Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 127 del 15/3/2007

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2007


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 9,35.

MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Bonelli, Brugger, Donadi, Fallica, Galati, Giancarlo Giorgetti, Martino, Mazzocchi, Morrone, Oliva, Pagliarini, Rigoni, Sgobio, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (A.C. 2201-A) (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Ricordo che nella seduta di ieri sono stati accantonati gli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201 e che, da ultimo, è stato accantonato anche l'emendamento Germontani 4.205 per il quale il relatore aveva proposto una riformulazione che è stata accettata dalla presentatrice e sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto inoltre che la Commissione ha testé presentato l'ulteriore emendamento 1.310, il cui testo è in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 10,30.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 3).

Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 4).
Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea circa la ripresa dei nostri lavori.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, potremmo riprendere l'esame dall'articolo 4, precisamente dall'emendamento


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Germontani 4.205, di cui avevamo chiesto l'accantonamento. La riflessione da noi svolta ci ha poi portato ad esprimere un parere favorevole sull'emendamento Germontani 4.205 nel testo originario, per cui ritiriamo l'invito alla riformulazione, da noi formulato al termine della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, su questa proposta emendamentiva si è svolto un lungo dibattito nella serata di ieri.
Mi è parso che il relatore abbia condiviso le nostre perplessità circa l'assegnazione di un termine per lo smaltimento delle scorte. È estremamente interessante che sia stato espresso parere favorevole sull'emendamento nella formulazione proposta originariamente.
Si può ripartire da qui, recuperando il successivo emendamento 1.310, rispetto al quale è stato fissato alle 10,30 il termine per la presentazione dei subemendamenti. Al limite, potremmo cominciare ad esaminare gli emendamenti riferiti all'articolo 5.

PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò, in realtà il suo non era un intervento sul merito, ma un'ulteriore riflessione sulla metodologia dei lavori.

MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei sapere qual è la riformulazione definitiva dell'emendamento Germontani 4.205, perché siamo appena giunti in aula e non ne abbiamo contezza.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Ribadisco che la Commissione ha espresso parere favorevole sull'emendamento Germontani 4.205 nel testo originario.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,15.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2201 sezione 1).
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Germontani 4.205.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, partendo dall'esame di questo


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emendamento si può evidenziare come i lavori delle ultime due giornate siano caratterizzati da un'evidente volontà di ostruzionismo. È noto che un elemento cardine affinché il mercato possa entrare in un regime di libera concorrenza è la trasparenza. Fino ad ora, abbiamo esaminato disposizioni che riguardano prevalentemente la trasparenza del mercato con riferimento alle ricariche telefoniche, ai prezzi dei carburanti, alle tariffe aree e alla scadenza dei prodotti alimentari.
Mi chiedo cosa vi sia che non vada. Si vuole mantenere un'opacità che riguarda il mercato e la formazione dei prezzi o creare difficoltà per il provvedimento? Entrando nel merito dell'articolo 4, è vero che abbiamo una normativa di carattere europeo e che vi potrebbero essere difficoltà di interpretazione, ma non possiamo perdere mezza giornata sulla visibilità della scadenza dei prodotti alimentari. Non è serio! Fuori del Parlamento la gente capisce che dovremmo fare in fretta proprio per aiutare i consumatori e, al tempo stesso, le nostre imprese.
Oggi, sui giornali, possiamo leggere di provvedimenti presi in Germania, in cui si sta abbattendo il 30 per cento delle tasse sulle imprese. Potremmo arrivare a ciò, se vi fosse la buona volontà di affrontare seriamente i problemi e, in questo caso, i problemi che abbiamo davanti sono quelli che stiamo discutendo. Ma se non vi è buona volontà e, al suo posto, vi è un rituale, quasi tutto italiano, per cui non è quasi possibile analizzare né discutere o giungere ad un punto di convergenza e di buonsenso, allora abbiamo difficoltà a stare in un Parlamento in cui pochi hanno approfondito la questione, mentre la maggior parte fa altro, cioè sperare che il Governo si dimetta.
La responsabilità della politica deve avere un senso, deve portarci ad avere un di più che riguardi il bene comune e l'affrontare seriamente i problemi.
Anche con il Governo Berlusconi sono stati varati provvedimenti buoni e altri non buoni in relazione al bene comune e all'interesse nazionale, ma mi è sembrato che fosse stata dimostrata un po' di partecipazione e buona volontà nella passata legislatura, mentre in questa dobbiamo ancora vederla.
Sono convinto che questa disposizione possa rappresentare un elemento di trasparenza del mercato, di chiarificazione e di aiuto per i nostri consumatori, soprattutto per coloro che, come si diceva, hanno difficoltà a leggere, hanno difficoltà a decidere quale prodotto scegliere. Per quanto riguarda, poi, alcune critiche circa la concorrenza che si potrebbe creare tra prodotti esteri e nazionali - perché le nostre aziende avrebbero maggiori costi da sostenere - voglio ricordare che il tema della qualità e della sicurezza è un fattore di concorrenza. Se i nostri prodotti hanno più qualità, se ad esempio hanno una visibilità maggiore e maggiori certezze per quanto riguarda la scadenza, ciò può rappresentare un elemento di preferenza da parte del consumatore rispetto ad altri prodotti che, magari, nascondono la scadenza o altri elementi che possono orientare le scelte.

PRESIDENTE. Invito l'Assemblea al rispetto verso chi interviene e ad un maggiore silenzio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Rispondo subito al collega Ruggeri, riportando una frase di Luca Ricolfi, in una sua intervista su Tempi del 1o marzo 2007. Dice Ricolfi: «Le liberalizzazioni alla Bersani sono lodevoli ma timide e spesso mal congegnate sotto il profilo tecnico». Lo dice Ricolfi, non lo diciamo noi!
Caro collega Ruggeri, in verità, noi siamo in quest'aula a contestare anche un metodo di «non confronto». Tu fai parte della mia stessa Commissione, la Commissione attività produttive, e sai meglio di me che non c'è stato nessun confronto, non c'è stata nessuna volontà del Governo a confrontarsi su queste tematiche, e che non ci sia questa volontà lo dimostra il fatto che noi, alle 13,30 circa saremo chiamati, in quest'aula, a votare l'urgenza su un altro provvedimento di Bersani, quello dove veramente


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si parla di liberalizzazioni; e se ne sarà deliberata l'urgenza, ciò ci impedirà una discussione seria in Commissione.
Dunque, se voi per primi siete quelli che non volete un confronto serio in questa sede - e, scusami, non citare la precedente legislatura, perché c'ero io come c'eri tu e, se vuoi, ti cito le volte in cui avete fatto ostruzionismo -, se prima di tutto è il tuo Governo, il Governo che ti rappresenta, a non volere un confronto serio su questa materia, non puoi chiedere a noi, poi, di non fare il nostro dovere di opposizione.
Di fronte a questo provvedimento abbiamo chiesto, in tutte le sedi, di avere un confronto serio; voi non avete voluto. Avete inserito, in queste presunte liberalizzazioni - ma di liberalizzazioni non si tratta, perché, al massimo, si tratta di attenzione verso i consumatori - tematiche quali gli appalti sulla TAV o il tentativo surrettizio di cambiare la riforma Moratti; è una scelta che noi non abbiamo condiviso, ed è anche questo il motivo della nostra contestazione in aula. Quindi non attribuite a noi responsabilità che avete, in primis, voi ed il vostro Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'intervento del collega Ruggeri per evidenziare alcune valutazioni di natura critica in ordine al provvedimento che stiamo esaminando. Non c'è dubbio che molte tra le questioni che vengono sollevate rispondono all'esigenza di una maggiore trasparenza, a vantaggio del consumatore finale e credo che, in sé, i singoli provvedimenti possano essere apprezzabili. Aver utilizzato lo strumento del decreto-legge evidenzia, tuttavia, una serie di punti interrogativi. Inoltre, in questo decreto-legge sono state inserite materie del tutto estranee, dal tema degli appalti dell'alta velocità, alla questione della scuola, e credo che aver «caricato» con materie, in qualche modo, estranee, un provvedimento che dovrebbe essere volto alla tutela della concorrenza e all'apertura dei mercati, con vantaggio per il consumatore, non dia il senso di un modo di procedere assolutamente chiaro.
Ma vi è un punto sul quale vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea, e riguarda l'equilibrio tra il ruolo delle Autorità indipendenti e l'azione del Governo. Quando il Governo interviene, nella fattispecie con un decreto-legge, con un'«invasione di campo» rispetto al ruolo delle stesse Autorità indipendenti, secondo la mia opinione crea un contrasto di tutta evidenza.
Non mi associo a coloro che contestano il ministro Bersani dicendo che avrebbe dovuto fare di più e poi, magari, presentano emendamenti per dimostrare che, invece, sarebbe stato necessario fare di meno.
Detto ciò, la questione dell'equilibrio tra il ruolo delle Autorità indipendenti e l'iniziativa del Governo è fondamentale. Sarebbe stato più opportuno affrontare la stessa questione delle ricariche in sede di Autorità, anziché immaginare un provvedimento ad hoc del Governo. Ciò va tenuto presente poiché, quando si tocca una questione di principio, si sa dove si comincia ma non si sa esattamente dove si va parare. In questo senso, esiste un limite che è bene tenere presente, soprattutto perché il Governo ha presentato un testo di riordino delle Autorità indipendenti dal quale bisogna ripartire per sistemare la materia in modo che, davvero, il vantaggio del consumatore sia conclamato. Ad esempio, quando si affrontano i temi dell'energia o del gas, dobbiamo porci la questione delle reti: al riguardo, non mi sembra che il Governo abbia intenzione di assumere un provvedimento coerente. Si sappia che vi è un evidente contrasto di interessi tra il ruolo dell'ENEL e dell'ENI ed i consumatori finali. Infatti, se tuteliamo i campioni nazionali in maniera acritica, chi paga il conto finale è il consumatore. E ne trae un vantaggio anche il Ministero dell'economia e delle finanze: infatti, ove l'ENI e l'ENEL ottengano degli extraprofitti,


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staccando un assegno a detto ministero gli consentono di introitarne una parte rilevante.
Quindi, vi è un punto di equilibrio, che deve essere demandato all'Autorità indipendente. Che senso avrebbero le privatizzazioni, se il Governo intendesse svolgere un'azione diretta o intromettersi in questi mercati, che hanno pur sempre caratteristiche straordinarie? Questi sono argomenti sui quali non è emersa una riflessione. Mi pare ci si perda attorno alla questione dell'etichettatura, ma una riflessione su tale tema deve essere svolta, perché comunque esso si riproporrà. E non c'è decreto-legge che faccia venir meno le ragioni di un rapporto istituzionale corretto!

PRESIDENTE. Segnalo che assiste ai nostri lavori una classe dell'Istituto di istruzione superiore statale Bachelet di Oggiono (Lecco). La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo non tanto sull'emendamento in esame, ma per offrire un'ulteriore riflessione su quanto appena detto dagli onorevoli Ruggeri e Tabacci. Sono allarmato rispetto al percorso legislativo che si profila su questa materia. Il preannuncio dell'urgenza del disegno di legge...

PRESIDENTE. Onorevole Lazzari, le chiedo di incentrare il suo intervento sull'emendamento in esame.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Germontani 4.205, in linea di massima concordiamo con il parere espresso dal relatore. Ma ciò non ci esime dallo spendere una parola nell'ambito di un dibattito che mi sembra utile ed attinente all'argomento che stiamo esaminando.
Dobbiamo capire se la maggioranza e il Governo hanno intenzione di andare sino in fondo rispetto ad un'impostazione che offre oggettive difficoltà di confronto. Non siamo in grado di discutere in Commissione né di correggere un'impostazione interventista che non è condivisibile non tanto nel merito, quanto rispetto agli strumenti e ai modi in cui essa si esplicita. Se questa discussione di pochi minuti può servire ad una riflessione un po' più ampia, avremmo dato un piccolo contributo affinché ci possa essere ragionevolezza nell'impostazione dei lavori complessivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 4.205, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 427
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Delfino, Fugatti, Tenaglia e Misiti non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto, altresì, che i deputati Nicchi, Belisario, Velo e Stradella non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, se non vi sono obiezioni, non essendo stati presentati subemendamenti, proporrei di passare all'esame dell'emendamento 1.310 della Commissione, che sostanzialmente rappresenta una riformulazione degli emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201.


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PRESIDENTE. Passiamo allora all'esame dell'emendamento 1.310 della Commissione, che è stato testé presentato.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 1.310.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Lulli, di lettura del testo dell'emendamento 1.310 della Commissione.

ANDREA LULLI, Relatore. Il testo dell'emendamento risulta del seguente tenore: Dopo il comma 2, aggiungere il seguente: 2-bis: L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni determina le modalità per consentire all'utente, a sua richiesta, al momento della chiamata da un numero fisso o cellulare e senza alcun addebito, di conoscere l'indicazione dell'operatore che gestisce il numero chiamato.

PRESIDENTE. Colleghi, in relazione alla presentazione dell'emendamento 1.310 della Commissione, avverte che il deputato D'Agrò ha ritirato il suo emendamento 1.27.

LUIGI LAZZARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, il testo dell'emendamento della Commissione, che di fatto sostituisce le disposizioni previste nei nostri, non risulta pienamente in linea con quanto avevamo chiesto. Secondo la nostra impostazione, può essere accettabile il richiamo all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ma prevedere la richiesta dell'interessato limita oggettivamente l'automatismo del meccanismo da noi invocato.
Tuttavia, non essendovi al momento altra disponibilità da parte del relatore e del Governo, ritiro il mio emendamento 1.201 e preannunzio l'espressione del voto favorevole sull'emendamento 1.310 della Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.310 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
447
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, chiedo al relatore e al rappresentante del Governo prestare attenzione, perché si tratta di emendamenti che presentano determinate caratteristiche tecniche.
Credo che la parte relativa al rapporto tra le imprese di assicurazione e gli agenti di assicurazione sia stata redatta in un modo che non tiene conto di alcuni aspetti. Di sicuro, l'obiettivo che si intende perseguire, vale a dire il beneficio per il consumatore, viene ampiamente vanificato dalle modalità di comportamento delle agenzie di assicurazione.


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Tutti sappiamo che gli agenti di assicurazione agiscono in un rapporto di dipendenza nei confronti delle compagnie, perché percepiscono delle provvigioni.
Prevedere, quindi, il plurimandato anche per il ramo danni, così come è accaduto a luglio per il ramo RC auto, significa che tutto si trasferirà sul terreno provvigionale anziché su quello della tutela dei consumatori.
Questo perché alcuni agenti, non tutti, in quanto si tratta di una buona categoria di professionisti, potrebbero essere orientati, spinti soprattutto dalle compagnie, a fare delle valutazioni nel proporre i propri contratti assicurativi non tanto e solo sull'utilità della polizza, ma anche su ciò che riguarda l'aspetto economico. Per questo motivo noi crediamo che il regime di monomandato vada mantenuto, perché sarebbe estremamente illiberale prevedere che accordi, che in tutta Europa sono sempre stati fatti tra imprese e privati seguendo la semplice contrattazione, possano essere disciplinati per legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Questo emendamento è una risposta all'amico Ruggeri. Egli poco fa diceva che l'opposizione sta compiendo un'azione defatigante, ma ciò non è vero perché l'opposizione sta mettendo in luce alcune grandi incongruità di questo provvedimento. Riguardo all'articolo 5 la Commissione sa, ma fa finta di non sapere, che esistono condanne per infrazione della normativa europea proprio in merito al discorso delle assicurazioni.
Questo provvedimento, come già ricordava giustamente il collega che mi ha preceduto, colpisce indebitamente la libertà di impresa introducendo inspiegabili vincoli che non solo comporteranno effetti negativi per il consumatore in termini di prezzi e qualità del servizio, ma, cosa ancor più grave, porrà le nostre assicurazioni in una posizione di evidente svantaggio rispetto ai concorrenti europei. I colleghi sanno che in tutta Europa esiste un sistema di distribuzione multicanale per la libera scelta del mercato. Ogni impresa, a seconda delle strategie e degli obiettivi fissati è già libera di adottare una pluralità di modalità distributive: il monomandato, il plurimandato, la vendita attraverso broker, la vendita attraverso banche ed intermediari finanziari, la vendita diretta via telefono o via internet. Le libere scelte non possono essere compresse da modelli legislativi imposti, pena l'effetto contrario alla liberalizzazione, con grave danno alla concorrenza.
Tra le altre cose, vorrei far presente al relatore, ma egli già lo sa, che le imprese assicurative in merito anche a questo articolo 5 hanno presentato ricorso alla Commissione europea per vedere riconosciuta l'illegittimità del primo decreto-legge Bersani (mi riferisco all'articolo 8 del decreto-legge n. 223, convertito nella legge n. 248 del 2006). Tale ricorso, a fronte delle nuove e più gravi violazioni della normativa europea, verrà esteso anche al decreto-legge in oggetto. L'intenzione del legislatore appare dunque ispirata ad una logica a favore dei consumatori contro uno specifico settore imprenditoriale.
Venendo ora al nostro emendamento, il comma 1 dell'articolo 5, nel testo modificato dalla X Commissione (Attività produttive), stabilisce, a decorrere dal 1o gennaio 2008, il divieto di prevedere o conservare clausole contrattuali di distribuzione esclusiva di polizze relative a tutti i danni. Sappiamo bene che la fretta della Commissione è stata tale che noi rischiamo di porre in essere delle disposizioni, soprattutto attraverso questo articolo 5, in relazione alle quali si deve verificare la compatibilità con la normativa europea, (ritengo infatti, cari colleghi, che sicuramente avremo conflitti con la Commissione europea). In particolare, ritengo che sia doveroso che il comma 1 dell'articolo 5 detti una disciplina diretta a regolamentare la concorrenza nel campo della distribuzione agenziale, in un campo che risulta direttamente regolato dalla fonte comunitaria in materia antitrust. Mi riferisco più specificatamente al regolamento


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della Unione europea n. 1 del 2003, disciplinante il campo della distribuzione, e agli articoli 81/1 e 81/3 del Trattato della Comunità europea. Poiché la fonte comunitaria in parola non solo costituisce l'unico riferimento normativo applicabile in questa specifica materia, ma tale normativa vieta espressamente agli Stati membri, dunque anche all'Italia, di legiferare in senso più restrittivo rispetto a quanto stabilito dalla normativa antitrust europea, credo che il buonsenso, collega Ruggeri - e questa non è opposizione fine a sé stessa -, dovrebbe spingerci ad acquisire...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Mazzocchi.

ANTONIO MAZZOCCHI. Ma io ho cinque minuti, Presidente!

PRESIDENTE. Le sono rimasti 50 secondi.

ANTONIO MAZZOCCHI. Ma io ho cinque minuti!

PRESIDENTE. Li ha mangiati...!

ANTONIO MAZZOCCHI. Come mangio in fretta!
Dicevo che occorrerebbe acquisire elementi di certezza sul fatto che il divieto di distribuzione esclusiva introdotto dal comma 1 dell'articolo 5 risulti soprattutto coerente con la normativa comunitaria. Infine, e concludo, Presidente, credo che l'iter di questo decreto-legge, se veramente si vuole essere seri - peraltro prossimamente esamineremo il disegno di legge n. 2272 -, sarebbe quello di mettere da parte questo comma 1 dell'articolo 5, per acquisire gli elementi di certezza in ordine alla compatibilità della misura con la normativa comunitaria, per poi discuterne con il prossimo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Con questo provvedimento il Governo ha imposto per decreto misure non a favore dei consumatori, come pomposamente recita il titolo, bensì contro ceti medi produttivi - alcuni, non tutti -, selezionati con rigorosi criteri del tutto ideologici, senza il minimo coinvolgimento delle rappresentanze di queste categorie, interpretando quindi in modo singolare ed unilaterale la tanto conclamata concertazione, tranne ovviamente che con la triplice sindacale.
Ecco allora che il Governo interviene con misure marginali, finalizzate ad introdurre un maggior dirigismo sull'attività imprenditoriale, anziché intervenire in modo organico per erodere rendite di posizione. Tuttavia, vorrei chiedere al Governo: ma davvero pensate che la nostra economia crescerà e i prezzi diminuiranno se i barbieri apriranno il lunedì e gli agenti di assicurazione non opereranno più in regime di monomandatari?
Non ritenete invece che sia più probabile, anzi certo, che gli agenti venderanno il prodotto che li fa guadagnare di più, anziché il prodotto conveniente per il consumatore? Prego il Governo di rispondere a queste domande, se lo ritiene opportuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrigno. Ne ha facoltà.

SALVATORE FERRIGNO. In questo articolo non si tutela assolutamente l'interesse del consumatore, perché dando la possibilità di avere un multimandato e non più un monomandato all'agente assicurativo, il quale guadagna a percentuale e non a stipendio fisso, accadrà che, in caso di agente assicurativo con scarsa moralità e scarsa etica nei confronti del consumatore, egli venderà il prodotto che riterrà più opportuno, cioè quello da cui ricaverà più profitto, e quindi ovviamente non sempre si garantirà l'interesse del consumatore, perché probabilmente quell'assicuratore venderà il prodotto più caro, dove il suo guadagno sarà maggiore.


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Credo invece che il monomandato sia stato studiato proprio per difendere la tutela del consumatore, dove l'agente di assicurazione possa veramente vendere quei prodotti che possono essere di utilità al consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Questo è un altro esempio di come, purtroppo, ci si sia affrettati in un dibattito serio. Sinceramente, non sono riuscito a capire, anche dagli interventi del colleghi della maggioranza, anche in Commissione, quale sia il vantaggio per il consumatore nel momento in cui si elimina il contratto monomandatario nel settore assicurativo. Tutte le aziende usano questa leva, siano quelle operanti nel settore dei prodotti, sia quelle operanti nel settore dei servizi. Esse usano questo strumento probabilmente per controllare il mercato e per avere una migliore distribuzione. Al limite, un provvedimento di questo tipo avvantaggerà gli intermediari, cioè i broker. Non capisco infatti come questo possa essere un vantaggio per il consumatore finale, che già oggi usufruisce della possibilità di avere un'alternativa, come diceva prima il collega Mazzocchi, cioè di avere una serie di servizi (perché già oggi è prevista la possibilità di avere i broker).
Quindi, con il multimandato non si introduce qualcosa di nuovo, bensì si impedisce alle aziende assicuratrici di avere uno strumento, come quello del monomandato, che serve a tutelare anche una struttura, che offre dei servizi ai clienti. Dunque, da questo punto di vista, mi sembra che sia un passo in una direzione, che nulla c'entra con la tutela del consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per svolgere una semplice considerazione di buon senso sull'articolo 5 e sugli identici emendamenti in esame.
È vero che quando si vuole intervenire d'imperio su un settore si invoca sempre l'eccezionalità di quel dato settore, ma in questo caso è come se, ad esempio, la catena Benetton dovesse decidere di vendere anche i maglioni della Zara o che l'Unicredito fosse obbligato a vendere i prodotti finanziari della San Paolo-Intesa.
Ritengo che non vi sia alcuna razionalità economica in questa scelta, così come credo che in essa di liberalizzazione non vi sia nulla, nel senso che quello che stiamo discutendo oggi non ha nulla a che fare con il concetto di liberalizzazione. Si tratta, invece, di un vincolo pesantissimo posto alla libertà contrattuale tra agente e compagnia di assicurazione da cui non potranno che derivare, come da manuale, effetti perversi come, ad esempio, la rincorsa sulle provvigioni: se un agente può vendere più polizze-danni, vi sarà una rincorsa nelle provvigioni che si scaricherà sul costo delle polizze stesse. Questo è ciò che esattamente avverrà. La razionalità economica di questa scelta francamente mi sfugge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, desidero rivolgermi ai colleghi dell'opposizione che finora hanno minimizzato la portata del provvedimento in esame. Negli interventi che ho ascoltato finora invece si entra un pochino più nel merito e si dimostra effettivamente il contrario.
Credo che dobbiamo essere chiari. In primo luogo, nel settore della RC auto, la stipula del contratto di assicurazione è obbligatoria, vi è cioè l'obbligo a contrarre. In secondo luogo, dalla metà degli anni Novanta, da quando cioè siamo passati da un regime di tariffe amministrate alla liberalizzazione, le tariffe del settore RC auto sono raddoppiate. Credo che siamo l'unico paese al mondo dove, in corrispondenza di un'apertura al mercato, le tariffe


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praticate anziché diminuire sono raddoppiate.
In terzo luogo, da diversi anni i bilanci dei rami danni di tutte le compagnie assicurative di questo paese sono ampiamente in attivo. Questo rappresenta un aspetto positivo. Inoltre, da quando è entrato in vigore il nuovo codice della strada con la patente a punti, i sinistri sono diminuiti. Vi sarebbero state, quindi, e vi sarebbero ancora oggi, le condizioni per abbassare le tariffe RC auto. Non è stato così. Occorre quindi introdurre dei correttivi per consentire una maggiore concorrenza all'interno del mercato, favorire la trasparenza e tutelare i consumatori.
Che cosa abbiamo introdotto negli ultimi mesi, recependo anche alcune indicazioni contenute nel codice delle assicurazioni elaborato dal precedente Governo? Da una parte il risarcimento diretto, in vigore da poche settimane, dall'altra l'introduzione del plurimandato.
Colleghi, io non m'innamoro dei modelli organizzativi - plurimandato o quant'altro - ma credo che, come Parlamento, abbiamo il dovere di introdurre all'interno del mercato delle assicurazioni quella concorrenza che può consentire un miglioramento della qualità dei servizi, una maggiore trasparenza e una migliore offerta nei confronti dei consumatori.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti di una classe della scuola media statale Sordi di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, con questa nuova normativa si ritiene di aumentare la concorrenza e, di conseguenza, di ridurre i prezzi: se così fosse, veramente non potremmo che essere d'accordo. Mi domando in proposito se sia stata però presa in considerazione l'esperienza internazionale e la vasta letteratura scientifica, la quale ha dimostrato che, tra tutte le possibili figure impegnate nel campo della distribuzione assicurativa, l'agente monomandatario, in realtà, consente di abbattere in misura maggiore i costi medi della distribuzione e di offrire prezzi più contenuti agli assicurati. Quindi, non sarebbe stato opportuno un approfondimento su un tema che implica, tra l'altro, rilevanti problematiche a livello di valutazione sulla compatibilità di una misura di questo spessore con il diritto comunitario?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto riguarda questa forma di articolato, vorrei ricordare che si va verso un brokeraggio indefinito, che serve a professionalizzare qualora il broker sia di alto profilo e serva per le aziende molto importanti di grandi dimensioni, ma - se dobbiamo andare incontro e fare un'offerta al consumatore di questa Italia, fatta di tanti e piccoli comuni - serve anche un filo diretto tra l'agente, la compagnia e l'assicurato. Quindi, credo che sia errato voler trasferire tutto in Internet, a questi mini broker, i quali poi si indirizzeranno alla polizza prefabbricata, che gli dà un vantaggio solo provvigionale.
Pertanto, occorre una riflessione e una migliore articolazione perché vi è una fascia importante di consumatori che ha bisogno di ben altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, colleghi, questo articolo nasce da una indicazione fatta a suo tempo dall'Authority della concorrenza, in particolare rilevando che il plurimandato, strutturato esclusivamente per la RC auto, in qualche modo limitava la possibilità che ne traessero vantaggio gli utenti. Come vediamo da questo rilievo, il provvedimento è eterodiretto da impostazioni che sono esterne alla


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volontà del Governo: da una parte le direttive europee e, in altra misura, le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza.
Noi non siamo ideologicamente contro questo tipo di provvedimento. Abbiamo un dato: il nostro paese ha il costo delle polizze fra i più alti nel mondo. Perché non tentiamo con il plurimandato generalizzato in tutti i rami danni? Visto che è previsto solo ed esclusivamente per la RC auto, perché non verificarlo anche altri campi? Si tratta di una prova. Può esserci il rischio che le compagnie assicurative di maggior peso ricattino gli agenti e, quindi, che questi alla fine non siano liberi nel plurimandato, abbiano una cappa, cioè la costrizione da parte dell'assicurazione predominante nell'indicare quello che conviene a lei più che al cliente.
Sarebbe opportuna, pertanto, una maggiore attenzione nella formulazione dell'articolato, in modo da rendere più trasparente questa possibilità del plurimandato. Ecco perché siamo piuttosto perplessi sugli identici emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, questa previsione normativa, sostanzialmente, è l'emblema delle sbagliate e false liberalizzazioni di questo Governo. In sostanza, con un intervento apparentemente favorevole al consumatore, si realizza una finta liberalizzazione, assolutamente dannosa per l'utente finale. Anziché aumentare il grado di concorrenzialità effettiva, aumenteranno le provvigioni che le compagnie più grandi e più potenti potranno offrire alla rete di vendita, nella quale, oltretutto, c'è stata una diretta intrusione da parte del legislatore, che contravviene totalmente alle regole del libero mercato. Il risultato finale sarà un aumento delle provvigioni che graverà sugli utenti finali e, quindi, un danno in senso assoluto per il consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo cui appartengo sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2, i primi tra gli emendamenti al nostro esame riferiti all'articolo 5 del decreto-legge in conversione, anche per precisare la posizione della Lega Nord Padania riguardo a tale articolo. Forse non avete notato - quindi, lo sottolineiamo - che i deputati del nostro gruppo parlamentare non hanno presentato alcuna proposta emendativa a questo articolo perché, sostanzialmente, lo condividono.
Entrando nel merito, gli identici emendamenti sui quali stiamo per esprimere il nostro voto escludono la possibilità di estendere il divieto di esclusiva al cosiddetto ramo danni. Secondo noi, ciò non ha senso. Infatti, per chi abbia un po' di esperienza risulta abbastanza evidente che la possibilità di scegliere tra più compagnie assicurative per i diversi servizi comporta alcuni risparmi. Al riguardo, illustrerò alcuni esempi molto concreti. Consideriamo il caso di un comune che bandisca una gara. Se bandisse una gara unica per tutti i servizi assicurativi di cui necessita, potrebbe ottenere, ad esempio, ottime condizioni per la responsabilità civile automobilistica e un pessimo servizio per la responsabile civile: facendo una media, non otterrebbe le migliori condizioni possibili. Invece, se bandisse una gara servizio per servizio, otterrebbe le migliori condizioni. Si tratta di qualcosa che abbiamo verificato anche direttamente. Lo stesso accade nel caso in cui un'impresa svolga lo stesso ragionamento. È facile verificare che nessuna impresa italiana si rivolge alla stessa compagnia assicurativa per ogni tipo di rischio, a meno che non accetti di offrire le migliori condizioni di mercato per ciascun ramo assicurativo. Ciò avviene per motivi di concorrenza e di capacità contrattuale dell'impresa. Evidentemente, il singolo cittadino non ha la stessa capacità contrattuale


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di un grande comune o di una grande impresa ed è corretto, quindi, offrire questa possibilità di maggiore concorrenzialità nel settore. Inoltre, si consideri che la specializzazione delle singole società di assicurazione è già nei fatti: alcune sono più forti in un settore, altre in un settore diverso. Queste considerazioni valgono riguardo al primo punto.
Anticipiamo, però, anche qualche considerazione su altre questioni. È un fatto positivo l'eliminazione della obbligatoria durata decennale per talune tipologie di assicurazioni, in particolare per l'assicurazione contro gli infortuni. In base al sistema attuale, chi sottoscriva una polizza contro gli infortuni rimane vincolato per dieci anni e deve ricordarsi, negli ultimi sei mesi di validità del contratto, di inoltrare la disdetta con raccomandata, altrimenti il contratto si intenderà rinnovato per altri due anni. Questa procedura non rappresenta il massimo della trasparenza e della concorrenzialità, anche perché, in dieci anni, le situazioni mutano e mutano velocemente. Che cosa accade nella prassi? Quando si accorge che sta pagando più del necessario, l'assicurato si rivolge ad un'altro assicuratore, gli fa presente di essere già vincolato e gli chiede di inoltrare la disdetta, per evitare di dimenticarsene.
Il fatto che si vada ad eliminare una distorsione del mercato è un fatto positivo.
Infine, altro elemento positivo dell'articolo 5, secondo noi, è costituito dalla questione del mantenimento della classe di merito. Anche in questo caso, chi ha capacità contrattuale la ottiene già d'ufficio. Chi cambia assicurazione, può andare dalla compagnia assicuratrice e chiedere di stipulare, a patto di mantenere la classe di merito, altrimenti si rivolge ad un'altra compagnia. Ciò già succede nella prassi. Quindi, il fatto che la prassi diventi la norma è ancora una cosa positiva.
In generale su questo articolo non abbiamo preclusioni di sorta, tanto che non abbiamo presentato proposte emendative e non deve stupire il fatto che la Lega si comporti in maniera non sempre omogenea rispetto al centrodestra, perché non vuole portare semplicemente una bandiera, ma tentare per quanto possibile di modificare in meglio i provvedimenti. Siccome su questo articolo sostanzialmente siamo d'accordo, ci comporteremo di conseguenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per ribadire il concetto che ha posto in evidenza ottimamente l'onorevole Garavaglia, che fa parte del mio partito, la Lega nord.
Vorrei solo sottolineare la situazione che sta cercando di portare avanti l'attuale maggioranza, nel senso che alcune parti di questo provvedimento, in particolare gli articoli 4 e 5, cercano di migliorare il sistema economico italiano.
Bisogna fare molta attenzione, però, perché migliorando l'indicazione della data di scadenza dei prodotti non si migliora il prodotto stesso. In Italia c'è un grossissimo problema di economia e il cittadino sceglie un prodotto non perché vi è scritta la data di scadenza, ma perché costa meno. Perciò facciamo attenzione a ciò che si dichiara, perché a volte vi sono anche delle falsità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7 saranno preclusi dall'eventuale approvazione dell'emendamento Sanga 5.300, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole.
Indico (Commenti)...
Revoco l'indizione della votazione. Scusatemi, colleghi, avrei dovuto porre in votazione gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 475
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
165
Hanno votato
no 310).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sanga 5.300.
Avverto che dall'eventuale approvazione dell'emendamento Sanga 5.300 risulteranno preclusi gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo su questo emendamento, che in sostanza si allinea al primo decreto Bersani con l'estensione del plurimandato a tutti i rami danni.
Vorrei proporre anche un'altra considerazione, rivolgendomi soprattutto a quei colleghi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale i quali hanno sostenuto che, sostanzialmente, l'introduzione del mandato plurimo arrecherebbe agli agenti di assicurazione soltanto un vantaggio provvigionale. Io credo, colleghi, che abbiate una scarsa considerazione degli agenti di assicurazione, se non altro perché, fino ad oggi, il vantaggio provvigionale è andato in una sola direzione: quella delle compagnie di assicurazione, che hanno sollecitato la rete delle agenzie a vendere questa o quella polizza indipendentemente dalla convenienza per il consumatore.
Ora, poiché non voglio essere frainteso, preciso che non voglio demonizzare le compagnie di assicurazione ed il mercato assicurativo e che, anzi, li ritengo una risorsa importante per il sistema economico del nostro paese. Tuttavia, vorrei invitare tutti i colleghi dell'Assemblea a riflettere su un aspetto. Fino ad oggi, il sistema non ha funzionato a vantaggio del consumatore; dunque, occorre modificare una situazione che - oggettivamente - ha penalizzato, fino ad oggi, il consumatore finale. Credo che l'introduzione del mandato plurimo e, di conseguenza, la possibilità, per l'agente, di offrire al proprio cliente, al proprio assicurato una pluralità di polizze, di modo che sia quest'ultimo a scegliere quella più conveniente, costituisca un primo tentativo - non so se risolutivo - per introdurre maggiore concorrenza in un mercato che, obiettivamente, è ingessato da tanti, forse da troppi anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, confermo che il nostro voto sull'emendamento in esame, e in generale su quelli relativi all'articolo 5, sarà contrario. Noi pensiamo che ciò che in qualche modo è uscito dalla porta - invero, molto poco - non debba rientrare dalla finestra! Allora, se vi sono aspetti positivi - ripeto, pochi - che riguardano modifiche al mercato delle assicurazioni e che cercano di attenuare un oggettivo strapotere delle compagnie assicurative, non possiamo approvare emendamenti che tentano di reintrodurre forme di potere in capo alle compagnie medesime.
Per quanto riguarda la nostra posizione sulle proposte emendative, debbo anche aggiungere, con riferimento al provvedimento, nonché all'articolo che in modo particolare riguarda i rapporti tra assicurati e compagnie assicurative, che in tale ambito sono state fatte ben poche cose e che, di conseguenza, quella al nostro esame non può essere assolutamente considerata una riforma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero rispondere agli amici della maggioranza che, poco fa, hanno votato contro il nostro emendamento e, di conseguenza, anche


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all'onorevole Fluvi: quando parlate di concorrenza, di migliore qualità dei servizi e di maggiore trasparenza, ci trovate tutti d'accordo.
Tuttavia, ho l'impressione che qualcuno non conosca bene il sistema assicurativo. Mi riferisco soprattutto agli ultimi interventi dei colleghi della Lega. Alleanza Nazionale non è a difesa di alcuna lobby: Alleanza Nazionale è a difesa dei consumatori! Leggete bene il testo dell'articolo 5, colleghi, e vi accorgerete che chi ne viene danneggiato è soprattutto il consumatore! Chi non vuole leggere bene l'articolo 5 non vuole conoscere la realtà dei fatti.
Per fare un esempio pratico basta avere riguardo al testo degli emendamenti in esame: la stessa Commissione - non noi! -, di fronte al conflitto prodottosi a livello di Unione europea, ha fatto in modo che l'applicazione della disposizione, fissata dal Governo a decorrere dal termine previsto dall'articolo 8 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, fosse posticipata al 1o gennaio 2008.
Perché presentiamo questo emendamento che è volto a sostituire la data del 1o gennaio 2009 a quella del 1o gennaio 2008? Qualcuno, forse, penserà che Alleanza Nazionale lo fa unicamente con un intento defatigatorio. No, non è così, caro collega Ruggeri, che poco fa faceva riferimento alla qualità degli interventi. La Commissione ha opportunamente rinviato l'applicazione della disposizione al 2008, perché essa sa che giace un ricorso presso la Comunità europea. Tra l'altro, cari colleghi - e mi rivolgo in particolare ai colleghi della Lega -, vi sono già stati procedimenti di infrazione, perché non abbiamo saputo legiferare nel sistema assicurativo.
Nel ricorso, che molti non conoscono, sono stati evidenziati tre punti importanti: anzitutto la direttiva della Comunità europea del 2002 di coordinamento delle legislazioni nazionali nella specifica materia dell'intermediazione assicurativa, che contempla espressamente la possibilità di ricorrere allo strumento del mandato in esclusiva. Faccio notare che è l'Europa a dire questo e non l'opposizione, non Alleanza Nazionale! In secondo luogo, l'articolo 3 del regolamento della Comunità europea vieta agli Stati membri di intervenire in materia di concorrenza in modo più restrittivo di quanto faccia la normativa comunitaria e, comunque, in presenza di regolamenti di esenzione, mentre in Italia abbiamo i regolamenti in tema di accordi verticali. In ultimo, il divieto di esclusiva, caro collega Fluvi, produrrebbe un aumento del costo delle polizze e un conflitto di interessi in capo agli intermediari a danno dei consumatori. Noi siamo per la lobby dei consumatori! Andatelo a dire in giro: Alleanza Nazionale presenta questi emendamenti, perché vuole tutelare i consumatori.
Allora, dato che la sentenza sarà emessa nei primi mesi del 2009, con il nostro emendamento, senza stravolgere l'articolo, intendiamo modificare il testo nel senso di prevedere la decorrenza non dal 1o gennaio 2008, ma dal 1o gennaio 2009. Questo significa collaborare con la maggioranza. Se essa però ci sbatte ancora una volta la porta in faccia, ciò significa che vuol procedere verso una politica di infrazione nei riguardi della Comunità europea. Cari colleghi, quando ci sarà notificato il procedimento di infrazione da parte della Comunità europea, ricorderò in aula questo mio intervento, soprattutto al collega Fluvi e a tutti i colleghi della Lega.

PRESIDENTE. Segnalo che assistono ai nostri lavori una classe del Liceo scientifico Paleocapa di Rovigo ed un gruppo di pensionati di Marcallo con Casone di Milano, cui la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non ci si vuole rendere conto che l'effetto pratico di questa norma, come appare chiaro a chi


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conosce la materia, sarà esattamente opposto a quanto, in modo populistico, molti stanno prospettando in quest'aula; naturalmente, mi riferisco in particolare alla maggioranza.
Proviamo a mettere un po' di ordine su questo argomento. In Italia, il plurimandato esiste, ma si tratta, per così dire, di un atto liberale di quegli agenti che vogliono stipulare e lavorare con compagnie che già agiscono in plurimandato. Non si capisce per quali motivi lo si voglia imporre per legge (una legge, tra l'altro, che dovrebbe essere liberale) anche a quegli agenti che vogliono lavorare in regime di monomandato; ciò, soprattutto, per mantenere una maggiore professionalità, che poi si riversa sull'utenza, non volendo rischiare di trasferire il tutto in un terreno molto più difficile e complicato, qual è quello provvigionale. Gli agenti vivono di provvigione e, di fatto, sono dipendenti dalle compagnie. Esiste, quindi, il ragionevole dubbio che, nell'offerta professionale e commerciale che fanno ai clienti, possano anche fare considerazioni che sono umanamente comprensibili in relazione al rapporto provvigionale. Tra l'altro, il regime di plurimandato già esiste e non è precluso dal mercato.
Vi sono, tra l'altro, altri aspetti che non si riescono a comprendere. Ad esempio, è contraddittorio che sia stato stabilito, proprio per legge, che il promotore che vende prodotti finanziari e fondi comuni (il cui profilo professionale è molto simile a quello degli agenti assicurativi) debba per forza agire, proprio al fine di assicurare la trasparenza del mercato e di garantire i suoi clienti, in regime di monomandato. Allora, qualcuno deve spiegarmi tale contraddizione!
Mi si deve spiegare, infatti, per quale motivo, proprio per garantire trasparenza nei mercati, si debba imporre legislativamente il regime monomandatario agli operatori finanziari. E non si capisce la ragione per cui gli agenti assicurativi, invece, non debbano essere considerati figure professionali analoghe e quindi si debba stabilire per legge quello che, in un regime liberale, essi potrebbero concordare tranquillamente con le proprie imprese!
Tra l'altro, voglio sottolineare che si tratterebbe di una norma unica in Europa. In nessuna parte dell'Unione europea, infatti, esiste tale divieto normativo, proprio perché si lavora in un regime liberale. Ricordo che la stessa direttiva 2002/92/CE, finalizzata al coordinamento delle legislazioni nazionali nella specifica materia dell'intermediazione assicurativa, contempla espressamente la possibilità di ricorrere allo strumento del mandato in esclusiva. In Italia, ove ci appelliamo sempre all'Unione europea, in questo caso, al contrario, stiamo imponendo per legge alcune modalità operative!
Come stavo dicendo, in nessun altro paese europeo esiste una normativa che impedisca alle imprese di assicurazione e, soprattutto, a quegli agenti assicurativi che si vogliono preparare professionalmente su singoli e specifici prodotti, nell'ambito di una compagnia, di dover vendere per forza anche quelli promossi da altre società.
Vorrei evidenziare altre contraddizioni del provvedimento, ad esempio per quanto concerne le compagnie telefoniche. Ricordo che già a luglio è stato deciso, per le polizze RC auto, il regime di plurimandato, ma ciò - non si sa per quale motivo - non riguarda le società telefoniche. Ebbene, vorrei rilevare che, mentre gli agenti assicurativi percepiscono provvigioni, le compagnie telefoniche impiegano dipendenti veri e propri. Quindi, non sussisterebbe neppure il rischio che tutta l'attività si sposti sul terreno delle provvigioni, ed i dipendenti delle società di telefonia sarebbero proprio quei soggetti che potrebbero garantire una certa trasparenza, poiché non hanno alcun incentivo a proporre ai clienti l'una o l'altra compagnia.
Con il provvedimento in esame, tuttavia, si colpisce il rapporto esistente tra gli agenti e le compagnie di assicurazione, ma non vengono tenute in considerazione le società telefoniche. Come ha precedentemente evidenziato qualche altro collega, che dire allora delle banche? L'operatore


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dello sportello, infatti, dovrebbe proporre al cliente sia i prodotti finanziari della sua banca, sia quelli di un altro istituto di credito. Per fare un altro esempio, si potrebbe decidere che i negozi della catena Benetton debbano offrire anche abiti Zara!
Allora, su quale terreno ci stiamo insinuando, per cercare di essere a tutti i costi populisti e per dimostrare al consumatore che gli viene procurato un vantaggio, che di fatto non esiste?
Peraltro, dal momento che verranno preclusi dall'approvazione dell'emendamento in esame i successivi identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7, vorrei sottolineare che il Parlamento...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. ...è a conoscenza del fatto che sono stati presentati alcuni ricorsi alla Commissione europea, i quali molto probabilmente verranno accolti, perché stiamo legiferando in contrasto con tutte le direttive europee in materia.
Cosa diremo poi, dopo averli obbligati ad operare in un certo modo, agli agenti assicurativi? Quali contenziosi vogliamo creare, in questa situazione, solo per varare un provvedimento populista?

PRESIDENTE. Deve concludere!

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, mi consenta di formulare solo una precisazione. Ho precedentemente sentito il centrosinistra vantarsi di aver introdotto l'indennizzo diretto. Ebbene, vorrei ricordare che tale intervento è stato deciso dal Governo Berlusconi, e dunque non accettiamo che ci si appropri di una delle poche misure vantaggiose varate per questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. La Presidenza e l'Assemblea salutano gli studenti di una classe del liceo scientifico Guglielmo Marconi di Foligno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, desidero rivolgermi, se mi prestano un attimo di attenzione, al rappresentante del Governo, al relatore ed al presidente della Commissione. Vorrei segnalare che il dibattito che si sta sviluppando sull'articolo 5 del decreto-legge in esame è non solo particolarmente complesso, ma anche interessante. Le posizioni fin qui manifestate sono state molto differenziate e si è avvertita, nell'esame delle proposte emendative, l'esigenza di verificare se la finalità perseguita da tale articolo sia effettivamente realizzabile.
Vorrei che il relatore ed il rappresentante del Governo fornissero una risposta all'invito che intendo adesso rivolgere loro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ENRICO LA LOGGIA. Propongo, infatti, di accantonare l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 5 del decreto-legge, al fine di svolgere un ulteriore approfondimento, in una sede più ristretta, poiché tale riflessione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Loggia!

ENRICO LA LOGGIA. ...potrebbe sicuramente consentirci di compiere una valutazione più serena della questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io concordo sulla richiesta avanzata dal collega La Loggia in merito all'accantonamento. Vorrei sottolineare il seguente aspetto: da questa normativa vengono escluse, per l'impossibilità di intervenire altrimenti, le compagnie che agiscono esclusivamente per via telefonica o tramite web. Si tratta di un aspetto


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piuttosto bislacco. Per l'impossibilità di intervenire altrimenti, gli unici monomandatari saranno ad esempio quelli di Direct Line, tanto per citare l'azienda più presente sul mercato. Si tratta di una delle ragioni che palesa l'evidente irrazionalità di questa misura. Il settore tecnologicamente più avanzato, quello che dà anche i maggiori benefici ai consumatori, resterà escluso dall'obbligo del plurimandato. È una ragione di più per riflettere sull'opportunità di accantonare l'esame di questo emendamento e procedere ad un surplus di riflessione almeno su questo punto.

PRESIDENTE. Essendo stata formulata una richiesta di accantonamento, chiedo al relatore se intenda accedervi.

ANDREA LULLI. Relatore. Signor Presidente, ritengo non sia possibile accogliere la richiesta.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prima di procedere alla votazione, ricordo che l'eventuale approvazione dell'emendamento Sanga 5.300 precluderebbe gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sanga 5.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 422
Astenuti 38
Maggioranza 212
Hanno votato
421
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Pini non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto altresì che i deputati Volontè, Minardo e Delfino non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mazzocchi 5.201, Fratta Pasini 5.212, D'Agrò 5.221 e Merloni 5.234.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento 5.201, presentato dal gruppo di Alleanza Nazionale e di cui sono primo firmatario, dimostra quanto dicevo poco fa. Noi vogliamo dare un contributo a difesa dei consumatori. So che in genere, quando si presentano centinaia di emendamenti, non tutti i colleghi possono leggerli. Tuttavia, ci terrei a leggere questo emendamento: «Per l'offerta di polizze relative a tutti i rami danni, l'intermediario, a decorrere dal 1o gennaio 2008, deve rilasciare preventiva informazione al consumatore sulle provvigioni riconosciutegli dall'impresa o, distintamente, dalle imprese per conto di cui opera. L'informazione deve essere affissa nei locali in cui l'intermediario opera e deve risultare nella documentazione rilasciata al contraente». In poche parole, si dice che quando un assicurato entra nei locali della propria agenzia, deve conoscere l'effettiva situazione. Non riusciamo a capire come mai la Commissione abbia espresso per l'ennesima volta parere contrario.
Infatti, l'articolo 8 del decreto-legge n. 223 del 2006, nel prevedere il divieto di clausole di distribuzione in esclusiva per l'offerta di contratti di assicurazione RC auto, ha opportunamente stabilito l'obbligo in capo all'intermediario di dare ai potenziali assicurati le informazioni sulle provvigioni riconosciutegli dall'impresa o dalle imprese per conto di cui opera.
Onorevole relatore, lei, nel dichiarare parere contrario sul nostro emendamento, non fa altro che violare il decreto-legge n. 223 del 2006, a meno che non si voglia abrogare l'articolo e poi verificare che ciò avvenga. Altrimenti, lei deve uniformarsi a quanto previsto da una norma di legge.


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Non solo, ma noi riteniamo anche che tale disposizione sia assolutamente necessaria in presenza del potenziale sviluppo dei rapporti di intermediazione in plurimandato, al fine di evitare comportamenti opportunistici da parte dell'intermediario, tendenti a privilegiare il rapporto con l'impresa di assicurazione che gli riconosce le provvigioni più elevate. Lo ha detto poco fa anche un collega di Forza Italia. Dobbiamo tutelare il consumatore, informandolo sulle provvigioni riconosciute all'agente assicurativo dalle varie compagnie. Se questo emendamento non sarà approvato, l'agente assicurativo non farà altro che proporre al cliente la polizza legata a provvigioni più alte.
L'estensione del divieto di clausole di distribuzione in esclusiva a tutti i rami rende necessario, a parer mio, introdurre un'analoga disciplina di assoluta trasparenza - mi rivolgo a te, collega Fluvi, che parli di trasparenza - anche per l'offerta delle polizze assicurative nel ramo danni. In questo modo, il consumatore finale, lo ripeto soprattutto ad una sinistra che si pone sempre a difesa dei consumatori, potrà effettuare una scelta di acquisto consapevole anche in ordine all'esistenza di eventuali conflitti di interesse in cui potrebbe versare l'intermediario.
Per queste motivazioni, onorevole Presidente, chiedo a tutta l'Assemblea, una volta tanto, di non fare «muro contro muro» per motivazioni di natura politica, ma di approvare questo emendamento, che, lo ripeto, è a difesa del consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Anch'io intervengo per sostener gli emendamenti in questione, visto che fino ad ora abbiamo sottolineato i vantaggi di queste misure per i consumatori. In effetti, come già detto prima, la bocciatura degli emendamenti da noi proposti e bocciati questa mattina porterà ad un aumento dei costi, perché la concorrenza tra le compagnie si sposta da un terreno proprio, dove viene offerto il prodotto migliore al prezzo migliore, ad un terreno improprio, dove nella collocazione dei prodotti conta la remunerazione più alta riconosciuta nella rete di vendita.
Se realmente l'utente finale deve essere al centro della nostra attenzione, come è stato sottolineato dal relatore, dobbiamo prevedere una misura analoga anche per il plurimandato nel ramo danni. Ricordo che nel luglio dell'anno scorso è stata adottata un'analoga misura - con l'accordo del Governo - con l'introduzione del plurimandato nel ramo della responsabilità civile auto.
È giusto quindi che l'utente possa essere cosciente, quando l'agente assicurativo gli offre un prodotto, delle provvigioni che questi percepisce da ogni compagnia. Soltanto in questo modo l'utente finale si renderà conto se l'offerta proposta dall'agente assicurativo è la migliore sotto un profilo professionale o se invece è legata alla provvigione più alta. Signor Presidente, sono convinto che la categoria degli agenti assicurativi sia onesta - purtroppo questo provvedimento tenta di sminuirli, ponendoli in secondo piano rispetto ai promotori finanziari - ma può accadere che un agente sia influenzato dagli incentivi professionali proposti dalle compagnie piuttosto che dalla qualità del servizio reso. Questo emendamento è teso ad evitare questo rischio. Questa misura è stata introdotta per il plurimandato nel ramo della responsabilità civile auto, per cui sarebbe incomprensibile che il relatore ed il Governo non recepissero questo emendamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Grazie, Presidente. Non si comprende il motivo per cui


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il relatore ed il Governo non accolgano questo emendamento, che oggettivamente è utile per il consumatore. Stamattina il ministro Bersani ha definito gravissima e controproducente l'opposizione del centro-destra. Questa opposizione, invece, è costruttiva e sta faticosamente mirando a migliorare un provvedimento che è ricco di discrasie. Una riguarda la responsabilità civile. L'onorevole Della Vedova ha sottolineato il fatto che nel testo non c'è traccia di tutte le imprese assicurative che operano via web. Questo provvedimento va migliorato. Non riusciamo a comprendere come un opposizione di questo tipo non possa essere utile al relatore e al Governo, nel proporre un emendamento come questo, assolutamente razionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Vorrei soltanto ribadire il concetto espresso dal collega Jannone. Mi rivolgo direttamente al relatore Lulli e al rappresentante del Governo. Non si può chiedere la collaborazione dell'opposizione e poi non avere alcuna apertura, su emendamenti come questi, che sono realmente a tutela del consumatore.
Un emendamento che obbliga gli agenti a mostrare il loro guadagno, il loro ricarico, su una polizza venduta, consente al consumatore di valutare se l'assicurazione gli viene venduta perché gli serve o perché l'assicuratore ci guadagna di più. Questo è un esempio, ma ce ne sono stati decine.
Pertanto, vorremmo sapere perché vi è una chiusura totale del Governo su un argomento così importante contenuto in un decreto-legge che, tra l'altro, non ha alcuna delle caratteristiche richieste per un decreto-legge, visto che non vi è alcuna urgenza.
Sappiamo che volete trasformare in un decreto-legge anche il disegno di legge in tema di liberalizzazioni, dunque che volontà avete di dialogare su tale argomento? Dimostrate se vi è tale volontà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Il presente emendamento tratta aspetti di libertà da parte dell'intermediario, per non essere sottoposto a clausole vessatorie da parte delle aziende con più forza contrattuale. Ma, nello stesso tempo, tale proposta emendativa tende anche a non spostare la concorrenza tra assicurazioni sul terreno improprio di chi offre più alte provvigioni agli agenti.
D'altra parte, l'articolo 8 del decreto-legge n. 248 del 2006, nel prevedere le clausole di distribuzione di esclusiva per l'offerta dei contratti di assicurazione RC auto, ha stabilito opportunamente in capo all'intermediario l'obbligo di fornire al potenziale assicurato l'informativa sulle provvigioni riconosciutegli dall'impresa o dalle imprese per conto di cui opera.
Non si capisce perché questa disposizione, prevista per le RC auto, non possa valere anche per tutte le esperienze relative al ramo danni. Ciò consentirebbe all'utente di verificare se la sollecitazione della proposta dell'intermediario avviene per un'effettiva concorrenzialità della polizza oppure per l'alta provvigione. Si tratta di un atto di trasparenza nei confronti dell'utente-consumatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo anch'io per invitare la maggioranza, il relatore e il Governo a considerare, a questo punto dei nostri lavori, l'opportunità di esprimere un voto favorevole su questo emendamento.
Evidentemente, si tratta di una complicazione della legislazione, che tuttavia nasce dall'errore compiuto con l'obbligo del plurimandato. Questo però è un correttivo ad una stortura (che si manifesterà in modo evidente), vale a dire al fatto che


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gli agenti saranno indotti a vendere le polizze sulle quali hanno le provvigioni maggiori.
Vorrei aprire una parentesi, che vale per questo articolo, per questo settore e per tutti gli altri settori: occorre rendersi conto che questo decreto-legge comporta la lenta, progressiva ma decisa esautorazione delle authority dai loro compiti specifici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, credo che il tema della trasparenza sia serio e molto delicato e ritengo che debba essere affrontato con questa consapevolezza. Lo dico anche ai colleghi dell'opposizione: non affrontiamo il tema in maniera demagogica!
Dico ciò perché in nessun esercizio commerciale esiste esposto un cartello con il guadagno o la ricarica dell'esercente. Quando mi reco in un negozio, a Roma o dove abito, per comprare una giacca, entro nel negozio e non c'è scritto che quel negoziante su quella giacca ha una ricarica del 10, 15 o 20 per cento.
Ritengo che vi debba essere coerenza in merito a ciò: in nessun esercizio commerciale è scritto quale parte riguardi il costo sostenuto dal rivenditore e quale parte la ricarica, ma solo il costo finale del prodotto.
Al consumatore, a mio avviso, interessano, nel caso specifico delle polizze assicurative, due aspetti: le condizioni della polizza e il costo finale.
Inoltre, rivolgo ai colleghi una domanda molto seria. Come mai pretendete che si esponga soltanto il costo delle provvigioni all'interno dell'agenzia e perché, ad esempio, non esporre all'interno dell'agenzia il costo effettivo della polizza, il caricamento della compagnia di assicurazione, le imposte e le provvigioni? Perché vi accanite sugli agenti di assicurazione? Forse, perché abbiamo trovato il punto su cui impostare una vera e propria politica di concorrenza all'interno del settore assicurativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo Lega Nord Padania per fare chiarezza ed avere risposte su alcuni dubbi che sorgono sugli identici emendamenti in esame. Da come è stato esposto dai colleghi dell'opposizione il ragionamento sembra corretto, quando chiedono di rendere noto il margine dell'assicuratore per dare la possibilità al consumatore contraente di scegliere nel modo migliore, conoscendo anche questo dato.
Espongo i miei dubbi e qualche collega potrà fornire le risposte, in modo da orientare al meglio il voto su questi emendamenti.
In primo luogo, distinguiamo l'assicurazione RC auto, dove la provvigione è minima e non si pone il problema, dalle assicurazioni del settore infortuni in cui vi sono provvigioni interessanti. L'assicuratore non gode di una buona nomea per motivi «atavici» e non è ben visto dal consumatore, che ha la cattiva impressione che l'assicuratore intenda approfittarsi. Può darsi che un provvedimento del genere peggiori la situazione. Infatti, sapere che pagare la polizza infortuni fa incassare 400 o 500 euro al singolo agente, potrebbe comportare problemi anche dal punto di vista del mercato e della diffusione di certi prodotti assicurativi.
Inoltre, la concorrenza dovrebbe vertere sul prezzo in quanto tale. Se ragioniamo in modo sereno sulla possibilità di avere più prodotti, il prezzo è il dato rilevante. Il consumatore, poi, potrà anche chiedere quanta parte del prezzo pagato si riferisce alle provvigioni, per capire quale margine di trattativa vi sia, o almeno potrà farlo chi ha potere contrattuale. Torniamo al punto di prima: chi ha potere contrattuale chiama il proprio assicuratore dicendogli di avere saputo, ad esempio leggendolo su Internet, che un'altra assicurazione ha determinate caratteristiche e


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chiedendogli di avere le stesse opportunità. Il problema è che non tutti hanno lo stesso potere contrattuale.
Vorremmo capire, insomma, se l'esposizione di questa informazione non comporti rischi nella vendita di alcune categorie di prodotti che hanno provvigioni interessanti, inducendo nel consumatore l'impressione che l'assicuratore voglia approfittarsene. Inoltre, mi chiedo se non sia più corretto ragionare su tutte le componenti di prezzo, non solo sulle provvigioni, in modo da dare al consumatore la possibilità di scegliere in maniera razionale su tutto.
Non vorremmo, tuttavia, che si arrivi ad una tale complicazione, anche perché, alla fine, la persona che non ha competenze specifiche in materia ragiona banalmente sul prezzo. Parliamo di una polizza infortuni, per fare un esempio che, bene o male, conosciamo tutti: qual è il valore della diaria, qual è l'ammontare dei rimborsi, qual è la percentuale? Non tutti hanno la possibilità di riflettere sui singoli elementi, per cui, alla fine, ragionano singolarmente sul prezzo. Mettere, dunque, in evidenza solo la provvigione potrebbe essere deleterio per talune tipologie di prodotto. Se vi sono colleghi, esperti in materia, che ci possono offrire delucidazioni in merito gliene saremmo grati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, francamente trovo intollerabile l'indifferenza con la quale il Governo segue l'iter di questo provvedimento. Credo che noi abbiamo dimostrato, con gli emendamenti presentati, di voler perseguire un unico obiettivo: la tutela dei consumatori. Abbiamo argomentato nel merito con ragioni che definirei ispirate almeno al buonsenso ed abbiamo posto una serie di questioni.
Signor Presidente, so bene che lei non può obbligare il Governo a rispondere; però, la prego di farsi interprete di ciò che hanno chiesto molti parlamentari, sollecitando la sensibilità del Governo a valutare l'opportunità di rispondere ai colleghi parlamentari.

PRESIDENTE. Come lei sa, onorevole Verro, il Governo è presente in aula ed ha facoltà di intervenire, quando lo richiede e lo desidera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedele.

LUIGI FEDELE. Intervengo brevemente, signor Presidente. Questo decreto-legge ed anche gli identici emendamenti che stiamo esaminando parlano di tutela dei consumatori. Oltre a molti altri emendamenti, che possono essere anche più tecnici, credo che questi siano veramente emendamenti che si propongono la tutela dei consumatori. Sicuramente non si rivolgono contro gli agenti di assicurazione. Credo, infatti, che specificare con chiarezza al consumatore qual è l'entità delle provvigioni sia importante e rappresenti un fattore di trasparenza. Gli agenti che non sono onesti probabilmente vogliono approfittare della situazione attuale, mentre per gli agenti onesti questo sarebbe un modo di dimostrare le loro qualità, le loro capacità e, allo stesso tempo, di offrire il prodotto migliore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per ribadire il nostro voto contrario sulla serie di emendamenti che inizia dagli identici D'Agrò 5.221 e Merloni 5.234, e per far capire che siamo contrari non al sistema della trasparenza dei prezzi (assolutamente no; sui precedenti articoli siamo stati assolutamente favorevoli). Vorremmo evitare invece che, nel prossimo futuro, fossero sottoposti all'esame dell'Assemblea anche provvedimenti sulla trasparenza dei prezzi, ad esempio, dei panificatori. Non vorremo, in pratica, che il panificatore dovesse scrivere il prezzo della farina, del sale, dell'acqua, e di tutti


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gli altri ingredienti! Vorremmo evitare che ciò si verificasse e per tale motivo voteremo contro questi identici emendamenti.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Merloni 5.234 è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo solo per rilevare un dato. Quando ho letto questi emendamenti, in Commissione, devo dire che il mio moto da comunista verace, mai pentita peraltro, è stato che dovessero essere approvati. Infatti, dal punto di vista di trasparenza nel rapporto con il consumatore, mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe che l'insieme delle componenti del costo di una polizza - trattandosi, tra l'altro, di un settore finanziario molto ricco - fossero chiare per chi stipula le polizze. Devo dire che, in realtà, la sola provvigione, come è stato già rilevato da altri colleghi, è solo una tra le componenti del costo e non è detto che, a seconda che la stessa sia più elevata o meno elevata, determini, essa stessa, la facilità di accedere ad una polizza anziché ad un'altra, in rapporto alla convenienza del «pacchetto» che viene offerto. Quindi, la convenienza reale di una polizza rispetto ad un'altra risiede nel rapporto prezzo conclusivo ed insieme dell'offerta che viene data con tale polizza.
Ciò che dovrebbe essere chiaro al consumatore sono due elementi finali: l'insieme delle prestazioni offerte e il prezzo pagato. Al riguardo, occorre essere in grado di fare un paragone, non essendo possibile una trasparenza su tutte le componenti di prezzo. In questo modo, si rischia di rendere ridondante l'informazione al punto da confondere l'acquirente, come giustamente è già stato detto. Per questo motivo, tale norma, a mio avviso, è fuorviante.
Per quanto riguarda l'RC auto, vorrei sottolineare che si tratta di una polizza obbligatoria sulla quale è utile che tutte le componenti di costo siano trasparenti al massimo. Siccome si tratta di semplici erogazioni, in questo caso è anche facile paragonare il prezzo finale, distinguendo la provvigione e il costo puro dell'assicurazione, rispetto alle prestazioni pratiche che si forniscono.
Per questo motivo, esprimeremo un voto contrario sugli identici emendamenti in esame. Non siamo di fronte a una norma volta a garantire la trasparenza, bensì ad una norma illiberale (come è stato spiegato anche in Commissione) che trovo un po' originale, essendo proposta da chi si dichiara «non comunista».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.201, Fratta Pasini 5.212 e D'Agrò 5.221, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
197
Hanno votato
no 269).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mazzocchi 5.202 e Fratta Pasini 5.211.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, non a caso abbiamo voluto presentare l'emendamento in esame, il cui contenuto è del seguente tenore: «Le misure di cui al presente comma si applicano previa verifica della loro compatibilità con la normativa comunitaria in materia». Nel corso dei nostri interventi ci siamo sforzati di far comprendere come l'articolo 5 sia in


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conflitto con la normativa comunitaria. Lo abbiamo detto e ribadito anche a futura memoria.
Sappiamo che il nostro emendamento sarà sicuramente respinto, ma con esso abbiamo voluto rivolgere anche al sottosegretario una precisa domanda, a cui dovrebbe rispondere: queste norme sono compatibili con la normativa europea? Lei, signor sottosegretario, non ci ha risposto.
Allora, presentando questo emendamento - che verrà respinto - abbiamo inteso lasciare agli atti una considerazione a futura memoria: quando fra pochi mesi verrà avviata una nuova procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, sapremo quali deputati avranno contribuito ad un esborso di milioni di euro da parte del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, come il collega intervenuto in precedenza, anch'io ho presentato questo emendamento per proporre che le misure di cui al comma 1 dell'articolo 5 del provvedimento si applichino previa verifica della loro compatibilità con la normativa comunitaria europea.
Qui ci troviamo in un terreno difficile, sostanzialmente di fronte a un paradosso. Questo decreto-legge - cito testualmente - è stato considerato urgente per porre termine a situazioni di grave anomalia rispetto a principi comunitari e costituzionali più volte segnalati dall'Unione europea e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Ci troviamo tuttavia di fronte a un provvedimento che quasi sicuramente è in contrasto con le norme dell'Unione europea. Peraltro, la fonte comunitaria non solo costituisce l'unico riferimento normativo applicabile in questa materia, ma vieta espressamente a tutti gli stati membri di legiferare in senso più restrittivo rispetto a quanto stabilito dalla normativa antitrust europea.
Occorrerebbe, quindi, acquisire la certezza che quanto stiamo facendo possa andare bene.
Con questo emendamento intendiamo sostanzialmente evitare i contenziosi, che sicuramente si instaureranno quando l'Unione europea accoglierà i ricorsi che verranno presentati. Abbiamo presentato tali emendamenti per evitare che si creino questi contenziosi, e non capiamo per quale motivo non si possa rinviare l'applicazione di tale normativa a quando vi saranno delle certezze da parte dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, vorrei intervenire anche per un richiamo al regolamento.
Ritengo che discutere su un provvedimento caratterizzante l'azione del Governo come questo, senza che sia presente in aula il ministro competente, che tra l'altro dà il nome al provvedimento stesso, sia già un'anomalia; inoltre, il fatto che il Governo sia rappresentato da un sottosegretario autorevole, ma assolutamente silente, è irrispettoso nei confronti dell'Assemblea.
Stiamo ponendo delle questioni assolutamente tecniche e non politiche, che richiedono l'intervento del relatore e del Governo, ma non vi è un'interlocuzione affidabile ed attendibile, perché non si fornisce una sola risposta sui mille quesiti che incidono sulla popolazione italiana.
Non contestiamo che vi sia la presenza formale del Governo, ma non è sufficiente; non è accettabile che non si interloquisca mai con il rappresentante del Governo su un provvedimento di questo tipo, che caratterizza l'azione del Governo e coinvolge tutti i cittadini italiani!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.


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STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Mazzocchi 5.202, perché ne condivido lo spirito. Ritengo, infatti, opportuno prevedere il controllo della Comunità europea, oltre che quello dell'Authority, perché si tratta di una normativa ben articolata anche da parte della Commissione europea.
L'organo competente dovrebbe pertanto procedere alle opportune verifiche, in modo che non vi siano successive distrazioni da parte delle stesse assicurazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non crediamo che dall'Europa giunga sempre una verità rivelata, ma crediamo che l'opportuno richiamo alla normativa europea, come disposto dalle proposte emendative in esame, debba essere tenuto nella debita considerazione sia dal relatore, sia dal Governo.
Non vogliamo essere facili profeti, ma verranno probabilmente presentati dei ricorsi in ordine alla compatibilità con la normativa europea e discipline analoghe, nonché con quelle dell'Antitrust, come è già accaduto. Pertanto credo che anche in via cautelativa la previsione di una previa verifica della compatibilità delle misure disposte in tale normativa con quella comunitaria nella stessa materia non possa che essere considerata ragionevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.202 e Fratta Pasini 5.211, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 450
Astenuti 21
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Vacca e Rocco Pignataro avrebbero voluto esprimere voto contrario, mentre il deputato Misiti avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 5.13 e Mazzocchi 5.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, stiamo parlando del bonus-malus.
Sul piano concettuale siamo d'accordo che si attribuisca all'assicurato, a cui è stata assegnata una buona classe di merito, la stessa classe nella stipulazione di contratti assicurativi per ulteriori veicoli, ponendo pertanto la classe assicurativa di merito in relazione alla persona e non all'autovettura. È una misura giusta!
Chiediamo pertanto la soppressione del comma 2, non perché siamo concettualmente contrari ad una questione che ci appare giusta, ma perché la normativa è confusa e non offre nel merito le opportune e necessarie garanzie. Provo a spiegarlo.
Intanto cominciamo col dire che il principio dovrebbe valere anche per il caso opposto, quindi l'assicurato in malus non sarebbe più tutelato da questa scelta populista, ma si troverebbe un aumento per tutte le sue autovetture anziché uno sconto, mentre con il sistema attuale avrebbe l'aumento solo su una singola autovettura. A parte questo aspetto, che può anche essere considerato giusto, si creerebbe una situazione paradossale per gli automobilisti virtuosi, perché è del tutto evidente che se si lavora sul terreno


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delle classi, quindi si vanno a trovare degli sconti su più auto, tutto si sposta sul terreno dei prezzi e dunque vi sarà un riequilibrio dei prezzi della RC auto, che paradossalmente porterà ad aumentare i costi per le classi basse a sfavore di quelle alte. Questo vuol dire che chi ha un grande parco auto pagherà di meno perché vedrà abbassarsi i costi in tutte le classi, mentre il povero utente che ha una sola auto si vedrà invece aumentare il prezzo. Da questo punto di vista, pur essendo l'intenzione abbastanza lodevole, nel merito si otterrebbero degli effetti esattamente contrari a quelli che ci si proponeva nei confronti dell'utente, in particolare di quello monoauto, più povero rispetto all'utente con un grande parco auto, il vero beneficiario del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Completando quanto il collega Fratta Pasini ha già detto in maniera ottima, vorrei far rilevare che con questo emendamento non si vuole entrare nel merito del bonus-malus, sul quale siamo tutti d'accordo; noi riteniamo però che il comma 2 dell'articolo 5 rechi una complessa e confusa disciplina in materia di clausole, che regolano proprio il sistema del bonus-malus nei contratti di assicurazione.
Vorrei fare solo tre osservazioni al riguardo. La prima è che attraverso questa regolamentazione vengono dettate norme imperative sull'articolazione delle clausole in parola, che secondo la lettera delle disposizioni che abbiamo approvato fino ad ora, non solo condurrebbero alla sostanziale scomparsa dei sistemi bonus-malus, ma porterebbero addirittura a penalizzare l'intera mutualità degli assicurati, che sopporterebbero un aumento del premio per consentire la concessione di sconti illogici ai contratti relativi ai veicoli, che dovrebbero iniziare ex novo il rispettivo percorso all'interno della scala bonus-malus.
Vengono in secondo luogo previste norme improvvisate e macchinose in tema di accertamento della responsabilità e della valorizzazione di essa ai fini di eventuali variazioni da apportare alla classe di merito. È uno specie di bonus-malus a punti di difficoltosa gestione e, se me lo consentite, di assoluta inutilità per gli interessi dei consumatori virtuosi, cioè coloro, i quali non hanno causato sinistri, ma che anzi verrebbero danneggiati dal sistema che voi proponete per colmare le minori risorse non ripetibili degli assicurati, che hanno causato i sinistri con conseguenze gravi.
Infine, queste disposizioni sono palesemente contrarie alle direttive comunitarie in materia di disciplina assicurativa, che vietano agli stati membri di imporre per legge tariffe o clausole contrattuali. Cari colleghi, so che la parola è forte, ma tale divieto determina l'illiceità delle previsioni in esame e la possibilità di disapplicarle. Pertanto è scontata una nuova procedura di infrazione da parte della Commissione europea, dopo la condanna che abbiamo già ricevuto dalla Corte di giustizia europea sul blocco delle tariffe. Ricordate il blocco delle tariffe RCA del 2000? Ebbene proprio su quello siamo stati condannati.
So bene che respingerete anche questo mio emendamento, perché attraverso questa opposizione che voi state facendo nei nostri criteri, state ormai mettendo in pratica un criterio, che mi ricorda un vecchio adagio: «Intanto paga Pantalone, cioè la comunità italiana!». State tranquilli, la comunità italiana pagherà questi vostri errori!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. Anche questa nuova normativa a prima vista sembra rappresentare un grande vantaggio per il singolo assicurato e all'inizio probabilmente lo sarà.
È indubbio però che la previsione determinerà un prezzo più basso per la polizza di un secondo veicolo. Peccato


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però che non si sia considerato che per ridurre obbligatoriamente il premio di tutti i secondi veicoli le imprese di assicurazione finiranno per compensare la perdita derivante da tale riduzione spalmando il minore incasso realizzato su questi contratti, quindi su tutti gli assicurati. Il risultato sarà che si verificherà un aumento generalizzato del prezzo da pagare per la RC auto, che verrà subito soprattutto da quei proprietari di un solo veicolo, vale a dire dai soggetti più deboli nei confronti delle assicurazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Si dice che questo articolo è favorevole per l'utente. Credo che effettivamente lo sia, nell'intendimento del Governo e del relatore; così com'è formulato, può andar bene. Tuttavia, credo che l'attuale formulazione limiti in qualche modo le fattispecie, che dovrebbero tutelare effettivamente la categoria di chi magari è debole sul mercato.
Credo quindi che una riformulazione nel senso proposto dal collega Fratta Pasini potrebbe chiarire meglio la definizione della tutela dell'utente assicurato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle parole del collega D'Agrò circa l'opportunità di riformulare l'emendamento in oggetto sulla base dell'indicazione fornita dal collega Fratta Pasini. Credo infatti che questa sia la soluzione migliore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5. 13 e Mazzocchi 5.14, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
226
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fratta Pasini 5.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Devo finalmente dire che in Commissione con il relatore si era raggiunto un risultato in relazione agli attestati di rischio. Nella prima formulazione del decreto era previsto che non avessero una scadenza e ciò si prestava a truffe e a situazioni incontrollabili da tutti, ovviamente a scapito dell'utente virtuoso. In Commissione si è ottenuto di far sì che questi attestati abbiano una validità di cinque anni. Con questo nostro emendamento chiediamo di arrivare a tre anni, perché secondo noi sarebbe preferibile limitare ulteriormente tale scadenza.
Riconosco che ad ogni modo, da questo punto di vista qualcosa è stato recepito, rispetto ad una situazione che sarebbe stata invece di difficile comprensione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fratta Pasini 5.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
220
Hanno votato
no 258).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Presidente, chiediamo al Governo e al relatore di rivedere il parere contrario espresso sugli identici emendamenti in esame, perché riteniamo che il termine «contraente» debba essere modificato, al fine di evitare di stipulare un numero indefinito di contratti con la solita classe di merito. Questo farebbe venire meno il principio del bonus/ malus.
Dunque noi riteniamo che il nostro emendamento debba essere accolto, modificando così il termine «contraente». Siamo comunque disponibili ad eventuali riformulazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, mi fa piacere quanto ha appena detto il collega Affronti. Auspico che su tale questione si possa svolgere un approfondimento serio da parte del relatore e del Governo.
Noi ci troviamo di fronte ad una questione che ha un po' dell'incredibile, che per noi poteva, semmai, essere il frutto di un errore di stampa. Stando così le cose, noi ci troveremmo di fronte ad una situazione in cui i furbi prevarrebbero sugli automobilisti onesti. In sostanza, se rimane la dizione « contraente » anziché quella di assicurato, qualsiasi soggetto - utilizzerebbero questo sistema sicuramente i truffatori - potrebbe assicurare una quantità illimitata di autovetture usufruendo di una classe di merito vantaggiosa. È solo la figura dell'assicurato che può garantire che al beneficio dello sconto abbia diritto l'automobilista virtuoso che guida correttamente. L'assicurato è effettivamente la persona che risulta intestataria del libretto di circolazione dell'autovettura, mentre il contraente può essere chiunque.
Se noi non operiamo questa sostituzione di termini - assicurato al posto di contraente - finiremo, a causa di questa minima differenza di termini, per aprire la strada ad un'infinità di truffe. Ciò significherebbe, come sempre, penalizzare le persone corrette e trasparenti. Sarebbe sufficiente questa sostituzione di parole per attribuire maggiore dignità all'automobilista virtuoso.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, le osservazioni dell'onorevole Fratta Pasini sono improntate a ragionevole buon senso. In realtà, qui non si tratta di un errore, ma era intenzione del legislatore trovare una mediazione rispetto al fatto che, a volte, chi è titolare dell'assicurazione non è titolare dell'automobile (nell'ambito di una stessa famiglia ciò accade spesso). L'intenzione del legislatore era quindi improntata in questa direzione.
Tuttavia, siccome riconosco le ragioni che stanno alla base delle preoccupazioni espresse dai colleghi, chiederei l'accantonamento degli identici emendamenti, Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, al fine di rivedere il parere precedentemente espresso e verificare se sia possibile trovare insieme una formulazione che risolva la questione sollevata dagli onorevoli Affronti e Fratta Pasini.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Presidente, sono d'accordo.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame degli identici emendamenti


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Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223 deve intendersi accantonato. Conseguentemente, anche l'esame dei successivi identici emendamenti Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222 deve intendersi accantonato.
Ricordo, inoltre, che l'emendamento Affronti 5.220 è stato ritirato.
Passiamo quindi alla votazione degli identici emendamenti Mazzocchi 5.28 e Fratta Pasini 5.213.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, l'emendamento 5.28 a mia prima firma, identico all'emendamento Fratta Pasini 5.213, si propone, in particolare, di prevedere, in caso di concorso di colpa, che le imprese di assicurazione procedano alla penalizzazione dell'assicurato tenendo conto del carattere parziale della sua responsabilità.
In ordine al tema della responsabilità del sinistro, desidero rivolgermi ai colleghi avvocati presenti, che so essere tantissimi. La disciplina recata dal comma 4-ter, anche dopo le modifiche introdotte in sede referente, di ciò do atto alla Commissione, impedisce in assoluto di valorizzare una responsabilità non principale, vale a dire, uguale o inferiore al 50 per cento, con la conseguenza che l'assicurato, non responsabile principale, non riceverà mai penalizzazioni rispetto a quel sinistro. In secondo luogo, nei casi in cui non sia possibile individuare una responsabilità principale, il comma 4-ter dispone che la responsabilità stessa sia ripartita in quote uguali tra tutti i conducenti coinvolti e possa, quindi, essere valorizzata, ai fini dell'applicazione del malus, solo a seguito di eventuali e successivi sinistri.
La disciplina che vi sto esponendo non è corretta dal punto di vista dei principi giuridici che regolano la responsabilità. È noto, infatti, che nel nostro ordinamento civilistico, nel caso di concorso di colpa, ogni responsabile è tenuto ad una quota risarcimento pari al proprio grado di responsabilità.
L'assicuratore RC auto copre, appunto, la responsabilità civilistica sostanziale ed è tenuto a risarcire a propria volta il danno in proporzione al grado di responsabilità del suo assicurato. Stando così le cose - credo che lo dica il codice civile -, non si vede come solo l'assicuratore delle responsabilità principali, non anche quello della responsabilità concorrente al 50 per cento, possa risultare legittimato ad applicare il malus. Entrambi gli assicuratori, infatti, hanno corrisposto un risarcimento e nelle forme assicurative personalizzate debbono essere posti in condizione di applicare una maggiorazione del premio ai loro assicurati. Si pensi, ad esempio, al caso di un sinistro con responsabilità al 100 per cento che comporti un risarcimento di mille euro e al caso di un sinistro con responsabilità al 50 per cento che comporti, invece, un risarcimento di 50 mila euro. È evidente che l'assicuratore che ha sopportato un esborso deve, attraverso l'applicazione del malus, poter riequilibrare il proprio fabbisogno tariffario, onde evitare di farlo gravare sugli assicurati che non hanno provocato sinistri.
Riguardo agli aspetti di concreta applicazione di questa normativa farraginosa e praticamente inapplicabile, appare già a prima vista la disciplina dei concorsi di colpa inferiore al 50 per cento di responsabilità. Questa disciplina, inoltre, avendo come suo presupposto la mancanza di una responsabilità principale, del tutto irrazionalmente non riconosce alcun effetto al concorso anche tra due responsabili al 50 per cento, impedendo l'applicazione del malus fino a quando non si verifichi un altro sinistro. Praticamente, il malus riferito al primo sinistro non troverebbe mai applicazione.
L'emendamento che noi abbiamo presentato, invece, si propone di individuare in modo certo la situazione giuridica che determina il diritto dell'impresa di variare la classe di merito a seguito del sinistro causato dal proprio assicurato, identificandola nell'avvenuto pagamento del danno anche parziale. In secondo luogo, prevede che, in caso di concorso di colpa, le imprese procedano alla penalizzazione


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dell'assicurato, tenendo conto del carattere concorsuale della sua responsabilità, attraverso una penalizzazione più contenuta rispetto al caso della responsabilità totale (per esempio, ad una responsabilità totale corrispondono due classi di malus, mentre ad una responsabilità concorsuale corrisponde una classe di malus). Infine, prevede un periodo temporale congruo per adeguare le procedure informatiche aziendali che presiedono ai contratti.
Credo che questo emendamento - caro relatore, non riesco a comprendere perché vi è stata la contrarietà della Commissione - cerchi solo di adeguare, mi rivolgo nuovamente ai colleghi avvocati che sono quasi maggioranza in quest'aula, la normativa al codice civile. Lei sicuramente respingerà anche questa proposta; fate pure, ma non dite che l'opposizione non ha voluto dare un contributo al decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, non mi dilungherò perché il collega Mazzocchi ha già spiegato in modo molto preciso la questione. In effetti, quando c'è una corresponsabilità nei sinistri, un concorso di colpa, non si capisce perché la penalizzazione debba ricadere su chi, magari, ha 0,1 punto percentuale in più di responsabilità.
Secondo noi, questo provvedimento deve essere orientato a penalizzare gli automobilisti che producono incidenti e trattare sempre meglio quelli virtuosi. Allora, qualora vi sia un incidente con pluriresponsabilità, con un concorso di responsabilità, è giusto che si riveda l'eventuale malus solo alla fine di tutto l'iter, cioè non all'apertura del sinistro ma quando è stato definito: su questo siamo d'accordo. Adesso vige questo sistema, per cui appena si verifica un sinistro scatta il malus. Su questo anche noi non siamo d'accordo perché, poi, si genera una sorta di colpa preventiva.
Siamo d'accordo, quindi, sul fatto che il malus debba scattare solo quando si accerta l'effettiva responsabilità, ma, se c'è una corresponsabilità, non possiamo essere d'accordo che il corresponsabile non debba avere una penalizzazione. Molte volte accade che il risarcimento corrisposto dal conducente la cui responsabilità è minore sia superiore a quello corrispostogli dal conducente che ha maggiore responsabilità. Neppure possiamo prevedere l'entità del danno. Perciò, non è assolutamente escluso che il conducente con minore responsabilità produca un danno maggiore di quello provocato da chi aveva una responsabilità maggiore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pedrizzi; tuttavia, essendo già intervenuto sul complesso delle proposte emendative, non posso dargli la parola sull'emendamento Mazzocchi 5.28, di cui è cofirmatario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intendo aggiungere la mia firma all'emendamento Fratta Pasini 5.213 e dichiarare il mio voto favorevole. Intendo, altresì, richiamare le parole del collega Fratta Pasini e di altri, nel senso che qualsiasi norma che noi intendiamo approvare riguardo alle clausole bonus/malus o ad altre è considerata dai cittadini come l'ennesima «fregatura» che il Governo o il Parlamento cercano di dare loro. In questo caso, non è assolutamente così; anzi, si sta cercando di migliorare l'articolo 5, comma 2, del decreto-legge in esame, che si riferisce proprio alle clausole bonus/malus in modo tale da renderne più agevole, più chiara e più corretta l'interpretazione da parte delle compagnie assicurative. Quando entrerà in vigore questa legge, tali compagnie, purtroppo, adegueranno le tariffe in senso non favorevole agli assicurati.
Stiamo cercando di fare in modo che, nell'eventualità in cui l'assicurato abbia un sinistro, ci sia una certa benevolenza, almeno per un periodo, da parte delle stesse assicurazioni. Perciò, siamo favorevoli


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a questi identici emendamenti, come agli altri emendamenti riferiti all'articolo 5, comma 2, del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.28 e Fratta Pasini 5.213, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
217
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo agli identici emendamenti Fratta Pasini 5.27 che Raisi 5.216.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, questi emendamenti sono sostanzialmente simili a quelli appena respinti. Intervengo per una raccomandazione. Come hanno detto i colleghi della Lega Nord che mi hanno preceduto, non si tratta di emendamenti ostruzionistici: siamo d'accordo sul concetto ma vogliamo apportare alcuni correttivi affinché non siano penalizzati gli automobilisti virtuosi. È ovvio che, se questi emendamenti non saranno approvati e, quindi, si escluderà ogni responsabilità di chi ha un concorso di colpa, tutto questo inevitabilmente ricadrà sugli assicurati che non hanno provocato sinistri. Pertanto, rivolgo una ulteriore raccomandazione riguardo alla approvazione di questi emendamenti che sono simili ai precedenti. Speriamo di poter apportare un utile contributo - in questo caso non certo politico, poiché siamo favorevoli ma nel merito - per migliorare l'articolo 5.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.27 e Raisi 5.216, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
215
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 5.227.

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, questo emendamento, ormai, è stato ritirato. Se vuole, potrà intervenire sul successivo emendamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 5.228.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 5.228, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 426
Astenuti 43
Maggioranza 214
Hanno votato
160
Hanno votato
no 266).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 5.33 e Mazzocchi 5.34.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, c'è un adagio che dice: «Ignorantia legis non excusat».
Se il relatore e tutta la Commissione me lo consentono, loro hanno voluto ripetere al capoverso 4-quater che è fatto comunque obbligo alle imprese di assicurazione di comunicare tempestivamente al contraente le variazioni peggiorative apportate alla classe di merito. Siamo perfettamente d'accordo su questo aspetto, ma si dimenticano, evidentemente perché non conoscono il regolamento del codice delle assicurazioni, che questa disposizione è già prevista dall'articolo 134 di tale codice. Pertanto la previsione inserita nel decreto-legge è del tutto inutile. Voi non accogliete ciò che proponiamo e che è utile, mentre inserite nel testo ciò che è già previsto dalla legge.
Quindi, chiedo al sottosegretario, che su questa materia ha dato grande dimostrazione di mutismo e di interessarsi di tutte le altre cose tranne che del decreto-legge - mi scusi, sottosegretario -, di chiarire la questione: o c'è una proposta di abrogare l'articolo 134 del codice delle assicurazioni, oppure questa normativa non si può inserire.
Chiedo che questo aspetto sia spiegato dal relatore o dal sottosegretario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, il collega Mazzocchi mi ha anticipato e, quindi, non voglio ripetermi. Si tratta di una previsione che ci appare del tutto inutile. Anche questo è un contributo per migliorare il testo e, per questo motivo, chiediamo di votare a favore degli identici emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.33 e Mazzocchi 5.34, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 452
Astenuti 15
Maggioranza 227
Hanno votato
201
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 5.217, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 454
Astenuti 12
Maggioranza 228
Hanno votato
202
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 5.39, Mazzocchi 5.40 e D'Agrò 5.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, anche in questo caso ci


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troviamo di fronte ad una questione che anche noi consideriamo utile. Infatti, si parla delle polizze decennali che, in effetti, per quanto riguarda il ramo danni, esistono ancora solo nel nostro paese, perché tutta l'Europa ormai prevede contratti più snelli e brevi, di cui beneficia l'utente, perché ha maggiore libertà anche nel cambiare compagnia (oltre che per le RC auto, in quanto una polizza obbligatoria prevista dalla legge, anche per i rami danni) a seconda della professionalità e dei prodotti.
Siamo favorevoli, quindi, al fatto che i contratti possano diventare obbligatoriamente annuali; abbiamo qualche dubbio perché con questa previsione entriamo in una sfera in cui, in uno Stato liberale, dovrebbero essere gli utenti a scegliere, visto che il mercato offre la possibilità di stipulare contratti annuali. Secondo me, sarebbe un'azione più liberale se ad essi venisse lasciata questa scelta.
Ci sono, però, due aspetti che contestiamo: il primo è l'effetto retroattivo. Tutto il provvedimento contiene disposizioni retroattive: questo non è accettabile! Possiamo concordare sul fatto che le disposizioni abbiano effetto dal momento di entrata in vigore del decreto-legge, ma non capiamo - proprio non riusciamo a condividerlo! - per quale motivo si debba incidere su tutto quanto è avvenuto precedentemente all'entrata in vigore del provvedimento!
Inoltre, signor Presidente, ritengo, e mi avvio a concludere, che le situazioni vadano sempre considerate da tutti i punti di vista. Chi conosce la materia sa benissimo che non sempre l'utente ricava un beneficio dalla stipulazione di un contratto con durata annuale: in alcuni casi (ad esempio, nel settore malattia, incendio e rischi industriali o responsabilità civile per rischi industriali), per un fattore di riequilibrio dei premi, si possono ottenere forti sconti; soprattutto nel settore malattia, credo che sia conveniente soltanto per le compagnie di assicurazioni offrire una tipologia di polizza che preveda differenziazioni riferite all'età degli assicurati o a malattie croniche o recidivanti e stipulare, in questi casi, contratti con durata annuale anziché decennale.
Quindi, come sempre, bisognerebbe avere una visione che permettesse di intervenire congruamente anche con riferimento a quei casi nei quali la norma, come congegnata, potrebbe danneggiare l'utente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, sono completamente d'accordo con il collega Fratta Pasini. Pur essendo utile introdurre il comma 4, stabilire che in caso di contratti di durata pluriennale «l'assicurato ha facoltà di recedere annualmente dal contratto senza oneri e con preavviso di sessanta giorni», se non si ha conoscenza, come ha rilevato il collega Fratta Pasini, di tutto il sistema e, soprattutto, dell'articolazione delle varie soluzioni assicurative, può arrecare danni e non vantaggi al consumatore.
La modifica proposta è coerente con i principi generali che disciplinano l'efficacia della legge. Un concetto che dovremmo tenere presente anche in sede di esame dei prossimi articoli è quello dell'efficacia della legge nel tempo: non si può improvvisamente dire che per i contratti in corso debbono valere determinati paletti! Premettere alla disposizione che ho citato all'inizio del mio intervento le parole «Per i contratti stipulati a decorrere dal 2 febbraio 2007» significherebbe, da un lato, essere d'accordo sul contenuto del comma e, dall'altro, non volere assolutamente creare una situazione di svantaggio per i consumatori che, come ha già detto il collega Fratta Pasini, contraggono polizze per specifiche assicurazioni (ad esempio, quelle per malattie o infortuni sul lavoro).
Desidererei che la Commissione prendesse in considerazione gli emendamenti in esame, perché essi sono volti ad integrare utilmente il disposto del comma 4 dell'articolo 5.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 5 sostituisce il secondo periodo del primo comma dell'articolo 1899 del codice civile, che viene così riformulato: «In caso di durata poliennale, l'assicurato ha facoltà di recedere annualmente dal contratto senza oneri e con preavviso di sessanta giorni». Il nostro emendamento tende a fare in modo che ciò valga per i contratti stipulati a decorrere dal 2 febbraio 2007.
Credo sia accettabile da tutti il criterio di buonsenso secondo il quale le leggi dovrebbero valere dal momento della loro entrata in vigore, non retroattivamente. In particolare, credo che, accettando il nostro emendamento, si eviterebbero la rinegoziazione di molti contratti in essere ed i conseguenti, probabili contrasti tra le compagnie di assicurazione e quegli utenti che vogliamo in qualche modo tutelare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, le argomentazioni finora addotte non ci convincono fino in fondo. Infatti, partendo da questo punto, se esiste una convenienza per rinegoziare, evidentemente, l'assicurato recede dal contratto; se, invece, non c'è convenienza, è evidente che egli non recederà dallo stesso. Non si capisce, quindi, quale sia l'obiezione da parte delle compagnie.
Noi riteniamo sia giusto che una regola, nel momento in cui viene modificata, valga per tutto ciò che è in essere, tanto è vero che chiederemo che valga anche sui mutui.
Venendo ora alla questione già affrontata, il discorso è sempre lo stesso: già oggi, contraenti con forte potere contrattuale possono, a fronte di modificate situazioni, imporre la rinegoziazione; viceversa, la persona fisica, il piccolo imprenditore o il professionista, che hanno stipulato una polizza, ad esempio, di infortunio decennale, devono aspettare la fine della stessa e non possono imporre la rinegoziazione, non avendo una sufficiente forza contrattuale. Ciò non è corretto e ribadisco che, se stabiliamo questa regola, è necessario che essa valga per tutto ciò che è in essere.
Altra argomentazione svolta è che, in questo modo, le future assicurazioni sono, di fatto, tutte annuali. Ciò, sostanzialmente, è vero, ma che male c'è? Se poi il mercato ritiene accettabile che si pratichino assicurazioni annuali a costi superiori, saranno i consumatori a scegliere se stipularle o meno; viceversa, le assicurazioni che, anche su scadenze più brevi, faranno condizioni migliori avranno più clienti. La distorsione è proprio dovuta alla norma del codice civile. Con assicurazioni molto lunghe, laddove si assiste, nell'arco di dieci anni, ad un drastico cambiamento dei prezzi, spesso in diminuzione, i trattamenti sono differenziati semplicemente perché le assicurazioni sono state stipulate in tempi precedenti.
Ribadisco che la Lega ritiene sia giusto che, se si interviene, la regola valga per tutti i contratti in essere. Chiederemo con forza la stessa cosa anche per quanto riguarda i mutui, in modo che lo stesso trattamento valga, non solo per il settore assicurativo, ma anche per quello bancario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedele. Ne ha facoltà.

LUIGI FEDELE. Signor Presidente, concordo con quanto stanno dicendo i colleghi. Il collega Fratta Pasini ha perfettamente ragione quando dice che i contratti non debbono essere retroattivi, perché potrebbero creare problemi, ma è anche giusto, come avviene in altre parti d'Europa, che questi contratti abbiano una durata annuale e non diversa, come qualcun altro sosteneva. Credo che questo debba essere l'orientamento che deve emergere dalla discussione.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, inviterei al ritiro di questi emendamenti, non solo perché condivido quanto poc'anzi ha detto l'onorevole Garavaglia, ma anche perché preciso che la norma in questione non è coercitiva. A parte la considerazione che, in Europa, ormai, come ha riconosciuto anche l'onorevole Fratta Pasini, non c'è più la tecnica della poliannualità decennale, vorrei ricordare che noi offriamo un'opportunità in più al consumatore, che avrà la facoltà di revocare o meno, ma anche di accettare o meno un'offerta poliennale, se la considererà valida per se stesso.
Quanto agli effetti retroattivi, sono sostanzialmente d'accordo sul fatto che, se si prevederà l'immediata entrata in vigore di questa disposizione, non si arrecherà un danno considerevole. Vorrei tuttavia ricordare tutti, compresi i componenti del Comitato dei nove, che è stato presentato un subemendamento all'emendamento Affronti 5.224 (il subemendamento 0.5.224.100 della Commissione), con il quale si concede la facoltà di esercitare la revoca dalle polizze poliennali, stipulate precedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, a condizione che il contratto di assicurazione sia stato in vita per almeno tre anni (si tratta di una sorta di franchigia).
Ciò per venire incontro ad un'esigenza che sappiamo essere stata rappresentata dagli agenti assicurativi. Come è noto, infatti, essi «caricano» le proprie provvigioni nella parte iniziale dei contratti pluriennali. Quindi, ritengo che, in questo modo, siano sostanzialmente accettate gran parte delle buone ragioni alla base degli identici emendamenti in esame; al contempo, si riafferma il principio (che ribadirò anche per quanto concerne le clausole di estinzione della penale sui mutui immobiliari) che tutto ciò, al momento dell'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, varrà anche per le polizze in essere.

PRESIDENTE. Se ho inteso bene, il relatore ha formulato un invito al ritiro degli identici emendamenti in esame: pertanto, chiedo ai primi firmatari degli stessi se accedano a tale invito.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con le ragioni che abbiamo ascoltato; tuttavia, sono disponibile a ritirare il mio emendamento successivo, il quale, in base a quanto sostenuto dal relatore, in effetti entrerebbe un po' in contraddizione con quanto ho affermato...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma lei non può fare...

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Per quanto riguarda...

PRESIDENTE. Lei non può svolgere un nuovo intervento, ma deve solo dire se accede all'invito al ritiro del suo emendamento, in quanto ha già parlato.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Per quanto riguarda tale questione, vorrei rappresentare che non sono disposto a ritirarlo; tuttavia, vorrei spiegare brevemente anche le ragioni...

PRESIDENTE. No, non può: altrimenti, svolgerebbe un altro intervento!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo per specificare che il gruppo della Lega Nord Padania condivide assolutamente il comma 4 dell'articolo 5 del decreto-legge in esame: pertanto, voteremo contro le proposte emendative riferite a tale disposizione.
Segnalo, comunque, che si ipotizza un aumento delle tariffe relative alle polizze pluriennali, anche se auspichiamo che ciò non si verifichi. Quindi, nell'immediato, i cittadini penseranno di risparmiare, oppure di poter modificare le diverse polizze assicurative in relazione al loro patrimonio


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personale. In futuro, tuttavia, vi sarà il rischio (che speriamo venga scongiurato) di un aumento delle tariffe o di un annullamento di tutte le polizze poliennali, perché le compagnie assicurative cercheranno sicuramente di trarre il massimo profitto da queste modifiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.39, Mazzocchi 5.40...

ANTONIO MAZZOCCHI. Presidente!

PRESIDENTE. Cosa c'è, onorevole Mazzocchi?

ANTONIO MAZZOCCHI. Mi consenta, Presidente! Tra l'altro, vorrei segnalarle che sono il primo firmatario di un emendamento, il 5.40, identico a quello presentato dall'onorevole Fratta Pasini; pertanto, lei deve interpellare anche il sottoscritto!

PRESIDENTE. Certo...!

ANTONIO MAZZOCCHI. Forse si è trattato di una dimenticanza, per l'amor di Dio!

PRESIDENTE. Io l'ho chiesto, ma lei non ha alzato la mano per dire se accettava l'invito al ritiro!

ANTONIO MAZZOCCHI. No, lei ha parlato dell'onorevole Fratta Pasini, non ha mai pronunciato il nome di Mazzocchi: ci sono i verbali...!

PRESIDENTE. Perché lei non ha alzato la mano! Prego, ha facoltà di parlare.

ANTONIO MAZZOCCHI. No, io non debbo alzare la mano, è lei...

PRESIDENTE. Va bene, vada avanti...!

ANTONIO MAZZOCCHI. ... che mi deve interpellare e che mi deve dare la parola ...!

PRESIDENTE. Non ci formalizziamo!

ANTONIO MAZZOCCHI. Va bene, ma è così (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Non ci formalizziamo!

ANTONIO MAZZOCCHI. Se non conoscete...

PRESIDENTE. Ci dica se ritira il suo emendamento!

ANTONIO MAZZOCCHI. ... il regolamento, statevi zitti!
Sono comunque d'accordo con il collega Fratta Pasini, per cui insisto per la votazione del mio emendamento!

PRESIDENTE. A questo punto - ci mancherebbe! - chiedo all'onorevole D'Agrò se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dal relatore.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho molto apprezzato il tentativo del relatore di convincermi a ritirare questo emendamento. Tuttavia, ho la sensazione che siamo tuttora di fronte ad una formulazione che non corrisponde alle esigenze effettive di sistemare i contratti in essere, senza creare contenzioso tra contraenti e compagnie assicurative. Pertanto, intendo mantenere il mio emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.39, Mazzocchi 5.40 e D'Agrò 5.41, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 468
Astenuti 7
Maggioranza 235
Hanno votato
201
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Saglia 5.204 e D'Agrò 5.229. Ricordo che l'identico emendamento D'Elpidio 5.219 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Saglia 5.204 e D'Agrò 5.229, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 455
Astenuti 21
Maggioranza 228
Hanno votato
185
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Cassola non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mazzocchi 5.205 e Fratta Pasini 5.215.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, sono disposto a ritirare questo emendamento, ma vorrei spiegare il motivo per cui non ho ritenuto opportuno ritirare quello precedente. Ho sentito alcuni esponenti del centrosinistra dire in quest'aula che esiste un certo interesse nei confronti della categoria degli agenti di assicurazione. Per alcune ragioni trattate prima, si è cercato anche di far sì che tale categoria, mantenendo un giusto equilibrio con la tutela del consumatore, non venisse fortemente penalizzata.
Il mio emendamento di prima non precludeva nulla né concettualmente, né nei fatti né nel merito ed infatti riconosco che il sistema del lavoro annuale è migliore, più moderno e tutela i consumatori. Tuttavia, quella mia proposta emendativa escludeva la retroattività. Infatti, secondo la nostra opinione essa comporterebbe una grave penalizzazione nei confronti della categoria suddetta. Concordiamo sul fatto di procedere in questo modo, ma non su quello di intervenire per l'intero provvedimento in modo retroattivo, creando ad esempio situazioni che non penalizzano certo le compagnie di assicurazione né l'utente che aveva prestabilito tutto questo, ma che invece provocano un grave danno per gli agenti, per i quali le compagnie probabilmente saranno costrette a chiedere la refusione provvigionale pagata in anticipo rispetto ai contratti. Sappiamo che la categoria degli agenti di assicurazione comprende agenzie ed imprenditori molto grandi, ma anche piccole agenzie a gestione familiare e personale che in questa maniera si troverebbero estremamente danneggiate. Pertanto, siamo d'accordo sul concetto, ma ci opponiamo alla retroattività che penalizza l'intera categoria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti... Onorevole Fratta Pasini, ha di nuovo chiesto di parlare?

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, nel mio intervento ho fatto riferimento all'emendamento precedente. Tuttavia, avevo annunciato anche il ritiro del mio emendamento 5.215.

PRESIDENTE. Onorevole Mazzocchi, lei intende mantenere il suo emendamento 5.205?

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, intendo mantenerlo.


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PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 5.205, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 391
Astenuti 69
Maggioranza 196
Hanno votato
124
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Affronti 5.218. Ricordo in proposito che il relatore e il Governo hanno invitato i presentatori al ritiro. Onorevole Affronti, intende accedervi?

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, il mio emendamento 5.218 risulta in parte superato dal mio emendamento 5.224, qualora venisse approvato il subemendamento 0.5.224.100 della Commissione. Tale subemendamento prevede che per i contratti stipulati antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, la facoltà di cui al primo periodo può essere esercitata a condizione che il contratto di assicurazione sia stato in vita per almeno tre anni. Pertanto, ritiro il mio emendamento 5.218.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.206 e Fratta Pasini 5.214, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 475
Astenuti 6
Maggioranza 238
Hanno votato
201
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.5.224.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 464
Astenuti 14
Maggioranza 233
Hanno votato
444
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Affronti 5.224, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
459
Hanno votato
no 20).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Affronti 5.224, nel testo modificato dal subemendamento 0.5.224.100 della Commissione, l'emendamento Affronti 5.225 risulta precluso.


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Passiamo all'emendamento D'Agrò 5.44.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ritirerò il mio emendamento; tuttavia vorrei svolgere una considerazione su ciò che si intendeva ottenere attraverso questa proposta emendativa.
L'emendamento prevede che, se l'assicurato, al momento della stipula del contratto poliennale, ha ottenuto una riduzione del premio sotto forma di sconto, in caso di rescissione anticipata del medesimo deve restituire l'importo di tale riduzione.
Accade spesso che, in occasione di contratti poliennali, si ottengano sconti. Sappiamo perfettamente che gli sconti molte volte sono oggetto di manipolazione del mercato o, meglio, non garantiscono una trasparenza di mercato. Tuttavia, si è spesso verificato che nelle polizze decennali si siano applicati forti sconti al fine della loro sottoscrizione. In quel caso, se vi era una rescissione anticipata, sarebbe stato opportuno e interessante che non vi fosse un contenzioso fra compagnia, agente e assicurato, come se lo sconto fosse stato rifuso.
Ritengo che ciò costituirà motivo di contrattazione tra le parti, pertanto accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che l'onorevole D'Agrò ritira il suo emendamento, non posso dare la parola all'onorevole Garavaglia, che aveva chiesto di intervenire sullo stesso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lionello Cosentino 5.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laurini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, il presente emendamento è originato dalla stessa motivazione che è alla base dell'emendamento presentato al comma 1 dell'articolo 1, che abbiamo approvato ieri. Infatti, è reso necessario dall'errore tecnico rappresentato dal fatto di aver richiamato, quale conseguenza della nullità delle singole clausole contrattuali, l'articolo 1418 del codice civile che, invece, è relativo alla nullità dell'intero contratto.
Si tratta di una conseguenza abnorme e immagino non voluta dal legislatore; infatti, non si può ritenere di far dipendere la validità di un intero contratto di finanziamento dalla contrarietà a determinare disposizioni di qualche sua clausola.
D'altro canto, ciò è vero per qualunque tipo di contratto, ma a maggior ragione per contratti di mutuo e di finanziamento, quelli di cui stiamo parlando, in cui vi è stata erogazione di somme anche molto elevate, per i quali una dichiarazione di invalidità dell'intero contratto avrebbe conseguenze dirompenti, sia per il mutuatario, che ha ricevuto il finanziamento, perché sarebbe improvvisamente costretto a dover restituire le somme percepite (sappiamo come ciò sia vero soprattutto per clienti di minore forza economica), sia per l'ente mutuante, la banca finanziatrice, che si troverebbe a dover recuperare le somme erogate, ma ciò spesso non è facile. Si creerebbe, quindi, per la banca una situazione di precarietà in relazione a finanziamenti erogati che non riuscirebbe a far rientrare.
È un peccato che nell'elaborare norme, soprattutto con lo strumento del decreto-legge, non si faccia maggiore attenzione ai richiami al codice civile. Sbagliare anche solo di un numero, richiamando un articolo piuttosto che un altro, porta a travisare completamente il senso della norma che si vorrebbe approvare, con conseguenze gravi. Per fortuna ce ne siamo accorti e, già con l'approvazione ieri dell'emendamento al comma 1 dell'articolo 1, si è data ragione alla nostra visione.
Il problema si ripresenterà per l'articolo 6 perché questo errore, se di errore si è trattato, è stato ripetuto regolarmente in vari articoli del provvedimento, tranne che nell'articolo 7 in cui, invece, si è espressamente affermato che la nullità della clausola non comporta nullità dell'intero


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contratto. Ciò dimostra che il relatore aveva in mente il problema di non far dipendere la validità dell'intero contratto da una singola norma, però o non ha avuto il coraggio di ripetere la precisazione anche negli altri articoli, oppure non se ne è accorto.
Concludo affermando che l'emendamento in esame, anche per coerenza con quello approvato ieri, relativo alla stessa tematica, deve essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, intervengo per apporre la firma a questo indispensabile emendamento, illustrato in maniera perfetta dal collega che mi ha preceduto, indirizzato verso la giusta interpretazione dell'articolo 1418 del codice civile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lionello Casentino 5.301, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 434
Astenuti 38
Maggioranza 218
Hanno votato
429
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Carra, Mistrello Destro e Pelino non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo, altresì, atto che il deputato Affronti non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Lionello Cosentino 5.301, l'emendamento Urso 5.207 risulta assorbito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Burchiellaro 6.300, accettato dalla Commissione e dal Governo. Avverto che, a seguito della sua eventuale approvazione, risulteranno precluse tutte le proposte emendative riferite all'articolo 6.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione chiede l'accantonamento di tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 6 e, quindi, di passare all'esame dell'articolo 7.

GIANCARLO LAURINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, ha perfettamente ragione il relatore a chiedere l'accantonamento degli emendamenti riferiti all'articolo 6. Quella dell'articolo 6 è una norma, cui si riferisce questo emendamento, che ha dato origine a lunghissime discussioni. Quindi, ben venga l'accantonamento e, quale sottoscrittore di alcuni altri emendamenti riferiti all'articolo 6, sono d'accordo sull'accantonamento, anche per far sì che il Governo collabori alla riscrittura di questa norma.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame di tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 6 deve intendersi accantonato.
Avverto che la Presidenza non porrà in votazione l'emendamento Lazzari 7.201, in quanto, in ragione della sua formulazione, ove approvato, determinerebbe l'incongruità del testo.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Lazzari 7.209, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.


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LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, questo emendamento è la dimostrazione concreta che quando si entra nel merito e si ascoltano le posizioni di chi dissente, forse si riesce anche a fare qualcosa di buono. Secondo noi sarebbe stato grave se sulla materia dei mutui ci si fosse limitati a un ragionamento sull'acquisto della prima casa. Credo che sia di assoluto buonsenso e sotto gli occhi di tutti la necessità che, oltre all'acquisto, sia inclusa la ristrutturazione delle abitazioni. Mi pare che ciò non avrebbe dovuto certo richiedere una battaglia, che pure abbiamo condotto e nell'ambito della quale vi sono state resistenze.
Prendiamo atto che vi è un mutamento di posizione da parte relatore e della maggioranza. Ciò ci fa ovviamente piacere e naturalmente lo ascriviamo anche a merito dell'opposizione, che pure è stata definita aprioristica ed ostruzionistica. Ciò dimostra esattamente il contrario. Infatti, se su alcuni punti di assoluta ragionevolezza si aprisse uno spazio di dialogo ed una posizione di ascolto, probabilmente verrebbero meno tutte le accuse che ci sono state rivolte. In conclusione, sottolineo la soddisfazione per i proponenti di questo emendamento, do atto al relatore di avere, sebbene in ritardo, accolto questa indicazione e ovviamente preannunzio il voto favorevole del mio gruppo a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, desidero apporre la mia firma a questo emendamento, ritenendo che l'estensione alla ristrutturazione, quindi non solo all'acquisto della casa, sia funzionale a tutelare le esigenze soprattutto dei più bisognosi.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, desidero apporre anch'io la firma a questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento. Credo che si dovrà intervenire anche successivamente, per un'ulteriore estensione, nel senso di stabilire che per qualunque tipo di prestito bancario, in caso di estinzione anticipata, non si debbano pagare penali. Ciò mi sembra un atto minimo di correttezza tra banca e cliente; altrimenti questo diventerebbe un modo per disincentivare il cittadino ad annullare un proprio debito nei confronti delle banche. La norma in esame è di grande buonsenso, ma andrebbe estesa anche alle altre operazioni bancarie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole sull'emendamento in esame, come del resto ha già fatto il collega Buontempo. Vorrei anche sottolineare che il nostro gruppo non solo condivide tale misura, ma auspica che possa essere estesa non solo per quanto attiene i mutui per la prima casa e per le ristrutturazioni, ma anche a quelli concessi alle imprese. Approfitto di questa occasione per ritirare il mio emendamento 7.207.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo a nome del mio gruppo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento in esame e per preannunciare un voto favorevole sullo stesso.
Preannuncio un voto favorevole anche sull'articolo 7, in quanto si tratta di una norma che la Lega ha sempre richiesto a gran voce. Si stanno finalmente approvando norme più eque per il cittadino e


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non solo a favore delle agenzie immobiliari, finanziarie o bancarie. I nostri emendamenti riferiti all'articolo 7 non sono né ostruzionistici, né volti a demolire il provvedimento, ma vanno assolutamente a beneficio dei cittadini.
Con gli emendamenti successivi chiediamo che tali norme abbiano un effetto retroattivo: per una volta la retroattività potrà produrre un beneficio e non un danno al cittadino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per esprimere piena condivisione sui contenuti dell'emendamento in esame e per chiedere di sottoscriverlo.
Nello stesso tempo esprimo l'auspicio che la misura in esame possa essere estesa a tutte le ipotesi rappresentate in precedenza dai colleghi.
I comportamenti virtuosi del cittadino devono essere premiati, così come bisogna tenere conto delle esigenze delle imprese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo per preannunciare un voto favorevole sull'emendamento in esame. Vorrei anche ricordare che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato in Commissione finanze una risoluzione - accolta all'unanimità - con la quale si impegnava il Governo ad intervenire sul sistema bancario e a ridurre i costi a carico dei consumatori, anche con riferimento ai mutui. È quindi positivo che il Governo e il relatore abbiano espresso un parere favorevole sull'emendamento in esame, che va proprio in questa direzione.
Non era giusto che si evitasse il pagamento della penale in caso di anticipata estinzione del mutuo soltanto nel caso di acquisto della prima casa. Ed è stato giusto estendere questa previsione anche ai mutui per le ristrutturazioni. Probabilmente è ancora poco: bisognerà intervenire, perché i consumatori non possono pagare un prezzo così alto al sistema bancario italiano, che - lo ricordo - è tra i più cari a livello europeo.
In conclusione, il gruppo di Alleanza nazionale esprimerà un voto favorevole sull'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento in esame, condividendone completamente lo spirito, e ne auspico l'approvazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 7.209, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
459
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Affronti non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Lazzari 7.200.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, a nome dei presentatori dichiaro che non


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possiamo accogliere l'invito al ritiro sull'emendamento in esame. Chiedo un po' di attenzione da parte dei colleghi della maggioranza.
Con questo emendamento, condividendo lo spirito dell'articolo 7, si chiede soltanto che la possibilità di non pagare penali sia estesa non solo alle prime abitazioni, ma anche agli immobili commerciali, industriali ed artigianali.
Se riteniamo che il rapporto tra banche e clienti sia scorretto nel caso di estinzione anticipata del mutuo e il Parlamento deve intervenire per quanto riguarda le prime abitazioni, non capiamo perché non possa farlo in riferimento a capannoni o magazzini artigianali, commerciali o industriali!
Ci pare un emendamento di buon senso, che non si pone contro la logica di questo articolo, anzi la rafforza, considerando le esigenze del sistema produttivo.
L'obiettivo del provvedimento è infatti quello di incentivare l'economia: noi con tale emendamento incentiveremmo l'economia dando un'opportunità in più ad artigiani, commercianti e industriali. Pertanto, non capiamo il motivo dell'invito al ritiro proposto.
Se il dubbio del relatore è che questa norma, così come è stata formulata, possa tenere in considerazione non solo le esigenze dell'artigiano, ma anche quelle di grandi gruppi immobiliaristi, potremmo riformularlo in modo che valga soltanto per gli immobili destinati allo svolgimento dell'attività dell'impresa.
Pertanto, non ritenendo accettabile l'invito al ritiro, vorrei che il Governo ed il relatore si esprimessero e, magari, manifestassero la volontà di accogliere lo spirito di questo emendamento.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, l'onorevole Crosetto ha già accennato alla questione.
In realtà, la formulazione attuale dell'emendamento potrebbe rappresentare un problema, perché farebbe squilibrare ulteriormente i rapporti di forza a favore, per esempio, dei grandi gruppi immobiliari, che non hanno bisogno di negoziare con le banche la rescindibilità o il rientro anticipato del mutuo.
Per quanto riguarda l'obiettivo di estendere la norma in base alla quale non si preveda più il pagamento della penale in caso di restituzione anticipata del mutuo alle aziende produttive (mi riferisco in particolare alla proprietà dei propri capannoni o siti che sono utili per l'attività propria dell'impresa), ritengo che sarebbe utile una riformulazione dell'emendamento, tenendo conto che la Commissione ha già affrontato il problema dell'estensione di tale misura a tutte le unità abitative (non solo alla prima casa). Del resto, il nostro obiettivo è quello di estendere i benefici e le facilitazioni.
Dobbiamo quindi individuare una formulazione per evitare l'insorgere di certi rischi rispetto agli immobiliaristi (non voglio riferirmi a Ricucci o affini) o l'incorrere nelle infrazioni comunitarie, perché la differenziazione dei benefici a seconda delle aziende potrebbe far sorgere qualche problema.
Poiché vi è una certa disponibilità da parte della Commissione e del Governo ad accogliere lo spirito con cui è stato formulato l'emendamento, ne propongo l'accantonamento, perché ritengo opportuno che si giunga ad una formulazione che risolva tutte le questioni che ho cercato di evidenziare.

PRESIDENTE. Il relatore propone, pertanto, l'accantonamento dell'emendamento Lazzari 7.200.

LUIGI LAZZARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, mi consenta di sollevare alcune obiezioni prima di accogliere la proposta.


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PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma è la Presidenza che si pronuncia sull'accantonamento, proposto del relatore; pertanto, non si può aprire un dibattito sull'accantonamento.

LUIGI LAZZARI. Presidente, le chiedo comunque la possibilità di esprimere alcune considerazioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Ho bisogno di rispondere ad alcune considerazioni del relatore, perché nella sostanza la sua osservazione sembra andare incontro alla nostra proposta, tuttavia mi allarmo quando vedo utilizzati alcuni arnesi tipici di quando si vuole dipingere male una proposta.
L'idea di scomodare a titolo esemplificativo gli immobiliaristi e quant'altro come deterrente rispetto a ciò che stiamo discutendo e su un emendamento che ha il solo obiettivo, invece, di andare incontro alle tante forme di mutuo bancario presenti nel nostro paese, che riguardano gli artigiani, i commercianti e tutti gli investimenti puliti di questo paese, che rappresentano la stragrande maggioranza mi allarma doverosamente, perché non mi pare il caso di mettere in campo un armamentario di questo tipo. Ovviamente, se vorremo discuterne sarà tanto di guadagnato, per cui è evidente che la proposta di accantonamento del relatore mi trova d'accordo, ma deve essere chiaro sin da questo momento che non vi devono essere obiezioni come quella che ho sentito o altre del genere, perché noi crediamo che rispetto al rapporto con le banche debba essere prodotto uno sforzo forte da parte del legislatore e il nostro emendamento va in questa direzione.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Lazzari 7.200 deve intendersi accantonato.
Ricordo che l'ordine del giorno prevede alle ore 13,15 l'esame del punto 8 relativo alla dichiarazione d'urgenza del disegno di legge n. 2272. Sospendiamo pertanto l'esame di questo provvedimento, che riprenderà dopo la deliberazione della dichiarazione d'urgenza, nella parte pomeridiana della seduta.

Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2272 (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2272.
Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del regolamento, è stata richiesta la dichiarazione di urgenza per il seguente disegno di legge: «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale».
Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Sulla dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 41 del regolamento, è consentito l'intervento, ove ne venga fatta richiesta, di un oratore a favore ed uno contro per cinque minuti. Essendo stata avanzata la richiesta di svolgere ulteriori interventi, ai sensi dell'articolo 45 del regolamento, darò la parola ad un oratore per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Ha chiesto di parlare il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, cari colleghi, abbiamo trovato quantomeno anomala la richiesta di deliberare l'urgenza su un provvedimento così importante come questo, già sottoposto alla Commissione di cui faccio parte. Oggettivamente parlando, se guardiamo il calendario dei lavori parlamentari, chiedere di dimezzare, da due mesi ad un mese, il lavoro in Commissione su un provvedimento così importante, che sicuramente


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contiene delle proposte di liberalizzazione rilevanti per il nostro paese, in un periodo che comprende il mese di aprile e, quindi, le festività pasquali ed il famoso lungo ponte del 25 aprile e del 1o maggio, credo rappresenti una richiesta di scarso buon senso ed evidenzi la volontà palese da parte di questo Governo e della sua maggioranza di non avviare un confronto sereno, pragmatico e costruttivo con la minoranza, che vuole - lo ricordo ai colleghi e voglio che rimanga a verbale - confrontarsi su materie importanti come questa.
Non si può dire, come ho sentito in questi giorni, in occasione della discussione di questo decreto-legge, che la minoranza vuole fare solo ostruzionismo, che la minoranza non vuole le liberalizzazioni, quando si pone all'attenzione del dibattito parlamentare un disegno di legge di questo tipo da parte del Governo e poi si chiede di dimezzare il tempo del confronto e del dibattito parlamentare! Credo che ciò sia un controsenso, che non va certo nella direzione di un confronto sereno, per far sì che tutti possiamo essere partecipi del processo di modernizzazione e cambiamento del nostro paese. Mi appello dunque veramente al Governo e alla maggioranza, affinché si apra una fase nuova di confronto su questi temi, che sono importanti - ne riconosciamo da questo punto di vista la validità -, ma che devono essere affrontati con un dibattito serio. Come potete chiedere di dedicare solo un mese al dibattito in Commissione attività produttive, quando poi, tra l'altro, buona parte di questo periodo sarà occupata dalle festività pasquali?
Cari colleghi, signor Presidente, credo ci siano gli spazi e la volontà da parte di tutti per avviare un confronto veramente sereno, senza volontà ostruzionistiche o di altro tipo. Tuttavia deve esserci un segnale forte da parte della maggioranza. Ci deve essere innanzitutto la volontà del Governo di confrontarsi su questi argomenti. Altrimenti, non lamentatevi se in sede di dibattito sia in Commissione sia in Assemblea c'è poi da parte nostra un comportamento di altro tipo. Siete voi ad avere in questo momento la responsabilità di dire al Parlamento e anche alla minoranza se il confronto vuole essere serio e costruttivo sulle varie questioni (e se è così, devono esserci i tempi necessari per fare ciò), o se volete soltanto portare a casa delle bandierine e dimostrare che avete almeno un ministro che qualcosa mette nel «forno» dei lavori dell'Assemblea.
Allora, cari colleghi, c'è la possibilità di avere da parte nostra un atteggiamento diverso, ma ci deve essere anche la responsabilità da parte vostra di dire che questo confronto ci può essere, che questo confronto lo volete, che questo confronto effettivamente può essere avviato, in questa fase importante del dibattito parlamentare. Noi ovviamente diciamo «no» ad una richiesta di dichiarazione di urgenza, perché l'avviamento di importanti riforme, fondamentali per il nostro paese, che sicuramente le attende, si deve fare con i modi e con i tempi necessari, affinché il risultato sia realmente costruttivo e non si traduca, ripeto, unicamente nel porre qualche bandierina qua e là. Dunque, e concludo, il mio è un appello finale al buonsenso, un appello alla volontà, da entrambe le parti, di avviare questo confronto nei tempi e nei modi dovuti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Vorrei precisare che il Titolo II del disegno di legge Bersani, e segnatamente il Capo I, si pone in diretta relazione con i contenuti della proposta di legge d'iniziativa del deputato Capezzone licenziata dalla X Commissione, costituendo di fatto la naturale evoluzione di quel provvedimento, rispetto al quale raccoglie le stesse esigenze e vuole conseguire le medesime finalità. Il Governo intende perciò verificare la possibilità di agganciare alla citata


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proposta di legge dell'onorevole Capezzone le parti direttamente ad essa correlate.
Pertanto, richiediamo la calendarizzazione in Assemblea della proposta di legge dell'onorevole Capezzone cui ho fatto riferimento, riservandoci, attraverso idonea attività emendativa, di raggiungere l'obiettivo citato.

PRESIDENTE. Come è ovvio, le relative decisioni verranno assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ha chiesto di parlare il deputato Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, come lei e come i colleghi possono bene intendere, l'intervento del rappresentante Governo è la riprova del motivo per cui noi siamo contrari alla dichiarazione di urgenza del provvedimento di cui stiamo parlando.
Parliamo del seguito del decreto-legge che stiamo esaminando, quindi del disegno di legge Bersani sulle liberalizzazioni. Perché dico questo? A parte il fatto che il rappresentante del Governo non può venire a dire che il calendario dell'Assemblea - secondo lui - deve andare in un certo modo (e ringrazio il Presidente per averlo sottolineato, quando il rappresentante del Governo ha concluso il suo intervento), quanto ha detto è proprio la riprova che noi abbiamo ragione. Perché? Perché questo Governo continua ad esautorare del tutto il Parlamento delle sue prerogative, prima attraverso il decreto-legge che stiamo esaminando, poi con un disegno di legge che ne sarebbe la prosecuzione, il secondo tempo delle liberalizzazioni, da portare all'attenzione del Parlamento in modo urgente, scavalcando qualsiasi altro provvedimento e incorporando - che è la cosa più grave - un provvedimento già approvato da una Commissione parlamentare. Parlo della Commissione presieduta dal collega Capezzone. E per giunta oggi il Governo ci dice (quasi fosse una excusatio non petita): guardate che noi comunque diamo la priorità al provvedimento. Ma se volete dare priorità al progetto di legge Capezzone, che lo portate a fare in Parlamento inserendolo nel disegno di legge Bersani? Toglietelo prima! Non venite a dirlo oggi, per far tacere i colleghi della Rosa nel Pugno, per far tacere il presidente Capezzone (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

GIOVANNI CREMA. Non i colleghi, il collega!

ANTONIO LEONE. Noi non vogliamo scavalcarli - ci dite -, vediamo come si può fare per tenere in piedi quel progetto di legge. Ma come? Dicendo che questo provvedimento è urgente? Portandolo avanti in maniera veloce e infischiandosene letteralmente di quello che la Commissione attività produttive ha elaborato insieme a tutti gruppi? Il progetto Capezzone non è un provvedimento della maggioranza. È un disegno di legge dell'intera Camera, perché è l'intera Camera che lo ha approvato. Arriva Bersani, si accorge che si tratta di un provvedimento che, evidentemente, può far piacere agli italiani e piace agli italiani, e allora a questo punto se ne appropria, lo inserisce nel suo disegno di legge e chiede addirittura che sia dichiarata l'urgenza. Perché chiede l'urgenza? Non perché siano urgenti tutte le misure - molte delle quali sono inutili e non servono - ma perché ci poteva essere la possibilità che il progetto Capezzone venisse portato in aula prima e che quindi Bersani rimanesse con un pugno di fichi secchi nelle mani.
Ma se questo è il modo di legiferare, se questo è il modo di tenere in considerazione il Parlamento, scusatemi, colleghi della maggioranza, cosa state a fare qui? Cosa stiamo a fare qui dentro? Siamo in presenza di un decreto-legge che non riusciamo a portare avanti. Non dimentichino i colleghi della maggioranza che da due giorni su questo decreto-legge stiamo garantendo il numero legale. Ripeto: vi stiamo garantendo il numero legale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza nazionale)! Vuol dire che non lo volete neanche voi! Ci volete dire cosa volete fare di queste cosiddette liberalizzazioni?


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Aggiungete a questo decreto-legge un'urgenza di cui tutta l'opposizione - ripeto: tutta l'opposizione - in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo ha negato la sussistenza. Allora volete andare a colpi di voto? Adesso fate approvare l'urgenza, mettete da parte tutto ciò che è stato fatto in Commissione attività produttive perché Bersani deve fregiarsi del provvedimento che porta il nome di Capezzone, il quale qualche volta forse fa un po' il cattivello nei confronti della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). E andiamo avanti con decreti-legge che non riuscite neanche a portare a casa, perché non siete in grado di approvarlo in maniera veloce! E andate avanti con provvedimenti che hanno il sapore della decretazione! E sapete anche perché?

PRESIDENTE. Deputato Leone, deve concludere.

ANTONIO LEONE. Concludo, Presidente. Perché per i decreti-legge non è previsto il contingentamento. Per il provvedimento di cui voi adesso state votando l'urgenza ci sarà il contingentamento. E porterete a casa un provvedimento che il Parlamento voleva ma di cui non può fregiarsi, e tutta una serie di altre nefandezze legate a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, colleghi, il provvedimento per cui viene chiesta l'urgenza ha per titolo: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale. Mi pare che da un po' di tempo a questa parte tale nomenclatura sia portata spesso all'attenzione del Parlamento e con provvedimenti sempre d'urgenza. Pensiamo al decreto-legge varato a luglio e al decreto-legge che stiamo discutendo in questa sede; e adesso con il disegno di legge di cui si vuole dichiarare l'urgenza - che dovrebbe mettere il Parlamento nelle condizioni di osservare con più attenzione e con una lente di riguardo un settore sul quale questo Governo e questa maggioranza hanno posto la propria attenzione nei confronti del paese - si vorrebbe espropriare l'opposizione della possibilità di un intervento costruttivo, come si sta facendo con il decreto-legge al nostro esame.
Le liberalizzazioni non possono essere una «lenzuolata», ma sono frutto di un'azione condivisa che credo riguardi maggioranza ed opposizione. Infatti, su molti temi possiamo dire la nostra senza vergogna - anzi, aiutando la maggioranza e il Governo a perseguire degli obiettivi veramente efficaci ed efficienti in questo campo -, ma poi constatiamo che il Governo tende a «mettere il cappello» su azioni portate avanti di comune accordo in seno alla Commissione attività produttive (tanto per intenderci, l'apertura di un'azienda in sette giorni; e naturalmente il Governo intende farlo in un solo giorno). Quindi, la corsa è questa. Credo che espropriare l'attività del Parlamento solo per fare una fuga in avanti non sia un atto meritorio. C'è il tentativo da parte di qualche ministro o, comunque, di qualche entità all'interno della maggioranza di annunciare l'evento piuttosto che realizzarlo compiutamente in Parlamento. Ho la sensazione che le liberalizzazioni siano ormai diventate luoghi di conferenza stampa piuttosto che fatica di dibattito parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)!
Questo è il problema su cui dobbiamo soffermarci un attimo anche per motivare la nostra indisponibilità a riconoscere l'urgenza. Le liberalizzazioni, la concorrenza, la collocazione del cittadino al centro dell'attenzione della norma, non possono essere frutto di interventi attuati attraverso azioni che espropriano la legittima rappresentanza del cittadino, cioè il Parlamento, e con iniziative di cui il Governo tentano di vantare la primogenitura. Ciò


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non è possibile e, pertanto, non siamo assolutamente d'accordo con la richiesta del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Innanzitutto, ringrazio il collega Leone dell'aiuto che, secondo quanto da lui dichiarato, ci stanno dando in questi giorni per accelerare i lavori del decreto-legge in esame. Confesso che non me ne ero accorto, mi sembrava che ci fosse un'azione di rallentamento: vuol dire che dovrò rivedere lo svolgimento del dibattito sul decreto-legge di questi due giorni.
A nome di tutta la maggioranza, esprimo pieno appoggio alla richiesta di dichiarare l'urgenza del disegno di legge Bersani. Questo disegno di legge completa il decreto-legge che stiamo esaminando in questi giorni e, quindi, rientra espressamente nell'ordine delle priorità che questa maggioranza e questo Governo si sono dati. Non voglio sottacere la soddisfazione per la precisazione che ha fatto il sottosegretario Bubbico (che ringrazio per questo) in materia di accelerazione delle procedure per l'apertura di impresa. Effettivamente, la Commissione ha già svolto un lavoro attorno al progetto di legge Capezzone; è già pronto, per cui se ne può anche accelerare al massimo la presentazione in Assemblea: mi sembra un atto di rispetto da parte del Governo riconoscere la distinzione di questo veicolo nei confronti di quello più grande, di cui oggi stiamo dichiarando l'urgenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord è contro la procedura d'urgenza e lo motiveremo velocemente e semplicemente sotto due aspetti: uno di carattere istituzionale e l'altro in merito ai contenuti.
Iniziamo dall'aspetto istituzionale. Anche alla luce del dibattito che si sta svolgendo in merito alla conversione in legge del decreto-legge n. 7 del 2007, si afferma, come al solito, che l'opposizione sta facendo ostruzionismo. Per quanto ci riguarda, non siamo affatto convinti che la Lega Nord Padania stia praticando ostruzionismo. Siamo in questa Assemblea per cercare di fare in ogni modo gli interessi del paese e, in particolare, del nord Italia, la parte che, com'è ovvio, intendiamo rappresentare al meglio.
Passando alla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2272, non si capisce, in realtà, il motivo di questa fuga in avanti. L'attività svolta in sede di Commissione attività produttive - otto mesi di lavoro - non è stata inutile e ha beneficiato del concorso di tutte le forze politiche. Anche la Lega Nord Padania ha presentato le sue istanze e le sue idee, che sono confluite in questo unico provvedimento. Davvero questa forzatura dà fastidio e, a questo punto, non si comprende che senso abbia l'attività parlamentare. Svolgiamo, allora, un discorso di carattere generale. Quasi ogni provvedimento importante di questa legislatura è stato approvato con la posizione della questione di fiducia e, quindi, con notevoli forzature da parte del Governo sul Parlamento, sulle forze politiche e, in particolare, sulle forze politiche della cosiddetta maggioranza che sostiene il Governo. L'unico provvedimento importante approvato senza il ricorso alla questione di fiducia è stato quello in materia di indulto, del quale, peraltro, non si vedeva la necessità. Per il resto, tutto è stato approvato attraverso la posizione della questione di fiducia. Quindi, la «strozzatura» del dibattito parlamentare ha soltanto lo scopo di consentire una operazione di marketing - che, devo dire, sta riuscendo abbastanza bene - tendente a far figurare queste liberalizzazioni come misure assolutamente positive sotto tutti gli aspetti.
Come al solito, è una questione di modi e sappiamo come funzioni la politica in Italia! Adesso questo termine è di moda ed è associato a concetti positivi da parte della gente. Peccato che non sempre è oro tutto quello che luccica, e in questo disegno di legge, per quanto riguarda i contenuti,


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le questioni ancora aperte sono molte e anche molto importanti. A questo punto, l'urgenza serve, forse, a coprire le divisioni interne alla maggioranza su temi molto rilevanti. Pensiamo alle questioni relative ai servizi pubblici, in cui il marasma è totale. Abbiamo molte idee ma molto confuse. La sensazione è che questa forzatura sia volta ad evitare che il dibattito apra ulteriori canali di divisione. Non è così, però, che si fa il bene del paese! A noi serve riflettere con calma su tutto questo perché, quando si riflette e si discute in Parlamento con calma e serenamente, i provvedimenti, spesso, sono migliorati. Lo abbiamo visto cento volte!
Alcune categorie hanno bisogno di tempo anche per organizzare la loro difesa. Mi riferisco ai benzinai, soprattutto ai piccoli esercenti, che sono tartassati senza che siano previste compensazioni o una tutela, e mi riferisco, in particolare, ai piccoli esercizi e ai piccoli imprenditori, soprattutto delle aree scarsamente popolate o montane. Perché tanta fretta? Noi chiediamo, semplicemente e con forza, che sia restituita un po' di dignità al Parlamento. Mi appello anche ai deputati della maggioranza, perché non è bello essere costretti a lavorare in fretta in Assemblea, sapendo che sarà posta la questione di fiducia. Svolgiamo, una buona volta, il nostro lavoro! La Commissione ha lavorato e sta lavorando bene. Approviamo queste liberalizzazioni con il concorso di tutti e, probabilmente, saranno anche migliori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Altri deputati hanno chiesto di parlare, in particolare la deputata Formisano e il deputato Capezzone. Non posso dare loro parola perché avevo disposto una discussione con l'intervento di un oratore per gruppo (Commenti - Dai banchi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania si grida: Vergogna!).

ANTONIO LEONE. Ti hanno fregato, Capezzone!

SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, ho chiarito all'inizio che c'erano due possibilità: l'intervento di un oratore a favore e di uno contro, oppure l'intervento di un oratore per gruppo. Ho scelto questa seconda possibilità.

SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, ho ben inteso come lei voleva organizzare il dibattito su questo punto dell'ordine del giorno e ho capito che lei avrebbe dato la parola ad un rappresentante per gruppo. Il collega Turci, però, è intervenuto non a nome della Rosa nel Pugno, ma a nome dell'Unione. Quindi, credo che lei possa consentire ad un altro esponente della Rosa nel Pugno di parlare, magari a titolo personale, se ritiene che il collega Turci abbia già parlato a nome di questo gruppo. Trovi lei una soluzione, ma credo che lei non possa non consentire di parlare, magari meno di cinque minuti, come lo ha consentito agli altri, ad un deputato che lo ha chiesto, anche a titolo personale o come rappresentante del gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, quello che conta per la Presidenza è l'appartenenza al gruppo, non la scelta politica di un deputato del gruppo di parlare a nome del proprio gruppo o in nome di altri (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi). La Presidenza di questo tiene conto.
Vorrei ricordare, colleghi, che abbiamo la necessità di votare, ma darò la parola per un richiamo al regolamento a chi dovesse chiederla.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 69 del regolamento, in riferimento all'articolo 24, comma 12, vorrei che lei mi chiarisse una questione. L'articolo 69 afferma chiaramente


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che non può essere dichiarata l'urgenza dei progetti di legge costituzionale (non è il nostro caso) e dei progetti di legge di cui all'articolo 24, comma 12, ultimo periodo, del regolamento, il quale fa riferimento a quelli riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale o economica, riferite ai diritti previsti nella prima parte della Costituzione.
Non conosco francamente quale sia l'interpretazione che usualmente viene data di tale disposizione, ma il provvedimento per cui si chiede la dichiarazione di urgenza contiene alcune norme che, a mio giudizio, incidono ad esempio sul diritto di iniziativa economica. Il primo articolo, infatti, si basa sull'allargamento dell'iniziativa economica per quanto riguarda un settore determinato.
Vi sono ulteriori norme, come quella in materia di diritto all'istruzione e alla formazione professionale, che vengono modificate, anche se quella disposizione è stata anticipata dal decreto-legge che stiamo esaminando per convertirlo in legge, ed ulteriori disposizioni che potrebbero - uso il condizionale per prudenza - astrattamente essere riconducibili ad alcuni diritti previsti nella prima parte della Costituzione.
Le ipotesi sono due: o questo provvedimento - io ritengo sia così - non tratta di questioni di eccezionale rilevanza sociale o economica, oppure non tratta di diritti relativi alla parte prima della Costituzione.
Vorrei che lei, Presidente, ci garantisse questo aspetto e ci dicesse qual è l'opinione della Presidenza. Non vorrei che, riducendo il tempo di esame ad un mese per un provvedimento che consta di oltre 40 articoli su questa materia, relativa anche al diritto di iniziativa economica, trovassimo inserite, come già succede, numerose deleghe e che, con il gioco degli emendamenti e la procedura accelerata, non soltanto non svolgessimo un'istruttoria su questioni rilevanti, ma ci fosse il solito gioco per estendere la materia.
Credo che in quel caso il nostro rapporto nei confronti di questo provvedimento sarebbe estremamente differente dal fair play parlamentare che contraddistingue anche il nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che ad ogni deputato debba essere garantita - il regolamento la tutela - l'espressione, magari di dissenso. Sto assistendo ad un fatto che non condivido: al collega della Rosa nel Pugno, Capezzone, non si può negare il diritto di dire ciò che vuole; poi, la Presidenza decide (Commenti del deputato Boato)... Prego?

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buontempo, ma la Presidenza ha già chiarito.

TEODORO BUONTEMPO. Intervengo per un richiamo al regolamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Riguarda un punto che la Presidenza ha già chiarito.

TEODORO BUONTEMPO. No, signor Presidente, sulla dichiarazione del Presidente...

PRESIDENTE. Non si riapre la discussione sulla dichiarazione...

TEODORO BUONTEMPO. ...come richiamo al regolamento!

PRESIDENTE. No, no (Commenti)... No! Abbiamo...

TEODORO BUONTEMPO. Scusi, Presidente...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Buontempo...

TEODORO BUONTEMPO. Questa è una censura politica...


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PRESIDENTE. No, non c'è alcuna censura politica!

TEODORO BUONTEMPO. ... che la maggioranza sta facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. D'accordo...

TEODORO BUONTEMPO. È inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. D'accordo...

TEODORO BUONTEMPO. Allora, se il deputato Capezzone vuole parlare in dissenso...

PRESIDENTE. Non può!

TEODORO BUONTEMPO. ... non glielo si può impedire!

PRESIDENTE. Sì!

TEODORO BUONTEMPO. Questo è un arbitrio (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Non è così!

PRESIDENTE. Benissimo, onorevole Buontempo...

TEODORO BUONTEMPO. Qual è l'articolo...

PRESIDENTE. Adesso glielo dico...

TEODORO BUONTEMPO. ...che impedisce al deputato di fare una dichiarazione in dissenso? Lo deve citare!

PRESIDENTE. Se lei vuole aspettare la risposta...

TEODORO BUONTEMPO. Lo deve citare!

PRESIDENTE. Si tratta dell'articolo che ho richiamato sin dall'inizio, e che disciplina le discussioni limitate - non si sta svolgendo una discussione generale o normale -, ai sensi del quale il Presidente ha due possibilità: o far parlare un oratore a favore ed uno contro - ed era la scelta prevalente per la Presidenza - oppure, come i gruppi di opposizione avevano chiesto, allargare la discussione ad un oratore per gruppo.

TEODORO BUONTEMPO. Il dissenso non si può eliminare!

PRESIDENTE. Non è previsto...!

TEODORO BUONTEMPO. Il dissenso non si può eliminare!

ANTONIO LEONE. C'è sempre!

PRESIDENTE. Non è previsto! Io ho da dare, e poi procediamo alla votazione, una risposta al deputato (Commenti)... Non possiamo, però, colleghi! Noi abbiamo un impegno a deliberare sulla richiesta di dichiarazione d'urgenza.
Io debbo una risposta all'onorevole Contento relativamente alla dichiarazione di eccezionale rilevanza. L'articolo 24 del regolamento prevede una procedura che non è stata attivata: è previsto che sia un gruppo a chiedere l'eccezionale rilevanza - e nessun gruppo ha avanzato tale richiesta - e che sia il Presidente della Camera a disporre al riguardo. Il Presidente della Camera non ha disposto in tal senso e, quindi, la votazione alla quale stiamo per procedere è del tutto legittima. Peraltro, da quando è in vigore la norma del regolamento (si tratta delle ultime due legislature), nessun Presidente della Camera ha mai dichiarato l'eccezionale rilevanza di un progetto di legge.

GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?


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GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori, anche perché...

ROBERTO GIACHETTI. Siamo in fase di votazione!

GUIDO CROSETTO. ...c'è la forma...

ROBERTO GIACHETTI. Ma siamo in fase di votazione!

GUIDO CROSETTO. Onorevole Giachetti, la prego...! Dicevo che c'è la forma e c'è la sostanza. Quello che è avvenuto nei confronti del presidente della Commissione attività produttive...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Crosetto, ma non possiamo aprire un dibattito su questo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! È stata sollevata una questione e la Presidenza si è assunta la responsabilità, ed ha risposto. Non posso consentire che si svolga un dibattito su questo! Non posso, e dichiaro aperta (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)... Abbiamo già affrontato questo punto.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Barani?

ANTONIO LEONE. Non può far parlare...!

PRESIDENTE. Non ho ancora indetto la votazione. A che titolo chiede di parlare, onorevole Barani?

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non può far parlare!

PRESIDENTE. Non ho ancora indetto la votazione!

LUCIO BARANI. Scusi, signor Presidente, ma il mio gruppo non si è ancora espresso.

PRESIDENTE. Ha ragione, il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista non si è espresso, ed io non ho ancora indetto la votazione.
Ha facoltà di parlare, onorevole Barani.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se anche il nostro gruppo desidera esprimersi, non potrete toglierci la parola, per ora (Commenti)... Sì che avevo chiesto la parola!
Desidero esprimere la nostra contrarietà alla dichiarazione d'urgenza del disegno di legge n. 2272. Inoltre, desidero rimarcare il fatto che, secondo noi, il dibattito non si è svolto in maniera corretta: ad un presidente di Commissione doveva essere data la parola, ed io sono pronto ad invitarlo ad entrare nel nostro gruppo, perché così avrà questa possibilità (Applausi ironici dei deputati del gruppo L'Ulivo) che nel gruppo La Rosa nel Pugno non ha! Mi dispiace che in quel gruppo vi siano compagni socialisti che sono troppo vicini al massimalismo e non al riformismo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani): la parola è riformismo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani)! Turci, veniamo da due esperienze diverse: tu comunista ed io socialista! Grazie.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la verifica delle tessere di votazione. La Presidenza, pertanto, dispone tale controllo.
Passiamo ai voti.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché la Presidenza non ha risposto completamente alle argomentazioni sollevate riguardanti il regolamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, dalla lettura del resoconto stenografico, potrà


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constatare che ho risposto nel dettaglio alle questioni poste dall'onorevole Contento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 2272, recante misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale.
Colleghi, ognuno voti per sé.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 266
Votanti 265
Astenuti 1
Maggioranza 133
Hanno votato
252
Hanno votato
no 13
Sono in missione 65 deputati)
.

Prendo atto che la deputata Nicchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bimbi, Brugger, Bruno, De Zulueta, Folena, Gasparri, Giovanardi, Gozi, Maroni, Mazzocchi, Migliore, Morrone, Mura, Oliva, Pagliarini, Piscitello, Reina, Sgobio e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 15,12).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati accantonati: gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, nonché gli identici emendamenti Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222; tutte le proposte emendative riferite all'articolo 6; l'emendamento Lazzari 7.200.
Ricordo altresì che, da ultimo, è stato votato l'emendamento Lazzari 7.209.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 7.300, il cui testo è in distribuzione e per il quale è fissato il termine delle ore 16,15 per la presentazione dei subemendamenti.

Per un richiamo al regolamento.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto volevo precisare che quando c'è un richiamo al regolamento si tratta di una corretta contrapposizione con la Presidenza. Questo serve per trovare un punto di sintesi, dal momento che non c'è una verità in assoluto. I punti di sintesi si cercano anche perché costituiscono dei precedenti. Quindi, la ricerca dell'interpretazione giusta del regolamento non è una volontà di contrapposizione con la persona del Presidente o da parte del Presidente con il deputato.
Su quanto avvenuto precedentemente alla chiusura della seduta, io ho cercato lo stenografico ma, purtroppo, non non ne ho potuto ancora disporre e perciò chiedo


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scusa se ricordo male. Lei ha annunciato all'Assemblea che sul disegno di legge n. 2272 vi era la richiesta di dichiarazione di urgenza e quindi poteva parlare un deputato per gruppo, estendendo la disposizione prevista dal regolamento. Infatti, lei avrebbe potuto anche dire che era possibile l'intervento di un oratore a favore ed uno contro.
Quando ha parlato l'onorevole Turci non è intervenuto a nome di un partito ma, se ricordo bene, ha parlato a nome dell'intera coalizione del centrosinistra. Quindi, si tratta di un accordo politico rispettabilissimo. Tuttavia, se un gruppo politico ritiene di volersi autonomamente esprimere, a mio parere, questo rispetta il regolamento e non è in contraddizione con esso. Infatti lei ha detto che ha diritto a parlare un oratore per gruppo. Poi, alcuni gruppi hanno detto che si sarebbe delegato a parlare l'onorevole Turci, ma questo non toglie il diritto di un gruppo di esprimersi in maniera diversa rispetto all'accordo precedente e, pertanto - a termini regolamento -, si poteva dare al rappresentante di questo gruppo la facoltà di parlare.
Peraltro, Presidente, all'articolo 45 del nostro regolamento ciò è previsto come facoltà del Presidente e non si tratta di una regola coercitiva. La disposizione così recita: «Nei casi di discussione limitata per espressa dichiarazione del regolamento è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo, oltre gli interventi che il Presidente stesso può eccezionalmente consentire, e di aumentare i termini (...)», eccetera.
Quindi, sulla base degli articoli 41, 45 e 69 del regolamento, ritengo che il deputato della Rosa nel Pugno Capezzone potesse parlare. Tutt'al più il presidente del suo gruppo avrebbe potuto dire: parlo io come capogruppo, invece del deputato. Ma, onorevole Presidente, non si può dire che un gruppo non si può esprimere nel momento in cui voglia manifestare un dissenso rispetto ad un accordo politico, che non è norma regolamentare. Mi riferisco all'accordo politico.
In più, io credevo che il Presidente leggesse la norma in maniera estensiva, perché è noto a tutti. onorevole Presidente, che si trattava di un testo approvato da una Commissione. È il Governo che si è intromesso in un lavoro già completato dalla Commissione e, manipolando il testo, lo ha inserito nei nostri lavori parlamentari. A questo punto, se il presidente della Commissione che aveva deliberato il testo chiede la parola in aula, credo che l'interpretazione del Presidente sia sempre stata quella di concedere la parola - perché il Presidente, nel rispettare il regolamento, deve dare voce al Parlamento; non è il contrario - a meno che l'intervento sia ostruzionistico o volto a rallentare i lavori. Quindi, se il presidente della commissione, su una materia per la quale si chiede d'urgenza l'inserimento nell'ordine dei lavori della Commissione, volesse chiedere la parola, l'intervento sarebbe dovuto.

PRESIDENTE. Deputato Buontempo, deve concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, concludo. Ritengo che - forse è stata la concitazione del momento - la Presidenza avrebbe potuto dare la parola all'onorevole Capezzone come presidente della Commissione. E si sarebbe potuto dare la parola con un'interpretazione estensiva dell'articolo 45 del regolamento. Comunque - e ho concluso -, spero che non costituisca mai precedente il fatto che, se un gruppo politico vuole dissentire da un accordo, gli si possa impedire di esprimersi in aula, perché questo nel nostro regolamento non è scritto da alcuna parte.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché anche


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all'interno dell'Assemblea rimanga una verità. Vorrei che l'Assemblea sapesse che abbiamo un regolamento che prevede che sulla questione intervenga un deputato a favore ed uno contro. E il gruppo dell'Ulivo, i gruppi dell'Unione avevano chiesto che fosse applicato il regolamento. Poi esiste una facoltà del Presidente, che lei ha inteso esercitare, anche se noi suggerivamo - vista l'ora a cui eravamo arrivati - di procedere direttamente con un intervento a favore ed uno contro. Vorrei che fosse chiaro anche un altro aspetto: alla luce di ciò, i gruppi che non sono intervenuti non è che abbiano delegato qualcun altro, hanno rinunciato all'intervento riconoscendosi pienamente nell'intervento del collega Turci.
Quindi, vorrei che fosse chiaro e restasse agli atti che, per quanto ci riguarda - ma credo di poter parlare anche a nome degli altri gruppi della maggioranza -, non vi è stata alcuna delega, anche perché il regolamento, come è evidente, non la prevede. Signor Presidente, non abbiamo una nuova formula. La formula è che ogni rappresentante di gruppo parla per esprimere la propria opinione, e questo avviene attraverso la richiesta di parola. Signor Presidente, come lei avrà potuto notare, come l'Assemblea ha potuto notare, non vi è stata richiesta di parola da parte dei gruppi perché, come è successo in altre occasioni, si è deciso di non intervenire, poiché ci si riconosceva nelle parole del collega Turci. Tutto qui. Lo dico perché vorrei fosse chiaro qual è stato l'iter della vicenda. Credo che non possa che ribadirsi il nostro apprezzamento per le sue decisioni, Presidente, atteso che sono andate anche oltre quello che il regolamento le imponeva materialmente. Lei ha assunto la decisione di esercitare una facoltà e di ampliare ulteriormente il dibattito sulla materia.

PRESIDENTE. Ringrazio gli onorevoli Buontempo e Giachetti, i quali, pur nel giungere a conclusioni diverse, hanno tuttavia fedelmente richiamato gli articoli del regolamento a partire dai quali la Presidenza ha inteso operare.
Le cose stanno effettivamente come in parte si è già detto. Noi avremmo dovuto applicare l'articolo 41 del regolamento, che disciplina questo tipo di discussioni, il quale prevede che intervengano un oratore a favore ed uno contro. Peraltro, i gruppi di maggioranza avevano informalmente chiesto alla Presidenza di seguire esattamente questo indirizzo, vale a dire far intervenire un oratore a favore ed un oratore contro.
I gruppi di opposizione hanno chiesto di ampliare tale possibilità e di consentire lo svolgimento di un intervento per gruppo. La Presidenza, quindi, si è avvalsa dell'articolo 45 del regolamento della Camera, che dà maggiori margini al Presidente stesso. Pertanto, io ho comunicato, fin dall'inizio, che avrebbe parlato un oratore per ciascun gruppo, per non più di cinque minuti.
Questa è stata la decisione della Presidenza, sulla base della quale si è organizzata la discussione. Che l'oratore di un gruppo - nel caso specifico, il deputato Turci - abbia inteso, secondo un accordo di natura squisitamente politica, sulla cui base gli altri gruppi di maggioranza hanno rinunciato a svolgere il loro intervento, parlare a nome dell'intero centro sinistra è una questione solo politica, che non riguarda la Presidenza: per la Presidenza, infatti, vale l'appartenenza del deputato ad un gruppo.
Quindi, così come io non potevo consentire alla deputata Formisano, che ne ha fatto richiesta dopo l'intervento del collega D'Agrò, di svolgere anch'essa un intervento, perché già aveva parlato un rappresentante del suo gruppo, io non potevo, dopo l'intervento dell'onorevole Turci, dare la parola anche all'onorevole Capezzone.
Ciò visto che avevamo disciplinato i nostri lavori in quel modo, esercitando, come Presidenza, la facoltà conferitaci dall'articolo 45 del regolamento, proprio per aver un atteggiamento maggiormente estensivo e non rigido, nonché per andare incontro ad una richiesta, assolutamente legittima e motivata, avanzata dai gruppi di opposizione.


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Così abbiamo inteso muoverci e ribadisco che questo è stato un modo del tutto fedele allo spirito, ed anche alla lettera, del regolamento.
Infine, vorrei precisare all'onorevole Buontempo che, nel suo intervento, il rappresentante del Governo non ha inserito all'ordine del giorno alcunché, ma ha chiesto che ciò avvenga. La Presidenza ha immediatamente preso atto di tale orientamento del Governo; tuttavia ha precisato che, ovviamente, sarebbe stata la Conferenza dei presidenti di gruppo a decidere quali punti inserire, oltre a ciò che era già previsto, all'ordine del giorno.
In tale sede - vale a dire, la Conferenza dei presidenti di gruppo -, il Governo potrà far valere la sua intenzione, ma non era stato determinato nulla di concretamente nuovo rispetto allo svolgimento dei lavori parlamentari. Questo è quanto la Presidenza intende ribadire.

Si riprende la discussione (ore 15,23).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare circa la ripresa dei nostri lavori, tenendo anche conto delle proposte emendative accantonate, nonché del lavoro che credo si sia svolto in sede di Comitato dei nove.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, noi saremmo pronti a riprendere l'esame del provvedimento; non so, tuttavia, se vi sia il tempo per la presentazione dei subemendamenti...

PRESIDENTE. Signor relatore, le ricordo che il termine per la presentazione di subemendamenti è stato fissato per le ore 16,15.

ANDREA LULLI, Relatore. In tal caso, propongo di proseguire i lavori con l'esame dell'emendamento Urso 7.207, o comunque delle proposte emendative successive all'emendamento Lazzari 7.200.

PRESIDENTE. Si tratterebbe di riprendere l'esame dell'emendamento Fava 7.2, poiché l'emendamento Urso 7.207 è stato ritirato.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Fava 7.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella discussione in corso per approvare questo provvedimento abbiamo chiaro il percorso avviato dal Governo, che consiste in un processo, in un procedimento. Da tutti i banchi di quest'aula da alcuni mesi viene ribadito, spesso con cognizione di causa mentre altre volte solo come enunciazione, che la madre di tutte le riforme è quella che riguarda le liberalizzazioni. Ciò è vero perché corrisponde anche al punto di vista del Governo e della maggioranza. Tuttavia, ciò esige che sia avviato un processo, il quale ha avuto inizio nel luglio scorso con il primo decreto Bersani e trova oggi sede e legittimità con il secondo decreto Bersani. Inoltre, trova percorso e procedimento anche in un ulteriore disegno di legge. Nell'ambito di tale processo, infine, trovano posto anche i lavori parlamentari svolti nelle diverse Commissioni che da diverso tempo affrontano questioni importanti.
Il mio intervento è relativo all'articolo 7, tuttavia sento il dovere di richiamare una parte della discussione capziosa tenuta sull'articolo 4. In fondo si è trattato di un semplice dibattito relativo alla data di scadenza dei prodotti alimentari e tuttavia dai banchi sono pervenute diverse serie sollecitazioni quali la tutela dei prodotti italiani, il problema del marchio al 100 per cento e la tracciabilità dei prodotti italiani. Tutto ciò è vero, ma se si è all'interno di un processo, i colleghi della X Commissione (ed anche gli altri) sanno che i parlamentari stanno lavorando in tal senso. Per quanto riguarda le norme che tutelano il marchio dei prodotti italiani,


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siamo alla vigilia di un testo unificato che raccoglie le proposte di legge Forlani e D'Agrò e quella Lulli ed altri, proprio per sostenere il processo da me definito delle liberalizzazioni.
In tale sede desidero ribadire che considero il provvedimento relativo alle liberalizzazioni come la madre di tutte le riforme. Di questo si tratta nel comporre la conclusione dell'approvazione di questo provvedimento. Si tratta di questo perché la stessa cosa avverrà quando continueremo a discutere sull'articolo 7, portandolo a conclusione, in ordine ai mutui immobiliari ed all'estensione alle società finanziarie in modo che non abbiano limiti se non quelli previsti per le banche.
Onorevoli colleghi, i temi ed i provvedimenti che abbiamo di fronte, proprio perché hanno bisogno di integrarsi tra decreti, disegni di legge, proposte di legge e - nel complesso - tra le altre attività del Parlamento italiano, pongono una domanda a cui questa legislatura deve fornire una risposta. È in gioco il futuro del nostro paese che tutti dichiariamo di amare, ma sopratutto in cui dobbiamo credere per garantirgli un futuro certo (Applausi dei deputati del gruppo l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tomaselli. Ne ha facoltà.

SALVATORE TOMASELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo l'articolo del decreto che riguarda i mutui. Tale articolo attiene quindi ad uno degli elementi cardine di questo provvedimento, ovvero la trasformazione del rapporto tra il sistema bancario ed i consumatori. In Italia storicamente esso ha visto proprio questi ultimi vessati ripetutamente.
Voglio ricordare, in questa circostanza come, secondo autorevoli studi, nel nostro paese il costo medio di un conto corrente bancario sia di circa 180 euro, a fronte dei 35 euro in Olanda, dei 65 euro in Belgio, dei 99 euro in Germania, dei 60 euro in Gran Bretagna. Storicamente, cioè, nel nostro paese, il sistema bancario ha abusato non solo di un sistema fatto di oligopoli, ma dell'assenza di strumenti volti a valorizzare il ruolo degli utenti e dei consumatori.
Pertanto, obiettivo del presente provvedimento è quello di porre al centro dell'iniziativa parlamentare e di Governo il ruolo dei consumatori, facendo irrompere nel mercato, anche nei confronti di competitori forti come il sistema bancario, un soggetto nuovo, vale a dire il consumatore.
Da questo punto di vista, quindi, appaiono fuori luogo gli atteggiamenti schizofrenici registrati in questi giorni da parte del centrodestra, che è riuscito, da una parte, ad introdurre elementi diretti a dilazionare nel tempo i provvedimenti in esame e, dall'altra, a rimproverare alla maggioranza e al Governo la pochezza di tali provvedimenti.
Ritengo che, come in tutte le cose, se ci si limitasse a valorizzare il meglio delle questioni, ci si accorgerebbe che in questi provvedimenti vi è un'idea coerente, quella cioè di introdurre al centro delle nostre politiche il ruolo dei consumatori che, nel corso di questi anni, sono stati sempre deboli rispetto ai poteri forti (la telefonia, le banche, le assicurazioni).
Anche in questo caso sono apparsi stonati i riferimenti polemici, come se si volesse escludere da tali provvedimenti alcuni importanti soggetti economici; così non è, ripeto: così non è stato! Peraltro, che questa sia la filosofia alla quale si è ispirato il Governo e a cui il gruppo dell'Ulivo intende fornire un contributo importante di pieno sostegno lo dimostra il disegno complessivo che emerge dopo i primi provvedimenti degli scorsi mesi, dopo il testo in esame, nonché dopo la mole importante di disegni di legge attualmente in discussione nelle aule parlamentari.
Anche il dibattito svolto questa mattina sulla richiesta di dichiarazione d'urgenza del disegno di legge sulla concorrenza e sulle liberalizzazioni - che l'Assemblea, nella sua legittima autonomia, ha inteso approvare e sostenere - va in questa direzione.


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Pertanto, ritengo che, oltre il merito e la parzialità delle singole disposizioni contenute nel testo in esame, quest'Assemblea dovrebbe tenere insieme il filo del ragionamento che da qualche mese è alla nostra attenzione, quello cioè di liberare il paese dalle incrostazioni, dalle corporazioni, dai retaggi di un vecchio sistema che ha bloccato la crescita economica del paese nonché le sue risorse più innovative e più produttive (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, credo che la questione del rapporto dei cittadini-clienti con il sistema bancario nel nostro paese sia una tematica di ampio respiro, che coinvolge questioni di trasparenza, di difesa dei consumatori nonché di eccessivo arricchimento da parte del sistema bancario, soprattutto in tema di determinazione di oneri aggiuntivi, di commissioni spesso assolutamente non collegate ad attività significative, nonché in tema di penali da pagare in caso di estinzione anticipata dei mutui.
Credo quindi che il contenuto normativo di questo articolo 7 sia significativo.

PRESIDENTE. Deve concludere...

FRANCESCO PIRO. Lo è diventato ancora di più dopo l'approvazione, da parte dell'Assemblea, della proposta emendativa che estende la previsione sull'estinzione anticipata dei mutui - di cui al comma 1 dell'articolo - anche alla ristrutturazione, oltre che all'acquisto, della prima casa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Avverto che è stata avanzata la richiesta di verifica delle tessere di votazione. Invito dunque i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, siamo dinanzi ad un articolo particolarmente importante e delicato che reca norme sull'estinzione anticipata dei mutui immobiliari intervenendo sulla possibilità di banche e società finanziarie di esigere dai soggetti mutuatari il pagamento di penali previste in apposite clausole del contratto. Ebbene, si tratta dunque non della clausola che definisce la possibilità di estinguere o meno il mutuo anticipatamente, ma di quella che regolamenta l'eventuale pagamento di penali.
Premesso che tutti possono procedere all'estinzione di un mutuo anche in modo retroattivo, l'articolo 7, così com'è configurato dal testo, prevede che le disposizioni che vietano il pagamento delle penali si applichino a decorrere dall'entrata in vigore del decreto. Non vi sarà più quindi alcuna penale per quanti estingueranno anticipatamente i nuovi mutui che verranno stipulati in futuro. Però, il comma 5 tende ad estendere la previsione anche alle situazioni pregresse stabilendo la possibilità di giungere ad una forma di riduzione ad equità, tant'è che si affida alla Associazione bancaria italiana ed alle associazioni dei consumatori più rappresentative a livello nazionale la fissazione di regole che, in modo equo, limitino, in caso di estinzione anticipata, il nocumento che potrebbero averne sia le banche, per l'affidamento fatto sulle clausole in considerazione delle quali avevano stipulato il mutuo, sia, a maggior ragione, i mutuatari.
Quindi, mentre per tutti i contratti che verranno stipulati in futuro, sia le banche sia le società finanziarie avranno rivisto in modo decoroso le clausole dei mutui e non si applicheranno penali in caso di estinzione anticipata, per tutti i mutui pregressi vi sarà un periodo di interregno durante il quale in ogni caso si demanderà alla Associazione bancaria ed alle associazioni dei consumatori la soluzione più equa.
Ma, nel caso non vi fosse un accordo, sarebbe la Banca d'Italia ad intervenire fissando una norma imperativa che farebbe giustizia di qualsiasi eventuale contenzioso.


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PRESIDENTE. Colleghi, per favore, osservate maggiore silenzio...

MARILDE PROVERA. Se ci sono dei problemi, Presidente, posso anche interrompermi.

PRESIDENTE. Prosegua pure...

MARILDE PROVERA. È ovvio che si tutela l'insieme delle persone più deboli, stipulanti mutui per l'acquisto della prima casa; siamo peraltro in un paese in cui continua a mancare una legislazione per la prima casa sicché le persone, ad un certo punto, essendo mediamente molto alti i prezzi dei canoni di locazione, tendono a stipulare dei mutui per comprare la casa - tanto, pagherebbero, con l'affitto, perlomeno quanto pagano con il mutuo - riuscendo così a garantirsi una prospettiva di vita e calcolando quanto effettivamente dovranno pagare per tutto il resto della loro esistenza.
Si tratta quindi di fare in modo che se i mutuatari - nel momento in cui si licenziano, prendono la liquidazione (finché non riusciremo a falcidiare anche quella, magari dandola alle assicurazioni) o riescono ad avere da parte dei figli che lavorano un contributo o, ancora, prendono una piccola eredità - riescono ad estinguere anticipatamente i mutui, non paghino ingiustamente delle penali. La ragione per cui noi siamo contrari che ciò sia disposto sin dal 1o gennaio 2002 è che, in realtà, non vi sarebbe sanatoria per tutti i casi pregressi e, contemporaneamente, non vi sarebbe una giusta ricomposizione con il sistema bancario e finanziario che, in virtù dei contratti stipulati, potrebbe aprire pesanti contenziosi che alle predette persone fisiche, di norma le più deboli nel nostro Stato, sicuramente non porterebbero vantaggi, ma esclusivamente svantaggi, non avendo grandi uffici legali a disposizione che, poi, li possano tutelare in sede.
È per questi motivi che noi, sostenendo la valenza dell'articolo 7 del provvedimento nella sua formulazione, voteremo contro l'emendamento in discussione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho già avuto modo di rappresentare, ieri, al Presidente della Camera la situazione che si va determinando, da molto tempo, sul funzionamento delle Commissioni, anche di quelle bicamerali. Vorrei far presente ciò, constatato che il Presidente, ieri ha giustamente richiamato chi ha la responsabilità di evitare che si riuniscano le Commissioni nel corso dei lavori dell'Assemblea e che ciò vale anche per le Commissioni bicamerali che hanno presidenza diversa da quella di membri di questo ramo del Parlamento.
Credo, quindi, che il Presidente della Camera abbia già fatto presente alla Presidenza dell'altro ramo del Parlamento che si tratta di una necessità impellente relativamente alla circostanza che sta diventando una prassi la conduzione di Commissioni, anche bicamerali, nel momento in cui si svolgono i lavori delle Assemblee.
Vorrei far presente che tale questione non vale solo per le Commissioni e per il plenum delle stesse, ma anche per gli uffici di presidenza. Mi risulta che il Comitato Schengen, ad esempio, abbia ancora in corso l'ufficio di presidenza. Vorrei, quindi, che, da questo punto di vista, si verificasse che tutte le Commissioni ordinarie, ma anche gli uffici di presidenza, sia delle Commissioni ordinarie sia delle Commissioni bicamerali, siano stati sconvocati e sia stato dato il tempo congruo ai componenti degli stessi organi di raggiungere l'aula della Camera per provvedere ad esercitare un diritto pieno dei parlamentari, ossia quello di partecipare alle votazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, alla Presidenza risulta che sono state già sconvocate tutte le Commissioni, anche quelle bicamerali, compresi gli uffici di presidenza di queste ultime.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho grande rispetto per il collega Quartiani, ma devo dire che il suo intervento non mi è sembrato del tutto pertinente all'argomento alla nostra attenzione. Devo comunque riconoscere che Quartiani ha ragione quando afferma che vi è un problema rispetto alle Commissioni. Effettivamente, risulta che, a parte la sconvocazione effettuata, vi siano uffici e riunioni informali, almeno in Commissione giustizia.
Tornando al provvedimento in esame, mi fa specie che, di fronte ad un appuntamento così significativo e ad un tema così importante, quale quello delle liberalizzazioni, sia presente soltanto una parte dell'Assemblea. Mi piacerebbe sapere, e vorrei ascoltare la voce dei colleghi dell'opposizione, cosa pensano - perché non l'abbiamo ancora capito - in merito all'abolizione dei costi delle ricariche telefoniche, alla «trasportabilità» dei mutui, alla liberalizzazione delle licenze, nonché in ordine alla revoca delle licenze e delle concessioni sull'alta velocità.
Insomma, davvero questa era l'occasione per un confronto che non si poteva vieppiù rimandare. Ed allora, concludo il mio intervento con l'invito ai colleghi dell'opposizione a ripristinare un corretto confronto in quest'aula e a ristabilire anche l'agibilità democratica di quest'Assemblea, perché il numero legale non può essere una questione di stretta competenza della maggioranza: assicurare il numero legale ai nostri lavori è compito di tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando purtroppo manca il numero legale, di solito si fa ricorso a tattiche parlamentari. Non vorrei occupare questo spazio per consentire ai colleghi - bontà loro! - di rientrare in aula per fare il proprio dovere. Vorrei, invece, entrare nel merito dell'emendamento in esame. Questo Governo ed il centrosinistra stanno svolgendo un lavoro che la precedente maggioranza ed il precedente Governo - pur definendosi liberisti e libertari - non hanno fatto. Stiamo rendendo un servizio al paese...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO D'ULIZIA. Il mio intervento è a titolo personale?

PRESIDENTE. Sì, perché è già intervenuto l'onorevole Evangelisti.

LUCIANO D'ULIZIA. In tal caso, ringrazio lei, signor Presidente, e ringrazio tutti i colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei intervenire nel merito dell'emendamento in esame e lo farò molto velocemente. La maggioranza possiede un bel numero di parlamentari in più, pertanto può anche tenersela l'opportunità di approvare un decreto-legge che reputa molto importante.
Politicamente, per noi è rilevante il fatto che sia l'opposizione a dover garantire la «maggioranza» della cosiddetta maggioranza.
Venendo al merito dell'emendamento in esame, vorremmo rimarcare un concetto. Se stabiliamo che la penale per l'estinzione dei mutui non debba esistere, allora facciamo in modo di eliminarla anche per chi ha già contratto un mutuo. Come è stato fatto notare, rispetto ai contratti stipulati, probabilmente le banche hanno già considerato gli aspetti finanziari connessi; e può darsi che modificare contratti preesistenti comporti un


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pregiudizio in capo alle stesse. Questo lo possiamo anche parzialmente comprendere.
Resta il fatto che, quando le banche hanno incassato 1 miliardo e 300 milioni di euro solo nel periodo che va dal luglio dell'anno scorso a gennaio di quest'anno, non provvedendo all'aggiustamento automatico dei tassi di interesse attivi e passivi a fronte della variazione degli stessi, nessuno ha protestato. Pertanto, visto il margine di guadagno che le banche hanno già incamerato, riteniamo che possano tranquillamente subire anche qualche piccolo «danno», eliminando le penali anche per i mutui già stipulati.
Con l'emendamento in esame e con i successivi vogliamo far passare il concetto che questo principio debba valere per tutti: se eliminiamo la penale, facciamolo con riferimento a tutti i contratti di mutuo. Ciò non determinerà il fallimento di nessuna banca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Acerbo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, pur non essendo liberista e libertario come chi è intervenuto in precedenza, sono qui a sostenere questa maggioranza e queste liberalizzazioni.

SIMONE BALDELLI. La coerenza...!

MAURIZIO ACERBO. Credo che i nostri alleati riformisti, liberisti e liberalizzatori dovrebbero farci il piacere di essere presenti in aula per sostenere la maggioranza, che è anche la loro.

SIMONE BALDELLI. Esci dall'aula con noi!

MAURIZIO ACERBO. Approfitto di questo intervento per ricordare alle forze politiche dell'Unione che il nostro programma non prevede soltanto provvedimenti sacrosanti come quello che stiamo esaminando e che abbiamo sostenuto con convinzione (mi riferisco alle ricariche telefoniche). Nel nostro programma è prevista anche la ripubblicizzazione delle risorse idriche e lo stop ai processi di privatizzazione in corso nel nostro paese, soprattutto ad opera di amministratori locali di centrosinistra.
Quindi, approfitto dell'occasione per ricordare umilmente alla nostra coalizione che il programma che abbiamo sottoscritto deve essere applicato in tutte le sue articolazioni.
Vorrei, inoltre, chiedere al Governo di varare al più presto un provvedimento di moratoria per quanto riguarda la privatizzazione dell'acqua, che è in corso in tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, chiedo al relatore ed al Governo di avere un po' di coerenza. Non capisco perché è possibile la retroattività per la rescissione delle polizze decennali, mentre in questo caso non lo è. Forse, i potentati bancari sono più forti dei potentati assicurativi?
Pongo questa domanda alla maggioranza in questo Parlamento, perché la coerenza dovrebbe essere il filo logico per garantire una vera tutela del consumatore!

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei far notare che il provvedimento concerne tutti i mutui, anche quelli esistenti.
La differenza sta nel fatto che per i mutui che vengono contratti dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge la penale si estingue immediatamente, mentre per i mutui precedenti viene individuata una procedura che riteniamo molto corretta e che garantisce lo


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stesso risultato. Ci si affida ad una negoziazione tra le associazioni dei consumatori e l'associazione bancaria, pur rimarcando, soprattutto al comma 7, che, in ogni caso, le banche non possono rifiutare la rinegoziazione dei contratti di mutuo, stipulati prima della data di entrata in vigore del presente decreto-legge, nei casi in cui il debitore proponga la riduzione dell'importo della penale entro i limiti stabiliti poc'anzi nei commi precedenti.
Quindi, credo che, da questo punto di vista, si sia offerto al consumatore, all'utente e alla parte più debole uno strumento che, in ogni caso, garantisce un risultato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 273
Votanti 272
Astenuti 1
Maggioranza 137
Hanno votato
14
Hanno votato
no 258.
Sono in missione 77 deputati).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo di natura procedurale.
Da parte del gruppo dell'opposizione è stato richiesto il controllo delle tessere nel corso della votazione, ma non mi pare che ciò sia avvenuto. Mi scusi Presidente, ma se vi è una richiesta specifica, credo che debba essere accolta!

MARCO BOATO. Il controllo delle schede è stato effettuato da Buontempo!

SIMONE BALDELLI. Se lei crede di dover delegare il collega Boato a rispondere al posto suo, faccia pure, ma credo che sarebbe stato opportuno accogliere la richiesta, visto che vengono ritirate da parte dei segretari di Presidenza le schede dei colleghi dell'opposizione che, evidentemente, non sono presenti in aula.
Dopo circa quarantacinque minuti di ostruzionismo da parte della maggioranza parlamentare, si sta sottoponendo la stessa maggioranza ad una verifica del numero legale. È evidente che quando questa richiesta viene fatta dall'opposizione e la Presidenza acconsente alla richiesta, e poi si procede alla votazione e questa richiesta non viene evasa credo che ciò non rappresenti un comportamento lineare e corretto da parte della Presidenza stessa.
In ordine al tema delle liberalizzazioni, abbiamo piacere che si discuta in termini sereni e pacati, ma non possiamo accettare il fatto che vi siano colleghi dell'estrema sinistra, storicamente contrari alle liberalizzazioni, che vengono a dirci - con il massimo rispetto per tutte le scelte individuali - che restano in aula per sostenere provvedimenti rispetto ai quali sono storicamente contrari in un Assemblea in cui la maggioranza può vantare oltre cento parlamentari di differenza con l'unico scopo di mantenere il numero legale...

GIOVANNI CARBONELLA. Vai a guardare in casa tua! Non fare lezioni da questa parte!

SIMONE BALDELLI. Collega, abbia pazienza! Mi piacerebbe continuare il mio intervento!

PRESIDENTE. Onorevole Carbonella, per cortesia, lasci proseguire il deputato Baldelli.

SIMONE BALDELLI. Capisco il nervosismo da parte dei colleghi della maggioranza, o meglio della ex maggioranza parlamentare, perché in questa settimana casualmente


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siete maggioranza e magari la prossima, quando torna al Senato il decreto-legge sull'Afghanistan la maggioranza scompare un'altra volta. Assistiamo a questo comportamento un po' schizoide: stiamo lavorando su un decreto-legge per il quale i tempi di conversione sono abbastanza ristretti, ma vedere anche voi che quando si riesce a discutere nel merito (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Verdi)... Scusate colleghi andiamo avanti con serenità...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentite all'onorevole Baldelli di parlare.

SIMONE BALDELLI. Anche quando nel corso di una discussione vi sono accantonamenti di emendamenti che poi vengono riformulati - e si riesce a manifestare ogni tanto, (francamente con un certo di sforzo) un po' di buona volontà perfino da parte del relatore e dei colleghi della maggioranza su alcuni determinati punti - credo sia evidente che discutere in Parlamento i provvedimenti non sia affatto negativo. Credo non faccia male al paese, agli obiettivi che il legislatore si prefigge, alla condivisione necessaria in un tema come quello delle liberalizzazioni (che dovrebbe essere un patrimonio comune e non un terreno di contrapposizione frontale) il fatto di non essere costretti a porre la fiducia perché il dibattito diventa costruttivo, migliorativo e magari alcuni emendamenti vengono accolti.
Non posso non rilevare che il Governo, come sempre, è rappresentato da una figura isolata tra tanti banchi. Con tante poltrone che avete creato, abbiamo sempre un solo sottosegretario! Il ministro Bersani è stato con noi per un paio di ore, ma poteva farci la cortesia di partecipare più assiduamente ai lavori, visto che poi di «lenzuolate» e di liberalizzazioni il Governo si riempie la bocca ad ogni pie' sospinto. Essere un po' più in Aula ad ascoltare i pareri e le opinioni dell'opposizioni per riuscire a condividere utilmente queste liberalizzazioni, credo comporterebbe una serenità maggiore dei nostri lavori.
Mi dispiace che qualche collega si sia scaldato troppo; evidentemente, signor Presidente, quarantacinque minuti di ostruzionismo della maggioranza parlamentare danno fastidio (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. L'emendamento in questione fa riferimento ad una serie di emendamenti volti a beneficio esclusivo del cittadino. Come gruppo Lega Nord Padania vogliamo rimarcarlo, perché vorremo evitare che le società mutuanti o bancarie e poi le associazioni di categoria dei consumatori trovassero un accordo per fregare i cittadini stessi, come è accaduto in altri momenti della storia della Repubblica italiana. Vorremmo, perciò, che all'interno dell'articolo di questo decreto-legge si fissasse bene il nostro emendamento volto ad estendere il beneficio anche ai mutui già in essere.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, prima di passare ai voti credo si debba una risposta all'onorevole Baldelli, rispetto al controllo delle schede di votazione. Come lui ha visto, si è svolto da parte di entrambi i deputati segretari un intervento tempestivo e accuratissimo di controllo delle schede...

SIMONE BALDELLI. Non a votazione aperta!

PRESIDENTE. ...come tutti coloro che erano presenti in aula, anche dell'opposizione, hanno potuto vedere. Noi avevamo già svolto in quel modo il controllo delle schede. Tutti hanno visto che il numero legale c'era, in modo anche sufficientemente ampio, e che la votazione si è svolta regolarmente.
Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 358
Votanti 356
Astenuti 2
Maggioranza 179
Hanno votato
112
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Anche questo emendamento si ricollega al discorso di prima, quello dell'assoluta tutela del cittadino. Però non mi sembra che vi sia, da parte dell'attuale maggioranza, l'intenzione di dare benefici al cittadino. Questi benefici li vogliono dare alle agenzie mutuanti, piuttosto che ai singoli cittadini che avevano stipulato contratti di mutuo precedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge in esame.
Noi continuiamo a mantenere gli emendamenti e chiediamo ai colleghi dell'Assemblea di esprimere un voto favorevole su di essi, in quanto si tratta di emendamenti che, ripeto, vanno a totale beneficio del cittadino e non contro di esso. Ciò, per evitare che si determini quella situazione spiacevole per i cittadini stessi, che poi si trovano fregati doppiamente, da un lato da parte delle banche, dall'altro lato da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Credo che una norma debba essere prima di tutto orientata ad un principio di equità. Non è possibile approvare una norma, con la quale si penalizzino quei cittadini che hanno già contratto i mutui. Credo che la penale per l'estinzione anticipata o parziale dei mutui esista ormai soltanto in Italia, perché negli altri paesi europei è stata cancellata: qualunque tipo di mutuo si contragga, lo si può accorciare nel tempo, lo si può diminuire nella quantità di moneta da restituire, lo si può estinguere del tutto, ma in nessuna parte d'Europa viene più pagata questa tangente bancaria rappresentata dalla penale.
Questo è il motivo per il quale ritengo che anche a coloro che abbiano contratto mutui, ma che debbano ancora pagarne almeno la metà - quindi non due, tre, cinque, sette rate, ma la metà di quel mutuo - si debbano applicare le norme derivanti dall'approvazione di quell'emendamento accolto anche dal relatore prima della sospensione dei lavori. Non si tratterebbe peraltro di una disposizione retroattiva, come ho sentito dire prima. Il mutuo deve infatti essere ancora pagato: è un contratto che è stato stipulato e che dura nel tempo, quindi per ciò che è avvenuto in precedenza resta intoccabile, perché non si può intervenire retroattivamente. Se infatti si toccasse ciò che è avvenuto in precedenza, allora si parlerebbe di retroattività, ma non se ne può parlare per ciò che deve ancora verificarsi. È un po' lo stesso discorso del mutuo variabile: se la Banca centrale europea aumenta il tasso di interesse, il cittadino si ritrova con una variazione di interessi da pagare, quindi vuol dire che ciò che è ancora da pagare è tutto variabile, cioè deve ancora accadere.
Credo allora che per un principio di equità occorra stabilire una formula, cioè per data o per quantità di soldi ancora da restituire. Comunque, nel momento in cui ci fossero ulteriori aumenti di tassi di interesse - noi abbiamo dovuto far fronte alla questione dei mutui europei, un dramma o per migliaia e migliaia di famiglie - potremmo tutelare l'utente che


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abbia contratto il mutuo in Italia e debba restituirne ancora il 50 per cento, prevedendo la possibilità di riscattare quel mutuo non pagando penali. Oltretutto, questo costituisce un incentivo a concludere quel contratto di debito che si ha verso la banca. Inoltre, quest'ultima non ci rimette una lira perché gli interessi gran parte li ha riscossi nella prima parte delle rate, nei primi cinque, sette o otto anni: il residuo finale dopo il 50 per cento non è costituito da interessi, ma prevalentemente da capitale, quindi si restituisce il capitale.
È assurdo che un cittadino, che ha pagato alla banca tutti gli interessi anche per i vent'anni relativi al contratto di mutuo, per cancellare il residuo di capitale debba pagare una penale: a me pare che questa sia una norma assolutamente ingiusta. Onorevole relatore, signor sottosegretario, occorre verificare se sia possibile trovare una riformulazione, ma non si può penalizzare il cittadino che deve restituire solo il capitale ad una banca, mentre di fronte ad un ulteriore aumento dei tassi continuerebbe a pagare interessi non previsti dal contratto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Infatti, la banca non si trova a disagio perché, nel caso in cui aumentassero gli interessi nel corso degli anni, come sta accadendo, non sarebbe la stessa a rimetterci, ma l'utente. Se quest'ultimo non riuscisse più a pagare le rate che crescono - adesso sono aumentate mediamente di cento euro al mese - gli si vorrebbe impedire di cancellare quel debito, perché in tal caso consentiamo che la banca lo punisca? A mio avviso tutto ciò va modificato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. L'onorevole Buontempo ha fatto riferimento ad un mio precedente intervento, quando avevo parlato della retroattività degli effetti, affermando che l'intervento non può essere considerato un fatto retroattivo perché il mutuo è ancora in essere, ma lo stesso concetto vale per le polizze decennali perché sono in essere ed ogni anno viene riscossa la parte delle provvigioni. Allora, mi domando ancora perché questa maggioranza abbia un atteggiamento, cioè approvi la retroattività - la chiamiamo così forse in maniera impropria - per quanto riguarda i contratti poliennali, decennali, mentre per i mutui non lo fa. Siccome ho sentito dire che l'opposizione è un po' schizofrenica, vorrei capire dove sia l'omogeneità e la coerenza normativa dell'intervento della maggioranza.
Il mio problema è solo quello di evidenziare se un utente delle assicurazioni sia migliore rispetto ad un utente della banca in termini di privilegio, cioè se dobbiamo privilegiare maggiormente la banca rispetto alle assicurazioni. Mi è parso che in questo paese le banche abbiano già avuto e prelevato moltissimo dai cittadini, dunque un comportamento analogo significherebbe effettivamente andare nel percorso, che è stato delineato un attimo fa dall'onorevole Buontempo.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ho già replicato, ma l'aula non aveva la gradita presenza dei deputati e delle deputate dell'opposizione. Allora, vorrei ripetere ed anche interloquire con il gruppo della Lega.
Gli emendamenti dei deputati di questo gruppo, seppur dettati da una ragione che condivido, peggiorarono la norma contenuta nel decreto-legge, che è retroattiva e comprende tutti i mutui bancari e finanziari. La disposizione in esame è volta ad eliminare la penale in caso di restituzione anticipata e l'articolo 7, commi 5, 6 e 7, stabiliscono la procedura. Il comma 5 conferisce un mandato all'Associazione bancaria italiana e alle associazioni dei consumatori affinché, come previsto dal decreto legislativo 6 settembre 2005,


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n. 206, sia raggiunto un accordo in materia di riconduzione ad equità delle regole relative alla estinzione anticipata del mutuo. Nel caso in cui questo accordo non fosse raggiunto entro tre mesi, la Banca d'Italia entro trenta giorni interverrebbe a tutela del consumatore.
In ogni caso i soggetti mutuanti, come stabilisce il comma 7, non possono rifiutare la rinegoziazione dei contratti di mutuo stipulati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge. Se si stabilisse un limite temporale oppure si prevedesse, come anche altri emendamenti propongono, di intervenire solo nel caso in cui oltre la metà del mutuo fosse stata restituita, si introdurrebbe una modifica limitativa rispetto alla disciplina contenuta nel decreto-legge.
Il confronto è giusto, ma vorrei che ci si confrontasse nel merito. Condivido l'ansia che è espressa da queste proposte emendative, ma vorrei ricordare che esse sono peggiorativi delle norme contenute nel decreto-legge. Capisco la buona intenzione, ma sarebbe forse preferibile che gli emendamenti fossero ritirati, salvo chiedere un rafforzamento dell'iniziativa del Governo magari attraverso la presentazione di un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, prendiamo atto delle affermazioni del relatore Lulli e sicuramente presenteremo un ordine del giorno che impegni il Governo affinché le buone intenzioni si traducano in realtà. Ci ha indotti a presentare questi emendamenti una banale considerazione, cioè che al di là delle buone intenzioni nel decreto-legge non è scritto che l'ABI stabilirà una determinata percentuale, assolutamente favorevole per i mutuatari. Continuiamo a mantenere queste proposte emendative proprio per marcare il dubbio. Avremo modo di spiegare maggiormente la questione, dato che adesso, intervenendo a titolo personale, mi è concesso soltanto un minuto di tempo. Presenteremo senz'altro un ordine del giorno e prendiamo atto della buona volontà. Rimane qualche dubbio che ha illustreremo nel seguito.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, capisco la buona volontà ma mi sembra che l'intervento dell'onorevole Buontempo fosse davvero di buonsenso. Chi abbia contratto un mutuo e intenda, oggi, a causa di un aumento del tasso d'interesse e non per sua volontà, estinguere quel contratto deve poterlo fare senza penalità. Presenteremo un ordine del giorno in materia ma, trattandosi di questioni molto importanti, sarebbe opportuno che ci esprimessimo in maniera molto chiara e precisa.
Dobbiamo certamente ringraziare il collega Lazzari che con i suoi emendamenti ha consentito l'estensione della disciplina non solamente nei confronti delle case di prima abitazione, ma anche della ristrutturazione.
Dobbiamo assolutamente garantire, per quanto riguarda i mutui, le imprese artigiane, come prima diceva il nostro amico Crosetto. Non è assolutamente pensabile che un provvedimento che parla di tutela della concorrenza e di aiuto alla piccola impresa si nasconda dietro i grandi gruppi immobiliari. Qui non c'è alcun gruppo immobiliare e dobbiamo garantire agli artigiani che vogliano disdire quel mutuo, in presenza di un aumento dei tassi di interesse, di poterlo fare senza penalità.
Cerchiamo di non perdere per tempo. Avete già perso 45 minuti, come ricordava il mio collega, con l'ostruzionismo. C'è buona volontà da parte nostra, siamo qui: date un significato alla nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Non possiamo semplicemente constatare


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che da parte vostra c'è un muro contro muro. Laddove si presentano emendamenti di buon senso, accettateli. Fermiamoci, accantoniamoli e ragioniamo insieme.
Stiamo qui oggi, domani e dopodomani, ma dev'esserci pure un minimo di rispondenza alle proposte di buona volontà e di buon senso che l'opposizione, minoranza in Assemblea ma non nel paese, ha presentato.
Gli artigiani, coloro che hanno contratto il mutuo per la ristrutturazione della casa, coloro che, purtroppo, hanno visto aumentare la loro rata di indebitamento e non possono sostenerla e, magari, sono anche in debito nei confronti delle banche e voglio uscirne fuori, ci stanno ascoltando. Dobbiamo assolutamente dare loro una risposta in questo senso per essere coerenti con questa «lenzuolata» che avete detto anche oggi sui giornali essere a favore dei cittadini.
Credo che tra i cittadini, bisogna considerare anche quelli titolari di attività economiche, quelli che intendono far nascere nuove imprese, i giovani, coloro che hanno acceso un mutuo per la prima casa o per la ristrutturazione e coloro che, forse, vorranno accendere un mutuo successivamente e che in qualche maniera dovranno avere la garanzia di poterlo estinguere.
Vedo che il Presidente, con molta saggezza, mi fa segno di sì. Vorrei che il Presidente desse in carico alla maggioranza di accogliere questo emendamento di buon senso. Se veramente lei mi fa cenno che siamo d'accordo, posso terminare il mio intervento, altrimenti devo continuare per cercare di convincere questa maggioranza, che non vorrei fosse sorda o cieca rispetto alle esigenze del paese.
Presidente, aspetto da lei questo segnale di grande disponibilità, così come noi siamo qui per darne uno con la nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Il mio segnale di assenso, onorevole Campa, era rivolto all'onorevole Consolo, che aveva chiesto di parlare...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Voglio essere testimone che il suo assenso, signor Presidente, era rivolto nei miei confronti, ma credo che anche lei e i colleghi siate d'accordo sulla bontà di questo emendamento.
Alleanza Nazionale ha la caratteristica di essere vicina alla gente che lavora. Quindi, vorrei una risposta dal relatore e dal Governo, che - mi sia consentito - è isolato. Avete scelto tre persone che vi rappresentano, ma ne è presente sempre e soltanto una.
Vorrei una risposta sul motivo della vostra contrarietà su questo emendamento che propone e disciplina, qualora accolto, la portabilità di un mutuo. Se un cittadino italiano ha avuto la sventura di contrarre un mutuo con delle previsioni contrattuali più onerose rispetto a quelle attuali e può rinegoziarlo, per quale motivo volete impedirlo?
Credo si tratti di un emendamento di «buon tempo», se mi è consentito il gioco di parole per l'onorevole Buontempo, che lo ha illustrato precedentemente. Quindi, chiedo che venga votato e approvato.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della classe V-G del Liceo scientifico Grassi di Lecco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anche io ritengo di richiamare tutti i colleghi ad un momento di riflessione sull'importanza di questo emendamento.
Non c'è dubbio che il programma che avete presentato agli italiani per chiedere la fiducia e il voto poneva al centro la


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famiglia e l'aiuto ai giovani che volevano realizzarne una. Quindi, cosa c'è di meglio? Come si può non considerare un aiuto significativo come quello che propone questo emendamento?
Come si fa, oggettivamente, a non prendere in considerazione la possibilità che il cittadino, come diceva bene il collega Consolo, possa rinegoziare? Dov'è la ragione? Non si capisce!
Nel sottolineare questo aspetto, faccio appello alla coscienza di tutti, soprattutto di coloro i quali si richiamano ai principi della socialità e vogliono tutelare i più deboli, affinché sia data una risposta significativa al problema mediante l'approvazione di un emendamento che è ragionevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Raisi, ha chiesto la parola dopo che avevo già indetto la votazione (Commenti dei deputati di Alleanza Nazionale). È la terza volta che accade: stavolta non posso che chiudere la votazione!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
166
Hanno votato
no 254).

Prego i colleghi che desiderano intervenire di segnalarlo per tempo.
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo sul tema, più che sull'emendamento, innanzitutto per rivendicare all'opposizione un ruolo che non corrisponde a quello descritto nelle varie conferenze stampa o nelle varie dichiarazioni.
Tutto sommato, noi abbiamo proposto - mi riferisco agli emendamenti presentati a nome dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, e via dicendo - un numero limitato di emendamenti, la maggior parte dei quali non soltanto è in linea con alcune parti del decreto-legge in esame, ma ha addirittura carattere migliorativo. Lo preciso perché non posso accettare l'affermazione secondo la quale abbiamo fatto ostruzionismo e non siamo per la liberalizzazione. Io rivendico anche il cospicuo ruolo costruttivo che stiamo cercando di svolgere nell'esame del provvedimento, spesso senza ricevere ascolto, in alcuni casi, da parte della maggioranza.
Viceversa, sulla materia che stiamo esaminando (si tratta dei costi di estinzione dei mutui) stiamo trovando - debbo darne atto - un po' di ascolto. Ciò dimostra, a contrario, che se vi fossero stati, o se vi fossero nel prosieguo, un ascolto ed una disponibilità maggiori da parte della maggioranza, i termini del confronto politico sul decreto-legge in esame sarebbero stati, o potrebbero essere, sicuramente migliori.
Tengo anche a dire che quei pochi emendamenti nostri che state approvando non sono personali, ma sono stati presentati a nome dei gruppi di appartenenza: nel rivendicare il carattere politico della scelta, tengo a ribadire che non si è trattato di scelte di carattere personale.
Quanto al tema di cui ci stiamo occupando, è vero - e mi rivolgo al relatore - che i commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 prefigurano una forma di uscita per i mutui in essere; tuttavia, ciò non ci soddisfa, perché implica delegare intese al confronto tra l'ABI e le organizzazioni dei consumatori, i cui termini non riusciamo ad immaginare. Preciso anche che non consideriamo quella indicata come la via maestra dal punto di vista dell'intervento su materie delicate quali sono quelle dei mutui bancari e del rapporto tra banche


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ed utenza; però, nel momento in cui si entra in campo, e si utilizza un percorso che, probabilmente, su un piano puramente concettuale non è corretto, come abbiamo ribadito più volte, è giusto farlo tentando di non creare scompensi e disparità di trattamento.
Oggi ci troviamo di fronte alla seguente situazione: chi sta per contrarre un mutuo in questi giorni potrà godere della normativa che stiamo per approvare (per l'acquisto o la ristrutturazione di una casa; spero che nel prosieguo si possa dire altrettanto per quanto riguarda i mutui riferiti, ad esempio, ai laboratori dei piccoli artigiani, delle piccole imprese, dei commercianti, e via dicendo) e si vedrà sgravato del costo, che noi consideriamo improprio, relativo all'estinzione del mutuo medesimo.
Chi già ha un mutuo è costretto a subire la difficoltà di non poter godere di questa norma. Fermarsi alla riformulazione dei commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 può essere uno sforzo in più che, magari, non sarà quello degli emendamenti che abbiamo esaminato fino a questo momento. Noi abbiamo sottoposto altre due emendamenti e perciò approfitto di questo momento per intervenire anche sugli emendamenti successivi. Abbiano proposto questi emendamenti immaginando che vi sia una quantificazione del costo, parametrata ad esempio al costo di una rata di mutuo o all'abbattimento del 50 per cento e così via (chi più ha, più la tiri fuori). Tuttavia, questa non deve appartenere soltanto allo sforzo dei gruppi di opposizione, bensì anche al relatore e alla maggioranza se hanno interesse a procedere in questa direzione.
Esiste un problema: chi ha un mutuo oggi in piedi deve godere, secondo il nostro modesto avviso, di un vantaggio, dato per acquisito il fatto che i nuovi mutui hanno sicuramente recuperato qualcosa. Ci poniamo questo problema o ci fermiamo alla semplice enunciazione dei commi 5, 6, 7 di questo articolo 7 all'esame? A noi ciò sembra poco e, pertanto, chiediamo uno sforzo maggiore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento miriamo ad estendere anche a chi paga mutui ancora lunghi il beneficio dell'eliminazione della penale. Il senso di questo è evidente.
Come è già stato sottolineato dal collega D'Agrò, dovremmo usare lo stesso principio che è stato usato per le assicurazioni: come per le assicurazioni, per cui si elimina facilmente la questione della durata decennale, possiamo fare altrettanto anche per le banche per i motivi che esporrò tra poco.
Adesso, vorrei precisare alcuni concetti. Con questo emendamento si interviene sul comma 3 dell'articolo 7, estendendo un beneficio a chi ha un mutuo ancora lungo da pagare. Ciò non toglie che per tutti gli altri esiste la possibilità - come è già stato giustamente detto dal relatore Lulli - che l'ABI, d'accordo con lei le associazioni dei consumatori, trovi una forma per limitare al minimo, e possibilmente azzerare, le penali. Pertanto, le due cose non si escludono a Vicenza... chiedo scusa, a vicenda... Mi è scappato «Vicenza», perché purtroppo, di questi tempi, è l'ombelico del mondo!
Scusate l'inciso (Applausi della deputata Paola Goisis). Dicevamo: non c'è alcun problema ad acconsentire affinché, per i muti lunghi ancora dieci anni, la penale possa essere eliminata. Per tutti gli altri, siamo favorevoli a considerare che con l'ABI e le altre associazioni si troverà un accordo. Quindi, non è vero che l'emendamento è penalizzante. Di sicuro esso è a favore di tutti coloro i quali hanno un mutuo ancora lungo, mentre per tutti gli altri c'è l'impegno per un minimo di penale per l'estinzione. Ciò è stato detto dal relatore e lo prendiamo per buono; allo stesso modo si è espresso il Governo e speriamo che accetti un ordine del giorno in tal senso. Ciò per chiarire che non è vero che l'emendamento sia peggiorativo. Infatti, esso interviene sul comma 3 dell'articolo 7, mentre il successivo comma 4


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rimane in essere per tutti gli altri mutui. Questo è e questo rimane.
Ciò detto, non è assolutamente ammissibile il ragionamento per cui con un intervento che elimina le penali si abbiano conseguenza negative sul sistema bancario. Ora, noi non ce l'abbiamo con le banche in quanto tali, ma vogliamo ammettere che le banche si approfittano, per esempio, del fatto di non adeguare in tempo reale i tassi attivi e passivi? Su questo vogliamo essere chiari: l'anno scorso il tasso di sconto era del 2,5 per cento. Adesso è di un punto superiore. C'è stata anche una serie di incrementi in tempi molto rapidi. Succede che, quando c'è da adeguare il tasso passivo, le banche sono efficientissime e lo fanno immediatamente; invece, quando c'è da adeguare il tasso attivo, ci vuole sempre del tempo perché ci devono ragionare sopra.
È stato calcolato che questo giochino, da luglio a gennaio, ha fatto incamerare indebitamente al sistema bancario 1,3 miliardi di euro, che non sono bruscolini. Ora, con questi introiti potrebbero tranquillamente accollarsi l'eventuale minima perdita su una cifra che è comunque bassa. Ne parlavamo prima con il collega Della Vedova. Si parla del 5,5 per cento dell'ammontare dei mutui che vengono estinti anticipatamente. Quindi, non è una grande cifra. Siccome non è una grande cifra, riteniamo più che opportuno estendere la disposizione a tutti - non soltanto ai nuovi mutui, ma anche ai vecchi - per i motivi che abbiamo detto.
Quindi, ribadiamo che l'emendamento in sé non è peggiorativo, perché interviene sul comma 3. Al comma 4 rimane la possibilità - come è stato detto giustamente - di trovare una formula con l'ABI per limitare i danni. Il sistema bancario ha tranquillamente la possibilità di sostenere i costi, perché si tratta di una piccola entità dei mutui che vengono estinti anticipatamente. Abbiamo dato un esempio di come nei sei mesi precedenti, quindi non negli anni, il sistema bancario ha incamerato utili non dovuti. Pertanto, riteniamo sia giusto ed opportuno approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, quando è partito questo Governo, si è scritto e si è detto: contrariamente al precedente Governo, questo sarà attento ai ceti più deboli, sarà quello più attento ai problemi sociali, quello più attento a garantire, per esempio, il diritto alla casa. Ora, chi chiede soldi alle banche per investimenti o per motivi speculativi non ha alcun interesse a cancellare i prestiti: chiede soldi perché fa buoni investimenti. Chi ha interesse ad estinguere un mutuo, in caso di aumento dei tassi? Sono i ceti più deboli, quelli che hanno contratto il mutuo per comprare la prima casa, quelli che hanno un reddito al di sotto dei 50 mila euro annui!
Allora, come fa questa sinistra, che si dice vicina agli interessi dei ceti più deboli, a voler impedire ciò ad un lavoratore che si è fatto i conti con la propria busta paga o con la propria pensione, stabilendo che può pagare un tot al mese per il mutuo? Se la cifra aumenta anche di 100 euro, quel lavoratore, quel pensionato non può più pagare il mutuo. Andate a vedere nelle aste bancarie chi sono coloro che si vedono messa all'asta la casa. Andate a vedere se è il capitalista o il lavoratore o il pensionato. Sono lavoratori e pensionati. E mi dispiace che a rappresentare il Governo sia l'onorevole Alfonso Gianni, considerata la pessima, incredibile posizione assunta dal Governo, perché da lui ho sempre sentito, almeno a parole, grande attenzione ai problemi sociali.
Cari colleghi, vorrei dire questo: la cosa più antipatica che si può fare in politica è essere più realisti del re, per un atteggiamento psicologico di servilismo verso il potere. Se mentre noi stiamo parlando, voi telefonate alle banche e chiedete... Scusi, Presidente, pregherei il rappresentante del Governo di ascoltare.

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Si possono fare due cose contemporaneamente!


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PRESIDENTE. Prego il rappresentante del Governo di prestare maggiore attenzione.

TEODORO BUONTEMPO. Se si telefona.... Sta telefonando alle banche, mi fa piacere!

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, al giornale!

TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Gianni, se lei comunque avesse telefonato ad una banca, tra le grandi banche italiane, si sarebbe reso conto che le banche prevedono già nei contratti, a prescindere da questo provvedimento, la possibilità di estinguere il mutuo senza penale. È la concorrenza a livello europeo che impone ciò alle banche italiane. Ormai sono entrate sul mercato le banche europee: la Baybank, la Woolwich. Diverse banche europee sono venute in Italia. E sono loro a fare il mercato. Queste banche straniere che erogano mutui in Italia prevedono che si possa estinguere un mutuo, prima della sua scadenza, senza pagare alcuna penale! Per quale ragione, dunque, questo Governo e questa maggioranza devono superare perfino le banche nello speculare sulla povera gente?
Allora, santo Iddio, che cosa si chiede? Ricordo che, quando un mutuatario ha già versato la metà del capitale, egli ha restituito oltre l'80 per cento degli interessi! In altri termini, ha già pagato quanto si deve al sistema di usura bancaria presente in Italia, perché le banche incamerano gli interessi già con le prime rate!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Sto per concludere, signor Presidente.
Allora, se aumenta il tasso di interesse, così come sta già accadendo oggi e come succederà nei prossimi mesi, mi domando perché una persona, che magari si trova in condizione di non poter pagare un aumento della rata, non possa estinguere anticipatamente - grazie a prestiti di amici oppure vendendo qualcosa - quel mutuo, per non finire come quelle persone cui vengono sequestrate le case, per metterle all'asta, poiché non sono in grado di onorare i loro debiti?
Quindi, mi auguro che riusciate a trovare la formula più adatta.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Vi invito a ragionare per trovare il sistema più adeguato affinché si possa estinguere un mutuo almeno dopo che sia trascorsa la metà del periodo di ammortamento, oppure sia stato rimborsato il 50 per cento del capitale, senza che si debbano pagare penali (Applausi del deputato Aracu)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, in precedenza mi ero rivolto a lei sperando che potesse intervenire. Mi rivolgo adesso al sottosegretario Alfonso Gianni, amico di tante battaglie condotte, nella passata legislatura, in Commissione lavoro.
Sottosegretario Gianni, lei è una persona che ha sempre dimostrato di essere sensibile alle problematiche della povera gente, qui ricordate, in maniera esemplare, dall'intervento del collega che mi ha preceduto. Ebbene, mi domando per quale motivo non si debba accogliere quanto il collega Lazzari ha affermato con buonsenso.
Se non vanno bene le proposte emendative presentate, possiamo modificarle oppure accantonarle; tuttavia, a mio avviso, occorre comunque tutelare chi oggi ha stipulato un mutuo e vuole recedere da esso, magari anche indipendentemente dalla sua volontà, perché non ha più la possibilità di pagare, poiché la rata è troppo alta. Ciò perché ritengo importante concedere tale facoltà.
Lei ricorderà, onorevole Gianni...

PRESIDENTE. La invito a concludere...


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CESARE CAMPA. ...con quanta attenzione in Commissione lavoro, nella scorsa legislatura, ascoltavamo il suo punto di vista, che si muoveva in tale direzione.
Cosa è cambiato improvvisamente? Lei, infatti, in questo Governo deve far prevalere quei principi che l'hanno contraddistinta e che contraddistinguono tuttora la sua parte politica. Si deve stare dalla parte della povera gente...

PRESIDENTE. Deve concludere...

CESARE CAMPA. Allora, invito tutti a fermarci un attimo e ad ascoltare la saggezza di un parlamentare anziano...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole!

CESARE CAMPA. ... che chiede di non verificare ciò con l'ABI, la quale molto spesso è dipinta da voi con...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Campa!

CESARE CAMPA. ... aggettivi inqualificabili! Dovete dimostrare di avere saggezza...

PRESIDENTE. Grazie...!

CESARE CAMPA. ...e di essere in grado di accogliere questo nostro invito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che, quando si discuta del cittadino e dei costi che questi deve sopportare, ci voglia molta onestà intellettuale. Vorrei formulare, dunque, alcune precisazioni.
In primo luogo, vorrei sia chiaro a tutti che in questo caso, così come per altre parti del decreto-legge in esame, non stiamo parlando di liberalizzazione. Le liberalizzazioni, infatti, sono quei processi che introducono maggiore concorrenza in mercati dove non c'è, vale a dire dove esiste o un solo operatore oppure pochi soggetti, i quali sono in grado di determinare i prezzi. Mi riferisco, quindi, ai regimi di monopolio o di oligopolio.
Vorrei sottolineare, tuttavia, che non ci troviamo in uno di questi casi. Il settore finanziario, infatti, oggi si sviluppa in un regime di concorrenza, poiché gli operatori bancari presenti sul mercato sono numerosi ed i prezzi, quindi, vengono determinati in regime di libero mercato.
Noi stiamo intervenendo, invece, su contratti di diritto privato: infatti, da una parte vi sono le banche, che sono società private, e dall'altra vi è il cittadino.
Questo comporta due tipi di problemi, uno sostanziale ed uno formale. Il primo è quello sostanziale. Quando andiamo ad eliminare la penale sull'estinzione anticipata dei mutui, obblighiamo le banche a cambiare il proprio mix di raccolta e ad aumentare le proprie riserve. Ciò vuol dire che le banche oggi misurano la loro raccolta in base alla durata del loro impiego.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,40)

GIAN LUCA GALLETTI. Quindi, se l'impiego viene cambiato perché diventa insicuro nel tempo, le banche stesse dovranno accorciare i tempi di raccolta. Ma non è solo questo, perché esse saranno obbligate (sarà la Banca d'Italia ad obbligarle) ad aumentare le proprie riserve. Infatti, è possibile che tutti i clienti insieme (può capitare il caso) chiedano l'estinzione anticipata dei mutui e quindi dovranno avere i soldi in cassa per poter operare. Tutto questo comporterà maggiori oneri - ovvero interessi attivi più alti per le banche - che scaricheranno il costo sul cliente finale.
Allora la conseguenza di tutto questo sarà che alla fine non esisterà più la penale sui mutui, ma che i tassi obbligatoriamente aumenteranno perché le banche pagheranno di più la propria provvista. Pertanto, di fatto stiamo illudendo il


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cittadino sul fatto che vi saranno tassi minori. Non avverrà questo e nei prossimi mesi assisteremo, - in misura lieve se ci limitiamo soltanto ai mutui sulla prima casa, in misura più consistente se ampliamo la platea del nostro intervento - ad una lievitazione dei tassi di interesse.
Inoltre, come dicevo, esiste anche un problema formale. Se non agiamo in un regime di libero mercato, è chiaro che spetta allo Stato intervenire. Tuttavia, in un caso come quello che ci riguarda, in cui il mercato è libero ed esistono più operatori, lo Stato non ha alcuna potestà legislativa in merito alla determinazione del prezzo, perché essa è libera. Infatti, ha ragione l'onorevole Buontempo a rilevare che già alcune banche non applicano la penale sull'estinzione anticipata dei mutui. Tuttavia, ciò comporta un innalzamento del tasso di interesse. Quando entro in banca, contratto tutte le clausole con la banca, potendo scegliere una penale più bassa se so di avere molte possibilità di rientrare presto dall'onere del mutuo ed accettando anche un tasso di interesse più alto Viene quindi svolta una contrattazione.
In proposito il Parlamento non ha alcuna potestà legislativa di intervento, o almeno non l'avrebbe in linea teorica, perché in pratica la sta assumendo di autorità. Così facendo, tuttavia, esautoriamo chi ha davvero il potere di verificare se i contratti sono giusti o meno e corrispondono al mercato, ovvero l'autorità di vigilanza ed in questo caso la Banca d'Italia. Essa infatti ha il compito specifico di controllare, oltre che l'andamento equilibrato del sistema bancario, anche che i contratti siano equi nei confronti dei cittadini. Pertanto, stiamo sottraendo potere all'autorità di controllo, in questo caso la Banca d'Italia, attribuendolo al Parlamento. Sono d'accordo con quanto affermato all'onorevole Tabacci questa mattina sul fatto che si tratti di una strada molto appetibile; tuttavia, si sa dove essa inizia ma non dove finisce.
Nel caso specifico dei mutui in corso o ancora da sottoscrivere, anche voi, almeno stando alla formulazione della norma, prendete atto del fatto che il tasso di interesse è destinato a salire. Infatti, per quanto riguarda i contratti nuovi, affermate che non vi sarà più una penale, mentre per quelli vecchi che varrà una regola generale di riconduzione ad equità, tramite accordo tra l'ABI e il cittadino. Essa tuttavia non scatta automaticamente, ma solo in sede di negoziazione. In tale sede la banca chiederà al cittadino un tasso più elevato per togliere la penale. E quindi si rientra nello schema generale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario per pochi istanti in cambio della sua attenzione perché vivo queste realtà. In questo momento il punto fondamentale, per quanto riguarda il discorso sui tassi, è quello della concorrenza. Rispetto al momento in cui sono stati accesi i mutui, oggi ricorrono condizioni in genere migliori. Inoltre, dal momento che le aziende attraversano molti problemi, esse molto spesso accendono un nuovo mutuo che ne assorbe altri. Questi ultimi vanno ad estinguersi, permettendo tuttavia all'azienda di essere mutuata per un periodo più lungo di tempo e diminuendo di conseguenza il carico mensile degli interessi passivi.
È logico quindi che molto spesso le imprese tendano ad accendere nuovi mutui. Il pagamento della penale rappresenta un disincentivo ad utilizzare la concorrenza per poter accedere a nuove iniziative di carattere finanziario. Questo è profondamente sbagliato.
Prima sentivo dire che si arriverebbe ad un aumento dei tassi e questo è vero, ma è altrettanto vero che, siccome vi è maggiore concorrenza, le banche devono diminuire i loro spread tra i due tassi, attivo e passivo. Ciò fa parte di una realtà italiana molto più costosa rispetto alle banche degli altri paesi europei. Quindi, la possibilità di difendere meglio i cittadini, a mio avviso, deve essere portata avanti da questa Camera.


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Ecco perché ritengo veramente assurdo non approvare una norma che consenta una maggiore tutela del cittadino, in questo caso oggetto di mutuo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, non posso che condividere tutte le argomentazioni sostenute dal collega Campa che dovrebbero indurre il Governo ad accettare questo emendamento.
Mi domando: cosa produce effettivamente questa soppressione di commi? Un ricorso alla retroattività? Ma il Governo l'ha abbondantemente applicata in tante altre occasioni! Cosa prevede in più l'emendamento depurato da questi commi? L'obbligo di rinegoziare. Dov'è la paura delle banche di rinegoziare con i clienti che chiedono di poter mettere in discussione la questione delle penali?
Veramente non capisco dove sia il grave pericolo che questo Governo intravede in una dizione del genere, che dà la possibilità alla gente di rinegoziare il tutto. Mi sembra una cosa così ovvia, di buonsenso, il cui rifiuto dimostra proprio una volontà che, anziché andare incontro alle famiglie povere e aiutare i giovani che devono formarsi una famiglia, evidenzia l'inesistenza di programma serio.
Colleghi, riflettiamo su questo aspetto! Abbiamo la possibilità di aiutare le giovani coppie e coloro che sono indigenti a ridiscutere quanto previsto. Ritengo si tratti di una condizione totalmente condivisibile, dunque vi invito ad esprimere un voto favorevole sul presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, intervengo perché si rischia un po' di confusione.
Intanto, il primo punto che vorrei chiarire - anche rispetto ad alcuni interventi che ho ascoltato - è che l'eliminazione di qualsiasi penale è prevista per tutti i nuovi contratti. Quindi, in questo caso, la discussione non riguarda i nuovi contratti.
La seconda questione riguarda il pregresso, rispetto al quale vi è una lobby trasversale, per cui neanche l'opposizione ha pensato di prevedere l'eliminazione della penale in tutti i casi. Vi è un motivo per cui a nessuno è venuto in mente di prevedere una eliminazione totale per il pregresso? In effetti, la tipologia di questi contratti aprirebbe contenziosi difficilmente ricomponibili - a differenza di quanto avviene per le assicurazioni - e gli emendamenti presentati dall'opposizione riguardano limiti che rischiano di diventare nocivi nella contrattazione stessa tra l'associazione bancaria e quella degli utenti. Di questo si tratta e per questo rischiano di essere peggiorativi!
Tra l'altro, la Banca d'Italia, entro trenta giorni - infatti in Commissione è stato accolto un emendamento in tal senso -, non solo deve definire, in caso di mancato accordo fra le due parti (la banca e le associazioni), quali sono i parametri, ma li deve addirittura stabilire in base ad un criterio di equità rispetto alla situazione corrente. Inoltre, il comma 7 precisa che chiunque, titolare di un mutuo, prima che si definisca l'accordo con l'associazione bancaria, e prima, dunque, che entrino in vigore le previsioni normative, voglia contrattare con la propria banca una condizione migliore può farlo. Non è obbligato a farlo sostenendo maggiori costi del mutuo e venendo, per così dire, gabellato. Può decidere liberamente, infatti, se accedere o non accedere ad una contrattazione senza il 'salvagente' previsto dalla legge.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,50).

MARILDE PROVERA. Dunque, non avendo alcuno il coraggio di sfidare il sistema giuridicamente preposto, che potrebbe mettere proprio i mutuatari più deboli - quelli cui si richiama con tanta


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enfasi l'onorevole Buontempo - nelle peggiori condizioni nell'ambito del contenzioso bancario, si affida all'autorità della Banca d'Italia il compito di stabilire delle condizioni di equità in mancanza di un accordo, che potrebbe essere eventualmente migliorativo, tra Associazione bancaria e associazioni dei consumatori. Oggi, le associazioni dei consumatori, vivaddio, un po' di peso, in questa nazione, ce l'hanno! In ogni caso, rimarrebbe pur sempre la Banca d'Italia a dover intervenire, vincolata ai detti criteri di equità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei anzitutto rivolgere al collega dell'UDC solo una breve considerazione. Egli, infatti, forse conosce poco la situazione economica dei cittadini che contraggono i mutui in Italia: fino ad ora, sono solo il 5,5 per cento quelli che ne chiedono l'estinzione anticipata.
Per le banche non dovremmo preoccuparci in alcun caso perché, in qualsiasi momento, esse cadrebbero in piedi.
Da parte nostra, ci fidiamo poco della Banca d'Italia e perciò chiediamo al riguardo norme ancora più dettagliate con tempistiche ben precise. L'emendamento in esame, che interviene sui commi 3, 5 e 7 dell'articolo 7, migliora, a nostro avviso, le disposizioni sull'estinzione anticipata dei mutui. Successivamente potrebbe divenire difficile controllare e sanare una situazione che per il cittadino potrebbe andare di male in peggio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 413
Votanti 365
Astenuti 48
Maggioranza 183
Hanno votato
122
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 7.8 e Fedele 7.202, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Presidente...

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
176
Hanno votato
no 236).

Mi dispiace, collega Della Vedova, ma avevo già dichiarato aperta la votazione!
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rava 7.6 e Fedele 7.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, invero è spiaciuto più a me che a lei che non avesse visto il mio braccio alzato per chiedere di parlare sugli identici emendamenti testé votati.
Vorrei ora svolgere qualche breve considerazione generale per poi soffermarmi sul contenuto puntuale degli emendamenti ora in esame. La considerazione più generale è che la discussione in corso rivela, a mio avviso, come l'impostazione seguita non solo, come chiunque può notare, non abbia nulla a che fare con le liberalizzazioni, ma sia anche sbagliata, perversa e


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destinata a produrre contraccolpi su tutto l'impianto di questo articolo e anche di questo provvedimento. Abolire le clausole penali per l'estinzione anticipata dei mutui è misura che sicuramente strappa unanimi applausi a tutti quanti abbiano acceso un mutuo; ma si tratta di una reazione del tutto superficiale.
Tra le molte considerazioni che si possono ancora fare, ne voglio sottolineare due in particolare. L'opzione del recesso anticipato, che esiste - ha ragione il collega Buontempo - solo in Italia, ha ovviamente un costo, come tutte le opzioni di tale tipo. Altrove non vi sono opzioni di questo tipo, ma i tassi, se paragonati a quelli di tutti gli altri mercati finanziari, sono più alti: ciò vale per gli Stati Uniti e per molti paesi europei. L'unico effetto certo che questo provvedimento produrrà sarà l'innalzamento di tutti i tassi. Infatti, gli istituti di credito, dovendo rinunciare a questa clausola, che ha una sua razionalità economica «cartesiana», necessariamente si rifaranno sui consumatori, aumentando i tassi.
L'effetto sarà, considerando che mediamente, come diceva il collega intervenuto in precedenza, solo il 5,5 per cento delle persone recedono anticipatamente dal mutuo, che si avrà un vantaggio per questo 5,5 per cento, che potrebbe anche diventare il 10 per cento, ma si registrerà uno svantaggio certo per il restante 90-95 per cento.
Casomai, se il Governo avesse voluto fare qualcosa di sua stretta competenza, senza interferire pesantemente creando pericolosi precedenti nelle dinamiche di mercato, avrebbe potuto intervenire sulla leva fiscale, eliminando lo 0,25 per cento di imposta sostitutiva che deve pagare chi accende un mutuo per la prima casa. Forse lo Stato avrebbe fatto bene a rinunciare a tale misura. Ma poiché ci si è infilati in questo ginepraio, convinti che strappare l'applauso di un momento da parte degli utenti dei telefonini o degli utenti dei mutui valga molto più che non creare responsabilmente e strutturalmente condizioni mercato in grado di avvantaggiare davvero tutti i consumatori - e credo che per i mutui abbia fatto molto di più il Governo precedente, cominciando ad aprire alla concorrenza internazionale il mercato del credito italiano, che non l'intervento dirigista che oggi ci proponete e che avrà solo contraccolpi negativi -, va considerato che vi sono banche che, in virtù di una logica concorrenziale, già propongono mutui senza la penale in caso di estinzione per l'acquisto della prima casa. Quindi, anziché premiare coloro che, nel mercato, offrono il meglio ai consumatori, li si penalizzerà con l'adozione di questa misura.
Detto questo, è chiaro che, se la logica entro cui ci si muove è quella dirigista, burocratica e antimercato, che vuole lo Stato dei consumatori come surrogato della lotta di classe, ci si trova a dover affrontare questioni quali quella affrontata da questi emendamenti.
Si tratta di evitare di creare disparità di trattamento tra chi ha un mutuo in essere e chi accede ad un nuovo mutuo: vi sarà infatti la solita «tagliola» della data di entrata in vigore del decreto-legge, in modo che chi ha stipulato il mutuo il giorno prima avrà la clausola penale nel caso di estinzione anticipata e chi lo stipula dodici o ventiquattro ore dopo non avrà tale clausola, non per scelta del mercato, ma per scelta del ministro Bersani, con i rischi di impostazione «cháveziana» che questo provvedimento presenta.
Per questo motivo, credo che gli identici emendamenti in esame abbiano una loro razionalità; in un contesto economicamente irrazionale, hanno una loro razionalità e pertanto preannuncio su di essi il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, comprendo la «rincorsa» tra i colleghi - ed anche tra i gruppi - a tentare di ridimensionare il ruolo delle banche nel nostro paese. Registro che nella scorsa


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legislatura mi è capitato spesso di svolgere su questi temi una battaglia, ahimè, molto solitaria, ed ora debbo constatare come sia desiderio del Parlamento entrare addirittura profondamente nel merito di accordi tra privati. Invece di rafforzare il ruolo delle Autorità indipendenti, semmai richiamando la Banca d'Italia alla sua funzione più penetrante, ossia quella di vigilare sulla trasparenza del mercato bancario e mettere i cittadini in condizione di confrontare i prodotti bancari tra di loro, vi è la pretesa di entrare nel merito dei contratti.
Questa mattina ho avuto modo di dire che, prendendo questa strada, non si sa dove si andrà a parare: non c'è dubbio che essa sia molto pericolosa.
Credo che il ministro Bersani sia incorso in qualche eccesso. Nella passata legislatura - tutti ricordiamo l'estate dei «furbetti del quartiere» - c'era una grande difficoltà a parlare di questi argomenti tenendo la schiena dritta. Tuttavia, mi pare che ora si voglia entrare troppo nel merito.
Tra l'altro, mentre stiamo discutendo di questi temi, fuori da qui il sistema bancario italiano ha deciso di ricomprare per l'ennesima volta la Telecom. Stanno accadendo fatti di potere di proporzioni rilevanti! Il fatto che i principali gruppi bancari siano intenzionati a riacquistare la Telecom è un problema che interessa le tasche dei cittadini italiani. È chiaro, infatti, che ciò avverrà a scapito dei consumatori finali, i quali continueranno a pagare per le bollette telefoniche un prezzo maggiore rispetto a quanto dovuto.
Un sistema che funziona bene ha bisogno di poggiarsi su Autorità indipendenti che abbiano un compito proprio, diverso da quello del Parlamento. Un sistema che funziona male rimanda il Governo ad un'antica nostalgia per i tempi in cui lo Stato gestiva tutti questi servizi: quelli bancari, quelli assicurativi, le autostrade, l'energia elettrica, il gas.
È una strada sbagliata: occorre riconsiderarla e trovare un punto di equilibrio. Il Governo non si avventuri su questa strada! Il Parlamento stabilisca le regole del gioco e, all'interno di questo sistema, le Autorità indipendenti facciano gli interessi dei consumatori finali!
Questo è il modo in cui un paese ordinato può andare avanti ed attrarre investimenti dall'estero. Il tema della fusione tra Autostrade e Abertis è ancora di fronte ai nostri occhi: è chiaro che occorre creare le condizioni per rendere appetibile il nostro mercato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'articolo 7 e gli emendamenti in esame evidenziano, anche alla luce del dibattito parlamentare che si è svolto, un aspetto che vorremmo mettere in evidenza. Questo decreto-legge è stato presentato all'opinione pubblica come un provvedimento di liberalizzazione, che, al di là della terminologia, sulla questione dei rapporti tra i consumatori e le banche avrebbe portato ad una limitazione dello strapotere delle banche (parte forte) e ad una maggiore tutela dei consumatori (parte debole). A questo principio si ispira la disposizione, che vuole cancellare le clausole penali in tema di estinzione anticipata dei mutui. Peccato che ciò non corrisponda assolutamente alla verità. Infatti, le disposizioni vanno lette secondo un combinato disposto, le une con riferimento alle altre.
Oggi non ha senso dire che si limita il potere delle banche (parte forte) nei confronti dei consumatori (parte debole), stabilendo la nullità delle clausole penali in caso di estinzione anticipata dei mutui, quando dall'altra parte lo strapotere e la posizione di monopolio delle banche nel mercato vengono potenziati, perché ad esempio tutti i pagamenti e le prestazioni sopra i cento euro devono essere effettuati con bonifico bancario. Ciò non migliora la situazione dei consumatori e non riduce la posizione di monopolio delle banche nel mercato; anzi, visto che oggi parliamo di


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liberalizzazioni, tale posizione ne risulta rafforzata. Lo stesso possiamo dire rispetto a tutti i pagamenti che si effettuano con il modello F24, tutte le tasse ormai devono essere pagate accedendo al circuito bancario.
Anche per i pagamenti più semplici, vi è l'obbligo di entrare sempre nel circuito delle banche. Occorre dire queste cose, perché bisogna dissipare il fumo negli occhi dei cittadini e dei consumatori: è stato, infatti, detto che questo Governo intendeva tutelare la parte più debole e colpire quella più forte. Questo Governo, con questo provvedimento come con altri, si pone invece l'obiettivo principale di rafforzare chi è già forte e la dimostrazione di questa impostazione si rinviene anche in questo articolo.
Sono d'accordo quando si afferma l'intenzione di cancellare la penale in caso di estinzione dei mutui, ma perché limitare tale possibilità ai mutui accesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, senza estenderla agli altri, sia pure con i limiti e le garanzie da individuare in sede di dibattito parlamentare? Perché, inoltre, non estendere la possibilità di estinguere i mutui senza penalità anche al mondo delle imprese? Forse le piccole e medie imprese rappresentano la parte forte nel rapporto con le banche oppure sono da considerare anch'esse alla stregua dei consumatori, quindi una parte debole da tutelare con preferenza?
Queste sono alcune delle considerazioni che abbiamo voluto evidenziare in questo dibattito parlamentare; cerchiamo anche di spiegarle ai cittadini, perché a loro non vada soltanto fumo negli occhi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vorrei che da questo dibattito alla fine esca fuori che gli unici privilegiati sono quelli che contraggono i mutui!
Sarebbe auspicabile rimetterci al controllo della Banca d'Italia, come ha affermato l'onorevole Tabacci e forse qualcosa sta già avvenendo, ma da Sindona a Calvi ai cosiddetti furbetti del quartierino, mi è sempre sembrato che il vertice della Banca d'Italia fosse molto distratto quando si trattava di tutelare il cittadino comune.
Spesso si è utilizzato il denaro pubblico, come se si accedesse liberamente ad un bancomat, tanto che molte persone sfaccendate dall'oggi al domani sono diventate dei grandi finanzieri, ma alla fine, nel loro processo di crescita e di emancipazione, ci hanno rimesso la pelle in carcere o sul ponte di Londra! Evidentemente spesso il sistema di distrazione bancaria ha creato dei prestanome e per tale motivo il nostro paese è entrato spesso in crisi dal punto di vista finanziario.
Non sono né liberale né liberista dal punto di vista del riferimento ideologico, ma coloro che lo sono e vi fanno riferimento mi devono dire in quale paese europeo si pretendono le garanzie che si chiedono in Italia per l'accensione di un mutuo? In Olanda, in Svezia, in Inghilterra non si prevedono queste condizioni. In Italia se non si portano alcuni beni (una, due, tre case) a garanzia è difficile contrarre mutui! Le banche degli altri paesi europei non prevedono nemmeno la penale per l'estinzione dei mutui.
Ci si confronta spesso con i paesi europei, ma poi non si sa o si vuole far finta di sapere che negli stessi vi è un sistema più moderno da imitare! Quando il cittadino vuole cancellare un mutuo, a prescindere dagli anni in cui ha versato il denaro questo deve avvenire senza pagare alcuna penale! Questa non si paga in nessun altro paese, perché - ripeto un concetto espresso prima - nei primi anni sono stati già pagati gli interessi. Quindi, per i mutui ventennali dal settimo anno in poi si restituisce solo il capitale e non è concepibile che uno che voglia estinguere non gli interessi, ma il capitale che deve restituire, debba pagare una penale perché lo restituisce.
Moltissime banche europee stanno utilizzando un sistema diverso per i ceti più deboli: fanno pagare gli interessi senza restituzione iniziale del capitale. In pratica si contrae un mutuo e per i primi anni,


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per abbattere la rata in modo da far accedere ai mutui i ceti deboli e quelli medi, non si restituisce il capitale, ma si paga solo l'interesse ed in qualsiasi momento o in parte o totalmente il cittadino può estinguere anche il capitale. In altri termini negli altri paesi il cittadino che abbia contratto un mutuo può abbattere la quantità di capitale da restituire, in modo di pagare di meno quando arriverà il momento del riscatto finale. In tutti gli altri paesi europei esiste questo sistema, ma molte banche straniere stanno praticando queste regole anche in Italia.
Cari colleghi, il problema della casa non si risolve con una fantomatica edilizia pubblica, che investe denaro senza che le case vengano costruite o magari, quando vengono costruite, presentano dei costi di gestioni spaventosi. Bisogna fare in modo che il cittadino possa comprare, ove possibile, la casa diventandone proprietario, perché così la paga, la cura e la gestisce senza costi per la collettività.
La penale che si paga per l'estinzione dei mutui è una rapina bancaria, che viene compiuta con il supporto del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Presidente, prima da parte della maggioranza si è ricordato che mantenere il numero legale è compito dell'intera Assemblea, quindi maggioranza ed opposizione. Ho fatto i conti e la maggioranza è presente in Aula con circa 165 deputati, quindi è da più di un'ora che l'opposizione mantiene responsabilmente il numero legale.
Mi chiedo, però, se noi dobbiamo continuare a mantenere il numero legale per fare approvare provvedimenti lesivi anche della dignità delle persone. Non è assolutamente possibile continuare in questa direzione! Abbiamo chiesto di poter valutare alcuni emendamenti e di poter avere un confronto ed avere magari la soddisfazione di vedere accolte alcune proposte di buon senso. A me sembra che invece il buon senso non vi sia. Possiamo continuare con questa storia dei mutui all'infinito? Non possiamo continuare a dire che non si può inserire la retroattività! Bisogna assolutamente fare ciò che prima ricordava anche il collega Uggè con molto buon senso!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 7. 6 e Fedele 7. 203, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato
142
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Delfino non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 7. 204.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.

LUIGI LAZZARI. Presidente, su questa materia mi rivolgo soprattutto al relatore, perché noi avevamo impostato un ragionamento, che in gran parte è venuto a cadere. Avevamo accettato, anche contro la nostra impostazione culturale, di intervenire sul costo dei mutui in corso. Vedo che non vi è stato ascolto su questa parte e quindi cade questo intervento d'autorità, che avrebbe dovuto fissare dei parametri attraverso i quali stabilire la riduzione della penale.
Restano in piedi il comma 5 e il comma 6: avevamo predisposto un emendamento soppressivo di entrambi, perché siamo contrari alla previsione di andare quasi con la mano tesa di fronte all'ABI, per chiedere il favore di aiutarci a ridurre il costo di estinzione anticipata del mutuo,


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per giunta inserendo anche una contrattazione con le associazioni dei consumatori, con tutto quello che significa anche questa introduzione di un nuovo soggetto, che diventa quasi un livello istituzionale, che si siede per contrattare sui mutui.
Tutta questa parte non ci convince minimamente, né sul piano concettuale, né su quello della prospettiva di risultato. Siamo convinti infatti che i soggetti che siederebbero a contrattare abbiano una disparità di forze talmente evidente, che la conclusione di questa trattativa sarebbe praticamente nettamente in favore dell'interlocutore forte, che in questo caso sarebbe l'ABI. Peraltro, vorrei rispondere alla collega Provera, la quale addebita a noi di non aver compiuto certi passi, che forse dimentica di far parte di una maggioranza, che sostiene un Governo che forse in questa materia non tiene in nessuna considerazione i deputati che lo sostengono, ma questa non è colpa nostra!
Mi rivolgo quindi al relatore, perché in realtà neanche noi nell'attuale formulazione condividiamo l'emendamento soppressivo, che da parte nostra resta in piedi. Noi però non abbiamo la facoltà di modificare una nostra proposta, mentre il relatore ha questa capacità. Noi consideriamo più utile, anche sulla scia di quanto affermato dall'onorevole Tabacci poco fa ed anche da molti di noi prima, mettere in campo direttamente la Banca d'Italia per dirimere, sulla materia dei mutui in corso, la questione relativa all'entità del costo e della riduzione e così via, piuttosto che scimmiottare una trattativa con l'ABI, che rischierebbe di concludersi male, quindi sarebbe invocato l'intervento della Banca d'Italia, creando così una specie di circuito vizioso, alla fine del quale - sono più che tranquillo - i mutui continuerebbero a costare, così come costano oggi.
Chiedo allora al relatore se se la sente di formulare la modifica di questi due commi 5 e 6 dell'articolo 7, per centrare un emendamento esclusivamente sulla Banca d'Italia, come interlocutore fondamentale in una controversia sui mutui esistenti. Se lo ritiene, presenti un emendamento e noi saremo pronti a prenderlo in considerazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. L'emendamento in oggetto richiama l'intervento che il collega Tabacci ha pronunciato poc'anzi. Rispetto anche alle sue considerazioni, vorrei ricordare che nella precedente legislatura gli scandali finanziari hanno costretto il Parlamento ad occuparsi del rapporto tra banche e imprese e tra banche e cittadini. Purtroppo, da quelle vicende non si è riusciti ad uscire con una soddisfazione per tutti i risparmiatori, ma certamente il legislatore ha fatto la sua parte. Da quella riforma è nata una vigilanza per finalità non completa, che ha riformato le Autorità che vigilano sul mercato finanziario. In particolare vi è stata la riforma importante delle funzioni della Banca d'Italia, sottraendo alla stessa le competenze relative alla concorrenza, perché esse rappresentavano un conflitto di interessi, e consegnandole quindi all'Antitrust, e rafforzando i poteri della Consob, mettendo la Banca d'Italia con il nuovo Governatore in condizione di addivenire ad una riforma, che ha riportato la collegialità delle decisioni ed una nuova forte autorevolezza della Banca d'Italia.
Diciamo tutto questo, perché i due commi 5 e 6 dell'articolo 7 del decreto-legge mettono in condizione l'ABI, che è un'associazione di imprese, e le associazioni dei consumatori di assurgere ad un ruolo istituzionale.
Nulla di male, ma si scavalca la funzione stessa della Banca d'Italia, che è richiamata qualora non vi fosse un accordo tra le parti, cioè tra ABI ed associazione dei consumatori. Quindi, l'emendamento, per forza di cose, taglia un po' come una mannaia i commi 5 e 6. Comunque, credo che, al di là dell'emendamento soppressivo - che, quindi, ha la funzione di porre la questione -, si potrebbe immaginare che restasse in vita


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solo la parte del comma 6 relativo alla misura della penale che sia individuata appunto dalla Banca d'Italia, perché il ragionamento che faceva prima il collega Tabacci è condivisibile, posto che l'autorità indipendente deve avere la possibilità e l'autorità di essere arbitro, perché in questo caso le associazioni dei consumatori assumerebbero un ruolo che è nettamente superiore a quello che viene loro attribuito per legge, diventando addirittura soggetti attivi nella firma di contratti vincolanti per tutta la platea dei consumatori e dei risparmiatori.
Anche sulle associazioni dei consumatori varrebbe la pena di avviare un'azione di riforma perché la maggioranza continua a ritenerle soggetti istituzionali in virtù di una norma che li mette, in maniera riconosciuta, al tavolo del Ministro delle attività produttive, oggi dello sviluppo economico, e che loro assegna anche consistenti finanziamenti. Il problema è che le norme che regolano la possibilità di istituire un'associazione dei consumatori sono piuttosto lacunose. Quindi, che queste associazioni, non solo con il provvedimento in esame, ma anche attraverso quello relativo alla class action, assumano parte attiva - quindi, non solo di attività promozionale della concorrenza e della tutela dei consumatori, ma anche un'attività istituzionale -, è un fatto sul quale vale la pena di riflettere prima di legiferare, anche per comprendere quali siano effettivamente i rapporti tra le organizzazioni sindacali, le associazioni dei consumatori, i soggetti di questo tipo di attività.
In ogni caso, con questo emendamento sottoponiamo all'Assemblea la necessità di ragionare per consentire alle autorità indipendenti, in questo caso la Banca d'Italia, di avere piena facoltà e possibilità di intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei fare due considerazioni a partire da questi emendamenti e voglio rifarmi ad alcuni degli ultimi interventi svolti dai colleghi Saglia, Tabacci e Della Vedova. Io penso che nelle norme, che attengono ai contratti bancari fra creditori e clienti, ci sia sicuramente il segno di una inadeguata evoluzione sia del nostro sistema bancario, sia della capacità delle authority, che in questo settore hanno la competenza di svolgere fino in fondo il compito di tutela della concorrenza, della trasparenza e, quindi, degli interessi della massa dei cittadini utenti del sistema finanziario.
Non c'è dubbio che, se fossimo in presenza di una compiuta capacità di questi organismi e di un equilibrio di rapporto effettivo fra il potere bancario e questi organismi di vigilanza, non ci sarebbe bisogno di interventi legislativi come quelli che stiamo esaminando. Quindi, voglio dare atto che, in termini di principio, tocchiamo un tema «caldo», un tema in cui misuriamo ancora l'immaturità dell'evoluzione del nostro sistema finanziario e della capacità delle istituzione pubbliche di svolgere le funzioni regolatorie adeguate. Voglio però ricordare - l'ha fatto prima l'onorevole Tabacci - che noi abbiamo alle spalle un quinquennio in cui gli scandali finanziari sono stati all'ordine giorno e in cui abbiamo misurato giorno per giorno l'abuso della gran parte delle istituzioni creditizie nei confronti della clientela più debole; inoltre, l'inadeguatezza di quella gestione e di quella fase della Banca d'Italia l'abbiamo criticata apertamente nelle relazioni del Parlamento, nelle Commissioni di indagini e di lì abbiamo messo in moto quel processo di riforma tutt'altro che compiuto. Voglio anche ricordare proprio all'onorevole Saglia che, nel corso delle fasi successive all'emergere degli scandali finanziari, si è evidenziato un ruolo, di fatto, non stabilito dalla legge, delle associazioni di tutela e di rappresentanza dei consumatori.
Diversi istituti bancari, infatti, anche se non tutti, dopo l'emersione degli scandali e prima dei pronunciamenti dei tribunali hanno concluso, con alcune associazioni di consumatori, accordi che hanno consentito di riparare, in parte, ai danni subiti da


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questi ultimi a causa della vendita di prodotti scadenti effettuata da alcuni istituti, in violazione di qualsiasi etica. In qualche modo, si è risarcito, almeno in parte, il danno ai consumatori. Quindi, quando si fa riferimento alle associazioni dei consumatori si richiama una prassi che, nei fatti, già si è affermata. Ritengo che non stiamo istituendo ope legis una sorta di nuova funzione in capo all'associazione dei consumatori, operazione che richiederebbe una elaborazione e una riflessione molto serie. Dal momento che si è riusciti a limitare i danni per i consumatori nella fase più calda degli scandali finanziari proprio grazie al ruolo svolto da queste associazioni, noi intendiamo semplicemente affermare la necessità di riconoscere loro uno spazio in un periodo di transizione, nel quale è necessario mediare tra i vecchi contratti e la nuova normativa.
Ritengo che questo impianto normativo, nel suo complesso, sia difendibile e che la norma di chiusura, che invoca l'intervento della Banca d'Italia la quale, in ultima istanza, ha il dovere di ricercare una soluzione nel caso non intervenga alcun accordo tra le parti, consenta di interpretare tutta la disciplina con una certa tranquillità, quanto alla tutela dell'interesse dei consumatori
Confermo, quindi, il mio apprezzamento per il complessivo impianto normativo elaborato dalla Commissione, ma ribadisco che stiamo toccando nervi scoperti, perché ancora esiste uno squilibrio di potere troppo marcato tra le banche e la massa delle famiglie consumatrici e delle piccole imprese che ricorrono al credito. Inoltre, sussiste ancora una inadeguata capacità di penetrazione e di controllo da parte delle istituzioni. Preferirei che fossero l'antitrust o la Banca d'Italia o la Consob ad affermare che questo tipo di contratto non è sufficientemente equo, trasparente ed equilibrato, piuttosto che il ministro per lo sviluppo economico. Tuttavia, mi rendo conto che, in questa fase, dobbiamo ricorrere ancora ad una tutela di tipo legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'emendamento Lazzari 7.204 ci dà la possibilità di effettuare una valutazione attenta dell'articolo 7, commi 5 e 6. Non ripeterò le valutazioni già svolte dal collega Saglia e nemmeno le argomentazioni illustrate, in maniera diversa, dal collega Turci. Esprimo soltanto alcune personali considerazioni riguardo all'emendamento in esame e alla sua formulazione. Il presentatore ha rivolto al relatore un invito a verificare se effettivamente sia possibile modificarlo, nel senso di sostituire alla proposta di soppressione dell'articolo 7, commi 5 e 6, la proposta di soppressione esclusivamente dell'articolo 7, comma 5. Forse, questo ci pone nella condizione di recuperare il dibattito che si è svolto nella precedente legislatura riguardo ai compiti assegnati alla Banca d'Italia quale autorità regolatrice. Dobbiamo essere molto attenti perché - è vero - si toccano nervi scoperti ma ci sono anche alcuni aspetti contraddittori. Infatti, si assegna all'Associazione bancaria italiana e alle associazioni dei consumatori il compito di definire le regole generali di riconduzione ad equità dei contratti di mutuo in essere. Ho la sensazione che, in tal modo, svolgiamo un lavoro intermedio che non ha significato e dilazioniamo la soluzione, anziché affermare un principio chiaro. Infatti, la norma prevede, al fine di realizzare compiutamente il disegno dell'estinzione anticipata dei mutui immobiliari, il trasferimento nell'ambito di una nuova contrattazione, dilazionata nel tempo, la sistemazione delle cosiddette vertenze e, in modo particolare, la definizione della responsabilità in capo alle banche.
Pertanto, se il relatore è d'accordo, noi saremmo dell'avviso di mantenere la parte dell'emendamento presentato, volta alla soppressione del comma 5, per andare ad occuparci direttamente del comma 6; ciò, comunque, considerate tutte quelle attenzioni da prestare a questo tema.


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Sappiamo perfettamente che, in qualche misura, l'azione di Governo entra a gamba tesa - per così dire - sulle cosiddette agenzie regolatorie indipendenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, su questa tematica la posizione della Lega Nord è stata abbastanza chiara, sin da quando abbiamo iniziato a discutere di questo provvedimento.
Se di penalità si deve parlare noi, per parte nostra, parliamo di estinzione della stessa; in proposito, abbiamo presentato degli emendamenti che vanno ben oltre i mutui che verranno stipulati da oggi in poi, poiché agiscono anche in maniera retroattiva. Non abbiamo compreso le motivazioni della maggioranza e del Governo secondo cui è stata negata questa possibilità.
Le classiche motivazioni portate dal Governo nel momento in cui non vengono accettati gli emendamenti sono relative al gettito, alla copertura, ma sappiamo che in questo caso non sussistono.
Per quanto riguarda le motivazioni di retroattività, da quando ha avuto inizio questa legislatura i provvedimenti del Governo sono intervenuti varie volte a gamba tesa sui periodi precedenti. In riferimento ai contribuenti, ad esempio, faccio presente il cambiamento delle regole del gioco, praticamente a partita già finita, sugli anni d'imposta precedenti. Sono stati sempre derogati tutti i diritti stabiliti dallo statuto del contribuente, quindi non vale il discorso della retroattività, come si è visto anche per quanto concerne le assicurazioni.
Quindi, la nostra azione era guidata da una logica che mirava a togliere queste penali anche per i mutui in essere, magari in periodi predefiniti e chiari: era questo l'obbiettivo degli emendamenti presentati dal nostro gruppo.
La posizione del Governo e della maggioranza è priva di motivazioni legate al gettito e alla retroattività, quindi siamo giunti alla conclusione che vi è una certa attenzione verso il mondo bancario e verso gli interessati a questi provvedimenti per la parte bancaria e finanziaria.
A dire il vero, il fenomeno si era già estrinsecato in altri provvedimenti approvati: in merito ad una legge approvata nei mesi scorsi ricordo che, solo grazie all'intervento del gruppo della Lega Nord, si riuscì a modificarne l'aspetto relativo alla valutazione del rating. Se vi ricordate, trattammo un provvedimento che parlava della valutazione del rating, cioè del merito di credito degli intermediari creditizi sulle imprese. Vi era una disposizione che recepiva una direttiva comunitaria secondo cui il merito di credito che valutano le banche deve essere pagato dal cliente; era cioè il cliente che doveva pagare la valutazione del rating che la banca faceva al cliente stesso.
In quel caso, solo attraverso una grande discussione con il Governo, che si rimise all'Assemblea di fronte a questa iniquità - come la chiamammo -, si riuscì a modificare la disposizione ricordata.
Comunque, tutto ciò era sintomatico dell'impostazione del Governo in materia di banche, di clienti che anche oggi ha mostrato uno dei suoi aspetti. Quindi, trovarsi adesso a discutere della soppressione o meno di commi, ci pare quasi un palliativo; invece, si dovevano recepire i nostri emendamenti per attribuire un reale vantaggio ai consumatori.
Tra l'altro, il pensare che le associazioni bancarie e le associazioni dei consumatori debbano cercare di trovare la soluzione migliore per i mutui in essere e per un accordo, non vorremmo portasse ad un'istituzionalizzazione di certe associazioni, quasi che avessero dei compiti normativi.
Quindi, su questi aspetti siamo prudenti. D'altra parte, la mancata previsione della rinegoziazione dei mutui in essere è un altro aspetto da valutare.
Per questi motivi, la Lega Nord si asterrà sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.


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PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, credo che mai come in questo caso vi sia la necessità che il Governo ed il relatore manifestino un po' di buona volontà. Mai come in questa occasione si può andare incontro all'esigenza di parità tra mutuatari e mutuanti. In sostanza, oltre a proporre la soppressione dei commi 5 e 6 dell'articolo 7, l'emendamento in esame vuole dare la possibilità di rinegoziare un mutuo in corso, atteso che colui il quale ha stipulato un mutuo a tasso variabile soggiace, oggi, alle direttive della BCE. Allora, parità di comportamento: laddove vi dovesse essere un abbassamento del tasso, occorrerebbe consentire al cittadino ed all'impresa di rinegoziare il mutuo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIETRO FRANZOSO. ... senza applicazione di penalità.
Almeno in queste piccole cose cerchiamo di mettere sullo stesso livello gli interessi del cittadino e quelli delle banche (che comunque sono sempre garantiti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ho già accennato in precedenza ai due aspetti di grande rilevanza che l'emendamento in esame affronta: il primo è quello della retroattività (come ha giustamente rilevato l'amico Campa); il secondo è la possibilità della rinegoziazione, elemento di grande civiltà che dà alle imprese ed ai cittadini la possibilità di recarsi in banca a ricontrattare il tutto. Non si vede il motivo, non si sa quale sia l'elemento che osta a dare ai cittadini la possibilità di ricontrattare condizioni divenute particolarmente onerose.
Ancora una volta, mi rimetto alla capacità di comprensione ed alla volontà di tutelare le classi meno abbienti, affinché si intervenga per porre rimedio ad un grave errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, interverrò a titolo personale perché il regolamento lo prevede, ma vorrei parlare a nome di tutti coloro i quali sono in attesa di vedere che il provvedimento vada in loro favore.
Meraviglia che, da parte della maggioranza, siano state dette le stesse cose che ha detto poco fa, con molto buonsenso, il collega Uggè, perché, alla prova dei fatti, si vota contro l'emendamento in esame! Mi sembra che il collega Lazzari, riprendendo quanto detto in precedenza ed anche poco fa dal collega Uggè, ci inviti a sfruttare la possibilità di rivedere, di riformulare, di cogliere quello che, nella sostanza, è il sentimento di tutto il Parlamento: anche dagli interventi di autorevoli rappresentanti della maggioranza abbiamo capito che c'è condivisione su questo argomento.
Signor Presidente, fermiamoci, riformuliamo, cancelliamo questi ...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE CAMPA. ... commi 5 e 6! Non suoni soltanto il campanello per mandarci a casa, signor Presidente, ma faccia qualcosa in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, devo essere onesto e chiaro: c'è un punto di dissenso che non ci consente di lavorare ad un'eventuale riformulazione. Sulla possibilità di riconoscere un ruolo alle associazioni dei consumatori riguardo alla conduzione di una trattativa con l'Associazione bancaria c'è un punto di dissenso. Naturalmente, può essere opinabile: è giusto.
L'unica cosa che osservo è questa: è del tutto evidente che un ragionamento rimane


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aperto e non vi è ancora una soluzione soddisfacente dal punto di vista dell'ordinamento e, più che delle istituzioni, della cultura in generale del nostro paese, con riferimento al ruolo delle authority rispetto al mercato. Siamo assolutamente d'accordo sul fatto che non è responsabilità di quella o di quell'altra authority, ma si tratta di un clima culturale generale.
Tuttavia, vorrei osservare che le associazioni dei consumatori possono svolgere un ruolo nella costruzione di una cultura del mercato regolato che punti a trovare un'equità che credo vada incoraggiata.

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Presidente, vorrei sapere se l'emendamento in esame può essere votato per parti separate, nel senso di votare distintamente la soppressione dei commi 5 e 6 dell'articolo 7.

PRESIDENTE. Onorevole D'Agro, il comma 6 dell'articolo 7 inizia con le seguenti parole: «In caso di mancato raggiungimento dell'accordo di cui al comma 5». Pertanto, non è possibile votare l'emendamento per parti separate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 7.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 379
Astenuti 35
Maggioranza 190
Hanno votato
126
Hanno votato
no 253).

Chiedo al relatore se possiamo proseguire con l'esame degli emendamenti successivi o se siamo nelle condizioni di tornare sugli emendamenti accantonati.

ANDREA LULLI, Relatore. Propongo di passare all'esame dell'emendamento 7.300 della Commissione, che sostanzialmente riformula l'emendamento Lazzari 7.200, precedentemente accantonato.
L'emendamento testualmente recita : Al comma 1, dopo le parole: adibite ad abitazione aggiungere le seguenti: , ovvero allo svolgimento della propria attività economica o professionale.
Mi permetto di aggiungere che ritengo molto importante questo emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo lo accetta.
Chiedo al presentatore se, sulla base di quanto appena detto dal relatore, acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Lazzari 7.200.

LUIGI LAZZARI. È ovvio che non è pienamente quello che avevamo chiesto. Nel nostro emendamento chiedevamo la soppressione della disposizione relativa anche alle persone fisiche, cioè noi chiedevamo l'estensione dei mutui citati non solo agli edifici abitativi in genere, ma anche relativamente a qualsiasi soggetto che ne effettui la stipula per mezzo del sistema bancario. La riformulazione del relatore limita questa disposizione che prevede l'inapplicabilità di penali in caso di recessione del mutuo solamente a chi è proprietario dei locali adibiti alla propria attività professionale ed economica. Si tratta comunque di un ampliamento del beneficio prevista da una disposizione del provvedimento e, pertanto, non lo considero negativamente, benché restino fuori una serie di attività del sistema produttivo italiano che continueranno a presentare gli stessi problemi di oggi con il sistema bancario.
La riformulazione è un passo avanti, e come tale la accetto. In questo caso, ritengo che vada votata, però sottolineo che non è lo sforzo che avevamo chiesto e che forse era possibile fare.


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PRESIDENTE. Chiedo scusa, dovrebbe dirci se ritira il suo emendamento 7.200.

LUIGI LAZZARI. Mi sembrava implicito, perché ho accettato la riformulazione e quindi ritiro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 7.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Presidente, non vi è ombra di dubbio che il collega Lazzari con la sua insistenza ha, in qualche maniera, convinto il relatore e devo dire che quest'ultimo ha fatto per la verità non uno sforzo, ma uno «sforzino», dando un po' di soddisfazione a quanto chiedeva il collega Lazzari.
Abbiamo allargato un po' le maglie, infatti, rispetto alla vostra iniziale posizione di chiusura. L'emendamento proposto è sicuramente migliore rispetto al testo originario, tuttavia vorrei chiedere alla sinistra, che siede in questi banchi, perché si vuole escludere dai benefici coloro che non sono proprietari. Ad esempio, se sono un artigiano ed ho acceso un mutuo per l'acquisto di un tornio, al fine di svolgere la mia attività, non mi sembra giusto che non possa negoziarlo per il solo fatto che non sono proprietario! I benefici previsti, infatti, verranno concessi limitatamente a coloro che sono proprietari.
Vorrei tuttavia evidenziare che, se varassimo noi misure del genere, saremmo accusati, da coloro che sono contrari...

PRESIDENTE. Onorevole Fratta Pasini, le ricordo che non si possono scattare foto in Assemblea.
Prego, onorevole Campa, prosegua pure.

CESARE CAMPA. Vede, Presidente, credo che, al di là di ogni discussione, l'onorevole Lazzari abbia fatto bene: egli, infatti, porta a casa un risultato. Molte famiglie saranno riconoscenti a Forza Italia per avere ottenuto questo miglioramento; tuttavia, tante altre famiglie e numerosi artigiani saranno scontenti a causa della vostra ottusità (Commenti)!
Mi riferisco al vostro rifiuto di pensare che bisogna concedere agevolazioni, ovvero rendere giustizia! Infatti, se io, ad esempio, ho stipulato un mutuo ed oggi voglio estinguerlo, devo essere posto nelle condizioni di poterlo fare senza pagare penalità! L'importante è che io sia solvibile e possa fare la mia parte, perché sono chiamato ad essere una persona responsabile, che onora i propri debiti. Voi, invece, in qualche maniera, mettete in moto meccanismi per colpa dei quali la gente sarà costretta a compiere operazioni non trasparenti!
Allora, vorrei dire che il relatore ha veramente dimostrato buonsenso. Noi possiamo votare a favore dell'emendamento 7.300 della Commissione, tuttavia chiedo di riprendere tale tema non con la presentazione di un ordine del giorno, ma con un atto maggiormente cogente, al fine di consentire a tutti i cittadini italiani di trovarsi nella stessa condizione.
Dobbiamo far sì che questo «lenzuolo» di Bersani abbia «sotto» qualche cosa, anziché il nulla! Deve pur esservi, infatti, qualche intervento che vada nella direzione che il collega Lazzari ed il gruppo Forza Italia hanno indicato! In tal caso, infatti, avremmo compiuto una scelta a favore di tutti.
Vedo che anche lei, Presidente, che presiede con saggezza questa Assemblea, è d'accordo. Chieda magari al relatore di fermarsi un attimo e di valutare se sia possibile allargare, in qualche modo, la disponibilità manifestata, poiché mi sembra che essa trovi concordi la maggioranza, l'opposizione e tutti gli italiani di buonsenso. Penso che, tra tutti gli italiani, vi siano anche i parlamentari che siedono in quest'aula.
Vorrei ricordare che sono presente per garantire il numero legale! Ho visto prima qualcuno (forse ho visto male, perché ho gli occhiali appannati) che votava per altri! Non sollevo problemi (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...


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PRESIDENTE. Colleghi...!

CESARE CAMPA. ...da parte della maggioranza, ma vorrei sottolineare che siamo qui per garantire il numero legale e per approvare un provvedimento che sia utile!
Devo tuttavia riconoscerle, Presidente - e la ringrazio -, che non ha ancora scampanellato, perché vedo che, onestamente, si è compiuto un passo in avanti. Abbiamo intrapreso la strada giusta...

PRESIDENTE. Lo farò tra un minuto e 34 secondi...!

CESARE CAMPA. Mi dica...

PRESIDENTE. Tra un minuto e 32 secondi suonerò il campanello!

CESARE CAMPA. La ringrazio, signor Presidente, perché lei mi ricorda il tempo che ho ancora a disposizione: quindi, potrò sollecitare con calma, ancora una volta, il buonsenso, che sono convinto non mancherà!
Non mi deluda, Presidente, e vorrei non mi deludesse neanche la maggioranza! Abbiamo avuto già abbastanza delusioni da parte di questa maggioranza: spero che almeno questa sera, tornando a casa (io andrò a Venezia), si possa raccontare di aver fatto qualcosa di buono nei confronti di tutti. Ringrazio, dunque, il relatore, perché so che accoglierà tale impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal relatore contenuta nell'emendamento 7.300 della Commissione rappresenta la dimostrazione che, con un po' di pazienza e un attimo di attenzione, è effettivamente possibile migliorare il provvedimento in esame.
Ricordo che nella formulazione originaria del testo venivano effettivamente esclusi numerosi soggetti (tra cui le persone giuridiche), che possedevano alcune attività e che potevano essere in qualche modo «espropriati» da un diritto che abbiamo cercato di introdurre nell'ordinamento.
L'onorevole Lazzari aveva suggerito di considerare possibilmente l'insieme del sistema, non solo la peculiarità specifica cui fa riferimento il provvedimento.
Capisco che non sarà possibile farlo in questa sede. Tuttavia, visto che esiste il disegno di legge che avanza, mi chiedo perché non riservarci in quella occasione la possibilità di svolgere un attento approfondimento utile affinché venga compresa l'intera platea e non siano fatte distinzioni, che in qualche modo creano differenze tra cittadini della stessa «specie». In ogni caso siamo favorevoli all'emendamento, così come formulato dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intendiamo esprimere parere favorevole all'emendamento della Commissione 7.300, formulato dal relatore Lulli. Eravamo tuttavia ancora più favorevoli all'emendamento Lazzaro 7.200. Infatti, le perplessità poste in evidenza dal relatore e dalla maggioranza sono pervenute anche al gruppo della Lega Nord. Mi riferisco all'eventualità che siano praticati abusi da parte di aziende immobiliari o di altri soggetti, che abbiamo sempre allontanato perché avrebbero potuto speculare su questo articolo e sul provvedimento che sarà votato prossimamente. Avremmo quindi voluto che le norme in esso contenute fossero le più larghe possibili.
L'emendamento proposto dal relatore, invece, restringe notevolmente i margini per alcune piccole aziende, per i piccoli investitori o per i singoli cittadini, che potrebbero impiegare i propri soldi in altre attività e in altre aziende che non siano la propria. Voteremo quindi a favore dell'emendamento, precisando tuttavia che dovremmo estenderne maggiormente la portata. Tale estensione non dovrà andare


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nella direzione degli immobiliaristi, bensì verso quella dei piccoli artigiani, che volessero ampliare le proprie attività economiche investendo in un ulteriore mutuo, non appena ovviamente avessero la possibilità di farlo.
Mi chiedo pertanto se vi sia la possibilità di accantonare ulteriormente l'emendamento per riproporlo successivamente, visto che siamo arrivati soltanto all'articolo 7 e che non abbiamo ancora concluso il provvedimento. Chiedo quindi la possibilità di rivedere questa proposta emendativa con calma, non essendovi particolare fretta. In tal caso ne saremmo ben grati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, purtroppo non sono d'accordo con i colleghi che hanno salutato con favore l'emendamento presentato dalla Commissione. Non possiamo compiere passi a metà, ma dobbiamo decidere se la penale debba essere conteggiata o meno. Non si può stabilire che nel caso di civili abitazioni o di uno studio professionale essa può essere evitata, mentre nel caso di un'impresa che acquisti un immobile anche di tipo industriale per svolgervi la propria attività, la penale richiesta per l'accensione di un mutuo deve essere pagata. Vorrei ricordare a tutti voi che svolgiamo un'azione di sostegno per l'industrializzazione del Mezzogiorno, dove, si chiedono mutui per la realizzazione di opifici industriali: per gli imprenditori che li accendono la penale va calcolata. Pertanto, mi associo al collega Allasia, che ha chiesto una riformulazione della norma più attenta anche alle esigenze delle imprese e non solo a quelle dei professionisti e dei cittadini comuni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
395
Hanno votato
no 3).

Avverto che è in distribuzione l'emendamento 5.350 della Commissione, per il quale, secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Ha chiesto la parola il relatore, onorevole Lulli.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ringrazio tutti i gruppi, in particolare, quelli dell'opposizione.
A questo punto ritengo di dover dare lettura del testo dell'emendamento, del quale la Commissione raccomanda l'approvazione: Al comma 2, capoverso 4-bis, sostituire le parole da: «un veicolo della medesima tipologia» fino alla fine del capoverso con le seguenti: «un ulteriore veicolo della medesima tipologia, acquistato dalla persona fisica già titolare di polizza assicurativa o da un componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare, non può assegnare al contratto una classe di merito più sfavorevole rispetto a quella risultante dall'ultimo attestato di rischio conseguito sul veicolo già assicurato».

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.350 della Commissione.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.

PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che, in effetti, nel Comitato dei nove abbiamo rielaborato il testo. Per noi era molto importante che non si fraintendesse fra il contraente e l'assicurato, in quanto ciò avrebbe generato una serie di problematiche legate soprattutto alla possibilità di truffe.
Ritengo che sarà comunque alquanto difficile interpretare questo testo, in ogni caso si tratta di un passo in avanti e per questo motivo siamo favorevoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, esprimiamo soddisfazione per quanto concordato in sede di Comitato dei nove, essendo stato parzialmente accolto anche quanto previsto nel nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, con questa formulazione dell'emendamento 5.350 della Commissione, ritengo sia stato recuperato il sistema bonus-malus, che consiste in una personalizzazione individuale che, nella stesura precedente, non era ben specificata.
Mi pare che lo sforzo del relatore, anche in questo caso, sia convincente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare anche la nostra soddisfazione per il tentativo riuscito di mediazione da parte del relatore, che ha dimostrato sensibilità su tale argomento, in particolare con riferimento alla questione relativa al sistema assicurativo che consente di avere una norma più chiara. Ciò evidenzia che, quando l'opposizione pone una questione in maniera non pregiudiziale, può trovare ascolto anche da parte della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, indubbiamente la formulazione dell'emendamento 5.350 della Commissione costituisce un passo in avanti, ma contiene un elemento di ambiguità e di discrezionalità.
Senza alcuna polemica, ma nel testo si parla di «componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare» e tale definizione appare a dir poco ambigua. Ciò sicuramente comporterà complicazioni e difficoltà nell'interpretazione e nell'uso della norma.
Va bene che ci stiamo portando avanti con i Dico, però o si fa parte di un nucleo familiare oppure no. Parlare di «componente stabilmente convivente» diviene difficilmente comprensibile.
Non so se sia possibile una ulteriore riformulazione, anche perché il «componente stabilmente convivente» non rappresenta nulla. L'italiano è una bella lingua ed ha la prerogativa di essere precisa, quindi «componente stabilmente convivente», a mio avviso, vuol dire tutto e niente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.350 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
397
Hanno votato
no 2).

Sono conseguentemente assorbiti gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222, che erano stati precedentemente accantonati.
Onorevole relatore, come suggerisce di proseguire?

ANDREA LULLI, Relatore. Ritengo che si possa proseguire con gli emendamenti riferiti all'articolo 8, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Lionello Cosentino 8.300.
Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione è favorevole, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, sia approvato l'emendamento Lionello Cosentino 8.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno. Ne ha facoltà.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA.Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la mia soddisfazione e l'apprezzamento nei confronti della Commissione perché, con l'emendamento precedentemente approvato da tutti, comprese Forza Italia, Alleanza Nazionale e l'UDC, si è preso atto della situazione familiare anche delle convivenze per l'estensione dell'assicurazione e della stessa classe sull'acquisto di un ulteriore veicolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lionello Cosentino 8.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
401
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Tomaselli 9.300, sul quale la Commissione ha espresso parere favorevole a condizione che venga accettata la riformulazione proposta dal relatore.
Prendo atto che l'onorevole Tomaselli accetta la riformulazione del suo emendamento 9.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. In relazione a quanto affermato dall'onorevole Guadagno...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, ma siamo passati all'esame di un altro punto.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tomaselli 9.300, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
405
Hanno votato
no 1).

Avverto che il successivo emendamento Lupi 9.8 è precluso per effetto del risultato della votazione testé effettuata.


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzocchi 9.202.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo su una questione generale relativa all'articolo 9 ed a questo emendamento. La finalità del Governo pare essere positiva; la rubrica dell'articolo ha infatti il seguente tenore: «Comunicazione unica per la nascita dell'impresa». Finalmente! Così, un imprenditore che voglia divenire tale, che voglia aprire la partita IVA, iscriversi alla camera di commercio e svolgere tutti gli adempimenti fiscali, previdenziali e contributivi del caso, penserà di poter fare una comunicazione unica. Questo articolo 9 disciplina, con tutta una serie di commi, la materia con la finalità di velocizzare l'apertura di un'attività e la comunicazione unica, appunto, persegue tale obiettivo. È quindi una misura che snellisce gli adempimenti burocratici a favore di chi voglia porre in essere l'apertura di una attività, e potrà farlo con minori vincoli burocratici e minori adempimenti, con maggiore velocità e forse anche con meno costi.
Ciò però è in totale contraddizione con quanto invece nei mesi scorsi questo Governo ha fatto. Ricordiamo tutti quando abbiamo discusso la legge finanziaria, il cosiddetto primo decreto Bersani e tutte le misure fiscali introdotte dal viceministro Visco. Ebbene, una di queste misure era per così dire il monitoraggio o, meglio, come lo ha definito lo stesso provvedimento, l'individuazione di specifiche informazioni da richiedere all'atto della dichiarazione di inizio attività - quindi, la richiesta di apertura del numero di partita IVA - quando una persona richiede il numero di partita IVA.
Inizialmente avevamo criticato questa misura e la critichiamo tuttora perché in pratica si chiedeva il DNA prima ancora di aprire la partita IVA. Di fatti, è stato così perché chi opera con l'Agenzia delle entrate sa che oggi aprire una partita IVA è molto, ma molto più dispendioso, in termini di tempo, adempimenti e di vincoli, rispetto a quanto non lo fosse prima dell'entrata in vigore di questo provvedimento.
Quindi stiamo discutendo della cosiddetta comunicazione unica per la nascita dell'impresa che dovrebbe facilitare l'apertura dell'impresa; tuttavia, qualche mese fa il Governo ha perseguito un fine del tutto opposto, decidendo di chiedere una serie di informazioni per concedere l'apertura della partita IVA. Adesso, per lavorare, in base a quanto stabilito dai precedenti provvedimenti, si deve sottostare all'esame del DNA. Infatti, rispetto a prima, oggi è molto più difficile chiedere l'apertura della partita IVA; occorrono circa una quindicina di giorni all'Agenzia delle entrate per concedere la partita IVA. Oggi, vengono richiesti moduli che prima non erano chiesti; addirittura, in caso di locazione o comodato, in base a quanto previsto dal provvedimento dianzi citato, occorrono gli estremi di registrazione del relativo contratto. Anche se l'impresa è neocostituita, vengono richiesti tutta una serie di atti e di adempimenti. Sono previste addirittura le ispezioni all'interno dell'impresa grazie a quel provvedimento. In questo caso invece vediamo che il Governo vuole rifarsi una verginità nei confronti dei nuovi imprenditori attraverso la comunicazione unica per la nascita dell'impresa. Poi, si contraddice, perché a fronte delle misure dianzi citate, approvate con i precedenti provvedimenti, in questo caso il provvedimento dichiara che «le amministrazioni competenti comunicano all'interessato ed all'ufficio del registro delle imprese, per via telematica, immediatamente, il codice fiscale e la partita IVA (...)». Immediatamente, quindi subito! Poi, però si aggiunge: «entro i successivi sette giorni ». Da quanto sappiamo, tale termine non sarà rispettato, perché già oggi i vincoli esistenti per l'apertura della partita IVA per chiunque faccia la pratica presso l'Agenzia delle entrate sono molti.
Quindi, è come sempre un Governo bifronte: da un lato «bastona», con quanto approvato nei precedenti mesi, chi


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voglia aprire un'attività, chiedendo la partita IVA; dall'altro, adotta queste decisioni estemporanee, quasi, per l'appunto, per rifarsi una verginità verso le categorie produttive, e prevede questo articolo 9 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, questo è il classico esempio di come una legge fatta in questo modo non serva a quanti, almeno, vorrebbe giovare.
Mentre leggevo l'articolo, ho anche letto la norma inserita nel disegno di legge Bersani che parla di sportello unico. Chi vi parla, ha fatto per cinque anni l'assessore alle attività produttive a Bologna e sa bene cosa significhi sportello unico delle imprese e sa altresì bene cosa significhi scontrarsi con la burocrazia di diversi soggetti pubblici che interferiscono a titolo diverso sull'esito finale dell'apertura di una azienda o dell'ampliamento della stessa. Quando si vuole
Quando si vogliono perentoriamente stabilire date di questo tipo sull'esito finale del procedimento bisogna poi essere anche certi che la periferia sia in grado di assolvere questo tipo di «scelta» obbligatoria che si vuole dare alla periferia stessa. Noi siamo qui a proporre una via agevolata, a fronte, in realtà, di una serie di adempimenti che oggi vedono in qualche modo obbligati alcuni soggetti pubblici, quando un imprenditore vuole aprire la propria azienda o vuole comunque procedere a modifiche, senza tener conto che appunto non ci sono le strutture capaci di sostenere una volontà di tale tipo.
Dunque, credo che sia più opportuno affrontare seriamente con un dispositivo di legge ad hoc questo tipo di intervento. Lo dico anche perché - e qui vado in soccorso del presidente della Commissione di cui faccio parte - la Commissione attività produttive ha tempo avviato un lavoro su questo tipo di normativa ed il tema è oggetto di dibattito e di confronto e serrato all'interno della Commissione stessa. È pronto un lavoro parlamentare in tal senso. Voler estrapolare, con un decreto-legge e, successivamente, con un disegno di legge, questa tematica, senza tener conto, tra l'altro, degli incontri che si sono tenuti in Commissione e del lavoro svolto dai parlamentari, è offensivo per il Parlamento. È offensivo per quei deputati che hanno lavorato su tali aspetti.
Ma pensate realmente di poter sbandierare, come in questo caso, risultati che poi, una volta calati sul territorio, ancora una volta vengono disattesi, creando un disappunto ed, ancora una volta, una discrasia tra il cittadino che si attende segnali forti, di sburocratizzazione del nostro sistema, che attende queste normative da tempo, ed una realizzazione che non tiene conto del contesto in cui è calata? Questo non è accettabile! In questo modo, si prendono in giro i cittadini, gli imprenditori e coloro che eventualmente vorrebbero investire in questo paese, in cui si scontrano con una realtà burocratica che è ancora ottocentesca e borbonica, per certi versi.
Allora, signori miei, quando ci venite a proporre, ancora una volta, scelte di bandiera, che non tengono conto minimamente della realtà del sistema pubblico italiano, poi le stesse diventano dei boomerang. Allora non ci stiamo, da questo punto di vista, a partecipare ad un dibattito non serio, ad un dibattito che non tiene conto di queste realtà.
Chiedo, ovviamente, che questo articolo venga stralciato e ricollocato nell'ambito di un dibattito più generale sullo sportello unico delle imprese. Non si può, infatti, inflazionare ogni tipo di intervento che attiene a questo tipo di tematiche e produrre normative che, ancora una volta, sono scollegate tra loro e che hanno ripercussioni veramente negative sul territorio.
Ma voi pensate veramente di essere in grado di ottenere dagli enti preposti a dare queste autorizzazioni la tempistica che avete predisposto, senza prima fare una riforma seria di questo tipo? Ma voi vi rendete conto del boomerang che determinerete


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per le realtà locali, quando proponete situazioni questo genere? Sono pienamente d'accordo che è una materia sulla quale è necessario intervenire urgentemente nel paese, perché non è possibile che siamo nel nuovo millennio e ancora non abbiamo la certezza dei tempi, quando si vuole investire per aprire o ampliare o modificare la propria azienda. Ma ciò deve avvenire contestualmente, anche comprendendo il sistema in cui stiamo lavorando e modificando all'interno del sistema le chiusure che oggi non consentono questo tipo di intervento.
Dunque, questa normativa, calata tout court in un certo contesto senza essere in qualche modo collegata, tra l'altro, ai lavori parlamentari che siamo svolgendo in altra sede, non ha senso in alcun modo, per cui chiedo veramente al relatore un momento di serietà e di poter stralciare questo articolo che, così come è oggi proposto, non ha significato rispetto al resto della materia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il collega Fugatti ha messo in evidenza l'estrema contraddittorietà di questa disposizione con altre norme varate in precedenza, in particolare con la legge finanziaria o il cosiddetto decreto Visco-Bersani. Egli ha detto, in modo molto puntuale, che le disposizioni di questo provvedimento non si conciliano con gli appesantimenti, ai fini dell'IVA, che incontrano i contribuenti che avviano un'iniziativa produttiva.
Vorrei ricordare un altro elemento di estrema gravità: le imprese di nuova costituzione devono pagare le imposte sulla base degli studi di settore. Questa è un'assoluta novità introdotta con la legge finanziaria. Addirittura, nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento si dice che le nuove imprese devono pagare le stesse imposte delle imprese già avviate: ciò è di enorme gravità! Non si può dire che si vogliono favorire nuove iniziative produttive, quando si impongono più tasse!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, per non far cadere nel vuoto le osservazioni svolte in precedenza dal collega Guadagno rispetto all'emendamento 5.350 della Commissione. Al riguardo vorrei ripetere la formula che è stata utilizzata nel testo, laddove si fa riferimento a «un componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare». Credo che non ci siano equivoci e che non si sia inteso anticipare la riforma dei Dico all'interno di questo provvedimento.
Tutte le opinioni sono legittime, ma siamo fermamente convinti che questa formulazione giuridica eviti qualsiasi tipo di equivoco anche sul tema delle convivenze e sul progetto relativo ai cosiddetti Dico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho avvertito il piacere con il quale l'onorevole Guadagno ha affermato che su questo tema vi era anche il consenso dell'UDC. Vorrei dire che la sua interpretazione è completamente falsata dalla esatta dicitura sottoposta all'attenzione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei tornare sull'argomento sollevato in precedenza. Anche con un tono un po' goliardico - bisogna ammetterlo - abbiamo preso atto delle precisazioni svolte, che sono condivisibili e corrette. Quando il menzionato provvedimento verrà sottoposto all'attenzione dell'Assemblea


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ne parleremo nel modo giusto e nella sede appropriata e non in maniera surrettizia, come spesso si fa in questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo solo per non cadere in polemiche che possono trascinarsi inutilmente. Penso che siamo di fronte ad un'interpretazione possibile in campo giuridico senza innovazioni particolari, come si è detto, che già oggi viene applicata. Vedremo, dal punto di vista giuridico, cosa accadrà. Sono convinta che qualche conseguenza esista.

PRESIDENTE. Proporrei di tornare sull'emendamento in esame...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, riprendendo le dichiarazioni svolte in precedenza dall'onorevole Guadagno e le osservazioni relative alla formula giuridica utilizzata, vorrei precisare che noi abbiamo espresso un voto favorevole...

PRESIDENTE. Scusate colleghi, purtroppo devo interrompere questa discussione. Adesso stiamo parlando di un altro argomento.

STEFANO ALLASIA. Vorrei fare una precisazione...

PRESIDENTE. È già stata fatta da altri colleghi.

STEFANO ALLASIA. Vorrei precisare che anche gruppo della Lega Nord Padania ha votato a favore dell'emendamento 5.350 della Commissione, perché conteneva una formula giuridica assolutamente corretta a favore di tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 9.202, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 386
Votanti 379
Astenuti 7
Maggioranza 190
Hanno votato
132
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 9.14 e Mazzocchi 9.16, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 388
Astenuti 2
Maggioranza 195
Hanno votato
376
Hanno votato
no 12).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200.
Prendo atto che l'onorevole Allasia non accede all'invito a ritirare l'emendamento Fava 9.200 formulato dal relatore.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito a ritirare gli emendamenti D'Agrò 9.19 e Mazzocchi 9.21.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento 9.19.


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PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Mazzocchi 9.21 se insistano per la votazione.

ENZO RAISI. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento Mazzocchi 9.21.

PRESIDENTE. Sta bene.
In questo caso il parere della Commissione e del Governo sui medesimi è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, siamo contrari al provvedimento, ma assolutamente favorevoli alla semplificazione ed alla sburocratizzazione per la crescita delle nuove imprese. Eravamo sicuramente più propositivi e più favorevoli alla proposta di legge presentata all'inizio di questa legislatura dall'onorevole Capezzone ed a quella successivamente presentata dalla Lega Nord sullo sportello unico. Con l'articolo 9 si è di fatto impedito di discutere su quelle proposte di legge e per tale motivo la nostra è una posizione contraria.
Vorrei fare un inciso. Non si creano nuove imprese, prevedendo un nuovo tipo di comunicazione! Le imprese si creano se vi sono certi presupposti economici, non tanto per la sburocratizzazione! Se si hanno le risorse e le idee si crea impresa! Tutto il resto sicuramente rimane nei buoni propositi, ma non è questa la strada giusta che ci attendevamo.
Perciò, come preannunziato, insisto per la votazione dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, purtroppo non è stato ritenuto ammissibile un altro emendamento che si poneva nell'ottica della semplificazione e che metteva in luce le contrapposizioni e le contraddizioni di questo provvedimento rispetto a precedenti normative (mi riferisco, in particolare, al decreto Bersani del luglio dell'anno scorso ed alla legge finanziaria).
Un esempio molto calzante è il seguente: tra le varie complicazioni a carico delle nuove aziende e dei piccoli imprenditori di se stessi (si tratta in gran parte dei nuovi posti di lavoro) vi è l'obbligo di aprire un nuovo conto corrente. Abbiamo chiesto che quest'obbligo intervenisse dopo sei mesi o un anno di attività, perché all'inizio si prova ad avviare l'impresa prima di sostenere dei costi e delle complicazioni inutili. Neanche questo è stato possibile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non siamo assolutamente contrari al provvedimento che è alla base di questo articolo. Lo abbiamo sostenuto anche in Commissione. Oggi il Governo ha abbondantemente svolto alcune precisazioni su come collegare il disegno di legge Capezzone agli interventi che intende predisporre in tema di liberalizzazione. Questa formulazione, tenta a mio avviso di dare maggiore certezza nell'applicazione delle nuove disposizioni, soprattutto in tema di presentazione di comunicazione unica. A questo punto ci pare strano che il relatore non abbia intravisto la possibilità di accogliere il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
150
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Pedrizzi 9.203 a Saglia 9.208 porrò in votazione il primo, il mediano (Saglia 9.206) e l'ultimo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedrizzi 9.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 396
Votanti 371
Astenuti 25
Maggioranza 186
Hanno votato
121
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che l'emendamento Saglia 9.206 è stato ritirato.
Per la serie a scalare dobbiamo allora mettere in votazione l'emendamento Pedrizzi 9.205.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedrizzi 9. 205, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 397
Votanti 342
Astenuti 55
Maggioranza 172
Hanno votato
87
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 9. 208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 397
Votanti 327
Astenuti 70
Maggioranza 164
Hanno votato
77
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 398
Votanti 345
Astenuti 53
Maggioranza 173
Hanno votato
95
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 10.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Presidente, per molto tempo la possibilità di semplificare a livello locale l'inizio di una nuova attività è stata regolata dallo sportello unico. Non riesco a capire perché non ci avvaliamo di questa struttura laddove esiste, altrimenti


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questo Governo non pone in essere altro che un'operazione che può essere definita di taglia e cuci. Se esiste lo sportello unico in alcuni comuni perché non avvalersi di questo strumento per realizzare l'apertura di una nuova impresa?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo innanzitutto per aggiungere la mia firma a questo emendamento, che nel mucchio ci era sfuggito e invece coglie nel segno. Alcuni comuni, quelli più volenterosi, hanno effettivamente posto in essere uno sforzo notevole, anche finanziario, per attivare lo sportello unico. Di solito accade che i comuni, dovendo avere d'ufficio lo sportello unico, espongono fuori dall'ufficio tecnico un cartello con la scritta «sportello unico» senza di fatto cambiare nulla, mentre vi sono comuni che, avendo messo in campo energia, tempo e denaro, hanno veramente attivato questo sportello unico. Allora, se lo sportello unico è stato attivato, diamo ad esso anche questa competenza proprio perché questo è il motivo per cui sono stati pensati gli sportelli unici. Pensiamo che sia opportuno modificare in tal senso la normativa, chiediamo pertanto al relatore se voglia rivedere il suo parere in quanto ha poco senso non attivare, laddove esistano, questi uffici che svolgono egregiamente il loro compito.

PRESIDENTE. Onorevole Formisano, non le posso dare la parola perché lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti.

ANNA TERESA FORMISANO. Vorrei intervenire per dichiarazione di voto a titolo personale.

PRESIDENTE. Non può intervenire neanche a titolo personale, mi dispiace.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Posso anche accogliere l'emendamento, ma vorrei ricordare che la formulazione della norma di fatto è già esaustiva, nel senso che prevede di presentare la richiesta al comune. Va ugualmente bene se si vuole aggiungere lo sportello unico dove già esiste: nulla quaestio. Siccome non vorrei che si ritenesse che esista una contrarietà nei confronti dello sportello unico, esprimo parere favorevole e il Governo valuterà di conseguenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Non avevo notato che il relatore aveva chiesto di intervenire, infatti volevo invitarlo ad esprimere una valutazione al riguardo proprio per le motivazioni che ha espresso poco fa. Lo sportello è già compreso, si deve decidere se si vuole aggiungere un termine ridondante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Non so se sia ridondante o meno, però è chiaro che la volontà dei presentatori di questo emendamento è quella di sottolineare l'uniformità della normativa. Mi pare che siamo tutti d'accordo, perché gli sportelli unici esistono in molti comuni e funzionano anche molto bene; peraltro vengo anch'io da un'esperienza di questo genere, con addirittura riconoscimenti europei da questo punto di vista. In Italia c'è stata veramente una scuola che è stata premiata e riconosciuta anche per la capacità di rendere questi sportelli unici realmente al servizio del cittadino, anche con esperienze telematiche e con risultati eccellenti.
Quindi il non chiarire da un punto di vista normativo che anche questo tipo di provvedimento sia inserito all'interno degli sportelli unici delle imprese può sicuramente


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indurre a livello locale a interpretazioni di tipo diverso. In conclusione, visto che siamo tutti d'accordo, invito il relatore ad esprimere un parere favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Il relatore si è dichiarato favorevole all'introduzione dello sportello unico. Mi permetto di ritenere che questo sia un gesto di buona volontà, che precluderebbe peraltro anche i successivi emendamenti, tra cui il 10.241 a mia firma, anche se in esso per la verità, oltre all'introduzione dello sportello unico, vi è la previsione che le attività di cui all'articolo 10, comma 2, non possano essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti.
In definitiva, se vi fosse l'accoglimento dell'emendamento in esame, così come afferma il relatore, dovremmo però dividere il successivo emendamento 10.241 a mia firma, perché la seconda parte di tale emendamento introduce alcuni aspetti, che non sono ricompresi nell'emendamento in oggetto.
Peraltro, mi sembra veramente importante parlare di sportello unico. Ci rifacciamo anche a quanto è stato precedentemente votato. Al fine di coordinare la norma attuale rispetto alle disposizioni attualmente vigenti in materia, è veramente importante questa dichiarazione allo sportello unico territorialmente competente. Ciò risulta fondamentale e anche maggiormente in linea con le disposizioni adottate con l'apposito disegno di legge in materia di realizzazione di impianti produttivi e di definizione della procedura presso lo sportello unico comunale.
Ritengo insomma che la norma debba prevedere concretamente che il cittadino possa rivolgersi ad un unico sportello: se il comune non lo abbia ancora fatto, deve istituirlo, perché il cittadino non deve essere sottoposto ad una specie di via crucis o di pellegrinaggio delle sette chiese per poter dare avvio alle proprie iniziative di carattere imprenditoriale!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. L'onorevole Campa ha già sviluppato le argomentazioni del mio gruppo. A me non resta altro che condividere pienamente la ratio dell'emendamento e chiedere di sottoscriverlo. Chiedo inoltre al relatore e al Governo di valutare l'opportunità di esprimere parere favorevole su di esso, proprio per dare maggior senso, forza e compiutezza agli interessi del cittadino imprenditore, soprattutto nei confronti di istituzioni, che sono spesso sorde.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere anch'io questo emendamento perché la tutela dell'imprenditore, ma anche quella della persona verso cui si svolge un servizio, deve essere alla base di qualsiasi provvedimento di legge. Questa disposizione tende a deregolarizzare e a porre in condizioni critiche delle attività, che per mille motivi sono già in uno stato tutto sommato di sofferenza.
Noi con questo provvedimento creeremmo non dei nuovi posti di lavoro, ma delle sofferenze e la chiusura di attività lavorative. Quindi, riflettiamo bene prima di approvare queste disposizioni.

PRESIDENTE. Il parere espresso dal relatore coincide con quello del Comitato dei nove.
A questo punto chiedo quale sia il parere del Governo sull'emendamento D'Agrò 10.8.

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, anch'io sono stato tentato dal dire «sì» perché lo sportello unico è la semplificazione amministrativa ed è uno


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degli impegni prioritari di questo Governo. Tuttavia, il comma 2 specifica a quale istituzione, a quale organo istituzionale debba essere presentata l'istanza. Poiché lo sportello unico è un'articolazione amministrativa del comune in quanto soggetto istituzionale, quello che è scritto nel comma 2 è inequivocabile e corretto: va pertanto mantenuto. Il comune riceve ovviamente le istanze attraverso lo sportello unico, disciplinato da altra norma, chiaramente nella disponibilità degli stessi comuni per rendere un servizio più agevole ai cittadini e alle imprese. In definitiva, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 10.8, accettato dalla Commissione e non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).

(Presenti 392
Votanti 387
Astenuti 5
Maggioranza 194
Hanno votato
239
Hanno votato
no 148).

I successivi identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241 sono in parte assorbiti e in parte preclusi, e ciò che sopravvive è contenuto nell'emendamento Milanato 10.220.
Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Milanato 10.220.

CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi sembra che gli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241 non siano preclusi perché è pur vero che con l'emendamento approvato precedentemente abbiamo cancellato le parole: «del comune territorialmente competente ai sensi della normativa vigente» e le abbiamo sostituite con le parole: «allo sportello unico del comune territorialmente competente», ma rimane la seconda parte del comma secondo...

PRESIDENTE. È aggiuntivo, non sostitutivo.

CESARE CAMPA. La parte sulla chiusura deve essere discussa, è una cosa diversa. Infatti, nel mio emendamento 10.241 propongo di cancellare le parole: «e non possono essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti, riferiti alla presenza di altri soggetti svolgenti la medesima attività, e al rispetto dell'obbligo di chiusura infrasettimanale...».

PRESIDENTE. Ma questo è già presente nel testo, onorevole Campa.

CESARE CAMPA. È presente nel testo, ma nel mio emendamento lo sostituisco dicendo: «e non possono essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti, riferiti alla presenza di altri soggetti svolgenti la medesima attività, e al rispetto dell'obbligo di chiusura infrasettimanale in modo indifferenziato per zone o frazioni, ovvero in un giorno prestabilito».

PRESIDENTE. È quello che le ho detto. La parte non presente nel testo sono solo le parole: «in modo indifferenziato per zone o frazioni, ovvero in un giorno prestabilito», e questa parte costituisce l'emendamento Milanato 10.220. Se lei crede, possiamo mettere in votazione per la parte residua - che, tuttavia, è identica all'emendamento Milanato 10.220 - la rimanente parte degli identici emendamenti


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Fava 10.6, Mazzocchi 10.7, Campa 10.241 e Milanato 10.220: quindi, diventano quattro emendamenti identici.

CESARE CAMPA. Però vorrei motivare perché riteniamo si tratti di un passaggio importante.

PRESIDENTE. Adesso ho detto come procediamo.
A questo punto, chiedo al relatore quale sia il suo parere sulla parte non preclusa degli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7, Campa 10.241 e Milanato 10.220.

ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, non comprendo il motivo per il quale dovrei ritirare il mio emendamento. Capisco che il relatore è sotto stress ed è molto affaticato ed a questo abbiamo concorso tutti. Però, onorevole relatore, su proposta del Presidente noi dobbiamo accorpare la parte non preclusa degli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.41 con l'emendamento Milanato 10.220; non ritirarli. Semmai, dobbiamo discutere insieme su questi quattro emendamenti.
In tal senso, chiedo di parlare per dichiarazione di voto sulla parte non preclusa del mio emendamento 10.241. Invito il relatore che, finora, ha dimostrato molto buonsenso, a ritirare la sua proposta di ritiro e di accedere, invece, alla discussione. Credo sarebbe cosa utile e opportuna.

PRESIDENTE. Il relatore ha espresso un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario. Se lei non accede all'invito al ritiro, il parere è contrario.

CESARE CAMPA. Non può essere contrario!

PRESIDENTE. Questo non lo deve dire a me.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, la norma che prevede la rimozione dell'obbligo di chiusura infrasettimanale per l'attività di acconciatore e di estetista risulta, credo, veramente sbagliata. Bisogna precisare, con realismo e maggiore aderenza alle esigenze dei consumatori, che le attività in questione non devono essere subordinate a questi obblighi, laddove siano imposti secondo criteri indifferenziati e fra diverse zone e frazioni urbane. Questo è proprio nell'interesse dei consumatori. Siamo in presenza di un provvedimento che tende a liberalizzare e a dare certezze al consumatore. Se le categorie economiche decidono che la chiusura settimanale si debba effettuare in un certo giorno, in una determinata parte della città, e in un altro giorno, in altra parte, non vedo quali difficoltà ci siano. Abbiamo sempre parlato di valorizzazione della concertazione con le categorie. Mi sembra che mantenere fermo il principio della liberalizzazione delle attività lasciando uno spazio ragionevole alla possibilità di definire criteri equilibrati di differenziazione delle chiusure infrasettimanali, di concerto con le categorie interessate, sarebbe veramente cosa di buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dal momento che il collega Fava non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 10.6, intervengo per dichiarazione di voto e per svolgere una considerazione di carattere generale. Non sappiamo se prendendosela con gli acconciatori, i parrucchieri e gli estetisti si realizzino le liberalizzazioni. Di certo, sappiamo che gli acconciatore e gli estetisti hanno una partita IVA, lavorano autonomamente, pensano in proprio e sono liberi; in


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somma, sono artigiani e lavoratori autonomi. Questa è l'unica certezza. Crediamo che le liberalizzazioni non si effettuino realmente prevedendo la distanza minima tra esercizi o eliminando l'obbligo di chiusura infrasettimanale. Anzi, secondo noi l'eliminazione dell'obbligo di chiusura potrebbe causare alcune reali problematiche. Nel comune di Storo, situato nella provincia da cui provengo e ai confini con la provincia di Brescia, negli ultimi mesi sono stati chiusi 4 o 5 esercizi di acconciatore a causa delle difficoltà che hanno incontrato a rimanere sul mercato e dell'inasprimento degli adempimenti fiscali. Non sappiamo se veramente ci sia bisogno di una maggiore liberalizzazione, se mancano coloro che svolgono questa attività.
Noi francamente pensiamo che questi provvedimenti mettano in difficoltà quelli già esistenti, quindi non emerge l'intenzione di dare la possibilità ad altri di lavorare.
Dico questo perché stiamo assistendo, anche per quanto riguarda il settore che interessa i parrucchieri, gli acconciatori, ad un percorso che ha visto presenti questi soggetti in altri ambiti.
Attualmente, se si visitano i centri commerciali - all'interno dei quali vi sono grandi catene di negozi con nomi che si rifanno ad estetisti e al mondo della moda - si può notare anche la presenza di parrucchieri; questi ultimi fanno concorrenza alle piccole realtà dei paesi, rappresentate da giovani barbieri e parrucchieri.
Non prevedere l'obbligo di chiusura settimanale creerà difficoltà ai titolari di piccole attività, i quali hanno ogni tanto bisogno di fermarsi, poiché non sono in grado di lavorare sempre e comunque, quindi subiranno la forte concorrenza dei grossi centri che, al contrario, rimarranno aperti.
Non crediamo che i parrucchieri abbiano bisogno di provvedimenti come questi per vedere liberalizzato il settore; crediamo, invece, che abbiano bisogno di minori adempimenti fiscali e contributivi per riuscire a stare sul mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Raisi.

ENZO RAISI. Sinceramente, credo che su alcune parti di questi provvedimenti vi possa essere condivisione e consenso. Cito, ad esempio, un caso di scuola riguardante le estetiste, che riscontrai a Bologna: è incredibile che vi siano ancora dei parametri di distanza per questo tipo di attività, quindi, effettivamente, il problema sussiste. Mi trovai di fronte ad un caso - trattato, addirittura, a livello di ministero - in cui si impediva l'apertura di un'attività di questo genere a causa di pochi centimetri.
In realtà, ci preoccupa ciò che sottende sia al dispositivo di legge in oggetto sia a tutti gli altri già esaminati.
Le categorie interessate necessitano sicuramente di una riforma che tolga alcuni di quei vincoli che oggi, onestamente, risultano anacronistici; infatti, non sono d'accordo con il collega che mi ha preceduto circa le preoccupazioni manifestate riguardo all'abolizione della chiusura infrasettimanale. Se le attività commerciali rimangono aperte anche la domenica perché altrettanto non possono fare i parrucchieri o chiunque svolga attività di questo genere? Ormai è nell'interesse di tutti lasciare aperte le attività per il maggior tempo possibile.
Chiederei al collega di fare un attimo di silenzio poiché, in caso contrario, non riuscirà a seguire le mie argomentazioni...
Come dicevo il vero tema è un altro; se noi continuiamo ogni volta a prendere di mira le singole categorie attraverso provvedimenti privi di un filo conduttore, indubbiamente ciò non fa altro che mettere in crisi anche il rapporto che con esse si tenta di intrattenere. Fra poco, tra l'altro, prenderemo in esame la situazione delle guide turistiche, altra categoria interessata dal provvedimento.
Non credo, onestamente, che si possa aprire un dialogo, un confronto con la parte del paese non assistita - che, comunque, vuole essere protagonista in questa fase di riforme che interessa i rapporti


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riguardanti l'economia reale del paese - senza chiarire il disegno complessivo che si intende perseguire. Il Governo prende di mira una volta i tassisti e l'altra i barbieri, le estetiste e le guide turistiche.
Io parlo serenamente, poiché sono d'accordo su buona parte delle scelte previste, ad esempio, in questo articolo 10; in ogni caso, vi è indubbiamente un forte impatto sulle realtà economiche di queste imprese che, oggettivamente, dovevano essere valutate e stemperate nel tempo.
La liberalizzazione delle autoscuole porta qualche problema a coloro che sono vicini alla pensione per quanto concerne la fase conclusiva della loro attività. Un soggetto che sta per abbandonare il mondo dell'impresa, contando anche sul buono derivante dal lascito della licenza, si trova di punto in bianco a dover affrontare un intervento a gamba tesa che gli impedisce di programmare la sua uscita
Onestamente, non ritengo giusto e corretto agire in tal modo nei confronti di queste persone. Forse, sarebbe opportuno un ragionamento più ampio che ci consentisse - anche - l'attuazione di provvedimenti che anche molti altri che stanno dalla parte di chi vi parla, colleghi, ritengono necessari. Se si fosse operato nei tempi giusti e con le giuste modalità, non sarebbe stata provocata l'opposizione netta, a volte anche non comprensibile, che abbiamo visto manifestare in questi giorni da chi si è visto colpito nei propri interessi. Chi ha protestato voleva, casomai, dire qualcosa riguardo alla possibilità di trovare un punto di equilibrio tra la giusta liberalizzazione di alcuni settori e la fuoriuscita dalla situazione di sicurezza - che oggi non è più possibile garantire - nella quale in qualche modo si trovavano i settori in questione. Tra «tagliare» tout court questo tipo di realtà e «accompagnarle» con una sorta di buonuscita, credo che ci potesse essere anche questa possibilità.
Oggi ci troviamo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENZO RAISI. ... di fronte ad una levata di scudi, a mio parere anche fondata su buone ragioni, di chi rappresenta le categorie in parola.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, mi sembra che l'emendamento presentato dall'onorevole Campa, perfettamente condivisibile, non faccia altro che perseguire meglio, facendo chiarezza, gli obiettivi stabiliti dall'articolo 10. Il vostro testo parla di disposizioni volte a garantire la libera concorrenza ed il corretto ed uniforme funzionamento del mercato, nonché ad assicurare ai consumatori finali migliori condizioni. L'emendamento dell'ottimo collega Campa, di fatto, precisa meglio la possibilità di dare ai consumatori un migliore servizio e migliori condizioni, creando anche la condizione, per gli operatori, di trovare un'intesa per garantire meglio la possibilità che ai consumatori venga riservato il predetto trattamento.
Nel momento in cui liberalizziamo, se le regole introdotte con riferimento alla distanza, ai parametri numerici ed all'obbligo della chiusura settimanale sono rispettate, cosa si vuole di più? Perché non cercare di favorire l'adozione, tra le categorie, di un sistema che...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO UGGÈ. ... produrrebbe benefici per i consumatori? Mi pare che ciò sia condivisibile ed accettabile!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, premesso che l'emendamento presentato dal nostro gruppo è stato già approvato, in parte, in una precedente votazione, interveniamo sull'emendamento che propone di modificare il comma 2 dell'articolo 10 - non mi riferisco tanto agli acconciatori, perché commetterei un peccato, quanto agli estetisti e, comunque, al comma in sé


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- per richiamare l'attenzione dei deputati più sensibili verso tali problemi: non vorremmo che si creassero problemi sociali per fare in modo che le aziende che apriranno (di estetisti ed acconciatori) rimangano aperte sette giorni su sette!
Per questo motivo, manteniamo l'emendamento e continuiamo a chiederne a gran voce l'approvazione. Che non capiti più, la domenica, nelle belle giornate, di vedere gli italiani «rifugiarsi» nei supermercati anziché andarsene in giro: questo potrebbe creare, negli anni, problemi sociali non indifferenti!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241, nelle parti non precluse né assorbite, e Milanato 10.220, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 402
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato
157
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che i deputati Schirru e Leddi Maiola non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 10.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
158
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che la deputata Leddi Maiola non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 10.214.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Presidente, questo emendamento è stato formulato per contrastare le spiacevoli situazioni che vi sono in Italia, e non solo nei paesi di piccole dimensioni ma anche nelle grandi città, relativamente all'abusivismo nel mercato del lavoro o del lavoro nero, chiamatelo come volete.
Per evitare questo, noi vorremmo introdurre al comma 2 dell'articolo 10 in esame una modifica che darebbe la possibilità a chi non ce l'ha, mediante la dichiarazione di inizio attività prescritta dalla disposizione contenuta in questa proposta emendativa, di avviare un locale commerciale aperto al pubblico e, quindi, di poter continuare la propria attività che in quel momento sta svolgendo in nero, illegalmente. In questo modo, si fa sì che l'imprenditore emerga da una situazione di illegalità.
L'obiettivo è quello di tutelare contestualmente soprattutto le condizioni dei locali in quanto, nello svolgimento di un'attività di acconciatore o di estetista, non possiamo prescindere dal rispetto dell'igiene pubblica, della salute del cittadino e del cliente che potrebbe recarsi in questi locali - diciamo così - privati. Si tratta di una situazione che si realizza frequentemente.
L'emendamento al nostro esame di fatto denuncia una situazione che parecchi di noi conoscono (non tanto io con riferimento agli acconciatori, piuttosto agli estetisti) e potrebbe essere una buona soluzione per risolvere una situazione di illegalità per queste piccole attività che parecchi italiani, soprattutto donne di giovane età, svolgono nella propria casa o nella abitazione del cliente. L'intenzione è quella di tirare fuori da questi luoghi le


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professioniste in questione, dando loro la possibilità di avere gli stessi diritti degli altri lavoratori. Si tratta di quei diritti che proprio la sinistra chiede a gran voce.
Per questo motivo, chiediamo l'approvazione di questo emendamento che prevede altresì una sanzione amministrativa pari a 5 mila euro. Può sembrare una sanzione minimale, ma per un'attività del genere tale cifra è un'ingente somma. Infatti, queste categorie di professionisti non vivono di sfarzi, anzi vivono con poco, perché altrimenti non svolgerebbero illegalmente questa attività, ma avvierebbero un locale commerciale aperto al pubblico. Per tali motivi ne chiediamo a ragion veduta e a gran voce l'approvazione - come anche per gli altri emendamenti -, perché si darebbe la possibilità ad imprenditori di piccole dimensioni di mettersi in regola. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che sono molte le categorie cosiddette minimali di questo tipo. Noi cerchiamo di tutelarle, dando loro la possibilità di avere gli stessi diritti degli altri lavoratori mediante una dichiarazione di inizio attività. Non siamo completamente d'accordo sulle modalità di presentazione di quest'ultima ma, dal momento che esiste questa norma, il nostro è un invito ad utilizzarla al meglio, cercando di far lavorare nella legalità più assoluta anche questi piccoli imprenditori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, volevo intervenire per sensibilizzare la maggioranza che in campagna elettorale, più volte, ha evidenziato la volontà di combattere l'evasione fiscale. Con l'aggiunta di queste disposizioni contenute nell'emendamento al nostro esame, infatti, si ha l'opportunità di combattere l'evasione fiscale, prevedendo un controllo dei locali che non sono aperti al pubblico. Inoltre, vi è la possibilità di garantire quei requisiti igienico-sanitari che in molte situazioni di questo tipo potrebbero sfuggire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, è certo che stiamo discutendo un provvedimento volto alla liberalizzazione dell'economia; tuttavia, se pensiamo che liberalizzare significhi che ciascuno può fare quello che vuole, ciò non va bene!
Vorrei dire al relatore e al sottosegretario Gianni, che mi sta ascoltando e che conosce la stima che provo nei suoi confronti, che il Parlamento dovrebbe lanciare un segnale di moralità. Per carità, non dovremmo certamente accanirci contro chi esercita abusivamente la professione di parrucchiere all'interno della propria abitazione; tuttavia, sappiamo che, nel nostro paese, pur esistendo situazioni molto diversificate, moltissime aziende lavorano in nero.
Lo affermate voi, non lo diciamo noi! Sottosegretario Gianni, quante volte lei ha affermato che dobbiamo colpire il lavoro nero? Allora, per contrastarlo, dobbiamo lanciare segnali in una certa direzione!
Capisco anche la dimensione modesta di tale fenomeno, però è sotto gli occhi di tutti la condizione dell'artigiano. Egli, infatti, deve presentare la domanda e deve interloquire con l'amministrazione comunale, con la camera di commercio e con il vigile; inoltre, è soggetto al rispetto delle norme igienico-sanitarie, non può mettere la fioriera fuori dalla porta perché gli viene contestato l'uso del suolo pubblico e non può avviare iniziative promozionali.
In altre parole, l'artigiano è ostacolato in tutte le sue attività; invece, se egli decidesse di svolgere la stessa attività a casa sua, senza comunicare nulla a nessuno (e, magari, senza neanche rispettare le norme igienico-sanitarie), potrebbe farlo tranquillamente!
Qualcuno della maggioranza mi può obiettare che si tratta di piccole cose, ma vorrei sottolineare che si tratta di segnali importanti. Noi dobbiamo affermare, infatti, che siamo contro il lavoro nero. Ciò anche perché il lavoro nero, specie nell'ambito dei lavoratori autonomi, danneg


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gia in primo luogo il consumatore, il quale non gode delle garanzie che chi esercita in maniera puntuale e precisa la propria attività, come ricordava il collega Allasia, può offrire rispetto a chi esercita il proprio mestiere senza essere controllato.
Pertanto, da un lato dobbiamo dare al consumatore e al cittadino delle garanzie e, dall'altro, dobbiamo lanciare un segnale forte, dimostrando che vogliamo combattere questa piaga del lavoro nero!
Ritengo quindi giusto, Presidente, approvare una proposta emendativa che va proprio nella stessa direzione indicata dal programma del Governo. Potrebbe essere controproducente che sia proprio io a sostenere un emendamento presentato dal gruppo Lega Nord Padania, ma vorrei sottolineare che noi siamo per la legalità in tutti i sensi!
Allora, forse è opportuno ribadire che anche per esercitare l'attività di parrucchiere, di estetista o di quant'altro, pur introducendo le liberalizzazioni oggi presentate, sulle quali possiamo essere d'accordo, bisogna rispettare i diritti dei consumatori, operando in maniera rispondente alle leggi. Occorre, dunque, far emergere tale attività, nell'interesse sia del fisco, sia dei consumatori.
Mi sembra giusto, quindi, aggiungere alla fine del comma 2 dell'articolo 10 del decreto-legge in esame i seguenti periodi: «Per l'attività di estetista la dichiarazione di inizio attività è obbligatoria anche se l'attività è svolta in locali non aperti al pubblico. In tal caso i locali devono comunque avere i requisiti igienico-sanitari a tutela della salute dei consumatori. In caso di mancata dichiarazione è prevista la sanzione amministrativa pari a 5.000 euro».
Se volete, possiamo ridurre la sanzione amministrativa. Se 5 mila euro sono troppi, allora forse ha ragione il relatore, ed allora sarebbe il caso di riunire il Comitato dei nove e presentare un subemendamento all'emendamento Garavaglia 10.214, proponendo, ad esempio, di abbassare la sanzione amministrativa al livello che volete. L'importante, tuttavia, è che il Parlamento dimostri concretamente che sia nelle grandi, sia nelle piccole cose intende contrastare le illegalità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
Per troppo tempo, infatti, abbiamo assistito al lassismo delle istituzioni! Signor Presidente, mi lasci dire che, nella mia provincia, la stessa amministrazione pubblica, anche in questi giorni, è spesso corresponsabile delle illegalità commesse: mi riferisco ai tassisti abusivi, nonché ad altre situazioni...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE CAMPA. ... che si verificano a Venezia.
Dobbiamo dimostrare, allora, di essere coerenti quanto meno con il programma che voi avete presentato, che noi non condividevamo ma che, su questo specifico punto, ci trova concordi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, su questo emendamento vorremmo esprimere alcune perplessità. Al di là della simpatia politica che ovviamente ci lega agli amici della Lega Nord, in questo caso si pone una questione relativa all'esercizio delle attività di acconciatore e di estetista in locali non aperti al pubblico. Dalla formulazione sembra di capire che ci si riferisca a coloro che esercitano la propria attività presso il proprio domicilio e quindi presso abitazioni private. Se il tentativo di far emergere dal sommerso una certa attività può essere lodevole, credo che all'interno del mondo artigianale vi sia discussione in merito alla concorrenza sleale, esercitata da tutti quei professionisti ed artigiani che in maniera non legale ed in qualche modo abusiva svolgono le attività di acconciatore e di estetista.
Vorrei ricordare che nel corso della precedente legislatura in questa materia la Commissione attività produttive approvò


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in sede legislativa un progetto di legge, oggi in vigore, che ha equiparato i parrucchieri di diversa specialità con la figura di acconciatore. Si discusse a lungo su questo progetto e tutta le associazioni di categoria interessate all'argomento - Confartigianato CNA, Casartigiani - avevano segnalato il problema creatosi nel settore degli acconciatori. In questo settore, sopratutto immigrati extracomunitari esercitano tale attività abusivamente senza sottoporsi ad una serie di controlli, anche di carattere sanitario, che invece comportano costi per coloro che svolgono l'attività in locali aperti al pubblico e quindi ad esercizi commerciali ed artigianali.
Da qui nascono le nostre perplessità su questo emendamento, sicuramente mosso da buone intenzioni come quella di fare emergere il sommerso. Tuttavia, esso va oltre l'intenzione del legislatore di riunire gli adempimenti in un'unica dichiarazione e di favorire l'avvio di nuovi esercizi, mantenendo ovviamente la liceità di attività per acconciatore ed estetista ed evitare la concorrenza sleale che può essere esercitata da un artigiano o da un professionista non costretto a sopportare costi di esercizio commerciale, come negozi e quant'altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, comprendo lo spirito ma soprattutto la foga battagliera dell'onorevole Campa nel difendere questo emendamento presentato dagli amici della Lega Nord. Vorrei fare tuttavia una considerazione. Nel corso della scorsa legislatura abbiamo approvato un progetto di legge, non più tardi di un anno e mezzo fa, in sede legislativa presso la Commissione attività produttive. L'utilizzo di tale sede significa che quel provvedimento aveva messo tutte le forze politiche presenti in Parlamento d'accordo sul testo poi approvato. Se la schizofrenia di fare leggi, o meglio ancora di cambiare quanto approvato non più tardi di un anno e mezzo fa, ormai prende tutti, ho la sensazione che la certezza del diritto e sopratutto la sedimentazione del dato non venga codificata presso le categorie ed i soggetti che svolgono il lavoro in questo campo.
Per carità, tutto è possibile, ma insomma, regolamentare e disciplinare un'altra volta questo settore e questa materia significherebbe in altri termini non portare a compimento fino in fondo la ragione dell'intervento normativo approntato a suo tempo. Pertanto, il mio gruppo parlamentare, pur dispiaciuto, non sosterrà l'emendamento in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, volevo commentare l'emendamento in oggetto, cui sono favorevole, cercando però di stimolare il Governo ad interpretarlo e ad aggiungere alcune condizioni. La verifica delle capacità delle persone che aprono un'attività è un principio basilare perché bisogna tutelare l'utente. Tuttavia, ritengo che questo emendamento sia necessario, in quanto fa emergere un sommerso che notoriamente esiste. Nello stesso tempo, se condizioniamo il sommerso e questa attività anche alle variazioni catastali di destinazione d'uso dei locali in cui vengono esercitate dette professioni, sicuramente il sistema Stato ne riceverà un grande vantaggio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 10.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 308
Votanti 285
Astenuti 23
Maggioranza 143
Hanno votato
89
Hanno votato
no 196
Sono in missione 77 deputati).


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Prendo atto che il deputato Forlani ha erroneamente espresso il proprio voto e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto altresì che i deputati Vichi, Tenaglia, Tomaselli, Burgio, Lovelli, Lumia e Aurisicchio non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzocchi 10.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame pone la questione di una soppressione del comma 3. Si verte in materia di attività di pulizia e disinfezione. Su questo argomento il comma in oggetto opera una serie di distinguo, proprio perché siamo di fronte ad un'attività che difficilmente può essere esercitata solo con la dichiarazione di inizio attività. Infatti, essa ha ripercussioni tali nel campo della salute, che credo non possa essere deregolamentata con questa facilità.
Il problema è estremamente delicato: o questo comma mette in conto tutti questi «fatti salvi», vale a dire i requisiti di onorabilità, capacità economico-finanziaria, attività professionale indicati nel comma e che certe attività possono essere esercitate solo nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di tutela del lavoro e della salute, o esso è totalmente inutile, in quanto introduce la dichiarazione di inizio attività quale unico obbligo, facendo poi delle eccezioni che di fatto non consentono di modificare nulla. In ogni caso, se non si fa riferimento alla normativa sul lavoro e sulla salute, si è di fronte ad una deregolamentazione che colpisce anche la disciplina del lavoro.
Sappiamo perfettamente che le attività di pulizia sono spesso esercitate da aziende che hanno moltissimi dipendenti; basti pensare a quelle svolte negli ospedali o negli enti pubblici. Ritengo quindi estremamente pericoloso affrontare la questione dal punto di vista della liberalizzazione di un'attività che ha queste ricadute, in quanto non si tratta di attività professionali svolte da un unico soggetto, essendo esse esercitate in forma aziendale con numerosissimi dipendenti.
Stupisce pertanto che anche colleghi che hanno una sensibilità nei confronti della tutela del lavoro siano d'accordo nel deregolamentare un'attività, nell'ambito della quale molto spesso sono superate le normative che tutelano la sicurezza nei luoghi di lavoro, visto che quando si svolgono attività di pulizia o di disinfezione, si usano anche prodotti chimici che necessitano di un certo tipo di trattamento.
Mi sembra strano che forze politiche, che addirittura hanno proposto Commissioni bicamerali di inchiesta sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, siano d'accordo nel deregolamentare una materia così delicata, che può esporre i lavoratori ad un rischio di sicurezza.
Vorrei, pertanto, che il Governo ci rassicurasse.
È pur vero che tra i banchi del Governo siede il sottosegretario Gianni, che - lo sappiamo - è molto sensibile a questi profili; vorremmo tuttavia capire se si tratti di una nostra infondata preoccupazione o se invece valga effettivamente la pena di approfondire la questione che si pone relativamente a tale particolare attività, affinché non si rischi di operare una deregolamentazione. Questa da un lato non garantirebbe la sicurezza sui luoghi di lavoro e non tutelerebbe, dunque, i lavoratori; dall'altro, non garantirebbe neppure i consumatori. Questi ultimi, nel caso di specie, corrispondono a quanti ricevono il servizio di disinfezione: se essi non fruissero di servizi da parte di professionisti con una certa qualifica, potrebbero in qualche modo subire dei danni da quest'attività, se deregolamentata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dagli acconciatori e dagli estetisti siamo giunti all'attività di pulizia e di disinfezione. Il provvedimento all'articolo 3 prevede che le attività di pulizia e di


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disinfezione siano soggette alla sola dichiarazione di inizio attività da presentarsi alla Camera di commercio. Abbiamo già chiarito precedentemente come questa volontà di liberalizzare i settori, attraverso misure come la dichiarazione di inizio attività di cui al presente articolo o la comunicazione unica per la nascita dell'impresa, si ponga in totale contraddizione con norme varate qualche mese fa, in base alle quali sono diventate, invece, pressanti le richieste fatte a chi chieda l'apertura di partita IVA e compili il cosiddetto modello di dichiarazione di inizio attività.
In questo caso, peraltro, si tratta di un settore particolare, quello di pulizia e di disinfezione, connesso all'utilizzo di prodotti igienico-sanitari: non si può consentire che chi utilizzi tali prodotti non abbia competenze particolari o, comunque, non sappia minimamente quali prodotti stia utilizzando. Affermo ciò perché al comma 3 dell'articolo si dichiara che le attività di pulizia e di disinfezione aperte dalle imprese che intendono operare nel settore «non possono essere subordinate a particolari requisiti professionali, culturali e di esperienza professionale». Potrebbe essere dunque consentito qualsiasi livello di competenza e non è molto chiaro se chi aprirà queste imprese che si occupano di pulizia e di disinfezione conoscerà o dovrà conoscere la natura dei prodotti che utilizza, quali contraddizioni possano avere, quali effetti possano produrre sulla persona o sugli oggetti sui quali vengano utilizzati.
Tutto viene lasciato al caso ed al buon senso, che si suppone debba avere chi utilizza questi prodotti: ciò lascia francamente perplessi. Gli agricoltori, ad esempio, utilizzando i prodotti fitosanitari per la viticoltura, devono sapere esattamente quali prodotti usano e devono seguire specifici protocolli di utilizzo. Nel caso di specie, invece, pur trattandosi comunque di salute e di sanità, si adotta una soluzione totalmente contraddittoria in un settore, come ha riferito il collega che mi ha preceduto, fatto di imprese che hanno in genere un grande numero di dipendenti. In definitiva, chi aprirà questo tipo di attività avrà comunque varie competenze generali in un settore, che, come sappiamo, negli ultimi anni sta conoscendo una sempre maggiore presenza di manodopera e di titolari di società e imprese extracomunitari. Non vorremmo che, con liberalizzazioni che producono deregolamentazioni tali che pare quasi di trovarsi in una giungla deregolamentativa, si voglia alla fine consegnare questo particolare settore solamente nelle mani, della manodopera o dell'impresa extracomunitaria.
Si dice, infatti, che gli italiani non vogliono più fare certi lavori - anche ciò sarebbe un po' da valutare - comunque è chiaro che il settore della pulizia registra una sempre maggiore presenza di manodopera extracomunitaria. A nostro modo di vedere ciò porterà non solo ad una presenza ancora maggiore di imprese e di manodopera extracomunitarie, ma anche ad uno scadimento dell'attività stessa, perché è logico pensare che, di fronte alla deregolamentazione che viene prevista chiunque potrà aprire un'attività, anche senza avere alcuna competenza, quindi anche senza la conoscenza di determinate questioni che riguardano il settore. Molti extracomunitari chiederanno di aprire imprese di tal genere, quindi le imprese italiane già esistenti sul mercato dovranno subire anche questo tipo di concorrenza e questo tipo di deregolamentazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo per precisare che il comma 3 dell'articolo 10, pur liberalizzando queste attività precisa, all'ultimo periodo - lo dico per rispondere a coloro i quali sono preoccupati per le condizioni di lavoro delle persone che lavorano nel settore e per dire che vi è un'attenzione nel merito - che «resta salva la disciplina vigente per le attività di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione ed in ogni caso le attività professionali di cui al presente comma possono essere esercitate solo nel pieno rispetto della normativa


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vigente in materia di tutela del lavoro e della salute ed in particolare del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, e della normativa in materia di smaltimento dei rifiuti speciali o tossici». Ciò vuol dire che tutte le normative inerenti il lavoro, la tutela dei lavoratori e delle condizioni nelle quali queste attività debbono essere svolte, continueranno ad essere vigenti nella normativa attuale, così come lo sono state fino ad ora. Sarebbe pertanto esclusivamente una liberalizzazione di inizio attività, ma senza altre deregolamentazioni spurie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su una questione abbastanza divertente, che mi suggerisce questo terzo comma. Se, infatti, un'attività di pulizia fosse soggetta all'iscrizione nel registro delle imprese potremmo correre il rischio, ai sensi dell'articolo 9 e dell'articolo 10, di assistere ad una situazione abbastanza divertente, nel senso che in base all'articolo 9 è prevista una dichiarazione unica relativa alla nascita dell'impresa, che risponde a determinati requisiti, che si potrebbero definire preventivi; che, secondo quanto previsto da questo articolo, deve essere contemporaneamente presentata - a proposito di semplificazioni - la denuncia di inizio attività. La formulazione dell'articolo 9 è sibillina, perché afferma che tale dichiarazione è valida al fine di avviare l'attività di carattere imprenditoriale.
Ritengo che, in relazione a questo banale esempio, abbiamo dimostrato come si stia riuscendo a complicare cose semplici. La fretta per realizzare le liberalizzazioni non può sostituirsi ad un attento esame della normativa, perché, invece di semplificare le cose, rischiamo di aggravarle, come questo banale esempio sta dimostrando (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e del deputato Leone).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, vorrei chiedere una precisazione alla collega Provera, quale eventuale interpretazione autentica: se anche il termine «sanificazione» si riferisca a tutte quelle pulizie in ospedali e scuole e presupponga l'utilizzo di prodotti chimici da parte degli operatori, anche in concentrazioni diverse da quelle usualmente adoperate da casalinghe e da operatori del settore. Questi ultimi sono oggi messi al corrente degli eventuali rischi che corrono e sono istruiti attraverso corsi organizzati dall'azienda, che comunque è responsabile.
Chiedo, quindi, un'interpretazione autentica del testo e chiedo lumi circa questa problematica.

PRESIDENTE. L'onorevole Provera non può intervenire sullo stesso emendamento, mi dispiace.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 376
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato
139
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, visto che stiamo lavorando dalle ore 15 e che avremo ancora del tempo da impiegare, vorrei chiedere alla Presidenza indicazioni circa il prosieguo dei nostri lavori.

PRESIDENTE. L'orientamento della Presidenza, visto che abbiamo ancora del lavoro da svolgere e che era già prevista la seduta notturna, è nel senso di proseguire i nostri lavori fino alle ore 20,15 e di sospendere la seduta fino alle ore 21.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato la risposta data all'onorevole Giachetti intervenuto sull'ordine dei lavori. Ci saremmo attesi una pausa più lunga, anche per consentire al Comitato dei nove di riunirsi. Andiamo pure avanti, visto che volete fare ostruzionismo, pensando di fare il bene per il nostro paese.
Con gli emendamenti in esame si propone di sostituire, al primo periodo del comma 3 dell'articolo 10, le parole «ai sensi della normativa vigente, da presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente» con le seguenti: «da presentare allo sportello unico del comune territorialmente competente ai sensi della normativa vigente».
Signor Presidente, mi sembrerebbe una proposta coerente rivolta al relatore. Prima è stato approvato un emendamento che trattava proprio questo argomento. Abbiamo ritenuto fondamentale dire alle aziende che esiste un solo sportello - lo sportello unico del comune - a cui ci si deve rivolgere. Questo sportello unico deve raccogliere tutte le indicazioni per evitare che il cittadino contribuente o l'imprenditore percorrano una specie di via crucis da un ufficio all'altro., Lo stesso sportello unico provvederà eventualmente ad inoltrare a chi di competenza le documentazioni del caso. La norma in esame mi sembra di buon senso e non capisco perché il relatore abbia espresso un parere contrario. Mi chiedo se questo emendamento non possa essere accolto - a tal fine propongo di sospendere i lavori per poi riprenderli - proprio per il fatto che prima abbiamo approvato una disposizione simile con riferimento al comma 2 dello stesso articolo 10, che disciplina le attività di acconciatore ed estetista.
Se una norma simile sullo sportello unico è stata approvata con riferimento ad una determinata categoria economica, non si riesce a capire perché una norma analoga non sia accolta dopo dieci minuti.
Signor Presidente, vorrei che lei chiedesse al relatore se sia possibile accogliere l'emendamento in esame e quali siano i motivi che lo impediscano. Vi è una impostazione logica e coerente oppure stiamo lavorando (non adopero l'espressione che si userebbe a Venezia, perché sarebbe offensiva) con la testa tra le nuvole?
Credo sia importante seguire un'impostazione coerente: i cittadini ci chiedono questo. Troppo spesso anche in presenza di un organo che si occupa dell'armonizzazione dei testi normativi, ci accorgiamo di quanti strafalcioni si facciano. Bisognerebbe approvare una normativa che obblighi tutti i parlamentari e le Assemblee parlamentari a legiferare in maniera intelligibile da parte dei cittadini. Siamo però in presenza di una normativa (non è tanto il fatto che sia contraddittoria) in base alla quale prima si intendeva procedere verso lo sportello unico per quanto riguarda le attività di acconciatore, ma poi, al comma 3 dello stesso articolo 10, si prevede che le attività di pulizia e disinfestazione, di cui al decreto del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato 7 luglio 1997, n. 274 e successive modificazioni, e di facchinaggio, di cui al decreto del ministro delle attività produttive 30 giugno 2003, n. 221, siano soggette alla sola dichiarazione di inizio attività da presentare ai sensi della normativa vigente alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente.
Quali sono le ragioni di questa diversità di comportamenti? Cosa accade nei confronti


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dell'amministrazione? Credo sia opportuno che vi sia una collegamento con la precedente disposizione, che è stata approvata in modo intelligente.
Ai sensi della normativa vigente la dichiarazione di inizio di attività deve essere sempre e comunque presentata allo sportello unico del comune territorialmente competente. Così facendo, si valorizza anche il ruolo dei comuni. Tuttavia, molto spesso siamo contraddittori: affermiamo che i comuni debbono rappresentare il punto di riferimento dei cittadini, poi però parliamo della provincia, della regione, della Camera di commercio. È vero che vi sono moltissime interrelazioni fra questi enti, ma sarebbe opportuno che il cittadino si rivolgesse al comune di competenza, che peraltro è anche quello più vicino alla propria attività (se, ad esempio, ci si trova nel comune di Portogruaro e la Camera di commercio si trova a Venezia, ci sono 70 chilometri di distanza); pertanto, sarebbe opportuno uniformare le normative.
Chiedo, quindi, a lei, Presidente, alla maggioranza e al relatore, che questa sera ha dimostrato momenti di saggezza - e lo ringrazio per questo - di esprimersi favorevolmente nei confronti del mio emendamento, prevedendo che anche per le attività di cui al comma 3 dell'articolo 10 si inoltri la domanda allo sportello unico del comune territorialmente competente, ai sensi della normativa vigente.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame degli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17, nonché dell'emendamento D'Agrò 10.13 ai fini di una loro rivalutazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, non essendovi obiezioni, gli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17, nonché l'emendamento D'Agrò 10.13 si intendono accantonati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.19, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato
375
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 10 riguarda le attività di guida turistica e di accompagnatore turistico, come disciplinate dall'articolo 7 della legge 29 marzo 2001, n. 135, e successive modificazioni, che non possono essere subordinate all'obbligo di autorizzazioni preventive, al rispetto di parametri numerici ed a requisiti di residenza, fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale. In particolare, bisognerebbe capire cosa significhi quest'ultima espressione, perché di fatto si prevede la soppressione del comma 4.
La seconda parte di tale comma prevede che, ai soggetti titolari di laurea in lettere con indirizzo in storia dell'arte o in archeologia o titolo equipollente, l'esercizio


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dell'attività di guida turistica o accompagnatore terroristico non possa essere negato né subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante o di altre prove selettive (vorrei precisare che la sola titolarità della laurea non è sufficiente, pertanto bisognerebbe specificare meglio per i cittadini), restando consentita la verifica delle conoscenze linguistiche soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi.
Noi crediamo che questo articolo 10 debba essere soppresso, perché il comma 4 non solo opera della confusione, ma introduce una deregolamentazione che non è richiesta dall'Unione europea. Se approvato, il comma 4 porterà molto danno alla professione di guida turistica, alla qualità del turismo in Italia e alla tutela dei beni culturali. È anche vero che con i successivi emendamenti, anche da parte della maggioranza, faccio riferimento a quelli che affronteremo in seguito, si tenta di migliorare il testo del comma 4, che noi vogliamo sopprimere perché, se venisse approvato l'emendamento Affronti, si aggiungerebbe una frase che peggiorerebbe enormemente le cose anche rispetto al decreto Bersani-bis.
Le direttive dell'Unione europea non richiedono una simile deregolamentazione; in base alle direttive le guide devono dimostrare di essere effettivamente delle guide turistiche nello Stato di provenienza sia nel caso di prestazioni occasionali nei servizi tour fermè sia per il riconoscimento del titolo acquisito in un altro Stato membro. L'Unione europea, per facilitare la libera circolazione dei professionisti, ha previsto un sistema di riconoscimento del titolo professionale, quindi anche di guida turistica, ottenuto negli altri paesi dell'Unione europea. Tale riconoscimento prevede, nel caso in cui la formazione specifica sia differente, come avviene per le guide turistiche per via della specificità di area prevista dalla normativa europea quando parla di territorio di riferimento, il superamento di un esame o, in alternativa, un tirocinio con supervisione da parte di un tutor. Questo sistema è applicato anche ai cittadini extracomunitari, i titoli stranieri vengono vagliati e riconosciuti nella conferenza dei servizi interministeriali.
Tutti i paesi europei che hanno il maggior numero di monumenti, Francia, Spagna e Grecia, non ci pensano proprio ad adottare norme che regalano il lavoro nei beni culturali e nel turismo ad altri soggetti. Onorevole Gianni, lei che si batte sempre e giustamente per mantenere livelli occupazionali qualificati e per far sì che vi sia una maggiore partecipazione delle attività lavorative degli italiani e non solamente degli altri potrà constatare tranquillamente che i paesi europei non adottano norme che regalano via il lavoro.
Con questo comma 4 non solo non daremo lavoro ai giovani italiani, che tanto stanno a cuore a questa maggioranza, che ad ogni piè sospinto ce lo ricorda, solo nei programmi, perché nei fatti poi lo disattende, lo toglieremo anche alle guide che esercitano da anni con competenza il loro lavoro.
Il cosiddetto decreto Bersani sembra voler avvantaggiare gli stranieri rispetto agli italiani. Vorremmo che si trattasse soltanto di malelingue, anche se la settimana prossima affronteremo altri provvedimenti del genere. Concludo sostenendo che dobbiamo «cassare» questo comma perché avvantaggeremmo solamente gli stranieri a danno degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Presidente, se vi è un articolo che dimostra la totale incoerenza del Governo circa le scelte da fare per la gestione di un settore come il turismo, questo è il comma 4 dell'articolo 10.
Vedete, per un pelo non è passata l'introduzione della tassa di soggiorno.
Assistiamo quotidianamente alla proliferazione selvaggia dei ticket ad ogni livello territoriale. Abbiamo il mantenimento di migliaia di centri decisionali, che prendono decisioni tutto il giorno per l'erogazione di contributi di gestione al


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turismo, senza una visione unitaria e sistemica, con un frazionamento di risorse ed uno spreco senza ritorno. Abbiamo l'aliquota IVA più alta, rispetto ai paesi concorrenti. È stato fatto un logo, per rappresentare l'Italia all'estero, impresentabile. Un logo vergognoso! Intanto non si capisce da che cosa si dovrebbe dedurre che esso riguarda l'Italia. Inoltre quel logo ha addirittura fatto strame della Sicilia e della Sardegna, che ne sono state escluse, visto che in esso è rimasto solo lo stivale, probabilmente funzionale alla scritta Italia, ma certamente offensivo e mortificante e soprattutto incomprensibile. Il logo serve per far conoscere l'Italia all'estero e per richiamarne i valori turistici, culturali e naturali. Con quel logo sicuramente questo non si potrà ottenere.
Davanti a questa «Waterloo» del turismo e del Governo, cosa si inventa il ministro Bersani per liberalizzare il settore? Colpire le guide turistiche! Cioè, la grande strategia di questo Governo è quella di penalizzare un settore di lavoratori, che già vivono condizioni di grande disagio e di grande precarietà. Il sottosegretario Gianni, grande alfiere della lotta alla precarietà lavorativa, non può disconoscere che attraverso il comma 4 dell'articolo 10 si introducono elementi che rendono assolutamente precario l'esercizio dell'attività di guida turistica. Tra l'altro, liberalizzazione di cosa? Si tratta di un settore, che già da tempo ha visto l'abbattimento di una serie di vincoli. Non ci sono più vincoli di numero chiuso per il rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni. Non c'è neanche il vincolo della residenza, che era infatti discutibile, perché la guida non deve conoscere solo gli aspetti storici, artistici ed architettonici dei beni culturali dei quali si interessa di illustrare le caratteristiche, ma deve essere anche abilitata - ed è questo il senso del suo lavoro - a spiegare quei beni nel contesto territoriale in cui essi si trovano, spiegando anche da quali civiltà sono stati pensati e prodotti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 19,43)

NICOLA BONO. Con il meccanismo introdotto dal comma 4 tutto questo viene stravolto, perché non ci sono più i vincoli di accertamento della professionalità. Allora vogliamo qualificare il turismo in Italia cancellando la professionalità, l'obbligo di garantire ai turisti utenti di essere assistiti da personale qualificato, che sia in grado di spiegare, quando vedono una qualunque testimonianza storica, archeologica, artistica e monumentale, cosa essa voglia dire realmente e quale sia il suo significato nel contesto dell'evoluzione e dello snodarsi delle culture del nostro paese?

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Bono.

NICOLA BONO. Cari colleghi della maggioranza, questa norma contenuta nel comma 4 è tra l'altro contraddittoria in sé, perché non si può affermare che vengono eliminati gli obblighi di autorizzazione preventiva, fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale.
Ma chi li accerta i requisiti di qualificazione professionale...

PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole.

NICOLA BONO. ...senza un esame e senza una verifica? Ecco perché vi invitiamo a votare a favore della soppressione del comma 4 dell'articolo 10.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, a volte mi domando se improvvisamente i legislatori siano stati colpiti da una voglia di dissolvere tutto ciò che vi è di positivo nel nostro paese, cupio dissolvi. Se vi è un'attività su cui si fonda l'economia del nostro paese, questa è quella turistica.
Come si può immaginare di affidare a gente che ha semplicemente acquisito una


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laurea e la conoscenza delle lingue estere, il compito di illustrare e spiegare la storia ed il territorio del nostro paese ai numerosi turisti che vengono a visitare l'Italia?
Qual è la ragione di ciò? Solo il fatto che la tempistica degli esami di abilitazione è molto lunga e, quindi, sono pochi coloro che possono partecipare?

PRESIDENTE. Onorevole Uggè, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il comma 4 dell'articolo 10 è effettivamente molto delicato perché, mentre apparentemente consente a tutti i nostri giovani di accedere liberamente alla professione, in realtà, rischia di svilire la professione stessa e causare una limitazione della possibilità e della capacità di esercitare tale attività, oltre che di portare nocumento al paese.
Siamo, però, contrari agli identici emendamenti in esame perché concordiamo sulla possibilità di allargare l'esercizio della professione, al di là del rispetto di parametri numerici e di requisiti di residenza. Pensiamo che questi vadano aboliti e che la professione debba potersi espandere a tutti i ragazzi e le ragazze che abbiano i requisiti per svolgerla. Per questo, un emendamento successivo a mia firma, l'emendamento Provera 10.242, prevede la soppressione del solo secondo periodo del comma 4.
Inoltre, aggiungo a futura memoria, per l'esame degli emendamenti che seguono, che non è sufficiente richiamare nel dettaglio una serie di lauree che, di per se stesse, non risolvono la formazione professionale necessaria per le attività di guida e di accompagnatore, per le quali invece bisogna accertare la capacità di svolgere quel compito che, a volte, è molto più generale ed altre volte più specifico, per materia, (e ho visto che il relatore, già in fase di espressione dei pareri, ha accolto alcuni emendamenti).
Rimane un aspetto, ora citato dall'onorevole Campa, in rapporto alla Comunità europea. Potrebbe effettivamente accadere che, mentre apriamo per estendere la possibilità di occupazione dei nostri giovani, con quella dizione rischiamo l'«invasione» da parte degli esterni, la cui capacità effettiva non sarebbe neppure verificata. Per questo sarebbe opportuno che, sull'emendamento Affronti 10.299, vi fosse uno sforzo ulteriore per porre rimedio a questo aspetto. Ciò aiuterebbe a ritirare altri emendamenti, aspetto su cui invito a riflettere i miei colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, abbiamo tutti ascoltato le motivazioni di buonsenso in merito all'emendamento in esame presentate dall'onorevole Campa e dall'onorevole Bono. Abbiamo anche ascoltato ora le osservazioni, alcune non condivisibili, altre di buonsenso, provenienti dalla collega di Rifondazione Comunista che appartiene al Comitato dei nove.
Rivolgo un sentito appello all'onorevole relatore, affinché egli (che è l'unico a poter intervenire nella materia con nuove proposte emendative o con proposte che possano incidere modificando il senso del comma che stiamo esaminando) in primo luogo «congeli» la materia, cioè proponga di accantonare gli emendamenti in esame, per procedere ad una riflessione. Potrebbe anche chiedere una breve sospensione dei lavori dell'Assemblea e riconvocare il Comitato dei nove per ricercare una soluzione condivisa.
Nell'ambito della soluzione condivisa troverà sicuramente ragionevolezza anche da parte dell'opposizione e, se così non fosse, continueremo nei nostri interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto sono sicuramente puntuali


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e condivisibili. Una delle caratteristiche che deve avere una norma di legge è quella della certezza dei contenuti. Nel momento in cui il comma 4 afferma che si fa luogo alla liberalizzazione dell'attività di guida turistica, ma poi prosegue dicendo «fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale», lascia chiaramente intendere che non si hanno le idee chiare su che cosa sia il contenuto e la portata applicativa di questa norma.
Quindi, gli altri colleghi hanno rivolto l'invito a sospendere l'esame su questa parte per consentire al Comitato dei nove di definire meglio gli aspetti, tenuto anche conto dei riflessi che si avrebbero in ambito comunitario. Teniamo presente che, poi, questa norma consisterebbe in una sorta di boomerang, ma teniamo altresì presente che sono in fase di esame da parte del Parlamento una serie di problematiche che devono essere affrontate. Mi riferisco in particolar modo all'indagine conoscitiva relativa alla legge n. 135 del 2001 ed anche alla riforma delle professioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO LEO. Quindi, penso che sia opportuno che il Comitato dei nove, anche alla luce delle osservazioni dell'onorevole Provera, possa esaminarne...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla proposta avanzata dal collega Mariniello di accantonare questo articolo, ma anche per svolgere alcune considerazioni.
È vero che in questo caso parliamo di liberalizzazioni, ma mi pare che questa volta sia veramente eccessivo ciò che il Governo propone. Gli accompagnatori italiani sono stimati circa in 10 mila abilitati e, quando si parla di turismo, tutti dicono che il nostro paese è uno di quelli dove la questione del turismo deve essere sempre più valutata e tenuta in considerazione. Ebbene, credo che nessuno possa pensare di abbassare il livello professionale degli addetti all'accoglienza turistica, perché il biglietto da visita di un paese nel settore del turismo spesso viene proprio valutato dal tipo di accoglienza che si ha in quel paese. Allora, sono convinta che questo sia un principio di buon senso, senza colore. Il livello di occupazione può essere soltanto mantenuto, la qualità del servizio erogato è alta e noi abbiamo altri paesi che in questo ci fanno concorrenza, dove la vocazione turistica è sempre più agguerrita (pensiamo, per esempio, a livello europeo quanta presenza turistica ha recuperato la Spagna nel nostro paese).
Allora, le guide turistiche non sono soltanto guide tout court, ma anche accompagnatori, sovraintendono spesso alla riuscita del viaggio e molte volte sono di madrelingua, proprio per aiutare ed essere a disposizione delle persone che vengono nel nostro paese, dei viaggi organizzati (molte volte si prestano anche in occasioni di transfer, di meeting, di congressi).
Vorrei soffermarmi anche su un altro aspetto. Se proprio si vuole puntare ad una specializzazione, pensiamo ad un corso di laurea: questa, sì, potrebbe essere una chance in più che diamo a chi fa della guida turistica il proprio lavoro.
Un altro problema da risolvere, caro Presidente - e qui mi sarei aspettata una riflessione -, è la precarietà del lavoro dell'accompagnatore turistico, perché molte volte è stagionale, non prevede un contratto di lavoro fisso.
Allora, invece di preoccuparci di questi altri aspetti che bene sono stati evidenziati dai colleghi che mi hanno preceduto, perché non pensiamo a strutturare un contratto di lavoro per queste categorie e a istituire un corso di laurea specialistica per coloro che già svolgono o intendano svolgere l'attività di guida turistica? Questa mi sembrerebbe un'idea giusta, non quella di abbassare il livello della qualificazione professionale, perché ad esserne danneggiati sarebbero non soltanto loro ma tutto il nostro paese, per l'effetto


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boomerang che ciò avrebbe agli occhi degli stranieri (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, volevo segnalare, in risposta a quanto precedentemente affermato, che non si sopprime la qualifica e neppure la preparazione professionale. Mi pare che la proposta del ministro Bersani, contenuta nel decreto-legge in esame, preveda la liberalizzazione dell'attività di guida turistica a favore di chi abbia conseguito una laurea in lettere con indirizzo storia dell'arte. Invece, con alcuni emendamenti, che sono stati accettati dal Comitato dei nove e dalla stessa Commissione e che saranno posti in discussione, si propone l'introduzione dell'obbligo di una verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento. Al limite, il problema sorge riguardo a quanto affermato in precedenza dalla collega Provera.
Abbiamo rappresentato questo problema, che è ancora all'esame del Comitato dei nove. Tuttavia, la legge prima citata dal collega Leo non è conforme alla direttiva comunitaria. Da parte degli uffici e delle competenti direzioni, è stato affermato che non può essere ribadita quella disciplina ma deve essere fatta salva la direttiva comunitaria, per evitare infrazioni. In sintesi, vorrei dire che non è prevista alcuna dequalificazione perché, innanzitutto, sempre più frequentemente, d'ora in poi, le guide turistiche avranno conseguito una laurea in lettere con indirizzo storia dell'arte e sarà anche introdotto l'obbligo della verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento,che mi pare giovi alla qualificazione professionale complessiva degli operatori del settore.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, naturalmente confermo il parere contrario sugli identici emendamenti soppressivi Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21. Si possono avere - come è giusto - opinioni diverse ma, certamente, non si può pensare che il decreto-legge all'esame comporti una dequalificazione. Bisogna tenere presente che, in questo settore, sono in corso alcune procedure di infrazione comunitaria nei confronti del nostro paese e dovremmo evitare di far pagare ai cittadini il costo di eventuali sanzioni che l'Unione europea possa comminare.
Già in sede di formulazione dei pareri, avevo espresso una valutazione positiva sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300 e avevo proposto una riformulazione con la quale introdurre alcune modifiche al testo. Penso si possa ulteriormente lavorare su di esso anche alla luce delle questioni da ultimo sollevate da diversi colleghi. Perciò, posso affermare che, se siamo d'accordo, si può procedere all'accantonamento delle proposte emendative riferite all'articolo 10, comma 4, ma non degli identici emendamenti soppressivi, sui quali il parere è contrario; quindi, se i presentatori non accedono all'invito al ritiro, si procederà alla votazione.
Possiamo effettuare questo passaggio in sede di Comitato dei nove, che è convocato per le ore 20,15. Quindi, possiamo procedere con l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 10, comma 5.

PRESIDENTE. Vi sono diversi colleghi che hanno chiesto di parlare, anche se la proposta del relatore dovrebbe essere valutata.

CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, il relatore ha affermato che, se ritirassi il mio emendamento soppressivo del comma 4, sarebbe favorevole ad un accantonamento


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ed ad un riesame dello stesso nell'ambito del Comitato dei nove. Se vi fosse una volontà in questo senso, sarei disponibile al ritiro del mio emendamento.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Mazzocchi 10.21 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

NICOLA BONO. Signor Presidente, intendiamo mantenere il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, anch'io a questo punto confermo il nostro orientamento contrario, perché questa disposizione è imprudente e butta allo sbaraglio i nostri giovani, i turisti che si recano in Italia.
Invito il ministro Rutelli a dar seguito a quanto da lui affermato in campagna elettorale, quando ha copiato la nostra proposta di ridurre l'IVA riferita al turismo e di eguagliarla ai livelli degli altri paesi europei; in ogni caso, non c'è traccia di tutto questo nelle procedure, nelle prassi e nelle intenzioni di questo Governo.
Invito altresì il ministro Rutelli a fare in modo che il portale www.Italia.it non solo non sia caratterizzato dal logo che ricorda quello del partito spagnolo della sinistra estrema Izquierda unida - a cui ha fatto riferimento l'onorevole Bono - ma diventi veramente funzionante e in grado di far giungere nel nostro Paese i turisti che lo desiderino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, la proposta del relatore Lulli presentava uno sprazzo di sole poiché riguardava l'accantonamento del comma in questione e il mio intervento era volto proprio a prenderla in esame; in effetti, onorevoli colleghi, questo comma 4 dell'articolo 10 rappresenta quanto di peggio vi possa essere.
Non ho nulla da eccepire sul fatto che alcune lauree - soprattutto quella in lettere con indirizzo in storia dell'arte, archeologia e i titoli equipollenti - diano la possibilità di esercitare l'attività di guida e di accompagnatore turistico. In ogni caso, se affermate letteralmente «... né subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante...» vuol dire che questo esame ed altre prove selettive sono rimasti; ciò è completamente in contraddizione con la prima parte di questo comma, dove si afferma «... non possono essere subordinate all'obbligo di autorizzazioni preventive, al rispetto di parametri numerici e a requisiti di residenza... ». Quindi, dovete scegliere o l'una, o l'altra cosa.
Nei prossimi giorni attraverso la modifica dell'articolo 12 verrà presa in considerazione la lingua italiana, che deve però essere conosciuta - ciò deve riguardare anche i commi delle leggi - e resa comprensibile, leggibile.
È vero - in questo mi associo a quanto affermato anche da altri colleghi - che l'industria turistica è importante per l'Italia, quindi deve rimanere l'eccellenza delle guide e degli accompagnatori turistici.
Colleghi della maggioranza, alla ripresa pomeridiana della seduta, mentre cercavate di raggiungere il numero legale, abbiamo potuto ascoltare alcuni vostri interventi: nel rimproverarci, avete affermato che le liberalizzazioni sono quello che più si aspettano i cittadini italiani da questo Parlamento. Vivaddio, non abbiamo parlato di energia o di trasporto pubblico locale, argomenti ai quali i cittadini sono realmente interessati, ma di guide turistiche!
Vogliamo creare rapporti di lavoro con le giovani e con i giovani disoccupati? Vogliamo portarli in un ambiente che dequalifica un'industria importante come quella turistica? È questo che vogliamo fare? Credo che non siano né giuste né corrette le liberalizzazioni in materie delicate come quella dell'industria turistica.


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Si tratta davvero di un comma incomprensibile da ogni punto di vista (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

LUCIO BARANI. Non si riesce a capire cosa vogliamo fare e cosa siamo in grado di fare! Credo che liberalizzare chi uccide il topolino, chi disinfesta, non faccia onore a questo Parlamento e neanche alle liberalizzazioni. Chiedo quindi con grande forza che le proposte emendative riferite al comma 4 siano accantonate e che il comma in parola sia rivisto, anche per dare dignità alle guide turistiche: ne faremmo disoccupati, persone che rovinerebbero l'industria turistica senza nemmeno riuscire a sbarcare il lunario, a portare a casa uno stipendio idoneo a consentire loro di crearsi una famiglia. Questo è un falso populismo che crea un danno all'immagine dell'Italia, alle nostre ricchezze storiche, culturali ed archeologiche!
Aveva ragione il collega che mi ha preceduto: il turismo e gli operatori del turismo vanno incentivati, abbattendo l'IVA e cercando di intervenire a supporto di un'industria così importante, per permettere ad essa di creare...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. ... posti di lavoro, ma non come accompagnatori turistici, magari con le autorizzazioni concesse «aumma aumma», come voi siete abituati a fare (Applausi ironici dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di fare silenzio per consentire di intervenire a chi ne ha il diritto.
Prego, onorevole La Loggia.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, avendo ascoltato l'intervento del relatore, mi era sembrato che si potesse addivenire ad una soluzione ragionevole, cioè l'accantonamento delle proposte emendative riferite al comma 4, onde procedere ad un approfondimento del quale mi pare abbia sentito la necessità tutta l'Assemblea. Il fatto che il relatore ne abbia preso atto è già di per sé incoraggiante.
Comprendo che qualcuno, forse anche un po' frettolosamente, possa avere espresso una valutazione non positiva, ma mi permetto di insistere perché davvero varrebbe la pena di concedersi una brevissima pausa di riflessione. Potremmo proseguire l'esame degli emendamenti successivi, per poi riprendere quelli riferiti al comma 4. Nella logica della distribuzione dei tempi, considerato il lavoro che abbiamo davanti, non farebbe molta differenza. Mi permetterei di insistere in tal senso.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so se il relatore sia d'accordo ma, atteso che siamo prossimi alla prevista pausa, se il relatore si pronunciasse favorevolmente sulla richiesta del collega La Loggia, potremmo utilizzare la pausa anche per procedere alle verifiche del caso, per passare alle votazioni subito dopo la sospensione.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, se ogni tanto guardasse anche verso destra... Lo so che è difficile per lei, ma è da tempo che chiedo la parola.

PRESIDENTE. Ho guardato, onorevole Bono, ma lei era già intervenuto una volta nel merito ed un'altra sull'ordine dei lavori.


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NICOLA BONO. Signor Presidente, condivido la proposta dell'onorevole Giachetti, il quale riprende un'indicazione in tal senso dell'onorevole La Loggia.
Desidero anche chiarire che il mantenimento dell'emendamento soppressivo deriva semplicemente dal fatto che non possiamo ritirare l'emendamento prima di conoscere il testo della riformulazione, che il Comitato dei nove riterrà di elaborare. Noi consideriamo quindi accantonato il nostro emendamento. Ad ogni modo, il problema si supera disponendo una sospensione,.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Accogliamo la proposta avanzata dall'onorevole Giachetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Presidente, dovendo il Comitato dei nove riunirsi durante questa pausa per valutare l'emendamento che voteremo subito dopo, direi di differire alle 21,30 la ripresa della seduta. In questo modo potremmo prima andare a cena e poi riunirci. La mia proposta è quindi quella di differire la ripresa della seduta dalle 21 alle 21,30. Grazie.

PRESIDENTE. La ripresa della seduta è già stata annunciata alle 21.

CESARE CAMPA. Non era però prevista la riunione del Comitato dei nove!

PRESIDENTE. Sì, ma non cambia la sostanza.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 21.

La seduta, sospesa alle 20,10, è ripresa alle 21,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati D'Elia, Capezzone, Folena, Gozi, Meta, Morrone, Pagliarini, Pisicchio, Sgobio e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state accantonate tutte le proposte emendative riferite all'articolo 6.
Nella parte pomeridiana della seduta, invece, sono stati accantonati gli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17, nonché l'emendamento D'Agrò 10.13.
Ricordo inoltre che, da ultimo, è stato ritirato l'emendamento Campa 10.20, mentre i presentatori insistono per la votazione dell'identico emendamento Mazzocchi 10.21., con riferimento al quale risultano alla Presidenza le richieste di intervento dei deputati Aracu, Gioacchino Alfano, Buontempo e Tessitore.
Chiedo al relatore, onorevole Lulli, di riferire sull'esito dei lavori del Comitato dei nove.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, naturalmente possiamo riprendere i lavori con l'esame delle proposte emendative riferite al comma 4 dell'articolo 10 del provvedimento in esame, concernente le guide turistiche.
Preannuncio la presentazione di un emendamento della Commissione (che non so se sia già annunciato in distribuzione). Tale proposta emendativa prevede di aggiungere,


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alla fine del primo capoverso del comma 4 dell'articolo 10 del decreto-legge - laddove si legge: «fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale» -, l'espressione: «previsti dalle normative regionali».
Inoltre, nel confermare i pareri che avevo precedentemente espresso, ribadisco anche il parere sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300, con le riformulazioni che avevo annunciato quando ho letto per la prima volta gli orientamenti della Commissione e che vorrei ricapitolare con l'aggiunta di una nuova piccola riformulazione. Infatti, con riferimento agli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300, propongo di sostituire le parole: «restando consentita la verifica» con le seguenti: «salva la previa verifica», sopprimendo l'espressione: «soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi».
Successivamente, al penultimo capoverso delle stesse proposte emendative - che termina con le parole: «l'attività di accompagnatore turistico» -, si propone, come già annunciato in sede di prima espressione dei pareri, di aggiungere l'espressione: «previa verifica delle conoscenze specifiche, quando non siano state oggetto del corso di studi».
Infine, nell'ultimo capoverso, quando si parla dell'ordinamento giuridico comunitario, fra le parole «giuridico» e «comunitario» si inseriscono le parole «del paese». Pertanto, la formulazione diventa la seguente: «dell'ordinamento giuridico del paese comunitario».

PRESIDENTE. Prima di procedere, avverto che la Commissione ha presentato due ulteriori proposte emendative - l'emendamento 10.400. e l'articolo aggiuntivo 6.0300. - il cui testo è in distribuzione. Secondo quanto risulta alla Presidenza con riferimento all'emendamento 10.400 della Commissione, i gruppi hanno rinunciato al termine per la presentazione di eventuali subemendamenti.
Con riferimento all'articolo aggiuntivo 6.0300 della Commissione, invece, il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 22.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzocchi 10.21.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come già qualche perspicace collega della maggioranza parlamentare ha fatto intendere ed intuire, torno a chiedere, come già ho fatto al Presidente Leoni (purtroppo questa circostanza in precedenza non si è verificata, spiacevolmente) il controllo delle tessere di votazione ad operazioni di voto in corso.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, sono disponibile a soddisfare le richieste di controllo delle tessere di votazione. Tuttavia, tale controllo si fa a seguito di denuncia di situazioni ritenute irregolari. In questo caso, non vorrei però che si affermasse la possibilità di introdurre una turbativa per «allungare» il momento delle votazioni. Quando le votazioni vengono indette, le stesse devono essere chiuse nel più breve tempo possibile.
Comunque, prima della votazione, se ha specifiche segnalazioni da fare, sono qua per ascoltarla. Lei dia pure delle indicazioni ed io provvederò a far effettuare i controlli (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Onorevole Baldelli, vuole ancora intervenire? Prego.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è singolare che al momento di effettuare i controlli delle tessere di votazione queste vengano tolte dai banchi dei colleghi dell'opposizione che per lo più, quando viene fatto questo tipo di richiesta, non sono presenti in aula, proprio per verificare il numero legale. Ad occhio e croce, l'apprezzamento delle circostanze non lascia immaginare un'aula vuota. Quindi, è proprio


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in questo caso che il controllo delle tessere a votazione aperta è necessario per poter verificare che il numero legale sia effettivo e non raggiunto grazie a colleghi assenti o «drogato» da elementi diversi rispetto alla presenza effettiva dei deputati in aula.

PRESIDENTE. Poiché siamo in dichiarazione di voto, invito i segretari a verificare subito...

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, adesso le darò la parola per richiamo al regolamento.
Ripeto che invito i deputati segretari ed effettuare la verifica delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Non capisco la ragione per cui il controllo debba esser fatto quando è aperta la votazione. Mi consenta, onorevole Baldelli, ma proprio non capisco. Si apprezza la possibilità di un controllo anche prima di procedere alla votazione. Non è necessario farlo durante la votazione per allungare i tempi della stessa. L'opposizione ha tutto il diritto di esercitare legittimamente l'ostruzionismo; tuttavia, la Presidenza ha il diritto di non essere complice. Si tratta di iniziative legittime, ma l'opposizione non può pretendere la complicità della Presidenza.

ANTONIO LEONE. Non deve essere complice di nessuno!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi dispiace che lei abbia dato questa risposta all'onorevole Baldelli. Sto parlando da un banco in cui sono assenti i colleghi e dove tuttavia sono presenti le tessere di votazione (Commenti). Prego? Nel momento in cui sui banchi ci sono le tessere ma non i colleghi ... Ne vedo una davanti a me... Ad esempio, al secondo banco, il primo a destra (Commenti) ... Insomma, signor Presidente. (Commenti)...

PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Buontempo. È tutto tempo che perdiamo!

TEODORO BUONTEMPO. Sui banchi ci sono le tessere, ma sono assenti i parlamentari, come lei può vedere. In qualità di scrutatore d'aula, ho visto che le tessere sono state ritirate quando lei pronunciava le frasi che ha pronunciato.
Quindi, Presidente, proceda come ritiene opportuno; però a seguito di una richiesta di verifica delle tessere si dovrebbe, per prassi, invitare i deputati segretari ad una verifica, per poi procedere alla votazione.
Pertanto, non si può affermare che una richiesta del genere sia pretestuosa, se fino a qualche minuto fa vi erano decine di tessere inserite in tutti i banchi dell'emiciclo senza il titolare al suo posto.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, procederemo alla verifica ora che c'è tempo; qualora lei volesse segnalare alla Presidenza un caso specifico di irregolarità nel corso delle successive operazioni di voto, sarà mia cura soddisfare questa sua richiesta.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Volevo solo dire al collega Buontempo che, quando si vota, basterebbe che egli si girasse dove è seduto di solito per vedere come si comportano i deputati del suo gruppo e degli altri gruppi dell'opposizione. Infatti, il rigore a senso unico non può valere in quest'aula!

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, lei non può consentire...

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, l'onorevole Boato ha fatto un'osservazione che, in ogni caso, non è rilevante ai fini dei nostri lavori.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tessitore. Ne ha facoltà.

FULVIO TESSITORE. Signor Presidente, intendo intervenire brevemente perché, seguendo la discussione sul comma 4 dell'articolo 10, ho avvertito una manifestazione di perplessità, che io stesso condivido. Tuttavia ho rilevato alcune contraddizioni, vale a dire, da una parte, la giusta preoccupazione che il mestiere della guida turistica sia opportunamente enfatizzato in relazione alle incidenze che può avere sull'economia, sulla conoscenza, sull'attività turistica del paese e, dall'altra, la preoccupazione che l'ammissione di laureati a questa funzione possa rappresentare un elemento di svalutazione della laurea.
Pertanto, vorrei svolgere tre osservazioni. La prima è relativa proprio al comma 4, nel testo modificato, che non mi sembra elimini la presenza dei requisiti necessari per la qualificazione professionale. La seconda osservazione riguarda il fatto che non si può ritenere che il titolo di laurea sia un elemento di scarsa qualificazione o che perda di qualificazione in relazione allo svolgimento di questa attività, che tutti noi riconosciamo come di crescente interesse. La terza osservazione - che ritengo la più rilevante - è relativa al fatto che in alcune università - certamente nella mia - esistono lauree triennali specificamente destinate all'attività turistica, con una articolazione a mio giudizio molto opportuna. Infatti ciò avviene d'intesa tra la facoltà di lettere e filosofia e quella di economia.
In tal modo, si assicura al laureato triennale una qualificazione che deve riguardare la conoscenza del patrimonio artistico e ambientale della regione in cui si esplica questa attività, nonché la dimensione di sensibilità per l'aspetto commerciale.
Quindi, da questo punto di vista, mi sembra che il comma abbia una sua piena giustificazione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani (Commenti)... L'onorevole Barani ha diritto ad intervenire, trattandosi di un emendamento il cui esame è stato precedentemente accantonato.
Prego, onorevole Barani, ha facoltà di parlare.

LUCIO BARANI. Ho ascoltato con grande interesse, a differenza dei colleghi della maggioranza, quanto proposto dal relatore Lulli sul comma 4 dell'articolo 10; anche il collega che mi ha preceduto ha voluto sottolineare con grande competenza la questione. Ho sentito che si propone di aggiungere, dopo le parole «in possesso dei requisiti di qualificazione professionale», le parole: «previsti dalle normative regionali».
La domanda che pongo al relatore è se un tale attestato si possa prendere in qualsiasi regione - dalla Val d'Aosta alla Basilicata al Friuli alla Sicilia e alla Sardegna - e se sia valido su tutto il territorio nazionale. Infatti, se la risposta fosse affermativa, ben comprenderà il relatore Lulli che non avremmo sortito alcun tipo di liberalizzazione. Sarebbe, quindi, come se non avessimo mai scritto questo comma 4 e niente verrebbe liberalizzato.
È proprio questa la contraddizione: abbiamo discusso per un'ora di questo comma e poi è emerso che non liberalizziamo alcunché; mi sembra che ciò meriti maggiore riflessione perché se è vero, come è vero, che ogni regione ha una sua normativa e sue difficoltà intrinseche è ancor più vero che «i furbetti del quartierino» prenderanno l'autorizzazione nella regione dove sarà più facile prenderla. Accadrà un po' quel che succede quando si deve sostenere l'esame di avvocato; si va a sostenere gli esami in certe zone dove è più facile superarli. Ritengo che un tale esito non sia degno del lavoro che è stato fatto e, soprattutto, del dibattito che abbiamo svolto.
Cosa liberalizziamo, chi uccide il topino e chi prende l'attestato in questa o in quella regione, con tutte le difficoltà che esistono?


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longhi. Ne ha facoltà.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, anch'io credo che lei sia il Presidente di tutti. Ho chiesto al segretario, onorevole Buontempo...

GIOVANNI CARBONELLA. Ne basta uno!

ALEANDRO LONGHI. Ne basta uno, è vero!
Ho chiesto di ritirare le tessere abbandonate nei settori della destra. Il segretario mi ha risposto che ciò compete ai segretari di sinistra. Ritenevo che i segretari fossero della Camera; perciò, lo invito nuovamente a rimuovere le tessere abbandonate nei settori della destra.

PRESIDENTE. L'invito che ho fatto era rivolto ai due segretari.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ANTONIO LEONE. Presidente!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

ANTONIO LEONE. Presidente, aveva detto che le dovevamo indicare le situazioni irregolari; ebbene, nel primo settore, quarta fila, verso il basso, uno vota per due!

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 234
Votanti 233
Astenuti 1
Maggioranza 117
Hanno votato
9
Hanno votato
no 224
Sono in missione 81 deputati).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Presidente, ci aveva invitato a segnalarle le irregolarità?

PRESIDENTE. Sì.

ANTONIO LEONE. Gliele ho segnalate: perché, mi scusi, non le ha notate?

PRESIDENTE. La prossima volta...

ANTONIO LEONE. Ah, la prossima volta...

PRESIDENTE. Non avevo capito che si trattasse di una segnalazione!

ANTONIO LEONE. È ridicolo! È ridicolo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Il segretario Buontempo dice che nella postazione dell'onorevole Dorina Bianchi ci sono stati due voti (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)...
Non ho sentito che lei avesse indicato nomi e cognomi. È vero che lei ha chiesto di parlare e io non ho capito che era per questa segnalazione, perché la votazione era già aperta da molto tempo. (Commenti). Onorevole Campa, l'onorevole segretario Buontempo ha segnalato che nella postazione a fianco dell'onorevole Dorina Bianchi è stato votato e non è presente il parlamentare.

CESARE CAMPA. Mosella! Mosella! Presidente, chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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CESARE CAMPA. Presidente, l'onorevole Mosella non era in aula e si è votato. Sono andato io e la tessera è stata tolta. Quindi, a lei basta verificare se l'onorevole Mosella fosse presente o no.

PAOLO CACCIARI. Tu non eri in aula, Campa!

PRESIDENTE. Onorevole Campa, ho il dovere di fare una verifica per la segnalazione dell'onorevole Buontempo, perché è una segnalazione che mi è arrivata entro il tempo di apertura della votazione, non dopo. Adesso è del tutto evidente che diventa impossibile. Sto facendo fare una verifica agli uffici.

CESARE CAMPA. Lei non ha fatto la verifica!

ANTONIO LEONE. Erano più di una le segnalazioni!

PRESIDENTE. Debbo dire, per informazione al segretario, onorevole Buontempo, che il numero legale era di 228. Il numero legale sarebbe assicurato. In effetti, erano presenti 234 deputati e, quindi, nonostante la segnalazione che è stata fatta, credo che nessuno possa eccepire sul risultato che, nel frattempo, avevo proclamato (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Nessuno chiedendo di parlare sull'emendamento Mazzocchi 10.28, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Una voce: Presidente, conti anche i presenti!

PRESIDENTE. Sì, conto anche i presenti: stiamo facendo il conteggio.
Il numero legale, in ogni caso, è raggiunto, per un deputato (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 216
Maggioranza 109
Hanno votato
1
Hanno votato
no 215

Sono in missione 81 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 10.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Il numero legale è raggiunto. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 225
Maggioranza 113
Hanno votato
no 225
Sono in missione 81 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 10.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

È presente anche il deputato Campa.

Dichiaro chiusa la votazione.
Il numero legale è raggiunto (Commenti). Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 228
Maggioranza 115
Hanno votato
1
Hanno votato
no 227
Sono in missione 81 deputati).

Vi prego (Il deputato Quartiani sale al banco della Presidenza ove interloquisce


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con il deputato segretario Buontempo - Scambio di apostrofi al banco della Presidenza tra i deputati Quartiani e Buontempo, trattenuti dai commessi - Vive, reiterate proteste - Dai banchi dei deputati dei gruppi di maggioranza si grida: Fascista!)! Vi prego di fare silenzio (Il deputato Fiano si dirige verso il banco della Presidenza, trattenuto dal deputato Giachetti - Vive proteste)!

EMANUELE FIANO. Ha fatto il saluto romano (Vivi commenti)!

PRESIDENTE. Vi prego di fare silenzio (Proteste)!
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 21,25, è ripresa alle 21,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Invito tutti i colleghi a prendere posto in modo ordinato.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, credo che in alcuni momenti sia importante mantenere il senso della misura.
Stiamo vivendo una situazione politicamente surreale, perché, di fronte ad un provvedimento che può essere discusso e contestato nel merito, ci siamo trovati di fronte ad un ostruzionismo parlamentare difficilmente spiegabile (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)...!

ROBERTO TORTOLI. Non ci fare le lezioncine!

DARIO FRANCESCHINI....che mira (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Franceschini!

DARIO FRANCESCHINI. ...che mira ad ostacolare la conversione di questo decreto, ma chi lo fa se ne assume le responsabilità di fronte al paese rispetto ai contenuti di questo provvedimento.
Le devo però chiedere, poiché vi sono state diverse intemperanze soprattutto durante la sospensione della seduta, e me ne scuso anche per i colleghi del mio gruppo...

SIMONE BALDELLI. Troppo comodo!

DARIO FRANCESCHINI. .. che possono aver accentuato i propri comportamenti, di richiamare formalmente l'onorevole Buontempo, perché non esiste che un Segretario di Presidenza nell'esercizio delle sue funzioni spinga fuori dal banco della Presidenza un parlamentare che voglia esporre le proprie ragioni (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Non si esercitano così le proprie funzioni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi dispiace veramente per quello che è accaduto, ma non ci si può alzare e dire che bisogna redarguire l'onorevole Buontempo! Abbiamo visto tutti come è andata (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Io non voglio giustificare nessuno. Tenete conto, tra l'altro, che l'onorevole Buontempo e due o tre di noi eravamo rimasti soli in quest'aula e l'aggressione anche verbale è stata talmente (Commenti del gruppo L'Ulivo)... Questa è la riprova! Vedete (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo L'Ulivo: «Sei ridicolo!»)? Sarò anche ridicolo...


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PRESIDENTE. Onorevole Leone, continui!

ANTONIO LEONE ...ma voi siete intolleranti e l'intolleranza deriva da una certa incapacità, perché non comprendo i motivi per cui l'onorevole Franceschini stia facendo di tutto per invitare questa maggioranza e questa opposizione a rallentare l'iter di questo provvedimento, che non vuole inviare al Senato per tempo per evitare che venga modificato! Dite la verità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia )! Voi vi dovete blindare e venite a dire che noi facciamo ostruzionismo!
A proposito di ridicolaggine, se dobbiamo andare avanti, abbiamo il diritto di approfondire le norme che stanno per essere approvate (poiché si tratta di un decreto-legge, le cui disposizioni sono in vigore) anche a costo di utilizzare una forma che può apparire ostruzionistica! Non c'è alcun problema da questo punto di vista. Non vedo perché non possiamo farlo! Lo avete fatto tante volte voi, è il gioco delle parti.
Noi abbiamo intenzione di farlo in questo modo. Addirittura alcuni nostri emendamenti sono stati approvati e qualche norma è stata modificata. Questo vuol dire che il nostro comportamento ha prodotto qualche effetto. Dateci almeno la soddisfazione di mettere in rilievo che voi da due giorni - non ci nascondiamo dietro un dito, perché lo abbiamo fatto noi, lo fanno tutti, votiamo doppio, votiamo triplo - siete senza numero legale (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) e poi ci venite ad aggredire!
Scusate la foga, ma ve lo dico con tutta franchezza (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Quando accadono queste cose, il buon senso vuole che vi sia comunque un bilanciamento, ma mi sembra che sia troppo che, oltre al fatto che siete nelle condizioni di mancanza del numero legale, ci volete anche provocare !
Buon senso vuole che ci lasciate fare la nostra parte, che attraverso marchingegni vari e presenze presunte continuiate a votare su questo provvedimento anche di notte, di domenica o fino a lunedì così come consente il regolamento, ma almeno lasciateci lavorare: ognuno faccia la sua parte evitando ipocrisie. Non vi nascondete dietro un dito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Leone, lei è libero di esprimere il suo pensiero, ma il numero legale - la Presidenza è qui per accertarlo - questa sera c'è.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, intanto esprimo la mia solidarietà nei confronti del collega Saglia, il quale è stato letteralmente aggredito da più persone. Mi dispiace che tutto ciò non abbia richiamato la sua attenzione; comunque, le telecamere mostreranno le immagini.

PRESIDENTE. Credo che lei si riferisca ad un momento in cui la seduta era già sospesa. Durante i lavori non ho registrato niente di quello che lei sta affermando. Ciò che è accaduto durante la sospensione non può essere evocato in questo momento.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, non c'è motivo di bisticciare, è tutto registrato dalle telecamere. Chiederò di visionare i filmati registrati.

MARCO BOATO. Anche le tue spinte all'onorevole Quartiani sono state registrate!

TEODORO BUONTEMPO. Visionerò i filmati: se nulla è accaduto saremo tutti felici e contenti; se invece qualcosa è accaduto la Presidenza dovrà riesaminare le sue decisioni.

GINO SPERANDIO. Scusati!

TEODORO BUONTEMPO. A me dispiace che il fatto abbia coinvolto un capogruppo. Ho riflettuto e devo dire onestamente che sono stato aggredito sul


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banco della Presidenza mentre stavo esercitando la mia funzione: mi si rimproverava che stavo addirittura rallentando le votazioni, quando lei sa che per ben due volte le ho segnalato il posto, la persona assente ed il numero di votazione. Dai verbali risulterà che da quei banchi vuoti si è votato. Quindi io le riferivo questo e lei onestamente dovrà testimoniare che non vi è stata alcuna azione per rallentare le procedure del voto.

FRANCO RUSSO. Dicci perché hai fatto il saluto romano!

TEODORO BUONTEMPO. Inoltre, Presidente, la pregherei di non mettere in imbarazzo i segretari di Presidenza. Quando qualche collega ha detto, in un certo senso giustamente, non conoscendo la prassi, che io non andavo a ritirare le schede della mia parte, ho risposto che siamo due segretari e di solito, per prassi e per disposizione del Presidente, ogni segretario di Aula va nella parte a cui non appartiene.

ALEANDRO LONGHI. Non hai detto questo! Sei un bugiardo!

PRESIDENTE. Onorevole Longhi, lasci completare l'intervento dell'onorevole Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Il fatto che si possa dire «bugiardo» su un'affermazione che il Presidente potrà chiarire tra poco è molto grave, mi dispiace che lei non faccia richiami in quest'aula. A meno che non vi sia una disposizione diversa, per prassi il segretario di Presidenza che è alla sinistra del Presidente controlla questa zona dell'aula e chi sta alla destra controlla l'altra zona, salvo momenti eccezionali.
Se gli incidenti siano dipesi da me, me ne dispaccio: vedremo comunque le registrazioni. Credo però che non si debba mettere in imbarazzo i segretari di Presidenza quando vengono segnalate anomalie come quelle che le ho riferito. Ho segnalato che sui banchi della sinistra vi erano delle schede dietro le quali non vi erano colleghi parlamentari. Mi consenta dunque di non condividere la sua risposta che è a verbale.
Presidente, concludo affermando che questo clima di intolleranza va respinto, così come va respinto questo clima di intimidazione, di fronte al fatto che un collega salga su quel banco a minacciare un deputato che fa il suo dovere nell'esercizio delle proprie funzioni! Questo vale per il Presidente, per i funzionari, per i segretari. Lei anche in quel caso non ha detto mezza parola ed invece quel banco deve essere protetto, se mi consente, quando ci sono momenti di tensione in Assemblea!
Mi auguro che sia una parentesi dovuta alla stanchezza, visto che siamo qui dalle 9 di questa mattina. Non si creda però da parte di alcuni che minacciando in tanti - abbiamo visto delle persone scatenate, che sono corse, che mi gridavano di tutto (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

PIERANGELO FERRARI. Gridavano solo: «Fascista!» (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!

PRESIDENTE. Vi prego di lasciar completare l'intervento dell'onorevole Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Ringrazio il collega per la precisazione. Il collega è uno di quelli che è venuto qui, nel tentativo di aggredirmi!
Io non firmerò, Presidente, i verbali di queste votazioni. Non li firmerò, perché ho tentato di testimoniare che le votazioni avvenivano in maniera anomala. Siccome i segretari d'aula sono quelli che firmano i verbali, non mi posso assumere la responsabilità di un'alterazione del voto, che per due volte le ho sottoposto per iscritto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
Questo è il motivo per il quale le chiedo di riunire l'Ufficio di Presidenza, affinché


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si possano prendere in esame queste questioni o altre che potrebbero essere denunciate in quest'aula, perché credo che continuare i lavori in queste condizioni non sia opportuno per la stessa dignità di quest'Assemblea (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Buontempo, perché ha esaurito il suo tempo.

LANFRANCO TURCI. Basta!

TEODORO BUONTEMPO. Ovviamente questo è un mio parere. Le decisioni spettano al Presidente, ma sulla richiesta di convocazione dell'Ufficio di Presidenza e sul fatto che non firmerò gli ultimi due verbali di votazione non posso retrocedere, visto anche il comportamento che continuano ad avere alcuni colleghi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Vi prego di calmare gli animi, colleghi (Commenti del deputato Fiano)! Onorevole Fiano! Onorevole Fiano!

EMERENZIO BARBIERI. Lo butti fuori, Presidente! È drogato!

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, la prego di stare calmo e di consentire alla Presidenza di fare la propria parte!
Vorrei interloquire con l'intervento del segretario di Presidenza, onorevole Buontempo. Per quanto riguarda la regolarità del voto, io sono qui a garantirla. È vero che l'onorevole Buontempo mi ha rivolto per iscritto due segnalazioni. Una di esse mi è arrivata, quindi l'aveva scritta e me l'ha consegnata sul tavolo mentre dichiaravo l'esito della votazione: per questo ho chiesto agli uffici della Presidenza di verificare se quel caso segnalato fosse risultato determinante al fine della proclamazione che avevo fatto del voto. Non è risultato determinante, perché vi erano sei voti eccedenti il limite del numero legale. Ho ritenuto quindi di confermare l'esito della votazione, così come lo avevo proclamato.
Mi è arrivata poi da parte dell'onorevole Buontempo una ulteriore segnalazione di una presunta irregolarità in un'altra votazione, quando questa era chiusa: non c'erano più segnali nelle postazioni e quindi non era possibile effettuare alcun tipo di verifica.
La votazione era chiusa e il risultato era stato proclamato. Era impossibile esercitare una verifica in quel momento e per questo ho ritenuto di dire all'onorevole Buontempo che non era possibile accogliere la sua segnalazione. Le cose sono andate in questi termini.
Invito i colleghi presenti in Assemblea a chiudere questa discussione. Mi premurerò di segnalare alla Presidenza tutto quanto è accaduto in questa circostanza e l'Ufficio di Presidenza valuterà.
Invito ora a consentire la ripresa dei lavori (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi).

CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, già prima avevo chiesto di intervenire e la ringrazio di avermi concesso di parlare.
I fatti svoltisi sono sotto gli occhi di tutti noi. Signor Presidente, mi consenta di dire che lei non ha accettato volutamente le proposte di verifica. Io mi sono premurato di andare nei banchi della sinistra e le ho indicato il nome delle persone che risultavano presenti al voto, ma che non erano presenti in Assemblea (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

GIOVANNI CARBONELLA. Chi sei, Campa?

CESARE CAMPA. Può verificare dai tabulati la mia osservazione, che lei, signor Presidente, ha ignorato, come ha ignorato la proposta del collega Baldelli, perché in maniera pervicace voleva che vi fosse il


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numero legale, anche se è evidente - basta contare - che anche in questo momento il numero legale non c'è.
Signor Presidente, l'Assemblea non si presiede in questo modo! Mi meraviglio di lei! Ho sempre avuto grande stima, ma questa sera forse è stanco e allora conviene fermarsi qua, andare a casa e riposarsi (Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

ANTONELLO FALOMI. Non era in aula!

PRESIDENTE. Onorevole Campa, le assicuro che ho tenuto conto delle segnalazioni. Ho fatto anche una descrizione dettagliata delle due segnalazioni formali dell'onorevole Buontempo, esponendo le ragioni per le quali di una ho potuto tenere conto, mentre non ho potuto fare lo stesso per l'altra.

LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, faccio riferimento all'intervento dell'onorevole Franceschini, quando ha rinfacciato ai gruppi del centrodestra di avere fatto ostruzionismo. Lo sfido a vedere l'ostruzionismo fatto dal mio gruppo. Se si definisce ostruzionismo ciò che abbiamo fatto noi, il Parlamento sarebbe imbavagliato. Abbiamo soltanto interloquito con il Governo e con il relatore per modificare il testo e fare accogliere emendamenti che sono funzionali ad una più corretta comprensione e sostanza del testo.
Ho la sensazione che «palleggiarsi» questi aspetti, affermando che il centrodestra intende fare ostruzionismo, non crea un'atmosfera giusta perché il dibattito possa continuare serenamente, laddove poi si sperimenta con amarezza che, su un provvedimento di questo genere, caricato di grande significato politico, di fatto l'opposizione - checché ne pensi qualcuno - mantiene il numero legale. Lo abbiamo fatto, a suo tempo, quando abbiamo visto, sul tabellone luminoso, i risultati. Certo, quando si esce, qualcosa succede in aula.
Un po' di pacatezza, un po' di discernimento ed anche un po' di riconoscimento del ruolo dell'opposizione calmerebbe gli animi e potremmo continuare serenamente il dibattito in Assemblea (Applausi).

NICOLA BONO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, ho fatto per cinque anni il segretario di Presidenza, calco il pavimento di questa sala da parecchio tempo e, a mia memoria, non è mai accaduto quello che abbiamo visto stasera. Un segretario di Presidenza è stato aggredito proditoriamente da una squadra di provocatori (Commenti), che è salita sui banchi della Presidenza per contestare il suo diritto di far rispettare l'esito reale del voto (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

GINO SPERANDIO. Smettila !

NICOLA BONO. Durante la sospensione è stato aggredito non solo l'onorevole Buontempo, ma anche l'onorevole Saglia, che era accanto a Buontempo per proteggerlo, e questo non mi pare che sia stato rilevato nell'intervento del presidente Franceschini: egli ha chiesto scusa per l'aggressione, ma non ha chiesto scusa a Saglia e a Buontempo sul piano personale per quello che hanno subito.
Mi sarei aspettato, Presidente, che alla ripresa della seduta - e non può dire che, essendoci stata la sospensione, lei non sapeva perché in effetti non poteva non sapere, dato che il servizio d'ordine garantito dai commessi dell'Assemblea avrà riferito alla Presidenza quello era accaduto durante la sospensione -, prima di dare la parola a Franceschini, avesse preso lei la parola per stigmatizzare i fatti, chiedere scusa ai deputati aggrediti e riservarsi


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di assumere ogni opportuna decisione nei confronti di chi era l'aggressore.
Ebbene, non solo non è accaduto questo, ma lei ha dato la parola all'onorevole Franceschini e si è aperto un dibattito che pare una cosa allucinante, perché stiamo parlando come se fosse un fatto normale l'aggressione in Assemblea ai danni di un parlamentare che ha voluto solo far rispettare l'esito del voto e dunque la presenza o meno del numero legale.
Presidente, questo è un grave precedente perché, se una maggioranza può prendere a «legnate» chi contesta il fatto che della mancanza del numero legale, questo Parlamento può chiudere bottega. Basta contarvi per vedere che siete meno di 200! Ora, che ci possano essere state votazioni «pianistiche» è nell'ordine naturale delle cose, ma nel momento in cui viene rilevato e viene fatto passare inosservato, non è più accettabile, perché è una violazione delle regole del gioco, perché è un meccanismo di violenza ed un vulnus naturale al ruolo del Parlamento, che è un ruolo di confronto numerico oltre che di qualità.
Allora, poiché abbiamo fatto quattro votazioni con il dubbio serio che ci fosse il numero legale, Presidente, i fatti che sono accaduti rischiano di potersi ripetere, perché non si è risolto il problema della presenza o meno del numero legale. Se qualcuno pensa che con le minacce e con le aggressioni ci si possa ritirare dal diritto di affermare il principio che in questa sede ci si misura con le regole stabilite dal regolamento del Parlamento, si illude perché noi non retrocederemo di un millimetro.
Quindi, Presidente, la prego di apprezzare le circostanze e, fermo restando l'esigenza di analizzare le responsabilità su quello che è accaduto e di sanzionare in maniera esemplare chi si è cacciato in una situazione del genere, forse sarebbe il caso, di rinviare a domani mattina il seguito dei nostri lavori perché non credo che ci siano le condizioni per poter continuare questa sera.

PAOLO FADDA. Basta!

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, francamente il clima che si è creato questa sera ha comunque un responsabile, cioè la sua Presidenza, perché si sono verificati una serie di passaggi che noi contestiamo.
La sua ricostruzione presenta, comunque, un vizio di forma, che sto per esporle.
Lei sa benissimo che per la verifica del numero legale si ricorre alla collaborazione dei segretari di Presidenza, ma è la Presidenza che ha la responsabilità di porre questi ultimi nelle condizioni di verificare il raggiungimento del numero legale. Questa verifica, da effettuarsi eventualmente attraverso il ritiro delle tessere senza titolari, avviene - riprendo le sue parole - mantenendo aperta almeno una votazione, come già le ha ricordato il collega di Forza Italia. Lei ha contestato questa circostanza, richiamandosi ad un processo alle intenzioni e sostenendo che è possibile verificare il numero legale a partire dalla seconda votazione, come sempre è accaduto durante la scorsa legislatura (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Tuttavia, lei si è ben guardato dal mettere il segretario di Presidenza in queste condizioni, tenendo aperta una votazione, successiva alla prima, per verificare che effettivamente l'Assemblea fosse in numero legale per deliberare. Signor Presidente, lei ha indetto una serie di votazioni proprio per impedire all'onorevole Buontempo di segnalare, non una scheda alla volta, ma un numero di schede sufficiente a dimostrare che la Camera non era in numero legale. La gravità del suo comportamento è da censurare, non i fatti che sono accaduti e che sono conseguenti ad una telefonata, probabilmente! La prassi parlamentare deve essere rispettata!
Stasera, signor Presidente, lei ha dimostrato di essere di parte e questo mi


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dispiace. Mi auguro che a partire dalla prossima votazione, lei metta i segretari di Presidenza in condizione di effettuare quella verifica, tenendo aperta la votazione. In tal modo, controllando effettivamente la presenza del numero legale, si può riportare rapidamente la calma in questa Assemblea. Invece, a causa del suo comportamento, sono stati raggiunti toni che, comunque, non sono degni di questo Parlamento. Con la confusione che lei ha creato, ha dimostrato di essere un Presidente di parte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori potranno intervenire ancora l'onorevole Franco Russo e l'onorevole Boato. Dopodiché, questa discussione sarà conclusa perché sull'ordine dei lavori sono già intervenuti un deputato per ciascun gruppo.

EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, sull'ordine dei lavori per il suo gruppo è già intervenuto l'onorevole D'Agrò e può intervenire soltanto un deputato per gruppo. Non possiamo parlare per tutta la sera sull'ordine dei lavori!
Ha facoltà di parlare l'onorevole Franco Russo.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, dopo aver ascoltato molti interventi dei deputati del centrodestra mi sono deciso ad intervenire perché l'andamento dei lavori della nostra Assemblea non è stato ricostruito con esattezza.
Innanzitutto, signor Presidente, vorrei rivolgerle - credo a nome di tutto il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - la nostra completa solidarietà per come ha gestito i lavori dell'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur). Tenendo assolutamente aperta la prima votazione, quella fondamentale, ha verificato che c'erano sei voti in più del necessario per il raggiungimento del numero legale. Dunque, anche se ci fossero state una o due postazioni non corrispondenti ai voti, il numero legale sarebbe stato ugualmente raggiunto.

TERESIO DELFINO. In quella votazione ce n'era uno solo!

FRANCO RUSSO. Quindi, le esprimo ancora una volta completa solidarietà per la sua capacità di conduzione dei lavori dell'Assemblea.
La seconda considerazione, signor Presidente, è la seguente. I deputati della maggioranza, quest'oggi, sono stati in Assemblea a lavorare e a garantire, autonomamente, la presenza del numero legale per le deliberazioni, anche dopo le ore 21. È nostro interesse, quindi, proseguire con il lavoro, rispettando i tempi che l'Assemblea aveva stabilito, cioè la prosecuzione notturna della seduta fino alle 24. Questo noi lo rispetteremo.
Tuttavia, signor Presidente, vorrei dire anche che sembra strano che tutto il centrodestra abbia accusato alcuni parlamentari del centrosinistra di avere aggredito il deputato Buontempo, impedendogli di svolgere le sue funzioni, o il deputato Scaglia. Signor Presidente, manca un punto fondamentale. Anch'io, come l'onorevole Buontempo, mi appello semplicemente alle telecamere. Vedremo dalla registrazione che dal banco della Presidenza l'onorevole Buontempo ha alzato il braccio per il saluto romano (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi)! Probabilmente, signor Presidente, lei non l'ha visto perché si trovava alle sue spalle. Se c'è un limite, è questo: un segretario di Presidenza del Parlamento della Repubblica italiana, quest'oggi, ha fatto il saluto romano! Da questo, ovviamente, derivano le proteste e i gesti che si possono considerare consulti: sono stati nei confronti di un segretario di Presidenza che faceva il saluto romano. Per questo motivo ci sono stati gli incidenti.
Ecco perché ritengo, onorevole Buontempo, che quando vedremo le riprese


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delle telecamere a circuito chiuso lei non firmerà probabilmente i verbali, ma noi potremo constatare che, ancora una volta, ha dato mostra di se stesso, cioè di essere un fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Prego tutti di contenere gli interventi. Capisco l'esasperazione degli animi, ma in questo modo continueremmo ancora con la catena dei fatti personali.
Ho già detto che se è accaduto ciò che lei ha denunciato, onorevole Franco Russo, io non l'ho visto, come non ho visto - per forza di cose, poiché non ero presente in aula - verificarsi i fatti denunciati da parte di qualche altro collega durante l'interruzione dei lavori.
Comunque, le riprese saranno esaminate dalla Presidenza e l'Ufficio di Presidenza valuterà i provvedimenti del caso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, il mio intervento sarà molto breve, però credo - ovviamente non sta a lei dirlo poiché ne è stato oggetto - che poco fa sia avvenuta un fatto di una gravità enorme anche se, ovviamente, non voglio esagerare i toni. Vi è stato un tentativo - dichiarato, esplicito e forte - di totale delegittimazione della Presidenza.
Non è la prima volta che intervengo in quest'aula in relazione ad un episodio di questo genere poiché l'ho già fatto quando, qualche mese fa, presiedeva la Presidente Meloni appartenente al gruppo politico di Alleanza Nazionale. Ho detto, lo ripeto oggi, che il tentativo - stasera la cosa ha riguardato il gruppo di Forza Italia e, in maniera ancora più pesante, il gruppo della Lega Nord - di delegittimare chi si trova pro tempore a presiedere l'Assemblea è un fatto gravissimo che impedisce il corretto funzionamento dell'istituzione parlamentare, qualunque sia l'appartenenza politica di chi si trova a presiedere l'Assemblea.

ANTONIO LEONE. Un colpo di Stato!

MARCO BOATO. Pertanto, Presidente, con molta semplicità - deve rimanere a verbale anche questo -, vorrei esprimere la mia, credo nostra, totale solidarietà nei suoi confronti. Ovviamente le reazioni che si stanno verificando dimostrano, purtroppo, la verità di quello che sto dicendo.
Vorrei anche testimoniare - poiché non risulta nel resoconto - che quando vi è stata la prima votazione le ho anche detto, gridando dalla mia postazione - lei, comunque, mi ha sentito poiché mi ha fatto un cenno -, di contare, se necessario, anche gli altri deputati presenti in aula che non avevano votato. Quindi, oltre al numero legale superato per sei voti - forse per cinque - vi erano almeno dieci deputati presenti in aula nei banchi del centrodestra che, in quel momento non (Commenti dell'onorevole Leone)... . Posso parlare anch'io? Posso parlare anch'io? Vi erano almeno (Commenti)..., cosa hai detto?

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Boato.

MARCO BOATO. Vi erano almeno dieci deputati appartenenti al centrodestra che si trovavano in aula e che non partecipavano fisicamente al voto. In ogni caso, come lei sa, per prassi costante, se necessario - e non lo è stato -, essi vengono computati ai fini del numero legale. Quindi, se lei si fosse trovato nella circostanza di verificare dal punto di vista numerico, nominale la mancanza del numero legale per cinque o sei deputati - invece ce n'erano cinque o sei in più - avrebbe dovuto, anche se non ha avuto bisogno di farlo, conteggiare anche quei deputati.
Questo lo dico perché è bene che risulti nel resoconto stenografico di questa seduta.
Da ultimo, voglio dire - non torno comunque sull'argomento - che la testimonianza resa poco fa dal collega Franco Russo l'ho verificata con i miei occhi trovandomi, per l'appunto, di fronte alla Presidenza. Se il collega Emanuele Fiano, la cui appartenenza è nota a tutti - anche se,


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da questo punto di vista, mi identifico con lui -, ha avuto una reazione un po' vivace, è perché la provocazione proveniente, purtroppo, dal banco della Presidenza era assai più grave ed inaccettabile nella Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Licandro.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente il gruppo dei Comunisti Italiani desidera esprimerle un'attestazione di profonda stima per la limpida gestione istituzionale e, al tempo stesso, la più totale solidarietà - lo dico con franchezza - per le volgari accuse che dai banchi del centrodestra le sono state mosse.
In effetti, signor Presidente, nel gioco duro, duro ed anche scorretto, dell'ostruzionismo del centrodestra vi sono stati momenti di confusione. In particolare, chiedo alla Presidenza di spiegare, o di farsi spiegare, a che titolo, per quale ragione l'onorevole Campa veniva nei banchi del centrosinistra: a verificare cosa? Ad esercitare quale funzione?

CESARE CAMPA. Scusi, signor Presidente, per fatto personale!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Comunque, signor Presidente, riteniamo certamente deprecabile quanto è avvenuto. È assolutamente deprecabile che in un'Assemblea parlamentare si dia vita a risse. Tuttavia, per amor di verità, ma saranno i filmati a dimostrare...

CESARE CAMPA. Signor Presidente, per fatto personale..!

PRESIDENTE. Onorevole Campa, lasci parlare l'onorevole Licandro!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. È nervoso l'onorevole Campa?

PRESIDENTE. Lei ha già parlato sull'ordine dei lavori, onorevole Campa; adesso, chiudiamo la serie degli interventi a tale titolo!

CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di parlare per fatto personale!

PRESIDENTE. Non vi è alcuna ragione per intervenire per fatto personale!

CESARE CAMPA. Come no? Non è attento a cosa dicono!

PRESIDENTE. Prosegua pure, onorevole Licandro.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, capisco il nervosismo, ma è difficile che i colleghi possano continuamente rovesciare sugli altri responsabilità che sono loro imputabili!
È assolutamente deprecabile una rissa in quest'aula, ma ripeto che, per amor di verità, alcune cose bisogna dirle, affinché restino agli atti.

ROBERTO TORTOLI. Bugiardo!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Quando un segretario di Presidenza compie un gesto altamente provocatorio, vale a dire il saluto fascista - in questo Parlamento, nel Parlamento della Repubblica italiana ed antifascista, quella Repubblica nata dalla liberazione, dalla resistenza e dalla lotta contro il nazifascismo! - è difficile non stigmatizzare.
Allora, ho ascoltato con estrema attenzione l'intervento dell'onorevole Buontempo: poiché egli pretende dignità dagli altri, bisognerebbe invitare lui ad offrire una prova di dignità, cioè ad ammettere di aver compiuto quel gesto e ad aver provocato il resto, e dunque a chiedere scusa (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)), perché è un parlamentare di questa Repubblica, della Repubblica antifascista, ed è anche segretario di Presidenza. Signor Presidente, da parte dell'onorevole Buon


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tempo si tratta semplicemente di riconoscere i propri atti e, in fin dei conti, la propria identità e la propria cultura!

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Sempre sull'ordine dei lavori, onorevole Barani?

LUCIO BARANI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente, anche noi desideriamo lasciare memoria delle nostre valutazioni relativamente ai fatti che si sono verificati.
Desidero sottolineare che la presenza della minoranza, onorevoli colleghi, è il sale della democrazia (da medico, direi che è il sale iodato della democrazia). Non penserete mica di governare un paese senza la minoranza? Il Presidente deve fare in modo che la minoranza sia presente proprio per farvi governare, per farvi legiferare. Qualora pensaste anche solo lontanamente di andare avanti senza avere la maggioranza, ciò significherebbe la dittatura!
Se veramente il numero legale vi fosse stato, dovevate stare in piedi, con le mani alzate, per farvi contare uno ad uno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Era questo che doveva fare una maggioranza, non una rissa volgare! Mi sono vergognato anch'io, perché quando si verificano risse le colpe sono dall'una e dall'altra parte. Il filo conduttore era la mancanza del numero legale ed è per questo che io voglio sottolineare e stigmatizzare questo fatto, perché se ci fosse stato questo numero, non avreste avuto bisogno di nascondervi. Dovevate farlo vedere con chiarezza e allora noi ci saremmo inchinati e saremmo rientrati ai nostri posti per fare il nostro dovere per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti). Grazie.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prendere posto. Ogni gruppo ha potuto intervenire sull'ordine dei lavori e pertanto, a questo punto, possiamo riprendere i nostri lavori. Voglio precisare tuttavia un punto: ho sentito delle accuse specifiche alla Presidenza che, ovviamente, non posso accogliere.
Conosco le tecniche dell'ostruzionismo parlamentare, conosco la logica della politica e conosco anche la dinamica delle polemiche della politica. So che l'opposizione ha tutto il diritto di esercitare i controlli che ritiene necessari ed io ho il dovere di consentire all'opposizione di svolgere il suo ruolo, cosa che ho fatto. Consentitemi di dire, però, che al di là della solidarietà che taluno mi ha manifestato e a cui ovviamente esprimo il mio ringraziamento, non è in virtù di questa che io ritengo di dovere chiudere questa discussione, ma in virtù della mia assoluta consapevolezza e della mia buona fede, dell'assoluta trasparenza del mio comportamento. Ho sentito alcuni colleghi eccepire la mancanza del numero legale: non accetto nella maniera più assoluta che si possa insinuare che la Presidenza abbia consentito di votare in mancanza del numero legale (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Il numero legale è stato accertato e documentato; avrebbe potuto essere integrato ulteriormente, come ha sottolineato l'onorevole Boato, e non ce n'è stata la necessità. Questa Camera ha votato e ha operato in presenza del numero legale.

ROBERTO TORTOLI. Conta!

PRESIDENTE. A questo punto, ho consentito a tutti di dire la propria e di dire anche il falso, perché l'accusa alla Presidenza di avere consentito di lavorare senza numero legale è falsa. Io la respingo nella maniera più assoluta perché eccede il limite del diritto dei parlamentari di criticare chiunque.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Si calmi! Si calmi!


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PRESIDENTE. Non si può accusare la Presidenza di avere frodato il risultato di una votazione.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. È nervoso!

PRESIDENTE. Mi è stata rivolta questa accusa e pertanto, a questo punto, considero che questo sia avvenuto e sia archiviato. Nel corso di questa discussione sono state fatte delle denunce piuttosto gravi (saluto romano, aggressioni); ci sono i filmati e la Presidenza valuterà ciò che è accaduto, trarrà le conclusioni e assumerà i provvedimenti che riterrà necessari.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rotondo 10.215.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotondo. Ne ha facoltà.

ANTONIO ROTONDO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro del mio emendamento e per chiedere di sottoscrivere l'emendamento Martella 10.300.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione agli identici emendamenti D'Agrò 10.25 e Ferdinando Benito Pignataro 10.26, per i quali il relatore ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo ai presentatori se intendono accedervi.

LUIGI D'AGRÒ. Mi dispiace, Presidente, ma non ho potuto avere contezza dell'emendamento 10.400 presentato dalla Commissione e, prima di pronunciarmi sul ritiro, vorrei conoscere la formulazione esatta di tale emendamento.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Lulli di dare conto della formulazione dell'emendamento 10.400 della Commissione.

ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, per quanto concerne il comma 4 dell'articolo 10 del decreto-legge in esame, ricordo che la Commissione ha presentato un emendamento ad esso riferito. Tale proposta emendativa intende aggiungere, alla fine del primo periodo di detto comma, le parole: «previsti dalle normative regionali».
Per quanto riguarda gli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300, su di essi, così come annunciato durante la prima espressione dei pareri, la Commissione esprime parere favorevole, purché riformulati nel senso di sostituire le parole: «restando consentita la verifica» con le seguenti: «la salva la previa verifica», sopprimendo, altresì, l'espressione: «soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi».
Dopodiché, al penultimo capoverso, dopo le parole: «accompagnatore turistico», si chiede di aggiungere le seguenti: «previa verifica delle conoscenze specifiche, quando non siano state oggetto del corso di studi».
Infine, all'ultimo capoverso delle stesse proposte emendative, quando si parla «dell'ordinamento giuridico comunitario», tra le parole «giuridico» e «comunitario» si propone di inserire le parole: «del paese». Pertanto, la frase diventa la seguente: «dell'ordinamento giuridico del paese comunitario».

PRESIDENTE. Alla luce di queste informazioni, chiedo ai presentatori degli identici emendamenti in esame se accedano all'invito al ritiro espresso dal relatore e se siano soddisfatti della riformulazione proposta dallo stesso.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei segnalare che il mio emendamento 10.25 partiva dal presupposto che vi fosse ancora l'attestato di superamento dell'esame di qualifica professionale; tuttavia, mi è parso che ciò non sia stato recepito dal relatore.
Mi permetta, Presidente, di fare...

PRESIDENTE. Quindi, lei insiste per la votazione?

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, mi permetta di svolgere alcune considerazioni, che vorrei sottoporre ancora all'attenzione del relatore.


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L'Italia, sotto questo profilo, registra un numero di guide turistiche molto elevato rispetto a paesi che registrano una presenza turistica anche superiore alla nostra. Il comma 4 dell'articolo 10 del provvedimento in esame prefigurava, in qualche modo, la possibilità che vi fosse l'inserimento di forza lavoro in questo settore, senza tuttavia contemperare effettivamente la specialità che dovrebbe connaturare tale attività, la quale dovrebbe essere in sintonia anche con la peculiarità del nostro paese.
Non dobbiamo aprire in questa sede un dibattito sul settore turismo, poiché sappiamo perfettamente cosa è capitato nel nostro paese e quali siano, come è certificato all'estero, le condizioni che impediscono che, in Italia, vi sia l'affluenza turistica che essa meriterebbe. Infatti, costi, benefici e servizi non corrispondono effettivamente a ciò che si aspetta un visitatore del nostro paese.
Ho la sensazione che questa mancata selezione dequalifichi e depotenzi ancora di più la specificità di un operatore che lavora nel campo del turismo, e ciò sapendo perfettamente che il nostro paese vanta, per tradizione, un'altissima qualità di beni culturali.
Ricordo che, ogni tanto, si forniscono percentuali. Non intendo soffermarmi su tale dato, poiché sappiamo perfettamente che si tratta di un patrimonio che deve essere fortemente valorizzato; ciò, a mio avviso, non può però essere fatto da chi «si improvvisa».
Sotto questo profilo, ritengo sussista la necessità di prestare attenzione a cosa stiamo realizzando in questo momento. Infatti, aprire il mercato, pensando di immettervi «mano d'opera» quando, da questo punto di vista, abbiamo operatori sufficienti, rappresenta un'operazione che, a mio avviso, danneggia complessivamente la qualità della nostra offerta turistico-culturale.
Pertanto, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 10.25.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, le segnalo che avevo precedentemente chiesto di intervenire per fatto personale; non mi è stata concessa la parola, ma capisco. Vorrei tuttavia che lei potesse tranquillizzare i colleghi parlamentari sul fatto che in quest'aula esista ancora la libertà di spostamento. Molte volte mi reco presso i banchi dell'opposizione per parlare con alcuni colleghi che stimo. Non vorrei che con l'atteggiamento del collega dei Comunisti italiani - di cui non conosco il nome, ma che deve essere nuovo a questi ambienti - si precludesse la libera circolazione. Siamo in Europa e vorrei che si potesse liberamente circolare tra gli emicicli (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti del deputato Boato). Ringrazio anche per l'appoggio che il collega Boato, sempre molto attento, ha dato al mio intervento.
Tornando agli emendamenti, ho presentato le proposte emendative 10.24 e 10.23, che purtroppo sono state respinte. In proposito, lei ha garantito la presenza del numero legale. La sostanza, tuttavia, rimane che per tutta la serata abbiamo cercato insieme - maggioranza e opposizione (e di questo devo ringraziare il relatore) - di trovare una soluzione nell'interesse del paese e non solo di quello delle guide turistiche.
Tra parentesi, lei prima ha parlato di falsità. Noi proveniamo da una comunanza spirituale, almeno in gioventù, quindi qualche volta la sera, quando torniamo a casa, facciamo l'esame di coscienza per renderci conto se abbiamo detto bugie. Forse lei questa sera dovrà pentirsi di qualche cosa. Comunque, è bene che anche lei faccia un piccolo esame di coscienza, da buon cristiano.
Questo esame di coscienza deve essere fatto anche dal relatore. Infatti, pur essendo stato molto bravo, gli è sfuggita, se non una falsità, almeno una piccola imprecisione. L'Unione europea non ci ha messo «sotto scacco» o, come si dice, sotto infrazione a causa dell'esame: lo ha


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fatto qualora non consentissimo quel libero accesso cui prima facevo riferimento. Vorrei che fosse chiaro tale concetto. Non era in discussione l'esame, tanto che lo stesso relatore, nelle proposte emendative presentate dalla Commissione - e sulle quali non è stata data la possibilità né di intervenire, né di subemendare - raccoglie alcune indicazioni, molte delle quali provenienti dalla mia parte politica. Oggi votiamo il testo del comma 4 in cui lasciamo le prove selettive, togliamo le parole «restando consentita» ed inseriamo le altre «previa verifica, soltanto quando le stesse non sono state oggetto di corso di studi» riferite alla prova. Si tratta delle stesse modifiche di cui abbiamo discusso insieme e sulle quali è stato trovato un minimo di accordo.
Signor Presidente, non credo che siamo in una situazione di contrasto con le norme europee. Lo saremmo se non volessimo ricorrere ad un'abilitazione. Essa non può essere configurata alla stregua di un concorso per un posto di pubblico impiego, perché non ha lo scopo di selezionare i migliori, bensì quello di accertare i requisiti di capacità. Tale prova ha lo scopo di accertare se un candidato, anche se francese o inglese, qualora venga a parlare del Veneto della Repubblica della Serenissima, di San Marco, di Piazza Ferretto a Mestre, abbia una conoscenza specifica, per rispetto a quel federalismo al quale ci appelliamo.
Prima la collega Provera ha ricordato come la sua preoccupazione fosse quella di evitare che un'apertura indiscriminata potesse arrecare danno ai nostri giovani ed alle nostre guide, a vantaggio di altri che vengono in Italia grazie alla libertà di movimento, ma senza avere concretamente una conoscenza specifica. In tal modo si creerebbe un danno anche per i consumatori. Forse (anzi senz'altro) abbiamo svolto un buon lavoro, che il relatore con questa mezza verità alla fine ha cercato di assecondare.
Noi siamo favorevoli all'emendamento D'Agrò 10.25, che il presentatore giustamente mantiene, perché contiene gli elementi che ho indicato. Mi chiedo allora le ragioni per le quali si debba votare in senso contrario, visto che anticipa ciò che sostanzialmente ha detto anche il relatore. Signor Presidente, se lei lo consente, fermiamoci un attimo e accorpiamo tutto in unico emendamento. Il risultato finale sarebbe quello a cui tutti abbiamo concorso.

PRESIDENTE. Onorevole Campa, lei ha fatto una proposta e il relatore, che è al suo fianco, ne valuterà il contenuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo in occasione dell'esame dell'emendamento D'Agrò 10.25, in quanto in questa sede è stata esplicitata la proposta del relatore in ordine alle modifiche da apportare al comma 4 dell'articolo 10.
Ritengo che tali modifiche non soddisfino gli obiettivi di fondo, che sono stati alla base delle nostre contestazioni. Con riferimento a tale disposizione contestavamo una deregolamentazione selvaggia della professione di guida e di accompagnatore turistico, che è già caratterizzata da aspetti di precarietà e che, nella stesura originaria dell'articolo, veniva investita da una serie interminabile di scompensi, che determinavano l'accesso al mercato del servizio di guida turistica a tutta una serie di soggetti, non più sottoposti ad alcuna verifica seria e compiuta di carattere professionale, rendendo così ancora più precario un mestiere che lo è già per definizione.
Il relatore, a fronte delle nostre critiche, interviene soltanto su aspetti terminologici e sostanzialmente marginali, che lasciano inalterato l'aspetto fondamentale dell'anarchia nella gestione delle autorizzazioni e, soprattutto, della verifica del possesso dei requisiti di professionalità, che sono alla base del servizio che la guida turistica deve svolgere.
Infatti, non basta essere titolari di un titolo di studio per rappresentare in un territorio l'essenza e la radice culturale dei beni storici, archeologici, artistici e paesaggistici, che rappresentano l'elemento


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fondante dell'identità culturale e naturale dei luoghi stessi.
Per esprimere questo tipo di indicazioni occorre una verifica pedissequa delle capacità e dei requisiti, che neanche attraverso la modifica apportata dal relatore potrà essere soddisfacente. Si vogliono infatti affrontare le problematiche del turismo - settore che ha bisogno di importanti interventi per quanto concerne sia gli aspetti della liberalizzazione, sia l'omogeneizzazione a livello europeo (a partire dal problema, mai risolto, dell'aliquota IVA) - scaricando sulle guide turistiche una contraddizione derivante dall'assenza di linee di indirizzo moderne e concrete per la gestione di un settore, che sulla carta dovrebbe costituire l'elemento strategico dello sviluppo del nostro paese, ma che di fatto è la Cenerentola di tutti i settori economici.
Per queste ragioni ho apprezzato la decisione dell'onorevole D'Agrò di non ritirare il proprio emendamento, sul quale preannuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale, esprimendo comunque un giudizio negativo sulla proposta di riformulazione del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che aderiamo all'invito del relatore e che, dunque, ritiriamo l'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 10.26.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che abbiamo apprezzato la decisione dell'onorevole D'Agrò di non ritirare il suo emendamento. Infatti, il comma 4 dell'articolo 10 prevede che le attività di guida e di accompagnatore turistico non siano più subordinate all'obbligo di autorizzazione preventiva, al rispetto di parametri numerici e a requisiti di residenza.
Questo contrasta evidentemente con la qualificazione di questa figura, importante in un paese quale il nostro in cui il turismo, a maggior ragione quello culturale, sposta ogni anno milioni di persone, che chiedono di conoscere storia, tradizioni e cultura. Non è pensabile che quest'attività possa essere svolta in maniera estemporanea da persone improvvisate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, l'emendamento presentato dal collega D'Agrò su questo argomento mi vede in parte favorevole, perché credo che il problema della guida turistica sia anche quello di portare a conoscenza l'immagine di un determinato territorio, di un determinato aspetto culturale. Allora, va bene per quanto riguarda gli esami per coloro i quali possono accedere a tale professione. Non sono, invece, d'accordo che essa si estenda all'intero territorio nazionale. Infatti, mi viene da chiedere: se non c'è una conoscenza specifica, quantomeno nell'ambito di una regione, come si può portare a sponsorizzare l'immagine di un territorio? Mi verrebbe, altresì, da chiedere come si potrebbe essere a conoscenza dell'esatto significato, ad esempio nell'ambito della mia regione, del trullo di Alberobello e di quello dell'arco ionico-salentino. Queste sono le ragioni per le quali ritengo che l'esame debba essere rapportato alla regione.

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anzitutto desidero apporre la mia firma all'emendamento presentato dal collega D'Agrò, perché rappresenta ciò che, credo, tutti noi dobbiamo avere a cuore, ossia la capacità di mettere a disposizione di coloro, i quali vengono a visitare il nostro paese, personale e professionisti qualificati, che conoscano la storia del paese, che


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ne conoscano la lingua, che siano in grado cioè di saper presentare la nostra cultura, la nostra storia, il nostro modo di essere.
Come si fa a liberalizzare in un modo esasperato, senza tra l'altro tener conto della normativa, dei suggerimenti emanati a livello comunitario? Infatti, la professionalità è uno degli elementi sempre posto a salvaguardia proprio delle professioni specializzate, quale quella in esame. In conclusione chiedo veramente che questa raccomandazione sia presa in considerazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aracu. Ne ha facoltà.

SABATINO ARACU. Signor Presidente, credo che in un campo così importante in Italia, quale quello del turismo, essersi ridotti ad affermare che la liberalizzazione significa solo ed esclusivamente dare l'opportunità di svolgere l'attività di guida turistica in questo modo, a discapito della professionalità, sia veramente riduttivo e la dica lunga di questo «pacchetto» sulle liberalizzazioni. Forse chi ha scritto questa norma non si rende conto di cosa succede nell'ambito del turismo nel mondo, invece di parlare di liberalizzazione di servizi e di prodotti di livello pari a quelli che sono offerti all'estero. Immaginate che oggi, se si va sulla Costa Azzurra, il costo degli operatori turistici è addirittura più basso di quello della riviera romagnola! Stiamo assistendo a questo fenomeno, il che vuol dire che da qui a pochi anni nessuno andrà più sulla riviera romagnola, poiché sceglierà altre località.
Mi sembra davvero riduttivo, signor Presidente, onorevoli colleghi, ciò che è stato fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, a me dispiace che l'onorevole Lulli non abbia colto appieno il significato dell'emendamento D'Agrò 10.25, che è assolutamente di buonsenso e che mira ad una maggiore qualificazione, quindi ad una maggiore qualità del servizio di guida turistica. Noi siamo convinti che proprio la validità dell'attestato sia sinonimo ed anche garanzia di qualità. Immaginiamo una guida che non conosca il territorio e che domani si trovi ad esempio nella provincia di Enna - parlo all'amico onorevole Crisafulli - di fronte al castello di Lombardia, che si chiama in questo modo non perché stia in Lombardia, ma proprio perché è una caratteristica storica di quella provincia:, non conoscendolo e non avendo un'attestazione valida allo scopo, cosa potrà dire o raccontare? Allora, ci dispiace che il vostro Governo stia registrando una caduta proprio in un ambito così significativo. Invito pertanto l'onorevole Lulli a riconsiderare la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento D'Agrò 10.25 ed invito il Governo a tenere in considerazione il fatto che il turismo è l'asse portante della nostra economia. Dovunque, all'estero, tale settore viene supportato, considerato e valorizzato; noi così lo stiamo smontando dal punto di vista dell'efficienza e dei valori che trasmettiamo a chi viene a visitare l'Italia.
Oltretutto, creiamo disoccupazione ed illudiamo chi intende accostarsi ad una professione che non potrà svolgere, perché non ne avrà i requisiti. Come si sa, il mercato compie le sue scelte: il mercato sceglie fra operatori capaci ed operatori non efficienti. Invito il relatore ad avere più coraggio nella riformulazione della normativa proposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.


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EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, trovo originale che una persona saggia come il relatore Lulli - che ho avuto modo di conoscere durante le riunioni congiunte delle Commissioni cultura con attività produttive - non si renda conto della bontà dell'emendamento D'Agrò 10.25.
Onorevole Lulli, tale emendamento nella sostanza precisa meglio la formulazione del comma 4 dell'articolo 10. Quindi, non mi pare vi siano ragioni serie per esprimere un parere contrario sullo stesso, a meno che non ci sia un atteggiamento pregiudiziale da parte del Governo; Governo che, Presidente Castagnetti, nella fattispecie, è rappresentato dalla viceministra Bastico che di tali questioni si intende esattamente come io mi intendo di ippica!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottolineare l'utilità e l'opportunità dell'emendamento D'Agrò 10.25, volto a ristabilire una certa razionalità in questo provvedimento che, in nome delle cosiddette liberalizzazioni, in alcuni passi salienti mostra una certa anarchia.
Per quanto riguarda il settore specifico delle guide turistiche, mi sembra che la genericità dei requisiti richiesti per diventare guida turistica sia di per sé emblematica di un atteggiamento che non risolve i problemi di fondo denunciati in queste ore per quanto concerne il turismo internazionale nel nostro paese. Infatti, si registra un certo calo dell'afflusso turistico. In particolare, occorre sottolineare come oggi si imponga una qualificazione professionale ben definita, soprattutto in materia di conoscenza delle lingue straniere, che non può essere limitata al puro conseguimento della laurea, come previsto nel provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, vorrei far notare che anche questa liberalizzazione colpisce una categoria debole. Come mai il Governo e la maggioranza non hanno pensato di abolire l'ordine dei giornalisti o di liberalizzare il sistema della docenza italiana nelle università o nelle scuole? Lì ci sarebbe stato un vero confronto sicuramente trasversale! Quelle sono le vere liberalizzazioni, e ne parleremo nel corso dell'esame dei prossimi articoli.
Ma prendersela con le guide turistiche..! Per piacere, di cosa stiamo parlando? E seppure si è avviata una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, non inserite queste norme in un provvedimento così importante, di cui vi vantate di fronte al paese e che vi porta a parlare di liberalizzazione e di cambiamenti seri! Signor Presidente, non sono cambiamenti seri, neppure questi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, il turismo dovrebbe essere una delle principali industrie del nostro paese, l'asse portante della nostra economia da valorizzare. Un paese che non solo è ricco di bellezze naturali, ma che gode del privilegio di possedere i due terzi del patrimonio archeologico, artistico, culturale mondiale non può sopportare un provvedimento di questo tipo.
La semplicistica ed improvvida liberalizzazione che dequalifica il ruolo delle guide turistiche potrebbe, forse, andare bene, mi scuso per la banale semplificazione, in paesi come la Slovenia e la Svizzera, per visitare i fiordi scandinavi, ma non per far conoscere e fare amare a milioni di turisti che visitano l'Italia il nostro paese, la sua storia millenaria ed il suo patrimonio archeologico e culturale! Pertanto, per concludere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pescante.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che nel nostro paese si avverta l'esigenza di tutelare non solo l'occupazione, ma anche la sicurezza. Ed è per questo che si richiede il possesso dell'attestato di superamento dell'esame di qualifica professionale.
Anche l'emendamento successivo Ferdinando Benito Pignataro 10.26, firmato anche dagli onorevoli Sgobio, Pagliarini, Venier, vale a dire da gruppi della sinistra, contiene le stesse disposizioni previste nell'emendamento D'Agrò 10.25. Evidentemente, si tratta di un problema sentito.
Colgo l'occasione per respingere nella maniera più determinata l'affermazione che gli aggressori vogliano inventarsi strane cose per coprire l'aggressione che hanno compiuto!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei ribadire la nostra contrarietà all'articolo 10.
In un decreto-legge sulle liberalizzazione ci aspettavamo di discutere di ben altro, vale a dire di ordini e albi professionali, invece non è stato possibile, perché ci troviamo a discutere di guide turistiche e di accompagnatori turistici.
Vediamo di buon occhio il fatto che siano state apportate dal relatore e dal Comitato dei nove alcune precisazioni e modifiche grazie all'approvazione di alcuni emendamenti; mi riferisco, ad esempio, al richiamo alla normativa regionale per fare in modo che siano le regioni a decidere le situazioni del caso, avendo una certa competenza turistica territoriale. La norma nazionale deve contenere indicazioni ben precise! Eravamo disposti anche a votare a favore di questa normativa se si fosse previsto almeno il requisito della residenza, quella italiana (giammai, questa sinistra potrebbe proporre la residenza locale, molto più territoriale!).
Si prevede un allargamento dei requisiti e, pertanto, non si tratta più di un provvedimento dequalificante (tali attività possono essere svolte anche da soggetti titolari della laurea in lettere con indirizzo in storia dell'arte e via seguitando).
Vorremo evitare, come avvenuto negli anni passati per gli immigrati non tanto del Comitato europeo ristretto (ad esempio, Francia e Germania), quanto dei paesi extracomunitari, dell'est, che giungano in Italia a lavorare persone con requisiti tecnici e professionali molto più elevati dei nostri cittadini che cercano lavoro tutti i giorni.
Lo abbiamo già ravvisato a proposito di alcune professioni, ad esempio, gli infermieri professionali, non dico badanti. Qualcuno ha già detto che noi sfruttiamo le badanti! Non lo metto assolutamente in discussione! Parlo degli infermieri professionali.
Io arrivo da una regione, il Piemonte, che utilizza molto gli infermieri dell'est perché le cooperative hanno la possibilità di sottopagarli. Noi siamo contrari a questo provvedimento proprio per evitare che nel futuro giungano ondate di extracomunitari, soprattutto dai paesi dell'est, che non hanno conoscenza minimale del nostro territorio per fare le guide turistiche.
Come Lega Nord saremmo più favorevoli a che le guide fossero locali, prese dal territorio. Sarebbe piacevole che a Torino potesse fare la guida turistica anche chi si improvvisa; vorremmo che anche chi è stato lasciato a casa dalla Fiat a cinquant'anni e non ha più la possibilità di immettersi nel mondo del lavoro globalizzato potesse riuscire a fare la guida turistica, perché come torinese, anche acquisito, ha conoscenza del territorio e dei vari monumenti della città. Naturalmente l'esempio vale anche per Roma o Firenze, non faccio discriminazione alcuna. Questi cittadini italiani sarebbero comunque in rado di fare da guida turistica meglio di uno straniero che arrivi da un paese dell'est o dalla Francia. Un cittadino francese, infatti, non può essere a conoscenza di tutta la storia culturale del nostro paese!


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Visitando Roma si incontrano cittadini romani che si travestono da gladiatori e cercano di scimmiottare le guide turistiche per cercare di sopravvivere. Noi siamo contrari a questo provvedimento perché cerchiamo di dare prima lavoro agli italiani e poi, solo qualora vi fosse la possibilità, di darlo anche agli stranieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Devo dire che speravo vi fosse un maggiore apprezzamento per lo sforzo compiuto dal relatore nel rapporto con la Commissione, perché proprio grazie agli emendamenti presentati da noi tutti e alle discussioni francamente abbastanza complesse svolte sempre un po' di corsa si è riusciti tutti assieme a sortire alcuni mutamenti che, a mio avviso, sono importanti ed impegnano maggiormente le regioni.
Innanzitutto, l'ultimo emendamento previsto dal relatore nel rapporto con la Commissione introduce le parole: «fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionali previsti dalle normative regionali». È ovvio che le regioni vanno sollecitate a mettersi all'onor del mondo, perché se una regione in Italia non agisce sul piano della tutela del turismo è colpevole, ma, in quanto dovuta alla regione, tale colpa non può essere fatta risalire sicuramente a questo provvedimento. Il mutamento riconduce quindi anche ad una responsabilità specifica delle regioni, che sono titolari in questa materia.
Secondo mutamento, che, a mio avviso, è molto importante: relativamente alle guide turistiche, il fatto che si preveda la possibilità a coloro che hanno una laurea in lettere con indirizzo in storia dell'arte o in archeologica e via dicendo di fare salva la previa verifica delle conoscenze linguistiche del territorio di riferimento, eliminando il riferimento o che queste non siano state oggetto del corso, significa ancora una volta che le regioni debbono vigilare e monitorare in relazione ad una normativa di cui loro, ovviamente, sono portatrici. Chi meglio di una regione può indirizzare la formazione richiesta alle guide rispetto al proprio territorio?
Allo stesso modo ritengo importante anche quanto fatto in rapporto ai titolari di laurea o diploma universitario in materia di accompagnatori turistici, laddove si inserisce, anche in questo caso, la previa verifica delle conoscenze che vengono richieste quando le stesse ovviamente non siano state oggetto del corso di studi.
Poiché sappiamo quanto complessa sia l'attività di un accompagnatore, che non richiede solamente la conoscenza del territorio, né soltanto la conoscenza della lingua, ma anche una conoscenza di normative giuridiche, nonché addirittura di primo pronto soccorso, e non mi dilungo oltre, va ben da sé la necessità che le regioni operino un attento monitoraggio e fissino delle regole ben precise relative al proprio territorio.
Infine, così come ci è stato spiegato dal Governo, anche per quanto riguarda il necessario adeguamento alle normative comunitarie, vale bene la pena di considerare che con la dizione «del paese» posta dopo le parole «ordinamento giuridico» si sottolinea il termine della reciprocità fra paesi ed io ritengo che questo sia un elemento da non sottovalutare.
È per questi motivi che io credo sia necessario un apprezzamento maggiore di questo emendamento, che meglio di tutti gli altri ancora da esaminare può soddisfare i problemi posti.
Pertanto, preannuncio il ritiro del mio emendamento 10.242 a nome del mio gruppo, convergendo su questo emendamento D'Agrò 10.25 così riformulato, al quale darò il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo giusto per evitare un errore clamoroso. Sono preoccupato, anche perché pensavo di poter avere una cattiva memoria, invece il fatto mi viene sostanzialmente confermato.


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So bene che si sta tentando di conciliare cose difficilmente conciliabili, come la competenza legislativa dello Stato con quella delle regioni. Sia con riferimento al turismo, sia con riferimento alle professioni, c'è indubbiamente un problema. Se la formulazione di questo comma non viene adeguatamente modificata - ma andrebbe interamente stravolta, trasformandola semmai soltanto in un indirizzo di principio per quello che riguarda le professioni, ma non anche per quello che riguarda il turismo -, si corre il rischio, secondo me la certezza, di finire davanti la Corte costituzionale con un ricorso di qualunque regione a statuto ordinario e ancora di più a statuto speciale, continuando così ad aumentare il lavoro della Suprema corte su argomenti di questo genere ed ovviamente anche quello delle stesse regioni.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole La Loggia.

ENRICO LA LOGGIA. Raccomanderei quindi al relatore, ma anche al Governo, di porre attenzione su questa, che non è un'osservazione meramente ostruzionistica. È realmente di sostanza. Credo che valga la pena di pensarci un momento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 10.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 282
Votanti 279
Astenuti 3
Maggioranza 140
Hanno votato
56
Hanno votato
no 223
Sono in missione 79 deputati).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 10.218.
Prendo atto che l'onorevole Germontani non accede all'invito al ritiro del suo emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Con riferimento alla disposizione che si vuole emendare, sicuramente vi sono delle migliorie riferite alle modifiche apportate dal relatore, dalla Commissione, dal Governo o da chi per essi, sulle previste normative regionali e sull'introduzione della modalità di reciprocità tra i vari paesi. Tuttavia, vorrei capire innanzitutto come possa avvenire questa reciprocità. Un extracomunitario che arrivi in Italia da un paese dell'est - che normalmente non ha una buona situazione finanziaria, altrimenti resterebbe a casa propria, come qualsiasi altra persona civile - e cerchi un lavoro, potrebbe trovare proprio nell'attività di guida turistica una possibilità in più.
Vorrei conoscere qual è l'italiano che va nella Repubblica ceca, in Polonia, in Bulgaria, in Romania o in Ungheria a fare la guida turistica. Lì non guadagnerebbe mille euro o 1.500 o quanto può essere la paga minima sindacale, anche fossero soltanto 500 euro al mese, ma guadagnerebbe sicuramente una cifra molto più bassa, che non gli permetterebbe di vivere in modo adeguato e consono al livello di vita che ha in Italia.
Non vi sarà nessun italiano che andrà in quei paesi a svolgere questo lavoro. Non vediamo assolutamente la reciprocità. Un italiano potrebbe andare in Francia o in Germania, avendo studiato per anni la storia locale di quei paesi, ma non ci preoccupano gli immigrati francesi, tedeschi, svizzeri o austriaci. Vorremmo evitare che gli immigrati dei paesi dell'est venissero a portare via ulteriore lavoro agli italiani. Questa dovrebbe essere un'opportunità in più per i lavoratori italiani che si reimmettono nel mercato del lavoro e non una possibilità per gli extracomunitari, regolari e irregolari, che vengono in Italia a portare via il lavoro agli italiani.


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La previa verifica della conoscenza della lingua italiana è ovvia. La guida non potrebbe spiegare in rumeno, ungherese o polacco. Conoscerà sicuramente l'inglese, ma se svolgerà questo lavoro in Italia dovrà parlare correttamente l'italiano.
Mi chiedo come mai le infermiere professionali, non le badanti, in qualsiasi ospedale torinese, spesso rumene, fanno difficoltà a parlare italiano. Il fatto è che non si tratta della loro lingua madre. Non pretendo di avere la guida turistica che parla con accento locale. Magari vi fosse chi finisse le discussioni con il «è» come in torinese o chi parlasse romanesco o pugliese o altre lingue locali! Sarebbe il massimo per la politica che cerchiamo di portare avanti. Però, ciò non è possibile. Cerchiamo almeno di tutelare i lavoratori italiani e di mantenere un livello minimo di italiano.
Chi è presente in Italia da dieci anni e lavora come infermiere professionale laureato non riesce a parlare l'italiano professionale, non gergale. Andate in un qualsiasi ospedale italiano e troverete certamente un'infermiera extracomunitaria, soprattutto quelle dell'est. Vi sono anche quelle francesi (non facciamo distinzioni tra un paese e un altro), ma quelle dei paesi dell'est hanno più difficoltà a parlare la nostra lingua.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi, con un po' di giudizio in più si sarebbe potuto riformulare l'articolo 10 nella direzione della tutela, innanzitutto, del nostro patrimonio artistico e monumentale e, quindi, dell'identità storica della nostra nazione. Sappiamo bene che, quando una guida turistica è preparata e considera la propria preparazione ancorata al territorio di pertinenza, ha maggiore facilità nel promuovere il prodotto italiano.
È una considerazione persino banale che capirebbe chiunque, ma che, evidentemente, è negata dall'articolo formulato dal Governo, ed è, ahimè, altrettanto negata dalla protervia e dalla testardaggine con la quale la maggioranza non intende recepire un invito alla riflessione.
Già nel corso del dibattito sulle linee generali ho avuto la possibilità di svolgere alcune riflessioni da questo punto di vista. Penso e temo che ci sia - se non è stato voluto è un fatto incidentale ma, comunque, così risulta - un vero e proprio attacco ad una categoria che si auto-organizza, cioè sussiste un problema di carattere sociale che è strutturale. Le guide turistiche sono libere, si auto-organizzano, sono persone tendenzialmente laureate, con diplomi, con titoli, persone che indipendentemente organizzano il proprio lavoro. Comunque, accanto a questa categoria - che esiste e si rappresenta anche attraverso dei sindacati di riferimento, che sono stati solo parzialmente ascoltati e i pochissimi che sono stati auditi hanno dato parere assolutamente negativo a questa trasformazione -, esistono delle grandi società che stanno tentando di irrompere sul mercato culturale, turistico, per fare un'opera bieca di monopolio autentico. È il classico processo egemonico che ormai si è potuto riscontrare attraverso la calata delle grandi società, delle grandi cooperative rosse: c'è la Pierreci, Zetema, Civita (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Sono nomi importanti, ormai sono famosi, sono centinaia di grandi realtà organizzate che utilizzano e sfruttano il lavoro precario. I neolaureati sono talvolta utilizzati anche attraverso il meccanismo del lavoro nero e, quando va bene, hanno contratti di lavoro a tempo determinato; non hanno la possibilità di utilizzare questa professione per sviluppare una propria sensibilità e, quindi, anche un percorso, una carriera vera e propria, ma sono tenuti sotto schiaffo da queste realtà monopolistiche. È il nuovo capitalismo del terzo millennio che sfrutta e che non offre alcuna opportunità di crescita.
Questo tentativo va arginato, esiste persino all'interno del settore delle visite culturali guidate ai nostri monumenti e al nostro patrimonio artistico. Purtroppo,


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non esiste soltanto in questo settore, ma anche in settori di riferimento che possono intervenire magari sulla nota questione dei pullman turistici. Nella ristrutturazione di questo segmento nel corso degli anni abbiamo potuto constatare una vera aggressione o, comunque, un tentativo di organizzare questa calata: da un lato, ci sono le cooperative e, dall'altro, le società più importanti, ma che, comunque, non difettano nell'utilizzo dei medesimi metodi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO RAMPELLI. Cari colleghi, penso che in questo Parlamento dovremmo sempre e comunque tentare di interpretare gli interessi deboli e diffusi dei cittadini italiani, dovremmo tentare di tutelare la nostra comunità nazionale, la propria identità, dovremmo tentare sempre e comunque di sottrarci alle spinte lobbistiche, alle pressioni e ai condizionamenti: è anche per questo che, ovviamente, sosteniamo l'emendamento Germontani 10.218 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo che per questo decreto-legge l'ottimo sarebbe stato che venisse approvato l'emendamento, che con notevole arguzia l'onorevole D'Agrò ha presentato insieme ai Comunisti italiani. Poi non si capisce bene perché questi ultimi - mi riferisco al responsabile degli esteri, Venier, al presidente della Commissione lavoro, Pagliarini e al capogruppo, Sgobio - lo abbiano ritirato.
Si vede che hanno ritenuto opportuno aderire alle ragioni della convenienza, più che a quelle della convinzione.
Siccome l'emendamento presentato dall'onorevole D'Agrò non è stato approvato, credo che - mi rivolgo al relatore Lulli che, come è noto, è una persona seria: sono profondamente convinto di quest'affermazione ed egli sa la stima che gli riservo - varrebbe la pena che il relatore rivedesse la sua posizione sull'emendamento presentato dalla collega Germontani.
Dire che l'attività di guida turistica non può essere subordinata e così via, significa fare un'affermazione sbagliata dal punto di vista concettuale. Infatti, tutte le attività debbono essere subordinate a qualcosa, cioè alla dimostrazione di saper fare il proprio mestiere.
La collega Germontani sostiene che le attività in oggetto debbano essere subordinate al possesso dell'attestato di superamento dell'esame di qualifica professionale. Non si capisce la ragione per la quale, di fatto, si voglia abolire l'esame di qualifica professionale.
Noi veniamo da esperienze che vedevano tutte le province italiane, comprese le regioni «rosse» - il che è tutto dire - riconoscere diplomi di questo genere dopo il superamento dell'esame di qualifica professionale; nel nostro caso, invece, si stabilisce che questi esami debbano essere aboliti.
A chi possono essere rivolti questi esami? Ecco dunque che lo spettro di coloro i quali possono partecipare a queste selezioni si amplia. Avevo dei dubbi circa la laurea in materie umanistiche o architettura, ma il mio amico onorevole Ciocchetti mi ha convinto che questa laurea è fondamentale perché se un soggetto fa la guida turistica a Roma è difficile che possa essere laureato in geologia.
Inoltre, non sono subordinati all'obbligo dell'esame di qualificazione i possessori di laurea di base per accompagnatori turistici. Chiedo scusa, ma per quale ragione un soggetto in possesso di una laurea di base per accompagnatore turistico dovrebbe sostenere un esame, una volta che abbia già acquisito questo titolo di studio?
Per l'accesso all'esame decadono i parametri numerici e l'obbligo di residenza: questo è fondamentale perché è importante affermare il principio secondo cui l'attività di guida turistica a Roma può essere svolta anche da chi abiti ad Albano


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Laziale, a Rieti o a Subiaco, non essendo obbligatorio avere la residenza nel comune di Roma.
L'esame deve accertare la conoscenza approfondita dei beni storico-artistici, della storia e della cultura, oltre che di una o più lingue straniere. Visto che i portieri degli alberghi ormai conoscono non meno di tre lingue straniere, è utile che anche una guida turistica ne conosca non meno di due o di tre.
Alla luce di queste considerazioni sarebbe utile che il saggio onorevole Lulli, distratto dalla viceministra Bastico - che continua a non parlare per il Governo e a disturbare il relatore - rivedesse il suo atteggiamento nei confronti di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 10.218, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 282
Votanti 280
Astenuti 2
Maggioranza 141
Hanno votato
60
Hanno votato
no 220
Sono in missione 79 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 10.253, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 280
Maggioranza 141
Hanno votato
56
Hanno votato
no 224
Sono in missione 79 deputati).

Passiamo all'emendamento 10.400 della Commissione.
Qual è il parere del Governo?

FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'emendamento 10.400 della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, svolgerò un intervento unico, relativo sia a questo emendamento, sia al precedente, poiché avevo chiesto di parlare purtroppo tardivamente, per mia colpa, per l'ora tarda e perché sono un po' stanco e non sono riuscito ad alzare la mano velocemente.
Sul precedente emendamento, relativo ai requisiti di residenza, avremmo potuto essere assolutamente favorevoli, così come abbiamo espresso voto favorevole sull'emendamento Bono 10.253. Non mi sono tuttavia preoccupato di intervenire - non per la stanchezza, che fortunatamente non avverto - perché è stato presentato un emendamento da parte della Commissione a un provvedimento che è stato emanato con urgenza e tempestività, cercando di forzare le normali tempistiche della dialettica parlamentare. Con questa proposta si è cercato fortunatamente - forse tardivamente, altrimenti non ci sarebbe stata tanta discussione - di risolvere, anche se all'ultimo momento, una questione che a noi pareva importantissima. In tal modo sono salvaguardati, purtroppo marginalmente, gli italiani rispetto agli extracomunitari o a coloro che non appartengono al popolo italiano (chiamateli un po' come vi pare). Perciò, dopo avere espresso voto favorevole sul precedente emendamento,


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voteremo a favore anche sull'emendamento 10.400 della Commissione, proprio per far capire che la nostra linearità mentale è costante, dall'inizio dell'esame di questo decreto-legge fino alla fine. Per far capire tutto questo, continueremo a esprimere voto favorevole sulle proposte emendative che siano a vantaggio del territorio e dei cittadini e voto contrario a quelle lobby, che cercano di scardinare quel poco di buono che può esserci in questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, l'emendamento 10.400 della Commissione prevede di aggiungere alla fine del primo periodo del comma 4 dell'articolo 10 le parole «...previsti dalle normative regionali». Credo che noi abbiamo contribuito a questa riformulazione. Ringrazio la maggioranza e il relatore Lulli anche se, per la per la verità, avremmo voluto qualcosa in più rispetto a questa riformulazione. Si tratta tuttavia di un passo in avanti, che ci consente di evitare di esprimere la contrarietà, come sarebbe avvenuto sulla formulazione precedente. Quanto meno, c'è una soddisfazione perché avete parzialmente accettato la nostra impostazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.

PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, innanzitutto, desidero unire il mio ringraziamento a quello che l'amico Campa ha già rivolto al relatore. Indubbiamente, il lavoro svolto, al quale hanno contribuito anche i partiti dell'opposizione, ha offerto la dimostrazione che, quando si vogliono trovare le soluzioni, i passi in avanti si fanno, anche se, per la verità, come ha già detto bene l'amico Campa, ci saremmo aspettati molto di più, riconoscimenti più significativi. Proprio per questo motivo, preannuncio che comunque mi asterrò sull'emendamento in esame, anche se riconosco il lavoro positivo che è stato svolto.
Ringrazio il relatore e la Commissione, che hanno trovato una soluzione più avanzata rispetto al testo inaccettabile presentato inizialmente dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, mi pare che l'emendamento presentato dal relatore in Comitato dei nove sia la riprova dello spirito costruttivo con cui si è lavorato. Va ribadito che non si liberalizza senza ordine e senza un minimo di presupposti: si liberalizza la professione per coloro che hanno una laurea in lettere ed una specializzazione in storia dell'arte. Quindi, non si dequalifica assolutamente la professione. I subemendamenti presentati sono la riprova dello spirito costruttivo evidenziato: il nostro emendamento è arricchito da questo contributo che giunge anche dalle opposizioni, com'è stato sottolineato.
Mi pare che questa sia la riprova di come si possa ben lavorare quando si recepiscono istanze che hanno un fondamento concreto.

PRESIDENTE. È stata segnalata alla Presidenza la presenza di tessere di votazione in postazioni nelle quali non è presente il collega deputato.
Pertanto, ho disposto una verifica delle stesse, alla quale provvederà la segretaria di Presidenza, onorevole Bafile (La segretaria di Presidenza Bafile ottempera all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'intervento della collega Provera, la quale non soltanto ha riconosciuto le buone ragioni dell'opposizione rispetto al testo del decreto-legge, ma ha anche detto una cosa particolarmente


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grave, che desidero segnalare all'attenzione dei colleghi della I Commissione: almeno su questo punto, il testo del decreto-legge era palesemente incostituzionale. Noi ci siamo battuti affinché la I Commissione ne prendesse atto ma, come al solito, la maggioranza, per dovere di obbedienza, si è trincerata dietro una costituzionalità di facciata.
Poiché in Assemblea i nodi giungono al pettine, credo che una maggiore attenzione nelle fasi precedenti ed una maggiore interlocuzione tra maggioranza ed opposizione, con spirito dialettico ma costruttivo, almeno nel rispetto della Costituzione, potrebbe evitarci di arrivare a questo punto dell'esame e scoprire che un articolo era palesemente incostituzionale!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emerenzio Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. La ringrazio due volte, signor Presidente, anche perché, oltre al mio cognome, ha pronunciato anche il nome.

PRESIDENTE. Perché sarei tentato di dire solo il nome...

EMERENZIO BARBIERI. Grazie, signor Presidente, la sua stima e la sua amicizia mi lusingano.
Devo dire che condivido pienamente l'emendamento 10.400 della Commissione. Immagino, onorevole Lulli, che esso sia stato concepito d'intesa con il ministro per lo sviluppo economico. Me ne convinco ancora di più nell'apprendere dalle agenzie di stampa che, uscendo, a Bologna, da una luculliana cena con il Presidente della Repubblica, il ministro per lo sviluppo economico ha affermato: «È stata una serata simpatica. Abbiamo parlato di molte cose ed abbiamo mangiato da dio!». Se lo dice Bersani, noi dell'UDC non possiamo non votare a favore dell'emendamento (Si ride)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longhi. Ne ha facoltà.

ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, devo rilevare come, in questo momento, vi sia la conferma che il segretario Buontempo ha mentito, perché la deputata segretaria di sinistra è andata a controllare nella parte sinistra dell'emiciclo. Quindi, il deputato segretario Buontempo dovrebbe andare a controllare a destra: pertanto, prima ha mentito (Commenti)!

ANTONIO LEONE. Legatelo!

PRESIDENTE. Onorevole Longhi, le debbo dire che il segretario Buontempo ha detto, invece, una cosa che, secondo la consuetudine, è vera. In genere, infatti, i deputati segretari che provengono dai gruppi di opposizione siedono alla mia sinistra - e, quindi, alla vostra destra - per poter controllare la parte dell'emiciclo occupata, in questa legislatura, dalla maggioranza, e viceversa.
Questa volta ho pregato io l'onorevole Bafile, anche su suggerimento dell'onorevole Buontempo, perché credo che ciò servisse a pacificare l'Assemblea. Quindi, la prego di ritirare ogni insinuazione, in questo caso assolutamente fuori luogo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, purtroppo non mi è stata data la possibilità di avere udienza presso il relatore, il quale ha espresso parere contrario sull'emendamento che avevo presentato e che è stato oggetto di lungo dibattito.
Prendo atto che la formulazione dell'emendamento 10.400 presentato dalla Commissione va in qualche modo a sanare alcuni problemi che erano stati sollevati non solo dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza. Sotto questo punto di vista, quindi, dando atto del lavoro svolto, preannunzio che il nostro gruppo voterà a favore dell'emendamento 10.400 della Commissione.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, alcune delle osservazioni formulate dall'opposizione sono state indubbiamente recepite; pertanto, sarà anche merito dei gruppi di opposizione, che hanno alimentato il dibattito, se, alla fine, verrà approvato un provvedimento meno scadente e meno brutto rispetto a quello originariamente presentato!
Tuttavia, nonostante ciò, debbo ribadire che le osservazioni che abbiamo ascoltato in quest'aula, specie quelle formulate dall'onorevole La Loggia, relative anche alla corrispondenza del provvedimento in esame con le norme contenute nel Titolo V della Costituzione, ci danno motivo per riflettere e ci impongono, altresì, una grande prudenza.
È proprio per tale motivo che, pur riconoscendo personalmente che vi è stato uno sforzo di buona volontà da parte del relatore Lulli, evidentemente non posso votare a favore...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ...dell'emendamento in esame; tuttavia, preannunzio la mia astensione dal voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.400 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, l'onorevole Evangelisti vota per due!

PRESIDENTE. Mi è stato segnalato che l'onorevole Evangelisti sta votando per due, e quindi lo prego di rimuovere una tessera di votazione (Commenti)!
Lei, onorevole Raiti, vada al suo posto, così evitiamo queste giuste contestazioni!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 251
Votanti 235
Astenuti 16
Maggioranza 118
Hanno votato
228
Hanno votato
no 7
Sono in missione 79 deputati).

Passiamo agli identici emendamenti Provera 10.242 e Bono 10.254.
Ricordo che l'emendamento Provera 10.242 è stato ritirato dalla presentatrice: pertanto, porrò in votazione soltanto l'emendamento Bono 10.254.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 10.254, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 269
Votanti 237
Astenuti 32
Maggioranza 119
Hanno votato
22
Hanno votato
no 215
Sono in missione 79 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 274
Votanti 258
Astenuti 16
Maggioranza 130
Hanno votato
40
Hanno votato
no 218
Sono in missione 79 deputati).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300.
Ricordo che la Commissione ha proposto ai presentatori una riformulazione: nel caso essa venisse accolta, il parere della stessa sarà favorevole.

ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI, Relatore. Presidente, visto il lavoro svolto, a cui certamente ha concorso anche l'opposizione, vorrei leggere il testo degli identici emendamenti con le modifiche apportate dalla riformulazione della Commissione: Al comma 4, secondo periodo, sostituire le parole da: «o accompagnatore turistico» fino alla fine del comma con le seguenti: «non può essere negato, né subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante o di altre prove selettive, salva la previa verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento. Al fine di migliorare la qualità dell'offerta del servizio in relazione a specifici territori o contesti tematici, le regioni promuovono sistemi di accreditamento, non vincolanti, per le guide turistiche specializzate in particolari siti, località e settori. Ai soggetti titolari di laurea o diploma universitario in materia turistica o titolo equipollente non può essere negato l'esercizio dell'attività di accompagnatore turistico, fatta salva la previa verifica delle conoscenze specifiche quando non siano state oggetto del corso di studi. I soggetti abilitati allo svolgimento dell'attività di guida turistica nell'ambito dell'ordinamento giuridico del paese comunitario di appartenenza operano in regime di libera prestazione dei servizi senza necessità di alcuna autorizzazione, né abilitazione, sia essa generale o specifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Presidente, intervengo solo per dire che accetto la proposta di riformulazione del relatore e sono quindi soddisfatto del testo che qui è stato presentato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.

PAOLO AFFRONTI. Ovviamente aderisco anch'io alla riformulazione dell'emendamento 10.299 a mia firma e dei colleghi D'Elpidio e Cioffi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, già il relatore ed il collega dell'Udeur hanno testè ricordato il lavoro che è stato svolto ed io credo sia importante averlo migliorato rispetto alla stesura principale, benché francamente noi ci saremmo aspettati di più, considerato il nostro impegno. Peraltro, vorrei fermarmi sull'ultimo punto, alle parole «nell'ambito dell'ordinamento giuridico del paese». È stata inserita questa precisazione, che è utilissima, proprio per non creare equivoci a proposito di questa autorizzazione o abilitazione che sia, essendo vigente la sentenza della Corte di giustizia di Lussemburgo del 26 febbraio del 1991, recepita nel nostro ordinamento con decreto del Presidente della Repubblica del 13 dicembre 1995.
La professione di guida turistica è oggi soggetta alla direttiva 91/52/CE che sarà presto sostituita dalla direttiva 2005/36/CE,


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entro il mese di ottobre 2007. L'articolo 5 di quest'ultima direttiva regolamenta le prestazioni di servizi dei professionisti, compresi quelli delle guide turistiche che esercitano la professione regolamentata.
Per quanto detto, mi sembra che fare riferimento all'ordinamento giuridico del paese sia stato molto utile e opportuno. Avremmo voluto di più dal testo di questa riformulazione. Vediamo che alcune nostre osservazioni sono state accettate; ci sembrerebbe davvero di cattivo gusto votare contro e dunque, visto lo sforzo fatto per il miglioramento, noi ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini, cui ricordo che, nel caso venga approvata la riformulazione proposta dal relatore, il suo emendamento sarà precluso. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Presidente, chiedevo di intervenire solo per ritirare l'emendamento 10.255 a mia firma, poiché il testo riformulato dal relatore si fa carico delle giuste esigenze tra liberalizzazione e qualità dell'attività (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, volevo sottolineare come il lavoro che è stato fatto in questi ultimi minuti testimoni che non c'è stato nessun tipo di ostruzionismo.
In qualche modo è stato dimostrato che il relatore ha lavorato sapientemente, anche se non è riuscito compiutamente a realizzare il progetto cui anche noi abbiamo contribuito. Pertanto, il nostro voto testimonia la qualità del lavoro svolto e del nostro intervento a sostegno del cambiamento delle norme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà. La prego di segnalare più tempestivamente l'intenzione di intervenire.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, mi scusi ma mi stavo addormentando... È l'onorevole D'Agrò che mi fa addormentare.
Vorrei dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord agli identici emendamenti, così come riformulati dal relatore, anche in virtù della simpatia che può scaturire dal suo marcato accento toscano. Le sue dichiarazioni si avvalgono di questo vantaggio. Sarebbe potuto essere anche un accento siciliano, siamo pluralisti per qualsiasi lingua locale e non facciamo distinzioni tra quella siciliana, toscana, lombarda o piemontese che sia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
Siamo favorevoli agli emendamenti in esame perché è stata recepita una parte delle richieste da noi avanzate. Ribadiamo tuttavia la nostra contrarietà al provvedimento per quanto riguarda le norme sulle guide turistiche. Infatti, non riteniamo opportuno che le liberalizzazioni riguardino tale settore con queste modalità affrettate, pur se modificate all'ultimo minuto per cercare di arrivare ad un punto di compromesso, non solo con la minoranza, ma in una logica di Stato unitario. Fortunatamente ci siamo riusciti.
Ciò che intendo ribadire è il concetto di far lavorare i cittadini italiani prima di altri. Infatti, il problema sussiste ed è reale. Non devo ricordarlo ogni volta perché si creerà sicuramente. Speriamo che in questo caso siano le regioni a farsi carico del problema e limitino i danni della legge che sarà approvata nei prossimi giorni. Sicuramente, con il nostro controllo sul territorio riusciremo ad apportare ulteriori modifiche tramite le leggi regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella


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10.300, nel testo riformulato, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 279
Votanti 264
Astenuti 15
Maggioranza 133
Hanno votato
260
Hanno votato
no 4
Sono in missione 79 deputati).

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 16 marzo 2007, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (2201-A).
- Relatore: Lulli.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).

e delle abbinate proposte di legge: MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.

5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.

6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DI VIRGILIO ed altri; CASTELLANI ed altri: Nuove norme in materia di uti lizzo


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dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (780-1891-A).
- Relatore: Di Virgilio.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge:

CONTENTO: Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (782-A).

e degli abbinati progetti di legge: ASCIERTO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO (809-1967).
- Relatore: Palomba.

La seduta termina alle 23,40.