XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 471 di venerdì 19 marzo 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 marzo 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna. I deputati in missione sono complessivamente 69, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 18 marzo 2021, i deputati Rachele Silvestri e Massimiliano De Toma, già iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia.

La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto le richieste.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 18 marzo 2021, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, il senatore Carlo Doria, in sostituzione della senatrice Tiziana Nisini, entrata a far parte del Governo.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per il riconoscimento, alle famiglie in condizione di disagio economico, di agevolazioni per le forniture di energia elettrica, acqua e gas, con particolare riferimento all'assegnazione automatica in bolletta dei cosiddetti bonus sociali - n. 2-01135)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Sut ed altri n. 2-01135 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Davide Crippa se intenda illustrarla o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Brevemente, l'interpellanza urgente di oggi riguarda il tema del bonus sociale e l'automatismo del riconoscimento per i clienti vulnerabili di questo bonus. Ricordiamo che quello per l'energia elettrica e il gas è un bonus che viene caricato sulle bollette di tutti i consumatori e, pertanto, tendenzialmente, andrebbe a favorire tutta una fascia di popolazione che oggi, ancor di più con questa pandemia, ha difficoltà nel pagare le bollette. Questo, ovviamente, porta due vantaggi: il fatto che ci sia un aiuto diretto e, dall'altro lato, che ci sia un accompagnamento, anche da un punto di vista economico, per essere soggetti solvibili per la fornitura di energia elettrica e gas, quindi, non andando ad aumentare la platea dei soggetti che non sono in grado di pagare le bollette. Cosa succede nel corso del tempo? Diverse persone lamentano, con associazioni di categoria, campagne tipo “bonus a sapersi” dei consumatori, che il bonus, così come veniva erogato, raggiungeva a malapena il 30 per cento dei soggetti aventi diritto. Ciò vuol dire che, nella platea di soggetti, solo tre su dieci aderiva ed era a conoscenza di questo bonus. Nonostante una campagna anche di informazione che fu, poi, avviata, in realtà questo numero, anche secondo quello che la stessa Autorità ha riportato nel 2019, il bonus non riusciva a superare il 30-35 per cento degli aventi diritto. Allora, nella scorsa esperienza governativa, fu introdotto l'automatismo del bonus che, sostanzialmente, mette in correlazione la capacità reddituale con il bonus. Questo dovrebbe essere entrato in vigore dal 1° gennaio 2021. Quello che possiamo oggi, però, constatare è che, sostanzialmente, sul sito dell'Autorità viene delineato come i comuni e i CAF non sono più i soggetti di interfaccia tramite cui chiedere questo bonus, soggetti che prima procedevano alle richieste. Sempre sul sito dell'Autorità, viene segnalato come questo meccanismo sarà, comunque, riconosciuto dal 1° gennaio. La problematica che oggi si pone è che anche il Garante per la protezione dei dati personali, il 17 dicembre del 2020, ha segnalato alcune criticità. Quello che noi vorremmo avere è una certezza che questi bonus effettivamente vengano erogati e accreditati ai soggetti in tempo utile, perché, in questa pandemia, non potremmo certo aspettarci un ritardo nell'erogazione dei bonus, tale da esporre ancora di più famiglie già in difficoltà al pagamento di bollette ulteriori, nonostante avessero diritto a una copertura. Questo mi serve per comprendere meglio, eventualmente, quali azioni il Governo intende mettere in campo per velocizzare l'erogazione di questo meccanismo automatico del bonus; quali, eventualmente, se necessari, interventi normativi successivi, atti a dipanare una matassa più che altro legata alla privacy, siano da mettere in campo per far sì che effettivamente si riesca a dare una risposta non burocratica ai cittadini italiani.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Tiziana Nisini, ha facoltà di rispondere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 124 del 2019, convertito nella legge n. 157 del 2019, ha introdotto il riconoscimento automatico dei bonus energetico e idrico agli aventi diritto, con l'obiettivo di superare gli ostacoli all'accesso al beneficio per tutti i nuclei familiari in possesso dei requisiti. L'attuazione della misura dei bonus ha, infatti, messo in luce un'incidenza dei beneficiari effettivi, rispetto a quelli potenziali, mediamente, non superiore al 35 per cento. L'iter procedurale ed amministrativo di domanda/rinnovo annuale è stato individuato tra le principali criticità all'accesso dell'agevolazione. L'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA), cui la legge ha attribuito il compito di disciplinare l'operatività dell'automatismo dei bonus, ha adottato la deliberazione 23 febbraio 2021, a seguito di consultazione pubblica e sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

La deliberazione sostituisce le disposizioni regolatorie del precedente sistema “a domanda” ed individua le modalità applicative del regime automatico per l'erogazione dei bonus sociali elettrico, gas e idrico, producendo effetti in termini di riconoscimento delle agevolazioni agli aventi diritto a partire dal 1° gennaio 2021, in coerenza con quanto disposto dal decreto-legge n. 124 del 2019, indipendentemente dalla piena operatività del sistema. In particolare, la delibera definisce tali modalità applicative articolandole attraverso le disposizioni in materia di ammissione, riconoscimento e corresponsione dei bonus, disposizioni al Sistema informativo integrato ai fini dell'identificazione delle forniture elettriche e gas naturale oggetto di compensazione della spesa sostenuta, disposizioni al sistema informativo integrato ai fini dell'identificazione delle forniture idriche oggetto di compensazione della spesa sostenuta.

Per quanto riguarda le attività di competenza del servizio idrico integrato, tenuto conto dei tempi richiesti per lo sviluppo dei correlati sistemi informatici, l'operatività della procedura automatica di accesso ai bonus è prevista dal 1° giugno 2021, e dal 1° luglio per quanto riguarda le attività di competenza degli operatori. Nel frattempo, saranno anche definite le tempistiche, in accordo con l'INPS, in base alle quali lo stesso Istituto invierà al gestore del servizio idrico integrato le comunicazioni relative alle dichiarazioni sostitutive uniche.

In ogni caso, sono state individuate le modalità per assicurare l'erogazione agli aventi diritto delle quote di bonus 2021 maturate anche prima della piena operatività dell'automatismo, mediante la corresponsione dell'importo del bonus con assegno circolare, ovvero riconoscendolo nella prima fattura utile, oppure attraverso il frazionamento in più periodi di fatturazione. Per i soggetti già percettori dei bonus al 31 dicembre 2020, le agevolazioni continueranno ad essere riconosciute nel corso del 2021, in continuità con le modalità in vigore. Ciò premesso, il Ministero della Transizione ecologica, in collaborazione con l'ARERA, monitorerà gli impatti e l'attuazione delle misure vigenti al fine di evitare effetti indesiderati sui clienti più vulnerabili, anche alla luce della situazione sanitaria emergenziale tuttora in corso. Provvederà, altresì, a valutare l'esigenza di rafforzare i sistemi di tutela per i consumatori economicamente svantaggiati, oltre che ad individuare ogni possibile politica di contrasto alla povertà energetica.

PRESIDENTE. Il deputato Davide Crippa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta perché, oggettivamente, noi stiamo oggi raccontando che questo sistema non è ancora pienamente operativo e, nonostante, ovviamente, ci sia la compensazione sulla prima fattura utile, notizie note agli ambienti fanno presagire che questa situazione non verrà chiarita in maniera utile e semplice al fine di andare sulla prima fattura utile con un corrispettivo economico. Perché dico questo? Perché le problematiche che sono state sollevate dall'INPS nella gestione del trattamento, in questo caso di tutta la procedura da parte dell'Arera, sono problematiche che devono essere dipanate da un punto di vista giuridico. Il tema è quello del trasferimento dei dati dalla proprietà dei dati; questo è il nodo sostanziale nel far comunicare delle banche dati dello Stato. Come sempre, si rischia di arenarsi dietro una burocrazia dove, nonostante ci sia un adempimento di norma atto a semplificare la vita dei cittadini e quindi a riconoscere, laddove ne hanno diritto, un bonus automatico, ci scontriamo contro delle normative e delle regolamentazioni che non si parlano, tali per cui questo bonus ad oggi non è ancora in grado di essere erogato; per di più, probabilmente, c'è ancora da comprendere la titolarità dei dati e di chi sostanzialmente li debba trasferire.

Quello che mi preme far presente è che oggi, più che mai, c'è da mettere un'urgenza di chiarezza all'interno di questo percorso, per cui auspico nelle prossime ore che vengano dipanate tutte le problematiche tra l'INPS, l'Autorità, l'acquirente unico e, sostanzialmente, anche il Garante della protezione dei dati personali. Oggettivamente, immaginare che anche laddove ci sia uno strumento finanziario ed economico pronto per riuscire a dare delle risposte ai cittadini, queste risposte da un punto di vista economico vengono fatte “shiftare” nel tempo perché, dopo più di un anno dalla norma, ancora parti dello Stato non sono riuscite ad oggi a mettere in piedi una procedura per far pagare delle banche dati, credo sia un problema.

Io sottolineo come, da sempre, noi siamo estremamente attenti alle tematiche energetiche e di tutela dei consumatori, soprattutto quelli più vulnerabili, per cui auspichiamo che laddove sia necessario un intervento normativo, anche correttivo, che vada a specificare meglio quali dati debbono essere trasferiti tra un singolo soggetto e l'altro, questo venga fatto presente e sicuramente il Parlamento non si sottrarrà ad inserire una norma di questo tipo, se necessaria. Però - ed è altrettanto evidente - bisogna fare in fretta perché in questa pandemia un'ulteriore risposta ritardata dal punto di vista economico rappresenta un problema sempre più serio.

(Iniziative per la tutela occupazionale dei lavoratori della società Abramo Customer Care - n. 2-01134)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Torromino e Occhiuto n. 2-01134 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Torromino è già pronto per illustrarla, quindi prego.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie, Presidente, brevemente illustro. Grazie di nuovo, Presidente e grazie sottosegretario. A distanza di qualche mese mi ritrovo nuovamente in Aula ad interrogare il Governo su una questione delicata in termini economici ed occupazionali: parliamo dell'azienda Abramo Customer Care. Quest'azienda conta al suo interno circa 5.813 unità sparse su tutto il territorio nazionale, di cui circa 4.000 impiegate in Calabria. La vicenda dell'Abramo è stata ampiamente dibattuta in questa sede dal sottoscritto: più volte ho interrogato il Governo e i Ministeri competenti ed insieme abbiamo cercato delle soluzioni affinché si salvaguardasse proprio il livello occupazionale. In una terra come la nostra - ci tengo a ribadirlo - non possiamo permetterci la perdita di questa azienda, ma soprattutto non possiamo permetterci neanche la perdita di un solo posto di lavoro. Oggi la situazione è decisamente più complicata e per questo motivo sono qui a condividere con il Governo le preoccupazioni della mia gente. Ci ritroviamo in una fase concorsuale in cui il tribunale di Roma ha l'onere di decidere se vi sono le condizioni per la continuità aziendale. Il tribunale deve accettare o meno le proposte pervenute dagli acquirenti. In questo clima di incertezza, gli operatori continuano a lavorare con la solita professionalità, nonostante i ripetuti ritardi anche nell'erogazione degli emolumenti. Capisce bene qual è lo stato di preoccupazione e di agitazione che prevale. Ma, oltre al fattore motivazionale, che regna in questa fase nei dipendenti, c'è anche da sottolineare come alcuni clienti in questo momento di stallo, in attesa che il tribunale decida, stanno diminuendo i volumi delle commesse e, proprio in virtù della situazione concorsuale, si stanno cautelando non pagando i servizi già resi, rendendo ancora più problematica la gestione della continuità aziendale, con il rischio che a fine fase concordataria ci si ritrovi in un'azienda senza commesse e con i dipendenti allo stremo delle forze mentali ed economiche. Il fattore tempo, quando si ha a che fare con aziende in difficoltà, è di primaria importanza; per questo, auspico veramente che il tribunale di Roma, titolare della procedura, si determini il prima possibile. Alla luce di quanto espresso, chiedo quindi al Governo di valutare se è il caso di costruire un tavolo di crisi e, contestualmente, di valutare di intraprendere tutte le iniziative volte a salvaguardare il livello occupazionale.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Tiziana Nisini, ha facoltà di rispondere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, la vicenda della società Abramo Customer Care SpA, operante prevalentemente nel settore dei call center, è certamente all'attenzione delle parti sociali, delle istituzioni locali, nonché delle forze politiche, come conferma l'atto di oggi in Parlamento. Come è noto, negli ultimi anni, la società ha subito una significativa crisi economico-finanziaria causata certamente in via generale dei processi di cambiamento strutturale del settore dei call center ed in particolare dalla riduzione dei volumi delle commesse, fattori che rischiano di determinare ricadute importanti sui livelli occupazionali. Ciò determina una situazione estremamente critica anche in ragione del fatto che l'impresa, che ha sedi operative in diverse città del Mezzogiorno ed impiega circa 4.000 lavoratori, rappresenta una realtà di sviluppo ed occupazione fondamentale per quei territori. Segnalo che in data 1° settembre 2020 la società ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali l'avvio di una procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 107 dipendenti, tutti impiegati presso l'unità di Crotone; al momento non risultano comunque altre procedure per riduzione strutturale di personale. Per quanto compete al Ministero che rappresento, ricordo che - come peraltro segnalato dagli interpellanti - lo scorso ottobre la società ha depositato presso il tribunale di Roma un ricorso per l'ammissione al concordato preventivo. Al riguardo, specifico che, per effetto di una proroga richiesta dalla società, la scadenza del termine per la presentazione del piano concordatario è ad oggi fissata al 1° maggio 2021. In ordine alla specifica questione della regolarità del DURC, richiamata dagli onorevoli interpellanti, è da precisare che l'INPS ha applicato correttamente la disciplina sul tema, in coerenza con gli orientamenti già definiti in passato dal Ministero del Lavoro. Infatti, il Dicastero, con la circolare n. 19 del 2015, ha chiarito che nella fattispecie disciplinata dal comma 6 dell'articolo 161 della legge fallimentare, che regola il concordato in bianco, la mancanza del piano concordatario, contenente la descrizione analitica delle modalità e dei tempi di adempimento della proposta, non consentendo di poter accertare se la soddisfazione dell'esposizione debitoria maturata antecedentemente alla data di pubblicazione del ricorso sia o meno integrale, non può che dare luogo ad un esito di irregolarità; ciò in quanto, ai sensi del comma 2 dell'articolo 160 della legge fallimentare, è possibile che la proposta preveda che i creditori muniti di privilegio non vengano soddisfatti integralmente. Risultano pertanto correttamente definite con esito di irregolarità dal competente ufficio della sede INPS di Catanzaro le richieste di verifica della regolarità contributiva effettuate nelle date del 27 novembre 2020 e del 5 gennaio 2021, in linea con le indicazioni del Ministero. A fronte della richiamata attestazione di irregolarità, la società Abramo Customer Care SpA ha quindi proposto un ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile davanti al tribunale civile di Catanzaro e ha ottenuto un provvedimento che ha imposto all'INPS di Catanzaro di attestare la regolarità contributiva entro il termine di scadenza del 4 giugno 2021.

Sicuramente questa situazione determina un clima di incertezza, che rischia di aggravare la crisi della società e di minacciare la stabilità occupazionale.

Ringrazio, pertanto, gli interpellanti per la vicenda segnalata, sulla quale deve rimanere alta e vigile l'attenzione delle istituzioni, nell'interesse dei lavoratori e del futuro dell'azienda, che – ribadisco - rappresenta un valore importante per l'economia delle aree di riferimento. Al riguardo, risulta che alcune istituzioni locali in Calabria abbiano promosso, in una posizione di garanzia, il confronto tra le parti sociali, per affrontare possibili percorsi di soluzione alla crisi aziendale ed evitare ulteriori ricadute sul tessuto produttivo e occupazionale di quei territori, già duramente colpiti dall'emergenza sanitaria e dai suoi effetti.

Occorre certamente ricercare tutte le soluzioni possibili per garantire continuità e regolarità dei pagamenti, nonché stabilità e sicurezza ai lavoratori coinvolti e alle loro famiglie.

Assicuro che il Ministero che rappresento, per quanto di competenza, seguirà con attenzione l'evolversi di questa complessa e delicata vicenda, favorendo ogni possibile percorso per la tutela dei lavoratori interessati.

PRESIDENTE. Il deputato Sergio Torromino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie, sottosegretario. Mi ritengo parzialmente soddisfatto. L'azienda Abramo Customer Care è un'azienda nata dai terribili fatti alluvionali del 1996 e fu proprio un ristoro del Governo centrale a dare a questa benedetta terra di Calabria una condizione affinché tanti giovani trovassero un'occupazione. E pensate che in quella fascia e, soprattutto, in Calabria, ma in particolare nella fascia ionica, il tasso di disoccupazione giovanile è di circa l'80 per cento. Quindi, oggi mi dico parzialmente soddisfatto, perché mi sarei aspettato che il Governo prendesse in mano la situazione. Capisco bene l'iter della procedura concorsuale, auspichiamo che il tribunale di Roma decida in tempi brevissimi, però, ufficialmente, mi sarebbe piaciuto vedere proprio che fosse istituito un tavolo di questa crisi, in quanto, ripeto, parliamo di numeri importanti per le nostre zone, perché 4 mila posti di lavoro muovono un'economia intera di una città come quella di Crotone, già sensibilmente toccata dalla pandemia, ma ancor prima toccata da quelle che sono tutte le vicende del Sud Italia, che penso conosciamo bene.

Quindi, mi auguro e auspico davvero che il sottosegretario prenda delle iniziative per stabilire, insieme ai Ministeri di competenza, dei tavoli, affinché tutti gli attori principali, dalla società, alle parti sociali, ai rappresentanti dei lavoratori, possano davvero lavorare per portare a termine questa brutta vicenda, che sta ancora di più sconvolgendo il nostro territorio.

(Iniziative volte a consentire l'attività di commercio al dettaglio di mobili nelle aree individuate come “zone rosse” in relazione al rischio epidemiologico da COVID-19 - n. 2-01133)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi ed altri n. 2-01133 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al collega Lupi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente, la illustro. Colgo l'occasione anche per dire e dare un bentornato al sottosegretario Sileri ed augurare anche al sottosegretario Costa un buon lavoro.

L'interpellanza urgente si spiega in questo modo, in un modo molto semplice: tre fotografie, tre dati di fatto, che, secondo me, dovrebbero aiutare il Parlamento e il Governo a dare chiarezza. Non c'è peggior male per l'economia, per le famiglie, e per la sicurezza delle persone, dell'incertezza, della confusione, tanto più in un periodo drammatico come questo, quando si chiedono responsabilità, limitazioni delle libertà, unità per combattere la battaglia più grande che abbiamo davanti, che è quella della sconfitta del COVID, di questa pandemia, ed è quella dell'aiutarci a rialzare la testa.

Saluto anche il sottosegretario allo Sport, bentornata.

Il primo dato: 311 mila addetti, 73 mila aziende, 42,5 miliardi di fatturato, il 4,5 per cento del manifatturiero nazionale, 38,3 miliardi il valore della produzione, 14,4 miliardi di export, 7,2 miliardi di saldo commerciale. Il macrosistema del legno-arredo, dell'arredamento e dell'illuminazione produce 20,6 miliardi di fatturato, si esporta in 200 Paesi, 7 miliardi di euro è il saldo commerciale.

Il secondo dato: il settore dell'auto è un settore importante; che differenza c'è tra un concessionario d'auto e, quindi, la possibilità – nonostante, drammaticamente, le grandi limitazioni, per esempio la zona rossa - di permettere ai cittadini, considerando quindi l'auto un bene essenziale, di continuare ad andare a comprare nelle concessionarie d'auto la propria auto in zona rossa (oggi, anche in questo momento i cittadini lo possono fare, legittimamente), mentre, parallelamente, in uno showroom di una di queste aziende, che esattamente rappresenta questa filiera, non si può andare? Le stesse dimensioni, le stesse regole, addirittura più precise e più chiare, perché negli showroom si può andare per appuntamento. Beni come - domando al sottosegretario, domando a chi mi sta ascoltando -, la macchina, la cucina, il mobile d'arredo, la scrivania, possono essere considerati, almeno in questo momento, beni essenziali allo stesso modo? Quanto abbiamo capito l'importanza della casa, in un momento in cui si è costretti a stare in casa? Quanti di noi che siamo qui, quanti di quelli che ci ascoltano a casa, sanno come sta cambiando il modo con cui pensare alla propria casa? Oggi, per i ragazzi costretti alla didattica a distanza, per i genitori costretti - costretti, perché il lavoro è l'incontro, il lavoro è il mettersi insieme, il lavoro è costruire la comunità, la socializzazione - a questa drammatica parola che si chiama smart working, costretti al distanziamento sociale, la casa sta diventando, al di là dei dati economici che vi ho letto, un elemento essenziale e fondamentale. E ci può essere la possibilità, anche in una zona rossa, cioè in un momento di limitazioni come questo, di poter andare, su appuntamento per esempio, a cambiare la propria scrivania, il proprio mobile, la propria cucina, a poter fare un ordine, a poter permettere, nel momento in cui la filiera industriale è aperta, di continuare a fare il proprio lavoro, cioè a combattere insieme - insieme, senza polemiche - la sconfitta del COVID, ma ancora di più la drammatica sconfitta di questa crisi sociale ed economica che ci sta prendendo?

Oggi il Governo farà finalmente il “decreto Sostegno”; noi siamo in una fase nuova, siamo insieme, non c'è bisogno di polemiche, siamo insieme ad affrontare questa sfida, correggendo gli errori.

Allora, la questione dell'interpellanza urgente è molto semplice: quando ci sono le zone rosse, le zone bianche, le zone gialle, tutte le zone in cui ci dobbiamo limitare, siamo chiari nelle regole, non facciamo figli e figliastri; e se ci si accorge - e lo dico al collega sottosegretario Sileri, che stimo - che c'è un errore, che si è fatta confusione, ci si aiuti insieme, si corregge. Non è indifferente poter dire va bene… Io non voglio togliere le concessionarie d'auto o i saloni, dico che, se è possibile andare lì, perché ci sarà un criterio che qualcuno ha stabilito - la sicurezza, le dimensioni, lo spazio -, non capisco perché non possa essere fatto allo stesso modo per un altro bene essenziale che rappresenta una filiera. E non mi si dica: arriveremo, vedremo, valuteremo. Lo si faccia, lo si faccia insieme, con l'intelligenza, di che cosa? Di creare quella fiducia, quella lotta comune, quel “basta incertezze" che ci deve essere e che - anche come politica, lo dico, anche come istituzioni - in questa fase stiamo dando. Mettiamo da parte le polemiche, cerchiamo di trovare ciò che ci accomuna e ci aiuta ad uscire.

La domanda è esattamente questa: il Governo ci spieghi perché non è possibile che anche i negozi di mobili, di arredamento, gli showroom, addirittura su appuntamento, addirittura rispettando tutte le regole, nelle zone rosse non possano essere aperti. Se condividiamo questa preoccupazione, ci auguriamo che il Governo, insieme con le indicazioni che il Parlamento può dare - è il Parlamento che ve lo sta chiedendo, e con le dovute e assolute attenzioni, so che lei è sensibile su questo, a rispettare le regole - aiuti ad uscire da questa confusione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere. Prego.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie Presidente. Il decreto- legge 13 marzo 2021 n. 30, “Misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena” e il DPCM 2 marzo 2021 hanno disposto l'applicazione di nuove misure restrittive per il contenimento del contagio. Tali disposizioni, in vigore a partire dal 6 marzo 2021 ed efficaci fino al 6 aprile 2021, hanno comportato l'introduzione di nuove modalità di applicazione delle restrizioni sulle aree del territorio nazionale, in considerazione dell'evolversi della situazione epidemiologica e dell'incremento dei casi sul territorio nazionale.

Come è noto, dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021, infatti, in tutte le “zone gialle” sono vigenti le disposizioni previste per le “zone arancioni”. Il 3, 4 e 5 aprile 2021, su tutto il territorio nazionale, si applicheranno le restrizioni previste per le “zone rosse”. Le regioni e le province autonome possono, inoltre, adottare ulteriori specifiche misure restrittive di carattere locale per il contrasto e il contenimento dell'emergenza.

Ciò premesso, di seguito si espongono le motivazioni che stanno alla base della misura oggetto dell'interpellanza in esame.

I dati provenienti dal sistema di monitoraggio dei casi di COVID-19 in Italia hanno imposto un rafforzamento delle misure di mitigazione su tutto il territorio nazionale e la necessità di invertire la tendenza alla riapertura delle attività. Tuttavia, anche se nelle aree ricomprese nella “zona rossa” i negozi di mobili non sono aperti al pubblico, in quanto non rientranti tra le attività di commercio al dettaglio aperte al pubblico previste nell'Allegato 23 del citato DPCM 2 marzo 2021, è possibile, in ogni caso, accettare ordini telefonici o via Internet e procedere con vendite a distanza.

Resta consentita, infatti, la consegna dei prodotti a domicilio nel rispetto dei requisiti igienico-sanitari sussistenti sia per il confezionamento che per il trasporto. Chi organizza ed effettua le attività di consegna a domicilio - lo stesso esercente - deve comunque evitare che, al momento della consegna, ci possono essere contatti interpersonali a distanza inferiore a un metro ed è possibile effettuare sempre l'attività di trasporto e montaggio.

Il trasporto, la consegna e il montaggio di mobili, infatti, rientrano fra le comprovate esigenze lavorative che giustificano gli spostamenti, anche al di fuori del proprio comune, regione o provincia autonoma. E' possibile, altresì, consegnare e montare i mobili e gli oggetti, le cui vendite sono avvenute in negozio prima delle restrizioni e che non si fossero ancora concluse e perfezionate con la consegna e il montaggio, potendo le stesse essere assimilate alle vendite a distanza.

I titolari e i dipendenti possono in ogni caso recarsi all'interno del punto vendita per svolgere le attività di progettazione ed amministrative, nonché per effettuare consegne a domicilio.

Ora anch'io non sono soddisfatto di questa risposta e non lo nego, quindi leggo le conclusioni e poi le dico le mie di conclusioni, che sono un po' diverse da quelle che sentirà qui.

Concludo, segnalando che, tenuto conto che le misure finora adottate sono soggette a revisione in considerazione dell'evoluzione epidemiologica e dell'incidenza della campagna vaccinale, questo è abbastanza ovvio, la questione posta dagli onorevoli interroganti potrà essere rivalutata in occasione della prossima iniziativa di aggiornamento delle misure, al fine di consentire nelle “zone rosse” l'attività dei negozi di mobili con la modalità di accesso del pubblico su appuntamento, ferma restando la necessità di garantire l'implementazione di soluzioni per il distanziamento fisico, ai fini della sicurezza dei lavoratori e dei clienti, anche tramite accessi con prenotazione, uso dei dispositivi per la protezione individuale ed ingressi contingentati.

Ora, lei ha pienamente ragione, così come, molte volte, nei verbali del Comitato tecnico-scientifico si è visto il “potrà”, il “possibilmente”, il “verosimilmente” e quant'altro. Io sono molto più pragmatico, quindi, toglierei in questa risposta: “potrà essere rivalutata” e metterei “dovrà essere rivalutata” e sarà mio impegno affinché un'ovvia soluzione, da lei indicata nell'interrogazione, possa diventare realtà, perché francamente, a mio avviso, non ha molto senso.

PRESIDENTE. Il collega Lupi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, credo che sia lei che il sottoscritto, l'onorevole Occhiuto, tutti i colleghi di Noi con l'Italia e Forza Italia, che hanno rivolto questa interpellanza, possano ritenersi soddisfatti della risposta del sottosegretario, della risposta finale che il sottosegretario ci ha fornito, dimostrando il fatto che dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione; senza i nostri alti tecnici funzionari dei Ministeri non andremo da nessuna parte, sono la più alta e grande risorsa che noi abbiamo, ma la politica, il Governo devono assumersi le responsabilità e le fa onore sottosegretario - non ne dubitavo - indipendentemente dalle parti politiche; non c'è più divisione politica, abbiamo tutti la stessa sfida, stiamo conducendo tutti la stessa battaglia, abbiamo tutti lo stesso sforzo. Le ripeto: le fa onore la risposta che lei ha dato, dopo la lettura di quella che correttamente ha letto; ho fatto anch'io il Ministro, quindi so come si risponde, come giustamente si deve rispondere seriamente alle interpellanze dei deputati. Però, quando ci si accorge che c'è un'ingiustificata disparità di trattamento, non è il problema di difendersi, di valutare, di vedere, eccetera. Si intervenga subito con celerità ed io dico, ma lo dice anche lei e tutti siamo d'accordo: chi viola le regole deve essere punito.

Il problema non è tutelarsi nel senso che dobbiamo fare pagare a tutti il fatto che magari qualcuno non rispetta le regole: non rispetta le regole sanitarie, non rispetta le mascherine, non rispetta il distanziamento, non rispetta le regole di assembramento e allora, se ci sono cento persone che non rispettano le regole di assembramento, i restanti novecento su mille devono stare tutti a casa; devono essere tutti puniti. No, si intervenga duramente, si reprima chi non si comporta bene.

Le garantisco che conosco imprenditori, signori imprenditori che esportano nel mondo, ma anche il piccolo artigiano che, in questo momento, è attentissimo nella sua azienda, perché la tutela dei suoi dipendenti è il patrimonio di quell'azienda; è attentissimo che le regole, che il Ministero della Salute giustamente ha dato, siano rispettate. Ha visto la risposta che le imprese hanno dato immediatamente quando è stato fatto loro appello: vacciniamo anche nelle imprese? Perché tutti sanno che l'unico modo per sconfiggere questa pandemia è quello di lottare insieme, ma anche di ritornare a lavorare. Lo sa bene lei, lo sa bene tutto il Parlamento. Va bene il “decreto Sostegni”, il “decreto Ristori” ma il vero sostegno, il vero ristoro è ritornare ad essere protagonisti. Lo vogliamo capire o non lo vogliamo capire?

Quindi sono soddisfatto; il Parlamento è il luogo dell'impegno solenne, vale più di un contratto quello che si sta dicendo qui. Io ho grande stima di questa istituzione. Sono grato di far parte di questa istituzione per i ruoli che mi sono stati dati e so benissimo che quello che si prende qui è un impegno, un impegno politico che, se sarà mantenuto o meno, sarà giudicato da chi ci ascolta, dai nostri cittadini ed è l'orgoglio con cui lei, io possiamo andare in giro.

Quindi, prendo il suo impegno, lavoreremo insieme se avrà bisogno, perché, come ha visto, l'interpellanza è stata presentata da diversi gruppi parlamentari e facciamolo presto; ogni giorno perso è un giorno in meno di una fiducia riconquistata.

Mi permetto di dire, approfittando del tempo che ho a disposizione e anche della sua presenza, visto il tema, altre due cose, augurandomi, in questo senso, la discontinuità non delle persone, ma dell'accorgersi delle battaglie che abbiamo. Ritorneremo - speriamo con il piano vaccini, che è l'unica nostra sfida che abbiamo davanti, la vaccinazione per sconfiggere questa pandemia - poco alla volta alla normalità. Quando, fra una settimana, si andranno a rivedere le zone e i criteri, speriamo sia ripartito con forza questo piano vaccinale su cui tutti facciamo il tifo, correggendo anche delle storture: se si è ritornati in “zona gialla”, se iniziamo ad avere i vaccini, se iniziamo a rispettare le regole, che senso ha che un ristorante sia aperto fino alle 18 e non fino alle 20, alle 21? Lo ha detto lei più volte, ma che senso ha? Il contagio arriva fino alle 18 e non fino alle 21? Se il problema, come ci è stato sempre risposto, è l'assembramento, si controlli che l'assembramento non si faccia. Ma i primi ad essere interessati sono gli stessi ristoratori, e quello è il luogo più sicuro dove essere protetti, perché avremo due controlli, non uno solo, il controllo dello Stato: il controllo del ristoratore e il controllo del cliente. Che si ritorni a scuola e si riprenda poco alla volta la sfida della normalità.

Ultima osservazione, perché è di grande attualità: ieri abbiamo festeggiato drammaticamente un anno da questa drammatica sfida che abbiamo davanti; i nostri morti, gli oltre 100 mila morti. Ogni tanto ci ricordiamo degli eroi che sono i medici, il personale infermieristico - lei viene da quel mondo - e continuiamo a riempirci di parole e poi ci dimentichiamo di fare le cose più concrete. Che fiducia può avere un medico, un infermiere, un odontoiatra, un farmacista, tutti quelli a cui stiamo chiedendo oggi di scendere in campo per riuscire a fare 500 mila vaccini, quando, per una corretta tra virgolette “obbligatorietà dell'azione penale” poi magari, il giorno dopo, prima ancora di verificare che cosa è successo o no, si vedono arrivare un avviso di garanzia solo perché hanno fatto il loro dovere, cioè hanno fatto il vaccino?

Non è il problema di tutelare chi sbaglia. Chi sbaglia, chi fa un errore, si prenda e si butti via la chiave e lo si rinchiuda; ma il problema è di creare fiducia tra le istituzioni e i cittadini e i protagonisti. Il problema è di capire che lo Stato deve tutelare i suoi servitori. E, allora, la richiesta dello scudo penale urgente in questo straordinario piano di vaccinazione per tutti quelli che saranno impegnati non è il problema di legittimare chi fa il furbo, chi è un delinquente; è il problema di dire “siamo tutti insieme a fare questa battaglia, approfittiamone”.

Venendo da parti politiche diverse ed avendo concezioni diverse sul tema della giustizia eccetera, almeno su questo abbiamo un Governo dove siamo tutti insieme, e chiediamo di dare un altro segnale. Glielo affidiamo e confidiamo anche in questo.

(Iniziative di competenza per la conversione dei presidi sanitari inattivi o sottoutilizzati in strutture deputate alla gestione dell'emergenza da COVID-19 - n. 2-01136)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente Baldini ed altri n. 2-01136 (Vedi l'allegato A).

La deputata Baldini è già pronta per l'illustrazione. Prego, collega.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Grazie, Presidente. Sono molto contenta che a rispondere a questa interpellanza ci sia il sottosegretario Sileri, che è un medico come me e capisce perfettamente qual è questa problematica, di che cosa sto parlando e che ripercussioni ha su tutta la comunità, soprattutto su tutti i malati.

Ormai il sottosegretario sa bene da quanto tempo l'emergenza non è più emergenza ma è una situazione ancora di emergenza che perdura da più di un anno e sappiamo - adesso la conosciamo bene - la diffusibilità di questo virus, la capacità di contrarre il virus anche per una persona che entra in un ospedale, magari per un'altra patologia o per altre situazioni, e poi deve essere destinata chiaramente a un reparto piuttosto che a un altro.

Lei sa bene come questa pandemia ha indebolito e ha messo sotto stress tutto il sistema sanitario nazionale trasformando veramente, in pochissimo tempo, soprattutto i luoghi dedicati alla cura del virus. Adesso io mi chiedo, a distanza di un anno, come mai, visto anche il decreto-legge n. 18 del 2020, che proprio all'articolo 4 prevedeva la possibilità per le regioni di attivare aree sanitarie anche temporanee sia all'interno che all'esterno delle strutture di ricovero o di altri luoghi idonei.

Ora, in una città come Milano, dove vivo io, vedo che ospedali COVID-free, ossia ospedali dove i pazienti COVID non vengono inviati, sono realtà monotematiche: parlo dell'Istituto Tumori, dell'Istituto neurologico Carlo Besta oppure del Galeazzi, cioè strutture monotematiche; mentre - e questo in tutta Italia - quando arriva un paziente al pronto soccorso viene destinato in altro ospedale o, comunque, in altra struttura o nella stessa struttura.

Ora, il contagio di questo virus è altissimo. Io a volte penso agli ascensori degli ospedali, a che possibilità hanno di trasmissibilità del virus, è una cosa incredibile. E, ancora oggi, non esistono degli ospedali - a parte alcune realtà tipo la fiera di Milano, un ospedale destinato solo a questo - dove i pazienti vengono mandati con raziocinio a riempire un ospedale piuttosto che un altro ospedale, ma vengono mandati in tutti gli ospedali quando partono direttamente dai pronto soccorso. Sappiamo bene quanto questi pazienti possano infettare e infettano altri pazienti - lo sappiamo quanti casi ci sono - e questo è un raziocinio fondamentale in sanità.

Sa bene che in una sala operatoria, una volta che entra un paziente infetto e poi deve uscire, dobbiamo disinfettare tutta la sala operatoria, dobbiamo togliere tutto e poi rimandare dentro un paziente che non è infetto o comunque quel paziente: questo non accade negli ospedali.

Oltretutto, il personale sanitario - e parlo di medici, parlo di infermieri - si deve spostare proprio in reparti completamente diversi: una volta ne viene chiuso uno, una volta viene destinato a un altro, medicina generale viene chiusa da una parte e poi riaperta in un'altra.

E poi dobbiamo dire una realtà importante: che ci sono gli altri pazienti. Rispetto agli altri pazienti, secondo i numeri del maggio 2020, nei mesi precedenti erano stati circa 410 mila gli interventi chirurgici non eseguiti. Stiamo parlando di interventi chirurgici di persone ed, essendo medici, sappiamo bene quanti pazienti non ce l'hanno fatta per aspettare il loro turno proprio per questa situazione. E sappiamo bene anche quanti controlli ambulatoriali, controlli oncologici, controlli cardiovascolari, controlli per malattie rare, quanti pazienti devono avere la loro chemioterapia, devono avere la loro medicina.

Quindi, voglio dire, come mai e che cosa dobbiamo fare, che cosa potete fare per arrivare subito - io credo molto in lei - a fare qualcosa per arginare questo problema, che è un problema di cui tutti i medici - tutti i medici - parlano e tutti gli infermieri sanno come devono spostarsi, quanti pazienti in meno noi possiamo curare e stiamo curando.

Vi è questa situazione, a distanza di un anno. E la realizzazione dei COVID-hospital era stata una delle priorità indicate dall'ex commissario all'emergenza Domenico Arcuri: come mai questo non è stato fatto fino adesso? Adesso, con l'intervento del Presidente Draghi, le cose spero saranno diverse. Ma come mai non è stato fatto ancora adesso? E, soprattutto, perché, quando arrivano pazienti nei pronto soccorso, continuiamo ancora a spostare questi pazienti senza una logica, senza una direttiva precisa che lo Stato deve indicare alle regioni? O, comunque, in una Conferenza Stato-regioni penso sia fondamentale portare all'attenzione questo problema davvero importantissimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Baldini, per aver sollevato temi ovviamente cari a tutti noi, in particolar modo a coloro che operano nel settore sanitario. Le farò qui un excursus di ciò che è stato fatto: ovviamente molto altro deve esser fatto e dobbiamo sicuramente migliorarci, sono pienamente d'accordo con lei.

Il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70 “Regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera” ha rappresentato uno snodo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi condivisi nazionali e regionali di efficientamento delle cure, mantenendone, nel contempo, l'appropriatezza, l'efficacia, la qualità e la sicurezza.

Il regolamento in esame ha avviato il processo di riqualificazione e di riorganizzazione della rete ospedaliera per assicurare, su tutto il territorio nazionale, un'uniforme definizione degli standard delle strutture sanitarie dedicate all'assistenza ospedaliera, individuando un modello di cooperazione tra le strutture erogatrici alle quali sono assegnati ruoli specifici e strutturati secondo livelli gerarchici, definiti in base a caratteristiche standard: bacino di utenza, volume delle attività erogate, esiti delle cure.

La “dorsale” della rete dell'emergenza-urgenza è rappresentata dai dipartimenti di emergenza e accettazione-DEA di I e II livello, ai quali sono collegati gli altri due livelli di operatività: l'ospedale sede di pronto soccorso e il presidio ospedaliero in zone particolarmente disagiate, costituenti complessivamente la rete ospedaliera dell'emergenza.

Tale rete risulta composta da strutture di diversa complessità assistenziale, secondo il modello “hub & spoke” che risponde alle necessità di intervento secondo livelli di capacità crescenti in base alla complessità, alle competenze del personale e alle risorse disponibili.

L'attuale crisi pandemica ha permesso di verificare la capacità di tenuta dell'intero impianto organizzativo in questione, così come individuato dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, e su di esso sono state implementate le disposizioni di cui al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, come convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, offrendo tale modello “hub & spoke”, come mostrato in questi mesi di emergenza epidemiologica, la possibilità alla rete ospedaliera di mantenere il più possibile le funzioni delle attività ordinarie e, nel contempo, evidenziando una notevole flessibilità alla rapida conversione.

Infatti, il “decreto Cura Italia” (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, come convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27), il quale ha apportato una serie di misure di potenziamento dell'SSN, è stato adottato per mettere il sistema sanitario nelle migliori condizioni per affrontare adeguatamente l'emergenza COVID, in termini strutturali, organizzativi e di personale, favorendo per ciascuna regione, rispetto al fabbisogno causato dal diffondersi della pandemia, nuovi allestimenti dei setting assistenziali volti alla gestione della situazione pandemica con misure specifiche per il personale (dagli straordinari alla possibilità per ASL e ospedali di trattenere in servizio il personale prossimo alla pensione), misure per il potenziamento dei posti letto in terapia intensiva e di altre specialistiche: pneumologia e malattie infettive.

Nel citato decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, in particolare, l'articolo 2 “Riordino della rete ospedaliera in relazione all'emergenza da COVID-19” ha previsto espressamente, al fine di rafforzare strutturalmente il Servizio sanitario nazionale in ambito ospedaliero, la stesura di un apposito piano di riorganizzazione volto a fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, come quella che stiamo vivendo, per garantire l'incremento di attività in regime di ricovero in terapia intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure, rendendo strutturale la risposta all'aumento significativo della domanda di assistenza in relazione alle successive fasi di gestione della situazione epidemiologica correlata al virus SARS-CoV-2, ai suoi esiti e a eventuali accrescimenti improvvisi, come stiamo osservando, della curva pandemica.

Con la circolare del Ministero della Salute n. 11254 del 29 maggio 2020 “Trasmissione linee di indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per l'emergenza COVID-19” si è provveduto a fornire alle regioni e alle province autonome indicazioni operative in attuazione dell'articolo 2 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, sottolineando la necessità di ridefinire ed integrare organicamente la rete di offerta attivata nella prima fase emergenziale dovuta all'inizio della pandemia con la rete di assistenza ospedaliera “hub & spoke” e di prevedere che tale potenziamento sia programmato nell'ambito delle strutture pubbliche della rete ospedaliera regionale sede di DEA di I e di II livello.

Nella circolare, il potenziamento dei posti letto è stato inteso nella sua globalità assistenziale, ovvero con l'adeguata dotazione di professionalità, attrezzature tecnologiche e di servizi; per cui, l'organizzazione delle unità di terapia dedicate al COVID-19 deve contemplare la riqualificazione dei posti letto diversamente modulati per intensità e tipologie di cura, implementando attrezzature e professionalità diverse, che possano rispondere a qualunque tipologia di paziente critico con necessità di assistenza respiratoria non invasiva, ma anche a pazienti critici con necessità di trattamenti continui e complessi riconducibili a situazioni con più patologie.

Quindi, si è evidenziata la necessità della presenza di personale medico e infermieristico prontamente impiegabile e formato per garantire la multidisciplinarietà e la collegialità nella gestione assistenziale di tali pazienti critici. Pertanto, la nuova rete per il COVID-19 viene ridefinita integrandola organicamente con la rete di assistenza ospedaliera regionale, in modo tale che le nuove strutture non siano lasciate inutilizzate, ma possano riassorbire l'attività ordinaria sospesa o rallentata, prevedendo meccanismi flessibili, immediatamente fruibili e sicuri, di riconversione tra le due diverse tipologie di attività.

Per la tematica in esame, si ricorda, inoltre, che si è intervenuti sia con l'articolo 29 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, per ridurre e riprogrammare le liste d'attesa, sia con l'articolo 1, commi 2 e 3 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, in materia di COVID-hotel, per ospitare e garantire l'isolamento delle persone contagiate da SARS-CoV-2.

Da ultimo, relativamente all'adozione di iniziative per la revisione del DM n. 70 del 2015, desidero segnalare che sono in corso i lavori propedeutici per la suddetta revisione, che a mio avviso è necessaria, e si è in attesa della convocazione della cabina di regia per poter procedere all'aggiornamento del citato DM n. 70 del 2015.

PRESIDENTE. La deputata Baldini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Volevo dire al sottosegretario, che sa, da medico, quanto la cura sia fatta solo da medici e infermieri - e, qui, si tratta di personale assente, di personale mancante, perché non ce la possono fare a sopperire a tutte le situazioni - e anche dal personale amministrativo che può alleggerire l'operato dei medici e degli infermieri. Io credo che proprio il COVID abbia messo in evidenza questo scollegamento tra il territorio e l'ospedale, questa è la cosa fondamentale, partendo proprio dalla medicina di base ed era il compito fondamentale, in questa emergenza, poter collegare il territorio alla struttura ospedaliera; questa è la cosa, non è che noi adesso possiamo sentirci dire, non so se lei crede anche a quello che ha detto, ma non possiamo aspettare nuove strutture, le strutture ci sono, ci sono vecchi ospedali, ci sono strutture che possono ospitare un paziente che, magari, non è certamente di terapia intensiva, ma comunque possono essere allestite in questa emergenza per poter fare in modo che quando arriva un paziente sappiamo che la diagnosi viene fatta prima di entrare in struttura. Quindi, un paziente COVID è un paziente infetto, è un paziente contagioso, è un paziente che ne infetterà degli altri. Possibile che, ancora oggi, non possiamo dedicare spazio a queste strutture? Ce ne sono tante, in tutta Italia ci sono tantissime strutture; io conosco la Lombardia, ma quanti ospedali dismessi ci sono? Penso a Legnano, Legnano ha un vecchio ospedale - è stato fatto un nuovo ospedale, ma c'è ancora un vecchio ospedale molto funzionante - ma perché non facciamo questa cosa che può essere fatta in tempi davvero brevissimi? Perché non assumiamo subito medici, infermieri e amministrativi e li destiniamo alla formazione? Perché la vaccinazione, adesso, la facciamo, è vero, con l'intervento del generale Figliuolo penso che i tempi verranno accelerati e tutto quanto, però, ricordiamoci che anche la vaccinazione è un atto medico, è un atto medico e dobbiamo vedere questa apertura alle farmacie come verrà fatta. Io personalmente non sono d'accordo sulle farmacie, cioè non sono d'accordo che lì venga fatto un atto medico, perché sappiamo che qualsiasi farmaco, lo ripeto, qualsiasi farmaco può avere degli effetti collaterali. Approfitto di questa interpellanza per dire, come ho detto subito, per AstraZeneca, che dobbiamo fare ritornare la fiducia negli italiani di potersi vaccinare e invito ancora tutti i parlamentari a farlo. Faccio un appello al Presidente, al Presidente del Consiglio e al Ministro Speranza, di poter vaccinare i parlamentari: noi siamo persone, io stamattina ho preso un treno regionale, sono stata 4 ore su un treno regionale a contatto con persone con mascherine e senza mascherine, a litigare anche con persone che non l'avevano, e su questo dobbiamo fare delle cose chiare, dobbiamo dire chiaramente se ci sono o non ci sono questi ospedali. Le persone non possono aspettare. Noi facciamo un servizio pubblico, sì o no? Siamo persone esposte, sì o no? Io sono qua vicino a una persona che, come sappiamo tutti, ha una patologia cronica, è una persona a rischio e non è vaccinata. Io potevo farla da medico la vaccinazione, ma da medico non la faccio perché passo più tempo qui e come tutti gli altri aspetto il mio turno, però, è possibile che non abbiamo il coraggio di dire le cose?

Spero, dottor Sileri, sottosegretario Sileri, che lei, da medico, abbia questa sensibilità di sapere che quando un paziente arriva in ospedale, se è COVID-positivo può infettare tante persone. Adesso, per fortuna, i medici e gli infermieri sono protetti. Non lo sono stati all'inizio, c'è stata veramente, veramente, verso questa categoria, un'azione davvero incredibile, ma sappiamo che i medici continuano e continueranno a lavorare per questo, però dobbiamo fare in modo di creare situazioni snellenti in questa situazione, perché vuol dire non avere cognizione e visione sanitaria non averlo già fatto, occorre farlo adesso, dare immediatamente un'indicazione precisa di dove deve andare quel paziente. Il paziente che arriva al PS, che arriva, quindi, con un'emergenza, con urgenza territoriale, deve essere già predisposto; deve essere già fatto. Però, ricordiamoci che senza medici e senza infermieri la cura non può esistere e la visione sanitaria non può averla certamente una persona che la medicina la conosce per sentito dire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per la tutela dei diritti lavorativi delle atlete italiane e, in particolare, di quelli connessi alla maternità, alla luce della vicenda occorsa alla pallavolista Lara Lugli - n. 2-01132)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boldrini ed altri n. 2-01132 (Vedi l'allegato A).

La deputata Boldrini è già pronta a illustrare la sua interpellanza.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, signor Presidente. Signore rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, allora, io espongo brevemente i contenuti di questa interpellanza urgente, che è stata sottoscritta da quaranta deputate, quaranta colleghe appartenenti a diversi gruppi parlamentari. In questa interpellanza denunciamo la clamorosa ingiustizia che ha dovuto subire Lara Lugli, una donna di 38 anni, un'atleta, un'atleta del Volley Pordenone. L'accordo che la legava alla società sportiva - e questo che sto per dire è già gravissimo, di una gravità inaudita - conteneva una clausola, una clausola secondo la quale in caso di gravidanza si sarebbe proceduto al licenziamento per giusta causa. Ci rendiamo conto di quale livello di discriminazione si può raggiungere? Cioè, un uomo, un atleta può diventare padre, e non succede niente nella sua carriera sportiva; invece, se una donna, un'atleta, vuole diventare madre, deve anche mettere una croce sulla sua carriera sportiva.

Ma vado avanti, signor Presidente. Nel 2019 Lara rimase incinta e lo comunicò ai dirigenti del suo club. La risoluzione dell'accordo fu l'immediata conseguenza, e altrettanto immediatamente venne privata dello stipendio. Ma pochi giorni dopo un altro evento colpì duramente Lara Lugli: la perdita del bambino. Lara reclamò lo stipendio dell'ultimo mese, in quanto aveva lavorato, e, per tutta risposta, che cosa fece la società? La citò per danni. Sì, Presidente, ha capito bene: la citò per danni, la citò per danni! Sì, perché, secondo loro, un'atleta che sceglie di essere madre reca un danno alla società sportiva. Ma che mondo è questo? Che mondo è questo? Ecco, semplicemente è il mondo dello sport italiano (Applausi della deputata Baldini). Questo è il mondo dello sport italiano: un mondo in cui gli atleti professionisti possono essere soltanto uomini.

Sono soltanto quattro le discipline sportive che riconoscono il professionismo: il calcio, fino alla Lega Pro, il ciclismo su strada, il golf e la serie A1 di pallacanestro. Ma, attenzione: lo riconoscono soltanto per gli uomini. Significa che le atlete non sono ritenute professioniste in nessun campo - in nessuno! - e neanche quando vincono le medaglie d'oro alle Olimpiadi, e lo dico qui alla sottosegretaria che so che capisce il tema, essendo lei stessa un'atleta, la sottosegretaria Vezzali sa di che cosa parlo. E la prima conseguenza di questa situazione è la mancanza di un vero contratto di lavoro nazionale che dia, quindi, alle atlete ciò che spetta a qualsiasi lavoratrice e a qualsiasi lavoratore regolare - d'accordo? -, dal trattamento di fine rapporto alle tutele previdenziali, assicurative, ma anche quelle sanitarie. E, allora, che cosa succede? Allora, ci sono accordi privati, com'è il caso che ha riguardato Lara Lugli, quindi stipulati tra l'atleta e la società, accordi in cui si può scrivere perfino - perfino! - che se decidi di essere madre automaticamente sei fuori.

Nel 2019 è esploso in Italia il tifo per la nazionale di calcio femminile, le abbiamo viste tutte queste ragazze straordinarie. La nazionale era guidata da Milena Bertolini, e abbiamo tifato per loro durante i campionati del mondo. In tante e in tanti abbiamo anche ammirato la forza e la bravura di Sara Gama, di Barbara Bonansea, di Laura Giuliani e di tutte le ragazze che scendevano in campo. Bene, tutte non professioniste - sia chiaro, Presidente -; ai campionati del mondo, ma non professioniste. Eppure, intorno a quel campionato hanno girato milioni di euro di diritti televisivi, di inserzioni pubblicitarie, come succede, d'altronde, nei tornei maschili, quelli, però, sì, sono considerati ufficiali. Ma lo stipendio di una calciatrice, in quanto non professionista, non è neanche lontanamente – lontanamente - paragonabile a quello che guadagnano i colleghi maschi. Vede, Presidente, è il gender pay gap di cui spesso parliamo in quest'Aula; è il gender pay gap portato sulla stratosfera, all'ennesima potenza, non saprei neanche come definirlo. E sappiate, sappiate, signor Presidente e signore rappresentanti del Governo, che quello che è accaduto a Lara, a Lara Lugli, non è affatto un caso isolato! Basta con le ipocrisie! Diciamolo, in quest'Aula: basta con le ipocrisie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Va bene? Si tratta, invece, al contrario, di una pratica abituale, di una consuetudine. Non sono poche, come denunciano - noi lo denunciamo nell'interpellanza, ma lo denunciano in tante -, le atlete dello sport di squadra o individuale che non appena incinte si vedono stracciare gli accordi, rimanendo senza alcun diritto e alcuna tutela! E questo accade quando non c'è - non c'è! - anche quella esplicita clausola antimaternità come nel caso di Lara Lugli.

C'è da indignarsi, non c'è da stupirsi, perché lo sappiamo, lo sanno tutti: quando una lavoratrice e un lavoratore non hanno tutele riconosciute giuridicamente, o da un contratto collettivo, sono completamente in balia della controparte. La vita di queste atlete è vita da professioniste a tempo pieno, perché si allenano tutti i giorni, fanno i ritiri, i campionati nazionali, i campionati internazionali, ma è un professionismo non riconosciuto, e questo non è normale!

Allora, con questa interpellanza chiediamo al Governo non solo di esprimere un giudizio su un'ingiustizia di cui è stata vittima Lara Lugli, ma anche se e quali iniziative, anche normative, intenda assumere per porre fine a questa situazione, una situazione in cui le atlete italiane, non avendo di fatto accesso ai benefici di cui alla legge n. 91 del 1981 sul professionismo sportivo, vengono esposte a discriminazioni clamorose come quella subita da Lara Lugli, discriminazioni inaccettabili in un Paese democratico e che non siamo più disposte veramente a subire e a tollerare. Dunque, confido nella risposta del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Valentina Vezzali, a cui facciamo anche le congratulazioni per la sua recentissima nomina, ha facoltà di rispondere.

MARIA VALENTINA VEZZALI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie. Signore onorevoli, vi ringrazio per aver presentato questa interpellanza, perché mi consente di esprimere la mia volontà su una questione che sta molto a cuore al Governo e a me personalmente: quella dei diritti dei lavoratori sportivi non professionisti e, in particolare, delle donne.

Il caso dell'atleta di pallavolo Lara Lugli, sul quale si attendono le pronunce dell'autorità giudiziaria, ha portato al clamore della stampa e posto al centro del dibattito nazionale la situazione del lavoro sportivo femminile, una criticità che penalizza le donne e i soggetti più deboli. La disciplina vigente del contratto di lavoro sportivo, utilizzato dalla stragrande maggioranza dei lavoratori sportivi (atleti dilettanti, istruttori, tecnici), prevede espressamente l'assenza di qualunque vincolo di subordinazione e, quindi, delle tutele assicurative e previdenziali ad esso connesse. Tale impostazione riflette una visione del lavoro sportivo come una sorta di hobby da praticare nel tempo libero, affiancandosi a un impiego ordinario. È evidente come tale ricostruzione non sia più attuale, in quanto, secondo i dati raccolti in sede di corresponsione delle indennità previste per l'emergenza COVID-19, diverse centinaia di migliaia di persone fanno del lavoro sportivo la loro unica fonte di sostentamento.

L'attività del Governo, negli ultimi anni, è stata improntata a cercare di porre rimedio a questa situazione, incominciando dalle fattispecie che riguardano i soggetti più fragili. È stata già ricordata, nell'ambito del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, l'istituzione, con legge di bilancio nel 2018 e nel 2020, del sostegno della maternità delle atlete, e vi sono stati destinati 500 mila euro.

Anche gli alti vertici del mondo sportivo italiano hanno mostrato una sensibilità al tema, se non altro da un punto di vista sportivo.

I principi fondamentali degli statuti delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate, deliberati dal CONI nel 2018, all'articolo 14, stabiliscono che le atlete in maternità, che esercitano anche in modo non esclusivo attività sportiva, hanno diritto al mantenimento del tesseramento, nonché alla salvaguardia del merito sportivo acquisito, con la conservazione del punteggio maturato nelle classifiche federali, compatibilmente con le relative disposizioni di carattere internazionale e con la specificità della disciplina sportiva praticata. Un significativo passo avanti per i diritti delle lavoratrici si verificherà con l'entrata in vigore dei decreti attuativi della legge delega 8 agosto 2019, n. 86. In particolare, il decreto attuativo dell'articolo 5 della predetta legge delega, elaborato sentite le organizzazioni rappresentative del settore, riforma totalmente la disciplina del lavoro sportivo, introducendo tutele e forme assistenziali per le lavoratrici e i lavoratori del settore. Il Titolo V del suddetto decreto prevede che l'attività di lavoro sportivo possa costituire oggetto di un rapporto di lavoro subordinato o di un rapporto di lavoro autonomo con tutte le tutele del caso. Le prestazioni sportive cosiddette amatoriali vengono circoscritte ad ipotesi stringenti e con presupposti economici specifici. L'articolo 33 del decreto attuativo prevede espressamente che ai lavoratori sportivi si applichi la vigente disciplina, anche previdenziale, a tutela della malattia, dell'infortunio, della gravidanza, della maternità e della genitorialità, contro la disoccupazione involontaria, secondo la natura giuridica del rapporto di lavoro. È evidente come l'entrata in vigore del decreto garantirà le tutele minime alle categorie dei lavoratori sportivi, dando finalmente loro la dignità che spetta. Ed è evidente come l'introduzione delle tutele in tema di maternità e di genitorialità farà sì che situazioni come quelle di Lara Lugli non avvengano mai più. Certo, sarà essenziale vigilare affinché l'applicazione del dettato normativo sia piena e rigorosa, e che le lavoratrici e i lavoratori sportivi siano adeguatamente informati dei loro diritti e assistiti nell'inevitabile contenzioso che si creerà. Inoltre, è ferma intenzione mia e del Governo considerare il decreto come un mero punto di partenza. Verrà effettuato un monitoraggio continuo circa l'efficacia delle misure previste, al fine di effettuare eventuali aggiustamenti in sede di decretazione correttiva, estendendo ulteriormente l'efficacia delle tutele previste.

Da ultimo, vorrei segnalare una misura specifica prevista per il lavoro femminile. L'articolo 39 del decreto attuativo introduce un Fondo per passaggio al professionismo e l'estensione delle tutele sul lavoro negli sport femminili, la cui dotazione, per il 2021, è di 3,9 milioni di euro. Tale Fondo sarà utilizzabile dalle federazioni sportive che abbiano deliberato il passaggio al professionismo di campionati femminili e, tra le sue finalità, è previsto anche l'utilizzo per l'allargamento delle tutele assicurative e assistenziali delle atlete. In conclusione, mi sento di assicurare che il Governo e l'autorità delegata in materia di sport siano concretamente impegnati ad assicurare al lavoro sportivo e, in particolare, alle lavoratrici del settore tutte le tutele previste negli altri settori e comparti. Mai più dovranno accadere casi come quello dell'atleta Lara Lugli, che rimandano a periodi bui della storia del lavoro. E, sono convinta, con l'attenzione e la vigilanza che l'autorità delegata in materia di sport e gli organismi sportivi dedicheranno alla questione, non si verificheranno mai più (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata, Presidente Boldrini, ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

LAURA BOLDRINI (PD). Presidente, signora sottosegretaria, il caso di cui abbiamo parlato - lei ha ragione - è salito all'onore delle cronache. Ne ha parlato anche la stampa internazionale, il The New York Times, il The Guardian. Le assicuro: non ci abbiamo fatto una bella figura. C'è da vergognarsi! E, allora, bisogna sapere e dirselo che denunce da parte di associazioni su casi di questo genere sono state promosse già da tempo, ma il CONI e le federazioni interessate hanno fatto finta di niente. D'accordo? Vede, signora sottosegretaria, io rispetto l'autonomia del CONI - ci mancherebbe - così come quella delle federazioni sportive. È un'autonomia da tutelare gelosamente: non devono rispondere ad altri se non alla Costituzione. Però, la Costituzione, all'articolo 3, parla del principio di uguaglianza: siamo tutti e tutte uguali e non può esserci nella società italiana una discriminazione in base al sesso, che è esattamente quello che sta succedendo nel mondo dello sport. Il concetto di parità nello sport è talvolta così umiliato. Per fare un esempio, che mi hanno riferito recentemente, nella federazione di pallamano, l'allenatore della nazionale maschile può prendere 80 mila euro l'anno e la sua omologa, che allena la nazionale femminile, 7.500 euro all'anno per lo stesso lavoro. Allora, questa situazione di disparità è chiaramente incostituzionale. Il Governo e il Parlamento debbono porvi rimedio senza ulteriori ritardi! È per superare queste differenze che, durante il primo Governo Conte, io presentai alla Camera alcuni emendamenti, quando il provvedimento arrivò qui in Aula. Era il disegno di legge in materia di ordinamento sportivo. Il contenuto del primo emendamento fu accolto dall'allora sottosegretario Giancarlo Giorgetti e adesso, nel testo di quella legge, c'è scritto che bisogna garantire la parità di genere nell'accesso alla pratica sportiva a tutti i livelli. Furono accolti nel provvedimento anche altri miei emendamenti. In uno, si afferma, per la prima volta, il principio delle pari opportunità anche nell'accesso al professionismo sportivo e, nell'altro, la prevenzione di molestie e di violenze di genere e anche di condizioni di discriminazione. Nella legge di bilancio del 2020 fu introdotto un emendamento per estendere alcune tutele previdenziali alle atlete; in tale emendamento, però, si concedeva alle federazioni nazionali la facoltà - signora sottosegretaria: la facoltà! - di riconoscere il professionismo delle atlete. Certo, un passo avanti, d'accordo, lo possiamo dire, ma nulla cambierà finché questo rimarrà, appunto, una facoltà, anziché un obbligo. La battaglia sarà vinta quando a decidere se puoi accedere al professionismo e godere delle tutele elementari di qualsiasi lavoratore e lavoratrice non sarà il tuo datore di lavoro, ma una legge, una legge che ti riconosce, come lavoratore e come lavoratrice, titolare di diritti. Questo problema di fondo non è risolto. Lei è molto ottimista, signora sottosegretaria, ma non è risolto in modo efficace e definitivo neanche nel decreto legislativo, come lei, infatti, ha detto. Quindi, quel decreto è in attuazione della legge delega, di cui dicevo, del 2019, che ora le Commissioni parlamentari dovranno esaminare per il parere previsto.

Signor Presidente, contrariamente a quanto accaduto a Lara Lugli, un'altra atleta, ha avuto per fortuna un destino diverso. Il mese scorso Alice Pignagnoli, una calciatrice del Cesena, ha reso noto di essere incinta e la società ha deciso di tenerla nei suoi ranghi. Ma questa buona, anzi, quest'ottima notizia, è la conferma - non la smentita - di una situazione di ingiustizia. Il futuro di un'atleta ancora oggi è affidato non a diritti riconosciuti, ma al buon cuore della società e di chi la dirige.

Ma le cose nel mondo del lavoro - lo diceva anche lei, signora sottosegretaria - funzionavano così un paio di secoli fa. Nello sport siamo fermi a due secoli fa: questo è assolutamente inaccettabile! Allora, facciamolo questo salto, signora sottosegretaria: facciamolo questo salto nella contemporaneità! Riconosciamo anche alle atlete italiane pari diritti e pari dignità, e, anche, risparmiamoci veramente la vergogna di essere conosciuti come un Paese che anche nello sport stabilisce un principio, cioè che essere madre vuol dire essere fuori. Veramente, ciò non è più tollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

(Rinvio dell'interpellanza Bellucci ed altri n. 2-01116).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-01116 dei deputati Bellucci ed altri, tuttavia, considerato che l'interpellante non è presente, l'interpellanza è rinviata ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale n. 1 Lollobrigida ed altri, riferita al disegno di legge n. 2945 di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena, che sarà esaminata e posta in votazione nella seduta di martedì 23 marzo 2021, a partire dalle ore 11, quale primo argomento all'ordine del giorno.

Nuova organizzazione dei tempi relativa agli argomenti previsti nel calendario del mese di marzo.

PRESIDENTE. Avverto, inoltre, che, a seguito della costituzione della nuova componente politica del gruppo Misto (Facciamo Eco-Federazione dei Verdi), nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata la nuova organizzazione dei tempi relativa agli argomenti previsti nel calendario del mese di marzo (Vedi l'allegato A).

Organizzazione dei tempi per l' esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto, infine, che nel medesimo allegato A sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Polidori altri n. 1-00433, concernente iniziative a sostegno e tutela delle donne (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Sono 29.551 i decessi da pandemia COVID-19 in Lombardia. L'Istat, però, ci dice che nel 2020 sono morte 36.500 persone in più in Lombardia rispetto ai cinque anni precedenti: è come se una bomba atomica si fosse abbattuta su una città di 50 mila abitanti come Mantova, visto che ad oggi i decessi in più sono circa 50 mila. È giusto ricordare le vittime della pandemia, ma dobbiamo anche porci domande e cercare delle risposte. La sanità privata in Lombardia si cucca il 60 per cento degli utili: è sparita la sanità territoriale; gli organici dei medici ospedalieri erano dimezzati rispetto ai LEA. Gli operatori sanitari erano in burnout già prima della pandemia; adesso molti di loro assumono psicofarmaci per il grave stress. Si è arrivati all'accattonaggio della sanità privata, che ha posto i prezzi dei tamponi a 60 euro e, per tre mesi, le farmacie non hanno potuto fare i tamponi a 20 euro.

In Lombardia l'aria è cancerogena un giorno su due, fra PM2,5 e ozono. La Lombardia ha due infrazioni europee aperte: se vogliamo essere europei, bisogna risolvere le infrazioni sulla qualità dell'aria. La Lombardia è senza amministrazione regionale da 25 anni a questa parte, da Formigoni e le sue matrioske, a Maroni e Fontana. Ci sono progetti di raddoppiare gli allevamenti intensivi, di costruire centinaia di impianti a biogas e biometano, di costruire autostrade regionali fra Mantova e Cremona con soldi statali. Questo renderà incompatibile con la vita umana vivere in Lombardia.

L'Agenzia europea ambientale stima già 12.047 decessi per il 2018 legati al PM2,5. I rapporti fra inquinamento e peggioramento della pandemia sono confermati in 400 studi. Le varianti, secondo il CDC, si generano da pazienti immunodepressi o da allevamenti intensivi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). L'inquinamento causa immunodepressione e in Lombardia ci sono metà degli allevamenti italiani. L'ammoniaca, secondo Manigrasso e secondo molti studi ecologici attiva il recettore del Coronavirus. Per ricordare le vittime evitiamo di finanziare opere come il TAV Brescia-Padova nel PNR o impianti come quelli a biogas.

PRESIDENTE. Grazie.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Vanno raddoppiati i binari delle ferrovie e ricostruiti i ponti del bacino del Po. Proviamo a chiudere gli allevamenti intensivi e a riaprire le scuole.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 22 marzo 2021 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2077 - Conversione in legge del decreto-legge 29 gennaio 2021, n. 5, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) (Approvato dal Senato). (C. 2934?)

Relatore: FUSACCHIA.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Ianaro ed altri n. 1-00423 e Rossello ed altri n. 1-00428 concernenti iniziative volte a implementare la produzione e la distribuzione di vaccini anti Covid-19, anche attraverso l'autorizzazione temporanea della concessione di licenze obbligatorie .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Polidori ed altri n. 1-00433 concernente iniziative a sostegno e tutela delle donne .

La seduta termina alle 10,55.