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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 100 di martedì 9 maggio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083, Bonelli ed altri n. 1-00116 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), Bonelli ed altri n. 1-00116 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 (Vedi l'allegato A), concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 17 aprile 2023, è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083, che è già stata iscritta all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni presentate.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con riferimento alle premesse, tutti i capoversi fino al 21 sono accoglibili, mentre i capoversi 22, 23, 24 e 25 non sono accoglibili.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è contrario dal capoverso 21 al 25 (Commenti)… Come inizia il capoverso 21, Vice Ministra?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. “La Camera, premesso che: l'Unione europea (…)”…

PRESIDENTE. Questo è il primo, giusto? Quelli su cui c'è…

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sì, ho detto che i capoversi dall'1 al 21 sono accoglibili, quindi il capoverso 1…

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, non sono numerati...

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Ma ve li sto leggendo, dal capoverso 1 alla fine del 21 (Commenti)...

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Siccome non sono numerati, abbiamo chiesto la cortesia di indicare l'inizio.

PRESIDENTE. Il capoverso 21 è quello che inizia con: “pertanto, nella valutazione (…)”.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Ma lo sto dicendo. Leggo dalla prima riga del capoverso 1 fino all'ultima riga del capoverso 21. Non leggo tutto, ma se stiamo un attimo attenti…

PRESIDENTE. A pagina VI, inizia con: “pertanto (…)”.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Allora: “La Camera, premesso che”. Non vorrei leggerlo tutto, a meno che non me lo chiediate…

PRESIDENTE. Aspetti un attimo, Vice Ministra.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Iniziamo dalla prima riga del primo capoverso della premessa “l'Unione europea (…)”. Ci siamo?

PRESIDENTE. No, non ci siamo. Allora, pagina VI, il capoverso che inizia con: “pertanto (…)” è il capoverso 21 che citava la Vice Ministra Gava poco fa. Dal capoverso 21 al capoverso 25 il parere del Governo è contrario. Il capoverso 25, per intenderci…

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Dal capoverso 1 fino al capoverso 21, che finisce…

PRESIDENTE. Mi scusi, Vice Ministra, mi faccia finire. Il capoverso 25 inizia con: “con riferimento all'occupazione di (…)”, giusto? No, il capoverso 25 inizia con: “va da sé che (…)”.

Quindi, dal capoverso 21, che inizia con “pertanto, nella valutazione di tempi e costi (…)”, fino al capoverso 25… No, avevamo saltato il capoverso 24, quindi, chiedo scusa. Il capoverso 25 è: “ipotizzando una potenza media di 5 GW (…)”. Questi sono i cinque capoversi su cui, se la Vice Ministra conferma, c'è il parere contrario del Governo. Giusto?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Allora, da “Inoltre, l'inserimento del nucleare” non è accoglibile fino a: “come quelle attualmente in costruzione a decine nel mondo”. Tutta quella parte non è accoglibile.

PRESIDENTE. Ulteriore correzione di rotta: i capoversi 22, 23, 24 e 25 hanno il parere contrario. Fino al capoverso 21 il parere è favorevole. Quindi, il capoverso 21, che inizia con “pertanto”, trova il parere favorevole del Governo. Il capoverso 22 è quello che inizia con “inoltre”: da qui c'è il parere contrario fino al capoverso 25 compreso. Il capoverso 25 sarebbe, a questo punto, quello che inizia con “ipotizzando”.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Poi, i capoversi 26 e 27 - quindi, da “va da sé che, come per tutte le tecnologie (…)” fino al capoverso 27 compreso e, quindi, fino a “anch'essi responsabili di ulteriori occupazioni di suolo” - sono accoglibili.

Il capoverso 28 è accoglibile, con l'inciso iniziale “parrebbe che”; quindi, è accoglibile con questa riformulazione.

Il capoverso 29 è accoglibile. Il capoverso 30 - quello che inizia con “con riferimento ai materiali” e finisce con “parco eolico” - non è accoglibile.

I capoversi 31, 32 e 33, fino al capoverso 36, sono accoglibili, cioè da “per quanto riguarda i rifiuti radioattivi” fino a “di almeno 25 milioni di euro l'anno”.

Il capoverso 37 è accoglibile con riformulazione: dopo le parole “il deposito potrebbe essere”, viene espunto “nominalmente” e viene inserito “presumibilmente”; vengono poi espunte le parole “a condizione che vengano subito risolte le croniche criticità gestionali di Sogin”.

Il capoverso 38 è accoglibile con riformulazione, nel senso di eliminare tutta la parte da “prendendo” fino a “deposito nazionale di superficie”. Il capoverso 39 non è accoglibile. I capoversi 40, 41, 42 e 43 sono accoglibili. Il capoverso 44 è non accoglibile. Questo per quanto riguarda le premesse.

Per quanto riguarda gli impegni, l'impegno 1 è accoglibile con riformulazione: viene espunta la parola “celermente”, nella prima riga; il resto rimane uguale.

L'impegno 2 è accoglibile con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di carattere legislativo e normativo per favorire la diffusione nel nostro Paese delle tecnologie a bassissima emissione di CO2 incluse nella tassonomia europea, valorizzandone le caratteristiche”; poi viene espunta tutta la parte fino a “generazione”, e si prosegue: “in modo che, nel più breve tempo possibile, concorrano ad un mix elettrico ottimale” e via dicendo; viene tutto accolto fino a “sistema elettrico” e viene aggiunto: “anche in un'ottica di consumo di suolo e impiego di materiali”.

Gli impegni 3 e 4 sono accoglibili.

L'impegno 5 viene riformulato come il primo impegno della mozione di maggioranza che leggerò più tardi: “nel confermare l'obiettivo di zero emissioni al 2050, a partecipare attivamente, in sede europea e internazionale, a ogni opportuna iniziativa, sia di carattere scientifico che promossa da organismi di natura politica, volta ad incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia per scopi civili”.

PRESIDENTE. Passiamo alla seconda mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056. Prego, a lei la parola.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Per quanto riguarda le premesse, il capoverso 1 è accoglibile. Il capoverso 2 è accoglibile con la seguente riformulazione, per cui viene aggiunto: “si precisa, altresì, che per il nucleare viene introdotto l'obbligo di utilizzare i cosiddetti “combustibili resistenti agli incidenti” e vengono stabiliti criteri che assicurino gli standard più alti di sicurezza, protezione dalle radiazioni e gestione e dismissione, sia per la costruzione di nuovi impianti che per l'estensione della vita utile degli impianti esistenti. Inoltre, gli Stati membri che ospitano impianti dovranno disporre di siti di stoccaggio per rifiuti a bassa e media radioattività e piani dettagliati per un deposito finale per i rifiuti altamente radioattivi, da realizzare entro il 2050. Vengono introdotti limiti temporali per il finanziamento delle attività di costruzione/adeguamento, per incoraggiare l'uso di reattori di nuova generazione (IV generazione) quando questi saranno commercialmente disponibili. Sono previsti i criteri di vaglio tecnico anche per le attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione di impianti di nuova generazione”.

I capoversi 3, 4, 5, 6, e 7 sono accoglibili. Il capoverso 8 è accoglibile con riformulazione…

PRESIDENTE. Il capoverso 8 qual è , chiedo scusa? “Il deposito”?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. “I reattori attualmente esistenti, di seconda e terza generazione” - sto leggendo la riformulazione - “sono stati costruiti in prevalenza negli anni Ottanta e Novanta come”. Quindi, vengono espunte le parole “l'impianto di Montalto di Castro”, e si prosegue con: “la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, mentre l'impianto di Montalto di Castro non è mai stato completato, né è mai entrato in funzione”.

Il capoverso 9 viene accolto con una precisazione, che va aggiunta: “Purtuttavia, la produzione di energia elettrica da fonte nucleare oggi si basa sulla scissione (fissione) di atomi, non solo la IV generazione. Anche gli USA hanno aderito al GIF”.

Il capoverso 10 viene accolto con riformulazione, nel senso che vengono espunte le parole “non sono pertanto ancora un'opzione praticabile” e vengono aggiunte le parole “e non si dispone ancora di sufficienti dati per valutare”.

Il capoverso 11 viene accolto con riformulazione, aggiungendo dopo le parole “mosso rilievi”, le parole “di carattere tecnico” ed espungendo le parole “nelle previsioni più ottimistiche, i risultati delle attuali” e via dicendo; quindi, viene espunta l'ultima frase.

Il capoverso 12 è accolto.

Il capoverso 13 viene accolto con riformulazione, nel senso di espungere la parola: “nettamente”.

Il capoverso 14 è accoglibile. Il capoverso 15, che inizia con le parole “anche le stime di Lazard”, non è accoglibile. Il capoverso 16, che inizia con le parole “a tale riguardo”, è accoglibile. Il capoverso 17, “anche con riferimento agli small modular reactors”, non è accoglibile.

I capoversi 18, 19 e 20 non sono accoglibili.

I capoversi 21 e 22 sono accoglibili.

Il capoverso 23 non è accoglibile. I capoversi 24 e 25 sono accoglibili.

Passiamo agli impegni. L'impegno 1 non è accoglibile. L'impegno 2 è accoglibile con riformulazione, nel senso di espungere tutta la parte da “considerato” fino a “fonti rinnovabili”. L'impegno 3 è accoglibile con riformulazione, nel senso di espungere le parole “entro dicembre 2023” e di aggiungere alla fine, dopo le parole “rifiuti radioattivi”, le parole “attesa la necessità di assicurare una gestione di lungo termine dei rifiuti radioattivi di origine medica, industriale e di ricerca anche negli anni a venire”.

L'impegno 4 è accoglibile. L'impegno 5 è accoglibile nel modo seguente, ve lo leggo: “a sostenere la ricerca sia verso soluzioni tecnologiche innovative che consentano di ottimizzare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e dei sistemi di accumulo sia per lo sviluppo dell'energia da fusione, in particolare sul confinamento magnetico, anche nell'ambito dei programmi di collaborazione con istituti e università, anche a livello internazionale”.

Gli impegni 6, 7 e 8 non sono accoglibili.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione).

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. È accoglibile sia nelle premesse che negli impegni.

PRESIDENTE. Quindi, passiamo alla mozione Bonelli ed altri n. 1-00116.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il primo capoverso delle premesse è accoglibile; il secondo capoverso è accoglibile con la seguente riformulazione: espungere tutto dopo la parola “automobilistico” fino alle parole: “6 per cento”, comprese; il terzo capoverso è accoglibile; il quarto non è accoglibile; il quinto è accoglibile; il sesto non è accoglibile; il settimo non è accoglibile; l'ottavo non è accoglibile; il nono non è accoglibile; è accoglibile il decimo, quello che inizia con le parole: “nella centrale nucleare” fino alle parole: “50 per cento rispetto alle previsioni”. Poi è tutto non accoglibile fino alla premessa n. 17. Quindi, non è accoglibile dalle parole: “il costo medio a consuntivo per 1 gigawatt” fino alle parole: “a tali obiettivi”. Ribadisco che tutto questo non è accoglibile.

PRESIDENTE. Scusi, parliamo dell'ultima premessa.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sì, esatto. Fino all'ultima premessa compresa.

Per quanto riguarda gli impegni, i pareri sono i seguenti: il primo capoverso dell'impegno è accoglibile con questa riformulazione: “a sostenere gli impegni europei sul Green Deal, sulla legge sul clima, sul Fit for 55, tenendo conto dell'esigenza di salvaguardare la competitività delle imprese e la stabilità sociale”; il secondo è accoglibile con questa riformulazione: “ad aggiornare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) nei tempi previsti”; il terzo non è accoglibile; il quarto è accoglibile con la riformulazione: “a fornire ogni elemento utile al Parlamento” e viene espunta la parte: “prima del G7 di Hiroshima” (il seguito, quindi, finisce alla parola: “2030”); anche il quinto è accoglibile con la seguente riformulazione: espungere le parole: “da definire entro il 1° gennaio 2024”; il sesto e il settimo sono accoglibili; l'ottavo non è accoglibile; il nono è accoglibile con riformulazione: espungere le parole: “assegnando ad ogni regione obiettivi chiari e non derogabili”; il decimo è accoglibile con la riformulazione, espungere, all'ultima riga, le parole seguenti: “riducendo il costo dell'energia elettrica per famiglie e imprese”; gli impegni nn. 11 e 12 non sono accoglibili.

PRESIDENTE. Passiamo all'ultima mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il primo capoverso delle premesse è accoglibile; il secondo è accoglibile con la riformulazione: espungere le parole: “strategicamente” e “un'accelerazione ancora più decisa del”; il terzo è accoglibile; tutti i successivi capoversi delle premesse sono accoglibili fino al capoverso n. 17, compreso, quello che finisce con le parole: “che coinvolge attivamente molte realtà italiane”. Il capoverso n. 18 non è accoglibile…

PRESIDENTE. Inizia con le parole “l'orizzonte temporale” questo capoverso?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. “L'orizzonte temporale (…)”: questo capoverso non è accoglibile.

PRESIDENTE. Quindi, il n. 17 non è accoglibile e il parere del Governo è contrario. Giusto?

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Allora, è accoglibile fino alle parole: “l'esperienza SPARC che coinvolge attivamente molte realtà italiane”. Dopodiché, il capoverso che inizia con le parole: “l'orizzonte temporale” e termina con “non prima del 2060” non è accoglibile. Sono accoglibili i capoversi dalle parole: “la fusione nucleare” fino a “reattori attuali” (“molto differente dai reattori attuali”). Questi sono accoglibili. Poi non è accoglibile il capoverso n. 21 (inizia con le parole: “l'orizzonte temporale” e termina con le parole: “scorie radioattive”). Sono accoglibili i capoversi n. 22 e n. 23, dalle parole: “la natura del ciclo del combustibile” fino alle parole: “a vantaggio dell'economia di sistema”. Non è accoglibile il capoverso n. 24, che termina con le parole: “costruzione e sicurezza”. Sono accoglibili i capoversi n. 25 e n. 26, quindi dalle parole: “è bene ricordare” fino alle parole: “rifiuti radioattivi”. Non è accoglibile il capoverso n. 27, che va dalle parole: “ulteriore attenzione” fino alle parole: “proliferazione militare”. Il capoverso n. 28 è accoglibile con riformulazione: espungere le parole da: “e con le grandi competenze” fino alle parole: “ricerca e dell'industria nazionale”. Il capoverso n. 29 è accoglibile, inizia con le parole: “lo ha anche, però, nella IV generazione”, così come è accoglibile il capoverso n. 30. Non è accoglibile il capoverso n. 31, che inizia dalle parole: “tuttavia, l'Italia” e termina con le parole: “un'offerta formativa all'estero”. Il capoverso n. 32 è accoglibile, inizia con le parole “in particolare” e termina con le parole: “l'azione di decommissioning della Sogin”. Non è accoglibile il capoverso n. 33, quello che inizia con le parole: “si ricorda” e termina con la parola: “impianti”. Poi è tutto accoglibile, sino alla fine delle premesse.

PRESIDENTE. Passiamo agli impegni.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Il primo e il secondo capoverso degli impegni sono accoglibili; il terzo è accoglibile con la seguente riformulazione: espungere le parole: “entro il 2023”. Quindi, “a concludere il programma (…)” e così via; il quarto e il quinto impegno non sono accoglibili; il sesto è accoglibile.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Bene, abbiamo finito la battaglia navale. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e signora Vice Ministra, non è certamente un mistero il fatto che la lotta ai cambiamenti climatici costituisca oggi una delle più ardue e importanti sfide del nostro tempo. È un tema sul quale il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, è molto attento. Abbiamo recentemente depositato una proposta per una legge sul clima - anche qui unico Paese, tra i Paesi più importanti, a non aver assunto una legge quadro sul clima - e abbiamo, inoltre, depositato un'interrogazione relativa proprio alle azioni che l'Italia intende intraprendere con riguardo a tale tema, anche domandando circa le intenzioni del Governo con riguardo alla revisione in corso del Piano nazionale integrato di energia e clima, e la possibilità di includere il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia, da affiancare a un mix energetico comprendente rinnovabili, idrogeno e altre forme di produzione energetica ad impatto zero. È sotto gli occhi di tutti l'importanza che questa questione assume per il futuro del Paese. Certamente, per nessuno dei presenti risulterà nuova o rivoluzionaria la considerazione di quanto la sfida della transizione energetica sia profondamente e direttamente connessa alle prossime scelte di politica energetica. Rivoluzionaria, invece, nell'accezione più positiva del termine, è la serie di passi realizzati negli ultimi anni dall'Unione europea per contrastare i fenomeni connessi ai cambiamenti climatici, che l'hanno portata ad affermarsi come leader a livello mondiale dell'azione globale per il clima e, conseguentemente, a candidarsi a diventare il primo continente ad emissioni Net-Zero. Realizzare un'Unione a impatto climatico zero entro il 2050 e raggiungere una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra pari al 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030: abbiamo davanti obiettivi importanti e che certamente non si realizzeranno da soli. Le domande che fanno da sfondo alla mozione del centrodestra sono di ampio respiro: che strada percorrerà l'Italia per raggiungere, insieme con l'Unione, la neutralità climatica e la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra? Quali scelte di carattere energetico è opportuno intraprendere per poter raggiungere questi obiettivi, garantendo altresì al nostro Paese una sicurezza sotto il profilo energetico? Valuteremo l'opportunità di un mix energetico che comprenda anche l'energia nucleare? Ma vogliamo davvero rimanere il Paese dei “no” o vogliamo avere il coraggio e la lungimiranza di essere il Paese dei “sì”? Basta, signor Presidente, con tutti i “no” che hanno bloccato il nostro Paese, la nostra economia e la nostra storia. Come ci ricorda proprio l'Associazione italiana nucleare nel proprio manifesto, associazione che il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, ha recentemente incontrato, questa produzione elettrica si mostra strategica per volumi di CO2 evitati ai fini del raggiungimento degli obiettivi emissivi del 2030, al contrario di quanto sostengono alcuni colleghi sempre animati da un accecante ideologismo.

Quindi, si parli di nucleare, di sviluppo, di infrastrutture o di crescita del Paese, su qualunque cosa di cui si parli l'approccio è sempre lo stesso ed è ispirato alla decrescita. Ricordiamo i no-TAV, i no-gassificatori, i no-termovalorizzatori, oggi il no al Ponte sullo Stretto. Quindi, dicevo, al contrario di quanto sostenuto a volte, in Europa sono in programma 29 nuove centrali e l'estensione della vita utile di circa il 60 per cento delle centrali attuali. Questo dimostra come l'Europa si mostri consapevole di questa funzione essenziale del nucleare nella transizione energetica. Più in generale, nel mondo, come ci dicono i dati dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, sono operative 441 centrali e altre 54 sono in costruzione.

La necessità di investigare le potenzialità di tecnologie nuove a favore della produzione di energia da nucleare si percepisce anche a livello industriale, e a tal proposito ricordiamo la lettera di intenti sottoscritta, non troppo tempo fa, da alcuni noti gruppi industriali con riguardo allo sviluppo dell'energia nucleare in Europa. E non dimentichiamo che l'Italia nel 1965 era la terza potenza al mondo nel nucleare, dopo Gran Bretagna e USA. In Italia, all'epoca, vi erano 3.575 gigawattora prodotti. Falso è quindi dire che l'Italia non è fatta per il nucleare. Si parla, signor Presidente, in questi mesi di Mattei e del piano Mattei per il Mediterraneo e per l'Africa. Ebbene, fu proprio Mattei che diede vita alla prima centrale nucleare, costruita negli anni Sessanta.

Signor Presidente, noi vogliamo essere il Paese del “sì”. Gli obiettivi da raggiungere sono chiari e condivisi; la questione è definire come raggiungere questi obiettivi e questo è un dovere da cui noi non possiamo esimerci. Quindi, basta con la politica del “no”, noi siamo per un approccio pragmatico, siamo per un approccio concreto, riformista, ma mai per un approccio ideologico. Per noi la tecnologia è neutrale e la tecnologia è al servizio di un obiettivo. Poco più di un anno fa si votava in quest'Aula per la riforma dell'articolo 9 della nostra Costituzione, stabilendo che la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni.

Mi piacerebbe che riflettessimo un momento su queste parole, che oggi sono incardinate nei principi fondamentali della nostra Costituzione, anche e soprattutto nell'interesse delle future generazioni. È con lo sguardo rivolto a loro, alle future generazioni, che oggi il gruppo di Noi Moderati vota favorevolmente alla mozione di maggioranza, la mozione del centrodestra, nella consapevolezza che le scelte di oggi cambieranno necessariamente la vita di domani. È necessaria nel Paese un'operazione verità, un'informazione seria, scientifica e rigorosa. Basta con gli slogan, basta con le verità non dette, con le paure create ad arte per sostenere posizioni anacronistiche, ideologiche e di fanatismo ambientale.

I cittadini devono sapere ed essere informati in modo imparziale e trasparente sul nucleare. Il raggiungimento degli obiettivi posti in sede europea è un traguardo a cui noi non possiamo mancare; sono impegni che noi intendiamo rispettare e non per mero dovere, ma coscienti dell'impatto che i cambiamenti climatici hanno avuto e continueranno ad avere sull'ambiente, sulla salute e sulla nostra economia. Quindi, signor Presidente, onorevoli colleghi, non è questo il caso di una di quelle riforme che può anche aspettare perché, mentre le leggi dell'uomo aspettano, le leggi della natura vanno inevitabilmente avanti, nonostante noi (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Nell'anno 2022 l'Italia ha prodotto dai propri giacimenti 3,3 miliardi di metri cubi di gas, una quota praticamente invariata rispetto al 2021; ha importato 72,4 miliardi di metri cubi di gas, anche questo un dato invariato rispetto al 2021. Questo accade nonostante le importazioni del gas russo siano drasticamente diminuite del 52 per cento e mentre le esportazioni del gas nel nostro Paese sono aumentate del 200 per cento, arrivando a 5 miliardi di metri cubi esportati proprio all'estero.

I dati che vi ho fornito sono incontestabili e dimostrano che il sistema di infrastrutture del gas nel nostro Paese non solo ha garantito la tenuta delle forniture ai livelli pre-crisi della guerra della Russia in Ucraina, con la diversificazione degli approvvigionamenti da altri Paesi, ma abbiamo anche esportato 5 miliardi di metri cubi.

Avete inquinato con la vostra falsa narrazione che c'è un ambientalismo ideologico che danneggerebbe gli interessi del Paese, ma questi dati, i vostri dati, perché sono del Governo, dimostrano che volete realizzare i rigassificatori di Piombino, Ravenna e altri per trasformare l'Italia in un hub del gas, e lo fate dopo avere allarmato il Paese su possibili razionamenti. Ma l'ideologia nera è la vostra, quella nera come il petrolio, che agita la paura per ammazzare la transizione ecologica e le rinnovabili. Nel frattempo, il Governo Meloni ha premiato il responsabile del disastro energetico italiano, ovvero colui che ha portato l'Italia a essere dipendente da Gazprom, mettendolo alla guida dell'ENEL.

Mi riferisco a Paolo Scaroni, colui che affermava che era da ubriachi puntare sulle rinnovabili. Avete appaltato la strategia energetica all'ENI, che si candida ad utilizzare i fondi del PNRR, insieme a quelli del REPowerEU, per realizzare, ad esempio, il centro di stoccaggio della CO2 a Ravenna. Voglio ricordare, ad esempio, che l'amministratore Descalzi è colui che pochi giorni fa, alla convention di Forza Italia di domenica scorsa, senza pudore ha dichiarato: l'Egitto ha rinunciato al suo gas per aiutarci, questi sono Paesi che, se dai, ricevi. È il concetto della libertà: se rispetti, liberi te stesso, ma liberi anche il tuo interlocutore. Questo è quello che ha detto Descalzi. Io so, noi sappiamo, ma principalmente la mamma e il papà di Giulio Regeni sanno che l'Egitto ci ha dato Giulio Regeni assassinato dalle forze di polizia egiziane in cambio del gas egiziano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Il 6 febbraio 2022 Giorgia Meloni, intervistata da Massimo Giletti, ebbe modo di dire: oggi, se l'Italia cominciasse a lavorare per il nucleare, arriverebbe al nucleare quando il nucleare è già vecchio. Ero d'accordo con Giorgia Meloni, solo che Giorgia Meloni cambia idea troppo spesso sulle questioni. Era contro le trivelle, sul referendum, era contro il nucleare, e oggi vediamo che con le vostre mozioni fate esattamente il contrario. Volete portare il nucleare da fissione in Italia quando non siete in grado di gestire le scorie nucleari delle vecchie centrali nucleari e fate la battaglia contro il deposito.

Il 1° marzo 2023 il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, con tanto di tweet e foto allegata, ha partecipato a un incontro con il Ministro Pichetto Fratin, insieme agli amministratori della provincia di Alessandria, per ribadire il “no” del territorio ad ospitare il deposito di scorie nucleari. A marzo 2019 il leader della Lega, Matteo Salvini, disse: la Sardegna non sarà mai una discarica del nucleare, abbiamo vinto le elezioni per portare lavoro, infrastrutture e servizi, e non invece per portare rifiuti. L'onorevole Augusta Montaruli, nel gennaio del 2021, insieme all'onorevole Ruffino di Azione si schierarono contro il deposito nel Piemonte per difendere le eccellenze agroalimentari e turistiche, che applaudirono poi alla decisione di dire “no” da parte della regione Piemonte. Anche l'autorevole capogruppo di Fratelli d'Italia, Foti, fece una grande battaglia qui, in quest'Aula, per dire “no” al deposito di scorie nucleari in Piemonte e nella Tuscia, nel Lazio.

Allora, voi volete realizzare le centrali nucleari nel Paese quando dite “no” al deposito sulle scorie nucleari. Dovreste un po' fare ordine nei vostri ragionamenti mentali. Il nucleare è l'energia più costosa, considerando i costi necessari a realizzare gli impianti, che sono tutti a carico della finanza pubblica. In Europa il prezzo è intorno ai 120 euro a megawattora e si manterrà a questi livelli, secondo l'Agenzia internazionale sull'energia, anche nel 2050, mentre il solare si collocherà nei prossimi anni, sempre secondo la stessa Agenzia, a un costo intorno ai 15 euro a megawattora e l'eolico off shore sui 25. Prezzi assolutamente bassissimi e lontani dall'alto costo dell'energia nucleare.

In questi giorni il leader di Azione, Calenda, ha affermato di volere realizzare 40 gigawatt da energia nucleare nel nostro Paese, ovvero 30 reattori, ma non si dice agli italiani quanto costerebbe un piano per la realizzazione di 40 gigawatt da energia nucleare. La centrale di Flamanville, 1,6 gigawatt, i cui lavori sono iniziati nel 2007 e ancora oggi non sono terminati, è passata da 3,7 miliardi di euro ad un costo, sino ad oggi, di oltre 18 miliardi. Fare 40 gigawatt nel nostro Paese significherebbe un investimento pubblico di 400 miliardi di euro a carico dei conti pubblici. Significa alzare i costi delle bollette per le famiglie e le imprese.

EDF, società quotata in Borsa che gestisce l'energia in Francia, è stata nazionalizzata a causa dei debiti, con una spesa di quasi 13 miliardi di euro.

Ecco, perché Macron ha voluto la tassonomia e l'Italia si è accodata a sostegno della politica francese per finanziare il suo nucleare anche con i nostri soldi. È in atto in questo Paese una grande operazione di disinformazione che vuole fermare gli investimenti per la transizione ecologica; investimenti che, invece, possono generare lavoro e il rilancio dell'economia.

Voi vi opponete a tutto ciò per una sola cosa: perché sole e vento sono fonti energetiche gratuite, che tutti possono utilizzare e che rompono l'oligopolio delle grandi lobby che hanno costruito una delle più grandi rapine sociali con l'alto costo dell'energia e del gas e hanno realizzato un attacco al clima e al futuro delle generazioni che verranno. Non siete indifferenti al cambiamento climatico, alla desertificazione, allo scioglimento dei ghiacciai, allo smog che nelle città uccide, siete responsabili di questo modello di sviluppo che genera il cambiamento climatico e profonde ingiustizie sociali. Dovete spiegare agli italiani la ragione per la quale gli oltre 40 miliardi di euro di extraprofitti, i 15 miliardi di euro che l'ENI ha incassato di extraprofitti nel 2022 rimangono nei conti correnti di queste grandi lobby energetiche e non sono stati restituiti alle famiglie e alle imprese italiane. State salvaguardando i privilegi di queste grandi lobby energetiche, mentre fate la guerra a chi si batte per fermare il cambiamento climatico. State facendo la guerra in questo Paese attraverso una disinformazione inaccettabile, dicendo che le rinnovabili non bastano, dicendo che le rinnovabili non sono accumulabili; è esattamente un falso, rispetto a quello che l'ENI, o almeno l'amministrazione dell'ENI, sino ad oggi stava facendo, ma adesso è arrivato Scaroni, colui che dice che chi pensa alle rinnovabili è come se fosse un ubriacone.

Volete riportare in Italia il nucleare; ma, ve lo diciamo chiaramente, non c'è due senza tre. Erano due i referendum, se voi pensate di portare nuovamente il nucleare nel nostro Paese, dopo che per ben due volte il popolo italiano ha detto “no” a questa energia costosa, noi saremo pronti, saremo i primi a tornare nelle piazze italiane per raccogliere le firme, ma deve essere chiara una cosa agli italiani e alle italiane: perché state facendo questo. Perché il nucleare è l'esempio di un modello energetico che accumula una concentrazione di risorse pubbliche, ma le sottrae ai cittadini, perché è l'energia più costosa che esista sul pianeta. Invece di produrre, anticipare e accelerare, quindi, un piano energetico che vada sulle rinnovabili, che vada sul risparmio energetico, che faccia dell'innovazione tecnologica il motore della ripresa economica nel nostro Paese, voi in Europa state facendo la guerra alle politiche sul clima, instaurando una paura, perché siete diventati gli imprenditori politici della paura, lo fate con i migranti e lo state facendo con le politiche sul clima.

Su questo noi siamo molto e nettamente determinati. Su questo si gioca e si misura anche la costruzione di alleanze politiche in questo Paese, perché non è possibile che un'alleanza politica, qualunque essa sia, che voglia guardare in termini di progresso, di solidarietà, di giustizia sociale, di giustizia ambientale, possa pensare di archiviare la stagione importante dove sta andando l'Europa, ovvero verso più rinnovabili, e guardare a un modello che metterà le mani nelle tasche degli italiani, come oggi è il nucleare.

Siamo certamente d'accordo e favorevoli alla ricerca, ma non siamo disponibili a far fare un passo indietro al Paese, perché noi vogliamo guardare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, prima di andare nella parte concreta dell'intervento del nostro gruppo, permettetemi certamente un piccolo inciso: c'è un tema, ho seguito con grande attenzione l'intervento dell'onorevole Bonelli e devo dare una notizia: Carlo Calenda è abituato a indicare i costi per ogni azione proposta, quindi, direi che non c'è un tema di propaganda, piuttosto un tema di grande concretezza.

Caratterizzano i gruppi di Azione e Italia Viva e il nostro modo di fare politica la serietà e il non urlare, piuttosto il nostro essere concreti e certamente non siamo caratterizzati da nessun “no” preconcetto. È facile sparare sugli altri, meno, invece, individuare i punti di coerenza che vengono proposti. Allora, direi che con grande orgoglio continuiamo a lavorare con grande trasparenza; interessa meno portare la gente in piazza, soprattutto quando non c'è chiarezza, non ci sono numeri e la linea politica è carente.

In ogni caso, dobbiamo dire che l'Unione europea, e con essa l'Italia, si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica, la cosiddetta Net Zero entro il 2050, prevedendo quindi che l'anidride carbonica immessa nell'atmosfera dovrà essere ridotta al minimo e rilanciata da una quantità equivalente rimossa tramite sistemi di cattura e stoccaggio. Che cosa occorrerà fare per raggiungere questi obiettivi? Occorrerà ridurre in modo significativo l'utilizzo di combustibili fossili, carbone, petrolio e, in via graduale, gas naturale, ricorrendo maggiormente all'impegno di energia elettrica, la cui percentuale sugli usi finali deve passare dall'attuale 21 per cento al 55 per cento; come vediamo, c'è una differenza importante. Questo implica che in Italia, nel 2050, dovranno essere generati almeno 650 terawattora all'anno di energia elettrica, tutti, però, senza emissioni di gas serra. A titolo di confronto, nel 2020, in Italia, sono stati generati 98 terawatt di cui 32 prodotti da fonte idroelettrica e geotermica e, quindi, difficilmente incrementabili, e 66 da fotovoltaico o prodotti da eolico e biomasse.

La nostra strategia, la strategia italiana, attualmente, prevede il raggiungimento di questi obiettivi mediante l'utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili, in particolare di fotovoltaico, eolico e in misura minore di biomasse. Però, questa soluzione, oltre a essere sostanzialmente impossibile da realizzare, considerato l'ammontare degli impianti coinvolti, non è neanche quella ottimale per soddisfare in ogni ora dell'anno la domanda elettrica attesa al 2050 nel nostro Paese e questo ovviamente è l'obiettivo da raggiungere. Il nucleare, che già oggi fornisce il 25 per cento dell'energia elettrica nell'Unione europea, è incluso nei piani di decarbonizzazione di molti Paesi membri; credo sia il caso di citarli: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Il 28 febbraio 2023, quindi, davvero di recente, questi Paesi hanno sottoscritto un accordo di cooperazione sul nucleare che dagli organi di stampa è stato citato come “alleanza per il nucleare”, in modo da sostenere a livello comunitario sotto ogni punto di vista, sia industriale sia regolatorio, il ruolo del nucleare, come uno degli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi climatici, per generare elettricità in modo continuo e per garantire la sicurezza energetica, coerentemente, tutto questo, con la tassonomia europea approvata nel 2022.

A quell'incontro il Governo italiano non ha partecipato, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in Senato, ha affermato che tale scelta è dipesa dal diritto della sovranità popolare del Parlamento italiano, il cui coinvolgimento è ritenuto essenziale da parte dell'Esecutivo, prima dell'assunzione di impegni o prese di posizione a livello internazionale.

Desideriamo dire che l'energia nucleare ha bassissimo impatto ambientale ed è priva di rischi significativi, come certificato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea in un recente e corposo rapporto che ha esaminato tutta la filiera ed ha anche incontrovertibilmente stabilito che l'attuale generazione di reattori, la terza generazione evoluta, rispetta il principio di non creare danni all'ambiente.

Pertanto, proprio in base a quel rapporto, il nucleare è stato inserito, come le tecnologia a fonti rinnovabili, nella tassonomia europea, tra le tecnologie a bassissima emissione di anidride carbonica, idonea a raggiungere gli obiettivi climatici, sino alla neutralità carbonica, nel 2050. Desideriamo ancora ribadire che le centrali nucleari emettono, nel ciclo di vita, una quantità di anidride carbonica per chilowattora generato analoga a quella dell'eolico e inferiore a quella del fotovoltaico. Non solo il nucleare è idoneo, ma è anche la tecnologia più efficace per la decarbonizzazione, come mostra un confronto tra le emissioni del settore elettrico della Francia. La Francia è il Paese dell'Unione europea con il maggior numero di centrali e reattori. La Germania ha scelto la strada opposta, chiudendo il suo parco nucleare per puntare a ridurre le emissioni di anidride carbonica con sole rinnovabili. Però, i dati ufficiali sono impietosi: la Francia, puntando sul nucleare, in dieci anni ha abbattuto dell'85 per cento la produzione di energia elettrica da fonti fossili e questo dato dovrebbe essere tenuto ben presente. Nella valutazione di tempi e costi di un nuovo consistente parco di reattori nucleari è necessario tener conto degli effetti della loro numerosità e replicabilità e del conseguente sviluppo di nuove filiere e capacità industriale, come indicano, anche in questo caso, i dati ricavabili dall'esperienza dei Paesi dove oggi se ne costruiscono regolarmente. Il database dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica mostra che il tempo medio di costruzione dei 103 reattori entrati in servizio dal 2020 a oggi è di poco inferiore a 7 anni, un tempo breve, da un lato, ma sicuramente molto lungo, dall'altro, a seconda delle decisioni che si vorranno prendere. È comunque prevedibile che, anche in Europa, l'avvio di numerosi progetti nei 12 Paesi membri della cosiddetta alleanza per il nucleare allineerà rapidamente i tempi di costruzione europei ai valori medi del resto del mondo. Ora, però, molta attenzione, direi, per quanto riguarda i rifiuti radioattivi derivanti dall'esercizio delle centrali nucleari, quelle ad alta attività provenienti dal combustibile nucleare irraggiato, ossia dopo l'uso nel reattore. Questi rifiuti richiedono una grande e maggiore attenzione nella gestione. Al momento, in tutti i Paesi in cui si producono, vengono opportunamente condizionati, racchiusi in contenitori metallici che schermano le radiazioni e stoccati in piena sicurezza in depositi temporanei, in attesa di essere smaltiti, in questo caso, in un deposito geologico come quello ormai praticamente completato in Finlandia e in Svezia.

Signor Presidente, Governo e colleghi, il nostro gruppo ha sempre lavorato alacremente e chiesto per primo il commissariamento di Sogin. Ora arriviamo al deposito di scorie nucleari, ai tempi sicuramente lunghi per arrivare a quest'obiettivo. Noi riteniamo debba essere presa una decisione in questo senso. Certamente, è necessario dotarsi di un deposito di superficie ma, dall'altro lato, con grande determinazione da parte del Governo, occorre prendere in considerazione i tanti problemi di Sogin. Ci sono criticità gestionali della società.

PRESIDENTE. Concluda.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Termino. Ci sono, altresì, ritardi riscontrati nel processo di localizzazione e conseguente realizzazione del deposito nazionale di superficie. Su questo le amministrazioni locali sono molto preoccupate. Noi crediamo occorra dire con chiarezza quali sono i problemi e soprattutto individuare il sito a fronte di una completa riorganizzazione di Sogin (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, comincio il mio intervento con una domanda: dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti, nella scorsa legislatura, con una maggioranza talmente disomogenea che, proprio avendo preparato diverse mozioni sul nucleare, per evitare la sfaldatura del voto in Aula non portò in Aula la discussione. Non è un caso che, poi, la maggioranza e il Governo si siano imbattuti, nemmeno nel nucleare, ma nel tema del termovalorizzatore, sul quale non è stato possibile trovare una sintesi. Cosa è cambiato? È cambiato che siamo andati al voto, che la maggioranza di centrodestra si è presentata ai cittadini con una proposta e con un programma unitari, anche sul tema energetico. Leggo, al punto 11, la sfida dell'autosufficienza energetica. Devo dire che il Governo sta portando avanti, con coerenza e con efficacia, i punti di questo programma. La transizione energetica deve essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche tenendo conto della sostenibilità economica e sociale, della diversificazione degli approvvigionamenti, dell'utilizzo delle risorse interne che abbiamo. All'ultimo punto, oggi, riusciamo a dare il via all'impegno che prevedeva, leggo: ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione, senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro. Questo è l'ultimo punto di un programma verso il quale oggi ci avviamo. Sarà un percorso, certamente, non facile. L'impegno che chiediamo al Governo è quello di partecipare attivamente a incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari per la produzione di energia per scopi civili. I cambiamenti climatici, la transizione energetica, la crisi energetica, i prezzi così volatili, il fatto che si chiede sempre di più consumo di energia elettrica devono convincerci e costringerci a cambiare indirizzo politico in quella che fino ad adesso è stata l'azione sull'energia e devono portarci a considerare non solo ben accetta ma indispensabile l'energia nucleare. Vedete, l'energia nucleare non è alternativa al rinnovabile, non è concorrente, anzi, semmai è concorrente al fossile. La tesi di questa mozione ha proprio, come elemento fondante, il fatto che, se vogliamo una transizione energetica per davvero, le rinnovabili da sole non sono in grado di attuarla. Bisogna farla, dunque, con criteri scientifici, non ideologici. Parliamo di numeri. Voi sapete che il consumo di energia elettrica presuppone la produzione di 300 terawattora, si sta parlando di 300 miliardi di kilowattora. Mi riferisco solamente alla corrente elettrica, che rappresenta il 25 per cento del consumo globale. Per cui, è fuori il 50 per cento del termico ed è fuori la mobilità. Di questo 25 per cento, della corrente elettrica, attualmente solamente il 35 per cento è prodotto da rinnovabili. Vuol dire che, di 300 terawattora, abbiamo un gap da colmare di 225. Se poi si vuole anche elettrificare la mobilità, si parla di oltre 100 terawattora da aggiungere. Per cui, è fuori dubbio, è una certezza che con le sole rinnovabili questo processo non è possibile. Come dicevo, dobbiamo dunque puntare su questa energia - e i dati di Terna sono lì a dimostrarcelo -: il termoelettrico, cioè l'energia elettrica prodotta con il gas, non è diminuito nell'ultimo anno ma è aumentato. Per cui, dobbiamo con convinzione portare avanti questo processo, senza farci fermare né da ignoranza né da ideologia perché, sapete, l'ambientalismo cieco, miope, pur avendo magari motivazioni valide, crea più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Facciamo un esempio concreto. Prendiamo il Paese più democratico degli Stati Uniti, democratico in senso politico, di sinistra, per intenderci, cioè la California. Dieci anni fa, ha pensato di annunciare la denuclearizzazione, ha cominciato a spegnere le centrali. Cos'è successo dopo dieci anni? È successo che il prezzo dell'energia è salito alle stelle, che sta importando energia fossile, che il governatore è costretto spesso a dire ai propri cittadini di spegnere i condizionatori perché altrimenti salta la rete elettrica.

Addirittura, stanno pensando di investire 1 miliardo per rinforzare l'impianto di energia nucleare ancora in funzione. A fronte di questi insuccessi, abbiamo, invece, l'esempio di tanti successi: Paesi e regioni come la Francia, la Finlandia, l'Ontario, la Svezia, che hanno saputo, nel tempo, coniugare implementazione delle rinnovabili con l'utilizzo dell'energia nucleare, e, guarda caso, sono i Paesi che, rispetto alla transizione energetica sono in stato più avanzato e più compiuto.

Certo, non possiamo disconoscere le problematiche legate al nucleare; i due referendum del 1987, dopo Chernobyl e, nel 2011, con Fukushima, hanno fatto sì che la nostra esperienza nucleare a livello di utilizzo venisse meno, per cui dobbiamo tenere conto degli umori dell'opinione pubblica su un tema così importante. Devo dire, però, che ho visto un sondaggio confortante, perché, alla domanda: “cosa vi fa venire in mente la parola nucleare?”, la risposta è stata “energia” e, poi, “pericolo”, “bomba”, “Chernobyl”. Ma, ciò nonostante, alla domanda se si è favorevoli o meno all'utilizzo dell'energia nucleare, la maggioranza risponde di sì (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE); se poi gli si spiega che c'è tecnologia utilizzabile, sicura, pulita, economicamente conveniente, addirittura questa maggioranza prende contorni ben più decisi e ben più netti. Per cui sappiamo che, da questo punto di vista, sarà importante - e un punto della mozione lo comprende - l'aspetto della divulgazione e della comunicazione rispetto a un tema così delicato che, nel passato, ha provocato tanto sconcerto nell'opinione pubblica.

A tal proposito, voglio ricordare in quest'Aula Umberto Minopoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), un politico di grande rilievo, un politico della sinistra - e spero che i suoi compagni di idee e di valori ne tengano conto -, purtroppo scomparso poco tempo fa, già Presidente dell'Associazione italiana nucleare, già presidente dell'Ansaldo nucleare, che, con un libro recente, ha dato spunti che nel confronto che seguirà a questo giorno saranno sicuramente importanti.

Detto questo, ripeto che il cammino non sarà facile; per fortuna, abbiamo un'esperienza e una conoscenza dettate dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica che ci dice qual è il percorso da compiere; ci sono 19 capisaldi che dovremo avere la capacità, come politica, di attuare e di concretizzare e, di contro, abbiamo una tecnologia già utilizzabile: la tecnologia nucleare di quarta generazione, i cosiddetti moduli nucleari, reattori nucleari, anche detti batterie nucleari, apparecchiature di produzione di energia sicura, pulita ed economicamente conveniente.

Concludo, ricordandovi che l'Italia, negli anni Sessanta, è stata la terza potenza al mondo come utilizzo e come know-how del nucleare. Per fortuna, abbiamo avuto anche in Italia scienziati, studiosi, aziende che, nel frattempo, hanno continuato a portare avanti questo know-how a livello concreto, anche all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), e li abbiamo voluti citare, nella nostra mozione, questi testimoni di una così importante conoscenza e tecnologia. Noi dobbiamo adesso, con questo primo passo, utilizzare questa sapienza, senza preconcetti e senza pregiudizi, perché ne vale del nostro futuro energetico e dello sviluppo sociale e civile del nostro Paese, poiché deve prevalere la ragione sull'ignoranza e la scienza sull'ideologia.

Per questo Forza Italia, convintamente, voterà a favore della mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e membri del Governo, il 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale di Chernobyl - oggi è in Ucraina, ma allora era in Unione Sovietica, esplose, causando il peggior disastro nucleare della storia; avvenne a causa di un errore umano, che provocò la fusione del nocciolo, causando una nube radioattiva che si diffuse in tutta Europa. Perché lo sto ricordando? Per ricordare una cosa che non viene mai sottolineata, ossia che la radioattività non ha confini; non ha confini, né nel tempo, né nello spazio ed è un grave pericolo per tutta la popolazione e la guerra che abbiamo alle porte deve farci riflettere sui rischi elevati legati alla presenza di impianti nucleari. Oggi a preoccupare è la centrale ucraina di Zaporizhzhya; mostra segni di deterioramento e mancano pezzi di ricambio, per non parlare della possibilità di attacchi missilistici.

Vediamo cosa sta accadendo, a livello mondiale, sull'energia nucleare: vi è un parco d'impianti nucleari obsoleti e tutti gli impianti in costruzione, quindi nuovi, sono in difficoltà, con ritardi e costi che vengono quadruplicati; sono in difficoltà perché non possono neanche reperire il carburante, hanno difficoltà nell'utilizzo dell'acqua di raffreddamento, perché sappiamo che andiamo incontro alla scarsità e l'acqua ci serve per altre cose. Facciamo un esempio: in Francia ci sono 56 reattori, con età media di 35 anni; lo scorso anno ne hanno dismessi la metà e la Francia, da esportatrice, è diventata importatrice di energia; la società elettrica registra, quindi, 19 miliardi di euro di perdite.

Allora, forse questa energia nucleare non fa arricchire uno Stato; probabilmente, invece, grava sulle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Il nuovo reattore, in costruzione dal 2007, a Flamanville è in ritardo di 12 anni sulla data di consegna e i costi sono quadruplicati. La Germania ha chiuso gli ultimi tre reattori e chiaramente si sta volgendo verso le rinnovabili. In Finlandia e, appunto, in Normandia ci sono impianti nucleari in costruzione che accusano un ritardo di 13 anni e i costi, da 3 miliardi, sono arrivati a 13 miliardi di euro, e non si sa ancora quando verranno ultimati.

In Italia, il Governo che obiettivo ha, quindi? Aprire cantieri in tutta Italia, a lungo termine, si veda anche il progetto del Ponte sullo Stretto; in realtà, il progetto dobbiamo ancora vederlo, perché non c'è nemmeno quello; macchine mangia soldi a tempo infinito, soldi dei cittadini, che non vedranno mai una fine chiara, un ritorno per le loro esigenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Qual è il problema dei cittadini? Riduciamo loro il costo delle bollette, rendiamoli allora non schiavi di qualcosa che pagheranno nel tempo, e che pagheranno i loro figli; rendiamoli liberi; liberi con che cosa? Con le rinnovabili, che possiamo dare in uso gratuito rispetto ai costi delle energie nucleari. Rendiamoli liberi con che cosa? Con le comunità energetiche, questo dovrebbe essere appunto l'obiettivo di questo Governo: sostenere le famiglie e le imprese a livello energetico, ma questo è anche l'obiettivo che ci chiede l'Europa. Dobbiamo considerare i target del 2030 e del 2050. Cosa ci dice il VI rapporto dell'IPCC? Che siamo in ritardo e che dobbiamo raggiungere la neutralità climatica; non la raggiungeremo mai se noi dobbiamo ancora iniziare a costruire qualcosa che già da adesso ha costi esorbitanti. E gli altri Stati non ce la faranno nemmeno nel 2050 a portare avanti gli obiettivi prefissati, per esempio la Cina. Consideriamo cosa fa la Cina, che dal 1991 il nucleare l'ha sempre utilizzato; attualmente, il mix energetico cinese ha solo il 5 per cento di energia atomica; dal 2008 si è spinta nelle rinnovabili; oggi ha il 15 per cento di energia rinnovabile: che sia di esempio, allora. Abbiamo anche un problema dei costi delle materie prime, questo ce lo stiamo dicendo in tutti i modi. Quindi, noi ci chiediamo come possiamo costruire enormi impianti, se abbiamo il problema delle materie prime e delle scorie radioattive. Una cosa, che sicuramente ci troverà tutti d'accordo, qual è? È che, finora, noi abbiamo detto non dobbiamo dipendere dalla Russia, dal mercato del gas russo; giustissimo non dobbiamo dipendere da esso, ma guardate che il combustibile nucleare è russo, la compagnia statale è Rosatom; e quindi cosa facciamo? Passiamo da essere succubi per il gas a essere succubi per il combustibile nucleare, quindi questa è un'altra cosa assurda.

Abbiamo poi questo nucleare di quarta generazione, il Governo ce ne parla: è una tecnologia che sfrutta questa energia ricavata dalla scissione di atomi, di cui pare esista solo un impianto al mondo, in Cina, sperimentale. Vogliamo andare a guardare la letteratura scientifica? Ve n'è poca, se non inesistente.

Ci sono dei dati insufficienti, che non valutano gli impatti ambientali. Non c'è una sicurezza nucleare. Non c'è un discorso sulla radioprotezione e sulla gestione dei rifiuti radioattivi.

Allora ci dite: costruiamo i mini reattori nucleari modulari. Questo è l'obiettivo dei 13 Paesi dell'Unione europea, compresa l'Italia, ahimè. I sistemi non sono totalmente infallibili, ci dicono, e le scorie ci sono ugualmente.

Noi dobbiamo ricordare che nel 1987 e nel 2011 gli italiani hanno votato un referendum. Quindi, cosa facciamo? Andiamo contro il volere degli italiani? Forse è il caso di ascoltarli, forse è il caso che questo Governo si ravveda e, quindi, a maggio - dal 19 al 21 dovrebbe esserci un G7 in Giappone - si faccia anche carico dell'idea degli italiani, di cosa vogliono realmente gli italiani. Non che cosa vuole questo Governo, ma che cosa vogliono gli italiani! Perché questo Governo e noi tutti, qui, siamo al servizio dei cittadini.

Ultima cosa, che è una cosa che nessuno mai dice, ma che è il caso di ripetere: come li smaltiamo, dove li smaltiamo? Qualche collega l'ha già detto: noi abbiamo ancora dei problemi con l'Europa, siamo in infrazione perché non sappiamo come allocare i rifiuti radioattivi già esistenti nel nostro Paese. Abbiamo 19 siti, dislocati ognuno in ogni parte dell'Italia e alcuni anche all'estero, il che significa che dobbiamo farli ritornare dall'estero, perché dobbiamo stoccarli in Italia. E allora noi cosa facciamo? Aumentiamo queste scorie radioattive e sappiamo già dove vogliamo metterle. Vogliamo chiedere ai cittadini dove dobbiamo inserire queste scorie? E c'è un punto che nessuno vi dice. Qual è? Voi mi potete dire: va bene, ma anche le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici, li dobbiamo smaltire. Ma c'è una cosa importantissima: i pannelli fotovoltaici e qualsiasi altra cosa che viene dalle rinnovabili a fine vita possono essere riciclati, e quindi per noi è materia prima. Avete mai sentito in qualche parte del mondo qualcuno che ricicla i rifiuti radioattivi? Devono essere tombati, sono un problema per la salute dei cittadini, nessuno li vuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E noi vogliamo costruire un qualcosa che andrà sulle tasche dei cittadini, perché, come abbiamo detto, quei progetti, il ponte e gli altri che state mettendo su, enormi progetti che saranno macchine mangia soldi che non risolveranno nulla e alla fine avremo le scorie. Dove le metteremo? Le metteremo, non lo so, sotto le case dei cittadini? Dobbiamo dirlo da adesso, quando si fanno le pianificazioni, a fine vita dove vogliamo mettere queste scorie che nessuno utilizzerà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianpiero Zinzi. Ne ha facoltà.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione di oggi ci consente di discutere della nostra indipendenza energetica, dell'economia del nostro Paese e, di conseguenza, del futuro dei nostri figli. Ma, per poterlo fare, occorre conoscere la storia energetica del nostro Paese, perché l'Italia, sin dagli anni Cinquanta, ha avuto un approccio molto recettivo e favorevole all'utilizzo dell'energia nucleare. Riprova ne sono i diversi impianti ora in decommissioning da nord a sud e i molteplici siti di ricerca che abbiamo nel nostro Paese.

Presidente, l'onorevole Bonelli, prima, nell'attaccare l'impegno della Lega sul territorio, ha fatto confusione tra attività di decommissioning e approvvigionamento energetico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vedete, questa è la demagogia dei “no”, che noi non possiamo più accettare come Italia, come Paese.

E, nonostante questo slancio iniziale, dicevo, supportato e gestito grazie a proficui accordi internazionali, penso alla presenza di Westinghouse e di General Electric nel nostro Paese, l'industria italiana nucleare ha subìto, in seguito all'incidente di Chernobyl del 1986 e poi al referendum del 1987, uno stop che non ha soltanto comportato la fine dell'attività industriale nucleare energetica in Italia, ma anche un grande pregiudizio e, se posso dirlo, una grande e ingiustificata paura rispetto a questa forma di approvvigionamento energetico, necessaria e indispensabile oggi per il nostro Paese.

Ma il vero problema è che all'abbandono dell'energia nucleare non ha fatto seguito un piano energetico alternativo a lungo termine. È questo il vero problema che viviamo oggi in Italia. Questo ha comportato l'elevata indipendenza dell'Italia dall'import di energia. Siamo così diventati meri acquirenti, senza sviluppare piani che consentissero al nostro Paese di diventare esportatore di energia o almeno di rendersi parzialmente autosufficiente.

È anche per questo motivo che, negli ultimi anni, la Russia è stata il primo fornitore dell'Italia di petrolio greggio e gas naturale. Ed è anche per questo motivo che la Russia è il primo fornitore di gas sia dell'Italia, che dell'Unione europea. E a tutto ciò dobbiamo aggiungere il Piano europeo di decarbonizzazione e transizione ecologica, necessario per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti. Apparirà chiaro a tutti che ci siamo improvvisamente accorti che le scelte sull'energia devono contemporaneamente contrastare il riscaldamento globale, ridurre la dipendenza energetica dall'estero, limitare i costi e sostenere la ripresa economica in Europa, garantire lo sviluppo tecnologico e industriale, sia italiano che europeo. Una lista della spesa non facilmente soddisfabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E poi c'è la guerra, che rende necessario che si agisca più rapidamente in tal senso. Non è un caso che la Commissione europea abbia deciso di includere il nucleare e il gas naturale nella tassonomia verde. Il perché è evidente: ci si è resi conto che gli ambiziosi obiettivi europei non sono raggiungibili facendo affidamento solo sulle fonti rinnovabili, a causa della non programmabilità del fotovoltaico e dell'eolico, e della crisi idrica che rende dubbio pure l'idroelettrico. E allora non è solo una scelta politica, ma supportata da dati scientifici, come conferma l'Agenzia internazionale per l'energia.

Per citare alcuni dati, nel mondo esistono attualmente 441 reattori in funzione, 60 circa in costruzione, molti in progettazione avanzata. In Europa ci sono attualmente 104 reattori in funzione, 4 in costruzione, 7 in progettazione. Così nel mix energetico europeo la generazione nucleare rappresenta circa il 26 per cento del totale. E allora oggi, in Italia, i comprensibili timori del passato dovrebbero lasciare spazio a una maggiore consapevolezza sull'utilità e sicurezza di questo modello energetico. Fondamentale, lo ripetiamo, sarà potenziare la ricerca per puntare sullo sviluppo del nucleare di quarta generazione e darci degli obiettivi primari, migliorare la sicurezza nucleare, ridurre la produzione di scorie, minimizzare gli sprechi, diminuire i costi di costruzione e di esercizio degli impianti.

L'Italia ha già iniziato a ritagliarsi un ruolo centrale in materia nucleare: attualmente ci sono più di 50 aziende italiane ad investire sul nucleare e a fabbricare componenti per i reattori. Non sostenere ora queste imprese e i nostri ricercatori rischia di relegarci a meri spettatori di uno sviluppo economico energetico e tecnologico, come è accaduto in passato. Dobbiamo, invece, superare questo immobilismo, siglando accordi con i maggiori partner europei e mondiali, a partire da chi ha già una radicata presenza produttiva in Italia, l'ho già detto e lo ripeto, penso a Westinghouse e General Electric. Abbiamo il dovere di assicurare al nostro Paese una solida indipendenza energetica, che ci consenta di far fronte alle imprevedibili fluttuazioni dei mercati e ai rischi conseguenti a destabilizzazioni e guerre.

Per questo motivo, riteniamo che la mozione della maggioranza vada nella giusta direzione e, come diceva - lo cito anch'io - il presidente dell'Associazione italiana nucleare, Umberto Minopoli, che oggi non c'è più e che il collega Fassino ha ricordato, il nucleare è “l'energia a cui l'Italia non può rinunciare”. Annuncio così il voto favorevole del gruppo della Lega a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Christian Diego Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La situazione che oggi stiamo vivendo in termini di approvvigionamento energetico, dovuta alla guerra scatenata dalla Russia, insieme alla spinta alla decarbonizzazione e alla transizione energetica, sulla quale siamo impegnati in ogni ambito europeo, a partire dal pacchetto Fifth for 55 e dal piano REPowerEU, ci mettono nella condizione di valutare quali siano le migliori possibilità per il nostro Paese di avvicinarsi alla decarbonizzazione. Non c'è dubbio che ci stiamo orientando verso le rinnovabili ed è questa l'occasione in cui dobbiamo ribadire il nostro impegno sulle rinnovabili.

Le mozioni presentate dalla maggioranza vogliono riportare sul tavolo una discussione sul nucleare, senza però aver fatto ancora i conti con l'eredità del nucleare del passato, cioè, ancora una volta, si riporta il dibattito sul nucleare in un modo approssimativo, confuso e senza una chiara strategia. Si sta, cioè, ripetendo lo stesso errore che si è verificato nel 2011 con il Governo di centrodestra guidato da Berlusconi, quando si propose una strategia confusa e pasticciata di un ritorno al nucleare, che non ha portato altro agli italiani che ribadire il loro “no” al nucleare. Presidente, non è possibile continuare così, cioè non è possibile che, ogni volta che c'è un Governo di centrodestra, gli argomenti a carattere fortemente scientifico e tecnologico siano trattati in questo modo approssimativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non è possibile trattare le tematiche scientifiche e tecnologiche in modo superficiale, perché i nostri ricercatori, i nostri scienziati, i nostri esperti meritano di meglio.

Parliamo di nucleare, ma, allora, parliamo, prima, dell'eredità del nucleare, perché la Sogin, che è nata nel 1999, doveva mettere in sicurezza i rifiuti nucleari entro il 2019: oggi, il piano è slittato, con un costo quasi raddoppiato, al 2036 e solo il 30 per cento delle attività previste sono state completate. La Sogin è stata commissariata, ricordiamolo, lo scorso anno e, a distanza di 10 mesi, ancora non si registra una ripresa vera delle sue attività. Ancora si registrano una serie di inadempimenti e ritardi sul decommissioning, in particolare sulla gestione dei grandi appalti, e siamo piuttosto preoccupati per l'annullamento del contratto Cemex e per il sito di Saluggia, dove abbiamo ancora 270.000 litri di rifiuti nucleari radioattivi.

L'individuazione e la costruzione del deposito unico nazionale dovrebbe essere la priorità, che è uno dei compiti che la Sogin è chiamata a svolgere. Si era aperta una fase di partecipazione dei territori, di coinvolgimento, con la fase di consultazione pubblica, però, da quando la Sogin ha fatto la Carta dei siti e delle aree idonee ed è stata trasmessa all'Isin, ancora oggi, questa Carta rimane secretata e si procede nella più assoluta segretezza. Si rischia di interrompere un percorso partecipato con i territori e questo è molto urgente in questo momento, perché ricordiamoci che il nostro Paese ha una procedura d'infrazione attualmente in atto, che è aperta, perché non stiamo rispettando le direttive europee sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Queste dovrebbero essere le priorità, non se vogliamo parlare di nucleare; questa dovrebbe essere la priorità, non ripartire parlando della tecnologia e, soprattutto, non della tecnologia di terza generazione.

Abbiamo speso più di 40 anni a parlare di un deposito, sostanzialmente, di superficie, che non spiega dove andiamo poi a mettere le scorie di alta radioattività. Il discorso delle scorie di alta radioattività, in maniera definitiva, in questo Paese, noi non lo abbiamo mai affrontato. Stiamo parlando di un deposito unico nazionale, che dovrebbe accogliere la media e bassa radioattività, cioè, sostanzialmente, rifiuti biomedici, dove si andranno a depositare temporaneamente le scorie ad alta radioattività. Ma noi una discussione vera su come chiudere il ciclo del combustibile nucleare non l'abbiamo mai fatta in questo Paese ed è da qui che dobbiamo ripartire se vogliamo parlare di nucleare.

Parliamo di nucleare e parliamo anche dei costi. I costi delle centrali di terza generazione avanzata, che sono oggi le uniche disponibili, hanno dimostrato di non essere competitivi, perché la chiusura nel tempo stabilito dei progetti è diventata un'eccezione, piuttosto che la norma e, quindi, è chiaro che, ormai, queste centrali non sono più competitive, né con i combustibili fossili, né con le opzioni rinnovabili, su cui dovremmo puntare come Paese. Quindi, il discorso sulla terza generazione è definitivamente chiuso per l'Italia, perché non avrebbe senso riaprire la filiera di un'industria nucleare che è stata chiusa, perché non c'è competitività e non c'è assolutamente paragone con le opzioni che ci danno le rinnovabili. Detto questo, si può parlare della ricerca che viene svolta in campo nucleare. Non è che ora l'Italia debba abbandonare la strada della ricerca sul nucleare, perché in questo campo manteniamo dei primati di importanza mondiale. Prima di tutto, stiamo giocando un ruolo di primo piano grazie alla partecipazione in ITER, primo esperimento su scala di un reattore a fusione, che studierà la fisica dei plasmi. E tanto per citare un dato, Ansaldo Nucleare è il secondo fornitore globale, come leader di consorzio, nella fornitura di ITER. Altra cosa, stiamo investendo in DTT, Divertor tokamak test facility, con un investimento di 500 milioni che l'Italia ha deciso di fare, che ci posizionerà tra i leader indiscussi nel campo della fusione nucleare. Su queste cose, sì che dobbiamo guardare alla ricerca e al mondo della ricerca. Avremmo voluto vedere questo nelle mozioni della maggioranza, avremmo voluto vedere l'importanza e come aiutare i progetti di ricerca, piuttosto che riaprire un dibattito sul nucleare.

Svolgiamo un ruolo chiave anche per quanto riguarda il nucleare di quarta generazione, nella ricerca, a cui stiamo guardando, quello refrigerato a piombo, però è assolutamente importante che ogni programma di ricerca che si va ad intraprendere, nel campo della quarta generazione, escluda assolutamente qualsiasi scopo militare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e rispetti gli obiettivi di non proliferazione che ci siamo dati in tutte le sedi internazionali.

Quando parliamo di ricerca, non possiamo dimenticarci che c'è stato un fortissimo impoverimento, nelle università, dei programmi nazionali della ricerca sul nucleare. Questo ci serve non tanto per un futuro nucleare, ma, soprattutto, per le competenze che ci servono per la Sogin e per l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, perché questi enti noi li avremo per i prossimi decenni, non andranno via, perché dobbiamo ancora smaltire l'eredità nucleare del passato e avremo sempre le attività nucleari legate alle attività biomediche. Di conseguenza, dobbiamo capire quali sono i modi per recuperare un'offerta formativa in campo nucleare, perché quello che è successo è che la maggior parte di coloro che studiavano il nucleare, ovviamente, si è rivolta all'estero per l'offerta formativa. Questo succede ogni volta, perché, in questo Paese, continuiamo a trattare temi scientifici in maniera approssimativa e non dobbiamo sorprenderci se i nostri ricercatori se ne vanno. Guardando al mondo della ricerca, cerchiamo di capire quale sia l'offerta formativa adeguata per il nostro Paese in campo nucleare, cosa dobbiamo fare in questo ambito di ricerca esclusivamente, sfruttando anche la nostra rete dei ricercatori all'estero. Per questo nella nostra mozione abbiamo chiesto, prima di tutto, di ribadire e confermare ogni impegno, a livello europeo e nazionale, nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia, puntando fortemente sulle rinnovabili. Per quanto riguarda l'energia nucleare, quello che chiediamo, prima di tutto, è ripristinare rapidamente la piena operatività della Sogin e procedere all'edificazione rapida di un deposito nazionale, perché questa non è una vicenda più rimandabile al fine di lasciare alle nuove generazioni un futuro migliore e sostenibile. Per quanto riguarda, invece, i programmi di ricerca, chiediamo di chiudere la via della terza generazione e, invece, di adoprarci per investire nel grande sogno della fusione nucleare, perché qui l'Italia può davvero giocare un ruolo fondamentale. Ma, soprattutto, chiediamo, infine, di evitare di parlare di temi a carattere fortemente scientifico e tecnologico in questo modo approssimativo, ideologico e populista, perché questo non fa certamente un buon servizio al nostro Paese e alla nostra comunità scientifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, oggi siamo in Aula per discutere la tematica della produzione nucleare di energia e, francamente, ci saremmo augurati che il dibattito in merito fosse stato scevro da ideologismi, avviando anche in Italia, anche alla luce degli avvenuti progressi scientifici, un confronto serio in merito. La mozione presentata dalle forze di maggioranza, che riporta, dunque, le posizioni del gruppo di Fratelli d'Italia, va proprio in questa direzione, prospettando indirizzi che tengono conto sia di un contesto internazionale totalmente mutato rispetto al passato, sia del prospettarsi di innovazioni tecnologiche che incidono sulla sicurezza e sulle tipologie di produzione nel settore nucleare.

Sarebbe bene, intanto, ricordare qual è l'attuale situazione in Europa rispetto alla produzione del nucleare. In numeri assoluti, l'Europa produce quasi il 20 per cento di energia elettrica da nucleare. Il Paese che spicca per questa produzione è sicuramente la Francia, che ha, fra impianti, reattori attivi e reattori in ristrutturazione, ancora 58 impianti, con una produzione di energia elettrica che copre quasi il 60 per cento.

Questa è la situazione dei Paesi che circondano l'Italia, come sappiamo, e sappiamo anche che le scelte che stanno avvenendo a livello mondiale sono abbastanza controverse. Sappiamo che la Germania sta dismettendo i suoi ultimi tre reattori e sappiamo che il Giappone, invece, ha avviato un piano per metterne in produzione addirittura 30. Sono scelte chiaramente opposte, che hanno generato critiche. In Giappone l'opinione pubblica è ancora sensibile ai fatti di Fukushima e in Germania si contesta al Governo che, mentre si fa questa transizione dal nucleare, per compensare la produzione di energia elettrica si è ricorsi, sempre più massicciamente, alla produzione da carbone, quindi generando un inquinamento complessivo sicuramente maggiore.

Ho citato le scelte di due grandi economie per significare che varie sono le risposte per far fronte alla crescente domanda di energia e ai nuovi scenari di incertezza geopolitica. Sul ricorso al nucleare con grandi impianti di vecchia generazione rimangono, sicuramente e indiscutibilmente, i rischi che sono legati a problemi di principio e oggi per l'Italia, come è stato giustamente sostenuto qualche giorno fa dal Presidente del Consiglio Meloni, anche di anti-economicità. Poi, rimangono le problematiche legate alla gestione delle scorie di lavorazione. Però, non possiamo neppure ignorare, come sta facendo qualcuno in quest'Aula, che la ricerca scientifica sta rendendo sempre più possibile l'utilizzo delle scorie nucleari per la produzione di nuova energia. È un propellente che si chiamerà Mox, che, utilizzando proprio gli scarti di lavorazione e le scorie nucleari, andrà a produrre altra energia. Non dobbiamo neanche ignorare questo, non fosse altro per eliminare le scorie attualmente giacenti.

Quindi, in un mondo sempre più legato a un consumo di energia elettrica, che va reso compatibile con un percorso di preservazione dell'ambiente, anzi di sopravvivenza dell'ambiente, perché questa è la sfida, quello che dovrebbe essere chiaro a tutti è che farsi guidare dal progresso scientifico è l'unica strada per ottenere risposte e compiere le scelte conseguenti.

Il pianeta Terra, con le sue leggi fisiche, non ha bisogno, quindi, di slogan, di ideologia sedicente ambientalistica, ma di risposte scientifiche, svincolati dalla mera e continua ricerca di battaglie ideologiche o del consenso politico. In fisica nulla si crea e nulla si distrugge. Ogni fenomeno di trasformazione comporta il rilascio di sostanze inquinanti e ricordiamo, ad esempio, che il metano, cui si è fatto sempre più massiccio ricorso, è, dopo l'anidride carbonica, il principale responsabile del riscaldamento globale, perché è facile ammantarsi di belle parole e fare ricorso, poi, a un combustibile fossile come se fosse la panacea di tutti i mali.

D'altra parte, è anche chiaro a tutti che il fabbisogno energetico planetario va soddisfatto, pena il crollo di qualsiasi certezza rispetto ai sistemi industriali, sociali e alle civiltà che abbiamo costruito. Nel breve e nel medio periodo, quindi, è stato un bene che, anche tenendo conto delle attuali e delle future condizioni geopolitiche imposte, la diversificazione degli approvvigionamenti di gas sia stata promossa dal Governo Meloni con il piano Mattei. Bene, ancora, l'attenzione che questo Governo sta prestando finalmente alla realizzazione di un gasdotto, l'Eastmed, che sarà in grado di trasportare anche idrogeno. Male, anzi malissimo, l'indifferenza, l'incuria e l'errore strategico che hanno compiuto i Governi degli ultimi 10 anni nel non saper prevedere e approntare un approvvigionamento energetico da parte dell'Italia. Male le scelte di chi ha messo una delle nostre fonti rinnovabili più importanti, il sistema idroelettrico, in condizione di essere acquisito da Paesi esteri.

Messe in sicurezza, doverosamente e con lungimiranza ignota fino ad ora, le forniture di energia nel breve periodo, così come fatto dal Governo Meloni, guardando, invece, al lungo periodo risulta evidente che un mix di approvvigionamento energetico rispettoso delle tempistiche già indicate per l'obiettivo emissioni zero lo si deve andare a cercare nella ricerca, che la scienza può offrirci, di fonti alternative. Vedete, le fonti rinnovabili, che sono certamente le migliori, non consentono flussi costanti di energia. È un dato di fatto, è un dato scientifico! In base a evidenze scientifiche, però, siamo favorevoli anche alla ricerca su processi e su sistemi di accumulo che tolgano questo difetto sostanziale delle rinnovabili.

Sull'alleanza nucleare faccio presente che in tale scenario si rileva l'accordo di cooperazione sottoscritto lo scorso 28 febbraio da 12 Paesi membri per sostenere il ruolo del nucleare a livello UE. Anche rispetto a questa alleanza per il nucleare il Governo italiano mi pare che si stia muovendo nel modo migliore: non ha aderito in funzione di valutazione del progetto, però partecipa già come osservatore alle riunioni del Comitato.

In sintesi, noi vogliamo affermare che chi vorrebbe precludere qualsiasi percorso di approfondimento sull'utilizzo del nucleare dovrebbe prima dare certezze su due punti: l'energia prodotta da fonti rinnovabili è e sarà in grado di soddisfare - e in quali tempi - totalmente il fabbisogno di un pianeta sempre più energivoro, visto che si stima, ad esempio, che la domanda di elettricità raddoppierà nei prossimi 30 anni? È corretto, nel frattempo, continuare a produrre energia, per compensarla, con la combustione di materiali fossili? Questo è compatibile con l'intento di azzerare il processo di surriscaldamento del pianeta? È opportuno rigettare, in base a incoerenti postulati ideologici, le nuove opportunità di riduzione delle emissioni che la scienza mette a disposizione? Che senso ha assistere alla nascita di un reattore a fusione a 200 chilometri dal confine di Ventimiglia, dove le ditte che vi lavorano sono in gran parte italiane, dove l'ingegnere che soprintende ai lavori è un italiano, ma l'Italia non ne fa parte? Ribadisco che parliamo di un progetto di realizzazione di nucleare di nuova generazione a fusione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Dunque, sono queste le domande a cui va data una risposta. Noi viviamo in società, in Nazioni e in economie energivore. Dobbiamo dare una risposta ed è per questo motivo che, ricordando che fra i nostri impegni, fra gli impegni previsti nella mozione di maggioranza, ci sono quelli di confermare l'obiettivo di zero emissioni nel 2050 e la conferma degli obiettivi di decarbonizzazione già nel 2030, Fratelli d'Italia invita a votare la mozione delle forze di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098 hanno accettato le riformulazioni e le espunzioni proposte dal Governo.

Colleghi, vi chiedo di mantenere maggiore silenzio, perché queste votazioni saranno complicate e molto articolate. Quindi, è necessario che tutti ascoltino, altrimenti dobbiamo ripetere dieci volte le stesse raccomandazioni, le stesse indicazioni del Governo, vanno rilette le riformulazioni e tutto diventa veramente difficile.

Quindi, vi prego di mantenere maggiore silenzio rispetto a quello che è accaduto nel corso anche delle dichiarazioni di voto.

In considerazione della richiesta di votazione per parti separate, avanzata dal Partito Democratico, si procederà alle votazioni nel seguente ordine: dapprima, distintamente, i capoversi del dispositivo dal primo al quarto; quindi, il quinto capoverso del dispositivo congiuntamente al primo capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), in quanto identici a seguito della riformulazione proposta dal Governo; infine, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo, come riformulato, della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, congiuntamente al 1° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni relative al dispositivo proposte dal Governo, a eccezione delle espunzioni, mentre non hanno accettato alcuna riformulazione relativa alla premessa.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente, i capoversi 1°, 3°, 6°, 7° e 8° del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario; a seguire, congiuntamente, i capoversi 2°, 4° e 5° del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole; quindi, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, i capoversi della premessa su cui il parere del Governo è favorevole; infine, sempre ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, i capoversi della premessa su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 1°, 3°, 6°, 7° e 8° del dispositivo della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 2°, 4° e 5° del dispositivo della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 3°, 4°, 5°, 6°, 7°, 12°, 14°, 16°, 21°, 22°, 24° e 25° della premessa della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 8°, 9°, 10°, 11°, 13°, 15°, 17°, 18°, 19°, 20° e 23° della premessa della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00056, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo, ora, alla votazione della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione).

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare, distintamente, ciascun capoverso del dispositivo, a seguire, ove il dispositivo sia tutto o in parte approvato, la premessa.

Ricordo che il 1° capoverso del dispositivo è già stato posto in votazione congiuntamente al 5° capoverso del dispositivo della mozione Ruffino ed altri n. 1-00098.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 10° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'11° capoverso del dispositivo della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato e altri n. 1-00083 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Passiamo, ora, alla votazione della mozione Bonelli e altri n. 1-00116.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, altresì, che il gruppo del Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare, dapprima, il dispositivo, a eccezione dei capoversi 8° e 12°, a seguire, congiuntamente, i capoversi 8° e 12° del dispositivo, infine, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo, a eccezione dei capoversi 8° e 12°, della mozione Bonelli e altri n. 1-00116, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 8° e 12° del dispositivo della mozione Bonelli e altri n. 1-00116, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

In virtù della reiezione del dispositivo, la premessa non sarà posta in votazione.

Passiamo alla mozione Di Sanzo e altri n. 1-00122.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, a eccezione delle espunzioni.

Avverto, altresì, che, a seguito di richieste di votazioni per parti separate, si procederà alle votazioni nel seguente ordine: dapprima, congiuntamente, i capoversi 1°, 2°, 3° e 6° del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, congiuntamente, i capoversi 4° e 5° del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; quindi, congiuntamente, i capoversi 11°, 14°, 20°, 22°, 23°, 28°, 29°, 30°, 34° e 35° della premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, ancora congiuntamente, i capoversi 18°, 24°, 27° e 33° della premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario; quindi, congiuntamente, i capoversi 21° e 31° della premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Infine, i restanti capoversi della premessa su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 1°, 2°, 3° e 6° del dispositivo della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, sui capoversi 4° e 5° del dispositivo della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 11°, 14°, 20°, 22°, 23°, 28°, 29°, 30°, 34° e 35° della premessa della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 18°, 24°, 27° e 33° della premessa della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 21° e 31° della premessa della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui restanti capoversi dal 1° al 10° e 12°, 13°, 15°, 16°, 17°, 19°, 25°, 26°, 32° e 36° della premessa della mozione Di Sanzo ed altri n. 1-00122, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Seguito della discussione delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00100, De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n. 1-00130 e Evi ed altri n. 1-00131 concernenti iniziative in relazione al Piano REPowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00100, De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n. 1-00130 ed Evi ed altri n. 1-00131 concernenti iniziative in relazione al Piano REPowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di mercoledì 26 aprile 2023, sono state presentate le mozioni De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n. 1-00130 ed Evi ed altri n. 1-00131, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che è stata presentata la mozione Caramanna, Andreuzza, Rossello, Semenzato ed altri n. 1-00135. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate, sempre che l'Aula lo consenta. Partiamo dalla mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100.

VANNIA GAVA, Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Sulle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00100, De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n. 1-00130 ed Evi ed altri n. 1-00131 il parere è contrario sia sulle premesse sia sugli impegni.

Sulla mozione Caramanna, Andreuzza, Rossello, Semenzato ed altri n. 1-00135 il parere è favorevole sia sulle premesse sia sugli impegni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione che ci accingiamo a votare impegna il Governo ad intraprendere una politica energetica orientata, da un lato, alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, dall'altro, alla transizione ecologica verso modelli di sviluppo e consumo più sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale. La perdurante tensione geopolitica internazionale derivante dalla guerra in Ucraina ha inciso notevolmente sui prezzi dell'energia, dei prodotti alimentari e dei materiali da costruzione. Insieme al costo della vita è aumentato anche il rischio di povertà energetica e siamo arrivati pertanto a chiederci se avremmo avuto il gas necessario a riscaldarci durante l'inverno, non avendo, come Paese, l'autonomia energetica. Accanto agli obiettivi di neutralità climatica del 2030, ci siamo quindi trovati di fronte alla necessità di eliminare gradualmente le dipendenze dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili russi. È chiaro infatti che, per avere una ripresa dell'economia che sia sostenibile e al tempo stesso inclusiva, siano indispensabili la sicurezza e l'indipendenza energetica. La strada maestra per ridurre i rischi è quella della diversificazione. Non possiamo infatti produrre energia elettrica solo dal gas o dal petrolio, subendo una forte dipendenza dai Paesi produttori. Del resto, pensando alle rinnovabili, non possiamo neppure puntare unicamente sul fotovoltaico o sull'eolico che, almeno per il momento, non sarebbero sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale e comportano problemi di stoccaggio dell'energia. Serve un vero e proprio mix energetico in grado di sfruttare al meglio le peculiarità dei nostri straordinari territori, senza deturparli e garantendo, al tempo stesso, una produzione di energia da fonti diverse, secondo il principio della neutralità tecnologica. La produzione di energia da fonti rinnovabili dovrà gradualmente sostituire i combustibili fossili nelle case e, soprattutto, nelle industrie, ma il passaggio non può essere traumatico se vogliamo renderlo sostenibile a 360 gradi, dunque non solo considerando gli aspetti ambientali ma anche quelli di equità sociale e sostenibilità economica. Continuando a parlare di diversificazione che, come avrete capito, è uno dei principi cardine della politica energetica che vogliamo attuare, dobbiamo declinare il concetto anche sul fronte della provenienza delle forniture. L'Italia, grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo, può ambire a diventare il principale hub energetico di connessione tra Africa ed Europa. È sulla base di questa idea che nasce il cosiddetto Nuovo piano Mattei che intende promuovere rapporti reciprocamente proficui di cooperazione e sviluppo con i Paesi africani, nell'ottica di un rafforzamento del processo di diversificazione delle forniture. Dobbiamo vedere l'Africa come fonte di grandi opportunità. Ha visto lungo la Cina quando, negli scorsi decenni, ha attuato una politica estera di grandi investimenti nello sviluppo di alcuni territori africani.

Nella mozione, proponiamo al Governo di rilanciare l'industria estrattiva del territorio nazionale, naturalmente, compatibilmente con le materie prime disponibili, e di sostenere la diffusione di tecnologie per la generazione elettrica a bassissima intensità carbonica. In questa prospettiva, vanno considerati il nucleare di ultima generazione e, specificatamente, quello da fusione, su cui si sta facendo ricerca.

Di sicuro, già oggi possiamo risparmiare energia, efficientando gli edifici, ma deve essere chiaro che ciò deve essere un'opportunità in più per i cittadini, e non un onere. Quando si parla di fiscalità green, dobbiamo sempre stare attenti al peso che questa può avere sulle spalle dei cittadini e ricordarci delle peculiarità tipiche del patrimonio immobiliare italiano, soprattutto per quanto riguarda gli edifici nei centri storici, che impongono vincoli di natura non solo paesaggistica, ma spesso anche tecnica. Sicuramente, la pubblica amministrazione dovrà dare l'esempio, promuovendo interventi di efficientamento energetico sui propri, innumerevoli, edifici e innovando le flotte del trasporto pubblico.

Inoltre, potenziando e rivedendo i meccanismi di incentivazione già esistenti, come il conto termico e i certificati bianchi, si può dare impulso ad azioni anche nel settore terziario e dell'industria. L'importante è tener sempre presente il tema della competitività del sistema produttivo, evitando che l'introduzione repentina di norme eccessivamente gravose non renda insostenibili alcuni business, a vantaggio della concorrenza dei Paesi esteri dove l'attenzione all'ambiente è minima. Occorre prevedere meccanismi di protezione e fissare step di transizione compatibili con il sistema economico e sociale nazionale.

Concludo, Presidente, sottolineando che è indispensabile investire nella formazione e, in particolare, nella riqualificazione e nel miglioramento delle competenze professionali per dotare la forza lavoro di ulteriori abilità in materia ecologica. Investiamo nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative legate alla transizione verde e alle tecnologie digitali ad essa funzionali e premiamo quelle imprese che puntano sull'innovazione e sull'utilizzo di nuove tecnologie, contribuendo a favorire così una rapida trasformazione del sistema energetico.

Con questi propositi, Presidente, annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo Noi Moderati alla mozione REPowerEU (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Le mozioni che stiamo discutendo e che ci apprestiamo a votare riguardano un tema molto importante, quello del finanziamento di progetti e investimenti pubblici necessari per accelerare la transizione energetica verso l'energia pulita e aumentare l'indipendenza dell'Unione europea dai combustibili climalteranti.

Queste sono, infatti, le principali finalità del Piano REPowerEU, che era stato presentato, un anno fa, dalla Commissione europea, in conseguenza dell'invasione e della guerra in Ucraina, con l'intento di affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo e rispondere all'impennata dei prezzi sui mercati mondiali.

Sono stati rivisti in aumento i target relativi all'energia da fonti rinnovabili e al risparmio energetico, puntando a ridurre la domanda di gas dell'Unione europea del 30 per cento.

Nel febbraio scorso - poco meno di 3 mesi fa - è entrato in vigore il regolamento 2023/435, che inserisce il medesimo Piano REPowerEU e i cambiamenti climatici nel dispositivo per la ripresa e la resilienza dell'Unione, con l'obiettivo primario di ridurre la dipendenza da combustibili fossili.

Le contromisure messe in piedi dall'Unione europea, in questi lunghi mesi, in conseguenza della guerra in Ucraina, erano volte a cercare rapidamente di rendersi sempre più indipendente dalle forniture di gas russo, senza riuscirci, peraltro. Questa giusta esigenza di emancipazione è stata però declinata dal nostro Governo, non adottando strategie volte a renderci sempre più autonomi e autosufficienti riguardo l'approvvigionamento energetico ma, semplicemente, sostituendo il fornitore russo con altri fornitori, sempre di fonti fossili. Il grande obiettivo del Governo, fin da subito, è stato di puntare non sulle rinnovabili, ma sul potenziamento delle infrastrutture del gas, per consentire all'Italia, considerata la sua posizione centrale nel Mediterraneo, di proporsi a diventare un hub europeo del gas, utilizzando ENI e Snam per realizzare questa infrastrutturazione. La mission del Governo è, quindi, quella di realizzare più rigassificatori, più gasdotti, più impianti di stoccaggio, per consentire all'Italia di diventare lo snodo del gas, non per superare il gas, che arriva da giacimenti in Africa e in Medio Oriente e diretto in Europa, obiettivi sostenuti, fin da subito, anche da un entusiasta nostro Ministro dell'Ambiente. Peccato che, anche alla luce degli impegni internazionali sul clima sottoscritti in questi anni, il Ministro dell'Ambiente dovrebbe avere, tra i suoi principali compiti istituzionali, quelli di mettere in campo strategie per il contrasto ai cambiamenti climatici e il rapido superamento delle fonti fossili. Invece, ha deciso di andare in tutt'altra direzione.

La realtà è che, piuttosto che potenziale e spingere su nuove infrastrutture di gas, ulteriori gasdotti, rigassificatori, bisognerebbe puntare, con convinzione e forza, sugli investimenti nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica, che hanno comunque tempi di realizzazione ben più brevi.

Invece, cosa fa il Governo? Il Governo è intenzionato a utilizzare parte delle risorse del REPowerEU per progetti che fanno parte di piani di investimento già programmati per i prossimi anni dalle aziende pubbliche, assumendone quindi strategie e obiettivi. Si rischia, per esempio, di utilizzare quote di queste risorse per il progetto, proposto dall'ENI, per la cattura e il riutilizzo della CO2 al largo di Ravenna; così come la Snam ha tra i suoi piani il progetto per completare il gasdotto appenninico per il passaggio del gas proveniente dal Nordafrica verso l'Europa settentrionale; anche Terna ha in progetto la realizzazione di tre elettrodotti sottomarini; sono progetti che nulla hanno a che vedere con l'affrancamento dalle fonti energetiche climalteranti e che risultano in contraddizione con gli stessi obiettivi di decarbonizzazione che caratterizzano il Piano REPowerEU e, inoltre, sono in contrasto con gli impegni presi alla COP26 in termini di superamento delle fonti fossili. Il capitolo REPowerEU, da aggiungere al PNRR del nostro Paese, doveva essere inviato dal Governo alla Commissione europea entro lo scorso 30 aprile; la realtà, come si è capito, è che questa data è passata invano e l'Esecutivo intende ora sfruttare le regole europee che danno la possibilità di presentare i piani rivisti fino al 31 agosto di quest'anno, un allungamento dei tempi effettivamente consentito dalle norme UE, ma che complica ulteriormente la realizzazione concreta dei progetti da finanziare e, soprattutto mostra, ancora una volta, le difficoltà di questo Governo nella programmazione e gestione del PNRR.

Per fronteggiare l'emergenza climatica serve, invece, una svolta decisa: l'accelerazione verso la transizione energetica. Per cercare di raggiungere gli obiettivi internazionali, l'Europa deve ridurre le sue emissioni di almeno il 65 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, per potere, poi, raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Per provare a raggiungere questo traguardo, deve essere triplicata l'attuale crescita delle fonti rinnovabili. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso, ma possibile, che rende ancora più importanti le risorse messe a disposizione dal Piano REPowerEU.

Gli impegni inseriti nella nostra mozione sono dunque rivolti a chiedere di escludere dall'utilizzo delle risorse del REPowerEU il finanziamento di progetti che riguardino i combustibili fossili e gli investimenti in fonti energetiche climalteranti. Chiediamo di non finanziare, con le risorse del REPowerEU, tutti quei piani di investimento delle aziende pubbliche che non siano finalizzati alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi.

Le risorse messe a disposizione dal Piano devono andare a finanziare progetti a sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili, per il risparmio energetico, per le energie alternative, quali l'idrogeno rinnovabile, e miranti all'abbandono delle fonti fossili. Chiediamo con forza che il Governo si impegni in questa direzione.

Per questo motivo, voteremo a favore delle mozioni che hanno l'obiettivo condiviso di spingere il Governo a sostenere, attraverso lo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie, con efficaci politiche mirate, il percorso di un'effettiva decarbonizzazione della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, per pochi minuti.

La seduta, sospesa alle 11,22, è ripresa alle 11,27.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signori membri del Governo, colleghi, oggi, parliamo del REPowerEU, ma, come sappiamo, il tutto è collegato al pilastro fondamentale, ossia il PNRR. Tale acronimo include i concetti di ripresa e resilienza, ossia i motivi che hanno determinato quest'azione europea nel post-pandemia 2019. L'obiettivo allora posto dalla Commissione europea è stato centrato. Infatti, cosa sarebbe accaduto, post invasione russa nei confronti dell'Ucraina, se non ci fosse stato questo massiccio piano di investimenti a livello europeo? Ce lo dobbiamo chiedere, a maggior ragione, come Italia, dato che siamo stati il principale percettore di questi fondi, proprio perché, purtroppo, è il Paese più colpito dalla pandemia. In quest'occasione, ritengo sia giusto ricordare anche il significato di questi due termini, che hanno motivato il massiccio investimento europeo, vale a dire ripresa e resilienza; ripresa, per il fatto che qualsiasi investimento così rilevante nell'economia produce ripresa economica, e resilienza - e qui ritornerò -, perché il punto posto dalla Commissione europea (naturalmente, su mandato del Consiglio europeo) fu proprio quello della resistenza, per la creazione di strutture pubbliche, ma anche private, più resistenti e più forti nel caso si fossero verificate ulteriori crisi economiche. Purtroppo, questa emergenza si è presentata molto presto, prima di quanto si potesse immaginare.

Tuttavia, trovo giusto che si possa parlare di una revisione dei progetti perché, dopo la previsione complessiva da parte degli Stati membri dei progetti collegati al PNRR, sono mutate le esigenze. Per questa ragione, oggi, parliamo del REPowerEU, ovvero di nuove risorse, di questi 20 miliardi, con l'obiettivo di raggiungere l'indipendenza dai combustibili fossili prima del 2030, lungo tre direttrici: la diversificazione delle fonti fossili nel breve periodo; l'aumento dei risparmi di cittadini e imprese; l'accelerazione del ricorso alle fonti rinnovabili e l'impegno alla transizione ecologica.

Come dicevo prima, ritorna il termine, l'obiettivo della resilienza, che è quello, qui declinato, della sicurezza e della sostenibilità del sistema energetico europeo. Un obiettivo importante del REPower è anche l'aumento dello stoccaggio dell'energia, che sappiamo essere non facile, ma che è utile quando ci sono dei picchi di produzione di energia che vengono compensati nel momento in cui vi è una carenza. E qui mi ricollego al recente regolamento (UE) 2023/435 che è stato approvato. Perché è importante questo regolamento? Perché è volto a introdurre nuovi capitoli al PNRR, collegati al REPowerEU. Però non siamo solamente di fronte ad un insieme di norme, siamo di fronte a un importante finanziamento, come dicevo prima, di 20 miliardi. Qui, però, le fonti sono diverse rispetto al PNRR. Abbiamo un finanziamento che è dato, per il 60 per cento, dal Fondo innovazione e, per il 40 per cento, dall'anticipo delle aste degli ETS, dello scambio delle quote cosiddette di emissione, in virtù del principio europeo “chi più inquina, paga”, e l'Italia, anche qui, è in prima linea e si profila come il più alto percettore di queste risorse, oltre il 10 per cento, si parla all'incirca del 13 per cento, con una formula che tenga conto sia dell'obiettivo della coesione, sia della dipendenza dal combustibile fossile, sia anche dell'aumento dei prezzi degli investimenti, quindi certamente una posizione non favorevole rispetto alla media dei Paesi europei.

Ma veniamo alle criticità, perché siamo di fronte a degli obiettivi ambiziosi, anche giusti indubbiamente, sui quali siamo d'accordo, ma al centro ci dev'essere la sostenibilità. E non c'è solamente la sostenibilità ambientale, non c'è solamente la sostenibilità economica, dobbiamo parlare anche della sostenibilità nei tempi, cioè la concreta possibilità di realizzare questi obiettivi nei tempi stabiliti. E dobbiamo tener conto anche del cosiddetto tasso di sostituzione tecnologica: nel momento in cui utilizziamo una diversa fonte, dobbiamo anche pensare che ne accantoniamo un'altra e dobbiamo vedere se questa sostituzione è possibile e con quali tempi. Altro elemento è quello dell'analisi di impatto, e questo in tutti i settori dell'economia che sono interessati, l'abbiamo visto anche in altri ambiti di obiettivi europei stabiliti proprio nel settore energetico e legato anche alle emissioni.

Veniamo, quindi, all'Italia. Quali sono i problemi in questo senso? Ebbene, l'Italia dovrebbe avere un tasso di crescita delle rinnovabili 6 volte maggiore rispetto a quanto realizzato negli ultimi 8 anni e la quota elettrica dovrebbe passare dal 21,5 al 28 per cento nel 2030. Sono, obiettivamente, delle scadenze e dei limiti molto stringenti e quindi, in questo senso, è opportuna una valutazione del Governo. Per questa ragione, nella mozione che noi abbiamo presentato chiediamo questi due impegni: l'impegno del Governo a intervenire nelle opportune sedi europee per fare in modo che le risorse vadano in generale alla creazione di nuovi impianti di rinnovabili, senza ulteriori paletti e limitazioni che potrebbero pregiudicare questi obiettivi; e secondariamente, che i fondi del REPowerEU siano anche destinati agli incentivi fiscali, come è stato fatto per Industria 4.0 e Formazione 4.0, che, come sappiamo, sono stati interventi che hanno portato notevole innovazione nell'economia e hanno aiutato molto, come sappiamo, anche le imprese più piccole. Per concludere, dobbiamo tener conto anche dell'aspetto geopolitico, perché indubbiamente, quando c'è una maggiore autonomia nel settore energetico, e lo abbiamo visto in questi ultimi anni, riusciamo ad essere anche più forti come Stati membri e più forti come Unione europea. Però non dobbiamo cedere alla tentazione di obiettivi così irraggiungibili, altrimenti questo rafforzamento verrebbe ad essere pregiudicato. Quindi, concludo, Presidente, nell'annunciare il voto favorevole alla mozione a prima firma Benzoni n. 1-00130, in rappresentanza di questo gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi con questa mozione affrontiamo un tema molto, molto importante, quello del REPowerEU, ossia della strada che l'Europa ha voluto percorrere per dare agli Stati membri la possibilità di uscire dalla dipendenza energetica da parte della Russia e rafforzare quel percorso di transizione ecologica che sappiamo essere al centro delle politiche di sviluppo europeo, ma anche nazionale.

Partiamo dai numeri prima della crisi ucraina: noi avevamo una dipendenza, come Italia, per il 45 per cento dal carbone importato dalla Russia, per il 38 per cento dal gas e per il 28 per cento dal petrolio russo. Numeri impressionanti. Mi lasci dire che di questi numeri qualcuno, quando è iniziata la guerra in Ucraina, ha anche voluto farne terreno di scontro politico, dicendo che l'Italia si era particolarmente esposta rispetto alla Russia, anche additando i Governi Berlusconi come particolarmente amici, così veniva detto della Russia, ma ciò è sfatato dai fatti. I Governi Berlusconi, i Governi di centrodestra hanno fatto, né più né meno, quello che hanno fatto tutti i Governi europei e i Governi anche di centrosinistra, rispetto alla dipendenza energetica dalla Russia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e i fatti sono lì a parlare da soli. Anche perché, onestamente, dal punto di vista tecnico, noi dobbiamo ricordare che il gas russo è, di fatto, infinito nelle sue riserve e di grande qualità, ed era anche il più economico a cui attingere. L'errore strategico, evidentemente da non ripetere nel futuro, è quello di dipendere troppo da una sola fonte, da un solo fornitore. Poi, se guardiamo i numeri, ci sono Paesi, tra l'altro a trazione socialista o comunque socialista insieme ad altre forze politiche, come la Germania, che si sono esposti sul gas russo molto, molto di più, pensiamo al Nord Stream 1 e al Nord Stream 2.

Ma ora c'è da guardare avanti. Nel guardare avanti, l'Italia è stata tra le prime ad essersi svincolata in maniera mirabile. Anche questa mattina ho sentito, purtroppo, parole di critica verso le nostre grandi aziende di Stato. Io credo che, invece, il lavoro che hanno fatto in questi due anni le nostre grandi aziende di Stato sia solo da ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché sono andate in giro per il mondo a trovare quel gas liquefatto che ha iniziato a sostituire la nostra dipendenza, sono andate a fare accordi con l'Algeria e con la Libia per avere il gas che ci arriva attraverso due collegamenti fisici che abbiamo con il Nord Africa, che qualcuno aveva troppo presto marginalizzato. E per fortuna che abbiamo il TAP, che i 5 Stelle volevano fermare, per fortuna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! E abbiamo raddoppiato la capacità di carico da quella dipendenza energetica. Insomma, abbiamo fatto un lavoro serio, così come realizzare i due gassificatori a Piombino e a Ravenna. Noi come Forza Italia siamo sempre stati il partito del “sì” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Mai un dubbio sull'esigenza strategica rispetto a quegli interventi. I nostri Ministri e la nostra forza si sono sempre contraddistinti per essere il partito del “sì”.

Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ci ha dato ulteriori risorse, tra l'altro cercando anche di aiutarci nel riorientare le risorse del PNRR a livello europeo. Questo per dire che l'Europa ha messo in campo una flessibilità vera. Arriveranno diversi miliardi di euro con questo REPowerEU. Per fare cosa? Per fare investimenti sicuramente in infrastrutture, sicuramente in tecnologie, ma troppo spesso ci dimentichiamo che l'investimento più importante è quello nelle competenze delle persone, competenze verdi, transizione ecologica, tecnologie digitali. Dobbiamo adeguare il nostro know-how, che non vuol dire solo avere laureati che escono dalle nostre università, quello va fatto, vanno incoraggiati e rafforzati i nostri laureati in discipline scientifiche, ma dobbiamo anche aiutare gli operai nelle catene di montaggio, che devono vedere la transizione ecologica come un'opportunità e non come un rischio nei loro confronti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ho visto che ieri il segretario del PD, Elly Schlein, è stata presa in braccio da un operaio di Fincantieri: ecco, io ho paura che, se quegli operai proviamo ad ascoltarli realmente, ci diranno, in quelle catene di montaggio, siano esse dell'automotive o siano esse del settore manifatturiero italiano, che sono più preoccupati dalla transizione ecologica e non riescono a vederne l'opportunità. Con iniziative come il REPowerEU noi riusciamo a far percepire loro che, attraverso nuove competenze e attraverso opportunità che si creano con le energie green, possiamo farcela, ma dobbiamo avere un'identità ecologista, non contro l'industria, ma a favore dell'industria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che sia vista come un'opportunità.

Quindi, miglioreremo le infrastrutture, utilizzeremo questo denaro per l'efficienza energetica, per la decarbonizzazione dell'industria, per il biometano sostenibile e, in generale, per iniziative di contrasto alla povertà energetica. Insomma, la volontà di questo Governo è chiara, la direzione di marcia è scritta e anche un certo approccio pragmatico: pochi progetti, ma assolutamente necessari, fattibili e cantierabili in breve tempo. Questo è l'approccio con cui, insieme alle risorse del PNRR, insieme all'organizzazione strategica sul tema dell'energia, daremo corpo a quel Piano Mattei che vede investimenti nel nostro Paese ma anche in Nordafrica e in tutto il bacino del Mediterraneo. Come sempre - questo è un grande insegnamento anche del nostro presidente Berlusconi - faremo di una difficoltà un'opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché dietro l'angolo c'è l'opportunità di fare dell'Italia un grande hub del gas, per esempio; noi siamo una piattaforma naturale. C'è un problema sul bypass di Sulmona ma possiamo risolvere anche quello, con una partnership pubblico-privata efficace, diventare il punto di ingresso del gas per tutto il Centro e Sud Europa e, soprattutto, arrivare prima - pensando anche alle nostre aziende - alla nostra autosufficienza energetica. Possiamo farcela. Con quale modello? Con un tavolo con il mondo delle imprese, che vanno coinvolte da subito perché dobbiamo ascoltarle per sapere di cosa hanno bisogno; mi riferisco, ad esempio, al settore manifatturiero. Anche i grandi investimenti nel nostro Paese sono pronti. Pensiamo a quanto denaro c'è per investire sul fotovoltaico, su tutte le energie rinnovabili, sull'eolico. Eppure, troppe volte i progetti sono fermi. Ancora una volta, noi ci distingueremo per essere il partito dei “sì” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Vogliamo sbloccare quegli investimenti troppe volte bloccati dalle logiche del NIMBY, di piccolo cabotaggio locale, e vogliamo dare il senso che la transizione ecologica non sarà contro ma a favore dell'industria, a favore dei lavoratori, degli operai, degli imprenditori, piccoli, medi o grandi.

Un esempio è il lavoro che abbiamo fatto sulle agroenergie, che sono una grande fonte di opportunità per il futuro. Un emendamento di Forza Italia rende possibili investimenti, con milioni di chilowattora che possono essere installati e con un patto con i nostri agricoltori, che vedranno, quindi, l'opportunità, anche sulle tematiche dell'energia, di avere nuovi introiti e una futuribilità. poi, la microcogenerazione diffusa, le comunità energetiche e il capitolo biomasse, molto interessante.

Siamo reduci, pochi minuti fa, dalla discussione sul nucleare. Per noi, il nucleare è una straordinaria occasione, non possiamo rimanere fuori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Siamo l'unico Paese del G20 che non usa la potenza nucleare civile, è incredibile. Il nucleare - lo sappiamo bene, ne abbiamo parlato prima - di nuova generazione è più sicuro, con formati piccoli può essere facilmente installabile. Insomma, sappiamo bene che se, da un lato, abbiamo perso un treno, abbiamo perso competenze, know-how incredibili di cui questo Paese era ricco, dall'altro lato, siamo ancora in tempo per agganciarci al treno delle nuove tecnologie e diventare leader nella ricerca, nel nucleare di nuova generazione. Anche per questo, questo denaro verrà speso.

Però, Presidente, in conclusione, mi faccia fare una riflessione politica più ampia. Con il REPowerEU, l'Europa dimostra, ancora una volta, di essere vicina. C'è stata un'epoca in cui l'Europa, nel nostro Paese, è stata percepita come lontana, ci indicava cosa fare, cosa non fare, indicava quale diametro dovessero avere le famose zucchine, o altre amenità di questo genere, e c'è stata l'epoca del Patto di stabilità basato sull'austerity. Ecco, io credo che quella fase sia lontana, sia cambiata e credo che, oggi, gli italiani, con il pragmatismo che li contraddistingue, abbiano capito che in Europa è più importante stare dentro alle stanze dei bottoni, dove si decide, che è dove Forza Italia ha sempre deciso di stare, con la schiena dritta, con orgoglio, a volte dicendo che le cose andavano cambiate. Pensate al fatto di essere riusciti a fare inserire il gas naturale e il nucleare pulito tra le energie pulite, pensate alla difesa che abbiamo fatto della filiera dell'automotive, pensate alla difesa sulle Case green, sulla direttiva che voleva mettere le mani nelle tasche degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), pensate alla difesa del nostro cibo da un Nutri-Score che rischiava di essere troppo favorevole ai Paesi del Nord. Tutte queste battaglie potevano essere condotte stando fuori, sbraitando, dicendo che l'Europa era lontana e tiranna, o stando dentro, come abbiamo fatto noi. I risultati che ho citato sono risultati concreti, che vanno a beneficio di migliaia di posti di lavoro nel nostro Paese e del futuro delle nostre aziende. Questo interroga tutti anche sul posizionamento, sulla postura da tenere nei prossimi mesi, visto che parleremo tanto di Europa, avendo le elezioni alle porte, e avendo altre sfide da giocare di più e meglio, come il Patto di stabilità europeo, il MES, su cui dobbiamo prendere una decisione, e il PNRR.

Oggi è la festa dell'Europa e io credo che non ci sia miglior modo di celebrarla che con una mozione che parla delle opportunità che l'Europa ci dà e parlando nel concreto agli italiani di quanto l'Europa sia un'opportunità e non un problema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, gentili colleghi e colleghe, io credo, anche dall'ultimo intervento che ho appena seguito, che ci sia un po' di confusione in capo a questa maggioranza e a questo Governo in tema di politica energetica. Sicuramente ci sono dei ritardi. Pensate che questa mozione che stiamo discutendo adesso sul REPowerEU è stata depositata il 29 marzo, perché c'era una scadenza a fine aprile che conosciamo tutti, ed era necessaria per poter creare le premesse perché tutti questi interventi potessero essere fatti a tempo debito. La mozione di maggioranza è arrivata ad essere depositata ieri sera, 8 maggio. Poi ci sono alcune incoerenze. Il Governo dà parere favorevole ad una serie di impegni ricompresi nella mozione di maggioranza e dà parere contrario ad altrettanti impegni in tutto e per tutto simili delle opposizioni. Qui c'è un pregiudizio ideologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o, forse, si vuole fare una battaglia politica sulle spalle dei cittadini. Il problema è molto chiaro, signori: volete utilizzare i fondi del REPowerEU per spingere, per fare dell'Italia l'hub del gas, così com'è stato richiamato più volte dalla Premier Meloni, oppure volete dare attuazione a questo capitolo importante per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese, certo per l'autonomia dalla Russia ma anche per lo sviluppo, soprattutto, delle fonti sostenibili? Perché questo è il problema.

Ma veniamo alla confusione. Vi dimostro la confusione che c'è in capo alla maggioranza. Vado a leggere - e vi invito ad andare a leggere - il punto 6 della mozione di maggioranza, nel quale si dice che “si impegna il Governo ad utilizzare le risorse del REPowerEU al fine di sostenere un processo di riqualificazione energetica degli edifici”. Avete capito bene: questa maggioranza invita il Governo a creare uno strumento per agevolare un processo di riqualificazione energetica degli edifici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi do una notizia, signori, questo strumento c'era già, l'avete demolito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Era il superbonus 110 per cento, che ha creato milioni di posti di lavoro nel nostro Paese, che ha contribuito al più 11 per cento del PIL negli ultimi 2 anni, che ha ridotto il debito pubblico di 10 punti percentuali, che ha ridotto di milioni di tonnellate le emissioni di CO2! Lo avete smantellato e adesso invitate il Governo a reintrodurlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Al collega Morelli, tramite la Presidenza, ricordo che il costo di questo provvedimento non è di 2.000 euro per ogni cittadino italiano. Non è che, se diciamo 100 volte una menzogna, diventa una verità. Qualcuno in quest'Aula, e anche a Palazzo Chigi, qui a fianco, sicuramente ha problemi con la matematica perché, se con questa manovra sono stati spesi 70 miliardi e in Italia ci sono 60 milioni di cittadini, spiegatemi come può risultare un costo pro capite di 2.000 euro a testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se, poi, una detrazione è spalmata in 4 o 5 anni, i 2.000 euro diventano 200 euro. Se, poi, consideriamo quello che è tornato in tasca allo Stato sotto forma di tasse e di imposte, i 200 euro diventano la metà.

Se si fosse detto che, con questo provvedimento del MoVimento 5 Stelle, siamo andati ad indebitare di 100 euro ciascun cittadino italiano ma abbiamo ridotto le bollette di 500.000 famiglie e abbiamo avuto una serie di vantaggi per l'economia, questo non avrebbe avuto la presa che ha avuto, invece, una menzogna inventata di sana pianta a Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), qui a 50 metri, come quella dei 2.000 euro, che viene anche, in maniera provocatoria, ribadita in quest'Aula, mentendo sapendo di mentire.

Al punto n. 13 della mozione di maggioranza chiedete al Governo questo impegno: un sistema di premialità per le imprese che, attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie, contribuiscano a favorire una rapida trasformazione del sistema energetico. Quindi, è un contributo per la decarbonizzazione delle aziende. Bene, c'era già! C'era già e l'avete smantellato, perché questo è Transizione 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avete smantellato e distrutto dalla legge il bilancio, voluta dal vostro Governo e dalla Meloni e, a distanza di tre mesi, fate una mozione per reintrodurre Transizione 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Va bene, va bene, va bene! Noi siamo d'accordo. Il fatto che l'abbiate smantellato, forse, bisogna dirlo anche al vostro Ministro Urso che, solo qualche giorno fa, ha dichiarato - proprio testuale - alle agenzie: “Ho incontrato il Ministro Fitto per capire come sia meglio orientare le risorse del REPowerEU. Concentreremo la maggioranza di queste risorse su Transizione 5.0 per consentire alle aziende italiane di accelerare sia sulla strada della transizione ecologica sia su quella dell'innovazione digitale”. A cosa si riferisca il Ministro Urso con Transizione 5.0 non lo sa nessuno. Sicuramente non l'avete scritto in questa mozione.

Che sia un ripristino di quella precedente? Allora, ci trova favorevoli. È l'ennesimo voltafaccia di questo Governo e di questa maggioranza, ma almeno andiamo nella direzione giusta. Siamo favorevoli: reintroduciamo Transizione 4.0! Chiamatela 5.0, 6.0 o 20.0 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Aiutiamo le aziende in questo processo di transizione, perché questo vuol dire aumentare la competitività e l'occupazione.

E ancora, sempre in materia di confusione del centrodestra, voglio citare il Ministro Pichetto Fratin che il 15 aprile al G7 ha dichiarato: “Prevediamo di installare oltre 70 gigawatt di rinnovabili nei prossimi 7 anni”. Ma dove li avete messi in questa mozione? Non c'è traccia di questo impegno nella mozione di maggioranza. Eppure, mi pare - correggetemi se sbaglio - che il Ministro Pichetto Fratin sia un Ministro di questo Governo, sostenuto da questa maggioranza. Facendo così, si andrebbe nella direzione giusta, ma se voi ammettete questo, ossia avere un programma che prevede in 7 anni addirittura 70 gigawatt di rinnovabili, smentite 9 punti su 10 della vostra mozione che avete presentato poc'anzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono incompatibili: o si va in una direzione - verso il futuro, l'innovazione, la tecnologia, la sostenibilità e l'occupazione - oppure torniamo indietro, torniamo alla carrozza con i cavalli, al gas, al petrolio e alle fonti fossili.

Elettricità Futura ha elaborato un piano ancora più sfidante di quello del Ministro. Questo piano prevede di allacciare alla rete 85 gigawatt di nuove rinnovabili da qui al 2030, portando il mix elettrico nazionale all'84 per cento da fonti sostenibili ed è questa la strada che dobbiamo perseguire. Pensate che, raggiungendo questo traguardo, l'Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas nel 2030: ce lo dicono il Ministro ed Elettricità Futura. Ma se andiamo a ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni del gas al 2030, perché dobbiamo continuare ad investire solo ed esclusivamente sulle fonti fossili e sul gas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Due giorni fa Il Sole 24 Ore ha indicato i consumi di gas - per chi non l'avesse letto - in picchiata nel nostro Paese: meno 26 per cento a marzo, meno 19,4 per cento nel trimestre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e questa, chiaramente, è una buona notizia. Ebbene, è in questo contesto che parliamo di REPowerEU. Lo facciamo su iniziativa del MoVimento 5 Stelle, perché, da parte della maggioranza e del Governo, su questo importante capitolo di spesa non c'è stata alcuna iniziativa di coinvolgimento del Parlamento.

Abbiamo sollecitato questa discussione anche perché, con REPowerEU, siamo in ritardo. Siete in ritardo! La scadenza di fine aprile infatti, come ho ricordato, è già passata e il fatto che ci aggiorneremo ad agosto renderà molto più difficile l'attuazione.

A fronte di tutto questo, come ricordavo, l'unico punto costantemente e perfino ossessivamente ripetuto dalla Presidente Meloni è stato quello di voler portare l'Italia a diventare un hub del gas in Europa. Si parla, dunque, di nuovi ulteriori rigassificatori e gasdotti. Peccato che tali progetti, oltre a rafforzare la dipendenza e non l'autonomia del nostro Paese dall' importazione di fonti fossili…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). …siano in evidente contraddizione con gli obiettivi posti dal REPowerEU.

Ma al di là della forma, questi progetti ignorano totalmente che nel 2022 la produzione di energia elettrica da gas in Europa è stata superata dalla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e che, secondo studi autorevoli, la produzione di energia elettrica da fonti fossili crollerà in Europa del 20 per cento nel 2023, cioè già da quest'anno.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Prego.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Riteniamo che sia maggiormente aderente all'interesse nazionale garantire che i nuovi progetti da includere nel REPowerEU siano coerenti con gli obiettivi europei per la decarbonizzazione, siano volti a eliminare la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e siano volti alla riduzione dei consumi di energia e alla crescita delle comunità energetiche, favorendo particolarmente i cittadini in condizioni di povertà energetica.

PRESIDENTE. Grazie…

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Per tutti questi motivi, voteremo, dunque, a favore della mozione a mia prima firma e, naturalmente, non voteremo la mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che fa fare un salto indietro al Paese, ultimo in Europa, facendolo restare fortemente dipendente dalle fonti fossili e dagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. La ringrazio.

Non le ho tolto io la parola. Comunque, il suo tempo era veramente esaurito da 1 minuto e 5 secondi.

Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la maggioranza ha presentato un testo unitario e condiviso in merito al REPowerEU e sinceramente lo ha fatto in tempi rapidi e senza alcun tipo di difficoltà. D'altronde, la posizione del centrodestra sul tema energetico è chiara e condivisa fin da quando ci siamo presentati alle ultime elezioni politiche, dove siamo stati eletti con il voto degli italiani.

Il centrodestra ha una visione condivisa per affrontare il tema fondamentale della sostenibilità energetica nel nuovo contesto europeo post-pandemia e, purtroppo, in piena crisi per il conflitto tra Russia e Ucraina.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 11,57)

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Abbiamo soprattutto una visione condivisa nell'approccio verso il tema, un approccio non ideologico, un approccio realmente sostenibile e pragmatico, non dettato da ipocrisia che risulta solo dannosa al Paese.

La Lega in Europa ha votato a favore della proposta del Piano REPowerEU e questo è stato un primo passo importante verso l'erogazione dei finanziamenti per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, proprio al fine di contrastare la crisi in corso e abbattere i costi del caro bollette per le famiglie e le piccole e medie imprese più vulnerabili e per andare verso un'indipendenza energetica dalla Russia. Dunque, esprimiamo soddisfazione per un documento sicuramente migliorato rispetto all'eccessiva ideologia green contenuta nella proposta iniziale.

Dobbiamo ricordare che il PNRR è stato concepito dopo la pandemia, ma prima della guerra in Ucraina e deve essere, quindi, integrato, deve essere modificato e adattato al nuovo contesto, soprattutto per quanto riguarda la tempistica di realizzazione dei progetti, dato che il nuovo scenario richiede la necessità di nuove strategie in campo energetico. I recenti eventi geopolitici hanno inciso sui prezzi dell'energia, dei prodotti alimentari, delle materie prime e delle materie di costruzione e hanno causato, inoltre, carenze nella catena di approvvigionamento mondiale, provocando un aumento dell'inflazione. Si tratta di una situazione peggiorata, in quanto si somma a decenni di scelte sbagliate in materia energetica.

Tali sviluppi hanno avuto un impatto diretto sulla capacità di attuare le misure dei Piani di ripresa e resilienza proprio su tutti gli Stati europei. Già nelle dichiarazioni di Versailles del 10 e 11 marzo 2022 i Capi di Stato e di Governo hanno invitato la Commissione europea a proporre, entro la fine di maggio dello stesso anno, il piano REPowerEU, volto a eliminare gradualmente la dipendenza dell'Unione dalle importazioni di combustibili fossili russi, invito poi ribadito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.

Tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto ben prima del 2030, secondo le modalità che garantiscano la coerenza con il Green Deal europeo e con gli obiettivi climatici del 2030 e 2050. Il 18 maggio la Commissione europea ha firmato il piano REPowerEU, che traccia il percorso che parte dall'Unione europea per la sostituzione delle fonti fossili, degli approvvigionamenti provenienti dalla Russia.

A febbraio 2023 si è tenuta la cabina di regia del PNRR con i Ministeri competenti e le società partecipate ENI, ENEL, Snam e Terna, per avviare un confronto su un nuovo capitolo da inserire nel PNRR relativo al REPowerEU. È il piano europeo per fronteggiare, appunto, le difficoltà del mercato energetico globale causate dalla guerra. La riunione si è svolta alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del Ministro del PNRR, delle politiche di coesione e del Sud Raffaele Fitto, del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, del Ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, del Ministro dell'Agricoltura e del Ministro dell'Economia e delle finanze, per cui una grandissima fetta del Governo, e questo insieme alle principali società energetiche partecipate dallo Stato.

Nella stessa seduta la cabina di regia del PNRR ha insistito e ha istituito un apposito gruppo tecnico interministeriale per l'istruttoria relativa alle proposte di investimento e di riforma da inserire nel capitolo del REPowerEU. Il Presidente Meloni, nel corso della riunione, ha affermato che il nuovo piano consentirà all'Italia di dare un forte contributo alla realizzazione del piano Mattei, al fine di consolidare il processo di diversificazione delle forniture verso una totale eliminazione del gas russo e per far diventare l'Italia un hub energetico nel Mediterraneo per tutta l'Europa, in un proficuo rapporto di cooperazione soprattutto tra i Paesi e con i Paesi africani.

In questa prospettiva, i rappresentanti di ENEL, ENI, Snam e Terna sono attori importanti per porre pochi, ma necessari e fattibili progetti legati alla transizione energetica, da inserire nel PNRR rivisitato.

La quota italiana dei fondi del REPowerEU è pari a 2,7 miliardi di euro, ai quali si possono aggiungere i fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione, che ci porterebbe oltre 5 miliardi. Dunque la Lega sostiene che il principio dell'autonomia energetica e della diversificazione delle fonti, il tendere verso energie sempre più sostenibili sia certamente qualcosa che possiamo condividere, ma dal pacchetto REPowerEU appare a noi evidente che la Commissione non tiene in nessun conto indicatori economici e stime di crescita quando progetta un'Europa del futuro a zero emissioni.

La situazione odierna dell'aumento dei prezzi e della disponibilità energetica deriva soprattutto da decenni di politiche inefficaci sul clima e sull'energia, mentre viene fatto passare in modo prevalente solo il diretto collegamento che stiamo subendo con la crisi in Ucraina. Spesso vi è un atteggiamento strumentale per giustificare ulteriori forzature, ambizioni, spinte sempre più stringenti per il settore energetico europeo, che non tengono conto della sostenibilità e dei tempi dei processi.

Scusate, ma a noi qualche dubbio legittimo viene. Si punta tutto sulle rinnovabili, e ciò rappresenta un grave errore strategico, perché manca completamente una filiera europea che possa supportare gli obiettivi imposti per la transizione ecologica. Lo abbiamo visto anche nelle dichiarazioni quando abbiamo approvato la mozione sul nucleare. Usciamo dalla dipendenza da Mosca, benissimo, ottimo, ma attenzione, evitiamo di infilarci nella dipendenza da Pechino, per cui ci forniamo di materiali e tecnologie necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non sarebbe propriamente una mossa che ci fa raggiungere l'autonomia strategica desiderata e nemmeno contribuiremmo significativamente al miglioramento delle condizioni ambientali, perché l'estrazione, la trasformazione, il trasporto dei minerali e dei metalli impiegati intensivamente per la realizzazione di pannelli solari e turbine eoliche dipendono da un adeguato approvvigionamento di prodotti fossili, tra queste tecnologie realizzate da chi l'energia ancora la produce a carbone.

Non possiamo permetterci di puntare tutto solo sulle rinnovabili se manca una filiera europea in grado di sviluppare tecnologie essenziali per la transizione. Eliminare, ripeto, la dipendenza energetica da Mosca per aumentare quella tecnologica dalla Cina è un grave errore, e su questo noi saremo molto attenti in tutte le sedi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Con il nostro testo indichiamo al Governo alcuni semplici indirizzi realizzabili. Invitiamo a sostenere il processo di diversificazione dell'approvvigionamento energetico che permetta di raggiungere una costante diffusione delle energie rinnovabili, che gradualmente sostituiscano il combustibile fossile nell'industria, nelle case e nella generazione elettrica. Indichiamo anche di proseguire con i piani di realizzazione del cosiddetto piano Mattei, allo scopo di rafforzare il processo di diversificazione delle forniture, che renda l'Italia un hub energetico nel Mediterraneo.

Sosteniamo e invitiamo il Governo a utilizzare le risorse del REPowerEU, al fine di sostenere un processo graduale di riqualificazione energetica degli edifici, che tenga però in considerazione le peculiarità e le realtà degli immobili italiani, il nostro sistema che è fatto di centri storici dall'alto valore artistico e culturale.

Chiediamo di proseguire poi con la cabina di regia già avviata con il mondo delle imprese, delle parti sociali e delle associazioni di categoria, proprio al fine di promuovere sempre un maggior coinvolgimento nell'attuazione del REPowerEU e d'impiegare le risorse del REPowerEU per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze professionali, proprio al fine di dotare nuove figure specializzate in materia ecologica.

Invitiamo a proseguire anche verso la semplificazione, già avviata, delle normative, anche intervenendo, se necessario, su quelle nazionali e su quelle europee che risultano incompatibili per i traguardi temporali da realizzare con la transazione sostenibile.

Concludendo, ringrazio il Governo per l'approccio concreto, non ideologico, volto a trovare le soluzioni a tutte le criticità che noi evidenziamo. È stato chiaro ed esaustivo anche il Ministro Fitto, che abbiamo ascoltato qualche settimana fa, che ha fatto capire come intende procedere. Pertanto la volontà della Lega è di votare favorevolmente alla mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Presidente, gentili colleghe, gentili colleghi, a seguito delle rilevanti difficoltà di approvvigionamento delle fonti energetiche e della notevole volatilità del mercato energetico mondiale derivanti dall'aggressione russa ai danni dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il nuovo piano REPowerEU. Le finalità del piano REPowerEU sono essenzialmente tre: risparmiare energia, produrre energia pulita e diversificare il nostro approvvigionamento energetico. L'obiettivo prioritario del piano è quindi quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi molto prima del 2030, secondo le modalità che garantiscano anche la coerenza con il Green Deal europeo e il quadro normativo europeo sul clima, che fissa la riduzione pari almeno al 55 per cento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.

Altro obiettivo del piano presuppone l'innalzamento della quota di produzione di energie rinnovabili. Le rinnovabili costituiscono l'energia più economica e pulita a nostra disposizione, e possono essere prodotte interamente riducendo le necessità d'importazione di energia. Il REPowerEU accelererà la transizione verde e stimolerà ingenti investimenti nelle energie rinnovabili. Dobbiamo inoltre consentire all'industria e ai trasporti, sia pubblici sia privati, di sostituire rapidamente i combustibili fossili per ridurre le emissioni e la dipendenza. Terzo obiettivo del piano è la diversificazione degli approvvigionamenti.

L'Europa sta collaborando da tempo con i partner internazionali per trovare forniture energetiche alternative. Nel breve termine abbiamo bisogno quanto prima di forniture alternative di gas, petrolio e carbone. In futuro occorrerà, e di questo siamo assolutamente certi, anche idrogeno rinnovabile.

Com'è sempre stato ampiamente sottolineato, l'adozione del piano si è resa necessaria soprattutto al fine di aiutare le famiglie e le imprese già colpite dalla crisi COVID ed abbattere i costi dell'energia, nell'ottica di una ripresa efficace, sostenibile ed inclusiva. L'Europa in questi mesi ha lavorato molto bene.

Ad oltre un anno dall'invasione russa dell'Ucraina le esportazioni di gas russo verso l'UE si sono infatti ormai ridotte dell'80 per cento. In Italia, grazie alle iniziative del Governo Draghi, le importazioni energetiche con la Russia sono state dimezzate, nonostante le polemiche strumentali della destra quando era all'opposizione, che prima ha alimentato - vedi il rigassificatore di Piombino - le perplessità del territorio, per poi rimangiarsi tutto una volta al Governo.

Tutto questo è stato possibile grazie alla fermezza del Partito Democratico e alle iniziative dell'Unione europea sul price cap, promosse e sostenute anche queste dall'ex Premier Mario Draghi e a cui l'attuale Governo si è poi accodato, cercando maldestramente di rivendicarne l'attuazione. Quello che è stato fatto, però, è solo il primo passo di una strategia energetica complessiva che va attuata nei prossimi anni. E, qui, vengono in gioco le risorse del PNRR, allo scopo di finanziare investimenti e risorse chiave che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi prefissati, nonché di ottimizzare la complementarietà, la coerenza e la coesione delle strategie delle azioni intraprese dall'Unione europea e dagli Stati membri, per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione.

Gli Stati membri, infatti, dovranno introdurre nei PNRR nazionali un apposito capitolo dedicato al Piano REPowerEU, ai sensi del nuovo Regolamento (UE) 2023/435 recentemente approvato, che modifica il regolamento del 2021/241, istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Sulla base delle nuove linee guida della Commissione del 1° febbraio 2023 per il finanziamento dei capitoli del REPowerEU, gli Stati avranno così a disposizione ulteriori risorse per 20 miliardi di euro in sovvenzioni ( di cui 12 dal Fondo per l'innovazione e 8 delle aste anticipate delle quote ETS) e di queste l'Italia avrà circa 2,76, il 13,8 per cento. Inoltre, gli Stati potranno trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale dal Fondo sociale europeo Plus e dal Fondo di coesione, equivalenti per l'Italia a circa 2,1 miliardi. Sono inoltre a disposizione anche i fondi non spesi della riserva di adeguamento alla Brexit.

Le riforme e gli investimenti del capitolo dedicato al Piano REPowerEU all'interno del PNRR devono specificamente mirare a contribuire al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi: primo, la promozione dell'efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture energetiche; secondo, il contrasto alla povertà energetica di famiglie e imprese comprese le piccole e medie imprese; terzo, l'incentivazione della riduzione della domanda di energia; quarto, il contrasto alle strozzature interne e transfrontaliere nella trasformazione di energia e di accelerazione dell'integrazione delle fonti energetiche rinnovabili; quinto, la promozione di riqualificazione accelerata della forza lavoro grazie all'acquisizione di competenze verdi e delle relative competenze digitali.

Appare palese che su molti di questi settori il Governo non sia solo in ritardo, ma abbia addirittura cancellato norme e risorse. Mi riferisco, in particolar modo, alle norme per la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, che l'attuale Governo ha deciso di eliminare. Nonostante i proclami trionfali delle scorse settimane sulla riduzione dei costi energetici, ad aprile è tornato improvvisamente a salire il prezzo del gas. Si tratta di un aumento sensibile del 22 per cento rispetto a marzo, che andrà inevitabilmente a incidere sulle bollette. L'incremento è dovuto principalmente alla riduzione prevista dal recente decreto Bollette.

Altro settore sul Piano del REPowerEU in cui il Governo sta andando colpevolmente in controtendenza è quello del mancato finanziamento della riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati. Si tratta di un tema che la maggioranza sta completamente ignorando e i cui effetti non tarderanno a palesarsi.

Il Governo taglia su tutto, permettetemi questo inciso, per poi rivendicare in un video patinato che questi risparmi verranno utilizzati per dare 60 euro o forse 40 euro lordi per sei mesi ai redditi medio-bassi.

Detto questo, la mozione che presentiamo nasce, quindi, dall'incertezza in cui il Governo sta portando avanti le politiche energetiche, ma, non solo; la mozione vuole anche chiarire se e come le risorse del PNRR in questo capitolo verranno utilizzate, perché che il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia a rischio non lo dicono le opposizioni, lo dice lo stesso Governo.

E lo dice chiaramente tramite il Ministro Fitto che ha ammesso recentemente che alcuni interventi, da qui a giugno del 2026, non possono essere realizzati, è matematico, è scientifico, dobbiamo dirlo con chiarezza. Fitto ha ammesso i problemi nell'attuazione del Piano, l'Italia rischia, infatti, di bucare i traguardi dei progetti del PNRR necessari per sbloccare i fondi della Commissione europea. Niente obiettivi raggiunti, niente risorse.

Proprio per questi motivi, abbiamo presentato una mozione, per chiarire con fermezza all'Esecutivo la necessità di coinvolgere pienamente il Parlamento sulla definizione dei capitoli dedicati al Piano REPowerEU all'interno del PNRR, garantendo una piena e consapevole valutazione, da parte dei soggetti interessati, dei progetti previsti ed, in particolare, del contrasto alla povertà energetica, del contributo alla diffusione di energie rinnovabili, del miglioramento dell'efficienza energetica e della riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e della riqualificazione della forza lavoro per acquisire competenze verdi.

Saranno altrettanto necessarie in questo contesto l'immediata entrata in vigore dei decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili, la prioritaria riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico, la promozione di meccanismi incentivanti che favoriscano l'autoproduzione da fonti rinnovabili da parte delle imprese, al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Tutto questo scongiurando ritardi di rimodulazione strumentali ed inutili del PNRR, per non disperdere le risorse da esso derivanti e assicurare il raggiungimento degli obiettivi necessari alla transizione verde…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Concludo, Presidente. L'Italia è l'osservato speciale d'Europa. Questo Governo ha già fatto e sta facendo troppi passi falsi su immigrazione, politiche sociali, diritti, lavoro ed economia, opponendosi alla ratifica del MEF, nonostante abbia scritto nel DEF che l'unica crescita possibile venga proprio dal PNRR. Se fallite su questo, rischiamo una crisi irreversibile. Lasciate da parte i contrasti interni per le nomine di Stato, evitate le continue norme demagogiche e controproducenti, evitate i proclami irrealizzabili, fate un atto di umiltà, confrontatevi lealmente con il Parlamento e con tutte le forze politiche per il bene del Paese, finché siete ancora in tempo.

Per queste motivazioni, voteremo contro la vostra mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Comba. Ne ha facoltà.

FABRIZIO COMBA (FDI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, leggendo la mozione condivisa con le forze di maggioranza e ponendola al confronto di quelle presentate dall'opposizione sugli stessi argomenti, ancora una volta, mi soggiunge una considerazione di tipo concettuale; dico “concettuale” per non inflazionare ulteriormente la parola “politica”. Già, perché alla base dell'azione politica ci devono essere i concetti, le idee, una visione complessiva e sistematica che non può mancare mai, soprattutto se si ha l'ambizione e l'orgoglio di governare una grande nazione come la nostra. Ve lo spiego; è impossibile, però, senza prima essermi fatto una domanda, e la farò anche a lei, signor onorevole Presidente: come possono forze politiche che hanno governato per cinque anni attribuire delle colpe, delle mancanze, delle inefficienze a chi sta governando da cinque mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Come puoi chiedere una serie di impegni di tipo programmatico al Governo che ti è succeduto, dopo che per cinque anni sei stato evanescente, impalpabile, inconsistente dal punto di vista della pianificazione, della visione complessiva di tutta l'azione politica?

Oggi, siamo chiamati a votare una richiesta di impegno su temi sensibili ed importanti per questo Governo.

Per la prima volta nella storia questo Governo ha avuto il coraggio di porre al centro del dibattito politico italiano in maniera concreta e pragmatica, non solo dando lezioni che non vogliamo dare, ma ponendo problemi concreti. Siamo seri, signor Presidente, siamo seri perché bisogna, invece, prima di tutto, anteporre la responsabilità di fronte a questi argomenti. Una decina di giorni fa, in sede di discussione generale, era intervenuto il collega Schiano il quale ha elencato, da un punto di vista tecnico e operativo, le proposte messe in campo, i dati reali e la forza effettiva dell'azione politica impostata da questo Governo sul tema. Le idee e la visione, appunto. Alla fine, siamo al solito refrain, su cui quasi sempre non ci si sofferma abbastanza: la visione. Noi abbiamo una visione politica, abbiamo una visione politica che voi non avete. Noi abbiamo l'umiltà di studiare le prospettive, le possibili declinazioni e i paradigmi su cui dipanare gli eventuali correttivi, voi solo la presunzione di matrice ideologica e i pretesti della polemica, senza misura alcuna. Da parte vostra, cara opposizione, c'è infatti troppa demagogia, c'è solo demagogia. Pochi fatti, nelle città e nelle regioni in cui governate o avete governato, e molta, troppa retorica. Qui mi ricollego alla considerazione concettuale dell'incipit del mio intervento: come si fa a dire di no al processo di modernizzazione, ad un percorso di transizione energetica che porterà cambiamenti significativi in tutti i settori di operatività, nell'automotive, nell'industria, nella digitalizzazione? Chiedo scusa…probabilmente non è di interesse per tutti i colleghi; però, le chiederei, Presidente, di intervenire chiedendo un minimo di silenzio. Grazie.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ascoltiamo l'onorevole Comba, colleghi, per favore.

FABRIZIO COMBA (FDI). Chi è quel folle che non lo vuole? Chi potrebbe mai negare il progresso della tecnologia e le esigenze di un adeguamento delle fonti di approvvigionamento energetico? Chi lo fa è fuori dal tempo, è fuori dal mondo, è fuori dalla storia. Vedete, colleghe e colleghi, la differenza è proprio lì, è sempre di tipo concettuale, è sempre relativa ad una diversa visione del mondo che ci separa e che ci vede lontani anni luce da voi. La vostra idea di Nazione ci separa e lo si evince anche dalla differenza tra la nostra mozione e la vostra che, ancora, spinge verso sistemi di welfare assistenzialistico come quello dei bonus a pioggia. Per anni, in questa Nazione abbiamo vissuto, interpretato e venduto come non surrogabile l'utilizzo del criterio dogmatico dell'assoluta emergenzialità. Tutto veniva proposto ai cittadini come essenziale ma invece presentava solo caratteristiche melliflue di supposta urgenza, cavalcando la paura dell'ora o mai più. Si è andati avanti per anni sulla falsariga dell'instabilità, della precarietà strutturale e degli incentivi a macchia di leopardo, indici di una mentalità assistenziale priva di una visione programmatica e di una costruzione pragmatica e razionale necessarie invece all'economia e al welfare di un grande Paese come il nostro.

Questo Governo, invece, ha optato per una scelta coraggiosa: affrontare le carenze sistematiche, annose ed irrisolte della macchina Stato, acuite da anni di Governi scellerati di centrosinistra. Lo sta facendo affrontando anche temi e sfide difficoltose, mai fronteggiate prima in maniera concreta, come la transizione energetica verso forme di sostentamento pulite. Chi non ne sottolinea la forza riformatrice, decisamente in controtendenza rispetto al passato, non dice il vero. È questo l'elemento di discontinuità che gli italiani ci hanno chiesto, ed è questo che sta facendo il Governo Meloni, impegnato a livello internazionale affinché ciò avvenga senza se e senza ma, con lungimiranza e raziocinio, come impone il difficile momento epocale che viviamo. Dunque, l'azione di contrasto all'innalzamento dei costi dell'energia necessita di un processo graduale di contenimento che deve prescindere da convulse ed estemporanee azioni normative prive di una strategia economico-energetica complessiva, come potrebbe essere un taglio solo momentaneo. Le preoccupazioni circa i ritardi di attuazione del PNRR sono state respinte, dunque, da noi al mittente. Bisogna spegnere i soliti focolai di dubbi, perplessità, scetticismi forieri solamente di sterili denigrazioni dell'avversario politico. Il Governo sta operando nel migliore dei modi per tutelare gli interessi di questo Paese e dei suoi cittadini. Questa è la nostra priorità, questa è la priorità e questo è il cambio di rotta rispetto ad un passato che è sotto gli occhi di tutti. I presunti ritardi non hanno nulla a che vedere con l'operato di Fitto o del Governo italiano. Sappiamo benissimo che alcuni progetti erano stati dati per certi già dall'anno scorso dalla Commissione europea, riferiti ai 55 obiettivi assegnati all'Italia nel secondo semestre 2022. Poi, si sono arenati, ma non certo qui a Roma. È di pochi giorni fa la notizia, invece certa, dell'avvenuto sblocco della rata di 19 miliardi e questa vittoria non certo la dobbiamo a chi ci ha preceduto ma è dovuta alla competenza e alla pazienza e alla capacità di mediazione internazionale del Ministro. In risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dall'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU che si basa su quattro pilastri fondamentali, al fine di riuscire a contrastare la crisi energetica: il risparmio di energia, la diversificazione dell'approvvigionamento, la sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili e la combinazione di investimenti e riforme in modo strategico e mirato. Per riuscire a raggiungere i quattro punti focus del REPowerEU si è stimato un investimento di circa 300 miliardi di euro, da attuare nei prossimi cinque anni. I Paesi EU richiederanno e riceveranno fondi supplementari attraverso un Piano di ripresa e resilienza modificato. Saranno obbligati a includere misure per il risparmio energetico, la produzione di energia pulita e la diversificazione dell'approvvigionamento energetico, come previsto dallo stesso REPowerEU.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

FABRIZIO COMBA (FDI). Il nostro Premier ha ottenuto da Bruxelles nuove misure a sostegno delle famiglie vulnerabili, delle piccole e medie imprese e delle micro imprese, ed è riuscito nell'impresa di convincere i vertici EU a destinare almeno il 30 per cento della loro spesa nel REPowerEU per progetti che si focalizzano sulle carenze esistenti nella trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell'energia stessa e per l'aumento degli scambi transfrontalieri.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.

FABRIZIO COMBA (FDI). Concludo. Dobbiamo tenere presente che per gestire al meglio il PNRR nella sua programmazione e in quella dei Fondi di coesione ed efficientamento e nell'utilizzo della spesa, ha deciso di riallineare e riprogrammare la coesione dello stesso PNRR e il REPowerEU. Lo stiamo facendo, come nostra abitudine, con senso di responsabilità e competenza per il bene degli italiani. Il popolo italiano ha votato questa coalizione perché assetato di innovazione e desideroso di un sostanziale cambio di rotta. Rivoluzionario in tal senso…

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, onorevole…

FABRIZIO COMBA (FDI). Vado a concludere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per rimanere fermi quindi alla mentalità dei Governi che ci hanno preceduto e sarebbe un errore imperdonabile e, quindi, un rischio che non possiamo correre. Vado a chiudere dichiarando quindi che, per questi motivi, convintamente votiamo a favore della mozione di maggioranza, a nome dell'intero gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Passiamo dunque ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Luca ed altri n. 1-00127, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione della mozione Benzoni ed altri n. 1-00130. Avverto che il gruppo del Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i capoversi 1° e 2° del dispositivo e, a seguire, ove il dispositivo venga, in tutto in parte, approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00130, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Benzoni ed altri n. 1-00130, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

In virtù delle della reiezione del dispositivo, non si procederà dunque alla votazione della premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evi ed altri n. 1-00131, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caramanna, Andreuzza, Rossello, Semenzato ed altri n. 1-00135, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Seguito della discussione delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119, Ghirra ed altri n. 1-00133 e D'Alessio ed altri n. 1-00134 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119, Ghirra ed altri n. 1-00133 e D'Alessio ed altri n. 1-00134 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di ieri, è stata presentata la mozione D'Alessio ed altri n. 1-00134, che è già stata iscritta all'ordine del giorno. Avverto, altresì che, in data odierna, è stata presentata la mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Cavo ed altri n. 1-00136 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali.

Grazie, Presidente. Sulla mozione Appendino ed altri n. 1-00119 il parere è favorevole con riformulazione “a prevedere l'adozione di ulteriori misure…”

PRESIDENTE. Un attimo, le chiedo scusa: la prima mozione concernente l'istituto “opzione donna”, è la mozione Orlando ed altri n. 1-00103.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Allora, riprendo dalla mozione Orlando ed altri n. 1-00103; il parere è favorevole con riformulazione. Va espunto un capoverso: “di fatto, con la legge di bilancio su «opzione donna» si è operata una manovra per fare cassa sulla condizione delle lavoratrici che aspirano a poter accedere alla pensione, seppure con l'applicazione del metodo contributivo per tutto l'arco della vita lavorativa”. Questo punto va espunto e il parere diventa favorevole con riformulazione: “ad adottare opportune iniziative volte ad ampliare la platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità per l'accesso al trattamento pensionistico o anticipo pensionistico, fermo restando il reperimento delle risorse economiche necessarie”.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, Sottosegretario, riformulazione del dispositivo?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Perfetto. Sulla premessa?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sulla premessa, va espunto il punto “di fatto, con la legge di bilancio (…)“, il capoverso.

PRESIDENTE. Può ripetere, per favore, perché non si sente bene?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. L'impegnativa puntuale, la posso rileggere, è: “ad adottare opportune iniziative volte ad ampliare la platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità per l'accesso al trattamento pensionistico o anticipo pensionistico, fermo restando il reperimento delle risorse economiche necessarie”.

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario. Mozione Appennino ed altri n. 1-00119?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Per quanto riguarda le premesse, andrebbe espunto il terzultimo capoverso, quello che inizia con: “sebbene in definitiva (…)”. Per quanto riguarda la parte dispositiva, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a prevedere l'adozione di ulteriori misure a sostegno delle donne per garantire loro l'indipendenza economica e contrastare concretamente i divari di genere rispetto all'ambito lavorativo, i quali determinano diseguaglianze anche in relazione ai trattamenti pensionistici, lavorando, compatibilmente con i vincoli di bilancio, ad iniziative mirate a ridurre il gap pensionistico in aggiunta all'ampliamento della platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità per l'accesso al trattamento pensionistico e/o anticipo pensionistico”.

PRESIDENTE. Mozione Ghirra ed altri n. 1-00133?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è favorevole con la seguente riformulazione “ad adottare iniziative legislative finalizzate a ridurre il divario pensionistico di genere attraverso l'introduzione di nuovi e più efficaci strumenti o meccanismi previdenziali, ferma restando la necessità di reperire risorse necessarie all'ampliamento della platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità per l'accesso al trattamento pensionistico e/o anticipo pensionistico”.

PRESIDENTE. Quindi, per la Mozione Ghirra ed altri n. 1-00133 le premesse vanno bene?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

PRESIDENTE. Mozione D'Alessio ed altri n. 1-00134?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Nelle premesse, andrebbe espunto e modificato il 6° capoverso, che inizia con “la modifica dei requisiti anagrafici”. Il parere è poi favorevole con la seguente riformulazione: “ad adoperarsi per proseguire nell'azione di potenziamento delle misure volte a incentivare il lavoro femminile, lavorando all'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, anche attraverso l'aumento dei congedi parentali ed il potenziamento dei servizi socio-educativi, oltre a prevedere iniziative mirate a ridurre il gap pensionistico, tese ad ampliare la platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità di accesso al trattamento pensionistico e/o anticipo pensionistico”.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, Sottosegretario, era la riformulazione sulla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00134?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

PRESIDENTE. E' la prima parte del dispositivo o sostituisce…

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sostituisce il dispositivo.

PRESIDENTE. Va bene, sostituisce tre dispositivi. Infine, abbiamo la mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Cavo ed altri n. 1-00136.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere favorevole sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Cavo ed altri n. 1-00136.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Visto che il Governo ha sostanzialmente riscritto tutti i dispositivi, chiederemmo solo di avere copia delle riformulazioni, perché oggettivamente era complicato seguire.

PRESIDENTE. Rappresentante del Governo, se può darcene copia, per cortesia, la facciamo distribuire. Grazie, Sottosegretario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quando si tratta un tema così importante, come quello delle pensioni, occorre farlo con molta cautela, tenendo lontani facili populismi che di sicuro non giovano al dibattito né servono a migliorare la situazione.

Il trend è purtroppo ormai consolidato: il Paese invecchia e si fanno meno figli; si inizia a lavorare e, dunque, a versare contributi sempre più tardi; la vita media è sempre più lunga e, conseguentemente, l'arco temporale di percezione delle pensioni. La crisi economica, derivante da pandemia e guerra, la disoccupazione e l'infelice istituto del reddito di cittadinanza avranno sicuramente un impatto in futuro sulla sostenibilità dell'attuale sistema pensionistico. La fascia di popolazione attiva che versa contributi previdenziali si è, infatti, ridotta ulteriormente.

Si tratta di un tema importante che richiede da parte nostra, come classe politica, la massima serietà. Considerando la trasversalità di interessi e le fasce di popolazione coinvolte, dobbiamo ragionare in un'ottica di medio-lungo periodo, evitando che nel tempo si venga a creare un vero e proprio scontro generazionale.

La politica deve pensare ai giovani e fare in modo che ci sia equità tra generazioni, una prospettiva in passato spesso trascurata. Pensiamo prima di tutto alla sostenibilità economica e finanziaria dell'intero sistema pensionistico, nell'interesse di tutte quelle giovani donne che altrimenti un domani rischiano non di andare in pensione un anno dopo ma di non andarci proprio. È questo quello che vogliamo? La mozione del centrodestra ha ben chiara la trasversalità dei ruoli femminili; al tempo stesso, siamo consapevoli che occorre mantenere sempre un occhio vigile sulle casse dello Stato, perché non vogliamo far ricadere sui bambini di oggi, che saranno la forza lavoro di domani, il peso di scelte dettate dalla continua ricerca di consenso.

La possibilità per le lavoratrici di conseguire la pensione anticipata optando per il calcolo contributivo, cosiddetta “opzione donna”, era stata prevista in via sperimentale. Come in tutte le sperimentazioni, è fondamentale capirne le positività ma soprattutto i margini di miglioramento. Dobbiamo lavorare a monte sulle condizioni lavorative delle donne e sulla reale parità di genere. Questo deve essere un impegno di tutti e una responsabilità collettiva di ognuno di noi.

Uno degli obiettivi della riforma delle pensioni è la promozione di una graduale equiparazione del trattamento pensionistico di uomini e di donne, indicato peraltro anche da Bruxelles. La questione dell'equiparazione tra i generi si incrocia, però, da sempre, con il più generale tema delle donne nel mondo del lavoro italiano.

Più volte è stato sottolineato che, date le generali condizioni di svantaggio delle donne nel panorama italiano, una parificazione del trattamento pensionistico dovrebbe necessariamente essere accompagnata da provvedimenti a tutela delle famiglie e delle lavoratrici. Oggi le donne in Italia guadagnano meno degli uomini, a parità di competenze e responsabilità fanno più fatica a fare carriera e sono supportate in maniera assai blanda nell'esigenza di coniugare maternità e lavoro. Per questi motivi, oltre che a uguali doveri alla base della riforma delle pensioni, dobbiamo lavorare a uguali diritti nel mondo del lavoro, ovvero lavorare sul “prima” e non sul “dopo”.

Nell'affrontare i problemi contingenti cerchiamo di essere oggettivi e pragmatici. Sebbene gli interventi normativi in materia pensionistica degli ultimi vent'anni siano stati rivolti ad un'equiparazione dei diritti pensionistici di vecchiaia tra uomini e donne, di fatto, permangono sostanziali differenze tra i due generi nel mercato del lavoro, nei percorsi professionali e, soprattutto, nella distribuzione dei carichi familiari.

Per le donne che, contemporaneamente all'attività lavorativa, accudiscono i nipoti o genitori molto anziani il conseguimento della pensione rappresenta pertanto un traguardo importante, che consente loro di svolgere in maniera più serena tali compiti, altrettanto fondamentali nella nostra società.

Certo, in un mondo ideale, queste attività dovrebbero e potrebbero farle anche gli uomini, ma sappiamo che spesso non è così. Anche per questo crediamo che sia opportuno individuare, nel prosieguo dell'azione di Governo e - lo sottolineo - compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico con eventuali premialità per ogni figlio, nel caso in cui si abbiano persone a carico di cui si segua la cura, anche nell'ottica di fornire alle lavoratrici un forte segnale di sostegno delle politiche della famiglia, oggi sempre più fondamentale per il futuro del Paese.

Infine, riteniamo opportuno studiare formule innovative, che possano consentire a chi è in prossimità della pensione di svolgere, senza particolari penalizzazioni sotto il profilo contributivo, una più ridotta attività lavorativa, facilitando l'integrazione con le attività extra di cura dei familiari e - perché no? - agevolando un nuovo inserimento delle fasce più giovani.

Alla luce di queste considerazioni, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, noi non possiamo accettare la riformulazione proposta dal Governo. Ci troviamo qui a parlare ancora del divario di genere, che persiste nel nostro Paese, in questo caso per quanto riguarda il sistema pensionistico e, in particolare, con riferimento alle donne.

Oggi è il 9 maggio e, nonostante gli impegni presi dalla Ministra Calderone, la nuova formulazione di “opzione donna” è rimasta invariata, sia durante il dibattito sulla legge di bilancio - che poi ha determinato il suo cambiamento - sia dopo il confronto con le parti sociali sia dopo l'approvazione del Milleproroghe.

A tutt'oggi non esiste un impegno concreto del Governo per dare risposta alle tante lavoratrici che attendono di vedere riconosciuto un loro sacrosanto diritto. Neppure la mozione presentata all'ultimo momento dalla maggioranza ci può vedere favorevoli, perché non ci sono impegni concreti. Anche la riformulazione, che il Sottosegretario ha riproposto per la nostra mozione, prevede l'ampliamento della platea delle donne pensionabili, ma non l'aumento degli assegni delle pensioni. E sappiamo bene che il problema è proprio quello della povertà delle donne pensionate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), non solo il numero di quante possono accedere al sistema previdenziale, ma anche il divario che segna la loro carriera lavorativa e, successivamente, quella pensionistica.

Il dispositivo della maggioranza che impegna il Governo ad assumere specifiche iniziative volte a contrastare il divario pensionistico di genere, attestato dai dati sull'andamento delle pensioni erogate dall'INPS, e anche l'impegno “ad individuare, nel prosieguo dell'azione di Governo” - senza indicare, ad esempio, il prossimo decreto utile - “e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” - come sempre indicato - “forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico e/o di anticipo pensionistico” non ci possono vedere d'accordo.

Concordiamo invece sullo studio di formule innovative che permettano di anticipare la decorrenza della pensione; ma, ripeto, non condividiamo il fatto che non ci siano impegni concreti sulle modalità, sui tempi e soprattutto sull'aumento dell'assegno pensionistico.

Colleghe e colleghi, in tutte le mozioni, presentate da tutti i gruppi politici, le premesse sono analoghe, perché il quadro del nostro Paese è chiaro e i dati parlano. Il divario di genere - l'abbiamo detto e scritto tutte e tutti - riguarda carriere discontinue, lavori precari e lavori sottopagati. Sono tantissime le donne costrette a optare per il part time per poter accedere a forme di flessibilità lavorativa, che diversamente non sarebbero loro concesse.

E questo perché il nostro sistema non prevede adeguate forme di conciliazione dei tempi tra il lavoro e la cura che, purtroppo, ancora oggi, ricade quasi interamente sulle donne. Ci sono enormi problemi di conciliazione, sottolineati da tutto e tutti, ma ancora il Governo non ha dato una risposta. L'Italia è l'ultima in Europa per le politiche di genere rispetto alla questione lavorativa. È chiaro che questo tema si ripercuote necessariamente sul sistema pensionistico. Le donne guadagnano circa il 30 per cento in meno nell'assegno pensionistico: gli uomini hanno un assegno medio di 1.381 euro e le donne di 976.

Noi abbiamo sempre ritenuto che “opzione donna” fosse una misura inadeguata e insufficiente, ma comunque ha dato risposte che sono state negate e che verranno negate quest'anno. L'età pensionabile era di 58 anni per le dipendenti e di 59 per le autonome, con 35 anni di contributi, e sappiamo bene che il calcolo su base contributiva era quello che determinava l'ulteriore povertà di donne che hanno queste carriere precarie e discontinue, le quali difficilmente arrivano ai 35 anni di contributi.

Con la legge di bilancio, purtroppo, questa destra è riuscita persino a peggiorare la situazione. Nella mozione, la maggioranza scrive che, nel 2022, rispetto all'anno precedente, il numero di donne che ha usufruito di “opzione donna” è aumentato del 15,4 per cento. Ricordate, però, che il 2022 vedeva ancora vigente la vecchia disposizione di “opzione donna”. Sicuramente nel 2023 ci sarà una netta riduzione, perché la platea scenderà da circa 17.000 a 3.000. Peraltro, con le modifiche sono state introdotte discriminazioni, perché adesso avere figli comporta la possibilità di andare in precedenza in pensione. Addirittura anche sui licenziamenti sono state create discriminazioni, perché chi ha un tavolo di concertazione aperto è agevolato rispetto a chi, invece, non lo ha, senza avere alcuna colpa o responsabilità.

Per questo, colleghe e colleghi, pur ritenendo che alcune mozioni presentate dalle opposizioni rappresentino un minimo sindacale, perché chiedono la riproposizione di “opzione donna” - fino ad arrivare a quella, proposta dal gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, che impegna il Governo a prevedere le opportune iniziative legislative finalizzate a ridurre il divario pensionistico di genere attraverso l'introduzione di nuovi e più efficaci strumenti o meccanismi previdenziali, ferma restando la copertura ivi prevista, e ad abrogare le modifiche che sono state apportate a “opzione donna” con la legge di bilancio -, voteremo favorevolmente le mozioni presentate dai gruppi di opposizione, ma, certamente, non potremo dare un voto favorevole alla mozione presentata dalle colleghe e dai colleghi di maggioranza che, ripeto, seppur condivisibile nelle premesse e negli intenti, di fatto, non prevede l'impegno concreto per il Governo, da parte delle forze di maggioranza, non fornendo alcuna risposta alle tante lavoratrici che attendono di andare in pensione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Soffermarsi a ribadire il sacrosanto diritto delle donne a veder riconosciuta ogni forma di tutela e di attenzione verso la realizzazione della parità di genere è esercizio tanto semplice, quanto facilmente sconfinante nella retorica. Di fatto, però, oggi trattiamo un ostacolo reale alla loro realizzazione.

Oggi, con le decisioni del Governo, la platea delle lavoratrici che potranno accedere ad “opzione donna” risulta essere men che dimezzata, rendendo quasi irrilevante la portata della misura. Cosa incide evidentemente? Innanzitutto, la fissazione di alcuni requisiti: assistere da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado o convivente con handicap grave, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente, qualora il genitore o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni, oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti, o siano deceduti o mancanti.

Un secondo requisito è avere una riduzione della capacità lavorativa accertata dalle commissioni competenti per il riconoscimento dell'invalidità civile superiore o uguale al 74 per cento. Un terzo requisito è essere licenziata o essere dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. E poi c'è l'innalzamento dei limiti anagrafici, che è un ulteriore elemento che vanifica la portata di “opzione donna”.

Con riferimento all'innalzamento di 2 anni, per la verità, c'è un errore sull'errore, cioè viene prevista la possibilità di riduzione di 1 anno per ogni figlio, con il massimo di 2, il che lascia emergere notevoli perplessità da un punto di vista della violazione dei principi costituzionali di uguaglianza, i quali presuppongono, invece, che la maternità sia alternativa al lavoro. Tutta l'impostazione della decisione del Governo non trova altra logica se non quella di voler far cassa, in barba ai più elementari principi di tutela della parità di genere.

La condizione delle lavoratrici donne, dopo tanti proclami e dichiarazioni, è ancora trascurata, con evidente violazione della giustizia sociale.

Intanto, siamo assolutamente convinti che perimetrare la tutela della donna nel ristretto ambito pensionistico diventi davvero fortemente limitativo. Questo è uno scatto che dovremmo fare tutti, cioè smetterla di pensare al discorso pensionistico come elemento che possa far emancipare tutto il percorso della donna da un punto di vista del mondo del lavoro. Deve essere una tutela organica, che allarghi la visuale e che parta dal momento iniziale della vita lavorativa della donna e accompagni, con ogni forma di tutela e di parità, tutto il suo percorso.

Poi, Presidente, mi si lasci esprimere una perplessità verso l'atteggiamento delle forze di Governo che, a fronte di rassicuranti e continue dichiarazioni, poi non sempre danno consequenzialità alle dichiarazioni stesse. Nel Parlamento europeo, Lega e Fratelli d'Italia hanno votato per bloccare la risoluzione sulla parità salariale. E questo, a nostro avviso, politicamente è grave.

Allora, vogliamo impegnare il Governo a fare cosa? A ridurre, ovviamente, il divario di genere in campo pensionistico. Ciò va realizzato partendo dal raggiungimento dell'effettiva parità di genere in campo lavorativo, non soltanto relativa al momento, ripeto, pensionistico. C'è da colmare le differenze di genere nei trattamenti economici nel settore privato, tramite l'attuazione piena delle misure previste dalla Strategia nazionale per la parità di genere. In tal senso bisogna garantire che, sulle politiche finalizzate a favorire l'ingresso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, vengano investite altrettante risorse rispetto a quelle volte ad agevolare l'anticipazione della loro uscita dal mondo del lavoro stesso; altrimenti facciamo un ragionamento assolutamente parziale.

Un secondo impegno per il Governo è completare l'attuazione del Family Act, non riformularlo. Anche con riferimento a questo aspetto, alcune forze politiche, oggi al Governo, che hanno condiviso un percorso di attuazione, non lo proseguono, ma tentano in ogni modo di riformularlo, vanificando la portata del Family Act. In modo particolare mi riferisco alle misure tese a incentivare il tema di oggi, quindi il lavoro delle donne, al fine di favorire la condivisione della cura e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, con riferimento anche alla riforma dei congedi parentali, al riordino, alle attenzioni e alle misure di sostegno per l'educazione dei figli, al rafforzamento dei servizi socioeducativi e delle scuole dell'infanzia. E ciò anche a mezzo di efficace e piena utilizzazione delle risorse previste dal PNRR. Non dimentichiamo che uno degli obiettivi principali e trasversali dell'intero Piano è quello della parità di genere.

Nelle more dell'implementazione delle politiche di cui si è detto, nel percorso teso al raggiungimento degli obiettivi prefissati, risulta importante prorogare i regimi di accesso anticipato alla pensione esistenti e valutare l'estensione dell'accredito dei contributi pensionistici figurativi per tutta la durata della maternità, ovvero della paternità, considerando i periodi di congedo come utili ai fini contributivi.

Anche noi voteremo “sì”, oltre ovviamente alla nostra, con riferimento alle mozioni proposte dalle altre opposizioni. E voteremo “no”, perché non ci convince e non contiene risposte piene, rispetto a quella della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema della previdenza e delle pensioni è materia estremamente delicata, che contrappone, da un lato, la volontà di lavoratrici e lavoratori ad accedere al trattamento di quiescenza ad un'età anagrafica non troppo elevata, ottenendo un emolumento congruo, e, dall'altro, la salute del bilancio statale, all'interno del quale quella spesa pensionistica costituisce una delle voci più cospicue e pesanti.

All'interno della categoria generale della previdenza ci si concentra spesso sulle pensioni che riguardano le donne, tuttavia il tema è più complesso, perché, quando si parla della previdenza delle lavoratrici, viene al pettine tutta una serie di nodi che riguardano l'intera vita lavorativa delle donne, con implicazioni non trascurabili di natura culturale e sociale. Gender pay gap, soffitto di cristallo, divisione tra attività lavorativa e attività di cura: queste sono, purtroppo, quelle variabili indipendenti con le quali si interfaccia la carriera lavorativa di una donna. È assolutamente vero che ancora oggi le donne guadagnano meno degli uomini, anche, in alcuni casi, a parità di funzione. Qualcosa è sicuramente migliorato, ma ancora c'è molto da fare, se Il Sole 24 Ore scriveva all'inizio di quest'anno che, in alcuni casi, il divario tra le retribuzioni arriva fino al 20 per cento. Le carriere delle donne sono sovente più discontinue, dal momento che le stesse si trovano a dover scegliere tra lavoro e famiglia, a differenza dei colleghi uomini. Retribuzioni più basse, vita lavorativa complessivamente meno lunga, o perché è iniziata più tardi oppure perché interrotta in alcuni periodi della vita, avanzamenti di carriera meno frequenti producono, tra le altre, una conseguenza comune: meno soldi in busta paga, meno contributi previdenziali versati e, dunque, pensioni più basse.

La questione femminile, nel mondo del lavoro italiano, detto in parole molto semplici, consiste in questo quadro, al quale si è cercato di trovare una soluzione attraverso la misura «opzione donna». Per chi non lo ricordasse, visto che sono passati tanti anni, è bene sottolineare che a varare «opzione donna», per la prima volta nel 2004, fu il secondo Governo Berlusconi, con l'allora Roberto Maroni Ministro del Lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Poiché è una misura che ha inventato il centrodestra, figuriamoci, colleghi, se possiamo essere noi a non condividerla, tuttavia, però, una cosa, in tutta onestà, va evidenziata: basandosi sul metodo contributivo, la misura «opzione donna», in questi ultimi anni, ha consentito a molte donne di andare, sì, presto in pensione, ma con importi mensili molto, molto bassi.

Tale misura, una volta esaurita la fase sperimentale, è stata oggetto di successive proroghe nel corso degli anni ed è stata, da ultimo, prorogata anche da questo Governo, seppure con le modifiche che tutti conosciamo, che rappresentano però - e questo va detto in onestà, colleghi - un primo atto di partenza compatibile con gli equilibri di finanza pubblica, compatibile con la responsabilità che questo Governo ha avuto nel varare la legge di bilancio, prevedendo aiuti sostanziali in un momento difficile per famiglie e imprese per contrastare il caro energia, il caro bollette e il caro materie prime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Non possiamo far finta che questa contingenza non ci sia stata e che questo Governo non l'abbia affrontata, perché non rendiamo merito e non facciamo giustizia e politica giusta nei confronti degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

Va detto, inoltre, prima di rispondere alle varie critiche che sono state mosse, che un risultato, lasciatemi dire, di giustizia, anche seppur piccolo, l'intervento del Governo Meloni l'ha fatto e, oggettivamente, riguarda l'eliminazione della differenza di età prevista per le lavoratrici dipendenti rispetto a quelle autonome per accedere al beneficio. Una distinzione che non aveva una logica e che questo Governo ha finalmente e giustamente eliminato. Siete stati voi i primi a discriminare tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e mi preme ricordare, signori colleghi, che una lavoratrice autonoma spesso va a lavorare con la febbre, spesso va a lavorare con i figli malati, spesso va a lavorare quando anche ha la necessità di prendersi cura dei genitori anziani o di altri parenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Questo preme ricordarlo, ma voi, ideologicamente, questo lo avete sempre dimenticato.

Venendo al merito, poi, della proroga prevista in legge di bilancio, a mio avviso, bisogna distinguere due criteri che, invece, sovente, vengono accomunati: da un lato, c'è la restrizione della platea dei soggetti che nel corso di quest'anno potranno accedere alla misura. Questo è un dato oggettivo, non fosse altro perché già la relazione tecnica della disposizione lo metteva nero su bianco. Ma, se il Governo ha ritenuto di agire nel senso indicato, cioè elevando l'età anagrafica richiesta per accedere all'anticipo pensionistico e questa maggioranza, in sede di approvazione della legge di bilancio, ha condiviso in maniera compatta questa impostazione, è perché c'è stato un motivo ben preciso.

Premesso che ritenere che il primo Governo della storia d'Italia, guidato da una donna, che ha una donna come Ministro del Lavoro, che ha una donna come Ministro delle Politiche sociali, possa per qualche motivo voler sabotare una misura che consente alle donne di accedere prima alla pensione è un'ipotesi che rientra veramente nel periodo ipotetico dell'irrealtà. Sarebbe un grave errore non ricordare le condizioni di scenario economico, politico ed anche temporale nelle quali il Governo Meloni è stato costretto a scrivere la legge di bilancio. Non si fa un buon servizio alla verità e all'onestà intellettuale, se non si ricorda, oppure si omette, che, a causa della guerra in Ucraina e della contingenza economica, ben due terzi delle risorse disponibili per la manovra sono state obbligatoriamente impiegate per fronteggiare il caro bolletta e i costi energetici in generale. Con le poche risorse a disposizione c'era da finanziare tutto il resto, ad iniziare dalle cosiddette politiche invariate, più tutta una serie di interventi di natura espansiva finalizzati a far crescere la nostra economia. Il Governo ha scelto di prorogare «opzione donna» pur dovendo fare i conti con la realtà. E io ho sentito dire, ieri, in quest'Aula, che abbiamo fatto i conti attraverso un processo di politiche di austerity: no, abbiamo fatto i conti attraverso un processo di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che è quella che gli italiani ci hanno consegnato il 25 settembre quando hanno scelto di far governare il Paese dal centrodestra!

Non solo, voglio anche ricordare che, in quest'Aula, ieri, qualcuno dell'opposizione ha detto che la Premier Meloni dovrebbe chiedere scusa alle donne italiane. No, permettetemi, alcuni di voi dovrebbero chiedere scusa a tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per le politiche che avete messo in atto in questi anni, perché avete voluto far credere ai giovani, soprattutto ai giovani, che potevano stare a casa, a prendere la mancetta di Stato senza andare a lavorare, perché avete voluto far credere agli italiani che avrebbero potuto rifarsi le case gratis, tutti, indistintamente…

PRESIDENTE. Per cortesia, ascoltiamo la collega.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). …pesando in maniera intollerabile sulle casse dello Stato. Voi dovreste chiedere scusa agli italiani.

Mi preme sottolineare che, a nostro avviso, il raggiungimento della parità di genere deve passare da una serie di misure da attuare nel mondo del lavoro, prima che a livello pensionistico. Io, da donna, da madre e da cittadina italiana, non vorrei più sentir parlare di «opzione donna», non vorrei più sentir parlare di «quote rosa», vorrei lavorare a monte perché queste discriminazioni effettivamente venissero abolite. Una reale uguaglianza tra i generi ci sarà quando verrà eliminato il gender gap tuttora esistente, aprendo la strada ad una effettiva parità salariale e contrattuale e garantendo in tutti gli ambiti una perequazione sociale e professionale. L'accesso alle professioni, compresi i ruoli apicali, deve avvenire considerando essenzialmente le competenze ed il merito, senza alcun riferimento al genere. Le donne devono essere messe in condizioni di competere come gli uomini, cambiando anche la mentalità in merito alla gestione dei compiti all'interno della vita domestica.

Tornando al tema delle pensioni, chi vuole guardare con onestà la realtà dovrebbe volgere lo sguardo anche ad altre misure varate da questo Governo, come l'innalzamento delle pensioni minime a 600 euro, che il presidente Berlusconi e Forza Italia portano avanti da anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) oppure lo sblocco dell'indicizzazione delle pensioni, con l'adeguamento al 100 per cento di tutte le pensioni fino a quattro volte il minimo. E sapete, cari colleghi, chi c'è tra i principali beneficiari di queste misure? Ci sono soprattutto donne, perché, come detto in precedenza, avendo percepito stipendi più bassi oppure essendo state costrette a lavorare per un numero di anni minore, sono soggetti che, eventualmente, prendono le pensioni più basse. Questa è una battaglia che facciamo da anni, il presidente Berlusconi ha sempre sostenuto che innalzare le pensioni minime vuol dire dare un sostegno principalmente alle donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), pensioni minime che la risoluzione di maggioranza al DEF ha chiesto ulteriormente di innalzare.

La mozione che ci apprestiamo a votare, quindi, desidera impegnare questo Governo ad intervenire per colmare il divario pensionistico di genere e, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e dopo una fase di studio, da attuarsi di concerto con le parti sociali interessate, ad individuare forme di flessibilità rivolte alle donne per garantire un anticipo pensionistico. Per tali motivi, come Forza Italia, voteremo in modo favorevole alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Noi, oggi, con questa mozione, vogliamo dare voce a 20.000 lavoratrici, 20.000 donne che questo Governo ha colpevolmente tradito e abbandonato, che sono storie di vita reali, non sono numeri.

Penso alla storia di Diana, 59 anni, che ha venduto la sua attività per motivi di salute, perché era pronta ad andare in pensione con “opzione donna” perché pensava che rimanesse e ora, dato che non ha figli, si trova senza lavoro e senza pensione. Oppure, penso a Franca, 60 anni, operaia, a cui lo scorso anno mancavano solo tre mesi per la pensione. Non è caregiver, non ha un'invalidità, non è disoccupata; è solo tanto, tanto stanca. Oppure penso a Sandra, anche lei 60 anni. Aveva i requisiti per andare in pensione e ora sapete a cosa pensa? Ripensa a quegli aborti spontanei che le hanno impedito di diventare mamma e ora la costringono a continuare a lavorare.

Guardate, colleghi e colleghe, io non so se vi rendete conto: è sul futuro di Diana, Franca e Sandra che voi state vergognosamente facendo cassa. Sono loro che avete deciso di usare come un bancomat per risparmiare quanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Trecento milioni di euro in tre anni, che sono briciole sul bilancio dello Stato. Sono pochi soldi che, guardate, se voi aveste veramente voluto, avreste potuto trovarli facilmente.

Ma voi siete quelli che avete paura di tassare gli extraprofitti milionari delle banche, del settore energetico e farmaceutico, e senza vergogna - lì sì - avete il coraggio di tagliare e stravolgere la vita a 20.000 donne con la scusa che mancano i soldi.

Voi siete quelli che in 24 ore miracolosamente trovate un miliardo così, per inseguire il capriccio di Lotito sulle squadre di calcio, ma non trovate qualche centinaio di milioni di euro, 300, per le nostre donne e per confermare loro un diritto acquisito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Siete quelli che arricchite la lobby delle armi senza difficoltà alcuna, ma se si tratta di pensione delle donne allora lì si taglia senza nessun problema. Vedete, è il solito copione che ormai abbiamo imparato in questi sei mesi: voi siete forti con i deboli e siete deboli con i forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E guardate che le 20.000 lavoratrici, a cui voi state stravolgendo la vita, quel diritto ad andare in pensione se l'erano guadagnato, ma guadagnato eccome e con fatica, avendo versato per almeno 35 anni i contributi. Sapete e sappiamo quanto sia difficile per una donna avere un lavoro continuativo che permetta a questa donna di riuscire a versare 35 anni di contributi. E attenzione: ci rimettono pure, perché riducono del 30 per cento quello che gli spetterebbe. E allora perché l'hanno fatto? Perché usavano questo strumento? Perché “opzione donna” era, prima che voi ci metteste le mani, una tutela reale che compensava, almeno in parte, quelle ingiustizie che le donne ancora oggi vivono nel mondo del lavoro. Infatti, sapete qual è la differenza tra la cifra che prende in media una pensionata donna rispetto a un pensionato uomo? Il 30 per cento in meno e durante la vita lavorativa il 20 per cento in meno. Ancora oggi in Italia le donne con pari responsabilità guadagnano il 20 per cento in meno rispetto agli uomini.

Allora, io vi chiedo: ma prima di decidere di fare cassa sulla loro pelle, vi siete chiesti in quali condizioni si sono costruite una vita lavorativa queste donne? Avete pensato alle volte in cui hanno visto il loro posto di lavoro sfumare a causa della loro potenziale fertilità, perché era vista come un rischio dal datore di lavoro? Avete pensato alle loro carriere, spesso interrotte non per scelta, ma perché dovevano occuparsi della loro famiglia, dei loro figli, dei cari che avevano a casa, perché è questo ciò che spesso devono fare le donne?

Allora, Presidente, non basta essere Presidente del Consiglio donna per fare politica a favore delle donne, anzi stiamo vedendo il fenomeno opposto e forse peggio. A distanza di sei mesi io posso affermare, con convinzione in quest'Aula, che questo Governo ama colpevolizzare le donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lo stiamo vedendo qui.

Scusate, ma perché dovremmo decidere - dovreste decidere - di punire una donna lavoratrice a 58 anni, che, peraltro, non è neanche in età fertile? Che colpe ha se a 58 anni non ha avuto un figlio? Perché la volete punire, se non ha avuto figli, togliendole questo diritto? Quale sarebbe la sua colpa? Perché una donna non dovrebbe sentirsi accettata dal suo Paese se ha scelto di non mettere al mondo dei bambini? E magari non l'ha neppure scelto, perché vi sono donne che non hanno potuto avere figli e questo è motivo di sofferenza. Ma vi rendete conto come può vivere una donna, che magari voleva figli e non ha potuto averli, la scelta punitiva di oggi con cui le togliete anche il diritto alla pensione perché quei figli non li ha potuti avere e questo non l'ha nemmeno scelto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? E se io non voglio avere figli, io non voglio un Governo che giudica la mia scelta privata!

Noi siamo abituati, però, a questo vostro colpevolizzare le donne. D'altra parte, è lo stesso atteggiamento che utilizzate su un altro tema, ad esempio quando si parla di aborto. Abbiamo passato mesi in campagna elettorale a sentire la Presidente Meloni giocare sulle parole, mischiando la legge n. 194 e il diritto a non abortire. Il diritto a non abortire esiste in questo Paese.

Quello che manca purtroppo - e forse non l'avete ancora capito - è il diritto ad abortire, perché in tante regioni questo diritto non è garantito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma la Ministra Roccella ha toccato il fondo quando si è rammaricata del fatto che l'aborto è una scelta libera per le donne italiane. E, guardate, ora già stiamo vedendo quello che state iniziando a dichiarare, le vostre levate di scudi contro la gratuità della pillola anticoncezionale. Ma che cos'è questo se non colpevolizzare le donne? Vedete che è una costante, una cosa che avviene continuamente. E poi vi riempite la bocca con la parola “natalità”.

Poi con il vostro decreto Lavoro, che altro non è che un “decreto precariato”, penalizzate soprattutto le donne, quelle donne che in Italia - ve lo ricordo - per la metà sono lavoratrici precarie fino a 34 anni e che voi state condannando a un futuro sempre più incerto, favorendo i contratti a tempo determinato e l'uso dei voucher, quel lavoro nero legalizzato perché questo sono sostanzialmente i voucher (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma con quale serenità una giovane coppia, con stipendi precari, sottopagata e spesso sfruttata, mette su famiglia? Nemmeno può fare il mutuo per la casa quando presenta una busta paga. Ma vi rendete conto di che cosa succede fuori da questi palazzi?

Allora, cosa rimane oggi a quelle tante donne che avete tradito? Io penso che rimanga un sentimento: la rabbia. È la rabbia per la grave scelta che avete portato avanti, trasformando “opzione donna” in “discriminazione donna”, la rabbia per aver più volte giocato con la speranza di queste donne, mentendole e ingannandole senza alcuna coscienza, la rabbia per aver rubato loro un diritto, che era ormai dato legittimamente per acquisito, e la rabbia perché tutto ciò accade per la prima volta nella storia con la prima Presidente del Consiglio donna. Nessun Governo prima, negli ultimi 20 anni, aveva osato toccare “opzione donna” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La nostra rabbia è frutto del vostro evidente tradimento. Voi avete creato una legittima aspettativa, con un impegno esplicito nel programma della campagna elettorale di Fratelli d'Italia nel prorogare “opzione donna”, e poi avete giocato su questa aspettativa per mesi, accendendo e spegnendo la speranza. Ancora oggi, con la vostra mozione, lo state facendo: le state prendendo in giro! Ma non è tanto con la mozione di oggi quanto con il DEF che è calato definitivamente il sipario: non ci sono i soldi per le pensioni né i soldi per la riforma. Cioè, non c'è proprio nessuna riforma.

Ormai io credo di aver perso il conto dei tanti tradimenti che avete fatto: il superbonus, sbandierato in campagna elettorale e poi smantellato, le promesse sul taglio delle accise sui carburanti, quando con il primo provvedimento utile avete tolto gli sconti che c'erano, i fantomatici blocchi navali, che si stanno frantumando contro il muro della realtà, che sono gli sbarchi quadruplicati, le battaglie contro le trivelle, dove eravate lì pronti di fianco alla campagna referendaria e poi nel primo decreto targato Giorgia Meloni avete reinserito anche quelle, e l'elenco è ancora lungo. Però, guardate, le giravolte che state facendo sulle pensioni sono incredibili anche per voi.

Però, lo dico soprattutto ai colleghi della Lega: non eravate quelli che volevano abolire la legge Fornero? E lo dico ai colleghi di Forza Italia: non eravate quelli delle pensioni minime a 1.000 euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Mesi e mesi a sbandierare che eravate pronti. Ma sapete a che cosa eravate pronti? A fare cassa sui pensionati - ci sembra evidente - e anche sulle donne, che sono la fascia più debole di questo Paese da questo punto di vista. Sono bastati solo sei mesi - e mi avvio a concludere - per rimangiarvi tutto. Vi definite patrioti ed è vero, perché lo siete. Siete patrioti - manca un piccolo pezzetto - dell'incoerenza, perché è questo ciò che abbiamo visto in questi sei mesi.

Io chiudo, Presidente. Io vi chiedo di votare la nostra mozione, perché almeno oggi avete la possibilità di sanare una delle tante ferite, uno dei tanti tradimenti che avete fatto, almeno su “opzione donna”. Questo non lo dovete al MoVimento 5 Stelle: lo dovete a Franca, a Diana e a Sandra, lo dovete a quelle 20.000 donne che avete tradito e abbandonato e lo dovete a quelle promesse elettorali che avete fatto, perché noi, in quest'Aula e nelle piazze, continueremo a essere a fianco di queste donne che voi state tradendo e abbandonando.

È per questo motivo che noi oggi voteremo a favore sulle mozioni delle opposizioni e voteremo in modo contrario sulla mozione della maggioranza, perché la vostra mozione è l'ennesima presa in giro, inutile e in parte anche dannosa, nei confronti di 20.000 donne che non si meritano più di essere trattate in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Abbiate un sussulto di dignità e votate una mozione che ha un impegno serio, come quello che proponiamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Giaccone. Ne ha facoltà.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, la discussione di queste mozioni s'inserisce in un fenomeno e in tematiche decisamente più ampie, che sono la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e l'uscita dal mondo del lavoro al termine della carriera lavorativa. I dati ci dicono che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro si colloca nel nostro Paese al 51,3 per cento, un dato che è in crescita di mezzo punto percentuale rispetto all'anno scorso, ma rimane lontano dalla media UE, che è del 62,7 per cento. Percentuali che, all'interno del nostro Paese, fanno rilevare anche forti differenze geografiche, con un Nord e un Centro che tendenzialmente sono allineati rispetto alla media UE e un Sud che rimane a volte sotto il 50 per cento.

E cosa dire del tasso di disoccupazione femminile? È al 9,1 per cento contro il 6,8 per cento degli uomini. La sfera della non partecipazione vede ancora penalizzate le donne, con un tasso di inattività del 43,4 per cento contro il 25,2 per cento degli uomini. Questi sono dati percentuali sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Questi dati dicono molto, ma non dicono tutto, nel senso che, al netto di dati quantitativi, è anche importante una riflessione in termini qualitativi.

In quest'ottica possiamo dire che, quando le donne lavorano, a parità di mansione, nel settore privato guadagnano cifre inferiori ai colleghi uomini. Ma questo dipende anche dall'ampia diffusione tra le lavoratrici di contratti a tempo parziale: quasi un terzo delle donne occupate ha un contratto con monte ore ridotto. La partecipazione femminile, purtroppo, è ancora oggi affetta da criticità, occupazione ridotta, prevalentemente precaria, part time e in settori a bassa rimuneratività o poco strategici. Queste problematiche le cito perché hanno un ovvio impatto; hanno un impatto quando le lavoratrici, terminata l'attività, escono dal mondo del lavoro per andare in pensione, e l'importo dei trattamenti pensionistici fotografa quella che è stata la carriera lavorativa pregressa.

Infatti, i dati dell'osservatorio dell'INPS sui flussi pensione per il 2022 attestano che le donne percepiscono un assegno previdenziale più basso del 30 per cento rispetto a quello degli uomini. In media gli uomini ricevono 1.381 euro contro i 976 delle donne, ciò prendendo in considerazione i diversi trattamenti pensionistici di vecchiaia, anticipati, di invalidità e superstiti.

Le lavoratrici poi, giova ricordarlo, sono state le più penalizzate dalla riforma delle pensioni del Ministro Fornero nel 2011, con un innalzamento dell'età pensionabile salita in un colpo solo di 2 anni, da 60 a 62, con lavoratrici che si sono trovate a rincorrere nuove soglie legate a sbalzi progressivi, senza intreccio tra progressione anagrafica e anno solare, quindi anche con aumenti di 4-5 anni.

Già ai tempi, la memoria storica insegna, giova ricordare che la Lega aveva ben compreso in tutta la sua portata le implicazioni e le ricadute negative di questa riforma, tant'è che in Parlamento votammo contro questa riforma, che ha penalizzato tutti i lavoratori, ma in particolare le donne. Noi abbiamo anche provato a modificarla, e auspico che una riforma organica del sistema previdenziale vada fatta, perché questo è un Governo finalmente politico e ha l'ambizione di rimanere in carica 5 anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che ci porteranno anche al superamento delle storture della legge Fornero.

Quota 100, voluta dalla Lega, in 3 anni di applicazione, pur essendo una misura, lo sappiamo, che percentualmente ha privilegiato i lavoratori uomini, e questo per le carriere lavorative pregresse, ha ridato la dignità di poter scegliere a più di 120.000 lavoratrici, questi sono i dati del 2021, che hanno potuto anticipare l'uscita dal lavoro, e non mi sembra un risultato da poco.

Veniamo ora ad “opzione donna”, una misura che è stata introdotta in via sperimentale fino al 2015 dal Ministro Maroni, quindi da una maggioranza di centrodestra, e successivamente prorogata.

Questa misura dà la possibilità alle lavoratrici di andare in pensione con requisiti ridotti rispetto a quelli previsti per la pensione di vecchiaia ordinaria, con la pensione calcolata secondo il sistema contributivo. È stata una via di uscita anticipata ben accolta, specialmente da quando è entrata in vigore la riforma Fornero, che ha previsto un drastico innalzamento dei requisiti per lavoratrici dipendenti e autonome.

È una scelta che privilegia chiaramente, lo sappiamo, l'aspetto anagrafico rispetto a quello economico, dato che il ricalcolo con il sistema contributivo comporta penalizzazioni non indifferenti sull'assegno percepito, ma è una scelta che diventa appetibile quando le altre strade di accesso alla pensione comportano tempi di attesa troppo lunghi. In quest'ottica, riprendo da quello che ho detto prima, occorre intervenire in maniera organica. Non si può, infatti, trascurare il fatto che gli interventi normativi in materia pensionistica negli ultimi 20 anni hanno teso verso un'equiparazione dei requisiti pensionistici di vecchiaia tra uomini e donne, ma sono ancora importanti le differenze, lo abbiamo visto, sia a livello di mercato del lavoro sia nella distribuzione dei carichi familiari.

Noi non intendiamo essere punitivi nei giudizi, ma è un dato di fatto che molte lavoratrici over 55 svolgano contemporaneamente all'attività lavorativa compiti come madri, come nonne, come figlie di genitori anziani, e per loro il conseguimento della pensione rappresenta un traguardo per poter svolgere in maniera più serena questi compiti fondamentali per la nostra società. In quest'ottica noi crediamo che la mozione di maggioranza bene affronti queste tematiche. Noi chiediamo che vengano assunte specifiche iniziative volte a contrastare il divario pensionistico e di genere attestato dai dati sull'andamento delle pensioni erogate dall'INPS.

E va da sé che questo è strettamente collegato a iniziative che vadano a incidere sul mercato del lavoro e sull'accesso al mondo del lavoro delle lavoratrici. Vogliamo anche individuare nel prosieguo dell'azione di Governo forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico o di anticipo pensionistico - questo è tanto più importante in attesa di una riforma organica del sistema previdenziale - e studiare formule innovative che permettano di anticipare la decorrenza della pensione, consentendo di integrarla con una più ridotta prestazione lavorativa, facilitando l'integrazione tra i tempi di vita e di cura.

Mi sembra una mozione con impegni equilibrati, e siamo felici che il Governo l'abbia accolta. Conosciamo l'importanza che la materia previdenziale ha per il Governo, ma anche per tutta questa maggioranza, e a dimostrazione basta citare, ad esempio, la rivalutazione delle pensioni predisposta in legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); una rivalutazione non banale, che mette più soldi, dopo tanti anni, in busta paga ai pensionati. Crediamo che un impegno importante vada anche preso per continuare a consentire alle lavoratrici di avere strumenti di flessibilità adeguata per l'uscita dal mondo del lavoro. La Lega voterà convintamente a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, noi raccogliamo l'invito alla concretezza e alla pragmaticità, e seguiamo con grandissima attenzione lo sforzo di elaborazione che la maggioranza sta facendo per trovare strumenti più avanzati per far fronte al tema del pensionamento anticipato delle donne. Nel frattempo, però, chiediamo una cosa molto semplice: di scrivere la norma così com'era scritta nella legge di bilancio del 2022. Lo chiediamo perché il modo in cui l'avete scritta in questa legge di bilancio - vorrei ricordare che quella legge di bilancio è stata fatta dal Governo Draghi, non esattamente un esponente della spesa dissennata - è un modo per togliere “opzione donna” senza dirlo, sostanzialmente.

Lo dice la stessa relazione di accompagnamento: lo scorso anno sono andate in pensione con “opzione donna” 24.000 persone; quest'anno maturerebbero i requisiti, secondo quella relazione, 3.000 persone. Ma, secondo le tendenze che l'INPS ha registrato nelle prime settimane, forse nel 2023 non si arriverà neanche a mille. Questi sono gli ordini di grandezza. Quando questo Governo si è insediato…

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, sentiamo il collega Orlando.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). …sul tavolo c'era un'ipotesi di superamento della legge Fornero.

C'era stato un confronto con i sindacati che prevedeva quattro punti, quattro titoli, quattro tavoli, con una strutturalità di Ape sociale e “opzione donna” da costruire, che recepiva l'allargamento dei criteri di gravosità che erano stati determinati nei mesi precedenti.

Erano poi previsti l'introduzione di pensioni di garanzia per far fronte al tema dei giovani che, a causa dei bassi salari, rischiano pensioni da fame, il rafforzamento del pilastro privato, la definizione della flessibilità in uscita nel rispetto dell'impianto contributivo. Era una discussione sicuramente perfettibile, sicuramente migliore della lotteria di “quota 100” che, come è stato ricordato, ha mandato in pensione il 70 per cento di uomini, quasi esclusivamente dipendenti delle grandi imprese e del settore pubblico. Io credo che da una maggioranza di cui fa parte una forza politica che ha fatto almeno tre campagne elettorali promettendo a tutti di andare in pensione prima, ci si poteva aspettare o che quel lavoro fosse implementato o che fosse superato da una proposta migliore. Invece, voi avete semplicemente ribadito le proposte che erano contenute nella legge del 2022 e, poi, le avete modificate con una certa crudeltà e pervicacia, riducendo il fondo per i lavoratori precoci e modificando in questo modo “opzione donna”. Ora, credo che questa discussione andrà ripresa anche alla luce di quello che è avvenuto dopo la pandemia, con l'impatto delle nuove tecnologie sul lavoro, perché credo che sia matura una discussione per capire come si rendono compatibili i tempi di vita e i tempi di lavoro e se il miglioramento delle tecnologie deve servire soltanto a migliorare le condizioni di alcuni, ad aumentare i profitti di pochi o a migliorare la vita di tutti. Ma voi non avete fatto nessun tipo di discussione in questa direzione, vi siete limitati a ridurre la platea di coloro che potevano accedere a “opzione donna”. Questo è l'unico intervento strutturale che avete compiuto nella legge di bilancio e che si sta applicando. Lo avete fatto riducendo la platea, introducendo un criterio che, in barba a tutto quello che ho sentito prima, taglia fuori prevalentemente le dipendenti delle piccole imprese e le lavoratrici autonome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché la premessa all'accesso a “opzione donna” diventa - c'è quasi da ridere - l'istituzione di un tavolo di crisi presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy. Non mi risulta che ci siano stati esercizi di quartiere che hanno visto un tavolo convocato per affrontare il tema della loro chiusura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) né, ahimè, professionisti che sono stati oggetto dell'attenzione del Ministero delle Imprese e del made in Italy o lavoratori autonomi di altra natura. Ora, che questa cosa fosse già grave è abbastanza evidente, ma a questa gravità voi avete aggiunto una perla di carattere ideologico, perché di questo si tratta: avete discriminato tra le donne che hanno fatto un figlio e le donne che non hanno fatto un figlio. Ora, io vi chiedo di confrontarvi non con quelle donne, ma con le loro colleghe che andranno in pensione perché hanno un figlio, saranno le prime a dirvi che state facendo un'ingiustizia, perché quell'infermiera che ha lavorato nella stessa corsia dal primo giorno, quella commessa che ha lavorato nello stesso negozio dal primo giorno, quell'impiegata che ha lavorato nello stesso ufficio dal primo giorno sa perché la sua collega non ha potuto avere un figlio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), c'è di mezzo la vita, c'è di mezzo il contesto territoriale, perché un conto è fare un figlio a Bolzano e un conto crescerselo a Reggio Calabria dove le strutture e i servizi sono radicalmente diversi. C'è di mezzo - questo è il punto fondamentale - il fatto che molte donne in questo Paese hanno lavorato in aziende dove maternità e licenziamento spesso facevano rima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Per aiutare le donne a fare i figli non serve uno pseudo premio, perché credo che in questo modo lo abbiate concepito - mi auguro che non abbiate la spudoratezza di pensare che una donna può pensare di fare un figlio perché forse accederà, dopo trent'anni, a “opzione donna” un anno prima -, ecco, credo che non sia un incentivo, sarà un premio, forse, lo concepite così, ma non servono i premi, servono gli asili nido che dovete realizzare e che sono previsti nel PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), servono i servizi alle persone non autosufficienti, servono i congedi paritari che abbiamo introdotto noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a proposito di quello che dovevate fare. Ora, noi non avevamo capito che era solo l'anticipo di uno stile che avete reiterato in altri provvedimenti: avete inserito, sulla base della cristallizzazione di questa impostazione ideologica, una serie di presunzioni legali che non tengono conto semplicemente della vita delle persone, per cui se hai un figlio di 17 anni non sei occupabile, se hai un figlio di 18 anni diventi immediatamente occupabile e non importa se vivi in Campania o in Lombardia, non importa se quella regione ha o meno approntati i servizi all'impiego. Questo è un tipo di intervento reiterato che voi state introducendo nell'ordinamento e che pretende di inquadrare la complessità della vita, della povertà e del lavoro attraverso dei parametri che sono costruiti soltanto con l'ideologia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ora, lo scopo è abbastanza evidente: dividere i lavoratori, dividere le lavoratrici, dividere i poveri, contrapporli gli uni agli altri. Noi siamo contro questa misura anche per questo, ma ci auguriamo che non sia reiterato l'argomento, che è stato utilizzato anche nella mozione, della sostenibilità finanziaria. Voi appena insediati avete fatto un maxi sconto ai player energetici abbassando la tassa sugli extraprofitti, è stata una delle prime scelte che avete compiuto, quando invece si doveva incominciare a guardare alla logistica, alla farmaceutica e al digitale, settori che, senza merito, parola che vi piace molto, hanno fatto profitti che non hanno precedenti nella storia. C'erano, lì, le risorse; ve lo ha detto, qualche giorno fa, l'amministratore delegato di un grande gruppo bancario italiano, in disaccordo, peraltro, con l'associazione che raggruppa le banche. Ha detto: guardate che sono aumentati i tassi d'interesse e siccome sono aumentati i tassi di interesse, sono aumentati anche i profitti delle banche, quindi - bontà sua - è anche ragionevole che ci sia un prelievo, purché sia destinato a finalità di carattere sociale. Non mancano le risorse, manca la volontà. Voi non volete affrontare il tema delle donne e della flessibilità in uscita né in questo, né in un altro modo, perché volete legarlo alla condizione ideologica in cui concepite il ruolo della donna: la donna ha rilevanza, nel vostro disegno complessivo, soltanto se diventa madre e non vi interessano le ragioni per cui una donna può non avere avuto la fortuna o aver fatto la scelta di non diventare madre. Ecco, noi vi chiediamo di cambiare questa misura, ma soprattutto vi chiediamo di ritirare quella mozione, perché la mozione che avete presentato fa scopa con tutte le dichiarazioni che gli esponenti della maggioranza hanno espresso nel corso di queste settimane; non sono una risposta, sono un balbettio e un balbettio non si può votare. Per questo noi voteremo contro la vostra mozione e a favore di tutte le mozioni che richiedono il ripristino di “opzione donna” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marcello Coppo. Ne ha facoltà.

MARCELLO COPPO (FDI). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, solo una premessa di metodo: molte delle rivendicazioni che sono presenti nella nostra mozione sono presenti anche nelle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non capisco perché - al netto che ognuno possa votare la propria mozione - queste rivendicazioni vanno bene se le scrive qualcuno e vanno male se le scrive qualcun altro. Ritengo che le cose giuste siano giuste a prescindere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e lo dico perché, bene o male, ho sentito l'intervento che mi ha preceduto, Presidente, e non ricordo, nell'anno e mezzo in cui è stato Ministro del Lavoro e delle politiche sociali l'onorevole Orlando, nessun provvedimento che riguardasse, ad esempio, la parità salariale. Ricordo, invece, un provvedimento su “quota 104”; questo è ovviamente importante dirlo, perché quando cambiano i ruoli e quando uno ha delle responsabilità di Governo, magari, a volte, può succedere che cambi anche personalità o ci sia una deriva bipolare della situazione (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Fatte queste premesse, Presidente…

ANDREA CASU (PD-IDP). Come si permette? Deriva bipolare…

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Deve rispettare le opposizioni!

PRESIDENTE. Per cortesia, ascoltiamo il collega, per cortesia! Prego, onorevole.

MARCELLO COPPO (FDI). Fatte queste premesse, comincio, ovviamente, l'intervento.

“Opzione donna” nasce nel 2004 come misura sperimentale del sistema previdenziale italiano. Prevedeva la possibilità, per le lavoratrici, di accedere anticipatamente al trattamento pensionistico, a condizione che rispettassero alcuni requisiti di anzianità contributiva e di età e a condizione che optassero per il sistema di calcolo contributivo integrale.

Nel 2011 la misura viene confermata dalla cosiddetta riforma Fornero, a condizione che le lavoratrici maturassero i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2015. Nel corso degli anni successivi, il termine per la maturazione dei requisiti necessari per la fruizione di “opzione donna” viene prorogato fino ad arrivare a quello, ancora vigente, del 31 dicembre 2021. Nella legge di bilancio 2023 si è previsto che, per l'accesso a “opzione donna”, coesistano, entro il 31 dicembre 2022, sia il possesso di particolari requisiti contributivi e anagrafici sia il soddisfacimento di alcune condizioni. Viene sempre richiesta un'anzianità contributiva di almeno 35 anni ma l'età anagrafica varia: 60 anni per le lavoratrici che non hanno figli, senza distinzione tra lavoratrici autonome e dipendenti, 59 anni per le lavoratrici che hanno un figlio, 58 anni per le lavoratrici che hanno due o più figli oppure per le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale, fermo restando che le lavoratrici che, già entro il 31 dicembre 2021, abbiano maturato un'anzianità contributiva di almeno 35 anni e un'età di almeno 58 anni, se dipendenti, o di 59 anni, se autonome, possono continuare ad accedere al trattamento pensionistico anticipato “opzione donna”. Le potenzialità economiche della manovra 2023, in uno dei momenti più complessi della storia della nostra Nazione e in una delle congiunture economiche e sociali più complesse che si ricordino, non hanno però consentito di estendere la platea delle beneficiarie di “opzione donna” ulteriormente. È emersa quindi la necessità di armonizzare le misure. L'azione, per ora, si è pertanto focalizzata sulla protezione degli individui che si trovano loro malgrado in condizioni di fragilità, fragilità fisica, causata da patologie invalidanti, e fragilità sociale, indotta dal sopraggiungere di eventi o condizioni avverse, come la perdita del lavoro, l'impossibilità di percepire il reddito a cui si ha diritto a causa della crisi dell'azienda per cui si lavora o la necessità di dedicare gran parte del proprio tempo all'assistenza di un familiare affetto da grave handicap. A queste categorie di lavoratrici è in ogni caso garantito l'accesso al trattamento pensionistico anticipato “opzione donna”, con il chiaro intento di mitigare il rischio di disagio sociale che una lavoratrice, che si trovi coinvolta nelle avverse situazioni sopra descritte, è costretta a patire.

In secondo luogo, si è voluto far passare un principio che per noi è irrinunciabile: la garanzia di uguali tutele per tutti. Per noi, infatti, non esistono lavoratori di serie A e di serie B e, quindi, pensionati di serie A e di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): il limite di età per l'accesso a “opzione donna” è di 60 anni, o quanto si deciderà o si concorderà, per tutte le categorie di lavoratrici, a prescindere dalla tipologia del rapporto di lavoro, sia esso dipendente o autonomo. Si tratta di un segnale chiaro, che ben descrive l'approccio che questo Governo vuole applicare alle politiche del lavoro: welfare e tutele uguali per tutti i lavoratori e le lavoratrici. In quest'ottica, tutti i lavoratori devono avere uguali diritti in tema di malattia, maternità, sicurezza e così via. Dunque, uguali diritti anche sulle possibilità di accesso alle misure di pensionamento e di prepensionamento. Un indirizzo di uguaglianza sostanziale, perché le donne sono tali a prescindere che siano lavoratrici dipendenti o meno. A questo servono le mozioni, a dare indirizzi, in quanto non sono atti normativi. Chiarisco questa funzione dell'istituto delle mozioni ad alcuni colleghi di minoranza - tramite suo, Presidente - perché dagli interventi di questi colleghi che mi hanno preceduto è parso che l'approvazione delle mozioni di minoranza possono portare a una contestuale, automatica modifica legislativa. Vi segnalo che così non è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è una norma elementare del sistema giuridico vigente.

Chiarito questo, e seguendo gli indirizzi del Parlamento, si segnala che il Ministro ha più volte incontrato le parti sociali e, in particolare, il movimento “opzione donna”. Interlocuzioni non solo formali ma che sono state proficue, in quanto si sono discusse le modalità per assicurare alle donne l'accesso pensionistico anticipato, modalità che tengano conto della particolare situazione di molte donne che, purtroppo, statisticamente hanno una carriera non parificabile a quella degli uomini. È questo il nodo su cui bisogna lavorare. Ricordo, infine, essere allo studio degli uffici del Ministero, in collaborazione con l'INPS, alcune ipotesi normative orientate verso una maggiore tutela previdenziale delle lavoratrici. Insomma, l'apertura del Governo al tema in discussione è palese ed è stato dimostrato in più occasioni.

Come gruppo c'è la piena condivisione e consapevolezza della necessità di lavorare sul divario pensionistico e di genere. In primo luogo, infatti, su questo impegniamo il Governo. Nel prosieguo dell'azione di Governo, fermo restando il reperimento delle risorse economiche e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, chiediamo un impegno anche per individuare necessarie forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico e/o di anticipo pensionistico.

Tutto ciò premesso, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza del gruppo Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare…

MARCELLO COPPO (FDI). Presidente, un attimo! Qui si sta affrontando il tema con atteggiamento serio, responsabile, cercando di approfondire tutte le istanze e le eventuali criticità nell'ottica di dare una risposta sostenibile e strutturale. Se, invece, da altri lati si vuole fare demagogia e propaganda, prego, fate pure, ma noi non vi seguiremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Coppo, chiedo scusa per l'incidente della voce ma è stato un fatto tecnico.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, solo qualche istante per segnalare e stigmatizzare un fatto a mio avviso grave. Se l'onorevole Coppo e il gruppo Fratelli d'Italia non riescono ad avere rispetto dell'onorevole Andrea Orlando e del gruppo Partito Democratico, è un tema. La cosa più grave, però, è che io penso che non si debba mancare di rispetto, in quest'Aula, a milioni di persone che convivono con un male, con i disturbi dello spettro bipolare, e alle loro famiglie e penso veramente che utilizzare i termini “deriva bipolare” sia una mancanza di rispetto non solo nei nostri confronti ma nei confronti di tutte queste persone che meritano rispetto in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

(Votazioni)

PRESIDENTE. Invito tutti, cortesemente, a moderare i termini quando si appella un collega e chi altro.

Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori delle mozioni a cui il Governo ha proposto riformulazioni non le hanno accettate e, pertanto, il parere deve intendersi contrario a tali mozioni nella loro interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orlando ed altri n. 1-00103, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Appendino ed altri n. 1-00119, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra ed altri n. 1-00133, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Alessio ed altri n. 1-00134, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Cavo ed altri n. 1-00136, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

In morte dell'onorevole Angelo Raffaele Manca.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Angelo Raffaele Manca, già membro della Camera dei deputati nella XII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare a nome di tutta l'Assemblea.

In questo senso, ha chiesto di intervenire il deputato Mura. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MURA (FDI). Grazie, signor Presidente. Nella lettera del quinto Natale, Antonio Gramsci scriveva alla madre che si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova a dispiacere a vedere gli altri fare ciò che non possiamo più fare. Ed è per questo motivo che possiamo dire convintamente che Raffaele Manca è morto giovane, è morto molto giovane, perché nella sua vita, fino all'ultimo respiro, ha agito da protagonista, ha agito senza attendere di vedere gli altri fare quello che avrebbe voluto fare lui.

È stato deputato e sindaco di Norbello, ed è stato sempre un attivo protagonista, rappresentante del nostro territorio, fino all'ultimo periodo della sua vita, quando è stato molto attivo per la difesa del servizio sanitario del nostro territorio, ed è stato un onore per me potermi schierare al suo fianco per tutte queste battaglie territoriali, e lo è stato ancor di più potermi confrontare, in un confronto leale e franco con lui, per via delle nostra netta diversità di vedute; una contrapposizione che oggi sfuma come una nebbia nella notte e lascia spazio al ricordo dell'uomo e dell'amico che abbiamo conosciuto.

In questa occasione, la ringrazio Presidente, vorrei formulare le mie più sentite condoglianze e quelle del mio partito alla sua famiglia, al suo comune e al territorio della Sardegna, che perde un autorevolissimo rappresentante (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, anche il Partito Democratico si unisce nel dolore alla famiglia di Raffaele. Raffaele è stato un parlamentare del Partito Democratico della Sinistra, un partito da cui sono nati i Democratici di Sinistra e poi il Partito Democratico, un uomo convintamente di sinistra. Era innanzitutto un uomo di insegnamento, di scuola, di formazione, credeva nella scuola, credeva nella crescita culturale e sociale, sia individuale che collettiva, credeva nella forza travolgente della scuola e, nei suoi primi anni di militanza, persino in quella pre-politica, aveva voluto promuovere un circolo culturale per i giovani, che aveva consentito a tante ragazze e a tanti ragazzi di riprendere a studiare nel suo paese.

Raffaele era un uomo di cultura e credeva anche nella forza dirompente della diffusione della cultura. Nella terra di Gramsci aveva sempre lavorato affinché quel legame, così delicato e fragile, con la sua terra di origine non si indebolisse mai e diventasse, al contrario, un filo, e poi, una tessitura, come è tipico delle opere della nostra conterranea Maria Lai, una tessitura che rende più forte i legami, che li rende indistruttibili.

Raffaele era anche un uomo fortemente guidato dalle proprie convinzioni, anche quando il resto del mondo accettava la convivenza con la accondiscendenza o con il conformismo, non era mai conformista e, nel tempo delle divisioni, delle piccole patrie, delle patrie minuscole; già quaranta anni fa spingeva e portava avanti la sua azione per riunire persino le piccole istituzioni locali del suo territorio; era sua la battaglia per unire 3 comuni, Abbasanta, Ghilarza, Norbello, in un'unica comunità, non per un'idea strana, ma per renderla più forte e attrattiva.

Aveva lo sguardo lungo, lo sguardo lungo del contrastare le piccole comunità, che diventano più fragili di fronte al cambiamento. Ecco, la sua ultima battaglia era quella per difendere l'ospedale di Ghilarza, una piccola comunità di cui si sentiva parte, di cui era parte, ma non aveva mai avuto, in questa battaglia, il desiderio di usare la retroguardia, lo sguardo all'indietro, consapevole dei principi di qualità dei servizi sanitari, ma altrettanto consapevole di quanto la salute, come la scuola, sia fondante quale elemento di contrasto allo spopolamento, all'indebolimento delle piccole comunità.

Insomma, un uomo di territorio, con radici ben salde nella cultura e nel suo essere di quelle terre, ma con lo sguardo lungo, come dovuto e come deve essere riconosciuto agli uomini di cultura, di passione e di militanza.

Ciao Raffaele, un saluto a te (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo oggi in Aula per ricordare Raffaele Manca a nome del gruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra. Raffaele è stato un politico di solida preparazione, si è formato all'interno dei movimenti e dei partiti della sinistra, di associazioni culturali come l'UNLA e la Società umanitaria, impegnate sul fronte della lotta all'analfabetismo nel dopoguerra e, poi, su quello della formazione permanente degli adulti, come ricordava anche il collega Lai.

Storico dirigente dell'ARCI, ha contribuito alla ricostruzione del suo comitato regionale in Sardegna. Al lavoro ha sempre affiancato l'impegno politico e amministrativo; dal 1970, infatti, all'età di 27 anni, e fino al 1992 è stato sindaco di Norbello, il suo Paese - anche se era nato a Bitti -, che tanto deve alla sua azione di governo, un'opera di rilancio e di abbellimento, non solo esteriore. Nel 1989 venne eletto consigliere regionale nelle liste del Partito Comunista, uno dei due consiglieri del collegio di Oristano. Entrò poi nel PDS. Nel 1994 venne eletto deputato. Nel 1996 lo scioglimento anticipato delle Camere interruppe la sua attività parlamentare, ma non il suo impegno politico e sociale; interessantissimo alla storia di Norbello e del territorio circostante - il Guilcer, come lo chiamavano - non trascura la battaglia per la sanità pubblica, e ha guidato il comitato che si batteva per la difesa dell'ospedale di Ghilarza e dei servizi sanitari pubblici, messi in crisi da una dissennata politica regionale.

Amava l'agricoltura, amava lavorare su un terreno dove, purtroppo, ha perso la vita. Lascia un forte ricordo in chi l' ha conosciuto e ha avuto la fortuna di confrontarsi con lui. Spirito critico e, insieme, severo, esigente con se stesso e con gli altri. Mancherà alla sua comunità, alla moglie Annalisa Angioni, collega di lavoro all'UNLA di Macomer, che ha annunciato la donazione degli organi, disposta da Raffaele come ultimo atto di grande generosità.

Le più sentite condoglianze, quindi, da parte di tutte e tutti noi alla famiglia e chi gli ha voluto bene (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Nell'aver appreso, in data odierna, la triste e drammatica notizia dell'improvvisa scomparsa dell'onorevole Angelo Raffaele Manca, già deputato nella XII legislatura, vorrei ricordare insieme a voi i momenti che ne hanno contraddistinto la vita.

Originario di Nuoro, è stato fino all'ultimo vicino alla sua terra, per cui ha lavorato senza sosta, sia da deputato, eletto, nel 1994, tra le file del Partito Comunista Italiano, sia da sindaco di Norbello dal 1985 al 1992 e anche da consigliere regionale dal 1990 al 1995.

Alla Camera dei deputati si è distinto per il suo importante lavoro in Commissione finanze e nelle Commissioni parlamentari per le questioni regionali. Da diversi anni era alla guida del comitato nato in difesa dell'ospedale e della sanità del suo territorio, con cui ha condotto una dura battaglia per la salvaguardia dell'ospedale Delogu e dei servizi sanitari. Da tempo era al lavoro per un progetto di valorizzazione del sito archeologico di Castel di Sella e della chiesetta di Santa Vittoria. Lo ricordiamo con commozione e, come gruppo di Noi Moderati, ci stringiamo al dolore della famiglia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Pur avendone sempre sentito parlare, non ho avuto la fortuna di conoscere Raffaele Manca, politico attaccato al suo territorio e anche alla terra. Come sapete, è morto in seguito alle conseguenze di un incidente avvenuto proprio mentre lavorava la terra e compiva lavori agricoli. Mi limito, Presidente, a esprimere, a nome mio personale e del gruppo MoVimento 5 Stelle, il cordoglio alla sua famiglia e ai suoi amici per quella che sarà sicuramente una profonda mancanza (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta…

MARCO LACARRA (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Deve intervenire? Gli interventi di fine seduta non si svolgono adesso, ma dopo i lavori pomeridiani. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con la discussione generale del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 72, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (A.C. 1067-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1067-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.

Ricordo che nella seduta del 12 aprile sono state respinte le questioni pregiudiziali Bonelli ed altri n. 1 e Ilaria Fontana ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1067-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la VIII Commissione (Ambiente), deputato Francesco Battistoni.

FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE), Relatore per la VIII Commissione. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge reca disposizioni per il riavvio dell'iter realizzativo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, opera prioritaria di preminente interesse nazionale, che avrà un ruolo essenziale per il potenziamento della rete infrastrutturale del Sud Italia e per il suo rilancio economico e sociale.

L'opera, pertanto, avrà un impatto significativo sotto il profilo della politica di coesione europea, contribuendo a colmare il gap infrastrutturale dei territori interessati, e la sua realizzazione si inquadra più in generale nel potenziamento infrastrutturale di tutto il territorio nazionale nel contesto della rete infrastrutturale europea.

Ricordo che la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria è stata prevista inizialmente dalla legge 17 dicembre 1971, n. 1158, che ha affidato la concessione per la realizzazione dell'opera, nonché la gestione e la manutenzione del solo collegamento viario dell'opera medesima ad una società a totale capitale pubblico e che, in attuazione di tale legge, sulla quale interviene il provvedimento in esame, è stata istituita la società Stretto di Messina.

Faccio presente, inoltre, che il carattere strategico dell'opera è stato riconosciuto per la prima volta già nel 2001, con l'adozione del primo programma delle infrastrutture strategiche da parte del Governo Berlusconi, nel quadro della legge n. 443 del 2001, cosiddetta legge Obiettivo, e che il carattere prioritario dell'opera è stato confermato dall'ultima legge di bilancio, che contiene disposizioni in merito per il riavvio dell'attività di progettazione e realizzazione.

Il decreto in esame, pertanto, si inserisce nel contesto di una serie di iniziative legislative, volte a stabilire un percorso accelerato per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e delle connesse opere di adduzione del traffico ferroviario e stradale, attraverso disposizioni concernenti il riavvio dell'attività di programmazione e progettazione dell'opera, la prosecuzione del rapporto concessorio con la società Stretto di Messina Spa, nonché la ripresa dei rapporti contrattuali tra la medesima società concessionaria, il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell'opera stessa.

L'esame in sede referente ha consentito di svolgere un approfondimento sulla realizzazione dell'opera, attraverso lo svolgimento di un ampio ciclo di audizioni informali, che ha coinvolto 76 soggetti, tra soggetti istituzionali, pubblici e privati.

Nel corso dell'esame in sede referente sono state apportate modifiche significative al provvedimento, di cui daremo conto con il relatore per la IX Commissione, ma desidero sin d'ora sottolineare il clima costruttivo che ha improntato i lavori nelle Commissioni e che ha consentito di svolgere un esame approfondito delle proposte emendative presentate.

Passando al contenuto del provvedimento, l'articolo 1, che modifica la citata legge del 1971, interviene sull'assetto societario della società Stretto di Messina Spa: la quota di maggioranza spetta al Ministero dell'Economia e delle finanze, che esercita i diritti dell'azionista di intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, mentre la quota restante è attribuita alle società RFI e ANAS e alle regioni Sicilia e Calabria. Si prevede, inoltre, la ridefinizione della composizione del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale. Si precisa che la società Stretto di Messina Spa costituisce società in house, allineando la relativa disciplina a tale qualifica.

Ulteriori disposizioni recate dall'articolo 1 riguardano la disciplina del comitato scientifico, con compiti di consulenza tecnica, al fine di valorizzare le prerogative di autonomia e indipendenza del medesimo. Relativamente a tale comitato, nel corso dell'esame in sede referente si è precisato che gli oneri per la costituzione sono a carico della società concessionaria nel limite massimo di 500.000 euro annui e che i membri sono scelti d'intesa con le regioni Calabria e Sicilia, che devono esprimersi entro 15 giorni dalla richiesta dell'intesa, decorsi i quali l'intesa si intende acquisita.

L'articolo 3 reca una serie di norme di rilevante importanza per le attività di programmazione e di progettazione dell'opera. In particolare, il comma 1 prevede che l'opera sia inserita nell'Allegato infrastrutture del DEF, con l'indicazione del costo stimato, delle risorse disponibili e del fabbisogno residuo. Il comma 2 dispone che il progetto definitivo dell'opera sia integrato da una relazione del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione. Tale relazione deve indicare le ulteriori prescrizioni da sviluppare nel progetto esecutivo, al fine di adeguarlo ad una serie di norme e regole espressamente citate nella norma, tra le quali, sulla base di una modifica approvata nel corso dell'esame in sede referente, le modifiche alla modellazione geologica. Il comma 3 dispone che la relazione sul progetto definitivo sia trasmessa per l'approvazione al consiglio di amministrazione della società concessionaria, mentre i commi 4 e 5 disciplinano lo svolgimento di una conferenza di servizi istruttoria sul progetto definitivo e sulla relazione al progetto approvata dal consiglio di amministrazione. Sono specificate, inoltre, al comma 6, le modalità procedurali per la valutazione di impatto ambientale sul progetto definitivo, basate su quelle previste per i progetti compresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, su quelli finanziati a valere sul Fondo nazionale complementare, nonché sui progetti attuativi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. Al comma 7 sono indicati gli atti e i documenti sottoposti all'approvazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, tra cui rientrano il progetto definitivo e la relazione integrata del progettista, il piano economico finanziario e la relazione istruttoria del MIT, che indichi l'integrale copertura finanziaria dei costi di realizzazione dell'intervento. Alla determinazione conclusiva del CIPESS sono associati una serie di effetti in materia di pianificazione urbanistica, di espropriazione, di cantierizzazione dell'opera e di approvazione del progetto esecutivo. A tale ultimo riguardo, preciso che il comma 11 prevede che il consiglio di amministrazione della società concessionaria approvi il progetto esecutivo e, anche per effetto di un emendamento approvato dalle Commissioni riunite, le relative varianti.

L'articolo 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, definisce specifiche procedure espropriative, relative alla realizzazione dell'opera, prevedendo l'istituzione di uno spazio Internet ad accesso riservato, denominato “cassetto virtuale”, finalizzato a dematerializzare lo scambio diretto di comunicazioni e documenti con i destinatari delle procedure, favorendo l'accesso agli atti, nonché uno spazio Internet a libero accesso, denominato “fascicolo virtuale”, finalizzato ad incrementare la pubblicità e la trasparenza delle procedure e ad ospitare le comunicazioni indirette. La norma definisce, poi, in dettaglio gli elementi da pubblicare nel fascicolo virtuale. Per tale finalità è autorizzata la spesa di 150.000 euro per l'anno 2024.

L'articolo 4 introduce disposizioni finali e di coordinamento, al fine di consentire in tempi rapidi la riattivazione della società e la ridefinizione dei rapporti contrattuali dalla medesima stipulati. Il comma 3 dispone che la società concessionaria, il contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell'opera, attraverso la stipula di atti aggiuntivi possano manifestare la volontà che ciascun contratto riprenda a produrre i propri effetti a seguito della delibera di approvazione del progetto definitivo e subordinatamente alla definizione delle rinunce e delle condizioni specificate nella norma.

Al fine di determinare il contenuto dei predetti atti aggiuntivi, il comma 4 prevede che, dalla data di entrata in vigore del decreto in esame, la società concessionaria sia autorizzata a sottoscrivere con il contraente generale atti negoziali non onerosi aventi ad oggetto la predisposizione della relazione di adeguamento del progetto definitivo alle prescrizioni, l'aggiornamento del piano delle espropriazioni, l'aggiornamento degli studi di impatto ambientale e la predisposizione del programma anticipato di opere e servizi. Il comma 5 prevede che agli atti precedentemente citati ai commi 3 e 4, adottati conformemente alla normativa europea in materia di contratti pubblici, si applichi la disciplina prevista per le modifiche dei contratti in corso di validità, di cui all'articolo 72 della direttiva 2014/24/UE e delle relative norme di attuazione. In base a quanto previsto dal comma 6, i costi sostenuti dalla società, sino alla data di entrata in vigore del decreto, per le prestazioni finalizzate alla realizzazione dell'opera, qualora funzionali al riavvio della medesima, vanno considerati nell'aggiornamento del piano economico-finanziario della concessione. Il comma 7-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, al fine di consentire il celere completamento del piano di adeguamento e di riqualificazione dell'autostrada A19 Palermo-Catania quale intervento funzionale alla completa operatività dell'opera, prevede la nomina di un commissario straordinario per il coordinamento degli interventi indicati nel predetto piano, con i poteri e le funzioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019. Il comma 8-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone che il monitoraggio della realizzazione dell'opera per la prevenzione e la repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa venga attuato con le modalità e le procedure di cui all'articolo 39, comma 9, del codice dei contratti pubblici, ovvero da un comitato di coordinamento istituito presso il Ministero dell'Interno, secondo procedure approvate con delibera del CIPESS su proposta del medesimo comitato di coordinamento.

I commi 9-bis e 9-ter, introdotti durante l'esame in sede referente, prevedono che la società concessionaria sottoscriva apposita convenzione con i comuni di Messina e di Villa San Giovanni per l'adozione di un piano di comunicazione per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, volto ad assicurare l'attuazione di iniziative permanenti di informazione e di sensibilizzazione, rivolte alla cittadinanza, sullo stato di avanzamento dell'opera, da svolgere in collaborazione con i competenti enti territoriali.

Prima di concludere la mia relazione, ricordo che le Commissioni di settore ed il Comitato per la legislazione hanno espresso parere favorevole sul provvedimento e che sono stati approvati due emendamenti di recepimento dei pareri, al fine di recepire la condizione formulata dalla Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, nonché un Osservatorio del Comitato per la legislazione, allo scopo di correggere un riferimento normativo concernente l'attribuzione delle funzioni di responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione trasporti, deputato Domenico Furgiuele.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA), Relatore per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, aggiungo poche altre considerazioni rispetto a quanto ha già svolto il correlatore Battistoni, che ringrazio per l'impegno profuso sul provvedimento all'interno delle Commissioni riunite, trasporti e ambiente. Considerazioni in ordine ad un provvedimento che rappresenta un obiettivo, quello di stare all'interno di una strategia politica di lungo respiro e che intende riavviare un percorso di realizzazione di un'opera fondamentale per lo sviluppo infrastrutturale non solo del Mezzogiorno d'Italia, non solo del nostro Paese, ma dell'Europa tutta.

Questa legge di conversione è frutto di un lavoro serio e certosino, a cui hanno dato un contributo i deputati di maggioranza, gli uomini e le donne del Governo. Voglio ricordare la lungimiranza del Ministro Salvini, la professionalità del Vice Ministro Rixi, le presenze sempre attente del Sottosegretario Ferrante e del Sottosegretario Siracusano, con la quale, tra le altre cose, abbiamo lavorato già nella scorsa legislatura proprio partendo dalla Commissione trasporti. Contributi arrivati anche dalle opposizioni: dalle opposizioni di oggi - che hanno saputo pungolare la maggioranza cercando di approfondire tante materie, molte delle quali non rientravano nel focus proprio del provvedimento - e dalle opposizioni di ieri, tra cui non posso non ricordare in quest'Aula il contributo dato dall'allora deputata Enza Bruno Bossio del PD proprio all'interno della Commissione trasporti. Un contributo che è stato dato anche e soprattutto dalle quasi 80 audizioni, così come diceva chi mi ha preceduto, che hanno consentito di approfondire l'argomento in tutti i suoi meandri.

Ma uno degli aspetti emersi con riferimento a questa opera è che, nel mondo, dove si sono affrontate opere così sfidanti, le stesse sono state vinte. Ce lo hanno detto professionisti, ce lo hanno detto professori universitari, come il professore Ferruccio Resta del Politecnico di Milano ed il professore Mauro Dolce dell'Università di Napoli.

Del resto, l'opera del Ponte sullo Stretto, già nel 2001, era stata considerata come un'infrastruttura di preminente interesse nazionale e, nel 2009, era stata inserita nel DEF 2009-2011 in quanto opera strategica e di carattere prioritario. Oggi - e lo abbiamo detto in tutte le salse durante i lavori, ma anche prima, anche nella scorsa legislatura - è inserita nelle reti TEN-T, quei canali (quello di riferimento nostro è quello scandinavo-mediterraneo) ponderati più di 20 anni fa in Europa per migliorare il trasporto delle persone, per migliorare e rendere più competitivo il trasporto delle merci, per renderlo più competitivo dal punto di vista commerciale, economico e della vita delle persone, degli abitanti e dei cittadini del continente europeo.

Questa opera va proprio nella direzione di assolvere ad alcune richieste fatte dall'Europa e ce lo ha ricordato il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Salvini proprio durante le audizioni sulle linee guida che è venuto a palesare nelle Commissioni congiunte trasporti e ambiente. Nella stessa occasione, il Ministro Salvini ci parlò proprio di questo: del fatto che il ponte non congiungeva soltanto Messina a Villa San Giovanni, la Sicilia alla Calabria, ma congiungeva Berlino a Palermo.

Allora, il ponte costituisce uno snodo fondamentale - lo abbiamo detto in tutte le salse - per realizzare, finalmente e definitivamente, l'Alta velocità Salerno-Reggio Calabria e, magari, anche per essere un motore propulsivo per realizzare definitivamente una velocità più giusta rispetto a quello che non ci si aspetta in Sicilia.

Voglio fare una considerazione speciale, come quasi parte, chiamata in causa, da calabrese che ha studiato a Messina: penso a tutti quei pendolari che, con quest'opera, sicuramente, vedranno la propria vita migliorata in termini di perdite di tempo, in termini anche di congestionamento di un territorio che, soprattutto quando si arriva nel periodo estivo - e lo sa solo chi ha vissuto e chi vive quel territorio -, si trova a vivere condizioni che chiamare paradossali e, a volte, signor Sottosegretario, anche da terzo mondo, è dire poca cosa.

Mi auguro che questa discussione, che darà seguito ai lavori celeri che, comunque, si sono svolti - e ringrazio i presidenti Deidda e Rotelli che ci hanno saputo guidare in questo lavoro, consentendo che il provvedimento arrivasse in tempi certi -, possa far sì che il ponte venga considerato come necessario punto di riferimento, soprattutto, per giustificare l'impegno economico di oltre 11.200.000.000 di euro, che sono previsti per quello che i siciliani chiamano continente e gli oltre 11.800.000.000 di euro, che sono previsti in Sicilia sempre per le reti ferrate, che non avrebbero ragion d'essere, se non ci sarà la costruzione del ponte.

Quanto all'aspetto ambientale, dicevo che soltanto chi è stato in quei posti si può rendere conto della condizione attuale. La realizzazione del ponte - che non è la realizzazione di una lingua di asfalto, non è la realizzazione solo di cemento, ma la realizzazione, soprattutto, di una rete ferrata che, come sappiamo, inquina un terzo rispetto al trasporto marittimo - toglierà dall'atmosfera oltre 140.000 tonnellate di CO2 nell'arco di un intero anno. È la realizzazione di un'opera che renderà giustizia alle popolazioni di Villa San Giovanni, di Messina e dell'intero hinterland, che, dobbiamo ricordarlo in quest'Aula solenne, hanno pagato un tributo in termini di salute. Non è Domenico Furgiuele, il relatore, il correlatore di questo provvedimento a dirlo, ma sono i dati sugli aumenti, purtroppo, esponenziali dei casi oncologici proprio in quelle zone, proprio a ridosso di quello che oggi è lo Stretto di Messina.

Allora, signor Presidente, oggi non s'incardina una discussione sulla realizzazione di un'opera qualsiasi, sulla realizzazione di un ponte; oggi si incardina la discussione sulla realizzazione di un'opera sfidante, che già porta in dote lo spirito mobilitante di questo Governo.

Per un più dettagliato esame del contenuto del provvedimento, rinvio al testo degli articoli, sottolineando che essi riflettono quanto dicevo poc'anzi. Gli articoli rispecchiano i contributi dei membri delle Commissioni riunite, in qualche caso attraverso le riformulazioni suggerite dal Governo, anche dalle opposizioni. A quest'ultimo proposito, voglio soltanto citare le disposizioni finali e di coordinamento di cui all'articolo 4. Il relativo comma 7 prevede che, in sede di aggiornamento del contratto di programma con RFI e di sottoscrizione del nuovo contratto con ANAS, vengano individuate le opere complementari e di adduzione funzionali all'operatività dell'opera, dichiarandole di carattere prioritario.

Il comma 7-bis dell'articolo 4, inserito durante l'esame referente, prevede che l'Autorità di sistema portuale dello Stretto individui i progetti prioritari necessari all'adeguamento delle infrastrutture e avvii un percorso per la loro rifunzionalizzazione, anche al fine di rendere coerenti i progetti con la nuova configurazione determinata dalla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.

Il comma 8, a sua volta, riconosce alla società concessionaria la facoltà di avvalersi del personale di RFI e ANAS in regime di distacco, nel limite massimo di 100 unità, per l'espletamento delle attività tecniche e scientifiche, di cui al decreto-legge che stiamo convertendo.

Il comma 9, poi, prevede la copertura finanziaria per le operazioni di concessione delle quote di partecipazione al capitale sociale della società concessionaria da ANAS al Ministero dell'Economia e delle finanze, di cui all'articolo 2, comma 3. In particolare, si prevede che a tali oneri si provveda nel limite massimo di 320 milioni di euro mediante corrispondente versamento dell'entrata del bilancio dello Stato e riassegnazione al pertinente capitolo dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'Economia e delle finanze delle risorse, in conto residui, relative al cosiddetto patrimonio destinato del Ministero dell'Economia e delle finanze, di cui all'articolo 27, comma 17, del decreto-legge n. 34 del 2020.

Merita menzione, infine, il contenuto dei commi da 8-bis a 8-quinquies dell'articolo 2, inseriti in fase referente con un emendamento accantonato fino alla seduta dell'8 maggio 2023, i quali prevedono i meccanismi di aggiornamento dei prezzi. Si prevede che vi sia, a partire dal 1° gennaio 2022, una clausola di revisione applicabile solo se verranno conclusi accordi aggiuntivi tra la stazione appaltante pubblica e il contraente generale. L'adeguamento dei prezzi spettante al contraente generale in caso di stipula di tanti atti aggiuntivi è pari all'indice di conservazione dell'equilibrio contrattuale. Tale indice, a sua volta, è calcolato come media delle variazioni percentuali del valore dei primi quattro progetti infrastrutturali banditi da RFI e ANAS nell'anno 2022 secondo l'ordine di priorità determinato dall'importo a base di gara. Per i precisi meccanismi matematici, rinvio al testo della disposizione, di cui all'articolo 2, comma 8-quater. In pratica e salve le precisazioni contenute, nel testo di legge si tratta di una media tra i prezzi afferenti a quattro dei più significativi appalti banditi e affidati da RFI nel 2022, anno in cui si è registrato l'aumento più consistente delle materie prime. Si tratta di una disposizione volta a fotografare il criterio di calcolo in un momento preciso e determinato in modo da non esporre il committente pubblico a pretese indeterminate per il futuro. Il contraente generale, contestualmente, rinuncia al contenzioso su tutti questi aspetti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Onorevole Ferrante, intende intervenire? No. È iscritto a parlare il deputato Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi, credo che, quando si interviene o si discute o si dibatte di un argomento così importante, un'opera strategica che avrà una valenza per il popolo italiano ed europeo in generale, ma per il popolo siciliano di assoluta consistenza, l'approccio corretto, giusto e opportuno non debba essere ideologico ma laico.

Purtroppo, in questi giorni - e lo dico senza alcuna vena polemica - abbiamo assistito, invece, a un approccio, su una questione così delicata, importante e vitale per il Paese Italia, che è stato esclusivamente di natura ideologica. Infatti, colleghi, quando si discute e si argomenta è mia opinione che sia sempre necessario supportare i ragionamenti, le argomentazioni e i concetti con argomenti che devono essere quanto più possibile oggettivi. Negare che il ponte dello Stretto o sullo Stretto, più tecnicamente il collegamento stabile fra Sicilia e Calabria, sia un'opera fondamentale per annullare le differenze - non la differenza - tra le altre regioni e l'Europa, direi, con la Calabria e, in particolar modo, con la Sicilia è come negare l'evidenza del sole. Chi è siciliano sa, signor Presidente, quanto questo ponte è desiderato dal popolo siciliano, quanto questo ponte è necessario per il popolo siciliano, che, badate bene, è il popolo italiano. È un fatto di assoluta oggettività che questo collegamento stabile sarà funzionale a diminuire il gap tra la Sicilia e l'Europa.

Che cosa si dice per supportare la tesi a contrario? Si dice: pensiamo prima alle altre opere. Vedete, quando si ricopre un ruolo importante, delicato e prestigioso, come quello che noi abbiamo l'onore di ricoprire, bisogna sempre dire la verità. Cosa c'entra il fatto che la Sicilia è tanto indietro rispetto alle opere infrastrutturali - e per colpa di chi è noto a tutti, anche per colpa dei Governi di quelli che ora alzano la bandiera del “No ponte” - con la costruzione del ponte? Io stamattina mi sono sentito con l'ex assessore alle infrastrutture di Forza Italia, Marco Falcone, che mi ha rappresentato quello che si sta facendo, con difficoltà, certamente, sul doppio binario tra Castelbuono e Patti e sulla Palermo-Messina, ma proprio questo apparato normativo ha pensato anche - e il testo normativo è il puntuale riscontro - al tratto autostradale tra Palermo e Catania, di cui parleremo di qui a qualche momento. Quindi, affermare in maniera apodittica, oserei dire, che è prima necessario pensare alle altre opere e poi al ponte di Messina mi sia consentito, Presidente e signori colleghi, è un'argomentazione in libertà e - potrei ben dire - fuori tema.

Poi, c'è un'altra argomentazione che veramente mi fa preoccupare, anche se ora un po' meno, devo dire. La si dice sottovoce: ma col ponte di Messina ci saranno infiltrazioni mafiose. È inaccettabile un ragionamento del genere, perché lo Stato è Stato quando è autorevole. Non pensare di costruire una delle opere più importanti d'Europa perché si ha paura di un'organizzazione criminale significa che lo Stato non fa lo Stato e non ha la forza di perseguire il crimine.

Che si faccia il Ponte sullo Stretto è di assoluta importanza e lo Stato non ha e non deve avere nessuna preoccupazione. Ci saranno altri organi dello Stato che vigileranno se qualcosa non andrà per il verso giusto e se non verranno osservate le regole. Quindi, fare un'affermazione di tal fatta è assolutamente un fuor d'opera, perché lo Stato non può avere preoccupazione di costruire un'opera strategica perché ci può essere un'infiltrazione. Se c'è un'infiltrazione ci penseranno le procure, gli agenti e gli ufficiali di polizia giudiziaria. Quindi, che cosa voglio significare, signori colleghi? Che anche questa è un'argomentazione fuori tema.

Si è detto, in maniera veramente inopportuna, che costerà un sacco di soldi, il doppio rispetto a qualche anno fa. Qui bisogna fare un'osservazione e bisogna farla con onestà, perché l'approccio dev'essere di assoluta onestà intellettuale. Chi ha perso tempo? Il nostro presidente - e mi riferisco al presidente Berlusconi - è forse l'italiano che più di tutti vuole e ha voluto questo ponte e voglio che ciò sia chiaro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È colui che ci ha provato per tante volte ed è stato fermato prima dal Governo Prodi e poi dal Governo Monti.

Presidente, in un suo straordinario video del 25 agosto 2022 in campagna elettorale, che vi invito a vedere, ebbe a specificare proprio questo: se i costi sono aumentati non è certo colpa del presidente Berlusconi o del centrodestra, che voleva fare il ponte. Se i conti sono quasi raddoppiati è colpa del centrosinistra, proprio quel centrosinistra che oggi, con un'operazione di acrobazia, riesce a dire che gli importi delle spese sono raddoppiati e, dunque, il ponte non va fatto. Non credo che questo sia, appunto, un approccio laico, così come deve essere, e scevro da inutili pregiudizi e preconcetti.

Chi non vive nelle nostre zone, al di là del fattore e del fatto economico che riguarda tutta la Nazione - sia chiaro che questo è un altro discorso e mi accingo ad affrontarlo -, chi non vive la realtà delle nostre zone, dicevo, della terra di Sicilia e della terra di Calabria, non può comprendere fino in fondo la necessità assoluta del ponte di Messina. Non lo si può capire perché, vedete, io stasera arrivo alle 19,10 alla stazione di Villa San Giovanni e devo aspettare un'ora e 5 minuti per attraversare lo Stretto e, quindi, dopo 4 o 5 ore di treno devo rimanere ancora un'altra ora perché non c'è e non ci può essere continuità territoriale, perché non possiamo mettere un aliscafo a ogni treno, perché dobbiamo essere onesti quando rappresentiamo il popolo italiano e quando parliamo e dibattiamo di argomenti di siffatta importanza. Non è un problema soltanto di continuità territoriale e di agganciare il treno con l'aliscafo. Non è possibile!

E se si perde il traghetto, perché, per esempio, siamo arrivati un minuto dopo le 20, allora dobbiamo aspettare altri 40 minuti, che si aggiungeranno al tempo di percorrenza. Quindi, per fare 3,2 chilometri, che in autovettura o in treno si percorrono in un minuto e mezzo o in due minuti, abbiamo costretto per decenni il popolo siciliano e tutti a questo, perché chiunque si trova ad andare in Sicilia o a tornare dalla Sicilia deve subire questa inaccettabile situazione.

Ebbene, vi pare poco, da un punto di vista logistico, che chi deve attraversare il ponte non ci metterà più un'ora o un'ora e mezza ma un minuto e mezzo? Basterebbe solo questo se noi avessimo un approccio onesto come quello che chiedo rispetto alla questione del ponte di Messina. Si è detto l'inquinamento, il clima. Mi occupo di giustizia, sono andato a studiare e sono andato a verificare quello che dice chi si occupa di ambiente e di inquinamento. Ho scoperto, per esempio, che, se viene costruito il ponte di Messina, arriviamo a meno 72 per cento di inquinamento per anidride carbonica, meno 72 per cento di monossido di carbonio.

Allora, se io l'ho letto e se qualcuno lo ha studiato, che certamente ha la competenza e le cognizioni per farlo, certamente è assolutamente inaccettabile, signori colleghi, che si possa dire che noi con il ponte di Messina creiamo inquinamento e danneggiamo l'ambiente. Come la campata unica: la campata unica sta a significare che noi non andiamo a pregiudicare in alcuna maniera la flora e la fauna marina. E quindi dire che stiamo danneggiando lo Stretto, che stiamo danneggiando l'ambiente, che stiamo inquinando, è assolutamente non corretto. Appunto dicevo all'inizio di questo mio intervento che l'approccio non può essere ideologico davanti a un'opera così importante.

Quindi non è vero, tranne che non ci sia qualche collega che possa mettere in discussione, ma con dati scientifici, si badi, che quanto ho letto, come tutti gli altri, siano argomentazioni in libertà e totalmente infondate. Si è detto che il ponte di Messina farà grandi danni economici anche per i cittadini. Sì, si prevede, lo dicono quelli che hanno studiato l'argomento, che lavoreranno 150.000 persone in più. E allora, se si dice che il ponte di Messina danneggerà l'occupazione, bisogna supportare il ragionamento con dati, previsioni, statistiche, ragionamenti, ma che devono essere di assoluta valenza e non possono essere tratti da argomentazioni in libertà.

Mettiamo a terra, come si suole dire, miliardi di euro. Chi è esperto di economia me lo può insegnare, si verifica il cosiddetto effetto moltiplicatore. Questi soldi non andranno soltanto nelle tasche del contraente generale; questi soldi verranno messi a terra, perché da questi soldi e da questo denaro tante persone trarranno onesto, onesto, onesto beneficio. Ci sarà, lo dico da siciliano, uno sviluppo economico della nostra terra, della mia terra. Finalmente noi possiamo, a buona ragione, definirci cittadini d'Europa. Non saremo mai quelli che, come diceva il collega che qualche minuto fa mi ha preceduto, guardano l'Italia e l'Europa come il continente, noi finalmente saremo parte integrante di questo continente.

L'apparato normativo - siamo in discussione generale - è stato, a mio modo di vedere, scritto bene. Stamattina leggevo qualche dichiarazione in cui si diceva e si faceva un'affermazione che non condivido. Perché nuovamente scegliere lo stesso contraente generale? Bene, tecnicamente, e qui può anche essere il mio mestiere, vorrei capire perché non scegliere lo stesso contraente generale, che ha la conoscenza e la competenza. Si dice che c'è stata una gara. Anche questo è stato studiato.

Appunto, c'è stata una gara. Intanto non c'è nessuna norma nazionale e sovranazionale che impedisca di andare avanti con questo contraente generale. Se qualcuno l'ha trovata, ce la evidenzi e noi la leggeremo con piacere, perché bisogna sempre parlare con cognizione di causa, conoscendo gli argomenti. Se c'è qualcuno, in quest'Aula o anche fuori, che afferma il seguente principio, ossia che c'è la caducazione dell'aggiudicazione e quindi bisogna andare a nuova gara secondo tale norma, non avrò niente da dire, se non complimentarmi. Non l'ho trovata e non l'hanno trovata neanche coloro che hanno studiato la questione.

E, se non l'ho trovata io, è un problema assolutamente relativo, signor Presidente, ma che nessuno l'abbia trovata e che si propongano argomenti in libertà, che possono anche essere speciosi, credo non sia opportuno, soprattutto in quest'Aula.

Poi si dice che è stata aggiudicata la gara. Appunto, si badi, nel 2000 e qualche anno - con i numeri non ho buona memoria - c'è stata una gara. Quindi, la gara è stata aggiudicata secondo le forme previste dal nostro ordinamento.

Non è che c'è stato un affidamento, una consegna così, alla buona, di lavori. C'è stata una gara con tutti i requisiti di legge. Poi, poiché i Governi di sinistra hanno bloccato questo iter, si è fermata. E allora con questo apparato normativo il Governo che cosa ha ipotizzato? Ha ritenuto di attualizzare una legge, che addirittura è la legge n. 1158 del 1971, una legge di 50 anni e qualche anno addietro, che si occupa di inserire una serie di iniziative legislative che servono finalmente ad accelerare il percorso e realizzare, si badi, il riavvio della programmazione. Erano sostanzialmente 4 articoli più la norma finale. Le Commissioni e anche il Governo hanno arricchito questo decreto nella maniera che, sia pure per le vie brevi, vedremo.

La norma di cui all'articolo 1 interviene sull'assetto societario, ma non è che interviene così; interviene perché si stabilisce la partecipazione pubblica, ritenendo che MEF e MIT devono avere una percentuale che deve essere del 51 per cento, mentre la regione Sicilia, la regione Calabria, ANAS e RFI hanno la restante parte. E poi, soprattutto, è stata prevista la società in house, che non era prevista nel 1971 e negli anni successivi. Quindi è una strategia armonica di norme, di concetti e di principi.

Sono stati previsti 5 consiglieri di amministrazione più il collegio sindacale, e, si badi bene, si è fatto riferimento alla norma del codice civile per quanto riguarda la remunerazione dei componenti del consiglio di amministrazione e dei componenti del collegio sindacale. Ed è stata prevista anche la nomina di un comitato scientifico, che sarà composto di 9 membri, che avrà la funzione di consulente tecnico, che verrà nominato d'intesa, come è giusto e corretto, con la regione Sicilia e con la Calabria.

L'articolo 2, invece, opportunamente ridefinisce, e siamo su questo d'accordo, il rapporto di concessione tra il MIT e la concessionaria, id est la società Stretto di Messina.

Si stabilisce che dalla revoca dello stato di liquidazione della concessionaria - ricorderete, venne operata nell'ultima legge di bilancio - riprenda la concessione affidata alla società.

E qui bisogna fare un ragionamento, perché si autorizza il MIT, con questa norma, a sottoscrivere atti aggiuntivi che riguardano - ed ecco perché è una norma scritta bene - la durata residua della concessione (e questo andava disciplinato), il cronoprogramma relativo alla realizzazione dell'opera e il nuovo piano economico finanziario: copertura finanziaria dell'investimento, ricavi complessivi, canone di utilizzo dell'infrastruttura, costi della società e costo complessivo dell'opera. Quindi, questa norma prettamente tecnica serve, come detto in precedenza, esattamente a ridefinire il rapporto tra MIT e società Stretto di Messina.

Mentre l'articolo 3, vado ovviamente velocemente, è una norma importante perché regola l'attività di programmazione e progettazione dell'opera. Si dispone, ed è questa la peculiarità, che il vecchio progetto definitivo venga integrato - lo dico a chi è scettico e fa riferimento al vecchio progetto definitivo - da una relazione attestante la rispondenza del vecchio progetto definitivo o preliminare alle prescrizioni relative anche alla compatibilità ambientale, perché le norme, come sappiamo, sono sempre in divenire e vengono sempre modificate.

Poi viene disciplinata la conferenza dei servizi che, attraverso una procedura contenuta in questa norma, porta all'autorizzazione finale, dico meglio, all'approvazione finale, che è di competenza del CIPESS e che, badate, va a sostituire e a integrare qualsiasi altra autorizzazione. Quindi, è una norma di assoluta condivisione e Forza Italia la condivide.

L'articolo 3-bis, cui ha fatto riferimento il relatore, onorevole Battistoni, riguarda il cosiddetto cassetto virtuale, è stato introdotto successivamente e concerne la procedura espropriativa. Viene formato il fascicolo virtuale e questo perché viene fatto? Per semplificare, Presidente, per velocizzare e per rendere trasparente tutta la procedura espropriativa; quindi, velocizzare, semplificare e rendere trasparente la procedura.

L'articolo 4 è fondamentale, perché serve a riattivare la società concessionaria e il contraente generale. Cioè, società concessionaria, contraente generale e tutti gli altri devono decidere, sottoscrivendo un atto, di dare nuovamente corso ai vecchi accordi, a un patto, però, che è conditio sine qua non: previa rinuncia a tutti i giudizi pendenti. Quindi, mi complimento col Governo, mi complimento con i componenti della Commissione e con tutti i colleghi che hanno fatto un grande lavoro.

Sono stati introdotti e approvati alcuni emendamenti; ci tengo a evidenziare, e cercherò di essere quanto più possibile veloce, l'emendamento che riguarda il commissariamento del tratto autostradale Messina-Catania. Ecco quanto è importante questa legge. Messina-Palermo… esprimevo un desiderio: Messina-Palermo. Palermo e, sempre, Messina, io sono messinese… Palermo-Catania. Ci sarà un commissario e il personale ANAS e tutta la struttura prevista dalla norma saranno a disposizione del commissario e di due subcommissari che evidentemente, perché c'è scritto nella norma, non avranno alcun compenso.

Poi, grazie all'onorevole Cannizzaro, che ha fatto veramente un gran lavoro, è stato approvato un emendamento sul trasporto pubblico locale per venire incontro alle esigenze dei pendolari.

Ci sarà certamente un piano, è scritto nella norma, che verrà fatto dai sindaci per far sì che il trasporto pubblico locale possa essere snello e funzionale, in modo da andare incontro ai pendolari. Ci sarà anche un piano di comunicazione, come è stato inserito, e soprattutto - e vado veramente a concludere, Presidente - se ne è parlato tanto, però, è bene ricordarlo, l'ultimo emendamento consentirà di non sforare, consentirà di non avere problemi relativi all'analisi dei prezzi, perché questo potrebbe rallentare l'iter burocratico, e comunque è stabilito per legge, e lo dovranno sottoscrivere le parti: non si potrà sforare.

Si è parlato tanto dei fondi mancanti; anche questa è demagogia, mi dispiace dirlo, perché noi siamo in un momento in cui dobbiamo preparare l'apparato normativo dei fondi che, comunque, potranno essere, lo ricordo a me stesso, anche fondi CEF; perché non è giusto, non è corretto dire che non si può attingere ai fondi dell'Unione europea per infrastrutture, perché dovrebbe essere ultimato entro il 2030. Non funziona così, basta leggerlo, se c'è un'inerzia assoluta dal 2023 al 2030 è chiaro che non si possono avere questi 15 miliardi, ma se si dimostra, come certamente sarà fatto, che non ci sarà nessuna inerzia, anzi ci saranno un atteggiamento, un comportamento e un'attività assolutamente stringenti, è chiaro che si può parlare anche di questi fondi. Dunque, siamo vicini a quella che è stata una grande idea del nostro Presidente Berlusconi, a cui certamente sono convinto che Forza Italia e questo Parlamento faranno questo regalo, perché lui è stato forse il più grande imprenditore, oltre che uno statista, e nessuno lo può mettere in dubbio, e gli farà certamente piacere vedere che stiamo parlando e stiamo discutendo sul serio, facendo leggi e, sicuramente prima del 31 luglio 2024, completeremo l'iter che prevede appunto questa scadenza e immediatamente dopo andremo a mettere, come è stato detto, la prima pietra.

Forza Italia non solo voterà, lo dirà poi chi si occuperà della dichiarazione di voto, non soltanto è stata in prima fila e sarà in prima fila nel sostenere e nell'ideare questa legge, ma sarà assolutamente sul territorio, sui territori, anche con i nostri Sottosegretari e con i nostri parlamentari a evidenziare a tutto il popolo italiano e, in particolare, ai siciliani e ai calabresi quanto sia importante quest'opera. Siamo veramente vicini a un momento storico di assoluta rilevanza. Ho finito, Presidente.

PRESIDENTE. È anche finito il tempo, quindi, le due cose coincidono.

Sono con noi per la loro giornata di formazione i docenti e, soprattutto, gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore “Pantini-Pudente” di Vasto, in provincia di Chieti, che ringrazio per formarsi in questo tempio della democrazia (Applausi).

Siamo sempre in discussione generale ed è iscritto a parlare l'onorevole Castiglione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, anch'io vorrei, come i colleghi che mi hanno preceduto, i presidenti di Commissione, avere lo stesso entusiasmo nel trattare questo tema, la conversione di questo decreto-legge, il n. 35 del 2023, che il Governo ha varato. Si tratta di un argomento a noi molto caro. Chi vive in Sicilia, così come è stato ricordato da tanti altri, il tema del Ponte sullo Stretto lo ha tante volte sentito risuonare anche nei dibattiti politici; tanti Governi sono stati impegnati su questo argomento e, quindi, se oggi da parte del Governo c'è un provvedimento di urgenza, c'è il varo di un decreto-legge, quindi, se addirittura nel corpo del decreto-legge si dice che “in tempi rapidi” si vuole arrivare ad una soluzione o si vuole avviare a soluzione la realizzazione del Ponte sullo Stretto, noi chiaramente siamo particolarmente felici di tutto questo.

Siamo, però, ad una svolta, caro sottosegretario; è una svolta quella che il Governo ha portato avanti? Purtroppo, devo registrare che nemmeno nella nostra regione - caro Sottosegretario, è siciliana anche lei - anche autorevoli organi di stampa, anche i giornali che, nel tempo, hanno seguito questo dibattito sul Ponte sullo Stretto, in questa occasione, non si sono entusiasmati più di tanto. Perché oggi non c'è questa attenzione? Perché oggi questo provvedimento così importante, che tutti abbiamo salutato con grande enfasi, con grande e particolare impegno, non c'è nell'opinione pubblica? Perché forse abbiamo accumulato troppi ritardi, perché forse troppi Governi hanno parlato della realizzazione del Ponte sullo Stretto, perché forse troppi Governi ne hanno fatto una bandiera politica e, poi, non siamo riusciti a realizzare quello che a nostro avviso - noi ci poniamo in termini assolutamente costruttivi - certamente è una grande opportunità per il Mezzogiorno, è una grande opportunità per la Sicilia e per la Calabria, è una grande opportunità per tutta l'area del Mediterraneo, è un grande volano di sviluppo economico. Tutto questo noi ce lo siamo detto, così come anche i temi che sono stati aggiunti oggi, quali il tema dell'impatto ambientale e della riduzione della CO2. Tutti questi argomenti nel tempo li abbiamo sentiti. Oggi ci apprestiamo a discuterne con questo spirito e soprattutto alla luce di ciò che è scritto e di ciò che è stato rilevato, da parte di tutti i colleghi, nel corpo del decreto che è stato varato dal Governo.

Parliamo di un progetto che prevede la realizzazione del ponte sospeso più lungo al mondo, che prima rientrava nel corridoio Berlino-Palermo e oggi nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo, quindi dalla Finlandia alla Svezia, all'Italia, alla Sicilia, per arrivare fino a Malta. Il progetto è quindi certamente di assoluta rilevanza, non solo per gli spostamenti tra la Sicilia la Calabria, ma per l'interesse che riveste in una grande area del nostro Paese e anche nell'area del Mediterraneo. Le ragioni che sono state enunciate nel decreto-legge ripercorrono quanto sin dal primo momento si è pensato, dal primo studio di fattibilità, nel 1968. Si è proceduto allora alla prima valutazione, al primo impatto, alla prima valutazione della fattibilità dell'opera. Credo oggi che il ponte non rappresenti solo una grande opera di tipo ingegneristico ma rappresenti veramente una grande opportunità e un grande volano di sviluppo economico. Con questo decreto, Presidente, non ci iscriviamo certamente al club dei “benaltristi”, di coloro che nel tempo hanno sempre detto che ci vuole ben altro.

Però, ci sono alcune questioni che il Governo riprende all'interno del decreto stesso. Riteniamo che la costruzione del ponte sia necessaria anche alla stregua della realizzazione di quelle infrastrutture viarie che servono a completare il quadro della velocizzazione dei collegamenti e dei trasporti a servizio di questa grande area, che oggi è rappresentata, come dicevo, dal corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Sarà un grande corridoio che dovrà anche servire i grandi traffici che arrivano dall'area indo-pacifica. Dobbiamo intercettare tutto questo in quell'area, nel Mediterraneo, per poi poter andare verso il nord Europa. Bisogna partire dal decreto, da ciò che il Governo ha inserito e ha detto all'interno del decreto, facendo rivivere la società Ponte sullo Stretto di Messina. L'ha fatta rivivere come società in house, ne ha revocato lo stato di liquidazione, prevedendo che il progetto addirittura - il Ministro Salvini su questo si è speso in maniera molto forte - possa vedere la posa della prima pietra nel luglio 2024. Cosa fa il Governo? Ricorre a quella stessa procedura tecnico-amministrativa che ha segnato il blocco del progetto nel 2013. È la stessa, medesima, identica procedura amministrativa. Quindi necessita, così come allora, così come nel 2012, di una valutazione e di un piano economico-finanziario.

Lo dice il Governo all'interno dello stesso decreto: ci vuole una nuova valutazione economico-finanziaria. Fra l'altro, nella precedente occasione non era stato approvato un piano economico-finanziario. Oggi, c'è la necessità che quel piano sia rivisto, andando a prevedere un nuovo piano che indichi alcune cose che il Governo scrive all'interno dello stesso decreto, quali il finanziamento che è destinato a ciò, la sostenibilità economica dell'opera, i ricavi complessivi, un nuovo piano sui ricavi e sul traffico che sarà realizzato. Infatti, anche l'attraversamento viario e la velocizzazione ferroviaria avranno un impatto sulla valutazione, sul nuovo piano economico-finanziario. Sono, inoltre, necessari l'adeguamento alle modifiche intervenute per la caratterizzazione geotecnica - lo dice sempre il Governo - e l'adeguamento alle nuove tecniche di costruzione, la conformazione alle nuove regole di sicurezza, l'attuazione di nuove specifiche regole di progettazione, la compatibilità ambientale e, quindi, una verifica ambientale, gli adeguamenti progettuali necessari - lo dice sempre il Governo - relativi all'evoluzione tecnologica e alla utilizzazione del materiale di costruzione. Tutto questo è inserito all'interno del decreto e non è un appesantimento burocratico. Il Governo avverte la necessità di colmare questo gap e quindi di avere tutti questi strumenti, utili per poter fare una valutazione, impegnare le risorse e avere la disponibilità di quelle risorse che poi serviranno per la realizzazione del ponte.

Alla luce di queste inderogabili condizioni, come pensa il Ministro di arrivare in tempi così rapidi, caro Sottosegretario, a realizzare tutto ciò? Credo che sia opportuno ripercorrere anche le tappe, guardando alla storia recente. Ho trovato un articolo, nei giorni scorsi, addirittura del 1856 del Gazzettino del Sud che recitava: corre voce che la società Ferrovie stia per intraprendere i lavori di un gigantesco Ponte sullo Stretto di Messina. Era il 1856.

I Governi Prodi e Berlusconi, tutti hanno individuato questa priorità nel programma politico: proprio la costruzione del ponte. Il Governo Berlusconi ne fece, nel 2008, un proprio cavallo di battaglia, con l'allora Ministro Matteoli. Il progetto prevedeva - e prevede - la realizzazione di un'opera avveniristica, un'opera di circa 3.300 metri ad un'unica campata, con una larghezza di circa 60 metri, sostenuta da due piloni di altezza di 382 metri circa, con due corsie autostradali e una corsia d'emergenza per ogni senso di marcia, per circa 6.000 veicoli l'ora, con una ferrovia a doppio binario per un massimo di 200 treni, circa, al giorno e due corsie indipendenti per il traffico di servizio e per i pedoni.

Avremo un'opera che sarà in grado di superare le dimensioni dell'attuale ponte più lungo del mondo, il ponte di Akashi, in Giappone, che ha una lunghezza pari a 1.500 metri.

Si affermava, tra l'altro, allora, che l'opera avrebbe visto la luce entro il 2016. Le ultime tappe sono quelle, travagliate, del TAR e del Consiglio di Stato, degli interessi e delle sanzioni per la mancata esecuzione. L'interesse sul ponte si è riacceso in questa occasione, con il decreto di cui parliamo, con un'intesa che prevede la stretta collaborazione tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e il MEF - il Ministero dell'Economia e delle finanze - che fa rinascere la società Stretto di Messina e che stima il costo del ponte in 10 miliardi. Negli ultimi giorni abbiamo visto che la stima è leggermente lievitata e va un po' oltre i 10 miliardi che erano stati preventivati. Dico ai colleghi che mi hanno preceduto che è un'operazione di grande trasparenza poter sapere quanto costerà l'opera. Lo sapremo dopo aver fatto tutte le verifiche e con il nuovo piano economico-finanziario. Tuttavia, io penso che sia un'operazione assolutamente necessaria poter sapere su cosa investiamo, sapendo di investire in un'infrastruttura che serve al nostro Paese e a tutta l'area del Mediterraneo.

Noi, come gruppo politico di Azione-Italia Viva, ci siamo opposti alla demagogia e ci siamo posti in un atteggiamento costruttivo, ma ci chiediamo, rispetto alle cose che sono scritte nel decreto, cosa sia cambiato, cosa sia successo per realizzare un'opera tanto complessa e, soprattutto, per poter dire che arriveremo in tempi assolutamente urgenti a realizzare le condizioni per poi far partire la realizzazione del Ponte.

I dubbi si trovano anche dal punto di vista tecnico: vi è qualche preoccupazione. L'opera che ci si accinge a realizzare, signor Sottosegretario, si riferisce ormai a un progetto datato 2011. È come far rivivere il vecchio progetto, le tecniche ingegneristiche si evolvono, ma, come dicevo poco fa, tutti questi elementi di carattere tecnico sono stati illustrati, ben descritti e delineati all'interno del decreto. Forse, però, è necessario fare un approfondimento sui molti temi che, appunto nel decreto, sono individuati e fare magari una valutazione più approfondita di un'opera così imponente, che, oggi, a nostro avviso, è assolutamente necessaria, ma merita un'attenzione e una riflessione ancor più profonda.

Mi permetto di far notare che l'opera, per come è disegnata attualmente, avrebbe caratteristiche uniche: sarebbe il ponte più grande a campata unica e avrebbe una lunghezza di 3.300 metri, quasi il 30 per cento in più dei ponti più grandi al mondo a un'unica campata, che sono quelli realizzati in Giappone e Danimarca; in entrambi i casi è consentito, però, l'accesso ai soli veicoli, in quanto, dato il rischio derivante dall'ulteriore peso di cui sarebbero gravati i ponti e dalle oscillazioni prodotte, per ragioni di sicurezza se ne è preclusa l'estensione ai collegamenti ferroviari.

Non va tralasciato, poi, in un'area che lei conosce benissimo, signor Presidente, signor Sottosegretario, il fattore di rischio duplice, rappresentato dal rischio geologico e dal rischio sismico che interessano certamente il sito dove sarà costruito il Ponte. Sebbene, infatti, esistano oggi strutture similari in grado di resistere a violenti terremoti, non esiste ancora una struttura così imponente che abbia confermato la sua effettiva robustezza nei confronti di simili scenari e so anche quante volte molti hanno affermato che oggi non esiste, sul piano tecnico, la possibilità di superare questo rischio grave, che noi tutti avvertiamo, quello della sismicità.

Lo Stretto di Messina si colloca a cavallo di due placche continentali, che si muovono in direzioni diverse ed è interessata, quell'area, da un elevatissimo rischio sismico, così come ci ricordano alcuni eventi molto tristi. Ciò significa che il Ponte dovrà essere progettato in maniera tale da assecondare questi spostamenti, nel tempo, problema questo rimarcato dal ricorso alla campata singola.

Proprio le importanti lunghezze di campata acuiscono l'effetto sollecitante prodotto dal vento. Come sottolineato dai tecnici - si è fatto riferimento ai tecnici che sono stati auditi in questa Camera -, l'attuale progetto riprende quello del 2011, salvo per gli adeguamenti alle normative ambientali, alle normative tecniche e alla normativa sulla sicurezza. Al di là delle mere ipotesi, oggi non esiste una struttura che abbia già risolto, così come si diceva poco fa, tali sfide; è un progetto sfidante, ma oggi non esiste una struttura che questa sfida l'abbia già affrontata e risolta positivamente.

I dubbi legati alla stabilità strutturale e sismica della struttura rappresentano solo alcune ragioni per cui verso il Ponte si respira una diffusa aria di scetticismo, legata alla fattibilità dell'opera. Sebbene tutto possa essere simulato, infatti, se non si conosce l'esistenza di un fenomeno, si rischia di trascurare gli effetti che questo avrebbe sulle strutture portanti.

Per non parlare, poi, dei punti di approdo previsti dai dal progetto del 2011, che aveva ipotizzato la localizzazione in una zona prossima al tratto più stretto di separazione tra la Sicilia e la Penisola, ovvero tra Punta Pezzo e Ganzirri; per effetto dell'innesto della rete autostradale e ferroviaria esistente, l'intera infrastruttura sarebbe costretta ad arretrare leggermente sino alla zona di Piale, per innestarsi poi in zona Curcuraci, a Messina; i cittadini sarebbero, quindi, costretti a dover percorrere svariati chilometri in macchina prima di raggiungere l'ingresso del Ponte, sito all'estrema punta a nord dell'Isola Capo Peloro. Allo stesso modo, gli abitanti di Reggio Calabria sarebbero costretti a percorrere un lungo tratto di strada prima di raggiungere la strada di approdo, senza considerare che vanno aggiunti anche i lavori di modifica del sistema ferroviario, che andranno svolti all'interno dei centri urbani, cosa di non poco conto; si tratterà di andare a ridisegnare l'intera rete ferroviaria urbana, andando a spostare i binari in direzione dell'imbocco del Ponte, con ciò dovendo innanzitutto effettuare alcune deviazioni rispetto all'itinerario attuale, provvedendo inoltre all'allungamento del tratto ferroviario, il tutto, come è stato detto, in prossimità dei centri urbani; secondo anche le dichiarazioni del Ministro Salvini, grazie al ponte ci sarà una riduzione significativa dei tempi di percorrenza da Roma a Palermo, che risulteranno più che dimezzati. Oggi si impiegano 12 ore e 35 minuti di percorrenza da Roma a Palermo; con la realizzazione del Ponte, si parla di 6 ore e 35 minuti quindi, di una riduzione di ben 5 ore del tempo di percorrenza da Roma a Palermo; dunque, come si fa a pensare che la tratta Palermo-Catania-Messina possa essere portata a 90 minuti con l'attuale programmazione, con gli attuali strumenti di previsione in capo al Ministero delle Infrastrutture? Noi non abbiamo dubbi; personalmente, quando oggi si dice che è stato nominato un Commissario per la velocizzazione della Catania-Palermo io ricordo a me stesso che nel 2014 l'allora Governo che voleva realizzare il Ponte e che, successivamente, voleva velocizzare le tratte ferroviarie siciliane, nominò un Commissario e di Commissari ne sono stati nominati tanti; quindi non vorremmo che anche quello di oggi potesse essere l'ennesimo Commissario su una velocizzazione assolutamente fondamentale per ridurre così i tempi di percorrenza. Volendo accogliere le istanze di coloro che, invece, ritengono che la velocizzazione faccia parte di quel Piano economico-finanziario assolutamente necessario per renderlo compatibile e sostenibile, si ritiene quindi che la realizzazione del Ponte non si leghi in maniera necessariamente molto forte alla velocizzazione ferroviaria con i programmi che oggi già sono in campo. Il progetto del Ponte, in sintesi, non fa altro che apportare modifiche all'attuale rete ferroviaria ordinaria, modificandone l'iter e aggiungendovi anche una porzione, non procedendo, però, a introdurre in Sicilia e in Calabria l'alta velocità, come da tanto tempo viene assolutamente auspicato. Dagli studi condotti e, soprattutto, dai dati che ci sono stati forniti, basterebbe un miliardo di risorse in più; si potrebbe realizzare in Sicilia, in via prioritaria e, soprattutto, prima del Ponte, una vera linea ad alta velocità in grado di collegare Palermo, Catania e Messina in 90 minuti con un aumento dei costi del 10 per cento, ma con una riduzione dei tempi pari al 40 per cento. Urge sottolineare, infatti, che intere tratte come la Caltanissetta-Lercara, di circa 50 chilometri, siano ancora in corso di progettazione esecutiva. Allora, quale migliore occasione di arrivare a una velocizzazione effettiva, modificando l'attuale previsione progettuale.

In Calabria, addirittura, con un diverso itinerario e con un risparmio di almeno 2 miliardi, si potrebbe realizzare un'alta velocità con caratteristiche di tracciato simili alle altre linee italiane e a tutte quelle a livello mondiale. Con queste caratteristiche, utilizzando la Roma-Salerno già realizzata, si potrebbe collegare Roma e Villa San Giovanni in 2 ore e 45 minuti, cioè in 165 minuti contro i 210 minuti previsti dal Ministero, e il percorso tra Palermo e Roma sarebbe di 4 ore e mezzo. Tutto questa velocizzazione certamente realizzerebbe gli obiettivi di Agenda 2030 - si è parlato da parte di tutti sull'obiettivo della sostenibilità ambientale dell'opera - ovvero realizzeremo le infrastrutture dell'obiettivo 9 di Agenda 2030. Secondo il target 9.1, svilupperemo infrastrutture affidabili, sostenibili, resilienti, in grado di apportare effettivamente uno sviluppo economico alle nostre aree e, soprattutto, di permettere un accesso equo ai tanti cittadini. Così pure realizzeremmo l'obiettivo 13 previsto in Agenda 2030, sulla lotta contro i cambiamenti climatici. Sono quindi prioritari, come detto, gli interventi infrastrutturali e di viabilità interna nelle regioni Sicilia e Calabria, che sono prodromici a qualsivoglia progetto di collegamento stabile fra le due regioni. Il potenziamento delle reti stradali e ferroviarie risulterà imprescindibile infatti in tali territori, che da mezzo secolo soffrono di una bassa capillarità territoriale e che versano in uno stato di manutenzione incredibilmente carente, quando non addirittura di vero e proprio abbandono.

Caro Presidente, credo che il Governo e il Ministro Salvini - che ringraziamo per aver portato all'attenzione la realizzazione del Ponte sullo Stretto - debbano assumere una posizione molto decisa, ossia se stare dalla parte dell'integrazione del Mezzogiorno, procedendo quindi alla realizzazione di una vera rete ferroviaria ad alta velocità in Sicilia ed in Calabria, così da consentire il collegamento rapido Roma-Palermo in quattro ore e mezzo compreso l'attraversamento, oppure se stare dalla parte di chi ancora intende conservare i ritardi di sviluppo che si sono accumulati nel Mezzogiorno, mediante la realizzazione di una rete ferroviaria convenzionale in Sicilia e di un tracciato tortuoso in Calabria, con un tempo finale che andrebbe oltre quello oggi previsto. Quindi, questa velocizzazione sarà anche oggetto ed inserita all'interno di quel piano economico e finanziario, di cui abbiamo parlato più volte.

Se si vuole effettivamente realizzare il Ponte, bisogna riprendere e aggiungere le considerazioni che sono state svolte nel gruppo di lavoro costituito al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, in merito alla valutazione di soluzioni alternative per il sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, dell'aprile 2021, e svolgere tutti i necessari approfondimenti. Quelle considerazioni vanno poste alla base della scelta che oggi il Governo con molta energia sta effettuando. Sarebbe opportuno, a nostro avviso, chiedere anche l'attivazione di una specifica struttura di missione all'interno del Ministero, così come previsto all'interno del decreto, da portare in una delle città prospicienti lo Stretto, ovvero delocalizzando una nuova unità di missione in quelle città, in maniera da seguire tutte le fasi operative sino all'approvazione definitiva dell'attraversamento stabile, delle progettazioni esecutive delle tratte ferroviarie della Sicilia e delle progettazioni definitive ed esecutive delle tratte ferroviarie della Calabria. Sarebbe poi opportuno monitorare tutto il periodo di transizione, da adesso fino alla realizzazione dell'attraversamento stabile, e programmare lo scenario a breve periodo, monitorando l'attraversamento stabile, che costituisce l'investimento più importante che il Paese si appresta a realizzare.

La struttura dell'unità di missione dovrebbe essere subito attivata, al fine di costituire un'interfaccia con il Ministero ma anche con il Parlamento, che vuole continuare a seguire con la dovuta attenzione, così come è stato fatto nelle Commissioni parlamentari. Per questo ringrazio i presidenti di Commissione del dibattito che si è sviluppato all'interno delle loro Commissioni. L'assenza di una progettazione seria e strutturale e di una vera linea veloce in Sicilia e Calabria renderà inutile la progettazione così come prevista nel 2011, con i costi stimati, che abbiamo detto, con la lievitazione che abbiamo riferito. C'è una circostanza che noi vorremmo suggerire al Governo. Alla luce delle considerazioni fatte, vogliamo infatti fornire alcuni suggerimenti. A nostro avviso, è fondamentale armonizzare una volta per tutte gli strumenti di programmazione. È stato detto da parte di tutti, ma a mio avviso gli strumenti di programmazione vanno armonizzati. Mi riferisco agli strumenti di programmazione del Ministero, della Commissione europea e delle regioni, agli strumenti di programmazione che incidono nell'area del Mediterraneo. Se tutti questi venissero veramente armonizzati, si potrebbe realizzare una vera e propria missione per la realizzazione del Ponte. Quindi, è necessaria un'armonizzazione degli strumenti e, soprattutto, destinare le risorse che servono affinché il ponte possa effettivamente essere realizzato. A diverso titolo, ci sono risorse nei diversi capitoli. Come abbiamo detto più volte, sicuramente si potrà parlare di risorse europee e, come diceva il collega Calderone, perché non guardare alle risorse del CEF? Ma perché non guardare anche alle risorse del PNRR, perché non guardare alle risorse del Fondo di sviluppo e coesione e ai fondi strutturali delle regioni? Si può con l'armonizzazione di tutto questo e una programmazione chiara in direzione della realizzazione del ponte, ma soprattutto con le risorse gestite in maniera trasparente, in modo che tutto questo percorso possa essere riportato ad un'assoluta trasparenza e tutti possano indirizzare quelle risorse che servono per realizzare questa grande opera.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Ne va di un'Italia ad un'unica velocità, che vuole crescere nell'economia, nei trasporti e nei commercio, e ne va soprattutto dei cittadini, che da decenni aspirano alla realizzazione di un sogno, che è quello di sentirsi parte di un unico grande territorio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sudano. Ne ha facoltà.

VALERIA SUDANO (LEGA). Grazie, Presidente. Con grande soddisfazione prendo oggi la parola sulla conversione di questo decreto-legge, anche perché, a differenza della scorsa legislatura, questa volta è davanti gli occhi di tutti che c'è un cambio di passo. Nella scorsa legislatura insieme al Sottosegretario Siracusano avevamo fatto un intergruppo sul Ponte ed eravamo onestamente basiti dal comportamento del Governo, dall'incertezza e dal fatto che le proposte, che arrivavano dai Ministri e dai gruppi parlamentari fossero totalmente opposte, nel senso che il MoVimento 5 Stelle proponeva un ponte sottomarino, il PD proponeva il ponte a due campate e tutto questo faceva presagire che, in realtà, il ponte non si sarebbe mai fatto. È infatti evidente che l'unico modo per poter fare il Ponte è riprendere gli studi fatti, riprendere quel progetto e procedere con un adeguamento degli stessi studi e progetti, per far sì che quel Ponte finalmente possa avere luce. Anche perché credo che nella vita bisogna essere fiduciosi. Mi dispiace che forse il collega Castiglione vede il bicchiere mezzo vuoto; io, invece, sono abituata a vederlo mezzo pieno e credo che questa volta la determinazione, la serietà, e la coerenza, sin dall'inizio di questa legislatura messe in campo dal Governo e dal Ministro Salvini, facciano ben sperare.

Lasciatemi dire, da parlamentare siciliana, che ho fatto diverse battaglie anche sulla continuità territoriale, perché so quanto è complicato per noi siciliani viaggiare, quanto è complicato lo svantaggio che viviamo rispetto all'intero Paese. E vorrei ricordare a tutti che l'articolo 3 della Costituzione prevede che lo Stato dovrebbe intervenire per dare gli stessi diritti ai cittadini italiani. A quel punto parlare di spreco di denaro mi sembra, anche da questo punto di vista, una cosa che non si può sentire. Nel 2019 abbiamo inserito, nella manovra finanziaria, una legge che prevede, a carico dello Stato, la continuità territoriale per i siciliani, ma sembra che tutti facciano orecchie da mercante. Noi continuiamo a pagare i biglietti 500-600 euro e non importa a nessuno, mentre in realtà, dal 2000, anche se con difficoltà, la Sardegna comunque ha i suoi diritti, ha una compagnia aerea che, a prezzi calmierati, fa viaggiare verso il continente, verso l'Italia.

In realtà, io penso che questo ponte non sia soltanto un'opera fondamentale per collegare la Sicilia con la Calabria e il resto del Paese. Quest'opera è fondamentale per l'intero Paese, perché innanzitutto leva quel famoso divario tra nord e sud, perché fa sì che ci possa essere un collegamento diretto tra Catania, Palermo e Berlino, come è stato detto, tra il nord dell'Europa e il Mediterraneo. Questo ponte, tra l'altro, ricordiamo, è stato forse il ponte più studiato, ma mai realizzato. Ci sono stati tanti progetti in questi cinquant'anni. Abbiamo sentito milioni di motivazioni per le quali il ponte non si sarebbe dovuto fare. Forse i “no ponte” sono nati prima del MoVimento 5 Stelle, i quali hanno alimentato poi la loro politica con il “no” alla TAV, con il “no” a tutto quello che è stato, con il “no” alle Olimpiadi, e ora ritornano ad essere, anche loro, “no ponte”.

Abbiamo un tema che riguarda, ovviamente, gli ambientalisti: parlavano di migrazioni di uccelli che andavano a sbattere nella campata del ponte. Ora, io dico che tutti gli studi che sono stati fatti e i pareri che sono stati appresi, sono stati tutti favorevoli per la progettazione del 2011. Nel 2012, in modo assurdo, il Governo Monti revocò la scelta e revocò l'aggiudicazione di quel progetto. A quel punto siamo rimasti tutti a cercare di capire come fare per riprendere le redini di quel percorso e portare avanti di nuovo il ponte.

Io devo ringraziare la Commissione, perché un altro degli elementi che è stato molto discusso in questi anni è che il ponte non si potesse fare perché in Sicilia c'era la mafia e in Calabria c'era la 'Ndrangheta. Questa mi sembra un'assurdità, una delle vergogne più grandi che vengono dette in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Nonostante questo, io ringrazio la Commissione perché, con un emendamento, ha arricchito il testo, prevedendo un comitato che vada a monitorare, proprio per la prevenzione e la repressione delle infiltrazioni mafiose, tutta la realizzazione dell'opera. Quindi, certamente, anche chi dice questo non avrà nulla da aggiungere. E con riferimento tutte le varie motivazioni che nel tempo sono state dette circa il fatto che il ponte non dovesse essere fatto, pure da parte di alcuni siciliani che dicono che prima del ponte servono le infrastrutture, servono i servizi, serve altro, io invece, anche qua, ringrazio la Commissione, perché ha permesso di dimostrare, attraverso il commissariamento della A19 Palermo-Catania, che le infrastrutture sono un tutt'uno, dal ponte ai servizi autostradali e ferroviari della nostra isola.

Quindi, ripeto, io mi sento molto fiduciosa e sono convinta che noi, come Lega, non solo voteremo a favore di questo provvedimento, ma seguiremo passo passo tutto l'iter e saremo al fianco del nostro Ministro Salvini, del nostro leader, che sta affrontando con grandissima serietà e grande determinazione un tema così importante per il nostro Paese, per la Sicilia e per l'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io intervengo oggi in discussione generale sul decreto sul ponte tra la Sicilia e la Calabria, o tra la Calabria e la Sicilia, a seconda da dove lo si voglia vedere, dopo avere in qualche modo partecipato ai lavori in Commissione. E ringrazio il gruppo del Partito Democratico per avermi ospitato in questa Commissione, sostituendo la capogruppo e per avere ascoltato molte delle cose che noi abbiamo chiesto per migliorare questo decreto.

Poi dirò alla fine una cosa che forse darà fastidio ad alcuni, ma quello che manca, in realtà, in profondità in questo decreto è non il volere dire la verità agli italiani.

Questo decreto non è il tentativo di fare il ponte, ma sarà la possibilità di deporre la seconda prima pietra, e poi si fermerà lì. Ma non lo dico io. Ieri la Commissione bilancio di questa Camera ha approvato il parere rispetto a questo decreto, dicendo le parole che leggo per evitare di cambiarne qualcuna: in linea con quanto richiesto dall'articolo 3, comma 1, l'allegato 3 del Documento di economia e finanza 2023, nel precisare che non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente per la realizzazione dell'opera, indica le modalità con cui si intende provvedere al suo finanziamento - provvedere, avrebbero detto alcuni al cinema, a babbo morto - facendo riferimento alle risorse messe a disposizione dalle regioni, a valere in particolare sui fondi per lo sviluppo e la coesione - cioè scippiamo soldi che sarebbero serviti, peraltro, a quelle regioni - all'individuazione, nella legge di bilancio per il 2024, di una copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato, ai finanziamenti all'uopo contratti sul mercato nazionale e internazionale.

Oggi discutiamo, lunedì si metterà la fiducia e nei giorni successivi voteremo un decreto che vuole costruire un ponte senza spendere una lira. Gli italiani non possono essere presi in giro fino a questo punto. Questo è quello che emerge da questa discussione e dagli atti che questo Parlamento ha prodotto.

Poi ci sono altre discussioni. Oggi, su un sito di informazione, è ritornata una nuova notizia, perché questa vicenda era già emersa durante le audizioni. Questo progetto è stato richiamato in vita dal Ministro Salvini e da tutto il Governo per evitare di dover pagare, bontà loro, una penale per un progetto che non aveva alcuna possibilità di essere realizzato e che per questa ragione era stato precedentemente messo da parte dal Governo Monti, che ricordo non essere un Governo delle sinistre, ma era un Governo di cui faceva parte Forza Italia, faceva parte l'allora Unione di Centro, oltre a pezzi del centrosinistra e del Partito Democratico. Per cui, anche questa demagogia degli ultimi 10 anni, lo dico qui, in questa sede ufficiale: in questi 10 anni sono stati al Governo molto di più Forza Italia e la Lega di quanto non ci sia stato io, per cui smettiamola di parlare dei 10 anni di Governo del centrosinistra. A parte Fratelli d'Italia, a cui riconosco di essere stato all'opposizione sempre - sempre! -, tutti gli altri in questi 10 anni hanno governato quanto e più degli altri, con Governi spuri, e se ne dovrebbero assumere la responsabilità oppure dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa, come ogni tanto qualcuno fa in quest'Aula, ma chiedendo scusa davvero, senza attaccare gli altri.

Questo progetto non ha una sola autorizzazione ambientale, una. Io mi chiedo: oltre alla seconda prima pietra, a luglio 2024, in queste condizioni, cosa si farà?

È serio portare un decreto, andare in giro con una cartellina con scritto “Ponte” durante la tragedia di Cutro, nel Consiglio dei ministri a Cutro, soltanto per farsi pubblicità e sapere che questa sarà una presa in giro?

È serio arrivare l'ultimo giorno e mettere su un emendamento accantonato, per non fare un subemendamento, gli ultimi soldi per fare ulteriori prebende, che saranno l'unica cosa che sarà fatta nel prossimo anno, anno e mezzo, nelle due parti del ponte, da una parte e dall'altra, distribuendo soldi soltanto per alimentare un po' di sperpero di denaro pubblico, di qualcosa che non ci sarà?

Oggi io dico queste cose con molta franchezza, anche in virtù del fatto che in Commissione abbiamo provato a dare le nostre proposte. Si fa una norma, non un ponte, una norma: noi vi abbiamo detto - non come si diceva prima la 'ndrangheta, la mafia, parlando di cose serie in un modo così, non voglio usare il termine che mi sarebbe venuto fuori - certo che c'è un problema su un'opera che vale decine di miliardi - decine di miliardi - e che bisogna avere una particolare attenzione. Lo dico qui, per esempio, a chi ha riconosciuto, prima, essere stato sempre all'opposizione, che si fa carico da anni di dire di essere in prima linea - e mi riferisco a Fratelli d'Italia - nella lotta alla mafia, alla 'ndrangheta e al malaffare: ma si può fare un progetto del genere, senza obbligare il ricorso alle white list? Si può fare? C'è paura di nominare 'ndrangheta e mafia perché siamo sullo Stretto o c'è un problema più ampio, fosse anche il ponte sul lago di Garda, che le aziende che faranno quel lavoro devono essere aziende specchiate, che stanno nelle white list della prefettura? È così complicato mettere delle norme di buonsenso? Io vi do un beneficio: che, siccome siete consapevoli che il ponte non si farà mai, potete fare a meno di scrivere quali saranno le aziende che dovranno realizzarlo. Perché, se non fosse così, ci sarebbe veramente da preoccuparsi per il livello di sciatteria con cui si sono fatte alcune cose.

In quelle audizioni, così come capita sempre, si sono sentite le città che verranno per prime interessate da quest'opera: sono stati auditi il sindaco di Messina, la sindaca di Villa San Giovanni, che avevano chiesto non solo di essere auditi, ma, anche in virtù del fatto che quei territori saranno devastati dalla realizzazione del ponte, di essere parte, di poter capire prima come dare un contributo, come trasformare le loro città, come far sì che quello che succederà in quelle città possa essere, in qualche modo, preparato, con delle varianti urbanistiche per poterlo realizzare, si era chiesto di poter stare dentro il consiglio di amministrazione, senza un gettone. Da parte del comune di Messina e del comune di Villa San Giovanni è stato risposto che non era possibile per una questione di norme vigenti, cosa che, devo dire la verità, non mi sembra così vera, perché di consigli di amministrazione misti in cui è possibile partecipare in modo diverso ne esistono diversi in Italia.

Ora, soltanto i comuni di Messina e di Villa San Giovanni, che vedranno devastati i loro territori, non possono stare nel luogo dove si discute e dove verranno approvate alcune deliberazioni. Insomma, io credo davvero che di questo progetto se ne farà poco. Lo dico con molta franchezza: il mio non è un “no” ideologico. Capita a molti di noi di andare in giro a vedere opere architettoniche e devo dire la verità, se non ci fossero questioni più serie, forse, vedere non soltanto il plastico che abbiamo già visto, ma anche una struttura vera, che possa essere immaginata, vista, rilanciata in tutto il mondo, potrebbe anche diventare accattivante. Il problema è che questo progetto, così com'è, non è realizzabile nell'immediato per le ragioni che ho detto, tecnicamente per le questioni che sono state poste nel 2011 e che hanno visto la scelta del Governo di chiudere quella vicenda e - non mi prendo più tempo e vado verso le conclusioni -, per le stesse parole che l'allora segretario o presidente o leader della Lega usava il giorno 28 settembre del 2016 - quindi, non da bambino nel 1974, ma qualche settimana fa, nel 2016 -, in diretta televisiva, in una trasmissione su LA7. Era il giorno prima degli 80 anni di Berlusconi, la conduttrice ha chiesto quale regalo avrebbe fatto il giorno dopo Salvini a Berlusconi. Evidentemente non era pronto, ha detto “qualcosa di importante”, “già mi ha fatto un grande regalo, ha vinto il Milan”. Insomma, c'era una discussione che parlava di infrastrutture, era con la maglietta “No Bolkestein”, cioè l'unico punto rimasto fermo dal 2016 ad oggi nella linea politica e, alla domanda: “Ma, insomma, il ponte, siamo a favore o no? Berlusconi lo voleva fare già dal 2011, da prima”. Salvini disse: “Io sono qui in Sicilia, mi hanno detto” - quindi, relata refero - “che in Sicilia ci sono ferrovie ad un binario, che vanno a gasolio, che da Palermo a Messina ci vogliono quattro ore, poi vai in Calabria e, di nuovo, ci sono binari unici a gasolio, che tutto questo è un problema di infrastrutture. Non vorrei sprecare denaro pubblico, farei prima le infrastrutture”. L'ha detto Salvini. Invito chiunque ci stia ascoltando o ci leggerà: basta scrivere su Google “Salvini no ponte” e il primo video è questo, dura pochissimo, è anche simpatico, l'ho detto, il siparietto del regalo a Berlusconi per gli 80 anni. Da qui faccio gli auguri di pronta guarigione al presidente Berlusconi per i guai di salute che ha avuto in queste settimane.

Basta questo per dire che, per serietà, da “no ponte” a diventare il primo firmatario del ponte è successo qualcosa di stravolgente, ma non è così, perché il progetto è lo stesso: eravamo nel 2016, il progetto è quello del 2011 e ce lo avete riproposto. Avete detto che quello si fa, poi si vedrà qualche modificazione; siamo passati da qualche miliardo a qualche decina di miliardi. Ora, per serietà - naturalmente voi avete la maggioranza, ma avere la maggioranza non significa avere ragione -, vi voterete questa proposta, ma noi staremo qui, a luglio dell'anno prossimo, a vedere quanti lavori saranno partiti. Quel giorno vi dovreste assumere la responsabilità e la vergogna per quello che avete fatto ora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il decreto in discussione oggi rappresenta una vera e propria opportunità non solo per i cittadini siciliani, ma per tutta l'Italia, un atto dovuto e di coraggio da parte di questo Governo, una risposta pronta ed immediata alle esigenze di tutti i cittadini.

Da siciliano mi permetta, Presidente, di ringraziare questo Governo soprattutto per questo decreto. Infatti, sono ben 52 anni che i siciliani aspettano questo momento che, tra varie promesse e interruzioni, non è mai arrivato. Abbiamo finalmente l'occasione di unire il nostro Paese e di creare l'Italia a una sola velocità. Per troppo tempo, infatti, la Sicilia è stata relegata a regione di serie B, senza alcun motivo, non avendo modo di esprimere tutte le potenzialità di questa bellissima terra.

Il ponte che collegherà la Calabria e la Sicilia rappresenta una necessità per tutti i comparti e mi permetto di darvi qualche dato in merito. Il comparto turistico ha visto complessivamente nel 2022 la presenza di 14.700.000 turisti e gran parte di questi giungono in Sicilia con la macchina. Il settore industriale siciliano esporta merci per un valore complessivo di circa 4,5 miliardi di euro e la maggior parte dei prodotti esportati sono del comparto agricolo. Sono 5.000, ogni giorno, i pendolari tra la Sicilia e la Calabria che impiegano circa 60 minuti di viaggio per il tratto via mare, a cui vanno sommati i tempi delle procedure d'imbarco e di sbarco, che possono dilungarsi notevolmente. Il tempo, con la costruzione del ponte, si ridurrebbe ad appena 15 minuti. Pensiamo, nell'arco di un anno, a quanto tempo verrà risparmiato.

Questi numeri ci fanno capire come il Ponte sullo Stretto non sia solo un'opportunità ma una necessità. Parlo di necessità perché penso a tutti quegli agricoltori e imprenditori siciliani che lavorano costantemente e con sacrificio affinché i loro prodotti possano essere apprezzati al di fuori della Sicilia e che spesso diventano meno competitivi a causa delle onerose spese di trasporto e dei tempi più lunghi, dovuti naturalmente ai ritardi dei collegamenti con il resto d'Italia. Quindi, guardiamo a questo decreto con orgoglio e speranza. Quando dico la parola “speranza” mi riferisco al fatto che questa, sì, è una misura coraggiosa, ma spero si possa fare molto di più.

Un grande tema che auspico e che voglio affrontare in brevissimo tempo è quello delle opere collaterali. La Sicilia, infatti, è una terra che per troppo tempo è stata lasciata all'abbandono più totale, soprattutto da un punto di vista delle infrastrutture autostradali e delle ferrovie, non al passo col resto d'Italia. Non è un mistero che per collegare Palermo e Roma ci sia un unico treno di categoria regionale che ci impiega 13 ore, quando nel resto d'Italia sappiamo tutti che con l'alta velocità in poche ore si raggiungono tutte le altre città. La domanda che ci dovremmo porre, infatti, non è se sia o non sia un'opportunità realizzare il ponte, ma quanto altro possiamo fare in più a livello strutturale per la Sicilia.

Mi permetta, Presidente, di fare un riferimento alla mia terra, Agrigento, e alla sua provincia, da troppo tempo abbandonata a causa di collegamenti obsoleti che non aiutano il commercio e il turismo. È una terra bellissima che è stata premiata con la nomina a capitale della cultura 2025. Penso a quella data con felicità e con speranza, la speranza della realizzazione dei collegamenti che permettano ai visitatori di giungere ad Agrigento in modo veloce e agevole. Mi auguro, quindi, che si investa molto nelle opere collaterali, quindi collegamenti ferroviari ad alta velocità, nuove autostrade ma anche - qui lo dico e voglio osare - l'aeroporto. Sì, mi riferisco, in particolare, alla creazione di un aeroporto ad Agrigento, luogo che diventerebbe strategico per tutta la provincia, che, con numerosi ingressi giornalieri di turisti e di operatori del commercio, veramente farebbe fiorire quella provincia.

Dunque, guardiamo in maniera favorevole a questo decreto e lavoriamo ancora di più per ridare dignità alla Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentante del Governo, questo decreto-legge relativo al Ponte sullo Stretto è il paradigma e il simbolo del fallimento di questa maggioranza di destra e la dimostrazione della inadeguatezza di questa maggioranza ad affrontare i problemi reali del Paese e dei cittadini e della sua incapacità a governare. Non c'è la capacità, come dicevo, di interpretare i veri problemi - e in questo periodo, purtroppo, c'è solo l'imbarazzo della scelta a sceglierne alcuni e ad affrontarli in maniera significativa -, ma questa maggioranza risponde velocemente e a volte immediatamente ai desiderata delle varie lobby e dei gruppi di potere economico-finanziario e industriale. Inoltre, questa maggioranza e questo Governo vanno avanti per slogan come se fossero ancora all'opposizione, mentre sono più di 6 mesi che sono al Governo del nostro Paese. Davvero potrei fare una serie di esempi di giravolte e di promesse non mantenute.

Basta pensare, ad esempio, al caso dei migranti. Per anni abbiamo sentito spacciare come la ricetta più facile del mondo quella di effettuare un blocco navale e nel momento, invece, in cui questa destra è andata al Governo si è guardata bene dal fare il blocco navale. Poi, purtroppo, i migranti in questi mesi sono quadruplicati rispetto al periodo dell'anno precedente e si è data la colpa a chiunque, dall'irresponsabilità dei migranti stessi alla troppa accoglienza degli italiani. Addirittura si è data la colpa alla divisione Wagner, quindi alla Russia e a Putin. Una serie di arrampicate sugli specchi che veramente lascia attoniti. E poi altre priorità, ricordiamo che uno dei primi provvedimenti è stato quello sui rave party.

Davvero una sequela di provvedimenti, uno dietro l'altro, che ci hanno lasciati senza parole, conditi, tra l'altro, con il regalo del quasi miliardo alle società di calcio della serie A, che ovviamente avevano bisogno di questo regalo fiscale, o con numerosi condoni che sono stati compresi nella legge di bilancio e nei provvedimenti successivi. Quindi, allo stesso modo, cioè con questo fare da slogan, si sta procedendo sulla questione, che è importante, del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia.

Quindi, parliamo del Ponte sullo Stretto. Per essere precisi, se ne parla da decenni, anzi qualche collega prima di me ha ricordato che se ne parla addirittura da due secoli, cioè dall'Ottocento (è stato ritrovato un articolo a cui faceva riferimento il collega di Azione-Italia Viva-Renew Europe). Però, nel 1981, per arrivare un po' ai nostri giorni, sebbene siano trascorsi ben 42 anni, fu istituita la società Stretto di Messina e nel 2003, dopo comodi 22 anni, fu approvato il progetto preliminare e nel 2009 quest'opera fu inserita tra quelle strategiche per il Paese. L'anno successivo - quindi nel 2010 - venne redatto il progetto definitivo. Però, tra il 2012 e il 2013 il Governo Monti, che, voglio ricordarlo, era appoggiato, tra gli altri, dal Popolo della Libertà, cioè dall'unione di Forza Italia e Alleanza Nazionale, di cui oggi Fratelli d'Italia si può dire essere figlia, bloccò tutto, ritenendo il ponte una fonte di spreco di risorse, anche perché presentava 20 punti di forte criticità, e, quindi, conseguentemente poneva in liquidazione la società Stretto di Messina Spa, che era stata costituita, come dicevo, molti anni prima.

Quindi, voglio rimarcare questo aspetto, perché c'è questa stucchevole ripetizione da parte dei partiti di destra di questa maggioranza che dicono continuamente: noi siamo il partito del “sì” e ci contrapponiamo ai partiti del “no”, ma in quel caso furono proprio loro i partiti del “no”, tra l'altro esprimendo un “no” ragionato. Oggi, invece, hanno cambiato completamente idea e sostanzialmente propongono lo stesso progetto.

Poi mi consenta, Presidente, di fare un'ulteriore considerazione: ma che senso ha esprimere questo concetto, cioè noi siamo il partito del “sì” e voi il partito del “no”? Non siamo a un quiz televisivo o a domande con risposta “sì” o “no” o a un cruciverba. Noi siamo qui per cercare di fare l'interesse della collettività e del Paese e, quindi, abbiamo di fronte dei problemi complessi a cui non si può dare una risposta con un “sì” o con un “no”, ma si dà una risposta dopo aver effettuato tutti gli approfondimenti del caso. Quindi, io davvero respingo al mittente questa insulsa, dal mio punto di vista, ‘non argomentazione' del “sì” o del “no” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma voglio tornare alla telenovela del ponte. Quindi, dopo il blocco del Governo Monti, il Ministro Salvini, invece, lo resuscita e sono state riportate alcune dichiarazioni del Ministro Salvini, che risalgono a qualche anno fa e non a un'altra era geologica, che io ho appuntato e che voglio citare. Ce n'è una del settembre 2015 a Sky TG24 in cui Salvini testualmente dice: “Io ho sempre avuto tantissimi dubbi sull'utilità e sui costi del Ponte sullo Stretto, ma non spetta a Salvini decidere”, dato che quella volta era all'opposizione. “Io farei un referendum in Sicilia e in Calabria e chiederei ai cittadini, costi alla mano, se lo vogliono o no”. Poi c'è un'altra dichiarazione a Radio1 dell'agosto del 2016, che recita così: il 90 per cento dei treni in Sicilia è a binario unico e la metà vanno a gasolio. Ora, una persona normale, in una regione con questa situazione, si occupa del ponte, che secondo me non sta nemmeno in piedi, o di far funzionare i treni? Continua, questa invece è ad Agorà, settembre 2016: sono curioso di vedere se il Ponte sullo Stretto rimarrà l'ennesima “renzata” - in quel momento il Presidente del Consiglio era Renzi - perché in questi anni Renzi ha promesso tutto e il contrario di tutto. Ha fatto un'autocritica anticipata rispetto poi al suo percorso governativo. E in ultimo ce n'è una del 2017, durante la campagna elettorale per le regionali in Sicilia: se dovessi pensare alle grandi infrastrutture, prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari, come strade e ferrovie. Tra l'altro, io e il MoVimento 5 Stelle siamo molto d'accordo con quella impostazione, e invece non lo siamo con questa presente.

Dopo, quindi, quasi 42 anni di parole, sembra che siamo arrivati a un punto di svolta, e quindi con questo decreto si è deciso, da un punto di vista sia contrattuale sia progettuale, di riprendere i rapporti che erano in essere con la ex società concessionaria, che quindi è tornata in bonis, e con gli altri soggetti affidatari dei servizi che erano connessi all'opera, e quindi, contemporaneamente, di risolvere il contenzioso che era pendente. Quindi la società Stretto di Messina Spa, che, come dicevo, era stata posta in liquidazione, torna improvvisamente a galla, solo che viene variato il suo assetto societario, e quindi si prevede la partecipazione di Ferrovie, di ANAS, delle regioni Sicilia e Calabria, e poi, con una maggioranza che non può essere inferiore al 51 per cento, di MEF e MIT.

A quest'ultimo, al MIT, vengono attribuite le funzioni di indirizzo e di controllo, nonché di vigilanza tecnica e operativa sulla società Stretto di Messina. In buona sostanza, si riprende il progetto definitivo che era stato realizzato tanti anni fa, ma questo, ovviamente, dovrà essere aggiornato con le normative e con le prescrizioni attuali. Questo progetto prevede una campata centrale di una lunghezza che è di quasi 3.300 metri. Ebbene, non esiste un solo, uno solo, ponte al mondo che abbia una campata così lunga; quello che detiene il record attuale ha una lunghezza di circa un terzo inferiore.

E poi, peraltro, l'altezza unica navigabile è prevista in 65 metri, che al momento sembra un'altezza di tutto rispetto, però, purtroppo, si va nella direzione del cosiddetto gigantismo navale, si costruiscono delle navi sempre più grandi e sempre più alte, e quindi potrebbe darsi che anche questa altezza si rivelerà insufficiente. Però, al momento, i 20 punti di criticità che aveva rilevato anche il Governo Monti, quindi anche Forza Italia e Alleanza nazionale, allora, come dei punti che fossero talmente critici da rendere quel progetto non proseguibile rimangono tal quali anche oggi.

Quindi non solo non sono stati risolti o superati, ma non si riesce a capire nemmeno il modo in cui ci si è posti il problema di superarli nel futuro che ci aspetta, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Noi sappiamo soltanto che, dopo 42 anni di parole e di ciance, improvvisamente c'è la fretta di realizzare questo ponte. Talmente c'è la fretta e l'urgenza che si è scelto di adottare il meccanismo e la strada del decreto-legge, però, ripeto, i problemi sono davvero difficilissimi da risolvere. Poi, se tecnicamente i progettisti ci riusciranno, ne saremo felici. Ne cito soltanto alcuni: c'è un problema di vento. Alcune analisi, tra l'altro delle analisi che hanno del pregio, ipotizzano l'inutilizzabilità del ponte per almeno 80 o 100 giorni all'anno.

Tra l'altro, una serie di studi che si dovevano fare e che aveva iniziato a fare e aveva messo in campo il Ministro delle Infrastrutture del precedente Governo, il Ministro Giovannini, praticamente sono solo iniziati, ma non sono stati fatti. Quindi, in questo momento si va avanti al buio.

Perciò, dicevo all'inizio del mio intervento, è una sorta di slogan quello che si sta portando avanti, perché non ci sono certezze tecniche e ingegneristiche in questo momento. Manca, quindi, il progetto esecutivo, perché siamo fermi al progetto definitivo, che risale a più di 10 anni fa, e quindi non solo nel progetto esecutivo, che non c'è, non vengono affrontati i punti critici a cui facevo riferimento prima, ma non è nemmeno possibile definire esattamente il costo dell'opera, che al momento è stato quantificato, ma sembra a spanne, tra l'altro dopo alcune versioni diverse, prima 3, poi 5, poi 7 miliardi. Ora si è arrivati, sempre per bocca di Salvini, a un costo di circa 10 miliardi di euro. Non sappiamo altro, la maggioranza e il Governo non sono stati in grado di dirci altro. Tra l'altro non ci dicono nemmeno quali saranno le fonti di finanziamento per coprire questa spesa, quindi noi non abbiamo assolutamente una stima esatta dei costi.

Aggiungo, peraltro, che invece un risultato sicuro è la moltiplicazione delle poltrone, perché ci saranno - anche qui, chi mi ha preceduto lo ha già detto - posti in più nella società Stretto di Messina, ma anche altre situazioni in cui si potranno dare questi bei posti dove si parlerà del ponte chissà per quanti altri decenni ancora.

Però un aspetto molto importante che voglio rimarcare è che l'impatto sull'ambiente di un'opera così gigantesca non è stato quantificato in alcun modo, nemmeno in termini di eventuali erosioni sulle coste, danni agli habitat marini e alle biodiversità. Noi non sappiamo nulla di tutto questo, nonostante ci siano in gioco - voglio ricordarlo per avere anche un ordine di grandezza - 500.000 metri cubi di cemento armato, 8 milioni di metri cubi di materiale roccioso da allocare, e quindi una conseguente apertura di cave e discariche per rifiuti speciali, e poi 166.000 tonnellate di acciaio e di cemento.

Ovviamente queste sono delle grandezze approssimate perché, appunto, manca ancora il progetto esecutivo. In più sarà stravolta l'orografia di una parte del territorio dove andranno a insistere i piloni e le opere complementari. E poi si prosciugheranno oppure avranno un gran danno le falde acquifere e quelle dei laghi di Ganzirri, tra l'altro in un periodo storico, come quello attuale, in cui davvero la siccità sta facendo grandissimi danni.

Tutto ciò avverrà o avverrebbe - voglio usare ancora il condizionale, perché spero che la ragione torni in quest'Aula e nel Governo - in una zona di protezione speciale in cui ci sono dei siti di importanza comunitaria, che saranno ovviamente, in caso di realizzazione dell'opera, sviliti e stravolti.

Quindi, come si vede da questo elenco, che spero non sia stato lunghissimo, lo stigma che viene lanciato contro chi non è favorevole a questo tipo di soluzione, cioè che è una contrarietà ideologica, sarebbe una contrarietà ideologica, è uno stigma che non ha alcun fondamento con la realtà. E chi si oppone a questa versione del collegamento stabile, lo fa basandosi su dati di fatto, che non sostengono chi, invece, sostiene la realizzazione del collegamento stabile e del ponte. Aggiungo che la questione degli ecosistemi ha un'importanza fondamentale anche e soprattutto alla luce delle previsioni costituzionali.

Mi riferisco all'articolo 41 nella nuova formulazione, che leggo: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.

Noi temiamo che, invece, la realizzazione di questo ponte mini esattamente queste utilità sociali e l'ambiente. Tra l'altro, una delle scuse che vengono utilizzate per giustificare quest'opera - le motivazioni, davvero, non hanno gran pregio -, una di quelle che sento più spesso, per esempio, è che servirà ai pendolari, ai turisti e al traffico merci. Mi avvio alla conclusione.

È vera questa cosa, Presidente? Assolutamente no. Dei circa 5.000 pendolari, l'80 per cento ad oggi non usa l'auto, non usa l'autovettura e, invece, ci mette 25 minuti per effettuare l'attraversamento. In caso di realizzazione del ponte, se quindi dovesse utilizzare l'autovettura, dovrebbe uscire dalla città, Reggio Calabria o Messina, prendere l'auto, passare al casello, pagare il pedaggio, effettuare l'attraversamento e, da studi che sono stati fatti, impiegherebbe per fare questo tragitto un'ora, quindi, più del doppio.

Per quanto riguarda, invece, la questione delle merci, sembra quasi banale dirlo, ma le merci viaggiano su mare, perché un cavallo di potenza marina sposta 4.000 chili, invece un cavallo di potenza del motore di un TIR sposta 150 chilogrammi e, quindi, la differenza è talmente abissale che chi deve spedire le merci usa ovviamente il mezzo navale e continuerà a utilizzarlo anche nel caso - malaugurato, dal mio punto di vista - venisse realizzato il ponte.

Dal punto di vista turistico, ovviamente, chi arriva da lontano in Sicilia o in Calabria ci arriva con l'aereo o con il treno, non prende la macchina, perché sarebbe una cosa che non avrebbe senso dal punto di vista dell'utilizzo del tempo.

Davvero, mi avvio alla conclusione. Mi ha colpito un esempio fatto da un collega che mi ha preceduto, che ha citato il ponte di Akashi, in Giappone, perché si dice: ma perché mai noi in Italia dobbiamo aver paura di osare anche dal punto di vista tecnico e ingegneristico visto che abbiamo tutte le competenze? Ponti di questo tipo ne fanno anche all'estero, perché non lo facciamo anche noi? Voglio soltanto sottolineare l'aspetto che il ponte di Akashi ha una campata che è meno di 2.000 metri, 1.990 e qualcosa, invece nel nostro caso sarebbe di 3.300, quindi, molto di più. Inoltre, quella zona è sismica e quindi i sostenitori del Ponte sullo Stretto dicono: se lo fanno lì che è una zona sismica, perché non lo dobbiamo fare noi che abbiamo anche noi una zona sismica? C'è una piccola differenza: che quando c'è stato un terremoto negli anni Novanta a una magnitudo che è stata superiore a quella utilizzata in fase di progetto, uno dei piloni del ponte si è spostato di 120 centimetri, 1 metro e 20 centimetri e che la realizzazione di quel ponte è avvenuta dopo uno studio progettuale e, quindi, una redazione del progetto, di 20 anni. Cioè, l'efficientissimo Giappone, per realizzare una struttura complicata come quella, che sarebbe comunque molto meno complicata di quella del Ponte sullo Stretto di Messina, ci ha messo vent'anni e in più, dopo questo studio durato vent'anni, ha deciso di non realizzare la linea ferrata, perché le sollecitazioni che avrebbero creato i treni avrebbero reso ancora più complicata la progettazione e, quindi, la realizzazione dell'opera.

Io credo che per tutti questi motivi, davvero, la soluzione più ragionevole sarebbe quella di lasciare perdere, almeno con le attuali conoscenze tecniche, con gli attuali materiali che in questo momento si possono utilizzare, l'idea di costruire il ponte. Questo è quello che mi auguro; penso che, invece, questo Parlamento e questa maggioranza approveranno questo scempio, ma sono sicuro che non verrà realizzato, perché purtroppo ci saranno e ci sono dei problemi tecnici che ne impediscono la realizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia ritiene che non bisogna assolutamente lasciare perdere la costruzione di questo ponte e che, invece, si debba andare dritti verso la realizzazione di questa grande opera.

Dopo l'ultimo intervento, in particolare, signor Presidente, ritengo che l'opposizione che noi stiamo registrando in quest'Aula, ma che abbiamo registrato anche in Commissione rispetto alla realizzazione di questo ponte e rispetto alla riattivazione della società, sia invece un'opposizione esclusivamente ideologica e solo ideologica.

Sono presenti i due presidenti delle Commissioni trasporti e ambiente, Deidda e Rotelli, che ringrazio; abbiamo audito 80 tra professori universitari, ingegneri idraulici, strutturisti, giuristi, sindaci, rappresentanti dei comuni, ANCI, regioni, abbiamo audito veramente di tutto, mi pare 83 o 84 audizioni, e mi pare di non aver capito nulla, almeno dal punto di vista tecnico, se oggi continuiamo a sentire che ci sono dubbi sulla realizzazione di quest'opera.

Alcuni punti di chiarezza li dobbiamo mettere, perché altrimenti parliamo di tutto lo scibile umano, così come abbiamo sentito qualche istante fa, e non arriviamo a una conclusione reale del ragionamento che abbia basi tecniche solide.

Abbiamo sentito parlare di strapotere delle lobby, abbiamo sentito parlare di mafia e 'ndrangheta e conviene parlarne sempre perché non fa mai male, non se ne parla mai troppo; abbiamo sentito parlare di Wagner, abbiamo sentito parlare di Putin, abbiamo sentito parlare di rave party. Noi oggi in quest'Aula stiamo parlando, invece, di un decreto grazie al quale viene riattivata la società Stretto di Messina. Questo è l'oggetto del decreto e questo è l'oggetto della discussione.

Poi, abbiamo anche sentito ripetere che dovremmo approfondire lo studio di questo progetto. Ebbene, credo che sia paradossale, a distanza di cinquant'anni dalla legge istitutiva della società, di quarant'anni, 42 anni, 1981, dalla costituzione della società Stretto di Messina, dopo decine e decine di anni di studi, di confronti e di approfondimenti, dopo tutto questo periodo, continuare a sentire che dobbiamo approfondire ancora questo progetto. È veramente paradossale e chiaramente proviene da chi ha un'avversità ideologica nei confronti di quest'opera.

Abbiamo sentito, ed è giusto credo chiarire alcuni aspetti anche per rispetto dei tecnici che abbiamo audito in Commissione, che questo ponte sarebbe inutilizzabile per 80, 100 giorni all'anno. È una vera corbelleria, qualcosa di inesistente, di assolutamente inventato, perché i tecnici che noi abbiamo audito ci hanno detto che, a causa del vento, ci potrebbero essere, durante un quinquennio, 4 o 5 giorni di inutilizzabilità di questo ponte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non 80 o 100 giorni all'anno.

Poi, abbiamo sentito dire che non sono definite le risorse per la realizzazione di quest'opera, che non ci sono atti alla base di quest'opera. Altra corbelleria che non ha assolutamente fondamento, perché se noi andiamo a guardare il DEF, il Documento di economia e finanza, che credo sia ancora un atto di un certo valore in questo Stato, è precisato come la spesa prevista ammonti a 3,5 miliardi di euro.

Abbiamo sentito dire che non sono state individuate le fonti di finanziamento, ma non è così, perché lo stesso DEF chiarisce quali sono le fonti di finanziamento: bilancio dello Stato, Fondi per lo sviluppo e la coesione.

Si è detto che non bisogna sprecare le risorse dei Fondi per lo sviluppo e la coesione, ovvero non bisogna sottrarre alle regioni parte dei Fondi di sviluppo e coesione; io voglio ricordare, e ce lo ha rammentato qualche giorno fa, qui, in Aula, il Ministro Fitto, che dei Fondi di sviluppo e coesione dell'ultimo settennio abbiamo utilizzato soltanto il 34 per cento. Quindi, forse è il caso di utilizzare quelle risorse che sono a disposizione. Ed ancora, sempre analizzando le fonti di finanziamento, ci sono i fondi europei del CEF, se ne è anche parlato, e nel DEF viene anche precisato che tra le fonti di finanziamento vi è anche il mercato, quindi, finanziamenti da reperire sul mercato nazionale ed internazionale. Pertanto, non è assolutamente corrispondente al vero quanto rappresentato in ordine alle fonti di finanziamento.

Poi, io mi chiedo, Presidente: il decreto è stato letto o ci si è soffermati sulla lettura di alcuni quotidiani? Perché quando sentiamo dire che vi è stata una moltiplicazione di poltrone, siamo veramente alla valorizzazione delle falsità, a quello che non è. Guardiamo il consiglio di amministrazione, l'organo principale della società Stretto di Messina, che si è ridotto da 11 a 5 componenti. Mi pare che ci sia stata una riduzione perché 11 meno 5 - dato che arriviamo a 5 - fa 6. Quindi, mi pare che siamo a meno 6 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) nel consiglio di amministrazione. Come si fa a parlare di moltiplicazione delle poltrone? Questo francamente mi lascia basito.

Anche riguardo all'affermazione in ordine alla quale vi sarebbero danni dal punto di vista ambientale, ricordo che ci sono degli studi e ricordo che il progetto preliminare ha anche avuto l'autorizzazione dal punto di vista della compatibilità ambientale. Poi, vedremo anche il progetto definitivo. Quindi c'è stato uno studio in ordine all'aspetto ambientale e questi studi ci hanno attestato - ne parlava prima il collega Calderone – un'importante riduzione, che vi sarà, di produzione di anidride carbonica. Questo è il quadro principale dal quale partiamo. Poi, noi ci poniamo una domanda, come Fratelli d'Italia: perché negli altri Paesi, in Europa, ma anche nel mondo, queste opere vengono realizzate, si riescono a realizzare queste opere, e in Italia non riusciamo a concepirle e non riusciamo, neanche dal punto di vista dell'idea, a procedere in questa direzione? Perché vi è sempre questo atteggiamento, che io definirei anche retrogrado per certi aspetti. Noi abbiamo ricevuto il voto da parte degli italiani per guidare un Paese moderno, un Paese che ha voglia di fare, un Paese che ha voglia di realizzare, un Paese che ha voglia di superare anche le difficoltà che ci sono state nel passato. È indubbio che ci siano state difficoltà in relazione all'iter amministrativo e ce ne saranno in ordine alla realizzazione del ponte, ma questo non significa che noi non dobbiamo, in qualche maniera, aspirare ad andare avanti, a diventare un Paese normale, così come lo sono tutti gli altri Paesi europei.

Ricordo, per esempio, che negli ultimi 20 anni sono stati realizzati, in Europa ma anche fuori dall'Europa, alcuni interventi strutturali importanti quanto il Ponte sullo Stretto di Messina. Ricordo, per esempio, il ponte di Oresund, che è lungo oltre 15 chilometri ed è quindi ben più lungo dei 3.300 metri del ponte di Messina. Certamente, non è a campata unica, come il Ponte sullo Stretto di Messina, e congiunge la città di Malmö a Copenaghen, quindi la Svezia alla Danimarca, attraverso un tunnel sottomarino ed un ponte, collegati da un'isola artificiale. Questo ponte è stato inaugurato nel 2000. È stato realizzato, inoltre, il Ponte sullo Stretto dei Dardanelli, in Turchia, inaugurato nel 2022 e lungo oltre 5 chilometri e che ha una luce di 2023 metri tra le due torri, quindi una luce che è leggermente inferiore, di circa 1.200 metri, rispetto a quella prevista per il Ponte sullo stretto di Messina. Attualmente, è il ponte sospeso più lungo del mondo, perché supera di 23 metri anche quello di Akashi, in Giappone, inaugurato nel 1998. La domanda che ci poniamo è perché nel mondo riescano a realizzare queste opere e noi non riusciamo a realizzarle, anche quando abbiamo le risorse economiche per poterle fare. Come ripeto, noi siamo stati votati e abbiamo oggi il compito di governare questo Paese e di indirizzarlo verso la modernità. Riteniamo che il Ponte sullo Stretto di Messina sia un'opera assolutamente fondamentale per l'Italia, per il Sud, ma anche per l'Europa. Si tratta di un intervento che si va a collocare nell'ambito del completamento delle reti transeuropee di trasporto, così come previsto dal regolamento (UE) n. 1315/2013, e si inserisce nell'ambito del corridoio scandinavo-mediterraneo e nell'ambito di un processo di integrazione europea. Parliamo tanto di Europa, ma poi l'Europa la dobbiamo realizzare anche in Italia. È un'opera indirizzata verso la libera circolazione dei cittadini ed è fondamentale ai fini della politica di coesione, in quanto capace di ridurre il divario tra le diverse regioni, in Italia ed in Europa.

Il decreto-legge n. 35 del 2023, di cui ci stiamo occupando, ha il merito di riprendere un iter che, ricordiamo, era già a buon punto. Non siamo all'anno zero riguardo a questo procedimento amministrativo. Infatti, la società Stretto di Messina, che è stata istituita nel 1981, è stata messa in liquidazione nel 2013 ed oggi riattivata. Questa società aveva già fatto una buona parte del percorso, approvando il progetto preliminare nell'agosto 2003, così come il progetto definitivo nel luglio 2011. Ricordo che il progetto preliminare aveva terminato il suo iter autorizzativo ed il progetto definitivo era anche a buon punto.

Quest'ultimo, che dovrà essere attualizzato rispetto alle recenti norme e tecniche di costruzione, regole di progettazione, evoluzione tecnologica, eccetera, aveva già ottenuto un'autorizzazione di compatibilità ambientale, fatta eccezione per le varianti che erano state apportate. Quindi, il progetto definitivo, nel 2011, era stato sostanzialmente concluso, nell'ambito del suo iter, ed erano stati ottenuti tutti i pareri, fatta eccezione, appunto, per quello di compatibilità ambientale ma solo in relazione alle varianti, non in relazione alle parti identiche riportate nel progetto preliminare, il quale aveva già beneficiato delle autorizzazioni di impatto ambientale VIA e VAS. A maggio 2013 restava soltanto da completare la valutazione di compatibilità ambientale, che riprenderà il proprio iter nel momento in cui verrà convertito questo decreto-legge.

Non vi sono problematiche dal punto di vista tecnico, è stato chiarito ampiamente. Si tratta peraltro di un progetto che ha avuto un ampio consenso a livello internazionale, da Tokio a Berlino, da Parigi a Londra. Addirittura, nel mondo si parla di Messina type e questo progetto è stato utilizzato anche per la realizzazione del ponte sullo stretto dei Dardanelli. Come vedete, l'ingegneria italiana e quella europea hanno realizzato un progetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un'eccellenza che viene utilizzata nel mondo. In Italia, almeno fino all'avvento di questo Governo, invece non siamo stati in grado di utilizzare quello che le nostre capacità e le capacità soprattutto dei nostri ingegneri hanno saputo realizzare.

Qual è il rischio vero, venuto fuori dalle audizioni in Commissione? Una battuta che ha fatto un audito - non ricordo chi fosse, in particolare - mi ha colpito: il rischio vero non è rappresentato né dal vento né dal sisma, il rischio vero è il rischio politico, cioè che la politica possa bloccare la realizzazione di quest'opera. Credo anche che possa essere realizzato un sogno, lo dico da tarantino. Ieri c'è stata una battuta su questo e credo non fosse una battuta, ma è la realtà: in un Paese che vuole crescere, magari si può realizzare questo ponte utilizzando anche l'acciaio di Taranto, l'acciaio dell'ex Ilva. Non sarebbe una cosa sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in un Paese che valorizza le proprie aziende.

Non si tratta assolutamente di una cattedrale nel deserto. Anche su questo, basta guardare i dati per rendersi conto che il costo del ponte, esclusivamente del ponte, ammonta a circa 4 miliardi e mezzo. Il resto, per arrivare a 13 miliardi e mezzo, riguarda tutti gli interventi infrastrutturali complementari e collegati. Quindi, noi non andremo a realizzare soltanto il ponte ma andremo a realizzare anche tutte quelle opere che sono previste per il completamento e per collegare il ponte a tutto quello che ci sarà attorno al ponte stesso.

Si tratta di una società in house completamente pubblica. Il MEF acquisirà il 51 per cento delle quote. Dal punto di vista giuridico ci troviamo di fronte ad una legge provvedimento assolutamente compatibile con la normativa comunitaria e con il diritto interno. Il decreto-legge velocizza le procedure del progetto, riduce il numero dei componenti del CdA, prevede anche la rappresentanza dei territori. È stato anche detto che i territori non sono rappresentati. Non è così perché sia la regione Calabria sia la regione Sicilia saranno presenti sia all'interno del CdA sia all'interno del collegio sindacale.

È un'opera che assolutamente può essere realizzata, ci sono le condizioni politiche affinché venga realizzata. Noi siamo convinti che si possa fare. Apro e chiudo velocemente una parentesi riguardo alla questione dei fumaioli delle navi: anche questo problema è stato assolutamente superato in Commissione, perché i comignoli delle navi sono retraibili e quindi non ci sono problemi per quanto riguarda il passaggio delle navi. Si risolverà inoltre il problema di due contenziosi molto importanti pendenti. Quindi, ci sono tutte le prospettive e tutte le condizioni politiche e tecniche per far sì che quest'opera possa essere realizzata.

Concludo, dicendo che noi riteniamo che la nostra Nazione abbia bisogno di sviluppo, abbia bisogno di modernità, che si debba avere il coraggio di andare avanti in questa direzione, con convinzione e con i supporti tecnici che ci sono, assolutamente necessari in questo caso. Per cui, noi siamo convinti che questa sia la strada giusta da seguire per lo sviluppo della nostra Nazione e della Sicilia e della Calabria, in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Vice Ministro, noi già durante l'esame della pregiudiziale abbiamo manifestato la nostra contrarietà a questo decreto, sia per il contenuto sia per le modalità con cui anche questo provvedimento è stato portato avanti. Stiamo assistendo, in questa legislatura, ad un abuso di decreti, stiamo raggiungendo un record, nonostante i richiami del Presidente Mattarella e nonostante la stessa Presidente, quando sedeva tra i banchi dell'opposizione, criticasse aspramente questo metodo.

A me sorprende molto, cari colleghi della maggioranza, soprattutto il vostro atteggiamento, che costringe anche i presidenti delle commissioni, che sono sempre molto disponibili ad accogliere le istanze delle minoranze, ad avere atteggiamenti come quello che abbiamo visto ieri, un po' forzati, nel senso che è del tutto evidente che, nonostante siano state fatte - come è stato ricordato - oltre 80 audizioni - e per questo sicuramente vi ringraziamo -, utili e interessanti ,questo non è servito però ad avere un approfondimento, un ragionamento più sereno sul decreto e sui profili che esso determinerà, se non per alcuni interventi frettolosi che sono stati fatti proprio da voi, dalla maggioranza. Non so come il collega Furgiuele possa parlare di lavoro certosino, considerato che abbiamo visto arrivare in Commissione emendamenti e subemendamenti da parte dei colleghi della maggioranza, spinti dalla fretta messa dalla fiducia che verrà posta anche su questo decreto e che non consentirà quindi all'Aula di intervenire con emendamenti, arrivando a forzature per cui si sono approvati subemendamenti a emendamenti approvati dalla stessa maggioranza, riguardo ad articoli aggiuntivi a questo decreto e che quindi non sono ancora esistenti, giustificando questa procedura del tutto curiosa - se non illegittima, a mio avviso - con il fatto che sia già accaduto.

Quindi la settimana prossima ci troveremo a votare, perché noi voteremo contro, un decreto-legge, l'ennesimo su cui verrà posta l'ennesima fiducia, l'ennesimo decreto che non presenta alcun carattere di necessità e urgenza. Come abbiamo sottolineato più volte, l'iter di questo provvedimento parte da una legge del 1971; sono passati 52 anni e non si capisce quale sia ora la necessità e l'urgenza.

È curioso, poi, che parliate di oggettività quando sottolineate la bontà del provvedimento e di questioni ideologiche quando si parla delle nostre posizioni, mentre è del tutto evidente che le nostre motivazioni sono state ben esplicitate durante l'esame in Commissione e sono state anche rafforzate dai pareri di tanti validi esperti che abbiamo audito durante il lavori delle Commissioni. La sensazione è che mentiate sapendo di mentire, perché quando vi fa comodo, sottolineate che il decreto riguarda esclusivamente la riattivazione della società; sempre quando vi fa comodo, parlate, invece, della realizzazione del ponte; considerato anche l'ultimo emendamento votato ieri in Commissione sull'aumento dei prezzi, con un vero e proprio blitz, non credo che quello riguardasse il ripristino della società.

Dicevo che sono passati 52 anni ed è curioso ripercorrere la storia del dibattito sul ponte, perché quando si ragionava sulle soluzioni da portare avanti, ovvero ponte sospeso a una o più campate, galleria sotterranea, tunnel sottomarino, l'ipotesi che riscosse il più ampio consenso fu quella che prevedeva il ponte sospeso perché, rispetto alle altre due, avrebbe comportato tempi più ridotti di esecuzione, maggiore facilità ed economia di manutenzione, maggiore sicurezza e minori costi di realizzazione. Sono passati appunto 52 anni e, al momento, abbiamo solo un definitivo di 12 anni fa, pieno di prescrizioni, perché non è vero che la VIA si era conclusa positivamente; vi sono tante prescrizioni cui bisogna dare risposte. Voi, invece, oggi, come risposta, prevedete un ponte sospeso lungo 3.300 metri e largo 60, composto da tre corsie di 3,75 metri per ogni carreggiata, una sezione ferroviaria di due binari e marciapiedi, mentre le bici non sono previste su questo ponte.

Ma la cosa non condivisibile è che continuate a fare esempi rispetto ad altri ponti esistenti nel mondo, che hanno caratteristiche assai diverse da quello che avete in mente, perché quelli su cui passano le ferrovie son tutti di lunghezza inferiore al chilometro e mezzo e il ponte Akashi, che viene tirato in ballo di tanto in tanto, ha una lunghezza inferiore ai 2 chilometri e, poiché il territorio su cui è stato realizzato presenta, più o meno, le stesse caratteristiche dello Stretto di Messina, si è rinunciato a farvi passare la ferrovia, proprio perché tecnicamente non è possibile, come è stato sottolineato durante le audizioni.

Ripercorrendo la storia progettuale del ponte, vi è nel 1971 la legge, nel 1981 la costituzione della società e il preliminare arriverà solo nel 2003; è vero, non siamo all'anno zero, sicuramente, collega Iaia, ma non so come si possa pensare, in un anno, di recuperare tutti i ritardi del passato. Nel 2004 venne inserito tra i progetti della rete transeuropea da approvare entro il 2010 e nel 2005 venne fatta la gara, con una base d'asta di 4,4 miliardi su cui ci fu un ribasso, aggiudicata in via provvisoria; l'inizio dei lavori, nel 2005, era previsto per il 2006 e la durata prevista in 6 anni; il contratto veniva sottoscritto il 27 marzo 2006 prevedendo 10 mesi per la progettazione definitiva ed esecutiva e 5 anni per la realizzazione dell'opera, ma, in realtà, la progettazione definitiva veniva avviata solo il 1° aprile 2010, con un nuovo termine per l'avvio dell'opera, il 2013, 10 anni fa, accumulando ulteriori 2 anni di ritardo.

Poi, come è stato ricordato, arrivò lo stop del Governo Monti e l'avvio dei contenziosi, la cui l'udienza di precisazione delle conclusioni, ricordo, è prevista il prossimo 18 settembre; probabilmente avrebbe anche un esito favorevole, considerato che sono stati già pagati i progetti e le penali, ma temiamo che, con questo decreto, si creino, invece, i presupposti per nuovi contenziosi piuttosto che le basi per sanare quelli vecchi, considerate le norme pasticciate che sono state approvate in fretta e furia, anche in sede di Commissione.

Nel frattempo, i costi, come abbiamo detto, sono lievitati: la base di gara allora era di 4,4 miliardi. Adesso il DEF, non noi, parla di quasi 15 miliardi, senza contare le opere complementari necessarie e anche l'aumento dei prezzi, che voi avete già previsto nella legge. Il progetto esecutivo, tra l'altro, dovrà seguire un iter molto curioso che non rispetta neanche le regole che avete recentemente previsto nel nuovo codice dei contratti; parliamo di un Esecutivo che dovrà integrare il definitivo di 12 anni fa, con una semplice relazione che, però, dovrà attestare la rispondenza al progetto preliminare, quindi con un iter piuttosto strano, dal punto di vista del procedimento, e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell'opera.

Tutto questo dovrà avvenire entro il 31 luglio 2024, con il completamento di una VIA che, anche in questo caso, non rispetta il codice del 2006, una VIA del tutto particolare, che potrà durare al massimo 90 giorni, un iter che non avete voluto modificare, nonostante i nostri suggerimenti che erano soprattutto nell'ottica della legittimità della procedura, proprio per evitare ulteriori contenziosi.

Quindi, il 31 luglio 2024: il progetto esecutivo ed entro 5 anni il Vice Ministro Rixi confida che il ponte possa essere inaugurato. Io penso che questi tempi siano del tutto irragionevoli, semplicemente facendo la storia di quanto è accaduto, ma avremo modo di verificare poi l'andamento delle vostre scelte.

La cosa che sicuramente non possiamo condividere, oltre al rischio di sperperare soldi pubblici, è appunto la riattivazione della società Stretto di Messina. Voi dite di ridurre il consiglio di amministrazione, ma nascondete il fatto che ad un consiglio di amministrazione si accompagnerà un collegio sindacale ugualmente di cinque componenti e che tutti questi dieci signori o signore potranno autodeterminare per se stessi un compenso che sfora il tetto dei 240.000 euro. Il Ministro Salvini, che, come ricordato da alcune colleghe e colleghi, sosteneva che il ponte fosse inutile - visto che ci sono opere più importanti da realizzare e le reti ferroviarie del Sud o delle isole e le nostre scuole da sistemare -, adesso ha parlato del ponte come di un'opera green e di un'attrazione turistica, quando sappiamo bene che l'area dello Stretto di Messina è ricompresa in due importantissime zone di protezione speciale e da un sistema di 11 zone speciali di conservazione, ai sensi della direttiva Habitat, che tutelano un ambiente unico, un importantissimo luogo di transito per l'avifauna e per i mammiferi marini, in cui si trova una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo.

Abbiamo sottolineato che c'è stato un ribaltamento da parte del Governo e della maggioranza, rispetto all'iter che avrebbe dovuto seguire l'opera, perché prima di riattivare la società sarebbe stato necessario predisporre il piano economico finanziario (PEF); invece, avete ribaltato la situazione, rinviando la predisposizione del PEF a un tempo successivo. Soprattutto, riteniamo che, da un iter condotto come si dovrebbe, così come prevede il codice dei contratti, sarebbe emersa l'incompatibilità del ponte con l'area in cui viene realizzato, così come sottolineato da tantissimi esperti e associazioni che non sono state auditi.

Sorprendono le parole di alcuni colleghe e colleghi della maggioranza, quando dicono che i pareri erano stati conclusi in maniera favorevole, quando in realtà la commissione che si è espressa sull'impatto ambientale, il 15 marzo 2013, ha stilato un lunghissimo documento. Non so quanti di voi si siano presi la briga di leggerlo, ma si disse addirittura che il parere era inesprimibile, proprio perché il progetto definitivo non aveva le caratteristiche da progetto definitivo; soprattutto, venivano evidenziati gli impatti negativi sull'habitat e sull'avifauna. Oltre 30 prescrizioni, se non ricordo male, vennero date a questo progetto, che adesso dovrebbe essere adeguato con una semplice relazione. Peraltro, come sottolineava anche il collega Pellegrini, il ponte servirebbe una fascia d'utenza di pendolari, circa 4.500 persone, di cui il 76,2 per cento passeggeri locali senza auto, così come emerso dagli studi trasportistici e come sottolineato anche dal WWF.

Io credo che anche una situazione, come quella verificatasi qualche giorno fa, con ritardi dei treni in tutta Italia sino a sei ore, a causa di un guasto tra Tiburtina a Settebagni, dovrebbe far riflettere sulla necessità di manutenzione del nostro sistema ferroviario. “Pendolaria 2023”, lo studio annuale di Legambiente sui trasporti ferroviari, evidenzia che nel Mezzogiorno circolano meno treni e che i convogli sono più vecchi, con un'età media di 18 anni e mezzo (certamente in calo rispetto ai 19,2 del 2020, ma molto più elevata rispetto a 11,9 del Nord) e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificato. Come abbiamo sottolineato con proposte emendative, bisognerebbe utilizzare le risorse che volete stanziare per il ponte per interventi sicuramente più urgenti e importanti. In tal senso - lo ripeto ancora una volta in questa sede - state pensando di utilizzare 15 miliardi per il ponte, lasciando, ad esempio, la Sardegna con Nuoro unico capoluogo di provincia scollegato dalla rete ferroviaria nazionale, perché non volete investire sul sistema ferroviario della Sardegna e del Sud Italia.

Al di là delle problematiche della nostra isola, che il collega Deidda ben conosce, le corse dei treni regionali in Sicilia e in Calabria, ogni giorno, sono rispettivamente 506 e 333, contro le 2.173 della Lombardia, dove la popolazione è in realtà solo il doppio rispetto a quella della Sicilia e l'estensione è inferiore. Non è comprensibile davvero perché voi, piuttosto che stabilire investimenti su questi territori, che hanno le stesse esigenze di spostamento del Nord Italia, piuttosto che sui sistemi di trasporto quotidiano, preferiate investire su un ponte che non verrà mai fatto. Noi abbiamo sottolineato, anche durante la discussione della pregiudiziale, le nostre perplessità rispetto al profilo di legittimità costituzionale di questo provvedimento, sia per quanto riguarda l'articolo 77, ovvero l'utilizzo dello strumento del decreto-legge per una norma che non ha un carattere di necessità e urgenza, sia per quanto riguarda l'articolo 117, rispetto alla coerenza con gli obblighi internazionali e dell'ordinamento comunitario, perché, ripeto, le aree su cui è prevista la realizzazione del ponte sono zone che rispondono ai criteri della direttiva Habitat, che andrebbero rispettate solo per questo.

Non si comprende, poi, a cosa sia servito inserire in Costituzione la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni, quando poi si portano avanti provvedimenti di questo tipo. Riteniamo che vengano violati anche i principi di sussidiarietà e leale collaborazione. Come abbiamo sottolineato in Commissione, i sindaci dei comuni coinvolti e la stessa ANCI hanno lamentato il fatto di essere stati estromessi dal procedimento: non fanno parte del CdA. Avete stabilito di non portare avanti un processo partecipato per la definizione delle opere e, all'ultimo momento, avete presentato quell'emendamento che stanzia 7 milioni di euro per opere di informazione e sensibilizzazione. Ci chiediamo davvero come abbiate intenzione di utilizzare questi 7 milioni di euro. Sulla salvaguardia degli equilibri della finanza pubblica, ugualmente abbiamo serie perplessità, visto che non c'è ancora traccia degli oltre 15 miliardi che occorreranno per realizzare, gestire e mantenere l'opera, mentre è stato sottolineato anche oggi che questi 15 miliardi saranno a carico dello Stato. Avete previsto qualunque cosa per sollevare Eurolink da ogni tipo di responsabilità economica e vi siete opposti in ogni modo a tutti gli emendamenti che abbiamo presentato per ripristinare una procedura di gara a evidenza pubblica. Avete fatto riprendere efficacia a un rapporto di concessione trentennale, che, anche a detta di Anac, è discutibile da un punto di vista formale e normativo. È stata sottolineata, infatti, proprio dall'Autorità per l'anticorruzione la necessità di una gara nel caso in cui ci siano aumenti superiori al 50 per cento. Facendo un rapido conto dei costi, nel 2005 la base di gara era di 4,4 miliardi, aggiudicata poi a 3,9 miliardi, ovvero con un ribasso di 500 milioni; nel 2011, i costi erano già saliti a 6,3 miliardi e, nel 2012, a 8,5 miliardi. Il Consiglio dei ministri del 31 marzo - quando si è affrontato il tema del ponte ed è stato approvato il decreto oggetto della discussione di oggi - aveva ipotizzato 10 miliardi e, dopo qualche settimana, invece, nel DEF, si prevedono 14,6 miliardi, di cui 13,5 per il ponte e 1,1 miliardi per i lavori complementari. Quindi, è del tutto evidente che si va a sforare il tetto del 50 per cento, di cui parla Anac, e che, secondo la normativa europea, questo presupposto possa aprire nuovi contenziosi per lo Stato. Ieri c'è stato il capolavoro finale: i presidenti, sollecitati dal Governo, hanno dovuto forzare la mano sull'ultimo emendamento, che è stato presentato come riformulazione, ma che, di fatto, riscriveva completamente l'emendamento precedentemente presentato, per quanto riguarda l'adeguamento all'aumento dei prezzi per le materie prime e l'energia. Noi temiamo - purtroppo siamo quasi convinti - che quest'opera si trasformi in un pozzo senza fondo, perché i costi non sono affatto blindati, visto che si rinvia a un allegato del DEF che è, in tutto e per tutto, modificabile, ma, tra un anno o poco più, credo che i fatti dimostreranno chi aveva ragione.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Longi. Ne ha facoltà.

ELIANA LONGI (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, onorevoli colleghi, non posso nascondere oggi l'orgoglio, l'emozione e la soddisfazione che provo nell'affrontare in quest'Aula un argomento così importante e caro ad una siciliana come me, cioè quello del collegamento stabile fra Sicilia e Calabria.

Orgoglio prima di tutto, perché, come membro della Commissione trasporti, assieme a tutti i colleghi coinvolti, abbiamo lavorato per settimane, abbiamo audito quasi 100 soggetti, ci siamo confrontati e abbiamo studiato tutti gli atti necessari per poter portare in quest'Aula questo importantissimo provvedimento, che darà alla nostra Nazione, alla Calabria e, soprattutto, alla Sicilia un'occasione di sviluppo sociale ed economico, che da troppi anni, ormai, stiamo aspettando. E mi dispiace che questo sentimento di orgoglio non possa essere condiviso da tutti i siciliani, che dovrebbero accogliere con favore questo provvedimento. Emozione, perché non posso nascondere che, da quando sono bambina, da quando sono nata, ascolto di questo famoso ponte di Messina, ma, mai come oggi, questo progetto sta diventando finalmente realtà grazie al Governo Meloni, che lo ha fortemente voluto e che ci rende oggi tutti protagonisti di un evento epocale, come politici, come italiani e, personalmente, come siciliana.

Soddisfazione, perché, da siciliana, sento che oggi sto contribuendo, con il mio lavoro parlamentare e in questa onorabile Commissione, a dare alla mia terra un'occasione di riscatto, che, ripeto, tutti noi siciliani e anche i calabresi dovremmo avere, perché questo è quello che il Meridione si merita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Mi pervade un altro sentimento, non positivo come quelli che ho enunciato prima, che è un sentimento di forte delusione nei confronti di un'opposizione che ha quasi alzato le barricate contro la realizzazione di quest'opera, senza, tra l'altro, fornire delle valide motivazioni o, soprattutto, delle valide alternative; un'opposizione che cerca solamente di fare confusione, di confondere le idee, un'opposizione drammaticamente siciliana che cerca di travisare la realtà, a volte anche con delle bugie, per una presa di posizione esclusivamente politica, che, in questo modo, prova a negare alla propria terra uno sviluppo economico che assolutamente merita.

Oggi il Ponte sullo Stretto, come hanno ripetuto a tanti colleghi, ma che non ci stancheremo mai di ribadire, rappresenta un anello di congiunzione fondamentale, l'ultimo anello importantissimo per la rete scandinavo-mediterranea, che, finalmente, collegherà Helsinki a Palermo, che, finalmente, collegherà la Sicilia e il Meridione con tutto il resto dell'Europa. E risulta inimmaginabile che qualcuno dai banchi dell'opposizione possa negare questa realtà e non comprenderne o, forse, fa finta di non comprenderne l'importanza, perché non vuole accettare ciò che un Governo di destra riuscirà a realizzare. La frase ricorrente di chi si oppone, di chi professa l'inutilità di quest'opera è che, prima del ponte, occorre realizzare tutte le altre infrastrutture calabresi e siciliane. Questo è vero, questa, forse, è l'unica verità che viene professata dalle opposizioni. Noi non lo neghiamo, anzi, diciamo che l'una non può esistere senza le altre. Voglio rassicurare tutti, affermando che lo sviluppo infrastrutturale sta camminando di pari passo: infatti, l'Alta capacità della linea ferroviaria Palermo-Catania è in fase di realizzazione.

Oggi questa infrastruttura prevede, attraverso 7 lotti, di cui 3 già appaltati e 2 in lavorazione, la normale prosecuzione di questa rete transeuropea, che rappresenta innovazione, sviluppo e, soprattutto, futuro. Occorre fare una precisazione rispetto a questa rete ferroviaria, perché le opposizioni, in questi ultimi tempi, soprattutto in Sicilia, parlano di Alta velocità, che è cosa differente, dovrebbero capire, dall'Alta capacità. Quando parliamo di Alta velocità, parliamo dei treni che, soprattutto nel Nord Italia, percorrono i nostri territori arrivando ad una velocità di 300 chilometri orari. In Sicilia questo non è previsto, è prevista solo l'Alta capacità, cioè treni che possono raggiungere i 200 chilometri orari. Questa differenza, questa scelta non sono da attribuire al Governo Meloni, ma ai Governi che ci hanno preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), così come il tracciato. Molti alle opposizioni contestano il tracciato, che è un tracciato irregolare, è un tracciato scomodo, ma anche questo non dipende dal nostro Governo, ma da chi ci ha preceduto. Adesso noi ci troviamo a dovere gestire questa situazione e lo faremo sicuramente nel migliore dei modi, assumendocene tutte le responsabilità.

Occorre un'altra importantissima precisazione, un'informazione, forse, a chi ha fatto finta di non badarne. C'è un emendamento, approvato nella nostra Commissione, fortemente voluto dalla nostra coalizione di centrodestra, fortemente voluto dai parlamentari siciliani, accompagnati e sostenuti dai colleghi onorevoli dell'Assemblea regionale siciliana, che prevede il commissariamento: noi abbiamo approvato il commissariamento dell'autostrada A19. Il commissariamento è un'opera importantissima, perché sarà la velocizzazione, la semplificazione degli iter oggi in atto, cioè prevedrà il completamento del piano di adeguamento e riqualificazione - così viene definito -, perché questo intervento consta di 98 interventi, di cui, oggi, 23 sono già in corso, 73 finanziati e 2 ancora da finanziare. E tutto questo, voglio ribadire, a costo zero, perché sia il commissario straordinario che i subcommissari non percepiranno alcun emolumento. Il commissario verrà nominato dalla Presidenza del Consiglio sotto indicazione dei due Ministeri di competenza. Quindi, vogliamo rassicurare l'opposizione che il percorso di miglioramento delle infrastrutture passerà, da un lato, dalla rete ferroviaria e, dall'altro lato, dal commissariamento della A19. Che se ne facciano una ragione.

Un altro importante elemento riguarda soprattutto il mio territorio - mi consentirete di aprire una piccola parentesi - e contribuirà anche alla velocizzazione del cantiere che riguarda la mia città, Enna: uno svincolo importantissimo, uno snodo fondamentale che collega l'autostrada Catania-Palermo con i monti Erei e tutti i paesi dell'entroterra, e questo non è di poca importanza per un territorio disagiato come il nostro.

Sono orgogliosa anche di raccontarvi un altro importantissimo emendamento, sempre voluto dal nostro centrodestra, che è il piano integrato e condiviso con le due città metropolitane di Messina e Reggio. Che ne dicano le opposizioni, questo emendamento nasce dall'ascolto in commissione dei sindaci, di tutti i soggetti che abbiamo audito che fanno parte del tessuto del territorio interessato. Perché questa è una delle caratteristiche del nostro Governo: sapere ascoltare, accettare quelli che sono i suggerimenti, elaborarli e renderli realtà.

Voglio cogliere questa importante occasione per ringraziare il presidente della Commissione trasporti, l'onorevole Deidda, e il presidente della Commissione ambiente, l'onorevole Rotelli, perché hanno dimostrato grandissima sensibilità su un tema che potrebbe sembrare estraneo a territori e aree geografiche lontane dalla Sicilia, ma che, invece, è stato accolto ed affrontato con grande maturità politica e professionalità, non solo dai nostri presidenti, ma anche dai nostri relatori e da tutti i commissari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nonostante non vivano i disagi che, oggi, che da sempre abbiamo vissuto noi in Sicilia.

Ringrazio anche i componenti della Commissione politiche dell'Unione europea, ai cui lavori ho partecipato, per il contributo dato e per il parere favorevole, avendo la Commissione seguito le indicazioni del Trattato di Lisbona sulla riduzione degli svantaggi territoriali, completando un'importante rete transeuropea di cui abbiamo già parlato e sulla quale non voglio più dilungarmi.

Voglio anche porre l'accento un po' romantico, diciamo, dell'aspetto del Ponte di Messina. Oggi noi tutti, quando viaggiamo e quando ci troviamo all'estero, andiamo a visitare le mega opere, ci stupiamo di fronte alla torre più alta del mondo, al grattacielo, alle infrastrutture, alle reti ferroviarie veloci. Quindi, oggi cosa significa questo? Oggi significa che l'Italia ha davanti a sé un'occasione unica per ribadire il suo ruolo di protagonista, un ruolo che, cari colleghi, la storia ci assegna e ci ha sempre assegnato dall'inizio dei tempi, tra quei popoli che hanno saputo costruire opere e infrastrutture che sono rimaste uniche nella storia e che oggi sono ancora tutte presenti intorno a noi. Tutto sarà possibile grazie a questo Governo e anche il Ponte sullo Stretto rientrerà fra queste opere che verranno ammirate da tutto il mondo.

Solo chi in queste settimane si è opposto a questo progetto non ha ben compreso, secondo me, o fa finta di non comprendere quanto sia fondamentale quest'opera e quanto l'Italia tornerà a essere grande agli occhi del mondo. Se ne dovranno fare una ragione tutti coloro che, soprattutto in questi anni, hanno voluto relegare l'Italia a un ruolo marginale e soprattutto quelli che hanno preferito svendere pezzi del nostro Paese ai nostri vicini di casa o addirittura a Stati ancora più lontani. La nostra intenzione è quella di consolidare le risorse esistenti, dando anche alle aziende e al tessuto produttivo italiano la possibilità di essere maggiormente competitivi nel mondo, grazie alla riduzione e all'eliminazione dei tanti divari che hanno sempre penalizzato gli italiani e, soprattutto, il Meridione e la Sicilia.

Quest'opera è certamente l'inizio della grande rivoluzione che il centrodestra e il Governo Meloni porteranno a termine entro questi cinque anni di mandato parlamentare che gli italiani, onorandoci, ci hanno affidato con il loro voto. Il Ponte sullo Stretto - fatevene una ragione - diventerà un nuovo simbolo della nostra Nazione e oggi noi ne siamo fieri e orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Buonasera, colleghe e colleghi. Come deputata eletta nel collegio elettorale Messina-Enna, mi sento particolarmente chiamata in causa sulla questione Ponte sullo Stretto. Il Governo con questo decreto ha fatto un grande pasticcio. Si tratta di una questione annosa che va avanti da decenni e che ha visto nascere intorno a sé moltissimi progetti, tutti finiti in null'altro che un enorme spreco - per qualcuno un regalo - di energie e di denaro pubblico che non ha mai portato a casa nessun risultato concreto.

Pensavo che la propaganda populistica e superficiale su questa infrastruttura fosse giunta al termine e che le forze di maggioranza, dopo diverse legislature di sprechi e di assurde promesse, avessero compreso che parlare dell'infrastruttura in questione serviva unicamente a fingere il raggiungimento di maestosi risultati che, nella realtà, si sarebbero rivelati del tutto inutili alla Sicilia e alla Calabria, in particolar modo, ma anche a tutto il Paese.

Se gli amici della Lega, che oggi si ergono a grandi promotori di un presunto progetto di continuità territoriale, avessero speso meno tempo a insultare i siciliani e più tempo a degnarli di una loro visita nei singoli territori, probabilmente si sarebbero resi conto della condizione disastrosa in cui versa l'autostrada Palermo-Catania e avrebbero potuto notare la quasi impossibilità a raggiungere le aree interne. Avrebbero potuto osservare, ancora, la chiusura di punti di snodo strategici a causa della lentezza dei lavori o, peggio ancora, del mancato finanziamento a monte. Stesso identico discorso può essere fatto per le infrastrutture della regione Calabria. Infatti, appena qualche giorno addietro abbiamo assistito all'ennesimo crollo di un viadotto.

Il prestigioso settimanale Internazionale, nel definire il progetto del ponte un'astronave nel deserto, ricorda che in Sicilia sono 173 le località servite con 1.369 chilometri di linea ferrata. Solo 791 chilometri sono elettrificati, 223 chilometri possono contare su un doppio binario e ben 568 chilometri sono invece a binario unico.

Il risultato finale è che per raggiungere Trapani in treno, partendo da Catania, si impiegano fino a 5 ore. Allo scopo di mettere ulteriormente in prospettiva questo dato, vorrei, inoltre, ricordare a tutti che per andare da Napoli a Milano in treno si impiegano circa 4 ore e 30 e per andare da Firenze a Berna si impiegano 8 ore e 10 minuti. Potrei andare avanti per ore, ma credo che la situazione sia chiara a chiunque abbia visitato almeno una volta la nostra bellissima Sicilia e anche ai colleghi, compresi quelli che fingono di non vederla.

Mi scuso per questa piccola divagazione, che costituisce, però, la premessa logica al resto del mio discorso. Infatti, oltre a tutti i problemi dovuti all'inadeguatezza della visione, all'assenza dei progetti concreti, all'eccessiva dispendiosità della realizzazione e alle altre criticità che esaminerò nel corso di questo discorso, il problema principale è alla base della proposta ed è molto intuitivo. Questo progetto, avanzato da Salvini, a unica campata è irricevibile e non è supportato da nessuna garanzia e certezza di realizzazione, dalla copertura alla sostenibilità tecnica. Mi chiedo se stiamo parlando dello stesso Ministro Salvini che, nel 2016, in merito al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, commentò testualmente: “Per me non starà neanche in piedi” con il suo solito appeal istituzionale del lido e mojito. Eppure, ricordo che il Presidente Meloni definì il suo Governo come il Governo della coerenza.

Ma passiamo alla seconda questione. Qui non stiamo parlando dell'idea sul ponte, sul quale potremmo trovare anche un terreno di confronto. Qui si parla di un progetto concreto: ma di quale progetto? Sul progetto del ponte a una campata esistono fortissime perplessità, a partire dalla procedura ambientale che va rinnovata per intero. Inoltre, se anche l'Unione europea dovesse decidere di finanziare l'opera, esprimendo, quindi, un propedeutico parere positivo, sarebbe necessario completare la realizzazione entro il 2030 per poter rientrare nell'attuale periodo di programmazione. Capirete da soli, colleghi e colleghe, che, checché ne dica il Governo, è praticamente impossibile completare tutto entro il 2030.

Ma volete sapere qual è la cosa che appare ancora più interessante? Nonostante non esistano un progetto, un ente finanziatore e una proposta per reperire fondi, assistiamo alla proposta di Lega e Forza Italia che ci chiedono di spendere 7 milioni di euro sin da ora per pubblicizzare un progetto che non esiste e che si millanta ormai dagli anni Settanta. L'onorevole Stumpo vi ha dato testimonianza dell'emendamento votato in Commissione bilancio. Ovviamente, questi 7 milioni di euro vanno ad aggiungersi ai 300 milioni di euro già spesi durante le altre legislature a maggioranza di destra. Vi chiederete, dunque, a cosa siano serviti i 300 milioni di euro in oggetto: a nulla, chiaramente.

Ma non basta, perché nel decreto predisposto per l'inizio dei lavori è addirittura previsto un aumento dei contratti intorno ai 4,5 miliardi, che porterebbero il costo dell'opera a 13,5 miliardi. Per chi non lo sapesse, la società che dovrebbe occuparsi della realizzazione del progetto è una società contro cui l'Italia è impegnata, ormai da 10 anni, nel pieno di una controversia giudiziaria.

Vorrei poi ricordare che il costo stimato fino al 2012 era la metà di quello stimato oggi e la prima gara, nel 2006, era di 3 miliardi 880 milioni. A detta delle forze di maggioranza, questa non richiederebbe oneri aggiuntivi per la revisione dei prezzi e per lo Stato, ma, visto che la spesa presunta è di ben 4,5 miliardi in più rispetto a quanto previsto dal progetto del 2012, mi chiedo come si possa affermare che non aumenterebbero i costi per l'Italia.

Credevo di essere l'unica a non avere capito il senso di questa dichiarazione. Poi, mi sono resa conto che non era così. Infatti, non capisco come si possa prevedere un aumento di 4,5 miliardi sui costi dei contratti senza un aumento degli esborsi dello Stato, considerato che allo stato degli atti l'Unione europea non ha ancora assicurato il finanziamento del progetto e ha fatto sapere che, anche se decidesse di farlo, finanzierebbe soltanto la prima parte della realizzazione dell'opera.

Rispetto alla società in questione, la Corte dei conti, non troppo tempo fa, faceva sapere che, pur essendo interamente partecipata da azionisti pubblici e pur essendo ente strumentale delle amministrazioni pubbliche, questa ha avviato il 14 novembre 2013 un contenzioso per ricevere un indennizzo da parte dello Stato per proprie pregresse attività, aprendo un contrasto tra l'ente strumentale e l'amministrazione statale che risulta essere contrario ai principi di proporzionalità, razionalità e buon andamento dell'agire amministrativo. Il Ministro Musumeci, che dovrebbe ben conoscere la controversia, dal canto suo dichiara che ci sono tutte le condizioni per realizzare il Ponte sullo Stretto. Permettetemi di dire che, da quanto emerge dalle vostre dichiarazioni, Ministro, non mi risulta che ci siano tutte le condizioni, ma da siciliana sarei felice di essere contraddetta.

Inoltre, Ministro, mi piacerebbe tanto che, come mio conterraneo, lei facesse presente l'assoluta e imprescindibile precedenza che dovrebbe riservarsi agli atroci problemi di mobilità interna della nostra amata terra. Con i 13 miliardi e mezzo di euro si potrebbero risolvere gran parte di quei problemi che lei e il Governo di cui fa parte fingete di non vedere. I geologi, tra l'altro, fanno sapere che il ponte, qualora effettivamente realizzato, porterebbe con sé una serie di problematiche: anzitutto, sarebbe impercorribile in caso di forti venti; la zona in cui dovrebbe essere costruito è una delle zone a più alto rischio sismico dell'intero Mediterraneo, cosa che, ahimè, sanno bene le migliaia di famiglie costrette a vivere per decenni nelle baraccopoli costruite post terremoto; anche l'idea del ponte sospeso è da cestinare a causa della profonda instabilità delle pendici sulle quali dovrebbe poggiare.

Insomma, colleghi, parliamo dell'ennesima discussione propagandistica, mal studiata e priva di requisiti minimi per poterne discutere adeguatamente. Una discussione non dissimile da quella che le forze di maggioranza ci hanno costretto ad affrontare fino ad oggi, con il consequenziale spreco di risorse pubbliche e miopia nei confronti dei veri problemi del Paese. Non ne siamo sorpresi, solo profondamente amareggiati.

Noi, nei Governi precedenti, con serietà e con studio, per l'attraversamento stabile tra Sicilia e Calabria, dove si sarebbero dovute comparare, abbiamo portato idee progettuali che erano state vagliate col progetto del ponte ad una campata. Erano stati stanziati 50 milioni a disposizione di RFI, per verificare le soluzioni migliori, in piena autonomia con i territori. Voi avete ritirato quelle risorse e quel decreto, buttando tempo ma soprattutto togliendo la possibilità di far vivere ai territori la costruzione di un'opera, sì, complessa, ma utile a loro. Voglio rispondere al mio conterraneo, onorevole Calderone, che nel 2011 ci fu la sospensione della costruzione del ponte, non per un vezzo dei partiti del centrosinistra, ma per il fatto che l'allora Governo Berlusconi perdeva tantissimi soldi, visto l'aumento esagerato dello spread, quindi non si riuscivano a pagare neppure gli stipendi pubblici. Sì che lo spreco di risorse l'avete fatto voi, così come siamo certi che continuerete a farlo ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Oggi siamo qui, ringrazio anche i colleghi, per parlare del Ponte sullo Stretto. È un argomento che definire nuovo sarebbe veramente un'esagerazione. È un argomento di cui si parla nella cronaca nazionale da oltre un secolo e gli atti di questo tipo di opera partono dal 1971, quindi cinquant'anni di attese e di promesse. E queste promesse vengono sempre reiterate ad ogni campagna elettorale, vengono sempre riproposte, ma poi vengono sempre disattese. E questo è veramente un argomento brutto, perché sembra quasi che sia dettato da una sorta di ambizione di vicepresidenzialismo, parlando di un tema attuale, quello che oggi si dibatte, e sembra quasi che Salvini e la Lega, nel cercare un argomento nuovo su cui illudere i propri elettori, rilancino sempre più in alto, in una sorta di poker con un bluff con zero carte in mano.

Perché dico questo? Perché oggi noi parliamo di un'infrastruttura di cui - è bene precisarlo - non è che possiamo dire che non serva. Tutto è utile in questa Nazione ed è utile ancor di più in una regione come la Sicilia, che è come una bellissima reggia, ma carente di tante strutture. E allora parlare di ponte è come dire che, in questa reggia, anziché rifare i pavimenti, anziché rifare le tubazioni per portare l'acqua negli appartamenti, anziché fare i collegamenti utili nella quotidianità, ai siciliani vogliamo mettere un ascensore megagalattico, che li porti da zero a pochi secondi all'ultimo piano di un grandissimo grattacielo, intorno al quale c'è il vuoto, perché questa è la realtà della Sicilia.

Però dobbiamo essere concreti e dobbiamo essere consapevoli, perché quando la stessa ANCI Sicilia ricorda che, sì, va bene il ponte, e lo diciamo anche noi - nessuno può negare l'importanza di un'opera ambiziosa e l'Italia non è che può mancare di ambizione di progetti, avendo nel suo credito le migliori proposte progettuali e ingegneristiche al mondo - però l'Italia vanta anche un brutto primato, quello di non riuscire a realizzare le opere nei tempi attesi, quello di passare per deficit di manutenzione, come quelli che abbiamo visto accadere a Genova nel crollo del Ponte o semplicemente nell'attualità in Calabria, poco tempo fa, in una semplice campata di un breve viadotto che è caduto per mancanza di manutenzione. Questo non vuol dire che noi non possiamo osare o ambire a fare cose importanti. Non siamo secondi a nessuno, questo lo dico orgogliosamente e su questo condivido i valori che vengono sbandierati.

Però dobbiamo essere anche consapevoli delle difficoltà, perché è facile fare annunci, ma non bisogna sempre non mantenerli. Come diceva Albert Einstein, “non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato”, e noi qui stiamo continuando in questo iter, in questo percorso, quel percorso che passa per gli annunci poi smentiti. È di ieri la frase della Meloni, in un evento politico, in cui dice che se non ci sono i soldi, non si può fare tutto.

Bene. Allora parliamo di soldi, parliamo di quelli che questo Governo ha trovato sulla scrivania, pronti per essere spesi: i 209 miliardi del PNRR. Quei soldi sono lì, pronti all'uso, indicando delle opere già individuate. Poi è uscito fuori il dibattito, tutto interno alla destra, in cui c'era chi diceva che non si possono spendere e chi diceva che vanno ridati indietro. Allora, delle due l'una: si vogliono ridare indietro i soldi, che abbiamo portato noi, con Conte, dall'Europa, messi a disposizione per il rilancio e per lo sviluppo dell'Italia, e poi dopo si vogliono fare promesse con soldi che non ci sono. Infatti, quando si parla di 13,5 miliardi, questi sono oggi diversi dagli 8 miliardi che erano 10 anni fa, 15 anni fa, addirittura qualcuno dice che questa cifra non è neanche quella definitiva. Se poi ci sommiamo le opere complementari e tutto quello che può servire a fare questo collegamento, un progetto sicuramente utile e ambizioso, ma di cui temiamo alcuni aspetti, chiaramente allora si va a dire che non si spendono i soldi che si hanno, ma si vogliono spendere i soldi che non si hanno, perché nel DEF questi soldi - è scritto nero su bianco - non ci sono.

Per cui, come si fa a parlare di progetto, lo dico da tecnico, quando non c'è una progettazione esecutiva, non c'è un contratto d'appalto definito e si deve rivedere tutto quanto rispetto a quello che c'era prima? E qui parte il dubbio: quello che c'era prima. Prima c'era una convenzione sottoscritta nel 2012 con la società Stretto di Messina. E forse è questo, allora, veramente il problema che si deve risolvere: quello degli annosi contenziosi che sono pendenti, sulle tasche dei contribuenti, per chi queste promesse seriali le rinnova sempre e non le mantiene mai. Questo è il timore che noi abbiamo segnalato e su questo abbiamo lavorato anche in Commissione con tante proposte emendative, ahimè cestinate senza alcun tipo di approfondimento così come un'opera di questo tipo meritava.

Allora, se parliamo di quanto è costata l'opera, dobbiamo ricordare che abbiamo già speso 1,2 miliardi di euro per nulla, neanche un mattone, semplicemente per pagare consulenze, progettazioni, ruoli. E forse sono questi i veri problemi, tant'è vero che abbiamo ereditato un contenzioso e richieste di danni e di indennizzi per decine di milioni, centinaia di milioni, 320 milioni, anche 500 si legge in alcuni articoli, da parte della Stretto di Messina Spa, la Eurolink 700 milioni, la Parsons Transportation 90 milioni. L'unica certezza sono questi costi di inadempienze, mai gestiti e mai fatti partire, perché non siamo stati capaci di farlo. Su questo dobbiamo lavorare, altrimenti è facile perdere non solo il terreno del PNRR, se non si va avanti con quell'opera, ma addirittura infangarci e andarci a compromettere ancora di più con altri ulteriori contenziosi, visto che dobbiamo ancora risolvere questi attuali. E questo è un aumento che non possiamo gestire. Chiaramente, nella mancanza di documentazione, che noi abbiamo chiesto con calore, ma con l'interesse collettivo della Nazione, anche nelle Commissioni, non abbiamo avuto risposte, o perlomeno non abbiamo avuto risposte adeguate, con proposte subemendative arrivate all'ultimo minuto. Capiamo e ringraziamo lo sforzo della Commissione, dei presidenti e dei relatori, però il Governo, devo dire, non ha aiutato a fare chiarezza e ci ha lasciato, comunque, con questo dubbio.

A fronte di questi dubbi, che sono pertanto ancora attuali e rimangono, manca anche quell'attesa del dibattito pubblico, perché quando si spande in giro la voce di alcune forze politiche o di una parte dei cittadini che sono dei partiti del “no”, allora ci sono molti italiani che danno il “sì” deciso alle buone opere, ma il “no” alle opere di cui sono dubbi i risultati e l'entità. Ma nei tanti auditi che abbiamo ascoltato, ci sono state persone che ci hanno convintamente raccontato - e a cui crediamo - che l'opera sia realizzabile, ma molti che ci hanno espresso tante perplessità, che non sono state mai approfondite, e questo è il compito del dibattito pubblico.

E allora, anche lì, si avvalora ancora di più una tesi che fa preoccupare con riferimento al fatto che possa essere un'opera più di propaganda, che non di attualità, quando si vede che si vanno a investire e a chiedere 7 milioni di euro per la comunicazione e quando manca la comunicazione preventiva, ossia il dibattito sui territori; la spiegazione del programma deve essere chiara e deve essere indicata bene. Sì, ci sono tante attese: è facile agire sul desiderio di chi vive in quelle zone complesse, tanto quanto belle, come sono la Sicilia e la Calabria, che vorrebbero avere risultati, ma quelli che vogliono avere tanti altri italiani. Lo dico con consapevolezza perché vengo da una regione, le Marche, che in termini di trasporti ha grandi lacune. È di pochi giorni fa l'ultimo morto su un'autostrada, e sappiamo bene che allargare un'autostrada dovrebbe essere ben più facile e molto meno costoso che non fare un collegamento, ma il discorso vale per i cittadini delle Marche, dell'Umbria, dell'Emilia-Romagna per le merci in alcuni aspetti, della Basilicata, potremmo citare tutte quante le regioni per evidenziare tutte le problematiche che questa Italia ha e che devono essere risolte con il PNRR. E allora, anche lì, torno a dire, perché poi si mette in discussione, per esempio, un'opera già indicata, individuata e finanziata, come la Orte-Falconara, perché forse non si riesce a fare, e poi si promette che il ponte verrà avviato in un anno e terminato in 5 anni?

Allora, signori, delle due l'una, sembra quasi un racconto molto fantasioso. Mi viene in mente la canzone di Lucio Dalla, L'anno che verrà, sarà tre volte Natale, sarà festa tutto l'anno. Questo qui forse dovremmo chiamarlo “il ponte che verrà”, perché questa canzone viene raccontata da 50 anni, tutti quanti la ascoltano, qualcuno ancora forse ci crede, ma veramente è difficile avere una responsabilità reale e una credibilità perché queste cose possano essere fatte.

Aggiungo anche i tanti annunci che sono stati fatti prima della campagna elettorale, dove, da pronti, si dichiarava che tutto sarebbe stato facile e fatto. Lo abbiamo visto, ci hanno creduto molti italiani, ci hanno creduto gli imprenditori edili nel superbonus, in merito al quale era stato assicurato: ma come non si fa, ma noi lo proseguiremo perché è fondamentale, si è rilanciato un milione di posti di lavoro, si è dato un incremento alla qualità dell'edilizia. Dopo anche quello è stato smentito. Ci hanno creduto i balneari della Bolkestein. Non voglio fare una lista, perché sarebbe troppo lunga, e anche 30 minuti magari non bastano, però i balneari della Bolkestein: ma come no, la risorsa, il conflitto, lo difenderemo con forza. E anche loro sono stati delusi.

Ci hanno creduto molti italiani sulla sicurezza, sugli sbarchi, i porti chiusi, verranno bloccati in un attimo. Il 400 per cento in più di immigrazione, a conferma che è un problema che è talmente complesso che non bastano gli slogan per risolverlo. Anche sul reddito di cittadinanza, al di là delle persone che sono state tranciate nell'entità di supporto economico, che è sacrosanto in una nazione che ha persone in difficoltà, ma anche gli elettori di questo Governo, che hanno creduto che sarebbe stato tolto, poi se lo trovano reinserito, cambiandogli il nome, ma che riguarda pressoché il 90 per cento dell'impianto che noi avevamo fatto, quindi a conferma che avevamo ragione noi.

Queste delusioni dopo fanno male e magari si pesano anche elettoralmente, perché promettere è facile, mantenere è un po' più difficile. Per cui pensiamo alle opere complementari, perché il nostro non è un “no” all'opera in sé; è un “no” in questa fase, perché prima di fare l'ascensore ultraveloce faccio la sistemazione dei piani, metto l'acqua nei condomini, sistemo la vita quotidiana di tutti i milioni di siciliani e di calabresi che ne hanno diritto. Quando si dice che, per andare da Roma a Palermo, con il treno, oggi, occorrono 12 ore e 35 minuti, se facessimo il ponte gli leveremmo forse mezz'ora, un'ora. Togliamo i 35 minuti, rimangono le 12 ore. Allora risolviamo prima le 12 ore, questo era il discorso che fanno ANCI e molti cittadini, che facciamo noi come forze politiche di opposizione, perché dopo è facile derubricare tutto quanto come “sono contrari alle grandi opere”.

No, noi siamo favorevoli alle buone opere, alle opere utili, quelle che servono. E allora su quelle dobbiamo investire come priorità, per cui portiamo avanti quelle finanziate, lavoriamo celermente per migliorare. Laddove ci sono tratti di binario unico, mettiamo due binari, elettrifichiamo e togliamo il diesel, rendiamo più sostenibile e più veloce la mobilità, l'interoperabilità. Ci sono proposte più facili. No, si alza sempre l'asticella nella promessa più grande.

E allora la promessa più grande non è una soluzione. Anche sui costi si era parlato di speculazioni, di problematiche nell'edilizia. Qui si fanno delle previsioni sulla base di incrementi di prezzi che non sono noti, non sono individuati, non c'è un computo, un dettaglio di opera preciso. La domanda è: ma come facciamo a mantenere una gara già in essere aumentando al doppio i valori e non avendo nessuna garanzia? E noi abbiamo una lunga storia di rapporti malati con i concessionari, perché chi si muove in questa difficile Italia, in cui molti di noi viaggiano in auto perché non c'è trasporto pubblico, vedono, basta andare sulla A24 e sulla A25. Trent'anni di manutenzioni mai fatte, indagini che segnalavano il rischio di crolli in caso di sisma.

È arrivato il MoVimento 5 Stelle, Toninelli ha fatto fare i controlli e le verifiche. Si sta rinnovando quella manutenzione per evitare che cadano anche quei viadotti e quelle strade segnalate come pericolose. Allora su questo noi chiediamo di avere la massima attenzione, questa deve essere la priorità. Dopo queste priorità, dopo avere sistemato per bene la mobilità in Italia, compresa la Sicilia e la Calabria, che meritano e che hanno diritto ad essere collegate in maniera dignitosa, allora sì si può parlare concretamente di un'opera, ma se ne parla con un progetto definitivo che sia certo, con un contratto e un cronoprogramma finanziario-economico, con le risorse che servono, perché altrimenti diventa l'ennesimo racconto e l'ennesima favola pre-elettorale. Quindi, questa è una cosa che gli italiani non meritano, non meritano i siciliani, e che noi non possiamo consentire.

Per quanto riguarda anche il contenimento dei costi - ce lo metto perché ci sta come argomento - non dobbiamo dimenticare che una causa dell'incremento dei prezzi, raccontato dando responsabilità altrove, è anche l'instabilità energetica ed economica. Anche lì, riprendiamo quell'azione coerente che il MoVimento 5 Stelle ha fatto sempre sul dire di portare avanti un dialogo per stabilizzare il continente europeo, che paga le conseguenze economiche della crisi Russia-Ucraina, smettendo di dare le armi ed aumentando il dialogo e un percorso di pace, di cui l'Italia è stata sempre portatrice, soprattutto negli scenari mediorientali, diversamente da altre Nazioni.

Dovremmo fare questo lavoro, bisogna andare in Europa e imporsi, proporsi. Questa cosa non avviene. Cosa facciamo? Proponiamo l'aumento delle armi, addirittura qualcuno magari potrebbe anche pensare di usare i soldi del PNRR per le munizioni. Allora delle due l'una: veramente non avremmo nessuno scenario certo, perché, così come sono aumentate le bollette per gli italiani, e finiranno magari anche gli aiuti, ci auguriamo di no, potranno aumentare enormemente i costi. Per cui questo salto nel buio che senso ha? Per una promessa elettorale? Ma davvero, per una promessa elettorale vogliamo creare i presupposti di bloccare l'Italia per i prossimi anni, invischiata in contenziosi pazzeschi?

Allora agiamo con consapevolezza, usiamo il buonsenso, usiamo l'attenzione del buon padre di famiglia, che dovrebbe muovere l'azione di ogni nostro politico. Un padre di famiglia non annuncia e non promette ai propri figli “faremo questo e faremo quell'altro”, per poi lasciarli in difficoltà. Risolviamo i problemi reali, facciamolo insieme. Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità, lo facciamo in Aula con le proposte emendative, lo facciamo su tutti gli argomenti che stiamo trattando, ma vediamo troppo spesso un procedere in una direzione molto ideologica, molto sensazionalista, molto fatta di annunci, ma di poca concretezza, e questa cosa non fa bene all'Italia, non fa bene alla democrazia, non fa bene ai nostri conti, perché poi i contenziosi a cui facevo riferimento prima rimangono da pagare.

E allora dopo ci si inventa una norma per bloccare i contenziosi, per non far vedere che stiamo pagando danni di scelte sbagliate? E per non cambiare queste scelte continuiamo con la stessa direzione? Signori, no, non va bene. Questo era il tema che noi abbiamo sempre segnalato. Per cui vediamo che si continua ad agire in questa direzione e questa cosa ci preoccupa non poco, perché, ripeto, nessuno di noi vuole negare un'opera ingegneristica, ma se anche il ponte più lungo attualmente al mondo, quello che c'è in Giappone, non ha un collegamento ferroviario, perché viene definito un'opera molto più complessa, noi andiamo a rilanciare con un'opera ancora più lunga, in una zona in cui c'è stato uno dei più grandi terremoti dell'area del Mediterraneo.

Non dimentichiamo le centinaia di migliaia di morti di Messina del 1908, non dimentichiamo la ricorrenza, lavoriamo con la massima attenzione. È vero che i nostri ingegneri hanno detto che si può fare un'opera che possa resistere anche a quelle spinte, l'hanno definita un elastico, mi ricordo, in Commissione, però, come ha ricordato anche il geologo Tozzi, facendo riferimento non a una percezione personale, ma agli studi della stessa Università di Messina, secondo gli studi fatti, anche recentemente, in caso della ripetizione di un sisma di questo tipo, per cui siamo pronti con il ponte, si potrebbero perdere la metà degli edifici di Messina, la stessa cosa avverrebbe, probabilmente, a Reggio Calabria e a Villa San Giovanni, con un costo economico, sociale, ma di vite umane, pazzesco.

E allora, ancora, la vita è fatta di scelte e di priorità. Perché noi parlavamo di superbonus o di super sismabonus o di miglioramento sismico? Perché è prioritario salvaguardare la tutela degli italiani, la sicurezza delle loro case. E allora un buon padre di famiglia investe prima sulla sicurezza della propria abitazione e poi ci mette anche un bell'ascensore, ma non si spende per un ascensore sapendo che l'abitazione può crollare. Allora diamo la priorità alle scelte, questa era la logica che noi abbiamo portato fino alla fine e che continueremo a portare, e che orienterà il nostro voto, ma chiaramente non può essere una politica della propaganda. Diciamo basta a questo tipo di logica, le piramidi le hanno fatte i faraoni per celebrare la loro grandezza, noi ci auguriamo che la Lega possa trovare altri modi per risolvere le difficoltà elettorali, che comprendiamo. Ci rendiamo conto che bisogna trovare un modo per comparire sullo scenario, per non scomparire dietro la figura ingombrante della Meloni, ma entrambe potrebbero avere un danno e, comunque sia, dobbiamo muovere le nostre azioni non sul consenso elettorale, ma sull'interesse e l'utilità per gli italiani.

Quindi, per questo, credo che dovremo fare molta attenzione, ma purtroppo stiamo andando verso l'ennesima fiducia e verso l'ennesimo procedere diritti verso un muro. Per questo riteniamo che bisogna fare altro e, comunque, tutte le nostre azioni saranno sempre non volte a fare polemiche, perché non viviamo di consenso, ma a cercare la migliore soluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei leggere un attimino un resoconto, che sta tra l'altro su Wikipedia, sulla rete ferroviaria della Sicilia “che dal 1986 comprende solo linee a scartamento normale, è gestita interamente da Rete Ferroviaria Italiana; fa eccezione la linea Catania-Randazzo-Linguaglossa-Riposto, di 111 chilometri a scartamento ridotto, che è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. La rete delle Ferrovie dello Stato in esercizio si estende, al 2018, per 1.369 chilometri di lunghezza. Le ferrovie siciliane risultano costituite in 8 linee, che abbracciano tutte le nove province della regione. Molte linee sono state dismesse e, in generale, smantellate, in particolare negli anni Sessanta (ma anche fino quasi alle soglie degli anni Novanta sono avvenute dismissioni), principalmente perché poco competitive rispetto al trasporto su strada o in quanto le esigenze per cui erano nate, come il trasporto dello zolfo estratto in grande quantità nelle miniere del centro della regione, erano oramai cessate. La rete siciliana costituisce la più estesa rete ferroviaria insulare del Mediterraneo, ma i tracciati sono, di massima, rimasti quelli originari e tortuosi e le opere di ammodernamento nel corso del XX secolo sono state molto limitate. Solo nel primo decennio del XXI secolo sono state progettate e in alcuni casi iniziate le modifiche di percorso per adeguarle alle esigenze di trasporto”.

Ancora: “La rete ferroviaria siciliana, nata in gran parte nei settant'anni tra l'Unità d'Italia e il primo decennio di Governo Mussolini, ha subito da allora variazioni poco significative fino al secondo dopoguerra, quando, soprattutto con il cosiddetto decreto Scalfaro, è incominciata la dismissione di alcune linee che si ritenevano troppo onerose per il rapporto tra ricavi e la resa nonostante servissero, a volte come unico collegamento, le popolazioni locali delle zone interne. Una seconda ondata di dismissioni in tempi più recenti si è avuta in conseguenza del cosiddetto decreto Signorile. Nel 2008 - lo ripeto, nel 2008 - la rete si configurava paradossalmente somigliante a quella degli inizi del XX secolo, con estensione di poco inferiore, ma nel 2010 sono state sospese ulteriori tratte ferroviarie e permane l'incertezza sul destino di importanti linee come la Siracusa-Gela-Canicattì e la Alcamo-Castelvetrano-Trapani”.

Cosa voglio dire con questo inizio di intervento? Parliamo del Ponte sullo Stretto come la soluzione di tutti i problemi di trasporto tra la Calabria e la Sicilia, come la soluzione di tutti i problemi. È evidente che, indipendentemente dai colori politici, nei decenni in cui è stata amministrata la regione Sicilia - e ovviamente lo stesso discorso purtroppo vale per il sistema ferroviario della Calabria -, per tutti questi decenni, nessuno si è interessato di nulla. La rete ferroviaria della Sicilia è in condizioni indegne, non c'è l'alta velocità, non c'è la bassa velocità, non c'è nulla. Per non parlare della rete autostradale che praticamente è inesistente; addirittura, in parte consistente di quel territorio non c'è l'acqua, non arriva l'acqua e, allora, la soluzione di questi problemi qual è? Realizziamo il Ponte sullo Stretto.

Tra l'altro, viene fatta passare anche come un'opera ambientalista, dicendo che ci saranno meno emissioni di CO2 perché, non passando più le navi, risolveremo il problema. Guardate che per ridurre le emissioni di CO2, bisogna fare i treni. Non è che facendo passare più velocemente le macchine avremo risolto il problema. Per di più macchine che arrivano senza una rete autostradale.

Non investiamo nel trasporto su ferro e ci inventiamo questa cosa del Ponte sullo Stretto come se fosse la soluzione, come se avessimo trovato, cosa che poi si ripropone ciclicamente, la soluzione a ogni problema di siciliani. C'è la mafia? Facciamo il Ponte sullo Stretto. Il problema è che non c'è la rete ferroviaria? Il Ponte sullo Stretto. Il Ponte sullo Stretto salverà la Sicilia e anche la Calabria. Finalmente, abbiamo trovato la soluzione a tutti i problemi della Sicilia e della Calabria: il Ponte sullo Stretto! Anzi, farà di più, farà riscattare il Sud; ho sentito dei parlamentari che hanno detto che il Ponte sullo Stretto è il riscatto per il Sud. Ma veramente sembra di essere tornati all'epoca della pre-unità d'Italia. Praticamente, noi abbiamo l'idea che un ponte sarà il grande riscatto del Mezzogiorno, finalmente avremo quest'opera pubblica, che non si è capito ancora bene quanto costerà, che cosa succederà, chi la realizzerà, contenziosi già previsti, e questa sarebbe la soluzione di tutti i problemi del Mezzogiorno? Della mafia, della 'ndrangheta, della camorra, tutto risolto con un ponte.

Ma, possiamo dirci che è una presa per i fondelli di dimensioni apocalittiche? E neanche tanto l'idea del Ponte sullo Stretto, perché uno può portarla avanti, ma l'idea di unire la possibilità che si faccia il Ponte sullo Stretto con la soluzione dei problemi del Mezzogiorno è veramente un'offesa per qualsiasi abitante del Mezzogiorno. Mi sembra quasi di essere trattato come un sottosviluppato a cui, in modo coloniale, viene venduto un mega pacco, come si direbbe a Napoli, anzi, “pacco, doppio pacco e contropaccotto”. Il pacco è stato immaginare che il Ponte sullo Stretto si facesse in pochissimo tempo, già illo tempore. Il contro pacco è aver realizzato addirittura una mega società che si è già mangiata centinaia di milioni di euro senza fare niente. Il “contropaccotto” è che adesso tutto ciò viene riproposto in modo salvifico. Il Governo Meloni ha scoperto che, grazie al Ponte sullo Stretto, nel Mezzogiorno risolveremo tutti i nostri problemi.

Ho sentito dei parlamentari che dicevano addirittura che sono coscienti che la minoranza ha detto pure delle cose giuste, perché è vero che non ci sono le autostrade, è vero che non ci sono le ferrovie, è vero che non c'è l'acquedotto, è vero che non è stato investito niente contro il dissesto idrogeologico, però, faremo anche quello, a latere: prima costruiamo il ponte e poi capiremo come arrivarci.

È una posizione assurda e non ho sentito in nessun intervento, né del Governo né dei deputati della maggioranza, atti sostanziali; è sostanzialmente un'opera di enorme propaganda politica di cui si sta assumendo la responsabilità l'attuale maggioranza e, torno a ripetere, non per la realizzazione del ponte in quanto tale, ma per l'idea che si possa immaginare che quello sia il riscatto del Mezzogiorno e che la realizzazione possa avvenire senza aver costruito prima le infrastrutture, che addirittura sono diminuite. I dati dicono che la Sicilia ha addirittura una rete ferroviaria peggiore di cento anni fa, e però abbiamo l'ipotesi del ponte che ci salverà la vita.

C'è un'altra cosa grave e una sciocchezza clamorosa su questo ponte; adesso io non sto dicendo che il ponte sia la devastazione ambientale del nostro territorio e del nostro Paese, però, onestamente non ci dite che lo fate perché siete ambientalisti. Mi sono preso le dichiarazioni di tutte le associazioni ambientaliste italiane, anche straniere, ho cercato qualche associazione ambientalista che abbia detto: il ponte è la soluzione ai problemi ecologici della Calabria e della Sicilia e grazie al ponte noi finalmente avremo l'aria pulita sul nostro territorio.

Allora, il WWF, per primo, parla di un'opera fallimentare, con costi elevatissimi e insostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Addirittura, il WWF così afferma nei confronti di chi ha fatto tutto il progetto: “(…) non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico-finanziari sul progetto definitivo, redatto nel 2010, dell'opera, richiesti a suo tempo dal Governo Monti nel 2013 (…).

Legambiente, giustamente, dice che serve una drastica cura del ferro; il Governo pensa a realizzare il ponte, noi dobbiamo realizzare reti ferroviarie, ma chiaramente, se verifichiamo, negli ultimi anni, anzi decenni, nel Sud si è investito poco e niente rispetto al Centro-Nord e fa molto più gola, a livello generale, un'opera come quella del Ponte sullo Stretto, circoscritta in un'area, piuttosto che rimettere in piedi, modernizzare o realizzare una rete ferroviaria degna di questo nome in Calabria come in Sicilia. Legambiente dice che servono una drastica cura del ferro, un potenziamento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile, con linee ferroviarie elettrificate e a doppio binario, percorse da treni moderni frequenti e puntuali e non una cattedrale nell'evidente deserto della mobilità come il Ponte sullo Stretto di Messina, uno sperpero di soldi pubblici che ora rischia di essere ulteriormente aumentato, senza contare che quelle risorse si sarebbero potute investire per la cura del ferro, per il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile, per il trasporto via nave; su questi tre interventi l'Italia è in netto ritardo rispetto agli altri Paesi europei sugli obiettivi che ci sta chiedendo l'Europa in termini di lotta alla crisi climatica, decarbonizzazione dei trasporti e accelerazione della transizione ecologica del Paese. Altro che opera ecologica, si tratta di fumo a manovella. Dopodiché è inutile leggere la posizione dell'Associazione della rete “No Ponte”, perché ovviamente loro sciorinano tutta una serie di dati che contrastano con quello che è stato detto.

Qual è la riflessione? Ovviamente, il Governo e la maggioranza hanno i numeri per andare avanti. Questa è una di quelle operazioni che non hanno mai avuto un punto di caduta effettivo; ogni volta viene annunciata: questa volta faremo, questa volta è la volta buona, questa volta riusciremo a fare quello che non è mai riuscito a nessuno e realizzeremo questo megaponte e finalmente il Sud avrà il riscatto. Addirittura, c'è chi si batte il petto dicendo: sono nato con un solo sogno in Sicilia, non quello di combattere la mafia, non quello di avere il buon governo, non quello di avere reti stradali, lavoro, persone, una buona sanità, la qualità della vita; no, è nato o è nata - ho ascoltato in precedenza una deputata che è nata - con un solo sogno: vedere il Ponte sullo Stretto; quella bambina è nata con quel sogno e finalmente quel sogno si potrà realizzare.

Ma voi vi rendete conto che stiamo veramente trasformando una situazione che già è grave di per sé in una posizione grottesca? Noi abbiamo di fronte una situazione drammatica del Mezzogiorno e noi lo continuiamo a dire; in uno dei miei interventi recenti ho parlato della desertificazione demografica del Sud, del Mezzogiorno d'Italia; abbiamo la desertificazione delle reti ferroviarie, abbiamo la desertificazione delle reti autostradali; certamente non possiamo immaginare che risolvano questa situazione gli unici due elementi che praticamente mettono d'accordo e sembrano potere creare un'idea che poi mi dà proprio fastidio, ossia l'idea che il riscatto del Mezzogiorno venga dallo scudetto del Napoli o dal Ponte sullo Stretto, questa idea che al Sud siamo con l'anello al naso e abbiamo bisogno di una caramella per riscattarci.

Il tema vero è che il nostro obiettivo è che si dovrebbe discutere del ponte, sul quale io non ho alcun dissenso preconcetto, nel momento in cui il nostro territorio sarà nelle stesse condizioni della Lombardia o del Veneto, e non mi reputo inferiore a loro rispetto al diritto ad avere servizi uguali. E con l'autonomia differenziata la cosa sicuramente peggiorerà e non è che, in cambio dell'autonomia differenziata, ci date il Ponte sullo Stretto, perché non è la soluzione. Ci stiamo incastrando in una situazione delicatissima, perché si immagina che si facciano l'autonomia differenziata, il presidenzialismo, e là si metta il ponte, come se stessimo giocando a Risiko.

Invece, la situazione del Mezzogiorno è delicatissima e non basterà immaginare che nel Mezzogiorno arrivi il turismo, perché il problema climatico che vive il nostro Paese è un problema mondiale per cui, se fossimo davvero lungimiranti, immagineremmo di investire prevalentemente nel trasporto, ovviamente su ferro, di migliorare e potenziare quello che già c'è su gomma, cercando di ridurlo il più possibile e fare una grande opera sul dissesto idrogeologico, che è il grande tema sul quale, tra l'altro, mettereste in difficoltà non solo noi ambientalisti, ma immagino tutta la minoranza, perché non potremmo mai dirvi di no.

Come facciamo a dire di no rispetto a un'opera di questo tipo? Io l'ho detto da quando si è insediata la Premier Meloni: se voi fate una grande opera di messa in sicurezza del territorio, anche se dovessi essere in contrasto con il mio gruppo, la voterei; eppure non arriva questo segnale. Si continua a dire che l'unica soluzione possibile è creare il Ponte sullo Stretto come immagine plastica del successo del nuovo Mezzogiorno, del riscatto che ogni due per tre noi del Mezzogiorno dobbiamo, in qualche modo, mettere in campo, come se fosse un sogno irrealizzabile: anche noi abbiamo il nostro ponte. Ma io non credo che il Mezzogiorno si debba riscattare immaginando opere di questo tipo o, meglio, noi vorremmo il Mezzogiorno riscattato per la normalità, cioè che per fare la Salerno-Reggio Calabria non dovrebbe servire farsi il segno della croce e avviarsi, soprattutto in determinati periodi dell'anno, e soprattutto su alcuni tratti di quell'autostrada e che arrivati in Sicilia dovremmo avere la possibilità di prendere il treno, un treno ad alta velocità.

Mi sembra che qualche parlamentare in precedenza abbia fatto notare che se partì da Palermo per arrivare a Roma sono ormai 12 o 13 ore di viaggio, se ti va bene. Poi ho sentito un altro parlamentare che ha detto: io sono contento perché finalmente se farò un minuto di ritardo, come attualmente mi succede, per prendere il traghetto non dovrò aspettare 40 minuti. Allora, dobbiamo chiedere il ponte pure per l'Isola d'Ischia, perché i pendolari dell'isola aspettano più di 40 minuti, e lo stesso vale per Procida o Capri? Ma che modo di pensare è?

Noi dobbiamo ragionare sul fatto che questo ponte non può essere il punto di partenza, ma ormai dovrebbe essere il punto di arrivo di un sistema corretto di funzionalità pubblica e di giusto investimento delle spese. Dovremmo avere un punto di caduta sul fatto che il Governo avrebbe dovuto dirci: guardate, noi investiamo 100 miliardi di euro per ammodernare tutta la rete, ma dovete sapere che faremo anche il ponte, perché non possiamo avere una rete superveloce, super efficiente che parte da Roma e arriva non si sa dove. Vogliamo arrivare a Palermo, con l'alta velocità in 4 ore, vogliamo fare meglio della tratta Roma-Milano. E, allora, su questo ci sarebbe da discutere, ma ci sarebbe da discutere anche parecchio, perché poi ovviamente rispetto all'efficienza è giusto aprire una sfida; ma non c'è nulla di tutto ciò, non riusciamo a trovare un punto di caduta che sia ragionevole anche per sederci a discutere.

Il tema vero è che siete talmente determinati in quest'opera - mi sembra un po' come sulla questione del nucleare -, siete talmente convinti che questa è la panacea di tutti i problemi; mentre il nucleare lo è dal punto di vista energetico, il Ponte sullo Stretto lo è come riscatto del Mezzogiorno e di ogni tipo di immagine del Mezzogiorno, che alza la testa, come se adesso l'attività normale fosse andare in Sicilia con la testa abbassata. Forse ci dovremmo vergognare tutti quanti per il fatto che in Sicilia non ci sono gli stessi servizi che vi sono nel resto d'Italia; che in Calabria, in Campania e nel Mezzogiorno siamo messi così male, e forse dovremmo interrogarci come può essere ciò, da questo punto di vista. Poi vi sono la crisi sociale e il problema della criminalità, sia chiaro, non è che voglio addossare a questo Governo responsabilità che non ha.

Però perdonatemi, un'altra cosa la voglio dire: non mi piace l'idea, soprattutto di parlamentari e di partiti politici che sono stati a lungo al governo del Paese anche nell'ultima legislatura, che fanno interventi del tipo: adesso che siamo arrivati noi… Cari miei: tranne Fratelli d'Italia, a cui non possiamo dire nulla, perché la il Premier, all'epoca il segretario del proprio partito è stato tutti e quattro gli anni in opposizione a tutti i Governi che ci sono stati, ma Forza Italia e la Lega di Salvini hanno governato e hanno governato eccome; e come fanno a dire, loro: adesso? Adesso lo potevate dire pure anni fa; avete governato per tantissimo tempo con Berlusconi, non potete dire che voi siete estranei o far passare ogni tipo di problema del passato come qualcosa che non vi riguardi, perché vi riguarda eccome! Ed è per tale motivo che torno a ripetere che questo, come il nucleare, è fumo a manovella: sono di difficile realizzazione, in questo momento, non siamo in grado di farlo.

Sul nucleare, addirittura ho sentito che l'attuale Governo è favorevole alla nuova tecnologia che parla di fusione: peccato che le centrali a fusione non ci siano ancora! Sono progettate, sono ipotizzate. Qualcuno ha detto che, attualmente, le scorie radioattive delle centrali nucleari sono già riutilizzate. Sono andato a fare una ricerca e non mi risulta. Qui, si parla di studi, ancora in essere, come se avessero già portato risultati. È un po' come il Ponte sullo Stretto! Non sappiamo ancora come si farà, ma a noi piace, ci piace un po' questa idea di fare questo ponte, poi come si fa, vediamo, intanto buttiamo questa cosa in aria, cominciamo a spendere qualche altra miliardata! Cominciamo a fare un bel consiglio d'amministrazione, continuiamo a spendere e a sperperare.

Il problema è che, purtroppo, rispetto a questa vicenda del Ponte sullo Stretto, nessuno ha pagato per un'opera che, fino ad oggi, è stata soltanto un mega bluff che ha creato solo problemi al nostro Paese e che ha distolto l'attenzione dai veri problemi, non dico sui veri e unici problemi. Tuttavia, se parliamo di un ponte sul quale dovrebbero passare macchine e, probabilmente anche treni - perché, se non ci passasse il treno, avremmo creato un altro danno, perché il treno arriva fino a Reggio Calabria, ci arriva piano, piano piano, a stento, però ci arriva -, allora, vuol dire che è un'opera importante, ma sopra questo ponte deve passare il treno!

Allora, rispetto a questo, invece di fare un'azione - che noi ci saremmo aspettati - di ammodernamento, di costruzione di una rete ferroviaria degna di questo nome (e prima ho letto i dati, non smentibili, della rete ferroviaria e, sia chiaro, sono uguali a quelli relativi alla rete calabrese), continuiamo a parlare di un ponte come soluzione a ogni tipo di questione, a ogni tipo di problema del Mezzogiorno.

Voglio aggiungere una cosa. Ovviamente, alcuni deputati siciliani e calabresi hanno sostenuto, con orgoglio, che il Ponte sullo Stretto è condiviso e sostenuto dalle popolazioni, in particolare, della Sicilia e della Calabria. Io non ho questa sensazione. Ovviamente, non sono, né siciliano, né calabrese, conosco entrambe queste terre, le ho frequentate e le amo, come amo il Mezzogiorno, il mio territorio. Però non riesco a comprendere come sia possibile - e l'ho detto anche in un intervento di fine seduta in Aula qualche giorno fa - immaginare di fare un Ponte sullo Stretto, quando, di recente, in Calabria, a causa della piena di un fiumiciattolo, è crollato un ponte realizzato e presentato in grande stile. E' accaduto qualche giorno fa… un ponte realizzato nove anni fa! Non un ponte come il Ponte sullo Stretto, ma un ponte per farci passare le macchine.

Noi non investiamo per mettere in sicurezza, per fare manutenzione, per verificare la funzionalità delle nostre reti autostradali e ferroviarie, ma ci inventiamo i ponti. Perché parlo di invenzione? Perché nessuno sa, neanche il Governo, neanche il Premier, cui auguro tutti i successi possibili, nessuno può sapere quando e come finirà una cosa del genere. È ancora più grave pensare di proporlo senza una maggioranza diffusa. Ci sono certe cose, come un'opera di questo tipo e come le riforme istituzionali, quando il Paese deve esprimersi su opere o su modifiche costituzionali, sull'assetto, in cui deve cercare di farlo con un'unità di intenti forte.

Invece, da questo punto di vista, sebbene la maggioranza sia uscita vincitrice, in modo assolutamente chiaro, dalle ultime elezioni politiche, e sebbene abbia ottenuto un mandato chiaro dagli elettori e lo sta rispettando - ovviamente, dal suo punto di vista -, su alcune questioni bisogna avere la capacità di andare oltre il proprio orticello o il proprio spazio politico. Infatti, queste opere, come le riforme istituzionali e le grandi operazioni sull'energia, come il nucleare, sono materia molto sensibile, sulla quale l'opinione pubblica, che, un minuto prima, è totalmente a favore, può cambiare totalmente idea. Quindi, deve avere una tenuta strutturale delle istituzioni e di chi è maggioranza e minoranza.

Voglio ricordare cosa successe in passato. Sul Ponte sullo Stretto, da diversi decenni, c'è lo stop and go, perché, non essendo un'opera condivisa e non essendoci stato il lavoro di cui ho parlato poc'anzi, vale a dire mettere, al primo posto, la rete ferroviaria e autostradale, in particolare della Sicilia e della Calabria, ogni volta che cambia colore, cambiano le sorti del ponte, che poi, come L'isola che non c'è, per ora, resta un ponte sospeso, come il caffè sospeso: ogni tanto, lo si ripropone e serve a fare un po' di rumore sui media. Cambia l'opinione dei cittadini, perché, come successe l'ultima volta, siamo l'unico Paese, nella storia dell'umanità, che ha fatto due referendum sul nucleare. Non esistono altri Paesi. Adesso, probabilmente, il Governo ci potrebbe obbligare a farne un terzo. Si pensava, l'ultima volta che fu fatto il referendum sull'introduzione del nucleare (tra l'altro, all'epoca, non c'era neanche l'ipotesi della fusione, si andava sempre sulla fissione), che sarebbe passato alla grande, perché i cittadini oramai erano pronti, l'Italia era pronta. Non siamo stati capaci di smaltire le scorie nucleari, ad oggi, di quel poco di energia nucleare che abbiamo prodotto in Italia, circa quarant'anni fa, ma, ad oggi, non siamo stati capaci neanche di trovare i siti o il sito dove tenere le scorie nucleari e di smaltirle nel modo corretto. Però, vogliamo fare il nuovo nucleare. All'epoca, proprio mentre stava per cambiare il sentiment, almeno secondo il Governo dell'epoca, ci fu quello che, dopo Chernobyl, rappresenta uno dei più gravi disastri: Fukushima. Quindi, è cambiato nuovamente lo scenario.

Perché faccio questo esempio? Con riferimento a certe operazioni politiche, non stiamo parlando dell'attività legislativa, del fisco, dell'agricoltura, delle grandi riforme, che, comunque, il Governo e la maggioranza sono chiamate a fare, ma stiamo parlando di opere che, sicuramente, vanno oltre la stessa vita di questo Parlamento; l'unico modo per portarle avanti nella continuità amministrativa è di avere un'idea strutturata e condivisa con la stragrande maggioranza dei soggetti che, oggi, sono minoranza, ma che, domani, potrebbero diventare maggioranza, soprattutto con la società. La società guarda alle associazioni ambientaliste, alle realtà territoriali, a comuni. Invece, ancora una volta, tutto ciò non è stato fatto.

Per questo, siamo profondamente contrari, innanzitutto, al metodo, non entriamo nell'aspetto tecnico, e, seconda cosa, al modo in cui arriva l'idea del finanziamento e delle attività per realizzare questo ponte. Non si mette al centro l'interesse del cittadino ad avere una qualità della vita tale per cui possa prendere il treno o la macchina e muoversi liberamente tra la Calabria e la Sicilia o all'interno della stessa Calabria o della stessa Sicilia, ma si immagina di vendere gli questo super ponte come se fosse un aspirapolvere. Da questo punto di vista, crediamo ci sia un grande errore. Abbiamo invitato a riflettere attentamente sulla possibilità di modificare e di prevedere, come priorità assoluta, le esigenze delle reti ferroviarie e autostradali della Sicilia e della Calabria. Purtroppo, non siamo stati ascoltati e per questa ragione preannunciamo che voteremo contro la realizzazione di questa società e della realizzazione di questo ponte, così com'è stato prospettato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Ormai è diventato sport nazionale prendere le dichiarazioni degli attuali membri di questo Governo e di questa maggioranza e citarle per constatare tutte le loro… tutte le loro… - Dio Santo, come si dice? - tutte le loro contraddizioni.

PRESIDENTE. Può chiedere l'aiuto da casa. Prego.

RICCARDO TUCCI (M5S). Come?

PRESIDENTE. Può chiedere l'aiuto da casa: con una consonante, una vocale. Prego.

RICCARDO TUCCI (M5S). Oggi voglio leggervene alcune e poi, però, passare a qualcosa di più concreto. Cominciamo: Io ho sempre avuto tantissimi dubbi sull'utilità e i costi del Ponte sullo Stretto, ma non spetta a Salvini decidere. Io farei il referendum in Sicilia e Calabria e chiederei ai cittadini, costi alla mano, se lo vogliono o no (Matteo Salvini, settembre 2015). Il 90 per cento dei treni in Sicilia è a binario unico e la metà vanno a gasolio. Ora una persona normale, in una regione che ha questa situazione, si occupa del Ponte, che secondo me non sta neanche in piedi, o di far funzionare i treni? (sempre, Matteo Salvini, agosto 2016). Sono curioso di vedere se il Ponte sullo Stretto rimarrà l'ennesima “renzata”. In questi anni Renzi ha promesso tutto e il contrario di tutto (lo stesso Salvini dice queste cose nei confronti di Renzi). Se dovessi pensare alle grandi infrastrutture, prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari, come strade e ferrovie (Matteo Salvini, sempre nel corso di una campagna elettorale nel 2017). Fin qui, Presidente, le dichiarazioni di Matteo Salvini, che, ricordiamo, è lo stesso Ministro che oggi firma il decreto Ponte. Ma, ormai, citare Salvini che contraddice se stesso non fa più nemmeno notizia.

Però, Presidente, cambiamo un attimo protagonista e, di conseguenza, cambiamo approccio alla vicenda. Se la Casa delle Libertà vincerà le elezioni, realizzerà il Ponte sullo Stretto di Messina (27 febbraio 2001). È opinione di molti esperti che la mafia in Sicilia possa essere debellata quando finalmente sarà abbattuto il diaframma che separa la Sicilia dallo Stivale (30 dicembre 2002). Un'opera epocale, storica, che siamo riusciti a organizzare senza esborsi da parte dello Stato, un'opera che servirà anche a far uscire la Sicilia da una cultura e un sentimento che la fa sentire qualcosa di diverso dal continente. Anche la criminalità potrà essere quindi così più facilmente abbattuta. I siciliani si sentiranno parte di un Paese (come se i siciliani oggi si sentissero parte della Luna). Non ci saranno ritardi: il Ponte sarà realizzato nei tempi previsti (18 marzo 2004). Il Ponte sarà realizzato con assoluta certezza (27 marzo 2004). Tutti i siciliani sentono l'esigenza di un collegamento diretto con lo Stivale (28 marzo 2004). Nel 2011 il Ponte sullo Stretto si aprirà con i programmi che abbiamo messo nero su bianco e che sono per ora nella fase progettuale completamente rispettati. Anzi, il progetto è stato ultimato e consegnato alle autorità competenti con 3 mesi di anticipo (30 marzo 2004). Finalmente farà diventare Italia al cento per cento la Sicilia (7 aprile 2004). Adesso costruiremo il ponte di Messina, così si potrà andare in Italia dalla Sicilia anche di notte (7 marzo 2005) - se uno ha un grande amore dall'altra parte dello Stretto potrà andarci anche alle quattro del mattino senza aspettare i traghetti -. È sicuro, che si farà il Ponte sullo Stretto di Messina, i finanziamenti già ci sono (28 settembre 2005). Il Ponte sullo Stretto dopo decenni è una realtà con il general contractor già scelto. Tra gennaio e febbraio cominceranno i corsi di formazione per i giovani, soprattutto siciliani e calabresi, che dovranno prestare la loro attività nella realizzazione dell'opera. Il Ponte avrà un effetto importante su Messina, perché si calcola che saranno 15.000 i posti di lavoro che saranno originati con le realizzazioni commerciali e turistiche (25 novembre 2005). Anche se le persone possono prendere un aereo e venire a Milano, penso che i prodotti siciliani, così importanti per la nostra economia, non possono essere caricati sugli aerei perché troppo costosi, quindi sarà molto più facile portarle nei mercati del centro d'Italia con il treno ad alta velocità che collega Palermo a Berlino (6 aprile 2006). Le sinistre hanno invidia, un odio incomprensibile verso di noi, e non vogliono che un'opera epocale possa essere portata a nostro onore (28 ottobre 2006).

“Se torneremo al Governo” - qui andiamo avanti nel tempo - “una delle nostre priorità sarà riprendere il discorso interrotto sulle infrastrutture come il Ponte sullo Stretto e la TAV: 23 febbraio 2008. “Voglio fare il Ponte sullo Stretto immediatamente. Ho già parlato con tutte le imprese e il progetto è pronto”: 29 febbraio 2008. “Sono sempre più convinto dell'indispensabilità di legare la Sicilia all'Italia, in modo che le imprese siciliane diventino italiane al 100 per cento”: 1° marzo 2008. “Il Ponte sullo Stretto di Messina? Si farà”: 6 aprile 2008. “Non abbiamo timori per quanto riguarda i fondi”: 7 aprile 2009. “Presto inizieranno i lavori per il Ponte sullo Stretto che porterà lavoro nelle regioni della Calabria e della Sicilia. Prometto che verrà fatto, ci tengo perché sarà un'opera epocale. Credo di poter connotare il mio governo del Paese anche con un'opera che duri nel futuro, quindi, sono direttamente interessato”: 5 giugno 2009. “Il Ponte sullo Stretto di Messina è un'opera epocale che si farà”: 23 giugno 2010. E così via, Presidente.

Sono tutte dichiarazioni di Silvio Berlusconi, rese dal 1994 ad oggi, chiaramente in contrasto - fra parentesi - con il suo attuale alleato. Mi chiedo, a proposito di queste dichiarazioni, perfettamente in contrasto fra di loro, se le stesse fossero state fatte in campagna elettorale se avrebbero permesso a questa attuale maggioranza di prendere gli stessi voti. Forse, qualche vostro elettore avrebbe un pochino visto le cose in maniera diversa, ma è una mia idea personale.

C'è un altro problema, però, Presidente: la sola lista di tutti questi annunci, che ho appena citato, ci è costata - la sola lista, quindi, i soli annunci nel corso degli anni - un miliardo e 200 milioni di euro, che per i vecchi nostalgici - lo ricordo - sono 2.500 miliardi delle vecchie lire. Visto che parliamo di questo ponte da quando ancora c'era la lira, lo voglio ricordare anche in lire, così ci rendiamo conto di quanto questi annunci ci sono costati.

Il progetto non solo è poco conveniente dal punto di vista economico, ambientale e strutturale: questo progetto va in direzione ostinata e contraria rispetto al buon senso. Nello scrivere questo decreto, Presidente, avete dimenticato qualcosa. Intanto, in primo luogo: dove si trovano i 15 miliardi di euro che ci serviranno? In secondo luogo: i membri di questo Governo sono a conoscenza della situazione disastrosa delle strade e delle infrastrutture calabresi e siciliane? Vi siete mai addentrati nell'entroterra delle strade calabresi e siciliane? Le avete mai visitate? Avete mai visto queste strade? Vi siete mai resi conto di quali siano i servizi essenziali che mancano ai cittadini? Presidente, e poco fa lo citava anche il collega che mi ha preceduto, 15 giorni fa, a causa del maltempo, è venuto giù il viadotto stradale a Longobucco, in provincia di Cosenza, un'opera fatta e costruita qualche anno fa, nientemeno che 7-8 anni fa, e parliamo di un piccolo ponte. È venuto giù e ha di fatto isolato quel paese. Lo ha isolato. Quindi, stiamo parlando di una situazione che, come vede, va ben oltre il Ponte sullo Stretto.

Non è il problema del “ponte sì” o “ponte no”. Il problema è che servono, prima ancora di fare il ponte, le infrastrutture e le strade che ti portano a quel ponte. Glielo dico da calabrese, Presidente: non ci sono quelle strade ad oggi! Non le abbiamo! Ha mai sentito nominare la A3 Salerno-Reggio Calabria? Immagino di sì, oggi si chiama A2. Si vada a fare un giro, Presidente, e si renda conto se il problema è il ponte o è l'autostrada, che nemmeno abbiamo per arrivare sul ponte.

Allora, vi voglio sfidare su un punto. Se davvero esistono questi 15 miliardi, se davvero ci sono, prima di pensare al ponte, fate una grande opera, la più grande opera: da questo punto di vista, sì. Prendete questi soldi, dateli in mano ai nostri enti locali, ai sindaci e alle province, spesso amministrati da vostri amministratori, delle stesse vostre forze politiche, e consentite loro di sistemare l'intera rete stradale, primaria e secondaria, e le infrastrutture. Dopodiché, nessuno potrà più dire qualcosa sul ponte, perché, a quel punto, si sarà recuperato il gap delle due regioni - in questo caso, una è la mia, la Calabria, e la Sicilia - coinvolte, rispetto a tutto il resto. Allora, sì, se facciamo questo, possiamo immaginare anche di sederci allo stesso tavolo e ragionare di un progetto che, in qualche modo, migliori il collegamento fra Calabria e Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo qui a discutere della conversione del decreto recante disposizioni urgenti per la realizzazione di un collegamento stabile fra la Sicilia e la Calabria, il Ponte sullo Stretto, approvato, però, salvo intese, quindi significa che neanche nella maggioranza c'è chiarezza su quanto si fa e si determina.

Questo collegamento è ricercato dalla notte dei tempi e in ogni epoca storica i romani pensavano di farlo con botti e barche e, anche nella nostra Repubblica, la storia del ponte è vecchia da decenni. Inizia negli anni Settanta; nel 1981 si costituisce la società Stretto di Messina Spa; nel 2011 si arriva al progetto definitivo. Il Governo Monti decide di fermare tutto nel 2012, determinando la caducazione della convenzione di concessione e dei rapporti contrattuali e, nel 2013, ben 10 anni fa, viene messa in liquidazione la costosissima società dello Stretto. È costata una barca di soldi, fra sopralluoghi, rilievi, analisi e studi di fattibilità mai completati; solo l'idea del ponte è costata un 1.200.000.000 milioni di euro, senza arrivare a nulla. Come erano belli i tempi in cui la Lega urlava “Roma ladrona”, ora, invece, riesuma un cadavere, la società dello Stretto. Il progetto tecnico è del 2011 e consiste in 8.000 elaborati.

Qui la questione non è “ponte sì” o “ponte no”. Noi non vogliamo passare per quelli che dicono apoditticamente “no”: il Sud ha bisogno di infrastrutture, direi ha fame di infrastrutture e ha diritto ad avere infrastrutture, ma non si sa neppure se il progetto sia veramente realizzabile, perché non c'è uno studio di fattibilità. Allora fu fermato, perché presentava 20 punti di criticità, staticità e inutilizzabilità, per esempio, nei giorni di forte vento. Che senso ha un ponte che rischia di dover rimanere chiuso per 80-100 giorni l'anno? Manca un'analisi completa e dettagliata sull'utilità dell'opera in termini generali e anche in termini economici. Per esempio, si dice anche che si potrebbe ipotizzare un allungamento dei tempi rispetto alla traversata con i traghetti.

Ci sono dubbi anche sull'utilità economica, perché gran parte delle merci continuerà a viaggiare per mare e c'è, poi, la questione dei tempi di realizzazione che non sono assolutamente indicati. Eppure, il Ponte di Genova è stato realizzato in 2 anni; si poteva prevedere qualcosa di analogo per un ponte che attendiamo da 50 anni.

C'è, poi, la grande criticità della questione dei costi, sia in merito alla quantificazione incerta - siamo passati da 8,5 miliardi previsti nel 2011 a 13,5 più 1 di opere complementari che, in realtà, si ipotizza siano molte di più - sia quanto alla modalità della determinazione, perché sembrano stimati in modo da aggirare i vincoli europei che richiederebbero di rifare la gara. L'Europa chiede di rifare la gara se c'è un aumento di oltre il 50 per cento dei prezzi, a meno che l'aggiornamento venga inserito in clausole contrattuali.

Qui non c'è bisogno di inserirli nelle clausole contrattuali, perché vengono addirittura coperti da una norma di legge. Quindi non ci sarà bisogno di rifare una gara d'appalto, si andrà di liscio e il gioco è fatto. Non solo, per fare ciò, per addivenire a questo risultato vengono esclusi - è arrivata oggi la definizione nella Commissione bilancio, approvata con la votazione favorevole della maggioranza e noi contrari - gli oneri di remunerazione dei capitali privati previsti in ben 693 milioni di euro - parliamo di quasi 700 milioni di euro - e dell'adeguamento del progetto esecutivo. Sapete quanto costerà adeguare il progetto vecchio del 2011? Ve lo dico io: quasi 800 milioni di euro, ce l'ha portato oggi la maggioranza in Commissione bilancio.

Ma la cosa più assurda di tutte sapete qual è? Lo dico ai cittadini italiani: che di questo ponte si prevede un costo al ribasso di circa 14 miliardi di euro e, anche lì, bisognerebbe capire che tipo di quantificazione sia fatta, atteso che ponti di poco più corti o di analoga struttura, come quelli della Turchia, sono costati 2-3 miliardi, quindi non si capisce perché questo dovrebbe costarne 14,5 per eludere la normativa europea. Ma la cosa più grave quale è? Quella che riguarda l'aspetto della copertura finanziaria, perché, se non c'è copertura finanziaria, chiaramente, il Ponte non si farà e, quindi, è tutto un vessillo illusorio.

Quale è la vera ratio, il vero intento, il vero contenuto di questa “operazione Ponte sullo Stretto”? Temo, purtroppo, deluderò qualcuno, che si tratti di una semplice operazione finanziaria, un ritorno al passato: viene riesumato il carrozzone, la società dello Stretto, alla quale si dà una nuova configurazione giuridica, una società in house, con una nuova distribuzione di quote, il 51 per cento al MEF; si ridefiniscono i rapporti contrattuali stipulati dalla società in liquidazione - ci costeranno 700 milioni - e si prevede un Comitato scientifico di consulenza tecnica, per un importo di 500.000 euro annui, gettoni svincolati dal limite dei 240.000 euro, per i membri del CdA e, poi, ciliegina sulla torta, 7 milioni di euro per un piano di comunicazione, che prevede - pensate un po' - la gita ai cantieri.

Quindi, pensiamo, italiani e siciliani che andranno in gita sul Ponte a verificare i cantieri, per la misera cifra di 7 milioni di euro, mentre il popolo italiano soffre e langue. Sorge un dubbio: non è che si tratti di un provvedimento di rinascita di un poltronificio? Guardate, preferiamo i carretti siciliani.

Quanto al resto, c'è da dire una cosa ed è anche con abbastanza amarezza che la dico. Il Ponte sullo Stretto per noi siciliani è tristemente l'emblema delle promesse politiche mai realizzate. Cinquant'anni - dico 50 anni - non sono pochi, quando, invece, altre opere sono state realizzate molto velocemente. Il Ministro Salvini dice che entro il 2026 metterà la prima pietra. Ma lo sa il Ministro quante inaugurazioni di opere pubbliche fasulle noi abbiamo subito, noi siciliani? Ad ogni tornata elettorale si inaugurava un tratto di strada e, poi, i lavori rimanevano bloccati. Lo sa che milioni di siciliani, specie della fascia sud-occidentale della Sicilia, non godono di un collegamento autostradale? Sapete che non è chiuso l'anello autostradale Castelvetrano-Gela e se ne parla, anche quello, da 50 anni? Il Ponte è l'emblema di una questione meridionale irrisolta, una questione legata profondamente al mancato sviluppo infrastrutturale, che è uno degli elementi della cosiddetta trappola dello sviluppo, così nella relazione alle politiche di coesione del Ministro Fitto, perché tutti sanno che il sottosviluppo è strettamente connesso al mancato sviluppo infrastrutturale. Ma realizzare il ponte risolverà gli svantaggi legati all'insularità? Il 90 per cento dei treni in Sicilia è a binario unico e la metà va a gasolio. Ora, una persona normale, in una regione che ha questa situazione, si occupa del ponte, che, secondo me, non sta neanche in piedi, o di far funzionare i treni? Vede, questo lo diceva il Ministro Salvini soltanto nel 2016. È vero: si può cambiare idea e solo gli sciocchi non cambiano mai idea, ma non credo che lui non sappia bene quale sia la questione in Sicilia.

E, guardate, non è solo una questione economica, ma anche una grave minorazione dei diritti dei cittadini siciliani e meridionali in genere, perché tutto questo si riflette sulla vita, sull'esistenza e anche sui diritti primari e sulla salute, perché quando uno deve andare in ospedale o deve recarsi da una città a un'altra e deve attraversare Palermo, la SS n. 189 Agrigento-Palermo non è definita da decenni. Persino adesso nel raccordo della via di collegamento al porto di Porto Empedocle, la SS n. 624 che arriva a Caltanissetta, i lavori sono fermi da oltre un anno e mezzo ed è da lì che passano i migranti.

Cosa dobbiamo dire? Il ponte dei miracoli, il ponte magico, il miraggio non serve a coprire l'altro grande argomento, così caro alla Lega, che è l'autonomia differenziata, che creerà un maggiore aggravio di discriminazione e un maggiore gap nei confronti del Sud, con il ventilare che vi faremo come contentino il Ponte sullo Stretto di Messina che non serve a gran parte dei siciliani, perché per arrivare con il Frecciarossa da Roma a Milano - sono 630 chilometri - si impiegano meno di 3 ore e per fare in treno 270 chilometri - tanti ce ne vogliono da Messina ad Agrigento - ci vogliono, invece, 6-7 ore.

Ma si sa: questo decreto sembra quasi che voglia illudere i siciliani che lo Stato stia facendo qualcosa nei loro confronti, ma è solo un'illusione. Sembriamo doverci rifare al mito della fata Morgana, che proprio per salvaguardare la Sicilia dagli attacchi dei nemici creava un fenomeno illusorio avvicinando e allontanando la costa della Sicilia. Ma questo decreto non basterà e i siciliani sono stanchi e indignati di essere umiliati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente, e grazie a chi ha avuto la pazienza di aspettare fino a quest'ora. Però, io non potevo non essere presente all'ennesimo episodio della saga “le priorità sono le cose secondarie”. Oggi raccontiamo una trama bellissima, una trama che vede un gruppo di persone che si impegnano per realizzare delle cose che costano tanti soldi, ma non hanno i soldi e sono cose di cui forse si potrebbe tranquillamente fare a meno al momento, mentre, invece, potrebbero impegnare il loro tempo a spendere i soldi che abbiamo a disposizione per necessità della comunità (parlo, ovviamente, del Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Sì, perché è di questo che si tratta quando parliamo del decreto-legge Ponte e, tra l'altro, per poterlo affrontare andate a invocare il decreto-legge su cui, come ricordiamo a tutti, testualmente la Costituzione recita che è adottato dal Governo “in casi straordinari di necessità e di urgenza”. Colleghi, straordinari casi di necessità e di urgenza? Del Ponte sullo Stretto ne parlava Plinio il Vecchio, per l'esattezza nel 251 avanti Cristo. I miei amici e i miei colleghi sono stati fin troppo buoni a dire che se ne parla da 50 anni. Qui sono 2.000 anni che si parla del Ponte sullo Stretto. Mi avrebbe fatto piacere confrontarmi con qualche collega della maggioranza per capire, con sano senso di responsabilità, chi si assume la responsabilità di dire che è un provvedimento urgente.

Questo è un provvedimento che poteva essere pianificato, se si vuole decidere di fare il ponte. Ovviamente, avete i numeri e lo potete fare, ma si poteva fare anche un disegno di legge. Ci si mette d'accordo. Ma perché un decreto-legge? Perché violentare così il Parlamento? Eppure sappiamo tutti che le necessità infrastrutturali della Calabria e della Sicilia - e i collegamenti - sono altri. Allora, andiamolo a spiegare a quelle persone che ogni giorno prendono la rete autostradale e stradale e magari devono fare i conti con le buche, perché le strade sembrano campi minati. Per noi, le priorità sono la messa in sicurezza delle infrastrutture ferroviarie, stradali, autostradali, navali e aeroportuali, e questo lo abbiamo dimostrato con il Governo Conte 1: quando il Ministro era Danilo Toninelli. Ebbene, tra le varie cose che ha fatto c'è stata anche la costituzione dell'archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, ossia un sistema di monitoraggio in continuo e, soprattutto, con una programmazione continua degli interventi. Quelli sì che sono interventi importanti.

A dire il vero, però, non è che noi riusciamo a non capire il mistero che si cela dietro questa non urgente necessità. È evidente che questa maggioranza deve un po' assecondare i desiderata dei vari leader politici e questa volta tocca al Ministro Salvini. Però, fa certamente strano vedere la Presidente del Consiglio supina davanti a un'opera che tutto ha se non il fatto che non serve a nulla, al momento. Spieghiamo anche, come abbiamo detto in Commissione e così resta anche a verbale, che il MoVimento 5 Stelle non è contro il Ponte. Non è assolutamente contro il Ponte e verso la fine del mio intervento spiegherò il motivo. Ma, soprattutto, vi siete resi conto che non si sa quanto costerà? Nessuno lo sa, dovete essere onesti. Non si conoscono i benefici che apporterà; non si sa quando inizieranno i lavori, perché, ovviamente, non si sa quando ci sarà un progetto; non si sa quanto tempo dureranno i lavori e non si sa quando termineranno. Dunque, una vera e propria operazione di marketing politico.

Di contro, però, conosciamo bene tutti gli impatti negativi che avrà. La stragrande maggioranza dei soggetti auditi ha fatto capire che, sì, serve e questo va bene. Però, serve oggi? Assolutamente no. Io voglio lasciare da parte i problemi meramente ambientali, perché onestamente, da ingegnere, non mi posso soffermare solo su un aspetto ambientale; se c'è qualcosa che si può fare si può costruire, lo dico come ingegnere. Però, io vi chiedo: sono state valutate le persone intercettate e che interferiscono, come numero, nella realizzazione del Ponte? Abbiamo valutato l'interferenza con il traffico crocieristico e delle merci? Vi siete chiesti se il Ponte, con queste dimensioni e con questa altezza utile, è compatibile con il gigantismo navale? Questo io non lo dico per piagnisteo, ma lo dico realmente, come cittadino italiano. E se il gigantismo navale è tale per cui fra 15-20 anni - e mi auguro che il Ponte ci sarà - poi navi grandi che trasportano merci possono preferire altre rotte, dato che c'è il Ponte e non riescono a passarci sotto, e, anziché andare nei porti del Nord Tirreno italiano magari se ne andranno in Africa, e alla fine scopriremo che forse è meglio demolire il Ponte perché ci conviene?

Allora, queste domande, secondo me, hanno bisogno di risposte e, purtroppo, queste risposte non sono arrivate. Queste sono soltanto alcune delle domande, dei confronti che avremmo voluto avere. Mancano alcune informazioni. Alla fine, colleghi, perdonatemi, ma a me sembra che per un vizio, una voglia di Salvini, qui si sta costruendo una scatola senza sapere cosa debba contenere. Questo è spiacevole, perché poi il Ponte, se è da fare e si deve fare e c'è un motivo, anche noi lo vogliamo e farlo bene.

Però, una delle poche cose certe del Ponte sullo Stretto è proprio la sua non urgenza, cioè non c'è necessità di immediata realizzazione. Se poi pensiamo al beneficio temporale - io ho sentito i miei colleghi e ho studiato bene la vicenda -, qualche numero lo voglio dare anch'io. Allora, oggi per andare da Roma alla Sicilia occorrono 11-12 ore (parliamo di Siracusa). Se noi interveniamo adeguando, potenziando e migliorando - tra l'altro, la maggior parte è già prevista negli accordi di programma - i collegamenti tra Roma e Villa San Giovanni e tra Messina, Siracusa e Palermo e miglioriamo il collegamento dinamico dello Stretto scendiamo a 6 ore, cioè recuperiamo 5-6 ore. Lo studio portato avanti per il collegamento stabile dello Stretto dimostra che il risparmio del collegamento stabile rispetto a tutte queste altre cose che ho detto è meno di 30 minuti. Allora, la domanda che noi facciamo è: vale la pena avviarci in questo percorso? Vale la pena andare a solcare queste strade se non sappiamo i benefici che saranno prodotti a fronte dei costi da sostenere? È tutta lì la domanda. Eppure, come me la vedeva il Ministro Salvini. Hanno ricordato, i miei colleghi, cosa diceva il Ministro Salvini. Io voglio ricordare solo l'ultima delle sue affermazioni: se dovessi pensare alle grandi infrastrutture, prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari, come strade e ferrovie. Lo pensiamo anche noi. Lui lo diceva nel 2017, noi lo pensiamo ancora oggi, come nel 2017. Ministro, a me spiace che non c'è. C'è il Vice Ministro Rixi, che lo vedrà e lo sentirà spesso, lo so, ma non è che qui stiamo trattando di un caso di sdoppiamento della personalità, c'è qualcosa veramente che non va. Se volete impegnarvi a fare le cose necessarie per il Paese, è evidente che noi abbiamo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che va a realizzare opere per colmare un gap anche infrastrutturale. L'Europa ci ha dato i soldi per il PNRR e nel PNRR il Ponte sullo Stretto non c'è, altrimenti anche noi avremmo detto: andiamo a fare subito il Ponte sullo Stretto. Questo è chiaro. Io penserei a spendere bene questi soldi, anche perché, fino a poco tempo fa, ma chissà ancora oggi qualcuno della parte del Governo dice: forse non ce la facciamo a spendere tutto. E volete spendere i soldi per il Ponte sullo Stretto? Impegniamoci a spendere i soldi che servono per quelle cose che hanno detto in precedenza anche i miei colleghi siciliani e calabresi. Ma se proprio riuscite a recuperare non dico 15 miliardi, perché secondo me questi costi lieviteranno oltre i 20 miliardi, ma 10 miliardi, il Vice Ministro sa che servono 10 miliardi per completare l'alta velocità Salerno-Reggio Calabria: dovrebbe essere quella la priorità assoluta, perché recupera molto più dei meno 30 minuti del collegamento stabile. E che sia, almeno, sino ad oggi, una grande incompiuta, l'hanno detto praticamente tutti quelli che sono venuti alle audizioni.

Ma avete capito che non esiste un progetto? Dobbiamo dirlo chiaro e tondo: il progetto del Ponte sullo Stretto non c'è. È un progetto 2010, che era pieno di criticità, sono state fatte delle osservazioni e questo Governo ha deciso che, con queste osservazioni, si ottempererà con una relazione integrativa. Quindi, noi abbiamo un'idea. Manca qualsiasi valutazione di impatto ambientale seria, non l'abbiamo vista, colleghi, non c'è. Così come manca la fattibilità tecnica sulle scelte diverse. Questo manca e, soprattutto, manca il costo. E voi sapete talmente bene che manca il costo, che l'emendamento 2.17 Zinzi più altri è stato nuovamente riformulato in un modo che non c'entra niente con quello precedente, anche in questo caso violentando la prassi della Commissione. Questo era un emendamento che il Governo poteva fare tranquillamente come suo, e noi, come opposizione, l'avremmo subemendato. Ci è stato negato anche questo.

Ma perché? Perché incaponirsi così tanto a costruire un qualcosa che forse non serve, e, se serve, tutti la vogliamo fare? Cioè, a noi non resta altro che farci la croce con la mano sinistra e sperare che domani mattina Salvini non si alzi e dica: voglio il Ponte Sorrento-Capri. Ma non è normale, non è normale!

Si possono fare tutti i ponti che vogliamo, però, per cortesia, vogliamo valutare se servono o meno? Oppure andatelo a spiegare ai cittadini italiani che hanno perso la vita sul ponte Morandi. Pensate se, all'epoca del Ponte Morandi, voi foste stati a discutere e a dire: facciamo il Ponte sullo Stretto. Quelli vi prendevano a pomodori, ma minimo una sassaiola, che potevano fare, persone morte su una strada. E la stessa cosa stava accadendo la settimana scorsa, purtroppo - e, per fortuna, non è accaduto niente - a Cosenza. Spendiamo prima i soldi lì.

Abbiamo approcciato con grande serietà il problema del Ponte sullo Stretto, lo voglio dire con fierezza, perché noi, la scorsa legislatura, nel corso dell'ultimo Governo, abbiamo fatto un'apertura responsabilissima. Il Ministro Giovannini ha detto: è da valutare. E noi: sì, siamo per valutarlo. Ha costituito un gruppo tecnico, io non so se tutti voi lo sapete, le risultanze degli studi erano attese per agosto 2023. Bastava aspettare agosto 2023 e vedevamo le risultanze. Se le risultanze avessero detto che si doveva fare il Ponte sullo Stretto, io penso che noi saremmo stati i primi ad adeguarci, perché se c'è una risultanza tecnica di un Ministero che dice che la fattibilità tecnica ed economica è tale per cui vale la pena farlo, allora noi siamo per fare le cose che servono. Purtroppo, non avete voluto aspettarla. Se per voi questa è la priorità, noi crediamo, invece, che, dinanzi alla promessa di essere pronti per servire gli italiani e concretizzare gli interessi degli italiani, sembrate pronti per fare il disinteresse degli italiani, e, soprattutto, oggi state vendendo un sogno per quello che, invece, un domani, sarà un fallimento assicurato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Io non voglio parlare del ponte per analizzarne l'impatto ambientale, i costi economici, se sarà costruito o non sarà costruito, ma voglio utilizzare questo spazio per raccontare meglio la storia geologica della zona. Questa zona è un'area molto complessa, è una zona dove ci sono un'infinità di micro placche e macro placche. E che cos'è una placca? Brevemente, una placca o zolla è una porzione di litosfera, cioè crosta terrestre, da 70 a 100 chilometri, che poggia su una base di basalto, che è una roccia vulcanica compatta e molto pesante, su cui galleggiano i continenti, molto più leggeri, come il sughero galleggia sull'acqua. Queste placche si muovono grazie a delle forze interne, a livello del mantello, il cui magma sale e scende a seconda dei movimenti convettivi. Questi movimenti sono propri di ogni placca e quindi indipendenti gli uni dagli altri.

Per semplificare, immaginatevi dei nastri trasportatori, come quelli dell'aeroporto su cui mettiamo le valigie. I nastri sono il basalto e le valigie sono i continenti. I movimenti dei nastri possono essere opposti e quindi le valigie, cioè i continenti, si allontaneranno e si creerà nuova crosta (ed è quello che sta succedendo tra la Sicilia e la Calabria, ma ne parlerò in seguito), oppure i movimenti possono andare nella stessa direzione e allora le valigie, cioè i continenti, si incontreranno, sbatteranno e formeranno piano piano le montagne. Sto cercando, ovviamente, di semplificare, perché è molto più complessa la cosa. Questi movimenti continui orogenetici creano un'enorme energia potenziale, che crea delle fratture lungo la crosta terrestre. Queste fratture sono le faglie. Quindi il materiale roccioso della litosfera, che è poi la nostra crosta terrestre, sottoposta a sforzi, supera il limite elastico e può raggiungere il punto di rottura. Questa energia potenziale accumulata viene rilasciata o lentamente, oppure repentinamente. In quest'ultimo caso, quando è repentina, si generano i terremoti.

Le faglie, quindi, queste spaccature, sono il prodotto dei movimenti delle placche. Tra le 7 faglie attive più pericolose al mondo - indovinate un po' - c'è la faglia di Messina, che è detta faglia normale estensionale e che agisce un po' come una faglia trasforme, simile a quella di San Andreas in California, ed è lunga 35 chilometri. Il movimento è sia verticale che orizzontale e genera uno spostamento del terreno, quando avviene il terremoto, anche di qualche metro. La Sicilia fa parte della macro placca africana, che si sta spostando verso nord-nord est, verso l'Eurasia (Europa-Asia), che è un'altra macro placca. I movimenti a cui sono sottoposti i territori Sicilia e Calabria vanno da sud verso nord, poi c'è la placca del Tirreno, dove c'è il mar Tirreno, che va verso est, cioè sta spingendo la Calabria verso l'Eurasia. Quindi, da una parte, la Calabria viene spinta verso l'Eurasia, dall'altra parte, la Sicilia viene spinta dalla placca africana verso il nord. Quindi, questa zona tra la Sicilia e la Calabria si sta spostando e il mare Adriatico diventerà un lago e poi non ci sarà più. Il mare Adriatico è destinato a sparire.

Ecco, lo Stretto di Messina si trova su questa zona di estensione, quindi sappiamo benissimo che la Sicilia e la Calabria si stanno separando. Questo Stretto si sta aprendo in orizzontale un millimetro l'anno. Ma non c'è solo questo movimento in atto, perché c'è anche quello laterale, che si aggira intorno al millimetro l'anno. Sto semplificando dei concetti molto complessi per far comprendere meglio la situazione. Questa zona, da un punto di vista orogenetico, è ricca di faglie. E questa zona di estensione, che è la faglia di Messina, io la definirei una bomba a orologeria, perché un ponte così lungo e a campata unica sarebbe unico al mondo: 330 metri sono molti. In Giappone c'è un ponte come quello, di 1.900 metri, con un'unica campata, ma almeno non hanno previsto la ferrovia, perché la ferrovia prevista potrebbe creare ulteriori problemi di stabilità. Si è pensato di dimezzare la campata, facendo un pilastrone centrale. Durante il Governo Berlusconi, però gli studi e le simulazioni effettuate hanno sconsigliato di dividere la campata in due campate diverse, perché il terreno dove poggerebbe questo pilastrone sarebbe talmente instabile e sarebbe soggetto a fenomeni di liquefazione. In sintesi, il pilastrone andrebbe a poggiare su una base di roccia impermeabile, ma sotto c'è una roccia permeabile e porosa, che si imbibisce di acqua calda bollente e magma bollente, e che potrebbe far liquefare il pilastrone.

Detto questo, quindi una situazione geologica veramente pericolosa, il Ponte reggerà in condizioni normali, ma non so se reggerà in una situazione di terremoto, con una magnitudo di 7-8 gradi della scala Richter, così come avvenne nel 1908. La fotografia: scala Mercalli 11° grado, catastrofica, Richter 7,3, vittime 82.000, la prima scossa è durata 37 secondi. Il distretto sismico è quello dello Stretto di Messina e l'area interessata è stata di 6.000 chilometri quadrati. È stata colpita la zona costiera della Sicilia e della Calabria meridionale. Poi dopo 10 minuti è arrivato lo tsunami che travolse tutte le coste dello Stretto.

Fu distrutto tutto, strade, ferrovie, linee, cavi sottomarini, che si ruppero a causa dello tsunami. La domanda non è se avverrà il terremoto, ma quando avverrà. Non voglio fare procurato allarme. Secondo le proiezioni dei dati a nostra disposizione, a disposizione dei geologi, tale fenomeno avviene circa ogni 100 anni. Siamo agli sgoccioli, potrebbe accadere prima di quanto noi stessi possiamo immaginare. Poi c'è il problema del vento. Il Ponte dovrà essere chiuso per 3-4 mesi all'anno per via dei venti che soffiano in quella zona, ma c'è il problema che il Ponte possa entrare in risonanza con le raffiche di vento e potrebbe oscillare come un'altalena in orizzontale e in verticale.

Gli ingegneri lo hanno previsto, mettendo in atto una serie di accorgimenti per cercare di evitare questa difficoltà, però c'è un ponte, il Tacoma Narrows Bridge, a Washington, progettato da super ingegneri, che fu progettato per sostenere raffiche da 200 chilometri orari. Invece è entrato in risonanza con venti molto meno forti, che hanno creato delle vibrazioni aeroelastiche, autogestite, non previste, e il ponte è caduto in 4 mesi. Questo per dirvi che il Ponte di Messina è una scommessa molto costosa, molto pericolosa per essere attuata, ed è bene saperlo per poi non dire “ma non lo sapevo, se me lo avessero detto”.

Personalmente, credo che dopo le elezioni europee il progetto verrà accantonato, essendo questo, secondo me, uno specchietto per le allodole, ma, se così non fosse, giuro, non lo attraverserei neanche a pagamento, perché, in quest'Aula, a tutti i colleghi voglio ricordare le parole del Ministro Salvini, perché adesso dice - perché è bellissimo - che “il Ponte sullo Stretto è un diritto degli italiani, il Ponte sullo Stretto sarà un modello di ingegneria, bellezza e ricchezza a livello europeo”, ma prima diceva “io ho sempre avuto tantissimi dubbi sull'utilità e i costi del Ponte sullo Stretto, ma non spetta a me decidere. Il 90 per cento di treni in Sicilia è a binario unico e metà vanno a gasolio.

Ora, una persona normale, in una regione che ha questa situazione, ma si occupa del Ponte, che secondo me non starà neanche in piedi?”. Questo è Salvini, mica io, mica Susanna Cherchi, ma Salvini. “Oppure è meglio che faccia funzionare i treni? Voglio vedere se il Ponte sullo Stretto rimarrà la renzata di Renzi, perché ha promesso tutto e il contrario di tutto”. Nel 2017: “se dovessimo pensare alle grandi infrastrutture, prima penserei a sistemare le infrastrutture regolari, come strade e ferrovie”. Nel 2017 quest'ultima dichiarazione del Ministro è stata fatta durante la campagna elettorale per le regionali in Sicilia, a sostegno di Nello Musumeci. Quello di Salvini, veramente, scusate, è l'unica parte di politica che mi permetto di mettere in evidenza, è un esempio fulgido di coerenza e chiarezza di intenti.Veramente coerente e chiaro!

Concludo dicendo che la mia intenzione, parlando dal punto di vista geologico del Ponte, è stata soltanto quella di far leva sulla coscienza critica, dandovi notizie scientifiche e non politiche sul luogo in cui dovrebbe sorgere il ponte.

E, parafrasando Vespasiano, pecunia non olet, ma qui non si parla di urina, ma di vite umane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Io rilevo che, da quando si è insediato questo Governo, l'unico obiettivo è stato fare razzie delle risorse messe a disposizione per aiutare le persone in difficoltà. Vi siete riempiti la bocca di natalità e, poi, avete tolto i fondi a chi non riesce a pagare l'affitto. Non state facendo assolutamente nulla per aiutare le persone che in questo momento hanno visto un aumento della rata dei propri mutui di circa il 50 per cento, nonostante le proposte del MoVimento 5 Stelle per tassare gli extraprofitti degli utili bancari e che voi non avete il coraggio di attuare. Volevate togliere la Fornero e, invece, avete colpito le donne, togliendogli il diritto, dopo 35 anni di lavoro, di andare in pensione attraverso la riduzione di “opzione donna” e, con quest'ultimo decreto, state sottraendo altri 325 milioni alle pensioni di tutti, però, vi siete affrettati a inaugurare la stagione dello sperpero del denaro pubblico e, oggi, siamo qui per discutere proprio di uno degli esempi maggiori, come quello del Ponte sullo Stretto di Messina, opera che fino ad adesso ha avuto l'unico merito di resuscitare una società, la società Stretto di Messina, che, ad oggi, era morta, in liquidazione, dopo essere costata a tutti noi già 300 milioni di euro, per non fare assolutamente nulla, se non esistere, fornire poltrone e consulenze.

Presidente, quando un dossier resta quaranta anni su un tavolo è doveroso chiedersi se sia davvero l'opera, il Ponte, il protagonista del nostro dibattito, oppure se il protagonista vero non siano i soldi che genera solo per parlarne. Noi, oggi, siamo nella posizione di avere un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Salvini, che come prima cosa, a fronte di un Paese che ha ancora gravi problemi, tra ponti che crollano, infrastrutture che non vanno, appalti che non terminano a Sud e un Sud che giustamente reclama opere utili, dichiara che il Ponte sullo Stretto è negli interessi di tutti gli italiani. No, per noi, no; siamo sicuri che l'opera serva agli interessi che ruotano intorno al Ponte, perché effettivamente ciò che ci ha sorpreso - in realtà, nemmeno più di tanto, ma che comunque ha sorpreso, credo, gran parte degli italiani - non sono solo i 50 milioni buttati da questa maggioranza solo per riattivare questa società, ma è anche la scelta di ripartire da una gara già fatta venti anni fa che, cito testualmente, ha visto il presidente dell'ANAC dirvi, in Commissione, che il progetto dei privati del 2011 ha determinato una posizione di vantaggio del contraente generale privato ed è stato riconosciuto come valido nel 2023 il progetto del 2011, evitando la gara pubblica. È in questo modo che fate gli interessi dello Stato, riportandoci, purtroppo, a logiche dove lo Stato fungeva da funzionario per gli interessi privati, che poi hanno generato delle tragedie enormi all'interno di questo Paese per quanto riguarda le frane, i terremoti, ma anche purtroppo il crollo dei ponti stessi.

E chi sono, oggi, i pochi privati di turno? Faccio un esempio, partiamo dal consorzio Eurolink, capitanato proprio da Webuild, nuovo nome della Salini per le grandi opere. Quindi, con un artifizio giuridico, siete riusciti a far esplodere i prezzi, ma ad aggirare l'obbligo della gara pubblica. Complimenti, per questo. Non contenti, non contenti, avete anche trovato il tempo di distribuire dei soldi utili alla collettività, 7 milioni nello specifico, per gite ai cantieri e, cito testualmente, campagne social. Cioè, praticamente stiamo giustificando e pagando anche la propaganda di questo ulteriore sperpero di soldi pubblici con altri 7 milioni pagati proprio dai contribuenti! A meno che voi poi non vogliate sostenere realmente che questa sia un'opera utile a livello sistemico. Allora, ragioniamo nel merito, perché è anche giusto fare un passaggio su questo: oggi per arrivare da Palermo a Roma ci vogliono tra le 11 e le 12 ore; ora, noi riteniamo che gli interventi che debbano essere fatti siano di miglioramenti alla rete e di velocizzazione dell'attraversamento dinamico dello Stretto, cioè il traghetto e lì si arriverebbe a un risparmio di 5-6 ore; invece, con il ponte raggiungiamo un risparmio di 20-30 minuti; è inutile dire che a una mozzarella trasportata o a un'arancia trasportata non è che cambi poi così tanto un risparmio di 20-30 minuti. Poi, dico che se il punto fosse velocizzare la ferrovia, e noi abbiamo messo 10 miliardi nel PNRR per la Salerno-Reggio Calabria e ne mancano altri 10, non sarebbe più logico metterli lì, cosa che ovviamente voi non state facendo? Quindi, è chiaro anche l'intento politico e il gioco politico, cioè Giorgia Meloni ha lasciato a Salvini e alla Lega gestire i propri rapporti attraverso alcuni importanti appalti del Paese, ma ora, secondo me, qui stiamo proprio esagerando. Quindi, Presidente, mi rivolgo a lei e, per suo tramite, al Presidente del Consiglio, per chiedergli: quanto ancora ci deve costare l'equilibrio di questa maggioranza? Perché quest'opera, per quello che sappiamo, ci costerà 13,5 miliardi, ma nessuno si è preoccupato di capire quale sarà il reale beneficio per la Sicilia, per la Calabria o per il Paese tutto, che mi sembra una dimenticanza non da poco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1067-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione trasporti, che non intende replicare. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Gentili colleghi, allora io ho sentito oggi, in quest'Aula, molte cose, anche inesatte, da parte delle opposizioni e devo dire che mi dispiace, perché in Commissione si è fatto un lavoro molto approfondito e sono qui anche per ringraziare i presidenti, poiché non solo ci sono state numerose audizioni, a cui il Governo ha tenuto a dare i tempi alle Commissioni per poter approfondire l'argomento, perché non stiamo parlando di un'opera qualunque, stiamo parlando di un'opera sfidante per il Paese, di un simbolo che potrebbe essere il simbolo dell'Italia, centrale nel Mediterraneo, del rilancio infrastrutturale del nostro sistema Paese.

Guardate, io oggi sono qui, in quest'Aula - purtroppo, ahimè, semideserta - per portare avanti non l'idea di un ponte, ma per portare avanti il fatto che questo Paese sia ancora in grado di fare cose grandi e possa accettare le sfide per il futuro.

Noi, nel 2011, quando abbiamo deciso di non ottemperare a quegli obblighi che prevedevano anche il completamento dei corridoi ad alta velocità e capacità dell'Unione europea, non realizzando il Ponte sullo Stretto - perché non fu una scelta della società, un'inadempienza della società, ma fu la scelta di un Governo, fu una scelta politica e ideologica - abbiamo bloccato lo sviluppo del nostro sistema industriale, tant'è vero che, da quella data, il sistema delle costruzioni nel nostro Paese ha registrato 120.000 aziende che hanno chiuso e 600.000 posti di lavoro in meno. Noi costruivamo opere in tutto il mondo; le nostre grandi aziende si sono quasi completamente estinte. Oggi, noi abbiamo ancora una capacità di know-how incredibile, i nostri ingegneri sono quegli stessi ingegneri che si sono dedicati a progettare i ponti sui Dardanelli che voi avete citato, sono gli stessi che sono andati a costruire e ad aiutare altri Paesi che erano molto più indietro di noi rispetto alle opere pubbliche e che oggi, purtroppo, noi vediamo avanzare. Allora, o noi torniamo a essere sfidanti o, se ci preoccupiamo semplicemente perché qualcosa è difficile da fare, forse non abbiamo imparato nulla del nostro passato. Vedete, io vengo da una città che ha dato le origini a Cristoforo Colombo; probabilmente, nessuno sarebbe mai partito per scoprire un nuovo continente e infatti lui fu costretto ad andare in un'altra Nazione, perché allora quella città non gli diede la forza di fare una spedizione come quella che fece.

Quello che vorrei evitare è che, per realizzare le grandi cose, i grandi sogni, i nostri giovani debbano lasciare il nostro Paese. L'inversione di tendenza deve esser questa. Per il Mezzogiorno, il tema infrastrutturale è centrale e deve tornare ad esserlo. Dovreste vedere quest'opera come un grande faro che punta sul Mezzogiorno d'Italia e far capire che la criminalità si contrasta con le opportune misure, non evitando di fare le opere. Infatti, se continuiamo a raccontare che, nel Sud, poiché c'è la criminalità, non bisogna fare le opere, terremo il Sud deindustrializzato, come lo è stato negli ultimi centocinquant'anni (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Il problema è che non si può pensare che le ferrovie non siano collegate tra la Sicilia, che è la più grande isola del nostro Paese (e che, oggi, manca di continuità territoriale) e il Continente, cosa che si risolverebbe alla radice, col Ponte, liberando i siciliani dal giogo che, oggi, hanno col trasporto aereo e navale. È evidente che ciò cambierebbe completamente il paradigma rispetto alla centralità del Mezzogiorno nello sviluppo del Paese, ma io direi nello sviluppo europeo. L'Europa ha iniziato a guardare a Nord, quando l'Italia non è stata in grado di realizzare i progetti che aveva in cantiere. Oggi stiamo realizzando la più grande diga a livello continentale, la diga di Genova, e vogliamo realizzare il più grande ponte sospeso a livello mondiale, che è quello sullo Stretto di Messina. E a chi dice che c'è un problema sismico - verissimo -, vorrei dire che c'è anche a San Francisco, dove, nel 1937, fu completato il Golden Gate: allora, era ponte più lungo al mondo, molto più lungo rispetto a quello precedente, di ben 1.200 metri, fu realizzato in quattro anni - è in piedi ancora adesso - e ha rappresentato il cambio di paradigma degli Stati Uniti d'America rispetto alla creazione delle grandi opere. Da quel momento, fino agli anni Settanta, gli Stati Uniti hanno avuto i ponti più lunghi, a livello mondiale. Oggi, a un secolo di distanza, quasi temiamo di non essere in grado di fare un'opera sfidante. Sono d'accordo che sia difficile e che non si possano invocare miracoli o situazioni semplicistiche. Sono d'accordo, altresì, che ci vuole un'attenta infrastrutturazione del Mezzogiorno d'Italia, ma non si può dire che, oggi, per attraversare lo Stretto, bastano 40 minuti, perché i tempi di percorrenza dei convogli ferroviari, che si devono imbarcare sui traghetti e attraversare, sfiorano le due ore. Gli stessi collegamenti viabilistici e merci sono molto difficoltosi. Da questo punto di vista, i temi e i dati ci sono. È vero, c'è stato un tentativo da parte del Governo precedente di fare una nuova Commissione, che, peraltro, in parte, ha dato risultati e non c'erano, né ingegneri, né geologi, ma c'era semplicemente un gruppo di economisti e strutturisti all'interno del Ministero, insieme a RFI, con cui, in parte, sono state analizzate le risultanze. Quello del terremoto, ad esempio, è un tema su cui l'attuale progetto del ponte, già nel 2011, aveva messo, come livello minimo, quello del terremoto di Messina, nel 1908, che fu il terremoto più intenso del Sud d'Italia, a ricordo umano, o, almeno, nell'ultimo periodo storico in cui ci sono state le rilevazioni. Per quanto riguarda il tema dei venti, si è stabilito che, fino a 215 chilometri orari, il ponte è stato collaudato nella galleria del vento. Non è vero che non esiste il progetto, non è vero che non esiste una quantificazione economica, che, peraltro, abbiamo messo non solo nel DEF, ma anche nel famoso emendamento riformulato in Aula, semplicemente per garantire alla Commissione la trasparenza, anche sul calcolo dell'aumento dei costi delle materie prime. Tra l'altro - lo vorrei ribadire -, negli ultimi due anni, i costi delle materie prime sono aumentati rispetto non solo al ponte, ma anche a tutti i progetti di questo Paese, tant'è vero che, negli ultimi due anni, abbiamo dato circa 16 miliardi di extra-costi per l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime. Per noi era importante garantire alla finanza pubblica un equilibrio dell'opera. Quindi, non è neanche una voglia di tornare a creare un poltronificio, quando siamo stati i primi ad accettare i ridimensionamenti degli stipendi, anzi, la riduzione del numero dei posti presenti.

Per quanto riguarda il consiglio di amministrazione, visto che qualcuno ha chiesto come mai non partecipino i sindaci, scusatemi un attimo: noi abbiamo oggi in cantiere opere anche più complesse rispetto al Ponte sullo Stretto. Abbiamo opere ferroviarie, dove si prevedono tunnel di 50 chilometri, ed opere ancora più difficili e in nessuno di questi casi i sindaci sono andati a far parte dei consigli di amministrazione di RFI o di Anas. Non è possibile pensare una direzione diversa rispetto al diritto societario che accompagna tutte le società del nostro Paese. Per quanto riguarda l'intervento da parte dei relatori, relativo all'emendamento di dialogo sul territorio e di condivisione non solo delle comunicazioni, ma anche delle progettazioni e delle opere di accompagnamento su Messina e su Villa San Giovanni, abbiamo utilizzato un altro modello presente nel Nord Italia, come sul Brennero, dove ha funzionato benissimo. Nessuno si è scandalizzato che sul Brennero venissero dati soldi; non capisco perché qualcuno si deve scandalizzare, se pensa che noi trattiamo gli abitanti di Villa San Giovanni come trattiamo gli altoatesini. Secondo me, da questo punto di vista, ci deve essere veramente una parità di diritti in questo Paese, non solo raccontata. I modelli che funzionano vanno replicati, perché solo così si riesce a fare in modo che questo Paese viaggi tutto alla stessa velocità. Purtroppo, tutto quanto è stato detto fino ad oggi - e che ho sentito in quest'Aula - continua ad avvalorare il concetto che fino ad oggi il tema delle infrastrutture nel Mezzogiorno non è stato realmente affrontato da nessun Governo, perché semplicemente non si voleva affrontare alla radice un tema: per realizzare le infrastrutture nel Mezzogiorno bisogna essere sfidanti. Non si può aver paura di costruire un ponte. Bisogna accettare le sfide e vincerle, perché, se costruiremo quel ponte e lo si costruisce tutti assieme, non si può dire: “io sono anche favorevole al ponte, ma non perché lo vuole Salvini”. Io credo che il Paese debba essere unito, perché il ponte è un patrimonio che è di tutti, dell'opposizione, della maggioranza, di questo Governo e del Governo futuro. Per noi è fondamentale dare compattezza al Paese, come fanno gli altri grandi Paesi europei. Altrimenti, non ci possiamo tutte le volte lamentare che veniamo marginalizzati, quando questo Paese tutte le volte si divide sulle opere pubbliche. Qualcuno ha citato qua dentro anche il crollo del ponte Morandi. Nel 1995 quel ponte doveva essere abbattuto e doveva essere fatta la Gronda di Genova. Ci sono stati vent'anni di ostracismo da parte di chi non ha voluto realizzare le opere alternative. Perché? Perché non si potevano fare, perché c'erano problemi. Poi ci siamo trovati, nel 2018, a dovere affrontare una tragedia e siamo riusciti a fare un ponte, in poco più di un anno e mezzo, con difficoltà incredibili. Purtroppo, 43 persone sono morte. Allora, evitiamo di aspettare di fare le cose in futuro, iniziamo a costruire adesso, iniziamo a far vedere che siamo in grado di fare grandi cose. Tra l'altro, l'attenzione sul Ponte sullo Stretto non è solo da parte del nostro Paese, ma da parte di tutta la comunità europea e anche in ambito NATO. Quindi, non è un'opera che passerà inosservata, in cui si potranno annidare chissà quali cose, perché tutto verrà fatto alla luce del sole, e ci consentirà almeno di far ripartire un territorio che ha bisogno, come dite voi, di infrastrutture evolute. Abbiamo bisogno di collegare Palermo e Catania a Roma in un tempo decente, che non possono essere le 12-13 ore attuali a livello ferroviario. Tutto questo credo non sia beneficio di un Governo o di un Ministro: è a beneficio del Paese. Per quanto poi riguarda l'aumento dei costi, sono inferiori al 50 per cento gli aumenti dei costi delle materie prime. Quindi, il problema che continuate a segnalare sull'aumento del costo del progetto, che sarebbe superiore del 50 per cento, non esiste, perché i dati dicono esattamente un'altra cosa. Quando il Governo fornisce i dati, mi piacerebbe, però, che venissero letti e non si andasse invece a riportare dati riportati da articoli, che non riportano i dati del Governo, perché o c'è almeno fiducia tra noi sui dati oppure diventa difficile parlarsi.

Da questo punto di vista, poi, noi siamo disponibili a qualsiasi tipo di dialogo, anche metodologico, perché è chiaro che è una sfida difficile, una sfida in cui tutti abbiamo bisogno di confrontarci e di capire se siamo sulla giusta strada, ma bisogna farlo con onestà intellettuale, bisogna farlo dicendo le cose come stanno, bisogna farlo andando ad individuare quelli che sono i reali problemi. Se, poi, uno dice “noi siamo contrari al ponte” è un altro discorso, però, allora, bisogna dirlo, perché il ponte a tre campate o a due campate, sicuramente è molto peggio, anche dal punto di vista ambientale, del ponte a campata unica, è anche molto più sensibile ai terremoti e ha anche altri problemi a livello proprio di assetto del territorio.

Quindi noi stiamo cercando di fare anche un'opera che, tra i possibili progetti, sia la meno impattante, perché il problema anche delle grandi navi che è stato qui in parte toccato e che non riguarda il progetto del ponte, perché le attuali navi cargo possono tranquillamente passare sotto il ponte, vuol dire anche che noi, in prospettiva, salvaguarderemo quel tratto di mare rispetto a un gigantismo navale che sul Mediterraneo potrebbe, comunque, creare dei problemi. Io non riesco a capire perché questo viene chiesto, ad esempio, a Venezia e non viene chiesto, invece, da altre parti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo tema va gestito insieme agli operatori in maniera intelligente, in maniera prospettica, altrimenti, utilizziamo l'ambiente solo per bloccare l'evoluzione umana, non per difendere l'ambiente. Credo che, da questo punto di vista, il nostro Paese abbia dimostrato, con la propria storia, con la propria capacità, di affrontare tutte quelle criticità in passato. Io credo che la forza che vuole mettere questo Governo sia di spingere gli italiani delle future generazioni a credere che i propri sogni si possano realizzare in questo Paese e non si sia costretti ad emigrare. Quindi vogliamo dimostrare che l'Italia, dopo secoli, è ancora in grado di fare grandi cose. Questo è quello che vogliono realizzare questo Paese e questo Governo (Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di lunedì 15 maggio, alle ore 12.

Costituzione della delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

PRESIDENTE. Comunico che la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. È risultato eletto presidente, il deputato Eugenio Zoffili.

Costituzione della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti; presidente, il deputato Lorenzo Cesa, componente supplente, il deputato Andrea Orsini.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà, per due minuti.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Oggi è la Giornata dell'Europa e dobbiamo questa giornata alla dichiarazione di Robert Schumann che, come noto, propose questa dichiarazione, avanzò la proposta della Comunità europea del carbone e dell'acciaio ed ebbe l'intuizione che mettere insieme gli interessi economici avrebbe rappresentato la migliore garanzia di una pace duratura. Vorrei ricordare un passaggio della sua dichiarazione: “La solidarietà della produzione (…) farà sì che qualsiasi guerra tra Francia e Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile”. Indubbiamente l'Unione europea è ancora soggetto imperfetto, però è, di fatto, il più grande spazio di libertà e di democrazia.

Però dobbiamo guardare ai giovani e, quando parliamo di giovani, vorrei ricordare un giovane uomo, un giovane giornalista, Antonio Megalizzi, che, purtroppo, perse la vita in occasione dell'attentato terroristico di Strasburgo nel dicembre del 2018. Ebbene, egli ebbe un'intuizione, cioè che serviva raccontare l'Europa in modo innovativo, in modo fresco, proprio per farne conoscere le virtù. Il suo sogno, comunque, si è solo interrotto, perché oggi esiste una realtà, che è la Fondazione Antonio Megalizzi, costituita da giovani, che porta avanti questo sogno di raccontare l'Europa. Ebbene, questi giovani ci guardano e dobbiamo essere all'altezza delle loro aspettative e, quindi, dobbiamo essere forti nel rappresentare quei valori che sono proprio contenuti in quella bandiera, che sono i valori dell'unità, della solidarietà e dell'armonia tra i popoli. Quindi, grazie e buona Giornata dell'Europa a tutti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Monte, anche per il ricordo di Antonio Megalizzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo oggi per sollecitare al Governo la risposta all'interrogazione a mia prima firma n. 5-0002, un'interrogazione che abbiamo fatto al MEF e al Ministero dell'Interno il primo giorno di legislatura. L'interrogazione e il mio intervento di oggi vogliono rappresentare il disagio che vive il personale del distaccamento di Viadana, facente parte del comando provinciale dei Vigili del fuoco di Mantova. L'attuale sede in cui è situato il distaccamento, infatti, è in un contesto totalmente fatiscente, che non rispetta assolutamente i canoni di salute e di sicurezza sul lavoro dettati dalla legge n. 81 del 2008. Molteplici sono le problematiche che sono state denunciate e che sono strutturali: passiamo dalle infiltrazioni di acqua piovana all'interno dei locali della sede alla mancanza di aree destinate alla decontaminazione post intervento di soccorso.

Le rappresentanze di categoria hanno proclamato lo stato di agitazione per migliorare le condizioni di salute e di sicurezza. Quindi, ci uniamo al loro appello, chiedendo che il Governo si interessi di questa situazione, che evidentemente non può più andare avanti, situazione che riguarda non solo il distaccamento di Viadana ma anche la caserma dei Vigili del fuoco dello stesso comando provinciale, che presenta gli stessi problemi di ordine strutturale e che attende da anni una ristrutturazione adeguata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, prima della discussione - direi - sul ponte dei ponti, si è parlato tanto di donne in quest'Aula. Si è discusso di reintrodurre l'istituto “opzione donna”. Quindi, la donna è stata al centro del dibattito in quest'Assemblea: la donna nella famiglia, la donna nel mondo del lavoro, la donna nella società, la donna in genere con tutte le sue virtù. Però, io adesso non voglio parlare della donna in genere, ma voglio parlare di una donna particolare, che lascia intendere, purtroppo, come questo Paese su tante tematiche sia, ahimè, indietro. Parlo di una donna che si chiama Felicetta Salerno, che è candidato sindaco a Scanzano Jonico, che è stata, poche ore fa, oggetto di un vergognoso attacco becero e sessista attraverso un fotomontaggio che è circolato sui social. Io penso che la politica, quella vera, quella che si dovrebbe fare, che tutti noi dovremmo fare, deve parlare di idee, eventualmente di azioni, anzi sicuramente di azioni che devono poi essere il coronamento delle idee e non debba scadere, invece, in attacchi volgari come quello che è stato rivolto a Felicetta Salerno. Ora io penso che tutta la solidarietà nostra vada a lei, a tutte le donne e anche a chi fa la politica in modo serio e la interpreta come servizio alla polis.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alifano. Qualsiasi forma di violenza, anche quella che viene fatta attraverso quello che lei ha raccontato, merita non solo di essere messa all'indice ma anche di essere denunciata con forza.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 10 maggio 2023 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 il deputato Pierro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 24 la deputata Morgante ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Candiani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 i deputati Candiani e Sarracino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ. 1-98 - P. 1 289 289 0 145 281 8 51 Appr.
2 Nominale MOZ. 1-98 - P. 2 292 291 1 146 187 104 51 Appr.
3 Nominale MOZ. 1-98 - P. 3 293 247 46 124 247 0 50 Appr.
4 Nominale MOZ. 1-98 - P. 4 291 198 93 100 190 8 50 Appr.
5 Nominale MOZ. 1-98 - P. 5 RIF. 291 288 3 145 185 103 50 Appr.
6 Nominale MOZ. 1-98 - P. 6 295 196 99 99 187 9 50 Appr.
7 Nominale MOZ. 1-56 - P. 1 296 292 4 147 107 185 50 Resp.
8 Nominale MOZ. 1-56 - P. 2 295 295 0 148 293 2 50 Appr.
9 Nominale MOZ. 1-56 - P. 3 295 295 0 148 295 0 50 Appr.
10 Nominale MOZ. 1-56 - P. 4 295 291 4 146 107 184 50 Resp.
11 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 1 295 293 2 147 188 105 50 Appr.
12 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 2 293 187 106 94 187 0 50 Appr.
13 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 3 292 198 94 100 189 9 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 4 295 294 1 148 294 0 50 Appr.
15 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 5 295 295 0 148 295 0 50 Appr.
16 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 6 297 288 9 145 288 0 49 Appr.
17 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 7 295 237 58 119 189 48 48 Appr.
18 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 8 294 236 58 119 189 47 48 Appr.
19 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 9 296 294 2 148 189 105 48 Appr.
20 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 10 294 293 1 147 189 104 48 Appr.
21 Nominale MOZ. 1-83 U.N.F. - P. 11 296 236 60 119 188 48 48 Appr.
22 Nominale MOZ. 1-116 - P. 1 297 293 4 147 108 185 48 Resp.
23 Nominale MOZ. 1-116 - P. 2 298 258 40 130 10 248 48 Resp.
24 Nominale MOZ. 1-122 - P. 1 295 248 47 125 248 0 48 Appr.
25 Nominale MOZ. 1-122 - P. 2 295 244 51 123 77 167 48 Resp.
26 Nominale MOZ. 1-122 - P. 3 295 255 40 128 242 13 48 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale MOZ. 1-122 - P. 4 292 237 55 119 60 177 48 Resp.
28 Nominale MOZ. 1-122 - P. 5 297 231 66 116 59 172 48 Resp.
29 Nominale MOZ. 1-122 - P. 6 294 246 48 124 244 2 48 Appr.
30 Nominale MOZ. 1-100 288 271 17 136 100 171 48 Resp.
31 Nominale MOZ. 1-127 291 280 11 141 108 172 48 Resp.
32 Nominale MOZ. 1-130 - P. 1 291 290 1 146 16 274 48 Resp.
33 Nominale MOZ. 1-130 - P. 2 291 291 0 146 119 172 48 Resp.
34 Nominale MOZ. 1-131 288 285 3 143 102 183 48 Resp.
35 Nominale MOZ. 1-135 291 276 15 139 174 102 48 Appr.
36 Nominale MOZ. 1-103 267 266 1 134 106 160 47 Resp.
37 Nominale MOZ. 1-119 272 271 1 136 108 163 47 Resp.
38 Nominale MOZ. 1-133 270 268 2 135 107 161 47 Resp.
39 Nominale MOZ. 1-134 271 265 6 133 108 157 47 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale MOZ. 1-136 270 270 0 136 164 106 47 Appr.