XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 159 di lunedì 11 settembre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 10,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 settembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 71, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per omaggiare il professor De Masi, se posso farlo adesso (Applausi).

PRESIDENTE. Tecnicamente sarebbe un intervento di fine seduta, però prego, onorevole.

DARIO CAROTENUTO (M5S). È stata una figura veramente importante per il mondo accademico e culturale del nostro Paese che, purtroppo, ci ha lasciato nelle ultime ore. Ci mancherà la sua capacità di leggere e anticipare i tempi e i mutamenti del mondo del lavoro e della nostra società. Il suo sguardo critico, per noi del MoVimento 5 Stelle, è stato veramente fondamentale. È stato guida e faro, d'altra parte le sue doti sono state riconosciute non sono in Italia: il suo sorriso l'ha portato in giro per il mondo e ovunque si è fatto apprezzare per ironia, intelligenza e umanità. È stato un uomo di grande cultura, condivisa sempre con grande generosità.

Ultimamente è stato oggetto di accuse per la grave colpa di avere sostenuto il reddito di cittadinanza, mentre, in realtà, lui è stato fautore della ridistribuzione delle ricchezze, che semplicemente è l'unica speranza che abbiamo di mettere le cose a posto nella nostra società. Quelle accuse, peraltro, non lo toccavano e suggeriva anche a noi di volare sempre alto. Ci lascia un'eredità fondamentale, auguro a tutti noi di saperne essere all'altezza. Grazie, professore, faremo in modo di imparare a volare alto per sentirti ancora vicino nella traiettoria che ci ha indicato (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carotenuto, mi unisco al vostro cordoglio, proprio perché ricordava quelle doti di ironia, intelligenza e umanità che, certamente, appartenevano al professor De Masi.

Discussione del disegno di legge: S. 826 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento (Approvato dal Senato) (A.C. 1364?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1364: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1364?)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Marta Schifone.

MARTA SCHIFONE , Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea è il disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento. È stato approvato al Senato in prima lettura con alcune modificazioni. Ricordo preliminarmente che la XI Commissione (Lavoro) ha avviato l'esame in sede referente del provvedimento nelle sedute del 4, del 5 e del 6 settembre. Colgo anche l'occasione per ringraziare la Commissione - intanto i funzionari, che sono sempre preziosissimi - nella figura del presidente Walter Rizzetto, del vicepresidente Nisini, i colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia, dei gruppi di maggioranza di Lega, di Forza Italia, dei gruppi di opposizione, che hanno svolto, devo dire non da ora, ma da sempre, un lavoro molto importante, con il loro impegno profuso. Non posso che ringraziarli sentitamente.

Come dicevo, il provvedimento consta di 5 articoli e reca alcune disposizioni transitorie in materia di trattamento di integrazione salariale. Questo è collegato alle situazioni climatiche eccezionali e viene esteso a una serie di settori di lavoratori - per esempio, penso ai settori edile, lapideo, delle escavazioni e ai settori agricoli, in modo particolare per i lavoratori a tempo indeterminato - che sono particolarmente esposti ad agenti atmosferici, a eventi cosiddetti non prevedibili e non evitabili, con un forte riferimento alle straordinarie ondate di calore, a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane e negli scorsi mesi, che hanno investito l'intera Penisola. Infatti, il provvedimento è stato rinominato, ribattezzato, dal punto di vista giornalistico e mediatico, DL Caldo.

Questa è una prima parte. Poi c'è l'articolo 3, che promuove, invece, la sottoscrizione delle linee guida di alcune procedure concordate tra le parti sociali, il lato datoriale, il lato sindacale. In particolare, viene disposto che i Ministeri competenti, quindi i Dicasteri del Lavoro e delle politiche sociali e della Salute, promuovano e valorizzino queste intese, con particolare attenzione alle buone prassi, naturalmente, alle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro e con la correzione, per esempio, in Senato, in modo particolare, per valutare le correlazioni di alcuni riferimenti e di alcuni parametri fisici, come la temperatura, l'umidità relativa, la ventilazione.

Poi, ancora, vi è la modifica dei termini di versamento, termini temporali relativi al contributo di solidarietà, in una prima parte, di determinati soggetti, quelli operanti nei settori energetici: c'è un differimento al 30 novembre. Poi, le norme per il rinvio del cosiddetto pay-back del settore dei dispositivi medici: anche qui, dal 31 luglio al 30 ottobre. Ancora, il differimento per i termini di versamento alla CSEA, che è la Cassa per i servizi energetici e ambientali, dal 30 giugno al 30 settembre.

Vado a illustrare i contenuti principali nel particolare degli articoli del provvedimento. L'articolo 1 dispone che per le sospensioni e riduzioni dell'attività lavorativa effettuate nel periodo dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2023, determinate da eventi oggettivamente non evitabili, non si applichino i limiti di durata previsti dalla normativa generale per i trattamenti ordinari di integrazione salariale, anche se tali trattamenti sono richiesti dalle imprese operanti nel settore edile, lapideo e delle escavazioni. Si ricorda che per gli altri settori è già previsto, a regime, che i suddetti limiti di durata non si applichino in caso di eventi oggettivamente non evitabili.

L'articolo 2 estende, in via transitoria, con riferimento alle sospensioni o riduzioni dell'attività lavorativa effettuate nel periodo dal 29 luglio 2023 al 31 dicembre 2023, l'applicabilità del trattamento di integrazione salariale per i lavoratori dipendenti agricoli a tempo indeterminato (CISOA) anche ai casi in cui l'attività lavorativa sia ridotta a causa di intemperie stagionali. Tale trattamento, invece, è riconosciuto a regime solo per i casi di sospensione per intere giornate. I periodi di concessione dei trattamenti in oggetto non sono conteggiati ai fini della durata massima di 90 giornate l'anno e sono equiparati ai periodi lavorativi ai fini del raggiungimento del numero minimo di giornate lavorative annue, pari a 181. La disposizione reca una deroga procedurale, stabilendo che il trattamento in questione venga concesso direttamente dalla sede dell'INPS territorialmente competente.

L'articolo 3 prevede che i Ministeri del Lavoro e delle politiche sociali e della Salute garantiscano la convocazione delle parti sociali, valutando anche la correlazione tra l'umidità relativa, la temperatura e la ventilazione, a tutela dei lavoratori che sono esposti alle emergenze climatiche. Tali intese possono essere recepite con decreti dei Ministri medesimi.

L'articolo 4 differisce al 30 novembre il versamento della quota parte del contributo di solidarietà da parte di determinati soggetti operanti nel settore energetico. La disposizione proroga dal 31 luglio al 30 ottobre il termine per il versamento di importi dovuti a titolo di pay-back delle aziende fornitrici di dispositivi medici al Servizio sanitario nazionale. Si tratta del termine per il versamento riferito al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici relativo agli anni 2015 e 2018. Inoltre, si differisce dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023 il termine entro il quale determinate risorse, pari a 1.000 milioni di euro, volte ad assicurare un contributo in quota fissa in caso di prezzi del gas elevati, debbono essere trasferite alla Cassa per i servizi energetici e ambientali.

L'articolo 5, infine, dispone che il decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento è, quindi, vigente dal 29 luglio 2023.

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo, Vice Ministro Bellucci, si riserva di intervenire successivamente. È iscritto a parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ascoltando anche la relazione dell'onorevole Schifone, mi pongo una questione, ed è il punto su cui, secondo me, dobbiamo capire se siamo d'accordo o no, quando ci interroghiamo e interveniamo come legislatori e come Governo su temi così rilevanti che incrociano la vita di milioni di lavoratori e lavoratrici in questo Paese. Dobbiamo metterci d'accordo se considerare gli eventi, alla base di questo provvedimento - il caldo - eccezionali o ordinari, in un tempo che sta cambiando. È un tempo che sta cambiando, che interroga non soltanto i settori più avvertiti dell'ambientalismo, ma anche il mondo del lavoro e il Papa che annuncia la scrittura della seconda parte dell'enciclica Laudato si' e dice: “Il grido dei poveri e il grido della terra sono la stessa cosa”, ovvero la domanda di giustizia sociale e di giustizia climatica non può essere considerata qualcosa di separato o di non profondamente intrecciato.

Per questo il provvedimento che andiamo a discutere e a votare è parziale, perché, secondo noi, parte da un presupposto sbagliato o, meglio, da un'omissione, ossia che quest'anno si interviene e l'anno prossimo chissà. Ma ci troveremo sempre di più a fare i conti - qualora non vi sia una presa di coscienza vera delle classi dirigenti sul fatto che ci troviamo di fronte non all'eccezionalità ma all'ordinarietà - con eventi climatici drammatici che incideranno innanzitutto su chi lavora: mi riferisco a chi lavora in un cantiere, a chi raccoglie la frutta o la verdura, a chi porta una pizza in bicicletta ed è un rider.

Ricorderete - il Presidente ricorderà benissimo, meglio di me - che uno dei film fondamentali e decisivi della cinematografia italiana, studiato in tutte le principali accademie e considerato il caposaldo del neorealismo italiano, è Ladri di biciclette. Ladri di biciclette è il capolavoro di De Sica, ma è una fotografia sul lavoro: è la fotografia di che cosa rappresentava la bicicletta, di come quel mezzo fosse l'unico strumento nelle mani di un povero padre di famiglia che doveva portare il pane a casa e che, quando la perde, perde la vita, perde il lavoro, la dignità e la prospettiva per la propria famiglia.

Che cosa mi colpisce oggi, quando parliamo di lavoratori delle piattaforme? Che siamo tornati alla bicicletta come strumento fondamentale e decisivo, non per mettere il pranzo con la cena, perché non ci si riesce, come lei ben sa, ma per provare almeno a raccattare un po' di soldi e avere la sensazione di essere utili.

Abbiamo visto le immagini di Genova di qualche settimana fa, anche in questo caso un fatto inusuale - non possiamo considerarlo eccezionale, ma ordinario -, ossia quel nubifragio; immagini incredibili di quel lavoratore sulla bicicletta che prova a sfidare la pioggia, una strada inondata, rischiando la vita per portare qualche pizza a casa di ciascuno o di ciascuna di noi e ci rendiamo conto che, di fronte a un progresso che abbiamo reputato, nel corso degli anni, eccezionale e persino di fronte ad una tipologia di lavoro che passa per le piattaforme, per l'algoritmo, per il massimo del potenziale della modernità, quel lavoratore porta le pizze per noi per qualche soldo, ma in questo decreto non vi è traccia di tutto ciò. Voi date la cassa integrazione - io dico giustamente - ai lavoratori esposti al caldo in alcuni settori precisi e, infatti, l'onorevole Schifone parlava di lavoratori dell'agricoltura a tempo indeterminato.

Signor Presidente, per suo tramite mi consenta di informare l'onorevole Schifone che i lavoratori a tempo indeterminato nell'agricoltura, nella stagione estiva, nei fatti, si possono contare su poche dita della mano. Parliamo del lavoro stagionale e il lavoro stagionale non è coperto in questo provvedimento. Possiamo parlare, visto che l'avete fatto voi nel decreto Lavoro, dei voucher nel lavoro agricolo, voucher che avete speso per imprese fino a 25 dipendenti con la soglia di 15.000 euro. Insomma, signor Presidente e signori del Governo, di che cosa stiamo parlando? Il lavoro nell'agricoltura, esposto al caldo, è quello lì e non è coperto da questo provvedimento, così come non sono coperti i rider e così come non sono coperti i lavoratori fragili.

Allora, faccio una proposta, anche con riferimento a tutti i provvedimenti che vanno nella direzione, comunque, di una copertura maggiore nei confronti dei lavoratori, anche se qui parliamo di un provvedimento praticamente a costo zero, onorevole Presidente. Noi avanziamo questa proposta, perché vogliamo votare questo provvedimento: facciamo insieme un'operazione - ci sono gli emendamenti - per coprire i lavoratori fragili e i rider che non sono coperti da questo provvedimento. Il decreto scade il 26 settembre. Siamo ancora nelle condizioni, in mezza giornata, di rinviarlo al Senato, di cambiare il segno di questo decreto e di dire a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori di questo Paese che lo Stato, di fronte a eventi climatici che non consideriamo eccezionali, ma ordinari, può intervenire e cambiare il decreto.

Mi fermo qui soltanto per fare due appunti non polemici, signor Presidente, ma che, in qualche modo, ci consegnano un dato oggettivo di questa realtà. Il primo è che si interviene a luglio. A luglio ciascuno di noi ricorda benissimo che cosa ha combinato l'INPS, quando a un certo punto ha mandato sms a oltre 160.000 percettori del reddito di cittadinanza e ha detto loro: andate dai servizi sociali dei comuni, che sono sguarniti come è noto a tutti, e chiedete come fare per accedere all'assegno di “sopravvivenza” (io lo chiamo così), che è stato introdotto, e poi iscrivetevi ad una piattaforma. Poi, se ne sono aggiunti circa altri 40.000. Siccome, come è evidente, è difficile che d'emblée - basta farsi un giro in questo Paese, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia - domanda e offerta si incrocino su una piattaforma, e mi sembra che i numeri dei corsi di formazione siano anche abbastanza limitati, allora, forse, si poteva intervenire, signor Presidente, signori del Governo e onorevoli della maggioranza, con una deroga che almeno consentisse, per quelle esperienze più fragili, di non rimanere senza alcuna rete protettiva. In secondo luogo, viene rivendicata una deroga sul contributo di solidarietà per i cosiddetti extraprofitti per le aziende energetiche. Giusto o forse sbagliato.

Io penso che bisognava intervenire prima, ma se è così non capisco perché, come sempre, si danno le deroghe a chi fa i soldi e gli extraprofitti e le deroghe non si danno a quelli che non hanno la possibilità di mettere il piatto a tavola. Per questo penso che ci siano ancora le condizioni per modificare questo testo. Faccio un appello davvero accorato al Governo e alla maggioranza: proviamo almeno a intervenire su quel punto, diamo almeno la copertura a tutti i lavoratori, senza distinzione; soprattutto a quei lavoratori parasubordinati o a partita IVA che non hanno alcuna copertura e che, però, sono quelli che rischiano, o a quelli che pagate con il voucher in agricoltura oppure a quelli che hanno il contratto stagionale. Interveniamo lì, anche perché ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza democratica, si chiama sicurezza sul lavoro. Noi abbiamo pianto i 5 morti di Brandizzo, giovedì verrà il Ministro Salvini, qui, in Aula. Ma dopo Brandizzo, che è stata una tragedia paragonabile, per i numeri, alla ThyssenKrupp, ne sono morti altri 20, 20! È una guerra a bassa intensità, signor Presidente. Di fronte a questo non si può immaginare di intervenire con gli strumenti ordinari. Dunque, mi auguro che ci siano ancora i margini per cambiare questo decreto; qualora non ci siano, il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Malagola. Ne ha facoltà.

LORENZO MALAGOLA (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato le parole del collega Scotto, con il quale abbiamo avuto anche modo di interloquire durante i lavori di Commissione. Innanzitutto mi sento di dire che, quando l'opposizione non ha più argomenti, non può fare altro che alzare l'asticella, perché il Governo è intervenuto di fronte a un'emergenza, per certi versi drammatica, che ha investito la nostra Penisola questa estate e che ha messo a dura prova interi territori e settori.

La qualità politica di un Governo la si giudica innanzitutto per la competenza, per la capacità di visione, ma anche e soprattutto per la tempestività. Il Governo Meloni ha dato prova di essere presente sul pezzo, di essere in grado di intervenire con immediatezza e prontezza di fronte agli avvenimenti, anche gravi, che hanno interessato la nostra Penisola, con un'emergenza climatica che non si registrava, dal punto di vista delle temperature, da molto tempo. Lo ha fatto derogando a procedure ordinarie e lo ha fatto stanziando importanti risorse.

Come sempre, quando si interviene in emergenza, bisogna considerare che si tratta di un primo passo, al quale dovranno seguirne altri e che vedrà sicuramente l'intervento del Governo Meloni nella prossima legge di bilancio, perché è vero quello che veniva ricordato. L'emergenza climatica non è un fenomeno saltuario, si sta manifestando in diverse forme, non solo l'emergenza caldo, ma anche le alluvioni che hanno purtroppo devastato interi nostri territori. Mi preme sottolineare qui, ancora una volta, la straordinaria capacità di reazione del popolo italiano, penso innanzitutto e soprattutto a quello romagnolo, che è già al lavoro, tornato al lavoro, grazie anche al sostegno ricevuto dal Governo Meloni.

Il decreto si misura su due grandi interventi, credo: da un lato, la deroga di applicazione degli ammortizzatori sociali, e quindi risorse fresche da mettere a disposizione dei lavoratori e delle imprese italiane, e, dall'altro lato, ad un altro intervento, credo forse anche l'aspetto più interessante, che traccia la cifra identitaria di visione del Governo Meloni. Mi riferisco, nello specifico, al tavolo aperto presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, insieme alle parti sociali, per definire protocolli settoriali, circoscritti, almeno per oggi, all'agricoltura e all'edilizia, per trovare forme di applicazione innovative in ambito di salute e sicurezza, proprio per garantire la salute e la sicurezza per i lavoratori italiani in questi due settori alla luce delle emergenze che testé ho ricordato. Si tratta della volontà di trovare linee guida nella collaborazione con le parti sociali, richiamandosi e demandando all'autonomia collettiva questa responsabilità, anzi, corresponsabilità, insieme allo Stato, di trovare forme di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

L'idea di fondo non è quella, come ho anche ascoltato nel dibattito in Commissione, di sospendere il lavoro. Questo sarebbe fin troppo facile, è la classica scorciatoia di chi non è in grado di trovare soluzioni originali a problemi complessi. Il nostro obiettivo è permettere la prosecuzione del lavoro con le giuste garanzie e tutele dei lavoratori. Qui bisogna mettere in campo soluzioni originali, soluzioni che prevedano procedure nuove, che incentivino nuove forme di organizzazione del lavoro, che sostengano l'innovazione tecnologica, che prevedano il favorire il rapporto costruttivo tra le parti sociali, quindi tra le organizzazioni datoriali e quelle di rappresentanza dei lavoratori.

Ci auguriamo, quindi, che questo percorso, che si è già avviato questa estate presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, possa trovare nei prossimi mesi quelle soluzioni che i lavoratori italiani e le imprese italiane si attendono.

Certo, questo è solo un tassello dell'azione e dell'attività del Governo Meloni in ambito lavoristico, ed è un tassello importante, perché va a intervenire, nel settore della salute e della sicurezza, nell'ambito del testo unico n. 81 del 2008, che va sicuramente aggiornato e implementato con nuove soluzioni.

La salute e la sicurezza sono per noi la priorità, perché la Costituzione ce lo impone e la politica non può derogare alla propria responsabilità di garantire salute e sicurezza per i lavoratori. La salute e la sicurezza si fanno innanzitutto con la formazione, con la formazione continua, che va aggiornata. Mi fa piacere vedere qui in Aula il Vice Ministro Bellucci, che è anch'ella impegnata in questa grande operazione per migliorare il sistema formativo italiano, anche grazie all'intervento del mondo del Terzo settore, della cooperazione.

La salute e la sicurezza si fanno e si garantiscono anche grazie alle ispezioni, e da qui alcune decisioni chiave che il Ministero ha da poco, negli scorsi mesi, preso per sostenere e implementare maggiormente i percorsi ispettivi lungo tutta la nostra Penisola. Infine, non c'è solo il bastone, ma c'è anche la carota.

Bisogna premiare quelle aziende virtuose che riescono a trovare soluzioni innovative a tutela della salute dei lavoratori, che hanno un ranking positivo nel numero di infortuni, perché la corresponsabilità la si alimenta anche così, riconoscendo chi fa un passo positivo, chi riesce a trovare nuove idee, nuove soluzioni. Quindi, concludo, ringraziando ancora una volta il Governo per questo decreto che risponde a un'emergenza, ma che, anche e soprattutto, traccia una linea di azione che ci vedrà ancora protagonisti lungo tutta questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. C'è una cosa, secondo me, da cui partire, che disvela molto della natura e dei limiti di questo provvedimento ed è la data: 28 luglio 2023, dopo settimane di proteste e di sollecitazioni delle organizzazioni sindacali che chiedevano al Governo un intervento, dopo caduti sul lavoro che, secondo molti, sono correlati, connessi alle temperature.

Presidente, il 2023 - lo dice Copernicus, che è il servizio meteo dell'Unione europea - è l'anno più caldo della storia, ma è possibile che il Governo della Repubblica italiana, di uno dei principali Paesi industrializzati del mondo, non si sia attrezzato da questo punto di vista, non abbia avviato per tempo una riflessione su questo tema? Credo che il Governo della Repubblica italiana abbia qualcosa di più di un'applicazione sul telefonino per fare le previsioni meteo. Questo è il punto; il primo elemento di totale inadeguatezza sta nel fatto che è arrivato assolutamente in ritardo, quando la fase più calda di questa estate, la più calda, la più torrida della storia dell'umanità, si era già consumata, perché il mese di agosto non è stato come il mese di luglio. Il mese di sofferenza nei luoghi di lavoro è stato il mese di luglio e il Governo se ne è accorto il 28 luglio, per mettere una toppa totalmente inadeguata rispetto ai bisogni della situazione che stavamo vivendo e che - ahimè, non è una previsione, diciamo così, catastrofista - probabilmente ci troveremo a rivivere.

Quindi, è inadeguato, da questo punto di vista, ed è, ovviamente, inadeguato nel merito. Il collega Malagola diceva che le opposizioni alzano l'asticella. Sì, credo sia proprio il caso di alzare l'asticella, è proprio urgente, è necessario alzare l'asticella, perché questo provvedimento fa due o tre cose: si occupa di ammortizzatori sociali, ne estende l'applicazione, e interviene nel settore dell'edilizia, sostanzialmente, e in quello dell'agricoltura, quindi, dimenticando tanti luoghi e tanti settori di lavoro dove il caldo fa sentire il suo peso, rende difficilissimo, quasi impossibile lavorare e produce anche effetti sulla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, posso pensare alla logistica, tanto per fare un esempio, ma ce ne sarebbero molti altri. Il Governo è arrivato anche poco attrezzato, proprio dal punto di vista dell'analisi della situazione.

Ma cosa si sarebbe dovuto fare? Perché questo è il punto, poi, il collega ovviamente rimanda ad altri provvedimenti, ma questa era l'occasione quantomeno per aprire una discussione nel Parlamento e per dare segnali nella direzione necessaria. Più che intervenire, bisogna investire in questo settore, bisogna investire nella possibilità di affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici nella misura in cui li stiamo vivendo e in cui ci troveremo a viverli nei prossimi anni.

È questo che dovrebbe fare un Paese moderno, dovrebbe occuparsi della possibilità di fare molta più ricerca in questo settore, non lasciando, per esempio, tutta la ricerca - quel poco che si fa - in mano ai privati, tranne quella quota che il CNR si sforza di fare, mettendo assieme - come faceva già il collega Scotto prima - le questioni del caldo con la questione della sicurezza, perché sono estremamente, estremamente connesse. La ricerca pubblica dovrebbe occuparsi di questo o, quanto meno, dovrebbe spingere, incentivare e sostenere anche la ricerca privata.

Vi faccio qualche esempio: uno dei settori di maggiore sofferenza al tempo del caldo è quello della posa degli asfalti; come si sa, ancora oggi, posiamo gli asfalti a temperature altissime, quindi, aspettiamo esattamente il mese di luglio, quando molte ricerche si stanno occupando della possibilità, anche a livello autostradale, della posa dei cosiddetti asfalti tiepidi, che hanno bisogno evidentemente di un ulteriore sostegno dal punto di vista della ricerca scientifica e tecnologica. Siamo al punto, lo saprete meglio di me, che le ricerche più moderne parlano di asfalti che, addirittura, ricaricano le auto elettriche nel momento in cui si percorrono le strade asfaltate a questo modo.

C'è, poi, tutta la materia fondamentale della sicurezza sui ponteggi. Questo è un altro punto; non ci si può occupare dell'edilizia senza sapere come ci si fa male in edilizia. Ovviamente, l'abbiamo detto tante volte, sono importanti i ritmi, l'età dei lavoratori, ma il ponteggio, la qualità dei ponteggi è, per esempio, una questione sulla quale vanno applicate ricerca e innovazione. Bisogna mettere in campo idee nuove, misure nuove di sicurezza e innovare assolutamente in questo campo.

Ancora, in agricoltura, uno degli incidenti più frequenti, come sapete tutti, è quello del ribaltamento dei trattori. Anche qui, c'è uno sforzo da parte di alcune università, della ricerca, per superare la struttura attuale del trattore agricolo e renderla più sicura. Noi dovremmo occuparci di questo, mettere assieme caldo, sicurezza, innovazione e fare un passo in avanti decisivo.

Invece, questo provvedimento manca totalmente di qualsiasi visione, da questo punto di vista; è una toppa messa lì, il 28 luglio 2023, quando il caldo, quello più significativo - fa ancora caldo e siamo qui -, quello del mese di luglio, era già finito. Allora, se non si riesce a vedere quello che si ha sotto gli occhi né quello che si prospetta a breve distanza, davvero, questo rende “invotabile” un provvedimento di questo tipo. Si può migliorare? Si può mettere all'altezza, almeno, facendo una riflessione sugli emendamenti che le opposizioni hanno presentato? Quella può essere una strada. Noi ci uniamo alla richiesta del collega Scotto, del Partito Democratico, di andare a una verifica della possibilità di migliorare questo provvedimento, così come abbiamo provato a fare già al Senato, ma vi dico davvero e onestamente che l'articolo 3, che recita “I Ministeri del Lavoro e delle politiche sociali e della Salute - questo è quello modificato – favoriscono e assicurano la convocazione delle parti sociali al fine di sottoscrivere (…)” eccetera, eccetera, sembra scritto da monsieur de La Palice. Un decreto che garantisce che i Ministeri faranno le convocazioni, si daranno da fare, insomma, è una cosa da brividi.

Ora, sono un moderato, ma davvero questo provvedimento è illeggibile, serve soltanto a dire: abbiamo fatto una cosa.

Sì, c'è qualche misura, c'è qualche risorsa in più, ma ci mancherebbe altro. Qualcosa per il pregresso, fino alla fine di luglio e qualcosa per queste settimane che ancora abbiamo davanti.

Ma davvero c'è da fare molto altro, è una questione molto seria, quella dei cambiamenti climatici, del caldo, e non solo, che investono anche il nostro Paese, e del nesso stringente con la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Su questo va fatto un investimento serio, sia dal punto di vista della riflessione che deve fare questo Parlamento, sia dal punto di vista delle misure che deve adottare in sedi diverse, ovviamente, ma anche dal punto di vista proprio della possibilità di trovare risorse finanziarie per adeguare il Paese a queste sfide (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Nisini. Ne ha facoltà.

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, io credo che oggi si debba fare un po' di chiarezza, nel senso che io ho sentito parlare di ponteggi e di ribaltamento trattori. Noi stiamo parlando di temperature elevate, stiamo parlando di un'emergenza climatica che non ha coinvolto solamente il nostro Paese, ma è un'emergenza a livello globale. Sono state dette tante inesattezze e sono state omesse anche tante cose.

Allora, questo Governo sta facendo bene e lo ha dimostrato in tutte le emergenze che si sono verificate nei mesi precedenti. Lo ha fatto con il DL Siccità, grazie al Ministro Salvini, portando un piano importante, un piano che non era mai stato fatto e non era mai stato analizzato e valutato, dando un sollievo anche a quel mondo dell'agricoltura che tanto soffre. È stato fatto prontamente con il DL Alluvioni e con il DL Caldo o DL Temperature, come lo vogliamo chiamare, nel mese di luglio. E vorrei dire - per il suo tramite, Presidente - al collega Mari che questo Governo sta facendo bene, ha tutte le carte in regola per fare bene, ha però una pecca: non ha la sfera di cristallo, quindi non può prevedere il futuro, e dunque si è prontamente attivato, grazie al Ministro Calderone e al Ministro Schillaci, mettendo in campo misure concrete e rapide, proprio per sostenere i lavoratori dei settori più esposti alle elevate temperature, dando risposte anche alle imprese.

È un provvedimento che consta, come ricordava la collega Schifone durante la relazione, di 5 articoli. I primi due riguardano deroghe al trattamento di integrazione salariale proprio per i settori più esposti: si parla dell'edilizia, del settore dell'escavazione, del lapideo, delle imprese industriali e di quelle artigiane. L'articolo 2 tratta dei lavoratori a tempo indeterminato del mondo agricolo, che hanno come ammortizzatore sociale la CISOA, andando ad aumentare le ore di Cassa integrazione senza che queste vengano ricomprese nel computo delle 52 settimane dell'anno mobile per i lavoratori dipendenti e dei 90 giorni per i lavoratori agricoli. Sono state misure fatte in emergenza, prontamente attivate dal Governo proprio per sostenere i lavoratori che in quel momento avevano difficoltà, misure che hanno trovato riscontro perché hanno aderito 17.000 lavoratori dipendenti e 16.000 lavoratori autonomi. In più, in questa deroga al trattamento di integrazione salariale è stata azzerata anche l'addizionale in capo ai datori di lavoro. Quindi, è un equilibrio tra lavoratori e datori di lavoro, proprio per sostenere il tessuto economico e produttivo del nostro Paese, e così il mondo agricolo.

Colleghi, questo Governo sta portando avanti decreti in emergenza, lo ha fatto, come ho detto prima, con il DL Siccità e il DL Alluvioni, e ora con il DL Caldo, proprio per dare risposte concrete. Ma questo Governo sta viaggiando su due livelli: si parla dell'immediato e si parla del medio-lungo termine. Questo Governo, come ho detto in precedenza, non ha la sfera di cristallo, non può prevedere il futuro, ma sta programmando una serie di interventi che, nell'immediato, sono temporanei. Lo abbiamo fatto in legge di bilancio, lo abbiamo fatto con il cuneo fiscale, lo abbiamo fatto ora con modifiche ai trattamenti di integrazione salariale che necessitano di interventi importanti e, soprattutto, anche nel settore pesca e nel mondo dell'agricoltura, che hanno alcune lacune.

Ma questo Governo sta intervenendo anche programmando, così come ha detto la Premier Meloni, con un piano di prevenzione idrogeologico, che verrà discusso già nei prossimi giorni o nelle prossime settimane, con le tempistiche che deciderà il Governo. Quindi, c'è una programmazione nell'immediato per far fronte alle emergenze, perché oggi si parla di un'emergenza, a cui abbiamo dato risposta e a cui, come dicono i numeri, hanno aderito le imprese, dando supporto ai propri lavoratori. E abbiamo avuto anche l'approvazione delle parti sindacali, perché, nonostante la lettura, qui alla Camera, sia stata la seconda e quindi sia un provvedimento che, di fatto, non ha avuto modifiche ad oggi, abbiamo fatto audizioni informali, perché è una Commissione lavoro attenta, che comunque ha voluto il confronto con le associazioni sindacali e c'è stato un plauso delle stesse associazioni sindacali, le quali hanno ringraziato sia per la deroga della Cassa integrazione, sia per l'azzeramento dell'addizionale in capo ai datori di lavoro, ma anche per il confronto importante sulle linee guida volte a tutelare la sicurezza nei luoghi di lavoro, un confronto che questo Governo non ha mai fatto mancare e che può migliorare, perché nessuno dice che siamo perfetti, ma chi è aperto al confronto, all'ascolto e alla condivisione, migliora. È un Governo che è in carica da meno di un anno, quasi un anno di fatto, ma che ha fatto grandi passi ed è sempre al passo con tutte le associazioni e gli attori coinvolti, quindi sindacali e datoriali e lo ha fatto anche con queste linee guida, grazie al Ministro Calderone e al Ministro Schillaci, che si sono prontamente adoperati, proprio per mettere in evidenza tutte le difficoltà, le problematiche e le criticità che attraversano i lavoratori di tutti i settori. Noi siamo intervenuti oggi con i settori più esposti, sappiamo che ci sono tanti altri settori in difficoltà, ma in un anno abbiamo fatto tanto, abbiamo fatto tutto quello che, nell'ultimo Governo, un Ministero presieduto da un esponente del PD non ha fatto. Infatti, e a me dispiace, quello dei rider è un tema che il Governo conosce, è un tema che il Governo sta studiando, ma è un tema che non è mai stato trattato. Allo stesso modo, signori, si è parlato di ribaltamento trattori e si è parlato di ponteggi, che nulla c'entrano con le temperature elevate: quelle andranno probabilmente in discussione, anche grazie alle proposte dell'opposizione, in situazioni successive, così come il salario minimo. Sono tutti temi usciti con il Governo di centrodestra, ma che nel passato Governo non sono mai stati trattati e sono sempre stati tenuti nel cassetto.

Noi abbiamo tanta carne sul fuoco, stiamo lavorando, via via, a tutte quelle criticità che negli anni sono emerse e sono sempre state guardate in maniera superficiale, senza mai entrare nel merito. Lo stiamo facendo, ma ci vuole tempo, perché per fare le cose per bene ci vuole tempo. Noi abbiamo già dato delle risposte importanti anche a quel mondo dei lavoratori di cui la sinistra si riempie sempre la bocca, ma le abbiamo date in maniera concreta. Noi non siamo per l'assistenzialismo, questo l'abbiamo detto in tutte le salse, siamo per far ripartire questo Paese. E per far ripartire questo Paese, stiamo portando avanti misure equilibrate, sia per i lavoratori, sia per il mondo imprese, perché sono l'impresa, l'azienda, il datore di lavoro, che garantiscono l'occupazione. Non la deve garantire lo Stato, lo Stato può solamente supportare. E questo Governo è al fianco delle imprese, così come dei lavoratori, dando risposte concrete, come dicevo prima, su due livelli: nell'immediato, per far fronte alle emergenze, e con una programmazione nel medio e lungo termine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro è fondamentale per noi, per tutti credo, perché richiama anche un principio, dal mio punto di vista, fondamentale: quello per cui la salute e la sicurezza vengono prima del profitto. Si tratta di un tema che non è più scontato, evidentemente, in questo Paese: i tragici fatti recenti lo dimostrano plasticamente. Nel nostro Paese sta pericolosamente prevalendo una mentalità davvero troppo fatalista nei confronti del lavoro. Ci stiamo abituando a statistiche da guerra civile: ormai è come se un lavoratore dovesse accettare il rischio di non tornare a casa dal lavoro. Sarà che la cronica carenza di posti di lavoro e, quindi, la fortuna di averlo, un lavoro, stanno ribaltando le logiche della sicurezza sui suoi luoghi.

È altresì evidente che, venendo a mancare il reddito di cittadinanza, quindi un reddito minimo garantito, le persone saranno costrette ad accettare anche lavori che mettono a repentaglio la loro salute e che l'assenza di controlli e di ispezioni e la naturale ritrosia alla denuncia del datore di lavoro creano un contesto lavorativo che ci restituisce lavoro povero - e quindi la necessità di un salario minimo -, precario e pericoloso. È così che ci spieghiamo anche il fatalismo, che genera disastri. Questo capita, infatti, quando accetti di sfidare la fortuna e accetti, magari, che il tuo capo ti chieda di attendere che dica la parola treno per scansarti. Diventa tutto accettabile in uno scenario del genere.

Quindi, quello che dobbiamo contrastare e infine cambiare è proprio una mentalità che oggi consente di accettare anche questo genere di rischi. Ecco che arriva questo decreto, che sarebbe potuto essere veramente una dichiarazione importante, che avrebbe potuto dare finalmente il messaggio, da parte di questo Governo, di una visione opposta a quella fin qui, diciamo, prevalente, ossia stare dalla parte dei lavoratori di questo Paese. Purtroppo, invece, ci ritroviamo davanti a uno spot mediocre e quasi inutile, anzi, questo decreto esprime l'inadeguatezza di questo Governo nell'affrontare i temi del lavoro e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Critichiamo questo testo, sia nel metodo sia nel merito. Per quanto riguarda il metodo, il decreto è arrivato blindato e quindi, come al solito, ci sarà una sola lettura. Ci stiamo abituando pericolosamente, dal mio punto di vista, a questo andazzo. È arrivato blindato, non abbiamo potuto discutere veramente i nostri emendamenti, come al solito. Peraltro, la maggioranza, in Commissione, in questo caso è andata anche “sotto” in un dato momento e, se si fosse votato al termine della discussione, sarebbe passato un emendamento dell'opposizione. Il Presidente Rizzetto, però, ha chiesto una pausa tecnica affinché rientrassero membri a sufficienza per ripristinare i rapporti tra maggioranza e opposizione. Solo così non si è dovuti tornare al Senato, cosa che sarebbe stata auspicabile, perché quegli emendamenti chiedevano fondamentalmente che in date situazioni di temperatura elevata si sospendessero i lavori.

Nel merito, infatti, si tratta di un decreto che avrebbe dovuto predisporre misure per prevenire infortuni e decessi sul lavoro dovuti alle temperature troppo alte ma, in realtà, l'articolato è talmente esiguo che è totalmente inutile e deludente. Si tratta, infatti, solamente di 5 articoli di cui vagamente rilevanti dal punto di vista giuslavoristico soltanto 3. Inoltre, non offre alcuna misura efficace, se non alcune integrazioni salariali, e neanche per tutti. Mancano, infatti, i lavoratori stagionali e ci si domanda davvero quale sia l'utilità in un ambito come quello dell'agricoltura, ad esempio, di questo intervento, quale sia la sua urgenza.

Secondo noi, il testo avrebbe potuto e dovuto prevedere effettivamente norme che andassero nella direzione della tutela dei lavoratori e delle lavoratrici e per questo avevamo presentato alcuni emendamenti molto importanti. Alcuni ci è stato chiesto di trasformarli in ordini del giorno, e lo faremo senz'altro, contando però stavolta in una piena approvazione, senza modifiche che annacquino ancor di più il valore di un ordine del giorno che, di per sé, non ha carattere vincolante, come sappiamo. Pensiamo, ad esempio, che anche il lavoro agile o da remoto avrebbe dovuto essere valorizzato proprio come strumento per mettere in sicurezza i lavoratori in questi scenari di temperature elevate. Invece, su questo neanche una parola. Riteniamo, soprattutto, che debbano esserci limiti di temperatura, almeno di quella percepita, fissati per legge, oltre i quali non è possibile lavorare. I casi di cronaca ce lo dimostrano: malesseri per il troppo caldo nei cantieri sono stati, quest'estate, all'ordine del giorno. Penso al lavoratore di Lodi deceduto, verso mezzogiorno, sul lavoro mentre dava l'asfalto su una strada cocente, ma penso anche agli enormi rischi a cui sono sottoposte alcune categorie di lavoratori, come esempio, ad esempio, i rider. Su questo ci aspettiamo che gli impegni presi, a parole, in Commissione vengano rispettati. L'immagine drammatica che rimarrà impressa nella memoria, tra i nostri ricordi estivi, sarà, ad esempio, quella del giovane rider costretto a lavorare con la massima allerta meteo dovuta al ciclone, a Genova. Queste persone mettono a rischio la propria vita per cosa, ci domandiamo, e perché? La sicurezza sul lavoro viene sottovalutata sempre e, purtroppo, anche in questo provvedimento. Il blando articolo 3 ci dice che i Ministri garantiscono la convocazione delle parti sociali per fare intese volte all'attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008 a tutela dei lavoratori che sono esposti alle emergenze climatiche. Ma non è più il tempo di meri protocolli. I dati sugli infortuni sul lavoro sono un bollettino di guerra: 3 persone al giorno escono di casa e non tornano. Invece di chiacchierare su salute e sicurezza sul lavoro perché non si inserisce, ad esempio, una patente a punti che premi e incentivi le aziende virtuose? Perché non si investe su tecnologie della sicurezza? Evidentemente, per mettere in sicurezza i lavoratori e le lavoratrici ci vuole una strategia nazionale, che manca completamente e servono un'altra maggioranza e un altro Governo, probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono ricominciate le scuole e sono quindi ricominciate le visite degli studenti. Saluto pertanto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Assisi 1”, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati. Stiamo svolgendo la discussione generale su un decreto-legge. È iscritto a parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Le condizioni meteorologiche incidono, eccome, sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Ho davanti a me alcune statistiche, che parlano chiaro, relative a rapporti e relazioni scientifiche che evidenziano un collegamento con gli incidenti condizionati dalle condizioni meteorologiche e, purtroppo, anche con le morti. I cambiamenti climatici si stanno imponendo come elementi importanti da considerare nella complessiva tematica dei rischi sul lavoro e nella valutazione di essi. Soprattutto in relazione a lavori che si svolgono all'aperto, ovviamente, gli effetti delle condizioni meteorologiche avverse sono reali e non possono essere sottovalutati. Basti pensare alle temperature estreme e alle piogge violente, tanto per esemplificare, e alle radiazioni ultraviolette. Ci sono problemi crescenti e non possiamo augurarci una controtendenza, nel senso che le condizioni, purtroppo, saranno sempre più terribilmente complicate per la sicurezza e per la salute dei lavoratori. In questo la scienza traccia una linea, non possiamo sottacerla, e non occorre alcuna sfera di cristallo per capire che bisogna cambiare un po' di norme. Oggi non è più possibile mantenere gli schemi non aggiornati, perché sono cambiate in maniera significativa alcune circostanze. Quindi, la valutazione complessiva dei rischi cambia e le norme, come dicevo, devono cambiare. Però, Presidente, delle due, l'una: o si interviene in maniera veramente tempestiva, ma, come evidenziava in precedenza il collega Mari, le date, anche del decreto, parlano chiaro perché non c'è stato un intervento tempestivo, oppure, forse, qualche momento di riflessione in più, anche per garantire gli investimenti, sarebbe stato necessario. Per la corretta individuazione delle misure adeguate di protezione e di prevenzione occorre, infatti, effettuare un'analisi adeguata che tenga in debita considerazione gli ambienti di lavoro, le attività svolte, i lavoratori più esposti e più vulnerabili, verso i quali lo Stato deve essere attento. Naturalmente, tutto questo in una continua opera di confronto con i datori di lavoro e con quei momenti di ascolto che sono sempre importantissimi e non devono mai mancare. I datori di lavoro possono e devono segnalare le attività maggiormente esposte e i luoghi di lavoro con maggiori margini di rischio. Immagino anche la possibilità di segnalare la necessità di forniture di strumenti idonei, la necessità e l'opportunità di segnalare forniture di indumenti idonei, in alcune circostanze e in alcuni settori di lavoro, procedure di emergenza o altro. Però, ascolto anche lamentele dalle parti sindacali e non possiamo fingere di ignorarle e ascoltare solo qualche elemento di plauso che, pure, per onestà intellettuale bisogna dirlo, c'è stato. A volte, la velocità o viene effettivamente messa in campo oppure, poi, il tempo ristretto per le riflessioni e per le decisioni non si coniuga con momenti di partecipazione e di riflessione che consentono di predisporre provvedimenti completi definiti e quanto più possibile utili.

Presidente, in Commissione lavoro, è stata bocciata una serie di emendamenti che la stessa maggioranza ha evidenziato come suggerimenti intelligenti e opportuni. È evidente che il motivo della bocciatura è che il pacchetto era arrivato dal Senato e, quindi, non poteva essere modificato. Allora, facciamo una riflessione seria sul sistema bicamerale, perché questi emendamenti diventeranno ordini del giorno, spesso inutili, ma richiederanno una montagna di lavoro da parte nostra che dovremo valutarli e studiarli per votarli. Naturalmente questa montagna di lavoro poi diventa una montagna di fumo e ciò non rende onore a questo Parlamento.

Ci sono temi, come quello del lavoro e della sicurezza sul lavoro, che non possono essere relegati a profili marginali, ma necessitano di una partecipazione ampia anche sotto il profilo di suggerimenti e valutazioni. Poi occorrono provvedimenti strutturali, non pezze a colori - siamo sempre sul livello emergenziale -, che, tante volte, diventano, purtroppo, bandierine ideologiche. Abbiamo detto che i mutamenti climatici non si fermeranno qui: necessitano di valutazioni di natura strutturale e non emergenziale.

Il decreto ha, secondo, noi premesse lodevoli e condivisibili, ma è incompleto, limitato e raffazzonato; figuriamoci che nello stesso si parla solo di lavoratori a tempo indeterminato e non anche di lavoratori a tempo determinato, come se la divergenza tra tempo determinato e tempo indeterminato creasse le condizioni per la necessità di una maggiore o minore tutela e di una maggiore o minore sicurezza. Basta solo questo per evidenziare la velocità con la quale si è partorito qualcosa di incompleto. Quindi, il lavoro deve essere una priorità nelle attenzioni del Governo, ma lo deve essere realmente. Abbiamo anche votato all'unanimità qualche mese fa con riferimento alla Commissione per la vigilanza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati; facciamo in modo che ci sia un'attenzione reale, con un riverbero reale sui provvedimenti concreti.

Ovviamente non si potranno mai azzerare tutti i rischi sulla sicurezza sul lavoro, né, purtroppo, gli incidenti che - speriamo di no - statisticamente continueranno ad accadere, ma possiamo decisamente limitarli, contrastare il fenomeno e investire in questo senso, altrimenti avremo una responsabilità oggettiva che non dobbiamo accollarci.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1364?)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione congiunta dei disegni di legge: S. 791 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2022 (Approvato dal Senato) (A.C. 1343?); S. 792 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 1344?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dal Senato, nn. 1343 e 1344: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2022”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2023”.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 7 settembre 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 7 settembre 2023).

(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1343? e A.C. 1344?)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Ylenja Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Per una lettura più diffusa e dettagliata dei dati che sono stati votati in Commissione bilancio rimando alla relazione che è stata depositata agli atti di questa Assemblea. Ricordo comunque che i disegni di legge recanti il Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2022 e l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2023 sono stati già approvati dal Senato. Come è noto, il disegno di legge di approvazione del rendiconto generale dello Stato è il documento attraverso il quale il Governo, in attuazione dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione rende conto al Parlamento dei risultati della gestione di bilancio. I temi di merito di assestamento e di rendiconto sono stati già diffusamente trattati all'interno del dibattito della Commissione bilancio, pertanto rimando alla relazione che è stata depositata.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Claudio Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, componenti del Governo - vedo che il collega Durigon fa gli straordinari e rappresenta anche il MEF in questo dibattito -, dispiace che il Governo e la relatrice non abbiano inteso aprire una discussione in quest'Aula sul rendiconto dell'anno 2022 e sulla relazione di assestamento del bilancio del 2023, quindi sui primi mesi di azione di questo Governo. Infatti, si tratta di due documenti centrali che rappresentano l'anticipazione della prossima manovra di bilancio e che ci forniscono una grande occasione. Difficilmente politica ed economia permettono di mettere a confronto due momenti e due visioni così nettamente discordanti, come invece queste due relazioni oggi ci consentono di fare. Abbiamo infatti nel rendiconto i dati consolidati dei Governi che ci hanno fatto uscire dalla crisi pandemica e dalla prima parte della crisi bellica ucraina che, ahimè, continua ancora oggi. Dall'altra parte, nell'assestamento, abbiamo invece l'immagine di quello che gli annunci, le azioni, le proposte, le posizioni del Governo Meloni hanno generato in questi 10 mesi.

Il primo documento ci mostra come anni di politiche incentrate su spinta alla crescita, investimenti e scelte coraggiose ci abbiano portato, a dicembre dello scorso anno, ad una crescita del 3,3 per cento, con un'occupazione che segnava un più 4,3, il tutto affiancato da un percorso del rapporto debito-PIL che rientrava in un clima di stabilità dopo aver toccato il 154,9 per cento. Assistevamo ad un miglioramento di 58,1 miliardi rispetto al 2021 del saldo netto da finanziare, ad entrate finali relative all'amministrazione dello Stato in aumento, che superavano i 700 miliardi, con spese leggermente lievitate a 841 miliardi, ma inserite in un percorso di stabilizzazione ed efficientamento della spesa pubblica. Un qualcosa di naturale - si dirà - dopo la crisi pandemica, che ci ha chiamato a decidere se lasciare crollare il Paese o fornire i ristori, creare un piano di vaccinazioni e investire e puntare sull'Italia per vederla rilanciata. I numeri dunque ci hanno dato ragione e hanno dato ragione al fatto che in quei momenti difficili chi ha avuto in sorte il Governo del Paese ha cercato in quest'Aula la massima condivisione delle forze politiche e la massima convergenza intorno agli obiettivi di rilancio del Paese.

L'assestamento, invece, ci dice il contrario: ci racconta che da una fase macroeconomica positiva siamo entrati in una fase più fragile. Lo dico subito così nessuno potrà usare questa considerazione come una giustificazione: sappiamo che il prolungarsi del conflitto ucraino, prodotto dall'invasione russa, l'inflazione e le necessarie azioni di rialzo dei tassi d'interesse delle banche centrali per contenerla peseranno sui conti, ma qui, Presidente e colleghi, ci sono problemi che vanno ben oltre la fase macroeconomica globale. Assistiamo ad un peggioramento del saldo netto da finanziare pari a circa 3 miliardi di euro, alla riduzione delle entrate finali, a minori entrate tributarie e ad un aumento delle spese per 2,8 miliardi.

Ci colpisce, in questo quadro, un dato in particolare: che ci sia una riduzione delle entrate che riguarda l'IVA per 2 miliardi; un dato che non si comprende, poiché usciamo da una fase di crescita economica. Sorge spontaneo, invece, domandarsi se le dichiarazioni continue di esponenti del Governo, la posizione sulla pace fiscale e altre proposte lassiste in tema di imposte abbiano dato un messaggio chiaro ad alcune categorie del Paese: non pagate, tanto, poi, o troviamo un accordo o ve le condoniamo. Alcuni hanno recepito, probabilmente, a tal punto il vostro messaggio che hanno scelto di anticiparvi non pagando.

Quindi, meno entrate fiscali e il Paese soffre per l'innalzamento dei tassi di interesse che, nell'assestamento di bilancio, il Governo ci dice compenserà con tagli per 3,7 miliardi. E dite con precisione dove opererete questi tagli.

Per prima cosa, riducete i trasferimenti alle amministrazioni pubbliche e, quindi, meno servizi: tagliate 3,2 miliardi per il sostegno al reddito, 106 milioni per la rivalutazione dei trattamenti pensionistici, 679 milioni per la riduzione degli sgravi contributivi e 434 milioni dal finanziamento per i pensionamenti anticipati. A questo aggiungete tagli alla spesa in conto capitale, con l'azzeramento dei fondi che servivano ad innovare e rilanciare il Paese. Ne leggo solo alcuni: azzerate il Fondo per il trasferimento tecnologico, azzerate il Fondo per la ricerca e lo sviluppo industriale e biomedico; azzerate i contributi agli investimenti e alle imprese, per 200 milioni in questo caso; azzerate il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa per 215 milioni.

Il vostro assestamento, cari colleghi della maggioranza ed esponenti del Governo, parla più chiaro di quanto voi parliate al Paese. In una situazione complessa dal punto di vista macroeconomico, all'alba di una possibile recessione e, comunque, di una forte limitazione della crescita, voi avete deciso di tagliare investimenti per il futuro, mentre strizzate l'occhio agli evasori. Siete il Governo dei tagli, dello status quo e della sopravvivenza al potere, altro che il Governo del futuro.

I dati del secondo trimestre sono chiari: non sta andando come il Governo ha preventivato. Tutti gli indicatori, ormai, ci dicono come l'obiettivo del DEF di crescere dell'1 per cento a fine 2023 sarà molto complicato. È di questi minuti la notizia della previsione in Europa che la crescita italiana sarà dello 0,9 per cento, in calo, con un tendenziale, per l'anno successivo, allo 0,8.

In Italia siamo abituati a un terzo trimestre, che, grazie al turismo e ad altri fattori storici, rimbalza, ma servirebbe un dato sorprendente per raggiungere quel risultato e dovremmo, comunque, avere un quarto trimestre molto alto e non piatto. Questo Paese ha degli strumenti e può fare di nuovo scelte coraggiose, ma il Governo deve decidere se cercare un proprio tornaconto politico o gettare al vento i risultati raggiunti nel passato. Potete cambiare la rotta che vi siete dati, rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e aumentarne la portata, così rilancereste i consumi della parte di Paese che più ne ha bisogno.

Il rapporto OCSE di fine luglio dice che, in Italia, il salario reale è crollato del 7,3 per cento e il Rapporto Coop 2023 presentato la scorsa settimana ha ribadito con chiarezza che c'è una forte sofferenza nei consumi quotidiani delle famiglie: solo il 20 per cento afferma di riuscire ad arrivare a fine mese, ma a prezzo di grandi rinunce; il 23 per cento si sente in continuo rischio; il 10 per cento non ce la fa; 7 italiani su 10 dicono che avrebbero bisogno, per una vita decente, di una mensilità in più, cosa che, come Partito Democratico, avevamo proposto in campagna elettorale e che vi abbiamo suggerito anche nella scorsa legge di bilancio.

Ad agosto, l'Istat rileva l'inflazione su base annua dei beni alimentari al 9,8 per cento e la conseguenza è la riduzione del consumo di frutta e verdura. Tutto questo avrà un prezzo ancora più alto in termini di salute in futuro. Salute e sanità: due ambiti che sembrano interessarvi poco e che, da quando siete arrivati, insieme al mondo della scuola, sono tornati ad essere sottofinanziati.

Per uscire da questa palude, il Paese deve tornare a crescere e può farlo. Concentratevi sul PNRR e sugli investimenti pubblici: quella è la leva per modernizzare e creare nuove opportunità, così da ridurre le diseguaglianze che stanno esplodendo.

Noi accogliamo con soddisfazione le indiscrezioni di queste ore sull'arrivo della terza rata del PNRR per fine mese, ma aspettiamo dal Ministro Fitto notizie sulla quarta, che dipenderà dalla revisione del Piano e dalle riforme. Un tema, questo delle riforme, su cui si continua ad essere silenti, su cui non si danno risposte; riforme che modernizzerebbero il Paese, gli darebbero credibilità e garantirebbero nuove occasioni di finanziamento ed entrate. Ma voi non volete che questo accada e, quindi, continuate a rinviare le decisioni sul catasto, sui balneari e su tanti punti previsti dal PNRR.

Noi lo abbiamo detto all'indomani della manovra: ci state portando nell'era dell'immobilismo e, soprattutto, nell'austerità. I dati sulla recessione tecnica della Germania dovrebbero preoccupare chi si deve interessare nel Governo dello sviluppo economico e della crescita del Paese. Voi, dopo aver criticato per anni l'austerità europea, invece, vi state accreditando agli occhi dei possibili nuovi alleati e, quindi, giocate a tirare i cordoni della borsa: tagliate servizi ed investimenti, lasciate gli enti locali in balia di loro stessi, azzoppate il PNRR e le sue riforme e, poi, fate condoni, spaccate l'Italia con l'autonomia e tagliate le tasse alle partite IVA che guadagnano tra i 65.000 e i 90.000 euro. Tutto questo, mentre nel Paese reale aumenta il prezzo della benzina, che tocca di nuovo quota 2 euro al litro, aumenta l'inflazione, aumenta il costo della vita.

Prima di chiudere, Presidente, vorrei tornare sul tema del debito, che rendiconto e assestamento di bilancio ci permettono di analizzare. Abbiamo davanti agli occhi una manifestazione precisa della differenza tra debito efficace e debito sterile, di cui tanti economisti hanno parlato in questo periodo.

Se si guardano i dati dal 2020 - l'anno della pandemia -, il rapporto tra debito e PIL si è ridotto, nonostante la spesa pubblica dello Stato sia cresciuta, abbiamo approvato i decreti Ristori, abbiamo fatto grandi investimenti in infrastrutture e ricerca, abbiamo ottenuto le risorse del PNRR. Si è cambiato quel paradigma rigorista che, a partire dal 2008, aveva modificato le politiche di bilancio, un cambiamento che ha creato crescita e ha ridotto il rapporto tra debito e PIL: siamo passati dal 154 per cento del 2020 al 149 per cento del 2021, fino ad arrivare al dato del 144 per cento nel 2022. Nel 2023 si prospetta un debito al 142,9 per cento, una riduzione molto minore, e, per il 2024, si tornerà a salire, nonostante nella NADEF si prospettasse una diminuzione.

Questo è il risultato reale di questo Governo: aumentate il debito pubblico nonostante i tagli all'amministrazione, perché calano le entrate e cala il prodotto interno lordo. Quindi, mentre negli anni post pandemia si è fatto debito efficace a creare occupazione, favorire la domanda e modernizzare il Paese, in questi 9 mesi si è fatto solo debito sterile, si sono ridotti investimenti e sostegno alla domanda, mentre si sono create nuove rendite, come la flat tax incrementale, o si sono favorite quelle già presenti, come si vede nel caso dei balneari.

Aspetteremo la Nota di aggiornamento al DEF per capire quali sono le vostre stime per i prossimi mesi e vedremo nella manovra, nella legge di bilancio, come pensate di far uscire il Paese dalle sabbie mobili nelle quali da oltre un anno lo avete gettato. Come Partito Democratico noi siamo tradizionalmente, Presidente, sempre disponibili al dialogo con il Governo e con la maggioranza, ma di fronte al silenzio e all'incapacità di dare risposte, caro Presidente, preparatevi a un'opposizione dura nei prossimi mesi e a un autunno che sarà per voi molto faticoso nelle aule e nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo appena finito di discutere un provvedimento che abbiamo giudicato inadeguato. Qui siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso, ovviamente: il rendiconto e l'assestamento sono una fotografia. Però, c'è una piccola cosa in comune, cioè anche qui - non so se in questo caso dovuta a incapacità, a volontà o a scelta - quella di non prevedere, di essere incapaci, diciamo così, di guardare ai processi, come se, appunto, gli strumenti nelle mani di un Governo fossero gli stessi di un privato cittadino.

Qualche mese fa, addirittura qualche settimana fa, avevamo una Presidente del Consiglio che sottolineava, in modo vivace ed entusiasta, qualche virgoletta di crescita del prodotto interno lordo. Poi, invece, questa fotografia ci dice - non solo questa, ma anche i dati da molti giorni pubblicati - di una condizione completamente diversa. Eppure, continua una narrazione che davvero non funziona, al di là dei numeri su cui dirò qualcosa. In generale, di fronte a questo mix micidiale di stagnazione e inflazione, siamo ancora sostanzialmente a “tutto va bene, madama la marchesa”, ma non è così. Il confronto tra il rendiconto 2022 e l'assestamento di bilancio che, a metà esercizio, deve consentire un aggiornamento degli stanziamenti di bilancio - questo non è il bilancio ma è, appunto, una fotografia a metà anno - ci dice di una condizione molto difficile, di un cambio di fase, con elementi che non sono, ovviamente, tutti qui dentro ma che vanno letti complessivamente. Si diceva dell'andamento dell'inflazione, stimata al 9,8 per cento, ma, complessivamente, sappiamo che per le famiglie è molto più alta e sappiamo, per esempio, che lo stesso paniere ha un peso diverso addirittura nei discount. Più ci avviciniamo alle fasce deboli della popolazione, più ci rendiamo conto, come diceva Einaudi, che l'inflazione è una tassa sulla povertà. Tutto ciò di fronte alle difficoltà strutturali e all'evidente incapacità e assenza di volontà di guardare in prospettiva. GIMBE ha stimato in 47 miliardi di euro la necessità finanziaria per affrontare la condizione della sanità pubblica. La CGIL, in questi giorni, fa una proposta di 5 miliardi all'anno almeno per i prossimi 10 anni, quindi più o meno siamo lì. Servirebbe una prospettiva, solo per la sanità pubblica e senza parlare di scuola e altro, intorno ai 50 miliardi di euro. Eppure, di questo drammatico cambio di fase non c'è traccia né nel discorso pubblico né nei provvedimenti del Governo. Il peggioramento del quadro economico, nel confronto fra il 2022 e il 2023, è drammatico, addirittura inedito per certi versi. Eppure, sappiamo e comprendiamo come certe misure abbiano avuto effetti molto particolari. Lo sappiamo bene, stanno all'interno della polemica politica, a partire dal superbonus. Ci sono dati, per esempio, che la dicono lunga anche quando sono addirittura in incremento. Reggono, anche nel 2023, i giochi. Sembra una cosa positiva ma non lo è né dal punto di vista culturale né dal punto di vista della condizione materiale del Paese. Purtroppo, giocare di più non solo è un fatto negativo, come abbiamo più volte detto in quest'Aula, ma è anche il segno di una sofferenza.

Quindi, il Paese, molto probabilmente, almeno dal nostro punto di vista, va davvero in una direzione sbagliata. La previsione delle minori entrate tributarie - per quanto riguarda l'IVA addirittura per circa 2 miliardi, ma non solo - è sicuramente un effetto della funzione pedagogica che hanno i condoni, gli annunci di condono, le dichiarazioni quotidiane che vanno in questa direzione, il combinato disposto del pagare meno tasse, che è una cosa in generale giusta, con la possibilità, invece, di venire incontro a chi già ha aggirato il sistema fiscale, per essere buoni.

Quindi, un Paese che va a sostegno di una parte, che è quella che abbiamo descritto tante volte in quest'Aula, e si appresta - perché è l'unico modo e lo dite abbastanza chiaramente - ad affrontare questa condizione di difficoltà con l'austerità e con tagli che vanno particolarmente in alcune direzioni, che sono sostanzialmente i servizi, gli enti locali e i trattamenti pensionistici. Siamo a lacrime e sangue. La discussione è del tutto inadeguata ma io credo che a questo punto sia compito del Parlamento, sicuramente anche delle opposizioni, sollevare il tema, approfittando, come dicevo, di questa fotografia. È una fotografia impietosa e deve funzionare come grido d'allarme e, almeno dal nostro punto di vista, di quello dell'Alleanza Verdi e Sinistra, dev'essere l'occasione per rimettere in campo un tema.

Secondo noi, possiamo rincorrere, possiamo spostare, possiamo fare scelte, ma la condizione generale del Paese, dal punto di vista delle drammatiche disuguaglianze che lo caratterizzano, è matura per essere affrontata con una misura redistributiva forte. Non si può continuare a tirare questa coperta troppo corta da un lato o dall'altro avendo sempre il piumone nell'armadio. Il piumone nell'armadio è la necessità, la possibilità e l'opportunità di far concorrere chi più ha ai costi, alla vita e alle necessità del Paese. Questo, secondo noi, è il momento in cui va affrontato questo tema. Altrimenti, per il quadro europeo, che pure è stato richiamato negli interventi precedenti, e per le difficoltà che vivono grandi Paesi che, al di là di tutto, sono, almeno dal punto di vista industriale, evidentemente una sorta di locomotiva per il nostro continente, noi andiamo di fronte a una fase di difficoltà nella quale, però, pagherebbero sempre i soliti noti. Questo non sarebbe accettabile e, credo, nella condizione del Paese, proprio non sostenibile. Lo dicevo prima: stagflazione, stagnazione e inflazione assieme condannano le famiglie italiane a una fase di quasi vita che non sarebbe sostenibile.

Quindi, questo provvedimento, che vedrà molto probabilmente un nostro voto differenziato tra rendiconto e assestamento, dev'essere, però, un campanello d'allarme vero. Credo che davvero l'azione del Governo e le prospettive che mette in campo siano, ancora una volta, anche in questo caso totalmente inadeguate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.

ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo presente e ringrazio la nostra relatrice. Senz'altro la discussione sul rendiconto e sull'assestamento non è una di quelle discussioni che definiremmo glamour, per usare un termine straniero. Non è partecipata, vissuta e agitata come le discussioni che affronteremo tra poche settimane, sul bilancio. È una fase, quella del rendiconto e dell'assestamento, però che ci permette di fare il punto sulla situazione, su quello che è stato e su quello che sarà, e soprattutto che ci pone l'obbligo di alcune riflessioni. In particolare, vorrei focalizzarmi su due macro-temi: il primo è quello europeo. Abbiamo sentito poco fa, negli interventi dei colleghi dell'opposizione, un richiamo all'austerità e al fatto che questo Governo e questa maggioranza si richiamino e vogliano tornare all'austerità, ma non so se forse qualcuno si è dimenticato - certamente non noi - cos'è stata l'austerità vera, quando il Governo Monti, non tanti anni fa, sono passati quasi 10 anni, sostanzialmente decise di riacquistare il nostro debito, decise di introdurre l'IMU, decise di introdurre la legge Fornero. Questo tipo di atteggiamento portò a 3 anni, sostanzialmente, di recessione per la nostra Nazione. Se noi dobbiamo, come dobbiamo, rientrare dal debito e dal rapporto tra il debito e il PIL, è evidente che questa maggioranza ha scelto, già dalla campagna elettorale, di esplicitare che la nostra intenzione è quella di lavorare sul PIL più che sul debito. Da questo punto di vista, Fratelli d'Italia è assolutamente convinta che la strada sia, come è stata già intrapresa da questo Governo, quella di tenere duro in Europa, di tenere duro rispetto al nuovo Patto di stabilità. Il Patto di stabilità, ripeto, quello di Monti e di quell'epoca, lo ricordiamo, lo ricordiamo con sofferenza, con la sofferenza che ha portato agli italiani, alle amministrazioni locali italiane e a tutta la filiera dell'impresa italiana. Quindi, riteniamo che anche i conti contenuti nei provvedimenti che oggi esaminiamo confermino che quella è la strada da percorrere: non più austerità, certamente la ricerca della stabilità, ma sicuramente dobbiamo anche renderci conto che il combinato del COVID, della crisi geopolitica e logistica e poi, purtroppo, della guerra in Ucraina, ci portano a dover trovare necessariamente nuove strade, che non possono essere quelle dell'austerità, ma devono essere quelle degli investimenti.

Questo è un momento - lo ricorderò tra poco - fortemente negativo, in cui l'inflazione a livello globale spinge in alto i tassi e rende difficili gli investimenti. È necessario, quindi, che anche l'Europa si renda conto che è necessario sostenere gli investimenti ed è necessario dare alle Nazioni europee gli strumenti per sostenere gli investimenti, anche privati, nei propri Stati.

Il secondo punto di attenzione è relativo a quello che sta succedendo in Italia. Anche su questo, giustamente, perché è il suo ruolo, l'opposizione dipinge a tinte non fosche, ma tragiche, lo scenario italiano. Noi non ci nascondiamo e non crediamo di ignorare quello che sta succedendo, non crediamo di sottovalutare la congiuntura, non crediamo di sottovalutare le difficoltà che le famiglie e le imprese italiane stanno vivendo a causa di tutto quello che ho ricordato, la crisi geopolitica, la guerra in Ucraina, i tassi di interesse sempre più alti, l'inflazione, ma noi di Fratelli d'Italia abbiamo una convinzione e una grande fiducia in questo Governo, perché finalmente, dopo tanti anni, abbiamo una maggioranza politica.

Quindi abbiamo un Governo che non è costretto, come i Governi che abbiamo appena salutato, fortunatamente, grazie al voto degli elettori, a misure spot, non è costretto ad andare avanti con i bonus. Noi diciamo che è finita la stagione dei bonus, è finita la stagione delle misure episodiche. È finalmente tornata la stagione di una visione strategica, perché questo è un Governo e questa è una maggioranza a sostegno di un Governo che hanno finalmente una visione politica coerente, e un orizzonte, quindi, di legislatura, e che si possono permettere finalmente una visione strategica. Questa visione strategica per l'Italia per noi comporta il sostegno della crescita e l'attenzione alla stabilità. Attenzione alla stabilità perché, ripeto, non fingiamo di non renderci conto che viviamo una stagione fragile per quello che riguarda lo scenario internazionale; crescita perché, come ho detto in principio del mio intervento, noi crediamo che sia quello il percorso e la strada maestra. A differenza di quanto ha ricordato o vagheggiato qualche esponente dell'opposizione, noi non pensiamo che il modo di uscire da questa situazione sia rimettere un'altra volta le mani nelle tasche degli italiani. Noi, anzi, ogni euro che abbiamo trovato a nostra disposizione lo abbiamo usato per ridurre quel cuneo fiscale che fa sì che, purtroppo, le imprese italiane paghino moltissimo i loro dipendenti, ma poco arriva nella tasca dei dipendenti italiani. Lo abbiamo fatto soprattutto sui redditi più fragili, più esposti al carovita. Abbiamo messo in campo, per fortuna, tante misure a sostegno delle famiglie rispetto al caro prezzi, e quindi questo è il nostro punto d'arrivo.

Il rendiconto che esaminiamo e che voteremo nei prossimi giorni senz'altro ci descrive uno scenario internazionale difficile, e che quindi questo scenario abbia una ricaduta negativa anche sull'Italia è evidente e lo viviamo nella nostra quotidianità. Ma il rendiconto e l'assestamento che esaminiamo ci raccontano anche un'altra cosa, ci raccontano che finalmente arriva un Governo con una visione. Chi, in questi giorni, parla delle difficoltà e parla del fatto che questa maggioranza non sia attenta ai più deboli forse si dimentica e non legge nel rendiconto che lo scorso anno sono stati tagliati quasi 30 miliardi in trasferimenti correnti alle imprese, alle famiglie e alle istituzioni sociali della nostra Nazione. Questo Governo ha deciso, invece, di mettere quei soldi nella crescita, negli investimenti, nella ripartenza di una Nazione che è stata ferma troppo a lungo e che finalmente può e deve ripartire.

Per questa ragione sono estremamente convinto che la strada intrapresa dal Governo che sosteniamo sia la strada giusta e l'auspicio è che prosegua nella medesima direzione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Emerge un quadro macroeconomico preoccupante, riduzione delle entrate fiscali, minori entrate tributarie. Se è vero che il quadro generale poco confortante caratterizza un po' la gran parte dei Paesi europei, è pur vero che abbiamo in Italia una serie di criticità e di rallentamenti che destano veramente allarme. È ovvio che l'obiettivo sia trovare la quadra tra le spese da finanziare e le risorse da reperire, ed è evidente che bisogna fare il possibile per concentrare le risorse sulle misure per mettere in moto l'economia, per favorire il lavoro e i redditi bassi. Il che significa sì lavorare sul cuneo fiscale, certamente, ma contestualmente non bisogna glissare sulla necessità di un salario minimo, almeno questo è il convincimento di molti di noi. Salario minimo che non è alternativo, ovviamente, al cuneo fiscale, lo stiamo ripetendo più volte.

Fondamentale, dunque, è dare uno stimolo all'economia, e dobbiamo assolutamente constatare che il Governo non ha mantenuto molti impegni che aveva preso. Secondo noi, c'è la necessità assoluta di ripristinare pienamente Industria 4.0, e attendiamo ancora, nello specifico, che venga di nuovo potenziato il credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo, il super-ammortamento del 130 per cento per beni strumentali materiali, l'iper-ammortamento del 250 per cento per i beni strumentali innovativi.

Nella prossima legge di bilancio proporremo di utilizzare 10 miliardi di euro sulla sanità pubblica con un duplice obiettivo: azzerare le liste di attesa e adeguare gli stipendi del personale sanitario alla media dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Bisogna guardare e assecondare con attenzione le esigenze reali degli italiani piuttosto che fare politica con spot e bandierine. La sanità va implementata, va attenzionata, va riorganizzata. Chi sceglie di non curarsi oggi lo fa, purtroppo, perché non può.

Il Servizio sanitario nazionale è la più grande opera pubblica del nostro Paese ed è stato assolutamente il protagonista, forse il principale protagonista, della crescita e dello sviluppo dell'Italia a partire dagli anni Settanta. La profonda crisi strutturale che lo attanaglia rischia di compromettere la sua missione, ossia garantire un uguale diritto alla tutela della salute e un adeguato accesso alle cure.

La debolezza del sistema istituzionale, le risorse finanziarie che diminuiscono, la poca attenzione dei governi a finanziarlo e la scarsa efficienza anche dell'organizzazione e della gestione sono state evidenziate soprattutto nella pandemia, che ne ha messo a nudo i problemi. La frammentazione rischia di indebolirlo ulteriormente, completamente e creare anche elementi di sperequazione, quindi, dobbiamo stare attenti anche con riferimento all'autonomia differenziata.

La necessità di mettere al più presto nuove risorse nel sistema sanitario nazionale per attuare una seria riorganizzazione non può essere rimandata e impone scelte rapide, coraggiose, basate su evidenze scientifiche e, soprattutto, non più rinviabili. Dobbiamo recuperare 10 milioni di prestazioni arretrate con l'intra moenia, adeguare gli stipendi dei medici ospedalieri e degli infermieri e assumere i 14.500 medici - sono i dati che lo dicono - e i 63.000 infermieri che mancano, un'enormità su cui bisogna attenzionare l'agenda politica.

Anche le bollette. Ovviamente. devono essere poste all'attenzione del Governo, così come l'aumento dei prezzi del carburante. Bisogna intervenire in maniera tale che i ceti meno abbienti ricevano il sostegno del sistema pubblico e, quindi, del Governo.

Noi, Presidente, continuiamo a coltivare e a praticare una politica costruttiva, per nulla bloccata da steccati ideologici, per nulla preconcetta, sempre attenta alla collaborazione e alla interlocuzione col Governo; però, non mi pare che il Governo, in questo momento, abbia una visione reale. Il Governo deve uscire dalla logica dell'opposizione al passato, dell'opposizione ai vecchi Governi e deve imboccare, ascoltando il Paese, ma ascoltando anche le buone proposte delle opposizioni, la strada della ripresa, coniugandola ovviamente con la coesione e con la giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto e ringrazio per la loro presenza gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto statale di istruzione secondaria superiore “Enrico Mattei” di Aversa, in provincia di Caserta, che oggi seguono i nostri lavori dalle tribune, lavori relativi a due disegni di legge sul Rendiconto e l'assestamento di bilancio (Applausi). Su questi temi è iscritta a parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, Colleghi, membri del Governo, il disegno di legge di approvazione del rendiconto generale dello Stato è il documento attraverso il quale il Governo rende conto al Parlamento dei risultati della gestione di bilancio. In buona sostanza è il momento in cui il popolo sovrano esercita, tramite i rappresentanti eletti, il controllo su come ha operato un Governo. Va precisato, però, che oggetto di esame è il rendiconto relativo all'esercizio finanziario dell'anno 2022, cioè, in soldoni, oggetto del rendiconto sono la manovra finanziaria del 2022, quella relativa prevalentemente al Governo Draghi, e le misure finanziariamente autorizzate con la legge finanziaria del 2022, una legge che confermava e prorogava le principali misure del Governo Conte. Questo consente una verifica oggettiva, una parola di verità, rispetto al ciarpame di falsità propagandato dal Governo su fantomatici buchi di bilancio, disastri finanziari e via enumerando. Mi riferisco, in particolare, al reddito di cittadinanza e al superbonus, misure fatte oggetto di una vergognosa campagna di ingiusta criminalizzazione.

Vengono in evidenza le risultanze; vediamo dov'è questo buco, vediamo dov'è questo disastro causato dal superbonus.

Il Rendiconto relativo all'esercizio finanziario 2022 - ribadisco “2022” - mostra un generale miglioramento di tutti i saldi della gestione di competenza, anche rispetto alle previsioni definitive. E questo non lo attesta “Radio MoVimento 5 Stelle”, lo attesta la relatrice, onorevole Lucaselli, all'interno della relazione che accompagna questo disegno di legge di approvazione del rendiconto. Nel dettaglio, semplificativamente, il saldo netto da finanziare, cioè la differenza fra entrate finali e spese finali, presenta un miglioramento pari a circa 72 miliardi. Le previsioni iniziali indicavano un valore di meno 201 miliardi; invece, il valore indicato nel Rendiconto è di meno 126,6 miliardi di euro. È facile la sottrazione. Quindi, c'è stato un miglioramento.

Il risparmio pubblico si attesta, nel 2022, a più 25,8 miliardi, con un miglioramento di oltre 90,6 miliardi di euro rispetto al 2021, in cui effettivamente era meno 64 miliardi, quasi 65. Tale risultato è dovuto a due fattori: una lieve riduzione delle spese, meno 12,3 miliardi, ma soprattutto un aumento delle entrate correnti, più 78 miliardi di euro. In totale, si tratta di un miglioramento di 81,5 miliardi, in confronto alle previsioni iniziali.

Ora, mi chiedo: ma il buco, il disastro causato dal superbonus, dov'è? Ce lo volete far vedere? Perché qui noi vediamo un netto miglioramento della situazione complessiva economica e finanziaria. Il superbonus, semmai, ha dimostrato una cosa che oggi ammettono tutti: se aumenta la crescita, aumenta il PIL, aumentano le entrate dello Stato e diminuisce il rapporto debito-PIL. Dai documenti del rendiconto emerge che le entrate sono aumentate da Ires, l'imposta sui redditi delle società, per il 40 per cento - un aumento legato all'aumento del numero delle imprese, visto il rilancio del settore edile, che ha visto la nascita di nuove imprese, ha visto l'affermazione di imprese che prima erano ferme e sull'orlo del fallimento e l'emersione del nero, con i versamenti correlati, perché in virtù del superbonus tutto doveva essere documentato, sennò non si aveva accesso ai finanziamenti - da IVA, con una maggiorazione del 14,8 per cento, e da Irpef del 5,6 per cento. Quindi, è assodato che una politica di investimenti espansiva aumenta e fa progredire finanziariamente l'Italia, certamente non crea buchi.

Ma andiamo, invece, a questi primi mesi, a questa legge finanziaria del Governo Meloni e guardiamo lo stato di fatto attuale: il PIL del secondo trimestre del 2023 ha fatto segnare un meno 0,4 per cento, dato peggiore di Francia e Germania, sul trimestre. Dopo una crescita del PIL del 7 per cento nel 2021 e del 3,7 per cento nel 2022, il Governo sta consegnando l'Italia a una previsione di crescita - e speriamo che sia così, perché è se tutto va bene - dell'1 per cento, con un pericoloso scivolamento verso la stagnazione. Ad agosto 2023, l'indice di fiducia delle imprese è calato di 2 punti secchi rispetto a luglio. L'Istat scrive testualmente: si evidenzia un deciso peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale. A luglio 2023, si registra un crollo dell'erogazione del credito alle imprese, con un 3,7 per cento su base annua, che regala all'Italia l'ultimo posto fra le maggiori economie dell'eurozona. Il Sole 24 Ore del 31 agosto ha aperto titolando: “Gelata dei prestiti alle aziende”. Dall'inizio del 2023, hanno chiuso 11.800 negozi che a fine anno potrebbero diventare 24.000, dati della Confesercenti.

A luglio 2023 l'occupazione su base mensile è calata di 73.000 unità, la disoccupazione è salita dal 7,4 al 7,6 per cento, gli inattivi, i cosiddetti scoraggiati, sono cresciuti di 14.000 unità. Ma non doveva essere la panacea, l'eliminazione del reddito di cittadinanza? Questi sono dati oggettivi. I numeri non mentono, la pubblicità ripetuta e la propaganda sì, ma i numeri sono quelli. La benzina, dopo il taglio degli sconti sulle accise deciso dal Governo, ormai è salita a 2 euro al litro, andando anche oltre. Quando la Meloni è arrivata al Governo, la benzina era intorno all'1,6-1,7 euro al litro. Le rate dei mutui sono salite anche del 75 per cento per effetto dell'aumento dei tassi da parte della BCE. Oggi abbiamo un milione di famiglie in difficoltà nel restituire 15 miliardi di prestiti, mutui, finanziamenti e crediti al consumo. L'inflazione dei beni alimentari e del carrello della spesa per la cura della persona e i beni per la casa, ad agosto si manteneva ancora intorno al 10 per cento: un salasso per le famiglie in una situazione di inflazione generale, attualmente leggermente calata al 5,5 per cento. Nei primi cinque mesi dell'anno, il Governo ha messo a terra solo poco più di 2 miliardi di risorse del PNRR, sui 33 complessivi da spendere entro la fine dell'anno (Servizio Studi del Parlamento). Dal 1° gennaio al 1° settembre 2023, gli sbarchi di immigrati sono stati 114.604, il doppio rispetto ai 58.000 dello stesso periodo del 2022 e il triplo rispetto ai 39.478 del 2021. E invece, rispetto a questa débâcle, come risponde il Governo? O tace, o continua a perpetuare o a rifarsi ad una politica di austerity, di tagli.

Veniamo alla legge di assestamento. Il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il Rendiconto del bilancio, ma si proietta e costituisce la premessa per la manovra verso cui ci avviamo. Ma è la filosofia di fondo che ci preoccupa e che noi contestiamo. Tutti ormai concorrono, anche le dichiarazioni di oggi del Presidente Meloni e del Sottosegretario Freni, ad asserire che occorra perseguire la crescita, una politica di investimenti espansiva, che ha appunto dimostrato la sua efficacia proprio dai dati positivi del Rendiconto del 2022. E taccio sulla questione delle accise, perché anche lì ci sarebbe da aprire una questione. Invece, si continua con una politica di austerity: tagli, tagli, tagli, e nessuna misura per la crescita.

Ma andiamo nel dettaglio: riduzione di spese correnti per 3,7 miliardi, meno 3 miliardi di trasferimenti correnti alle pubbliche amministrazioni, che sono sempre la Cenerentola cui sottrarre fondi, che significheranno, poi, per gli utenti finali, minori servizi, con diminuzione di 3,3 miliardi di contributo in conto esercizio da enti di previdenza. Si riducono gli stanziamenti destinati al reddito dei lavoratori, si riducono quelli per la rivalutazione dei trattamenti pensionistici. In sostanza, c'era una riduzione degli stanziamenti per le politiche del lavoro, politiche passive e incentivi all'occupazione. Vengono azzerati il Fondo per il trasferimento tecnologico e il Fondo per la ricerca e per lo sviluppo biomedico: meno 35 milioni. Vengono ridotti i contributi agli investimenti alle imprese, meno 210 milioni, a causa dell'azzeramento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per la prosecuzione dell'attività di impresa. È notorio che la politica di austerity colpisca i cittadini e le imprese a vantaggio delle casse dello Stato, ma in una congiuntura come questa, così sfavorevole, con la guerra alle porte e l'inflazione che erode il valore reale dei redditi e dei salari dei lavoratori, il lavoro, l'istruzione e la sanità sono le cose che interessano i cittadini italiani. Il Governo Conte aveva portato gli investimenti nella sanità a oltre il 7 per cento, il Governo Meloni intende riportarli al 6 per cento, quando in Italia ancora vige l'annosa questione che si prometteva di risolvere: ci sono delle liste d'attesa e ci sono degli scandali anche con riferimento ai test di ammissione all'università, alla facoltà di medicina. Anche lì occorre un serio ripensamento, perché, se oggi mancano i medici nella sanità pubblica, penso che una parte di questo problema sia legato proprio al numero chiuso per la facoltà di medicina. Io vengo da un tempo, da un'epoca in cui non si ponevano limitazioni all'ingresso e al diritto allo studio degli studenti, la selezione era poi naturale, così come era, poi, naturale nel mondo del lavoro. Il Governo, insomma, prospetta all'Italia una decrescita infelice, portando indietro l'Italia a tempi che non vorremmo vedere e ricordare, in cui non c'è giustizia sociale e in cui davvero non c'è vera democrazia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, membri del Governo, la Camera si appresta ad approvare il disegno di legge concernente il Rendiconto dell'anno 2022 e il conseguente assestamento di bilancio per l'anno in corso. Nel nostro ordinamento, com'è normale che sia, questo documento nasce necessariamente su iniziativa del Governo, ha una natura fortemente tecnica e il passaggio parlamentare rappresenta più una presa d'atto che una discussione vera e propria volta ad incidere sui contenuti. Nonostante questo, i documenti che noi oggi dibattiamo hanno una valenza fondamentale per il buon andamento del nostro Paese, e, di anno in anno, numeri alla mano, come ricordava la collega, consentono al Parlamento di conoscere, monitorare e misurare il grado di efficienza delle nostre istituzioni e della nostra spesa pubblica. Mi permetto, prima di continuare, una parentesi, Presidente, per il suo tramite: vorrei ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che gli effetti del superbonus sulla spesa pubblica e sul bilancio dello Stato, evidentemente, li vedremo nelle prossime leggi di bilancio, perché, per sua natura, il superbonus non ha un effetto immediato, ma già dalla NADEF 2023 e della legge di bilancio che ne conseguirà vedremo a quali effetti e a quali privazioni, a causa del superbonus, ci dovremo sottoporre nel senso di indirizzo politico. Comunque, proprio per la natura tecnica di questo documento, lasciatemi fare un ringraziamento sentito al Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, al Viceministro, ai Sottosegretari, al Governo tutto e agli uomini e alle donne dello Stato, che, nell'ombra, lavorano all'interno delle strutture tecniche del Governo e del Parlamento, per la puntualità e la chiarezza con cui mettono a disposizione delle Camere i tanti documenti e i numerosi dossier di approfondimento.

Venendo al contenuto del Rendiconto, l'analisi del disegno di legge mostra che la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2022 un generale miglioramento di tutti i saldi rispetto all'esercizio 2021. Il saldo netto da finanziare, che è dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali, presenta nel 2022 un valore negativo di circa 129,6 miliardi di euro, con un miglioramento di oltre 58,1 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2021, che passa a 72 miliardi, se confrontato con le previsioni del bilancio 2022. Il risparmio pubblico si attesta, nel 2022, a 25,8 miliardi, con un miglioramento di oltre 90,6 miliardi rispetto al 2021. Tale risultato è determinato da una lieve riduzione delle spese e da un aumento delle entrate correnti. Il miglioramento è di oltre 81,5 miliardi, se confrontato con le previsioni iniziali.

Taglio corto sui numeri perché, comunque, sono nelle disponibilità di ciascuno. Nel complesso, la gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte della spesa, dai pagamenti. Anche in termini di cassa i saldi registrano un miglioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2021.

Venendo all'assestamento di bilancio in discussione - senza ammorbare nessuno di voi con dati e numeri che sono in vostro possesso - possiamo notare come gli scostamenti tra ciò che il Governo ha preventivato con la legge di bilancio 2023 e l'assestamento in discussione siano veramente esigui e marginali, soprattutto se li leggiamo all'interno della fase geopolitica ed economica che stiamo attraversando. Lo sforzo di realismo operato da via XX Settembre fin dall'insediamento del Governo, a partire dalla legge di bilancio 2023, ci rende estremamente confidenti che il Governo presenterà a questo Parlamento una nota di aggiornamento al DEF che saprà tracciare tendenze e scenari con precisione e lungimiranza.

Da ultimo, ma non ultimo, consentirà all'Italia di presentare alla Commissione europea e all'Eurogruppo un documento programmatico di bilancio credibile e serio per continuare, passo dopo passo, a realizzare le politiche per cui l'Italia ci ha votato e di cui l'Italia ha bisogno, senza sbilanciare i conti pubblici, continuando a consolidare la fiducia degli italiani e riconquistando la fiducia degli investitori. In questo senso, occorre grande serietà. La prospettiva di lungo periodo che si è data il Governo e che è assicurata dalle componenti politiche che sorreggono questa maggioranza lascia intravedere un futuro di stabilità e di crescita per il nostro Paese. Nonostante le difficoltà che attraversiamo, le cittadine e i cittadini italiani possono confidare che in questo contesto, anno dopo anno, da qui al 2027 daremo corpo e concretezza al programma che abbiamo presentato a settembre 2022. Lo faremo con serietà, un passo dopo l'altro, continuando a sostenere i ceti medi, continuando a intervenire nelle situazioni di indigenza e di fragilità, sostenendo i consumi interni e il nostro sistema produttivo. La Lega, con il Ministro Giorgetti e la sua squadra di Governo, è senza dubbio al centro e protagonista di questo percorso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1343? e A.C. 1344?)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e la rappresentante del Governo non intendono replicare. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Cinquant'anni fa, l'11 settembre 1973, il Cile si svegliò con un colpo di Stato che cancellò l'esperienza di Governo della coalizione Unidad Popular guidata dal Presidente socialista Salvador Allende. Il golpe, guidato dal generale Pinochet a capo di una giunta militare, cambiò per sempre il corso della storia di quel Paese, trascinandolo nell'incubo di una dittatura che durò per oltre 27 anni. Fu spezzato il sogno di un socialismo possibile dentro la democrazia, in un Paese strategico dell'America Latina, 40.000 persone scomparirono da un giorno all'altro - i desaparecidos - e migliaia di dissidenti politici furono esiliati e incarcerati. Intellettuali, musicisti, studenti e lavoratori furono in tanti a espatriare per salvarsi la vita, alcuni però non ce la fecero. Soltanto il 28 agosto di quest'anno, cinquanta anni dopo il golpe, è stata fatta giustizia del più importante cantautore cileno, Victor Jara: sette militari andati a processo e condannati, due dei quali sono riusciti a scappare e uno si è suicidato. Il golpe cileno ebbe riflessi significativi in tutto il mondo, confermò che la morsa della guerra fredda era ancora lungi dall'allentarsi, che il destino dell'America latina era tuttora quello di obbedire alla dottrina Monroe, ovvero considerarsi il giardino di casa degli Stati Uniti d'America. Fu anche un segnale alla sinistra europea. Henry Kissinger ebbe a dire, in quei giorni, non vedo alcuna ragione per cui a un Paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista solo perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli. In Italia il golpe cileno ebbe un grande impatto emotivo, soprattutto sulle generazioni più giovani, ma ebbe anche conseguenze politiche significative che animarono alcune svolte importanti. Enrico Berlinguer, sulle pagine di Rinascita, scrisse ben tre articoli: “Riflessioni sui fatti del Cile”. Da lì nacque quella che poi fu definita la strategia del compromesso storico e la successiva solidarietà nazionale. Enrico Berlinguer capiva che i rischi per l'Italia, qualora il nostro Paese avesse avuto una maggioranza unicamente di sinistra, erano analoghi a quelli del Cile e dunque provava ad aprire e ad allargare alle masse cattoliche e al mondo del lavoro cattolico e anche ai soggetti politici che lo interpretavano e che lo rappresentavano. Anche quel disegno, però, si perse nella guerra fredda, quel disegno concepito insieme ad Aldo Moro. Il nostro Paese reagì in maniera straordinaria, con una solidarietà incredibile, soprattutto il nostro corpo diplomatico: 700 persone furono accolte dalla nostra ambasciata a Santiago del Cile e soltanto nel luglio scorso il nostro Presidente Mattarella ha dato un messaggio straordinario a proposito del cinquantesimo anniversario del colpo di Stato, dando la riconoscenza della Repubblica alla nostra ambasciata e ai suoi diplomatici come esempio di accoglienza e di difesa dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati.

Oggi c'è un nuovo Presidente, che ha 35 anni, che ha vinto le elezioni democraticamente e che pone, con grande forza, il tema di scrivere un manifesto per la difesa della democrazia e per la promozione dei diritti umani. Verrà presentato a La Moneda nelle prossime ore e sarà un segnale chiaro affinché non accada mai più.

Concludo, signor Presidente, con le parole pronunciate in quel terribile 11 settembre 1973 da Salvador Allende, un messaggio che lanciò dalla radio prima che la stessa radio venisse definitivamente zittita, La Moneda bombardata e Salvador Allende ucciso, alle 9,20 del mattino: “Lavoratori del mio Paese, ho creduto nel Cile nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento scuro e amaro in cui tradimenti si utilizzano per vincere. Continuate voi, ma sappiate che presto di nuovo si apriranno le grandi vie dei pioppi, dove marceranno uomini liberi per costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il Popolo, viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole. Rimango convinto che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che questo sacrificio sarà una lezione morale che punirà la viltà, la codardia e il tradimento” (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 12 settembre 2023 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 14,30)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 826 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento (Approvato dal Senato). (C. 1364?)

Relatrice: SCHIFONE.

3. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 791 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2022 (Approvato dal Senato). (C. 1343?)

S. 792 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2023 (Approvato dal Senato). (C. 1344?)

Relatrice: LUCASELLI.

La seduta termina alle 12,50.