XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 29 di mercoledì 28 dicembre 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 15,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CHIARA COLOSIMO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 23 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 59, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato) (A.C. 705?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 705: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,52).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimerci con un secondo voto di fiducia nel giro di pochi giorni è il peggiore dei provvedimenti che perfino questo Governo di destra, guidato da uno spirito dichiaratamente repressivo, punitivo e illiberale potesse concepire e lo è, Presidente, da tutti i punti di vista, non soltanto per il suo contenuto. In termini procedurali e di metodo, si tratta di un provvedimento bandiera, ispirato alla più palese sede propagandistica, che rappresenta, ancora una volta, una forma di abuso prevaricante nei confronti delle prerogative di questo Parlamento. Sulla legge di bilancio avete, da subito, voluto forzare il delicato equilibrio tra i poteri, deturpando il Parlamento delle proprie prerogative, e lo avete giustificato lamentando la brevità dei tempi a vostra disposizione con lo spettro dell'esercizio provvisorio. Questa volta ci chiediamo - e vi chiedo - quale scusa avete per giustificare, davanti all'Assemblea elettiva e al Paese, un decreto che è un obbrobrio giuridico, dal contenuto talmente eterogeneo che è riconducibile, anche sulla base del suo preambolo, addirittura a quattro distinte finalità, che non hanno nulla in comune tra loro e non sono nemmeno lontanamente riconducibili a una matrice unitaria, in aperta violazione ovviamente delle norme e della Costituzione.

Con un decreto unico, su cui è stata di nuovo posta la fiducia, state, al contempo, in primo luogo, modificando l'ordinamento penitenziario, peraltro turlupinando un altro fondamentale organo, che è la nostra Corte costituzionale, e raggirando il suo monito che è stato rivolto, ormai quasi due anni fa, a questo Parlamento; in secondo luogo, state introducendo un nuovo reato nel codice penale, in evidente carenza dei requisiti di necessità e urgenza, che non trova pari in Europa, nonostante il Ministro Piantedosi, in una recente intervista, lo abbia motivato proprio con la finalità di allineare l'Italia alle legislazioni di altri Paesi.

Avremo modo, comunque, nelle prossime occasioni di intervento, di dimostrare come in nessuna legislazione degli altri Paesi, tanto meno dei Paesi europei, esista una fattispecie come quella che si introduce con la cosiddetta norma anti rave. E non è così quanto alla materia penale: se si vuole essere garantisti, cosa che nemmeno al Ministro Nordio evidentemente interessa più, sarebbe bene lasciare quella materia riservata al legislatore.

Tre: prorogare l'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo penale.

Quattro: abrogare retroattivamente l'obbligo vaccinale in capo al personale sanitario, in sfregio al lavoro e ai rischi dei medici, degli infermieri e degli operatori della sanità, che hanno corso quei rischi e continuano a correrne ogni giorno.

In conclusione, Presidente Fontana, invio a lei, con il massimo rispetto, un appello: nelle scelte che dovrà prendere nelle prossime ore abbia cura di tutelare il Parlamento e, in particolare, le opposizioni, e non di tutelare il Governo dai propri errori politici, errori giuridici ed errori costituzionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, in genere il modo migliore per sapere che si sta procedendo lungo la strada giusta è vagliare con attenzione le critiche degli avversari, non certo per liquidarle con supponenza, ma per capire se e cosa si sta sbagliando, o, come in questo caso, per rendersi conto che non si sta sbagliando affatto.

Prendiamo il tema della giustizia: un giorno si viene accusati di essere giustizieri e manettari, il giorno appresso si viene tacciati di eccesso di garantismo. C'è un'elevatissima probabilità, quindi, di aver raggiunto un ottimo punto di equilibrio fra le ragioni della sicurezza e quelle della garanzia, sicché chi intende criticare per partito preso, alterna rimostranze di segno opposto a seconda del tema in discussione, finendo per cadere in una insanabile contraddizione.

La verità, signor Presidente, è che legalità e garantismo sono due facce di una stessa medaglia, che la legalità è precondizione di sicurezza e di un'ordinata convivenza civile nella società, e che il garantismo è l'assicurazione che anche il potere repressivo e sanzionatorio dello Stato venga esercitato secondo regole non aleatorie. È una considerazione quasi banale, ma evidentemente difficile da comprendere per chi, invece di far convivere le leggi e le garanzie, si preoccupa di provare a conciliare lassismo e giustizialismo in base all'onda mediatica o alla convenienza politica del momento.

E allora, se oggi con il provvedimento al nostro esame ci si preoccupa di contrastare con maggiore efficacia situazioni di particolare pericolo e allarme sociale ed intervenire su riforme pregresse segnate da difficoltà attuative e su norme oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale, è evidente come questo passaggio si inserisca in un più ampio disegno di riforma di stampo, al tempo stesso, rigoroso e garantista, che va prendendo corpo, ormai, nonostante la giovane età del Governo e soprattutto una manovra finanziaria appena licenziata pochi giorni fa. Infatti - giova ricordarlo, colleghi - questo Esecutivo, in carica da due mesi appena, ha condotto in porto una manovra finanziaria in condizioni difficilissime, eppure ha realizzato la prima e più importante delle riforme economiche e sociali, una grande iniezione di fiducia.

All'inizio della scorsa legislatura ci sono voluti ben tre mesi solo per averlo, un Governo. Oggi, con le conseguenze di due anni di crisi pandemica, una guerra in corso e un'emergenza energetica internazionale, un Governo politico e una maggioranza politica hanno fatto in modo che si possa tornare a guardare con speranza al nostro futuro.

Presidente, non lo dico io, lo dice la propensione alla spesa, che è tornata a dare segni di vita; lo dicono i pubblici esercenti, che, dopo aver assaggiato una crisi che si profilava ancora peggiore di quella causata dal COVID, hanno visto le strade tornare ad animarsi e i locali a riempirsi.

Certo, molta strada è ancora da percorrere perché la zavorra di questi tre anni è pesante, molto pesante, ma si è partiti col piede giusto. E poiché la prosperità non si crea per decreto, come del resto abbiamo visto che per decreto non si abolisce nemmeno la povertà, queste prime settimane di legislatura ci raccontano di un Paese pronto a ritrovare la sua vitalità e di una politica che sa come realizzare le condizioni affinché questo potenziale possa tornare ad esprimersi appieno.

Queste condizioni, signor Presidente, non si realizzano con la bacchetta magica, si realizzano con le riforme strutturali, ma anche con i giusti segnali: con il segnale che lo Stato fa lo Stato, cioè fa il proprio mestiere, ma non intende farlo contro i cittadini, bensì creando un ambiente normativo favorevole a chi lavora e, soprattutto, a chi intraprende.

Di questi segnali è piena la legge di bilancio, e anche il provvedimento che oggi discutiamo è sicuramente un segnale importantissimo. È il segnale di una nuova direzione di marcia, in un ambito così fondamentale come quello che riguarda giustizia e sicurezza. E anche sul fronte del contrasto alla pandemia, proprio in nome dei sacrifici imposti agli italiani e della durezza delle misure di sicurezza sanitaria adottate, non si può sottovalutare come un segno di pacificazione e di ripartenza possa dare l'idea che quei sacrifici siano serviti a qualcosa e che si può finalmente voltare pagina, a fronte di una situazione che certamente va ancora tenuta sotto controllo (viste anche le notizie che arrivano dall'Est), ma che comunque è lontana anni luce da quella che abbiamo vissuto; e soprattutto, che possiamo avere la ragionevole fiducia che non sarà mai più affrontata con il pressappochismo e quasi il sadismo che abbiamo visto all'opera nella prima fase della pandemia.

Tutto questo, come premessa, aiuta. Aiuta proprio in un momento nel quale di ottimismo e di fiducia c'è disperato bisogno, perché nessuna legge potrà creare posti di lavoro, se la domanda interna si spegne; nessun incentivo potrà tenere in vita le imprese, se i prodotti non si vendono; nessun intervento potrà produrre ricchezza e sviluppo, se i primi a crederci non sono gli italiani.

La sensazione - ripeto, una sensazione non epidermica, ma suffragata da evidenze di fatto - è che gli italiani siano pronti a crederci. E questo è già un risultato, perché, signor Presidente, questo capitale di fiducia va a sommarsi alla solidità politica e programmatica di cui Governo e maggioranza hanno dato prova, e perché, nonostante tanti sepolcri imbiancati facciano fatica ad ammetterlo, è la fiducia che muove l'economia reale.

Oggi, signor Presidente, signori del Governo, siamo qui a ribadirlo, con la convinzione di sostenere questo Governo e la consapevolezza dell'importanza del ruolo del Parlamento, in un rapporto di dialettica e positiva sinergia.

In questo quadro, il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, farà la sua parte, consapevoli che da questa fase storica passa molto del futuro dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Come è stato ricordato poco fa, siamo di fronte all'ennesimo voto di fiducia, nel giro di poche ore, ancora una volta, su un provvedimento, questo decreto, riempito di cose tra loro diversissime, dunque privo di qualsiasi requisito di omogeneità.

E, tuttavia, questo decreto ha una storia particolare: è stato il primo atto di questo Governo, una sorta di manifesto politico, come molte delle scelte che hanno caratterizzato l'avvio di questa legislatura: il decreto anti rave, così è stato presentato, come la prima delle emergenze a cui dare una risposta.

E allora proviamo ad entrare nel merito di questa scelta, per cercare di capirne le ragioni, che, a un primo sguardo che volesse esercitare una qualche razionalità, restano obiettivamente ignote.

Possesso abusivo di armi da fuoco: fino a 18 mesi. Truffa ai danni dello Stato: fino a 5 anni. Lesioni gravissime: fino a 2 anni. Violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro: fino a 3 anni. Realizzazione o gestione di una discarica abusiva: fino a 2 anni. Potrei continuare a lungo.

Sono moltissimi i reati, anche gravi o gravissimi, che nel nostro codice penale prevedono pene minime, o talvolta, come in questo caso, massime, assai inferiori a quelle che voi avete stabilito con questa norma per il pericolo pubblico numero uno di questo Paese, per la prima tra le emergenze che ci troviamo di fronte in questo momento, il mostro del rave party. E perché avete fatto questa scelta? Perché è utile provare anche a seguire il filo delle ragioni e degli argomenti che muovono da chi ha assunto su di sé questa responsabilità. Lo avete fatto, come è stato ricordato poco fa dal collega che mi ha preceduto, in nome della necessità di farla finita con quel lassismo che ha caratterizzato l'esercizio del potere da parte delle nostre istituzioni. È finita la pacchia, l'abbiamo sentita tante volte questa frase. Basta con il lassismo. Eppure, signor Presidente, signor Sottosegretario, siete assai lassisti di fronte a molte altre emergenze che caratterizzano questo Paese, queste sì emergenze vere.

Siete lassisti di fronte all'emergenza delle morti sul lavoro, che rappresentano una tragedia epocale in un Paese come il nostro. Di fronte ai giovani o ai meno giovani che muoiono, magari perché costretti a lavorare in un'azienda che non rispetta le norme sul lavoro o perché costretti a lavorare in meno non c'è un Consiglio dei ministri che si riunisce d'urgenza per approvare l'assunzione di migliaia di ispettori del lavoro o magari per approvare un decreto che prevede il sequestro dei mezzi di produzione all'azienda che si è assunta su di sé la responsabilità, violando le norme della sicurezza sul lavoro, di troncare la vita di chi si era alzato la mattina per fare il suo dovere e per tornare a casa, costruendo un futuro per sé o per i loro figli.

Siete assai lassisti di fronte alle scuole di questo Paese, che, in numero troppo grande, rischiano di crollare sulla testa dei nostri ragazzi, come è accaduto con l'Università di Cagliari soltanto qualche settimana fa. Non abbiamo visto, come primo atto di questo Governo, un Consiglio dei ministri impegnato ad investire risorse e strumenti per rispondere, sì, qui, a un'emergenza vera di questo Paese. Siete lassisti in un Paese come questo nel quale il femminicidio è spesso e volentieri il frutto anche di una diffusione illecita o lecita delle armi come strumento di autoregolamentazione dei conflitti quotidiani. Siete, signor Sottosegretario, anche un po' ipocriti. Avete motivato questo decreto con la necessità di prendersi cura della salute e della sicurezza dei nostri giovani, delle loro anime, forse, o anche del loro fisico, di fronte al rischio che corrono in questi pericolosi luoghi di devianza, i rave party.

Eppure dei nostri giovani vi occupate assai poco, quando la loro malattia si chiama precarietà, assenza di futuro, povertà, quando è la diseguaglianza a schiacciare le loro aspirazioni e a rendere la loro vita una gincana, costruita come un saltare qua e là attorno agli ostacoli di una condizione materiale che ne impedisce lo sviluppo pieno delle aspirazioni e delle aspettative. Signor Sottosegretario, nel nostro Paese oltre il 30 per cento degli under 30 guadagna meno di 800 euro lordi al mese, il 17 per cento degli under 30 è disoccupato, il 13 per cento degli under 30, nonostante lavori, vive sotto la soglia di povertà. L'Italia è il Paese d'Europa in cui fare figli costa di più, il 27 per cento del proprio reddito contro l'11 per cento del reddito impiegato a questo scopo in Germania. Un giovane under 30 su tre lavora in nero, un giovane under 30 su cinque guadagna meno del reddito di cittadinanza, quello che avete deciso di cancellare per rendere giustamente ancora più competitivo un mercato del lavoro fatto troppo spesso di sfruttamento. Eppure, nella legge di bilancio che avete appena approvato, con questa manovra solo 2 miliardi su 39 sono destinati ai giovani, secondo l'analisi della Banca d'Italia.

Il bonus psicologo ha registrato, su 400 mila richieste, un dato che fa impressione: il 60 per cento di queste arriva da under 35. Dovrebbe dirci qualcosa su come vivono i nostri giovani anche il disagio psicologico che la pandemia ha, peraltro, fatto esplodere in questi ultimi due anni. E le domande accolte, su 400 mila, sono solo 40 mila, ma anche per questo per l'anno prossimo avete tagliato la platea dei beneficiari. Il 36 per cento degli under 40 è impossibilitato ad accendere un mutuo, ed è perciò costretto all'affitto, sempre che se lo possa permettere. Infine, in questo Paese ci sono tre milioni di NEET, di giovani che non studiano, non lavorano, che hanno perso ogni speranza. Ma la vostra priorità è scatenare un dispositivo punitivo e di controllo contro i rave party. Ebbene, signor Presidente, signor Sottosegretario, dovete farvene una ragione: i rave party sono un fenomeno sociale, che, peraltro, ha una lunga storia.

I primi ad emanare una legge contro i rave party, contro le forme di autorganizzazione della festa e della musica giovanile, furono i conservatori inglesi sotto il Governo di Margaret Thatcher, perché quelle adunate che voi oggi considerate così pericolose rappresentavano anche uno strumento di contestazione alla politica dei tagli al welfare che quel Governo aveva sanguinosamente inaugurato. Quel fenomeno sociale ha continuato ad esistere e continuerà ad esistere, e, come ogni fenomeno sociale, ci dice una cosa semplice, che andrebbe semplicemente riconosciuta: non si governano i fenomeni sociali con il diritto penale. Non lo si fa, perché è uno strumento inappropriato, perché è uno strumento spesso e volentieri dannoso e perché è, soprattutto, uno strumento inefficace.

Dovrebbero dircelo, anche qui, le penose verifiche delle politiche proibizioniste, e chiudo, signor Presidente, anche su quell'aspetto su cui avete concentrato, in modo un po' pruriginoso, la vostra attenzione nell'argomentare le buone ragioni di questo provvedimento, l'uso delle sostanze stupefacenti. Anche in questo caso, il proibizionismo ha mostrato drammaticamente il suo fallimento. Avremmo bisogno di tutt'altro, di politiche della riduzione del danno, di incentivazione alle unità di strada, quelle che, con un provvedimento come questo, rischiate di escludere, di allontanare anche dalla possibilità di, in questi luoghi presidi, di sicurezza. Sappiamo bene, sapete bene che lo strumento punitivo non cancellerà i rave; semmai li moltiplicherà, ma farà sì che si realizzino in luoghi perfino meno visibili, più lontani, meno raggiungibili anche da chi è lì per aumentare gli standard e le condizioni di sicurezza di chi vi partecipa. Insomma, una scelta sbagliata, una scelta irragionevole, una scelta ipocrita. Non ci sorprende, noi ci opporremo qui e fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Preannunciamo il voto contrario e, come nel DNA del nostro gruppo, lo facciamo provando ad argomentare nel merito, quindi mai per pregiudizi o steccati ideologici. Tralascio ogni discorso scontato sulle perplessità circa l'utilizzazione del decreto-legge. Voglio però sottolineare che la disomogeneità dei temi lascia dubbi di costituzionalità, ma, soprattutto, scolpisce certezze sulla totale inopportunità di convertire il decreto. Infatti, innanzitutto questo decreto contempla tematiche totalmente diverse tra di loro, che vanno dalla normazione sui frequentatori dei rave party ai medici no-vax, fino ai condannati all'ergastolo.

Quello che colpisce in maniera più significativa, Presidente, è l'introduzione con tali modalità di una nuova figura di reato, quella relativa ai raduni pericolosi, che, per come è formulata, benché modificata, sotto certi profili decisamente migliorata, dopo i lavori al Senato, non convince nella maniera più assoluta.

Votiamo “no”. Votiamo “no” perché contrasta con il principio di libertà di riunione, di cui all'articolo 17 della Costituzione che, nei limiti del possibile, non deve essere limitato se non per casi estremamente gravi, tassativamente individuati e ben circostanziati. Votiamo “no” perché c'è una frizione evidente con il principio di tassatività, di determinatezza, di precisione che sono corollari della riserva di legge, ex articoli 25 della Costituzione e 1 del codice penale. Votiamo “no” perché c'è contrasto con il principio di offensività, ex articoli 25 della Costituzione e 49 del codice penale, perché vuol sanzionare le riunioni pericolose e nel nostro ordinamento si fa sempre attenzione a non anticipare troppo la soglia della punibilità; si tratta di un reato di pericolo. Votiamo “no” perché è prevista una pena sproporzionata, perché ai reati di pericolo, appunto, proprio perché è anticipata la soglia della punibilità, i limiti edittali devono essere più bassi di quelli che sono stati previsti nel caso che ci occupa; e anche qui, forse, all'orizzonte ci sono già pronte verifiche di costituzionalità. Votiamo “no” perché alcuni profili tecnici ci convincono molto poco circa le modalità di articolazione della norma e questo lo abbiamo già evidenziato in ogni sede. Votiamo “no” perché, quando la norma è vaga, non conduce neanche a condanne, ma solo a infinite indagini.

Il Ministro Nordio diceva che la sua attenzione alle riforme future sotto il profilo del codice penale sarebbe andata in una direzione totalmente opposta. E, invece, che facciamo? Consegniamo nelle mani di chi conduce le indagini strumenti la cui discrezionalità non è perimetrata dettagliatamente e questo sfocerà in arbitri, determinando non solo una condizione da evitare, da sventare assolutamente, perché inconcepibile e pericolosa in sé, ma perché conduce essa stessa, automaticamente, alla disparità di trattamento.

Abbiamo già avuto modo di segnalare che un magistrato, un operatore che effettua le indagini può ritenere che un certo tipo di raduno sia da considerarsi reato, un altro può avere una visione meno estensiva e non considerarlo reato. Dunque c'è anche questo rischio: uno stesso rave party può essere considerato pericoloso a Padova e non pericoloso a Pescara, questo succede quando la norma non è dettagliata.

Votiamo “no” perché questa legge finge, sotto questo aspetto, di avere un obiettivo tecnico penale, ma è solo uno strumento per lanciare un monito verso un modo, a volte, purtroppo, non sano, di sfogare disagi da parte di alcuni giovani. Non so se quello sia il modo giusto per correggerli o per combattere qualche malcostume o se sia sufficiente un mal predisposto strumento penale che potrebbe solo generare inutili tensioni sociali, ingolfare gli uffici penali, senza giungere a condanne.

Di sicuro - lo ripetiamo - il nostro diritto penale non ha bisogno di questa nuova figura di reato e speriamo, peraltro, che il faticoso percorso di riforma della giustizia in una direzione di efficienza e di equilibrio non venga bloccato. Oggi avvertiamo un segnale poco rassicurante in questo senso.

Così come è poco rassicurante la decisione - venendo al settore sanitario - di mortificare chi, in prima linea durante la pandemia, ha rischiato sulla propria pelle, ha rispettato la scienza, ha ottemperato ai provvedimenti; decisione, invece, a favore di chi, oggi, raccoglie una vittoria, di chi si è posto in contrapposizione alla scienza e in contrasto con i provvedimenti, di chi oggi raccoglie, ripeto, un'insperata vittoria che nasce, appunto, da una decisione da considerarsi altamente diseducativa e totalmente destabilizzante. Per tutti questi motivi, Azione-Italia Viva vota “no” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'iter di questo provvedimento e la sua formulazione definitiva danno un chiaro segnale della direzione intrapresa da questo Governo in tema di giustizia: in primis, è chiara la centralità del Parlamento come sede deliberativa, capace di recepire ed elaborare soluzioni migliorative, come è stato in Commissione al Senato, grazie anche al contributo di Forza Italia, per superare dubbi e criticità emersi dopo l'emanazione del provvedimento, dimostrando così di incidere e non solo di ratificare decisioni del Governo, come qualcuno ha spesso lamentato.

Emerge anche - in risposta al refrain stancante, come solo le boutade e le cose inutili sanno essere - che questa maggioranza è compatta ed omogenea, con un patrimonio di valori condivisi, al netto di sensibilità particolari che arricchiscono e completano il quadro dei valori, garantendo al Paese stabilità e governabilità. D'altronde questa alleanza, nata dalla straordinaria visione avuta nel 1994 dal presidente Silvio Berlusconi, rimane intatta da più di 20 anni, segno che il patrimonio di valori in cui si riconosce l'intero centrodestra è condiviso e solido.

Terza considerazione: il provvedimento in esame riesce a coniugare le istanze di garanzia e di sicurezza in un perfetto equilibrio, ad esempio, quando, rispondendo alle indicazioni dell'Europa e ai rilievi della Corte costituzionale, si passa, in materia di concessione di benefici penitenziari, da una presunzione assoluta ad una presunzione relativa di pericolosità e, al contempo, si prevede una serie di norme particolarmente stringenti per l'applicazione della norma stessa.

Entriamo nel merito del provvedimento in esame e partiamo dall'argomento che ha avuto il maggiore impatto mediatico.

L'articolo 5, così come riformulato, colloca la nuova fattispecie nei confini dei reati contro il patrimonio e non più contro l'incolumità pubblica, non minaccia né la libertà di riunione dei cittadini né, come qualcuno ha detto, il diritto alla musica e al divertimento. E questo perché un concerto musicale non è una pubblica manifestazione, così come sancito dall'articolo 17 della nostra Costituzione, concerto musicale che, peraltro, necessita sempre di un'apposita autorizzazione amministrativa. Ma il rave party non è nemmeno un semplice concerto musicale e cito la definizione del vocabolario Treccani, un testo che, converrete tutti, è al di sopra di ogni sospetto, tant'è che viene qualificato come “grande raduno di giovani, notturno, per lo più clandestino e di carattere trasgressivo, la cui ubicazione viene generalmente resa nota solo poche ore prima dell'inizio della festa per evitare possibili interventi delle Forze dell'ordine. Si svolge all'aperto o in locali adatti ad accogliere migliaia di persone che ballano e ascoltano musica elettronica, house o tecno ad altissimo volume e che spesso fanno uso di sostanze stupefacenti”. Rileggo: “clandestino”, “trasgressivo” e “uso di sostanze stupefacenti”.

Nel nuovo perimetro della norma sono state escluse le misure di prevenzione personale per i soggetti indiziati, così come è stata esclusa la punibilità, salvo casi più gravi come invasioni e danneggiamenti, dei partecipanti, mentre sono perseguiti solo i promotori e gli organizzatori degli eventi. Le pene previste sono adeguate, perché manifestazioni notturne di questa risma rappresentano un pericolo concreto alla salute e all'ordine pubblico, che sono e restano i principi da salvaguardare. È innegabile che la ratio della norma sia quella di scongiurare, dissuadendo le attività prodromiche e implementando il sistema dei controlli, eventi pericolosi che fino ad ora non siamo stati in grado di fronteggiare e che hanno riempito le pagine di cronaca nera di questi anni. Di fronte a queste cose non siamo abituati a nascondere la testa dentro la sabbia.

Nel provvedimento in esame si interviene anche sulle misure in materia di benefici penitenziari. Sgombriamo subito il campo dalle strumentalizzazioni eticheggianti ascoltate in queste giornate. La Corte costituzionale, con l'ordinanza n. 97 del 2021, con cui ha dichiarato che l'ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione, ha chiarito pure di avere rinunciato a un intervento demolitorio che avrebbe, poi, creato disallineamenti nella normativa attuale, preferendo offrire l'occasione al legislatore di scegliere strade alternative in tema di politica criminale. Oggi stiamo esattamente rispondendo a questa esigenza. La Corte ha rilevato, ancora, che la vigente disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo preclude in modo assoluto, a chi non abbia utilmente collaborato con la giustizia, la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risulti sicuro.

Ha poi osservato che tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l'unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Il provvedimento di cui discutiamo oggi è il frutto delle decisioni ponderate del Governo, da un lato, di tutelare l'ordine pubblico, dall'altro, di dare doverosa adesione alle disposizioni della Corte costituzionale, che ha deciso di allargare la rete della possibilità di accesso alla libertà per i detenuti ergastolani una volta rieducati e non più pericolosi.

Il Governo riesce a tenere in equilibrio queste due forze solo apparentemente opposte, dettando una serie di condizioni per accedere alle misure alternative alla detenzione, che non siano appunto riconducibili alla collaborazione tout court, molte delle quali sono così stringenti da rendere assai difficile l'uscita dal carcere in termini strettamente numerici.

Anzitutto, bisognerà adempiere alle obbligazioni civili e agli obblighi di riparazione pecuniaria e bisognerà valutare se ci sono state iniziative dell'interessato a favore della vittima; soprattutto bisognerà dare dimostrazione di un percorso rieducativo che non si esplichi solo con la buona condotta, ma che si concluda invece con una revisione critica della propria storia criminale, dunque, non una semplice dissociazione ma una vera e propria analisi del proprio vissuto delinquenziale. Bisognerà, inoltre, dimostrare di aver interrotto i rapporti con il proprio ambiente criminale, sia in maniera diretta che indiretta e, addirittura, tramite terze persone. Sarà necessaria, insomma, la prova che non solo i legami criminali siano stati recisi e che manchi la pericolosità dell'interessato, ma che addirittura non possano esserne in futuro ripristinate le condizioni.

E chi decide tutte queste cose? Non certo un organo amministrativo, non una commissione, ma è sempre un giudice, il tribunale di sorveglianza che sovraintende al processo decisionale, aspetto, questo, che i detrattori della riforma omettono di raccontare e che, invece, va ribadito con forza perché il Governo e il Parlamento non si sono sostituiti ai magistrati, ma hanno dato ai magistrati più poteri e più strumenti per decidere e valutare in assoluta autonomia.

Non esiste quindi automatismo, ma è sempre un magistrato a valutare caso per caso le possibilità di successo di una istanza di un detenuto, che deve dare dimostrazione di avere cambiato non solo vita in carcere, ma di essere profondamente cambiato rispetto al proprio ambiente di provenienza e al proprio io passato.

C'è da sottolineare che il magistrato di sorveglianza, oltre alle già restrittive misure poc'anzi esposte, ha la facoltà di aggiungerne di sue, se ritiene che rispondano all'esigenza di tutela dell'ordine pubblico, come ad esempio imporre l'obbligo o il divieto di dimora in un comune specifico, così da rendere anche materialmente molto più difficoltoso il ricongiungimento del soggetto con il territorio di provenienza.

Inoltre, il Governo ha allungato da 26 a 30 anni il periodo per accedere alla liberazione condizionale: dunque, alla fine della vita criminale di un soggetto e non, come malignamente sostenuto in questi giorni, nel pieno della sua operatività delinquenziale, raddoppiando pure il periodo di libertà successiva, portandolo da 5 a 10 anni. E questo sarebbe il testo che consente ai mafiosi ergastolani di tornare in libertà? Siamo onesti, leggiamo le norme per quello che significano.

Venendo all'altro tema trattato nel provvedimento in esame, anch'esso oggetto di attacchi di panico dell'opposizione, anche qui, sgombriamo il campo dalle demagogie di parte e restituiamo alla verità del testo normativo significato, portata e contenuto. I reati contro la pubblica amministrazione non possono e non devono essere equiparati a quelli di matrice mafiosa. È un errore tecnico, peraltro stigmatizzato da giuristi e costituzionalisti ed è un'offesa all'intelligenza e al buon senso. La Spazzacorrotti ha alterato il senso della realtà, la misura e la proporzione delle norme, distorcendo per di più il principio di prevedibilità, in base al quale ogni persona deve conoscere anticipatamente quali condotte sono considerate un reato e quali pene sono previste. La Spazzacorrotti, peraltro, numeri alla mano, non ha riportato alcun risultato concreto, rispetto a quelli ipotizzati al momento della sua formulazione, rappresentando invece solo un vessillo ideologico che mal si concilia con lo spirito delle leggi. Va infine ricordato che la legge Spazzacorrotti è stata demolita dalla Corte costituzionale, dopo che ben 17 giudici della sorveglianza ne avevano bocciato l'impianto logico e normativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Con il provvedimento in esame abbiamo ripristinato la distinzione fra reati gravissimi, in particolare mafia e terrorismo, che meritano un trattamento sanzionatorio più severo, e i reati pur gravi per i quali è stabilita una disciplina ordinaria. La parificazione dei reati contro la pubblica amministrazione a quelli di mafia era un'aberrazione normativa, frutto solo di un dogmatismo giustizialista che non fa parte della nostra tradizione giuridica; un dogmatismo che, scambiando la forza della legge con la violenza della legge, ha finito per sacrificare nel suo furore anche la giustizia.

Per queste ragioni, confermo la fiducia del gruppo di Forza Italia e annuncio il voto favorevole al disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il Governo Meloni ha posto la questione di fiducia sul suo primo decreto-legge, il suo biglietto da visita, a nostro avviso, una pessima presentazione sia per il metodo che per il merito.

Quanto al metodo, facendosi scudo con l'intervento sull'ergastolo ostativo, in effetti necessario ed urgente vista la scadenza all'8 novembre assegnata al legislatore dalla Corte costituzionale, il Governo Meloni ha introdotto una serie di norme dagli argomenti più disparati, senza alcuna connessione tra loro, alcune delle quali rappresentano bandierine di pura propaganda.

Prima fra tutte è la norma cosiddetta anti rave, nella prima stesura scritta malissimo, un vero e proprio abominio giuridico, una norma liberticida che andava ad incidere - e che ancora incide, anche nella nuova formulazione - sul diritto di riunione dei cittadini, libertà presidiata dall'articolo 17 della nostra Costituzione.

Nella prima formulazione la norma avrebbe potuto consentire la repressione di manifestazioni e occupazioni studentesche o di condotte riconducibili all'esercizio del diritto di sciopero; insomma, avrebbe potuto essere utilizzata per reprimere il dissenso nelle piazze. Per fortuna, si è alzato un coro unanime nel contestare, prima ancora che per motivi politici, per motivi tecnici questa norma e la sua pericolosità è stata ridimensionata con la riscrittura nel passaggio al Senato, che ha circoscritto l'applicazione ai soli raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento e ha limitato la punibilità ai soli organizzatori e promotori, mentre la mera partecipazione non è punibile.

Ma, anche nella nuova stesura, la norma mantiene forti criticità, prima fra tutte l'irragionevolezza delle pene, assolutamente sproporzionate rispetto al disvalore delle condotte. È una norma che rimane comunque inutile e non solo e non tanto perché volta a reprimere condotte che vengono in concreto realizzate sporadicamente, quanto perché si tratta di condotte che potevano essere prevenute e punite con norme già in vigore.

Mi meraviglia soprattutto la Lega che, invece di concentrarsi su quelle occupazioni abusive che si protraggono per periodi ben più lunghi della durata di un rave party - e avvengono, quelle sì, in modo clandestino, violento e a danno di soggetti vulnerabili, come anziani e disabili, il cui disvalore in effetti è molto sentito dai cittadini - ha dedicato il primo intervento di natura penale invece a condotte che nessun impatto, o quasi, hanno sulla vita delle persone.

Ripeto, si tratta di una norma fortemente ideologica, di pura propaganda, volta a solleticare la pancia di un certo elettorato sensibile al motto “ordine e sicurezza”, ma che non risponde a nessun allarme sociale e a nessuna emergenza criminale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'accostamento della norma anti rave è la prima macchia su questo decreto-legge, che avrebbe potuto e dovuto dedicarsi esclusivamente alla riforma della disciplina in materia di divieto della concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia.

Venendo alla disciplina del regime ostativo, le modifiche apportate al Senato hanno sporcato definitivamente il testo, che era stato oggetto di approvazione alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura. Era un testo che di certo non era perfetto - e lo dicevamo anche noi del MoVimento 5 Stelle che non lo era - ma rappresentava il massimo equilibrio raggiungibile nelle condizioni date e nel breve tempo assegnato dalla Consulta. È un fatto noto, mi pare, che nella maggioranza Draghi il MoVimento 5 Stelle sui temi della giustizia era isolato, portatore di una sensibilità e di una visione opposta rispetto a quella di tutte le altre forze politiche; e ripeto: “tutte”(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Quel testo avrebbe potuto e dovuto essere migliorato in questo passaggio parlamentare; come MoVimento 5 Stelle, abbiamo creduto che fosse possibile e abbiamo messo a disposizione i contributi offerti dall'esperienza di una vita del nostro senatore Roberto Scarpinato e del nostro collega deputato Federico Cafiero De Raho.

Ci siamo illusi di trovare ascolto. Perché? Perché Fratelli d'Italia si astenne su quel testo nella scorsa legislatura, affermando che si poteva e doveva fare di più in termini di rigore. Ma siete rimasti sordi, vi siete fatti dettare la linea sulla giustizia da Forza Italia e non solo il testo non è stato migliorato ma al Senato è stato notevolmente peggiorato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete eliminato la competenza del tribunale collegiale per l'esame delle istanze di concessione dei benefici penitenziari che provengono dai condannati per reati di mafia e terrorismo; questo vuol dire lasciare il singolo magistrato di sorveglianza da solo, lasciarlo solo nel prendere quel tipo di decisioni, vuol dire esporlo a rischi e a pressioni - anche nel proprio intimo - veramente fortissimi, togliergli la serenità di giudizio e questo è un errore gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, il colpo di grazia. Forse per qualcuno di voi è un colpo da maestro; invece no, è il colpo di grazia. Avete infatti eliminato i reati contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati che precludono l'accesso ai benefici penitenziari in assenza di collaborazione. Questi reati erano stati inseriti nell'articolo 4-bis grazie alla nostra “legge Spazzacorrotti” che, lo ricordo, fu votata anche dalla Lega che oggi la rinnega. Rispondevano ad una precisa visione: contrastare la corruzione, incentivando la collaborazione con la giustizia. I reati di corruzione sono difficili da far emergere, perché il corrotto e il corruttore hanno entrambi lo stesso interesse, quello di mantenere il silenzio e proteggersi a vicenda. Occorreva, quindi, far diventare più conveniente collaborare con la giustizia. Ecco, sapere di essere soggetti al regime ostativo spingeva i colletti bianchi a collaborare per evitare il carcere. Avete cancellato tutto questo.

È singolare che questa modifica sia stata apportata nel primo provvedimento della nuova maggioranza e dà la misura di quali siano le priorità della maggioranza stessa e del Governo che ne è espressione. La priorità evidentemente è garantire l'impunità dei colletti bianchi, indebolendo così la lotta alla corruzione, ma è paradossale che questo avvenga proprio nel momento in cui l'opinione pubblica è sotto shock per lo scandalo del “Qatargate” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), scandalo che ha coinvolto i massimi livelli istituzionali dell'Unione europea. La comunità internazionale ne è stata sconvolta. Si tratta di uno scandalo che ci insegna una cosa: come la corruzione possa arrivare persino a condizionare e inquinare i processi decisionali delle istituzioni, svuotando la democrazia stessa e la lotta per i diritti umani.

Ecco, proprio in questo momento in cui si accendono i riflettori sulla pericolosità e l'invasività del fenomeno corruttivo voi - questo Governo, questa maggioranza - cosa fate? Andate nella direzione opposta, persino con la contronarrazione che ho sentito anche in quest'Aula, ieri e oggi. Cosa dite? Dite che la corruzione non è un reato grave come mafia e terrorismo, la corruzione non è un reato grave perché, in fin dei conti, non si ripercuote sulla vita dei cittadini. Questo voi sostenete ma non è così, lo ripeto, non è così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e noi oggi lo vogliamo dire forte e chiaro ai cittadini: la corruzione fa morti, la corruzione uccide la concorrenza e l'economia legale, la corruzione fa scappare all'estero i nostri giovani, la corruzione crea diseguaglianza e privilegi per pochi, la corruzione è la modalità con cui le mafie penetrano nel tessuto produttivo economico, politico e amministrativo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La corruzione fa morti perché, se un'impresa si aggiudica una gara d'appalto “ungendo” un funzionario e adottando condotte spregiudicate pur di risparmiare, risparmia sulla sicurezza sul lavoro, risparmia con il lavoro nero, risparmia sui materiali e, magari, domani, i ponti e i palazzi che ha costruito crollano e fanno morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel frattempo cosa fa? Fa fuori quelle imprese oneste che non riescono più ad aggiudicarsi gli appalti, non riescono a sopravvivere, chiudono e lasciano sul lastrico centinaia di famiglie. Questo è ciò che la corruzione determina. La corruzione fa morti perché, qualcuno “unge” un primario di un ospedale, sarà curato con precedenza rispetto a chi ne aveva diritto prima di lui. La corruzione fa scappare i nostri giovani perché, se i concorsi sono truccati e pilotati, non ci sarà spazio per le nostre migliori intelligenze che, mortificate, andranno via, lasceranno un Paese ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La corruzione è l'altra faccia delle mafie, perché ormai il metodo intimidatorio ha lasciato il posto al metodo corruttivo. I boss mafiosi non sono più solo quelli con coppola e lupara, hanno giacca, cravatta e valigette piene di soldi che provengono da reati come il traffico di droga, il traffico di armi, solo per dirne alcuni; investendo quei soldi, si comprano magari le aziende in difficoltà e con queste la vita degli imprenditori disperati, corrompono funzionari pubblici, con quei soldi, e sversano ed inquinano il nostro territorio, con quei soldi.

È per questo che ci allarmano anche le altre scelte già fatte o annunciate dal Governo Meloni: innalzare il tetto del contante, abolire il reato di abuso d'ufficio, ridimensionare gli altri reati contro la pubblica amministrazione, dietro ai quali si nasconde molto spesso la criminalità organizzata, modificare il codice degli appalti in termini di deregulation, tentare di allentare l'uso del POS. Sono iniziative che disegnano un quadro dagli effetti devastanti: allentare le maglie del contrasto alle grandi reti corruttive, proprio quando ci sono da spendere le ingenti risorse del PNRR.

Ecco, Presidente, concludo, dicendo una cosa: io non posso e non voglio credere che il Presidente Meloni possa accettare il rischio, anche solo il rischio, di apparecchiare la tavola dove andranno a banchettare le mafie e non posso e non voglio credere che possa accettare il rischio che lo Stato italiano diventi una sorta di socio d'affari della criminalità organizzata nella gestione delle risorse del PNRR. Una cosa sola è certa: noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo accettare questi rischi e, quindi, voteremo convintamente contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Bellomo. Ne ha facoltà.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Egregio signor Presidente, egregi onorevoli colleghi, è il primo intervento che faccio in quest'Aula e vorrei ricordare a tutti quanti l'emozione che si prova quando si entra in quest'Aula, quando chi è operatore del diritto, chi è giurista - io ritengo di essere un semplice operatore del diritto, perché sono un avvocato - entra in quest'Aula, nella massima assise legislativa che abbiamo nel nostro Paese. Quindi, davvero con tanta pazienza ho ascoltato gli interventi di chi mi ha preceduto, ma con la stessa pazienza ho potuto però riscontrare che non si ha il rispetto di quest'Aula come massima Assemblea legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Non si fanno interventi di merito; anche chi mi ha preceduto non ha detto una parola sul merito ma solo preconcetti e pregiudizi sganciati da quello che il diritto penale ci impone come legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Dire che la corruzione non è punita nel nostro Paese significa non conoscere il diritto penale. Non sapere che addirittura una condotta quale il finanziamento illecito non è punita come condotta ma è punito il semplice fatto di non aver messo nel bilancio quella somma identifica che il nostro Paese, con la legislazione vigente, è un Paese che dichiara apertamente lotta alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quando si fanno interventi di merito, io avrei il piacere che chi ha rivestito, nel nostro Paese, incarichi istituzionali rilevantissimi nel mondo giurisdizionale non facesse commenti di merito sulle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e della nostra Corte costituzionale, che ci hanno imposto questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ricordo infatti a me stesso che la pena non deve essere punitiva ma deve essere rieducativa e non lo dice l'onorevole Bellomo, lo dice la nostra Carta costituzionale, lo dicono le numerose sentenze. Quindi, noi dobbiamo tendere a questo e anche se, alle volte, a chi ha commesso delitti esecrabili tutti quanti noi vorremmo dare il carcere a vita la nostra Costituzione prevede in maniera aperta che la pena debba essere rieducativa. La Corte europea, con sentenze, e la Corte costituzionale ci hanno invitato, direi obbligato, a rivedere le norme sull'assunzione della pericolosità sociale, che non può essere assoluta ma deve essere necessariamente relativa.

Io mi sarei aspettato interventi di questa natura, mi sarei aspettato che si intervenisse, veramente, con la volontà reciproca di andare a seguire le indicazioni della Corte europea e della Corte costituzionale; invece, abbiamo avuto solo ed esclusivamente ragionamenti preconcetti e con pregiudizi derivanti dalla appartenenza politica, al di là di quello che la Corte costituzionale e le sentenze ci dicevano. Questo non è rispetto per quest'Aula, soprattutto in provvedimenti legislativi.

Su questo provvedimento - e vado alle questioni di merito, parola tanto avversata da voi, ma che a noi piace tanto - mi sento di dire che siamo intervenuti per modificare la disciplina ostativa prevista dall'articolo 4-bis, comma 1, e il contenuto dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 152 del 1991; in particolare, come ha affermato sapientemente il collega di Forza Italia, mi ha preceduto, questa norma non è che tout court conceda benefici, così come si suole dire, a chicchessia, ma c'è un magistrato di sorveglianza che deve verificare puntualmente il percorso riabilitativo; ed il percorso riabilitativo, ci dice la norma, non può essere unicamente il fatto di aver svolto la detenzione in maniera perfetta, ma ci devono essere elementi ulteriori che il magistrato di sorveglianza - il magistrato di sorveglianza! - deve verificare puntualmente al fine di concedere questi benefici. Ricordo sempre a me stesso che, oggi, a fronte di alcune sentenze della Corte europea, possiamo concedere permessi premio a chi ha l'ostatività, con le nostre leggi imposte. Con questa norma si cerca di superare questo livello; inoltre, quando si dice che vogliamo mettere in libertà chi ha la pena dell'ergastolo, ricordo sempre a me stesso che la pena dell'ergastolo viene comminata solo a fronte di aggravanti (non è prevista nel nostro codice la pena dell'ergastolo se non in questi casi) e solo dopo trent'anni di reclusione si può accedere a questi benefici.

Per quanto riguarda, invece, il decreto Rave, onestamente ricordo che, quando è stato emanato il decreto, si diceva che era troppo vago; oggi si dice che è troppo specifico; poi, sento dire che con questa norma non consentiamo il raduno di chi vuole solo fare della musica. Esiste però l'articolo 100 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che punisce gli esercenti delle discoteche, ossia luoghi in cui è ufficialmente consentito fare dei raduni musicali; è possibile per il questore chiudere le discoteche, anche se avvengono delitti non gravi all'interno o in prossimità delle stesse, quando, invece, la norma che noi, oggi, dobbiamo convertire, ci dice una cosa diversa: ci dice che chi invade territori altrui, terreni altrui in edifici pericolanti o vi è pericolo per l'incolumità delle persone o per l'igiene pubblica o perché vi è spaccio di sostanze stupefacenti, allora solo in quel caso interviene la norma punitiva. Chi oggi dice di essere contrario, perché ha una visione della giustizia diversa, dice invece che ci deve essere una libertà di movimento per colui il quale vuole invadere il terreno o l'edificio altrui.

Quindi, noi siamo, sì, rigorosi nella condotta ma garantisti, poi, nell'esercizio della funzione giurisdizionale e, quindi, come si deve arrivare alla punizione di una condotta. È per questo che voteremo convintamente “sì” alla fiducia ed è per questo che questo Governo nei suoi primi atti ha dato seguito ai proclami e alle sentenze sia della Corte europea dei diritti dell'uomo sia della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, membri del Governo, il Governo Meloni, forse ispirato dalla seppur poco italica festa di Halloween, emanava il 31 ottobre, come primo atto, un vero e proprio mostro giuridico, cioè un decreto-legge non per affrontare l'inflazione galoppante, il caro bollette o per dare sostegno a famiglie e imprese, ma ufficialmente per impedirne il divertimento cosiddetto illegale. La notizia dell'organizzazione di un rave party a Modena, a quanto pare, è stato un fatto tanto grave e drammatico da far riunire in fretta e furia tutto il Consiglio dei ministri e farlo decretare d'urgenza contro questa piaga delle feste illegali, scoprendo che questa è la priorità evidentemente della Presidente del Consiglio e dei suoi alleati.

Non voglio fare alcun tipo di ironia su questo e voglio ricordare, invece, come il questore, il prefetto di Modena e tutte le Forze dell'ordine, con grande professionalità, abbiano saputo applicare le norme che già esistevano per sgomberare il rave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), permettendo, attraverso il dialogo, ma, allo stesso tempo, con fermezza, la fine della manifestazione abusiva, senza scontri o situazioni pericolose.

Già quest'esito positivo avrebbe dovuto far fare marcia indietro alla Presidente del Consiglio e ai Ministri Nordio e Piantedosi sull'inserimento nel codice penale di un ulteriore reato che va a contrastare un fenomeno già illegale come l'occupazione di una proprietà privata, anche perché il Ministro Piantedosi - vorrei ricordarlo - da prefetto di Roma è sempre apparso come un grande esperto degli sgomberi, eccezion fatta, però, per la sede di CasaPound (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che rimane occupata. Evidentemente, per lui questa non è stata mai una grande preoccupazione o una priorità. Insomma, c'è molta propaganda e - permettetemi - anche un po' di malafede nei primi atti di questo Governo e lo stesso Governo è dovuto correre ai ripari, perché forse sembrava anche un po' troppo per i più fervidi nostalgici prevedere la possibilità di far arrestare 51 studenti che organizzano una manifestazione scolastica o 51 lavoratori all'interno di una fabbrica.

Allora, erano queste le urgenze di cui parlavate in campagna elettorale? Erano queste le priorità per cui dicevate di essere pronti? Mi rivolgo, in particolare, anche ai colleghi di Forza Italia, che hanno parlato e sbandierato in questi anni il garantismo. È questo quello di cui parlavate, colleghi? È aumentando pene, misure cautelari e uso indisturbato delle intercettazioni che volete riformare la giustizia? Ricordo che il Ministro Nordio, che pochi giorni fa era in audizione in Commissione giustizia alla Camera, aveva denunciato l'uso sconsiderato dello strumento dell'intercettazione, promettendo una radicale stretta in tal senso. Allora, delle due l'una: qui mi sembra totalmente schizofrenica l'azione di questo Governo e mi sembra veramente un ottimo inizio per mantenere la parola data inserire nel codice penale un altro reato che ne preveda l'utilizzo. Questa schizofrenia è solo uno degli ultimi elementi che ci spinge a ripetere che questo decreto farà male alla nostra società, perché non risolverà nulla e complicherà ulteriormente le cose.

Però, il Governo non ci ha pensato un minuto a far decadere l'obbligo vaccinale per i medici, reintegrando i medici non vaccinati. D'altronde, quello di strizzare l'occhio agli ambienti no-vax è stato, nel corso del periodo pandemico, un elemento costante vostro e della Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma voi lo ricordate il Sottosegretario alla Salute, Gemmato, che, appena insediato nel Governo, ha messo in dubbio la stessa efficacia dei vaccini?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ma non è vero!

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Ma che messaggio volete mandare al Paese? Che i medici che sono stati in prima linea a lottare contro il COVID promuovendo la campagna vaccinale si sbagliavano? Che era meglio fare i furbi pensando unicamente a se stessi e non alla collettività? È questo il messaggio nefasto che volete far passare?

Il provvedimento, sotto il profilo politico, è un manifesto di destra, diciamolo, di propaganda della destra, non solo per la concezione repressiva e securitaria dell'uso della sanzione penale, peraltro con pene spropositate, ma anche perché la norma abolisce l'obbligo vaccinale per i medici. Così, come primo atto, il Governo ha strizzato l'occhio alle frange più estremiste della società. Ricordo che, nei passati due anni di pandemia, mentre il Paese affrontava una delle sfide più tragiche della sua storia, i no-vax scendevano in piazza contro gli strumenti che hanno salvato tantissime vite umane, contro quegli sforzi, quei sacrifici e quella solidarietà che ci rendono orgogliosi di essere italiani e che ci permettono di guardare al futuro con più ottimismo proprio grazie ai vaccini.

Guardate, colleghi, vedo un collegamento preciso tra la fretta di emanare un decreto securitario, incostituzionale e repressivo con le celebrazioni nostalgiche di membri del Governo e di alte cariche istituzionali a cui abbiamo assistito in queste ore.

C'è un filo rosso, anzi un filo nero, che unisce l'utilizzo di strumenti securitari con certi ricordi celebrativi e nostalgici. Colleghi, io qui lo ribadisco perché vi è la necessità di ribadirlo: è patrimonio di tutti - e dovrebbe esserlo anche del Presidente del Senato, La Russa, e della Sottosegretaria Rauti - l'orgoglio per il fatto che la nostra democrazia nasce dalla Resistenza antifascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per mesi, durante la passata campagna elettorale, abbiamo ascoltato a tamburo battente elenchi di priorità, urgenze della coalizione di destra, promesse mirabolanti, soluzioni immediate ai problemi degli italiani. Ecco, a pochi giorni dalla fine del 2022, siamo qui a convertire un decreto-legge che riguarda tutt'altro, che non affronta alcun problema reale e urgente del Paese, che abbraccia posizioni no-vax e che aveva predisposto un obbrobrio giuridico in palese contrasto con l'articolo 18 della Costituzione. Dunque, appare ormai chiaro a tutti che il provvedimento in discussione non ha rispettato i requisiti di necessità, urgenza e omogeneità. Ma secondo voi - chiedo - sono queste le vere emergenze del Paese? In un momento così difficile per le famiglie e le imprese italiane e così drammatico per la situazione internazionale, le uniche vostre preoccupazioni sono i rave party e i no-vax? È questa la domanda principale rispetto a questo decreto. Dunque, colleghe e colleghi, io penso che il Parlamento oggi debba avere un sussulto di responsabilità, non possiamo essere complici di un decreto sbagliato e pericoloso sotto tutti i profili. Non vi siete limitati a strizzare l'occhio ai no-vax: con questo decreto tutto il lavoro fatto finora - anche in termini di messaggio - sulla campagna vaccinale e sulla lotta alla pandemia rischia di passare sotto tono, di avere un esito sbagliato. E questo è inaccettabile proprio per tutti gli sforzi che questo Paese ha fatto per affrontare questa terribile vicenda e tragedia della pandemia.

Questo mostro giuridico, che da tutti i costituzionalisti italiani è ritenuto tale, non può avere il nostro silenzio. Noi su questo intendiamo batterci con tutti gli strumenti a nostra disposizione perché non è accettabile, in nome della propaganda, introdurre un'altra norma penale che viene introdotta semplicemente perché si vuole distogliere il messaggio rispetto ad altre questioni fondamentali. Per tutte queste ragioni, a nome del Partito Democratico, annuncio il voto contrario alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruspandini. Ne ha facoltà.

MASSIMO RUSPANDINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare Fratelli d'Italia voterà convintamente la fiducia al presente disegno di legge. Voteremo la fiducia perché innanzitutto il provvedimento va esattamente nella direzione indicata dalla Corte costituzionale, per quanto attiene - cito testualmente l'Alta Corte - “a quelle presunzioni che rappresentano quel regime probatorio rafforzato in grado di escludere, non solo la permanenza del vincolo criminale associativo, ma anche il pericolo di un suo eventuale ripristino”. Il decreto che ci accingiamo a convertire in legge pone una serie di stringenti e concomitanti condizioni per l'accesso ai benefici da parte del condannato che si rifiuta di collaborare. Parliamo quindi di pericolosi criminali, di gente senza scrupoli, capaci di qualsiasi nefandezza. La riteniamo una vittoria se non ci saranno benefici per quei criminali che si ostinano a non collaborare con la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) Lo si deve a quanto fatto da Fratelli d'Italia e di questo dobbiamo essere orgogliosi e siamo orgogliosi. Per cui, ci si è lamentati a sinistra dell'aumento del limite per accedere ai benefici della liberazione condizionale, portato da ventisei a trent'anni, ma anche di questo noi di Fratelli d'Italia siamo orgogliosi e lo rivendichiamo. È giunto il momento di ricordare che la difesa della sicurezza coincide con il senso di libertà di ognuno di noi perché non c'è libertà senza sicurezza. Compito dello Stato è proteggere soprattutto le fasce più deboli della popolazione, ovvero quelle vittime che altrimenti non troverebbero il modo di farsi ascoltare. Il mandato che Fratelli d'Italia ha ricevuto dai cittadini italiani è quello di garantire la sicurezza, senza la quale vengono a mancare, non soltanto i cardini della protezione che lo Stato deve garantire, ma anche le fondamenta della democrazia. Non è un manifesto politico, non è uno spot, non abbiamo bisogno di propaganda, come è stato detto poc'anzi, è l'eredità per chi, come noi, è cresciuto ricordando Borsellino, Falcone e tutti i martiri dello Stato caduti per combattere le mafie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma veniamo a quello che ha suscitato tanto scalpore da affievolire l'impatto che questa riforma prevediamo possa avere sulla malconcia giustizia italiana, cioè quello che è stato ribattezzato rave party. Ebbene, su questo è stato detto di tutto, siamo stati - diciamo la verità - costretti ad ascoltare di tutto. Con questo provvedimento sarà difficile riunirsi - ci è stato detto - e questo verrà esteso – come ha detto poc'anzi un deputato del MoVimento 5 Stelle - per limitare le manifestazioni politiche di dissenso a questo Governo. Si è parlato di norme liberticide e di norme atte a reprimere il dissenso. Ha risposto, tra i tanti, come al solito con la sua brillantezza, il nostro Presidente, da par suo, il Presidente Giorgia Meloni, e tocca a me riferire la notizia, che ahimè in Italia sta passando in secondo ordine, che in Italia i rave - come ha detto Giorgia - si possono fare. La notizia è che si possono fare, basta dotarsi di partita IVA, affittare un locale, se si vuole, o anche un capannone, chiedere i permessi, dotarsi di un piano di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), di estintori, predisporre un piano di evacuazione che tenga conto di uscite di sicurezza e avere una cassa fiscale, come ce l'hanno tutti i contribuenti, collegata all'Agenzia delle entrate. Occorre poi che siano rispettati i diritti degli utenti che pagano, in questo caso abusivamente, un biglietto ma anche di chi lavora, delle maestranze, del popolo della notte, del quale ci siamo occupati nella scorsa legislatura (quindi i DJ, gli addetti alla sicurezza, gli addetti al guardaroba, i barman) e che si faccia tutto quello che avviene praticamente ogni sera in una discoteca italiana. Qui non stiamo controllando esattamente, diciamo così, il pagamento dei diritti SIAE alla pesca di beneficenza o alla festa di contrada, qui stiamo combattendo fenomeni che generano un giro di affari di oltre 2 milioni di euro in qualche giorno, tra soldi in contanti - qualcuno qui dentro mi sembrava che fosse fino a ieri contrario all'uso del contante - derivati dallo spaccio di stupefacenti e dalla vendita non autorizzata di alcolici e ingressi non autorizzati. A condire tutto, numerosi casi di stupri e di violenze. Gli organizzatori, che da anni vengono qui in Italia, potevano però, fino a qualche mese fa - come abbiamo visto - agire indisturbati, non come nei loro Paesi d'origine.

Lo facevano perché si trovavano qui in Italia. Io consiglio sempre a tutti l'esperienza dell'amministrazione locale, perché noi abbiamo tutelato questi che venivano dalla Francia, dal Belgio, dalla Germania; poi, mi piacerebbe far conoscere quello che pensa il sindacato di sinistra, dichiaratamente di sinistra, dei locali di Berlino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per esempio, sui rave illegali: forse farebbero bene ad andarsi a leggere il documento che hanno fatto a Berlino su questo.

Ma torniamo in Italia: questi signori, che dal Belgio, dalla Germania, dalla Francia vengono ad “intraprendere” nella nostra Nazione, lo fanno perché qui hanno agito fino a ieri indisturbati. In Italia, invece, noi chiediamo ad un bar qualsiasi della nostra penisola una cosa che si chiama “piano acustico”, comprensivo di relazione, redatto da un tecnico abilitato in acustica ambientale, recante il limite delle emissioni sonore, che vale migliaia di euro di multa.

Cari colleghi - e mi accingo a terminare - in questi giorni si è detto davvero di tutto, addirittura che con questo provvedimento sarà sempre più difficile, se non impossibile, riunirsi tra amici e divertirsi, addirittura fare festa. Niente di più sbagliato e falso, lo abbiamo dimostrato, lo sappiamo.

Riteniamo solo che raduni che mettono in pericolo la vita dei giovani, dove girano ingenti somme di denaro ed affari poco trasparenti, non abbiano nulla a che vedere con la voglia sacrosanta di divertirsi e fare festa. Noi non ci sottraiamo, onorevole Fratoianni, dal parlare dei giovani, anche perché, cari amici della sinistra, è per noi che votano i giovani, i giovani votano noi e non voi! Ci votano, nella misura in cui votano a sinistra i lavoratori dei quali prima parlavamo, quelli che la mattina si alzano e vanno al cantiere: in percentuale, lo zero per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,25, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,25.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Giorgio Fede.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo già pervenute.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. È così conclusa anche la seconda chiama.

Chiedo se vi siano deputati in Aula che intendano (Commenti)… mi pare che siano numerosi i colleghi che intendono votare. Allora, scusate, colleghi, un attimo di ordine. Soprattutto i colleghi che hanno già votato, se, cortesemente, si allontanano da qui sotto, è meglio.

Visto il numero di colleghi numeroso, io direi che possiamo procedere a una terza chiama (Applausi). Prego.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: .……………….. 354

Votanti: ………………….. 351

Astenuti: …………………. 3

Maggioranza: ……………. 176

Hanno risposto : ……….. 206

Hanno risposto no: ………. 145

La Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Arruzzolo Giovanni

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Benigni Stefano

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bergamini Deborah

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Caiata Salvatore

Calderone Tommaso Antonino

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Giuseppe Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferro Wanda

Filini Francesco

Fitto Raffaele

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Gusmeroli Alberto Luigi

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Lollobrigida Francesco

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Marrocco Patrizia

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mattia Aldo

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Mazzi Gianmarco

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Osnato Marco

Padovani Marco

Pagano Nazario

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pella Roberto

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Pizzimenti Graziano

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sudano Valeria

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Toccalini Luca

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Urzi' Alessandro

Varchi Maria Carolina

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Ascani Anna

Ascari Stefania

Auriemma Carmela

Baldino Vittoria

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Care' Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Castiglione Giuseppe

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Costa Enrico

Costa Sergio

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

D'Alfonso Luciano

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

De Monte Isabella

Della Vedova Benedetto

Di Biase Michela

Di Sanzo Christian Diego

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Fassino Piero

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Gadda Maria Chiara

Gallo Francesco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Giuliano Carla

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Gribaudo Chiara

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gruppioni Naike

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

Iaria Antonino

L'Abbate Patty

Lacarra Marco

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Letta Enrico

Lomuti Arnaldo

Lovecchio Giorgio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Malavasi Ilenia

Mancini Claudio

Manzi Irene

Marattin Luigi

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Onori Federica

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorino Luca

Pavanelli Emma

Pellegrini Marco

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Provenzano Giuseppe

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Ruffino Daniela

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scerra Filippo

Schlein Elly

Scotto Arturo

Serracchiani Debora

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Todde Alessandra

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Zan Alessandro

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Steger Dieter

Sono in missione:

Bellucci Maria Teresa

Bitonci Massimo

Ferrante Tullio

Freni Federico

Giorgetti Giancarlo

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Minardo Antonino

Nordio Carlo

Pichetto Fratin Gilberto

Rixi Edoardo

Schullian Manfred

Silvestri Rachele

Sportiello Gilda

Tajani Antonio

Tremonti Giulio

Per richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà. Cerchiamo di avere un po' di silenzio in Aula, per cortesia!

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 8 e seguenti del Regolamento, perché, mentre si svolgeva la chiama, abbiamo appreso dalle agenzie che il Ministro Ciriani ha dichiarato che verrà applicata la ghigliottina, la cosiddetta ghigliottina (Commenti)...

MARCO OSNATO (FDI). Tagliola!

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Ora, Presidente, ci sono due orientamenti di pensiero divergenti: c'è chi la chiama ghigliottina, chi tagliola. Comunque, vorrei ricordare ai colleghi che, nell'interesse del Parlamento tutto - oggi, siamo opposizione noi e, oggi, siete maggioranza voi, ma non è detto che continui così ed è sicuro che saremo a parti inverse nel prossimo futuro (Commenti) –, a tutela di tutto il Parlamento, ma soprattutto, Presidente, a tutela delle sue prerogative, vorrei ricordare a noi tutti che la ghigliottina o tagliola non è una prerogativa del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Italia Viva-Renew Europe) ed è inaccettabile che sia il Ministro per i Rapporti con il Parlamento a dire una cosa del genere, perché è una sua prerogativa, Presidente, e quindi non è possibile che ci sia un'invasione di questo tipo nelle prerogative del Parlamento, un tanto a tutela del Parlamento tutto, maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti, sempre per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Sì, Presidente, tutti sappiamo come è andata la Conferenza dei presidenti di gruppo e come le agenzie hanno riportato la cronaca della capigruppo. Penso di poter dire che nella interpretazione del pensiero del Ministro Ciriani ci sia stata una semplificazione, in realtà, nel dire che è stato deciso che si potrà applicare, poi, giustamente, la tagliola o ghigliottina: molto più semplicemente parlerei di abbreviamento dei tempi rispetto a quelli consentiti dal Regolamento, perché i due termini, entrambi, non mi sembrano molto felici sotto il profilo parlamentare, in generale. Penso ci sia stata una semplificazione di quella che è stata una decisione assunta nella Conferenza dei presidenti di gruppo, fermo restando, e voglio precisarlo, che non è neanche una prerogativa in senso stretto del Parlamento, ma è una prerogativa del Presidente della Camera, per essere puntuali, fino in fondo. Quindi, Presidente, lei è vero che nella Conferenza dei presidenti di gruppo ha detto che eventualmente si avvarrà di questa sua facoltà nel caso in cui ve ne fosse bisogno. Noi, penso altrettanto correttamente, non abbiamo contestato minimamente questa sua facoltà, soprattutto perché è supportata da autorevoli precedenti e, se qualche collega mi consente la citazione, vorrei ricordare Luciano Violante, nell'anno 2000, alla Camera dei deputati, quando per giustificare, con parole evidentemente puntuali, quella che era la decisione su un decreto-legge disse testualmente che vi era un principio di conservazione degli atti che non poteva essere violato, ma soprattutto che dopo il voto di fiducia, che era stato espresso nei confronti del Governo relativamente al provvedimento, se si fosse lasciata all'opposizione, che allora eravamo noi - vorrei farlo presente - e io ero in quell'Aula, la possibilità di impedire alla maggioranza di convertire in legge quel decreto, si sarebbe sovvertito un principio democratico. Questo era Luciano Violante, Camera dei deputati, anno 2000 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, intervengo sullo stesso argomento, signor Presidente. La ringrazio. Io comprendo il tentativo del presidente Foti di fare l'interpretazione autentica del pensiero del Ministro per i Rapporti con il Parlamento e di edulcorare la sua posizione. Io ricordo che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento non soltanto ha violato una prerogativa del Presidente della Camera, ma ha anche dimostrato poco rispetto nei confronti di questo Parlamento annunciando gli esiti della Conferenza dei capigruppo nel corso di un programma televisivo, annunciando che si sarebbe messa la ghigliottina, dicendo anche che l'atteggiamento delle opposizioni era inaccettabile. Inaccettabile è l'atteggiamento delle opposizioni? Noi diciamo che è inaccettabile l'atteggiamento di questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), una maggioranza arrogante che si arroga il diritto di inserire in un decreto già ampiamente discutibile una norma ad accordi presi. Al presidente Foti – Presidente, tramite lei - ricordo che c'era un accordo sulla chiusura di questo provvedimento per evitare che potesse decadere ed è stato violato e disatteso dall'arroganza di una maggioranza che ha inserito una norma inaccettabile per una parte di questa opposizione. Noi non potevamo assolutamente accettare che una norma, che ha ricevuto il plauso dell'Europa, venisse di fatto disarticolata con un colpo di mano nottetempo. Per questo noi ci dichiariamo assolutamente sconcertati rispetto a questo atteggiamento e diciamo che come primo atto di questa maggioranza, se il buongiorno si vede dal mattino, non avete cominciato per niente bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. È sempre sullo stesso argomento, onorevole Fornaro?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, è sempre sul Regolamento, perché…

PRESIDENTE. Però, è già intervenuta l'onorevole Serracchiani, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Però, un passaggio me lo faccia solo dire, rivolto per il suo tramite (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Però, onorevole, mi permetta. Onorevole Serracchiani, per rispondere a lei, appena avrò finito il mio turno di Presidenza chiamerò il Ministro Ciriani per chiedergli, appunto, delucidazioni su quanto poi ho letto su un'agenzia di stampa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Immagino che sicuramente col Ministro riusciremo ad intenderci su quanto avvenuto, ma è chiaro che è una prerogativa della Presidenza. In questo momento non è stata ancora avallata. È chiaro - tutti sapete - che per evitare uno strumento di questo tipo servirà la buona volontà da parte di tutti i deputati, a cui io rimando evidentemente. Quindi, vi ringrazio per l'impegno che tutti prenderete per evitare uno strumento di questo tipo. Però, voi sapete che ci sono delle prerogative, anche costituzionali, che dovremo comunque affrontare di qui al 30. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori - questa volta è su un altro argomento - il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori per una richiesta di informativa urgente, che credo sarà condivisa da tutta l'Aula. Abbiamo letto, in queste ore, notizie molto preoccupanti relativamente ai risultati dei controlli sui casi di COVID in aerei in arrivo dalla Cina. Ci sono decisioni di inasprimento dei controlli che stanno per essere prese dalle regioni. Riteniamo sia giusto che il Parlamento ne sia informato e, quindi, chiediamo che, in tempi ragionevolmente brevi, possa esserci un'informativa del Ministro della Salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, chiederemo al Governo, ovviamente, di poter portare questa informativa.

Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Scusi un momento, onorevole Lupi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Su cosa, onorevole Quartini? Sullo stesso argomento?

ANDREA QUARTINI (M5S). Sull'ordine dei lavori rispetto all'informativa del Ministro Schillaci.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Quartini.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che sia assolutamente doveroso, considerato il momento particolare, direi a livello mondiale, che stiamo osservando. Abbiamo una Cina con 250 milioni di casi in 20 giorni, abbiamo il Giappone con un milione di casi. C'è un rischio reale, con una diffusione di questo tipo, di dover osservare varianti e non sappiamo, in questo momento, se tali varianti saranno contenute dai nostri livelli di copertura vaccinale oppure no. Non vorremmo ritrovarci nuovamente in una situazione di emergenza nazionale, tenendo presente anche che ci sono state contraddizioni, negli ultimi tempi, da parte anche di alcune persone importanti in questo Paese, alcuni sottosegretari che si sono cimentati nell'idea che ormai l'emergenza era passata e, quindi, si è allentato tutto un sistema di sorveglianza. Ci siamo trovati, quindi, in un momento in cui la stessa campagna vaccinale ha subito un arresto drammatico. Voglio ricordare che circa il 72 per cento delle persone fragili, degli immunodepressi e dei malati non ha ricevuto la quarta dose e siamo in estremo ritardo. Credo che su queste cose sia assolutamente doveroso che il Ministro venga a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Voglio farle la richiesta di poter sottoporre al voto dell'Aula la seduta fiume, di modo che la seduta possa ininterrottamente proseguire sino alla conclusione di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Questa richiesta è collegata ed è motivata esattamente alle osservazioni della collega Serracchiani, ma anche alla risposta che lei ha dato. Io credo sia assolutamente indiscutibile che sia una delle sue prerogative decidere, rispetto alla scadenza di un decreto-legge - e sappiamo che questo decreto-legge scade il 30 di questo mese -, a un certo punto, di permettere all'Aula di votare quel provvedimento, ma credo altresì che questa sia, come è sempre stata, e i precedenti lo dimostrano, una soluzione estrema che il Presidente della Camera adotta laddove constata che il confronto parlamentare non arriva, nella sua massima espressione, a concludere e a permettere di approvare un provvedimento. Proprio per questo sono convinto che, essendo una soluzione estrema, la responsabilità di maggioranza e opposizione sia evitare che il Presidente della Camera arrivi a questa decisione. Per farlo, secondo me, è legittimo che l'opposizione possa svolgere fino in fondo tutto il suo compito di contestazione e di illustrazione delle sue ragioni e che questo possa essere fatto nel massimo tempo possibile, anche perché mi auguro di arrivare, alla fine, a un senso di responsabilità comune che possa evitare la sua decisione. È questa una ragione che ha grande senso di responsabilità da parte di tutto il Parlamento, nel rispetto dei ruoli tra maggioranza e opposizione, ma anche nel rispetto del dovere, da parte del Parlamento, di pronunciarsi sulla conversione di un decreto-legge, dando anche - e questo non è previsto dal Regolamento, ma è nella consuetudine, avviandomi alla conclusione, nel rispetto tra le diverse cariche istituzionali del nostro Stato - la possibilità al Presidente della Repubblica, ovviamente, di entrare nel merito della verifica della legittimità costituzionale del decreto, così come è stato modificato dall'azione del Parlamento. Quindi, la mia e la nostra richiesta è motivata proprio da questa ragione ed è per questo motivo che credo che, in una situazione così importante ed eccezionale, sia indispensabile - ci sono i precedenti - che la seduta fiume venga votata, ma che sia ininterrotta, fino alla conclusione e alla votazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata avanzata la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 162 del 2022, già approvato dal Senato, Atto Camera n. 705, recante disposizioni in materia di giustizia e di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2, al nostro esame.

Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il collega Lupi ha chiesto la seduta fiume: si tratta di uno strumento previsto dal Regolamento - nessuno urla allo scandalo -, però io credo che vada sottolineato - perché i richiami ai precedenti si sprecano - che in passato, per lo meno nel corso dell'ultima legislatura, è stata chiesta la fiume, con una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo apposita, dopo che si era esaurita la fase della notturna. Qui c'è una sorta di fiducia preventiva, perché, allo stato attuale, è vero che ci sono delle richieste di intervento, ma avremmo potuto tranquillamente - come è avvenuto decine di volte - rinunciare, per esempio, all'illustrazione degli ordini del giorno. Ci troviamo in una situazione in cui la maggioranza impone, con forza, quella che, nella dimensione regolamentare, è una sorta di “dittatura della maggioranza” (Commenti). Capisco che siamo tutti stanchi, ma è ancora molto lunga. Lo dico con forza, signor Presidente, perché il Regolamento prevede, ovviamente, diritti delle maggioranze, come tutele delle opposizioni.

Io non posso non rilevare che si tratta di una seduta fiume richiesta in maniera irrituale. Nella scorsa legislatura, più volte, è stata deliberata la seduta fiume, su richiesta di diverse maggioranze, ma sempre, per dirla tutta, tra le ore 23 e le ore 23,30, quando stava per scadere il termine per deliberare la seduta fiume. Adesso viene deliberata alle 19,30, in un contesto in cui l'azione ostruzionistica, o, comunque, di tutela fino in fondo delle prerogative delle opposizioni non è stata ancora esercitata, per un solo minuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questa è la “dittatura della maggioranza”: imporre con i numeri - come farete tra pochi minuti -, i vostri numeri, prima ancora che le opposizioni abbiano scelto come confrontarsi rispetto alle scelte compiute e, comunque, prima che le opposizioni abbiano esercitato un legittimo diritto a esporre le proprie opinioni, le proprie richieste e le proprie posizioni attraverso gli ordini del giorno. Quindi, da questo punto di vista, mi sento di sottolineare l'irritualità di questo provvedimento e di questa scelta fatta dalla maggioranza: non è un bel segnale, in questo momento – ripeto che lo si poteva fare alle ore 23,30, tranquillamente, come è stato fatto in passato – quindi, anche per questa ragione, annuncio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista alla richiesta di seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo molto brevemente a favore della richiesta, perché le motivazioni addotte prima nell'intervento del collega Foti sull'ordine dei lavori, poi nella richiesta dell'onorevole Lupi stanno a motivare serenamente, con molta calma e - se vogliamo - con molta attenzione al tema che andiamo ad affrontare le ragioni per le quali crediamo sia necessario, a questo punto, chiedere la seduta fiume.

Non partecipo alle riunioni della Capigruppo, però ho sentito che lei ha offerto alcune alternative a quest'Aula e principalmente alle opposizioni, che non prevedevano la seduta fiume. Oggi, però, constatiamo che sono state tutte rifiutate. Abbiamo a cuore che questo provvedimento arrivi, entro la sua scadenza, alla sua approvazione e, quindi, riteniamo di usare uno strumento che lo stesso collega Fornaro ci dice non essere la fine del mondo, anche perché le maggioranze della scorsa legislatura, e non solo, l'hanno usato in vario modo. Non credo cambi molto, se non in una visione un po' strumentale - non voglio definire ipocrita -, o che sia più tollerabile una seduta fiume deliberata alle 19,30, piuttosto che alle 23,30. Si tratta di uno strumento che il Regolamento prevede, uno strumento che non è stato la nostra prima scelta e che ci serve ad approvare un documento che, secondo noi, risulta molto importante per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla votazione finale del disegno di legge n. 705 al nostro esame.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 52 voti di differenza.

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente sino alla votazione finale del disegno di legge in esame.

La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa.

Secondo quanto preannunciato dal Presidente nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si procederà all'illustrazione degli ordini del giorno, quindi all'espressione dei pareri da parte del Governo e, successivamente, alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno, con votazioni sugli ordini del giorno non prima delle ore 19 del 29 dicembre. Seguiranno, quindi, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

A tale proposito, preciso che l'articolo 88 del Regolamento, nel prevedere che ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore, prefigura due modalità alternative di svolgimento delle dichiarazioni di voto: a) svolgimento delle dichiarazioni di voto in forma unitaria riferite al complesso degli ordini del giorno; b) puntuali dichiarazioni di voto in relazione ai singoli ordini del giorno. La modalità di svolgimento delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno risulta applicata nella costante prassi in presenza di seduta fiume ed anche in sedute diverse da quelle fiume, in quanto considerata dalla Presidenza la più adeguata a cui attenersi in tali circostanze a garanzia di tutte le parti e al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori. In particolare, tale modalità è stata, da ultimo, adottata nelle due passate legislature, in occasione delle sedute fiume del 24 luglio 2013, del 13 settembre 2018 e del 4 giugno 2020. La Presidenza ritiene che, anche in questa occasione, ci siano i presupposti per adottare le descritte, consolidate modalità organizzative.

Faccio, inoltre, presente che, sulla base della prassi consolidata, ossia in quasi tutti i precedenti di seduta fiume delle ultime legislature a partire dalla XIII (a titolo di esempio, si vedano, da ultimo, le sedute del 17 febbraio 2004, 6 ottobre 2005, 24 luglio 2013, 8 ottobre 2014, 13 settembre 2018, 4 giugno 2020), rientra senz'altro tra i poteri ordinatori del Presidente quello di stabilire l'ora a partire dalla quale possono aver luogo votazioni, individuata in ragione dell'andamento complessivo dei lavori e, in particolare, della non predeterminabilità del numero complessivo degli interventi. Tale potere può essere esercitato anche più volte nella stessa seduta fiume, in particolare ove si tratti di individuare l'orario di inizio delle votazioni in distinte fasi procedurali (ad esempio: voti sugli ordini del giorno e votazione finale) (in questo senso vedi le sedute fiume del 24 luglio 2013 e del 4 giugno 2020).

Con l'effetto che, ove le dichiarazioni di voto - sia in riferimento agli ordini del giorno che alla votazione finale - si esauriscano prima dell'orario stabilito, il Presidente dichiara esaurita tale fase e sospende la seduta fino all'orario stabilito per le votazioni (Commenti del deputato Fornaro)… La ringrazio, onorevole Fornaro.

Conformemente alla sopra richiamata prassi, una volta apprezzate le circostanze, eventualmente, al termine della fase di votazione degli ordini del giorno, la Presidenza si riserva di indicare l'orario a partire dal quale sarà possibile procedere al voto finale, analogamente a quanto accaduto in occasione delle sedute fiume del 24 luglio 2013 e del 4 giugno 2020.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, primo per chiedere una cortesia, ossia se potesse darci copia di quest'ultima parte dello speech prima che esca nel resoconto, perché ovviamente questo comporta anche doveri e diritti da parte nostra e vorremmo averne piena contezza.

La seconda richiesta è relativa al fatto che nel suo speech, all'inizio, ha fatto riferimento ad interruzioni tecniche, che sono ovvie. Quello che le chiediamo è se possano essere programmate, cioè se si possa stabilire che dalle 5 (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Spiego anche la ragione: è per evitare di discutere e di accapigliarci su quando, alle 4, uno lo chiede; invece, se sappiamo che è prevista dalle 5 alle 7 o alle 3 (quello che deciderà la Presidenza), credo che evitiamo di perdere del tempo. Era un intervento fatto esattamente a vostro favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Mi rapporterò adesso anche con i Vicepresidenti e faremo in modo di farvi sapere, eventualmente, quali interruzioni tecniche ci saranno.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno n. 9/705/55 Ferrari è stato ritirato dalla presentatrice.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto recante un contenuto estraneo al provvedimento in esame, l'ordine del giorno n. 9/705/156 Fratoianni.

Il deputato Sergio Costa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/131.

SERGIO COSTA (M5S). Grazie, Presidente. Signori colleghi, la corruzione è un reato ed essendo un reato particolarmente grave rientra tra i reati delitto. Il regime ostativo dei reati contro la pubblica amministrazione, tra cui appunto la corruzione, sottratti da quelli che potenzialmente possono far beneficiare il reo, aggrava ulteriormente il disvalore sociale collegato alla medesima corruzione. Il pubblico dipendente che esercita un potere deviato, non già a servizio del cittadino ma a proprio egoistico beneficio, è considerabile ben peggiore di un traditore della patria e della Nazione. Colui che abusa della sua posizione dominante uccide, con la sua illecita richiesta di benefici a proprio uso e consumo, il senso autentico di un popolo che si riconosce nei suoi servitori. Nella pubblica amministrazione si entra per concorso, non solo perché devono essere i più bravi e i più meritevoli a farne parte, ma perché questa bravura deve essere messa a disposizione dei cittadini nel modo più trasparente e adamantino. Chi vince un concorso nella pubblica amministrazione giura fedeltà alla Repubblica, alle sue istituzioni e quindi al popolo italiano. Tradire questo giuramento a favore di un proprio tornaconto non pone il concussore sullo stesso piano degli altri soggetti che compiono un reato, ma lo sprofonda nella più becera vergogna di un servitore del popolo che tradisce il suo popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 19,43)

SERGIO COSTA (M5S). Come è possibile che questa maggioranza, che pone la patria e la sua difesa al centro del suo agire politico, non comprenda la natura profonda di tale tradimento? Come è possibile non comprendere che tale tradimento è il tradimento del popolo e che godere di particolari benefici penitenziari incide fortemente sul senso di giustizia che alberga in tutti noi? Basti pensare che abbiamo un caso di corruzione conclamata a settimana, il 50 per cento per soldi e il 75 per cento per pubblici appalti. L'Italia è posizionata al quarantaseiesimo posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione, pur essendo membro del G7. La corruzione ci costa 7 miliardi di euro su base annua. La corruzione è, quindi, una degenerazione morale, che postula un abbandono totale dell'onestà, che non è possibile nemmeno lontanamente annoverare tra gli argomenti in discussione. La corruzione è l'antitesi del vivere sociale al servizio del Paese.

Con il nostro ordine del giorno noi chiediamo al Governo ogni utile azione per non sminuire il senso profondo di questo odioso reato, specialmente per quei casi ove è particolarmente presente, come sulle provvigioni europee, anche alla luce delle risorse del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Angelo Bonelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/2.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo con questo ordine del giorno, che intende affrontare un tema legato, ovviamente, al decreto-legge di cui stiamo discutendo. Un decreto-legge che, dal nostro punto di vista, in maniera inopportuna, intende punire i giovani che organizzano degli eventi musicali, i rave.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 19,48)

ANGELO BONELLI (AVS). La sproporzione della pena che è prevista, per noi è assolutamente inaccettabile: da 1 a 6 anni di carcere. Francamente, vi sono reati maggiori che oggi hanno una pena minore. Ma quello su cui vorrei e intendo concentrarmi con questo ordine del giorno è come questo decreto, invece, non affronti in maniera rigorosa altri tipi di raduni, che meriterebbero e avrebbero meritato l'attenzione da parte del Governo e del Parlamento. Mi riferisco, ad esempio, ai raduni di quelle organizzazioni neofasciste che, annualmente, non solo in occasione di ricorrenze, ma anche in altre occasioni, si radunano, senza alcun tipo di problema, inneggiando al fascismo, con segni al Duce al Duce.

Su questo tipo di raduni c'è il silenzio più totale, e certamente non possiamo giustificare tutto ciò con l'espressione e la libertà di pensiero, perché la nostra Costituzione è molto chiara su questo: vieta l'apologia del fascismo e la ricostituzione del Partito Fascista. Vedere che ogni anno si organizzano davanti alla cripta del Duce le commemorazioni, con le urla nei confronti di sua eccellenza Benito Mussolini, con la risposta “siamo camerati” e quant'altro, penso che, in un Paese assolutamente democratico, che vive grazie a una democrazia che ci è stata data con il sangue dai nostri partigiani e dalle nostre partigiane, sia assolutamente inaccettabile. Come sono inaccettabili altri tipi di raduni, come quello che avviene da anni sul lago di Como in prossimità dell'anniversario della Liberazione e del giorno in cui fu eseguita la condanna a morte di Mussolini.

Centinaia e centinaia di militanti di estrema destra si radunano con riti, cortei e slogan di chiara matrice fascista. E allora vorrei ricordare che in Paesi a noi vicini, in Francia ad esempio, in 2 anni quattro organizzazioni neofasciste sono state sciolte con decreto del Presidente della Repubblica francese: per esempio, Generazione Identitaria, Bastion Social, Combat 18, Hexagone. Pensate che alcune di queste organizzazioni neofasciste sono strettamente legate a quella organizzazione neofascista che si chiama CasaPound, che ancora oggi occupa nel nostro Paese un immobile di proprietà del demanio, in via Napoleone III a Roma, e il Governo ad oggi non ha inteso fare nulla per sgombrarlo e metterlo nella disponibilità dello Stato. Una prova di forza che sino ad oggi ha vinto.

Sono a 4 minuti, 4,02, 4,03.

Detto questo, vi invito a valutare con attenzione...

Abbiamo un orologio diverso, ma comunque vado avanti. Quando mi dovete togliere la parola, me lo dite. Sì, sono cinque minuti ma, abbiate pazienza, ho messo il cronometro all'inizio del mio intervento. Però, se mi interrompete, vanno avanti i secondi.

Detto questo, il tema di CasaPound è un tema fondamentale, anche per le connessioni con la criminalità organizzata. Ad Ostia, Ottavio Spada, condannato all'ergastolo, oggi è fuori, vivo e tranquillamente va in giro, legato a quei gruppi di CasaPound. Oggi noi dobbiamo tollerare situazioni di connessione tra gruppi neofascisti e anche gruppi legati alla criminalità organizzata. Ecco perché con questo ordine del giorno, signor Presidente e, ovviamente, esponente del Governo, chiediamo un'espressione per arrivare allo scioglimento di quelle organizzazioni neofasciste che vi si richiamano in maniera esplicita, perché questo Paese non può tollerare una situazione di questo genere, e chiediamo che ci sia un impegno formale e immediato da parte del Governo per sgombrare l'immobile in via Napoleone III che è occupato da anni da CasaPound. Penso che questo lo si debba, penso che questo dovrebbe essere una dimostrazione forte e immediata da parte del Governo attraverso un voto della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie. Non è la prima volta che illustro in quest'Aula una proposta in termini di prescrizione del reato; lo faccio da quando nel 2019 fu approvata la cosiddetta legge Spazzacorrotti, che ha completamente smantellato il sistema della prescrizione del reato, la prescrizione sostanziale, prevedendo quello che è stato dai più denominato un “fine processo mai”.

In buona sostanza, la prescrizione, che era comunque un punto di riferimento per il giudice, una spia per cercare di celebrare tempestivamente i processi, veniva soppressa, veniva cancellata dopo la sentenza di primo grado. Il meccanismo è ancora questo; dal 2019 la sospensione della prescrizione dopo il primo grado continua a essere vigente. Questo, ovviamente, fa a pugni con una serie di principi costituzionali. Il principio di rieducazione della pena, fine processo mai, i tempi lunghi del processo. La presunzione di innocenza, una persona che continua a essere imbrigliata nelle maglie di un processo e che vuole difendersi. Il diritto di difesa, il diritto di difendersi provando. Quando il processo è troppo lungo è anche difficile portare le prove a propria difesa, perché, se passa troppo tempo, è difficile ricordare, è difficile ovviamente ricostruire i fatti. Quindi, sono principi costituzionali importanti, che richiedono una compressione dei tempi del processo.

Con la riforma Cartabia si è cercato di fare questo, ad esempio in tema di indagini preliminari. Si sono dati tempi certi per le indagini; oltre quei tempi, ci sono sanzioni processuali. C'è la discovery, ad esempio: la procura, se sfora i tempi di indagine, è costretta a scoprire le carte. La procura, se sbaglia, anzi, se consapevolmente dilaziona i tempi di iscrizione della notizia di reato, è costretta, se la cosa è colpevole, a retrodatare la data di iscrizione della notizia di reato. Sono tutti meccanismi tesi a contenere il perimetro delle indagini entro tempi certi. Ci sono tempi entro i quali chiedere il rinvio a giudizio o chiedere l'archiviazione, e ci sono sanzioni processuali. Se si fa questo sforzo, ovviamente anche per rispondere a impegni che si sono assunti a livello europeo, penso sia importante anche cercare di colmare quella lacuna che si è determinata con l'approvazione della Spazzacorrotti, che ha portato al fine processo mai. La riforma Cartabia ha fatto uno sforzo in questo senso, si è posta il problema. Ricorderete tutti la commissione Lattanzi. La commissione Lattanzi aveva portato una proposta che era non dissimile dalla riforma Orlando. La riforma Orlando prevedeva un anno e mezzo di sospensione dopo il primo grado e un anno e mezzo dopo l'appello; la riforma Lattanzi prevedeva due anni dopo il primo grado e un anno dopo l'appello, però le cose potevano equivalersi. Perché nella riforma Cartabia non è stata introdotta questa “opzione A” della riforma Lattanzi? Perché, ovviamente, c'era una maggioranza composita, e un protagonista di quella maggioranza, il gruppo più consistente di quella maggioranza, era il MoVimento 5 Stelle, il gruppo che aveva voluto la riforma Spazzacorrotti, e quindi è evidente che si è dovuto cercare un compromesso. È un compromesso che, però, poteva avere una logica con quella maggioranza. Penso che, se ci sono le condizioni e c'è una maggioranza, oggi, che può ripristinare l'ordine della prescrizione, si debba arrivare a questo. E lo dico non soltanto alla maggioranza di oggi, lo dico anche all'opposizione di allora, perché, quando c'era il Governo gialloverde, il Partito Democratico fu protagonista di un'opposizione ferrea a questa regola di cancellazione, di sospensione della prescrizione. Mi stupirei, oggi, se non ci fosse da parte loro un consenso su questo ordine del giorno. Quindi, l'auspicio è che ci sia un accoglimento e che, in seguito all'accoglimento, ci sia poi un impegno consequenziale da parte del Governo, per il quale noi assicuriamo certamente un sostegno su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Quando il provvedimento in esame è stato emanato dal Governo, alla fine dell'ottobre scorso, abbiamo subito ascoltato, dalla voce del Ministro dell'Interno, Piantedosi, ma anche, poi, da altri commentatori e opinionisti che la norma contenuta nell'articolo 5, ossia la cosiddetta norma anti-rave serviva al nostro Paese a colmare un vuoto giuridico, per allineare la normativa nazionale italiana alle normative di altri Paesi europei che, prima e meglio di noi, avevano varato legislazioni anti-rave. Mi rivolgo, in particolare, al Sottosegretario Sisto, che, però, vedo impegnato in questo momento, perché il Sottosegretario Sisto è un giurista, a differenza del Ministro Piantedosi. Io apro una parentesi: personalmente, resto un einaudiano convinto: Einaudi diceva “via i prefetti”. Io resto convinto che quella sarebbe una vera innovazione, una vera soluzione nel nostro ordinamento, ma torno all'oggetto dell'ordine del giorno e, cioè, quanto quell'affermazione del Ministro Piantedosi, non fondata su basi giuridiche, fosse del tutto mendace nei confronti non solo di questo Parlamento, ma dell'opinione pubblica. Si diceva che le normative di altri Paesi prevedrebbero sanzioni molto più pesanti. A seguito di verifiche e approfondimenti compiuti sulle legislazioni penali dei principali Paesi europei, risulta esattamente il contrario. Intanto, quelle normative rispondono con rigore al principio di tassatività: sono tutte norme che individuano il fatto costituente reato con limpida precisione. Esaminiamole, rapidamente.

Nel caso dell'ordinamento francese, sono in vigore, è vero, norme specificamente dedicate ai raduni esclusivamente festivi a carattere musicale. In questo caso, il codice della sicurezza interna francese stabilisce che gli organizzatori di questi eventi debbano ricevere autorizzazione soltanto ove si preveda una presenza di un numero di partecipanti non inferiore ai 500 e che la domanda debba essere corredata da una dichiarazione che illustri le misure previste in tema di sicurezza, igiene e rispetto della quiete pubblica. Nel caso in cui queste misure vengano valutate come insufficienti, le autorità possono chiedere ulteriori provvedimenti e imporre tutte le misure necessarie per il corretto svolgimento del raduno. Le autorità possono impedire il raduno nel caso in cui, poi, queste misure previste e prescritte non siano rispettate. Gli assembramenti possono essere sgomberati solamente dopo aver informato i partecipanti della necessità di allontanarsi per almeno due volte, senza successo. Quanto alle eventuali sanzioni - arriviamo al punto -, l'ordinamento francese prevede che gli organizzatori che non abbiano presentato la documentazione richiesta siano puniti con una multa, con una sanzione pecuniaria pari a 7.500 euro e con una pena detentiva non superiore ai 6 mesi. Il massimo di pena è di 6 mesi, non di 6 anni, come nel provvedimento che stiamo esaminando.

Passiamo rapidamente al caso del Regno Unito. Gli organizzatori dei rave party descritti come raduni di almeno 20 persone durante i quali viene riprodotta musica con volume tale da causare disagi ai residenti possono essere puniti con una pena detentiva - anche in questo caso - non superiore a 3 mesi, quindi la metà di quello che prevede la legislazione francese. Tre mesi: noi abbiamo 3 anni come minimo della pena prevista dal decreto in esame.

Sia nel caso della Francia che nel caso del Regno Unito, a differenza di quanto è previsto dall'ordinamento italiano in base a questa innovazione che si va a introdurre, la pubblica accusa non è tenuta obbligatoriamente ad esercitare l'azione penale, come noto, ma, al contrario, ne valuta l'opportunità e può discrezionalmente decidere di esercitarla o meno.

Né in Germania né in Spagna, a differenza di quanto era stato detto in quelle giornate gloriose di annuncio di questo decreto, sono in vigore leggi nazionali volte a contrastare i rave party.

Dico tutto questo perché? Perché, a nostro avviso, questo è un nuovo delitto che si introduce - e concludo, Presidente - nel nostro codice penale per la commissione del quale, quasi sicuramente, pochissime persone saranno condannate, se non nessuna, per quanto è scritto male.

Però, darà luogo ad un'intensa attività di Polizia, che non si baserà su una norma chiara, ma su una norma talmente vaga e incerta che lascerà spazio ad un'attività molto discrezionale. Questo è l'opposto - e concludo davvero - di quanto il Ministro della Giustizia di questo Governo va predicando e va professando da quando è entrato in carica. Ragionevolezza delle pene, pene alternative: qui abbiamo addirittura un massimo di pena tale che non può portare alle misure alternative. Scrittura attenta puntuale delle fattispecie penali: tutto l'opposto.

Con questo ordine del giorno chiediamo che vengano valutati gli effetti applicativi di questa norma e, poi, il Governo intervenga per allinearli davvero al resto degli ordinamenti europei che non sono quelli che il Ministro Piantedosi ci ha raccontato.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola nuovamente, andando incontro alle richieste di conoscere fin da ora le pause di natura tecnica, comunico che la sospensione sarà effettuata dalle ore 7 alle ore 8 di domani mattina.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. In un momento di emergenza, ci può anche stare che si alleggeriscano le competenze di un tribunale, ma farlo una volta tornati alla normalità significa voler ignorare il danno che questa norma può portare.

Con l'articolo 5-quaterdecies viene prorogata fino al 31 dicembre 2025 l'applicabilità dell'articolo 218, commi 2, 3, 4 e 5, del decreto-legge n. 34, la norma che prevede che le controversie aventi ad oggetto provvedimenti relativi alle ammissioni ai campionati professionistici e dilettantistici adottati dalle federazioni sportive nazionali possano essere trattate con procedimento abbreviato, senza dimenticare un periodo che recita: “ivi compresa la definizione delle classifiche finali, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all'organizzazione, alla composizione e alle modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati per le successive stagioni sportive”.

Siamo di fronte ad una norma di carattere eccezionale, mai adottata prima nella storia dello sport italiano, con la quale, di fatto, vengono attribuite alla Federcalcio amplissime prerogative ed il potere decisionale diretto, senza il preventivo parere del CONI. Questa norma, però, non tiene conto di un fatto non certo leggero: tra le società professionistiche a cui verrà applicata questa normativa ci sono le società calcistiche di serie A, che larga parte sono quotate in borsa, per cui dovrebbero essere soggette a doppio controllo e non a controllo semplificato. È di qualche giorno fa la notizia che la procura di Torino ha riaperto il fascicolo sulle plusvalenze registrate a bilancio da varie squadre di serie A, dopo essersi già pronunciata sulla sentenza assolutoria operata dalla giustizia sportiva il 15 aprile ultimo scorso, ridicolizzando i magistrati sportivi e trattandoli da dilettanti. Una sentenza che, lungi dal costituire un ostacolo per le contestazioni operate, ne suffraga, invece, la bontà e il fondamento: questo diceva la procura di Torino.

Il mondo del calcio non è più paragonabile a quello che ebbe origine nel XIX secolo, il cosiddetto calcio moderno. L'attuale calcio è un'impresa, un'impresa commerciale, con regole certe, con obblighi amministrativi da rispettare, come qualsiasi altra azienda. Ma io chiedo a questa maggioranza: permettereste a una qualsiasi azienda di essere trattata solo ed esclusivamente con un procedimento abbreviato? Permettereste a una qualsiasi azienda di non essere chiara con i bilanci?

Lo so che potrebbero obiettare che questa norma non è applicabile solo alle squadre di serie A, ma a tutte le società, sia dilettantistiche che professionistiche; ma anche il cosiddetto lodo salvacalcio, il lodo Lotito, per intenderci, e dico Lotito non perché sia una mia invenzione, ma solo perché, da buon esibizionista, il senatore Lotito se ne è andato vantando su tutti i giornali e ovunque gli sia stata data la possibilità di farlo. Il lodo Lotito è servito principalmente a far risparmiare il 7 per cento di mora a chi, invece di onorare gli impegni con lo Stato, così come sono stati costretti a fare migliaia di commercianti o piccoli imprenditori quando è scaduta la proroga, ha brigato e trafficato pur di evitarsi more e ricadute economiche. Ecco, il timore che la mancanza di un'approfondita analisi, dovuta ad un rito abbreviato che non consente un dibattimento, ma solo un giudizio basato sul contenuto del fascicolo del pubblico ministero, possa falsare non più un singolo risultato sportivo, ma gli interessi economici di azionisti, di gente comune, interessi economici, non uno sfratto o un contenzioso assicurativo, senza contare che, con rito abbreviato, si avrebbe immediatamente una riduzione di un'eventuale condanna di un terzo o della metà della pena. Insomma, una decisione in autonomia presa da una federazione che potrebbe essere condizionata non lederebbe più il solo diritto sportivo, ma toccherebbe interessi ben più consistenti, come dimostrano le inchieste ultime sul mondo del calcio con plusvalenze e bilanci truccati che potrebbero aver messo addirittura in discussione i precedenti campionati e leso gli interessi degli azionisti di squadre che avrebbero potuto essere prime e, invece, sono state penalizzate da comportamenti scorretti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie Presidente. Con questo mio ordine del giorno n. 9/705/43, noi chiediamo al Governo di riconsiderare l'introduzione del nuovo reato, di cui all'articolo 633-bis del codice penale. Vi chiediamo di rinunciare a questa norma, ben sapendo che è come se vi chiedessimo di rinunciare a voi stessi, alla vostra natura, alla vostra identità, che avete voluto mostrare come un biglietto da visita con il vostro primo decreto. Chi siete, cosa portate? Un nuovo reato e un condono per i no-vax. Non c'era alcuna necessità e urgenza di questo decreto e manca il requisito costituzionale dell'omogeneità, necessaria per l'adozione di un decreto-legge, come abbiamo detto in sede di questione pregiudiziale. A ben vedere, una coerenza tutta politica, o meglio, tutta propagandistica c'è: è un decreto manifesto, il manifesto della vostra destra, che non è destra sociale - e lo avete dimostrato con una manovra che non fa nulla per i salari, fa cassa sui poveri, toglie ai molti per dare ai pochi - ma è la vecchia destra di sempre, che tiene insieme la stretta securitaria e il “me ne frego” sui doveri pubblici, in spregio della tragedia nazionale che abbiamo vissuto durante la pandemia.

La norma anti-rave non è e non è mai stata una norma contro i rave. Era una norma contro i raduni e le manifestazioni, che si prestava all'arbitrio dell'autorità pubblica, in spregio del diritto costituzionale di riunirsi liberamente. Evidentemente l'arbitrio vi piace e piace al Ministro Piantedosi. Lo abbiamo visto nel porto di Catania, con l'infame selezione dei migranti, e lo vedremo probabilmente con i nuovi decreti che si apprestano a uscire oggi dal Consiglio dei ministri, una riedizione peggiorata dei decreti Salvini ad opera del suo ologramma. Il Ministro Piantedosi si ribellò alle nostre proteste per quella norma liberticida. Insieme alla Presidente Meloni hanno mentito al Paese, dicendo che sarebbero state escluse le intercettazioni da quelle norme e non era vero. Piantedosi disse che garantiva lui. Le interviste di Piantedosi, per fortuna, non sono ancora fonte del diritto, non fanno giurisprudenza, e evidentemente non ha garantito nemmeno per lo stesso Governo che, giustamente, dopo le critiche arrivate anche da qualche sparuta voce della maggioranza, ha riscritto profondamente quella norma. Questa riformulazione, però, concepita in qualche angusto e pensoso ufficio di via Arenula, certo non peggiora la norma, ma nemmeno la migliora: l'obbrobrio giuridico resta un obbrobrio giuridico. La maggioranza ha scoperto che esisteva già un articolo del codice penale che punisce quella condotta, l'articolo 633. Ma non basta, il Governo Meloni-Salvini non può dire: “Scusate, abbiamo sbagliato, ritiriamo quella norma, Piantedosi è meglio che vada in pensione”. No! Il Governo introduce una nuova fattispecie di reato con un riferimento vago, troppo vago, alla concreta pericolosità della condotta. Cosa giustifica per chi organizza o promuove un raduno musicale, un inasprimento tale, una sproporzione tale delle pene, con la reclusione da 3 a 6 anni, che, per intenderci, equivale a quanto previsto per l'omicidio colposo?

Per una condotta, che già configura il reato di invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, qual è l'elemento che giustifica un reato che - ricordo - prevede la possibilità di intercettazioni? Il concreto pericolo? Concreto vuol dire nulla. L'utilizzo degli stupefacenti? No, perché la pericolosità, come è scritto nella norma, deriva anche da altro, come le norme sulla sicurezza e sull'igiene: anche qui, tutto e nulla. Qual è l'elemento, allora, che specifica, che aggrava questa condotta? Qual è la sua ratio distinguendi, come direbbero i giuristi? Teniamoci forte, perché è lo scopo musicale del raduno oppure, come recita la norma, altro scopo di intrattenimento. Così, se una setta religiosa invade un sito per un raduno, ricorrendo all'uso di stupefacenti, dando luogo a ogni tipo di pericolo, non è punibile con il reato, perché il fine è mistico, non ludico. Se un gruppo di neofascisti, in pieno delirio ideologico, si riunisce, anche lì non ci sono pene spropositate, perché il fine non è musicale, il fine, semmai, è la ricostruzione del partito fascista, ma su questo si chiudono non uno, ma due occhi. Se, invece, dei giovani si ritrovano a Ferragosto, per un falò, in spiaggia, con una chitarra, per strimpellare qualche canzone e, magari, tirano fuori qualche spinello, allora commettono un reato che gli può costare 6 anni di prigione. Oppure, se un gruppo di suore si ritrova all'aperto in un posto che può dar luogo a qualche forma di pericolo, per ascoltare, che ne so, le cantate o le fughe di Bach, allora possono incorrere in quel reato.

C'è uno spettacolo bellissimo, Presidente, del premio Oscar Nicola Piovani. È in teatro in questi giorni - può andare a vederlo, glielo consiglio -, si intitola La musica è pericolosa. È una frase di Fellini, che non vale la pena di spiegare: la musica è pericolosa. Ma non credo che abbia ispirato la maggioranza e il Governo, perché nemmeno la fantasia più sfrenata poteva arrivare a questo vostro delirio e, forse, non ve ne rendete neanche conto. Siete passati dal pericolo al ridicolo, ma non si scende nel ridicolo con il diritto penale, non si può, non si deve, perché il diritto penale è carne e sangue delle persone.

Allora, Governo, se si trattasse solo di voi, non vi avremmo chiesto di rinunciare a questa norma, a come siete e a come vi volete presentare. Ma c'è di mezzo il diritto penale e può andarci di mezzo la vita delle persone, dei nostri figli, per questo vi chiediamo di ritirarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei illustrare l'ordine del giorno partendo da un presupposto: qual è il motivo per cui una parte politica, un Governo, un'istituzione, ha alcune priorità nella sua azione? Nel caso della giustizia o della lotta alla criminalità, ovviamente, è quello che un Governo può ritenere la cosa più pericolosa. Allora, la prima domanda che ci poniamo è se nei bar, nelle stazioni, nei nostri consessi pubblici, i cittadini parlano del problema dei rave party oppure dei problemi della camorra, della mafia, della 'ndrangheta e della Sacra Corona Unita. Sia chiaro che chi occupa abusivamente o chi organizza iniziative in modo illegale deve pagare per gli errori o per i reati che commette; ma io vi pongo un problema che è un paradosso. In queste ultime settimane, grazie ad alcune denunce, la magistratura ha fatto sgomberare 13 famiglie legate ai clan che, da vent'anni, occupavano abusivamente un edificio pubblico. Nessuna di queste persone, legate alla camorra, secondo quello che ha detto la magistratura, secondo quello che è emerso dalle inchieste, è in questo momento in galera: nessuna di queste persone rischia 6 anni. Com'è possibile che un immobile può essere occupato, utilizzato, sfruttato - perché addirittura subaffittavano, mi riferisco a via Egiziaca, a Pizzofalcone che è sorta agli onori della cronaca -, e questi delinquenti non abbiano problemi? Perché nel decreto del Governo non si è deciso un inasprimento totale nei confronti dei camorristi e dei delinquenti che occupano abusivamente i luoghi pubblici, la malavita organizzata? Io spero che non sia perché in troppi casi alcuni ambienti politici, con le occupazioni abusive, hanno fatto i voti, le hanno utilizzate come strumento; addirittura ci sono clan che gestiscono interi territori, aree e case che dovrebbero spettare alla vera povera gente, che vengono utilizzati dalla criminalità organizzata.

Ma noi chiediamo anche di più: perché non prevedere norme nei confronti di un sistema che appesta molte grandi città, a partire, purtroppo, da quella dove io sono nato e abito, Napoli, come quello dei parcheggiatori abusivi? Il tema che noi ci poniamo è - e questo è l'ordine del giorno che noi chiediamo al Governo di attuare - perché i rave party? Qual è il motivo per cui si è partiti da delle feste? Non so, mi sembra quasi che sia un ritorno al passato, forse volevano fermare Woodstock, non lo so, è come un accanimento nei confronti di un tema che, sicuramente, esiste, ma che è marginale rispetto alla nostra società. Diciamoci la verità, il tema è marginale rispetto al problema generale della criminalità organizzata che appesta il nostro territorio, contro la quale si fa ancora troppo poco; le pene sono deboli, molto spesso le condanne non arrivano o non sono previste condanne gravi per comportamenti ignobili, molto più gravi dei rave party. E dove sono l'attenzione e la determinazione, da parte di un Governo che dovrebbe volere svolgere, nell'ordine e nella legalità, la sua primaria azione.

Ecco, è questo che ci lascia sconcertati e lascia sconcertata anche una persona come me, che non ha pregiudizi e che ha apprezzato anche le parole del Presidente del Consiglio, che conosco da trent'anni, perché ci siamo conosciuti quando lei era rappresentante del Fronte della Gioventù e io dei Giovani Verdi; quando ha parlato di lotta alla camorra e alla criminalità io ho apprezzato e mi sarei aspettato, come primo atto, un atto di contrasto frontale nei confronti della criminalità e, invece, l'atto frontale è nei confronti dei rave party (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, la legge di bilancio ha operato una serie di tagli significativi in diversi settori, in particolare, in quello della giustizia e, specificamente, al personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: ben 36 milioni di euro in meno nei prossimi tre anni per l'amministrazione delle carceri italiane, un paradosso pericoloso, se si considera lo stato di emergenza vissuto dagli istituti di pena del nostro Paese. Solo dall'inizio dell'anno, si sono registrati più di ottanta suicidi, un record indegno, in tutta la storia dell'Italia repubblicana. Nello stesso periodo, sono stati oltre mille i tentativi di suicidio, per fortuna sventati dal prezioso lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria. Nonostante ciò e nonostante il Governo, con il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, abbia posto l'emergenza carceraria tra le priorità dell'azione dell'Esecutivo, la legge di bilancio ha cancellato, con un tratto di penna, tutte le promesse. I tagli interrompono violentemente un percorso virtuoso, ancorché insufficiente, fatto negli anni per colmare le gravi carenze di personale della giustizia, in particolare nel circuito penitenziario e nell'esecuzione penale esterna, ma ovviamente non solo. E pensare che con le leggi di bilancio per gli anni 2019, 2020 e 2022 erano state previste assunzioni di centinaia di unità di personale del comparto funzioni centrali per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.

Oggi, invece i tagli di spesa incideranno pesantemente sulla tenuta di un sistema già particolarmente fragile, tagliando le gambe a tutti gli sforzi fatti in questi anni. Ciò che rischia di essere maggiormente colpito sono le attività trattamentali delle persone detenute nell'ambito dei percorsi di reinserimento, elementi essenziali per dare attuazione ai principi costituzionali sulla funzione della pena. Allo stesso tempo, rischia di arrestarsi il percorso delle nuove assunzioni di personale, fondamentale per garantire la funzionalità degli istituti e con essa dignitose condizioni di vita delle persone private della libertà personale.

Solo poche settimane fa, Presidente, denunciavo con un'interrogazione l'ennesimo caso di violenza nelle carceri, episodi estremi a cui si arriva anche per l'assoluta inadeguatezza dell'organico presente. Oltre a tutto questo deve considerarsi il contesto in cui vengono inseriti i tagli a cui ho fatto riferimento; si tratta di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna altra misura relativa al comparto penitenziario. Persino dove vengono previste risorse per l'edilizia giudiziaria manca del tutto qualunque riferimento all'edilizia penitenziaria e di gestione degli spazi, a fini di riduzione del sovraffollamento, trattamentali. Per realizzare veramente la funzione rieducativa della pena, così come delineata nella nostra Costituzione, occorrono investimenti sul personale e investimenti sulle strutture. Si tratta di sforzi che è necessario fare nell'interesse non solo dei detenuti, ma anche del personale che nelle carceri lavora e vive ogni giorno e, soprattutto, di tutti i cittadini, perché, se la pena riesce a svolgere una funzione rieducativa ed emancipante, il rischio di recidiva diminuisce sensibilmente, come dimostrano tutti gli studi più autorevoli. Questo permette di ridurre l'illegalità e, quindi, di aumentare la sicurezza a beneficio di tutta la collettività.

Per questo, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, vogliamo impegnare il Governo a stanziare risorse adeguate per realizzare interventi straordinari sulle carceri e per l'architettura penitenziaria e la manutenzione delle strutture esistenti, per la rielaborazione e la realizzazione di un modello coerente con l'idea di rieducazione. Ci aspettiamo in proposito un segnale forte da parte del Governo e un impegno serio, visto che un analogo ordine del giorno, in sede di approvazione della legge di bilancio, è stato rigettato da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Tra pochi giorni, allo scadere dell'anno, mentre tutti festeggeranno l'arrivo del 2023 con il bicchiere di spumante in mano, purtroppo circa 700 persone in regime di semilibertà dovranno rientrare a dormire all'interno delle carceri, dopo che per due anni e mezzo hanno usufruito di licenze straordinarie che permettevano loro di trascorrere le notti a casa. La semilibertà è una delle misure alternative al carcere che l'ordinamento penitenziario italiano prevede per detenuti che abbiano certi limiti di pena e che il magistrato abbia ritenuto idonei ad accedervi. In tempi ordinari permette alla persona interessata di uscire, durante il giorno, dal carcere per recarsi al lavoro e farvi rientro alla sera.

Le misure alternative non significano incertezza della pena, ma certezza di una pena eseguita diversamente rispetto a quella carceraria. Una persona rinchiusa per anni e poi, arrivata all'ultimo giorno di pena, abbandonata di fronte al cancello del carcere è ben più probabile che tornerà a commettere un reato rispetto a chi ha avuto l'opportunità di riavvicinarsi con gradualità al mondo del lavoro e ad altri contesti sociali. Le misure alternative sono state pensate dal legislatore non per buonismo, bensì in un'ottica di protezione sociale, di lotta alla recidiva e di conseguente aumento della sicurezza esterna.

Con l'arrivo della pandemia nel marzo 2020, varie misure furono adottate proprio per mitigare il forte stato di affollamento nel quale versavano le carceri. Anche in questo caso, nessun buonismo, lo scoppio di focolai penitenziari, facilmente atto a sfuggire di mano, avrebbe potuto comportare un grave appesantimento della sanità pubblica, con conseguenze negative sulla popolazione libera.

Tra le misure adottate vi è quella di non far rientrare la sera in carcere chi in ogni caso già trascorreva l'intera giornata fuori. Ciò aveva l'effetto, da un lato, di evitare la commistione tra esterno e interno e, dall'altro, di liberare stanze e brande per collocarci le quarantene o chi viveva in sezioni rese rischiose dall'eccessivo affollamento, e tutto ciò senza rischiare di far uscire pericolosi criminali visto che si trattava di persone che già varcavano la soglia tutte le mattine.

Qual è oggi il senso di farle tornare in carcere ogni sera? I numeri della popolazione detenuta sono in continua ascesa: oggi abbiamo più di 56 mila presenze per 51 mila posti ufficiali, che poi scendono a 47 mila se consideriamo le varie sezioni attualmente chiuse per manutenzione. In questi due anni e mezzo le circa 700 persone in semilibertà hanno tenuto un comportamento corretto e non hanno fatto parlare di sé. Il mondo del carcere avrebbe ben altri problemi a cui pensare. La triste conta dei suicidi continua anche in questo fine anno e mai si era arrivati a queste cifre: oltre 80 suicidi in questo 2022, quando lo scorso anno erano stati 58, in quello precedente 61 e in quello ancora precedente 53.

Se la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, se la rieducazione deve essere laicamente intesa nel senso del suo reinserimento in condizione di autonomia e di legalità nel contesto sociale, non è ammissibile una regressione di fatto nel trattamento penitenziario. Il principio della progressività del trattamento penitenziario impone che non vi sia una retrocessione immotivata nel percorso rieducativo. Il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà ha espresso l'auspicio di tutti i garanti che il Governo assuma una propria decisiva iniziativa per impedire il rientro in carcere delle centinaia di persone in regime di semilibertà. Anche l'associazione Antigone ha lanciato un appello al Governo e al Parlamento per chiedere la proroga di questa misura. Pertanto, noi chiediamo al Governo di impegnarsi a prorogare le misure introdotte dalla normativa anti-COVID per queste persone in regime di semilibertà che negli ultimi due anni hanno già goduto di una licenza straordinaria, al fine proprio di proseguire il proficuo percorso rieducativo in linea con l'articolo 27 della Costituzione. Concludo. Mentre noi, quindi, festeggeremo il passaggio al nuovo anno fra pochi giorni, ricordiamoci di queste persone e forse il nostro brindisi sarà un po' amaro. Questo Governo si sta prendendo una grossa responsabilità. Questi sono i provvedimenti che rivestono carattere di urgenza e certamente non i rave party (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, la cancellazione dall'elenco dei reati ostativi ai benefici penitenziari di un lungo elenco di delitti contro la pubblica amministrazione da parte del Governo e della maggioranza è stato un autentico colpo di mano con cui si fa evidentemente finta di non sapere quanto quelle condotte facciano male all'economia, alla società italiana, alla libera concorrenza, alle imprese sane e ai diritti dei cittadini onesti. Così come si finge di non vedere come la corruzione non sia solo il comportamento illecito di qualche furbetto con il malloppo in tasca, ma, innanzitutto, il mezzo con cui le grandi reti criminali prendono il controllo delle pubbliche amministrazioni e dei capitali pubblici con cui indirizzano le scelte politiche e istituzionali.

Con questa mossa state cancellando quasi del tutto l'effetto della deterrenza e l'incentivo a collaborare con la giustizia per corrotti e corruttori. Accedere ai benefici penitenziari significa, nella maggior parte dei casi, scontare in carcere poco o nulla del periodo previsto dalla pena. Non contenti, preparate il terreno per una delle prossime mosse e presentate un provvedimento che addirittura punta a cancellare anche la riforma della prescrizione. Prevediamo tempi oscuri per la giustizia in Italia.

Proprio in questi giorni è davanti ai nostri occhi un caso che più clamoroso non si può: lo scandalo di corruzione che riguarda il Parlamento europeo, il cosiddetto Qatar gate, che coinvolge poteri pubblici istituzionali nazionali e continentali, toccando addirittura tre diversi continenti. Ebbene, con il vostro colpo di mano, Governo Meloni e maggioranza, tra i reati per i quali avete deciso che devono tornare i benefici penitenziari anche in assenza di collaborazione quale c'è? C'è anche quello previsto dall'articolo 322-bis del codice penale, cioè la corruzione internazionale.

La cronaca e la realtà dei fatti vi sono palesati davanti proprio mentre iniziate a smantellare l'impianto normativo che contrasta i reati dei colletti bianchi. Proprio per la natura pulviscolare che sta assumendo, il fenomeno della corruzione va aggredito con misure repressive e preventive, soprattutto se si pensa al fatto che sta avendo caratteristiche sempre più liquide e internazionali. La cosiddetta internalizzazione del mercato ha, infatti, moltiplicato le occasioni di contatto con i pubblici ufficiali di Stati diversi da quelli in cui l'ente giuridico è costituito o ha la sua sede operativa.

L'esame di questo decreto-legge sia al Senato che alla Camera è stato costellato da arroganza e prepotenza da parte del Governo e della sua maggioranza, che hanno chiuso ogni varco al possibile confronto parlamentare finalizzato al perfezionamento del testo originale. Avete così dovuto riscrivere la norma anti-rave, perché vi siete resi conto voi stessi che era una mostruosità dal punto di vista giuridico, politico e sociale. Per il resto, oltre ad aver respinto ogni nostra proposta migliorativa, avete pure portato a termine il blitz salva corrotti.

Con quest'ordine del giorno, con cui chiediamo di mantenere nel novero dei reati ostativi la corruzione internazionale, insieme ad altri puntuali che sottoponiamo all'Aula, contribuiamo a prendere la direzione corretta del contrasto efficace al malaffare del nostro tempo che si colloca innanzitutto al vertice della società, tra uffici e eleganti e grandi flussi di capitale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, stiamo discutendo gli ordini del giorno di questo decreto-legge che è passato nell'immaginario collettivo, nel racconto della comunicazione di questi giorni, come il decreto no-rave. Credo che, invece, potremmo dire, in maniera molto chiara, che questo è il primo decreto no-vax di questo Governo.

In barba a migliaia di medici e operatori della sanità che si sono vaccinati nei mesi passati per tutelare la loro salute, come è stato per tutti noi, ma soprattutto per tutelare quella degli altri, dei più fragili e dei malati, questo decreto sospende in anticipo l'obbligo vaccinale per i medici e abbona le multe per chi semplicemente non ha fatto il proprio dovere. Un'amnistia sanitaria, uno schiaffo ai lavoratori e ai professionisti che anche in altri campi, invece, hanno rispettato l'obbligo.

Molte regioni hanno espresso la loro contrarietà a un provvedimento di cui cogliamo solo l'aspetto ideologico, dal momento che non comporterà nessun vantaggio, e che strizza gli occhi a chi non ha rispettato gli obblighi durante la pandemia, in qualche modo proseguendo quell'azione che ben abbiamo visto mettere in campo nella legge di bilancio nei confronti di altre categorie che non hanno rispettato le regole, quelle fiscali e quelle del pagamento delle tasse, e che soprattutto induce a credere che siamo tornati nell'era pre-COVID, quando, in realtà, proprio i dati di questi giorni ci dicono che è esattamente il contrario. Ci saremmo aspettati un ripensamento da parte della maggioranza e del Governo anche in queste ore, perché continuare a combattere la pandemia è un dovere di tutti.

Poi, a fronte di ben altre priorità e urgenze del nostro Paese anche in tema di sanità, appare davvero incomprensibile la volontà di introdurre, da una parte, l'ennesima norma esemplare, punitiva e repressiva, per di più priva di qualsiasi carattere di necessità e urgenza. Un insulto a norme di civiltà che offende la scienza e la convivenza sociale.

Siamo in presenza di una guerra alle porte dell'Europa, di una pandemia che fatica a regredire, di un'inflazione che riporta i dati degli anni Ottanta e, di fronte a un quadro così preoccupante per il Paese, il Governo ha scelto di presentare le sue referenze in materia di giustizia nel primo Consiglio dei ministri con un tris degno di un abile giocatore di poker, delineando, a dispetto delle dichiarazioni del Ministro Nordio, una concezione della giustizia come punizione e isolamento del reo dalla comunità, al contrario, invece, di un coinvolgimento attivo della vittima, della gente e della stessa società offesa alla ricerca di soluzioni.

Allora, se era plausibile un decreto-legge in materia di ergastolo ostativo, per l'imminente scadenza fissata dalla Corte costituzionale, la nostra contrarietà rispetto ad altre norme contenute in questo decreto è totale: non si ravvisa alcuna necessità e urgenza e siamo di fronte a norme pletoriche e di dubbia costituzionalità. Mi riferisco all'introduzione del nuovo reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica o la salute pubblica, la cui pericolosità – guardate - è insita soprattutto nel modo in cui è scritto questo reato, nelle sue smagliate potenzialità applicative. In realtà, si tratta appunto di una norma dai confini incerti, affidata alla discrezionalità delle autorità di polizia, con evidenti rischi per il diritto di riunione costituzionalmente garantito, una norma scritta così male che il Senato è dovuto intervenire per modificarla radicalmente, ma senza cancellare un vulnus che resterà nel nostro sistema penale. Una situazione che, se fosse applicata rigorosamente persino ai soli rave, come paventato dalla presidente dell'associazione Antigone, avremmo bisogno di almeno 100 carceri, 30 mila poliziotti e 3 miliardi di euro. Più che di sovraffollamento, dovremmo parlare di internamento di massa e non è certo così che si può affrontare un fenomeno di massa come quello dei consumi e delle aggregazioni giovanili underground.

E poi il provvedimento prevede la sospensione dell'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo penale. Quello che inquieta più di tutto è l'argomento speso per questa sospensione, che sembra preludere a modifiche di merito nel mirino della maggioranza, cioè la cancellazione della previsione di sanzioni alternative al carcere per i reati minori comminabili in sentenza. Lo hanno ricordato i colleghi: questo è il Paese in cui si conta un numero inaccettabile di suicidi e c'è una sottovalutazione delle condizioni in cui vive la popolazione carceraria, in cui operano le persone che lavorano in quel settore e voi - decisione incomprensibile - avete deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza COVID. Si costringono così, dal prossimo 1° gennaio, settecento persone che, da oltre un anno, oltre a lavorare, dormono fuori, a tornare in carcere la notte. Concludo, Presidente: sono persone che non hanno avuto alcun comportamento da sanzionare, a cui viene imposta una modifica delle condizioni di esecuzione della pena che, invece, hanno funzionato, senza che si sia affrontato in alcun modo il problema enorme del sovraffollamento carcerario. Questo è un decreto che non dà risposte a problemi reali e concreti, che affronta in maniera strumentale e approssimativa, con norme che troveranno una difficoltà di applicazione, questioni non prioritarie e su cui vi chiediamo, attraverso i nostri ordini del giorno, di assumere un ripensamento e un'azione conseguente in merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Eleonora Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. L'introduzione di un nuovo reato contro i raduni illegali, che questo Governo vuole approvare con un decreto-legge, non poteva che creare reazioni di sdegno, critiche e polemiche, in particolare per il tempismo della sua presentazione, l'ambiguità del testo, che ha sollevato numerosi dubbi di costituzionalità da parte dei costituzionalisti e l'eccessiva severità delle pene, se confrontate con quanto accade in altri Paesi europei. Il Governo - lo ricordo a tutti - è tenuto a ricorrere ai decreti-legge soltanto per far fronte a situazioni impreviste che presentino requisiti di necessità e urgenza, soprattutto se si tratta di introdurre nuove fattispecie di reato. Questo decreto-legge e in particolare questa disposizione penale sui raduni illegali - dobbiamo dirlo sinceramente - non soddisfa in alcun modo tali criteri di necessità e urgenza; la fretta, si sa, è cattiva consigliera.

Da tempo però vari esponenti delle destre chiedevano di introdurre maggiori restrizioni contro i rave party, sostenendo che questo tipo di feste fosse presente per lo più in Italia, ma non si sa sulla base di quali elementi questo venisse asserito. Su questa linea si è espresso, ad esempio, anche il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che il 3 novembre in un'intervista a La Stampa ha dichiarato che il provvedimento del Governo è giusto perché l'Italia non può essere il Bengodi, dove vengono a fare i rave da tutta Europa. Quindi, eccoci qui a commentare una norma di cui francamente l'Italia e l'opinione pubblica tutta - in particolar modo in questo momento storico - non sentivano alcun bisogno. Per questo, il Governo appena insediato ha definito questa dei rave party come una grave piaga sociale che affligge il nostro Paese, talmente pericolosa e insidiosa da rendersi necessaria la decretazione di urgenza in materia penale, una vera e propria follia. È una norma da cui invece emerge soltanto, in tutta evidenza, la volontà di punire in maniera indiscriminata la manifestazione di libertà. Una misura così fortemente repressiva rischia di incentivare invece l'organizzazione di eventi più nascosti e irraggiungibili e quindi molto più difficili da gestire attraverso gli interventi di riduzione del danno e tutela della salute pubblica e di contenimento di eventuali casi critici tra i partecipanti. Si consideri che si prevede una pena massima sotto i 6 anni persino per gli atti di terrorismo verso cose con ordigni esplosivi, l'omicidio colposo, l'omissione di soccorso, l'abbandono di minori o incapaci, l'occultamento di cadavere e l'adescamento di minorenni. La norma continua ad avere un'applicazione arbitraria e discrezionale e la pena prevista per gli organizzatori e i promotori rimane assurdamente squilibrata. Inoltre, va considerato che la normativa relativa all'occupazione di suolo o edifici è già presente nel nostro ordinamento e gli ultimi due rave di grandi dimensioni, tenuti a Valentano nel 2021 e a Modena nel 2022, non hanno comportato problemi di ordine pubblico, come verificabile dalle fonti che li documentano: in entrambi i casi lo sgombero è avvenuto in forma pacifica e negoziata tra le Forze dell'ordine e gli organizzatori e con il coinvolgimento attivo dei partecipanti, quindi questo vuol dire che ci sono già leggi vigenti efficaci con cui operare senza che se ne producano altre. Il fenomeno non pare poi così diffuso, né - come detto - desta particolare preoccupazione nell'opinione pubblica e - cosa più importante - va detto che, vista la natura illegale di questo fenomeno, non esistono nemmeno statistiche ufficiali a livello europeo su dove siano i più frequenti e partecipati rave party. La sola certezza è che non è vero che questo tipo di eventi si tenga solo nel nostro Paese: sono molti infatti i casi recenti di raduni organizzati, in alcuni casi anche sgomberati, in giro per l'Europa. In un'ottica futura, pertanto, riteniamo che qualsiasi intervento in materia debba passare per una necessaria acquisizione di dati oggettivi che forniscano un quadro chiaro dell'impatto del fenomeno nel nostro Paese. Solo in possesso di questi dati possiamo comprendere la reale portata del fenomeno e dunque la conseguente necessità, o meno, di ulteriori interventi normativi in materia. Per tutte queste ragioni, chiediamo, con un ordine del giorno, al Governo di impegnarsi a predisporre un report con cadenza biennale sulla diffusione in Italia del fenomeno dei rave party, che miri quindi alla creazione di un database, una banca dati informativa per il rafforzamento della capacità di monitoraggio di questo fenomeno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie Presidente. Con questo ordine del giorno si interviene su una materia delicatissima, quella che riguarda la concessione dei benefici penitenziari nei confronti di condannati per reati ostativi che non collaborano con la giustizia. Questa normativa si è resa necessaria per un intervento preciso della Corte costituzionale che riteneva non adatta e non conforme all'articolo 27, terzo comma, della Costituzione - secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione del condannato - la presunzione assoluta di pericolosità sociale e di contiguità con le associazioni criminali in chi non si ravvedesse, ma che si esigesse da parte del giudice di sorveglianza un'analisi dell'iter, del comportamento e dell'atteggiamento del condannato durante l'esecuzione della pena per verificare se esso effettivamente abbia compiuto un percorso di rieducazione. Quindi, la normativa in esame riguarda questo.

L'attuale ordine del giorno, di cui sono firmataria, incide sull'articolo 1, comma 1, lettera a), n. 3), che interviene sul secondo comma dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario per introdurre una nuova disciplina nel procedimento per la concessione dei benefici penitenziari per i detenuti, non collaboranti, condannati per reati ostativi. La ratio iniziale di questa disciplina era proprio quella di differenziare il trattamento penitenziario dei condannati per reati di criminalità organizzata o altri gravissimi delitti dal trattamento dei condannati comuni, con l'esclusiva operatività della collaborazione. E non dobbiamo dimenticare che questa normativa è intervenuta all'indomani delle stragi di mafia, della strage di Capaci, in particolare. Questo perché? Per dare valore proprio alla persona, alla personalità, alle indagini, alla vita e all'opera di Giovanni Falcone, a cui tutti dobbiamo tanto e a cui lo Stato italiano deve tanto, il quale faceva dei collaboratori di giustizia un perno per la lotta vera contro la mafia.

Infatti, chi conosce effettivamente i mafiosi, chi conosce l'organizzazione, chi conosce territori, riesce a cogliere aspetti che, magari, in buona fede, altri non riescono a vedere. Chi aderisce al patto mafioso fa una promessa, un giuramento, a cui ben sa che non potrà disattendere se non con “scrusciu di catini o scrusciu di campani”, così da noi si dice: cioè, l'unico modo per uscire dalla mafia, per chi si associa, è quello di finire in carcere o di essere ucciso. Quindi, con i collaboratori di giustizia non solo si forniva la possibilità di uscire dalla mafia, ma sostanzialmente si dava un contributo notevole alle indagini che, come abbiamo visto, ha consentito di disvelare segreti italiani e di contribuire anche all'arresto di grandi criminali, come Totò Riina, Provenzano e lo stesso Brusca, che poi collaborò. Questo è il vulnus vero della mafia. Questa normativa per certi versi equipara o addirittura rende più agevolato il percorso di chi non collabora, di chi ha commesso questi gravissimi reati e non collabora, rispetto a quello di chi collabora. Quindi, più che lottare contro la mafia, per certi versi si fa un passo indietro e si finisce col favorirla, spero inconsapevolmente.

Ora, stabilendo, il nuovo decreto, forse anche correttamente, una presunzione relativa, per cui si arriva al giudice di sorveglianza per verificare il percorso del condannato, si impone, però, al giudice di sorveglianza una serie di limiti e di obblighi informativi che riguardano in particolare il perdurare dell'attività del sodalizio criminale, il profilo criminale del detenuto, le eventuali nuove imputazioni, eccetera; ossia tutta una serie di obblighi informativi per sopperire ai quali, evidentemente, è necessaria una macchina amministrativa, a disposizione del giudice di sorveglianza, di una particolare caratura, cosa che attualmente non è.

Quindi noi chiediamo al Governo di impegnarsi a fare in modo che i tribunali di sorveglianza e i giudici di sorveglianza abbiano un adeguato apparato amministrativo e anche una strumentazione adeguata, onde poter pervenire al meglio a una seria lotta alla mafia e a fare queste indagini in modo confacente. Noi siamo anche uno Stato in cui abbiamo visto la mafia dell'antimafia, non bastano le parole occorrono i fatti, e spero che il Governo addivenga a questi fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Carmina, le chiedo scusa, prima le ho napoletanizzato il cognome.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Zingaretti. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Signor Presidente, questo ordine del giorno sul COVID dovremmo approvarlo davvero tutti, ma purtroppo non sarà così. Ma dovremmo approvarlo tutti perché abbiamo alle nostre spalle mesi drammatici, segnati da lutti e vere e proprie tragedie. Mesi segnati da un'immensa generosità e fatica dei nostri operatori sanitari. In realtà, non tutti, perché alcuni, nei momenti più drammatici, sono fuggiti dalle loro responsabilità e ora questo Governo addirittura li premia. Ma sono stati mesi drammatici perché caratterizzati dal blocco totale dell'economia in molti settori della produzione, dalla chiusura delle attività culturali, dalla sospensione della didattica nelle scuole e nelle università, e questa sospensione ha generato ulteriori problemi di apprendimento per centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze, insicurezza per le imprese, per le famiglie, per il lavoro.

Il nostro obiettivo, dunque, dovrebbe essere comune e dovrebbe essere quello di non tornare mai più indietro e ricordarci che, se abbiamo vinto una prima fase della sfida, è solo grazie a una grande alleanza tra lo Stato, i Governi, le istituzioni e la scienza, che in realtà la destra italiana ha sempre combattuto o mal sopportato, ma è stata la scienza che ci ha consigliato e indirizzato verso misure preventive, e ci ha indicato poi, con i vaccini, l'efficacia di uno strumento che ha rallentato la corsa e poi piegato la curva dei contagi. Dovremmo, dunque, approvarlo tutti, perché purtroppo non era vero - e chiaramente non era vero - quanto annunciato dal Governo e dal Presidente del Consiglio, ossia che il tema del COVID ormai era alle nostre spalle e la partita del COVID era stata addirittura un po' inventata dalle forze democratiche e di sinistra. In realtà, la partita del COVID non era chiusa, e se l'Italia ha goduto dei risultati, in verità erano risultati ottenuti proprio grazie a politiche lungimiranti. Il segreto di quella lotta è stato sempre quello di anticipare il virus e i suoi effetti, e non attenderlo, perché l'attesa e i dubbi, invece, hanno sempre creato problemi e grandi confusioni.

L'ordine del giorno chiede e dice questo: abbassare la guardia sul COVID ora è un drammatico errore italiano. È un drammatico errore pensare al non obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. È un drammatico errore condonare gli operatori no-vax, basta andare nei reparti ospedalieri per capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un errore drammatico l'abolizione del tampone a fine quarantena, che ha garantito allo Stato la certezza e la quotidianità della comprensione di quello che ci stava accadendo. È un errore, cioè, dare al Paese l'idea di uno sciogliete le righe, perché la storia di questi anni ci ha, invece, insegnato il contrario, ossia che la libertà non è, di fronte al virus, fare ognuno come gli pare, ma piuttosto la libertà dal virus ci arriverà solo dal risultato di regole chiare e dal loro rispetto assoluto. Le notizie di queste ore, che arrivano dalla Cina, sono preoccupanti, se non drammatiche. Ammettiamo e lo diciamo: è stato corretto, ora, correre ai ripari immediatamente, con tempestività, negli aeroporti, ma, mi lasci dire, è l'ennesima conferma, questa tempestività, che, nella storia d'Italia, abbiamo fatto bene a reagire con regole e ad imporle, spesso contro chi ora governa questo Paese.

L'ordine del giorno richiama questa necessità: archiviate l'illusione che tutto sia finito, perché questo creerà solo scoramento e aumenterà i problemi. Invece, prepariamoci ad essere vigili, del resto, i numeri delle vittime di dicembre ce lo dicono. Su questi temi si poteva essere divisi a inizio pandemia, ma è davvero da pazzi, ora, dopo tre anni di sperimentazioni, continuare ad avere dubbi.

Quindi noi chiediamo al Governo un parere positivo e all'Aula un'approvazione di questo ordine del giorno, perché ora è chiaro a tutti, a tutto il mondo è chiaro, che la prevenzione, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela nelle scuole e nelle università dovrebbero essere la priorità assoluta. Ma se poi vediamo, come sta accadendo in queste ore, con questo decreto, che invece si aumentano le pene per i giovani che partecipano alle feste e poi si fanno i condoni ai no-vax, allora c'è tanta confusione. C'è tanta confusione non in noi, ma nella destra italiana e in questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, gentili colleghi, purtroppo siamo costretti a discutere, e credo non sarà l'ultima volta, di una norma che reprime e colpisce manifestazioni di cultura giovanile come i free party o i rave party che travalicano il confine della legalità, per dare vita ad eventi musicali aperti a tutti e completamente gratuiti, in spazi abbandonati o in disuso. Eventi che si susseguono dagli anni Ottanta ad oggi e che, nonostante molti Governi, in tutta Europa, abbiano provato a fermare con norme come la vostra, non hanno visto né uno stop, né un'interruzione, né una diminuzione degli episodi. Quindi, siamo, purtroppo, costretti a discutere di un film che abbiamo già visto e di cui conosciamo già la scena finale: è la scena di un fallimento, di una totale inerzia, di un totale nulla.

E anche se il Paese ha la memoria corta, conviene che quest'Aula e le forze politiche ricordino quanto accaduto in passato e, soprattutto, quali siano stati i risultati della incessante, grandiosa, raccontata con tantissima retorica lotta alla droga e allo sballo che la destra ha portato avanti nel decennio scorso, utilizzando, proprio come oggi, l'argomento della tutela della salute dei giovani italiani. In particolare, memoria dovrebbe averne la Presidente Meloni, che nel 2008 fu nominata, da Silvio Berlusconi, Ministra della Gioventù, e che ebbe quindi l'opportunità di testare con i fatti la reale efficacia dell'impostazione che oggi viene riproposta, per intero e senza alcun aggiornamento o innovazione, a 14 anni di distanza.

E, allora, vediamo quindi che cosa produsse l'elogio della meritocrazia, l'insistenza ideologica sulla necessità di premiare solo i migliori, la convinzione che sia possibile combattere la precarietà e la disoccupazione dei giovani attraverso l'orientamento a scuola e il sostegno all'imprenditorialità giovanile e, ancora, la repressione per via poliziesca - ci ricordiamo tutti anche dei cani nelle scuole - dell'utilizzo di sostanze stupefacenti e anche di tutti quei problemi sociali e psicologici, di tutte quelle sofferenze, oppure quelle libertà che la destra raccoglie, facendo di tutta l'erba un fascio, sotto l'etichetta di devianze giovanili. Vediamo che cosa produsse questa politica della destra, perché produsse alcuni tra i più grandi fallimenti di politiche giovanili che questo Paese si ricordi. Produsse, ad esempio, una legge sui tassi agevolati per i mutui alle giovani coppie nel 2011, 50 milioni, che finì completamente nel nulla; e fu poi la Meloni a dare la colpa alle banche, e poi al Governo Monti, dell'inefficacia di quelle misure. E poi produsse un sito, , finanziato con milioni di euro, di cui oggi non c'è alcuna traccia e che non ha lasciato alcuna traccia o alcun miglioramento nella vita dei giovani italiani. E ancora, ci furono, nel 2011, 300 milioni investiti su un programma straordinario chiamato Diritto al Futuro, che conteneva anche una misura particolarmente sperimentale, definita Campus Mentis, un modo per premiare i migliori laureati e neo-laureandi del Paese. Bene, uno dei partecipanti a quella misura sperimentale dichiarò subito dopo che si era trattato di cinque giorni di vacanza, tutta spesata, e che, dal punto di vista, delle opportunità professionali non arrivò assolutamente nulla.

Sempre nel 2010, il Ministero della Gioventù spese 4 milioni e mezzo di euro per stampare una fantastica brochure (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Devo darvi atto che questa volta lo avete fatto solo con una letterina del Ministro Valditara…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Deve parlare dell'ordine del giorno! Presidente, faccia rispettare il Regolamento (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Sì, lo sto facendo.

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, è in chiusura. Chiedo scusa, chiedo scusa. Onorevole, la prego, ha ancora venti secondi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Non decide il deputato cosa sta dicendo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Per dire che, sempre in quegli anni, ci furono 606 denunciati al rave di Pozzolo Formigaro, 150 arresti ad un rave sul Carso, decine e decine di arresti ad un rave sul Lago Maggiore, fatti dalla procura di Varese. Il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni ebbe modo di far vedere al Paese quali erano le linee di politiche giovanili repressive e criminalizzanti che metteva in atto, e ognuna di quelle politiche fu un totale fallimento. Credo che questa norma che approviamo oggi sia non solo del tutto ingiusta sul terreno del diritto penale, ma sarà anche del tutto inutile rispetto alle finalità che questo Governo si propone. Sarebbe stato meglio, considerato che siamo a Natale, tenerci qui a discutere della povertà, di come combattere la precarietà, di come combattere il disagio psicologico e di tutti gli altri problemi reali dei giovani del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo non perde occasione per far parlare dei suoi provvedimenti, che, ancora una volta, si preoccupano di portare avanti misure di bandiera, ma evidentemente non quello che davvero serve all'Italia. Un Esecutivo che guarda solo all'immediato e non al futuro, e mira a misure circoscritte, che non affrontano le vere questioni che interessano gli italiani. Mi chiedo se possa mai avere fine l'imbarazzo che state facendo provare a questo Paese. Ho seri dubbi, Presidente, a questo punto, sulla conoscenza, da parte dei componenti di questa maggioranza, della parola pronti, ma veniamo ad ora. La vostra azione di propaganda ci porta a discutere in quest'Aula, a fine anno, di questioni che esulano sicuramente dalle emergenze del Paese. Anziché occuparci di lavoro, precarietà, diritti, caro energia, tutela dell'ambiente e transizione ecologica, siamo qui perché il vostro slogan, ordine e sicurezza, a quanto pare è più importante di qualunque altra urgenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Purtroppo per voi, la maschera che portate è già caduta, ed è palese che le vostre parole non corrispondono alla realtà. Dite di volere sicurezza, ma non è questo decreto che può migliorare sicuramente la sicurezza del Paese, non è agendo in questa direzione che si danno risposte ai cittadini. Ma ancora più grave è che con il testo che presentate si vanno ad intaccare i diritti dei più deboli. State continuando a soffocare la democrazia, lo avete già dimostrato con la legge di bilancio, portando avanti misure per pochi, favorendo ora corrotti ed evasori. Grazie a voi, invece di fare passi avanti, si sta tornando molto indietro, ad anni bui. Parlate di sicurezza per gli italiani. Certo, siamo tutti d'accordo che serva sicurezza, che sia fondamentale per ogni cittadino, ma questa parola, sicurezza, detta da voi, si inserisce in un contesto propagandistico, dietro al quale si svela la vostra incapacità.

Non è con facili slogan e con dichiarazioni semplicistiche che si combatte l'illegalità, non è con le vostre misure da manifesto elettorale che si sconfigge la mafia e la criminalità organizzata. Con il Governo Meloni qualcuno ha detto che la pacchia è finita. Sì, la pacchia è finita, però solo per chi evidentemente rispetta la legge. Sull'ergastolo ostativo si poteva dare vita a una normativa rigorosa per contrastare le mafie, ma avete ignorato il nostro contributo, che sarebbe stato costruttivo, migliorativo. Inoltre, come da nostro ordine del giorno, l'avere escluso i delitti contro la pubblica amministrazione dall'elenco dei reati ostativi conduce verso una direzione contraria, che non tutela né l'ordinamento né i cittadini dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata. Per questo abbiamo chiesto, con forza, al Governo di introdurre verifiche, nel primo provvedimento utile, prima di concedere benefici di legge ai detenuti anche per i reati contro la pubblica amministrazione; verifiche che comprovino l'assenza di collegamento tra i corrotti e le associazioni per delinquere finalizzate alla commissione di reati di corruzione e concussione.

Con il vostro provvedimento, invece, state indebolendo la forza dello Stato: invece di usare il pugno di ferro contro la criminalità, aprite le porte alla criminalità e le stendete anche un tappeto rosso. Il risultato è un decreto che abbassa le difese del Paese ed è uno schiaffo alla legalità. Dovete smetterla di prendere in giro gli italiani che, a differenza vostra, non sono ciechi e osservano molto bene quello che state facendo da quando vi siete insediati. Ogni giorno vi dimostrate forti con i deboli e deboli con i forti. State attaccando la migliore legge anticorruzione approvata in Italia, elogiata anche a livello internazionale. Con questo Governo di destra, invece, possiamo dire che si passa dallo Spazzacorrotti alla legge Salvacorrotti. Non è bastato accanirvi contro la povera gente, tagliando il reddito di cittadinanza, o fare promesse sulle pensioni puntualmente tradite, ora anche sul fronte della giustizia continuate a creare disuguaglianze sociali. State portando il Paese a sbattere contro un futuro fatto di ingiustizia, precariato, povertà, abbassamento del livello di istruzione…

MANLIO MESSINA (FDI). Già ha sbattuto il Paese, con voi!

LEONARDO DONNO (M5S). …e, mentre tutto questo sta accadendo, vi preoccupate del decreto Rave. Quello che non capite è che la sicurezza, quella vera, si crea migliorando la vita dei cittadini ed è ciò per il quale noi del MoVimento 5 Stelle sicuramente stiamo lottando. Fate come noi, colleghi, uscite dai palazzi, ascoltare la gente fuori da questi palazzi e rendetevi conto dell'indecente spettacolo che state offrendo al Paese.

Il Governo Meloni - e concludo, Presidente - vuole sancire l'impunità per le condotte criminali dei colletti bianchi e dire loro che, d'ora in poi, possono agire liberamente. Attenzione, però, perché la mafia e la corruzione sono due facce della stessa medaglia e nessuno faccia finta di non saperlo, nemmeno voi (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi svegliatevi prima che sia…

MANLIO MESSINA (FDI). Avete fatto uscire 270 boss mafiosi!

PRESIDENTE. Per favore, facciamo concludere. Per cortesia, facciamo concludere.

LEONARDO DONNO (M5S). Concludo, Presidente. Svegliatevi, prima che sia troppo tardi. Presidente, poi, mi consenta, hanno chiesto la seduta fiume, si sono spazzati da soli via da quest'Aula e quei pochi rimasti disturbano anche gli interventi dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie…

LEONARDO DONNO (M5S). … che vuole semplicemente intervenire su questa ennesima porcata di questa maggioranza! Vergognatevi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo nuovamente, ieri l'ho fatto presentando una questione pregiudiziale sulla incostituzionalità della legge, oggi lo faccio sul merito del provvedimento, raccontando anche l'ordine del giorno a mia firma, che è depositato e che auspico possa essere approvato quando si passerà, poi, alla fase del voto. Noi abbiamo espresso molte criticità e contestazioni a questo provvedimento, adottato d'urgenza dal Governo. Una serie di ragioni che avevamo addotto per provare, documentare che il provvedimento fosse sbagliato ha, nel silenzio del Governo, trovato una forma di parziale accoglimento, se è vero che il Governo stesso ha emendato in modo radicale il testo originario che era uscito dal Consiglio dei ministri. Evidentemente, le critiche che avevamo mosso nelle prime ore, non isolate, insieme agli altri gruppi parlamentari dell'opposizione, ma anche a una parte importante della società civile italiana, dell'opinione pubblica, dell'accademia italiana, dell'avvocatura italiana, della magistratura italiana, non erano infondate. Ci fu risposto, in modo muscolare, dalla maggioranza e dal Governo, che male interpretavamo quelle norme, che erano norme ben scritte. Evidentemente, il Governo si è convinto che avevamo ragione e le ha radicalmente modificate. Ad esempio, sul reato cosiddetto rave, vi sono stati almeno 7, 8 clamorosi interventi di retromarcia del Governo: non si applicano più le misure di sicurezza personale, non è più previsto il reato per i partecipanti, non è più citato l'ordine pubblico che accompagnava precedentemente il reato, è stata introdotta la definizione del raduno musicale, di cui non c'era traccia all'inizio. Insomma, il Governo, silenziosamente, ha portato in approvazione al Senato, con gli emendamenti, una norma radicalmente diversa dalla precedente versione. Tuttavia, noi continuiamo a contestare anche la persona che è uscita dal Senato, perché introduce un nuovo reato per fronteggiare il fenomeno dei rave party illegali, con una pena al carcere elevata, sproporzionata rispetto a tanti altri reati previsti dal nostro codice penale. Mi risulta che l'adescamento di minori sia punito meno gravemente rispetto a questa norma e penso che farebbero molta fatica, i colleghi della destra, ad andare in una qualunque piazza, in una TV, in una radio, a dire che ritengono che sia più grave organizzare un rave illegale piuttosto che adescare minori. È evidente che c'è una sproporzione nettissima.

In più, sono previste le intercettazioni, proprio perché è prevista una pena massima fino a 6 anni. In queste settimane abbiamo detto tutto il contrario di quello che il Ministro Nordio, che fa parte del Governo che ha licenziato il testo, ha detto nelle Commissioni parlamentari e nelle tante, forse persino troppe, interviste che spesso rilascia sull'importanza della revisione del sistema delle intercettazioni oppure sull'esigenza di investire sul carcere, attuando la riforma Cartabia nella parte in cui prevede la giustizia riparativa e le misure alternative all'esecuzione della pena in carcere. Si tratta di una contraddizione enorme che evidenzia come questa norma si discosti enormemente da quanto il Ministro, invece, ci aveva indicato essere la linea del suo intervento.

Anche nella parte relativa ai reati ostativi, che è un tema delicatissimo sul quale il Parlamento e il Governo dovevano intervenire a fronte della sentenza Viola della Corte europea e delle sentenze della Corte costituzionale, crediamo sia stato commesso un errore da parte del Governo, laddove ha deciso di modificare quel testo che faticosamente era stato confezionato dalla Camera nella scorsa legislatura. Aveva rappresentato un punto di equilibrio importante, non vi erano stati voti contrari: intervenire con la riscrittura di alcune parti, anche significative, del provvedimento è stata una scelta che ha portato, evidentemente, a disperdere quell'equilibrio faticosamente raccolto.

Se abbiamo contestato con durezza il provvedimento, non siamo però venuti meno al ruolo di un'opposizione seria che cerca non solo di argomentare, ma anche di proporre miglioramenti. Abbiamo presentato, insieme alle altre opposizioni, 135 emendamenti all'attenzione della Camera: sono stati bocciati tutti e 135. Quindi, quando oggi il Governo dice che c'è un atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione, evidentemente non si rende conto che l'opposizione ha trovato un muro da parte del Governo e della maggioranza a qualunque forma di riscrittura, anche migliorativa, come quando, ad esempio, abbiamo suggerito di mantenere i reati associativi a delinquere contro la pubblica amministrazione tra gli ostativi oppure la competenza del collegio e non del magistrato di sorveglianza nella decisione sulla concessione dei benefici ai mafiosi. Tutte queste proposte sono state rigettate.

Abbiamo proposto - e lo ribadiamo con questo ordine del giorno - anche di prorogare e rendere stabili le misure adottate durante il COVID sulle misure alternative, quali licenze premio straordinarie, permessi premio, detenzione domiciliare per chi deve ancora scontare 18 mesi, che sono state applicate e hanno funzionato bene, non ci sono stati problemi, non c'è stata conflittualità sociale. È stato un tentativo connesso al COVID che ha funzionato: perché disperderlo? Scade il 31 dicembre: abbiamo proposto, con emendamenti mal rigettati, la proroga o la istituzionalizzazione di quella proposta, continuiamo con questo ordine del giorno a chiedere al Governo di impegnarsi a rendere stabili queste misure, che sono coerenti con l'indirizzo che il Ministro Nordio ha indicato nelle Commissioni parlamentari rispetto agli investimenti sul carcere. Purtroppo, anche qui, dobbiamo constatare…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). …una posizione dissonante, perché, nella manovra di bilancio approvata nei giorni scorsi, c'è un taglio significativo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Non si può dire di voler investire sul carcere, se, poi, con i fatti, il Governo si smentisce tutti i giorni.

Con questo ordine del giorno, chiediamo di fare investimenti che alleggeriscano il peso che grava sul carcere e favoriscano l'utilizzazione di misure alternative che hanno dimostrato di ben funzionare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Quanto avvenuto pochi minuti fa posso riassumerlo con alcune parole: si fa davvero fatica a non ricorrere al turpiloquio, è difficile esprimere con varietà lessicale il disgusto e il disappunto di ciò che sta accadendo. Non sono parole delle opposizioni, sono le parole di Fratelli d'Italia contro Laura Boldrini, gli stessi deputati di Fratelli d'Italia che oggi, dopo un'ennesima fiducia, dopo l'ennesima seduta fiume, dopo un esordio fra i più disastrosi della storia, si permettono pure di interrompere le opposizioni che stanno semplicemente presentando gli ordini del giorno attuali.

Lo diciamo così ai colleghi di Fratelli d'Italia: noi non sventoleremo i tricolori, non tireremo monetine di cioccolata, semplicemente stiamo provando a fare l'opposizione in un modo istituzionale e corretto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Quindi, chiederei al Presidente, se deve richiamare qualcuno, di richiamare quei deputati che interrompono il nostro lavoro, tra l'altro in un deserto, perché c'è un deserto davanti a noi (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): nessuno di voi è presente ed i pochi presenti si permettono pure di interrompere i colleghi. Quindi, la ringrazio. Chiederei ai deputati di fare silenzio mentre noi facciamo il nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

MANLIO MESSINA (FDI). Presidente, grazie, solo per ricordare, tramite la sua persona, all'onorevole Grimaldi che, in quest'Aula, non è consentito utilizzare termini, a cui lo stesso onorevole Grimaldi faceva riferimento e che arrivano proprio dalle opposizioni. Infatti, per la lingua italiana – Presidente, se l'onorevole Grimaldi non lo sa, glielo può riferire, così come può riferirlo anche a chi è intervenuto per il MoVimento 5 Stelle - una cosa è accusare di mettere in piedi un decreto che non si condivide - tanto di rispetto: le opposizioni fanno la loro parte -, altra cosa è accusare la maggioranza e i partiti di centrodestra di essere corrotti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Le chiedo, cortesemente, Presidente, se mi è consentito, di non permettere di utilizzare certi termini diretti nei confronti di nessun deputato e di nessuna parte politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, se lei Presidente non interromperà chi si permette di darci dei corrotti, saremo noi a non farli parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), perché questo è l'unico sistema che abbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Sull'ordine dei lavori, perché dobbiamo anche conoscerci. Conosco e ho avuto modo di interloquire più volte con il collega Deidda e mi permetto di dire che l'intervento corretto è quello sull'ordine dei lavori, se qualcuno dall'altra parte interviene fuori contesto o comunque viene interpretato come un intervento fuori contesto, oppure si permette di fare accuse. Non è l'interruzione con le urla, da questo punto di vista ne converrà anche il collega Deidda, lo strumento più adatto. Lasciateci fare il nostro mestiere. Il nostro mestiere, come diceva prima anche il collega Donno e poi il collega Grimaldi, è quello di illustrare degli ordini del giorno. Poi, lo dico in assoluta…

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Chi è che ha detto che non ci fanno parlare? Vieni qua! (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MANLIO MESSINA (FDI). Vieni tu!

PRESIDENTE. No, per cortesia, sta parlando l'onorevole Fornaro.

Per cortesia, è iscritto a parlare l'onorevole Fornaro.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Ma non può minacciarci!

PRESIDENTE. No, per cortesia, sta parlando l'onorevole Fornaro (Commenti del deputato Mancini). Per cortesia, è iscritto a parlare l'onorevole Fornaro (Commenti del deputato Mancini). Fermi, per cortesia, facciamo finire l'onorevole Fornaro. Chiedo a tutti quanti un momento di tranquillità, per cortesia. Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Primo punto, che ha sollevato il collega Deidda, è una questione vecchia, ovvero quanto stai dentro i termini dell'ordine del giorno e quanto stai fuori. Lo sappiamo, l'abbiamo fatto centinaia di volte e io credo che tra di noi dobbiamo avere l'accortezza di comprendere che nell'illustrazione si deve rimanere dentro i confini del decreto. Non mi sembra che il collega Donno avesse parlato di problemi di agricoltura, per esempio, ma ha dato una sua interpretazione.

In secondo luogo, siccome a fare alcune affermazioni è il vicepresidente di un gruppo, del principale gruppo, lo inviterei ad altri toni nei confronti dell'opposizione. Le minacce di dire (Commenti del deputato Messina- Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… No, tu adesso impari ad ascoltare! Impari ad ascoltare!

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia,

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Impari ad ascoltare!

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, calma, calma.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per il suo tramite, per cortesia…

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la prego, parli sempre al Presidente.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Ha ragione, le chiedo scusa. Per il suo tramite, vorrei ricordare che chi ricopre ruoli direttivi nei gruppi deve avere maggior senso di responsabilità e maggiore capacità di ascolto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), evitando espressioni che possono essere equivocate, come “non vi faremo fare una certa cosa”, neanche con i gesti.

Ascoltiamoci, siete qui, vi abbiamo ascoltato per centinaia di ore, interventi svolti, magari a volte anche fuori. Ci siamo tra virgolette sopportati: si chiama “democrazia” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente. In realtà da questi banchi, cari colleghi della maggioranza, nessuno si è permesso di dire che siete né corrotti né corruttori. Si è semplicemente detto che non svolgete un'efficace lotta e attività di contrasto alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); si è detto che in realtà voi state favorendo i delitti e i crimini dei colletti bianchi. Se poi da queste osservazioni, che sono oggettive e ineccepibili, voi sentite nel vostro intimo di definirvi corrotti o corruttori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) davvero…

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci…

ALFONSO COLUCCI (M5S). …è un problema vostro, perché noi non lo abbiamo dichiarato, lo state dichiarando voi e di questo fatevi un esame.

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci, la prego si rivolga alla Presidenza, sempre.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Chiedo scusa, Presidente, ma questo è un fenomeno psicologico ricorrente: vedere negli altri ciò che si ha paura di vedere in se stessi. Noi questa dichiarazione non l'abbiamo resa. Consentiteci di svolgere il nostro lavoro, consentite alla minoranza - non la chiamo opposizione - di lavorare, abbiate il senso democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Chiedo a tutti, per cortesia, di recuperare la giusta serenità, per cui proseguirei con i lavori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, confido di non scatenare le ire della maggioranza, se inizio l'illustrazione di questo ordine del giorno da una questione di metodo. Infatti, la Presidente Meloni, nel suo primo intervento in quest'Aula, aveva parlato di un nuovo protagonismo del Parlamento e, invece, in queste ore ci troviamo a parlare del primo provvedimento fatto dal Governo Meloni, che è un decreto-legge trasformato in una norma bandiera, dove è entrato un po' di tutto, dalle norme sui reati ostativi ai benefici penitenziari, al differimento della riforma Cartabia, fino ad arrivare poi alla cessazione degli obblighi vaccinali - faccio mie le parole dell'onorevole Zingaretti su questo tema - per poi arrivare all'articolo 5, la norma sui rave party. È una norma che non ha alcun carattere di necessità e urgenza e che comporta una difformità all'interno dell'intero provvedimento, così com'è stato sottolineato da esimi giuristi nonché dalle opposizioni con le questioni pregiudiziali presentate ieri, dove i nostri dubbi sulla costituzionalità del provvedimento sono stati illustrati. Invece, vi ostinate a portare avanti questo decreto con tanta e tale pervicacia che avete persino posto la fiducia e minacciato la tagliola.

Entrando nel merito, vorrei sottolineare che si tenta di rendere emergenza qualcosa che emergenza non è. Fortunatamente, sollecitati anche da una sollevazione dell'opinione pubblica, avete rivisto in qualche misura il provvedimento, limitando, se così si può dire, la norma liberticida a raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento, che comunque presentano i problemi sollevati da tante colleghe e tanti colleghi. Tuttavia, non è stata modificata la norma penale, visto che son previsti da 3 a 6 anni, con multe da 1.000 a 10.000 euro, con una sproporzione enorme, come è stato già sottolineato, rispetto ad altre forme di reato. Ripeto che, ad esempio, il possesso abusivo di armi da fuoco prevede una pena fino a 18 mesi, la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro fino a 2 anni, la realizzazione e gestione di discariche non autorizzate con rifiuti pericolosi sino a 3 anni, la truffa ai danni dello Stato fino a 5 anni, mentre per l'organizzazione di rave avete previsto da 3 a 6 anni. Se non sbagliamo, il numero di rave party organizzati nel nostro Paese in questi anni si aggira tra i 3 e 4. Quindi, non mi pare che si possa parlare di emergenza, anche perché abbiamo visto che gli sgomberi che son stati portati avanti non hanno comportato alcun problema di ordine pubblico.

Peraltro, come abbiamo già sottolineato in molti interventi, nei Paesi dove sono state introdotte misure così fortemente repressive, i rave party sono aumentati proprio come azioni di protesta nei confronti dei Governi. Quindi, riteniamo che questa misura non faccia altro che rischiare semmai di incentivare l'organizzazione di eventi più nascosti e irraggiungibili. Non era proprio il caso di introdurre nel nostro ordinamento queste nuove pene, visto che, appunto, come nel caso di Valentano nel 2021 e Modena nel 2022, gli sgomberi si sono svolti in forma pacifica e negoziata tra gli operatori e le Forze dell'ordine.

Quindi, siamo convinti che i rave non rappresentino assolutamente un'emergenza nel nostro Paese. Con questo ordine del giorno al Governo chiediamo un impegno perché venga predisposto un report annuale sulla diffusione in Italia del fenomeno dei rave party, proprio perché si possa valutare, successivamente all'approvazione di questo provvedimento - che, ahinoi, la maggioranza intende portare avanti -, quale sia la reale situazione nel nostro Paese e se non sia piuttosto opportuno rivedere le disposizioni introdotte attraverso questo decreto-legge, che, lo ripeto, non ha alcun carattere di necessità e urgenza e che, invece, si è voluto portare all'attenzione di quest'Aula, proprio per riportare un criterio di equità e giustizia anche all'interno del nostro codice penale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Presidente, siamo di fronte all'ennesima scelleratezza compiuta da questo Governo e dalla sua maggioranza. Non bastava un provvedimento come quello della legge di bilancio, che va a ledere i diritti dei cittadini italiani e riduce in schiavitù milioni di lavoratori, ma, non soddisfatti e non contenti, si è deciso di affondare l'ennesimo colpo di scure, infliggendo un'ulteriore costrizione al nostro Paese. Ecco, presentare un decreto sulle concessioni dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia, a cui andate a legare, con una intollerabile forzatura, il cosiddetto decreto Anti-rave party, è davvero un'iniziativa grave quanto perniciosa.

Ecco, siamo realmente preoccupati per tutto ciò che stiamo registrando appena all'inizio di questa legislatura, perché noi siamo appunto all'inizio e già ci è chiaro il disegno di questa maggioranza di destra; più che un disegno lo definisco uno sgorbio, uno scarabocchio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), intriso di pura ideologia propagandistica, che non ha nulla di logico, che non ha alcuna visione, alcuna prospettiva per la crescita dell'Italia. Di ciò, però, i cittadini già hanno contezza e presto questa maggioranza avrà modo di sentire da loro stessi la delusione e l'amarezza che avete restituito anche a chi vi riteneva all'altezza del momento in tempi di elezione.

Con questo ordine del giorno, Presidente, chiediamo a questa maggioranza di ravvedersi, perché quantomeno è necessario che questo Governo venga pervaso, se non altro, da un piccolo barlume di buonsenso, che lo induca a ripristinare nel primo provvedimento utile il pieno rispetto della Carta costituzionale e mi riferisco, in modo particolare, all'articolo 17 della Costituzione che voglio leggervi, qualora non lo conosceste. L'articolo 17 recita precisamente così: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”.

Forse non sapete che cosa significhi questo; dato il vostro provvedimento, immagino che la risposta sia proprio “no”. Ve lo dico io; significa che, secondo la nostra Costituzione, è riconosciuta la piena libertà di riunione in luoghi privati e aperti al pubblico e mi chiedo se crediate di essere tanto pronti, tanto migliori da poter riscrivere addirittura la nostra Carta costituzionale, oppure se si tratta solo di presunzione, perché, di fatto, state commettendo, agli occhi di questo Paese, un nuovo grande errore. Puntare sulla nozione di ordine pubblico e sul fatto che possa essere sufficiente la sola ipotesi di pericolo porterà a una interpretazione estensiva della norma, che avrà come conseguenza la libertà di punire, inaspettatamente e senza limiti, anche un'innocente festa per bambini o qualunque iniziativa presupponga una concentrazione di più individui che si riuniscono a scopo di intrattenimento.

Ecco, io credo che con tutto questo sia assurdo e sono sicura che anche voi, ascoltandomi, ne percepiate il surreale. Il Paese è in mano a pure ideologie di destra, lo continueremo a ripetere in ogni sede, e questo minaccia la libertà degli italiani, ma, soprattutto, la nostra democrazia, che si fonda sulle libertà di manifestare, discutere, riunirsi, con la possibilità di rendere pubbliche le proprie opinioni. Diversamente, il divieto di questi sacrosanti diritti ci conduce verso quello che tutti dovremmo ripudiare e che si chiama esattamente regime dittatoriale. Ecco, ripensateci, perché siete ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gian Antonio Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io credo che più che mai oggi abbiamo la dimostrazione di come lo strumento del decreto sia particolarmente pericoloso, che si dimostra, nel momento in cui viene convertito in legge - oltretutto fuori tempo - non certamente idoneo ad affrontare temi complessi e molto diversi fra di loro e, per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, che addirittura rischiano di essere in netta contraddizione con la realtà. La dimostrazione di ciò l'abbiamo avuta nella discussione generale e l'abbiamo avuta anche all'inizio di questa discussione sugli ordini del giorno, nella quale si è costretti, a volte, ad affrontare temi molto distanti fra loro, che necessiterebbero di un approfondimento e anche di un confronto sicuramente pacato, molto nel merito. Infatti, quando si parla di benefici penitenziari, quando si parla di provvedimenti tesi ad impedire situazioni di illegalità, bisogna avere l'accortezza di entrare nel merito, distinguere, usare parole esatte, evitare le semplificazioni o, peggio ancora, i giudizi sommari. Infatti, all'esterno questo provvedimento viene descritto - a me verrebbe da dire anche con un po' di convenienza politica - come il provvedimento che impedisce i rave, con tutto quello che vi è dietro, nella lettura anche dell'opinione pubblica.

In realtà, poi, nel merito - come hanno già detto altri, molto meglio di quanto potrei fare io, sul tema appunto dei benefici e degli assembramenti in genere - tocca questioni, come quella del COVID, senza tener conto della situazione che stiamo vivendo e l'ha toccata, nel momento in cui è stato predisposto, con quella voglia di parlare a una fetta di Paese, di elettorato - guardate, non mi scandalizza, fa parte un po' del gioco, del teatrino della politica questo -, dando segnali di inversione di tendenza che, ahimè, però, sono tristemente smentiti dai dati delle ultime settimane e degli ultimi giorni; non solo, dalle notizie che vengono dalla Cina, ma anche da alcuni dati molto riscontrabili nelle nostre regioni che sono presenti, molto presenti, anche al Ministro della Sanità che, non a caso, in più occasioni, ha avuto modo di pronunciarsi con parole di attenzione. Non a caso, a livello parlamentare, sia al Senato sia alla Camera, è stata chiesta un'audizione perché possa raccontare come intende affrontare la nuova ondata di COVID che sta arrivando.

Noi, con questo provvedimento, oltretutto con anticipazioni di qualche settimana o il rimando di qualche mese di sanzioni, rischiamo di dare – o, meglio, rischiate di aver dato - al Paese proprio un messaggio nettamente contrario a quello di cui c'è bisogno, cioè dire che la parte critica l'abbiamo superata e possiamo permetterci una certa leggerezza ed elasticità nell'affrontare un virus che non è più quella cosa che ci spaventava un po' tutti e che, guardate, ci ha talmente spaventato che ha portato a chi ha avuto, nel corso del tempo, responsabilità istituzionali ad assumere anche dei provvedimenti molto rigidi, a prendere decisioni importanti, che sono state fondamentali per superare quella fase critica e che ci hanno permesso di affrontare in un modo più tranquillo l'emergenza. Proprio per questo non dobbiamo perdere la capacità di attualizzarli e di renderli ancora costanti, ancora parte del nostro vivere quotidiano.

Nello specifico, l'ordine del giorno che voglio illustrare prevede un'iniziativa e un'assunzione, anche in questo caso, di responsabilità molto ben determinata, che è quella di continuare a prevedere l'uso di dispositivi di protezione all'interno di strutture di particolare fragilità - si pensi alle RSA, si pensi alle strutture dove sono ricoverate le persone con disabilità o, comunque, con vulnerabilità sanitaria particolare, si pensi agli hospice - prevedendo insieme anche lo strumento del green pass come tutela, e tutto questo, proprio per riassumerlo in un brevissimo concetto, è in linea con quanto è scritto nell'articolo 32 della nostra Costituzione, laddove il diritto alla salute è considerato “come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività” ed è dovere di chi deve assumere provvedimenti ed è dovere dei cittadini di rispettare tali provvedimenti, per tutelare se stessi ma, attraverso la tutela di se stessi, tutelare anche gli altri cittadini, la collettività e, in particolare, come negli esempi previsti da questo ordine del giorno, le persone più fragili e più deboli, ricordando a tutti che il compito principale di uno Stato è proprio quello di tutelare i più deboli, i più fragili e i più vulnerabili.

Ecco perché io penso e credo che, nel rispetto del principio costituzionale, sia un ordine del giorno che meriti l'approvazione di questa Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. È stato detto più volte, da altri colleghi, e lo ripeto anch'io, perché pare che ripetere giovi a qualcosa: questo è il primo decreto del Governo Meloni e poteva essere fatto su questioni urgenti, su questioni legate alla vita degli italiani, su emergenze di questo Paese. Invece, avete scelto una questione di natura puramente ideologica. Tra le altre cose, tutte, ovviamente, disomogenee, per quanto riguarda il reato dei cosiddetti rave introducete, appunto, questo reato nel nostro ordinamento non per rafforzare o per aggravare la sanzione di comportamenti che sono già reato e che spesso, sia chiaro, si svolgono in terreni o edifici altrui, perché in terreni o edifici altrui vengono già commessi alcuni tipi di reato: vengono, ad esempio, fatti i combattimenti tra animali, quasi sempre in edifici o terreni altrui; vengono fatte le corse di auto clandestine; vengono fatte aste e mercati di prodotti illegali. Per fare questi reati vengono scelti edifici o terreni altrui, pubblici o privati.

Voi, invece, inserite nel codice penale un reato che punisce chi ha una condotta che innanzitutto è già reato, cioè invadere questi terreni o edifici, ma solo - badate bene - nel caso che lo si faccia al fine di realizzare una cosa che è inserita - quindi, è tutelata - nella nostra Costituzione, perché è un'arte, la musica.

Quando, al Senato, avete avuto la necessità di circoscrivere e meglio precisare il reato, lì si è combinato il pastrocchio. L'espressione “musicale o avente altro scopo di intrattenimento” è stata inserita lì. Questa cosa è davvero particolarmente abnorme e anche particolarmente odiosa. Ve l'immaginate un reato che viene commesso al fine di accudire gli anziani? Un reato che viene commesso al fine - non so - di essere solidali? È chiaro che questo non è il fine del reato, ma, nella lettura della norma, che poi ne costituisce la ratio, questa accezione negativa della musica viene drammaticamente fuori. La musica viene inserita per la prima volta come scopo per commettere un reato, che è una cosa, dal mio punto di vista, terribile.

È per questo che abbiamo proposto questo ordine del giorno, che avrebbe voluto impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di provvedere, con successivi interventi di natura normativa, all'eliminazione dell'espressione “musicale” nella nuova fattispecie penale, perché, appunto, in contrasto con la Costituzione italiana, con quell'articolo 33 che afferma che “l'arte e la scienza sono libere” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Inizio a illustrare l'ordine del giorno dicendo che la norma anti rave, com'era stata originariamente scritta, era imbarazzante, per non dire aberrante, dal punto di vista della violazione della tecnica legislativa, in palese contrasto con l'articolo 17 della Costituzione che prevede, appunto, il diritto di riunirsi pacificamente, in totale violazione di quello che è il metodo inserito all'interno di un decreto-legge che prevede requisiti di necessità ed urgenza e, soprattutto, violando tutti quei principi elementari del diritto penale, tra cui il principio di tassatività.

La norma andava soppressa. Purtroppo, non è stato fatto e, grazie ad un emendamento del Senato, che avete copiato e incollato, la norma è stata migliorata ma non del tutto, perché ancora oggi il suo contenuto è ancora troppo arbitrario e discrezionale, ma, soprattutto, avete lasciato una pena sproporzionata ed eccessiva rispetto alla condotta, una pena che va da tre a sei anni di carcere. Teniamo presente che ci sono reati di grave disvalore sociale, in cui la pena è al di sotto dei sei anni. Penso, per esempio, all'occultamento di cadavere, penso all'omicidio colposo, penso all'abbandono di minori o incapaci.

Visto che la norma è stata scritta qualche giorno dopo il rave party di Modena, ci tengo, da modenese, a dare una testimonianza diretta di quello che ho potuto vedere. Le Forze dell'ordine sono intervenute in modo ineccepibile, tra l'altro con uno sgombero pacifico e un'ottima mediazione, senza alcun problema nel mio territorio e questo dimostra che le norme già ci sono e non ne servivano altre. Soprattutto, ci tengo a dire che sempre la versione originaria prevedeva la condanna anche per i partecipanti. A Modena ci sono state oltre mille persone: se fosse stata in vigore questa norma, queste mille persone sarebbero state iscritte nel registro delle notizie di reato, paralizzando completamente la procura di Modena; questo per dire che la norma che avete scritto riesce a essere, allo stesso tempo, inutile, pericolosa e, soprattutto, ridondante all'interno del codice penale e solo a scopo di propaganda identitaria. Una pena appunto che presenta un minimo e un massimo edittale sproporzionato e nemmeno giustificato. Ed è il risultato proprio del doppio volto classista di questo Governo che state mettendo sempre di più in evidenza. Per i colletti bianchi utilizzate i guanti di velluto, non le intercettazioni, e il ridimensionamento delle pene; per un gruppo di ragazzi che si riuniscono per un raduno musicale, un pugno di ferro giustizialista, addirittura con l'utilizzo delle intercettazioni.

Quindi, mi auguro che vi sia da parte vostra un ravvedimento, tanto per rimanere in tema, con riferimento all'entità della pena nel minimo e nel massimo edittale, a fronte di una violazione del principio di proporzionalità, e, soprattutto, per non incorrere in eccessi punitivi. Soprattutto - e chiudo - mi chiedo come mai non sia ancora stata istituita la Commissione d'inchiesta antimafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non siano state calendarizzate le proposte di legge in tema di disciplina dei rapporti lobbistici e di conflitto di interessi, visto che il nostro Parlamento ne è pieno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, di opposizione e di maggioranza, banchi vuoti di maggioranza. L'abbiamo detto ieri: se volessimo utilizzare Presidente - spero me lo consentirà - espressioni consone al luogo, siamo dinanzi a una frittura mista - lei che è partenopeo sa che ci incamminiamo verso il cenone di fine anno - perché si mette insieme tutto e il contrario di tutto. Quei pochi e poveri cittadini (o cittadine) che stanno seguendo questa diretta non sanno e non capiscono se stiamo parlando di COVID, di rave, di feste, di musica, di carcere duro, di mafia, non si capisce perché tutto è insieme al contrario di tutto. Diciamocela tutta: si ha l'impressione, Presidente, che si stia utilizzando, come sempre, e come spesso la destra in questo Paese fa, una sorta di populismo giudiziario mediatico: si piega il diritto penale sostanzialmente per discriminare le diversità sociali e culturali in questo Paese. Ma il punto nodale, Presidente, sul quale mi sto interrogando e ancora non riesco a trovare risposta è il concetto di pericolo. Chi lo stabilisce? Come lo si stabilisce? Ma, soprattutto, cari colleghi e care colleghe, chi lo stabilisce a livello locale? Io non l'ho capito e mi auguro, Presidente, che qualcuno della maggioranza abbia chiesto di parlare; me lo auguro, ma mi sa che resterò deluso. Ora, prendiamo l'articolo 5, esattamente nel punto in cui modifica l'articolo 633-bis, che parla dei cosiddetti raduni musicali.

La faccio breve: Immaginate - pongo la domanda a lei, Presidente - che superiamo le 51 unità umane, 51 persone. In un comune piccolo l'opposizione, che non va d'accordo con la maggioranza, occupa suolo pubblico, mette la musica, fa un raduno, fa un comizio contro la maggioranza: il sindaco, d'accordo con il maresciallo della stazione dei carabinieri di quel piccolo comune, può dichiarare quella situazione un atto illegale.

Ora, non succede, perché non succede, però credo che l'interpretazione della norma, per come è scritta, ci porti lì e non è un caso che l'abbiano riscritta, poi riscritta ancora e poi l'abbiamo emendata; siamo dinanzi a un pastrocchio.

C'è il principio di ragionevolezza - ne abbiamo già parlato in questi giorni - e, soprattutto, Presidente, me lo consenta , il problema della quantificazione della pena: se vengo trovato a casa con un fucile a pallettoni o con un kalashnikov, rischio dai 3 ai 12 mesi. In questo caso, se sono il capo dell'opposizione in un piccolo comune e si verifica la fattispecie che viene interpretata punibile in base all'articolo 663-bis del codice penale, rischio dai 3 ai 6 anni. Qualcuno spieghi al Paese qual è il senso di democrazia che questo Governo ha in testa e dove ci vuole portare. Questo ordine del giorno, Presidente, chiede di verificare entro trenta giorni dall'entrata in vigore - sto per finire, Presidente - di questo decreto-legge, l'applicabilità della norma. Guardate, siete ancora in tempo per ripensarci ed evitare di far precipitare questo Paese verso una deriva antidemocratica. Dopodiché - lei lo sa Presidente, me l'ha sentito dire già ieri: di mestiere faccio lo storico, quindi le citazioni storiche mi vengono quasi naturali e spontanee -, non vorrei che ci ritrovassimo di nuovo dinanzi a quel passaggio delle grida manzoniane dei Promessi Sposi, ma, Presidente, sicuramente non è il caso di questo decreto; a quell'epoca, Manzoni denunciava il fatto che il potere costituito scriveva norme per punire mendicanti e poveracci, ma erano norme talmente arzigogolate, talmente scritte male e talmente punitive che erano inapplicabili - all'epoca, Presidente - ai “bravi”, semplicemente perché quei bravi erano legati e facenti parti del sistema. Noi ci auguriamo che ci ripensiate…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). …e se poi proprio avete voglia - ho chiuso Presidente - di intervenire sull'ordine dei lavori e farci sentire anche la voce della maggioranza, siamo qui ad ascoltarvi in religioso silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. La politica sulle droghe va cambiata. Il Governo vuole regolare il consumo e la produzione di cannabis per depenalizzarla e proteggere meglio anche la salute dei giovani. Queste sono le parole del Ministro della Sanità, ahimè non della nostra Repubblica, ma della Repubblica federale tedesca. Già, le manovre per regolamentare l'uso della cannabis in Germania, per fortuna, sono iniziate e presto segneranno un nuovo punto d'avanzamento nelle politiche europee. E qui cosa succede? Anche stavolta abbiamo un Ministro dell'Interno che, invece di usare la ragione, usa il pugno di ferro. Eppure, proibizionismo e repressione non funzionano, non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai. Quello che funziona, invece, è la riduzione del rischio, grazie ad apposite strutture per ridurre il danno, per informare e per analizzare le sostanze. Chiamare un esercito di 300 poliziotti con blindati pensiamo sia invece inutile e lesivo nei confronti delle libertà individuali. Ma non serve solo una legge che legalizzi la coltivazione della cannabis e che incentivi la coltivazione della canapa tramite l'aumento dei fondi per la ricerca e la formazione in campo medico, industriale e agricolo e il supporto tramite investimenti nazionali europei. Crediamo che la depenalizzazione e la decriminalizzazione di tutte le condotte legate all'uso delle droghe e l'abrogazione degli articoli 73 e 75 del testo unico siano un passaggio imprescindibile per questa trasformazione innanzitutto culturale. Occorre sostenere pratiche virtuose, come il drug checking, la somministrazione di acqua, le informazioni utili sui comportamenti a rischio nell'uso delle sostanze, anche perché il fenomeno è in forte aumento soprattutto tra i giovani e giovanissimi. Dobbiamo consentire a loro e a tutti di partecipare agli eventi nella massima sicurezza e nella massima loro salute. Per questo pensiamo che sia importante che nei nuovi LEA ci siano le pratiche che ormai sono in uso in grandi regioni italiane, proprio davanti a quei luoghi, che, se si rendono più inaccessibili, è anche più difficile per i progetti come PIN e Neutravel arrivare lì a somministrare quell'acqua, a dare quei consigli, a dare quell'informazione, a fare quel drug checking. Ecco - e ho concluso -, se da una parte legalizzare significherebbe togliere il monopolio alla criminalità organizzata e porterebbe nelle casse dello Stato 8 miliardi, ahimè, Meloni, Piantedosi e Salvini preferiscono indossare la loro ultima uniforme, quella degli ultras, del proibizionismo, ahimè, anche sulla cannabis. Un po' come combattere il colesterolo vietando il Philadelphia light. Siete questa cosa qua. Non avete idee e continuate a prendervela con chi non può rispondervi. Questa volta, lo fate verso i più giovani, che sono messi lì, nel mirino, come se fossero il primo grande oggetto dei vostri pensieri. Sogno proibito di qualcuno è castigare: diceva un gruppo italiano qualche anno fa. Con noi non correte brutti sogni ed è bene che questo incubo finisca il prima possibile (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Nell'ambito di questo ordine del giorno, vogliamo evidenziare come il decreto, nella formulazione che è pervenuta dal Senato, abbia visto diverse modifiche: innanzitutto, la sostituzione dell'articolo 633-bis, o meglio, l'inserimento di questa disposizione, ma anche l'inserimento di diverse disposizioni, di cui al decreto legislativo n. 150 del 2022, che è il decreto legislativo di attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari. Sono state introdotte modifiche alla disciplina transitoria in materia di variazione del regime di procedibilità di taluni reati, in relazione ai numerosi altri aspetti del decreto legislativo, ma nessuna modifica risulta introdotta in relazione a quello che costituisce, a nostro avviso, l'aspetto più deleterio della riforma, in relazione alla improcedibilità dell'azione penale per mancata definizione del processo di appello nel termine di due anni. L'articolo 344-bis, che è stato introdotto dalla riforma, prevede che vengano cancellati i processi, cioè viene sviluppato innanzitutto un primo grado. Dopo il primo grado, che può durare gli anni che, di volta in volta, sono richiesti, vi è un secondo grado in cui esiste una tagliola particolare, perché, con l'improcedibilità dell'azione penale, si chiude qualunque decisione, non c'è spazio per avere giustizia. È l'affermazione più chiara della denegata giustizia. Di fronte a una disposizione di questo tipo, vi era stata anche una giustificazione: è l'Europa che ce lo chiede. È l'Europa che ce lo chiede, perché il PNRR possa avere e conseguire i suoi obiettivi.

In realtà, nel Next Generation Eu era stato chiesto che l'Italia provvedesse a intervenire sulla giustizia civile, ma nulla si diceva per la giustizia penale. Qui si interviene con quella motivazione, ma prevedendo l'annullamento di ciò che è stato fatto. E proprio il MoVimento 5 Stelle insistette all'epoca perché un prolungamento, una proroga dei termini, ci fosse per determinati reati - quelli di mafia, quelli di corruzione -, proprio a sottolineare l'importanza che nei confronti di questi delitti si proceda sempre, senza termini. Però, al di là di questo, oggi che si vuole modificare il processo, sembra sia indispensabile guardare questo aspetto, che è di fondamentale importanza: cancellare l'improcedibilità. La nostra Costituzione vuole che il giudice emetta una sentenza, che il processo si chiuda, che la giurisdizione si eserciti, che vengano riconosciuti i diritti, che vengano espresse decisioni di assoluzione o di condanna, ma non è ammissibile che il processo, dopo anni, si chiuda con un nulla di fatto, e quindi si cancelli il tutto.

L'ordine del giorno, di fronte all'impegno che si è notato nell'ambito di questo provvedimento che è giunto all'esame della Camera proprio su una serie di inserimenti che riguardano il decreto legislativo n. 150 del 2022, è finalizzato a sottoporre al Governo l'esigenza di assumere le iniziative necessarie affinché l'improcedibilità venga cancellata. Ecco cosa si chiede con questo ordine del giorno: che, nell'ambito del quadro sottoposto all'esame della Camera, il Governo voglia provvedere ad assumere questa importante iniziativa affinché finalmente possa essere restituita giustizia agli uomini e ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come poco fa, con impareggiabile efficacia, ha ricordato e segnalato il collega Ricciardi, in questo decreto c'è di tutto. E ci sono anche norme sbagliate sul COVID, che appaiono ancor più incomprensibili nel momento che stiamo vivendo. Noi, insieme ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, abbiamo aperto questa sessione del nostro lavoro pomeridiano chiedendo un'informativa urgente da parte del Ministro della Salute per riferire sulle misure che si intendono assumere in una condizione che torna a essere allarmante. In realtà, questo allarme non sorprende; non era né imprevisto, né imprevedibile, perché quello che sta accadendo, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, era facilmente immaginabile. Da quando si è imposta la variante Omicron, che ha generato un'infinita serie di sottovarianti che oggi convivono contemporaneamente nel nostro Paese, ma anche in tutti i Paesi del mondo, è cambiato lo scenario pandemico, perché evidentemente - ormai lo sappiamo - i vaccini mantengono una enorme efficacia a prevenzione dei danni più gravi - il ricovero ospedaliero, la morte - da parte del virus, ma hanno molta meno efficacia nel prevenire la trasmissione del virus stesso. Questo produce un meccanismo per il quale il virus continua a circolare, a infettare e, dunque, a produrre nuove mutazioni. Più circola, più il rischio di mutazioni aumenta. E più muta, più il rischio che sviluppi capacità di evadere la protezione vaccinale aumenta. In più, aumentano - oggi lo sappiamo, perché sono passati ormai anni dalle prime infezioni - anche i rischi di long COVID, quindi sempre più persone sono colpite da effetti a lungo termine o a medio termine del contagio. Questo significa che noi dobbiamo tornare indietro, alle misure restrittive che adottammo nella prima parte della pandemia? Ovviamente no, assolutamente no, e sarebbe assurdo anche solo pensarlo. Però, significa anche riconoscere che il COVID non finisce per decreto, non finisce perché, a un certo punto, un Governo decide che non se ne deve parlare più. Mi faccia dire, Presidente, che la scelta, ad esempio, di negare i dati giornalieri sui contagi, fatta da questo Governo, è abbastanza incomprensibile. Quei dati non davano fastidio ad alcuno, aiutavano semplicemente a monitorare la condizione di sviluppo di una pandemia. Servirebbe qualcosa di diverso, ossia una strategia mirata al contenimento in una fase nuova. Cosa significa questo? Innanzitutto che bisogna continuare a puntare sulla campagna vaccinale. Lo dico perché alcuni messaggi che vengono anche da questo decreto alimentano la sfiducia, o, almeno, la percezione che, tutto sommato, vaccinarsi non sia così necessario, e questo ci sta facendo arrivare fragili alla sfida, perché i vaccini che noi abbiamo fatto un anno fa, oggi, a un anno di distanza, perdono larga parte della loro efficacia, in assenza di un richiamo. E noi, leggendo i dati diffusi dal Ministero della Salute, sappiamo che oggi l'adesione alla campagna vaccinale, alle quarte dosi e ai richiami è bassissima, anche tra quei soggetti fragili che avrebbero assolutamente bisogno di quel richiamo. Questo ci rende vulnerabili anche nel nostro Paese; anche a varianti esistenti siamo vulnerabili; per questo servirebbe una strategia di implementazione della campagna vaccinale, ma servirebbe anche qualcos'altro, i vaccini e non solo i vaccini, ossia tenere e cercare di costruire un pacchetto di misure che, senza incidere sulle nostre libertà individuali e collettive, che abbiamo recuperato grazie ai vaccini, rendano più sicura e più efficace la resistenza al virus.

Noi abbiamo presentato diversi ordini del giorno che segnalano alcuni possibili elementi di questa strategia, e altri colleghi interverranno dopo di me su questo. L'ordine del giorno sul quale sto intervenendo ne prevede uno: impianti di ventilazione e sanificazione nelle aule scolastiche.

Lo dico - ho finito, Presidente - soprattutto rivolto ai colleghi di Fratelli d'Italia, che ringrazio per essere qui ad ascoltarci, perché, come sanno, coloro che nella passata legislatura erano in Commissione cultura insieme a me, quella è una battaglia che abbiamo fatto insieme in quella Commissione. Noi, in quella Commissione, in più di un'occasione abbiamo chiesto ai Governi che si sono succeduti di investire su questo, tanto che ci aspettavamo di trovare su questo aspetto risorse in legge di bilancio, che invece non c'erano.

L'ordine del giorno di cui discutiamo, e ho finito davvero, chiede esattamente questo: nel primo provvedimento possibile, ovviamente compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, eccetera, cerchiamo di investire su impianti di ventilazione e di sanificazione nelle nostre aule scolastiche, perché è importante per la salute dei nostri figli e dei ragazzi che studiano nelle scuole, ma anche perché quelle aule sono dei cluster - ormai è risaputo e noto - attraverso cui si diffonde il virus.

Per questo mi aspetto, e chiedo su questo un sostegno anche alla maggioranza, che su questo ordine del giorno, quando lo voteremo, si registri il consenso dell'intera Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Vanno velocizzati i processi, anche con una forte depenalizzazione, e quindi una riduzione dei reati. Queste sono le parole pronunciate da Carlo Nordio, il Ministro della Giustizia, subito dopo avere giurato. Infatti, l'articolo 5 del provvedimento, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, introduce nel codice penale, all'articolo 633-bis, il nuovo - nuovo - delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, il quale è punito con la pena della reclusione da 3 a 6 anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Come è stato sottolineato, spiegato, illustrato dalle colleghe e dai colleghi prima di me, si tratta quindi di una nuova figura di reato sui raduni pericolosi, introdotto con un decreto-legge, il primo decreto-legge di questo Governo, e presentato come un'iniziativa per contrastare i rave party, che ha sollevato numerosi dubbi di costituzionalità da parte dei costituzionalisti. La stessa sollecitudine con la quale si cerca di affrontare il tema dei rave party avremmo voluto vederla nei confronti del reato di femminicidio, perché sono già 104 le donne vittime di femminicidio in Italia dall'inizio dell'anno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questo per dire che bisogna fare di più e in fretta. Sono donne uccise in quanto donne: il 38 per cento delle vittime aveva figli piccoli, mentre, per quanto riguarda l'autore del reato, si tratta del marito o del convivente nel 56 per cento dei casi, del figlio o del genitore nel 19 per cento, dell'ex marito nel 13 per cento, del fidanzato o dell'ex compagno nel 12 per cento dei casi.

Con questo ordine del giorno, chiediamo che il Governo si impegni ad estendere il Protocollo Zeus per il recupero volontario degli uomini maltrattanti, essendo, questo, uno strumento molto utile e importante per prevenire gli esiti più drammatici dei comportamenti violenti. Prevede la presa in carico del maltrattante nella fase dell'ammonimento del questore, un percorso che, ovviamente, presuppone l'assunzione di responsabilità da parte dell'uomo, che non è scontata, ma che va pretesa. Dal 2020 ad oggi, sono stati 7.500 i soggetti a cui è stato notificato l'ammonimento per violenza domestica e per atti persecutori. Questa misura preventiva gioca un ruolo decisivo nel tentativo di bloccare il ciclo della violenza, ma solo in 54 questure, il 47 per cento del totale, è operativo detto protocollo.

E, allora, chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di renderlo operativo in tutte le questure d'Italia e, nello stesso tempo, di mettere le Forze dell'ordine nelle condizioni di adottare le iniziative necessarie per prevenire la commissione di gravi reati, come la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza o l'attivazione di servizi di vigilanza specifici per le donne in pericolo. Quindi, ci auguriamo che il Governo accolga l'ordine del giorno e che il Parlamento si esprima all'unanimità, così come è avvenuto quando abbiamo votato gli ordini del giorno e le mozioni nel giorno in cui si ricordava la lotta e il contrasto alla violenza sulle donne, che questo possa essere un atto significativo all'interno di questo provvedimento, di questa discussione, di cui abbiamo visto risvolti non propriamente felici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Nel passaggio al Senato, lo abbiamo già evidenziato, il decreto-legge ha ampliato il suo perimetro, introducendo numerose modifiche alle disposizioni attuative della legge n. 134 del 2021, la cosiddetta “riforma Cartabia”. Ebbene, noi in questa sede vogliamo cogliere quindi l'occasione per sollecitare una modifica ulteriore, a cui il Governo evidentemente non ha pensato. L'ordine del giorno a mia prima firma si inserisce nel solco dell'ordine del giorno già illustrato dal collega Cafiero De Raho, perché la modifica che chiediamo con forza al Governo è proprio quella volta a superare il regime dell'improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, un istituto che è stato introdotto con l'articolo 344-bis del codice di procedura penale, che, forse, vale la pena citare proprio in modo dettagliato.

Cosa prevede questo articolo? Prevede che la mancata definizione del giudizio di appello entro il termine di 2 anni costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale e la mancata definizione del giudizio di Cassazione entro il termine di un anno costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale. Solo quando il giudizio di impugnazione è particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o delle imputazioni o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare, questi termini possono essere prorogati con ordinanza motivata del giudice che procede, ma per un periodo non superiore ad un anno per quanto riguarda il giudizio di appello e a 6 mesi nel giudizio di Cassazione.

Come ricordava bene il collega Cafiero De Raho, soltanto per l'insistenza, per la battaglia davvero svolta dal MoVimento 5 Stelle, venne inserito un ulteriore periodo, che prevede proroghe ulteriori, all'infinito, per i delitti commessi per finalità di terrorismo, di eversione, per tutti i reati di mafia o aggravati dal metodo mafioso, insomma per tutti i delitti più gravi. Sarebbe stato, consentitemi di dire, davvero osceno e vergognoso che questi delitti, in qualche modo, subissero la tagliola dell'improcedibilità. E, ripeto, solo in virtù della determinazione del MoVimento 5 stelle, sono stati sottratti a quella tagliola.

È chiaro come l'improcedibilità sia un istituto che potremmo definire “ammazza processi”, che rappresenta il fallimento dello Stato nel dare una risposta di giustizia, uno schiaffo in faccia alle vittime. È un istituto anche, consentitemi, antieconomico, perché, dopo che si sono investiti uomini, mezzi, energie, denaro, dopo che lo Stato ha investito tutto questo nell'accertamento di un reato, poi tutto finisce così, tutto va in fumo, soltanto perché arriva un certo tempo, una certa tagliola. Un istituto che, quindi, è proprio in controtendenza, oserei dire, anche a livello proprio di impatto economico.

Visto che ho il tempo, non solo voglio sottolineare questi aspetti, che sono tutti i profili per cui, a nostro avviso, dovrebbe essere cancellato totalmente questo istituto dall'ordinamento, ma faccio un passo ulteriore. Le ordinanze che dispongono la proroga del termine che vi ho citato prima sono ricorribili per Cassazione. A suo tempo, feci un ordine del giorno in cui chiedevo al Governo di provvedere ad un ampliamento della pianta organica dei magistrati di Cassazione e anche un ampliamento, un adeguamento, un rafforzamento del personale amministrativo a supporto degli stessi. Questo perché individuavo la criticità maggiore, la debolezza maggiore di tutto questo nuovo impianto proprio nell'imbuto che si sarebbe creato nella Corte di cassazione, un corto circuito per il quale tutti i ricorsi arrivati in Cassazione sarebbero stati dichiarati improcedibili proprio per la decorrenza di quel termine che si è imposto con questo provvedimento.

Nulla di questo è stato fatto. C'era un'occasione, che era la legge di bilancio, ma non avete messo un euro in questo senso per rafforzare la pianta organica della magistratura in generale, tanto più della magistratura della Corte di cassazione. Questo ci conferma un'ulteriore inadeguatezza di questo impianto normativo, anche sotto il profilo pratico, e, dunque, ripeto, questo ordine del giorno è volto a darvi l'occasione per cancellare questo istituto dal nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biase ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/68.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, cercherò anch'io, non con qualche difficoltà, debbo dire, visto il provvedimento che ci accingiamo a votare, a stare nell'ordine del giorno. Non me ne vorranno i colleghi assonnati e annoiati che ci guardano dai banchi della maggioranza, ma la materia che ci avete chiamato…

TOMMASO FOTI (FDI). Assonnata sarà lei! Con me hai sbagliato l'indirizzo, ti devi rivolgere alla Presidenza! Con me lo hai sbagliato di sicuro!

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Li vediamo non soltanto annoiati, ma anche abbastanza aggressivi e con un tasso di testosterone che, francamente, a me non incute alcun timore.

Quindi, il collega che mi interrompe, pensando così di soverchiarmi, forse ha sbagliato indirizzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Dicevo, per stare nel merito della questione…

PRESIDENTE. Onorevole, la prego, si rivolga sempre a me.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Non vi è dubbio, Presidente. Dicevo, visto la materia che siamo chiamati a discutere, la delicatezza che siamo chiamati a discutere, avremmo preferito che partecipassero a questa discussione anche deputati della maggioranza, ma così non è stato, segno che vogliono proprio andare dritti e non vogliono ascoltare quegli stessi suggerimenti che li hanno portati, se mi consentite, a migliorare il decreto, almeno nella sua stesura, per come è uscito dal Senato.

Ieri ho avuto modo di intervenire durante la discussione generale sul decreto, oggi torno con un argomento che mi è particolarmente caro e che mi preoccupa enormemente, che è quello che riguarda il tema sanitario. Lo dico perché, proprio in queste ore, abbiamo assistito a dichiarazioni di Bertolaso che ci hanno lasciato piuttosto impressionati rispetto agli esiti di tamponi fatti per coloro che venivano dalla Cina. Parliamo veramente di numeri spaventosi: circa la metà delle persone presenti nel volo sono risultate positive al COVID. Lo dico perché, a questo punto, i presidi sanitari messi in campo negli scorsi mesi, negli scorsi anni, hanno rivelato tutta la loro utilità. Lo dico perché, in questo provvedimento che volete farci votare, facendo, tra l'altro, una forzatura evidente, mettendo all'interno misure di natura sanitaria, prevede non soltanto la sospensione dell'obbligo vaccinale per il personale sociosanitario e socioassistenziale - che, di fatto, è quello che vive e che ha a che fare con le persone più fragili e, quindi, dovrebbe essere quello, invece, maggiormente protetto - ma procedete a un vero e proprio condono sanitario, anche rispetto alle sanzioni che erano state comminate a coloro i quali, in modo del tutto irresponsabile, avevano scelto di non vaccinarsi, pur invece dovendolo fare.

Fatemi dire, perché davvero il mio tempo è poco: io vedo in questo provvedimento - prima l'onorevole Ricciardi ci ha intrattenuto sul concetto del pericolo, ma ci ha anche parlato di fritto, abbiamo a che fare con un bel “cuoppo” napoletano, non solo è fritto, ma è anche molto variegato nella sostanza che ci proponete -, un atteggiamento schizofrenico da parte di questo Governo. L'abbiamo sentita la Presidente Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento, il 25 ottobre, dire “io ho simpatia, provo simpatia per i ragazzi che manifestano”, salvo, poi, 5 giorni dopo, vedere promuovere il decreto Rave, in cui, di fatto, mi pare che i giovani che si riuniscono non vengano affatto trattati bene. Poi, abbiamo assistito al Ministro Schillaci, che dice di non aver messo mai in discussione l'importanza dei vaccini e, con una grande giravolta, poi, però, toglie l'obbligo vaccinale e ne sospende la sanzione. Poi, abbiamo visto il Ministro Nordio rivendicare, voler ridurre e rivedere l'uso e l'utilizzo delle intercettazioni, salvo, poi, invece, trovarle in grande auge, riabilitate e incentivate, invece, nel decreto Rave. Allora fatemi dire questo: il virus sta rialzando la testa e voi, invece, state abbassando la guardia. Meno di un italiano su dieci sta facendo il vaccino e questo è dovuto anche all'atteggiamento che voi state avendo rispetto alla rappresentazione del COVID…

PRESIDENTE. Concluda.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Penso - e davvero concludo, ma mi prendo solo il maltolto - che non dovrebbe essere frutto di contrasto e di distinzione, Presidente, il tema della sanità. Vorrei che su questi temi, più che mai, provassimo a trovare una sintesi e, ancora una volta, come è stato fatto negli scorsi anni, mettessimo innanzi a tutto la scienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti, che è assente.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, intervengo sul mio ordine del giorno n. 9/705/9, perché affronta una questione particolarmente delicata ed importante, su cui voglio richiamare l'attenzione del Governo. Il mio ordine del giorno riguarda l'articolo 5-bis, introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato. Ebbene, l'articolo 5-bis apporta modifiche alla disciplina transitoria prevista dall'articolo 85 del decreto legislativo n. 150 del 2022, il decreto legislativo che ha dato attuazione alla riforma del processo penale, la cosiddetta riforma Cartabia. L'articolo 85 cosa fa? Contiene alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni reati. Ebbene, l'articolo 5-bis, intervenendo su questo articolo 85, è una norma delicata e, dal nostro punto di vista, anche fuori dalla realtà pratica. Per capirlo e per spiegarlo occorre fare un passo indietro.

L'articolo 85 che viene impattato dall'articolo 5-bis che cosa prevede? L'articolo 85 prevede un regime transitorio per quei reati che, con la riforma Cartabia, da perseguibili d'ufficio sono diventati perseguibili a querela di parte. In particolare, l'articolo 85, formato da due commi. prevedeva due fattispecie: se il fatto di reato è stato commesso prima dell'entrata in vigore della riforma Cartabia e, quindi, prima del 30 dicembre e non è ancora pendente il processo penale, il termine per proporre la querela decorre dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022, quindi il termine di tre mesi per presentare querela decorre dal 30 dicembre; se il fatto, invece, è stato commesso prima dell'entrata in vigore della riforma, ma il relativo procedimento penale è già pendente, il giudice oppure il pubblico ministero, se ancora non era stata esercitata l'azione penale, avrebbe dovuto informare la persona offesa della facoltà di esercitare il diritto di querela e il termine di tre mesi per presentare la querela decorreva dal giorno in cui la persona offesa veniva messa al corrente della possibilità di presentare querela.

L'articolo 5-bis cosa fa? L'articolo 5-bis cancella il comma 2 dell'articolo 85, ponendo due grandi problemi. L'articolo 5-bis prevede che, se sono in corso di esecuzione delle misure cautelari personali, queste perdono efficacia se entro 20 giorni dall'entrata in vigore della nuova disciplina - quindi dal 1° gennaio 2023 - l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. Cosa significa questo? Presidente, stiamo parlando di reati di una certa importanza che creano allarme sociale e paura nei cittadini che li subiscono, perché sono passati dalla procedibilità d'ufficio alla procedibilità a querela reati come lesione personale, violenza privata, sequestro di persona, truffa, frode informatica, minaccia. Ebbene, con questa nuova disciplina il Governo, anzi, voi date soltanto 20 giorni alla persona offesa per essere informata, per essere ricercata dalla polizia giudiziaria e per presentare querela.

È un termine assolutamente irrisorio, come hanno sottolineato tutti gli auditi, e se voi persistente in questa vostra volontà e non modificate il termine, come noi abbiamo proposto, dando almeno 60 giorni, vuol dire due cose, ovvero che non vi rendete conto della macchina della giustizia, perché imponete alla polizia giudiziaria e all'autorità giudiziaria un adempimento che non potranno mai espletare, e soprattutto dimenticate del tutto la persona offesa e fate scadere appositamente tante misure cautelari personali. Di questo, se non accoglierete il nostro ordine del giorno, vi dovete assumere pienamente la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. È già stato messo in evidenza, durante il dibattito generale e negli interventi che mi hanno preceduto, il carattere assolutamente confuso e pasticciato di questo decreto, che accorpa materie del tutto eterogenee, molte delle quali non hanno le ragioni d'urgenza che giustificano un decreto-legge. È un decreto che contiene norme, in particolare sull'ergastolo ostativo, che non possiamo condividere.

La Corte costituzionale è stata molto chiara: il pentimento non può essere la sola e unica ragione per la concessione di benefici a chi è stato condannato all'ergastolo e non si può adottare una normativa che violi l'articolo 3 sull'uguaglianza dei cittadini e l'articolo 27 della Costituzione sul carattere redimibile della pena. Voi, invece, avete scritto una norma che nega questi articoli. Sulle indicazioni della Corte costituzionale, peraltro, c'era una proposta approvata nella scorsa legislatura da questa Camera, che non ha completato l'iter al Senato. Il Senato, riprendendo quel provvedimento, lo ha peggiorato e voi lo avete assunto peggiorato, con un'estensione di interpretazione assolutamente arbitraria contro il pronunciamento e le indicazioni della Corte. È, in modo esplicito, un provvedimento che ha un profilo di incostituzionalità.

Inoltre, tutto il decreto che ci avete presentato è ispirato da un'idea che contraddice quanto il Ministro Nordio ha dichiarato qualche giorno fa. Il Ministro Nordio, che, ogni giorno, annuncia provvedimenti di riforma, ha voluto sottolineare che l'impianto in materia di giustizia di questa maggioranza non sarebbe carcerario. In realtà, se uno assume questo provvedimento e lo legge in tutte le sue parti, vede una contraddizione del tutto evidente, perché questo provvedimento è ispirato all'idea che per qualsiasi reato l'unico modo per sanzionare sia quello di ricorrere alla carcerazione. Sappiamo bene che la moderna giurisprudenza, il moderno diritto penale, il moderno diritto di procedura penale, gli esperti che si occupano da anni del tema del carcere, ci spiegano che, se c'è una stortura che non può più essere tollerata ed è fonte, a sua volta, di storture e degenerazioni drammatiche - di cui abbiamo avuto un esempio ancora con la vicenda del Beccaria di Milano di qualche giorno fa -, quella è, appunto, un iper-ricorso alla carcerazione, come se fosse l'unico modo per sanzionare dei comportamenti illeciti o illegittimi. Ma non è solo questa la ragione della nostra contrarietà.

Nel decreto ci sono altri provvedimenti inquietanti; c'è il reintegro dei medici no-vax con uno schiaffo a tutti gli operatori sanitari che hanno messo a repentaglio la loro vita in questi anni per garantire la cura e la tutela della salute dei cittadini; c'è il rinvio delle multe per chi non ha ottemperato all'obbligo vaccinale; c'è ancora una volta la soppressione dell'obbligo vaccinale e via via di questo passo.

Inoltre, a proposito del provvedimento sui rave party. vorrei far notare, proprio a conferma della contraddittorietà sul tema della carcerazione, tra quello che dichiara Nordio e questo provvedimento, che questo provvedimento prevede per i rave party una carcerazione che vada da 3 a 6 anni. Ricordo che a chi commette il reato di falsa testimonianza, oggi, può essere erogata una pena tra due e sei anni; per frode giudiziaria da uno a cinque anni; per favoreggiamento, anche di reati gravi, quattro anni; per l'evasione, che è certamente un reato particolarmente acuto, dai tre ai sei anni; per attentati a impianti energetici, da uno a cinque anni; per crollo edilizio, da uno a cinque anni; per sottrazione di minore, reato particolarmente grave, da uno a tre anni; tutte pene che sono inferiori a quelle che prevedete per un comportamento che è certamente meno lesivo dell'incolumità e della tutela pubblica di quelli che vi ho citato.

Per questo, non potremo votare questo decreto e vogliamo auspicare che questi ordini del giorno che vi presentiamo non siano intesi soltanto come una prassi ostruzionistica, ma vi diano il destro di poter modificare e correggere i provvedimenti drammaticamente sbagliati, con effetti e conseguenze che saranno scaricati prima di tutto su quei cittadini che spesso sono i cittadini più inermi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Illustro questo mio ordine del giorno in quanto il Governo e i partiti di maggioranza che sostengono questo Governo con questo provvedimento intervengono in materia di concessione di benefici penitenziari nei confronti di detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. Quindi, sono intervenuti sull'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario che regola l'istituto dell'ergastolo cosiddetto ostativo.

Presidente, un aspetto qualificante della precedente formulazione dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario era rappresentato proprio dalla previsione di ulteriori figure delittuose che andavano al di là dell'associazione mafiosa, quali ad esempio i reati di corruzione, peculato e concussione. L'estensione a questi reati e ad altri reati contro la pubblica amministrazione era stata determinata dall'esigenza di rafforzare le indagini sulla criminalità organizzata attraverso il contrasto a tutti i diversi strumenti di cui le mafie si servono per stringere rapporti volti a rafforzare il loro potere economico. Infatti, Presidente, come risulta dall'esperienza acquisita anche nel corso delle indagini, l'introduzione nel novero dei reati ostativi di queste figure di reato si è resa necessario per rafforzare il contrasto alle associazioni mafiose che preferiscono fare sempre meno ricorso alla violenza e all'intimidazione per usare mezzi ben più subdoli e pervasivi. D'altronde, Presidente, le recenti vicende avvenute in Europa dimostrano quanto siano gravi e diffusi i fenomeni di corruzione che, tra l'altro, riguardano soggetti considerati insospettabili.

Segnaliamo, quindi, in questa sede, che le raccomandazioni fatte all'Italia, formulate anche dal GRECO, che sarebbe il gruppo di Stati contro la corruzione, che è un organo del Consiglio d'Europa, invitavano in particolar modo l'Italia ad inasprire il contrasto alla corruzione, oltre che ad intervenire anche in una logica di prevenzione, introducendo, ad esempio, una disciplina sul conflitto di interessi e una regolamentazione dell'attività lobbistica. Per questo, il MoVimento 5 Stelle si è fatto carico di portare in Parlamento le istanze di questi organismi internazionali, anzitutto con l'approvazione della legge Spazzacorrotti che, dando seguito alle sollecitazioni degli organismi europei e internazionali, tratta il tema della trasparenza e del finanziamento dei partiti politici e del contrasto alla corruzione.

In conseguenza di quell'intervento normativo, il GRECO, quindi, questo organismo del Consiglio d'Europa, nelle raccomandazioni fatte all'Italia il 4 febbraio 2020, ha valutato positivamente i progressi fatti dal nostro Paese nel contrasto alla corruzione nel settore pubblico e sulla trasparenza per quanto riguarda il settore privato, anche con riguardo al finanziamento della politica e ai finanziamenti ai partiti.

Per questo motivo, Presidente, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di impegnarsi, nel più breve tempo possibile, a sanare il vulnus normativo che si è creato con l'espunzione dei reati più gravi contro la pubblica amministrazione e, addirittura, di quelli commessi in forma associativa, dal meccanico ostativo dettato dall'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario.

Ciò per noi, ovviamente, è un passo indietro che non possiamo tollerare. Al riguardo chiediamo al Governo di tornare sui suoi passi, perché il Movimento 5 Stelle ovviamente non farà un passo indietro in tal senso, perché stiamo parlando di lotta alla mafia e alla corruzione e noi sappiamo quanto questi fenomeni siano, purtroppo, ancora molto pervasivi nel nostro Paese. Da questo Parlamento non possiamo assolutamente lanciare il messaggio che il Paese fa passi indietro nella lotta alla mafia e nella lotta alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, se volesse seguirmi, magari, anziché stare al telefono, gliene sarei grata, perché si deve a quest'Aula un po' di attenzione in una fase come questa. Ecco, apprezzo molto la sua attenzione.

Colleghe e colleghi, quello che nacque come decreto Rave, il primo decreto del Governo Meloni, il suo biglietto da visita, per così dire, è diventato una specie di patchwork

PRESIDENTE. Onorevole Boldrini, le chiedo scusa, ci avvertono dalla regia che il microfono dà disagio, se può cambiarlo, cortesemente. Ho interrotto il tempo. Le chiedo scusa.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, Presidente, per avermi avvisato; la ringrazio per la cura che mi ha dimostrato. Come dicevo, quello che nacque come decreto Rave, il primo decreto del Governo Meloni e, in qualche modo, il suo biglietto da visita, è diventato una specie di patchwork dove vari Ministri hanno aggiunto la propria bandierina; si fa fatica a capire quale sia il fil rouge che leghi questi temi. E vado a dire: si rinvia la riforma Cartabia, si interviene male sui reati ostativi e si manda un messaggio propagandistico e pericoloso alla galassia dei no-vax. Presidente, su quest'ultimo tema si concentra il mio ordine del giorno, cioè sul messaggio propagandistico alla galassia no-vax. Cosa fa il Governo con questo decreto? Fa terminare con due mesi di anticipo l'obbligo vaccinale per il personale sanitario, dispone il reintegro dei medici no-vax sospesi e lo fa nonostante - attenzione - la contrarietà di molte regioni e, poi, sospende fino al 30 giugno 2023 le sanzioni pecuniarie nei loro confronti. Ecco, possiamo o no parlare allora di un'amnistia sanitaria? Io penso di sì, Presidente, potremmo chiamarla proprio così. Ma, vede, non finisce qui, non è più neanche obbligatorio il green pass ad esempio per i familiari dei pazienti delle RSA e non sarà più necessario il tampone negativo per uscire dall'isolamento.

Allora, qual è il segnale di queste misure? Innanzitutto, è chiaro che questo decreto dà uno schiaffo ai tanti medici, agli operatori e alle operatrici sanitarie che hanno rispettato tutte le regole, l'hanno fatto con serietà e anche con convinzione, poi, senza alcuna base scientifica, con questo decreto si sentenzia che il COVID è, ormai, un evento del passato e non ha alcuna possibilità di tornare, Presidente, e questo proprio nei giorni in cui in Cina si segnalano 5 mila morti e un milione di contagi al giorno; nel giorno in cui gli Stati Uniti e anche vari Paesi europei stanno decidendo se adottare nuove misure e quando in Italia, prima a Malpensa, poi a Fiumicino e ora su tutto il territorio nazionale, ai viaggiatori provenienti dalla Cina si torna a chiedere il tampone. Ebbene, che dire, il tempismo è veramente singolare.

Quindi, che cosa fanno loro, cosa fanno in un momento come questo? Mandano un messaggio di lassismo e di impunità. Allora, l'amore verso l'Italia dei patrioti qui non lo vedo, tanto meno verso gli italiani e le italiane.

Mi viene da dire che sono del tutto irresponsabili, perché siamo usciti dalla fase più dura della pandemia grazie all'impegno straordinario del personale sanitario, grazie al rigore con il quale i due Governi precedenti hanno dettato regole chiare e al fatto che la stragrande maggioranza degli italiani e delle italiane ha aderito a queste regole e lo ha fatto con sacrificio. Allora, mi rivolgo al Governo e alla maggioranza: e a voi che cosa preme? Me lo fate capire? Perché il messaggio di compiacenza che mandate è pericoloso. Lo mandate a una minoranza ideologica e antiscientifica di no-vax.

Allora, Presidente, vado a chiudere chiedendo in questo ordine del giorno che il Governo si impegni a considerare che stiamo vivendo una fase molto delicata, quindi si impegni, di fronte al rischio di una nuova crescita dei contagi - che oggi più che mai è reale - di predisporre un piano di misure e di azioni che preveda anche l'utilizzo delle mascherine sui mezzi di trasporto, ad esempio a media e lunga percorrenza, perché questo mi sembrerebbe il minimo. Insomma, rappresentanti del Governo non state lì, membri della maggioranza non state con le mani in mano, non siate vittime della vostra propaganda e non giocate con la salute degli italiani e delle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno è relativo all'articolo 4 del decreto-legge in esame, che introduce la possibilità per la Guardia di finanza di procedere a indagini fiscali nei confronti dei detenuti che sono al regime del 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Questa novella, a parer mio, sembra più avere un carattere propagandistico, di bandiera, perché, in effetti, si inserisce in un tessuto normativo che in gran parte copre quello che la novella dovrebbe, invece, introdurre.

Infatti, in base alla normativa vigente - ci si riferisce all'articolo 25 della legge n. 646 del 1982, la legge Rognoni-La Torre - il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza competente per territorio può procedere alla verifica fiscale, tributaria e patrimoniale nei confronti di una serie di soggetti che sono, per l'appunto, enucleati dall'articolo 25 e, segnatamente, nei confronti dei soggetti nei cui confronti sia stata emanata una sentenza di condanna anche non definitiva, quindi ancora giudicabile, per taluno dei reati previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale. Sono delitti per i quali è competente la procura distrettuale e, quindi, sono delitti, tanto per farne un'enumerazione breve, come le associazioni di tipo mafioso, l'estorsione, l'associazione per delinquere, finalizzata alla commissione dei reati contro l'immigrazione, lo scambio elettorale politico-mafioso. Ancora, sempre l'articolo 25 prevede questa possibilità per la Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale nei confronti dei soggetti che hanno riportato una condanna anche non definitiva per il reato di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori e, ancora, nei confronti delle persone che sono attinte da una misura di prevenzione.

Quindi, nell'articolo 4 si introduce anche questa facoltà per la Guardia di finanza nei confronti di quelle persone che hanno la misura del 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Però, queste stesse persone normalmente sono già state condannate o sono imputate per i delitti previsti dall'articolo 51, comma 3, predetto. Quindi, voglio dire che c'è una sovrapposizione normativa e c'è anche in questo caso, tra l'altro, un mancato coordinamento con la legislazione previgente e, segnatamente, con il codice delle leggi antimafia. Quindi, non si comprende anche la ratio di questa novella.

Sarebbe stato, invece, interessante fare un'introduzione molto più stringente qualora si fosse prevista, non la mera facoltà per la Guardia di finanza di procedere alla verifica fiscale in relazione a questi soggetti, ma l'obbligo della stessa Guardia di finanza di procedere alla stessa verifica.

Di fatto, la lettura originaria della legge Rognoni-La Torre prevedeva proprio quest'obbligo della Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale. Nel 1990, ci fu una modifica, per cui alla Guardia di finanza fu data la facoltà e non l'obbligo di procedere alla stessa.

Nell'ordine del giorno a mia firma si rileva proprio questa incongruenza e si chiedeva, per l'appunto, di adoperare una modifica in tal senso e di prevedere l'obbligatorietà da parte della Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale e patrimoniale per i soggetti che sono al 41-bis e che sono stati condannati per reati particolarmente gravi e di enorme allarme sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, siamo oggi a proporre un ordine del giorno per contrastare quella parte del decreto in esame che, nel suo complesso, presenta diverse impostazioni inutili e addirittura dannose, dettate, in molte parti, da un'impostazione ideologica e non dalla volontà di risolvere i problemi delle persone e delle comunità.

Fra le altre cose, il decreto-legge in esame prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale dal 2 novembre 2022, nonché la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e delle erogazioni delle sanzioni amministrative previste per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale nei confronti di alcune categorie lavorative.

Ebbene, questa misura viene posta in un momento in cui il COVID-19 circola ancora in modo preponderante tra la popolazione, mettendo a rischio la vita di anziani e fragili e una sua eventuale mutazione e recrudescenza rimane ad oggi imprevedibile.

Sono di oggi le preoccupanti notizie dei contagi che arrivano dalla Cina e le conseguenti azioni - il provvedimento del Ministro Schillaci - che dimostrano la percezione della preoccupazione che sta anche nel Governo nel merito. Quindi, ci sembrano ancora più incomprensibili le misure introdotte con questo provvedimento, come, appunto, la fine dell'obbligo vaccinale, il reintegro dei lavoratori, in particolare, di quelli che lavorano in ambito sanitario, che è ancora più delicato, e l'abolizione dell'utilizzo del green pass quale requisito per l'accesso in strutture come RSA e strutture riabilitative, misure che vanno tutte nella direzione opposta, come se il virus non circolasse più, nonostante i bollettini settimanali del Ministero della Salute sull'incidenza del COVID, indichino un numero di contagi elevato, un tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale in aumento e il numero delle vittime in crescita (686 morti nella prima settimana di dicembre e 719 nella seconda).

I dati del bollettino settimanale del monitoraggio ci dicono quanto sia necessario, invece, continuare ad adottare misure comportamentali individuali e collettive come l'uso della mascherina in determinati contesti affollati, l'areazione dei locali e l'igiene delle mani. Questo, peraltro, anche di fronte a un altro dato che appare, cioè di fronte al fatto che, nonostante la scienza ci dica che l'elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione, con particolare riguardo alle categorie più fragili, rappresentano strumenti necessari a mitigare l'impatto clinico dell'epidemia, ebbene nonostante ci siano tali indicazioni, fino al 16 dicembre solo il 28 per cento della platea degli aventi diritto aveva ricevuto la quarta dose, a fronte dell'84 per cento di quelli che hanno ricevuto la terza dose.

Sono dati allarmanti, che indicano l'importanza non di ritornare indietro, ma, anzi, di predisporre nuove campagne di informazione. Questo lo vedo concretamente anche nella mia regione, la Liguria, dove, nonostante un ultimo trend di diminuzione dei casi degli ultimi giorni, dopo settimane di incremento, i dati evidenziano un'incidenza attuale significativa del COVID sopra la media nazionale (per quanto riguarda i posti letto occupati in area medica, sono pari al più 31 per cento, i posti letto in terapia intensiva sono pari al più 5,8 per cento), dati che, unitamente al picco dell'influenza stagionale, nelle scorse settimane, hanno messo in ginocchio diverse sedi del pronto soccorso della mia regione. Tutto questo rende urgente riprendere, anche dal punto di vista organizzativo e comunicativo, regole di protezione della pandemia. Invece, con questo decreto, ci troviamo di fronte ad uno smantellamento, come se fosse ormai tutto completamente concluso. Peraltro, non c'è proprio alcuna urgenza procedurale in questo smantellamento anzi, al contrario, ci sembra un modo ancora una volta - e in queste poche settimane ne abbiamo viste diverse di scelte così - di dare una risposta identitaria a promesse fatte in campagna elettorale, senza alcun fondamento scientifico e organizzativo e senza porsi l'obiettivo di risolvere i veri problemi delle persone, anzi vanificando gli sforzi fatti e mettendo a repentaglio i risultati raggiunti. Ci saremmo aspettati davvero un ripensamento dopo i dati degli ultimi giorni, ci saremmo aspettati anzi l'impostazione di protocolli di rischio; invece, ancora una volta, prevale la volontà di riscontrare promesse elettorali a scapito della salute dei più fragili.

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Sto concludendo. A parole, oggi, la Sottosegretaria dell'Interno dichiara che occorre tenere alta la guardia; nei fatti mantenete questo decreto. Qui - e concludo davvero - non si tratta di maggioranza e opposizione, ma di tutelare la vita della gente. Con i nostri ordini del giorno vi chiediamo, quindi, di fermarvi, di ascoltare la scienza e di tutelare la salute delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo un impegno chiaro e netto, quello di intraprendere iniziative a carattere normativo volte a superare le disposizioni della riforma Cartabia, in particolare riguardanti l'improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, prevedendo che la stessa non possa intervenire in riferimento ai reati ambientali. È proprio sui reati ambientali, Presidente, che vorrei concentrarmi - e ovviamente, tramite lei, chiedere anche l'attenzione del Governo qui presente -: quando parliamo di reati ambientali, parliamo di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, omessa bonifica, emissione o scarico illegale di sostanze nelle nostre tre matrici fondamentali, che sappiamo essere acqua, aria e suolo. Secondo l'Unap, i reati ambientali fruttano alla criminalità organizzata tra i 91 e i 250 miliardi di dollari. I dati SNPA ci dicono che in Italia, nell'attuazione della legge n. 68 del 2015 sugli ecoreati, che, tra l'altro, è una legge che ha dato una svolta per quanto riguarda il tema ecomafie, solo nel 2018, 108 sono state le comunicazioni di notizia di reato emesse riconducibili ai delitti per inquinamento ambientale, omessa bonifica, traffico o abbandono di materie radioattive, impedimento al controllo. Quindi, secondo i dati di Legambiente, nel Report Ecomafia 2022, nel 2021 i reati contro l'ambiente non scendono sotto quota 30 mila; quasi il 44 per cento si concentrano nelle quattro regioni Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Sapete cosa vuol dire 30.000? Vuol dire che si registrano 84 casi al giorno, 3,5 ogni ora. Sono dati allarmanti e preoccupanti, che denotano anche un altro aspetto che non è da sottovalutare, cioè che si creano delle filiere illegali. Sempre secondo il Report di Legambiente, il ciclo illegale del cemento, purtroppo, guida la classifica delle filiere illegali, seguito poi dai rifiuti, dai sequestri, dai reati contro la fauna e contro il nostro un prezioso patrimonio boschivo.

È fondamentale, quindi, che il legislatore - quindi noi, in questo caso - fornisca strumenti più adatti, più adeguati possibile, per affrontare anche questo aspetto, che non è assolutamente da sottovalutare.

Per tutti questi motivi, chiedo, tramite lei, Presidente, al Governo di pensare seriamente al parere che poi darà in una fase successiva a questo ordine del giorno e soprattutto chiedo di non includere i reati ambientali nel novero di quelli che possono essere falcidiati dal regime dell'improcedibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roberto Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto che discutiamo è stato definito un omnibus, un fritto misto, come in gergo parlamentare vengono chiamati questo tipo di provvedimenti senza apparente unitarietà, ma, a ben vedere, c'è un accordo politico tra le varie norme. Il decreto che si sta proponendo non è un “decreto giustizia”, come qualcuno lo ha chiamato, ma un “decreto ingiustizia”, che mette in discussione aspetti essenziali della libertà e della salute degli italiani, mette a rischio i soggetti più fragili e più esposti, attacca lo spazio delle libertà personali, introduce, per decreto, nuove fattispecie penali, minaccia l'energia dei giovani e fa finta di non vedere che l'emergenza sanitaria, seppur ridotta, continua ad esistere al nostro fianco. Questo decreto, sommato al prossimo decreto sicurezza che sta per arrivare e alle gravi dichiarazioni del Presidente del Senato La Russa, fa parte di un'azione, in parte esplicita - perché non c'è ancora il coraggio di un'azione frontale -, in parte ancora ambigua, di cambiare le basi morali, oltre che materiali, della Repubblica, ma è un tentativo oscurantista, che va contro lo spirito profondo di libertà, di autonomia e di responsabilità della società civile italiana e di creatività dei giovani, sentimenti che ora sembrano distratti e sopiti, ma che verranno fuori e che noi vogliamo raccogliere, rappresentare e fare sostanza dell'opposizione parlamentare e sociale a questo Governo di destra. L'Italia non è quella che vuole e immagina questo Governo. Con questo decreto, si mette a rischio la salute degli italiani - lo hanno detto molti colleghi -, si pone fine completamente alle misure di emergenza COVID, all'obbligo vaccinale per tutti i lavoratori della sanità e si condona chi ha evaso quelle norme di protezione, in un momento delicato - anche questo è stato ricordato e sentiremo domani il Ministro Schillaci - nel quale si stanno delineando nuove incertezze e nuovi rischi.

Di fatto, questo è un “tana libera tutti” dall'uso delle mascherine e dall'applicazione del distanziamento interpersonale, che, fino ad oggi, ha consentito, con altre misure, risultati importanti: contenere il virus, proteggere i soggetti più fragili, fare in modo che il virus venisse ridotto, purtroppo non del tutto, ad una condizione di relativo contenimento.

Questo Governo raccoglie i risultati di chi lo ha preceduto, paga il conto elettorale no-vax e si appresta a dilapidare questo prezioso patrimonio di sicurezza pubblica. I bollettini settimanali del Ministero della Salute ci dicono che, in ambito sanitario, il numero dei contagi è in aumento, che il tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale è in aumento, che il numero assoluto delle vittime è in crescita. Se scendiamo - e questa è la materia dell'ordine del giorno che presento - nelle analisi specifiche a livello regionale, ci rendiamo conto che una delle regioni più a rischio è il Friuli-Venezia Giulia, una delle regioni governate dalla destra, che la Lega ha tentato di dipingere come un modello di buon governo e di innovazione. Ma quale buon Governo, quale innovazione e quale modernità? La verità è che i friulani sono esposti al rischio COVID molto più del resto dei cittadini italiani; in Friuli, il tasso degli over 50 che non hanno adempiuto all'obbligo vaccinale è in aumento rispetto alla popolazione del proprio territorio e questa particolare classifica vede il Friuli terzultimo, seguito solo dall'Abruzzo e della Calabria. La quota di popolazione vaccinata, in quota assoluta a livello nazionale, supera il 90 per cento, in Friuli si attesta a poco meno dell'85, collocando la regione al quint'ultimo posto, seguita dalle Marche, da Bolzano, dalla Valle d'Aosta e dal Lazio, il quale ha però somministrato più di 14 milioni di dosi dall'inizio della pandemia, a fronte dei circa 2 milioni e poco più del Friuli.

In Friuli, il dato sull'occupazione dei posti letto per il COVID è del 21 per cento, cioè un quinto dei posti letto del totale sono per COVID e questa è la quinta regione con maggiore incidenza sul sistema ospedaliero, secondo i dati del 19 dicembre, mentre la regione è settima in classifica sul totale della popolazione non vaccinata oltre i 5 anni.

Ho concluso, Presidente. Ci sono altri dati impressionanti. L'ultimo che voglio ricordare è che il Friuli, con il 7 per cento, ha la più alta percentuale di casi COVID in terapia intensiva, rispetto al dato generale dei pazienti in terapia intensiva. Ecco perché i friulani sono esposti a gravissimi rischi in questa nuova fase. Per questo, con questo ordine del giorno, chiediamo di predisporre la reintroduzione in quel territorio dell'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, in previsione di un possibile peggioramento ulteriore e immediato dei dati epidemiologici in tutti i luoghi al chiuso in cui si possono verificare assembramenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, siamo qui stasera a discutere sugli ordini del giorno presentati al decreto detto Rave. Già il solo titolo farebbe ridere così. Immaginate tutti gli elettori del centrodestra, che in quest'ultima campagna elettorale hanno votato i partiti di quella zona del Parlamento: li hanno votati perché, magari, hanno promesso loro di risolvere i problemi degli imprenditori, hanno promesso loro di risolvere i problemi dei lavoratori. Immaginate se, invece di dire loro questo, avessero detto a questi elettori: la prima cosa che faremo, una volta arrivati al Governo, sarà un decreto rave per risolvere il grande problema delle persone che si riuniscono per manifestare. Perché quello era, evidentemente, il vero problema degli italiani. Era quello che tutti noi aspettavamo ogni giorno. Se avessero detto loro, magari, che avrebbero diminuito il reato sulla corruzione, allora sì che avreste preso i voti.

Vede, Presidente, ci troviamo stasera a discutere su questo decreto, non pensando che, secondo uno studio effettuato di recente, la corruzione costa allo Stato italiano 237 miliardi di euro, una cifra monstre, circa il 13 per cento di PIL. E che fa, questo Governo? Decide di attenuare i reati afferenti al reato di corruzione. Quindi, tutti coloro i quali, i famosi colletti bianchi, spesso ne usufruiscono, non finiranno mai più in carcere, perché, fra benefici e quant'altro, non avranno mai più di questi problemi. Però, lo stesso Governo usa tutt'altro trattamento nei confronti di queste persone che si ritrovano a manifestare, utilizzando il pugno di ferro, creando una legge classista, debole con i forti e forte con i deboli. Questo è quello che state portando oggi allo Stato italiano. Mi sto riferendo, chiaramente, a quelle persone che si macchiano di quelle fattispecie di reati contemplati nell'articolo 5 del decreto-legge, per l'appunto anti rave, che introduce, leggo testualmente, dopo l'articolo 633 del codice penale, l'articolo 633-bis, denominato invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, il quale punisce chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria dei terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento. Cioè, puniamo i raduni musicali con una punizione esemplare: da 3 fino a 6 anni! Puniamo questa gente in questo modo e poi, allo stesso tempo, nella stessa legge, di fatto, depenalizziamo i reati di corruzione. Queste persone vengono punite in maniera abnorme con una condanna che va da 3 a 6 anni di carcere, un trattamento sanzionatorio sperequato per una fattispecie di reato con formulazione vaga, che, tra l'altro, comprime - attenzione, qui - tutte le manifestazioni pubbliche che astrattamente minino l'ordine pubblico, la salute pubblica e la pubblica incolumità. Chiunque manifesta in questo modo è a rischio di arresto.

Tale legge, però, viola, come dicono gli esperti, i principi di determinatezza e tassatività previsti per le norme penali, oltre a cozzare palesemente con l'articolo 17 della Costituzione, che prevede il diritto di riunirsi pacificamente e senza preavviso, salvo comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Comprovati, non presunti, colleghi, comprovati! Per tutti coloro che incorrono in una tale fattispecie di reato, chiediamo quindi con questo ordine del giorno al Governo di riformulare questa pena, prevedendo per queste persone lavori di pubblica utilità, responsabilizzandole così, e permettendo loro di rientrare nella socialità per il danno cagionato. Come dicevano i latini, il massimo del diritto e il minimo dell'ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei fare due premesse che aiutano a comprendere l'ordine del giorno che illustro, che è il n. 9/705/48.

Prima premessa: la pericolosità per la libertà di riunione, manifestazione e protesta, nella norma inizialmente varata dal Consiglio dei ministri, era talmente evidente che subito molti rappresentanti del Governo e della maggioranza si sono affannati a spiegare che la norma era pensata solo per i rave party. Peccato che il campo di applicazione di una norma non è definito dalle intenzioni e interpretazioni dichiarate a questo o a quel giornale, ma da quello che c'è scritto. E proprio a causa della grossolanità e indeterminatezza del modo in cui la norma era scritta, si è reso, questo sì, necessario e urgente rimediare al rischio che la norma entrasse in palese contrasto con l'articolo 17 della Costituzione, attraverso una sua ampia riscrittura. E questo è stato un indubbio, per quanto parziale, successo che l'opposizione, in Parlamento e nel Paese, può a pieno titolo rivendicare.

La seconda premessa è la seguente: dice la Presidente Giorgia Meloni - lo ricordava in dichiarazione di voto l'onorevole Massimo Ruspandini - che organizzare un rave party resta possibile: affitti regolarmente un capannone o un altro luogo, apri la partita IVA, osservi tutte le norme di sicurezza, eccetera, eccetera. Ma nessuno mette in discussione tutto ciò. Il punto è un altro. Il punto è che la violazione di ognuno di questi passaggi è già perseguita e sanzionata dalla normativa vigente; in realtà, dovrei dire con la sola eccezione, forse, della violazione della normativa fiscale, perché poi, si sa, intervengono i condoni, come i dodici previsti dalla legge di bilancio di questo Governo, a evitare ogni sanzione. Sostenere l'assurdità della nuova norma non significa, quindi, in alcun modo, proteggere o favorire l'illegalità. Il punto è che siamo di fronte a una norma che desta forti perplessità sotto due profili.

Il primo profilo riguarda l'opportunità di introdurre, addirittura ricorrendo allo strumento del decreto-legge, una nuova fattispecie criminosa, di cui, come detto, non c'è bisogno e che riesce miracolosamente ad essere, ad un tempo, non ben definita e fin troppo circoscritta. Si applica, infatti, specificamente al caso dei raduni musicali o con altro scopo di intrattenimento, ma non si capisce perché non si applichi ad altri raduni, se organizzati con le stesse caratteristiche (invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati), creando lo stesso concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica, a causa dell'inosservanza di determinate norme, come potrebbe essere, ad esempio, il caso di raduni di sette religiose.

Il secondo profilo riguarda la previsione di una pena eccessiva e totalmente asistematica. Il nuovo reato, pur rinumerato come 633-bis, e non come era originariamente, 434-bis, è infatti indubbiamente inquadrabile tra i delitti di comune pericolo mediante violenza. Questi delitti, però, prevedono una sanzione per il pericolo causato e una diversa e più grave sanzione per l'ipotesi in cui il disastro paventato si verifichi effettivamente. La sanzione prevista in questo caso, nel caso di questo decreto, cioè la reclusione da 3 a 6 anni risulta particolarmente gravosa, come emerge in modo evidente dal confronto con le altre figure di delitti contro l'incolumità pubblica previsti dal nostro ordinamento. La sanzione interviene non per effetto di un disastro effettivamente provocato, ma per avere organizzato un raduno, quando dallo stesso derivi un pericolo per l'incolumità pubblica o la salute pubblica.

Una pena assolutamente non giustificabile nel quadro delineato dal nostro codice penale. Le altre figure di delitti contro l'incolumità pubblica, che hanno la stessa pena minima di tre anni, riguardano ipotesi molto più gravi di un raduno di giovani e, soprattutto, riguardano situazioni in cui al comportamento tenuto ha fatto davvero seguito il disastro. Per capirci, la pena minima edittale di tre anni è di tre anni se causo effettivamente un disastro ferroviario, articolo 431 del codice penale; se rendo inservibili opere destinate a prevenire valanghe, inondazioni, eccetera, e causo uno di questi disastri, articolo 427, eccetera; se provoco un naufragio, se compio un attentato alla sicurezza degli impianti di energia elettrica e del gas o delle pubbliche comunicazioni, causando effettivamente un disastro. Sono più basse nel caso di solo pericolo.

Sulla base di queste considerazioni, l'ordine del giorno è finalizzato a chiedere al Governo un impegno affinché la nuova norma sui rave party, di cui non solo non si vede l'urgenza e la necessità, ma neppure la sensatezza, sia attentamente monitorata. È, infatti, necessario vedere come viene concretamente applicata una norma che, come si ricorda nelle premesse e come ho detto, lascia così ampia discrezionalità di applicazione, individuando un reato di pericolo definito in termini troppo vaghi e generici. Occorre, inoltre, capire come verrà effettivamente individuato lo scopo del raduno, e cioè in particolare il significato che si vuole dare al termine “intrattenimento”, e quale sarà l'età degli imputati, per verificare se è fondata l'impressione che siamo di fronte ad una norma punitiva con un connotato fortemente generazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, Governo, colleghi e colleghe, questa sera vi illustrerò l'ordine del giorno n. 9/705/133 a mia prima firma. Prima volevo parlarvi un po' in generale. Diciamo che questo è un decreto-legge che fa male al Paese, indebolisce la lotta alla mafia e a tutte le forme di criminalità organizzata. Questo Governo, con questa legge, in realtà sta incentivando la non collaborazione o, per dirla meglio, disincentiva la collaborazione, perché com'è possibile che i collaboratori di giustizia hanno l'obbligo di comunicare quali sono tutti i loro beni e i non collaboratori no? Com'è possibile che personaggi criminali che custodiscono enormi patrimoni di provenienza illecita non debbano dichiarare tutto quello che possiedono?

Questo decreto-legge comporta un grave vulnus alla tutela della legalità perché legittima l'omertà del condannato non collaborante nei confronti dello Stato e della giustizia; un'omertà che è uno dei principi cardine del codice mafioso che considera infame colui che diffonde il segreto della mafiosità. Questo cambio di cultura comporta la necessità, quindi, di un forte intervento nelle scuole per riaffermare i concetti della legalità e della giustizia. Parliamo anche di questa maggioranza trasversale che ha voluto cancellare i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. E' un attacco alla migliore legge anticorruzione approvata in Italia, la legge Spazzacorrotti.

Si devono assumere, quindi, la responsabilità di indebolire fortemente la capacità dello Stato di combattere le mafie e la corruzione, proprio mentre enormi risorse finanziarie, messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, possono finire nelle mani sbagliate, nella vasta rete di corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico. Quindi si passa dalla legge Spazzacorrotti alla legge Salvacorrotti. Ricordiamoci anche che, quando parliamo di Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli ecoprogetti servono proprio a migliorare il nostro modello economico, quindi alla qualità.

Noi dobbiamo tutelare la qualità delle piccole e medie imprese, dobbiamo tutelare chi realmente sta facendo la transizione ecologica, chi, quindi, a differenza di altri, non utilizza il greenwashing. Ma in questo modo questo non lo facciamo. Quindi stiamo creando un problema, diciamolo, anche alle nostre piccole e medie imprese, quelle che veramente stanno andando nella giusta direzione.

Ma c'è di più. Questa decisione si inserisce in un disegno più complesso, finalizzato all'impunità dei reati del vertice della piramide sociale, lanciando quindi un pugno di ferro per la base della piramide. Diciamolo, in fondo, che non dobbiamo disturbare i colletti bianchi, diciamo che è questo. Passiamo a un'altra cosa, passiamo all'introduzione di una nuova fattispecie di reato, quella sui rave party. Non vi dico quello che dicono i giovani, amo a volte parlare con loro, intervistarli. Ho detto: cosa dico in Aula? Che cosa ne pensate? Mi hanno detto: vogliono far manifestare solo chi dicono loro, e noi veramente rischiamo, se portiamo in piazza i nostri diritti, come magari fanno i Fridays for Future e altri. Stiamo rischiando, e questo non va bene. È un'azione di propaganda identitaria di questo Governo. È come se fossimo di fronte ad una giustizia classista.

La sicurezza dei cittadini è importante, su questo noi siamo d'accordo; pure i comportamenti scorretti, certo, vanno educati. Ma, attenzione, non è chiaro quale urgenza ci fosse per intervenire su questa situazione. È necessario quindi educare alla legalità, perché significa predisporre e sensibilizzare i nostri ragazzi alla conoscenza delle regole sociali, a riflettere sul fatto che è necessario rispettare non perché si è obbligati a farlo, ma perché si deve cogliere la profonda importanza delle regole che sono alla base di una comunità. L'obiettivo, dunque, è creare un circolo vizioso fra i giovani, i cittadini e le istituzioni, per incentivare l'assunzione di responsabilità del singolo verso la comunità. Mantenere l'ordine sociale è importante, ma è importante alimentare valori come il rispetto, la libertà, la solidarietà, e, attenzione, evitare gli abusi di potere, questo devo dirlo a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, siamo qua a discutere oggi delle bandierine ideologiche che questa maggioranza ha voluto mettere nel primo decreto nel primo Consiglio dei ministri, prima delle misure a favore delle famiglie, prima delle misure a favore delle imprese, prima delle misure a favore del Terzo settore, prima anche di questa manovra, dove di queste misure noi non abbiamo visto traccia. Misure, appunto, carenti anche in questa manovra. E quindi oggi siamo qui a discutere, come diceva la collega Boldrini, del vostro biglietto da visita, del biglietto da visita di questa maggioranza. Lo avete fatto, penso alla questione del “decreto rave”, in particolare al reato sul rave, per affrontare qualcosa che già poteva essere affrontato a normative vigenti.

E questo non lo dico io, ma lo dimostrano i fatti, lo dimostra il rave di Modena, che è stato affrontato ben prima della nascita di questo decreto. Lo avete fatto con un decreto che non ha nessun presupposto reale di urgenza, nessuno. Tre rave all'anno sono un'urgenza? Perché di questi numeri noi stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi siete dovuti correggere con un emendamento che avete presentato in Senato. Del resto ci avete abituato alle marce indietro, pensiamo ad esempio alle tante marce indietro che avete fatto e che ha fatto anche la vostra Presidente del Consiglio, nostra, di tutta Italia, per esempio sul tema dell'Europa.

Con questo emendamento al Senato avete tolto l'odioso riferimento all'ordine pubblico, che, come ci ha ricordato il professor Ceccanti, era elemento chiave del testo unico fascista di pubblica sicurezza del 1931, mai citato per questo in Costituzione. E no, non lo avete fatto per allinearvi all'Europa, come ha affermato il Ministro Piantedosi, perché né Francia, né Gran Bretagna, né Germania, né Spagna, che hanno norme che affrontano il rave, hanno norme così restrittive, né norme così sproporzionate. Pensiamo, ad esempio, che la Gran Bretagna, che è quella che ha la norma più ampia su questo reato, prevede un arresto che non va oltre i tre mesi.

E poi vi vorrei chiedere: ma di quali pericoli stiamo parlando? Di quali pericoli state parlando?

La verità, e dobbiamo dircelo, è che è un provvedimento che racconta la vostra intolleranza, un'intolleranza a tutte le visioni del mondo che sono alternative alla vostra. Del resto, lo abbiamo visto anche prima, quando il collega della maggioranza ha tentato di zittirci e voglio dire anche alla Presidenza che, forse, ci saremmo aspettati una reazione un po' più dura e un po' più forte verso chi, non solo con questo decreto, sta minando le libertà personali, ma, addirittura, dai banchi della Camera dei deputati dice all'opposizione che non gli permetterà di parlare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Con questo ordine del giorno, vi chiediamo - e torno a quello che sto illustrando - di monitorare l'applicazione di questo vostro decreto e di riferire alle Camere quanti saranno i numeri veri dei procedimenti reali che verranno presi e quale sarà la natura dei pericoli in cui incorreremo e che ci verrete a raccontare. Credo che, forse, rimarrete sorpresi: sicuramente non rimarremo sorpresi o, forse, non rimarrete sorpresi nemmeno voi, perché, alla fine, questo decreto lo avete fatto solo ed esclusivamente per spot elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento che stiamo oggi discutendo presenta non solo una particolare odiosità nella scelta di politica criminale adottata dal Governo, ma presenta, altresì, importanti criticità tecniche. Nel merito, stiamo parlando del trattamento da riservare ai detenuti e agli internati che si siano macchiati di reati gravi che scelgono di non collaborare con la giustizia. L'ordine del giorno vuole correggere un problema di coordinamento tecnico tra le parti di uno stesso articolo che viene profondamente modificato con questo provvedimento, ossia l'articolo 4-bis in materia di benefici penitenziari e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti.

In estrema sintesi, Presidente, l'articolo 4-bis suddivide i gravi reati in due tipologie: reati a struttura associativa e reati non a struttura associativa e le due fattispecie prevedono un regime probatorio differente per poter usufruire dei benefici penitenziari e, quando parlo di benefici penitenziari, parlo di lavoro all'esterno, permessi premio, misure alternative alla detenzione. Abbiamo, quindi, reati di tipo associativo particolarmente gravi e odiosi, come i delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, e associazione di tipo mafioso, e reati di tipo non associativo, quindi riduzione o mantenimento in schiavitù, violenza sessuale di gruppo, tratta di persone, induzione allo sfruttamento della prostituzione minorile. Sostanzialmente, mentre sono stati introdotti i nuovi commi 1-bis, 1-bis.1 e 1-bis.2, con un evidente magistrale tecnica normativa - e sono ironica -, il comma 1-ter è rimasto inalterato.

Il comma 1-ter prevede un regime semplificato per il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza, che può acquisire dettagliate informazioni dal questore per decidere sulla concessione dei benefici. Si noti, però, che l'1-ter fa riferimento a reati richiamati anche dai commi precedenti, ossia dal comma 1-bis.1. Tuttavia, inoltre, quest'ultimo comma richiede un'istruttoria più rigorosa, creando una sovrapposizione tra norme che metterà in seria difficoltà applicativa i giudici. Con questo ordine del giorno, evidentemente, chiediamo che tale contraddizione venga risolta. Questo è stato, peraltro, un problema segnalato anche nel corso delle audizioni in Commissione giustizia qui, alla Camera, dall'Associazione nazionale magistrati, eppure l'appello è rimasto inascoltato.

Il MoVimento 5 Stelle ha presentato emendamenti sia alla Camera che al Senato per sanare questo problema. Questi nostri contributi non sono mai stati accolti, forse la maggioranza non ne ha compreso la ratio oppure era troppo presa dal voler eliminare dal circuito ostativo i più gravi reati contro la pubblica amministrazione commessi anche in forma associativa.

Troppo concentrati a fare scelte di politica criminale assolutamente disdicevoli per potersi focalizzare sul lato più tecnico di questo provvedimento. Alla prima occasione utile, anziché concentrarsi sugli annosi problemi dell'Italia - parlo, ad esempio, del lavoro sommerso, che pesa e costa al nostro Stato 202 miliardi, l'11,9 per cento del nostro PIL, o degli accertamenti in materia di sicurezza sul lavoro, dato che negli ultimi 8 mesi del 2022 gli infortuni sul lavoro sono aumentati del più 35 per cento o, ancora, dell'evasione fiscale, che, in Italia, costa 99 miliardi - la maggioranza attacca la cosa pubblica, la pubblica amministrazione, in un momento delicatissimo come quello di dare attuazione al PNRR. La maggioranza si affretta a tendere una mano a coloro che minano il buon andamento della pubblica amministrazione, presidio costituzionale fondamentale per tutti i cittadini e, in particolare, per quelli che nulla hanno, e lo fa con un intervento frettoloso, pasticciato, ingiusto e lacunoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è il motivo della presentazione di questo ordine del giorno che invita, peraltro, a monitorare gli effetti applicativi di questa meravigliosa norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, illustro l'ordine del giorno n. 9/705/26, che ho firmato per tornare a sottolineare l'importanza di tutte le misure prescrittive, negli ultimi due anni, che ci hanno consentito un ritorno ad una vita di normalità e anche di socialità. Non entro nel merito del fatto che questo decreto sia disomogeneo, tenendo insieme fattori differenti, e, come dicevo, mi concentrerò solamente sulla parte legata al COVID, anche rispetto alla situazione odierna e agli ultimi dati che sono stati anche rappresentati dalla fondazione indipendente GIMBE, che tante volte abbiamo anche citato nella nostra Commissione affari sociali. Quello di dicembre è stato un mese difficile che ha visto aumentare il numero dei decessi (nella prima settimana di dicembre sono stati 686, nella seconda settimana sono stati 719, numeri importanti da non sottovalutare); sono aumentati del 4,7 per cento i ricoveri in terapia intensiva, del 9 per cento i ricoverati con sintomi, del 3 per cento gli isolamenti domiciliari.

Io sono stata, fino a pochi mesi fa, una sindaca e devo dire che non mi posso dimenticare questi anni così difficili che abbiamo vissuto, in cui abbiamo passato i giorni ad attendere questi dati drammatici, a gestire comunità spaventate e anche preoccupate, avendo visto anche tantissimi morti. Ricordo che in Italia sono morte 184 mila persone, un numero veramente impressionante che, forse, ogni tanto, vale la pena ricordare; nella mia regione, l'Emilia-Romagna, sono stati 18.849. E questi numeri che abbiamo dato, anche della fondazione indipendente GIMBE, sono anche sottostimati almeno del 50 per cento, anche in ragione dell'utilizzo dei tamponi fai da te, che è stato sicuramente un passo avanti importante, che fa un investimento sulla responsabilità dei cittadini o anche sul mancato testing e ricostruzione dei soggetti asintomatici o paucisintomatici.

Oggi, addirittura, abbiamo letto notizie ANSA preoccupanti e anche il fatto che, domani, il Ministro Schillaci venga in Aula a riferire penso sia un segnale di grande attenzione verso il Parlamento. Ci tengo, avendolo criticato in tante occasioni, anche a ringraziarlo, perché credo ci sia una preoccupazione, anche tra i banchi del Governo, rispetto a questi dati e questi numeri così alti di persone positive che provengono dalla Cina negli ultimi due voli che sono arrivati. Nel primo volo, i positivi sono stati il 38 per cento, nel secondo volo, il 52 per cento, quindi numeri che ci richiedono, comunque, di mantenere alta l'attenzione. E credo che abbia fatto bene il Ministro anche ad adottare un'ordinanza per raccomandare i tamponi obbligatori e il sequenziamento di tutte le varianti proprio per capire quello che sta succedendo e mantenere alta l'attenzione rispetto alla tutela dei cittadini e alla tutela del diritto alla salute.

Tra l'altro, ho visto molti assessori regionali che oggi hanno alzato la guardia, dalla Lombardia alla Campania, al Lazio, perché questi dati stanno allarmando e creando timori, nella comunità internazionale come nella comunità scientifica. Infatti, come si legge anche in un documento dello Spallanzani vi è il timore - in un Paese, con una percentuale alta di non vaccinati, in cui sono stati utilizzati vaccini anche poco efficaci con una bassa protezione, per cui si è creata una così forte crescita esponenziale dei contagi - che si possa generare una selezione di una nuova variante molto più preoccupante e anche più trasmissibile.

Per questo motivo, l'ordine del giorno richiama l'attenzione su una situazione e su tutte quelle cautele, legate ai dispositivi dell'uso di protezione individuale, all'areazione dei locali, all'igiene delle mani, al distanziamento, richiamando su un punto specifico, legato appunto ai pazienti più fragili, a coloro che vivono all'interno delle strutture protette sociosanitarie e socioassistenziali, per chiedere la massima attenzione a questo Governo e l'introduzione di opportune misure emergenziali, qualora necessario, qualora dovessero aumentare di nuovo i casi, per la reintroduzione dell'obbligo dei dispositivi di protezione individuale per tutti i lavoratori che sono impegnati in attività di preparazione e somministrazione di alimenti. Io penso che ne vada davvero della tutela della salute e rivedere l'ordinanza sinceramente fa una certa impressione. Speriamo davvero di non rivedere, purtroppo, una situazione che abbiamo già visto, che ci ha fatto preoccupare. Speriamo che ci sia davvero la più alta attenzione da parte del Ministro e sono certa che sarà così, perché credo sia un dovere da parte sua….

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Concludo… questa ordinanza e credo sia la strada giusta per continuare a tenere alta l'attenzione. Mi dispiace che questa scelta sia in contrasto con un messaggio che la Presidente Meloni ha dato all'atto di insediamento. Dobbiamo continuare ad essere coerenti, netti e chiari nel chiedere attenzione per evitare di ripiombare in una situazione che nessuno di noi vuole più vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BRUNO (M5S). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno n. 9/705/132 tratta un tema che dovrebbe unire tutti e tutte noi e, quindi, spero nel suo favorevole accoglimento. Si tratta della funzione rieducativa della pena che trova il suo riconoscimento nel terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione, che sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, dove per rieducazione possiamo anche intendere riappropriazione del sé. Il fatto che una persona si trovi a dover scontare una pena detentiva può, anzi deve rappresentare un'opportunità. Questo è il dovere dell'istituzione carceraria: permettere di realizzare, attraverso tutti i mezzi possibili, l'incontro più importante, l'incontro con se stessi, perché, da questo incontro, ognuno può avere la possibilità di comprendere la propria vera natura e capire così che non bisogna identificarsi con i reati commessi. Reati commessi spesso per una serie di concause: esempi sbagliati, contesti sociali difficilissimi, se non estremi, incontri non avvenuti, carenza o assenza delle istituzioni. Senza alcun intento assolutorio, voglio solo ribadire il fatto che, quando una persona finisce in carcere, si tratta sempre, al netto della pena che comunque sconterà, di una persona da incontrare e accogliere, un essere umano di cui prendersi cura e carico. Se questo verrà fatto nel modo giusto, con tutti i mezzi e con il personale adeguato, la possibilità che quella persona conosca se stessa e, attraverso questo incontro, cambi, evolva e riconosca gli errori fatti, sarà estremamente concreta. In questo quadro, si inseriscono tutti i fondamentali strumenti di supporto, quale l'istruzione e il lavoro, e tra le attività finalizzate al reinserimento sociale dei detenuti mi preme ricordare il ruolo significativo ricoperto dal teatro in carcere. Ci sono prove incontrovertibili che, nelle carceri, dove si fanno attività creative come quelle teatrali, si crea un clima alleggerito, si ritrova un senso di armonia tra tutti gli abitanti delle comunità carcerarie che hanno così la sensazione di essere non nemici ma complici e di non appartenere a parti contrapposte, ma di remare tutti e tutti nella stessa direzione.

Quando il carcere fa il carcere, applicando l'articolo 27 della Costituzione, tutte le persone che vivono e lavorano nella struttura stanno meglio. Inoltre, permettere alle persone recluse di svolgere questo tipo di attività diventa anche una fondamentale misura di ordine pubblico. Sul sito giustizia.it è riportato un dato che ci fa capire come lavorare in questa direzione non sia solo necessario, ma urgente. Se il tasso di recidiva, ossia il numero di detenuti che una volta usciti dal carcere torna a delinquere, si aggira, media italiana, intorno al 65 per cento, questo dato scende sotto al 20 per cento per quelli che in carcere hanno svolto attività lavorative e scende addirittura al 6 per cento - dal 65 al 6 per cento! - per quelli che hanno svolto attività creative, in particolare il teatro. un crollo del 60 per cento. Alla luce di quanto illustrato con questo ordine del giorno, si impegna il Governo ad adottare tutte le necessarie misure, volte all'assunzione di scelte di politica giudiziaria, tale da contemperare le esigenze di prevenzione generale e sicurezza collettiva con il rispetto del principio di rieducazione della pena, affermato dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Premesso che il decreto-legge in esame, nella sua evidente disomogeneità, accentuata dopo l'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento, prevede diversi interventi che fanno venir meno alcune misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori che operano nel settore sanitario o sociosanitario e socioassistenziale e la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno del 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie o, ancora, l'abolizione del tampone a fine quarantena.

Si è discusso fino allo sfinimento della pericolosità della pandemia da COVID-19. L'impatto sociale e sanitario che questa ha avuto sulla vita di tutti noi è ormai evidente a tutti, come è evidente che le misure ad essa collegate debbano essere proposte proporzionate, oltre che alla pericolosità del virus e alla rispondenza del nostro sistema sanitario, anche alla necessità di restaurare il più possibile la vita quotidiana dei cittadini italiani, che è stata duramente messa alla prova dalla pandemia. Questo, però, non implica che la situazione che stiamo vivendo, per quanto meno drammatica di quella dei primi mesi del 2020, possa essere presa sotto gamba come si sta facendo. Quindi, mantenere in vita alcune norme di comportamento essenziali alla gestione di un virus che ha causato danni irreparabili è doveroso e ahimè irrinunciabile. Tutti noi vorremmo che questa incresciosa situazione venisse meno, alcuni di noi vorrebbero addirittura poterla dimenticare, ma è nostra responsabilità non farlo e non farlo dimenticare. I dati diffusi dal Ministero della Salute dimostrano che, prendendo a riferimento il decreto ministeriale del 30 aprile 2020, almeno una regione italiana è ad alto rischio pandemico mentre altri dieci sono a rischio moderato. Questo dato ci richiama bruscamente alla realtà e ci impone di mantenere alcune misure necessarie ad evitare eccessivi rischi che ci porterebbero nuovamente alla paralisi e a questo si riferisce il mio sofferto ordine del giorno. Comprendo la volontà di svolta e me ne faccio portavoce, ma a costo di essere impopolare non possiamo fingere che i dati non esistano. È il nostro compito proteggere i cittadini e farlo alla luce delle sole evidenze statistiche e scientifiche, forniteci dalle comunità e dai tecnici deputati all'elaborazione dei dati sanitari. Queste evidenze ci impongono di rimanere vigili per il bene della nostra Nazione. Presidente, tutti ci auguriamo che interventi di questo genere non siano mai più necessari, tutti comprendiamo la frustrazione dei cittadini davanti a questo. Vi assicuro non esiste nessuna differenza tra deputato e operaio, tra responsabile e responsabili, e noi siamo obbligatoriamente chiamate ad essere responsabili per il bene di tutti. Questa è la motivazione per cui presento questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi deputati, potrei dire sopravvissuti a questa Assemblea, che è nata come serotina e si svolge in notturna. L'illustrazione di questo ordine del giorno non può prescindere dal contesto normativo odierno. È di fatti notizia di oggi che il Governo avrebbe approvato il cosiddetto decreto Immigrazione, contenente le regole per le ONG che effettuano salvataggi in mare, ed un secondo decreto sulla responsabilità penale per gli impianti di interesse nazionale, l'ex Ilva.

Con il primo decreto, per quanto già trapela, si attua la criminalizzazione delle navi della società civile, mentre con il secondo decreto si prevede uno scudo penale senza alcuna attenzione al tema dell'occupazione, al tema ambientale, al tema della salute. In questo contesto noi discutiamo questo decreto-legge odierno. In un'intervista nella fase elettorale, a Porta a porta, la Premier Giorgia Meloni dichiarò: voglio essere garantista fino alla sentenza definitiva di condanna e giustizialista nella fase di esecuzione della pena. Noi riteniamo che non si debba essere giustizialisti mai, né prima della sentenza né in fase di esecuzione della pena: bisogna essere giusti. Non condividiamo questa visione della giustizia, ma almeno apprezzeremmo la coerenza di chi rispetta le promesse elettorali. Ma neanche questo, assistiamo infatti ad una spregiudicata giravolta, il Governo decreta un fuori tutti: fuori tutti ai corrotti, ai delinquenti di palazzo, alle mafie dei colletti bianchi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, non erano promesse elettorali: erano bugie elettorali! Il decreto-legge n. 162 del 2022, del quale oggi si discute la conversione in legge, espunge dal novero dei reati ostativi, di cui all'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, alcuni dei più gravi reati contro la pubblica amministrazione e finanche espunge il reato di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di tali gravi reati. Tale espunzione disincentiva la collaborazione con la giustizia e, appunto, l'articolo 323-bis del codice penale serviva esattamente a questo. La collaborazione con la giustizia è insieme con le intercettazioni il principale strumento di contrasto a reati così gravi; in mancanza non sarà più possibile una seria attività di prevenzione e di repressione di questi gravi reati, i quali spesso sono il grimaldello col quale la criminalità organizzata si insinua nella pubblica amministrazione e ne condiziona l'attività. Si indebolisce in tal modo e gravemente l'efficacia della legge Spazzacorrotti, la legge n. 3 del 2019. Si tratta di un disco verde ai reati di palazzo, ai colletti bianchi corrotti. In data 7 luglio 2017, il gruppo di Stati contro la corruzione, organo del Consiglio d'Europa invitò l'Italia di inasprire il contrasto alla corruzione e, così, nacque la legge Spazzacorrotti, quella legge che vide poi le raccomandazioni del GRECO del 4 febbraio 2020 valutare in modo positivo l'intervento anticorruttivo dell'Italia. È evidente dunque il substrato culturale alla base di questa visione della giustizia, una giustizia inflessibile e severa con la gente comune, ma accomodante e duttile per i mafiosi. Questo allentamento alla lotta alla corruzione non può non essere messo in collegamento con le ingenti risorse del PNRR che l'Italia sarà chiamata a gestire e con gli importanti appalti pubblici che costituiscono importante e appetitoso boccone per la criminalità organizzata.

Chiedo, quindi, al Governo di vigilare sulla garanzia e sull'ottemperanza del principio di trasparenza nei procedimenti amministrativi inerenti agli appalti pubblici ad elevato rischio di corruzione, rafforzando i presidi a tutela della legalità e dell'agire nell'interesse pubblico. E - mi rivolgo alla maggioranza - qualora voi decidiate di rigettare questa istanza…

PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole.

ALFONSO COLUCCI (M5S). …ve ne dovrete assumere la responsabilità piena davanti al popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Cuperlo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/31.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno n. 9/705/31 chiede semplicemente che il Governo riferisca al Parlamento sugli effetti di una norma, che noi abbiamo ampiamente descritto, nel corso della discussione, nelle sue criticità, a partire dall'introduzione di una nuova fattispecie di reato scritta - consentitemi di dirlo, colleghi - piuttosto male e che, nella sua versione iniziale, è stata giudicata in via di fatto applicabile anche a qualsiasi forma di dissenso o di protesta.

Come è noto - è stato ricordato ancora questa sera, nella discussione - all'origine della norma vi è stato un episodio di cronaca, un raduno musicale, un rave, a Modena, risolto peraltro in modo assolutamente pacifico. Da lì, invece, è nata una misura che a noi appare ingiustificata e rischiosa, per la genericità di un'interpretazione che potrebbe ledere gli stessi principi costituzionali sulla libertà di espressione del pensiero.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 23,55)

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Colleghi, parecchi anni fa, moltissimi anni fa, Giuseppe Dossetti, un uomo di fede, ma anche un sapiente uomo politico, in una fase della sua vita, offrì una sintesi abbastanza definitiva, a mio avviso, della matrice di ogni sistema politico potenzialmente autoritario. Lui definì quella matrice una iniezione di paura, alla quale si offre un antidoto, ma in cambio di una quota di libertà. Voi utilizzate a pretesto un rave, un raduno musicale e abusivo, e ne fate l'espressione di una emergenza che semplicemente non esiste. E, sulla base di una emergenza che non esiste, l'iniezione di paura cui si offre un antidoto, proponete una misura sanzionatoria e repressiva, con la previsione di pene del tutto spropositate, come altre colleghe e colleghi che mi hanno preceduto in quest'Aula hanno benissimo spiegato. Compiendo questa scelta, voi aprite un varco pericoloso a una pessima applicazione di una norma, che si fa, improvvisamente e ingiustificatamente, simbolo di un panpenalismo fuori da qualsiasi logica. Da queste considerazioni, viene da noi, da questi banchi, l'auspicio che vogliate accogliere questo ordine del giorno, teso semplicemente a suggerire una valutazione più serena e più razionale dei fatti oggetto di questa parte del provvedimento, almeno prevedendo - l'ha detto, poco fa, anche la collega Silvia Roggiani - un monitoraggio attento della sua applicazione concreta, con l'impegno a riferirne alle Camere, fosse solo per capire quanti raduni musicali sarete costretti a interrompere e quale sarà l'età media dei partecipanti a quelle occasioni, nella speranza che, alla fine, spinti, se non dal buon senso - su cui un epitaffio definitivo è stato scritto dal Manzoni - almeno da senso di realtà, possiate ridurre la pena, nel minimo e nel massimo. Il problema di questo Paese - lo sapete voi meglio di noi - non sono i rave abusivi o i raduni musicali, ma, alla luce anche delle notizie che sono arrivate in queste ore, in questi ultimi giorni…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Concludo, Presidente… Stavo dicendo che, alla luce anche delle notizie che sono arrivate in queste ore, in questi ultimi giorni, sul ritorno prepotente dell'epidemia del COVID, con i dati allarmanti che stiamo conoscendo, è evidente che sulla questione in particolare della pandemia, la linea del Governo si è rivelata incerta, ambigua e di fatto già archiviata.

Concludendo, fatemi dire soltanto una cosa, tanto l'ora è piuttosto tarda: esiste un legame, improbabile direte voi, tra la musica e il COVID. È un legame abbastanza difficile da motivare, però esiste e risale, pensate, al 1956, quando Elvis Presley andò al The Ed Sullivan Show, il Maurizio Costanzo Show americano, molto più importante del nostro, però, e si vaccinò in diretta, davanti a decine di milioni di cittadini americani, contro la polio e diede un contributo determinante alla diffusione di quella pratica e al contrasto di quella patologia.

Allora, parafrasando Groucho Marx, un altro genio, che, congedandosi da una serata poco divertente, disse al padrone di casa: “Ho trascorso una magnifica serata, ma non era questa”, noi potremmo dire che abbiamo vissuto una magnifica seduta, cari colleghi, ma non era questa. Però, almeno andremo via da qui consapevoli che l'interprete di Love me tender non era un no-vax e anche queste, quasi a mezzanotte, sono soddisfazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Cappelletti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/94.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo e gentili colleghi e colleghe, io illustrerò appunto l'ordine del giorno n. 9/705/94, a pagina 102 del fascicolo. Non posso esimermi, però, dal fare una breve premessa che è un po' una constatazione, un'amara constatazione naturalmente pertinente che è questa. Da un Governo che ha come Ministro della Giustizia Nordio, che ha dichiarato che il problema della giustizia in Italia sono le troppe intercettazioni, che vuole l'abolizione dell'abuso d'ufficio, che vuole il ritorno dell'immunità parlamentare, il fatto che voi, come Governo e maggioranza, inauguriate questa legislatura con un decreto sul rave non sorprende più di tanto e forse si commenta da sé.

Però, c'è di peggio, perché in questo decreto c'è dell'altro. Avete inserito nel decreto Rave anche una norma, ad esempio, sull'ergastolo ostativo. Questa norma farà uscire dal carcere detenuti colpevoli di reati gravissimi e, quel che è peggio, come se non bastasse, disincentiverà la collaborazione con la giustizia dei detenuti condannati. In altre parole, state rendendo più appagante la fedeltà al codice dell'omertà rispetto alla scelta di collaborare con lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questo non è accettabile. Lo Stato non può, e non deve, rinunciare a dar battaglia contro la malavita organizzata.

Certo, avete giustificato questo intervento con la necessità di seguire le indicazioni della Corte costituzionale, ma, secondo la Corte costituzionale, non dovrebbero uscire dal carcere mafiosi condannati all'ergastolo che non abbiano maturato un pieno ravvedimento, per accertare il quale vi deve essere la collaborazione con lo Stato, oppure devono essere portate fondate e condivisibili motivazioni preclusive della collaborazione. Dalle pronunce della Corte costituzionale, quindi, non emerge affatto il riconoscimento di un diritto al silenzio in capo al detenuto sulle ragioni della mancata collaborazione con la giustizia. La Corte, al contrario, affida al legislatore l'opzione sulla facoltatività o sull'obbligatorietà dell'esternazione delle ragioni di questa scelta.

Ciò premesso, l'opzione normativa di rendere facoltativa la scelta di riferire sulle ragioni della mancata collaborazione appare profondamente irragionevole proprio in una logica di bilanciamento degli interessi in gioco, in quanto vengono sottratti alla valutazione del tribunale di sorveglianza elementi di notevole rilievo per formulare sia il giudizio di esclusione del pericolo di ripristino dei collegamenti con la criminalità organizzata sia quello di avvenuto ravvedimento.

Il decreto-legge n. 162 del 2022 indica di tenere conto delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, ma l'ordinanza n. 97 del 2021 della Corte costituzionale afferma, in tema di ergastolo ostativo, che la mancata collaborazione non può essere condizione ostativa assoluta, ma è comunque ragionevole fondamento di una presunzione di pericolosità. L'ordinanza ha investito il Parlamento del mandato a rivedere il testo dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, indicando espressamente, tra le legittime possibilità di scelta del legislatore, quella di annoverare tra le condizioni a cui legare l'apertura ai benefici l'emersione delle specifiche ragioni della mancata collaborazione.

In conclusione, il presente ordine del giorno impegna il Governo a prevedere quale condizione per l'accesso ai benefici penitenziari almeno una dichiarazione delle ragioni della mancata collaborazione con la giustizia. Prevede, in altre parole, che la dichiarazione delle ragioni della mancata collaborazione sia una precondizione per l'accesso ai benefici penitenziari e non la considera una mera eventualità.

Per questo motivo naturalmente ne caldeggiamo l'accoglimento e l'approvazione da parte dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/50.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Onorevoli colleghi, come abbiamo inutilmente cercato di spiegarvi in quest'Aula, il decreto-legge, che volete approvare, pone numerosi dubbi di costituzionalità, sollevati non solo dalle opposizioni, ma anche da numerosi giuristi, in particolare sulla norma cosiddetta anti-rave, per via del rischio di un'applicazione estensiva di queste disposizioni in altri contesti come le proteste studentesche o politiche non autorizzate, in chiaro contrasto con il principio di tassatività della fattispecie penale prescritto dall'articolo 25 della Costituzione.

Voglio rivolgermi a quei pochi colleghi presenti della maggioranza e anche a quelli che non ci sono e che più volte, però, si sono definiti, in quest'Aula o sui giornali, come garantisti duri e puri: dove è la garanzia del diritto - in questo caso, per di più penale - in una norma che non chiarisce quali sono i criteri di valutazione della pericolosità del raduno e a chi spetta questa valutazione? Colleghi, non solo la norma rischia di essere sonoramente bocciata dalla Consulta, per il contrasto con gli articoli 17 e 25 della nostra Costituzione, ma la pena è addirittura irragionevolmente sproporzionata rispetto a quella prevista per la fattispecie largamente analoga di cui all'articolo 633 del codice penale. La reclusione rimane da 3 a 6 anni, la più alta d'Europa, e dunque per i condannati sarà più complicato accedere alla sospensione condizionale della pena anche se incensurati e gli inquirenti potranno utilizzare e abusare degli strumenti delle intercettazioni e della custodia cautelare. Come se non bastasse, la sua entità preclude l'accesso dell'imputato allo svolgimento di un programma di lavoro di pubblica utilità in favore della collettività o altre attività riparative volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato, rischiando così inutilmente di ingolfare la macchina giudiziaria e aggravare la già delicata condizione delle nostre carceri.

Mi sembra evidente che a questa norma non è possibile apportare modifiche: andava ritirata in toto, in quanto inutile e incostituzionale. Tuttavia, data la posizione della questione di fiducia, dobbiamo dedurre che il Governo intenda proseguire sulla strada della costruzione di una democrazia securitaria intrisa di populismo giudiziario e mediatico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Date queste premesse, le due richieste di questo ordine del giorno sono molto chiare: in primo luogo, si chiede al Governo di prendere un impegno ad adottare, entro trenta giorni dalla conversione di questo decreto, tutte le misure idonee a monitorare attentamente l'applicazione di questa specifica norma e a venire a riferire alle Camere al verificarsi di situazioni contestate o non appena saranno disponibili nuovi dati statistici; in secondo luogo, di porre particolare attenzione all'età delle persone imputate del nuovo reato di cui all'articolo 633-bis, riducendo la pena, nel minimo e nel massimo, almeno ai minori e consentendo loro di poter accedere alla giustizia riparativa e di non finire nel vortice della giustizia, che, come ci dimostrano anche i recentissimi casi del carcere “Beccaria”, non fa altro che aumentare la frustrazione dei ragazzi coinvolti e allontanarli dall'obiettivo di un pieno reinserimento nella collettività.

Se proprio non volete far decadere questo assurdo “decreto bandiera”, colleghi, che si occupa di tutt'altro che delle attuali emergenze del Paese, prendete quantomeno questi due ragionevoli impegni per assicurarci che non vengano mai messi in discussione i princìpi dello Stato di diritto nell'applicazione della norma e non vengano abbandonati i soggetti minori coinvolti in un percorso da cui è difficile riprendersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Caramiello ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/130.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, con soli 92 voti favorevoli e 75 contrari, nei giorni scorsi è stato approvato in Senato il decreto Rave. Eppure, all'appello sono mancati 24 voti, che pesano come un macigno e che già decretano la fragilità di una maggioranza che poggia le proprie fondamenta su sabbie mobili, una palude granulosa che rispecchia a pieno i primi provvedimenti che questo Esecutivo sta portando a casa.

Onorevoli colleghi, è evidente che nemmeno questa coalizione è convinta di questo provvedimento, approvato col singhiozzo, che appare totalmente identitario e propagandistico. In particolare, mi riferisco all'articolo 5, che interviene in materia di rave party, un articolo pensato male e scritto peggio. E non lo sostiene solo il MoVimento 5 Stelle, ma persino Amnesty International, che, intervenuta in audizione presso la Commissione giustizia del Senato, ha espresso preoccupazioni serissime. In particolare, nel chiedere l'abrogazione dell'articolo, Amnesty International ha addirittura lasciato intendere che il provvedimento licenziato dal Governo potrebbe violare l'articolo 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che non tutela solo le assemblee politiche, ma si estende anche a quelle di carattere essenzialmente sociale e di intrattenimento, paventandosi anche una probabile violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani che proteggono le assemblee pacifiche, come stabilito dal commento generale n. 37, paragrafo 16, del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite sul Patto internazionale per i diritti civili e politici.

Parliamo di una norma mirata a frenare il fenomeno dei rave party, ma che, nella sostanza, è scritta in maniera liberticida, potenzialmente diretta a un'infinità di manifestazioni, raduni e aggregazioni.

Insomma, questo Governo poteva esordire in tanti modi, ma il biglietto da visita scelto è stato tra i peggiori della storia repubblicana: il cosiddetto contrasto ai rave party. Questo provvedimento, difatti, fa passare il messaggio pericoloso che tutti i nostri ragazzi che si radunano per ascoltare musica in forma associata siano criminali e drogati da gettare nelle patrie galere. Tecnicamente, è stato eliminato anche il vincolo sul numero dei partecipanti e quindi verrà punito chiunque organizzi un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento in un terreno privato. Il Governo, anche in questo caso, ha fatto una serie di giravolte, una delle tante già compiute in due mesi di attività, rendendosi conto di aver scritto un autentico abominio giuridico, con una pena prevista che rimane del tutto sproporzionata. Una misura, colleghi, che sembra scritta da un autore della serie TV Law & Order, che prevede intercettazioni, sequestro di beni, la reclusione fino a 6 anni e una multa fino a 10 mila euro, pene che, come dichiarate da alcuni penalisti, sono spropositate e addirittura più severe rispetto ad altri reati più gravi. Il nuovo reato rimane, in ogni caso, inutile, perché il codice penale già colpiva tutti i comportamenti illeciti tipici di un rave party.

La terna Meloni, Salvini e Berlusconi ripropone ancora una volta il solito armamentario - legge, ordine e azione di propaganda identitaria - che copre l'incapacità di affrontare le vere questioni che interessano ai cittadini: la povertà, la precarietà o la mancanza di lavoro, il caro vita, i diritti delle persone, la tutela dell'ambiente e la transizione ecologica. Purtroppo, però, legalità, ordine e sicurezza, in questo caso, sono slogan vuoti. La vera legalità è colpire in modo serio e sistematico le mafie, la corruzione e altri reati dei colletti bianchi. Voglio ricordare che il Governo che scrive questa brutta norma è lo stesso che ha, come Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che da tempo attacca l'uso delle intercettazioni e che propone l'abolizione dell'abuso d'ufficio. Vogliono indebolire l'uso delle intercettazioni e poi le rendono possibili per questo reato. Insomma, mettetevi d'accordo. Ci troviamo di fronte a un Governo forte con i deboli e debole con i forti.

Signora Presidente, mi chiedo: non è alquanto generico parlare di raduno musicale? Una definizione che è associabile a qualsiasi momento di convivialità, durante il quale è previsto l'ascolto di musica.

Già mi immagino un gruppo di ragazzi riuniti, che cantano le canzoni con la chitarra, all'improvviso ritrovarsi in un film poliziesco degli anni Ottanta, con camionette che accerchiano i musicanti. La sicurezza delle persone è un principio giusto e sacrosanto, così come è doveroso punire chi delinque. Ma tutto questo non deve essere strumentalizzato per fare propaganda e coprire le incapacità di un Governo che si dichiara pronto, ma che, come abbiamo potuto constatare, non ha una visione chiara, e brancola nel buio.

Almeno su questo, signora Presidente, chiedo al Governo, in forza al mio ordine del giorno, di impegnarsi a rivedere la norma di cui all'articolo 5, concentrando l'intervento ai soli grandi raduni organizzati clandestinamente, e lasciamo che i giovani tornino finalmente a vivere, dopo tanti anni così difficili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Sarracino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/34.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di un provvedimento abnorme, fuori dal perimetro che contraddistingue la nostra cultura giuridica. E se il buongiorno si vede dal mattino, c'è da essere abbastanza preoccupati. Con questo ordine del giorno noi poniamo l'obiettivo di far sì che almeno il Governo possa monitorare gli effetti delle misure che state mettendo in atto. Fortunatamente, non siamo più in presenza dell'aberrante previsione iniziale circa il principio dei divieti sui raduni, una previsione risultata di fatto incostituzionale, che ci avrebbe portato verso un permanente Stato di polizia, ma il venir meno della previsione iniziale non ha fatto venir meno quella pericolosa cultura repressiva che talune volte vi ispira, una matrice ideologica che, purtroppo, continuate con costanza a rivendicare. Qual era e qual è la ragione che vi ha spinto ad agire con lo strumento della decretazione d'urgenza su una materia che aveva già una sua adeguata regolamentazione? La verità è che voi agite sulla base di un'evidente volontà identitaria, che non negate, che prova a colpire tutto ciò che ritenete nemico. Lo fate sui raduni, lo fate cambiando la destinazione dei porti per i poveri disgraziati. Agite con cattiveria, ma non è questa la logica che dovrebbe ispirare chi governa. Con questo decreto, come dicevo, quindi, emerge tutta la vostra identità. Iniziate, però, ad abituarvi all'idea che in questo Paese c'è chi non la pensa come voi e ha il diritto di poterlo manifestare, specie se, come ha detto prima il collega Toni Ricciardi, siamo di fronte a un vero e proprio pasticcio.

Con questo ordine del giorno vogliamo segnalare, quindi, la necessità di fare in modo che vi sia un'azione di monitoraggio sugli effetti che questa normativa avrà e agire, quindi, di conseguenza. Noi vogliamo evitare che si perseveri nel binario degli errori dettati da un approccio ideologico, esclusivamente ideologico. Che senso ha accanirsi contro questi raduni, quando le norme già ci sono e sarebbe bastato applicarle? Ve lo ha dimostrato il questore di Modena, che ha gestito con buonsenso e con senso dello Stato una situazione che poteva diventare molto pericolosa dal punto di vista dell'ordine pubblico. È chiaro, quindi, che voi cercate gli strumenti per distrarre l'opinione pubblica rispetto ai temi sociali, sui quali, come ha dimostrato la manovra, non avete risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e preferite spostare il confronto politico nel pantano dello scontro ideologico. Sì, perché con questa normativa, con il pretesto dei rave, si rischia di colpire le mobilitazioni sul lavoro, il sindacato, le lotte dei lavoratori. Nella previsione iniziale, infatti, si sarebbero potuti dichiarare illegali e a rischio arresto persino i raduni degli operai di alcune vertenze di lotta che ci sono oggi nel Paese. Ad esempio, si sarebbe potuto dichiarare illegale il raduno degli operai della ormai ex Whirlpool, che da mesi, con le loro famiglie, occupano la fabbrica per la quale difendono la loro dignità e il loro futuro. E non dite che non è così, perché due sono le cose: o l'odio ideologico vi ha annebbiato la razionalità di legiferare o avete sbagliato praticamente tutto, e, in parte, è stato questo. Propenderei per un mix di entrambe le ipotesi, ma sta di fatto che va cercata la possibilità di una riduzione del danno, perché non possiamo fare in modo che una misura così fuori di senno passi in una normale dialettica. È il vostro primo decreto e l'avete disposto in una maniera, francamente, sconcertante. Si avvera, insomma, la profezia di Bobbio: più crescono le diseguaglianze sociali, più il diritto penale verrà utilizzato come strumento per garantire il potere della classe dominante. Si colpiscono i giovani, chi lotta, chi manifesta per i propri diritti. State facendo nascere un diritto penale di classe, arcigno con i deboli e remissivo con i potenti.

E allora, Presidente, l'impegno di quest'ordine del giorno punta a monitorare, in un tempo congruo, gli effetti delle misure introdotte e a porvi rimedio. Avremo una casistica di conflittualità crescenti nella realtà, si apriranno contenziosi che quasi sicuramente finiranno davanti alla Suprema Corte proprio per il modo in cui è stato scritto il provvedimento. Noi chiediamo che questo ordine del giorno non venga soltanto preso in considerazione, ma accolto, per la ratio che ispira e che sicuramente siamo certi non può sfuggirvi. Nel corso dei prossimi mesi ci presenteremo di fronte a situazioni molto delicate di gestione dell'ordine pubblico, e lo dico provenendo da un territorio che, purtroppo, soffre dal punto di vista sociale. Aumentare le tensioni sulla base di un provvedimento che, di fatto, non ha alcuna utilità è totalmente irrazionale.

Diamoci quindi un tempo breve per ritornarci su e verificare il fallimento di questa esibizione muscolare. Capisco che non volete ammettere di avere fatto una brutta figura, ma perseverare in questa maniera è veramente assurdo. La via d'uscita ve la stiamo fornendo con questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Carotenuto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/101.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Gentili colleghi, Presidente, premetto che sono sinceramente ammirato dagli stoici colleghi della maggioranza, che hanno, per giunta, l'infausto compito di difendere questo provvedimento, così improvvido. Questa notte sono qui, a difesa dei diritti dell'opposizione e a presentare un ordine del giorno che si propone di mitigarne almeno prospetticamente gli effetti, ma non voglio illudere alcuno. Questo decreto anti-rave è per certi versi patetico, per altri inutile e a tratti pericoloso. Anzitutto, vale la pena osservare come la crociata anti rave sia solo uno specchietto per le allodole. Si citano questi raduni per poi attaccare e depotenziare ulteriormente la legge Spazzacorrotti, e qui, Presidente, trasecolo. Ma come possiamo dividerci sul contrasto alla corruzione in un luogo come il Parlamento?

Prendetemi per ingenuo, ma sono davvero esterrefatto che, in un Paese come il nostro, che ha vissuto Tangentopoli, che ha visto morire sotto le bombe Falcone e Borsellino, si possano togliere poteri alla magistratura nel contrasto alle mafie e alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volete migliorare la Bonafede e renderla più efficace? Benissimo, ragioniamoci, ma così facendo, invece, che messaggio state dando al Paese? Ma, a prescindere da questo ragionamento, che, invece, meriterebbe ampio dibattito, trovo che questo provvedimento sia l'esempio plastico di una politica che preferisce non affrontare i problemi alla radice, ma pretende di soffocarne gli effetti. In questo caso, pretenderebbe di affrontare i problemi che attanagliano le giovani generazioni, che siano legati all'uso di sostanze allucinogene o, più semplicemente, a problemi esistenziali, opponendo un divieto di raduno, che a molti è sembrato una mossa anche abbastanza goffa per cercare di reprimere il dissenso che verrà, perché, Presidente, ormai è chiaro anche alla maggioranza che il dissenso presto arriverà. Le norme recentemente approvate in legge di bilancio, penso in particolare all'abolizione del reddito di cittadinanza, ma anche a quella che spalma i debiti della serie A, chiariscono ogni dubbio circa le intenzioni di questo Governo di tutelare pochi privilegiati in danno della maggioranza degli italiani. Il problema di fondo, però, caro Presidente, è che la classe politica al Governo, contrariamente ai proclami della campagna elettorale, dimostra di non avere alcuna voglia di fare gli interessi del cittadino, di inseguire almeno il mito della giustizia, che sia però a 360 gradi, ossia anche sociale.

Venendo al contenuto precipuo dell'ordine del giorno che presento, voglio precisare che ritengo saldo il principio che vuole ogni cittadino innocente fino a prova contraria, ma, pur partendo dal garantismo descritto dal nostro codice, tuttavia sono indiscutibili e bisogna riconoscere le situazioni potenzialmente pericolose, quelle in cui si rischia di favorire colui che ha commesso un reato e gettare nell'insicurezza le vittime. All'articolo 5-bis del decreto Rave, introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato, si apportano modifiche alla disciplina transitoria prevista dall'articolo 85 della riforma Cartabia, quella in materia di modifica del regime di procedibilità di alcuni reati, riscrivendo in primo luogo il comma 2. Ecco che il nuovo comma 2 interviene in materia di misure cautelari personali, prevedendo che esse, ove in corso di esecuzione, perdono efficacia se, entro 20 giorni dall'entrata in vigore della nuova disciplina, e quindi dal 1° gennaio 2023, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A tal fine, l'autorità giudiziaria è chiamata a effettuare ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della Polizia giudiziaria. L'articolo 2 della riforma Cartabia ha modificato il regime di procedibilità di diversi reati, tra cui alcuni che creano particolari intimidazioni alle vittime, quali, a titolo meramente esemplificativo, i reati di lesione personale, violenza privata, sequestro di persona, minaccia, truffa, frode informatica, turbativa violenta del possesso di cose immobili, reati che sono diventati procedibili a querela di parte.

Cari colleghi, venti giorni, come sottolineato da tutti gli illustri auditi nel corso delle audizioni tenutesi sul provvedimento nella Commissione giustizia della Camera dei deputati, come termine entro il quale, a pena di perdita di efficacia delle misure cautelari personali, deve essere acquisita la querela di parte, è un termine del tutto inadeguato per noi. Tanto breve da rendere nella pratica inesigibile tale adempimento sia da parte dell'autorità giudiziaria sia da parte della persona offesa, e tale da provocare l'automatica caducazione di migliaia di misure cautelari personali, a detrimento dell'effettività della tutela della persona offesa e della sicurezza della collettività; ed è talmente stringente che può innescare un meccanismo di fretta e di insicurezza nella vittima di violenza per capire se vuole andare avanti con la querela. Per questo si chiede che il Governo si impegni a prevedere un termine più ampio e congruo, pari a 150 giorni, nel caso in cui la persona offesa sia residente, dimorante o domiciliata all'estero, in relazione a quei reati che l'articolo 2 del decreto legislativo n. 150 del 2022 ha reso procedibili a querela di parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/69.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo qui riuniti per discutere di ordini del giorno a un provvedimento che è stato il primo emanato da questo nuovo Governo. È un decreto che è la summa del manifesto dell'ideologia della destra. Hanno tenuto a inserire in questo provvedimento alcune norme, alcune misure che avevano un significato simbolico chiaro, profondo, volte a dare anche risposte a coloro i quali avevano sostenuto l'attuale maggioranza in campagna elettorale. Si tratta di un provvedimento che presenta dei profili di criticità enormi su molteplici aspetti, che stiamo evidenziando anche oggi in questa discussione. Il primo è lo strumento: ma era davvero necessario utilizzare un decreto-legge? E sappiamo che finora, da due mesi dall'insediamento, i decreti adottati dal Governo sono nove, quasi uno ogni dieci giorni. Un record assoluto rispetto a un Governo composto da una maggioranza, da forze politiche che avevano negli anni contestato l'eccesso e l'utilizzo dei decreti perché limitano peraltro, per taluni aspetti, il dibattito parlamentare. Era davvero presente nel nostro Paese un'emergenza rispetto ad alcune manifestazioni che la destra ha voluto colpire anche simbolicamente? C'è un'emergenza rave nel nostro Paese? A me non pare, a noi non pare. A noi pare che ci sia un'emergenza demagogia e propaganda, che il Governo ha tenuto a tenere alta attraverso l'adozione di questo provvedimento, perché arrivati al Governo si sono scontrati con la realtà, si sono scontrati con la difficoltà di dare risposte alle problematiche e alle esigenze reali delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, come è emerso in una legge di bilancio che hanno presentato alla Camera pasticciata, confusa, con continue retromarce, e che ancora nelle ultime ore sono costretti ad affrontare e ad analizzare con tempi molto limitati, mortificando il lavoro delle opposizioni anche al Senato.

Per coprire l'inadeguatezza e l'incapacità di dare risposte ai problemi reali del Paese hanno emanato un primo provvedimento manifesto, in cui peraltro inseriscono una norma penale, perché sono due i profili critici. Il primo è la norma penale che hanno introdotto e su cui sono stati anche lì costretti a fare una mezza o completa o totale retromarcia, perché introducono una fattispecie penale generica, priva del carattere di tassatività necessario, che rischia di creare delle problematiche enormi rispetto alla libertà di espressione e di manifestazione del pensiero nel nostro Paese, rispetto a quelle libertà difese, tutelate e garantite dalla nostra Costituzione, che noi riteniamo doveroso difendere e tutelare in quest'Aula con forza, a tutela della nostra democrazia e della libertà di espressione e di manifestazione del pensiero nel nostro Paese. Sono stati costretti a fare una retromarcia clamorosa rispetto a una prima norma, che era pericolosissima e che noi abbiamo contestato con forza, e con noi tanti giuristi e tanti operatori del diritto. Ancora oggi, però, ci sono dei profili di criticità enormi, e ci chiediamo se questo Governo sia lo stesso di cui fa parte il Ministro Nordio, che ha criticato l'utilizzo eccessivo delle intercettazioni e poi avalla una norma che consentirebbe di adottare intercettazioni semplicemente per riunioni e assembramenti di persone che dicevano semmai di manifestare il proprio pensiero in pubblico. È quello stesso Governo che ha contestato un eccesso di normativa penale nel nostro Paese e che prevede una disciplina che, addirittura, nel limite minimo e massimo edittale, rischia di essere irragionevole rispetto ad altri profili di reati. Noi riteniamo che queste norme introdotte siano assolutamente sproporzionate, irragionevoli e pericolose, ma c'è un altro profilo che noi contestiamo con forza: il fatto che, con la scusa di inserire una norma che avrebbe ipotizzato di creare maggiore sicurezza nel nostro Paese, si inserisce un profilo di grave insicurezza sociale e sanitario nel nostro Paese, quando voi riammettete nelle corsie degli ospedali e strutture sanitarie i medici no-vax. Questa norma è una vera e propria porcheria, è un condono sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), è un modo per strizzare l'occhio ai no-vax, è una cambiale elettorale grave di cui vi assumete la responsabilità nei confronti dei medici, della stragrande maggioranza dei medici e degli operatori sanitari che hanno fatto del rispetto delle norme, della difesa della salute e della vita dei nostri cittadini battaglie, in questi mesi e in questi anni, nelle corsie d'ospedale e nelle strutture sanitarie! È uno schiaffo ai tanti cittadini onesti, seri, che hanno rispettato le norme e le prescrizioni sanitarie, che, con i loro comportamenti, hanno consentito di combattere in modo serio e rigoroso il COVID, che, ancora oggi, non è sconfitto, come apprendiamo dai dati e, purtroppo, dai report che arrivano in queste ore. Noi siamo davvero profondamente offesi, da italiani, rispetto a una norma assolutamente incomprensibile, che avalla un atteggiamento cosiddetto furbesco, dei furbetti dei vaccini, una norma pericolosa che crea tensioni tra gli stessi medici e operatori sanitari. È una norma assolutamente diseducativa, che crea un disincentivo ad effettuare i vaccini per coloro i quali ancora non hanno deciso di fare, semmai, la quarta dose e crea un clima di negazionismo e revisionismo sanitario che è, dal nostro punto di vista, assolutamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Da questo punto di vista, noi saremo pronti a fare battaglia in Parlamento e nel Paese, a tutela e a difesa dei cittadini seri, onesti, che hanno rispettato le prescrizioni sanitarie…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). …dei medici che hanno combattuto in prima linea negli ospedali per difendere la vita e la salute degli italiani. Non vi consentiremo di utilizzare questo strumento, peraltro è un decreto-legge, per introdurre norme che sono pericolose, diseducative e che creano insicurezza sociale e sanitaria nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere, grazie.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Per questo ci opporremo e questo ordine del giorno vi chiede di non abbassare la guardia rispetto al rigore sanitario in Italia e faremo di questo la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. La deputata Baldino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/112.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi, se questo era l'antipasto, dobbiamo preparare gli italiani su come li faremo arrivare alla frutta, perché questo Governo, nel suo primo provvedimento, ha deciso, aveva la premura di piazzare molte bandierine per dire al suo elettorato di riferimento di aver raggiunto dei risultati nei primi 100 giorni, che stanno per scadere. Infatti, hanno licenziato un provvedimento che prevede, prendendo spunto dal rave party di Modena, che peraltro è stato gestito in maniera efficiente anche senza bisogno di una norma ad hoc, delle misure per imbonire i medici no-vax e una norma che mirava a coprire un vulnus che si sarebbe potuto venire a creare con la declaratoria di incostituzionalità della disciplina dei benefici penitenziari, il cosiddetto ergastolo ostativo.

Io mi ricordo che, proprio in quest'Aula, la Presidente Meloni, a proposito della lotta alla criminalità organizzata, disse che da questo Governo corrotti e mafiosi avranno solo disprezzo e inflessibilità. E vediamola l'inflessibilità, perché, Presidente, il Governo ha imbastito questo decreto con una norma in pieno stile scorpione, perché, se noi fossimo i personaggi di una fiaba, assimilerei la maggioranza e le forze di Governo nel personaggio dello scorpione, nella celebre favola di Esopo, è la vostra natura. Avete introdotto in questo provvedimento una norma che mira a smantellare, pezzo per pezzo, la legge Spazzacorrotti, una legge che, ancor prima di diventare legge, aveva già attirato l'attenzione e ricevuto il plauso del citatissimo, questa sera, GRECO, l'organismo del Consiglio d'Europa degli Stati contro la corruzione, che sosteneva come la Spazzacorrotti potesse rilevarsi fondamentale per far avanzare ulteriormente la lotta contro la corruzione in un Paese, il nostro, dove ad oggi, nell'ultima rilevazione di Transparency del 2021, l'Italia si colloca al quarantaduesimo posto, su 180 Stati, nella classifica della percezione della corruzione, che, diciamolo, è un problema atavico del nostro Paese.

E a fare le spese di questa pratica sono i cittadini onesti, sono le aziende sane, sono i giovani, che sono costretti ad espatriare, sono coloro che non accettano la raccomandazione come sistema e che i ricchi diventino sempre più ricchi, anche perché la corruzione costa al nostro Paese decine di miliardi di euro l'anno. La Guardia di finanza, nell'ultimo report, ha stimato che, dei 36 miliardi di truffe ai danni dello Stato, il 35,5 per cento del totale, 12,1 miliardi sono dovuti proprio a mazzette e appalti truccati. È questo il vero spreco di soldi pubblici che potremmo ricavare per improntare misure a sostegno delle fasce più deboli, non togliere ai deboli per dare ai forti, come questo Governo sta facendo. E proprio nel momento in cui il nostro Paese sta inaugurando la più grande stagione di investimenti pubblici, stanno per arrivare enormi liquidità e nel momento in cui, purtroppo, l'Europa si trova ad affrontare la grave crisi internazionale dovuta allo scandalo Qatargate, il Governo pensa proprio di eliminare dai reati ostativi il reato di corruzione internazionale. È questa la reazione ferma e decisa che la Presidente Meloni aveva annunciato all'indomani dello scandalo del Qatargate?

Allora, Presidente, noi, con questo ordine del giorno, chiediamo un impegno molto semplice al Governo, un impegno che il Governo non può non accogliere, perché gli chiediamo semplicemente di non gettare la spugna e di non abbassare la guardia, ma di rafforzare la vigilanza sulla legalità e sull'integrità dell'agire pubblico, garantendo la massima pubblicità e il pieno adempimento al principio della trasparenza, a tutela dei cittadini italiani che avevano veramente creduto in una stagione di rinascita con il PNRR e che, in questo momento, hanno paura che le proprie risorse e i soldi pubblici possano andare nelle tasche dei soliti noti. Questo noi non lo permetteremo proprio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Scarpa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/38.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. È un vero peccato, lasciatemelo dire, trovarsi a illustrare un ordine del giorno di notte, con la maggioranza in gran parte assente e disinteressata. Credo sia svilente della qualità (Commenti del deputato Rossano Sasso – Proteste dai banchi del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Non si è capito cosa ha detto...

PRESIDENTE. Onorevole prosegua, prego.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Credo che sia svilente della qualità del dibattito che dovremmo, tutte e tutti, pretendere l'uno dall'altra all'interno di quest'Aula. Eppure, eccoci qui, richiamati a Roma tra Natale e Capodanno, in seduta notturna, per convertire in legge, in fretta e furia, il vostro decreto Rave, a meno di 48 ore dalla sua scadenza. Penso sia doveroso sottolineare in questa sede, Presidente, la disarmante incapacità, da parte della maggioranza e del Governo, di definire un ordinato svolgimento dei lavori parlamentari, un'incapacità che ci impone la maratona notturna e il sacrificio di una degna e necessaria discussione parlamentare esclusivamente per coprire i ritardi nella conversione di un decreto di cui nessuno, se non il Governo, che era evidentemente affamato di battaglie identitarie e securitarie, sentiva effettivamente il bisogno.

L'incapacità nell'organizzazione dei lavori parlamentari è la stessa che abbiamo riscontrato tutti, con grande sgomento, con grande stupore, leggendo la prima versione del decreto che è stata emanata ad ottobre. Ci hanno presentato in quell'occasione un testo scomposto, disomogeneo, assolutamente esagerato, dove, in particolare il passaggio sul contrasto ai raduni illegali era scritto così male da risultare potenzialmente applicabile alle proteste studentesche, alle manifestazioni politiche o sindacali, in piena violazione dell'articolo 17 della nostra Costituzione. Insomma, si è voluto inseguire a tutti i costi la cronaca, che in quel giorno vedeva al centro dell'attenzione il rave di Modena e utilizzare la decretazione d'urgenza in materia penale, senza essere, però, poi in grado di gestirla. C'era evidentemente il bisogno di produrre una vera e propria norma manifesto, una norma identitaria, in uno spregiudicato attacco, innanzitutto culturale, ai mondi giovanili della musica e dell'aggregazione, per fare contento un pezzettino del vostro elettorato. Per fortuna, grazie all'opposizione durissima che è nata da subito, non solo in Parlamento, ma anche nel libero dibattito democratico del Paese, il Governo stesso è dovuto tornare sui suoi passi, e questo è stato un dietrofront significativo, emblematico soprattutto del disastro e dell'azzardo fatto con il testo iniziale, ma soprattutto non sufficiente a sanare tutte le storture del pasticcio, che è, in realtà, questo decreto. Dunque, eccoci qui, di notte, a discutere gli ordini del giorno presentati dalle opposizioni. Solo questo strumento ci avete lasciato, dopo averci tolto, con l'ennesima fiducia, dopo meno di tre mesi, ogni possibilità di modifica per provare, se non a correggere quantomeno ad avanzare proposte di miglioramento.

Con questo ordine del giorno, che ho presentato oggi, vi chiediamo di effettuare almeno un monitoraggio in merito alla concreta applicazione di questa legge e a riferirne puntualmente alle Camere. Lo chiediamo perché la fattispecie, nonostante le modifiche fatte rimane gravemente confusa e perché la norma manca del tutto del requisito di tassatività. Non si individuano con sufficiente chiarezza né il perimetro, né delle condotte sanzionate in relazione alle forme, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità, né il soggetto competente a effettuare tale valutazione. Considerato che di rave, per quanto ci risulta, se ne tengono ben pochi e che proponete di applicare a questo nuovo confuso reato pene più severe che per la detenzione illegale di armi o per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, crediamo che monitorare, per evitare che si verifichino soprusi e discrezionalità, sia il minimo che possiate fare. Il rischio, a nostro parere, è che si utilizzi il diritto penale per contrastare le diversità sociali e culturali, definendo apposite fattispecie criminali e scivolando pericolosamente verso la democrazia securitaria. Quindi, se davvero ritenete che le nostre paure siano infondate, come dagli “eh!” che sento in questo momento dalle poche persone presenti nei banchi della maggioranza, dateci almeno la dimostrazione della volontà di scongiurarle con un puntuale monitoraggio e con una corretta applicazione di questa norma. Per questo credo sia necessario e chiedo il parere favorevole del Governo a questo ordine del giorno, perché altrimenti lasciamo spazio alla discrezionalità, all'arbitrio, all'indeterminatezza nel determinare che cos'è pericolo e che cosa non lo è. Cosa ci garantisce, dopo il modo in cui avete gestito la discussione su questo decreto, che tutto quanto sarà rispettato e che non ci saranno interpretazioni bislacche di questa norma?

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Va bene, avete voluto essere ideologici e lo siete, ma qui è la democrazia a farne le spese. E la nostra democrazia, mi dispiace, non vale le vostre battaglie identitarie, per cui, di fronte alle tante emergenze del Paese, dalle bollette ai salari e alla grave condizione in cui versano tantissime persone in difficoltà nel nostro Paese, in questo momento voi scegliete che la priorità è fare la guerra a chi fa i rave party (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia democratica e progressista).

PRESIDENTE. La deputata Cherchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/108.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, l'articolo 1, modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, interviene sull'ordinamento penitenziario in tema di accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale, a beneficio di detenuti condannati per specifici reati particolarmente gravi e ritenuti tali da precludere l'accesso ai benefici stessi, in assenza - in assenza - di collaborazione con la giustizia. Il testo originario del decreto-legge ricomprendeva nella categoria dei reati ostativi anche i delitti contro la pubblica amministrazione, successivamente esclusi, lo ripeto, contro la pubblica amministrazione.

Reati contro la pubblica amministrazione, ricordiamoci questo. Nella presentazione del Piano nazionale anticorruzione approvato da ANAC per il triennio 2023-2025 cosa è emerso? È emerso che nel quinquennio 2017-2021 gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro, per un totale di 115.000 soggetti che sono stati denunciati. Così mi viene da pensare: rispetto al reddito di cittadinanza, che non vale neanche un miliardo di euro, davanti a 34 miliardi di euro, insomma, un po' di vergogna non ce l'abbiamo tutti? Non ce l'avete tutti? Naturalmente dalla lettura di tali dati appare evidente che il principio di legalità ha bisogno di norme chiare e certe, che svolgano anche una funzione preventiva rispetto al rischio di infiltrazioni di stampo criminale, soprattutto nei settori più esposti come quello dei contratti pubblici, dove facilmente possono configurarsi situazioni di libera disponibilità negoziale nella fase della scelta del contraente e di stipula del contratto, in altre parole, circolano un fiume di soldi. Il testo licenziato dal Senato, escludendo i delitti contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati ostativi, segue una direzione opposta, che non tutela l'ordinamento dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata, parola che fa paura questa. Ribadisco il concetto che nel quinquennio 2017-2021 gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro, che sono soldi che i nostri cittadini non possono prendere: non ne possono usufruire perché li hanno presi gli altri. I nostri cittadini, il popolo italiano, quello che voi dovreste amare, mentre invece sembra quasi che non lo amiate, perché sembra quasi che facciate le cose tanto per punirlo, perché la percezione è questa. Vorrei porre l'accento sull'illecito penale. L'illecito penale è un reato che viola una norma o una legge a tutela dell'interesse pubblico – “interesse pubblico” ricordiamolo - e sappiamo che è sbagliato parlare di reato penale, perché un reato è sempre penale. L'illecito penale, ad esempio, estorsione, corruzione e via dicendo, sono reati che vengono puniti se commessi da cittadini nei confronti di altri cittadini. Quindi, praticamente, se A è uguale a B e B è uguale a C, A è uguale a C, quindi, verranno puniti allo stesso modo se commessi contro la pubblica amministrazione. Quindi, per logica la pubblica amministrazione quasi viene comparata a una persona fisica e questi gravi reati commessi contro la pubblica amministrazione, che è lo Stato - la pubblica amministrazione è lo Stato! - non sono più così gravi da richiedere l'ostatività. Quindi, per riprendere il mio discorso, questo testo licenziato dal Senato, escludendo i delitti contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati ostativi, segue esattamente la direzione opposta, che non tutela l'ordinamento dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata: ricordiamoci anche questo nome che fa paura, perché sembra che non esista più. Ricordo a me stessa che la pubblica amministrazione è l'insieme degli enti pubblici che concorrono all'esercizio e alle funzioni della gestione, direzione e coordinamento dello Stato, quindi la pubblica amministrazione è -“è” voce del verbo essere - lo Stato. Pertanto insisto a chiedere l'approvazione del mio ordine del giorno, affinché il Governo monitori l'applicazione delle norme descritte in premessa, al fine di valutare l'eventuale rischio di un allentamento degli strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso…

PRESIDENTE. Onorevole dovrebbe concludere.

SUSANNA CHERCHI (M5S). ... in capo ai prefetti e all'autorità giudiziaria e in caso adottare tempestivi interventi normativi volti a modificarlo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Volevo dire un'altra cosa molto brevemente.

PRESIDENTE. Deve arrivare alla conclusione, è già oltre i tempi (una voce dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia: “La lasci parlare. Deve rivolgersi alla Presidenza”).

SUSANNA CHERCHI (M5S). Posso?

PRESIDENTE. Brevissimamente arrivi alla conclusione.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Brevissimamente. Allora, gli onorevoli colleghi (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare la collega.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Gli onorevoli colleghi parlano dell'Europa come di un sistema binario: l'Europa a volte serve, a volte non serve. O siete europeisti, o non lo siete. Decidetevi! Prima o poi dovete decidervi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. L'onorevole Quartini ha facoltà di illustrerà l'ordine del giorno n. 9/705/120. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, signora Presidente e onorevoli colleghi. In una cornice che non è assolutamente caratterizzata da criteri di necessità e urgenza ed è estremamente disomogenea - per cui noi ritenevamo che il decreto fosse incostituzionale - mi limiterò comunque a trattare solo la parte che riguarda il COVID. In questo decreto, si arriva a disporre il reintegro dei no-vax e si arriva a sospendere le sanzioni pecuniarie rispetto all'obbligo vaccinale, contestando di fatto anche la stessa Corte costituzionale, che ha definito legittime tutte le iniziative intraprese per tutelare la salute dei cittadini dal COVID. Facendo questo tipo di operazione, questo decreto sta offendendo e denigrando chi ha rispettato le regole. Con questo decreto, si sta insultando e si sta prendendo in giro chi, a mani nude e a volto scoperto, ha affrontato la pandemia con coraggio e abnegazione. Questo decreto, nella parte che riguarda il COVID, sta offendendo i morti sul lavoro per COVID, i tanti operatori sanitari che si sono prodigati per difendere i cittadini. Non dimentichiamocelo! In questo senso, voglio citare il portale della federazione nazionale dell'ordine dei medici chirurghi che, ricordando i morti sul lavoro da COVID, cita Ungaretti e dice che “i morti non fanno più rumore del crescere dell'erba”. Non dimentichiamocelo! Con questa operazione li state offendendo in maniera grave. Non solo con questa operazione, ma anche con l'ambivalenza propagandistica: abbiamo assistito a un Sottosegretario che ha detto che occorreva la prova inversa che dimostrasse l'utilità dei vaccini; abbiamo visto che lo stesso Ministro, a ottobre scorso, ha cominciato a ipotizzare che non si dovessero prorogare l'uso delle mascherine negli ospedali, nelle strutture sanitarie e nelle RSA. Poi, per fortuna, si è corretto e ha affermato quanto fosse importante vaccinare. Lui stesso ha citato i numeri dell'Istituto superiore di sanità, dicendo che la vaccinazione ha permesso di evitare 500.000 ospedalizzazioni, 55.000 ricoveri in terapia intensiva e ha salvato 150.000 persone dalla morte. Questo è un dato di fatto, tuttavia da gran parte dei membri della maggioranza si sente continuamente dire che non dobbiamo più preoccuparci, che per fortuna il COVID è diventato un fatto non più epidemico, ma endemico; come se, dicendo che è endemico, si volesse dire che è innocuo. Chi afferma questo è un ignorante o è in malafede; non c'è dubbio. Allora, siccome i dati purtroppo anche oggi ci hanno suggerito che non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia - 250 milioni di casi negli ultimi 25 giorni in Cina, un milione di casi in Giappone, ospedali al collasso in Cina, mancanza di disponibilità nei forni crematori e di nuovo un rischio reale di fuga, data la circolazione di questo virus, rispetto alle nostre capacità immunitarie -, in questo ordine del giorno proponiamo che venga prorogato per tutto il 2023 l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, delle mascherine, in tutte le strutture socio-sanitarie, nelle RSA e in tutti i luoghi sanitari del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbagallo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/63.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge che è oggi all'esame dell'Aula…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, prima di farla proseguire, siccome il microfono fa un po' di rumore, può usare quello a fianco (Commenti del deputato Porta)?

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Il collega Porta è generoso...

PRESIDENTE. Certo, abbiamo fermato il tempo, siamo precisi. Prego, onorevole.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Il decreto-legge all'esame dell'Aula stanotte, forse ormai stamattina, prevede, tra le altre cose, l'eliminazione dell'obbligo vaccinale. È una previsione, Presidente, che ci preoccupa perché, da un lato - è vero - i contagi sono in calo, ma il virus mantiene alta la sua presenza e continua a essere in circolo. Le notizie che sono arrivate anche oggi, con la firma, da parte del Ministro, di un'ordinanza specifica dopo tanto tempo, ci devono spingere e devono spingere il Governo a tenere la guardia non alta, ma altissima. Dello stesso tenore sono pure i dati sulla mortalità: sono 686 i morti nella prima settimana di dicembre, un dato che sale, nella seconda settimana di dicembre, a 719 morti.

Nel testo dell'ordine del giorno che sto illustrando, alla fine, chiediamo l'impegno del Governo per intervenire con una serie di misure che noi riteniamo urgenti e indifferibili, come quella del ripristino dell'obbligo delle mascherine negli ambienti chiusi e del distanziamento sociale. Queste misure si rendono ancora più urgenti e indifferibili in alcuni luoghi del territorio italiano, nei luoghi in cui è più alta la presenza e la circolazione, come, ad esempio, nel caso degli aeroporti. Proprio oggi - parlo del mio territorio, in particolare -, l'aeroporto di Catania ha festeggiato 10 milioni di passeggeri e certamente la circolazione all'interno dei porti e degli aeroporti è particolarmente sensibile al tema della salute ed i rischi connessi all'epidemia, in questi luoghi, rischiano di essere ancora più alti. Proprio perché i rischi sono alti crediamo che debbano essere approntate una serie di misure. Tra queste, ci ha sorpreso che, nel corso della legge di stabilità, il Governo abbia deciso di non prorogare gli oltre 2.000 amministrativi che sono stati impegnati in Sicilia durante il periodo dell'emergenza COVID, con una semplice norma ordinamentale. Addirittura la proroga per il personale sanitario e sociosanitario è stata proposta con un emendamento del Partito Democratico, primo firmatario il nostro capogruppo in Commissione bilancio, e non abbiamo assistito a un impegno o a un'attenzione particolare da parte della maggioranza e del Governo sul settore degli amministrativi che sono quelli a cui abbiamo chiesto di più e al personale che abbiamo formato durante l'emergenza COVID e che ora che i dati riprendono a salire, potrebbe essere subito disponibile per affrontare questo nuovo tempo che sta per arrivare. Non solo, ricordo che proprio il personale sanitario e quello sociosanitario nel tempo più difficile li abbiamo chiamati eroi, allora, trattiamoli da eroi e trattiamoli con rispetto.

L'ultima, brevissima nota, Presidente, la voglio fare a proposito del decreto Rave. Tale decreto-legge che, poi, è il primo del Governo Meloni, non ci convince nel merito e nel metodo. Nel metodo, perché era la prima norma e si poteva partire da tutto, tranne che intervenire direttamente su diritti costituzionali sanciti come quello della libertà di riunione, intervenendo con decreto legge sul codice penale prevedendo la reclusione fino a 6 anni. Insomma, non è stato il miglior biglietto da visita per il nuovo Governo.

Il Paese ha tante emergenze, dall'inflazione alla disoccupazione, al caro bollette; era su quelle che bisognava intervenire ed è su quelle che va concentrata l'attenzione della politica. Insistiamo, Presidente, sull'accoglimento dell'ordine del giorno, perché è il segnale opportuno in questo tempo che stiamo per vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Iaria ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/128.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Cara maggioranza, vi siete buttati su questo decreto-legge come leoni sulla preda o topi sul formaggio, decidete voi la metafora che più vi aggrada. Con il pretesto di fermare alcune feste abusive, che si possono gestire con la legislazione vigente, avete dato un duro colpo e indebolito la lotta alla corruzione e alle mafie; complimenti, bravi!

Veniamo all'ordine del giorno; il mio ordine del giorno si riferisce al decreto-legge in esame e interviene sul decreto legislativo n. 150 del 2022, con il quale sono state apportate modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, tra le quali si richiama l'articolo 41, comma 1, lettera h), con cui vengono introdotte disposizioni riguardanti il diritto all'oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini.

Questo ordine del giorno impegna il Governo a intraprendere ulteriori iniziative di carattere normativo volte a prevedere che le disposizioni di cui all'articolo 41 del decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, riguardanti il diritto all'oblio, non si applichino quando il soggetto o i comportamenti posti in essere dallo stesso abbiano rilevanza pubblica. In particolare, non si dovrebbero applicare ai reati soggetti a prescrizione, perché la prescrizione non è assoluzione, quindi, è giusto che non ci sia il diritto all'oblio e che si possano recuperare informazioni su reati verso la pubblica amministrazione o di rilevanza pubblica andati in prescrizione.

Presidente, comunque, invoco anche io il diritto all'oblio, con la speranza di dimenticare che voi siete al Governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Berruto ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/24.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, onorevoli 14 colleghi della maggioranza, se stasera siamo qui è perché vi vogliamo bene, parafrasando Luigi Tenco, non esattamente a voi, ma vogliamo bene al nostro Paese, perché la cronaca ci avvisa di un pericoloso ritorno del COVID dalla Cina, ma il Governo sembra avere altro a cui pensare, come i POS e i rave, finché gli ospedali andranno in crisi; ma voi avete deciso di reintegrare i medici no-vax, dando un segnale chiaro su come la pensate.

Io potrei illustrare questo ordine del giorno, ricordando ciò che è stato e ciò che ancora è, nel mondo, la pandemia, facendo leva sul dramma della storia recente del Paese, facendo riferimento al tributo di 185 mila vite umane, a quella infinita Spoon River di persone che se ne sono andate, spesso in un modo atroce, con quella fame di ossigeno che tanto somiglia all'annegamento e che solo a tentare di spiegare vengono i brividi.

Potrei illustrare questo ordine del giorno sottolineando l'evidente disomogeneità del decreto-legge in esame, che prevede diversi interventi che fanno venir meno alcune delle misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori, che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, o la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e dei procedimenti relativi alle sanzioni amministrative e pecuniarie o ancora l'abolizione del tampone per fine quarantena.

Potrei illustrare questo ordine del giorno sottolineando l'evidenza del fatto che, nonostante il venir meno della fase più drammatica dei contagi - e lo diciamo ancora una volta, lo ripetiamo tutti insieme: questo fatto è successo grazie ai vaccini -, il COVID-19 circola ancora in modo preoccupante tra la popolazione, mette ancora a rischio la vita di anziani e di fragili e una sua eventuale mutazione o recrudescenza rimane imprevedibile o, forse, purtroppo prevedibile, dopo le drammatiche notizie che in queste ore stanno arrivando dalla Cina che sta proprio pagando il prezzo di una campagna vaccinale disastrosa.

Potrei illustrare questo ordine del giorno facendo riferimento a quel pervicace sentimento antiscientifico che evidentemente ossessiona questa maggioranza di Governo e che riguarda non solo la scienza ma anche la digitalizzazione: “no” alla moneta elettronica, “no” allo SPID, “no” alle ricette digitali. Verrebbe da dire, con un sorriso, perfino “no” alle e-mail, con quel fax con cui è arrivato l'ultimo emendamento della legge di bilancio.

Invece, sceglierò di illustrare questo ordine del giorno alla luce di un'altra evidenza, perché io non posso credere che voi o quantomeno la maggior parte di voi siate realmente antiscientifici. Non posso far torto alla vostra intelligenza ritenendo che voi siate contro la scienza, contro la tecnologia, contro la digitalizzazione. Dai, su, siete meglio di così. Infatti, vi vedo regolarmente pagare alla buvette con il vostro tesserino elettronico anche un bicchiere d'acqua, come è giusto che sia, come deve poter essere. Però, vedete, in questo caso la vostra situazione e responsabilità peggiorano, perché se voi non siete così, se la vostra intelligenza riconosce che scienza, tecnologia e rivoluzione digitale sono un valore e rappresentano un progresso per l'umanità, allora mentite sapendo di mentire. Allora siete scientifici, sì, però volete strizzare l'occhio a una minoranza di persone nel nostro Paese, cosa che evidentemente è funzionale ai vostri scopi di governo.

È stato per tutti un periodo difficile, quello iniziato nel febbraio 2020, quel primo lockdown che sembrava aver unito il Paese, con chi si trovava sui balconi a cantare l'inno, unito dall'attesa e dal desiderio di trovare una soluzione comune, legato da quel sentimento fortissimo per coloro che chiamavamo i nostri angeli, medici e personale sanitario, tanti in pensione, richiamati e volontari che, a sprezzo del pericolo, non hanno arretrato di un passo per salvarci la vita.

Poi, però, proprio quando la soluzione iniziava ad arrivare, non per un miracolo, ma per lo sforzo straordinario della scienza, è comparso quel popolo no-vax che poi è diventano no-mask, poi no-green pass e che adesso, agendo proprio come le varianti di un virus, è diventato no-POS e no-SPID e urla il suo “no” a tutto ciò che permette di sentirci un grande Paese europeo e moderno. È questo che fa arrabbiare di voi ed è questo che ci spinge a essere qui questa sera.

Vi racconto una storia, vi faccio un esempio. Il 5 febbraio di quest'anno sono stato testimone diretto di un fatto che a raccontarlo sembra una barzelletta. Sono andato a sentire in Piazza Castello, a Torino, un signore che - lo ripeto - con le mie orecchie ho sentito fare un comizio contro i vaccini e contro il green pass. Urlava in quel microfono quanto fosse pericoloso il vaccino, quanto dobbiamo essere padroni del nostro corpo, che è un tempio e che ha la capacità di trovare da sola la cura: “Il mio corpo va rispettato”, diceva. È un peccato che io conoscessi la storia di quel signore, di quel cialtrone, proprietario di un centro fitness in città, a Torino, dove nel 1998 la Guardia di finanza gli aveva sequestrato 500 confezioni di Boldebal che lui consigliava ai suoi clienti, uno steroide anabolizzante ad uso veterinario che si somministra ai cavalli.

È per questo che noi vi chiediamo di valutare e di accettare questo ordine del giorno che sottolinea come, dal punto di vista della prevenzione, una particolare rilevanza rivesta la sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto quelli caratterizzati dalla interrelazione con i colleghi o con la clientela o con i nostri figli che, magari, grazie al cielo, meno colpiti dalla forza del virus rischiano…

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). …di diventare loro malgrado - ho chiuso - veicoli della sua diffusione.

Per questo chiediamo che il Governo si impegni ad adottare con la massima urgenza, qualora dovessero nuovamente aumentare i contagi da COVID-19, le opportune misure emergenziali per la reintroduzione dell'obbligo dell'uso dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori impegnati in attività di preparazione e somministrazione di alimenti presso le mense scolastiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Fede ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/96.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, questa sera siamo qui. Oramai abbiamo fatto l'una in questa giornata strana di questo periodo strano per discutere di questo decreto-legge del 31 ottobre 2022. È proprio il caso di parlare di una decretazione precoce, senza molto senso, tenuto conto che il decreto-legge, come sua forma e come sua struttura, è riservato a casi di straordinaria necessità ed urgenza ed è difficile davvero trovare questi casi di necessità e urgenza in tale ordine, in un elenco così variegato e disomogeneo. Parliamo di concessione di benefici penitenziari, che sono l'oggetto del mio ordine del giorno, parliamo di obbligo di vaccinazione SARS-CoV-2 e parliamo di contrasto ai raduni illegali. Avremmo pensato di primo acchito - che ne so - al raduno di Predappio, storico, mai condannato e mai bloccato; avremmo pensato all'occupazione decennale di CasaPound e invece no: il problema è costituito dai rave party. Quindi, è un provvedimento che sicuramente non è nelle priorità degli italiani. Poi c'è anche la casualità, perché, quando si parla di obbligo di vaccinazione SARS-CoV-2, questo ci riporta oggi all'attualità dei casi della Cina, per cui lo stesso Ministro Schillaci ha dovuto agire per contrastare i casi di contagio che provengono dalla Cina. Quindi, saremo curiosi di vedere quale sarà l'atteggiamento, se sarà quello negazionista o quello responsabile che ha caratterizzato l'azione del Governo precedente.

Chiaramente, questo è un provvedimento molto anomalo perché non rientra nei parametri, non rientra nelle forme, non rientra nelle emergenze e nelle urgenze degli italiani, però siamo qui a discuterlo con una modalità analoga a quella della legge di bilancio, ossia un insieme, un patchwork di richieste strane e disomogenee in cui ogni forza politica della maggioranza ha voluto portare il suo contributo e chiaramente escono fuori queste norme scoordinate e questa cosa non ci fa piacere. Pensate che si tratta anche dei reati della pubblica amministrazione, perché si va a modificare una parte del provvedimento apprezzato dello Spazzacorrotti, quando in Italia i reati dei colletti bianchi - lo ricordo e lo voglio ricordare in quest'Aula - sono circa lo 0,9 per cento sul totale dei condannati, in Slovenia rappresentano il 16,8 per cento, in Lettonia il 10 per cento, in Germania il 9,8 e in Francia il 7,1. Da noi sono dello 0 virgola e, nonostante questo, si continua a depenalizzare e a svilire il lavoro delle persone perbene a scapito di quelle che invece lavorano e tutelano questo sistema nazionale di cui dovremmo essere orgogliosi (sembra che questa destra non abbia questa stessa sensibilità).

Tornando al provvedimento in oggetto di cui stiamo parlando oggi, l'ordine del giorno ha a che fare con il provvedimento che riguarda l'accesso dei condannati per mafia e terrorismo ai benefici penitenziari anche senza collaborare con la giustizia. Quindi, è chiaro che questa misura pensa alle misure alternative alla detenzione anche per chi non ha collaborato. Quindi, chiaramente questa cosa mette in difficoltà quella storia italiana con cui abbiamo combattuto mafia, terrorismo e corruzione usando proprio gli strumenti della collaborazione e inducendo le persone a cambiare registro, a dimostrare un pentimento reale. E invece no; con questo provvedimento si va in direzione opposta!

Noi abbiamo dato dei contributi per apportare modifiche con proposte anche del MoVimento 5 Stelle, ma chiaramente - è inutile dirlo - queste proposte sono state disattese e questa cosa tende a preoccuparci non poco, perché effettivamente si va indietro e si annullano i sacrifici di eroi del nostro Stato, Falcone, Borsellino e il generale Dalla Chiesa, che con i collaboratori smontò il terrorismo. Qui, invece, andiamo ad assimilare chi non collabora a chi ha collaborato, anzi sarà peggio ancora perché chi non collabora avrà una condizione favorevole e chi collabora non vedo per quale motivo dovrebbe continuare a farlo. Quindi, veramente si mette a repentaglio e si butta una storia italiana con cui abbiamo ottenuto risultati notevoli.

Per cui, ribadisco, nel concludere l'intervento, Presidente, che con questo ordine del giorno intendo impegnare il Governo a indurre un termine più ampio e congruo per il parametro della complessità e della molteplicità degli accertamenti, perché ricordo bene che i giudici cautelari dovrebbero fare in 60 giorni un lavoro di ricerca e di indagine su informazioni relative al passato patrimoniale e alle condizioni familiari, situazioni molto complesse, tanto più perché devono essere fatte raccogliendo dati da altri enti e da altri istituti, e chiaramente non può essere di 60 giorni il tempo adeguato per fare un lavoro di questo genere se non c'è la volontà altresì di favorire chi non collabora e per mantenere il segreto su cose che, invece, dovrebbero essere svelate con un faro acceso.

Quindi, mi auguro che questo Governo ne voglia prendere atto. Ahimè, non ho molta fiducia, visto l'atteggiamento che ha avuto in quest'Aula in questi giorni, ma non possiamo far altro che continuare il nostro lavoro, facendo le proposte migliori per chi le vuole ascoltare, anche di fronte a un Parlamento e a un Governo sordi e muti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Care' ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/42.

NICOLA CARE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo che venga accettato il mio ordine del giorno semplicemente perché ritengo che pene fino a 6 anni e multe fino a 10.000 euro siano inaccettabili.

Questo decreto introduce una nuova e indeterminata fattispecie di reato grave. Il gruppo del Partito Democratico ritiene che il decreto-legge in esame si inserisca a pieno titolo nel filone del populismo giudiziario e mediatico. Si utilizza il diritto penale per contrastare le diversità sociali e culturali, definendo apposite fattispecie criminali e finendo così per scivolare sul crinale della democrazia securitaria. Il rischio serio è che la norma colpisca, attraverso un'interpretazione estensiva, anche tutte le altre forme di aggregazione, come manifestazioni sportive e manifestazioni di lavoratori, ovvero tutte le manifestazioni non autorizzate. Dunque, una norma pericolosa e contraddittoria. I rave non c'entrano nulla con una norma simile, ma è la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione. È una norma, secondo me, raccapricciante, da Stato di polizia, contro la quale noi ci opponiamo.

Questo provvedimento riguarderà anche gli operai che occupano le fabbriche, e poi le scuole e gli atenei. Io la reputo una norma pericolosissima che mette a rischio la libertà di riunirsi prevista dall'articolo 17 della nostra Costituzione. Si rischia di avere un'applicazione discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifico. Il criterio del pericolo appare troppo generico e vago, generando, in questo modo, un'anticipazione eccessiva della soglia della punibilità. Inoltre, vi è una palese differenza rispetto all'entità della pena, contravvenendo, in tal modo, ai principi di eguaglianza, proporzionalità e ragionevolezza. La reclusione rimane da tre a sei anni e, dunque, per i condannati sarà più complicato accedere alla sospensione condizionale della pena anche se incensurati.

Poi, questa norma è carente del requisito di tassatività prescritto dall'articolo 25 della Costituzione nella misura in cui non individua con sufficiente chiarezza il perimetro delle condotte sanzionate in relazione alla forma, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità, oltre alla mancata individuazione del soggetto competente ad effettuare tale valutazione.

Il decreto Rave è un abominio sotto ogni punto di vista, che sia politico, che sia culturale, che sia giuridico: un dispositivo punitivo grottesco. Noi non dimentichiamo, ad esempio, quello che è accaduto l'estate scorsa a Peschiera del Garda. Però, quello che noi vorremmo ottenere è che le pene che sono state messe all'interno di questo decreto siano proporzionate al reato che viene commesso. Il decreto ha tutta l'aria di essere una cosa ben più grave. Nella definizione di terreni o edifici altrui pubblici o privati ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro e le piazze. Vogliamo punire anche i ragazzi che occupano le università? Non credo. Ma facciamo sul serio? Non credo. Lo chiedo perché l'espressione “può derivare un pericolo per l'ordine pubblico” è sufficientemente vaga per ricadere nell'arbitrio più assoluto. È, quindi, inaccettabile e per questo vi chiedo di considerare e accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Fenu ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/125.

EMILIANO FENU (M5S). La ringrazio, Presidente. L'istituto dell'improcedibilità introdotto dalla riforma del processo penale, così come modificato dalla Ministra Cartabia, è stato già oggetto di un duro confronto politico-parlamentare tra il MoVimento 5 Stelle e il Governo Draghi.

Si è cercato di reintrodurre dalla finestra quello che con la legge Spazzacorrotti avevamo fatto uscire dalla porta, e cioè i processi a tempo. Con la riforma della prescrizione è stato sancito un principio per noi sacrosanto: chi chiede giustizia deve avere giustizia. Non può, a un certo punto, sentirsi dire dallo Stato che il tempo è scaduto e non se ne fa più nulla. I processi devono certamente avere una durata ragionevole, ma la soluzione non è la rinuncia a fare giustizia, bensì gli investimenti in risorse umane e strutture per rendere il comparto più veloce ed efficiente.

Per questo, nel 2018 e per tutta la scorsa legislatura si è dispiegato un piano di assunzioni in ogni settore, dall'allargamento della pianta organica dei magistrati fino al nuovo ufficio del processo. La conquista del Recovery Fund, poi divenuto PNRR, ha dato un ulteriore impulso a questo processo. Parliamo di alcune decine di migliaia di nuove unità di personale. Con la prima legge di bilancio questo Governo sembra avere già invertito la rotta e iniziato a fare risparmi sulla giustizia. Grazie alla nostra battaglia, l'improcedibilità dei processi per il superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione è stata resa più progressiva ed elastica, con un'importante esclusione per i reati di mafia.

Come al solito, siamo stati da soli in questa battaglia, più fermi noi di chi, al tempo, sedeva all'opposizione. Nonostante quelle importanti modifiche, a nostro avviso rimane l'esigenza di cambiare quella normativa, e per questo, con questo ordine del giorno che illustro all'Aula, impegniamo il Governo a intraprendere iniziative legislative per superare la riforma Cartabia. In particolare, riteniamo indispensabile stabilire che per i reati di corruzione venga esclusa l'improcedibilità, così come già stabilito per i reati di mafia.

Con questo decreto è stato inferto un duro colpo al contrasto proprio delle condotte corruttive delle mafie. Con quello scellerato emendamento approvato al Senato, Governo e maggioranza hanno ridato l'accesso ai benefici penitenziari anche in assenza di collaborazione con la giustizia, non solo in caso di reato monosoggettivo, ma anche nel caso dell'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

Non so se sia meglio credere che non vi rendiate conto della portata di questa controriforma o prendere coscienza che è fatto tutto in piena consapevolezza. Mafia e corruzione sono condotte che viaggiano appaiate, l'una funzionale all'altra. Per questo, crediamo che anche i processi per corruzione non debbano avere la data di scadenza, in nome dei cittadini onesti che chiedono di prevenire e punire i reati dei colletti bianchi che colpiscono al cuore la libertà economica e il corretto funzionamento della società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Ciani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/25.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, torniamo a parlare di COVID, e lo facciamo, non per un azzardo del calendario, nel giorno, anzi, nella notte in cui il Ministro, per la prima volta, si è trovato obbligato a parlare di COVID in termini di prevenzione, dopo che, anche in questa norma, si parla di COVID, e questa norma prevede diversi interventi che, in realtà, fanno venir meno alcune delle misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, o la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria, o ancora l'abolizione del tampone di fine quarantena. Purtroppo, Presidente, la sottovalutazione, direi il revisionismo del Governo e della maggioranza rispetto alla pandemia ci era chiaro sin dai primi giorni.

Ci è stato chiaro da quando la Presidente del Consiglio, per la prima volta in quest'Aula, ha parlato di pandemia al cinquantottesimo minuto del suo intervento. Cinquantotto minuti per parlare di tutt'altro davanti al dramma planetario degli ultimi tre anni. Avevamo capito subito come pensavano di affrontare questa indicazione. Lo abbiamo capito ancora di più quando le prime misure di questo Governo sono state in favore di medici e personale sanitario che non hanno rispettato le indicazioni del mondo scientifico a cui appartengono. È stato qualcosa di inquietante. Questo ha disorientato migliaia di pazienti, che si sono trovati e si troveranno ad interloquire e a farsi curare da chi ha rinnegato la scienza e la medicina.

Altrettanto inquietanti sono apparse le misure di sanatoria in favore di chi non ha ottemperato agli obblighi vaccinali e agli obblighi da essi derivati. Diseducativo in termini di tutela della salute pubblica e della certezza delle regole, apparentemente molto a cuore alla maggioranza che oggi ci governa. Ma ci troviamo a parlare di COVID all'interno di un provvedimento di una disarmante disomogeneità. Ci troviamo a parlare di COVID, di pandemia, del dramma mondiale di questi anni, parlando di un reato inventato come quello del raduno musicale, parlando di carcere, di ergastolo ostativo, parlando di internati. E sarei curioso di sapere chi, di coloro che votano a favore di questa norma, sa chi sono gli internati, quanti sono in Italia, dove stanno; e perché non parliamo del fatto che va riformata questa norma, che risale al 1930. Noi ancora abbiamo, in Italia, gli internati! Eppure, parliamo di questo insieme al COVID e ai rave party.

Ma che misure andiamo a proporre? Ma che misure andiamo ad approvare? Revisionismo sulla pandemia e un'accozzaglia di provvedimenti presi l'uno con l'altro, senza alcuna organicità. In quest'Aula ho sentito dire, in questi giorni, signora Presidente, che la nuova maggioranza fa quello che dice. Ce lo hanno detto prima di stralciare dalla legge di bilancio i fondi per i pronto soccorso o per il Piano oncologico, che ci avevano assicurato essere in finanziaria e che avevano rassicurato tanti e tanti malati che sarebbero stati in finanziaria. Ecco, anche questa norma, anche le misure sul COVID ci preoccupano molto, perché è, purtroppo, notizia di queste ore, notizia di questi giorni, una recrudescenza della pandemia che non ci saremmo certo augurati, ma che non vogliamo affrontare con superficialità, soprattutto pensando ai più deboli e ai più fragili della nostra società.

Presidente, prima di concludere, da neofita di quest'Aula, ho anche un suggerimento da dare: che coloro, forse, che ritengono indispensabili i lavori notturni magari poi vi assistano, potrebbe essere anche qualcosa di utile, per tutti. E ho un suggerimento anche relativo a quello che è stato promesso agli italiani. La maggioranza ha rassicurato e ha chiesto i voti dicendo che erano pronti. Per ora, li abbiamo visti solo pronti a tutto, e non è proprio una buona notizia per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Sportiello ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/117: non la vedo, si intende che vi abbia rinunciato.

L'onorevole Di Sanzo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/61.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo decreto sembra che il Governo, nel dibattito tra scienza e anti-scienza, abbia deciso di schierarsi dalla parte di quest'ultima. Sembra, infatti, un decreto fatto apposta per includere l'ennesimo condono, quel condono che non siete riusciti a far rientrare nella manovra finanziaria, il condono dei no-vax. In un momento in cui le notizie ci annunciano che la pandemia non è finita, con le ultime informazioni sui contagi che ci arrivano dalla Cina, ci aspetteremmo, da un Governo responsabile, un monitoraggio costante dei dati pandemici. Questo perché la politica deve prendere decisioni basandosi su analisi scientifiche e sui dati, e non elargendo qualche mancetta elettorale al popolo dei no-vax. Con la riammissione dei medici no-vax e del personale sociosanitario che ha deciso di rifiutare il vaccino sembra che si voglia strizzare l'occhio a quel mondo, riammettendo persone che della loro professione non sono riuscite neanche a seguire le norme più basilari. Vorrei ricordare che la vaccinazione anti-COVID ha dimostrato di coprire al 94 per cento da un ricovero in ospedale e al 96 per cento da un esito fatale della malattia. Davanti a questi dati reali, davanti all'evidenza scientifica, ci sono medici che si sono rifiutati di accettare questa evidenza, raccolta con il metodo scientifico, che dovrebbe essere alla base della loro professione.

Ne abbiamo sentite tante in questa pandemia, da medici no-vax, da alcune personalità politiche, alcuni dei nostri medici di base si sono sbizzarriti in dichiarazioni antiscientifiche, alcune tra le più negazioniste che potevano esserci. Un medico andava in televisione, dicendo che il vaccino è più di un veleno, addirittura, adducendo motivazioni complottiste legate alla nuova tecnica a RNA messaggero usata, invece di comprendere la rivoluzione scientifica che è arrivata con questa pandemia, una rivoluzione tecnologica che ci potrà dare anche numerosi benefici in futuro, grazie alla realizzazione di vaccini in tempi molto più brevi. Questi medici hanno avuto un seguito sempre più grande con il proseguire della pandemia e questo seguito ha permesso ai negazionisti e ai no-vax di giustificare la loro posizione, dicendo che, alla fine, c'era anche un medico che lo diceva, hanno dato, quindi, credibilità alle teorie più bizzarre, complottiste, che gridavano ai fantomatici poteri forti come la causa della pandemia. Insomma, un medico, per giustificare le teorie più stravaganti, si trovava sempre.

In un mondo in cui oggi le fake news spopolano e ormai siamo inondati da notizie contro la logica e contro la scienza, ci aspettiamo che i nostri medici, soprattutto quelli pagati dal Servizio sanitario nazionale, siano baluardi dell'informazione, siano coloro che possano diffondere le notizie e le linee guida e dire che la scienza salva vite umane. Questi medici, invece di fare informazione, sono diventati baluardi della disinformazione, dando una giustificazione ai no-vax, hanno probabilmente sulla loro coscienza la perdita di alcune vite umane. Oggi si vorrebbe reintegrarli e far sì che tornino ad essere parte anche del Servizio sanitario nazionale. Si ritiene, cioè, che tali medici siano nuovamente pagati dallo Stato italiano per fare un mestiere che hanno dimostrato ampiamente di non saper fare. Ma voi vorreste far costruire un ponte a un ingegnere che non crede alla matematica? Io non credo. Quante vite potremmo perdere se facessimo un'operazione di questo genere? Sembra che, però, il Governo non si faccia remore delle vite umane che mette a rischio con il reintegro dei medici no-vax, in un momento in cui le notizie che ci arrivano oggi ci dicono chiaramente che la pandemia non è finita. Nonostante questo, oggi il Governo vuole incoraggiare la disinformazione. Questa è una cosa che ci deve far riflettere tutti, perché, in questo momento comunque ancora drammatico, dovremmo, ancora di più oggi, schierarci a favore della scienza, grazie anche a quello che, bene o male ,abbiamo visto durante questa pandemia.

Con questo ordine del giorno noi vogliamo semplicemente dire, con forza, che le decisioni debbano essere prese con un approccio scientifico, guardando i dati, le analisi, sentendo gli esperti, monitorando i trend e non sull'onda dell'emozione e, di certo, non per assicurarsi qualche voto dei no-vax alle prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Curti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/58.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto-legge in esame prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale dal 2 novembre 2022, nonché la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria, pari a 100 euro, prevista per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale per alcune categorie lavorative, nonché per le persone con più di 50 anni, indipendentemente dal lavoro svolto.

In questo, ritengo assolutamente emblematica la presa di posizione sul tema delle rappresentanze di categoria, tra le quali certamente va annoverata la Federazione italiana dei medici di medicina generale. Quest'ultima, infatti, ha espresso una posizione netta in termini non solo di risposta emergenziale, ma anche dal punto di vista deontologico. Già lo scorso novembre, infatti, il segretario generale Silvestro Scotti dichiarava: “Ho sempre pensato che non dovesse essere necessaria una norma per un'azione che dovrebbe essere parte integrante della responsabilità del medico, che deve proteggere la salute del suo paziente anche vaccinandosi. Il fatto che sia stata necessaria una legge per costringere dei professionisti ad immunizzarsi è una sconfitta del sistema ordinistico”. Ancora più nette, poi, appaiono le dichiarazioni in termini di assunzione di buone pratiche. Il segretario Scotti, infatti, dichiarava: “Dovrebbe essere elevata l'attenzione degli ordini - in termini formativi e informativi - su quale sia il comportamento etico di un medico rispetto al tema delle vaccinazioni”. E aggiunge: “Credo che a questo punto sia necessaria una discussione all'interno della categoria, per stabilire se è etico fare il medico senza fare vaccinazioni che possono evitare di esporre i pazienti a rischi. Non farle non protegge il medico, ma soprattutto non tutela il paziente”.

Nonostante il calo dei contagi, il COVID-19 oggi circola ancora in modo preponderante tra le popolazioni, mettendo a rischio la vita degli anziani e dei fragili ed una eventuale mutazione o recrudescenza rimane ancora imprevedibile. Per tale motivo, mantenere in vita alcune situazioni più di altre misure di sanità pubblica, dalle mascherine al distanziamento interpersonale, in ragione dell'evolversi dell'andamento pandemico, è fondamentale per la salute personale e dell'intera comunità.

Le misure introdotte, invece, con questo provvedimento, come la fine dell'obbligo vaccinale e il reintegro dei lavoratori, in particolare di coloro che lavorano in ambito sanitario, in ambito sociosanitario e socioassistenziale, l'abolizione dell'utilizzo del green pass quale requisito per l'accesso o per l'uscita temporanea da strutture quali RSA, strutture riabilitative residenziali per anziani, anche non autosufficienti, l'abolizione del tampone di fine quarantena, vanno tutte nella direzione opposta, come se il virus da COVID non circolasse più, nonostante i bollettini settimanali del Ministero della Salute sull'incidenza del COVID, che indicano ancora un numero di contagi elevato, un tasso di occupazione in aree mediche COVID a livello nazionale in aumento, il numero delle vittime, come è stato detto, che è cresciuto - nella prima settimana di settembre erano 686, nella seconda settimana 719 -, una regione classificata a rischio alto per le molteplici allerte di resilienza e, addirittura, 10 regioni classificate a rischio moderato. Visti i dati del bollettino settimanale sul monitoraggio COVID, è necessario continuare, invece, secondo noi, con misure comportamentali individuali e collettive previste e raccomandate, come l'uso della mascherina, l'areazione dei locali, l'igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento.

Questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo a predisporre, in linea con un eventuale peggioramento dei dati epidemiologici sull'andamento della circolazione del virus COVID nella regione Marche, la reintroduzione, sul suo territorio, dell'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti i luoghi al chiuso in cui si possano verificare gli assembramenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Caso ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/95: non lo vedo, si intende che vi abbia rinunciato.

L'onorevole D'Alfonso ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/59.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per facilitare una riflessione da parte dell'Aula e metterla a disposizione del Governo e mi aiuto con alcune domande: a che serve una norma nuova, nuova e soprattutto velocemente impegnativa? Di solito, quando un ordinamento concepisce una norma nuova, velocemente impegnativa, è per fare in modo che si precisi e si rafforzi la linea della virtù, in corrispondenza della quale si dovrebbe cogliere il meglio comune. È sicuro che con questa norma, veicolata attraverso un decreto-legge, realizziamo il meglio comune? Per quanto riguarda i temi affrontati, che sono i temi della sicurezza dal punto di vista sanitario, vi è addirittura un tema che è stato sottoposto ad uno scuotimento di cui non aveva bisogno nessuno, riguardante la sicurezza in corrispondenza delle iniziative di aggregazione e comunitaria dei giovani in ragione della musica e del trovarsi. Siamo convinti che non ci siano le ragioni per cui un decreto-legge venga consumato, utilizzato, collocato sul tavolo dell'ordinamento, avendo dovuto assumere come temi quelli che ho provato a tratteggiare. Intanto, dovremmo ricordarci anche che stiamo maneggiando in grande parte di questo decreto quello che l'ordinamento rubrica come il diritto penale e il diritto penale pretende delicatezza nella cura, nella premura, nel maneggiamento, perché genera conseguenze quando il diritto penale viene ingrandito, ulteriormente specificato, generando ulteriori fattispecie e coperture di sanzioni.

Il diritto penale, quando viene contemplato attraverso l'attività normativa straordinaria, dovrebbe prevedere una serie di garanzie. La prima, la più importante, è la tassatività, che consente ad ogni persona fisica dell'ordinamento di assicurare la personalità giuridica in termini di automatismo di applicazione. Abbiamo visto qual è stata la reazione da parte del mondo delle competenze, delle bravure scientifiche, accademiche e professionali, quando venne soltanto presentato il testo di questo decreto-legge, soprattutto sulla parte riguardante le misure anti rave party; hanno affermato che si trattava di una pericolosissima condizione – dico con un termine mio - da catena di Sant'Antonio, perché poi quello porta dell'altro, fino ad arrivare all'ingovernabile. Quando produciamo norma nuova, dovremmo assicurare univocità, coordinamento, logicità, proporzionalità e sono queste le caratteristiche che non si rinvengono, perché, da una parte, si organizza un gigantismo sanzionatorio, dall'altra parte, c'è un azzeramento delle sanzioni. Mi riferisco alla parte riguardante ciò che ormai, periodizzata la storia, viene raccontata come rottura di civiltà, quella della pandemia. Davanti alla rottura di civiltà causata dalla pandemia, abbiamo azzerato ogni misura di reazione. Per questo, attraverso questo ordine del giorno, che prende a bersaglio positivo la regione Abruzzo, diciamo: siccome già si è verificato. Io ricordo bene la delibera di quel Consiglio dei ministri del gennaio del 2020, quando anche le forze politiche che avevano ruoli di Governo non avevano ben compreso la gravità di quel fatto; parlavano di incertezze nello spazio aereo tra l'Europa e la Cina.

Noi abbiamo pagato tanto da allora, tant'è che tutta l'attività normativa successiva per due anni è stata sequestrata da misure straordinarie riguardanti la reazione dell'ordinamento a quella rottura di civiltà. Non si può adesso, davanti ad un'operazione emotiva, un obolo, una genuflessione culturale rispetto a qualche impegno precedente assunto, azzerare un armamentario, un'attrezzatura, una predisposizione di misure che ci ha nei fatti salvati, rispetto a tutto quello che poteva accadere. Allora, per la regione Abruzzo, della quale sono stato anche presidente pro tempore secondo gli incarichi della comunità della mia regione, chiedo che, in ordine a ciò che verrà rilevato scientificamente si adeguino, si adattino e si determinino quelle misure di reazione che sono giudicate consone dalla dimensione scientifica. Evitiamo che la politica se ne occupi, sostituendo la consistenza conoscitiva della scienza. Noi dobbiamo imparare cosa può nutrire l'ordinamento, l'attività normativa…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). …quando c'è di mezzo il rischio, il flagello, il disastro e la rottura delle civiltà. Allora, c'è un ordine del giorno. Come si pone rispetto alla forza, alla concentrazione della forza normativa del Governo e del Parlamento per la parte della maggioranza? Facciamo entrare il tema, il dubbio, la riflessione, in maniera tale che ci si possa tornare sopra. Questo è lo spirito dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Lomuti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/103.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno si riferisce alla norma cosiddetta anti rave, sia nella parte in cui viene definito il quantum della pena sia per quanto riguarda l'avverarsi di quella fattispecie, dalla quale poi viene generata l'applicazione della pena, ossia il concreto pericolo per la salute pubblica e per l'ordine pubblico.

Presidente, riteniamo che questa norma sia scritta veramente male, non è chiara. Inoltre denunciamo anche un'altra cosa, ossia la modalità inusuale di inserire in un unico corpo normativo discipline che riguardano materie che non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra. Viene inserita, in maniera anche pericolosa, da una parte, una normativa, una vera schifezza, per quanto riguarda la disciplina del reato ostativo, dall'altra parte, si vuole disciplinare in maniera inadeguata una nuova misura di contrasto al COVID e, poi, come un coniglio che esce dal cilindro, ci inseriamo - perché no? - un'emergenza strana per questo Paese, che questo Governo ritiene un'emergenza, il rave party. Questo è molto strano e tutto ciò ci consegna un dato, Presidente, ovvero che questo Governo sta operando, sta navigando a vista, in pieno stato confusionale. Il pericolo è che lo stato confusionale del Governo generi ulteriore confusione per chi questa normativa dovrà poi interpretarla, prima ancora che poi applicarla. Non capiamo la ratio che si utilizza nel discriminare, in maniera così indiscriminata, nel criminalizzare chi organizza manifestazioni, sì, che non hanno autorizzazione, ma che sono pacifiche. Forse, l'unica colpa che hanno queste manifestazioni è che sono libere da schemi, da convenzioni, da quei vincoli che le consegnano a un vero e proprio mercato. In pratica noi vogliamo che le manifestazioni di libero pensiero, le manifestazioni culturali, le manifestazioni politiche siano ristrette nel recinto di un mercato, deciso da chi? Da questo Governo. È logico, è chiaro, è evidente, è cristallino che siamo di fronte a un tentativo di omologazione del pensiero unico delle masse, perché qui, Presidente, il rave party non c'entra nulla, il rave party è semplicemente un pretesto. Infatti, se andiamo a spacchettare poi la fattispecie normativa, vediamo che una normativa repressiva verso l'utilizzo e soprattutto il traffico di sostanze stupefacenti esiste già. Una normativa repressiva che punisce chi invade i luoghi pubblici o privati senza autorizzazione esiste già. Per questo riteniamo che la previsione della pena, da 3 anni addirittura nel minimo fino a 6 di reclusione, solo e semplicemente in caso di pericolo concreto, sia sproporzionata e pericolosa, proprio perché andrebbe a generare una compressione di un diritto sacrosanto, che è quello della manifestazione della libertà del proprio pensiero. Ci abbiamo provato, Presidente, in tutti i modi a farlo capire a questo Governo, attraverso emendamenti che tendevano a migliorare il testo normativo, ma sono stati tutti respinti e bocciati da questa maggioranza. Ormai è chiaro a tutti: qui, da un lato, si applica la mano pesante verso chi organizza manifestazioni pacifiche, però poi, dall'altro lato, si attua una vera e propria depenalizzazione di reati, con dinamiche e fattispecie ben più pericolose per la nostra società. Stiamo poi navigando in pieno contrasto con l'esperienza europea e con le altre legislazioni che adottano pene repressive in questa materia.

Se dobbiamo parlare di proporzionalità e di ragionevolezza della norma, facciamo una mini analisi di diritto comparato: se questa norma venisse applicata così come descritto, il nostro Paese balzerebbe al primo posto nella classifica di quei Paesi che applicano la maggiore pena repressiva per fattispecie per le quali, in Paesi come ad esempio la Francia, nel massimo viene prevista una pena alla reclusione fino a sei mesi e, addirittura, in Inghilterra viene comminata la semplice multa.

E poi un'altra cosa, Presidente: non riusciamo a capire chi e come dovrà decidere sull'esistenza del pericolo concreto e questa mancata individuazione genera, sì, paradossalmente un pericolo concreto e cioè quello di punizioni abnormi in maniera indiscriminata e senza distinzioni. Per questi motivi, Presidente, l'ordine del giorno vuole un impegno semplice da parte del Governo che, nel prossimo decreto utile, venga ripristinato il pieno e sostanziale rispetto della nostra Carta costituzionale, precisamente dell'articolo 21 della Costituzione perché, altrimenti, del diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero dovremmo parlarne al passato, dicendo cioè che, grazie a questo Governo, grazie al Governo Meloni, i cittadini italiani erano garantiti dalla Costituzione per quanto riguarda l'esercizio della propria libertà di espressione del pensiero. Concludo Presidente, dicendo che questa libertà di pensiero viene manifestata con la parola, attraverso le forme scritte e - guarda un po' - con ogni altro mezzo di diffusione.

Presidente, il diritto di libertà di pensiero, che è un principio sacrosanto della nostra Costituzione, è anche un qualcosa che fa parte della natura stessa dell'uomo. Pertanto possiamo dire, senza ombra di dubbio, che questa norma, oltre a essere anticostituzionale, è senza ombra di dubbio una norma contro natura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/45.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che ho presentato e che vado ad illustrare si riferisce ad un elemento centrale di questo decreto - ossia le previsioni che il decreto mette in campo sui rave, oggetto di discussione anche questa sera e questa notte - che delinea le caratteristiche anche politiche di questo decreto. In questo ordine del giorno in particolare mi soffermo - ci soffermiamo - sulla necessità di un coinvolgimento del Parlamento in un'azione di monitoraggio sulle conseguenze di questo aspetto del decreto.

Ci tornerò nel corso dell'intervento, ma devo dire che, se ragioniamo su come il tema dei rave viene approntato in questo decreto, si delinea il contesto politico istituzionale in cui il Governo ha messo in campo questo provvedimento. Penso sia molto chiaro quello che sta succedendo. Prima di tutto, c'è un'evidente diversità, molto profonda, tra quello che questa destra ha promesso agli elettori in campagna elettorale e quello che sta concretamente facendo. Basta guardare la legge di stabilità: la montagna delle promesse elettorali ha partorito un topolino nella legge di stabilità. E poi, accanto a questo, c'è la cultura politica di questa destra, che ha tratti autoritari, conservatori e persino reazionari, quella cultura politica che ha fatto dire alla seconda carica dello Stato parole davvero inaccettabili per ricordare l'anniversario della fondazione del Movimento sociale italiano. Ecco il mix tra questi due elementi, un certo tipo di cultura politica e l'incapacità di affrontare davvero i problemi del Paese porta questo Governo e questa destra a fare la scelta di un corto circuito propagandistico: si scelgono degli argomenti, se ne fa oggetto di propaganda e si cerca di mascherare così l'incapacità di affrontare davvero i problemi del Paese. Da questo punto di vista, non è la prima volta che la destra italiana fa propaganda sui temi della sicurezza. Guardate, non c'è niente di più sbagliato che fare propaganda sui temi della sicurezza, perché è proprio il modo di non garantire la sicurezza ai cittadini.

Difendere la legalità e la sicurezza significa agire con provvedimenti concreti e tenere insieme l'efficacia e la repressione dei reati con azioni di coesione sociale, di costruzione della comunità, di costruzione di una rete ampia a difesa della legalità nel Paese, mentre, quando si fa propaganda, si fa esattamente l'opposto.

Allora, si è trovato un pretesto, ossia il contesto che si è creato a Modena, dove, fra l'altro - lo devo dire - è stato affrontato benissimo con la normativa vigente. Ci hanno lavorato molto bene la prefettura di Modena e le Forze dell'ordine (io, peraltro, sono stato eletto in un collegio uninominale, che comprende anche una parte del territorio di Modena e lo posso testimoniare anche personalmente). D'altra parte, il problema non era quello di ragionare su una normativa più efficace per affrontare una specifica problematica, ma di trovare un argomento di propaganda. Poi - non so quanto per imperizia o per volontà -, nel primo testo si era costruito uno strumento che davvero metteva in discussione la libertà fondamentale di manifestazione del pensiero, garantita dalla Carta costituzionale. Il provvedimento è stato poi modificato in Senato, ma resta la sproporzione, su cui tanti colleghi sono intervenuti, tra il reato e le pene, una grande imprecisione sui confini del reato e, certamente, la mancanza di necessità e urgenza, per giustificare il ricorso al decreto-legge.

Si tratta, dunque, di un'azione di carattere propagandistico, che, peraltro, sceglie davvero gli obiettivi meno importanti, se dobbiamo parlare di sicurezza dei cittadini, proprio da parte del Governo che in legge di bilancio ha dato segnali molto ambigui, ad esempio sul contrasto all'evasione fiscale.

Nell'ordine del giorno, oltre a chiedere di rivalutare l'opportunità di questo provvedimento, chiediamo, entro 30 giorni dalla legge di conversione, di mettere in campo misure efficaci per monitorare l'andamento del decreto, quindi di monitorare quanti saranno i procedimenti che saranno messi in campo, l'età degli imputati e la reale efficacia del provvedimento che viene messo in campo. Lo chiediamo con un ordine del giorno, perché, essendo ricorso il Governo al voto di fiducia, questo è l'unico strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce. Lo facciamo in questo provvedimento, ma credo che lo faremo in tante occasioni: in questo Parlamento, continueremo con tutti gli strumenti che la dialettica parlamentare ci consente a difendere la serietà delle nostre istituzioni e, soprattutto, a difendere le ragioni di quei valori costituzionali in cui tutti noi ci dovremmo riconoscere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Poiché gli altri deputati che avevano chiesto di parlare vi hanno rinunziato, sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Sugli ordini del giorno n. 9/705/1 Dori, n. 9/705/2 Bonelli, n. 9/705/3 Piccolotti, n. 9/705/4 Grimaldi, n. 9/705/5 Evi, n. 9/705/6 Ghirra, n. 9/705/7 Borrelli, n. 9/705/8 Mari, n. 9/705/9 Magi, n. 9/705/10 Della Vedova, n. 9/705/11 Pastorino e n. 9/705/12 Zaratti il Governo esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/13 Furfaro, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/705/14 Girelli, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/15 Manzi, il parere è favorevole previa riformulazione: “a valutare l'opportunità di stanziare ulteriori risorse volte ad incrementare il fondo (…)”. Quindi, si espunge “con il primo provvedimento utile” e si aggiunge “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/16 Orfini, il parere è favorevole, con riformulazione “a valutare l'opportunità di stanziare (…)”, espungendo “con il primo provvedimento utile” e poi proseguendo come da ordine del giorno.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/17 Iacono, n. 9/705/18 Letta e n. 9/705/19 Madia, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/20 Lacarra, il parere è favorevole, aggiungendo: “a valutare l'opportunità di”, quindi, favorevole con riformulazione.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/21 Guerini, n. 9/705/22 Marino, n. 9/705/23 Fossi, n. 9/705/24 Berruto, n. 9/705/25 Ciani, n. 9/705/26 Malavasi, n. 9/705/27 Scotto, n. 9/705/28 Zingaretti, n. 9/705/29 Laus, n. 9/705/30 Zan, n. 9/705/31 Cuperlo, n. 9/705/32 Tabacci, n. 9/705/33 Mauri, n. 9/705/34 Sarracino, n. 9/705/35 Forattini, n. 9/705/36 Merola, n. 9/705/37 Serracchiani, n. 9/705/38 Scarpa, n. 9/705/39 Roggiani, n. 9/705/40 Ubaldo Pagano, n. 9/705/41 Vaccari, n. 9/705/42 Care', n. 9/705/43 Provenzano, n. 9/705/44 Schlein, n. 9/705/45 De Maria, n. 9/705/46 Mancini, n. 9/705/47 Stefanazzi, n. 9/705/48 Guerra, n. 9/705/49 Toni Ricciardi, n. 9/705/50 Gribaudo, n. 9/705/51 Fornaro, n. 9/705/52 Ghio, n. 9/705/53 Peluffo e n. 9/705/54 Morassut, il parere è contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/705/55 Ferrari è stato ritirato.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sugli ordini del giorno n. 9/705/56 Andrea Rossi, n. 9/705/57 Ascani, n. 9/705/58 Curti, n. 9/705/59 D'Alfonso, n. 9/705/60 Amendola, n. 9/705/61 Di Sanzo, n. 9/705/62 Stumpo, n. 9/705/63 Barbagallo, n. 9/705/64 Lai, n. 9/705/65 Bakkali, n. 9/705/66 Simiani, n. 9/705/67 De Micheli, n. 9/705/68 Di Biase, n. 9/705/69 De Luca, n. 9/705/70 Boldrini, n. 9/705/71 Casu, n. 9/705/72 Gnassi, n. 9/705/73 Graziano, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/74 Mollicone il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/75 Fassino, n. 9/705/76 Gianassi, n. 9/705/77 Bonafe', n. 9/705/78 Porta, n. 9/705/79 Quartapelle Procopio e n. 9/705/80 Speranza, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)” all'inizio, ed espungendo l'ultimo capoverso, quindi dalla parola “prorogare” fino alla parola “176”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/82 Ascari e n. 9/705/83 Alifano, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)” . Sugli ordini del giorno n. 9/705/85 Gubitosa, n. 9/705/86 Tucci e n. 9/705/87 Scerra, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/88 Raffa, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di introdurre (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/705/89 Traversi, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/705/90 Santillo il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/91 Lovecchio, n. 9/705/92 Todde, n. 9/705/93 Scutella', n. 9/705/94 Cappelletti e n. 9/705/95 Caso il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/96 Fede, n. 9/705/97 Carmina, n. 9/705/98 Giuliano, n. 9/705/99 Conte, n. 9/705/100 Pavanelli, n. 9/705/101 Carotenuto, n. 9/705/102 Torto, n. 9/705/103 Lomuti, n. 9/705/104 Dell'Olio, n. 9/705/105 Pellegrini, n. 9/705/106 Barzotti, n. 9/705/107 Aiello, n. 9/705/108 Cherchi, n. 9/705/109 Morfino, n. 9/705/110 Amato e n. 9/705/111 Orrico il parere è contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/112 Baldino, n. 9/705/113 Alfonso Colucci, n. 9/705/114 Auriemma e n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/116 Francesco Silvestri, n. 9/705/117 Sportiello e n. 9/705/118 Di Lauro il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/705/119 Marianna Ricciardi e n. 9/705/120 Quartini il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/121 Donno e n. 9/705/122 Onori il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/123 D'Orso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/124 Cafiero De Raho, n. 9/705/125 Fenu, n. 9/705/126 Ilaria Fontana, n. 9/705/127 Cantone e n. 9/705/128 Iaria il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/129 Penza il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/705/130 Caramiello e n. 9/705/131 Sergio Costa il parere è contrario.

Sugli ordini n. 9/705/132 Bruno e n. 9/705/133 L'Abbate il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/705/134 Zanella il parere è favorevole, mentre è contrario sull'ordine del giorno n. 9/705/135 Bonifazi. Sull'ordine del giorno n. 9/705/136 D'Alessio il parere è favorevole.

Ordini del giorno n. 9/705/137 Faraone, n. 9/705/138 Marattin, n. 9/705/139 Sottanelli, n. 9/705/140 Boschi, n. 9/705/141 Bonetti, n. 9/705/142 Giachetti, n. 9/705/143 Gruppioni, n. 9/705/144 Pastorella, n. 9/705/145 Grippo, n. 9/705/146 Del Barba, n. 9/705/147 Rosato e n. 9/705/148 Benzoni parere contrario, n. 9/705/149 Enrico Costa parere favorevole, n. 9/705/150 Richetti, n. 9/705/151 Castiglione e n. 9/705/152 Ruffino parere contrario, n. 9/705/153 De Monte parere favorevole come raccomandazione, n. 9/705/154 Carfagna parere contrario e n. 9/705/155 Gadda parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Bene, l'ordine del giorno n. 9/705/156 Fratoianni è inammissibile.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Volevo chiedere solo la cortesia al Sottosegretario, che ringrazio anticipatamente, se può soltanto ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga c'è un parere favorevole, previa riformulazione: “a valutare l'opportunità di intraprendere misure urgenti”, all'inizio, fino a: “penitenziari italiani”, quindi espungendo l'ultima parte.

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario.

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, signora Presidente. Ancora una volta, non riesco a comprendere il parere contrario del Governo. In realtà, cosa chiedevamo? Chiedevamo che il Governo valutasse la necessità di intervenire in relazione alla riforma Cartabia che ha determinato l'improcedibilità alla scadenza di termini anche abbastanza ristretti. Ma non solo questo, noi chiedevamo che, proprio sul presupposto dell'improcedibilità, si considerassero gli effetti dell'improcedibilità, e quindi si valutasse l'improcedibilità in relazione alla confisca. Ancora una volta, ho la sensazione che questo Governo sia particolarmente favorevole ad assumere posizioni che finiscono per avvantaggiare determinate aree criminali.

Ma questo lo dico veramente con convinzione, perché non riesco a comprendere come si possa ritenere irrilevante il fatto che una riforma non disponga sulla confisca quando, in realtà, già precedentemente, l'articolo 578-bis prevede che il giudice provveda comunque sulla confisca anche se vi è stata prescrizione per amnistia o prescrizione in generale. Quindi, diciamo che già precedentemente, prima che intervenisse la riforma sull'improcedibilità, il legislatore aveva ritenuto questo in una situazione analoga, perché, cambiando prescrizione con improcedibilità ci troviamo nella stessa identica condizione. E, quindi, non capisco perché ora che si parla di improcedibilità, perché la prescrizione è stata messa da parte, rispetto all'improcedibilità, non si consideri l'esigenza che il giudice, dichiarata l'improcedibilità, provveda comunque sulla confisca. Significa bloccare quella che è una esigenza naturale, soprattutto, perché questa parte si riferirebbe ai patrimoni confiscati ex articolo 12-sexies, attualmente 416-bis.1, ossia cominciare a capire l'articolo 240-bis del codice penale. Oggi bisognerebbe veramente guardare al contrasto alle mafie come contrasto ai patrimoni: oggi le mafie si battono sul denaro, si infiltrano nell'economia, riescono, attraverso questa ricchezza, a imporsi nei vari settori e, quindi, innanzitutto, i patrimoni dobbiamo sottrarre.

Peraltro, in relazione all'articolo 344-bis, è previsto che, quando la confisca è obbligatoria, il giudice, dopo aver dichiarato l'improcedibilità, dispone anche la confisca e, invece, negli altri casi - e, quindi, ci riferiamo ai casi di confisca per sproporzione, che sono proprio quelli che interessano il contrasto alle mafie - va al procuratore della Repubblica per le misure di prevenzione. E, nel frattempo, che fine fanno i beni?

Colleghi, io credo che questo sia un fatto grave, non pensare ai patrimoni mafiosi, perché qui si tratta proprio dei patrimoni mafiosi. La confisca non è quella obbligatoria, ma è quella dei patrimoni mafiosi e pensare che questo non sia uno degli aspetti sui quali intervenire mi sembra veramente grave (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io prendo atto, devo dire con rammarico, del parere contrario del Governo all'ordine del giorno da me presentato, ma voglio ribadire l'importanza di questo ordine del giorno, per il quale il Partito Democratico voterà a favore. Per fare questo, faccio un piccolo passo indietro. Ricorderete che, durante la pandemia, l'allora Governo intervenne introducendo misure alternative al carcere per l'esecuzione delle pene per determinate tipologie di reati, per ovviare a un problema, che peraltro persiste, legato al sovraffollamento delle carceri nel nostro Paese, che non garantiva - e dobbiamo dire che non garantisce tuttora - la sicurezza sanitaria dei detenuti. Alla prova dei fatti, queste misure - che vanno dal possibile aumento del termine massimo delle licenze premio straordinarie per i detenuti in regime di semilibertà, dalla possibilità di concedere permessi premio, alla possibilità di consentire l'esecuzione domiciliare della pena detentiva non superiore a 18 mesi - hanno funzionato, non solo per decongestionare le carceri, ma anche come strumento per dare attuazione a un articolo della Costituzione che è troppo spesso dimenticato, l'articolo 27, comma 3, che prevede, appunto, che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato.

Noi possiamo dire che i dati e le statistiche vanno in un'unica direzione, in una chiara direzione, ossia, dal giorno della loro introduzione, non risulta che queste misure abbiano prodotto allarme sociale o vi siano stati casi di revoca per condotte illecite da parte dei detenuti che ne hanno beneficiato.

Le misure alternative alla detenzione, quindi, riducono il sovraffollamento carcerario, riducono la percentuale di recidiva, promuovono la risocializzazione del condannato e, badate bene, sono anche vantaggiose in termini di costi economici, ma, a quanto pare, alla maggioranza tutto questo non basta. Abbiamo presentato, come Partito Democratico, emendamenti, sia alla Camera sia al Senato, che andavano esattamente nella direzione di rendere queste misure strutturali o, quantomeno, di prorogarle, visto che la situazione emergenziale nelle carceri non è ancora terminata anche in termini sanitari.

Abbiamo presentato questi emendamenti anche alla luce delle parole che abbiamo sentito pronunciare dal Ministro Nordio, il quale Ministro della Giustizia, nelle audizioni che ci sono state di fronte alla Commissione, ma anche nelle interviste che ha più volte rilasciato ai quotidiani, ha parlato del carcere, ha parlato dello stato in cui versano le carceri, del sovraffollamento, della mancanza di un piano di edilizia carceraria, della necessità addirittura di depenalizzare i reati per ridurre e velocizzare la giustizia e, di fronte ai fatti appena successi del carcere Beccaria di Milano, lo stesso Ministro ha parlato della funzione rieducativa della pena come di una priorità.

A nessuno qui sfugge che la pena deve avere una componente punitiva - è giusto che chi ha sbagliato debba pagare - ma, allo stesso tempo, come dicevo prima, dobbiamo puntare alla rieducazione e alla possibilità che il detenuto rientri nella società.

Nonostante le parole del Ministro, gli emendamenti che noi abbiamo presentato e che andavano esattamente in quella direzione, sono stati tutti bocciati. Ecco perché abbiamo presentato questo ordine del giorno, per chiedere al Governo di prendere seriamente in considerazione, anche attraverso ulteriori iniziative normative - non chiediamo in questa, che sarebbe stato comunque opportuno - che i detenuti in regime di semilibertà ammessi alle licenze premio straordinarie, che abbiano rispettato le prescrizioni impartite dal magistrato di sorveglianza per tutta la durata dei successivi rinnovi, siano ammessi all'affidamento in prova al servizio sociale.

Sappiamo che quello che per noi è buonsenso, stride con l'approccio demagogico che un altro Ministro di questo Governo, che non ha deleghe specifiche alla giustizia - arrivò a chiudere -, ma che non ha perso occasione più volte per ricordare che chi commette reati deve andare in carcere e si deve buttare via la chiave, non importa di quali reati si stia parlando e dell'età, per esempio, di chi ha commesso questi reati.

Noi chiediamo, invece, e crediamo che le chiavi debbano servire per riaprire le porte, per far uscire le persone che, attraverso l'espiazione nelle loro pene, capiscano l'importanza di agire in modo legale e siano accompagnate in percorsi di riabilitazione e, magari, imparino anche un mestiere. Ma, purtroppo, questo Governo ha appena perso l'occasione, con la legge di bilancio, di finanziare questi percorsi e, anzi, i tagli al personale della giustizia, in particolare al personale del circuito dell'esecuzione penale, non ci fanno ben sperare sulla reale volontà di dare seguito non solo al nostro ordine del giorno, per il quale lo stesso Governo ha espresso parere contrario, ma alle stesse parole del Ministro Nordio che prima ricorda ricordavo.

Peraltro, basta vedere che cosa stia succedendo con lo stesso decreto che stiamo andando a convertire, in cui si inventa una nuova specifica fattispecie di reato, quando il Ministro parla di depenalizzazione, si prevedono pene spropositate da 3 a 6 anni, superiori addirittura all'adescamento di minore, per le quali le intercettazioni preventive sono previste per le indagini e il Ministro stesso ha detto che, invece, le intercettazioni hanno bisogno di una regolazione e di uno stop.

Noi - e chiudo - ci chiediamo, intanto, quale sia la linea del Governo, se ci sia una vera attenzione verso la giustizia o se, invece, prevalga un approccio securitario e identitario, che condanna chi organizza le feste e condona i medici no-vax, alla faccia di quanti, invece, con responsabilità si sono vaccinati per tutelare i pazienti e garantire la continuità di servizio. Ci chiediamo, insomma, se sul tema delle carceri si voglia fare solo una becera propaganda o se si voglia affrontare seriamente il tema della rieducazione della pena, come prevede la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, grazie, per modo di dire, a questo Governo, abbiamo appreso che non il precariato, il caro bollette, il carovita, il contrasto alle mafie, il contrasto alla violenza di genere, no, abbiamo appreso che la grave piaga sociale che affligge il nostro Paese sono i rave party ed è un problema così pericoloso e insidioso che si è dovuto ricorrere alla decretazione d'urgenza.

Io vorrei ricordare alle colleghe e ai colleghi, soprattutto in quest'Aula, che il potere legislativo spetta al Parlamento, alle Camere, e il Governo è tenuto ad adottare lo strumento del decreto-legge per far fronte a situazioni impreviste, che richiedono requisiti di necessità e di urgenza. Questo decreto non soddisfa in alcun modo questi requisiti di necessità e di urgenza, così come non soddisfa il requisito dell'omogeneità, perché è diventato un calderone che contiene delle norme che vanno dalla concessione dei benefici penitenziari a norme sugli obblighi vaccinali, all'introduzione di una nuova fattispecie di reato. Ed è qui che voglio soffermare l'attenzione, perché come ci avete presentato la norma cosiddetta anti-rave nella sua scrittura originaria era un obbrobrio giuridico, soprattutto era impresentabile e aberrante da un punto di vista di tecnica legislativa, da un punto di vista della palese violazione dell'articolo 17 della Costituzione, che prevede il diritto di radunarsi pacificamente e, soprattutto, la violazione degli elementari principi del diritto penale, tra cui il principio di tassatività.

Il nostro obiettivo era sopprimere questa norma; così non è stato possibile e abbiamo presentato in Senato, grazie al senatore Scarpinato, un emendamento migliorativo che, per fortuna, avete copiato e incollato, però non l'avete fatto al meglio. Avete lasciato, purtroppo, ancora troppi spazi di arbitrarietà e discrezionalità in questa norma e, soprattutto, avete lasciato una pena sproporzionata ed eccessiva rispetto all'entità del fatto commesso, una pena che prevede da un minimo di 3 a un massimo di 6 anni, quando gravi reati, con grave disvalore sociale, prevedono addirittura una pena al di sotto dei 6 anni, come ad esempio l'occultamento di cadavere e l'omicidio colposo.

Vorrei anche testimoniare in quest'Aula, da cittadina modenese, che ovviamente ha seguito gli esiti del rave party di Modena, che la situazione è stata da subito sotto controllo, anzi bisogna ringraziare le Forze dell'ordine per l'ineccepibile lavoro che hanno svolto: sono intervenuti immediatamente con uno sgombero pacifico e con una ottima mediazione. Questo per dire che le norme per intervenire già esistono. Tengo a dire che quello che siete stati in grado di produrre è, ad oggi, una norma inutile, pericolosa, ridondante e soprattutto scritta per il solo scopo di propaganda. È invece gravissimo che, scrivendo questa norma, in realtà si è perso tempo sui reali problemi che vivono i cittadini e le cittadine tutti i giorni e il ritratto che voi date è un ritratto pessimo, di norme che vogliono essere forti con i deboli e deboli con i potenti, giustizialisti con la gente comune e garantisti con chi invece non conviene disturbare.

Concludo, perché ho fatto una domanda a cui non c'è stata risposta, e mi chiedo come mai ancora oggi non sia stata istituita la Commissione d'inchiesta antimafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e come mai non siano state calendarizzate proposte di legge che vogliono disciplinare le attività lobbistiche e in conflitto di interesse, visto che questo Parlamento ne è pieno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Qualche storico, appassionato di vicende minori - perché qui non stiamo facendo la storia, ma piuttosto commentando una cronaca anche abbastanza triste -, proverà a capire il perché un Governo, appena insediato, con l'inflazione al 12 per cento, la guerra nel cuore dell'Europa e una pandemia che ancora incombe, si è posto il problema di punire e di colpire la musica e i giovani.

Presidente, c'è un precedente, le leggo una dichiarazione, rilasciata sul New York Times, del portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid: la musica è proibita nell'Islam, ma speriamo che riusciremo a persuadere la gente a rinunciare senza dover esercitare delle pressioni. È una dichiarazione persino moderata, rispetto alla scelta di questo Governo di aumentare d'emblée le pene da 3 a 6 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Insomma, più che Fratelli d'Italia occorrerebbe chiamarvi talebani d'Italia, con una differenza, ossia che la parola “talebani” significa alla lettera “studenti del Corano” (Commenti del deputato Mollicone).

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, onorevole Mollicone, faccia proseguire il collega. Prego, collega Scotto.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Qui di studenti, in realtà, se ne vedono pochi, visto il modo abbastanza improvvisato con cui avete costruito queste norme, assemblandole, mettendo insieme una norma punitiva sul rave party, condonando nei fatti i medici no-vax e costruendo altre belle iniziative rispetto alla giustizia. Vedete, questa improntitudine, questo modo di trattare il Parlamento, è una fuga dalla realtà, perché poi la realtà arriva. Voi oggi bocciate un ordine del giorno che vi sta dicendo una cosa che già ora si sta verificando. Poche ore fa, il vostro Ministro della salute ha dovuto emettere un'ordinanza suo malgrado: immagino che la mano gli tremasse, quando ha dovuto nei fatti ammettere che il COVID esiste ancora. Visto che lo avete negato e visto che vi trovate a fare scelte esattamente opposte a quelle che avete declamato in campagna elettorale e che avete scritto in questo decreto, c'è solamente una strada che potete percorrere, quella di far decadere questo decreto prima che ve lo faccia decadere l'opposizione. E come lo farete decadere? Ammettendo che avete sbagliato a mettere sullo stesso piano i medici che hanno fatto il proprio dovere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e mettere da un altro lato, condonandoli, quelli che nel corso degli ultimi mesi hanno negato l'esistenza del COVID, scegliendo di non vaccinarsi.

In conclusione, si vedrà nel corso delle prossime settimane di che pasta siete fatti. Alcune cose - poi le diremo nel corso delle prossime ore con più forza e più efficacia - sono venute già alla luce. Non c'è solamente la perpetrazione dei vostri incubi, e quegli incubi si chiamano scelte punitive nei confronti di una generazione giovane, ma c'è anche una vostra tendenza a fare un po' gli “acchiappafantasmi”. Basta vedere le dichiarazioni del Sottosegretario Rauti e del Presidente del Senato. Ma sarà il tempo che si incaricherà di far capire a questo Paese, molto prima di quanto immaginate, che questa destra non soltanto non è pronta a governare, ma è pericolosa per la democrazia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, il cosiddetto decreto Rave prevede l'accesso ai condannati per mafia e terrorismo ai benefici penitenziari, anche senza collaborare con la giustizia, alla luce delle pronunce della Corte europea e della Corte costituzionale, tuttavia prevede dei paletti precisi per impedire che siano ammessi ai benefici persone che possono avere ancora collegamenti con la criminalità organizzata. Le nuove misure quindi introducono una disciplina transitoria da applicare ai condannati non collaboranti per reati ostativi, commessi prima dell'entrata in vigore della riforma ed estendono la platea dei soggetti nei confronti dei quali la Guardia di finanza ha facoltà di procedere a indagini fiscali e patrimoniali. Da ottobre ad oggi sono state già presentate una settantina di richieste di benefici e in tutto sono 900 i carcerati con richieste di permesso già inoltrate. Alla luce delle suesposte considerazioni, sussiste un fondato pericolo di veder uscire dagli istituti di pena esponenti di primissimo piano delle organizzazioni criminali mafiose, soggetti che si sono macchiati dei delitti più efferati con le stragi del 1992 e del 1993, custodendo, con l'omertà e l'assenza di collaborazione con la giustizia, segreti e informazioni preziose per le indagini dei magistrati. Ebbene, noi abbiamo chiesto semplicemente un impegno al Governo, quello di prevedere nel primo provvedimento utile che il condannato, che abbia richiesto l'accesso ai benefici penitenziari, abbia l'obbligo di spiegare le ragioni della sua mancata collaborazione perché, è vero che ci sono dei diritti che il Governo deve far rispettare - c'è stata una sentenza della Corte europea -, ma ci sono anche dei doveri morali nei confronti di tutte quelle famiglie che aspettano la verità e quindi cosi andremmo a dare uno schiaffo morale a tutti i parenti delle vittime ed a tanti milioni di italiani onesti. Purtroppo però in Italia l'onestà non paga e allora si cerca di eliminare la legge Spazzacorrotti, di fare norme a favore degli evasori, dando un pessimo segnale a tutti quegli imprenditori che ogni mattina affrontano migliaia di difficoltà, ma con molta serietà cercano di far fronte ai loro impegni fiscali. Quindi, il Governo deve anche impegnarsi a dare degli esempi giusti e a dare dei segnali a tutte quelle imprese e a tutti quei cittadini che si impegnano a rispettare la legge. Quindi - e mi avvio alla conclusione - in un momento di grande emergenza energetica, con una guerra in corso ai confini dell'Europa e con un'inflazione che sta mettendo in difficoltà migliaia di famiglie vi è sembrato doveroso fare un decreto d'urgenza sui rave party. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Micheli. Ne ha facoltà.

PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Non avevo molti dubbi sul parere contrario all'ordine del giorno a mia firma. D'altro canto, che cosa aspettarsi da un Governo, da formazioni politiche e da esponenti politici che hanno negato, anche nei momenti peggiori e più acuti della pandemia, le evidenze scientifiche e che hanno strizzato l'occhio ai no-vax, alle organizzazioni no-vax e a chi diffondeva informazioni non scientificamente dimostrate e false? Cosa aspettarsi da chi ha deciso in questo decreto di smantellare le misure che hanno dimostrato di funzionare per proteggere le persone dalla pandemia? C'è stata anche la costruzione in questi mesi dell'illusione che il pericolo pandemico fosse finito e sono stati nascosti sotto il tappeto i dati allarmanti delle ultime settimane caratterizzate dall'arrivo del freddo, che segnalano un aumento dei contagi e il drammatico aumento dei morti, che ha raggiunto il 5 per cento nelle settimane del mese di dicembre. Si tratta di un Governo e di gruppi politici che hanno completamente abbandonato la campagna vaccinale - non solo sopprimendo gli obblighi e reintegrando i medici no-vax, ma anche annullando quella che invece è stata un'importante campagna informativa che ha coinvolto tutto il Paese -, di forze politiche che hanno anche cancellato l'uso del green pass, anche laddove l'esigenza di protezione è ancora molto forte, come per esempio nelle RSA.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 2,43)

PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). Ma il numero dei morti e le vicende di questi giorni, le notizie che ci arrivano dalla Cina e che poi ricadono sul suolo italiano, con i numeri preoccupanti dei contagi sugli aerei a Malpensa, con l'attività di prevenzione arrivata ancora una volta in anticipo sulle scelte del Governo da parte della regione Lazio, spero e mi auguro, anche grazie alla nostra battaglia di queste ore, vi riportino dentro una condizione di realtà, non quella di questo decreto, non quella della vostra illusoria campagna elettorale, ma quella di un contagio ancora diffuso, quella che ci racconta del pericolo che ancora una volta arriva da varianti non conosciute che arrivano da altri Paesi.

Con questo ordine del giorno abbiamo chiesto la reintroduzione di alcune misure che hanno protetto le persone nella fase pandemica, con l'adozione dell'uso obbligatorio delle mascherine sui mezzi di trasporto regionali e, più in generale, sul trasporto pubblico locale. Nel marzo 2020, subito dopo la decisione del lockdown, queste misure vennero introdotte scrivendo linee guida molto approfondite che si ispiravano alle prime evidenze scientifiche sulle modalità di trasmissione del COVID. Si decise, partendo dall'esigenza di proteggere i lavoratori, obbligati ovviamente a continuare a far circolare i mezzi, e le persone che, sempre per motivi di lavoro, avevano l'obbligo ovviamente di recarsi nei luoghi di lavoro, di proteggerli con l'uso delle mascherine e questo è stato valido fino a pochissimi mesi fa. Ancora, agli inizi di marzo 2020, ci furono valutazioni più approfondite, da parte della scienza, sui reali livelli di protezione e si decise comunque - perché la politica decide ispirandosi alla scienza, ma decide prioritariamente per proteggere le persone -, ispirandosi a principi di prudenza, di introdurne immediatamente l'obbligo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 2,46)

PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). Quelle linee guida vennero copiate, per più di 12 mesi, dalla stragrande maggioranza dei Paesi dell'Unione europea. Proteggere le persone, informarle, generare le condizioni di sicurezza negli ospedali, sui luoghi di lavoro e nei trasporti è un dovere, non è un'opinione; ascoltare gli allarmi degli scienziati non è ideologia, è realismo. Vi daremo il tormento senza sosta per proteggere la vita delle persone, vita che viene prima di tutto, soprattutto prima delle vostre teorie da alchimisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e colleghi, prendiamo atto con rammarico del parere contrario del Governo sull'ordine del giorno a mia prima firma. Premesso che gli aspetti che destano forti perplessità sono molteplici e riguardano l'impianto complessivo del provvedimento, con questo ordine del giorno si voleva portare la vostra attenzione su di un tema ben specifico, una questione precisa che, in prospettiva, potrebbe risultare foriera di numerosi problemi. Il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, comprende, infatti, disposizioni afferenti alle materie più svariate, dai rave party, al COVID, all'ergastolo ostativo, e contempla anche misure in materia di entrata in vigore del decreto legislativo attuativo della delega per la riforma penale, la cosiddetta riforma Cartabia del processo penale. Si va cioè ad intervenire sul decreto legislativo n. 150 del 2022, con il quale sono state apportate alcune modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, tra le quali si annovera anche la disposizione che introduce i criteri generali di priorità nella trattazione delle notizie di reato affidate a legge del Parlamento. È proprio su questo che vorrei focalizzare il mio intervento. Proverò ad illustrare, nel tempo che mi rimane, la ratio della nostra richiesta di soppressione della suddetta disposizione. Innanzitutto, affidare alla politica il compito di legiferare, ovvero di decidere sui criteri di priorità nella trattazione delle notizie di reato può tradursi nel rischio di sottoposizione dell'ordine giudiziario al potere politico, con conseguente erosione del basilare principio di separazione dei poteri dello Stato, uno dei principi giuridici alla base dello Stato di diritto e della democrazia liberale. Non solo: si può mettere a rischio anche il fondamentale principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, sancito dall'articolo 112 della Costituzione, obbligatorietà dell'azione penale che, ricordiamo, è la regola che impone al pubblico ministero di avviare le indagini quando entra in possesso di una notizia di reato, e che è fondamentale per garantire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ora, mi preme sottolineare come già in passato la scelta in merito all'elaborazione dei criteri generali di priorità nella trattazione delle notizie di reato e il relativo affidamento alla legge del Parlamento avesse destato in noi dubbi e perplessità. E adesso, a maggior ragione, l'identità valoriale di questa maggioranza ci rende oltremodo preoccupati per le possibili conseguenze che potrebbero scaturire da questa normativa, una maggioranza che fa la voce grossa con i deboli, che strizza l'occhio ai più forti, una maggioranza i cui provvedimenti risultano intrisi di ideologia, propaganda identitaria e spirito classista. E, in questo contesto, è impossibile fare a meno di ricordare i ben noti attacchi del Ministro Nordio in riferimento a temi delicatissimi quali l'uso delle intercettazioni, l'abolizione dell'abuso d'ufficio e il ritorno all'immunità parlamentare.

Come abbiamo sempre detto, per essere credibili, parlando di legalità, bisogna dimostrare di voler andare a contrastare in modo serio e sistematico le mafie, la corruzione e altri reati dei colletti bianchi.

Concludo, Presidente, ribadendo che, a nostro giudizio, data la delicatezza delle materie trattate, si impone una soppressione delle disposizioni riguardanti l'elaborazione di criteri generali di priorità nella trattazione delle notizie di reato ed il relativo affidamento delle stesse a legge del Parlamento, e, in ragione di quanto esposto, una rettifica del parere contrario del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghi, non stupisce il parere contrario praticamente su tutti gli ordini del giorno presentati dal gruppo del Partito Democratico; ordini del giorno che andavano nella direzione di migliorare questo disegno di legge. Voglio subito sgomberare il campo: voteremo “no” a questo disegno di legge, non perché appoggiamo chi organizza rave, con le problematiche che ne conseguono per i proprietari delle aree, per l'ordine pubblico e per la sicurezza dei ragazzi stessi che vi partecipano, come qualcuno magari vorrà far passare sulle pagine dei giornali. Siamo per il rispetto dei diritti e delle regole. Voteremo “no” per ragioni di merito. Partiamo dal fatto, come ho già sottolineato in fase di discussione generale, che questo disegno di legge è un pastrocchio. Mette insieme misure estremamente diverse tra loro, che fanno ipotizzare più che altro un'esigenza, da parte di questa maggioranza di Governo, di mettere bandierine ideologiche su alcuni temi che fanno discutere, per distogliere, nel frattempo, l'attenzione dai problemi reali e pesanti del Paese.

Questo che andiamo a votare è soltanto un decreto-legge populista, come dimostra il fatto che è stato pubblicato, come primo atto del nuovo Consiglio dei ministri, giusto per cavalcare la notizia di cronaca sul rave party di Modena, che comunque si stava già concludendo senza disordini grazie all'intervento del prefetto, che non ha fatto altro che esercitare il suo ruolo, come le leggi già prevedono. Il nuovo reato di rave party, quindi, non risponde ad alcuna urgenza, ma si inserisce a pieno titolo nel filone del populismo giudiziario e mediatico che questo Governo, pure in pochi mesi, ha già dimostrato di voler abbracciare pienamente. Si utilizza il diritto penale per contrastare le diversità sociali e culturali, definendo apposite fattispecie criminali, finendo così per scivolare sul crinale della democrazia securitaria. Il decreto introduce una nuova e indeterminata fattispecie di reato, attraverso una norma scritta male, in modo poco competente, che, nella sua versione originaria, è stata ritenuta potenzialmente applicabile anche alle proteste studentesche, alle manifestazioni politiche, e non solo; praticamente anticostituzionale.

Anche nella sua attuale versione, dopo che il Governo è stato costretto, almeno parzialmente, a fare marcia indietro, restano gravi dubbi sulla fattispecie. Il reato rimane di pericolo, perché si verifica - leggo testualmente - quando dall'invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli o delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi. Ecco, il criterio del pericolo, quindi, è troppo generico e vago e in questo modo genera un'anticipazione eccessiva della soglia della punibilità.

Inoltre riscontriamo una palese sproporzione rispetto all'entità della pena, contravvenendo ai principi di eguaglianza, proporzionalità e ragionevolezza. Non si tratta di una norma emendabile, ma di una duplicazione asistematica, che crea disordine nell'ordinamento e rischia di mettere in difficoltà gli operatori del diritto e delle Forze dell'ordine. Non è un testo che andava cambiato, ma solo abbandonato.

Anche dopo le modifiche introdotte al Senato il testo appare gravemente carente del requisito di tassatività prescritto dall'articolo 25 della Costituzione, nella misura in cui non individua con sufficiente chiarezza il perimetro delle condotte sanzionate in relazione alle forme, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità, oltre alla mancata individuazione del soggetto competente ad effettuare tale valutazione. Appare, altresì, non rispettosa del principio di ragionevolezza e lesiva dell'articolo 3 della Costituzione sotto il profilo della quantificazione della pena, irragionevolmente aggravata rispetto a quella prevista per la fattispecie largamente analoga, di cui all'articolo 633 del codice penale.

Nessun requisito di necessità ed urgenza è, inoltre, ravvisabile con riferimento all'articolo 5 che si configura come una norma potenzialmente lesiva dell'articolo 17 della Costituzione, nella misura in cui la nuova fattispecie di reato appare potenzialmente suscettibile di applicazione a tutte le riunioni, ivi comprese quelle in luogo pubblico e laddove aggiunge, alle ragioni di pericolosità già previste dall'articolo 17 della Costituzione, anche l'esistenza di rischi per l'ordine pubblico e la salute pubblica, senza chiarire per quali soggetti tale valutazione debba pervenire, in quali forme e secondo quali modalità. Per tutte queste ragioni e anche per altre, come ho già detto, il gruppo del Partito Democratico voterà ovviamente “no” a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Non mi stupisce il parere negativo del Governo sulla gran parte degli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle; d'altronde ci siamo spesi, prima, al Senato e, poi, alla Camera per correggere le storture di questo decreto-legge, iniziando dalla norma che delinea una nuova fattispecie di reato, ovvero i rave party.

Presidente, sono quasi ormai le 3 del mattino del 29 dicembre, io compio 42 anni (Applausi) e mai avrei immaginato di ritrovarmi qui per difendere diritti e libertà che credevo fossero ormai consolidati in Italia.

Sappiamo che le critiche avanzate da moltissimi giuristi ed esperti hanno portato il Governo a correggere il pasticcio iniziale sui rave party, ma la norma resta comunque assurda, iniqua e ingiusta e per noi andava soppressa. È spropositata la pena, fino a 6 anni e 10 mila euro di multa, una pena che consentirà di applicare le intercettazioni su centinaia di giovani e di riempire ancora di più le carceri. È una norma ideologica e propagandistica che conferma l'atteggiamento di questo Governo di destra, orientato a garantire ordine e sicurezza con la repressione delle libertà e la forza. La legalità, al contrario, si alimenta lottando contro le diseguaglianze, contro le diverse forme di povertà e arretratezza, di cui le mafie e la criminalità organizzata si nutrono, andando a reclutare nuove leve frutto della disperazione di chi non riesce ad arrivare a fine giornata.

Insomma, un Governo - lo abbiamo detto in molti - forte con i deboli e debole con i forti, nel quale la propaganda ideologica diventa il vero faro dell'azione politica, che si traduce nell'allentare gli strumenti che fino ad oggi hanno consentito allo Stato di guadagnare qualche punto rispetto alle mafie e al nostro Paese di iniziare un percorso di ricucitura della fiducia tra cittadini e istituzioni. Un Governo che si contraddice nel momento in cui si riempie la bocca di parole come legalità, colpendo i giovani e le libertà di riunione e manifestazione, garantite in questo Paese, mentre, dall'altra parte, offre a corrotti e corruttori, mafiosi e criminali, la possibilità di accedere ai benefici penitenziari, se non addirittura alla libertà. Due pesi e due misure, nella peggior forma che possa avere applicare una simile strategia. Inutile dire che con questo Governo inizia una delle fasi più buie, da trent'anni a questa parte, per la nostra democrazia. Speriamo che gli italiani si sveglino dal torpore e comprendano che, di questo passo, rischiamo di tornare pericolosamente indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Rappresentante del Governo e coraggiosa relatrice, che è rimasta sempre al suo posto. Io sono rimasto molto stupito di questo parere contrario: non lo dico né in maniera strumentale né in maniera retorica. Mi preoccupa molto un Governo che dica di “no” a questo impegno. Lo leggo, così lo porto a fattor comune: “a predisporre, in linea con un eventuale peggioramento dei dati epidemiologici sull'andamento della circolazione del virus SARS-CoV-2 nella regione Piemonte, la reintroduzione, nel suo territorio, dell'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti i luoghi al chiuso in cui si possano verificare possibili assembramenti”.

A me pare che, in tempi normali, in cui vi sia, credo, un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione, un Governo normale avrebbe accolto come raccomandazione un ordine del giorno come questo , anche perché, nel caso di peggioramento dei dati epidemiologici, mi chiedo come sia possibile non adottare un provvedimento come l'obbligo dell'utilizzo dei dispositivi negli ambienti chiusi, che è uno degli strumenti che hanno dimostrato, peraltro, di funzionare nella fase più acuta del COVID. Questo parere negativo fa il paio con molti altri, anche relativi ad altre regioni: mi ha colpito molto il parere contrario dato a ordini del giorno dei colleghi del Partito Democratico rispetto alla reintroduzione dell'obbligo di utilizzo, sempre in caso di peggioramento dei dati. Faccio un esempio: l'ordine del giorno Gnassi, n. 72, sui mezzi di trasporto su gomma extraurbani, l'ordine del giorno a firma dell'onorevole Boldrini sui traghetti (insomma, in tutti i luoghi in cui c'è il rischio, in caso di peggioramento, che si possa aiutare il virus a diffondersi).

Mi chiedo, nella malaugurata ipotesi in cui questo si dovesse verificare, che tipo di atteggiamento questo Governo prenderà? Sono molto preoccupato perché se ne esce con un provvedimento che sostanzialmente lancia un messaggio pericoloso, come è stato detto con forza da diversi colleghi che mi hanno preceduto, ossia che i lavoratori, e quindi non solo i medici, gli infermieri, ma tutti coloro che hanno lavorato in condizioni estreme durante la fase più acuta della pandemia, che hanno sopportato un peso fondamentale e importante, facendo enormi sacrifici, siano stati sostanzialmente, con questo provvedimento, messi sullo stesso piano di chi invece, nonostante gli studi in medicina e nonostante il giuramento, hanno scelto la strada facile di non vaccinarsi. In questo momento sono sullo stesso piano.

Questi sono messaggi che si sommano, quasi a dire che il COVID è stato inventato da qualcuno a cui piaceva prendere provvedimenti restrittivi o fare scelte impopolari. Quindi, sono preoccupato se dovesse ripartire, e purtroppo le notizie di queste ore dicono che questo non è uno scenario apocalittico. Noi, devo dire, ci aspettiamo chiarezza dal Ministro Schillaci, nell'informativa di domani: gli chiederemo conto, però – lo dico già subito per chi interverrà a nome del nostro gruppo – del parere contrario su questo genere di ordini del giorno, perché questo genere di ordini del giorno era assolutamente nella direzione di dire: attenzione, se il virus riparte con forza – non ce lo auguriamo, ma potrebbe essere – dobbiamo avere il coraggio, tutti, in una logica di unità nazionale, come è stato anche per larga parte della stagione più acuta del COVID, di rispondere, evidentemente anche con provvedimenti che sulla carta sono impopolari, ma hanno dimostrato di avere un grande merito: limitare la diffusione del COVID, salvare vite umane e rendere possibile la gestione sanitaria di questo virus.

Vi prego, riflettete – concludo, signora Presidente – perché se andate su un'altra strada, che magari può rendere anche qualche voto, ossia quella di lisciare il pelo ai no-vax, rischiamo di portare questo Paese in un vicolo cieco, in un vicolo buio, in un vicolo che non dà una speranza, che, invece, le scelte che abbiamo fatto, seppure impopolari, hanno dato, perché grazie a quelle scelte, grazie alle scelte di vaccinazione, siamo stati capaci di gestire la seconda fase: l'urto della seconda fase abbiamo dimostrato di saperlo reggere. Davvero sono, e siamo, molto preoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Care colleghe, cari colleghi, alle 3,05 continua questa maratona delle opposizioni sul decreto Rave. Colgo l'occasione per fare una cosa che non abbiamo ancora fatto: ringraziamo tutti i dipendenti in quest'Aula, chi ci ascolta alla buvette, chi è ovviamente costretto, per motivi di lavoro, a seguirci ancora in questa diretta. Dico una cosa, considerato che in qualche modo è piombato nella notte il tema della recrudescenza del COVID. Ritornerei a quelle parole di Giorgio Palù, che è il massimo riferimento scientifico della maggioranza, che qualche settimana fa ha detto che l'influenza è più letale del COVID. Intanto, dati i numeri del COVID, speriamo si sbagli, però si potrebbe dire una cosa. Una volta si diceva: “Contrordine compagni”; ecco, direi: “Contrordine camerati”. È successo qualcosa che, nelle parole anche del Ministro, anzi con degli atti… Io spero che, considerato quello che in qualche modo è accaduto… La destra aveva deciso che del COVID si dovesse parlare il meno possibile, che si dovesse dire addio al bollettino giornaliero e dire che insomma il COVID era finito. Ahimè, questa pandemia continua, con il suo sciame di varianti, a generare degli effetti ancora inaspettati, e spero che i tanti voti contrari che state esprimendo su questi ordini del giorno e quel tipo di impostazione, da Governo no-vax e revisionista, che mettete anche in questo decreto, si infrangano almeno con la quotidianità e la realtà e con quello che ci dice la comunità scientifica.

Fatemi dire però un'altra cosa, considerando che l'oggetto di questo decreto, in cui è rientrato un po' di tutto, continua a essere quello dei rave. Colgo l'occasione per ricordare che l'invasione degli spazi pubblici senza autorizzazione e già punita severamente dalla legge e che la cosiddetta direttiva Gabrielli - ossia le “Linee guida per l'individuazione delle misure di contenimento del rischio in manifestazioni pubbliche” - è ancora in vigore. Tra l'altro – lo dico perché ci sono diverse manifestazioni pubbliche in relazione alle quali si continua a chiedere aggiornamenti delle linee di indirizzo sulle evacuazioni –, fatemi dire due cose. La prima. Voi all'ordine del giorno n. 9/705/74 date un parere positivo e dite: “ad adottare opportune iniziative volte alla disapplicazione della circolare Gabrielli”. Allora, intanto vi informo di una cosa, e lo dico al Governo se lo vuole riformulare. La circolare Gabrielli non c'è più; è stata superata dalle linee guida, firmate da un tal Capo di Gabinetto chiamato prefetto Matteo Piantedosi. Ve lo dico solo perché, se volete dare l'OK a questo ordine del giorno, almeno abbiate il buongusto di riformularlo.

Seconda cosa. Do una notizia a tutti i raver italiani. Basta che trasformiate, diciamo, le vostre attività in una pro loco, ci mettete due belle casse e pagate, tra l'altro con la finanziaria di questo Governo, e tutto quello di cui state parlando è disapplicato. Ossia, ma come si fa a dare il via libera all'idea che basta che ci sia una pro loco a organizzare un grande evento pubblico e la circolare Gabrielli non viene applicata? Almeno circostanziate il fatto. E ritorno a proprio al punto e alla circostanza del fatto e ho concluso.

Ma davvero potete pensare che, per la prima volta, la musica diventi un'aggravante? Ecco, io sono convinto che su questa cosa davvero andrete a sbattere, ma non solo perché la Costituzione ci ricorda che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente. Non è possibile, davvero, rispetto alle pene che sono già previste e a tutto quello che abbiamo detto che ci sia, di fatto, una pena in più solo per gli organizzatori dei rave, solo perché non potete dire, fino in fondo, che avete fatto un decreto d'urgenza durante un assembramento e volevate sembrare davvero pronti. In realtà, eravate pronti a sbagliare, sbagliare e sbagliare ancora. In queste ore, proveremo ancora a farvi cambiare idea, magari facendo scadere i termini di questa conversione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, questo primo decreto di questo Esecutivo è stato chiamato, erroneamente, decreto-legge Rave, perché, di fatto, è un pot-pourri di norme che colpiscono non solo il diritto a radunarsi, ma anche numerose norme della nostra giustizia ed è un attacco alla Spazzacorrotti, a suo tempo elogiata da molti. Si tratta di decreto goffo in alcune parti, infatti, avete fatto diverse giravolte su di esso. Ma voglio intervenire e spiegare il mio ordine del giorno sul quale avete espresso parere contrario. Come obiettivo esso ha quello di porre rimedio a una grave mancanza di questo Governo. Sì, perché avete sottovalutato l'importanza degli elementi valutabili da parte dei giudici per escludere il pericolo di ripristino dei collegamenti con l'ambiente criminale di provenienza e concedere i benefici penitenziari anche in assenza di collaborazione con la giustizia. Nel decreto-legge n. 8 del 1991 il legislatore - ossia la politica - ha richiesto al collaboratore di giustizia che ci fosse anche il ravvedimento, che non è la revisione critica, e questo è stato evidenziato in Senato. Una cosa è il ravvedimento e un'altra cosa è la revisione critica. Noi avevamo chiesto che fosse inserito tra le condizioni nel provvedimento. A tal riguardo, voglio citare una sentenza del 7 ottobre del 2019, in cui la Corte di cassazione ha confermato la legittimità del diniego della concessione della detenzione domiciliare al noto collaboratore Giovanni Brusca, in quanto, pur essendo stata accertata la revisione critica della sua condotta criminosa, non si è, tuttavia, ritenuta raggiunta la prova dell'avvenuto ravvedimento. Infatti, la Corte di cassazione scrive quanto segue “è un concetto giuridico più pregnante della revisione critica, perché indica un mutamento profondo e sensibile della personalità del soggetto, un vero e proprio pentimento civile”.

Cos'è il ravvedimento? È un fatto morale ed etico, che dimostra che sei una persona totalmente diversa e che sei capace di inserirti nella società civile, in modo da esserti allontanato, totalmente, da quell'organizzazione alla quale prima partecipavi. Sei un uomo o una donna che ora può tornare in libertà. Ecco perché abbiamo chiesto in Senato di inserire il ravvedimento che è importante quanto la revisione critica, ma avete deciso che non poteva essere accolta la nostra proposta.

Con questo ordine del giorno si chiedeva di andare oltre la regola di condotta carceraria, oltre la partecipazione del detenuto al percorso rieducativo e oltre la mera dichiarazione di dissociazione, tenendo conto tra l'altro della revisione critica della condotta criminosa, ma più che altro della prova dell'avvenuto ravvedimento. Infatti, non possiamo pensare di dare più libertà a chi riprenderà la vita criminosa e la criminalità organizzata. Mi domando da che parte sta questo Governo visto che ha dato parere contrario a questo ordine del giorno. Mi domando se questo Governo ha deciso di fare una vera lotta alle mafie e mi domando se gli elettori di destra sono consapevoli dell'entità di questo primo decreto del nuovo Governo mentre la nazione oggi sta vivendo una grave crisi economica, energetica e ambientale, con una guerra alle porte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fossi. Ne ha facoltà.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Signor Presidente, la contrarietà a questo ordine del giorno sorprende ma - devo dire la verità - fino a un certo punto. D'altronde, anche la scelta di aver posto la questione di fiducia e quindi di evitare una discussione più generale e adeguata su un decreto così pesante e grave dice tanto e la dice lunga. Si tratta di un decreto e una modalità, appunto, della fiducia che tradiscono un tic ideologico della maggioranza di destra. Io credo che in Italia ci siano tante emergenze, una tra le tante, ve la comunico, si chiama lavoro, per esempio, ma il Governo Meloni non se ne è accorto o non sa come intervenire. Si occupa e parla di altro e non dei problemi veri delle persone. Questo lo dico perché oggi siete forti di un risultato elettorale importante e tutti questi elementi che noi rammentiamo, anche stasera, possono apparire come rumori di sottofondo.

Ma alla lunga quel solco di distanza dal Paese reale e dai problemi reali delle persone si crea progressivamente e il passaggio di oggi è grave, per tanti aspetti, ma anche perché rimette in discussione anni di impegno, di lavoro, di sofferenza e di sacrifici nella lotta al COVID nei quali l'Italia si è riscoperta e dimostrata come comunità. Lo dico anche da ex sindaco, perché in quei giorni e in quei mesi difficili si è rafforzato il tessuto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni e tra i cittadini stessi. Abbiamo riscoperto un valore e una pratica fondamentale che è quella della prossimità, grazie alle istituzioni, ai cittadini e ai tanti volontari che in quei mesi si sono prodigati e ai lavoratori, appunto, spesso dimenticati che potevano e dovevano lavorare e si sono sacrificati in prima linea. Il personale socio-sanitario, le aziende e le fabbriche che erano aperte perché avevano il codice ATECO che glielo permetteva, i lavoratori della grande distribuzione, le Forze di polizia e tanti altri.

La pandemia del COVID circola ancora, con le notizie dalla Cina e i dati che tra ottobre e novembre sono stati notificati con quasi due milioni di casi: un dato, sicuramente, sottostimato. Tuttavia, i provvedimenti inclusi in questo atto dal Governo sono gravi e pericolosi non solo perché trascurano e tralasciano questi dati, ma perché viene meno l'obbligo vaccinale per chi lavora nel socio-sanitario, perché viene abolito il tampone di fine quarantena, perché c'è la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno del 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria. Invece, è importante mantenere forte l'attenzione per i luoghi di lavoro e, in modo particolare, cito quelli dove c'è una forte interrelazione tra lavoratori e la clientela. È proprio l'oggetto di questo ordine del giorno sul quale è stato espresso parere contrario. I lavoratori impegnati in attività di ristorazione presso i pubblici esercizi rappresentano un settore delicato, ad alta possibilità di contagio, dove il Governo dovrebbe adottare - se la situazione della pandemia peggiorasse ulteriormente - le misure emergenziali per reintrodurre l'obbligo di uso di dispositivi di protezione individuale. Invece avete detto un no, dite no, mettete nuovamente i lavoratori in secondo piano e così facendo contribuite a scavare piano piano quel solco che vi divide e vi dividerà dal Paese reale ((Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Non avevo grandi aspettative sulle capacità di questo Governo di affrontare i problemi del Paese e quindi di cogliere e affrontare le sfide che in questo momento storico sono davvero difficili, ma devo confessare che nemmeno negli incubi peggiori avrei potuto immaginare un esordio del genere del Governo, un biglietto da visita del genere, perché questo che stiamo esaminando è stato praticamente il primo provvedimento di questo Governo che reca nel titolo i rave party e scrive una norma raffazzonata, scritta malissimo, talmente male che loro stessi hanno dovuto mettere mano e correggerla parzialmente.

Non si sentiva nel Paese alcuna necessità, alcuna urgenza di avere una norma del genere, anche perché riguarda fattispecie che sono contrastate da norme già vigenti, e lo testimonia il caso del rave party di Modena che è stato condotto nell'alveo della legalità con norme esistenti. Io non ho mai sentito in questi giorni o nei mesi passati qualcuno sull'autobus, sul treno, per strada dire “mio Dio c'è l'emergenza rave party”. Esisteva questa emergenza soltanto nei salotti, probabilmente della destra, che frequentano i nostri colleghi che appartengono appunto a questa maggioranza di Governo. Era una norma, ripeto, scritta malissimo che poteva essere e può anche essere tuttora interpretata per contrastare manifestazioni sindacali in una fabbrica o manifestazioni e occupazioni per protestare magari contro il Governo da parte degli studenti. Si tratta quasi di un decreto omnibus, c'è di tutto: rave party, norme sul COVID e soprattutto la norma che riguarda l'ergastolo ostativo. C'è veramente l'imbarazzo della scelta nell'evidenziare le scelte assurde che sono state fatte in questo decreto.

Innanzitutto voglio rimarcare che c'è una maggioranza trasversale che ha cancellato i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli che erano ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. Noi quindi stiamo assistendo, giorno dopo giorno, a una specie di restaurazione dell'ancien régime dopo che noi del MoVimento 5 Stelle avevamo fatto una sorta di rivoluzione gentile e legalitaria. Per far ciò, per restaurare il vecchio regime, è necessario attaccare e sterilizzare la migliore e più efficace legge anticorruzione approvata in Italia, che è la Spazzacorrotti, che aveva incassato elogi a livello internazionale e che aveva impresso una svolta significativa al contrasto di questi reati che, lo ribadisco, arrecano dei danni incalcolabili al Paese perché sottraggono risorse agli investimenti pubblici, alla creazione di posti di lavoro, alla creazione di servizi efficienti e di infrastrutture.

La destra al Governo, insieme ad Azione ed a Italia viva, ha invece deciso di smantellare la Spazzacorrotti, concedendo i benefici penitenziari anche ai condannati per i reati di associazione a delinquere finalizzati ai reati contro la pubblica amministrazione. Questa non è una mia impressione, basta leggere l'impegno numero 149 che ha appena ricevuto il parere favorevole del Governo, a prima firma di Enrico Costa, Azione e Italia Viva, che impegna il Governo a predisporre con una rivisitazione organica il ripristino della disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo è il loro obiettivo.

A nulla sono valse le audizioni di magistrati, i quali hanno evidenziato che la legge Spazzacorrotti stava dando frutti concreti, che gli indagati cominciavano a collaborare e a far ritrovare i proventi del reato; quindi, si stava cominciando a spezzare la catena che lega il corrotto al corruttore.

Invece la destra, con Renzi e Calenda, sta andando avanti come un treno in nome di questo garantismo identitario che è vuoto, dal mio punto di vista, e non dà alcun buon frutto.

Sembra anche che non stiano servendo i segnali provenienti dall'inchiesta di Bruxelles che sta scandalizzano tutto il mondo: si trovano borsoni pieni di centinaia di migliaia di euro e quindi c'è una presunta corruzione internazionale di parlamentari europei. Lo ricordo, i parlamentari europei hanno una particolare responsabilità perché prendono decisioni che possono cambiare in meglio o in peggio la vita di oltre 500 milioni di persone. Proprio in questi giorni, invece, assistiamo al tentativo di attacco, demolizione di norme che rendono più facile il contrasto a questi reati odiosi di corruzione. Questo, e mi avvio a concludere, è evidentemente l'obiettivo di questa maggioranza, ripeto aiutati da Italia Viva, Azione, che evidentemente, sotto questo punto di vista, ha lo stesso obiettivo.

Voglio sottolineare - concludo e la ringrazio, Presidente - che la corruzione quando dilaga, quando avvinghia i gangli delle istituzioni, uccide la speranza di una democrazia compiuta che si occupi dei cittadini e uccide la libertà di fare impresa e di creare ricchezza da redistribuire. La Presidente del Consiglio Meloni si è limitata ad affermare, dopo lo scandalo di Bruxelles, una reazione ferma e decisa al cosiddetto Qatargate o Maroccogate, che dir si voglia, però poi invece in Italia porta avanti queste proposte legislative che sono scandalose.

Il Movimento 5 Stelle si opporrà con tutte le proprie forze allo scempio che questa maggioranza, con Azione-Italia Viva, sta tentando di fare. Davvero ci opporremo con tutte le nostre forze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. È con sincera inquietudine che abbiamo ascoltato il parere contrario a molti ordini del giorno presentati dal Partito Democratico. Lo dico al Governo perché erano ordini del giorno semplicemente di buonsenso che chiedevano, in vista di eventuali peggioramenti dei dati, di assumere le protezioni sui mezzi di trasporto, per esempio. Non solo, è come se non vi ricordaste da dove veniamo: il COVID ha portato via ben 180 mila dei nostri connazionali e abbiamo visto parenti e amici andarsene e vissuto un periodo terribile. Questa strage non è stata fermata, è stata contenuta. E non è stata contenuta con un vezzo ideologico o pensando che, con gli apprendisti stregoni, fermavamo il COVID; è stata contenuta grazie alla scienza, ai medici, agli operatori sanitari, agli amministratori locali, al terzo settore, ai presidi di prossimità e volontariato che si sono attivati. Soprattutto è stata contenuta grazie ai vaccini e grazie agli italiani e alle italiane che non solo si sono stretti e hanno seguito le regole, con grande solidarietà gli uni con gli altri, ma soprattutto hanno deciso di vaccinarsi, hanno protetto se stessi e gli altri: l'85,82 per cento. Senza quei vaccini oggi racconteremo un'altra storia e siamo contenti che, dopo aver ascoltato le parole del Sottosegretario Gemmato che si è reso protagonista del primo grande messaggio simbolico del Governo mettendo in dubbio l'efficacia dei vaccini e dopo anche le parole così altalenanti del Ministro Schillaci, abbiate scoperto l'importanza dei vaccini considerando quelli cinesi non efficaci.

Ebbene sì, sono proprio i vaccini quelli che hanno permesso di contenere la pandemia. Hanno potuto evitare circa 8 milioni di casi, oltre 500 mila ospedalizzazioni, 55 mila ricoveri in terapia intensiva e circa 150 mila decessi. Il tasso dei decessi tra i non vaccinati è infatti nove volte più alto di quello dei vaccinati: sono dati dell'Istituto superiore di sanità, li ricorderò ogni volta che avrò l'occasione di interloquire, tramite la Presidenza, con il Governo perché i messaggi che sono stati dati all'inizio da questo Governo e che sono stati cavalcati in campagna elettorale, i messaggi dati mentre eravate alcuni di voi all'opposizione, altri addirittura dentro un Governo di larghe intese, sono sbagliati rispetto ai comportamenti da adottare. Ma speravamo che, una volta al Governo, la destra seguisse la scienza, smettendola di strizzare l'occhio ad apprendisti stregoni e negazionisti di ogni specie. Ma così, a quanto pare, purtroppo non è. Ed è un comportamento strabico perché, da una parte, ci sono le decisioni di oggi, e, dall'altra, c'è quello che stiamo discutendo in quest'Aula, cioè via l'obbligo vaccinale per il personale sanitario, il reintegro dei medici no-vax e la sospensione delle sanzioni pecuniarie, che, di fatto, è una sorta di amnistia sanitaria.

Come hanno ricordato tanti miei colleghi, è uno schiaffo ai tanti medici che hanno rispettato l'obbligo vaccinale. Mi viene da aggiungere: non solo. È uno schiaffo e un insulto ai 378 medici che sono morti in Italia e hanno perso la vita sacrificandosi per il bene dei nostri cari. È un insulto a quei medici, come il dottor Francesco Gasparini e come Gino Fasoli, medici in pensione che sono tornati sul luogo di lavoro per operare assieme agli altri medici nonostante il COVID e che ci hanno rimesso la vita. Non solo non c'era bisogno di un decreto di urgenza, ma non c'era bisogno di un decreto di urgenza su queste materie. Avete poi abolito il green pass negli ultimi luoghi dove era ancora obbligatorio e avete modificato la disciplina dell'isolamento, mettendo a rischio come al solito i più fragili, che servono in campagna elettorale, ma poi non servono più quando siamo alla prova dei fatti.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Arrivo a chiudere, signora Presidente. Ad oggi, 28 dicembre, solo il 29,18 per cento della platea degli aventi diritto, pari a circa 5 milioni e mezzo di persone, ha ricevuto la quarta dose. Molto pochi. Sono dati allarmanti, dati che, probabilmente, sono la conseguenza dei messaggi sbagliati dati da questo Governo, come se la pandemia fosse finita e la scienza non servisse a nulla. Per questo valutiamo positivamente il fatto che abbiate dato parere favorevole alla richiesta di una campagna di informazione nazionale, che vi ricordo, però, avevate già annunciato un mese e mezzo fa.

Chiederemo in ogni caso che venga sottoposto al parere dell'Aula e chiederemo, soprattutto, che anche gli ordini del giorno vengano approvati, sperando che il Governo decida di abbandonare una volta per tutte i no-vax e di rivolgersi, senza negarla più, alla scienza, scegliendo per una volta il diritto alla salute di tutte e tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. La riformulazione del Governo non può essere accettata sull'ordine del giorno a mia prima firma, perché, Presidente, la locuzione “a valutare l'opportunità” sa troppo di poco. Sa di poco e sa di chi, davanti a un fenomeno così strutturale e così penetrante nel nostro Paese quale la corruzione, si gira dall'altro lato. Sappiamo tutti che, per contrastare la corruzione, è necessario che ci siano strumenti chiari ed efficaci e “a valutare l'opportunità di” non può essere un impegno serio.

L'ordine del giorno voleva essere un argine - magari ci proviamo - a quella che è stata un'indecorosa norma introdotta da questa maggioranza al Senato, la quale ha previsto l'estromissione dal regime ostativo dei delitti contro la pubblica amministrazione, perché, come diceva giustamente Cantone, la mafia spara di meno ma corrompe di più, e quindi la corruzione e le organizzazioni criminali e mafiose sono facce della stessa medaglia.

La camorra, la mafia, è un'organizzazione economica che lavora sui territori per aumentare i propri business, che fa affari ovunque, che guarda i bilanci degli enti locali con interesse, anzi, con molto interesse. Molte volte i bilanci degli enti locali sono le organizzazioni economiche più importanti. Le organizzazioni criminali, quindi, mirano al controllo dei flussi della spesa pubblica e realizzano, attraverso il controllo, il condizionamento e la corruzione della pubblica amministrazione, il loro business. Quindi, come si fa a non capire che allentare la presa sul fenomeno della corruzione e sui corruttori significa allentare la presa sulla lotta contro le mafie? Declassificare quei delitti che sottendono il fenomeno della corruzione significa allentare la presa sulla lotta contro la mafia. Come si fa a non capire ciò? Come si fa a non comprendere che le organizzazioni criminali vengono considerate come un'unione di impresa che, nella prima fase, fornisce beni e servizi in un mercato illegale, ma, nella seconda, fornisce beni e servizi illegali in un mercato legale, mirando, appunto, al controllo della pubblica amministrazione?

È impressionante ed è per me significativo che questa maggioranza, alla prima occasione utile, abbia di fatto smantellato quello che senza dubbio è stato, ed è, uno strumento che pone un freno ad una piaga che il nostro Paese purtroppo non riesce a sconfiggere: la corruzione. Tale opera di smantellamento continua con il parere favorevole che è stato espresso sull'ordine del giorno n. 9/705/149. La legge 9 gennaio 2019, n. 3, è stata, ed è, un argine a questa piaga: non soltanto lo dice il MoVimento 5 Stelle, ma lo sostiene il gruppo di lavoro GRECO presso la Commissione europea, che ha giudicato in maniera favorevole le misure che sono state introdotte con la legge sullo Spazzacorrotti. E il Governo e la maggioranza cosa fanno? Alla prima occasione depotenzia il meccanismo che ha permesso al nostro Paese di scalare ben dieci posizioni nella lista dei Paesi che garantiscono trasparenza e imparzialità, lista stilata dall'Agenzia internazionale sulla trasparenza. Ma la cosa assurda - direi l'aggravante, per restare in materia di diritto penale - è che lo si fa in un momento, in una fase storica durante la quale, in realtà, i meccanismi di controllo dell'azione della pubblica amministrazione dovrebbero essere più pregnanti, ossia quella fase storica in cui tutti gli enti dovranno gestire centinaia e centinaia di risorse economiche.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Mi permetta, Presidente, di concludere precisando che la corruzione fa qualcosa di più: non soltanto mangia il nostro PIL ma rompe il legame di fiducia esistente tra lo Stato e i cittadini e per tale ragione deve essere contrastata e non ci possiamo permettere tentennamenti, ambiguità o zone d'ombra, ma anzi la lotta alla corruzione è un impegno che dobbiamo assumerci tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 31 ottobre il Governo Meloni approva il decreto in questione, il primo decreto della maggioranza e del Governo che, come è già stato ampiamente illustrato, contiene argomenti tra loro molto diversi, che non hanno nulla a che fare con il principio di omogeneità: il contrasto ai rave, il rinvio della riforma Cartabia, l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici, il reintegro dei medici non vaccinati e così via.

È stato già detto da qualche collega ma lo ripeto: qualcuno, qui o anche dalle parti del Governo, con qualche ragionevolezza, potrebbe sostenere che temi così diversi tra loro fossero le priorità del Paese, tanto da giustificare il primo decreto che il Governo ha approvato per il nostro Paese? Decreto che è stato approvato, tra l'altro, dopo le roboanti parole e promesse della campagna elettorale. Mi si permetta di sottolineare un punto, che è tutto politico: nel combinato disposto tra il decreto e la manovra di bilancio, ad esempio, è del tutto evidente che emergono sostanziali, enormi difficoltà, che c'è una distanza incolmabile tra ciò che è stato promesso agli italiani in campagna elettorale e quanto realmente si dimostra di essere capaci di saper fare per loro. Il Governo decide di accendere i fari non tanto semplicemente su questioni identitarie, che, guardate, di per sé ritengo sia comprensibile e legittimo, ma decide di sovralimentare temi identitari ed esasperarli da un punto di vista ideologico, temi che si rivelano, al netto della consistenza giuridica, in qualche modo aberranti; provvedimenti che anche umanamente - lo abbiamo visto sul tema degli sbarchi - non sono degni di un Paese come l'Italia e, come appunto nel caso del rave, sono totalmente inutili. Chiunque abbia avuto a che fare con le istituzioni - io ho fatto il sindaco - sa benissimo che la vicenda di Modena è stata esasperata ideologicamente. Basta vedere cosa ha fatto e come si è comportato il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica (CNOSP), dove lo Stato ha fatto lo Stato e, in una rete di relazioni tra prefettura, questore, Forze dell'ordine e sindaco di Modena, è intervenuto a norme vigenti, con buon senso e rigore. Non stiamo parlando di essere contro le regole – peraltro, nel caso di Modena, di un rave, in una situazione precaria dal punto di vista anche della sicurezza statica – ma stiamo parlando di uno Stato che, quando fa lo Stato e applica le norme, è anche efficace e rigoroso e ha dimostrato di poter intervenire in modo puntuale.

Parlate di incolumità pubblica e, da un lato, fate una norma aberrante, quando le norme vigenti e lo Stato che fa lo Stato, con il CNOSP, riescono a intervenire. Parlate di incolumità pubblica, introducete norme aberranti da un punto di vista giuridico e togliete regole di buon senso: non vi ponete neanche il tema di valutare misure di assoluto buon senso contenute nelle proposte che abbiamo avanzato nell'ordine del giorno. Mi ha preceduto qualche ex collega sindaco: il 10 maggio 2020 ho firmato un'ordinanza che non avrei mai pensato di poter e di dover firmare nella mia vita, ossia quella che ha individuato, nel perimetro della provincia dalla quale provengo, quella di Rimini, una zona rossa. Era il 10 marzo. C'erano notizie frammentate, precarie dal punto di vista anche della sostanza e della certezza scientifica. Si parlava di Nembro, della Val Brembana, c'era Codogno: abbiamo dovuto chiudere tutta la provincia perché l'indice Rt era salito a oltre 850 casi ogni 100 mila abitanti. La gente stava morendo, stavamo cercando le bombole d'ossigeno e i caschi, stavamo facendo delibere e ordinanze contingenti e urgenti per liberare interi settori degli ospedali dove ricoverare le persone. Allora, quando si propone di valutare misure, nell'eventualità dell'avanzamento del COVID, che attengono semplicemente all'incolumità pubblica e alla possibilità di entrare in una RSA, in un hospice, rispettando regole di buon senso che la scienza ci ha messo in evidenza – che sono quelle che poi hanno salvato delle vite, mi riferisco, ad esempio, al fatto di entrare in una RSA magari con il green pass o, eventualmente, con le mascherine, nel caso in cui il COVID avanza –, avete detto di no. In un ordine del giorno che abbiamo presentato abbiamo proposto, ad esempio, di valutare e di impegnare il Governo a predisporre, nel caso di un eventuale peggioramento dei dati epidemiologici sull'andamento della circolazione del virus, la reintroduzione dell'obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie sui mezzi di trasporto, sui quali la gente sale. Vi ricordate il tema delle scuole e il tema dei contagi: bene, avete introdotto norme inutili e, da un punto di vista giuridico, anche aberranti, ed eliminate misure di buon senso che, rispetto all'incolumità pubblica, altro che rave… qui stiamo parlando di vita e salute delle persone.

Per questo, ovviamente, il nostro voto sarà contrario alla conversione in legge del decreto che avete proposto e portato avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Devo ammettere che avrei voluto rinunciare a questo intervento, ma non mi è stato possibile, per due motivi. Il primo riguarda un ordine del giorno su cui ho ascoltato un parere, che non lo accoglie appieno, ma richiede una riformulazione, aggiungendo l'opportunità di valutare. Dico a quest'Aula: di che cosa stiamo parlando? Si tratta di un ordine del giorno che richiede di istituire una banca dati, peraltro richiesta da autorevoli soggetti che lavorano quotidianamente proprio sul tema in oggetto, per permettere lo scambio di informazioni e, quindi, essere più efficaci ed efficienti nella definizione delle misure di cui stiamo parlando, ossia dei benefici. Francamente, non capisco come si possa essere non favorevoli al suo contenuto appieno. Riduciamo i costi, miglioriamo il processo, diamo maggiori garanzie, peraltro, alla persona su cui si deve decidere e diamo maggior garanzie a chi deve decidere. Ma mi corre l'obbligo di intervenire in quest'Aula anche perché, purtroppo, devo ricordare e lasciare agli atti, a me stessa, al mio gruppo e a chi si appresterà a votare questo decreto, che stiamo votando qualcosa che io non riesco a non definire un obbrobrio. Potrei definirlo un obbrobrio dal punto di vista giuridico. Ci sono persone molto più esperte di me che sono intervenute, ma, d'altra parte, anche per una persona non tecnica è abbastanza semplice capire che questo decreto introduce pene totalmente sproporzionate ed è un intervento totalmente slegato rispetto all'attuale impianto del codice penale: quindi è un obbrobrio dal punto di vista giuridico.

Ma c'è qualcosa di peggio: questo, colleghi e colleghe, è un obbrobrio dal punto di vista valoriale. È un obbrobrio dal punto di vista valoriale, perché disincentiva fortemente la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi, disabilitando - spero che ne siate consapevoli - uno degli strumenti che si è rivelato più efficace nel contrasto alle mafie.

Non vogliamo essere complici di questa cosa e vi dico di più: non vogliamo essere complici di un atto che prende in giro i cittadini. Infatti, per risolvere i rave, e lo ha dimostrato il caso di Modena, non serve questo decreto e da un ex prefetto, come il Ministro Piantedosi, che conosce benissimo le difficoltà - parlo da ex sindaca - presenti nelle città e nelle periferie, come primo intervento sulla sicurezza, mi sarei aspettata una misura che riguardasse la sicurezza urbana. A me e, credo, anche ai colleghi ex sindaci che sono intervenuti, i cittadini non hanno mai chiesto di intervenire sui rave party, piuttosto chiedevano di intervenire per superare i campi rom, chiedevano di intervenire per superare il problema delle occupazioni abusive, chiedevano di intervenire, perché è un qualcosa di indecente e provoca anche l'impotenza nei confronti dello Stato il fatto che ci sia una retata - io l'ho visto - delle Forze dell'ordine che intervengono sugli spacciatori e 24 ore dopo questi sono di nuovo lì, a riderti in faccia. Allora, questo mi aspettavo come primo intervento sulla sicurezza.

È obbrobrio di cui non voglio essere complice, perché abbassa le difese del nostro Paese, poiché toglie un pezzetto di quegli anticorpi, eliminando il regime ostativo per reati gravi contro la pubblica amministrazione. Ma quale Paese normale, nel momento in cui c'è uno scandalo in Europa e ci sono 200 miliardi che vengono immessi nel sistema economico, abbassa le difese? Ma perché? Spiegateci il perché? Il buonsenso ci dice esattamente il contrario: dovremmo alzare le difese. Non volevate alzarle? Ma almeno lasciate quelle che ci sono, quelle che abbiamo introdotto, mi sembra buonsenso. Quindi, non vogliamo essere complici di tutto ciò.

C'è un quarto elemento, per cui è un obbrobrio valoriale di cui non vogliamo essere complici: il reintegro dei medici no-vax, come nulla fosse. Non è una mia citazione, la prendo perché la ritengo molto attuale: è come reintegrare i professori di matematica che non si fidano del teorema di Pitagora. Ma voi fareste una cosa del genere? Allora, c'è il personale medico, ci sono i sanitari, ci sono i cittadini che hanno rispettato quella regola, anche se magari avevano alcuni dubbi, però quella regola l'hanno rispettata; e, ora, cosa gli state dicendo? E vi dico di più: se domani, mi auguro di no, dovesse esserci di nuovo una pandemia crescente – e vado a concludere –, ma voi con che faccia direte alle persone che, magari, devono rispettare alcune regole, quando state ponendo sullo stesso piano chi quelle regole le ha rispettate e chi non le ha rispettate?

Presidente, non siamo complici, non vogliamo essere complici e vi chiediamo di riflettere su quello che state facendo, perché c'è ancora tempo, qualche ora, forse una notte, per tornare indietro sui vostri passi, rispettare quei valori, rispettare quei parametri e dare quei messaggi che questo Paese si aspetta e che, in questo decreto, francamente, non vediamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onestamente, sono abbastanza stupito, perché c'è qui un caso che piomberà in quest'Aula tra qualche ora e arriverà fra meno di 12 ore, probabilmente, perché alle 18 arriverà il Ministro Schillaci, che ha annunciato che verrà qui dire probabilmente alcune cose.

Chiedo al Governo di rivedere le sue posizioni, perché, delle due, l'una: o Schillaci, quando arriverà alle ore 18, tra dodici ore, dirà che, sicuramente, c'è una nuova emergenza COVID, perché ha bloccato gli aeroporti (penso che il tema sarà molto serio dal punto di vista del COVID), oppure ci sarà un problema per quelli del Governo che hanno detto di no ad alcuni ordini del giorno per rivedere le misure del COVID.

Ho la sensazione che, in realtà, questo Governo, caro Presidente, sia stato il più grande tifoso del ritorno del COVID. Infatti, rimettere in sesto di nuovo, dentro le parti più fragili del Paese, soprattutto i medici no vax, penso sia un atto di grande irresponsabilità, oltre che un atto che innesca meccanismi pericolosi rispetto a coloro i quali, invece, hanno rispettato completamente le regole.

Il fatto che questo decreto-legge si chiami decreto Rave, penso che, dal punto di vista giuridico -, lo hanno spiegato molto meglio di me alcuni colleghi parlamentari -, andava preso ad esempio il prefetto di Modena, che lo ha scelto e lo ha gestito con totale buonsenso, senza immaginare di agire con regole diverse da quelle che già c'erano. Allora, come è possibile immagimare di fare un decreto dove si elimina la logica degli “Spazzacorrotti”, dove si rimettono i medici no-vax dentro gli ospedali, dove si elimina la logica della vaccinazione, dove si inserisce una serie di mix, direi, esplosivi, ma che – attenzione! - vi smentiranno, perché il tempo smentirà quanto state facendo? E voi, tra poche ore, dovete chiedere scusa rispetto a queste cose.

Penso che sia un errore profondo. Avete ancora il tempo materiale per poter tornare indietro e onestamente non capisco le ragioni per le quali non lo fate e non dite che, in realtà, c'è stato un errore, perché già lo avete fatto appena avete introdotto il decreto rave e siete dovuti tornare indietro. Oggi, stanno accadendo alcune cose ed è piombato un caso grave. C'è una difficoltà reale che si sta manifestando.

Vedere, ancora una volta, il Governo – e chiudo, signor Presidente – esprimere un parere negativo su un ordine del giorno che chiede semplicemente di reinserire i dispositivi per proteggere le persone, soprattutto i più fragili, e di realizzare le condizioni per garantire una sicurezza più grande rispetto a quanto è accaduto, mi fa pensare che, probabilmente, avete già dimenticato ciò che è accaduto poco tempo fa. Sappiate che ne siete responsabili e noi non saremo complici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Signora Presidente. Sono sorpresa che l'ordine del giorno a mia prima firma, che impegnava il Governo ad adottare, al più presto, un Piano nazionale anticorruzione, non abbia avuto un parere pienamente favorevole. La riformulazione “a valutare l'opportunità di” applicata ad “adottare al più presto un Piano nazionale anticorruzione” fa riflettere sulla volontà di questo Governo di contrastare effettivamente la corruzione, che è uno degli elementi di debolezza delle democrazie e della loro economia.

Una ricerca dell'Istituto per la competitività ci dice che, tra gli effetti direttamente riconducibili al radicamento della corruzione nella società e nelle istituzioni, ci sono quelli di inibire l'afflusso di capitali stranieri e l'incidere negativamente sull'occupazione, entrambi, fenomeni che bloccano l'espansione delle imprese e dell'economia. La riduzione del livello di corruzione favorisce invece l'avvio di nuove imprese, l'arrivo di nuovi capitali ed imprese straniere rende più agevole la gestione delle attività pubbliche, incidendo positivamente sull'occupazione giovanile. Tuttavia, gli effetti diretti aiutano solo parzialmente a capire quanto la corruzione possa ammorbare, dall'interno, l'intero sistema Paese. È, infatti, fondamentale considerare quanto la corruzione, in maniera più subdola e indiretta, incida sulla fiducia dei cittadini sulle istituzioni, generando un danno e un costo incalcolabili per l'Italia tutta. Se è facile intuire il danno creato da una tangente, meno immediato è collegare alla corruzione il danno creato dal fatto che quasi un italiano su due si rifiuta di recarsi alle urne, perché ha perso la fiducia nel sistema democratico.

Allo stesso tempo, la correlazione tra la percezione della corruzione e i sentimenti antipolitici nella storia del nostro Paese è fin troppo ovvia. La percezione della corruzione come fenomeno diffuso in Italia è corretta o non lo è? Un elemento di quantificazione della corruzione nel nostro Paese potrebbe essere il calcolo delle denunce e delle condanne, ma anche qui sorgerebbe il dubbio se l'elevato numero di condanne sia ascrivibile all'efficienza del sistema giudiziario o se, invece, derivi da un'ampia diffusione dei fenomeni corruttivi, dei quali solo pochi finiscono sotto la lente della magistratura. Troppo strano sarebbe che la percezione dell'Italia da parte dei suoi cittadini e di quelle altre Nazioni come Paese ad alto grado di corruzione fosse slegata dalla realtà dei fatti.

Secondo l'indice di Transparency International l'Italia, pur avendo scalato dieci posizioni nella classifica in un anno, si trova insieme a Paesi come il Costa Rica ed il Botswana e questo segnala come vi sia una scarsa fiducia dei cittadini nei confronti delle nostre istituzioni. Oggi, se è possibile, la situazione è ancora più difficile per via dell'emergenza sanitaria, sociale ed economica. Transparency International avverte che in questo contesto le sfide poste dall'emergenza COVID-19 possono mettere a rischio gli importanti risultati conseguiti, soprattutto, se si dovesse abbassare l'attenzione verso il fenomeno e non venissero previsti e attuati i giusti presidi di trasparenza e anticorruzione, in particolare, per quanto riguarda la gestione dei fondi stanziati dall'Europa per la ripresa economica. Un recente rapporto dell'Anac rivela poi che, nel triennio 2016-2019, in Italia si sono registrati un episodio di corruzione a settimana e un conseguente arresto ogni dieci giorni, numero che risulta allarmante se si considera che i dati ufficiali riferiti ai provvedimenti della magistratura non forniscono una stima attendibile della reale entità del fenomeno corruttivo, che resta in larga misura sommerso e deve pertanto essere considerato molto più esteso di quanto lascino intendere le statistiche giudiziarie.

Quando si parla di corruzione spesso si tende a porre in antitesi le strategie preventive e quelle repressive del fenomeno. In realtà, sono strumenti complementari che devono coesistere al fine di ridurre uno dei fenomeni più lesivi del rapporto tra cittadini e istituzioni. La prevenzione si basa su tre pilastri: obbligo di maggiore trasparenza; potenziamento dell'autorità anticorruzione; definizione a livello nazionale di un piano anticorruzione. E' palese che questa maggioranza abbia derogato al pieno funzionamento di due di questi pilastri.

Circa gli obblighi di maggiore trasparenza basterebbe citare il DL sul riordino dei Ministeri che non prevede più la pubblicazione delle delibere CIPE in Gazzetta Ufficiale. Quanto ai Piani anticorruzione la loro concreta applicazione è venuta meno. Analizziamo lo strumento repressione. Su questo piano l'attuale Governo sembra restio a sanzionare i fenomeni corruttivi, anzi le disposizioni di questo decreto ripristinano addirittura i benefici carcerari per chi commette reati contro la pubblica amministrazione e non collabora con la magistratura, benefici che erano stati eliminati dalla legge Spazzacorrotti del “Conte 1” e che questo Governo sta sistematicamente smantellando.

Il Piano nazionale anticorruzione 2022 (PNA) è stato approvato dal Consiglio dell'Anac il 16 novembre 2022, ma dobbiamo registrare che il PNA è ancora in attesa del parere dell'apposito Comitato interministeriale e della Conferenza unificata Stato, regioni e autonomie locali. Occorre ricordare con forza in questa sede al Governo che è quanto mai necessario approvare al più presto tale documento perché, in assenza di esso, considerando anche l'effetto attenuante del DL Rave, sui reati contro la pubblica amministrazione, il rapporto tra cittadino e istituzioni non può che deteriorarsi ulteriormente e questo è lo scenario peggiore che si possa immaginare se davvero si tiene al bene dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe, colleghi e componenti del Governo, il decreto-legge in esame oggi prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, nonché la sospensione dell'entrata in vigore fino al giugno del 2023 delle attività e dei procedimenti sanzionatori per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale per alcune categorie lavorative e per tutte le persone di età superiore ai cinquant'anni, indipendentemente dal lavoro svolto. Le misure introdotte con questo provvedimento, come la fine dell'obbligo vaccinale, il reintegro dei lavoratori, l'abolizione dell'utilizzo del green pass per l'accesso o l'uscita dalle strutture sanitarie, vanno contro ad ogni idonea misura di protezione e di tutela della sanità pubblica e rappresentano un precedente pericoloso. In special modo è ancora preoccupante rispetto alla popolazione anziana e rispetto ai fragili che rimangono a rischio, nonostante il calo dei contagi e che necessitano ancora oggi di tutela e protezione.

Stupisce non poco il parere contrario del Governo rispetto a questo ordine del giorno. Si continua infatti a mettere a rischio lavoratori e l'intera collettività di fronte ad una pandemia che non ci siamo ancora del tutto messi alle spalle. La salute pubblica ha la priorità sulla propaganda ideologica e dovrebbe andare oltre le promesse elettorali con cui eminenti esponenti di questo Governo hanno sostenuto le campagne no-vax, insinuando dubbi nella popolazione circa l'efficacia dei vaccini, unici strumenti in grado di salvaguardare la salute pubblica e di salvare vite umane. Sull'efficacia dei vaccini ci sono evidenze scientifiche che dimostrano il loro reale contributo alla limitazione dei decessi e alla riduzione del livello di carico sul sistema sanitario e sul personale sanitario. A titolo esemplificativo cito soltanto il dato dell'Istituto Superiore di Sanità relativamente alla mia regione, la Sicilia, che certifica che le vaccinazioni, solo tra gennaio 2021 e gennaio 2022, hanno evitato 12.350 decessi e 6.550 ricoveri in terapia intensiva. Al 16 dicembre solo il 28,4 per cento della platea degli aventi diritto ha ricevuto la quarta dose.

Mi avvio alle conclusioni. Con questo ordine del giorno avevamo chiesto di ripristinare la pubblicazione giornaliera del bollettino sul COVID-19 per avere maggiore trasparenza sull'andamento della pandemia. Prendiamo atto del fatto che ancora una volta alla trasparenza, all'informazione della popolazione è stata preferita la propaganda ideologica ed elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Traversi. Ne ha facoltà.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie, signora Presidente. Intervengo sul complesso degli ordini del giorno, quindi faccio naturalmente un focus anche sul mio, il n. 89, al quale tengo molto; e ciò, anche per misurare la temperatura del Governo davanti ad un ordine del giorno che mi sembrava facilmente accoglibile, anzi degno di essere enfatizzato.

Intervengo per la prima volta su questo provvedimento; faccio sicuramente miei tutti i precedenti interventi che hanno svolto i miei autorevoli colleghi ieri, l'altro ieri e questa mattina. Mi hanno anche confortato apponendo la loro firma a questo mio ordine del giorno, quindi li voglio ricordare perché hanno fatto un grandissimo lavoro. Si tratta in particolare di Federico Cafiero De Raho, Valentina D'Orso, Carla Giuliano e Stefania Ascari.

Voglio ringraziare in particolare anche i nostri senatori perché hanno fatto un grandissimo lavoro, partendo da una base molto complessa, perché abbiamo avuto il primo Consiglio dei ministri, con grande enfasi, proprio in concomitanza di questo raduno rave: forse si voleva fare un po' di pubblicità e si voleva parlare per una settimana di questa questione, quindi si è andato a scrivere qualcosa di veramente poco raccomandabile. Addirittura si è dovuta modificare una norma che prevedeva che, se oltre 50 persone si trovavano a fare un raduno, doveva intervenire lo Stato, la procura con indagini. Questa è una cosa molto curiosa, anche alla luce di eventi normali che possono accadere nelle nostre piazze e nelle nostre fabbriche. Addirittura, il prossimo evento, ad esempio allo stadio Olimpico, già avrebbe portato a dover aprire un'indagine. Sarebbe stato curioso vedere la Procura come si sarebbe mossa davanti a un caso simile.

Comunque la propaganda per fortuna è finita, ciò che però non è stato migliorato è tutta una parte che invece partiva da questi raduni rave, forse un pochettino a scusante per arrivare poi a toccare intercettazioni e questioni che riguardano colletti bianchi e anche argomenti molto seri come quello della mafia. Su questo non siamo minimamente contenti, così come non sia stato accolto nulla di quanto noi abbiamo reclamato con molta intensità.

Nel mio ordine del giorno si fa riferimento alla situazione dei collaboratori di giustizia. Bisogna considerare che ai condannati che collaborano con la giustizia è imposto l'obbligo di specificare dettagliatamente tutto il proprio patrimonio occulto che viene immediatamente sequestrato e poi confiscato e, in caso di dichiarazioni mendaci, questo va a nuocere il loro programma di protezione e tutto il resto. A tale riguardo, dobbiamo registrare lo sconforto esternato chiaramente in Commissione al Senato e successivamente anche alla Camera da parte di Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia. Ricordo, infatti, il caso di una persona che qualora non intendesse collaborare e facesse richiesta di concessione di benefici penitenziari, questa non sarebbe soggetta a questo tipo di trattamento. Questa norma, messa in questo modo, sembrerebbe favorire chi non vuole collaborare rispetto a chi vuole collaborare. Il Governo, quando nel suo parere richiede di modificare questo ordine del giorno inserendo la frase “impegna a valutare l'opportunità di (…)”, quindi smontandolo, dà veramente un messaggio devastante. È molto importante anche quello che è avvenuto per quanto riguarda il COVID, ve lo dico per esperienza perché mio malgrado ho avuto l'onere e l'onore di far parte del Governo “Conte 2” al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Dio solo sa cosa abbiamo passato e subito in un Ministero dove prima bisognava fare correre tutti, passando poi a dover invece fermare il mondo, con tutte le difficoltà immaginabili per salvare più cittadini possibili. Abbiamo passato un momento veramente difficile e complesso davanti a un'opposizione che è stata in un certo senso non solo invasiva nella sua logica di fare opposizione, ma anche molto molesta per tanti atteggiamenti. Non andiamo a replicare a questi, replichiamo invece con la forza che ci viene data e in questo poco tempo che abbiamo.

Ci troviamo alle quattro di notte a commentare un ordine del giorno davanti ad ormai neanche più ad una squadra di calcio della maggioranza, che però voglio ringraziare perché ci hanno aspettato finora e stanno seguendo con molta intensità i nostri interventi. Quindi, li ringrazio perché hanno avuto pazienza di arrivare fin qui (Commenti)… sono 11, forse c'è una riserva, comunque ringrazio per l'attenzione di chi c'è, non per chi non c'è, naturalmente. Grazie, combatteremo su questo decreto fino alla fine, perché il Movimento 5 Stelle ha fatto presente e lo farà fino all'ultimo minuto che questo provvedimento non ci appartiene proprio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, grazie ai rappresentanti del Governo, alla relatrice e a chi sta partecipando a questo momento che io reputo utile e importante. Siamo in quest'Aula da oltre dodici ore, abbiamo assistito ad oltre cento interventi; è un momento che ha una grande valore politico, perché stiamo confrontandoci su quello che è il primo decreto politico che è stato messo in atto dal nuovo Governo e su questo abbiamo posizioni politicamente diverse che stanno emergendo: sono emerse nella discussione generale, sono emerse nella presentazione dell'ordine del giorno, emergeranno in maniera ancora più chiara e più netta durante le dichiarazioni di voto.

Io non ripeto le argomentazioni che sono state portate avanti da tanti colleghi del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista che mi hanno preceduto e tante posizioni, che condivido, portate avanti dalle altre forze di opposizione a questo Governo. Avremo modo domani e stanotte nelle dichiarazioni di voto di entrare nel merito politico di ciò che ci può dividere. Però, questo è un momento particolare dell'iter a cui siamo chiamati, è il momento in cui stiamo discutendo degli ordini del giorno, io da questo vorrei partire, dall'ordine del giorno che ho presentato, dall'impegno che avevamo chiesto al Governo di assumere.

Noi avevamo chiesto al Governo di predisporre, in linea con un eventuale peggioramento dei dati epidemiologici sull'andamento della circolazione del virus SARS-CoV-2, la reintroduzione dell'obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie sugli aliscafi sulle tratte nazionali per le isole maggiori e minori. Con altri ordini del giorno avevamo chiesto la stessa cosa, per tutte le forme di trasporto che richiedono a molte persone di dovere rimanere nello stesso luogo. Noi oggi stiamo parlando del cosiddetto decreto Rave party, dove non c'è la parola rave, ma che si occupa di un fenomeno che può riguardare oltre 49 persone che condividono una determinata esperienza musicale in un determinato modo; su questo possiamo avere anche posizioni diverse, però un dato di fatto inoppugnabile è che negli autobus, nei treni, negli aliscafi, nei traghetti, negli aerei, nei mezzi con cui l'Italia si muove, nei mezzi che collegano le nostre isole al continente, nei mezzi che ciascuno di noi prende per lavorare o per andare durante le feste a trovare i propri cari, ecco in tutti questi mezzi, spesso in spazi molto stretti, si trovano a stare ben più di 49 persone. Possiamo avere idee diverse sui rave e su come si debbano regolamentare, tuttavia penso che tutto il Parlamento debba essere unito per evitare di trasformare i mezzi su cui l'Italia si muove in dei COVID party. In un momento, fra l'altro, in cui la pandemia sta tornando a galoppare, in un momento in cui a Malpensa una persona su due, fermata ai controlli, risulta positiva al virus, in un momento in cui i dati settimanali sui decessi - dati settimanali, perché non abbiamo più dati quotidiani – registrano una crescita, torniamo quindi ad avere dati preoccupanti, diminuisce la nostra capacità di sottoporci alla quarta dose, di andare avanti sulla vaccinazioni. Noi indeboliamo le nostre difese togliendo l'obbligo delle mascherine, anche laddove ci dovesse essere un peggioramento della situazione. Sembra che non impariamo la lezione di quello che sta avvenendo in Cina dove hanno fatto scelte diverse dalle nostre in tema di politica vaccinale e le stanno ora pagando.

In conclusione, il mio invito accorato al Governo è: dividiamoci sulle scelte politiche, ma sulla salute e la sicurezza degli italiani, che si devono muovere per lavorare e per vivere nel nostro Paese, noi non possiamo scherzare. Noi abbiamo presentato una serie di ordini del giorno con i quali abbiamo chiesto un impegno a prendere in considerazione con serietà quello che si può fare per tutelare la sicurezza degli italiani. Evitiamo - lo ripeto - di trasformare i mezzi con cui ci muoviamo nel Paese in dei COVID party, possiamo farlo e rivediamo il parere su questi ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie Presidente, colleghe e colleghi, componenti del Governo, grazie per aver avuto la pazienza di arrivare alla fine di questa giornata fiume. Interverrò su un ordine del giorno con il quale si cerca di porre rimedio su una problematica che, spero in maniera del tutto inconsapevole, il Governo ha posto in essere in questo decreto-legge in materia di giustizia. Solo di inconsapevole scelta o, se vogliamo, di svista, si può parlare del caso in cui un condannato per reati gravissimi, come mafia e terrorismo, che non collabora con la giustizia, può essere ammesso ai benefici, quali permessi premio, anche solo tre-quattro anni dopo la sentenza definitiva. Tutto ciò sembra assurdo. Magari ora che mi ascoltate penserete che abbia potuto prendere io una cantonata, invece, cari colleghi, è proprio così e voi lo avete reso possibile grazie a questo decreto-legge. Dinanzi alle immagini scioccanti che mostrano casi di corruzione nel cuore dell'istituzione europea, questa maggioranza non fa altro che smantellare la norma che più di tutte tutela la nostra pubblica amministrazione - la legge Spazzacorrotti - arrivando a fare esattamente quello che vi ho appena detto. Sei imputato per mafia o terrorismo e non collabori con la giustizia? Bene, ti ammetto a beneficiare dei permessi premio ben prima che siano trascorsi anche solo cinque anni dalla sentenza definitiva.

Come se non bastasse, vi è la non urgenza di questo decreto-legge non Rave, come se oggi gli italiani proprio non avessero potuto fare a meno di una norma del genere; come se si andasse in salumeria e si sentisse il dialogo tra le persone: oggi mi vendi un chilo di pane oppure mi fai un decreto non Rave? Sta di fatto che, con il provvedimento in esame, è stata introdotta una serie di meccanismi normativi che finiscono per riservare a condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in alcuni casi peggiore e in altri casi analogo a quello previsto per i condannati che decidono di non collaborare. In questo modo ci sapete spiegare per quale astruso motivo un condannato dovrebbe avvertire la voglia di collaborare con la giustizia: per quale motivo mai il condannato che vorrebbe collaborare dovrebbe farlo, come fosse folgorato sulla via di Damasco, cari colleghi? Forse volete aiutarlo, facendogli capire che gli conviene associarsi per delinquere e poi non collaborare, anziché collaborare con la giustizia se ha metabolizzato il suo errore e chiesto perdono? Provate a spiegarlo a tutti i cittadini che fanno del rispetto della legge il loro stile di vita quotidiano, il loro modo di sentirsi appartenenti alla propria comunità, con lealtà, disciplina ed onore. E, come se non bastasse, dovete considerare che, per chi non collabora con la giustizia, il periodo minimo di 10 anni prima della concessione dei permessi premio non decorre da quando la sentenza è divenuta definitiva, come per il caso di chi collabora, ma considera anche il tempo della detenzione che precede la stessa sentenza. Quindi, poiché i processi, nel nostro Paese, durano mediamente 6 o 7 anni, se il computo dei 10 anni viene calcolato da quando inizia la custodia cautelare, praticamente il condannato che non collabora può essere ammesso ai permessi premio già 3 o 4 anni dopo la sentenza; a ciò, aggiungeteci che, durante la custodia cautelare, l'imputato, essendo persona non condannata, non è coinvolto nemmeno in un percorso di rieducazione. Sembra davvero di assistere alla premiazione delle Olimpiadi della illegalità, dove a salire sul gradino più alto del podio saranno i disincentivati a collaborare con la giustizia: complimenti, colleghi. Per provare a correggere il tiro e a premiare coloro che si pentono di non aver rispettato la legge, anziché coloro che nemmeno meditano sulle colpe commesse, noi chiediamo al Governo di impegnarsi affinché la pena espiata per accedere ai permessi premio e al lavoro all'esterno del carcere sia computata a partire dalla data in cui la sentenza diventa definitiva limitatamente a condannati per terrorismo, mafia ed eversione dell'ordine democratico che non collaborano con la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La mia dichiarazione di voto come componente del Partito Democratico non può prescindere dalle premesse che ho espresso nella relazione con la quale ho illustrato l'ordine del giorno. Ho fiducia nella scienza ma non “credo nella scienza”, perché credere nella scienza è un ossimoro. Noi crediamo che le prove della scienza, finché non vengono smentite altrettanto scientificamente da altre prove più affidabili, siano quelle di cui dobbiamo fidarci. Ho fatto tutti i vaccini, fidandomi della scienza e farò quello che servirà, da qui in avanti; sono, e sarò, eternamente grato ai medici che hanno rischiato la vita quando di vaccini non c'era traccia. Grazie al cielo, oggi la pressione sui nostri ospedali è meno aggressiva e fortunatamente oggi abbiamo un po' meno timore del COVID, perché la stragrande maggioranza delle persone si è vaccinata e di questo vantaggio godono anche coloro che non si sono vaccinati. La vaccinazione è un gesto di tutela della propria salute e, contemporaneamente, un gesto di grande generosità e di rispetto nei confronti della propria comunità: è una di quelle poche situazioni in cui l'egoismo coincide con l'altruismo, in cui il proprio bene corrisponde al bene collettivo. Per cui voi che strumentalmente credete nell'anti-scienza e sostenete, in forme e modalità diverse, atteggiamenti, pensieri, opinioni che vanno a nutrire chi, invece, nell'anti-scienza ci crede davvero, non siete solo egoisti, ma siete pericolosi, per voi stessi e per gli altri. E oggi esprimete parere contrario su dozzine di ordini del giorno che vi chiedono di alzare la soglia di attenzione della nostra protezione nel caso di nuova recrudescenza del COVID: ma come si fa? Allora, a voi paladini dei diritti del reintegro dei medici no-vax – faccio notare che l'espressione medico no-vax è essa stessa un ossimoro - chiedo di tutelare anche il diritto di tante cittadine e tanti cittadini - e io sono uno di quelli - che chiedono di sapere se i loro medici si fidano della scienza o dell'anti-scienza.

Io, e credo milioni di italiani, abbiamo il diritto di sapere se chi è chiamato a tutelare il nostro diritto alle cure previsto dall'articolo 32 della Costituzione sia un medico no-vax, perché – sono felice che resti nel resoconto stenografico di questa seduta – personalmente, da un medico no-vax non mi farei curare neanche un brufolo. Io, invece, sono grato a quei medici che hanno rischiato la vita quando dei vaccini non c'era traccia e sono immensamente grato a quei 389 medici che oggi, invece, la vita l'hanno persa per la loro generosità, per il loro credere nel ruolo e nella missione del medico. Io non riesco a immaginare cosa possano pensare, oggi, una madre o una moglie o un marito o un figlio o una figlia di un medico morto in quel periodo, di fronte alla vostra richiesta di reintegro di medici no-vax. Voglio ricordare, per tutti loro, il dottor Roberto Stella, presidente dell'ordine dei medici di Varese, medico di base a Busto Arsizio, deceduto per COVID l'11 marzo 2020, nei primi giorni di quel dramma che segnò la storia del nostro Paese. Allora, non ci sono dubbi sulla nostra dichiarazione di voto, che è favorevole a questo e a tutti gli ordini del giorno che impegnano il Governo ad alzare quella soglia di attenzione dal punto di vista della prevenzione, con particolare rilevanza rispetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il mio ordine del giorno, quello a mia firma, si riferiva a chi prepara e somministra alimenti presso le mense scolastiche: sulle mense scolastiche come si fa a dare un parere contrario? Ma in questo caso non basta la nostra dichiarazione di voto. In questo caso, mi rivolgo a tutto il Parlamento e a ogni singolo collega onorevole: ma come fate, se non volete essere profeti dell'anti-scienza, ad accendere una luce rossa? Mi rivolgo a tutti i parlamentari della maggioranza che con la scienza hanno a che fare, non solo medici, ma architetti, ingegneri, ricercatori, docenti: come fate? Mi rivolgo ai colleghi parlamentari di maggioranza con le parole di una lettera indirizzata l'8 gennaio 2021 all'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo, al Ministro della Salute Roberto Speranza. In questa lettera si citava: “Oggi è più che mai evidente che la vera chiave di volta nella lotta alla pandemia sia la massima velocizzazione nella somministrazione dei vaccini anti-SARS CoV-2, collaborando ad ogni livello per convincere tutti i cittadini della sua utilità e sicurezza nel garantire la salute individuale e di gruppo”: così scriveva l'onorevole Maurizio Casasco, laureato in medicina e specializzato in medicina dello sport, presidente della Federazione medico-sportiva italiana, oggi seduto fra i banchi della maggioranza.

Attenzione a quando schiaccerete il tasto della pulsantiera che avete davanti: è un fatto di responsabilità individuale e un fatto di coscienza; non può essere una scelta di partito, non può essere un tributo da pagare come mancetta elettorale. Se una coscienza ce l'avete, allora votate a favore della scienza e votate a favore di questi ordini del giorno. Noi voteremo a favore e voi, individualmente, messi di fronte alla vostra coscienza, cosa farete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Si sono così concluse le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

Poiché, secondo quanto precisato dalla Presidenza nella giornata di ieri, le votazioni sugli ordini del giorno non avranno luogo prima delle ore 19, sospendo la seduta sino a tale ora. Ove, comunque, venga confermata la disponibilità del Ministro della Salute a rendere, alle ore 18,15, l'informativa urgente richiesta, la votazione sugli ordini del giorno avrà luogo al termine di tale informativa. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 19.

La seduta, sospesa alle 4,20 del 29 dicembre, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa della seduta sono complessivamente 61, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli esiti dei controlli relativi alla presenza di casi di positività al SARS-CoV-2 tra i passeggeri dei voli provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese.

PRESIDENTE. Ricordo che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto di prevedere lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli esiti dei controlli relativi alla presenza di casi di positività al SARS-CoV-2 tra i passeggeri dei voli provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 5 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Orazio Schillaci.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Gentile Presidente, desidero innanzitutto ringraziare lei e i membri di questa Assemblea per l'invito ricevuto che mi consente di fornire le informazioni sulle iniziative adottate dal Dicastero di mia competenza.

Occorre premettere che la situazione nella Repubblica Popolare Cinese sul COVID appare un unicum, quasi paradossale. Un percorso inverso rispetto a Europa e Nord America. È stata la Cina il primo Stato a osservare casi e nella primavera del 2020 ha avuto il più alto numero di contagi. Le immagini degli ospedali di Wuhan e delle altre megalopoli cinesi sono state, purtroppo, un'icona della malattia. La Cina ha applicato norme di restrizione e mitigazione impressionanti, ma anche inaccettabili per una democrazia. Il lockdown è stato una misura permanente, con fasi di apertura seguite da misure restrittive durissime, anche a seguito di poche decine di casi segnalati. Alla fine di novembre, in Cina erano segnalati solo 4 milioni di casi, a fronte di una popolazione di un miliardo e mezzo di persone. Anche altri Paesi dell'area del Pacifico avevano scelto una politica di stretto controllo della diffusione del contagio, ma parallelamente avevano attuato campagne vaccinali altamente efficienti. In Cina, invece, l'argine della vaccinazione contro il COVID non ha funzionato, e questo per diversi motivi: poche le vaccinazioni eseguite rispetto al numero totale di cittadini; scarso livello di protezione conferito dai vaccini utilizzati, che sono stati diversi da quelli usati negli Stati occidentali; ridotto il numero di persone anziane e fragili vaccinate, per di più con poche dosi di richiamo. Nella città di Shanghai, il 62 per cento degli over 60 non è coperto con la terza dose e il 38 per cento non è mai stato vaccinato. La strategia di contenimento in Cina è stata, quindi, basata quasi esclusivamente sulle misure di restrizione, venendo a mancare una contestuale azione di efficace prevenzione sanitaria, come invece è stato fatto nella nostra Nazione.

Il virus, la variante Omicron, in particolare, è fino a poco tempo fa circolata poco in Cina, con una conseguente bassissima immunità ibrida: ciò anche in quanto, a differenza di quello che è avvenuto in Europa, una minima parte della popolazione è stata esposta al virus attraverso l'infezione naturale. Il risultato è stato quello di arrivare quest'autunno ad una tempesta perfetta, con una copertura vaccinale insufficiente e la maggior parte delle persone ancora suscettibili. La riduzione repentina delle misure di restrizione, causata dalla protesta popolare, ha funzionato da innesco perfetto, generando inevitabilmente un impressionante numero di nuovi casi (le stime non ufficiali degli osservatori occidentali arrivano a oltre 250 milioni di casi, circa 1 abitante su 5), con una previsione a breve di oltre un milione e mezzo di decessi. Un percorso tutt'altro che virtuoso, gestito attraverso una politica sanitaria sbagliata: prima condannati ad una dura restrizione delle libertà fondamentali e poi all'esplosione della pandemia a seguito dell'allentamento delle misure restrittive. Una lezione per l'intero pianeta su come non vada mai gestita un'epidemia.

Il problema Cina oggi va affrontato con tempestività e coesione internazionale. I dati, pochi e poco trasparenti, stanno creando timore nella comunità internazionale, anche quella scientifica. Il principale timore è che, in un Stato con un alta percentuale di non vaccinati, in cui sono stati utilizzati vaccini poco efficaci che danno una bassa protezione della popolazione, una così forte crescita esponenziale dei contagi, oltre a causare numerose vittime (5 mila al giorno secondo dati ufficiosi degli osservatori internazionali), possa generare la selezione di una nuova variante, molto più immunoevasiva e trasmissibile, che traghetti l'evoluzione di SARS-CoV-2 oltre Omicron, la variante dominante a livello globale ormai dalla fine del 2021.

Anche questi timori vanno, comunque, affrontati razionalmente, rimanendo ancorati alle basi scientifiche, ed evitando interpretazioni affrettate e allarmistiche, che potrebbero generare sfiducia e inutili paure nella popolazione. Al momento, le poche informazioni che arrivano dalla Cina indicano che le varianti che stanno alimentando questa nuova imponente ondata di contagi sono le stesse che già circolano da tempo a livello globale, ancora quindi all'interno delle sottovarianti di Omicron. La stessa sottovariante BF.7, su cui si stanno concentrando timori probabilmente infondati, è un'evoluzione della BA.5, già circola da tempo anche nelle nostre latitudini ed è meno immunoevasiva delle varianti BQ, che sono al momento dominanti in Europa e Nord America. Il salto evolutivo da monitorare con attenzione sarebbe quello oltre i confini di Omicron, con la nascita di un'altra vera nuova variante di interesse, ma al momento questa rimane un'ipotesi non supportata da reali dati epidemiologici. Il quadro descritto, che potrebbe determinare una situazione potenzialmente emergenziale a livello internazionale, richiede anzitutto un costante monitoraggio. A tale proposito ho provveduto, fin dal mio insediamento, a convocare periodicamente la cabina di regia del Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e regioni, permanentemente attiva, allo scopo di garantire il miglior monitoraggio dell'evoluzione pandemica. Tengo a questo proposito a sottolineare che, nella riunione del 23 dicembre scorso, tra i principali dati emersi dalla cabina di regia abbiamo: un calo dell'incidenza settimanale in Italia a livello nazionale: 233 ogni 100 mila abitanti, rispetto ai 296 ogni 100 mila abitanti della settimana precedente; un calo dell'Rt medio, l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, che è in diminuzione e sotto la soglia epidemica, oggi pari a 0,91; una riduzione del tasso di occupazione in terapia intensiva. Nella medesima riunione del 23 dicembre scorso, è stata posta attenzione sull'andamento epidemiologico del COVID-19 nella Repubblica Popolare Cinese, considerando che l'alto numero dei contagi potesse dare origine alla comparsa di nuove varianti.

Dal successivo 24 dicembre, su sollecitazione della regione Lombardia, il Ministero ha autorizzato l'USMAF dell'aeroporto di Malpensa a fornire supporto al personale sanitario regionale per le prime esecuzioni di tamponi molecolari e conseguenziale sequenziamento ai passeggeri provenienti dalla Cina, in forma volontaria. In conseguenza di quanto precede, la Direzione generale welfare della regione Lombardia ha inviato una nota all'ATS dell'Insubria, in cui si è data indicazione di sottoporre a tampone molecolare di screening per COVID-19, in forma volontaria, i passeggeri e gli operatori provenienti dalla Cina presso lo scalo aeroportuale di Malpensa. Tale disposizione ha previsto, inoltre, che il costo del tampone sia a carico del passeggero o operatore, e che tutti i tamponi effettuati all'interno di questa attività di screening vengano sequenziati per la ricerca di varianti. Nella stessa nota viene stabilito che tale procedura ha attivazione immediata e scadenza il 30 gennaio, salvo diversa rivalutazione della situazione epidemiologica. Nella suddetta nota viene poi evidenziata all'ATS Insubria la necessità di coordinarsi con la UT-USMAF di Malpensa. L'attività di vigilanza è stata effettuata su voli diretti dalla Cina presso lo scalo di Malpensa, ad opera di ATS, attraverso una società convenzionata. Il personale USMAF si occupa, invece, di inviare le comunicazioni di positività alle ASL/ATS, richiedere le liste passeggeri in caso di positività e comunicare con la Direzione generale della prevenzione sanitaria per le opportune attività di contact tracing internazionale e comunicazione internazionale. L'attività di screening è stata posta in essere dal 26 dicembre su due voli diretti: il volo NEOS 00977 e il volo Air China 00837.

Nel primo volo, a fronte di 96 passeggeri sottopostosi al tampone di screening, sono stati riscontrati 32 positivi al SARS-CoV-2, il 33 per cento, mentre nel secondo volo, su 123 passeggeri che hanno effettuato il tampone, 61, quasi il 50 per cento, sono stati identificati come casi COVID-19 positivi. I dati preliminari provenienti da varie fonti e i primi risultati di laboratorio del sequenziamento dei campioni raccolti a Malpensa - oggi ho parlato con l'Assessore al Welfare della regione Lombardia, il dottor Bertolaso - evidenziano comunque la circolazione di varianti e sottolignaggi già presenti sul nostro territorio, e questo credo sia la notizia più importante e rassicurante per il momento. Si è valutato che la decisione di una singola regione, in mancanza di una direttiva nazionale che fornisca una linea di azione univoca, può creare delle criticità.

In particolare, come pare sia avvenuto può spingere presidenti delle regioni ad emanare ordinanze sui propri ambiti territoriali in assenza delle informazioni necessarie e di un quadro di riferimento unitario, che generano effetti disomogenei anche in termini di misure da adottare ed esiti attesi. Alla luce di quanto esposto, a seguito dell'informativa resa ieri al Consiglio dei ministri, ho provveduto ad emanare, ai sensi dell'articolo 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, l'ordinanza che prevede l'obbligatorietà dell'effettuazione di un test in partenza o un tampone molecolare una volta arrivati in Italia ai passeggeri dei voli provenienti dalla Cina con un duplice obiettivo: il primo, monitorare l'introduzione di eventuali varianti di SARS-CoV-2 al fine di identificare rapidamente varianti, sottovarianti o sottolignaggi attualmente non circolanti in Italia (per ora in Cina sembrerebbe predominante il sottolignaggio di Omicron BA.5 definito BF.7, da noi comunque presente, ma le informazioni sono scarse, come dicevo prima, e vanno ritenute anche poco affidabili). Secondo, diminuire, per quanto possibile, il carico di passeggeri in arrivo positivi, ma non identificati. Tutto questo per identificare e contenere la diffusione di possibili varianti del virus SARS-CoV-2 e imporre a tutti i soggetti in ingresso dalla Cina di osservare la seguente disciplina: obbligo di presentazione al vettore all'atto dell'imbarco, e a chiunque sia deputato ad effettuare i controlli, della certificazione di essersi sottoposti nelle 72 ore antecedenti l'ingresso nel territorio nazionale ad un test molecolare o nelle 48 ore antecedenti ad un test antigenico effettuati per mezzo di tampone con risultato negativo; obbligo di sottoporsi ad un test antigenico da effettuarsi per mezzo di tampone al momento dell'arrivo in aeroporto ovvero, qualora ciò non fosse possibile, entro 48 ore dall'ingresso nel territorio nazionale presso l'azienda sanitaria locale di riferimento; in caso di esito positivo del test antigenico, obbligo di sottoporsi immediatamente ad un test molecolare, ai fini del successivo sequenziamento, e ad isolamento fiduciario nel rispetto della normativa vigente; obbligo di effettuare un ulteriore test antigenico o molecolare con esito negativo per porre termine al periodo di isolamento. Ovviamente, l'attività di sorveglianza attraverso l'effettuazione di tamponi molecolari all'arrivo dei voli diretti provenienti dalla Cina non arresterebbe del tutto l'ingresso sul territorio nazionale a causa dell'arrivo in Italia di passeggeri anche attraverso voli indiretti - il cui tracciamento è pressoché impossibile, a meno che non si reintroducano misure maggiormente restrittive, quali il passenger locator form digitale - e del cosiddetto periodo finestra, ossia l'intervallo che intercorre fra l'esposizione al virus e la comparsa della positività, che potrebbero, questi due, far sfuggire il rilevamento molecolare del virus all'arrivo.

In particolare, per quanto riguarda i passeggeri provenienti dalla Cina attraverso voli indiretti che hanno fatto scalo in Stati dell'area Schengen, è necessario un raccordo in sede dell'Unione europea per prendere una decisione comune che possa servire a limitare l'afflusso di persone positive dallo Stato asiatico. A questo proposito, fin dalla mattinata del 27 dicembre ho mantenuto continui contatti con le principali istituzioni europee, tra le quali la Commissione e lo European Centre for Disease Prevention and Control, il Centro europeo di controllo delle malattie. Tali contatti vengono tenuti per un continuo scambio di informazioni di natura epidemiologica e microbiologica, anche al fine di assumere provvedimenti in tempi rapidi.

Inoltre, il Ministero partecipa alla rete Early warning and response system ai fini dell'identificazione di allerte precoci. Nelle ultime ore la repentina mutazione del quadro epidemiologico in Cina ha indotto l'intero consesso a valutare come prioritaria l'indagine sul sequenziamento al fine di individuare eventuali nuove varianti e a prendere in considerazione l'opportunità di misure di controllo comuni nei confronti dei passeggeri provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese. Sino a quel momento sia l'Unione europea che l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) non avevano dato indicazioni su eventuali misure che potrebbero diminuire il rischio di importazione di casi di infezione. Su mia proposta è stato convocato l'Health Security Committee per discutere di misure congiunte da adottare sul tema fin qui trattato.

La riunione si è tenuta nella mattinata di oggi ed è stata condivisa anche con la Commissione la necessità di azioni congiunte finalizzate a rafforzare il monitoraggio ed il sequenziamento. All'ordine del giorno di tale riunione è stata posta anche la lettera che ho inviato ieri alla Commissaria dell'Unione europea per la salute Stella Kyriakides e alla presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, la Repubblica Ceca, con il quale ho chiesto che tutti gli Stati membri adottino analoghi provvedimenti. Per quanto riguarda le ulteriori misure nella nostra nazione abbiamo: rafforzato lo stretto monitoraggio delle varianti attraverso le cosiddette Flash Surveys condotte mensilmente in collaborazione con le regioni, la piattaforma “I-Co-Gen” dell'Istituto Superiore di Sanità che raccoglie informazioni continue sull'andamento delle varianti identificate nei principali laboratori italiani, e lo studio delle varianti presenti nelle acque reflue; definito il piano di preparedness per la gestione della circolazione del COVID nella stagione invernale 2022-2023; e proprio oggi ho firmato l'ulteriore proroga fino al 30 aprile 2023 dell'obbligo dell'uso delle mascherine nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, ivi compresi gli ambulatori e gli studi dei medici di medicina generale.

Infine, per rafforzare il monitoraggio sull'evoluzione epidemiologica derivante dai potenziali rischi legati alla situazione creatasi nella Repubblica Popolare Cinese, ho provveduto a convocare per la giornata di domani l'unità di crisi prevista dal decreto ministeriale 7 agosto 2019 quale osservatorio del Ministero sulla materia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE. Non è del gruppo Misto...

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, chiedo scusa, la ringrazio. Se sta a me parlo, però non sarei del gruppo Misto.

PRESIDENTE. No, ho detto che passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha facoltà di parlare il deputato Donzelli.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo scusa. Grazie, Presidente. La ringrazio e ovviamente, tramite lei, ringrazio il Governo. Ringrazio il Governo perché finalmente abbiamo avuto e abbiamo sentito in quest'Aula un Ministro della Salute che conosce i temi sanitari. Finalmente abbiamo avuto un uomo che, se parla di scienza, parla da uomo di scienza, e non usa la scienza per nascondere delle scelte politiche sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo sentito una relazione di un uomo che è ovviamente presente, di un Governo che sa come muoversi, che si è mosso tempestivamente, prima degli altri Governi europei. Un Governo che ha saputo dare le proprie risposte con determinazione, ma anche con la serenità e la calma di non lanciare allarmismi inutili.

Un Governo che è stato capace di aprire una strada importante, ma al tempo stesso anche di chiarire e fermare una speculazione che già partiva a livello mediatico di allarmismo, al momento per fortuna ingiustificato, quasi come se ci fosse qualche commentatore, qualche giornalista, qualche politico che sotto sotto sperasse in una sorta di rivincita morale data dal COVID dopo la sconfitta elettorale, perché quando oggi leggiamo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) …Vedo gli esponenti dell'opposizione che iniziano a lamentarsi, ma aspettate, perché poi vi lamenterete di più fra qualche minuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Leggo oggi l'apertura di un noto quotidiano la Repubblica, che non capisco se, soddisfatto, entusiasta o non si sa per quale motivo, titola e apre il giornale: “Il virus piomba sul Governo no-vax” e sottotitola: “Palazzo Chigi disarmato”. Uno: il virus non è piombato sull'Italia, ma non c'è alcun motivo di allarmarsi. Secondo: Palazzo Chigi non è disarmato (Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma è il primo Governo europeo a porre rimedio e chiedere all'Europa di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Terzo: non c'è nessun no-vax al Governo, c'è gente di buonsenso che ha a cura la salute degli italiani, ma anche la libertà e la verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E leggendo sulle agenzie le dichiarazioni di esponenti di sinistra che dicono che il Governo è nel caos, noi non ci dimentichiamo che abbiamo avuto nel Governo qualcuno che chiedeva il distanziamento fisico, ma, poi, portava nelle scuole banchi a rotelle per far spostare i ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e diceva che la soluzione era aprire le finestre. Noi non dimentichiamo i droni che rincorrevano le persone sulla spiaggia, lasciando gli autobus pieni e stracolmi mentre si diffondeva il virus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi non dimentichiamo chi diceva che il virus era più contagioso se si prendeva il caffè seduti e diventava, invece, sicuro se si prendeva il caffè in piedi. Non le dimentichiamo queste cose. Non dimentichiamo nemmeno chi pensava di criminalizzare i cittadini che non scaricavano l'App “Immuni”, l'App più inutile della storia degli ultimi 20 anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Forse non per tutti inutile, forse qualcuno in tutta questa vicenda ha avuto dei vantaggi ed è per questo che noi, oggi, ricordiamo e annunciamo con chiarezza e determinazione che, passata la pausa natalizia, calendarizzeremo la richiesta della Commissione d'inchiesta per far luce su tutto quello che è successo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che scandiscono: “Lombardia, Lombardia!”), perché all'opposizione….

PRESIDENTE. Onorevoli, per cortesia… per cortesia, facciamo proseguire l'onorevole Donzelli, che ha poco tempo.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). … all'opposizione che spera di creare difficoltà al Governo, parlando di COVID, vorremmo ricordare che noi andremo fino in fondo, perché vorremmo sapere perché non c'era un piano pandemico in Italia e perché il Ministro ha mentito agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dicendo che il piano pandemico c'era quando non c'era, salvo, poi, dire che non c'era, perché non serviva, mentre esponenti del CTS hanno dichiarato pubblicamente che, con il piano pandemico, si sarebbero salvate delle vite umane. Qualcuno dovrà rispondere di questo, ne parleremo nella Commissione d'inchiesta. Come parleremo anche del motivo per cui, il 12 febbraio 2020, partivano 5 tonnellate di materiale sanitario verso la Cina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando negli ospedali i medici erano senza mascherine e perché, quando a livello sanitario si sapeva che si dovevano mettere in allarme gli italiani, qualcuno andava a prendere gli aperitivi sui Navigli e diceva che l'unico virus era il razzismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Andremo fino in fondo. E andremo fino in fondo anche - sentivo dire “Lombardia, Lombardia” - per capire cosa è stato fatto sulle zone rosse, perché, poi, quando c'era il Governo Conte, lo stesso non ha mai mostrato i documenti con riferimento a quello che è successo, perché era comodo accusare la Lombardia quando le responsabilità, probabilmente, erano nel Governo nazionale. E andremo fino in fondo anche sugli appalti, sulle commissioni, sui 71 milioni di euro (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Donzelli, deve concludere.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Concludo. E andremo avanti fino in fondo anche sui 71 milioni di euro di commesse di materiale sanitario che arrivava dalla Cina, nonché sui 12 milioni di commissioni all'amico, al consulente del Partito Democratico e del Governo, Benotti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha preso delle commissioni sul materiale sanitario, e sulle mascherine, sugli 11 milioni di mascherine di Zingaretti mai arrivate. Andremo fino in fondo, perché noi siamo dalla parte della scienza, non useremo mai il virus per limitare (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Donzelli.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Non useremo mai né il virus né il nome della scienza per fare battaglie politiche per raccattare qualche voto. Utilizzeremo la libertà, la scienza e la medicina per difendere i cittadini e per fare chiarezza sul disastro che avete fatto al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni - Deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

PRESIDENTE. Grazie (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). No, meno, le assicuro, meno. Daremo comunque spazio a tutti, non si preoccupi. Colleghi, per cortesia.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà. Scusate, silenzio.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro per questa informativa urgente, non le nascondo, però, la nostra insoddisfazione, non tanto per le decisioni che ha preso in queste ore per le notizie che arrivano dalla Cina, ma per il quadro di fondo che il suo Governo ha costruito in questi mesi e la confusione che sta generando e che rischia di minare la necessaria strategia di prevenzione che la pandemia ci impone.

Vede, Ministro, non lei, ma molti esponenti del suo Governo in campagna elettorale hanno cavalcato le piazze no-vax, hanno raccontato al Paese che la pandemia era finita, che le scelte fatte dai precedenti Governi erano sbagliate ed esagerate. Dico, tramite la Presidenza, al collega Donzelli che non eravamo noi a fare comizi e stringere mani mentre si dichiarava allegramente di avere la febbre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), era un Ministro di questo Governo, Matteo Salvini. Abbiamo ascoltato messaggi devastanti, in cui vi dovreste chiarire in casa. Ma quale scienza? Appena insediati al Governo - dopo 2 anni di COVID, 180 mila morti, con persone che morivano come mosche in assenza di un vaccino - il primo messaggio politico che abbiamo ascoltato è stato mettere in discussione l'efficacia dei vaccini, come ha fatto il Sottosegretario Gemmato, dando un messaggio al Paese devastante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sa cosa succede quando la politica e l'ideologia pensano di commissariare la scienza? Arrivano le tragedie, come sta accadendo in Cina. In Europa e in Italia sta accadendo, per fortuna, il contrario e guardiamo con lucidità quella vicenda proprio perché abbiamo adottato misure di prevenzione e, grazie ai vaccini, abbiamo evitato morti e abbiamo evitato morti grazie agli italiani che si sono vaccinati in massa.

Arrivati al Governo, avete raccontato al Paese che la pandemia era finita e che tutte le precauzioni erano esagerate. Non credo che la scienza vi abbia detto, mentre gli ospedali erano sotto organico e i pronto soccorso scoppiavano, anziché di aumentare l'organico, di definanziare la sanità pubblica e premiare i medici no-vax (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete smantellato gli hub e gli alberghi per la quarantena: dove finiranno ora le persone che arrivano nel nostro Paese che risultano positive? Avete voluto commissariare la scienza, portando in quest'Aula non solo un decreto d'urgenza, che di urgenza non aveva niente, ma che non aveva alcun fondamento scientifico. Ma non vedete il paradosso che, mentre il Ministro ci parla di una nuova ondata pandemica che arriva dalla Cina a causa delle mancate vaccinazioni, il Governo elimina l'obbligo vaccinale per il personale sanitario e premia con un decreto i medici no-vax (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)? Non solo, disponete controlli negli aeroporti e, mentre la Premier consiglia di utilizzare le mascherine e fare i tamponi, li avete tolti negli ospedali e nelle RSA, facendo decadere tutte le misure di precauzione e, oggi, la confusione e il fallimento di questa strategia sono dimostrati dalla sua ordinanza per ripristinare le mascherine. Non siamo solo noi a contestare il decreto, da oggi vi siete aggiunti pure voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Immagino, Ministro, che si sarà pentito, in particolare, di aver fatto uscire dall'isolamento, anche in assenza di tampone negativo dopo i 5 giorni, i possibili positivi, perché il risultato della follia che stiamo discutendo in queste ore in Parlamento è che, mentre fermiamo le persone positive in aeroporto perché dobbiamo studiare le varianti, dopo 5 giorni, le stesse persone, grazie al decreto Rave, potranno andare in giro per il Paese libere e spensierate anche se ancora positive. E qualcuno ci parla di scienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ma come fate a non vedere la contraddizione? Come fate a non capire che è il momento di fermarsi e ritirare un decreto che non solo premia i no-vax, ma umilia la memoria dei 378 medici che negli ospedali sono morti per fare il loro dovere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non prendiamoci in giro: la vostra strategia era occultare la pandemia e per questo avete abolito persino la diffusione dei dati giornalieri, per non far sapere agli italiani il numero dei contagi e soprattutto dei morti. È un errore cui chiediamo si ponga subito rimedio, perché la circolazione dei dati è vitale per prendere decisioni immediate e per fare in modo che l'intera comunità scientifica possa operare al meglio. Vi ricordo che nascondere i dati o omettere la realtà è tipico dei regimi autoritari, non delle democrazie, e serve essere trasparenti per poter chiedere con forza alla Cina la stessa trasparenza sui dati. Il vostro racconto di una pandemia finita ha fermato la nostra contromisura più importante, i vaccini. Sì, infatti, ad oggi, il 29 dicembre, meno del 30 per cento della platea degli aventi diritto, poco più di 5 milioni e mezzo su oltre 40 milioni, ha ricevuto la quarta dose.

Ebbene, siete così loquaci, quando si tratta di accanirsi su poveri e migranti, quanto silenziosi quando si tratta di garantire il diritto alla salute e agli italiani (Applausi del gruppo dei deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Ministro, mi rivolgo a lei: se davvero avete a cuore il principio di precauzione, com'è possibile che stanotte il Governo abbia dato parere contrario a numerosi ordini del giorno del nostro gruppo, che semplicemente chiedevano di valutare la possibilità, in caso di peggioramento dei dati, per esempio, di valutare il ripristino dell'utilizzo delle mascherine sui trasporti pubblici? Ministro, lei è uomo di scienza e sono certo che crede alla scienza e ne segue il dettato. Si liberi dalla demagogia dei partiti che la sostengono, segua ciò in cui crede e ci troverà pronti a cooperare. La Presidente del Consiglio ha detto che bisogna fermarsi. Bene, fermatevi e ritirate il decreto Rave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

In conclusione, potenziamo gli strumenti a disposizione a partire dei vaccini, discutiamo assieme come garantire il diritto alla salute e alle persone, dai bambini ai più fragili. Facciamolo subito! Lo dobbiamo ai nostri concittadini che nelle prime ondate di COVID ci hanno lasciato e a tutti i sacrifici che ha fatto il sistema economico per ripartire. Noi ci saremo e vogliamo esserci, perché vogliamo un Paese unito, che tutela il diritto alla salute. Se invece volete continuare con questa contraddizione, con questa confusione, con la follia da una parte di fare operazioni che si contraddicono le une con le altre e di strizzare l'occhio ai no-vax, ci troverete sulle barricate (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Panizzut. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie Presidente. Colleghi, signor Ministro - mi scuso per la voce - la ringraziamo intanto per essere venuto immediatamente a relazionare, perché non è accaduto spesso. Come Lega, siamo assolutamente concordi con lei e, sulle sue premesse, sull'obbligo di sottoporre a tampone anti-COVID tutti i passeggeri in arrivo dalla Cina. Abbiamo di certo assistito a un calo dell'impatto del COVID nell'ultimo anno, qui in Italia, con l'immunità a livello di popolazione, grazie ai vaccinati e ai guariti. Grazie a ciò, Omicron ha trovato una stabilità - mi si passi il termine - nelle sue varianti, ma in Cina, purtroppo, siamo ben lontani da questa percentuale e il virus è quindi libero di contagiare milioni di persone e di replicarsi e mutare molte volte. C'è da tener presente questo aspetto: la variante che potrebbe diffondersi potrebbe non essere Omicron, ma una variante completamente nuova, con il rischio che sia capace di superare la protezione offerta finora dai vaccini in uso qui da noi, a scapito soprattutto delle persone più fragili. Senza terrorizzare nessuno e senza tornare a cadere nel dualismo no-vax e sì-vax - e magari fermando le polemiche sulla salute e facendo tesoro degli errori, che purtroppo probabilmente son stati fatti - reputiamo che non sia proprio il caso di importare un nuovo virus. Perciò “sì” alle precauzioni. Ricordiamo che pochissimi giorni fa, proprio a Malpensa, su un volo proveniente da Pechino, la metà dei passeggeri è stata trovata positiva. Colgo l'occasione per ringraziare la regione Lombardia per essersi attivata immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con i tamponi di controllo. Il famoso buon senso, che sempre qui abbiamo citato, oggi dovrebbe essere assolutamente monitorare - e mettere un freno con i test - il sequenziamento del virus e l'isolamento per i positivi provenienti dalla Cina. La misura si rende quindi indispensabile, per garantire la sorveglianza e l'individuazione di eventuali varianti del virus, al fine di tutelare la popolazione italiana. Ricordo che negli Stati Uniti si apprestano ad introdurre a breve restrizioni su quanti sbarcano dalla Cina e a tutti i viaggiatori esteri sarà richiesto di esibire un test effettuato non più di 48 ore prima.

L'Italia però non può essere l'unico Paese a fare i controlli anti-COVID negli aeroporti. Le verifiche ed eventuali limitazioni vanno applicate sugli scali di tutta Europa, evitando arrivi nel nostro Paese da aeroporti stranieri e, quindi, non solo su voli direttamente dalla Cina: la prevenzione deve essere in chiave europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie Presidente, grazie Ministro. Io ritengo effettivamente molto imbarazzante per quest'Aula sentire così tanta propaganda, quando forse potremmo essere di fronte a un'altra emergenza di una gravità inaudita. Credo davvero che sia imbarazzante verificare la pochezza di contenuti da parte dei banchi della destra su queste vicende, attaccare il passato quando siamo di fronte a un pericolo, a un rischio, veramente particolare: 250 milioni di contagiati in Cina vuol dire avere una diffusione del virus così significativa da produrre rischiose mutazioni e rischiose varianti. Quindi, io credo che si debba stare sul merito e non fare propaganda, perché altrimenti non se ne esce. È un problema di emergenza globale e non possiamo far finta di niente.

Il problema vero, tuttavia, è che, anche nella legge di bilancio, non abbiamo, non avete, investito un euro in più per la sanità, nonostante la lezione della pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dopo aver giustamente definito eroico il personale sociosanitario e assistenziale, che ha lottato a mani nude e a volto scoperto durante la pandemia, avete premiato le società di calcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Nessuna indennità per il personale! Personale sanitario - voglio ricordarlo - che è tra il meno pagato d'Europa. Vi siete preoccupati del tetto al contante, avete pensato ai condoni, ma non alla salute dei cittadini. Questo è un dato di fatto e preoccupa molto che avete pensato proprio con il decreto Rave, lo stesso decreto Rave - ma siete partiti da ottobre - a un “libera tutti”, tanto opaco e ambivalente, quanto capace di strizzare l'occhio all'anti-scienza. Avete colluso con i no-vax, avete colluso anche con i no-mask, perché eravate anche contro le mascherine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non si capisce quale piano abbiate messo in atto, eccetto ciò che è stato detto sul discorso dei voli che provengono dalla Cina. Per questa nuova situazione non si capisce assolutamente quale sia il piano e quali siano le misure. Voglio ricordare, invece, che le misure messe in piedi dal Governo Conte con appropriatezza e con proporzionalità hanno salvato centinaia di migliaia di morti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quella modalità di affrontare il problema ha contribuito a far dell'Italia una Nazione assolutamente virtuosa, ed è stata riconosciuta tale dalla Organizzazione mondiale della sanità. Presidente, tramite lei, da collega a collega, vorrei far sapere al Ministro che ho apprezzato le sue considerazioni anche nel contesto dell'audizione tenuta in Commissione affari sociali.

Ho apprezzato il fatto che è una persona di rigore, un metodologo della ricerca. Allora, tramite lei, vorrei dargli un suggerimento: essendo un uomo di scienza, scappi da questa maggioranza finché lei è in tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benigni. Ne ha facoltà.

STEFANO BENIGNI (FI-PPE). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, sin dall'inizio della pandemia la battaglia di Forza Italia è sempre stata condotta in nome della scienza e della verità; una pandemia terribile di cui ancora oggi portiamo i segni, segni pesantissimi come quelli che hanno distinto la mia città, Bergamo; immagini di dolore impossibili da dimenticare. Ricordo ancora chiaramente, senza nascondere un po' di commozione, quei 70 camion dell'esercito che quella sera del 18 marzo 2020 trasportavano le bare dal cimitero di Bergamo verso altre città, immagini che rimarranno scolpite per sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori. Quei morti erano i nostri nonni, i nostri genitori e parenti, i nostri amici più cari (Applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Davanti a quelle morti, alle bare di Bergamo, alle strade deserte, alle terapie intensive piene, al personale sanitario, ai medici e agli infermieri che hanno perso la vita in corsia per essersi presi fino all'ultimo cura dei propri pazienti, Forza Italia si è schierata fin da subito dalla parte della scienza, a difesa della salute dei cittadini e della sicurezza sanitaria, promuovendo in tutte le sedi una battaglia a favore dei vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Siamo stati attenti a rispettare le misure quando era necessario e a chiedere le riaperture quando le condizioni ce l'hanno permesso e sappiamo bene che se siamo tornati piano, piano a condizioni di normalità, lo dobbiamo solo allo scudo dei vaccini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Italia Viva-Renew Europe). Pertanto, la battaglia di Forza Italia è una battaglia che rivendichiamo con orgoglio, perché la vaccinazione è stata la risposta più forte alla pandemia, l'unica in grado di rispettare un criterio di scienza, l'unica in grado di coniugare la presenza di un quadro sanitario di emergenza con una vita normale.

Per questo, la linea di Forza Italia sui vaccini è sempre stata chiara, non è mai cambiata e mai cambierà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e continueremo ad invitare le persone a vaccinarsi, perché ciò che sta accadendo ora in Cina è quello che sarebbe potuto succedere nel nostro Paese se non avessimo fatto ricorso alla vaccinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ciò che sappiamo per certo è che Pechino ha vaccinato poco e ha vaccinato male, con un vaccino poco efficace e con una strategia basata prevalentemente sui dispositivi di protezione individuale, sul distanziamento sociale e sui lockdown, che non può essere efficace in presenza di un agente patogeno così contagioso. È evidente come la situazione non possa essere sottovalutata, ma siamo consapevoli della forza dello scudo dei vaccini, per cui oggi possiamo credere in un rischio contenuto delle ripercussioni che la situazione cinese potrebbe avere sul nostro Paese.

Alla luce di ciò, teniamo a trasmettere agli italiani ancora una volta un messaggio forte e chiaro: sì ai vaccini, sì alla scienza, sì alla quarta dose (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra), in particolare per le persone più fragili e per gli over 65. Questa è la richiesta che le fa, oggi, il gruppo di Forza Italia, signor Ministro, senza allarmismi, ma con sano realismo, lo stesso realismo che avevamo sottolineato nel criticare, giorni fa, il reintegro dei medici no-vax. I vaccini sono la strada maestra, l'arma fornita dalla scienza per sconfiggere la pandemia e per questo siamo certi che il Governo farà di tutto per tutelare la sicurezza sanitaria dei cittadini.

Mi permetto pertanto di ringraziare il nostro assessore al Welfare Guido Bertolaso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) che, ancora una volta, ha saputo intervenire con prontezza, rendendo obbligatori i tamponi antigenici per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia, già dal 26 dicembre. Apprezziamo come il Ministro della Sanità Schillaci abbia esteso quest'obbligo su tutto il territorio nazionale.

A tal proposito ci auguriamo che anche l'Unione europea segua la linea dell'Italia. Ciò che è importante fare ora, per evitare di ricadere in una situazione di emergenza, è fornire messaggi chiari, non abbassare la guardia e continuare a lavorare su quella che è l'unica strada percorribile per intensificare la campagna di immunizzazione e convincere quante più persone possibili a vaccinarsi. Scegliamo la prudenza e la prevenzione senza dimenticare la fiducia nel nostro Paese e nel nostro eccellente Servizio sanitario nazionale. Guardiamo al futuro con coraggio ed ottimismo, ma non possiamo permettere al virus di condizionare ancora le nostre vite né di ripresentarsi alle nostre frontiere, tanto meno, di mettere nuovamente a rischio la salute dei nostri cittadini.

Noi confidiamo nella prontezza degli interventi del nostro Governo, ai quali Forza Italia darà a pieno e leale sostegno nelle iniziative e nei messaggi che verranno trasmessi agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), sicuri che le scelte fatte fino ad oggi ci consentono di dire che siamo sulla strada giusta per tutelare la salute pubblica e garantire il benessere collettivo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Ministro, noi siamo grati, Ministro, per la sua presenza qui, oggi, in quest'Aula, per questa informativa urgente; siamo grati per quanto ha esposto, perché conosciamo la gravità di dover prendere decisioni tempestive, efficaci e difficili per far fronte ad una tragedia che, purtroppo, abbiamo condiviso e che in qualche modo avevamo cercato anche di anestetizzare, dimenticandola, e che oggi invece ripiomba con forza in quest'Aula nel ricordo della tragedia che abbiamo vissuto, delle donne e degli uomini che hanno perso la vita, della sofferenza di chi, accanto a quelle donne e quegli uomini, ha combattuto per salvare la nostra popolazione, e penso alle dottoresse, ai dottori, alle infermiere, agli infermieri e al personale sociosanitario.

Io la ringrazio, perché lei ha chiaramente evidenziato, nella sua informativa, perché la strategia cinese è stata del tutto inefficace. Di fatto, ha fatto un'implicita analisi comparativa, quasi un quadro sinottico, è mancata l'altra colonna, quella del: ha funzionato. Perché lei giustamente ha detto che in Cina non ha funzionato il fatto che hanno avuto una scarsa campagna di vaccinazione, una scarsa adesione alla vaccinazione; dall'altra parte, noi come Paese abbiamo avuto invece un'alta risposta alla vaccinazione, ma lei sa bene, Ministro, che questo è dipeso dalle scelte di un Governo, quello presieduto da Mario Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), che recentemente ha ricordato che siamo stati tra i primi Paesi a introdurre il green pass e l'obbligo vaccinale e queste misure hanno permesso di attivare anche quella coscienza collettiva che ha coinvolto bambini, giovani e ragazzi che si sono messi a disposizione per arrivare a quell'immunità di gregge, che invece i medici no-vax e chi si è rifiutato di vaccinarsi avevano messo gravemente a rischio.

Lei ha detto che in Cina è stata poco efficace la campagna di vaccinazione e che avevano vaccini meno efficaci. Le ricordiamo tutti le fake news di chi diceva che il vaccino a mRNA era qualcosa che andava a ledere, invece, la salute delle cittadine e dei cittadini. Ha ricordato che la Cina ha avuto un bassissimo livello di vaccinazione nella popolazione anziana. Perché noi allora siamo riusciti? Perché abbiamo messo invece l'obbligo di vaccinazione per gli over 50, proprio per ottenere invece un alto livello di vaccinazione in quella popolazione che se contraeva il virus aveva una maggiore probabilità di avere effetti gravi e, quindi, di entrare negli ospedali e di portare la nostra sanità, così già fortemente scossa, al limite della sostenibilità. Su questo le richiamo il fatto che risposte ulteriori non sono arrivate, perché avete rifiutato di prendere il MES sanitario e di dare delle risposte serie, se non quella di reintrodurre i medici no-vax, mettendo maggiormente a rischio la popolazione più fragile, quella degli ospedali, perché lei sa meglio di me che una persona non vaccinata, non solo ha una maggiore probabilità di contrarre il virus, ma anche di trasmetterlo.

Ha ricordato che la Cina non è stata in grado di dare dei dati trasparenti.

E allora le chiedo, Ministro: perché come primo atto del suo Governo voi avete deciso di secretare i dati e di non renderli pubblici? Ci si riempie la bocca con parole: “noi siamo per la scienza”. Ricordo a quest'Aula che essere per la scienza parte dall'essere per la trasparenza dei dati e la verificabilità delle azioni e degli effetti che queste azioni hanno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). Questa è la scienza: è il principio galileiano della falsificabilità.

Allora, Ministro, lei ha ragione. È una lezione per l'intero mondo: cosa non si deve fare, cioè quello che ha fatto la Cina. A noi basterebbe che diventi una lezione per il suo Governo, perché io capisco l'imbarazzo che lei deve avere vissuto ieri - guardi, le sono anche profondamente solidale - perché, nel giorno in cui il suo Governo prende la fiducia su un provvedimento che toglie il tampone da una persona infetta per farla uscire dall'isolamento in cinque giorni, lei, invece, firma un'ordinanza per obbligare a fare il tampone a chi viene dalla Cina.

Allora, Ministro, io le chiedo davvero, in memoria di quelle donne e di quegli uomini e per coerenza anche col principio di scientificità che lei ha dichiarato, che il decreto che oggi sarà in discussione e che giungerà all'approvazione deve essere superato nel modo esattamente contrario: i medici no-vax in ospedale non ci devono essere; il green pass deve essere reintrodotto nelle strutture per disabili e anziani e nelle RSA (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). E i tamponi, Ministro, non sono una lesione della propria dignità ma sono un mezzo di tracciamento e di contenimento della diffusione del virus.

Noi ci affidiamo alla sua competenza e alla sua capacità, speranzosi che possa superare l'ideologizzazione demagogica con cui troppo spesso questa maggioranza ha affrontato questi temi (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi. Io la ringrazio, signor Ministro. Già in Commissione, se lei ricorda, quando ha presentato le linee programmatiche del suo Ministero molti dei nostri interventi si sono soffermati sulla possibile recrudescenza dell'epidemia. Aspettiamo la replica e penso che se ne potrà parlare anche in modo più approfondito e informato.

Perché eravamo preoccupati? In primo luogo, perché siamo di fronte a una situazione che non può essere definita tranquilla in Italia. Perché, vedete, i nuovi casi dal 16 al 22 dicembre comunque sono stati 137.599 e i deceduti dal 16 al 22 dicembre sono stati 798, con un aumento dell'11 per cento rispetto alla settimana dal 15 al 22 dicembre. Quindi, anche i dati relativi al tasso di positività e alle terapie intensive potrebbero presto modificare il segno finora negativo (veramente in un batter d'occhio).

Io penso che il Governo abbia la necessità di assumere con grande responsabilità il pericolo che viene dalla Cina, perché nei primi venti giorni di dicembre, come lei stesso ha qui oggi affermato, 248 milioni di persone, ossia il 18 per cento della popolazione cinese, avrebbero contratto il virus e metà della popolazione di Pechino potrebbe essere stata contagiata. Abbandonata la politica dello zero COVID, che aveva sollevato proteste al limite della rivolta, la situazione appare sicuramente fuori controllo.

Tuttavia, i dati a nostra disposizione sono pochi e incerti. Il picco dovrebbe essere raggiunto a fine gennaio nella maggior parte delle città cinesi.

Sappiamo che gli ospedali in Cina sono allo stremo - perfino i crematori sono in sofferenza - soprattutto nelle aree rurali, dove le strutture sanitarie sono molto carenti.

È ovvio che rispetto a un'epidemia in atto in Cina non possiamo dire che è in Cina e noi ci salviamo. Non è così semplice! La Cina è molto, molto popolata e in una situazione globale il pericolo che arrivi l'epidemia è quasi una certezza e questo potrebbe ripercuotersi a livello globale con conseguenze davvero catastrofiche. Catastrofiche perché non siamo nemmeno ancora usciti dagli esiti della pandemia precedente (non ce ne siamo ancora liberati).

Quindi, vorrei fare anche cenno al fatto che - e ne facevano riferimento anche la collega Bonetti, il collega Furfaro e il collega Quartini nei loro interventi - noi abbiamo il problema, Ministro, che il Governo, anche per la sua cultura politica prevalente - e mi ha fatto molto piacere ascoltare ora le parole del collega Benigni di Forza Italia, su cui mi soffermerò tra un attimo - non ha al proprio interno l'assunzione di responsabilità rispetto al fatto che, sebbene nessuno abbia la verità in tasca, comunque noi abbiamo un'esperienza maturata nei precedenti Governi e io credo che all'interno dell'opposizione la disponibilità a collaborare onestamente e a mettere a disposizione le proprie competenze e conoscenze e il frutto dell'esperienza sofferta e maturata sul campo siano a vostra disposizione.

Certamente non si deve iniziare come si è fatto oggi, con un intervento di provocazione che a me soggettivamente ha fatto tanto male, perché io ho visto le persone e i medici morire. Però, adesso - e finisco - pretendiamo che ci sia un cambio di passo e il ritiro di questo decreto indecente dovrebbe essere la prima mossa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, come gruppo Noi Moderati abbiamo fortemente apprezzato la scelta fatta dalla Presidenza, anche su richiesta delle opposizioni, di avere un'informativa urgente del Ministro della Salute al Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, perché è esattamente questa la caratteristica delle informative urgenti.

Le nostre osservazioni, che saranno tre, signor Ministro, vanno in continuità con la posizione che abbiamo tenuto in tutti questi anni. La premessa è molto semplice: nessun allarmismo, perché non serve l'allarmismo ma serve responsabilità, serietà e cautela, che hanno sempre contraddistinto e contraddistinguono la sua azione e l'azione del nostro Governo, ma anche l'azione di tutti i Governi rispetto al contrasto di una pandemia che una volta era un nemico invisibile e oggi, invece, abbiamo imparato a conoscere.

Da questo punto di vista lei ha fatto bene a informare il Parlamento su quello che sta accadendo in Cina, perché dalla Cina ci possono venire insegnamenti importanti su come proseguire. Non dobbiamo avere la testa rivolta verso il passato, perché non siamo all'anno 2020, drammatico. Siamo all'anno 2022 e l'Italia è stata protagonista e ha fatto passi da gigante. Questa è la prima lezione, su cui dobbiamo proseguire con forza e con chiarezza.

La Cina ha sbagliato, perché ha scelto la strada della restrizione e non la strada della prevenzione e la prevenzione ha una caratteristica fondamentale, quella dell'appello alla responsabilità, alla libertà e alla coscienza di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo applausi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

La restrizione è un elemento puntuale e urgente che, eventualmente, deve essere limitato nel tempo, ma non aiuta a combattere il virus, non aiuta a sconfiggere la malattia. Per questo, la strada della prevenzione, oggi più che mai, è la strada a cui dobbiamo guardare. Non a caso tutti abbiamo sottolineato come la vittoria dell'Italia sia stata la vittoria di chi ha avuto il coraggio di assumersi la responsabilità e la libertà di scegliere la strada della vaccinazione.

Questa, perdonatemi, non è la vittoria di un Governo e di una classe politica, è la vittoria della responsabilità dei cittadini italiani (Applausi dei deputati Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) che hanno scelto, al 90 per cento, di vaccinarsi. Siamo il Paese che ha scelto più convintamente di seguire la strada del vaccino. Non è la strada neanche dell'obbligatorietà ma è la strada che funziona in quel momento specifico, su quelle categorie; oggi, su questa strada dobbiamo proseguire. Per questo, facciamo un appello al Governo e alle regioni perché sulla prevenzione si insista e si continui; abbiamo bisogno che, in particolare, le persone appartenenti ad alcune classi di età, come dimostra la Cina, siano convinte a seguire la strada del vaccino, della quarta dose, in particolare i sessantenni, le persone fragili, perché questa è la difesa che abbiamo.

La seconda lezione ci viene da quello che sta accadendo e dalla storia, ossia che di fronte a questo virus non ci si salva da soli. Il virus non ha confini e per questo è importante - e qui il Governo agisca con forza, con autorevolezza e con urgenza in Europa - che, proprio perché ci devono essere misure di cautela, le si debbano prendere tutti insieme in Europa. È evidente. Ha fatto bene il Governo a scegliere immediatamente la strada dei tamponi preventivi per tutti i voli che arrivano dalla Cina, anche successivamente, percorrendo la strada non solo del tampone, in generale, ma del tampone molecolare, perché ci permette di individuare, di tracciare. Tuttavia, se questo non accade con un'azione congiunta in tutta Europa, siamo inermi e inerti rispetto ad un'azione. Per questo, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti deve lavorare in quella direzione, insieme agli altri suoi colleghi ministri, ma, ancora una volta, la regia e la forza devono essere europee, non solo italiane.

La terza lezione è quella dei dati e della forza della comunità scientifica; lei è il rappresentante autorevole di questa comunità scientifica, che ha la necessità e l'urgenza di trasmettere i dati affinché vengano messi a disposizione della comunità scientifica. Abbiamo avuto un esempio positivo e un esempio negativo drammatico. L'esempio negativo drammatico ci viene ancora una volta dalla Cina e dalla comunità scientifica cinese: hanno nascosto, non solo all'Italia, ma a tutta la comunità scientifica mondiale, i dati che potevano permettere di accelerare ancora di più la conoscenza di un virus sconosciuto. Il Sudafrica, quando si è diffusa la variante sudafricana, immediatamente ha messo a disposizione della comunità scientifica mondiale i dati che avevano e questo ci ha permesso di conoscere le varianti. Dobbiamo insistere con responsabilità anche su questo elemento, perché la forza della lotta nell'ambito della ricerca scientifica è esattamente nel mettere in comune i dati che sono a conoscenza, non più solo dell'Italia, non più solo dell'Europa, ma di tutta la comunità mondiale. Questa è la posizione di responsabilità e di serietà ed è la posizione che Noi Moderati continueremo a seguire, supportando l'azione del Governo, sapendo che, oggi, in Italia, non siamo più, grazie a Dio, nella fase pandemica, ma siamo nella fase endemica, cioè siamo nella fase di una convivenza con questo virus e abbiamo altri elementi - e concludo – con cui combattere: pensiamo alla diffusione delle influenze, pensiamo alle tante azioni di prevenzione che dobbiamo fare nei tanti settori clinici e medici dimenticati (penso alla lotta ai tumori e alla prevenzione in quel campo). Quindi, buon lavoro e andiamo avanti in questo stretto contatto tra l'azione del Governo e l'informativa al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo applausi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente, grazie signor Ministro. Avrei apprezzato la misura, la puntualità con cui ci ha spiegato che l'emergenza COVID non è finita, con cui ci ha spiegato la rapidità con la quale, a Malpensa, sono state messe in campo misure precauzionali, con cui ci ha spiegato come in Italia e in Europa bisogna tenere alta la guardia.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, se può cambiare microfono, perché non si sente bene, mi scusi.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Allora, spero che ora si senta bene. Ricomincio.

Signor Ministro, avrei apprezzato la misura e la puntualità delle sue comunicazioni, avrei apprezzato il fatto che lei ci ha spiegato come sia ancora necessario ed urgente mettere in campo misure precauzionali, il fatto che non solo in Italia, non solo a Malpensa…

PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, è esattamente come prima; quindi, le chiedo cortesemente di provare… Non so se sia un problema, non vorrei fosse la pila.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Allora cambio la pila.

PRESIDENTE. Mi scusi per questo trasloco. Allora, è un problema del sistema. Andiamo avanti, comunque, porti pazienza.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Credo che anche il suo, di microfono, non funzioni bene, signor Presidente, quindi, è un male comune. Provo a riprendere il filo, sperando che si senta. Negli studi televisivi arriverebbe il gelato, non so se la Camera sia in grado di fornire un sistema… Direi di interrompere, Presidente.

PRESIDENTE. Interrompiamo per cinque minuti per vedere di risolvere il problema. Mi scusi Ministro.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Dicevo che avrei apprezzato le parole misurate del Ministro, il suo richiamo realistico a meccanismi di precauzione, perché la pandemia non è stata sconfitta una volta per tutte, il suo richiamo alla necessità di un'azione coordinata di nuovo a livello di Unione europea. Aggiungo il fatto che abbiamo battuto la pandemia nella sua fase più acuta grazie al fatto che siamo Paesi democratici, dove l'informazione è aperta, la scienza è rispettata e dove sono stati utilizzati vaccini realizzati in tempi record. Dopodiché, mi sono svegliato di soprassalto, ascoltando l'intemerata dell'onorevole Donzelli, esponente del principale partito che la sostiene, Ministro, un'intemerata propagandistica che mi ha riportato alla realtà di oggi, del decreto che stiamo per approvare con il condono per i medici no-Vax.

La discussione che abbiamo avuto - signor Presidente, mi rivolgo per suo tramite al collega Donzelli -, la realtà che lei ha raccontato è l'opposto di quella che abbiamo vissuto noi. Abbiamo vissuto una realtà in cui ci sono stati pezzi di politica importanti e pezzi di questa maggioranza che, per tutto il tempo in cui si combatteva contro il virus, hanno flirtato con i no-Vax, i no-mask, i no-green pass, e si ritrovano adesso, in realtà, con le parole del Ministro, a dover fare rapidamente marcia indietro anche su questo, perché il virus che potrebbe tornare dalla Cina si combatte esattamente con i metodi e gli strumenti che sono stati utilizzati. Non c'era alcuna dittatura sanitaria nell'imporre il vaccino ai medici, nell'utilizzare il green pass, nel prescrivere le mascherine sui mezzi di trasporto, come molti di voi hanno detto.

Chiudo, signor Presidente. La lotta al virus bisogna continuare a farla come l'abbiamo fatta: scienza, vaccini, mascherine quando servono, apertura al mondo delle informazioni che ci sono. Signor Ministro, tanti auguri. Non la vedo inserita in un contesto adeguato, anche se nelle parole di altri esponenti della maggioranza ci sono stati segnali di incoraggiamento. Quello che facciamo oggi - e che in quest'Aula siamo pronti a fare - è il contrario di quello che lei ci ha raccontato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente. Poiché è stato stabilito che le votazioni sugli ordini del giorno si svolgeranno a partire dalle ore 19, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà a tale ora.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Coglierei l'occasione per chiedere al Ministro della Salute, se è possibile, di fermarsi in Aula anche per le votazioni degli ordini del giorno, che si svolgeranno adesso. Molti, tra l'altro, sono su temi che lo riguardano e, visto che vi sono state alcune proposte di riformulazioni e altre negative, ma nel frattempo questa notte credo abbia portato consiglio, chiederei al Ministro, ripeto, se è possibile, se ovviamente è disponibile, di fermarsi.

PRESIDENTE. Sicuramente il Governo sarà presente e chiederemo, ovviamente, al Ministro, che valuterà. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 705.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 705.

Ricordo che, prima della sospensione, si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, il rappresentante del Governo ha espresso i pareri e si sono concluse le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/1 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/2 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/3 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/4 Grimaldi, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Su che cosa?

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Per mettere a verbale la richiesta di cambiare: “a partire dalla legalizzazione”, non “liberalizzazione”.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/4 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/5 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/6 Ghirra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Su che cosa?

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Solo perché ci è sembrato che il Governo fosse favorevole a costruire un report annuale sui rave in Italia, sullo stato dei rave, mentre ieri abbiamo avuto un parere…

PRESIDENTE. Però siamo in fase di votazione, deve essere attinente all'ordine del giorno, altrimenti…

MARCO GRIMALDI (AVS). Sì, alla votazione. Essendo stato dato un parere contrario, mentre ho letto che il Governo è favorevole all'idea di fare un report sullo stato dei rave in Italia, voglio solo capire se la notte abbia portato consiglio; quindi, chiedo di cambiare il parere.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo se intenda cambiare il parere. No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/6 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/7 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/8 Mari, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Per cosa?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/8 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/9 Magi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/10 Della Vedova.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Su cosa?

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, chiedo di sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Su cosa?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/10 Della Vedova, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, soltanto per riportare un po' di disappunto sulla conduzione dell'Assemblea, perché la collega Zanella voleva sottoscrivere l'ordine del giorno e purtroppo per una disattenzione….

SALVATORE CAIATA (FDI). Si può sottoscrivere senza intervenire.

PRESIDENTE. Ricordo che si può sottoscrivere anche venendo ai banchi della Presidenza. Non c'è alcun problema. Onorevole Zanella, se vuole si può sottoscrivere anche in questo modo, quindi non c'è alcun problema. Va bene? Possiamo proseguire?

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Scusi, non voglio farle perdere assolutamente tempo, lungi da me (Commenti). Semplicemente, siccome due ordini del giorno fa non sono riuscita a votare, volevo dire che avrei votato a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Provenzano.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, la Presidenza è lontana. Come preannunciato, ci tengo particolarmente a sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/11.

PRESIDENTE. Ricordo a tutti che le sottoscrizioni possono avvenire anche qui ai banchi della Presidenza e per il voto mancante ai resoconti.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Per intenderci, per avere una sua indicazione in merito. Ovviamente le sottoscrizioni degli ordini del giorno possono avvenire anche lì, però, se le votazioni sono a raffica, è ovvio che poi ci deve essere l'attesa che chi viene lì a firmare possa rientrare al suo posto per votare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi se lei ci dice delle due l'una: o noi veniamo lì a sottoscrivere e poi ci viene dato il tempo di rientrare oppure siamo costretti a segnalare la volontà di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Magi, si può anche sottoscrivere alla fine, eventualmente, ma, nel momento in cui qualche persona si dovesse trovare in Aula e non ha ancora raggiunto il suo posto, l'attendiamo, non c'è alcun problema.

Proseguiamo, per cortesia. Ordine del giorno n. 9/705/11 Pastorino.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Aspetti che debbo sottoscrivere (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Scusate, scusate, ordine. Ordine del giorno n. 9/705/11 Pastorino: c'è un parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/11 Pastorino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Sull'ordine dei lavori?

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). No, per un richiamo al Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Articoli?

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Articolo 8 e seguenti. Ieri, siamo stati minacciati, in quest'Aula, dal collega Messina (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha dichiarato, come si può leggere dallo stenografico: “Presidente, se mi è consentito, se lei non interromperà chi si permette di darci dei corrotti, saremo noi a non farli parlare” (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cioè, il collega Messina è intervenuto in quest'Aula dicendo che, se lei non impedisce ai parlamentari dell'opposizione di intervenire in quest'Aula, sarà lui a farci tacere. Lei comprenderà, Presidente, che questa è una minaccia (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - è una minaccia -, la presidenza di turno non ha ritenuto di intervenire. Io, Presidente, la inviterei ad esaminare lo stenografico, a valutare con l'Ufficio di Presidenza eventuali sanzioni nei confronti del collega e, soprattutto, di governare nell'Aula anche gli ululati dei colleghi della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancini. Sicuramente, guarderemo tutto quello che è avvenuto. Chiedo a tutti i colleghi, visto che siamo qui per lavorare, di cercare di mantenere l'ordine nell'Aula. Vi ringrazio.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/12 Zaratti, parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/12 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno n. 9/705/13 Furfaro, parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Su cosa?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che intende sottoscrivere l'ordine del giorno in esame anche l'onorevole Graziano. Anche l'onorevole Ghirra sottoscrive a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Volevo sottoscrivere l'ordine del giorno, evidentemente non si era sentito, aggiustate i microfoni.

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, vorrei sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Donno?

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Sì, collega, lo può dire ad alta voce… Presidente, richiami i suoi colleghi di partito che vogliono fare i simpatici evidentemente (Commenti), non ci lasciano lavorare in quest'Aula. Presidente, mi rivolgo a lei affinché richiami i suoi colleghi di partito che (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente… Prego, onorevole Donno, adesso può parlare.

LEONARDO DONNO (M5S). …da ieri sera stanno attaccando l'opposizione. Quindi, ognuno al proprio posto e abbiate rispetto dei colleghi (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi… Prego, andiamo avanti.

LEONARDO DONNO (M5S). Ci tenevo a sottoscrivere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Penza?

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Dopo aver dato una lettura all'ordine del giorno, credo che sia opportuno che anche io sottoscriva questo ordine del giorno (Applausi ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ricordo che, al termine della fase di votazione, si può venire a sottoscrivere ai banchi della Presidenza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti, poi, cortesemente, andiamo avanti.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). In dissenso dal gruppo, vorrei togliere la mia firma dall'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Al termine si può fare tutto.

Ordine del giorno n. 9/705/13 Furfaro, parere favorevole, quindi è accolto dal Governo.

ANDREA CASU (PD-IDP). Votiamolo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di votarlo? Va bene, onorevole Furfaro.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/13 Furfaro, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno n. 9/705/14 Girelli, c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Presidente, lei, tre ordini del giorno fa, ha detto che si poteva sottoscrivere l'ordine del giorno prima della votazione e, addirittura, poter scendere alla Presidenza per sottoscriverlo e avreste atteso i deputati e le deputate prima di votare. Dopo due ordini del giorno, ha detto esattamente l'opposto. Vorrei un chiarimento su come ci si deve comportare in quest'Aula (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Scotto, ho detto che si possono fare le sottoscrizioni o qui al banco della Presidenza o alla fine di tutta la fase. Chiaramente, se diventa uno strumento per interrompere i lavori, ritengo che sia il caso di aspettare la fine della fase.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente, per un richiamo al Regolamento. Se i casi sono uno, due o tre, può capitare che qualcuno, logicamente, chieda (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… guardi, Presidente…

PRESIDENTE. Lasciamo parlare l'onorevole Foti, per cortesia.

TOMMASO FOTI (FDI). …io sono abituato ad ascoltare i richiami al Regolamento (Commenti)

PRESIDENTE. Attendiamo che possa esprimere il suo articolo...

TOMMASO FOTI (FDI). Vogliono sentire che io dica 8 e seguenti.

PRESIDENTE. L'ha detto. Prego, onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Faccio presente che il Regolamento parte anche dall'articolo 1, quindi posso dire articolo 1 e seguenti. Chiaro? Perché l'8 riguarda la Presidenza, gli altri non riguardano solo la Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ciò detto, signor Presidente, io capisco di voler tenere un clima sereno e siamo d'accordo, però lei sa benissimo che in sede di votazione alcuni interventi sono ammessi solo per contestare la votazione, l'esito della votazione, le modalità della votazione o il caso, che è difficile che si verifichi ma non impossibile, e in passato si verificava molto di più, di votazione doppia e cioè un collega che vota anche per un altro. Io mi permetto di fare osservare che la questione della sottoscrizione degli ordini del giorno nella fase di votazione, come osservato prima dal collega della sinistra, quando ha chiesto di cambiare la parola, non è più possibile, anche perché la riformulazione tutt'al più in questa fase la può fare il Governo e non sicuramente colui il quale ha presentato l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, se dobbiamo farla in punto di Regolamento, la facciamo tutti in punto di Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Andiamo avanti con l'ordine del giorno n. 9/705/14 Girelli, su cui c'è un parere contrario del Governo. Onorevole Girelli?

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente, solo per far riflettere il Governo rispetto a quanto ha detto il Ministro in quest'Aula…

PRESIDENTE. Governo? Non cambia il parere. Quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/14 Girelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/705/15 Manzi, con una riformulazione. Deputata Manzi, accetta la riformulazione?

MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, avrei piacere a sottoscrivere...

PRESIDENTE. Deve parlare l'onorevole Manzi. Accetta la riformulazione, deputata Manzi?

IRENE MANZI (PD-IDP). Potrei ascoltare la riformulazione?

PRESIDENTE. Governo? Ordine del giorno n. 9/705/15 Manzi.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, grazie, è così riformulato: “a valutare l'opportunità di stanziare ulteriori risorse volte ad incrementare il Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche di cui all'articolo 1, comma 601, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, al fine di supportare il personale delle istituzioni scolastiche statali, gli studenti e le famiglie attraverso servizi professionali per l'assistenza e il supporto psicologico in relazione alla prevenzione al trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19”.

PRESIDENTE. Onorevole Manzi?

IRENE MANZI (PD-IDP). Ringrazio il Governo e accolgo la riformulazione, ma chiedo di poter votare il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/15 Manzi, così come riformulato, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prendiamo atto che ci sono alcuni deputati che vogliono cambiare il loro voto, poi lo faremo. Prendiamo atto dei cambiamenti di voto.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/705/16 Orfini: c'è una riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Orfini?

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Scusandomi, chiederei anch'io di riascoltarla, perché capite che era notte e le abbiamo sentite tutte una dietro l'altra.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Con raro piacere, collega; repetita iuvant.

“A valutare l'opportunità di stanziare ulteriori risorse volte ad incrementare il Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19, di cui all'articolo 58, comma 4, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, al fine di installare presso gli ambienti degli istituti scolastici impianti per la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore…” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Deputato, lei ha colto? Benissimo. Procedo un po' più lentamente anche per tutti gli altri: “…e per l'acquisto di apparecchi di sanificazione, igienizzazione e purificazione dell'aria negli ambienti scolastici, provvisti di sistemi di filtraggio delle particelle e di distruzione di microrganismi presenti nell'aria” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Orfini, accetta la riformulazione?

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Ringrazio il Governo, accolgo la riformulazione e chiedo di votare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartapelle?

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Sottoscrivo l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/16 Orfini, così come riformulato, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/17 Iacono, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/705/18 Letta, con il parere contrario del Governo. Onorevole Di Sanzo, su cosa?

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Non ha funzionato la votazione: era verde.

PRESIDENTE. Ne teniamo conto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo, l'ordine del giorno n. 9/705/18 Letta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie Presidente, per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo, l'ordine del giorno n. 9/705/18 Letta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/18 Letta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/19 Madia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/705/20 Lacarra, con una riformulazione: accetta la riformulazione, onorevole Lacarra?

MARCO LACARRA (PD-IDP). Se il sottosegretario può cortesemente ripetere la riformulazione.

PRESIDENTE. Governo, se cortesemente può ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/705/20 Lacarra.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, è riformulato nella parte dell'impegno, premettendo “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Lacarra?

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente, accetto la riformulazione, ma chiedo che l'Aula si esprima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Sì, Presidente, vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/20 Lacarra, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/21 Guerini su cui c'è un parere contrario del Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/21 Guerini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/22 Marino, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Presidente, alla luce, anche dei nuovi contagi e dell'emergenza che nuovamente sta nascendo, vorrei chiedere al Governo di cambiare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo cambia il parere? Sottosegretario, hanno chiesto se decide di cambiare il parere sull'ordine del giorno n. 9/705/22 Marino.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Non cambio il parere su nessun ordine del giorno, da qui al n. 9/705/156 (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier – Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Presidente, solo per sottoscrivere questo importante ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 1 e seguenti. Inviterei il sottosegretario a tenere un atteggiamento un po' più nel suo ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ho letto un labiale che adesso non ripeto. Prima, sembrava il Segretario d'Aula, ho sentito un Ciro Rosso, un Marta Rosso… Io credo che, fino a prova contraria, ci sia una distinzione tra il ruolo del Governo e il ruolo di questo Parlamento e io la invito a farla rispettare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, considerate anche le affermazioni del Sottosegretario. Solo per far notare che questo ordine del giorno chiede di reintrodurre le mascherine per i lavoratori a contatto col pubblico. Solo per dire che Schillaci, poco prima, ha detto che per i lavoratori bisogna usare la mascherina (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Onorevole Serracchiani…

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Solo per dire che forse ci vuole…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Serracchiani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/22 Marino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/23 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente, per un richiamo al Regolamento, attinente al rapporto tra il Governo e l'Aula. Non è possibile che il Governo non valuti nel merito dei singoli ordini del giorno le richieste di modifica dei pareri (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, non è un intervento, il Governo ha già dato…

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Noi abbiamo il diritto di chiedere e il Governo ha il dovere di rispondere (Commenti)

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, mi dispiace, dobbiamo proseguire…

Colleghi, scusate, rispondo io all'onorevole Mancini. Onorevole Mancini, la ringrazio, ma il Governo ha già espresso i suoi pareri, quindi, può anche decidere di non cambiare parere su nessun ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Presidente, anche in conseguenza di quello che ha detto poco fa il collega Mancini, io chiedo al Governo di ripensare il parere maturato e di poterlo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fossi. Il Governo non cambia parere.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/23 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/24 Berruto, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, per una ragione molto semplice; poiché anche i tempi di confronto con l'opposizione su questo provvedimento sono stati gravemente compressi dalla posizione della fiducia da parte del Governo e poiché per le opposizioni la fase già di illustrazione degli ordini del giorno e anche di votazione degli ordini del giorno è particolarmente importante, come abbiamo dimostrato in vostra assenza ieri sera (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), chiediamo…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia… colleghi… onorevole Provenzano, si rivolga alla Presidenza, per cortesia…

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Io mi sono rivolto a lei, Presidente, e le vorrei dire che, proprio per questa ragione, le chiedo di intervenire sui colleghi della maggioranza per avere maggiore rispetto di questa fase e anche delle prerogative dei singoli deputati su una fase che le opposizioni ritengono fondamentale nell'interlocuzione con la maggioranza e con il Governo. Vorrei anche, per suo tramite, dare notizia alle forze di maggioranza che l'Ufficio di Presidenza ha deciso che le votazioni si svolgeranno non prima delle undici. Quindi, per suo tramite, Presidente, possiamo tranquillamente, a meno che non abbiano altro da fare (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), invitare alla calma i colleghi della maggioranza, perché noi siamo qui, vogliamo discutere ed esaminare gli ordini del giorno e pretendiamo rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia…

MARCO CERRETO (FDI). Siamo in votazione, Presidente!

PRESIDENTE. Siamo in votazione, sono già stati espressi pareri, è già stata fatta la discussione…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto, che è il firmatario dell'ordine del giorno. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, grazie ai colleghi e alle colleghe per la pazienza. Alla luce di quanto abbiamo ascoltato dalle parole del Ministro, ho capito che il Governo conferma il parere, ma vorrei che ci spiegasse il perché (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Berruto, il Governo può decidere di cambiare il parere oppure no, ha deciso di non cambiare il parere, quindi, si prosegue.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, per trenta secondi, vorrei far presente che sono due fasi diverse rispetto al passato e mi permetto di dirlo a lei, perché se noi mettiamo sullo stesso piano due fasi differenti al passato stiamo sbagliando (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lei sa benissimo che in sede di dichiarazione di voto, dopo che il Governo si era espresso, in più occasioni è stato chiesto al Governo se intendesse cambiare o riformulare, tant'è vero che si è andati anche all'accantonamento, a volte, di ordini del giorno. Dico bene? Bene. La fase della discussione e delle dichiarazioni di voto, dopo che il Governo si è espresso, è stata conclusa. Ora, è legittimo che si chieda al Governo se c'è qualche variazione che può intervenire sul parere precedentemente espresso, ma se su ogni ordine del giorno chiediamo se il Governo intenda o meno cambiare opinione, mi pare che sia una fase che non è quella attuale, perché questa è la fase della votazione, non della dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Scusate! Allora, per chiarezza ricordo che la fase delle dichiarazioni di voto è conclusa, come tutti sapete. Stiamo procedendo alla votazione, come diceva l'onorevole Foti, degli ordini del giorno in successione.

Ricordo a tutti che in questa fase il presentatore può intervenire per pochi secondi esclusivamente per dichiarare se accetta l'eventuale riformulazione ovviamente, per richiedere la rilettura della riformulazione, per richiedere la revisione del parere espresso dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) o per chiedere di porre in votazione l'ordine del giorno, per pochi secondi evidentemente. Quindi, cerchiamo di rispettare tutti il Regolamento in modo che i nostri lavori possano proseguire nel migliore dei modi. Chiaramente, è diritto anche del Governo dire che non cambia il parere.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, sull'ordine dei lavori e, per il suo tramite, al collega Foti. Credo che il Presidente adesso abbia chiarito le fasi. Non c'è da parte nostra la volontà di non rispettare quello che prevede il Regolamento. Io vorrei, però, sottolineare al Governo e alla maggioranza che le richieste di modifica del parere dato ieri notte - e lo saranno per diversi ordini del giorno - non arrivano da una logica o da una tattica, per essere chiari, ostruzionistica (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); derivano semplicemente dai fatti nuovi che sono intervenuti da ieri sera, compresa l'informativa del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Le assicuro, collega Foti, che rileggendo questi ordini del giorno scoprirà che erano ordini del giorno non provocatori, ordini del giorno che presupponevano quasi tutti, qualora dovessero aumentare,…cioè, nella fase si richiede di fare interventi che il Governo, per esempio, con la circolare ha già iniziato a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). In un rapporto dialettico tra maggioranza e opposizione e, soprattutto, tra Governo e opposizione sarebbe stato semplicemente più semplice e anche più riduttivo dei tempi rivedere quei pareri, perché oggettivamente ci sono stati dei fatti nuovi. Questa è una cosa che è già avvenuta molte volte.

Quindi, le preannuncio, signor Presidente, che, nel rispetto delle regole che lei ci ha ricordato, su questi ordini del giorno noi chiederemo testardamente al Governo di cambiare parere e credo che se il Governo facesse lo sforzo di rileggerli probabilmente arriverebbe a modificare quel parere, perché sono assolutamente di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Per chiarire un altro punto, vi segnalo che gli interventi incidentali, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sono in linea generale ammissibili soltanto quando i richiami al Regolamento o per l'ordine dei lavori vertano in modo diretto e univoco sullo svolgimento e sulle modalità della discussione o della deliberazione o, comunque, del passaggio procedurale nel quale, al momento in cui vengono proposti, sia impegnata l'Assemblea o la Commissione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. La ringrazio per aver chiarito quest'ultimo punto. Intervengo proprio sull'ordine dei lavori per chiederle di far rispettare esattamente quello che poc'anzi ha detto. Però, questo vale per tutti, perché se non fosse così io sto intervenendo sull'ordine dei lavori e chiederei che ognuno intervenga in quest'Aula o ai sensi del Regolamento, non dicendo ai sensi degli articoli 1 e seguenti altrimenti è una provocazione, o sull'ordine dei lavori. Mi è sembrato invece, negli ultimi interventi, di prendere la parola, fare commenti non richiesti, come da dominus dell'Aula, dando consigli non richiesti a lei e a…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Presidente, soltanto per richiamare il Regolamento su un punto che è esattamente quello che lei ci ha letto.

Se chi ha scritto quel Regolamento riteneva che non ci potesse essere dialettica tra Governo e il parlamentare chiamato ad intervenire, allora avrebbe escluso che tra le possibilità del parlamentare ci fosse quella di richiedere la riconsiderazione del parere del Governo. Per questo, quello che lei ci ha letto sostanzialmente dice che ciò che ha fatto il Sottosegretario non è compatibile con il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo perché? Per una semplice ragione. Guardi è un punto di principio. Io non mi appassiono particolarmente a questa discussione, ma invito lei, che è garante del funzionamento di quest'Aula, a riflettere: se noi diamo per scontato che l'intervento di un parlamentare, qualunque contenuto abbia, non è in grado di modificare il parere del Governo o il parere anche dei propri colleghi, sostanzialmente noi stiamo deprivando della sua funzione il parlamentare stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Da questo punto di vista, io la invito a riflettere sulla crucialità di questo aspetto. Il mio non è, come capirà, un intervento assolutamente ostruzionistico o di filibustering (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). No, non lo è, non lo è! Io sono convinto del fatto che anche lei che mi sta interrompendo ogni tanto può dire una cosa intelligente e io posso cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sono convinto persino di questo, perché credo, caro collega, nella centralità del Parlamento…

PRESIDENTE. Onorevole Orlando, si rivolga alla Presidenza.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). …e delle funzione che ci è stata assegnata dagli elettori (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ALESSANDRO URZI' (FDI). Siamo in votazione, non in dibattito!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Onorevole Urzì, onorevole Urzì! Per cortesia, per cortesia!

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Avendo fiducia anche nelle sue facoltà, io le difendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/24 Berruto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Alla luce di quello che lei ha detto e visto, che ha chiarito definitivamente la situazione, io richiedo - adesso lo abbiamo appena votato, ma vale da questo momento in poi - che ogni volta che venga chiesto al Governo se desidera e se può cambiare parere, questo sia fatto. Semplicemente lo ha chiarito lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Berruto, i deputati possono chiaramente chiedere. Poi, il Governo è qui e chiaramente può rispondere, nel rispetto chiaramente del Parlamento, nel migliore dei modi e ha già dato una risposta complessiva (Commenti). Io chiederò al Governo, ogni volta che verrà richiesto, se vuole cambiare parere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), però vi facevo presente che il Governo ha già risposto. Tutto qui!

Ordine del giorno n. 9/705/25 Ciani, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, anche per aver ricordato le regole che regolano questo nostro lavoro. I pochi secondi che mi sono concessi dal Regolamento, che lei ha ricordato (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

ALESSANDRO URZI' (FDI). Su cosa intervieni?

PRESIDENTE. Scusate, colleghi! Colleghi! Colleghi, colleghi, per cortesia! Colleghi, chiedo cortesemente di lasciar parlare l'onorevole, che è il firmatario dell'ordine del giorno. Penso che voglia chiedere se il Governo rivede il suo parere. Prego, onorevole.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Presidente, io la ringrazio che lei, diciamo, legge nel pensiero e la ringrazio della cortesia. Non capisco certe agitazioni, dopo che lei ha appena ricordato qual è il Regolamento di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non ho capito perché si agitano tanto. Allora, volevo chiedere al Governo - come lei giustamente ha ricordato che si può fare - la revisione del parere…

PRESIDENTE. Grazie.

PAOLO CIANI (PD-IDP). …visto che in questo ordine del giorno - i pochi secondi non sono terminati - parliamo di lavoratori delle mense ospedaliere. Sottosegretario, quindi forse sarà il caso…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciani. Chiedo al Governo se intenda cambiare parere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, non intendo cambiare parere e mi dispiaccio per l'equivoco, continuerò ad alzarmi. Dicevo solo per economia di tutti che non intendevo cambiarlo fino alla fine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, le prometto che non interverrò più sull'ordine dei lavori, però le voglio segnalare una circostanza. Sarà forse che sono da poco parlamentare, però che su un tema, che riguarda la sanità di questo Paese, intervenga…

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli.

ANGELO BONELLI (AVS). … - No, me lo faccia dire - intervenga il Sottosegretario alla Giustizia, alla presenza del Sottosegretario alla Sanità, che non ha nulla da dire, lo trovo francamente sconcertante, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo applausi Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io sono un neo parlamentare e sinceramente non penso che la riformulazione degli ordini del giorno possa esprimersi in una lettura intimistica ed introversa in un rapporto duale tra il proponente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfonso Colucci.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/25 Ciani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/26 Malavasi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Presidente, grazie. Essendo una mia prerogativa, come lei ha ricordato, chiedo al Sottosegretario una riformulazione a nome del Governo.

PRESIDENTE. Chiedo al Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Delmastro Delle Vedove, se vi sia la revisione del parere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/26 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/27 Scotto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per chiedere al Governo di rivedere il parere su un ordine del giorno che avanza una proposta perfettamente in linea con le parole del Ministro…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scotto. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Scotto, lei è già intervenuto. Ha chiesto la revisione del parere e lo abbiamo chiesto. Mi spiace.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/27 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/28 Zingaretti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zingaretti. Ne ha facoltà.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Alla luce dell'intervento di questo pomeriggio del Ministro Schillaci, che, sostanzialmente, accetta, anzi fa suo l'impegno contenuto in questo ordine del giorno, chiedo al Governo, in sintonia con il suo Ministro, di riformulare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori. Volevo dire esattamente le parole del collega Zingaretti, aggiungendo una postilla (Commenti)

PRESIDENTE. Onorevole Scotto, non è sull'ordine dei lavori.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Evidentemente, le parole del Ministro Schillaci non sono in linea…

PRESIDENTE. Onorevole Scotto, non è sull'ordine dei lavori, mi dispiace.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/28 Zingaretti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

Revoco la votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/28 Zingaretti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/29 Laus. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo gentilmente al Governo se ci sia lo spazio per un ulteriore approfondimento finalizzato al cambio del parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/29 Laus, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/30 Zan. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. In virtù dell'introduzione del reato di cui all'articolo 633-bis, che porterebbe ad un aumento spropositato delle intercettazioni, contrariamente alle posizioni…

PRESIDENTE. Deve dire la motivazione.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). …del Ministro Nordio, chiedo al Governo, almeno per coerenza politica, di cambiare il parere su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/30 Zan, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/31 Cuperlo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Avendo spiegato le motivazioni l'altra sera ad ora tarda per questo ordine del giorno, chiedo cortesemente se il Governo possa rivedere questo parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Intervengo per sottoscriverlo, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/31 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, trovo inqualificabile il fatto che la Presidenza decida da sé quello che debbo dire. Questo è abbastanza scortese e istituzionalmente scorretto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Era già aperta la votazione, mi scusi.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Non è così, Presidente. Comunque, io volevo semplicemente chiedere a lei che si facesse portavoce presso il Governo affinché abbia un atteggiamento più educato in Aula. Quel modo di esprimersi e di non rispondere non giova, perché il Governo in carica è il Governo di tutti gli italiani, anche di chi fa l'opposizione, e meritiamo rispetto, quando ci risponde (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Andiamo avanti con l'ordine del giorno n. 9/705/32 Tabacci, su cui c'è un parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Avrei voluto chiedere una riconsiderazione sulla valutazione del Governo ma, vista l'intransigenza del sottosegretario, non ardisco di fare questo e sono intimorito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Volevo sottoscrivere l'ordine del giorno di Tabacci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Per mostrare sostegno personale e, credo, anche a nome del gruppo, all'onorevole Tabacci, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non ha detto “a nome del gruppo”, quindi anche io, con le stesse motivazioni che hanno indotto il collega Provenzano, ci tengo a sottoscrivere, qualora me ne dia la possibilità il collega Bruno Tabacci.

PRESIDENTE. Dopo questa fase, ricordo che potete segnalare gli ordini del giorno che si intendono sottoscrivere. Quindi, se è per sottoscrizione, vi chiedo di attendere la fine di questa fase.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Io credo che le parole del collega Tabacci siano parole molto gravi (Commenti). Bisogna riflettere sul fatto che un collega in quest'Aula ha paura (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e vive un timore profondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà. Scusate, facciamo parlare l'onorevole Mancini.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente, per un richiamo al Regolamento. Lei ci sta invitando ripetutamente a sottoscrivere gli ordini del giorno in una fase successiva. Se un collega ritiene che la sua sottoscrizione in questa fase possa influenzare l'esito del voto o il dibattito, ha il diritto di farlo. Noi potremmo farlo tutti ed essere in quel caso veramente ostruzionistici. Non lo stiamo facendo ma, se lei ritiene, noi veniamo alla Presidenza uno alla volta, sottoscriviamo e torniamo ai banchi. Dato che non lo stiamo facendo, non ci inviti a sottoscriverli alla fine, perché ognuno di noi, quando sottoscrive l'ordine del giorno, ritiene di influenzare il dibattito dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, le ricordo che siamo comunque in una fase di votazione, quindi bisogna anche garantire l'ordinato svolgimento dei lavori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, niente affatto intimorito, sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Anch'io voglio esprimere la mia solidarietà al collega Tabacci, anche perché è la prima volta nella storia della Repubblica che un suo ordine del giorno viene bocciato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/32 Tabacci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/33 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei approfittare della gentilezza e della disponibilità istituzionale del sottosegretario per chiedergli, a nome del Governo, di cambiare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Poiché precedentemente avevo sottoscritto un ordine del giorno del collega Cuperlo di analogo tenore, desidero sottoscrivere anche l'ordine del giorno del collega Mauri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/33 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/34 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo per chiedere al Governo di cambiare il parere ed essendo un ordine del giorno molto importante, chiedo che venga sottoscritto da alcuni colleghi.

PRESIDENTE. Chiediamo intanto al Governo se c'è un cambio di parere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, dispiaciuta del parere negativo del Governo, intendo sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/34 Sarracino, con il parere contrario del Governo… No, ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà. Scusate, però, in votazione vi chiedo la cortesia di farci proseguire con i lavori. Prego, onorevole Morassut.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Volevo sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Sarracino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Anch'io, Presidente, volevo sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Sarracino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Scusi, Presidente, io avevo alzato la mano prima degli altri colleghi (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quindi le volevo dire di fare più attenzione nella sua conduzione dell'Aula rispetto al fatto che, legittimamente, noi vogliamo sottoscrivere questi importanti ordini del giorno, perché il collega Sarracino ha posto un argomento molto importante. Quindi sottoscrivo l'ordine del giorno, dispiaciuta per la negatività da parte del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/34 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/35 Forattini, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per chiedere al Governo la possibilità di cambiare parere, in quanto viene inserito un nuovo reato e quello che noi chiediamo è semplicemente un monitoraggio di quello che avverrà nel prosieguo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Siccome sentiamo, Presidente, una raffica di “no” da parte del Governo, il bon ton istituzionale almeno vorrebbe che il Governo dicesse parere contrario, perché non siamo a casa, non siamo tra amici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per cui insomma anche il semplice “no” lo trovo fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Forattini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/35 Forattini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/36 Merola, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo, se è possibile, al Governo di rivedere il proprio parere contrario.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/36 Merola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/37 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche da parte mia, considerato il tenore di questo ordine del giorno, visto che riguarda anche l'articolo 27 della Costituzione e visto che si tratta di un ordine del giorno sulla giustizia, mi chiedevo se il sottosegretario Delmastro poteva rispondere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/37 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/38 Scarpa, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per chiedere al Governo di riformulare il suo parere.

PRESIDENTE. Chiediamo il parere del Governo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/38 Scarpa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/39 Roggiani, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Volevo chiedere al Governo se conferma il proprio parere o se intende invece cambiarlo.

PRESIDENTE. Chiediamo al Governo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente, perché è la quarta volta che cerco di intervenire sull'ordine dei lavori proprio per dire che ci sono molti colleghi che alzano la mano per intervenire e non vengono considerati da lei, dalla Presidenza. O mettete un VAR per vedere chi alza la mano in tempo utile oppure si dovrebbe cambiare e aspettare un attimo che tutti i colleghi possano intervenire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Ci tengo a sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/39 Roggiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/40 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Presidente, anche alla luce della platea coinvolta in questo ordine del giorno, chiederei un gesto di resipiscenza da parte del Governo, modificando il parere che ha espresso ieri.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/40 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/41 Vaccari.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Sottoscrivo l'ordine del giorno Vaccari e, con l'occasione, chiedo al Governo la revisione del parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Non so se posso o meno, in ogni caso, qualora potessi, parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/41 Vaccari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/42 Care', con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per, gentilmente e cortesemente, chiedere al Governo di cambiare il parere contrario espresso precedentemente. Stiamo tutti aspettando la sua risposta.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. La soddisfo, parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/42 Care', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/43 Provenzano, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, nel ringraziare, tramite lei, i colleghi per la serenità che finalmente è tornata in quest'Aula e nel ringraziare il Governo per l'attenzione che dedica ai nostri ordini del giorno, chiedo di rivedere il parere. Nel mio caso può anche dire sì o no.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/43 Provenzano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/44 Schlein, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. La pronuncia corretta, così lo diciamo una volta sola, è “Schlain”, a favore di tutti i colleghi (Applausi).

PRESIDENTE. Mi scuso.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Volevo fare appello naturalmente al Governo di riuscire a cambiare il parere su questo importante ordine del giorno. Magari se chiedessi invece di non cambiarlo, potrebbe essere forse positiva la sua risposta a quel punto? Le chiedo di cambiarlo.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Per sottoscrivere, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/44 Schlein, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/45 De Maria, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente, non riuscirò a farlo con la stessa efficacia e pregnanza del collega Pagano che mi ha preceduto, ma volevo chiedere cortesemente al Governo di cambiare il parere e attendo con fiducia e serenità la risposta del Sottosegretario.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Solo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega De Maria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/45 De Maria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/46 Mancini, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Utilizzo questi pochi secondi per chiedere al Governo la revisione del parere e mi dichiaro sin d'ora disponibile ad accogliere le sottoscrizioni che i colleghi vorranno fare del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Com'è il parere del Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Di fronte a una richiesta così cortese, non posso che chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Presidente, intervengo solo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD-IDP). Presidente, anch'io mi inchino alla gentilezza del collega Mancini e sottoscrivo l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io sottoscrivo l'ordine del giorno del collega Mancini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Anche io intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Capisco, Presidente, che per lei guardare a sinistra è un problema.

PRESIDENTE. No, si figuri.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Però tant'è, ci siamo anche noi. Ecco glielo vorrei ricordare.

PRESIDENTE. Prego, mi dica.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno del collega Mancini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/46 Mancini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/47 Stefanazzi, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto la ringrazio per aver riportato serenità nella discussione in atto e chiedo al Governo, suo tramite, cortesemente e gentilmente di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/47 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/48 Guerra, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Poiché si tratta soltanto di mettere in atto un monitoraggio della norma che andiamo a approvare, chiederei al Governo se può rivedere il suo parere, almeno riformulandolo con la formula “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. La ringrazio…

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Stavo chiudendo Presidente. Lo avrei fatto anche se non mi avesse tolto la parola.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Per profonda convinzione politica, oltre che per rapporti di buon vicinato, sottoscrivo l'ordine del giorno dell'onorevole Guerra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/48 Guerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/49 Toni Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Visto che ci teniamo particolarmente, chiederei - però aspetto, visto che è al telefono - che il sottosegretario possa darci una risposta e mi appellerei, Presidente, alla sensibilità delle colleghe e dei colleghi affinché sottoscrivano questo ordine del giorno. Se mi consente - e chiudo Presidente - chiederei al sottosegretario la cortesia umana, personale e distinta di voler esplicitare la formula completa, se possibile.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Sottoscrivo l'ordine del giorno del collega Toni Ricciardi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Sempre che il collega Toni Ricciardi lo consenta, vorrei sottoscrivere il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/49 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/50 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche alla luce di quello che è successo e sta succedendo in questi giorni e conoscendo la sensibilità su questa delicata materia del Sottosegretario che è qui a darci i pareri, chiedo se possa valutare l'opportunità di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Non solo per ragioni di buon vicinato, ma perché condivido l'ordine del giorno della collega Gribaudo, intervengo per sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Ringrazio l'onorevole Gribaudo e sottoscrivo il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Anch'io intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/50 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/51 Fornaro, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. In relazione all'intervento di questo pomeriggio del Ministro della Salute, chiedo non tanto di cambiare il parere, ma chiedo di accantonare questo ordine del giorno per un ripensamento, perché credo che ce ne siano tutte le condizioni. Non c'è niente di strumentale. Mi rivolgo anche al Sottosegretario, in quanto piemontese, perché riguarda il Piemonte.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Va bene l'accantonamento (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/52 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Allora, mi associo a quanto detto dal collega Fornaro. Condivido, anche nel caso del mio ordine del giorno, che peraltro è molto simile a quello del collega, che ci siano le ragioni per chiedere al Governo l'accantonamento dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Va bene l'accantonamento. Nel frattempo sentirò il Ministro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, a questo punto, credo che per coerenza occorra procedere con l'accantonamento fino all'ordine del giorno n. 9/705/64.

PRESIDENTE. Dobbiamo andare avanti uno per volta, chiediamo eventualmente al Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io sottoscrivo.

PRESIDENTE. Onorevole Graziano, le do la parola. Prego.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Mi scusi, ovviamente, se c'è la volontà del Governo di rivedere i pareri, siccome sulla vicenda COVID sono diversi, io chiederei di fare una sospensione e verificare tutti quelli che vuole rivedere il Governo, perché non ha senso che lo facciamo di volta in volta.

PRESIDENTE. Scusate, ma dobbiamo andare avanti…

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Un attimo solo, Presidente, perché le sto dicendo una cosa che non è questione ostruzionistica, è una questione di ragione logica, cioè, sulla vicenda COVID, se c'è la volontà di ragionare, visto le dichiarazioni che ha espresso oggi il Ministro Schillaci, penso che sia utile che rivedano le posizioni, altrimenti si ritroveranno dentro una discussione in cui loro votano contro esattamente contro le parole del Ministro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, solo per spiegare anche ai colleghi, che forse non li hanno letti, perché abbiamo chiesto l'accantonamento dal n. 51 al n. 64: perché sono ordini del giorno che riguardano tutti lo stesso impegno, l'unica diversità è la regione. Se accantoniamo il Piemonte e la Liguria non si capisce perché non accantoniamo la Sardegna, la Sicilia e tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, al fine di capire come si orienta il Governo e anche di dare un po' di razionalità dei nostri lavori, mi pare di capire che il presupposto per il quale accantoniamo è che, attraverso una consultazione con il Ministro, viene presa in considerazione l'eventualità, qualora dovesse peggiorare la questione dei contagi e via dicendo, dell'utilizzo… questo dice l'ordine del giorno mi pare. Volevo segnalare che noi abbiamo già bocciato, su parere contrario del Governo, degli ordini del giorno che avevano il medesimo presupposto: mi riferisco a quello sui posti di lavoro, mi riferisco al n. 25, al n. 26, al n. 27. Cioè, dovremmo cercare, anche visto che sono ordini del giorno, ma noi stiamo legiferando, di mantenere un minimo di continuità e coerenza. È assurdo che noi abbiamo dato un parere contrario e votato contro a qualcosa su cui, magari, con un po' più di riflessione, adesso scopriamo, invece, che è giusto votare a favore. Ne abbiamo già bocciati alcuni e il presupposto era esattamente lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Visto che c'è stata una richiesta, chiedo al Governo se intende andare avanti ordine del giorno per ordine del giorno o se intende accantonare fino al n. 64, come da richiesta.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sto cercando di contattare il Ministro. Io, per quanto sono le mie competenze, non vedo alcun motivo, come avevo già detto prima, se le opposizioni non si sentono lese nelle loro prerogative da quanto dico, non ho elementi per dire che debbo cambiare il parere. Evidentemente, la richiesta di accantonamento del collega Fornaro su un tema che non è di diretta pertinenza del Ministero della Giustizia ha trovato, pur sempre nell'ambito dell'economia dei lavori, accoglimento perché venga accantonato e perché io possa contattare il Ministro mentre andiamo avanti con gli altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Governo, chiedo se, eventualmente, c'è la disponibilità di accantonare...

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Fino al n. 73 direi…

PRESIDENTE. Fino al n. 64 era stato chiesto. Fino al n. 73? Allora accantoniamo gli ordini del giorno fino al n. 73.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Io, per le competenze che ho, non avrei motivo di cambiare parere, come ho detto già prima, però devo sentire il Ministro.

PRESIDENTE. Quindi, ripartiamo con l'ordine del giorno n. 9/705/74 Mollicone, che è stato riformulato. Chiedo se viene accettata la riformulazione da parte dell'onorevole Mollicone. Bene, andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/705/75 Fassino, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Chiedo al Governo di rivedere il parere, perché a me pare che, per come è formulata la richiesta del Governo, potrebbe essere accolta.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/75 Fassino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Ordine del giorno n. 9/705/76 Gianassi, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io al Governo la riformulazione del parere contrario, eventualmente anche, qualora il sottosegretario accettasse, nella forma del parere favorevole mediante riformulazione, trattandosi di un tema, quello dell'ordine del giorno n. 9/705/76, sottosegretario, rispetto al quale il Governo mi pare, nelle ultime giornate, abbia dato dei segnali di apertura, forse non nella formulazione da noi presentata, ma rispetto a quel tema.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Lei, ricordandoci all'inizio le modalità di questa sessione, ci ha ricordato che noi possiamo intervenire soltanto per chiedere la revisione del parere o per sottoscrivere un ordine del giorno, quindi non abbiamo possibilità di intervenire. Va bene. Questo non esime però il Governo, nel momento in cui dice “contrario” o “favorevole”, di dirci il perché (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole, è una responsabilità del Governo questa.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Noi non possiamo intervenire, ma il Governo… Io capisco il gusto dell'onorevole Delmastro di aggiungere contrarietà a contrarietà a catena, però la motivazione potrebbe essere data.

PRESIDENTE. Chiediamo eventualmente al Governo se vuole esplicitare di più, però è nelle prerogative del Governo rispondere.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Trovo convincente questo ordine del giorno, per cui, se l'onorevole Gianassi fosse disponibile, lo sottoscriverei.

PRESIDENTE. Onorevole Guerra?

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, anch'io per chiedere di sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/76 Gianassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Ordine del giorno n. 9/705/77 Bonafe', con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io davvero vorrei chiedere al Governo di riconsiderare il parere contrario a questo ordine del giorno, perché pone un tema su cui lo stesso Ministro si è più volte espresso a favore. In questo caso, abbiamo il sottosegretario per la Giustizia, quindi credo che il parere del sottosegretario sia importante e che il sottosegretario possa veramente considerare di esprimere un parere diverso.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/77 Bonafe', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Ordine del giorno n. 9/705/78 Porta, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Anch'io vorrei chiedere al Governo di riflettere sull'ordine del giorno e di ravvedersi sul parere negativo, dando un parere favorevole o, eventualmente, accantonandolo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Se l'onorevole Porta lo consente, vorrei sottoscrivere il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/78 Porta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Ordine del giorno n. 9/705/79 Quartapelle Procopio, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io chiederei al Sottosegretario, con cui c'è stata l'opportunità di lavorare nella precedente legislatura con proficuo risultato per entrambe le parti, di provare a riconsiderare il parere rispetto a questo ordine del giorno. Si tratta di un ordine del giorno che raccoglie tante delle preoccupazioni anche del suo Ministro, relative alle pene alternative alla detenzione, quindi credo che possa essere preso in considerazione un parere diverso da quello espresso.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Pur tentato dal suadente garbo con cui mi viene formulata la richiesta, devo dire che vi sono profondi motivi per cui continuiamo a esprimere il parere contrario, che potrò spiegarle più avanti per economia di lavori, avendo già ampiamente articolato l'opposizione del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Se l'onorevole Quartapelle Procopio consente, io aggiungerei la mia firma sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Vorrei sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/79 Quartapelle Procopio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/80 Speranza, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/80 presentato da Roberto Speranza e, con l'occasione, richiedere la revisione del parere del Governo, anche perché, trattandosi proprio di tema di competenza, non c'è bisogno di sentire altri dicasteri.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/80 Speranza, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Ordine del giorno n. 9/705/81 Braga con riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Braga?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, chiederei cortesemente al sottosegretario se può dare lettura della riformulazione.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. La riformulazione deve intendersi, nella parte dell'impegno, premettendo “a valutare la possibilità di…” al primo capoverso, espungendo completamente il secondo capoverso e, per essere più chiari, dalla parola “prorogare” fino a “176”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Braga?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). No, Presidente, chiedo cortesemente al Governo se può riconsiderare la riformulazione, quindi il parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI (PD-IDP). Se la collega Braga è d'accordo, per sottoscrivere il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Se la collega Braga è d'accordo, vorrei sottoscrivere.

PRESIDENTE. Sottoscrivono anche l'onorevole Di Biase ed altri colleghi. Onorevole Curti?

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente, anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Ordine del giorno n. 9/705/82 Ascari con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Ovviamente chiedo che questo ordine del giorno, vista l'importanza del contenuto e del merito, abbia un cambio di parere da parte del Governo.

PRESIDENTE. Governo? Sull'ordine del giorno n. 9/705/82 Ascari si chiede una revisione del parere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, rimane parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere tutti gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Per sottoscrivere, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/82 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/83 Alifano, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Chiedo, ovviamente, che il Governo possa mutare parere.

PRESIDENTE. Governo? Ordine del giorno n. 9/705/83 Alifano.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/83 Alifano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Vista l'importanza del tema, chiedo di poter sottoscrivere, se la collega acconsente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Anch'io chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/83 Alifano, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino: c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Appendino?

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Vista la notte lunga, chiederei al Governo, gentilmente, di poterci leggere la riformulazione proposta, per poterla poi valutare.

PRESIDENTE. Governo? Ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino, la riformulazione è: “a valutare l'opportunità di…”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Appendino?

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Visto che l'ordine del giorno non è ideologico, non è costoso e aiuta dal punto di vista della nostra capacità (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Onorevole, mi deve solo dire se accetta o no, mi dispiace.

CHIARA APPENDINO (M5S). Chiedo al Governo - arrivo, Presidente - sto chiedendo al Governo, di fare un ulteriore passettino in avanti, perché non è costoso e credo sia un bel gesto nei confronti delle opposizioni e, quindi, di dare parere favorevole.

PRESIDENTE. Mi sembra che non accetti, quindi, la riformulazione del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Appendino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Se me lo consente, chiedo di poter sottoscrivere la formulazione originaria dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Scusate, se siete in troppi, e non posso dare la parola a tutti. Dovete venire qui, perché altrimenti non si procede più con i lavori. Scusate, sennò non andiamo più avanti con i lavori. Se siete solo alcuni potete, come dicevamo prima, altrimenti diventa una forma anche di mancanza di rispetto per tutti (Commenti). Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Sì, Presidente, considerato che nelle riformulazioni il Governo, a volte, formula “a valutare l'opportunità di” e, a volte, “a valutare la possibilità di” e visto che la lingua italiana è importante e addirittura oggi anche un Ministro ha detto che vuole inserirla nella Costituzione italiana, vorrei chiedere una precisazione ai membri del Governo, se ci spiegano la differenza tra “a valutare la possibilità di” e “a valutare l'opportunità di” (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Scusate onorevoli… scusate onorevoli, noi dobbiamo garantire di proseguire anche i lavori. Guardate, scusate, si può fare anche alla fine, altrimenti non permettiamo di andare avanti con la votazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Segniamo le persone… ma si può fare alla fine… io ho detto che c'è la possibilità anche di farlo alla fine, cortesemente, onorevoli non fate una cosa che sennò blocca i lavori del Parlamento.

Allora, mettiamo in votazione l'ordine del giorno (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Scusate, se cortesemente tornate ai vostri posti, segniamo le persone che vogliono sottoscriverlo… se tornate ai vostri posti segniamo le persone che vogliono sottoscriverlo, perché io lo metto in votazione. Per cortesia… metto in votazione (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)… colleghi, colleghi… manteniamo la calma. Metto in votazione l'ordine del giorno n. 9/705/84

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Signor Presidente, io per il buon andamento dei lavori e anche per l'economia dei lavori, le chiederei, Presidente, di garantirci di poter sottoscrivere gli ordini del giorno dal posto (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), proprio per evitare che i colleghi si debbano alzare e recare ai banchi della Presidenza per sottoscrivere l'ordine del giorno e, quindi, attendere che poi ritornino al proprio posto. Cerchiamo di proseguire così come abbiamo fatto fino ad ora, consentendo ai colleghi di sottoscrivere gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole, chiaramente se sono alcuni che vogliono sottoscriverli si può fare, se sono troppi diventa un impedimento nel lavoro e, quindi, chiedo cortesemente che venga fatto alla fine, perché ho dato anche questa possibilità, se sono troppi, altrimenti diventa un problema. Quindi, cortesemente, adesso mettiamo in votazione l'ordine del giorno (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino, per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, intervengo in relazione all'articolo 8 e seguenti, rispetto proprio alla sua funzione di garantire il buon andamento dei lavori. Fino ad ora ha consentito ai colleghi di sottoscrivere per alzata di mano gli ordini del giorno. Ora, non comprendo perché, da questo momento in poi, sia cambiata la disciplina. Poiché i colleghi intendono sottoscrivere gli ordini del giorno, noi garantiamo un'economia anche dei lavori, facendolo dal posto, per alzata di mano; dal momento che sottoscriverli alla fine è una facoltà dei colleghi, loro potrebbero benissimo decidere di sottoscriverli prima della votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Baldino, io ho dato questa possibilità, chiaramente, se riguarda un numero di deputati limitato (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), se diventa un problema, se ci sono troppi deputati, ciò diventa un impedimento ai lavori. Quindi, vi chiedo, cortesemente, di venire alla fine, però io lascerò ancora questa opportunità, limitandoci al fatto che si tratti di qualcuno, perché altrimenti serve anche un principio di ragionevolezza e il fatto di poter proseguire con i lavori. Scusate, andiamo avanti adesso (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo in fase di votazione, andiamo avanti (Commenti).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/85 Gubitosa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Presidente, volevo chiedere al sottosegretario, data l'importanza del tema, di cambiare il parere (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. A quale ordine del giorno fa riferimento (Commenti)?

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/705/85 Gubitosa.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. L'ordine del giorno n. 9/705/85 Gubitosa ha un parere contrario, che rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Allora, l'articolo 41 del Regolamento dice che si può chiedere la parola per un intervento sul Regolamento. A proposito della modalità di sottoscrizione dell'ordine del giorno, a cui lei prima faceva riferimento, vorrei capire qual è l'articolo del Regolamento che pone un limite ai deputati che possono farlo per alzata di mano e a quelli che lo possono fare per sottoscrizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, chiedo scusa, con il massimo rispetto che ho per lei e per quest'Aula, dobbiamo avere un'indicazione chiara, perché la democrazia va esercitata in tutte le sue forme e vorrei anche capire, Presidente, qual è l'articolo che pone la facoltà di seguire quella parte dell'Aula e non la Presidenza che io rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola e la invito a non levarmela come ha fatto prima. Per me, la qualità di chi sottoscrive un ordine del giorno e il numero di deputati che lo sottoscrivono sono molto rilevanti per la mia decisione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per cui, nel momento in cui decido di sottoscrivere un ordine del giorno, ho bisogno di sapere, per l'eminente significato politico, chi presta la propria acquiescenza a questa iniziativa politica. Lo devo sapere prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Gubitosa. Approfitto due secondi per dire ai colleghi della destra di non fare i gesti del tipo “vieni qua” o “dito medio” (Proteste).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Presidente, per sapere, se c'è un numero limitato di deputati, e in tal caso quale sia, e, se c'è un articolo preciso, ce lo faccia sapere perché diversamente rischiamo noi di avere difficoltà a firmare gli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Scusate, c'è un principio per il buon andamento dei lavori e di ragionevolezza, anche dell'Aula, per fare in modo che vada avanti la seduta. Io ammetterò se alcune persone, in un numero limitato, vogliono sottoscrivere, poi ci sono altre forme e, quindi, vi chiedo cortesemente... perché altrimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)

Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Volevo sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Gubitosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere in maniera retroattiva l'ordine del giorno n. 9/705/33 del collega Mauri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/85 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/705/86 Tucci, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Presidente, chiedo al Governo di cambiare il parere su questo ordine del giorno, anche un po' per provare il brivido e vedere cosa si prova.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/86 Tucci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/86 Tucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Ordine del giorno n. 9/705/87 Scerra, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Presidente, chiedo al Governo di rivalutare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Sento proprio l'esigenza di sottoscrivere l'ordine del giorno del Questore Scerra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti. Lei ha esplicitato un momento fa un principio di ragionevolezza nella conduzione dei lavori, con riferimento alla sottoscrizione degli ordini del giorno. Io le chiederei, poiché il principio di ragionevolezza si fonda sulla parità di trattamento tra i diversi deputati e, dunque, in questa fase, tra i diversi ordini del giorno, di esplicitare una volta per tutte il numero di sottoscrittori e a quali criteri lei si atterrà, perché altrimenti davvero qui è leso il principio di ragionevolezza e di parità di trattamento e noi questo non lo possiamo consentire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se vuole le do un numero. Io posso dire un massimo di 3-4, ma oltre questi chiedo cortesemente di poter venire… Però, guardate, è una prerogativa della Presidenza. Vi chiedo cortesemente di andare avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/87 Scerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Ordine del giorno n. 9/705/88 Raffa, su cui c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Raffa?

ANGELA RAFFA (M5S). Presidente, per favore chiedo al Governo di rileggere la riformulazione di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo di rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/705/88 Raffa.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, Presidente. La riformulazione dice: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre …”.

PRESIDENTE. Onorevole Raffa, accetta la riformulazione?

ANGELA RAFFA (M5S). Presidente, non accetto la riformulazione perché per l'importanza di questo ordine del giorno non si può avere un impegno con soltanto “a valutare l'opportunità di”, perché bisogna dare l'informazione (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Raffa. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno della deputata Raffa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Vista l'attenzione per le vittime della mafia, vorrei sottoscriverlo anch'io.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/88 Raffa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Ordine del giorno n. 9/705/89 Traversi, su cui c'è una riformulazione. Viene accettata, onorevole Traversi?

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Presidente, può cortesemente rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Prego, Governo.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare …”.

PRESIDENTE. Onorevole Traversi, accetta la riformulazione?

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Francamente, anche in base al mio accorato intervento delle quattro e mezza di mattina, speravo che ci fosse un cambiamento di opinione.

PRESIDENTE. Mi deve dire se accetta o meno.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Non intendo accettare la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Non accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/89 Traversi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Ordine del giorno n. 9/705/90 Santillo con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Chiedo al Governo di rivedere il parere su questo importantissimo e fondamentale ordine del giorno, senza il quale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Santillo. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Chiedo di sottoscrivere, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Chiedo di sottoscrivere, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Chiedo di sottoscrivere, grazie.

PRESIDENTE. Gli altri deputati che intendono sottoscrivere sono pregati di farlo più tardi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/90 Santillo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Ordine del giorno n. 9/705/91 Lovecchio, su cui c'è una riformulazione. Chiedo all'onorevole Lovecchio se accetta la riformulazione.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, vorrei riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Qual è la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/705/91 Lovecchio proposta dal Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere (…)”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione?

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, chiedo al Sottosegretario di accantonare questo ordine del giorno, in quanto l'impegno non importa…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovecchio. Il Governo lo accantona?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Lovecchio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Anch'io, Presidente, vorrei sottoscrivere questo importantissimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Io ho fatto una domanda al Sottosegretario e non ha dato neanche la possibilità al Sottosegretario di rispondere, perché io ho chiesto l'accantonamento…

PRESIDENTE. Ha risposto alla Presidenza, perché era un accantonamento.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Io chiedo al Sottosegretario una risposta.

PRESIDENTE. Ha risposto alla Presidenza. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Lovecchio, che è importantissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti. Non abbiamo capito questa sua accelerata sugli ordini del giorno del gruppo del MoVimento 5 Stelle. Presidente, le spiego: abbiamo avuto la possibilità, fino a dieci minuti fa o un quarto d'ora fa, di firmare gli ordini del giorno, di intervenire e di chiedere al Governo. Improvvisamente, diciamo, è cambiato questo suo atteggiamento negli ultimi dieci, quindici minuti, guarda caso quando sono iniziati gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle.

Allora, intanto vorrei capire: lei ha stabilito un numero perché evidentemente non ascolta o non riesce a sentire, vista la confusione che c'è nell'Aula da parte, magari, dei colleghi della maggioranza, che fremono per andare via. Non abbiamo capito dove devono andare, ma queste, ovviamente, sono cose che non ci riguardano (Commenti)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donno.

LEONARDO DONNO (M5S). No, Presidente, ho cinque minuti e mi lasci terminare il mio intervento per un richiamo al Regolamento…

PRESIDENTE. Per un richiamo al Regolamento.

LEONARDO DONNO (M5S). Io ho cinque minuti e, quindi, voglio utilizzare il mio tempo per completare il mio richiamo al Regolamento. Siccome noi siamo qui a lavorare, se c'è qualcuno che ha fretta qui noi fretta non ne abbiamo, perché dobbiamo fare le cose perbene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vogliamo discutere con attenzione gli ordini del giorno, vogliamo esaminarli, vogliamo poter sottoscrivere gli ordini del giorno dei colleghi, ma ci deve dare il tempo.

PRESIDENTE. Onorevole, non è un richiamo al Regolamento, mi dispiace…

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, le sto chiedendo, sulla base del Regolamento, che prevede, articoli 8 e seguenti, il buon andamento…

PRESIDENTE. …glielo assicuro, onorevole, grazie.

Ho già risposto precedentemente e ho detto un criterio per cercare di fare in modo di proseguire i lavori in una maniera determinata. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente, vista l'estrema importanza di questo ordine del giorno, chiedo di poterlo sottoscrivere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/91 Lovecchio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/92 Todde, su cui c'è una riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Vorrei ascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole Todde, accetta la riformulazione?

ALESSANDRA TODDE (M5S). Non accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/92 Todde, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/93 Scutella', su cui c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione? Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente, possiamo riascoltare la riformulazione, per favore?

PRESIDENTE. Certamente. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di valutare (…)”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Vorrei capire se ho sentito bene: “a valutare l'opportunità di valutare”? Cioè la riformulazione prevede: “a valutare l'opportunità di valutare”? Ho capito bene?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Chiederei uno sforzo al Sottosegretario, insieme al Governo, per dare un parre favorevole secco.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno precedente, dell'onorevole Todde. Avevo alzato la mano.

PRESIDENTE. Va bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/93 Scutella', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/94 Cappelletti, su cui c'è una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole? Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Presidente, se gentilmente il Governo può confermare la riformulazione.

PRESIDENTE. Certamente. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione?

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Quindi, è nuovamente: “a valutare l'opportunità di valutare”? Non possiamo accettare questa formulazione.

PRESIDENTE. Non accetta la riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Valutando di valutare positivamente l'ordine del giorno valuto di sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Sì, grazie, Presidente. Non avendo capito bene la riformulazione, in ogni caso, visto il parere contrario, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Sì, darei una valutazione positiva di questo ordine del giorno, lo vorrei sottoscrivere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/94 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, Presidente. La questione è abbastanza seria. Siccome qui non stiamo giocando (Commenti), vorrei capire…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

VITTORIA BALDINO (M5S). Se i colleghi credono che questo loro tempo sia inutile, possono anche passare il tempo in altro modo. Noi, invece, non crediamo che questo tempo sia inutile e, quindi, vorremmo capire che senso abbia riformulare un ordine del giorno che chiede di valutare gli effetti applicativi di una disciplina, che, di fatto, stiamo approvando oggi, con l'espressione: “a valutare l'opportunità di valutare”. Quindi, siccome da questa parte ci sono legislatori con una dignità, chiediamo che le riformulazioni quantomeno abbiano un senso, Presidente, perché così questa riformulazione non ha senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È una questione del Governo.

VITTORIA BALDINO (M5S). Mi scusi. A questo punto è meglio il parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È, chiaramente, una prerogativa del Governo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/95 Caso, su cui c'è una riformulazione. Chiedo all'onorevole Caso si accetta la riformulazione. Onorevole Caso?

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Potrei ascoltare, per favore, la riformulazione?

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Viene accettata la riformulazione? Non viene accettata.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/95 Caso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/96 Fede, su cui c'è un parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere al Governo di valutare veramente e accuratamente la revisione di questo parere contrario, visto che…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fede.

Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/96 Fede, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/97 Carmina, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Presidente, vorrei chiedere al Governo di rivalutare il parere. Mi lasci un attimo di tempo, perché si tratta di mettere al lavoro all'esterno, di concedere permessi premio e misure alternative al carcere per reati particolarmente gravi con un'istruttoria di soli 90 giorni. Quindi, valutate se sia il caso di (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carmina, chiediamo al Governo.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 96.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/97 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/98 Giuliano, su cui c'è un parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, vorrei chiedere un ripensamento al Governo su questo ordine del giorno che è veramente importante e rischiamo di far decadere migliaia di…

PRESIDENTE. Grazie. La parola al Governo.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente vorrei aggiungere anch'io la firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/98 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/99 Conte, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo al Governo un ripensamento, una riflessione su questo ordine del giorno, di dare un segnale.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, Presidente. Su questo c'è un ripensamento. Previa riformulazione in questo senso, c'è un parere favorevole: “impegna il Governo a preservare, a potenziare e a considerare (…)” continuando con tutta la frase del secondo capoverso. Quindi espungiamo il primo capoverso.

PRESIDENTE. Chiedo se viene accettata la riformulazione. Onorevole D'Orso?

VALENTINA D'ORSO (M5S). Non l'ho compreso.

PRESIDENTE. Se il Governo può ripetere, facciamo attenzione.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Tra gli impegni previsti in questo ordine del giorno, ce ne sono due. Quelli individuati nel primo capoverso vengono espunti, quindi dopo le parole “impegna il Governo” si passa al secondo capoverso: “a preservare, a potenziare (…)”, eccetera, eccetera.

PRESIDENTE. Onorevole D'Orso, è accettata la riformulazione?

VALENTINA D'ORSO (M5S). No, non possiamo accettare, mi dispiace.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno del nostro presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Per sottoscrivere, Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Per sottoscrivere anch'io, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/99 Conte, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'ordine del giorno Pavanelli n. 9/705/100, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo al Governo di poter rivalutare il parere contrario, grazie.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io per sottoscrivere questo importante ordine del giorno.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). C'è un refuso!

PRESIDENTE. C'è un refuso? Segnaliamo il refuso che ci ha segnalato e ringraziamo l'onorevole Fornaro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/100 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/101 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Chiedo al Governo di valutare l'opportunità di valutare…

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Non valuto l'opportunità e quindi rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Per sottoscrivere, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere anch'io questo importante ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Sì, anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/101 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/102 Torto, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Per smentire un po' questo accanimento nei confronti del MoVimento 5 Stelle, chiedo un ripensamento sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Le assicuro che non c'è accanimento. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Ci ho pensato un attimo e non vorrei fare un torto alla collega Torto, quindi sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno a firma della collega Torto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/102 Torto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/103 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Presidente, chiederei di cambiare il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Sottoscrivo l'ordine del giorno Lomuti, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io sottoscrivo l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/103 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/104 Dell'Olio, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Chiedo su questo un supplemento di riflessione sul parere espresso dal Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/104 Dell'Olio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/105 Pellegrini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo al Governo, nella persona del sottosegretario, di voler riconsiderare il parere negativo. È estremamente importante questo argomento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Pellegrino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere al collega Pellegrini, pugliese come me, di poter sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io chiedo al collega Pellegrini di poter sottoscrivere il suo importante ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/105 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/106 Barzotti, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io chiedo un supplemento di riflessione perché questo ordine del giorno, come abbiamo già spiegato, è fondamentale, palesa una criticità tecnica importante nell'articolo 4-bis. Per cui chiedo al Governo veramente un supplemento di riflessione.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, intendo sottoscrivere, se la collega è d'accordo, l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente, per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/106 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/107 Aiello, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Governo la possibilità di rivalutare il parere su questo ordine del giorno da contrario a favorevole, visto che stiamo parlando di un argomento fondamentale per il contrasto alle mafie e alla corruzione, ovvero dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, che non bisogna derogare.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Per sottoscriverlo anch'io.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/107 Aiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/108 Cherchi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Chiedo che il Governo possa cambiare parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/108 Cherchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Continuiamo a notare questa accelerazione, strana accelerazione. Non ci dà nemmeno il tempo di sottoscrivere; appena interviene il collega presentatore dell'ordine del giorno mette subito in votazione. Ci avete contingentato i tempi, ci volete contingentare pure la possibilità di sottoscrivere gli ordini del giorno (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Aspettiamo a minuti il Ministro Crosetto che viene qui con il machete (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e abbiamo completato tutto. Per cortesia, Presidente, ci faccia almeno sottoscrivere, almeno le tre firme che ci vuole consentire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/109 Morfino, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Sottoscrivo, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Volevo chiedere un supplemento di riflessione al Governo su questo ordine del giorno, se poteva cambiare parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente, per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, anche io sottoscrivo l'ordine del giorno della collega Morfino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/109 Morfino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/110 Amato, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Si tratta, Presidente, di un ordine del giorno in cui si chiede di vigilare su eventuali abusi. Per cui chiederei al Governo di cambiare parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Per sottoscrivere, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Anch'io sottoscrivo l'ordine del giorno dell'onorevole Amato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/110 Amato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/111 Orrico, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io un supplemento di riflessione al Governo affinché cambi il parere al mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Non so se è perché non siamo affranti come Tabacci che le nostre firme sono minori, però vorrei sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Chiedo di sottoscrivere, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/111 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/112 Baldino, su cui c'è una riformulazione del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Su che cosa?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per chiedere se fosse possibile votare per parti separate, cioè separatamente gli impegni dalle premesse.

PRESIDENTE. Onorevole Baldino, deve dire se accetta intanto la riformulazione.

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, intanto vorrei chiedere al Governo se può gentilmente ripetere la riformulazione di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. E' la seguente: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di rafforzare (…)”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione?

VITTORIA BALDINO (M5S). Si tratta di applicare il principio di trasparenza nei procedimenti amministrativi e di vigilare sul rispetto della legalità e dell'integrità dell'agire pubblico. Quindi, francamente mi stupisce questa riformulazione. Chiederei di rivalutarla, non l'accetto (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. C'è una richiesta di votazione per parti separate; quindi, si voterà prima, con parere contrario, il dispositivo e, solo se approvato, si voterà la seconda parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Baldino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla parte dispositiva dell'ordine del giorno n. 9/705/112 Baldino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Essendo stata bocciata la parte dispositiva, si intende che non si possa mettere in votazione l'altra parte.

Ordine del giorno n. 9/705/113 Alfonso Colucci: c'è una riformulazione.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, su questo ordine del giorno n. 9/705/113 Alfonso Colucci il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, accetto. Chiederei però che il mio ordine del giorno venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non gliel'ho mai chiesto, quindi mi permetto di chiederle di grazia, se il collega accettasse, di sottoscrivere il suo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie Presidente. Visto che questo è un evento che non si ripeterà forse più, questa sera vorrei sottoscrivere quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Non posso esimermi dalla sottoscrizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. A nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, intendiamo procedere alla sottoscrizione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull' ordine del giorno n. 9/705/113 Alfonso Colucci, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 89) (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/114 Auriemma.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Anche sull'ordine del giorno n. 9/705/114 Auriemma il Governo modifica il proprio parere ed esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, chiedo comunque che il mio ordine del giorno venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Traversi. Ne ha facoltà.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi ha guardato male, non so per quale motivo. Vorrei procedere alla sottoscrizione e vorrei compiacermi del fatto che il Governo - come si è visto - possa cambiare idea ed è una cosa molto positiva per la democrazia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/114 Auriemma, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 90) (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Chiederei comunque di mettere in votazione il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Mi avete stupito: non c'è due senza tre, quindi sottoscrivo anche questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Per sottoscrivere questo ordine del giorno e anche quello precedente della collega Auriemma, che avevo tentato di sottoscrivere prima. Forse non rientravo nel numero congruo, che lei ritiene atto alla sottoscrizione. Vorrei chiedere di farlo adesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, visto che siamo in pochi, chiedo di sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno del collega Ricciardi Riccardo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 91).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/116 Francesco Silvestri, con parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, la ringrazio. Per suo tramite, vorrei chiedere al Governo un'ulteriore riflessione sul tema che è un tema molto ampio. Ovviamente l'ulteriore riflessione - ho visto già il Sottosegretario scattare in piedi - richiederebbe uno o due secondi di pensiero, perché altrimenti è un pregiudizio. Quindi, le chiedo comunque uno sforzo per cercare di venire incontro a questo tema che il MoVimento 5 Stelle sente particolarmente.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie Presidente. Per chiedere di sottoscrivere questo importantissimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Dovendo ricorrere alla velocità, approfitto per sottoscrivere gli ordini del giorno n. 9/705/113 Alfonso Colucci, n. 9/705/114 Auriemma, n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi e n. 9/705/116 Francesco Silvestri, per il suo spirito di sottoscriverne almeno tre insieme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie Presidente. Per sottoscrivere questo ordine del giorno e il precedente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/116 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Ordine del giorno n. 9/705/117 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Io chiederei l'accantonamento di questo ordine del giorno per un supplemento di riflessione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Per sottoscrivere questo ordine del giorno e anche per chiedere ai miei colleghi di sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Sportiello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie Presidente, chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno. Vorrei sottoscrivere anche l'ordine del giorno n. 9/705/114 Auriemma. Vorrei segnalare che non è stato registrato il mio voto precedentemente, quando ho provato a votare, ed era un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/117 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Il Governo chiede di intervenire sugli ordini del giorno accantonati.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, Presidente. Possiamo procedere anche alla votazione degli ordini del giorno dal n. 51 al n. 73.

PRESIDENTE. …che erano accantonati. Chiediamo al Governo se sono cambiati i pareri dal n. 51 - ricordiamo - al n. 73.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, Presidente, i pareri rimangono contrari (Commenti).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/51 Fornaro, con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/51 Fornaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/52 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Ordine del giorno n. 9/705/53 Peluffo, parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Peluffo e, precedentemente, quello del collega Fornaro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Scusi, Presidente, solo per chiarezza e anche per comprendere. Siccome, poc'anzi, la Sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento aveva detto che avreste cambiato il parere e che su questi c'era un parere favorevole con una riformulazione, gradirei sapere perché il Sottosegretario per la Giustizia ha cambiato di nuovo opinione.

PRESIDENTE. Vale quello che ha detto. Non so se il Governo voglia intervenire, ma vale già quello che ha detto il Governo in Aula. Il Governo non vuole comunicare.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/53 Peluffo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/53 Peluffo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Ordine del giorno n. 9/705/54 Morassut: parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/54 Morassut.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/54 Morassut.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io per sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/54 Morassut, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

L'ordine del giorno n. 9/705/55 Ferrari è stato ritirato.

Passiamo, dunque, all'ordine del giorno n. 9/705/56 Andrea Rossi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/56 Andrea Rossi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Volevo sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno del collega Andrea Rossi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/56 Andrea Rossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Ordine del giorno n. 9/705/57 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/57 Ascani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/57 Ascani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/57 Ascani.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/57 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Ordine del giorno n. 9/705/58 Curti, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/58 Curti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/58 Curti, a beneficio della regione Marche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.

NICOLA CARE' (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/58 Curti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/58 Curti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Ordine del giorno n. 9/705/59 D'Alfonso, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ha potuto constatare, io ho seguito, partecipato e non sono intervenuto. Colgo questa occasione per ricordare un dato, in aiuto a quello che ha detto lei, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Non può fare una dichiarazione di voto.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). No, non è una dichiarazione di voto, è sul...

PRESIDENTE. Non possiamo fare una dichiarazione di voto. Se è sull'ordine dei lavori, è un altro discorso. Allora, sull'ordine dei lavori, prego.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, la convinco che è sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Il diritto parlamentare è un diritto vivente, non è soltanto un diritto documentale (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).... Chiedo scusa… le argomentazioni, nel mio caso…

PRESIDENTE. Scusate, colleghi…

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). …nel mio caso, le argomentazioni mi servono per avere la sottoscrizione di coloro i quali concordano di sottoscrivere, nel numero ragionevole che lei ha detto, poiché voglio garantire alla mia iniziativa parlamentare un curriculum di adesioni politiche, poiché tornerò a lavorare sul merito di questa iniziativa (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti del deputato Graziano).

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli… Grazie, onorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Io sono un po' stupito…

PRESIDENTE. Scusate, facciamo parlare l'onorevole Graziano.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Presidente, io sono un po' stupito, perché l'onorevole D'Alfonso sta semplicemente chiedendo le adesioni e io intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole D'Alfonso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Per richiamo al Regolamento, sulla conduzione dei lavori, in relazione al fatto che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove non può andare tra i banchi del suo gruppo e, da là, fare il facinoroso verso gli interventi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, la questione è serissima! Se non ce la fa a stare tra i banchi del Governo, c'è l'istituto delle dimissioni (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancini, chiederemo al Sottosegretario… (Commenti del deputato Mancini)… che, poi, non è fra i banchi della maggioranza, in questo momento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Io ho fatto un richiamo al Regolamento! Presidente, era richiamo al Regolamento, non mi può togliere la parola!

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, faccia parlare il collega per cortesia. Prego, onorevole Peluffo.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Stava terminando il collega Mancini, mi sembrava anche con argomenti significativi. No, ha finito, va bene. Io, invece, ho chiesto la parola, Presidente, per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno D'Alfonso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/59 D'Alfonso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie. Ho sentito un esponente che accusava l'onorevole Delmastro Delle Vedove di fare il facinoroso dai banchi del proprio movimento. Siccome era seduto ai banchi di Italia Viva, vorrei chiedere a Italia Viva di tenerselo davvero (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Scusate, andiamo avanti, colleghi! Colleghi… Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/59 D'Alfonso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Siamo ora all'ordine del giorno n. 9/705/60 Amendola, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/60 Amendola, sul COVID nella regione Basilicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Intervengo anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Amendola, a beneficio della regione Basilicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Presidente, anche io per sottoscrivere, da lucano adottato in Piemonte, l'ordine del giorno del collega Amendola.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/60 Amendola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Ordine del giorno n. 9/705/61 Di Sanzo: c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/61 del collega Di Sanzo, sulla regione Molise.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente, avevo alzato la mano prima: vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno precedente n. 9/705/60 del collega Amendola.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/61 del collega Di Sanzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Su cosa?

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti, in relazione allo svolgimento dei lavori in Aula e al comportamento del Governo. Lei, intanto, non può togliere la parola durante un richiamo al Regolamento, in questo modo.

In secondo luogo, lei mi deve una risposta, la deve all'Aula. Infatti, il collega Delmastro Delle Vedove, di cui, nella scorsa legislatura, abbiamo apprezzato le capacità argomentative dall'opposizione, nel momento in cui è qui e rappresenta il Governo, deve decidere: o sta tra i banchi del Governo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) o, Presidente, se sta tra i banchi dei colleghi, tra i banchi dei parlamentari, non può dimenticarsi di essere Sottosegretario e, quindi, non può intervenire, agitarsi e interrompere i colleghi che parlano perché è sempre il Governo che interviene. Allora, su questo, Presidente, io le chiedo un chiarimento.

PRESIDENTE. In questo momento l'onorevole Ostellari rappresenta il Governo, come lui stesso mi sta dicendo. L'abbiamo visto tutti, sta dando proprio i pareri, quindi, in questo momento, è lui ai banchi del Governo, a rappresentare il Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/61 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/62 Stumpo (L'onorevole Del Mastro Delle Vedove si dirige verso i banchi dell'opposizioneProteste del deputato Amendola – Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Fratelli d'Italia)…

Onorevoli, onorevoli, per cortesia! Onorevole Delmastro Delle Vedove… Onorevole Delmastro Delle Vedove…Onorevole Delmastro Delle Vedove… Onorevole Delmastro Delle Vedove! Fermi, fermi, fermi, fermi, fermi! Onorevole Delmastro Delle Vedove, cortesemente, si sieda sui banchi del Governo. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 22,12, è ripresa alle 22,19.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Scusate, torniamo al posto, un attimo, onorevole Fornaro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro sull'ordine dei lavori, credo. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Per un richiamo al Regolamento, articolo 8, signor Presidente. Perché episodi come questi non abbiano più a ripetersi, credo che la soluzione sia molto semplice: è evidente che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove è venuto e, nella prima fase, ha svolto il suo ruolo in rappresentanza del Governo, quindi, nessuno ha avuto nulla da eccepire. Successivamente, non ha più svolto questo ruolo, è uscito dai banchi del Governo e votava da fuori.

Questo è un primo problema, la forma è sostanza e ognuno di noi è tenuto a votare dalla postazione. Per cui, molto semplicemente, se il collega Delmastro voleva continuare a stare dalla parte del Governo, nei banchi dei Sottosegretari, la cosa era assolutamente legittima, si sedeva come si sono seduti tutti i suoi colleghi, oppure, come l'ho invitato a fare, quando è venuto sotto i banchi delle opposizioni, semplicemente prendere la tessera e andare al suo posto, perché, essendo anche deputato, è assolutamente legittimato.

Presidente, forse un suo intervento preventivo avrebbe aiutato, perché la forma è sostanza e anche democrazia e, allo stesso modo, che un rappresentante del Governo venga sotto i banchi dell'opposizione non è un bel gesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ricominciamo i lavori.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/62 Stumpo, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dopo che è stata respinta una serie di ordini del giorno, io intendo ritirare il mio, perché non voglio mettere a rischio l'incolumità della salute dei cittadini calabresi, per mancanza di visione da parte della maggioranza, quando il Ministro ha detto le cose che aveva già detto oggi, in Aula.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Stumpo, quindi il suo ordine del giorno si intende ritirato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/63 Barbagallo, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Alla luce anche dell'intervento del Ministro, a inizio seduta, volevo anche io invitare il Governo a rivedere il parere.

PRESIDENTE. Onorevole Barbagallo, hanno già accantonato e rivisto il parere, quindi, la ringrazio, ma dobbiamo andare avanti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Le avevo chiesto la parola tre o quattro ordini del giorno fa, ma ne approfitto per questo ordine del giorno. Le chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/63 Barbagallo, ma, a ritroso, vorrei anche sottoscrivere il n. 9/705/61 Di Sanzo, il n. 9/705/60 Amendola, il n. 9/705/59 D'Alfonso, il n. 9/705/58 Curti, il n. 9/705/57 Ascani…

PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, gli altri può riferirli più tardi, la ringrazio…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Per sottoscrivere, come siciliano, l'ordine del giorno del collega Barbagallo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/63 del collega Barbagallo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/63 Barbagallo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/64 Lai, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/64 Lai.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/64 Lai.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/64 Lai.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/64 Lai, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/65 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/65 Bakkali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io sottoscrivo l'ordine del giorno della collega Bakkali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io voglio sottoscrivere l'ordine del giorno, se mi autorizza la collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/65 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

Ordine del giorno n. 9/705/66 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Prendo atto che i deputati Lai, Di Sanzo e Curti chiedono di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/66 Simiani.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/66 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Ordine del giorno n. 9/705/67 De Micheli, con il parere contrario del Governo

Prendo atto che i deputati Peluffo e Berruto chiedono di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/67 De Micheli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Bisogna intendersi se prima ci si alza in piedi o se prima si alza la mano, perché qui chi la dura la vince, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/67 De Micheli e poi vorrei chiederle di sottoscrivere anche gli ordini del giorno nn. 9/705/64 Lai, 9/705/61 Di Sanzo e 9/705/75 Fassino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/67 De Micheli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).

Ordine del giorno n. 9/705/68 Di Biase, con il parere contrario del Governo.

Prendo atto che i deputati Gnassi, Ciani e De Maria chiedono di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/68 Di Biase.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/68 Di Biase, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Ordine del giorno n. 9/705/69 De Luca, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Io non sono intervenuto finora e non intendo fare un intervento strumentale od ostruzionistico, ma semplicemente per capire la modalità di comunicazione e, diciamo, di scelta politica che ha portato poi il Sottosegretario a ridare i pareri su alcuni ordini del giorno che sono stati accantonati.

Glielo chiedo perché io credo che sia davvero curioso che, se sia davvero stato interpellato, il Ministro della Salute abbia potuto dare parere contrario su un ordine del giorno che chiede di non reintegrare i medici no-vax a contatto con persone fragili…

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, devo interromperla. Non è sull'ordine dei lavori.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente…(Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non è sull'ordine dei lavori, onorevole De Luca. Non è sull'ordine dei lavori!

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Chiedo conferma che sia stato interpellato, per avere il parere definitivo su questo ordine del giorno, il Ministro della Salute.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrive l'ordine del giorno del collega De Luca e per chiedere se, visto che erano stati accantonati, il Ministro si sia espresso o no.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà (Commenti del deputato De Luca).

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/69 De Luca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intendo anch'io sottoscrivere l'ordine del giorno e vorrei sapere anch'io se c'è una risposta del Governo alla domanda…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Peluffo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/69 De Luca, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

Ordine del giorno n. 9/705/70 Boldrini, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Chiedo scusa, Presidente. Avevo segnalato, ma non ho fatto in tempo. Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/70 Boldrini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Per un evidente cointeresse, essendo io sardo, non posso che chiedere di sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/70 Boldrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Ordine del giorno n. 9/705/71 Casu, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie Presidente. Anche io intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Casu.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/71 Casu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Ordine del giorno n. 9/705/72 Gnassi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Volevo sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/72 Gnassi e anche l'ordine del giorno n. 9/705/71 Casu, che è stato votato prima. Non ho fatto in tempo a richiederlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Intendo sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Graziano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie Presidente. Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Gnassi, se è d'accordo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/72 Gnassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Ordine del giorno n. 9/705/73 Graziano, con parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso non sottoscriverlo, se il collega Graziano è d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/705/73 Graziano, ma anche l'ordine del giorno n. 9/705/63 Barbagallo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Presidente, siccome l'ordine del giorno De Luca ha stabilito, col parere contrario del Governo, che i medici non vaccinati possano andare a contatto…

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma dobbiamo proseguire…

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). No, mi faccia finire…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/73 Graziano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Passiamo all'ordine del giorno n. n. 9/705/118 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/118 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/119 Marianna Ricciardi, su cui c'è una riformulazione. La accetta, onorevole Ricciardi?

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di poter riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare (…)”.

PRESIDENTE. La accetta, onorevole Ricciardi?

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Accetto, chiedo però che venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere questo ordine del giorno, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Per sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/119 Marianna Ricciardi, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 116).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/120 Quartini, su cui c'è una riformulazione. La accetta, onorevole Quartini?

ANDREA QUARTINI (M5S). Chiedo ai membri del Governo se possono leggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di estendere (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole Quartini, accetta la riformulazione?

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Sta un po' stretta, ma, confidando nel buon senso del Ministro, accetto la riformulazione e chiedo che venga posto in votazione comunque.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà. Per sottoscrivere?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori, perché voglio far rilevare a lei, Presidente della Camera…

PRESIDENTE. No, se non è una questione…

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …che questo ordine del giorno è esattamente in linea con la circolare di cui ha parlato il Ministro Schillaci…

PRESIDENTE. Non è sull'ordine dei lavori, onorevole Serracchiani, grazie.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/120 Quartini, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 117).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/121 Donno, su cui c'è un parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Vista l'ora e visto anche che il Governo…

PRESIDENTE. Onorevole Donno, dica…

LEONARDO DONNO (M5S). Sì, se mi fa parlare, Presidente…

PRESIDENTE. Non è una dichiarazione di voto…

LEONARDO DONNO (M5S). E infatti non sto facendo una dichiarazione di voto. Stavo chiedendo, tramite lei, Presidente, se fosse possibile, magari, rivedere il parere su questo ordine del giorno da parte del Governo, grazie.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno del deputato Donno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente, vorrei sottoscrivere questo importante ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/121 Donno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/122 Onori, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Chiederei gentilmente al Governo di rivedere il parere contrario su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/122 Onori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 119).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/123 D'Orso, su cui c'è una riformulazione.

Chiedo a all'onorevole D'Orso se accetta la riformulazione.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Prima potrei riascoltarla, se possibile?

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di intraprendere iniziative (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole D'Orso, accetta la riformulazione? Non la accetta.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/123 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/124 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Anch'io chiedo all'esponente del Governo se può rivalutare, soprattutto perché, nel caso di specie, si parla di confische e quindi di coprire una parte…

PRESIDENTE. Grazie. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere questo importantissimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Presidente, chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere anch'io.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/124 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/125 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo al Governo se può cortesemente rivedere il parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno, il n. 9/705/125 Fenu, e anche l'ordine del giorno n. 9/705/124 del collega Cafiero De Raho.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Se posso sottoscrivere anch'io l'ordine del giorno, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/125 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/126 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo, tramite lei, al Governo di rivedere il parere di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Chiedo di poter sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole De Raho.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Fontana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Fontana e tutti gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/126 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/127 Cantone, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Trattandosi di una questione puramente tecnica, chiedo al Governo se può rivedere il parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, vorrei sottoscrivere questo importantissimo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Anch'io per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Cantone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/127 Cantone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 124).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/128 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). L'ordine del giorno si riferisce al diritto di oblio. Magari il Governo si è dimenticato il perché del parere contrario, quindi chiedo di cambiare il parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Non ci siamo dimenticati, rimane contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/128 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 125).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/129 Penza, su cui c'è una riformulazione. L'onorevole Penza accetta la riformulazione?

PASQUALINO PENZA (M5S). Presidente, vorrei ascoltare la riformulazione, se è possibile.

PRESIDENTE. Prego, Governo.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di intraprendere iniziative (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole Penza, accetta la riformulazione del Governo?

PASQUALINO PENZA (M5S). No, mi dispiace, non la accetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente, aggiungo la firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Per aggiungere la mia firma, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Anch'io per sottoscrivere questo importante ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/129 Penza, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 126).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/130 Caramiello, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Chiederei al Governo di rivedere il parere.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Rimane contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente, per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di sottoscrivere questo importantissimo ordine del giorno della collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/130 Caramiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 127).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/131 Sergio Costa, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa, ne ha facoltà.

SERGIO COSTA (M5S). L'ordine del giorno rafforza la vigilanza e il monitoraggio sulla gestione dei fondi pubblici…

PRESIDENTE. Onorevole Sergio Costa…

SERGIO COSTA (M5S). Per cui chiedo la cortesia al Governo di riconsiderare il parere contrario.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/705/131 Sergio Costa, il parere è sempre contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, era solo per segnalare un refuso negli impegni.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro, prendiamo nota del refuso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Se il collega Sergio Costa lo consente, vorrei sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Sergio Costa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Per sottoscrivere l'ordine del giorno del Vicepresidente Costa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/131 Sergio Costa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 128).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/132 Bruno: c'è una riformulazione. La accetta, onorevole Bruno?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di riascoltare la riformulazione del Governo.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. È la seguente: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare tutte le necessarie (…).

PRESIDENTE. Viene accettata, onorevole Giuliano?

CARLA GIULIANO (M5S). La accettiamo, grazie Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/133 L'Abbate: c'è una riformulazione.

Onorevole L'Abbate, accetta la riformulazione?

PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, vorrei ascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. È la seguente: “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate, accetta la riformulazione?

PATTY L'ABBATE (M5S). Accetto la riformulazione, anche se mi chiedo perché il parere non sia favorevole tout court, perché si tratta….

PRESIDENTE. Se accetta la riformulazione…

PATTY L'ABBATE (M5S). Lo poniamo comunque ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/705/134 Zanella: c'è un parere favorevole.

Onorevole Zanella prego (Commenti)…No, non ha chiesto la votazione (Commenti). Non ho sentito. Scusate (Proteste)… Va bene…Colleghi, colleghi, colleghi!

Poniamo allora in votazione l'ordine del giorno n. 9/705/133 L'Abbate, così come accettato e riformulato dal Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/133 L'Abbate. Ricordo che la riformulazione è stata accettata.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 129 – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Molto brevemente, Presidente. È la prima volta, peraltro, che prendo la parola stasera, per segnalare a lei - naturalmente è nel diritto di ciascun parlamentare, membro del Governo o meno, votare come vuole, e ci mancherebbe - che è la prima volta, da qualche anno, che mi capita di vedere, non membri della maggioranza che fanno quel che vogliono, a volte anche un po' indispettiti (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Calmi, calmi, che la notte è lunga…

PRESIDENTE. Onorevole, si rivolga alla Presidenza!

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Mi rivolgo alla Presidenza e chiedo che la Presidenza mi consenta di parlare, segnalando, per suo tramite, ai banchi della maggioranza…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ma che intervento è?

PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori?

NICOLA FRATOIANNI (AVS). …che è conveniente per tutti avere un altro clima.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Cerchiamo di essere pertinenti. Per cortesia, se qualcuno vuole votare in una certa maniera, penso che nessuno possa contestarlo. Allora, prego, finisca, onorevole Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Se mi lascia finire, capirà che non stavo assolutamente contestando alcunché. Stavo facendo una segnalazione a lei, in modo peraltro molto rispettoso (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono altri che contestano, assai nervosi. Insisto: siccome la notte è lunga, conviene non sprecare il fiato. Io ero molto tranquillo, dovrebbe essere lei a consentire (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole Fratoianni, andiamo avanti. Per cortesia, andiamo avanti. Onorevole Fratoianni - la prego - concluda, entri nel merito e concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Io avevo già concluso. Ho segnalato una cosa accaduta ed è la prima volta che si toglie la parola sull'ordine dei lavori, peraltro a un parlamentare che la chiede per la prima volta nella serata (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e che lei non mi consente di parlare…

PRESIDENTE. Sta parlando.

NICOLA FRATOIANNI….consentendo alla maggioranza ancora una volta di impedire all'opposizione di parlare. Questa cosa è una vergogna e lei se ne deve fare carico (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Mi raccomando, rimaniamo, però, sul merito delle questioni. Prego, onorevole Donno.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Se lei non sa quello che devo dire… inizio a parlare… Grazie, Presidente. Volevo segnalare un fatto, per capire se questo è di carattere politico oppure è semplicemente un errore. Abbiamo assistito durante (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) … Presidente, invito, tramite lei, i colleghi della maggioranza a farmi terminare, così almeno faccio il mio intervento sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Arrivi al merito.

LEONARDO DONNO (M5S). Presidente posso?

PRESIDENTE. Onorevoli, per cortesia, prima finiamo, meglio è.

LEONARDO DONNO (M5S). Termino in trenta secondi, Presidente, così i colleghi possono andare via prima, se preferiscono.

PRESIDENTE. Facciamo finire il collega.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Volevo far notare un fatto, per capire se è un fatto politico o un errore (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Colleghi, se mi fate terminare, in trenta secondi termino.

PRESIDENTE. Onorevole Donno, concluda, perché sennò le devo togliere la parola perché l'intervento deve essere pertinente.

LEONARDO DONNO (M5S). Vado al punto. Se mi fanno intervenire i colleghi (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, fate intervenire il collega.

LEONARDO DONNO (M5S). …intervenire e finire. Anziché trenta secondi, siamo arrivati a due minuti. Io finisco in venti secondi. Allora, volevo capire, siccome diverse volte il Governo ha dato un parere e il collega Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia, ha votato contro il Governo, se c'è un problema politico o altro…

PRESIDENTE. Non è un intervento sull'ordine dei lavori. La ringrazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Noi, come Partito Democratico, poniamo una questione all'Aula che vorremmo avesse una risposta. Quando un parlamentare accettasse la riformulazione del Governo - siamo “andati sopra” per 6 voti - e l'ordine del giorno non venisse approvato, si produrrebbe un vulnus nei rapporti tra maggioranza, minoranza e Governo molto serio.

Allora, noi vogliamo una risposta politica, non le urla. Vogliamo sapere se, nel prosieguo dei lavori, la maggioranza è in grado di garantire i pareri del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancini. Abbiamo capito grazie.

Ordine del giorno n. 9/705/134 Zanella: c'è un parere favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie Presidente e grazie al Governo. Siccome l'ordine del giorno riguarda il fenomeno del femminicidio e della violenza sulle donne, ringrazio il Governo per aver espresso parere favorevole e vorrei che venisse posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/134 Zanella, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 130).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Su cosa vuole intervenire?

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Signor Presidente, mi perdoni, ma vorrei prendere solo pochi secondi per porre molto pacatamente una questione. Noi oggi abbiamo vissuto una seduta molto confusa (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Deve dirci su cosa vuole intervenire. Fate parlare! Bisogna capire se è pertinente o no la questione. Scusate, bisogna capire se la questione è pertinente.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). La questione è questa: noi abbiamo avuto una comunicazione del Ministro della Salute, che ci ha parlato di una circolare - mi lasci parlare pochi secondi -, circolare che naturalmente è un testo che non possiamo conoscere direttamente, che ha dato delle indicazioni da domani…

PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Morassut, ma non siamo nel merito.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). …nelle strutture ospedaliere. Ci apprestiamo a votare un decreto che da domani…

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/135 Bonifazi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 131).

Sull'ordine del giorno n. 9/705/136 D'Alessio c'è un parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/705/137 Faraone c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/137 Faraone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 132).

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Non funziona… (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli, abbiamo quasi finito. Cerchiamo di mantenere un po' di tranquillità nell'Aula. Siamo all'ordine del giorno n. 9/705/138 Marattin.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/138 Marattin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 133).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/139 Sottanelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 134).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/140 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 135).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Stiamo votando un ordine del giorno che torna sulla questione del COVID, le chiedo però…

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, no, mi spiace, ma non è pertinente.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/141 Bonetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 136).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/142 Giachetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 137).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/143 Gruppioni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 138).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/144 Pastorella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 139).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/145 Grippo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 140).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/146 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 141).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/147 Rosato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 142).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/148 Benzoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 143).

Ordine del giorno n. 9/705/149 Enrico Costa, c'è un parere favorevole. Hanno chiesto di metterlo in votazione, quindi passiamo ai voti.

Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Ai sensi dell'articolo 89, desideravo un chiarimento: conoscere dalla Presidenza le valutazioni fatte in ordine all'ammissibilità di questo ordine del giorno, che mi risulta non essere coerente con i criteri che vanno applicati nella deliberazione circa il vaglio. Mi risulta che sia un argomento estraneo al provvedimento che abbiamo in esame, pertanto vorrei avere un chiarimento e conoscere i criteri che sono stati applicati,

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. È sullo stesso argomento o è altra cosa?

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). A nome del gruppo di Noi Moderati, chiediamo, se l'onorevole Enrico Costa è d'accordo, di poter sottoscrivere l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. È sullo stesso argomento?

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Per sottoscrivere l'ordine del giorno, a nome di tutti i componenti del gruppo Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Riguardo alla questione sollevata dall'onorevole D'Orso, rispondo. Sono state sollevate obiezioni in merito al fatto che la Presidenza abbia considerato ammissibile l'ordine del giorno n. 9/705/149 Enrico Costa, con il quale si impegna il Governo a procedere ad una riforma organica della prescrizione.

Ricordo, anzitutto, che i criteri di valutazione dell'ammissibilità degli ordini del giorno riferiti ai disegni di legge di conversione dei decreti-legge sono meno restrittivi di quelli relativi agli emendamenti. L'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento prevede, infatti, con solo riguardo agli emendamenti, la stretta attinenza alla materia del decreto-legge come requisito di ammissibilità. Per gli ordini del giorno si applica, invece, la disciplina generale di cui all'articolo 89, che stabilisce l'inammissibilità degli atti affatto estranei all'oggetto della discussione (vedi seduta del 12 luglio 2001 e del 3 dicembre 1996).

Nel caso di specie, la materia trattata dall'ordine del giorno in esame appare riconducibile alle materie oggetto del decreto-legge, che, all'articolo 6, dispone il differimento dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022, attuativo della riforma della giustizia penale cosiddetta Cartabia, che reca “Interventi in materia di prescrizione e di estinzione del reato”. Alla luce di tali considerazioni, la Presidenza non può che confermare la propria decisione circa l'ammissibilità degli ordini del giorno in oggetto.

PRESIDENTE. Onorevole D'Orso? Prego, però la risposta è stata già data.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Sì, capisco, Presidente, però qui andiamo a incidere su un istituto di natura sostanziale, codice penale e non parliamo di (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/149 Enrico Costa, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Non si fanno le foto! Le foto non si fanno, onorevole D'Attis!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 144).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/150 Richetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 145).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/151 Castiglione, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 146).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/152 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 147).

Ordine del giorno n. 9/705/153 De Monte, è accolto come raccomandazione. Onorevole De Monte accetta? venne accettata.

Siamo all'ordine del giorno n. 9/705/154 Carfagna: c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/705/154 Carfagna, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 148).

Ordine del giorno n. 9/705/155 Gadda: c'è una riformulazione. Ne chiedo al Governo conferma; ordine del giorno n. 9/705/155 Gadda, favorevole con riformulazione e l'onorevole Gadda accetta la riformulazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il deputato Mauro Berruto. Ne ha facoltà. Scusate colleghi, uscite cortesemente, dando la possibilità all'onorevole Berruto di parlare.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, soltanto trenta secondi. Ho voluto aspettare per fare questo intervento, perché non fosse frainteso, ma, da uomo di sport, vorrei semplicemente chiedere il silenzio (Applausi).

PRESIDENTE. Scusate colleghi, portiamo rispetto per l'onorevole Berruto, cerchiamo di farlo parlare.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Vorrei chiedere qualche istante di silenzio, sarò brevissimo. Vorrei semplicemente chiedere l'omaggio di questo Parlamento, da uomo di sport, a una leggenda planetaria dello sport, che oggi se ne è andato, che si chiama Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, che ha dispensato bellezza a questo mondo (Applausi – I deputati si levano in piedi e, con loro, i membri del Governo).

PRESIDENTE. Onorevole Berruto, mi associo, come Presidenza – e, penso, a nome di tutti -, a quanto lei ha detto, con queste parole, nei confronti di Pelé.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Magi. Ne ha facoltà. Chiedo cortesemente ai colleghi di uscire ordinatamente, perché i lavori devono proseguire. Prego, onorevole Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, dobbiamo andare avanti con i lavori, quindi, vi chiedo di uscire ordinatamente per lasciare la possibilità all'onorevole Magi di intervenire.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Nella conferenza stampa di fine anno, che la Presidente Meloni ha tenuto oggi, tradizionale appuntamento con la stampa parlamentare, la Presidente Meloni ha parlato, in maniera esplicita e con grande chiarezza, del provvedimento che noi stiamo esaminando e che è stato sottratto a un esame puntuale del Parlamento, perché ci è stato impedito di votare in quest'Aula anche un solo emendamento, perché sono state accorpate la discussione generale, l'illustrazione e la dichiarazione di voto sugli ordini del giorno ed è stata posta la seduta fiume. Su quel provvedimento, la Presidente Meloni ha detto chiaramente che si tratta di un decreto per mandare un segnale. Non so se ci si rende conto, in quest'Aula, della gravità dell'affermazione della Presidente Meloni. La Presidente Meloni, oggi, ha detto alla stampa parlamentare e al Paese che i decreti si fanno, non perché c'è una specifica situazione che merita con urgenza una necessaria azione di Governo, puntuale, ma che i decreti si fanno per mandare segnali, cioè è stato ammesso, candidamente, che si tratta di una misura propagandistica.

Già in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia abbiamo sottolineato come le caratteristiche di questo provvedimento lo rendano, a nostro avviso, del tutto incostituzionale. Si tratta di un decreto che tocca almeno quattro ambiti di intervento, del tutto disomogenei, che non hanno neanche una ratio unificante, che, quindi, non rispondono a un indirizzo politico comune. Si tratta, cioè, di un intervento che modifica l'ordinamento penitenziario, tradendo in qualche modo l'indicazione che era arrivata al Parlamento dalla Corte costituzionale in merito al cosiddetto ergastolo ostativo. Si tratta dell'introduzione di un nuovo reato nel codice penale, di un nuovo delitto. Si tratta della proroga dell'entrata in vigore di una parte della riforma Cartabia, la parte sul processo penale. Si tratta, infine, dell'abrogazione retroattiva dell'obbligo vaccinale in capo al personale sanitario, peraltro in un momento in cui appare del tutto in contraddizione con gli indirizzi che lo stesso Governo oggi ha formulato, in quest'Aula. Andiamo a vedere un po' più nel dettaglio i contenuti di questo provvedimento, motivando così qual è la nostra contrarietà assoluta a che venga convertito.

Sui benefici penitenziari e sulla liberazione condizionale, questo provvedimento non è neanche lontanamente idoneo a dare un seguito al monito della Corte costituzionale; al contrario, sembra piuttosto un tentativo di raggirarlo, pensato per accantonare rapidamente quella che per voi sembra essere una fastidiosa questione di legittimità costituzionale e di tutela dei diritti fondamentali, mentre, parallelamente, deputati di Fratelli d'Italia hanno depositato una proposta di legge costituzionale volta a eliminare dalla Costituzione il principio della finalità rieducativa della pena. Pertanto, chiediamo al Governo, delle due l'una: o questo decreto è finalizzato davvero, nella sostanza, a dare seguito al monito della Corte e, quindi, è volto a facilitare l'accesso dei condannati per reati cosiddetti ostativi ai benefici penitenziari e alla libertà condizionale, riconoscendo - e premiando anche – per i condannati per i peggiori reati un eventuale impegno e, quindi, la possibilità di compiere un ravvedimento rispetto agli errori del passato, oppure l'obiettivo di questo Governo è quello di trasformare la finalità rieducativa della pena in finalità punitiva e repressiva della pena. Allora, in questo caso, il primo articolo del decreto che stiamo esaminando non sarebbe altro che un tentativo di raggirare la Corte.

Sull'articolo 5, l'articolo cosiddetto anti-rave, dobbiamo ribadire, ancora una volta, che quanto affermato pubblicamente dal Ministro Piantedosi è assolutamente falso. Non è vero, infatti, che in altre legislazioni dei Paesi europei vi siano norme penali analoghe a quella che state introducendo in materia di repressione delle manifestazioni musicali e dei rave party. Al contrario - e invitiamo ancora una volta il Governo ad approfondire le legislazioni penali dei principali Paesi - si constaterà che in nessun caso sono previste pene altrettanto severe di quelle che state introducendo con questa norma, ovvero – ricordiamolo - da 3 mesi a 6 anni di detenzione. Nei Paesi in cui l'ordinamento penale include specifiche norme in materia, queste rispondono con maggiore rigore al principio di tassatività, trattandosi di norme che, come è normale che sia fuori dal Consiglio dei ministri di questo Governo, individuano il fatto costituente reato con una limpida precisione e non con quella scrittura del tutto confusa e vaga, che è la lettera di questa norma che avete sottoposto al Parlamento, evitando ed impedendo poi che il Parlamento potesse emendarla.

Nel caso dell'ordinamento francese, ad esempio, sono in vigore norme specificatamente dedicate a raduni esclusivamente festivi a carattere musicale e il codice di sicurezza interna stabilisce che gli organizzatori di questi eventi debbano ricevere autorizzazioni, soltanto quando si prevede una presenza di un numero di partecipanti non inferiore a 500, e che ci debba essere una domanda che illustri le misure preventive in termini di sicurezza, igiene e rispetto della quiete pubblica. Nel caso in cui queste misure siano ritenute insufficienti, le autorità possono chiedere ulteriori provvedimenti e imporre tutte le misure necessarie per il corretto svolgimento del raduno. Inoltre, le autorità possono impedire il raduno nel caso in cui queste misure non siano rispettate.

Gli assembramenti, secondo la legge francese, possono essere sgomberati soltanto dopo aver informato i partecipanti della necessità di allontanarsi per almeno due volte, senza successo. Quanto alle eventuali sanzioni penali, l'ordinamento francese prevede che gli organizzatori che non abbiano presentato la documentazione richiesta siano puniti con una multa di 7.500 euro, al massimo e con una pena detentiva non superiore ai 6 mesi, non i 6 anni di pena massima che voi avete previsto in questa normativa. Nel caso del Regno Unito, gli organizzatori di rave party, descritti come raduni di almeno 20 persone durante i quali la notte viene riprodotta musica con alto volume, tale da causare disagi ai residenti, possono essere puniti con una pena detentiva non superiore ai 3 mesi. Non so se ci rendiamo conto della disparità.

Avete raccontato al Paese che con questo provvedimento si riempiva un vuoto normativo e ci si allineava alle normative degli altri Paesi europei; è assolutamente falso. Sia nel caso della Francia che in quello del Regno Unito, peraltro, come è noto al sottosegretario Ostellari, la pubblica accusa non è tenuta obbligatoriamente a esercitare l'azione penale, ma, al contrario, ne valuta l'opportunità e può discrezionalmente decidere di esercitarla o meno, a differenza di quello che avviene nel nostro ordinamento.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 23,28)

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Se non fosse pericolosa, questa norma sarebbe ridicola, per come è stata scritta e per come è rimasta tuttora, nonostante l'intervento parzialmente migliorativo che è avvenuto in prima lettura al Senato, eppure è pericolosa e lo è in particolare perché si tratta di un provvedimento ideato e presentato con l'ossessione per la propaganda e per la ricerca di un approccio populista a fenomeni sociali che non si comprendono, non vi piacciono e che sapete affrontare e volete affrontare unicamente con il codice penale. Si tratta di un provvedimento degno di uno Stato di polizia, che prevede una pena detentiva massima di 6 anni, e avete la faccia ancora di fare i garantisti, ancora dobbiamo ascoltare il Ministro Nordio dire che serve la ragionevolezza della pena, dire che servono le depenalizzazioni, dire che serve proporzionalità nella pena; state proponendo un reato di rave con 6 anni di pena massima, cioè con l'impossibilità di accedere alle misure alternative. Ora, lo diciamo, non ci sarà probabilmente alcuna persona condannata per questo reato, ma allora qual è la finalità di questo decreto – concludo, Presidente -, qual è la finalità? È dare l'avvio a una grande e intensa attività di polizia; sulla base di questa norma, si potranno fermare centinaia di persone per qualcosa che non costituisce, lo ripeto, non costituisce un'emergenza in questo Paese, che ne ha molte altre di emergenze, in questo momento. Non finiranno i rave, ci saranno ancora rave in questo Paese e dovreste anche imparare qualcosa da fenomeni sociali che non comprendete. Guardate che i rave si ispirano a una filosofia di autorganizzazione, non a caso gli unici due casi di rave che ci sono stati in questo Paese… Questore Trancassini, che gesticola come non si addice a un Questore in quest'Aula, no non si addice a un Questore mentre parla un esponente dell'opposizione (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole Magi, si rivolga alla Presidenza.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Non si addice a un Questore della maggioranza…

PRESIDENTE. Onorevole Magi, si rivolga alla Presidenza e vada verso la conclusione.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Presidente, allora le chiedo se può significare al Questore Trancassini il fatto che, quando parla un esponente dell'opposizione in dichiarazione di voto, dopo che è stato impedito di votare anche un solo emendamento in quest'Aula, non si dovrebbe gesticolare all'indirizzo di chi sta parlando.

PRESIDENTE. Sicuramente, onorevole Magi, vada alla conclusione.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Concludo molto rapidamente, dicendo che gli unici due casi di rave party che ci sono stati nel nostro Paese quest'anno si sono interrotti senza che vi fosse alcun incidente, perché le persone hanno sgomberato il luogo su invito della Polizia e lo hanno lasciato più pulito di come lo avevano trovato. Dovreste almeno essere un po' più informati e meno ispirati esclusivamente dalla propaganda negli atti del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in una fine dell'anno evidentemente convulsa per i nutriti e, direi, anche agitati lavori parlamentari, che denota l'urgenza delle decisioni che dobbiamo prendere, ci troviamo riuniti per votare misure importanti che intervengono su aspetti del sistema giudiziale e sanitario tutt'altro che marginali, anzi, connotati dalla particolare delicatezza che li caratterizza. Votiamo provvedimenti che toccano diversi aspetti, ma che hanno come fondo alcuni grandi principi della nostra Costituzione che, ricordo a tutti, lo scorso 22 dicembre ha compiuto 75 anni.

In primo luogo, si affronta il tema dell'accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale da parte di detenuti condannati per i cosiddetti reati ostativi. Sappiamo che i reati ostativi sono caratterizzati dalla particolare gravità che ad essi si riconosce, per i quali l'accesso ai suddetti benefici è precluso in assenza di una collaborazione con la giustizia. Le nuove misure cercano di attuare un equilibrio importante: da un lato, il grande tema della sicurezza e la necessità di assicurare un forte contrasto ai gravi reati e, dall'altro, anche sulla scia di quanto indicato dalla Corte costituzionale e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, assicurare che la collaborazione con la giustizia non costituisca l'unica strada percorribile per accedere ai benefici a cui il decreto fa riferimento. È un bilanciamento importante che il Governo accoglie tramite la definizione di soluzioni normative concrete.

È un tema che, come già ricordato, è stato oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale e che gli onorevoli colleghi della XVIII legislatura che ci hanno preceduto hanno provveduto ad affrontare, ma con un iter legislativo che, com'è noto, non è giunto a termine. Pertanto, è in ragione della responsabilità politica che ci deve contraddistinguere su un tema così decisivo e delicato per la vita dei singoli e della società tutta, che è la restrizione della libertà personale, che dobbiamo legiferare, esprimendo il nostro voto. Ricordiamoci tutti che l'amministrazione della giustizia non è un fine ma uno strumento di risoluzione delle controversie e di disciplina della convivenza civile. Da questo cambio di prospettiva passa il recupero di una credibilità gravemente compromessa, che necessita oggi di interventi radicali che non possono limitarsi al piano dei contenuti ma devono investire anche l'ambito ordinamentale, sempre perseguendo come fine la domanda di giustizia.

Accanto alle suddette misure, il decreto affronta anche il tema, non scevro di polemiche, dei cosiddetti rave party. Offrire strumenti che prevengono situazioni di pericolo per i nostri giovani e per la società in generale è essenziale. Quelle messe in campo sono misure che cercano di dare una risposta alle notizie di cronaca che tutti abbiamo avuto modo di leggere e di commentare. Nessuna repressione alla libertà, nessuna caccia alle streghe, nessuno oscurantismo, solo misure mirate e di buonsenso, per prevenire situazioni che in alcuni caso hanno determinato anche la morte di giovani vite, oltre che altri reati evidenti a tutti. Mi sento serena che potrò continuare, che potrete continuare, come anche mio nipote di 17 anni, a invitare gli amici a cena, a mettere ed ascoltare buona musica, a ballare e nessuno mi arresterà, a parte per la mia grande incapacità culinaria.

Affrontiamo, inoltre, misure relative alla gestione del contrasto della pandemia. Sono norme importanti, perché parlano di un seppur graduale ritorno alla normalità e della necessità di andare avanti. Non lo facciamo con leggerezza, ma anche qui il nostro voto viene accompagnato dalla responsabilità. Ne è dimostrazione l'odierna informativa del Governo sugli esiti dei controlli relativi ai casi di positività di passeggeri provenienti dalla Cina e che dimostra come l'esigenza di un ritorno alla normalità non significhi distrazioni o disattenzione di fronte ad un virus le cui gravi conseguenze, tristemente, tutti abbiamo conosciuto, conseguenze che, alla fine di quasi tre anni di pandemia, non possono essere sintetizzate solo in un numero da confrontare con quello degli altri Paesi, perché si tratta di vite, di nomi, di storie.

Il COVID ha segnato la storia del nostro Paese, ha provato a separarci, a dividerci, ma di fronte a questo male, pur mantenendo le differenti visioni e divergenze politiche, non esiste posizione politica. Il COVID andava e va ancora combattuto, ma è proprio in virtù dei sacrifici imposti dalle misure di sicurezza sanitaria adottate che è necessario oggi dare segnali di ripartenza e intraprendere misure che ci consentano di andare avanti. Lo chiedono le persone e lo chiedono le imprese.

Signor Presidente, noi votiamo solo per misure concrete, votiamo per un progetto più ampio, votiamo per alcuni aspetti che sono parte del domani che vogliamo costruire ed è simbolico proprio farlo alle soglie di un nuovo anno che inizia. Per i suddetti motivi e in ragione del futuro che con responsabilità e serietà vogliamo costruire, Noi Moderati votiamo favorevolmente sulle misure contenute nel presente decreto (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Rischiamo una nuova ondata pandemica, siamo in un conflitto militare mondiale, abbiamo un'inflazione galoppante, la disoccupazione è a livelli drammatici, soprattutto quella di donne e giovani che devono fare anche i conti con la precarietà. Famiglie e imprese non sanno come pagare le bollette a fine mese, il caldo a Natale e a Capodanno ci sbatte in faccia i cambiamenti climatici e la nostra Italia frana per il dissesto idrogeologico mentre, come direbbe Benigni in una vecchia gag, per il Governo che c'è come priorità? I raduni musicali dei giovani!

La nuova emergenza viene creata a tavolino dal Governo. È sufficiente una penna, un computer, un codice penale e il nemico prende vita come un nuovo Frankenstein: il nemico sono i raduni musicali illegali. In poche ore si costruisce una norma, di corsa perché c'è poco tempo. Dove va va, nel codice penale, perché non si deve perdere un minuto: in TV c'è la diretta del rave party di Modena e tutti aspettano che le Forze di Polizia possano in qualche modo intervenire da un minuto all'altro, magari in base a quello che deciderà il Governo.

Nel passaggio al Senato, consapevoli di avere scritto in fretta e furia la norma, avete apportato numerosi correttivi al “decreto Halloween”, che rappresenta il vostro manifesto politico. Nel tentativo di circoscrivere la fattispecie, che altrimenti avrebbe finito per limitare il diritto di riunione costituzionalmente garantito, avete introdotto l'espressione “raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento”.

Premesso che la musica è una forma d'arte e ha anche uno scopo di intrattenimento, avreste dovuto, se proprio volevate far sopravvivere la norma, mantenere la sola espressione “raduno avente scopo di intrattenimento” e avreste comunque incluso anche le manifestazioni musicali, senza necessità di precisarlo. In questo modo, invece, avete messo uno stigma proprio sulla musica. È davvero preoccupante aver inserito la musica nel codice penale, averla associata e avvicinata a qualcosa di illecito, la musica che, più di qualsiasi altra forma d'arte, è un linguaggio universale, perché parla alla sensibilità umana. Forse è per questo che la musica fa paura, perché è la massima espressione di libertà, perché i sentimenti che suscita non sono controllabili da alcuna autorità. È un errore culturale ancora più che politico e giuridico, perché apre scenari che pensavamo ormai superati per sempre. È preoccupante che nessuno al Governo e negli uffici ministeriali abbia trovato stonato il fatto di mettere lì, nel codice penale, la musica. Come Alleanza Verdi e Sinistra abbiamo presentato un emendamento per eliminare “musicale” da quell'articolo, ma l'avete sonoramente bocciato.

Nel circoscrivere la fattispecie, quindi, vi è un po' scappata la mano, così come è scappata la mano quando avete stabilito la pena per coloro che promuovono od organizzano il raduno con una reclusione da 3 a 6 anni, pena che rende possibile anche le intercettazioni. Per carità, l'entità della pena è coerente con la vostra impostazione di considerare i raduni musicali illegali la vera emergenza nazionale, però è incoerente rispetto ad altre affermazioni del Ministro Nordio. Il Ministro Nordio il 6 dicembre scorso, intervenendo al Ministero degli Affari esteri per la Giornata internazionale per il contrasto alla corruzione, ha affermato testualmente: “Inasprire le pene e creare reati non serve assolutamente a nulla”. Ripeto quello che ha detto il Ministro Nordio: “Inasprire le pene e creare reati non serve assolutamente a nulla”. Lo stesso giorno - ripeto, lo stesso giorno - al Senato il Ministro della Giustizia dava parere favorevole sulla riformulazione del nuovo reato di rave, mentre per coerenza avrebbe dovuto abrogarlo.

Ma non vi ho detto un pezzo. Quella frase - “inasprire le pene e creare reati non serve assolutamente a nulla” - il Ministro Nordio non l'ha detta con riferimento al reato di raduno musicale illegale, ma con riferimento ai reati di corruzione. Infatti - andatevi a rivedere il video del 6 dicembre - ha precisato: “È inutile intimidire il potenziale corrotto. Non verrà mai intimidito dal numero delle leggi e dall'asprezza della pena. Quello che occorre fare non è intimidire il potenziale corrotto, ma occorre disarmarlo, occorre, cioè, toglierli le armi che gli consentono e lo inducono a farsi corrompere”. Quali sono queste armi? Sentite cosa dice il Ministro: sono paradossalmente le leggi. Queste sono le parole del Ministro Nordio.

Faccio, quindi, un riassunto per chi era un po' distratto. Per i ragazzini che vanno ai raduni musicali serve una norma penale per intimidirli, mentre i corrotti, non facendosi intimidire dalle leggi, sono vittime della iper-produttività normativa dello Stato che li induce a cadere in tentazione. Siamo davvero disorientati!

Capite che poi diventa difficile seguirvi, anche quando fate ciò che era necessario fare. Mi riferisco alle modifiche sull'ergastolo ostativo. Che fosse necessario un intervento legislativo è pacifico: l'ha richiesto la Corte costituzionale, invitando il legislatore a intervenire. Il testo di partenza, confluito nel decreto Halloween, è sostanzialmente il testo che era già stato approvato alla Camera nella scorsa legislatura, il 31 marzo 2022 sotto il Governo Draghi, con un solo voto contrario e una maggioranza amplissima.

Posto, quindi, che l'intervento legislativo ci è stato chiesto dalla Corte costituzionale per allinearci alla Costituzione, dobbiamo capire se siamo andati oltre rispetto a quello che ci è stato chiesto dalla Consulta ed effettivamente su almeno un punto si è fatto qualcosa in più del richiesto. Se, infatti, è vero che la mancata collaborazione non poteva più essere motivo di presunzione assoluta di immanenza dei collegamenti e, quindi, di pericolosità sociale, nulla vietava che si potesse rendere obbligatoria, anziché facoltativa, l'indicazione da parte del detenuto dei motivi della mancata collaborazione. La previsione di un dovere di spiegare le ragioni della mancata collaborazione ha anche una base costituzionale, in forza di alcuni passaggi argomentativi dell'ordinanza n. 97 del 2021, al punto n. 9 della motivazione. Per la Corte costituzionale, quindi, non esiste un diritto al silenzio sulle ragioni della mancata collaborazione. L'opzione sulla facoltatività o sull'obbligatorietà dell'esternazione delle ragioni di quella scelta, quindi, è rimessa esclusivamente al legislatore. La maggioranza ha fatto una scelta su questo aspetto, però sarà necessario monitorare gli effetti di tale previsione.

Concludo ribadendo l'assoluta insensibilità del Governo per non aver accolto né gli emendamenti né gli ordini del giorno che prevedevano la proroga delle licenze straordinarie per centinaia di persone in regime di semilibertà. Per oltre due anni queste persone si sono comportate correttamente, rispettando le prescrizioni. La notte non sono state costrette a rientrare per dormire in carcere. Sono proficuamente sulla strada del reinserimento sociale. Voi in questo modo le rispedite indietro, provocate una retrocessione nel percorso rieducativo. Allora, avete un garantismo che va a due velocità: quella per i colletti bianchi e quella per gli altri. Non perdete mai l'occasione di manifestare la vostra strategia, cioè essere deboli con i forti e forti con i più fragili.

Per i motivi appena esposti e per tutti quelli che saranno poi illustrati dai miei colleghi, dichiaro quindi, a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, il voto contrario sul decreto Halloween (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Io annuncio il voto contrario su questo decreto-legge da parte del gruppo Azione-Italia Viva. È un voto contrario scontato, per la genesi di questo provvedimento, che vede introdurre nell'ordinamento una nuova figura di reato con uno strumento che dovrebbe essere per situazioni eccezionali, immediate e urgenti. Introdurre un reato non può mai essere un'improvvisazione, un atto sull'onda dell'emotività o una scelta non ponderata, perché il reato attiene alla libertà personale e ai diritti fondamentali e questa nuova figura di reato - infatti, è un bis, articolo 633-bis - entra in un ordinamento che ha già una sua fisionomia. Inserire una nuova figura di reato, se la cosa non è ben ponderata, rischia di creare confusioni interpretative e metodologiche e, ovviamente, rischia anche di inserirsi in un contesto non ben ponderato. Io nel primo intervento che ho fatto in quest'Aula, nell'occasione dell'insediamento del Governo ho chiesto, proprio in tema di giustizia, che si cambiasse registro, perché questo registro di rispondere alle emergenze, introducendo dei reati, è stato applicato un po' da tutti i Governi. Ho chiesto che i reati fossero introdotti nell'ordinamento dopo un'attività ponderata. Io penso a un disegno di legge, ad audizioni, anche alle cosiddette simulazioni, che possono essere valutazioni preventive su come la norma può entrare nell'ordinamento. Noi abbiamo anche l'Europa che ci infila quasi mensilmente nuove figure di reato, attraverso il recepimento delle direttive. Quanti decreti legislativi arrivano con nuove figure di reato? Si recepisce una direttiva e noi troviamo il decreto legislativo prodotto dal Governo con il parere non vincolante delle Commissioni parlamentari che introduce nuove figure di reato, che modifica, che aggrava le pene, che inserisce le intercettazioni, ma questo non è un buon servizio alla nostra giustizia.

Il Ministro Nordio sostiene che una delle principali cause dell'aggravamento e dell'appesantimento della macchina dei tribunali è dovuto alla burocrazia, al numero delle norme, al numero delle leggi, al fatto che le leggi siano tra di loro in contrasto, per cui la loro applicazione e interpretazione viene sempre riservata a un soggetto terzo, che è il giudice e, quindi, tutto finisce sulla scrivania del giudice. Ecco, quando il Ministro Nordio dice queste cose, noi ci aspettiamo anche una coerenza nell'ambito del Governo e non un primo provvedimento che introduce invece una nuova figura nel codice penale senza una ponderazione. È una nuova figura che, così come è stata scritta, evidenzia come non ci sia stata un'analisi ,un approfondimento, un'indagine sugli effetti, ma sia stata ripescata nel cassetto probabilmente dell'ufficio legislativo del Ministero dell'Interno, una bozza neanche tanto affinata, e la si sia portata in Consiglio dei ministri. Ne è nato un testo che poteva essere applicato a qualsiasi situazione, perché un magistrato che lo leggesse letteralmente e che volesse applicarlo a un qualsiasi raduno avrebbe potuto farlo. C'è stata all'interno della maggioranza, ovviamente, una rivisitazione del tema ed è arrivato oggi un testo che non punisce proprio nessuno. Fra il dolo specifico, il pericolo concreto e tutta una serie di dati, io sono convinto che sarà un testo esattamente come l'abuso d'ufficio, ovvero tante indagini, tante inchieste, le intercettazioni - perché invece la pena è rimasta a 6 anni -, magari la custodia cautelare, ma nessuna, nessunissima condanna.

È un reato da indagini, un reato da indagini preliminari, che mette in mano ai pubblici ministeri di nuovo una ricorrenza di indagini. Io penso che questo sia l'opposto di quello che avrebbe voluto questa maggioranza. È nata una norma manifesto e, quindi, penso che questa esperienza debba essere recepita dal Governo: evitiamo di fare la stessa cosa! Leggo di decreti-legge in itinere, con nuove figure di reato e via dicendo, anche in questo caso, pare prodotti dal Ministero dell'Interno. Mi chiedo perché debba essere il Ministero dell'Interno oggi a intervenire sul codice penale o sul codice di procedura penale. Non vorremmo che succedesse di nuovo che il Ministero dell'Interno interviene e il Ministero della giustizia dice di lavarsene le mani, perché l'ha fatto il Ministero dell'Interno.

Secondo tema, non marginale, è la sospensione della legge Cartabia. Ricorderete che, quando la legge Cartabia è stata sospesa, il giorno del decreto, sulle agenzie, i primi ad applaudire furono quelli dell'ANM. Perché l'ANM applaudì? Perché la legge Cartabia imponeva dei tempi chiari e certi alle indagini preliminari. Chiari e certi significa che non poi posticipare l'iscrizione della notizia di reato. Infatti, cosa si fa molto spesso? Si comincia a indagare e poi, dopo che si è indagato su una persona, si iscrive il nome di quella persona, per guadagnare tempi di indagini preliminari. La legge Cartabia non lo consente più, dice che il giudice controlla e, se i tempi sono sbagliati, si va a retrodatare l'iscrizione, facendo saltare anche pezzi di indagine. Mi chiedo perché questa parte abbia dovuto essere posticipata e adesso applicata solo ai nuovi reati, su richiesta dell'ANM e dei procuratori generali. Probabilmente perché ci sono tali e tante indagini, che hanno utilizzato questo meccanismo di posticipazione dell'iscrizione - illecito - che salterebbero tutte: ma vi rendete conto? Ci sono dei tempi certi alla fine delle indagini preliminari per chiedere il rinvio a giudizio o per chiedere l'archiviazione: non sono mai stati rispettati. Qual è la soluzione di questo decreto-legge in via di conversione? Che si applica solo ai nuovi reati. Ma se ci sono dei cittadini, che hanno diritto di vedere chiuse in un senso o nell'altro le loro indagini, o perché vogliono difendersi o perché vogliono giustizia, mi chiedo perché questo decreto dice: no, sui reati commessi fino ad oggi, questo non si applica; si applicherà da domani e non si applica sui reati commessi fino ad oggi e ai reati anche successivi connessi”. Questo significa che cercheranno la connessione, sempre e ovunque, per evitare di dover soggiacere a dei tempi chiari e scanditi.

Basterebbero questi due elementi a evidenziare come questo decreto non dovrebbe essere convertito. Noi voteremo contro e votiamo contro, seguendo uno schema e anche uno stile. L'abbiamo dimostrato in quest'Aula: noi vogliamo votare contro, noi vogliamo arrivare a esprimere il nostro giudizio con un voto, ma questo non ci ha impedito, durante l'esame degli ordini del giorno, di scrivere negli ordini del giorno i punti del nostro programma. Ci fa piacere che il Governo ne abbia accolto uno, molto importante, quello sulla prescrizione. Questo dimostra uno stile: un punto è iscritto nel nostro programma, proposto in un ordine del giorno, approvato, con una proposta di legge scritta e depositata oggi. Questo penso sia un metodo di fare opposizione che consente di ottenere dei risultati, di esprimere delle idee, che però non impedisce di porsi in modo chiaramente contrario rispetto ad un testo che non condividiamo. Quindi, ribadisco in questa circostanza, con questa dichiarazione di voto, il voto contrario del gruppo Azione-Italia Viva, con l'obiettivo veramente di andare a modificare nel più breve tempo possibile le criticità emerse da questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Signor Presidente, signor sottosegretario della Giustizia, onorevoli colleghi e colleghe, ho sentito dai banchi dell'opposizione che, con il provvedimento in esame, il Governo Meloni e in particolare il Ministro della giustizia Carlo Nordio si sarebbero presentati agli italiani con uno dei peggiori biglietti da visita, inimmaginabili. Il Ministro Nordio non ha necessità di difensori di ufficio, perché per lui parla la sua storia umana e professionale, e da Ministro della giustizia fanno testo le dichiarazioni che ha reso in Parlamento sulle linee programmatiche del suo Dicastero. Confesso che, non sono solo io - ma anche tanti operatori del diritto, che come me hanno anche una esperienza ormai quarantennale - a non ricordare, a memoria, un Ministro della giustizia, che abbia avuto la sensibilità, la determinazione e il coraggio politico di delineare un programma riformatore, così chiaramente ispirato ai valori costituzionali del garantismo giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Inauguriamo finalmente, grazie al Ministro Nordio, al Viceministro Paolo Sisto e ai sottosegretari Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari, la stagione del riformismo autenticamente liberale e garantista, archiviando quella stagione di mini riforme rabberciate, costituite da interventi a singhiozzo, animati da finalità giustizialiste e che, grazie all'allora Ministro Bonafede e al MoVimento 5 Stelle, hanno rischiato di segnare il requiem del nostro Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Abbiamo assistito in questi anni a un campionario di mostruosità giuridiche, pensando che così si sarebbero risolti i problemi della giustizia, mostruosità alle quali noi di Forza Italia ci siamo sempre opposti. L'abolizione della prescrizione, l'equiparazione dei reati contro la pubblica amministrazione ai reati di mafia e terrorismo, l'invasione indiscriminata di tutti i nostri telefoni e personal computer dei nostri uffici e delle nostre case con i trojan, questi sono alcuni degli esempi! Abbiamo assistito in questi anni ad un uso disinvolto, anzi - diciamolo pure -, ad un abuso del diritto penale, sostanziale e processuale. Con un'impressionante leggerezza si è sempre ritenuto da quelle parti che sbattere le persone in cella e buttare la chiave fosse la soluzione migliore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che fosse giusto lasciare le persone eternamente in balia della pretesa punitiva dello Stato, che la restrizione della libertà personale e patrimoniale potessero basarsi su mere presunzioni e indici di pericolo. Lo Stato di diritto è un patrimonio inestimabile ed è la ragione per la quale ci siamo sempre battuti per evitare che un manipolo - scusatemi se lo dico in maniera netta - di dilettanti allo sbaraglio lo mandasse definitivamente al macero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Questa nuova stagione deve rappresentare, dunque, la giusta risposta al populismo penale, al giustizialismo, allo smantellamento ingegneristico delle garanzie, a quella che è stata la delegittimazione del ruolo della difesa nel processo, e rappresenterà - ne sono certo - la giusta risposta a chi in questi anni si è speso con sit-in, astensioni dalle udienze, manifestazioni pubbliche di protesta, per difendere le regole del giusto processo e della sua ragionevole durata, per difendere e salvaguardare soprattutto le garanzie difensive, gravemente sottoposte ad un assedio costante. Mi sia consentito rivolgere un grazie sentito all'avvocatura italiana nelle sue diverse componenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e soprattutto alle Camere penali con le quali condividiamo quei princìpi, sui quali Forza Italia ha costruito, fin dal 1994, la sua proposta politica: la presunzione di innocenza, la centralità del diritto di difesa, la ragionevolezza e proporzionalità delle pene, il contrasto all'abuso della carcerazione preventiva e delle intercettazioni telefoniche e all'uso strumentale della obbligatorietà dell'azione penale, solo per citarne alcuni.

Tutto questo - non mi stancherò mai di dirlo - grazie soprattutto a chi si è sempre speso per difendere, nel nostro Paese, la libertà e la democrazia, il nostro leader Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), unico tra i leader che si rispettino, che con Forza Italia, molto spesso in straordinaria solitudine, ha svolto la funzione di sentinella del garantismo e dello Stato di diritto. Gli italiani hanno capito che il Presidente Berlusconi è stato - e ancora lo è - vittima di quel sistema malato, che finalmente vorremmo correggere, dei teoremi costruiti a tavolino, di certa magistratura che ha avuto l'impudenza e l'arbitrio di sostituirsi al popolo italiano per decretare chi deve stare dentro o fuori dal Parlamento. Mi pare che sia venuto il momento perché la politica si riappropri del suo ruolo e sostenga senza esitazioni la proposta da noi formulata di istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'uso politico della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Vorremmo sapere perché sono state fatte indagini improbabili, basate su teoremi impraticabili, messi in piedi da magistrati che, come abbiamo visto, non godono certo di una reputazione vincente nei processi che istruiscono. Questi paladini del giustizialismo hanno potuto godere invece della fama di perdenti, del sostegno di chi ha sempre sperato nell'arma giudiziaria per perseguire fini politici. Allora, con una maggioranza parlamentare così ampia, riteniamo che nei cinque anni di legislatura che abbiamo davanti possiamo davvero conseguire obiettivi di grande respiro, a iniziare dalla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, perché anche per noi l'indipendenza è e dovrà essere un principio irrinunciabile, ma per quanto riguarda i giudici, mentre riteniamo che la funzione del pubblico ministero debba essere ripensata ed adeguata alle funzioni che i pubblici ministeri hanno in tutte le altre grandi democrazie europee. Non possiamo far finta di non comprendere che in un Paese democratico la politica criminale, come tutte le altre politiche, è responsabilità dell'esecutivo di fronte al Parlamento e, dunque, al Paese e non può essere affidata, per un malinteso principio di eguaglianza, a chi, dopo aver vinto un concorso pubblico, non risponde a nessuno del suo operato, godendo per di più di progressioni automatiche di carriera senza alcuna valutazione del merito. E, ancora, l'abolizione dell'abuso d'ufficio, del traffico di influenze, la revisione della legge Severino, la limitazione dell'uso dei trojan ai reati di mafia e terrorismo, escludendolo per i reati meno gravi, l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del pubblico ministero, sono queste alcune delle proposte che con i colleghi del gruppo di Forza Italia abbiamo già depositato, sia alla Camera che al Senato, perché noi siamo pronti per la sfida che ci attende.

In conclusione, voglio rivolgere un appello a quei parlamentari e, soprattutto, a quelle forze politiche che, pur sedendo all'opposizione, hanno con noi contrastato gli obbrobri manettari dell'oscurantismo giuridico dell'ex Ministro Bonafede, di trovare sui temi della giustizia un terreno comune di confronto sul merito, con l'obiettivo di restituire fiducia ai cittadini nei confronti del sistema giustizia, che dovrà tornare ad essere giusta e di qualità. Sono queste le ragioni per le quali annuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Cari colleghi deputati, care colleghe deputate, buonasera, grazie. I miei dieci minuti sottolineeranno innanzitutto una sintesi: questo decreto-legge è la manifestazione più chiara di come possa essere indebolita la lotta alle mafie e alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa è la premessa, signori. Le mafie e la corruzione si combattono dando dei segnali chiari attraverso strumenti legislativi che solo la politica e solo questo Parlamento possono dare. Se si arretra sul piano della legge, perché il cittadino dovrebbe rischiare? Perché il cittadino si dovrebbe opporre da solo? È la politica che dovrebbe garantire i cittadini. Quando Giovanni Falcone prese la direzione degli Affari penali, presso il Ministero della Giustizia, fu promotore di diverse leggi, innanzitutto di quella legge 13 maggio 1991, n. 152, che istituì per la prima volta l'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, che questo decreto ha modificato. Poi, propose la legge sui collaboratori di giustizia del 15 gennaio 1991, n. 8 e, ancora nella legge 13 maggio 1991, n.152, il doppio binario e, ancora, la legge n. 357, che istituiva il canale investigativo specializzato, Direzione nazionale antimafia, Direzione distrettuale antimafia, servizi centrali di Polizia giudiziaria, servizi interprovinciali. Ma perché tutto questo? Perché le mafie si battono attraverso un'organizzazione e attraverso una politica che pensi a organizzare un gruppo effettivamente efficace e dia norme, capaci di proteggere e garantire il nostro Paese. Tutto questo viene fortemente indebolito, anche perché ricordiamo che Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992, restò vittima di quella strage, la strage di Capaci, che finì per portare i politici di allora, quel Ministro della Giustizia e quel Ministro dell'Interno alla legge 8 giugno 1992, n. 306, che modificò l'articolo 4-bis, creando quella organizzazione e quella fattispecie che recentemente la Corte costituzionale ha ritenuto non conforme alla Costituzione. Ebbene, cosa si prevedeva lì? Si prevedeva che soltanto i collaboratori di giustizia potessero accedere ai benefici penitenziari. Ma perché questo? Perché i collaboratori di giustizia con il loro comportamento di per sé dimostravano di aver operato una frattura rispetto al mondo da cui provenivano. Ecco, oggi si interviene e si interviene perché ce l'ha detto la Corte costituzionale. Cosa ci dice la Corte costituzionale? Che innanzitutto è evidente che chi fa parte di organizzazioni mafiose, per venirne fuori, deve dare una prova molto forte di avere interrotto totalmente i collegamenti con l'organizzazione di appartenenza e che soprattutto è necessario dimostri perché non ha collaborato, come sono importanti le dimostrazioni delle ragioni per cui non vi è stata collaborazione. E, ancora, la stessa Corte di cassazione prevedeva e ha previsto per i collaboratori di giustizia una serie di norme molto importanti, particolarmente stringenti e rigorose, come la dichiarazione dei propri beni prima di poter accedere, che è un obbligo dal quale poi possono derivare delle conseguenze gravissime. Inoltre è richiesto, per accedere ai benefici penitenziari, il ravvedimento, l'avvenuto ravvedimento, che è pentimento civile, un moto di coscienza, che non solo fa rivedere il proprio passato, ma porta il mafioso a proiettare la propria vita verso i familiari delle vittime dei reati e, al tempo stesso, verso la comunità tutta, perché deve recuperare un rapporto con quella comunità e deve dimostrarlo di averlo fatto. Quel pentimento civile per il quale lo stesso Giovanni Brusca ha visto esclusa la possibilità di accedere ai benefici penitenziari. Ebbene, la nostra legge, questa legge che andiamo probabilmente, non noi, ma la maggioranza ad approvare, è contro tutte queste rigide regole. Perché? Perché non richiede ai mafiosi che intendono accedere ai benefici penitenziari tutto ciò che è chiesto invece ai collaboratori di giustizia.

Si è creata, quindi, una sperequazione fra mafiosi, che vogliono accedere ai benefici penitenziari, e collaboratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mentre ai collaboratori di giustizia sono richieste regole particolarissime, rigidissime, e un ravvedimento, che è di fondamentale importanza, al mafioso tutto questo non viene richiesto. Con questa legge, state commettendo un gravissimo errore: questa legge sarà fonte di scoraggiamento per i mafiosi che potrebbero collaborare. Non ci saranno più collaborazioni o saranno in numero limitato, perché gli stessi risultati, pazientando qualche anno, potranno essere raggiunti, senza compromettere il patrimonio illegale accumulato con le attività mafiose, senza accusare i propri compagni, senza dover riferire per quale motivo non si è scelta la collaborazione, senza dover dimostrare il pieno ravvedimento. Guardate, il mafioso è favorito nell'accedere ai benefici penitenziari, cosa che non potrà fare il collaboratore di giustizia. Appare evidente che collaborare con la giustizia non conviene e, così, avete distrutto uno degli elementi fondamentali per combattere le mafie. Questa legge non è soltanto finalizzata a conformare l'articolo 4-bis alla Costituzione, come ci ha detto la Corte, ma è anche un momento di non ritorno, in cui il Parlamento dà il segnale della nuova strada che intende percorrere. Dopo trent'anni di lotta alle mafie, si recepisce nel nostro ordinamento il primo grande segnale di cedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E siamo nel trentennale delle stragi! Non potremmo oggi fare una lesione maggiore, un oltraggio maggiore, alla memoria di quegli uomini che hanno dato la vita per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perdonando i mafiosi in questo modo e consentendo loro di essere trattati come autori di reati ordinari. Questo Paese era il primo nella lotta alle mafie; ora con questa legge si scoraggiano le collaborazioni, come abbiamo detto. Il Paese, che era il primo nella lotta alle mafie, via via comincia ad arretrare. I mafiosi hanno compreso che basta attendere, perché il percorso oramai è in discesa. Lo avete proclamato nelle vostre linee programmatiche! Il Governo ha fatto sostanzialmente questo, con il suo Ministro della Giustizia: ha indebolito, da un lato, con questa legge, i collaboratori di giustizia, consentendo ai mafiosi di accedere ai benefici, e, dall'altro lato, riduce le intercettazioni telefoniche. Due strumenti abbiamo per combattere i mafiosi: i collaboratori di giustizia e le intercettazioni telefoniche. Scoraggiamo i collaboratori di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), riduciamo le intercettazioni telefoniche, ma cosa resta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non resta niente. Oggi perché l'imprenditore che subisce l'estorsione dovrebbe denunciare? Anche per lui sarà conveniente pagare e sottostare alla forza delle mafie, osservando il precetto dell'omertà, quello stesso progetto che è stato protetto da questa legge per i mafiosi. Infatti, ai mafiosi non si chiede perché non vogliono collaborare; non lo si chiede perché si vuole proteggere l'omertà dei mafiosi, una delle regole fondamentali.

Altro punto fondamentale, hanno detto - e dai banchi della maggioranza l'abbiamo sentito ripetutamente - che la corruzione e gli altri reati contro la pubblica amministrazione sono reati ordinari. Evidentemente siamo totalmente fuori da quello che invece si pensa in Europa. Voi sapete tutti che esiste una Convenzione europea per la corruzione, alla quale hanno acceduto e che hanno sottoscritto non solo i Paesi europei, ma anche diversi altri Paesi non europei. Che cosa si dice? Che, nell'ambito dei reati di corruzione, questi reati devono essere necessariamente contrastati con priorità. Ma perché? Perché la corruzione - questo lo dicono in Europa - rappresenta una minaccia per lo Stato di diritto, la minaccia per la nostra democrazia e per i diritti dell'uomo. La corruzione mina i principi di buon governo, di equità, di giustizia sociale, falsa la concorrenza, ostacola lo sviluppo economico e mette in pericolo la stabilità delle istituzioni democratiche e i fondamenti morali della società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è detto nella Convenzione europea sulla corruzione, non lo diciamo noi!

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). E quando allora dicono che la corruzione è come i reati ordinari, significa non avere capito niente oppure voler portare il nostro Paese nel punto più basso. Già lo siamo nell'ambito della graduatoria dei Paesi che…

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Certo, Presidente, sono quasi alla conclusione.

PRESIDENTE. No, deve proprio concludere.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). …che sono tra gli ultimi in materia di corruzione, proprio per la diffusione della corruzione. Ma lo diventeremo ancora di più, perché in questo Paese, come ovunque, ci si muove per segnali, per simboli. E il simbolo che noi diamo è: non preoccupatevi, fate i mafiosi, fate i corrotti, tanto comunque la legge non vi punirà più come una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, in queste settimane, leggendo commenti, ascoltando opinioni da parte degli esponenti dell'opposizione e dell'area che fa riferimento ad essa, mi sono chiesto per l'ennesima volta come sia possibile mistificare tanto la realtà con semplificazioni concettuali e linguistiche fatte passare per verità inoppugnabili, ma che rappresentano una realtà assolutamente distorta. Non è con questi mezzi che si fa crescere il Paese e si fa un buon servizio agli italiani. Toccherò, in particolare, due aspetti disciplinati da questo provvedimento, che considero particolarmente significativo e positivo. Il primo riguarda la possibilità di accedere a eventuali benefici da parte di condannati per reati ostativi che non abbiano collaborato con la giustizia, reati da cui sono stati eliminati quelli contro la pubblica amministrazione; reati molto gravi, anzi gravissimi, ma non assimilabili ai reati di mafia.

Il secondo riguarda la norma relativa ai rave party illegali, da cui prende avvio il mio intervento. Abbiamo ascoltato qualcuno affermare che il decreto sui rave - naturalmente non si specifica mai che il rave party è illegale e abusivo - sia aberrante e addirittura che sia la libertà dei cittadini ad essere messa in discussione. C'è chi nell'opposizione ha fatto passare questo provvedimento come una delle folli ingiustizie della destra; destra che si inventerebbe un'emergenza feste contro i giovani, Ciò significa che le regole valgono solo per alcuni e non per altri? Ricordiamo il rave party illegale abusivo svoltosi nel viterbese per cinque giorni consecutivi nell'agosto 2021, a cui hanno partecipato migliaia di giovani da tutta Europa.

Una vergogna nazionale fu: un morto, stupri, furti, effrazioni, anarchia più completa, 300 mila euro di danni. E ricordo l'allora assessore regionale della sanità della giunta PD del Lazio affermare “situazione fuori controllo, va ripristinato il corretto ordine pubblico”, mentre oggi proprio dai banchi dell'opposizione sembra che si considerino atti normali le invasioni illegali di luoghi privati, con tutte le conseguenze che ne derivano. E parliamone di questi rave party illegali, le feste del delirio clandestino organizzate a sorpresa, manifestazioni dove l'eccesso e il qualunque senso è la regola. Peccato che nelle dichiarazioni che ascoltiamo a difesa di questi raduni manchino sempre gli aggettivi che li specificano, come illegali, clandestini, abusivi, perché il problema sta proprio qui.

Il tema qui è quello dei rave party illegali, dell'illegalità diffusa fatta passare per innocente e legittima voglia di divertire e far musica, disinformando e quindi ingannando l'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma non c'è nulla di innocente nell'organizzazione dei rave party abusivi; si tratta, al contrario, di un vero e proprio business per gli organizzatori, che senza alcuna autorizzazione invadono, occupano e devastano i luoghi privati o pubblici senza preoccuparsi di apprestare alcun servizio igienico-sanitario, anzi mettendo a repentaglio l'incolumità di centinaia o migliaia di giovani e meno giovani chiamati a raccolta. Raduni dove il business è lo spaccio, è la vendita di alcol, dove si consumano droghe di ogni tipo, con conseguenze anche tragiche, purtroppo.

Sarebbe questa la libertà messa in discussione da questo provvedimento? E quindi chi mi parla di provvedimento liberticida quale interpretazione distorta attribuisce al concetto di libertà? Difficile scambiare per libertà l'abuso, lo sballo, l'inosservanza delle norme, la clandestinità, l'attacco alla proprietà privata, le violenze, il mancato rispetto delle regole del vivere civile. Ci sono responsabilità nell'esercizio della libertà, la libertà non è la licenza svincolata da ogni regola. Ci sono delle linee di demarcazione ben precise. Non è un caso, con questi presupposti, se l'Italia è uno degli ultimi, fra i grandi Paesi, ad affrontare il problema dei rave party abusivi. La Gran Bretagna lo ha fatto nel 1994, la Francia lo ha fatto nel 2002.

La cosiddetta internazionale dei rave per evitare i sequestri e sanzioni penali ha così puntato sull'Italia, ma non dimentichiamo che anche in Italia, da anni, si levano voci preoccupate sul lassismo nei confronti dei party abusivi e dei loro organizzatori.

Nel 2008 fu un parlamentare del Partito Democratico a presentare per primo una proposta di legge per disciplinarne lo svolgimento. Lo stesso parlamentare, tal Giorgio Merlo, dichiarò: “i rave party, al di là di tante chiacchiere ridicole e grottesche sulla libertà di espressione, vanno semplicemente vietati”. E ancora, perché non è finita qui: “non capisco perché non si perseguono con durezza gli organizzatori di questi raduni e contemporaneamente non si vietino”. Dunque con un salto di diversi anni e dopo tanti rave party illegali, con esiti anche tragici, arriviamo a questa norma che è certamente un passo significativo in avanti, dando risposta adeguata ad una ferita rimasta aperta per troppo tempo.

Allora mi piace citare due dati positivi, l'uno di metodo e l'altro di merito. Per quanto riguarda il metodo, abbiamo saputo riformulare e migliorare il testo originario grazie alla capacità di ascolto e di mediazione del Governo e della maggioranza, recependo suggerimenti in modo da specificare meglio la fattispecie di reato e superare le ipotesi di applicazione estensiva o di fraintendimenti sugli obiettivi, circoscrivendo la portata applicativa. Per quanto riguarda il merito, il reato riguarda l'invasione arbitraria di terreni o di edifici altrui pubblici o privati per realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, determinando pericoli concreti per la salute e l'incolumità pubblica, per l'inosservanza delle norme di sicurezza e sanità, tra cui quelle in materia di sostanze stupefacenti.

L'obiettivo è quindi agire da deterrente e colpire gli organizzatori garantendo a forze dell'ordine e alla magistratura di poter intervenire con uno strumento adeguato. Credo che gli attacchi alla norma siano esclusivamente strumentali e pregiudiziali e derivano dalla mancata percezione della situazione delle nostre comunità, dove la gente non ne può più di subire e di vedere che c'è chi rispetta le regole e le leggi e chi invece se ne guarda bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), garantito come in questo caso dall'occhio benevolo di solite aree politico-culturali. D'altra parte nessuno vuole vietare alcuna manifestazione, basta che non sia clandestina, illegale o abusiva e devono esserci le autorizzazioni: quelle date dai comuni, dalle Prefetture, esattamente come prescrivono le norme che tutti devono osservare o dovrebbero osservare.

Un significativo passo in avanti è stato percorso anche in tema di ergastolo ostativo. Il provvedimento prende avvio, com'è noto, dalla sentenza CEDU del 2019, dalla successiva sentenza e dell'ordinanza monito del 2021 della Corte costituzionale con cui, in sintesi, stabilisce che la collaborazione con la giustizia non può essere l'unica strada per godere dei benefici carcerari. Il Governo con questo provvedimento ha però dato una risposta alle sollecitazioni introducendo una nuova disciplina sull'ostatività. Anche su questo testo abbiamo ascoltato e letto esercizi di mera speculazione pregiudiziale, siamo consapevoli che qui stiamo toccando temi molto delicati, stiamo intervenendo sugli autori di delitti e di reati gravissimi e contestualmente dobbiamo garantire al Paese la fermezza delle Istituzioni, la capacità del nostro sistema della giustizia di intervenire opponendosi a qualunque rischio di reiterazione di attività criminali tra le più pericolose e ripugnanti per la comunità nazionale.

Abbiamo superato la disciplina dichiarata incostituzionale del “fine pena mai”, quella che trasformava il detenuto che rifiutava di collaborare con la giustizia in un condannato a una pena perpetua in tutti i sensi. Superiamo lo scoglio dell'incostituzionalità, anche in considerazione del fatto che l'opzione collaborativa non rappresenta la prova provata di un percorso di effettivo pentimento e risocializzazione, senza tuttavia abbassare la guardia e togliere nulla a un imprescindibile e seria rigorosa attività di verifica della pericolosità del condannato, di esistenza o meno di un collegamento con organizzazioni criminali e sulle disponibilità finanziarie e patrimoniali. Non c'è quindi alcun aspetto che possa paventare un cedimento della lotta contro la criminalità organizzata e la mafia. Come capiamo, e lo comprende anche il Paese, l'opposizione è in enorme confusione, una confusione che trova il suo apice in una dichiarazione odierna, surreale del Segretario in scadenza del Partito democratico, Enrico Letta, che oggi dichiara “il decreto andrebbe ritirato” perché a suo dire tornerebbe l'emergenza COVID. Ci aspetteremmo argomentazioni più serie e ragionate da un politico di lungo corso come Letta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma penso che sia inutile aspettarsele.

Questa non è che l'ultima di una serie di dichiarazione kafkiane su questo decreto da parte dei vertici del Pd il cui unico obiettivo è stato quello di sabotare l'attività della maggioranza e del Governo, ritardando strumentalmente l'approvazione di un provvedimento tanto importante quanto atteso. Siamo quindi fieri oggi di essere in quest'Aula a dichiarare il nostro voto a favore di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, il combinato disposto della legge di bilancio e di questo primo decreto-legge è la carta di identità del Governo e della sua maggioranza parlamentare. Se la manovra di bilancio è stato oggettivamente condizionata dalla ristrettezza dei tempi, l'emanazione del primo decreto-legge è stata caratterizzata dalla fretta di mandare un segnale. La Presidente Meloni lo ha detto esplicitamente oggi in conferenza stampa: abbiamo mandato un segnale, siamo arrivati noi. E intanto, invece di correggere la qualità della legislazione, diamo un segno opposto producendo un provvedimento non sulla spinta dell'urgenza ma su quella di cogliere l'occasione anche la più irragionevole. E così ne esce un provvedimento inutile e dannoso che tra l'altro, a causa della sua improvvisazione, ha subìto una profonda attività emendativa. Mentre avremmo bisogno di una giustizia penale più puntuale, istituiamo una nuova fattispecie di reato che si caratterizza per la sua ambiguità a tal punto da renderla inapplicabile: una vera e propria grida di manzoniana memoria, che prevede pene sproporzionate nella certezza che tanto non ci sarà occasione di infliggerle ad alcuno. E infatti il raduno rave di Modena si è risolto con l'iniziativa prudente e misurata delle autorità modenesi, a cominciare dal prefetto e dal questore. Le dichiarazioni del Ministro Piantedosi, invece, non si sono segnalate, considerata la motivazione che ha dato al decreto, con gli stessi caratteri di prudenza e di misura. La decretazione d'urgenza non può essere piegata alle ragioni di una presunta immagine del Governo o, peggio ancora, di una comunicazione strumentale e fuorviante. Non c'era e non c'è un'emergenza rave; mentre c'è ancora purtroppo una emergenza sanitaria che ha costretto oggi il Ministro della salute a riferire in Parlamento sui rischi di importare qualche nuova variante al COVID. E cosa fa il decreto in esame? L'onorevole Donzelli ne ha dato l'interpretazione autentica con un comizio di basso livello, perché di questo si è trattato. Faccia pure la Commissione parlamentare per indagare, magari cominciando dalla Lombardia: c'è molto da approfondire in quel contesto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Cosa fa il decreto? Trova il modo di lanciare un messaggio obliquo ai no-vax con il reintegro in servizio del personale sanitario no-vax, il rinvio delle multe ai non vaccinati, lo stop del green pass nelle RSA e negli ospedali, la inutilità del tampone per uscire dall'isolamento, proprio nel momento in cui dovremmo rilanciare con determinazione la campagna di vaccinazione, specie per i più deboli e per i più fragili. Oggi però il Ministro questa cosa l'ha detta: ha detto che la differenza rispetto alla Cina è che i cinesi non si sono vaccinati o comunque i vaccini che avevano non erano efficienti, mentre noi italiani abbiamo fatto la nostra parte. La campagna di vaccinazione che, nonostante i no-vax, è stata la svolta per il Paese voluta dal Governo Draghi con la nomina del Commissario Figliuolo, che ha cambiato verso alla disastrosa confusione delle contraddittorie gestioni regionali: questo è un altro punto da fissare con grande attenzione. Basta tornare con la memoria a quelle settimane e a quei primi mesi per capire in quale condizione ci siamo trovati. Poco più di un anno fa, soprattutto la Lombardia era affondata nel fallimento della sua campagna per il solo vaccino antinfluenzale. Vediamo di non scherzare con il fuoco, perché il prezzo pagato dal nostro Paese sulla vicenda COVID è stato altissimo. Oggi ho molto apprezzato l'intervento del collega bergamasco Benigni: è stato un prezzo altissimo ma, dopo le incertezze iniziali, si è imboccata la strada giusta con un'ampia adesione della stragrande maggioranza del Paese: vediamo di non inviare ora segnali sbagliati.

E, da ultimo, la questione del regime ostativo, sul quale c'è un richiamo reiterato della Corte costituzionale ma cosa c'entra con lo strumento legislativo utilizzato, che richiede i requisiti della necessità e dell'urgenza?

Nulla, perché se la risposta non è equilibrata (e questa non lo è) richiederà un nuovo intervento della Corte Costituzionale. Sul tema della giustizia sono proprio trent'anni che, chi più chi meno, ha pensato di fare un uso politico della questione giudiziaria. Non vorrei ricordare le stagioni che abbiamo attraversato, ma certo l'uso politico ha fatto emergere evidenti contraddizioni, anzi le ha fatte esplodere. È proprio il caso di dire o di ricordare che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Abbiamo visto all'opera chi esibiva il cappio: erano grosso modo in quei banchi là, era il cappio della Lega; chi lanciava le monetine davanti al Raphael; chi presidiava il marciapiede davanti alle procure: erano le televisioni di Berlusconi; chi ha cavalcato Mani Pulite vincendo le elezioni e volendo fare ministri Di Pietro e Davigo piuttosto di Colombo e poi, con l'avviso di Napoli, ha sollevato la questione dell'intreccio tra giustizia e politica. Ma con quale credibilità chi si è fatto carico di impostazioni di questa natura può pensare di fare una riforma della giustizia che sia giusta e che metta al loro posto la funzione della politica rispetto a quella giudiziaria.

Ho sentito dire alla Presidente del Consiglio che lei sarebbe garantista nella procedura processuale ma che sarebbe giustizialista nella parte dell'esecuzione della pena. Le evasioni di Milano, all'istituto Beccaria, ci riportano alla condizione carceraria del nostro Paese e al fatto che la pena inflitta ad una persona condannata non può essere sganciata dalla necessità di recuperare quella persona senza attentare alla sua dignità. Lo Stato non può essere guidato dalla vendetta: chi commette reati deve essere perseguito con una giustizia giusta e possibilmente rapida e con l'obiettivo di reintegrarlo nella società. È la Costituzione della nostra Repubblica che ci dovrebbe imprimere nella coscienza questi valori perché c'è chi ha dato il sangue perché arrivasse questa Repubblica e i valori della Costituzione sono segnati nei valori della Resistenza. Il mio maestro Giovanni Marcora era uno di quei giovani che hanno fatto una battaglia decisiva sulle montagne del nord e che hanno dato vita alla Repubblica della Val d'Ossola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, quando sentiamo queste cose, bisognerebbe inchinarsi e, anche quando la Presidente Meloni continua nobilmente a richiamare la figura di Mattei, bisognerebbe ben sapere chi era Mattei: era il capo dei partigiani cristiani, non era uno qualsiasi, era un leader politico di dimensioni strategiche, che aveva quindi una cultura dentro di sé che lo faceva guardare al resto del mondo con una capacità di vedere molto avanti. Ecco teniamo conto di questo quando parliamo di Piano Mattei e parliamo dell'Africa dove sono le radici di questa cultura politica e di questa cultura popolare. C'è molto da fare su questo terreno ma, se non c'è un profondo cambiamento dentro di noi, fatalmente obiettivi politici di parte porteranno riforme sbagliate, mentre la giustizia ha bisogno di ben altro. E da ultimo - ma dà il segno della qualità del Governo - ho letto l'intervista a Il Messaggero dal Ministro Crosetto….

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, facciamo silenzio e facciamo proseguire il collega Tabacci.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). …che nel delicato Ministero che dirige dovrebbe astenersi dal lanciarsi in un'invettiva contro i dirigenti dello Stato, preannunciando interventi con il machete nei confronti di quelli che non hanno capito che la pacchia è finita. Ma dov'è finito il senso dello Stato, chiedo io? Questo modo di intendere il servizio del pubblico funzionario non è certamente in linea con l'articolo 98 della Costituzione: i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Come abbiamo visto nella recente procedura della legge di bilancio, per fortuna che c'è la Ragioneria dello Stato che ha trovato il modo di fare quarantaquattro osservazioni pertinenti al testo varato dalla Commissione. È la legge che fissa la responsabilità di guardare alle coperture e dice chi deve farlo. Perché a chi è ha al Governo dovrebbe dar fastidio che una struttura di questa importanza faccia fino in fondo il suo dovere? Immagino cosa possano aver pensato i generali del nostro esercito che hanno letto l'intervista del loro Ministro. In questi giorni, la Presidente Meloni, ma anche lo stesso Ministro Crosetto, sono andati a visitare le nostre presenze in posizioni delicatissime nello scacchiere internazionale. Lì c'erano i generali, c'erano i responsabili che sono dei servitori dello Stato. Ma cosa avranno pensato leggendo un'intervista di questa natura?

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Se poi - concludo - posso dare un consiglio al Governo, è quello di recuperare pienamente il senso dello Stato, perché la rappresentanza è precaria e anche la volatilità del consenso. Cercate di dimostrare che il Governo politico è migliore di qualsiasi altro perché è la qualità politica che esprime che lo certifica, ma se la qualità politica fosse peggiore il Governo che la esprime non potrebbe sottrarsi a questa responsabilità. Con queste motivazioni, esprimo il doveroso voto contrario alla conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Stiamo rispettando i tempi, che sono stabiliti dalla Presidenza. È inutile richiamarli. Informo l'Aula che terremo una pausa tecnica tra le 7 e le 8 di questa mattina. Ha chiesto di intervenire il deputato Sergio Costa. Ne ha facoltà.

SERGIO COSTA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli colleghi. Inizio il mio intervento con alcune riflessioni di carattere metodologico. Siamo tutti consapevoli delle difficoltà che spesso incontra il Governo nella sua azione, che porta a considerare il passaggio parlamentare come un'obbligata pratica da sbrigare per proseguire senza intoppi la propria attività.

Con il passare degli anni, per molte ragioni, questa tendenza si è via via accentuata, spostando ogni volta un po' più in alto l'asticella della flessibilità delle garanzie democratiche. Con gli anni la decretazione d'urgenza, prevista dalla nostra Costituzione come una modalità straordinaria per legiferare, è diventata la regola, che ha reso le leggi di iniziativa parlamentare ormai l'eccezione, talmente rare da poterle considerare specie protetta in via di estinzione.

Ma so bene che, in materia di specie protette, questa maggioranza non è particolarmente sensibile. Anche la questione di fiducia è uno strumento di compressione del ruolo del Parlamento e l'utilizzo, per uno stesso provvedimento, di entrambe queste misure eccezionali, dovrebbe avere giustificazioni molto robuste. Invece, si assiste a un ricorso sempre più frequente a tutte queste scorciatoie, anche contemporaneamente, con il progressivo svilimento del ruolo centrale del Parlamento e, ogni volta, di fronte alle critiche, la risposta è che si faceva anche prima. Così, di volta in volta si sacrifica un pezzettino di democrazia. Probabilmente sarà così anche per la chiusura anticipata della discussione, il termine tecnico che usualmente giornalisticamente viene chiamato “ghigliottina”; uno strumento talmente eccezionale non solo da non essere esplicitamente previsto dal nostro Regolamento, ma da essere addirittura escluso dall'articolo 154, come correttamente ritenne di sottolineare parte dell'attuale maggioranza nella seduta del 30 gennaio 2014, quando si chiedeva, con riferimento alla cosiddetta ghigliottina, “quale norma sia stata applicata e, se non è stata applicata la norma, quale norma sia stata inventata”. Il Regolamento, da allora, non ha subìto modifiche su questo aspetto, e quindi la domanda che si era posto all'epoca l'onorevole Rampelli - che, seppure non presente, cordialmente saluto - rimane anche oggi senza risposta. Non è un caso che quel precedente sia rimasto isolato per oltre otto anni, ma adesso la Presidenza potrebbe assumersi la responsabilità di rispolverarlo. Tra l'altro, in quella circostanza il provvedimento era stato esaminato dall'Assemblea per sette sedute, mentre adesso verrebbe utilizzato dopo soltanto due sedute. La prossima volta quanto ancora potremo comprimere il confronto parlamentare? E chi adesso vuole usare la ghigliottina per garantire la rapida approvazione di una norma, con quale autorevolezza potrà contestare, a parti invertite, un analogo ricorso a questa scorciatoia procedurale? Noi qui rischiamo di celebrare la fine del confronto democratico parlamentare, in funzione di un ben piccolo esito legislativo. La fine del confronto parlamentare per evitare raduni a più di 50 persone, norma che meritava un disegno di legge governativo e non già la decretazione d'urgenza.

Sul merito del provvedimento, il cosiddetto decreto-legge Rave Party è il primo atto legislativo del Governo e consente di avere subito la misura della scarsa organicità di visione dell'attuale Esecutivo, che ha messo insieme esigenze, presunte emergenze, proposte politiche e norme manifesto e le ha infilate tutte in un unico provvedimento, con buona pace dei requisiti di necessità, urgenza ed omogeneità.

Ciò che desta maggiore preoccupazione è la scelta di intervenire a gamba tesa nell'ambito penale, che, proprio per la delicatezza della materia, richiederebbe la massima ponderazione e un'attenta riflessione sulle conseguenze e sulle possibili antinomie che una norma scritta troppo frettolosamente potrebbe creare.

Basti pensare che la modifica della norma in sede di conversione porterà ad avere una norma vigente per circa 60 giorni, con la consapevolezza che la novella produrrà i suoi effetti a decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione, con il ragionevole rischio - quasi la certezza - che si creino situazioni di confusione applicativa.

Aggiungo che, in base all'articolo 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dall'Italia nel 1978, le restrizioni al diritto di riunione pacifica sono possibili solo come risposta adeguata ad un'esigenza sociale pressante e necessaria, in ragione di interessi di sicurezza nazionale di ordine pubblico per la tutela della sanità o della morale pubblica. Inoltre, il comma 2 dell'articolo 5 del decreto-legge modifica l'articolo 4 del Codice antimafia - ripeto, del Codice antimafia - ed estende l'applicazione di misure preventive e di sorveglianza speciale per soggetti aderenti o assoggettati a sodalizi mafiosi e anche ai soggetti accusati del reato di invasione per raduni pericolosi. Quasi come se esistesse una nuova sorta di reato, che io chiamerei “associazione esterna in sodalizio musicale”. Come rilevato da Amnesty International nella sua audizione in Commissione giustizia del Senato, la norma potrebbe essere applicata anche a raduni di tipo diverso da quelli dichiarati nella relazione illustrativa del provvedimento di conversione, come quelli di protesta pacifica. A tal proposito è bene ricordare che il diritto di protesta pacifica, in qualsiasi forma esso possa assumere, è tutelato dall'articolo 21 del Patto internazionale per i diritti civili e politici. In particolare, il diritto di riunione pacifica non protegge solo le Assemblee politiche, ma si estende anche a quelle di carattere essenzialmente sociale, di intrattenimento e il diritto internazionale dei diritti umani protegge le Assemblee pacifiche, non solo quelle legali, come stabilito dal commento generale n. 37, paragrafo 16, del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite sul Patto internazionale per i diritti civili e politici.

Altra questione da rilevare, non certo marginale, è l'esigenza di garantire la tutela degli atti di espressione collettiva attraverso mezzi digitali - finalizzati ad esempio alla pianificazione di una riunione pacifica, che possono essere soggetti a restrizioni, ma mai proibiti - e l'esigenza di non precludere la possibilità che le Assemblee pacifiche possano svolgersi in tutti gli spazi a cui il pubblico ha accesso o dovrebbe avere accesso, come le piazze e le strade pubbliche.

Infine, si ricorda che gli Stati sono obbligati a non reprimere o sanzionare partecipanti o organizzatori di Assemblee pacifiche senza una causa legittima. Credo sia utile far notare che questo genere di norma, a cosiddetta ampia discrezionalità applicativa, è proprio quello tipico dei regimi che noi sicuramente - in tutto l'emiciclo, indistintamente dal colore, dalla destra, dalla sinistra o da altro - condanniamo, come ad esempio il regime dell'Iran. E noi, certamente, non vogliamo introdurre qui una norma pro Iran.

Concludo. Da ultimo vorrei provare ad immaginare insieme a voi gli effetti pratici delle recenti norme nel nostro ordinamento giuridico. Supponiamo che io, o chiunque di noi, sia proprietario di un terreno in un'area protetta o in un'area urbana. Astrattamente, in quel terreno possono tranquillamente piombare 51 persone armate di fucile con licenza per attività venatoria per ammazzare fauna selvatica, grazie alla recente modifica della legge sul prelievo venatorio contenuta nella legge di bilancio del 2023 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se invece, in quel medesimo terreno arrivano 51 ragazzi con qualche chitarra, rischiano da tre a sei anni di carcere, senza nemmeno bisogno che si faccia riferimento all'autorità competente. Oggettivamente, cosa vi preoccuperebbe di più? Un gruppo di uomini armati di fucile o una comitiva di ragazzi e ragazze con la chitarra? La maggioranza si è resa conto dell'obbrobrio giuridico che rischiano di avallare in quest'Aula? Sinceramente, non con il mio voto, non a nome mio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Pastorino. Ne ha facoltà

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Signora Presidente, volevo fare solo qualche piccola riflessione, che non vuole essere un giudizio sul Governo, su come sono andati questi due mesi, al di là dei contenuti del provvedimento, che sono stati esposti da colleghi dell'opposizione in maniera molto esaustiva e che mi vedono concorde nell'espressione di un voto negativo su un decreto che per certi aspetti si può anche definire molto variegato e sconclusionato.

La riflessione è questa: abbiamo un Governo che ha poco più di due mesi di vita e nei primi giorni ho avuto la sensazione che, comunque - anche sulla scia di una campagna elettorale molto invasiva, con motivi molto forti, al di là del dell'essere pronto, c'erano tante proposte, anche molto azzardate in una campagna elettorale molto aggressiva - abbiamo sentito dichiarazioni di qualche sottosegretario un po' inopportune. La Premier Meloni che alla sera doveva fare un atto di ricognizione delle parole che erano state dette per cercare di fare ritornare un po' tutti nei ranghi, come se qualcuno di questi sottosegretari o esponenti dei partiti di centrodestra fosse ancora in preda all'utilizzo dello slang elettorale e non si fosse reso conto che le cose erano cambiate. Quasi come se, appunto, in questo Governo - all'inizio del suo mandato - non ci fosse una figura in grado di coordinare, fin dall'inizio, come altri Governi in passato, le sue varie anime e i suoi vari singoli esponenti, ripeto, ancora pregni di parole e motti detti in campagna elettorale, con un Premier che molto spesso la sera un po' in affanno cercava di ricucire certi rapporti anche con altri pezzi di istituzioni della Repubblica. Ricordiamo anche, visto che era qua oggi, il sottosegretario Gemmato con la famosa frase sull'utilità dei vaccini.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 0,48)

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Quella fase iniziale, però, ha conosciuto un po' un crescendo ed è questo che volevo dire, perché poi si è passati anche ai ministri. Per esempio, le dichiarazioni di Valditara che addirittura all'inizio dell'anno scolastico - non ricordo in quale occasione - ha mandato a tutti di tutti i dirigenti scolastici d'Italia una sua nota (che io pensavo fosse un fake) dove parlava del vero significato dell'ideologia comunista. Una nota che mi è stata segnalata come un fake chiedendo a me se era una cosa vera o meno, non per il contenuto, ma proprio per la forma e l'opportunità di quel documento. Poi anche il ministro Pichetto Fratin quando gli scappò di dire che i sindaci dovevano andare in galera, quelli che consentivano di costruire certe cose, i Sindaci che sono voglio dire nel 99 per cento dei casi (o anche il 100 per cento dei casi) sono i baluardi e i custodi dei loro territori. Successivamente, è arrivata la dichiarazione - che mi ha stupito molto (conosco il Ministro Crosetto da tanti anni) - a cui si faceva riferimento prima dell'utilizzo del machete nell'ottica di produrre uno spoil system verso quei burocrati che dicono sempre di no.

Si tratta di una roba che ci ha lasciato non solo senza parole, ma ci ha suscitato un po' di preoccupazione, nel senso di un'escalation rispetto a quanto ho detto prima: da quella che poteva essere una compagine nuova, subito dopo la campagna elettorale, adesso si va in crescendo e si assiste a queste dichiarazioni. Le parole della Premier, oggi, dicono di dare un segnale ed è stato detto più volte; il perimetro di questo segnale oggi lo stiamo vivendo in un'ottica ripeto di preoccupazione forte, per la mancanza di un senso dello Stato e delle istituzioni. Lo dico perché in quest'aula di Parlamento finora abbiamo esaminato la legge di bilancio e questo provvedimento d'urgenza tanto urgente che ci troviamo al 29 di dicembre a convertire in legge dopo la posizione della questione di fiducia. Nelle scorse settimane i colleghi della maggioranza hanno parlato del fatto che finalmente sarebbe stata ritrovata la centralità del Parlamento che si era smarrita. Ora io credo che sia cambiato poco, credo che corse notturne al 29 di dicembre ci siano già capitate nel passato, ma la discontinuità qui non c'è. In più assistiamo, secondo il mio punto di vista, a tempi lunghi di approvazione di questo decreto - che urgente non è (l'hanno detto tutti prima) - anche in ragione di dialettica all'interno della maggioranza, che ha visto profondamente cambiare per certi aspetti il testo iniziale. Ricorderete le polemiche su dove poteva arrivare l'articolo relativo al ai rave party. Quindi una discussione che, al di là dei tempi dei due mesi e al di là del fatto che al Senato c'era il decreto Aiuti-quater o altro, stasera abbiamo un testo diverso rispetto a quello licenziato a novembre, evidentemente, frutto di mediazioni.

Tuttavia, mi sento di sottolineare che, proprio in ragione di quello che ho detto e di questa escalation anche di dichiarazioni inopportune, prevale molto spesso un atteggiamento ideologico, a mio modo di vedere, preponderante di una certa parte della maggioranza e con diversità anche evidenti tra le espressioni e i contenuti anche storici di Fratelli d'Italia e quelli, per esempio, di Forza Italia.

Non voglio fare un appello, perché forse non è il caso, però mi sento di dire di registrarsi un po' al netto di quello che si pensa, perché è giusto e legittimo che ognuno la pensi in un certo modo sulla responsabilità e la consapevolezza del proprio ruolo: questo, secondo me, è un sano esercizio di riflessione. Lo dico da amministratore locale, da sindaco: tengo molto al mio ruolo, discuto con chi mette in discussione le posizioni di altri dal punto di vista del rispetto istituzionale. Quindi, mi permetto di dire che in questa fase la consapevolezza del ruolo si sta un po' sfarinando e, soprattutto, stanno emergendo quei tratti molto ideologici forieri di forte preoccupazione, non soltanto per l'andamento dei nostri lavori, ma anche per il prosieguo della stessa attività del Governo.

Anche al Senato sul decreto che è stato votato si è registrata una maggioranza ridotta rispetto ai numeri potenziali dalla maggioranza stessa, evidentemente figlia di qualche dissapore e mi riferisco alla questione del reintegro dei medici no-vax e quindi le prese di posizione che, sempre Forza Italia, aveva assunto nella scorsa legislatura su un tema così importante e sul quale è giusto non sfarinare la nostra memoria per quelli che sono stati tanti passaggi.

In questo testo, alla fine - che non so quanti voteranno e lo vedremo domani, ma al Senato l'hanno votato in meno di quanto avrebbero potuto o dovuto, il reintegro dei medici no- vax, così come è concepito, è un'altra norma molto ideologica, che comunque strizza l'occhio a quelli che le regole le rispettano poco, sempre ricordandoci dove siamo passati. Infatti, non credo che nessuno di noi entusiasta sia stato entusiasta nel vivere il momento che abbiamo vissuto e nell'accettare anche restrizioni assolute, ma alla fine - diciamo - la quasi totalità delle persone si rende conto che deve affidarsi alla scienza e a un percorso internazionale di tutela della cittadinanza.

Ecco quindi che questa operazione, ad un anno di distanza dopo quello che abbiamo conosciuto, è un'operazione che mal si concilia con quella consapevolezza del ruolo alla quale tengo sempre molto e alla quale accennavo.

Questo è un discorso che vuole essere, ripeto, una riflessione sulla fotografia di questi giorni, anche questa sera l'atteggiamento del Governo in Aula, secondo me, non è stato molto rispettoso e consapevole del suo ruolo. Il mio, più che altro, è un invito a proseguire ad evitare magari in futuro tutti insieme serate come queste alla vigilia di Capodanno, perché se da una parte la legge di bilancio è un provvedimento che ha conosciuto negli anni nottate sotto Natale, è anche vero che è stata presentata il 1° dicembre e poteva essere una legge di bilancio un pochino più contenuta, invece è stata una legge di bilancio di 173 articoli e tutti sapevamo fin dall'inizio dove saremmo andati a finire.

Di questo provvedimento non eravamo consapevoli e quindi l'invito è quello di ricondurre le dichiarazioni di chi ha delle responsabilità pubbliche alla responsabilità pubblica che ricopre, senza lasciare da parte le proprie idee, ma convogliandole in una logica complessiva di rispetto dei ruoli e delle istituzioni che si rappresenta.

Concludo ringraziando i funzionari e i dipendenti della Camera che costringiamo questa sera a lavorare: grazie veramente per quello che fanno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe e rappresentante del Governo, al suo primo Consiglio dei ministri il Governo Meloni ha deciso di perseguire i rave introducendo per decreto un nuovo articolo del codice penale - un fatto veramente abbastanza anomalo che si possa modificare il codice penale del nostro Paese per decreto legge - introducendo l'articolo 633-bis per punire i raduni musicali, prevedendo addirittura una pena così severa, la pena del carcere da tre a sei anni.

Proprio in riferimento a questa fattispecie, mi soffermo un attimo su un aspetto giuridico di non poco conto, perché quella che si intende introdurre è una norma che contrasta anche con la nuova formulazione successiva all'adozione del decreto da parte del Governo con i principi di tassatività e determinatezza della fattispecie penale. La norma è ancora fortemente generica e lascia alle Forze dell'ordine, in un primo momento, e, successivamente, alla magistratura il compito di decidere cosa è punibile e cosa non lo è. La nuova formulazione quindi non ha risolto i profili di indefinitezza evidenziata tra l'altro in molte audizioni sia alla Camera che al Senato. È poi anche evidente il contrasto con l'articolo 17 della Costituzione che tutela il diritto di riunione, il quale prevede che i cittadini abbiano preciso diritto di riunirsi pacificamente e che le autorità possano vietare le stesse soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Inoltre non può sfuggire a nessuno dei presenti - e non sfugge certamente a coloro che si occupano di diritto penale, che sono inorriditi di fronte a questo decreto - la sproporzione nella disciplina delle sanzioni: fino a sei anni di reclusione per chi promuove e organizza “l'invasione”, senza alcun accenno alla condotta o al tipo di pericolo che si può generare. Ci sono evidenti profili di incostituzionalità dal nostro punto di vista in questo decreto legge.

Vedete cari colleghi e care colleghe, per noi di Alleanza Verdi e Sinistra questa è una decisione che da voi è stata animata solo con la volontà della propaganda, una propaganda politica che sta piegando il codice penale del nostro Paese alle vostre esigenze politiche. E questo è un fatto di una gravità inaudita, una gravità inaudita che evidenzia proprio come viene meno il senso delle Istituzioni da parte di chi dovrebbe governare un Paese e dovrebbe mettere al centro sempre l'equilibrio e anche il senso dell'interesse pubblico.

Sì, l'interesse pubblico, perché vedete quella dei rave, che voi volete far passare come un'emergenza, non è un'emergenza; gli italiani non se ne sono accorti e avete voluto voi farla diventare un'emergenza. Le vere emergenze, se vogliamo parlarne, sono i veri problemi anche all'interno della sicurezza pubblica del nostro Paese, ai quali voi, oggi, non state dando una risposta, non l'avete data nella manovra economica, dimenticando in maniera molto evidente le condizioni in cui si trovano le Forze dell'ordine nel nostro Paese nel contrasto alla criminalità organizzata, ma anche al cosiddetto crimine comune, che crea un disagio forte nel nostro Paese.

Ma la cosa che non potete fare è che di fronte a fenomeni sociali voi pensate - consentitemi il termine - di bastonarli con il codice penale. Non potete pensare di guardare al passato per governare fenomeni sociali e culturali e musicali, che hanno fatto anche la storia di questo pianeta. Io non vorrei farvi una lezione di che cosa sono stati i rave, dove sono nati i rave, ma se andiamo a vedere - voglio in questo caso dirlo - i rave nascono a Manchester, a New York e in tante altre metropoli, dove nascono band musicali che, magari, anche molti colleghi della destra hanno ascoltato. Se avessimo applicato questa mannaia che oggi voi mettete al Paese, molti di voi non avrebbero ascoltato i Sex Pistols, The Clash, non so se sapete chi sono, ma magari qualcuno li conosceva da giovani. Si organizzavano facendo clandestinamente musica, ma se noi dovessimo applicare, colleghi, questa vostra mannaia che piega il codice penale alle vostre esigenze politiche condannando giovani al rischio del carcere tra 3 e 6 anni, come pensate di poter codificare fenomeni sociali e culturali che escono fuori inevitabilmente - io dico meno male che escono fuori inevitabilmente - dalla codificazione delle regole per andare in un campo in cui non puoi essere codificato dalle regole, perché quando ci sono fenomeni di questo tipo non puoi essere codificato delle regole! Allora se fosse vero questo, voi dovreste perseguire anche un grande artista, un grande writer che si chiama Bansky, che fa disegni sui muri, ma è oggi l'uomo più ricercato nel mondo dai grandi musei perché è un artista. Voi vorreste applicare questo metodo per cui tutto ciò che non è codificato, tutto ciò che non potete controllare, allora c'è il carcere.

Francamente tutto ciò è inaccettabile, per noi è assolutamente inaccettabile. State introducendo un reato di una pesantezza inaudita, di una sproporzione inaccettabile, da 2 a 6 anni, quando chi ha il possesso illegale di armi viene punito per molto, molto, meno. Quando chi realizza discariche abusive attentando alla salute pubblica viene punito per molto, molto meno. Chi realizza truffe e frodi fiscali viene punito per molto, molto meno. E potrei anche continuare su questo. Siete incredibili da questo punto di vista, siete fuori dalla storia, state usando il vostro interesse politico per piegare il codice penale a vostro piacimento. Non potete reprimere fenomeni sociali di questo tipo, come dicevo prima, con il codice penale: è la cosa più sbagliata e autoritaria che potete fare e la state facendo.

Ho sentito un collega deputato della Lega dire che questo è un elemento di deterrenza per chi illegalmente organizza manifestazioni musicali laddove ci sono sostanze stupefacenti. Cari colleghi, se dovessimo utilizzare questo elemento di valutazione, allora tante di quelle discoteche frequentate da vip politici, dove scorrono fiumi di cocaina, dovrebbero essere sequestrate, dovrebbero essere bandite (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ma non ne avete il coraggio, perché siete ipocriti. Pensate di prendervela con dei giovani che vanno e si organizzano, che certamente non stanno compiendo un atto legittimo - nessuno lo nasconde - ma certamente avete un atteggiamento di profonda ipocrisia perché chiudete un occhio nei confronti dei luoghi - lo sapete e tutti lo sanno, anche le forze dell'ordine lo sanno - dove girano pasticche, girano addirittura la famosa pillola della droga dello stupro o fiumi di cocaina. È un modo ipocrita di affrontare i problemi in modo autoritario: i fenomeni sociali non si governano con il codice penale. Purtroppo, invece, avete deciso un'altra cosa: di fronte a raduni musicali di questo tipo, che possono essere governati oggi con le attuali norme dello Stato - la vicenda di Modena lo dimostra in maniera molto chiara: dimostra che un prefetto o un questore sono in grado, attraverso la capacità del dialogo che è quella che lo Stato deve impiegare, di dialogare per trovare le soluzioni perché la repressione non è mai una soluzione e a Modena sono riusciti a risolvere la questione - voi avete deciso che era necessario andare a perseguire quei giovani. Invece che cosa avete deciso di tollerare? Votando contro il nostro ordine del giorno avete deciso di tollerare i raduni neofascisti che oltraggiano la Repubblica italiana, oltraggiano la storia del Paese, perché quando si decide di tollerare migliaia di persone che scendono nelle piazze al grido “al duce, al duce! fascismo!”, quando la nostra è una democrazia antifascista che si è creata anche grazie alla lotta partigiana, io lo definisco un atteggiamento indecente come quello di aver tollerato, ad esempio, le occupazioni - quelle sì indecenti - fatte da organizzazioni neofasciste come quella di CasaPound che a Roma viene tollerata e su cui non avete la forza e la volontà di chiedere uno sgombero: anche qui avete deciso da che parte stare. Ciò dimostra la vostra strumentalità, la strumentalità di una maggioranza - concludo - che sta utilizzando il codice penale, il Parlamento per piegarlo ai propri interessi politici ma francamente per noi è inaccettabile e per tali ragioni noi voteremo convintamente no a questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Nicola Zingaretti. Prego, onorevole.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. È vero quanto è stato percepito in queste lunghe giornate di discussione: rispettando sempre le regole parlamentari, noi abbiamo fatto di tutto, rispettando le regole ma con la forza dell'iniziativa politica, per rallentare l'approvazione del decreto e tentare con i nostri argomenti, con i nostri ordini del giorno di aprire un dialogo, un confronto e di modificare l'azione del Governo. Abbiamo lavorato e ci siamo impegnati per far cambiare idea alla maggioranza e al Governo, così come deve avvenire in una democrazia parlamentare, e lo abbiamo fatto perché siamo preoccupati per l'eterogeneità di questo provvedimento e perché, su punti delicatissimi della vita del nostro Paese, vediamo grandi pericoli per le nostre famiglie, per la nostra comunità, per il nostro sistema produttivo, a partire da quanto sta accadendo nel mondo, in Cina e nel nostro Paese rispetto all'epidemia del COVID. Lo abbiamo fatto in condizioni difficili - mi permetta di dire, Presidente - perché spesso echeggia in quest'Aula una certa intolleranza nei confronti dell'azione delle opposizioni, come se ci fosse un dubbio, il dubbio che le opposizioni non hanno capito o non accettino il risultato elettorale, cioè la vittoria alle elezioni del 25 settembre dell'alleanza di centrodestra, che ora ovviamente ha il diritto di governare. Ma allora voglio rassicurare tutti: noi abbiamo ben chiari i rapporti di forza e l'assoluta legittimità della maggioranza e del Governo di governare e vogliamo e dobbiamo svolgere la nostra opposizione nelle regole che abbiamo e che ci siamo dati nel corso della storia. Non siamo dunque noi che non abbiamo capito chi ha vinto.

È troppo spesso - mi permetta di dire - la destra, invece, che non ha capito che nelle democrazie occidentali chi vince le elezioni ha il diritto di governare, ma non di comandare dentro una democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che, quindi, nella dialettica è compito di chi ha una maggioranza di determinare l'approvazione delle leggi ed è un diritto e un dovere delle opposizioni, nel rispetto delle regole, di fare di tutto per far cambiare idea alla maggioranza e di contrastarla in un rapporto con il Paese.

La nostra contrarietà, quindi, non è strumentale, ma è per difendere la nostra comunità con i nostri argomenti e con le nostre politiche e per raggiungere tale obiettivo è normale, ripeto, che in una democrazia, in un'Aula parlamentare si utilizzino tutti gli strumenti possibili in un rapporto, ripeto, democratico e di confronto, che è il cuore del senso stesso di quest'Aula.

Lo dico perché dalla Cina arrivano notizie drammatiche rispetto all'aumento dei contagi e, come abbiamo detto non noi, ma il Ministro del Governo Meloni questo pomeriggio, la sensazione netta è che in quel grande Paese di oltre un miliardo di abitanti la situazione sia di nuovo sfuggita di mano e il motivo di questa situazione di nuovo grave - probabilmente il Ministro ha ragione oggi su questo - è nell'inefficacia della campagna delle vaccinazioni e probabilmente nell'inefficacia del vaccino stesso utilizzato in quel Paese. E dunque il Ministro ha fatto bene a essere preoccupato e a indicare le gravi responsabilità. Ma tutto questo però conferma, anche qui da noi, che le follie no-vax, alle quali la destra italiana dà troppo credito, erano per davvero follie, perché in realtà sono i vaccini in Occidente che hanno arginato il COVID (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e hanno fermato i rischi più drammatici della pandemia. È un errore, dunque, abbassare la guardia e lo abbiamo detto in questa campagna elettorale, lo abbiamo detto nel corso della formazione del Governo in tutti i modi e mi permetta di dirlo da presidente di una regione che, pur con numeri drammatici, è riuscita a governare il fenomeno e ha avuto una percentuale di decessi per COVID oltre il 30 per cento inferiore alla media nazionale e performance sulla campagna vaccinale che ci fanno essere tra le migliori regioni in Europa. Lo abbiamo sempre detto che era pericoloso dare segnali sbagliati e ora gli eventi ci stanno dando ragione. Quindi voteremo contro il decreto perché eravamo già convinti prima, ma le stesse parole del Ministro ci rendono oggi ancora più convinti. E lo ripetiamo: è un errore eliminare e ridurre le misure di prevenzione contro la pandemia, è un errore togliere l'obbligo vaccinale per i lavoratori sanitari, è un errore sospendere le sanzioni amministrative a chi non ha fatto il proprio lavoro, è un errore l'abolizione del tampone a fine quarantena e, ve lo dico per esperienza personale perché tutte le sere monitoravamo quei segnali, perché parliamo di uno strumento di libertà e non di costrizione, che ha permesso allo Stato di comprendere quanto stava avvenendo giorno dopo giorno e, quindi, ripeto, è un errore drammatico dare un segnale anche psicologico indirizzato a sciogliere le righe.

Il Ministro Schillaci, in quest'Aula, ha cominciato ad ammetterlo e ha annunciato la proroga fino al 30 aprile 2023 dell'utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie nelle RSA. Ma allora, signor Presidente, su questo esplode una grande contraddizione che ci porterà a chiedere, alla fine della discussione e dopo il voto del decreto, un ulteriore chiarimento al Ministro: tale enorme contraddizione sta nel fatto che lo stesso Governo che autorizza, con questo decreto, il personale sanitario a non vaccinarsi e a tornare nei reparti ospedalieri, perché il pericolo è superato, è poi lo stesso Governo che oggi firma una proroga per imporre in quegli stessi luoghi le mascherine perché c'è (e lo ammette) un pericolo crescente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

È questa contraddizione che ci preoccupa, perché è evidente che questa contraddizione non è figlia del caso, ma è figlia del prevalere di un approccio ideologico alla pandemia e da promesse elettorali rispetto al valore della scienza, che invece dovrebbe, di fronte a questa tragedia, sempre guidare e accompagnare l'azione della politica. Attenzione, ripeto, mi permetto di dirlo non da persona di parte, ma da ex presidente di un'istituzione che ha governato il COVID in un pieno rapporto di collaborazione anche con le opposizioni consiliari. Attenzione, perché nei momenti più drammatici della pandemia il COVID ha rallentato non per caso, ma quel rallentamento è stato figlio dell'applicazione legislativa delle indicazioni della scienza e non dei sondaggi o degli occhiolini a delle minoranze che non si fanno carico del bene comune del Paese. Noi siamo preoccupati, perché le vittorie contro il COVID sono figlie, anche e soprattutto, della capacità che c'è stata, almeno in alcune regioni, di anticipare il virus e non di rincorrerlo. Quindi, al crescere del pericolo e al ritorno dell'emergenza bisognerebbe reagire subito, chiudendo tutti gli spazi di ambiguità, e invece si reagisce, appunto, abbassando la guardia e negando nel decreto questa emergenza. Mi permetta di dire che probabilmente il decreto in quest'Aula domani verrà approvato, ma nell'istante dell'approvazione, anzi un secondo dopo, quel decreto sarà già vecchio e, probabilmente, il Governo dovrà tornare in quest'Aula per ritornare su tante scelte che per miopia, anche nella discussione degli ordini del giorno, non ha voluto ammettere. Non c'è, dunque, nulla di strumentale nella nostra battaglia, ma la volontà della difesa di un bene comune come quello della vita e degli apparati produttivi. Infine - concludo, Presidente - se c'è un'emergenza in Italia sul COVID, mi permetta di dire che non c'è, in Italia, nessuna emergenza sul caso dei rave. Ovviamente le illegalità vanno punite: esistono i codici per questo e gli strumenti ci sono. È il caso della gestione di Modena che lo dimostra. A noi viene il dubbio, quando leggiamo quel testo, non per la nostra strumentalità, ma perché non vediamo alcuna coerenza, in queste settimane, nell'azione dello stesso Governo, che a proposito di legalità aumenta le soglie sull'utilizzo dei contanti, favorendo evasori e chi ricicla denaro che proviene spesso dalla mafia. Quindi, non capiamo il senso di segnali inquietanti verso i malfattori e poi si stabiliscono pene fino a sei anni per ragazze e ragazzi che partecipano ad un concerto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): le più alte pene in Europa, che criminalizzano – certo – l'illegalità che va combattuta, ma probabilmente qualsiasi altro raduno di più di 50 individui. Quindi – concludo, Presidente – noi voteremo contro, per due motivi: in primo luogo, perché non ci avete convinto, perché leggiamo la strumentalità e, in secondo luogo – e questo è bene capirlo, perché ci aspettano lunghe battaglie – perché siamo qui a testa alta, coscienti del risultato del 25 settembre, ma anche coscienti della sicurezza che quel risultato ci dà una missione, ossia quella di rappresentare in quest'Aula coloro che sono risultati sconfitti, ma che, non per questo, perdono diritto nell'Aula del Parlamento della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetto Della Vedova, che non è presente. Si intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo innanzitutto ringraziare tutti i colleghi della minoranza, ma ovviamente anche della maggioranza, che fanno queste nottate di discussione. Per qualcuno può sembrare inutile parlare e confrontarsi in queste Aule. La mia esperienza - la prima da parlamentare - ma già da amministratore locale da consigliere regionale è invece che molto spesso si impara e, con il confronto, anche nello scontro più duro, si cerca di crescere e di cercare di fare il bene del Paese.

Ovviamente io, come tutto il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, non voterò questo decreto-legge, però voglio fare una riflessione, soprattutto con i colleghi della maggioranza, verso i quali, come più volte ho detto anche in altri interventi, non ho alcun pregiudizio, né tantomeno ho un pregiudizio nei confronti del Premier, che, come ho avuto modo di dire anche in un'altra occasione, conosco da molti anni, perché siamo quasi coetanei e ci siamo conosciuti quando eravamo giovanissimi, lei leader della formazione politica di destra del Fronte della Gioventù e io dei Giovani Verdi. Ho preso una sua frase, nella quale personalmente mi ritrovo perfettamente, cioè quando ha detto: “Per me non è secondario il segnale che mi interessa dare: è finita l'Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola… norma giusta” - si riferisce, ovviamente, al decreto rave, “ed è necessario dare un segnale”. Poi ci sono il COVID, l'ergastolo ostativo e così via. Io più volte, anche con il Ministro Giorgetti, con cui ho avuto modo di confrontarmi in Commissione finanze, ho detto che non riesco a trovare il nesso tra quello che diciamo e quello che viene votato, perché io sono assolutamente convinto che tutti i deputati di quest'Aula - compresi quelli della maggioranza - sono perfettamente coscienti che i rave possono essere e sono stati anche un problema e vanno regolamentati, che devono essere sanzionati coloro che sbagliano, ma che il problema dei rave party non è certamente il primo problema del nostro Paese. Lo so che ovviamente, per spirito di appartenenza, uno vota quello che fa parte della sua coalizione e quello che viene proposto dal proprio Governo, però è altrettanto chiaro che, detto in modo onesto, sappiamo benissimo… Io sono convinto che buona parte di questo Parlamento, compresi, anzi, innanzitutto i parlamentari del centrodestra, sono perfettamente coscienti… Mi ascoltano con più attenzione i colleghi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Per cortesia, ascoltiamo l'onorevole Borrelli.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Figuratevi, non sono un moralista, però se sta parlando un collega, almeno si tiene la voce bassa oppure si esce fuori. Stavo dicendo che sono assolutamente convinto che, al di là di questo primo decreto, secondo me è un errore anche il fatto che il Premier abbia chiesto la fiducia, perché è una cosa che resterà. Sapete benissimo che viviamo in una società mediatica - di professione faccio il giornalista professionista - e resterà sempre che il primo decreto su cui il Governo ha messo la fiducia è quello sui rave party. Non adesso - perché, come sapete bene, noi viviamo di ondate favorevoli e di dissenso - ma resterà una volontà di avere messo la fiducia su un atto che, mi perdonerete, nessuno potrà mai pensare che era la priorità del nostro Paese.

Certo, qualcuno potrà dire che c'è pure la vicenda del carcere ostativo: forse quello era un tema da inserire in un decreto nel quale probabilmente il confronto sarebbe stato meno aspro, e poi c'è il problema dei medici no-vax. Io provengo da una famiglia anche di medici e alcuni dei miei parenti mi hanno sempre detto che non riuscivano a capire una cosa: per quale ragione, a un certo punto, si è decisa una linea. Io non ho neanche un pregiudizio nei confronti di chi non la pensa come me, però la domanda che vi devo fare è questa: chi ha fatto bene, i medici che sono rimasti in prima linea, e che in alcuni casi sono anche morti, o quelli che sono fuggiti o che hanno pensato che il COVID non esisteva e che non si dovevano vaccinare? Riammettere in questo modo tutto il personale medico, in un momento in cui sta arrivando una nuova ondata non è un buon segnale. Io sono fiducioso e speranzoso, perché guardo sempre con positività al futuro, ma se noi stiamo affrontando una nuova emergenza COVID, il segnale che viene dato, proprio sul settore medico, ripeto, non è un buon segnale. In particolare, su questi due temi, secondo me, è stato fatto un grande errore.

Io vi sfido in positivo sul tema della legalità e ho presentato un ordine del giorno che onestamente non pensavo che sarebbe stato bocciato, perché in un'altra delle occasioni in cui ho avuto modo di confrontarmi con l'attuale Premier è stata una trasmissione televisiva (all'epoca si chiamava L'Arena di Giletti), in cui si parlava delle mie denunce sui parcheggiatori abusivi e in studio a sostenere norme più rigide c'era l'attuale Premier Meloni. Io vi ho proposto un ordine del giorno in cui ho chiesto misure più dure, per i parcheggiatori abusivi per cui non ci sono i sei anni dei rave; per le occupazioni della camorra non ci sono i sei anni dei rave e io devo vivere sotto scorta e i miei aguzzini sono a piede libero. Adesso, mettetevi dalla parte di un cittadino ogni giorno vessato dai parcheggiatori abusivi o dalla criminalità e immaginate che entri in un bar e dice “che bello! Hanno approvato il decreto dei rave!“ E' un problema, sia chiaro, per me le regole e il rispetto dell'ordine e sicurezza sono prioritari, però non riesco a comprendere perché solo quello. Non lo capisco e vi invito, visto che ho avuto modo anche di confrontarmi col Premier su questo, a fare delle norme anche su questi altri aspetti, che siano più incisivi. Certo, non può esistere solo la repressione, sono perfettamente d'accordo, ma non possiamo nell'ordine delle priorità dare come principale problema di ordine e sicurezza del nostro Paese il problema dei rave party.

Ed è qui il tema secondo me di debolezza, perché sono assolutamente convinto che neanche il Governo crede che i rave siano il primo problema, ma si è trovato nell'ondata mediatica per cui il Governo si è insediato e c'è stato un problema di ordine e sicurezza legate ai rave party. Quindi, si è cercato immediatamente di dare una risposta, ma quella risposta di qualche settimana fa oggi non è più attuale, perché la rapidità con la quale la società va avanti, anche dal punto di vista mediatico, fa sembrare inattuali delle cose che pochi giorni fa sembravano attualissime.

Qui è la sfida del Parlamento ed è qui la sfida del Governo: saper dettare l'agenda in alcuni casi, non facendosi fagocitare da situazioni anche gravi, che poi, tra l'altro, per fortuna, con le leggi attuali sono state gestite nel migliore dei modi. Ecco, la sfida deve essere in positivo e questa notte di discussione e di confronto, anche se domani sarà messa, probabilmente, la cosiddetta ghigliottina deve essere un modo almeno di cercare di trovare il positivo nella minoranza che cerca di stimolare, certo ci sono anche azioni che possono essere considerate pretestuose nella battaglia dell'Aula.

Tuttavia, il problema della legalità e della sicurezza, come il problema della corruzione, nel nostro Paese sono problemi seri. Troviamo punti in comune perché - guardate - che l'Italia sia in questo momento considerata, purtroppo, come uno dei Paesi con il più alto livello di criminalità e anche di corruzione dell'Europa, è un dato di fatto oggettivo. Se hanno fallito alcuni in precedenza non sarà un mio godimento, benché sia all'opposizione, il fallimento anche dell'attuale Governo, perché nell'ottica dei cittadini se nessuno riesce a risolvere i problemi, vuol dire che i problemi sono irrisolvibili e non è così! Quando sono diventato per la prima volta consigliere regionale sull'ospedale San Giovanni Bosco - un ospedale, purtroppo, noto alle cronache perché era nelle mani della camorra, del clan Contini - mi dissero che è da vent'anni così e non si può fare niente. Oggi in quell'ospedale sono stati cacciati tutti, ovviamente, compresi i camorristi. Si poteva fare e c'è stata una volontà trasversale da parte della magistratura, delle forze dell'ordine e della regione Campania di smantellare un sistema.

Da questo punto di vista, per me non esiste colore politico rispetto a certe norme ed è qui la sfida. Se si è inasprito il rapporto in Aula è, probabilmente, perché per molti si è vista più una visione ideologica che una vera battaglia per la legalità. E' stata un'occasione persa, ma non è detto che sia l'unica occasione di confronto e la sfida per il futuro deve essere quella di fare delle norme che trovino la piena unità del Parlamento almeno su alcuni temi, come la legalità, il rispetto delle regole e la lotta alla camorra.

Il Presidente al suo insediamento sulla lotta alla camorra ha citato Falcone e Borsellino - abbiamo le aule di Montecitorio con le loro immagini - dicendo che per molti di noi sono dei simboli e anche dei riferimenti, non solo politici, ma personali e di vita. Questa è un'occasione persa e noi voteremo contro questo decreto, ma ci auguriamo che il prossimo possa trovare il pieno sostegno nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Signor Presidente, con questa norma veniamo messi di fronte all'ennesima “sciagurataggine” che questo Governo infligge al nostro Paese. Siamo costretti a registrare che non è bastato mettere in campo un provvedimento come quello della legge di bilancio, che va a ledere i diritti dei cittadini italiani, ma allo stesso tempo anche a ridurre in schiavitù milioni di lavoratori. No, questa maggioranza, non ancora soddisfatta, ha deciso di affondare l'ennesimo colpo di scure presentando a questo Parlamento un decreto che rende più facile la vita al mafioso rispetto al collaboratore di giustizia. Accederanno ai benefici detenuti mafiosi che non hanno dimostrato un pieno ravvedimento rispetto alla loro condotta criminale. In questo modo, andate a ridurre il perimetro della lotta alla mafia, anziché il perimetro di azione dei mafiosi e dei corrotti.

Da parte nostra, signor Presidente, c'è stato il massimo impegno per collaborare a scrivere una legge rigorosa sul regime ostativo, però dobbiamo prendere atto che avete respinto ogni nostro contributo. Per giunta, legate a questa norma il cosiddetto decreto anti rave party e lo fate - lasciatemelo dire - con un'intollerabile e sfacciata forzatura che stolto sarebbe chi non ne fosse preoccupato.

Veniamo da settimane difficili, continuiamo, però, ad assistere ad uno schieramento grave e pericoloso di iniziative senza logica e senza fondamenta. Iniziative che neppure il Presidente Meloni ha il coraggio di raccontare in conferenza stampa, tanto che questa mattina, a reti unificate, ha deciso di restituire al Paese una realtà completamente falsata, con un racconto fantasioso, altro che risorse destinate al futuro. Quali risorse, colleghi? Forse ci si riferiva al taglio alla scuola pubblica a favore di quelle private? Queste sono le risorse per il futuro? Forse ci si riferiva alla negazione delle agevolazioni sui mutui per l'acquisto della prima casa? O forse ha parlato della volontà politica di questa maggioranza di bocciare tutte le proposte del Movimento 5 Stelle sul riscatto gratuito della laurea, per esempio? Farebbe bene questo Governo ad essere quantomeno sincero e confessare che le misure per i giovani sono state ritenute tutte un costo e non un investimento. Mi guarderei bene, al posto dei colleghi, dal prendere ancora in giro i cittadini, perché ormai avete buttato giù la maschera e la credibilità di questo esecutivo, purtroppo per voi, è completamente compromessa.

Siamo appena all'inizio di questa legislatura, solo a qualche mese di lavoro, e già ci è chiaro il disegno di questa maggioranza di destra. Non si tratta di un semplice disegno, perché siamo più che altro di fronte a uno sgorbio, a uno scarabocchio intriso di pura ideologia propagandistica, che non ha nulla di logico, non ha nessuna visione e nessuna prospettiva di crescita per l'Italia. Ma di questo i cittadini, ovviamente, stanno prendendo contezza e avrete modo di sentire presto da loro stessi la delusione e l'amarezza che avete restituito oggi soprattutto a coloro che vi ritenevano all'altezza del momento in tempo di elezioni.

Abbiamo ripetuto più volte quanto fosse ideologica e propagandistica la norma anti rave party e lo è tuttora nella sua nuova versione, caratterizzata, ad esempio, da una pena del tutto sproporzionata. Lo era ancora di più nella sua prima versione che nasceva come qualcosa di sconclusionato, di dispotico, perché interpretabile e, quindi, potenzialmente applicabile alle manifestazioni più disparate, anche ad una festa per bambini, pensate un po'.

È stata una delle tante azioni di propaganda identitaria messa in campo da questa maggioranza che, invece di preoccuparsi delle vere criticità del Paese - ad esempio, del caro bollette e del carovita, che, tra l'altro, vi permettete di affrontare soltanto per i prossimi tre mesi del nuovo anno, come se da aprile tutto potrà tornare come prima e la crisi sarà soltanto un brutto ricordo - anziché preoccuparsi della mancanza di opportunità lavorative, della povertà che continuate a schiaffeggiare, del precariato che ripristinate, spazzando via anni di impegno politico e associativo mirato all'abbattimento della precarietà dal dizionario, come dire, della quotidianità dei cittadini, anziché pensare ai problemi concreti del popolo, voi preferite parlare per slogan, mettere delle bandierine ideologiche, nascondendovi dietro problemi inesistenti, marginali, che gonfiate senza logica, come il caso odierno dei rave party.

Colleghi, se davvero volete combattere l'illegalità e rendere l'Italia un Paese più sicuro, dovreste occuparvi di combattere in maniera ferrea e sistematica le mafie, la corruzione e altri reati dei colletti bianchi. Se davvero tenete alla sicurezza di questo Paese, perché non vi preoccupate di quella sicurezza sul lavoro che non esiste e che sembra non toccarvi, nonostante si registrino morti sul lavoro in forte aumento? Quando pensate di intervenire su questo, magari fatecelo sapere perché, invece, continuate a preoccuparvi di cancellare i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli ostativi, per esempio. Mi chiedo perché smantelliate oggi la legge Spazzacorrotti.

Vi ricordo che, all'interno di questo decreto, siete riusciti a infilare proprio di tutto: una norma che prevede la reintroduzione dei benefici penitenziari per detenuti condannati per reati gravi, come corruzione, concussione e corruzione in atti giudiziari, anche in assenza di loro collaborazione: altro che Spazzacorrotti! Io, come tanti altri che sono dalla parte giusta, questa la definisco una “Salvacorrotti”, e questo non possiamo accettarlo perché il Paese non lo merita.

Con questo decreto permettete ai mafiosi di accedere più facilmente ai benefici penitenziari. Scoraggiate la collaborazione con la giustizia e in questo modo limiterete, oltretutto, l'uso delle intercettazioni. Ecco, se questa è la concezione di sicurezza della maggioranza di Governo non possiamo che registrare la più grande preoccupazione.

Mi chiedo se voi siate davvero convinti di essere tanto migliori, tanto pronti da concedervi con grande presunzione - lasciatemelo dire - addirittura la possibilità di mettere le mani sulla nostra Carta costituzionale.

Voglio ricordare che il codice penale già colpiva tutti i comportamenti illeciti tipici di un rave party e questa maggioranza confonde i cittadini, butta fumo negli occhi, riempie i giornali e i talk show con questo dibattito, e lo fa per far sì che non ci si accorga delle misure vergognose che sta mettendo in campo. Forse è questa la strategia, però noi, colleghi, non ci lasceremo abbindolare.

Questa notte vi chiediamo di ravvedervi perché c'è ancora del tempo per farlo. Date un segnale e, nel prossimo provvedimento utile, provate a ripristinare il pieno e sostanziale rispetto della Carta costituzionale, garantendo il diritto di riunione, per esempio, previsto dall'articolo 17. Insomma, vi chiedo di finirla con queste pericolose minacce al popolo italiano, ma soprattutto alla nostra democrazia che si fonda sulla libertà di manifestare pubblicamente le proprie opinioni. Finitela di accanirvi contro chi non ha nulla, lanciando, nei vostri provvedimenti bandiera, dei messaggi colorati di discutibile opacità. Diversamente, qualora invece continuaste a percorrere questo oscuro sentiero, qualora strizzare l'occhio a corrotti, evasori e corruttori…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

DANIELA TORTO (M5S). …fosse ancora tra le vostre priorità - concludo, Presidente - qualora il divieto di sacrosanti diritti si confermerà essere il vostro drappello, allora non avrete più attenuanti e sarete complici della rovina di questo Paese. Nessuno può permettersi di condurre il popolo italiano alla deriva. Questo, colleghi, sembra davvero il primo passo, invece, verso un futuro inquietante, e così purtroppo sarà. Continueremo a chiedervi di fermarvi, almeno finché si è ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, oggi affrontiamo in Aula la discussione su uno dei primi provvedimenti approvati dal Consiglio dei ministri dopo le elezioni. Un decreto di cui nessuno realmente sentiva il bisogno, se non un Governo appena insediato, cui serviva una bandierina ideologica da rivendicare fin da subito. Un governo il cui interesse era apparire all'esterno come attento alla sicurezza, irreprensibile, severo e intransigente, ma che si è scoperto, sin da subito, pasticcione, frettoloso e decisamente poco equilibrato nel definire i suoi stessi provvedimenti. Siamo di fronte a un legislatore che si è mosso in modo scomposto sin dai primi passi. È bastato, infatti, l'estemporaneo scandalo mediatico suscitato dal rave party di Modena, gestito e poi risolto semplicemente attuando la normativa vigente, per creare un pretesto di necessità solo apparente di intervenire con un decreto-legge, uno strumento che - vorrei ricordarlo - dovrebbe essere utilizzato secondo la Costituzione e caratterizzato come necessario e urgente.

L'unica urgenza che vedo qui, però, signor Presidente, è l'urgenza muscolare di un Governo che ha sentito la necessità di ostentare intransigenza repressiva per dare segnali a pezzi del suo elettorato. Si è voluto inseguire la cronaca, fomentando artificialmente un singolo episodio, per potersi raccontare come tutori di un ordine e di una legge che, articolo dopo articolo, si sono configurati come discrezionali, a targhe alterne, nella completa assenza di una situazione strutturale che integrasse i requisiti di necessità e di urgenza. È bastato, infatti, che passassero pochi giorni dalla prima emanazione del decreto, affinché emergesse una quantità sorprendente di storture, di contraddizioni, di forzature.

Non è un caso se, anche giornalisticamente, anche sulla stampa, sono presto diventate di uso comune delle definizioni semplicistiche che, però, credo cogliessero bene il cuore di questa misura: quindi, decreto Rave, decreto Salvacorrotti. Sono punti programmatici di un manifesto che ha unito la stretta punitiva sui rave, funzionale a spendersi una battaglia identitaria sull'ordine pubblico, alla mano tesa a chi commette reati contro la pubblica amministrazione.

E poi c'è il reintegro del personale no-vax, c'è il rinvio della riforma Cartabia: un caos totale, una disomogeneità di materie che, già da sola, valeva la pregiudiziale di costituzionalità. Non dimentichiamo, oggi che discutiamo un provvedimento in parte meno sbilanciato, perché alcune modifiche si è stati costretti a farle, che c'erano forzature dal carattere repressivo e reazionario inserite dal Governo nella prima stesura; idee così sproporzionate e così maldestramente scritte da far dubitare diffusamente - me lo lasci dire - della buona fede di chi le ha concepite.

Per fortuna, c'è stata un'opposizione durissima ed è arrivata sin da subito, non soltanto nella discussione parlamentare, ma anche nel libero dibattito del Paese. E il Governo è stato costretto a fare almeno un parziale dietrofront. In sostanza, vi abbiamo impedito di presentare al paese una norma che, pur di individuare un nemico, pur di sventolare fantocci, pur di ostentare ordine e disciplina, andava a ledere l'articolo 17 della nostra Costituzione e questo è necessario ricordarcelo.

Purtroppo, anche dopo le modifiche approvate dal Governo stesso, anche dopo il passaggio in Senato, questo decreto rimane approssimativo nel metodo e pericoloso nel merito.

Non si può usare in modo così disinvolto lo strumento della decretazione d'urgenza per legiferare in materia penale su temi che richiederebbero un opportuno dibattito parlamentare; facendo così, purtroppo, priviamo quest'aula delle sue prerogative.

Ma entrando nel merito, in particolare, dell'articolo 5, che norma i raduni illegali, credo sia inquietante che si decida di intervenire con misure così punitive. Ma veramente riteniamo, Presidente, di essere di fronte a un'emergenza rave party? Non capisco, ce ne sono stati pochi che mi risulti, e, questo, quindi, è un problema di cui legiferare con massima urgenza? Non è chiaro. Ancora una volta, l'impressione è che l'urgenza reale sia quella di criminalizzare qualcosa o qualcuno. Ieri, le persone costrette a emigrare, domani anche, probabilmente, oggi, magari quel mondo giovanile della musica e dell'aggregazione, che rischia di essere aggredito con queste norme poco chiare. Anche qui, come in tutto il decreto, con una doppia misura dal sapore quasi classista, le grandi feste, dove sicuramente non manca, ad esempio, il consumo di stupefacenti, sono tollerate, ma solo se sono esclusive e a pagamento, altrimenti no. Non c'è, infatti, alcuna chiarezza sulla fattispecie di questo reato. Cosa vuol dire un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento? Chi lo decide? Non sono domande secondarie, credo, visto che entriamo in materia penale, ma l'aspetto davvero inquietante è la durata delle pene che è del tutto esagerata. La detenzione illegale di armi in questo Paese è punita dai 3 ai 12 mesi e l'organizzazione di un rave può essere punita dai 3 ai 6 anni? Sorvegliare e punire, il carcere come soluzione a tutto. Una pena così elevata malcela un'ideologia pericolosa che vede l'istituto carcerario come un necessario strumento di controllo sociale. Non si capisce poi perché, con regole così confuse, siano previste pene detentive così lunghe in carcere.

Possiamo permetterci di dire, signor Presidente, che in un Paese con un gravissimo problema di sovraffollamento delle carceri un decreto legge, che confeziona un nuovo reato da punire proprio col carcere, risponde veramente ai caratteri di necessità ed urgenza?

Signor Presidente, a tal proposito, mi sia concesso anche soffermarmi un momento sul problema del sovraffollamento carcerario che incrocia la discussione generale di questo provvedimento. L'Italia si conferma uno tra i Paesi con le carceri più affollate dell'Unione europea; le nostre carceri sono piene, ma piene di persone la cui marginalità, purtroppo, comincia ben prima della detenzione. Partiamo a monte, anziché a valle. Il problema è che si entra in carcere già con un altro grado di disperazione sulle spalle e se ne esce ancora più isolati. C'è certamente un nucleo di alta criminalità e gravi reati che nessuno vuole negare, ma la massa che, in questo momento, porta alle nostre carceri a un tasso di sovraffollamento del 112 per cento, è costituita da persone in grave difficoltà che vivevano già ai margini della società con storie di tossicodipendenze, di migrazioni o di vita di strada e con i piccoli reati connessi a questo.

Invece di elaborare uno sforzo normativo che vada nella direzione di calibrare, nel modo più opportuno, quali reati debbano necessariamente essere puniti con il carcere e quali, invece, possono avere pene alternative, il Governo non sa fare altro che richiedere l'applicazione di pene detentive per ogni cosa.

Il malessere del carcere italiano, in questo momento, sembra quasi intrinseco, sembra quasi connaturato al sistema. Quest'anno, in carcere, abbiamo avuto il record dei suicidi in cella avvenuti in modo equamente distribuito nelle carceri del Paese, quindi, siamo di fronte a un problema nazionale e a un problema di sistema, un problema di marginalità, di esclusione sociale, di povertà e della piccola criminalità che spesso, quasi inevitabilmente, si accompagna a queste condizioni; un problema che, in carcere, purtroppo, peggiora, anziché migliorare, dato che, purtroppo, spesso, l'esperienza penitenziaria, per paradosso, indirizza le persone che hanno sbagliato verso la delinquenza abituale.

Perché non riusciamo ad affrontare il problema delle pessime condizioni di vita in un sistema carcerario che, almeno da Costituzione, dovrebbe prevedere trattamenti non contrari al senso di umanità? Perché, nel 2022, non riusciamo a dare un senso al principio di rieducazione del condannato? La pena detentiva funziona oppure porta a queste situazioni con una sistematicità preoccupante all'esito più doloroso del suicido in carcere? Come si affrontano e soprattutto come si prevengono le situazioni di emarginazione? Ecco, queste sarebbero domande interessanti da porre a un Parlamento che volesse occuparsi, con leggi e con riforme strutturali - e non con decreti -, di giustizia; sarebbero missioni importanti per un Governo che volesse progredire in questo senso e non nascondere la polvere sotto il tappeto. Ma, oggi, anche se discutiamo il DL giustizia, purtroppo, parliamo di tutt'altro.

Mi chiedo se parli di giustizia un decreto che si accanisce contro i rave party, nello specifico, certo, ma anche, culturalmente, contro il mondo giovanile della musica e dell'aggregazione, con pene sproporzionate ed eccessive, mentre allenta la presa su chi commette reati contro la pubblica amministrazione, strizzando l'occhio ai colletti bianchi. Mi chiedo se sia giustizia anche quella per cui 700 persone formalmente detenute per reati non gravi, che hanno passato gli ultimi due anni in semilibertà e buona condotta, dal 1° gennaio torneranno in carcere, anche dopo la bocciatura al Senato di un emendamento del PD su questo decreto.

PRESIDENTE, Onorevole concluda.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Ho quasi concluso. Mi chiedo se sia giustizia un decreto che rimanda in carcere queste persone, alla faccia dell'articolo 27 della Costituzione, del fine rieducativo della pena e della drammatica condizione di sovraffollamento nelle carceri italiane prima citata. Mi chiedo se sia giustizia un decreto che pretende di rispondere all'emergenza della carenza del personale medico con il reintegro del personale no-vax, che non solo è esiguo e insufficiente in termini di numeri, ma che è anche un messaggio desolante di svalutazione degli sforzi di tutti coloro che, nei mesi duri della pandemia, lottando nelle corsie, hanno fatto la scelta per il bene comune di vaccinarsi e di sostenere la campagna vaccinale. Mi chiedo se sia giustizia quella di un Governo che, sul delicato tema della gestione pandemica, fa scelte come questa e non parla mai di campagne vaccinali, massicce, pubbliche, gratuite e accessibili a tutti, di gratuità dei brevetti e di sostegno alla sanità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Signor Presidente…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, abbiamo discusso a lungo in queste giornate dedicate all'esame del disegno di legge di conversione del decreto legge 31 ottobre 2022 n. 162, approvato con modificazioni dal Senato. Le deputate e i deputati dei gruppi di opposizione hanno sottoposto ad un'analisi molto attenta e approfondita il provvedimento, giudicandolo negativamente, molto negativamente, negatività stigmatizzata non solo con la presentazione degli emendamenti e di ben 156 ordini del giorno, ma anche con la presa di parola per tutto il tempo a disposizione, secondo Regolamento, della maggior parte di noi.

A questo punto, credo sia opportuno sottolineare solo alcuni punti, che già sono stati oggetto di accurata argomentazione nei vari momenti del confronto parlamentare. Il primo è la scelta dello strumento del decreto-legge effettuata in relazione all'introduzione di un nuovo reato. Decreto-legge che reca misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia, di obblighi di vaccinazione anti-COVID, e quindi è evidente la carenza sotto il profilo dell'omogeneità. Per quanto riguarda l'articolo 5, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, viene introdotto - è stato detto più volte - nel codice penale, all'articolo 633-bis, il nuovo delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, in base al quale è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni - che consente anche la possibilità di intercettazioni - e con la multa di euro da 1000 a 10 mila. Nonostante le modifiche apportate, la norma rimane fortemente generica e in contrasto con i principi di tassatività e determinatezza che devono caratterizzare la norma penale. In contrasto, poi, con il diritto di riunione di cui all'articolo 17 della Costituzione. Come è stato sottolineato da più di un deputato e deputata, è inaccettabile, inspiegabile, inammissibile la sproporzione nella disciplina delle sanzioni (fino a sei anni di reclusione per chi promuove o organizzi l'invasione), senza alcun accenno alla condotta o al tipo di pericolo che si può generare. Ricordo che la pena prevista per il reato di falsa testimonianza va da due a sei anni, per il reato di frode giudiziaria è da uno a cinque anni, per l'evasione è dai 3 ai 6 anni: è evidente, poi, l'assoluta assenza di urgenza e necessità in relazione ai cosiddetti rave party, come detto e ripetuto.

Ben altre sono le emergenze, ben altre sono le urgenze di cui il Governo dovrebbe farsi carico. Noi pensiamo che vada modificata la legislazione criminogena e fallimentare sulle droghe, che vadano legalizzate da subito le droghe leggere - anche per contrastare il potere delle mafie e sottrarre i nostri giovani al mercato criminale delle sostanze illegali - e che vadano promosse le politiche di riduzione del danno e la presenza delle operatrici e degli operatori di strada in chiave di prevenzione e contrasto all'utilizzo di sostanze stupefacenti. E di un'altra emergenza cruciale il Governo ha dovuto prendere atto, come testimonia l'informativa del Ministro Schillaci in Aula oggi, anche se proprio in questo provvedimento, nel provvedimento che stiamo votando, si premiano i medici no-vax e si comunica al Paese la sostanziale uscita dalla pandemia.

L'esperienza pregressa dovrebbe insegnare che le pandemie, come la maggior parte dei problemi della contemporaneità - a partire dal cambiamento climatico, passando per la crisi energetica che attanaglia il nostro Paese, per i fenomeni migratori, le questioni geopolitiche, le guerre in cui siamo direttamente o indirettamente implicati - sono le questioni principali che vanno affrontate come Paese.

Questioni queste che vanno affrontate come minimo a livello europeo, vanno affrontate in maniera prioritaria direi. La pandemia - sarà sempre più evidente, ahimè - è una cosa seria e, come per la peste descritta da Camus, è prima di tutto una questione di onestà. Per questo Governo, onestà significherebbe cambio di passo, autocritica da parte di chi - più di uno nella compagine governativa - ha assunto una posizione di irresponsabilità, invece. Altro punto che potrebbe essere assunto dal Governo è la rinuncia a quanto previsto da questo decreto-legge, che premia i no-vax e pone a rischio la salute pubblica. Altro che rave party e raduni pericolosi. I giovani, le ragazze e i ragazzi vanno ascoltati, non vanno criminalizzati e buttati con leggerezza nelle carceri, dove quasi il 40 per cento di chi entra ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Sono numeri che evidenziano il fallimento della politica proibizionistica, sono molte le organizzazioni della società civile impegnate per un cambio delle politiche sulle droghe e nella lotta a ogni forma di discriminazione delle persone che ne fanno uso, che hanno espresso una forte preoccupazione per le gravi conseguenze che determinerebbe la conversione in legge dell'attuale decreto-legge in riferimento all'articolo 633-bis del codice penale, così nuovamente novellato. Si ravvisa, inoltre, il rischio che questo provvedimento, una volta convertito, possa provocare l'aggravarsi del sovraffollamento delle carceri, come giustamente indicato dalla collega Scarpa, e degli stigmi e pregiudizi nei confronti delle persone che assumano droghe, oltre all'effetto paradossale di ricacciare sempre più nel sommerso i diversi contesti del consumo di sostanze illegali, rendendo ancora più difficile garantire la tutela della salute pubblica e incrementando i costi umani ed economici per la collettività. Da tempo denunciamo come la legge penale attuale sulle droghe abbia riempito per un terzo le carceri italiane di persone che dovrebbero essere seguite attraverso percorsi di cura e inclusione sociale: per questo, di fronte ai fallimenti del modello repressivo pluriennale proibizionista, è necessario perseguire strategie alternative, che si sono rivelate più efficaci e mirano a regolare socialmente il fenomeno, così come sta avvenendo in diversi Paesi del mondo. Concludo dichiarando il voto contrario del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra alla conversione del decreto-legge (Applausi dei gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alessandra Todde. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA TODDE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo disegno di legge chiarisce in modo inequivocabile le priorità di questo Governo, secondo una chiara politica di distrazione di massa; ripristina l'impunità per le grandi reti corruttive, eliminando i reati della pubblica amministrazione dell'elenco di quelli ostativi alla concessione dei benefici penitenziari e indossa i guanti bianchi con chi inquina le istituzioni, mentre attacca con ferocia i più deboli, le famiglie che non arrivano a fine mese, il ceto medio. Riserva ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in taluni casi peggiore e, in altri casi, analogo a quello previsto per condannati che decidono di non collaborare. Questo significa rendere più pagante la fedeltà al codice dell'omertà rispetto alla collaborazione con lo Stato.

Gestisce una finta emergenza, introducendo un nuovo reato, che rimane in ogni caso inutile, perché il codice penale già colpiva tutti i comportamenti illeciti tipici di un rave party. Ricordo che il rave party di Modena è stato risolto proprio applicando l'articolo 633 del codice penale, senza che ci fosse alcuna straordinaria urgenza e necessità. Grazia i no-vax mettendo sullo stesso piano gli operatori sanitari che hanno seguito le regole della scienza, mettendosi al servizio dei propri concittadini, anche a costo della vita, con quelli che tali regole hanno rifiutato. Consentire il reintegro di personale sanitario non vaccinato potrebbe diventare un pericoloso precedente, perché, di fatto, stiamo dicendo che i sanitari si sarebbero potuti anche non vaccinare.

Questo decreto-legge merita un'analisi distinta per le sue diverse parti e voglio iniziare dalla questione che compare per prima delle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio Meloni, la quale è stata molto puntuale e netta sul tema del regime detentivo dei condannati per mafia. Ha sostenuto di sentire l'ispirazione di Paolo Borsellino e di ritenere importantissimo il sistema del carcere ostativo. Noi del Movimento 5 Stelle abbiamo ritenuto molto significativo quel passaggio e abbiamo sperato che quell'intento programmatico dell'onorevole Meloni, di fatto, potesse saldarsi con l'impegno che abbiamo profuso con i deputati del nostro gruppo nella scorsa legislatura, quando fu approvata alla Camera un testo sull'ergastolo ostativo il cui iter tuttavia non vide il suo completamento al Senato.

Resta, quindi, ribadito che la collaborazione di giustizia è uno strumento irrinunciabile nella lotta alle mafie che deve essere incentivata in tutti i modi, proprio secondo gli insegnamenti di Falcone e Borsellino. Purtroppo, però, le luci del provvedimento finiscono qui e poi iniziano le ombre. Anzi, direi, le tenebre. Proprio su questo terreno non abbiamo condiviso che il decreto-legge sia stato corretto sul punto del giudice competente a decidere sulle richieste dei benefici carcerari, anche per i reati di mafia attorno al giudice monocratico e questo espone le persone a pressioni ai pericoli che il giudice collegiale avrebbe smorzato. Nessuno poi ci ha spiegato perché non è stato approvato l'emendamento del nostro senatore Scarpinato, ripreso dall'onorevole Cafiero de Raho per cui, a ogni modo, il mafioso non collaborante deve spiegare bene il motivo per cui non collabora. Peraltro, la stessa Corte Costituzionale ha indicato tra le scelte della politica anche quella di porre a carico del mafioso l'obbligo di riferire della mancata collaborazione. Se deve essere rovesciata con una prova piena la presunzione relativa di aver mantenuto i legami con l'associazione mafiosa di provenienza, la spiegazione del motivo per cui non ci si pente sarebbe stata sommamente importante. Non è pensabile che i collaboratori di giustizia abbiano l'obbligo di comunicare tutti i beni e che questo non sia previsto per i non collaboranti che avanzano richieste di accesso ai benefici penitenziari. Non è accettabile che personaggi criminali come Giuseppe Graviano o Leoluca Bagarella, che custodiscono enormi patrimoni di provenienza illecita, non debbano dichiarare tutto quello che possiedono.

E poi, ancora, abbiamo constatato che tra i reati ostativi è stata espunta la serie dei reati contro la pubblica amministrazione, corruzione in testa. E' una scelta sbagliata ed estremamente grave che abbiamo contrastato in Commissione giustizia e in quest'Aula. Lo è perché è un pessimo segnale e perché allenta la pressione sui corrotti. Proprio nel momento in cui scoppia lo scandalo delle pressioni indebite del Qatar e del Marocco nel Parlamento europeo, scandalo che proprio l'onorevole Meloni ha legittimamente definito devastante. Se il livello di corruzione in Europa e in Italia è devastante, Presidente, vorrei chiedere suo tramite ai colleghi di Fratelli d'Italia perché attenuare i presidi contro i reati dei colletti bianchi? E perché farlo proprio mentre arriva in Italia il flusso dei fondi del PNRR? E perché farlo quando si prospetta una riforma del codice degli appalti che non appare orientata a rafforzare gli argini della corruzione?

Una ricerca dell'Istituto per la competitività ci dice che tra gli effetti direttamente riconducibili al radicamento della corruzione nella società e nelle istituzioni ci sono quelli di inibire l'afflusso dei capitali stranieri e incidere negativamente sull'occupazione, entrambi fenomeni che bloccano l'espansione delle imprese e dell'economia. La riduzione del livello di corruzione favorisce, invece, l'avvio di nuove imprese e l'arrivo di nuovi capitali di imprese straniere rende più agevole la gestione delle attività pubbliche incidendo positivamente sull'occupazione giovanile. La corruzione ammorba dall'interno l'intero sistema Paese e incide, infatti, in maniera più subdola e indiretta sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni, generando un danno e un costo incalcolabili per l'Italia tutta. Come quantificare il danno creato dal fatto che quasi un italiano su due si rifiuta di recarsi alle urne perché ha perso la fiducia nel sistema democratico? La correlazione tra la percezione della corruzione e i sistemi politici nella storia del nostro Paese è sin troppo ovvia, considerando che secondo Transparency International nel suo indice sulla corruzione, il nostro Paese si trova insieme a Paesi come il Costa Rica e il Botswana.

Poi ci sorprendiamo che la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni sia così bassa e oggi, se è possibile, la situazione è ancora più difficile per l'emergenza sanitaria, sociale ed economica. Il presidente Conte, mi sia consentito, ha avuto ben presenti questi aspetti decisivi, se è vero, come è vero, che sotto il suo Governo è stata approvata la legge Spazzacorrotti, votata anche dalla Lega nel Governo Conte 1, che ora state smontando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Parliamo poi del nuovo reato di invasione di edifici ai fini di raduni musicali. State raccontando ai cittadini italiani che i raduni musicali siano la priorità di ordine pubblico. Forse che non siano sufficienti gli ordinari strumenti preventivi e repressivi già presenti nell'ordinamento? Francamente, mi sembra di no e che il nuovo reato sia un mero frutto di un capriccio ideologico e identitario. State introducendo una norma generica che aggiunge discrezionalità con una sproporzione delle pene evidente, da tre a sei anni per gli organizzatori, e il riferimento al codice antimafia per le misure di prevenzione, con i ragazzi dei rave trattati come mafiosi. Pura propaganda. Come ricordato dal mio collega senatore Scarpinato al Senato, è il ritorno di una giustizia classista, pugno di ferro per i reati di gente comune e guanti di velluto per chi sta ai piani alti della piramide sociale.

Venga da ultimo il tema della grazia ai no-vax, perché l'articolo 7 altro non può essere definito. Esso rimette sullo stesso piano operatori sanitari che hanno seguito le regole della scienza, con quelli che tali regole hanno rifiutato. Di fatto, parifica chi ha obbedito i canoni della ragione e dell'esperienza empirica con chi invece ha ascoltato i deliri degli sciamani e dei complottisti. La riabilitazione degli apprendisti stregoni è che quando oggi in quest'Aula abbiamo ascoltato il ministro Schillaci su possibili rischi di una nuova recrudescenza del virus dalla Cina. Si tratta di un inammissibile atteggiamento antiscientifico. Mi ritengo fortunata ad essere stata governata dal Governo Conte che per primo ha impostato misure scientifiche di argine al COVID-19, a differenza, per esempio, della Cina che - ancora come oggi vediamo - ha sviluppato medicinali inefficaci perché si è chiusa alla comunità internazionale della ricerca e della sperimentazione. Soprattutto, stiamo dicendo ai medici (che durante la pandemia abbiamo chiamato eroi) che, tutto sommato, la scelta di seguire le regole mettendo a rischio la propria vita non è stata saggia e chi ha deciso di violarle può tornare al lavoro peraltro in un momento in cui la pandemia non è stata ancora sconfitta. Un atteggiamento di premialità verso chi non segue le regole che è un tratto portante di questa azione di governo. Per questi motivi, signor Presidente, noi voteremo contro la conversione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anthony Emanuele Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto e, com'è evidente dal tenore di tutti gli interventi dei deputati del Partito Democratico, voteremo contro il testo all'esame dell'Aula.

Il decreto-legge che viene oggi all'esame della Camera, dopo il voto del Senato, è il primo atto normativo del Governo Meloni-Salvini. Infatti, porta la data del 31 ottobre e nelle intenzioni del Governo, dopo i proclami della campagna elettorale, avrebbe dovuto essere l'inizio di una nuova storia. Avrebbe dovuto essere il provvedimento per mostrare i muscoli della nuova maggioranza e per caratterizzarsi proprio per un cambio di passo marcato secondo il disegno nella campagna elettorale. Invece, ne è venuta fuori una norma farraginosa e confusa, in gran parte modificata dai colleghi del Senato, e che accorpa temi che non hanno nessuna omogeneità. Diciamo, per definirla, opportunamente una norma Macedonia, che va con articoli che riguardano la giustizia e altri che strizzano l'occhio ai no vax, per non parlare poi dell'insopportabile norma anti rave.

Siamo preoccupati e non siamo i soli. Dal 31 dicembre ad oggi la situazione sanitaria è in netto peggioramento e che l'aria è cambiata in fondo lo ha avvertito anche il Governo e la maggioranza di centrodestra. Per la prima volta si torna a normare l'obbligatorietà dei tamponi con ordinanza del Ministro, ordinanza che è proprio del 28 dicembre, di ieri.

Le comunicazioni dell'inizio della seduta di oggi da parte del Ministro Schillaci sono iniziate con due dati allarmanti, quello della percentuale dei positivi dei passeggeri degli aerei provenienti dalla Cina, pari al 33 e al 50 per cento. Del resto anche la conduzione dell'Aula di questa notte con l'accantonamento degli ordini del giorno da parte del Governo per una situazione sull'emergenza COVID che va monitorata costantemente testimonia appunto l'aggravarsi della situazione. Credo che quindi da questi banchi debba arrivare un appello accorato, quello della responsabilità e l'appello al Governo di fermare la macchina.

È emerso nel corso di tutto il procedimento normativo che ha riguardato il testo anche una chiara inadeguatezza nell'individuazione delle priorità e nella gestione dei tempi, altrimenti non saremmo certo arrivati a poche ore dallo spirare del termine di decadenza del testo. Emerge appunto questo dato chiaro: si interviene con la decretazione d'urgenza e con la fiducia su un testo che certamente non incarna quelle che sono le priorità del Paese. Come è evidente sono altre le priorità dell'Italia in questo momento: sulla sanità non sono certamente le questioni riguardanti il rientro dei medici no-vax, sono invece le questioni che riguardano le liste d'attesa; ci sono alcune regioni in si cui raggiungono anche due anni di tempo e riguardano le categorie più deboli come gli anziani. Un cittadino su dieci è costretto poi a rinunciare alle cure. Il tema riguarda anche la carenza di medici e infermieri, il cui numero è ben al di sotto della media europea e con, ahimè, questo esodo continuo dal sud verso il nord del Paese. Ci sono 14 regioni con saldo negativo e il 30 per cento delle prestazioni per cui non è necessario spostarsi fuori regione. C'è il tema del personale formato che non trova lavoro: ieri abbiamo trattato l'ordine del giorno a mia firma, il numero 63, con cui chiediamo accoratamente al Governo di stabilizzare gli oltre 2.000 amministrativi siciliani che hanno lavorato durante l'emergenza Covid ed è insopportabile che lo Stato e la regione abbiano reclutato personale formandolo, facendogli fare turni massacranti, e poi quando ora l'emergenza risale non si è in condizioni di stabilizzarlo. C'è l'insopportabile tema - un'altra priorità non affrontata da questo Governo - delle code nei pronto soccorso. Insomma tutti argomenti che marcano una netta differenza fra un Paese che continua ad andare a due velocità.

Durante l'esame della manovra i partiti di maggioranza hanno insistito molto nel dibattito asserendo che la manovra interveniva sul caro bollette. Presidente, non è così, ne abbiamo portato un esempio lampante: quello che sta accadendo e accadrà nel prossimo mese in Sicilia sul caro bollette. Ci sarà un aumento di ben venti volte sulla bolletta per tutte le imprese, sono circa 13 mila, pubbliche e private, che si trovano nel mercato di salvaguardia e per oltre 200 comuni della Sicilia. Grazie a questo cervellotico parametro omega per cui si andrà da 17,80 euro megawattora fino a 202,41 euro. È una vergogna insopportabile che viola i principi della Costituzione: l'articolo 2 sull'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale, l'articolo 3 sul principio di uguaglianza e l'articolo 5. Se questo è l'antipasto dell'autonomia differenziata anche no: non ci può essere un Paese che va a due velocità in questi termini. Le priorità non erano quelle trattate, dicevamo, dal decreto all'esame della Camera oggi, ma erano altre.

A proposito della giustizia c'è il tema delle carceri, del sovraffollamento delle carceri. Il caldo e il tasso di suicidi hanno raggiunto livelli mai visti prima, con un detenuto su tre che ha degli spazi non garantiti. Ed ancora, la lunghezza dei processi continua a essere quella più alta d'Europa e la carenza di organico dei magistrati che supera le 1.600 unità.

Soprattutto c'è la parte che fa più male del decreto-legge, quella del cosiddetto anti rave. Si tratta di una norma, così l'abbiamo definita nel dibattito in Commissione e in Aula, da Stato di polizia. I giovani che si riuniscono in campagna, negli edifici, nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche vengono puniti con una pena, pensate, che è maggiore rispetto ai corruttori che vengono condannati per la turbata libertà degli incanti ai sensi dell'articolo 353 e 353-bis del codice penale, oppure rispetto a coloro che commettono frodi nelle pubbliche amministrazioni con l'articolo 356 del codice penale. Insomma, chi commette un reato contro la pubblica amministrazione viene punito con meno anni di reclusione rispetto a chi fa una riunione non autorizzata. È veramente insopportabile. Concludo Presidente, il Governo quindi ha iniziato a nostro giudizio il suo percorso con un passo falso che non affronta le vere problematiche del Paese e complica le condizioni di vita dei più deboli, come i giovani, i malati e gli anziani. Per questo il PD voterà contro la conversione in legge che acuisce sempre di più le distanze tra il Governo, il Palazzo e il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor sottosegretario, siamo ormai impegnati da molte ore nella discussione di questo decreto-legge, ho avuto già modo ieri nel corso del dibattito sulla fiducia di svolgere qualche considerazione, oggi proverò a svolgerne altre, se non altro per evitare di ripetermi per intero.

Primo, c'è un aspetto significativo emerso nel dibattito, in particolare nel dibattito di queste ultime ore: le opposizioni stanno facendo ostruzionismo, è una pratica legittima, è uno strumento parlamentare, è uno strumento delle opposizioni. Eppure in queste ore, discutendo di uno dei probabili - vedremo - esiti di questa discussione, e cioè del possibile ricorso del Presidente della Camera alla cosiddetta tagliola o ghigliottina, che dir si voglia, è emerso in questo Parlamento un tema: voi potete fare opposizione, potete fare ostruzionismo - ci mancherebbe - ma in fondo non potete sovvertire la volontà popolare, la maggioranza ha diritto di passare sempre. Badate, colleghe e colleghi, questo tema è un tema serio e meriterebbe prima o poi, lo dico a lei Presidente, una discussione seria dentro quest'Aula e anche nell'Aula del Senato della Repubblica. Perché, vedete, in un processo legislativo come il nostro, che è ormai occupato sostanzialmente solo dai decreti-legge - perché chi ha qualche anno in più di esperienza in quest'Aula converrà con me sul fatto che da molto tempo ormai l'iniziativa parlamentare è una specie di mosca bianca - è sempre più raro discutere, non parliamo di votare, ma discutere, di un'iniziativa parlamentare che non abbia come luogo di origine il Consiglio dei ministri. Allora l'iniziativa e il processo legislativo sono sostanzialmente occupati dalla decretazione, strumento largamente abusato anche nella sua articolazione, vale anche per questo decreto largamente eterogeneo. Segnalo che qualche giorno fa abbiamo votato un decreto urgente che si occupava, da un lato, della sanità calabrese e, dall'altro, delle missioni NATO: in quel caso abbiamo raggiunto perfino livelli di particolare creatività nell'eterogeneità del provvedimento, della decretazione d'urgenza. Ma se, appunto, è vero che il nostro processo legislativo è ormai occupato in sostanza esclusivamente dai decreti, se passa l'idea che il decreto, comunque e a prescindere da qualsiasi elemento, non può non passare, badate che quel che accade è che questo luogo, il Parlamento, perde sostanzialmente di qualsiasi funzione. Tanto vale che il Governo comunichi la lista dei decreti, comunichi i tempi di scadenza dei decreti e convochi i parlamentari l'ultimo giorno utile per applicare lo strumento che consente comunque al Governo e alla maggioranza di andare avanti.

Non funziona così: forse è arrivato il momento di discutere seriamente - maggioranza, opposizione, istituzioni della Repubblica a cominciare dalle Presidenze delle due Camere - di un qualche meccanismo che restituisca centralità al Parlamento al netto delle chiacchiere che ogni volta si sprecano: ogni volta che si insedia una nuova Presidenza della Camera, qualsiasi sia il suo colore politico con più o meno passione, il discorso è sempre quello: preserverò, restituirò, accentuerò la centralità del Parlamento. Risultato è che la centralità del Parlamento si riduce ogni legislatura un poco di più. Allora, forse, è arrivato il momento di stabilire che ci sono alcune materie su cui la fiducia deve essere posta con qualche elemento di prudenza, che ci sono temi particolarmente delicati, ad esempio, quelli che intervengono sulle libertà civili del Paese, su cui il decreto interviene in modo assai significativo, e sui quali alcuni strumenti di compressione del dibattito non possono essere applicati.

È arrivato il momento di stabilire che ci sono alcuni temi su cui, se un decreto lo si vuol fare, lo si fa e lo si consegna alle Camere di competenza nei tempi che consentono, anche utilizzando tutti gli strumenti dell'opposizione, di esaurirne l'analisi, la discussione e perfino il voto del Parlamento senza dover ricorrere a meccanismi che ne tagliano il ruolo e la funzione.

Penso che sia un tema serio, perché è emerso - lo ripeto - in modo diciamo tanto chiaro quanto superficiale. Infatti, mi colpisce che qualcuno possa alzarsi in questa sede e dire: ma sì, fate quello che vi pare, comunque deve passare. Non c'è storia, non funziona così: non può passare l'idea che non possa accadere che, sulla base di un'iniziativa di opposizione, attraverso gli strumenti consentiti dal Regolamento alle opposizioni, possa anche accadere che un decreto arrivato all'ultimo, in tre giorni, vicino al termine per la conversione, non possa anche decadere. Infatti, la responsabilità di quell'eventuale decadenza è dell'opposizione nella misura in cui l'opposizione esplicitamente costruisce la sua battaglia ma è innanzitutto del Governo e della maggioranza che trasmettono il decreto alla Camera, che deve effettuare la seconda lettura, in questo caso prima della decadenza ma troppo vicino alla scadenza. È un aspetto che mi pareva utile sottolineare perché, ripeto, ha attraversato la discussione ma l'ha fatto in modo superficiale e anche pericoloso per ciò a cui allude rispetto al ruolo del Parlamento.

Chiusa questa parentesi, veniamo di nuovo all'oggetto del decreto. Ieri ho avuto modo appunto di parlarne diffusamente e oggi potrò fare solo qualche ulteriore cenno: ci siamo tutte e tutti concentrati molto sui caratteri di un decreto che si configura come un obbrobrio giuridico, un dispositivo penale, punitivo, abnorme nelle pene previste da tre a sei anni. Colleghi e colleghe hanno lungamente ricordato quanti sono i reati assai più gravi che prevedono pene edittali minime e massime molto più basse di quelle previste per chi si raduna per ballare e, come ha ricordato ieri il mio collega Franco Mari, è davvero curioso che il Governo come primo atto, quasi come biglietto da visita, sia concentrato sulla costruzione di un reato il cui scopo apparente qual è? Qual è lo scopo di chi compie questo reato? Ieri il compagno e collega Franco Mari (compagno va benissimo) lo ha detto in modo assai chiaro: lo scopo è - pensate un po' - di riunirsi per ballare ed ascoltare musica.

E allora c'è una domanda che mi è tornata in mente un sacco di volte in questi giorni: ma perché avete tutta questa paura della musica, dei giovani che si riuniscono, che ballano, che lo fanno liberamente fuori dagli schemi di mercato, che cos'è che vi spaventa così tanto? E allora insomma andando un po' a guardare indietro, andando a cercare, vien fuori una cosa che alla fine ti dà qualche chiave di lettura: la destra, non da oggi e non solo in questo Paese, ha sempre avuto paura della musica libera, dei giovani che si organizzano, della creatività, di ciò che sta fuori dagli schemi. È una lunga storia: abbiamo ricordato come la prima legge contro i rave è stata fatta nell'Inghilterra di Margaret Thatcher da un Governo di destra nel 1994. Ma, prima di quella data, nel 1966, in Inghilterra, un altro Governo conservatore e un Ministro dell'Interno assai bigotto promosse una modifica legislativa che impediva alle radio libere di diffondere musica sulle loro frequenze. C'è un film molto bello del 2009 - non so chi di voi lo ha visto - che si intitola I Love Radio Rock, che racconta la storia di queste radio e racconta di come queste radio a un certo punto furono costrette a trasferirsi su una nave, un vecchio peschereccio, a salpare infine le ancore per collocarsi fuori dalle acque territoriali.

Non riuscirono a impedirgli di suonare perché è impossibile impedire la libertà e la creatività. Guardate è una storia davvero lunga: 1966 in Inghilterra, poi 1994 negli anni Ottanta nell'America reaganiana e poi via via negli altri Paesi europei seppure in forma meno ottusa e meno ridicola di quella praticata dal nostro Governo. In modo più tragico nelle esperienze in cui la destra ha costruito veri e propri diciamo modelli di Governo autoritario, se non dittatoriale: il colpo di Stato dei colonnelli in Grecia nel giorno successivo al suo insediamento pubblica - concludo, Presidente - una lunga lista di proibizioni perché la destra ama proibire. Il tema è argomento anche di un meraviglioso film, Z - L'orgia del potere di Costa-Gavras, che consiglio di vedere a chi non lo ha visto, che si conclude con lo schermo nero con una lista di proibizioni, ciò che i colonnelli avevano proibito. Tra queste lunghe e infinite proibizioni, tra le quali c'era di tutto veramente, proprio di tutto, erano comprese anche in quel caso la musica popolare, la musica moderna, i Beatles erano proibiti e suscitavano paura…

PRESIDENTE. La prego, concluda.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Ho concluso. La paura fa male alla qualità della vita, fa male anche a voi, liberatevi dalla paura, lasciate stare i ragazzi, occupatevi di cose più serie, magari occupatevi dei ragazzi di questo Paese che hanno bisogno di tutto tranne che di ipocrisia, di bigotti e di punizioni perché di quelle ne hanno anche troppe (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà. prego onorevole.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, intervengo oggi con un senso di stupore poiché noi come MoVimento 5 Stelle ci aspettavamo che il Governo, scalpitante e, a suo dire, pronto a governare l'Italia, si adoperasse immediatamente ad attuare interventi rivoluzionari. Eravamo anche un po' preoccupati onestamente viste le dichiarazioni precedenti al suo insediamento, invece abbiamo subito testato con mano la pasta su cui si fonda la costruzione dell'attuale compagine di Governo.

Il decreto sui rave party o meglio il decreto Salvacorrotti partorito all'improvviso: il primo decreto, un'azione di urgenza, raffazzonato e che onestamente ci ha colpito molto; un decreto consentitemi generato dalla forza di inerzia della campagna elettorale, forzato per dimostrare il famoso pugno duro della destra patriottica. Ma vede, Presidente, questo mio intervento non vuole essere un classico intervento da opposizione, ma io e tutti noi qui abbiamo ragionato e abbiamo visto che la legge italiana prevede già quello che oggi siamo chiamati a votare perché esiste l'articolo 633 del codice penale e parla chiaramente: chi occupa in maniera abusiva suoli o immobili privati o pubblici è perseguibile dalla legge ed è quindi soggetto a sgomberare il suolo o l'alloggio, a pagare una multa e risponderne penalmente, esattamente come esistono norme contro lo spaccio di stupefacenti o contro la vendita dei famosi arrosticini senza licenza.

Lo sapete bene. Presidente, è assurdo che un Parlamento, in un momento di grave difficoltà per le imprese e per i cittadini debba essere impegnato a lavorare su un decreto generato da un momento di euforia post-elettorale, mentre i cittadini stanno spendendo i loro risparmi per pagare le bollette, il Governo ha fatto una norma ideologica e propagandistica. Infatti dopo un primo momento in cui voleva normare aggregazioni disorganizzate, il Governo ha dovuto fare marcia indietro, copiando un pezzo di un emendamento del MoVimento 5 Stelle depositato in Senato. Oggi gli italiani si aspettavano ben altro, secondo noi. Non voglio fare elenchi, come è solito fare qualche collega della Lega, ma mi si consenta di parlare di chi oggi, in questi giorni, ha dovuto scegliere se fare un regalo di Natale o fare la spesa per sfamare la propria famiglia. Coloro che, grazie all'inerzia di questo Governo sui temi che interessano gli italiani, sono appesi in un limbo con il futuro incerto e zero prospettive, come ad esempio il comparto dell'edilizia, alle prese con il superbonus, che questo Governo sta di fatto uccidendo e, con esso, migliaia di imprese e di lavoratori. Mi sembra veramente che con questo decreto siamo andati un po' oltre, e forse lo sapete anche voi, colleghi di maggioranza. Capiamo e capisco l'imbarazzo di doverlo ammettere, ma guardate, in questo caso fareste bene a tornare indietro sui vostri passi. Ammettiamolo: questo decreto-legge è inutile, oltre che pericoloso, perché avete inserito temi che nulla hanno a che fare con i rave, ma stravolgono la nostra giustizia e, soprattutto, aiuta chi fa frodi verso la pubblica amministrazione e chi delinque. Infatti, i rave party non sono un problema per questo Paese, come state facendo credere a milioni di italiani, ma sono un problema la corruzione, le mafie e i reati dei colletti bianchi. Difatti, con questo decreto avete voluto cancellare i reati contro la pubblica amministrazione, un attacco alla legge Spazzacorrotti voluta dal MoVimento 5 Stelle, che ha incassato elogi a livello nazionale e internazionale. Oggi, mentre assistiamo a uno scandalo in Europa, il Qatargate, con questa modifica alla nostra norma state di fatto dicendo ai cittadini che chi corrompe può avere sconti: praticamente, un “salva-corrotti”. Per chi commette gravi reati contro la pubblica amministrazione verranno concessi benefici penitenziari: perché questo decreto dovrebbe chiamarsi “Salvacorrotti”. Avete accolto un emendamento di Forza Italia che va in questa direzione, mentre sappiamo bene che il 90 per cento delle truffe in questo Paese sono è collegato ad appalti, mazzette e responsabilità erariali e amministrative della pubblica amministrazione. Così state creando le condizioni per praterie di impunità: tutto questo mentre il nostro Paese sta gestendo miliardi di euro del PNRR, fondi concessi grazie all'enorme lavoro svolto dal nostro Presidente Giuseppe Conte (Applausi del gruppo MoVimento 5 Stelle) e su cui voi di Fratelli d'Italia non avete mai votato favorevolmente. Oggi state dicendo ai cittadini che se la Pubblica Amministrazione agirà in malafede, saranno garantiti e saranno trattati con i guanti bianchi, mentre tenete il pugno di ferro con la gente comune. Questo crea una disparità tra cittadini e va contro l'articolo 3 della nostra Carta costituzionale, che proprio pochi giorni fa ha compiuto 75 anni. Presidente, io sono preoccupata, non solo come parlamentare, ma come cittadina: la maggioranza sta intraprendendo una strada dove la legalità e la trasparenza sono messe in forte discussione.

Il Movimento 5 Stelle non può accettare tutto questo. Mentre i cittadini stanno attendendo risposte serie in termini economici e in materia di giustizia, contro la corruzione e contro il malaffare, voi rispondete con un decreto che stravolge il vero concetto di giustizia, con criticità pericolose e con forti dubbi sulla sua costituzionalità. Temo che nella vostra visione di Paese manchi la soglia di attenzione verso l'etica, la moralità e la legalità: un brutto segnale per i cittadini. Per noi, invece, sono temi fondamentali e imprescindibili del nostro agire. Il MoVimento 5 Stelle non può essere complice di tutto questo e voi, con il vostro voto, sarete i soli responsabili. Ecco perché non possiamo votare il decreto “salva-corrotti” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Anna Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, da molte ore, diurne e notturne, stiamo discutendo di un decreto fortemente eterogeneo, tale per cui io, in questi pochi minuti di dichiarazione di voto, mi soffermerò solo su alcuni aspetti, peraltro già ben argomentati da molti colleghi prima di me. La prima cosa che mi chiedo, Presidente, è dove siano, in questo decreto, la necessità e l'urgenza. Noi ci troviamo, dall'insediamento del Governo Meloni, al nono decreto-legge: uno ogni dieci giorni. Mi stupisce che ad avere questi numeri di decretazione d'urgenza sia proprio il Governo Meloni, presieduto da una Premier parlamentare di lungo corso, presieduto da una Premier che, in anni di opposizione, spesso denunciava, proprio in quest'Aula, il venir meno dei presupposti della democrazia parlamentare e denunciava proprio l'abuso della decretazione d'urgenza e l'impossibilità di discutere la legge più importante, che è la legge di bilancio. Ecco, io, mai come in questi mesi, ho visto avvenire ciò che la parlamentare di lungo corso, oggi Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, denunciava. Siccome sempre la Presidente, quando era all'opposizione, diceva che ci si sarebbe scordati, al Governo, di Costituzione e Parlamento, bene, a me pare che è proprio questo Governo e questa Premier che stanno dimostrando, dopo aver impedito al Parlamento di discutere la legge di bilancio e dopo averci portato nove decreti-legge - in particolare con questo decreto-legge, che, ripeto, è eterogeneo e non ha i requisiti di necessità e urgenza - ad aver dimenticato Parlamento e Costituzione; a me pare che sia proprio la parlamentare Meloni a farlo. Vede, Presidente, perché questo decreto non è necessario e non è urgente? Perché, nel merito, noi troviamo solo argomentazioni identitarie, argomentazioni politiche, scelte frutto di spinte culturali, di spinte emotive e di spinte ideologiche: insomma, tutto ciò che non è l'emergenza del Paese. Noi saremmo stati ben lieti di stare, di giorno e di notte, a discutere delle emergenze del Paese, che sono altre, che sono la mancanza di lavoro e, quando il lavoro c'è, il lavoro povero… Il Partito Democratico, il mio gruppo, ha proposto convintamente il salario minimo, che non è stato accolto da questa maggioranza. A noi sarebbe piaciuto discutere, di giorno e di notte, di ciò che è urgente in questo Paese, cioè rafforzare la sanità pubblica.

La pandemia ci ha insegnato tante cose e tutti i partiti lo hanno detto in campagna elettorale, ma nella legge di bilancio non abbiamo trovato un euro in più. Anzi, c'era un definanziamento sulla sanità pubblica e non ho trovato ancora, non ho capito ancora, qual è la visione per la nuova sanità pubblica post pandemia di questo Governo. Ma, anziché discutere e decidere su queste emergenze del Paese, in questo decreto-legge, non necessario e non urgente, si introduce - è stato detto - una nuova fattispecie di reato contro il Ministro della Giustizia di questo Governo, che ha detto meno reati e meno intercettazioni. Sembra quasi fatto apposta contro di lui, lo ha detto molto bene nella discussione sulla pregiudiziale di costituzionalità il collega Gianassi. In ogni caso, un reato pericoloso perché scritto talmente male che i margini di incertezza nelle applicazioni creeranno un danno più che un beneficio alla nostra società; un reato inutile perché è stato sotto gli occhi di tutti la buona gestione e la risoluzione del caso di Modena con la normativa previgente. Ed è anche un reato irragionevole, perché le pene sono obiettivamente, oggettivamente, sproporzionate rispetto a reati molto più gravi. Parliamo di pene da 3 a 6 anni di reclusione.

Allora ci verrebbe da dire: ma come siete severi! Come siete rigidi! Però il paradosso è che sempre in questo decreto nello stesso obbrobrio giuridico eterogeneo, tutta questa severità non la troviamo con tutti. Infatti, quello che rivelano le norme sanitarie in questo decreto è che le regole, sì, vanno rispettate con rigidità, ma non sempre e non per tutti. Quello che troviamo rispetto alle norme sanitarie in questo decreto è che la certezza delle regole forse non è un valore. E anche sulle norme sanitarie noi ci rendiamo conto che le scelte sono scelte politiche e identitarie, che non hanno alcuna esigenza di necessità ed urgenza. E sa, signor Presidente, cosa mi preoccupa delle scelte sanitarie di questo decreto? La pericolosità del messaggio culturale, come se si volesse far passare il messaggio che, con il COVID, con le vite stroncate, con i medici eroi e gli infermieri angeli, con i bambini in didattica a distanza, con i ragazzi che hanno subito dopo quei mesi e quegli anni delle situazioni gravi di disagi psicologici, abbiamo scherzato. Il messaggio che passa subdolamente è questo. Questo è un quadro di fondo pericoloso ed un messaggio psicologico pericoloso. Anche qui ci sembra - non so se è un modus operandi di questo Governo - che il reato introdotto era contro il Ministro Nordio, mentre questo messaggio psicologico pericoloso ci sembra quasi contro il Ministro Schillaci, rispetto a quello che oggi ci ha detto sempre in quest'Aula in un'informativa che abbiamo richiesto. La verità, signor Presidente, è che noi, in questa lunga giornata, in cui abbiamo avuto il Ministro della salute qui presente in quest'Aula e abbiamo discusso tanti ordini del giorno sulle norme sanitarie presenti in questo decreto, non siamo stati in grado di capire qual è la linea del Governo sul COVID e sull'emergenza sanitaria. Il collega Della Vedova, prima di me, parlava dell'intervento del collega di Fratelli d'Italia Donzelli, dopo l'informativa del Ministro della salute, come di un'intemerata propagandistica. Io ho letto in quell'intervento molto nervosismo che secondo me deriva proprio da questa confusione di linea politica su un tema prioritario come quello sanitario.

Signor Presidente noi chiediamo equilibrio. Noi non chiediamo negazionismo non chiediamo ideologia. Noi sui temi sanitari chiediamo equilibrio, perché malgrado - per fortuna - il venir meno della fase più drammatica dei contagi, il COVID circola ancora e allora non abbiamo scherzato. Equilibrio significa non lavorare per un Paese dalla memoria corta.

Equilibrio significa, rispetto ai contagi e a ciò che avviene - e adesso vediamo anche quanto sta capitando in Cina -, valutare (questo chiedevamo negli ordini del giorno) quando usare le mascherine, rafforzare l'aerazione dei locali e l'importanza dell'igiene delle mani, dare le giuste informazioni sui vaccini. Questo è un Governo che noi temevamo fosse ideologico e che ci dimostra con questo decreto-legge di essere ideologico. Forse non dovevamo avere dubbi che portasse alla discussione un decreto simile, un decreto inutile, in larga parte dannoso, di certo estremamente pericoloso per la tenuta del nostro sistema giudiziario, per le nostre famiglie, per le nostre comunità. Quello che penso è che noi, finché potremo, cercheremo di rallentare l'approvazione di questo decreto. Però non posso esimermi dal fare i complimenti alla Presidente Meloni e al Governo per questo primo, non bello e non edificante, risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto a parlare la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, consentitemi di ringraziare all'inizio di questo intervento i lavoratori e le lavoratrici della Camera che per la seconda notte consecutiva, tra Natale e Capodanno, sono qui con noi (Applausi). Vede, signor Presidente, io sono piuttosto colpita da come sono andati oggi i lavori dell'Aula, perché siamo partiti dall'esame di un decreto-legge che nella sua prima stesura strizzava gli occhi ai no vax con l'introduzione della cessazione degli obblighi vaccinali per i sanitari. Invece, oggi abbiamo sentito un emblematico intervento del Ministro Schillaci che, per via della nuova andata di COVID in Cina, ha stigmatizzato l'assenza di prevenzione e l'inefficacia dei vaccini in quel Paese, a differenza di quanto accaduto in Italia, ha sottolineato. Mentre il ministro parlava pensavo a quanto fortuna abbiamo avuto ad avere, durante la pandemia, un ministro come Roberto Speranza, che nonostante innumerevoli attacchi e minacce, ha tenuto la barra dritta e ci ha tutelati. Non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se al suo posto ci fosse stato qualcun altro. Il COVID piomba sul Governo no vax titolava oggi Repubblica. Fortunatamente, da quanto abbiamo sentito, oggi possiamo constatare che la linea sia cambiata. Davanti a questo nuovo pericolo sono stati imposti tamponi negli aeroporti e sequenziamento per chi proviene dalla Cina, così com'è stato esteso al 30 aprile l'obbligo delle mascherine nelle strutture sanitarie. Tuttavia, io colgo una certa schizofrenia negli atti di questo Governo e, infatti, proprio oggi, sono stati dati i pareri negativi a numerosi ordini del giorno che chiedevano proprio di introdurre disposizioni analoghe a quelle che il Governo sta mettendo in campo come, ad esempio, l'uso delle mascherine.

Anche il testo del decreto che ci approntiamo a varare oggi è curioso perché nella prima stesura sul tema del COVID prevedeva la cessazione dell'obbligo vaccinale per i sanitari e la sospensione delle sanzioni, in barba ai sacrifici di medici e sanitari responsabili. Invece, il Senato poi, in sede referente, ha introdotto nuove disposizioni, come, ad esempio: la costituzione di un'unità per il completamento della campagna vaccinale e l'adozione di misure di contrasto alla pandemia, inserito come comma 1-ter all'articolo 7; un articolo 7-bis che prevede il finanziamento del PanFlu 2021-2023, il piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale; l'articolo 7-ter che prevede l'abrogazione del green pass per l'accesso e l'uscita temporanea dalle strutture ospedaliere; così come l'articolo 7-quater che prevede la modifica della disciplina su isolamento e auto-sorveglianza.

Io confido che il Governo definisca una linea più chiara e coerente nella gestione della pandemia, al fine di tutelare la salute di cittadine e cittadini. In questo momento, rischiamo una nuova pandemia. Siamo dentro un conflitto mondiale, abbiamo un'inflazione che galoppa, la disoccupazione è a livelli drammatici, soprattutto per le donne e i giovani - con questi ultimi che devono fare anche i conti con la precarietà -.

Cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici, aziende non sanno come pagare le bollette a fine mese. Il caldo a Natale e a Capodanno ci sbatte in faccia i cambiamenti climatici, la nostra Italia frana per il dissesto idrogeologico e, come direbbe Benigni in una vecchia gag, per il Governo qual è la priorità? I raduni musicali dei giovani. Una norma intrusa, inserita nel primo provvedimento del Governo Meloni.

In campagna elettorale dicevate di essere pronti, la stessa Presidente ha parlato di nuovo protagonismo dal Parlamento; invece, il primo provvedimento è stato un decreto legge privo dei caratteri di necessità e urgenza, come abbiamo ampiamente sottolineato durante il dibattito e del tutto disomogeneo per cui abbiamo anche sollevato dubbi di costituzionalità, in cui sono entrate norme su reati ostativi, benefici penitenziari, differimento dalla riforma Cartabia, cessazione degli obblighi vaccinali per i sanitari e infine la nota norma sul rave party che ormai ha dato il nome all'intero decreto, una norma bandiera che mira a rendere emergenza qualcosa che non è, come abbiamo ampiamente sottolineato.

Vi ostinate a portare avanti con tanta pervicacia questo decreto su cui avete messo prima la fiducia, poi avete imposto una seduta fiume in un'Aula quasi deserta, con lo spettro finale della tagliola. Meno male che eravate pronti, viene da dire. Siete riusciti a trasformare un'arte sublime, come la musica, in oggetto del codice penale, stabilendo che raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento sono punibili con la reclusione da tre a sei anni. Avete inventato una nuova fattispecie di reato, prevedendo pene del tutto sproporzionate rispetto ad altre fattispecie previste dal codice penale, come abbiamo sottolineato durante il dibattito. È una misura repressiva del tutto inutile, visto che il nostro ordinamento prevede già misura per intervenire, come è stato dimostrato peraltro in altre circostanze, come a Modena di recente dove lo sgombero è avvenuto in forma pacifica e negoziata tra organizzatori e Forze dell'ordine.

Insomma noi siamo convinti che i rave party non rappresentino assolutamente un'emergenza, ma soprattutto siamo convinti che il modo di lavorare di quest'Aula debba cambiare. Davvero il Parlamento deve riacquisire un protagonismo definendo quelle che sono le leggi utili al nostro Paese e non è pensabile continuare ad andare avanti con l'approvazione di decreti-legge o con la apposizione della fiducia da parte del Governo. Per questo, e per tutte le ragioni che abbiamo esplicitato durante il dibattito, il gruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie Presidente, colleghi, colleghe, quest'Aula si accinge a votare il decreto cosiddetto rave, un decreto che è nato da una contingenza e già all'inizio della sua approvazione ha subito una modifica. La norma, infatti, è stata scritta male tanto da portare il Governo a correggerla successivamente, perché c'è stato un errore. È stata messa una toppa in corsa. In corso d'opera a questo decreto è stato aggiunto un altro tema, quello dell'ergastolo ostativo. Passiamo così da una legge, quella dello Spazzacorrotti che comunque è una legge che ha conquistato gli elogi nazionali e internazionali, ad un vero e proprio piano salva corrotti. Questo decreto si presenta come un decreto omnibus che contiene norme eterogenee, agglomerate tra loro senza alcuna logica, un decreto che denota una chiara azione di propaganda, che copre l'incapacità di affrontare le vere questioni che interessano i cittadini, quali la povertà, la precarietà o la mancanza del lavoro, il carovita, il caro energia, i diritti delle persone, la tutela dell'ambiente, i cambiamenti climatici, la transizione ecologica.

Purtroppo però “ordine e sicurezza” non è solo uno slogan vuoto, oltre a non elevare affatto la sicurezza dei cittadini nella loro quotidianità colpisce i diritti e la dignità delle persone più deboli. Siamo così di fronte a una giustizia classista, una legalità fasulla venduta come tale attraverso azioni dimostrative a danno di pochi malcapitati.

La vera legalità è colpire in modo serio e sistematico le mafie, la corruzione e altri tipi di reati dei colletti bianchi. Il Governo che scrive questa brutta norma è lo stesso che da tempo attacca l'uso delle intercettazioni, che propone l'abolizione dell'abuso d'ufficio e il ritorno dell'immunità parlamentare. Vogliono indebolire l'uso delle intercettazioni, proprio come ci diceva il collega De Raho in uno dei suoi interventi e poi le rendono possibili per questo inutile reato. L'abbiamo detto tante volte in questi giorni ma è proprio così: è un Governo forte con i deboli e debole con i forti, ed è allucinante anche il solo pensiero. La sicurezza delle persone è un principio giusto, così come è doveroso punire qualsiasi comportamento assolutamente scorretto e garantire la certezza del diritto. Ma tutto questo non deve essere strumentalizzato per fare propaganda e coprire le incapacità del Governo.

In merito al regime carcerario ostativo, in particolare per ergastolani, siamo di fronte a un'autentica occasione mancata. Potevamo dare vita a una nuova normativa, quanto più rigorosa possibile proprio nel contrasto alle mafie, invece cosa succede? La maggioranza ha fatto muro, ogni nostro contributo costruttivo e propositivo, al Senato e qui alla Camera, è stato totalmente ignorato. Ancora, vado avanti. Questo decreto è un mezzo per far accedere i mafiosi ai benefici più di quanto non possono farlo i collaboratori di giustizia. Ce lo ricordava ancora il collega De Raho. E sapete purtroppo quale sarà l'immediata conseguenza? Che non ci saranno più collaboratori.

Siamo nel 2022, stiamo finendo l'anno in cui abbiamo commemorato i trent'anni delle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Ecco, non possiamo abbassare la guardia, non possiamo farlo proprio ora, non possiamo ad esempio lasciare che la nuova normativa si riveli un incentivo a non collaborare più con la giustizia. Invece è proprio quello che può accadere con questo decreto; infatti, così come è stata strutturata a conclusione del suo iter questa legge può far uscire dal carcere i detenuti colpevoli di reati gravissimi che non hanno compiuto un vero e proprio ravvedimento e disincentivare invece la collaborazione con la giustizia dei condannati. Purtroppo, ci troviamo di fronte al fatto che si rafforza addirittura la cultura dell'omertà. Il Movimento 5 Stelle aveva provato a migliorare questo decreto in maniera, lo ripeto, costruttiva e propositiva con degli emendamenti, con un lavoro non di puro ostruzionismo. Con le modifiche proposte dal Movimento 5 Stelle avremmo evitato il paradosso di scoraggiare la collaborazione con la giustizia, avremmo imposto ai condannati non intenzionati a collaborare di spiegare le ragioni di questa scelta e avremo stabilito che deve essere il pieno ravvedimento, non la sola revisione critica, la condizione preliminare irrinunciabile per richiedere i benefici penitenziari. Governo e maggioranza così si assumono la responsabilità di non avere inserito questi punti importantissimi, perché a tutto ciò, purtroppo, ci è stato detto no. Non devono uscire dal carcere mafiosi che non abbiano maturato un pieno ravvedimento; non è il Movimento 5 Stelle che lo dice, ma la stessa Corte nella sua ordinanza.

Passando invece ai reati contro la pubblica amministrazione, la maggioranza trasversale ha voluto cancellare i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. Si tratta di un attacco alla migliore legge anticorruzione approvata in Italia, lo ripeto, la legge Spazzacorrotti che ha incassato elogi a livello nazionale e internazionale. Così di nuovo si assumono la responsabilità di indebolire fortemente la capacità dello Stato di combattere le mafie e la corruzione, proprio mentre enormi risorse finanziarie, messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa resilienza, possono finire nelle mani delle mafie, della vasta rete della corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico. Dalla legge Spazzacorrotti, lo ripeto, si passa così alla salva corrotti.

Tra l'altro il Governo ha bocciato un ordine del giorno a mia prima firma in cui chiedevamo un impegno chiaro e netto, quello di intraprendere iniziative a carattere normativo volte a superare le disposizioni della riforma Cartabia, in particolare riguardanti l'improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, prevedendo che la stessa non possa intervenire in riferimento ai reati ambientali.

E noi sappiamo che, quando parliamo di reati ambientali - quindi, parliamo di tutela della salute e dell'ambiente - non possiamo voltarci dall'altra parte. Invece, di nuovo, questa sera in Aula, poco fa, è stato fatto. Dietro la maschera di un garantismo di facciata, esibito come alibi da questa maggioranza, si svela il vero volto classista di questo Governo e di questa maggioranza. Ce lo ha ricordato il senatore Scarpinato nell'aula del Senato: pugno di ferro per i reati della gente comune, guanti di velluto per chi sta ai piani alti della piramide sociale e tutto questo non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per tutte le motivazioni elencate ovviamente dichiaro il voto contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, siamo giunti alla fase finale dell'esame di questo decreto-legge. Al termine di questo cammino le ragioni della nostra contrarietà non sono sparite, anzi si sono rafforzate e arricchite di nuove argomentazioni. Fin dal momento della sua approvazione in Consiglio dei ministri, abbiamo giudicato sbagliate e infondate le ragioni della sua adozione. Non c'era alcun motivo reale di necessità e urgenza per un decreto-legge che conteneva, fin dal principio, argomenti tra loro così diversi, che nulla avevano a che fare con il principio di omogeneità: il contrasto ai rave, il rinvio della riforma della giustizia, l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici e il reintegro dei medici non vaccinati.

Abbiamo assistito alla profonda riscrittura al Senato della norma pasticciata e inutile sui rave party, una norma che tuttavia è rimasta, pur nella sua inutilità e che introduce nel nostro ordinamento una nuova fattispecie di reato penale all'articolo 633-bis: il nuovo delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica. Un delitto che è punito con la pena spropositata della reclusione da tre a sei anni e con una multa da 1.000 a 10 mila euro per chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o con scopo di intrattenimento. Una norma contro i raduni e le manifestazioni che prevede, come dicevo, l'applicazione di una pena spropositata e che segna un vulnus inaccettabile al diritto costituzionalmente riconosciuto nel nostro Paese di riunirsi liberamente.

La norma che avete introdotto contraddice i principi fondativi del diritto penale nazionale ed è esemplare di un diritto penale simbolico che per nulla è ancorato ai reali bisogni di sicurezza del Paese. Peraltro, come dimostrano i fatti - persino quello di Modena, all'origine di questa insensata iniziativa legislativa - allo stato attuale, il nostro ordinamento già dispone di tutti gli strumenti necessari a sanzionare efficacemente i comportamenti che vengono vagamente descritti dall'articolo 5 di questo decreto.

Ma avete inserito in questo decreto-legge altre norme penali, compiendo una forzatura inusitata. Avete dato corpo a una concezione della giustizia che tradisce di fatto ogni dichiarazione di principio dello stesso Ministro della giustizia del vostro Governo.

Dietro la sospensione dell'entrata in vigore della riforma penale c'è l'idea di mettere pesantemente in discussione una serie di misure oggi previste dall'ordinamento, come le sanzioni alternative al carcere per reati minori. Una certa propaganda “penalpopulista” che vi piace molto le chiama “norme salva ladri”, mentre nella realtà si tratta di misure che potrebbero contribuire a dare una prima parziale risposta al problema del sovraffollamento penitenziario, all'inadeguatezza degli spazi, alle difficoltà del personale, alla situazione che tocca quotidianamente operatori e detenuti e che ci consegna purtroppo dati drammatici, ad esempio riguardo al numero dei suicidi in carcere. Vorrei richiamare di nuovo l'attenzione di quest'Aula su un fenomeno di cui si parla troppo poco.

Dall'inizio dell'anno, secondo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, 82 persone si sono tolte la vita all'interno di un istituto di pena. Mai così tante da quando si registra questo dato. Il drammatico precedente primato era del 2009, quando, al 31 dicembre, erano stati 72 i suicidi in carcere. L'ultimo è avvenuto quest'anno a Rebibbia: un giovane di origine bengalese è stata l'ottantaduesima vittima di suicidio dall'inizio dell'anno; prima di lui, a Napoli, si era tolto la vita un uomo della stessa età che, da poco, era diventato padre di due gemelli e, nella sequenza drammatica di quest'anno, si trovano anche un ottantatreenne, il più anziano, nove ragazzi tra i 18 e i 25 anni e cinque donne, un numero altissimo, se rapportato alla popolazione detenuta femminile, circa 2000 donne. Altri cinque suicidi si contano tra gli agenti di polizia penitenziaria, come segnalano i sindacati. Mai si sono registrati numeri così alti, nemmeno nel 2012, quando c'erano 11 mila detenuti in più, le carceri scoppiavano e l'Italia veniva condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per trattamento inumano e degradante.

Eppure il carcere, colleghi, è solo una delle possibili risposte dello Stato per tutelare gli interessi primari della collettività e, trattandosi di una risposta costosa in termini economici e sociali, sarebbe doveroso ricorrervi solo quando ogni altro strumento risulta inefficace. Ed è illusorio pensare che la pena e il carcere possano realizzare gli scopi della Costituzione attraverso la sola azione del Ministero della Giustizia, che, invece, deve integrarsi con quelle di altre articolazioni, del Governo centrale e degli enti territoriali, in particolare, delle regioni, che, come sappiamo, sono titolari di competenze essenziali in materia di sanità, lavoro, assistenza sociale, come ci ricorda il Garante nazionale dei detenuti; un dialogo che, troppo spesso, è assente, con enorme conseguenze sulla gestione del carcere e sui diritti fondamentali.

Anche questo ha spinto la precedente Ministra della Giustizia a stipulare, con la Conferenza delle regioni, presieduta dal Presidente Fedriga, un protocollo per la realizzazione di un sistema integrato di interventi per il reinserimento delle persone detenute, iniziativa che ci auguriamo questo Governo non lascerà cadere.

Ma, soprattutto, va ripensato il modello di riorganizzazione dell'amministrazione carceraria, quella dei circuiti, il mandato istituzionale del personale, perché il carcere è soprattutto il luogo della relazione umana, dove, anche grazie all'azione del privato sociale, la persona deve essere accompagnata in un processo di realizzazione della cittadinanza, in cui, assieme alla riacquisizione del senso dei doveri di solidarietà politica e sociale verso la comunità, possa anche ambire a un reinserimento nella società. Eppure, contro tutte queste ragioni, avete bocciato le nostre proposte di riconsiderare le scelte sbagliate contenute nel decreto, anzi avete deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza COVID. Tra una manciata di giorni, dal 1° gennaio del prossimo anno, 700 persone, che, da oltre un anno, lavorano e dormono fuori dal carcere, saranno costrette a rientrarvi la notte; persone che non hanno assunto comportamenti contrari alle regole stabilite, a cui viene imposta una modifica di esecuzione della pena, che, invece, ha dimostrato di funzionare, senza che, nel frattempo, ci si sia preoccupati di affrontare il problema enorme del sovraffollamento carcerario.

Signor Presidente, ho voluto richiamare l'attenzione dell'Aula su queste due norme specifiche del decreto-legge che state per approvare, perché, a mio avviso, sono emblematiche della vostra concezione distorta di libertà. Siete la destra di sempre, quella che non vede l'ora di reprimere gli spazi di libertà per i giovani che ascoltano la musica, per i detenuti a cui viene fatta scontare la pena, cercando, nello stesso tempo, di corrispondere il più possibile al diritto costituzionale del reintegro dell'individuo nella società e siete la destra spregiudicata che, in nome di una finta libertà, ha strizzato l'occhio ai no-vax, ha usato, nel pieno della pandemia, parole e comportamenti inqualificabili per cavalcare il malcontento, l'angoscia delle persone e che, oggi, con questo decreto, ancora una volta, strizza l'occhio a chi, proprio nei momenti più duri, si è sottratto alle regole, mettendo a repentaglio la salute e la sicurezza di tutti.

Abbiamo visto in questo decreto l'introduzione del reintegro in servizio del personale sanitario no-vax, il rinvio delle multe per i non vaccinati, lo stop del green pass nelle RSA e negli ospedali, lo stop del tampone per uscire dall'isolamento; avete rideterminato la sospensione delle attività e dei procedimenti di erogazione delle sanzioni nei casi di inadempienza dell'obbligo vaccinale per il COVID, un vero e proprio condono sanitario per tutti coloro che non avevano rispettato l'obbligo di vaccinarsi (stiamo parlando di quasi 2 milioni di sanzioni rinviate). Guardate, non ci stupisce, purtroppo, vedere fare queste scelte da una parte di questo Governo e di questa maggioranza. Del resto, questo è stato l'atteggiamento di sempre di Fratelli d'Italia anche della Presidente del Consiglio, persino nei momenti più tragici e dolorosi della pandemia, ma ci domandiamo davvero com'è possibile che questa scelta sia condivisa anche da quella parte dell'attuale maggioranza che, come noi, si è caricata sulle spalle la responsabilità di scelte difficilissime e dolorose, ha condiviso la necessità di adottare nell'emergenza misure restrittive anche costose per le loro conseguenze economiche e sociali, con l'obiettivo sacrosanto di salvaguardare il più possibile la salute e la vita dei nostri cittadini. È un po' surreale rivolgermi ai banchi vuoti della maggioranza, ma ai colleghi di Forza Italia e della Lega io vorrei chiedere se non vi sentiate un po' offesi e imbarazzati dall'essere partecipi anche voi di questa “rimozione” di quello che è stata la pandemia, anche dopo ciò che abbiamo sentito in questi giorni, dopo le parole del Governo e del Ministro Schillaci. Ho ascoltato con grande interesse, Presidente, quelle parole: mai mi sarei aspettata di registrare qui in Aula un'ottusità incomprensibile del Governo sui nostri ordini del giorno, così come è stato sconcertante ascoltare le parole del deputato Donzelli, intervenuto proprio sull'informativa del Ministro per conto di Fratelli d'Italia, che ha accusato l'opposizione addirittura di sperare in un ritorno della pandemia. Ma fino a che punto può arrivare la vostra propaganda? Fino a che punto può arrivare la violenza verbale e la vostra mala fede? Non ho timore di dirlo in quest'Aula, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Io ho provato davvero un brivido di paura a ripensare a quello che avrebbe potuto essere se, a gestire quei mesi tragici, ci fosse stato questo Governo e questa destra, ossessionata solo dalla ricerca del consenso e che è incapace di dismettere i panni dell'opposizione persino quando è al Governo, perché è capace solo di cavalcare le paure e le preoccupazioni delle persone, perfino di fronte alla tragedia del COVID. Allora, signor Presidente - concludo - questo decreto è il primo vero atto politico di questo Governo e di questa maggioranza, mette in discussione aspetti essenziali della libertà e della salute dei cittadini, mette a rischio i soggetti più fragili, crea ad arte situazioni di allarme sociale che non esistono, attacca lo spazio delle libertà personali e nega l'evidenza di un'emergenza sanitaria che, seppure in forma ridotta, continua ad essere presente. Per tutti questi motivi abbiamo usato tutti gli strumenti a nostra disposizione, nonostante le tante forzature del Governo per contrastare questo dannoso e pericoloso decreto-legge: per questo motivo voteremo “no” alla sua conversione in legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ogni intervento tre minuti in più…

PRESIDENTE. Un minuto e dieci. Chiedo scusa, recuperiamo un attimo di serenità.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Però, lei faccia il Presidente!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento l'onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Intervengo per un richiamo al Regolamento: l'articolo 8 prevede che spetta a lei gestire i tempi e far rispettare il Regolamento. Credo che siamo in una situazione, che è quella che vediamo sotto tutti i nostri occhi… Se adesso ha parlato 30 secondi in più, io tutta questa scena non credo sia corretta. Invito il rappresentante del Governo a rivolgersi nei confronti della Presidenza in altro modo e credo anche che, da parte degli altri colleghi qui presenti, aggredire in questa maniera la Presidenza non sia corretto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, Presidente, intervengo per ristabilire un minimo di verità storica: chiedo se io mi sia mai rivolto a lei nel corso di questa seduta o non abbia chiesto a latere semplicemente il tempo. Voglio solo sapere questo, dato che adesso stanno anche dicendo che mi sarei rivolto verso di lei…

PRESIDENTE. No, no, assolutamente, confermo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Benissimo, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Deidda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Intervengo sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti. Io l'ho richiamata, non con parole irrispettose, al rispetto dei tempi, perché se moltiplichiamo tutti gli interventi fatti giustamente dall'opposizione e ogni intervento - noi stiamo calcolando - supera di tre minuti il tempo assegnato, poi non si può compensare. Allora io le sto chiedendo - non è la prima volta, perché è successo anche nell'altra seduta fiume - di far rispettare semplicemente i tempi. L'ho fatto in una maniera corretta e doverosa, con le parole e senza il turpiloquio, come qualcuno ha detto. Semplicemente, Presidente, stia attento, perché se lei moltiplica questi tre minuti per tutti gli interventi che poi saranno svolti, non sono più due minuti e trenta secondi… Rispettate anche tutti noi parlamentari, che qui stiamo ascoltando serenamente e correttamente e stiamo rispettando il vostro ruolo, però anche lei rispetti tutti i parlamentari e lo faccia sul serio, questa volta.

PRESIDENTE. La ringrazio, lo farò sempre sul serio, come ho sempre fatto. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Zaratti.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Io voglio dire una cosa: è giusto che i tempi siano rispettati, però in questa nostra discussione bisognerebbe anche tener conto degli interventi che non raggiungono i dieci minuti. Proprio pochi minuti fa l'onorevole Ghirra è intervenuta per sette minuti, quindi occorrerebbe un po' di elasticità da questo punto di vista, considerata l'ora e visto che non stiamo parlando di ore e ore, ma di pochi minuti. Un po' di elasticità credo che francamente faccia bene ai lavori di Aula e ai rapporti cordiali che, pur nelle diverse posizioni, devono contraddistinguere i lavori d'Aula. Per questo io spero che alcune intemperanze che ci sono state un po' da parte di tutti vengano evitate, perché l'ora è tarda e il nervosismo alto. Mi aspetterei che nei prossimi interventi ci sia un pizzico di tolleranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Santillo.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, mi congratulo con lei per come sta presiedendo quest'Aula in un momento molto difficile. Tra l'altro, i colleghi esagerano nel parlare di tre minuti: c'è qualche secondo in più, ci sta, anche per la stanchezza. La collega prima è rimasta meno di dieci minuti. Un po' di pazienza, tanto è evidente che fino alle 15 o alle 16 di domani staremo tutti assieme.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Santillo. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Lai.

SILVIO LAI (PD-IDP). Anch'io volevo ringraziare il Presidente per la pazienza che sta dimostrando e per l'attenzione ai lavori e l'equilibrio con cui sta gestendo l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Volevo davvero ringraziarla perché sta consentendo che i lavori proseguano con l'attenzione, la durata adeguata e la pazienza che tutti quanti noi dobbiamo porre. Grazie davvero.

PRESIDENTE. Sì, adesso me ne sono reso conto, chiedo scusa, non ci ho badato. Chiedo scusa, onorevole Deidda. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ahimè, invece di COVID party siamo qua a concentrarci su una vicenda davvero residuale e che non è al centro dei tanti allarmi che in qualche modo continuano a colpire questo Paese. Devo dire che quello a cui abbiamo assistito oggi è una contraddizione che prima o poi esploderà, perché guardate che la promessa della fine della dittatura sanitaria mal si concilia con quello che sta avvenendo in queste ore. Devo dire solo che due mesi fa il Ministro annunciava la fine e anche l'addio alle mascherine, quale bandiera, finalmente, di un certo movimento di liberazione. Oggi, non solo quella vicenda è stata riesumata, ma non è neanche l'unica contraddizione che abbiamo visto. Se ci pensate, tornano le quarantenne obbligatorie, tornano anche per gli asintomatici quei test… però la maggioranza oggi ha votato la fiducia su un testo… Non so se l'avete letto davvero, basta arrivare agli articoli 7-ter e 7-quater e si arriva poi al punto, cioè alla norma che elimina il tampone all'uscita dell'isolamento, all'obbligo dei test per i contatti sintomatici… Si dimezza il periodo di autosorveglianza e si sospendono le multe per chi ha violato l'obbligo vaccinale.

Ma fosse solo questo il problema di questo provvedimento! Come abbiamo provato a dirvi, ci sono diversi profili di incostituzionalità, che abbiamo provato a mettere insieme uno dopo l'altro con le nostre questioni pregiudiziali. Tra questi, uno dei punti centrali è che, a cominciare dall'introduzione della nuova figura di reato di invasione di terreni ed edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, che presenta criticità irrisolte anche nella nuova formulazione disciplinata dall'articolo 5. Prima di entrare nel merito, voglio portare la vostra attenzione a una considerazione di carattere più generale, che attiene all'utilizzo arbitrario dello strumento del decreto-legge, ossia la non sussistenza di particolari condizioni straordinarie di necessità e urgenza. La verità è che rischiamo una nuova pandemia, siamo dentro un conflitto mondiale e abbiamo l'inflazione tra le più alte dell'Occidente, la disoccupazione è a livelli drammatici, soprattutto quella delle donne e dei giovani e questi ultimi devono fare i conti con la precarietà, i salari da fame, mentre le famiglie e le imprese non sanno come pagare le bollette e il caldo a Natale e Capodanno ci sbatte in faccia tutte le contraddizioni di questa era fossile e dei cambiamenti climatici e la nostra delicata Italia che continua a franare nel dissesto idrogeologico e siamo qua alle 3.30 del 30 dicembre a parlare di rave.

Visto che ci tenete tanto, allora, parliamo davvero della parola rave e di cosa ha dietro. Sapete che si parla spesso di rave culture perché siamo di fronte, di fatto, a una cultura, più precisamente, a una controcultura. Rave deriva dal verbo inglese to rave che significa parlare con entusiasmo o parlare con eccitazione in maniera non controllata, come i raven i corvi imperiali delle isole anglosassoni. Entusiasmo e assenza di controllo sono quello a cui tutto intorno ruota; in fondo è quello che non potete sopportare: ragazzi e ragazze che ballano senza freni, che sfuggendo al controllo e alle regole si trovano in luoghi abbandonati e che magari lì fanno vivere per una notte di festa con entusiasmo le loro passioni. Non sopportate gli irregolari, non sopportate il divertimento, forse non sopportate tanto nemmeno la cultura. Non siete certo i primi, ve l'hanno detto in diversi. Spesso i movimenti e le culture alternative vengono nominati da qualcun altro che li disprezza e siccome loro hanno molto più senso dell'umorismo e intelligenza quel nome se lo sono tenuti. Pensate che i primi a usare la parola raver furono proprio dei giornalisti inglesi in occasione di un festival musicale nel 1961. Ce l'avevano con gli amanti del jazz; si dicevano ritenuti decisamente troppo rumorosi ed erano degli scalmanati, degli esagitati. In tutte le epoche e ovunque la musica considerata non classica, amata dai giovani, che avevano l'incomprensibile desiderio di divertirsi senza freni, è stata odiata e sapete da chi? Dai conservatori e dai reazionari, ciò che voi siete e di cui, tra l'altro, non ve ne vergognate neppure. Finché non diventa classica e allora i conservatori e i reazionari la difendono contro qualcosa di più nuovo e altri giovani con più giovani. E' successo col jazz, con il rock, con il movimento hippy, la controcultura punk e la musica elettronica. E' successo quando i Beatles hanno suonato, senza autorizzazione, sul tetto della Apple Corps, interrotti dopo 42 minuti dalla polizia. In un evento che oggi è una pietra miliare della storia della musica voi gli avreste dato dai 2 ai 6 anni, credo. Voi sarete sempre quei bobby, quelli che stanno lì sotto con l'elmetto, che vanno a spegnere il sound system e la signora cotonata che chiama rumore le note musicali e drogati i ragazzi e le ragazze che la amano. Siete le forze del passato, questa è la verità, ma non in senso buono, ahimè. E oltre a risultare ridicoli, siete anche pericolosi perché pensate che le leggi si possono scrivere, di corsa, sulla carta igienica là per là, ad eventum. Guardate, d'altra parte, siete quelli che volevano produrre una legge ad hoc sulla legittima difesa quando un commerciante sparò e uccise un uomo dopo un tentato furto.

Credete che, se accade qualcosa che solletica il vostro elettorato, si possa agire usando la legge come un manganello, facendone uno strumento esemplare, ma la legge non è questo ed esiste proprio per impedire l'arbitro vendicativo e le tentazioni di eccesso di potere; le leggi sull'invasione di spazi pubblici senza autorizzazione prevedono già punizioni severe. La direttiva Gabrielli è nata dopo le tragedie di piazza San Carlo a Torino e dalla Lanterna Azzurra è ancora in vigore e sembra che voi non ve ne siete neanche accorti in questa discussione. Soprattutto, gli ultimi due rave di grandi dimensioni, tenuti a Valentano e a Modena, non hanno comportato problemi di ordine pubblico e in entrambi i casi la fine dell'evento è avvenuto in una forma pacifica e negoziata tra le forze dell'ordine, gli organizzatori e i partecipanti. Insomma, volevate mettere lì un vessillo, con il primo vostro provvedimento, e siete andati a sbattere siete dovuti tornare all'indietro, ma come diceva l'onorevole Francesco Mari avete dovuto fare una cosa ancora più grave: mettere la musica come aggravante di un reato che era già punibile. Incredibile!

Vedete, i giovani pieni di piercing e tatuaggi che vi fanno tanto orrore, ma sono spesso delle persone come voi, sono i vostri figli, sono i vostri nipoti, sono bravi cittadini, molto più di tanti signori azzimati e in completo Brunello Cucinelli che invece vi piacciono assai, anche quando magari violano qualche legge fiscale, che voi condonate (ne avete fatte 12). Invece, quelle persone lì non le toccate mai. Per la Costituzione i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi, eppure questo Parlamento vuole punire - dai 3 ai 6 anni - chiunque realizzi raduni musicali o di intrattenimento non autorizzati. Come ho detto, la conservazione e le reazioni esistono da sempre, ma questa è la prima volta nella storia in cui la musica diventa un aggravante punibile con una legge dedicata. Cosa dovremmo dire davanti a tutto questo? Davanti alla quinta seduta notturna in un mese, alla seconda fiducia in pochi giorni … Ho già finito il tempo? Ma non mi dica … No, perché avrei ancora mezza pagina, se mi consente.

PRESIDENTE. E' il preavviso.

MARCO GRIMALDI (AVS). Cosa dovremmo dire noi in pochi giorni? Non vi abbiamo assaltato, non vi abbiamo mandato cioccolatini, non vi abbiamo tirato niente, come avete fatto voi e ve lo ricordo! Parlavate così dei decreti, delle fiducie a raffica e delle minacce. Davanti al peggiore esordio della storia repubblicana, con un decreto che non sta in piedi costituzionalmente e che punisce ragazzi che ballano più delle persone che tengono illegalmente un kalashnikov sotto il materasso, che cosa dovremmo dire noi? Chiamatela ghigliottina, tagliola, mannaia, non ci faremo di certo intimorire. Le prove muscolari non servono quando non c'è senno; la potenza non è nulla senza controllo e voi andrà andrete a sbattere molto presto. Noi rivendichiamo - ho finito, è l'ultima frase - il diritto alla musica, alla socialità, alla sperimentazione fuori dalle logiche di mercato. La cassa dritta vi disturba? Vi provoca emicrania? Prendete un moment act, mettetevi le babbucce e andata a dormire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Emiliano Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Signor Presidente, il contenuto di questo decreto è quantomeno eterogeneo. Contiene norme in materia di concessione dei benefici penitenziari ai condannati per reati ostativi che non collaborano con la giustizia, norme di istituzione del delitto di rave party, di anticipazione della scadenza dell'obbligo vaccinale, di proroga della riforma Cartabia e della relativa norma transitoria. Insomma, una varietà di temi incompatibili con lo strumento del decreto-legge che contiene vere urgenze come l'ergastolo ostativo e interventi contro emergenze finte e inventate a scopo di propaganda, come i rave party. Quindi domandatevi, colleghi, chi veramente, fuori da qui, vive con ansia e preoccupazione il fenomeno dei raduni musicali illegali; un fenomeno raro e già punibile adeguatamente con gli articoli del codice penale già esistenti.

La prova risiede nel fatto che la positiva risoluzione del rave party di Modena è stata possibile grazie alle norme già in essere, quindi non si vedeva il bisogno di introdurre nuove norme. È evidente anche l'eterogeneità del provvedimento in esame, caratterizzato da materie che non sono neppure accomunate da una originaria finalità comune. Ma il grande problema di questo provvedimento riguarda ancora di più la sostanza e mi riferisco innanzitutto ad una novità inaccettabile intervenuta con un emendamento al Senato: la decisione del Governo e della maggioranza di eliminare dal regime ostativo i più gravi reati contro la pubblica amministrazione, consentendo così ai condannati per gravi reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari, pur in assenza di collaborazione. Si tratta di una decisione scellerata che aggredisce la legge Spazzacorrotti, approvata proprio per combattere e scardinare le reti corruttive che inquinano l'economia legale, alterano il mercato e la concorrenza, sottraggono dall'economia legale risorse e grandi capitali. Con quella legge il nostro ordinamento si è adeguato ai migliori standard internazionali e grazie alla quale l'Italia ha scalato ben dieci posizioni nella graduatoria della trasparenza e contro la corruzione di Transparency International.

Sembra incredibile, è un vero paradosso: c'è una legge che funziona e tra i primi atti di questo Governo e della maggioranza c'è la distruzione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); non di una parte della legge, ma pare che ci sia proprio un piano per eliminare del tutto la norma. Per capirlo basta allargare lo sguardo oltre le norme contenute in questo decreto, perché poche ore fa la nuova maggioranza, nata a tutela dei colletti bianchi, ha approvato l'ordine del giorno che impegna il Governo a cancellare lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Questa legge è contenuta nella Spazzacorrotti. Al Senato Forza Italia ha presentato una legge per cancellare l'uso dei trojan nelle indagini per i reati contro la pubblica amministrazione e anche questa norma è contenuta nella legge Spazzacorrotti. Quindi è chiaro che c'è una finalità, un attacco a una legge, forse perché firmata dai 5 Stelle, ma in realtà pare ci sia un disegno più ampio di deregulation con cui si vuole mandare un messaggio di indulgenza verso il malaffare della gente che conta. Ma così facendo non fate un torto al Movimento 5 Stelle, fate un torto ai cittadini e alle imprese oneste, fate un torto all'Italia intera perché date un colpo mortale alla legalità di questo Paese e spalancate le porte alle organizzazioni criminali che nella corruzione trovano il grimaldello per il controllo di appalti e capitali pubblici.

Una recente ricerca internazionale stima che la corruzione costa all'economia dei Paesi europei oltre 900 miliardi di euro l'anno e a quella italiana almeno 237 miliardi, quindi più del doppio di quello che è generalmente l'importo annuo dell'evasione fiscale, pari a circa il 13 per cento del PIL. Per capirne il peso basta il confronto con la spesa in un settore pubblico importante, ad esempio nel 2020 il costo complessivo della sanità pubblica e privata ammontava a 124 miliardi, il 7,5 per cento del PIL. Quindi la corruzione in Italia costa il doppio della sanità, giusto per dare un'idea. Se proiettiamo questi dati sui fondi del PNRR, ci rendiamo conto che sono a rischio di finire nelle mani della criminalità organizzata e delle reti corruttive fino a 27 miliardi. Secondo i dati della Banca mondiale - gli indici sono del 2017 - il reddito medio nei Paesi con alto livello di corruzione è circa di un terzo inferiore a quello dei Paesi con un basso livello di corruzione. Una ricerca dell'Istituto per la competitività certifica che il radicamento del fenomeno corruttivo inibisce l'afflusso di capitali stranieri e incide negativamente sull'occupazione, spingendo le imprese a mantenere una dimensione ridotta.

La corruzione ha effetti negativi economici, finanziari e sociali decisamente importanti su tutte le attività pubbliche e private, producendo meno investimenti in beni e servizi, riduzione dell'occupazione, dei redditi, dei consumi, delle entrate fiscali, della quantità e qualità dei servizi pubblici, lievitazione dei costi burocratici e del contenzioso contro i cittadini e le imprese. Però il problema è il reddito di cittadinanza, ad esempio.

Ebbene questo Governo e questa maggioranza, decidendo di sottrarre i reati contro la pubblica amministrazione al meccanismo ostativo, decide di disabilitare uno degli strumenti che si è rivelato più efficace nel contrasto alla criminalità organizzata e alle grandi reti corruttiva. Sottrarre al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione significa ammettere che possono accedere ai benefici penitenziari i componenti di quelle grandi reti corruttive senza che essi abbiano collaborato con la giustizia, senza che abbiano fatto i nomi dei loro complici e i nomi dei pubblici funzionari infedeli. Quindi, vi assumete la responsabilità di indebolire lo Stato nella lotta al malaffare.

Chi dal Governo e dalla maggioranza ha sostenuto questo emendamento dicendo che non si può accostare la corruzione a reati ben più gravi come quelli di mafia non sa di cosa parla oppure molto più probabilmente fa finta. Sappiamo bene che oggi le forme della corruzione sono divenute più complesse e vi è una connessione stretta tra corruzione e mafia. Già da molto tempo le associazioni mafiose si insinuano negli affari privati e pubblici e nelle amministrazioni locali per condizionarle. Al metodo intimidatorio ormai si affianca quello corruttivo, spesso più fruttuoso per il crimine organizzato. Ad una mafia più aggressiva in senso paramilitare, più propensa all'uso della violenza, è ormai subentrata infatti una strategia basata su metodi alternativi. Per diminuire i rischi penali e preservare le associazioni da possibili defezioni le mafie prediligono oggi l'intensificazione delle proprie modalità di arricchimento e lo sviluppo di reti di relazioni con operatori economici ed esponenti delle pubbliche amministrazioni. Quindi, ha detto bene il magistrato Raffaele Cantone secondo cui oggi la mafia uccide di meno, ma corrompe di più.

Le inchieste più recenti hanno dimostrato che sempre più spesso sono proprio gli imprenditori e gli amministratori locali a rivolgersi per primi ai mafiosi proponendo affari reciprocamente vantaggiosi. Una grave problematica posta dall'utilizzo sistematico della corruzione da parte dell'associazioni criminali è rappresentata dalla difficoltà di accertamento, perché, dal momento che la corruzione genera reciproca relazioni di dare e avere nelle quali entrambe le parti perseguono un vantaggio, ben difficilmente una delle parti dell'accordo avrà interesse a disvelarlo. Allora, è chiaro che senza il timore di ricadere nel regime ostativo, perché mai i protagonisti di un accordo corruttivo dovrebbero collaborare e consentire di smascherare grandi intrecci corruttivi che hanno alle spalle? Sono stati anche autorevoli auditi ascoltati nella Commissione giustizia di Camera e Senato a lanciare lo stesso allarme e quindi la vostra ostinazione nel consentire ai condannati per gravi reati contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari anche senza collaborare con la giustizia significa dire apertamente alle mafie di abbandonare i reati violenti e le estorsioni tipiche di una mafia più primordiale - reati per i quali vige ancora il regime ostativo che conosciamo - ed indirizzare tutta la loro attività verso ipotesi corruttive, di appalti truccati, di favoritismi di ogni genere, nella consapevolezza che tali ipotesi delittuose, ben più subdole, sono ormai fuori dal regime ostativo.

Se non vi rendete conto di tutto questo siete in parte inadatti a governare, se fate tutto in piena consapevolezza allora avete un disegno che va contro la legalità, l'interesse dei cittadini onesti e delle imprese pulite e il progresso della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Illustre Presidente, cari colleghi, care colleghe, illustre rappresentante del Governo, oggi è un'altra delle giornate nelle quali noi ci chiediamo se vi è il rispetto del Parlamento, tanto invocato nel passato da Ministri, da parlamentari di centrodestra che pretendevano che su atti fondamentali - come voi reputate questo decreto - il dibattito non potesse essere significativamente eluso attraverso un voto come quello che ci apprestiamo a realizzare, che è un voto di fiducia. Noi credevamo possibile ragionare sul merito del provvedimento.

Sarebbe stato sufficiente permettere a quest'Aula di discutere per entrare nel merito delle cose che questo Governo ha voluto sottolineare con un meccanismo improprio rispetto a quello di una democrazia parlamentare attraverso i sui regolamenti e attraverso le forme di gestione che quest'Aula si è data. Con queste parole, nella scorsa legislatura, il capogruppo di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, inaugurava i suoi interventi criticando la scelta dei Governi passati di apporre la fiducia ai decreti.

Oggi vediamo che il Governo di destra, che parlava di rispetto del Parlamento, dopo lo spettacolo indegno sulla legge di bilancio, chiede la fiducia sul primo decreto-legge presentato. In poche settimane, quindi, la nuova maggioranza è riuscita a contravvenire a tutto ciò che criticava da anni. Prima di entrare tuttavia nel merito dei contenuti, va inoltre ricordato come sul decreto in esame, il primo del Governo Meloni, la maggioranza si è palesemente spaccata al Senato. Non mi riferisco soltanto al voto del capogruppo di Forza Italia, la senatrice Ronzulli, contraria all'inserimento nel decreto del reintegro dei sanitari no-vax che erano stati sospesi e dello stop delle multe comminate agli over 50 che non avessero rispettato l'obbligo vaccinale, ma anche ai numeri della votazione finale. Il decreto, infatti, è passato al Senato solo con 92 sì, mancano quindi molti voti della maggioranza. Al Senato le forze che sostengono il Governo contano 116 senatori, compreso il Presidente Ignazio La Russa, che però per prassi non vota. Quindi ci sarebbero stati 24 voti. Quindi, ricapitolando, con il primo decreto-legge, il Governo Meloni è riuscito, rispetto a quanto ha promesso quando era all'opposizione, primo a limitare con la fiducia il dibattito democratico e, secondo, a spaccare la maggioranza: non era facile, complimenti!

Le critiche purtroppo sono evidenti: se vediamo i contenuti, il decreto-legge, il primo - lo ricordo - ancora del Governo Meloni contravviene anche al principio di omogeneità e riguarda ben quattro argomenti: primo, contrasto ai rave; secondo, abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici e reintegro dei medici non vaccinati; terzo, accesso ai benefici penitenziari per i condannati per reati ostativi; quarto, rinvio della riforma Cartabia. Il decreto-legge presenta, infatti, come già noto e ampiamente sottolineato nel corso della discussione al Senato, gravi ed evidenti vizi di legittimità non solo per quanto riguarda l'omogeneità dei contenuti ma anche per il carattere di necessità e urgenza.

Fin dalla sentenza n. 22 del 2012 la Corte costituzionale ha chiarito che nel decreto-legge adottato per far fronte a casi straordinari di necessità e urgenza, deve essere presente un fondamentale requisito di omogeneità consistente nel fatto che le disposizioni del decreto, seppur diversificate fra loro, siano tutte riconducibili ad un medesimo singolo caso di necessità e urgenza. In particolare, nella richiamata sentenza, la Corte ha sottolineato che il presupposto del caso straordinario di necessità e urgenza inerisce sempre e soltanto al provvedimento, inteso come un tutto unitario: atto normativo fornito da intrinseca coerenza anche se articolato e differenziato al suo interno e che pertanto la scomposizione atomistica delle condizioni di validità prescritte dalla Costituzione si pone in contrasto con il necessario legame tra provvedimento legislativo urgente e il caso che ha reso necessario, trasformando il decreto-legge in un cumulo di norme assemblate soltanto in mera casualità temporale. Il decreto rappresenta, quindi, un manifesto politico, un atto di forza del Governo su temi di stretta propaganda che vorrebbero trovare una sintesi reazionaria tra pellegrini di Predappio ed estremisti no-vax. Per fortuna il popolo italiano, anche i vostri elettori, non si trova incastrato in queste due categorie. I mal di pancia degli stessi partiti di maggioranza sono la diretta testimonianza di una deriva eversiva da scongiurare. Purtroppo, per problemi di tempo e su questo mi rivolgo ancora al grido di dolore del Ministro Lollobrigida, non posso dilungarmi sui contenuti specifici del provvedimento.

Vorrei fare alcune considerazioni sulle norme relative al COVID, lasciando ai miei colleghi le altre tematiche. L'articolo 7 del decreto stabilisce che le norme transitorie dell'obbligo della vaccinazione contro il COVID e per i lavoratori che operano nei settori sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale non trovano più applicazione dal 2 novembre 2022. Tale obbligo sarebbe comunque terminato il 31 dicembre 2022. Termina, quindi, con due mesi di anticipo l'obbligo vaccinale per i medici e si dispone il reintegro dei medici no-vax sospesi. Il comma 1-bis, inserito al Senato, stabilisce inoltre la sospensione delle sanzioni pecuniarie no-vax fino al 30 giugno 2023. Di fatto è una sorta di amnistia sanitaria, è uno schiaffo ai tanti medici che hanno rispettato l'obbligo vaccinale. L'articolo 7, comma 1-ter, infine, proroga l'attività dell'unità per il completamento della campagna vaccinale fino al 30 giugno 2023. L'articolo 7-ter, introdotto nel corso dell'esame del Senato, prevede l'abolizione del green pass negli ultimi luoghi dove era ancora obbligatorio, ad esempio per i familiari di pazienti RSA. L'articolo 7-quater, introdotto durante l'esame del Senato, modifica la disciplina dell'isolamento: non servirà più il tampone negativo per uscire dall'isolamento e dalla stessa sorveglianza. Quindi questa norma soprattutto ideologica, manifesto no-vax, smaschera finalmente un dato di fatto già comunque evidente da anni: la destra è no-vax o, meglio, per qualche voto è disposta a tutto persino a rinnegare la pandemia. Dal decreto emerge, infatti, questo. Si tratta di una norma del tutto ideologica che non ha nessun argomento né scientifico né di carattere amministrativo o organizzativo: è un premio a chi non ha rispettato le regole e che ci siamo dati per contrastare la pandemia. Se all'epoca il vicepremier Di Maio decise di avere abolito la povertà con decreto, la destra non può essere da meno e ha deciso di abolire il COVID con decreto. Purtroppo, avete sbagliato non solo nel merito ma nel metodo e anche nel tempismo. Secondo i dati elaborati dalla fondazione indipendente GIMBE, in sette giorni i decessi sono cresciuti dell'8 per cento: siamo a 686 decessi in una settimana.

Vorrei chiedere a chi ha pensato bene di anticipare la remissione del personale sanitario se pensa che questo sia un numero trascurabile: 686 decessi, pari all'8 per cento in più di una settimana, più 15 ricoveri in terapia intensiva corrispondono a un 4,7 per cento tendenziale; ricoverati con sintomi più 9 per cento, con 757 persone in una settimana; isolamento domiciliare più 3 per cento. Resta fermo il dato della cosiddetta stabilità della circolazione virale.

Oltre a questo preoccupante scenario, notizie ancora più allarmanti provengono purtroppo dalla Cina. Secondo le ultime notizie, attualmente quasi un cinese su cinque risulterebbe positivo e più il COVID circola e più probabilmente nascono varianti significative con caratteristiche di maggior diffusività e patogenicità. In poche ore il Ministro della salute è passato da sottovalutare la situazione a convocare l'unità di crisi; sempre in poche ore la Presidente del Consiglio è passata da mesi di ammiccamenti a riconoscere l'utilità delle mascherine e dei tamponi.

Il Governo è nel caos: errori, ritardi, omissioni non sono ammessi, anche perché, se tre anni fa eravamo impreparati, oggi non lo siamo e non essere pronti, stavolta, davvero, sarebbe imperdonabile. Vede, Presidente, anche l'intervento di oggi dell'onorevole Donzelli ci fa capire chiaramente che in questo Paese ancora non c'è stata una vera pacificazione, non c'è stato da parte del centrodestra un riconoscimento di quanto è successo veramente negli anni 2020-2021 e questo è un grave errore perché dà oggi chiaramente la sensazione a tutti, anche ai cittadini, di avere vissuto una favola che, invece, non è. È realtà vera, sono morte delle persone e su questo oggi anche gli ordini del giorno sono stati sistematicamente bocciati su cose utili ai cittadini. Infatti, vede, ho sempre pensato che in politica non serve avere ragione o di fatto portare avanti per forza la propria idea. Bisogna essere utili ai cittadini e se noi siamo utili ai cittadini possiamo anche far diventare il tema che è di importanza nazionale un tema che possa veramente, una volta per tutte, essere riconosciuto da tutto il Parlamento. Oggi non è stato questo, vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, il decreto-legge in conversione contiene quattro interventi legislativi, del tutto - come è stato detto - disomogenei, e questo già sarebbe sufficiente a giustificare un dissenso ampio. Voglio però tornare sulla misura di cui ho parlato in sede di illustrazione del mio ordine del giorno. Con l'articolo 633-bis del codice penale, nel testo come sarà novellato, introducete un nuovo reato, che consiste - lo leggo - nell'invadere arbitrariamente terreni ed edifici altrui pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento. Chiunque fa questo è punito con la reclusione da tre a sei anni, eccetera. Questo provvedimento, come è stato detto, è pieno zeppo di incongruenze, di contraddizioni, di vizi giuridici e di motivi di incostituzionalità. Di questo si sono occupati ampiamente, in altri interventi, i miei colleghi e le mie colleghe del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Io intendo soffermarmi su un altro aspetto, sulle due grandi novità che, secondo me, sono contenute in questo nuovo reato. Sono due aspetti che, a mio avviso, sono tra loro strettamente legati, quasi al punto di farne uno solo. Prima, però, voglio dire in premessa una cosa, che è stata - mi permetto di dirlo - un po' sottovalutata: questi comportamenti delittuosi - lo dite voi stessi - coinvolgono, in alcuni casi, migliaia di persone, in particolare migliaia di giovani, in Europa e non solo. Qui c'è un elemento quantitativo che, da un lato, dovrebbe già dissuadere da un approccio punitivo, penalistico e, dall'altro, ci può aiutare nella definizione di questo fenomeno. Come è stato detto, tutti i comportamenti illegali descritti sono già reati o illeciti amministrativi, dall'invasione di terreni ed edifici altrui alla violazione delle norme in materia di stupefacenti, dai comportamenti che arrecano pregiudizio alla salute e all'incolumità pubblica alla violazione delle normative in materia di sicurezza e igiene degli spettacoli.

C'è, però, una prima novità: compaiono, in una fattispecie di reato - come è stato già detto -, come contesto che determina la condotta criminosa, la musica e l'intrattenimento. Qual è, quindi, come direbbero i giuristi, l'elemento specializzante di questo nuovo reato? L'elemento specializzante di questo nuovo reato sono la musica e l'intrattenimento. La musica e l'intrattenimento, in molti casi, sono stati fenomeni particolari, trasgressivi: ricordo - anche se sono nati in modo diverso, perché all'inizio si tentò di farne degli eventi a pagamento, ma poi questo tentativo fallì - che fenomeni trasgressivi di grandi dimensioni legati alla musica furono, per esempio, Woodstock, l'Isola di Wight, in Italia il Festival internazionale dei poeti di Castelporziano, lo stesso Festival di Parco Lambro; sempre, nella storia, questi grandi fenomeni musicali poi hanno prodotto un retaggio che è diventato patrimonio della cultura, in particolare della cultura musicale. La cultura musicale del Novecento, senza questi grandi eventi che avevano caratteristiche assolutamente trasgressive, sarebbe stata un'altra cosa.

L'altro elemento anomalo e ideologico di questo provvedimento, che pure deve essere sottolineato, è il fatto di sanzionare e, quindi, impedire comportamenti essenzialmente giovanili. È una legge rivolta ai giovani, che parla in modo particolare ad alcune generazioni. È la prima legge per i giovani che avete fatto e quella che contiene un divieto rispetto ad alcuni loro particolari comportamenti.

Tutte queste cose, la quantità di cui ho parlato prima, la dimensione di questo fenomeno, il fatto che è legato alla musica e che è rivolto in particolare ad alcune generazioni, ne fanno, direbbe un antropologo, un fenomeno sociale. Proprio perché ci sono elementi artistici, siamo quindi di fronte, sicuramente, a un fenomeno culturale: voi, con questo provvedimento, bandite un fenomeno culturale, catalogandolo come criminale, perché non lo considerate un fenomeno culturale. In realtà, com'è nella tradizione della destra, volete decidere se un fenomeno culturale e sociale sia o meno consentito. Guardate che non è la prima volta nella storia, ma questo ha portato sempre sfortuna.

Mi chiedo, se si può, colleghe e colleghi - mi rivolgo al Presidente, ovviamente - inserire una nuova norma nel codice penale, perché ci sono alcuni agricoltori e allevatori, alcuni dei quali siedono in Parlamento, che si lamentano dei tre, quattro, cinque rave party che si fanno in Italia ogni anno per - uso le parole che ho sentito in quest'Aula - gli escrementi umani lasciati nelle piantagioni di mais. Voi non prendete in considerazione l'ipotesi di analizzare questo fenomeno culturale e sociale; laddove necessario e pensabile, non prendete in considerazione l'ipotesi di regolarlo e di disciplinarlo; non pensate di renderlo meno pericoloso (e ci potrebbe anche stare), ma lo vietate. Lo sottolineo: badate bene, vietate un fenomeno culturale, non criminale, e questo si lega un po' anche alle cose che abbiamo letto in questi giorni, alle dichiarazioni del Ministro Valditara su una presunta chiusura dell'epoca post ‘68, che è fatta un po' anche di tutte queste cose gratis, diciamo così… questi fenomeni di conquista, di auto-produzione della cultura, di una cultura non a pagamento.

Ma ecco un altro, e forse decisivo, sostanziale motivo di idiosincrasia vostra nei confronti di questo fenomeno: ecco perché vi stanno anche che tanto antipatici i rave, perché non c'è l'intrapresa nei rave, perché i rave si sottraggono al mercato e perché sono organizzati senza oneri per nessuno, sono gratis, non sono privati e non si possono nemmeno privatizzare, pensate un po'. Quindi, un disastro, un delitto veramente, un delitto da codice penale, appunto. Poi, se diciamo che siete regressivi dite che non è vero: siete come minimo illiberali, e lo dico in particolare a quelli che anche in quest'Aula si dichiarano liberali e che dovrebbero stare un po' attenti. Tutto questo, però, ahimè, colleghe e colleghi, mentre rischiamo una nuova pandemia, siamo dentro un conflitto mondiale, abbiamo un'inflazione che è tra le più alte dell'Occidente, la disoccupazione a livelli drammatici, soprattutto quella delle donne e dei giovani e questi ultimi devono fare i conti anche con la precarietà. Famiglie e imprese non sanno come pagare le bollette a fine mese; il caldo a Natale e Capodanno ci sbatte in faccia cambiamenti climatici e la nostra Italia frana per il dissesto idrogeologico. Abbiamo realmente di fronte tutto ciò e queste sono le emergenze del Paese, ma noi siamo qui a criminalizzare un fenomeno sociale e culturale che parla di musica e di giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostino Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Signor Presidente, colleghe, colleghi e componente del Governo, intervengo in dichiarazione di voto e sin da subito voglio esprimere la mia contrarietà a questo decreto-legge che non è altro che il vostro primo pezzo del puzzle che prevede lo smantellamento dei reati verso la pubblica amministrazione, la facilitazione della corruzione, il disincentivo alla collaborazione con la giustizia e i guanti di velluto per i reati dei colletti bianchi. L'opera d'arte la state già completando con altri esempi di incentivo alla trasparenza e legalità, come nel caso dell'aumento del tetto al contante e l'apertura di varchi alle infiltrazioni di comitati d'affari e malavitosi, grazie alle novità che state introducendo con il nuovo codice dei contratti. Infatti, voi state per avviare procedure di affidamento diretto per lavori fino a 500 mila euro, così diciamo che se il servizio clientelare sarà sicuramente più soddisfatto e più facilmente potrà avere una gara e ci sarà meno concorrenza, meno trasparenza e meno legalità. Per non parlare poi della modalità di realizzazione degli appalti e del subappalto a cascata, cari colleghi, voi questo state facendo, in base all'Europa. Guardo di fronte a me e quindi ci ritroveremo con i nostri presidenti di Commissione che si scontreranno con un dispositivo che, come dice l'Europa, cosa farà? Non basta avere l'affidamento di un lavoro, no: lo subappalto, poi il subappaltatore lo subappalta a chi lo può subappaltare e subappaltare ancora. Serve proprio per il riciclaggio questa procedura e voi questo state facendo.

Eppure, io voglio continuare a credere che ci sia la buona fede in ognuno di voi di questa maggioranza, motivo per cui posso provare a comprendere il perché arrivano, come sono arrivate, determinate decisioni senza comprendere che sono particolarmente vantaggiose e favorevoli per i mafiosi e per i corrotti. Tra l'altro, credo che sia per forza di inconsapevole scelta o, se vogliamo, possiamo dire, di una svista che si può parlare nel caso in cui un condannato per reati gravissimi, come mafia e terrorismo, che non collabora con la giustizia, possa essere ammesso ai benefici dei permessi premio anche solo 3 o 4 anni dopo la sentenza definitiva. Sembra assurdo, magari ora che mi ascoltate, penserete che abbia potuto prendere io una cantonata. Invece, no, cari colleghi, è proprio così e lo avete reso possibile voi, grazie a questo decreto-legge che chiamerei “decreto-legge omertà”, signori cari.

La mafia si pone in antitesi con la Costituzione e vuole esercitare il controllo del territorio e il potere criminale, vuole infiltrarsi nell'economia ma anche nella politica e, purtroppo, la politica non sempre risponde con la dovuta partecipazione alle esigenze del popolo che soffre e che subisce la pressione mafiosa. Dinanzi alle immagini scioccanti che mostrano casi di corruzione nel cuore dell'istituzione europea, questa maggioranza non fa altro che smantellare la norma che più di tutte tutela la nostra pubblica amministrazione, la Spazzacorrotti, arrivando ad avversare gli unici strumenti che abbiamo a disposizione per contrastare la mafia e la corruzione: le intercettazioni e i collaboratori di giustizia.

Con questo “decreto-legge omertà” si arriva praticamente a dire: sei imputato per mafia o terrorismo e non collabori con la giustizia? Bene, ti ammetto a beneficiare ai permessi premio ben prima che siano trascorsi anche solo cinque anni dalla sentenza definitiva. Prendo in prestito le parole del collega Cafiero De Raho, perché sia chiaro qui che noi tutti siamo per la rieducazione del detenuto, che vuole essere rieducato, ma chi aderisce al patto mafioso è un soggetto che fa una promessa, fa un giuramento ed è un soggetto che non deve più venir meno alle proprie regole, un soggetto che deve osservare una struttura e il suo legame con gli uomini che fanno parte di quell'organizzazione. Il primo comando, l'omertà, oltre a quello del legame con gli altri uomini dell'organizzazione, costituisce il pilastro del funzionamento dell'organizzazione mafiosa. Il primo problema di questa legge è che non diventi una legge che consenta ai mafiosi di accedere ai benefici penitenziari a condizioni molto più vantaggiose rispetto ai collaboratori di giustizia.

Altrimenti il risultato sarà che il mafioso che è in carcere e che dopo anni comincia a maturare l'esigenza di dover ricomporre il rapporto con la propria famiglia e che, forse, ha anche iniziato a maturare una sua revisione critica, decide di collaborare. Ma oggi può decidere di collaborare il mafioso che sa che, trascorso un certo numero di anni, comunque, accederà ai benefici penitenziari? La risposta è semplice. No, non lo farà. Quindi, qual è l'immediata conseguenza di tutto questo? E' che da una legge come questa deriverà la mancanza di collaborazione, soprattutto perché il sistema di protezione dei collaboratori non è capace di sostenere coloro che collaborano con la giustizia. Come se non bastasse, già la non urgenza di questo decreto-legge non rave, il cosiddetto decreto-legge omertà, come se oggi gli italiani proprio non avessero potuto fare a meno di una norma del genere; sta di fatto che con questo provvedimento sono stati introdotti una serie di meccanismi normativi che finiscono per riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in alcuni casi peggiore ed in altri casi analogo a quello previsto per i condannati che decidono di non collaborare. In questo modo, ci sapete spiegare per quale astruso motivo un condannato dovrebbe avvertire la voglia di collaborare con la giustizia? Perché mai dovrebbe folgorarsi sulla via di Damasco? Forse volete aiutarlo facendogli capire che gli conviene associarsi per delinquere e poi non collaborare, anziché collaborare con la giustizia se ha metabolizzato il suo errore e chiesto perdono? Provate a spiegarlo a tutti quei cittadini italiani che fanno del rispetto della legge il loro stile di vita quotidiano, il loro modo di sentirsi appartenenti alla propria comunità, con lealtà, disciplina e onore.

E, come se non bastasse, dovete considerare che per chi non collabora con la giustizia il periodo minimo di dieci anni prima della concessione dei permessi premio non parte da quando la sentenza è divenuta definitiva, come per il caso di chi collabora, ma considera anche il tempo della detenzione precedente la stessa sentenza. Quindi, poiché i processi nel nostro Paese durano in media 6-7 anni, se il conteggio parte quando inizia la custodia cautelare, praticamente, il condannato che non collabora può essere ammesso ai permessi premio già tre-quattro anni dopo la sentenza. E a questo aggiungeteci che durante la custodia cautelare l'imputato, essendo persona non condannata, non è coinvolto nemmeno in un percorso di rieducazione. Sembra davvero di assistere alla premiazione delle Olimpiadi della illegalità, dove a salire sul gradino più alto del podio saranno i disincentivati a collaborare con la giustizia.

Tanti di voi conoscono quali sono le condizioni di vita di un collaboratore di giustizia, come sia costretto a muoversi da un alloggio ad un altro, come cerchi lavoro e non lo trovi, come abbia esigenza di stare con la famiglia, con familiari anche lontani, e non ci riesca. Per arrivare a collaborare deve, però, ravvedersi e occorre molto di più di una sua revisione critica. Occorre il perdono da parte di coloro che tu hai offeso, il perdono delle vittime del reato e occorre che tu ti muova in modo da soddisfare quelle esigenze di giustizia riparativa che sono indispensabili. Tutto questo è il ravvedimento. Al Senato, a questa politica e a voi di questa maggioranza, abbiamo chiesto di inserire il ravvedimento che è più importante della revisione critica. Cerchiamo di capire se quel soggetto, effettivamente, può rientrare nella società civile. Ci è stato detto no, ed anzi è restata totalmente inascoltata la nostra richiesta. Tuttavia, non basta come ricordava il mio collega Cafiero De Raho poco fa: c'è ancora qualcosa di importante. Noi chiedevamo che il mafioso potesse dire, spontaneamente, quali fossero i beni di cui disponeva. Lo avevamo chiesto perché, ancora una volta, volevamo almeno equiparare il mafioso che accede ai benefici penitenziari al collaboratore di giustizia. Invece, per il collaboratore si è voluto che le condizioni fossero più gravi e per il mafioso più vantaggiose.

In conclusione, purtroppo, devo dire che questo decreto, con tutto ciò che ci è stato negato, si colloca in un quadro che è per noi di grande preoccupazione perché gli unici strumenti per contrastare la mafia e la corruzione sono le intercettazioni e i collaboratori di giustizia. Voi scoraggerete i collaboratori di giustizia grazie a questo vostro disegno di legge che non ha accolto nulla delle nostre proposte e quindi ha reso la condizione degli aspiranti collaboratori di giustizia più grave dei mafiosi. Non collaborerà più nessuno. In secondo luogo, in una situazione nella quale le intercettazioni rappresentano oggi l'unico strumento, riducete la spesa per le intercettazioni. Complimenti! Non esiste che l'ovvietà per votare con contrarietà a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie Presidente, sono convinto che vi siano alcuni temi che necessitano di una particolare assunzione di responsabilità e anche di grande prudenza nel momento in cui vengono trattati, perché hanno un impatto notevole sulla società e anche sulle libertà delle singole persone, sui comportamenti che devono tenere. Tutto questo necessita anche di una tensione etica, di una capacità di ascolto e di confronto che, in un'Aula parlamentare, dovrebbe caratterizzare questi momenti. È indubbio che l'atto che stiamo convertendo in legge con questo lavoro rappresenti un sunto particolarmente interessante di questo discorso, proprio perché tocca dei temi molto diversi fra di loro, oserei dire quasi incompatibili fra di loro all'interno di un unico provvedimento, ma che hanno proprio questa caratteristica di incidere pesantemente su alcune scelte collettive e sulla libertà delle persone.

Io penso che noi stiamo sbagliando, sia sotto il punto di vista della forma che della sostanza. Della forma perché indubbiamente stiamo convertendo in legge un decreto nato non certo dall'urgenza, o meglio nato dall'urgenza di dare una risposta ad un fatto di cronaca, oltre che ad assecondare, con qualche strizzata d'occhio, una campagna elettorale. Ma, d'altra parte, viviamo ormai in un periodo dove la politica è determinata dai titoli di giornale della mattina, non è più capace di determinare i titoli di giornale del giorno dopo. Noi stiamo parlando di un provvedimento che nella vulgata comune viene definito il provvedimento del rave perché questo è quello che viene descritto, questo è quello che viene conosciuto, dimenticando tutto quello che dentro il provvedimento c'è e che è ben altro e ben oltre il provvedimento del rave.

Al di là della forma vi è anche la sostanza, perché proprio in estrema sintesi - che poco ha a che fare con la delicatezza delle questioni - noi ci troviamo a discutere di giustizia e di implicazioni anche molto complesse, che hanno a che fare con i benefici penitenziari e con una tipologia di reato da riconoscere o da non riconoscere, da considerare o non da non considerare. D'altra parte, autorevolissimi interventi che abbiamo sentito in quest'aula, indipendentemente dal fatto se li condividiamo o meno, hanno certificato l'importanza e la complessità della questione. Molte volte è risuonato il termine mafia non in maniera impropria, in maniera anche molto diretta, perché c'è un'implicazione di questo genere. Molte volte si è parlato di collaborazioni o di non collaborazione con la giustizia e molte volte si è detto cosa succede a chi oltretutto, in determinate situazioni, ha visto la sua situazione carceraria trattata in maniera diversa, anche per l'emergenza COVID che rischia di venir meno improvvisamente senza alcuna ragione. Parlare di giustizia significa assumersi la responsabilità di riconoscere e sanzionare la gravità di un reato, ma anche e soprattutto non perdere mai di vista quella che è la funzione della pena che non è certo quella della violenza dell'uomo contro l'uomo, come veniva detto, bensì di una forma di recupero delle persone, di una lettura molto attenta di quale può essere la strada migliore per poterlo fare.

Ma questo ha molto a che fare anche con le questioni del rave, uso anch'io questa semplificazione, dove si è voluto andare a toccare la libertà di aggregazione, e questo - mi permetta di dirlo, Presidente - un po' assecondando la tesi, anche molto comoda e facile dal punto di vista comunicativo, che si vuole intervenire contro raduni illegali che creano tutta una serie di situazioni di disagio pubblico, oltre che di violenza privata sulla proprietà o su altro.

Dei passi indietro si son dovuti fare, perché indubbiamente il provvedimento come era pensato nella sua stesura iniziale non reggeva su troppi punti di vista. Io penso che anche la stessa maggioranza si è resa conto che non poteva di certo arrivare in Aula con un testo di quel genere, ma rimane la sostanza. Ci mancherebbe altro, in quest'Aula tutti siamo d'accordo che il rispetto delle proprietà degli altri, il rispetto delle regole e di determinate leggi sia un dovere per tutti e non oggetto di discussione. Ma si semplifica un giudizio su quelli che sono i comportamenti giovanili o meglio su un mondo, anche molto complesso, stigmatizzandolo in maniera superficiale e profondamente ingiusta. Anche da questo punto di vista si viene meno a un principio di lettura che dovrebbe rappresentare il nostro dovere: cercare di capire i comportamenti, fare un'opera di educazione, che non significa indirizzo o condizionamento, ma significa sviluppare la libertà, la fantasia e anche l'innovazione che i giovani per loro natura portano all'interno però di un di un percorso di rispetto delle regole, sono percorsi che si possono fare con grande tranquillità, anzi che devono essere favoriti proprio per rappresentare quel futuro di cambiamento che ogni società dovrebbe vedere come sua prospettiva.

Siamo andati poi a toccare anche il tema del COVID, riguardo ad alcune forme di prevenzione e di tutela delle persone maggiormente esposte, le più deboli, più fragili, le più anziane, le responsabilità e il dovere anche da questo punto di vista del personale sanitario. Ahimè, quasi con una certa tragica capacità di previsione, anche nei nostri emendamenti abbiamo previsto l'emergenza che rischiamo - spero che venga scongiurata - di dover affrontare in maniera anche molto immediata. Non è un caso che l'informativa del Ministro di oggi rappresenti un momento di grande contraddizione con il testo che noi stiamo approvando, perché davvero le parole dette sono l'esatto contrario di quello che in alcuni casi troviamo scritto in questo atto e verranno smentite dagli atti successivi di questo Governo, perlomeno me lo auguro. Di certo non sarà l'opposizione ad essere contraria all'assunzione di responsabilità che il Ministro sarà chiamato ad assumere per fronteggiare un'emergenza che, ripeto, non mi auguro.

In caso di bisogno dobbiamo avere un Governo capace di fare il Governo, perché anche da questo punto di vista l'impressione che si vuole dare, o meglio, la lettura che si vuole trasmettere a una parte del Paese, è che quasi vi sia stato un eccesso di rigore, un eccesso di severità verso chi rivendicava la libertà di non vaccinarsi e pretendeva, in nome di una presunta autoconsiderazione scientifica, di fare a meno di quello che la scienza ufficiale diceva a tutti i livelli: mondiale, europeo e nazionale.

Questo è un errore madornale perché significa, in primo luogo, smentire politicamente l'assunzione di responsabilità di chi ha governato prima, in situazioni non facili credetemi, anzi particolarmente difficili e complesse, perché quando si devono limitare le libertà delle persone, quando si devono dettare delle regole, quando si deve impedire a dei parenti di visitare i propri anziani nelle strutture sociosanitarie, non sono scelte facili, sono scelte difficilissime che scomodano le coscienze di chi le prende. Proprio per questo vanno rispettate e comprese, perché senza quelle scelte probabilmente ci saremmo trovati di fronte a scenari ben peggiori di quelli che abbiamo vissuto.

In secondo luogo significa anche far perdere quel senso di responsabilità collettiva che ha caratterizzato la società e la comunità del nostro Paese nel vivere queste indicazioni non come un'imposizione, ma come un dovere collettivo, secondo ove il principio costituzionale che la libertà del singolo può essere limitata dall'interesse della collettività.

Infine, credo che vi sarebbe stato forse bisogno di qualche decreto d'urgenza, magari andando a verificare se le regioni - vengo dalla Lombardia che ha ben sperimentato cosa voglia dire questo - abbiano nel frattempo steso dei piani pandemici adeguati, abbiano delle scorte di dispositivi di protezione adeguate, abbiano una filiera di comando adeguata che impedisca di fare confusione, ma, mi verrebbe anche da dire, a livello di Governo, chiarisca fino in fondo in caso di bisogno prendere decisioni importanti.

Stamattina ho sentito evocare il tema della zona rossa di Alzano, imputando al Governo la responsabilità di non averlo fatto e dimenticando la responsabilità di regione Lombardia nel non averlo fatto. Ecco, chiarire tutte queste cose probabilmente sarebbe stato importante e avrebbe anche giustificato un decreto.

Aggiungo un'ultima considerazione, mi permetta, Presidente: nel dibattito si è sempre avuta come un po' l'impressione di vivere con fastidio quello che la minoranza afferma. Ecco io ho ben presente quello che è il dovere della minoranza…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Sarò velocissimo, mi scusi proprio. Il dovere della minoranza non è certo fare opposizione ostruzionistica ma fare proposizione costruttiva oltre che di controllo. Però alla maggioranza dico che spetta soprattutto ad essa il dovere dell'ascolto e soprattutto il non perdere mai di vista, come diceva un grande bresciano come Martinazzoli, che vincere le elezioni mette nel dovere-diritto di governare, non nel pensare di avere sempre e comunque ragione. Mettersi in discussione rimane una cosa fondamentale nel far politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, siamo ormai da molte ore in quest'Aula a dibattere di un decreto che il Governo ha approvato nel suo primo Consiglio dei ministri dichiarando una presunta emergenza rave proprio mentre, come sempre accade ormai da molti anni, l'evento utilizzato per giustificare l'emergenza, cioè il rave di Modena, si concludeva senza creare alcun reale problema di ordine pubblico, ma semplicemente in seguito all'intervento delle forze dell'ordine che hanno negoziato pacificamente lo sgombro. Perché allora dichiarare che era urgente intervenire con nuove norme penali, talmente urgente da utilizzare impropriamente - questo è evidente a tutti - lo strumento del decreto? La risposta è semplice ed è sotto gli occhi di tutti e di tutte, anche se questa maggioranza ipocrita non troverà mai il coraggio di confessarlo al Paese. La risposta è che la maggioranza e il Governo che esprime cercavano un'occasione, una storia da romanzare, una realtà da distorcere per creare un nemico da additare e attraverso questa costruzione del nemico distrarre l'opinione pubblica da ben altre emergenze, da ben altri problemi, da questioni che da molti mesi riempiono di preoccupazione le case di milioni di italiani.

Avete cercato e, furbescamente, trovato il modo di riempire i palinsesti televisivi di arringhe contro la grave, gravissima minaccia dei raduni musicali abusivi per fare in modo che quelle tv non utilizzassero quello stesso tempo per mandare le immagini delle code sempre più lunghe alle mense dei poveri, per raccontare degli stipendi troppo bassi spolpati da un'inflazione record che l'Italia non conosceva da più di trent'anni, per spiegare magari con infografiche o storie di vita quotidiana quanti danni faccia alle giovani generazioni la diseguaglianza che, diciamolo, non è un tema da buonisti, da discorsi per buonisti, come dice questa destra, quando qualcuno osa parlare di solidarietà e aiuto ai più deboli, ma è invece un'ingiustizia strutturale della società in cui viviamo che produce fenomeni aberranti, come la perdita di un tempo di vita che recenti studi citati anche da Avvenire stimano fra i cinque e i sette anni. Questo perché mentre in centinaia di migliaia di case si è costretti a scegliere tra pagare i libri di scuola o la bolletta o l'abbonamento dell'autobus o pagare un esame specialistico a chi tra i membri della famiglia ne avrebbe bisogno.

Ebbene, mentre di fronte a questa intollerabile violazione del diritto alla salute voi tagliavate persino le risorse necessarie al sistema sanitario pubblico e presentavate anche incredibili ordini del giorno per eliminare il tetto alle risorse pubbliche, che vengono dirottate verso la sanità privata, ecco mentre accadeva tutto questo, avete organizzato il modo di andare in TV a straparlare, sembrando in preda ad una crisi di delirio, di orge all'aperto, di sesso sui campi, di bisogni tra le piante di mais, di drogati e di sballati, rappresentando migliaia di giovani frequentatori dei free party come i nuovi mostri da combattere e da debellare.

Questi nuovi mostri sono serviti, in verità, anche ad un altro obiettivo: cercare di nascondere le altre norme che, come in un'insalata, avete mescolato in questo decreto. Mi riferisco alle norme che permettono ai medici no-vax di tornare al lavoro e alle tante scelte, a partire da quella che permette ai positivi di uscire di casa senza un preventivo tampone negativo, con cui indebolite la capacità del Paese di proteggere la collettività di fronte alle notizie allarmanti che vengono dalla Cina.

Criminalizzate i ragazzi dei rave per potervi permettere di riabilitare chi si è sottratto al dovere di proteggere i propri pazienti e lo avete fatto perché sapete bene che la maggioranza degli italiani non è serena all'idea che le persone che ama, che le persone più fragili, come gli anziani o i malati, possano essere di nuovo curati da medici che non hanno creduto nello strumento più potente a nostra disposizione contro la pandemia, cioè i vaccini. Lo fate perché gli italiani sanno bene che se tutti si fossero comportati come i no-vax oggi saremmo in una situazione persino peggiore di quella cinese. Allora, in tutta franchezza, abbiamo assistito ad una tattica da approfittatori politici: l'atteggiamento di chi pensa di potersi approfittare dei polveroni e della propaganda per nascondere misure deludenti, scelte ingiuste e le tante promesse che ha fatto al Paese che sta metodicamente tradendo. Il Governo ha pensato di cogliere l'occasione per mostrare i muscoli per dimostrare la propria intransigenza su un terreno particolarmente comodo. Evidentemente, infatti, è molto più facile prendersela con qualche centinaia di giovani che ascoltano musica, qualche volta magari esagerando nei decibel, che non con i grandi evasori, per esempio, o con le lobby potenti ed agguerrite o con le grandi aziende energetiche a cui nonostante la speculazione non fate pagare che un misero obolo.

È davvero un pessimo segnale, così pessimo che nessuno dei parlamentari della destra in queste tante ore di dibattito ha sentito il bisogno di rispondere ad alcune domande che rimarranno tristemente inevase. Anche di fronte ad una scelta importante come quella di coniare un nuovo reato penale, una scelta che invece meriterebbe attenzione approfondimento e serietà da parte di chi legifera. La prima che tanti in quest'Aula hanno posto è molto semplice e riguarda la proporzionalità della pena: qual è la ragione per cui il Governo ha ritenuto che l'invasione di terreni al fine di organizzare un party o un evento musicale abbia una pena minima e anche una massima più alte rispetto a quelle comminate per reati molto più gravi come l'adescamento di minori, la truffa ai danni dello Stato, la realizzazione di una discarica abusiva, la violazione delle norme sul lavoro e anche il possesso abusivo di armi? C'è qualcuno - no, non c'è evidentemente - in quest'Aula che sappia argomentare come mai si giudica più grave organizzare un rave che adescare un minore? Lo dico ai pochi presenti della maggioranza perché spero davvero che domani, prima del voto finale, qualcuno abbia la dignità di spiegarla a quest'Aula e, quindi, anche al Paese e ancora ci sono altre domande a cui dovreste avere la dignità di rispondere perché abbiamo visto già negli anni passati Ministri confondere il loro Ministero con i palchi dei comizi, prendere provvedimenti guardando solo al tornaconto di un facile consenso come quello di un sondaggio o confondere gli interessi del Paese con una rilevazione demoscopica e di opinione. Penso che sia fondamentale per tutti e anche per questo stesso Governo mettere un freno a questa tendenza e separare propaganda e atti del Governo, due sfere diverse e non sovrapponibili.

Proprio per questo è necessario che rispondiate anche a un'altra domanda che molti, in quest'Aula, vi hanno posto. È una domanda che sorge spontaneamente, leggendo le parole del vicepremier Tajani, rilasciate il 9 novembre al Quotidiano Nazionale e mai smentite, che spiegava in questo modo la scelta drastica del Governo: “Il problema è stato affrontato in Consiglio dei ministri perché c'era un rave in corso”. Presidente, capirà bene che allora è normale chiedersi come mai, ieri, dopo la notizia della morte di un giovane uomo di 36 anni a Castel Viscardo, nella mia Umbria, precipitato nello scavo di un cantiere per la costruzione di un gasdotto, il Consiglio dei ministri, che pure era riunito, non è intervenuto per affrontare il dramma delle morti bianche, dei tanti - centinaia ogni anno - che perdono la vita perché le aziende per cui lavorano non rispettano le norme sulla sicurezza. Perché il Consiglio dei ministri è intervenuto sui rave e non è intervenuto per stabilire norme più severe, nuovi reati e nuove sanzioni, sulla sicurezza del lavoro?

Ancora, in ogni caso c'è un'altra ragione, che definirei culturale, a motivare il nostro dissenso e il nostro voto contrario: i rave e la loro storia trentennale sono una realtà della controcultura giovanile che, a prescindere dal vostro giudizio, in tutta Europa non si è spenta in seguito alle politiche repressive di diversi Governi, tanto che chi ha davvero a cuore la protezione della salute delle giovani generazioni in Europa ha scelto altre strade, alternative e opposte, cioè provare a fornire spazi gratuiti e legali per l'organizzazione di eventi musicali aperti a tutte e a tutti e senza scopo di lucro, affiancando a questi eventi politiche di riduzione del danno per informare i partecipanti sui pericoli derivanti dall'assunzione di stupefacenti, fornire test gratuiti, prestare soccorso in caso di necessità. Allora l'ultima domanda a cui dovete rispondere è la seguente: considerato che negli ultimi trent'anni le politiche proibizioniste…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …non hanno raggiunto gli obiettivi che vi eravate prefissati, considerato che nessun Governo al mondo è riuscito a debellare l'utilizzo di sostanze stupefacenti, vietando e arrestando chi le usa, considerato che le nostre carceri sono inutilmente piene, per un terzo, di persone che hanno compiuto reati minori legati all'uso di droghe, e considerato che nessun Governo in Europa è riuscito a cancellare i rave dalla scena, arrestando chi li organizza, alla luce di questi fatti incontrovertibili, perché avete bocciato tutti i nostri ordini del giorno che proponevano di finanziare i servizi di contrasto alle dipendenze e di riduzione del danno rivolte alle persone che fanno uso di droghe (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, ieri in dichiarazione di voto sulla fiducia ho avuto modo di fare una panoramica sul complesso del provvedimento, evidenziando quanto di profondamente sbagliato c'è in questo primo decreto-legge del Governo Meloni. Oggi, visto che ho una nuova occasione per intervenire, mi concentrerò invece nell'evidenziare ciò che avrebbe potuto e dovuto esserci in questo testo, ed invece, per responsabilità di questa maggioranza e di questo Governo, non c'è.

Mi voglio soffermare su un aspetto in particolare: la pervicacia e l'arroganza con cui avete rifiutato l'emendamento del MoVimento 5 Stelle, presentato già in Senato e nuovamente proposto a mia prima firma qui alla Camera, volto ad inserire, nella nuova disciplina dell'accesso ai benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia, l'obbligo di dichiarare le ragioni della mancata collaborazione. Io ritengo questa omissione un errore molto grave, non solo e non tanto perché disattende le indicazioni della stessa Corte costituzionale nell'ordinanza n. 97 dell'aprile 2021, quanto perché quest'obbligo doveva essere il primo adempimento richiesto al mafioso che, pur decidendo di non collaborare, chiede di accedere ai benefici. È un grave errore di logica, prima ancora che giuridico, perché, vedete, da quelle ragioni parte qualsiasi valutazione sull'esito positivo del percorso rieducativo; su quelle ragioni si basa la valutazione circa la sussistenza della revisione critica del proprio passato criminoso. È inutile andare avanti nella complessa e articolata istruttoria che si è prevista e che vede un enorme investimento di energie, il coinvolgimento di procure circondariali, distrettuali, della Procura nazionale antimafia, della Guardia di finanza per gli accertamenti sul patrimonio.

È un ingente dispiegamento di Forze dell'ordine del tutto inutile: potremmo risparmiarlo, se poi scopriamo o emerge in altro modo, non meglio specificato, che il detenuto non collabora, perché magari ancora aderisce al tipico codice mafioso dell'omertà, o perché non vuole essere giudicato infame, facendo la spia, o adduce altre circostanze pretestuose.

Come si può ritenere rieducato un soggetto che scelga deliberatamente di non collaborare per una di queste ragioni che ho esemplificato? In assenza di questo pilastro, di queste fondamenta, tutto l'edificio è destinato inevitabilmente a crollare, perché su una cosa spero siamo ancora tutti d'accordo in quest'Aula, la maggioranza come l'opposizione: che la regola è ancora oggi che il detenuto per i reati di cui all'articolo 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario non può accedere ai benefici, se non collabora con la giustizia. Se siamo tutti d'accordo su questo, la prima cosa che deve fare il detenuto che non vuole collaborare, ma presenta l'istanza di accesso ai benefici, allora è convincere il giudice di meritare questo trattamento, che è un trattamento eccezionale rispetto alla regola. E se le sue ragioni non sono convincenti e soddisfacenti, se le sue ragioni non giustificano questo trattamento eccezionale o, peggio ancora, se le ragioni addotte sono sintomatiche di un percorso rieducativo in realtà ancora acerbo, se compromettono uno sguardo al passato autenticamente critico, è assolutamente inutile andare oltre nell'istruttoria. Che la Corte costituzionale abbia inteso considerare l'accesso ai benefici penitenziari in assenza di collaborazione, comunque, una deroga rispetto alla via maestra, che rimane pur sempre quella della collaborazione, io non credo possa essere messo in dubbio, perché la Corte stessa dice: “L'appartenenza a un'associazione di stampo mafioso implica, di regola, un'adesione stabile a un sodalizio criminoso fortemente radicato nel territorio, caratterizzato da una fitta rete di collegamenti personali, dotato di particolare forza intimidatrice e capace di protrarsi nel tempo”. Queste ragioni, è bene ribadirlo, sono di notevolissima importanza e non si sono affatto affievolite in progresso di tempo: è ben possibile che il vincolo associativo permanga inalterato anche in esito a lunghe carcerazioni, proprio per le caratteristiche del sodalizio criminale in questione, finché il soggetto non compie una scelta di radicale distacco, come quella che generalmente viene espressa dalla collaborazione con la giustizia”. È questo quello che dice la Corte costituzionale e mi meraviglia che tutto questo ragionamento che sto svolgendo oggi, ma che ho svolto anche durante l'esame del provvedimento in Commissione, sia stato ignorato e lo sia stato proprio da quella forza politica – mi riferisco a Fratelli d'Italia – che, in occasione della dichiarazione di voto sul testo della riforma portata in approvazione alla Camera nella scorsa legislatura, affermava così: “È uno Stato sicuro e giusto quello che tiene il mafioso in carcere fino a quando non offre spunti di collaborazione, fino a quando non offre spunti investigativi, fino a quando non sceglie di uscire dalla trincea dell'anti-Stato per approdare a quella dello Stato”. Ed ancora dicevate: “Noi crediamo che la normativa speciale contro la mafia abbia ancora oggi un valore”. Per noi, è giusto, ma perché voi avete cambiato idea? Mi dispiace che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove si sia allontanato, perché queste erano le sue parole di una dichiarazione appassionata e convinta.

Ma vi state rendendo conto che state partecipando ad un pericolosissimo processo di normalizzazione del fenomeno mafioso? La mafia è sempre quella che vuole controllare il territorio al posto dello Stato, quella che vuole mantenere povere e deprivate certe zone del Paese per controllarne la popolazione, quella che vuole controllare l'economia e accaparrarsi sempre più risorse, quella che ricicla i proventi dei reati; la mafia è strutturata, radicata, esercita il potere: è ancora proprio quell'anti-Stato di cui parlavate anche voi, e non può essere combattuta con strumenti ordinari. Poi, la mafia oggi è una mafia affarista, che uccide sempre meno e corrompe sempre di più: l'abbiamo ripetuto più volte in quest'Aula durante questi giorni, ma voi state normalizzando anche i reati di corruzione. State facendo, quindi, un regalo alle mafie. Oggi, vi abbiamo sottoposto un nostro ordine del giorno, che chiedeva il ripristino del regime ostativo per i reati contro la pubblica amministrazione in generale, e poi altri ordini del giorno che chiedevano il ripristino del regime ostativo quantomeno per i reati più gravi di corruzione, per il reato di associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati di corruzione.

Volevamo consentirvi di dare un sia pur timido segnale di ravvedimento. Ce li avete bocciati tutti. Avete bocciato pure un nostro ordine del giorno che vi chiedeva genericamente di adottare iniziative normative per mantenere l'incentivo alla collaborazione con la giustizia. Quindi, è proprio così: non ci sono più ambiguità. Voi non volete più incentivare le collaborazioni: un'inversione ad U sempre per Fratelli d'Italia rispetto a quanto urlato nella scorsa legislatura e, probabilmente, rispetto anche a quanto avete raccontato in campagna elettorale. Allora, i cittadini forse è bene che lo sappiano e i vostri elettori forse è bene che lo sappiano. Lo devono sapere che a dettarvi la linea sulla giustizia sono ormai Forza Italia e, da oggi, pure il Terzo polo.

Da stasera - è conclamato -, avete accolto l'ordine del giorno a prima firma del collega Enrico Costa, che chiedeva di assestare un'altra picconata alla Spazzacorrotti, per cancellare la riforma della prescrizione voluta dall'ex Ministro Bonafede. Ricordo a me stessa che quella riforma prevedeva lo stop della prescrizione al momento dell'emanazione della sentenza di primo grado. Voi volete tornare alla vecchia cara prescrizione, che può maturare anche in grado di appello e in Cassazione, facendo finire a tarallucci e vino anche quei processi per cui lo Stato è arrivato a dare una risposta di giustizia in primo grado, con buona pace delle vittime del reato, che rimangono sole nel loro dolore e abbandonate dallo Stato.

C'è in atto un'opera di vera e propria restaurazione. Volete cancellare quanto realizzato negli anni in cui il MoVimento 5 Stelle è stato al Governo, lo abbiamo compreso. Ma ciò che rattrista profondamente è che così facendo non farete una ripicca al MoVimento 5 Stelle, ma un danno irreparabile al Paese, condannandolo a tornare indietro in quell'immobilismo che avvantaggia pochi privilegiati, in quelle logiche che ne avevano impedito lo sviluppo. Noi guardavamo al futuro e avevamo posto le fondamenta per costruire il futuro del nostro Paese, un futuro in cui l'Italia sarebbe stata modello nel mondo per la lotta a mafia e corruzione. Voi state picconando quelle fondamenta e così avrete la responsabilità di fare crollare tutto questo e lo spiegherete alle prossime generazioni e persino ai vostri figli dovrete risponderne. Per tutti questi motivi, noi voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvio Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, mi sembra che con questo decreto forse avete provocato danni collaterali e li segnalo, perché mi sembrano interessanti, anche rispetto alla prospettiva del Governo. In altre parole, essere riusciti a ridimensionare, con un solo decreto, il primo decreto sottoposto alla giustizia, i due tecnici più autorevoli che questo Governo aveva, almeno quelli che, in qualche modo, non hanno parlato soltanto per fare polemiche: con un solo colpo, è un colpo da maestro. Il primo, ridimensionato sui primi annunci, quelli della riduzione delle intercettazioni, e il secondo, ridimensionato oggi perché, dopo aver riferito quali erano iniziative del Governo per contrastare la pericolosità di un possibile ritorno pandemico che arriva dalla Cina, ha rappresentato una strategia che è esattamente quella del Governo precedente, quella che, in qualche modo, ha preservato l'Italia dai danni. Eppure, anche lì, con una sorta di ritorno alle origini, siete stati capaci di agire in direzione esattamente ostinata e contraria rispetto al vostro autorevole Ministro della Salute.

Per questo motivo e per alcuni altri motivi, che cercherò di illustrare, è abbastanza facile dichiarare il voto contrario su questo decreto, a partire da una serie di motivazioni. È facile dichiarare il voto contrario per chi è onesto intellettualmente, per chi non ha il problema di aver assecondato le teorie no-vax, no-mask, no green pass, quelle di complottisti e negazionisti vari che, in questo Paese, passano dal manifestare contro l'euro, alla negazione del virus, alla negazione dell'effetto delle terapie antivirali, ai danni presunti dei vaccini anti-COVID, per passare poi al terrapiattismo, alla negazione dello sbarco sulla luna e ai complotti demo-pluto-giudaici sul governo mondiale dell'economia o sul debito dell'Italia, sino ad arrivare alla sostituzione della popolazione italiana con quella africana, magari pensate in Svizzera a qualche milionario annoiato. Questa è la sequenza di alcuni dei complotti che, con parole, con gesti e anche con i silenzi, avete reso possibili e assecondato nei social in questi anni di opposizione o, come altri partiti, contemporaneamente, di lotta, spesso, e di Governo, altrettanto spesso.

E ciò se guardiamo all'ultima legislatura con la Lega al Governo per oltre due terzi di legislatura, senza dimenticare che i suoi esponenti, talvolta presidenti di Commissione, hanno vissuto in quel difficile equilibrio tra affermazioni fatte e registrate nei social e nelle comparsate TV e la realtà concreta dei Governi a cui partecipavano, con grande imbarazzo per le affermazioni che, contemporaneamente, venivano fatte da parlamentari e, al contrario, da esponenti del Governo.

Insomma, è facile scegliere come votare per chi ha mantenuto una linea costante, invece di adesione al profilo scientifico, della lotta a una pandemia, inaspettata per gravità e diffusione, privi di esperienze recenti nell'affrontarla, ma confidenti nella competenza scientifica internazionale maturata nella lotta ai virus, perché niente nasce senza un grande o un lungo percorso dagli anni Novanta in poi. Perché la scienza non nasce nei social, vive di sperimentazioni, di percorsi, di condivisione delle competenze e delle ricerche. Non è facile, magari, per quelli che l'hanno negata, invece, per convinzione o per interesse, come non è facile per chi nella scienza dichiara di credere, ma, per tenere in piedi il Governo dei diversi complottisti e negazionisti, è costretto a negare se stesso nel voto al provvedimento. Certo, manda i suoi segnali, come nella Commissione giustizia al Senato, come nelle dichiarazioni di qualche ora fa, oppure nel voto del suo capogruppo nello stesso ramo del Parlamento, ma sono inutili, però, nel concreto della politica del Governo a cui partecipate, se non per lavarvi la coscienza.

La realtà è che state votando sì, state votando per far rientrare e avete già fatto rientrare in corsia e negli ambulatori medici che non hanno adempiuto all'obbligo della vaccinazione, non si sono vaccinati e né, certamente, hanno consigliato la vaccinazione ai propri pazienti. Avete fatto rientrare in questi mesi, in questi due mesi, in ospedale, nei reparti di lungodegenza, nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, infermieri, tecnici di radiologia, ostetriche, operatori sociosanitari, quelli che si occupano delle persone quando stanno male oppure dei nostri anziani, con un colpo di spugna che non sarà senza conseguenze, in primo luogo, sulla credibilità delle Istituzioni. Perché quale credibilità ha un Governo che, oggi, per bocca della Presidente Meloni, solo poche ore fa, dice che il decreto Rave è un segnale per chi viola la legge? Scusi, Presidente, ma quale parte del decreto è questa? Quella che sanziona con 6 anni di prigione - così si possono fare le intercettazioni - chi organizza un raduno musicale o la parte che cancella l'obbligo e la sanzione a chi era obbligato a vaccinarsi per professione e non ha rispettato la legge? E, ancora, “è finita l'Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola”: così ha affermato la vostra Presidente del Consiglio, la nostra Presidente del Consiglio. Un esempio fattuale di doppiopesismo: non vedere chi viola le regole, cancellandole per non applicarle e, insieme, annunciare che si applicheranno finalmente. Ecco, solo per fare un esempio: se la Presidente Meloni fosse stata Presidente degli Stati Uniti negli anni Settanta avrebbe mandato in prigione gli organizzatori di Woodstock e, magari, accolto alla Casa Bianca i disertori del sistema sanitario americano.

Quale credibilità avrà il Governo quando imporrà - e potrà capitare - obblighi per la salute pubblica nei confronti di chi ha aderito alle indicazioni di legge, condividendo la necessità di un obbligo in ragione della tutela della salute dei più deboli, in un contesto di cura, in particolare, negli ospedali e ora si ritrova i propri colleghi che hanno anteposto se stessi e il loro egoismo, che hanno tradito il giuramento di Ippocrate o gli indirizzi dei propri ordini professionali o le società scientifiche? Con quale sicurezza personale e verso i propri pazienti stanno riprendendo in queste settimane a lavorare fianco a fianco nei reparti? E questo mentre ancora non conosciamo il comportamento del virus nella stagione invernale, confidenti nell'attenuazione degli effetti della variante nel periodo estivo e autunnale. Cosa potrà dire di credibile questo Governo, d'ora in poi, ai medici che hanno visto morire 379 colleghi - a qualche settimana fa -, la maggior parte medici di medicina generale, nell'espletamento del proprio dovere, in due anni di pandemia oppure anche agli infermieri, che hanno perso quasi 100 colleghi? Quale credibilità, nelle sue prossime decisioni, avrà un Governo che ha un Sottosegretario, se non sbaglio per la giustizia - adesso non ricordo bene -, che, alla sua prima uscita pubblica televisiva, pone in dubbio il rapporto dell'Istituto superiore di sanità, quello che si intitola “Infezioni da SARS-CoV-2, ricoveri e decessi associati a COVID-19 direttamente evitati dalla vaccinazione”, e afferma che non c'è controprova sull'efficacia dei vaccini, come chi confronta studi scientifici pubblicati nelle maggiori riviste indicizzate con revisori scientifici a controllare le procedure e ripetibilità, con articoli sul web firmati magari - quando va bene - da qualche gruppo di medici? Sì, il rapporto dell'Istituto Superiore Sanità dice così: direttamente evitati dalla vaccinazione. Perché sono 150 mila morti evitati in un anno dal gennaio 2021 al gennaio 2022, 55 mila ricoveri in terapia intensiva. Proprio oggi al Senato il rappresentante di Fratelli d'Italia ha detto, affermando questa cifra, che in Italia sono morti più persone di tutti i Paesi dell'Occidente. Falso, falso, perché sono morti purtroppo molto di più in Gran Bretagna, sono molti di più negli Stati Uniti e anche quando si fa riferimento ai casi di decesso ogni 100 mila abitanti l'Italia è superata largamente da diversi Paesi, per esempio l'Ungheria, la Romania, ovvero quelli dove la vaccinazione e sotto il 60 per cento e sotto il 40 per cento addirittura. Ecco siete ancora affezionati a lisciare il pelo ai no-vax, tra l'altro il rapporto dell'istituto - vado a concludere, saltando molte parti che avrei potuto in qualche modo rappresentare - dice anche che ci sono molti danni collaterali che si sono potuti evitare grazie alla vaccinazione. Ecco perché è quanto mai sbagliato togliere l'obbligo vaccinale per i sanitari, lo ha ribadito il 2 dicembre anche la Corte costituzionale, ed è sbagliato giuridicamente, scientificamente, moralmente, perché la libertà individuale in una comunità ha dei limiti, finisce dove iniziano i diritti del prossimo. In particolare per un medico che sceglie di dedicare la propria vita ai pazienti e nel sistema pubblico lo fa per vocazione, non per reddito. Ed è sbagliato ridurre le protezioni negli ambienti sanitari, infatti oggi avete detto che vanno reintrodotte per l'attenzione dei più fragili. Ed è sbagliato dire “si rivolgano al proprio medico”, se non hai costruito un percorso credibile, comunicato e condiviso. È sbagliato considerare archiviata la vigilanza sulla pandemia, perché non è ancora sconfitta. Ed è sbagliato non mantenere vigile una macchina dell'emergenza e derubricarla come invece l'insieme delle decisioni di questo decreto, confuso e disordinato, fa.

Ecco da questa vicenda cinese di queste ore dobbiamo imparare delle cose, dobbiamo imparare che non esiste un modo originale per affrontare una sfida sanitaria e scientifica, esiste un modello condiviso che diventa giusto per l'esperienza che si fa e sbagliato quando è sconfitto dalla pratica sperimentale pubblica. Qui la mia preghiera, e concludo, il motivo del mio voto sta in questo: non mettiamo, non mettete, il nostro Paese dalla parte sbagliata delle scelte scientifiche, dalla parte imprudente e ragionevole, proseguiamo nel fare bene ciò che fanno i migliori, e tra i migliori il nostro Paese c'è ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, quando si comincia un'attività, quando si comincia una nuova scuola, quando si comincia un nuovo lavoro, quando si comincia un nuovo Governo, bisogna avere anche un pizzico di fortuna. Una fortuna che a voi manca perché mentre avete pensato nel primo provvedimento utile di lanciare un manifesto nei confronti di quei settori sociali ai quali durante la pandemia avevate un po' strizzato l'occhio o con i quali avevate flirtato, e cioè il mondo dei no-vax, proprio mentre voi facevate questa operazione, tanto da inserire dentro questo provvedimento delle iniziative discutibili - infatti si prevede il reintegro dei medici sanitari sospesi perché avevano rifiutato di vaccinarsi contro il COVID, è stato approvato un emendamento dei Fratelli d'Italia che ha abolito l'obbligo di presentare il green pass per entrare negli ospedali e nelle residenze sanitarie, si è abolito il tampone di uscita dall'isolamento per i positivi finora obbligatorio e da eseguire almeno dopo cinque giorni - è ricominciata, ahinoi, una nuova ondata di pandemia.

Sì, ci vuole un po' di fortuna, ma a volte la fortuna bisogna anche cercarla, perché forse in questo provvedimento, invece di inserire queste norme che vanno a parlare a una parte minoritaria della società con la quale appunto voi avete dialogato, della quale avete cercato i consensi, avreste forse fatto meglio a trovare qualche risorsa per potenziare i nostri ospedali, per fare in modo che la medicina del territorio forse ancor più potenziata, per fare in modo cioè che il nostro Paese fosse maggiormente pronto ad affrontare un prevedibile ritorno della pandemia come sta accadendo.

Credo che questo sia stato un grave errore dovuto a cosa? Al fatto che questo Governo è talmente ossessionato da voler rappresentare l'ideologia della destra, così come emerge anche dalle dichiarazioni di ieri in conferenza stampa della Presidente Meloni, da perdere di vista i problemi del Paese, da perdere di vista quello che sta accadendo in Europa, nel pianeta.

Non ci voleva un grande scienziato nel capire e nel vedere quello che accadeva in Cina, dove c'erano decine e decine di milioni di contagiati al giorno, ma semplicemente il fatto di voler rappresentare se stessi, con orgoglio il proprio, essere dimenticando di analizzare e di vedere quello che accade nel Paese, ecco questo è il grande difetto che avete dimostrato.

Perciò la fortuna vi è mancata, ma la fortuna bisogna cercarsela. Come per esempio nel caso del Ministro Piantedosi, il Ministro eterodiretto da chi si dovrebbe occupare, come dice lui, di ponti, di ferrovie, di strade e di grandi impianti, cosa di cui in realtà non si occupa, invece si occupa di dare indicazione al Ministro Piantedosi. Ha portato due provvedimenti in Consiglio dei ministri: quello di cui stiamo parlando, che è un provvedimento che fa acqua da tutte le parti, anche perché il testo che fu presentato al Consiglio dei ministri è stato emendato all'interno della stessa maggioranza prima di tutto e i cui risultati li stiamo vedendo in questi giorni di discussione. Ne ha portato un altro ieri che è quello sulla sicurezza che è entrato in Consiglio di dei ministri con l'obiettivo di affrontare il contrasto al terrorismo, alla violenza contro le donne, le baby-gang e altri fenomeni criminali, e invece si è ridotto solo ad affrontare l'azione delle ONG nel Mediterraneo. Anche qui una presa di posizione totalmente ideologica perché credo che tutti i colleghi sanno che i migranti che approdano nel nostro Paese solo per il 16 per cento arrivano dalle imbarcazioni delle ONG.

Quindi ancora una volta: è questo il principale problema del Paese? Con una un Paese che sta vivendo una crisi drammatica, con gli occupati che sono sempre più in difficoltà, grazie anche alle scelte che avete preso nella finanziaria, con i giovani che non trovano occupazione, con l'inflazione galoppante che sta massacrando le famiglie del nostro Paese, con le imprese che non riescono più a trovare le risorse per poter fronteggiare la crisi energetica, il grande problema del vostro Governo è ancora una volta fare una scelta del tutto ideologica.

Guardate la vicenda dei rave party è un'altra delle questioni che voi dovete affrontare con un pochettino più di approfondimento. Voi sapete, lo sapete meglio di me, cosa recita l'articolo 633 del codice penale: chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da uno a tre anni e con una multa da 103 euro a 1.032 euro.

Invece, il nuovo articolo 633-bis aggiunge sostanzialmente che, se l'occupazione è al fine di realizzare un raduno musicale, si passa da 3 a 6 anni e a una multa da mille a 10 mila euro: la differenza tra prima e dopo è il raduno per fini musicali. Ne deduco che, se occupo quel terreno o quell'edificio per esercitarmi abusivamente al tiro delle armi o se invece lo voglio trasformare in una base per fare qualunque attività illegale, la fattispecie mi punisce unicamente da uno a tre anni; se, invece, ci voglio fare la musica, passiamo da tre a sei anni. Ma vi rendete conto che questo, prima di essere drammatico, è ridicolo? State prendendo un provvedimento ridicolo nei confronti del Paese, anche perché piuttosto che prevedere queste pene così severe, un Governo che effettivamente vuole dire essere diverso o vuole, diciamo così, quantomeno capire quello che sta accadendo nel Paese, si dovrebbe domandare perché tanti giovani e tanti giovani vanno a questi concerti.

Perché ci vanno? Ci sarà una ragione, Presidente. Ci deve essere una ragione per cui i giovani vanno a questi concerti. Non vi interrogate, non ci pensate nemmeno, pensate semplicemente di metterli in galera. È quello che accade nelle galere, soprattutto quelle dei minori, lo abbiamo visto qualche giorno fa al Beccaria, con il cappellano, di cui non ricordo in questo momento il nome, che ha detto espressamente che la detenzione è l'ultima soluzione per affrontare questo tipo di disagio giovanile.

Voi con il primo provvedimento pensate di prevedere delle pene abnormi. La Presidente Meloni proprio ieri ha ribadito per l'ennesima volta che è necessario limitare l'uso delle intercettazioni, ma voi, nel primo provvedimento, le aumentate, voi volete intercettare i telefoni dei ragazzi di 16-17-18 anni. Ciò, ancora una volta, prima che drammatico è ridicolo. Vi dovete rendere conto di questa difficoltà. Capisco che governare è un'arte difficile, però è pure importante il fatto che bisogna pure esercitarsi a quest'arte con un pochino più di maestria, con un pochino più di capacità di saper interpretare i problemi dei cittadini e delle cittadine.

Sono preoccupato di quello che sta accadendo nel Paese e sono preoccupato dell'avvio del vostro Governo; sembra che il tratto saliente di questo vostro Governo sia un po' la schizofrenia: il Ministro Nordio dice una cosa sulla giustizia, voi ne praticate un'altra; la Presidente Meloni dice che bisogna ridurre le intercettazioni e voi le aumentate; rifiutate qualunque capacità di riforma di questo provvedimento in materia di COVID e il Ministro invece va in una direzione opposta. La schizofrenia, secondo me, è il tratto saliente di questo Governo. Questo Governo ha bisogno - da qui la mia preoccupazione - di una mano ferma, di un Governo vero che abbia idee chiare.

Voglio terminare, Presidente, citando una frase: essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro. Questa è una citazione di Bob Dylan, premio Nobel per la letteratura 2016. I giovani ribelli, cantanti degli anni Sessanta, hanno vinto il premio Nobel, magari anche i giovani che oggi si esercitano nella musica, nei rave party un domani potranno fare altrettanto, apprezzateli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il decreto-legge che stiamo esaminando è il primo emanato dal Governo Meloni. Un decreto con cui il Governo Meloni e la maggioranza che lo sostiene fanno finalmente cadere quella maschera di ipocrisia con cui si sono finora coperti, disvelando a tutti il vero volto e la loro reale idea di giustizia.

Una giustizia, la vostra, che permette alle grandi reti corruttive di agire indisturbate, che allarga le maglie e distrugge i principali strumenti di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Una giustizia che non rende più conveniente la collaborazione e che anzi apre le porte e avvantaggia i mafiosi che non collaborano con la giustizia. Un provvedimento questo con cui il nostro Paese viene condannato a fare - e purtroppo farà - un pericolosissimo passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione e ciò per una serie di ragioni.

In primo luogo, come dicevo, questo è un provvedimento che disincentiva fortemente la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi; sono stati, infatti, introdotti una serie di meccanismi normativi che sortiscono l'effetto paradossale di riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento peggiore dei condannati che invece decidono di non collaborare. In questo modo, è chiaro Presidente che si fa venire meno la motivazione e la convenienza a collaborare. Basti pensare che ai condannati che collaborano con la giustizia è imposto l'obbligo di specificare dettagliatamente tutto il proprio patrimonio, anche e soprattutto il patrimonio occulto, che viene immediatamente sequestrato e poi confiscato. Non solo, in caso di dichiarazioni mendaci sulle componenti del proprio patrimonio la normativa prevede per i collaboratori di giustizia la revoca del programma di protezione e la revoca dei benefici penitenziari concessi. Nulla di tutto questo è, invece, previsto per i condannati che non collaborano con la giustizia. Allora perché mai un condannato dovrebbe decidere di collaborare con la giustizia? Perché mai un condannato dovrebbe decidere di aiutare lo Stato esponendo se stesso ad una serie di controlli ed anche ad una serie di pericoli se poi viene trattato in maniera addirittura peggiore rispetto a quei condannati che restano omertosi e che si rifiutano di aiutare lo Stato e i cittadini onesti? Rendendo non più conveniente la collaborazione con la giustizia non solo scardinate uno strumento essenziale nella lotta alle mafie, ma lanciate un chiaro segnale di debolezza per non dire di indulgenza nei confronti delle mafie, a cui basterà armarsi di pazienza e attendere per vedere sempre più depotenziato il regime ostativo e soprattutto lanciate alle mafie un ulteriore messaggio ancora più allarmante: è meglio serbare il silenzio ed essere omertosi piuttosto che collaborare con la giustizia. Per noi, Presidente, questo e questo messaggio è assolutamente inaccettabile.

Non solo, vi siete spinti anche molto oltre. Con un colpo di mano nel corso dell'esame del provvedimento al Senato avete approvato un emendamento che esclude dal regime ostativo i più gravi reati contro la pubblica amministrazione, consentendo così ai condannati per gravi reati di corruzione di accedere ai benefici penitenziari allo stesso modo dei condannati per reati comuni. Una decisione scellerata che aggredisce e indebolisce una legge - la Spazzacorrotti - voluta proprio per combattere e scardinare le reti corruttive che inquinano l'economia legale, alterano il mercato e la concorrenza, sottraggono e drenano risorse dall'economia legale. Sottrarre al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione significa ammettere che possono accedere ai benefici penitenziari i componenti di quelle grandi reti corruttive senza che essi abbiano mai collaborato con la giustizia, senza che abbiano mai fatto i nomi dei loro complici e i nomi dei pubblici ufficiali infedeli, senza che abbiano interrotto i loro rapporti con le organizzazioni criminali di riferimento. Tutto ciò per noi è assolutamente vergognoso e inaccettabile.

Sottraendo al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione si spiana la strada alle grandi reti corruttive e si consegnano nelle loro mani le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Governo e la maggioranza equiparano i gravi reati contro la pubblica amministrazione ai reati ordinari, evidentemente facendo finta di non sapere che mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia. Che mafia e corruzione siano due poli di uno stesso meccanismo a tenaglia capace di inquinare profondamente l'apparato e le istituzioni politico-amministrative ci è stato confermato da tutti gli auditi che abbiamo ascoltato in Commissione giustizia. E questo perché ad una mafia più aggressiva, più propensa all'uso della violenza, è subentrata una mafia più affarista, una mafia che adotta una strategia diversa basata su metodi per così dire alternativi. Oggi le mafie prediligono lo sviluppo di relazioni con operatori economici ed esponenti delle pubbliche amministrazioni ed affiancano al metodo intimidatorio tradizionale un altro metodo meno appariscente ma spesso più conveniente e più subdolo, quello corruttivo.

La corruzione, infatti, genera reciproche relazioni di dare ed avere, nelle quali entrambe le parti perseguono un vantaggio e quindi ben difficilmente una delle parti dell'accordo avrà interesse a disvelarlo. È allora chiaro che, senza il timore di ricadere nel regime ostativo, perché mai i protagonisti di un accordo corruttivo dovrebbero collaborare e consentire di smascherare i grandi intrecci corruttivi che hanno alle spalle? Il messaggio che state lanciando alle mafie e alle grandi reti di cui le mafie si servono è chiaro e forte: state dicendo apertamente alle mafie di abbandonare i reati violenti e le estorsioni e di indirizzare tutta la loro attività verso reati diversi, verso ipotesi corruttive, verso appalti truccati, favoritismi di ogni genere, consapevoli che tali ipotesi delittuose, ben più subdole, sono ormai fuori dal regime ostativo.

Allora, Presidente, il motto “ordine e sicurezza”, che è stato sbandierato da una parte della maggioranza, a chi si riferisce esattamente e in che cosa consiste? Perché con questo provvedimento quello che c'è di certo è la sicurezza, per le mafie e per le grandi reti corruttive, di poter agire indisturbate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è l'unica sicurezza che abbiamo. State smantellando, pezzo dopo pezzo, tutti gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione e lo state facendo proprio nell'anno in cui ricorrono i trent'anni dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Ma ancora non vi siete fermati qui, perché avete accolto favorevolmente un ordine del giorno con cui volete cancellare il regime della prescrizione inserito dalla legge Spazzacorrotti, che prevedeva l'interruzione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Ebbene, in questo modo infliggete un altro colpo mortale alla giustizia e al senso di giustizia che uno Stato deve infondere nei propri cittadini onesti. In questo modo manderete al macero migliaia di procedimenti e di processi, non solo mandando in fumo le risorse economiche che lo Stato ha impiegato in termini di indagini e di udienze, ma, soprattutto, mandate un messaggio chiaro di sostanziale impunità e di denegata giustizia per i cittadini onesti. Non solo: modificare il regime della prescrizione significa infliggere una nuova grande ferita alle vittime dei reati e ai loro familiari.

A questo proposito, Presidente, voglio ricordare una vicenda, in particolare: l'8 gennaio 2021 la Corte di cassazione ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009, quella strage che ha portato a 32 morti. Ebbene, quando abbiamo letto la sentenza tutti abbiamo avuto la stessa sensazione, quella di una profonda ingiustizia. E quando dico tutti intendo proprio tutti. Vergogna! Trentadue morti senza giustizia da troppi anni. “Un abbraccio alle famiglie e a tutta la comunità viareggina”. Matteo Salvini leader della Lega. “Non è assolutamente pensabile che, nel nostro Paese, stragi come quella di Viareggio e molte altre che non hanno avuto una risposta, continuino ad essere abbandonate nell'oblio”. Massimo Mallegni, senatore di Forza Italia. “Sono pronto ad attivarmi fin da subito, congiuntamente anche con altri parlamentari, affinché questa vergogna che si protrae da anni abbia finalmente fine e si ottenga giustizia per le trentadue vittime innocenti e per i loro familiari”. Riccardo Zucconi di Fratelli d'Italia.

Ebbene, Presidente, ora, voi della maggioranza cosa dite ai familiari di quelle vittime? Come spiegate loro che le vostre erano solo parole di circostanza e che, invece, nei fatti ambiti a fare tutt'altro? Per noi del MoVimento 5 Stelle il processo deve essere equo e garantista, ma alla fine dovrà esserci sempre un accertamento dei fatti e dei responsabili: questa è la ragione per cui abbiamo inserito e difenderemo con tutte le nostre forze una norma, quella sulla prescrizione, che riteniamo sia una norma di giustizia. Smantellando la legge Spazzacorrotti e anche la prescrizione, Presidente, questa maggioranza non fa, ripeto, un torto al MoVimento 5 Stelle, ma fa un torto ai cittadini e alle imprese oneste. Fate un torto all'Italia intera, perché date un colpo mortale alla legalità di questo Paese e spalancate le braccia alle organizzazioni criminali, spalancate le braccia a corrotti e corruttori. Di questo dovete rispondere dinanzi all'intero Paese. Ovviamente, Presidente, per tutti questi motivi annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vincenzo Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie per la conduzione salda di questa ricca discussione. Mi permetterà, innanzitutto, di mettere all'ordine del giorno una posizione del Partito Democratico rispetto al richiamo che ha ricevuto l'ambasciatore italiano a Teheran. Utilizzo questi minuti proprio per significare da parte nostra, del gruppo, una solidarietà all'ambasciatore, ai funzionari della Farnesina e al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, perché crediamo che questo atto sia conseguente anche a una posizione molto forte che ha tenuto il Parlamento.

Vedo qui un collega di Fratelli d'Italia membro della Commissione affari esteri. Noi come Commissione affari esteri abbiamo approvato una mozione in maniera unitaria per condannare le repressioni delle espressioni dei diritti di libertà e della forte richiesta di porre fine a un regime che dal 1979 sta stringendo quel Paese. Vorrei lasciarlo agli atti, perché credo che in questa giornata convulsa, con tante novità, questo sia un punto significativo. Se poi guardiamo anche nel contesto del dibattito che stiamo avendo – mi rivolgo anche al gentile membro del Governo qui presente – è evidente che potremmo fare una riflessione su un contesto più generale, su cui l'azione del Governo, legittimata dal voto popolare, ovviamente si confronta in quest'Aula. Quando si parla di Iran si parla di un contesto internazionale, perché l'elemento sovranazionale ordina anche le scelte del Governo, nella disposizione non solo della politica estera, ma anche della politica interna, dell'interesse nazionale e anche di quelle che sono le predisposizioni, quando si organizzano decreti di emergenza e di urgenza come quello che stiamo prendendo in considerazione, che è stato il primo decreto del Governo della Presidente Meloni. Lo dico perché è evidente che noi stiamo discutendo di scelte economiche, di scelte di indirizzo dell'interesse nazionale, che sono legate a due grandi fenomeni: il primo è la guerra in Ucraina, su cui c'è una posizione largamente unitaria di questo Parlamento e, soprattutto, degli effetti ancora non definiti di una pandemia che ha sconvolto il quadro internazionale degli ultimi due anni, che ha cambiato il processo di globalizzazione dell'economia, delle catene di valore e delle catene di distribuzione, che ancora oggi è sotto un grande punto interrogativo. A me ha fatto molto piacere ascoltare oggi alcune considerazioni del Ministro della Salute, perché di fronte a quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni – e qui faccio riferimento a un aspetto di questo decreto che noi contestiamo – il criterio di precauzione, il criterio di rapportarsi all'opinione pubblica italiana in una maniera non dico saggia, ma molto determinata e anche consapevole delle difficoltà, non è un elemento di critica solo per far sì che questo decreto cambi, ma perché l'atteggiamento che noi dobbiamo avere è fortemente indicato non solo dal dibattito di quest'Aula parlamentare, ma da fenomeni globali che sono ancora in via di configurazione. Lo dico senza aver paura dei rimbrotti di qualcuno, ma quello che è avvenuto negli ultimi tre anni non è un elemento su cui si possa fare distinzione di partito o di parte, perché sono avvenimenti della storia, dei tornanti della storia così alti e così difficili, su cui il criterio di precauzione e anche il dubbio – che ovviamente si lega alla scienza – è qualcosa di fortemente indicativo. Parlavo di Iran, di Ucraina e di Cina: noi abbiamo vissuto, in questi tre anni, una spaventosa difficoltà degli organismi internazionali.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato una delle prove peggiori nella storia della costruzione dell'architettura sovranazionale di targa ONU, perché quello che è avvenuto e che sta ancora avvenendo in Cina è qualcosa di cui noi non abbiamo nemmeno i caratteri, i temi, i numeri. La difficoltà nell'approcciare una pandemia globale sta anche nel senso di trasparenza e verità. Si combatte una pandemia con la trasparenza e la verità e quello che dobbiamo gestire in questo Paese in un percorso così complicato è anche relativo a questo. C'è questo elemento del decreto che, nelle parole del Ministro della Sanità, trova una contraddizione, ma non perché vogliamo avvantaggiarci di una sapiente opposizione, ma perché è la realtà che ci costringe, su alcuni grandi temi di questo Paese, a non dividerci tra destra e sinistra, perché è l'interesse nazionale, è l'interesse alla protezione dei nostri cittadini e dei diritti dei nostri cittadini che, soprattutto dinanzi ad alcuni eventi (nelle prossime ore, vedrete, ne parlano i media, ne parla l'opinione pubblica), si potrebbero trovare in una grande difficoltà. Quindi, l'onestà del Ministro va in contraddizione con una scelta fatta di emergenza, che è frutto di una lunga campagna politica e che, dinanzi alla realtà, non ha più senso.

Cari amici della maggioranza, capisco che un Governo nuovo legittimato debba mostrare la sua agenda, debba dimostrare i criteri fondanti di alcune parole d'ordine, in una fase in cui la congiuntura economica non ti permette di fare scelte sbandierate in campagna elettorale, perché c'è un contesto sovranazionale, dettato dagli effetti della guerra, dettato dagli effetti della pandemia che non ti danno le risorse per fare determinate azioni. E, allora, cosa si fa, in questi casi? Si utilizza una narrativa, un'agenda, per cui, al proprio elettorato, all'opinione pubblica, si dimostra un cambiamento. E il primo decreto avviene su un evento, quello ovviamente dei fatti di Modena, del rave, quasi una rivincita - vi ricordate - sulle polemiche del rave, della Ministra Lamorgese, per dimostrare che c'è la presa forte. E dentro quel decreto si mette di tutto, si mette soprattutto una cosa che oggi – in coscienza lo sappiamo tutti quanti noi - ci pone di nuovo dinanzi allo stesso punto interrogativo: come, in un contesto sovranazionale di difficoltà, di pandemia, riusciamo a lanciare un messaggio di protezione ai nostri cittadini, ma anche di forte precauzione? Qui, non c'è nessuno che tifa per ritornare a misure restrittive. Sbaglia la Presidente a dire è costrizione: no, non è un tema di costrizione, non lo è stato negli ultimi tre anni, è stato un tema di precauzione e a coloro che, a quella precauzione, vedevano il venir meno di diritti, non solo questo è stato smentito dalla Corte costituzionale, ma era un tema che permetteva alla maggioranza ai nostri cittadini, ai più fragili, a quelli che di fronte a questi grandi questioni della storia non riescono a rispondere, un carattere di cura che un Governo deve avere e che deve avere saggiamente e deve avere con sé, saggiamente, anche il consenso dell'opposizione. Infatti, così si trasmette di fronte a fatti inconsiderati della storia alla nostra opinione pubblica un messaggio, non di speranza, ma di attraversamento, per dire andrà tutto bene; vi ricordate quello che dicevano, non i politici, ma i cittadini, i medici in prima linea e coloro che hanno pagato anche con la vita? Il mio messaggio nel contestare questo decreto è: guardiamo l'essenza. Sui rave, andiamo in una fattispecie giuridica che era già ampiamente normata dall'articolo 633, che va in contraddizione con l'articolo 17 della Costituzione, una forzatura per cercare di dimostrare che questo nuovo Ministero dell'Interno non è lassista, come quello di prima, ma si interviene, e si interviene con una fattispecie che la stessa maggioranza ha cambiato; però c'è il rischio, ovviamente, di costruire una fattispecie giuridica che non regge all'evenienza e all'evidenza. Allo stesso tempo, mi permetto anche di sottolineare la disomogeneità: ci sono sentenze della Corte costituzionale sui decreti e su come vengono composti; anche questa fattispecie, oggi, è la realtà principale del dibattito pubblico italiano, cioè come ci troviamo dinanzi a quello che sta succedendo in una maniera che porti il nostro Paese a rispondere in maniera saggia. Il Ministro ha attivato il coordinamento europeo, ha fatto bene, questa è la risposta che bisogna dare, ovviamente, perché sappiamo che i voli che stanno arrivando, soprattutto dalla Cina verso l'Italia, non sono solo viaggi diretti, ma sono anche di tratte secondarie. Serve il coordinamento europeo. Insisto, servono beni pubblici europei.

E in questi beni pubblici europei c'è l'energia, c'è la sanità, ci sono elementi di protezione della nostra comunità che, anche qui, in questo Paese, meriterebbero un'attenzione. Siamo in una fase, ovviamente, parlamentare di confronto netto, di confronto stretto e anche di confronto abbastanza arduo, ma il mio pacato suggerimento ai membri del Governo e ai membri della maggioranza è: attenzione a non dividerci su cose che ci devono unire, perché ci sono beni pubblici di questo Paese, come la sanità, la protezione dei cittadini, e chiudo, il tema della costruzione, anche di una fuoriuscita da alcune crisi, che non sono solo di natura nazionale, che meriterebbero la costruzione di un'agenda non solo relativa a messaggi che si danno al proprio elettorato. La forza di qualsiasi maggioranza non è convincere i suoi, ma è convincere tutti che si sta facendo del bene al Paese.

La forza di una maggioranza che è nata dalle elezioni non è convincere e dare messaggi che richiamano i messaggi essenziali della campagna elettorale, ma paradossalmente è proprio convincere gli altri, cioè convincere che si fa l'interesse nazionale, che non è mai di parte. E me lo permetta, in chiusura, anche questo decreto Sicurezza che è arrivato adesso, due ore fa, l'altro giorno, è un tema relativo alla storia del nostro continente, a quello che bisogna fare in Europa per far sì che il tema dei flussi sia gestito. Lo dico perché spesso la narrativa che parla a una parte non è essenziale a difendere l'interesse nazionale, quando siamo dinanzi a un contesto in cui tutti siamo chiamati a unirci e non a dividerci per uno spirito di parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, anch'io intervengo in quest'Aula per dichiarazione di voto e per esprimere il mio voto contrario. Un voto contrario con piena, pienissima convinzione, di quello che, ai fini della cronaca, è ormai noto come il decreto rave, che però, in realtà - è emerso dal dibattito lungo che sta avvenendo in queste ore - con i rave party ha veramente poco a che fare.

Devo confessare che quando ho iniziato a leggere le prime agenzie di stampa, le prime notizie rispetto a questo decreto-legge, per qualche istante - pochi, devo essere sincera, pochissimi - pensavo di avere interpretato male il senso di questo decreto.

Cioè, avevo pensato di avere capito male io, anche perché, lo sappiamo, spesso le agenzie tendono magari a semplificare i messaggi, e quindi poteva anche essere plausibile. Invece, questo istante è durato veramente pochissimo, forse anche meno di un istante, perché non solo avete oggettivamente scritto un obbrobrio, perché di questo si tratta (ma ci tornerò) ma anche perché, durante l'iter, durante le discussioni, durante gli interventi in Aula che ci sono stati siete riusciti addirittura a far capire che questo decreto è molto peggio di quello che avevate immaginato e partorito all'inizio. Per non parlare, ovviamente, di quel famoso blitz, che è stato ampiamente raccontato, in Commissione, con cui avete reso questo obbrobrio un qualcosa che è ancora peggio di un obbrobrio. Ed è stata un'impresa ardua, ma vi faccio i complimenti perché ci siete riusciti, perché, colleghi e colleghe, quello che ci apprestiamo a votare nelle prossime ore - speriamo ancora di convincervi vivamente a non votare questo provvedimento -, come ho avuto modo di dire anche la scorsa notte, è un obbrobrio da due punti di vista.

Sicuramente, dal punto di vista giuridico. Non sono un tecnico in materia, per cui non spetta a me, certamente, entrare nel dettaglio; lo hanno fatto i colleghi e le colleghe della nostra Commissione giustizia, che ringrazio per lo splendido lavoro dettagliato che hanno fatto, ma devo dire che anche una non addetta ai lavori capisce benissimo che è un obbrobrio giuridico. Ma quello di cui vorrei parlare nuovamente oggi in quest'Aula - ed è il motivo per cui non voglio votare e non voterò certamente questo decreto - è il fatto che questo è un obbrobrio, e ci tengo che rimanga agli atti, dal punto di vista valoriale.

Quando una maggioranza o un Governo porta in Aula un obbrobrio dal punto di vista valoriale, francamente non voglio essere vostra complice. Non voglio essere complice di questo provvedimento per almeno tre motivazioni. Potrei dirne tante altre, ma, purtroppo, ho solo dieci minuti, e quindi ne potrò dire solamente tre.

Innanzitutto, non voglio essere complice di quello che è fumo negli occhi dei cittadini, perché questo Governo ha usato questa fantomatica emergenza rave per in realtà distrarre i cittadini dai veri problemi, a cui non ha trovato una soluzione in questi mesi. Guardate, ho fatto la sindaca e so bene che è impensabile immaginare nei primi mesi di Governo di poter risolvere tutti i problemi della propria città o del proprio Paese, quindi, so benissimo quanto sia complesso, però è palese che questo fumo negli occhi serve a nascondere quelle divisioni interne che ci sono nella vostra maggioranza e la totale mancanza di uno straccio di accordo politico sulle scelte, per non parlare della visione di futuro che francamente non c'è, ma di questo abbiamo già discusso ampiamente nella manovra.

Divisioni come quella che abbiamo visto su Opzione donna, sullo scostamento rispetto al bilancio per dare risposte sul caro bollette, sulla politica internazionale, su cui dovremmo aprire ore e ore di discussione, sull'energia, sulle pensioni. Insomma, ci sono divergenze evidenti.

E allora vedete, colleghi e colleghe, usare il rave di Modena come pretesto per far partire una propaganda da sbandierare come identitaria e coprire la vostra incapacità cronica di rispondere in modo concorde ai cittadini sulla mancanza del lavoro, sul caro vita e sulla sicurezza, sapete cos'è? Per me è semplicemente meschino. Allora, diciamocelo, le norme per affrontare i rave party ci sono già, non lo dico io, lo dicono i fatti. Il rave di Modena è stato risolto senza questa norma e sapete cosa è ancora più meschino? È ancor più meschino usare un tema così sentito dai cittadini e cittadine, come il tema della sicurezza, per fare propaganda, perché i cittadini oggi giustamente chiedono a chiunque rappresenti le istituzioni di avere una risposta su un tema così importante come la sicurezza, reale e percepita.

Non so voi in che Paese viviate, sinceramente, ma nel Paese in cui vivo io, cioè in Italia e nella mia città, Torino, a me i cittadini non hanno mai chiesto, non hanno mai detto che sentivano un'emergenza sui rave party. Sapete cosa mi chiedevano? Mi chiedevano di garantire un'adeguata presenza di Forze dell'ordine sul territorio, perché ce ne sono troppo poche; di risolvere l'annosa questione dei campi rom; di intervenire sulle occupazioni abusive e irrisolte da anni, rafforzando politiche come il Fondo Salva Stati che, invece, voi non avete voluto rafforzare con la manovra finanziaria. Mi chiedevano, perché in uno Stato, che dovrebbe essere presente e che dovrebbe essere capace di dare risposte ai cittadini che vivono spesso nelle nostre periferie esistenziali e non fisiche - esistono periferie anche a pochi metri dal centro delle nostre città -, perché in quelle periferie accade che le forze dell'ordine - che ringrazio, fanno sforzi enormi, con retate e interventi - e 24 ore dopo quegli spacciatori che sono stati arrestati sono di nuovo lì! Pensate al senso di impotenza che vive un cittadino, quando vede una situazione di questo tipo.

Allora, quando si parla di sicurezza, i cittadini ci chiedono anche di prevenire, perché la sicurezza non è solo repressione, la sicurezza è soprattutto prevenzione: e, allora, le politiche sociali, e, allora, interventi per i più fragili, ma anche di questo abbiamo ampiamente discusso; non capiamo perché questo Governo, invece di rafforzare le politiche sociali, decida di smantellare quelle protezioni sociali che già esistono, come il reddito di cittadinanza, e francamente da un Ministro che ho visto all'opera come prefetto e che conosce queste dinamiche, francamente non riesco a capire come abbia potuto partorire un intervento, un decreto legge scritto male, strumentale che introduce pene sproporzionate, poiché incoerenti con l'attuale impianto del codice penale e che prevede l'uso di intercettazioni per questo nuovo reato inutile, nello stesso momento in cui il Governo invece, mi è stato detto, è intenzionato a indebolire l'uso di intercettazioni per reati ben più gravi.

Quindi non voglio essere complice di questo. Ma io non voglio neanche essere complice - e arrivo al secondo punto - di corrotti e mafiosi. Guardate, in questo momento storico sicuramente di una cosa non abbia bisogno: non abbia bisogno di abbassare le difese del nostro Paese contro la corruzione. Lo stiamo vedendo cosa sta accadendo in Europa: girano contanti, mazzette, quelle che avete detto per anni che non si sarebbe più visto, perché non si usavano i contanti per corrompere. Le stiamo vedendo queste cose. E cosa fa questo Governo? Abbassa le difese immunitarie.

Questo Paese ha già immesso 200 miliardi di risorse economiche tramite il PNRR, un'iniezione mai vista, e voi cosa fate? Riducete le barriere di protezione rispetto a reati - i più gravi - contro la pubblica amministrazione.

Allora, avrei potuto sospettare che un Governo di centrodestra non avrebbe rafforzato gli anticorpi che noi con coraggio, insieme a chi era qui nella scorsa legislatura, abbiamo rafforzato.

Non mi aspettavo che faceste in qualche modo un passo in avanti, ma almeno lasciare quello che c'è. Almeno lasciare quello che c'è! Mai mi sarei immaginata, nemmeno nei peggiori incubi, che si potesse tornare indietro. E guardate la logica vostra è piena di contraddizioni, perché voi siete la maggioranza e il Governo che in campagna elettorale, ancora in quest'Aula, per mesi ci ha raccontato che bisognava abolire il reddito di cittadinanza perché c'erano le frodi nel reddito di cittadinanza. Allora, dal 2017 al 2021, sono emerse frodi per circa 34 miliardi. Ricordo a quest'Aula che lo 0,8 per cento si riferisce al reddito di cittadinanza, quindi sono insomma neanche 300 milioni. Lì però bisogna intervenire. Ma mazzette e appalti truccati, che valgono il 35 per cento, quindi 12 miliardi, su quello si possono chiudere gli occhi? Su quello possiamo abbassare le difese? Capite che è una contraddizione nei termini, ma anche nella sostanza. Io non voglio essere complice di chi guarda, aiuta, strizza l'occhio a corrotti e mafiosi.

Arrivo al terzo punto, io non voglio essere complice del reintegro dei medici no-vax. Degli sviluppi - ne abbiamo parlato in quest'Aula nelle ore precedenti - che il COVID-19 sta avendo in Cina, su cui ha relazionato in quest'Aula il Ministro Schillaci, dovrebbero far prestare a tutti noi il doppio dell'attenzione riguardo alla pandemia. E invece, dopo aver tagliato sulla sanità nella legge di bilancio, mentre il mondo della sanità lamenta la necessità di recuperare soldi e risorse, anche a causa degli extra costi dovuti alla pandemia per 3,8 miliardi, vi presentate anche su questo con messaggi ambigui e pericolosi.

Su un tema così delicato dovremmo essere d'accordo tutti che serve chiarezza. Oggi reintegrare i medici è un messaggio veramente dal mio punto di vista non dignitoso. Sapete perché? Qual è il messaggio che date al personale medico e sanitario, ai cittadini che magari facendo dei sacrifici e nutrendo dei dubbi hanno rispettato le regole? Come fate a mettere sullo stesso piano chi ha pensato al bene comune e chi invece, mosso dell'egoismo, non l'ha fatto? D'altro canto voi da cittadini vi mettereste nelle mani di personale medico e sanitario che non si fida della scienza? Io preferirei sapere che il dottore che mi ha in cura e che mi sta curando crede nella scienza, come preferirei ad esempio che il maestro di matematica di mia figlia credesse nei numeri, nell'algebra, nel teorema di Pitagora.

Chiudo Presidente, sto andando verso la conclusione. questa è la domanda che voglio porvi, colleghi e colleghe. Se domani - e io mi auguro di no - se domani dovrete mettere delle nuove regole magari restrittive che chiedono sacrifici, ma con quale credibilità lo farà questo Governo? Con quale credibilità guarderete negli occhi i cittadini e direte loro che devono rispettare le regole, quando avete appena chiuso gli occhi, anzi favorito, chi quelle regole non le ha rispettate?

Concludo Presidente, io davvero mi chiedo in quale Italia viva questo Governo, un'Italia in cui la priorità e fermare l'inesistente emergenza dei rave party, invece di dare risposte ai cittadini su spaccio, occupazioni abusive, pericolo di sfratti? Un'Italia in cui per aiutare la sanità pubblica si reintegra il personale no-vax, invece di mettere a disposizione risorse adeguate che puntualmente vengono tagliate? Un'Italia in cui si tende la mano a corrotti e corruttori e mafiosi, invece che schierarsi al fianco di cittadini piegati da disuguaglianza, povertà e precarietà?

Allora, ho chiuso davvero Presidente e la ringrazio della pazienza, in quale Italia vive il Governo? In quale Italia stiamo vivendo? Certamente ho una conclusione da fare, un'ultima cosa da dire, ho un'unica certezza: l'Italia in cui vive questo Governo non è l'Italia in cui vivo io (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci ritroviamo qui stanotte a dover affrontare la discussione di voto in un clima che ci ha portato a ridurci all'ultimo giorno. Gran parte di ciò è dovuto all'impreparazione di questo Governo ad affrontare la manovra di bilancio, impreparazione da un certo punto di visto tecnica, ma anche dovuta alla difficoltà di trovare la compattezza all'interno della maggioranza. Quindi questo “siamo pronti” che il Governo propagandava in campagna elettorale, alla prova dei fatti si è dimostrato non vero. Ed è per questo che ci ritroviamo qui oggi.

Un'impreparazione che si riflette anche nel modo in cui è stato concepito questo decreto, questo primo atto del Governo che ha usato la decretazione di urgenza per argomenti che, onestamente, non avevano un tema di urgenza. Perché? In questo decreto, in questo pastrocchio legislativo avete messo di tutto: contrasto ai raduni illegali, cosiddetti rave, il reintegro dei medici no-vax, del personale sanitario no-vax e il carcere ostativo. Insomma tre cose che c'entrano, l'una con l'altra, un po' come i cavoli a merenda.

Di questo pastrocchio, però, bisogna capire anche quello che finisce sui media e viene comunicato, perché alla fine di un decreto in cui avete messo di tutto sui giornali si legge solo del decreto Rave e, quindi, si parla solo di rave, come se fosse l'unico tema che c'è in questo decreto, però, in realtà, c'è tanto di più e c'è tanto di più perché il Governo ha messo tanti piccoli mondi insieme, in questo decreto. Ci si ritrova in una situazione che vuole strizzare l'occhio a tutti quei piccoli mondi che il Governo ha messo insieme durante la campagna elettorale; al di là del fatto che ciò sia o meno responsabile per il futuro dell'Italia, si deve semplicemente rendere qualcosa a tutti quei piccoli mondi che hanno aiutato in campagna elettorale. Allora, la prima cosa è strizzare l'occhio all'estrema destra, dare quell'idea dello Stato forte, militarizzato, che interviene quando qualcuno si ritrova a manifestare, ecco, insomma, reprimendo, con quest'idea di autorità, che si cerca di riportare con questo decreto, colpendo raduni illegali che, di fatto, non sono certo un'emergenza.

In questo contesto fanno anche un po' sorridere le parole della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nel discorso che ha fatto in quest'Aula, con cui ha chiesto la fiducia, ha detto che sicuramente lei non avrebbe impedito a studenti, a giovani, insomma, ai cittadini, di protestare contro il suo Governo, perché ci ha detto che lei stessa manifestava, da giovane, partecipava a manifestazioni e, quindi, avrebbe rispettato quelle che sarebbero state eventuali proteste nel dibattito, nel suo rapporto con i cittadini. Però, ecco, dopo queste parole, la prima decretazione d'urgenza è stata proprio quella di limitare la libertà di protestare, di manifestare, la libertà sostanzialmente di essere dei cittadini consapevoli della Repubblica e di poter partecipare alla vita politica di questo Paese.

Si tratta di una norma che, nei fatti, è sostanzialmente inutile. Il caso di Modena ci ha dimostrato che situazioni simili sono ben gestibili con le normative vigenti, quindi, perché questa norma, perché un bavaglio preventivo? All'inizio, un nuovo Governo comincia con un bavaglio preventivo agli italiani e alle italiane contro le misure che sa che a un certo punto questo Governo andrà a prendere, anche impopolari, per mandare avanti il Paese, allora, ecco, la prima cosa che si fa è mettere un bavaglio preventivo, appunto, per evitare proteste e, allo stesso tempo, strizzare l'occhio ai circoli dell'estrema destra. Insomma, in questa situazione, forse, almeno un minimo di coerenza si poteva conservare, almeno una parvenza per i primi mesi di Governo e, invece, ecco, subito, il bavaglio preventivo ai cittadini.

L'altro occhio che volete strizzare è quello ai no-vax; no-vax che, insomma, qualche voto lo hanno portato in campagna elettorale; allora, che si fa, non gli si dà una mancetta, una ricompensa? Quello che si può fare ovviamente, come prima cosa, è dargli il condono, perché questa è la cosa che la destra sa meglio fare ormai da decenni, ci ha insegnato che nel condono la destra è sommo maestro della politica italiana. Quindi, il condono: si condona chi non si è vaccinato, si condonano i medici, gli infermieri, tutto il personale sociosanitario delle RSA, si condona chi ha creduto nelle teorie complottiste, chi ha diffuso la disinformazione e chi, alla fine, sostanzialmente, ha contribuito anche ad aumentare il numero di morti in una situazione che era già davvero troppo critica per questo Paese.

L'Italia ha avuto la sfortuna di essere uno dei primi Paesi colpiti dal COVID. Io vivo all'estero e ho visto questa cosa dall'estero.

Come tanti italiani ho visto l'Italia essere vittima di questa pandemia, anche con un po' di pregiudizio, onestamente, all'inizio, perché il mondo si è ritrovato poco dopo come l'Italia. Però in quel momento i cittadini e le cittadine italiane si sono stretti insieme, si sono uniti in questo momento e hanno reagito, ritrovando anche uno spirito di unione e un senso di comunità in questa crisi. Un senso che, onestamente, ci deve rendere tutti orgogliosi come italiani.

Però, queste sofferenze sono state acuite da chi in quel momento, invece di combattere il COVID, invece di unirsi a questa battaglia, andava in giro diffondendo queste teorie complottistiche prive di ogni fondamento. Tanti medici si sono sbizzarriti. E oggi, proprio quando dalla Cina ci arrivano notizie drammatiche che ci fanno capire che la pandemia non è finita, il Governo cosa fa? Riammette nel Sistema sanitario nazionale i medici no-vax, cioè dice che andava tutto bene, che alla fine si può dire qualsiasi cosa, che alla fine tutto va bene, anche se la pandemia va avanti, ma a noi va bene così. Diffondete la disinformazione, abbiate pure atteggiamenti irresponsabili, però alla fine va bene così. Potete continuare a esercitare la vostra professione, anche se poi mettete a rischio la vita delle persone. Questo non colpisce il Governo.

L'Italia è una Nazione che in realtà soffre di un grosso gap culturale in termini scientifici. Se noi pensiamo quanti sono i laureati STEM in Italia, ossia nelle discipline scientifico-tecnologiche e di ingegneria matematica, oggi sono il 6,7 per cento, quando in Europa sono il 13 per cento. Io sono uno di quelli, uno degli scienziati emigrati all'estero, sono andato negli Stati Uniti. E là ci sono tanti che ci osservano, tanti ricercatori all'estero che oggi guardano l'Italia e pensano se, magari, è un Paese in cui possono tornare un giorno a vivere, perché è il loro Paese, o comunque anche contribuire ad aiutare dall'esterno. E sono queste notizie, sono questi atteggiamenti che fanno perdere ogni speranza a chi ci guarda da fuori, che fanno capire che alla fine l'Italia non ce la farà mai a colmare questo gap culturale, che rimarremo sempre indietro, e sono queste che danno lo sconforto ai nostri ricercatori all'estero. Poi ci riempiamo la bocca sui giornali, che ci sono i cervelli in fuga, che l'Italia deve andare avanti, deve colmare il gap che ha con gli altri Paesi sviluppati, in termini di ricerca, di innovazione, di tecnologia e di digitalizzazione, e poi diamo queste notizie e facciamo capire che la scienza qua conta poco. Umiliamo gli scienziati, umiliamo i nostri medici, e in questo umiliare non ci rendiamo conto di quanto sia irresponsabile per l'Italia, per il futuro del nostro Paese, per tutta quella comunità di ricercatori che ci guardano da fuori. Questa umiliazione costante ci fa capire che, alla fine, la scienza qua viene sopraffatta dalle chiacchiere da bar. Insomma, è normale sentirsi dire: tanto che ti laurei a fare? E' inutile, è meglio se impari a vendere qualcosa, piuttosto che ti metti a studiare. Un Paese che pensa così, semplicemente non ha futuro e non c'è molto da pensare per poter andare avanti. Ed è umiliante vedere che il primo atto del Governo alla fine si rivolge proprio a questa cosa: da una parte mettere il bavaglio a quelle che saranno le proteste future, da un'altra parte umiliare la scienza nel momento in cui la pandemia diventa ancora più importante. E allora che dire? Io sono qua, questa notte, a chiedere di fermarvi…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Arrivo alla conclusione, grazie. Vi chiedo, quindi, di fermarvi prima che sia troppo tardi, di fermarvi prima di mettere un bavaglio al Paese, in questo sforzo di moderno machismo, di moderno Stato militarizzato, che avete e che volete dimostrare con i muscoli, di fermarvi prima di infliggere un'altra umiliazione al mondo scientifico, prima di continuare a incoraggiare la fuga di scienziati dall'Italia, prima di umiliare chi studia e di premiare i complottisti. Fermatevi perché ancora non è troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, questa Assemblea si appresta ad approvare un provvedimento che presenta criticità tali da creare irreparabili danni al Paese, in primo luogo perché si sceglie coscientemente di disincentivare la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi, indebolendo uno degli strumenti più preziosi ed efficaci nel contrasto alle mafie, l'ergastolo ostativo. Si introducono, infatti, meccanismi normativi che hanno l'effetto di riservare a chi collabora con la giustizia un trattamento in alcuni casi analogo, e in altri persino peggiore, rispetto a chi sceglie di non collaborare. Primo esempio pratico: ai condannati che collaborano con la giustizia è imposto l'obbligo di specificare in modo dettagliato tutto il proprio patrimonio occulto, il quale viene prima sequestrato e poi confiscato.

In caso di false dichiarazioni la normativa prevede la revoca del programma di protezione dei benefici penitenziari e degli sconti di pena ottenuti in fase di condanna per la collaborazione prestata. Ma, come è emerso anche in sede di audizione nelle Commissioni giustizia della Camera e del Senato, se non si impone lo stesso obbligo anche ai condannati che non collaborano - ovviamente quando richiedono i benefici penitenziari - si cade proprio nell'incredibile paradosso di favorire questi ultimi rispetto ai collaboratori, legittimando, di fatto, il codice del silenzio sui patrimoni occulti. E ancora, la normativa vigente prevede che per la concessione dei benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia non sia sufficiente la prova dell'insussistenza di legami con la criminalità organizzata e non basti neppure la revisione critica della condotta criminosa. Occorre un altro requisito: la prova dell'avvenuto ravvedimento, che, come scrive la Corte di cassazione, è un concetto giuridico più pregnante della revisione critica, perché indica un mutamento profondo e sensibile della personalità del soggetto, un vero e proprio pentimento civile.

Ebbene, il decreto-legge in esame prevede che per la concessione dei benefici penitenziari sia sufficiente la revisione critica della condotta criminosa: un altro vantaggio per chi non vuole collaborare. Ancora, grazie a questo decreto-legge i condannati che collaborano e quelli che non collaborano potranno accedere ai benefici penitenziari dei permessi premio e del lavoro all'esterno con la stessa tempistica, più o meno dopo sette anni per chi collabora e dopo circa otto anni e sei mesi per chi non collabora.

Di fronte a queste altre gravi criticità, il gruppo MoVimento 5 Stelle ha presentato emendamenti per salvare il salvabile, ma sono stati tutti respinti, compreso quello che prevedeva l'obbligo di indicare le specifiche ragioni della mancata collaborazione per capire se il soggetto è ancora mafioso e vincolato al codice dell'omertà. Tra l'altro, ciò era anche stato suggerito dalla stessa Corte costituzionale. Questo Governo e questa maggioranza, invece, scelgono di lasciare obblighi rigidissimi per quanti collaborano con la giustizia e indulgenza di Stato per chi decide di non collaborare: una legalizzazione di fatto della logica dell'omertà, che disincentiva la collaborazione con la giustizia e incentiva e normalizza il codice del silenzio, ma soprattutto disincentiva anche le future collaborazioni. Questo, purtroppo, determina una pietra tombale per quanto riguarda tutte quelle verità delle stragi che ancora non sono venute a galla.

Io voglio concentrare l'attenzione di quest'Aula sulla strage di via dei Georgofili avvenuta il 27 maggio 1993 a Firenze, in cui ha perso la vita un'intera famiglia, la famiglia Nencioni, con una bambina, Nadia, di nove anni, e Caterina, che aveva solo cinquanta giorni.

La verità sui mandanti non è ancora stata scritta e noi la dobbiamo pretendere. Torno su questo decreto per dire però che al peggio non c'è limite, perché sono stati tolti dal regime ostativo i reati contro la pubblica amministrazione, compresa l'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di tali gravi reati e la corruzione in atti giudiziari, che è punita con una pena fino a vent'anni di carcere, mentre è stato lasciato il reato di contrabbando di tabacchi, che è punito con una pena di sei anni. Una scelta politica contraddittoria, ma soprattutto irresponsabile, perché si finge di non sapere che la corruzione è l'altra faccia delle mafie; la mafia non è più soltanto quella che spara, quella che compie le stragi, si è evoluta, è quella degli affari criminali, che corrompe e utilizza centri occulti di potere per controllare interi sistemi produttivi. È stato detto più volte in quest'Aula che la mafia spara di meno, ma corrompe di più. Questa scelta, inoltre, è un pessimo segnale che l'Italia dà proprio mentre le indagini in Europa ci dimostrano quanto sia pervasivo, radicato e pericoloso il sistema corruttivo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 6)

STEFANIA ASCARI (M5S). Altre scelte irresponsabili sono l'ulteriore depenalizzazione del reato di abuso d'ufficio, l'annunciato ridimensionamento del reato di traffico di influenze illecite, la demonizzazione e il taglio delle intercettazioni, anche per reati di mafia e corruzione, l'annullamento della prescrizione e l'abolizione dei trojan. Quanto vi sta a cuore il contrasto alle mafie? L'abbiamo capito in legge di bilancio, dove avete previsto zero assunzioni per la Polizia penitenziaria, per le Forze dell'ordine e per l'assunzione di nuovi magistrati e siete corsi ai ripari, grazie all'accoglimento dei nostri emendamenti. Tutto questo è, in realtà, un attacco alla migliore legge anticorruzione approvata in Italia, la Spazzacorrotti, che ha incassato elogi anche a livello internazionale e voi, con questo decreto, vi assumete la responsabilità di indebolire la capacità dello Stato di combattere le mafie e la corruzione, proprio mentre enormi risorse messe a disposizione dal PNRR rischiano di finire nelle mani delle mafie. Dalla Spazzacorrotti, di fatto, si passa alla Salva-corrotti. Via il reddito di cittadinanza, sì, all'introduzione della corruzione ed evasione di cittadinanza.

Il messaggio che emerge è chiaro: tana libera tutti per i mafiosi, i corrotti, gli evasori. Basti pensare che solo da ottobre ad oggi sono già state presentate una settantina di richieste di benefici e, in tutto, sono 900 i carcerati con richiesta di permesso già inoltrata, senza contare che, nella pratica, c'è una scarsa applicazione dell'articolo 27 della Costituzione in tema di rieducazione e risocializzazione del condannato. Ma non è tutto. Con l'insediamento di questo Governo, abbiamo appreso che non il precariato, non la mancanza del lavoro, non il caro bollette, non il caro energia, non il contrasto alle mafie e la violenza di genere, no, la grave piaga che affligge il nostro Paese sono i rave party, tanto da incorrere in una decretazione d'urgenza. La norma originaria - lo dobbiamo ricordare - era un obbrobrio giuridico, in violazione di tutti quei principi elementari del codice penale e della Costituzione e, soprattutto, in violazione del principio di proporzionalità, per quanto riguarda la pena. Voglio ricordare che sono di Modena e posso testimoniare che la situazione è stata risolta in modo assolutamente esemplare da parte delle Forze dell'ordine e soprattutto con l'utilizzo di norme già esistenti. Quello a cui avete dato vita è una norma assolutamente inutile, pericolosa e ridondante di cui non c'era assolutamente bisogno e questo bisogna sottolinearlo perché è stato tolto tempo a quelli che sono i reali problemi che vive la gente comune.

Chiudo con una domanda che ho fatto anche nei giorni scorsi, signora Presidente, ma ci tengo a rifarla anche questa sera e spero che sia per l'ultima volta. Mi chiedo perché non sia stata ancora istituita la Commissione d'inchiesta antimafia, quando il MoVimento 5 Stelle è stato il primo a depositare la proposta di legge a settembre, e perché, invece di una legge inutile, non sono state calendarizzate le proposte di legge che disciplinano i rapporti delle attività lobbistiche e il conflitto d'interesse, visto che il nostro Parlamento, purtroppo, ha tanti esempi davanti agli occhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Egregia Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, vi confesso che la prima volta che mi è arrivata voce che il Governo Meloni stava approntando la sua prima decretazione d'urgenza per affrontare, con decisione, la terribile piaga dei rave party ho pensato ad uno scherzo. In un Paese piegato dalla crisi economica, sanitaria e ambientale, che il primo atto politico del nuovo esecutivo, con caratteristiche di urgenza e necessità, fosse la lotta ai concerti non autorizzati dei giovani, mi sembrava cosa fuori dal mondo. Poi ho ben presto scoperto che, invece, rientrava nella necessità, sì, ma solo la sua, quella del nuovo Governo, di dare subito un messaggio straordinariamente e indiscutibilmente populista e popolare di pugno duro contro l'illegalità; che per farlo si sia dovuto inventare un nuovo reato, quello di invasione di terreno o fabbricato contro la salute pubblica, è talmente ridicolo e inutile, visto che la contingenza che l'ha generata, cioè il rave party di Modena, è stato risolto come sappiamo, con la normativa vigente, che questa azione di repressione nei confronti di chi organizza concerti senza permesso è, evidentemente, il pretesto per segnare la cifra di una legislatura che si vuole immediatamente definire di ordine e disciplina.

La sproporzione macroscopica tra la colpa e la pena, la prima poi nemmeno definita con sufficiente chiarezza da poter essere interpretata in maniera non discrezionale, questa sproporzione, che potrebbe portare gli organizzatori di un concerto non autorizzato a farsi da tre a sei anni di carcere, la dice lunga su cosa il nuovo Governo di centrodestra consideri prioritario nel tempo e nell'importanza affrontare in questo Paese, poiché il possesso illegale d'armi, le frodi fiscali taluni reati ambientali prevedono pene meno severe. Ma come? L'ordine, la disciplina e il necessario rispetto della legge valgono sempre nei confronti di chi la viola o solo per determinati destinatari e con una gerarchia di gravità nuova che soltanto voi potete comprendere? Una decretazione d'urgenza del Governo, la prima di un nuovo Governo, che ha per oggetto la lotta ai concerti illegali, suona talmente ridicola e assurda nel merito da far pensare occulti altri scopi. Certamente, è un segnale securitario, come messaggio politico chiaro, ma credo che, in realtà, serva a far passare in secondo piano gli altri interventi previsti in questo decreto. Sono convinta che creare un dibattito facile e diffuso sulla repressione degli assembramenti, in realtà, distragga l'attenzione delle persone dai temi della giustizia e della sanità previsti in questo decreto; sì, perché questo decreto, che abbiamo provato in tutti i modi a migliorare, con i colleghi al Senato, in particolare, è una miscellanea di questioni diverse da giustificare la nostra richiesta di pregiudiziale di costituzionalità che voi avete ignorato.

E, dunque, poiché non voglio cadere nell'inganno di discutere di concerti illegali rispetto ai quali tutti siamo convinti che si debba far rispettare la legge, ma sappiamo che quella vigente è più che sufficiente, voglio concentrarmi su altre questioni, quelle di straordinaria importanza per i cittadini e le cittadine per la loro vita incomparabilmente superiori alla questione dei concerti, che sono la giustizia e la salute e che con la vostra solita capacità ammirevole tecnicamente, non certo eticamente, avete occultato sotto il tappeto del contrasto ai raduni illegali di giovani che ballano e ascoltano musica.

Sa Presidente, io, che da insegnante, con i giovani ci lavoro da anni, mi sforzo di spiegare loro che il rispetto delle norme di civile convivenza e il rispetto delle leggi è ciò che garantisce la libertà di tutti e il reale godimento dei diritti di tutti e spiego, come è stato spiegato a me quando ero giovane, che la mia libertà finisce dove inizia quella altrui e che il mio diritto va difeso e garantito, finché non nuoce agli altri. Ecco, a questi giovani mi piacerebbe poter dire che la battaglia che la destra sta conducendo, perché i loro spettacoli musicali siano giustamente organizzati in maniera corretta e rispettosa delle norme e che, da un eventuale condotta illecita, e cioè da un'invasione non autorizzata di un territorio privato, non derivi un concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti in materia di sicurezza degli spettacoli, anche in ragione del numero dei partecipanti o dello stato dei luoghi, dunque un pericolo ancorato alla violazione delle leggi sugli stupefacenti o a quella sulla sicurezza degli spettacoli, ebbene mi piacerebbe poter dire loro, contemporaneamente, che lo Stato stesso rispetta le norme che si è dato per garantire loro anche la sicurezza sul lavoro nel contesto scolastico, sulla strada, nelle loro attività, nelle relazioni.

Qual è il messaggio educativo di cittadinanza attiva e positiva che vogliamo dare ai nostri giovani? Infatti, non vedo coerenza tra il pugno duro sproporzionatamente punitivo nei confronti dei concerti illegali e la mancata volontà di far rispettare, ad esempio, le leggi fiscali o le regole sanitarie. Quando alzate il tetto al contante o cercate di limitare l'utilizzo del POS state così palesemente sostenendo i furbetti dell'evasione fiscale, che sostenete anche con una serie di condoni, che il messaggio che sta arrivando e che state dando a chi si affaccia al mondo adulto e non solo è che, sì, quelli che pagano le tasse, in fin dei conti, sono anche degli sciocchi, perché se non le rispetti le regole che prevedono che si paghino le tasse in proporzione a quanto si guadagna, in proporzione incrementale in base a quanto si guadagna, allora, è furbo chi non lo fa, perché tanto verrà premiato, in beffa chi, invece, è stato onesto. Senza riuscire a spiegare invece che la qualità, la diffusione e il livello dei servizi pubblici sono collegati al contributo di ciascuno attraverso il pagamento delle tasse e che in questo Paese non contrastare veramente l'evasione fiscale - 100 miliardi si diceva l'altro giorno - penalizza terribilmente scuola, sanità, trasporti, servizi pubblici in generale e la responsabilità non è dell'ultima ruota del carro, il funzionario pubblico, ma dello Stato, che è l'insieme proprio dei cittadini.

Allo stesso modo, nel momento in cui mettete al lavoro medici e sanitari che non si sono voluti vaccinare e che - diciamocelo - hanno potuto permetterselo, state dicendo che chi, invece, ha rispettato l'obbligo vaccinale si è rimboccato le maniche e ha faticato per mesi in una situazione drammatica per fare il proprio dovere, poteva risparmiarselo.

Con questo reintegro dei sanitari no-vax state umiliando quelli che tutti noi abbiamo chiamato e spesso premiato come eroi, perché sono rimasti in corsia a combattere il virus: tutti questi medici e sanitari morti per fare il loro dovere, umiliati da voi e da quelli che hanno preferito non lavorare e non fare il proprio dovere e che ora torneranno in corsia accanto a loro.

Ma torniamo a quei ragazzi di prima: qual è il messaggio che giunge loro? Che al condono fiscale si unisce il condono sanitario, anzi l'amnistia, che non è necessario rispettare la legge, che, anzi, chi lo fa, finisce sbeffeggiato e non solo, che ci sono leggi che devono essere rispettate, pena dai 3 ai 6 anni di carcere, e altre che possono essere violate impunemente.

In pratica, se metti in discussione la sicurezza pubblica con un rave party compie un reato, ma se la mette a rischio, perché non ti vaccini, pur essendo un operatore della salute, allora va bene. Sono sempre stata convinta, e lo sono ancora, che chiunque decida di lavorare nel pubblico come dipendente pubblico sta fornendo un servizio pubblico che è spesso assimilato a una missione che accomuna medici e insegnanti quando si fanno queste scelte e il proprio dovere in primis nel rispetto massimo dei cittadini che si hanno di fronte, siano essi soggetti fragili per salute o perché in età evolutiva. Forse mi aspetto troppo a invocare coerenza da chi oggi, in quest'Aula, ci ha dato uno spettacolo surreale, con un Ministro che dopo due mesi dalle sue dichiarazioni di fine della pandemia, oggi è venuto proprio qui a dirci che a fronte dei numeri di contagi in aumento e di voli dalla Cina che arrivano con il 50 per cento di passeggeri positivi, si è trovato a dover firmare la proroga dell'utilizzo delle mascherine fino al 30 aprile negli ospedali e nelle residenze sanitarie. E lo ha detto in un'Aula in cui state disperatamente difendendo un decreto sul quale avete dovuto mettere la fiducia e forse dovrete mettere anche la tagliola, un decreto che va in direzione diametralmente opposta, ottusamente opposta, ciecamente opposta, ignorando la situazione ma dovendo lisciare il pelo ai no-vax.

È come se all'interno della stessa area di Governo una mano non sapesse cosa fa l'altra, o meglio, fingesse di ignorare cosa fa l'altro, in quella posizione ambigua che avete continuato a tenere su no-vax e no-mask. Oggi cari Signori, governate e se a noi avete rinfacciato in campagna elettorale di essere quelli sempre governativi, sempre responsabili, vi comunico che oggi un minimo sindacale di responsabilità tocca anche a voi, perché la tutela della salute dei cittadini spetta a voi in primis e di fronte ai dati oggettivi e ai rischi reali non si fa propaganda.

Oggi il Ministro è stato qui a dirci che la Cina ha sbagliato la sua politica anti COVID perché si è limitata al distanziamento e all'utilizzo delle mascherine, ma non ha imposto la vaccinazione, ammettendo dunque che soltanto la vaccinazione ha fatto da scudo alla diffusione del virus e soprattutto ha arginato i suoi effetti devastanti. Valutare, studiare e affidarsi all'indagine scientifica, non solo a quella sanitaria, ma a tutti i settori della ricerca che deve essere messa in campo per approntare le decisioni più adeguate, è ciò che garantirà il benessere delle persone.

Il Partito Democratico ha cercato di contribuire per migliorare questo testo al Senato, ma tutti gli emendamenti sono stati respinti. Ha provato in questo ramo del Parlamento a proporre ordini del giorno (Commenti)

PRESIDENTE. È la Presidenza a fare rispettare i tempi. Perdiamo più tempo così che se la fate concludere. Perdere tempo è legittimo, però facciamola concludere; così abbiamo perso più tempo in questo scambio … (Commenti). I tempi si rispettano, non si preoccupi, ci sono persone qui per questo, la Presidente… Guardi, capisco, ognuno ha il suo intento qua dentro, ma ha perso più tempo con questo scambio e con questo richiamo che a farla concludere, perché in qualche secondo avrebbe concluso. L'ho richiamata tre volte…. Purtroppo la sento e le ho risposto. Prego, onorevole.

SARA FERRARI (PD-IDP). Un'ultima frase: abbiamo provato in questo ramo del Parlamento a proporre ordini del giorno per dare una linea più chiara ad alcune disposizioni, in particolare a quelle sulla salute, ma si è vista respingere sostanzialmente tutte le proposte. Per questo noi non potremmo che bocciare la proposta di trasformazione di questo decreto in legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, questo provvedimento ormai conosciuto come DL Rave rappresenta, a nostro giudizio, la summa dell'incapacità di questa maggioranza di governare un grande Paese come il nostro e dimostra l'inadeguatezza ad affrontare problemi che angosciano milioni di italiani alle prese con il caro bollette con l'inflazione che galoppa con una diffusa diseguaglianza sociale, con la mancanza di lavoro, con lavoro precario o sottopagato, alle prese con la povertà che sta raggiungendo masse sempre più grande di cittadini.

La maggioranza ha scritto un decreto omnibus, praticamente, pieno di strafalcioni e obbrobri giuridici, che comprende materie tra loro diversissime e inconferenti. Questa maggioranza ha pagato con questo decreto una cambiale ideologica e propagandistica ai no-vax riammettendo nei luoghi di cura chi non si era vaccinato e quindi portava avanti tesi antiscientifiche, mancando in tal modo di rispetto non solo alla scienza, ma anche agli operatori sanitari che noi tutti abbiamo definito eroi negli scorsi mesi.

Non solo questi operatori si erano vaccinati, ma, specie all'inizio della pandemia, avevano combattuto il virus praticamente a mani nude, con turni di lavoro massacranti, mettendo avanti a tutto solo la salute dei cittadini, a volte a detrimento della propria, perché, purtroppo, sono morti alcuni operatori sanitari.

Ricordo perfettamente le filippiche in Senato - ero nell'altro ramo del Parlamento nella scorsa legislatura - durante il governo Conte 2, in cui la destra definiva museruola la mascherina, sfoltendo e irridendo chi l'indossava. Si badi bene, questi interventi non erano interventi isolati, erano interventi a batteria, come si dice, proprio perché volevano veicolare un messaggio preciso che strizzava l'occhio anche ai no-mask, vaneggiando di dittature sanitarie - loro che parlano di dittatura veramente fa ridere - e sono gli stessi che non dicono una parola sugli indegni raduni di camicie nere a Predappio, come abbiamo visto qualche settimana fa.

Ricordo ancora le invettive contro la cosiddetta inesistente dittatura sanitaria e la dittatura dei DPCM e dello stato di emergenza, che hanno salvato centinaia di migliaia di vite umane, che, se fosse stato per loro e per i loro punti di riferimento - Bolsonaro e Trump -, non so davvero che cosa sarebbe successo nel nostro Paese. Per inciso, voglio ricordare che i DPCM, che loro definivano incostituzionali, sono stati invece statuiti e divenuti pienamente legittimi dall'unico organo che avrebbe potuto farlo, cioè la Corte costituzionale.

Questa maggioranza, quando era all'opposizione, ha lisciato il pelo ai no-vax ai no-mask, ai no-green pass, agli “io apro”, hanno fomentato l'estrema destra extra extraparlamentare, tutto al solo scopo di guadagnare consensi nel Paese, alimentando odio, ignoranza e paure. Ma, oggi, ovviamente, da un lato devono applaudire il proprio Ministro della Salute, che li smentisce, e, dall'altro, devono pagare la cambiale a cui facevo riferimento prima, ai medici no-vax: una vergogna assoluta.

Le norme che riguardano i rave ormai travalicano la politica e appartengono, a mio giudizio, al genere fantasy. È una norma scritta così male - l'abbiamo detto praticamente tutti noi dell'opposizione e della minoranza -, così sconclusionata e liberticida, scritta quasi con lo stile di un questurino da film degli anni Settanta, io sottolineo da film- perché nessuno appartenente alle Forze dell'ordine avrebbe mai potuto scrivere un obbrobrio e una schifezza del genere, tranne ovviamente Piantedosi. Una norma che non avrebbe colpito solo i rave party, come recitava la propaganda della destra governativa, ma che- potenzialmente- avrebbe potuto limitare qualsiasi manifestazione di protesta durante la quale si occupava un bene privato, per esempio una manifestazione di lavoratori in una fabbrica oppure l'occupazione di studenti universitari in una università in cui però si ascoltava musica: una vera e propria follia giuridica.

Poi, il Governo e questa maggioranza sono stati obbligati a fare una delle prime retromarce su Roma, poi ne hanno fatte altre - sul tetto del contante e sul POS - e hanno dovuto modificare parzialmente quell'obbrobrio e quell'abominio giuridico, circoscrivendo un pochino meglio questo nuovo reato e, tra l'altro, accogliendo suggerimenti che il MoVimento 5 Stelle aveva dato loro al Senato. Però, la pena massima rimane una roba abnorme, specie se si raffronta con altri reati che destano ben più grave allarme sociale. Ma diciamoci la verità: il rave era soltanto lo specchietto per le allodole, perché l'obiettivo che aveva questa maggioranza e questo Governo era ben altro: era rendere meno efficace la capacità del Governo di perseguire alcuni reati.

Mi riferisco, per esempio, ai reati ostativi e devo dire che questa maggioranza ha cancellato, tra quelli ostativi, i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli che non consentono di avere i benefici penitenziari. Stiamo assistendo, questa è la verità, a una vera e propria restaurazione o - vorrei essere ottimista - tentativo di restaurazione, dopo la rivoluzione legalitaria e gentile che è stata operata dal MoVimento 5 Stelle in tutta la scorsa legislatura.

Per operare questa restaurazione, per far tornare in sella corrotti, corruttori, frodatori fiscali ed evasori, era necessario demolire la più efficace legge anticorruzione approvata da decenni in Italia: la legge Spazzacorrotti, che giustamente è stata molto apprezzata in Europa e in campo internazionale e che aveva impresso finalmente una svolta epocale al contrasto di questi reati, che arrecano danni incalcolabili al Paese in termini di sottrazione di risorse agli investimenti pubblici, alla creazione di lavoro, di servizi efficienti e di infrastrutture.

Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, Azione e Italia Viva, tutti insieme, invece, hanno deciso di smantellare una parte importante della Spazzacorrotti, concedendo i benefici penitenziari - cui facevo riferimento prima - anche ai condannati per il reato di associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la pubblica amministrazione. E a nulla sono valse le audizioni di magistrati in Commissione giustizia che hanno evidenziato come la legge Spazzacorrotti stesse dando frutti concreti, come gli indagati cominciassero finalmente a collaborare, come si stesse spezzando la catena che unisce corrotti e corruttori. Quindi, in buona sostanza, lo Stato stava cominciando a vincere questa battaglia.

Invece, la destra, Renzi e Calenda, in nome di un garantismo di facciata, stanno facendo fare passi indietro significativi al Paese in questo campo, indebolendo fortemente la capacità dello Stato di combattere la criminalità organizzata, la corruzione e l'infiltrazione nei gangli decisionali dello Stato. In questo modo, praticamente, si passa da una legge Spazzacorrotti a una Salvacorrotti.

Non è stato di monito nemmeno lo scandalo delle presunte mazzette a Bruxelles che fa temere una pericolosa corruzione internazionale di deputati europei, al fine di condizionare importanti decisioni del Parlamento europeo. E non è bastato a far venire il dubbio alla destra - questa destra – il fatto che la corruzione, quando dilaga, uccide la democrazia e la libertà di impresa ed è pericolosa quanto la mafia; anzi, spessissimo la corruzione l'accompagna e costituisce un modus operandi alternativo alle azioni intimidatorie o omicidiarie per piegare chi si oppone ai disegni criminosi delle compagini.

La Presidente Meloni, commentando i fatti di Bruxelles, ha affermato che occorre una reazione ferma e decisa. Però, poi, in Italia porta avanti, insieme alla sua maggioranza - ho finito, Presidente - questo indecente provvedimento. È la solita incoerenza, le solite parole vuote a cui ci ha abituato, vuote di pura e inutile propaganda.

Concludo: noi del MoVimento 5 Stelle continueremo sempre a essere un baluardo contro l'illegalità, la corruzione, la mafia, e ci batteremo con tutte le nostre forze per opporci a queste politiche dissennate della destra.

Per tutti questi motivi, annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, intervengo per commentare questo decreto, che ritengo raffazzonato, disomogeneo, ma profondamente identitario. E penso che sia questa la cifra che lo tiene insieme, dalla sanità alla giustizia, è un profilo che lo caratterizza profondamente.

Provo a concentrare la mia riflessione sulla parte sanitaria, legata agli obblighi di vaccinazione per il COVID, anche per coerenza con l'impegno che sto mettendo nella Commissione affari sociali, alla quale sono stata assegnata. Lo faccio, perché credo che questo decreto tenga insieme misure gravi e pericolose, che mettono a rischio la salute dei cittadini, prese sulla pelle dei cittadini, pericolose nel merito, sia per il messaggio che trasmettono, sia per le scelte che vengono fatte.

Dico questo, perché il messaggio che passa è quello che il COVID sia finito. È un messaggio che abbiamo sentito fin dall'inizio dell'insediamento di questo Governo, con il rischio di far abbassare la guardia proprio in un momento in cui non è certamente opportuno.

Che non sia certamente opportuno lo dicono i dati - non lo dice certamente la sottoscritta - e le preoccupazioni che vengono sia dal Ministro sia dall'intero Governo. Ieri, il Ministro ha svolto un'informativa e lo ringrazio. L'ho anche criticato in alcune occasioni, ma credo abbia fatto bene ad accettare l'invito, arrivato sia dalla Camera che dal Senato, per l'informativa nella quale ha chiarito la situazione, in particolare, rispetto alla preoccupazione che viene dalla Cina ma anche rispetto alla situazione pandemica in Italia.

I dati della Fondazione Gimbe del mese di dicembre hanno evidenziato - essendo una fondazione indipendente che spesso viene citata anche all'interno della Commissione affari sociali – come, nelle prime due settimane, siano comunque decedute circa 1.500 persone. Sono aumentati i ricoveri nelle terapie intensive, sono aumentati i ricoverati con sintomi del 9 per cento, quelli in terapia intensiva del 4,7 per cento, e sono aumentati gli isolamenti domiciliari. Ieri il Ministro ha detto che ha riattivato la cabina di regia e che nella seduta del 23 dicembre ha evidenziato un indice - 233 su 100 mila abitanti - con un calo dell'incidenza settimanale dell'ultima settimana, che è un dato sicuramente positivo. Qui ovviamente non c'è nessuno che spera che la situazione pandemica torni con la stessa gravità e la stessa violenza con la quale l'abbiamo conosciuta nel 2020 e nel 2021, e lo dico ricordando la sofferenza che ho visto nei territori. In quel periodo sono stata la sindaca della mia città, Correggio, e abbiamo chiuso il pronto soccorso, che non abbiamo ancora riaperto (e riapriremo a breve), perché abbiamo dovuto fare dei lavori per dividere i percorsi e per individuare anche nuovo personale. Ricordo tutta la sofferenza che abbiamo provato, anche come amministratori locali, spaventati nel provare a tenere insieme le nostre comunità, a farle sentire sicure delle decisioni prese con convinzione: una situazione sicuramente complessa che all'inizio ci ha preso alla sprovvista. Numeri sicuramente sottostimati, questi che abbiamo citato, per almeno il 50 per cento, in ragione del fatto che l'utilizzo dei tamponi fai da te ha sicuramente aiutato la gestione pandemica alla fine delle ondate ben note, ma abbia anche fatto un investimento sulla responsabilità della cittadinanza; e, a volte, sappiamo bene quanto si sia anche potuto magari sottovalutare o sottostimare il dato, proprio per la mancanza di un inserimento sempre completo dei dati. I dati che vengono dalla Cina però sono sicuramente preoccupanti. Abbiamo letto notizie di stampa e il Ministro ha ricordato come i voli arrivati a Malpensa dal 24 dicembre, nel primo caso, avevano il 33 per cento di passeggeri positivi, nel secondo caso il 50 per cento. Sono dati che non ci possono che far preoccupare. Credo abbia fatto bene il Ministro - lo dico con onestà e con trasparenza - ad aver, prima, raccomandato il sequenziamento di tutte le varianti e, poi, fatto un'ordinanza fino al 31 di gennaio per rendere i tamponi obbligatori, con una sequenza temporale che lui stesso ci ha spiegato. Penso che fosse una scelta doverosa e corretta ma il minimo che doveva fare nel rispetto del ruolo che porta per tutelare la salute dei cittadini. Ho visto molti altri assessori regionali che si sono mossi in questa direzione, in accordo con il Governo, dalla Campania al Lazio, perché questi dati stanno creando timori sia nella comunità scientifica internazionale sia nella comunità internazionale. Il timore è quello che ci ha raccontato ieri anche il Ministro e che viene ripreso anche in un documento dello Spallanzani: in un Paese come la Cina, che non ha un'alta percentuale di vaccinati, in cui sono state utilizzate vaccinazioni poco efficienti, vi è una bassa protezione e oggi c'è stata un'esponenziale crescita dei contagi che può rischiare di sviluppare una nuova variante, sicuramente più trasmissibile e magari più aggressiva. Per questo motivo, ben vengano i controlli e ben vengano le attenzioni che sono state dedicate con questa ordinanza che ritengo assolutamente corretta. Così come abbiamo visto lo stesso Ministro aver protratto la circolare che ha prorogato al 30 aprile le mascherine nelle strutture sanitarie e nelle RSA e, domani - in realtà nella giornata odierna -, lui stesso ha riconvocato una nuova unità di crisi, come ci ha raccontato, proprio per tenere monitorata la situazione. È evidente che, quando si fanno questi atti nell'arco di 24 ore, una qualche preoccupazione c'è, altrimenti non si sarebbero fatti, ma credo sia stato corretto, perché è un diritto dei cittadini, del Parlamento, di tutta la nostra comunità, sapere cosa stia succedendo e cercare di capire come risponderà questo Governo a una nuova possibile emergenza.

Di fronte a questo quadro, con profonda incoerenza, in questo decreto vengono promosse e proposte misure contrastanti che non faranno che creare ulteriore confusione nei nostri cittadini: il reintegro di circa 4 mila medici che, per scelta delle ASL, dei direttori generali, non saranno ricollocati nei reparti più carenti proprio per un principio precauzionale, perché sono quelli che non hanno fatto il vaccino; un principio condivisibile, ma che dà anche la cifra del fatto che questo sia un decreto ideologico, che non servirà a migliorare la situazione dei nostri reparti; poi l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i lavoratori che operano nei settori sanitari, sociosanitari e socioassistenziali; la sospensione dall'entrata in vigore fino al 30 giungo 2023 delle sanzioni (parliamo di circa 2 milioni di sanzioni). Infine, l'abolizione del tampone alla fine dei cinque giorni: anche in questo caso c'è una profonda incoerenza, poiché andremo a misurare la positività presunta di coloro che arrivano dalla Cina, ma non controlleremo se, alla fine dei cinque giorni, i cittadini italiani potranno girare liberamente nel Paese, magari ancora positivi. Sono messaggi pericolosi dal profondo sapore revisionista di cui questo Paese non ha bisogno, proprio ora che cala l'attenzione dei cittadini, come si vede anche dalla campagna vaccinale. La terza dose è stata fatta dall'84,7 per cento della platea degli aventi diritto, la quarta dose è stata fatta dal 28,4 per cento, un dato grave che deve far riflettere. Questi dati richiedono misure incisive. Sono contenta che sia stato approvato all'unanimità un ordine del giorno per richiamare con forza una campagna di informazione, una campagna vaccinale, mentre il decreto rappresenta un colpo di spugna alla pandemia, una sorta di condono sanitario, uno schiaffo fatto proprio dalle istituzioni a chi l'ha combattuta, solo per stringere un occhio ai no-vax, forse conseguente a qualche promessa elettorale. Mi sembra davvero un decreto ideologico, incoerente, pericoloso di fronte a una situazione sicuramente che ci preoccupa.

È evidente come la strategia della Presidente Meloni nel dire che il COVID non esista più sia fallita, perché il COVID non solo esiste ancora, ma circola, muta, si trasforma, richiede di tenere alta la guardia e, per la prima volta dall'inizio del suo Governo, lei stessa ha ricordato nella conferenza stampa come siano utili i tamponi, le mascherine e un invito deciso - lei stesso lo ha fatto nella conferenza stampa di fine anno - rispetto ai vaccini, soprattutto per gli anziani e i fragili.

Per tutti questi motivi, voteremo contro a questo decreto, perché lo riteniamo inutile, dannoso, populista e anche incoerente. Da un lato, questo Governo ha proposto un nuovo reato, quello di invasione, e un irrigidimento delle regole, laddove non ce n'è bisogno - e concludo Presidente - laddove non esiste alcuna emergenza, e, dall'altro toglie, le regole sanitarie, quelle fatte sulla base della prudenza, del buon senso e dei dati scientifici, laddove servono ancora, proprio laddove sono ancora necessari per tutelare la salute dei cittadini. Di certo una cosa l'abbiamo capita, il messaggio è chiaro: a questo Governo la scienza non interessa, forse nemmeno la salute, tanto meno la sanità pubblica, su cui questa legge di bilancio ha tagliato profondamente.

A questo Governo interessa il merito - mi faccia dire questa frase -, quello dei medici che si sono rifiutati di vaccinarsi, pensando più a loro stessi che alla loro comunità, al merito dei no-vax, che hanno animato le piazze contro il regime sanitario, al merito dei furbetti, a quanti non hanno pagato la sanzione, al merito di chi sceglie l'interesse individuale e mai quello collettivo. Questo è uno dei problemi di questo Paese, l'individualismo dilagante, il senso mancante di una comunità, mentre il COVID ci ha insegnato esattamente il contrario: affrontarli insieme con responsabilità e profondo senso civico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, oggi è un'altra nottata - o meglio mattinata - buia per il paese. Infatti, l'esito dei lavori parlamentari in riferimento al provvedimento in esame è, purtroppo, più che deludente.

Dispiace soprattutto dover prendere atto della più totale mancanza di attenzione, se non vera e propria chiusura a priori, rispetto a numerosi suggerimenti e migliorie proposte da chi siede all'opposizione.

Anticipo, infatti, che risulta inevitabile il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, perché abbiamo dinanzi un testo, a nostro giudizio, inaccettabile, destinato a divenire foriero di problemi ben più gravi di quelli che si ripropone di risolvere. Gli aspetti che destano forti perplessità - e ho avuto modo di accennare a questo già nel mio intervento di ieri sull'ordine del giorno - sono molteplici e riguardano l'impianto complessivo di questo atto, che, come è noto, interviene su diverse materie. Nell'intervento di oggi mi focalizzerò, in particolare, su due di queste: i benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia e il contrasto ai raduni illegali.

Inizierò dal primo. Un aspetto di straordinaria gravità è, infatti, che si consegna un assurdo regalo di Natale a mafie e criminalità organizzata. Il MoVimento 5 Stelle ha denunciato il rischio di un beneficio, di fatto, al mondo del crimine sin dal primo momento in cui il provvedimento è approdato in Senato e abbiamo ripetuto fino allo sfinimento i nostri timori anche qui alla Camera, senza essere minimamente ascoltati, nonostante la gravità dello scenario che si profila. Dispiace dirlo, ma la nuova normativa va a minare l'impianto complessivo che attualmente disciplina l'ambito della collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi, ossia quelli di tale gravità da impedire a chi li ha commessi di accedere ai benefici penitenziari, se non collabora con la giustizia. Cosa significa in concreto? Si va a indebolire uno degli strumenti che, negli anni, si è dimostrato dotato della maggiore forza ed efficacia nell'ambito del contrasto alle mafie e alle altre forme di criminalità organizzata. A nostro giudizio, in merito sono state compiute scelte a dir poco irresponsabili.

Come più volte denunciato dal MoVimento 5 Stelle, la decisione di introdurre una serie di modifiche normative in tale ambito porta, come surreale conseguenza, quella di creare una condizione in cui i condannati che collaborano con la giustizia ricevono un trattamento in alcuni casi peggiore e in altri casi del tutto simile a quello destinato ai condannati che non collaborano con la giustizia. È chiaro a chiunque che, in tal modo, si va a minare in maniera importante la ratio che solitamente spinge a collaborare: è un fatto gravissimo. Proteggere tutto ciò che va a incentivare la motivazione a collaborare con la giustizia dovrebbe essere una delle prime preoccupazioni del legislatore, visti i benefici in termini di contrasto alla criminalità organizzata che, negli anni, ne sono scaturiti, e indico solo qualche esempio concreto per dare proprio la misura di quel che sta accadendo. La normativa vigente prevede che, a carico dei condannati che collaborano con la giustizia, vi sia l'obbligo di specificare dettagliatamente tutti i beni posseduti o controllati direttamente o per interposta persona e le altre utilità delle quali dispongono direttamente; dopodiché l'autorità giudiziaria provvede all'immediato sequestro del denaro, così come di tutti i beni ed utilità, e in caso di dichiarazioni mendaci la normativa sui collaboratori prevede la revoca del programma di protezione e dei benefici penitenziari concessi, nonché l'attivazione di una procedura di revisione per la revoca degli sconti di pena ottenuti in sede di condanna per la collaborazione prestata. Ecco, tornando a noi, incredibile ma vero, nel provvedimento in esame non è contemplato l'obbligo di specificare dettagliatamente il proprio patrimonio occulto in capo ai condannati a reati ostativi non collaboranti.

Passo un altro aspetto critico. L'attuale impianto normativo prevede come necessaria al fine della concessione dei benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia anche la cosiddetta prova dell'avvenuto ravvedimento e non solo la revisione critica. Qui arriviamo ad un altro aspetto paradossale ed illogico: per quanto concerne la concessione dei benefici penitenziari ai condannati che si rifiutano di collaborare con la giustizia, questo provvedimento prevede la necessità del requisito della revisione critica della condotta criminosa, senza però sancire anche la necessità del requisito dell'avvenuto ravvedimento. Impossibile non vedere in questa, la vogliamo chiamare dimenticanza, un'inaccettabile disparità di trattamento a sfavore di chi invece collabora con la giustizia. Giungo così ad un terzo aspetto, fonte secondo noi di inquietudine, certamente foriero di ulteriore iniquità, che è la circostanza che il condannato che non collabora con la giustizia possa eventualmente addurre ragioni a sostegno della mancata collaborazione. Una facoltà dunque, e non un obbligo in merito. Dispiace dirlo, ma sembra quasi un incoraggiamento a mantenere condotte omertose!

Volendo guardare la situazione da un punto di vista invece complessivo: attraverso questo provvedimento si va ad indebolire l'apparato statuale in una delle sue principali e più delicate funzioni, ossia la lotta alle mafie e alla criminalità organizzata in tutte le sue forme. Si gioca con il fuoco e forse il problema non è l'inconsapevolezza di ciò che si sta facendo, forse il problema è nell'estrema consapevolezza di scelte a vantaggio di un sistema che vuole indebolire alcuni tra i migliori strumenti attualmente a disposizione della giustizia. Far perdere di attrattiva la scelta di collaborare con la giustizia, significa incentivare il mondo dell'omertà e dell'illegalità che grazie ad essa prospera.

Stando così le cose è facile prevedere che saranno sempre meno i condannati che sceglieranno di collaborare, esponendo tra l'altro se stessi e i propri cari al concreto rischio di ritorsioni. Ma perché correre questo rischio, visto che gli stessi benefici o quasi si possono ottenere senza troppe differenze anche non collaborando?

Desidero concludere con delle considerazioni sulla norma forse più famosa di questo provvedimento, perché evidentemente si è riusciti nell'intento di far passare questo decreto come decreto rave, quando, alla luce di quanto finora esposto, sarebbe meglio chiamarlo decreto Salvacorrotti.

Ma andiamo a parlare dei rave, ovvero dei raduni illegali. L'articolo 5, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, introduce nel codice penale, all'articolo 633-bis, il nuovo delitto di invasione di terreni o edifici, con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, in base al quale è punito, con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa di euro da 1000 a 10 mila, chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento. Sarebbe interessante capire come mai questa maggioranza abbia mirato a focalizzare l'attenzione proprio su questa nuova fattispecie, e la risposta per noi è semplice ed è il motivo per cui dichiaro il voto contrario del Movimento 5 Stelle.

Abbiamo ancora una volta di fronte azioni puramente demagogiche, pura ideologia e semplice propaganda identitaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Il prossimo è l'ultimo intervento prima della sospensione che è stata annunciata tra le 7 e le 8.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Prima dell'ultimo intervento, una richiesta. Come per tutta questa fase è stata stabilita una pausa tecnica, chiedevo se era in programma, quindi poi con comunicazione alla riapertura, una pausa tecnica per la fase successiva, nei modi, nelle forme, e nella durata che la Presidenza riterrà, grazie.

PRESIDENTE. Onorevole, ne parleremo con il Presidente e con gli altri Vicepresidenti, naturalmente.

Torniamo agli interventi. Ha chiesto di intervenire la deputata Iacono. Ne ha facoltà, prego.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghe, colleghi, Governo, anche oggi siamo qui per ribadire la nostra ferma contrarietà al cosiddetto decreto-legge Rave, misura che riteniamo figlia di un certo modo di fare politica e dal quale siamo nettamente distanti. Abbiamo già definito questa misura, tra l'altro imposta con una decretazione d'urgenza che stride terribilmente con le vere esigenze urgenze del Paese, figlia di un populismo giudiziario e mediatico che guarda solo al riscontro social e poco, molto poco, alla sostanza.

Questo Governo, che si sta dimostrando impreparato ad affrontare le necessità reali dell'Italia, sta facendo però di più e anche peggio! Con la scusa di contrastare i cosiddetti rave party, che sono stati nei mesi scorsi al centro della cronaca locale e nazionale, per scomparire poi dalle pagine dei giornali, prova della marginalità di queste iniziative rispetto a qualunque effettivo tema di ordine pubblico concreto, si stanno gettando le basi per consentire un'interpretazione estensiva della norma che limiti anche altre forme di manifestazione che non risultino autorizzate. Da domani, infatti, si potranno reprimere anche i sit-in di lavoratori, le proteste studentesche, ogni forma di dissenso non regolamentata, ma parte insopprimibile del diritto di ogni cittadino a manifestare il proprio pensiero, diritto tutelato dalla nostra Costituzione. Diritti a cui molti stanno rinunciando inconsapevolmente, applaudendo alle prese di posizione pubbliche di questo Governo, che sventola i tossici, così nei fatti li definite, per mettere mano a ben altro. Un metodo cui la destra ci ha abituati a lungo negli anni: prima è stata la guerra all'immigrato, del “padroni a casa nostra” e dell'”Italia agli italiani”, oggi molto più modestamente l'intolleranza, che si deve accontentare quasi dei rave party. Insomma, la situazione è grave, ma è ben lungi dall'essere diventata seria.

Un Governo che vuole ordine e disciplina e poi ritiene di dover derogare alle misure di contenimento per il COVID-19 e alle misure sanzionatorie nei confronti di coloro che, soprattutto se operanti nel settore sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, hanno in questi mesi ritenuto di non sottoporsi al vaccino. Vaccino che, come dimostrano gli studi medici supportati da evidenze scientifiche, ha salvato un enorme numero di vite umane e ridotto la circolazione del virus. Vaccini che hanno dato il loro reale contributo alla limitazione dei decessi e alla riduzione del livello di carico sul sistema sanitario e anche sul personale sanitario. Stonano in tal senso le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Meloni proprio sul DL Rave. La Meloni sostiene, la cito per precisione, che: è finita l'Italia che si accanisce con chi ha rispettato le regole e fa finta di non vedere chi le ha violate, ma questo pare non varrà per i medici e i sanitari no-vax, ad esempio, per i quali è stato previsto anche il reintegro al lavoro.

Appare quantomeno curioso che le regole siano, per la Presidente Meloni, realizzate con una come una sorta di fisarmonica: si allungano, si restringono, si modificano, solo in base alle sue necessità del momento. Un occhio ai social, un occhio ai sondaggi e un altro alla tv e le dichiarazioni si modificano, le posizioni si rivedono, le misure cambiano. Se è vero che solo gli stupidi non cambiano idea, è da furbi far sì che alla fine si abbia un'idea diversa ad ogni cambio di vento. Fare marcia indietro sulle norme anti-COVID non è solo irresponsabile, ma premia chi ha fatto il furbo, chi non ha pensato al benessere e alla salute altrui. Solo pochi mesi fa volevate eliminare le mascherine anche nelle strutture sanitarie, ed è stata la ferma opposizione del mondo medico a spingervi a ripensarci.

Le misure adottate con questo provvedimento prevedono, invece, la fine dell'obbligo vaccinale il reintegro dei lavoratori medico-sanitari, l'abolizione dell'utilizzo del green pass per l'accesso e l'uscita dalle strutture sanitarie, dalle RSA o dalle strutture riabilitative e residenziali per gli anziani, ma anche l'abolizione del tampone di fine quarantena. Tutte misure che vanno contro la protezione alla salute e alla tutela sanitaria. Oggi, invece la Presidente Meloni riscopre l'importanza delle mascherine per arginare un contagio che nell'estremo Oriente ha ripreso forza proprio con l'abbassamento delle misure di contenimento, ma poco importa la scienza, importa più la propaganda e il risalto mediatico.

Con un mio ordine del giorno, che ha avuto come tanti altri ordini del giorno delle opposizioni il parere contrario da parte del Governo, ho proposto di tornare a pubblicare il Bollettino nazionale COVID, che ci può fornire indicazioni effettive, può fornirle alle istituzioni e può dare la giusta informazione ai cittadini sull'andamento della pandemia nel nostro Paese. La soppressione dello stesso risponde unicamente alla necessità di questa maggioranza di normalizzazione del dibattito sul tema della diffusione del virus, che agevola misure come quelle portate in discussione. Un insieme di attività che è sempre e comunque finalizzata ad accontentare quelle masse di no-vax, di negazionisti, che cliccano, commentano, votano, che in questi anni hanno utilizzato i peggiori epiteti verso chiunque utilizzasse la mascherina e si sottoponesse alla campagna di vaccinazione! Gli stessi che, ancora oggi, invadono d'insulti i canali social di chiunque ribadisca che il virus non è scomparso. Movimenti dietro i quali molto spesso non si celano solo persone comuni, ma interessi ben più inquietanti e che adesso plaudono alle misure che giungono in questo Parlamento per essere approvate a colpi di maggioranza.

Ecco, così certamente si vincono le elezioni, ma non si governa un Paese! Per tutti questi motivi ci siamo opposti a questo provvedimento, e in futuro ci opporremo con tutte le nostre forze a qualsivoglia misura che possa ledere diritti irrinunciabili, diritti riconosciuti dall'ordinamento e che possa mettere a rischio la tutela della salute pubblica, o che infine possa portare indietro nel tempo il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Come già comunicato dalla Presidenza, avrà ora luogo una sospensione tecnica sino alle ore 8. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 8.

La seduta, sospesa alle 7, è ripresa alle 8 del 30 dicembre.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa antimeridiana della seduta sono complessivamente 53, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende l'esame del disegno di legge di conversione n. 705.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 705. Ricordo che prima della sospensione è, da ultimo, intervenuta la deputata Giovanna Iacono.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 705?)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eleonora Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Rischiamo una nuova pandemia, siamo dentro un conflitto mondiale, abbiamo un'inflazione che galoppa, la disoccupazione è a livelli drammatici, soprattutto quella delle donne e dei giovani, e questi ultimi devono fare i conti anche con la precarietà, famiglie e imprese non sanno come pagare le bollette a fine mese, il caldo a Natale e a Capodanno ci sbatte in faccia i cambiamenti climatici e la nostra Italia frana per il dissesto idrogeologico, e, come direbbe Benigni in una vecchia gag, per il Governo che c'è come priorità? I raduni musicali dei giovani.

Questo decreto Rave, ribattezzato giustamente dal collega Dori come “decreto Halloween”, è un “decreto minestrone” che contiene di tutto, senza alcuna coerenza. Il primo di questo Governo di destra, destra, che così svela tutta la sua vera natura: proibire, punire, colpire, in modo particolare i giovani e le libertà di manifestare. Un decreto per sorvegliare e punire, fatto in tutta fretta, sfruttando lo strumento del decreto-legge per norme di necessità e urgenza pur di farlo approvare velocemente, e per giunta in una materia delicatissima come quella penale. Ma quale necessità, quale urgenza? Sarebbero i raduni musicali il problema del nostro Paese, adesso? Non forse la crisi climatica che incombe su tutti quanti noi, con un Natale che sembra Pasqua per quanto fa caldo, mentre in altre parti del mondo il gelo sta bloccando tutto? E intanto questo Governo, peraltro, riprende a trivellare i nostri mari alla ricerca di briciole di gas nei fondali marini. Non forse le disuguaglianze, che crescono drammaticamente nel nostro Paese? Disuguaglianze che, invece di cercare di diminuire, questo Governo sta solo aumentando, introducendo, ad esempio, discriminazioni inaccettabili tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, beneficiari del nuovo regime della flat tax, o, ancora, riducendo di fatto il gettito della tassa sugli extraprofitti, perché, sì, quella introdotta dal Governo Meloni è addirittura più ridicola di quella fatta dal Governo Draghi e lascia praticamente intatta l'enorme ricchezza che i colossi dell'energia hanno accumulato in questo anno sulle spalle di famiglie ed imprese. Scandaloso! Noi di Alleanza Verdi e Sinistra abbiamo chiesto e continueremo a chiedere che questa enorme ricchezza venga restituita integralmente ai cittadini. Non forse, dunque, la precarietà del lavoro, ormai diventata precarietà esistenziale per moltissime persone, giovani in particolare, soffocati da una morsa che reprime ogni slancio, ogni speranza, ogni sogno, ogni diritto di costruirsi una vita qui in Italia, senza doversi svendere per un lavoro sottopagato, sfruttato, insicuro? Ma no. Per questo Governo la priorità è introdurre un nuovo reato penale per punire fino a 6 anni di carcere chi organizza un rave.

L'articolo 5, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato - sì, modificato, perché vi siete accorti dell'assurdità di quanto scritto e la maggioranza ha tentato di correre ai ripari e sistemare la frittata, in realtà mettendo una pezza che, come si suol dire, è peggio del buco - introduce nel codice penale, all'articolo 633-bis, il nuovo delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, in base al quale è punito con la pena della reclusione da 3 a 6 anni e con la multa da 1000 a 10 mila euro chiunque organizzi o promuova l'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento.

Musicale: è stato aggiunto un riferimento alla musica per tentare di circoscrivere questa nuova fattispecie di reato, una vera assurdità. E sottolineo ancora: fino a 6 anni di carcere per un raduno musicale, 6 anni! Una sproporzione ed esagerazione che lascia davvero senza parole. Persino gli atti di terrorismo verso cose con ordigni esplosivi, l'omicidio colposo, l'omissione di soccorso, l'abbandono di minori o incapaci, l'occultamento di cadavere, l'adescamento di minorenni, sono tutti reati che hanno pene massime inferiori a 6 anni. Insomma, questo Governo, dopo solo poche settimane dal suo insediamento, sta già ampiamente dimostrando di farsi beffe delle regole democratiche di funzionamento delle istituzioni e di non aver alcun rispetto per questo Parlamento, abusando della decretazione d'urgenza e della questione di fiducia; in 2 mesi il Governo Meloni l'ha già posta 4 volte in 10 giorni, più dei due Governi precedenti. E lo abbiamo visto anche sui lavori della legge di bilancio, anche lì, ritardi, pasticci, errori e norme introdotte, che non avevano alcun motivo di essere inserite nella manovra, come quella sulla caccia, via libera alla caccia, sempre e ovunque, ad ogni ora e ad ogni giorno dell'anno, perfino nelle città e nelle aree protette, salvo poi in questi giorni voler sminuire il tutto, ritrattando e puntualizzando che non è così, che non si sparerà in città. Eppure è quanto è scritto nella norma. E ancora, tutta l'attenzione è rivolta sempre e solamente al problema dei cinghiali, mentre invece nel testo si parla di fauna selvatica tutta. Una manipolazione della realtà davvero sconcertante, proprio in un momento storico, peraltro, in cui la biodiversità è in fortissimo declino e a livello globale si firmano accordi per impegnarsi a tutelarla. Ecco come intendono tutelarla: a suon di spari e proiettili.

Tornando al decreto Rave e al minestrone di Halloween, uno scherzo di cattivo gusto, peccato che non ci sia proprio nulla da ridere. E a spaventare, oltre all'autoritarismo e alla repressione di cui è intriso questo decreto, sono i segnali pericolosi sul fronte della lotta alla pandemia, con la fine dell'obbligo vaccinale anti COVID per i lavoratori del settore sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, e il reintegro anticipato nel posto di lavoro dei medici no-Vax, proprio in un momento delicato, con numeri di contagio in risalita e una situazione da monitorare attentamente su scala globale, con le notizie scarse ma preoccupanti che giungono dalla Cina. È vero, non facciamo allarmismo, ma con questo decreto si sta calpestando il rispetto, il lavoro e il sacrificio di quei tanti medici e infermieri che hanno lottato in prima linea durante i momenti più difficili della pandemia. Molti di loro hanno perso la vita. Con quale coraggio si fa tutto ciò?

Infine, questo decreto punisce i raduni musicali, ma non fa nulla - nulla! - per intervenire su ben altre manifestazioni che dovrebbero essere condannate e fermate. Ogni anno, a Predappio, nella cittadina sulle colline romagnole che ha dato i natali a Benito Mussolini, si svolge un raduno a cui partecipano centinaia di persone. Come riportato dai mezzi di stampa, nell'ultimo raduno che si è svolto il 30 ottobre scorso, prima della partenza del corteo qualcuno dei manifestanti ha teso il braccio per fare il saluto romano. A un certo punto il gruppo ha intonato Faccetta nera. Quello di Predappio, però, non è certo l'unico raduno ispirato al fascismo. Abbiamo presentato un ordine del giorno che intendeva impegnare il Governo a modificare il codice penale per sanzionare chiunque organizzi e promuova raduni aventi scopo di pubblica esaltazione di esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo. Nulla da fare. Il Governo ha dato parere negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e l'Aula l'ha bocciato. Ma che Paese è quello che tollera ancora questi rigurgiti di fascismo, che così calpesta la sua stessa Costituzione antifascista? Avevamo chiesto anche, come segnale di chiaro impegno su questo fronte, ma anche sul fronte della legalità e del rispetto delle regole, di dare rapida attuazione allo sgombero dell'immobile di proprietà del demanio, a Roma, occupato da anni dall'associazione neofascista CasaPound. Anche qui buio totale, nulla da fare.

Per questi motivi che ho esposto brevemente, i motivi esposti dai miei colleghi e dalle colleghe di Alleanza Verdi e Sinistra, noi non possiamo che votare contro la conversione in legge di questo pessimo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo decreto-legge in materia di concessione dei benefici penitenziari ai condannati per particolari delitti rientranti nel meccanismo ostativo, che non collaborano con la giustizia, di istituzione del delitto di rave party, di anticipazione della scadenza dell'obbligo vaccinale, di proroga della riforma Cartabia e delle relative norme transitorie tratta una varietà di temi che avrebbero imposto una riflessione diversa e separata, che dimostra l'evidente eterogeneità delle materie oggetto del provvedimento in esame e che rappresenta disposizioni di contenuto diverso tra loro e totalmente estranee, trattando materie che non sono neppure accomunate da un'originaria finalità comune.

Siamo in sostanza di fronte a un cosiddetto decreto omnibus, del tutto privo dei requisiti di necessità ed urgenza, in particolare in ordine alle disposizioni in materia di prevenzione e di contrasto dei raduni illegali, e la prova risiede nel fatto che l'assenza di tali disposizioni previste ora dal nuovo articolo 633-bis del codice penale non ha impedito la positiva risoluzione di quegli episodi da cui, di fatto, il decreto-legge ha preso spunto e a cui con esso si intenderebbe rispondere.

Il grande problema di questo provvedimento non è la forma, ma un ben più grave e allarmante problema di sostanza. E quando parlo di problemi di sostanza mi riferisco, in primo luogo, alla decisione del Governo e della maggioranza che lo sostiene di eliminare dal regime ostativo i più gravi reati contro la pubblica amministrazione, consentendo così ai condannati per gravi reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari, pur in assenza di collaborazione. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che impegnava il Governo a concedere i benefici penitenziari, ma che obbligava i richiedenti a dare una giustificazione per la quale non hanno voluto collaborare con la giustizia. Una decisione scellerata, che aggredisce, indebolendola, la legge n. 3 del 2019, la cosiddetta legge Spazzacorrotti, nata proprio per combattere e scardinare le reti corruttive che inquinano l'economia legale, alterano il mercato e la concorrenza, sottraggono e drenano dall'economia legale risorse e grandi capitali.

Un attacco frontale alla legge Spazzacorrotti, che solo pochi giorni fa, invece, incassava l'ennesimo elogio internazionale. Una legge che, secondo la rilevazione del Transparency International, agenzia che monitora la corruzione nei pubblici uffici, ha fatto scalare all'Italia ben dieci posizioni nella graduatoria della trasparenza e contro la corruzione, con il passaggio dal cinquantaduesimo al quarantaduesimo posto. E allora mi chiedo: perché tra i primi atti di questo Governo e della maggioranza c'è la distruzione della legge Spazzacorrotti? Perché questo Governo vuole distruggere una legge finalmente adeguata, incisiva ed efficace nel contrasto alla corruzione? Questo assalto alla legge Spazzacorrotti è così feroce soltanto perché si tratta di una legge targata MoVimento 5 Stelle?

Purtroppo credo di no; purtroppo, pur nella incompetenza e impreparazione che avete dimostrato con la legge di bilancio, credo che abbiate ben chiaro che, smantellando la legge Spazzacorrotti, non fate un torto al MoVimento 5 Stelle, ma fate un torto ai cittadini e alle imprese oneste, fate un torto all'Italia intera, perché date un colpo mortale alla legalità di questo Paese e spalancate le braccia alle organizzazioni criminali, spalancate le braccia a corrotti e corruttori. Presidente, la corruzione è un cancro, e il nostro Paese ha il dovere di estirparla con tutti i mezzi e le risorse a sua disposizione; è un cancro che aggredisce e divora la società dalle sue fondamenta, dalla politica alla sanità, dall'economia al lavoro.

Una recente ricerca internazionale stima che la corruzione costa all'economia dei Paesi europei circa 900 miliardi di euro l'anno e solo a quella italiana 237 miliardi, pari a circa il 13 per cento del PIL. Per capire il peso, basta il confronto con la spesa in un settore pubblico importante. Ad esempio, nel 2020 il costo complessivo della sanità pubblica e privata ammontava a 124 miliardi, cioè il 7,5 per cento del PIL. Si tratta di numeri difficili da verificare, ma l'impatto negativo della corruzione sui sistemi economici risulta ormai ampiamente comprovato.

Secondo i dati della Banca Mondiale, il reddito medio nei Paesi con un alto livello di corruzione è circa di un terzo inferiore a quello dei Paesi con livello di corruzione…scusate, una ricerca dell'Istituto per la competitività certifica che il radicamento del fenomeno corruttivo inibisce l'afflusso di capitali stranieri e incide negativamente sull'occupazione, spingendo le imprese a mantenere una dimensione ridotta, mentre la riduzione del livello di corruzione favorisce l'avvio di nuove imprese, il radicamento di capitali e imprese straniere, rende più agevole la gestione delle attività pubbliche, incide positivamente sull'occupazione giovanile.

La corruzione ha effetti negativi economici, finanziari e sociali decisamente importanti su tutte le attività pubbliche e private, producendo meno investimenti in beni e servizi, riduzione dell'occupazione, dei redditi e dei consumi, delle entrate fiscali, della quantità e qualità dei servizi pubblici, lievitazione dei costi burocratici e del contenzioso contro cittadini ed imprese. Il fenomeno della corruzione ha anche gravi effetti finanziari, perché sugli importi percepiti i corrotti non pagano tasse ed esportano capitali all'estero nei paradisi fiscali. Presidente, le ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, 209 miliardi di euro, a cui vanno aggiunte le risorse del Piano complementare, ottenute dall'Europa grazie al presidente Giuseppe Conte, aspetto questo che non dobbiamo mai dimenticare, fanno gola alle mafie, ai comitati di affari e alle grandi reti corruttive. Se proiettiamo i dati sui costi della corruzione in Italia che ho riportato prima sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ci rendiamo conto che sono a rischio di finire nelle mani della criminalità organizzata e delle reti corruttive fino a 27 miliardi.

Ebbene, questo Governo e questa maggioranza, decidendo di sottrarre i reati contro la pubblica amministrazione, gravi reati come ad esempio la corruzione, concussione, corruzione in atti giudiziari, al meccanismo ostativo, decidono di disabilitare uno degli strumenti che si è rivelato più efficace nel contrasto alla criminalità organizzata e alle grandi reti corruttive. Sottrarre al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione significa ammettere che possono accedere ai benefici penitenziari componenti di quelle grandi reti corruttive senza che essi abbiano collaborato con la giustizia, senza che abbiano fatto i nomi dei loro complici e i nomi dei pubblici funzionari infedeli, senza che abbiano interrotto il loro rapporto con le organizzazioni criminali di riferimento.

Tutto ciò è assolutamente vergognoso e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo Governo e questa maggioranza, sottraendo al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione, indeboliscono lo Stato e i suoi anticorpi contro la corruzione e aprono e spianano la strada alle grandi reti corruttive, consegnando nelle loro mani le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, facendo finta di non sapere che mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia. Oggi le forme della corruzione sono divenute più complesse e vi è una connessione stretta tra corruzione e mafia, che del resto è stata sempre sensibile al richiamo della corruzione.

Lo aveva sottolineato con lucidità già l'indagine sulla Sicilia di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, pubblicata nel 1877, rilevando che le associazioni mafiose si insinuavano negli affari privati e pubblici e che nelle amministrazioni locali esse condizionavano la scelta degli amministratori e la destituzione la destinazione delle risorse; che al centro dello Stato i ministri trattavano con la criminalità organizzata in cambio del sostegno nelle elezioni; che anche i parlamentari non erano esenti dall'influenza della mafia; che i funzionari amministrativi facevano concessioni alla mafia e tolleravano l'illegalità, pur di trarre vantaggi personali.

Rispetto ad allora le associazioni mafiose hanno sviluppato la loro diffusione territoriale, e dai tradizionali insediamenti meridionali si sono propagate nelle regioni del Nord. Sono sorte nuove mafie, anche di proporzioni contenute, ma non per questo meno pericolose. Il tratto comune con le mafie tradizionali sta nell'impiego del cosiddetto metodo mafioso e nel perseguimento di scopi mafiosi. Del resto, che mafia e corruzione siano facce della stessa medaglia è un aspetto che vi è stato sottolineato da tutti gli illustri auditi ascoltati in audizione dalla Commissione giustizia della Camera e del Senato.

La vostra ostinazione nel consentire ai condannati per gravi reati contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari, anche senza collaborare con la giustizia, significa dire apertamente alle mafie di abbandonare i reati violenti e le estorsioni, tipiche di una mafia più primordiale, reati per i quali vige ancora il regime ostativo, e di indirizzare tutta la loro attività verso ipotesi corruttive di appalti truccati, di favoritismi di ogni genere, nella consapevolezza che tali ipotesi delittuose, ben più subdole, sono ormai fuori dal regime ostativo. E, se di tutto questo non vi rendete conto, allora siete inadeguati a governare. Se, peggio ancora, di tutto questo vi rendete conto, allora siete pericolosi e non degni di governare questo Paese. Per tutte queste ragioni dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, intervengo ora in questa discussione che ci sta portando ad affrontare tutti i temi del decreto che il Parlamento è chiamato oggi a convertire e lo faccio come cinquantesimo parlamentare che prende la parola in dichiarazione di voto. Sono le voci dell'opposizione, lo stiamo facendo per una ragione molto semplice: noi crediamo davvero nel ruolo del Parlamento e, se questo primo decreto politico del Governo Meloni è il biglietto da visita dell'azione del nuovo Governo, questa discussione per noi è il biglietto da visita dell'opposizione che noi vogliamo portare avanti all'interno di quest'Aula. Lo faremo nel rispetto della Costituzione, dell'articolo 54, della disciplina e dell'onore che dobbiamo, al grande onore e il privilegio che siamo chiamati a compiere in quest'Aula e lo faremo usando tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di rappresentare, dentro quest'Aula, quella che è un'idea di futuro, che è opposta alla direzione politica che ha indicato la Presidente Meloni quando è venuta qui, in quest'Aula, e che, purtroppo, si sta rivelando la direzione politica confermata dalle prime azioni di questo Governo.

Nell' intervenire ora, dopo tanti interventi, dopo una notte ininterrotta di discussione, voglio innanzitutto chiedere ai parlamentari presenti, molti delle opposizioni, ai due parlamentari della maggioranza presenti, a tutte le persone che sono qui, di rivolgere un ringraziamento, un applauso, ai funzionari della Camera, alle persone che hanno lavorato tutta la notte (Applausi), perché, dietro il loro lavoro, il lavoro che si sta svolgendo alla buvette, il lavoro che si sta svolgendo agli accessi, il lavoro che si sta svolgendo negli uffici, c'è la possibilità per noi di svolgere il nostro ruolo. E, se noi qui possiamo farlo, è perché ci sono tante donne e uomini che lavorano ogni giorno per garantire al Parlamento di poter funzionare.

Ci sono state delle polemiche, anche in questa settimana, circa le date a cui rendere omaggio. Una parte anche di persone che ricoprono ruoli istituzionali, che non citerò in questa occasione, hanno ricordato il 26 dicembre, la nascita del Movimento sociale italiano. Io penso che, da parte nostra, la data più importante, lo ricorda in quest'Aula quell'ultima targa lì, alla nostra destra, sia stata l'approvazione e, poi, la promulgazione della Costituzione italiana: il 27 dicembre, quindi 75 anni da oggi, e noi a quella Costituzione dobbiamo veramente il nostro impegno. E oggi affrontiamo questa discussione e la affrontiamo nel momento in cui qui abbiamo avuto questa possibilità ,al Senato si è chiusa la fase dell'approvazione della manovra di bilancio e si affronta la fine di questo anno e l'inizio dell'anno che verrà.

Io parto da come stanno raccontando quello che sta avvenendo intorno a noi i giornali di questa mattina, anche perché intervenire in questo orario inconsueto ci offre la possibilità di aprire una finestra di quest'Aula verso quello che avviene fuori da noi. Io leggo solo alcuni titoli: “Riforme e COVID”; “la linea Meloni insegue il presidenzialismo”, “Tamponi e mascherine, restando liberi. Critiche le opposizioni” (penso un eufemismo rispetto alla reazione che stiamo tenendo in quest'Aula), “Vaccini, Meloni si nasconde. Campagna di immunizzazione al palo, ma la Premier insiste: le decisioni le lascio ai medici”, “Via il tampone alla fine l'isolamento”, “allarme voli dalla Cina”, “L'Italia chiede aiuto all'UE”, “Lotta al COVID, ma senza lockdown” e, poi, ancora, “Riprovano con il panico per spingere i vaccini”.

Ecco, a chi arriva a scrivere questo, io vorrei collegarmi all'intervento del collega Silvio Lai e condividere alcuni dati, i dati dell'Istituto superiore di sanità, che ci dice quanti sono i morti direttamente evitati, dal gennaio del 2021 al gennaio del 2022, dalla vaccinazione: 150 mila morti evitati, 55 mila ricoveri in terapia intensiva, 500 mila nei reparti ordinari di degenza. Tra l'altro, anche da luglio 2021 in poi, con la vaccinazione di prima dose completata su oltre l'80 per cento della popolazione, si sono evitati più della metà degli eventi attesi. E il numero degli eventi invitati è più alto dove è più alta la percentuale di vaccinati, come nel Centro e Nord Italia rispetto al Mezzogiorno, dove è più bassa la percentuale di vaccinati. E in questi numeri non sono stimati gli effetti indiretti, che mutano nei territori in ragione dell'efficienza della sanità pubblica regionale e della sua ripartenza. Dove questa è stata meno condizionata, meno vincolata, meno paralizzata dalla pandemia, dove questa è stata in grado di riprendere da subito la propria attività di prevenzione, cura e interventi chirurgici, la mortalità aggiuntiva è stata bassa; dove l'azione del Sistema sanitario è stata inadeguata e lenta la ripresa, la mortalità aggiuntiva è stata elevata, con numeri che hanno raddoppiato la mortalità del COVID.

Ecco, diciamo questo, diciamolo con chiarezza: non è la campagna di vaccinazione a generare il panico, è l'assenza di una campagna di vaccinazione che può generare il panico, perché noi dobbiamo sapere che, senza il vaccino, noi non saremmo qui oggi e non dobbiamo avere paura di dirlo. E, quando io leggo altri titoli, come “Lotta al COVID, ma senza lockdown”, io mi preoccupo, perché, se voi leggete i nostri ordini del giorno, che dicevano in tanti passaggi le stesse cose che ci ha detto il Ministro, ormai diverse ore fa, nell'informativa che ha portato, noi non abbiamo mai detto adesso cosa serve, perché cosa servirà dipenderà dall'evoluzione della pandemia, ma escludere degli strumenti per poter combattere la pandemia oggi significa renderci più deboli in questa battaglia. E, vedete, il vero punto è questo: quanto vogliamo essere forti, come Paese, nel fronteggiare una minaccia, che è più grande delle singole forze politiche e che dovrebbe vedere maggioranza e opposizione non divise, anche nell'incapacità di leggere la coerenza che c'è tra l'impegnativa di un ordine del giorno che ci invita a mettere le mascherine in determinate situazioni, che è la stessa identica cosa che ha detto il Ministro pochi minuti fa, ma unite.

È questo quello che sta mancando in questo momento e si collega ai passi avanti che si stanno facendo sulla manovra. Leggo: “Ok del Senato”, “Manovra al traguardo, 119 decreti per sbloccare 46 miliardi”: è il tentativo di spostare altrove l'attenzione rispetto a quello che sta avvenendo. Noi abbiamo la manovra, abbiamo i dati della pandemia, abbiamo i controlli a Malpensa, abbiamo una persona su due che viene nel nostro Paese dalla Cina che è positiva al COVID, hanno fatto in Cina una scelta vaccinale diversa dalla nostra e ne stanno pagando le conseguenze. E altri titoli che ci dicono qual è il primo punto l'agenda: “Voglio un'Italia presidenziale”, “E ora il presidenzialismo” e, poi, via discorrendo.

Ecco, da questo punto di vista, io lo voglio dire con grande chiarezza, noi non ci sottrarremo mai a un dibattito sulle riforme istituzionali, che è un grande dibattito di cui il Paese ha bisogno, ma non nascondiamoci dietro al dibattito sulle riforme istituzionali in un momento in cui, invece, dobbiamo parlare e dirci con chiarezza, ad esempio, che cosa non va nella manovra - lo abbiamo fatto, lo abbiamo detto - sulla sanità, sulla scuola, sul trasporto pubblico, la questione territoriale, l'assenza delle misure contro l'aumento dei costi dell'inflazione, che rischiano di fermare servizi essenziali - non riconoscendo l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime, rischiamo di fermare le mense scolastiche, rischiamo di fermare le mense sanitarie -, gli stanziamenti insufficienti per la scuola, per il trasporto pubblico, un'autonomia differenziata che rischia di aggravare le diseguaglianze territoriali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Poi, le imprese, lo sviluppo, l'assenza di politiche per il rilancio dell'economia, le misure deboli per gli investimenti, l'incertezza sul PNRR, l'assenza di risorse aggiuntive, il lavoro, la pensione, la povertà, l'energia, l'ambiente, le carenze, le assenze di questo Governo.

Noi siamo qui per denunciarlo, siamo qui per denunciarlo con chiarezza, con nettezza e per cercare di svolgere una funzione utile al Paese. Vorrei riprendere un passaggio a mio avviso molto, molto importante e suggestivo con cui si conclude uno scritto di Lussu. Abbiamo ricordato la promulgazione della Costituzione italiana e penso che sia bello concludere questo intervento - se, Presidente, stiamo andando verso l'esaurimento del tempo: non voglio abusare del tempo a disposizione di tutti i parlamentari e cerco di dare il buon esempio in quest'Aula - con la conclusione di Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu. C'è un passaggio che a me piace, convince e parla, ancora oggi, in cui a un certo punto, in quel viaggio verso la libertà, c'è uno scambio. Si dice “Il mondo va a destra” e la risposta è: “Il mondo non va né a destra, né a sinistra; il mondo continua a girare attorno a sé stesso con regolari eclissi di luna e di sole”. E io penso che il ruolo del Parlamento, il ruolo dei democratici in questo Parlamento, il ruolo dei democratici nel Parlamento italiano che - per dirla come disse Ted Kennedy nel Congresso americano - possono essere in minoranza nel Parlamento, ma parlano per la maggioranza dei cittadini - è quello, durante questa eclissi che rischia di farci dimenticare quanto è pericolosa la minaccia del virus, di tenere accesa la luce e di tenere aperti gli occhi verso quello che si muove anche fuori da quest'Aula. Se il nostro dibattito parlamentare ci fa parlare di un decreto che appariva moderno, efficace e attuale due mesi fa, ma oggi c'è un'altra agenda politica, noi, con tutti questi interventi, stiamo invocando il Governo e tutti noi ad affrontare anche le emergenze dell'oggi e a cercare di guardare in faccia il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. E' certamente vero che deve essere tutelato il principio costituzionale per cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, ma non bisogna mai dimenticare che le mafie quotidianamente, con la loro azione, calpestano altri diritti costituzionalmente garantiti: il diritto alla libertà personale, il diritto alla libera iniziativa economica, alla salute e al lavoro. Lo ha detto Antonino Di Matteo, componente del Consiglio superiore della magistratura, intervenendo a Catanzaro in un convegno organizzato alla facoltà di giurisprudenza sul tema dell'ergastolo ostativo. Si esce da Cosa Nostra e dalla 'ndrangheta - ha chiarito il magistrato Di Matteo - in due modi: o con la morte, o con un segnale di rottura che renda questa volontà di uscire percepibile anche agli altri affiliati, quindi con la collaborazione con la giustizia. E' ancora il procuratore della DDA di Catanzaro, Nicola Gratteri, a sottolineare quanto poco sia stato fatto dal nostro Paese per far comprendere in Europa il tema delle mafie e della minaccia che esse rappresentano nei confronti delle libertà e delle democrazie, non solo nel nostro continente. Il MoVimento 5 Stelle non ha mai nascosto la propria contrarietà ad una riforma dell'ergastolo ostativo, anzi nella precedente legislatura, precisamente durante il Governo Conte 1, abbiamo adottato un provvedimento di legge, il famoso decreto Spazzacorrotti, che ha inserito anche alcuni reati gravi contro la pubblica amministrazione, come la corruzione, tra quelli soggetti proprio all'ergastolo ostativo. Una legge che ha riportato l'Italia ad essere considerata un Paese impegnato concretamente nella lotta alla corruzione, contrariamente a quanto accaduto fino a quel momento. Oggi, invece, questo Governo di destra e questa maggioranza di centrodestra confermano la propria linea politica: zero contrasto alle mafie e alla corruzione, che sono due fenomeni criminali sempre più legati e intrecciati. Basta considerare quante indagini siano in corso in Italia, in particolare nel Mezzogiorno, per infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni comunali. Una delle più recenti è quella che ha portato all'operazione Reset, voluta dal procuratore della DDA di Catanzaro, Nicola Gratteri, condotta nella città di Rende, in Calabria, che vede coinvolte più di 200 persone tra esponenti politici, dirigenti del comune e imprenditori, un intreccio tra mafia, politica e imprenditoria ben noto a chi nella magistratura lotta da decenni per contrastare il fenomeno delle mafie.

A distanza di trent'anni da “Mani pulite”, l'Italia rischia di tornare indietro e dimenticare chi, sacrificando anche la propria vita, ha dimostrato che la corruzione è il grimaldello che le mafie usano per penetrare nello Stato. Le stragi del 1992 e “Mani pulite” uniranno a doppio filo la lettura delle mafie e della corruzione: non sempre fenomeni scissi, non emergenze, ma elementi costitutivi di molte società. Dall'indagine di Eurobarometro 2022 emerge che l'80 per cento degli intervistati e il 91 per cento delle aziende considerano diffusa la corruzione in Italia. Il 32 per cento dichiara di subirne personalmente gli effetti nel quotidiano e il 41 per cento la ritiene un pericolo nel mondo degli affari. Ecco perché è impensabile non ritenere che i reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione, il peculato e la concussione, vengano considerati punibili con l'ergastolo ostativo. E' un segnale preoccupante quello che arriva da questo Governo, che potrebbe favorire le grandi reti corruttive, che potranno così accedere ai benefici penitenziari senza collaborare con la giustizia, senza svelare i loro complici, senza dimostrare efficacemente di aver interrotto i rapporti criminali. Un altro segnale, oltre ai tagli alle intercettazioni e alla Polizia penitenziaria, ai nuovi interventi per indebolire - o addirittura abrogare - il reato di abuso d'ufficio e il reato di traffico illecito, oltre all'aumento dell'uso del contante fino a 5 mila euro o all'annunciata eliminazione dei trojan per i reati di corruzione e contro la PA, per favorire l'assalto probabilmente ai fondi del PNRR da parte del vasto ed eterogeneo mondo interclassista della corruzione. A questo si aggiungono le norme preannunciate sul codice degli appalti, dove si sta andando nella direzione di consentire affidamenti diretti fino a 500 mila euro. Il MoVimento 5 Stelle è stato - ed è - molto chiaro su questi argomenti: non devono uscire dal carcere mafiosi che non abbiano maturato un pieno ravvedimento e che quindi non siano stati rieducati. Per quanto ci riguarda, dimostrare di aver chiuso ogni collegamento con il gruppo mafioso di provenienza non è sufficiente. Per accertare il pieno ravvedimento, è essenziale che il mafioso che non collabora con la giustizia sia obbligato a spiegare perché non intenda collaborare. Questo è un elemento determinante per la delicatissima valutazione che spetta al giudice di sorveglianza. La posta in gioco è altissima. Da trent'anni l'ergastolo ostativo è un'arma potente con cui lo Stato esercita una forte pressione verso pezzi da novanta della criminalità organizzata. I risultati sono stati significativi, hanno consentito di condurre indagini molto importanti, di portare a termine arresti e condanne che hanno colpito al cuore le mafie. Se queste persone usciranno dal carcere, lo Stato avrà perso contro di loro e contro quei soggetti ancora non individuati che si sono mossi nell'ombra in quegli anni drammatici per la Repubblica. E' giusto che il nostro sistema penitenziario sia rieducativo e che i diritti fondamentali non vengano loro negati. Ma quanti diritti, le mafie e la corruzione, hanno negato e continuano a negare a centinaia di migliaia di cittadini, compromettendo il futuro delle nuove generazioni e di molti territori che restano ancorati a condizioni di sottosviluppo e arretratezza sociale, economica e culturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Probabilmente, sarebbe più corretto intervenire sul sistema carcerario, risolvendo il problema del sovraffollamento e delle precarie condizioni igienico sanitarie in cui molti detenuti si ritrovano a vivere, piuttosto che svuotare le carceri dando benefici penitenziari ai mafiosi che non collaborano con la giustizia.

Oltre al tema dell'ergastolo ostativo, questo decreto determina un passo indietro rispetto alle libertà che hanno i cittadini di riunirsi, anche inaspettatamente, nei luoghi pubblici. Lo fa, disegnando in malo modo una nuova fattispecie di reato che, nella sua prima formulazione, avrebbe potuto riguardare qualunque tipologia di raduno pubblico, considerato pericoloso per la sicurezza e la salute pubblica. Considerato pericoloso da chi? Sappiamo che le critiche avanzate da moltissimi giuristi ed esperti hanno portato il Governo a correggere il pasticcio iniziale, ma la norma resta comunque assurda, ingiusta e iniqua e per noi andava soppressa.

È spropositata la pena, fino a 6 anni e 10 mila euro di multa, una pena che consentirà di applicare le intercettazioni su centinaia di giovani e di riempire ancora di più le carceri. È una norma ideologica e propagandistica, che conferma l'atteggiamento di questo Governo di destra, orientato a garantire ordine e sicurezza con la repressione della libertà e la forza.

La legalità, al contrario, si alimenta lottando contro le diseguaglianze, contro le diverse forme di povertà e di arretratezza, di cui le mafie e la criminalità organizzata si nutrono, andando a reclutare nuove leve, frutto della disperazione di chi non riesce ad arrivare a fine giornata. Questo Governo vuole, dunque, ripristinare i benefici penitenziari per corrotti e corruttori, vuole indebolire l'uso delle intercettazioni e, poi, le rende possibili per chi si macchia di aver organizzato un raduno musicale. Riportano la soglia per l'utilizzo del contante a 5 mila euro, per favorire la corruzione e i reati contro la pubblica amministrazione, e, poi, danno fino a 6 anni di carcere a quanti si radunano in un rave, circostanza che, tra l'altro, era già punibile. Insomma, un Governo forte con i deboli e debole con i forti, nel quale la propaganda ideologica diventa il vero faro dell'azione politica, che si traduce nell'allentare gli strumenti, che, fino ad oggi, hanno consentito allo Stato di guadagnare qualche punto rispetto alle mafie e al nostro Paese di iniziare un percorso di ricucitura della fiducia tra cittadini e istituzioni.

Un Governo, questo, che si contraddice nel momento in cui si riempie la bocca di parole come “legalità”, colpendo i giovani e le libertà di riunione e manifestazione, garantite in questo Paese, mentre, dall'altra parte, offre a corrotti e corruttori, mafiosi e criminali, la possibilità di accedere ai benefici penitenziari, se non addirittura la libertà: due pesi e due misure, nella peggior forma che possa avere applicare una simile strategia. Inutile dire che con questo Governo inizia una delle fasi più buie da trent'anni a questa parte per la nostra democrazia. Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi della maggioranza, credo sia indispensabile recuperare un po' di chiarezza, perché mi pare che abbiate smarrito le coordinate spazio-temporali della presenza in Parlamento, da quando la legislatura è iniziata.

Tanto per cominciare, le onorevoli e gli onorevoli di Lega e Forza Italia dovrebbero riprendere coscienza di essere stati forza di maggioranza, fino a qualche mese fa, e di aver conosciuto da vicino e nel dettaglio le difficoltà espresse dal Paese, le sofferenze del corpo sociale, le aspettative di tutela e di crescita, i termini della crisi economica e il complicato contesto internazionale in cui essa si inserisce, a partire dalla guerra in Ucraina, che ha fatto esplodere la questione del caro energia, per arrivare al difficile e complesso lavoro finalizzato alla messa a terra dei progetti correlati al Piano di ripresa e resilienza (PNRR). Stessa cosa vale per voi, colleghi di Fratelli d'Italia, che, nella coerenza della passata opposizione, vi facevate vanto di progetti già pronti per intraprendere una robusta azione di risanamento del Paese; volevate farlo pure in tempi brevi, perché dicevate che i cittadini italiani ormai sono allo stremo e non possono più aspettare.

I cittadini e le cittadine italiani aspettavano risposte sulle infinite liste d'attesa che ingessano la nostra sanità e, invece, gli avete dato la norma che permette ai medici no-vax di rientrare in ospedale.

Aspettavano una misura alternativa di contrasto alla povertà, a fronte del repentino ridimensionamento del reddito di cittadinanza, e gli avete dato una soluzione – peraltro, impraticabile - per contrastare i rave party.

Vi siete concentrati sui raduni clandestini, prima di preoccuparvi della povertà, della salute, del lavoro, del salario minimo. Se non vi piace il salario minimo, cercate di elaborare una via, che possa essere finalizzata a dare ai lavoratori e alle lavoratrici italiane una giusta retribuzione, affinché non sia più lo Stato con le sue articolazioni a beneficiare dei bassi salari.

Vi siete spaccati la testa per inventarvi nuove fattispecie di reato, ragionando di sanzioni, un tanto al chilo, e, al contempo, avete messo in pausa la riforma Cartabia, in blocco, assestando l'ennesimo colpo a un sistema della giustizia, che, in quanto a efficienza, era già da tempo costretto ad arrancare. Eppure, ricordo bene cosa dicevate in campagna elettorale: avevate non solo l'agenda delle priorità già compilata, ma anche le soluzioni belle e pronte. Oggi, invece, fingete di essere capitati qui per caso e, dovendo guardarvi intorno per capire dove vi trovate, ingannate il tempo, prolungando il mercanteggio elettorale. Ma, purtroppo, non è una cronaca oziosa, quella cui ci fate assistere da due mesi a questa parte. Non lamentiamo la noia; no, no, non lamentiamo la noia! Magari! Qui, denunciamo il sincero timore. Ci piacerebbe, infatti, poter derubricare il decreto-legge n. 162 come un trascurabile esercizio di non senso, archiviarlo come la sciagurata melodia dell'orchestrina che suona, mentre la nave affonda. Invece, questo vostro primo provvedimento non è soltanto incoerente rispetto al contesto di emergenza in cui ci troviamo, ma è irragionevole e, a tratti, persino pericoloso. Tanto per cominciare, vi siete dovuti arrampicare sugli specchi per giustificare la necessità, l'urgenza e, più di tutte, l'omogeneità delle materie, rifilando una sonora pernacchia al principio della qualità della normazione, richiamato solamente quando si tratta di accattivarsi le simpatie del professionista di turno.

Poi, una volta preparato il polpettone, avete cercato di renderlo commestibile, aggiustandolo fino all'ultimo momento e negando anche a voi stessi la realtà, ovvero il rigetto registrato da più parti, non soltanto nella minoranza parlamentare, semplicemente perché quel polpettone è indigesto, se non addirittura tossico, tanto negli ingredienti quanto nella procedura di preparazione.

Prendiamo, ad esempio, la mezza marcia indietro al Senato sulle norme anti-rave. Mentre il ricambio di collocazione del reato e della descrizione della condotta illecita rendono, oggi, sostanzialmente inutile il provvedimento - lo dimostra il caso di Modena, la cui gestione, a legislazione vigente, ci dice che il populismo giudiziario non è una soluzione, né tantomeno una necessità -, ritroviamo il danno nella conferma dell'impianto sanzionatorio, che ci svela, una volta di più, la reale intenzione del Governo: marcare il suo approccio ideologico e la sua attitudine securitaria di fronte alle diversità sociali e culturali. E, qui, solo i fessi - mi perdoni, Presidente - possono credere che difendiamo un presunto diritto di occupazione.

Qui, ci sono illustri giuristi che gridano al pastrocchio e al rischio di incostituzionalità, lo stesso grido che si è levato da questi banchi e che è stato finora bellamente ignorato. Intanto, si prosegue sulla strada dell'incoerenza, del non senso e del pericolo, mantenendo l'approccio no-vax sulla carta che diventerà legge e dichiarando, invece, sulla carta stampata dei giornali un invito deciso per vaccini ad anziani e fragili, un invito rivolto nientemeno che dalla Presidente Meloni. La contraddizione strisciante che ha accompagnato l'agire del Governo da che il decreto è stato emanato è, quindi, esplosa in tutta la sua potenza confusionaria: termina con due mesi di anticipo l'obbligo vaccinale per i medici e si dispone il reintegro dei no-vax sospesi, ma intanto il Ministro dispone tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina, dove in questi giorni si registra un significativo aumento dei casi di contagio.

E cosa succederà domani, se il frettoloso allentamento delle misure di controllo e di protezione anti-COVID, non soltanto per quanto riguarda gli operatori sanitari, dovesse rilevarsi fatale negli esiti di una nuova ondata? Come spiegherà il Governo eventuali nuovi provvedimenti restrittivi a una opinione pubblica, cui era stato incautamente, a mio parere, promesso il contrario? Questo succede quando si sceglie di tirare avanti a suon di slogan e di usare l'ideologia invece della scienza e della conoscenza per amministrare il bene pubblico. L'unico amaro vantaggio che porterà con sé questa legge è la riduzione dell'attesa per affrontare l'ora della verità sul carattere di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene; lo showdown più repentino e dirompente cui questo Parlamento abbia mai assistito, un momento dal quale difficilmente uscirete indenni, ma le cui conseguenze ricadranno sul Paese. Però - mi avvio alla conclusione, Presidente - con questo polpettone, con questo giro di giostra, una nota positiva tanti cittadini italiani possono avere: finalmente iniziano e iniziamo a toccare con mano la differenza tra un Governo di centrosinistra e un Governo di destra. No, noi non siamo tutti uguali, assolutamente no, un Governo di destra, della destra italiana promette in campagna elettorale rigore, certezza del diritto, certezza della pena e, poi, viaggia in una traiettoria completamente opposta soffocata da un'ubriacatura di condoni e di amnistie sanitarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Signora Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario, oggi avete perso un'occasione, avete perso l'occasione di dimostrare che ci sbagliavamo quando guardavamo con preoccupazione e timore a questo nuovo Governo di destra; avete perso l'occasione di dare un segnale forte a chi guardava a voi con scarsa fiducia e avete perso l'occasione di passare alla storia come il Governo che nel primo Consiglio dei ministri vara un decreto che sbarra la strada alle mafie e ai comitati criminali. Invece, colleghi, purtroppo, dobbiamo dire che non ci sbagliavamo.

Questo provvedimento, il primo del Governo Meloni, poteva e doveva avere un esito diverso; poteva e doveva avere un percorso parlamentare condiviso tra Governo, maggioranza e opposizioni, perché l'unica misura che si proponeva di contenere, l'unica misura che doveva contenere era la nuova normativa sull'ergastolo ostativo, quella, sì, che era necessaria e urgente e giustificava un intervento con decretazione d'urgenza, perché rispettava i requisiti straordinari di necessità ed urgenza. Il MoVimento 5 Stelle lo sa bene, lo sa meglio di tutti, perché nella scorsa legislatura siamo stati noi i primi a sollecitare a più riprese, dapprima, con un grande lavoro in Commissione antimafia, poi nella Commissione giustizia e, poi, qui, in Aula, l'approvazione di questa legge che ci viene imposta, di fatto, da un'ordinanza della Corte costituzionale, una legge che avrebbe dovuto impedire che trent'anni di lotta alle mafie cadessero nel vuoto, una legge che avrebbe dovuto onorare la memoria del giudice Falcone, che fu il padre della disciplina dell'ergastolo ostativo, proprio nei trent'anni dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Invece, purtroppo, non è andata così. Siete riusciti a trasformare la vostra grande occasione in una grandissima delusione, ma non per noi, non ci aspettavamo certo grandi cose, ma per quanti hanno creduto veramente nelle poche parole pronunciate all'atto della fiducia alle Camere dalla Presidente Meloni. Avete fatto di questo decreto un provvedimento “Frankenstein”, un mostro giuridico e valoriale che, nell'ordine, impone un nuovo regime dell'ergastolo ostativo che scoraggerebbe la scelta di collaborare con la giustizia, rendendo assai più facile l'accesso ai benefici penitenziari per i mafiosi che non collaborano, indebolendo la forza dello Stato contro le mafie; introduce un'inutile, propagandistica e strumentale fattispecie di reato per reprimere e punire i rave party, provocando un sorriso amaro sul volto di tanti cittadini alle prese con il caro bollette, con l'inflazione, il precariato, la povertà, insomma, con i problemi seri e reali del Paese. Demolisce un pilastro della legge Spazzacorrotti, cancellando i reati contro la pubblica amministrazione come la corruzione, la concussione, la corruzione internazionale e l'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, dal catalogo di quelli ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. Questa modifica, colleghi, inciderà profondamente nello scenario della legalità e dell'economia del prossimo futuro in Italia. Così facendo, eliminate del tutto l'effetto deterrente rispetto alle condotte corruttive, non solo, per il singolo corrotto colto con le mani nella marmellata, ma soprattutto per le grandi reti corruttive che non vedono l'ora di mettere le mani sulla pubblica amministrazione, sugli appalti pubblici, soprattutto sulla grande liquidità in arrivo col Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tuttavia, non contenti, ieri sera avete approvato, con una maggioranza ampia e trasversale, l'ordine del giorno proposto da Renzi e Calenda sulla prescrizione, ufficializzando, di fatto, il sodalizio pro-impunità che fa nascere la nuova maggioranza Azione, Italia Viva, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega.

Alla norma Salva-corrotti, quindi, si aggiunge l'impegno di cancellare lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio voluto dall'ex Ministro Bonafede. Così, farete tornare la giustizia di serie A per chi potrà permettersi, attraverso tecniche dilatorie, di far morire i processi per prescrizione e quella di serie B per chi, invece, non se lo potrà permettere e, soprattutto, ripristinate l'odiosa realtà dello Stato che nega giustizia a chi chiede giustizia, ai cittadini onesti, alle vittime dei reati, dicendo loro che per molti processi semplicemente il tempo è scaduto e che tutto il tempo, le risorse umane ed economiche che lo Stato ha impiegato per perseguire i reati non sono serviti a niente, di fatto, completando in peggio l'opera di restaurazione avviata con la legge Cartabia sull'improcedibilità.

La Presidente Meloni ama ripetere che vuole essere garantista nel processo e giustizialista nell'esecuzione della pena, voi tutti vi dichiarate orgogliosamente garantisti, appellandovi alla Costituzione e alla presunzione di non colpevolezza; vi sfugge, però, cari colleghi, che ciò che voi chiamate “garantismo” in realtà si chiama “impunità” e non trova riscontro in nessuna Carta costituzionale di un Paese civile e di uno Stato di diritto, dove le regole vengono imposte a tutti i consociati, proprio a tutela di una convivenza civile e del rispetto dei diritti e delle libertà di tutti. Ma io, quindi, mi chiedo: ma che Paese avete in mente, quale idea dello Stato di diritto avete in mente?

Vi siete presentati come coloro che avrebbero imposto ordine, disciplina e pugno di ferro; ma per chi? Per i più fragili, ai quali state togliendo tutte le tutele che avevamo iniziato a disegnare con una cornice giuridica, solidaristica e attenta ai diritti di tutti; per i più giovani, che cercate di punire e reprimere e che state invitando ad emigrare e ad abbandonare i loro sogni per accontentarsi di un lavoro precario, povero e senza tutele, e che sognano, invece, di vivere in un Paese dove la meritocrazia sia la regola e non l'eccezione; per chi ha rispettato la prescrizione sanitaria della vaccinazione, dicendo loro che hanno fatto bene quanti, invece, hanno deciso di fregarsene, mettendo a repentaglio il programma di uscita del nostro Paese della crisi pandemica.

Ordine, disciplina e pugno di ferro, quindi, per tutti loro, ma non per chi froda il fisco, paventando loro scudi penali che solo la nostra attenta azione di opposizione è riuscita a sventare; non per chi potenzialmente ricicla denaro sporco, alzando il tetto al contante; non per chi, occupando posizioni di potere, si macchia dei reati di corruzione e di mafia, sfruttando la pubblica amministrazione e le istituzioni e ponendole al loro servizio, mettendo in ginocchio le imprese sane, dopando la leale concorrenza e l'economia legale.

Ma, d'altronde, cosa potevamo aspettarci da chi si allea con un condannato per frode fiscale, autore di leggi ad personam, votato all'impunità e all'immunità per se stesso e per i suoi soci d'affari? Sono stati gli anni più bui della nostra storia istituzionale dopo Tangentopoli. Cosa potevamo aspettarci da chi riempie le proprie liste con soggetti ampiamente noti alle cronache giudiziarie in regioni come la Calabria, che di tutto ha bisogno tranne che di loro per risorgere dalle ceneri dove è stata sepolta da anni e anni di mala politica, corruzione e affari con le cosche della 'ndrangheta?

Ma, nonostante ciò, non potevamo credere alle nostre orecchie quando abbiamo ascoltato, dalla viva voce del Ministro della Giustizia, che - testualmente - “l'efficacia deterrente delle leggi penali in tema di corruzione è pari a zero. Lo è in tutti i reati, perché nessun reo o potenziale criminale va a compulsare il codice penale per vedere quale sia la pena edittale quando deve commettere un reato, perché non si pone nemmeno il problema”. L'ho ha detto per davvero! Un Ministro della Giustizia, un ex magistrato e sostituto procuratore che dimostra di non credere o di non conoscere minimamente il fondamento giuridico della pena. Anni e anni di teoria generale della pena buttati al vento, oppure - oppure! - dimostra di volerne coniare una tutta sua, la nuova teoria della pena targata Nordio, dove la pena in effetti non esiste perché non serve (tanto chi se ne importa). Però, intendiamoci: la nuova Nordio-teoria deve valere per tutti; se la pena non serve, non serve per nessuno; se non serve per i corrotti, non serve nemmeno per i rave party, non serve nemmeno per le baby-gang, non serve nemmeno per le ONG, non serve per gli spacciatori, non serve per nessuno.

Non abbiamo ancora capito se siete in malafede o siete semplicemente incapaci di intendere e di volere. In entrambi i casi, comunque, la cosa è molto grave, se pensiamo che dalle vostre mani dipende il futuro del nostro Paese e quello dei nostri figli. Per questo ci dichiariamo orgogliosamente a voi opposti e contrapposti e non vi daremo tregua e non ci saranno “ghigliottine” o “tagliole” che tengano quando sarete chiamati a fare i conti con la vostra coscienza. In quel momento ci troverete qui sempre dall'altra parte, dalla parte della gente onesta. Per tutti questi motivi dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, esponenti del Governo, credo che sia consentito, in sede di dichiarazione di voto, fare un bilancio su queste giornate di lavoro alla Camera dei deputati e su questi primi due mesi di legislatura. Ma mi faccia iniziare, Presidente, con un piccolo messaggio di solidarietà al Sottosegretario, unico rappresentante del Governo che ha fatto la notte e a cui non è stato dato neanche il cambio (Applausi). Quindi, le esprimo solidarietà e, comunque, apprezziamo almeno la compostezza della presenza in Aula, dopo una notte in cui abbiamo assistito a comportamenti sinceramente non adeguati.

Noi siamo qui, dopo due mesi di legislatura, in un'Aula in cui la maggioranza non c'è e questa è l'immagine che gli italiani si fanno di questo Governo, un Governo che aveva vinto le elezioni, che aveva suscitato grandi aspettative, che si era presentato oggettivamente in quest'Aula per la fiducia con un grande impatto e con una grande aspettativa di cambiamento e che nei primi due mesi ha già disatteso le attese.

Una legge di bilancio persino troppo prudente, senza idee, senza innovazione, una legge di bilancio che non ha affrontato i problemi degli italiani, non ha affrontato le urgenze e si è caratterizzata per alcune scelte identitarie, scelte che troviamo anche in questo decreto che è stato il primo del Governo Meloni e che i cittadini italiani, soprattutto i più giovani, conoscono come il decreto contro i rave.

Questo decreto arriva tardi alla Camera dei deputati non per colpa nostra, ma perché al Senato è stato profondamente riscritto ed è stato riscritto perché mai si era vista una norma che modificava il codice penale scritta in una maniera così approssimativa e di cui la stessa Presidenza del Consiglio ha dovuto, entro 48 ore, dire che non sarebbe stata applicata, che andava riscritta e che è stata riscritta non solo per le reazioni dell'opposizione e per il giudizio di larga parte dell'opinione pubblica ma anche per le inquietudini di una parte della maggioranza, quella parte di maggioranza che ha posto il problema di una norma che appariva poco garantista, che consentiva un uso eccessivo delle intercettazioni e che poi ha contribuito a riscriverla al Senato.

Noi abbiamo apprezzato un primo vagito della parte moderata della maggioranza, quella che ha governato nella scorsa legislatura e ha sostenuto il Governo di larghe intese con Draghi, che ha una tradizione democratica e liberale. Abbiamo visto anche nella legge di bilancio qualche passaggio di autonomizzazione e di distinzione dal partito di maggioranza relativa. Ebbene, noi cogliamo questi segnali, ma incoraggiamo anche a esprimersi più decisamente, soprattutto sul punto che è emerso in queste settimane, cioè l'idea che Fratelli d'Italia ha del rapporto tra il Governo e il Parlamento, del modo in cui si confronta con le opposizioni, del modo con cui l'Esecutivo intende il rapporto col Parlamento.

Noi abbiamo assistito a cose incredibili. In Commissione bilancio abbiamo iniziato con il Governo che è andato via dalla Commissione e a un certo punto ci siamo ritrovati che eravamo solo noi delle minoranze. Abbiamo proseguito con forzature continue nella legge di bilancio, fino ad arrivare a ripescare emendamenti che erano stati bocciati. Poi, interruzione del dibattito in Commissione, interruzione del dibattito in Aula, contingentamento dei tempi e nessuna possibilità di discussione.

Ma ieri ci ha impressionato, nel dibattito e nei comportamenti, il fatto che una parte di Fratelli d'Italia si sia manifestata per una idiosincrasia al confronto parlamentare. Abbiamo visto il capogruppo del partito di maggioranza relativa che, anziché gettare acqua sul fuoco, gettare benzina, intervenire, votare contro, giustificare le intemperanze da stadio della curva di Fratelli d'Italia. Abbiamo visto un Sottosegretario, il collega Del Mastro Delle Vedove, venire sotto i banchi dell'opposizione - poi, sempre a debita distanza, perché il coraggio non è una cosa, come diceva Manzoni, che la puoi comprare al mercato - a provocare l'opposizione, sempre a debita distanza, ma non si era mai visto dai banchi del Governo un atteggiamento del genere.

Il collega Messina, l'altra notte, ha detto alla Presidenza: “Se li fa parlare lei, non li faremo parlare noi.

Tutti esponenti del partito della Presidente del Consiglio. C'è una certa distanza tra l'immagine e le parole di Giorgia Meloni, le lacrime, il giudizio sul fascismo e sulle leggi razziali, che noi apprezziamo e abbiamo apprezzato, e i post sulla Repubblica sociale italiana del Presidente La Russa e della vestale Rauti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un gioco delle parti? Non credo. Penso che ci sia uno sforzo reale, da parte di chi guida il Governo, di legittimare una destra democratica e un partito conservatore in Italia. Ce ne sarebbe bisogno. E che ci sia dentro Fratelli d'Italia, che, invece, la richiama ogni giorno alle radici antiche che sono alla base di quella fiamma. È il morto che afferra il vivo. Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni non sono le intemperanze individuali, ma, a mio avviso, è una parte della storia di Fratelli d'Italia, che non vuole evolvere e non vuole cambiare.

Queste tensioni emergeranno, emergeranno nel rapporto con la parte moderata della coalizione, emergerà la contraddizione tra il ruolo di Governo, che esercita Fratelli d'Italia, e il fatto che una parte del suo gruppo parlamentare non si rassegna all'idea che il Governo, la maggioranza, ti obbligano alle responsabilità verso il Parlamento e verso la conduzione di quest'Aula.

Ieri, abbiamo addirittura assistito al voto contro un emendamento riformulato dall'opposizione, su cui c'era il parere favorevole del Governo. A quel voto, la gran parte dei parlamentari di Fratelli d'Italia ha partecipato e ha partecipato con i consueti ululati da stadio.

Presidente, suo tramite, all'intero Ufficio di Presidenza della Camera, da parte mia, da parte nostra, l'apprezzamento per la conduzione dei lavori e per la tenuta delle regole in quest'Aula, e l'invito a non farvi intimidire da queste modalità del partito di maggioranza pro tempore.

Noi conduciamo una battaglia parlamentare con tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche per farvi comprendere una cosa: il confronto parlamentare è la condizione indispensabile per le riforme costituzionali che voi dichiarate di voler svolgere. Mi pare di avere ancora quasi un minuto. Volete fare presidenzialismo con il muro contro muro contro le opposizioni e poi andare a perdere un referendum tra i cittadini? Vi aspettiamo. Tra 2 anni, andate a casa. Perché dovete decidere: o proponete una legislatura costituente al Paese e, quindi, cambiate l'atteggiamento verso il Parlamento, oppure vi predisponete a una battaglia che non finirà nelle Aule e finirà nel giudizio dei cittadini. Tra un anno e mezzo, ci sono le elezioni generali europee e, se volete, il referendum sulle modifiche costituzionali non sarete i primi a perderlo. Noi non lo auspichiamo. Noi speriamo che ci sia un ravvedimento operoso da parte del Governo e della maggioranza, che cambi l'atteggiamento verso il Parlamento, che cambi l'atteggiamento verso le minoranze parlamentari, che cambi, quindi, l'atteggiamento verso il Paese, offrendo in quest'Aula un confronto costruttivo e positivo. Ma, in queste settimane, vi abbiamo dimostrato che, se volete lo scontro, trovate un'opposizione da parte del Partito Democratico che non si fa intimidire e che vi inchioda alle vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, membro del Governo, in principio, questo decreto Rave, il Governo e la maggioranza lo hanno prodotto per evitare che si organizzassero feste senza autorizzazione.

Oggi, ci ritroviamo con un provvedimento che tenta di regalare impunità a tangentari, mazzettari, corrotti, corruttori e tutto quel folto ed affollato sottobosco i cui gli affari consistono nel rubare soldi allo Stato. Ma andiamo con ordine.

Il Governo ha così tanto cambiato il testo originario di questo decreto che c'è tanto da dire e almeno due questioni principali da chiarirci qui, una volta per tutte.

La prima: ci avete accusato - sì, voi membri di Governo e della maggioranza - di essere contro le vostre misure a prescindere, di condurre una opposizione prevenuta. In realtà, questo decreto, uno dei primi atti del Governo Meloni, dimostra solo quanto sia la compagine governativa ad essere stata presuntuosa. Vi avevamo avvisato che il testo del decreto era scritto male, che lo avevate presentato come anti rave, ma, in realtà, punivate qualsiasi gruppo di persone, studenti o lavoratori che protestavano. Noi, del MoVimento 5 Stelle, avevamo mosso rilievi tecnici e giuridici ben specifici contro un testo che avevate scritto in maniera liberticida. Vi avevamo offerto consigli e collaborazione per cambiarlo, per cambiarlo insieme, con la giusta misura ed equilibrio, perché qui siamo tutti contro le azioni illegali e siamo favorevoli a misure che possano prevenire in maniera più efficiente, anche per la sicurezza di chi partecipa a questi eventi. Ma il Governo Meloni, con grande protervia, alleata ad altrettanta smisurata arroganza, ha negato tutto, finché l'evidenza di quanto avevate scritto si è ritorta contro di voi. Noi vi avevamo offerto consiglio, non perché ci piacete, no, noi volevamo evitare al Paese e a tutti noi la brutta figura a cui ci avete esposto. E solo dopo, infatti, avete cambiato radicalmente il testo. E ricordiamoci come era partito il Governo: pugno di ferro e massimo rigore. Ma non per i mafiosi, scafisti o trafficanti di esseri umani, no, contro gli organizzatori di feste illegali, perché questo vuol dire rave, in inglese: festa illegale. Mi verrebbe da citare Johnny Stecchino e i tre gravi problemi che affliggono la nostra terra, e trovare dove inserire quello delle feste abusive, se prima o dopo il “traffico” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nella prima bozza del decreto, sua eccellenza il Ministro dell'Interno aveva previsto il meglio delle tecniche investigative, intercettazioni di tutti i tipi, pure preventive, trojan avanzati, strumenti per captare videochiamate o messaggi dal web: insomma, staneremo fino all'ultimo partecipante di feste senza fare sconti a nessuno.

Erano quasi le stesse misure del nostro decreto Anticorruzione. E dico “quasi”, perché avevamo fatto meno, noi non avevamo la maggioranza da soli e, quindi, qualcosa ce la avevano fatta togliere. E per molto meno, durante il Governo Conte, avete urlato: attentato alle libertà civili, peggio dei regimi dittatoriali! Ero incredula e, infatti, mi avete subito fatto ricredere, perché poi in Consiglio dei ministri l'avete cambiato. Ammettetelo: vi è preso il panico, perché immagino la scena; quando avete capito che, se aveste permesso alla Polizia di intercettare in maniera così precisa i ragazzi che organizzano una festa abusiva, non avreste potuto, poi, vietare ai magistrati e alla stessa Polizia di fare altrettanto, quando bisogna scovare i politici corrotti, quando bisogna scovare chi trucca le gare d'appalto (articoli 353 e 353-bis del codice penale), chi fa la cresta alle forniture pubbliche (articolo 356 del codice penale) e, in genere, chi ruba allo Stato. E così è partita la vostra corsa a cambiare il decreto. E qui i racconti divergono, perché La Repubblica ci racconta che è stato Tajani di Forza Italia a dire di non essere d'accordo, altri che sia stato lo stesso Berlusconi ad intervenire con tutti i suoi Ministri; il Corriere della Sera ci racconta, invece, che sia stata direttamente la Meloni a chiedere di togliere quella parte. L'unica cosa sicura è che, alla fine, per togliere la possibilità di indagini più imponenti, il Governo è stato d'accordo all'unanimità, quindi anche il Ministro Piantedosi, che quelle cose aveva proposto. Questa sceneggiata del Governo la scriveremo nel grande libro dal titolo ‘Rigore e fermezza vanno bene, ma non esageriamo, che poi si crea un precedente e potrebbero volerlo applicare anche a noi'.

Così, sulle indagini avete ammorbidito e forse questa è l'unica cosa che serve veramente per prevenire lo svolgersi di questi rave, e cioè le indagini preventive. A questo punto, posso immaginare che, per nascondere la vergogna combinata, vi sarete detti: ma sapete che facciamo? Ora, in questo decreto inseriamo una porcheria colossale, una bella misura per favorire i delinquenti, così si parlerà solo di questo e si dimenticheranno tutto quello che abbiamo fatto finora. E devo farvi i complimenti: bravi veramente, perché ci siete riusciti, vi faccio l'applauso. Ed arrivo così al secondo punto: ma come vi è venuto in mente di concedere i benefici penitenziari a chi compie reati di peculato, corruzione e concussione? Ma avete idea di quanti miliardi ogni anno perdiamo per questi reati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Avete idea dell'ingiustizia che si crea? Se molti giovani italiani sono costretti a cercare lavoro all'estero, è inutile che vi avventuriate in dotte e sapienti analisi sociali ed economiche. Guardatevi allo specchio, basta questo. Uno Stato corrotto è uno Stato che ruba il futuro - il futuro - ai suoi giovani sani e volenterosi, perché facilita, invece, raccomandati e delinquenti. Una Nazione condannata al declino. Avete rinominato il Ministero dell'Istruzione e del merito, ma di quale meritocrazia parlate, se ve ne riempite la bocca e poi, con i fatti e con le leggi, favorite chi del merito se ne è sempre infischiato? Voi favorite chi guadagna soldi, rubando e corrompendo, a danno di chi, invece, avrebbe meritato quel lavoro, quell'appalto, quelle commesse, e si vede, invece, scavalcato da chi infila nelle tasche di politici e dirigenti le bustarelle piene di soldi!.

Per non parlare delle consorterie delinquenziali che ammorbano il Paese: grandi reti corruttive, furbetti e furboni del quartierino, tutti d'accordo per sistemarsi, compresi amici e parenti, e spartirsi la torta dei soldi pubblici. Quanto fanno gola questi 200 miliardi del PNRR?

Se guardiamo le statistiche sulla composizione sociale della popolazione carceraria e la confrontiamo con Paesi simili all'Italia, come Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna, notiamo che in Germania, ad esempio, il 12 per cento dei detenuti sono reclusi per reati contro la pubblica amministrazione o reati finanziari e fiscali, in Italia sono lo 0,9 per cento. Questo vuol dire che in Germania hanno quindici volte più evasori di noi? Secondo voi è possibile? Il problema è che noi abbiamo molti più corrotti e molti più corruttori e bancarottieri, e non gli facciamo niente. Se mai riusciremo a prendere questi delinquenti, non è certo grazie a voi, che ora rendete più difficili indagini e intercettazioni.

Semmai ci riusciremo, adesso potranno accedere ai benefici penitenziari senza collaborare con la giustizia; in pratica, se la caveranno con poco e senza manco aiutare la giustizia a recuperare i soldi che hanno rubato e fatto sparire in qualche paradiso fiscale.

Insomma, state dicendo a tutti gli italiani che qui conviene rubare, che solo gli stupidi ancora si alzano la mattina per fare un lavoro onesto. Ma è veramente questo il Paese che immaginate? E ancora, come vi è venuto in mente di dare l'immagine di uno Stato che, sul 41-bis, allenta la presa nella lotta alla mafia? Voi questo state facendo, e il messaggio che state lanciando è gravissimo! Una cosa è accogliere i rilievi mossi dalla Corte costituzionale, altra cosa è presentare un testo dove non si chiarisce quanto ferma e dura debba essere la lotta alla mafia che lo Stato deve fare contro le mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dove non specificate che un diverso trattamento e diversi benefici devono essere previsti per quei mafiosi che decidono veramente di collaborare con lo Stato ed aiutarci a sconfiggere la mafia. Anzi, chi collabora con lo Stato viene quasi penalizzato, perché solo su di lui grava l'obbligo di dichiarare ogni bene posseduto. Obbligo che non ricade, invece, su chi vuole accedere agli stessi benefici, ma senza collaborare.

Così come vi avevamo chiesto di prevedere l'obbligo per accedere ai benefici, vi abbiamo chiesto di spiegare perché si è deciso di non collaborare e di considerare valide solo motivazioni oggettive. La Meloni ripete sempre “Fratelli d'Italia ha sempre fatto della legalità la sua bandiera, se ne facciano tutti una ragione”, Tuttavia, i fatti dimostrano il contrario, e non parlo solo dei gravi fatti di cronaca che hanno coinvolto esponenti del partito guidato dalla Presidente del Consiglio dei ministri. No, parlo proprio dell'atteggiamento, delle varie strizzatine d'occhio che in questi soli due mesi dalla sua nascita il Governo ha lanciato in favore di delinquenti e criminali. E iniziamo a chiamare le cose con il loro nome! Infatti, se, come ha detto il Ministro della Giustizia di questo Governo, Carlo Nordio, inasprire le pene e creare nuovi reati non serve a nulla, non credo, invece, possa essere di aiuto a combattere la corruzione l'abolire le pene, perché questo sembra essere il disegno della maggioranza, un impegno a salvare dalla galera i corrotti!

Vado avanti. Con un ordine del giorno, visto che non avete dato la possibilità di modificare il decreto in Aula, vi avevo chiesto di far sì che le vittime di mafia vengano informate dei benefici penitenziari di cui godranno i loro carnefici. Neanche questo avete fatto. Ci tenete a ricordare sempre che Borsellino era un uomo ligio al dovere, che incarna valori a cui dite di richiamarvi. Bene, oggi ne calpestate la memoria, e solo poche settimane fa eravate in Parlamento a citarlo. Da un'analisi del Viminale, circa 5 mila condannati per mafia e terrorismo potrebbero accedere a questi benefici nel 2023; da fonti stampa, negli ultimi due mesi, sono già state presente una settantina di richieste e, in tutto, sono 900 i carcerati con richieste di permesso già inoltrate. C'è il serio pericolo di scarcerazioni indebite e rischiose. L'ergastolo ostativo è nato dopo tante battaglie, è nato dal sangue versato da uomini dello Stato al servizio del Paese e della giustizia. È una conquista che dobbiamo modificare per alcuni rilievi dell'Alta Corte, ma non così come fate voi.

Sono siciliana e so quanto la mia terra abbia pagato e sofferto a causa del fenomeno mafioso. Oggi, voi della maggioranza, voi del Governo state scrivendo una brutta pagina di ingiustizia. Per tutte queste ragioni e tante altre di cui non ho il tempo per parlare, esprimo il voto contrario del MoVimento 5 Stelle aa questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Vorrei condividere con i colleghi, in questo mio intervento, parole non mie: l'Italia ha adottato le misure più restrittive dell'intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche; voglio dire fin d'ora che non replicheremo in nessun caso quel modello. Sono le parole che ha pronunciato in quest'Aula, nello scorso mese di ottobre, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, proprio in occasione del suo discorso di insediamento. Parole che, permettetemi di dire, sembrerebbero più adatte a una forza di opposizione che a una forza di Governo, e che, in questo momento, continuano a strizzare l'occhio ad una propaganda che è stata certamente redditizia in campagna elettorale, ma, ora che i contagi crescono e la paura di nuove varianti rischia di creare problemi molto seri e gravi al nostro Paese, risulta sicuramente scarsamente efficace, perché, colleghi, con l'ideologia non si governa, purtroppo, o si governa molto male.

Il provvedimento che oggi arriva in quest'Aula alle battute finali è davvero un campionario molto efficace di ideologismi, e per tanti motivi. Parto proprio dalla cronaca di queste ore, dalla situazione dei contagi. Il vostro decreto, con le aggiunte anche inserite al Senato, è davvero una summa ideale di tutto l'armamentario no-vax a cui abbiamo assistito in questi anni, proprio perché prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, addirittura dal 2 di novembre; prevede la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle sanzioni amministrative pecuniarie previste in questo caso per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale, nonché elimina, addirittura, l'obbligo del green pass nelle strutture in cui era ancora obbligatorio, modificando, in aggiunta, come se non bastasse, la disciplina dell'isolamento fiduciario ed eliminando, addirittura, l'obbligo del tampone negativo e dell'autosorveglianza.

Insomma, un capolavoro autentico, che, da un lato, rappresenta un vero e proprio schiaffo a quanti, in questi anni hanno rispettato le regole, badate bene, non solo per proteggere se stessi, ma per difendere, in primo luogo, i soggetti più deboli e più fragili dal rischio del contagio, in nome di uno spirito di comunità positiva che in questi anni ha caratterizzato il nostro Paese; sall'altro, il provvedimento è un'autentica amnistia sanitaria per chi non ha rispettato le leggi dello Stato, che, vedendo anche i mesi difficili che ci attendono, lancia un messaggio distorto e pericoloso al nostro Paese, un libera tutti, che non corrisponde, purtroppo, alla situazione reale a cui stiamo assistendo in queste ore. Perché il reintegro dei medici no-vax sospesi e la sospensione delle sanzioni pecuniarie è uno schiaffo per quei medici, per quei camici bianchi, per quel personale sanitario che, nel 2021, chiese a gran voce non di essere chiamato eroe, ma pretendeva fatti concreti per tutelare la propria salute, a cominciare dal richiamo giusto alla rivendicazione della vaccinazione per tutti i medici.

C'è una cosa, forse, della retorica che ha animato il vostro provvedimento che vi sfugge. Tutte le misure che sono state adottate, a partire dal 2020, sono ispirate da un principio costituzionale chiave, quello del contemperamento di diritti costituzionalmente rilevanti e primari, e, in particolare, dal principio secondo cui il diritto e la libertà del singolo trovano un limite imprescindibile nel diritto alla salute e alla sicurezza dell'intera comunità, interesse preminente e quello che realmente, in questi anni difficili che abbiamo ormai alle spalle, ha garantito la salute collettiva. Perché, se il nostro Paese è riuscito a contenere e a ridurre i contagi, a superare man mano le necessarie misure prudenziali che sono state adottate, è stato proprio grazie ad una campagna di vaccinazione generalizzata, che ha consentito una copertura ampia di buona parte della popolazione italiana, proprio a cominciare dai soggetti più fragili.

Quel discorso che citavo poco fa, colleghi e signor Sottosegretario, io l'ho riletto più volte e ho trovato una mancanza nelle parole della Presidente Meloni. In quell'intervento in cui si è parlato di misure liberticide è mancata una parola: “vaccini”, “vaccinazione”. Quei vaccini che, come ricordavo poco fa, ci hanno aiutato e protetto in questi anni, quelle campagne di vaccinazione che ora dovrebbero ripartire con nuovo e più forte slancio, soprattutto pensando alla quarta dose, perché, nonostante il COVID sia sparito dall'orizzonte di questo Governo, la circolazione del virus non è sparita purtroppo dal Paese. Vi cito solo alcuni dati: l'elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di un'elevata risposta immunitaria grazie al richiamo hanno rappresentato e continuano a rappresentare gli strumenti necessari e indispensabili per mitigare l'impatto della pandemia.

C'è urgenza e, quindi, necessità di intervenire e non di perdere tempo. Se stiamo ai dati, 8 ricoverati per COVID su 10 non avevano fatto il richiamo vaccinale e si concentrano, soprattutto, in una fascia di età superiore ai 60 anni. Eppure, anche ieri, la Presidente del Consiglio invitava semplicemente e genericamente a vaccinarsi, invitando anche a chiedere consiglio ai medici, senza rimettere in piedi una seria campagna di vaccinazione. Insomma, come ci consiglierebbero il nostro vicino o la nostra vicina di casa, non la Presidente del Consiglio, non il capo del Governo, non riuscendo, ancora una volta, ad uscire da quella ambiguità che continua a caratterizzarvi. In controtendenza farebbe pensare quanto ammesso e riconosciuto ieri anche dal Ministro della Salute, che ha proprio evidenziato la necessità di reintrodurre le mascherine nei luoghi di cura e nei presidi sanitari. Basterebbe anche sentire gli interventi che ieri sono risuonati in quest'Aula anche da parte di forze della maggioranza, interventi abbastanza diversi gli uni dagli altri, a conferma, forse, che dovreste tutti uscire dall'ambiguità e chiarire quella che è la vostra linea politica. Ma le disposizioni che ci troviamo ancora, nuovamente, a commentare oggi sono prive, purtroppo, di un qualsiasi argomento scientifico, di un qualsiasi principio organizzativo. Il messaggio che voi lanciate al Paese è piuttosto chiaro: il primo decreto-legge che questo Governo ha adottato, da un lato, condona le sanzioni a quanti non hanno rispettato misure previste - attenzione - da leggi del nostro Stato, a scapito, tra l'altro, dell'intera comunità e, dall'altro, invece, pretende di adottare regole severe contro i rave party, contro i raduni non autorizzati. Uno strabismo che difficilmente si spiega, se non, ancora una volta, con il ricorso all'ideologismo, alla volontà di mettere bandierine, distogliendo l'attenzione da temi di importanza ben più rilevante, ne abbiamo discusso per tante ore in Commissione bilancio e in quest'Aula, come il taglio dei servizi ai cittadini, con riferimento ai quali la vostra manovra di bilancio ci consegna degli interventi miopi che tagliano risorse ai più fragili, che tagliano risorse agli enti locali per darle, in realtà, a chi non paga le tasse. E se l'indirizzo politico che ispira questa maggioranza è quello dei condoni, delle sanatorie, dell'allentamento degli strumenti di contrasto all'evasione fiscale, allora, forse, si capisce perché tanta insofferenza e leggerezza verso ogni dovere di solidarietà, anche in ambito sanitario. Mi viene un po' da pensare che queste siano una sorta di armi di distrazione di massa, perché andiamo un attimo a vedere come si è creata la norma relativa ai rave party, analizziamo proprio con attenzione la situazione. Si prende un fatto di cronaca, quello che è avvenuto a Modena, l'organizzazione di una manifestazione non autorizzata. Si inizia a fare polemica e a sollevare il caso a colpi di tweet e di dichiarazioni roboanti e si pensa bene di adottare un decreto d'urgenza per istituire una nuova fattispecie di reato. Nel frattempo, però, la manifestazione non autorizzata è stata gestita, fortunatamente in modo pacifico e ordinato, da tutte le istituzioni locali, consentendo lo sgombero e il sequestro, applicando quella che era la normativa previgente al decreto-legge. Attenzione, non la norma costruita e inserita in fretta e furia nel testo, ma quella che era la norma già vigente in questi anni. Non voglio difendere, non stiamo, ovviamente, difendendo i raduni illegali in questo caso, ci mancherebbe, però la norma approvata nella prima versione del primo Consiglio dei ministri targato Meloni attribuiva un potere arbitrario al Governo, violava apertamente quello che era l'articolo 17 della Costituzione. Un capolavoro, prevedeva e continua a prevedere delle sanzioni spropositate rispetto a quella che è la fattispecie di reato, si dice, e lo si ammette anche candidamente, per autorizzare le intercettazioni. Peccato che - lo ricordava qualche giorno fa un collega in quest'Aula, esprimiamo anche noi la nostra solidarietà al Ministro Nordio - proprio il Ministro della Giustizia Nordio condanni e abbia evidenziato più volte la necessità di limitare l'uso delle intercettazioni stesse. Quindi, ancora una volta, è una strategia strabica quella adottata da parte del Governo, che, ovviamente in sede di conversione al Senato - peggiorare, del resto, era abbastanza difficile -, è stata rivista, con la consueta strategia del gambero, che ha caratterizzato numerosi provvedimenti di questo Governo: si adotta una norma - penso a quanto avete fatto rispetto al POS o alla misura 18App - in cui si presenta un emendamento soppressivo, si levano critiche da più parti - nel caso di 18App dalla CGIL e da Confindustria, quindi con un ampio arco costituzionale -, si rivede la norma, intervenendo in modo sbagliato. Mi viene da dire che siete recidivi in questo senso.

Concludo con una citazione. Mi viene in mente un'acquaforte di Goya, Il sonno della ragione genera mostri, in cui un uomo colto dal sonno viene circondato da mostri terribili e spaventosi. Pensando al provvedimento che oggi chiudiamo in quest'Aula, pensando anche alle dichiarazioni che abbiamo sentito in questi giorni rispetto al Movimento sociale italiano e alla nostalgia da parte di qualcuno, mi verrebbe da dire che, forse, è il caso che tutti noi, e voi in particolare, vi destiate da questo sonno e facciate appello alla storia di questo Paese e al valore anche della scienza, per evitare di produrre, come avete fatto in questa sede, ancora dei mostri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, con soli 92 voti favorevoli e 75 contrari, nei giorni scorsi, è passato al Senato il decreto Rave. Eppure, all'appello sono mancati 24 voti, voti che pesano come un macigno e che già decretano la fragilità di una maggioranza che poggia le proprie fondamenta su delle sabbie mobili. Ad ogni buon conto, signora Presidente, la squadra capitanata da Giorgia Meloni poteva esordire adottando misure di contrasto alla povertà e, invece, da subito ha attaccato i poveri, modificato il reddito di cittadinanza e favorito il lavoro sottopagato con la reintroduzione dei voucher, da sempre strumento abusato. Poteva esordire adottando misure concrete per favorire la lotta all'evasione e, invece, si aumenta la soglia del contante; poteva esordire occupandosi della questione meridionale e, invece, con l'autonomia differenziata il gap Nord-Sud aumenterà. Insomma, questo Governo poteva esordire in tanti modi, ma il biglietto da visita scelto è stato tra i peggiori della storia repubblicana. Vi siete focalizzati sul decreto Rave: si tratta di una norma più ideologica che reale, un provvedimento che, così come licenziato dal Senato, dovrebbe contrastare i raduni musicali, dovrebbe disciplinare misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti. Questo Zibaldone di argomenti affrontati in un unico provvedimento con carattere d'urgenza mi ricorda quei piatti misti di primizie, i satura lanx, che i latini offrivano agli dèi. Ma, in questo caso, gli dèi sono stati sostituiti da un elettorato variegato da saziare, in ossequio di quel patto elettorale che ha messo in piedi questo Governo. Ma soffermiamoci su alcuni punti. Il primo, quello che disciplina il cosiddetto contrasto ai rave party. Questa misura prevede intercettazioni, sequestro di beni, la reclusione fino a 6 anni e una multa fino a 10 mila euro, pene che, come dichiarato da alcuni penalisti, sono addirittura più severe rispetto ad altri reati più gravi. Questo provvedimento, di fatto, fa passare il messaggio pericoloso che tutti i nostri ragazzi che si radunano per ascoltare musica in forma associata siano dei criminali e drogati da gettare nelle patrie galere.

Tecnicamente è stato eliminato anche il vincolo sul numero di partecipanti e quindi verrà punito chiunque organizzi un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento in un terreno privato. Eppure, colleghi, non ritenete anche voi alquanto generico parlare di raduno musicale? E' una definizione associabile a qualsiasi momento di convivialità durante il quale è previsto l'ascolto di musica. La sicurezza delle persone è un principio giusto e sacrosanto, così come è doveroso punire chi delinque, ma tutto questo non deve essere strumentalizzato per fare propaganda e coprire le incapacità di un Governo che si dichiarava pronto ma - come abbiamo potuto vedere e constatare - pronto non è. Presidente, avevo chiesto al Governo, con un mio ordine del giorno, di impegnarsi a rivedere la norma, concentrando l'intervento ai soli grandi raduni musicali organizzati clandestinamente, ma lo avete bocciato e su questo non avevo dubbi. In particolare, io mi riferivo all'abrogazione dell'articolo 5, che interviene in materia di rave party, un articolo pensato male e scritto peggio. Non lo sostiene solo il MoVimento 5 Stelle, ma persino Amnesty International che, intervenuta in audizione presso la Commissione giustizia del Senato, ha espresso preoccupazioni serissime. In particolare, nel chiedere l'abrogazione dell'articolo, Amnesty International ha addirittura lasciato intendere che il provvedimento licenziato dal Governo potrebbe violare l'articolo 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che non tutela solo le assemblee politiche, ma si estende anche a quelle di carattere essenzialmente sociale e di intrattenimento, paventandosi anche una probabile violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani, che proteggono le assemblee pacifiche, come stabilito dal commento generale n. 37, paragrafo 16, del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite sul Patto internazionale per i diritti civili e politici. Ma affrontiamo adesso l'argomento ergastolo ostativo: in un solo decreto, siete riusciti a fare un'insalata russa e a mettere insieme tutto e il contrario di tutto. Cosa dire in più rispetto a ciò che ha comunicato il collega De Raho, che per anni si è battuto contro la mafia, la camorra la criminalità organizzata? Sulla nuova disciplina dell'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, “divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti”, cioè sul regime carcerario ostativo, in particolare per gli ergastolani, siamo di fronte ad un'autentica occasione mancata. Potevamo dare vita ad una nuova normativa, quanto più rigorosa possibile, nel contrasto alle mafie e invece la maggioranza ha fatto muro, ignorando il nostro contributo costruttivo, propositivo e basato sulla profonda conoscenza dei pericoli che si corrono. Secondo il MoVimento 5 Stelle, la regola deve continuare ad essere che il condannato che non collabora con la giustizia non accede ai benefici penitenziari. Sappiamo che la Corte Costituzionale ha stabilito che questo principio non può essere assoluto, ma - se devono essere introdotte delle deroghe - il condannato deve meritare quel trattamento eccezionale. A trent'anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, non ci possiamo permettere di abbassare la guardia, non possiamo ad esempio lasciare che la nuova normativa si riveli un incentivo a non collaborare con la giustizia e invece è quello che può accadere con questo decreto. Infatti - così come è strutturata a conclusione del suo iter - questa legge può far uscire dal carcere detenuti colpevoli di reati gravissimi che non hanno compiuto un vero ravvedimento e disincentivare la collaborazione con la giustizia dei condannati. Riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in taluni casi peggiore ed in altri analogo a quello previsto per i condannati che decidono di non collaborare significa rendere più pagante la fedeltà al codice dell'omertà, rispetto alla collaborazione con lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Corriamo il rischio di lasciare morire ogni speranza di conoscere i segreti e le terribili verità che si celano dietro le stragi del 1992-1993, segreti custoditi da alcuni boss mafiosi stragisti che si sono sempre rifiutati di collaborare e che oggi possono vedere la possibilità di accedere ai benefici penitenziari senza collaborare e senza nemmeno dover rispettare dei requisiti, quanto più stringenti possibili.

Dopo trent'anni, siamo ancora alla ricerca dell'agenda rossa del compianto giudice Borsellino e chissà se mai sarà ritrovata. Con le modifiche proposte dal MoVimento 5 Stelle avremmo evitato il paradosso di scoraggiare la collaborazione con la giustizia, avremmo imposto ai condannati non intenzionati a collaborare di spiegare le ragioni di questa scelta e avremmo stabilito che il pieno ravvedimento - e non la sola revisione critica - deve essere la condizione preliminare irrinunciabile per richiedere i benefici penitenziari. Governo e maggioranza si assumono la responsabilità di non aver inserito questi punti importantissimi. Noi siamo dell'idea che i punti che dovevano entrare nella legge sono i seguenti: non devono uscire dal carcere i mafiosi che non abbiano maturato un pieno ravvedimento (è la stessa Corte a dirlo nella sua ordinanza); per accertare il ravvedimento è essenziale che i mafiosi che non intendano collaborare, ma vogliono accedere ai benefici penitenziari, siano obbligati a spiegare le motivazioni (questo è un elemento determinante per la delicatissima valutazione che spetta al giudice di sorveglianza); naturalmente non potranno essere accettabili motivazioni come la volontà di non comportarsi da infami o la paura delle ritorsioni, perché in questi casi è evidente il mancato ravvedimento; inoltre, queste persone dovranno comunicare tutti i beni posseduti o controllati (questo obbligo oggi c'è per i collaboratori, ma non per gli altri e in questo modo si finisce per incentivare la non collaborazione, noi invece dobbiamo fare l'esatto contrario). Ricordo bene che, appena tre anni fa, questo Stato approvava un provvedimento epocale, un provvedimento che introduceva la figura dell'agente sotto copertura per i reati di corruzione, innalzava le pene per i reati di corruzione impropria, prevedeva una sorta di Daspo per i corrotti, rendeva impossibile il finanziamento anonimo per i partiti e le fondazioni, prevedeva agevolazioni per chi confessava volontariamente fatti non ancora oggetto di indagine. Ebbene sì, appena tre anni fa, grazie al MoVimento 5 Stelle, consegnavamo agli italiani lo Spazzacorrotti, condiviso a livello internazionale da organi come il GRECO, il gruppo degli Stati europei contro la corruzione, organo del Consiglio d'Europa, che ha espresso opinioni più che positive su un provvedimento che, fuori dal nostro Paese, fu ribattezzato bribe destroyer, legge distruggi-mazzette. Cosa penserà ora il Consiglio d'Europa?

PRESIDENTE. Onorevole, vada verso la conclusione.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Sì, vado a concludere. Soltanto una citazione latina, giusto trenta secondi. Mi viene in mente quello splendido affresco realizzato da Cesare Maccari, proprio in una sala meravigliosa di Palazzo Madama, un dipinto che raffigura il console Cicerone denunciare, di fronte a tutto il Senato, Catilina, mentre pronunziava una frase divenuta patrimonio della letteratura latina: Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Ebbene, a voi chiedo: Fino a quando abuserete della nostra pazienza? E sono passati soltanto poco più di due mesi dal vostro insediamento. Chiaramente, voteremo contro questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per esprimere solidarietà al Sottosegretario Ostellari e invocare pubblicamente un cambio per il povero Sottosegretario, perché segnalo che il Ministero per i Rapporti con il Parlamento ha tre Sottosegretari (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Il Governo naturalmente è presente e valuterà come assistere ai nostri lavori. Ha chiesto di parlare il deputato Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io voglio collegarmi a quello che ha detto adesso l'onorevole Fornaro: non siamo qui per fare un dispetto al Sottosegretario; siamo qui perché siamo stati costretti a essere qui perché, se le opposizioni hanno scelto la linea dura e intransigente, la linea della presenza oltranza, è perché sono state costrette a farlo e sono state costrette per la sordità e per l'indisponibilità da parte di questo Governo su questo provvedimento e non solo.

Però, quando ascolto le dichiarazioni del Ministro per i Rapporti con il Parlamento - ripeto: Ministro per i Rapporti con il Parlamento, non Ministro della Guerra - che dice che l'opposizione è irragionevole, per cui servirà la ghigliottina o la tagliola che dir si voglia; quando vedo l'atteggiamento del sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che ieri sera ha segnato una pagina molto negativa, dimostrando insofferenza e fastidio nei confronti dell'opposizione, non solo dico che noi siamo stati costretti, ma che noi stiamo facendo bene, nell'interesse di tutti, non solo nell'interesse della rappresentanza di una parte politica.

Infatti, ci troviamo di fronte a un Governo che ha promesso di tutto agli italiani in campagna elettorale, che soprattutto ha sottolineato il fatto di essere pronto: questo era lo slogan del partito di maggioranza relativa e che esprime la Presidente del Consiglio. Invece, come era prevedibile, non è vero niente, non è vero assolutamente niente. Dal primo provvedimento del Governo, ci si sarebbe potuti aspettare anche una rivoluzione copernicana, un intervento che andasse in profondità, che provasse a dare un indirizzo nuovo al Paese, ammesso che ne abbia bisogno e ammesso che questo Governo sia capace non solo di farlo ma anche di immaginarlo. Invece, a cosa ci troviamo di fronte? A un topolino, sostanzialmente, niente, una norma fatta in maniera affrettata. Penso in particolare a quella sui cosiddetti rave party e a un intervento, quello sul COVID, che va esattamente nella direzione opposta a quella che servirebbe, ma che strizza l'occhio a un pezzo di elettorato con cui non solamente in questa campagna elettorale, ma in questi anni, qualcuno ha giocato e ha giocato sulla pelle degli italiani.

Allora, se questo è l'atteggiamento del Governo, al netto del sottosegretario che oggi è in Aula, la nostra risposta non poteva che essere questa, anche perché non abbiamo scelto noi i tempi per fare questo decreto, non siamo noi che l'abbiamo pensato in modo che cadesse in coincidenza con la legge di bilancio e con la fine dell'anno. E qui vedo anche una grande imperizia, che si è vista nella costruzione della legge di bilancio e - fatemi dire e con dispiacere per la mia vecchia appartenenza al Ministero dell'Interno - che si vede tantissimo anche su questa proposta manifesto, “decreto manifestino” sui rave party, trattandosi addirittura di sbagliare l'articolo, di farsi bacchettare sulle dita da tutti - ma da tutti veramente -, e essere costretti a fare marcia indietro, per produrre una cosa che in realtà non cambia nulla. Io penso sempre che, quando si aumentano le pene per provare a incrociare l'opinione pubblica su alcune questioni, significa non essere in grado di fare il proprio mestiere, perché le regole ci sono, basta applicarle e, in grandissima parte, con quelle regole si sono risolti i problemi. Il fatto di Modena, a cui qualcuno faceva riferimento, dimostra esattamente questo: a regole vigenti, con la volontà di farle rispettare, di applicarle, di usarle, si può fare praticamente tutto. Infatti, non è un fenomeno nuovo, non è una novità che ha bisogno di un intervento. Allora, perché si fa? Perché c'è una certa abitudine, soprattutto di alcune forze - in questo caso penso più alla Lega - di inventare i problemi o ingigantirli, per poi proporsi come risolutori. Io parlo anche con un po' di vicinanza a chi deve seguire questo decreto, però sto pensando anche a un altro decreto, che in queste ore si sta perfezionando in Consiglio dei ministri, che è quello che prende di mira sostanzialmente le ONG, un'altra misura manifesto, in questo caso non solo inutile, ma controproducente, che prova a dare risposte a problemi che si sono inventati o si sono messi sul tavolo. In quel caso è ancora più grave, perché si sta parlando di vite umane e c'è il tentativo della criminalizzazione di chi salva vite umane. Io penso che sia una cosa, non solo inaccettabile, ma anche indegna. Quando, invece, come in questo caso, si parla di COVID, si strizza l'occhiolino a chi non ha rispettato le regole, mentre ci si propone qua nel Paese come i veri difensori dell'ordine e della sicurezza, del rispetto delle regole solamente per gli amici, ma non per altri.

Si gestisce con leggerezza il tema della sanità, si permette a chi ha violato le regole di farla franca, anche rimandando le sanzioni - e poi, chissà, magari mandandole ancora più in là e poi facendole estinguere - e chi introduce dentro le strutture ospedaliere e sanitarie persone, che non sono vaccinate e che, di conseguenza, potrebbero molto più delle altre rappresentare un pericolo per la vita delle persone, si assume fino in fondo una responsabilità. E, quando dico che si assume la responsabilità, intendo una responsabilità non solo di carattere politico, non solo di carattere morale, ma una vera responsabilità verso il danno che potrebbe creare e, attenzione, non in una fase discendente della pandemia. Ma noi ci siamo già dimenticati cosa è successo in questo Paese negli ultimi due anni? È vero che siamo un popolo con la memoria tendenzialmente corta, ma ci siamo già tolti dagli occhi quelle immagini che abbiamo visto in televisione? Quelle giornate intere, quelle settimane, quei mesi, in cui i nostri ragionamenti, le nostre paure, erano piene di COVID e, soprattutto, l'Italia era piena di morti di COVID? Ma noi pensiamo che si possa gestire con questa leggerezza? Pensiamo che, per provare a mandare qualche messaggio politico a qualcuno o per fare l'interesse elettorale di qualcuno qua dentro, ci si possa assumere questa responsabilità? Se queste sono le premesse, non solo queste notti, non solo questi giorni, ma noi non ci toglieremo mai da questi banchi, perché noi siamo qui a rappresentare i cittadini italiani nella loro interezza, non solamente la nostra parte, e di conseguenza a rappresentare i loro interessi, a partire dall'interesse e dalla necessità di difendere la vita umana, oltre che le regole. Il Governo in questo caso - ma vedo, purtroppo, anche in altri casi - ha dimostrato, da un lato, l'incapacità di affrontare le vere priorità e, dall'altro, anche un po' di dilettantismo, cosa che mi potrebbe far piacere come opposizione, ma che non mi fa piacere come cittadino.

Tornando al tema delle priorità, fatevi due conti, nel senso che, se questi sono i problemi che il Paese deve affrontare immediatamente, altrimenti chissà cosa succede, se queste sono le vostre priorità, io penso che abbiate completamente sbagliato punto di vista. L'avete sbagliato e rischiate di sbagliare ancora. Noi staremo qua, sempre a presidiare l'interesse di tutti e a difendere le persone oneste, che si aspettano dalla politica la difesa di se stessi, dei propri interessi legittimi. Non staremo a difendere gli interessi dei furbetti o di quelli che in qualche modo pensano che questo sia un Paese in cui ognuno, alla fine della fiera, può fare quello che vuole e, anzi, se riesce a farlo, è anche un pochino più furbo degli altri, perché quella è l'Italia che ci fa male nell'immagine del mondo, ma soprattutto è l'Italia che fa male agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Gentili colleghi, Presidente, membri del Governo, eccoci finalmente affrontare in Aula, per merito di questo nuovo Governo, la grave piaga sociale che attanaglia il nostro Paese: i rave party. Devo ammettere che, quando siamo stati al Governo, noi non abbiamo pensato di contrastare i rave party. Abbiamo pensato alla povertà, alla crisi climatica, alla crisi sanitaria, al disastro della plastica: ai rave party non abbiamo pensato. I nostri cittadini - scopriamo - avevano bisogno a loro insaputa di una norma anti-rave, meritevole quindi di una decretazione d'urgenza, fiducia, e chissà, magari pure di una ghigliottina per tagliare i tempi della discussione e della democrazia da qui a qualche ora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Certo che dopo tanti anni di contestazioni ai Governi cui ha fatto opposizione, dopo i mille proclami, le mille promesse fatte, dopo anni di: “noi di Fratelli d'Italia sappiamo cosa serve al Paese”, scoprire che il primo provvedimento del Governo Meloni è un decreto in contrasto ai raduni musicali è stato davvero stupefacente. Ci sarebbe da ironizzare, in realtà, in questo testo troviamo tanto altro, troppo altro, che ci spaventa, come la concessione dei benefici penitenziari ai condannati per particolari delitti rientranti nel meccanismo ostativo, come l'anticipazione della scadenza dell'obbligo vaccinale e la proroga della riforma Cartabia e delle relative norme transitorie. Io mi domando come si possa ritenere idoneo con queste fattispecie lo strumento della decretazione d'urgenza, prevista per motivi di gravità e urgenza e nell'omogeneità dei temi trattati.

Con questo elenco, soprattutto, scopriamo che i rave erano solo un pretesto, una distrazione per colpire al cuore le norme anticorruzione, per indebolire gli strumenti dei magistrati nel contrasto alle mafie, per mortificare il senso del dovere dimostrato da decine di migliaia di italiani, da milioni di italiani durante la pandemia.

La nostra idea di Paese - voglio dirlo chiaramente - è opposta a quella di questa maggioranza; la nostra idea di giustizia è profondamente diversa. L'eliminazione dei delitti contro la pubblica amministrazione dal meccanismo ostativo, la struttura logica e sproporzionata dell'inutile delitto sui rave, la limitazione delle intercettazioni, la paventata riforma dell'abuso d'ufficio, la modifica della legge Severino, la separazione delle carriere, tra l'altro bocciata dal voto popolare nel referendum, è bene sempre ricordarlo, la riduzione degli stanziamenti sulle carceri, sulle intercettazioni e sulla giustizia minorile in legge di bilancio confermano la natura di un Governo che fa il forte con i deboli e il debole con i forti.

Eppure, tanto ci sarebbe da fare, e con urgenza, per la giustizia nel nostro Paese. L'Italia è stata spesso accusata di avere una burocrazia farraginosa e una lentezza disarmante della macchina giudiziaria. Secondo i dati europei, siamo il fanalino di coda per la durata dei processi, ma soprattutto per il numero di magistrati e tutto ciò ha un impatto importante anche sull'economia del nostro Paese. Ci confrontiamo con le perdite economiche costituite dai costi diretti per la lentezza e con la perdita in termini di PIL per lo scoraggiamento degli investitori stranieri ad operare nel nostro Paese. La Farnesina, sempre alla ricerca di capitali stranieri da attirare sul nostro territorio, ha somministrato un questionario agli imprenditori internazionali, esaminato lo scorso aprile dal MiSE e dal MAECI, il risultato è eloquente - cito -: la frammentazione del diritto, la farraginosità del sistema e i tempi lunghi della giustizia, insieme alla pesantezza della burocrazia scoraggiano moltissimo gli investitori. Siamo stati gli osservati speciali della Commissione europea che ora si attende risultati concreti. È possibile ridurre la durata del processo civile del 40 per cento e del processo penale del 25 per cento nei prossimi cinque anni? Questo ci chiede l'Europa, noi pensiamo ai rave.

Senza voler riprendere polemiche vetuste, la crociata anti rave, così come è stata fatta, è il classico esempio di una politica che preferisce chiudere gli occhi e non affrontare i problemi che attanagliano i giovani d'oggi, che siano legati alla droga o semplicemente a problemi esistenziali; semmai li aggrava, viene da pensare. A dire il vero, a molti di noi è sembrata una mossa anche abbastanza goffa per andare a reprimere dissenso futuro, futuro prossimo, ma tant'è; il problema, cari colleghi, è capire quando la politica debba e voglia realmente fare gli interessi del cittadino e rincorrere il mito della giustizia, che sia a 360 gradi o sia anche sociale.

Abbiamo tanti dubbi sulle vostre determinazioni, ma anche delle certezze e, di certo, quel che di peggio c'è in questo decreto è che disincentivare la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi depotenzia uno degli strumenti rivelatisi più efficaci nel contrasto alle mafie e alle altre forme di criminalità organizzata. Si introduce, per di più, una serie di meccanismi che sortisce l'effetto di riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento, nella migliore delle ipotesi, analogo, ma in alcuni casi perfino peggiore a quello previsto per condannati che decidono di non collaborare.

Non basta, questa maggioranza ha deciso di rimettere alla facoltà, alla discrezionalità del condannato non collaborante di dichiarare o meno le ragioni della mancata collaborazione; un ulteriore omaggio alla cultura dell'omertà. C'è di più, grazie a questa legge, i condannati che collaborano e quelli che non collaborano potranno accedere ai benefici penitenziari dei permessi premio e del lavoro all'esterno del carcere pressoché con la medesima tempistica. Se si considerano tutti questi fattori ed altri che non cito per motivi di tempo si comprende come questa legge sia destinata a disincentivare la collaborazione con la giustizia. Ci si chiede, infatti, perché mai un mafioso condannato dovrebbe in futuro scegliere di collaborare, esponendosi al rischio di ritorsioni per sé e la propria famiglia, rinunciando per di più a tenere per sé il patrimonio illecito occulto accumulato, quando non collaborando e limitandosi a deporre le armi, può accedere ugualmente ai benefici penitenziari accollandosi solo il costo di qualche anno di carcerazione in più.

Per noi una legge che rende più pagante la fedeltà al codice dell'omertà e della mafia rispetto alla collaborazione con lo Stato segna un grave passo indietro, sia sotto il profilo dell'efficacia del contrasto al crimine organizzato, sia sul piano culturale. Per questo Governo, invece, era una priorità.

Disincentivando future collaborazioni dei condannati all'ergastolo, questa legge sortisce anche l'effetto di mettere fine alla speranza di conoscere la verità sulla trattativa Stato-mafia, sulle bombe della stagione stragista, su attentati eseguiti non solo per interessi interni alle mafie, ma anche per interessi di qualificati soggetti esterni, al fine di realizzare la destabilizzazione politica del nostro Paese e pilotare la transizione verso il nuovo ordine politico, con un uso sapiente del linguaggio delle bombe. Si tratta di segreti di cui sono ferrei e impenetrabili custodi una decina di boss mafiosi stragisti condannati all'ergastolo, ad alcuni dei quali è già stato revocato il 41-bis, i quali si sono sempre rifiutati di collaborare, nutrendo l'incrollabile certezza che prima o poi, in cambio del loro silenzio, sarebbe stato loro concesso di uscire dal carcere senza collaborare. Si rivela, così, come dietro la maschera di un garantismo di facciata esibito, si celi il vero volto classista delle scelte della vostra politica criminale: pugno di ferro e ferocia giustizialista per i reati della gente comune, guanti di velluto e lassismo per i reati dei colletti bianchi che popolano i piani alti della piramide sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Infine, avete dato prova di una miopia e di una capacità di contraddirvi nel giro di poche ore davvero straordinaria. Abbiamo, infatti, sentito, ieri pomeriggio, il Ministro della Salute avvisarci delle nuove direttive per contenere il contagio COVID, dimostrando celerità logica, direi, e precauzione, senonché qualche ora dopo vi abbiamo visto bocciare perfino ordini del giorno di assoluto buonsenso per il contenimento del COVID, come quello che chiedeva di usare mascherine e dispositivi di protezione nelle mense scolastiche in caso di un aumento considerevole dei casi. Avete votato di “no“. È incredibile, ma io mi domando come si possa dare uno schiaffo in faccia così forte a medici e infermieri che abbiamo pianto fino a pochi mesi fa, ai sacrifici fatti da milioni di italiani per contenere la pandemia. Perché tutte queste cose soprattutto non gliele avete dette in campagna elettorale, pensate forse che gli italiani non se ne accorgano, che non le vengano a sapere? Non abbiate dubbi, gliele racconteremo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Signora Presidente, colleghe e colleghi, signor sottosegretario, bentornato, buongiorno, io spero che sia davvero un buon giorno questo, soprattutto se riusciremo a non permettere la conversione in legge di questo decreto; questa è la vera urgenza, io credo, per l'interesse nazionale del nostro Paese, in questo caso. Voglio, quindi, motivare il voto contrario, mio personale e del gruppo del Partito Democratico: non pensiamo che sia affatto urgente permettere ai medici che non vogliono vaccinarsi di tornare in ospedale, non comprendiamo questa urgenza; non lo è per l'efficacia del lavoro di cura negli ospedali e non lo è per l'insieme dei medici e degli infermieri che hanno fatto il loro dovere con molti sacrifici. Per la scienza medica non può essere accettabile sostenere l'inutilità o la pericolosità dei vaccini, perché questa non è una libera opinione, ma una falsità. La negazione dei risultati delle sperimentazioni scientifiche è la negazione del senso della propria professione per chi si dice medico. Una libertà che danneggia gli altri non è libertà, ma prevaricazione, in nome di un ottuso egoismo e di un dannoso individualismo.

Non è possibile, quindi, non è giustificabile sostenere nei fatti, come fate con questo provvedimento, i medici no-vax, neanche su questioni particolari, temporali o corporative ed è assurdo farlo ora, soprattutto, quando forti tornano i segnali di una ripresa della pandemia e, quindi, della necessità che ogni Paese, in coordinamento con gli altri, ripristini misure di prevenzione e di salvaguardia della salute delle persone.

Questo decreto urgente invece fa rientrare i medici mentre il Ministro della Salute ha riproposto proprio ieri misure come le mascherine nei luoghi di cura. Questa è semplicemente confusione, dare messaggi contraddittori, e sicuramente non aiuta a convincere quanti ancora non hanno deciso di vaccinarsi, come sicuramente non premia certo tutti i medici e gli infermieri che finora, ripeto, stanno facendo il loro dovere e insieme dà un messaggio sbagliato ai tanti che per civismo e per l'azione dei Governi precedenti hanno seguito le indicazioni di vaccinarsi.

Vedete, le azioni di un governo dovrebbero essere equilibrate e mirate in caso di pandemia, soprattutto non dovrebbero essere confuse e contraddittorie, ma per farlo mi rendo conto occorre una visione coerente razionale e costante, e mi chiedo come possa averla questo Governo, che oggi è guidato dalla forza politica che fino a poco tempo fa ha votato contro i provvedimenti sanitari in nome di un'idea di libertà che fa rima con l'irresponsabilità, con la accondiscendenza verso chi è contro i vaccini, come può farlo con coerenza un Governo che ha appena fatto approvare dalla sua maggioranza in quest'Aula un taglio ai fondi per la Sanità, prevedendo due miliardi rispetto ai sei almeno necessari. Votare questo decreto significa per questo aspetto ritenere urgente il messaggio simbolico, il contentino a parti della società ostinate nel loro egoismo al di là degli interessi generali che richiede la situazione e significa dire, come voi del resto avete detto ieri, che chi ha appoggiato con coerenza le indicazioni scientifiche lo avrebbe fatto per motivi di opportunità politica usando la scienza a fini di parte. Questo anche avete avuto il coraggio di dire e questo è davvero vergognoso rende chi lo afferma solo un gruppo di faziosi!

Noi rivendichiamo, come Partito Democratico, di avere lavorato per combattere la pandemia e di avere sostenuto tutti i provvedimenti necessari. Non posso dimenticare gli anni da sindaco di Bologna durante la pandemia, quando abbiamo dovuto lavorare, come è nostro dovere, perché si applicassero le misure stabilite a livello nazionale ed europeo, e non posso dimenticare quanto gli esponenti della destra, allora, su ogni provvedimento avanzavano critiche o cercavano di sminuirne la necessità: dalle mascherine ai divieti di assembramento. Era una situazione inedita che comportava anche errori, quella della pandemia, ma richiedeva per questo unità di intenti e collaborazione, ne avete fatto un'occasione di demagogia e di divisione.

Ora siete al Governo, io mi auguro che cambierete opinione, che cambierete atteggiamento prima che vi costringono i fatti, come avete dovuto fare finora, ad esempio con il rapporto con l'Europa. Mi auguro che lo cambierete nell'interesse della nostra comunità nazionale, sarebbe meglio ripristinare infatti i dati della Sanità sul numero dei contagiati decessi, ripristinare le misure necessarie di prevenzione sanitaria contro il COVID e togliere quelle contraddittorie con quelle misure, come questa che proponete per i medici no-vax. Sarebbe bene tornare a guardare alla realtà, la vostra coalizione ha avuto 12 milioni di voti circa, non vi hanno votato quasi 14 milioni di elettori, altri 18 milioni si sono astenuti. Siete al Governo legittimamente e avete vinto le elezioni, ma, ve lo ripeto, visto le vostre pulsioni autoritarie: siete la maggioranza in Parlamento non tra gli italiani, e in tema di diritti in generale, ve lo voglio ricordare, soprattutto in tema di diritto alla salute, non basta votare a maggioranza, ma bisogna rispettare i diritti di tutti anche se non votano o votano diversamente da voi: si chiama democrazia liberale, non “democratura”!

Cos'è la norma sui rave se non la voglia di affermare la propria identità di parte, di dare un messaggio simbolico alla propria parte? Non vi basta avere dato un segnale forte di comprensione diciamo così agli evasori e ai furbi che non pagano le tasse con i condoni e la flat tax ? No, dovete fare una legge che non serve!

Non serve perché le vecchie norme funzionano ancora e per farlo dovete introdurre una pena minima di tre anni fino a sei, pena maggiore, ad esempio, anche di quella prevista per l'omicidio colposo, ma tale da permettervi di prevedere le intercettazioni! Anche su questo, malgrado il ministro Nordio dica di volerle limitare. Quindi, ancora confusione e incoerenza, anche su questo siete lontani dalla vita quotidiana delle persone e delle città, mi permetto di sottolineare.

Il primo effetto del vostro decreto sono state manifestazioni che hanno usato le strade della città, anche della mia, per fare rave con inquinamento acustico potente e degrado, che i prefetti non potevano contenere a cui i sindaci hanno dovuto rimediare con spese di pulizia e riverniciatura. Ma anche per chi ragiona come voi solo in termini di legge e ordine, tra virgolette, e mai di attenzione alle cause sociali dell'illegalità, mi chiedo: se da luoghi o campi isolati si passerà a remi per le strade urbane nel cuore delle nostre città quale sarà il vantaggio per la sicurezza dei nostri cittadini?

Il populismo in materia di sicurezza promette molto di più di quanto può mantenere senza efficacia. Mi ricordo, ad esempio, la vicenda dei rimpatri degli immigrati clandestini: tanti proclami dall'allora Ministro dell'Interno Salvini smentiti dai numeri effettivi di quelli eseguiti, ma ho l'impressione che per questo Governo non conti l'effetto reale di questo provvedimento ma il messaggio, la propaganda, e il messaggio prevale anche su considerazioni di giustizia ed equità, viste le pene previste, che rendono più difficile per i condannati accedere alla messa in prova, che per i reati di minore allarme sociale può essere affidato all'Ufficio di esecuzione penale esterna, cioè l'imputato può svolgere le attività riparative volte a eliminare le conseguenze dannose derivanti dal reato. Questa, vi assicuro, sarebbe una cosa molto più gradita molto più pragmatica e molto più efficace per tanti sindaci del nostro Paese, e credo anche più educativa in generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, questo Governo ha senza dubbio ricevuto il timone del Paese in un momento delicatissimo della nostra storia. Prima la pandemia con l'annessa crisi economica, poi la guerra, con la speculazione energetica e i rincari delle materie prime hanno avuto un impatto fortissimo sul nostro tessuto sociale e produttivo.

Ebbene, dopo una campagna elettorale in cui avete continuato a gridare ai quattro venti che eravate pronti a governare, ci saremmo aspettati quantomeno un po' di fumo negli occhi con provvedimenti inerenti i problemi reali dell'Italia e, invece zac, è arrivato niente poco di meno che il decreto Rave! Ci siamo subito chiesti come fosse possibile definire prioritaria questa cosa in uno scenario dove le priorità apparivano ed erano ineluttabilmente altre. In effetti l'immagine che possiamo trarne è quella di un adulto che mangia il lecca-lecca, che piange perché ha perso il suo peluche mentre un terremoto dall'entità catastrofica fa crollare tutto intorno a lui. Poi abbiamo capito che il decreto Rave non era solo un'arma di distrazione di massa, la briciola lanciata all'utenza affamata di soluzioni spicciole a carico di quei cattivoni dei giovani, che già erano stati dipinti per mesi come divanisti e sfaticati e che improvvisamente sono diventati il male che attanaglia la società, ma che era anche altro l'occasione ghiotta per fare una bella pizza fritta, la cui ricetta includesse ingredienti dissonanti ma che rispondevano evidentemente a determinate fasce di elettori e simpatizzanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E sì che accanirsi contro eserciti di giovani dissennati che, armati di stereo e casse avrebbero devastato le praterie italiche, sarebbe stato troppo poco. Allora, avete aggiunto la coda di rospo che ha fatto la differenza: l'eliminazione dei reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco dei reati ostativi, quelli per i quali non sono previsti benefici penitenziari. Si conferma così l'approccio ideologico del Governo. È un tema serissimo, con un approccio che svela la volontà di fare a pezzi quella legge Spazzacorrotti che ha ricevuto tanti plausi nel panorama nazionale e internazionale. È proprio vero: stiamo pagando un caro prezzo al nostro impegno a voler cambiare in meglio il Paese e stiamo assistendo alla demolizione di provvedimenti che a questo Paese avevano fatto bene, mentre voi vi fate artefici di altri provvedimenti che sicuramente faranno male, perché è male certamente che, dietro un garantismo di facciata, si nasconde il vero volto classista di questa maggioranza, che ha deciso di adoperare il pugno di ferro per i reati della gente comune e - mi permetto di citare il collega senatore Scarpinato - i guanti di velluto per chi sta ai piani alti della piramide sociale.

Ecco a cosa serviva il decreto Rave: a introdurre per i corrotti la possibilità di godere dei benefici penitenziari e con la scusa di dare una risposta alla Corte costituzionale, doverosa per carità, ne avete approfittato per avallare quel 90 per cento delle truffe totali a danno dello Stato che proviene proprio dal bacino dei reati contro la pubblica amministrazione legati ad appalti, mazzette e affini. Altro che patriottismo, altro che difesa della gente perbene! Siamo all'ossimoro politico. Così avete approfittato di una finta emergenza per crearne una nuova, quella che renderà più conveniente non collaborare con la giustizia e che avrà come effetto collaterale la messa a rischio della gestione dei fondi del PNRR.

Ma non c'è mai fine al peggio. Potevate fare di più e lo avete fatto eccome. Prima che una deputata, ruolo che mi onora e che mi carica di una responsabilità che reputo sacra, sono un giovane medico. Ebbene, sì, ero tra quelli che anche voi della maggioranza, cari colleghi, definivate eroi, angeli, pilastri. Ho vissuto mesi di paura, di duro lavoro che ho svolto tenendo ben stretta nel cuore la vocazione di medico e il giuramento di Ippocrate (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Ho visto lo strazio e il dolore, ho gioito quando la gente ce l'ha fatta, ho pianto quando qualcuno è andato via nella solitudine amara, ho portato i segni della mascherina come fregi e ho pregato tanto. Mi sono vaccinata senza esitazione perché credo nella scienza e perché era mio dovere farlo: un atto di civiltà e di doveroso rispetto per le regole. Non l'ho fatto aspettandomi un premio e come me, con lo stesso spirito di abnegazione, l'hanno fatto tante migliaia di medici, molti dei quali hanno perso la vita mettendosi al servizio della comunità.

Poi arrivate voi e cosa fate? Ovviamente, premiate quelli che non si sono vaccinati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e li reintegrate anzitempo, facendo trasparire il messaggio che avevano ragione quelli che hanno messo a rischio la salute dei pazienti e dei colleghi. Così, in una trottola di contraddizioni e di incoerenze, da una parte vi dichiarate paladini della legalità, facendo un decreto per punire i raduni di chi non rispetta le regole, e dall'altra parte premiate quelli che le regole non le hanno rispettate. Intanto in queste ore i fatti lì fuori, in quel mondo reale da cui sembrate tanto lontani, vi contraddicono e arriva una nuova minaccia dalla Cina a spiazzarvi, tanto che il Ministro Schillaci è stato costretto a prendere la decisione dei tamponi obbligatori per chi arriva da quel Paese pressato dalle regioni, in primis dalla Lombardia che aveva avviato il monitoraggio a Malpensa.

Proprio pochi giorni fa, in Commissione affari sociali, illustrando l'interrogazione del collega Quartini chiedevamo che si mantenesse alta l'attenzione su un monitoraggio dei casi COVID, richiamando i dati della Fondazione GIMBE. Ci è stato risposto che non c'era nulla da preoccuparsi e siete andati avanti con il liberi tutti e con la propaganda che strizza l'occhio ai no-vax.

Sapete, la virologia è una scienza e il MoVimento 5 Stelle non ha il telecomando del virus. Non siamo noi a mandarlo in giro in un mondo globalizzato. I fatti e i dati della scienza ci dicono che, finché è in circolo, un virus si moltiplica e può dar vita a varianti.

Mettere i medici non vaccinati nei reparti, cioè mettere dei medici che operano in spregio alle evidenze scientifiche, è una follia e, a nostro parere, dovreste immediatamente pensare a un testo che annulli questa follia.

Fermatevi, siete ancora in tempo! Rispolverate la memoria recente, perché è ancora vivo il dolore che abbiamo vissuto, sono ancora vivide le immagini degli ospedali in sofferenza. Lo dovete agli italiani e lo dovete ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario; lo dovete ai fragili, a tutti coloro che hanno perso persone care.

Concludo, colleghi e colleghe, dicendo che il patriottismo è, da definizione, un fervido sentimento di devozione alla patria, alla patria tutta, che vuol dire tutti gli italiani e le italiane, non le categorie degli amici o di quelli che vi votano. La memoria è importante e in molti casi anche il vocabolario. Senza fare allarmismi, dovete continuare uno stretto monitoraggio. L'informazione e la conoscenza sono la migliore strategia per difendersi da eventuali future varianti. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla.

Per questi motivi, annuncio il mio voto contrario, insieme a quello del gruppo MoVimento 5 Stelle, su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo provvedimento è la fedele rappresentazione del modo di intendere la politica e la gestione della cosa pubblica da parte di questo Governo destrorso, una maniera ideologica e infruttifera che mette a nudo tutte quelle qualità che non avete mancato di dimostrarci, quasi volendoci deliziare, anche sulla legge di bilancio: contraddittorietà, impreparazione, furbizia, ma soprattutto bieco opportunismo. La destra italiana, d'altronde, la conoscevamo da tempo e i contenuti e gli obiettivi di questo decreto non ci stupiscono affatto.

Prima di entrare nel merito, perché di quello dobbiamo parlare, è giusto porre una questione di metodo. Avete introdotto nel nostro ordinamento uno strumento di carattere penale che si somma a strumenti già previsti e che, come avvenuto durante il rave party di Modena, erano già abbastanza efficaci per contrastare il fenomeno. Si potevano al massimo rafforzare quelle norme per via amministrativa, come abbiamo più volte suggerito a questo Governo. Invece, il Governo ha voluto condannare i raduni musicali e metterli, nero su bianco, nel codice penale. Avete, quindi, utilizzato la decretazione d'urgenza per vietare i rave party. Dov'è la necessità? Dov'è l'urgenza di fare un decreto-legge sui rave, peraltro all'interno di una disciplina che era già sufficientemente normata? Dove, se non nel desiderio di far parlare subito di voi, per inseguire la cronaca dei giornali e far finta di mettere ordine come se foste dei moderni sceriffi nel West? Avete scritto una norma oscena che andava contro la lettera della nostra bellissima Costituzione e una delle libertà più importanti che lì viene sancita, un presupposto della vita democratica messo in pericolo da un tentativo goffo e stupido di fermare delle manifestazioni a sfondo musicale.

Ma non basta: nello stesso decreto avete inserito i reati ostativi, l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici, il rinvio della riforma Cartabia. Ora quale sia il nesso logico tra tutte queste materie e come questo si concili con il principio di omogeneità, che dovrebbe sottendere all'approvazione dei decreti-legge, ci è molto oscuro. Più che un decreto-legge sembra una pizza quattro stagioni e dentro ci sono talmente tante oscenità che si fa fatica a scegliere da dove partire.

Vogliamo parlare dei vaccini e delle sanzioni? Gettate alle ortiche quel lavoro di regole di comunità che 60 milioni di italiani si sono dati per tre anni per uscire da un incubo.

Voi cancellate con un tratto di penna - una sorta di bella amnistia sanitaria - tutto quanto abbiamo messo in piedi per 3 anni per sconfiggere un male oscuro. E guardate, la cosa più perversa è che lasciate passare due messaggi che sono pericolosissimi.

Il primo messaggio è che la pandemia non esiste più e che, di fatto, non dobbiamo avere più paura di ciò che dovrebbe avvenire. Insomma, prendete in giro 50 milioni di italiani che hanno aderito con responsabilità alla campagna vaccinale per proteggersi, ma soprattutto per proteggere gli altri, perché è così che si fa in una comunità: vaccinarsi è un grande atto d'amore verso il prossimo, più che un atto d'amore verso se stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo si fa soprattutto per coloro i quali non possono vaccinarsi perché immunodepressi. È a loro che dovete una risposta, quando dite che dei medici, in maniera irresponsabile, dopo aver giurato su Ippocrate, invece, decidono di non rispondere alla scienza, ma alla scemenza di qualche stregone apprendista che si è improvvisato su un tema così delicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E questo principio - ce lo confermate -, il principio di responsabilità, il principio di comunità, è qualcosa che a voi è profondamente sconosciuto. Forse non vi è chiaro che solo nella scorsa settimana si sono registrati più di 100 mila nuovi casi di COVID e quasi un migliaio di nostri concittadini hanno perso la vita a causa di questa malattia straordinariamente insidiosa.

Il secondo messaggio è che con voi al Governo le regole non esistono più. Le regole buone, quelle decise per il bene di tutti, non hanno più valenza, perché il rigorismo della destra vale solo quando si parla di manifestazioni musicali, mica quando si tratta di incolumità pubblica, quella vera, quella sanitaria. Stupisce, piuttosto, la complicità del Ministro Nordio, che conoscevamo come persona seria e assennata, e che in questo provvedimento ha perso ogni credibilità politica e professionale, contraddicendosi su moltissime questioni rilevanti. Se qualcuno di voi avesse figli iscritti alla facoltà di giurisprudenza, saprebbe che la norma inserita in questo decreto-legge, la cosiddetta anti rave party, sarà portata nella facoltà di giurisprudenza come esempio di come non si legifera sul piano penale. Quella norma, infatti, almeno nella formulazione originaria, contraddiceva in maniera evidente e palese ogni più elementare principio di tassatività, di offensività e di proporzionalità, sanciti dalla Corte costituzionale. Si tratta non solo di una norma scritta malissimo, fatta su una sorta di intento emotivo per giustificare una repressione che in realtà aveva lo sguardo lungo e aveva dei tratti reazionari, ma è una norma che era talmente scritta male che siete intervenuti voi stessi, in sede di conversione al Senato, per migliorarla, anche perché evidentemente peggiorarla era difficilissimo. La norma, quindi, è certamente migliorata, ma il nostro giudizio conclusivo è che essa rimane, però, in parte inutile, andando a colpire condotte che già erano previste dalla normativa penale attuale. È smisurata per chi organizza questi raduni musicali, perché va da un minimo di tre a un massimo di sei anni. Sappiamo che il minimo edittale della pena è quello che segnala l'offensività, così come intesa e giudicata dal legislatore: tre anni è un minimo edittale altissimo, paragonato con altri reati analoghi. Ma ci è stato spiegato, in un mix tra farsesco e tragico, che in realtà questo minimo e soprattutto questo massimo edittale pari a sei anni erano finalizzati a garantire le intercettazioni. Sì, questa è davvero bella: lo stesso Ministro che ha dichiarato che il grande problema nel nostro Paese sarebbe l'uso smodato e smisurato delle intercettazioni, che parla dell'introduzione di un reato semplicemente per garantire la possibilità che ci possano essere delle indagini con intercettazioni preventive.

La prima norma che fa il Governo è una norma, quindi, che tradisce e garantisce soprattutto un ampliamento della possibilità di intercettazioni. Ma vi rendete conto della contraddizione in cui siete incorsi? Avete giustificato i sei anni di pena proprio per garantire le intercettazioni. E poi il Ministro in un'intervista ha detto che sono previste, ma non sono obbligatorie, augurandosi che siano poco utilizzate. Penso che le risate sarebbero il giusto modo di seppellire il vostro ragionamento distonico. Ma in gioco ci sono i valori del nostro Paese e per questo sarete chiamati a rispondere alla storia.

Ed infine, sui reati ostativi: avete fatto pasticci anche su questo, nonostante abbiate avuto l'opportunità di fare una cosa buona. E lo avete fatto su due punti pericolosissimi. Il primo è inspiegabile…

PRESIDENTE. Deve concludere.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). …perché è inspiegabile escludere da una lunghissima lista di reati quelli ostativi per l'accesso ai benefici, appunto proprio i reati contro la pubblica amministrazione: corruzione e concussione insomma sono fuori. È un messaggio profondamente sbagliato da dare, soprattutto in questo periodo in cui vi è una recrudescenza di queste attività criminali. E lo dico con rispetto nei confronti della Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). …i reati contro la pubblica amministrazione sono compiuti da uomini che entrano in un vortice e che prima di tutto contestano e mettono a repentaglio le ideologie. E noi verso quelle forme di criminalità dobbiamo essere inflessibili. Per questa ragione e per tutte le altre che hanno spiegato i nostri colleghi, dichiaro il mio voto contrario a questo provvedimento, e del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, alle ore 6,50 sono intervenuto per chiedere di programmare, nei tempi, nei modi e nelle forme che la Presidenza avesse ritenuto corretto e opportuno, una pausa tecnica, esattamente come quella che abbiamo fatto tra le 7 le 8. Sono le 10,40 e non è ancora arrivata alcuna risposta. E quindi ero a sollecitare una risposta a questa che credo sia una legittima nostra richiesta.

PRESIDENTE. Ho sentito il Presidente, che mi ha comunicato che allo stato non sono previste per il momento pause tecniche.

Ha chiesto di intervenire il deputato Quartini… Onorevole Fornaro, ancora, sempre sull'ordine dei lavori? Ovviamente, voi avete fatto una richiesta, l'abbiamo trasferita al Presidente, il quale ha ritenuto che non ci fossero le condizioni.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, che rimanga a verbale il fatto che non si ritenga di fare una pausa tecnica, che vuol dire pulizia, vuol dire migliorare la qualità dell'aria di quest'Aula, in una fase tra l'altro che vede anche una recrudescenza COVID. Noi prendiamo atto, ovviamente. Mi pare irrituale e sostanzialmente - lo dico con grande franchezza - inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, naturalmente rimane a verbale quanto lei ha detto e, come previsto, ho trasferito la vostra richiesta al Presidente.

Ha chiesto di parlare la deputata Baldino, sempre sull'ordine dei lavori… c'era la deputata Baldino, poi diamo la parola a tutti, non c'è problema. Prego, deputata.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, grazie Presidente. Per unirmi alla richiesta del collega Fornaro, che peraltro è stata formulata già prima della pausa tecnica di questa mattina, molto presto, essendo stata prevista, quella delle 7, già ieri sera. Quindi ci aspettiamo che si preveda per il prosieguo dei lavori odierni, che non sappiamo a che ora termineranno, una pausa opportuna per i lavori anche di pulizia e sanificazione dell'Aula e degli ambienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, buongiorno, la ringrazio. Ma solo per precisare rispetto a quanto sollevato dall'opposizione, che a quanto pare, ma pare confermato, le pulizie dell'Aula, piuttosto che quanto richiedeva il deputato e collega Fornaro, sono state eseguite, come lei sa, dalle ore 7 alle ore 8 di stamattina.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Noi c'eravamo!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Anche noi c'eravamo!

WALTER RIZZETTO (FDI). Per quanto riguarda eventuali pause tecniche, ritengo, al netto delle legittime opportunità che vengono date alle opposizioni per poter fare il loro altrettanto legittimo lavoro, e penso, Presidente, che una giusta conduzione dell'Aula sia esattamente quella che il Presidente Fontana ha indicato e che lei sta evidentemente seguendo, considerato il fatto che eventuali ed altre pause tecniche gli altri deputati possono farle quando un collega parla per circa 10 minuti. Quindi, ci sono le tempistiche per poter fare tutto quello che in Aula, qui seduti, non si può fare; e quindi confermiamo, affinché anche questo passaggio resti agli atti, che le pulizie dell'Aula sono state fatte dalle ore 7 alle ore 8.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Non sapevo che l'Ufficio di Presidenza si fosse spostato nei banchi della maggioranza. Credo e mi rivolgo a lei perché, a differenza dei colleghi, noi sappiamo separare le nostre legittime esigenze con quelle dei lavoratori, con quelle di questo stato anche pandemico, anche se qualcuno ci spiegava qualche mese fa che il COVID è finito, così come l'emergenza. Credo sia, invece, necessario e naturale per tutti pensare anche ogni tanto ad un'areazione contingentata di questa sala. Credo che, essendoci stata una pausa tecnica dalle 7 alle 8 di mattina e non essendo prevista la fine dei lavori attualmente nemmeno nel pomeriggio o in serata, tecnicamente potrebbe esserci ancora una giornata intera di lavoro, credo sia normale e legittimo da parte delle opposizioni chiedere quando sarà la prossima pausa tecnica. Non mi pare una richiesta o una lesa maestà nei confronti della maggioranza, che non capisco perché è irritata, visto che stiamo conducendo il nostro lavoro, tra l'altro, nel rispetto del Regolamento e intervenendo (Commenti del deputato Foti)… ma basta non lo dice Foti, basta non lo dice Foti!

PRESIDENTE. Onorevole Foti!

MARCO GRIMALDI (AVS). Capisco che Foti si senta il dominus

PRESIDENTE. Onorevole Foti, onorevole Foti (Commenti del deputato Foti)! Onorevole Foti, la richiamo all'ordine. Onorevole Foti! Onorevole Fornaro! Onorevole Fornaro! Sull'ordine dei lavori ci sono cinque minuti di tempo. Colleghi, per cortesia. Colleghi! Collega Serracchiani, per cortesia. Onorevole Foti, la prego, stiamo tenendo i tempi sull'ordine dei lavori come previsto. Stiamo facendo intervenire un deputato per gruppo. Ho detto cosa ha detto il Presidente, adesso facciamo concludere l'onorevole Grimaldi e state tranquilli che i tempi li stiamo tenendo. La prego di non dire più “Presidente, basta”, perché non mi pare … Presidente, basta, qui non vedo altri Presidenti (Commenti del deputato Foti). Ah, ne vede altri. Sì, però lei si rivolgeva a me, allora forse c'era un problema di sguardi. Non si preoccupi che la Presidenza sta tenendo i tempi, come è richiesto dal nostro Regolamento. Grimaldi aveva cinque minuti, lo facciamo finire e poi andiamo avanti. Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, mi avvio a concludere. Solo per ricordare che la Costituzione e lei difendono le opposizioni e le minoranze in quest'Aula, e ricordo solo ai colleghi che questo non è un bivacco di manipoli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Se è sul Regolamento, perché sull'ordine dei lavori abbiamo fatto intervenire un deputato per gruppo. Articolo?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sull'articolo 8, il Presidente assicura il buon andamento dei lavori, perché sono rimasto molto stupito da questo punto di vista che ci sia una contestazione rispetto a una richiesta che, peraltro, abbiamo formulato senza indicare la durata. Poteva essere di mezz'ora, di un quarto d'ora, di un'ora, di due ore. Non ci siamo solo noi. Cito, nel buon andamento dei lavori, le persone che lavorano, per esempio i resocontisti, che, a differenza di noi, non possono mollare il video, e quindi da questo punto di vista. Poi, per il suo tramite al Presidente Foti, capisco il nervosismo. Ognuno fa il suo mestiere. Il collega Grimaldi fa un intervento sull'ordine dei lavori, ha cinque minuti a termini di Regolamento; stava parlando da due minuti, non c'è bisogno di urlare, non c'è bisogno di dire “basta”. Mi sembra che noi avevamo fatto una richiesta fatta in tempi non sospetti. Lo ricordo adesso ancora al collega Foti, questa richiesta l'ho fatta alle ore 6,50, prima della pausa, immaginando che si vada avanti tutta la giornata. Non mi pare sia una richiesta ostruzionistica, è una richiesta di buonsenso. Il Presidente ritiene di no, ci lasci la facoltà di dire che non siamo d'accordo, almeno quello.

PRESIDENTE. Ripeto, ho trasferito la richiesta dei gruppi al Presidente, il quale per il momento ha inteso che non vi siano pause tecniche. Se ci sono novità, ovviamente ve lo comunicheremo. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, signora Presidente, grazie anche per la pazienza nel gestire quest'Aula un po' caotica. Per il suo tramite vorrei provare a dare una risposta alla collega Baldino. Sì, perché nel suo intervento, che ho apprezzato moltissimo, perché è un intervento gigantesco sotto tutti i punti di vista, a un certo punto ha fatto una domanda alla maggioranza. Ha chiesto alla maggioranza: ma quale tipo di Paese volete costruire? Penso di avere trovato, almeno in parte, una risposta. Sapete dove l'ho trovata? L'ho trovata in un grande libro la risposta, l'ho trovata nel libro Le avventure di Pinocchio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Da piccoli credo tutti quanti, tutti quanti coloro che hanno un cuore abbiano sentito il magone, un grande magone, quando hanno letto il capitolo di quando Pinocchio arriva nel paese degli acchiappa-citrulli. Credo sia questo il paese che il centrodestra, che la destra vuole realizzare. Che paese è il paese degli acchiappa-citrulli? È un paese che è popolato da cani senza peli, che sbadigliano dall'appetito, quindi hanno fame; è un paese fatto di pecore tosate che tremano di freddo, quindi non hanno il riscaldamento; è un paese fatto di galline che chiedono l'elemosina; è un paese di farfalle che non possono più volare; è un paese di pavoni scodati che si sentono disonorati. Guardate, tutti questi animali sono stati rapinati, tutti quanti. Rapinati di cosa? Di ciò che avevano. E, in mezzo a questa folla di appiedati, passano indisturbati su veicoli di lusso volpi e gazze ladre. Questo è il paese degli acchiappa-citrulli, questo è il paese degli acchiappa-citrulli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In quel paese c'è il campo dei miracoli: è una chiara metafora, dal mio punto di vista, delle sale scommesse, delle sale giochi. L'azzardo non è un gioco, è un rischio dove vincono sempre i biscazzieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ai quali voi nella finanziaria avete fatto l'ennesimo sconto. È una vergogna! Arrivano il gatto e la volpe, lo invitano a seminare le monete, chiedono a Pinocchio di ritornarci dopo una ventina di minuti per ritrovare l'albero con i rami carichi di zecchini e poi se ne vanno. Dopo un po' il burattino ritorna al campo dei miracoli e, mentre cammina, sogna giocattoli, librerie piene di biscotti e canditi, da comprare con i soldi seminati. Ma, arrivato sul luogo, non vede nulla e rimane confuso. Allora si insospettisce. E che cosa fa?

Capisce ciò che gli è accaduto e, disperato, corre a denunciare i malandrini al tribunale. Il giudice del paese di Acchiappacitrulli è uno scimmione, della razza dei gorilla, ha gli occhi malati e porta occhiali senza vetri. Dopo averlo ascoltato, lui, che era derubato, viene arrestato. Lo fa arrestare. Perché lo fa arrestare? Perché è innocente. Vedete, Pinocchio rimane in prigione per molto tempo e, solo quando si dichiara colpevole, gli chiedono scusa e lo lasciano andare. È questo il ravvedimento che volete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Tutti colpevoli, nessun colpevole, questo è quello che volete con questo decreto, non c'è discussione da questo punto di vista.

Guardate, c'è una cosa che mi addolora in maniera particolare, c'è una cosa che mi addolora sempre: quando viene arrestato un politico, io sento male, sento un dolore profondo. Non sono contento se un politico viene arrestato e, invece, io ho visto dai banchi del centrodestra quasi esultare sul Qatargate, perché così hanno stabilito che rubano tutti e, quindi, non c'è nessun colpevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'avete voluto ribadire anche in questo decreto, un decreto, peraltro, dal nostro punto di vista incostituzionale, perché non aveva le caratteristiche di necessità e urgenza ed era completamente disomogeneo e, quindi, dal nostro punto di vista, non doveva neanche entrare in Aula, se non per la parte legata alle richieste che, in qualche modo, erano già state soddisfatte. Quindi, dal nostro punto di vista, è veramente molto pericoloso.

Avete introdotto - è una cosa curiosa anche questa, lo dico tra virgolette, ovviamente - il reato musicale. Il reato musicale: ora, io non so, forse anche una banda di paese, se non ha chiesto il permesso, potrebbero essere tutti arrestati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Guardate un po', si va a fare una sagra, una fiera, si ritorna nel paese dei balocchi - il rave potrebbe essere questo - e si rischia tutto questo. Qualcuno opportunamente ha detto: possono passare 51 cacciatori con il fucile in un terreno e non gli viene fatto nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); passano 51 giovani con la chitarra e voi li vorreste arrestare, fino a 6 anni di galera. Ma qui stiamo davvero nel Paese degli Acchiappacirulli, scusate. C'è veramente poco da dire.

Detto questo, io mi sono commosso, da medico, quando la collega Marianna Ricciardi, che è collega sia come deputato sia come medico, ha raccontato il dolore dei reparti, ha raccontato il dolore degli operatori sanitari che voi avete preso in giro con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non a caso, a una persona seria e preparata come è il Ministro Schillaci dal mio punto di vista, ho suggerito, e glielo suggerisco, di nuovo, anche oggi: scappa via da questa maggioranza finché sei in tempo, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché questa maggioranza, ieri, ha contraddetto tutto quello che stai facendo in termini di circolare per tutelare e proteggere i cittadini italiani da nuove ondate pericolose di COVID, mentre voialtri non avete fatto altro che premiare i furbetti, come succede nel paese degli Acchiappacitrulli, anche con i no-vax avete fatto così! C'è un sistema collusivo, di tipo demagogico e strumentale, che non è accettabile in un Paese democratico, assolutamente. È faticoso riuscire a mettere insieme tutti questi pezzi, è molto faticoso, Presidente, perché è molto chiaro che siamo di fronte a una linea di coerenza da questo punto di vista.

Vado alle conclusioni, Presidente. C'è una linea di coerenza, c'è un filo comune che caratterizza questa maggioranza fin dall'inizio, cioè siete accondiscendenti con i forti e siete arroganti e prepotenti con i deboli. Siete classisti, questo è fuori discussione. Pugno duro con i deboli e guanti di velluto, come ha suggerito Scarpinato, con i potenti. Giustizialismo e repressione con i giovani nel decreto Rave, garantismo ai colletti bianchi e ai corrotti. Roba da non credere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per tutte queste ragioni, noi, MoVimento 5 Stelle, io, Andrea Quartini, vi diciamo “no” e vi dico che voteremo decisamente in modo contrario a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi deputati, io intervengo per dichiarare il voto contrario al disegno di legge, atto Camera n. 705, di conversione in legge del decreto-legge n. 162 del 2022. Vede, Presidente, per quanto suoni burocratico e di lunga esecuzione il riferimento numerico, mi sembra il modo più corretto, non solo formalmente, per riferirsi all'atto del Governo. Non utilizzo la denominazione giornalistica di “decreto Rave” perché, per quanto suggestiva e indubbiamente più rapida, mi pare sinceramente fuorviante. Il decreto contiene, infatti, interventi di natura molto diversa tra di loro e presenta gravi ed evidenti vizi di legittimità, lo abbiamo detto nell'illustrazione delle pregiudiziali di costituzionalità che abbiamo sottoposto al voto di quest'Aula.

E voglio qui riprendere, perché utile al ragionamento di carattere politico più generale, alcune parole del senatore Giorgis che, nel suo intervento nell'altro ramo del Parlamento, ha tenuto unito il punto di vista del parlamentare e del giurista. Innanzitutto, il decreto appare carente del fondamentale requisito dell'omogeneità, così come delineato dalla giurisprudenza ormai consolidata della Corte costituzionale. Fin dalla sentenza n. 22 del 2012, la Corte ha chiarito che il decreto-legge, adottato per far fronte a casi straordinari di necessità e urgenza, deve perciò stesso presentare un fondamentale requisito di omogeneità, consistente nell'essere le disposizioni del decreto, seppur diversificate tra di loro, tutte riconducibili a un medesimo, singolo caso di necessità e urgenza. In particolare, nella richiamata sentenza, la Corte ha sottolineato che il presupposto del caso straordinario di necessità e urgenza riguarda sempre e soltanto il provvedimento inteso come un tutto unitario, un atto normativo fornito di intrinseca coerenza, anche se articolato e differenziato al suo interno, e che, pertanto, la scomposizione atomistica delle condizioni di validità prescritte dalla Costituzione si pone in contrasto con il necessario legame tra il provvedimento legislativo urgente e il caso che lo ha reso necessario, trasformando il decreto-legge in una congerie di norme assemblate soltanto da mera casualità temporale. È difficile dare torto, come avete fatto voi, colleghi della maggioranza, con il vostro voto contrario alle pregiudiziali, a queste argomentazioni.

E' evidente anche a voi quanto sia difficile individuare un collegamento stringente tra le diverse disposizioni contenute nel decreto-legge e sostenere che esse siano volte a fare fronte a un singolo caso straordinario di necessità e urgenza.

Gli articoli da 1 a 4 intervengono sulla disciplina della concessione dei benefici penitenziari ai condannati di reati cosiddetti ostativi. L'articolo 5 introduce invece una nuova fattispecie di reato, quella di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica o la salute pubblica. Lo stesso si dica per le questioni trattate dall'articolo 6 - che differisce al 31 dicembre 2022 l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022, di attuazione della delega per la riforma del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa - o dall'articolo 7, che contiene infine disposizioni in materia di obblighi di vaccinazione anti COVID-19. Il decreto-legge disciplina materie molto diverse tra loro, il cui legame non risulta dal contenuto delle disposizioni, né viene in alcun modo reso esplicito o chiarito in sede di premesse. Esso si presenta proprio, secondo le parole della Corte, quale congerie di norme assemblate soltanto da mera casualità temporale, con ciò violando l'articolo 77, comma 2, della Costituzione. Basterebbe questo, Presidente, a motivare la dovizia di impegno delle opposizioni nel contrasto di questo atto, ma è sui contenuti sbagliati che si concentra la reazione ferma, che ci ha condotto ad utilizzare tutti i tempi messi a disposizione dal Regolamento della Camera. Molti colleghi del gruppo del PD si sono soffermati sulla formulazione dell'articolo 5. Mi trovo molto d'accordo con le argomentazioni, a cui rimando e, per motivi di tempo, mi soffermo soltanto sui contenuti dell'articolo 7, che sono particolarmente significativi in materia sanitaria e di prevenzione della diffusione della pandemia da COVID-19. Il decreto-legge in esame interviene come se la pandemia fosse già finita, come se non ci fossero rischi di varianti capaci di cambiarne, ancora una volta, l'andamento. Mi sembra questo quantomeno poco prudente in generale e in riferimento ai provvedimenti che lo stesso Governo ha deciso di adottare ieri, con l'obbligo di tampone per i passeggeri in arrivo con voli aerei dalla Cina, Paese dove la pandemia COVID-19 non appare terminata, anzi vive una fase di recrudescenza per il fallimento delle cosiddette politiche zero COVID, per la minore efficacia dei vaccini adottati rispetto a quelli occidentali e che oggi affronta un alto rischio di nuove mutazioni del virus. Appare quindi particolarmente insensata la scelta del Governo, che prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitari, sociosanitari o socioassistenziali dal 2 novembre 2022, nonché la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno 2023 delle attività e dei procedimenti di erogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie pari a 100 euro previste per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale per alcune categorie lavorative. Nonostante il calo dei contagi, il COVID-19 circola ancora in maniera preponderante tra la popolazione, mettendo a rischio la vita di anziani e fragili e una sua eventuale mutazione e recrudescenza rimane imprevedibile. Per tale motivo, è necessario tenere alta la guardia e mantenere in vita - come abbiamo proposto con diversi ordini del giorno, che avete bocciato nella notte di ieri -, in alcune situazioni specifiche e in ragione dell'evolversi dell'andamento pandemico, misure di sanità pubblica, dalle mascherine al distanziamento interpersonali, strumenti fondamentali per la tutela della salute personale e dell'intera comunità. Guardate, colleghi della maggioranza, non si tratta di un approccio ideologico, secondo l'accusa di chi al contrario trasforma le scelte di salute pubblica in terreno di scontro politico, ma si tratta di un approccio pragmatico, che guarda l'andamento del diffondersi dei contagi e si affida alla scienza per individuare le scelte più adatte a contenerle e prevenirle.

Le misure introdotte invece con questo provvedimento vanno tutte nella direzione opposta: la fine dell'obbligo vaccinale ed il reintegro dei lavoratori (in particolare di coloro che lavorano in ambito sanitario, sociosanitario e socioassistenziale), l'abolizione dell'utilizzo del green pass quale requisito per l'accesso o per l'uscita temporanea dalle strutture, quali RSA, hospice, strutture riabilitative e residenziali.

Presidente, se ho concluso il mio tempo, mi consenta di chiederle l'autorizzazione alla consegna alla Presidenza del testo integrale del mio intervento. Un'ultima considerazione per poter concludere il mio intervento: con questo decreto, il Governo e la maggioranza di Governo vogliono strizzare l'occhio ai no-vax e lisciare il pelo a quegli elettori a cui per mesi avete detto che il problema non era il virus, ma chi cercava di contrastarlo con politiche di salute pubblica prudenti ed efficaci. Oggi la cronaca vi riporta alla realtà, alla fatica di governare la complessità, all'impossibilità di liquidare tutto con un “me ne frego”, come ha fatto la seconda carica dello Stato, in un'intervista di ieri sui quotidiani. Questo Governo e la forza politica di maggioranza relativa hanno un evidente problema di cultura politica, insufficiente e inadatta, come dimostrano la manovra di bilancio e questo decreto, che siete ancora in tempo a far decadere. Mancano poche ore alla decadenza, lasciatele trascorre senza forzature per approvarlo! Fate un favore al Paese e a voi stessi! Risparmiateci un atto in cui prevalgono scelte profondamente sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie Presidente. Sull'ordine dei lavori, nel rinnovare il nostro ringraziamento ai funzionari, ai commessi e a tutte le persone che stanno lavorando per consentire i lavori di questa seduta fiume (Applausi), alla vigilia del 65° intervento in dichiarazione di voto, rileviamo che, per quanto riguarda la possibilità di scaricare gli interventi dal sito della Camera, ci vengono segnalati numerosi problemi tecnici. Vista l'importanza della possibilità di condividere con il Paese la discussione che si sta svolgendo in quest'Aula, chiediamo davvero un pronto intervento.

PRESIDENTE. Certo, onorevole. Lo segnaleremo subito agli uffici e, se c'è un problema tecnico, lo risolveremo prontamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, gentili colleghi e colleghe, siamo oramai nelle fasi finali della discussione del primo decreto del primo Consiglio dei ministri del primo Governo in Italia dichiaratamente di destra ma, fra tutte le emergenze nazionali che affliggono il nostro Paese - pensiamo al caro bollette, all'inflazione, al lavoro precario, alla disoccupazione giovanile, all'evasione fiscale, alla malavita organizzata, alla corruzione, alla povertà diffusa, ai diritti delle persone e all'inquinamento ambientale -, beh abbiamo scoperto che, con la destra al potere, l'emergenza vera in Italia, la vera priorità da affrontare con decreto urgente sono i rave party (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parliamo dell'introduzione di un nuovo reato di invasione per raduni musicali pericolosi.

I rave party sono un'emergenza nazionale che richiede addirittura una fattispecie penale ad hoc, punita con il carcere fino a sei anni, con una dicitura peraltro molto generica nella quale ci si può far rientrare di tutto, nonostante tutto fosse già normato, anche se tutti i possibili reati connessi ad un rave prevedono già precise fattispecie penali.

Insomma, colleghi di maggioranza, sembra una norma un poco ridicola, ma anche un poco preoccupante, un'iniziativa demagogica, di propaganda. È sicuramente un'emergenza inventata, che nessuno avrebbe mai sospettato esistesse. Avevate la necessità di far parlare d'altro e, come arma di distrazione di massa, prendete un reato già punito e decidete di punirlo un'altra volta, come se questo fosse utile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi sarei aspettato, come primo provvedimento in Consiglio dei ministri, la realizzazione di una delle tante promesse che avete fatto durante la campagna elettorale; forse, se l'aspettavano anche i cittadini, forse, se lo aspettavano anche i vostri elettori. Quando mai in campagna elettorale avete annunciato che il primo provvedimento in Consiglio dei ministri sarebbe stato questo? Ma, siccome in campagna elettorale avete fatto tutte promesse irrealizzabili, una dietro l'altra, ecco trovata la notizia da dare in pasto ai media: la vera emergenza nazionale sono i rave! È paradossale poi, Presidente, che al pugno di ferro contro i rave, come è già stato notato da molti colleghi, corrisponda un pugno di velluto contro i raduni di Predappio, cioè il nero delle camicie nere, per voi, merita infinita tolleranza, il nero dei fondi neri pure! Noi, però, abbiamo delle leggi che vietano l'apologia del fascismo ma, nonostante questo, questi raduni sono per voi delle goliardate. È come per le occupazioni abusive degli immobili. Se i palazzi sono occupati abusivamente da CasaPound, non si procede a nessuno sgombero, nessuno scandalo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nessuna indignazione, diventa perfino legittima l'occupazione di un immobile non di proprietà! D'altra parte, da un Governo che ha come “Ministro dell'Ingiustizia” Nordio, che ha dichiarato che il problema della giustizia in Italia sono le intercettazioni, non la corruzione - sono le intercettazioni il problema della giustizia in Italia! -, un Ministro che vuole l'abolizione dell'abuso d'ufficio, un Ministro che vuole il ritorno dell'immunità parlamentare, il fatto che inauguriate questa legislatura con un decreto sui rave, forse, non dovrebbe sorprendere più di tanto.

Questo è un fatto che si commenta da solo, ma purtroppo, c'è di peggio, perché avete inserito nel decreto Rave anche, per esempio, la norma sull'ergastolo ostativo. Secondo il MoVimento 5 Stelle - è bene ribadirlo - la regola dovrebbe essere che il condannato che non collabora non può accedere ai benefici penitenziari: punto! La vostra nuova norma, invece, si rivela suscettibile di perseguire esattamente l'obiettivo contrario. Costituisce nei fatti un incentivo a non collaborare con la giustizia. Questa norma farà uscire dal carcere detenuti colpevoli di reati gravissimi e, quel che è peggio, disincentiverà la collaborazione con la giustizia per i detenuti condannati. In altre parole, state rendendo più appagante la fedeltà al codice dell'omertà, rispetto alla scelta di collaborazione con lo Stato e con la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 11,12)

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Secondo la Corte costituzionale, non dovrebbero uscire dal carcere mafiosi condannati all'ergastolo che non abbiano maturato un pieno ravvedimento. Un pieno ravvedimento, per accertare il quale vi deve essere la collaborazione con lo Stato oppure devono essere portate fondate e condivisibili motivazioni preclusive della collaborazione. Queste persone dovrebbero, inoltre, quantomeno dichiarare tutti i loro beni, come già avviene per i collaboratori di giustizia.

A voi, invece, pare interessi soprattutto disincentivare i collaboratori di giustizia e questo è inaccettabile! Lo Stato non può e non deve rinunciare a dare battaglia contro la malavita organizzata. A parole, il Presidente incaricato Giorgia Meloni aveva annunciato al Parlamento una lotta senza tregua contro la mafia; ora sta facendo esattamente il contrario. Andatelo a spiegare ai cittadini! Quanto ai reati contro la pubblica amministrazione, siccome sono reati tipici dei politici, avete pensato bene di toglierli dall'elenco di quelli ostativi alla concessione dei benefici carcerari. Questa è l'amara verità! Mi rendo conto che avere in Italia una norma anticorruzione che funziona, come lo Spazzacorrotti, aveva tolto il sonno a molti. Grazie a voi, adesso, corrotti e corruttori avranno invece vita molto più facile. Presidente, io chiedo gentilmente se è possibile invitare l'Aula ad abbassare un pochino il tono di voce, perché faccio difficoltà a procedere nel mio intervento.

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Dall'Aula, cortesemente, chi non è interessato può uscire, per fare completare il collega, per favore.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Chiaramente, grazie a questo provvedimento, corrotti e corruttori avranno vita più facile, guarda caso - anche questo è stato richiamato più volte e probabilmente non è una coincidenza -, proprio adesso che siamo in una fase delicatissima di implementazione e di spesa del PNRR. La reazione del Governo Meloni all'ennesimo eclatante scandalo di corruzione, il Qtargate, dunque, si potrebbe riassumere così: più corruzione per tutti! Infatti, grazie a voi, chi commetterà reati gravissimi contro la pubblica amministrazione in carcere non c'entrerà più, né prima né dopo la prescrizione del reato, da voi voluta - è bene ricordarlo - molto breve. Prescrizione che adesso, con la solita stampella alla maggioranza di Azione-Italia Viva, state cercando di ridurre ulteriormente. Che mafie e corruzione siano realtà criminali fortemente intrecciate tra di loro, poi, è sotto gli occhi di tutti. Con questo provvedimento, dunque, indebolite l'azione dello Stato contro le mafie. Assieme all'aumento del contante, a tutto vantaggio del mercato nero di evasione fiscale, riciclaggio e spaccio, questo decreto è un attacco all'impianto legislativo a difesa della legalità. Insomma, quando il Presidente Meloni ha dichiarato “la pacchia è finita”, a quanto pare si riferiva solo a coloro che le regole le rispettano. Per gli evasori fiscali, per i condannati all'ergastolo per mafia, per riciclatori, per imprenditori che assumano in nero, per corrotti e corruttori, la pacchia, grazie a voi, inizia adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! In perfetta scia, peraltro, con la più becera politica contra legem e contro la morale, di berlusconiana memoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Cappelletti, la prego di concludere, per favore.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Concludo, Presidente, grazie. Avete certo la maggioranza in Parlamento, ma non avete la maggioranza nel Paese. Con queste politiche che incentivano il malaffare e danneggiano ed umiliano i cittadini, i cittadini che le leggi le rispettano, non farete molta strada. Gli italiani lo stanno capendo, è solo questione di tempo. Grazie a questo decreto, forse, alcuni di voi potranno sottrarsi ad una sentenza, ma non certo a quella del popolo italiano! Per questo motivo, Presidente, annuncio convintamente il voto decisamente contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Governo, la discussione che si è succeduta in queste ore, così come quella delle ore scorse sugli ordini del giorno, testimonia alcuni elementi fondamentali. Principalmente, secondo me, secondo noi, ciò che stiamo vivendo rappresenta un passaggio importante e grave al tempo stesso, per tanti aspetti.

Per esempio, viene posta nuovamente la fiducia in poche settimane di attività di lavoro di questo Governo, di questa legislatura, di questo Parlamento e perché, un'altra volta - certo, questo fatto dura da tempo, ma mi pare che qui ci sia un'ulteriore accelerazione, approfondimento e aggravamento della situazione -, il Parlamento viene vissuto come un dettaglio, ridotto a un ruolo ancillare, spogliato della sua centralità e del suo ruolo.

Si vuole, quindi, in questo caso evitare una discussione più ampia, più adeguata su un atto che è, sì, importante, pesante e grave; è pesante e grave per tanti aspetti che sono stati ripetuti più volte negli interventi di queste ore, di questa notte, ci sono tanti aspetti che non vanno, che non tornano e che sono inaccettabili, non li citerò tutti, ma mi soffermerò su un paio, in particolar modo. Il primo è che ci sono elementi enormi, marchiani, direi, come le multe fino a 10 mila euro e le pene fino ai 6 anni di carcere per chi organizza i rave party, una sproporzione, credo, grande, sfacciata e che tradisce un tic, un vizio della destra, perché cela, ma neanche più di tanto, sinceramente, pericolosi scivolamenti, non solo, securitari, come è stato detto più volte durante il dibattito, ma di vera e propria messa in discussione di libertà basilari, fondamentali, visto che, nella sua formulazione originaria, questo atto, il decreto, appunto, aveva ancora più ambiguità e una possibilità di applicazione più ampia rispetto a quelle che rimangano e che rimangono, nonostante tutto, inaccettabili e assolutamente non condivisibili e pericolose.

Ma ci sono molti altri aspetti pericolosi contenuti in questo atto; uno, tra gli altri, gravissimo è la messa in discussione di anni d'impegno, lavoro e sacrifici nella lotta al COVID, sul quale l'Italia si è riscoperta e dimostrata come comunità, come comunità nazionale, usando un termine che può piacere a molti in quest'Aula, perché, è vero, gli anni della pandemia che abbiamo alle spalle sono stati tragici, drammatici, difficili e noi come Paese siamo riusciti a fronteggiarli, perché ci siamo uniti, abbiamo fatto quello che, spesso e volentieri, noi italiani non facciamo, detto da toscano, che ha l'elemento della divisione e della parcellizzazione come un elemento caratterizzante.

Ci siamo uniti, ed è stata la prova più grande delle nostre generazioni, questa vissuta con il COVID, generazioni che non hanno vissuto le grandi tragedie della storia, perché non abbiamo avuto, per fortuna, conflitti dentro le mura domestiche, le mura di casa - anche se li abbiamo avuti e li abbiamo a poche migliaia di chilometri da noi -, la fame e la carestia, cioè nessuno di quegli eventi che segnano e incidono fortemente le vite, la cultura e la storia di un popolo.

Ecco, la pandemia è stata il nostro banco di prova, è stata ciò che ha segnato e segnerà, credo, le nostre generazioni: un evento impattante dal punto di vista, certo, sociosanitario, ma anche economico, sociale, culturale e psicologico per molti e che ha colpito diffusamente il nostro Paese e le persone, ma, in modo particolare, come sempre durante le crisi, i più fragili e i più deboli. Appunto, è stata una prova dove questa unità l'abbiamo respirata, vissuta, sperimentata a vari livelli, anche a livello di istituzioni; seppur con qualche sbavatura, tutti ci ricordiamo le discussioni tra Governo centrale e regioni, alcuni protagonismi francamente e difficilmente accettabili, ma al di là di quello, al di là di alcune sbavature, tutte le istituzioni hanno collaborato e tra istituzioni e cittadini si è ricucito quel tessuto della fiducia così fondamentale e spesso e volentieri stropicciato, strappato, lacerato. Quel circuito della fiducia ha cominciato a rifunzionare e, quindi, abbiamo riscoperto il valore e la pratica di una dimensione - lo dicevo anche nell'intervento della notte scorsa sul mio ordine del giorno - che abbiamo spesso trascurato, cioè quella della prossimità, proprio nel momento in cui c'era il distanziamento sociale, quindi, una definizione stridente, ma necessaria, per salvare e salvarci e per metterci in sicurezza, abbiamo recuperato e riscoperto quanto era importante, invece, stare vicini, proprio nel momento del distanziamento e della distanza tra noi, stare vicini, solidali, appunto, prossimi.

Quindi, c'è stata un'importante impennata, per esempio, del volontariato, anche in regioni ricche tradizionalmente di volontariato, come la regione dalla quale provengo, appunto, la Toscana; abbiamo avuto una crescita enorme di persone che si sono date da fare; ricordo la Protezione civile, ma non solo, il vario e capillare mondo dell'associazionismo si è rafforzato e ha dato una mano enorme, perché, se abbiamo portato la spesa e i medicinali a casa delle persone più fragili, degli over 65 anni di età, delle persone non autosufficienti, lo dobbiamo anche e soprattutto al volontariato che si è impegnato con forza; se abbiamo dotato degli strumenti informatici per fare la didattica a distanza gli studenti di quelle famiglie che non se lo potevano permettere, è perché c'è stato un impegno delle istituzioni, del volontariato, delle comunità e dei cittadini, che si sono stretti insieme e hanno dato questa possibilità a chi non se lo poteva permettere, evitando, quindi, nuove disuguaglianze e nuove divaricazioni sociali.

Abbiamo riscoperto il valore del negozio di vicinato, la “spesa sospesa”; questa frase straordinaria è come esplosa, è cresciuta enormemente. Questo capitale sociale, ciò che di più grande abbiamo fatto in termini di rete, di relazione, di persone e di collaborazione e di reciprocità, cioè l'essere comunità inclusiva e solidale, come si deve fare in questi casi, con al centro l'elemento della coesione sociale, è l'elemento, secondo me, più forte che è emerso in questi anni difficili e questo lo si deve anche a tante altre categorie di persone, ai lavoratori che si sono sacrificati in prima linea, quelli del personale sociosanitario, quelli che ci sono stati, no i medici e il personale sanitario no-vax che oggi riabilitate, ma quelli che, invece, si sono sacrificati e hanno messo a repentaglio la loro vita; le aziende e le fabbriche che stavano aperte con il codice Ateco e, quindi, hanno visto i lavoratori impegnarsi nei loro doveri; i lavoratori della grande distribuzione; il commercio a dettaglio; le Forze di polizia.

Ecco, voi con questo atto mettete a rischio tutto questo, perché disperdete questo enorme capitale sociale e lo fate in una fase dove la pandemia circola ancora e mette a rischio le persone, a partire appunto dalle persone più fragili.

Non valorizzate, ma disperdete il sacrificio di questi anni e questo rafforzamento del nostro tessuto di comunità, in una fase dove, come ci dice il Ministero della Salute, il numero delle vittime è in crescita del 4,8 per cento e dove le notizie che arrivano dalla Cina creano ansia e preoccupazione. La scelta di togliere l'obbligo vaccinale per chi opera nel settore sociosanitario, l'abolire il tampone di fine quarantena, il sospendere l'entrata in vigore fino al 30 giugno del 2023 delle attività e dei procedimenti di erogazione della sanzione amministrativa e pecuniaria, sono gravi e producono questa dispersione di capitale sociale che citavo prima.

È, invece, opportuno mantenere forte l'attenzione a livello generale e, in alcuni luoghi, in maniera particolare. Lo dico, in particolare, rivolto ai luoghi di lavoro, dove deve essere mantenuto il livello di sicurezza fondamentale. Quanto è importante la sicurezza sui luoghi di lavoro nel nostro Paese, anche in questo caso? Ma voi avete deciso di fare questo e di farlo ponendo la fiducia sul decreto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Mi avvio a concludere. Credo che, con questo passo, mostriate un'incapacità di fondo di avere presenti i veri problemi delle persone, del Paese e dei nostri concittadini. Alcuni li trascurate in maniera smaccata, per esempio, il lavoro, dove - credo - non volete o non sapete come affrontare il tema…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). …o le politiche sociali.

Ora - e chiudo - siete forti, come ho detto, di un risultato elettorale che forse vi fa apparire tutto ciò come rumore di sottofondo che potete tralasciare, ma la lontananza dai problemi reali io credo scavi come una goccia…

PRESIDENTE. Onorevole chiuda, per favore.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). …e creerà un solco tra voi, le persone e i problemi delle persone, nonché tra voi e il Paese reale. Anche per questo voteremo “no” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Avrà ascoltato probabilmente i colleghi che qualche ora fa hanno chiesto se ci sarebbero state delle pause tecniche. Apprendiamo da un nuovo ordine degli interventi che si sono iscritti ulteriori 38 colleghi della maggioranza, probabilmente perché nel rispetto dell'articolo 36 gli oratori parlano dal proprio banco e, quindi, hanno deciso di non parlare più dai capannelli qui nell'emiciclo. Ma se comprendo, a questo punto l'iscrizione di 38 nuovi colleghi fa sì che questa “seduta fiume” vada oltre la mezzanotte e, quindi, vada oltre anche, credo, i termini di conversione del decreto. Chiederei solo semplicemente, sull'ordine dei lavori, se, avendo a questo punto una programmazione fino a mezzanotte, possiamo, da qui a quell'ora, prevedere delle pause tecniche, perché a questo punto abbiamo più chiaro che cosa abbiamo davanti. Non vorrei, ovviamente, che queste tecniche dilatorie addirittura della maggioranza cambiassero in qualche modo i termini di questa vicenda. È anche possibile che si siano iscritti avendo paura, insomma, di non essere pronti per un eventuale voto, oppure semplicemente per dire che sono davvero tanti gli iscritti e, quindi, che anche loro vogliono contribuire al miglioramento di questo decreto. Comunque, credo che ci siano le condizioni per comprendere a questo punto, con 38 iscritti in più, che abbiamo tutta un'intera giornata, fino a oltre mezzanotte. Dunque, le rinnoviamo la richiesta di prevedere delle pause tecniche, al fine anche di comprendere quando ci saranno queste pause (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. In ordine alla sua richiesta, onorevole Grimaldi, ovviamente mi sentirò con il Presidente Fontana. Mi dia il tempo tecnico di poter sentire il Presidente Fontana e chiaramente le darò una risposta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, se per favore può richiamare i colleghi che non riesco…

PRESIDENTE. Per favore, chiedo scusa: abbassiamo un po' la voce. Prego, onorevole Aiello.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie mille, Presidente. Presidente, oggi siamo qui per convertire il primo decreto-legge scritto da questo Governo, da questo nuovo Governo, da questa nuova maggioranza di Governo, ed è un decreto-legge che ha diversi aspetti problematici: ha problemi sia di natura formale sia di natura sostanziale. Questo decreto nasce dall'esigenza di andare a reprimere un rave party e, quindi, avete utilizzato l'occasione di questo rave party per inventarvi questo decreto. Tuttavia voglio ricordare, Presidente, tramite lei ai colleghi della maggioranza e ai colleghi del Governo, che i decreti-legge sottostanno anche a un importante disciplina che va rispettata, ovvero devono essere rispettati i requisiti di necessità ed urgenza. I decreti-legge di solito vengono emanati dopo, ad esempio, una calamità naturale, come è successo dopo l'alluvione di Ischia, quando giustamente avete fatto il decreto Ischia, perché bisogna dare risposte immediate a fronte di una calamità naturale, quindi un evento imprevisto e di natura eccezionale e urgente. Ma qui dov'era la necessità, dov'era l'urgenza? Quindi, già abbiamo dei problemi di carattere formale rispetto a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, il decreto-legge deve avere anche un contenuto omogeneo e qui, all'interno di questo decreto, non c'è un contenuto omogeneo, perché si parte dall'introdurre questa nuova fattispecie di reato che va a punire chi organizza i rave party, chi organizza dei raduni illegali non autorizzati, dei raduni che mettono in pericolo l'incolumità pubblica o la salute pubblica. Però, ci sono stati dei raduni sui quali questa maggioranza e questo Governo non hanno aperto bocca, raduni dove si stavano commettendo reati. Mi riferisco all'apologia del fascismo, mi riferisco al raduno di Predappio, dove la maggioranza non ha aperto bocca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche lì erano a rischio l'incolumità pubblica e l'ordine pubblico, Presidente. Forse fate due pesi e due misure rispetto al pericolo per i cittadini. Ora mi diranno che quelle sono manifestazioni che sono state realizzate negli anni, quindi che hanno anche una tradizione. Ma cosa significa questo? Anche dei rave party c'è un'antica tradizione, c'è una tradizione che viene dagli anni Cinquanta e Sessanta. Allora, potremmo dire che anche quelli sono eventi tradizionali. La verità è che utilizzate due pesi e due misure e questo non va bene al Paese, questo non va bene a questo Parlamento. Non avete dimostrato il minimo rispetto verso questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, questo decreto presenta dei problemi di forma e soprattutto di sostanza. Mi riferisco alla decisione di questo Governo e di questa maggioranza di eliminare dal regime ostativo l'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, articolo che è stato voluto da Giovanni Falcone, articolo che rappresenta il patrimonio della legislazione antimafia, articolo grazie al quale sono stati raggiunti importanti successi anche nelle indagini antimafia e nelle indagini anticorruzione. Voi lo state smantellando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), state smantellando questo fondamentale presidio della legalità escludendo quelli che sono i reati di corruzione contro la pubblica amministrazione proprio adesso, proprio ora, proprio nel momento in cui in Italia stanno arrivando risorse da parte dell'Unione europea. Mi riferisco al Recovery Fund, mi riferisco ai 209 miliardi di euro ottenuti grazie al nostro Presidente Giuseppe Conte e questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Gran parte di questi fondi, grazie a queste norme che voi state introducendo, andranno a finire nelle mani delle mafie e questo lo dovete dire, il Paese lo deve sapere. Questo rischio c'è, questo rischio c'è, Presidente! Questa è una scelta scellerata. La verità è questa: state facendo una scelta scellerata che aggredisce, indebolendola, la legge Spazzacorrotti, la legge voluta dal MoVimento 5 Stelle, la legge voluta dall'ex Ministro Alfonso Bonafede, con cui l'Italia aveva fatto tantissimi passi avanti nella lotta alla corruzione, scalato le classifiche europee portando l'Italia addirittura dal cinquantaduesimo al quarantaduesimo posto secondo le stime internazionali. Voi sta riportando il Paese, invece, più di dieci passi indietro! Sotto questo punto di vista, Presidente, la corruzione è un cancro, è un cancro che aggredisce l'economia del nostro Paese e abbiamo il dovere di estirparlo con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. La corruzione aggredisce e divora la società, le sue fondamenta, la politica, la sanità, l'economia, il lavoro. Una recente ricerca internazionale dice appunto, Presidente, che la corruzione costa all'economia europea circa 900 miliardi di euro e all'Italia 237 miliardi di euro. Stiamo parlando del 13 per cento del nostro PIL, cari colleghi. Il 13 per cento del nostro PIL se ne va in corruzione e voi come la volete combattere questa corruzione? Andando a derogare quelle norme che sono invece efficaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Una voce: “vai a lavorare”)? Presidente, per favore può richiamare il collega che dice “vada a lavorare”?

PRESIDENTE. Per cortesia, recuperiamo tranquillità.

DAVIDE AIELLO (M5S). No, lo deve richiamare, Presidente, perché non mi consente di avere la serenità per poter continuare questo mio intervento.

PRESIDENTE. Per cortesia! Onorevole Aiello, per cortesia prosegua. Prosegua, andiamo avanti con serenità, per favore.

DAVIDE AIELLO (M5S). Il radicamento del fenomeno corruttivo inibisce l'afflusso di capitali esteri in Italia, Presidente, e queste sono mancate occasioni di crescita per il nostro Paese. Il fenomeno corruttivo, infatti, incide negativamente sull'occupazione, soprattutto quella giovanile, spingendo le imprese a mantenere una dimensione ridotta e, quindi, va a inficiare anche gli investimenti. Inoltre, inficia il radicamento di capitali esteri e le imprese estere non vengono ad investire in Italia. Questo rende più agevole la gestione dell'attività pubblica e incide praticamente sull'occupazione giovanile. Che risposta diamo ai nostri giovani? Che risposta diamo a questi giovani?

Sapete perché i giovani se ne vanno a lavorare all'estero? Non perché in Italia non c'è lavoro, perché il lavoro c'è, ma c'è un lavoro sottopagato e un lavoro irregolare. Per questo se ne vanno all'estero a lavorare, perché hanno un contratto regolare e una paga dignitosa. E anche su questi temi la maggioranza non risponde correttamente alle esigenze del Paese.

Presidente, con questo provvedimento c'è il forte rischio che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza vengano aggredite dalle mafie e dalle corruttele, che sono presenti ancora nel nostro Paese. Ebbene, questo Governo e questa maggioranza, decidendo di sottrarre i reati contro la pubblica amministrazione al meccanismo ostativo, decidono di disabilitare uno degli strumenti che si è rivelato più efficace nel contrasto a tali organizzazioni criminose. Sottrarre al meccanismo ostativo i reati contro la pubblica amministrazione significa ammettere che possano accedere ai benefici penitenziari i componenti di quelle grandi reti corruttive, senza che essi abbiano collaborato con la giustizia, senza che abbiano fatto i nomi dei loro complici, i nomi dei funzionari pubblici infedeli, senza che abbiano interrotto i loro rapporti con le organizzazioni criminali di riferimento. Tutto questo è assolutamente vergognoso e inaccettabile. Questo Governo e questa maggioranza indeboliscono lo Stato e i suoi anticorpi contro le reti corruttive, consegnando il Paese e le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza - Presidente, questo lo voglio ribadire - alle mafie e alla corruzione, che sono due facce della stessa medaglia, se ancora non ve ne siete accorti. Del resto, che mafia e corruzione siano da tempo facce della stessa medaglia è un aspetto che vi è stato sottolineato anche da tutti gli auditi in Commissione giustizia, sia alla Camera che al Senato. Voi non fate conto nemmeno di questo. Voi non fate conto nemmeno delle audizioni che vengono svolte nelle Commissioni parlamentari. Ma dico, il Parlamento cosa ci sta a fare? Il Governo cosa intende fare in questi 5 anni? Infischiarsene totalmente dei lavori parlamentari, delle Aule delle Commissioni, di questa Aula? Presidente, in Commissione giustizia sono state svolte diverse audizioni e tutti hanno sottolineato questo aspetto, che mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia e non bisogna assolutamente indebolire gli strumenti che abbiamo per contrastarli.

Presidente, mi avvio a conclusione e dico che questa maggioranza, per quanto riguarda tutti questi aspetti, prefigura uno scenario alquanto allarmante per il nostro Paese. Stiamo parlando di appalti truccati, favoritismi di ogni genere, nella consapevolezza che queste ipotesi delittuose, ben più subdole, saranno ormai fuori dal regime ostativo. Ebbene, Presidente, e con questo concludo, se di tutto questo non vi rendete conto, allora siete inadeguati a governare questo Paese. Se, peggio ancora, di tutto questo vi rendete conto, allora siete pericolosi e non siete degni di governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per il futuro Quartapelle, basta quello e avanza. Ecco, io vorrei innanzitutto unirmi ai ringraziamenti che ha fatto il collega Casu in apertura di seduta oggi ai lavoratori della Camera, a chi è alla buvette, a chi sta lavorando al Servizio aula, agli uffici che stanno davvero aiutando per questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E vorrei anche aggiungere un ringraziamento ai colleghi di maggioranza, a chi questa notte ha seguito con attenzione il dibattito e a chi si è iscritto a parlare, perché credo che il loro punto di vista possa davvero arricchire la nostra discussione. E spero che nessuno segua l'esempio del collega Amorese, che ha rinunciato a parlare, e chiedo anche alla Presidenza se noi possiamo approfittare dei tempi a cui ha rinunciato il collega Amorese per parlare noi. No? Peccato, perché noi abbiamo ancora varie cose da dire.

Detto questo, inizio dal primo punto, la cosa per noi più importante. Conosciamo molto bene la situazione in Cina. Anzi, conosciamo, purtroppo, quello che vediamo dai social media e da alcuni articoli di giornale.

La situazione del COVID in Cina non la si conosce fino in fondo perché, da un lato, c'è probabilmente una situazione estremamente complessa e caotica negli ospedali, e, dall'altro lato, anche l'OMS ha lamentato proprio in questi giorni un'assenza di trasparenza da parte delle autorità cinesi, sia sui numeri della pandemia, sia sulla seconda questione, che è la questione più preoccupante, ossia la possibilità di emergenza di una nuova variante. Ieri la situazione in Cina è stata definita dal Ministro della Salute, Schillaci, una tempesta perfetta: una campagna vaccinale che non è stata efficace soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione, che sono proporzionalmente meno vaccinate. Del resto, c'è stato un allentamento improvviso delle restrizioni, si è passati da una politica di zero COVID a una politica del ‘liberi tutti' praticamente senza fare una transizione. E in più le festività del Capodanno cinese stanno favorendo lo spostamento di milioni di persone. Le autorità cinesi hanno comunicato qualche giorno fa che, probabilmente, fino a 250 milioni di cittadini cinesi sono stati contagiati dal virus. In questo, il Governo ha fatto bene ad adottare un approccio prudenziale, mettendo l'obbligo dei tamponi per chi viene dalla Cina e la quarantena per chi è attualmente positivo. Certo, ha fatto bene, anche se vediamo che c'è, come sempre, una difformità nell'applicazione della normativa nazionale da regione a regione. Però sappiamo e lo abbiamo imparato in questi 2 anni e mezzo, quasi 3, che è con la prudenza e con la cautela che si contiene il virus. E facciamo bene a imparare da quello che è accaduto nel nostro passato. Una delle ragioni per le quali, probabilmente, si diffuse rapidamente il virus in Italia nel 2020, fu proprio dovuta ai tanti scambi e ai tanti arrivi dalla Cina. Quindi facciamo bene ad avere un approccio prudenziale.

Bene anche la scelta, sempre del Governo, di estendere l'obbligo di portare le mascherine in ospedale e nelle RSA. Anche qui, è una scelta di estendere una decisione saggia, seria, fatta dal Ministro Speranza e dal Governo Draghi, per contenere la pandemia e per proteggere i più fragili. Sarebbe stato giusto e saggio vedere la stessa decisione presa anche nella mia regione, la Lombardia, dall'ex assessore Gallera e dal presidente Fontana. Invece in Lombardia si scelse di portare i pazienti debolmente positivi al COVID dentro le RSA. Se si fosse adottato lo stesso approccio saggio e prudenziale che oggi il Governo sceglie, cioè quello di proteggere ulteriormente i fragili, i malati degli ospedali e le persone ricoverate nelle RSA, si sarebbero potuti evitare migliaia di morti in Lombardia e migliaia di morti in Italia. Lo ricordo, perché certi scempi io credo non debbano essere dimenticati.

È giusta anche la richiesta del Governo di procedere con un piano europeo per uniformare i comportamenti di tutti i Paesi dell'Unione e proteggere uniformemente la nostra popolazione. Qui, però, c'è un buco, che è la ragione per la quale noi stiamo da più di 40 ore facendo un processo di discussione approfondita di questo decreto: la stessa logica prudenziale noi non la vediamo applicata più in generale nel nostro Paese. Ieri, in quest'Aula, così come anche nell'Aula del Senato, ci avete dato prova di una schizofrenia, di un atteggiamento schizofrenico del Governo. Da un lato, avete autorizzato - giustamente, lo ribadisco - misure prudenziali per chi arriva dalla Cina, e negli ospedali e nelle RSA, dall'altro lato vi ostinate a negare di considerare, anche in via prudenziale, una serie di altri interventi per proteggere i nostri concittadini dal COVID. Ne abbiamo avuto prova ieri sera e questa notte. Nonostante noi abbiamo richiesto, motivato e argomentato di poter rivedere i pareri su una serie di ordini del giorno che chiedevano di utilizzare e di estendere l'uso delle mascherine nei luoghi più affollati per chi lavora a contatto col pubblico e per chi lavora nei luoghi più delicati e più fragili, vi siete limitati a dirci di “no” senza nessuna spiegazione e vi limitate a raccomandare i vaccini, quando sappiamo benissimo che la campagna vaccinale è al palo e che le vostre parole, durante il COVID e in campagna elettorale, sul tema dei vaccini, sono state molto diverse. Non volete tornare mai indietro sulle vostre posizioni, neanche quando la realtà, purtroppo, si incarica di smentirle. È per questo che siamo qui a fare opposizione.

Stiamo utilizzando tutti gli strumenti previsti dal Regolamento, perché vogliamo far decadere questo decreto, che ha una norma che per noi è intollerabile, ossia quella di reintegrare immediatamente, come se non ci fosse una recrudescenza del COVID, i sanitari che non si sono vaccinati, e che in questo modo pongono un rischio prima di tutto a se stessi. È una delle promesse scellerate che voi avete fatto in campagna elettorale, è una delle decisioni affrettate che avete preso prima del Governo. Per noi è una decisione sbagliata, ed è per questo che ci stiamo opponendo con durezza, serietà e persistenza. Lo stesso atteggiamento senza capo né coda lo abbiamo visto in questo decreto sulla disciplina del regime ostativo.

Uno degli effetti negativi della fine prematura della scorsa legislatura è che si è interrotto il percorso legislativo che avrebbe portato il Parlamento a concludere l'intervento sulla nuova disciplina del regime ostativo, su cui anche una parte di voi era d'accordo. Ora la normativa sui reati ostativi scade, ma che cosa significa nel concreto? Significa che 800 persone su una popolazione carceraria di 57 mila, 800 persone che oggi utilizzano i benefici carcerari, cioè i permessi premio, la libertà condizionata, la detenzione domiciliare e il lavoro fuori dal carcere, non ne potranno più beneficiare. Chi ne risente? Quelle persone certamente, ma non solo; ne risentirà la società tutta di questa vostra decisione.

Sappiamo benissimo, lo dicono le statistiche, lo dice l'esperienza, lo dice il confronto con gli altri Paesi europei, che meno si sta in carcere, pur scontando una pena alternativa al carcere, più probabile è evitare la recidiva, più probabile è che si assuma la funzione rieducativa della pena. I numeri della situazione carceraria in Italia sono impressionanti. Mentre il numero degli ingressi in carcere è in netto calo, grazie alle misure adottate dal 2012 in poi per contrastare il cosiddetto fenomeno delle porte girevoli, cioè che si esce dal carcere e si rientra nel carcere proprio a causa delle recidive, il numero dei detenuti è tornato ad aumentare. Il carcere in questo momento in Italia, così come in tanti altri Paesi, non riesce a reinserire nella società il reo e a sottrarlo al mondo criminale.

Il tasso di recidiva cresce, a fine 2021 solo il 38 per cento era alla prima carcerazione, mentre il 18 per cento dei detenuti c'era già stato in precedenza cinque o più volte, e aumenta il numero medio di reati per detenuti. Voi avete un Ministro della Giustizia, Nordio, che proprio poche ore dopo il giuramento ha detto che la pena deve essere certa ed eseguita, ma la certezza della pena non significa il carcere, e avete qui bocciato tutte le proposte per prolungare, anche di pochi mesi, il regime esistente, che porta le persone sempre a scontare la pena, ma fuori dal carcere. Non vi basterà un po' di propaganda e un po' di ideologia, l'Italia merita qualcosa di serio e di diverso. Voi avete approvato da quando siete al Governo 11 decreti, metà dei quali sono o provvedimenti di emergenza, come l'emergenza per Ischia, o il prolungamento di decisioni già prese dal Governo Draghi. Dei restanti sette provvedimenti, sono uno sul cambio del nome dei Ministeri, uno contro le ONG e il terzo un provvedimento, questo, che punisce i rave. Ricordo che i rave in Italia nel 2022 sono stati tre.

Queste sono le vostre emergenze, queste sono le cose su cui state tenendo inchiodato il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Queste non sono emergenze, le persone che aspettano di capire che cosa avete in testa per l'economia, contro l'inflazione e per il lavoro si accorgeranno che state facendo semplicemente propaganda, state pagando dei debiti elettorali, ma non state governando in modo serio e responsabile l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gaetana Russo. Ne ha facoltà.

GAETANA RUSSO (FDI). Grazie, Presidente, rinuncio al mio intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Parliamo dunque di un decreto, quello che adesso è all'esame presso questo ramo del Parlamento, che riunisce materie fortemente eterogenee, e quindi è già di per sé assolutamente sospetto di incostituzionalità.

Si va dalla modifica delle disposizioni contenute nell'ordinamento penitenziario che sanciscono l'ostatività, ossia la non concedibilità delle misure alternative alla detenzione e della liberazione condizionale per alcune fattispecie estremamente gravi - si parla, in genere, di fattispecie di natura associativa - in assenza di collaborazione. Al contempo, sempre nello stesso decreto, vi sono delle norme di attuazione della riforma Cartabia, e, come se non bastasse, è stata aggiunta, sempre nel contesto di questo decreto, una fattispecie che di per sé è anche sospetta di incostituzionalità, l'articolo 633-bis del codice penale, la norma anti-rave di cui si è parlato tanto in quest'Aula. E perché è sospetta di incostituzionalità? È sospetta di incostituzionalità innanzitutto perché delinea un reato di pericolo, e la dottrina è stata lapidaria nel corso degli ultimi decenni a porre proprio in rilievo come la normazione dovrebbe tenersi lontano dal delineare norme che delineano fattispecie di reati di pericolo, perché viene meno il principio di offensività.

Quindi, anche sotto questo profilo è sospetta di incostituzionalità. Nello stesso tempo, poi, descrive una norma che ha un massimo edittale di sei anni; quindi, anche sotto questo profilo sembra sfuggire ai canoni della buona normazione e anche sotto questo profilo risulta disarmonica, quanto meno in relazione al principio di proporzionalità. Insomma, praticamente una norma che è completamente fuori dalla Costituzione. Ma l'aspetto, a parer mio, più rilevante di questo provvedimento nella lettura di conversione che è stata data al Senato è l'incisione nella normativa dei reati più gravi commessi contro la pubblica amministrazione, che sono stati espunti, in modo del tutto irragionevole, dall'elenco dei reati ostativi, cioè dall'elenco di quei reati per i quali è inibita la concessione di misure alternative alla detenzione.

Vorrei proprio enunciare il catalogo di questi reati che adesso sono sottratti ovviamente alla disciplina dell'ostatività, anche per ben comprendere a che cosa si va incontro e su che cosa si incide. Parliamo di fattispecie come il peculato, la concussione, la corruzione impropria, la corruzione propria, semplice e aggravata, la corruzione in atti giudiziari, l'indebita induzione a dare o promettere utilità, la corruzione di incaricato di pubblico servizio, la corruzione attiva, l'istigazione alla corruzione, il peculato, la concussione, l'induzione indebita a dare o promettere utilità, la corruzione e istigazione alla corruzione di membri della Corte penale internazionale o degli organi o funzionari dell'Unione europea o di Stati esteri.

Quindi sono tutti reati di grave, gravissimo allarme sociale, e con questa novella legislativa non rientrano più tra i reati per i quali è inibita la concessione di misure alternative alla detenzione in assenza di collaborazione con la giustizia. Praticamente un vero e proprio colpo di spugna alla Spazzacorrotti, proprio adesso, in questo momento, che si sente più che mai l'esigenza di attivare i controlli e le risposte sanzionatorie contro tali fattispecie criminose. Sì, perché l'attuazione del PNRR comporterà un enorme maneggio di soldi pubblici, verranno tanti soldi pubblici che dovranno essere gestiti. E con tale modifica normativa che cosa succederà? È ben possibile che chi si macchia di tali reati, come la corruzione, la fattispecie di corruzione, non faccia nemmeno un solo giorno di carcere, pur conservando il maltolto e senza avere alcun tipo di ravvedimento.

Ora, in quest'Aula sono risuonate più volte le parole contro la corruzione e gli effetti deleteri che la corruzione ha sul tessuto economico.

Repetita iuvant: mi troverò adesso a doverli nuovamente enunciare perché resti impresso in mente, in tutti noi, quello che comporta la corruzione sul tessuto economico. Gli effetti negativi della corruzione, come, del resto, anche delle altre fattispecie criminose - il peculato e la concussione -, sulla crescita economica sono stati evidenziati, oltre che dagli interventi dei colleghi, da una letteratura estremamente ampia.

Ebbene, le esperienze e gli studi maggiormente accreditati, che sono stati sviluppati da una pluralità di organizzazioni e di centri studi a livello internazionale e che hanno il compito di monitorare il fenomeno della corruzione - in Italia abbiamo un'Autorità amministrativa indipendente, l'Anac, che ha questo compito di monitorare la corruzione e di predisporre anche dei protocolli per intervenire, per reprimere questo fenomeno - dimostrano che il proliferare di questi fenomeni corruttivi che cosa fanno? Innanzitutto allontanano gli investimenti esteri, più degli elevati livelli di tassazione. Cioè, un Paese che ha un livello di tassazione elevato può essere più attenzionato da investimenti stranieri piuttosto che un Paese che ha alti livelli di corruzione. I capitali stranieri fuggono dai Paesi che hanno alti livelli di corruzione. Questo che cosa determina? Determina una minore crescita del PIL, ovviamente, perché, se non ci sono investimenti, il PIL, il prodotto interno lordo, non cresce di conseguenza e questo si ripercuote anche sulle minori entrate fiscali - sono tutti effetti a catena -, quindi c'è anche una riduzione del gettito fiscale. Poi che cos'altro fa la corruzione? Questo non lo dico io, lo dicono studi consolidati: modifica la composizione della spesa pubblica. E perché la modifica? Perché i politici corrotti preferiscono investire in grandi opere che determinano la possibilità di acquisire e di ricavare delle tangenti più cospicue, piuttosto che in piccole opere che, spesso, sono quelle che servono alla collettività. Spesso si fa il riferimento alla costruzione di una diga: magari si preferisce fare la grande opera piuttosto che provvedere alla canalizzazione, nelle campagne, dell'acqua, che, poi, è anche l'opera che serve al cittadino. Tutto questo si ripercuote, ovviamente, sui livelli di occupazione, questo va da sé, perché, come dicevo prima, la corruzione allontana i capitali e tutto questo si riverbera sui livelli di occupazione sul circolo virtuoso dell'economia.

Oltre a ciò, è stato anche dimostrato che la corruzione accentua la tendenza ad aumentare i controlli, dunque la complessità delle procedure di spesa. C'è un proliferare delle procedure di spesa che aggrava i procedimenti amministrativi, anche questo con detrimento per la spesa pubblica. Non da ultimo - questo bisogna veramente scolpirlo perché si abbia ben presente da quest'Aula -, la corruzione compromette lo sviluppo delle imprese sane e, quindi, mina la competitività, falsa la concorrenza e ostacola la meritocrazia, della quale abbiamo sentito tanto parlare in quest'Aula. Secondo i dati forniti dalla Banca mondiale - sono dati, però, del 2017 - il reddito medio dei Paesi con un alto livello di corruzione è di circa un terzo inferiore a quello dei Paesi che hanno un basso livello di corruzione.

Ancora, mi preme sottolineare la Relazione sullo Stato di diritto, che viene redatta ogni anno dalla Commissione UE - è stata redatta anche a luglio di quest'anno -, che mette in allerta l'Italia sui pericoli della corruzione, che rischia di compromettere la corretta attuazione degli obiettivi del PNRR. C'è stato già anche un allarme da parte dell'Europa.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.

ENRICA ALIFANO (M5S). La stessa Relazione sottolinea che la percezione fra gli esperti e i dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico continui in Italia ad essere relativamente elevato.

Mi affretto a concludere. Vorrei tanto dire su questo tema, però lancio anche io lo stesso appello che è stato già lanciato dai miei colleghi, l'allarme sul vigilare su questi fenomeni. Per questi motivi, dichiaro assolutamente il voto contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Mi è già capitato di intervenire su un tema specifico in questi giorni, la questione pregiudiziale di costituzionalità che la Camera non ha voluto accogliere. Nella dichiarazione di voto interverrò nuovamente, anche con altre argomentazioni, per ribadire la mia e la nostra contrarietà a questo provvedimento, che manifestammo con nettezza già all'indomani della decisione del Consiglio dei ministri di approvare, il 31 ottobre scorso, il decreto, perché, sin dalle prime letture, ci apparve come questo decreto sommasse materie diverse, lontane e, con l'introduzione della nuova fattispecie di reato, segnasse un punto estremamente pericoloso che meritava una opposizione netta e forte.

I motivi per i quali, in queste settimane, la nostra contrarietà si è, se possibile, rafforzata attengono a più questioni, che provo a raggruppare. Ci sono, per l'appunto, questioni di incostituzionalità, che noi reputiamo oggettive, questioni di metodo nel percorso che il Governo e la maggioranza hanno attivato e questioni di merito.

Per quanto attiene alle questioni di incostituzionalità, abbiamo detto e lo ribadiamo, che ci pare assolutamente evidente che manchino i requisiti di straordinaria necessità e urgenza, gli unici che possono consentire, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, al Governo di sostituirsi al Parlamento nell'adozione di atti che hanno forza di legge. Non c'era oggettiva necessità e urgenza in relazione all'introduzione nel nostro codice penale di una nuova fattispecie di reato per contrastare i raduni illegali, anche in considerazione del fatto che il caso che ha originato l'intervento del Governo si è risolto grazie all'intervento delle Forze dell'ordine che hanno operato in base alla normativa previgente e che, dunque, rappresentava una base del tutto adeguata per rispondere alle eventuali criticità.

Ma, oltre alla mancanza dei requisiti di necessità e urgenza, che certamente non vi erano anche per il trattamento di benevolenza verso i no-vax che, a maggior ragione, non ci sono oggi, visto che il quadro si è ulteriormente complicato e che dall'intervento del Ministro Schillaci deduciamo che, se c'è un'urgenza, è quella di operare in modo opposto a quello che ha orientato il Governo ad agire, certamente, oltre a questo, è mancato il requisito dell'omogeneità delle materie trattate. Tante e diverse materie che non hanno alcun vincolo funzionale, teleologico e questo è un parametro che la Corte costituzionale ha più volte ribadito essere assolutamente invalicabile da parte del Governo nell'esercizio del potere di sostituirsi al Parlamento. La Camera non ha accolto la nostra questione, ma resta aperta e crediamo che ci saranno ulteriori occasioni, non in quest'Aula, ma da chi ha la competenza per valutare di verificare se vi sono le condizioni di costituzionalità oppure no, come noi riteniamo.

C'è, poi, una questione di metodo. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, auto-attribuendosi un potere non suo sul governo dei lavori dell'Aula, ha dichiarato che l'atteggiamento delle opposizioni è stato e sarebbe stato ostruzionistico, eppure le opposizioni si erano presentate, prima, in Commissione e, poi, in quest'Aula, proponendo modifiche, anche precise e puntuali, per contribuire a migliorare un provvedimento che giudichiamo assolutamente sbagliato. Erano stati presentati 135 emendamenti: sono stati bocciati tutti e 135, persino quelli che noi abbiamo presentato e che sono identici o analoghi a quelli che un partito della maggioranza, Forza Italia, aveva presentato al Senato. Cioè, la maggioranza ha deciso di rifiutare anche gli emendamenti presentati dall'opposizione coerenti con quelli che una forza di maggioranza ha presentato al Senato.

Allora, se c'è stato un ostruzionismo, un muro, è stato quello della maggioranza, che non ha accettato il contributo delle opposizioni per migliorare un provvedimento che denunciamo essere totalmente sbagliato, non quello delle opposizioni, che su temi importanti continuano anche ora in queste ore a provare a dare un contributo.

E poi ci sono questioni di merito: il decreto ha toccato più temi, la nuova disciplina dei reati ostativi, la riforma Cartabia, il COVID, il nuovo reato. Per quanto riguarda la riforma dei reati ostativi, noi non abbiamo assunto toni sconvenienti alla delicatezza del tema: abbiamo fatto rilevare che, a fronte delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, la sentenza Viola, e della Corte costituzionale, che imponevano al legislatore di intervenire, sarebbe stato più ragionevole se il Governo avesse fatto tesoro del lavoro faticoso compiuto nella precedente legislatura, che aveva portato all'approvazione di un testo alla Camera con un'ampia convergenza e in assenza di voti contrari. Invece, il Governo ha deciso di intervenire con modifiche a quel testo, in quel modo determinando il venir meno del precario equilibrio che si era raggiunto. Noi abbiamo cercato, a quel punto, di offrire un contributo, anche quello rigettato: abbiamo suggerito che, in materia di delitti contro la pubblica amministrazione - che il Partito Democratico non ha mai chiesto che fossero inseriti tra i reati ostativi, ma che la Lega e i 5 Stelle avevano inserito tra i reati ostativi -, vi fosse la previsione, all'interno del catalogo, dei reati commessi in modo associativo, perché la filosofia dell'ostatività è cercare di ridurre nel catalogo i reati monosoggettivi e tenere invece all'interno di quel catalogo i reati che si realizzano in forma associativa, in relazione ai quali è più ragionevole e importante e andare a risalire alla eventuale permanenza, o meno, dei rapporti con il contesto criminale nell'ambito del quale i reati sono stati commessi; la proposta è stata rigettata.

Così come abbiamo, insieme anche ad altre opposizioni, evidenziato come sarebbe stato opportuno non lasciare solo il magistrato di sorveglianza nella decisione sulla concessione dei benefici penitenziari a soggetti condannati per reati di mafia. Anche quella proposta è stata rigettata; non c'è stata disponibilità a introdurre miglioramenti al testo e crediamo che anche su questo il Governo abbia sbagliato. Poi ci sono stati gli interventi sulla riforma Cartabia e, a questo proposito, dobbiamo evidenziare un'altra importante contraddizione del Governo: con il decreto è stato disposto il rinvio dell'entrata in vigore del processo penale.

In queste ore, mentre la maggioranza e il Governo cercano di ottenere la conversione del decreto, si assiste a una norma dal tenore opposto, che il Governo e la maggioranza hanno inserito nella legge di bilancio, dove invece hanno anticipato l'entrata in vigore della legge Cartabia, in relazione al processo civile, da giugno a ottobre. C'è una totale distonia di questa maggioranza e di questo Governo sui temi della giustizia. Nel decreto-legge che oggi è in conversione si è proposto e realizzato il rinvio dell'entrata in vigore del processo penale; con un altro atto, sul quale la Camera si è espressa la settimana scorsa, si è proposto l'anticipo dei tempi dell'entrata in vigore del processo civile. Sugli ordini del giorno, votati ieri notte, ancora una volta, il Governo ha avuto atteggiamenti contraddittori su quella riforma, assumendo talvolta posizione di difesa, altre di assoluto contrasto. Non crediamo che, con le contraddizioni, sarà facile maneggiare un tema così complesso quale quello della giustizia.

Sul tema dell'introduzione del nuovo reato, abbiamo contestato fin da subito i rischi di una scrittura che era potenzialmente illimitata e che avrebbe potuto consentire alla pubblica autorità interventi arbitrari. Di fronte alle nostre rimostranze, il Governo è dapprima intervenuto tacciando le nostre come accuse infondate o propagandistiche. Il Ministro per le Infrastrutture, che si era autoassegnato evidentemente anche la delega ai rave party, ci ha accusato di essere una sinistra simpatizzante dei rave party: io confesso che non lo sono mai stato e, anche nella precedente esperienza di assessore nella mia città, ho sempre lavorato perché i contesti di legalità prevalessero su quelli di illegalità e - se proprio la devo dire tutta - a organizzare straordinari e ben riusciti raduni musicali mi ricordo che era proprio il Ministro Salvini, l'allora Ministro dell'Interno, sulle spiagge della riviera romagnola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sarà che forse quei raduni musicali, accompagnati da qualche spritz di troppo e dalla calura estiva, gli sono costati il tanto amato Ministero dell'Interno, ma evidentemente è lui che ha cambiato opinione. Noi siamo stati sempre al fianco dei nostri sindaci, delle migliaia di sindaci democratici che, insieme alle istituzioni che rappresentano lo Stato, lavorano per presidiare la legalità nei territori, come è stato fatto dal sindaco di Modena, insieme alla prefettura di Modena, risolvendo, senza bisogno di norme ulteriori, il problema che si era verificato.

Ma il Governo, senza dirlo pubblicamente, ha ammesso che aveva scritto male la norma perché l'ha riscritta radicalmente al Senato: non c'è più la collocazione tra i reati contro la pubblica incolumità; non c'è più l'ordine pubblico, che tanto avevamo contestato; non ci sono più le misure di sicurezza personali ed è stata riscritta la condotta che determina la commissione del reato. Insomma avevamo evidentemente ragione quando identificavamo tutti questi rischi e pericoli.

PRESIDENTE. Onorevole, per cortesia, concluda.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Vado alla conclusione. Resta una norma totalmente sbagliata, che peraltro contraddice - c'è un'altra contraddizione del Governo - le impostazioni che il Ministro Nordio ha dato, dicendo: “meno diritto penale, meno carcere e meno intercettazioni”: abbiamo un'estensione del diritto penale, più carcere e più intercettazioni. Anche per queste contraddizioni, convintamente ieri abbiamo votato contro l'ordine del giorno che ha offerto al Governo un mandato in bianco a legiferare sulla prescrizione: noi non diamo mandati in bianco sulle tematiche della giustizia a questo Governo, che dice una cosa e ne fa un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Rotondi, ma non è presente: quindi si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Dobbiamo fare i complimenti al Governo Meloni per essere riuscito a confermare ogni nostra previsione riguardo al suo operato. Con largo anticipo - dopo solo due mesi di guida del Paese - il Governo, peccato, con a capo la prima Presidente donna della storia della Repubblica italiana, da cui ci saremmo aspettati molto di più - ha buttato giù la maschera mostrando il suo vero volto e cioè quello dell'establishment. Lo abbiamo visto con la legge di bilancio, Presidente, e lo vediamo oggi, che siamo di fronte a un imbarazzante baccanale normativo, dove dentro c'è di tutto e di più.

Presidente, chiederei una sospensione dei lavori per garantire la serena prosecuzione della riunione tra i banchi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle) e anche tra i banchi del Governo…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Abbassate per cortesia i toni, oppure uscite. Prego, onorevole Lomuti, vada avanti.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Parliamo della normativa inerente agli obblighi di vaccinazione anti COVID, una normativa-propaganda in controtendenza con le circolari emanate dal Ministero della Salute, il loro stesso Ministero, per l'adozione di misure di prevenzione e contenimento del virus, in un momento nel quale i numeri che ci arrivano dalla Cina evidenziano un forte rischio di numerose e rischiose mutazioni. Tutto ciò immediatamente dopo che questa maggioranza ha dato alla luce una legge di bilancio che non ha investito un euro nella sanità pubblica. Questo ci fa capire che il Governo di destra e la maggioranza di centrodestra nulla hanno recepito e capito degli insegnamenti della tragedia della pandemia. E' stata inserita la norma anti rave, come se le manifestazioni pacifiche non autorizzate fossero la grande piaga del nostro Paese, utilizzando pene spropositate per condotte mal tipizzate. Dulcis in fundo, Presidente, come il dolce che giunge alla fine del pranzo, questo Governo riforma la normativa sulla concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, intervenendo anche sulla normativa che disciplina i collaboratori di giustizia, una parte di questo testo normativo che noi riteniamo strutturalmente, esteticamente e moralmente ripugnante. Presidente, questa legge è destinata a fare molto male al nostro Paese, purtroppo, sotto molteplici aspetti: in primo luogo, il Governo disincentiva fortemente la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi, annacquando letteralmente uno degli strumenti più efficaci che vengono utilizzati nel contrasto alle mafie e ad ogni forma di organizzazione criminale, come 'ndrangheta, Sacra corona unita, camorra e mafia, bazzecole Presidente. Tra gli effetti che questa normativa andrà a produrre, vi sarà quello di riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento in alcuni casi analogo a quello previsto per i condannati che non vogliono collaborare; in altri casi addirittura peggiorativo rispetto a quanto previsto per questi.

Vi è una serie di meccanismi normativi che generano l'effetto di riservare ai condannati che collaborano con la giustizia un trattamento addirittura peggiore, Presidente! Così facendo, si incentiva una cosa che si chiama omertà, che è un punto di forza enorme in favore delle organizzazioni criminali. Lo stanno facendo, autorizzando a mantenere il silenzio sulla ricchezza indebita accumulata e, ben più grave, eliminando un elemento fondamentale per l'ottenimento dei benefici penitenziari. In pratica, fino ad oggi, per ottenere tali benefici, ai collaboratori di giustizia non era sufficiente - dobbiamo parlare già al passato, Presidente - fornire la prova della insussistenza dei legami con la criminalità organizzata e non bastava nemmeno la revisione critica della condotta criminosa. Oggi - e probabilmente ancora per poco -, occorre la prova dell'avvenuto ravvedimento, che questa maggioranza cancella per i condannati che si rifiutano di collaborare.

Ci chiediamo, Presidente, se questa sia solo follia. Voglio ricordare a tutti i presenti di quest'Aula che a Giovanni Brusca è stata rigettata la domanda di ammissione ai benefici penitenziari, proprio perché il tribunale di sorveglianza, chiamato a decidere su predetta istanza, ha ravvisato l'assenza della prova di avvenuto ravvedimento. Ancora, la legge che vi apprestate ad approvare consente, sia ai condannati che collaborano, che a quelli che non collaborano, la possibilità di accesso a permessi premio e al lavoro all'esterno più o meno con pari tempistica. Presidente, scusate, ma voglio chiedere a questo Governo se, quando ha messo nero su bianco questa normativa, si sia chiesto perché mai un mafioso condannato dovrebbe scegliere di collaborare con la giustizia e, quindi, mettere a rischio la propria vita insieme a quella dei propri familiari, subire ulteriori e nuove condanne dallo Stato a seguito della confessione di ulteriori nuovi reati che non erano stati ancora accertati dalla magistratura, rinunciando poi, tra l'altro, a tenere per sé tutto il patrimonio e la ricchezza che ha accumulato, grazie all'attività criminale perpetrata fino a quel momento, quando, invece, rifiutandosi di collaborare con la giustizia italiana, potrà ottenere, su per giù, lo stesso livello di benefici di chi non collabora e cioè di chi mantiene un atteggiamento tipico mafioso, identificabile - lo diciamo ancora una volta - con l'omertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ecco perché abbiamo ragione, quando diciamo che stanno contemporaneamente, da un lato, disincentivando la collaborazione ed incentivando, dall'altro, i comportamenti omertosi. Inoltre, viene soppresso il regime ostativo per alcuni tra i reati più gravi contro la pubblica amministrazione, andando ben oltre le indicazioni della Corte costituzionale. Per esempio, Presidente, parliamo di reati, come la corruzione in atti giudiziari, talmente gravi che prevedono una pena fino a vent'anni di galera, lasciando poi dall'altra parte, nel regime del reato ostativo, pene che prevedono un massimo di 6 anni. Di questo passo, Presidente, non ci dobbiamo nemmeno meravigliare se domani, al posto dei corruttori, facciamo rientrare in questo regime gli organizzatori dei rave party, visto che le pene sono aumentate da 3 a 6 anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Due sono le armi che fino ad oggi aveva in dotazione la nostra magistratura per contrastare i fenomeni criminali: la prima era la disciplina normativa sui collaboratori e i testimoni di giustizia; la seconda era sulle intercettazioni ambientali, guarda caso anch'esse sotto procedura di smantellamento. Presidente, questa non è follia: questa è una volontaria e scientifica inaugurazione di una nuova sovversiva stagione di restaurazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, sediamo tra i banchi di questa minoranza parlamentare e vorremmo sincerarci che questa maggioranza sia a conoscenza della storia dell'istituto che disciplina i collaboratori e i testimoni di giustizia e che trova la sua genesi nel 1980, cioè quando venne emanata la famosa legge n. 15, la famosa legge Cossiga, che diede un importante contributo alla lotta contro il terrorismo, iniziando a prevedere privilegi per i criminali che avessero offerto collaborazione. Ma è negli anni Novanta che arriva la vera svolta, grazie soprattutto a tre magistrati, che hanno intuito l'importanza dei collaboratori di giustizia per la lotta alla criminalità organizzata, che rispondono ai nomi di Giovanni Falcone, Ferdinando Imposimato e Antonio Scopelliti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma fu soprattutto grazie all'opera di Giovanni Falcone, il magistrato palermitano dell'antimafia, che venne poi emanata quella normativa, che ha regolato, in maniera efficace ed efficiente, la disciplina dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, poi modificata nel 2001.

Presidente, mi avvio alle conclusioni. Noi oggi, se approviamo questa norma, praticamente stiamo dicendo a 60 milioni di italiani che la lotta alla criminalità organizzata è finita, perché l'abbiamo vinta, e che in Italia non esistono più mafie.

Qualcuno - non noi – qui, dentro quest'Aula sta commettendo, Presidente, un drammatico, tragico - forse una via di non ritorno – errore. Credo che qualcuno qui dentro si dovrebbe vergognare, perché, sempre a memoria di tutti i presenti e di chi ci sta guardando, i magistrati Giovanni Falcone e Antonio Scopelliti hanno pagato la vita, il loro impegno verso la lotta alla criminalità, insieme alle loro scorte. Presidente, l'elenco delle vittime per mafia è molto lungo. Ma, d'altronde, signori miei, che cosa ci dovevamo aspettare da un Governo, la cui maggioranza si regge grazie ai voti di una forza politica, il cui leader ha avuto rapporti comprovati con mafiosi, il cui socio è stato condannato per associazione esterna mafiosa? Parliamo di sottosegretari che, durante la scorsa legislatura, hanno proposto da un palco, durante un comizio, la sostituzione dei nomi di Falcone e Borsellino, in favore del fratello di Benito Mussolini, come intitolazione di un parco pubblico. Con la nostra protesta, abbiamo chiesto e ottenuto le dimissioni di quel Sottosegretario e questo Governo di oggi, il Governo Meloni, ha preso quel senatore - oggi è senatore - e l'ha rimesso al suo posto, cioè l'ha nominato di nuovo Sottosegretario di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, per questi motivi ed altri che ho sacrificato per economia di tempo, l'approvazione del testo normativo di oggi rappresenta un tradimento verso il popolo italiano e, per questi motivi, dichiaro il voto contrario del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Considerata l'eterogeneità di questo decreto, mi concentrerò su due argomenti trattati nello stesso: l'abolizione delle ultime restrizioni dovute alla pandemia da COVID-19 e l'introduzione della fattispecie penale considerata anti-rave. Rispetto al secondo argomento e, quindi, sull'introduzione dell'articolo 633-bis del codice penale, ritengo si tratti di una situazione che dà chiaramente l'impressione della grande confusione che alberga nel vostro dire e sembra quasi comica. Spiego subito il perché. Mi pare di ricordare che, in occasione del disegno di legge Zan, avete gridato ad alta voce che era sbagliato ricorrere ad una norma penale per punire in modo più duro condotte per le quali era già prevista una pena. Eppure, in quel caso, l'obiettivo era sicuramente da apprezzare: si voleva semplicemente fornire ulteriore protezione ad una comunità, come quella LGBT qui, che ne aveva impellente necessità e - si badi bene - ne faceva richiesta da tempo. In quell'occasione, ci avete rivolto accuse di tutti i mali del mondo, utilizzando presupposti fantasiosi a supporto dei vostri attacchi. Di contro, oggi siamo qui per discutere di pene riferite ad un reato che nessuno ha chiesto e che abbiamo visto nascere dal nulla, - oserei anche dire - calate dall'alto, camuffate da una presunta urgenza che solo il Governo pare aver accertato. Una norma inserita in un decreto, che nulla ha a che fare con quelli che voi chiamate raduni musicali, ma che viene da voi giustificata e sempre per ragioni di urgenza.

Nessuno, infatti, ha ben spiegato e rappresentato quale fosse l'urgenza giustificativa dell'introduzione di una norma di tal genere. Stiamo ancora aspettando, per capire fino in fondo. Intanto, però, mi sono preoccupata di analizzare, per quanto possibile, questo strampalato decreto che porta a poche evidenze. È una norma di dubbia utilità, suscettibile di manipolazioni strumentali e che ha insita una macroscopica lesione del principio della chiarezza della legge penale, una sorta di pessima riformulazione di fattispecie di reato preesistente, una stramba unione fra l'articolo 633 del codice penale e una serie di norme antidroga, con l'aggiunta - tra un litigio e l'altro delle forze di maggioranza sull'entità della pena e sul numero di partecipanti minimo per l'applicazione della fattispecie - di qualche strano termine, lasciato indefinito dalla norma stessa. Insomma, un capolavoro di incomprensibilità e un pasticcio senza precedenti. Cosa aggiunge questa nuova fattispecie al quadro previgente? Vi rispondo io: incertezza e assurdità. Ma l'incomprensibilità della norma è solo uno dei problemi, perché ad una formulazione del tutto oscura si accompagna una pena altissima, spropositata, se raffrontata ad altre previste nel nostro ordinamento.

Considerate, cari colleghi, che la pena prevista da questa nuova fattispecie va da un minimo di 3 anni di reclusione a un massimo di 6 ed è addirittura più alta di quella prevista dall'articolo 435 del codice penale che punisce la condotta di fabbricazione e detenzione di materiale esplodente con una pena detentiva che va da uno a cinque anni. Non so se è chiaro: ritrovarsi a una festa non autorizzata, in sostanza, verrà punito più duramente che fabbricare un ordigno esplodente al fine di attendere alla pubblica incolumità. Per far comprendere quanto questo sia assurdo, forse le mie parole non bastano. Utilizzerò quelle di Cesare Beccaria, illustre giurista, del quale consiglio un'attenta lettura alla maggioranza. Beccaria diceva testualmente: perché ogni pena non sia la violenza di uno o di molti contro un privato cittadino deve essere la minima delle possibili nelle date circostanze.

Insomma, la maggioranza di Governo ha praticamente dimenticato qualsiasi postulato cardine del nostro ordinamento penale, chiudendo gli occhi davanti a principi essenziali come quello della proporzionalità e della necessità della pena che, invece, sono espressamente recepiti da copiosa giurisprudenza costituzionale e dall'articolo 49 della CEDU. Riassumendo la portata di questi princìpi, possiamo agevolmente ricavare il loro punto cardine e cioè: il ricorso alla legge penale deve essere un'extrema ratio nell'ambito dell'attività legislativa che noi come Parlamento - attenzione - noi, e non il Governo, siamo chiamati a svolgere e che, anche quando il ricorso ad essa è giustificato, e non mi sembra questo il caso, la pena prevista con riguardo alla quantità e alla tipologia della stessa deve essere solo quella estremamente necessaria alla protezione degli interessi in gioco e alla rieducazione del reo e, soprattutto, deve necessariamente essere ragionevole. Ancora una volta, non si tratta di pareri della sottoscritta, ma di principi più volte posti a fondamento di importanti decisioni della nostra Corte costituzionale, la quale ha spesso ricordato che il principio di proporzionalità della pena è un postulato di cui non si può non tener conto nell'ambito dell'attività legislativa e che, anzi, funge proprio da limite insuperabile alla discrezionalità del legislatore.

Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ci invita ad evitare una dura battaglia contro questa norma, dicendo testualmente che il decreto contiene misure molto importanti, non solo sui rave, e che è molto importante che venga convertito. Allora, Ministro, mi chiedo, citandola, se non fosse il caso di evitare di inserire in un decreto così importante, come lei lo definisce, una norma di questo tenore. Se le altre misure contenute nel decreto erano così importanti e se è irresponsabile, a vostro dire, il nostro ostracismo nei confronti di questo decreto, perché per una volta non avete provato ad ascoltarci? Ci dite che fare ostruzionismo per l'introduzione di questo reato è irresponsabile, ma ricordate cosa avete fatto quando noi, attraverso il disegno di legge Zan, chiedevamo l'applicazione di un'aggravante ad un reato già esistente? Allora, chi siete voi per elargire un giudizio morale sul nostro modo di fare opposizione? Comprendo bene che siate abituati a dare giudizi morali, e questo è evidente dal decreto in esame, ma attenzione a ricordare che il legislatore e, quindi, noi stessi, non è e non può essere un moralista.

Nonostante questo, comunque, la nostra opposizione a questa norma non è una opposizione ideologica e pretestuosa. Avete fiori di illustri giuristi tra le vostre fila, sono sicura del fatto che a porte chiuse anche loro vi abbiano avvisati dell'assoluta inadeguatezza di questo decreto. Non credo che ci sia molto molto altro da aggiungere su questo punto.

Rispetto al secondo argomento, anche lì, si notano contraddizioni a dir poco aberranti. Il Ministro dichiara di aver adottato forti misure precauzionali e, dall'altra, abbuona tutti coloro i quali non hanno garantito la salute altrui attraverso la violazione dell'obbligo vaccinale. Ho presentato giusto ieri un ordine del giorno, il cui scopo era quello di ripristinare l'obbligo vaccinale per tutti i lavoratori che operano nel settore sanitario, sociosanitario e socioassistenziale che arbitrariamente si erano sottratti al proprio dovere, con un unico obiettivo – ricordate? -: garantire il momento del contatto tra gli operatori e i pazienti. L'ordine del giorno in questione è stato bocciato, a quanto pare, più che altro a causa di un pregiudizio della forza di maggioranza nei confronti delle forze di opposizione, considerato ciò che il Ministro aveva relazionato alle cinque del pomeriggio.

In ogni caso, si è discusso fino allo sfinimento della pericolosità della pandemia da COVID-19; l'impatto sociale e sanitario che questa ha avuto sulla vita di tutti noi è ormai evidente, come è evidente che le misure ad essa collegate debbano essere proporzionate, oltre che alla pericolosità del virus e alla rispondenza del nostro sistema sanitario, anche alla necessità di restituire ai cittadini italiani il sereno vivere quotidiano.

Questo, però, non implica che la situazione che stiamo vivendo, per quanto meno drammatica rispetto al 2020, ci debba far prendere sotto gamba il nuovo aumentare dei contagi. Quindi, mantenere in vita alcune norme di comportamento essenziali alla gestione di un virus che ha causato danni inenarrabili è doveroso e, ahimè, responsabile. Tutti noi vorremmo che questa incresciosa situazione venisse meno; alcuni di noi vorrebbero addirittura portarla dimenticare, ma è nostra responsabilità non farlo. Comprendo la volontà di svolta e me ne faccio prima portavoce, ma, a costo di essere impopolare, non possiamo fingere che i dati non esistano e il nostro compito è proteggere i cittadini e farlo alla luce delle sole evidenze statistiche e scientifiche, forniteci dalla comunità di tecnici deputati all'elaborazione dei dati sanitari, che in questo momento evidenziano l'esigenza di prestare particolare attenzione nei confronti dei cittadini, con specifico riguardo ai soggetti deboli. Questi ultimi, infatti, sarebbero esposti a un estremo rischio se sollevassimo tutte le disposizioni vigenti in materia di contenimento della pandemia. Quindi, una minima disattenzione potrebbe causare loro danni enormi e la responsabilità di ciò sarebbe soltanto nostra.

Presidente, tutti ci auguriamo che interventi di questo genere non siano mai più necessari, tutti comprendiamo la frustrazione dei cittadini davanti a questo e, vi assicuro, non esiste nessuna differenza tra deputato e operaio, solo tra responsabili ed irresponsabili e noi siamo responsabili e siamo chiamati obbligatoriamente ad essere responsabili per il bene di tutti. Questi sono due dei motivi per il quale mi opporrò alla conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Carolina Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto interviene in materia di divieto di concessione di benefici penitenziari ai condannati per reati cosiddetti ostativi, al fine di tenere nel debito conto i moniti rivolti al legislatore dalla Corte costituzionale. Interviene, anche, per adottare misure per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dei raduni illegali dai quali derivi un pericolo per l'incolumità pubblica o per la salute pubblica. Interviene, altresì, per differire, per ragioni organizzative, abbondantemente e diffusamente rappresentate da tutti gli attori del sistema giustizia e saggiamente raccolte dal Governo e sulle quali non mi dilungherò oltre, l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Cartabia del processo penale, ma interviene anche su misure connesse alla gestione dell'epidemia da COVID-19, a partire dalla reintegrazione del personale sospeso, perché l'epoca delle restrizioni e degli obblighi targati Speranza secondo noi deve terminare, deve essere definitivamente archiviata.

Il Governo Meloni mantiene gli impegni che questa maggioranza aveva assunto durante la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), concetto estraneo - lo comprendo - a chi ha governato con chiunque pur di restare in sella nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sull'ergastolo ostativo le ragioni di necessità e di urgenza sulle quali si è a lungo dibattuto in questo ipocrita - e spiegherò fra poco perché - dibattito sono legate a una data, che è quella dell'8 novembre, data nella quale la Corte costituzionale sarebbe intervenuta, con il rischio di vedere pericolosi mafiosi fuori dalle carceri; preoccupazione che, mi rendo conto, non sfiorava chi con un decreto Svuotacarceri, durante la pandemia, quei mafiosi li fece uscire in permesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Grazie a questo decreto, invece, la Corte costituzionale ha correttamente rimesso gli atti al giudice a quo, cioè alla Corte di cassazione prendendo atto di un intervento che andava nella direzione esatta. La Corte aveva detto “sì” alle presunzioni relative. Leggo per citare testualmente: quelle presunzioni che rappresentino un regime probatorio rafforzato, in grado di escludere, non solo, la permanenza del vincolo associativo, ma, anche, il pericolo di un suo ripristino.

Ed è esattamente la direzione nella quale va questo decreto, sul quale però è necessario fare un'altra precisazione, perché io in quest'Aula per lunghi periodi di questo dibattito ho faticato a credere alle mie orecchie. Gli stessi deputati che nel marzo 2022 salutavano la riforma dell'ergastolo ostativo, sulla quale l'unico partito ad astenersi fu Fratelli d'Italia, come la migliore norma possibile, oggi hanno avuto il coraggio di criticare quella stessa norma che è stata ripresa dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, non solo io condivido la scelta governativa di ripartire dall'arresto parlamentare, cioè di rispettare la volontà del legislatore, ma rivendico con orgoglio l'intervento in Senato di Fratelli d'Italia che, grazie a un emendamento, ha reso ancor più stringenti quei requisiti giustamente rafforzati per impedire che i mafiosi escano, così come rivendico l'inasprimento, l'innalzamento da 26 a trent'anni del limite. Noi riteniamo che sia una scelta saggia, perché rispetto alla lotta alla mafia non si può arretrare, rispetto alla difesa della sicurezza, che è anche difesa della libertà, non si può arretrare!

Non mi sottraggo neanche all'argomento più spinoso di questo dibattito, che riguarda l'espunzione dei reati contro la pubblica amministrazione dai reati ostativi, ma non sarà sfuggito a chi si è soffermato su questo aspetto che in questo stesso provvedimento noi abbiamo esteso il regime dei reati ostativi a tutti i reati connessi con vincolo teleologico o consequenziale, come previsto dal nostro codice, a quelli per associazione mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), stia tranquillo quindi chi ipotizzava che reati di corruzione commessi nell'ambito dell'associazione mafiosa potessero sfuggire all'applicazione di questa norma, perché così non sarà e chi continua a sostenerlo sostiene il falso mentendo e ingannando gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questo, signor Presidente, lo preciso con dovizia di particolari, è per questo che ho citato il nostro il nostro codice, perché, vede, quando si toccano questi argomenti in un'Aula così solenne come è questa, è facile cedere alla tentazione della retorica, è facile cedere alla tentazione di citare, come se facessero parte del proprio pantheon, grandi magistrati che sul fronte della lotta alla mafia hanno sacrificato la loro vita. Allora io lo ribadisco in quest'Aula: il nostro mondo, il nostro movimento, si lascia ispirare dalle gesta di grandi magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), grandi magistrati che hanno lasciato la tessera del proprio partito per indossare la toga: ed è proprio per questo motivo che noi non siamo disposti ad accettare lezioni di etica, diritto, legalità da magistrati che hanno costruito la carriera politica mentre indossavano la toga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma passiamo all'argomento che ha dato un po' il nome anche nei titoli dei giornali a questo provvedimento, alla parte del decreto che vuole punire i cosiddetti rave party. Anche lì io sono rimasta, devo dire, un po' stupita, perché chi si fa ambasciatore o alfiere della legalità ci contesta di voler prevenire un fenomeno illecito, un fenomeno illegale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, io vorrei tranquillizzare, magari anche tutti i colleghi che amano partecipare ai rave party, che potranno farlo se saranno organizzati nel rispetto delle norme, potranno farlo se saranno organizzati nel rispetto delle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Cercherò di esemplificare quello che intendo dire: a queste crew che organizzano i rave party, basterà aprire una partita IVA, basterà affittare una sala da ballo, magari una di quelle che voi avete tenuto chiuso per due anni durante la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), basterà rispettare le leggi, ad esempio in materia di sicurezza, basterà pagare la SIAE per mettere musica, basterà, in una sola parola, fare tutto quello che si impone di fare alle attività produttive, legali e lecite in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Del resto questa norma va nella direzione che aveva tracciato il Ministro dell'Interno, Lamorgese, all'indomani del rave svoltosi nella zona di Viterbo, dicendo che vi era la necessità di rafforzare il sistema di prevenzione con l'introduzione di una nuova fattispecie. Sono certa che lo avrebbe fatto se la legislatura, fortunatamente, non fosse finita prima, così come sono certa che non vi sareste lamentati se lo avesse fatto lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quanto alle pene edittali previste da questa norma, altro argomento che ho sentito ricorrere frequentemente negli interventi che hanno preceduto il mio, vedete, il nostro codice penale risponde a una logica sistemica, quindi quando si introduce un nuovo reato bisogna far sì che esso si incastoni con una logica in quelli che già ci sono, e allora se già l'invasione di terreni ed edifici altrui è punita con la reclusione da due a quattro anni è ovvio che una fattispecie più grave deve avere una pena edittale maggiore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo lo imparai alla prima lezione di diritto penale, mi spiace che tanti non abbiano avuto la fortuna che ho avuto io.

Concludo, Presidente, perché non ho sentito la campanella. Quindi, in una sola parola, questo vostro ostruzionismo, che naturalmente non giungerà a metà perché questo decreto sarà regolarmente convertito, questi argomenti assolutamente strumentali e ipocriti che avete utilizzato saranno prontamente smentiti dai fatti. Ecco perché il voto del gruppo di Fratelli d'Italia sarà naturalmente, convintamente, favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Varchi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentina Barzotti. Ne ha facoltà, prego onorevole.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente, non posso che rilevare come, tra questa notte e questa mattina, in quest'Aula si sia parlato davvero di tutto e, lungi dal parlare anche di ostruzionismo, qui in realtà gli argomenti sono tanti, perché questo provvedimento davvero spazia dal COVID all'ergastolo ostativo, con buona pace del criterio di omogeneità della decretazione. Perché questa maggioranza veramente non ci fa mancare nulla, ed è anche allarmante vedere come le loro idee cambino a seconda della convenienza. Penso ad esempio al concetto di igiene pubblica, salute pubblica o incolumità pubblica; se non sbaglio questi erano i pericoli che giustificavano in prima formulazione la novella sui rave party sull'invasione di terreni o edifici. Per carità, la salute pubblica prima di tutto l'abbiamo detto fino ad adesso, ma allora mi sfugge perché questo concetto si sarebbe dovuto applicare a quello che ormai chiamerò come danno da rave e non ad eventuali focolai dovuti a pandemia da COVID-19 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il reintegro anticipato dei medici non vaccinati è un messaggio sbagliato, che porta a sottovalutare il rischio tuttora esistente di contagio. Non è che perché siamo stanchi del COVID, Presidente, allora il COVID non c'è più, come evidentemente pensa la maggioranza. I messaggi da veicolare sono altri, ma questa Presidente è solo una delle forzature e dei messaggi devastanti che questo provvedimento presenta. Si sono esclusi i reati contro la pubblica amministrazione dal circuito ostativo, parliamo di corruzione, anche internazionale, e di concussione; ma come avete potuto? Perché volete male a questo Paese?

Alla prima occasione utile, l'ho già detto ieri, anziché concentrarsi sulle vere emergenze del nostro Paese, ad esempio prevedendo più accertamenti in materia di sicurezza sul lavoro, che ha visto negli ultimi 8 mesi del 2022 aumentare gli infortuni del più 35 per cento, o sull'evasione fiscale, che in Italia costa circa 99 miliardi, la maggioranza attacca la cosa pubblica, la pubblica amministrazione, un presidio costituzionale fondamentale per tutti i cittadini e soprattutto per coloro che non hanno nulla, le persone più fragili e quelle più povere, e lo fa con un intervento che ho già definito frettoloso, pasticciato, ingiusto e lacunoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma per non andare troppo lontano, Presidente, per rimanere sui contenuti di questo testo, avreste potuto occuparvi dell'edilizia carceraria, oppure della condizione lavorativa della Polizia penitenziaria. Ma no, siamo costretti a vedere tagli alle risorse e a sentire panzane in diretta televisiva sui corsi di formazione per la Polizia penitenziaria. Ma se la Polizia penitenziaria è gravemente sotto organico e spesso costretta a turni massacranti, cosa facciamo, lasciamo le carceri senza personale?

Io, però, Presidente, vorrei anche ripercorrere quello che sta accadendo nelle carceri nelle ultime due settimane. Ad esempio, ricordiamo: la sommossa nel carcere minorile di Bologna; la morte di un detenuto nel carcere Marassi di Genova; sempre nello stesso carcere, l'aggressione di alcuni detenuti a due agenti della Polizia penitenziaria; il giorno di Natale l'evasione dei sette ragazzi del Beccaria, l'istituto penale per minorenni di Milano; il 26 dicembre sono state lanciate delle bombe molotov nel parcheggio di Rebibbia femminile.

Ora, penso a questi episodi, ma penso anche alle condizioni del carcere di Torre del Gallo in provincia di Pavia, un carcere che ho visitato e di cui il MoVimento 5 Stelle ha denunciato più volte la condizione degradante, dove - è notizia di neanche due ore fa - c'è appena stato un altro suicidio: un detenuto, nel reparto protetti, di soli 20 anni è stato trovato morto nella sua cella; notizia di neanche due ore fa, il sesto morto nel 2022. Una tragedia straziante, che conferma che il vero problema che meriterebbe una decretazione d'urgenza è quello della popolazione carceraria, di tutta la popolazione carceraria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Eppure il Governo taglia la spesa in legge di bilancio, assume poco e pensa ai rave!

In questo decreto, è presente anche tutta una serie di problematiche tecniche, non solo di merito. Penso, ad esempio, all'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, che parla proprio dell'ergastolo ostativo e dei benefici penitenziari. Quando parliamo di benefici penitenziari, parliamo di permessi premio, di lavoro all'esterno. E penso che la norma del 4-bis non soltanto abbia tutta una serie di criticità di politica criminale, ma abbia, altresì, criticità tecniche. Avevo presentato un ordine del giorno su questo tema, su una palese contraddizione che riguarda l'articolo 1-ter, che richiama fattispecie che vengono indagate in un modo differente rispetto alle medesime fattispecie, come descritte in altri commi del medesimo articolo. Un problema che è stato, peraltro, segnalato anche dall'Associazione nazionale magistrati, il cui appello però è rimasto inascoltato.

Il MoVimento 5 Stelle ha presentato emendamenti su questo, sia alla Camera che al Senato, ma niente, non sono mai stati accolti dalla maggioranza. Evidentemente, questo Governo era troppo impegnato a fare scelte di politica criminale assolutamente deprecabili, per potersi concentrare sul lato più tecnico di questo provvedimento. Questo provvedimento creerà una serie di problemi, non per ultimi problemi applicativi della norma penale.

Ma i paradossi, Presidente, non finiscono qui. Se la modifica all'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario ammorbidisce il trattamento penale riservato ai colletti bianchi, come è stato più volte detto questa notte e gridato dall'opposizione con forza per tutte queste ore, l'articolo 5 si scatena contro i giovani, con un intervento normativo grottesco e palesemente incostituzionale.

La norma, infatti, presenta violazioni palesi, sia dei princìpi propri del diritto penale, penso al principio di tassatività e determinatezza - anche io questi concetti li ho imparati molto presto al corso di diritto penale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e lo ricordo, tramite lei, Presidente, alla collega Varchi - oppure anche alla necessità e all'urgenza della decretazione, concetti a quanto pare sconosciuti.

Dico questo, Presidente, perché, che l'articolo 5 difetti del requisito della necessità e urgenza, è provato dai fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è provato dal fatto che il rave party di Modena è stato risolto con un intervento magistrale della Polizia, senza il bisogno di alcuna ulteriore norma diversa da quella già presente nel codice penale, all'articolo 633! Quindi, evidentemente, questo è un intervento inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ma ancora, questo testo viola il principio di ragionevolezza. Il nuovo e pericolosissimo reato di rave party, inquadrato tra i reati contro il patrimonio, è punito con una reclusione da 2 a 6 anni, mentre una bancarotta con la reclusione da 1 a 5. Vediamo, allora, se almeno il principio di tassatività viene preso in considerazione. No. Manca chiarezza circa il perimetro delle condotte sanzionate in relazione alle forme, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità. Ma voglio aggiungere, la collocazione sistematica del nuovo reato è singolare: nei delitti contro il patrimonio. Ma di quale patrimonio stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Nel testo vigente, reato contro il patrimonio. Ma non si capisce quale sia il patrimonio danneggiato. I rave, quando vengono fatti – e, raramente, vengono fatti, come è già stato ricordato -, sono fatti o all'aperto o in strutture disabitate e abbandonate. Se la maggioranza pensasse a riqualificare questi edifici abbandonati, al posto di punire chi li occupa, forse farebbe un buon servizio al Paese. Lo ricorda Assoedilizia, che ci dice che in Italia sono oltre 2 milioni gli edifici abbandonati e diroccati, e sono oltre 50 mila le persone senza un tetto. Ma queste sono le emergenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Questo provvedimento è a tratti scentrato e a tratti pericoloso. Per tutti questi motivi e non solo, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi consenta, Presidente, a nome del Partito Democratico, di ringraziare, ancora una volta, tutti i funzionari, i dipendenti della Camera, gli addetti alla sicurezza, gli addetti alle pulizie e gli addetti alla ristorazione, che ci stanno accompagnando in questa nostra attività complicata e difficile che dura da ore. E voglio ringraziarli davvero per la competenza e la professionalità con cui ci stanno accompagnando (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Mi consenta, però, Presidente, anche in qualità di capogruppo, di ringraziare tutte le mie colleghe e tutti i miei colleghi del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per la determinazione, la forza, la coerenza, la capacità con cui - e lo voglio ricordare alla maggioranza - stiamo qui e non stiamo, come qualcuno ha detto, sprecando tempo, non stiamo, come qualcuno ha detto, facendo ostruzionismo. No. Noi stiamo utilizzando tutti gli strumenti che ha a disposizione l'opposizione per dirvi che state sbagliando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che questo decreto è sbagliato, che questo decreto è dannoso, che questo decreto non solo non serve al Paese, ma sta facendo ripiombare il Paese nell'incertezza! E lo sta facendo su temi delicatissimi, sui temi della giustizia, sui temi della salute, perché poi ci avete messo dentro un po' tutto in questo decreto. Tutto. Tutto e il contrario di tutto.

E vorrei anche ricordarvi, colleghi della maggioranza, di quando la Presidente Meloni, proprio da quei banchi, tuonava dicendo “no” ai decreti-legge, quando governeremo noi non li faremo! Bene, in due mesi ne ha fatti quattro; il Governo Draghi due, il Governo Conte uno, uno! Eppure, allora disse che questa non era democrazia, che questo non era il modo di dare centralità al Parlamento. Beh, noi stiamo dando centralità al Parlamento, lo stiamo facendo proprio dai banchi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), esercitando tutti gli strumenti che il Parlamento ha a propria disposizione!

Lo facciamo a testa alta, dicendovi nel merito, perché qualcuno dice anche che non c'è un merito in questa opposizione. Eppure il merito c'è, ve lo hanno spiegato i tanti colleghi anche di altre forze politiche, non tutte, oggettivamente, di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma quelle giuste vi stanno dicendo che questo decreto è sbagliato, e ve lo dicono anche nel merito. Sarò davvero da questo punto di vista sintetica, perché molti lo hanno detto anche meglio di me prima, però li voglio ricordare questi titoli. Questo è un decreto-legge, quindi necessità e urgenza. La prima cosa che si fa è mettere a rischio il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come lo si fa? Rinviando di due mesi la riforma Cartabia, che, voglio ricordarlo anche a voi, è uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Rinviate di due mesi, per poi accorgervi che dovevate fare l'unica cosa che non avevate fatto, cioè le norme transitorie, e le avete fatte al Senato. Grazie. Però sapete che cosa è successo nel frattempo, con questo rinvio?

Due cose: primo, siccome la riforma Cartabia contiene molti provvedimenti, molte previsioni, molte norme che sono a favore degli imputati, gli avvocati giustamente - ognuno fa il proprio mestiere - stanno dicendo agli imputati “fermi, prendiamo un rinvio, aspettiamo che entri in vigore questa riforma, perché per noi è più vantaggiosa”. Quindi stiamo allungando i processi, non li stiamo accorciando, come invece ci hanno chiesto tutti. Ma non solo l'Europa, ce lo chiedono i cittadini.

E qual è la seconda cosa che succede? Solo per l'idea di come funziona la Cartabia, solo per l'idea del fatto che è stata introdotta l'improcedibilità, e lo dico ai colleghi del Terzo polo, avete dato un mandato in bianco al Ministro Nordio, al confuso Ministro Nordio, sulla prescrizione, di nuovo per tornare indietro. Quarta riforma in cinque anni: ma dov'è la credibilità di un Paese che sulla giustizia fa quattro riforme in cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che cerca di abbattere l'unica riforma che sta già funzionando, senza neppure che sia entrata pienamente in vigore? Cosa sta succedendo? I magistrati si stanno organizzando. E, siccome i magistrati si stanno organizzando, i dati, che non sono del Partito Democratico, sono dati ufficiali che ci vengono dati dal Ministero della Giustizia, quindi dal Ministro Nordio, denotano una riduzione nella loro durata, 15 per cento davanti alla Corte di cassazione, 16 per cento in corte d'appello, 9 per cento in primo grado. Esattamente gli effetti di efficienza ed efficacia che ci chiedono i cittadini e che abbiamo ottenuto con quella riforma che è stata approvata a larghissima maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), lo voglio ricordare anche oggi a chi è nei banchi della maggioranza e vuole dire che va superata. E poi con un decreto-legge, e su questo forse una riflessione complessiva va fatta, si introduce un reato, si introduce il reato cosiddetto anti rave. Siccome, volevo dire, suo tramite Presidente, all'onorevole Varchi che anche noi qualcosa di penale abbiamo studiato, le dirò, onorevole, per suo tramite sempre, Presidente, che qui mancano proprio tutti i criteri perché quella norma abbia un minimo senso, perché proprio non si rispetta nessuno di quei criteri che riguardano esattamente il motivo per cui, quando si mette in campo un reato, si dovrebbe stare attenti prima di tutto che non abbia profili di incostituzionalità. Eppure ce li aveva e li ha ancora secondo molti costituzionalisti, e comunque non risponde a quei criteri, a quei principi di tassatività, di offensività, di proporzionalità. Noi abbiamo detto che è sbagliato, è sbagliato anche nella pena. E qui ecco perché ho detto “il confuso Ministro Nordio”, perché in Commissione il Ministro Nordio ha detto che la pena era stata tenuta così alta, anzi, non sono sicura che lo abbia detto lui, ma sicuramente lui ha detto dopo un'altra cosa, ha detto che questa misura era così alta perché doveva consentire le intercettazioni. Cioè lo stesso Ministro che poi ha detto che le intercettazioni sono state abusate e vanno eliminate, cioè lo stesso Ministro che poi ha detto che sulle intercettazioni bisognerà fare una riforma, cioè lo stesso Ministro che ha detto che però su quel reato le ha lasciate per poterle utilizzare. Delle due l'una, abbiamo anche qui il Nordio 1 e il Nordio 2, dateci l'interpretazione autentica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), sarebbe utile anche nei tribunali. E poi sull'ergastolo ostativo noi avevamo fatto il nostro dovere; lo avevamo fatto alla Camera e avevamo mandato il testo al Senato. Voi lo avete ripreso, correttamente, però anche qua siete intervenuti con delle modifiche che sono assolutamente inaccettabili, lo abbiamo ricordato, quella dei reati contro la pubblica amministrazione. Non per tutti i reati, ma almeno potevate lasciare l'associazione a delinquere nei reati di pubblica amministrazione. E poi almeno potevate anche tener conto del fatto, ma voi ci pensate a quel povero giudice che da solo dovrà decidere, da solo, per quanto riguarda condannati per mafia o per reati gravissimi? E dovrà decidere da solo che cosa fare nei confronti di quella persona? Noi vi avevamo detto: che lo faccia il tribunale di sorveglianza; è più corretto, è più giusto, ma è anche più opportuno, perché una giustizia giusta difende anche i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), difende anche i magistrati che sono in prima linea. E invece voi ve ne siete dimenticati.

Ma direi che il massimo è stato ottenuto con le norme sul COVID. Ora, è vero che questo decreto è vecchio di due mesi ed è vero che nel frattempo sta cambiando il mondo, purtroppo drammaticamente sta cambiando il mondo, ce lo ha detto ieri il Ministro Schillaci. Ma ieri la Presidente del Consiglio, con grande cautela, ha detto “torniamo a utilizzare la mascherina”. Ieri il Ministro Schillaci ci ha detto, e lo abbiamo letto oggi, che ha fatto una circolare. In questa circolare che cosa dice? Torniamo a utilizzare la mascherina obbligatoriamente dentro i luoghi di cura, negli ospedali, negli ambulatori, negli ambulatori dei medici di medicina generale, in tutti i luoghi della sanità, i luoghi della fragilità, torniamo a utilizzare la mascherina. Ma allora perché avete detto di no agli ordini del giorno in cui noi chiedevamo di poter reintrodurre le mascherine nei luoghi di cura e nei presidi sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché allora, suo tramite, Presidente - mi dispiace la fugace apparizione del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, che ora mi impedisce di fargli la domanda direttamente, la faccio a lei e la faccio al Sottosegretario presente - a questo punto forse è opportuna una nuova informativa del Ministro Schillaci. Che cosa succede se non metto la mascherina dentro un ospedale? Mi sanzionano oppure tiro fuori il “no” all'ordine del giorno, e quindi posso andare liberamente senza la mascherina? Perché qua non ci si capisce più niente! Allora vogliamo oppure no essere chiari sul COVID? Vogliamo oppure no dire che bisogna utilizzare cautela? E che non sia timida la Presidente del Consiglio sui vaccini, lo dica che i vaccini hanno salvato vite (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), lo dica che bisogna vaccinarsi. Non sia timida dicendo “si rivolgano al medico di base”. Ma dove? E magari a un medico di base no-vax, che non è neppure vaccinato? Vado da lui a chiederlo? Ma vi pare una roba che abbia un senso? Concludo, Presidente: dentro di me mi chiedevo come lo definisco - il decreto l'ho già detto, è un mostro giuridico, è un obbrobrio -, come descrivo il Governo? Ho pensato alla Presidente Meloni, come lo avrebbe detto lei. Questo è il Governo che nun ‘gna fa, nun ‘gna fa, non ce la fa, non ce la può fare, nun ‘gna fa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non ce la può fare perché non puoi essere da una parte quello che fa l'atlantista e l'europeista e dall'altra parte litigare con la Francia sugli immigrati, non puoi essere quello che dice di usare la mascherina e poi, dopo, reintegrare i medici no-vax, non puoi essere due parti in commedia, non puoi esserlo. Questo Governo non ce la fa perché è inadeguato, perché è inadatto e perché non sta rispondendo alle esigenze e ai bisogni di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente, solo per comunicare che rinuncio al mio intervento.

PRESIDENTE. Per cortesia, abbassate la voce, per cortesia. Chiedo scusa, onorevole Calovini, lei ha rinunciato? Chiedo scusa, non riuscivo a sentire.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Confermo di rinunciare al mio intervento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, le chiedo scusa. Ha chiesto di parlare la deputata Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente, anche per avere azzeccato l'accento. Presidente, onorevoli colleghi, questo è il primo provvedimento del Governo Meloni. Ora, al di là dei rilievi di costituzionalità per mancanza dei requisiti di necessità e di urgenza, dimostrata dai fatti, e della omogeneità necessaria per un provvedimento siffatto, verrebbe da dire che la fretta sia cattiva consigliera e che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.

L'urgenza vera all'emanazione di questo decreto-legge appare, semmai, quella del Governo Meloni di dimostrare, con un'esposizione muscolare demagogica, un atteggiamento di maggior rigore: “la pacchia è finita”. Ma in questo provvedimento, analizzandolo, una domanda sorge spontanea: per chi e per cosa la pacchia è finita? Perché lungi dalle dichiarazioni formali di volontà di contrasto alla criminalità organizzata e all'illegalità, questo provvedimento, nella sostanza, va nella direzione opposta, e mi spiego. Andiamo all'introduzione del reato di rave party. È perfettamente inutile, perché queste condotte possono essere contrastate e contenute con gli strumenti giuridici già presenti nel nostro ordinamento - occupazione abusiva, danneggiamento, nel caso si facciano danneggiamenti -, a meno che non si voglia imputare a qualcuno di sentire musica o di fumare uno spinello e dargli per questo sei anni di galera, che mi pare assolutamente eccessivo e sproporzionato rispetto alla gravità del comportamento adottato. Non solo, di quale necessità e urgenza parliamo se ci sono due o tre rave party l'anno e, per giunta, sono stati già contrastati efficacemente dal prefetto di Modena? Assolutamente non si comprende.

E, poi, è una norma pericolosa perché introduce una fattispecie di reato, in netto contrasto con l'articolo 25 della Costituzione, in particolare con i principi di tipicità e determinatezza, quando dice espressamente: “quando dall'invasione deriva un concreto pericolo per la salute o l'incolumità pubblica”. Evidentemente queste sono clausole generali dell'ordinamento e non si può rimettere alla discrezionalità di qualcuno individuare quando ricorra una tale ipotesi di incolumità pubblica o di pericolo per la salute pubblica. Per esempio, io, da sindaco, facevo le ordinanze in merito ed era rimesso alla mia discrezionalità e andare a formulare un'imputazione con una pena edittale di sei anni, rispetto a una normativa di così ampi limiti e confini, è assolutamente in contrasto con l'esigenza di definire correttamente quelli che sono i comportamenti imputabili e che determinano la privazione del diritto essenziale della libertà personale.

Altra cosa, è un reato discriminatorio: non si comprende perché dal cinquantunesimo in più si debba incorrere nella misura e nell'imputazione penale e chi ha fatto un rave di 40 persone no. Ci vorranno spiegare quale sia il criterio fondamentale per dire che 30 persone non si possono riunire, 40 sì, 45 forse. Cosa ha determinato questo numero di 50 e non un altro? Fra l'altro, chi, come me, ha studiato diritto - non è solo l'onorevole Varchi a conoscerlo - sa che aver stabilito la pena edittale a sei anni consente l'arresto in flagranza, la custodia cautelare e la possibilità di intercettazioni, che, avendo riguardo a un reato di pericolo, evidentemente, apre la stura a intercettazioni da Stato di polizia, piuttosto che da Stato di diritto e questo è gravissimo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non solo, voglio dire una cosa. Quanto al fatto della pena edittale, non è che la pena edittale dipenda dal fatto che un comportamento sia speciale rispetto alle precedenti ipotesi normative. Di per sé, la pena va commisurata alla gravità, al disvalore del comportamento e alla gravità dell'offesa del bene e, se per gli stessi beni l'ordinamento ha sancito bene notevolmente inferiori, non si comprende questo accanimento punitivo nei confronti di chi ascolti musica.

Ma il Governo supera se stesso, quanto a incoerenza, sul contrasto alla mafia, alla criminalità organizzata e a gravissimi reati ostativi, quali quelli legati alla pornografia, perché, se vero è, come dice l'onorevole Varchi, che questo intervento è stato necessitato da una ordinanza della Corte costituzionale che invitava il Parlamento ad intervenire, l'intervento della Corte si limitava alla questione della presunzione assoluta della mancanza di collaborazione con la pericolosità sociale, richiedendo un vaglio al giudice di sorveglianza quanto all'iter nell'esecuzione della pena, cioè se il condannato abbia effettivamente espiato o si sia rieducato. Questa valutazione è rimessa al giudice di sorveglianza, che, quindi consente i benefici condizionali, come il lavoro fuori dal carcere, i permessi premio, le misure alternative al carcere a chi sia imputato di gravissimi reati mafiosi.

E se è vero è che c'è un richiamo alla teleologia nei reati contro la PA - poi lo dirò -, se già è difficile dimostrare la corruzione di per sé, figuriamoci la teleologia, cioè l'aggancio della corruzione con il fenomeno mafioso. Praticamente una prova diabolica, la classica probatio diabolica che nessuno riuscirà a dimostrare, per cui, tranquillamente, chi commette reati contro la PA, come la corruzione, e, magari, agevola la mafia, se ne starà tranquillo, a casa, a beneficiare di tutti i benefici di legge.

Non solo, ma, sostanzialmente, la normativa è assolutamente sbagliata nel momento in cui equipara o rende, addirittura, più agevole il percorso di chi non collabora con la giustizia rispetto a chi collabora con la giustizia. Perché, vedete, la mafia è lo Stato dentro lo Stato, si nutre di segreti, ha un codice omertoso di fratellanza, che solo con una vera premialità può essere disatteso dal soggetto che sa che rischia la propria vita e la vita dei suoi cari. Noi abbiamo esempi in Italia: il caso del piccolo Di Matteo, ucciso da Brusca e sciolto nell'acido perché il padre aveva collaborato con la giustizia. Ma chi volete che collabori più, se, addirittura, prevedete un sistema in cui chi collabora viene penalizzato rispetto a chi collabora? Non lo so, ma non ammettere i propri errori è diabolico.

Errare è umano, ci sta, ma noi, come MoVimento, abbiamo proposto ordini del giorno, abbiamo proposto emendamenti, tutti inascoltati, perché a noi interessa questa Italia, non fare bella figura come pare interessi a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E indebolendo fortemente, se non demolendo lo strumento che ha una fondamentale importanza nella lotta alla mafia, che ha dato corpo e sostanza all'opera e alle intuizioni di Falcone e Borsellino e di tanti altri grandi inquirenti, che hanno pagato con il sangue le loro intuizioni e il servizio a questo Stato, ingrato a questo punto, non si fa che agevolare un percorso di rientro e di potenziamento della mafia e della criminalità organizzata. E voglio dire che, se la mafia è il male assoluto - almeno per me lo è, per me che sono siciliana e nata a Palermo -, la corruzione è l'alimento più importante di cui si nutre, che consente un controllo pedissequo nel territorio e ogni indulgenza nei confronti dei reati contro la PA e ogni indulgenza fatta alla mafia, all'illegalità, al fenomeno più importante che crea un problema enorme alla nostra Italia, da cui ci dobbiamo liberare assolutamente e prima possibile.

Certamente avrei voluto dire tanto, perché io ho ben presente i volti delle persone, i volti delle persone uccise, alcune delle quali ho conosciuto, i volti delle persone che hanno collaborato. Li ho tutti qui davanti e tutti noi li guardiamo qui fuori, quando guardiamo la mostra “A testa alta”, ma non solo per una questione estetica, la dobbiamo guardare sentendoci turbati nell'animo, perché da quello che noi facciamo qui, oggi e domani…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

IDA CARMINA (M5S). …dipenderà quello che faremo all'Italia restituendola alle cosche e alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E questo non deve essere. Borsellino era un uomo di destra - mi scusi se rubo qualche secondo – e, da uomo di destra, ha combattuto fieramente in compagnia e associandosi a un grande uomo di sinistra perché, al di là di tutto, se vogliamo il bene dell'Italia, lo dobbiamo fare assieme, a prescindere dai nostri schieramenti ideologici (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Andrea Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, sull'ordine dei lavori. Siamo arrivati alle 13,20 e la richiesta - che abbiamo già sottoposto alla Presidenza, che rinnoviamo, che reiteriamo, che è già stata avanzata dal collega Fornaro in due occasioni - è quella di procedere per la pausa pranzo a una possibile sospensione di almeno alcuni minuti. Il motivo per cui la formuliamo non è solamente legato alla possibilità per tutti i parlamentari di poter seguire i lavori dell'Aula, ma anche perché ci sono persone che con turni molto lunghi - penso ai funzionari e ai commessi che stanno seguendo i nostri lavori - altrimenti non sarebbero messe nelle condizioni di pranzare. Penso che, oltre ai tanti applausi di ringraziamento, dovremmo anche un po' di rispetto a chi sta lavorando in quest'Aula e dovremmo dare loro la possibilità almeno di avere alcuni minuti per poter pranzare. Rivolgiamo l'ennesimo appello in tal senso e chiediamo alla Presidenza di esprimersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Casu. In ordine alla sua richiesta e alle richieste precedenti, proprio adesso, mi comunicano che abbiamo sentito il Presidente Fontana il quale ha detto che, in questo momento, non è prevista alcuna sospensione tecnica. Ma io personalmente chiamerò un'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Presidente, sull'ordine dei lavori, per rafforzare il suo intendimento di richiedere al Presidente Fontana di procedere a una sospensione ragionevole, anche perché sappiamo tutti che la questione è se la Presidenza - come aveva in qualche modo evocato il Governo, cosa del tutto irrituale - prenderà o meno una certa decisione. Quindi, con serenità, si potrebbe tranquillamente, per le ragioni avanzate dal collega Casu e per una questione di linearità, procedere a una pausa tecnica, tanto poi i tempi per maturare o meno la famosa decisione, che tutti aspettiamo che si configuri o che si materializzi, non verrebbero ugualmente meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Appena ovviamente avrò qualche informazione supplementare, la comunicherò all'Aula. Ritorniamo alle richieste di intervento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Signor Presidente e colleghi, devo dire che ho letto con positiva sorpresa alcune interviste rilasciate dal Ministro Nordio all'indomani del suo insediamento a via Arenula: in quelle interviste, si parlava di diritto penale minimo, di carcere come extrema ratio. La sorpresa, condividendo questi principi, nasceva dal fatto che ricordavo bene quali fossero state le reazioni della destra, di parte della destra che sostiene questo Governo, quando si procedette nella direzione di una depenalizzazione, seppur molto parziale, dell'introduzione dell'istituto dell'archiviazione per tenuità del fatto o della messa alla prova, della riforma della carcerazione preventiva e del tentativo, poi non portato a termine, della riforma dell'ordinamento penitenziario. Ricordo personalmente in modo nitido il post pubblicato dall'onorevole Salvini, quando si procedette alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, una vera vergogna per questo Paese, superata attraverso un intervento legislativo di cui mi onoro particolarmente. In quel post Salvini spiegava che, da quel momento in poi, ci sarebbero stati psicotici e serial killer che avrebbero attentato alla salute e alla vita dei cittadini perbene. Evidentemente però la capacità persuasiva del Ministro Nordio non è stata sufficiente a convincere il resto del Governo e la maggioranza perché questo decreto - come è stato detto da molti colleghi - va esattamente nella direzione opposta.

E' un distillato di panpenalismo ed è un piccolo e mediocre esercizio di populismo penale. Sul panpenalismo, ancora prima della presa di posizione di molti dei giuristi, l'ironia della cronaca - perché la storia non la scomoderei – si è incaricata di fare giustizia perché, proprio mentre gli esponenti della maggioranza reclamavano nuove norme per far fronte a questo gravissimo fenomeno dei rave party, le Forze dell'ordine dimostravano che soltanto attraverso l'intervento della buona amministrazione si poteva gestire questo tipo di fenomeno. La collega Varchi, che pure avrà studiato il diritto penale, deve sapere che un ordinamento giuridico non si difende semplicemente introducendo nuove fattispecie di reato, ma costruendo gli strumenti di sanzione più adeguati in funzione dell'illecito che viene a realizzarsi.

Non era invece assolutamente volontario l'umorismo dell'onorevole Meloni che, nelle stesse ore in cui annunciava una serie di nuovi condoni, tuonava che in Italia finalmente è finita la prassi per la quale alcuni rispettano le regole ed altri no. E' un distillato di diritto penale perché si cerca di affrontare fenomeni di carattere sociale con il diritto penale. Da questo punto di vista, fanno luce una serie di interventi dei componenti della maggioranza, che hanno spiegato che l'intervento è dovuto alla necessità di contrastare il fenomeno dello sballo della droga, dell'alcolismo e della devianza giovanile, come se un fenomeno sociale di quella gravità e di quella portata si potesse affrontare semplicemente con un aumento della pena edittale per un reato fatto assolutamente a caso. Allora, da questo punto di vista, quello che c'è da chiedersi è perché dei giuristi anche riconosciuti, come il prefetto Piantedosi ed il Ministro Nordio, abbiano messo a repentaglio anche la loro credibilità e il loro prestigio per produrre questo tipo di fattispecie di reato. La risposta che mi do è questa: la destra ha allestito un racconto e una rappresentazione della realtà, sulla quale ha avuto anche un consenso largo. Questa costruzione cosa diceva? “Da una parte ci siamo noi e dall'altra parte ci sono i nemici della Nazione”. Chi sono i nemici della Nazione? Per fortuna, non più l'Europa, per uno stato di necessità; evidentemente non più la finanza, alla quale è stato fatto un grande regalo attraverso un'attenuazione della tassazione sui profitti da rendita finanziaria; tra i nemici non vi sono più sicuramente le multinazionali: vorrei ricordare che a una multinazionale indiana qualche ora fa è stato fatto un regalino di 600 milioni di euro, trasformando un aumento di capitale in un prestito ponte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Sono rimaste in questa rappresentazione alcune figure che sono un evergreen per la destra: gli extracomunitari che, per loro natura, sono lo strumento della sostituzione etnica e i poveri. Sbaglia chi pensa che non ci sia più il conflitto sociale, ha ragione chi dice che il conflitto sociale è diverso da quello del secolo scorso perché, in questo secolo, il conflitto sociale è portato avanti dai ricchi contro i poveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Da questo punto di vista, vorrei ricordare che, su questo terreno, troveranno anche molte alleanze abbastanza inedite i colleghi della maggioranza, che portano avanti questa crociata, persino tra le colonne di importanti giornali progressisti, dove ricchi signori spiegano a poveri che si devono alzare alle 4 di mattina per fare 250 chilometri per andare a prendere uno stipendio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mancava una figura però in questa rappresentazione, quella del giovane debosciato, che è stata partorita con questa figura di reato. Da una parte, c'è la gioventù sana, quella della Nazione, quella che pratica lo sport e, dall'altra, ci sono appunto questi giovani che perdono la giornata sdraiati sul divano e si alzano per andare ai rave party. Questa è la vostra rappresentazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Questa rappresentazione, a proposito di strizzate d'occhio, strizza l'occhio a un senso comune che esiste nella società italiana, ai boomers, che non si fanno carico del fatto che il disagio sociale che esiste tra i giovani, lo spaesamento dei giovani, è anche conseguenza del fatto che gli abbiamo consegnato un'idea di futuro molto diversa da quella che abbiamo potuto avere noi di fronte. Ma, al di là di queste considerazioni, siamo di fronte all'uso simbolico del diritto penale, che è il modo peggiore per dare credibilità ad un ordinamento giuridico, perché non ha nessuna credibilità un ordinamento giuridico che punisce in modo più severo chi organizza una festa in spiaggia di chi, seppure involontariamente, toglie la vita ad un altro essere umano. Tale è l'impianto di questo decreto. Capiranno i colleghi del Terzo polo che, su questi presupposti, noi non ce la sentiamo di dare una delega in bianco a questo Governo per fare una riforma della prescrizione, nella quale semplicemente si scrive che bisogna tornare alla prescrizione sostanziale rispetto a quella processuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo dico perché la prescrizione sostanziale è un istituto che esiste nel nostro Paese, ma ha avuto declinazioni molto diverse. C'è quella che reca il mio nome, immeritatamente, e poi c'è la cosiddetta ex Cirielli, talmente brutta che persino il suo autore, un galantuomo come l'onorevole Cirielli, ritirò la firma. Su che cosa ci dovremmo basare per fare questa apertura di credito? Sul carattere garantista di questo Governo - e su questo mi sembra di avere già detto abbastanza - e sulle buone intenzioni dell'onorevole Costa. Ora io vorrei ricordare che l'onorevole Costa era contrario alla riforma della prescrizione, che io ho proposto e che si raggiunse soltanto attraverso una faticosa mediazione in quella maggioranza; vorrei ricordare come invece fu un sostenitore entusiasta della cosiddetta ex Cirielli, cioè una riforma della prescrizione che sostanzialmente era stata scritta per far cadere i processi che riguardavano Silvio Berlusconi. Questo è bene sempre ricordarlo in un Paese che ha poca memoria. Del resto questa operazione astuta che il Terzo polo ha messo in campo si muove anche sotto cattive stelle, perché la cifra garantista di questa maggioranza è stata ulteriormente rafforzata da una dichiarazione, che ieri ha fatto l'onorevole Meloni in una torrenziale conferenza stampa, nella quale, per testimoniare la tempra e la stoffa democratica dell'onorevole Almirante, ha ricordato una sua dichiarazione del tempo, nella quale disse, rispetto a un terrorista di destra: “non una, ma due pene di morte”. Non so cosa voglia dire “due pene di morte”, come si possano combinare due pene di morte, ma ci dà bene l'idea di qual è l'idea del diritto penale che guida la destra. È un'idea propagandistica, è un'idea dell'esemplarità, è un'idea, come direbbe Luigi Ferrajoli, che organizza il diritto penale contro quelli che ritiene i propri nemici, simbolici, reali, in carne ed ossa. È una deriva pericolosa, molto più pericolosa di quello che si può pensare, perché, quando il diritto penale non viene pensato come strumento per mantenere l'ordine sociale, in modo sussidiario rispetto ad altri strumenti, e diventa il mezzo attraverso il quale colpire bersagli ideologici, ecco, in quel caso si prende una strada che è pericolosa, che, purtroppo, questo Paese ha già percorso e che sarebbe bene non percorresse più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Bertoldi. Ne ha facoltà.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Grazie, Presidente. Sinceramente ero quasi intenzionato a rinunciare a questo intervento, ma le considerazioni che ho sentito plurime da parte di queste opposizioni, mi stimolano, cari colleghi, a fare qualche brevissima riflessione. Qualche riflessione è sul fatto che la presidente del gruppo del Partito Democratico, onorevole Serracchiani, ha detto pochi minuti fa che questo Governo, che il Governo Meloni, sarebbe un Governo inadeguato, un Governo incapace, un Governo non voluto dai cittadini. Io vorrei rassicurare la presidente Serracchiani e, con lei, ovviamente, tutti gli stimati colleghi del Partito Democratico e delle opposizioni. Vorrei rassicurarli che, mentre l'onorevole Serracchiani dice queste cose, Giorgia Meloni, il centrodestra, Fratelli d'Italia, stanno continuamente crescendo nei consensi e nel cuore degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, rassicuratevi, colleghi, non saranno certo le vostre critiche e le vostre parole a inficiare la considerazione dei nostri concittadini verso un lavoro serio e coerente, a differenza vostra, coerente con i programmi, ma coerente anche con l'impostazione nazionale ed europea che questo Paese ha voluto darsi. Vorrei però anche fare una riflessione. La faccio anche da ex senatore - lo ammetto -, abituato a ragionare con un Regolamento che permetteva davvero di lavorare e di confrontarsi. Io ho fatto opposizione, negli ultimi quattro anni e mezzo, sono fiero di aver fatto sempre un'opposizione costruttiva e alcuni colleghi che erano con me in Senato, di maggioranza e di opposizione, credo me ne possano dare atto. Un'opposizione che, però, era fatta sulla base di scontri politici, ad esempio, su emendamenti. Qua, invece, in questo mio noviziato da parlamentare alla Camera dei deputati, mi sono accorto che il 23 e il 24 dicembre, il 27, il 28 e il 30 - adesso non so se finiremo questa sera; credo, non so a che ora, ma che finiremo - ci stiamo consumando (Commenti), stiamo logorando il personale della Camera, i funzionari, stiamo utilizzando la luce, stiamo spendendo soldi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, che a parole avete tanto a caro i costi della politica! Io sono un uomo d'azienda, sono un commercialista, e se in un'azienda si perdesse il tempo a ragionare di ordini del giorno, cioè di aria fritta (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), verrebbe licenziato tutto lo staff presidenziale, cari colleghi.

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, facciamo finire.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). E lo so! Lo so che vi brucia essere corresponsabili.

PRESIDENTE. Onorevole De Bertoldi, un attimo, per cortesia. Per cortesia, recuperiamo la serenità e facciamo continuare l'onorevole De Bertoldi. Prego.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Grazie, Presidente. Ma io comprendo che, quando si dicono le cose vere (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e si tocca nell'intimo…

PRESIDENTE. Per cortesia…

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). …l'opposizione va in difficoltà e vorrebbe togliere la parola. Però io ho una voce che comunque si fa sentire, cari colleghi. Non mi ha mai zittito nessuno e non ci riuscirete nemmeno voi, ve lo garantisco. Quindi, cari colleghi, vi richiamo queste giornate, a discutere di ordini del giorno. Magari, qualcuno sulla stampa locale potrà vantare qualche successo, però, quando gli italiani capiranno meglio anche quante giornate e quanto denaro pubblico si è utilizzato per discutere, non di emendamenti, non di leggi, ma di ordini del giorno, cioè di propaganda politica, fatta in modo assurdo alle spalle degli italiani (Commenti).

PRESIDENTE. Per favore!

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Detto questo, cari colleghi, io vi ringrazio anche. La critica ve l'ho svolta, ma vi ringrazio anche, perché questo vostro intestardirvi nell'intervenire su questi argomenti ci ha permesso di chiarire ulteriormente agli italiani la differenza che c'è tra chi sta da questa parte dell'emiciclo e chi sta dalla vostra parte dell'emiciclo. Voi siete quelli da sempre, che siete i paladini di chi vive nell'illegalità, di chi vuole andare a occupare le case, di chi vuole andare a spacciare nei rave party (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…

PRESIDENTE. Onorevole De Bertoldi, per favore. Per favore, chiedo scusa, onorevole De Bertoldi, la prego, si rivolga sempre al Presidente.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Certamente, Presidente, ha ragione, ha ragione!

PRESIDENTE. L'onorevole De Bertoldi parlerà sempre al Presidente.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Su questo non c'è dubbio. Non c'è dubbio, Presidente: parlo a lei, ovviamente, e a coloro che avranno l'educazione di ascoltarmi, magari non condividendo quello che dico. Quindi - ribadisco - voi in questi giornate ci avete ovviamente confermato che, da una parte, c'è chi vuole garantire la musica, le feste, come bene ha detto la collega Maria Carolina Varchi pagando la SIAE, affittando dei locali, rispettando le leggi e le normative territoriali e nazionali. Ecco, da quella parte noi ci saremo sempre e in quella direzione sta la nostra posizione in questo decreto. Dall'altra parte, c'è chi invece ambiva al proliferare di eventi nell'illegalità, nell'insicurezza e nella vendita di stupefacenti. Bene, questa è la vostra posizione - l'avete riconfermata - e quella è la nostra. Penso anche al tema della riduzione delle pene.

Ho sentito prima una dotta considerazione della collega Quartapelle, quando ci voleva convincere, ovviamente sulla base di dati, perché i dati non si negano mai a nessuno, che più si riduce la pena più si educa il detenuto (Commenti della deputata Quartapelle); benissimo, benissimo, ne prendo atto…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, la parola la dà solo il Presidente.

ANDREA DE BERTOLDI (FDI). Comunque, gli italiani devono sapere che per noi i delinquenti stanno in galera e per altri dovrebbero uscire il prima possibile. È legittima una posizione, è legittima l'altra. Ecco, perché ringrazio anche i colleghi per aver ovviamente chiarito ulteriormente tutto ciò a quegli italiani, che invece stanno ovviamente - come hanno dimostrato con il voto e come me ogni giorno dimostrano nei sondaggi - dalla parte di chi, come Fratelli d'Italia, il centrodestra e Giorgia Meloni, sta per la legalità, per il mondo e per un'Italia che vuole rispettare la legge, vuole essere sempre dalla parte di chi lavora e non dalla parte di chi, invece, vorrebbe delinquere o, magari, essere assistita in modo passivo da parte di quello Stato che certamente, oggi, non appartiene più alla parte politica che ci sta qui di fronte e che, purtroppo, in queste ore, ha fatto spendere denaro inutilmente ai cittadini e allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, assistiamo a un fenomeno nuovo e mi sembra giusto stigmatizzarlo ed evidenziarlo: abbiamo inaugurato l'auto-ostruzionismo da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma non sono intervenuto e non intervengo per questo, perché mi sembra - e lo dico per il suo tramite al collega che mi ha preceduto – che la dialettica sia il sale della democrazia. La differenza tra noi e voi è che, quando i suoi colleghi, nella scorsa legislatura, hanno fatto, in diverse occasioni, azioni di tipo ostruzionistico in occasione degli ordini del giorno, nessuno da questi banchi, nessuno, li ha mai accusati di avere buttato via soldi del contribuente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché c'è una grande differenza: questi non sono soldi buttati, questa si chiama democrazia, se lo ricordi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Susanna Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il decreto-legge di cui si sta parlando - come ha detto molto meglio di me l'onorevole Serracchiani, perché è molto più preparata, nel senso che è più abituata a parlare in un'Aula, mentre io sono una neofita -, questo decreto, essendo io una neofita, lo vedo come una sorta di mondezza indifferenziata, cioè all'interno di questo contenitore c'è di tutto, c'è il decreto anti-rave, c'è il COVID, c'è l'ergastolo ostativo, perché sotto c'è la depenalizzazione dei reati contro la pubblica amministrazione. Alla fine, io ho capito che l'obiettivo principale è quello di cancellare e di depenalizzare i reati contro la pubblica amministrazione. E come si può fare questo senza che gli italiani rimangano sconvolti dalla verità? Semplicemente, nascondendo questo grosso obiettivo con obiettivi meno importanti. Avrebbero potuto mettere all'interno di questo decreto altre cose, mi viene da dire, non so, non poter camminare sulla spiaggia con costumi troppo succinti; giusto perché il tutto è volto a spostare l'attenzione da una legge che è difficile da spiegare ai cittadini onesti.

Come si fa a dire che il loro Governo sta facendo un obbrobrio simile? Non è facile. Ecco, ci ho provato, ho provato a mettermi dalla parte della maggioranza, ma è veramente impossibile, lo ripeto, è veramente impossibile. Allora, l'articolo 1, che è stato modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, interviene sull'ordinamento penitenziario in tema di accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale da parte di detenuti condannati per specifici reati particolarmente gravi e ritenuti tali da precludere l'accesso ai benefici stessi in assenza di collaborazione con la giustizia; quindi, questo articolo che cosa fa? Esclude dal novero dei reati ostativi i delitti contro la pubblica amministrazione; quindi, che cosa succede? Estende anche il regime differenziato per l'accesso ai benefici anche ai reati non ostativi – e questo è interessante - ma che siano caratterizzati da nesso teleologico con tali reati, cioè sono reati che vengono commessi al fine di commettere poi l'ultimo che sarebbe quello vero, il reato più importante, il più grave. Quindi, anche questi reati che vengono commessi vengono puniti come se fossero reati comuni.

Ricordo, poi, un'altra cosa importante. Trasforma da assoluta a relativa la presunzione di pericolosità ostativa, perché prevede la concessione dei benefici in favore dei detenuti non collaboranti che vengono ammessi alla possibilità di farne istanza, anche se in presenza di concomitanti condizioni, diversificate a seconda dei reati che vengono in rilievo.

Mi è venuta un attimo in mente una cosa. Scusatemi se salto da un argomento all'altro, ma volevo rispondere al collega che parlava di soldi spesi da noi. Ma, come si fa, quando l'ANAC -come è emerso nel quinquennio 2017-2021 - ha accertato che gli illeciti contro la pubblica amministrazione valgono 34 miliardi di euro, lo ripeto, 34 miliardi di euro, a parlare di soldi spesi qui?

Un'altra cosa, scusatemi se parlo anche di questo, ma mi è venuta in mente un'altra considerazione che non è all'interno del mio discorso. Stavo pensando a un'altra cosa in relazione a quando voi parlate agli Italiani, perché questo è veramente un modo per mettere una cortina fumogena in modo che loro non capiscano. Nella vostra legge di bilancio, se non vado errata, c'era una parte che riguardava le bollette e sembra quasi che voi abbiate fatto un grande sforzo, perché li avete aiutati, avete aiutato questo popolo che tanto amate, ma, scusate un attimo, invece di fare tutte queste cose, perché non avete tassato gli extraprofitti che sono miliardi di euro che avrebbero potuto entrare nelle casse dello Stato, altro che il clic di cui parlava il nostro Premier quando prima era una semplice deputata di Fratelli d'Italia.

Allora, questi soldi che sarebbero fatti col sangue degli italiani - loro ci stanno inzuppato il pane, nel sangue degli italiani - sono miliardi di euro, altro che 1.000 euro a clic, come chiedeva l'onorevole Meloni, quando parlava col Presidente Conte.

Mille euro con un clic; ma, qui, saremmo diventati tutti ricchi se l'onorevole Meloni e anche Draghi avessero tassato - veramente, però, e non facendo finta - gli extraprofitti che sono miliardi e miliardi di euro.

Allora, veramente vogliamo parlare di bazzecole, di soldi spesi così? Oppure quando parliamo dei soldi del reddito, che non sono neanche un miliardo? Ma quanti miliardi si sprecano con la corruzione, e anche aiutando gli amici degli amici a non pagare certe tasse che invece erano dovute? Quindi non parliamo di sprechi perché veramente, come posso dire, non è una cosa simpatica, perché non ce ne sono di sprechi, capito?

Ecco, poi volevo dire un'altra cosa alla quale ho pensato, ma magari sto dicendo una cosa che non è giusta. Se un cittadino commette un reato nei confronti di un altro cittadino viene punito, io parlo di reato e quindi penale, alla fine mi sono chiesta: ma è possibile che anche quelli commessi nei confronti della pubblica amministrazione vengano puniti alla stesso modo, cioè non c'è più l'ergastolo ostativo, quindi per logica, quasi come se la pubblica amministrazione diventasse una persona fisica? Questi reati che dovrebbero essere considerati gravissimi, perché la pubblica amministrazione è lo Stato, lo ripeto, e lì ci sono un fiume di soldi che stanno arrivando, ed è quello il problema, dall'Europa.

Un'altra cosa volevo chiedere al Governo: monitorare la situazione perché potrebbe essere che possa essere più grave di quanto si pensi. Ma poi ripensandoci mi dico: ma se sono stati loro ad aver voluto questo obbrobrio? Questo abominio è stato partorito da questo Governo, e ti pare che un Governo che ha partorito un simile abominio può poi mettersi ad impedire che questo abominio venga compiuto? Non esiste, è un controsenso!

So che è tutto inutile dirlo. Per questo io voto negativamente a questo provvedimento convintamente, come tutti i colleghi del Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, questo è un decreto in cui avete messo di tutto: da questo nuovo articolo del codice penale contro i raduni musicali, con una pena da tre a sei anni, alle norme sull'ergastolo ostativo, che vanno ben oltre però le indicazioni della Corte costituzionale, con delle modifiche per noi inaccettabili; ma pure il via libera al rientro dei medici no-vax è un segnale chiaro dell'ambiguità di questo Governo rispetto a un tema, quello del contrasto alla pandemia, che anche da ex amministratrice di una delle regioni più colpite posso dire ha dato un colpo pesantissimo alle nostre comunità.

È un minestrone questo decreto, un minestrone populista che non risponde di certo ai criteri di necessità e di urgenza, ma forse solo alla necessità e all'urgenza di questa maggioranza di coprire l'incapacità di gestire una difficile contingenza economica con delle azioni che sono null'altro che propagandistiche identitarie, tutto fumo e niente arrosto. Lo abbiamo visto anche nella manovra finanziaria, un documento senza visione che colpisce i poveri fa cassa sulle pensioni delle donne, fa cassa sulle pensioni del ceto medio, non prevede gli investimenti che servono nella sanità pubblica, nella scuola, nel trasporto pubblico, né in quelli che servono per far ripartire le imprese e supportare gli enti locali nel rispondere ai bisogni dei cittadini e delle cittadine. Una manovra senza respiro, salvo qualche piccolo accordo ecco, il respiro di quegli accordi per accontentare una maggioranza che, chiaramente, è già divisa.

Questo decreto racconta molto di come siete, e la prima urgenza cui avete rivolto le vostre energie non è la precarietà che costringe tre milioni di lavoratrici e lavoratori alla povertà, non è l'impossibilità di costruirsi un futuro dignitoso nell'unico Paese dove i salari non crescono. Voi vi tappate le orecchie ogni volta che proponiamo, insieme alle altre opposizioni, un salario minimo per tenere fede al principio che sotto una certa soglia non è lavoro. Siccome il primo di gennaio è l'anniversario della sua entrata in vigore - ecco direi che questo è l'unico anniversario che chi occupa le più alte cariche di Governo e delle istituzioni repubblicane dovrebbe ricordare in questi giorni, non certo esprimere nostalgia dei partiti le cui radici storiche affondano e direi sprofondano nel ventennio fascista -, rileggiamo insieme l'articolo 36 della Costituzione, il quale dice che: il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Non è questa l'urgenza per voi, non è neanche il clima, nel momento in cui la scienza, che fate così fatica ad ascoltare, dice che dobbiamo azzerare le emissioni nette in fretta se vogliamo che il pianeta rimanga abitabile per le prossime generazioni; non è neanche la crescita delle diseguaglianze per effetto della crisi economica e pandemica la vostra urgenza. No, la vostra urgenza sono i raduni pericolosi musicali o per altri scopi d'intrattenimento! Ecco, quando avete scritto d'impulso quella norma vi abbiamo avvertito che era incostituzionale. Apriti cielo! Siamo stati attaccati, vi siete scatenati contro questa opposizione colpevole semplicemente di fare il suo mestiere, opporsi ai vostri sbagli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Nella prima stesura poteva colpire ogni forma di aggregazione pacifica, manifestazioni sportive, lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti. Ecco, ci avete attaccati, salvo poi rendervi conto che avevate sbagliato e correggere questa norma, ma certo in modo insufficiente, perché andava semplicemente rimossa. Esiste già una norma e comunque, il caso d'attualità da cui nasce, è bene ricordarlo, è stato gestito meritoriamente dalle autorità locali a norme vigenti in maniera ordinata e nel segno del dialogo, si può fare. La prima domanda è quindi: dove stanno la necessità e l'urgenza di questo decreto? La seconda è che emergono dei chiari profili di incostituzionalità.

A me preoccupa la disinvoltura con cui maneggiate lo strumento penale, il reato rimane di pericolo presunto, il criterio è generico e vago, e in questo modo chiaramente non ha neanche gli altri requisiti della ragionevolezza, della tassatività, quello che prescrive l'articolo 25 della nostra Costituzione. Non individua in modo chiaro le condotte sanzionate e nemmeno chi dovrebbe caricarsi di decidere con ampia discrezionalità dov'è il pericolo presunto o anche quali sono gli scopi d'intrattenimento. Insomma, mettiamo in condizione i giudici di fare fatica rispetto ad una norma che viola anche l'articolo 3 con una sanzione sproporzionata; ma viola anche l'articolo 17, voglio citare anche questo articolo, il quale dice che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi e lo si può vietare soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica; la vostra norma contrasta con questa disposizione perché aggiunge l'esistenza di altri rischi senza chiarire chi dovrebbe valutarli, con una valutazione che è meramente anticipata e astratta. Che cosa vi hanno fatto di male i giovani e le giovani di questo Paese? Questa è la domanda che vi faccio.

Voi avete una strana idea della sicurezza, perché sicurezza vuol dire innanzitutto prospettiva di vita dignitosa, vuol dire sicurezza sul lavoro, vuol dire sicurezza di un salario equo, vuol dire anche sicurezza di una pensione sufficiente, vuol dire sicurezza anche il contrasto all'illegalità, come quella di chi invece evade e fa il nero, che avete premiato con i condoni nella vostra manovra, alzando la soglia del contante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sicurezza vuol dire contrasto alle mafie che a parole contrastate ma nei fatti invece no, anche perché servirebbe investire nei tribunali e nelle strutture specializzate, che invece faticano ad avere le risorse sufficienti per poter essere più capillari nel contrasto alle infiltrazioni mafiose nell'economia.

La nostra storia ci insegna, guardate, che la società più sicura è quella più inclusiva, è quella che non lascia indietro nessuno, è quella che non marginalizzata e non lascia un centimetro alle discriminazioni. Sicurezza vuol dire non aver paura di costruirsi un futuro, di costruirsi le famiglie, perché è ipocrita che parliate tanto di natalità e non vedete quanto su di essa incida negativamente la precarietà che colpisce soprattutto i giovani e le donne, soprattutto al sud di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sicurezza non è certo lasciare in mezzo al mare o nei porti le persone più fragili, salvati da un naufragio mentre mancano vie legali e sicure per l'accesso all'Unione europea per chiedere asilo. Nel 2022 sono morte quasi mille e quattrocento persone nel Mediterraneo centrale e oltre 20 mila sono state respinte verso la Libia, ma il vostro problema non è mettere in campo una missione istituzionale di ricerca e soccorso in mare.

Il vostro problema è prendervela con chi sta sopperendo alle gravi mancanze istituzionali per salvare le vite in mare. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Sicurezza per i giovani non è criminalizzare i raduni, ma creare le condizioni per cui non debbano emigrare per vedere valorizzate le proprie competenze e abbiano spazi nelle città per le attività culturali, per le attività sociali. Mentre Meloni spiegava ieri che cosa significa, dava lezioni sulla congruità dell'offerta di lavoro, avallando il solito stereotipo per cui giovani e lavoratori sono troppo selettivi. Mi chiedo se la Presidente del Consiglio sappia che 1 lavoratore su 4 in Italia è sovra istruito. Questo è un danno non solo per loro, ma per tutta l'economia. Vuol dire deprimere potenzialità di sviluppo e di innovazione.

Un Governo serio si preoccupa non di obbligare ad accettare qualsivoglia offerta di lavoro, anche quelle palesemente di sfruttamento, ma si preoccupa di come aiutare il tessuto economico alla conversione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), tutti i settori dell'economia, accompagnandoli alla trasformazione digitale, di come accompagnare l'innovazione e la ricerca, e approfittare di questi investimenti del PNRR. No. Voi li obbligate ad accettare offerte che deprimono le competenze su cui si sono formati. Vergogna! Vi preoccupate tanto di immigrazione, ma non vedete la precarietà e la sovraistruzione. E vi dico che la rimozione di questi problemi è favoreggiamento dell'emigrazione, rendetevene conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

L'altro aspetto preoccupante è quello che riguarda, naturalmente, la sottovalutazione pericolosa - nei giorni di nuove ondate, purtroppo, di COVID in Cina - di questa pandemia da parte del Governo. Ne avevamo già avuto un segnale inequivocabile quando un sottosegretario metteva in discussione l'efficacia dei vaccini, che hanno messo in sicurezza la nostra comunità e soprattutto le persone più fragili. Abbiamo davanti una maggioranza spaccata, in cui Forza Italia difende in quest'Aula i vaccini, ma Meloni continua a fare spallucce. La Presidente del Consiglio anche ieri - e voglio stigmatizzare l'atteggiamento ambiguo - a una domanda sui vaccini ha risposto: chiamate il medico. Ma lo sa che mancano i medici di base in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lo sa che i medici erano in piazza il 15 dicembre per le loro difficoltà? E guardate che la soluzione non è l'assurdità, mentre fortunatamente si ripristinano mascherine e tamponi, di reintegrare i medici che hanno rifiutato il vaccino, ma è investire maggiormente nella sanità pubblica, universalistica e territoriale di questo Paese. Questa è la strada.

Ma questo, l'abbiamo capito, è un Governo delle forzature: avete forzato le procedure e i tempi di esame della manovra, avete forzato sull'autonomia differenziata inviando un testo alla Presidenza del Consiglio ed esautorando i luoghi del confronto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) come la Conferenza delle regioni. Ritirate quella bozza perché è inaccettabile questa forzatura e quella bozza fotografa e perpetua le disuguaglianze esistenti. Un'altra forzatura state per farla in quest'Aula. Io vi dico e ve lo diciamo nell'interesse della democrazia: basta! Avete iniziato malissimo. E mentre agite ogni forzatura possibile, Giorgia Meloni, non paga, ripropone il presidenzialismo, magari a botte di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi ci opporremo a un disegno che vuole far saltare i pesi e i contrappesi sapientemente posti nella Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevole, chiuda.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Presidente, mi avvio a chiudere, ma vi chiedo: in Spagna la Premier è andata spesso. Peccato che non abbia studiato come quel Paese cerchi di limitare i contratti a termine e stia finalmente riprendendo fiato l'assunzione a tempo indeterminato dei giovani. Perché non è andata a prendere questo esempio? No. È andata a prendere esempio dai cattivi maestri di Vox, da quell'estrema destra intollerante che rivendica il franchismo, mentre qui rivendicate l'MSI e quelle radici pericolose per i fondamenti della democrazia e della nostra Costituzione su cui avete giurato.

PRESIDENTE. Per cortesia, onorevole.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Chiudo. Sapete qual è l'anniversario che dovevate ricordare in questi giorni? Il 28 dicembre 1943: uccisione dei fratelli Cervi, contadini e resistenti, per mano fascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Onorevole, chiuda.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Per questi motivi, dichiaro il mio voto contrario a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Avendo seguìto questi giorni di dibattito e ascoltato tutti gli interventi, faccio mie le dichiarazioni della collega Varchi, ringrazio il sottosegretario Delmastro, i colleghi del Governo, tutti i colleghi del centrodestra, ma anche dell'opposizione. Ringrazio anche lei, Presidente, e chiudo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ogni qual volta in queste Aule si provava ad estendere dei diritti per qualcuno, che fosse libertà di amare, libertà di decidere del proprio corpo, accogliere delle persone che vivono in Italia, dalla destra partiva sempre lo stesso ritornello: ma perché perdiamo tempo in queste cose, con tutte le emergenze che ci sono in questo Paese, dobbiamo pensare a queste robe? E allora noi, che ritenevamo che invece fossero cose prioritarie, una volta che il Governo è andato al centrodestra, dicevamo: ora vedremo quali sono tutte quelle cose prioritarie che con urgenza dovevamo fare, visto che purtroppo abbiamo le file alla Caritas e le bollette. Per anni ci hanno detto: basta perdere tempo con queste cose. L'emergenza, finalmente, è che, signori, chiunque di voi ha un rave sotto casa, finalmente ora può dormire tranquillo e può andarsene con la propria valigetta piena di contanti a fare acquisti. Perché queste erano le vere emergenze del Paese.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 14,06)

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Non potevamo pensare a quelle altre quisquilie che riguardano davvero la vita e la sofferenza delle persone. No. Perché chi è che non ha un rave sotto casa e non ha dei soldi da spendere in contanti per fare gli acquisti che gli servono tutti i giorni?

Ieri abbiamo sentito la Presidente Meloni che giustamente ha detto: io non mi faccio fare la morale da chi ha scarcerato i mafiosi. E ha ragione, perché quei mafiosi furono scarcerati per una legge del 2010 del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E qui nessuno si fa fare la morale dal Governo Berlusconi, ci mancherebbe altro che noi volessimo la morale del Governo Berlusconi. Grazie al MoVimento 5 stelle e al Ministro Bonafede, quei mafiosi sono ritornati in carcere. È ora che la smettiate di dire delle bugie su questa roba!

Poi arriva questa emergenza, facciamo un decreto, e questo per prassi parlamentare, per noi la giustizia, sì, che era un'emergenza, ma lo Spazzacorrotti era un disegno di legge che ha permesso a tutto il Parlamento di intervenire su un tema del genere. Ci sono stati tanti confronti e non è stato un decreto convertito tra Natale e Capodanno a mettere mano a questa roba. Anche prima ho sentito il collega che diceva: perdiamo tempo con gli ordini del giorno. Bene, noi, in piena emergenza COVID, quando facevamo dei decreti che stanziavano 40, 50 miliardi, facevamo due manovre finanziarie al mese praticamente, e dovevamo sopperire a una crisi mai vista in questo Paese, ci sentivamo - per questi provvedimenti che andavano a ristorare le famiglie e le imprese, ad aiutare la sanità - l'ostruzionismo di Fratelli d'Italia in quel periodo, e nessuno ha mai pensato di ricorrere alla ghigliottina, o quant'altro. Nessuno ha mai detto che si stavano spendendo dei soldi pubblici, ed eravamo - lì, sì, davvero - in piena emergenza. Però capiamo che per la destra le emergenze sono queste.

E allora io mi soffermerei un attimo su questa cosa dei rave, perché fa davvero sorridere. Perché nei rave ci si droga, ci sono gli stupri, ci si sballa, chissà quante cose succedono in questi rave. Purtroppo - e io dico purtroppo - l'abuso di stupefacenti, la violenza sessuale o no, avviene, purtroppo, dalle riunioni di condominio, agli stadi, alle discoteche, dove c'è, anche lì, un consumo di droga e dove si paga 50 euro per entrare a sera, e giustamente non è che si fa di tutta un'erba un fascio. La violenza e il consumo di droga, purtroppo, sono dei fenomeni che avvengono in tutte le parti della società. E che questo decreto sia stato emanato nel momento in cui, in una curva di uno stadio italiano, si costringevano con la violenza delle persone ad uscire dallo stadio, in solidarietà, alla morte di un capo ultras, ci faceva vedere come il problema erano i rave e non erano tante altre parti della società dove queste cose avvengono. Nei rave si cerca di colpire una roba che, in Italia, se uno avesse studiato un minimo e approfondito il tema, non è assolutamente un fenomeno minimamente paragonabile a quello che avviene in Europa.

Questi rave avvengono in culture che sono molto più avanzate, da questo punto di vista, per questo genere di spettacolo e per questo genere di intrattenimento, che sicuramente ha dei problemi di illegalità, ma ce li hanno, purtroppo, lo ribadisco, molti settori della nostra società. Uno pensa che la destra arriva al Governo, e qual è la cosa che la destra ci dice sempre, quasi in maniera sacrale, appropriandosi anche, secondo me illegittimamente, del concetto di patria e di Nazione, perché la Nazione e la patria appartengono a chiunque? Va a ridurre le pene, sostanzialmente, perché se ho dei benefici mentre delinquo nei confronti dello Stato, con chi attenta allo Stato, alla Nazione, alla patria, voi dovreste difenderla quella Nazione e quella patria. Perché, se rubo contro lo Stato, rubo contro la Nazione, rubo contro chiunque; se corrompo, metto in difficoltà innanzitutto noi stessi, tutti quegli amministratori che cercano di chiudere un bilancio, quegli amministratori locali, quei presidenti delle regioni e tutti noi, qua, che dobbiamo cercare dei soldi, che finiscono nelle maglie della corruzione. E voi vi dimostrate, come sempre è stato nella vostra storia, forti con i deboli e deboli con i forti. È nel vostro DNA, questo. E l'andare a cercare, in qualche modo, di inibire quella che è la collaborazione che possono fare le persone che sono state prese con le mani nel sacco è una roba che davvero non sta né in cielo né in terra oggi, soprattutto oggi, perché noi, con quella Spazzacorrotti che abbiamo istituito, orgogliosamente istituito, e per la quale ringraziamo il lavoro del nostro Ministro Alfonso Bonafede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ha fatto una legge che nel febbraio del 2020 la Commissione europea - e qui lo dico a molti che mettono anche nel proprio nome la parola Europa, come se l'Europa fosse sempre o in italiano o in inglese, dipende come lo si declina - disse “finalmente è stata fatta una legge del genere in Italia”. È stata elogiata quella legge anticorruzione. Per quale motivo? Per quale motivo? E anche qui vi sciacquate la bocca con le aziende, le aziende, le aziende. La motivazione con cui fu elogiata quella legge era perché finalmente facilitava il lavoro delle aziende in Europa, perché le aziende non vengono in un posto dove la corruzione non è perseguita e non è penalizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), le aziende oneste e i lavoratori che non hanno delle corsie preferenziali con gli amici politici negli enti locali, che arrivano a corrompere per poter lavorare. E quella legge è stata il viatico per avere una fiducia da parte dell'Europa, perché con il PNRR ottenuto dal Presidente Conte, quando voi non votavate quel PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando voi qua dentro gridavate alla dittatura sanitaria, l'Europa ha dato fiducia all'Italia. Ha detto “noi diamo questi soldi perché si sta prendendo una direzione dove finalmente in Italia la corruzione si persegue”.

E oggi torniamo indietro, oggi, agli occhi degli italiani e agli occhi di tutta Europa, noi stiamo tornando indietro e stiamo perdendo quel credito che avevamo faticosamente ricominciato a prendere, perché si torna a quell'Italia dove essere furbi, dove delinquere, dove avere delle corsie preferenziali, dove viaggiare in quello spazio tra poteri, tra imprenditoria collusa, tra colletti bianchi, è uno spazio dove tutto può accadere e dove i più furbi vanno avanti. State legittimando lo stereotipo peggiore dell'Italia, mentre per due anni, invece, avevamo contribuito a cambiare la direzione di quello che stava accadendo. Dico che, se il buongiorno si vede dal mattino, davvero molte nubi ci saranno all'orizzonte per questo Paese, però non inventatevi ancora una volta delle emergenze. Lo dissi già nel discorso alla presenza della Presidente Meloni, e vado a concludere. Avete questa abitudine di crearvi nemici, di creare fantasmi, i rave, poi sarà l'immigrazione, i furbetti del reddito di cittadinanza. Vi create dei nemici per attaccarli o per far finta di risolvere i problemi che siete bravissimi a creare, ma poi, nel frattempo, ci sono i problemi veri, ci sono i problemi delle persone che voi non avete affrontato, anzi, li andate a peggiorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Questo decreto tiene in sé tutte le contraddizioni già nel titolo, misure urgenti in materia di benefici penitenziari per i condannati di reati ostativi, di contrasto ai raduni illegali, di applicazione della riforma del processo penale, di giustizia sportiva, di obblighi di vaccinazione anti-COVID in materia sanitaria. Insomma, manca solo la dicitura “varie ed eventuali” e poi ci sarebbe tutto. Per ragioni di storytelling questo tutto è stato riassunto nella battaglia epocale che avete condotto, da veri cavalieri, contro l'apocalisse dei rave. Le bestialità da contestare sono così tante che uno non saprebbe neanche da dove incominciare, e allora mi concentro soltanto su tre cose che mi hanno colpito di più e che determinano il mio giudizio sul decreto, perché altrimenti avrei bisogno di un'estensione del tempo che ho a disposizione.

Se lei volesse concedermelo, Presidente, lo userei volentieri, però non vorrei abusare né della sua pazienza né di quella dei colleghi della maggioranza, che da ieri scalpitano per il desiderio di trasformare questo decreto in legge. Attenzione, però, vi ricordo che, se non rinunciate alla trasformazione in legge entro questa sera, se domani, a mezzanotte, mettete un po' di musica e fate con cinquanta amici il trenino di Capodanno, con i cappellini di cartone e le lingue di suocera, rischiate di passare qualche guaio. Pagatela, tra l'altro, la SIAE su Brigitte Bardot. Questo vostro manifesto ideologico riassume tutte quelle azioni che avete fatto da quando, il 25 settembre scorso, gli elettori hanno riposto in voi la loro fiducia.

La lotta alla digitalizzazione, alla tracciatura del denaro, una ventina di disperati poveri cristi lasciati a bordo di una nave a Catania, l'accanirvi contro le classi sociali più povere, lastricare di condoni la strada dei più ricchi. D'altronde, siete la destra, non vedevate l'ora di poterlo urlare a petto in fuori. Un po' come ha fatto l'onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, venuto qui a petto in fuori, sotto la curva, ieri. Verrebbe da dire, che cosa si aspettava? I nostri complimenti, forse? È attraverso il vostro atteggiamento che siamo certi che questo Paese abbia un'emergenza, e quell'emergenza siete voi. Siete voi che avete scritto questo decreto, che è un manifesto ideologico, che serve, lo sottolineo, a proseguire la campagna elettorale, ma questa volta non a costo zero, ma a nostre spese, a spese del Paese, della sicurezza sanitaria del Paese, di priorità evidenti, quelle vere. Con buona pace di chi vi ha votato sulla base di promesse elettorali di soluzione ai problemi concreti, avete licenziato una legge di bilancio che, se tutto andrà bene, ha il respiro di un quadrimestre.

E ora presentate questo decreto ideologico, questo manifesto identitario, che serve solo a tenere anestetizzati alcuni dei vostri elettori. Difatti non vi siete risparmiati in retorica, in parole e in narrazione. Però arrivo alle tre cose che mi hanno colpito. La prima, quella che dà il titolo a questo decreto, il provvedimento anti rave. Naturalmente già molti colleghi lo hanno fatto, prima di tutto verrebbe da chiedervi dove sono necessità e urgenza. Uno del totale dei tre rave dell'anno risolto con strumenti già a disposizione. Tutto questo è stato ben descritto nelle tante ore di dibattito parlamentare, che è stato quasi sempre, però, un dibattito a una sola voce, quella delle opposizioni, che senza contraddittorio hanno spiegato molto bene l'assoluta esagerazione della pena prevista.

Sono stati elencati i numerosi reati che hanno pene inferiori, la non urgenza del tema e infine l'oggetto, la musica. La musica è uno dei linguaggi universali, che diventa strumento per esercitare propaganda. La musica che diventa strumento che determina un oggetto di reato. Un linguaggio universale che è diventato un vostro nemico. C'è un altro linguaggio universale che mi preoccupa, messo nelle vostre mani, e mi sta particolarmente a cuore: è lo sport.

E, allora, la seconda cosa sulla quale il decreto ha catturato la mia attenzione è proprio lo sport usato come clava ideologica, perché, prima, avete inserito il lodo Lotito nella legge di bilancio e, poi, per essere proprio sicuri, l'avete reinserito anche nell'Aiuti-quater. Mi permetto anche di correggere la signora Primo ministro: quell'articolo è un condono mascherato, fortemente voluto da un vostro senatore, vice presidente della Commissione bilancio, che non ha ritenuto opportuno di dimettersi dal suo ruolo di presidente di un club professionistico di serie A, generando un'imbarazzante conflitto di interesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Voi siete riusciti ad inserire in questo decreto, quello di cui stiamo parlando, anche un articolo che riguarda l'estensione di una proroga delle disposizioni processuali per i provvedimenti relativi all'ammissione ai campionati professionistici. Una moratoria, il cui obiettivo è quello di permettere le iscrizioni ai campionati delle squadre, che, in caso di controversia, si ferma al primo grado della giustizia sportiva. A quale mancetta fa riferimento questo articolo? Quale tributo dovete pagare? Chi si salverà? Come nel vostro stile, i più forti, i più potenti? Quelli che non fanno bilanci, ma sbilanci? Le società calcistiche, magari, quelle quotate in Borsa, i cui membri di CdA rischiano il penale? Chi ve l'ha dettata questa norma? Chi pagherà il conto di questa norma? Come sempre lo sport di base, i lavoratori dello sport, le associazioni sportive, gli enti di promozione sportiva.

Perché, a voi, in fondo, lo sport non interessa, voi avete una certa consolidata tradizione a trattare lo sport come strumento di propaganda, come clava ideologica. A voi interessano gli interessi del senatore Lotito, vi interessano quegli enti di promozione sportiva, come l'ASI, tuttora presieduta da Claudio Barbaro, senatore nella precedente legislatura, non rieletto, ma prontamente recuperato nel ruolo di Sottosegretario. Bastava aprire il sito di quell'ente di promozione sportiva durante la campagna elettorale, ente di promozione sportiva che, come tutti, giustamente, riceve finanziamenti pubblici - nel 2021, 932.059 euro - , e nessuno avrebbe avuto ad intendere di non essere sul sito ufficiale di Fratelli d'Italia. O, ancora, il nostro collega, deputato Paolo Barelli, storico presidente della Federazione nuoto, nessuno di loro - il senatore Lotito, il senatore Barbaro o l'onorevole Paolo Barelli - ha mai pensato di dimettersi dalle rispettive cariche di presidente; nel caso di Barelli ci ha dovuto pensare la Federazione internazionale a dimissionarlo. Quelle persone che ho citato - il senatore Claudio Lotito, che ampiamente usufruirà della norma “spalma debiti” fatta su misura, 5 anni per pagare alcune decine di milioni di euro di tasse dovute allo Stato, il Sottosegretario Claudio Barbaro, presidente di quell'ente di promozione che ha ricevuto quasi un milione di euro di denaro pubblico, l'onorevole Paolo Barelli, presidente della Federnuoto -, lo ripeto, non vi puzzano un po' di conflitto di interessi? A voi, probabilmente, no, però questa domanda voglio che resti nel resoconto stenografico di questa seduta fiume e delle immagini che potremo diffondere di questo mio intervento affinché la risposta la possono dare sportivi, cittadini e cittadine nel nostro Paese.

Capitolo tre, la terza cosa che mi ha colpito: la vostra vocazione no-vax e il vostro rapporto con il COVID. Il Ministro Schillaci, ieri pomeriggio, ha ricordato in quest'Aula l'importanza del piano vaccinale, che il nostro Paese ha saputo mettere in azione nella primavera del 2021. Ricordava di rimanere ancorati alle basi scientifiche: giusto, sottoscriviamo. E, allora, perché, in maniera grottescamente intempestiva, poche settimane fa, avete scritto questo decreto che, in maniera così sfacciata, strizza l'occhio al mondo no-vax? A chi dobbiamo credere? A voi? Al Ministro? Guardate, io credo che voi siete dalla parte della scienza quanto io ho i boccoli biondi.

A voi, paladini del diritto del reintegro dei medici no-vax, chiedo di tutelare anche il diritto di tante cittadine e cittadini - e io sono uno di quelli - che chiedono di sapere se i loro medici si fidano della scienza o dell'anti-scienza. Io voglio avere il diritto di sapere se il mio medico è un no-vax. Io e milioni di italiani abbiamo il diritto di sapere se chi è chiamato a tutelare il nostro diritto alle cure, previsto dall'articolo 32 della Costituzione, sia un medico no-vax, perché io, da un medico no-vax, non mi farei curare neanche un brufolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Io ho fatto tutti i vaccini fidandomi della scienza, ma, voi dopo le parole del Ministro Schillaci, come fate ad approvare un decreto che comprende l'articolo 7 “Cessazione dell'obbligo di vaccinazione contro il COVID-19 e disposizioni transitorie sui precedenti sanzionatori in materia”. Mi chiedo come facciate tutti, ovviamente.

Ma, se dalla claque dell'onorevole Donzelli mi aspetto qualsiasi testacoda, mi rivolgo in maniera individuale a ciascuno di voi e alle vostre coscienze, 44 colleghi di Forza Italia o, meglio, alle poltrone che in questo momento quei colleghi occupano, e lo faccio ancora di più dopo il bellissimo intervento in Aula di ieri dell'onorevole Stefano Benigni o delle parole che ricordavo ieri, indirizzate l'8 gennaio del 2021 all'allora Presidente del Consiglio da parte del vostro deputato, l'onorevole Maurizio Casasco, laureato in medicina, specializzato in medicina dello sport, presidente della Federazione medico sportiva. Le rileggo, perché le condivido una per una. Diceva, nel gennaio del 2021: “È oggi più che mai evidente che la vera chiave di volta nella lotta alla pandemia sia la massima velocizzazione nella somministrazione dei vaccini anti- Sars-CoV-2, collaborando ad ogni livello per convincere tutti i cittadini della sua utilità e sicurezza nel garantire salute individuale e di gruppo”.

PRESIDENTE. Onorevole, vada a concludere.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Ma come fate a votare questo decreto, colleghi di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Vado verso la conclusione, Presidente. Era l'8 gennaio del 2021, c'era ancora tanta incertezza: quelle parole dell'onorevole Casasco erano rivolte anche all'allora Ministro della Salute, onorevole Roberto Speranza, che vogliamo ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per lo sforzo immane, per il coraggio delle scelte, per aver messo davanti a tutto l'obiettivo comune di salvare vite dei nostri connazionali. Ecco come si fa ad essere patrioti. Voi volete calendarizzare una Commissione d'inchiesta: noi non abbiamo bisogno di nessuna Commissione per dire all'onorevole Speranza “grazie, grazie, grazie” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Chiudo…

PRESIDENTE. No, onorevole, ha finito il suo tempo.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Le ragioni per cui voterò questo decreto sono, spero, evidenti, chiudo…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere. Ha chiesto di parlare il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Rinuncio, grazie.

PRESIDENTE. L'onorevole Berruto è stato bravo e l'ha convinta.

Ha chiesto di parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Questi procedimenti, questi decreti che stanno arrivando in Aula mi ricordano un gioco che facevo quando ero ragazzino, un gioco enigmistico, che era unisci i puntini”. Ecco, noi potremmo unire tanti puntini che sono all'interno di questi decreti. Una settimana dopo il suo insediamento, questo Governo si è presentato con questa norma, arrivata senza alcun preavviso, a parole mirata sui rave party, ma, nella sostanza, scritta in maniera liberticida, potenzialmente diretta a un'infinità di manifestazioni, raduni, aggregazioni disordinate.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 14,28)

GAETANO AMATO (M5S). Presidente, vorrei chiedere solo un po' di silenzio per continuare, la ringrazio. Grazie, Presidente. Poi il Governo ha fatto retromarcia, una delle tante già compiute in questi due mesi di attività, rendendosi conto di aver scritto un autentico abominio giuridico e copiando, in buona parte, un emendamento del MoVimento 5 Stelle al Senato del senatore Scarpinato. Ha dettagliato e circoscritto meglio questo nuovo reato. La pena prevista, però, rimane del tutto sproporzionata e inutile, perché il codice penale già colpiva tutti i comportamenti illeciti tipici di un rave party.

In tutto questo, è stata infilata nel decreto una norma a dir poco strana, la illustrava poco fa il collega Berruto, un prolungamento di ben 3 anni di un provvedimento preso durante una emergenza che, in periodi normali, non avrebbe alcun senso di esistere. In un momento di emergenza, ci può anche stare che si alleggeriscano le competenze di un tribunale, ma farlo una volta tornati alla normalità significa voler ignorare il danno che questa norma può portare. Con l'articolo 5-quaterdecies viene prorogata fino al 31 dicembre 2025 - prorogata di 3 anni - l'applicabilità dell'articolo 218, commi 2, 3, 4 e 5, del decreto-legge n. 34, la norma che prevede che le controversie aventi ad oggetto i provvedimenti relativi alle ammissioni ai campionati professionistici e dilettantistici adottati dalle Federazioni sportive nazionali possono essere trattate con procedimento abbreviato, senza dimenticare un periodo che recita “ivi compresa la definizione delle classifiche finali, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all'organizzazione, alla composizione e alla modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati per le successive stagioni sportive”.

Siamo di fronte a una norma di carattere eccezionale, mai adottata prima nella storia dello sport italiano, con la quale di fatto vengono attribuite alla Federcalcio amplissime prerogative ed il potere decisionale diretto, senza il preventivo parere del CONI. Questa norma, però, non tiene conto di un fatto non leggero: tra le società professionistiche a cui verrà applicata questa normativa, ci sono le società calcistiche di serie A, che in larga parte sono quotate in borsa, per cui dovrebbero essere soggette a doppio controllo. E' di qualche giorno fa la notizia che la procura di Torino ha riaperto il fascicolo sulle plusvalenze registrate a bilancio da varie squadre di Serie A, dopo essersi già pronunciata sulla sentenza assolutoria operata dalla giustizia sportiva il 15 aprile ultimo scorso, ridicolizzando i magistrati sportivi e trattandoli da dilettanti. Presidente, è una sentenza che è lungi dal costituire un ostacolo per le contestazioni operate, ma ne suffraga la bontà e il fondamento. Il mondo del calcio non è più paragonabile a quello che ebbe origine nel XIX secolo. il cosiddetto calcio moderno, l'attuale calcio, è un'impresa, un'impresa commerciale con regole e con obblighi amministrativi da rispettare come qualsiasi altra azienda. Ma lo permettereste ad una qualsiasi azienda di essere trattata solo ed esclusivamente con procedimento abbreviato? Permettereste ad una qualsiasi azienda di non essere chiara con i bilanci? So che obietterete che questa norma non è applicata solo alle squadre di serie A, ma a tutte le società. Riguardo al cosiddetto Salvacalcio, quello che il collega Berruto chiamava lodo Lotito, preciso che non è un'invenzione mia e del collega chiamarlo lodo Lotito: l'ha detto Lotito; in tutte le posizioni in cui si è trovato, sui giornali e in televisione ha detto che è stato lui a volere quel lodo. Il lodo Lotito - dicevo - è servito principalmente a far risparmiare il 7 per cento di mora a chi, invece di onorare gli impegni con lo Stato - così come sono stati costretti a fare migliaia di commercianti o piccoli imprenditori quando è scaduta la proroga –, ha trafficato pur di evitarsi more e ricadute economiche. Ecco, vi è il timore che la mancanza di un'approfondita analisi - dovuta ad un rito abbreviato che non consente un dibattimento, ma solo un giudizio basato sul contenuto del fascicolo del pubblico ministero - possa falsare non più un singolo risultato sportivo, ma gli interessi economici di azionisti e gente comune, senza contare che con rito abbreviato si avrebbe un'immediata riduzione di un'eventuale condanna di un terzo o della metà della pena. Insomma, una decisione in autonomia presa da una federazione, che potrebbe essere condizionata da una delle società, non lederebbe più solo il diritto sportivo, ma toccherebbe interessi ben più consistenti. E questo lo dimostrano le ultime inchieste in atto sulla società della Juve e su altre dieci società. Senza contare la corruzione: questo è un altro dei tanti puntini che stanno all'interno di questo decreto e che formano poi il disegno generale. Il recente scandalo corruttivo avvenuto al Parlamento europeo, che ha coinvolto vertici di ONG e rappresentanti politici, ha fatto sì che l'intero Parlamento stia provando a stabilire regole più ferree per impedire che questo accada ancora; si parla tra l'altro anche di una Commissione d'inchiesta. Tutto questo grazie ad una serie di intercettazioni - le stesse che il Ministro Nordio vorrebbe tagliare - che hanno portato le Forze dell'ordine belghe a fare irruzione negli uffici dei parlamentari, o meglio dei loro assistenti. La corruzione rappresenta una grave minaccia per l'intera Unione europea, al punto che più volte l'Italia è stata sollecitata a fare di più, visto il grave livello corruttivo raggiunto dal nostro Paese. Il Ministro Zangrillo ha recentemente affermato che gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro. La Missione 6 del PNRR destina alla sanità pubblica 15,6 miliardi, 17,9 miliardi per la scuola.

In pratica, con la cifra recuperata dalla corruzione, potremmo finanziare scuola e sanità, come se ogni anno avessimo missioni del PNRR e fondi europei a disposizione. Uno dei bacini più comuni dove agisce la corruttela è quello degli appalti pubblici: generalmente dietro questi c'è la criminalità organizzata; mafia camorra e 'ndrangheta pasteggiano a champagne davanti agli appalti pubblici, che hanno rappresentato - e rappresentano - l'evoluzione del pensiero criminale con un'azione mirata al sostegno di questo o quel politico, per poi godere dei favori di questi nelle assegnazioni di questi appalti. Vogliamo ricordare Ciancimino a Palermo, o quanto accaduto, appena due settimane fa, il 15 dicembre, a Napoli, dove il tribunale ha emesso la sentenza per i 33 imputati al processo sulle infiltrazioni dei clan della camorra negli appalti di diversi ospedali, o quanto accaduto in Calabria sempre, il 15 dicembre scorso, quando la DDA di Reggio ha fatto notificare, attraverso gli uomini del GICO, un'ordinanza di custodia cautelare verso tre imprenditori che, attraverso la corruzione di funzionari pubblici, si aggiudicavano da anni appalti per conto della cosca Serraino Rosmini. Potrei continuare così per tutte le regioni; dal Veneto di Galan, ai sindaci piemontesi arrestati il 14 dicembre scorso c'è un grave problema di corruzione. E questo Governo che cosa fa proprio oggi? Deposita una proposta di legge per abolire l'abuso di vantaggio: non sarà più punito chi, con un atto, procura giovamento a qualcuno e svantaggio ad altri.

Parlavamo di vaccini: vi siete appoggiati ai no-vax e, proprio oggi, il vostro Ministro dice che riprende la campagna vaccinale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole. Ha terminato il tempo a sua disposizione.

GAETANO AMATO (M5S). Allora, mi fermo e dico che voterò contro questo provvedimento.

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta per lo svolgimento della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata immediatamente al piano aula. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,38, è ripresa alle 15.

PRESIDENTE. Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, constatato il numero di interventi in dichiarazione di voto finale ancora da svolgere, si è preso atto dell'impossibilità di giungere all'individuazione condivisa di un orario congruo per la deliberazione finale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, in scadenza oggi.

Pertanto, come già preannunciato in tale sede, la Presidenza, considerato che tutte le fasi del procedimento si sono svolte e che nell'ambito delle dichiarazioni di voto finale in corso tutti i gruppi hanno potuto esprimere le loro posizioni, si trova costretta, nell'esercizio delle responsabilità che l'ordinamento le affida, a porre direttamente in votazione finale il disegno di legge di conversione, al fine di assicurare che la deliberazione dell'Assemblea avvenga nei termini costituzionali, senza concedere la parola ai deputati che hanno fatto richiesta per dichiarazione di voto finale o a qualunque altro titolo (Deputati dai banchi dell'opposizione si levano in piedi e, mostrando il Regolamento della Camera, scandiscono: Vergogna, Vergogna!).

(Votazione finale e approvazione – A.C. 705?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 705: S. 274 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 149) (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) - Deputati si levano in piedi).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente, dobbiamo proseguire.

Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che lo svolgimento della discussione generale del decreto-legge c.d. Aiuti-quater è stato anticipato a lunedì 9 gennaio, a partire dalle ore 15, mentre il seguito dell'esame (a partire dalle questioni pregiudiziali presentate) avrà luogo da martedì 10 gennaio, alle ore 11.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 9 gennaio 2023 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 345 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, recante misure urgenti di sostegno nel settore energetico e di finanza pubblica (Approvato dal Senato). (C. 730?)

La seduta termina alle 15,05 del 30 dicembre 2022.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (A.C. 705?)

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 705?). Grazie Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati. Il disegno di legge AC 705 di conversione del decreto-legge n 162 del 2022, per quanto suoni burocratico e di lunga esecuzione mi sembra il modo più corretto, non solo formalmente, per riferirsi all'atto del Governo, non utilizzo la denominazione giornalistica di “dl rave” perché, per quanto suggestiva e indubbiamente più rapida, mi pare sinceramente fuorviante.

Il decreto contiene, infatti, interventi di natura molto diversa tra loro e presenta gravi ed evidenti vizi di legittimità.

Lo abbiamo detto nell'illustrazione delle pregiudiziali di incostituzionalità che abbiamo sottoposto al voto di quest'Aula e voglio qui riprendere, perché utile al ragionamento di carattere politico più generale, alcune parole del senatore Giorgis che nel suo intervento nell'altro ramo del Parlamento ha tenuto unito il punto di vista del parlamentare a quello del giurista:

“Innanzitutto, il decreto appare carente del fondamentale requisito dell'omogeneità, così come delineato dalla giurisprudenza ormai consolidata della Corte costituzionale. Fin dalla sentenza n. 22 del 2012, la Corte ha chiarito che il decreto-legge, adottato per far fronte a casi straordinari di necessità e urgenza, deve per ciò stesso presentare un fondamentale requisito di omogeneità, consistente nell'essere le disposizioni del decreto, seppur diversificate tra loro, tutte riconducibili a un medesimo singolo caso di necessità e urgenza.

In particolare, nella richiamata sentenza, la Corte ha sottolineato che il presupposto del caso straordinario di necessità e urgenza riguarda sempre e soltanto il provvedimento, inteso come un tutto unitario, un atto normativo fornito di intrinseca coerenza, anche se articolato e differenziato al suo interno, e che pertanto la scomposizione atomistica delle condizioni di validità, prescritte dalla Costituzione, si pone in contrasto con il necessario legame tra il provvedimento legislativo urgente e il caso che lo ha reso necessario, trasformando il decreto-legge in una congerie di norme assemblate soltanto da mera casualità temporale.”

E' difficile dare torto, come avete fatto -colleghi della maggioranza- con il vostro voto contrario alle pregiudiziali, a queste argomentazioni perché appare evidente anche a voi quanto sia difficile individuare un collegamento stringente tra le diverse disposizioni contenute nel decreto-legge e sostenere che esse siano volte a fare fronte a un singolo caso straordinario di necessità e urgenza.

Gli articoli da 1 a 4 intervengono sulla disciplina della concessione di benefici penitenziari ai condannati per i reati cosiddetti ostativi; l'articolo 5 introduce, invece, una nuova fattispecie di reato, quella di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica o la salute pubblica. Lo stesso si dica per la questione trattata dal successivo articolo 6, che differisce al 31 dicembre del 2022 l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022, di attuazione della delega per la riforma del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa; o dell'articolo 7, che contiene infine disposizioni in materia di obblighi di vaccinazione anti COVID-19.

Il decreto-legge disciplina materie molto diverse tra loro, il cui legame non risulta dal contenuto delle disposizioni né viene in alcun modo reso esplicito o chiarito in sede di premesse. Esso si presenta proprio, secondo le parole della Corte, quale "congerie di norme assemblate soltanto da mera casualità temporale", con ciò violando l'articolo 77, comma 2, della Costituzione.

Basterebbe questo a motivare la dovizia di impegno delle opposizioni nel contrasto di questo atto ma è sui contenuti, sbagliati, che si concentra la reazione ferma che ci ha condotto ad utilizzare tutti i tempi messi a disposizione del regolamento della Camera.

Molti colleghi del gruppo del Pd si sono soffermati sulla formulazione dell'art 5, mi trovo d'accordo con le argomentazioni a cui rimando e, per motivi di tempo, mi soffermo soltanto sui contenuti dell'art 7 che sono particolarmente significativi in materia sanitaria e di prevenzione della diffusione della pandemia da COVID-19.

Il decreto-legge in esame interviene come se la pandemia fosse già finita, come se non ci fossero rischi di varianti capaci di cambiarne ancora una volta l'andamento.

Mi sembra quanto meno poco prudente, in generale, e in riferimento ai provvedimenti che lo stesso governo ha deciso di adottare ieri, con l'obbligo di tampone per i passeggeri in arrivo con voli aerei dalla Cina.

Paese dove la pandemia COVID 19 non appare terminata, anzi vive una fase di recrudescenza per il fallimento delle politiche cosiddette “zero covid” e per la minore efficacia dei vaccini adottati rispetto a quelli occidentali, oggi affronta un alto rischio di nuove mutazioni del virus.

Appare, quindi, particolarmente insensata la scelta del governo che prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei

settori sanitario, socio-sanitario e socio- assistenziale dal 2 novembre 2022 nonché la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria, pari a 100 euro, prevista per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale per alcune categorie lavorative nonché per le persone con più di cinquanta anni indipendentemente dal lavoro svolto.

Nonostante il calo dei contagi, il COVID-19 circola ancora in modo preponderante tra la popolazione, mettendo a rischio la vita di anziani e fragili e una sua eventuale mutazione o recrudescenza rimane imprevedibile.

Per tale motivo è necessario tenere alta la guardia e mantenere in vita, come abbiamo proposto con diversi odg, in alcune situazioni specifiche e in ragione dell'evolversi dell'andamento pandemico, misure di sanità pubblica: dalle mascherine al distanziamento interpersonale, strumenti fondamentali per la tutela della salute personale e dell'intera comunità.

Guardate, colleghi della maggioranza, non si tratta di un approccio ideologico, secondo l'accusa di chi, al contrario, trasforma le scelte di salute pubblica in terreno di scontro politico, ma di un approccio pragmatico che guarda all'andamento del diffondersi dei contagi e si affida alla scienza per individuare le scelte più adatte a contenerlo e prevenirlo.

Le misure introdotte, invece, con questo provvedimento , vanno tutte nella direzione opposta: la fine dell'obbligo vaccinale e il reintegro dei lavoratori, in particolare di coloro che lavorano in ambito sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale, l'abolizione dell'utilizzo del green pass quale requisito per l'accesso o per l'uscita temporanea da strutture quali Rsa, hospice, strutture riabilitative e residenziali per anziani, anche non autosufficienti, abolizione del tampone di fine quarantena.

Misure adottate come se il virus SARS-CoV-2 non circolasse più, nonostante i bollettini settimanali del Ministero della salute sull'incidenza del COVID indichino ancora un numero di contagi elevato, un tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale in aumento, il numero delle vittime in crescita del 4,8 per cento (686 morti la prima settima di dicembre, 719 la seconda), una regione classificata a rischio alto, per molteplici allerte di resilienza ai sensi del decreto ministeriale del 30 aprile 2020, e dieci regioni a rischio moderato.

Visti i dati del bollettino settimanale sul monitoraggio COVID è necessario continuare ad adottare misure comportamentali individuali e collettive previste e raccomandate come l'uso della mascherina, l'aerazione dei locali, igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento.

L'elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari e attuali per mitigare l'impatto clinico dell'epidemia.

Nonostante tale indicazione, al 16 dicembre, solo il 28,4 per cento della platea degli aventi diritto, pari a 5.436.818 ha ricevuto la quarta dose a fronte dell'84,7 per cento della platea degli aventi diritto pari 40.400.721 che ha ricevuto la terza dose; dati allarmanti che indicano l'importanza di predisporre nuove ed incisive campagne d'informazione sulla necessità di effettuare anche la quarta dose, in particolare ora che c'è il rischio del sovrapporsi del virus SARS- CoV-2 con quelli influenzali propri della stagione.

Con questo decreto volete strizzare l'occhio ai no-vax, lisciare il pelo a quegli elettori a cui per mesi avete detto che il problema non era il virus ma chi cercava di contrastarlo con politiche di salute pubblica prudenti ed efficaci.

Oggi la cronaca vi riporta alla realtà, alla fatica di governare la complessità, all'impossibilità di liquidare tutto con un “me ne frego”, come ha fatto la seconda carica dello stato in un'intervista oggi sui quotidiani.

Questo governo, la forza politica di maggioranza relativa, hanno un evidente problema di cultura politica, insufficiente e inadatta come dimostrano la manovra di bilancio e questo decreto.

Su cui siete ancora in tempo, mancano poche ore alla decadenza, lasciatele trascorrere senza forzare per approvarlo, fate un favore al Paese e a voi stessi: risparmiateci un atto dove prevalgono scelte profondamente sbagliate.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 4 e 113 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 il deputato Maschio ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario;

nella votazione n. 15 i deputati Amendola e Madia hanno segnalato che si sono erroneamente astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 la deputata Raffa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 20 il deputato Morrone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Gatta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 il deputato Comba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Matone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 26 e 27 il deputato Bonelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 30 e 58 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 31 il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 34, 61, 63 e 142 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 35 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 48, 49, 52, 58, 79 e 106 il deputato Carrà ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 il deputato D'Alessio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 52 la deputata Montaruli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 52 e 53 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 57 e 106 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 62 e 73 il deputato Battilocchio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 66 i deputati Grippo e Palombi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 67 la deputata Barzotti ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 69 la deputata Patriarca ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 72 il deputato Morassut ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 72 il deputato Caré ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 85 il deputato Morassut ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 89 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 91 il deputato Quartini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 91 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 92 la deputata Marianna Ricciardi ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 99 la deputata De Micheli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 104 e 105 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 116 i deputati Palombi, Bonetti e Caroppo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 116 il deputato De Palma ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 119 il deputato Pozzolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 125 il deputato Carè ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 126 il deputato Orsini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 132 il deputato Scotto ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 132 la deputata Marianna Ricciardi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 144 la deputata De Monte ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 145 la deputata D'Orso ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 146 il deputato Orfini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 149 il deputato Sottanelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 149 la deputata Albano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 149 i deputati Amato, De Luca, Fassino, Grippo e Malavasi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 150 il deputato Maiorano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 151 e 152 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 705 - ODG N. 1 303 301 2 151 126 175 36 Resp.
2 Nominale ODG 9/705/2 303 303 0 152 124 179 35 Resp.
3 Nominale ODG 9/705/3 303 292 11 147 106 186 35 Resp.
4 Nominale ODG 9/705/4 309 248 61 125 59 189 34 Resp.
5 Nominale ODG 9/705/5 316 300 16 151 115 185 33 Resp.
6 Nominale ODG 9/705/6 314 297 17 149 115 182 33 Resp.
7 Nominale ODG 9/705/7 312 310 2 156 130 180 32 Resp.
8 Nominale ODG 9/705/8 316 315 1 158 117 198 32 Resp.
9 Nominale ODG 9/705/9 314 312 2 157 131 181 32 Resp.
10 Nominale ODG 9/705/10 314 312 2 157 92 220 32 Resp.
11 Nominale ODG 9/705/11 319 317 2 159 93 224 32 Resp.
12 Nominale ODG 9/705/12 320 317 3 159 122 195 31 Resp.
13 Nominale ODG 9/705/13 319 316 3 159 310 6 31 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/705/14 323 322 1 162 140 182 31 Resp.
15 Nominale ODG 9/705/15 RIF. 316 312 4 157 297 15 31 Appr.
16 Nominale ODG 9/705/16 RIF. 325 323 2 162 320 3 31 Appr.
17 Nominale ODG 9/705/17 316 314 2 158 133 181 31 Resp.
18 Nominale ODG 9/705/18 320 316 4 159 137 179 31 Resp.
19 Nominale ODG 9/705/19 324 322 2 162 141 181 31 Resp.
20 Nominale ODG 9/705/20 RIF. 325 277 48 139 252 25 31 Appr.
21 Nominale ODG 9/705/21 317 314 3 158 140 174 31 Resp.
22 Nominale ODG 9/705/22 321 320 1 161 140 180 31 Resp.
23 Nominale ODG 9/705/23 324 323 1 162 140 183 31 Resp.
24 Nominale ODG 9/705/24 318 316 2 159 139 177 31 Resp.
25 Nominale ODG 9/705/25 319 316 3 159 138 178 31 Resp.
26 Nominale ODG 9/705/26 316 313 3 157 137 176 31 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/705/27 321 319 2 160 140 179 31 Resp.
28 Nominale ODG 9/705/28 318 315 3 158 136 179 31 Resp.
29 Nominale ODG 9/705/29 321 319 2 160 140 179 31 Resp.
30 Nominale ODG 9/705/30 318 315 3 158 137 178 31 Resp.
31 Nominale ODG 9/705/31 319 316 3 159 136 180 31 Resp.
32 Nominale ODG 9/705/32 323 321 2 161 139 182 31 Resp.
33 Nominale ODG 9/705/33 326 323 3 162 140 183 31 Resp.
34 Nominale ODG 9/705/34 321 318 3 160 136 182 31 Resp.
35 Nominale ODG 9/705/35 319 316 3 159 137 179 31 Resp.
36 Nominale ODG 9/705/36 323 320 3 161 138 182 31 Resp.
37 Nominale ODG 9/705/37 319 316 3 159 138 178 31 Resp.
38 Nominale ODG 9/705/38 319 316 3 159 138 178 31 Resp.
39 Nominale ODG 9/705/39 319 316 3 159 133 183 31 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ODG 9/705/40 312 309 3 155 134 175 31 Resp.
41 Nominale ODG 9/705/41 317 314 3 158 134 180 31 Resp.
42 Nominale ODG 9/705/42 316 313 3 157 133 180 31 Resp.
43 Nominale ODG 9/705/43 320 317 3 159 139 178 31 Resp.
44 Nominale ODG 9/705/44 318 315 3 158 137 178 31 Resp.
45 Nominale ODG 9/705/45 320 317 3 159 138 179 31 Resp.
46 Nominale ODG 9/705/46 317 314 3 158 136 178 31 Resp.
47 Nominale ODG 9/705/47 313 310 3 156 135 175 31 Resp.
48 Nominale ODG 9/705/48 307 304 3 153 132 172 31 Resp.
49 Nominale ODG 9/705/49 312 309 3 155 135 174 30 Resp.
50 Nominale ODG 9/705/50 314 311 3 156 134 177 30 Resp.
51 Nominale ODG 9/705/75 313 310 3 156 91 219 30 Resp.
52 Nominale ODG 9/705/76 311 307 4 154 95 212 30 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ODG 9/705/77 312 309 3 155 91 218 30 Resp.
54 Nominale ODG 9/705/78 312 309 3 155 91 218 30 Resp.
55 Nominale ODG 9/705/79 315 312 3 157 93 219 30 Resp.
56 Nominale ODG 9/705/80 314 311 3 156 94 217 30 Resp.
57 Nominale ODG 9/705/81 314 269 45 135 92 177 30 Resp.
58 Nominale ODG 9/705/82 310 307 3 154 134 173 30 Resp.
59 Nominale ODG 9/705/83 312 309 3 155 120 189 30 Resp.
60 Nominale ODG 9/705/84 310 306 4 154 116 190 30 Resp.
61 Nominale ODG 9/705/85 315 235 80 118 44 191 30 Resp.
62 Nominale ODG 9/705/86 311 307 4 154 118 189 30 Resp.
63 Nominale ODG 9/705/87 311 307 4 154 119 188 30 Resp.
64 Nominale ODG 9/705/88 314 310 4 156 120 190 30 Resp.
65 Nominale ODG 9/705/89 309 306 3 154 119 187 30 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ODG 9/705/90 313 309 4 155 46 263 30 Resp.
67 Nominale ODG 9/705/91 314 235 79 118 44 191 30 Resp.
68 Nominale ODG 9/705/92 310 306 4 154 115 191 30 Resp.
69 Nominale ODG 9/705/93 315 311 4 156 118 193 30 Resp.
70 Nominale ODG 9/705/94 315 241 74 121 46 195 30 Resp.
71 Nominale ODG 9/705/95 311 235 76 118 46 189 30 Resp.
72 Nominale ODG 9/705/96 310 308 2 155 46 262 30 Resp.
73 Nominale ODG 9/705/97 303 295 8 148 124 171 31 Resp.
74 Nominale ODG 9/705/98 313 238 75 120 44 194 30 Resp.
75 Nominale ODG 9/705/99 310 234 76 118 46 188 30 Resp.
76 Nominale ODG 9/705/100 311 309 2 155 119 190 30 Resp.
77 Nominale ODG 9/705/101 314 236 78 119 44 192 29 Resp.
78 Nominale ODG 9/705/102 312 309 3 155 120 189 29 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale ODG 9/705/103 307 304 3 153 117 187 29 Resp.
80 Nominale ODG 9/705/104 313 312 1 157 119 193 29 Resp.
81 Nominale ODG 9/705/105 306 304 2 153 115 189 30 Resp.
82 Nominale ODG 9/705/106 309 238 71 120 46 192 29 Resp.
83 Nominale ODG 9/705/107 306 236 70 119 44 192 29 Resp.
84 Nominale ODG 9/705/108 307 236 71 119 44 192 29 Resp.
85 Nominale ODG 9/705/109 307 236 71 119 43 193 29 Resp.
86 Nominale ODG 9/705/110 310 291 19 146 115 176 29 Resp.
87 Nominale ODG 9/705/111 301 297 4 149 125 172 29 Resp.
88 Nominale ODG 9/705/112 P. I 305 304 1 153 112 192 29 Resp.
89 Nominale ODG 9/705/113 305 295 10 148 267 28 29 Appr.
90 Nominale ODG 9/705/114 307 298 9 150 266 32 29 Appr.
91 Nominale ODG 9/705/115 301 277 24 139 258 19 29 Appr.


INDICE ELENCO N. 8 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale ODG 9/705/116 308 235 73 118 45 190 29 Resp.
93 Nominale ODG 9/705/117 305 303 2 152 134 169 29 Resp.
94 Nominale ODG 9/705/51 300 298 2 150 129 169 30 Resp.
95 Nominale ODG 9/705/52 304 302 2 152 133 169 30 Resp.
96 Nominale ODG 9/705/53 295 293 2 147 130 163 30 Resp.
97 Nominale ODG 9/705/54 300 298 2 150 131 167 29 Resp.
98 Nominale ODG 9/705/56 303 300 3 151 130 170 29 Resp.
99 Nominale ODG 9/705/57 297 294 3 148 126 168 29 Resp.
100 Nominale ODG 9/705/58 297 294 3 148 126 168 29 Resp.
101 Nominale ODG 9/705/59 304 302 2 152 131 171 29 Resp.
102 Nominale ODG 9/705/60 296 294 2 148 123 171 29 Resp.
103 Nominale ODG 9/705/61 309 308 1 155 133 175 29 Resp.
104 Nominale ODG 9/705/63 259 259 0 130 106 153 30 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale ODG 9/705/64 269 268 1 135 112 156 30 Resp.
106 Nominale ODG 9/705/65 275 274 1 138 110 164 29 Resp.
107 Nominale ODG 9/705/66 278 276 2 139 113 163 29 Resp.
108 Nominale ODG 9/705/67 284 283 1 142 119 164 29 Resp.
109 Nominale ODG 9/705/68 283 283 0 142 117 166 29 Resp.
110 Nominale ODG 9/705/69 290 289 1 145 126 163 29 Resp.
111 Nominale ODG 9/705/70 292 292 0 147 125 167 29 Resp.
112 Nominale ODG 9/705/71 296 295 1 148 121 174 29 Resp.
113 Nominale ODG 9/705/72 293 292 1 147 123 169 29 Resp.
114 Nominale ODG 9/705/73 295 294 1 148 122 172 29 Resp.
115 Nominale ODG 9/705/118 303 300 3 151 128 172 29 Resp.
116 Nominale ODG 9/705/119 rif. 298 296 2 149 260 36 29 Appr.
117 Nominale ODG 9/705/120 rif 296 294 2 148 277 17 29 Appr.


INDICE ELENCO N. 10 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 130)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nominale ODG 9/705/121 302 226 76 114 39 187 29 Resp.
119 Nominale ODG 9/705/122 299 298 1 150 38 260 29 Resp.
120 Nominale ODG 9/705/123 300 299 1 150 40 259 29 Resp.
121 Nominale ODG 9/705/124 297 282 15 142 40 242 29 Resp.
122 Nominale ODG 9/705/125 302 292 10 147 42 250 29 Resp.
123 Nominale ODG 9/705/126 300 298 2 150 52 246 29 Resp.
124 Nominale ODG 9/705/127 298 294 4 148 42 252 29 Resp.
125 Nominale ODG 9/705/128 299 297 2 149 39 258 29 Resp.
126 Nominale ODG 9/705/129 297 284 13 143 41 243 29 Resp.
127 Nominale ODG 9/705/130 297 213 84 107 41 172 29 Resp.
128 Nominale ODG 9/705/131 303 300 3 151 120 180 29 Resp.
129 Nominale ODG 9/705/133 rif. 295 290 5 146 148 142 30 Appr.
130 Nominale ODG 9/705/134 300 299 1 150 295 4 30 Appr.


INDICE ELENCO N. 11 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 131 AL N. 143)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
131 Nominale ODG 9/705/135 296 283 13 142 54 229 30 Resp.
132 Nominale ODG 9/705/137 273 255 18 128 35 220 30 Resp.
133 Nominale ODG 9/705/138 301 287 14 144 16 271 30 Resp.
134 Nominale ODG 9/705/139 301 288 13 145 17 271 30 Resp.
135 Nominale ODG 9/705/140 304 260 44 131 91 169 30 Resp.
136 Nominale ODG 9/705/141 298 255 43 128 89 166 30 Resp.
137 Nominale ODG 9/705/142 299 299 0 150 90 209 30 Resp.
138 Nominale ODG 9/705/143 299 257 42 129 90 167 30 Resp.
139 Nominale ODG 9/705/144 302 280 22 141 17 263 30 Resp.
140 Nominale ODG 9/705/145 299 265 34 133 17 248 30 Resp.
141 Nominale ODG 9/705/146 299 199 100 100 15 184 30 Resp.
142 Nominale ODG 9/705/147 301 284 17 143 15 269 30 Resp.
143 Nominale ODG 9/705/148 299 224 75 113 15 209 30 Resp.


INDICE ELENCO N. 12 DI 12 (VOTAZIONI DAL N. 144 AL N. 149)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
144 Nominale ODG 9/705/149 302 301 1 151 186 115 30 Appr.
145 Nominale ODG 9/705/150 304 223 81 112 14 209 30 Resp.
146 Nominale ODG 9/705/151 294 255 39 128 85 170 30 Resp.
147 Nominale ODG 9/705/152 302 259 43 130 88 171 30 Resp.
148 Nominale ODG 9/705/154 303 300 3 151 90 210 30 Resp.
149 Nominale DDL 705 - VOTO FINALE 300 299 1 150 183 116 26 Appr.