Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,05.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle problematiche connesse al settore delle arti figurative, l'audizione del viceministro degli affari esteri, Ugo Intini.
Ringrazio il viceministro Intini per la cortesia con cui ha accettato il nostro invito. Il 31 di luglio concluderemo un'importante indagine conoscitiva, in quanto per la prima volta il Parlamento si è occupato in modo sistematico del tema dell'arte contemporanea sotto diversi aspetti, soprattutto con la preoccupazione di favorire e promuovere i giovani artisti italiani e per avere un peso crescente nel grande mercato internazionale dell'arte che ormai è un mercato, per così dire, unico. A questo scopo abbiamo ascoltato in questi mesi tutti gli operatori del settore, informatori, l'Accademia delle belle arti, l'Università di architettura nei prossimi giorni, faremo anche una missione per studiare la recente esperienza spagnola che è molto avanzata proprio nel campo della promozione dell'arte contemporanea.
Oggi ci interessava ascoltare la vostra opinione in rapporto alle importanti iniziative di promozione dell'arte italiana fatte direttamente dalla Farnesina con la sua collezione, ma anche in rapporto al modo in cui possiamo, in prospettiva, in futuro, pensare che i nostri Istituti italiani di cultura all'estero e, in generale, le istituzioni culturali che sono legate al nostro paese in tutto il mondo, possano essere un veicolo estremamente importante. Penso al rapporto con i musei di tutto il mondo, alle loro acquisizioni; abbiamo dati non pienamente soddisfacenti sulle acquisizioni di opere di arte italiana contemporanea da parte dei grandi musei, dati che ci sono stati consegnati proprio in una audizione dall'architetto Baldi che dirige la DARC, la Direzione dell'arte e architettura contemporanee al Ministero per i beni e le attività culturali, il quale ci ha fornito delle pubblicazioni, qui a disposizione della Commissione, sull'attività della Farnesina in questo campo. Con la consapevolezza che con il collega Ranieri abbiamo già deciso in sede di ufficio di presidenza congiunto, a cui del resto lei aveva partecipato, di avviare un'indagine conoscitiva a partire dal mese di settembre - intenzione da me ribadita insieme al collega Ranieri -, sul tema degli Istituti italiani di cultura, e sulla promozione della cultura italiana all'estero, che dovrebbe essere propedeutica ad una riforma più generale di questo settore, ripeto, con questa prospettiva di collaborazione e di lavoro comune, le do la parola.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. La ringrazio, presidente, anche a me interesserà molto in futuro affrontare i temi più in generale della promozione della cultura italiana all'estero, però oggi mi atterrò a questo tema che riguarda l'arte contemporanea e che d'altronde è un tema importante.
Nella seconda metà del 2006 e nella prima del 2007, la Direzione generale per la promozione culturale del Ministero ha realizzato riunioni con i direttori di tutti i novanta Istituti italiani di cultura. Si è trattato di otto incontri di lavoro tenutisi a Vienna, Washington, il Cairo, San Paolo, Atene, Parigi, New Delhi e Copenhagen, per individuare iniziative utili al fine di rendere la produzione culturale più aderente ad obiettivi strategici e più efficiente. Per quanto riguarda gli obiettivi da perseguire, in tutte queste otto riunioni di area, è emersa una richiesta di maggior impegno per promuovere la contemporaneità. Ciò significa, in buona sostanza, uno sforzo maggiore per realizzare iniziative nei settori dell'arte contemporanea, del design e architettura, della scienza e tecnologia e del cinema.
Maggiore impegno per la contemporaneità non significa minore attenzione per le manifestazioni più antiche della nostra cultura. La creatività moderna, al contrario, va presentata come il punto di arrivo di una tradizione che proviene dalle nostre antiche radici storico-culturali come frutto di un processo di riletture e di interazioni tra presente e passato. La rappresentazione di punte emblematiche della produzione artistica e culturale contemporanea è servita ad esempio in Cina (dove si è conclusa in primavera l'anno dell'Italia) e in Giappone (dove è stata organizzata la primavera italiana) per mettere l'accento sulle potenzialità innovative nel settore della produzione e della scienza. In questo contesto l'arte contemporanea ha un ruolo di rilievo.
Nelle otto riunioni d'area, che ho prima ricordato, l'arte contemporanea è emersa come settore prioritario tra quelli per i quali i direttori degli Istituti auspicano il maggiore impegno. L'arte italiana è d'altra parte oggi meno visibile all'estero di quanto sia stata nei passati decenni, pur potendo contare su artisti di assoluto livello. Uno studio documentato realizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali con la collaborazione del Ministero degli affari esteri dimostra però che esistono chiari sintomi di miglioramento e fornisce suggerimenti operativi per incoraggiare le potenzialità.
Questi suggerimenti sono stati recepiti dalla Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del MAE. Il documento, di oltre 300 pagine, intitolato «L'arte contemporanea italiana nel mondo: analisi e strumenti» pubblicato da Skira nel 2005, fornisce in sostanza tre indicazioni: a fronte di una crescita del 30 per cento del mercato internazionale dell'arte nel periodo oggetto dell'indagine, quello dell'arte italiana è aumentato per valore del 136 per cento; delle 683 esposizioni di arte figurativa organizzate dagli Istituti italiani di cultura nel periodo 1998-2004, solo poco più di un quinto (il 22, 7 per cento) hanno presentato opere di artisti affermati o di qualità; come correttivo a tale situazione, lo studio suggerisce che la Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del MAE promuova un adeguato numero di mostre di elevato livello. Lo abbiamo fatto. La richiesta emersa nelle riunioni d'area ed il suggerimento operativo formulato dallo studio sull'arte contemporanea di cui prima ho parlato sono stati infatti recepiti. Il principio del «circuito» che consente, come spiegherò meglio dopo, la realizzazione di inziative di alto profilo a costi sostenibili in un elevato numero di sedi, è stato applicato negli ultimi 12 mesi all'arte contemporanea (ma anche ad altri settori) con risultati apprezzabili.
Sono state promosse dieci grandi mostre con una programmazione che, al momento attuale, riguarda oltre 50 sedi praticamente in tutto il mondo, interessando pertanto più della metà della rete dei nostri Istituti di cultura secondo questo schema: in Europa orientale sta circolando la mostra «Viaggio nell'arte italiana 1950-1980 - Cento opere dalla Collezione
Farnesina» (Accardi, Galliani, Palladino, Pistoletto ed altri); in Europa centrale è stata presentata «Italian Abstraction 1910-1960» (Burri, Vedova, Rotella, e altri) che getta un ponte tra il movimento futurista e l'idea dell'astrazione tipicamente italiana, fino ad agganciarsi ai moderni movimenti artistici italiani; nel mediterraneo sta girando la mostra «Mythos: miti e archetipi nel mare della conoscenza» incentrata sulla rivisitazione dell'antica mitologia classica dall'inizio del '900 fino al 2006 (Salvinio, Sartorio, De Chirico fino alla trans avanguardia e alla nuova figurazione) e «Italian Mentalscapes» (Merz, Morandi, Manzoni, e altri); in Nordamerica circolano mostre su Fontana: «At the roots of spatialism» e «Achille Perilli: works and paper» incentrate sul cambio di «alfabetizzazione» dell'arte italiana negli anni 1930-1950, che è alla base della moderna interpretazione dei codice artistici; in Sudamerica sta per sbarcare la mostra «Viaggio in Italia», dopo il circuito balcanico, e sta circolando la mostra «Via Crucis 1947» di Lucio Fontana, composta di tutte le formelle della via Crucis realizzate come sculture in ceramica; in Asia, infine, è partita da Calcutta la mostra «Artisti emergenti della XXI secolo» che mette a confronto giovani promesse italiane con artisti locali, con ampio spazio alla «video art» secondo uno schema che sarà replicato in altri paesi. Sta quindi prendendo forma una articolata strategia globale che tiene conto della necessità di utilizzare il prestigio ed il richiamo dei nostri artisti consacrati per promuovere i giovani emergenti, le cui opere sono presenti nelle mostre antologiche avviate a tali circuiti.
Il percorso delle mostre sopraindicate è stato definito tenendo conto delle caratteristiche logistiche, produttive e strutturali di ogni singolo evento e cercando di contemperare le strategie dettate dalla sensibilità «locale» della singola sede con le linee strategiche definite dalla Direzione generale per la promozione culturale. Il dottor La Francesca si sta occupando con molta efficacia di questo. Ciò spiega la collocazione mediterranea della mostra «Mythos», ma si può pensare anche agli intensi contatti che Lucio Fontana, nato in Argentina, intrattenne tutta la vita con il Sudamerica dove adesso sta circolando la «Via Crucis», con l'intento di riportare in America del Nord l'opera di un artista come Achille Perilli, le cui ultime due precedenti presenze espositive negli Stati Uniti sono state a New York nel 1963 e a Chicago nel 1971.
Il successo registrato con l'apertura periodica al grande pubblico della Collezione Farnesina, ospitata nella sede del Ministero degli affari esteri e la pubblicazione di un catalogo della collezione stessa hanno dato impulso alla strategia sopra ricordata. La mostra «Viaggio nell'arte italiana. 100 opere dalla collezione Farnesina», nata dal grembo della collezione, porta al massimo livello i benefici della circolazione (abbattimento dei costi e massimizzazione dell'impatto). È stato infatti possibile ottenere in prestito cento opere di elevato valore per un periodo di ben due anni e programmare, pertanto, una circolazione di ampio respiro in Europa orientale, Sudamerica e Nordamerica, destinata a coprire più di 15 paesi. I vantaggi in termini economici sono due: drastico abbattimento dei costi per ogni sede (le spese per catalogo, curatela e imballo sono ripartibili su un ampio numero di sedi) e maggior facilità di reperimento di sponsorizzazioni per una iniziativa istituzionale di alto profilo.
Il combinato disposto dei due fattori sopraindicati ha reso possibile realizzare la mostra nelle sedi balcaniche con un costo approssimativo di 15-20 mila euro a sede. A titolo di paragone possiamo ricordare che una mostra analoga costò nel 2005 alla Direzione generale circa 160.000 euro per il solo trasferimento a New Delhi in occasione della visita del Presidente Ciampi. La mostra «Viaggio nell'arte italiana 1950-1980 - Cento opere dalla Collezione Farnesina» viene inoltre accompagnata, nelle sue tappe balcaniche, da esibizioni di musica contemporanea tramite la presentazione di installazioni sonore curate dal Centro Ricerche Musicali
di Roma, che eseguono composizioni realizzate dal maestro Michelangelo Lupone, sperimentando una sinergia arte/musica contemporanea che si presenta in termini promettenti. Dal grembo della Collezione Farnesina sta anche nascendo una seconda «figlia», di dimensioni più compatte. Si tratta di una selezione di circa quindici opere degli autori più rappresentativi della collezione che verrà esposta dal prossimo agosto all'interno dell'aeroporto internazionale della Malpensa in un nuovo spazio museale denominato «ExhibAir» che, secondo la Società aeroporti di Milano, avrebbe una potenzialità di diversi milioni di visitatori, in buona parte stranieri. La mostra in questione potrebbe proseguire per una circolazione tramite gli Istituti di cultura.
Le dieci mostre prima ricordate, delle quali «Viaggio nell'arte italiana 1950-1980 - Cento opere dalla Collezione Farnesina» costituisce l'esempio più prestigioso, non esauriscono l'azione intrapresa per valorizzare all'estero l'arte contemporanea italiana. Sono infatti in fase di definizione nuove iniziative destinate alla circolazione che mirano soprattutto a mettere l'accento sui nuovi linguaggi del contemporaneo, puntando ad esempio sui rapporti tra arte figurativa e fotografia, tra video e pittura, ovvero tracciando percorsi trasversali tra psicologia e mitologia. Iniziative verranno anche realizzate nel settore delle installazioni. Si intende inoltre dare seguito all'esperimento lanciato in India, creando mostre che espongono un pari numero di opere realizzate da artisti emergenti italiani e da giovani artisti del Paese nel quale si realizza l'evento. Ciò al fine di puntare su un coinvolgimento dell'elemento locale che ha dimostrato, nella mostra presentata a Calcutta agli inizi di quest'anno, essere requisito utile per un successo di pubblico e di critica di notevoli dimensioni.
La Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale è impegnata ad applicare nel modo più esteso possibile il principio della circolazione che permette, come è stato accennato prima, un abbattimento dei costi e la realizzazione di una azione a più ampio raggio e impatto. Tale principio viene applicato, sia pure necessariamente in misura minore a causa delle obiettive difficoltà di ottenere prestiti a lungo periodo, anche a mostre di arte antica (ad esempio la mostra «Pueritia», quella sui Mercati Traianei o sul mito di Alessandro).
Il principio si applica però in modo più agevole proprio agli eventi tesi ad illustrare aspetti della nostra «contemporaneità». Circolano ad esempio varie mostre sul design (Torino design, il nuovo design italiano, Italian Genius now, ecologie contemporanee e altre); si sta inoltre applicando lo stesso principio a varie mostre di scienza e tecnologia. Per quanto riguarda il cinema sono in fase di definizione intese con la Biennale di Venezia e con la Festa del cinema di Roma, per definire un «format» da proporre ad un ampio numero di Istituti di cultura. Si tratta di una collaborazione che si aggiungerà a quella realizzata con Cinecittà Holding e Filmitalia. Alla circolazione di mostre settoriali (arte contemporanea, design, architettura), si sta, inoltre, affiancando un'altra metodologia parzialmente basata sugli stessi principi, quella dei pacchetti circolanti. Entro la fine dell'anno partirà un insieme di iniziative, prevalentemente incentrate su design e arte contemporanea, destinato a circolare nei Paesi Golfo (Kuwait, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi, Oman, Arabia saudita) dove non disponiamo di Istituti di cultura in grado di produrre e realizzare progetti di tal tipo, che però sono di crescente interesse politico-economico.
Analoga rassegna è programmata per il 2008 in vari paesi dell'Asia centrale. Anche in questo caso l'applicazione del principio delle economie di scala punta ad una più razionale utilizzazione delle scarse risorse disponibili. Il monitoraggio sull'impatto della nostra promozione culturale avviato nel 2007 consente di essere abbastanza ottimisti sui risultati ottenibili con una strategia imperniata su una più ampia applicazione del principio della circolazione. Realizzeremo infatti un numero più contenuto di eventi (circa 40 per cento in meno rispetto 2006) ma di molto più
elevato impatto complessivo, suscettibili, pertanto, di attirare l'attenzione di sponsor privati. Non a caso i primi dati sull'autofinanziamento degli Istituti registrano incrementi. Secondo le proiezioni la promozione culturale coinvolgerà in prima persona 8/9 milioni di visitatori-spettatori in oltre 100 paesi ma anche un pubblico di ben più ampie dimensioni, indirettamente coinvolto da 8-9000 articoli sulla stampa scritta e 2500-3000 trasmissioni radio-televisive in tutto il mondo.
Come accennato prima, le risorse finanziarie sono, obiettivamente, scarse. Nel 2006 sono stati stanziati, per la promozione culturale realizzata tramite Istituti di cultura e rappresentanze diplomatico-consolari in 108 paesi, circa 21,5 milioni di euro. Di tale ammontare, detratte le spese di funzionamento, restano disponibili per realizzare attività di promozione culturale poco più di dieci milioni di euro. Tale cifra è in realtà maggiore in virtù del fatto che gli Istituti di cultura affiancano alla dotazione ministeriale gli introiti da sponsorizzazioni e corsi di lingua che nel 2006 hanno raggiunto un ammontare complessivo superiore a 14 milioni di euro. Il Ministero degli affari esteri è seriamente impegnato, come risulta da quanto sinora esposto, in una azione mirata a migliorare i risultati ottenuti con i fondi disponibili per la promozione dell'arte contemporanea e della cultura italiana nel suo complesso, spingendo il meccanismo Direzione generale/Istituti di cultura verso una maggiore efficienza ed efficacia. Proprio per questo motivo si ha ragione di ritenere che un aumento dei finanziamenti pubblici in questo settore costituirebbe, di questo siamo tutti consapevoli, un investimento ad elevata redditività.
PRESIDENTE. Ringrazio il viceministro, è stata veramente un'illustrazione ricca, molto dettagliata ed anche importante perché è confortante la constatazione che il nostro lavoro poggi già su una diffusa e significativa rete di iniziative, che recentemente sono state promosse dal Ministero degli affari esteri. Abbiamo tenuto molto a mantenere l'audizione di oggi anche se ieri è stato posto il voto di fiducia; tra l'altro l'abbiamo potuta svolgere grazie al concorso di tutti i gruppi della maggioranza e dell'opposizione, a significare l'attenzione che tutti dedicano a questo tema, anche se, evidentemente, questa circostanza del voto di fiducia ha sfavorito una partecipazione più numerosa all'audizione da parte di colleghe e colleghi.
Vorrei domandarle quale livello di relazione, di integrazione ci sia fra la Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del Ministero degli affari esteri, che se ho ben capito è la testa di questo processo da lei descritto nella sua esposizione, e l'attività del Ministero per i beni e le attività culturali, in particolare della Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanee, impegnata in questo momento nel progetto difficile ma molto ambizioso, di istituzione del Museo delle Arti del XXI secolo, cioè del cosiddetto «Maxxi».
Vorrei inoltre sapere se si possa immaginare anche a livello istituzionale di rafforzare una visione comune, qualora non fosse sufficientemente definita, fra l'attività importante, culturale che promuove il Ministero degli affari esteri e le iniziative del Ministero per i beni e le attività culturali.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. C'è una sinergia e c'è un lavoro di équipe, ma è evidente che, a mio parere, tali legami debbano essere rafforzati e quindi se è possibile prendere qualche ulteriore iniziativa per fare in modo che ci sia una sorta di programmazione comune, di indirizzo comune, ciò sarebbe molto bene.
PRESIDENTE. A questo proposito, lei ha fatto riferimento ad una strategia coordinata in diversi ambiti che è promossa dal Ministero e che quindi non riguarda solo l'arte contemporanea, ma anche eventi di altra natura, sempre culturali, promossi contestualmente alla realizzazione di queste mostre, realizzando in questo modo una strategia che metta insieme
i diversi veicoli: ciò mi pare molto interessante.
Recentemente è stato firmato con il Ministero, col contributo del Sottosegretario di Stato al commercio internazionale, Milos Budin, un protocollo di intesa con il tavolo della musica che riunisce tutti i soggetti del settore, non solo della musica colta, ma anche della musica cosiddetta leggera, indipendente e non solo italiana, con l'obiettivo di accompagnare la realizzazione delle fiere economiche o la partecipazione italiana ad eventi volti a promuovere il commercio con il veicolo musicale che è uno dei veicoli culturali più significativi.
Vorrei sapere se queste vostre iniziative coordinate hanno anche un grado di integrazione con le suindicate presenze economiche in occasione delle fiere e se possiamo favorire questo pacchetto complessivo di iniziative culturali. Noi abbiamo artisti ma anche imprese che ruotano intorno all'arte italiana che potrebbero essere fortemente favorite in un percorso come quello da lei appena descritto.
VITO LI CAUSI. Ringrazio il viceministro Intini per la sua presenza.
Attraverso questa indagine conoscitiva noi in effetti vogliamo favorire le potenzialità di questo settore, che nel recente passato hanno lasciato a desiderare. Mi chiedo se ci sia una maniera per valorizzare all'estero l'arte contemporanea italiana, magari non solo attraverso mostre allestite, ma anche attraverso le progettualità e le energie dei nostri conterranei che vivono in quei territori - perché noi abbiamo illustri connazionali i quali hanno fatto anche fortuna in varie parti del mondo - e che possono quindi aiutarci dal punto di vista economico affinché si possa fare sempre di più per l'arte contemporanea italiana. Ritengo che tutto ciò sia propedeutico, se dovesse riuscire, a dare un'immagine sempre più grande dell'arte italiana e ritengo inoltre che gli introiti oppure le sponsorizzazioni che ne conseguirebbero, perché no, dei nostri connazionali all'estero, potrebbero in effetti migliorare questi mezzi per promuovere l'arte contemporanea.
MANUELA GHIZZONI. Anch'io, come il presidente, sono interessata a capire quale tipo di collaborazione efficace possa esserci con il MIBAC. Era una delle domande che avrei voluto porle anche per contestualizzare meglio la scelta dei grandi eventi, ad esempio le dieci mostre che stanno circolando adesso nel mondo, all'interno di una strategia più condivisa di promozione dell'arte italiana, quanto meno del segmento della contemporaneità.
Inoltre vorrei sapere quale tipo di sostegno preveda il Ministero degli affari esteri, ammesso che ci sia, per la permanenza di giovani artisti in paesi stranieri e quindi anche nella fase di facilitazione di incontro e di esperienze diverse d'espressione artistica. Noi registriamo un difetto di circolazione dei nostri giovani, soprattutto all'estero, cosa che magari non capita all'inverso, ospitiamo tantissimi stranieri - ad esempio, Roma con Villa Medici vive un'esperienza importante di ospitalità verso gli artisti francesi -; vorrei sapere che cosa il Ministero abbia in campo in questo senso.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. È arrivato un suggerimento interessante, mi sembra di capire che si potrebbe puntare sui nostri italiani emigrati all'estero, sui nostri artisti, valorizzare la loro opera e in questo modo ottenere il risultato di rafforzare l'immagine dell'Italia proprio attraverso i nostri emigrati che così come nelle attività imprenditoriali, culturali, politiche e così via, sicuramente anche nell'attività artistica avranno ottenuto risultati importanti; io non lo so perché non sono un esperto in questa materia, ma immagino proprio di sì. Quindi ritengo che sia un suggerimento molto importante per rafforzare il legame tra l'Italia e i suoi italiani che vivono all'estero.
La collaborazione con il MIBAC va rafforzata secondo un concetto quasi ovvio, in quanto il Ministero degli affari
esteri è un venditore, vende un prodotto all'estero quando si parla di cultura artistica contemporanea; tuttavia, quale sia il prodotto da vendere noi non lo sappiamo, ce lo deve dire il Ministero per i beni e le attività culturali e quindi più la sinergia si rafforza e più il venditore diventa un venditore cosciente che vende il prodotto il proposto dal sistema Italia.
Per la verità, non c'è un piano di aiuto per la presenza all'estero di giovani artisti italiani. Possiamo contare sul fatto che le nostre ambasciate, oltre che i nostri Istituti di cultura, sanno che si devono mettere al servizio, non solo degli imprenditori italiani che vogliono penetrare all'estero, ma anche degli artisti e dei giovani artisti italiani che vogliono raggiungere lo stesso risultato, questo lo sanno e naturalmente penso che con l'intelligenza e l'elasticità necessaria ciascun ambasciatore, ciascun direttore di Istituto di cultura lo faccia.
Il presidente Folena ha introdotto un argomento molto importante parlando dei rapporti con le imprese, con l'economia e con il Ministero del commercio internazionale. Inizialmente dicevo che avrei parlato di arte contemporanea, però, questa sollecitazione mi spinge a fare un ragionamento più generale che poi è quello decisivo: in effetti è chiaro a tutti che la politica, l'economia e la cultura vanno di pari passo e che anzi la cultura è l'immagine stessa dell'Italia, quella che trascina tutto il resto, trascina la politica, trascina l'economia.
Se dobbiamo dire quale sia la carta principale che l'industria italiana, che l'economia italiana gioca all'estero, io credo che essa sia proprio l'immagine dell'Italia, l'immagine che nasce proprio dalla tradizione storica, culturale e artistica. L'Italia piace per questo e forse un prodotto italiano, a parità di caratteristiche con quello di un altro paese, ha maggiore impatto proprio per questa atmosfera che circonda l'immagine dell'Italia. Quindi dobbiamo vendere anzitutto l'immagine dell'Italia e dobbiamo venderla, dobbiamo essere sinceri, con l'obiettivo economico, perché è questo il motivo per cui si gioca la partita.
Penso che si sia fatto molto sotto questo aspetto, ma penso anche che si dovrebbe passare da una fase artigianale ad una fase industriale e dalla fase in cui si vendono prodotti caduchi ad una fase in cui si vendono prodotti duraturi nel tempo. Mi spiego. Noi siamo sempre stati in una fase artigianale perché abbiamo confezionato un prodotto, una mostra per esempio, l'abbiamo confezionato artigianalmente, unico prodotto, unico prototipo, come fanno gli artigiani. Invece dovremmo tentare di moltiplicare i prodotti, di fabbricare un prototipo e poi moltiplicarlo di modo che non sia uno ma siano tanti: fase industriale anziché artigianale.
Abbiamo prodotto mostre, avvenimenti e così via, ma caduchi perché spendiamo qualche milione di euro, mandiamo all'estero una grande mostra, dura tre mesi, la mostra si chiude, finisce lì, si butta via tutto e non se ne parla più. Penso che si possa passare ad una produzione duratura negli anni con una grande iniziativa, sulla quale stiamo lavorando ormai da molto tempo - siamo quasi arrivati in porto - che consiste sostanzialmente in questo: vogliamo costruire una mostra itinerante dell'immagine dell'Italia che duri negli anni e che si moltiplichi per quattro. Si moltiplica per quattro perché si possono costruire quattro mostre tutte uguali una per ciascun continente e farle circolare per il continente per anni: tre mesi stanno in un posto, quattro mesi in un altro e così via. Perché è possibile costruire qualche cosa che duri negli anni e che si moltiplichi per quattro? Perché si può costruire una mostra che abbia un schema molto rigido, formata da audiovisivi, oggetti d'arte e opere d'arte. Gli audiovisivi, una volta che se ne è fatto uno, si moltiplicano a dismisura, non è un problema. Se lo schema è molto rigido, gli oggetti museali, le opere d'arte sono intercambiabili e possono ruotare nel tempo e nello spazio. Se noi sappiamo che nel punto «27 C» della mostra, schematicamente individuato con precisione, ci deve essere il quadro di
una dama del Rinascimento, noi abbiamo trenta grandi quadri di questo tipo e quindi li possiamo far ruotare in continuo, prestarli tre mesi, quattro mesi poi farli ritornare e ruotare nel tempo e nello spazio.
Secondo questo schema si può fare una cosa che duri negli anni. Dobbiamo offrire un prodotto che colleghi il passato e il presente e che abbia un impatto sulla vendita del prodotto Italia. Abbiamo perciò immaginato una mostra che abbia, siccome si rivolge a un grande pubblico, una parte introduttiva in cui si spiegano in modo molto schematico, a chi non conosce l'Italia, ad un giovane cinese per esempio, i vari periodi, perché c'è stata l'Italia greca, quella romana, quella rinascimentale e così via e ciascun periodo viene individuato con un totem, così lo chiamiamo, cioè con un'immagine forte, un'opera d'arte molto significativa che sintetizzi il periodo. Dopo di che si individuano sette percorsi al termine di ciascuno dei quali vi sia un punto di eccellenza dell'Italia.
L'Italia in cosa eccelle: nella gastronomia, nella moda, nella nautica, nella tecnologia. Allora, in fondo al percorso della gastronomia ci può essere l'immagine di una grande azienda italiana del settore, in fondo al percorso della moda l'immagine di una grande azienda del settore e così via, che possa contribuire a sponsorizzare la mostra. Ma perché si arriva a questo risultato? Perché l'Italia è leader nel mondo nella gastronomia, nell'industria alimentare? Perché alle spalle ha la civiltà greca dell'olio, la civiltà del vino, ci sono le tavole imbandite di Veronese e dei grandi artisti rinascimentali e così via. Perché l'Italia è leader nella nautica e come punto di arrivo c'è una nave da crociera costruita dalla Fincantieri o uno yacht costruito da un grande cantiere? Perché alle spalle ci sono le triremi romane, le navi greche, Flavio Gioia che ha scoperto la bussola, i quadri di Canaletto dove si vedono i grandi porti del tempo e così via. Perché l'Italia è leader nella tecnologia o comunque ha in essa un punto di eccellenza? Perché alle spalle ci sono i ponti dei romani, gli arnesi costruiti da Leonardo da Vinci e quant'altro.
Quindi l'idea è quella di collegare passato e presente in questo modo e costruire una grande mostra dell'immagine dell'Italia destinata per anni ad andare in giro nei quattro continenti. Si parte da una città, ad esempio, Shanghai per quanto riguarda l'Asia, e poi ci si sposta a Tokyo, a Seul: poi, nell'arco degli anni, si vedrà. Questa idea prevede uno schema molto rigido, ma molto efficace che naturalmente comporta un'economia di scala enorme, perché anziché prendere tante iniziative piccole o medie, se ne prende una molto consistente che una volta impostata non ha più spese nell'arco dei mesi e degli anni; le uniche spese, non poche comunque, sono la circolazione e l'assicurazione del materiale espositivo.
Questa è la nostra idea e la sollecitazione fatta dal Presidente sul tema dei rapporti con il mondo dell'impresa, dell'economia e del commercio con l'estero mi ha spinto ad anticiparvi il progetto al quale stiamo lavorando.
PRESIDENTE. La ringrazio molto anche per questa anticipazione. Fra l'altro segnalo che durante le audizioni, quando avevamo parlato del mercato dell'arte, gli esperti di mercato ci hanno rappresentato come i mercati più dinamici, parlo adesso del mercato privato di acquisto di opere d'arte contemporanea, siano quelli dei paesi emergenti, Cina, India, in parte Brasile.
Le classi ricche, le classi che si stanno rafforzando anche come segno di promozione sociale, investono moltissimo nel contemporaneo, per avere nelle loro case un quadro, un'opera, una scultura, eccetera, e l'Italia è, da questo punto di vista, un paese leader. In questi paesi in particolare, dove c'è un dinamismo del mercato, noi possiamo - mi viene in mente quando lei parlava della Cina o dell'India - oltre che far vedere le nostre opere, anche far comprare i nostri artisti, o giovani artisti in modo molto significativo, proprio perché sono borghesie nazionali
che investono molto in prodotti o in opere di questo tipo.
PAOLA GOISIS. Saluto con piacere il viceministro.
Ho accolto molto volentieri tutte le indicazioni che sono state date e soprattutto mi complimento per questo progetto che mi sembra veramente interessante, vendere l'Italia all'estero per far conoscere le peculiarità dell'Italia e anche quella sinergia di cui si parlava prima tra i due ministeri, il Ministero per i beni e le attività culturali e il Ministero degli affari esteri. Però mi ponevo una domanda che vuole andare a monte della questione, ossia se è prevista o prevedibile, se ritiene che sia utile, una sinergia anche con il Ministero della pubblica istruzione.
A me sembra che la volontà di vendere l'immagine dell'Italia all'estero sia validissima, ma spesso ci si dimentica di vendere l'immagine dell'Italia in Italia e sottolineo ulteriormente il mio pensiero. Io ritengo che si debba pensare alla educazione al bello dei nostri giovani, perché, osservo che purtroppo nelle scuole, se i ragazzi non frequentano un liceo artistico o comunque una scuola professionale artistica, di arte e di cultura proprio non sanno nulla. Non viene né presentato nulla, né insegnato perché i vari programmi sono diversificati e sembra che ci sia quasi una dimenticanza di questo aspetto.
Allora mi chiedevo come andare a monte del problema, perché se vogliamo che i nostri giovani si interessino all'arte e se vogliamo anche proporre loro un deterrente a certe devianze di cui sappiamo e di cui spesso parliamo, forse è il caso di spendere anche perché siano prima di tutto educati i nostri giovani, i nostri studenti. Ritengo che questa sia una pecca nel nostro mondo scolastico e culturale in genere, sia per quanto riguarda gli istituti superiori, sia per quanto riguarda l'università ed è una problematica che avverto in modo molto forte.
LAURA FRONER. Vorrei solo integrare, perché forse non ho capito molto bene un dato, fornito dal viceministro all'inizio del suo intervento, relativo alla percentuale di mostre di un certo livello; se può ripetere per cortesia la percentuale, ma mi sembrava che fosse un numero non molto alto rispetto al volume totale delle mostre organizzate.
Vorrei inoltre sapere, se possibile, il grado di autonomia dei singoli direttori degli Istituti italiani di cultura rispetto alla Direzione generale e, per quanto riguarda il volume delle risorse da lei già evidenziato, molto esiguo rispetto ad una quantità già limitata assegnata agli Istituti italiani di cultura che può essere utilizzata per promuovere l'arte contemporanea, quanto di questo sia effettivamente usato per promuovere i giovani artisti italiani all'estero.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Mi scusi, mi può ripetere la domanda sui direttori degli Istituti di cultura?
LAURA FRONER. Vorrei conoscere il grado di autonomia di ciascun direttore.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il presidente osservava che il mercato dell'arte contemporanea è un grande mercato, è un grande business ed io credo che lo sforzo per rafforzare l'immagine dell'Italia sia orientato a vendere di tutto, anche le opere d'arte: noi vendiamo uno yacht, una bottiglia di vino o un'opera d'arte perché abbiamo una forte immagine dell'Italia, quindi dobbiamo lavorare per rendere più forte questa immagine. Non sono soldi spesi o consumati inutilmente, sono soldi investiti nel modo più efficace possibile, perché è una lira investita per rafforzare l'immagine dell'Italia, come fallout, investimenti stranieri in Italia, joint venture italiane, lavori italiani conquistati all'estero, commercio estero con bilancio positivo e così via.
L'osservazione che ci debba essere una sinergia con il Ministero della pubblica istruzione mi sembra corretta, se il veicolo dell'immagine dell'Italia è il bello, bisognerebbe che i giovani italiani sapessero essere propagandisti del bello e quindi sapessero essi stessi almeno l'acb di ciò
che riguarda l'arte e la cultura artistica. Penso che non soltanto le scuole ad indirizzo umanistico debbano fornire questa formazione di base, ma tutte le scuole in quanto essa fa parte del patrimonio culturale minimo di un italiano che deve essere il primo propagandista dell'immagine dell'Italia.
Bisogna dire che probabilmente il Ministero della pubblica istruzione potrebbe puntare a questo obiettivo, ma che molto di più potrebbe e dovrebbe puntarvi la televisione. Purtroppo noi abbiamo una televisione pubblica che non fa il suo mestiere di televisione pubblica. Non si capisce per quale motivo si debba pagare il canone per una televisione la cui caratteristica di servizio pubblico, francamente, con qualunque sforzo, non si riesce a vedere. È possibile che un canale della RAI non sia in grado di fare delle trasmissioni che non siano a notte fonda ma in un orario ragionevole, mirate a diffondere la cultura del bello? Sono anche cose spendibili, vendibili che possono avere audience, ci possono essere tanti modi di farlo. Ad esempio si potrebbe ambientare uno sceneggiato anziché nella lotta alla malavita che dà un'immagine dell'Italia negativa, nel recupero di un'opera d'arte, in una iniziativa che riguardi la riscoperta di una necropoli sepolta, temi che possono essere interessanti. Invece non c'è il minimo sforzo in questo senso, penso che veramente si dovrebbe fare una riflessione con la RAI su tutto questo.
Per quanto riguarda le richieste di chiarimento avanzate, dicevo all'inizio della mia esposizione che, delle 683 esposizioni di arte figurativa organizzate dagli Istituti italiani di cultura nel periodo 1998-2004, solo più di un quinto, il 22,7 per cento, hanno presentato opere di artisti affermati e di qualità: le mostre grandi sono una decina.
Vorrei, in conclusione, visto che siamo in un'atmosfera in cui si scambiano informazioni e opinioni tra amici e colleghi, aggiungere un'informazione riguardante la nostra iniziativa all'estero.
Vi ho esposto questo progetto sulla mostra itinerante che si moltiplica per quattro, che gira nei quattro continenti e che dura negli anni: faremo un grande sforzo e cercheremo di non gravare sulle finanze pubbliche se non pochissimo, se non nella fase iniziale perché questa è un'iniziativa che può diventare persino attiva. Infatti, nella fase iniziale costa, ma una volta che si è partiti si va avanti per anni e gli sponsor possono essere trovati facilmente, nei quattro continenti magari diversi da continente a continente, si possono anche trovare sponsor locali; quindi tale progetto può addirittura, una volta partito, diventare fonte di profitti che potrebbero esser poi usati per la nostra produzione culturale e anche in altri modi.
C'è però un'altra iniziativa di cui voglio parlare che, sostanzialmente, si concretizza in questo: l'Italia ha un'immagine all'estero, per tutto ciò che si è detto, ma anche, specialmente nell'immaginario popolare, fortemente orientata alla musica, a quella operistica in particolare. In tutto il mondo l'immagine dell'Italia è connessa con l'opera, persino la lingua italiana è diffusa nel mondo attraverso l'opera e molte parole sono entrate nella lingua in inglese, in francese, in spagnolo, in tutto il mondo, riprese dalle nostre opere. Anche in questo settore non si fa abbastanza per penetrare o per penetrare in modo costante perché anche qui il modo di essere presenti all'estero è estremamente dispersivo, estremamente costoso ed estremamente caduco. Succede, infatti, che un grande teatro italiano faccia una tourné all'estero, le costi cinque milioni di euro, stia dodici giorni e la cosa finisca lì.
Si potrebbe tentare di fare qualche cosa di più incisivo, in particolare, ci sono aree del mondo che si stanno alfabetizzando musicalmente quali la Cina, l'India, i Paesi del Golfo, che si stanno affacciando alla cultura musicale, operistica in particolare. Questi paesi tuttavia non hanno esperienza: noi potremmo fornire il knowhow per mettere in piedi alcune opere, non facendo venire qui gli studenti, bensì portando in loco questo knowhow e formando, non solo musicisti e cantanti, ma tecnici delle luci, tecnici di scena,
tecnici dei costumi, amministrativi e così via. Questi paesi costruiscono l'hardware, nel senso che costruiscono grandi teatri: a Shanghai, a Pechino, ad Abu Dhabi stanno costruendo immensi teatri; però il software, cioè cosa mettere dentro questi teatri, come farli funzionare, non c'è, non hanno esperienza. Il software allora glielo possiamo dare noi e possiamo a questo punto inventarci anche un'iniziativa non caduca e non così costosa, come la semplice trasferta del teatro italiano all'estero.
La semplice trasferta del teatro italiano all'estero costa enormemente perché comporta lo spostamento delle masse, coro, orchestra, corpo di ballo e così via. Ma se noi forniamo il software a questi paesi le masse possono mettercele loro e quindi noi possiamo mettere il direttore d'orchestra, il regista, due o tre cantanti più importanti, organizzando degli spettacoli in joint venture, nei quali loro mettono una cosa e noi ne mettiamo un'altra e anche in franchising, perché possiamo dar loro il timbro di qualità fornito dall'immagine di un grande teatro italiano: questa opera è fatta insieme dalla Fenice di Venezia, faccio per dire, e dall'opera di Pechino. Stiamo lavorando a questo progetto, ci stiamo lavorando da un po' di tempo, affidandolo a Carlo Fontana, l'ex sovrintendente della Scala, che è un'autorità in materia e che è anche molto fantasioso, e io spero che, anche in questo settore, avremo risultati positivi.
PRESIDENTE. Queste ultime riflessioni sono estremamente interessanti, anche perché a breve riformeremo il settore dello spettacolo dal vivo, arriverà presto il disegno di legge del Governo, almeno lo auspico, lo stiamo aspettando da molti mesi. Lei sa che la metà delle risorse del FUS (Fondo unico per lo spettacolo) è oggi utilizzato dalle tredici fondazioni lirico-sinfoniche. La produzione di un'opera lirica - oggi sicuramente la lirica è il veicolo culturale di livello superiore nel mondo dell'immagine italiana - è sostanzialmente analoga al costo della produzione di un film medio di Hollywood, con la differenza che non ha la possibilità di fare gli incassi che fa il film. Quindi non usciremo mai dalla questione se anzitutto non utilizzeremo i diritti televisivi, cioè se non creeremo una sorta di fondazione delle fondazioni o un'agenzia delle fondazioni lirico-sinfoniche al servizio di queste e dei teatri italiani che consenta di utilizzare l'enorme potenziale che ha la registrazione di alta qualità di queste opere, che possono essere trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo.
In secondo luogo, come lei accennava, credo che esattamente come il museo del Louvre o altri musei che hanno deciso - quindi c'è un problema anche rispetto alla struttura museale italiana - di aprire loro sedi in altre parti del mondo, sostanzialmente nella medesima logica che lei ha illustrato a proposito delle proposte del Ministero degli affari esteri, noi potremmo tranquillamente pensare, più che di mettere in competizione le singole fondazioni lirico-sinfoniche attraverso una loro aggregazione, tramite una loro agenzia di servizio rapportata col Ministero degli affari esteri, di mettere i marchi dei teatri italiani, con le scuole, con le attività in loco, per costruire una sorta di grande teatro italiano globalizzato. Il sapere italiano verrebbe però, non voglio dire decentrato per ragioni di costi, perché non è questo il tema, ma allocato in tante diverse aree mondiali.
Questa potrebbe essere un'esperienza di estremo interesse, però ripeto il punto essenziale è superare un limite che ha avuto il decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367 sulle fondazioni lirico-sinfoniche (cosiddetta legge Veltroni), limite a causa del quale noi abbiamo oggi tante entità in competizione tra di loro, gli Stati Uniti ne hanno quattro o cinque, la Francia ne ha tre, noi ne abbiamo tredici. Ora non possiamo diminuirle, perché l'Italia è il Paese della lirica, però possiamo fare sistema tra queste fondazioni lirico-sinfoniche e lo stesso vale per il teatro e per la danza contemporanea, che in Italia è totalmente sottovalutata rispetto a quanto avviene in Francia o in Spagna. Quindi abbiamo, secondo me, bisogno di strumenti snelli che funzionino in questo
senso e dobbiamo fare in modo che la riforma dello spettacolo vada in una direzione che poi si combini con questa linea strategica molto lungimirante che il Ministero degli affari esteri oggi ha illustrato.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Proprio questo è l'obiettivo che ci proponiamo con tale iniziativa nel campo della musica. Lei mi parlava del Louvre, la voglio informare che ad Abu Dhabi stanno costruendo una grande area per le mostre di arte contemporanea che è stata affidata al Guggenheim; una grande area per le mostre di arte antica è stata affidata al Louvre; stanno costruendo anche un palazzo della musica e la nostra ambizione sarebbe che fosse affidata a noi, che siamo capaci di gestirlo e lo stesso tentativo stiamo facendo altrove. Fontana, che è fantasioso oltre che efficiente, fa osservare che ad esempio con l'India, che si sta affacciando in questo settore, si può immaginare che nascano, da una cooperazione, anche delle forme nuove.
Ad esempio, il musical americano è nato dall'incrocio tra l'opera lirica italiana e il jazz. Cosa può nascere a Mumbay dall'incrocio tra l'opera italiana e la musica e la danza popolare indiana? Non si sa, ma magari può nascere qualcosa di interessante e noi dobbiamo assolutamente spingerci in questo settore delle internazionalizzazioni e ciò non si può fare se ciascun singolo teatro, per quanto importante, agisce da solo. Si spendono soldi a pioggia e non si ottengono grandi risultati, dobbiamo assolutamente tentare di andare per questa strada.
PRESIDENTE. Riguardo alla questione della formazione, giustamente sollevata dalla collega Goisis, penso che il lavoro di scambio anzitutto a livello degli studenti che frequentano le accademie di belle arti dovrebbe essere incentivato con grande determinazione sulla scia dei progetti Erasmus. Noi abbiamo saperi artistici nelle accademie di belle arti che più vengono aperti e contaminati, più aiutano a sprovincializzare anche la formazione dell'arte contemporanea italiana.
Quanto lei ha detto sulla televisione è una battaglia molto condivisa da questa Commissione, noi stiamo lavorando sull'ipotesi di usare il digitale anche come possibilità di moltiplicazione dei canali e quindi di avere una sorta di arte italiana, anche se non dobbiamo per forza ispirarci ad altri canali che permettano di valorizzare tali produzioni.
Raccolgo anche la sua suggestiva proposta a proposito della fiction televisiva, con l'idea di suggerire a Petruccioli e a Cappon che dopo le serie dei carabinieri, dei finanzieri e dei medici, si potrebbe realizzare una serie televisiva in cui giovani archeologi o giovani restauratori salvano o rimettono a posto un'opera d'arte, una chiesa. Ieri sera sono stato invitato, sempre in questo clima amichevole, all'inaugurazione di un'opera unica del Pinturicchio dietro alla quale si cela un giallo. Quest'opera fu fatta scomparire poiché il pittore aveva rappresentato il papa Borgia e la Madonna con il volto dell'amante del papa di allora e i suoi successori non sopportavano questa cosa blasfema negli appartamenti Borgia. Quest'opera è stata ritrovata da privati e ricomprata da una grossa fondazione ed è da ieri esposta a palazzo Venezia. Sono storie che se raccontate nel modo giusto hanno, oltre che un valore artistico, anche un grandissimo interesse di costume pubblico.
LAURA FRONER. Sempre sull'onda del confronto amichevole, volevo fare uno spot pubblicitario.
La prossima settimana ospito nel comune dove sono sindaco, Borgo Valsugana, in una località montana, precisamente in una struttura del comune di Carpi, un gruppo della junior orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, giovani al massimo di sedici, diciassette anni che ospiteranno all'interno del loro gruppo alcuni giovani componenti dell'orchestra Simon Bolivar che, come voi sapete, è un progetto non solo di formazione musicale ma anche di recupero sociale, un'opera straordinaria. Li faremo incontrare con i giovani della scuola musicale locale che è molto frequentata, essendo una gestione
associata che racchiude più comuni e con i ragazzi che studiano all'interno delle bande locali, che fanno a loro volta dei corsi di formazione presso la scuola musicale e che suonano nel gruppo giovanile della banda. Quindi ci sarà quanto più possibile una forma di scambio non solo internazionale, ma anche nazionale tra i giovani, che non si possono definire professionisti, ma che sono molto più avanti nella formazione musicale e quelli che sono solo appassionati e quindi la seguono da meno tempo o comunque con un ritmo meno serrato, con l'obiettivo di accrescere la loro motivazione allo studio musicale e alla futura espressione in questi termini.
PRESIDENTE. La ringrazio, collega Froner, e ringrazio molto il viceministro Intini per la sua disponibilità, sicuramente proseguiremo per questa via di collaborazione.
La seduta termina alle 15,10.