Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle servitù militari, l'audizione di sindaci di comuni della Sardegna: dottor Emilio Floris (Cagliari); professor Raimondo Angius (Arbus).
Invito immediatamente il sindaco di Cagliari - che saluto e ringrazio - a prendere posto nell'aula della Commissione. Nel farlo, ricordo ai colleghi che già nella seduta di mercoledì 7 marzo scorso sono stati auditi dalla Commissione i sindaci di numerosi comuni sardi. Tuttavia, in considerazione dell'importanza e del peso che, sulla città di Cagliari, ha il tema delle servitù militari, abbiamo ritenuto opportuno dedicare ad essa un'audizione specifica, allo scopo di approfondire adeguatamente tale questione.
Abbiamo già audito il presidente della regione; concluderemo la prossima settimana le audizioni degli amministratori della Sardegna, per passare poi a quelli del Friuli Venezia Giulia. Come è noto, l'indagine in corso terminerà con l'approvazione di un documento conclusivo: nostro obiettivo è che ciò avvenga in tempo utile per l'avvio della Conferenza nazionale sulle servitù militari - alla cui data di inizio, non ancora definita, il Ministero sta lavorando -, affinché il risultato dei nostri lavori possa inserirsi nel percorso deciso dal Governo, nella convinzione che il contributo del Parlamento possa costituire un elemento particolarmente importante e significativo.
Do, quindi, la parola al sindaco di Cagliari, dottor Emilio Floris per la sua relazione.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Sono lieto del vostro interesse per il mio comune, sul quale ricadono sicuramente numerose servitù militari: ne abbiamo censite oltre cinquanta, con differenti gradi di importanza e consistenza. Si spazia, infatti, da terreni con un'importanza ambientale di notevole interesse - i quali, però, rispetto alle possibilità di utilizzo, vengono censiti come «zona H», ovvero come spazi verdi non trasformabili -, ad aree in parte ricadenti nel centro storico e quindi assoggettate ai relativi vincoli urbanistici, e ad altre i ancora che potrebbero essere utilizzate in maniera diversa dall'attuale. Non disponiamo, però, di un censimento dei beni dismissibili. Per rispondere al quesito concernente l'eventualità che vi sia un utilizzo coerente con gli interessi del comune di Cagliari, è peraltro necessario individuare i beni su cui il comune deve esprimersi, per evitare il rischio di nutrire interessi notevoli verso
caserme permanentemente in uso alle autorità militari. Mi rendo conto di non aver presentato l'individuazione dei vincoli a cui tali aree sono assoggettate per intero, come si può fare a piano urbanistico vigente, laddove vi preme conoscere l'eventuale destino che potranno subire parti del territorio interessate da servitù militari per un utilizzo civile: per formulare una risposta esaustiva, però, attendo di avere una conoscenza specifica delle dismissioni o della dismissibilità dei beni.
Ho preparato uno specchietto, che però non ritengo opportuno consegnare adesso, in quanto poco leggibile; mi dichiaro, però, disponibile ad indicare alla Commissione, in un momento successivo, lo stato di individuazione del bene rispetto al possibile utilizzo, qualora questo dovesse essere ceduto al comune di Cagliari.
La Sardegna è una regione a statuto speciale, per cui la dismissione non viene fatta verso il comune, ma verso la regione, che, con un atto successivo, potrà dismettere o proseguire la dismissione nei confronti dei comuni interessati: a tal fine, sarà necessario valutare le situazioni con particolare attenzione, perché alcuni di questi beni, anche se dismissibili, sono attualmente occupati da personale militare in servizio o in pensione, per cui l'utilizzo del bene potrebbe dipendere da una collocazione di questo personale di cui non conosciamo il destino, ignorando se il Ministero della difesa abbia provveduto a debiti alloggi o quale sia il rapporto tra il personale in pensione che fruisce del bene e l'amministrazione dello Stato.
È difficile suggerire eventuali utilizzazioni dei beni, laddove, a fronte di costruzioni totalmente utilizzate, ve ne sono altre per cui richiederei ulteriori indagini, perché ci risultano abitate solo da una o due famiglie, mentre nelle dismissibilità ne sono indicate tra le dieci e le quindici: nel caso in cui il bene arrivasse al comune, provvedere alla sistemazione di una sola famiglia sarebbe profondamente diverso dal farsi carico di un numero assai superiore di famiglie che non abitano, oggi, all'interno del bene da dismettere.
Desidero sottolineare quanto la città sia interessata al fenomeno, riconoscendo, essa, l'importanza della presenza militare nel territorio. Non essendo antimilitarista, laddove questa dismissione potesse avvenire in termini fisiologici, non posso che assecondare favorevolmente il trasferimento di territorio all'interno dell'amministrazione che rappresento.
PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco di Cagliari per la sua esposizione.
Do, quindi, la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, alternando ciascuna domanda con la corrispondente replica del dottor Floris.
GIUSEPPE COSSIGA. Lei ha toccato uno degli aspetti che abbiamo già affrontato, ovvero come, nello specifico della regione Sardegna, lo statuto preveda questo passaggio. Si tratta, in particolare, di immobili attualmente inutilizzati, che, se dismessi, potrebbero essere impiegati in altro modo: quella di Cagliari è una situazione diversa rispetto ad altre zone della Sardegna in cui esistono poligoni e aree assoggettate a servitù.
Lei ha esordito affermando di non conoscere neppure la lista degli immobili dismissibili: presumo, dunque, le sia impossibile indicarne le diverse categorie, laddove esistono beni dismissibili tout court perché non più funzionali, ma anche beni che potrebbero essere dismessi se ne venisse individuata una diversa locazione: nei casi in cui il comune o l'ente territoriale garantisca di soddisfare questa esigenza, è possibile rilasciare questo bene e prenderne un altro. Vorrei un chiarimento su queste due articolazioni e vorrei capire se lei non abbia queste informazioni, perché il comune, in quanto ente territorialmente competente a valorizzare questi beni, è coinvolto direttamente, stante la peculiarità dello statuto. Vorrei sapere, quindi, come vengano gestite tali questioni a livello di rapporti tra Governo centrale e regione, se gli enti territoriali vengano coinvolti, oppure se lei non abbia queste conoscenze perché il comune non viene coinvolto.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Onorevole Cossiga, non esistono atti ufficiali. Ci sono state, invece, mie interlocuzioni con la regione, ma non possiedo ancora conoscenze complete rispetto ai beni dismissibili e alla consistenza occupativa dei beni stessi, per quanto attiene agli alloggi.
Per quanto riguarda alcune aree, si rileva una possibile sinergia tra il comune e la regione per la loro destinazione, che è prevalentemente censita come H, ovvero come beni, non alienabili diversamente da quella che potrebbe essere una loro destinazione a verde.
Quanto al resto, ribadisco che ci sono beni dismissibili in cui ci risultano abitare una o due famiglie, mentre nel censimento di cui ho conoscenza, ma che non ho ricevuto in via ufficiale, sono indicati quindici alloggi.
GIUSEPPE COSSIGA. Di cui, però, il comune sarebbe chiamato a farsi carico...
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Ritengo che comune o regione cambi poco, perché si tratta di atti interni che ottemperano al documento scritto e, per i casi in cui si citano quindici alloggi, ma ne viene utilizzato solo uno, non si capisce se eventualmente il comune debba mettere a disposizione un pari numero di dimore o una sola.
La situazione non è, purtroppo, a mia perfetta conoscenza; per i casi noti, tuttavia, non si rileva rispondenza con il reale utilizzo del bene.
EMANUELE SANNA. Sebbene non faccia parte della Commissione difesa, partecipo a questo incontro con il sindaco di Cagliari come parlamentare della Sardegna, in quanto sono interessato a sapere dal sindaco della capitale della nostra isola, nonché della mia città, se l'amministrazione comunale di Cagliari abbia maturato un'opinione concernente l'utilizzo delle ampie porzioni di territorio e del grosso patrimonio mobiliare in fase di dismissione.
È in atto un processo di radicale ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, fatto molto importante che corrisponde positivamente ad una rivendicazione storica delle nostre istituzioni autonomiste, nonché delle nostre comunità locali e del popolo sardo: non si tratta solo di liberare migliaia di ettari di territorio, non solo spiagge e non solo scogli, ma anche di grossi patrimoni immobiliari nelle nostre città, in particolare nella città di Cagliari. Questo patrimonio transiterà, sulla base dello statuto speciale di autonomia, dallo Stato alla regione, ma è impensabile che la regione, a prescindere dalle maggioranze che si alternano al governo della nostra isola, non dialoghi, non discuta e non stringa accordi a valle con i comuni, in particolare con il comune di Cagliari.
C'è un patrimonio enorme di carattere immobiliare nel centro storico della città - cito, tra tutti, il vecchio ospedale militare -, mentre caserme, alloggi, immobili architettonicamente pregiati si collocano all'interno del perimetro urbano. Cagliari è la più grande e importante città della Sardegna, ma è priva di territorio: a differenza di Sassari, la cosiddetta «capitale del capo di sopra», che ha un territorio di 52.000 ettari - il più grande comune d'Italia -, Cagliari è chiusa nella sua cinta muraria, circondata da splendidi stagni, con i comuni dell'hinterland che hanno rivendicato e ottenuto la loro autonomia, anche quando, in altra epoca storica, furono forzosamente accorpati per costituire la città di 100.000 abitanti. Pur non avendo territorio, all'interno del perimetro urbano ci sono, però, zone di straordinario valore ambientale e paesaggistico. I colli e le terrazze naturali che si affacciano sul cosiddetto Golfo degli Angeli sono stati in parte salvati dall'aggressione urbanistica grazie alla presenza delle servitù militari. Capo Sant'Elia, Cala Mosca, Montelupino rappresentano beni di straordinario valore paesaggistico, naturalistico e ambientale.
Mentre siamo convinti sostenitori del dialogo fecondo tra regione e comune, perché alla fine è la comunità locale a
gestire questo bene, siamo anche molto vigili e preoccupati della possibile utilizzazione di tali risorse. Se su quei colli, su quei beni, fossero infatti costruiti gli attici di palazzi di 7-8 piani, in Sardegna si correrebbe il rischio di manifestazioni per rivendicare il ritorno dei militari.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Non v'è ombra di dubbio.
PRESIDENTE. Vorrei porle anch'io alcune domande. Non ho letto l'elenco di tutti i beni contenuto nel decreto del 28 febbraio, ad ogni modo, dal punto di vista della tempistica, tutti i beni dismissibili e già passati al demanio sono contenuti in un provvedimento di cui lei avrà preso visione.
Bisogna, dunque, capire se il capitolo inerente alla trattativa aperta fra la regione Sardegna e il Ministero della difesa costituisca un pacchetto a parte. A luglio, uscirà un nuovo elenco di beni ed esiste una parte concernente le permute da lei citate perché, per i beni ancora in parte utilizzati dal Ministero, è stata inserita, nella legge finanziaria, in Senato, la possibilità di effettuare permute: si tratta del problema che lei stava ponendo rispetto a beni occupati per uno o due alloggi, ma indicati per quindici.
Esiste, dunque, una serie di questioni, alcune delle quali si possono approfondire, individuando i beni inseriti nel pacchetto di discussione tra la regione Sardegna e il Ministero della difesa. Per quanto riguarda la parte destinata a rimanere al Ministero, ritengo - pur ignorando i termini dell'accordo - che le permute, a condizione che queste intervengano direttamente sul comune, possano essere subito realizzate dall'ente locale con lo stesso Ministero.
La situazione posta dall'onorevole Sanna è di notevole interesse. La scorsa settimana abbiamo audito sindaci che ponevano problemi relativi allo specchio d'acqua o ai territori; questo rilievo, rispetto al fatto che la presenza militare abbia preservato aree rimaste incontaminate - quindi, particolarmente pregiate -, pone, poi, il problema di individuare l'eventuale progettualità.
Senza dubbio, rispetto al normale percorso delle altre regioni, quello della Sardegna è particolare, perché esiste un tavolo di trattativa aperta tra Ministero e regione che ha individuato una serie di direttive.
ANTONIO RUGGHIA. Sempre in ambito di dismissioni immobiliari, vorrei chiedere al sindaco di questa grande città un parere su uno strumento individuato con la legge finanziaria, attraverso un emendamento introdotto nell'iter di approvazione della manovra, per cogliere l'obiettivo del Governo di ottenere nel biennio - attraverso la dismissione immobiliare - un'entrata di 4 miliardi, obiettivo estremamente ambizioso: tale strumento è l'accordo di programma. Per raggiungere questo obiettivo è necessario indicare la destinazione degli immobili che si considerano dismissibili da parte dell'amministrazione dello Stato e della Difesa: nel momento in cui è stato previsto lo strumento dell'accordo di programma, ci si poneva l'obiettivo di garantire un vantaggio anche ai comuni con la plusvalenza che si può ricavare per le amministrazioni e per la comunità.
Vorrei, dunque, chiederle se ritenga percorribile questa strada e raggiungibile lo scopo di rendere più appetibile la dismissione immobiliare e se questo possa considerarsi uno strumento utile per le amministrazioni comunali. Inoltre, vorrei sapere se lei ritenga comunque opportuno utilizzare tale strumento.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Per rispondere a quanto accennato dall'onorevole Sanna - che è stato anche presidente della regione, quindi è esperto del problema delle servitù militari - in merito alla presenza in alcune zone che riteniamo di importanza strategica per lo sviluppo della città, ritengo non vi sia alcuna preoccupazione, perché esiste condivisione rispetto al destino delle aree preservate in quanto servitù militari. Grazie alla sensibilità oggi maturata, infatti, ritengo non si possa ipotizzare di alienare tali aree, bensì di valorizzarle dal punto di
vista ambientale per la loro eventuale rilevanza turistica.
Per quanto riguarda il resto, ritengo esista un rapporto diverso tra lo Stato e la regione sarda, anche per incontri già intervenuti, in base ai quali il problema della cartolarizzazione non si pone per la Sardegna. Questo non è di mia stretta competenza, ma ritengo che il Ministero dell'economia non possa considerare i beni come produttori di profitti anche rispetto alla Difesa, bensì che sia prevista una dismissione «gratuita». La non gratuità, eventualmente, si rileva rispetto alla presenza dei citati alloggi che, a nostro avviso, sono stati stimati in plus rispetto al loro reale utilizzo come abitazioni.
Il comune di Cagliari ha inoltre un rilevante problema, in quanto sta facendosi carico di tante richieste di alloggi ERP, edilizia residenziale pubblica, cosa che non avviene nel territorio circostante. Riteniamo, pertanto, necessario non solo destinare aree a tale scopo, a titolo gratuito, ma anche un finanziamento per costruire una parte di questi alloggi. Si tratta, infatti, di provvedimenti di carattere nazionale, concernenti 20.000 alloggi in affitto e l'edilizia agevolata che può essere allocata in alcune aree trasferibili al comune di Cagliari.
Esistono immobili di pregio che il comune gradirebbe possedere, ma la cui messa a norma richiede risorse non facilmente reperibili attraverso un bilancio comunale in linea con i bilanci non particolarmente floridi di tutti i comuni d'Italia. Ritengo, quindi, che l'interlocuzione a livello regionale, circa l'utilizzo di alcuni beni, debba proseguire in una sede differente da questa.
Auspico che perciò emerga dalla Commissione difesa un indirizzo in grado non di vincolare, ma di favorire la prosecuzione del trasferimento dal Ministero interessato alla regione, nonché una sollecitazione a considerare le esigenze degli enti locali presenti sul territorio.
PRESIDENTE. Da questo punto di vista, ci sarà profonda attenzione. Proprio per questa ragione, abbiamo ritenuto di dover avviare l'indagine conoscitiva sulle servitù militari, con le audizioni dei capi di stato maggiore - per capire, così, le esigenze imprescindibili della Difesa - e di proseguirla, poi, con le audizioni degli amministratori locali: il Parlamento intende, infatti, riunire le esigenze degli uni e degli altri al fine di delineare un quadro completo di riferimento.
L'emendamento cui faceva riferimento l'onorevole Rugghia è stato votato all'unanimità ed inserito nella legge finanziaria grazie alla Commissione difesa. Esso prevede di utilizzare obbligatoriamente lo strumento degli accordi di programma - per quanto riguarda le dismissioni - perché, pur essendo già in atto un protocollo d'intesa tra l'Agenzia del demanio e l'ANCI, inserirlo in legge garantisce uno strumento ineludibile.
Nella consapevolezza della vastità del patrimonio immobiliare - contenuto non solo in aree facenti capo alle Forze armate - e della possibilità che questo diventi un interessante volano per lo sviluppo locale, riteniamo, altresì, che un coinvolgimento obbligatorio, inserito nella legge finanziaria, sia lo strumento affinché l'ente locale sviluppi tale progettualità.
La Commissione difesa non interviene, invece, nella parte riguardante i rapporti tra regione e comuni, sebbene l'attuale lavoro di complessiva valutazione delle esigenze dei territori miri a formulare un documento finale che agevoli questo percorso di dismissione di quanto ormai inutilizzato dalle Forze armate.
MAURO BETTA. Interverrò molto rapidamente, presidente, perché concordo su quanto lei affermava. Nell'elenco che il Ministero ci ha trasmesso, infatti, la regione Sardegna non è presente con immobili per questo accordo di programma.
Mi preme solo sottolineare come il sindaco chieda qualcosa di più, perché gli accordi di programma da noi previsti sono a titolo oneroso, mentre egli si riferisce a dismissioni e a trasferimenti - inizialmente alla regione e poi dalla regione agli enti locali - a titolo gratuito. Ritengo, però, che questo contrasti con l'impostazione
del Ministero della difesa e soprattutto con quella del Ministero dell'economia e delle finanze, che frapponeva ostacoli ad un rapporto diretto tra il primo e le regioni a statuto speciale interessate a tali accordi di programma. Il Ministero desiderava infatti che gli eventuali ristorni e comunque i costi di questi beni confluissero direttamente nel bilancio dello Stato e non nel Ministero della difesa, come invece richiesto. Si tratta di una questione estremamente più complicata, in considerazione dell'attuale situazione del bilancio dello Stato, ma capisco anche la riflessione del sindaco che, rispetto al proprio bilancio e agli interessi del proprio ente, sottolinea queste necessità.
Il Ministero ci ha, comunque, trasmesso l'elenco dei beni che intende dismettere, compresi quelli inseriti nel decreto del 28 febbraio: della regione Sardegna non si fa menzione, come di nessuna regione a statuto speciale, per cui sono in corso gli accordi di programma. Il problema dei costi di questi trasferimenti e dei relativi oneri è quindi ancora aperto.
PRESIDENTE. Sì, con una tendenza - che sto riscontrando negli uffici preposti, sia per quanto riguarda la Difesa, sia per quanto riguarda il Demanio - a comprendere come il titolo oneroso debba essere gestito in una progettualità in cui l'ente locale non sia obbligatoriamente il soggetto erogatore.
Sia nell'Agenzia del demanio sia nella Difesa si rileva, infatti, la consapevolezza che irrigidire eccessivamente su una questione di onerosità, legata al pagamento di un bene da parte dell'ente locale, rischi di bloccare la situazione. All'interno del discorso concernente gli accordi di programma - in cui si presume di includere, a seconda dei tipi di beni, anche la presenza di soggetti privati in grado di contribuire -, sarà necessario individuare una chiave diversa, per riconoscere la specificità di ciascun bene e avviare questo processo.
Desidero, peraltro, sottolineare come non si riscontri una rigidità di atteggiamento, aspetto che sto verificando e spero resti coerente in futuro. Nei primi rapporti, quali il tavolo costituitosi per la regione Liguria - realtà che conosco più direttamente perché riguarda il mio territorio -, rilevo anzi un atteggiamento diretto alla soluzione del problema, atteggiamento nuovo rispetto al passato.
Naturalmente, il problema dei 4 miliardi - citato dagli onorevoli Rugghia e Betta - permane, sebbene occorra riconoscere che il bilancio dell'ente locale non permette di gestire richieste impossibili.
GIUSEPPE COSSIGA. Mi permetta un'ulteriore considerazione, presidente. Il sindaco mi correggerà, qualora abbia frainteso, ma mi è parso di comprendere che il problema concernente la regione Sardegna sia diverso da quello delle altre regioni. Nel caso delle dismissioni nelle altre regioni, lo Stato si pone il problema di valorizzare al massimo l'immobile e, quindi, attraverso il coinvolgimento del comune ed eventualmente del privato, ottiene da un bene, oggi senza valore, un valore 100, la cui metà va allo Stato e il resto ad altri soggetti.
Nel caso della regione Sardegna, ma anche di altre regioni a statuto speciale, emerge, invece, il problema dell'interpretazione dello statuto: se, infatti, si afferma che lo Stato, e nello specifico l'amministrazione militare, non necessita più di quel bene, automaticamente esso passa alla regione Sardegna. Nelle altre dismissioni, lo Stato afferma di aver bisogno di questo bene per fare cassa, mentre nel caso della regione Sardegna - e quindi anche degli immobili della città di Cagliari -, se lo Stato dichiara di non aver più bisogno di quel bene per l'utilizzo originario e desidera usarlo per fare cassa, quest'ultimo passaggio risulta irrealizzabile, perché il bene passa direttamente alla regione. Chi può fare cassa sui beni presenti nella regione Sardegna è la regione, non lo Stato. Il coinvolgimento dell'ente locale attiene, quindi, alla volontà e all'opportunità che la regione faccia cassa, laddove lo Stato non può fare cassa con i beni demaniali della regione Sardegna. Non esiste, quasi, un interesse diretto
dell'amministrazione della Difesa - se non in caso di permuta - a rilasciare il bene, perché, nel primo caso, si può assicurare che una parte dei proventi dello Stato giunga alla Difesa stessa, mentre nel caso della regione Sardegna è necessario costruire il processo che coinvolga, nell'interesse, anche l'amministrazione militare: il Parlamento e il Governo centrale dovrebbero quindi «imporre», oltre all'interesse puramente numerico, un interesse più generale.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Risponderei a questo intervento fuori microfono...
PRESIDENTE. La informo che, essendo la pubblicità del lavori garantita mediante trasmissione televisiva su canale satellitare, lei resterebbe comunque in comunicazione con il mondo.
EMILIO FLORIS, Sindaco di Cagliari. Capisco, presidente. Ad ogni modo, sottolineo come lo Stato, laddove non debba più interessarsi di un bene, non partecipi alle spese del suo mantenimento, realizzando un risparmio non indifferente.
Ribadisco inoltre, come correttamente riferito dall'onorevole Cossiga, quanto sia preoccupante per il comune constatare che questo bene - prima di proprietà del Ministero della difesa - passerebbe alla regione senza poterne ricavare alcun beneficio riguardante l'utilizzo diretto. Mi auguro che ciò non accada, altrimenti, per noi, il trasferimento del bene dalla Difesa al titolo patrimoniale della regione non comporterebbe nessuna rilevanza dal punto di vista dell'utilizzo. L'auspicio è che, anche di concerto con la regione, si possa arrivare a far godere la città e gli abitanti di questo effettivo trasferimento del bene. Esistono, infatti, beni ambientali di notevole rilevanza, che rappresentano un costo per il comune, di cui non si chiede il trasferimento per intero al comune, ma solo delle parti utilizzabili per soddisfare le richieste di alloggi di edilizia residenziale pubblica. In alternativa, sempre di concerto con la regione, si potrebbero valorizzare quei beni ed eventualmente monetizzarli.
Alcune caserme, di notevole interesse per l'eventuale trasformazione da uso militare ad uso civile, ci risultano essere dismissibili, però, si incontrano resistenze a livello locale. A Cagliari, esistono caserme in riva al mare ed altre all'interno della città, in zone di minor pregio. Non condivido l'opportunità che i militari utilizzino come depositi quelle caserme anziché altre di minore importanza, dal punto di vista di un'eventuale trasformazione. Una caserma in riva al mare potrebbe essere trasformata in un albergo e, anche se ciò dovesse richiedere una concessione regionale, da questo diverso utilizzo trarrebbe beneficio l'intera città, rispetto ad un locale lasciato vuoto, non utilizzabile per fini turistici o comunque non valorizzabile.
Ritengo che di questa vicenda esista una parte che giustifica la mia presenza in questa sede - per la quale, naturalmente, ringrazio il presidente e la Commissione tutta, dimostratisi sensibili ai problemi degli enti locali - ed un'altra destinata allo studio delle possibili trasformazioni, che si svolgerà prevalentemente all'interno della regione Sardegna.
Auspico, ovviamente, che le dismissioni avvengano in tempi brevi, fermo restando che non vi è alcun intento di allontanare quei militari la cui presenza sia giustificata ai fini della Difesa. Ho, infatti, piacere di ospitare, a Cagliari, il centocinquantunesimo reggimento fanteria meccanizzata «Brigata Sassari»: sebbene sia ubicato in una zona turisticamente validissima, dalla quale si potrebbe ottenere una rilevante realizzazione economica, desideriamo ugualmente che esso rimanga, assumendo, la sua presenza, un evidente, indiscusso valore simbolico.
PRESIDENTE. Ringraziamo il sindaco di Cagliari per il suo contributo. Anche noi ci auguriamo che i tempi siano brevi, perché da lungo tempo si dibatte della dismissione dei beni militari.
Lo ringraziamo, inoltre, per la disponibilità manifestata verso le esigenze delle Forze armate, sebbene anche nell'audizione con i sindaci di comuni meno importanti abbiamo recepito la tendenza ad individuare l'obiettivo unicamente nell'impiego di quanto inutilizzato, mentre l'atteggiamento della regione rimane non solo attento ai propri bisogni, ma anche capace di riconoscere le ragioni del Ministero della difesa.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Prego il sindaco di Arbus - che saluto - di prendere posto nell'aula della Commissione: come ho già detto al sindaco di Cagliari, che abbiamo appena audito, la scorsa settimana abbiamo ascoltato molti suoi colleghi e il presidente della regione. Abbiamo ritenuto di avviare questo ciclo di audizioni proprio a partire dalla Sardegna, perché è la terra più significativamente interessata dal tema delle servitù militari. Da parte nostra, siamo interessati a capire il punto di vista degli enti locali, in modo da elaborare una sintesi, con la predisposizione di un documento finale, che potrà fornire un utile contributo alla conferenza sulle servitù militari che è in fase di preparazione (la data non è stata ancora stabilita, ma verrà proposta dal Governo).
Do, quindi, la parola al professor Angius, che anticipatamente ringrazio.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Onorevoli deputati, vorrei iniziare il mio intervento mostrandovi una cartina che evidenzia la zona in cui incide la servitù militare di Capo Frasca. Esprimo meraviglia che siano stati convocati i sindaci di Terralba e di Santa Giusta, dal momento che il comune sul quale incide la servitù militare di Capo Frasca è Arbus.
PRESIDENTE. Lei è stato convocato!
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Sì, però...
PRESIDENTE. Sindaco Angius, forse le è necessario un chiarimento, per non incorrere in fraintendimenti di sorta: l'elenco dei sindaci da convocare è stato compilato in ufficio di presidenza, alla presenza di tutti i rappresentanti dei gruppi, ai quali è stato chiesto - non tutti conoscono il territorio della Sardegna - quali dovessero essere i comuni da coinvolgere.
Inizialmente, il suo comune non è stato citato, neppure dai parlamentari che conoscono meglio il territorio: non credo per tenerla fuori - qui ascoltiamo tutti -, ma semplicemente per una dimenticanza. Appena ci si è accorti del problema, lei è stato immediatamente inserito nella lista delle autorità da convocare: la prego, su questo, di non innescare una polemica che mi pare assolutamente fuori luogo.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. No, assolutamente non intendevo accendere una polemica, presidente; volevo solo dire che, essendo il mio comune maggiormente interessato da una servitù militare che parte da Capo Frasca per arrivare fino a Sant'Antonio di Santadi (1.560 ettari circa), era a mio avviso importante che la Commissione fosse messa a conoscenza di alcuni problemi.
In primo luogo, desidero rilevare che questa servitù, ormai quasi cinquantennale, incide in un'area turistica di grande pregio e di grande rilievo. Non voglio riferire cose che gli onorevoli commissari sicuramente conoscono, ma mi permetto di ricordare che la servitù è a ridosso di un habitat particolare: abbiamo il cosiddetto stagno di Marceddì all'interno del golfo di Oristano; a sud, sotto il poligono di tiro, iniziano le dune di Pistis, fino a Torre dei Corsari, le dune più alte d'Europa. Qui si assiste ad un fenomeno dovuto alla grande forza del mare e alle arenarie, tant'è che molti chiamano questo mare «Atlantico», anziché Mediterraneo. È un habitat di incomparabile valenza paesaggistica, tant'è che tutta l'area è all'interno di un sito di interesse comunitario.
L'intervento limitato a questa servitù ha, di fatto, precluso, prima di tutto, negli anni sessanta e settanta, lo sviluppo agricolo e, successivamente, lo sviluppo turistico di tutta quest'area. Tant'è vero che, immediatamente a sud della servitù, si è sviluppato un villaggio turistico (cosiddetto di Torre dei Corsari), più alcuni piccoli insediamenti costituiti da villette familiari, Pistis e S'enna de S'arca. Il turismo, purtroppo, non ha avuto grande fortuna per via del fatto che gli aerei, incanalandosi in questa traiettoria per arrivare al poligono di tiro, volavano proprio sopra le case: lo sviluppo turistico è quindi fallito. Così pure è fallita l'imprenditoria agricola perché, all'interno dell'area, la regione aveva previsto un piano di sviluppo agricolo - denominato 22B - che però non ha sortito alcun effetto. Devo, tuttavia, dare atto che l'unico vantaggio di questa servitù per il mio comune è rappresentato dal fatto che una cooperativa di allevatori ha occupato un territorio di circa 400 ettari.
Noi riteniamo che il poligono di tiro, da me visitato circa dieci giorni fa, occupi una superficie eccessiva, considerato che i tiri, peraltro, si svolgono nell'ultimo tratto. Pertanto, le richieste che ho rivolto alla regione non fanno altro che ribadire un uso compatibile con le servitù nell'immediato, in attesa che vengano dismesse (ce l'auguriamo tutti, ma non dipende da noi). L'area di cui parlavo prima, di 400 ettari, riservata agli allevatori della zona, viene affidata in appalto per circa sei anni. Chiediamo, affinché gli allevatori possano svolgere attività diversificate (e vista la valenza assolutamente strategica, dal punto di vista ambientale, di questo sito), che gli stessi siano messi in condizione di apportare delle migliorie alla zona. Ad esempio, la risorsa idrica qui è scarsa, ma attraverso delle vasche di accumulo, gli allevatori potrebbero avere l'acqua anche d'estate. Purtroppo, questi allevatori non fanno nessun investimento, ritenendo che non valga la pena farlo, dal momento che, dopo sei anni, l'area è nuovamente soggetta ad appalto. Per questo motivo, abbiamo chiesto che l'appalto venga rinnovato, d'ora innanzi, a cadenza decennale. Inoltre, chiediamo che l'area, che ha peculiarità importanti, venga destinata ad altri usi compatibili. Vi sono siti archeologici incredibilmente rilevanti, soprattutto a Punta S'Angiargia, e tutta l'area confina con uno stagno. Nella zona, vi sono ville romane con mosaici assolutamente ben conservati e alcune realtà importanti risalenti al periodo neolitico, più un nuraghe; inoltre, c'è una torre aragonese, una costruzione tipica di questa area, sia all'interno dello stagno, sia lungo la costa sudoccidentale della Sardegna.
Penso di aver descritto sinteticamente le peculiarità ambientali della zona: abbiamo realtà rilevanti anche dal punto di vista botanico, come la palma nana, diffusissima in quest'area e non in altre parti della Sardegna. Dal punto di vista faunistico, l'intero sito è sotto osservazione da parte dell'università di Sassari. Abbiamo circa quattrocento specie interessanti; addirittura, un tipo di pipistrello - può far sorridere - che, stranamente, abita solo in questo sito in tutta la Sardegna: nessuno riesce a darsi una spiegazione scientifica, ma è quello che accade.
Fermo restando che l'obiettivo rimane la dismissione della base militare, specifico che abbiamo ottimi rapporti con il personale e con i comandanti, con i quali collaboriamo anche dal punto di vista sanitario: data la presenza, nella zona, di borgate prive di strutture sanitarie, spesso facciamo ricorso al comando della NATO, che solitamente collabora (e lo fa anche per quanto riguarda la campagna antincendio).
Noi vorremmo che il sito fosse, nell'immediato, delimitato e che buona parte di questa superficie, oltre a quei 400 ettari di cui ho detto, fosse destinata ad usi compatibili, i quali, peraltro, potrebbero portare lavoro e sviluppo al territorio del mio comune.
PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco di Arbus per la sua esposizione: se comprendiamo bene, lei parla di un utilizzo più contenuto del territorio da parte del poligono, per poter sviluppare altre attività.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, secondo la formula già seguita con il sindaco di Cagliari.
GIUSEPPE COSSIGA. Vorrei rivolgere al sindaco Angius due domande.
Lei ha parlato di un'area di 400 ettari...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Sì, 400 ettari, su 1.600, sono riservati ad una cooperativa di allevatori.
GIUSEPPE COSSIGA. Nei 400 ettari di cui stiamo parlando, inseriti in un poligono che si estende anche verso il mare, non avvengono tiri diretti?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. No, i tiri diretti avvengono più a nord dell'area riservata all'allevamento. Si tratta di un'area vastissima: non ho voluto delimitarla su questa cartina per cortesia nei confronti del comandante della base, che rispetto moltissimo.
Peraltro, immagino che i comuni di Santadi e Terralba, i cui sindaci avete audito, si siano lamentati perché qui incide un'area di pesca, vietata ai pescatori di Marceddì. Quanto alla zona dell'allevamento, si trova a sud di Capo Frasca.
GIUSEPPE COSSIGA. Sul poligono di cui stiamo parlando avvengono, dunque, tiri a terra? Nel poligono ci sono bersagli per tiri di aerei?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Posso darle lettura di un documento?
GIUSEPPE COSSIGA. Mi permetta di completare prima la domanda.
Lei ha parlato, inoltre, di due tipologie di problemi creati al territorio dalla presenza del poligono. Il primo è un problema più generale di inutilizzabilità delle aree, sin da quando il poligono esiste, con conseguente impossibilità di sviluppo economico e turistico (il problema è stato rappresentato anche per Capo Teulada, come per La Maddalena). In secondo luogo, lei ha sottolineato come attualmente esisterebbero delle possibilità - immagino sicuramente minoritarie - di valorizzazione anche economica per il territorio del poligono ed ha fatto alcuni esempi di valorizzazioni diretta. Ad esempio, ha sostenuto che, se si potessero concedere, per periodi più lunghi, alcuni di questi terreni, ci potrebbero essere maggiori investimenti. Potrebbe indicarci numericamente qual è il ristoro che il comune riceve per i problemi creati dalla presenza del poligono? È una domanda che abbiamo rivolto anche agli altri sindaci e le risposte ci hanno lasciato in generale interdetti. Glielo chiedo per mettere a quadro anche questo numero.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Per quanto riguarda le attività del poligono di tiro, le operazioni principali sono il bombardamento al suolo e l'uso di cannoni o mitragliatrici a bordo. Il poligono offre una serie di bersagli adatti allo scopo. Quest'area, a detta dei comandanti della base, viene bonificata ogni anno con il prelievo dei bossoli e quant'altro: noi non siamo in grado di verificarlo, ma ci crediamo.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità di prolungare l'utilizzo dell'area, da parte dei privati, oltre i sei anni, questo consentirebbe di realizzare delle opere capaci di rendere l'allevamento più produttivo, ma anche utili allo svolgimento di altre attività (penso, ad esempio, all'apicoltura: in questa zona potremmo produrre certamente miele di alto pregio, per via della macchia mediterranea, unica nel suo genere, nella regione, per la presenza di alcune specie).
Quanto ai danni sul turismo, come ho detto, gli aerei irrompono da Decimomannu, lungo la fascia costiera; il disagio non riguarda solo la parte nord della servitù, ma tutta la zona da Piscinas in poi. L'onorevole Cossiga conosce molto bene Piscinas (mi permetto di dire che suo padre è stato un caro amico, ha anche visitato la mia casa): vi assicuro che è davvero difficile la situazione di quella zona, con aerei che volano a bassa quota.
Come amministrazioni comunali ci siamo battuti e siamo riusciti ad ottenere, negli anni novanta, una riduzione delle esercitazioni almeno nel mese di agosto. Faccio presente che, a Torre dei Corsari, ci sono circa millecinquecento villette; qui era nato un tentativo di turismo: brutto, di seconde case, a ridosso delle dune di cui parlavo, ma resta il fatto che, alle tre del pomeriggio, iniziava il frastuono degli aerei e poi di nuovo alle otto del mattino. Questa zona è dunque ormai compromessa. È vero che le esercitazioni si sono ridotte, anche per via - sento dire - di mancati finanziamenti, che servirebbero invece per la gestione del poligono. Tuttavia, noi chiederemmo un'ulteriore riduzione delle esercitazioni, per i mesi di luglio e agosto e fino al 15 settembre: stiamo parlando, del resto, di siti di interesse comunitario. Pensate, onorevoli deputati, che il mio comune ha sette aree SIC: insomma, io non posso muovere un dito. Proprio ieri, ero in regione perché non mi permettono di realizzare una strada, finanziata dal 2001, per i piani paesaggistici e altre questioni. Il mio comune non può aprire una strada di 600 metri perché si trova all'interno di un SIC. In questo caso, invece, all'interno di un SIC e in una zona con un habitat assolutamente delicato, insistono le servitù militari, cioè volano gli aerei ed esplodono proiettili. La mia gente, che prima aveva accettato questa situazione, adesso comincia a protestare: l'ultima protesta - scusate se mi permetto, ma il mio è uno sfogo - probabilmente l'avrete letta sulla stampa. Da 200 cervi che avevamo nel 1980 siamo passati a 1500, nell'habitat del sito Monte Arcuentu-Piscinas e qualche furfante, per vendicarsi del divieto, ha appeso la testa di una cerva sul segnale di divieto di accesso posto su quella strada.
Queste contraddizioni meritano una riflessione. Come si fa ad accettare le esercitazioni militari all'interno di un'area SIC? Lo Stato fa le sue scelte in modo strategico; posso condividerle o meno, ma le accetto. Contemporaneamente, però, vorrei che si mostrasse una maggiore benevolenza nei confronti del mio territorio e che i vincoli fossero meno importanti di quanto sono attualmente. Non so se ho risposto a tutte le domande...
GIUSEPPE COSSIGA. Quanto percepisce il comune come ristoro?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Avevo portato delle cartelline da lasciarvi, ma vedo che conoscete benissimo il problema.
GIUSEPPE COSSIGA. Ne depositi copia presso i nostri uffici, allora.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Cinque anni fa, non mi ero ricandidato, ma avevamo sempre ottenuto i benedetti indennizzi. Quando ho scritto al presidente della regione, non ho voluto parlare di indennizzi, perché in Sardegna sta passando una linea per cui non si deve più andare «con il cappello in mano». Io, però, ho ereditato un comune fuori dal patto di stabilità e mi sono addirittura rivolto all'onorevole Cicu, quando era sottosegretario (tra l'altro, pur essendo nato in Sicilia, vive ad Arbus; peraltro, ero convinto di trovarlo in questa sede e invece non c'è...).
PRESIDENTE. Non c'è e si è dimenticato di indicare Arbus...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Il fatto è che gli indennizzi per le servitù militari non ci vengono erogati dal 1999. Se si chiamano indennizzi, probabilmente è perché servono per riparare a qualche danno che l'area subisce. Considerato che la legge n. 104 è una legge dello Stato, perché gli indennizzi non ci vengono riconosciuti nei termini, o almeno entro termini accettabili? Il mio comune non ha ancora ricevuto gli indennizzi relativi al 2000-2005. Eppure, con molta dignità - senza per questo abbandonare il ruolo del questuante, ma affermando il ruolo del diritto - mi reco in regione, in questo caso proprio presso la presidenza della giunta regionale, perché la mia terra e i miei cittadini hanno bisogno di quegli indennizzi:
perché non ci vengono riconosciuti? Come fa un servitore dello Stato, come è un sindaco, a non protestare presso lo Stato? Come fa ad accettare supinamente - in nome di una strategia, che pure posso condividere, della sicurezza della nazione e degli accordi internazionali - di non avere una ricaduta pur minima, che comunque la legge prevede?
Chiedo scusa per lo sfogo, ma ritenevo di dover dire queste cose.
GIUSEPPE FALLICA. Vorrei porle due domande, ma prima di farlo, desidero completare quella che le ha posto l'onorevole Cossiga: a quanto ammontano, in cifre, questi indennizzi?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Non sono in grado di dirlo, perché non sono io a stabilirlo. L'ultimo indennizzo ammontava complessivamente a 755 mila euro.
Questa è una lettera che scrissi al commissario prefettizio - non ero consigliere, in quel periodo - per ricordargli detta circostanza. L'ultimo importo ricevuto dal comune di Arbus è questo...
GIUSEPPE FALLICA. Bisogna eventualmente moltiplicarlo...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Ma questo è relativo a cinque anni...!
GIUSEPPE FALLICA. Certo, comprendo bene il problema...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Questo importo è relativo al periodo 1995-1999...
GIUSEPPE FALLICA. Capisco, sindaco.
Tornando alle questioni che intendo rivolgerle, prima lei ha mostrato una cartina ed ha affermato che i velivoli provengono sempre da una direzione e, nelle esercitazioni, sorvolano comunque gli insediamenti turistici. C'è un aspetto che mi incuriosisce, ma forse non sarà lei a potermi dare una risposta tecnica, piuttosto sarà la forza armata interessata: nessuno, neppure lei che ha rapporti con i militari in loco, ha mai chiesto spiegazioni sul perché non si possa invertire o comunque modificare questa rotta? È possibile modificarla, almeno per attutire il disagio?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Lo abbiamo chiesto. I velivoli partono da Decimomannu, passano per Villasor, Guspini, Arbus, poi arrivano sulla marina, andando verso ovest e da qui risalgono verso nordest. Gli aerei, dunque, percorrono non solo la zona interessata dalle servitù ma - tagliando verso ovest - arrivano a Piscinas, interessando tutta la marina di Arbus. Quest'area ha uno sviluppo di 25 chilometri (in linea d'aria 15), ma partendo da Piscinas, Costa Verde, i velivoli praticamente «disturbano» circa 30 chilometri di costa. Quella è la rotta che è stata riservata, anche tenendo conto dei voli civili.
GIUSEPPE FALLICA. Lei ha parlato del progetto 22B della regione: a che epoca risale?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Agli anni settanta, ma non ha avuto fortuna.
GIUSEPPE FALLICA. Ma in quegli anni esisteva la servitù...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Sì.
GIUSEPPE FALLICA È strano che la regione abbia lanciato un piano agricolo, chiamato 22 B, in un'area in cui insiste una servitù militare, a maggior ragione con bombardamento e tiri a terra.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Il progetto riguardava anche quell'area, ma si estendeva su una zona più vasta, dal guspinese fino a Sant'Antonio di Santadi.
GIUSEPPE FALLICA. Cosa prevedeva?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Irrigazione. Inoltre, favoriva gli insediamenti perché quelle aree, che di fatto erano impegnate esclusivamente a pascolo, fossero messe a coltura. In molte aree che erano a pascolo brado, oggi, ci sono allevamenti di notevoli importanza; vi arriva anche l'acqua.
GIUSEPPE FALLICA. Contestualmente ai tiri di addestramento...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Lì è solo pascolo brado.
Perché non fate una visita al poligono? Amo che la gente venga a vedere il mio territorio, perché l'unico vantaggio che il mio comune ha avuto è di aver conservato una natura incontaminata: andare oggi al poligono di Capo Frasca è come esserci andati due secoli or sono, non è cambiato nulla.
ELETTRA DEIANA. Interverrò brevemente, giacché molte domande sono già state poste e lei ha già risposto.
Vorrei, in primo luogo, avere conferma circa l'esclusivo impiego del poligono ad opera delle Forze armate italiane. Inoltre, vorrei anche che lei rappresentasse, in termini quantitativi - lei ha detto che le esercitazioni sono diminuite -, l'incidenza mensile o stagionale di tale presenza.
Lei ha poi affermato che c'è un impegno, da parte della Difesa, di attivare annualmente meccanismi di bonifica del territorio. Vorrei capire, però, se abbiate la possibilità non dico di controllare direttamente, ma di chiedere dettagliati ragguagli circa i dispositivi di bonifica e i risultati. Ci sono rapporti, relazioni precise su questo? Infine, la richiesta, che lei ci ha rappresentato, di una riduzione della porzione di territorio sottoposta alle attività di tiro rientra, a sua volta, nella richiesta del presidente della regione di una riduzione complessiva delle servitù militari?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Per quanto riguarda le forze che svolgono le esercitazioni, mi risulta che siano tedesche o inglesi. Escluderei che si tratti di forze italiane, anche se ne auspichiamo la presenza; in una lettera ho addirittura chiesto, per questa estate, le Frecce tricolori: vanno dappertutto, non vedo perché non debbano venire nel mio comune. Sarebbe un modo per riavvicinare la gente all'aeronautica, civile e militare.
Mi risulta inoltre - sono notizie top secret, da me apprese indirettamente - che si paghi un affitto considerevole per poter accedere al poligono di tiro di Capo Frasca. Questo mi meraviglia, perché sono sicuro che gli inglesi e i tedeschi paghino regolarmente l'affitto, ma l'indennizzo per le servitù al mio comune non arriva.
Per quanto riguarda la delimitazione dell'area, condivido pienamente la linea del presidente Soru; comunque, è in corso una vertenza con la regione: quando il presidente della regione dice che la Sardegna ha già dato molto all'Italia, io sostengo che il mio comune ha già dato troppo alla regione. Oltre alla servitù militare di Capo Frasca, infatti, Arbus ha anche la servitù civile del carcere di Is Arenas, un'altra area di grande valenza dal punto di vista naturalistico, un'area incontaminata (anche qui vi sono dune si particolare rilievo). Sono realtà alle quali il sindaco di Arbus non può accedere, quindi non può controllare. Mi risulta che l'area riservata al tiro - il comandante è uomo di grande cortesia e mi ha portato a vedere le bonifiche, ma io non sono un esperto - venga bonificata con scavi che arrivano a circa un metro di profondità (l'ho sentito dire dal comandante). Se non sbaglio, ogni sei mesi l'area viene bonificata prelevando tutti i proiettili e scavando per circa un metro, per evitare l'inquinamento (non so se si tratti di uranio impoverito, non voglio crederci).
Chiedo scusa se non sono stato in grado di rispondere compiutamente...
PRESIDENTE. Giustamente, lei ha fornito informazioni sulle cose che ha potuto vedere: abbiamo la possibilità di audire i vertici delle Forze armate e rivolgeremo a loro le domande su questi argomenti.
Dagli incontri con le autorità locali sinora svolti, sembra emergere il grave problema del ritardo nel pagamento degli indennizzi. Ritengo, dunque, che, tra le audizioni da svolgere, potremmo calendarizzarne una con l'ufficio centrale del bilancio e degli affari finanziari (Bilandife). Del resto, non è il primo sindaco che lamenta questo problema. Avevamo avuto una spiegazione iniziale dalla quale sembrava che il pagamento fosse regolare e non sussistessero problemi simili; invece sta emergendo una situazione diversa, che ci viene rappresentata da molti comuni. Da questo punto di vista, penso che potrebbe essere utile fare il punto della situazione.
ELETTRA DEIANA. Vorrei un altro chiarimento, se lei ne è a conoscenza, signor sindaco, relativamente all'azione di bonifica: le risulta che la terra smossa per la bonifica venga portata via oppure lasciata lì?
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Non saprei risponderle. Mi risulta che nessun appalto dei servizi, all'interno del poligono, abbia una ricaduta sulle popolazioni locali. Gli appalti si fanno a Napoli, a Roma, e sono a livello nazionale; anche quando si deve fornire la vernice per la manutenzione ordinaria, il mio comune e i commercianti del mio comune non possono partecipare. Sarebbe importante prendere in considerazione anche questo elemento.
GIUSEPPE COSSIGA. Interloquisco con il signor sindaco, anche perché queste audizioni, a volte, costituiscono occasioni - mi riferisco anche a quella con il presidente Soru - in cui la stessa Commissione fornisce informazioni.
Il poligono di Capo Frasca, di fatto, è inserito nel poligono di Decimomannu: gli aerei di Decimomannu, in gran parte, si esercitano a Capo Frasca, per il tiro a terra, o al largo di Capo Frasca, per le operazioni di combattimento simulato. Ci era stato detto che, in effetti, Decimomannu è ormai quasi esclusivamente utilizzato da tedeschi, mentre, nel passato, c'erano inglesi, canadesi e francesi. Sono stato due anni fa a Decimomannu e, di fatto, ho potuto verificare personalmente tale situazione. Su quello che è successo nel passato, sicuramente possiamo porre domande - non so se avremo risposte - ma è certo che i tedeschi non usino munizionamento ad uranio impoverito (perlomeno ultimamente, possiamo essere certi che questo non è accaduto).
Lei ha fatto riferimento alle richieste che il comune rivolge alla regione per l'indennizzo. Nelle precedenti audizioni - devo dire anche negli interventi dell'onorevole Cicu - alla Commissione era stata data notizia che le erogazioni dello Stato alla regione sono ferme al 2003 (quindi sono sempre in ritardo, ma un po' meno si quanto si è detto). Esiste, invece, un problema di erogazione dei soldi ricevuti dalla regione ai comuni. La colpa, come spesso accade, non è soltanto da una parte, ma c'è evidentemente un problema di ritardata erogazione da parte dello Stato, a cui si aggiunge il ritardo della regione. Chiaramente, l'anello debole è sempre il destinatario finale, il comune, ma si tratta di un ritardo che si somma ad un altro. Forse, anche la Commissione potrebbe verificare esattamente il funzionamento di questo meccanismo per semplificarlo. È certo che l'indennizzo passa attraverso la regione, ma forse si potrebbero individuare strumenti per accelerare le procedure.
C'è un'altra questione di cui avevamo parlato, sulla quale avevamo interloquito anche con il presidente Soru: da questo punto di vista, c'era una differenza tra le informazioni da noi ricevute dall'amministrazione della Difesa e quelle ricevute dalla regione (non ho alcuna ragione per pensare che il presidente Soru sia venuto a dirci cose diverse da quelle che conosceva). Mentre nei desiderata della regione si inserivano, nell'ordine, Capo Teulada, Capo Frasca e Perdas de Fogu tra le servitù dismissibili, se non erro - ma chiedo ai colleghi di confermare - ci era stato detto che Capo Frasca era stato...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Che io sappia, Capo Frasca viene prima di tutti, almeno perché è il più semplice...
GIUSEPPE COSSIGA. No, la differenza era proprio questa. A noi era stato detto che sicuramente Capo Teulada sarebbe stata l'ultimo...
ELETTRA DEIANA. La prima a me sembra fosse Perdas de Fogu...
GIUSEPPE COSSIGA. A me sembra di ricordare Capo Frasca, ma possiamo verificare, perché è agli atti della Commissione. Mi sembrava che Capo Frasca, anche nel quadro della possibilità - per essere brutali - di sparare da qualche altra parte, foss'anche sempre in Sardegna, soprattutto per la parte a terra (lasciando ancora in funzionamento la parte di simulazione del combattimento che avviene a mare), fosse il primo della lista.
Può darsi che mi sbagli; sicuramente, la Commissione lo potrà verificare. Se così fosse, si tratterebbe di lavorare ancor più alacremente per ridurre il più possibile i tempi della dismissione.
A mia memoria - posso sbagliarmi - Capo Frasca era il primo della lista...
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. In Sardegna, così si dice.
MAURO BETTA. C'era una differenza tra quello che diceva il presidente Soru e quello che diceva...
GIUSEPPE COSSIGA. Io ricordo Capo Teulada...
MAURO BETTA. Per quanto riguarda Capo Teulada, abbiamo capito che non è nella disponibilità...
A questo punto, dovremmo approfondire la questione, signor presidente. Noi abbiamo considerato nel suo insieme la zona compresa tra Decimomannu, Capo Frasca e la parte a mare; forse, però, dovremmo approfondire come, all'interno di Decimomannu, possa essere enucleata l'area di Capo Frasca per quanto riguarda i tiri su terra.
RAIMONDO ANGIUS, Sindaco di Arbus. Le notizie in possesso del sindaco di Arbus dicono che la servitù di Capo Frasca probabilmente è dismissibile, anche a detta del sottosegretario alla difesa: io seguo i comunicati stampa, nulla di più.
Il mio auspicio è che la servitù venga dismessa e che, in questo territorio, ci sia un riconoscimento, dal punto di vista di una giustizia che attendiamo da almeno quarant'anni.
Nessuno ha contrastato la volontà dello Stato: a suo tempo abbiamo accettato la servitù, ma adesso riteniamo che non sia più attuale.
PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco di Arbus per il suo contributo. È stata un'audizione molto utile ed è stato un bene aver inserito anche Arbus tra i comuni da audire.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,50.