le parole: «erogazione dei finanziamenti e dei contributi» sono sostituite dalle seguenti: «erogazione dei contributi» e le parole: «finanziamenti concessi» sono sostituite dalle seguenti: «contributi concessi»;

    c) l’articolo 13 è sostituito dal seguente:

«Art. 13. - (Disposizioni per le attività di produzione). – 1. A valere sul Fondo di cui all’articolo 12, comma 1, sono concessi i contributi indicati nei commi 2, 3 e 6.

2. Per i lungometraggi riconosciuti di interesse culturale, è concesso un contributo, a valere sul Fondo di cui all’articolo 12, comma 1, in misura non superiore al 50 per cento del costo del film, per un costo industriale massimo definito con il decreto ministeriale di cui all’articolo 12, comma 5. Per le opere prime e seconde, la misura di cui al periodo precedente è elevata fino al 90 per cento.

3. Per i cortometraggi riconosciuti di interesse culturale, è concesso un contributo, a valere sul Fondo di cui all’articolo 12, comma 1, fino al 100 per cento del costo del film, per un costo industriale massimo definito con il decreto ministeriale di cui all’articolo 12, comma 5.

4. Nel decreto ministeriale di cui all’articolo 12, comma 5, sono stabilite le modalità con le quali, decorsi cinque anni dall’erogazione del contributo, e nel caso in cui quest’ultimo non sia stato interamente restituito, è attribuita al Ministero per i beni e le attività culturali, per conto dello Stato, o, in alternativa, all’impresa di produzione interessata, la piena titolarità dei diritti di sfruttamento e di utilizzazione economica dell’opera.

5. Variazioni sostanziali nel trattamento e nel cast tecnico-artistico del film realizzato, rispetto al progetto valutato dalla sottocommissione di cui all’articolo 8, comma 1, lettera a), idonee a fare venire meno i requisiti per la concessione dei benefìci di legge, e che non siano state comunicate ed approvate dalla predetta sottocommissione, comportano la revoca del contributo concesso, la sua intera restituzione, nonché la cancellazione per cinque anni dagli elenchi di cui all’articolo 3. Per un analogo periodo di tempo, non possono essere iscritte ai medesimi elenchi imprese di produzione che comprendono soci, amministratori e legali rappresentanti dell’impresa esclusa.

6. Sono corrisposti annualmente contributi alle imprese di produzione, iscritte negli elenchi di cui all’articolo 3, per lo sviluppo di sceneggiature originali, di particolare rilievo culturale o sociale. Il contributo è revocato in caso di mancata presentazione del corrispondente progetto filmico entro due anni dalla data di erogazione. Esso viene restituito in caso di concessione dei contributi previsti ai commi 2 e 3. Una quota percentuale della somma, definita con il decreto ministeriale di cui all’articolo 12, comma 5, è destinata all’autore della sceneggiatura.

7. Un’apposita giuria, composta da cinque eminenti personalità della cultura, designate dal Ministro, provvede all’attribuzione dei premi di qualità di cui all’articolo 17»;

    d) all’articolo 8, al comma 1, lettera a), le parole: «nonché all’ammissione al finanziamento di cui all’articolo 13, comma 6, del presente decreto, ed alla valutazione delle sceneggiature di cui all’articolo 13, comma 8» sono sostituite dalle seguenti: «nonché alla valutazione delle sceneggiature di cui all’articolo 13, comma 6» e, al comma 2, lettera d), le parole: «comma 8» sono sostituite dalle seguenti: «comma 6»;

    e) all’articolo 17, comma 1, le parole: «comma 9» sono sostituite dalle seguenti: «comma 7»;

    f) all’articolo 20, comma 1, secondo periodo, le parole: «comma 8» sono sostituite dalle seguenti: «comma 6».

 

1155.

664. Per interventi di ammodernamento e di potenziamento della viabilità secondaria esistente nella Regione siciliana e nella regione Calabria non compresa nelle strade gestite da ANAS Spa, una quota rispettivamente pari a 350 e 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 è assegnata in sede di riparto delle somme stanziate sul Fondo per le aree sottoutilizzate. Con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, si provvede alla ripartizione di tali risorse tra le province della Regione siciliana e le province della regione Calabria, in proporzione alla viabilità presente in ciascuna di esse, e sono stabiliti criteri e modalità di gestione per l’utilizzo delle predette risorse.

 Art. 165-bis - (Interventi in materia di viabilità). - 1

Em. 18.140 Governo

1156.

664-bis. Per la realizzazione di opere viarie del Veneto è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2007

Em 18.70 (testo 2) Governo

1157.

664-ter. Per la realizzazione di un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Con decreto del Ministro delle infrastrutture, previa intesa in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definite le modalità di applicazione e di erogazione dei finanziamenti

Em 18.70 (testo 2) Governo

1558.

664-bis. All’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria apportare le seguenti modificazioni:

a) al comma 92 sostituire le parole: "in apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali e di tutela dell’ambiente e difesa del suolo in Sicilia e in Calabria" con le seguenti: "in due distinti capitoli di spesa del Ministero delle infrastrutture e del Ministero dell’ambiente, del territorio e della tutela del mare denominati rispettivamente «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria" e "Interventi di tutela dell’ambiente e difesa del suolo in Sicilia e in Calabria";

b) al comma 93, sostituire le parole da "Ministro delle infrastrutture, di concerto con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare" con le seguenti: "Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto".

18.4342

Ripamonti, Donati, Palermi, De Petris, Cossutta, Pecoraro Scanio, Pellegatta, Rossi Fernando, Bulgarelli, Tibaldi, Silvestri

1159.

665. A carico del Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, si provvede ai seguenti interventi, nei limiti degli importi rispettivamente indicati, da stabilire in via definitiva con il decreto di cui al comma 666 del presente articolo:

    a) entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, con proprio decreto, sentite la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e le organizzazioni nazionali comparativamente più rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro, adotta un programma speciale di interventi e costituisce una cabina di regia nazionale di coordinamento che concorre allo sviluppo dei piani territoriali di emersione e di promozione di occupazione regolare nonché alla valorizzazione dei comitati per il lavoro e l’emersione del sommerso (CLES). Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, un apposito Fondo per l’emersione del lavoro irregolare (FELI), destinato al finanziamento, d’intesa con le regioni e gli enti locali interessati, di servizi di supporto allo sviluppo delle imprese che attivino i processi di emersione di cui ai commi da 699 a 708. Ai fini della presente lettera si provvede, per ciascuno degli anni 2007 e 2008, nei limiti di 10 milioni di euro annui;

    b) sono destinati 25 milioni di euro per l’anno 2007 alla finalità di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 5 ottobre 2004, n. 249, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 dicembre 2004, n. 291, e successive modificazioni;

    c) in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e comunque non oltre il 31 dicembre 2007, possono essere concessi trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità ai dipendenti delle imprese esercenti attività commerciali con più di cinquanta dipendenti, delle agenzie di viaggio e turismo, compresi gli operatori turistici, con più di cinquanta dipendenti e delle imprese di vigilanza con più di quindici dipendenti nel limite massimo di spesa di 45 milioni di euro;

    d) in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, al fine di sostenere programmi per la riqualificazione professionale ed il reinserimento occupazionale di collaboratori a progetto, che hanno prestato la propria opera presso aziende interessate da situazioni di crisi, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti criteri e modalità inerenti alle disposizioni di cui alla presente lettera. Agli oneri di cui alla presente lettera si provvede nel limite di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008;

    e) il Ministero del lavoro e della previdenza sociale è autorizzato a stipulare con i comuni, nel limite massimo complessivo di 1 milione di euro per l’anno 2007, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nuove convenzioni per lo svolgimento di attività socialmente utili e per l’attuazione di misure di politica attiva del lavoro riferite a lavoratori impegnati in attività socialmente utili, nella disponibilità da almeno sette anni di comuni con popolazione inferiore a 50.000 abitanti;

    f) in deroga a quanto disposto dall’articolo 12, comma 4, del decreto legislativo 1º dicembre 1997, n. 468, e limitatamente all’anno 2007, i comuni con meno di 5.000 abitanti che hanno vuoti in organico possono, relativamente alle qualifiche di cui all’articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni, procedere ad assunzioni di soggetti collocati in attività socialmente utili nel limite massimo complessivo di 2.450 unità. Alle misure di cui alla presente lettera è esteso l’incentivo di cui all’articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81. Agli oneri relativi, nel limite di 23 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2007, si provvede a valere sul Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, che a tal fine è integrato del predetto importo;

    g) il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, con proprio decreto, dispone annualmente di una quota del Fondo per l’occupazione, nei limiti delle risorse disponibili del Fondo medesimo, per interventi strutturali ed innovativi volti a migliorare e riqualificare la capacità di azione istituzionale e l’informazione dei lavoratori e delle lavoratrici in materia di lotta al lavoro sommerso ed irregolare, promozione di nuova occupazione, tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, iniziative in materia di protezione sociale ed in ogni altro settore di competenza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.

Art. 166.(Interventi a carico del Fondo per l'occupazione).

1160.

665-bis. In via sperimentale per l’anno 2007 ed in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, al fine di evitare il ricorso a licenziamenti collettivi da parte di imprese interessate da processi di cessione nell’ambito di procedure concorsuali in corso, è concessa, nel limite massimo complessivo di spesa di 10 milioni di euro, ai datori di lavoro cessionari che si trovino nelle condizioni di esercizio delle facoltà di cui al comma 4 dell’articolo 63 del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, a titolo di sperimentazione per la durata di un anno dall’entrata in vigore della presente legge ed in riferimento all’assunzione di lavoratori in esubero dipendenti dalle predette imprese beneficiari di trattamenti di integrazione salariale, l’applicazione degli sgravi contributivi previsti dall’articolo 8, commi 4 e 4-bis, e dall’articolo 25, comma 9, della legge 23 luglio 1991, n. 223, secondo le procedure ivi previste come integrate dalle previsioni di cui al comma 2 del presente articolo. Alla fine del periodo di sperimentazione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro dell’economia e delle finanze, attesi gli esiti della sperimentazione, si può disporre la prosecuzione degli interventi, compatibilmente con la disponibilità delle predette risorse.

18.33

Il Relatore

1161.

665-ter. Per le vendite intervenute nell’anno 2007 dopo l’entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, è disposta, sulla base di apposito accordo sindacale stipulato in sede governativa e di apposita relazione tecnica del Ministero dello sviluppo economico che attesti la necessità dell’intervento per evitare il licenziamento dei lavoratori dipendenti, la concessione delle agevolazioni contributive che si applicano a decorrere dalla data della effettiva cessione dell’azienda o del ramo di azienda».

18.33

Il Relatore

1162.

666. All’assegnazione delle risorse finanziarie per gli interventi di cui al comma 665 si provvede con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

 

1163.

667. Al fine di promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro e ridurre le uscite dal sistema produttivo dei lavoratori ultracinquantacinquenni, è istituito l’accordo di solidarietà tra generazioni, con il quale è prevista, su base volontaria, la trasformazione a tempo parziale dei contratti di lavoro dei dipendenti che abbiano compiuto i 55 anni di età e la correlativa assunzione con contratto di lavoro a tempo parziale, per un orario pari a quello ridotto, di giovani inoccupati o disoccupati di età inferiore ai 25 anni, oppure ai 29 anni se in possesso di diploma di laurea.

Art. 166-bis. - (Disposizioni varie in materia di lavoro).

1164.

668. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentite la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e le organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, sono stabiliti le modalità della stipula e i contenuti degli accordi di solidarietà di cui al comma 667, i requisiti di accesso al finanziamento e le modalità di ripartizione delle risorse per l’attuazione degli accordi nel limite massimo complessivo di spesa di 3 milioni di euro per l’anno 2007 e 82,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

 

1165.

669. All’articolo 13, comma 4, della legge 12 marzo 1999, n. 68, le parole: «e lire 60 miliardi a decorrere dall’anno 2000» sono sostituite dalle seguenti: «, euro 37 milioni per l’anno 2007 ed euro 42 milioni a decorrere dall’anno 2008».

 

1166.

670. Per le finalità di cui all’articolo 117, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è autorizzata la spesa nel limite massimo di 15 milioni di euro per l’anno 2007.

 

1167.

671. Per il finanziamento delle attività di formazione professionale di cui all’articolo 12 del decreto-legge 22 dicembre 1981, n. 791, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1982, n. 54, è autorizzata la spesa di 23 milioni di euro per l’anno 2007. Per i periodi successivi si provvede ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e succesive modificazioni.

 

1168.

672. A decorrere dall’anno 2008, i cittadini italiani rimpatriati dall’Albania possono ottenere a domanda, dall’INPS, la ricostruzione, nell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, delle posizioni assicurative relative a periodi di lavoro dipendente ed autonomo effettivamente svolti nel predetto Paese dal 1º gennaio 1955 al 31 dicembre 1997. Con decreto, di natura non regolamentare, del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono disciplinate le modalità di attuazione del presente comma. Il Ministro dell’economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma, anche ai fini dell’applicazione dell’articolo 11, comma 3, lettera i-quater), e dell’articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, e trasmette alle Camere, corredati da apposite relazioni, gli eventuali decreti emanati ai sensi dell’articolo 7, secondo comma, numero 2), della citata legge n. 468 del 1978. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

 

1169.

673. Per le finalità di cui all’articolo 117, comma 5, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è autorizzata la spesa nel limite massimo di euro 27.000.000 per l’anno 2007 e di euro 51.645.690 per l’anno 2008 a valere sul Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, che a tal fine è integrato dei predetti importi, rispettivamente, per l’anno 2007 e per l’anno 2008.

Art. 166-bis. - (Rifinanziamento delle attività previste per l'implementazione dei Servizi per l'impiego (SPI)).

1170.

674. Nel limite complessivo di 35 milioni di euro, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale è autorizzato a prorogare, previa intesa con la regione interessata, limitatamente all’esercizio 2007, le convenzioni stipulate, anche in deroga alla normativa vigente relativa ai lavori socialmente utili, direttamente con gli enti locali, per lo svolgimento di attività socialmente utili (ASU) e per l’attuazione, nel limite complessivo di 15 milioni di euro, di misure di politica attiva del lavoro riferite a lavoratori impiegati in ASU nella disponibilità degli stessi enti da almeno un triennio, nonché ai soggetti, provenienti dal medesimo bacino, utilizzati attraverso convenzioni già stipulate in vigenza dell’articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 1º dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni, e prorogate nelle more di una definitiva stabilizzazione occupazionale di tali soggetti. In presenza delle suddette convenzioni, il termine di cui all’articolo 78, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, è prorogato al 31 dicembre 2007. Ai fini di cui al presente comma, il Fondo per l’occupazione, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, è rifinanziato di 50 milioni di euro per l’anno 2007.

 

1171.

675. Le disposizioni di cui all’articolo 13, comma 2, lettera a), del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, si applicano anche ai trattamenti di disoccupazione in pagamento dal 1º gennaio 2007.

Art. 167.(Disposizioni in materia di disoccupazione ordinaria).

1172.

676. Al fine di coordinare specifici interventi di contrasto al lavoro sommerso ed alla evasione contributiva, l’obbligo di fornitura dei dati gravante sulle società e sugli enti di cui all’articolo 44, comma 5, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è esteso alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

Art. 168.(Disposizioni in materia di comunicazione di dati e informazioni utili al contrasto del lavoro sommerso e dell'evasione contributiva).

1173.

677. I dati di cui al comma 676 sono messi a disposizione, con modalità definite da apposite convenzioni, del Ministero del lavoro e della previdenza sociale anche mediante collegamenti telematici.

 

1174.

678. Per l’attuazione di quanto previsto dai commi 676 e 677, nonché per la realizzazione della banca dati telematica di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124, e successive modificazioni, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale può avvalersi, sulla base di apposite convenzioni, delle risorse umane e strumentali dell’INPS e dell’INAIL.

 

1175.

679. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, in possesso dei dati personali e identificativi acquisiti per effetto delle predette convenzioni, è titolare del trattamento ai sensi dell’articolo 28 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.

 

1176.

680. Nel settore agricolo, l’omesso versamento, nelle forme e nei termini di legge, delle ritenute previdenziali e assistenziali operate dal datore di lavoro sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti configura le ipotesi di cui ai commi 1-bis, 1-ter e 1-quater dell’articolo 2 del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638. All’articolo 2 del citato decreto-legge n. 463 del 1983, il comma 3 è abrogato.

 Art. 168-bis - (Obbligo di versamento da parte dei datori di lavoro agricolo delle trattenute effettuate ai lavoratori).

1177.

681. Al fine di promuovere la regolarità contributiva quale requisito per la concessione dei benefìci e degli incentivi previsti dall’ordinamento, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale procede, in via sperimentale, con uno o più decreti, all’individuazione degli indici di congruità di cui al comma 682 e delle relative procedure applicative, articolati per settore, per categorie di imprese e per territorio, sentiti il Ministro dell’economia e delle finanze nonché i Ministri di settore interessati e le organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale dei datori di lavoro e dei lavoratori.

Art. 169.(Istituzione di indici di congruità).

1178.

682. Il decreto di cui al comma 681 individua i settori nei quali risultano maggiormente elevati i livelli di violazione delle norme in materia di incentivi ed agevolazioni contributive ed in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Per tali settori sono definiti gli indici di congruità del rapporto tra la qualità dei beni prodotti e dei servizi offerti e la quantità delle ore di lavoro necessarie nonché lo scostamento percentuale dall’indice da considerare tollerabile, tenuto conto delle specifiche caratteristiche produttive e tecniche nonché dei volumi di affari e dei redditi presunti.

 

1179.

683. A decorrere dal 1º luglio 2007, i benefìci normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale sono subordinati al possesso, da parte dei datori di lavoro, del documento unico di regolarità contributiva, fermi restando gli altri obblighi di legge ed il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Art. 170.(Documento unico di regolarità contributiva).

1180.

684. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sentiti gli istituti previdenziali interessati e le parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di rilascio, i contenuti analitici del documento unico di regolarità contributiva di cui al comma 683, nonché le tipologie di pregresse irregolarità di natura previdenziale ed in materia di tutela delle condizioni di lavoro da non considerare ostative al rilascio del documento medesimo. In attesa dell’entrata in vigore del decreto di cui al presente comma sono fatte salve le vigenti disposizioni speciali in materia di certificazione di regolarità contributiva nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura.

 

1181.

685. Gli importi delle sanzioni amministrative previste per la violazione di norme in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenza e tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro entrate in vigore prima del 1º gennaio 1999 sono quintuplicati, ad eccezione delle ipotesi di cui al comma 686.

Art. 171.(Adeguamento dell'importo delle sanzioni amministrative in materia di lavoro e legislazione sociale e documentazione obbligatoria).

1182.

686. L’omessa istituzione e l’omessa esibizione dei libri di matricola e di paga previsti dagli articoli 20 e 21 del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e dall’articolo 134 del regolamento di cui al regio decreto 28 agosto 1924, n. 1422, sono punite con la sanzione amministrativa da euro 4.000 ad euro 12.000. Nei confronti delle violazioni di cui al presente comma non è ammessa la procedura di diffida di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124.

 

1183.

687. Le maggiori entrate derivanti dall’applicazione dei commi 685 e 686 integrano, a decorrere dall’anno 2007, la dotazione del Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

 

1184.

688. L’articolo 9-bis, comma 2 del decreto-legge 1º ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, come sostituito dall’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, è sostituito dai seguenti:

    "9-bis. In caso di instaurazione del rapporto di lavoro subordinato e di lavoro autonomo in forma coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto, di socio lavoratore di cooperativa e di associato in partecipazione con apporto lavorativo, i datori di lavoro privati, ivi compresi quelli agricoli, gli Enti Pubblici Economici e le Pubbliche Amministrazioni sono tenuti a darne comunicazione al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro entro il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti, mediante documentazione avente data certa di trasmissione. La comunicazione deve indicare i dati anagrafici del lavoratore, la data di assunzione, la data di cessazione qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, la tipologia contrattuale, la qualifica professionale e il trattamento economico e normativo applicato. La medesima procedura si applica ai tirocini di formazione e di orientamento e ad ogni altro tipo di esperienza lavorativa ad essi assimilata. La Agenzie di lavoro autorizzate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sono tenute a comunicare, entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data di assunzione, al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la loro sede operativa, l’assunzione, la proroga e la cessazione dei lavoratori temporanei assunti nel mese precedente.

    9-ter. In caso di urgenza connessa ad esigenze produttive, la comunicazione di cui al comma 9 bis può essere effettuata entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro, fermo restando l’obbligo di comunicare entro il giorno antecedente al Servizio competente, mediante comunicazione avente data certa di trasmissione, la data di inizio della prestazione, le generalità del lavoratore e del datore di lavoro".

Art. 172.(Comunicazioni relative ai rapporti di lavoro).

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1185.

689. L’articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 è abrogato.

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1186.

    690. Sino alla effettiva operatività delle modalità di trasferimento dei dati contenuti nei moduli per le comunicazioni obbligatorie di cui al decreto interministeriale previsto dall’articolo 4 bis, comma 7, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, resta in vigore l’obbligo di comunicazione all’INAIL di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, da effettuarsi esclusivamente attraverso strumenti informatici. La medesima comunicazione deve essere effettuata all’IPSEMA per gli assicurati del settore marittimo.

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1187.

    691. Al comma 5 dell’articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000 n. 181, introdotto dall’articolo 6, comma l del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, sono aggiunte le seguenti lettere: f) trasferimento del lavoratore; g) distacco del lavoratore; h) modifica ragione sociale del datore di lavoro; i) trasferimento d’azienda o di ramo di essa.

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1188.

    692. L’articolo 4-bis, comma 6, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, come introdotto dall’articolo 6, comma l del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 è sostituito dai seguenti:

    "4-bis. Le comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti di lavoro autonomo, subordinato, associato, dei tirocini e di altre esperienze professionali, previste dalla normativa vigente, inviate al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, con i moduli di cui all’articolo 4 bis, comma 7, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181 e successive modificazioni ed integrazioni, sono valide ai fini dell’assolvimento degli obblighi di comunicazione nei confronti delle Direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Istituto nazionale della Previdenza Sociale, dell’Istituto nazionale delle Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro, o di altre forme previdenziali sostitutive o esclusive, nonché nei confronti della Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo.

    4-ter. All’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni ed integrazioni, le parole «o lo assume per qualsiasi causa alle proprie dipendenze», sono abrogate.

    4-quater. Per le comunicazioni di cui al presente articolo, i datori di lavoro pubblici e privati devono avvalersi dei servizi informatici resi disponibili dai servizi competenti presso i quali è ubicata la sede di lavoro. Il decreto di cui all’articolo 4-bis, comma 7 del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181 e successive modificazioni ed integrazioni disciplina anche le modalità e i tempi di applicazione di quanto previsto dal presente comma.

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1189.

    693. È abrogato l’articolo 19, comma 5, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e successive modificazioni ed integrazioni

Em. 18.141 (testo 3) Governo

1190.

694. Alla lettera c) del secondo comma dell’articolo 197 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e per il finanziamento di attività promozionali ed eventi in materia di salute e sicurezza del lavoro, con particolare riferimento ai settori a più elevato rischio infortunistico, nel rispetto della legge 7 giugno 2000, n. 150, del relativo regolamento di attuazione, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 21 settembre 2001, n. 422, e dei criteri e delle procedure individuati ogni due anni con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale».

Art. 173.(Finanziamento di attività promozionali in materia di salute e sicurezza del lavoro).

1191.

694-bis. Al fine di assicurare un adeguato e tempestivo sostegno ai familiari delle vittime di gravi incidenti sul lavoro, anche per i casi in cui le vittime medesime risultino prive della copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e` istituito presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale il Fondo di sostegno per le famiglie della vittime di gravi infortuni sul lavoro, di seguito denominato Fondo. Al Fondo e` conferita la somma di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le tipologie dei benefici concessi, ivi compresse anticipazioni sulle prestazioni erogate dall’INAIL, nonche´ i requisiti e le modalita` di accesso agli stessi.

18.5099

Tofani, Augello, Bobba, Cutrufo, Di Siena, Martora, Mongiello, Morra, Paravia, Perrin, Piccone, Poli, Rame, Roilo, Sanciu, Tibaldi, Turigliatto, Zuccherini

1192.

695. All’articolo 118, comma 16, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, le parole: «e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004, 2005 e 2006» sono sostituite dalle seguenti: «e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004, 2005, 2006 e 2007».

Art. 174.(Proroga dello stanziamento di somme per il finanziamento delle attività di formazione nell'esercizio dell'apprendistato).

1193.

696. Ai fini della collocazione in mobilità, entro il 31 dicembre 2007, ai sensi dell’articolo 4 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, le disposizioni di cui all’articolo 1-bis del decreto-legge 14 febbraio 2003, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 81, si applicano, avuto anche riguardo ai processi di riorganizzazione, ristrutturazione, conversione, crisi o modifica degli assetti societari aziendali, anche al fine di evitare il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria, nel limite complessivo di 6.000 unità, a favore di imprese o gruppi di imprese i cui piani di gestione delle eccedenze occupazionali siano stati oggetto di esame presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale nel periodo dal 1º gennaio 2007 al 28 febbraio 2007. Alle imprese sottoposte alle procedure di cui al decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, ed al decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, nonche´ alle imprese del settore dell’elettronica sottoposte a procedure concorsuali e ubicate nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia sono riservate 1.500 delle unità indicate nel periodo precedente. Gli oneri relativi alla permanenza in mobilità, ivi compresi quelli relativi alla contribuzione figurativa, sono posti a carico delle imprese per i periodi che eccedono la mobilità ordinaria. Ai lavoratori ammessi alla mobilità in base al presente comma si applicano, ai fini del trattamento pensionistico, le disposizioni di cui all’articolo 11 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e della tabella A allegata al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, come sostituita dalla citata legge n. 724 del 1994, nonché le disposizioni di cui all’articolo 59, commi 6, 7, lettere a) e b), e 8, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni. Le imprese o i gruppi di imprese che intendono avvalersi della presente disposizione devono presentare domanda al Ministero del lavoro e della previdenza sociale entro il 31 marzo 2007. Per l’attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per l’anno 2007, di 59 milioni di euro per l’anno 2008 e di 140 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009.

Art. 175.(Mobilità lunga).

18.5103

Legnini, Angius, Benvenuto, Boccia Antonio, Lusi, De Petris, Di Lello, Micheloni

1194.

697. In attesa della riforma degli ammortizzatori sociali e nel limite complessivo di spesa di 460 milioni di euro a carico del Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, può disporre, entro il 31 dicembre 2007, in deroga alla vigente normativa, concessioni, anche senza soluzione di continuità, dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, nel caso di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali, ovvero miranti al reimpiego di lavoratori coinvolti in detti programmi definiti in specifici accordi in sede governativa intervenuti entro il 15 giugno 2007 che recepiscono le intese già stipulate in sede istituzionale territoriale ed inviate al Ministero del lavoro e della previdenza sociale entro il 20 maggio 2007. Nell’ambito delle risorse finanziarie di cui al primo periodo, i trattamenti concessi ai sensi dell’articolo 1, comma 410, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, possono essere prorogati, con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, qualora i piani di gestione delle eccedenze già definiti in specifici accordi in sede governativa abbiano comportato una riduzione nella misura almeno del 10 per cento del numero dei destinatari dei trattamenti scaduti il 31 dicembre 2006. La misura dei trattamenti di cui al secondo periodo è ridotta del 10 per cento nel caso di prima proroga, del 30 per cento nel caso di seconda proroga e del 40 per cento nel caso di proroghe successive. All’articolo 1, comma 155, primo periodo, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, come modificato dall’articolo 13, comma 2, lettera b), del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, le parole: «31 dicembre 2006» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2007».

Art. 176.(Proroga di ammortizzatori sociali).

1195.

698. Nell’ambito del limite complessivo di spesa di cui al comma 697, sono destinati 12 milioni di euro, a valere sul Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, alla concessione, per l’anno 2007, di una indennità pari al trattamento massimo di integrazione salariale straordinaria, nonché alla relativa contribuzione figurativa ed agli assegni al nucleo familiare, ai lavoratori portuali che prestano lavoro temporaneo nei porti ai sensi della legge 28 gennaio 1994, n. 84, previa determinazione dei criteri da stabilirsi con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale.

 Art. 176-bis - (Trattamento d'integrazione salariale straordinaria per i lavoratori portuali che prestano lavoro temporaneo nei. porti).

1196.

699. Al fine di procedere alla regolarizzazione e al riallineamento retributivo e contributivo di rapporti di lavoro non risultanti da scritture o da altra documentazione obbligatoria, i datori di lavoro possono presentare, nelle sedi dell’INPS territorialmente competenti, entro il 30 settembre 2007, apposita istanza ai sensi del comma 700.

Art. 177.(Misure per promuovere l'occupazione e l'emersione del lavoro irregolare).

1197.

700. L’istanza di cui al comma 699 può essere presentata esclusivamente dai datori di lavoro che abbiano proceduto alla stipula di un accordo aziendale ovvero territoriale, nei casi in cui nelle aziende non siano presenti le rappresentanze sindacali o unitarie, con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali comparativamente più rappresentative finalizzato alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro di cui al comma 699. Nell’istanza il datore di lavoro indica le generalità dei lavoratori che intende regolarizzare ed i rispettivi periodi oggetto di regolarizzazione, comunque non anteriori ai cinque anni precedenti alla data di presentazione dell’istanza medesima.

 

1198.

701. L’accordo sindacale di cui al comma 700, da allegare all’istanza, disciplina la regolarizzazione dei rapporti di lavoro mediante la stipula di contratti di lavoro subordinato e promuove la sottoscrizione di atti di conciliazione individuale che producono, nel rispetto della procedura dettata dalla normativa vigente, l’effetto conciliativo di cui agli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile con riferimento ai diritti di natura retributiva, e a quelli ad essi connessi e conseguenti derivanti dai fatti descritti nella istanza di regolarizzazione e per i periodi in essa indicati, nonché ai diritti di natura risarcitoria per i periodi medesimi.

 

1199.

702. Ai fini del comma 699 si applica il termine di prescrizione quinquennale per i periodi di mancata contribuzione precedenti al periodo oggetto di regolarizzazione di cui al comma 700. L’accesso alla procedura di cui ai commi da 699 a 708 è consentito anche ai datori di lavoro che non siano stati destinatari di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali definitivi concernenti il pagamento dell’onere contributivo ed assicurativo evaso o le connesse sanzioni amministrative. Gli effetti di tali provvedimenti sono comunque sospesi fino al completo assolvimento degli obblighi di cui al comma 703. In ogni caso l’accordo sindacale di cui al comma 701 comprende la regolarizzazione delle posizioni di tutti i lavoratori per i quali sussistano le stesse condizioni dei lavoratori la cui posizione sia stata oggetto di accertamenti ispettivi.

 

1200.

703. All’adempimento degli obblighi contributivi e assicurativi a carico del datore di lavoro relativi ai rapporti di lavoro oggetto della procedura di regolarizzazione si provvede mediante il versamento di una somma pari a due terzi di quanto dovuto tempo per tempo alle diverse gestioni assicurative relative ai lavoratori dipendenti secondo le seguenti modalità: a) versamento all’atto dell’istanza di una somma pari ad un quinto del totale dovuto; b) per la parte restante, pagamento in sessanta rate mensili di pari importo senza interessi. I lavoratori sono comunque esclusi dal pagamento della parte di contribuzione a proprio carico. La misura del trattamento previdenziale relativa ai periodi oggetto di regolarizzazione è determinata in proporzione alle quote contributive effettivamente versate.

 

1201.

704. Il versamento della somma di cui al comma 703 comporta l’estinzione dei reati previsti da leggi speciali in materia di versamenti di contributi e premi, nonché di obbligazioni per sanzioni amministrative e per ogni altro onere accessorio connesso alla denuncia e il versamento dei contributi e dei premi, ivi compresi quelli di cui all’articolo 51 del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché all’articolo 18 del decreto-legge 30 agosto 1968, n. 918, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 1968, n. 1089, in materia di sgravi degli oneri sociali.

 

1202.

705. Nei confronti dei datori di lavoro che hanno presentato l’istanza di regolarizzazione di cui al comma 699, per la durata di un anno a decorrere dalla data di presentazione, sono sospese le eventuali ispezioni e verifiche da parte degli organi di controllo e vigilanza nella materia oggetto della regolarizzazione anche con riferimento a quelle concernenti la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Resta ferma la facoltà dell’organo ispettivo di verificare la fondatezza di eventuali elementi nuovi che dovessero emergere nella materia oggetto della regolarizzazione, al fine dell’integrazione della regolarizzazione medesima da parte del datore di lavoro. Entro un anno a decorrere dalla data di presentazione dell’istanza di regolarizzazione di cui al comma 699, i datori di lavoro devono completare, ove necessario, gli adeguamenti organizzativi e strutturali previsti dalla vigente legislazione in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. L’efficacia estintiva di cui al comma 704 resta condizionata al completo adempimento degli obblighi in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, verificato alla scadenza del predetto anno dai competenti organi ispettivi delle aziende sanitarie locali ovvero dei servizi ispettivi delle direzioni provinciali del lavoro per le attività produttive previsti dal regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 ottobre 1997, n. 412.

 

1203.

706. Le agevolazioni contributive di cui al comma 703 sono temporaneamente sospese nella misura del 50 per cento e definitivamente concesse al termine di ogni anno di lavoro prestato regolarmente da parte dei lavoratori di cui al comma 701.

 

1204.

707. La concessione delle agevolazioni di cui al comma 703 resta condizionata al mantenimento in servizio del lavoratore per un periodo non inferiore a ventiquattro mesi dalla regolarizzazione del rapporto di lavoro, salve le ipotesi di dimissioni o di licenziamento per giusta causa.

 

1205.

708. Ferma restando l’attività di natura istruttoria di spettanza dell’INPS, il direttore della direzione provinciale del lavoro, congiuntamente ai direttori provinciali dell’INPS, dell’INAIL e degli altri enti previdenziali, nell’ambito del coordinamento di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124, adottano i provvedimenti di accoglimento delle istanze di cui al comma 699, previa, ove necessario, richiesta di integrazione della documentazione prodotta.

 

1206.

709. In attesa di una revisione della disciplina della totalizzazione e della ricongiunzione dei periodi contributivi afferenti alle diverse gestioni previdenziali, al fine di promuovere la stabilizzazione dell’occupazione mediante il ricorso a contratti di lavoro subordinato nonché di garantire il corretto utilizzo dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, i committenti datori di lavoro, entro e non oltre il 30 aprile 2007, possono stipulare accordi aziendali ovvero territoriali, nei casi in cui nelle aziende non siano presenti le rappresentanze sindacali unitarie o aziendali, con le organizzazioni sindacali aderenti alle associazioni nazionali comparativamente più rappresentative conformemente alle previsioni dei commi da 710 a 715.

Art. 178.(Misure per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro).

1207.

710. Gli accordi sindacali di cui al comma 709 promuovono la trasformazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, mediante la stipula di contratti di lavoro subordinato. A seguito dell’accordo i lavoratori interessati alla trasformazione sottoscrivono atti di conciliazione individuale conformi alla disciplina di cui agli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile. I contratti di lavoro stipulati a tempo indeterminato godono dei benefìci previsti dalla legislazione vigente.

 

1208.

711. Per i lavoratori che continuano ad essere titolari di rapporti di collaborazione coordinata a progetto, le parti sociali, ai sensi del comma 4 dell’articolo 61 e dell’articolo 63 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, possono stabilire, anche attraverso accordi interconfederali, misure atte a contribuire al corretto utilizzo delle predette tipologie di lavoro nonché stabilire condizioni più favorevoli per i collaboratori. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale provvede ad effettuare azioni di monitoraggio relative all’evoluzione della media dei corrispettivi effettivamente versati ai collaboratori coordinati a progetto, al netto delle ritenute previdenziali, al fine di effettuare un raffronto con la media dei corrispettivi versati nei tre anni precedenti a quello di entrata in vigore delle disposizioni di cui alla presente legge.

 

1209.

712. La validità degli atti di conciliazione di cui al comma 710 rimane condizionata all’adempimento dell’obbligo, per il solo datore di lavoro, del versamento alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, a titolo di contributo straordinario integrativo finalizzato al miglioramento del trattamento previdenziale, di una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico dei committenti per i periodi di vigenza dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto, per ciascun lavoratore interessato alla trasformazione del rapporto di lavoro.

 

1210.

713. I datori di lavoro depositano presso le competenti sedi dell’INPS gli atti di conciliazione di cui al comma 710, unitamente ai contratti stipulati con ciascun lavoratore e all’attestazione dell’avvenuto versamento di una somma pari ad un terzo del totale dovuto ai sensi del comma 712. I datori di lavoro sono autorizzati a provvedere per la parte restante del dovuto in trentasei ratei mensili successivi. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, approva i relativi accordi con riferimento alla possibilità di integrare presso la gestione separata dell’INPS la posizione contributiva del lavoratore interessato nella misura massima occorrente per il raggiungimento del livello contributivo previsto nel fondo pensioni lavoratori dipendenti nei limiti delle risorse finanziarie di cui al comma 716. Qualora il datore di lavoro non proceda ai versamenti di cui al presente comma, si applicano le sanzioni previste dalla normativa vigente in caso di omissione contributiva.

 

1211.

714. Gli atti di conciliazione di cui al comma 710 producono l’effetto di cui agli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile con riferimento ai diritti di natura retributiva, contributiva e risarcitoria per il periodo pregresso. Il versamento della somma di cui al comma 712 comporta l’estinzione dei reati previsti da leggi speciali in materia di versamenti di contributi o premi e di imposte sui redditi, nonché di obbligazioni per sanzioni amministrative e per ogni altro onere accessorio connesso alla denuncia e il versamento dei contributi e dei premi, ivi compresi quelli di cui all’articolo 51 del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché all’articolo 18 del decreto-legge 30 agosto 1968, n. 918, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 ottobre 1968, n. 1089, in materia di sgravi degli oneri sociali. Per effetto degli atti di conciliazione, è precluso ogni accertamento di natura fiscale e contributiva per i pregressi periodi di lavoro prestato dai lavoratori interessati dalle trasformazioni di cui ai commi da 709 a 715.

 

1212.

715. L’accesso alla procedura di cui al comma 709 è consentito anche ai datori di lavoro che siano stati destinatari di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali non definitivi concernenti la qualificazione del rapporto di lavoro. In ogni caso l’accordo sindacale di cui al comma 709 comprende la stabilizzazione delle posizioni di tutti i lavoratori per i quali sussistano le stesse condizioni dei lavoratori la cui posizione sia stata oggetto di accertamenti ispettivi. Gli effetti di tali provvedimenti sono sospesi fino al completo assolvimento degli obblighi di cui ai commi 712 e 713.

 

1213.

716. Per le finalità dei commi da 709 a 715 è autorizzata la spesa di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

 

1214.

717. I contratti di lavoro subordinato di cui al comma 710 prevedono una durata del rapporto di lavoro non inferiore a ventiquattro mesi.

 

1215.

718. All’articolo 1, comma 1, primo periodo, del decreto-legge 20 gennaio 1998, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 1998, n. 52, e successive modificazioni, le parole: «31 dicembre 2006» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2007» e dopo le parole: «e di 45 milioni di euro per il 2006» sono inserite le seguenti: «nonché di 37 milioni di euro per il 2007».

Art. 179.(Iscrizione nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da aziende fino a quindici dipendenti).

Proroga dal 31/12/2006 al 31/12/2007 la possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità per i lavoratori delle piccole imprese. Il diritto all’iscrizione è riconosciuto ai soli fini dei benefici contributivi conseguenti all’eventuale rioccupazione con esclusione cioè, dell’indennità di mobilità. Concesso il beneficio contributivo per il 2007 nel limite massimo di spesa di 37 milioni di euro.

1216.

719. All’articolo 1, comma 2, primo periodo, del decreto-legge 20 gennaio 1998, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 1998, n. 52, e successive modificazioni, le parole: «31 dicembre 2006» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2007». Ai fini dell’attuazione del presente comma, è autorizzata per l’anno 2007 la spesa di 25 milioni di euro a valere sul Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236.

Art. 180 (Incentivi per la riduzione dell'orario di lavoro per le imprese non rientranti nella disciplina dei contratti di solidarietà).

1217.

720. Al fine di prevenire l’instaurazione delle procedure d’infrazione di cui agli articoli 226 e seguenti del Trattato istitutivo della Comunità europea o per porre termine alle stesse, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti territoriali, gli altri enti pubblici e i soggetti equiparati adottano ogni misura necessaria a porre tempestivamente rimedio alle violazioni, loro imputabili, degli obblighi degli Stati nazionali derivanti dalla normativa comunitaria. Essi sono in ogni caso tenuti a dare pronta esecuzione agli obblighi derivanti dalle sentenze rese dalla Corte di giustizia delle Comunità europee, ai sensi dell’articolo 228, paragrafo 1, del citato Trattato.

Art. 181 (Adempimento degli obblighi comunitari ed internazionali).

1218.

721. Lo Stato esercita nei confronti dei soggetti di cui al comma 720, che si rendano responsabili della violazione degli obblighi derivanti dalla normativa comunitaria o che non diano tempestiva esecuzione alle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, i poteri sostitutivi necessari, secondo i princìpi e le procedure stabiliti dall’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, e dell’articolo 11, comma 8, della legge 4 febbraio 2005, n. 11.

Esercizio dei poteri sostitutivi statali

1219.

722. Lo Stato ha diritto di rivalersi nei confronti dei soggetti di cui al comma 720 indicati dalla Commissione europea nelle regolazioni finanziarie operate a carico dell’Italia a valere sulle risorse del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA), del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e degli altri Fondi aventi finalità strutturali.

Diritto di rivalsa per erogazioni Feoga e FEASR

1220.

723. Lo Stato ha diritto di rivalersi sui soggetti responsabili delle violazioni degli obblighi di cui al comma 720 degli oneri finanziari derivanti dalle sentenze di condanna rese dalla Corte di giustizia delle Comunità europee ai sensi dell’articolo 228, paragrafo 2, del Trattato istitutivo della Comunità europea.

Diritto di rivalsa per oneri da condanna della Corte UE

1221.

724. Lo Stato ha altresì diritto di rivalersi sulle regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti territoriali, gli altri enti pubblici e i soggetti equiparati, i quali si siano resi responsabili di violazioni delle disposizioni della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, resa esecutiva dalla legge 4 agosto 1955, n. 848, e dei relativi Protocolli addizionali, degli oneri finanziari sostenuti per dare esecuzione alle sentenze di condanna rese dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti dello Stato in conseguenza delle suddette violazioni.

Diritto di rivalsa per oneri da violazione CEDU

1222.

725. Lo Stato esercita il diritto di rivalsa di cui ai commi 722, 723 e 724:

    a) nei modi indicati al comma 726, qualora l’obbligato sia un ente territoriale;

    b) mediante prelevamento diretto sulle contabilità speciali obbligatorie istituite presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato, ai sensi della legge 20 ottobre 1984, n. 720, e successive modificazioni, per tutti gli enti e gli organismi pubblici, diversi da quelli indicati nella lettera a), assoggettati al sistema di tesoreria unica;

    c) nelle vie ordinarie, qualora l’obbligato sia un soggetto equiparato ed in ogni altro caso non rientrante nelle previsioni di cui alle lettere a) e b).

Modalità di esercizio del diritto di rivalsa

1223.

726. La misura degli importi dovuti allo Stato a titolo di rivalsa, comunque non superiore complessivamente agli oneri finanziari di cui ai commi 722, 723 e 724, è stabilita con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da adottare entro tre mesi dalla notifica, nei confronti degli obbligati, della sentenza esecutiva di condanna della Repubblica italiana. Il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze costituisce titolo esecutivo nei confronti degli obbligati e reca la determinazione dell’entità del credito dello Stato nonché l’indicazione delle modalità e i termini del pagamento, anche rateizzato. In caso di oneri finanziari a carattere pluriennale o non ancora liquidi, possono essere adottati più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze in ragione del progressivo maturare del credito dello Stato.

Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze per l’esercizio del diritto di rivalsa

1224.

727. I decreti ministeriali di cui al comma 726, qualora l’obbligato sia un ente territoriale, sono emanati previa intesa sulle modalità di recupero con gli enti obbligati. Il termine per il perfezionamento dell’intesa è di quattro mesi decorrenti dalla data della notifica, nei confronti dell’ente territoriale obbligato, della sentenza esecutiva di condanna della Repubblica italiana. L’intesa ha ad oggetto la determinazione dell’entità del credito dello Stato e l’indicazione delle modalità e dei termini del pagamento, anche rateizzato. Il contenuto dell’intesa è recepito, entro un mese dal perfezionamento, in un provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze che costituisce titolo esecutivo nei confronti degli obbligati. In caso di oneri finanziari a carattere pluriennale o non ancora liquidi, possono essere adottati più provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze in ragione del progressivo maturare del credito dello Stato, seguendo il procedimento disciplinato nel presente comma.

Intesa con gli Enti territoriali obbligati ai versamenti in recupero

1225.

728. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa, all’adozione del provvedimento esecutivo indicato nel comma 727 provvede il Presidente del Consiglio dei ministri, nei successivi quattro mesi, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. In caso di oneri finanziari a carattere pluriennale o non ancora liquidi, possono essere adottati più provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri in ragione del progressivo maturare del credito dello Stato, seguendo il procedimento disciplinato nel presente comma.

Mancanza dell’intesa

1226.

729. Le notifiche indicate nei commi 725 e 726 sono effettuate a cura e spese del Ministero dell’economia e delle finanze.

Onere delle notificazioni

1227.

730. I destinatari degli aiuti di cui all’articolo 87 del Trattato che istituisce la Comunita` europea possono avvalersi di tali misure agevolative solo se dichiarano, ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e secondo le modalita` stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, di non rientrare fra coloro che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato gli aiuti che sono individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea, e specificati nel decreto di cui al presente comma

Condizione per fruire delle misure agevolative di cui all’art. 87 del Trattato

Em 18.142 Governo

1228.

730-bis. All’articolo 3, comma 3, della legge 24 marzo 2001, n. 89, le parole: ", del Ministro delle finanze quando si tratta di procedimenti del giudice tributario. Negli altri casi e` proposto nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri" sono sostituite dalle seguenti: ". Negli altri casi e` proposto nei confronti del Ministro dell’economia e delle finanze

Em 18.143 (Testo 2) Governo

1229.

730-ter. Le disposizioni di cui al comma 730-bis si applicano ai procedimenti iniziati dopo l’entrata in vigore della presente legge. Al fine di razionalizzare le procedure di spesa ed evitare maggiori oneri finanziari conseguenti alla violazione di obblighi internazionali, ai pagamenti degli indennizzi procede, comunque, il Ministero dell’economia e delle finanze. I pagamenti di somme di denaro conseguenti alle pronunce di condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo emanate nei confronti dello Stato italiano sono effettuati dal Ministero dell’economia e delle finanze. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono individuate le risorse umane, strumentali e finanziarie da trasferire per lo svolgimento delle funzioni di cui al comma 730-bis ed al presente comma

Em 18.143 (Testo 2) Governo

1230.

730-bis. Al fine di prevenire ulteriori procedure di infrazione, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano devono provvedere agli adempimenti previsti dagli articoli 4 e 6 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive

modificazioni, o al loro completamento, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sulla base di criteri minimi uniformi definiti con apposito decreto del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

18.5157

De Petris, Ripamonti, Bulgarelli, Donati, Pecoraro Scanio, Silvestri

1231.

731. Per il sostegno del settore turistico è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Con regolamento da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, si provvede all’attuazione del presente comma.

Art. 182 (Interventi a sostegno del settore turistico).

1232.

732. Per le finalità di sviluppo del settore del turismo e per il suo posizionamento competitivo quale fattore produttivo di interesse nazionale, anche in relazione all’esigenza di incentivare l’adeguamento dell’offerta delle imprese turistico-ricettive la cui rilevanza economica nazionale necessita di nuovi livelli di servizi definiti in base a parametri unitari ed omogenei, nonché al fine di favorire l’unicità della titolarità tra la proprietà dei beni ad uso turistico-ricettivo e la relativa attività di gestione, ivi inclusi i processi di crescita dimensionale nel rispetto del patrimonio paesaggistico ai sensi del Decreto legislativo 42 del 22 gennaio 2004, e al fine di promuovere forme di turismo ecocompatibile, è autorizzata la spesa di 48 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Per l’applicazione del presente comma il Presidente del Consiglio dei ministri adotta, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, un decreto recante l’individuazione dei criteri, delle procedure e delle modalità di attuazione.

Art. 182, comma 2

Incentivazione dell’adeguamento dell’offerta delle imprese turistico-ricettive

18.5165

Pecoraio Scanio e altri

1233.

733. È autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, da assegnare all’Osservatorio nazionale del turismo di cui all’articolo 12, comma 7, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, da destinare specificamente per le attività di monitoraggio della domanda e dei flussi turistici ed identificazione di strategie di interesse nazionale per lo sviluppo e la competitività del settore.

Autorizzazione di spesa a favore dell’Osservatorio Nazionale del Turismo

1234.

734. Al fine di garantire il cofinanziamento dello Stato agli oneri a carico delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano per il rinnovo del secondo biennio economico del contratto collettivo 2004-2007 relativo al settore del trasporto pubblico locale, a decorrere dall’anno 2007 è autorizzata la spesa di 190 milioni di euro. Le risorse di cui al presente comma sono assegnate alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano con decreto del Ministro dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Le risorse sono attribuite con riferimento alla consistenza del personale in servizio alla data del 30 ottobre 2006 presso le aziende di trasporto pubblico locale e presso le aziende ferroviarie, limitatamente a quelle che applicano il contratto autoferrotranvieri di cui all’articolo 23 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47. Le spese sostenute dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano per la corresponsione alle aziende degli importi assegnati sono escluse dal patto di stabilità interno.

Art. 183

(Rifinanziamento del trasporto pubblico locale).

Em 18.144 (testo 2) Governo

1235.

734-bis. All’articolo 1, comma 3, del decreto legge 21 febbraio 2005, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2005, n. 58, al secondo periodo, dopo le parole: "presso le aziende di trasporto pubblico locale" sono aggiunte le seguenti: "e presso le aziende ferroviarie, limitatamente a quelle che applicano il contratto autoferrotranvieri alla data del decreto legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47

Em 18.144 (testo 2) Governo

1236.

735. Alle lettere a), b) e c) del comma 74 dell’articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le parole: «Agenzia delle entrate: 0,71 per cento», «Agenzia del territorio: 0,13 per cento» e «Agenzia delle dogane: 0,15 per cento» sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: «Agenzia delle entrate: 0,7201 per cento», «Agenzia del territorio: 0,1592 per cento» e «Agenzia delle dogane: 0,1668 per cento».

Art. 184

Dotazione finanziaria in aumento delle Agenzie fiscali con esclusione della Agenzia del Demanio

1237.

737. Il comma 69 dell’articolo 2 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, è sostituito dal seguente:

«69. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, relativamente alla quota destinata allo Stato dell’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), è ridotta di 35 milioni di euro per l’anno 2007 e di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009».

Art. 186

Riduzione della quota destinata allo Stato dell’8 per 1000 dell’IRPEF

1238.

738. Per l’anno finanziario 2007, fermo quanto gia` dovuto dai contribuenti a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, una quota pari al 5 per mille dell’imposta stessa e` detratta in base alla scelta del contribuente alle seguenti finalita`:

a) sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita` sociale di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, nonche´ delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo dicembre 1997, n. 460;

b) finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’universita`;

c) finanziamento aglil enti della ricerca sanitaria.

Art. 186-bis

Possibilità di destinare una quota del cinque per mille dell’IRPEF a finalità scelte dal contribuente

Em. 18.146 Governo

1239.

739. Una quota pari all’0,5 per cento del totale determinato dalle scelte dei contribuenti ai sensi del comma 738 del presente articolo e` destinata all’Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilita` sociale ed alle organizzazioni nazionali rappresentative degli enti di cui alla lettera a) del comma 738 del presente articolo riconosciute come parti sociali.

Conferma della disciplina di attribuzione dell’8 per mille

Em. 18.146 Governo

1240.

740. Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della solidarieta` sociale, di concerto con il Ministro dell’economia delle finanze, sono stabilite l’individuazione dei soggetti e le modalita` di riparto delle somme di cui al comma 739.

Em. 18.146 Governo

1241.

742. Per le finalità di cui ai commi da 738 a 741 è autorizzata la spesa nel limite massimo di 250 milioni di euro per l’anno 2008.

Autorizzazione di spesa per le finalità di cui al comma 751-754

1242.

743. Nello stato di previsione del Ministero della difesa è istituito un fondo, con la dotazione di 350 milioni di euro per l’anno 2007 e di 450 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, in conto spese per il funzionamento, con particolare riguardo alla tenuta in efficienza dello strumento militare, mediante interventi di sostituzione, ripristino e manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture, equipaggiamenti e scorte, assicurando l’adeguamento delle capacità operative e dei livelli di efficienza ed efficacia delle componenti militari, anche in funzione delle operazioni internazionali di pace. Il fondo è altresì alimentato con i pagamenti a qualunque titolo effettuati da Stati od organizzazioni internazionali, ivi compresi i rimborsi corrisposti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, quale corrispettivo di prestazioni rese dalle Forze armate italiane nell’ambito delle citate missioni di pace. A tale fine non si applica l’articolo 1, comma 46, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Il Ministro della difesa è autorizzato con propri decreti, da comunicare con evidenze informatiche al Ministero dell’economia e delle finanze, a disporre le relative variazioni di bilancio.

Art. 187

Istituzione del Fondo per l’efficienza dello strumento militare

1243.

744. Per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, è autorizzata la spesa di 20 milioni di euro da destinare al finanziamento di un programma straordinario di edilizia per la costruzione, acquisizione o manutenzione di alloggi per il personale volontario delle Forze armate.

Programma straordinario per l’edilizia destinata ai volontari delle Forze Armate

1244.

745. È autorizzata, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di euro 1 miliardo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace. A tal fine è istituito un apposito fondo nell’ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze.

Art. 188

Istituzione del Fondo per il finanziamento delle missioni di pace

1245.

746. Il termine per le autorizzazioni di spesa per la continuazione delle missioni internazionali di cui al decreto-legge 5 luglio 2006, n. 224, alla legge 4 agosto 2006, n. 247, e al decreto-legge 28 agosto 2006, n. 253, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 ottobre 2006, n. 270, in scadenza al 31 dicembre 2006, è prorogato al 31 gennaio 2007. A tale scopo le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere una spesa mensile nel limite di un dodicesimo degli stanziamenti ripartiti nell’ultimo semestre a valere sul fondo di cui al comma 745. A tale scopo, su richiesta delle stesse amministrazioni, il Ministero dell’economia e delle finanze dispone il necessario finanziamento. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato a disporre, con propri decreti, le relative variazioni di bilancio. Alle missioni di cui al presente comma si applica l’articolo 5 del citato decreto-legge n. 253 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 270 del 2006.

Proroga al 31 gennaio 2007 del termine per le autorizzazioni di spesa per la continuazione delle missioni internazionali

1246.

747. È autorizzata la spesa di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per la proroga della convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e il Centro di produzione Spa, stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224.

Art. 189

Autorizzazione di spesa per la proroga della convenzione tra Ministero delle comunicazioni e il Centro di produzione Spa

1247.

748. L’autorizzazione di spesa correlata alla costituzione della Fondazione per la promozione dello sviluppo della ricerca avanzata nel campo delle biotecnologie, di cui all’articolo 1, comma 341, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e` ridotta di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008 e di 50 milioni di euro per l’anno 2009

Art. 190

(Fondazione per la ricerca nel campo delle biotecnologie).

Em. 18.147 Governo.

1248.

749. Il finanziamento annuale previsto dall’articolo 52, comma 18, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, come rideterminato dalla legge 27 dicembre 2002, n. 289, dalla legge 24 dicembre 2003, n. 350, dalla legge 30 dicembre 2004, n. 311, e dalla legge 23 dicembre 2005, n. 266, è incrementato di 30 milioni di euro per l’anno 2007, di 45 milioni di euro per l’anno 2008 e di 35 milioni di euro per l’anno 2009.

Art. 191

(Contributo all'emittenza locale).

Prevede un incremento - di 30 milioni di euro per 2007, 45 per il 2008 e 35 per il 2009 - del finanziamento destinato alle emittenti televisive locali.

1249.

749-bis. In attuazione del principio costituzionale del pluralismo dell’informazione e al fine di tutelare e promuovere lo sviluppo del settore dell’editoria, il Governo elabora, entro sei mesi dall’approvazione della presente legge, una proposta di riforma della disciplina dello stesso settore. La riforma dovrà essere riferita tanto al prodotto quanto al mercato editoriale e alle provvidenze pubbliche ed essere indirizzata a sostenere le possibilità di crescita e di innovazione tecnologica delle imprese e la creazione di nuovi posti di lavoro, in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica e con la normativa europea. In particolare la riforma dovrà tenere conto della normativa europea in materia di servizi postali, privilegiando quali destinatarie delle agevolazioni tariffarie, le imprese editoriali di minori dimensioni, l’editoria destinata alle comunità italiane all’estero e le imprese no profit

Em. 18.148 (Testo 2) Governo

1250.

749-ter. Con riferimento ai contributi di cui agli articoli 3, 4, 7 e 8 della legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive modificazioni nonché all’articolo 23, comma 3, della legge 6 agosto 1990 n. 223 e successive modificazioni e all’articolo 7, comma 13, della legge 3 maggio 2004, n. 112, le erogazioni si effettuano, ove necessario, mediante il riparto percentuale dei contributi tra gli aventi diritto. In questo caso le quote restanti sono erogate anche oltre il termine indicato dall’articolo 1, comma 454 della legge 23 dicembre 2005, n. 266

Em. 18.148 (Testo 2) Governo

1251.

749-quater. I contributi previsti dall’articolo 4 della legge 7 agosto 1990, n. 250, sono corrisposti esclusivamente alle imprese radiofoniche che, oltre che attraverso esplicita menzione riportata in testata, risultino essere organi di partiti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o due rappresentanti nel Parlamento europeo, eletti nelle liste di movimento, nonché alle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230. Le altre imprese radiofoniche ed i canali telematici satellitari di cui all’articolo 7, comma 13, della legge 3 maggio 2004, n. 112, che alla data del 31 dicembre 2005 abbiano maturato il diritto ai contributi di cui all’articolo 4 della legge 7 agosto 1990, n. 250, continuano a percepire in via transitoria con le medesime procedure i contributi stessi, fino alla ridefinizione dei requisiti di accesso. A decorrere dall’anno 2007, il finanziamento annuale di cui al periodo precedente dpetta, nella misura del 15% dell’ammontare globale dei contributi stanziati, alle emittenti radiofoniche locali legittimamente esercenti alla data di entrata in vigore della presente legge

Em. 18.148 (Testo 2) Governo

1252.

749-bis. Le convenzioni aggiuntive di cui agli articoli 19 e 20 della Legge 14 aprile 1975, n. 103, approvate fino al 31 dicembre 2005, sono prorogate fino al 31 dicembre 2006

Em. 18.150 Governo

1253.

749-bis. Gli adempimenti e gli oneri finanziari relativi alle pubblicazioni di atti, di cui all’articolo 26 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, all’articolo 2, comma 26, della legge 14 ottobre 1995, n. 481, e all’articolo 1, comma 21, della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono posti a carico delle Autorita` interessate

Em. 18.151 Governo

1254.

750. Il Fondo per le politiche della famiglia di cui all’articolo 19, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è incrementato di 210 milioni di euro per l’anno 2007 e di 180 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009. Il Ministro delle politiche per la famiglia utilizza il Fondo: per istituire e finanziare l’Osservatorio nazionale sulla famiglia prevedendo la rappresentanza paritetica delle amministrazioni statali da un lato e delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti locali dall’altro, nonché la partecipazione dell’associazionismo e del terzo settore; per finanziare le iniziative di conciliazione del tempo di vita e di lavoro di cui all’articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53; per sperimentare iniziative di abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie con numero di figli pari o superiore a quattro; per sostenere l’attività dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile di cui all’articolo 17 della legge 3 agosto 1998, n. 269, e successive modificazioni, dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia di cui alla legge 23 dicembre 1997, n. 451; per sviluppare iniziative che diffondano e valorizzino le migliori iniziative in materia di politiche familiari adottate da enti locali e imprese; per sostenere le adozioni internazionali e garantire il pieno funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali.

Art. 192

Incremento del fondo per le politiche della famiglia

1255.

751. Il Ministro delle politiche per la famiglia si avvale altresì del Fondo per le politiche della famiglia al fine di:

    a) finanziare l’elaborazione, realizzata d’intesa con le altre amministrazioni statali competenti e con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, di un piano nazionale per la famiglia che costituisca il quadro conoscitivo, promozionale e orientativo degli interventi relativi all’attuazione dei diritti della famiglia, nonche´ acquisire proposte e indicazioni utili per il Piano e verificarne successivamente l’efficacia, attraverso la promozione e l’organizzazione con cadenza biennale di una Conferenza nazionale sulla famiglia;

    b) realizzare, unitamente al Ministro della salute, una intesa in sede di Conferenza unificata ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, avente ad oggetto criteri e modalità per la riorganizzazione dei consultori familiari, finalizzato a potenziarne gli interventi sociali in favore delle famiglie;

    c) promuovere e attuare in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, d’intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro della pubblica istruzione, un accordo tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per la qualificazione del lavoro delle assistenti familiari.

Finalità ulteriori assegnati al fondo per le politiche della famiglia

Em. 18.152 Governo

1256.

752. Il Ministro delle politiche per la famiglia, con proprio decreto, ripartisce gli stanziamenti del Fondo delle politiche per la famiglia tra gli interventi di cui ai commi 750 e 751.

Ripartizione del fondo per le politiche della famiglia

1257.

753. Il Ministro delle politiche per la famiglia, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, disciplina l’organizzazione amministrativa e scientifica dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia di cui al comma 750.

Organizzazione dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia

1258.

753-bis. L’articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53, e` sostituito

dal seguente:

"1. Al fine di promuovere e incentivare azioni volte a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, nell’ambito del Fondo delle politiche per la famiglia di cui all’articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e` destinata annualmente una quota individuata con decreto del Ministro delle politiche per la famiglia, al fine di erogare contributi, di cui almeno il 50 per cento destinati ad imprese fino a cinquanta dipendenti, in favore di aziende, aziende sanitarie locali (ASL) e aziende ospedaliere (AO) che applichino accordi contrattuali che prevedano azioni positive per le finalita` di cui al presente comma, ed in particolare: a) progetti articolati per consentire alla lavoratrice madre o al lavoratore padre, anche quando uno dei due sia lavoratore autonomo, ovvero quando abbiano in affidamento o in adozione un minore, di usufruire di particolari forme di flessibilita` degli orari e dell’organizzazione del lavoro, tra cui part time, telelavoro e lavoro a domicilio, orario flessibile in entrata o in uscita, banca delle ore, flessibilita` sui turni, orario concentrato, con priorita` per i genitori che abbiano bambini fino a dodici anni di eta` o fino a quindici anni, in caso di affidamento o di adozione, ovvero figli disabili a carico; b) programmi di formazione per il reinserimento dei lavoratori dopo il periodo di congedo; c) progetti che consentano la sostituzione del titolare di impresa o

del lavoratore autonomo, che benefici del periodo di astensione obbligatoria

o dei congedi parentali, con altro imprenditore o lavoratore autonomo;

d) interventi ed azioni comunque volti a favorire la sostituzione, il

reinserimento, l’articolazione della prestazione lavorativa e la formazione dei lavoratori con figli minori o disabili a carico ovvero con anziani nonautosufficienti a carico".

Em. 18.153 Governo

1259.

753-ter. Le risorse di cui al comma 1 possono essere in parte destinate alle attivita` di promozione delle misure in favore della conciliazione, di consulenza alla progettazione, di monitoraggio delle azioni nonche´ all’attivita` della Commissione tecnica con compiti di selezione e valutazione dei progetti.

Em. 18.153 Governo

1260.

753-quater. Con decreto del Ministro delle politiche per la famiglia, di concerto con i Ministri del lavoro e della previdenza sociale e dei diritti e delle pari opportunita`, sono definiti i criteri per la concessione dei contributi di cui al comma 1. In ogni caso, le richieste dei contributi provenienti

dai soggetti pubblici saranno soddisfatte a concorrenza della somma

che residua una volta esaurite le richieste di contributi delle imprese private

Em. 18.153 Governo

1261.

754. All’articolo 7, comma 4, primo periodo, della legge 3 dicembre 1999, n. 493, le parole: «33 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «27 per cento».

Art. 192-bis

Incremento della copertura assicurativa per invalidità di incidenti domestici

1262.

«754-bis. La dotazione del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, di cui all’articolo 1 della Citata legge n. 285 del 1997, a decorrere dall’anno 2007, è determinata annualmente dalla legge finanziaria, con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modifiche ed integrazioni. Le somme impegnate ma non liquidate entro la chiusura dell’esercizio finanziario in attuazione dell’articolo 1, comma 2, della legge 28 agosto 1997, n. 285 in favore dei comuni ivi indicati sono conservate nella dotazione dello stato di previsione del Ministero della solidarietà sociale per cinque anni».

18.34

Il Relatore

1263.

755. Fatte salve le competenze delle Regioni, delle Province autonome e degli Enti locali, nelle more dell’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, il Ministro delle politiche per la famiglia, di concerto con i Ministri della pubblica istruzione, della solidarietà sociale e per i diritti e le pari opportunità, promuove, ai sensi dell’articolo 8, comma 6 della legge 5 giugno 2003, n. 131, una intesa in sede di Conferenza unificata, avente ad oggetto il riparto di una somma di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Nell’intesa sono stabiliti sulla base dei princìpi fondamentali contenuti nella legislazione statale, i livelli essenziali delle prestazioni e i criteri e le modalità sulla cui base le regioni attuano un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, al quale concorrono gli asili nido, i servizi integrativi, diversificati per modalità strutturali, di accesso, di frequenza e di funzionamento, e i servizi innovativi nei luoghi di lavoro, presso le famiglie e presso i caseggiati, al fine di favorire il conseguimento entro il 2010, dell’obiettivo comune della copertura territoriale del 33 per cento fissato dal Consiglio europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000 e di attenuare gli squilibri esistenti tra le diverse aree del Paese. Per le finalità del piano è autorizzata una spesa di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009

Art. 193

Piano straordinario per i servizi socio educativi

Em. 18.154 (Testo 2) Governo

1264.

756. Per le finalità di cui al comma 755 può essere utilizzata parte delle risorse stanziate per il Fondo per le politiche della famiglia di cui al comma 750.

Utilizzazione delle risorse del fondo per la famiglia per il piano servizi socio educativi

1265.

757. Il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, di cui all’articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è incrementato di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, di cui una quota per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, da destinare al Fondo nazionale contro la violenza sessuale e di genere. Il Ministro per i diritti e le pari opportunità con decreto emanato di concerto con i Ministri delle politiche sociali, del lavoro, della salite e della famiglia stabilisce i criteri di ripartizione del Fondo, che dovrà prevedere una quota parte da destinare all’istituzione di un Osservatorio nazionale contro la violenza sessuale e di genere e una quota parte da destinare al piano d’azione nazionale contro la violenza sessuale e di genere.

.

Art. 194

(Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità).

Emendamento 18.6038

(testo 2)

relatore

1266.

758. Nello stato di previsione del Ministero dell’interno è istituito un Fondo da ripartire per fare fronte alle spese, escluse quelle per il personale, connesse agli interventi in materia di immigrazione ed asilo ed al funzionamento dei servizi connessi alla gestione delle emergenze derivanti dai flussi migratori, con dotazione di 3 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007. Con decreti del Ministro dell’interno, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del Fondo tra le unità previsionali di base del centro di responsabilità «Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione» del medesimo stato di previsione.

Art. 194-bis

(Istituzione del Fondo per le esigenze connesse agli interventi in materia di immigrazione ed asilo). –

1267.

759. Per le attività di prevenzione di cui all’articolo 2 della legge 9 gennaio 2006, n. 7, è autorizzata l’ulteriore spesa di 500.000 euro annui.

Art. 197

(Prevenzione delle mutilazioni genitali).

1268.

760. Al fine di garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti, è istituito presso il Ministero della solidarietà sociale un fondo denominato «Fondo per le non autosufficienze», al quale è assegnata la somma di 100 milioni di euro per l’anno 2007 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Art. 198

(Fondo per le non autosufficienze).

1269.

761. Gli atti e i provvedimenti concernenti l’utilizzazione del Fondo di cui al comma 760 sono adottati dal Ministro della solidarietà sociale, di concerto con il Ministro della salute, con il Ministro delle politiche per la famiglia e con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

Distribuzione risorse del fondo per le non autosufficienze

1270.

762. All’articolo 42, comma 5, del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «I soggetti che usufruiscono dei permessi di cui al presente comma per un periodo continuativo non superiore a sei mesi hanno diritto ad usufruire di permessi non retribuiti in misura pari al numero dei giorni di congedo ordinario che avrebbero maturato nello stesso arco di tempo lavorativo, senza riconoscimento del diritto a contribuzione figurativa».

Permessi per l’assistenza a portatori di handicap

1271.

764. Al fine di favorire l’inclusione sociale dei migranti e dei loro familiari, è istituito presso il Ministero della solidarietà sociale un fondo denominato «Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati», al quale è assegnata la somma di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 i1 Fondo è altresì finalizzato alla realizzazione di un piano per l’accoglienza degli alunni stranieri, anche per favorire il rapporto scuola famiglia,mediante l’utilizzo per fini non didattici, di apposite figure professionali madrelingua quali mediatori culturali".

Art. 199

(Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati).

Emendame 18.1600 (testo 2)

relatore

1272.

765. Gli atti e i provvedimenti concernenti l’utilizzazione del Fondo di cui al comma 764 sono adottati dal Ministro della solidarietà sociale e con il Ministro per i diritti e le pari opportunità.

Ripartizione risorse di cui al fondo per l’inclusione degli immigrati

Em. 18.1259 Governo

1273.

766. All’articolo 1, comma 429, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le parole: «3 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008» sono sostituite dalle seguenti: «3 milioni di euro per l’anno 2006 e di 750.000 euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008» e, in fine, è aggiunto il seguente periodo: «Le risorse pari a 2,25 milioni di euro per gli anni 2007 e 2008 confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all’articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328».

Art. 200

Riduzione del contributo alla Fondazione per la responsabilità sociale d’impresa

1274.

766-bis. Alla legge 3 agosto 2004, n. 206, sono apportate le seguenti modificazioni: all’articolo 1, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente: "1-bis. Le disposizioni della presente legge si applicano inoltre ai familiari delle vittime del disastro aereo di Ustica del 1980 nonchè ai familiari delle vittime e ai superstiti della cosiddetta ‘ banda della uno bianca . Ai beneficiari vanno compensate le somme già percepite";

18.36

Il Relatore

1275.

766-bis. La Repubblica italiana riconosce a titolo di risarcimento soprattutto morale il sacrificio dei propri cittadini deportati ed internati nei lager nazisti nell’ultimo conflitto mondiale.

18.6101 relatore

1276.

766-ter. E autorizzata la concessione di una medaglia d’onore ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, ai quali, se militari, è stato negato lo status di prigionieri di guerra, secondo a Convenzione relativa al trattamento dei prigionieri di guerra fatta a Ginevra il 27 luglio 1929 dall’allora governo nazista, e ai familiari dei deceduti, che abbiano titolo p presentare l’istanza di riconoscimento dello status di lavoratore coatto.

18.6101 relatore

1277.

766-quater. Le domande di riconoscimento dello status di lavoratore coatto, eventualmente già presentate dagli interessati alla Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), sono riconosciute valide a tutti gli effetti della presente legge. A tal fine l’OIM, tramite la sua missione di Roma, trasmette al comitato di cui ai commi 5 e 6 le istanze di riconoscimento sinora pervenute in uno alla documentazione eventualmente allegata.

18.6101 relatore

1278.

766-quinquies. È istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un comitato, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un suo delegato, costituito da un rappresentante dei Ministeri della difesa, degli affari esteri, dell’interno e dell’economia e delle finanze, nominati dai rispettivi Ministri, nonché da un rappresentante dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione (ANRP) e da un rappresentante dell’Associazione nazionale ex internati (ANEI), nonché da un rappresentante dell’OIM.

18.6101 relatore

1279.

766-sexies. Il comitato provvede alla individuazione degli aventi diritto.

 

1280.

766-septies. All’onere complessivo di 250.000 euro derivante dall’ attuazione del presente articolo, ivi comprese le spese per il funzionamento del comitato di cui ai commi 5 e 6, stabilito in euro 50.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, si provvede mediante l’utilizzazione di quota parte degli importi del fondo di cui al comma 343 dell’art 1 della Legge 23 dicembre 2005, n. 266.».

18.6101 relatore

1281.

766-bis. Il fondo costituito presso la Presidenza del Consiglio ai senso della legge n. 440 dell’8 agosto 1985 (Legge Bacchelli) e` incrementato di 250 mila euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. A tal fine per gli anni 2007, 2008 e 2009 e` corrispondentemente ridotta l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328.

18.6111

Silvestri e altri

1282.

767. Per il finanziamento del Fondo nazionale per la montagna, di cui all’articolo 2 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e successive modificazioni, è autorizzata la spesa di 25 milioni di euro per l’anno 2007.

Art. 201

Finanziamento del Fondo nazionale per la montagna

1283.

767-bis. E` istituito, sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Ente italiana montagna (EIM) finalizzato al supporto alle politiche ed allo sviluppo socio-economico e culturale dei terreni montani.

18.37

Il Relatore

1284.

767-ter. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge è soppresso l’Istituto nazionale della Montagna (IMONT). I suoi impegni e funzioni, il patrimonio, i beni mobili, le attrezzature in dotazione e l’attuale dotazione organica sono trasferite all’EIM.

18.37

Il Relatore

1285.

767-quater. Con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono determinati in coerenza con obiettivi di funzionalità, efficienza ed economicità , gli organi di amministrazione e controllo, la sede, le modalità di costituzione e di funzionamento, le procedure per la definizione e l’attuazione dei programmi per l’assunzione e l’utilizzo del personale, per l’erogazione delle risorse.

18.37

Il Relatore

1286.

767-quinquies. Al funzionamento dell’EIM si provvederà in parte con le risorse disponibili che verranno trasferite su apposito capitolo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella misura assegnata all’IMONT, e in parte con il concorso finanziario dei soggetti che aderiranno alle attività del medesimo.

18.37

Il Relatore

1287.

767-sexies. Per garantire l’ordinaria amministrazione e lo svolgimento delle attività istituzionali fino all’avvio dell’EIM, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nomina un commissario»

18.37

Il Relatore

1288.

767-bis. E` istituito un fondo di solidarieta`, presso la Presidenza del Consiglio finalizzato a promuovere il finanziamento esclusivo di progetti ed interventi, in ambito nazionale e internazionale, atti a garantire il maggior accesso possibile alle risorse idriche secondo il principio della garanzia dell’accesso all’acqua a livello universale. Per ogni bottiglia di acqua minerale o da tavola in materiale plastico venduta al pubblico e` istituito un contributo pari a 0,1 centesimi di euro che va a confluire del fondo di cui al presente comma. Con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro degli Affari Esteri, sentito il parere delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono indicate le modalita` di funzionamento e di erogazione delle risorse del Fondo. Il Ministro dell’economia e delle finanze e` autorizzato a emanare i regolamenti attuativi necessari.

18.6126

De Petris e altri

1289.

768. All’articolo 80, comma 1, alinea, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e successive modificazioni, le parole: «30 aprile 2006» sono sostituite dalle seguenti: «30 giugno 2007».

Art. 202

Proroga al 30 giugno dell’utilizzazione dei fondi per la sperimentazione del reddito minimo di inserimento

1290.

769. Le somme non spese da parte dei comuni entro il 30 giugno 2007 devono essere versate dai medesimi all’entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione al Fondo nazionale per le politiche sociali di cui all’articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.

Versamento al bilancio dello Stato delle somme di cui al comma …. non spese entro il 30 giugno 2007

1291.

770. Le somme di cui all’articolo 1, comma 333, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, erogate in favore di soggetti sprovvisti del requisito di cittadinanza italiana, ovvero comunitaria, non sono ripetibili.

Art. 203

Non ripetibilità delle somme erogate ai sensi dell’art. 1, comma 333 della legge 266 del 2005

1292.

771. Le ordinanze-ingiunzioni emesse a norma dell’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n. 689, e successive modificazioni, in applicazione dell’articolo 1, comma 333, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sono inefficaci.

Inefficacia delle ordinanze-ingiunzione emesse.

1293.

772. I procedimenti di opposizione instaurati dai soggetti di cui al comma 770 sono estinti.

Estinzione dei casi del 2006.

1294.

773. L’autorizzazione di spesa di cui al comma 2 dell’articolo 19 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è integrata di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 204

(Fondo per le politiche giovanili).

1295.

774. Al fine del potenziamento degli impianti sportivi e per la promozione e la realizzazione di interventi per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale, tra cui la partecipazione dell’Italia ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un fondo denominato «Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale», al quale è assegnata la somma di 33 milioni di euro per l’anno 2007.

Art. 204-bis

(Fondo per gli eventi sportivi di rilevanza internazionale)

1296.

«774-bis. In aggiunta agli stanziamenti previsti dall’articolo 11-quaterdecies, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, e` autorizzata la spesa annua di 0,5 milione di euro per quindici anni a decorrere dal 2007, nonche ´ quella annua di 0,5 milione di euro per quindici anni a decorrere dall’anno 2008, per l’organizzazione, l’impiantistica sportiva e gli interventi infrastrutturali dei Campionati mondiali di nuoto che si terranno a Roma nel 2009, e la spesa annua di l milione di euro per quindici anni a decorrere dal 2007, nonche´ quella annua di 1 milione di euro per quindici anni a decorrere dall’anno 2008, per le medesime finalita` per i Giochi del Mediterraneo che si terranno a Pescara nel medesimo anno, a valere su quota parte dei contributi quindicennali di cui al comma 543».

18.6137

Legnini, Angius, Benvenuto, Lusi, De Petris, Di Lello, Micheloni

1297.

775 L’articolo 1 comma 556 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 e` cosı` sostituito: "Al fine di prevenire fenomeni di disagio giovanile legato all’uso di sostanze stupefacenti, e` istituito presso il Ministero della solidarieta` sociale l’"Osservatorio per il disagio giovanile legato alle dipendenze". Con decreto del Ministro della solidarieta` sociale d’intesa con la Conferenza Stato-Regione e` disciplinata la composizione e l’organizzazione dell’Osservatorio. Presso il Ministero di cui al presente comma e` altresı` istituito il "Fondo nazionale per le comunita` giovanili", per azioni di promozione della salute e di prevenzione dei comportamenti a rischio e per favorire la partecipazione dei giovani in materia di sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno delle dipendenze. La dotazione finanziaria del Fondo per ciascuno degli anni 2006, 2007, 2008 e 2009 e` fissata in 5 milioni di euro, di cui il 25 per cento e` destinato ai compiti istituzionali del Ministero della solidarieta` sociale di comunicazione, informazione, ricerca, monitoraggio e valutazione, per i quali il Ministero si avvale del parere dell’Osservatorio per il disagio giovanile legato alle dipendenze; il restante 75 per cento del Fondo viene destinato alle associazioni e reti giovanili individuate con decreto del Ministro della Solidarieta` Sociale di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Con tale decreto, di natura regolamentare, vengono determinati, anche i criteri per l’accesso al Fondo e le modalita` di presentazione delle istanze

Art. 205

(Fondo nazionale per le comunità giovanili).

Em. 18.157

1298.

776. È assegnato all’Istituto per il credito sportivo, per agevolare il credito per la realizzazione di impianti sportivi, un contributo annuo di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Art. 206

Contributo a favore dell’Istituto per il credito sportivo

1299.

777. Il contributo di cui al comma 776 concorre ad incrementare il fondo speciale di cui all’articolo 5 della legge 24 dicembre 1957, n. 1295, e successive modificazioni.

Fondo speciale per interessi sui mutui

1300.

778. Restano comunque ferme le disposizioni dell’articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 19 giugno 2003, n. 179.

Conferma del versamento all’Istituto per il credito sportivo

1301.

778-bis. Al fine di contenere i costi di funzionamento e di conseguire risparmi di spesa, la composizione degli organi dell’Istituto per il credito sportivo e` adeguata alle disposizioni contenute nell’articolo 1, comma 19, lettera a) del decreto legge 18 maggio 2006, n. 181, convertito con modificazioni in legge 17 luglio 2006, n. 233, e lo statuto dell’Ente deve prevedere la presenza nel Consiglio di amministrazione di un membro designato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, o dal Ministro delegato, di un membro designato dal Ministro dell’economia e delle finanze e di un membro designato dal Ministro per i beni e le attivita` culturali nonche´ di un membro in rappresentanza delle Regioni e delle Autonomie locali, tra i quali e` scelto il Presidente. Il numero dei componenti del Consiglio stesso e` ridotto a nove. Il Comitato esecutivo dell’Istituto e` soppresso e le relative competenze sono attribuite al Consiglio di amministrazione. Il Collegio dei sindaci dell’Istituto e` composto da un numero di membri effettivi non superiore a tre e da un membro supplente. Il Presidente, il Consiglio di amministrazione e il Collegio dei sindaci dell’Istituto per il credito sportivo sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri d’intesa con il Ministro per i beni e le attivita` culturali e di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Alla data di entrata in vigore della presente legge gli organi dell’Istituto per il credito sportivo sono sciolti. Entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge lo statuto dell’Istituto deve essere adeguato alle disposizioni di cui al presente comma. I compensi e le spese sostenute per gli organi dell’Istituto sono ridotti del 30 per cento a decorrere dal 1º gennaio 2007

Em. 18.158 Governo

1302.

779. Per incrementare la promozione e lo sviluppo della pratica sportiva di base ed agonistica dei soggetti diversamente abili, il contributo al Comitato italiano paralimpico di cui all’articolo 1, comma 580, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è incrementato, per ciascuno degli anni 2007 e 2008, di 2,5 milioni di euro. Per i medesimi fini, al Comitato italiano paralimpico è concesso, per l’anno 2009, un contributo di 3 milioni di euro.

Art. 207

(Contributo al Comitato italiano paralimpico).

1303.

«779-bis. Al fine di consentire la definizione delle procedure espropriative e dei contenziosi pendenti nonché l’ultimazione dei collaudi tecnico- amministrativi relativi alle opere realizzate per lo svolgimento dei XX Giochi olimpici invernali "Torino 2006" e dei IX Giochi Paraolimpici di Torino, il termine di cui all’articolo 3, comma 7, della legge 9 ottobre 2000, n. 285 e successive modificazioni e integrazioni, è prorogato al 31 dicembre 2007. L’Agenzia provvede agli oneri derivanti dalla proroga nell’ambito delle proprie disponibilità, a valere sui risparmi realizzati nella utilizzazione dei fondi di cui all’articolo 10, commi 1, ultimo periodo, e 2 della legge 9 ottobre 2000, n. 285 e successive modificazioni ed integrazioni.

18.40 Il Relatore

1304.

779-ter. E’ abrogato l’articolo 7 della legge 9 ottobre 2000, n. 285 e successive modifiche ed integrazioni.

18.40 Il Relatore

1305.

779-quater. A decorrere dal 1º gennaio 2007 il Comitato Direttivo di cui all’articolo 5 della legge 9 ottobre 2000, n. 285 e successive modificazioni e integrazioni è soppresso. Le relative competenze sono svolte dal Direttore generale coadiuvato dai due Vice Direttori generali».

18.40 Il Relatore

1306.

780. Per la realizzazione di interventi infrastrutturali di interesse nazionale da realizzare nella regione Liguria sulla base di uno specifico accordo di programma tra il Governo nazionale, il presidente della regione Liguria e i rappresentanti degli enti locali interessati, è autorizzata la spesa di 97 milioni di euro. Al relativo onere si provvede a valere sulle somme resesi disponibili per pagamenti non più dovuti relativi all’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 18 marzo 1991, n. 99, che, per l’importo di 97 milioni di euro, sono mantenute nel conto dei residui per essere versate, nell’anno 2007, all’entrata del bilancio dello Stato ai fini della successiva riassegnazione nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture. Il predetto importo è versato su apposita contabilità speciale, ai fini del riversamento all’entrata del bilancio dello Stato negli anni dal 2007 al 2011 in ragione di 13 milioni di euro nell’anno 2007 e di 21 milioni di euro in ciascuno degli anni dal 2008 al 2011 e della successiva riassegnazione, per gli stessi importi e nei medesimi anni, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture.

Art. 207-bis

Interventi infrastrutturali di interesse nazionale nella Regione Liguria

1307.

781. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Variazioni di bilancio

1308.

782. Nello stato di previsione del Ministero della giustizia è istituito un fondo da ripartire per le esigenze correnti connesse all’acquisizione di beni e servizi dell’amministrazione, con una dotazione, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, di 200 milioni di euro. Con decreti del Ministro della giustizia, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le unità previsionali di base interessate del medesimo stato di previsione.

Art. 209

(Istituzione di un fondo per le spese di funzionamento della giustizia).

1309.

782-bis. All’articolo 7-vicies quater del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7 convertito nella legge 31 marzo 2005, n. 43 e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche: al comma 1 dopo le parole: "Ministro dell’Interno" e` aggiunta la locuzione "e con il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie". Il secondo periodo del comma 2 e` sostituito dal seguente: "Una quota pari a euro 1,85 dell’imposta sul valore aggiunto inclusa nel costo della carta d’identita` elettronica e` riassegnata al Ministero dell’Interno per essere destinata per euro 1,15 alla copertura dei costi di gestione del Ministero medesimo e per euro 0,70 ai Comuni, per la copertura delle spese connesse alla gestione e distribuzione del documento. Con decreto del Ministro dell’Interno di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze sono stabilite le modalita` di attuazione della presente disposizione"

Em. 18.160 Governo

1310.

782-bis. Al fine di assolvere tempestivamente nonche´ in modo efficiente ed efficace ai compiti d’istituto attraverso uno stabile assetto funzionale ed organizzativo, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), e` autorizzata ad inquadrare in ruolo i dipendenti gia` assunti mediante procedura selettiva pubblica con contratti a tempo determinato ed in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtu` di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge. L ’inquadramento nei ruoli, nelle medesime qualifiche oggetto dei predetti contratti, avviene previo svolgimento di apposito esamecolloquio innanzi ad apposita Commissione presieduta dal Presidente o da un Commissario della COVIP e composta da due docenti universitari o esperti nelle materie di competenza istituzionale della COVIP; agli oneri relativi si provvede, senza aumenti del finanziamento a carico dello Stato, entro i limiti delle risorse assicurate in via continuativa alla COVIP dall’articolo 1, comma 65 della legge 23 dicembre 2005, n. 266

Em. 18.161 Governo

1311.

782-bis. All’articolo 13, comma 6-bis, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, alla fine del primo periodo, dopo le parole: "euro 250", sono aggiunte le seguenti: "; per i ricorsi previsti dall’articolo 23-bis, comma 1, della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, nonche´ da altre disposizioni che richiamano il citato articolo 23-bis, il contributo dovuto e` di euro 1.000; per i predetti ricorsi in materia di affidamento di lavori, servizi e forniture, nonche´ di provvedimenti delle Autorita`, il contributo dovuto e` di euro 2.000

Em. 183162 Governo

1312.

782-ter. Presso il Consiglio di Stato, il Consiglio di giustizia amministrati va per la Regione Siciliana e ogni organo giurisdizionale amministrativo di primo grado e sue sezioni staccate e` istituita una commissione per il patrocinio a spese dello Stato, composta da due magistrati amministrativi, designati dal Presidente dell’organo giurisdizionale, il piu` anziano dei quali assume le funzioni di presidente della commissione, e da un avvocato, designato dal presidente dell’ordine degli avvocati del capoluogo in cui ha sede l’organo. Per ciascun componente sono designati uno o piu` membri supplenti. Esercita le funzioni di segretario un funzionario di segreteria dell’organo giurisdizionale, nominato dal presidente dell’organo stesso. Al presidente e ai componenti non spetta nessun compenso ne´ rimborso spese.

Em. 183162 Governo

1313.

782-quater. Per fronteggiare specifiche esigenze organizzative e funzionali, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa definisce per l’anno 2007 un programma straordinario di assunzioni fino a 50 unita` di personale appartenente alle figure professionali strettamente necessarie ad assicurare la funzionalita` dell’apparato amministrativo di supporto agli uffici giurisdizionali, con corrispondente incremento della dotazione organica. All’onere derivante dall’applicazione del presente articolo, pari a 2,020 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, si provvede mediante corrispondente utilizzo di parte delle maggiori entrate recate dalle dispo sizioni di cui all’articolo 1, ai commi 306, 307 e 308 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, che a tal fine sono detratte dall’ammontare delle riassegnazioni allo stato di previsione del Ministero della giustizia e allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per le spese riguardanti il funzionamento del Consiglio di Stato e dei tribunali amministrativi regionali, ai sensi del successivo comma 309

Em. 183162 Governo

1314.

783. L’articolo 5 della legge 25 luglio 2000, n. 209, è sostituito dal seguente:

«Art. 5. - (Catastrofi internazionali, gravi crisi umanitarie e iniziative della comunità internazionale). – 1. I crediti d’aiuto accordati dall’Italia al Paese o ai Paesi interessati possono essere annullati o convertiti nei casi:

    a) di catastrofe naturale e nelle situazioni di gravi crisi umanitarie al fine di alleviare le condizioni delle popolazioni coinvolte;

    b) di iniziative promosse dalla comunità internazionale a fini di sviluppo per consentire l’efficace partecipazione italiana a dette iniziative».

Art. 210

(Crediti d'aiuto per catastrofi e crisi internazionali).

1315.

784. Il Ministero degli affari esteri si avvale dell’Agenzia del demanio per la elaborazione, entro il 30 luglio 2007, di un piano di razionalizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato ubicato all’estero, procedendo alla relativa ricognizione, alla stima, nonché, previa analisi comparativa di costi e benefìci, alla individuazione dei cespiti per i quali proporre la dismissione.

Art. 211

(Razionalizzazione del patrimonio immobiliare ubicato all'estero).

1316.

785. Con proprio decreto il Ministro degli affari esteri, sulla base del piano di cui al comma 784, individua gli immobili da dismettere, anche per il tramite dell’Agenzia del demanio.

Individuazione degli immobili da dimettere

1317.

785 – bis Per finalità di razionalizzazione dell’uso degli immobili pubblici, il Ministero della Giustizia, di concerto con l’Agenzia del demanio, individua con decreto, entro il 31 gennaio 2007, beni immobili comunque in uso all’Amministrazione della giustizia che possono essere dimessi. Entro il medesimo termine l’Agenzia del demanio individua con decreto i beni immobili suscettibili di permuta con gli enti territoriali. Le attività e le procedure di permuta sono effettuate dall’Agenzia del demanio, d’intesa con il Ministero della Giustizia, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico contabile

 

1318.

786. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, che ne verifica la compatibilità con gli obiettivi indicati nell’aggiornamento del programma di stabilità e crescita presentato all’Unione europea, una quota non inferiore al 30 per cento dei proventi derivanti dalle operazioni di dismissione di cui al comma 785, può essere destinata al rifinanziamento della legge 31 dicembre 1998, n. 477, per la ristrutturazione, il restauro e la manutenzione straordinaria degli immobili ubicati all’estero.

Rifinanziamento della L. 31 dicembre 1998 n. 477

1319.

787. A decorrere dall’applicazione dei nuovi importi dei diritti da riscuotere corrispondenti alle spese amministrative per il trattamento delle domande di visto per l’area Schengen, come modificati dalla decisione n. 2006/440/CE del Consiglio, del 1º giugno 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea L 175 del 29 giugno 2006, e comunque non prima della data di entrata in vigore della presente legge, l’importo della tariffa per i visti nazionali di breve e di lunga durata previsto all’articolo 26 della tabella dei diritti consolari, di cui all’articolo 1 della legge 2 maggio 1983, n. 185, è determinato nell’importo di 75 euro.

Art. 212

(Adeguamento della tariffa per i visti nazionali).

1320.

788. In caso di aggiornamenti successivi degli importi dei diritti da riscuotere corrispondenti alle spese amministrative per il trattamento delle domande di visto per l’area Schengen, al fine di rendere permanente la differenziazione delle due tariffe, l’importo della tariffa per i visti nazionali di breve e di lunga durata di cui alla tabella citata nel comma 787, è conseguentemente aumentato di 15 euro rispetto alla tariffa prevista per i visti per l’area Schengen.

Adeguamento tariffa voli nazionali in caso di variazione delle tariffe dei visti

1321.

789. Per assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dagli impegni assunti in sede europea finalizzati al contrasto della criminalità organizzata e dell’immigrazione illegale, per le esigenze connesse alla componente nazionale del «Sistema d’informazione visti», nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, il contingente degli impiegati a contratto degli uffici all’estero, di cui all’articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni, è incrementato di non più di 65 unità.

Art. 212-bis

Adempimenti in materia di componente nazionale del "Sistema d’informazione visti

1322.

790. Presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari è istituito un Fondo speciale destinato a finanziare le seguenti tipologie di spesa:

    a) manutenzione degli immobili;

    b) contratti di servizio di durata limitata con agenzie di lavoro interinale;

    c) attività di istituto, su iniziativa della rappresentanza diplomatica o dell’ufficio consolare interessati.

Art. 213

(Fondo speciale delle rappresentanze diplomatiche e degli uffici consolari).

1323.

«790-bis. A decorrere dal l giugno 2007, gli uffici Consolari sono autorizzati a rilasciare e a rinnovare la carta d’identita` a favore dei cittadini italiani residenti all’estero ed iscritti al registro dell’AIRE. Il costo per il rilascio e il rinnovo della carta d’identita` e` fissato in misura identica a quello previsto per i cittadini italiani residenti in Italia».

18.6178

Micheloni, Pollastri, Randazzo, Turano, Legnini

1324.

791. Al Fondo speciale di cui al comma 790 affluiscono:

    a) le somme rinvenienti da atti di donazione e di liberalità;

    b) gli importi derivanti da contratti di sponsorizzazione stipulati con soggetti pubblici e privati. Tali contratti devono escludere forme di conflitto di interesse tra l’attività pubblica e quella privata.

Finanziamento del fondo speciale

1325.

792. Con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le modalità per il funzionamento e la rendicontazione del Fondo speciale di cui al comma 790.

Finanziamento e rendicontazione del Fondo

1326.

793. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 56 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, è ridotta di 60 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007.

Art. 213-bis

(Fondo per progetti di ricerca)

1327.

«793-bis. Per i soggetti non residenti, le detrazioni per carichi di famiglia di cui all’articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, spettano per gli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli stessi dimostrino, con idonea documentazione, individuata con apposito decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da emanarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, che le persone alle quali tali detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili,al limite di cui al suddetto articolo 12, comma 2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel paese di residenza,di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari».

Em. 18.41 relatore

1328.

793-ter. Per i cittadini extracomunitari che richiedono, sia attraverso il sostituto d’imposta sia con la dichiarazione dei redditi, le detrazioni di cui al comma 793-bis, la documentazione può essere formata da:

a) documentazione originale prodotta dall’autorità consolare del Paese d’origine, con traduzione in lingua italiana e asseverazione da parte del prefetto competente per territorio;

b) documentazione con apposizione dell’apostille, per i soggetti che provengono dai Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961;

c) documentazione validamente formata dal Paese d’origine, ai sensi della normativa ivi vigente, tradotta in italiano e asseverata come conforme all’origine dal consolato italiano del Paese d’origine.

Em. 18.41 relatore

1329.

793-quater. La richiesta di detrazione, per gli anni successivi a quello di prima presentazione della documentazione di cui al comma 793-ter deve essere accompagnata da dichiarazione che confermi il perdurare della situazione certificata ovvero da una nuova documentazione qualora i dati certificati debbano essere aggiornati.

Em. 18.41 relatore

1330.

793-quinquies. Il comma 6-bis dell’articolo 21 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è abrogato».

Em. 18.41 relatore

1331.

794. Al fine di ridurre il costo a carico dello Stato del servizio antincendi negli aeroporti, l’addizionale sui diritti d’imbarco sugli aeromobili, di cui all’articolo 2, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni, è incrementata a decorrere dall’anno 2007 di 50 centesimi di euro a passeggero imbarcato. Un apposito fondo, alimentato dalle società aeroportuali in proporzione al traffico generato, concorre al medesimo fine per 30 milioni di euro annui. Con decreti del Ministero dell’interno, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’Ufficio centrale del bilancio, nonche´ alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le unita` previsionali di base del centro di responsabilita` "Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile" dello stato di previsione "Ministero dell’interno"

Art. 214

(Finanziamento del servizio antincendi negli aeroporti).

Em 18.163 Governo

1332.

795. Per l’anno 2007, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, sono istituiti un fondo di parte corrente con una dotazione di 17 milioni di euro e un fondo di conto capitale con una dotazione di 12 milioni di euro, da ripartire, rispettivamente, per le esigenze di funzionamento e le esigenze infrastrutturali e di investimento del Corpo della guardia di finanza. Con decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, da comunicare alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione dei predetti fondi tra le unità previsionali di base del centro di responsabilità «Guardia di finanza» del medesimo stato di previsione.

Art. 214-bis

(Fondo per esigenze della Guardia di finanza e dell'Arma dei Carabinieri).

1333.

796. Nello stato di previsione del Ministero della difesa è istituito con una dotazione di 29 milioni di euro per l’anno 2007, un fondo da ripartire per le esigenze di funzionamento dell’Arma dei carabinieri. Con decreti del Ministro della difesa, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le unità previsionali di base del centro di responsabilità «Arma dei carabinieri» del medesimo stato di previsione.

Fondo per le esigenze dell’Arma dei Carabinieri

1334.

796-bis. Nello stato di previsione del Ministero dei trasporti è istituito un Fondo di parte corrente, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2007, da ripartire, per le esigenze di funzionamento del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, con decreti del Ministro dei trasporti, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’Ufficio centrale del bilancio

Em. 18.144(Testo 2) Governo

1335.

797. Per l’anno 2007, nello stato di previsione del Ministero dell’interno, è istituito un fondo di conto capitale con una dotazione di 100 milioni di euro, da ripartire per le esigenze infrastrutturali e di investimento. Con decreti del Ministro dell’interno, da comunicare, anche con evidenze informatiche, al Ministero dell’economia e delle finanze, tramite l’ufficio centrale del bilancio, nonché alle competenti Commissioni parlamentari e alla Corte dei conti, si provvede alla ripartizione del fondo tra le unità previsionali di base del medesimo stato di previsione.

Art. 214-bis

(Esigenze infrastrutturali dell'amministrazione dell'interno). -

1336.

797-bis. Le risorse residue di cui all’articolo 145 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, comma 52, sono interamente destinate alle opere di infrastrutturazione del polo di ricerca e di attività industriali ed alta tecnologia. Per l’insediamento di una sede universitaria permanente per gli studi di ingegneria nell’ambito del polo di ricerca e di attività industriali ad alta tecnologia di cui al comma 1, è autorizzata la spesa annua di 5 milioni di euro all’anno per quindici anni, a decorrere dall’anno 2007.

(Infrastrutturazione del polo di ricerca e di attività industriali ad alta tecnologia)

1337.

797-bis. All’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, le parole: "L’Istituto" sono sostituite dalle seguenti: "La società", la parola: "autorizzato" è sostituita dalla seguente: "autorizzata" e dopo le parole: "operatori nazionali" è aggiunto: "e le loro controllate e collegate estere".

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1338.

797-ter. All’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, dopo le parole: "internazionalizzazione dell’economia italiana" è aggiunto: "la società è altresì autorizzata a rilasciare, a condizioni di mercato, garanzie e coperture assicurative per imprese estere relativamente ad operazioni che siano di rilievo strategico per l’economia italiana sotto i profili dell’internazionalizzazione, della sicurezza economica e dell’attivazione di processi produttivi e occupazionali in Italia".

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1339.

    797-quater. All’articolo 2, comma l, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, le parole: "o estere per crediti da esse concessi ad operatori nazionali o alla loro controparte estera", sono sostituite dalle seguenti: ", nonché a banche estere od operatori finanziari italiani od esteri quando rispettino adeguati principi di organizzazione, vigilanza, patrimonializzazione ed operatività, per crediti concessi sotto ogni forma e".

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1340.

    797-quinquies. All’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 31 marzo 1998, n. 143, alla fine del paragrafo, dopo le parole: "finanziamento delle suddette attività" sono aggiunte le seguenti: "nonché quelle connesse o strumentali" e sono eliminate le parole: "nonché per i crediti dalle stesse concessi a Stati e banche centrali destinati al rifinanziamento di debiti di tali Stati".

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1341.

797-sexies. All’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, le parole: "L’Istituto" sono sostituite dalle seguenti: "La società", dopo la parola: "autorizzati" è soppresso: "ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1959, n. 449, e successive modificazioni e integrazioni" e dopo le parole: "nonché con enti od imprese esteri e organismi internazionali;" è aggiunto: "la società può altresì stipulare altri contratti di copertura del rischio assicurativo, a condizioni di mercato con primari operatori del settore".

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1342.

    797-septies. SACE S.p.A. provvede a ridurre il capitale sociale in misura adeguata alla sua attività, attribuendone l’eccedenza al socio tramite versamento al Fondo di cui all’articolo 2 della legge 27 ottobre 1993, n. 432, e successive modificazioni ed integrazioni. Il termine per l’opposizione dei creditori, di cui al comma 3 dell’articolo 2445 del codice civile, è ridotto a 30 giorni. Le disposizioni del presente comma entrano in vigore il giorno stesso della pubblicazione della presente legge sulla Gazzetta Ufficiale

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1343.

    797-octies. Le disponibilità rinvenienti dalle autorizzazioni di spesa di cui all’articolo 9, comma 3, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, ed all’articolo 2, comma 4, del decreto-legge 17 giugno 2005, n. 106, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 156, quanto a euro 440 milioni per l’anno 2006 e 48 milioni di euro per per l’anno 2007, sono rispettivamente versati ad apposita contabilità speciale di tesoreria, per essere successivamente riversati all’entrata del bilancio dello Stato, quanto ad euro 92 milioni per l’anno 2007, ad euro 112 milioni nell’anno 2008 e ad euro 284 milioni nell’anno 2009. La predetta disposizione entra in vigore il giorno successivo alla data di pubblicazione della presente legge».

Em. 18.70 (testo 2) Governo

1344.

797-bis. Per la realizzazione dell’archivio storico dell’Unione europea, presso l’Istituto universitario europeo di Firenze, da allocare nel compendio di Villa Salviati in Firenze, è autorizzata la spesa di euro 5 milioni per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

18.42

Il Relatore

1345.

797-bis. E’ autorizzata la spesa di 2,8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per le spese di funzionamento e per la costruzione della nuova sede della "Scuola europea" di Parma.

18.43

Il Relatore

1346.

797-bis. Al comma 2 dell’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, le parole: "si è verificato il fatto dannoso" sono sostituite dalle seguenti: "è stata realizzata la condotta produttiva di danno".

relatore

1347.

798. All’articolo 1, comma 27, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, primo periodo, sono aggiunte, in fine, le parole: «, di 30 milioni di euro per l’anno 2007 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009».

Art. 214-bis

Incremento spese per la ricerca

1348.

798-bis. In favore delle regioni interessate dal radicamento territoriale dei fenomeni della criminalità organizzata è istituito un fondo vincolato per il triennio 2007-2009, per lo sviluppo e la diffusione nelle scuole di azioni e politiche volte all’affermazione della cultura della legalità, al contrasto delle mafie, ed alla diffusione della cittadinanza attiva, per un ammontare di 950.000 euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Le regioni interessate provvedono ad insediare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e d’intesa con il Ministro della pubblica istruzione, un proprio ufficio di coordinamento e monitoraggio delle iniziative. Il fondo di cui al presente comma opera attraverso un coordinamento tra le regioni interessate.

18.44

Il Relatore

1349.

798-bis. Con Decreto del Presidente della Repubblica di cui all’art. 17, comma 2 della legge 23 agosto 1988, n. 400, da adottare entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, si provvede al riordino della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi prevista dall’art. 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, in modo da assicurare un contenimento dei relativi costi non inferiore al venti per cento delle spese sostenute nell’esercizio 2006, e prevedendo un riordino e una razionalizzazione delle relative funzioni, anche mediante soppressione di quelle che possono essere svolte da altri organi.

18. 1528

Relatore

1350.

799. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica, è integrata di 14 milioni di euro per l’anno 2008.

Art. 214-bis

(Integrazione fondo per gli interventi strutturali di politica economica)

1351.

799-bis – All’articolo 1 della legge 23 novembre 2005, n. 266, dopo il comma 294, aggiungere il seguente:"294-bis. Non sono soggetti ad esecuzione forzata i fondi destinati al pagamento di spese per servizi e forniture aventi finalita` giudiziaria o penitenziaria, nonche´ gli emolumenti di qualsiasi tipo dovuti al personale amministrato dal Ministero della giustizia e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, accreditati mediante aperture di credito in favore dei funzionari delegati degli uffici centrali e periferici del Ministero della giustizia, degli uffici giudiziari e della Direzione nazionale antimafia e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Em. 18.165 Governo

1352.

800. Gli importi da iscrivere nei fondi speciali di cui all’articolo 11-bis della legge 5 agosto 1978, n. 468, introdotto dall’articolo 6 della legge 23 agosto 1988, n. 362, per il finanziamento dei provvedimenti legislativi che si prevede possano essere approvati nel triennio 2007-2009, restano determinati, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, nelle misure indicate nelle Tabelle A e B, allegate alla presente legge, rispettivamente per il fondo speciale destinato alle spese correnti e per il fondo speciale destinato alle spese in conto capitale.

Art. 216

(Fondi speciali e tabelle).

1353.

801. Le dotazioni da iscrivere nei singoli stati di previsione del bilancio 2007 e del triennio 2007-2009, in relazione a leggi di spesa permanente la cui quantificazione è rinviata alla legge finanziaria, sono indicate nella Tabella C allegata alla presente legge.

Iscrizione in Tabella C delle dotazioni di spesa

1354.

801 bis Al fine di consentire la piena realizzazione delle procedure di valorizzazione e di dismissione già avviate nell’ambito degli interventi di risanamento finanziario della Fondazione Ordine Mauriziano e nelle more della nomina dei relativi organi ordinari, nell’alinea del comma 1 dell’articolo 3 del decreto-legge 19 novembre 2004 n. 277, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 2005, n. 4, le parole: "ventiquatro mesi" sono sostituite dalle seguenti: "trentasei mesi". A decorrere dalla data di entrata in vigore del medesimo decreto legge la gestione dell’attività sanitaria svolta dall’Ente Ordine Mauriziano di cui all’art. 1 comma 1 dello stesso decreto legge si intende integralmente a carico dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, la quale succede nei contratti di durata in essere con l’Ente Ordine Mauriziano di Torino, esclusivamente nelle obbligazioni relative alla esecuzione dei medesimi successiva alla data di istituzione della predetta Azienda Sanitaria Ospedaliera. Sono inefficaci nei confronti dell’Azienda Ospedaliera Mauriziano di Torino i decreti di ingiunzione e le sentenze emanati o divenuti esecutivi dopo la data di entrata in vigore del Decreto Legge 19 novembre 2004 n. 277 convertito in Legge n. 4 del 21 gennaio 2005qualora riguardino crediti vantati nei confronti dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino , per obbligazioni anteriori alla data di istituzione della predetta Azienda Sanitaria Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. Nelle azioni esecutive iniziate sulla base dei medesimi titoli di cui al comma che precede, all’Ente Ordine Mauriziano succede la Fondazione di cui al comma 1 articolo 2 del citato decreto legge 19 novembre 2004 n. 277.

Riformulazione

Emendamento 18.45

1355.

801 ter La proprietà dei beni mobili ed immobili già appartenenti all’Ente Ordine Mauriziano di Torino è da intendersi attribuita, ai sensi dell’art. 2, comma 2, del decreto legge 19 novembre 2004 n. 277, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 2005 n. 4 alla Fondazione Ordine Mauriziano con sede in Torino, con esclusione dei beni immobili e mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali del presidio ospedaliero Umberto I^ di Torino e dei beni mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali dell’ Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo. La proprietà dei beni immobili già dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino, attribuita alla Fondazione Ordine Mauriziano, può essere trasferita a titolo oneroso e per compendi unitari comprendenti più unità, ai valori di mercato, alla Regione Piemonte nel rispetto dei contratti di affitto o locazione efficaci al momento del trasferimento. Alle operazioni di acquisto della Regione Piemonte non si applicano i vincoli previsti dalla normativa vigente in termini di prelazione agraria.

Riformulazione

Emendamento 18.45

1356.

802. Ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera f), della legge 5 agosto 1978, n. 468, come sostituita dall’articolo 2, comma 16, della legge 25 giugno 1999, n. 208, gli stanziamenti di spesa per il rifinanziamento di norme che prevedono interventi di sostegno dell’economia classificati fra le spese di conto capitale restano determinati, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, nelle misure indicate nella Tabella D allegata alla presente legge.

Determinazione in Tabella D delle spese di conto capitale

1357.

803. Ai termini dell’articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 5 agosto 1978, n. 468, le autorizzazioni di spesa recate dalle leggi indicate nella Tabella E allegata alla presente legge sono ridotte degli importi determinati nella medesima Tabella.

Riduzione di importo delle spese di Tabella E

1358.

804. Gli importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate da leggi a carattere pluriennale restano determinati, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, nelle misure indicate nella Tabella F allegata alla presente legge.

Indicazione in Tabella F delle spese a carattere pluriennale

1359.

805. A valere sulle autorizzazioni di spesa in conto capitale recate da leggi a carattere pluriennale, riportate nella Tabella di cui al comma 804, le amministrazioni e gli enti pubblici possono assumere impegni nell’anno 2007, a carico di esercizi futuri nei limiti massimi di impegnabilità indicati per ciascuna disposizione legislativa in apposita colonna della stessa Tabella, ivi compresi gli impegni già assunti nei precedenti esercizi a valere sulle autorizzazioni medesime.

Limite alla conoscenza di impegni di spesa

1360.

806. In applicazione dell’articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della legge 5 agosto 1978, n. 468, le misure correttive degli effetti finanziari di leggi di spesa sono indicate nell’allegato 1 alla presente legge.

Allegato 1 misure correttive degli effetti finanziari

1361.

807. In applicazione dell’articolo 46, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, le autorizzazioni di spesa e i relativi stanziamenti confluiti nei fondi per gli investimenti dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato sono indicati nell’allegato 2 alla presente legge.

Allegato 2 spese e stanziamenti confluiti nei Fondi

1362.

808. La copertura della presente legge per le nuove o maggiori spese correnti, per le riduzioni di entrata e per le nuove finalizzazioni nette da iscrivere nel fondo speciale di parte corrente è assicurata, ai sensi dell’articolo 11, comma 5, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, secondo il prospetto allegato.

Art. 217

(Copertura finanziaria ed entrata in vigore).

1363.

809. Le disposizioni della presente legge costituiscono norme di coordinamento della finanza pubblica per gli enti territoriali.

Finanza pubblica degli enti territoriali

1364.

809-bis. Le disposizioni della presente legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e delle relative norme d’attuazione.

Em. 18.167 Governo

1365.

810. La presente legge entra in vigore il 1º gennaio 2007 ad eccezione dei commi 538-bis, 538-ter, 538-quater, 538-quinquies, che entrano in vigore dalla data di pubblicazione della presente legge.

Em. 18.120(Testo 2) Governo

1366.

…Dopo il comma 3 dell'articolo 117 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, è aggiunto il seguente comma:

"3-bis. Sono esenti dagli obblighi previsti dal comma 1 gli intermediari di cui all'articolo 109, comma 2, lettere a), b) e d) che possano documentare in modo permanente con fideiussione bancaria una capacità finanziaria pari al 4 per cento dei premi incassati, con un minimo di euro 15.000, 00".

Em. 18.371

Grillo, Ferrara, Azzollini, Scarabosio

1367.

…Per l'attività della "Fondazione 20 marzo 2006", costituita ai sensi della legge della regione Piemonte 16 giugno 2006, n. 21, e finalizzata all'utilizzo ed alla valorizzazione del patrimonio costituito dai beni realizzati, ampliati o ristrutturati in occasione dei XX Giochi Olimpici invernali e dei IX Giochi Paraolimpici, è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008.

18.1

Il Relatore

 

 

18.92 (testo 2)

Il Governo

Al comma 392, sostituire l’elenco 1 annesso, ivi richiamato, con il seguente:

Elenco 1

(Articolo 18, comma 392)

QUOTE DA ACCANTONARE

Articolo,
comma

Intervento

Saldo netto
da finanziare

Indebitamento netto

(in milioni di euro)

2007

2008

2009

2007

2008

2009

18,74

Fondo promozione nuova edilizia alta efficienza energetica

5

10

15

5

10

15

18,85

Fondo insediamento infrastrutture strategiche energetiche

25

25

40

5

10

30

18,444

Fondo competitività

215

215

215

70

145

200

18,450

Fondo finanza impresa

30

50

55

10

15

20

18,477

Fondo articolo 16 legge del 1997n. 266

15

20

25

5

10

25

18,493

Fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà

10

20

0

5

10

10

18,471

FIRST

300

300

360

150

200

300

18,494

Imprese pubbliche

600

600

600

500

500

500

18,502

Autotrasporto

420

 

 

420

 

 

18,537

Alta velocità/Alta capacità

0

900

1.200

0

900

1.200

18,539

Apporto capitale Ferrovie S.p.A.

400

0

0

400

0

0

18,542

Rifinanziamento rete tradizionale F.S.

2.000

1.200

0

2.000

1.200

0

18,581

ANAS - Nuovi investimenti

 

1.500

1.500

 

400

500

18,743

Fondo per le spese di funzionamento della Difesa

30

350

200

30

350

200

18,802 (Tab. D)

Rifinanziamenti spese di investimento

3.026

1.504

6.438

1.400

800

1.000

 

 

7.076

6.694

10.648

5.000

4.550

4.000

 

 

TABELLE

 

 Conseguentemente, nella tabella A, apportare le seguenti variazioni:

sotto la voce: Ministero dell’economia e delle finanze:

2007:– 1.000;

2008:– 1.000;
2009:– 1.000;

 sotto la voce: Ministero degli affari esteri:

2007:– 1.000;

2008:– 1.000;

2009:– 1.000. 

Em. 18.57 (Testo 2) Governo

Conseguentemente, alla Tabella A, voce: Ministero dell’interno, apportare

le seguenti variazioni:

2007: – 42.800;

2008: – 51.776;

2009: – 51.776;

Em. 18.63 Governo

Conseguentemente: nella tabella A, sotto la voce: Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 10.000;

2008: – 20.000;

2009: – 20.000.

Em. 18.64 Governo

Conseguentemente, nella tabella A, apportare le seguenti variazioni:

voce: Ministero dell’economia e delle finanze:
2007:– 1.370;

2008:– 5.671;
2009:– 5.671.

voce: Ministero della giustizia:

2007:–3.000;

2008:– 15.000;
2009:– 15.000. 

Em. 18.65 (Testo 2) Governo

Conseguentemente nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 5.600;

2008: – – ;

2009: – – .

Em. 18.68 Governo

Conseguentemente, alla tabella A, alla voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007:+ 289.000;

2008:+ 162.000;
2009:+ 279.000.

Conseguentemente, alla Tabella C, rubrica: Ministero dell’università e della ricerca, voce:

«Legge n. 537: del 1993, interventi correttivi di finanza pubblica - Art. 5 - comma 1, lettera a), spese per il funzionamento delle università, (3.1.2.9 - finanziamento ordinario delle università statali - cap. 1694), apportare le seguenti variazioni:

2007: 13.000;

2008: – ;
2009: – .

Em. 18.70 (Testo 2) Governo

Nella tabella A, voce "Ministero dell’Interno", apportare le seguenti variazioni:

2007: -6.000

2008: - 6.000

2009: - 6.000

Em 18.71 (testo 2) Governo

Conseguentemente, alla Tabella A, voce «Ministero della Salute »,

sono apportate le seguenti variazioni:

2007: – 10.000;

2008: – 6.000;

2009: – 6.000.

Em 18.72 Governo

Conseguentemente, nelle tabelle seguenti, sotto la voce: Ministero

dell’economia e delle finanze apportare le variazioni come di seguito indicate

(in migliaia di euro):

Tabella A:

2008: – 2.000

Tabella E:

Decreto-legge n. 282 del 2004, convertito dalla legge 307 del 2004:

Disposizioni urgenti in materia fiscale e di finanza pubblica art. 10,

comma 5 (4.1.5.15 Interventi Strutturali di politica economica - cap. 3075)

2007: – 2.000;

2008: –

2009: – 2.000.

Em 18.87 Governo

Nella Tabella A, sotto la voce Ministero della salute, apportare le seguenti

variazioni:

2007: – 1.000;

2008: – 1.000;

2009: – 1.000.

Em. 18.98 Governo

Conseguentemente nella Tabella A, ridurre proporzionalmente gli accantonamenti relativi a tutte le rubriche, entro il limite di copertura, fino a concorrenza dell’importo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Em. 18.101 (testo 2) Governo

Conseguentemente alla Tabella A, voce: Ministero della salute, apportare

le seguenti modifiche:

2007: – 2.000;

2008: – 2.000;

2009: – 2.000.

Em. 18.104 Governo

Conseguentemente alla tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 60.000.

Em 18.105 Governo

Conseguentemente, alla Tabella E, rubrica: Ministero dello sviluppo economico, apportare le seguenti variazioni:

Legge finanziaria n. 289 del 2002: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria anno 2003) - Art. 61, comma 1, Fondo per le aree sottoutilizzate ed interventi nelle medesime aree (Settore n. 4), (6.2.3.12 - aree sottoutilizzate cap. 7493):
2007:52.000;

2008: 100.000;
2009: 100.000.

Em 18.109 (Testo 2) Governo

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007 + 25.000;

2008 + 75.000.

Em. 18.110 Governo

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 10.000.

Em. 18.118 Governo

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2009: – 30.000

Em. 18.119 (testo 2) Governo

Nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia e delle finanze introdurre la seguente variazione:

2007 - 5000

2008 - 5000

2009 - 5000

 

Conseguentemente, alla tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

- 35.000

Em. 18.130 (testo 3) Governo

Conseguentemente, al comma 800, alla Tabella A ivi richiamata, voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

18.3484

Russo Spena, Giannini, Tecce, Caprili, Albonetti

Conseguentemente, alla Tabella B, voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 165.800;

2008: – 150.000;

2009: – 150.000.

Em. 18.131 Governo

Conseguentemente alla Tabella B, voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 10.000;

2008: – 30.000;

2009: – 30.000.

Em. 18.132 Governo

Conseguentemente alla tabella C alla voce: Legge n. 292/1990: Ordinamento dell’Ente nazionale italiano per il turismo (3.1.5.22 ’ Presidenza del consiglio dei ministri – ENIT – cap. 2194), apportare le seguenti variazioni:

2007: – 828;

2008: – 828;

2009: – 828.

Em. 18.135 Governo

Conseguentemente, nella tabella A, voce Ministero dell’economia e

delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 50;

2008: – 50;

2009: – 50.

Em 18.138 Governo

Conseguentemente, alla tabella A, sotto la voce: Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 10.000;

2008: – 10.000;

2009: – 10.000.

Em. 18.147 Governo

Conseguentemente:

nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
     2007– 40.000;

     2008– 20.000;
     2009– 20.000.

Em. 18.144 (Testo 2) Governo

 

Em. 18166 Governo

 

Em.18 Tab A3 Testo 2

 

Em 18 Tab A 2

Nella tabella B, voce Ministero dell’economia e delle finanze, sono apportate le seguenti variazioni:

2007: + 3.000.000

Di cui regolazioni debitoria

2007: + 3.000.000

Conseguentemente:

- nella tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

- 82.000

- 100.000

per gli anni 2008 e 2009 ridurre proporzionalmente gli accantonamenti relativi a tutte le rubriche, entro il limite di capienza, fino a concorrenza dell’importo complessivo di 60 milioni di euro per l’anno 2008 e di 160 milioni di euro per l’anno 2009.

- nella tabella E,sotto Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007 2008 2009

(in migliaia di euro)

Decreto-legge n. 282 del 2004, convertito dalla legge 307 del 2004: Disposizioni urgenti in materia fiscale e di finanza pubblica art. 10, comma 5 ( 4.1.5.15 Interventi Strutturali

di politica economica – cap. 3075)
- 8.000 = =

Em. 18.105 Nuova formulazione Governo

Conseguentemente, nella Tabella A, voce Ministero dell’Economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 5.000

2008: - 5.000

2009: - 5.000

Em. 18.863 riformulato

Conseguentemente, alla tabella B, voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti modificazioni.

2007: — 5.000.

Em 18.4015 relatore

Conseguentemente alla tabella B, alla voce, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, modificare gli importi come segue:

2007: - 2.000;

2008: - 2,000;

2009: - 2.000.

emendamento 18.4122 (testo 2) relatore

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce: Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 900;

2008: – 900;

2009: – 900.

Em. 18.31 relatore

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri.

Em. 18.30 relatore

Conseguentemente all’articolo 18, comma 800, tabella A, voce: Ministero dell’ economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:

2007: - 50

Em. 18.4252 relatore

Conseguentemente all’articolo 18, comma 800, tabella A, voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: -50

2008: -50

2009: -50

Em. 18.4257 relatore

Conseguentemente, nella tabella A, sotto la voce: Ministero dell’economia e delle finanze, apportare la seguente variazione:

2010: – 10.000.

18.33

Il Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, alla voce Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 5.000;

2008: – 5.000;

2009: – 5.000.

18.42

Il Relatore

Conseguentemente, nella tabella E, sotto la voce: Ministero dell’economia e delle finanze inserire la seguente:

decreto-legge n. 282 del 2004, convertito dalla legge 307 del 2004: Disposizioni urgenti in materia fiscale di finanza pubblica – Art. 10, comma 5 (4.1.5.15 Interventi strutturali di politica economica – cap. 3075)

2007: – 950;

2008: – 950;

2009: – 950.

18.44

Il Relatore

Nella Tabella C, rubrica: Ministero della salute, alla voce: Legge n. 434 del 1998: finanziamento degli interventi in materia di animali d’affezione e per la prevenzione del randagismo (5.1.2.3 prevenzione del randagismo – cap. 5340), apportare le seguenti variazioni:

2007: + 1.000;

2008: + 1.000;

2009: + 1.000.

Conseguentemente, alla Tabella A, alla voce: Ministero dell’economia

e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 1.000;

2008: – 1.000;

2009: – 1.000.

18.Tab.A.1

Il Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, nella seguente misura:

2007: - 1.300

2008: - 9.400;

2009: - 6.000.

Em. 18.41 relatore

Conseguentemente, alla Tabella A, voce ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 7 milioni

2008: - 7 milioni

2009: - 7 milioni

Em 18.1349 Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, alla voce Ministero della salute, apportare le seguenti variazioni:

2007: — 10.300;

2008: — 11.300;

2009: — 16.300.

Em 18.1477 Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, rubrica Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - 10;

2008: - 10;

2009: - 10.

Em. 18.1535 Relatore

Riduzione Tab. E Interventi strutturali di politica economica

2007-1.000

em18.18 relatore

Conseguentemente, alla Tabella A, alla rubrica: Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: - l00

2008: - 100

2009: - 100

Em. relatore testo 2 Relatore

Conseguentemente,. alla Tabella A, alla rubrica: Ministero dell’economia e delle finanze, ridurre gli importi in modo corrispondente.

Em. 18.2471 testo 2 Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri.

Em. 18.29 Relatore

Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti modifiche:

2007: – 0,500;

2008: – 0,500;

2009: – 0,500.

Em. 4057 De Petris, Bosone, Nardini, Cusumano, Marcora, Legnini, Ripamonti

Conseguentemente, alla Tabella B, voce Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti modifiche:

2007: – 10.000;

2008: – 10.000;

2009: – 10.000.

18.4132

De Petris, Marcora, Cusumano, Nardini, Bosone, Legnini, Ripamonti

Conseguentemente, alla Tabella C, a tutte le rubriche, ridurre proporzionalmente gli stanziamenti di parte corrente, fino a concorrenza degli oneri, nel limite massimo del 3 per cento.

18.4153 Bosone

Conseguentemente, all’articolo 18, comma 800, tabella A, voce: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 1.000;

2008: – 1.000;

2009: – 1.000.

Conseguentemente, alla tabella A, Ministero per i beni e le attivita` culturali apportare la seguente variazione:

2007: – 1.500;

2008: – 1.500;

2009: – 1.500.

18.4172

De Petris, Marcora, Benvenuto, Bosone, Cusumano, Nardini, Legnini, Ripamonti

18.4301

Lusi, Boccia Antonio, Bobba, Legnini

Conseguentemente alla tabella A alla voce: Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti modifiche:

2008: – 1.000;

2009: – 1.000.

18.4312

Giambrone, Caforio

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri.

18.5103

Legnini, Angius, Benvenuto, Boccia Antonio, Lusi, De Petris, Di Lello, Micheloni

Conseguentemente, alla tabella A, ridurre proporzionalmente gli importi relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri.

18.6178

Micheloni, Pollastri, Randazzo, Turano, Legnini

Conseguentemente, alla tabella A, sotto la voce Ministero dell’economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni .

2007: -2000

2008: -2000

2009: - 2000

18.2472

Baio Dossi, Bodini, Binetti, Bassoli, Bosone, Emprin Gilardini, Caforio, Silvestri

Conseguentemente all’articolo 18, comma 800, tabella A, voce: Ministero degli affari esteri, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 500;

2008: – 500;

2009: – 500.

18.2447

Silvestri, Ripamonti, Palermi, De Petris, Cossutta, Pecoraro Scanio, Pellegatta, Donati, Rossi Fernando, Bulgarelli, Tibaldi

Conseguentemente, alla Tabella C ridurre le seguenti autorizzazioni di spesa per ciascuno degli anni 2007,2008 e 2009, dei seguenti importi (in migliaia di euro): «Legge n. 292 del 1990: – 10.000;

Decreto-legge n. 142 del 1991, articolo 6, comma 1 (provvedimenti a favore delle province di Siracusa, etc.): – 10.000;

Decreti legislativi n. 165 del 1999 e n. 188 del 2000: – 10.000».

18.5099

Tofani, Augello, Bobba, Cutrufo, Di Siena, Martora, Mongiello, Morra, Paravia, Perrin, Piccone, Poli, Rame, Roilo, Sanciu, Tibaldi, Turigliatto, Zuccherini

Conseguentemente, alla tabella C, ridurre proporzionalmente gli stanziamenti di parte corrente relativi a tutte le rubriche, fino a concorrenza degli oneri, nel limite massimo del 3 per cento.

18.6279

Tonini, Molinari, Perrin, Pinzger, Bosone, Thaler Ausserhofer, Peterlini

Al comma 801, alla Tabella C ivi richiamata, alla rubrica «Ministero del commercio internazionale», apportare le seguenti modificazioni: Legge 549 del 1995, Art. 1, comma 43: contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi (4.1.2.1 – cap. 2500)

2007: + 7.000;

2008: + 17.000;

2009: + 17.000.

Conseguentemente, al comma 800, alla Tabella A ivi richiamata, rubrica «Ministero degli affari esteri», ridurre di pari importo gli stanziamenti previsti.

18.Tab.A.28

Pollastri, Mantica, Scarabosio, Adragna, Ramponi, Polito, Zanda, Baccini, Micheloni, Papania, Lunardi, Pallaro, Turano, Randazzo, Bianco, Bobba, Binetti, Mele, Tonini, Lusi, Pianetta, Antonione, Strano, Cusumano, Divella, Tecce, Ranieri, Soliani, De Gregorio

Conseguentemente, alla Tabella A richiamata, Ministero dell’economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:

2007: – 2000.

 

18.4079 (testo 2)

Cusumano, Barbato

Conseguentemente, alla Tabella B, voce Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, apportare le seguenti modificazioni:

2007:– 25.000;

2008:–40.000;
2009:– 40.000.

18.4160 (testo 2)

Bosone

Conseguentemente alla Tabella C, voce decreto legislativo n. 300 del 1999: Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59 – Articolo 70, comma 2, finanziamento agenzie fiscali (Agenzia del demanio) (6.1.2.9 Agenzia del demanio cap. 3901) apportare le seguenti modifiche:

 

 

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N.B Per le tabelle annesse all'emendamento si faccia riferimento all'elenco cronologico dei Resoconti in formato PDF, seduta 88.

 


CORREZIONI INTRODOTTE DAL GOVERNO ALL'EMENDAMENTO 1.1000 (TESTO CORRETTO)

 

1. AL COMMA 1, LE PAROLE: «9.520 MILIONI DI EURO» SONO SOSTITUITE DALLE SEGUENTI: «12.520 MILIONI DI EURO»

2. Il contenuto del comma 258 deve intendersi come sostitutivo della novella al codice della navigazione recata dal precedente comma 257 e non come aggiuntivo ad essa

3. Al comma 265, dopo le parole: «aree naturali protette» inserire la congiunzione: «e»

4. Al comma 545, lettera a), dopo le parole: «in servizio», sostituire la parola: «di» con le seguenti: «fino a» e al comma 546, sostituire le cifre: «10,5» e «3» rispettivamente con le seguenti: «8,5» e «5»

5. Al comma 1018, dopo le parole: «un contributo quindicennale di 1,5 milioni di euro» sono inserite le seguenti: «a decorrere da ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009»

6. Al comma 1193, secondo periodo, la cifra «1.500» è sostituita dalle seguenti parole: «rispettivamente 1.000 e 500»

7. Dopo il comma 1325 inserire il seguente:

«1325-bis. La legge 28 luglio 2004, n. 193, è prorogata fino al 31 dicembre 2009. Per l'attuazione degli articoli 1 e 2 della predetta legge è autorizzata la spesa di euro 6.200.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009»

8. Trasformare il capoverso 2 del comma 220 in comma 221

9. Al comma 462, primo periodo, sostituire le parole: «31 mano 2007» con le seguenti: «31 marzo 2007»

10. Al comma 466, dopo le parole: «II Ministro dell'economia e delle finanze» sostituire la parola: «e» con le seguenti: «, di concerto con»

11. Al comma 480, dopo le parole: «I componenti» inserire le seguenti: «della Commissione di cui al comma 174»

12. Al comma 504, spostare le parole: «, sentito il Ministero delle infrastrutture,» prima delle parole: «è autorizzato a procedere»

13. Al comma 506, primo periodo, sostituire le parole: «commi 9, 10, 11, 23,» con le seguenti: «commi 9, 10, 11, »

14. Al comma 567, primo periodo, sostituire le parole: «successivo comma 2» con le seguenti: «terzo periodo del presente comma»

15. Al comma 654, sostituire le parole: «oltre alla istituzione» con le seguenti «o di istituzione»

16. Sopprimere il comma 702

17. Al comma 720, primo periodo, dopo le parole: «editino giornali quotidiani» inserire la seguente: «o»

18. Al comma 766, terzo periodo, sostituire le parole: «di concerto con il Ministero» con le seguenti: «di concerto con il Ministro»

19. Al comma 766, ultimo periodo, sostituire le parole: «di cui al comma 1» con le seguenti: «di cui al presente comma»

20. Trasformare la seconda parte del comma 773 in un autonomo comma

21. Al comma 823, sostituire le parole: «dopo la parola: "oggetto delle convenzioni ubicati" sono aggiunte le seguenti: "nei Paesi dell'Unione europea"» con le seguenti: «dopo le parole: "sul territorio dell'Unione europea" sono inserite le seguenti: "nei Paesi"»

22. Al comma 827, lettera b), capoverso lettera d), sostituire le parole: «di cui alla lettera e)» con le seguenti: «di cui alla lettera c)»

23. Al comma 854, spostare le parole: «Tale struttura opera in collaborazione con le regioni nel cui ambito si verificano le situazioni di crisi d'impresa oggetto d'intervento» dopo le seguenti: «delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura»

24. Al comma 890, dopo le parole: «legge 23 dicembre 2005, n. 266, » inserire la seguente: «e»

25. Al comma 912, trasformare il capoverso: «L'articolo 29, comma 2» in un autonomo comma.

26. Al comma 913, dopo le parole: «L'offerente» inserire le seguenti: «di cui al comma 910»

27. Al comma 1000, alinea, sostituire le parole: «il comma 11-bis è sostituito dai» con le seguenti: «dopo il comma 11 sono aggiunti i»

28. Al comma 1000, capoverso 11-bis, sostituire le parole: «ai commi 6 e» con le seguenti: «al comma 6».

29. Al comma 1000, capoverso 11-quinquies, ultimo periodo, dopo le parole: «il termine massimo di deposito» inserire la seguente: «è»

30. Al comma 1004, alla lettera d) sostituire le parole: «l'articolo i» con le seguenti: «l'articolo 1»

31. Al comma 1026, sopprimere il numero: «577-ter» e sostituire le parole: «di cui al comma precedente» con le seguenti: «di cui al presente comma»

32. Al comma 1047, sostituire le parole: «il Ministero della difesa ed il Ministero dell'università e della ricerca» con le seguenti: «il Ministro della difesa e il Ministro dell'università e della ricerca»

33. Al comma 1050, sopprimere il secondo periodo del capoverso «art. 4, comma 1» e sostituirlo con la seconda parte dello stesso comma 1050

34. Al comma 1059, primo periodo, dopo le parole: «ricognizione della » inserire la seguente: «situazione»

35. Trasformare il capoverso 604-quater del comma 1063 in un autonomo comma

36. Trasformare il capoverso 638- ter del comma 1111 in un autonomo comma

37. Al comma 1119, ultimo periodo, sostituire le parole: «di cui alla lettera c) del comma 644-ter» con le seguenti: «di cui al comma 644-ter».

38. Al comma 1120, nel primo e nel secondo periodo, sostituire le parole: «ai sensi dell'articolo 17, comma 2» con le seguenti: «ai sensi dell'articolo 17, comma 3»

39. Al comma 1122, sostituire l'alinea con il seguente: «Alla normativa in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili sono apportate le seguenti modificazioni:»

40. Al comma 1122, lettera f), sostituire le parole: «articolo 39» con le seguenti: «articolo 43»

41. Sopprimere il comma 1147

42. Sopprimere il comma 1166

43. Al comma 1235, dopo le parole: «il contratto autoferrotranvieri», sostituire le parole: «alla data» con le seguenti: «di cui all'articolo 23»

44. Al comma 1238, alinea, sostituire la parola: «detratta» con la seguente: «destinata»

45. Al comma 1251, ultimo periodo, sostituire le parole: «di cui al periodo precedente» con le seguenti: «di cui al comma 749».

46. Spostare i commi 1354 e 1355, nonché i commi 1366 e 1367, dopo il comma 1351

47. Numerare i commi in sequenza progressiva e coordinare conseguentemente i riferimenti interni

________________

N.B. Per gli articoli, le Tabelle 1, 2 e 3, l'elenco 1, gli Allegati 1 e 2, il prospetto di copertura, le Tabelle A, B, C, D, E e F recati dal disegno di legge n. 1183 così come trasmesso dalla Camera dei deputati si fa rinvio allo stampato Atto Senato 1183 .

In considerazione del loro numero non vengono inoltre pubblicati in Allegato A gli emendamenti e gli ordini del giorno non presi in considerazione a seguito della posizione della questione di fiducia sull'emendamento 1.1000 e che sono disponibili in bozza di stampa nel fascicolo n. 1 del 12 dicembre 2006 (artt. da 1 a 17) e del 15 dicembre (art. 18), nonché nel fascicolo 1, annesso I, del 14 dicembre 2006.

 

 

NOTA DI VARIAZIONI

APPROVATA

Terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 ed al bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (1184-quater) (*)

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(*) Per il contenuto della Nota di variazioni si rinvia allo stampato 1184-quater .


SENATO DELLA REPUBBLICA

¾¾¾¾¾¾¾¾¾  XV LEGISLATURA  ¾¾¾¾¾¾¾¾¾

 

90a SEDUTA

PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

VENERDÌ 15 DICEMBRE 2006
(Pomeridiana)

Presidenza del vice presidente CAPRILI,

indi del presidente MARINI

e del vice presidente CALDEROLI

 

 

Seguito della discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(1183) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (Approvato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 15,20)

 

Seguito della discussione e approvazione della questione di fiducia.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana è proseguita la discussione sulla questione di fiducia.

È iscritto a parlare il senatore Franco Paolo. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signor Presidente, colleghi senatori, la legge finanziaria sulla quale è stato posto il voto di fiducia, mostra innumerevoli contraddizioni: in ordine alla politica fiscale e alla situazione delle entrate che si è manifestata nell'anno in corso, alla destinazione delle risorse e all'innumerevole mole di norme contenute, alla corrispondenza rispetto al Documento di programmazione economica e finanziaria e al programma elettorale con cui l'Unione si era presentata agli elettori.

Trattare di tutti questi aspetti non mi è possibile, per i tempi di cui dispongo, ma la consistente componente fiscale, e più in generale delle entrate, ritengo meriti un approfondimento.

Infatti, un bilancio pubblico che dispone di impreviste e positive maggiori entrate che variano da un minimo accertato di oltre 33 miliardi di euro ad un massimo, da verificare entro la fine dell'esercizio, di circa 38 miliardi, non può in maniera imperterrita conservare nella programmazione per il 2007 una manovra di 34,3 miliardi, composti per due terzi dalle maggiori entrate dovute all'aggravio della pressione fiscale o, perlomeno, non lo può fare senza causare un rallentamento dell'economia che si manifesterà nel 2008, determinando un'inversione di tendenza rispetto alla pur flebile ripresa dell'anno in corso.

Non può esistere altra motivazione seria, se non quella ideologica, a giustificare un simile atteggiamento che si può riassumere nei seguenti princìpi elementari: in un contesto di elevata pressione fiscale, di elevato debito pubblico, finanziario e burocratico, di ciclo recessivo, come detto, solo recentissimamente e minimamente convertito in un ciclo di crescita, di sottocapitalizzazione industriale, di gap tecnologico e d'investimento, il bilancio pubblico, a fronte di ottime e maggiori entrate fiscali, incrementa ulteriormente la pressione fiscale dello Stato e, indirettamente, degli enti locali, pur senza individuare concrete strategie e stanziamenti per favorire crescita, sviluppo e consumi.

Oltre a questo, pur avendone correttamente individuato la pericolosa consistenza al tempo dell'approvazione del DPEF, non interviene a frenare la spesa pubblica corrente, vera spina nel fianco del bilancio pubblico, anzi, demagogicamente e fortunatamente senza concreta attuazione, auspica il suo incremento con i proclami di trasformazione di centinaia di migliaia di contratti del pubblico impiego da tempo determinato a tempo indeterminato.

Premettendo che la politica delle entrate attuata in questo primo scorcio di legislatura si trova nel decreto Bersani-Visco, nel decreto fiscale collegato e nella presente legge finanziaria, uno degli argomenti addotti a giustificazione di questa suicida politica fiscale consiste nel recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale. A parte che non sono due aspetti, evasione ed elusione, comparabili, credo sia interessante fare nel merito alcune considerazione sui recenti dati forniti dall'ISTAT sull'economia sommersa, per comprendere come, al contrario, il recupero dell'evasione così programmato sia solo una pia illusione.

La relazione tratta correttamente del termine sommerso, attribuendo valore distinto alle varie componenti, precisando che nell'esame vengono identificate «le diverse componenti della stima complessiva del valore aggiunto, riconducibili al fenomeno della frode fiscale e contributiva». Quei dati indicano che il valore aggiunto del sommerso è compreso tra il 16,6 per cento (230 miliardi) e il 17,7 per cento del PIL (246 miliardi) e mostra, nei dati storici, un modesto incremento tra il 2000 e il 2001 e un'interessante contrazione (tra 1 e 1,5 punti percentuali) dal 2001 al 2004.

Ciò dimostra che l'evasione non è affatto aumentata nel quinquennio precedente, anzi è diminuita; ciò dimostra altrettanto che gli strumenti impiegati nel quinquennio precedente (anche i vituperati condoni, anche il rientro dei capitali a tassi vantaggiosi) non hanno creato aspettative di impunità. Anzi, la riduzione delle aliquote fiscali ha reso più appetibile il rispetto delle norme.

Mettiamo una pietosa croce sulla pseudoredistribuzione equitativa dell'aggiornamento della progressività IRPEF attuata con questa finanziaria, da più parti dimostrata infruttuosa o negativa anche per i redditi modesti.

Ma la relazione ISTAT è interessante anche per altri aspetti, ad esempio quelli riguardanti il sommerso stimato per le diverse aree di attività economica (con agricoltura e servizi che sopravanzano notevolmente l'industria) o quelli riguardanti le unità di lavoro, regolari o non regolari, per posizione nella professione (con i dipendenti che sopravanzano di gran lunga, tre volte e mezza, gli indipendenti).

Questo ultimo dato non può che risultare ovvio - proporzioni contrarie non sarebbero ipotizzabili - però potremmo permetterci qualche riflessione su alcune gratuite criminalizzazioni fatte dal presidente del Consiglio Prodi. Mi riferisco, in modo particolare, alle accuse di evasione rivolte all'artigianato e alla piccola impresa e alla tacita assoluzione di un variegato esercito, anche di dipendenti pubblici, che svolgono un secondo lavoro in nero.

Se poi integriamo questi dati statistici con gli studi attuati sulla distribuzione territoriale dell'evasione, otteniamo un altro spaccato nei confronti del quale l'azione di repressione del Governo sarà assolutamente inefficace. Sul lavoro nero uno studio della CGIA di Mestre, rielaborando dati ISTAT, ha definito una tabella, con valori pro capite, che indica tra le Regioni più virtuose, nell'ordine, Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana e, tra le più soggette al fenomeno dell'evasione, sempre a valori pro capite e nell'ordine, Calabria, Sicilia, Valle d'Aosta, Campania e Puglia.

La domanda che mi pongo è allora la seguente: cosa è stabilito in finanziaria affinché il controllo del fenomeno trovi corrispondenza con l'individuazione di aree e settori a rischio? Nulla. Gli interventi e le norme sono indiscriminati; non esiste strategia legislativa ed operativa che conduca ad indirizzi specifici.

Con il riferimento agli studi ISTAT ho voluto dimostrare che, alla vacuità propagandistica dell'azione fiscale della maggioranza e del Governo, corrisponde la concretezza penalizzante nei confronti di chi, invece, in gran parte adempie regolarmente ai propri doveri fiscali.

Il motivo è molto semplice: se non si tiene conto né delle differenze settoriali né degli andamenti temporali né degli strumenti adottati in tali periodi né delle distribuzioni territoriali, quale risultato potrà essere ottenuto nella lotta all'evasione fiscale? Se invece, dietro al paravento della lotta all'evasione, si opera solo con strumenti che aggravano la burocrazia, con adempimenti minuziosi ed astrusi (tra i quali svetta, per ingegno, quello del pagamento con strumenti bancari dei professionisti), con la camicia di forza degli studi di settore, con l'inasprimento della curva delle aliquote, dell'incremento delle aliquote sulle rendite finanziarie, o con tutti i consistenti ritocchi utili a reperire nuove entrate (sulle autovetture, ad esempio, di uso aziendale), non si produrranno che crisi settoriali, contrazioni nei consumi, probabilmente maggiore evasione.

Un esempio tra i molti di schizofrenia normativa che non tiene conto dell'evoluzione e della realtà dei fatti lo troviamo anche a proposito del ribasso dei listini dei farmaci. Tutti comprendiamo che sarebbe bello spendere poco o pochissimo per i farmaci che acquistiamo. Quindi, il fatto che la manovra finanziaria renda strutturali i tagli ai prezzi dei farmaci anche per gli anni a venire possiamo, ad una analisi superficiale, ritenerlo un fatto positivo.

Ma se poi andiamo a comparare la crescita della spesa farmaceutica nel nostro Paese nell'ultimo quinquennio (1,7 per cento) con quella degli altri Paesi dell'UE (Germania 5,9 per cento, Austria 20,2 per cento, Regno Unito e Spagna oltre il 40 per cento), ben comprendiamo che cerchiamo la soluzione ad Est quando il problema viene da Ovest. Il problema si trova in chi gestisce la spesa sanitaria farmaceutica. Allora, cosa facciamo? Penalizziamo stabilmente i produttori dei farmaci!

In questo modo sopprimiamo fìsicamente le nostre aziende e conseguentemente la ricerca nel campo della farmaceutica e della medicina, ma non intacchiamo l'inefficienza, o peggio, di chi gestisce gli acquisti e la distribuzione dei farmaci.

Credo che l'esempio di questa legge finanziaria campeggerà a lungo nei testi di politica economica, magari confrontato con le strategie di Einaudi (e Menichella) del primissimo dopoguerra, le quali ultime fortunatamente hanno favorito il miracolo economico postbellico.

Voglio ricordare - parlando di imposte, appunto - la via proposta da Einaudi che mi sembra, ieri come oggi, la più idonea ad essere perseguita: «L'ottima imposta non è necessariamente alta o bassa; ed ottima può essere un'imposta del 20 per cento e preferibile a quella del 5 per cento. Ottima è quell'imposta data la quale, in un dato momento e luogo, si ottiene il miglior soddisfacimento dei bisogni pubblici compatibilmente con la produzione del più abbondante flusso di reddito nazionale. (...) ottimo è quell'incremento di imposta il quale si adatta all'equilibrio economico preesistente e meno lo turba, con il minimo attrito, con il massimo rendimento per lo Stato e col massimo incremento del reddito privato. Ottima è l'imposta per la quale non diminuisce, ma cresce l'ammontare del reddito nazionale in confronto di quello che sarebbe stato senza di essa».

Mi chiedo, se fosse presente e avesse analizzato la politica delle imposte di questo Governo e questa finanziaria, cosa penserebbe Luigi Einaudi. Naturalmente è un pensiero che voglio affidare soprattutto al ministro dell'economia Padoa-Schioppa. Credo superfluo ricordare le condizioni in cui Einaudi operò, in un Paese ad inflazione devastante, distrutto dalla guerra, sia nelle sue strutture pubbliche che in quelle dell'economia privata.

In conclusione, le scelte scellerate che pervadono quasi tutta la legge finanziaria soggiacciono a delle ragioni anti-economiche, con una interpretazione della funzione del bilancio pubblico come strumento di attuazione di mere concezioni ideologiche dell'economia, totalmente estraneo all'economia liberale e concorrenziale. La rendita, come espressione economica del benefìcio della posizione e dell'oligarchia politica e finanziaria, è fotografia perfetta di una situazione statica e sopraffà il profìtto, come risultato delle componenti del conto economico, perenne confronto tra costi e ricavi, dinamica dell'efficienza e dell'evoluzione competitiva.

Nel giudizio su questa finanziaria dovremmo saper scegliere tra importanti pareri: dell'Unione Europea, che plaude ed approva il rispetto dei parametri, sorda e cieca, o meglio disinteressata, all'economia vera e complessa, e le agenzie di rating, che valutano il sistema nel suo insieme e che si preoccupano tanto del bilancio e dell'efficienza dello Stato quanto quello del sistema produttivo, della sua competitività internazionale, delle capacità d'investimento e progettualità.

La bocciatura che da queste ultime è giunta all'attuale manovra finanziaria esprime senza dubbio il giudizio più autentico, imparziale, concreto, a cui dobbiamo fare fede per quando sarà tempo, a breve, di invertire questa rotta. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rubinato. Ne ha facoltà.

 

*RUBINATO (Aut). Onorevoli colleghi, Governo e Parlamento sono stati impegnati negli ultimi sei mesi al varo di questa finanziaria, la quale è stata al centro della comunicazione mediatica per almeno gli ultimi tre mesi. Caricata forse di tante, troppe attese dopo cinque anni di crescita zero del Paese e di mancate riforme liberali, la manovra è stata accolta negativamente dal disorientamento dell'opinione pubblica e, in una certa misura, dalla stessa classe politica, incapace in parte, nella stessa maggioranza, di spiegarne le ragioni ed il senso, la cosiddetta mission. E così erano in tanti sabato 2 dicembre a sfilare per le vie di Roma contro le tasse.

Ma le proteste fiscali a cavallo fra due legislature non chiamano mai in causa un solo Governo. Come Tremonti e Visco si contendono il merito del boom delle entrate e, dunque, dell'incremento della pressione fiscale nel 2006, così la rivolta contro le tasse non può che scaturire anche dalle leggi di bilancio della passata legislatura.

Le finanziarie tra il 2002 e il 2005 ci hanno lasciato in eredità una crescita di due punti del rapporto fra spesa pubblica primaria e prodotto interno lordo, dal 42 al 44 per cento. Il Governo Berlusconi, in quegli anni solidamente al potere, ha obbligato tutti gli italiani, inconsapevolmente, a firmare una cambiale esigibile dal primo Governo che fosse fiscalmente responsabile.

I DPEF della passata legislatura hanno applicato la strategia degli annunci, promettendo imminenti e consistenti sgravi IRPEF alle famiglie, tagli all'IRAP pagata dalle imprese e annunciando una lunga serie di misure spesso poi inattuate. È stata una consapevole strategia dell'illusione.

Viene perciò legittimo chiedersi se Berlusconi, quando era alla guida del Governo, sapesse davvero cosa bisognava fare e, dato che dal palco di Roma non si è udita una sola parola di autocritica sulla gestione dei conti pubblici nella passata legislatura, l'interrogativo rimane e rimarrà attuale.

Nella manovra economica proposta da questo Governo vi è finalmente una discontinuità importante rispetto alla legislatura appena iniziata. Si è cominciato a passare, ne siamo convinti, dalla politica degli annunci a quella dei fatti. A capo il DPEF è consapevole del fatto che l'unico modo per risanare i conti pubblici risiede nell'abbassare il rapporto fra spesa pubblica e PIL e identifica le aree cruciali per interventi di contenimento della spesa.

A differenza del suo predecessore, l'attuale Ministro dell'economia ha dato già prova che sotto la sua guida l'Italia onorerà i debiti, evitando di ricorrere a una tantum creative. Il ministro Padoa-Schioppa afferma oggi in una intervista: sono sereno, l'Italia ci capirà. Poiché è persona seria e ritengo creda nella politica dei fatti, egli ha fiducia che, passato lo tsunami mediatico-politico, questo Governo riconquisterà la fiducia degli italiani, perché finalmente si cominceranno a vedere i fatti.

Molti dicono che non si vede la mission di questa manovra. Ebbene, dopo il passaggio al Senato, la mission è scritta nero su bianco all'articolo 1 della finanziaria, dove si dispone che le maggiori entrate tributarie che si realizzassero nel 2007 saranno destinate prioritariamente a realizzare gli obiettivi di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, ma, in quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi di sviluppo ed equità sociale.

Dunque, primo obiettivo: ridurre il nostro debito pubblico perché la sua dimensione, in assoluto e non solo in rapporto al PIL, ci rende molto vulnerabili al rischio di turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Siamo nelle loro mani, nel senso che i nostri titoli di Stato sono detenuti oggi per più di metà da investitori esteri, molti dei quali istituzionali, non più dalle nostre famiglie, come era nel passato. Chi oggi propone di limitarsi a stabilizzare il debito ama probabilmente giocare alla roulette russa.

Secondo obiettivo: adottare come strumento fondamentale la lotta all'evasione fiscale. Se è innegabile che l'obiettivo di riduzione del deficit viene raggiunto con un aumento delle entrate nette dello Stato, tuttavia, non tutte le entrate rappresentano un aumento di prelievo netto aggiuntivo sul settore privato. I proventi della lotta all'evasione fiscale, appunto, oltre a rispondere a un'ovvia esigenza di equità, non sono un prelievo aggiuntivo su cittadini e imprese che già adempiono al loro dovere fiscale e non hanno un effetto recessivo nel medio periodo, perché una riduzione dell'evasione fiscale comporta anche una riduzione delle distorsioni della concorrenza tra soggetti altrimenti uguali.

Terzo obiettivo: la mission, puntare alla crescita e all'equità sociale. Abbandonato l'armamentario ideologico del passato, l'articolo 1 di questa finanziaria riconosce che la ricchezza, per essere distribuita, va prima prodotta. Il Governo, questa maggioranza, dimostrerà di voler e saper sostenere in questo Paese chi lavora e chi produce, l'Italia fatta anche dalle tante piccole e medie imprese che combattono sui mercati, che innovano, che non si arrendono. Questo è lo dico per inciso, anche un problema politico vero per la nostra maggioranza, quello di colmare la distanza con la parte più produttiva, vivace, dinamica della società italiana.

Se dunque l'oggetto di un nuovo patto sociale è innanzi tutto lo sviluppo, la crescita, la produttività dei fattori, bisogna ultimare quanto prima il cammino di questa finanziaria per mettere subito mano alle riforme (liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, riforma della pubblica amministrazione, infrastrutture materiali ed immateriali, federalismo).

Un piccolo accenno sul federalismo. In questa finanziaria sono state accolte due proposte, ai commi 143 e 704 del maxiemendamento, che costituiscono a mio avviso delle innovazioni fondamentali. Al comma 143 si stabilisce che l'addizionale comunale all'IRPEF sarà versata dal periodo di imposta 2007 direttamente ai Comuni. È un'innovazione in senso autenticamente federalista, possibile a Costituzione vigente.

Al comma 704 viene stabilita finalmente una misura premiale per gli enti locali che rispetteranno il Patto di stabilità nel 2006. L'incremento del gettito compartecipato - derivato dalla introduzione della compartecipazione dinamica all'IRPEF da parte dei Comuni, novità anticipata, al Senato, già al prossimo anno - che si verificherà nel 2008 sarà distribuito esclusivamente ai Comuni che hanno rispettato il Patto di stabilità nel 2006.

L'articolo 1 dice anche altro, cioè che bisognerà mettere mano alla riduzione della pressione fiscale, perché sappiamo che una politica incentrata sull'aumento delle tasse nel medio periodo blocca la crescita e genera instabilità politica. Una prima scadenza, lo dice sempre l'articolo 1, sarà sul punto il prossimo 30 settembre, quando si dovrà verificare seriamente la possibilità di ridurre la pressione fiscale che, dal 2005 al 2007, è previsto un aumento di oltre due punti.

Ma insieme alla crescita e allo sviluppo, a noi sta a cuore l'obiettivo fondamentale dell'equità sociale. La stella polare della nostra politica è infatti l'eguaglianza, non l'egualitarismo. Una politica egualitaria è caratterizzata, secondo la nota distinzione di Bobbio, dalla tendenza a rimuovere gli ostacoli, per riprendere l'espressione dell'articolo 3 della nostra Costituzione, quegli ostacoli che rendono gli uomini e le donne meno uguali. Una politica riformista, infatti, non si arrende alle diseguaglianze, non le accetta come un fatto ineluttabile, ma pone in essere ogni iniziativa volta a porre gli uomini e le donne sulla stessa linea di partenza nella competizione della vita.

Dunque, sviluppo ed equità sono gli obiettivi di questa manovra, mentre legalità e riforme ne sono gli strumenti. Questa è la mission della nostra maggioranza che non siamo ancora riusciti a comunicare al Paese, vista la veemente reazione dell'opinione pubblica a una finanziaria che è stata fatta passare come quella che aumenta la spesa e le tasse proprio da chi lo ha fatto già con successo per i cinque anni precedenti.

Tuttavia, forse non siamo riusciti a comunicarlo perché, dopo tanti anni di politica degli annunci, gli italiani sono disincantati, non credono più ai proclami della politica e forse anche perché questo Paese è un po' contraddittorio. Gli italiani sono affetti, scriveva ieri Ilvo Diamanti su «la Repubblica» da strabismo etico: vogliono che i servizi sociali restino in mano al pubblico, ma ne sono insoddisfatti; si rendono conto che bisogna riformare le pensioni, ma si oppongono a una riforma che allunghi l'età pensionabile; sono d'accordo sulle liberalizzazioni, ma non per la propria categoria, per il proprio ordine professionale; non vogliono aumenti delle tasse, ma non accettano neppure riduzioni della spesa per i servizi; chiedono legalità, ma sono indulgenti verso i comportamenti illeciti in ambito sociale ed economico.

Gli italiani che oggi protestano forse pensavano che bastasse cambiare la guida del Paese perché le cose andassero meglio; sono delusi e diffidenti, non solo da oggi, verso la classe politica e forse ne hanno ben ragione, perché la classe politica è stata prigioniera, in tanti anni, del consenso ed incapace di fare le riforme nell'interesse generale quando questo costa in termini di consenso.

Urge dunque passare dalla politica degli slogan alla politica dei fatti. Se il centro‑sinistra vuole continuare a governare, se ambisce a farlo per almeno due legislature, il tempo minimo per completare le riforme strutturali necessarie a far ripartire il Paese, deve davvero mettersi a fare, e al più presto, le cose che sappiamo di dover fare, quelle annunciate nel DPEF con coraggio e lucidità, come si è fatto del resto con la scelta di privatizzare Alitalia, bloccando il drenaggio di denaro pubblico e lasciando al mercato la decisione sulle alleanze. Questo è un esempio concreto, un fatto, del cambiamento di rotta rispetto al passato: solo così si convincerà il Paese.

Il Paese, signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è già oltre questa finanziaria. Mettiamoci, dunque, subito al lavoro per fare le riforme, non ultima quella della sessione di bilancio, perché il Paese non può premettersi più di investire così tanto tempo in una sola legge, lasciando che su una partita così importante prevalga, come è prevalsa, la logica dell'appartenenza e della contrapposizione politica, anziché quella della responsabilità istituzionale nell'interesse generale del Paese.

Auguro, dunque, buon lavoro al Governo, auspicando sin dall'inizio del prossimo anno un confronto e una collaborazione ancora più continua e proficua tra esso e il Parlamento nell'interesse generale del Paese. (Applausi dal Gruppo Aut).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mannino. Ne ha facoltà.

 

MANNINO (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, gli annali della storia nazionale annovereranno l'intera vicenda di questa legge finanziaria come il punto culminante della crisi politica istituzionale che ha colpito l'Italia e che si trascina ormai da alcuni anni. Il mio non è un giudizio apodittico di parte, ma è la constatazione del punto in basso al quale è pervenuta questa vicenda.

In altre epoche la centralità del Parlamento, il rispetto rigoroso delle regole procedurali era il punto fermo delle posizioni politiche di opposizione, ma era, al tempo stesso, il limite al quale si attenevano rigorosamente le forze di Governo.

L'ormai discutibile introduzione della legge finanziaria fu determinata, negli anni Settanta, dalla precisa istanza di inchiodare il Governo a scelte di finanza pubblica controllate e fermamente determinate dal Parlamento, in coerenza con l'essenza stessa del Parlamento, che sorge, nella sua prima manifestazione storica, per controllare le tasse stabilite dal re e l'uso che egli stesso ne avrebbe fatto.

Orbene, il Governo si è prestato a portare, nella forma del diktat - non si può definire diversamente - implicato dalla questione di fiducia, un disegno di legge finanziaria inqualificabile sotto l'aspetto procedurale, ma anche molto discutibile, e per me inqualificabile, sotto il profilo sostanziale.

Mi sembra quasi singolare - l'ho sentito da alcuni colleghi della maggioranza - ricordare che la legge finanziaria dovrebbe essere composta da pochi articoli. È vero, è anche invalso in altro tempo una procedura diversa, ma mai si era arrivati al punto odierno, in cui il Parlamento (il Senato, nel nostro caso) deve esaminare un testo di commi, neppure di articoli, che dovrà votare con il tasto rosso o con il tasto verde.

È innanzitutto sotto questo aspetto che essa va fermamente contestata, perché la procedura parlamentare è una condizione essenziale della regola democratica. Così si ha soltanto uno svuotamento totale del Parlamento, ridotto a ratificare o a disapprovare. Nel merito poi - ed è stato ampiamente motivato da molti interventi - abbiamo un disegno di legge finanziaria privo di punti cardinali.

 

Presidenza del presidente MARINI (ore 15,50)

 

(Segue MANNINO). Si realizza un incredibile prelievo fiscale; in un anno in cui l'evoluzione economica, non altro, dà il risultato di una sopravvenienza molto forte, si verifica un prelievo fiscale in misura non giustificata da razionali fini ed obiettivi. Il risanamento non è collocato in una prospettiva, anche temporale, che dovrebbe aggredire o almeno ridurre lo stock del debito pubblico.

La norma contenuta nel primo comma di questa legge finanziaria - lo sanno tutti, onorevoli senatori - è soltanto una norma slogan, una norma manifesto, che non avrà alcuna concreta conseguenza e alcun concreto seguito. Anzi, c'è addirittura uno scarto, un salto logico di proporzioni sconvolgenti, tra questa legge finanziaria e il DPEF, pur criticabile, come lo è stato da parte nostra; ma in prospettiva positiva il DPEF accennava e disegnava una strategia per la finanza pubblica e per l'economia del Paese.

Adesso è stato compiuto un salto all'indietro, un salto nel buio. Le risorse prelevate che si cumulano con le sopravvenienze del gettito tributario - effetto di una ripresa economica indotta dalla generale ripresa registrata quest'anno dall'area europea e, segnatamente, dalla locomotiva tedesca - non vengono utilizzate minimamente per finalità che possano essere il segno di un progetto per il Paese.

Qualcuno ha detto: manca una mission. Se la mission indicata è quella dell'articolo 1, è soltanto - lo ripeto - retorica da manifesto.

Alla presentazione della legge finanziaria con il Ministro dell'economia alcuni suoi colleghi avevano cantato il ritornello:equità risanamento e sviluppo. Ne siamo profondamente lontani. Non è neanche vero, onorevoli senatori della sinistra di questa maggioranza (non mi permetto nessuna definizione, non so se dire sinistra estrema, radicale o altro), che sia contro i ricchi, perché spigolando tra i 1365 commi, troverete che i ricchi (con la «r» maiuscola) hanno portato, ciascuno di loro, un pacco dono più grande di quanto si possa immaginare. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Scarpa Bonazza Buora). E, per somma ironia, il beneficio che è stato loro elargito non ha neppure assunto la forma di un incentivo finalizzato a una trasformazione dell'apparato produttivo, a una crescita delle strutture dell'industria italiana, a una promozione reale e concreta della ricerca e della ricerca applicata.

Il beneficio è soltanto nella forma del sostegno della rendita: sarebbe bene che chi, qualche tempo fa, ha lanciato l'anatema contro le rendite, consideri alcune disposizioni erogatorie (e non sono poche), a partire da quella rottamazione, reintrodotta dopo gli anni Ottanta, e che in quegli anni fu una droga per l'industria automobilistica; per non parlare poi di tanti altri pacchi dono.

Vorrei chiedere ai senatori dei Verdi com'è finita la loro proposta sul CIP 6 che avrebbe dovuto indurre il Governo, ancor prima del Parlamento, ad avanzare uno straccio di proposta di politica energetica, quando sappiamo tutti che la vera strozzatura che grava sull'economia del Paese, per nulla alleggerita dal cambio euro‑dollaro, è purtroppo rappresentata dalla fattura petrolifera e dal costo dell'energia, per i consumatori, ma soprattutto per l'apparato industriale.

La revisione delle aliquote, avanzata come mezzo di lotta all'evasione, come tutta la batteria delle misure fiscali, ha avuto soltanto un obiettivo: colpire i ceti medi, probabilmente per ragioni politiche elettorali, dimenticando che il miracolo dell'Italia della prima Repubblica fu trasformare larga parte della società italiana in ceto medio. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Scarpa Bonazza Buora).

Oggi, invece, il ceto medio viene additato come colpevole ed è vittimizzato. Facendo ciò, si compie un errore di strategia sociale, ancor prima che politica, come se fosse possibile nell'Italia del ventunesimo secolo immaginare di regredire alle estreme categorie del capitale da una parte e, dall'altra, del lavoro dipendente.

Sarebbe, invece, opportuno rimarcare come sia stata giusta la strada intrapresa, che ha portato - lo sottolineo - alla formazione di quel tessuto così forte (che a volte sfugge ogni definizione) di piccole e - dove sono riuscite a crescere - medie imprese artigianali, di lavoro autonomo e creativo che fanno la sostanza di un rinascimento che, quando conviene, viene glorificato.

Sulla politica fiscale si insiste sull'opposto della scelta che altre Nazioni hanno effettuato in questi anni, dove la riduzione dei carichi fiscali ha avuto un effetto incentivo per lo sviluppo economico e per la stessa lotta all'evasione. Era questa la linea su cui bisognava insistere, semmai temperandola - come è stato sempre indicato nelle proposizioni politiche dell'UDC - soltanto col privilegio da accordare alla famiglia in quanto soggetto di insieme, complessivo, in un'ottica che deve ricollegare sempre la politica fiscale ad una politica sociale che sia fondata sulla tutela e sulla promozione della famiglia, come ha mostrato di saper fare negli anni recenti anche la Francia.

Devo fare poi qualche osservazione - dico subito dura, anzi implacabile - sul risanamento della finanza pubblica. Il Governo in questa manovra finanziaria non ha dato seguito concreto ad un'indicazione, pur contenuta nel DPEF: iniziare un percorso di riduzione dello stock del debito pubblico. Anzi, per tutti coloro che hanno fatto fortuna politica gridando allo scandalo del debito pubblico agli inizi del 2000, devo ricordare che nel 1993 il debito pubblico era il 115 per cento del PIL, nel 1995 il 121,20 per cento, nel 2005 il 106,60 per cento. Non credo che possa essere diverso nel 2006 e neppure nel 2007, ammesso che la spesa pubblica non continui a crescere, così come si contesta al Governo precedente di aver fatto.

Onorevoli senatori, nonostante i prelievi fiscali di portata eccezionale - mi riferisco a quelli del Governo Amato nel 1992 e a quelli di Prodi oggi - lo stock del debito pubblico rimane intatto. Ma, per contro, non ci sono più i gioielli di famiglia, sono stati tutti dati via. Le privatizzazioni, da chiunque portate avanti (non ci vuole molto né a farne l'elenco, né a indicarle), hanno dato quei dieci punti che hanno fatto scendere il monte del debito pubblico al livello attuale.

Ed ora? Il Governo Prodi avrebbe potuto imboccare il sentiero, stretto e lungo, che occorrerà percorrere se si vuole lavorare sul costo del debito, che ascende a 76 miliardi di euro (dicasi qualcosa come 140.000-150.000 miliardi delle vecchie lire) e che rappresenta una condizione di ostaggio in cui viene tenuta la finanza pubblica. Anzi - perché non dirlo - alla sovranità dello Stato è subentrata la sovranità dei mercati e il rating delle agenzie ormai è più importante del voto del popolo.

Una forza politica, che viene dalla storia della rappresentanza del lavoro e che ha ritenuto le ragioni di classe un fondamento della propria missione ideale e della propria proposta politica, avrebbe dovuto proprio su questo punto... (Richiami del Presidente). Signor Presidente, ho 15 minuti e non sono neanche arrivato a metà.

 

PRESIDENTE. Senatore, si avvii alla conclusione.

 

MANNINO (UDC). Accogliere questa sfida è qualificare la propria posizione riformista. Questo non è avvenuto.

Guardando la legge finanziaria, si assiste ad una pioggia di finanziamenti, qualcuno dei quali è anche condivisibile, ma trattasi comunque di finanziamenti a pioggia (come si diceva una volta), che alimentano soltanto l'area della spesa di taluni Ministeri in funzione di alcuni obiettivi.

È stato tagliato, per esempio, il ponte sullo Stretto. Ora non intendo fare polemiche rivendicazioniste. Mi limiterò soltanto a osservare come sia possibile non cogliere il valore simbolico e la portata innovativa che il progetto di realizzazione del ponte poteva avere, in questi anni, per l'intera economia italiana. All'indomani della guerra, un'altra classe dirigente...

 

PRESIDENTE. Senatore Mannino, le ho già dato 30 secondi in più.

 

MANNINO (UDC). Ho concluso, Presidente.

 

PRESIDENTE. Vedo che ha diversi fogli. La prego di accelerare.

 

MANNINO (UDC). All'indomani delle elezioni del 1946, ci fu una classe dirigente che seppe fare dell'acciaio e del metano nella Val Padana un progetto di unificazione del Paese ed in quel contesto non un siciliano o un meridionale, ma uno proveniente da Varese, senatori della Lega, seppe proporre a De Gasperi l'istituzione dell'intervento straordinario.

Della questione meridionale, in questa legge finanziaria, non si trova traccia in positivo. Si può trovare traccia di una questione settentrionale. In effetti, c'è oggi una questione settentrionale, ma bisognerebbe considerare che essa è stata determinata dall'aver trascurato la questione meridionale negli anni Novanta. (Richiami del Presidente). Presidente, un attimo di pazienza!

 

PRESIDENTE. Di pazienza ne ho tanta. Non le posso concedere più di un minuto per completare il suo intervento.

 

MANNINO (UDC). Non ho parlato 15 minuti, abbia pazienza!

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato 15 minuti e le ho aggiunto anche qualcosa in più.

La prego di concludere.

 

MANNINO (UDC). Si consideri, infine, il trattamento che viene riservato alla Regione siciliana, con un'aperta violazione di norme costituzionali; un trattamento che ha subito la sua comparazione nell'articolo successivo.

Orbene, il Governo con questa legge finanziaria si è voluto dare la zappa sui piedi. Non ci si lamenti delle manifestazioni in piazza! Nel Paese crescerà un dissenso profondo ed inarrestabile nei confronti di un Governo che ha fatto la scelta peggiore, quella di mantenere la sua maggioranza purchessia. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Scarpa Bonazza Buora. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sodano. Ne ha facoltà.

 

SODANO (RC-SE). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatrici e senatori, siamo finalmente all'ultimo atto di questa prima legge finanziaria del Governo Prodi.

Da più parti, oramai, si ritiene che le procedure di costruzione ed approvazione della legge finanziaria debbano essere profondamente modificate, per porre fine alla deformazione che la finanziaria ha subito con il passare degli anni. Una legge finanziaria non può cambiare o cancellare gli effetti prodotti dai Governi precedenti, non può dare risposte tali da modificare radicalmente le condizioni sociali stratificate nel tempo; può però dare il segno del cambio di marcia, della scrittura di una nuova pagina in cui il tema dell'equità e della giustizia sociale assumono la centralità nell'intervento.

Non si può però dare un giudizio sull'efficacia di questa finanziaria senza partire dalle condizioni economiche e sociali ereditate dai Governi precedenti. Un'eredità pesante, fatta di profonde lacerazioni sociali e territoriali, di precarietà e insicurezza, di povertà di settori sempre più estesi della nostra società e di nicchie di privilegi e di accumulazione della ricchezza intollerabili.

La finanziaria nasce dunque con l'obiettivo di intervenire sui tre pilastri del risanamento dei conti pubblici disastrati, dell'equità e dello sviluppo. È con questo spirito che il nostro partito ha agito in questi mesi, intervenendo per modificare il testo della finanziaria giunto in Parlamento.

Ci siamo posti alcuni obiettivi, che in larga parte vengono recepiti nel testo del maxiemendamento. Sarebbe sbagliato oggi far prevalere nelle nostre analisi e nella comunicazione esterna un senso di delusione per alcuni errori e per alcune scelte che non condividiamo, che sono state inserite nelle ultime ore senza il dovuto confronto con la maggioranza. Tali errori andranno immediatamente corretti, per dare un senso compiuto al lavoro che in queste settimane le senatrici e i senatori dell'Unione hanno prodotto per migliorare il testo della finanziaria.

Ci sono positivi elementi di discontinuità, rispetto alle manovre del centro-destra, a partire dalla riforma dell'aliquota IRPEF e del nuovo regime di detrazione e di assegni familiari, che avviano una redistribuzione delle risorse verso le fasce più deboli e di reddito più basso.

Così come, dopo gli anni dei condoni fiscali, si avvia una lotta seria all'elusione e all'evasione fiscale che sta cominciando a produrre i primi risultati.

Come non vedere l'attenzione che viene posta al tema del lavoro e della lotta alla precarietà con misure importanti in tema di diritti lavoratori precari, dalle maternità a rischio alle condizioni di malattia, come spiegato ieri dal senatore Zuccherini.

Siesprime, ad esempio, forte soddisfazione per il recepimento nel maxiemendamento della nostra proposta di dare un segnale chiaro e visibile della volontà di una lotta senza quartiere agli incidenti sul lavoro e alla tragedia delle morti bianche, quattro al giorno, di cui il nostro Paese detiene un triste primato. Assumere 300 nuovi ispettori del lavoro va in questa direzione. Ricordo, senza polemica, ai colleghi del centro-destrache nei cinque anni precedenti in quest'Aula è stato sempre presentato questo emendamento senza che venisse mai una risposta.

Non voglio tornare sugli aspetti positivi su cui si sono già intrattenuti i miei colleghi, tra cui la senatrice Capelli, sugli importanti risultati ottenuti nel mondo della scuola, con la stabilizzazione dei precari, o sulla sanità con l'abolizione dei ticket. Si evidenziano molti tratti positivi che danno il senso del cambiamento e della volontà di agire nello spirito dell'equità, della giustizia e dell'attenzione sulle tematiche ambientali.

Restano alcune ombre, alcune indecisioni che vanno rapidamente superate. Nel poco tempo che mi resta a disposizione voglio affrontare il nodo delle politiche energetiche e dell'errore di scrittura nel testo sul tema del CIP 6. Il CIP 6 non è un'impuntatura della sinistra radicale o di una parte della maggioranza, ma una delle maggiori truffe legalizzate della storia del nostro Paese che dal 1992 continua a regalare miliardi di euro, sottratti dalle bollette pagate dai cittadini, ai grandi gruppi industriali, ai petrolieri, alle lobbies degli inceneritori che hanno anche qui dentro molti portavoce. Voglio rimanere alle comunicazioni del Governo secondo cui si è trattato di un mero errore di scrittura. Ciò significa dunque che questo Governo vuole cancellare lo scandalo dei CIP 6.

Saremo tutti più tranquilli - mi rivolgo ai rappresentanti del Governo presenti - se l'Esecutivo ci dicesse come intende correggere l'errore. Vorrei solo rispondere al ministro Bersani che non si può discutere del pacchetto energia e del disegno di legge presentato in Senato senza prima aver risolto questo problema. Aspettiamo dunque un segnale immediato già questa sera, prima del voto, sulla procedura che il Governo intende adottare per superare questo errore.

Penso che, nei prossimi mesi, nell'Unione si debba aprire una discussione seria e vera sulle grandi questioni che riguardano gli interessi dei cittadini di questo Paese, senza disperdersi nei vicoli ciechi suggeriti dalla Confindustria o dai settori economici più influenti.

Non mi voglio attardare sulla definizione semantica più corretta per definire l'esigenza di cambiamento dell'agire politico del Governo Prodi, fase due o cambio di passo che dir si voglia. Lo slancio che si deve dare è quello delle riforme, riforme vere, che devono liberare uno spazio di progresso sociale per migliorare le condizioni di chi oggi sta peggio nel nostro Paese.

Le critiche e i limiti della finanziaria devono rappresentare lo stimolo per costruire il consenso attraverso una maggiore partecipazione democratica ai processi decisionali. Bisogna continuare con più coraggio sulla strada dell'equità e dello sviluppo. Ci attendono mesi in cui bisogna affrontare nodi importanti e l'unico modo per evitare incomprensioni con il Paese è il rispetto del programma, punto di riferimento sul quale abbiamo ottenuto il consenso e vinto le elezioni.

Diamo un'anima alla nostra azione e teniamo alta la speranza di futuro per le nuove generazioni. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Allegrini. Ne ha facoltà.

 

ALLEGRINI (AN). Signor Presidente, il Senato si accinge tra qualche ora ad esprimere il suo voto su una legge finanziaria e di bilancio che risulta già essere stata bocciata nel Paese e dal Paese.

Mai, come in questa occasione, un atto legislativo del Parlamento italiano aveva suscitato l'interesse mediatico e il risentimento della piazza. Mai gli italiani tutti, di ogni ceto sociale ed età, si sono sentiti coinvolti e toccati nel profondo ed hanno reagito a quel senso di incertezza ed instabilità che, al contrario di quello che proclama il presidente Prodi, non può non dilagare e dilaniare tutti gli onesti lavoratori italiani.

È il colpo di grazia dopo una serie di provvedimenti «bandiera», fatti o annunciati, che presentano agli italiani un modello di società che il centro-destra non può non combattere e avversare con forza. In pochi mesi ci si è preoccupati di aumentare la dose consumabile di cannabis, di fare un indulto che non ha precedenti per dimensioni, di regolarizzare nella realtà dei fatti 350.000 immigrati clandestini con il provvedimento sui flussi ed ora si parla di Pacs e di eutanasia.

Una rivoluzione copernicana non solo rispetto al Governo Berlusconi, ma anche rispetto a quel modello «ordinato» di società che la Democrazia Cristiana per decenni dal dopoguerra aveva difeso e che oggi alcuni eredi della stessa DC contribuiscono a destabilizzare e cancellare.

La stessa finanziaria nasconde un progetto preciso e di lungo termine di «riforma» della società e dei suoi assetti economici e può essere compresa e letta solo insieme al decreto Bersani-Visco e al decreto fiscale.

Così come questi due provvedimenti avevano colpito i ceti medi, ma soprattutto i corpi intermedi della società italiana, anche questa finanziaria, nata marcatamente ideologizzata e poi disordinatamente rivisitata, muove dalla stessa idea che là dove c'è o si sa creare ricchezza, e questo è più grave, si deve colpire inopinatamente.

Vale la pena di ricordare tutte le difficoltà politiche di questa finanziaria. Innanzi tutto, il grande bluff dei dati: 37 miliardi di euro di maggiori entrate nel 2006 grazie al precedente Governo minimizzati da Visco. E poi la grande abbuffata: una manovra da 35 miliardi di euro circa, come nemmeno l'Unione Europea richiedeva.

Lo sconcerto politico di tutti i Ministri sul documento del ministro tecnico Padoa-chioppa, i quali corrono ad emendare ed emendare ancora.

Il giudizio della finanza internazionale e quello dell'Unione Europea.

Le minacce di non voto dei senatori a vita.

Le centinaia di manifestazioni di piazza e gli scioperi.

L'ostruzionismo della maggioranza alla maggioranza, con le migliaia di emendamenti dei deputati e dei senatori di centro-sinistra.

La non conclusione dei lavori delle Commissioni bilancio. Ed infine, i voti di fiducia.

L'evidenza di questa finanziaria è un Consiglio dei Ministri in lotta intestina e un Governo che si beffa dei suoi Gruppi parlamentari.

Ma il fatto più grave è che, facendo la maggioranza opposizione a se stessa e al suo interno, questa vuole impedire alla vera opposizione parlamentare di esercitare il suo ruolo, così come il Governo continua ad esautorare il Parlamento delle sue prerogative.

Anche gli agricoltori, come tutti gli imprenditori pesantemente irrisi e colpiti, pagheranno il loro pegno, non solo quello della «confisca del TFR». È noto che le misure che riguardano il cuneo fiscale incidono in maniera assai lieve sul settore agricolo. Ci aspettavamo e avevano chiesto misure strutturali per l'agricoltura italiana. Se non si affronta il nodo del costo del lavoro in agricoltura (con riduzioni delle aliquote INAIL, ad esempio) non ci sarà mai l'emersione del nero e del lavoro extracomunitario irregolare.

Nessuna misura per il riaccorpamento fondiario, che è un problema strutturale e vecchio, ma ora assolutamente urgente.

E poi perché dimenticare sempre - salvo poi rimediare in corner e in maniera assolutamente parziale - che la terra, come il lavoro, è in agricoltura il principale fattore della produzione e questo vale per gli imprenditori singoli come per le società, per le piccole e per le grandi aziende, e che ogni tre generazioni non si può riacquistare con la tassa di successione - e parlo con un'allitterazione voluta - la propria proprietà.

Pesante sarà il contributo degli agricoltori a questa finanziaria anche con la deruralizzazione dei fabbricati.

Poco o niente contiene sul fronte della semplificazione amministrativa di cui l'agricoltura ha tanto bisogno, o per favorire l'accesso al credito delle aziende agricole che mostrano sofferenza di liquidità a causa di annate pregresse che hanno registrato calamità, emergenze fitosanitarie e un calo vertiginoso dei prezzi.

Anche sul piano irriguo, sul quale l'opposizione si è battuta in Commissione, si poteva fare di più.

In generale, pensiamo che questa finanziaria si preoccupi più dell'agricoltura di nicchia che di difendere dalle sfide del mercato e della competitività la nostra grande agricoltura tradizionale, che è l'identità italiana.

Ora aspettiamo con terrore la seconda finanziaria, cioè le maggiori imposte (ICI, IRPEF, accise e quant'altro) che le Regioni e i Comuni saranno legittimati a imporre proprio grazie a questa finanziaria e alla scelta politica di operare minori trasferimenti agli enti locali.

Concludo queste breve riflessioni con una considerazione che fa ancora riferimento a quella grande rivoluzione culturale che la sinistra, non solo in Italia, sta operando, travolgendo valori, tradizioni e identità per approdare non si sa bene dove e a che cosa.

Se gli aeroporti inglesi, dopo aver montato gli alberi di Natale, li smontano, se negli Stati Uniti e nelle comunità anglosassoni sta scomparendo la parola Christmas dai biglietti di auguri e in Italia si vendono meno Presepi, speriamo almeno che la superstite Befana porti al presidente Prodi e ai suoi Ministri solo tanto carbone. (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Azzollini. Ne ha facoltà.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, quando a settembre ci siamo trovati di fronte i due documenti della sessione di bilancio prodotti dal Governo (prima il decreto‑legge fiscale, poi la legge finanziaria), la prima reazione è stata di sconcerto. Come mai un Governo del rigore, un Ministro dell'economia e delle finanze che ha fatto del rigore la cifra di un'esistenza producono, già all'ingresso, una finanziaria di 213 commi e un decreto-legge di 60 commi? La più lunga delle finanziarie che io ricordi in oltre undici anni, già all'ingresso. Com'è possibile? È ben noto che, se una finanziaria è così corposa sin dal suo inizio, ha due difetti: fa emergere evidentemente la confusione di chi la produce ed invita, durante il cammino parlamentare, a produrre tanti altri commi ed articoli.

Eravamo facili profeti. Siamo giunti a 1365 commi, ai quali dobbiamo aggiungere quelli del decreto fiscale. Una bella cifra, non c'è che dire. Se foste arrivati a 2600, avremmo avuto la storia dell'umanità occidentale. (Applausi dal Gruppo FI). Speriamo che l'anno prossimo riusciate a fare questo, così potremo portare la vostra finanziaria per diseducare i bambini alla scuola.

Ma come mai ciò è accaduto? È facile. Pensavate di farla franca perché, con una grancassa mediatica, avevate detto che il precedente Governo aveva lasciato un debito alle stelle e fuori controllo, un deficit fuori da ogni parametro europeo, una crescita bassissima e una dissennata politica fiscale. Se questo era il passato, se così grave era la situazione della Nazione (si parlava di eclissi e di declino immediato), dunque voi potevate far tutto, perché avevate il grande onere, il grave peso di dover risollevare la situazione politica ed economica di questa Nazione.

Ed allora subito vi date da fare e producete il decreto Visco-Bersani, con il quale cominciate, sul piano della politica fiscale, a creare un clima (che tutti i cittadini conoscono) di assoluta vessatorietà ed inconcludenza, come dirò. Le misure vessatorie già fanno male alla gente; quando sono vessatorie ed inefficaci, la irritano. È questa la ragione per cui siete sistematicamente fischiati: in maniera organizzata, che sarebbe un merito di chi fischia, o disorganizzata, se spontanea, ed è altrettanto un merito di chi si sente dalla vostra politica economica ingiustamente colpito. Non colpito; ingiustamente colpito.

Nel corso della finanziaria siete smentiti clamorosamente: vi trovate infatti di fronte ad un aumento senza precedenti delle entrate fiscali. Signor Ministro, lei non ha avuto la cortesia di venire durante i lavori della Commissione bilancio; la pregherei, il prossimo anno, augurandole di restare, di essere un po' più solerte. Nella Commissione bilancio del Senato si discute con molto approfondimento ed attenzione. La sua presenza ci avrebbe rincuorati ed avrebbe portato un grande contributo; la sua assenza certamente si è fatta notare, in negativo ovviamente.

In ogni caso, vi siete trovati di fronte a questo aumento senza precedenti; qui vi sono stati gli errori gravissimi del vice ministro Visco, poi riconosciuti, in riferimento alle tabelle che ci venivano portate in Commissione bilancio. Vi siete trovati di fronte, contemporaneamente, ad una crescita in rialzo tendenzialmente fino ai livelli europei e ad un fabbisogno nettamente inferiore; tutto questo in un contesto di riduzione della pressione fiscale.

Dunque, era evidentemente vero che la nostra politica, riducendo le aliquote, quindi il peso su ciascun cittadino, aveva favorito l'emersione di una più larga base imponibile e dunque indotto un circolo virtuoso nel meccanismo fiscale. Cosicché i cittadini, sentendo in misura per lo meno parzialmente più giusta le imposte, le pagano.

Niente a che fare - non mi soffermo molto - con le questioni di inizio finanziaria, che per fortuna non sono state ripetute, sui meriti di questo Governo. Lo sanno tutti che non c'entra niente questo Governo, perché si sta parlando di tasse che vengono dalle politiche precedenti. Vedremo l'anno prossimo i frutti della vostra legge finanziaria.

Se fossimo utilitaristici, saremmo contenti visti gli scontenti, ma siamo persone che hanno governato l'Italia e puntano a governarla ancora: per questo siamo responsabili e non siamo contenti per il Paese.

Questo è il quadro totalmente modificato che vi siete trovati di fronte e che non avete avuto il coraggio di modificare, anche se l'opposizione ve lo ha chiesto in più sedi durante tutto l'iter parlamentare della manovra e vi siete intestarditi. Allora avete cominciato di nuovo con misure odiose del fisco, di nuovo, ricordo il passaggio iniziale, con un aumento delle aliquote che addirittura grava sui redditi più bassi, in controtendenza rispetto a quella che era stata, anche sotto questo profilo, la nostra politica: dunque incapaci di produrre ricchezza e di ridistribuirla, perché la ridistribuite malamente.

Certo, la nostra durissima, ma sempre costruttiva, opposizione ha indotto in voi qualche ravvedimento operoso, così l'ho chiamato durante i lavori in Commissione bilancio. Per esempio, avete rimediato sulle successioni, tardivamente, ma lo avete fatto; avete modificato di nuovo le aliquote, essendovi accorti di essere particolarmente irritanti nei confronti dei redditi più bassi; non siete stati in grado di migliorare la tassazione sulle locazioni, come avevamo proposto, ripromettendovi di provarci l'anno prossimo, lo spero per il Paese, ma io non ne sono molto convinto.

A cosa si è ridotta nelle grandi cifre la vostra finanziaria? Per un verso, ad una misura di riduzione del cuneo fiscale che, non a caso, ha perso la sua centralità, cui ricordo faceva riferimento il Presidente del Consiglio dei ministri, Prodi. Ciò è accaduto perché si è diluita molto tale misura che, all'interno di un generale aumento della tassazione, o meglio dei balzelli di ogni tipo che avete riscoperto e reimposto ai cittadini, ha perduto il suo essere una grande misura di sviluppo: una diluizione francamente evidente.

Dall'altra parte, vi è un TFR diventato davvero un arcano. Infatti, innanzitutto, non sapete quale sia la cifra del TFR, non sapendo quante persone vi abbiano aderito. Inoltre, del tutto improvvidamente, usate i presunti proventi del TFR come possibile finanziamento delle infrastrutture. Consentitemi una battuta, forse un po' banale: speriamo che non capiti, ma ove mai il TFR sia stato cifrato su una strada di 50 chilometri e poi quel TFR non ottenga i risultati previsti, cosa succede alla strada? Se ne riduce la lunghezza e la si interrompe a metà ponte? Si tratta di una misura largamente improvvida, senza considerare comunque che il TFR, vivaddio, non sono soldi dello Stato, rimangono soldi dei lavoratori: si tratta di un vero e proprio esproprio.

Ho già detto più volte che, se sotto il profilo delle leggi di contabilità pubblica questa è una manovra legittima, a mio avviso, sotto il profilo della politica economica di lungo periodo, essa è largamente azzardata e un tantino vessatoria nei confronti dei lavoratori dipendenti.

Sembra strano che a ricordarsi degli operai di Mirafiori siamo noi, il popolo dei «Rolex d'oro», come mi pare ci avete definito qualche tempo fa, anche se adesso andrei a vedere chi sono i «Rolex d'oro», ma non è questa la sede per affrontare tale questione. Delle due l'una: o ritenete che gli operai di Mirafiori non capiscano, e sarebbe un vero gran guaio per voi, o invece ritenete che capiscano - e noi siamo di questa opinione - e allora vi fischiano perché comprendono che sono state tartassate anche le persone che lavorano. (Applausi dal Gruppo FI e della senatrice Allegrini).

Richiedere un aumento della competitività in queste condizioni, che è uno dei problemi dell'economia italiana, mi pare francamente difficile.

Signor Presidente, a questa finanziaria si è aggiunto qualcosa che l'opposizione tenacemente ha voluto. Chi ha detto che noi abbiamo fatto ostruzionismo ha sbagliato: nella Commissione bilancio tanto si è lavorato ed i lavori non sono stati conclusi anche perché una finanziaria, e torno agli inizi, che parte con 216 articoli e giunge al Senato con oltre 1000 commi, ha bisogno di una lunga e seria discussione.

L'abbiamo fatta in Commissione, qualche ravvedimento operoso siamo riusciti ad ottenerlo, ma francamente la nostra era una battaglia disperata nei confronti della vostra pervicacia, sul piano della linea economica che avete scelto, oltre che su un profilo una tantinello più basso, cioè sul piano della necessità di tenere unita la vostra coalizione, dando una qualche spruzzatina di sale e pepe a ciascuno degli innumerevoli Gruppi che compongono la vostra maggioranza.

Vi devo ringraziare, questo sì, per la grande chiarezza, perché affianco ad ogni comma del maxiemendamento ci sono anche il numero e il nome dei proponenti...

 

PRESIDENTE. Senatore Azzollini, si avvii a concludere.

 

AZZOLLINI (FI). Signor Presidente, lo faccio subito.

Dicevo, vi ringraziamo per la chiarezza. Avete così mostrato che questo era l'unico possibile collante. Non avendo idee chiare ed essendovi persi sul piano degli obiettivi strategici, non avete più avuto la bussola. Allora, l'unico modo di tenere insieme questa maggioranza era il collante di oltre 1.000 commi.

Sarebbe facile dire, se fossimo degli irresponsabili, che Prodi va veramente bene per i suoi avversari. Va veramente bene. Egli è ciò che tutti gli avversari desidererebbero. Ma, lo ribadisco, noi non siamo su questa linea. Abbiamo mostrato senso di responsabilità durante tutto il cammino parlamentare, abbiamo continuato a mostrarlo e continueremo a mostrarlo, perché a noi, al di là dei Governi, stanno a cuore l'Italia, la nostra gente, la nostra Nazione.

Per questo, Signor Presidente, voteremo convintamente contro questa finanziaria, che sarà facilmente definibile la peggiore degli ultimi anni e, forse, della Repubblica Italiana. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Fluttero. Molte congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanda. Ne ha facoltà.

 

ZANDA (Ulivo). Signor Presidente, interverrò in generale sulla legge finanziaria, ma prima di affrontarla nei suoi termini complessivi, credo di dover, in modo preliminare, riferire all'Aula la mia opinione sulla questione relativa alla norma contenuta nella legge finanziaria che si occupa di decorrenza dei termini dei giudizi davanti alla magistratura contabile.

Nell'istruttoria in Commissione e in quella della maggioranza la norma era stata scartata, quindi considero la sua presenza nel testo finale frutto esclusivamente della concitazione con la quale la legge finanziaria viene definitivamente redatta, in condizioni materiali così difficili che raramente sono possibili quei controlli rigorosi che invece sarebbero, non solo necessari, ma anche indispensabili.

Non è un caso che, soltanto tre giorni fa, nell'Aula del Senato è stata accolta con un applauso unanime la denuncia del senatore Morando, il quale, visto il quadro normativo-regolamentare di cui disponiamo, ci ha ripetuto per l'ennesima volta come oggi sia impossibile, al centro-destra come al centro-sinistra, svolgere un lavoro buono, rigoroso e ordinato sulla legge finanziaria. Quindi, se teniamo conto delle indicazioni della maggioranza, quella norma non avrebbe dovuto essere compresa nel testo.

Ma c'è anche un problema di merito. E nel merito oggi posso solo dire che, come tutti i senatori dell'Ulivo, rispetto l'allarme della Corte dei conti e ne tengo talmente conto da chiedere anch'io al Governo di correggere il testo.

Per completezza, voglio soltanto aggiungere che la versione originale dell'emendamento, che ha ispirato la norma poi contenuta nella finanziaria, aveva una formulazione diversa e prevedeva un secondo comma che avrebbe meglio definito e meglio regolamentato la materia.

Adesso permettetemi di parlare più in generale sulla legge finanziaria. Permettetemi anche, in primo luogo, di ringraziare i senatori, di maggioranza e di opposizione, che vi hanno lavorato in Commissione e che ci hanno consegnato un lavoro di grande qualità e, date le condizioni, un buon risultato, e, in secondo luogo, di ringraziare, con un grazie molto particolare e non retorico, un grazie vero, autentico e sentito, Enrico Morando e Gianfranco Morgando (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Misto, Aut e del senatore Scarpa Bonazza Buora), i quali, con il loro impegno, la loro esperienza parlamentare e la loro sensibilità politica hanno determinato i sostanziali miglioramenti di una legge che tra poco il Senato approverà e alla quale darò il mio voto con convinzione

Ogni anno in Parlamento e fuori del Parlamento assistiamo a uno sportsingolare: la ricerca ossessiva di cosa c'è di sbagliato nella legge finanziaria, di cosa manca, di quali sono le sue contraddizioni. Dico subito che, date le regole del gioco, è uno sportfacile: in testi tanto complessi, redatti in condizioni materiali così improprie, è pressoché impossibile non cadere in errore.

Ho evitato la demolizione sistematica delle leggi finanziarie anche quando, nella passata legislatura, ero all'opposizione e ritenevo di avere validissimi argomenti per farlo. Tanto più me ne sottraggo oggi che sostengo il Governo Prodi e ritengo, in piena coscienza, che la manovra che stiamo esaminando sia nelle sue linee portanti quella che oggi serve all'Italia.

Badate bene, lo dico all'opposizione, non sto dicendo che non vi siano norme che potevano essere scritte meglio o che non vi siano norme mancanti. Sto solo dicendo che ogni legge finanziaria deve essere giudicata partendo dalla consapevolezza dei problemi del Paese, sapendo che l'elaborazione trova fondamento in norme legislative e regolamentari assolutamente inadeguate, conoscendo qual è la disponibilità delle risorse, tenendo presente che un giudizio politico corretto sul contenuto di ogni legge finanziaria non può prescindere dal considerarla inserita nell'attività complessiva del Governo, quindi in quanto il Governo ha fatto prima e nei programmi per il futuro e, per quel che riguarda questo Governo, nei programmi di riforma che il Governo ha annunciato e che giustamente ha escluso dalla legge finanziaria ed ha lasciato ad una discussione e ad una elaborazione successiva.

È sulla base di queste considerazioni di fondo, oltre che per il suo specifico valore, che esprimo un giudizio positivo sulla manovra e sento di poter dire che questa è la manovra che serve oggi al nostro Paese.

Permettetemi di essere sintetico e di confidare che voi conosciate gli elementi che caratterizzano questo momento della storia d'Italia. Confido che il Parlamento abbia ben chiaro le caratteristiche del nostro Paese, perché con molta franchezza debbo dirvi che sia al Governo che a noi parlamentari della maggioranza può essere addebitato un eccesso di prudenza in questo inizio di legislatura, forse addirittura una reticenza nel non aver voluto, nel non aver saputo indicare in modo chiaro e con la forza necessaria quali siano i fondamentali reali della nostra condizione economica, quanto profonde siano le crisi delle istituzioni pubbliche nazionali e regionali, in quali difficoltà si dibatta il nostro sistema produttivo e quali siano le debolezze del nostro Stato sociale.

In una parola, credo - lo dico al Ministro dell'economia - che né in campagna elettorale, né dopo, il centro sinistra non ha mai saputo dire con chiarezza e con la forza necessaria quale danno alla finanza pubblica e alle nostre istituzioni è stato procurato dai cinque anni di Governo che ci hanno preceduto.

La legge finanziaria che stiamo esaminando vale circa 35 miliardi ed è una manovra quantitativamente gigantesca; è la seconda nella storia della Repubblica per dimensioni. Un terzo circa di questa manovra è stato utilizzato per riportare i nostri conti pubblici entro i parametri concordati con l'Unione Europea. Non mi sembra poco visto che, a fronte di un vincolo del 3 per cento, quest'anno il rapporto tra deficit e PIL raggiungerà la percentuale stratosferica tra il 6 ed il 5 per cento e che, proprio grazie a questa manovra, nel 2007 rientreremo finalmente nel limite del 3 per cento prescritto dal Patto di stabilità e di crescita.

Un'altra parte delle risorse è stata impiegata per soddisfare impegni già assunti, le cosiddette spese obbligatorie. A cominciare - mi piace ricordarlo - dagli investimenti nei grandi servizi pubblici essenziali quali l'ANAS e le Ferrovie dello Stato, ambedue portate dal Governo di centro-destra a condizioni prefallimentari. Uso l'espressione «prefallimentare» in senso tecnico non in senso figurato.

Un'altra parte della manovra, infine, è stata posta a servizio dello sviluppo. Qualcuno dell'opposizione ha sostenuto che la finanziaria poteva essere più leggera. Cosa si voleva dire? Se qualcuno chiedendo una finanziaria più «leggera» ha voluto dire che non era necessario investire nello sviluppo del Paese, gli consiglierei di riflettere meglio prima di parlare. Nel 2001 l'Italia era al 24° posto nella classifica della competitività globale, mentre a fine 2005 era finita al 47° posto e non credo che la responsabilità di questa catastrofe possa essere addebitata al centro-sinistra.

C'è un dato reale da cui dobbiamo partire se vogliamo capire la natura profonda della crisi. Questo dato è costituito dall'intreccio che lega il nostro mostruoso debito pubblico e gli abnormi interessi che ogni anno siamo costretti a pagare per onorarlo; lo lega con la debolezza delle politiche economiche che proprio la ristrettezza delle risorse ci permette di promuovere.

Di qui l'importanza sia del risanamento, che di una politica per lo sviluppo, perché l'uno senza l'altra sono impossibili. A proposito di sviluppo, faccio solo rilevare la straordinaria portata della nuova normativa fiscale, che porterà ad un incremento del gettito senza inasprire i contributi e che introduce il principio fondamentale, e per l'Italia rivoluzionario, che i risultati della lotta all'evasione (che già si preannuncia particolarmente efficace) dovranno produrre una corrispondente riduzione del peso fiscale.

Faccio anche rilevare all'Aula l'attenzione al rilancio della politica industriale e delle competitività delle imprese (in primo luogo, delle piccole imprese) attraverso la riduzione del costo del lavoro, il credito d'imposta per le spese di ricerca, la revisione delle regole sugli studi di settore, le agevolazioni per gli apprendisti e così via.

Egualmente faccio rilevare - l'ho già citata prima - l'inversione della politica per le infrastrutture (mi riferisco nuovamente all'ANAS e alle FS). A proposito delle Ferrovie, lo voglio dire perché credo sia molto importante che l'Assemblea del Senato lo sappia, questa finanziaria dispone l'obbligo per le Ferrovie dello Stato di investire almeno la metà delle risorse alle stesse assegnate per infrastrutture locali e regionali e cioè a favore dei lavoratori pendolari e degli studenti.

Credo stia sbagliando chi in questi giorni sta seminando sfiducia sui risultati che possono essere attesi da questa importante serie di misure, tutte mirate allo sviluppo della nostra economia, del nostro sistema industriale e produttivo, del nostro welfare.

C'è un'altra parte della finanziaria di cui, per concludere, voglio parlare. Di quale sia l'efficacia reale delle misure dello sviluppo parleremo tra qualche mese, quando ne vedremo i risultati concreti e quando la maggioranza e il Governo potranno far valere fatti e numeri e potranno misurarsi con l'opposizione su basi chiare e non su slogan politici.

Giorni fa, il Governo italiano, amici senatori, ha presentato a Bruxelles il Programma di stabilità ed ha preso l'impegno di portare il nostro debito pubblico da più del 106 per cento del PIL al 97 per cento entro il 2011 e sotto il 60 per cento entro il 2020.

Considero l'attenzione che il Governo Prodi ha riservato al debito pubblico, sia nella finanziaria che nel Programma di stabilità, il migliore segnale del cambiamento intervenuto nella politica economica del nostro Paese; lo considero il segno vero della svolta, la prova di voler seriamente sostituire al costume della cicala degli ultimi cinque anni una strategia seria che non pensi solo all'oggi, ma anche al futuro, al domani del nostro Paese.

 

GRAMAZIO (AN). E anche all'emendamento Fuda.

 

ZANDA (Ulivo). Della questione ho già parlato quando lei non c'era, senatore.

 

GRAMAZIO (AN). Glielo devi dire a Di Pietro.

 

ZANDA (Ulivo). Voi sapete, signori senatori, che nel 2006 il debito pubblico ha pesato sui conti del nostro Paese per 72 miliardi di euro e che nel 2007 ci costerà ben 74 miliardi? Vi ripeto: nel 2007 l'Italia pagherà 74 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico. Sapete che dal 1992 ad oggi gli interessi ci sono costati 1.200 miliardi di euro, senza che il debito scendesse neanche di un punto? Ecco, io mi chiedo e vi chiedo quale politica economica sia possibile per una Nazione i cui conti pubblici partono ogni anno con un handicap di un'entità molto più che superiore al doppio dell'intera manovra economica annuale.

Un'ultima considerazione. Sappiamo che al 30 novembre scorso l'Agenzia delle entrate ha registrato maggiori versamenti rispetto all'anno scorso per ben 34 miliardi. Sappiamo che parte di queste maggiori entrate era già prevista ed impegnata, così come sappiamo che una parte dovrà necessariamente essere impiegata per onorare i nostri debiti. Sappiamo pure che è possibile che parte delle maggiori entrate non possa essere considerata strutturale e, conseguentemente, non possa essere utilizzata per grandi investimenti pluriennali.

Detto questo e tutto ciò considerato, credo che sia possibile ad un senatore della maggioranza chiedere al suo Governo, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'economia, di valutare con attenzione se una parte anche limitata del maggior gettito - basterebbero 6-700 milioni - non possa essere destinata a tre grandi obiettivi al cui raggiungimento è fortemente legato il valore politico di questa legislatura. Sto parlando della sicurezza pubblica, della ricerca scientifica e della scuola, degli aiuti ai cittadini non autosufficienti.

Signor Presidente del Consiglio, se una parte delle nuove risorse andasse a questi tre obiettivi, la finanziaria per il 2007 ne risulterebbe straordinariamente rafforzata. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE e IU-Verdi-Com. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo.

Ha facoltà di parlare il ministro dell'economia e delle finanze Padoa-Schioppa.

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli senatori, prendo la parola in quest'Aula per invitare il Senato ad approvare la legge finanziaria e il bilancio che il Governo presenta e su cui chiede che gli sia rinnovata la fiducia.

Da oltre ottanta giorni la manovra sui conti pubblici è oggetto di intenso lavoro nelle Camere elette dal popolo, viene discussa in ogni dettaglio sui giornali, alla televisione e nelle piazze. Il segno di quanto mi accingo a dire è espresso dalla stessa parola che dà il nome a questa procedura: fiducia. Fiducia nelle energie del Paese, nelle sue possibilità, nella capacità degli italiani di distinguere i fatti veri dalle false rappresentazioni, di udire le voci argomentanti anche attraverso il frastuono.

Si usa dire che la politica è l'arte del possibile, ma è stato anche detto che la politica deve rendere possibile ciò che è necessario. Abbiamo cercato di farlo e abbiamo la profonda convinzione, conoscendo l'Italia e gli italiani (quelli che parlano e quelli che tacciono, quelli che lavorano e quelli che si preparano al lavoro) che, operando per il meglio nella difficile situazione ereditata, stiamo preparando per il Paese un futuro più sereno e costruttivo del presente e che questo sarà riconosciuto.

Nessun atto di Governo, e tanto meno la legge finanziaria, che dell'attività del Governo costituisce un elemento fondamentale, può essere valutato senza rapportarlo da un lato ai fatti, dall'altro agli obbiettivi.

Poiché è stato detto, ripetutamente, che questi fatti e questi obiettivi non sono stati comunicati in modo chiaro, cercherò di farlo di nuovo nel modo più sintetico in questa sede, che è la massima sede istituzionale e costituzionale per il Governo.

I fatti che ci siamo trovati davanti sono semplici. L'Italia ha accumulato negli anni un debito pubblico esorbitante, immenso, con pochi paralleli al mondo: 1.600 miliardi di euro; per pagarne gli interessi, occorre reperire ogni anno 70 miliardi. Dal 2005 il peso di quel debito ha ricominciato a crescere più rapidamente della produzione nazionale, ciò che non era più avvenuto dal 1994. Senza l'euro e senza la ritrovata stabilità dei prezzi, due obbiettivi faticosamente e meritoriamente raggiunti dal I Governo Prodi, il peso degli interessi sarebbe insostenibile.

I buoni del Tesoro vengono sottoscritti in larga parte dal mercato internazionale dei capitali. Se i conti dell'Italia fossero giudicati poco affidabili - e ancora oggi siamo sull'orlo di questo giudizio negativo - la legge del mercato imporrebbe un rialzo dei tassi, altrimenti i titoli dello Stato italiano resterebbero non collocati.

Un solo punto in più di interessi sul debito aggrava la spesa pubblica di 15 miliardi di euro: un punto del prodotto interno lordo; ogni anno, non una tantum. Questo è il semplice fatto da cui partire; questo è il fatto troppo spesso taciuto nelle discussioni delle ultime settimane.

Ecco perché l'azzeramento dell'avanzo primario, perpetrato nella legislatura passata dal precedente Governo, è un fatto di straordinaria gravità. Si è distrutto in pochi anni quanto si era faticosamente costruito in molti anni. In un Paese meno indebitato il fatto non sarebbe troppo grave; lo è in Italia per le ragioni dette. In passato, prima dell'euro, la soluzione era semplice: si creava inflazione e si svalutava. Quella che Luigi Einaudi chiamava la tassa più ingiusta era il rimedio perverso per tirare avanti. Oggi, fortunatamente, questo rimedio non è più possibile.

L'avanzo primario è il saldo dei nostri conti al netto della spesa per interessi; è l'ossigeno, la riserva per poter onorare i debiti e pensare al futuro; è il risparmio della collettività. Come una famiglia, come un'impresa, anche la collettività deve amministrarsi guardando al futuro e non solo al presente. L'accumulo eccessivo dell'indebitamento è, prima di tutto, miopia, egoismo, sacrificio del benessere di domani al benessere di oggi, l'espropriazione dei figli e dei nipoti; è peggio della condotta della cicala, che nella favola non accumula debiti, ma si limita a consumare l'esistente.

Come correre ai ripari? Nell'enunciazione la risposta è semplice: si rimedia mettendo a posti i conti, non perché ce lo impone l'Europa, ma perché ce lo impongono la salute pubblica, l'interesse nazionale e l'elementare buon senso. Questa risposta è stata annunciata nel giugno scorso dal Governo, che ha indicato anche le quantità necessarie allo scopo.

Il disegno di legge finanziaria, che state per votare, raggiunge l'obiettivo di risanare i conti evitando il collasso finanziario del Paese al quale eravamo esposti? La risposta, di nuovo, è semplice: sì, l'obiettivo di risanare i conti viene raggiunto. Con una manovra per la massima parte strutturale viene, in un colpo solo, ricostituito un avanzo primario che già nel 2007 raggiungerà il 2 per cento. E in un solo anno viene riportato sotto il 3 per cento il disavanzo che da quattro anni era superiore ai parametri europei e che, in assenza di interventi, si sarebbe collocato a valori prossimi al 4 per cento.

Viene così rispettato l'impegno assunto dal precedente Governo al termine della passata legislatura. Anche su questo fatto si è troppo taciuto nelle ultime settimane.

Non è stato facile mettere a punto le misure necessarie per il risanamento. Nonostante la presenza, nella maggioranza che ha vinto le elezioni, di culture politiche molto lontane tra loro nella loro genesi, l'obiettivo è stato raggiunto.

La pluralità delle voci si è tradotta nell'omogeneità dei comportamenti. Che l'intero schieramento della maggioranza abbia condiviso le responsabilità e le scelte necessarie per governare in una situazione difficile qual è la nostra è un fatto d'importanza storica per l'Italia: un fatto che sembra passare inosservato.

Se ci fossimo limitati, per la legge finanziaria del 2007, a fotografare il tendenziale, se non avessimo modificato nulla rispetto alle disposizioni della finanziaria precedente, sarebbero accadute quattro cose: in primo luogo, saremmo andati sotto di ben 15 miliardi di euro rispetto all'impegno assunto dal Paese nel 2005 per rientrare nei parametri di sana gestione sottoscritti nei Trattati. In secondo luogo, avremmo dovuto rinunciare a interventi di spesa essenziali, bloccando le ferrovie, interrompendo i lavori per le strade, sospendendo le missioni di pace; avremmo potuto rinnovare i contratti per l'impiego pubblico, e così via. In terzo luogo, avremmo dovuto rinunciare a ogni intervento di stimolazione dell'economia e dell'innovazione. In quarto luogo, avremmo dovuto rinunciare a forme di sostegno alle famiglie con figli, alle donne lavoratrici, agli anziani bisognosi ed altro ancora. Risanamento, sviluppo, equità.

Per soddisfare queste quattro esigenze occorrevano risorse. Come reperirle? Le sole due vie possibili sono evidenti: ridurre le spese e aumentare le entrate.

È vera l'affermazione, che si continua a ripetere quasi ossessivamente, che questa finanziaria opera solo sulle entrate e non fa nulla sulle spese? La risposta anche qui è chiara: l'affermazione è semplicemente falsa. Basta leggere le cifre per quello che sono.

Questa finanziaria attua un contenimento della spesa corrente che ha pochi precedenti nel passato e rappresenta una vera e propria inversione di rotta rispetto alle tendenze in atto. Si ferma un treno in corsa e lo si fa operando sul motore, non solo sul freno. Lo si fa con misure permanenti, strutturali; non con palliativi da escogitare ogni anno di bel nuovo.

Per la prima volta, si mette un vincolo all'aumento, sinora quasi incontrollato, della spesa sanitaria e questo - si noti - in accordo con le Regioni. Per la prima volta, si imbocca, concordandolo con essi, un iter di razionalizzazione della spesa dei Comuni. Le due misure introducono elementi importantissimi di federalismo fiscale, da tempo auspicati, ma non attuati sino ad oggi: al federalismo proclamato per una legislatura subentra il federalismo praticato.

Sulle spese dei Ministeri si effettuano, più che in ognuna delle precedenti manovre di bilancio, risparmi sostanziali, eliminando - ove possibile - il superfluo. E altro ancora. Il tutto per un somma complessiva di oltre 10 miliardi euro.

Un intervento pur tanto rigoroso non poteva, tuttavia, bastare, né per l'economia, né per la crescita, né per l'equità. Per l'economia occorreva rifinanziare ferrovie e opere pubbliche che, tra l'altro, rappresentano sostegni all'occupazione: circa 4 miliardi. Per l'economia e per la crescita occorreva alleggerire il costo del lavoro, così da rendere più competitive le nostre imprese: il cuneo fiscale costerà nel 2007 circa 5 miliardi, una parte dei quali andrà in busta paga. Per l'equità occorreva sostenere le famiglie e il lavoro femminile, i disabili e gli anziani indigenti; occorreva far pagare qualcosa di meno a chi guadagna di meno.

Dunque, maggiori spese pubbliche, certo, ma anche spese pubbliche necessarie, spese d'investimento e spese per infrastrutture. Spese necessarie a conseguire obiettivi essenziali di efficienza e di crescita. La ricerca e l'università, certo meritevoli in futuro di investimenti ulteriori, sono comunque i comparti nei quali si è fatto ogni sforzo possibile per non pregiudicare gli investimenti.

Rispetto all'evoluzione che si sarebbe avuta in assenza di interventi, si attua una ricomposizione e riqualificazione importante della spesa corrente, che viene ridotta, e di quella in conto capitale, che viene sostanzialmente incrementata. Anche questo fatto è stato quasi del tutto ignorato nella discussione delle ultime settimane.

Vengo alle entrate. Sul fronte delle entrate si è puntato anzitutto al recupero dell'evasione fiscale: far pagare le tasse a chi non le paga. Nel valutare la pressione fiscale, l'aumento delle entrate derivanti dal ridursi dell'evasione è cosa ben diversa dall'aumento delle aliquote legali di prelievo. Non dispiaccia, questa affermazione, a chi non ama sentirla ripetere: la ripeto per rispetto ai tantissimi italiani che fanno il loro dovere di contribuenti onesti.

La lotta all'evasione significa, in primo luogo, distribuire più equamente il carico tributario, non significa aumentarlo. Ed è stato proprio il Senato a tradurre in norma l'impegno politico più volte enunciato dal Governo di ridurre le aliquote di prelievo allorché la lotta all'evasione abbia prodotto un permanente aumento delle entrate.

L'evasione, che in Italia è patologia allo stato epidemico, può venir progressivamente arginata e ridotta a patologia sporadica. Non certo con i condoni. Al contrario: con politiche fiscali tenaci e continue, come quelle che abbiamo intrapreso. I primi risultati già si vedono, altri verranno. Quando saranno consolidati, si spera in tempi brevi, si potrà finalmente cominciare a far diminuire le aliquote.

Un'altra parte delle risorse necessarie per la crescita viene dall'impiego di una parte (la sola parte che i lavoratori liberalmente decideranno di non assegnare alla previdenza integrativa) del trattamento di fine rapporto delle imprese con più di 50 dipendenti.

Questa misura non toglie assolutamente nulla né alle imprese, né ai lavoratori, come ha spiegato lucidamente una voce isolata su un quotidiano di cui è editore proprio la Confederazione degli industriali. I soldi sono e restano dei lavoratori e l'INPS si limita ad investirli in infrastrutture per raggiungere scopi largamente condivisi. Dove sta lo scandalo? Un fuoco di paglia violento e fatuo. La riprova è che del TFR da qualche settimana non si parla più.

Invece, la pressione tributaria (le tasse sui cittadini e le imprese che già adempiono al loro dovere fiscale) viene ridotta già in questa finanziaria, se si tiene conto del complesso delle misure adottate. Aumentano sì i contributi previdenziali, ma (particolarmente col passaggio al sistema contributivo che è in corso) i contributi previdenziali rappresentano un risparmio dei lavoratori che verrà loro restituito in forma di maggiori pensioni future e non sono quindi assimilabili alle tasse in senso stretto. L'aumento è necessario, non solo per assicurare l'equilibrio del sistema nel lungo periodo, ma anche per migliorare le pensioni future dei giovani.

Nel complesso, l'aumento del prelievo aggiuntivo sul settore privato rappresenta una quota modestissima della manovra complessiva. È, questo, un altro dato di fatto troppo spesso trascurato dall'analisi cui la manovra finanziaria è stata sottoposta in queste settimane.

Si sarebbe potuto procedere ritoccando un solo comparto, ad esempio alzando l'IVA; la Germania della grande coalizione l'ha alzata di tre punti. Questa scelta è stata scartata per non creare intralci ai consumi e alla crescita. Si è preferito rimodulare, con mano leggera, una serie di comparti allo scopo di coniugare la cura per la crescita con quella per l'equità.

Chi ha parlato ossessivamente di un rialzo generalizzato dell'imposizione fiscale, di 67 nuove tasse, ha deliberatamente ignorato questi dati, i quali non si annullano certo per il fatto di venir contraddetti a parole una, cento o mille volte nei messaggi televisivi. La procedura che in Italia conduce all'approvazione della legge finanziaria è ben nota e praticata da anni.

Questa volta, però, essa ha attraversato in sei mesi vicende a dir poco inconsuete, per non dire eccezionali, sulle quali non si può sorvolare. Nessuna finanziaria precedente ha conosciuto un iter così trasparente e così intensamente partecipativo quanto l'attuale. Ogni Ministro ha preso parte al gigantesco cantiere, manifestando esigenze raccolte nel concreto contatto con la realtà della quale è il responsabile politico e istituzionale di punta. Le Regioni, le Province, i Comuni, le rappresentanze dei lavoratori e degli imprenditori, i commercianti, gli artigiani sono stati ascoltati a lungo, ripetutamente, approfonditamente. Il Governo ha operato una sintesi e l'ha espressa in tre punti: sviluppo, risanamento, equità.

Le molte centinaia di disposizioni che compongono la manovra sono state più volte sezionate, riconsiderate sulla base di critiche e osservazioni, rimodulate, riscritte. Il Parlamento, a sua volta, ha introdotto modifiche, miglioramenti, elementi ulteriori, pur lasciando intatte le mura portanti della manovra.

Tutto questo è positivo, è espressione di democrazia, è strumento per migliorare i testi legislativi, è acquisizione di apporti critici e di consensi. Guai a lamentarsene come se fosse un male del quale dovremmo liberarci. Lo dice un Ministro che non proviene dalla professione politica, ma che della politica, alla quale è stato chiamato, ha un altissimo concetto.

È positivo, ma ha i suoi costi: il flusso ininterrotto delle notizie ha dato l'impressione - un'impressione spesso lontana dalla realtà - di affanno, di confusione, di incertezza. Me ne dolgo e me ne scuso, a nome del Governo, con i cittadini. A questo occorrerà porre rimedio, anche migliorando le procedure, per far sì che già dall'anno prossimo il percorso divenga più lineare.

È naturale la tentazione di pensare a quanto sia più agevole e più gradevole la procedura dei Paesi nei quali la proposta del Governo va tal quale al voto del Parlamento. Il budget inglese viene approvato in cinque giorni e tuttavia anche in quel sistema l'intervento dell'Aula di Westminster avviene dopo un'intensa fase di lavoro e confronto parlamentare nella competente Commissione.

Al riguardo, convengo pienamente sulle considerazioni svolte in questa sede dal presidente Morando, cui desidero rivolgere - così come al relatore alla Commissione, senatore Morgando - un ringraziamento particolare per l'equilibrio, la fermezza, la chiarezza di metodo con cui ha diretto i lavori. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

Chi vi parla è un fermo sostenitore della concertazione, del confronto, della ricerca della soluzione più accettabile in termini di equità e di efficacia ed è ben consapevole di quanto sia essenziale, sostanziale il contributo che deriva da un pieno coinvolgimento del Parlamento.

Non tutto è però sempre positivo nel processo vitale e tormentato della nostra democrazia. E proprio per salvaguardare l'inestimabile valore di questo processo, occorre a tutti i costi evitare che la spinta, pur legittima, per la tutela degli interessi particolari superi la soglia del ragionevole. Occorre evitare che il coro delle richieste particolari, pur comprensibili e quasi sempre di per sé giustificate, diventi così assordante da far tacere la voce profonda ma fievole dell'interesse generale e del bene comune.

Il rischio per l'Italia sarebbe molto alto, se si smarrisse la bussola dell'interesse generale. Lo ha detto benissimo Gustavo Zagrebelsky, in un articolo di pochi giorni fa, che cito testualmente: «La politica pesca dalla società le istanze che essa vuole rappresentare. Tante cose eterogenee e tanti soggetti sociali, conflittuali tra loro e al loro stesso interno, che con i mezzi più diversi cercano di farsi strada e che la classe politica è tenuta a selezionare. Un caos di istanze tra le quali si deve però fare una prima, fondamentale distinzione, a seconda della prospettiva in cui si collocano: individuale e immediata, oppure generale e duratura. In questa distinzione traspare il pericolo della catastrofe della democrazia, cui è esposta per cecità o per incapacità di allungare il suo sguardo».

Ebbene, è per l'interesse generale dell'Italia che si è fatta questa finanziaria. Il Governo ha ascoltato e raccolto diverse istanze, ma senza perdere di vista i tre obiettivi che ho appena ricordato e senza mancare il traguardo stabilito. Un traguardo, sia detto per inciso, che oggi alcuni contestano avanzando la tesi che l'intero aumento del gettito del 2006 sia ormai strutturale e, soprattutto, aggiuntivo rispetto alle previsioni. Non è vero. Il Governo ha costantemente aggiornato le stime del gettito e la finanziaria tiene conto, quasi per intero, del maggior gettito tributario del 2006. Non c'è quindi un tesoro nascosto da spendere, almeno per ora.

Vi è chi ha sostenuto persino la tesi stravagante che per sistemare tutto sarebbe bastata una manovra da 15 o addirittura da 7 miliardi, una tesi del tutto fuori della realtà. Giudizi fondati su una lettura errata, se non pretestuosa, dei fatti e dei dati. Non l'albero, ma addirittura il cespuglio o il filo d'erba, ha nascosto la foresta. E allora non meravigliamoci se il cittadino non capisce. E magari protesta. Ma la foresta c'era, c'è, e a questa bisognava e bisogna guardare.

In questi mesi di intenso lavoro è stata mia costante cura verificare, quanto più spesso possibile, le richieste e le reazioni di chi lavora e produce. Piuttosto e prima per ascoltare che per persuadere. Ciò mi è sembrato e mi sembra tanto più necessario in presenza di misure senza dubbio severe. Ebbene, in Veneto come in Lombardia, in Romagna, in Abruzzo, in Toscana e altrove ho ascoltato certamente critiche, insofferenze, impazienze.

 

GIULIANO (FI). E anche fischi!

 

PADOA-SCHIOPPA, ministro dell'economia e delle finanze. Ma anche, in misura non inferiore, segnali inequivocabili di consapevolezza e disponibilità a modificare comportamenti che pregiudicano uno sviluppo sano dell'economia, a cominciare dall'evasione fiscale. Quando confronto l'immagine catastrofista di tanti commenti con quella degli incontri pubblici e privati, allargati o ristretti, ai quali ho preso parte personalmente, non posso non notare uno iato, quasi si trattasse di due mondi separati.

La mia convinzione, che ogni incontro sembra confermare, è che l'Italia ha in sé energie vitali ancora enormi. Certo, non vi è più la spinta prepotente al benessere che fu propulsiva negli anni Cinquanta e Sessanta, né la sfida immediata del Mercato comune che costrinse a fare subito il salto necessario a vincere la concorrenza dei Paesi vicini. Certo, oggi la sfida è più ardua e non può essere agevolata dallo strumento facile e ingiusto delle svalutazioni competitive. La sfida può e deve venire da una giusta ambizione sul futuro del Paese.

Mi sia lecito rivelare, al termine di un processo politico intensissimo, durato sette mesi, che in più momenti ho temuto che si avverasse la sorte del vecchio pescatore raffigurato da Hemingway ed evocato da Altiero Spinelli nel febbraio 1984 davanti al Parlamento europeo: il rischio di giungere a riva con la sola lisca nuda e spoglia del pesce tanto faticosamente arpionato. La sorte, ma anche il merito dei tanti soggetti, politici e non, che hanno contribuito a costruire la finanziaria che ora siete chiamati a votare, hanno determinato un esito diverso.

Ci sono, nella finanziaria e nell'azione complessiva del Governo in questi mesi, le premesse per costruire il domani. Innanzitutto una finanza pubblica più sana, condizione indispensabile per uno sviluppo sostenibile, per rinforzare la voglia di investire sul futuro, per orientare risorse pubbliche alla crescita e, soprattutto, per ridare prospettive ai giovani.

Bisogna, quindi, essere fieri di quanto fatto fin qui e del coraggio del Governo nel dire la verità ai nostri concittadini, ma bisogna nello stesso tempo riconoscere che siamo solo all'inizio, che molto rimane da fare in tutti i campi che ho appena ricordato e che il lavoro andrà continuato, fin da subito, con ancor più tenacia e volontà. Questa finanziaria ci permette di farlo con rinnovato ottimismo. Vi ringrazio. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV, Misto e dai banchi del Governo. Commenti dai banchi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Per favore, colleghi!

Desidero dare una sola comunicazione: dalle ore 17,11 saremo in diretta televisiva per le dichiarazioni di voto.

Vi anticipo che il ministro Chiti ha comunicato alla Presidenza che su alcuni aspetti occorrono coordinamenti e correzioni meramente formali. Il sottosegretario D'Andrea ha avvicinato i responsabili dei vari Gruppi in Commissione bilancio. Poiché siamo arrivati al momento delle dichiarazioni di voto e non voglio togliere nulla alle dichiarazioni dei Gruppi in diretta televisiva, appena concluse tali dichiarazioni di voto e immediatamente prima del voto, il sottosegretario D'Andrea darà conto di questi aspetti che, ripeto, c'è stata premura di esaminare assieme ai rappresentanti dei Gruppi in Commissione bilancio.

Sospendo brevemente la seduta per permettere l'avvio della diretta televisiva.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,12, è ripresa alle ore 17,16).

 

La seduta è ripresa.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1000 (testo corretto), interamente sostitutivo degli articoli da 1 a 18 che compongono il disegno di legge n. 1183, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Io ho una concezione liberale dell'uso del tempo; in questa occasione, avvertirò tutti un minuto prima, perché questo liberalismo non può essere esercitato.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signor Ministro, vorrei sottoporre all'attenzione dell'Aula (di quest'Aula e anche dell'altra Aula del Parlamento), preliminarmente, alcune considerazioni metodologiche.

Siamo convinti che le modalità con cui approviamo la finanziaria, disciplinate da una legge del 1978, siano ancora oggi quelle che giovano all'azienda Italia, al nostro Paese, a questa maggioranza e a questa minoranza? Noi praticamente operiamo, dal DPEF, emanato a giugno, fino alla finanziaria, approvata a fine dicembre, per dirla come ha detto un commentatore su un importante quotidiano stamattina, con la fiera degli emendamenti. In sei mesi, la nostra finanziaria vive sui giornali, vive con gli emendamenti che esistono e non esistono, che sono presentati e che sono ritirati; praticamente, per cinque o sei mesi bloccando di fatto l'attività del Parlamento.

Ho colto, nell'intervento del ministro Padoa-Schioppa, un riferimento al budget inglese. Io credo che noi dovremmo avviare, qui, in modo bipartisan, da subito, una riflessione: ci conviene continuare con questo impianto, che è figlio di una legge del 1978, nella quale l'obiettivo da raggiungere era quello di fare in modo che le Commissioni bilancio di Camera e Senato governassero, probabilmente, più dell'Esecutivo, o è meglio orientarci in direzione del sistema di approvazione inglese, il budget cui faceva riferimento il ministro Padoa-Schioppa, o del sistema francese, che ritiene inemendabile la finanziaria e quindi, sottoposta al Parlamento, o passa o non passa?

Pongo questo interrogativo al Parlamento perché credo che, se riuscissimo a superare l'attuale sistema di finanziaria, probabilmente i 1.365 commi, di cui abbiamo ascoltato in Aula e di cui abbiamo letto sui giornali, non capiterebbero più: 1.365 commi sono difficili per tutti a leggersi in due giorni; probabilmente dobbiamo aggiornarci.

Per quanto riguarda invece il merito di questa finanziaria, non ho difficoltà a dire che in Senato abbiamo migliorato il testo che ci era arrivato dalla Camera; mi confortano e supportano, tra l'altro, i dati riferiti dal ministro Padoa-Schioppa nel suo intervento: 1.600 miliardi di euro il debito pubblico dell'Italia; dato clamoroso: 70 miliardi di euro l'anno per pagare soltanto gli interessi sul nostro debito pubblico.

Nonostante questa situazione così drammatica, nonostante questa situazione particolare dei conti pubblici, che come Unione abbiamo ereditato, siamo riusciti a fare una finanziaria di rigore, di equità e di sviluppo. Lo dico al senatore Azzollini, che faceva riferimento ad una finanziaria di rigore. Siamo riusciti a coniugare, in questa realtà, rigore, equità e sviluppo, con le difficoltà che dicevo prima.

 

PRESIDENTE. Le resta un minuto, senatore Formisano.

 

FORMISANO (Misto-IdV). Il Governo e la maggioranza sono riusciti a fare questo che io definisco un miracolo. Probabilmente hanno avuto problemi di comunicazione; probabilmente ciò è stato comunicato male; ma siamo convinti che gli italiani questo lo capiranno.

Noi dell'Italia dei Valori apprezziamo particolarmente, in questa finanziaria, la connotazione che essa ha con riferimento all'evasione fiscale, la connotazione che essa ha sul contenimento dei costi della politica, la connotazione che essa ha circa forme più avanzate di liberalizzazione e la connotazione che ha su forme ancora più avanzate di solidarietà. Ma, allo stesso tempo, affermiamo che si poteva fare qualcosa in più. Notiamo ancora timidezza sulle liberalizzazioni e - consentitecelo, signor Ministro e amici della maggioranza - notiamo ancora timidezza sui costi della politica.

Noi voteremo questa finanziaria; la voteremo intendendola, però, come un punto di partenza. (Richiami del Presidente). È la prima di cinque finanziarie; crediamo che gli italiani capiranno, però occorre che la ripartenza, da subito, sia visibile e percepibile. (Applausi dai Gruppi Misto-IdV, Ulivo e RC-SE).

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, cari colleghi, l'approvazione della legge finanziaria 2007 è un appuntamento importante per la vita politica e parlamentare del nostro Paese, poichè ridisegna un nuovo approccio alle politiche economiche e sociali dell'Italia ed un nuovo modo di gestire la finanza pubblica e di concepire un utilizzo più strategico delle pubbliche risorse.

Dopo l'esperienza appena conclusa del Governo di centro-destra, l'Italia è chiamata ad imboccare la via del recupero in un contesto comunitario ed internazionale corroso, purtroppo, dalla logica di un mercato senza regole e che ha ripiegato su se stesse le potenzialità nazionali dei Paesi a forte tradizione occidentale, chiamate a misurarsi con la globalizzazione sempre più evidente e marcata.

Il nostro Paese può svolgere, se lo vuole, un ruolo di primissimo piano per le potenzialità che esprime, per la ricchezza, che è sotto gli occhi di tutti, in termini di nuova impresa e di nuova capacità di comprendere a pieno il vento comunitario e globale che ci sta davanti e che esige, da parte dei governanti, linee certe e comportamenti di governo rigorosi.

In questo contesto la manovra definita dal Governo Prodi, con la regia del ministro dell'economia Padoa-Schioppa, rappresenta un misto di rigore e di prospettiva per la nostra economia e, soprattutto, rappresenta un punto di partenza rispetto alle sfide della liberalizzazione e di un mercato sempre più esigente, che pone a ciascuno di noi il dovere di coniugare la risposta allo Stato sociale anche con la tenuta dell'area di imprenditoria liberale, molto spesso corrosa da un appesantimento fiscale senza ragione e senza limiti.

In tal senso, va interpretata una nuova filosofia delle politiche economiche, che vanno proiettate in direzione di un recupero della centralità dello Stato sociale, senza perdere di vista la funzione salvifica che l'imprenditoria rappresenta per lo sviluppo del Paese.

 

PRESIDENTE. Senatore, le ricordo che ha ancora un minuto.

 

CUSUMANO (Misto-Pop-Udeur). La ringrazio, Presidente.

Ritengo che la manovra finanziaria, che nel maxiemendamento ritrova importanti ragioni di contemperamento delle esigenze più forti dei settori produttivi di questo Paese, sia un punto di partenza che salda il futuro del Paese con la certezza di una rotta di Governo che noi, come Popolari-Udeur, sosterremo convintamente. (Applausi dai Gruppi Misto-Pop-Udeur, Ulivo e Misto-IdV).

 

CIAMPI (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CIAMPI (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, tre brevi punti.

Primo: in sede di Commissione finanze e tesoro, il 28 novembre scorso, ho rappresentato l'esigenza di una sostanziale revisione della procedura di bilancio, alla luce delle esperienze dell'ultimo decennio. Ho anche auspicato più penetranti verifiche dei risultati dei principali provvedimenti assunti. Per questo sono favorevole a che abbiano seguito le specifiche proposte avanzate in quest'Aula dai senatori Morando e Azzollini.

Secondo punto: oggi l'economia italiana sta attraversando un momento delicato e importante. Per troppi anni, la crescita economica è stata sensibilmente inferiore sia al nostro potenziale di sviluppo sia alla media dell'Unione Europea e questo in presenza di una forte espansione dell'economia mondiale.

Da qualche mese, la nostra economia sta manifestando segni di risveglio. È di interesse generale trasformarli in crescita robusta, far sì che l'apparato produttivo riconquisti un ritmo costante di incremento della produttività e divenga così più competitivo sui mercati interni e internazionali. Solo con la crescita, con lo sviluppo, le giuste aspirazioni degli italiani potranno trovare soddisfacimento.

So bene che, per conseguire una crescita robusta, cioè elevata e duratura, è necessario riequilibrare i conti pubblici. So bene, altresì, che non è facile nella manovra di bilancio conciliare due obiettivi: crescita e stabilità. La presente legge finanziaria si propone di conseguire ambedue questi fini.

Quel che so per certo è che sarebbe dannoso per l'economia italiana e provocherebbe conseguenze negative sui mercati entrare nel nuovo anno in regime di esercizio provvisorio per la mancanza dei documenti finanziari fondamentali per il funzionamento dello Stato. È dal 1988 che si è evitato il ricorso all'esercizio provvisorio. Darò quindi il mio voto favorevole alla legge in esame.

Non posso, infine - ed è il terzo punto - non rimarcare, con disappunto, che ancora una volta viene fatto ricorso ad un modo di legiferare che, non da oggi, ritengo improprio. Articoli di legge composti da una innumerevole quantità di commi, in questo caso oltre mille, è un modo di procedere che occorre dismettere. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV, Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

 

COSSIGA (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

COSSIGA (Misto). Signor Presidente, la prego, perché condenserò al massimo il mio intervento, di permettermi poi di depositare agli atti il testo scritto.

 

PRESIDENTE. Senza dubbio, presidente Cossiga.

 

COSSIGA (Misto). Mi rivolgo a coloro che, non essendo più giovani, si ricordano i film dell'epopea di Little Big Horn e di «Ombre rosse». Non considero certamente né l'amico Matteoli né l'amico Schifani, capi di tribù indiane, ma stasera, prendendo la parola per dichiarare che voterò a favore, parlo con lo spirito temerario di un giovane ufficiale del 7° Cavalleria che va alla carica temendo di finire a Little Big Horn, ma sperando di soccorrere John Wayne in «Ombre rosse».

Dichiaro che voterò, non senza riserve e preoccupazioni, a favore della legge finanziaria su cui il Governo ha posto legittimamente la fiducia.

Voto a favore, con serie riserve dal punto di vista giuridico e della correttezza politica, poiché formulare un maxiemendamento di 1.365 commi - non me ne abbia il Ministro dell'economia - è insieme ridicolo e aberrante. Se il voto di fiducia fosse un contratto tra i senatori rappresentanti del popolo e il Governo, esso sarebbe certamente invalido: invalidato dall'ignoranza (perché mi chiedo quanti senatori sappiano su che cosa votano; io non lo so) e dalla mancata approvazione espressa delle clausole vessatorie.

Voto a favore, con preoccupazione, perché la legge finanziaria dimostra quanto forte sia la conflittualità interna al Governo e alla maggioranza, per superare la quale, con mia grande meraviglia, nella fase finale, come mi ha detto più di un Ministro, il maxiemendamento non è stato né sottoposto al Consiglio dei ministri né fatto conoscere preventivamente ai membri del Gabinetto. Forse siamo transitati verso il Governo del Premier e non più verso il Governo collegiale, come previsto dalla Costituzione. E dimostra anche la mancanza di una vera e seria linea di politica economica e sociale, che, dopo le proteste di tutte le categorie, solo la presenza nella maggioranza e nel Governo della benemerita - per questo Governo - sinistra radicale, cui fanno riferimento i movimenti, e l'acquiescenza politica dei sindacati confederali, salva dalle manifestazioni di piazza anche, magari, con «violenza a bassa intensità».

Nonostante tutto questo, voterò a favore della fiducia e quindi per l'approvazione della legge finanziaria, e poi anche della legge di bilancio, anche se essa ha ormai perduto i suoi propri caratteri costituzionali di legge formale e di semplice autorizzazione all'erogazione della spesa e alla riscossione delle entrate.

Voto a favore perché la mancata approvazione di queste due leggi getterebbe il Paese nel caos e sfregerebbe il volto già ferito dell'Italia in Europa e nella comunità internazionale.

Voto a favore di questa legge, dopo la insipiente, ripeto, insipiente, decisione di ricontare le schede elettorali. Meglio avrebbero fatto, maggioranza e opposizione, a seguire Alcide De Gasperi, il quale, quando nel 1953 Mario Scelba gli dimostrò per tabulas che la legge maggioritaria era scattata, si rifiutò di far ricontare le schede, perché, si disse, il popolo e l'opinione pubblica avevano accettato la votazione.

Come è accaduto in America: Kennedy era stato sconfitto e fu accettato; certamente Bush probabilmente era stato sconfitto e l'avversario riconobbe l'esito. E poi, cosa vogliamo: il mite, mio amico, Ministro della difesa farebbe entrare i granatieri di Sardegna qui, dopo che la maggioranza abbia votato di essere diventata minoranza? Ma non siamo ridicoli!

Con questo spirito, pieno di preoccupazioni e di riserve, con lo spirito del temerario ufficiale subalterno del generale Custer, sperando che il Paese vada, non a Little Big Horn ma alla liberazione della diligenza con John Wayne, dichiaro di votare a favore della legge finanziaria e poi a favore del bilancio. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

 

CUTRUFO (DC-PRI-IND-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CUTRUFO (DC-PRI-IND-MPA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mia posizione personale, come quella dello schieramento di cui faccio parte, non può che essere fortemente critica, non solo innanzi al nuovo testo presentato, ma per l'intero comportamento tenuto da questo Governo in questi giorni così particolari.

Non mi soffermerò a spendere ulteriori parole, oltre quelle già pronunciate da altri miei colleghi, sulla irritualità nella presentazione del maxiemendamento, sulla violazione di numerose norme sia costituzionali che del Regolamento del Senato e sulla ennesima richiesta di fiducia di questa traballante maggioranza in pochissimi mesi dal suo insediamento.

Un modo di agire, questo, totalmente sconsiderato e deleterio per l'intero Paese. Oggi, infatti, ci viene qui richiesto (e mi rivolgo tanto alla maggioranza quanto all'opposizione) di esprimere un voto, espressione della volontà popolare di cui siamo portatori, senza aver avuto - ha ragione il presidente Cossiga - un testo così complesso in tempo per rendergli veramente giustizia.

Sin dalla sua originaria presentazione, questa finanziaria, la prima del Governo Prodi, ha mirato a operare una manovra di ben 35 miliardi di euro, andando a incidere sulle famiglie italiane per 5,5 miliardi di euro, pari a una media di 251 euro per nucleo familiare.

Con la proposizione di questo nuovo testo noi tutti speravamo in una presa di coscienza da parte della maggioranza, anche alla luce degli enormi dissensi raccolti durante la manifestazione del 2 dicembre, ma abbiamo ancora una volta constatato il sostanziale fallimento degli obiettivi annunciati e mai perseguiti nella realtà.

Un altro treno e stato perso. Con questo nuovo provvedimento non è stata modificata l'ossatura della manovra, che è e rimane una manovra di tasse, una manovra oppressiva, che chiede ai cittadini ulteriori sacrifici senza offrire altrettanti servizi.

C'è da domandarsi se realmente questo Governo si aspetti la gratitudine dai cittadini o di intere categorie. Di certo non ringrazieranno tutti coloro che posseggono un'abitazione (l'82 per cento degli italiani) e che speravano nell'eliminazione dell'odiata ICI, e invece la vedranno aumentare insieme agli estimi catastali.

Non ringrazieranno gli operatori delle scuole parificate, frequentate dai nostri figli, che si vedranno erogare somme relativamente inferiori rispetto a quelle destinate, ad esempio, al «Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati» per la scolarizzazione dei propri figli.

Non ringrazieranno il milione circa di motociclisti verso i quali è stata usata la mano pesante, soprattutto per quelli intuitivamente meno abbienti, che non hanno la moto nuova, e per i quali la tassa di possesso è aumentata addirittura del 100 per cento.

Non ringrazieranno i milioni di famiglie che si trovano a dover sostenere i canoni di locazione del proprio immobile, quasi ignorati da questo provvedimento nonostante le nostre proposte che miravano alla possibilità per le famiglie di detrarre parte dell'onere per la casa o all'introduzione di un'aliquota unica, che prevedeva per i redditi derivanti dalla locazione di immobili un'imposta sostitutiva di quelle sui redditi con aliquota unica del 20 per cento.

Come non ringraziano gli atenei italiani, che da tempo denunciano la chiusura del Governo a ogni dialogo. Non ringrazieranno gli avvocati, i notai, i commercialisti, come tutti i professionisti; non ringrazieranno gli operai, gli operatori turistico-portuali, che in questi giorni hanno tentato di far sentire la propria voce.

E si prepara a non ringraziare, egregio Presidente, tutto l'associazionismo cattolico. Non ringraziano, come ho detto, larghe fasce della stessa maggioranza (un plauso va al collega Salvi per il discorso fatto questa mattina, politicamente e intellettualmente onesto).

Ma allora, mi domando, chi voterà questa finanziaria? A questo proposito, cito una preoccupazione che viene ancora da un altro settore, dal mondo dei rettori delle università, e, nella fattispecie, da Azione universitaria, che, in una lettera indirizzata alla senatrice Levi-Montalcini, dice testualmente: «Sappiamo che al Senato il voto della senatrice a vita potrebbe essere determinante, ma siamo anche convinti che il suo amore per la scienza e per l'università sarà superiore alle pressioni politiche che riceverà in queste ore». Non commento.

In questa finanziaria non si è voluto incidere sulle spese pubbliche per non privare il proprio serbatoio di privilegiati delle risorse promesse sotto campagna elettorale. Si è cosi pensato di aumentare la pressione sui cittadini. Ringrazieranno invece le grandi banche e il loro sistema, per i grandi guadagni che avranno per via della necessità di tutti i cittadini, che non vogliono essere perseguitati dal fisco, di aprire i conti in banca, anche le nostre nonnine, le nostre zie, gli anziani che non sanno cosa sia una carta di credito.

«C'è un pasticcio e una confusione che a noi non piacciono. Stiamo andando verso la fine di questa situazione ormai insopportabile di un documento finanziario che dura da tanto tempo. Credo che il bilancio, al di là delle luci e delle ombre, bisogna verificarlo in modo che il prossimo anno non sia così». Non pensiate che questa sia una mia affermazione dal pulpito dell'opposizione: l'ha detto oggi a Napoli Raffaele Bonanni, segretario della CISL. D'altronde, ne ha ben donde ed è libero di farlo, come del resto liberi di farlo sono tutti i sindacati in sciopero pressoché costante durante il Governo Berlusconi, accusato di non concertare ma di consultare.

Il passo in avanti, al contrario delle promesse elettorali, che oggi fa il Governo Prodi è quello che non concerta e non consulta; e anche qui qualcuno potrebbe dire che questi sono soltanto esercizi dialettici di opposizione. E allora cito Prodi, che ieri su «la Repubblica» ha affermato: «La mia colpa e di non aver tra l'altro, consultato nessuno, né imprese, né sindacati, né artigiani». E io aggiungo, Presidente, purtroppo neanche i cittadini italiani nella loro interezza.

Dov'è finita la tanto proclamata equità? Dove sono le riforme strutturali tanto sbandierate? Dove gli incisivi interventi in tema di occupazione?

Forse si è inteso giocare sulla frettolosa presentazione di questo provvedimento, in modo che ne fosse celato il vero intento, cioè quello di reinstaurare una centralità dello Stato controllore e oppressore, nemico, da eludere, da aggirare. Un nemico che viola le sue stesse leggi, basti pensare alla più volte elusa norma che proibisce la retroattività delle disposizioni tributarie.

Non voglio dare ultimatum, perché non posso, ma Antonio Di Pietro sì, lui è Ministro di questo Governo ed è un costruttore di questa finanziaria che dice testualmente: «Io sto con gli italiani» - anche noi, Ministro - «che sono stufi di sentire di formule e formulette, centri e centrini, destra e sinistra, fase 1, 2 e 102. Le azioni furbesche di qualcuno all'interno della maggioranza e forse anche del Governo, che ha inserito negli emendamenti un provvedimento disastroso per la credibilità dell'Unione, che è quello della prescrizione di fatto per i reati contabili commessi dalla Corte dei conti. È un emendamento che porta l'Unione a comportarsi alla Berlusconi». Magari, signor Ministro: se così fosse, tutte le categorie da me citate all'inizio del mio discorso avrebbero sì ringraziato il Presidente del Consiglio.

Vado alla conclusione, signor Presidente. Avendo citato tutto l'arco della maggioranza, non prima del grido di dolore dei cittadini italiani, non poteva infine mancare il più autorevole ministro di questo Governo, Giuliano Amato, che dice: «Posso collocarmi anch'io tra gli scontenti della legge finanziaria» - mi spiace, Ministro, non c'è più spazio, siamo in troppi - «Mi auguro che il Senato la cambi. Se non succede, da Ministro avrei ragioni per protestare». Ministro, ci abbiamo provato noi a cambiarla, ma la sua maggioranza non ce l'ha consentito. Sia conseguente a ciò che ha affermato e voti no insieme a noi. Con noi c'è tutto il Paese, Ministro. (Applausi dai Gruppi DC-PRI-IND-MPA, UDC, FI e AN).

 

PETERLINI (Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PETERLINI (Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo consapevoli che questa legge finanziaria, forse come mai finora, ha avuto puntati addosso i riflettori del Paese, facendo discutere, polemizzare e scendere in piazza milioni di cittadine e cittadini e non solo di destra.

Non c'è dubbio: sulla finanziaria abbiamo un problema di consenso. Dobbiamo prendere atto del malcontento di queste ultime settimane, rifletterci e sforzarci di capirne le ragioni. Ciò non toglie che restiamo fermamente convinti della bontà degli obiettivi di questa manovra; ed insieme al presidente del Consiglio Romano Prodi e al ministro dell'economia Padoa-Schioppa siamo anche noi certi che i cittadini cambieranno opinione non appena il Paese comincerà nuovamente a crescere.

Ho già detto in sede di votazione del decreto fiscale - e lo ripeto - che il Governo avrebbe dovuto illustrare ai cittadini, senza mezzi termini, l'eredità pesante lasciataci dal Governo di centro-destra. Sin dalla campagna elettorale avrebbe dovuto denunciare la catastrofica situazione economica del Paese: il debito pubblico italiano ha superato la cifra astronomica, che probabilmente nessuno può capire, di 1.600 miliardi di euro (mentre questa finanziaria ammonta a 36 o 37 miliardi).

Lo Stato su questo debito paga ogni anno 65 miliardi di euro di interessi: ciò equivale a circa 1.000 euro a testa per ogni abitante di questo Paese. Questo debito pesa soprattutto sull'economia, sul mondo imprenditoriale, perché mancano le risorse in conto capitale per i grandi investimenti e per migliorare i fattori di produttività. L'Italia non può permettersi di essere e di rimanere il fanalino di coda dell'Europa.

Anche la gestione di questa finanziaria e del bilancio è stata criticata dai cittadini e dai colleghi in quest'Aula, in quanto troppo confusa. Ma, a differenza del passato, questa finanziaria nel suo iter parlamentare - ed è bene che così sia stato rivalutato il Parlamento - ha avuto come linea guida la ricerca di consenso e di concertazione, prima con le parti sociali, poi con il Parlamento stesso. La bozza iniziale, in parte criticata giustamente, in parte criticata per motivi strumentali, ha mantenuto fermi i suoi obbiettivi, ma - va detto a chiare lettere - è stata profondamente migliorata, specialmente in Commissione bilancio.

Cari colleghi, dobbiamo riconoscere lo straordinario lavoro di confronto tra maggioranza e Governo nella «cabina di regia» e poi nella Commissione competente anche tra maggioranza ed opposizione. Ringraziamo il presidente Morando e il relatore Morgando per il grandissimo sforzo che hanno compiuto. Questo lavoro, parso ahimè confuso agli occhi dei cittadini, alla fine ha contribuito, ripeto, specialmente qui in Senato, a migliorare il testo senza stravolgere gli obiettivi di equità sociale e di crescita.

Questa, infatti, è una finanziaria che vuole far ripartire il motore della ripresa e del rilancio dell'economia. Una finanziaria che punta a liberare risorse per favorire la crescita, superando anni di stallo. Una finanziaria che promuove lo sviluppo per riconquistare la fiducia degli altri Paesi europei e dei mercati internazionali; e ci sta pian piano riuscendo: la manovra ha già ottenuto l'approvazione dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e persino dal severissimo Fondo monetario internazionale.

Questa manovra riuscirà a riportare il deficit sotto il 3 per cento del PIL, rispettando pertanto gli impegni presi con l'Unione Europea. È partita finalmente una strategia di bilancio in favore della crescita, dopo anni di perdita di competitività e politiche che non sono riuscite a spingere lo sviluppo. Questa è una finanziaria con cui l'Italia incomincia a risanare i conti pubblici e a lavorare sulla crescita; ripeto: sulla crescita.

L'opposizione ha sostenuto che sarebbe bastata la metà dei mezzi per risanare i conti pubblici e ciò è giusto: per risanare i conti pubblici sarebbe bastata la metà. Ma non ci si può fermare solo al pagamento dei debiti: servono anche risorse per la ricerca, l'equità sociale e lo sviluppo economico. Questo fa la finanziaria con l'altra metà delle risorse.

A dispetto di chi punta l'indice su una regia della sinistra massimalista e dei sindacati, questa finanziaria punta sulla produttività, che mai è stata così centrale negli obiettivi dei Governi degli ultimi decenni. È infatti una manovra che, con i miglioramenti apportati alla Camera e al Senato, ha introdotto importanti misure a favore delle piccole e medie imprese.

Ricordo la riduzione dell'IRAP, che abbasserà i costi del lavoro. Ricordo i trasferimenti di azienda, che fino al terzo grado saranno esenti da tasse di successione e donazione; anche il nostro Gruppo si è impegnato fortemente su questo, ed è un grande appoggio per la piccola e media impresa. Ricordo che il trasferimento del TFR all'INPS è limitato alle imprese con oltre 50 dipendenti. Ricordo anche che l'aliquota dei contributi previdenziali per gli apprendisti artigiani è stata ridotta per i primi due anni. Ricordo, infine, gli studi di settore e le società di comodo resi meno pesanti.

E tutto ciò non a scapito delle famiglie e del settore sociale. Si pensi al forte impegno del Governo a rimodulare la curva IRPEF a favore delle famiglie, soprattutto di quelle numerose; all'estensione degli assegni familiari ai nuclei numerosi; alle franchigie per successioni e donazioni per coniugi ed eredi in linea diretta, fratelli e sorelle e soggetti portatori di handicap.

Ricordo, poi, l'importantissimo impegno del Governo, preso qui al Senato, ripreso nell'articolo 1 di questa finanziaria, condiviso da tutta l'opposizione, ossia di usare le maggiori entrate, derivanti dalla lotta all'evasione fiscale - dopo gli obiettivi di risanamento - alla riduzione della pressione fiscale a favore di chi paga le tasse, dando priorità a misure di sostegno del reddito dei soggetti incapienti.

Sempre al Senato, grazie alla nostra proposta come Gruppo Per le Autonomie, abbiamo dato un ulteriore input ad un tema importante, quale quello dell'avvio delle pensioni integrative. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, un po' di attenzione e di silenzio.

 

PETERLINI (Aut). Grazie, Presidente.

Abbiamo sostenuto fortemente l'avvio delle pensioni integrative e anche l'anticipazione della riforma del TFR al 2007 e, con l'inizio del prossimo anno, ritengo sia opportuno, nonché doveroso nei confronti delle nuove generazioni, dei giovani, che Parlamento e Governo mettano mano alla stagione delle riforme, partendo proprio da quella del sistema pensionistico. Credo che l'allungamento dell'età pensionabile non debba essere obbligatorio, ma possa benissimo essere promosso da un sistema di incentivi che premi chi vuole rimanere al lavoro.

Devono poi seguire ulteriori riforme strutturali che coinvolgano tutti i settori, iniziando dalla pubblica amministrazione. Invitiamo a spingere soprattutto sul fronte delle liberalizzazioni ed auspichiamo - lo sottolineo - lo sviluppo del federalismo fiscale per trasferire alle Regioni e alle Province la responsabilità non solo per le uscite, ma anche per le entrate. Le stesse verrebbero così responsabilizzate maggiormente.

 

PRESIDENTE. Senatore Peterlini, ha ancora un minuto per concludere il suo intervento.

 

PETERLINI (Aut). Sto finendo, Presidente.

Riassumendo, la bozza originale della manovra andava fortemente modificata e lo abbiamo fatto. Abbiamo apportato modifiche importanti per promuovere le piccole e medie imprese, le famiglie, la ricerca e la cultura. Siamo anche soddisfatti - e vorrei ringraziare il Governo - per l'accoglimento di un serie di modifiche migliorative promosse dal nostro Gruppo.

Pertanto, annuncio che il Gruppo Per le Autonomie esprimerà la fiducia a questo provvedimento e a questo Governo. (Applausi dal Gruppo Aut, Ulivo e IU-Verdi-Com).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, intervengo per annunciare la fiducia e il voto favorevole del Gruppo Insieme con l'Unione Verdi-Comunisti Italiani alla legge finanziaria al nostro esame. (Brusìo). Vorrei recuperare questo tempo, Presidente.

 

PRESIDENTE. Glielo faccio recuperare e prego i colleghi di comportarsi come hanno fatto fino ad ora, non c'è da cambiare stile. Prego, senatore Ripamonti.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, noi voteremo, in modo convinto, a sostegno della fiducia, perché riteniamo che il testo al nostro esame sia molto migliorato dopo il passaggio al Senato. È migliorato sul piano sociale e sul piano della redistribuzione.

C'è un cambiamento di segno importante rispetto al passato: c'è più equità e più sviluppo. Il sistema delle imprese, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, può essere reso più competitivo sui mercati internazionali; vi sono gli incentivi automatici per la nuova occupazione e per gli investimenti.

Avevamo detto che era necessaria una finanziaria di risanamento, equità e sviluppo: di risanamento, perché abbiamo trovato una situazione dei conti pubblici più difficile rispetto alle previsioni. Ci siamo accorti in queste settimane, per esempio, del nuovo buco nel sistema di finanziamento dell'Alta Velocità ferroviaria. A seguito della sentenza della Corte di giustizia europea in materia di detraibilità dell'IVA sulle auto aziendali, c'è un nuovo buco di 17 miliardi di euro che il Governo precedente certamente conosceva, ma su cui non è intervenuto. Quindi, la situazione è così difficile che si può pensare che quest'anno il deficit sia intorno al 6 per cento.

Quindi, abbiamo una manovra dove c'è il risanamento, ma noi riteniamo che vi sia più equità e sviluppo. Per le famiglie sono destinati complessivamente con questa manovra 2,1 miliardi di euro. Sono state reperite le risorse per il contratto del pubblico impiego e per quello degli autoferrotranvieri. Vi sono i primi interventi significativi per i lavoratori atipici (Co.co.pro. e Co.co.co.), in tema di maternità e di malattia.

Con la rimodulazione delle aliquote fiscali, i redditi fino a 40.000 euro beneficeranno di una riduzione del carico fiscale e, insieme alle nuove misure sulle detrazioni e gli assegni familiari, le famiglie pagheranno meno tasse: se ne accorgeranno già con gli stipendi di gennaio. I cittadini con redditi più bassi avranno più soldi in tasca; questo significa non solo un sollievo per loro, ma anche maggiore capacità di spesa, più consumi interni, prevalentemente in capo alle famiglie.

Vi sono poi interventi nel campo del lavoro precario con la stabilizzazione nel settore della scuola e la novità del Fondo della pubblica amministrazione.

È un primo segnale importante, perché - badate - si tratta di affrontare un tema che è grande e piccolo allo stesso tempo. È grande perché riguarda il futuro dei nostri lavoratori che devono avere certezza nel domani, perché altrimenti si creano nella società condizioni non favorevoli; è un tema piccolo perché questi stessi lavoratori sono già impiegati e, quindi, dal punto di vista delle risorse finanziarie, non implicano rilevanti costi aggiuntivi.

E poi, anche sul piano ambientale, sono state rifinanziate la legge sull'agricoltura biologica e quella sul randagismo e una quota viene utilizzata per le sterilizzazioni. Qualcuno in questi giorni ha ironizzato come se questo non fosse un tema importante per le famiglie. Ma, colleghi, chiedetevi quante persone hanno in casa un animale da affezione e quanto è cresciuta la sensibilità rispetto ai temi dell'animalismo. Il nostro Paese è attento a questi temi ed è giusto che la finanziaria se ne occupi.

Quanto al grande tema delle bonifiche, siamo riusciti a trasferire per la bonifica Marghera e per il risanamento del Polo Chimico Laghi di Mantova i fondi che erano stati forniti dalle aziende e che adesso saranno utilizzati per le bonifiche. Un nuovo intervento, molto significativo, riguarda la bonifica dei poligoni utilizzati per le esercitazioni militari. Si utilizza una quota, anche piccola, degli investimenti previsti per il settore militare per alcune bonifiche.

Ricordo poi il sostegno per i militari che hanno contratto o contraggono malattie derivanti dall'attività svolta e dall'uso di materiali pericolosi: penso al grande tema dell'uranio impoverito.

Richiamo, poi, il tema dei dragaggi. Ci hanno accusato di essere contrari alla sistemazione e allo sviluppo dei porti, che è un tema strategico nel nostro Paese. Noi vogliamo che questo sistema venga sviluppato, ma nel rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale e con le valutazioni di impatto ambientale.

Quanto al tema delle rottamazioni, si tratta di una norma che non abbiamo voluto noi, ma che abbiamo predisposto per garantire ai Sindaci la possibilità di intervenire per migliorare la qualità e la vivibilità delle città.

Eppure, signor Presidente, mi rivolgo direttamente al Governo ci sono due temi di grande sofferenza per i Verdi e per tutto il nostro Gruppo. Mi riferisco anzitutto alla questione del CIP 6, che, tradotto, significa che gli incentivi, che dovrebbero essere assegnati alle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, saranno assegnati anche alle cosiddette fonti assimilabili. Ciò significa che vengono bruciate delle sostanze che producono schifezze in atmosfera e che, in più, ricevono gli incentivi. Questi incentivi sono pagati dai contribuenti.

Questa è una vergogna che deve finire. Ripeto: questa è una vergogna che deve finire! Il Parlamento si deve far carico di questo tema. Noi lo abbiamo affrontato e abbiamo raggiunto un accordo nella maggioranza e con il Governo. Prendiamo atto che c'è stato un errore tecnico che deve essere risolto subito. Il Governo si deve impegnare in questa direzione e noi, ripeto, prendiamo atto che c'è stato un errore tecnico.

Il secondo tema di sofferenza riguarda il finanziamento dell'autostrada Pedemontana lombarda e la creazione di una nuova società partecipata tra ANAS e Regione Lombardia. È una società che ha poteri di concessionario e poteri concedenti. Al riguardo, c'è anzitutto un problema di metodo. Lo voglio dire con molta franchezza: non si fanno accordi di questa portata solo con l'intesa di una parte della maggioranza. Se si fanno operazioni di questo tipo, bisogna avere il consenso di tutta la maggioranza.

C'è poi un problema di merito perché, facendo operazioni del genere, credo si scardini il concetto, quello vero, del federalismo: ciò significa, infatti, che ogni Regione fa quello che vuole. Significa che si scardina il concetto di sani regolamenti che attengono alla rigorosa procedura per la realizzazione delle opere infrastrutturali e per la loro gestione.

Non voglio dilungarmi su altre questioni importanti, ma voglio accennare ad un tema. L'opposizione ci accusa dicendo che noi aumentiamo le tasse. Noi vogliamo combattere l'evasione. Combattere l'evasione, avere maggior gettito dal punto di vista della lotta all'evasione fiscale, significa aumentare le tasse? Io credo di no. (Richiami del Presidente).

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, le chiedo un altro minuto.

 

PRESIDENTE. Senatore Ripamonti, ce l'ha. Prego, concluda il suo intervento.

 

RIPAMONTI (IU-Verdi-Com). Io credo che combattere l'evasione non significa aumentare le tasse. Noi vogliamo ridurle, ma per farlo bisogna che tutti comincino a pagarle. La lotta all'evasione e all'elusione è la nostra grande emergenza.

Noi riteniamo che la fase 2 significhi prima di tutto riprendere il contatto con la nostra gente e capire i suoi problemi, le sue esigenze, comprendere perché qualcuno si sta allontanando. La fase 2 è guardare al programma, capire che la nostra gente ha bisogno di un futuro sereno, di vivibilità, di salari adeguati, di diritti, di salute, di cibi sani per i propri figli. Per dare queste risposte, dobbiamo essere in grado di garantire, con la legge finanziaria, le misure adeguate.

Noi riteniamo che il Governo debba avere la nostra fiducia. Il nostro Gruppo, che è formato da gente onesta che lavora, gente leale, darà la fiducia a questo Governo. Ma noi chiediamo al Governo di avere più fiducia in tutta la sua maggioranza. Se ci sarà questo rapporto, noi ci saremo e ci saremo fino in fondo, con la lealtà che contraddistingue il nostro lavoro. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo, RC-SE e Aut. Congratulazioni).

 

CASTELLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASTELLI (LNP). Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, siamo qui a discutere del nono voto di fiducia che il Governo chiede al Parlamento in sei mesi di vita: un record, che testimonia, da un lato, la tendenza antidemocratica che lo contraddistingue e, dall'altro, la intrinseca debolezza da cui è attanagliato. Troppi, infatti, i rischi per affrontare un dibattito in Aula, troppe le contraddizioni all'interno della maggioranza per garantire un indirizzo coeso sugli emendamenti, e troppo poca forse la confidenza che i senatori a vita, fondamentali per la tenuta della maggioranza stessa, potessero sopportare il tedio, la fatica della discussione in Aula sulla legge finanziaria.

Oggi si consumerà l'ennesimo vuoto rito, grazie al quale il Governo otterrà la fiducia del Senato. Sono infatti stati tutti precettati coloro che garantiscono un numero di voti irraggiungibile per l'opposizione, a partire dai già citati senatori a vita.

Ma a nessuno credo sfugga l'atmosfera un po' surreale che qui stasera si respira. Sicuramente aleggiano in quest'Aula le parole dei rettori, che ieri hanno dichiarato, a testimonianza del loro profondissimo disagio: Ministri non vi vogliamo, non fatevi più vedere nelle università. A tale proposito, sarebbe interessante conoscere il parere della senatrice Levi-Montalcini, visto che ha sempre dichiarato che non avrebbe votato la finanziaria, se essa non fosse stata soddisfacente per la ricerca.

In campagna elettorale, non più tardi del 15 marzo 2006, il futuro presidente Prodi rilasciava dichiarazioni di questa natura: «È possibile organizzare un po' di felicità per noi». Come è amaramente diversa la realtà! Fantasie sognate dal capo di un Governo che sta dando di sé - sono parole di Eugenio Scalfari, non mie - un'immagine scomposta, sciancata, mediocre.

Alla prova dei fatti, la legge finanziaria ha rivelato la sua vera natura: una legge livorosa, vendicativa, fatta - secondo voi - contro i ricchi, che finalmente avrebbero pianto. Ma chi sono per voi i ricchi? Quelli che hanno un patrimonio superiore a 180.000 euro, disse il non ancora presidente Bertinotti in campagna elettorale, cioè tutti coloro che hanno un appartamento in città e coloro che percepiscono un reddito superiore a 1.350 euro, come dice questo testo, cioè i ceti produttivi, i lavoratori, gli artigiani, i professionisti, i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi, che si sono ribellati, sono scesi in piazza a protestare, a gridare tutta la loro rabbia contro questa finanziaria ingiusta, vessatoria e penalizzante verso il Nord, che - non dimentichiamolo - produce la maggior parte del prodotto interno lordo del Paese.

Ma, colleghi della sinistra, non vi sorge il dubbio che vi sia qualcosa che non va, qualcosa di sbagliato o di storto in questa legge?

Plaudono adesso la grande industria, i massimi vertici sindacali - non i lavoratori, si badi bene, come le recenti vicende di Mirafiori hanno dimostrato - le grandi banche, mentre non la sopportano, al punto da scendere in piazza, i tassisti, gli artigiani, i commercianti, i pompieri, gli agenti di polizia, i liberi professionisti, i sindaci, i pensionati, il mondo della scuola, insomma quasi tutta la società civile, per usare un termine a voi della sinistra molto caro.

E poi vi illudete che i fischi siano organizzati. Ma chi mai li avrà organizzati? Forse è vero che qualcuno li ha organizzati. Io ho una risposta al riguardo. Li avete organizzati voi aumentando l'IRPEF, l'ICI, i pedaggi autostradali, le tasse sui BOT e i CCT; avete aumentato le tariffe dei treni, il bollo per auto e moto, i telefoni, le spese mediche, i parametri degli studi di settore, le tasse di successione, il canone RAI, pagato soprattutto dai meno abbienti, avete scippato i conti correnti dei morti nonché il TFR ai lavoratori. (Applausi dai Gruppi LNP e FI).

Anche il presidente Prodi si era posto la domanda se non vi fosse qualcosa di strano in questa finanziaria e la risposta che ha trovato, ovviamente geniale da par suo, è stata che la maggioranza degli italiani protesta perché è impazzita. Questa è la risposta che ha dato il Presidente del Consiglio. Gli italiani sono matti e non capiscono quanta è buona questa finanziaria. Per questo protestano, anzi non capiscono la natura salvifica e quasi catartica di questa manovra.

Ve la siete presa persino con i gatti - pensate, colleghi - anche se forse questo emendamento è sfuggito a molti di voi. Eppure, nel mostro legislativo di più di 1.300 commi, uno prevede addirittura detrazioni per chi castra i gatti. Signor Ministro, il mio gatto mi ha detto che né lui né i suoi amici sono contenti di questa proposta. (Ilarità. Applausi dai Gruppi LNP e FI). In questo caso, il presidente Prodi ha la fortuna che i gatti non sanno fischiare e quindi questa volta gli è andata bene.

A questo punto, a proposito di maxiemendamento, dal momento che è presente in Aula il presidente Ciampi, che a suo tempo ha evocato tale questione, vorrei leggere testualmente ciò che lui personalmente scrisse al Parlamento rinviando alle Camere la legge di riforma dell'ordinamento giudiziario che porta il mio nome: «Con l'occasione ritengo opportuno rilevare quanto l'analisi del testo sia resa difficile dal fatto che le disposizioni in esso contenute sono condensate in soli due articoli, il secondo dei quali consta di ben 49 commi. A tal proposito, ritengo che questa possa essere la sede propria per richiamare l'attenzione del Parlamento su un modo di legiferare che non appare coerente con la ratio delle norme costituzionali che disciplinano il procedimento legislativo e, segnatamente, con l'articolo 72 della Costituzione secondo cui ogni legge deve essere approvata articolo per articolo e con votazione finale».

Ebbene, signor presidente Ciampi, lei ci ha appena detto che voterà in maniera convinta un mostro di un articolo con 1.365 commi. La coerenza, purtroppo, va sacrificata alla ragione politica e di questo ci dispiace profondamente. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN). Sono le tristi necessità della politica.

Colleghi, questa finanziaria è in linea con la politica di questi sei mesi legata ad un Governo che vuole un mondo a rovescio. Avete liberato i criminali con l'indulto e criminalizzate gli onesti cittadini sottoponendoli ad asfissianti indagini da grande fratello, ritenendoli tutti pericolosi evasori. Lasciate liberi, con il provvedimento del ministro Turco, i nostri giovani di bruciarsi il cervello con gli spinelli, ma per i luoghi in cui i nostri ragazzi si formano, la scuola e l'università, date meno soldi e, di più, li istigate al gioco d'azzardo ampliando notevolmente l'offerta di giochi, anche in questo caso per lucrare soldi.

Ritenete i lavoratori autonomi italiani degli evasori di cui non fidarsi e da controllare strettamente in ogni loro manifestazione, anche privata, e consentite agli extracomunitari di ottenere detrazioni, attraverso la semplice produzione di documentazione del Paese d'origine, praticamente impossibile da controllare.

Siete contro la famiglia che gli italiani vogliono, quella che genera i figli attraverso l'unione tra uomo e donna, ma volete quella omosessuale e vi accingete a portare avanti i Pacs, che prevedono anche la famiglia omosessuale.

Un mondo a rovescio: un mondo a gambe all'aria, che però non può stare in piedi!

Qui voi cercate la fiducia e qui, nel chiuso del Palazzo, la otterrete, ma fuori, nel Paese che vive e che produce, l'avete già irrimediabilmente persa: non vi crede più nessuno.

Il Paese vi ha sfiduciato, vi hanno sfiduciato le agenzie di rating. Il più importante quotidiano economico internazionale ha definito il nostro Ministro del tesoro «il più incompetente d'Europa». Avete fallito: non siete più credibili. (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN).

E allora, stasera, non soltanto a nome della Lega Nord dichiaro il voto contrario, ma credo anche a nome della stragrande maggioranza del Paese. E mando a dire a Prodi, che qui non c'è e che si è rifiutato di seguire questo dibattito: in democrazia, un Governo quando non ha più la fiducia degli elettori si dimette e va a casa; vada a casa, faccio un regalo agli italiani per Natale, Presidente! (Applausi dai Gruppi LNP, FI e AN).

 

*CICCANTI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CICCANTI (UDC). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, questa è la più brutta finanziaria per il bilancio delle famiglie italiane degli ultimi anni, nonostante sia la finanziaria della CGIL, dei Verdi, di Bertinotti e Diliberto.

Alla fine del 2007 saremo tutti più poveri, soprattutto chi è già povero, perché l'Italia sarà più povera, come già hanno giudicato le agenzie di rating.

Il disagio sociale si è già manifestato con centinaia di manifestazioni di protesta. Non passa giorno che a Roma non ci sia un corteo spontaneo contro il Governo Prodi.

Il disagio politico è evidente dentro la maggioranza e a maggior ragione è espresso dall'opposizione. Il 2 dicembre scorso l'UDC a Palermo e il resto della Casa della Libertà a Roma hanno fatto sentire forte e chiaro il proprio no a questa finanziaria e a questo Governo.

Il nostro no, come ha spiegato Casini, non è pregiudiziale: è un no ragionato, un no per il bene dell'Italia. Chi protesta e dissente è la stessa Italia che ha votato Prodi: Sindaci di centro-sinistra, Ministri, Sottosegretari, leader di maggioranza ogni giorno hanno qualcosa da dire contro questa finanziaria.

Prodi ha detto che siamo impazziti tutti. Probabilmente è vero, perché è una finanziaria da far diventare pazzi solo a leggerla: 1.365 commi. Mai successo nella storia del Parlamento!

Anche le cifre faranno impazzire gli italiani: 40 miliardi di euro è il valore della manovra. Il bollettino economico della Banca d'Italia di qualche settimana fa ha fornito i seguenti dati: 24 miliardi di euro è il peso delle maggiori entrate; 13 miliardi di euro è il peso della maggiore spesa. Più entrate significa più tasse per gli italiani; più spesa significa mantenere ancora privilegi, sprechi e carrozzoni inutili.

La vostra esperienza è fallita quando avete nominato 103 uomini di Governo e oggi confermate agli italiani che siete dei pessimi spendaccioni.

Il presidente Ciampi si era chiesto, qualche mese fa, se questa finanziaria avesse una missione, se avesse cioè uno scopo, un fine. Prodi ha risposto che gli obiettivi erano: risanamento, sviluppo ed equità sociale.

In questo maxiemendamento non troviamo misure a favore di simili obiettivi. Il vice ministro Visco, qualche giorno fa, ha dimostrato che rispetto al 2005 lo Stato ha incassato maggiori entrate per oltre 29 miliardi di euro.

Il ministro Padoa‑Schioppa ha dichiarato che, per riportare il deficit sotto il 3 per cento, bastavano 15 miliardi di euro. Anche un bambino delle elementari capirebbe che bastavano le maggiori entrate registrate, proiettate al 2007, per evitare nuove e maggiori tasse.

Invece no. Da quando vi siete insediati avete messo solo tasse a chi lavora e, con la scusa dell'evasione fiscale, che è un furto (come dice il presidente Casini), avete messo sotto sorveglianza ogni nostra azione economica, anziché applicare il contrasto di interessi.

Queste tasse non servono allo sviluppo, ma per pagare spese localistiche settoriali e clientelari, come dimostra il maxiemendamento, che indica anche il nome del proponente.

Il vizio di fondo, la debolezza politica di questa maggioranza sta nel ricatto permanente di personaggi senza scrupoli, che, vostri alleati, fanno pesare il loro voto determinante sulle spalle dello Stato, della collettività e degli italiani.

Un esempio per tutti: il comma 1346, un regalo ai predatori dello Stato. In tutti i campi del lavoro umano, chi sbaglia paga. Qui, dipendenti pubblici ed amministratori, che sono sotto processo per danni allo Stato e agli enti pubblici, vengono amnistiati. Molti di voi dicono che avete subito un ricatto. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

Il senatore Salvi, addirittura, indica un potente Ministro di questo Governo quale beneficiario della norma, perché inquisito per danni patrimoniali quando era sindaco di Roma. Forse si tratta di un colpo di spugna? Oppure è una legge ad personam? Non vi fa onore, comunque, nessuna delle due cose.

Quello che vogliamo evidenziare è la necessità di uscire dalla compravendita dei senatori, sia dell'una che dell'altra parte, e di rimettere al centro dell'attenzione degli italiani la politica vera, quella delle scelte che servono al Paese e non agli interessi di Tizio o di Caio, di questo o quel partito, di questo o quell'altro schieramento.

Siamo contro questa finanziaria anche perché non ci è piaciuto il ricatto politico, la vendetta odiosa contro la Sicilia di Cuffaro. Nemmeno Camilleri ha capito la cancellazione del ponte sullo Stretto di Messina e la restituzione dei finanziamenti all'Unione Europea. A parte le società che gestiscono i traghetti, non c'è siciliano che abbia capito perché deve rimanere staccato dall'Europa. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

Non hanno capito decine di ricercatori, e nemmeno Dario Fo e Franca Rame (che ringrazio), perché avete prima cancellato e poi tagliato i fondi per il Centro di ricerca sulle biotecnologie di Carini in Sicilia.

Non abbiamo capito perché avete tagliato 700 milioni di euro al bilancio della Sicilia, con un credito di imposta sulle attività produttive che paga la stessa Sicilia e non lo Stato. Un'ingiustizia che l'UDC non ha accettato e cui si opporrà in tutti i modi e con tutte le proprie forze, insieme ai siciliani.

Negli ultimi dieci anni, la ricchezza del Paese (cioè il PIL) in Italia è cresciuta del 12,7 per cento, nell'Europa dell'euro del 20,5 per cento, negli Stati Uniti del 33,3 per cento. Nel mercato globale l'Italia ha quindi una velocità che è quasi la metà di quella europea e quasi un terzo di quella degli Stati Uniti. Il nostro export è passato dal 4,2 per cento del 1996 al 3,6 per cento di oggi. Negli ultimi dieci anni, il commercio mondiale è cresciuto del 30 per cento, le esportazioni europee del 34 per cento, quelle italiane solo del 20 per cento. Mentre gli altri corrono, noi stiamo quasi fermi.

Quote di mercato estero italiano sono state occupate dai Paesi emergenti: Cina, India, Brasile, Vietnam, Corea del Sud, Sudafrica. Se è vero che un cinese lavora 3.600 ore, rispetto alle 1.700 di un italiano, e ha una retribuzione 20 volte inferiore, significa che la sfida non è sul costo del lavoro o sul prezzo, ma sulla qualità dei prodotti e, quindi, sull'innovazione tecnologica e sulla ricerca.

L'Italia deve investire sulle intelligenze, l'Italia deve investire sulla scuola, sulle università, sui giovani, sul futuro. Il sistema produttivo italiano deve riconvertirsi in fretta e adeguarsi alla domanda mondiale.

Basta con i privilegi corporativi, con le rendite di posizione, con la difesa dei monopoli pubblici e privati. Dobbiamo aprire un'altra stagione politica, fondata sul confronto e non sullo scontro.

Noi dell'UDC abbiamo iniziato un autonomo cammino politico, perché possa essere premiata, o almeno non punita, quell'Italia che studia, si sacrifica, lavora, intraprende e rischia in proprio, affinché l'orgoglio italiano torni a primeggiare nel mondo.

In questa finanziaria abbiamo giudicato negativamente l'esproprio del TFR dei lavoratori, trattenuto dalle aziende per destinarlo all'INPS al fine di finanziare infrastrutture, così come abbiamo denunciato l'imbroglio della riduzione del cuneo fiscale. Prodi aveva promesso cinque punti nei primi 100 giorni, con vantaggi alle imprese e ai lavoratori dipendenti: niente ai lavoratori dipendenti, solo sgravi fiscali sull'IRAP per le imprese. Invece di abbassare i costi di produzione e sostenere sui mercati esteri le aziende più dinamiche, si abbassa solo il costo del lavoro, allungando l'agonia di qualche grande azienda che non riesce a stare sul mercato globale.

Questa finanziaria non solo non crea sviluppo, ma è anche iniqua socialmente. Esiste un principio da rispettare in economia e in politica: la ricchezza prima si crea e poi si può distribuire: se distribuiamo solo quella che c'è, per cui anche i ricchi piangono, alla fine del 2007 i poveri si dispereranno.

La riforma dell'IRPEF e la propaganda del Governo sostengono che a guadagnarci sono i redditi sotto i 20.000 euro, con vantaggi fiscali che variano da 250 a 350 euro l'anno, fino ad annullarsi a 30.000 euro.

 

PRESIDENTE. Senatore Ciccanti, le ricordo che ha ancora un minuto.

 

CICCANTI (UDC). Se questo è vero, è pur vero che i bilanci delle famiglie, alla fine del 2007, dovranno scontare anche addizionali sull'IRPEF dei Comuni e delle Regioni, l'imposta ICI sulla prima casa, la tassa sui rifiuti solidi urbani, la tassa sul gasolio con l'aumento dell'accisa regionale, le tasse di circolazione per auto e motocicli, la tassa sulla salute con i tickets sulla sanità, oltre all'imposta di scopo, all'aumento sui diritti di imbarco, sui visti d'ingresso e perfino una tassa di un centesimo su ogni bottiglia di acqua minerale con la quale, se ci fosse stata insieme quella sul pane, ci avreste ridotto a pane ed acqua. Aumentano inoltre, e concludo, Presidente, le tariffe sul trasporto pubblico, la luce, l'acqua, il gas e, è notizia di oggi, anche il canone TV.

Avremmo voluto confrontarci con questa maggioranza, se non si fosse chiusa e blindata sul DPEF di luglio, cioè su quello che propone di rivedere, attraverso le liberalizzazioni, le nuove tariffe dei servizi pubblici locali, di modernizzare le infrastrutture e di avere un Paese più moderno e più nuovo.

 

PRESIDENTE. Senatore Ciccanti, la prego di terminare perché toglie spazio agli altri interventi.

 

CICCANTI (UDC). Ci rivedremo nella seconda fase, Presidente, sperando di avere un altro Governo e un'altra maggioranza. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUSSO SPENA (RC-SE). Signor Presidente, il quotidiano di Rifondazione Comunista «Liberazione» ha pubblicato, domenica scorsa, una prima pagina di grande drammaticità e, insieme, di umanità profonda. Invece dei soliti titoli, l'intera prima pagina conteneva i nomi dei 246 morti sul lavoro nei primi mesi del 2006 nel solo settore dell'edilizia: morti perché lavoravano senza protezione, schiavi uccisi da una strage liberista in Italia, guardate, non nelle zone franche cinesi o nelle miniere ucraine o nelle fabbriche del sudore del Guatemala o del Nicaragua. Andrea, Luigi, Mario, Rosario, Nexhat, Mohammed: ci vorrebbero tante e tante prime pagine con le liste dei nomi dei tanti torturati, dei tanti morti di fame e di guerra.

Noi vorremmo dare un po' di voce alta a quanti stanno in basso, a quei milioni di italiani ed italiane che vivono in un cono d'ombra, in un mondo sommerso.

Forse il cavalier Berlusconi considera comunista questa finanziaria perché, come maggioranza, ci siamo battuti per l'assunzione di 300 nuovi ispettori del lavoro, affinché si salvi qualche ragazzo che ogni giorno muore schiacciato da un carrello, mentre lavora per pochi soldi.

Certo, a Berlusconi appare scandaloso che questa finanziaria invece di condoni e pene agli evasori tenti, per quanto timidamente, di cambiare impianto, mutare impostazione, iniziare un percorso di redistribuzione ed equità sociale, di nominare perlomeno la narrazione di vita quotidiana del nostro popolo.

No, non è la finanziaria che avremmo voluto: vi sono elementi di sofferenza nella scuola, nella ricerca, nell'università, nei fondi delle energie rinnovabili erogate per gli inceneritori e per i petrolieri, ma vi è, comunque, un mutamento di paradigma, di priorità, di referenti sociali.

Un primo passo nella direzione giusta. E le nostre compagne e i nostri compagni, che ringrazio, pur nell'articolazione delle loro posizioni, hanno svolto un ruolo importante nelle Commissioni per accrescere il suo tratto sociale.

Qual è infatti la concezione delle destre? Una coincidenza tra valori e interessi proprietari. Da un lato, lo Stato etico e patriarcale contro le donne, giustizialista, proibizionista, razzista, dall'altro, la negazione alla radice dello Stato sociale, inteso come rapporto tra individuo e contratto sociale.

Stiamo parlando di saperi, di culture, ma anche di infrastrutture, di treni per i pendolari, di acque, dei beni comuni come valore d'uso collettivo, non come merce privatizzata. Stiamo parlando di sanità. È stato importante abolire l'odioso tickets sul pronto soccorso.

La politica vera, per non essere una chiacchiera autoreferenziale o una accademia elitaria e separata, deve saper riconoscere i soggetti sociali, ha bisogno della materialità dei corpi, delle vite. La politica muore se non rimette al centro la condizione operaia, popolare, sociale.

 

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 18,25)

 

(Segue RUSSO SPENA). Ce lo spiega, in un'intervista al quotidiano "La Stampa", Caterina Gurzì, che era presente nella famosa assemblea della FIAT Mirafiori, quell'assemblea che ha posto a noi domande alle quali sentiamo il dovere di rispondere: «Sono entrata in FIAT nel 1979» - dice Caterina - «Ero, giovedì, all'assemblea sindacale delle carrozzerie e ho visto alcune mie compagne, che, come me, guadagnano 1.100 euro al mese, urlare perché si sono ammalate di tendinite. Qui, sapete, in fabbrica, siamo tutti un po' malmessi. Chi ha la periartrite, chi ha il mal di schiena, chi ha problemi al tunnel carpale. I turni poi in fabbrica ti sballano tutta la vita. Per anni ed anni io e mio marito ci siamo incontrati soltanto la domenica. Mia figlia non l'ho vista crescere. Sono andata e venuta a settimane alterne e il tempo è passato, è passato».

Caterina e i milioni di Caterina vanno rimesse al centro della nostra politica. Caterina ci dice che negli ultimi 25 anni le risorse destinate ai salari sono scese dal 70 al 48 per cento, che vi è stata una crescita enorme delle disuguaglianze sociali. Allora occorre cominciare ad operare politiche redistributive, di risarcimento sociale. Esse devono rappresentare il cuore della nostra politica economica. Non può ripartire l'economia se non vi è l'innalzamento della quota della ricchezza sociale prodotta, da destinare ai redditi da lavoro.

Ci siamo impegnati in questa finanziaria per cominciare a dare diritti e stabilizzazione ai precari. I precari della scuola saranno stabilizzati in 250.000; migliaia e migliaia di precari della pubblica amministrazione saranno stabilizzati.

Certo, è ancora poco, è solo l'inizio. Noi vogliamo che la lotta alla precarietà diventi una carta d'identità del Governo, come oggi lo è la lotta all'evasione fiscale. La precarietà, infatti, non è soltanto un aspetto del mercato del lavoro, è privazione di senso, incertezza del futuro. I nostri figli e i nostri nipoti ce lo dicono con sofferenza, di fronte ad un lavoro che è nomade, che ora c'è e ora non c'è, che appare e poi scompare.

Di fronte ad un lavoro nomade, che ora c'è e ora non c'è, che appare e poi scompare, la precarietà ti entra nelle ossa, diventa una relazione sociale; è un dato perfino antropologico: il lavoro precario genera rapporti precari di tempo, di spazio, di relazioni, di amori, di vite. Diceva un volantino dei nostri giovani precari che ho letto qualche settimana fa: la precarietà ha sostituito il diritto al lavoro con il dovere di dimostrarsi occupabili ovvero devi essere più conveniente del tuo amico sul mercato, più disposto ad accettare restrizione di salario e diritti.

É vero ed è tremendo: chi inneggia alla precarietà ci pensi! Essa è l'orizzonte della solitudine competitiva, una competizione inumana, nella quale scompare qualsiasi idea di legame sociale, di spazio pubblico e condiviso dei diritti, di comunità democratica, di sindacato persino.

Questo volevamo dire quando siamo andati in piazza il 4 novembre all'interno dei movimenti di lotta contro la precarietà, così come lo siamo stati in questi giorni con i pensionati, gli universitari, i ricercatori, le comunità in lotta contro la TAV, il MOSE, il Ponte sullo Stretto che finalmente questa finanziaria cancella.

Abbiamo fatto scandalo per i benpensanti. Siamo stati in piazza con i precari, noi parlamentari, le donne e gli uomini di Governo di Rifondazione Comunista. Sia chiaro: io penso che sarebbe stato scandaloso se non ci fossimo andati in quelle piazze. Ma chi diavolo ha mai detto che se sei in maggioranza o al Governo devi separarti dalla lotta e dalla condizione sociale? Per noi il Governo è un mezzo, non è un fine. Le donne e gli uomini di Rifondazione Comunista non pensano che la politica si faccia solo nelle Aule parlamentari. Siamo responsabili e quindi siamo disobbedienti.

Siamo qui in queste Aule, partigiani convinti e determinati di questa maggioranza, di questo Governo, che vive nella forza del suo programma. Non c'è una fase 1 ed una fase 2. Ha ragione il presidente Prodi. C'è solo l'Unione, il suo programma e bisogna realizzarlo perché è il nostro popolo, quello che ci ha voluto al Governo, che è in credito, che vuole più democrazia, più socialità, più convivialità, più ascolto vorrei dire. E noi vogliamo ascoltare. Siamo qui, ma per questo saremo anche martedì ai cancelli di Mirafiori, saremo nelle case occupate per rivendicare il diritto all'abitare.

Saremo, come ha fatto Haidi Giuliani nei giorni scorsi, nei centri di permanenza temporanea, vere e proprie galere etniche dove sono rinchiusi ingiustamente sorelle e fratelli emigranti. È il nostro contributo a questa maggioranza. Ma non è un azzardo. Siamo convinti che il Governo Prodi avrà ampi consensi se saprà distanziarsi sempre più dal berlusconismo, suscitando partecipazione, protagonismo, anche conflitto sociale, del quale non dobbiamo aver paura perché è il sale della democrazia ed è una necessità per costruire più ampi rapporti di forze e più consenso a livello sociale.

Se il popolo dell'Unione si dividesse, ma se soprattutto si rinchiudesse in una cupa ed amara delusione o in una delega rassegnata a noi, al Governo sarebbe la sconfitta della politica, sarebbe la vittoria dell'antipolitica.

Ma è proprio questa convinzione, questo amore per il nostro popolo che esprime bisogni e che pretende da noi soluzioni, che ci dà forza e fiducia. E noi dobbiamo realizzare ogni giorno orizzonti di libertà e percorsi di uguaglianza. Lo sappiamo e, soprattutto, per il nostro popolo lo vogliamo. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Congratulazioni).

 

MATTEOLI (AN). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MATTEOLI (AN). Signor Presidente, onorevoli senatori, rappresentanti del Governo, voglio prima di tutto ringraziare il presidente Marini per l'equilibrio dimostrato, per aver respinto il tentativo del Governo di far rimediare al Presidente del Senato alle brutte figure del Governo stesso ed un grazie al presidente della Commissione bilancio, senatore Morando, per il modo in cui ha condotto i lavori e per la capacità di registrare la sensibilità politica dei Gruppi.

Mentre nelle Aule parlamentari si discute la finanziaria, registriamo il crollo verticale della fiducia dell'Esecutivo da parte degli italiani. Perché? La riduzione del cuneo fiscale è ritenuta dalla maggioranza del Paese insufficiente; gli aumenti delle tasse per i redditi più elevati sono parsi inutilmente punitivi; il passaggio all'INPS di 65 miliardi sottratti al TFR è stato accolto come un esproprio; le nuove tasse che gli enti locali finiranno con l'essere obbligati ad introdurre danno la sensazione che il Governo preferisca lasciare ad altri la responsabilità di imporre nuove gabelle; l'operosità del Paese viene ignorata, i professionisti considerati solo come evasori fiscali. Queste note non sono mie, ma le leggiamo su autorevoli giornali che hanno appoggiato la campagna elettorale del centro-sinistra.

Questa finanziaria è stata criticata e bocciata da tutti i più grandi organismi internazionali, dall'OCSE alle Agenzie di rating, dal Fondo monetario internazionale alla Banca d'Italia, dalla Confindustria e, dopo le proteste ed i fischi di Mirafiori, anche dai sindacati confederali. I rettori delle università intimano ai Ministri del Governo Prodi di non presentarsi più negli atenei. Voglio vedere cosa farà durante il voto la collega Levi-Montalcini, tanto sensibile a queste problematiche. (Applausi dal Gruppo AN). Professionisti, farmacisti, lavoratori autonomi, uomini di cultura, lavoratori dipendenti, pensionati scendono in piazza uniti per protestare.

E' una finanziaria dove vengono introdotte norme clientelari accanto alle quali c'è scritto il nome ed il cognome dei proponenti, minitasse sulle bottiglie dell'acqua minerale. Sui manager di Stato viene stabilito un tetto retributivo, ma subito dopo viene introdotta una norma con scritto «Il Governo può derogare».

Fondo precari: viene istituito un fondo di appena 5 milioni, che servirà a stabilizzare 200, 250 precari, anziché 350.000 promessi.

Aumentano i pedaggi autostradali, ma non si sa di quanto. Vengono tagliate del 5 per cento alcune spese per le strutture della Polizia. Per la campagna di educazione dei giovani, finalizzata alla conoscenza dei rischi derivanti dal gioco, vengono stanziati, dico, vengono stanziati, 100.000 euro; insufficienti anche a pubblicare un solo manifesto. Forse si doveva dare uno stipendio ad un amico degli amici. (Applausi dai Gruppi AN e FI). E potrei continuare.

Una manovra, quindi, senza padri; uscita dal Consiglio dei ministri il 30 settembre era già cambiata al suo arrivo alla Camera: 20 metri di tragitto. Una manovra che è stata modificata dal Governo oltre 100 volte, con i parlamentari della maggioranza messi nelle condizioni di non poter incidere. Una manovra che porta in sé un aspetto politico di grande rilevanza, la sconfitta dei riformisti, che, pur essendo maggioranza, in cambio della loro permanenza a Palazzo Chigi, sono rimasti a fare le comparse: zitti e mosca! (Applausi dai Gruppi AN e FI).

È questo l'aspetto politico più chiaro che viene fuori dalla manovra finanziaria: due terzi dei parlamentari dell'Unione sottomessi alla restante parte rappresentano il fatto politico più significativo.

E quando ieri l'onorevole Fassino, segretario del partito di maggioranza relativa della coalizione, ha fatto una diagnosi coraggiosa al suo partito di questi sei mesi di Governo, ammettendo il fallimento dovuto alla «cattiva dialettica tra l'ala riformista e quella radicale della maggioranza» e indicando come terapia il cambio di passo o addirittura di rotta, è stato zittito e trattato con sufficienza dal Presidente del Consiglio. E non vale il tentativo di nascondersi dietro le parole, perché è chiaro a tutti che Prodi risponde no a Fassino.

Non ci può essere quindi cambio di passo al punto in cui siamo arrivati, bensì solo un cambio di Governo e soprattutto un cambio di Presidente del Consiglio. È fin troppo facile la conclusione: mandiamo a casa Prodi. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

Prodi è l'unico, purtroppo, che non ha notato quanto gli accade intorno. Il 2 dicembre, a Roma, hanno manifestato 2 milioni di cittadini, merito degli organizzatori certamente, ma il principale merito va al Presidente del Consiglio, che con i suoi provvedimenti ha scatenato l'ira degli italiani. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

Lei, Presidente del Consiglio, passando da una gaffe all'altra, fino a pochi giorni fa ha tra l'altro detto: «Il Paese è impazzito...», fino ad arrivare ieri a dichiarare testualmente: «Rifarei la finanziaria identica, ma in modo diverso». Come si fa a fare una cosa identica e diversa allo stesso tempo ce lo spiegherà quando avrà un po' di tempo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

Lei, signor Presidente del Consiglio, è ormai in rotta di collisione con se stesso, con il Paese e con la lingua italiana, e, mi creda, sono convinto che sia entrato in rotta di collisione anche con la parte moderata della sua maggioranza. L'ultima prova è arrivata ieri, quando con una sola battuta ha detto: «Non parliamo di fase 2», snobbando la relazione politica svolta dall'onorevole Fassino al suo partito e la richiesta fatta dall'onorevole Rutelli.

Per il bene del Paese è opportuno che si faccia da parte. Solo dopo vedremo insieme, maggioranza e opposizione, quale sarà la soluzione migliore per l'Italia e per i cittadini, se riandare al voto immediato, cosa che auspico, o se varare un Governo breve e transitorio, che prenda pochi provvedimenti sul piano economico e istituzionale per consentire dopo al Governo che uscirà dalle urne di far funzionare meglio, in modo davvero europeo, la nostra democrazia.

 

Presidenza del presidente MARINI

 

Prodi ascolta solo la sua parte. Ha ascoltato il ministro Padoa-Schioppa e esce dall'Aula; non gli interessa ciò che dice l'opposizione, ma nemmeno la maggioranza.

Direbbe Leo Longanesi, giornalista, scrittore, dissacratore di usi e costumi: cosa voglia Prodi si sa. Vuole esistere e durare; per esistere egli non ha trovato di meglio che fare l'uomo di sinistra, come altri fanno il notaio o l'avvocato; ormai si è così abituato e convinto di essere sempre stato di sinistra, si è fatto un repertorio di frasi che non mutano, se le ripete e gli sembrano nuove, così tira avanti tra un voto di fiducia e un altro, ma tutto ciò è soltanto un equivoco, una finzione, un pretesto. Il suo essere di sinistra non ha forma, i suoi programmi politici sono impostati soltanto sul togliere e sul distribuire e fa finta di non accorgersi che la sinistra, padrona della maggioranza, lavora, non con l'obiettivo di far stare tutti meglio, ma di livellarci al peggio.

Altra è la filosofia politica che ci anima. La destra si ispira a principi di sussidiarietà e vede lo Stato come elemento equilibratore dei processi di concorrenza e competizione; lo Stato come equilibratore e arbitro, non destinato ad intervenire ovunque e comunque. In sostanza, vogliamo riaffermare nei fatti il primato della politica che non porti a truccare le carte, come avete fatto, nascondendo 37-38 miliardi.

Infine, il Presidente del Consiglio si interroga sui fischi, si è convinto che qualcuno organizzi la protesta contro di lui, riducendo a dei teppistelli chi va a fischiarlo. Questo è un brutto passaggio: quando in piazza va la sinistra, sono cittadini che democraticamente protestano; quando ci vanno altri, ricevono l'epiteto di teppistelli.

Attenzione, è vero, dietro i fischi c'è un grande organizzatore, un uomo bravissimo che è capace di indurre tutti alla protesta e quindi ai fischi: è lei stesso, signor Presidente, con le sue decisioni, con i suoi provvedimenti e, soprattutto, è lei quando spiega perché sono state varate certe norme. «Tutti avversano la finanziaria?» - si chiede e lei risponde - «Bene, bene, bene!» Altro che fischi, presto arriveranno anche gli ortaggi. (Applausi dai Gruppi AN, FI, UDC, LNP e DC-PRI-IND-MPA. Congratulazioni).

 

SCHIFANI (FI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCHIFANI (FI). Signor Presidente, mi associo al ringraziamento del presidente Matteoli nei confronti della signoria vostra e del presidente Morando. Non posso rivolgere un analogo ringraziamento al Presidente del Consiglio, il quale ha sentito il dovere e il piacere di ascoltare il suo Ministro, ma non un analogo rispetto nei confronti di questo Parlamento per i nostri interventi; eravamo abituati a ben altro. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e DC-PRI-IND-MPA).

Siccome tra poco la collega Finocchiaro sicuramente sosterrà che l'aver dovuto adottare una finanziaria così disastrosa e pesante per gli italiani è colpa di questa opposizione, vorrei ricordare a chi ci ascolta che Italia avevamo lasciato. Si tratta di un'Italia con una pressione fiscale al 41,6 per cento, la minore in assoluto degli ultimi decenni, il tasso di disoccupazione al 7 per cento, un'inflazione sotto il 2 per cento, nessun buco nei conti, come è accertato dalla Banca d'Italia, uno stanziamento, accertato dal CIPE, di ben 50 miliardi per opere infrastrutturali, maggiori entrate per 34 miliardi, confermate dal vice ministro Visco, una crescita del PIL del Paese in linea con quella europea dell'1,9 per cento: questa è l'Italia che il Governo Berlusconi ha lasciato in eredità. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e DC-PRI-IND-MPA).

Ci troviamo ad assistere ad una finanziaria che balla da due mesi, di un'entità variabile: variano le tasse, le controtasse, le diminuzioni; varia anche il suo importo. Avrebbe potuto essere una finanziaria di dieci o 12 miliardi per recuperare lo 0,8 per cento di sforamento rispetto al PIL rientrando nei parametri di Maastricht; sarebbe bastata una minifinanziaria; ebbene no. Si è detto che andava fatta una maxifinanziaria per intervenire sullo sviluppo.

Si era detto nel DPEF che questo Governo sarebbe intervenuto sulle misure strutturali: non lo si è fatto, tant'è vero che un illustre economista, il professor Giavazzi, sulle pagine del "Corriere della sera" di alcuni giorni parla di una finanziaria che cerca di correre ai ripari, accontentando un po' tutti, aumentando la spesa pubblica di sette miliardi.

Si tratta di una finanziaria basata su maggiori entrate e su totale assenza di tagli strutturali; una finanziaria che aumenterà la pressione fiscale fino a più del 44 per cento; una finanziaria che non piace nemmeno allo stesso Governo che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, ha visto marciare sottosegretari del Governo contro lo stesso Prodi in piazza. (Applausi dai Gruppi FI, AN, LNP e DC-PRI-IND-MPA).

Si tratta di una finanziaria bocciata all'estero, dall'OCSE, dalle agenzie di rating, da 30 associazioni di categoria che sono scese in piazza a protestare; da tutti i professionisti e da tutti i produttori di reddito.

Ma è un disegno di legge finanziaria che non piace allo stesso Governo. Mi limito a denunciare alcune battute di alcuni illustri autorevoli Ministri di questo Governo. Ferrero: su povertà non c'è quasi nulla; D'Alema: una manovra indigesta a causa dei nostri errori; Amato: anch'io posso collocarmi tra gli scontenti di questa manovra finanziaria; Rutelli: i conti sulla cultura non tornano; Mussi: migliorare la finanziaria in Senato; la collega Finocchiaro, oggi, su «La Stampa»: tutti abbiamo visto instabilità decisionale venire dal Governo.

Poi le interessanti parole del segretario dei DS, Fassino: incrinato il rapporto con il Paese, occorre cambiare rotta. L'onorevole Fassino, nel dichiarare ciò, con grande senso di responsabilità, afferma: pesa la difficoltà di promuovere e realizzare una condivisione fondata su un riconoscimento del ruolo della società e dei suoi soggetti. Egli ha ragione, ma ha sbagliato nel rapporto con i soggetti della società, perché ha attivato un odio sociale, attraverso le azioni del Governo, considerando evasori fiscali tutti i produttori di reddito autonomo e i produttori di reddito professionale. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC e DC-PRI-IND-MPA).

La manovra ha tracciato la vita dei contribuenti; ha aumentato le contribuzioni previdenziali sul lavoro autonomo; ha visto nel lavoro autonomo l'odio e il conflitto di classe. Ecco perché ha sbagliato: ha modificato le norme professionali attraverso una decretazione d'urgenza, senza alcuna concertazione con le categorie professionali.

Questa manovra finanziaria è stata presentata come un provvedimento di Robin Hood: si ruba ai ricchi per dare ai poveri. Però sarebbe bastato un disegno di legge finanziaria molto semplice: aumentare il minimo imponibile, la soglia di reddito del minimo imponibile e abbassare le aliquote reddituali ai redditi bassi. Semplicissimo. E invece no. Cosa si è fatto? Si è messa su una maximanovra: tassazione del Paese per redistribuire la ricchezza. E come mai a Mirafiori gli operai hanno contestato i sindacati? Voi ve lo chiedete? Noi ce lo chiediamo. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC).

La risposta esiste: quegli operai si sono resi conto che pagheranno di più per i bolli auto; ci saranno più tasse sulla revisione per le auto e le moto; i pedaggi autostradali aumenteranno; pagheranno di più per i trasporti pubblici; pagheranno i ticket sanitari sulle ricette specialistiche e sul pronto soccorso; aumenteranno le tasse locali emesse dai Comuni e dalle Regioni; aumenterà l'ICI; aumenterà la tassazione sui risparmi, il gasolio da riscaldamento, l'acqua minerale, il canone RAI, le tasse universitarie.

I rettori hanno invitato il Governo a non andare più nelle università; sono insorti per un taglio di 200 milioni in questa finanziaria sull'università. (Applausi dai Gruppi FI e AN). Voglio vedere cosa farà la collega Levi-Montalcini.

Poi ci sono i tagli. Quali tagli? Tagli alla sicurezza, al Fondo per le aree sottosviluppate e, nello stesso tempo, si pensa a dare dei contributi - udite, udite - ai raccoglitori di miele nei boschi. Questa è la manovra finanziaria del Governo Prodi. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

Abbiamo lasciato, con il nostro Governo, una politica fiscale che ha dato i suoi frutti; esso è sotto gli occhi di tutti: un surplus di entrate fiscali. Esso è riconosciuto da tutti e dallo stesso ministro Fisco; chiedo scusa, intendevo dire ministro Visco. Il lapsus forse non è casuale. (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC). Si tratta di 34-35 miliardi di euro.

Siamo stati invitati a confrontarci da autorevoli esponenti della maggioranza in Senato. Ci è stato detto: vogliamo ascoltare le vostre proposte. confrontiamoci, siamo aperti al dialogo. Ci siamo presentati in pompa magna davanti alle televisioni e ai giornalisti, abbiamo manifestato le nostre proposte, abbiamo affermato una cosa semplice: vi abbiamo lasciato un surplus di entrate fiscali? È conclamato? Bene, utilizzate una parte di queste entrate fiscali aggiuntive, che non fanno parte dei saldi della manovra finanziaria (e delle quali tale manovra non tiene conto), per alleggerire la stangata fiscale.

Ci è stato risposto che non era possibile; che se ne sarebbe parlato da gennaio e quindi nulla si poteva cambiare. Così nemmeno quella norma assurda e inverosimile, secondo la quale il TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori, da posta debitoria all'interno delle imprese, diventa in questa manovra finanziaria un'entrata per lo Stato. Ancora vorremmo capire come. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

Tale misura condanna le nostre aziende al nanismo perché costringerà tutte le imprese, che raggiungono il limite dei 50 dipendenti, a non assumere altri dipendenti, perché verrebbero condannate a dover trasferire il proprio TFR all'INPS. Quindi, è un limite alla crescita e allo sviluppo. (Applausi dal Gruppo FI). Questa è una finanziaria contro lo sviluppo e non per lo sviluppo. (Applausi dai Gruppi FI e AN).

Avevamo chiesto maggiori risorse per le infrastrutture e la sicurezza. Apprendiamo invece che nel maxiemendamento si realizzano tagli alle spese correnti delle forze dell'ordine e si prevede la possibilità di chiusura di questure e prefetture.

Signor Presidente, mi avvio a concludere: la finanziaria al nostro esame contiene quasi 1400 commi. Riecheggia ancora nelle mie orecchie il messaggio alle Camere dell'ex presidente Ciampi, quando bacchettò il Parlamento sostenendo che il Governo Berlusconi e la sua maggioranza avevano approvato una norma composta di 49 commi e due articoli! (Applausi dai Gruppi FI e AN). Prendemmo atto di quel richiamo. Vorrei ricordare al presidente Ciampi che questa finanziaria contiene quasi 1400 commi: mi attenderei da lui un atto di coerenza.

Vi è poi - mi avvio veramente a concludere - lo scandalo del comma 1346, cioè la sanatoria sui reati contabili contro la pubblica amministrazione. Ci volete far credere veramente che è stato l'errore di un funzionario o la svista di qualcuno e che nessuno all'interno del vostro Governo (che batte ogni record per numero di appartenenti, dato che siete cento rappresentanti) si sia accorto di questa norma! (Applausi dal Gruppo FI).

 

PRESIDENTE. Senatore Schifani, per favore, concluda.

 

SCHIFANI (FI). Mi dispiace che il Presidente del Consiglio non sia presente, perché lo scorso 8 ottobre ebbi a dirgli che cominciava a essere un uomo solo; oggi gli avrei detto che è sempre più solo, perché lo ha lasciato un intero Paese. (Applausi dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DC-PRI-IND-MPA. Congratulazioni).

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio. (Brusìo.).

 

PARAVIA (AN). Non c'è il Presidente del Consiglio!

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Non importa, anche il presidente Matteoli prima si è rivolto al Presidente del Consiglio. Fortunatamente, risulterà dalla lettura dei resoconti stenografici.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi! Prego, senatrice Finocchiaro.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Ministro dell'economia, signor Ministro della giustizia, Sottosegretari presenti, il testo sul quale il Governo ha posto il voto di fiducia reca netto il segno del contributo del Gruppo dell'Ulivo e degli altri Gruppi dell'Unione al Senato su questioni di merito di grande rilievo politico, ma c'è un altro segno politico essenziale. Mi riferisco alla coesione e alla reciproca, solidale partecipazione con la quale le forze dell'Unione hanno lavorato qui, evidente nella rappresentazione pubblica e nella lettura che ne hanno fatto gli osservatori politici e mediatici: un segnale di svolta rispetto al clima delle settimane precedenti.

I due risultati, quello di merito e quello politico, non sono un'accidentalità. Sono costati molto lavoro, molta intelligenza politica e un grande senso di responsabilità e non sono classificabili sotto la voce «tributi al Governo»; nascono da un'autonoma decisione politica e hanno avuto un riferimento e un fine principale. Il riferimento è stato lo sforzo di ascoltare e di leggere, in decine e decine di assemblee e incontri sostenuti dalle senatrici e dai senatori del mio Gruppo, i problemi, i disagi e i malesseri diffusi nel Paese. Il fine è stato quello duplice di intervenire, sia pure nei limiti di una seconda lettura, rispetto ai problemi rilevati.

Il senatore Zanda ha svolto un intervento molto forte, serio e documentato e non ho bisogno di ripetere le cose che qui sono state dette con la sua autorevolezza, ma voglio ricordare alcune questioni: innanzitutto, il tema della ricerca, quello della sicurezza e i problemi delle infrastrutture e del Mezzogiorno. Voglio ricordare, soprattutto, che abbiamo visto, ascoltato e letto l'ansia delle famiglie con un reddito basso e, per questo, abbiamo provveduto alle nuove misure in materia di assegni famigliari e detrazioni IRPEF.

Abbiamo guardato al senso di devastante precarietà dei ragazzi e delle ragazze italiane, ma anche di uomini e donne, di fronte all'assenza di diritti e di prospettive di futuro. Per questo, siamo intervenuti con le misure sul lavoro precario: sulla stabilizzazione e sui diritti del lavoro precario e sulla contribuzione degli apprendisti.

Vorrei ancora dire che abbiamo guardato ad un altro bisogno, quello di autonomia, al primo desidero di chi voglia rendersi autonomo, al desidero di avere una casa, di poter avere una famiglia, con il primo investimento dopo 20 anni sull'edilizia residenziale pubblica. Ricordo poi le questioni del ticket sanitario per rispondere al bisogno e alla sicurezza sulla salute e, ancora, gli interventi che abbiamo fatto sui Comuni nella consapevolezza che qui si costruiscono la prima cittadinanza e i primi diritti dei cittadini. Abbiamo aggredito, per la prima volta, la questione dei costi della politica.

Colleghi, guardate in controluce: queste misure rivelano altro che una finanziaria senz'anima. In queste misure c'è un'idea dell'Italia, ed è l'Italia seria e rigorosa, che in quest'Aula, poco fa, il ministro Padoa-Schioppa ha dato con la sua relazione e che - lasciatemelo dire - tante volte nelle Aule della Camera e del Senato ha dato il ministro per l'economia Carlo Azeglio Ciampi. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur). Lo voglio ricordare e lo voglio dire così: è l'Italia del dovere pubblico prima di essere l'Italia dei poteri.

Ma avevamo anche un altro fine, non meno importante: quello di porci come soggetto istituzionale e politico forte, ragionante e determinato, una forza tranquilla. Lo abbiamo ritenuto indispensabile dovere di fronte alle ansie e alle paure che nel Paese ci sono e che - occorre che qualcuno lo dica con chiarezza - non sono certo il frutto delle misure contenute in una finanziaria non ancora approvata, ma vengono da un quadro di incertezze e di difficoltà riconducibili in gran parte alla responsabilità del precedente Governo. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur. Commenti dai banchi dell'opposizione). E noi abbiamo il dovere di non acuire e di non assecondare le possibili incertezze e divisioni perché non c'è nessuno in quest'Aula... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, sono state usate parole dialetticamente forti in molti interventi e c'è stata l'attenzione di tutti. Continuiamo così.

Prego, senatrice Finocchiaro.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Non mi turbo, signor Presidente. Non mi turbano affatto.

Non c'è nessuno in quest'Aula che non conosce la pericolosa deriva dell'insicurezza collettiva e credo che nessuno in quest'Aula se la possa augurare.

Per questa ragione, per quell'autonoma decisione politica, per quel lavoro, il nostro voto favorevole non è un tributo esatto a scadenza dal Governo Prodi, ma è, al contrario, il frutto della qualità della relazione politico-istituzionale tra il Gruppo dell'Ulivo e il Governo, una risorsa preziosa che dobbiamo essere in grado di consolidare e di apprezzare ogni giorno. (Commenti dai banchi dell'opposizione). Peccato, io non ho aperto bocca quando parlava il senatore Schifani, nemmeno quando interveniva il presidente Matteoli e neanche quando interveniva alcuno dei colleghi dell'opposizione, fosse o non fosse chi ritenete voi il più o il meno importante di quest'Aula, per me sono tutti pari. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur. Commenti dai banchi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Senatori, per cortesia, vi ricordo che siamo in diretta televisiva. Rispettiamo la senatrice Finocchiaro come abbiamo rispettato fino ad ora tutti, senza eccezione alcuna.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, il fatto che siamo in diretta televisiva è per me grande ragione di gaudio.

Siamo convinti che nessun Governo e nessun Paese sono più al sicuro se non quando le Assemblee elettive, non solo i Parlamenti nazionali, sono per davvero il luogo autonomo della rappresentanza politica, sono in grado di essere dialetticamente il lievito del saggio governare.

Anche per questo, voglio porre due questioni. La prima, che è stata sollevata anche dai colleghi dell'opposizione, è quella che riguarda le regole. Ci torneremo, ma voglio qui assumere, come prioritaria tra le altre, la questione della riforma della disciplina della manovra di bilancio nei termini e con la forza con la quale il presidente Morando l'ha posta in quest'Aula. Ringrazio il presidente Morando, così come ringrazio il relatore per il lavoro di questi giorni.

La seconda è quella dell'attuazione del programma, rispetto alla quale, ministro Padoa-Schioppa, questo Gruppo mette da subito a disposizione la propria incalzante forza, la propria autonoma capacità di proposta.

Infine, colleghi dell'opposizione (questo vi interessa e quindi immagino che tacerete), non intendo in alcun modo - e non l'ho fatto neanche ieri - eludere la questione relativa all'emendamento in materia di prescrizione dei giudizi innanzi alla Corte dei conti... (Commenti dal Gruppo AN), quella che ironicamente il presidente Berlusconi, che è cultore della materia, ha definito norma ad personam.

È stato un errore grave, molto grave. Da presidente del mio Gruppo, me ne assumo intera la responsabilità, ma insieme il merito di avere chiesto immediatamente lo stralcio di quella norma... (Applausi dai Gruppi Ulivo e Misto-IdV), la cui presenza nel testo, lo voglio ricordare, è stata denunciata in quest'Aula per primi da due senatori del mio Gruppo, il senatore Salvi e il senatore Manzione, a cui va il mio ringraziamento. (Vivaci commenti dai Gruppi FI e AN).

Dico solo ai colleghi di Forza Italia... (Vivaci proteste dai Gruppi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Senatori, questo non è accettabile! Qui c'è libertà di esprimere giudizi politici, anche aspri, e si debbono accettare, come sono stati accettati finora. Vi prego, ne va della dignità del Senato! Bisogna lasciar parlare anche quando non si è d'accordo. (Commenti dai Gruppi dell'opposizione).

Senatrice Finocchiaro, prosegua il suo intervento.

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Non ci fate una bellissima figura, secondo me, davanti agli italiani.

Vorrei ancora dire ai colleghi di Forza Italia che per comprensibili esigenze di polemica politica hanno ritenuto di impedire la dichiarazione di inammissibilità di quella norma (che peraltro, lo sappiamo, è in violazione della legge di contabilità dello Stato), che a questo punto è molto sottile il limite che separa l'esigenza più che legittima della polemica politica e la corresponsabilità circa l'ingresso della norma nel nostro ordinamento.

 

FERRARA (FI). Bugiarda, sei una bugiarda!

 

FINOCCHIARO (Ulivo). Per quanto ci riguarda, come il Governo ha già detto pubblicamente, impediremo che quella norma entri in vigore, sia pure solo per un minuto! (Vivaci commenti dal Gruppo FI. Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).

Infine, siamo convinti che questa finanziaria sia necessaria e utile per il Paese e siamo convinti che dalla politica della palude del grave dissesto dei conti pubblici, stia nascendo il terreno compatto dal quale partire per le riforme necessarie. (Commenti del senatore Asciutti).

Per questo, i senatori e le senatrici del mio Gruppo passeranno davanti al banco della Presidenza e diranno «sì», per convinzione, per onorare l'impegno che l'Ulivo aveva assunto con i propri elettori, per ragionevole fedeltà al nostro Governo, ma prima di questo in celebrazione del prestigio, della responsabilità del ruolo di parlamentari della Repubblica e di dirigenti politici. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV, Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni. Commenti ironici dai banchi dell'opposizione).

 

PRESIDENTE. Senatori, la Presidenza non ha dato la parola al senatore Barbato mentre entrava, perché non era presente in Aula. Concedo solo due minuti per un breve annuncio di voto.

 

BARBATO (Misto-Pop-Udeur). Colleghi senatori, se siamo al punto di dover confermare nuovamente la fiducia al Governo Prodi, evidentemente non vi è stata concordia, non già nella maggioranza, bensì negli intenti di sfida ancora molto presenti tra le forze politiche attuali.

Sull'auspicata cautela dei lavori di analisi del provvedimento in oggetto, è prevalsa purtroppo la caparbietà di una concezione minore di arte del governo, tutta protesa al contraddittorio fine a se stesso, piuttosto che all'alto senso di responsabilità politica.

Lo scendere ancora una volta nello scontro fine a se stesso ha svilito l'impegno profuso dalla maggioranza nella valutazione del testo economico, nonostante le incessanti fatiche della Commissione.

Questa fiducia mi angustia non tanto perché strumento necessario di una maggioranza stringata, ma perché ancora una volta ha significato perdita del primato della democrazia e della vera politica. Dovevamo fare di più...

 

PRESIDENTE. Grazie, senatore Barbato, basta così. È una forzatura che ho voluto fare.

Comunico che il senatore Strano aveva chiesto di intervenire nella discussione sulla questione di fiducia. Dispongo pertanto che il suo intervento venga allegato al Resoconto della seduta.

Prima di passare alle dichiarazioni di voto, avevo comunicato che il Governo ha fatto pervenire alla Presidenza, per il coordinamento del testo, alcune indicazioni che il senatore D'Andrea ha verificato anche con gli esponenti dell'opposizione.

Invito dunque il rappresentante del Governo ad illustrarle brevemente.

 

D'ANDREA, sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la consueta rilettura del testo, effettuata in collaborazione con i competenti Uffici della Presidenza del Senato, ha evidenziato la necessità di apportare alcune correzioni, in ordine alle quali, come lei ha già ricordato, sono stati contattati i Gruppi della maggioranza e dell'opposizione. Procedo rapidamente.

Al comma 1, con riferimento al saldo netto da rifinanziare, le cifre: "9.520 milioni di euro" sono sostituite dalle seguenti: "12.520 milioni di euro".

Il contenuto del comma 258 deve intendersi come sostitutivo della novella al codice della navigazione recata dal precedente comma 257 e non come aggiuntivo ad essa.

Al comma 265, dopo le parole: "aree naturali protette", inserire la congiunzione: "e" per dare un compiuto senso normativo al testo. Il riferimento a territori sottoposti a vincoli paesaggistici non avrebbe senso se la norma non venisse così integrata in quanto tutte le aree naturali protette comportano il vincolo in questione.

Al comma 545, lettera a), dopo le parole: "in servizio", sostituire la parola: "di" con le seguenti: "fino a" e al comma 546, sostituire le cifre: "10,5" e "3" rispettivamente con le seguenti: "8,5" e "5".

Al comma 1018, dopo le parole: "un contributo quindicennale di 1,5 milioni di euro" sono inserite le seguenti: "a decorrere da ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009"

Al comma 1193, secondo periodo, la cifra "1.500" è sostituita dalle seguenti parole: "rispettivamente 1.000 e 500".

Dopo il comma 1325 inserire 11 seguente:

"1325-bis. La legge 28 luglio 2004, n. 193, è prorogata fino al 31 dicembre 2009. Per l'attuazione degli articoli 1 e 2 della predetta legge è autorizzata la spesa di euro 6.200.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009" al fine di dare senso alla norma contenuta in tabella A.

Vi sono poi delle correzioni di carattere meramente formale o di coordinamento che sono già state distribuite ai responsabili dei Gruppi e che chiedo alla Presidenza, a nome del Governo, di depositare agli atti del Senato ai fini del recepimento nel testo dell'emendamento 1.1000, così come delle correzioni precedentemente analiticamente indicate.

 

PRESIDENTE. Queste sono le indicazioni concordate con gli esperti di tutti i Gruppi.

La Presidenza prende atto delle dichiarazioni del sottosegretario D'Andrea.

Procediamo dunque alla votazione dell'emendamento 1.1000 (testo corretto).

 

Votazione nominale con appello

 

PRESIDENTE. Ricordo che ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione, e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento del Senato, la votazione sulla fiducia avrà luogo mediante votazione nominale con appello.

Indíco pertanto la votazione nominale con appello sull'emendamento 1.1000 (testo corretto), presentato dal Governo, interamente sostitutivo degli articoli da 1 a 18 che compongono il disegno di legge n. 1183, sul quale il Governo stesso ha posto la questione di fiducia, nel testo comprensivo delle correzioni introdotte dal Governo al proprio testo, con l'intesa che la Presidenza si intende autorizzata ad effettuare gli ulteriori coordinamenti che si rendessero necessari.

I senatori favorevoli alla fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi risponderanno di conseguenza.

Ricordo che ciascun collega chiamato dal senatore segretario dovrà esprimere il proprio voto passando innanzi al banco della Presidenza.

Prima di invitare il senatore segretario a procedere all'appello, do notizia che hanno chiesto di votare per primi i senatori a vita e i seguenti quattro senatori: Baccini, Pera, Casoli e De Gregorio. Si tratta di un atto di cortesia che propongo di fare per questi nove senatori.

 

VOCI DAI BANCHI DELL'OPPOSIZIONE. No!

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a registrarne il voto.

(I predetti senatori rispondono all'appello).

 

(Nel corso della votazione applausi dai banchi della maggioranza e ripetuti «Bravo!» dai banchi dell'opposizione all'indirizzo del senatore Ciampi dopo che ha espresso il proprio voto).

Colleghi, per favore, lo dirò con il tono più pacato di questo mondo: vi pare possibile che qui dentro noi possiamo esprimere commenti all'esplicitazione di un voto? E applausi? Non è possibile: questa è la cosa più scorretta che si possa fare in un'Aula, non ce n'è una peggiore! Esprimere commenti al voto di un collega, ripeto, con applausi o commenti diversi. Vi prego, senatori!

(Nel corso della votazione vivaci commenti e applausi ironici dai banchi dell'opposizione all'indirizzo dei senatori Emilio Colombo, Levi-Montalcini e Scalfaro e vivi applausi all'indirizzo del senatore De Gregorio dopo che hanno espresso il proprio voto).

Colleghi, chi ci guarda dalle tribune può pensare di stare in uno stadio. Non è accettabile, vi prego di riflettere! Non lo dico più, ma veramente vi prego di riflettere.

Estraggo a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.

(È estratto a sorte il nome del senatore Andreotti).

 

Invito il senatore segretario a procedere all'appello, iniziando dal senatore Andreotti.

 

DE PETRIS, segretario fa l'appello.

 

Rispondonoi senatori:

Adduce, Adragna, Albonetti, Alfonzi, Allocca, Amati, Angius

Baio Dossi, Banti, Barbato, Barbieri, Barbolini, Bassoli, Battaglia Giovanni, Bellini, Benvenuto, Bettini, Bianco, Binetti, Bobba, Boccia Antonio, Boccia Maria Luisa, Bodini, Bonadonna, Bordon, Bosone, Brisca Menapace, Bruno, Brutti Massimo, Brutti Paolo, Bulgarelli

Cabras, Caforio, Calvi, Capelli, Caprili, Carloni, Casson, Ciampi, Colombo Emilio, Colombo Furio, Confalonieri, Cossiga, Cossutta, Cusumano

D'Ambrosio, D'Amico, Danieli, Del Roio, De Petris, De Simone, Di Lello Finuoli, Dini, Di Siena, Donati

Emprin Gilardini, Enriques

Fazio, Ferrante, Filippi, Finocchiaro, Fisichella, Fontana, Formisano, Franco Vittoria, Fuda

Gaggio Giuliani, Gagliardi, Galardi, Garraffa, Gasbarri, Giambrone, Giannini, Giaretta, Grassi

Iovene

Ladu, Latorre, Legnini, Levi-Montalcini, Liotta, Livi Bacci, Lusi

Maccanico, Magistrelli, Magnolfi, Manzella, Manzione, Marcora, Marino, Martone, Massa, Mastella, Mazzarello, Mele, Mercatali, Micheloni, Molinari, Mongiello, Montalbano, Montino, Morando, Morgando

Nardini, Negri, Nieddu

Palermi, Palermo, Pallaro, Palumbo, Papania, Pasetto, Pecoraro Scanio, Pegorer, Pellegatta, Perrin, Peterlini, Piglionica, Pignedoli, Pinzger, Pisa, Polito, Pollastri, Procacci

Rame, Randazzo, Ranieri, Ripamonti, Roilo, Ronchi, Rossa, Rossi Fernando, Rossi Paolo, Rubinato, Russo Spena

Salvi, Scalera, Scalfaro, Scarpetti, Serafini, Silvestri, Sinisi, Sodano, Soliani

Tecce, Thaler Ausserhofer, Tibaldi, Tonini, Treu, Turano, Turco, Turigliatto

Valpiana, Vano, Vernetti, Villecco Calipari, Villone, Vitali

Zanda, Zanone, Zavoli, Zuccherini.

 

Rispondono no i senatori:

Alberti Casellati, Allegrini, Amato, Antonione, Asciutti, Augello, Azzollini

Baccini, Balboni, Baldassarri, Baldini, Barba, Barelli, Battaglia Antonio, Berselli, Bettamio, Bianconi, Biondi, Bonfrisco, Bornacin, Buccico, Burani Procaccini, Butti, Buttiglione

Calderoli, Camber, Cantoni, Carrara, Caruso, Casoli, Castelli, Centaro, Ciccanti, Cicolani, Colli, Collino, Comincioli, Coronella, Costa, Cursi, Curto, Cutrufo

D'Alì, Davico, De Angelis, De Gregorio, Dell'Utri, Delogu, Del Pennino, De Poli, Di Bartolomeo, Divella, Divina, D'Onofrio

Eufemi

Fantola, Fazzone, Ferrara, Firrarello, Fluttero, Follini, Forte, Franco Paolo, Fruscio

Gabana, Galli, Gentile, Ghedini, Ghigo, Girfatti, Giuliano, Gramazio, Grillo, Guzzanti

Iannuzzi, Izzo

Leoni, Libé, Lorusso, Losurdo, Lunardi

Maffioli, Malan, Malvano, Maninetti, Mannino, Mantica, Mantovano, Marconi, Marini Giulio, Martinat, Massidda, Matteoli, Mauro, Menardi, Monacelli, Morra, Morselli, Mugnai

Nania , Naro, Nessa, Novi

Palma, Paravia, Pastore, Pera, Pianetta, Piccioni, Piccone, Pionati, Pirovano, Pisanu, Pistorio, Pittelli, Poli, Polledri, Pontone, Possa

Quagliariello

Ramponi, Rebuzzi, Rotondi, Ruggeri

Sacconi, Saia, Sanciu, Santini, Saporito, Saro, Scarabosio, Scarpa Bonazza Buora, Schifani, Scotti, Selva, Stanca, Stefani, Sterpa, Stiffoni, Storace, Stracquadanio, Strano

Taddei, Tofani, Tomassini, Totaro, Trematerra

Valditara, Valentino, Vegas, Ventucci, Viceconte, Viespoli, Vizzini

Zanettin, Zanoletti, Ziccone.

 

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i senatori segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(I senatori segretari procedono alla numerazione dei voti).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con appello dell'emendamento 1.1000 (testo corretto), interamente sostitutivo degli articoli da 1 a 18 che compongono il disegno di legge n. 1183, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Senatori presenti

320

Senatori votanti

319

Maggioranza

160

Favorevoli

162

Contrari

157

 

Il Senato approva. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur. Applausi ironici dai Gruppi dell'opposizione. Molte congratulazioni al ministro Padoa-Schioppa).

 

Pertanto, decadono o risultano assorbiti tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati agli articoli del disegno di legge.

Colleghi, per effetto dell'approvazione del disegno di legge finanziaria, il Governo dovrà ora procedere alla presentazione della conseguente Nota di variazioni, che sarà deferita alla 5a Commissione permanente. (Vivaci commenti dei senatori Strano e Bornacin).

Il Governo è riunito qui in Senato. La 5a Commissione permanente è sin d'ora autorizzata a convocarsi per l'esame di tale documento e quindi a riferire all'Assemblea alla ripresa della discussione sul bilancio.

 

(La seduta, sospesa alle ore 20,07, è ripresa alle ore 20,41).