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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, nello svolgere la mia dichiarazione di voto per il gruppo di Forza Italia sulla mozione che insieme alle colleghe della Casa delle libertà abbiamo presentato, innanzitutto vorrei sgombrare il campo da qualunque equivoco ed ambiguità, soprattutto alla luce del comportamento tenuto ieri dalla maggioranza e dal Governo in quest'aula. Abbiamo chiesto ed ottenuto di votare e di discutere queste mozioni, che hanno ad oggetto la condanna delle violazioni dei diritti fondamentali che le donne straniere subiscono sul nostro territorio a causa di tradizioni e di precetti religiosi. Purtroppo, i casi di violenza non avvengono solo sul nostro territorio - è di ieri la notizia di un efferato omicidio ai danni di una donna - e, quindi, credo che il tema sia di grande attualità e debba far riflettere. Di conseguenza, non siamo venuti qui per discutere della condizione della donna e delle discriminazioni di genere nella loro interezza e generalità: dico ciò anche perché questo giustificherà i nostri voti sulle mozioni presentate in gran parte dalla maggioranza.
Ieri in quest'aula il sottosegretario ha addirittura parlato non solo di questi temi, ma di violenza all'infanzia. Vorrei dire, proprio per non lasciare nessun equivoco, che noi siamo particolarmente sensibili a queste tematiche e le riteniamo assolutamente prioritarie nell'agenda di Forza Italia e della Casa delle libertà, ma il tema che volevamo discutere quando abbiamo presentato le mozioni era un altro, particolarmente delicato.
Abbiamo voluto portare all'attenzione del mondo politico e di quest'Assemblea la condizione di quelle donne che, in nome del fondamentalismo e dell'oscurantismo religioso, subiscono violenze, umiliazioni e discriminazioni. Quindi, volevamo parlare di una parte dell'universo femminile che oggi è presente anche nel nostro territorio.
Nell'immaginario collettivo si pensa di solito all'immigrazione extracomunitaria e spesso se ne parla in termini esclusivamente maschili. Le donne restano esseri quasi invisibili all'interno di questo fenomeno, mentre il loro ruolo è essenziale per capire il grado di sviluppo di una comunità.
Da molti anni, in realtà, il nostro paese è stato eletto come luogo di immigrazione da migliaia di donne straniere ed il continuo aumento di donne extracomunitarie presenti in Italia, unito alla tendenza di alcuni gruppi stranieri a formare nel nostro paese una famiglia, ha certamente aperto un capitolo nuovo nel campo dei problemi sociali.
A nostro avviso, sono proprio le donne a portare il peso dei conflitti tra cultura d'origine e adattamento al nuovo ambiente di appartenenza, molto più degli uomini. Sono le donne che devono gestire un rapporto conflittuale con le tradizioni e i valori originari, attraverso la reinterpretazione delle pratiche educative, alimentari, sanitarie, del vivere quotidiano proprio della cultura femminile e sono loro che vivono quotidianamente una condizione di minorità e di debolezza, purtroppo anche nel nostro paese.
Secondo un sondaggio, condotto di recente dall'unico organo di informazione in lingua araba diffuso sul territorio nazionale,
l'85 per cento delle donne di fede musulmana che vive in Italia ritiene la situazione dei diritti e delle libertà individuali del tutto insoddisfacente, anche a causa di interpretazioni forzate dei precetti islamici.
I dati raccolti da diverse associazioni di rappresentanza del mondo femminile islamico evidenziano che l'86 per cento delle donne presenti in Italia sono analfabete e non conoscono il sistema alfanumerico. Solo il 10 per cento delle 400 mila donne islamiche presenti in Italia conduce una vita che, secondo gli standard socio-statistici - quindi, non secondo la nostra qualità di vita -, si potrebbe definire normale.
In tal senso per le donne sussiste una doppia condizione di subalternità: quella che vivono relativamente al loro stato di immigrate, ma anche quella relativa al sesso. E tutto ciò aumenta la loro debolezza e la loro vulnerabilità.
Per queste donne l'isolamento è molto forte, in particolare per quelle che non hanno un lavoro, che vivono in casa. L'80 per cento di esse non esce di casa se non viene accompagnato da figure maschili della famiglia di appartenenza e, nonostante ciò, quasi tutte le ricerche sull'immigrazione, i dati statistici di cui siamo in possesso, le attività, l'accesso al lavoro, i progetti di formazione e tutti gli scritti sull'argomento trascurano il fenomeno della differenza di genere nell'immigrazione e dimenticano troppo spesso il volto femminile tra le molte facce di questo fenomeno.
Purtroppo le donne sono soprattutto vittime di violenze psicologiche, fisiche, di sfruttamento e di abusi. La cronaca quotidiana ci informa con crescente drammaticità di violenze consumate sul territorio italiano all'interno di nuclei familiari o di comunità di origine extracomunitaria.
Molte donne immigrate, arrivate nel nostro paese magari in cerca di un futuro migliore, devono subire tutto questo, pensando soprattutto che non vi è una via di scampo, che non vi è un modo per evitare pratiche disumane e vergognose. Stiamo parlando di matrimoni forzati, di mutilazioni genitali, di riduzioni in schiavitù e di prostituzione.
Sul nostro territorio si moltiplicano le denunce di donne extracomunitarie di religione islamica vittime di matrimoni poligamici celebrati in centri di preghiera autorizzati dallo Stato a svolgere una libera attività associativa, ma che non hanno alcuna autorità giuridica per porre in essere un'unione che possa essere considerata valida dallo Stato.
Tali matrimoni rappresentano non solo una grave violazione dell'ordinamento penale italiano - quindi, del nostro ordinamento giuridico -, ma anche una grave lesione della dignità umana delle donne musulmane presenti in Italia. Infatti, queste donne spesso ignorano la non validità dell'unione ufficializzata in moschea, subendone comunque le conseguenze, soprattutto in caso di ripudio.
Si tratta di pratiche millenarie, di consuetudini che si tramandano di generazioni in generazioni, imposte alle donne immigrate, che spesso non sanno che tutto questo nel nostro paese è severamente vietato dalla legge.
Sono fenomeni alimentati dalla disinformazione, dalla superstizione, dall'isolamento, dalla mancata conoscenza, dai pregiudizi, dalla scarsa consapevolezza dei propri diritti, ma soprattutto dalla paura di ciò che può accadere se ci si ribella o dalla paura di quello che potrebbero pensare i familiari o la comunità di appartenenza.
È per questo che bisogna informare queste donne e bisogna far sapere che si può dire di «no» e che ci sono dei modi per far valere i propri diritti. In un contesto di riferimento così drammatico - non cito i casi avvenuti in quanto credo che ormai tutti li conoscano e perché sono, purtroppo, all'ordine del giorno - non comprendo come gran parte della sinistra, in nome di un'eccessiva propensione al dialogo, anche come le frange più estreme del mondo islamico, e in nome di una malintesa integrazione, non trovi il coraggio di denunciare questa situazione di diffusa illegalità.
Permettetemi di dire che trovo ancora più assordante il silenzio da parte delle donne della sinistra italiana che, per affinità di genere e per sensibilità politica - a mio avviso -, dovrebbero essere in prima fila nella denuncia di tale situazione. Devo dire che anche ieri il Governo ha creato in quest'aula un precedente grave e ingiustificabile con i suoi pareri sulle nostre mozioni. Mi chiedo soprattutto perché vi siano tanta reticenza, tanti timori e tante timidezze. Io credo che in politica occorra avere anche il coraggio di prendere posizioni scomode che non rispondono ad un immediato tornaconto politico, ma che vanno nella direzione di uno stringente e rigoroso rispetto dei valori che noi riteniamo inderogabili e che devono informare l'intera nostra attività parlamentare e sociale.
È per questo motivo che nel dispositivo della nostra mozione, su cui inspiegabilmente il Governo dà un parere negativo, abbiamo previsto l'impegno per il Governo a promuovere iniziative, anche legislative, volte a tutelare e a garantire sul nostro territorio il rispetto dei diritti umani e civili delle donne extracomunitarie presenti in Italia.
Intendiamo promuovere un miglioramento delle loro condizioni di vita attraverso specifici corsi di alfabetizzazione di italiano e programmi di inserimento nel mondo lavorativo ed imprenditoriale, oltre a campagne di sensibilizzazione che permettano a queste donne di conoscere i propri diritti, i possibili strumenti di autotutela e soprattutto i mezzi per farli valere. Ad esempio, cito l'iniziativa del telefono multilingue che rende più agevole alle donne extracomunitarie denunciare la propria condizione. Ieri il Governo ci ha detto che tutto questo è già stato fatto nel nostro paese. Allora, dico al Governo che forse, invece di elencarci che cosa ha fatto, avrebbe potuto fornirci i dati positivi e i risultati raggiunti da queste iniziative. Al contrario, la realtà ci dice che la situazione è ben diversa da come è stata descritta.
Credo infine che non sia più rimandabile una presa di posizione forte da parte del Governo sui comportamenti di gran parte di quegli esponenti del mondo islamico che, attraverso dichiarazioni ufficiali, si pongono al limite della legalità in materia di rispetto dei diritti umani e civili delle donne extracomunitarie presenti in Italia.
A tal proposito con la nostra mozione chiedevamo e chiediamo che tutte le associazioni di rappresentanza che pongono in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano, quindi contrari alla nostra legge e, in generale, lesivi della condizione delle donne extracomunitarie, vengano escluse dalla Consulta islamica. Anche al riguardo il sottosegretario - evidentemente non informato - afferma che questa situazione non esiste.
Chiudo lanciando un appello, ma anche una sfida alle colleghe della sinistra: il testo della mozione che noi abbiamo presentato e nel quale abbiamo unificato le varie mozioni che provenivano dalla Casa delle libertà - anche per dimostrare la nostra unità d'intenti - è un testo certamente di denuncia forte, coraggiosa e convinta, ma nella sostanza molto equilibrata.
Quelli che stiamo trattando oggi non sono temi che ci possono vedere divisi. Quello del rispetto, della tutela e della difesa della donna non rappresenta un tema che possa generare pretestuose contrapposizioni. Dobbiamo impegnarci tutti per i diritti delle donne extracomunitarie per assicurare loro condizioni di vita migliore. Questo è un campo di battaglia comune, a prescindere dal colore dell'appartenenza politica.
È per questo che annuncio il voto favorevole di Forza Italia sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00104 ed auspico su di essa un «sì» convinto di tutta l'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, siamo chiamati ad esprimerci su una serie di mozioni che apparentemente vertono sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi. Dalla loro lettura risulta che l'unica ad affrontare effettivamente il tema della violazione delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi è la mozione Lussana ed altri n. 1-00104.
Per questa ragione ieri ho presentato a tale mozione un emendamento, visto che negli impegni previsti in tale atto a carico del Governo ve ne era uno che mi pareva particolarmente importante non lasciar cadere, in quanto era l'unico ad avere attinenza con le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi. Mi riferisco alla parte che impegna il Governo a chiedere alle confessioni religiose un documento in cui si condanna in modo inequivocabile la poligamia e tutte le violazioni della libertà individuale della donna in nome di precetti dogmatici. Credevo - e credo - che tale richiesta debba essere estesa a tutte le confessioni religiose che abbiano un qualsiasi tipo di rapporto con la Repubblica italiana.
È vero che la mozione Lussana ed altri n. 1-00104 in alcuni punti risulta ridondante; ad esempio, è chiaro che, qualora venissero commessi dei reati (come ha ora ricordato la collega Bertolini), dovrebbe essere compito della magistratura perseguirli e non certo del Governo. Inoltre, quanto viene descritto nella premessa ha a che fare con una serie di reati già iscritti nel nostro codice penale.
Tuttavia, il dibattito, e soprattutto il voto, hanno avuto un esito un po' strano. In occasione della votazione nella quale è mancato il numero legale, per l'assenza di tre deputati, l'intero gruppo di Rifondazione Comunista e molti colleghi dell'Ulivo hanno votato a favore del mio emendamento, su cui vi era il parere favorevole del Governo. Alla ripresa dei lavori (legittimamente, per carità), dopo tre ore, senza che in aula vi fosse stato alcun intervento, la votazione è stata ripetuta. Con l'eccezione di quattro colleghi, l'intero gruppo di Rifondazione Comunista, ma soltanto 38 colleghi dell'Ulivo hanno confermato il voto favorevole sul mio emendamento.
Ritengo che vi sia in proposito un problema politico. Vi è stata una chiara espressione da parte del Governo sull'emendamento ed era anche chiaro che esso era riferito alla mozione Lussana ed altri n. 1-00104. Penso che sia utile a tutti, innanzitutto ai colleghi di Rifondazione Comunista e a quelli dell'Ulivo (visto che si è trattato di uno «spostamento di massa» all'interno dei gruppi rispetto al voto precedente), che i colleghi spieghino in questa sede le ragioni per le quali hanno ritenuto di dover cambiare posizione, anche per poter comprendere meglio i veri impegni che ciascun gruppo e ciascun deputato intendono chiedere in questa sede.
Relativamente agli altri atti, a mio avviso quello più vicino ai nostri intendimenti è la mozione Mura ed altri n. 1-00095, in particolare per quanto riguarda l'impegno a promuovere un programma di educazione e formazione sui diritti umani per tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Spero che sia possibile votare per parti separate la mozione Lussana ed altri n. 1-00104, estrapolandone il primo capoverso del dispositivo, nel quale si prevede la promozione di programmi di educazione e di formazione ai diritti umani per tutti gli ordini di scuole. Noi, infatti, crediamo sia questo il vero atto politico attraverso il quale sarebbe possibile, in questo momento, dare l'unica risposta concreta per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi.
Vorrei rilevare che la materia è molto specifica e non ha nulla a che vedere con la violenza di genere cui si fa riferimento nelle altre mozioni all'ordine del giorno. Anche se si tratta di un tema che, indubbiamente, incontra un forte interesse da parte nostra, ribadisco che ciò non attiene affatto all'argomento all'ordine del giorno dell'Assemblea.
Ritengo infine, signor Presidente, che in questa Assemblea sia stata spesso travisata la nozione di libertà religiosa, quasi fosse
un principio «esterno» - se non estraneo - allo Stato di diritto ed alla stessa Repubblica italiana; in altri termini, è sembrato si trattasse di un concetto importato da altri ordinamenti.
La libertà religiosa, invece, costituisce uno dei principi fondamentali dello Stato democratico, che consente a tutte le confessioni religiose di potersi esprimere liberamente. Sappiamo, tuttavia, che nessuna confessione, anche in nome dei propri principi, riveste lo stesso valore della libertà di pensiero, di coscienza e di religione che sta alla base dei propri convincimenti, della propria attività e del proprio propagandare!
È per questo motivo, dunque, che il nostro gruppo ribadisce - essendo questo il luogo ove si deve svolgere il dibattito politico - l'esigenza di fare chiarezza sulla votazione che ha avuto luogo ieri, nonché su questo cambiamento repentino di posizioni, avvenuto senza che nulla sia accaduto tra un voto e l'altro (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesini. Ne ha facoltà.
ROSALBA CESINI. La ringrazio, Presidente.
Agosto 2006: Hina Saleem viene uccisa dal padre, che non condivideva le sue scelte. Titolo dei giornali: «Muore perché rifiuta la sharia»! Settembre 2006: Khaur P. si suicida perché non accetta il matrimonio impostole dalla famiglia. Titoli: «Donna indiana sceglie la libertà»! Febbraio 2007: Maha Saidi viene picchiata e segregata in casa. Titoli: «I poliziotti perquisiscono l'appartamento e sequestrano testi islamici»!
Si è trattato di tre fatti gravi, esecrabili e da punire severamente; sono stati eventi che hanno suscitato scalpore e destato l'attenzione dei grandi quotidiani nazionali. Di più: ricordo che, a seguito di uno stupro in una città del nord, si è arrivati ad organizzare una serrata. Bene, si dirà, molto bene: finalmente, la nostra società si ribella allo scempio quotidiano! Invece, no: più semplicemente, un maghrebino aveva violentato una giovane italiana!
Lo scandalo era costituito non dall'odioso crimine in sé, ma dal fatto che a commetterlo fosse stato un extracomunitario! Questo è il punto, colleghi! È questo il motivo per cui la mozione presentata originariamente dal gruppo della Lega Nord Padania - poi confluita nel documento di indirizzo unitario del centrodestra - su questi avvenimenti ci preoccupa e ci indigna.
Ci indigna perché vuole sottolineare o dimostrare che «il mostro» è fuori di noi, vale a dire che è «l'altro da noi» per etnia e convinzioni religiose. Ci preoccupa poiché occulta un dato incontestabile, vale a dire il vero movente di questa tipologia di crimini. Mi rivolgo ai colleghi che mi hanno preceduto, ma tornerò successivamente su tale argomento.
Richiamo altri esempi, presi dai giornali di oggi. Viterbo: padre e zio, italiani, violentano 3 bambine. Avellino: uccisa dal compagno della madre, italiano. Luglio 2006: Stella Palermo, uccisa ad Albenga dall'ex fidanzato, italiano. Silvia Mantovani, uccisa a Parma dall'ex fidanzato, italiano. Ottobre 2006: Norma Rado Mazzotti, uccisa in provincia di Padova dall'uomo con cui aveva una relazione, italiano.
I titoli dei quotidiani, stavolta rigorosamente locali, vertono sul tema: lei lo lascia, lui, colto da raptus, la uccide. Due pesi e due misure, colleghe e colleghi, modi diversi e non neutrali di fare informazione, quindi, di «fare senso comune». In un caso, si sottolinea il movente religioso che obbliga ad annientare il desiderio di libertà; nell'altro, è l'attimo di follia che scatena il crimine. Eppure tutte le vicende, nessuna esclusa, hanno una radice comune: tutte queste donne sono state trucidate, picchiate, seviziate, violentate per lo stesso identico motivo, perché volevano decidere della propria vita. I loro assassini, seviziatori, picchiatori, violentatori, di culture e religioni diverse, hanno in comune la medesima incrollabile convinzione di essere i padroni della vita di figlie, di mogli, di fidanzate.
I nomi di queste donne si aggiungono ad una lista lunghissima, dato che l'uccisione è, per le donne dai 14 ai 44 anni, la prima causa di morte in Europa. Avete capito bene? La prima causa di morte in Europa per le donne, in questa fascia di età, non è una malattia, non è il cancro, non sono gli incidenti stradali, ma è l'uccisione per stupro, per percosse, per non perderne il possesso!
Ma veniamo all'Italia. L'ISTAT, nel rapporto sulla sicurezza dei cittadini, ci informa che, ogni giorno, sette donne, in Italia, sono violentate. Il 3 per cento della popolazione femminile tra i 14 e i 59 anni - mezzo milione di donne - ha subito una violenza. Dieci milioni di donne - il 50 per cento - ha subito una molestia a sfondo sessuale. Il 3 per cento ha subito ricatti sessuali sul posto di lavoro per essere assunta o per un avanzamento di carriera. Il 3 per cento degli stupri sono commessi da estranei, mentre la metà sono commessi da mariti, da fidanzati, da «ex», da parenti stretti.
Il rapporto Eures-Ansa ci dice che, nel 2005, 174 donne sono state uccise; 138 di loro in famiglia. Telefono Rosa ci informa che, nel 2005, sono triplicate le denunce di stupro rispetto all'anno precedente e la questura di Roma ci dice che, nella capitale, ogni tre giorni, una donna subisce uno stupro.
Da un'indagine nei centri antiviolenza dell'Emilia, si evince che la stragrande maggioranza delle donne vittime di violenze e degli autori delle stesse sono persone del tutto normali e che i crimini, per lo più, si consumano in famiglia. Persone normali, dunque, questi criminali e per di più familiari. Come dire: il killer non bussa, perché ha le chiavi. C'è davvero da preoccuparsi dello stato delle famiglie in Italia.
Visti i dati, cosa avremmo da insegnare agli altri, dall'alto di questa italianissima normalità violenta? Ci auguriamo che il dibattito su questi temi, seppure iniziato in maniera strumentale, possa, comunque, essere utile per portare all'attenzione del Parlamento, e forse anche del paese, un tema che riguarda ed interroga tutti, uomini e donne che aspirano ad una società fondata su rapporti civili tra i sessi.
Intanto, riteniamo utile cominciare ad usare un termine più appropriato per nominare i crimini in danno al genere femminile. Questa parola, non coniata da noi, è femminicidio. Cito da un testo elaborato da un gruppo di giuriste democratiche: per femminicidio deve intendersi ogni pratica violenta, sia fisica che psicologica, che attenta all'integrità, alla salute, alla libertà o alla vita della donna, con il fine di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico e psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima. E di femminicidio, colleghe, è corretto parlare ogni volta che una donna è vittima di un atto criminoso, perché è donna, perché specificatamente non è la donna che l'uomo, quell'uomo, e la società vorrebbero.
Il femminicidio è un fenomeno trasversale a classi e culture ed è occultato perché, di solito, si consuma in famiglia. Ha origini da tradizioni patriarcali, usanze che quasi ovunque nel mondo sono veicolate da strutture sociali, come le religioni, il sistema formativo, quello informativo e giuridico, innanzitutto per controllarne la peculiarità e la funzione procreativa e per garantire la subordinazione delle donne in ogni sfera pubblica e privata.
Nel nostro paese, grazie alle lotte della sinistra e del movimento delle donne, in particolare dell'UDI, di cui mi onoro di far parte, molti passi avanti sono stati fatti. Non possiamo dimenticare che solo fino a pochi anni fa lo stupro era ancora un reato contro la morale, così come sappiamo quali e quanti effetti devastanti derivino dalla legge n. 40 del 2004, che obbliga l'impianto persino degli embrioni malati nel corpo delle donne e che le costringe al «nomadismo procreativo»; passi avanti, certo, ma quanta strada da fare ancora per vincere la discriminazione sessuale!
Per questo vogliamo denunciare con forza l'ipocrisia di chi si scandalizza per il velo imposto alle musulmane e, contemporaneamente,
si batte per imporre la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori. Per questo denunciamo l'ipocrisia di chi condanna una religione, quella islamica, che si fa legge dello Stato, ma, contemporaneamente, sostiene le gerarchie cattoliche nella pretesa che lo Stato non legiferi su tematiche ad esse sensibili.
C'è bisogno di coerenza, colleghi, e di obiettività. Bisogna saper vedere che laddove si propugni la volontà di sottomissione delle donne, laddove si voglia impedire loro di avere signoria sul proprio corpo, laddove le si voglia relegare ad una mera funzione di contenitore privo di facoltà di decidere della propria sessualità e della propria capacità procreativa, ebbene, qualunque sia il contesto, la c'è discriminazione sessuata.
Tutte le donne consapevoli che l'autodeterminazione e l'affermazione dell'inviolabilità del corpo femminile sono l'unica via per l'affermarsi di rapporti civili tra i sessi chiedono anzitutto che lo Stato si liberi da ogni ingerenza religiosa e faccia rispettare le proprie leggi, al di là di ogni convenzione o tradizione religiosa. Per il dispiegarsi della democrazia e dell'eguaglianza sostanziale lo Stato, pur garantendo il pieno rispetto delle libertà religiose, deve essere laico, totalmente e completamente laico, ed allo Stato laico compete rimuovere, come afferma la nostra Costituzione, tutti gli ostacoli che si frappongono al dispiegarsi dell'uguaglianza dei diritti.
Signora sottosegretario, il popolo della sinistra e, in particolare, le donne di quel popolo, hanno molte attese nei confronti del nostro Governo; vengano allora ripristinati al più presto i diritti calpestati dalle politiche neoliberiste e dall'approccio moralista dei Governi di destra, e possano finalmente vedere la luce i nuovi diritti di cittadinanza per cui si battono le donne italiane ed immigrate. Si correggano dunque e subito le vergognose norme della cosiddetta legge Bossi-Fini e si avvii una seria politica di integrazione!
Infine, così come per ogni essere umano non è sufficiente vivere la dimensione lavorativa per avere una coscienza di classe, per una donna, per ogni donna, non basta essere nata con il corpo di femmina per avere consapevolezza dell'origine e degli esiti del conflitto tra i sessi: lo constatiamo anche dal dibattito in quest'aula. Noi riteniamo che questa consapevolezza vada, invece, sostenuta da uno Stato per definizione laico e democratico.
Pertanto chiediamo che questo Governo riservi adeguate risorse e strumenti per la scuola, per le istituzioni territoriali e sociali, per la promozione di una cultura del rispetto delle differenze e dei generi, incentrata sull'inviolabilità del corpo femminile, in modo che sia possibile, all'inizio del terzo millennio, nel nostro paese, avviare un percorso comune di uomini e donne, anche immigrati, sotto il segno del confronto paritario tra i sessi.
Per questi motivi, voteremo a favore di tutte le mozioni presentate dai gruppi di maggioranza e contro quella presentata dal centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora rappresentante del Governo, le mozioni presentate dai vari gruppi ed il dibattito che ne è seguito hanno già prodotto un risultato direi estremamente positivo, ossia quello di consentire a quest'Assemblea di affrontare il problema delle violenze nei confronti delle donne, delle limitazioni delle loro libertà e delle discriminazioni dei loro diritti. È un concetto che ho già avuto modo di esprimere illustrando la mozione che ho presentato, ma che ritengo opportuno ribadire, oggi, in quest'aula, quantomeno di fronte ad un maggior numero di colleghi.
Nel corso della discussione sulle linee generali si sono delineate due impostazioni. Quella sostenuta dall'opposizione si concentra esclusivamente sulla violenza nei confronti delle donne musulmane; quella, diversa, che sta alla base delle mozioni presentate dai gruppi di Italia dei
Valori, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista e dei Verdi, tende ad ampliare, invece, la prospettiva del dibattito, affrontando il tema di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne, pur tenendo presente la diversa condizione economica, sociale e culturale delle donne italiane e straniere.
Nelle mozioni presentate dall'opposizione sono presenti affermazioni vere, condivisibili, che derivano dalle tristi cronache di episodi dei quali sono state vittime giovani donne musulmane. Tuttavia - ci tengo ad affermarlo - in un intervento, in particolare, sono state citate alcune pratiche di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne musulmane che sono state attribuite al Corano, citando un versetto di cinque righe.
Credo che condannare una intera religione, che conta oltre un miliardo di seguaci e ha condiviso con noi la storia dell'Occidente, a partire da alcune pratiche inaccettabili, sia un modo per fomentare una guerra di religione della quale nessuno credo senta il bisogno. Da parte nostra, poi, non dimentichiamo che anche in Europa, nel mondo cattolico, per secoli le donne sono state considerate esseri senz'anima e, per gran parte del medioevo, hanno subito processi infamanti e hanno pagato con la vita le accuse di stregoneria. Quanto alle concubine faccio notare che anche nella sacra Bibbia vi sono almeno quindici citazioni; lo stesso Abramo non solo ebbe più mogli ma anche diverse concubine.
Con questo intendo dire che non credo sia lecito utilizzare citazioni di testi sacri, di qualsiasi religione, per trovare alibi alle violenze e alle discriminazioni di qualunque essere umano. Le culture e le civiltà hanno proprie dinamiche, ed evolvono con propri tempi, dai quali non si può prescindere. Quasi tutti i paesi del mondo - ci tengo a sottolinearlo: anche i paesi di religione islamica - hanno sottoscritto la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979 e ratificata dall'Italia nel 1985. A questo impegno dobbiamo, noi per primi, dare attuazione e su questo impegno dobbiamo richiamare i Governi inadempienti, al di là di tutte le religioni, culture e tradizioni.
Nella nostra epoca, nella quale il diritto è scritto nei Parlamenti nazionali e nei consessi internazionali, di questo occorre parlare e a questo occorre attenersi. Data per scontata la libertà di ogni individuo di professare qualunque religione, tutto ciò deve valere ancor più in Italia, che è uno Stato laico e che riconosce libertà individuali a tutti i cittadini, ai quali chiede, senza alcuna differenza, il rispetto integrale delle sue leggi. Prima di giudicare le altre nazioni, ricordiamoci che, sempre in Italia, le disposizioni sul delitto d'onore sono state definitivamente abrogate soltanto con la legge n. 442 del 5 agosto 1981 e che soltanto con le sentenze della Corte costituzionale n. 126 del 19 dicembre 1968 e n. 147 del 3 dicembre 1969 è stata sancita l'incostituzionalità dell'articolo 559 del codice penale che prevedeva la reclusione fino a due anni per il solo adulterio della moglie e non anche per quello del marito.
Con forme diverse, la discriminazione fra i generi è ben presente anche nel progredito Occidente e ciò è testimoniato dal fatto che il 2007 è l'anno europeo delle pari opportunità. Questo è un dato politico simbolico per richiamare tutti gli Stati membri a colmare la disparità che ancora esiste tra uomini e donne. Si affronti pure la questione della violenza sulla donna, della tutela dei suoi diritti e della garanzia delle sue libertà, ma facciamolo per tutte le donne, senza trascurare la situazione delle donne italiane!
Vorrei sapere che differenza ci sia tra l'umiliazione e la violenza subite da Maha, picchiata e massacrata dal padre perché troppo indipendente e occidentalizzata e quelle subita da una donna maltrattata dal marito all'interno delle mura domestiche. Il padre di Maha, probabilmente, usa come pretesto per la sua violenza una cultura molto lontana dalla nostra che molti suoi connazionali già hanno superato, così come il marito italiano che picchia la moglie si rifà a tradizioni e
costumi che, fino agli anni '60, giustificavano persino il delitto d'onore. Per fortuna, oggi non sono più accettati da nessuno.
Credo che dobbiamo evitare di considerare noi stessi migliori degli altri e che dobbiamo lavorare affinché la nostra visione di rispetto integrale degli esseri umani, oltre ad essere affermata dalle leggi, diventi una prassi di vita.
In quasi tutte le mozioni, si chiede al Governo di condividere con la Consulta islamica e con l'UCOII la condanna di ogni forma di discriminazione di genere. Ciò non solo è giusto, ma è l'obiettivo minimo che dobbiamo porci in quanto parlamentari e in quanto donne.
Concludendo, l'Italia dei Valori annuncia il voto favorevole sulla propria mozione, su quelle presentate dai gruppi dell'Ulivo, di Rifondazione Comunista e dei Verdi, mentre voterà contro la mozione dell'opposizione e si asterrà, invece, sulla mozione dell'UDEUR (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei sviluppare due ragionamenti, nei pochi minuti concessi per la dichiarazione di voto.
Il primo ragionamento riguarda la diversità di impostazione delle mozioni che sono state presentate. Una parte di tali mozioni, quelle originarie che hanno permesso l'apertura di questo confronto, vertono esclusivamente sulle vicende che hanno interessato, nelle settimane e nei mesi scorsi, il nostro paese. Si tratta di vicende drammatiche di sangue, di delitti di famiglia, perpetrati in nome di una presunta fede religiosa islamica e che hanno destato il più profondo sconcerto nell'opinione pubblica italiana.
Un'altra parte di queste mozioni parla, invece, in generale, delle violenze sulle donne, nel mondo e, in particolare, nella società occidentale. Si tratta, come potete verificare leggendo le mozioni stesse, di questioni sostanzialmente diverse, a meno che non si pensi che non esista una specificità della violenza perpetrata in famiglia in Italia in nome di una presunta interpretazione della religione islamica e che tutto possa rientrare, quindi, in una considerazione di carattere generale sulla violenza nei confronti delle donne. Io penso che non sia così e, quindi, il mio voto, come laico e liberale, andrà a favore di quelle mozioni che hanno posto il problema della specificità della violenza ispirata a presunti concetti religiosi, commessa in Italia nel corso di questi mesi e di queste settimane.
Lo dico perché, francamente, non ritengo proponibile un'equiparazione tra questi atti e quelli, sia pur violenti, condannabili e deprecabili, che sono stati commessi, anche in Italia, nella società occidentale ed europea, nonostante la cultura liberale, nei confronti delle donne. Né ritengo proponibile un'equiparazione tra il modo in cui un'errata interpretazione della religione islamica concepisce il rapporto tra uomo e donna e tra padre e madre ed i figli, con quella concepita nella società occidentale.
Il caso di Hina è drammatico e ha risvegliato le coscienze di tutti noi, ponendoci di fronte ad un grande problema, quello della difficile integrazione di questa cultura con la nostra.
Quando parliamo di integrazione, onorevoli colleghi, dovremmo conoscerne bene il significato: «integrare» significa mettere insieme, coniugare culture e tradizioni diverse.
Ma se esistono nuclei familiari che entrano in Italia prospettando all'interno della nostra società delle nicchie di intolleranza religiosa e una concezione dei rapporti familiari incompatibili con la nostra cultura e con la nostra storia, allora questa non è integrazione! Questo è il contrario dell'integrazione, e si tratta della difesa di un'intolleranza, di un fanatismo religioso e di un'incapacità di raccogliere dalla nostra civiltà, dalla nostra società, quei germi positivi che la cultura liberale ci ha consegnato.
Certo, qualcuno potrebbe dire che fino a poco tempo fa anche in Italia esisteva il delitto d'onore. È vero, ma se facciamo una valutazione obiettiva della condizione della donna nella società occidentale e la paragoniamo con quella della donna nella società islamica, ci renderemo conto di quali problemi potrebbe provocare una mancata integrazione tra queste due culture nel nostro paese e, in generale, in Europa.
Ho ascoltato recentemente parole poco laiche - sembrerà che dica un paradosso - da parte di molti esponenti della religione musulmana, in particolare da parte di alcuni imam, che concepiscono ancora la società occidentale come terreno di conquista, come conquista dei loro valori e della loro fede: l'imam di Latina, ad esempio, recentemente in una trasmissione televisiva ha parlato della possibilità che anche Roma cada sotto il dominio musulmano. È questa un'idea che aveva nel passato la religione cattolica, l'idea cioè di evangelizzazione del Terzo mondo, dell'Estremo oriente e dell'America latina, ma che oggi ha finalmente abbandonato, e che invece quest'altra religione - la musulmana - ci ripropone tale e quale. Su questi aspetti dobbiamo essere chiari.
Mi stupisco - lo dico da laico, da liberale e da socialista riformista - che le mozioni presentate dall'Unione non mettano l'accento sulla difficile integrazione, sull'intolleranza e sulla disparità di rapporti tra uomo e donna, che tuttora esistono nella società islamica, e sulle difficoltà che ciò provoca nell'integrazione con la cultura del nostro paese, e parlino invece, in generale, della condizione della donna. Io dico che la difesa della libertà, della dignità e dei diritti - a cui sono particolarmente sensibile - non va mai sposata con l'ideologia. Quando essa si sposa con l'ideologia finisce per incontrare difficoltà, in particolare, nel non condannare talune società perché ideologicamente più affini a noi, e nel condannare, invece, forse in modo eccessivo, altre società perché ideologicamente nostre nemiche. Quando si affrontano questi problemi - lo dico in particolare ai colleghi della sinistra - non si è di destra! Quando si affronta la questione della libertà e dei diritti della donna, in particolare in rapporto a pregiudizi di ordine religioso, non si è di destra solo perché non si parla male degli USA e della società occidentale! Fate un salto di qualità! Siate sempre a favore della libertà in qualunque condizione e situazione e di qualsiasi paese si parli, altrimenti non sarete credibili.
Ed è paradossale che, da un certo punto di vista, la mozione più chiara, più esplicita, che pone questo problema con maggiore forza sia quella presentata dal gruppo della Lega Nord Padania che, com'è noto, non è tradizionalmente un partito di cultura liberale; le diverse mozioni prospettate dal centrosinistra, invece, non sono state così attente a quel valore, dato che si mette in discussione non la società occidentale ma la cultura islamica o, se volete, certe interpretazioni fanatiche di quella cultura.
A me non piace questo essere liberali a senso unico e a giorni alterni!
Fate tutti un salto di qualità, colleghi, compagni della sinistra e ponetevi il problema del perché, ieri, avete bocciato l'emendamento Turco, proposto dalla Rosa nel Pugno, sul quale il Governo aveva espresso un parere positivo: un caso singolare.
Anche il centrodestra l'ha bocciato - personalmente, ho votato a favore - ma il centrodestra non fa parte della coalizione di Governo Non mi stupisco che il centrodestra bocci un emendamento proposto da un partito di Governo sul quale, quest'ultimo, aveva espresso un parere favorevole. Mi stupisco del fatto che la maggioranza di Governo abbia bocciato un emendamento proposto da un partito di Governo sul quale il Governo aveva espresso un parere positivo. Mi consentirai, caro Marco, che questo è un fatto piuttosto anomalo nel comportamento parlamentare. Forse perché La Rosa nel Pugno è un partito particolarmente attento ai problemi della laicità e della libertà e non è malato di visione ideologica sul
problema della libertà; ovunque si parli di libertà, lì c'è una sensibilità e un'attenzione particolare.
Questo è ciò che intendevo dire, annunciando al contempo il mio voto favorevole, da laico, da liberale, da socialista riformista, sulle mozioni presentate dall'opposizione e il voto contrario su quelle presentate dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Devo ammettere che anch'io questa mattina, così come nella giornata di ieri, sono rimasta sconcertata nell'ascoltare le dichiarazioni del rappresentante del Governo e nel constatare il tenore che sta assumendo questo nostro dibattito, che è ben esplicitato da alcuni interventi pronunciati dai colleghi della maggioranza, dell'Unione (penso, in particolare, alla collega dei Comunisti Italiani), i quali evidenziano, ancora una volta, la mancanza di coraggio nell'affrontare in quest'aula, in una sede parlamentare, un argomento così spinoso come quello delle limitazioni alle libertà individuali della donna in nome di un precetto o di precetti religiosi.
Vedete, la questione è tutta qui, signora sottosegretaria. Lei ieri ha esordito ringraziando l'opposizione, perché sono io la prima firmataria di questa mozione (una mozione che è stata depositata addirittura a settembre), per avere sollevato il tema: ma quale tema?
Un tema che voi non volete affrontare! Un tema che voi - per usare un'espressione di linguaggio comune - siete riusciti artificiosamente ad annacquare, perché le limitazioni alla libertà individuale non sono le violenze. Il concetto di «limitazioni della libertà individuale» è un concetto che lei ben comprenderà, che le colleghe ben comprendono, essendo molto più ampio. È un concetto che voi avete riportato e avete voluto generalizzare, facendolo rientrare nella questione, più ampia e generale, della violenza alle donne.
Ho sentito poc'anzi l'onorevole - di cui al momento non mi sovviene il nome - del gruppo dei Comunisti Italiani dire nel suo intervento che la violenza è un fatto riguardante tutti, non solo le comunità islamiche, ma anche noi occidentali. Lei, signora sottosegretaria, ieri, nel suo intervento non ha fatto altro che ribadire ciò, così come non fanno altro che ribadire ciò le altre colleghe dell'Unione che sono intervenute. È stato detto che la violenza riguarda tutti, che la violenza è la prima causa di morte delle donne tra i 25 e i 44 anni, ma di questo noi siamo tutti consapevoli. Siamo sicuramente consapevoli di ciò ed è un tema che riceve la nostra massima attenzione.
Prima che arrivasse il disegno di legge del Governo ho presentato, già nella passata legislatura, delle proposte di legge contro la violenza sessuale, quella violenza sessuale che, grazie al cielo, come è stato ricordato in quest'aula, non è più un reato contro la morale ma, finalmente, un reato contro la persona! Peccato, però, onorevoli colleghe, che sia ancora rubricato - non mi sembra che vi sia niente di diverso nel disegno di legge governativo - come un reato contro la libertà personale e non come un reato contro la vita e l'incolumità della persona! Questo è quel cambiamento culturale che voi tanto invocate e che forse dovremmo avere il coraggio di realizzare, magari trasversalmente, in una nuovo provvedimento contro la violenza sessuale. Temo, tuttavia, che in questo strano Parlamento, di trasversale, di battaglie portate avanti anche dalle donne vedremo poco. L'ipocrisia, care colleghe, non è certo della Lega, non è certo del centro destra: è la vostra!
Non volete affrontare il tema: di che cosa avete paura? Di dire che nel nostro paese la mozione nasce dal caso di Hina Salem, che è stata sgozzata perché la legge della sharia è prevalsa sull'amore di un padre nei confronti di una figlia? Avete paura di dirlo! Non ho mai sentito una volta citare la parola «Islam»! Avete paura di offendere la suscettibilità dell'Islam:
è questa la verità! Il vostro è un autentico negazionismo, si nega che vi siano delle comunità...
FABIO EVANGELISTI. Leggi il giornale! Avellino...
CAROLINA LUSSANA. Fammi parlare...! Presidente...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Lussana!
CAROLINA LUSSANA. Si nega che vi siano culture diverse, religioni diverse, interpretazioni di queste diverse religioni - ditemelo voi che siete grandi esperti del multiculturalismo, forse ne sapete più di me - secondo cui non viene riconosciuta la parità dell'uomo rispetto alla donna, che è considerata rispetto a lui inferiore. Allora, io non volevo arrivare a questo punto, però, visto che voi negate tutto... Addirittura ho sentito tirare in ballo vergognosamente la mercificazione del corpo della donna, la donna «contenitore», secondo la Chiesa cattolica: vergognatevi di dire questo! La Chiesa cattolica ha un'intesa con lo Stato italiano [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], così come tutte le altre religioni che hanno sottoscritto un'intesa e che sono sottoposte ai principi del nostro ordinamento giuridico, principi nei quali il divieto di discriminazione e l'assoluta parità fra uomo e donna sono riconosciuti. Non è così per l'Islam!
E allora, leggiamo cosa dice l'Islam, il Corano, nella Sura IV, ad esempio: gli uomini sono superiori alle donne, perché Allah diede loro il predominio, sono di loro proprietà ed essi le dotino dei loro beni. Neghiamo anche questo, neghiamolo! Sarà un'interpretazione, ma questo è scritto nel Corano, ed è in nome di questi versetti che qualche fanatico sgozza la figlia, perché vuole vivere all'occidentale.
La nascita di una figlia è considerata come una disgrazia, anche questo c'è scritto nel Corano: rendiamocene conto! Quando si annuncia - si dice - ad uno di voi la nascita di una figlia, la sua figura si copra di tristezza! O vorremmo ricordare il caso di quell'affiliato all'UCOII che era stato espulso, e che poi è tornato nel nostro paese, perché noi accogliamo tutti: questa è la vostra cultura, che vuole smantellare la Bossi-Fini e che ci sottopone a rischi veramente enormi! Ebbene, questo signore va semplicemente in una moschea a Verona e dice: beh, le donne... Le donne sono tutte delle capre e quindi è anche giusto picchiarle...!
Vorrei ancora leggervi un'altra affermazione abbastanza interessante, che riguarda un determinato punto della nostra mozione, cara signora sottosegretaria. Lei ha detto: cos'è che ci infastidisce soprattutto di questa mozione? Tra l'altro, debbo dire che ci ha ringraziato per avere aperto il dibattito, ma non ha avuto in questi giorni la volontà di dialogare con noi. Non ho ancora capito perché dice «no» ai nostri dispositivi, che sono chiari, che vanno nell'ottica di offrire alle donne islamiche gli strumenti giuridici ed educativi per sottrarsi a questo tipo di violenze. Probabilmente, le dà fastidio la parte del dispositivo in cui si chiede di escludere dalla Consulta islamica quelle associazioni di rappresentanza che dimostrano di non sottoporsi o di non riconoscere i principi del nostro ordinamento giuridico: è questo che le dà fastidio?
Quando, infatti, ieri le ho fatto presente che l'UCOII ha un'imputazione ed è sottoposta ad indagine per istigazione all'odio razziale, lei mi ha detto, onorevole sottosegretaria che vi è la presunzione di innocenza e non sono stati ancora condannati.
Andiamo avanti così! E magari continueranno a dire che bisogna picchiare le donne, oppure ci insegneranno, come fa Piccardo - sappiamo chi è Piccardo, il rappresentante dell'UCOII -, un modo «soft» per picchiare le donne. Sentiamo che cosa dice Hamza Roberto Piccardo nell'interpretazione della di Sura IV, versetto 34 del Corano: si può ben capire perché il Corano fornisca al marito gli strumenti per fronteggiare l'insubordinazione
della moglie, prima di arrivare all'estremo rimedio del divorzio: rimprovero, esclusione dell'affettività del rapporto coniugale, punizione fisica. Riguardo quest'ultima, si noti che la Sunnah dell'Inviato l'ha sconsigliata con fermezza, in casi estremi l'ha permessa, a condizione di risparmiare il volto e che i colpi vengano inferti con un fazzoletto e con il bastoncino che si usa per la pulizia dei denti. Questo scrive Piccardo, che ci insegna a picchiare in modo soft la donna: ma voi negate tutto questo e qui veramente vi ammantate di una grande ideologia!
Allora, è chiaro che noi non possiamo sottostare ad un modo di operare che non affronta il vero problema. Vorrei ricordare a tutti che le mozioni in esame, come si evince dal titolo, hanno ad oggetto la privazione delle libertà individuali in nome di precetti religiosi. Le mozioni non volevano affrontare, dunque, il tema, ampio ed assai serio, della violenza contro le donne in generale; ma voi avete voluto mettere tutto nello stesso calderone, in modo tale che l'ipocrisia da me già denunciata non ci consentisse di affrontare veramente il problema.
Abbiamo posto anche il tema della poligamia, ma non ho sentito pronunciare, al riguardo, alcuna parola: anche su questo c'è stato un assoluto silenzio! Si obietterà che, nel nostro ordinamento, la poligamia è vietata. Come mai, allora, un giudice di Bologna non ha riconosciuto la colpevolezza di un islamico, argomentando che non si poteva ritenere integrato il reato di bigamia perché il matrimonio religioso islamico non aveva effetti civili nel nostro paese? Sono tutte questioni che voi non volete affrontare!
Cara sottosegretaria, signora sottosegretaria, lei ha elencato tutte le proposte che sono state presentate ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CAROLINA LUSSANA. ... a favore delle donne: si tratta di proposte che sono state presentate tutte dalla Casa delle libertà (anche quella in materia di tratta delle persone). Certo, le abbiamo presentate noi! Ricordo la battaglia che abbiamo condotto anche in occasione dell'esame della proposta di legge contro l'infibulazione. Anche in quel caso, tutte le volte, prevaleva la vostra tolleranza: in nome della diversità culturale e religiosa, non si voleva tutelare l'inviolabilità della donna...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
CAROLINA LUSSANA. ... non si volevano tutelare i diritti inviolabili della persona! Ma questi, cari colleghi, cara sottosegretaria, sono diritti in ordine ai quali non si può scendere a patti: dobbiamo difenderli, anche nei confronti dell'integralismo! Non siete certo di aiuto alle donne islamiche...
CAROLINA LUSSANA. ... le quali ci chiedono coraggio, ci chiedono di farci carico dei loro problemi e di aiutarle a raggiungere...
CAROLINA LUSSANA. ... quella libertà che da noi, in Occidente - vivaddio! -, non viene negata (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, credo che, in quest'aula, in queste ore, stia accadendo una cosa molto importante e molto seria, che mi auguro sia ripresa dai media nei giorni successivi. Sta accadendo una cosa che è anche sottovalutata da molti, perché il dibattito che si sta svolgendo in quest'aula avrà sicuramente grosse conseguenze sulla società italiana e sul modo in cui affronteremo il problema delle donne islamiche, e non solo, nei prossimi anni.
Credo che stiamo prendendo decisioni importanti: si tratta di prendere una posizione
chiara, netta e coraggiosa - e sottolineo «coraggiosa» - a tutela delle donne islamiche che, oggi, sono oggetto di violenza in Italia. C'è bisogno di un coraggio che questo Governo non ha, di un coraggio che manca - e mi stupisco molto - alle donne della sinistra, le quali si sono sempre lanciate in battaglie furibonde, anche un po' arcaiche, ogni tanto, improntate ad un femminismo antico, a tutela delle donne, senza logica e senza senso, quando, spesso, ci sono leggi contro di loro. Tanto per fare un esempio, l'aborto è sempre contro le donne, sempre e comunque; però, non si tocca, perché, per le donne della sinistra, esso è un tabù assolutamente intoccabile!
Pur essendovi simili prese di posizione, che spesso sono contro le donne, in questo caso, invece, quando si tratta di difendere le donne islamiche con coraggio, si sorvola, si dicono le cose a metà, non si ha il coraggio di andare fino in fondo. Secondo me, è questa la ragione per la quale il sottosegretario, ed il Governo tutto, evidentemente, respinge la mozione della Casa delle libertà: non può essere che la respinga soltanto per un problema di schieramento e di appartenenza politica; non è possibile che si dica «no» alla mozione della Casa delle libertà solamente perché viene dalla Lega, dall'UDC, da AN o da Forza Italia!
Sarebbe veramente un'ulteriore offesa alle donne islamiche che si liquidassero queste cose per problemi di appartenenza politica. Questi argomenti non dovrebbero essere né di destra né di sinistra, ma, purtroppo, ancora una volta qui registriamo una divisione, che mi sconcerta e mi lascia assolutamente esterrefatta. È già stato ricordato che non si può paragonare quanto è oggi oggetto di dibattito in quest'aula con la situazione delle donne italiane che subiscono molte violenze, che sono spesso maltrattate e che sono soggetti deboli davanti a certi tipi di crudeltà, che nessuno di certo nega. Non si può effettuare questo paragone, dal momento che l'85 per cento delle donne di fede musulmana ritiene la situazione dei loro diritti individuali del tutto insoddisfacente. Dove sono, in quest'aula, nella sinistra, i paladini dei diritti individuali, che ogni tanto sbucano per difendere diritti che non esistono e che, su questi, invece, tacciono?
Vale la pena di ricordare che il velo è considerato uno strumento di sottomissione dall'85 per cento delle donne islamiche, che l'86 per cento delle donne islamiche sono analfabete e non conoscono il sistema alfanumerico, che l'85 per cento non esce di casa se non è accompagnata da figure maschili e potrei proseguire ancora. Allora, di che si sta parlando? Possiamo paragonare la situazione delle donne italiane a quella di queste donne, che sono veramente delle schiave nel nostro paese e che nessuno ha intenzione di liberare? Questo Governo non sta facendo quello che doveva.
Ricordo che, il 25 gennaio scorso, durante lo svolgimento in aula di una mia interrogazione a risposta immediata sul problema della poligamia, che è davvero serio, che sta dilagando in Italia e che i giudici non affrontano come dovrebbero, ho chiesto al Governo di monitorare tale fenomeno e di intervenire su di esso in maniera convinta. La risposta che mi è stata data da un sottosegretario fu del tutto insoddisfacente. Questo è segno che, forse, per paura dell'Islam, di ritorsioni, per accordi che non sono a conoscenza dei molti o, evidentemente, per qualche strana ragione, non s'intende affrontare questo tema alla radice. Altrimenti - mi associo anch'io alla collega Lussana - che senso ha rifiutare, come è stato detto da parte del Governo, che non si accetta di escludere dalla Consulta islamica dei rappresentanti dell'Islam che hanno comportamenti contrari all'ordinamento giuridico italiano? Qui non stiamo dicendo nulla di strano. Stiamo dicendo che chi è fuori dall'ordinamento giuridico italiano e, quindi, non accetta la nostra Costituzione, deve stare fuori dalla Consulta islamica. Non c'è niente di più logico e normale di una richiesta di questo genere. Il Governo, però, su questo, non si vuole impegnare, glissa, preferisce tacere e rifiuta la nostra mozione. Allora, oggi, in quest'aula, il centrosinistra e il Governo si assumono
una grossa responsabilità. Dovrete avere il coraggio di dire alle donne islamiche di questo gioco al ribasso, di questo perenne compromesso e di questa perenne mediazione, quando non c'è niente da mediare, perché è tutto chiarissimo. Le donne islamiche, fuori da qui, aspettano delle risposte e noi, vigliaccamente, non gliele stiamo dando, perché, evidentemente, non si ha il coraggio di intervenire in maniera seria e rigorosa.
Vorrei poi sottolineare come il fatto che le mozioni del centrosinistra siano tutte diverse e separate non deponga a favore di una voce unanime che, in questo senso, deve unire tutte le forze del Parlamento per cercare di superare questi problemi.
Allora, si moltiplicano i casi di ferocia, queste forme di schiavismo e noi restiamo in silenzio. Dobbiamo smetterla di approfittare delle violenze che ci sono sulle donne - ci sono e nessuno lo nega - per cercare di criminalizzare in ogni caso le famiglie italiane, perché questa è un'operazione ideologicamente scorretta. Infatti, non è vero che tutte le famiglie italiane sono violente, generano mostri, uccidono e sono da condannare. È un'esigua minoranza di violenti che, purtroppo, trova nella famiglia uno sfogo e dei soggetti deboli, ma è assolutamente una minoranza e dobbiamo tenerlo presente. Dobbiamo smetterla di usare questi sistemi, che sono molto discutibili, per mettere sotto accusa tutte le famiglie italiane, come se fossero luogo perenne di violenza e di cattiverie.
Per tali motivi, approfittiamo anche di questa occasione per lanciare un segno di solidarietà a quelle famiglie sane e per bene che, in qualche modo, garantiscono il futuro del nostro paese e cerchiamo di essere coraggiosi nei confronti delle famiglie islamiche che se lo aspettano [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signora rappresentante del Governo e colleghi, per il gruppo dei Verdi è già intervenuta nel corso della discussione sulle linee generali svoltasi lunedì 12 febbraio la collega Paola Balducci, che è anche la prima firmataria della nostra mozione, e fra poco interverrà, sempre a nome del gruppo dei Verdi, per dichiarazione di voto anche la collega Grazia Francescato. Questo dibattito è stato originato da alcuni gravissimi episodi di violenza nei confronti di alcune donne musulmane in Italia. Noi condividiamo la denuncia di questi episodi, esprimiamo la nostra solidarietà nei confronti di queste donne e, in generale, delle donne musulmane in Italia, ma non soltanto. Sottolineiamo la necessità di combattere questa violenza, di promuovere l'educazione, la formazione, l'informazione, di promuove e tutelare i diritti umani, in particolare il principio della parità tra donna e uomo, e i diritti delle donne in modo specifico.
D'altra parte, riteniamo sia giusto ma troppo unilaterale limitarsi - come hanno fatto molti colleghi e colleghe del centrodestra - a tutto questo, estrapolando alcuni pur gravissimi episodi di violenza su donne musulmane, che noi condanniamo, dal contesto storico, sociale, culturale della violenza, più in generale, sulle donne, anche nelle nostre società occidentali, anche nella nostra società italiana. Vorrei fare una breve citazione dall'ottimo intervento svolto ieri a nome del Governo dal sottosegretario Linguiti, la quale affermava che, come evidenzia il Consiglio d'Europa, le violenze subite dal partner, marito, fidanzato o padre sono la prima causa di morte - collega Capitanio Santolini - ed invalidità permanente per le donne europee tra i 16 e i 44 anni. Nella nostra Europa - ricordava ieri il sottosegretario - 10 milioni di donne tra i 14 e i 59 anni hanno subìto molestie sessuali o ricatti sessuali nel corso della loro vita. Sono 900 mila i ricatti sessuali sul lavoro, 500 mila gli stupri o tentati stupri. Il fatto stesso - continuava il sottosegretario - che, nella maggior parte dei casi, la violenza rimane taciuta è indicativo del clima di isolamento e di ulteriore violenza in cui questi fatti terribili si consumano. Le stesse forme di
molestie e violenze maschili ai danni delle donne vengono perpetrate senza distinzione di età, di ceto sociale ed appartenenza etnica o religiosa. Si definisce, in questo modo, un quadro di seria emergenza sociale e culturale che investe le stesse basi del vivere civile.
Mi pare un atto di grande consapevolezza e responsabilità aver fatto tale affermazione in quest'aula, mi pare un atto di grave irresponsabilità da parte di qualche esponente del centrodestra non tenerne minimamente conto. In queste settimane, ad esempio, stiamo discutendo in Commissione affari costituzionali la proposta di legge sulla libertà religiosa, che a suo tempo era stata presentata anche dal Presidente Berlusconi, e stiamo discutendo in aula alla Camera il testo unificato delle proposte di legge sull'istituzione della Commissione per la promozione e la protezione dei diritti umani.
Quindi, è singolare e sconcertante che nella mozione di alcuni gruppi del centrodestra - mi riferisco in particolare alla Lega e ad Alleanza Nazionale - si chieda di contrastare la violenza nei confronti dei diritti umani e di promuovere la tutela di tali diritti (questo noi lo condividiamo pienamente) ma al tempo stesso si tenti di impedire, prima in Commissione e poi in Assemblea, l'approvazione della proposta di legge sulla libertà religiosa e di coscienza, che rappresenta uno dei diritti umani fondamentali anche per le donne musulmane, e si cerchi in generale di bloccare la proposta di legge sull'istituzione della commissione per la promozione e la protezione dei diritti umani anche nel nostro paese, uno degli ultimi in Europa a non averla ancora istituita. In sostanza, mentre nella mozione si chiede il rispetto dei diritti umani, in aula si cerca di impedire l'istituzione della commissione per la tutela dei diritti umani.
In Italia, gli omicidi che avvengono tra le mura domestiche - la collega Capitanio Santolini non se n'è accorta - sono più numerosi di quelli commessi dalla mafia: 146 nel 2004; 174 nel 2005 a fronte di 146 omicidi dovuti alla criminalità organizzata. Sono dati assolutamente agghiaccianti. Le vittime degli omicidi compiuti in famiglia in Italia sono donne per il 70 per cento e in otto casi su dieci l'omicida, che è un uomo, è in genere il coniuge, il convivente, un familiare, l'ex coniuge o l'ex convivente. Questi dati agghiaccianti ci inducono non certo a sottovalutare la gravità della condizione delle donne islamiche, alle quali esprimiamo la nostra solidarietà ed il nostro impegno, ma anche ad affrontare più in generale il drammatico fenomeno della violenza sulle donne anche nelle nostre società occidentali, anche nella nostra realtà italiana.
Per questo condividiamo il richiamo a tutti i documenti di carattere internazionale e comunitario - convenzioni, carte dei diritti, rapporti, risoluzioni, rapporti, raccomandazioni, piani di azione - che la rappresentante del Governo ha giustamente ricordato nel suo intervento insieme agli obiettivi indicati, da perseguire con un approccio multidisciplinare e interdisciplinare.
Il gruppo dei Verdi voterà quindi a favore non solo della propria mozione, a prima firma Balducci, ma anche di tutte le altre presentate dai gruppi dell'Unione, che sono ampiamente convergenti e complementari nel comune obiettivo di combattere la violenza e la discriminazione verso le donne - le donne musulmane, ma con riferimento a tutte le donne - e di promuovere i diritti umani e l'autentica parità dei diritti e delle opportunità tra uomo e donna (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Grazie, Presidente. Intervengo su questo tema osservando prima tutto che, benché la nostra sia stata definita l'età dei diritti nientemeno da Norberto Bobbio - ed è vero che in questi tempi assistiamo ad una enorme mole di dichiarazioni di riconoscimento di diritti dell'uomo e dunque anche delle donne -, purtroppo tale definizione e le dichiarazioni di riconoscimento,
nonché la vastissima letteratura in materia, nonché la legislazione sia nazionale che internazionale, non hanno ancora trovato nella coscienza collettiva un riconoscimento adeguato e dunque una prassi conseguente. In altri termini, la violenza sulle donne persiste, purtroppo, ancora oggi. Tale violenza certamente sussiste e persiste anche in Italia ed in Europa, ma vogliamo vedere quali e quanti modi vi sono per disconoscere i diritti delle donne.
Ci lamentiamo di non essere abbastanza rappresentate in Parlamento, ma vogliamo fare la differenza tra questa nostra richiesta e questa nostra «lamentela» e chi invece viene uccisa perché vuole scegliere un partner, un compagno, un marito anziché un altro? Se noi ci sentiamo vittime, non so in che modo dovrebbero sentirsi vittime coloro che rischiano di perdere la propria vita!
Evidentemente, se noi non siamo ancora considerate persone al cento per cento, le donne musulmane sono considerate come degli oggetti. Ciò pertanto giustificherebbe la possibilità di ucciderle o comunque di privarle della libertà fisica, psichica e morale. Non so se questa abissale differenza sia abbastanza chiara!
Onorevole Boato, è vero: avete presentato un disegno di legge sulla libertà religiosa. Noi non è che non vogliamo la libertà di religione; non vogliamo la sua legge, che probabilmente non contiene nessuna libertà e nessuna religione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Proprio perché riteniamo che i diritti umani siano universali, ieri ero venuta in aula con l'intenzione di esprimere uno voto favorevole anche sulle mozioni della sinistra, in quanto anche esse trattano in fin dei conti di diritti delle donne. Evidentemente, avrei privilegiato la mozione della destra, in quanto la ritengo più specifica.
In ogni caso, poiché mi hanno insegnato che occorre sempre iniziare dalle questioni più urgenti, vogliamo forse porre sullo stesso piano le condizioni di noi donne italiane, che non siamo abbastanza rappresentate in quest'aula, e donne musulmane che vengono uccise? Mi vergognerei molto se mettessi in prima linea questa mia pretesa rispetto a quelle delle donne musulmane [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Ripeto, ero venuta qui con l'idea di esprimere un voto favorevole anche sulle mozioni della sinistra tuttavia, quando il sottosegretario non ha accettato la nostra mozione, ci ho ripensato. Non l'ho fatto per ritorsione - ritengo che il mio partito sia superiore a queste piccole cose -, ma perché ritenevo che, trattandosi di diritti universali, non dovessero far capo ad un'ideologia. Ma così si è fuori dai diritti umani.
Non volete salvare la morale, non volete salvare la politica, ma salvate almeno il diritto! Infatti, il disconoscimento dei diritti delle donne musulmane - poiché si attua in Italia - rappresenta un disconoscimento del nostro ordinamento giuridico. E il Governo e il Parlamento devono difendere il diritto, altrimenti si legifera sconfessandolo.
In ogni caso, esprimeremo un voto favorevole, oltreché sulla mozione Lussana n. 1-00104, esclusivamente sulla mozione Cioffi ed altri n. 1-00102 presentata dall'Udeur, in quanto l'idea dei diritti umani e dei diritti delle donne che emerge dagli altri documenti risponde ad una visione limitatissima che non interessa nessuno.
Quello che proponete non ci interessa affatto in quanto, come al solito, strumentalizzate anche ciò che è sacro. Infatti, se non sono sacri i diritti umani, vorrei sapere cos'altro c'è di sacro. La sacralità è una cosa antica quanto lo stesso essere umano.
Diceva l'onorevole Boato che noi stiamo «boicottando» l'istituzione della commissione in materia di tutela dei diritti dei detenuti. Ebbene, io avanzo una proposta: rispetto a quella commissione, proprio per darle un corpo, una funzionalità e un senso, prevediamo anche la funzione di controllo e di tutela dei diritti delle donne immigrate, e in ispecie delle donne musulmane, che, rispetto a noi, sono decisamente
più deboli. Allora, forse la suddetta commissione potrebbe cominciare ad avere un senso e le somme che lo Stato deve investire per tenerla in piedi cominciano ad avere una qualche giustificazione.
Noi siamo senza parole dinanzi al fatto che il Governo non abbia spiegato i motivi per cui la nostra mozione non è stata accolta. È chiaro che il non detto è più significativo del detto. Abbiamo capito benissimo le ragioni di una simile posizione. Ma noi invitiamo tutta l'aula a votare per la nostra mozione, malgrado il parere del Governo. Io vi chiedo questo non perché dobbiate essere generosi con noi, ma perché questa è una buona occasione affinché siate generosi con voi stessi. In questo modo eviterete di commpiere un atto ingiusto non solo verso gli altri, ma anche verso voi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Cioffi. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, è stato già ricordato in quest'aula che il 2007 è l'anno per le pari opportunità. Non si tratta soltanto di una celebrazione, ma di una vera e propria presa di distanza e di una lotta contro ogni tipo di violenza a danno dei più deboli, in questo caso le donne. Si deve isolare ed emarginare ogni atto di violenza che viene fatto sulle donne e valutare le ragioni per cui avvengono tali atti. Gli episodi di violenza che hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica situazioni di oppressione e di violazione dei diritti umani nei confronti di donne islamiche o che entrano a far parte delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese certamente non possono lasciarci indifferenti e pertanto dobbiamo prendere una posizione.
Ci spiace constatare che da parte della Consulta islamica italiana e in molte altre comunità musulmane presenti in Italia non ci sia stata una presa di posizione di netta condanna verso questi, come altri episodi lesivi del rispetto dei diritti umani e delle dignità delle donne.
Questo silenzio, come sappiamo, è contrario alla Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato nel 1979 e che l'Italia ha ratificato nel 1985. Tale convenzione rappresenta da sempre, in materia di tutela dei diritti umani e delle donne, una grandissima conquista. Tutti gli Stati che l'hanno sottoscritta si sono impegnati ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne, per il raggiungimento di una sostanziale uguaglianza fra i sessi.
In Italia esistono ancora moltissime donne islamiche che vivono in una situazione di non pieno godimento dei diritti umani, mentre aumentano - purtroppo - le denunce di quelle che vivono in una condizione di disagio e sono costrette ad accettare matrimoni poligamici. È necessario prendere coscienza delle diverse situazioni e condannare ogni atto di violenza perpetrato ai danni e nei confronti delle donne, che, in questo caso, sono vittime innocenti.
Riteniamo pertanto che la strada da seguire per combattere i soprusi e le violenze è anche e soprattutto, come abbiamo detto più volte, il dialogo interculturale ed interreligioso, che deve essere improntato al reciproco rispetto culturale e religioso e soprattutto al rispetto dei diritti umani, della nostra Costituzione e delle nostre leggi.
Ecco quindi che occorre prendere al più presto adeguati provvedimenti per contrastare ogni forma di discriminazione e di violenza e costruire un sereno rapporto con culture e religioni diverse, tra cui quella islamica. È di primaria importanza attivarsi subito e ciò al fine di garantire la scolarizzazione, il diritto all'istruzione e, conseguentemente, l'inserimento culturale di tutte le immigrate, quindi anche delle donne islamiche. Bisogna pertanto sostenere la promozione di iniziative finalizzate a rimuovere le difficoltà di inserimento dovute alla scarsa conoscenza della lingua italiana e favorire
lo sviluppo di una cultura informatica, presupposto essenziale per l'inserimento delle immigrate del mondo del lavoro. Per quanto riguarda tale inserimento, esso si potrebbe favorire anche tramite forme di microcredito che valorizzino le competenze e le caratteristiche di tali donne.
Con le associazioni moderate islamiche è necessario lavorare e creare sempre maggiori rapporti che possano contribuire a facilitare un percorso di dialogo. Inoltre, tale dialogo interculturale deve allargarsi anche a favore di iniziative rivolte ai docenti, che devono avere gli strumenti necessari per gestire la complessità delle relazioni umane legate a fattori multietnici e multiculturali.
In questo caso stiamo parlando di donne islamiche, ma è urgente un impegno immediato e prevedere corsie preferenziali per realizzare condizioni di garanzia di diritti umani e di pari opportunità per tutte e tutti, in ogni settore, tenuto conto tra l'altro che è l'anno europeo per le pari opportunità (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, mi associo all'intervento del collega ed amico Boato ed intervengo ovviamente a supporto della mozione dei Verdi, Balducci ed altri n. 1- 00098, sottolineando però che sia io che la collega Tana De Zulueta abbiamo sottoscritto anche la mozione Frias ed altri n. 1-00103, che riteniamo puntuale ed efficace.
In particolare, vorrei soffermarmi sulla richiesta del mio gruppo di avviare con urgenza un tavolo che coinvolga la consulta islamica e le più importanti comunità presenti in Italia per affrontare insieme ed arginare insieme il tema devastante della discriminazione e della violenza nei confronti delle donne islamiche, ma non solo di quelle islamiche, come detto in numerosi interventi.
Tale confronto potrà essere utile solo se avrà come cardine un principio, cui non a caso ci richiamiamo nella nostra mozione, che purtroppo all'inizio del terzo millennio sembra essere in estinzione più del panda, e sempre più eroso dall'assalto di opposti integralismi. Si tratta del principio di laicità, quale caposaldo dell'attività statuale e legislativa, che consente nel caso specifico di tutelare tutte le espressioni di libertà, a cominciare da quella religiosa, ma salvaguarda al contempo il rispetto di fondamentali diritti e di libertà individuali.
A questo proposito sto rileggendo gli interventi svolti in quest'aula da un nostro collega di un secolo fa, Leone Caetani, tra i più illustri rappresentanti di questa nobile famiglia, eletto alla Camera tra i radical-socialisti dal 1909 al 1912. Caetani fu un grande islamista, autore di dieci annali sull'islam e grande conoscitore dell'oriente. Fu anche l'unico a dire di no e a votare contro la guerra in Tripolitania, chiedendo invece che i fondi destinati a questa invasione venissero convogliati per la formazione di una classe di diplomatici e di funzionari in grado di comprendere e dialogare con le diversità della cultura orientale ed islamica. Ancora più lungimirante, egli sosteneva la necessità di istituire in tutto il paese organismi promotori del dialogo tra le religioni per facilitare la comprensione reciproca e scongiurare che entrassero in rotta di collisione. Purtroppo la sua era una voce alta ma isolata, destinata, come spesso accade in questi casi, a non essere ascoltata. Penso che sia il caso di recuperarla, anche perché Caetani si richiamava ad un altro grande principio, oggi più che mai negletto, ovvero quello della complessità.
Noi dobbiamo evitare, a tutti costi, di operare una lettura riduttiva e semplicistica del mondo islamico e dobbiamo fare i conti, altresì, con le sue tante sfaccettature ed i suoi numerosi volti, facendo attenzione a non associarlo, naturaliter, alla intolleranza ed alla violenza.
Per carità, nessuno nega la gravità e la diffusione del maschilismo e della discriminazione di genere anche all'interno dell'universo
islamico, spesso in nome di una volutamente errata interpretazione di norme religiose. Vorrei rilevare, tuttavia, che non esiste un'equivalenza automatica tra religione islamica e violenza sulle donne, poiché si tratta, purtroppo, di errori diffusi in tante culture. Desidero ricordare, a tale riguardo, gli stessi dati già illustrati dal collega Boato e ripresi dalla collega Cesini.
Vorrei altresì rammentare che, in queste analisi, non partiamo da zero. Come femminista della prima ora, nonché fondatrice di una delle prime riviste del femminismo in Italia, Effe (parlo del 1973), ricordo che il movimento delle donne ha prodotto un'enorme e preziosa mole di lavoro su tali temi. Si tratta di analisi approfondite, che in questa sede non ho tempo di richiamare, ma cui vi rimando.
A proposito di voci di donne, osservo come sia abbastanza curioso che non vengano citate, nell'ambito di questo dibattito...
PRESIDENTE. Onorevole Francescato, la invito a concludere!
GRAZIA FRANCESCATO. ...le voci delle protagoniste del mondo islamico, da Rania di Giordania a scrittrici come Khalida Messaoudi, Fatma Mernissi o Rita El Khayat. Sono tutte voci che ci invitano - e concludo, signor Presidente - a non eludere la sfida dell'approfondimento in base ai principi, già citati, della laicità e della complessità; in caso contrario, la possibilità di costruire davvero una società plurale, rispettosa delle diversità e capace di garantire la convivenza civile ci sfuggirà sempre più di mano.
Preannuncio, quindi, che il nostro gruppo voterà a favore, oltre che della mozione da esso presentata, di tutti gli atti di indirizzo presentati dai gruppi parlamentari appartenenti al centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, devo riconoscere che non è facile intervenire in questo dibattito. Presentando la nostra mozione, ritenevamo di poterci confrontare, anche con i colleghi della maggioranza, su temi che dovrebbero appartenere a tutti.
Ricordo che le mozioni all'esame dell'Assemblea - in particolare quella presentata dal gruppo della Lega Nord Padania che tutti i gruppi di opposizione, compreso il mio, hanno successivamente sottoscritto (esprimendo, tra l'altro, la capacità di sintetizzare le loro posizioni in un unico atto di indirizzo) - traevano origine da fatti drammatici e da vicende di cronaca che hanno devastato il nostro paese: giovani donne islamiche, in nome di un credo religioso, sono state uccise barbaramente!
Partendo da tali fatti, abbiamo ritenuto di dover affrontare in maniera più compiuta, determinata e forte, in quest'aula, temi come l'integrazione, il dialogo interculturale e la tutela dei diritti umani. In questa Assemblea, tuttavia, si è volutamente creata confusione, poiché si è cercato di coprire la disattenzione del Governo di fronte a questioni così importanti.
Stiamo parlando di integrazione, signor Presidente e onorevoli colleghi, nonché di multiculturalismo. Integrare vuol dire mettere a confronto due identità; significa aprirsi al dialogo e cercare di individuare una strada utile per realizzare una convivenza civile, armonizzando le identità nazionali. Ma ciò non deve avvenire lasciando che una identità arretri, in maniera insana e poco coraggiosa, rispetto ad identità prevaricanti, più forti e violente! Ciò è quanto sta accadendo, purtroppo.
La maggioranza, presentando le proprie mozioni, ha cercato di colmare questo vuoto. I gruppi di maggioranza, infatti, hanno cercato mettere tante parole tra la disattenzione dimostrata e la gravissima violenza che stiamo denunciando in questa Assemblea!
Il Governo «abbassa la guardia», rispetto a questi fatti atroci, per non dover confessare la propria incapacità ad affermare
una propria identità democratica. L'Esecutivo, in altri termini, non vuole ammettere l'incapacità di difendere i propri principi fondamentali e le regole democratiche del suo ordinamento. Questo è ciò che stiamo ascoltando in quest'aula, colleghi! Questa è la notizia drammatica che emerge dal nostro dibattito!
Ricordo che si è parlato di laicità dello Stato e di libertà religiosa, poiché ho ascoltato i colleghi precedentemente intervenuti far riferimento a tali principi. Ma cosa c'entra la libertà religiosa, la libertà di vivere in coscienza la propria fede religiosa, con la morte, la violenza, l'essere vittima di violenze e l'imposizione? Siamo proprio su un'altra sponda, onorevole Boato! Questa non è libertà religiosa! Per lei, la libertà religiosa è la libertà di essere uccisi barbaramente (Commenti del deputato Boato)? Non posso accettarlo!
Tra l'altro, a cosa serve, oggi, ricollegandosi a questi fatti, ricordare le violenze che avvengono in famiglia? È un argomento per noi nodale, cruciale. A nostro avviso, quello della famiglia e dell'indebolimento di quest'istituto (che purtroppo si sta verificando) a causa dell'abbassamento del livello di percezione etica del nostro paese, è il tema dei temi! Non ci dobbiamo far carico di questo?
Certamente, onorevoli colleghi, per farsi carico di questi problemi, non serve confonderli con il problema dell'integrazione e dei diritti delle donne islamiche. Sicuramente, non serve proporre i Dico e fare arretrare ulteriormente la famiglia! Quando si presenta un problema, non si deve intervenire abolendo quel minimo di perimetro (perché oramai si tratta di ciò), ma, al contrario, si devono affrontare coraggiosamente le difficoltà, cercando di rafforzare gli strumenti che già abbiamo a disposizione.
Voi procedete al contrario, ma non può riuscire il vostro tentativo di confondere! Anzi, lo ritengo una barbarie verbale e politica! Stiamo parlando di un tema ben preciso, che avreste dovuto affrontare in maniera diversa. Tirate in ballo dati drammatici sulle violenze che avvengono nel nostro paese e nei paesi europei: allora, facciamocene carico! Presentiamo domani un'ennesima mozione. Noi già l'abbiamo fatto! Voi dovreste presentare strumenti adeguati di risoluzione di questi problemi che affliggono la nostra società; ma non ha senso creare una competizione tra le violenze che avvengono nelle famiglie italiane e quelle delle quali questo Governo, se fosse veramente democratico, dovrebbe farsi carico. Credo che questo sia un atteggiamento irresponsabile e lo dimostrano la lettura dei punti sui quali noi, come opposizione, avremmo voluto impegnare questo Governo e la reazione contraria dello stesso.
Il Governo ha annunciato un voto contrario sulla nostra mozione, nella quale si chiede di promuovere iniziative anche legislative per tutelare e garantire sul territorio nazionale i diritti delle donne islamiche, di promuovere la cultura delle donne islamiche, la conoscenza linguistica, di istituire un telefono multilingue per consentire la denuncia dei fatti che colpiscono queste donne in tempo reale, in modo da intervenire per aiutarle, di avviare iniziative pubbliche di sensibilizzazione nei confronti di queste vicende, di queste vite drammatiche che noi ospitiamo sul nostro territorio, e (lo ripeto, ma lo hanno ribadito anche altre colleghe) di escludere dalla Consulta... Presidente, vorrei che il rappresentante del Governo mi ascoltasse e che ci ripensasse, anche se è impegnato in altre conversazioni...
PRESIDENTE. Sottosegretario Linguiti, è pregata di prestare ascolto.
ERMINIA MAZZONI. Vorrei che il Governo si rendesse conto che è un assurdo esprimere parere contrario sull'impegno di escludere dalla Consulta chi è contro il nostro ordinamento (questo è ciò che c'è scritto), l'ordinamento italiano!
Signor rappresentante del Governo, il parere favorevole espresso sulle mozioni presentate dai colleghi della maggioranza è sin troppo facile: tali mozioni non dicono nulla, non impegnano assolutamente, sono volutamente non impegnative, per non approfondire un tema che vede il
Governo in carica incapace di tutelare i diritti, l'ordinamento e l'identità del nostro paese. Chiaramente, a causa dell'intenzione sottesa alle mozioni presentate alla maggioranza, non posso che invitare il mio gruppo a votare contro le stesse, perché non posso avallare l'atteggiamento di questa maggioranza, mirante a nascondere il vero tema che oggi si sta affrontando. Posso, invece, promuovere un voto favorevole sulla mozione presentata dai colleghi dell'Udeur, perché si tratta di una mozione che, per quanto riduttiva, contiene in parte quell'anelito che noi abbiamo, e che abbiamo rappresentato con la nostra mozione, ossia di realizzare l'integrazione, di sostenere, di accompagnare, di integrare le donne di cui stiamo discutendo, per evitare in futuro il compimento di altri atti di barbarie. Ed è chiaro che confermo, con forza, la richiesta al Governo di riconsiderare il parere espresso sulla mozione sottoscritta dal mio gruppo, perché tale parere contrario è una confessione della volontà del Governo in carica di abdicare alla funzione fondamentale di tutelare l'identità nazionale del nostro paese [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allam. Ne ha facoltà.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, vorrei soltanto puntualizzare alcuni elementi che mi sembrano appartenere ad un dibattito sulla società. Ovviamente, si tratta di un dibattito che attraversa non soltanto l'Italia, ma l'intera società occidentale.
Mi pare evidente che il passaggio alla modernità per ogni società è stato sempre rappresentato dall'emancipazione femminile e dalle lotte delle donne. Lo è stato per l'Europa e per l'Occidente e lo sarà, ovviamente, per l'intero mondo musulmano. Dico questo perché, in realtà, le donne musulmane - o le donne dell'Islam, se le si vuole definire così - non hanno aspettato voi per prendere coscienza del loro dolore (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani) ed anche della necessità delle loro lotte politiche sociali ed culturali.
Dico ciò anche perché un nemico può sempre nascondere un altro nemico e mi sembra evidente che vi è una certa ambiguità in tutto questo, anche se sono ben consapevole dell'arretratezza e delle immani discriminazioni tra donne e società nel mondo musulmano in generale, e nel mondo arabo in particolare. Ma attenzione, vi è sempre un confine da non superare, una frontiera così invisibile che è estremamente rischiosa. Un conto è, infatti, prendere atto, mobilitare, progettare politicamente ed aiutare tutte le forze democratiche, le forze emancipatrici, le forze liberatrici che sono anche in seno al mondo musulmano, altro conto è puntare il dito contro un presunto nemico, che oggi si chiama l'islam o i musulmani. Dico ciò perché è pericoloso, perché l'islam non si trova più soltanto nel mondo musulmano: vi è un'importante diaspora dell'Islam stesso in Occidente e mobilitarsi per l'emancipazione delle donne, questo sì, può essere una lotta.
Dico questo perché, in realtà, in alcuni settori del centrodestra vi è una certa facilità o spregiudicatezza con cui si citano, talvolta, alcune sure del Corano. Certamente, sono stato il primo a dire ed a scrivere più volte che vi sono alcune sure, alcuni capitoli del Corano molto violenti, molto discriminatori. Attenzione, però: il Corano non si legge così. Voi cadete esattamente nella stessa trappola del fondamentalismo islamico, perché date una lettura di tipo essenzialista del Corano (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Italia dei Valori), mentre noi ci battiamo per un'interpretazione del Corano ermeneutica, storica, adattata ai tempi moderni.
Non si gioca così con una civiltà e con una memoria come quelle dell'Islam. Il primo passo verso l'integrazione è costituito proprio dalla capacità di distinguere una civiltà dalle scommesse, dalle poste in gioco e dalle lotte politiche attraverso le
quali, oggi, si definisce il ruolo della donna nell'Islam e la sua emancipazione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che questo Parlamento, ancora una volta, ha perso l'occasione per essere unito su un tema che dovrebbe accomunarci tutti, con l'unico intento di dare una risposta a un problema reale, cioè che il nostro paese è diventato un paese di immigrati. La sinistra, di fronte a questo problema, ancora una volta innalza barriere ideologiche, giustificandole con argomentazioni che - scusatemi - sono un po' vecchie, superate.
È stata citata ancora una volta la santa inquisizione da parte della collega dell' Italia dei Valori, ma si tratta di avvenimenti di cinque secoli fa. Nel frattempo, ci sono state la rivoluzione americana e la rivoluzione francese e si è imposto il sistema liberale e democratico in Europa e nel mondo occidentale. È stato ricordato che anche da noi, in Occidente, di molte violenze e fatti criminali sono vittime le donne. Ricordo a tutti che, il più delle volte, questi episodi sono legati alla forte tensione che sicuramente oggi esiste in termini di relazioni sociali e all'interno delle famiglie. Pensate che nella vostra Spagna, che spesso prendete a esempio e nella quale Zapatero addirittura ha voluto la parità tra ministri di sesso maschile e di sesso femminile, negli ultimi due anni è esploso il tema della violenza sulle donne nell'ambito della famiglia e sono aumentate vertiginosamente le morti di donne!
Allora, il problema è ben altro; il problema è quello di dire chiaramente, in termini forti, che l'Italia, come tutto l'Occidente, sicuramente vuole prendere coscienza del fatto di essere diventata una realtà in cui l'immigrazione è normale. Questo, però, deve avvenire all'interno di un sistema chiaro, in cui siano accettati i valori sui quali questa Europa e questo Occidente sono stati creati e si sono sviluppati negli ultimi secoli. Questo si vuole chiedere, senza volere in qualche modo condannare o criminalizzare alcuno.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Allam e devo dire che condivido le considerazioni sui toni un po' forzati nei confronti dell'islam che sono stati espressi da alcuni colleghi. Voglio ricordare che anche in talune parti della Cina e dell'India non islamiche la condizione della donna non è migliore di quella di altre realtà islamiche. Credo però sia importante capire che annacquandoli, come avete fatto voi, con le vostre mozioni in cui si dice tutto e il contrario di tutto, i problemi non si risolvono.
ENZO RAISI. La mozione presentata dalla Casa delle libertà chiede di informare le tante donne che vengono nel nostro paese a cercare un futuro circa la realtà del sistema valoriale nel quale vivono e le condizioni e le opportunità che possono avere. Mi riferisco alla uguaglianza rispetto agli uomini ma anche alle opportunità nel mondo del lavoro, nella scuola e all'assistenza sanitaria. Tutto questo lo possono ottenere attraverso una giusta e corretta informazione che consente loro di uscire da una realtà culturale e sociale diversa, quella del loro paese. Il nostro paese, infatti, è altra cosa e possono esserci tali opportunità ma devono essere per tutti.
Credo che il problema non sia soltanto quello del velo; il problema è quello di far capire che la realtà e il sistema valoriale del nostro paese sono diversi. Queste donne, quando vengono in Italia, devono essere innanzitutto informate. In fin dei conti, questo è ciò che chiede la mozione presentata dalla Casa delle libertà, che vuole essere un documento non esclusivo ma inclusivo di una realtà che noi vogliamo accogliere nel nostro paese, ma all'interno del sistema con il quale il
nostro paese e il mondo occidentale si sono sviluppati nei secoli. Non capire questo e voler rifiutare il dialogo, il confronto e la condivisione di un percorso uguale per tutti dimostra come la sinistra del nostro paese sia ancora la più arretrata d'Europa, se non del mondo occidentale.
Questa è un'occasione perduta - lo ripeto ancora una volta in questo dibattito parlamentare - per affrontare un tema delicato che, però, ci può vedere ancora uniti, se si parte da quel sistema di valori, che è costituito dalla storia del nostro paese, dalla storia occidentale e delle liberaldemocrazie in cui viviamo, in cui è netta la distinzione tra il mondo laico e il mondo religioso e in cui è ben chiaro il ruolo della donna all'interno del paese.
Mi dispiace l'accenno polemico che viene fatto nell'introduzione di alcune mozioni della sinistra, in cui si afferma che ancora oggi c'è un elemento di discriminazione nella nostra società nei confronti della donna: dove? Qual è questo elemento?
ENZO RAISI. Sicuramente, lo si trova dal punto di vista normativo. Allora, bisogna far capire alle donne e, soprattutto, alle donne immigrate, che vengono qui per avere delle opportunità, che la legislazione di questo paese e quella europea danno loro grandi opportunità di inserimento. È bene che possano accoglierle, per uscire da una condizione che sicuramente oggi non è felice per loro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
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