Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 99 di lunedì 8 maggio 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 maggio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 67, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Saluto il Presidente del Consiglio nazionale svizzero, onorevole Martin Candinas, in visita ufficiale alla Camera dei deputati insieme a una delegazione di colleghi parlamentari che lo accompagnano in qualità di membri della Delegazione per le relazioni con il Parlamento italiano

(Applausi) .

Discussione del disegno di legge: S. 605 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (Approvato dal Senato) (A.C. 1115​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1115: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Francesco Filini.

FRANCESCO FILINI , Relatore. Grazie, Presidente. Deposito la relazione agli atti e la do per letta.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Claudio Michele Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, è innegabile che gli eccezionali sviluppi a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni in tema di tecnologie dell'informazione e della comunicazione abbiano profondamente trasformato la struttura dell'organizzazione sociale ed economica della società umana. L'innovazione tecnologica, che è sempre stata il motore del progresso umano, ci ha consentito di raggiungere livelli di benessere che, negli ultimi cinquant'anni, sarebbero stati anche solo inimmaginabili. Così come è avvenuto in ogni ambito, anche il settore finanziario è attraversato da cambiamenti che ne stanno modificando radicalmente l'architettura.

Il provvedimento che oggi è all'attenzione dell'Aula va nella direzione auspicata, seppure con qualche limite e non poche preoccupazioni. È innanzitutto positivo - e questo va riconosciuto - che il nostro Paese abbia dato attuazione ad un segmento importante del Digital financial package dell'Unione europea. Ricordo che il 24 settembre 2020 la Commissione europea ha, infatti, adottato un nuovo pacchetto legislativo sulla digital finance che comprende significativi e molto moderni interventi in ambiti quali la digital identity, l'open finance, il crypto-asset e la tutela del consumatore, la cosiddetta resilienza digitale e la definizione di nuove strategie di pagamento al dettaglio.

Il Digital finance package definisce un nuovo e ambizioso approccio per incoraggiare l'innovazione, assicurando al contempo la protezione dei consumatori, delle imprese e, soprattutto, la stabilità finanziaria. L'obiettivo della Commissione è favorire la nascita di un mercato unico digitale innovativo per la finanza.

La pandemia ci ha dimostrato che le persone sono state in grado di accedere ai servizi finanziari anche e soprattutto grazie a tecnologie digitali, come l'online banking e le soluzioni FinTech. Queste tecnologie hanno tanto da offrire a imprese e consumatori; per questo è necessario sostenere la trasformazione digitale, mitigando al contempo i potenziali rischi.

Nello specifico, il pacchetto legislativo comunitario mira a garantire, tra gli altri, servizi finanziari europei più compatibili con il digitale, a stimolare l'innovazione e la concorrenza, a ridurre la frammentazione del mercato unico digitale, in modo che i consumatori possano avere accesso a prodotti finanziari oltre i propri confini, che le startup FinTech si espandano e crescano, che le norme sui servizi finanziari dell'UE siano adatte all'era digitale, promuovano la condivisione dei dati e la finanza aperta, pur mantenendo gli standard molto elevati dell'Unione europea in materia di privacy e protezione dei dati, promuovano la parità di condizione tra fornitori di servizi finanziari e, infine, puntino a garantire un'offerta di servizi di pagamento sicuri, veloci e affidabili a cittadini ed imprese, al fine di promuovere l'emergere in sede comunitaria di soluzioni di pagamento paneuropeo.

Il segmento del Digital finance package oggetto del provvedimento in esame è il cosiddetto distributed ledger technology, noto con l'acronimo DLT: il regime pilota per le infrastrutture di mercato basate su tecnologie a registro distribuito. Il DLT pilot regime è un passo importante nella direzione tracciata dal più ampio e ambizioso Digital finance package. Il DLT pone l'attenzione sulle connessioni tra la finanza tradizionale e quella che si avvale di tecnologie decentralizzate, introducendo un regime sperimentale, con l'obiettivo di accompagnare il processo di sviluppo del mercato secondario delle cripto-attività e l'adozione di un'area di trading e post-trading, con il fine ultimo di dare la possibilità, ai regolatori e soprattutto agli utilizzatori del mercato, di verificare l'impatto di queste tecnologie, al fine di sfruttarne le opportunità e, come detto prima, minimizzarne i rischi.

Aver tradotto compiutamente nel nostro ordinamento il regime pilota è senz'altro un merito che va al nostro Paese, se non altro perché, come ho detto, si tratta di un'evoluzione necessaria per soddisfare le esigenze di ammodernamento dei mercati finanziari.

Questo decreto ci consente di recuperare il gap con altri ordinamenti europei e intercettare i processi di digitalizzazione delle infrastrutture e dei mercati finanziari, al di fuori dei quali saremmo stati destinati a un futuro di indubbia marginalità. L'innovazione è, come detto, un fatto ineludibile della storia e siamo del parere che certi fenomeni, che pure non lesinano aspetti controversi, è sempre meglio regolarli e non eluderli, perché il rischio concreto è che i capitali e le imprese possano muoversi verso ambienti normativi e di mercato più favorevoli, con gravi conseguenze in termini di perdita di competitività che ne derivano.

Il pilot regime introdotto dal decreto consentirà la prestazione di funzioni tradizionali di emissione, custodia e negoziazione di strumenti finanziari, mediante l'utilizzo di tecnologie innovative e, soprattutto, senza la necessità di interventi di intermediari finanziari che oggi, invece, svolgono una funzione fondamentale nella gestione e validazione delle fasi della transazione e chiaramente appesantiscono queste fasi sia sotto il profilo temporale, ma, soprattutto, sotto il profilo del costo.

È pacifico, dunque, che si tratta di un cambiamento radicale del funzionamento dei mercati finanziari, così come sono indiscutibili i vantaggi portati, evidentemente, dalla dematerializzazione delle operazioni.

Basti pensare, per esempio, ai minori costi per la gestione delle fasi di emissione, negoziazione e regolamento degli strumenti finanziari, o all'ampliamento dell'operatività delle infrastrutture, che consentirà la negoziazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Come pure possiamo aspettarci un ampliamento della platea di operatori interessati e, di conseguenza, degli scambi che verranno effettuati e, quindi, della maggiore concorrenza che ne deriverà.

Al contempo, però, non possiamo far finta che queste novità non nascondino dei rischi. La Banca d'Italia lo ha affermato senza mezzi termini, specificando, peraltro, che l'introduzione di queste innovazioni porta un inevitabile rischio. La cosiddetta tokenizzazione della finanza genera, infatti, perplessità, innanzitutto, sulla certezza, sulla sicurezza e sulla trasparenza delle transazioni e, poi, probabilmente in maniera particolare, sull'identificazione effettiva dei soggetti partecipanti, a partire dal titolare effettivo delle transazioni, considerando che, come è noto, purtroppo, le chiavi di accesso soprattutto al sistema blockchain non corrispondono necessariamente all'identità del soggetto che ne è titolare.

Un'altra criticità segnalata anche da Banca d'Italia si deve alla scelta del Governo di aprire a una pluralità di piattaforme e registri digitali, il che potrebbe effettivamente causare una frammentazione dei mercati, con tutto ciò che questo implica in termini di concorrenzialità, efficienza e stabilità dei mercati.

Insomma, il timore è che questo provvedimento sia andato oltre, eccessivamente oltre, le indicazioni e i paletti del regolamento UE che stiamo recependo, perché, per esempio, se in sede europea si è deciso di limitare il regime sperimentale agli strumenti negoziati sui mercati regolamentati, il perimetro di questo decreto va ben oltre, estendendo la possibilità di negoziazione anche al mercato cosiddetto over the counter, cioè OTC, ossia quello non regolamentato.

Signor Presidente, credo che non ci siano dubbi sul fatto che il Partito Democratico sia una comunità aperta al cambiamento e all'innovazione e credo che lo abbiamo dimostrato anche in occasione di questo decreto, in cui l'intento, in Commissione, non è mai stato ostruzionistico, ma sempre collaborativo. A testimoniarlo è il numero di emendamenti che ci siamo permessi di presentare, soltanto due, ma due emendamenti di grande rilevanza per noi, perché andavano in una prospettiva che non è stata esplorata a sufficienza: tutelare meglio i risparmiatori più vulnerabili, ossia quelli che per cultura ed educazione finanziaria sono meno esperti rispetto al rischio di certi investimenti. Proprio perché il Governo ha voluto introdurre la possibilità di scambi bilaterali in titoli nel mercato OTC, abbiamo proposto due modifiche semplici, in primo luogo, imponendo al responsabile del registro l'obbligo di verificare che i risparmiatori abbiano adeguate conoscenze relative ai tipi di investimento cui dovrebbero avere accesso, una proposta, peraltro, perfettamente in linea con gli standard di tutela della direttiva MiFID II; in secondo luogo, prevedendo che la Consob, nel concedere le autorizzazioni necessarie, richieda al gestore di piattaforma finanziaria che intenda ammettere persone fisiche a negoziare nei mercati OTC di verificare che esse dispongano della capacità, delle competenze e dell'esperienza adeguata, anche in questo caso, applicando standard simili a quelli previsti dalle direttive MiFID. Purtroppo, in nessuno dei due casi la maggioranza si è dimostrata aperta a condividere i dubbi e le soluzioni e oggi approviamo un testo che lascia zone d'ombra che avremmo potuto evitare.

Pertanto, signor Presidente, pur ribadendo i buoni progressi che questo provvedimento comporta, non possiamo non nascondere un certo rammarico e anche una certa preoccupazione, che, poi, è il motivo per cui il Partito Democratico si asterrà dal votarlo favorevolmente. Andiamo incontro a qualcosa di inedito e, per tanti versi, rivoluzionario, ma proprio la nostra epoca e le grandi trasformazioni in corso ci insegnano a guardare alle innovazioni con identica dose di entusiasmo e prudenza.

Vorrei concludere il mio intervento con un auspicio e un impegno, che tutti dovremmo avere la responsabilità di assumerci. L'auspicio è che questa sperimentazione abbia, ovviamente, risvolti positivi per il settore finanziario, per le nostre imprese e per l'economia in generale; che la disciplina, così come è stata costruita, sia sufficientemente pronta a garantire un'adeguata trasparenza e sicurezza delle operazioni; che sia in grado di disinnescare tanti rischi occulti derivanti dall'uso delle nuove tecnologie, a partire dalla tenuta dei sistemi di controllo dell'antiriciclaggio.

L'impegno che, invece, dobbiamo assumerci è sostenere tempestivamente le autorità deputate alla vigilanza e al controllo del nuovo regime, in primis, la Consob e la Banca d'Italia, nel momento stesso in cui si avvertono segnali di pericolo capaci di danneggiare risparmiatori e investitori, se non, addirittura, costituire un rischio per l'integrità dei mercati finanziari. La sfida, insomma, è epocale e non possiamo consentirci un fallimento.

Infine, signor Presidente, mi permetta di concludere accennando a un tema che il provvedimento in esame oggi e, più in generale, l'innovazione tecnologica tumultuosa degli ultimi anni stanno facendo emergere in tutta la sua drammaticità. Il nostro sistema di intermediazione finanziaria è ancora sostanzialmente basato su una logica labour intensive. La dematerializzazione e la tokenizzazione della finanza aprono prospettive preoccupanti per migliaia di donne e uomini che operano in maniera professionale da anni sui mercati finanziari. Il momento storico che viviamo è già pesantemente gravato da una congiuntura economica sfavorevole. Procediamo con fiducia verso il futuro, immaginiamo mercati dematerializzati, meno costosi e più facilmente accessibili per i consumatori, ma non dimentichiamo che il presente e parte sostanziale del futuro prossimo sono fatti da un'organizzazione del lavoro che sostiene migliaia di famiglie in tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Matteoni. Ne ha facoltà.

NICOLE MATTEONI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo qui a discutere sul provvedimento di conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, che traccia una prima strada alla finanza digitalizzata e all'uso della tecnologia blockchain. Il disegno di legge, già approvato in prima lettura dal Senato con limitati interventi emendativi, è stato assegnato alla VI Commissione (Finanze), in sede referente, che ne ha svolto l'esame in maniera approfondita e in breve tempo.

Il decreto-legge attua il regolamento (UE) 2022/858, con un regime pilota che possa introdurre nel nostro ordinamento infrastrutture di mercato basate sul registro distribuito e infrastrutture cardine nell'applicazione delle criptovalute e della blockchain. Tale misura desidera colmare, in primis, un ritardo culturale sul dibattito pubblico istituzionale e, in secundis, trovare il migliore percorso sulla materia trattata da tempo da molteplici autori europei ed internazionali.

Le tecnologie e il registro distribuito rappresentano un paradigma non solo squisitamente strumentale, ma un cambio di paradigma di sviluppo e di sicurezza tra tutti gli operatori, i cittadini e le strutture finanziarie. Una rivoluzione soft, non solo legata al mondo delle criptovalute, che modifica geneticamente il nostro vivere quotidiano attraverso un metodo e un approccio innovativo, quale quello del registro distribuito, avvalorando la necessaria, seppur complessa, questione della responsabilità sui cosiddetti nodi.

Oggi siamo qui, infatti, a parlare di FinTech, tecnofinanza per l'appunto, e, quindi, l'applicazione di diritto e di infrastrutture nel mercato finanziario che consentano la negoziazione di titoli digitali e il loro trasferimento tra le parti senza intermediari. Un progetto pilota, che vede come primo garante del registro lo Stato italiano, con le sue istituzioni, quali la Banca d'Italia, la Consob, il MEF o qualunque soggetto riconosciuto da essi. Una sicurezza che, in questa fase sperimentale e transitoria, è dovuta, soprattutto, alla luce di metodi e approcci ancora poco consolidati all'interno dell'ecosistema economico. Ricordiamo, infatti, che il registro distribuito è un database, un vero e proprio archivio di informazioni, condiviso e in cui ogni modifica deve essere approvata da tutti coloro ad esso collegati. La natura di tale condivisione o, meglio, distribuzione è data dalla tecnologia blockchain.

L'obiettivo, infatti, con questa sperimentazione del regime pilota è, dunque, consentire agli operatori di mercato di provare l'utilizzo di nuove tecnologie, in un ambiente controllato, a registro distribuito, garantito, assicurando un livello di affidabilità delle trasmissioni finanziarie a tutela dei risparmiatori.

Un decreto-legge, quindi, che risponde non solo al regolamento europeo in materia, ma rappresenta una necessità stringente, per un mercato di imprese italiano - FinTech e InsurTech - in grande sviluppo e crescita e che necessita anche di un primo passo di fiducia da parte delle istituzioni, che desiderano tutelare investitori e imprenditori, in un mercato giovane e volubile ai cambiamenti geopolitici.

A tal proposito, desidero citare la nuova ricerca dell'Osservatorio FinTech e InsurTech della School of management del Politecnico di Milano, apparsa recentemente su La Stampa, secondo cui nel nostro Paese si contano attualmente 630 startup e scaleup di comparto, di cui 27 costituite da gennaio ad oggi, capaci di raccogliere oltre 900 milioni di euro di funding nel 2022, raggiungendo complessivamente 3,7 miliardi di euro dal 2009 ad oggi. Numeri importanti che ci devono porre davanti a tante riflessioni.

Passando a una disamina a grandi linee dei principali contenuti, fin dai primi articoli il provvedimento, fondamentalmente di natura tecnica, mette in evidenza le definizioni rilevanti per l'adeguamento dei mercati degli strumenti finanziari al nuovo regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito. In secondo luogo, il provvedimento chiarisce l'ambito di applicazione e definisce e qualifica come strumenti finanziari digitali gli strumenti finanziari emessi su un registro per la circolazione digitale, ossia un archivio di informazioni in cui sono registrate le operazioni, che è condiviso da una serie di nodi di rete, DLT (Distributed ledger technology), ed è sincronizzato tra di essi mediante l'utilizzo di un meccanismo di consenso.

Il provvedimento, inoltre, desidera definire e disciplinare l'emissione e il trasferimento degli strumenti finanziari digitali attraverso scritturazioni su un registro per la circolazione digitale tenuto da un responsabile del registro, che sia esso o il soggetto terzo individuato come responsabile del registro dall'emittente iscritto in apposito elenco o da un gestore di una delle infrastrutture di mercato DLT presso cui gli strumenti finanziari sono scritturabili nell'ambito dei DLT pilot regime e, come citato poc'anzi, anche dalla Banca d'Italia o dal Ministero dell'Economia e delle finanze o da ulteriori soggetti, nonché dagli eventuali soggetti individuati in esercizio di una specifica potestà regolamentare della Consob.

Si intendono, inoltre, promuovere i requisiti minimi e i principi dell'economia basata sui registri distribuiti. Il registro, infatti, dovrà garantire l'integrità, l'autenticità, la non ripudiabilità, la non duplicabilità e la validità delle scritturazioni attestanti la titolarità e il trasferimento degli strumenti finanziari digitali e i relativi vincoli. Allo stesso modo, il registro dovrà consentire di individuare in qualsiasi momento i soggetti in favore dei quali sono effettuate le scritturazioni, la specie, il numero degli strumenti finanziari digitali da ciascuno detenuti, consentendone la circolazione.

Il provvedimento chiarisce, inoltre, il diritto di intervento in assemblea e di esercizio del voto, il pagamento di dividendi, interessi e il rimborso del capitale, la gestione del libro soci e gli obblighi di aggiornamento, ove applicabili, sulla base delle scritturazioni del registro. Per sicurezza e trasparenza nei confronti dei nostri cittadini e delle nostre imprese, con questo provvedimento si disciplina anche chi può essere iscritto nell'elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale: le banche, le imprese di investimento e i gestori di mercato stabiliti in Italia, gli intermediari finanziari iscritti all'albo del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, gli istituti di pagamento, quelli di moneta elettronica, i gestori e le imprese di assicurazione e riassicurazione stabiliti in Italia e a condizione che l'attività sia svolta esclusivamente con riferimento a strumenti finanziari digitali emessi dagli stessi o da componenti del gruppo di appartenenza e stabiliti in Italia, gli emittenti con sede legale in Italia diversi da quelli citati che intendono anche svolgere l'attività di responsabile del registro esclusivamente con riferimento a strumenti digitali emessi dagli stessi.

Per quanto riguarda l'iscrizione al registro, si è individuato nella Consob un ruolo cardine nell'iscrizione. In particolare, desidero mettere in evidenza che potranno essere iscritte le società con capitale iniziale almeno pari a 150.000 euro nel caso di società italiane o requisiti equivalenti nel caso di società con sede legale in uno Stato membro diverso dall'Italia: un segnale chiaro di eguaglianza e competitività che delinea un primo fattore di omogeneità nel mercato in oggetto. Lo stesso discorso vale per le sanzioni, che trovano un riscontro nel testo e che rispecchiano la volontà di non lasciare impuniti nel mercato trasgressori o non autorizzati e, quindi, non iscritti al registro.

Desidero concludere con una riflessione. Il disegno di legge prende in toto molteplici aspetti del Regolamento europeo, ma c'è necessità da parte di tutta la comunità politica di riconoscere come tale modello economico si stia diffondendo velocemente e abbia un riscontro soprattutto nelle giovani generazioni, che nel breve termine diventeranno lavoratori, professionisti e imprenditori. Il provvedimento, infatti, introduce una misura di semplificazione della sperimentazione FinTech volta a favorire i sistemi di innovazione di servizi e di prodotti nei settori finanziario, creditizio e assicurativo e nei mercati regolamentati, ma dobbiamo immaginarci che tale paradigma potrà allargarsi in molteplici campi di applicazione: alla formazione certificata, al voto e ai pagamenti quotidiani. Su questo settore dobbiamo certo essere previdenti ed osservare con cautela i cambiamenti, anche repentini, ma dobbiamo essere in grado di costruire un canale che possa facilitare l'accesso alle nuove opportunità con trasparenza e interconnettività dei servizi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, rappresentante del Governo, gentili colleghe e colleghi, con il provvedimento in discussione viene introdotto un nuovo sistema di emissione e circolazione dei titoli finanziari dematerializzati, grazie al quale le società italiane potranno raccogliere capitali attraverso emissioni e offerte di strumenti finanziari in forma elettronica, tramite il cosiddetto token, cioè la firma digitale. Ora, il MoVimento 5 Stelle ha nel suo DNA la condivisione dell'innovazione tecnologica come strumento di semplificazione e miglioramento della vita dei cittadini e delle imprese. Da questo punto di vista non abbiamo, credo, da imparare da nessuno. Forse, proprio perché siamo nati in rete, abbiamo sempre avuto ben presenti le opportunità di sviluppo che derivano dalla tecnologia e dall'innovazione. Abbiamo portato, ad esempio, ad utilizzare lo SPID a oltre 30 milioni di italiani e incentivato i pagamenti digitali quando da altre forze politiche si portavano avanti anacronistiche battaglie contro i POS e addirittura si minacciava di cancellare tutte le identità digitali degli italiani, facendo fare al nostro Paese un passo indietro nella storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Fortunatamente, non è andata così.

È bene ricordare che, proprio durante il Governo Conte, è stata inserita nel nostro ordinamento per la prima volta l'espressione “registri distribuiti” e questo grazie al decreto Semplificazioni del 2019. La dematerializzazione delle quote societarie risale alla scorsa legislatura, così come il disegno di legge con il quale si regolamentano le criptovalute del collega Zanichelli. Date queste premesse, non possiamo che condividere il considerando n. 1 del Regolamento DLT, dove si afferma che è importante garantire che la legislazione dell'Unione e, quindi, anche del nostro Paese, in materia di servizi finanziari sia adeguata all'era digitale e contribuisca a creare un'economia pronta per le sfide del futuro e al servizio delle persone, anche consentendo l'uso delle tecnologie più innovative. L'Unione ha interesse politico a esplorare, sviluppare e promuovere la diffusione di tecnologie trasformative nel settore finanziario, compresa la diffusione della tecnologia a registro distribuito (DLT) e, quindi, della tecnologia cosiddetta blockchain. Noi guardiamo, dunque, con favore all'introduzione di questo nuovo Regolamento europeo relativo all'introduzione del regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito, condividendone sostanzialmente gli obiettivi. Sussistono, però, importanti perplessità sul decreto-legge n. 25 del 2023 e sul corrispondente disegno di legge di conversione in discussione, perché contengono numerose criticità. Ne indico alcune, limitandomi alle più rilevanti. Innanzitutto, mi si consenta di fare un breve inciso sul metodo: da sette mesi state legiferando esclusivamente a colpi di decreto-legge, obbligando il Parlamento alla trattazione d'urgenza anche su tematiche complesse e tecniche come questa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il regolamento (UE) 2022/858 è al vaglio dei Paesi europei da molto tempo, ma la scelta di procedere con urgenza a ridosso della sua entrata in vigore, tipica di un Governo in affanno su tutto, ha limitato gli spazi di approfondimento, ampliando conseguentemente gli spazi di potenziali errori.

Secondo. Con questo provvedimento avete esteso il perimetro di competenza di Consob e Bankitalia. Se prima avevano competenze solo su soggetti vigilati, da adesso in poi - e questo avviene per la prima volta - interverranno anche sulle piccole e medie imprese. Come se non bastasse, viene dato loro un importante potere regolatorio, prima attribuito esclusivamente al codice civile. Delle implicazioni di tutto questo, purtroppo, non si è discusso abbastanza.

Terzo. Introducete il regime più rigido d'Europa, creando, di fatto, una barriera e un ostacolo all'ingresso delle aziende più piccole a questo sistema e il tutto, peraltro, senza coinvolgere e senza ascoltare gli stakeholder, dunque senza considerare il mercato.

Quarto. Il regolamento europeo limitava il nuovo sistema unicamente agli strumenti finanziari negoziati sui mercati regolamentati, ma voi avete deciso di estendere questa possibilità a tutti gli strumenti finanziari, sia quelli destinati alla negoziazione sia quelli emessi da società non quotate, scelta probabilmente - consentitemi di dire - non opportuna in una fase come questa, che è sperimentale, perché ancora, evidentemente, non si conoscono tutti i rischi connessi all'introduzione di questo nuovo regime di negoziazione.

Quinto. La vostra scelta di prevedere una pluralità di piattaforme e di registri digitali può creare frammentazione nel nuovo mercato digitale, con conseguenti implicazioni negative in termini di concorrenzialità, efficienza, stabilità, sicurezza e legalità. Il fatto che in nome della dematerializzazione, che peraltro è già esistente, si catapultino sul mercato piattaforme da ogni parte e su qualsiasi titolo finanziario è evidentemente fonte di preoccupazione.

Sesto. Vi sono criticità anche con riferimento ai requisiti di funzionamento dei registri e degli operatori autorizzati alla loro gestione. Il decreto prevede per gli strumenti finanziari non regolamentati che il registro possa essere tenuto, oltre che da operatori istituzionali, anche da soggetti che non esercitano abitualmente l'attività finanziaria, quindi soggetti non professionali e non operanti nel settore finanziario. Tale decisione del Governo è molto discutibile, perché potrebbe impedire il tempestivo intervento dell'Autorità di vigilanza in caso di irregolarità delle negoziazioni.

Settimo. Il procedimento previsto per iscriversi nell'elenco degli operatori e responsabili dei registri di negoziazione digitale non contempla requisiti specifici e stringenti di professionalità. Non sono garantiti, pertanto, standard qualitativi simili a quelli richiesti dalla direttiva MiFID, soprattutto in tema di antiriciclaggio e verifica, né sono garantiti standard sufficienti di valutazione dei rischi sui risparmiatori, così come non si prevede alcuna valutazione sulla conoscenza stessa della tecnologia DLT.

Ottavo. Sempre in tema di sicurezza, non si prevede un particolare titolo idoneo a dare certezza alle negoziazioni, così come - e questo è molto importante - non si garantisce l'identità digitale, soprattutto con riferimento ai titoli di partecipazione al capitale. Ciò, evidentemente, potrebbe favorire raggiri e controversie, che potranno limitare la competitività del sistema e la sua capacità di attrarre investimenti.

Nono e ultimo punto. Sussistono evidenti rischi sull'efficacia dei controlli antiriciclaggio, soprattutto per la vostra scelta di abilitare alla negoziazione anche gli operatori non intermediari finanziari.

In conclusione, dunque, siamo consapevoli che l'innovazione tecnologica possa essere un volano formidabile anche quando viene applicata alla finanza, ma il provvedimento in discussione presenta tante lacune e criticità per sanare le quali responsabilmente abbiamo presentato alcuni emendamenti. Infatti, non condividiamo l'estensione del registro condiviso anche agli strumenti finanziari non negoziati; non condividiamo la proliferazione incontrollata di piattaforme non interoperabili; non condividiamo di affidare il controllo sui registri anche a soggetti non professionali dal punto di vista finanziario; soprattutto non condividiamo che non sia garantita l'identità digitale degli investitori e, quindi, non siano assicurate la legalità e la trasparenza necessarie alle negoziazioni finanziarie.

Dunque, Presidente, riteniamo che questo provvedimento, benché condivisibile negli obiettivi, sia decisamente migliorabile, soprattutto con riferimento ai presidi antiriciclaggio e di sicurezza a tutela del risparmio e dei risparmiatori. Per questo motivo, rinviamo ogni ulteriore valutazione all'esito della discussione sugli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli, che in questo momento non è presente in Aula.

Non è presente nemmeno il deputato che avrebbe dovuto prendere la parola subito dopo il deputato Borrelli, cioè il deputato Federico Mollicone.

Dunque, non vi sono altri iscritti a parlare. Ritenendo entrambi i deputati chiamati decaduti dalla loro richiesta di partecipare al dibattito, dichiaro pertanto chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Francesco Filini.

FRANCESCO FILINI, Relatore. Grazie, Presidente. Non c'è nessuna replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). (Avvicinandosi al banco della Presidenza). Presidente... ero qui da stamattina...

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma non era presente in Aula.

Discussione delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119 e Ghirra ed altri n. 1-00133 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" (10,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119 e Ghirra ed altri n. 1-00133 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Sara Ferrari, che illustrerà la mozione Orlando ed altri n. 1-00103, di cui è cofirmataria. Prendo atto che la deputata Sara Ferrari non è presente in Aula.

Sospendo, a questo punto, la seduta per cinque minuti, perché penso che sia opportuno avere in Aula la deputata illustratrice della mozione Orlando ed altri n. 1-00103.

La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 10,44.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Prima di tornare ai nostri lavori, ossia alla discussione sulle mozioni, già citate, Orlando e altri n. 1-00103, Appendino e altri n. 1-00119 e Ghirra ed altri n. 1-00133, approfitto per ringraziare e salutare il Presidente della Knesset israeliana, onorevole Amir Ohana, che, oggi, è in visita ufficiale alla Camera dei deputati (Applausi). Grazie della vostra presenza in tribuna.

Stiamo svolgendo la discussione generale e sono presenti i deputati interessati alla mozione che avevamo già annunciato prima. Era assente in Aula la cofirmataria della mozione Orlando ed altri n. 1-00103, a cui diamo ora la parola. Prego, deputata Sara Ferrari.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente, saluto lei e il rappresentante del Governo. Intervengo ad illustrare la mozione del Partito Democratico, che chiede il ripristino dell'istituto pensionistico “opzione donna” per come era vigente fino alla fine del 2022.

Perché ci troviamo qui, oggi, a dover fare questa richiesta al Parlamento? Perché nella legge di bilancio di fine anno scorso, il Governo è intervenuto cancellando, di fatto, quella possibilità di pensione anticipata. Nonostante le numerose proteste, il grido di allarme venuto dalle parti sociali, ma, direttamente, anche dalle persone che erano in procinto di andare in pensione e anche da tutte le forze politiche di minoranza, il Parlamento ha approvato, nella legge di bilancio, una modifica che, di fatto, cancella quello strumento, mantenendone, in maniera mistificatoria, il nome.

La mozione a prima firma del collega Andrea Orlando, ma sottoscritta da molti altri colleghi, tra cui la sottoscritta, chiede che il Parlamento impegni il Governo ad adottare, sin dal primo provvedimento utile, le opportune iniziative volte a ripristinare l'istituto di “opzione donna” nei termini previgenti la legge di bilancio 2023.

Questa modifica, ben lontana dagli annunci di esponenti dell'attuale maggioranza che ipotizzavano misure legislative finalizzate a scongiurare il ritorno alla legge Fornero, con le norme in materia previdenziale contenute nella legge di bilancio, costruisce una situazione che si caratterizza per essere sostanzialmente irrilevante nelle soluzioni prospettate per assicurare forme di flessibilità di uscita pensionistica, nonché per i tagli che vengono applicati agli assegni di milioni di persone, che si vedranno decurtare gli adeguamenti all'inflazione.

In questa operazione di tagli alla spesa pensionistica, si distinguono le misure che modificano l'istituzione di “opzione donna”, una misura che, introdotta dall'allora Ministro Maroni con l'articolo 1 della legge n. 243 del 2004, è sempre stata prorogata da tutti i Governi che si sono succeduti, a decorrere da quella data.

La circolare dell'INPS del 6 marzo scorso fa chiarezza sulle modalità di accesso a questo nuovo strumento, destinatari, requisiti e condizioni. Il diritto al trattamento pensionistico si applica nei confronti delle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2022, hanno maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un'età anagrafica di almeno 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di 2 anni, e che si trovano in una delle seguenti condizioni: si lavoratrici che assistono una persona con handicap in situazione di gravità riconosciuto dalla legge 104; lavoratrici che hanno, esse stesse, una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento (questo in alternativa); lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale.

In estrema sintesi, si può dire che l'istituto di “opzione donna”, a suo tempo introdotto dal Ministro Maroni, è praticamente scomparso. La conferma è data dalla relazione tecnica del provvedimento, dalla quale si è appreso che, nel 2023, avranno la possibilità di accedere alla nuova “opzione donna” soltanto 2.900 lavoratrici, per una spesa di 20,8 milioni di euro, contro le 17.000 lavoratrici previste nella legge di bilancio 2022, che poi, a conti fatti, sono state 23.000, per una stima di spesa, all'epoca, di 111,2 milioni di euro.

Di fatto, avete trasformato uno strumento che era l'unica possibilità per le donne di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro, lo avete cancellato in favore di una misura di welfare a costo zero. Opzione significa libera scelta tra alternative, serve a indicare un diritto di preferenza, ma quella possibilità di scelta non esiste più. Fino allo scorso anno, tutte le donne che avessero maturato 35 anni di contributi e 60 anni di età anagrafica potevano optare per “opzione donna”, cioè scegliere di andare in pensione anticipatamente, rimettendoci comunque il 30 per cento di un diritto maturato, legittimamente, negli anni, ma era una scelta. Non possiamo certo dire che fosse una cosa giusta, nemmeno prima del 2023. Lo strumento in sé castigava già in precedenza le donne che volevano uscire in anticipo dal mondo del lavoro, spesso per dedicarsi - inutile nascondercelo - ad attività di cura degli anziani genitori o, magari, dei nipotini, compensando cioè, con una parte del proprio stipendio, l'assenza di servizi pubblici all'infanzia e alla persona, che lo Stato non è in grado di garantire sul territorio italiano. Oggi avete, di fatto, privato le donne anche di questa possibilità. In cambio di? In cambio di nulla, esclusivamente per una questione di bilancio, che portasse a un risparmio di 90 milioni di euro, ma scaricando integralmente sulle spalle delle donne il lavoro di cura. Infatti, se quei 90 milioni fossero stati investiti in nuovi servizi pubblici per la non autosufficienza, per l'assistenza ai fragili, agli anziani e ai bambini, si sarebbero giustamente lasciate le donne a concludere la loro esperienza lavorativa, mentre il welfare pubblico si sarebbe altrettanto giustamente occupato dei bisogni alla persona. Così non è stato e avete trasformato “opzione donna” in uno strumento assistenzialistico e discriminatorio, senza avere nemmeno il coraggio di chiamarlo con il suo nome, di togliere quel termine mistificatorio, falso e bugiardo, di “opzione donna”, che non è più tale. Ho letto sul maggiore quotidiano nazionale di economia che, purtroppo, “opzione donna” non ha più appeal. Come fa ad avere appeal una cosa che non esiste più? È uno strumento che è diventato accessibile solo a donne sessantenni che si occupino di persone dichiarate bisognose di assistenza oppure a donne che siano esse stesse invalide oppure disoccupate, ma la cui azienda, sopra i 15 lavoratori, abbia indetto un tavolo di confronto per la crisi aziendale. Come detto, sono state 23.000 quelle che hanno scelto “opzione donna” nel 2022, quando esisteva ancora ed era una vera opzione, ma sono solo 19 quelle liquidate nei primi 4 mesi di quest'anno, ora che l'avete trasformato in un permesso di accudimento a pagamento, a spese delle donne. E lo chiamate ancora “opzione donna”, perché con le parole siete bravi a fare slogan...

PRESIDENTE. Concluda.

SARA FERRARI (PD-IDP). Sto per finire. Siete bravi a fare slogan, a produrre consenso, raccontando bugie, ma questa volta le donne se ne sono rese conto, e come. Sono arrivate a tutti noi deputati moltissime lettere di quelle quasi 20.000 persone che non hanno più questo diritto, che, dopo una vita di lavoro, si stavano organizzando, non per andare ai Caraibi - perché parliamo di pensioni di donne, concentrate nelle fasce basse di reddito -, ma, per lo più, per assistere i propri cari, al prezzo personale della rinuncia a una parte del proprio stipendio. Glielo avete impedito e se ne sono accorte, e come. Si sono accorte anche della discriminazione inaccettabile che avete creato tra le lavoratrici che hanno avuto figli e quelle che non hanno, legittimamente, potuto o avuto le condizioni e le opportunità per averli. Avrei voluto leggere alcuni stralci di queste lettere che ci sono arrivate, ma le conoscete tutti.

In conclusione, avete promesso che avreste preso in mano questa situazione con il decreto Lavoro, ma avete perso un'occasione importante. Avete fatto, invece, un decreto che, per una manciata di soldi in busta paga, aumenta la precarietà dei lavoratori, condanna i nostri giovani all'emigrazione e non prevede un euro per rimediare alla cancellazione di “opzione donna”. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo preoccupati, noi, e migliaia di donne e vi chiediamo, con questa mozione, di rimediare al danno che avete creato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prego i deputati di rimanere nei tempi assegnati.

È iscritta a parlare la deputata Daniela Morfino, che illustrerà anche la mozione Appendino ed altri n. 1-00119, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, rappresentante del Governo, signor Presidente, ancora una volta rimaniamo basiti, per non dire sconcertati, dai proclami di questo Governo, bandierine ideologiche di distrazione di massa, confezionate a pennello solo per prendere in giro gli italiani e che, all'atto pratico, poi vengono smentite nei fatti. Siamo anche basiti e sconcertati dalle evidenti contraddizioni e dagli attriti delle forze politiche di maggioranza su questioni e temi delicati per il nostro Paese. Siamo costretti, oggi, a dirvi, nostro malgrado, che le bugie di questo Governo Meloni hanno le gambe corte. Infatti, il Governo Meloni dice un giorno una cosa e il giorno dopo ne fa un'altra, opposta. Mi riferisco, signor Presidente, a “opzione donna”, che il Governo ha, di fatto, cancellato nella sua prima legge di bilancio, inasprendone i requisiti di accesso e gettando nell'incertezza più di 20.000 donne lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In questi giorni, tante donne sono scese in piazza, per rivendicare “opzione donna” e la rivendicano rivolgendosi direttamente a due donne del Governo: al Ministro Calderone e alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Non so se avete avuto il tempo, la voglia o l'umiltà di ascoltare queste donne. Stanno dicendo, anzi, vi stanno dicendo: vogliamo invecchiare con serenità! Non abbiamo nulla da perdere, non accettiamo di essere dimenticate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Da 4 mesi il Governo su “opzione donna” dichiara: ci stiamo lavorando. Si vede come ci state lavorando; infatti, pochi giorni fa, i dati INPS hanno evidenziato che è crollato il numero delle richieste e che solo 151 donne lavoratrici, nel 2023, hanno fatto richiesta di pensione anticipata con la vostra “opzione donna”, cioè il 95 per cento in meno del 2022. E questo grazie a voi, perché le avete messe al palo.

In questa surreale barzelletta e contraddittoria azione di Governo, signor Presidente, abbiamo assistito, da un lato, il Ministro Calderone dichiarare che “opzione donna” è una misura fondamentale per le donne lavoratrici, mentre, dall'altro lato, il Ministro Giorgetti bocciava la proroga di tale misura con i vecchi requisiti. Allora, mettetevi almeno d'accordo prima di fare dichiarazioni pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), parlatevi, confrontatevi, telefonatevi. Inoltre, Presidente, vi leggo le dichiarazioni del Sottosegretario Durigon, in risposta alla domanda di un giornalista su come trovare, nell'ambito del decreto Lavoro - che noi abbiamo ribattezzato decreto Precariato -, un provvedimento per allargare i requisiti di “opzione donna”. Vi leggo le sue parole: “Non ne ho contezza. Certo, un segnale verso il mondo delle lavoratrici sarebbe importante, visto che sono quelle che pagano di più la crisi. Il Premier” - continua Durigon - “è molto sensibile alla questione femminile, ma ripeto di non aver avuto nessuna conferma in proposito”. Presidente, soffermandomi sull'ultima frase “Il Premier è molto sensibile alla questione femminile”, mi chiedo: privare 20.000 donne di un diritto sacrosanto è la sensibilità della Premier Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Figuriamoci il resto. Dobbiamo, quindi, ringraziarla? Grazie, Presidente del Consiglio, un sentito grazie da parte di tutte quelle donne che avete beffato e che avete preso in giro, con bugie, ritardi, rinvii. Ed è proprio così, Presidente, tante bugie reiterate; se solo ricordassimo il manifesto politico della Premier Meloni, quando sul palco gridava di essere Giorgia, di essere madre, di essere cristiana, di essere italiana, di essere una donna. In quella farsesca autocelebrazione pre-elettorale, signor Presidente, il Premier Meloni non pronunciava l'espressione di essere donna lavoratrice, anzi, proprio dimenticava di rivolgersi alle donne lavoratrici, le ignorava totalmente. Invece, dovrebbe mostrare, non solo una spiccata sensibilità verso il mondo del lavoro femminile, ma, soprattutto, proteggerlo, considerarlo, renderlo egualitario. Invece, cosa fa? Gira le spalle a quelle 20.000 donne lavoratrici che, con “opzione donna”, sarebbero andate in pensione anticipata, per prendersi cura della famiglia, dei figli, dei nipoti.

Io mi meraviglio del silenzio assordante delle colleghe della maggioranza; è un silenzio deludente, è un silenzio eloquente. Il Governo perde un'occasione, Presidente. Lo abbiamo ripetuto più e più volte, lo ha detto la mia collega Chiara Appendino, più di una volta, lo dissi io, qualche tempo fa, in uno dei miei interventi in Aula, e lo ripeto anche oggi: “opzione donna” è uno strumento di evoluzione civile della nostra comunità, “opzione donna” è uno strumento di uguaglianza sostanziale. Invece, voi l'avete resa discriminatoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Che senso ha parlare di pari opportunità, se rimangono slogan e vengono tradite nei fatti? Questo il Governo non lo capisce o, ancora peggio, non lo vuole capire. Crede che l'Italia vada governata solo con i numeri e l'austerity? Invece, signor Presidente e cari colleghi, il Governo deve raccogliere le istanze dei cittadini, deve sostenere con giustizia le difficoltà di chi rimane indietro e di chi ha bisogno. Invece, il Governo, con un atteggiamento menefreghista e disumano, cosa si appresta a fare? Si appresta ad alzare le barricate su “opzione donna”, a incentivare la precarietà, con l'introduzione sproporzionata dei voucher, eliminando la causale per il rinnovo dei contratti a termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La verità sa qual è, Presidente? La verità è che la Premier Meloni deve chiedere scusa a tutte quelle donne lavoratrici e a tutte le donne italiane, e ciò per essere salita più volte sul palco facendo proclami e prendendole in giro.

Concludo, Presidente. Dimostrateci il contrario. I partiti di maggioranza, dopo avere illuso le lavoratrici, promettendo, per mesi, di mantenere la misura così com'era, hanno una soluzione semplice: votare la nostra mozione su “opzione donna”. Ce lo aspettiamo e ce lo aspettiamo dalle tante colleghe di maggioranza che rimangono in silenzio, che accettano in silenzio la cancellazione dei vecchi requisiti di “opzione donna”, che questo Governo ha operato. Diversamente, vergognatevi tutti e chiedete scusa a quelle 20.000 donne prese in giro da voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli, che illustrerà anche la mozione Ghirra ed altri n. 1-00133, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Sì, grazie. Illustro la mozione di Francesca Ghirra e del nostro gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra. Purtroppo, per un ritardo dell'aereo, la deputata Ghirra non è riuscita a essere in tempo qui ma, assolutamente, c'è unità di intenti all'interno del nostro gruppo parlamentare, per cui illustrerò e leggerò io il suo intervento. Soprattutto, mi permetto di aggiungere che sottoscrivo pienamente la battaglia per “opzione donna” e mi domando come sia possibile che dobbiamo discutere di una cosa che dovrebbe essere ovvia e scontata, oramai, soprattutto avendo un Premier che, più degli altri, dovrebbe avere una sensibilità in questa direzione.

La parità di genere è un valore fondamentale dell'Unione europea, è un motore riconosciuto per la crescita economica. Il principio della parità retributiva per uno stesso lavoro - o per uno di pari valore - è sancito dai Trattati, a partire da quello di Roma del 1957, ed è previsto oggi dagli articoli 2 e 3 del Trattato sull'Unione europea e dagli articoli 8, 155 e 157 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. In particolare, il Trattato di Lisbona del 2009, non solo ha riaffermato il principio di uguaglianza tra donne e uomini anche in ambito lavorativo, ma lo ha inserito tra i valori dell'Unione.

Pur a fronte di una crescente sensibilità delle politiche nazionali e di un'aumentata attenzione al fenomeno da parte delle istituzioni, il divario di genere nel mondo del lavoro risulta essere, ancora oggi, per il nostro Paese uno dei fattori di disparità maggiormente persistenti. A confermarlo è anche il Gender equality index, il rapporto annuale dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (European Institute for gender equality), che sintetizza la parità di genere dei 27 Stati membri dell'Unione europea in un unico dato, che rappresenta la combinazione delle performance tracciate tramite 31 indicatori, che compongono 6 dimensioni: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute.

Nell'ultima edizione, relativa al 2022, emerge come l'Italia si collochi al quattordicesimo posto della classifica, con 65 punti su 100, sotto la media europea, che si attesta a 68,6 punti. Tra gli indicatori, i peggiori riguardano proprio il lavoro. L'Italia, infatti è ultima - ripeto, ultima - in Europa per quanto riguarda la parità di genere nel mondo del lavoro, con un punteggio di 63,2, contro una media europea di 71,76 e un livello di partecipazione femminile al lavoro tra i più bassi, 68,1 contro l'81,3. Secondo quanto riportato dallo stesso report, il tasso di occupazione femminile è sceso nuovamente sotto il 50 per cento, mentre il divario rispetto agli uomini è salito di 18,2 punti percentuali rispetto ai 17,9 del 2019. L'occupazione femminile è particolarmente bassa - qui, purtroppo, arriviamo alle dolenti note - nel Mezzogiorno e nelle Isole, con il 32,2 e 33,2. È un dato significativo perché, tra le 5 regioni europee con i valori più bassi di occupazione femminile, 4 sono proprio nel Sud Italia.

A rafforzare queste evidenze contribuisce anche il Gender policies report 2022, la pubblicazione dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche che, ogni anno, monitora le differenze di genere nel mondo del lavoro. Le statistiche evidenziano che il divario uomo-donna resta immutato nel tempo, è sempre sbilanciato sulla componente maschile, perché la partecipazione femminile è ancora oggi ostaggio di criticità strutturali, occupazione ridotta, prevalentemente precaria, a part time e in settori a bassa remuneratività o poco strategici. Tra le lavoratrici, quasi 1,9 milioni di donne, se vogliono lavorare, sono costrette al part time involontario, contro 849.000 uomini nelle stesse condizioni. Dunque, la situazione femminile, pur migliorata in termini assoluti, peggiora in termini relativi.

Ad aggravare una situazione già critica sono anche i dati sulla conciliazione vita-lavoro, che mostrano un mercato del lavoro italiano più rigido della media europea. Le donne godono, infatti, di minore flessibilità rispetto agli uomini, in particolare le lavoratrici laureate. Queste disuguaglianze sono, in larga parte, il riflesso della specializzazione di genere tra lavoro retribuito e non retribuito, in virtù del quale le donne più frequentemente accettano retribuzioni inferiori, a fronte di vantaggi in termini di flessibilità e orari.

È facilmente intuibile come la delineata discriminazione di genere nel mondo del lavoro abbia importanti conseguenze nel settore previdenziale. Il divario di genere a livello occupazionale e retributivo che si accumula nell'arco di una vita conduce, infatti, a un divario pensionistico ancor più accentuato e, di conseguenza, comporta, per le donne in età avanzata, un maggior rischio di povertà rispetto agli uomini. Inoltre, le carriere delle donne sono più brevi, principalmente a causa del loro ruolo di cura e degli impianti impegni familiari. La maternità e la cura dei minori, dei familiari anziani, malati o disabili o di altre persone a carico rappresentano un lavoro supplementare o, talvolta, a tempo pieno, gratuito e non riconosciuto, quasi esclusivamente delle donne, e ciò ha un impatto enorme sulla loro capacità di accumulare una pensione completa. I dati del 2022 dell'Osservatorio INPS evidenziano come le pensioni delle donne valgano circa il 30 per cento in meno rispetto a quelle degli uomini. Per questi ultimi l'assegno medio è di 1.381 euro mentre per le donne la media è di 976 euro. In generale, gli uomini percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, arrivando ad essere quasi il doppio nel Settentrione, per la categoria vecchiaia: più 81,5 per cento.

Nel tentativo di ovviare alle problematiche citate, nel 2004 venne introdotta una misura denominata “opzione donna”, che consentiva alle donne di accedere all'assegno pensionistico con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore, optando per il sistema di calcolo contributivo dell'intero trattamento pensionistico, senza ulteriori penalizzazioni.

Noi di Alleanza Verdi e Sinistra abbiamo sempre pensato che “opzione donna” fosse una misura del tutto insufficiente e non risolutiva del problema ma, con la legge di bilancio, siete riusciti addirittura a peggiorarla. Infatti, “opzione donna” consentiva di andare in pensione a 58 anni di età, con 35 anni di versamenti contributivi, optando per il sistema di calcolo contributivo e non per quello retributivo, con una penalizzazione sull'assegno pensionistico superiore anche al 30 per cento.

Da quest'anno, la possibilità di accedere a queste pensioni povere è persino peggiorata. “opzione donna” era già una misura insufficiente, ma la sua riformulazione non solo riduce la platea, ma introduce criteri discriminatori. Il numero di figli non può determinare un cambiamento del contributo previdenziale. I termini di raggiungimento della pensione devono essere raggiungibili per ognuna, a prescindere dalle proprie abitudini di vita. Sono state fatte discriminazioni anche in tema di licenziamenti, distinguendo chi viene licenziata a seguito dell'apertura di un tavolo di crisi, da chi viene licenziata senza che sia aperto alcun tavolo. Nonostante le promesse di modifica annunciate dalla Ministra Calderone, le condizioni previste non sono state modificate, né a seguito del passaggio in Aula della legge di bilancio, né a seguito del confronto con le parti sociali, né con il Milleproroghe, né con altri provvedimenti. Sappiamo bene che le nuove disposizioni penalizzano lavoratrici che hanno già carriere contributive molto complicate, che raggiungono difficilmente 35 anni di contributi, spesso a causa del lavoro di cura che pesa interamente sulle loro spalle, non riconosciuto né dalla società e tanto meno dallo Stato, già penalizzate per il fatto che devono accettare una pensione esclusivamente contributiva e quindi più povera. Ora, di fatto, viene negato a tante di loro il diritto di andare in pensione. È del tutto evidente, infatti, come le modifiche adottate restringano significativamente la platea delle beneficiarie e complessivamente risultino peggiorative e più penalizzanti per le donne rispetto alla normativa vigente. A febbraio avevamo chiesto di prorogare il diritto al trattamento pensionistico anticipato, la cosiddetta “opzione donna”, almeno con le modalità e i requisiti previsti dalla normativa previgente rispetto alla legge di bilancio 2023. Ma siamo fermamente convinti che sarebbe, piuttosto, necessario prevedere opportune iniziative legislative, finalizzate a ridurre il divario pensionistico di genere, attraverso l'introduzione di nuovi e più efficaci strumenti o meccanismi previdenziali. Confermando la copertura finanziaria prevista nella manovra finanziaria, o anche rafforzandola, vi invitiamo, ancora una volta, ad abrogare le novità introdotte con l'articolo 1, comma 292, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), e a predisporre misure che diano risposte adeguate a tante, tantissime lavoratrici, le quali attendono solo di aver riconosciuto un loro sacrosanto diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marcello Coppo. Ne ha facoltà.

MARCELLO COPPO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il regime sperimentale donna, meglio conosciuto con il nome “opzione donna”, è un beneficio che consente alle lavoratrici di ottenere la pensione di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli rispetto a quelli in vigore. Introdotto per la prima volta dall'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004, ha stabilito che, in via sperimentale, nel periodo 2008-2015, le donne possono accedere al pensionamento di anzianità, optando però per il sistema di calcolo contributivo, con la liquidazione pertanto dell'intero trattamento pensionistico in base al criterio contributivo, rinunciando all'eventuale calcolo di una quota di pensione per l'anzianità fino al 31 dicembre 1995 con il sistema retributivo. Presupposto per tale anticipo pensionistico è la maturazione dei requisiti di 35 anni di contribuzione a qualsiasi titolo accreditata, obbligatoria, da riscatti o da ricongiunzione volontaria figurativa, e di 57 anni di età per le lavoratrici dipendenti o di 58 per le autonome, più, per entrambe le categorie, 3 mesi per aspettativa di vita dal 2013. La facoltà è stata estesa retroattivamente anche alle lavoratrici che al 31 dicembre 2015 avevano compiuto 57 anni, se dipendenti, e 58 anni, se autonome, ma che a tale data non erano in possesso degli ulteriori 3 mesi richiesti per effetto degli incrementi della speranza di vita applicati dal 1° marzo 2013, così come indicato dall'articolo 1, comma 222, della legge di bilancio 2017. Il successivo decreto-legge n. 4 del 2019, all'articolo 16, ha rinnovato per le donne la possibilità, introdotta dall'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004, di anticipare il pensionamento. La norma ha confermato le destinatarie di questa misura, lavoratrici iscritte all'assicurazione generale obbligatoria ed ai fondi ad essa sostitutivi od esclusivi, dipendenti del settore privato, pubblico impiego o lavoratrici autonome, in possesso di contribuzione, alla data del 31 dicembre 1995. Cambiano, invece, i requisiti: possono esercitare l'opzione lavoratrici dipendenti in possesso di 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2019. Resta in vigore la cosiddetta finestra mobile, secondo la quale l'assegno viene erogato dopo 12 mesi dalla maturazione dei predetti requisiti per le dipendenti e 18 mesi per le autonome, nonché l'obbligo da parte dell'interessata di accettare un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo.

Il comma 292 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, nel prorogare il regime sperimentale in questione, ha modificato i requisiti anagrafici e soggettivi per accedere ad “opzione donna”, riconoscendo la possibilità di farne domanda, sempre secondo il metodo contributivo, alle lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2022, un'anzianità contributiva di almeno 35 anni, un'età anagrafica di almeno 60 anni, ridotta di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni, e che siano in possesso di specifici requisiti. Nel caso di lavoratrici licenziate, dipendenti in imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale, il requisito anagrafico è ridotto a 58 anni. Al predetto requisito anagrafico, richiesto per l'accesso al pensionamento in esame, non si applicano gli adeguamenti alla speranza di vita previsti dalla normativa vigente. Nel 2022 sono state 8.833 le donne che si sono avvalse di questo regime prima dei 59 anni di età, ricevendo assegni pensionistici per quasi la metà inferiori a 500 euro. Com'è noto, infatti, l'accesso anticipato alla pensione con “opzione donna” impone il calcolo dei trattamenti in base alle regole del sistema contributivo. Di conseguenza, oltre la metà degli assegni liquidati (12.298) è inferiore a 500 euro al mese e l'88,75 per cento inferiore ad euro 1.000. Si deve prendere in considerazione il fatto che le molte lavoratrici over 55 hanno svolto, da giovani e contemporaneamente all'attività lavorativa, i compiti in qualità di madre, mentre oggi si trovano ad essere nonne in supporto all'attività familiare e dei propri figli, o ad essere un supporto per i genitori anziani. Si deve prendere in considerazione, quindi, l'importanza sociale del ruolo e del lavoro familiare da esse svolto, che rappresenta anche uno sgravio sul sistema di assistenza a minori, anziani e disabili, e dunque considerare come giusto ed equo per merito il conseguimento della pensione anticipata, traguardo utile per poter svolgere in maniera più serena tali compiti, altrettanto fondamentali nella nostra società. Per questo auspichiamo che si possa adottare una serie di iniziative a sostegno delle donne, per garantire loro indipendenza economica e contrastare concretamente i divari di genere rispetto all'ambito lavorativo, i quali determinano disuguaglianze anche in relazione ai trattamenti pensionistici. Misure strutturali e sostenibili, che prendano in considerazione le modifiche sociali che stanno avvenendo nella società e che ad esse siano adattabili nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisa Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi perdonerete se inizierò e terminerò questa discussione generale con citazioni di due donne differenti. Iniziamo con la prima: «Considerati inammissibili gli emendamenti di Fratelli d'Italia con i quali chiedevamo di prorogare in materia pensionistica “opzione donna”, esodati residui e quota 41. Emendamenti che se approvati, oltre ad aiutare migliaia di lavoratori, avrebbero portato nel medio periodo un risparmio notevole per le casse INPS e statali. Noi non ci arrendiamo e continueremo a lottare in aula per tutelare il lavoro, le vite dei lavoratori e i diritti degli stessi. Nel decreto che si chiama Dignità cosa ci sarebbe stato di meglio che mettere la dignità di persone che vogliono andare in pensione?» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, queste non sono parole mie, sono parole dell'attuale Presidente, Giorgia Meloni, datate 24 luglio 2018. E allora, oggi, alla Presidente Meloni diciamo: nel decreto Lavoro, che avete fatto il 1° maggio, cosa ci sarebbe stato di meglio che inserire “opzione donna”, le 20.000 donne che non sono andate in pensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Eh sì, scriveva Giorgia Meloni, avrebbero continuato a lottare in Aula per tutelare il lavoro e le vite dei lavoratori. Peccato che, però, poi, succede una strana cosa: una volta spostati dall'altra parte dell'emiciclo, queste promesse non si sa che fine abbiano fatto. Forse sono finite nel globo terracqueo, nessuno sa che fine facciano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o, meglio, qualcuno lo sa: i vostri elettori, quelli che hanno deciso di darvi fiducia, che hanno creduto nelle vostre promesse e che, poi, giorno per giorno, stanno ritrovando bugie.

A maggio, la bolletta del gas è salita del 22,4 per cento e il tanto proclamato taglio del cuneo fiscale verrà mangiato interamente dagli oneri di sistema che questo Governo ha deciso di reintrodurre. Potevate sostenere i cittadini, schiacciati dai mutui, dai rincari di mutui e affitti, prendendo extraprofitti di banche, società farmaceutiche e assicurative, invece, nulla. Forti con i deboli, ma succubi dei potenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La Meloni, nel suo post, dunque, indicava la dignità per i lavoratori e, poi, il 1° maggio, decide di fare la festa a questi stessi lavoratori, varando il decreto Precariato, con il quale avete deciso di precarizzazione sempre più i lavoratori, togliendo loro anche la speranza per un futuro, prendendovela con gli occupabili, che sono scansafatiche, non vogliono lavorare. Trovarsi in difficoltà non è una colpa: vi mostrate sordi persino davanti alle parole del Presidente Mattarella.

Vede, Presidente, dati Istat alla mano - quindi, non è un dato che sto portando stamattina, in Aula, senza alcun fondamento -, nel biennio 2019-2020, il numero di lavoratori irregolari in Italia è diminuito di 717.000 unità rispetto al 2018, quando, ovviamente, al Governo c'eravamo noi, avevamo il presidente Conte.

Con il decreto Precariato - il vostro decreto -, ci sarà certamente un aumento dei contratti a termine, che avevamo arginato e contrastato con il decreto Dignità, che, a un anno dall'applicazione, ha portato a più di 600.000 contratti a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed è davvero incredibile questa cosa, perché, il Premier - la Premier, il Premier, non so come dobbiamo dire -, comunque, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, entusiasta del fatto che, effettivamente, ci sono più contratti a tempo indeterminato, elogia la situazione per cui ci sono più contratti a tempo indeterminato e che cosa fa? Allo stesso tempo, affossa quel decreto, ovvero il decreto Dignità, che ha portato ad avere più contratti a tempo indeterminato. È incredibile! Elogia qualcosa, però, poi, allo stesso tempo, lo butta giù, lo distrugge.

Un Governo serio si riunisce il 1° maggio, il Giorno della festa dei lavoratori, per introdurre il salario minimo legale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non per fare quello che avete fatto voi, condannare i giovani al precariato, condannare i giovani a restare in casa, a restare nelle loro famiglie, a non poter accendere un mutuo, a non poter pagare un affitto, a non potersi fare una famiglia. Questo è il Governo che guardava ai giovani? Credo proprio di no.

Sul tema della famiglia e, in particolare, delle donne (Presidente, lo dico veramente con rammarico e con molta delusione, perché, da donna e da rappresentante delle istituzioni, ci tengo tantissimo a questa tematica), ci saremmo aspettati altro, molto altro, ma non è questo il punto. Essere donna non significa necessariamente essere dalla parte delle donne e questo, ahimè, lo stiamo constatando nel modus operandi di questo Governo. Dalla prima donna Presidente del Consiglio, che, a suo dire, avrebbe infranto il famigerato soffitto di cristallo, ci aspettavamo tanto. Il tetto si sarà anche rotto, ma i muri sono perfettamente in piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le scelte finora intraprese da questo Governo ci dicono che non è il successo di una singola donna a portare il cambiamento, se tutte le altre rimangono indietro. Bisogna portare la donna a essere sempre più avanti e, perché ciò accada, servirebbe una Presidente del Consiglio che faccia, del proprio ruolo, la leva per il rafforzamento e il miglioramento del ruolo sociale e dei diritti di tutte, attuando misure che scardinino modelli ancora maschili e maschilisti, a partire dal lavoro. Uomini e donne guadagnano in modo diverso, si inseriscono diversamente all'interno del mondo lavorativo e ne escono, ancora una volta, con modalità e retribuzioni differenti.

L'ultimo bollettino INPS è molto chiaro: c'è un divario degli assegni pensionistici, tra uomini e donne, del 30 per cento: parliamo di 1.381 euro contro 976 euro. Le cause di questo divario le ritroviamo nelle difficoltà delle donne ad accedere al mondo del lavoro e nella continuità del lavoro, perché una donna ha la gioia di diventare madre, però, non spesso il lavoro le viene garantito.

Dunque, ci sono salari più bassi che pesano enormemente sulle pensioni. Le donne sono troppo impegnate a tenere le redini delle famiglie e a sobbarcarsi i lavori di cura gratuita ad esse connesse. Le donne, anche in pensione, continuano a trascinarsi gli esiti delle scelte obbligate negli anni lavorativi. In questo contesto, un ruolo importante lo aveva “opzione donna”, che consentiva alle donne l'accesso alle pensioni anticipate. Il Governo Meloni, però, ha stravolto la normativa.

Nel 2021 - quindi, sempre quando c'era il Premier Conte -, le donne ad aver ottenuto la pensione anticipata tramite “opzione donna” sono state più di 20.000 e, nel 2022, sono arrivate quasi a 24.000. Bene, nel 2023 - quindi, con il Governo Meloni -, si stima che le lavoratrici interessate sarebbero, più o meno, 2.900, numeri che si prospettano bassissimi, lasciando fuori almeno 20.000 donne interessate.

Nell'ambito del lavoro dipendente, le donne hanno un assegno medio di 1.000 euro, quasi il 37 per cento in meno rispetto agli uomini, che guadagnano intorno ai 1.600-1.700 euro; nella Gestione artigiani, il rapporto è di 1.000 euro, contro 720 euro; tra i commercianti, 1.160 euro, contro 772 euro. Questi sono i numeri della discriminazione che ancora vive in questo Paese.

Arrivo alla conclusione, dicendo - l'ho detto diverse volte - che siamo un'opposizione costruttiva. La nostra opposizione non è quella che dice che il presidente Conte, di notte, ha approvato il MES, quando, ovviamente, non era vero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma è un'opposizione che vi vuole dare una mano e, siccome abbiamo visto che già avete difficoltà a spendere i soldi del PNRR - addirittura, qualcuno dei rappresentanti delle forze di Governo dice “quasi quasi, li mandiamo indietro, perché sono troppi e non sappiamo come gestirli” -, vogliamo darvi una mano anche con “opzione donna”, con la mozione che abbiamo presentato.

Concludo, Presidente, la prego di farmi finire, perché queste non sono parole mie, sono parole di una donna che, come tante, è scesa in piazza, la quale, dopo 20 anni di lavoro alla Coop di Piacenza e, prima, in un negozio che la licenza non appena si scopre incinta, continuerà a lavorare: “Opzione donna: non è più un'opzione per me. Il Governo Meloni l'ha blindata al punto tale che, anche con una figlia, non posso fare domanda. Se non mi avessero tolto tre anni di lavoro quando ho avuto mia figlia, a quest'ora sarei stata vicina ai requisiti Fornero, ma, all'epoca, le madri erano poco tutelate. Lavoro da quando ho quindici anni e penso che questa sia l'ennesima ingiustizia sulle donne. Sono stanca, ho l'artrite e malati in famiglia. Meloni non lo capisce? Quando ho letto dei paletti che avevano messo a “opzione donna” sono scoppiata a piangere dalla rabbia. Pensavo, la prima Premier donna: chi meglio di una donna può pensare alle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?”.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando la mozione “opzione donna” è stata presentata dai gruppi di opposizione, dal Partito Democratico - anch'io sono tra i firmatari, con il mio gruppo, di questa mozione -, fra me e me, pensavo che sarebbe stata superata dagli eventi. Infatti, nelle ore in cui veniva approvato il decreto Lavoro, mi ero detta: sicuramente prenderanno la posizione che hanno promesso di prendere, ormai da quattro o cinque passaggi parlamentari, su “opzione donna”. Pensavo che questa sarebbe stata una discussione inutile, che, probabilmente, avremmo rinunciato a fare. Purtroppo, non solo non è una discussione inutile, ma siamo qui anche per ricordare le ennesime promesse su cui la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta tornando sui suoi passi e, con lei, il suo Governo.

Pagina 18 del programma elettorale di Fratelli d'Italia, non di qualche decennio fa, ma di qualche mese fa. È il programma elettorale che è stato presentato agli italiani e sulla base del quale ricordo, come voi ci ricordate ormai quotidianamente, che siete un Governo politico, eletto dagli italiani e che gli italiani vi hanno dato il consenso. Ora, sarebbe anche da domandarsi sulla base di quale programma elettorale vi abbiano dato il consenso, perché era il programma elettorale che, per esempio, diceva che avreste abolito le accise sulla benzina, che sono vive e lottano insieme a noi. Era anche il programma elettorale con il quale avevate detto, lo ricordo, a pagina 18: flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, accesso facilitato alla pensione e rinnovo della misura “opzione donna”. Ora, ci si potrebbe domandare che cosa significhi “rinnovo”. Ebbene, ce lo stiamo domandando anche noi da quando è stata fatta la legge di bilancio, perché effettivamente, facendo questo rinnovo, voi avete nella sostanza cancellato “opzione donna”. Lo hanno ricordato le colleghe che sono intervenute, “opzione donna” era l'unico strumento di flessibilità in uscita che avevano a disposizione le donne. Tra l'altro, voglio ricordare che si tratta di donne che non hanno potuto accedere, ad esempio, a quota 100, perché avere 38 anni di contributi continuativi per una donna è pressoché impossibile. Può accadere, qualcuna è riuscita anche a farvi ricorso, ma certamente la media delle donne ha meno di vent'anni di contributi previdenziali e, quindi, posto che ha spesso anche un'anzianità di servizio molto frammentata, sono sicuramente poche le donne che hanno avuto la possibilità di accedere a quota 100.

Mi sto un po' impressionando per le ultime novità. È un problema del sistema pensionistico in generale, nel senso che la destra ha sempre fatto delle battaglie sulle pensioni, almeno una parte della destra. Penso alle battaglie fatte da Fratelli d'Italia, che venivano giustamente ricordate dalle colleghe del MoVimento 5 Stelle che sono intervenute, e penso alla posizione assunta da sempre dalla Lega sul tema delle pensioni, che è stata un po' la vostra bandierina. Talmente è stata la vostra bandierina che, adesso, è abbastanza incomprensibile perché facciate cassa proprio sulle pensioni. Eravate partiti dicendo: aboliremo la legge Fornero. Ebbene, la legge Fornero è assolutamente e pienamente in vigore, tant'è che gli uomini vanno in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi e l'unico strumento che avevano era appunto “opzione donna” che, vorrei ricordarlo, non era assolutamente gratuito, significava rinunciare comunque al 30 per cento dell'assegno pensionistico.

Ora, questo intervento, fatto contro le donne - perché è un intervento contro le donne - si accompagna ad altri interventi fatti contro tutti i pensionati, perché avete tagliato le pensioni ai pensionati, quando invece avevate promesso loro pensioni minime fino a 1.000 euro, avevate promesso una flessibilità in uscita che avrebbe addirittura mandato in pensione con largo anticipo uomini e donne. Qualcuno si era addirittura azzardato a dire: riconosceremo alle donne anche il diritto alla maternità e, quindi, daremo contributi figurativi per quelle donne che nel corso della carriera hanno avuto una frammentazione della stessa dovuta alla maternità. Ebbene, nulla di tutto questo - lo ripeto, nulla di tutto questo - ma vi siete accaniti sulle pensioni e sui pensionati. Vi siete accaniti a tal punto che le avete tagliate, fino ad arrivare, e oggi discutiamo di questo, all'eccesso della quasi cancellazione di “opzione donna”.

Tuttavia, leggo che la Premier Meloni sta pensando a “opzione uomo”. Mi tremano i polsi, perché, se addirittura con “opzione donna” abbiamo impedito alle donne di andare in pensione, con “opzione uomo” mi pare di aver capito che garantiremo la possibilità a tutti gli uomini di andare in pensione. Quindi, udite bene: le donne non ci vanno, gli uomini sì e ancora più facilmente. Leggo - notizia di questa mattina - che andiamo spediti verso quota 41, quindi, vuol dire proprio che le donne non avranno la possibilità di andare in pensione. Da nessuna parte, men che meno nell'ultimo decreto Lavoro, si parla - visto che una delle bandiere oggi prese da questo Governo è quella della natalità - della possibilità per le donne di poter acquisire contributi figurativi, almeno fino a quell'anno di vita del bambino, che consentirebbero loro di poter rimettere insieme i pezzi della loro già faticosa esistenza, quando sono lavoratrici, quando sono donne e quando sono madri, e che consentirebbero loro di poter andare in pensione, non dico meglio degli altri o prima degli uomini, sia mai, ma almeno come gli uomini e che almeno consentirebbero alle donne di avere più o meno gli stessi diritti che oggi hanno gli uomini lavoratori rispetto alle donne lavoratrici.

Ricordo - non perché voi possiate pensare che magari non c'entri niente - che nel decreto Lavoro non si parla neppure di congedi parentali, che sono un altro strumento che consentirebbe, magari, alle donne di non doversi trovare sempre di fronte a quella scelta: faccio un figlio, continuo a lavorare, oppure mi preoccupo e devo preoccuparmi del mio futuro, visto che non mi mandano più neanche in pensione? Ecco, a queste domande noi avremmo gradito che oggi vi fosse una risposta concreta dal Governo. Magari era l'occasione, visto che ci portate nell'unico tavolo con cui vi confrontate con le opposizioni. Si potrebbe pensare: adesso fanno il tavolo per confrontarsi sul salario minimo; oppure, si potrebbe pensare: adesso fanno il tavolo per confrontarsi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza; oppure, si potrebbe pensare: adesso faranno un tavolo con le opposizioni per preoccuparsi delle grandi infrastrutture che sono ferme nel nostro Paese; oppure, si potrebbe anche pensare: adesso fanno un tavolo con le opposizioni per parlare del tema della natalità, perché vogliono coinvolgere le opposizioni. No, il tavolo con le opposizioni si fa sulle riforme costituzionali. Per carità, non che non siano importanti, sono straordinariamente importanti, ma ci domandiamo se il tavolo non venga fatto per nascondere le priorità più importanti, oggi, per il nostro Paese e per i nostri cittadini. Tant'è che in qualche modo li distraete con un tavolo che servirà, magari, a far dimenticare loro che non vanno più in pensione come andavano prima, a far dimenticare loro che le loro pensioni sono state tagliate, a far dimenticare loro che non c'è un impegno serio e puntuale sui salari, che continuano a scendere, a far dimenticare loro, ad esempio, che ci sono i temi della scuola, a cui sono state tagliate le risorse, dell'università, di cui non si dice nulla, o della sanità pubblica, che ormai è diventata, evidentemente, un non problema per il Governo.

PRESIDENTE. Concluda.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sì, Presidente, concludo. Insomma, Presidente, io credo, e con me anche altre colleghe, che sia la quarta o quinta volta che intervengo su “opzione donna” e continuerò a farlo finché non ci sarà una decisione da parte del Governo che torni a dare diritti a quelle donne che quei diritti se li sono guadagnati faticosamente, lavorando per una vita intera e che non avevano assolutamente bisogno di un esercizio di forza, come è stato fatto da questo Governo. Per recuperare risorse da dare per la flat tax, recuperare risorse da dare a chi condonate e per gli scudi penali, le avete tolte a chi ha più bisogno: le donne e chi riceveva il reddito di cittadinanza. Penso che un minimo di vergogna ci voglia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore Paolo Baffi di Fiumicino, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. Li ringraziamo per questo. Ovviamente, faccio presente che sono presenti in Aula i deputati che stanno portando il proprio contributo con interventi nella discussione sulle linee generali delle mozioni richiamate all'ordine del giorno (Applausi).

È iscritto a parlare il deputato Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, l'attuale contesto europeo vive una persistente fase di crisi che trae origine dalle conseguenze socioeconomiche della pandemia, dalla situazione di instabilità geopolitica dovuta al conflitto bellico russo-ucraino, nonché dalla crisi energetica e anche da quella climatica. In tale scenario, la dinamica di crescita resta caratterizzata per le donne da un'occupazione ridotta e precaria e da un fortissimo ricorso, spropositato, all'uso del part time. L'European Institute for gender equality, che dal 2013 monitora il progresso della parità di genere dell'Unione europea, pur riportando un leggero miglioramento a livello sovranazionale certifica come, nel nostro Paese, l'Italia, il raggiungimento della parità di genere sia ancora un obiettivo molto lontano. Nel 2022, con un punteggio di 65 su cento, l'Italia si colloca al quattordicesimo posto tra i Paesi dell'Unione europea. Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, le prime dieci economie hanno colmato almeno l'80 per cento del loro divario di genere, come ad esempio l'Islanda, che è in testa alla classifica.

Poi, ci sono altri Paesi scandinavi, come la Finlandia, la Norvegia e la Svezia - questi sono tra i primi 5 - mentre altri Paesi europei, come Irlanda e Germania, sono rispettivamente nono e decimo. L'Italia, in questa altra classifica, occupa il sessantatreesimo posto, avendo colmato il 72 per cento del divario.

La questione presenta diverse prospettive. Ad esempio, esiste un legame molto stretto tra il mercato del lavoro e l'organizzazione della famiglia. Le differenze di genere sul lavoro hanno origine, soprattutto nella società del nostro Paese e soprattutto nel Meridione, nella famiglia e nelle norme sociali ancora diffuse, che impongono una più o meno rigida divisione dei ruoli tra gli uomini, impegnati nel lavoro e nella carriera, e le donne, prime responsabili del lavoro domestico e di quello di cura.

Presidente, poi c'è stata la pandemia da COVID-19 che ha messo in luce, senza ombra di dubbio, la misura in cui la società dipende dalle donne, soprattutto per quanto riguarda i servizi di assistenza essenziali, dato che le donne costituiscono la maggior parte della forza lavoro in tutti i settori legati all'assistenza. Per troppo tempo la mancanza cronica di servizi di assistenza accessibili, economici e di qualità ha rappresentato nell'Unione europea un ostacolo significativo alla piena partecipazione delle donne a tutti gli aspetti della vita economica, sociale, culturale e anche politica. Apprendiamo con soddisfazione la recente presentazione di una strategia europea - a settembre 2022 - per l'assistenza, la cosiddetta Care Strategy, da parte della Commissione europea.

Nel settore del lavoro domestico le risultanze dell'ultimo Gender Policies Report dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, INAPP, evidenzia come il tema del lavoro domestico presenti diverse implicazioni di genere, non solo perché il settore rappresenta il pilastro dell'assistenza nel Paese ma soprattutto perché si configura quale bacino occupazionale altamente femminilizzato e, al contempo, caratterizzato da forti elementi di precarietà, basse tutele, bassi salari e una significativa incidenza del lavoro sommerso.

Il settore, tra l'altro, è in costante crescita. Oggi rileva circa 2 milioni di famiglie quali datori di lavoro e una crescente domanda particolarmente volta a sostenere le esigenze di cura di persone degenti o malate. A ciò si aggiunge che in Italia il 48 per cento delle donne dichiara di accudire completamente, per lo più da sole, i figli o i nipoti in età compresa tra 0 e 11 anni. Insomma, c'è una sorta di solitudine dell'universo femminile.

Poi, ci sono i dati sulla conciliazione vita-lavoro, che, in particolare, evidenziano un mercato del lavoro italiano più rigido della media europea. Le donne in Italia hanno minori opportunità di flessibilità rispetto agli uomini. Poi, ancora, c'è l'aspetto delle vessazioni in tutto il ciclo di lavoro, a partire dall'assunzione, cioè il mobbing.

Nella sua settima edizione, il rapporto “Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2022” di Save the Children rivela che in Italia sono circa 6 milioni le mamme equilibriste divise tra vita familiare e lavorativa, una condizione che riflette la precarietà del lavoro femminile e le scelte legate alla maternità. Le donne sono le ultime ad entrare e le prime ad uscire dal mercato del lavoro e quando prende forma la decisione di avere un figlio diviene ancora più larga la forbice salariale tra donne e uomini, oltre alle penalizzazioni che la maternità porta con sé.

Ma Universo donna denuncia un altro grave fenomeno e ce lo dice anche una ricerca Istat del 2018 dal titolo “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”. Sarebbero 1.404.000 le donne tra i 15 e i 65 anni che in Italia nel corso della loro vita hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, di cui 425.000 negli ultimi tre anni. Le donne devono cedere a questi ricatti per poter essere assunte, per non perdere il posto di lavoro e per ottenere avanzamenti di carriera, a maggior ragione se impegnate in compiti di cura. Quante volte si è puniti, Presidente, per essere venuti al mondo come donna? Come rilevato, poi, in questa ricerca, le molestie sul lavoro possono già presentarsi al primo colloquio.

Poi veniamo all'oggetto della nostra mozione. C'è un ultimo aspetto, ovviamente negativo, che è il gender pay gap.  La Commissione europea definisce il gender pay gap un divario retributivo di genere, che è la differenza tra la paga di un uomo e di una donna basata sulla differenza media di retribuzione oraria lorda su tutte le persone che lavorano. Secondo i dati Istat (ultimo aggiornamento: febbraio 2022), in Italia la retribuzione è pari a 15,2 euro per le donne e a 16,2 per gli uomini e il gender pay gap è più alto tra i dirigenti (il 27 per cento) e i laureati (il 18 per cento). Questo divario si acutizza tra le persone over 65, dove le donne guadagnano il 36 per cento in meno degli uomini.

Stando al dossier n. 2, PNRR: parità di genere, pubblicato a marzo 2022 a cura di onData e Think Tank Period, con il supporto di Open Society Foundations, se si guarda alle posizioni manageriali, si trovano sempre meno donne. In Italia c'è una sola direttrice responsabile di un quotidiano nazionale, ci sono 7 rettrici su 84 atenei e 2 donne direttrici su 12 telegiornali nazionali, ma il divario retributivo si allarga prepotentemente.

Presidente, il gender gap non lo registriamo soltanto nelle retribuzioni ma anche in riferimento alle pensioni, dove il gap è sempre crescente. Trattando dei temi della discriminazione di genere, è pericolosamente facile rappresentare che non c'è più bisogno di interventi perché ormai le donne sono ovunque - e mi avvio alla conclusione, Presidente -, ma invero i dati lo smentiscono facilmente e costituiscono uno strumento di consapevolezza con cui necessariamente confrontarsi per programmare azioni future e promuovere la parità sul mercato del lavoro.

Presidente, con la nostra mozione vogliamo un impegno del Governo a prevedere interventi mirati a ridurre questo gap pensionistico, essenzialmente attraverso due punti: il ripristino, nel prossimo provvedimento utile, della disciplina sull'uscita pensionistica per il tramite della cosiddetta “opzione donna” alle regole vigenti sino al 31 dicembre 2022; l'adozione - è il secondo punto - di ulteriori misure suscettibili di affrontare in modo più incisivo e risolutivo le condizioni che sono alla base della penalizzazione femminile in campo previdenziale, ovverosia la disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro, con particolare riguardo ai bassi livelli contributivi e alle interruzioni di contribuzioni per maternità e lavoro di cura.

Presidente, concludo. La parità di genere è uno dei valori fondanti dell'Unione europea, al centro della Strategia per la parità di genere 2020-2025, ed è riconosciuta dai Piani di ripresa e resilienza adottati dai Governi degli Stati che ne fanno parte. I piani di intervento nazionali riguardano soprattutto le differenze di genere sul mercato del lavoro, che restano marcate in alcuni Paesi e soprattutto nel nostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'istituto “opzione donna”, di cui parliamo oggi, non è certamente un'opzione meravigliosa, un'agevolazione fantastica per le donne, né tanto meno un'agevolazione gratuita. È un'opzione quasi da disperazione: è l'unica forma di possibilità di uscita anticipata di cui le donne dispongono ma è molto penalizzante, perché, come veniva ricordato, comporta il ricalcolo contributivo dell'intera carriera lavorativa e, quindi, porta a un taglio delle già magre pensioni del 25-30 per cento.

Nonostante questo, ha una caratteristica prima di tutto: ha resistito nel corso del tempo. È nata nel 2004 e, appunto, nonostante questi suoi limiti, era ancora viva sino al 2022. Ha resistito persino alla riforma Fornero - è la sua forza - proprio perché rispondeva al principio contributivo e, quindi, non era e non è un elemento di generosità.

Perché allora esisteva questa opzione (devo dire “esisteva”, perché l'intervento del Governo l'ha macellata, l'ha ridotta a una cosa che non si può neppure chiamare “opzione donna”)? Esisteva perché c'era un bisogno. Infatti, rispondeva a un bisogno e anche a un'esigenza, se vogliamo, di giustizia, cioè la consapevolezza che le donne sul mercato del lavoro sono fortemente penalizzate, con carriere discontinue e retribuzioni più basse, e lo sono, proprio in quanto donne, per motivi molto diversi, fra cui l'impegno che svolgono nel lavoro di cura delle persone più fragili all'interno delle famiglie e nel lavoro domestico.

Se andiamo a vedere le caratteristiche delle donne che hanno avuto accesso a “opzione donna” -che, ricordo, non è una cosa clamorosa e riguarda soltanto il 2 per cento dei pensionamenti delle donne (quindi, non stiamo parlando di uno strumento abusato) - se guardiamo alle caratteristiche che ci ritornano dall'ultimo rapporto dell'INPS, vediamo che la scelta di “opzione donna” è legata a una maggiore fragilità, cioè a una fragilità nella fragilità. Chi sono le persone che anticipano la pensione? Sono persone - sono donne - che spesso fanno fatica a maturare settimane di lavoro (secondo l'indagine dell'INPS, 10 settimane in media in meno di chi anticipa rispetto a chi non anticipa).

Sono persone che più spesso devono ricorrere a contribuzioni figurative e a riscatti per cercare di accelerare il raggiungimento del requisito contributivo. Un requisito contributivo che, pur essendo quasi un traguardo irraggiungibile per moltissime donne, 35 anni, è più basso di quello richiesto in altri istituti.

L'altra cosa su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è che la propensione ad esercitare l'opzione è decrescente al crescere del reddito ed è proprio una differenza molto forte. Sono le donne più povere - che non hanno aspettativa comunque di arrivare, se ci arrivano, ad una pensione elevata e che sono schiacciate dalla difficoltà di maturare questo requisito - che accedono più facilmente a questa opzione. Quindi, è un'opzione che ha proprio la caratteristica di essere un'ancora di salvezza. È più forte - ci dice sempre la relazione dell'INPS - l'incidenza di lavoratrici silenti, ossia lavoratrici che, nell'ultimo anno precedente al ricorso all'opzione, erano senza versamenti contributivi. Quindi, il reddito basso, la difficoltà lavorativa costituiscono la determinante più significativa della scelta di “opzione donna”. Questa cosa, evidentemente, è stata considerata un privilegio, perché è stata attaccata anche in altri momenti storici e molto brutalmente da questo Governo. Quando parlo di altri momenti storici ricordo quello che avvenne nel 2012, con riferimento al quale, con un'interpretazione molto contestata anche in queste Aule, le circolari INPS n. 35 e n. 37 del 2012 hanno collocato la finestra mobile, l'aspettativa di vita nel periodo di maturazione del requisito, riducendo quindi, nei fatti, la sperimentazione, che doveva terminare, all'epoca, nel 2015 e che veniva quindi anticipata nel 2014, togliendo 15-21 mesi per la possibilità di accedere a questa opzione.

Ma l'attacco che viene svolto questa volta è molto più pesante. È un attacco che, formalmente, mantiene un istituto, ma, in realtà, lo svuota completamente dall'interno e lo fa imponendo requisiti particolarmente stringenti.

Secondo la relazione tecnica, la platea dovrebbe ridursi a circa 3.000 donne. I dati che abbiamo fino adesso ci dicono che vi è stata un'adesione quasi inesistente - sotto 20 le richieste arrivate nel 2023 -, quindi siamo di fronte ad un istituto che è stato fondamentalmente abrogato. È stato fatto, però, anche con messaggi che vanno comunque contestati, al di là del loro effetto.

La cosa che ci ha più colpito riguarda il fatto che, a fronte di un innalzamento del requisito di anzianità a 60 anni, sia stato comunque fatto uno sconto: un anno per ogni figlio. E ciò crea veramente un precedente molto serio e discutibile. Nessuno ha mai chiesto che il fatto di avere avuto figli costituisca un elemento che deve modificare il requisito di accesso. La nostra battaglia, che in parte ha dato risultati, è quella, invece, di dire che il lavoro di cura è, a tutti gli effetti, equiparabile, seppure eventualmente con una contribuzione figurativa più contenuta, ad un anno di lavoro, perché è un lavoro che deve essere socialmente riconosciuto.

Non c'è una premialità, per giunta ex post, quindi senza alcuna valenza di incentivo, che debba essere riconosciuta, perché è più brava una donna che ha fatto figli rispetto ad un'altra. C'è invece la necessità di riconoscere appieno, nella carriera lavorativa, anche questo lavoro, che è lavoro di cura, che ha un valore sociale e che, come tale, chiediamo sia riconosciuto.

Il fatto di guardare al tema famiglie e figli in questi modi strampalati, improvvisati, parcellizzati non ci va bene. Non ci va bene nemmeno a proposito dell'ultimo decreto Lavoro, quando, per sostenere le famiglie con figli, si inventa un fringe benefit che non è una politica; è deciso dai datori di lavoro, solo da quei datori di lavoro che si possono permettere di dare molti soldi, fino a 3.000 euro, ai propri dipendenti, quindi solo a certe categorie di dipendenti, con una detassazione.

Queste sono misure assolutamente sbagliate, anche culturalmente, che noi combattiamo.

Gli altri requisiti introdotti peggiorano persino rispetto a quelli già previsti, ad esempio, per l'Ape sociale. Quindi, non basta essere licenziate, bisogna anche essere licenziate da un'impresa che sia in un tavolo di crisi. Insomma, questa continua categorizzazione per arrivare a segmenti sempre più piccoli, discriminare: non ci vanno nell'approccio delle politiche sociali. “Opzione donna”, quindi, è un banco di prova, esattamente forte, rispetto a quello che non dovrebbe essere fatto. Fra l'altro, e chiudo, vi è una discriminazione, richiamata anche dalla Ministra Calderone, poi inoperosa nel rimediare: è evidente che questa opzione è rilevante anche per le lavoratrici autonome che vi ricorrono in percentuale superiore rispetto alla media. Eppure, non si riconosce neppure la loro fragilità e si lascia una discriminazione per età che anche noi saremmo disposti a superare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito dei lavori di questa mattina. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15,04.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 68, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti, previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 605 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech (Approvato dal Senato) (A.C. 1115​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1115: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il presidente della Commissione finanze, deputato Marco Osnato, in sostituzione del relatore, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARCO OSNATO, Presidente della VI Commissione. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Governo?

SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1 Fenu. Se non ci sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Fenu, con il parere del contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Fenu, con il parere del contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Fenu, con il parere del contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 23.1 Merola e 23.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 28.1 Merola e 28.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 33.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Il Vicepresidente Mule' chiede di parlare? Avrebbe desiderato votare. Ci siamo accorti tardi della sua difficoltà, mi dispiace.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. A che titolo?

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Argomento?

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente, intervengo anche per ringraziare l'Aula rispetto all'episodio che, venerdì scorso, è accaduto nel mio comune, Massa, dove c'è stata un'aggressione fisica nei confronti del Presidente Conte, che è anche un nostro collega. Devo dire che gli attestati di solidarietà sono arrivati trasversalmente, sia a livello nazionale sia a livello locale, e di questo, lo ripeto, a nome del MoVimento 5 Stelle, ringraziamo.

Intervengo, però, per informare che il rischio di ciò che è accaduto è quello, ahimè, di un'emulazione, perché, se una persona che aggredisce fisicamente, il giorno dopo fa una conferenza stampa e continua a fare proclami - addirittura, è candidato in consiglio comunale, giusto per informare -, ciò riguarda, credo, tutti noi e riguarda anche tutta la democrazia in questo Paese. In questi giorni, abbiamo letto, ahimè, sulla stampa, a volte, anche dei distinguo rispetto a questa cosa.

Io rivendico il fatto che il MoVimento 5 Stelle, dalla sua nascita, è una forza politica che ha sicuramente usato toni anche molto forti, però nel MoVimento 5 Stelle si è canalizzata una rabbia, in un gioco democratico, e non c'è mai stato un episodio che abbia vista una persona del MoVimento 5 Stelle aggredire fisicamente qualcuno, da nessuna parte, in nessun modo, in nessun contesto. Questo perché il MoVimento 5 Stelle - credo sia opinione di tutti - ha canalizzato, invece di alimentarla, in un contesto democratico, appunto, una rabbia che, soprattutto in un certo momento, era presente nel Paese.

Concludo, dicendo che questa aggressione avviene nel momento in cui il presidente Conte viene, a volte, accusato da alcuni di avere chiuso troppo in quel momento mentre da altri viene accusato di aver chiuso poco. Questo per dire - ne siamo, credo, tutti consapevoli - che nessuno avrebbe voluto trovarsi nei panni del presidente Conte in quel momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e credo che questa sia opinione comune, con riferimento al momento di grande difficoltà che stava attraversando il Paese.

Ritengo davvero che quest'Aula debba essere informata di nuovo di quello che è accaduto e ribadisco il ringraziamento per la solidarietà manifestata (Applausi).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sono accolti come raccomandazione gli ordini del giorno n. 9/1115/1 Alfonso Colucci, n. 9/1115/2 Fenu, n. 9/1115/3 Cappelletti e n. 9/1115/4 Dell'Olio. Sull'ordine del giorno n. 9/1115/5 Francesco Silvestri il parere è favorevole, con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori misure di agevolazione per l'accesso al credito e al mercato dei capitali finanziari, nonché di potenziare, mediante le autorità preposte, le azioni a tutela della clientela e della correttezza dei comportamenti degli istituti di credito e degli intermediari finanziari, al fine di contrastare e prevenire l'adozione di pratiche commerciali a sfavore dei clienti”.

PRESIDENTE. Chiediamo dunque ai presentatori degli ordini del giorno se accettino i pareri del Governo e la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1115/1 Alfonso Colucci c'è un accoglimento, con la formula della raccomandazione. Viene accolto?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Va bene, Presidente. Chiederei che venga posto in votazione, grazie.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Savino, essendo stato chiesto di procedere al voto sulla raccomandazione, il Governo deve dire se è d'accordo o è contrario rispetto all'ordine del giorno presentato, in questo caso, dal collega Alfonso Colucci o se si rimette all'Aula: favorevole, contrario o si rimette all'Aula.

SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. A questo punto, contrario.

PRESIDENTE. Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno (Commenti del deputato Giachetti)… È la prassi, deputato Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). No, non è prassi che il Governo si alzi…

PRESIDENTE. Deputato Giachetti, interviene per richiamo al Regolamento?

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Sì, per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Non credo che sia prassi che il Governo si alzi, esprima un parere favorevole come raccomandazione su un testo e poi, avendo il collega che ha firmato l'ordine del giorno accettato la raccomandazione e chiedendo semplicemente di metterlo ai voti dell'Aula, a quel punto il Governo cambi parere sullo stesso testo su cui ha dato parere favorevole.

PRESIDENTE. No, non cambia il parere.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). È un corto circuito! Forse il Governo non ha ben compreso qual è la situazione. In questi casi - ricordiamolo al Governo - il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. No, guardi, io penso che ci sia un errore di interpretazione. Non c'è un parere favorevole del Governo, ma c'è un accoglimento come raccomandazione, che, se viene accolta, passa, diciamo così, con questa formula, altrimenti viene messo in votazione e c'è un giudizio di merito da parte del Governo. Deputato Colucci?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, ripeto, accetto la riformulazione, come raccomandazione, dell'ordine del giorno. Se è possibile che l'Aula lo voti, bene; altrimenti lo accetto, punto.

PRESIDENTE. Stavamo procedendo, appunto, alla votazione. Di prassi, vi è la richiesta del parere al Governo e il Governo ha dato, comunque, un parere negativo. Quindi, non chiede più che venga votato? Sottosegretaria Savino? Allora, se viene confermato il fatto che l'ordine del giorno possa non essere posto in votazione e, quindi, si accoglie la raccomandazione, passiamo all'ordine del giorno n. 9/1115/2 Fenu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), su cui abbiamo la medesima formulazione da parte del Governo, che lo accoglie come raccomandazione: va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1115/3 Cappelletti, accolto come raccomandazione; va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1115/4 Dell'Olio, accolto come raccomandazione, accettata dal primo firmatario.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1115/5 Francesco Silvestri, su cui c'è una proposta di riformulazione più complessa da parte della Sottosegretaria Savino.

Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Silvestri Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Se ho ben capito, è stata aggiunta la formula “a valutare di”. Giusto? Allora, c'è una cosa che non sto capendo del Governo rispetto al tema dei mutui. È venuto il Ministro Giorgetti qui e, in un question time, rispetto a questo tema, al tema dell'aumento delle rate dei mutui, che sta massacrando praticamente una gran parte del nostro Paese, ci ha detto che lo state monitorando. Adesso voi “valutate di”. Avete capito che questo tema sta al centro della vita familiare di tantissime persone che non possono aspettare la vostra valutazione e il vostro monitoraggio? Il problema è abbastanza chiaro: ci sono banche che, per loro stessa ammissione, stanno facendo utili sull'aumento dei tassi della BCE e noi stiamo chiedendo di poter tassare quella parte di utili di alcune banche e poterli redistribuire a chi, in questo momento, sta in difficoltà. Quindi, non ho capito l'atteggiamento del Governo. Per togliere “opzione donna” siete stati velocissimi, per togliere il reddito di cittadinanza siete stati velocissimi, per togliere lo sconto e gli aiuti sulla benzina siete stati velocissimi e adesso sulle pensioni siete stati velocissimi. Poi, però, quando si tratta di aiutare delle povere persone che hanno visto un aumento di mutui del 40, 50 e stiamo arrivando al 60 per cento, voi valutate, guardate, sentite, percepite. Ma quand'è che agite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quand'è che agite?

Quindi, perché non accantona questo ordine del giorno? Fate una riflessione di un minuto, tanto sono sei mesi che state valutando. A fronte di una valutazione di sei mesi, fate un accantonamento e date una risposta positiva ad un impegno molto importante che riguarda la vita di tante famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Mi pare che il Governo non abbia cambiato opinione. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1115/5 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, siamo qui, oggi, a discutere di un tema tanto complesso e a elevato contenuto tecnico, quanto importante, in una fase storica nella quale si assiste a cambiamenti e sviluppi rapidissimi, alla luce dell'interazione fra la digitalizzazione e le attività dell'uomo. Tra queste, evidentemente, un posto importante è occupato dall'utilizzo degli strumenti finanziari.

Come sempre, quando si tratta di nuove tecnologie, il compito del legislatore è quello di assicurare che il loro utilizzo sia inserito in un quadro di regole che consenta agli operatori di coglierne le potenzialità, ma tuteli il sistema e le singole persone, in particolar modo quelle più deboli, dalle insidie e dai rischi.

Questo provvedimento, signor Presidente, è un passo avanti…

PRESIDENTE. Porti pazienza. Colleghi deputati, aspettiamo che facciate silenzio perché non si può lavorare in queste condizioni, non si sente la voce del deputato Bicchielli. Quindi, chi vuole conversare è pregato di recarsi fuori dall'Aula. Mi riferisco ai molteplici capannelli che si sono creati. Ognuno sa qual è il proprio. Colleghi, chi parla deve uscire dall'Aula. Prego, deputato Bicchielli, prosegua.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). La ringrazio, signor Presidente. Dicevo che questo provvedimento è un passo avanti in tal senso. Esso recepisce un regolamento europeo, ma è anche l'occasione con la quale si attua una prima regolazione degli strumenti finanziari digitali. Si tratta di un ambito molto complesso, nel quale sussistono i pericoli delle gestioni, in qualche modo, possiamo dire, parallele, difficili da controllare, ma impossibili da ignorare.

Come segnalato dalle principali istituzioni finanziarie del nostro Paese, si va oggi a colmare un gap importante rispetto ad altri ordinamenti, in un settore nel quale l'uniformità degli strumenti è cruciale, alla luce della facilità con la quale le intermediazioni possono trasferirsi.

Con questo decreto, che ci accingiamo ad approvare, si introduce un regime pilota che dota l'ordinamento dei mezzi per affrontare quello che sarebbe riduttivo considerare solo un ampliamento dei tempi e dei modi degli scambi finanziari, e che, invece, rappresenta un vero e proprio salto culturale. Un salto che presenta delle opportunità soprattutto per il mondo produttivo, ma anche, come detto, dei rischi per l'attrattività che strumenti ancor così poco regolati possono rappresentare per chi si prefigga finalità non trasparenti.

Per queste ragioni, signor Presidente, il gruppo Noi Moderati voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Noi come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ci asterremo dal votare questa norma, perché ci aspettavamo si potesse fare di più. Abbiamo proposto una serie di emendamenti che, purtroppo, sono stati tutti quanti respinti, come minoranza all'interno del Parlamento, ma, soprattutto, ci preoccupa molto anche l'andazzo che sta attorno al sistema, ad esempio, delle criptovalute.

Tra l'altro, la regolamentazione dell'Unione europea va incontro al fenomeno della cosiddetta tokenizzazione degli strumenti finanziari: mi riferisco al famoso token, ovvero la rappresentazione digitale di strumenti finanziari nei registri distribuiti o l'emissione di categorie di attività tradizionali in formato tokenizzato per consentirne l'emissione, la custodia e il trasferimento in un registro distribuito. Obiettivo del regolamento è introdurre per tali infrastrutture un regime sperimentale temporaneo, che dura 6 anni, volto a consentire le prestazioni di servizi di negoziazione e trasferimento mediante l'utilizzo di tecnologie innovative.

Per cogliere questi benefici, il regolamento introduce un elemento di discontinuità fortemente innovativo rispetto alla situazione corrente, vale a dire la possibilità che i servizi connessi con il ciclo di vita di un'attività finanziaria siano prestati congiuntamente a un'unica infrastruttura di mercato, il suddetto DLT. In estrema sintesi, un registro distribuito è un database, quindi un archivio di informazioni condiviso e sincronizzato; ogni aggiornamento del registro stesso deve essere approvato secondo uno specifico processo di validazione. La natura distribuita del registro e le differenti modalità di funzionamento dei processi di validazione caratterizzano le criptovalute e le altre blockchain nelle quali il processo di validazione non è centralizzato, ma può essere in varia misura anch'esso distribuito, al fine di consentire lo sviluppo delle cripto-attività che rientrano nella definizione di strumenti finanziari e lo sviluppo della tecnologia a registro distribuito, preservando, al contempo, un elevato livello di tutela degli investitori, integrità del mercato, stabilità finanziaria e trasparenza ed evitando l'arbitraggio normativo e scappatoie. Il regolamento dell'Unione europea crea un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito.

A metà dello scorso anno… noto che, ancora una volta, il Sottosegretario Savino non è attento alle attività dei parlamentari. Ho già avuto modo di dirglielo in Commissione e, pubblicamente; lo ripeto anche in quest'Aula, visto che a un question time, oramai di diverse settimane fa, era collegata online e ad un certo punto, durante il question time della Commissione finanze, ha staccato il telefono ed è scomparsa: l'ho segnalato anche in Aula e l'ha segnalato anche il presidente della Commissione. Noto che non c'è rispetto nei confronti del Parlamento, dei parlamentari e della nostra attività, cosa che ritengo fondamentale.

A metà dello scorso anno, la Presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio… scusi, Presidente, per inciso, noi ancora non abbiamo completato quel question time.

A metà dello scorso anno, la Presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio in merito alla proposta di regolamento relativa ai mercati delle cripto-attività per quanto riguarda gli emittenti di cripto-attività non garantite, le cosiddette stablecoin.

Su questo, noi siamo molto, molto attenti, perché la nostra preoccupazione è che, attorno alla regolamentazione di un mercato che si sta sempre più espandendo, si creino le situazioni - fatemi passare il termine - dei cosiddetti paradisi fiscali (si sono realizzati da una parte), di mondi, di bolle in cui si utilizzano le criptovalute senza alcuna forma di regolamentazione.

La cosa più pericolosa è che, in alcuni casi, gli investitori, convinti di fare affaroni - ed è già successo, lo abbiamo letto sui giornali, nei mesi scorsi -, vengono portati a fare questi investimenti, che, poi, non sono più recuperabili in alcun modo. Per questo c'è bisogno di avere delle tenaglie molto strette.

Queste norme proteggeranno gli investitori e la stabilità finanziaria, permettendo, nel contempo, innovazione e promuovendo l'attrattiva del settore delle monete virtuali. Ciò dovrebbe apportare maggiore chiarezza agli Stati membri, alcuni dei quali dispongono già di una legislazione delle cripto-attività, ma senza un quadro normativo generale a livello dell'Unione europea.

Il nuovo regolamento prevede, inoltre, un sistema di segregazione e separazione fra gli asset del fornitore e quelli dei propri clienti. Questa è una cosa che noi, per esempio, abbiamo fortemente condiviso, proprio per quello che poc'anzi dicevo.

Questi ultimi, infatti, dovranno essere depositati su uno specifico indirizzo sulle blockchain così da evitare l'utilizzo improprio dei suddetti fondi e tutelare l'investitore. Ribadiamo il concetto: la nostra preoccupazione è che, più le maglie sono larghe, più è possibile organizzare truffe con il cosiddetto sistema delle scatole cinesi: io investo in un sistema, ma mi ritrovo in un altro. Sostanzialmente, il regolamento che dovrebbe essere approvato entro il 2023 proteggerà i consumatori da alcuni dei rischi connessi agli investimenti in cripto-attività e li aiuterà ad evitare le frodi. Con queste nuove norme, i fornitori di servizi per le cripto-attività dovranno rispettare requisiti rigorosi per proteggere i portafogli dei consumatori e saranno responsabili in caso di perdita delle cripto-attività degli investitori. In questo modo si coprirà anche ogni tipo di abuso di mercato connesso a qualsiasi tipo di operazione o servizio, in particolare per quanto riguarda la manipolazione del mercato e l'abuso di informazioni privilegiate.

Noi riteniamo che la difesa degli investitori e di coloro che investono i propri risparmi e le proprie attività nelle criptovalute sia fondamentale. È chiaro che un nuovo mercato, sempre più virtuale, soprattutto nel campo della finanza, crea situazioni che possono, spesso, nascondere dietro l'angolo truffe o altre vicende simili. Per cui riteniamo importante essere andati avanti in questa direzione, e, a questo riguardo, ringrazio la Commissione per il lavoro svolto. Ritengo veramente strano che, a fronte dei pochi emendamenti presentati dalle minoranze, non ci sia stata una valutazione più attenta e tali emendamenti siano stati tutti quanti respinti. Al contempo, secondo noi, buona parte di questa norma è assolutamente condivisibile, per questo non abbiamo messo in atto alcuna forma di ostruzionismo e per la stessa ragione non voteremo contro, ma ci asterremo, perché riteniamo che bisogna sempre di più tutelare gli investitori e coloro che operano in questo settore e colpire, invece, truffatori, imbroglioni e, soprattutto, assegnare responsabilità chiare a chi opera in questo mercato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Borrelli. Rispetto al riferimento che ha fatto per la vicenda accaduta in Commissione e che ha rimproverato al Sottosegretario Savino, ricordo che tale vicenda, già segnalata alla Presidenza dal presidente Osnato, è stata oggetto di un carteggio con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e che si è chiusa anche in virtù delle convincenti argomentazioni date dal Sottosegretario Savino il quale, comunque, ha svolto il suo compito, anche in sostituzione di altri colleghi, pur avendo più volte segnalato la sua indisponibilità per quella settimana. Chi ben la conosce, è a conoscenza delle difficoltà di collegamento relative ai luoghi che frequenta il Sottosegretario. Io registro il suo intervento, come è giusto che sia. Penso che la materia sarebbe stato più opportuno trattarla alla presenza del Sottosegretario Savino, magari anche in altre sedi. Tuttavia, da lei indotto, do le spiegazioni che abbiamo potuto reperire tutti - perché sono pubbliche - nelle scorse giornate.

Proseguiamo con le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il testo al nostro esame introduce norme necessarie per dare attuazione al regolamento (UE) 2022/858, che istituisce un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate su tecnologia a registro distribuito, il cosiddetto DLT pilot regime, cioè su un archivio di informazioni in cui sono registrate le operazioni relative a strumenti finanziari e digitali, che è condiviso da dispositivi o applicazioni informatiche in rete e sincronizzato tra di essi. Precisiamo che si tratta di una misura anche tardiva, sebbene il decreto-legge, come spiega la relazione al provvedimento, dica di essere volto a fare in modo che gli operatori italiani non subiscano uno svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi. In realtà, ci avviavamo verso una procedura d'infrazione, proprio per il ritardo nella nostra adozione. Comunque, l'obiettivo del regime pilota è quello di consentire agli operatori di mercato di sperimentare queste nuove tecnologie in un ambiente controllato, a registro distribuito, assicurando un livello di affidabilità delle trasmissioni finanziarie a tutela dei risparmiatori.

Operiamo, in questo intervento, una sorta di necessario compromesso: da una parte, la tecnologia di cui disponiamo è distribuita e, dall'altra, si cerca di individuare delle precise responsabilità secondo i canoni classici con cui sono individuate nel modello precedente. In questo contesto, lo sforzo principale del legislatore sia europeo sia nazionale è teso ad individuare un quadro normativo capace di contemperare la tecnologia della blockchain con un modello di tutela del mercato, seguendo il principio della neutralità tecnologica. Da questo punto di vista, il compromesso vede con particolare rilevanza l'individuazione e la costituzione giuridica di un cosiddetto responsabile del registro, che è individuato nell'emittente dello strumento finanziario o in un soggetto terzo dallo stesso individuato e che consente, sostanzialmente, di ricondurre le responsabilità distribuite a soggetti che possano in tal modo rifarsi al paradigma precedente, centralizzato.

Come recita il regolamento europeo, in questo modo, la legislazione dell'Unione in materia di servizi finanziari vuole garantire di essere adeguata all'era digitale e contribuire a creare un'economia pronta per le sfide del futuro al servizio delle persone, anche consentendo l'uso di tecnologie innovative. L'Unione, sempre leggendo il regolamento, ha interesse politico a esplorare, sviluppare e promuovere la diffusione di tecnologie trasformative nel settore finanziario, compresa la diffusione della tecnologia a registro distribuito (DLT). Le cripto-attività costituiscono una delle principali applicazioni della tecnologia a registro distribuito nel settore finanziario; la maggior parte delle cripto-attività non rientra nell'ambito di applicazione della legislazione in materia di servizi finanziari e comporta, peraltro, sfide in termini di tutela degli investitori, integrità del mercato, consumo di energia e stabilità finanziaria. Queste cripto-attività richiedevano, appunto, un quadro normativo specifico a cui finalmente ci adeguiamo. In questo contesto, gli strumenti finanziari vengono immessi sul mercato attraverso la cosiddetta tokenizzazione, cioè la rappresentazione digitale degli strumenti finanziari distribuiti nel sistema, e il nostro decreto individua i titoli che possono essere tokenizzati in azioni, obbligazioni, titoli di debito emessi da società a responsabilità limitata, ulteriori titoli di debito la cui emissione è consentita ai sensi dell'ordinamento italiano, ricevute di deposito, altri titoli di debito e così via. Questo aspetto è disciplinato dall'articolo 2 del decreto-legge; il Senato - lo sottolineiamo - ha limitato la possibilità per Consob di estendere ulteriormente l'elenco degli strumenti tokenizzabili.

Il regolamento europeo richiede anche che vengano indicati, come autorità referenti, da parte degli Stati membri, dei soggetti, nel nostro caso l'articolo 29 individua Consob e Banca d'Italia, quali autorità competenti e le stesse Consob e Banca d'Italia sono indicate agli articoli 27 e 28 in merito alle operazioni di vigilanza. Da notare che essendo un regime pilota transitorio, entro il 24 marzo 2026, l'ESMA dovrà presentare alla Commissione una relazione che riguarda il funzionamento delle infrastrutture del DLT in tutta l'Unione, il numero di infrastrutture di mercato DLT, i tipi di esenzione richiesta dalle infrastrutture di mercato DLT, i tipi di esenzione concessa. Analogamente, in Italia, il comitato FinTech svolgerà le medesime indagini.

Nel nostro decreto-legge, non è stato abbastanza evidenziato un aspetto che, per la verità, occupa uno spazio marginale anche nel regolamento europeo, che, tuttavia, in futuro avrà una qualche rilevanza. Infatti, nel considerando (61) del regolamento europeo si dice: “Poiché il funzionamento di un'infrastruttura di mercato DLT non dovrebbe compromettere le politiche climatiche degli Stati membri, è importante incoraggiare ulteriormente lo sviluppo delle tecnologie a registro distribuito a basse emissioni o a zero emissioni e gli investimenti nelle stesse”. È una sorta di monito che viene messo in questa sperimentazione, ben sapendo che, tra le tecnologie DLT, le blockchain sono tecnologie particolarmente energivore. Quindi, pur mantenendo una consueta neutralità tecnologica, viene indicato uno degli obiettivi ai quali non si potrà derogare, nemmeno in questo caso. Poi, vedremo l'esperienza delle singole applicazioni nazionali e la relazione dell'ESMA del 2026 affronterà anche quest'ultimo aspetto.

Effettivamente, questo è un monito cui, al momento, nessuno sembra in grado di far fronte traducendolo in una scelta tecnologica specifica, ma nell'individuare i vantaggi anche ambientali della finanza tecnologica ci ricorda come il presente provvedimento stia inaugurando una sperimentazione, per l'appunto, che dovrà vedere anche questo Parlamento parte attiva nell'interesse delle imprese e dei risparmiatori italiani.

Pertanto, pur con tutte le cautele del caso, vediamo con favore quanto disposto in questo provvedimento, che potrà favorire la raccolta di capitali da parte delle società, anche attraverso canali e mercati innovativi, contribuire a diffondere cultura e capacità tecnica in campo di FinTech, in misura superiore a quanto già avvenuto con la precedente adozione della sandbox, e, nel contempo, assicurare forme di vigilanza e regolamentazione ad attività fino ad oggi prive di una disciplina e, quindi, suscettibili anche di abusi e frodi a danno degli investitori.

Per tutte queste ragioni, dichiaro, quindi, il voto favorevole del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Sala. Ne ha facoltà.

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, oggi siamo tenuti ad approvare la conversione in legge del decreto-legge n. 25, che reca disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale, al fine di adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2022/858, nonché in materia di semplificazione della sperimentazione FinTech. Si tratta di un decreto-legge su cui la Commissione finanze, di cui faccio parte, ha lavorato attentamente e in tempi molto brevi.

Nello specifico, il provvedimento intende attuare la normativa europea in materia di strumenti finanziari digitali, introduce la possibilità di negoziare titoli finanziari in forma molto più flessibile rispetto al passato, consentendo scambi e transazioni bilaterali a qualsiasi ora del giorno e della notte e senza l'intervento di intermediari finanziari. Tutto ciò attraverso la tecnologia a registro distribuito o DLT pilot regime, già utilizzata per le transazioni in criptovalute, un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate, di fatto, su un database, un archivio di informazioni in cui sono registrate le operazioni relative a strumenti finanziari e digitali e che è condiviso da dispositivi o applicazioni informatiche in rete e sincronizzato tra essi.

Il regolamento prevede una disciplina comune delle forme di circolazione degli strumenti finanziari digitali basata su soluzioni tecnologicamente avanzate. In tal modo, ci sarebbero vantaggi in termini di riduzione dei costi di transazione, di ampliamento degli orari di operatività, di riduzione della segmentazione nazionale attraverso l'accesso alle piattaforme di una più ampia platea di operatori. Per consentire l'applicazione e l'operatività in Italia di tale regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito, con le disposizioni dei capi dal I al VII sono disciplinate l'emissione e la circolazione di alcune categorie di strumenti finanziari tramite il ricorso a tecnologie di registro distribuito o similari.

Il decreto prevede, in particolare, che l'emissione e il trasferimento degli strumenti finanziari digitali siano eseguiti attraverso scritturazioni su un registro per la circolazione digitale tenuto da un responsabile. In questo senso, entrano in gioco anche la Banca d'Italia, il Ministero dell'Economia e delle finanze e ulteriori soggetti, eventualmente individuati con regolamento Consob.

Il capo VIII del decreto-legge, invece, introduce misure di semplificazione della sperimentazione relativa alle attività di tecnofinanza - la cosiddetta FinTech -, disciplinata dal decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019, con il quale è stato introdotto nell'ordinamento un regime semplificato e transitorio per la sperimentazione delle attività di innovazione tecnologica digitale nel settore bancario, finanziario e assicurativo, al fine di consentire agli intermediari vigilati e operatori FinTech di testare prodotti e servizi innovativi dal punto di vista digitale con un costante dialogo con le autorità di vigilanza, Banca d'Italia, Consob e Ivass.

La prima applicazione delle regole che governano la sandbox ha evidenziato alcune rigidità, che potrebbero non consentire un pieno utilizzo del nuovo strumento a favore dell'innovazione. Con il presente decreto-legge, sono, dunque, introdotte misure di semplificazione volte a garantire la più ampia operatività della disciplina introdotta nel 2019.

Il decreto-legge, molto tecnico e complesso, consta di 35 articoli, le cui disposizioni sono già state oggetto, nel corso dell'esame al Senato, sia in Commissione, sia in Aula, di limitati interventi emendativi migliorativi del testo, che non hanno modificato l'impostazione generale del provvedimento.

Il provvedimento si pone due scopi principali: il primo è di adeguare l'ordinamento italiano alla nuova disciplina del pilot regime, permettendo a quest'ultimo di confluire su una cornice civilistica certa attraverso l'introduzione di una nuova modalità di emissione e circolazione di strumenti finanziari a regime, appunto, distribuito. Il secondo scopo consente l'utilizzo della stessa cornice civilistica per l'emissione e la circolazione di strumenti non destinati alla negoziazione su una serie di attività, allineando l'Italia ad altri Stati europei quali, ad esempio, Francia e Germania. Il decreto mira a definire un quadro normativo che consenta la crescita di un settore senza la cui espansione la finanza tradizionale italiana sarebbe destinata a restare indietro rispetto ad altri Paesi nel mondo, che hanno già regolamentato tale settore.

In questo senso, al di là del tecnicismo, il presente decreto porta tantissima innovazione. Innovare significa anche rischiare, ma, in questo caso, sono i cittadini a chiedercelo. Infatti, i bisogni dei cittadini sono al centro di questi cambiamenti. A qualcuno possono far paura, ma, in realtà, questi cambiamenti sono già in atto in altre parti del mondo e il nostro Paese non può rimanere indietro.

Innovazioni, come questa, portano, poi, all'interno la semplificazione. Ormai, digitalizzazione è sinonimo di semplificazione e un sistema economico-finanziario efficiente non può fare a meno della semplificazione, della digitalizzazione e, quindi, dell'innovazione. Di fatto, la FinTech è un grande campo che, sicuramente, necessita nel nostro Paese di essere normato. La finanza tecnologica digitale è utilizzata in tante parti del mondo e, purtroppo, in molte parti del mondo è appannaggio solo di privati, ma l'innovazione tecnologica e digitale non può essere in mano solo ai privati.

In questo senso, questo decreto pone una pietra importante per il futuro del nostro Paese in materia di digitalizzazione, di innovazione e di finanza. La presenza delle istituzioni in questo mercato è di fondamentale importanza per garantire gli investitori e la legalità delle transazioni, oltre, come ho già detto, alla semplificazione e all'innovazione.

In più, abbiamo elementi estremamente importanti che forse talvolta vengono sottovalutati. La digitalizzazione, anche in campo finanziario, porta, in questo caso, al controllo e alla raccolta di dati. Noi siamo abituati a fare previsioni sulla statistica, siamo abituati ad utilizzare una scienza, che è quella della statistica, per fare le previsioni future. Con la digitalizzazione non si applica più la statistica ma si viene a contatto e si elabora la totalità dei dati. Poter avere la totalità dei dati in tutti i campi è estremamente importante, perché consente di fare previsioni ancora più accurate.

Inoltre, questo importante decreto e questa innovazione, che viene avanti, consentono al nostro Paese di far lavorare i nostri cervelli in campo finanziario. In fondo, molte banche internazionali già 10 anni fa hanno investito in questo settore mentre anche le istituzioni devono riuscire a regolamentare e a entrare sempre di più in questo campo. Quindi, anche in questo senso attireremo investitori, investitori privati e istituzionali, e anche qui la presenza di una normativa, da una parte, creerà una certezza nel futuro e, dall'altra, certezza nell'investimento, perché si sa che chi investe prima chiede sicurezza e poi redditività.

Quindi, questo è un passo molto importante verso il futuro ed è un passo su cui la politica deve fare una grande riflessione, perché siamo all'inizio di una rivoluzione digitale anche in campo finanziario che, volenti o nolenti, ci attraverserà. Come dicevo, governare questo processo significa dare sicurezza alle istituzioni e ai nostri cittadini.

In questo senso, e anche perché questo provvedimento alla fine creerà ricchezza, Forza Italia voterà convintamente a favore su questo decreto, lavorando anche per il futuro, per rendere il nostro Paese aggiornato nei tempi, all'avanguardia e, perché no, tra i primi nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emiliano Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Come è stato detto dai colleghi, il provvedimento in esame intende adeguare il nostro ordinamento alle disposizioni del regolamento (UE) 2022/858 e introdurre delle semplificazioni alla sperimentazione, già esistente, che è FinTech. Quindi, la regolamentazione dell'Unione europea viene incontro al fenomeno della cosiddetta - è stato detto anche questo - tokenizzazione degli strumenti finanziari, ovvero della rappresentazione digitale di strumenti finanziari nei registri distribuiti o alle emissioni di categorie di attività tradizionali in formato tokenizzato per consentire l'emissione, la custodia e il trasferimento in un registro distribuito.

A tal fine, con questo decreto viene istituita la figura del responsabile del registro, a cui si affida la responsabilità, sotto ogni profilo, delle scritturazioni nel registro. Si estende, inoltre, l'ambito soggettivo e oggettivo previsto dal regolamento dell'Unione europea, introducendo la possibilità per ogni soggetto giuridico di emettere strumenti finanziari digitali, anche con riferimento a titoli negoziati in mercati non regolamentati, attraverso l'utilizzo del registro distribuito e con la possibilità, per la stessa impresa emittente avente sede legale in Italia e limitatamente agli strumenti digitali emessi dalla stessa, di assumere essa stessa, quindi, il ruolo di responsabile del registro.

Si prevede, inoltre, la possibilità di assumere il ruolo di responsabile del registro anche da parte di soggetti diversi dalle società del settore bancario e finanziario che non hanno sede legale in Italia ma sono stabiliti nel nostro Paese.

Come evidenziato anche dalla Banca d'Italia nel corso dell'audizione sul provvedimento, si tratta, in tutta evidenza, di un cambio radicale dell'architettura infrastrutturale sottesa ai mercati finanziari. Per tale motivo, lo stesso regolamento definisce la nuova disciplina come un quadro normativo pilota di carattere sperimentale, prevedendo un periodico monitoraggio da parte delle autorità nazionali.

Quindi, il processo di digitalizzazione anche per noi va sostenuto con ogni mezzo e sotto tutti i profili diversi che interessano la vita societaria, inclusa, quindi, l'emissione di strumenti finanziari in forma digitale attraverso le più evolute tecnologie di scambio e circolazione. È tuttavia necessario garantire presidi di sicurezza e vigilanza sulla correttezza delle operazioni rappresentate dal titolo digitale a tutela dei risparmiatori, degli investitori ma anche dalle stesse società che emettono i titoli, siano essi di debito che di partecipazione. È assolutamente necessario favorire l'accesso al mercato degli strumenti finanziari digitali soprattutto alle piccole e medie imprese; è sempre necessario ma è anche attuale in questo momento in cui i tassi di interesse sono in forte rialzo e il Governo è in forte ritardo su questo e in forte inerzia.

Quindi, strumenti come quelli che questo decreto vuole promuovere e semplificare potrebbero consentire anche alle società di più piccola dimensione e meno strutturate di accedere al mercato del capitale di rischio o del capitale a debito, in alternativa al tradizionale canale bancario, quindi al tradizionale canale dei prestiti, soggetti a decisioni di politica monetaria, che sono dannose, spesso, e quindi ad aumenti dei tassi di interesse. Strumenti come questo potrebbero garantire un accesso più semplice, veloce e diretto, senza intermediari, al mercato dei capitali e ad una finanza alternativa.

Tuttavia, perché il mercato dei capitali sia realmente accessibile alle piccole e medie imprese così come alle microimprese, occorre evitare forme di concentrazione di mercato e di intermediazione in capo a determinate categorie di soggetti. Forse, Presidente, occorreva una maggiore riflessione sul ruolo del responsabile del registro, per evitare che questo nuovo soggetto possa costituire nei fatti e paradossalmente proprio una forma di barriera all'ingresso da parte degli operatori interessati, soprattutto delle piccole imprese che, magari in buona fede, vogliano rivolgersi al mercato dei capitali attraverso il nuovo strumento.

Le piccole società che vogliono utilizzare queste nuove tecnologia e possibilità dovranno per forza di cose rivolgersi ad un responsabile del registro esterno, probabilmente una banca. Questa circostanza, oltre ad andare in senso esattamente opposto rispetto alla possibilità di disintermediazione che offre lo strumento delle DLT, di fatto introduce un nuovo intermediario e può comportare dei costi per le società. Costi ancora maggiori possono derivare dall'implementazione, così come è permesso dal decreto, di un responsabile del registro interno alla società.

L'effetto, quindi, può essere paradossalmente di creare una barriera all'accesso a questi strumenti per le piccole società Srl o SpA sane che, in buona fede, vogliono accedere a questo mercato, consentendo, magari, a chi invece intende porre in essere operazioni illecite, come il riciclaggio, e che ha evidentemente tutte le risorse necessarie per costituire un responsabile del registro interno alla società, di condurre quel genere di operazioni. Si tratta pur sempre, è vero, di una norma sperimentale ma, comunque, è una norma e gli attori che si cimenteranno nella negoziazione e regolamentazione di questi titoli dovranno, in ogni caso, tenerne conto.

Quindi, Presidente, è un tema importante questo, molto delicato, e soprattutto è un tema condiviso da tutti. Per queste ragioni, lo ripeto, occorrevano una riflessione maggiore - magari un ciclo di audizioni alla Camera - e il tempo necessario perché gli attori coinvolti, e anche noi parlamentari, comprendessero meglio, immaginassero e stimassero con maggiore grado di consapevolezza gli effetti e i rischi che esistono e che sono inevitabili, come ha detto chiaramente anche la Banca d'Italia. Quindi, capisco la necessità di rispettare la scadenza ma registro l'ennesimo abuso dello strumento della decretazione d'urgenza e uno svuotamento delle prerogative parlamentari.

In questo caso, la scelta di un disegno di legge in alternativa al decreto-legge sarebbe stata una buona scelta, nell'interesse del Paese, sicuramente, ma anche nell'interesse del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi ci asterremo sul provvedimento, lo annuncio fin d'ora, proprio perché ne condividiamo la finalità ma nutriamo forti dubbi, sul metodo e nel merito, sull'assenza di alcuni presidi di sicurezza, di garanzie per gli investitori e per le imprese emittenti, e di garanzia di legalità.

Qualora si dovesse procedere, come immagino, con l'approvazione del decreto, riteniamo sia assolutamente necessario monitorare l'andamento della circolazione digitale degli strumenti finanziari per prevenire ogni forma di abuso o illecito nell'utilizzo dello strumento del registro distribuito, individuando adeguati presidi di vigilanza e controllo, anche potenziando la vigilanza da parte delle autorità preposte, richiamate ovviamente nella norma, ovvero introducendo forme di supporto nell'esercizio di tali funzioni.

Soprattutto, è necessario evitare i rischi di riciclaggio (perché questo è il rischio di cui non si è parlato abbastanza) e garantire il più elevato grado di certezza dell'identità digitale del sottoscrittore - questo è il vero vulnus nella nuova tecnologia - e della legittimità delle scritturazioni. Ribadisco, pertanto, il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi. Io sono federalista, e questa è una tautologia più che un'affermazione, sedendo tra questi banchi, e oggi sono particolarmente contento. Perché? La risposta è semplice: perché ci accingiamo a votare e ad approvare questo decreto, se la matematica non mi è venuta a mancare, ma ritornerò più tardi su questa affermazione. Come sapete, la Lega lavora da anni sui temi relativi ai digital asset e ai security token. Già dalla precedente legislatura è stato avviato un dialogo, soprattutto tramite lo strumento del sindacato ispettivo, che ha rappresentato in più di un'occasione uno stimolo all'attività del Governo.

Si pensi, ad esempio, ai question time in materia, rispettivamente, di custodia delle criptovalute, interrogazione a risposta in Commissione n. 5-07701 del 14 marzo 2022, e di regolamentazione dei security token, interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-06930 del 26 ottobre 2021. In quest'ultimo caso, in particolare, è stato stimolato un utile dibattito sulla possibilità di stabilire anche sul mercato italiano le infrastrutture e gli attori del nuovo mondo della finanza digitale, exchange e wallet provider. In sede di risposta da parte dell'allora Ministro dell'Economia e finanze, il dottor Franco, infatti, è emerso l'avvio di un tavolo tecnico con le autorità di vigilanza e alcuni stakeholder per valutare il perimetro di un eventuale intervento regolamentare per l'emissione e circolazione di titoli in forma digitale.

Tale attività ha portato, grazie all'attuale impegno della Lega al Governo, proprio all'emanazione e all'approvazione del presente decreto.

Inoltre, nel decreto Crescita del 2019, di cui ero relatore (ne parlava poco fa il collega Sala di Forza Italia), con un emendamento della Lega venne creato il regulatory sandbox per FinTech/InsurTech, uno strumento che con la prima finestra sta consentendo a diverse startup e società più mature di rimanere in Italia a realizzare i propri progetti, arrestando il flusso in uscita dall'Italia verso geografie con norme e fondi che consentono un più facile e rapido sviluppo dei propri progetti.

Con questo decreto si crea un nuovo regime di emissione e circolazione di alcuni strumenti finanziari, tra cui titoli di debito e azioni, creando un nuovo mercato, una nuova possibilità di finanziamento per le nostre imprese e nuovi posti di lavoro.

Ragionando su scala globale, l'Italia è Davide versus Golia, e in quanto Davide, per ottenere un vantaggio ed essere competitiva, deve muoversi rapidamente e aggredire i nuovi settori e i nuovi mercati prima che si muovano gli altri. In questo caso arriviamo dopo la vicina Svizzera e parzialmente dopo la Francia o la Germania, ma prima di molti altri partner comunitari.

Parlavo di federalismo, signor Presidente, all'inizio di questo intervento; lo facevo perché con questo decreto i registri distribuiti assumono un ruolo quasi istituzionale. Gli stessi si basano sulla fiducia tra operatori, fra tutti gli attori del settore e fra operatori, attori e Stato. Il megatrend, magistralmente individuato da Raghuram Rajan nel suo libro Il terzo pilastro, ovvero quello delle comunità, che, dopo Stati nazionali e mercati, diventa l'elemento propulsore della società, trova forma in questo decreto. Comunità di operatori e, in ultima istanza, cittadini che garantiscono determinate operazioni gli uni con gli altri, in base ad un patto basato sulla fiducia, cioè in base al foedus, la base del federalismo.

Va menzionato, a mio avviso, anche il disegno di legge Capitali che contiene due norme complementari al decreto-legge FinTech: educazione finanziaria, che educa non solo all'investimento ma anche alla protezione dai tanti rischi che si possono correre, laddove non esperti del settore, e dematerializzazione delle quote di Srl, che fa scopa con la tokenizzazione di strumenti finanziari.

La Lega è sempre stata attenta ai menzionati rischi, tanto che, sempre nel decreto Crescita, riuscì a far approvare un emendamento che ha consentito a Consob di oscurare, a partire da luglio 2019, ben 886 siti, che sollecitavano all'investimento senza le dovute autorizzazioni e, quindi, a possibile detrimento dei consumatori.

Ho ascoltato la preoccupazione di molti colleghi, anche di chi si asterrà dal voto di questo decreto, rispetto alla sicurezza dei consumatori. Io penso che la misura sia già implementata e che andrà a protezione proprio dei consumatori.

Il decreto, che ci apprestiamo a votare, è il punto di partenza di un più ampio spettro di possibilità. Nel mondo della blockchain, per esempio, c'è la possibilità di realizzare mercati secondari, come già avviene con le emissioni di determinati NFT. Sempre con riferimento alla blockchain, l'onorevole Fenu si diceva preoccupato in merito all'identità digitale, ma sarà la stessa blockchain a dare e ad essere il futuro dell'identità digitale, come sta già dimostrando.

Questo decreto, queste misure, sono un ulteriore tassello nell'obiettivo che ci poniamo: costruire insieme il Paese del futuro. Con questo, annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, signora rappresentante del Governo, con questo provvedimento viene data attuazione ad un settore importante della finanza digitale europea, grazie al recepimento nel nostro ordinamento del regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito. Recuperando, così, i gap con altri Paesi europei, entriamo nel processo di digitalizzazione dei mercati finanziari e delle loro infrastrutture in modo positivo.

Con il regime pilota, introdotto da questo provvedimento, sarà infatti possibile l'utilizzo di tecnologie innovative per la custodia, l'emissione e la negoziazione di strumenti finanziari, senza la necessità di intervento di intermediazione finanziaria. Questo comporterà - ci auguriamo - minori costi di gestione e la possibilità di negoziare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e quindi un ampliamento degli operatori e degli scambi. Sono aspetti positivi che l'innovazione permette e che è dunque bene introdurre, adeguandosi alla normativa europea.

Noi sappiamo, tuttavia, che l'innovazione va accompagnata e che, a fronte di innovazioni così radicali, è bene verificare tutti gli accorgimenti per rischi ed elementi negativi sempre possibili. Pertanto, abbiamo proposto inascoltati, con due emendamenti respinti, modifiche limitate ma mirate all'obiettivo di migliori tutele per i piccoli risparmiatori, per tenere conto in modo più adeguato dei rischi di applicazione di questo regime sperimentale. Sarebbe stato opportuno, secondo noi, prevedere, per il responsabile del registro, l'obbligo di verificare il possesso di adeguate conoscenze sui tipi di investimento da parte dei risparmiatori e la verifica, ai fini delle autorizzazioni necessarie da parte di Consob, di competenze ed esperienze adeguate dei gestori, sempre a tutela maggiore dei risparmiatori stessi. Questo, secondo noi, era possibile in entrambi i casi, applicando standard simili a quelli già previsti dalla direttiva MIFID. Ciò era opportuno anche perché il testo del decreto-legge estende la possibilità di negoziazione ai mercati non regolamentati.

Questa applicazione estensiva non tiene conto dei rischi di una mancata prudenza nel sostegno all'innovazione tecnologica in campo finanziario e delle criticità relative alla sicura identificazione dei soggetti partecipanti alle transazioni, dato che, ad esempio, le chiavi di accesso al sistema blockchain non corrispondono necessariamente all'identità del soggetto titolare.

Era necessaria una maggiore prudenza, anche perché si è scelto di aprire a una pluralità di piattaforme e registri, che può provocare un'eccessiva frammentazione di mercato, potenzialmente dannosa per l'efficacia, la concorrenza e la stabilità dei mercati. Ci auguriamo che gli aspetti positivi del decreto-legge prevalgono rispetto ai rischi che abbiamo evidenziato e cercato di attenuare. Ci auguriamo un'adeguata trasparenza e sicurezza per gli operatori, in particolare per i piccoli risparmiatori, e per l'efficacia del sistema dei controlli anti-riciclaggio. Accompagniamo il nostro voto di astensione con un richiamo al comune impegno a sostenere in modo tempestivo le autorità delegate alla vigilanza e al controllo del nuovo regime, qualora si verificano allarmi per potenziali danni ai risparmiatori e agli investitori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea De Bertoldi . Ne ha facoltà.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, quello in esame è il decreto-legge n. 25, come recita il numero, ma è più conosciuto come decreto FinTech, un anglicismo - so che il nostro Presidente mi comprenderà - che non ci è particolarmente caro. Scusiamo il Ministero - permettetemi un po' di ironia e una battuta -, perché conosciamo le simpatie sportive e calcistiche del Ministro per una squadra d'Oltremanica e, quindi, gli concediamo questo anglicismo, ma avremmo preferito chiamarlo - e ancora lo vorremmo chiamare - decreto Finanza digitale. Al di là delle battute, talvolta anche utili ad umanizzare un decreto apparentemente molto tecnico, di questo provvedimento, signor Presidente, forse si è parlato anche troppo poco, considerata la sua valenza. Nella dichiarazione di voto per il gruppo di Fratelli d'Italia, quindi, vorrei cercare di dare una lettura politica anche su un decreto così tecnico e specifico, quale questo, che rappresenterà - lo capiremo a breve, credo - una svolta storica per le nostre imprese; un decreto che recepisce e supera la regolamentazione europea, e va oltre. Con l'approvazione di questo decreto, saremo un'avanguardia in campo internazionale e raggiungeremo Paesi, come la Francia e la Germania, che già hanno assunto analoghe disposizioni, andando anch'esse oltre le dimensioni previste dal regolamento UE. E arriverò a questo passaggio, sul quale mi voglio rapportare anche con i colleghi dell'opposizione. Il decreto finalmente - dico “finalmente”, da operatore del mercato e da professionista - recupera una dimensione più veloce, per rendere davvero i mercati finanziari alla portata del mondo imprenditoriale. Quella che, con un tecnicismo, viene chiamata “tecnologia a registro distribuito” - e che potrebbe sembrare qualcosa di strano e difficile - non è altro che la tecnica delle blockchain, delle cripto-attività, applicata agli scambi degli strumenti finanziari. Passiamo da quello che è stato un percorso di decenni - mi viene da ricordarlo ai colleghi economisti e professionisti -, dai fissati bollati, dalla forma cartacea dei titoli e delle obbligazioni, ad un sistema dove invece non solo si è dematerializzato il tutto, ma si permette al singolo player e anche alla singola Srl - ed è qui la novità - di poter accedere al mercato dei capitali, non più solo attraverso il sistema bancario, ma attraverso il mercato globale. Qui, sta la rivoluzione di questo decreto! Qui sta l'innovazione che interesserà non tanto e non solo le grandi imprese e le imprese quotate, ma soprattutto le imprese che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese. Quindi, grazie al DL n. 25, grazie al decreto Finanza digitale, come ho detto preferiamo chiamarlo, noi avremo questi parametri. Avremo un accesso molto più veloce al finanziamento, agli investimenti, al capitale di debito; avremo un accesso che non è limitato alle giornate di lavoro, ma che potrà avvenire 24 ore su 24, in qualunque giorno dell'anno, quindi 365 giorni su 365; avremo una disintermediazione, che significa minori costi per le imprese. Quindi, le nostre PMI, grazie a questa innovazione, avranno più facilità, più velocità, meno costi nel reperire capitale, mezzi propri e capitale a debito.

Ma qui, però, c'è un passo in avanti ulteriore e sul punto torno ai colleghi e amici dell'opposizione che avrei voluto, questa volta, vedere votare assieme alla maggioranza, all'unanimità, questo decreto. E mi spiego: io ho voluto leggermi anche gli interventi della Camera dalla quale provengo, gli interventi che il Senato ha fatto su questo decreto; davvero con dispiacere ho dovuto leggere che il rappresentante del Partito Democratico, il senatore Cottarelli, si è richiamato addirittura a un premio Nobel dell'economia, Tobin, dicendo che negli ingranaggi della finanza starebbe bene un po' di sabbia. Io mi sono sentito davvero cadere le braccia, perché l'Italia non ha bisogno di sabbia negli ingranaggi, ma ha bisogno di quell'olio necessario per ripartire, per riportare l'economia italiana e il sistema imprenditoriale italiano laddove voi, con i vostri Governi di sinistra, l'avevate, invece, bloccata e messa alle dipendenze di Francia e Germania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io, infatti, mi domando per quale ragione noi non avremmo dovuto, in questo decreto, aprirci, andare oltre l'Europa, per quale ragione non avremmo dovuto andare oltre i mercati regolamentati e, quindi, concedere al nostro tessuto imprenditoriale, alle nostre PMI, la possibilità di avvicinarsi agli strumenti finanziari in modo digitale. Perché dovevamo mettere la sabbia negli ingranaggi della finanza? Forse per restare sempre due passi dietro Paesi come la Francia e la Germania? No, cari colleghi, grazie al Governo del centrodestra, al Governo presieduto da Giorgia Meloni, noi, oggi, stiamo leggendo, su tutte le rassegne stampa internazionali, il primato dell'Italia, che torna a primeggiare nel PIL (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); ricordiamolo, abbiamo superato Francia e Germania in termini di PIL del primo trimestre; abbiamo tutti dati positivi: nell'occupazione, nello spread, negli indici di Borsa, e anche qui, anche sui mercati finanziari siamo all'avanguardia. Non abbiamo più qualcuno che vuole ostacolare la nostra crescita e questo, cari colleghi, non è sovranismo, è amore del nostro territorio, della nostra Patria, delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Mi avvio alla conclusione, ricordando come questo sistema, questa avanguardia che noi raggiungiamo grazie all'apertura, al superamento del regolamento UE nella digitalizzazione della finanza, permetterà davvero alle nostre imprese di compiere un passo in avanti. Noi dobbiamo ricordare sempre che siamo il secondo Paese al mondo per risparmio, parliamo complessivamente, di circa 5 trillion di massa di risparmio italiano che, come ci deriva da fonti della Banca d'Italia, per circa il 75 per cento è oggi investito all'estero. Ecco, se questo è accaduto è proprio per la lentezza e per i ritardi del nostro sistema finanziario, oltre che, naturalmente, per gli appesantimenti della giustizia e di tutto quello che era il sistema tributario.

Oggi, con le riforme che il Governo di Giorgia Meloni e del centrodestra sta portando avanti, con decreti come questo, del quale ribadisco si parlerà sempre più, nei prossimi mesi, l'Italia finalmente sarà in grado di competere ai primi posti con i più importanti Paesi del mondo e dell'Europa; ne siamo davvero molto, molto fieri ed è per questo che Fratelli d'Italia, con orgoglio - sì, colleghi, con grande orgoglio -, annuncia il voto favorevole su di un decreto che ridarà all'Italia prospettive diverse, che darà alle nostre imprese certezze. E concludo per rassicurare coloro che hanno espresso preoccupazioni sulla sicurezza: anche grazie agli emendamenti della maggioranza, questo decreto prevede un controllo rigoroso della Banca d'Italia e della Consob, un controllo quindi che rispetterà il diritto al risparmio previsto dalla Costituzione, che darà certezza delle nostre imprese, ma che non metterà legami e legacci alle nostre imprese italiane e permetterà loro, come ho detto, di competere davvero con tutto il mercato internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1115​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1115:

S. 605 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Andrea De Maria. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Domani ci sarà, in Egitto, una nuova occasione processuale per Patrick Zaki, ci sarà una nuova udienza. A Bologna, fra poco, ci sarà una manifestazione di associazioni di cittadini, per chiedere, ancora una volta, la sua piena liberazione, la fine del calvario processuale che l'ha riguardato e lo riguarda.

Crediamo che questa sia una battaglia molto importante; è importante in sé, ma riguarda anche un obiettivo che credo tutti dobbiamo condividere, ossia il fatto che il rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione devono essere valori che valgono in qualunque Paese, in tutto il mondo. E, poi, Patrick, come sappiamo, è uno studente dell'Università di Bologna; noi aspettiamo che possa tornare a Bologna. La battaglia per la sua piena libertà è anche una battaglia per la dignità del nostro Paese, come lo è continuare a chiedere che si faccia giustizia per l'omicidio di Giulio Regeni. In quest'Aula ne abbiamo parlato tante volte, sono state assunte iniziative istituzionali; ho anche presentato la prima interrogazione parlamentare su questa vicenda.

Domani vi è un'udienza importante e credo che oggi dal Parlamento italiano debbano venire una voce di sostegno a Zaki e una richiesta alle autorità egiziane affinché, appunto, finalmente, mettano fine a questo lungo calvario processuale e gli rendano, finalmente, piena libertà (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Sono passati due mesi dall'ultimo sisma in Umbria. Io sono qui a chiedere, tramite lei, Presidente, che il Governo estenda il meccanismo della cessione del credito e del superbonus, quello per il cratere del Centro Italia, anche al comune di Umbertide che, purtroppo, ha avuto ingenti danni. Ad oggi, sono stati stanziati meno di 4 milioni di euro, appena sufficienti per coprire le spese correnti, ma il Governo si deve impegnare di più per dare un riconoscimento e un aiuto concreto ai cittadini, che sono circa 500 sfollati. Ma denuncio qui, in quest'Aula, che ancora oggi ci sono 10 famiglie ammassate in una palestra, in condizioni indecenti, 10 famiglie che non hanno alcuna privacy, non hanno un armadietto per porre le loro cose personali, hanno bagni in comune. E nonostante il comune, la regione e il Governo siano della stessa parte politica, cioè di destra, non hanno ancora trovato una collocazione per questi cittadini, che da oggi non avranno nemmeno più il supporto dei volontari, che, purtroppo, finisce oggi. Arriva il caldo e non hanno nemmeno un frigorifero, non hanno una lavatrice e da due mesi vivono stipati in una palestra. Io, da cittadina italiana, da cittadina umbra, mi vergogno che questi cittadini, ancora oggi, vivano in queste condizioni a dir poco vergognose, anche dal punto di vista sanitario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Ne ha facoltà, per due minuti.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Gente umile, con il cuore grande e con i calli alle mani, gente col volto reso scuro dal sole preso in faccia durante ore e ore di lavoro, gente che si spacca la schiena dall'alba al tramonto, gente che non sa cosa sia, per esempio, il reddito di cittadinanza: sono i nostri agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), Presidente, categoria sempre più vessata, tradita, truffata. Eh già, truffata, colleghi, perché, con il crollo del prezzo del grano duro, causato da speculazioni senza precedenti, è scomparso, si stima, un campo di grano su cinque, con la perdita di centinaia di migliaia di ettari coltivati e di posti di lavoro. Ho raccolto, in questi giorni, il grido di allarme degli agricoltori un po' in tutta Italia, ma, in particolare, in Puglia, nella mia Altamura, dove ho incontrato Giacomo D'Aprile, un giovane agricoltore, componente di Liberi Agricoltori, che mi ha spiegato che, mentre le quotazioni del grano crollano, non cala né il prezzo del pane, né quello della pasta, i quali, anzi, al contrario, hanno subito un'impennata, con un evidente danno per i consumatori. Agli agricoltori giunga la solidarietà, mia e del gruppo Lega. Ma questo non basta. Ho già depositato un'interrogazione, con cui ho chiesto al Ministro dell'Agricoltura di intervenire contro queste speculazioni e se non ritenga di riavviare l'istituzione di una Commissione unica nazionale, al fine di formare un prezzo unico nazionale. Le importazioni, nel nostro Paese, di grano straniero, in particolare di quello ucraino, sono triplicate negli ultimi mesi e hanno causato un crollo del 30 per cento. Vede, Presidente, altri Paesi europei, come la Polonia e l'Ungheria, hanno vietato o calmierato l'importazione di grano ucraino, il cui basso prezzo aveva messo in difficoltà gli agricoltori di questi Paesi.

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSANO SASSO (LEGA). È ora che anche in Italia avvenga lo stesso. Facciamolo per gli agricoltori, facciamolo per Giacomo, facciamolo per il grano di Altamura, facciamolo per la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giovanna Miele. Ne ha facoltà, per due minuti. Non è presente in Aula: si intende decaduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Nella giornata di ieri, domenica 7 maggio, è stato recapitato, da ignoti, un pacco sospetto presso l'abitazione di Rosita Galdiero, una sindacalista, dirigente nazionale della FIOM-CGIL nel settore aerospazio, dopo essere stata, per un certo tempo, segretaria generale della CGIL di Benevento.Rosita Galdiero è una sindacalista sotto scorta per le denunce fatte e per il suo impegno contro la criminalità organizzata in provincia di Benevento. Già lo scorso anno, era stata vittima di minacce proprio alla vigilia del maxiprocesso sulla gestione dei migranti, nel quale ha testimoniato per conto dell'accusa.

Il pacco, scoperto dalla scorta nella sua abitazione a Capaccio, in provincia di Salerno, conteneva un biglietto di minacce per la sua attività sindacale. Sottolineo, Presidente, sindacale, perché l'attività di Rosita Galdiero è la testimonianza concreta del fatto che la lotta per la legalità e la difesa dei diritti dei lavoratori sono la stessa cosa. Siamo vicini a lei e alla CGIL. Ci attendiamo, ovviamente, il massimo impegno del Ministro dell'Interno per garantire la sicurezza, la sua sicurezza, e la sua attività in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellicini. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANDREA PELLICINI (FDI). Grazie, Presidente. Circa un mese e mezzo fa, presentai un'interrogazione a seguito dei fatti accaduti in Castelveccana, in provincia di Varese, allorquando uno spacciatore extracomunitario rimase ucciso e venne avviata un'indagine nei confronti di un carabiniere della compagnia di Luino, che in quelle circostanze avrebbe esploso dei colpi di arma da fuoco.

Presentai l'interrogazione proprio a sostegno dei Carabinieri di Luino, che in quel periodo avevano fatto veramente miracoli per contrastare lo spaccio nei boschi del Varesotto. La preoccupazione era che si sentissero abbandonati. Ebbene, lo Stato, invece, ha dato una risposta ferma, perché ha inviato in provincia di Varese i reparti speciali, gli squadroni dei Carabinieri “Cacciatori” di Sardegna, di Sicilia e di Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), reparti speciali elitrasportati che, in poco tempo, hanno setacciato i boschi, hanno arrestato diversi spacciatori, hanno sequestrato ingenti sostanze stupefacenti ed hanno sequestrato armi. Hanno messo in atto un'azione importante, che ha dato fiducia nello Stato, che ha dato una risposta alle popolazioni, ai sindaci, ai presidenti delle comunità montane, anche al presidente della provincia, che aveva denunciato questi fatti. L'azione, come detto, ha dato fiducia nello Stato e ha dato morale ai Carabinieri di Luino, che si sono sacrificati tantissimo per contrastare questa gravissima attività illecita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Do ora lettura dell'ordine del giorno della seduta di martedì 9 maggio 2023, ore 9… Faccio un passo indietro, che sia un'eccezione assoluta. Abbiamo chiamato, prima, la deputata Miele, che non era in Aula, e l'avevamo dichiarata decaduta. Le diamo l'opportunità di recuperare questo suo intervento. Prego, a lei la parola.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente, non avevo sentito.

In queste ore, la mia città, Latina, è stata al centro delle cronache locali e nazionali per un episodio gravissimo, che ha stravolto la vita di una giovane sedicenne, rapita mentre era in auto con un amico e, poi, violentata, probabilmente, in un'area industriale a Latina Scalo.

I fatti risalgono al pomeriggio di mercoledì 3 maggio, ma solo ieri, dopo ore di ricerche, si è conclusa la fuga dell'uomo che ha abusato della giovane. Un trentunenne rumeno senza fissa dimora e con diversi precedenti penali alle spalle, che lo hanno portato ad alcune condanne anche per furto. C'è anche un caso di maltrattamenti ai danni di due donne sue connazionali. Quando è stato rintracciato dagli agenti della squadra mobile della questura di Latina, che ringrazio per l'ottimo lavoro che hanno condotto in tempi rapidi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), l'uomo dormiva all'interno di una fabbrica abbandonata a Pontenuovo, nei pressi della mia città.

È evidente che si pone una questione di sicurezza, che non possiamo più rimandare. Le nostre famiglie e i nostri ragazzi hanno tutti il diritto di vivere la città liberamente, senza timore di dover subire aggressioni, minacce e violenze. È bene dirselo chiaramente: Latina, da troppo tempo ormai, si trova a dover fare i conti con stabili ed edifici abbandonati, terre di nessuno che finiscono per diventare luoghi dove agli invisibili senza tetto è consentito bivaccare. Non è accettabile e dobbiamo garantire sicurezza alla nostra comunità. Il contrasto alla criminalità e all'illegalità passa, prima di tutto, da una lotta durissima e costante al degrado e all'incuria nei nostri quartieri e nelle scuole. Non bisogna mai abbassare la guardia. Dobbiamo lavorare affinché siano intensificati i controlli e garantiti i presìdi di sicurezza da parte delle nostre Forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNA MIELE (LEGA). La Lega sta lavorando per rendere sicure le nostre città. Per questo ringrazio il Ministro Piantedosi, per quanto è stato già fatto. La strada è quella giusta e andremo avanti per restituire serenità ai nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Concludo, rivolgendo il mio ringraziamento alle donne e agli uomini delle nostre Forze dell'ordine, per il lavoro che quotidianamente sono chiamati a svolgere per tutelare i nostri cittadini, ma il pensiero più profondo va alla nostra giovane ragazza, a cui sono state spente la giovinezza, la spensieratezza e la gioia, e al suo amico che ha dovuto subire anche l'orrore di dover guardare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, ringrazio tutti e mi auguro che le cose migliorino presto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 9 maggio 2023 - Ore 9:

1. Seguito della discussione delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056, Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato ed altri n. 1-00083, Bonelli ed altri n. 1-00116 e Di Sanzo ed altri n. 1-00122 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare .

2. Seguito della discussione delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00100, De Luca ed altri n. 1-00127, Benzoni ed altri n- 1-00130 e Evi ed altri n. 1-00131 concernenti iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR .

3. Seguito della discussione delle mozioni Orlando ed altri n. 1-00103, Appendino ed altri n. 1-00119, Ghirra ed altri n. 1-00133 e D'Alessio ed altri n. 1-00134 concernenti iniziative volte a ripristinare l'istituto "opzione donna" .

(ore 15)

4. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. (C. 1067-A​)

Relatori: BATTISTONI, per la VIII Commissione; FURGIUELE, per la IX Commissione.

La seduta termina alle 17.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCESCO FILINI (A.C. 1115​)

FRANCESCO FILINI, Relatore. (Relazione – A.C. 1115​). La Camera avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2023, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione FinTech.

Il disegno di legge, già approvato in prima lettura dal Senato, intende (dal Capo I al Capo VII) adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento UE 2022/858 del 30 maggio 2022 relativo a un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito, ed introdurre misure di semplificazione della sperimentazione FinTech (al Capo VIII). Il Capo IX del provvedimento contiene le disposizioni finanziarie e finali. Il decreto-legge consta di 35 articoli, che nel corso dell'esame al Senato sono stati oggetto di limitati interventi emendativi che non hanno modificato l'impostazione generale del provvedimento.

Ricordo che il regolamento (UE) 2022/858, al fine di tenere conto della diffusione della tecnologia a registro distribuito (d'ora innanzi DLT, da distributed ledger technologies), di cui le cripto-attività costituiscono una delle principali applicazioni, fornisce un quadro giuridico europeo volto a ricomprendere parte delle cripto-attività nell'ambito di applicazione della legislazione dell'Unione in materia di servizi finanziari. La regolamentazione UE va incontro al fenomeno della cosiddetta tokenizzazione degli strumenti finanziari, ovvero alla rappresentazione digitale di strumenti finanziari nei registri distribuiti o all'emissione di categorie di attività tradizionali in formato tokenizzato per consentirne l'emissione, la custodia e il trasferimento in un registro distribuito.

In estrema sintesi, un registro distribuito è un database, quindi un archivio di informazioni, condiviso e sincronizzato: ogni aggiornamento del registro stesso deve essere approvato secondo uno specifico processo di validazione. La natura distribuita del registro e le differenti modalità di funzionamento dei processi di validazione caratterizzano le criptovalute e le altre blockchain nelle quali il processo di validazione non è centralizzato, ma può essere in varia misura anch'esso distribuito.

Al fine di consentire lo sviluppo delle cripto-attività che rientrano nella definizione di strumenti finanziari e lo sviluppo della tecnologia a registro distribuito, preservando al contempo un livello elevato di tutela degli investitori, integrità del mercato, stabilità finanziaria e trasparenza ed evitando l'arbitraggio normativo e scappatoie, il regolamento UE crea un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito.

Tale regime consente a talune infrastrutture di mercato DLT di essere temporaneamente esentate da alcuni requisiti specifici previsti dalla legislazione dell'Unione europea in materia di servizi finanziari che, altrimenti, potrebbero impedire agli operatori di sviluppare soluzioni per la negoziazione e il regolamento delle operazioni in cripto-attività che rientrano nella definizione di strumenti finanziari, senza indebolire alcuno dei requisiti o delle garanzie esistenti applicati alle infrastrutture di mercato tradizionali. Si consente in tal modo all'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European securities and markets authority, ESMA) e alle autorità competenti di acquisire esperienze sulle opportunità e sui rischi specifici relativi alle cripto-attività che rientrano nella definizione di strumenti finanziari e alle tecnologie sottostanti.

L'esperienza acquisita con il regime pilota è volta a individuare eventuali proposte pratiche per un quadro normativo idoneo al fine di apportare adeguamenti mirati alla normativa dell'Unione europea in materia di emissione, custodia e amministrazione delle attività, negoziazione e regolamento di strumenti finanziari DLT.

Per consentire l'applicazione e l'operatività in Italia del predetto regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito, con le disposizioni del capo I del decreto-legge sono disciplinate l'emissione e la circolazione di alcune categorie di strumenti finanziari tramite il ricorso a tecnologie di registro distribuito o similari.

L'articolo 1 contiene le definizioni rilevanti per l'adeguamento dei mercati degli strumenti finanziari al nuovo regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito.

L'articolo 2 fissa l'ambito di applicazione del nuovo regime di emissione e di circolazione in forma digitale, individuando i pertinenti strumenti finanziari e lasciando fermi i limiti quantitativi previsti dalla normativa europea.

L'articolo 3 disciplina l'emissione e il trasferimento degli strumenti finanziari digitali, eseguiti attraverso scritturazioni su un registro per la circolazione digitale.

L'articolo 4 fissa i requisiti minimi dei registri per la circolazione digitale individuandone le caratteristiche per le finalità previste dalle norme in esame.

L'articolo 5 disciplina gli effetti della scritturazione su registro con particolare riferimento alla legittimazione all'uso degli strumenti finanziari digitali e alle pretese di terzi.

L'articolo 6 contiene la disciplina delle eccezioni opponibili da parte dell'emittente nei confronti del soggetto in favore del quale è avvenuta la scritturazione.

L'articolo 7 disciplina le modalità di determinazione della legittimazione in assemblea all'intervento e al diritto di voto, riferite alle scritturazioni del registro.

L'articolo 8 individua le condizioni da cui discende la legittimazione al pagamento di dividendi e interessi e al rimborso del capitale.

L'articolo 9 contiene specifiche prescrizioni e condizioni alle quali è possibile costituire vincoli sugli strumenti finanziari digitali: in particolare, i vincoli sugli strumenti finanziari digitali possono essere costituiti unicamente mediante scritturazione nel registro.

L'articolo 10 contiene la disciplina degli adempimenti concernenti i libri sociali, affidando all'emittente il compito di assolvere agli obblighi di aggiornamento dei libri sociali e di formare e tenere il libro dei soci e il libro degli obbligazionisti.

L'articolo 11 contiene la disciplina applicabile nel caso in cui la scritturazione sul registro sia effettuata in favore di una banca o di un'impresa di investimento che agisce in nome proprio e per conto di uno o più clienti.

L'articolo 12 interviene in materia di emissione in forma digitale degli strumenti finanziari, al fine di disciplinare le modalità di pubblicazione in forma elettronica anche tramite il registro per la circolazione digitale, delle informazioni riguardanti l'emissione di azioni, obbligazioni di Spa, Srl, ulteriori titoli di debito diversi dai precedenti, azioni o quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Si disciplina inoltre il regime di pubblicità digitale delle modifiche di termini e condizioni di emissione dei titoli di debito.

L'articolo 13 fissa gli obblighi del responsabile del registro e del gestore del sistemi di regolamento titoli DLT (SS DLT distributed ledger technology settlement system) e i sistemi di negoziazione e regolamento DLT (TSS DLT distributed ledger technology trading and settlement systems), che devono garantire la conformità del registro alle caratteristiche prescritte dalla nuova disciplina e dalle relative disposizioni attuative nonché, l'aggiornamento nel continuo, la completezza delle evidenze relative alle informazioni sull'emissione e l'integrità e la sicurezza del sistema, tenendo anche conto delle esigenze di contrasto al riciclaggio dei proventi di attività illecite.

L'articolo 14 prevede la disciplina da applicarsi nel caso di emissione di strumenti finanziari digitali non scritturati presso un SS DLT o un TSS DLT.

L'articolo 15 prevede che l'emittente possa deliberare un mutamento volontario del regime di forma e circolazione degli strumenti finanziari digitali, purché sia consentito dallo statuto o dai termini e dalle condizioni di emissione degli strumenti finanziari digitali. È altresì consentito all'emittente degli strumenti finanziari originariamente soggetti a un diverso regime di circolazione di poterne deliberare la conversione in strumenti finanziari digitali purché lo statuto o i termini e le condizioni di emissione lo consentano e siano oggetto di conversione tutti gli strumenti finanziari appartenenti alla medesima emissione.

L'articolo 16 stabilisce che il soggetto legittimato, ovverosia il soggetto in favore del quale è avvenuta la scritturazione sul registro, che denunci al responsabile del registro o al gestore del SS DLT o del TSS DLT l'impossibilità di disporre degli strumenti finanziari digitali, ha diritto di ottenere a proprie spese una nuova scritturazione in sostituzione di quella originaria.

L'articolo 17 disciplina le modalità di controllo dei mezzi di accesso agli strumenti finanziari digitali che possono essere dirette o intermediate.

L'articolo 18 disciplina le modalità di emissione di strumenti finanziari digitali non scritturati presso un TSS DLT o un SS DLT.

L'articolo 19 individua i soggetti che possono chiedere l'iscrizione nell'elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale.

L'articolo 20 disciplina il procedimento di iscrizione nell'elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale. In particolare vengono indicate le attività da svolgere da parte Consob ai fini della verifica del rispetto dei requisiti necessari per l'iscrizione all'elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale.

L'articolo 21 reca la disciplina concernente la cancellazione e sospensione dall'elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale. In particolare sono individuate le condizioni per la cancellazione e i compiti della Consob in materia.

L'articolo 22 attribuisce alla Consob la facoltà di identificare, d'intesa con la Banca d'Italia, i responsabili del registro da considerarsi significativi.

L'articolo 23 impone al responsabile del registro una serie di obblighi relativi, tra l'altro, alla condotta generale, alla necessità di garantire la sicurezza, la continuità operativa e il ripristino del registro, nonché obblighi di informazione al pubblico sulle modalità operative del registro medesimo.

L'articolo 24 stabilisce che i requisiti di idoneità dei soggetti svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso responsabili del registro diversi da banche, imprese di investimento o assicurazione e altri emittenti con sede legale in Italia, individuando gli obblighi ai quali tali soggetti devono attenersi in termini di organizzazione interna e in materia di conflitti di interessi. Ulteriori requisiti sono previsti per gli esponenti aziendali dei responsabili del registro qualificati come significativi.

L'articolo 25 disciplina gli obblighi di comunicazione alla Consob per l'organo che svolge la funzione di controllo e per i soggetti incaricati della revisione legale dei conti dei responsabili del registro. Nel caso dei responsabili del registro significativi, tali comunicazioni devono essere effettuate anche verso la Banca d'Italia.

L'articolo 26 definisce il regime di responsabilità civile del responsabile del registro.

Nel corso dell'esame in Senato è stato introdotto l'articolo 26-bis, che al comma 1, ricomprende i responsabili dei registri per la circolazione digitale, di cui all'articolo 19, comma 1, lettere c), d) ed e), nella categoria di “altri operatori non finanziari” ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del D.lgs. 21 novembre 2007, n. 231. Il comma 1-bis apporta modifiche al summenzionato articolo 3, che individua i soggetti tenuti agli adempimenti in materia di prevenzione e contrasto dell'uso del sistema economico e finanziario a scopo di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

L'articolo 27 affida alla Consob e alla Banca d'Italia la vigilanza sul rispetto degli obblighi e requisiti applicabili ai sensi del decreto in esame, definendone precisamente i contenuti e la ripartizione tra le due autorità. Sono inoltre individuati gli specifici poteri riconosciuti alla Consob e alla Banca d'Italia nei confronti dei responsabili del registro.

L'articolo 28, attribuisce alla Consob il potere di dettare le disposizioni di attuazione della disciplina in esame, precisandone in dettaglio i contenuti.

L'articolo 29 indica la Consob e la Banca d'Italia quali autorità competenti ai sensi del regolamento (UE) 2022/858 precisando la ripartizione delle medesime competenze tra le due autorità.

L'articolo 30 prevede sanzioni amministrative per la violazione delle norme del decreto in conversione e delle relative disposizioni attuative.

L'articolo 31 modifica le definizioni contenute nell'articolo 1 del TUF per includervi gli strumenti finanziari emessi mediante tecnologia a registro distribuito.

L'articolo 32 prevede un regime transitorio di iscrizione, a cura della Consob, in un elenco provvisorio dei responsabili del registro. Si prevede inoltre una relazione illustrativa del fenomeno di mercato e dei risultati emersi dall'applicazione della nuova disciplina della circolazione digitale che la Consob e la Banca d'Italia dovranno redigere entro tre anni dall'entrata in vigore del decreto in esame.

L'articolo 33 chiarisce che lo svolgimento, nell'ambito della sperimentazione Fintech e nel rispetto dei limiti stabiliti dai provvedimenti di ammissione, di attività che rientrano nella nozione di servizi e attività di investimento non implica l'esercizio a titolo abituale di attività riservate e, pertanto, non necessita del rilascio di autorizzazioni.

L'articolo 34 disciplina le eventuali entrate derivanti dalle sanzioni di cui all'articolo 30 del presente decreto e reca la clausola di invarianza finanziaria. L'articolo 35 disciplina l'entrata in vigore del decreto-legge.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 7 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 8, 9 e 10 il deputato Castiglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1115 - EM. 2.1 244 244 0 123 92 152 52 Resp.
2 Nominale EM. 2.2 254 253 1 127 98 155 51 Resp.
3 Nominale EM. 3.1 255 254 1 128 99 155 51 Resp.
4 Nominale EM. 12.1 255 255 0 128 100 155 51 Resp.
5 Nominale EM. 23.1, 23.2 255 255 0 128 100 155 51 Resp.
6 Nominale EM. 27.1 253 252 1 127 98 154 51 Resp.
7 Nominale EM. 28.1, 28.2 254 253 1 127 100 153 51 Resp.
8 Nominale EM. 30.1 257 257 0 129 101 156 51 Resp.
9 Nominale EM. 33.1 254 253 1 127 98 155 51 Resp.
10 Nominale ODG 9/1115/5 256 241 15 121 88 153 51 Resp.
11 Nominale DDL 1115 - VOTO FINALE 241 162 79 82 162 0 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.