XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 415 di lunedì 26 ottobre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 ottobre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Gobbato, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Muroni, Nardi, Orrico, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che la deputata Lucia Albano, proclamata il 22 ottobre 2020, ha dichiarato, con lettera pervenuta in pari data, di aderire al gruppo Fratelli d'Italia.

La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 4).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione - Doc. XXIII, n. 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il deputato Stefano Vignaroli, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

STEFANO VIGNAROLI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Grazie, Presidente. Colleghi, innanzitutto inizio con i ringraziamenti per quanto riguarda i colleghi della Commissione che in parte sono qui presenti, con cui lavoriamo ormai quotidianamente, nonostante la situazione dell'emergenza COVID-19 che rende difficoltoso, soprattutto per una Commissione abituata a girare e a fare ispezioni, poter lavorare. Ringrazio anche i collaboratori della Commissione, in particolare il dottor Battarino, magistrato della Commissione, senza i quali non potremmo lavorare in maniera così efficace.

Ringrazio anche gli operatori del mondo del rifiuto. Quando è uscito fuori il problema del COVID-19 siamo stati tutti presi da un po' di panico, da un po' di emotività; non era mai capitata una cosa del genere e quindi abbiamo deciso, come Commissione, occupandoci di rifiuti, di fare una fotografia per verificare come è proceduta e come funzionava la gestione dei rifiuti in epoca COVID-19. Innanzitutto c'è da dire che non c'è stato nessun blocco del servizio, quindi il sistema fortunatamente ha retto, grazie anche al lavoro degli operatori del settore; soprattutto siamo partiti quando c'era molto forte la questione emotiva. Ricordo gli operatori del settore, con la maggior parte di essi che cominciava a dire che servivano più inceneritori, che non si doveva fare la guerra alla plastica perché l'usa e getta è fondamentale; e poi c'era anche la questione dell'ipotetico blocco delle frontiere per quanto riguardava i rifiuti, quindi gli operatori del settore chiedevano delle deroghe. Il sistema comunque ha tenuto e, fortunatamente, non c'è stato nessun blocco delle frontiere. Certo, noi la dipendenza con l'estero ce l'abbiamo e ci sono alcune parti del territorio che sono molto fragili da questo punto di vista. Un po' è normale, però, scambiare le merci, quelle che poi andranno riciclate, con gli altri Paesi. Le problematiche della gestione dei rifiuti che investono il nostro Paese ci sono e rimangono, però il sistema ha tenuto, anche perché, soprattutto, come è facile intuire, durante il lockdown in particolare la produzione e i consumi sono inevitabilmente scesi. Purtroppo noi siamo troppo legati al PIL con la produzione dei rifiuti e la produzione è scesa del 10 per cento: parliamo di 500 mila tonnellate circa, a marzo e aprile, per fare l'esempio del lockdown. Certo, è cambiata un po' la composizione in quanto è aumentato il rifiuto organico domestico, stando più a casa, ed è aumentata la produzione dei rifiuti ospedalieri. Per quanto riguarda la produzione di rifiuti ospedalieri, di impianti abbiamo visto che fortunatamente ne abbiamo, ci sono e, anzi, sono anche sovradimensionati; quindi il sistema, da questo punto di vista, ha retto.

Poi ci siamo occupati anche di eventuali possibili contagi e malattie degli operatori del settore e abbiamo visto che però non c'è stata una casistica superiore alla media degli altri cittadini italiani, quindi questo dimostra che basta una semplice protezione, che già comunque gli operatori del settore hanno e avrebbero avuto a prescindere.

Un'altra questione che abbiamo analizzato è anche la durata del virus, che trovo un punto importante. Essendo la filiera del rifiuto abbastanza lunga come tempistiche - dalla produzione alla destinazione finale ci sono vari passaggi intermedi, con la raccolta e i depositi intermedi -, insomma, passano diversi giorni, quindi è molto probabile che il virus, arrivato a destinazione finale, abbia esaurito la propria la propria carica virale oppure sia morto. Su questo non ci sono degli studi specifici - magari invito gli operatori del settore a poterli approntare - e, vedendo studi che si sono fatti in generale, questi sono sempre fatti in condizioni particolari di laboratorio, che poi sono difficilmente riproducibili nella realtà.

Un altro fattore che ha inciso è anche non solo la minore produzione industriale di prodotti, quindi di rifiuti, ma, a parziale bilanciamento, c'è stata anche una minore richiesta del materiale avviato al riciclo per essere trasformato in nuovo prodotto.

Un altro problema che abbiamo analizzato è la questione della liquidità perché con il parziale congelamento della Tari diverse imprese del settore dei rifiuti hanno avuto problemi nel breve di liquidità.

A me la questione è stata molto a cuore, vista anche questa forte tendenza che c'è stata nel dire: “sospendiamo l'economia circolare; lasciamo stare la plastica; rimandiamo i nostri programmi”. Il dottor Timmermans, il Vicepresidente della Commissione europea, è stato molto chiaro: l'economia circolare deve andare avanti, a prescindere dal virus, e, soprattutto, la raccolta differenziata va fatta (si voleva anche sospendere la raccolta differenziata). Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in particolare, ha scelto di non emanare grandi norme primarie: poche - vedremo quali - e soprattutto quella di delegare le scelte alle regioni attraverso l'ex articolo 191. Questo ha creato molti problemi per quanto riguarda le regioni, che si sono sentite forse un po' abbandonate; comunque sia, non c'è stata una sorta di uniformità di scelte.

Noi abbiamo molto criticato il Ministero quando, a proposito delle norme primarie, l'unica che ha emanato, quella più importante, è stata quella all'articolo 113-bis, del Testo unico ambientale, dove ha aumentato gli stoccaggi. Noi in Commissione ci stiamo anche occupando del tema degli incendi e abbiamo visto, soprattutto nel Nord Italia, tanti capannoni riempiti di rifiuti ammassati, senza regole e con pochi controlli dentro capannoni diffusi, difficilmente controllabili, questo ha creato una sorta di proliferare degli incendi. Soprattutto, se i comuni fanno degli sforzi - e li fanno - per aumentare la raccolta differenziata, ma poi noi non siamo in grado di dare un mercato, una filiera industriale, a tutte le plastiche, in particolare quelle non di qualità che raccogliamo in maniera differenziata, se non riusciamo ad avere una filiera economica che le prenda e le trasformi in materia, allora ecco che si accatastano nei magazzini e, spesso, l'unico modo per disfarsene, visto che sono un peso, è quello dell'incendio che brucia ogni cosa.

Noi abbiamo molto criticato questo aumento di stoccaggi, anche perché alcune regioni non hanno, purtroppo, neanche, per fare un esempio, aumentando le capacità, aumentato le eventuali fideiussioni, che sono una sorta di garanzia. Noi in Commissione stiamo per fare una relazione su questo tema, perché è un altro sistema, quello delle fideiussioni, che va attenzionato. Comunque sia, abbiamo molto criticato questo - ci ha insospettito anche la magistratura -, quindi ringrazio anche il Ministero che non ha reso più definitivo questo aumento di stoccaggi, ma lo ha soltanto limitato a quel periodo; ciò si può capire, vista l'incertezza che regnava su tutto.

Poi, c'è il capitolo delle protezioni, delle mascherine. La stima era di 100 mila mascherine, l'aumento della produzione e quindi l'eventuale poi smaltimento, e di 200 mila tonnellate di guanti: in totale circa 300 mila tonnellate. Noi come Commissione ed io in maniera particolare mi sono molto battuto per quanto riguarda l'utilizzo dei guanti che, a mio avviso, in determinate circostanze di vita quotidiana non servono, anzi sono semplicemente una produzione di rifiuto inutile. Infatti, per fare un esempio, ho scritto anche a Ferrovie dello Stato - che ringrazio - per il fatto che nel kit che dà con le protezioni, non inserisce più di default i guanti. Certo, se uno li dovesse richiedere, per carità, però è inutile dare di default tanti accessori, poiché spesso e volentieri non vengono utilizzati e diventano direttamente un rifiuto senza neanche essere serviti a nulla.

Le mascherine ovviamente servono e noi ci siamo battuti anche per favorire quelle riutilizzabili, se non quelle chirurgiche. Diciamo che però, complessivamente, queste 300 mila tonnellate ipotizzate, compresi anche i guanti (anche se poi nelle scuole per quanto riguarda le mascherine c'è stato comunque un incremento), questa cifra di 300 mila tonnellate, questo pesaggio rimane ancora attuale e stimabile così, e diciamo che la capacità di incenerimento, se si decide di incenerirle, comunque sia c'è, quindi non c'è bisogno di grossi impianti per far fronte a questa cosa.

Certo, sicuramente e soprattutto in questi giorni bisogna dare priorità alla salute, all'economia, però le raccomandazioni di non fare troppo usa e getta o di non usare neanche troppi disinfettanti resta. Ricordo, a questo proposito, che alcuni comuni hanno cominciato dall'inizio a pulire strade con prodotti forse di dubbia efficacia, che però poi vanno nelle falde e vanno a inquinarle.

L'usa e getta appunto va bene, ma non esageriamo, perché non dà più garanzie rispetto al riutilizzo. Faccio l'esempio dei ristoranti, delle stoviglie che vengono pulite e quindi sono sterili sul posto e quindi non danno nessun problema. La sensazione è stata che all'inizio c'è stata anche una corsa a volersi proteggere, quindi ogni categoria voleva sempre più protezioni, forse si è anche un po' esagerato; d'altronde, è una situazione che stiamo vivendo, anche la comunità scientifica non è tutta concorde su come affrontare questo tema, però noi, come Commissione, ci sentiamo in dovere di sottolineare la questione ambientale. Poi, infine, abbiamo analizzato e abbiamo visto come le unità che controllano, che fanno i controlli e le ispezioni, anche loro ovviamente in questo periodo, durante il lockdown e comunque sia durante il COVID, hanno più difficoltà tra smart working, personale che si che si ammala e che viene contagiato, quindi da questo punto di vista siamo allarmati; ovviamente rapporto ecomafie insomma parla chiaro: i business delle ecomafie sono 16 miliardi, 8 mila infrazioni l'anno, quindi noi, come Commissione, dobbiamo necessariamente tenerne conto e siamo preoccupati, più che altro perché, in questa situazione di crisi economica, le imprese purtroppo sono in difficoltà, le piccole e medie imprese, non parlo di quelle dei rifiuti ovviamente, ma parlo in generale e quindi la nostra preoccupazione, che come Commissione anche monitoreremo nei mesi a venire, è che, in questa situazione di crisi, la tentazione di ricorrere a scorciatoie - che sia la criminalità organizzata o che sia una gestione non virtuosa del rifiuto - la tentazione appunto di prendere delle scorciatoie purtroppo c'è e noi dovremo fare in modo che questo non avvenga.

Abbiamo anche un altro filone d'inchiesta della nostra Commissione, sulla depurazione delle acque: abbiamo visto come il virus, se la depurazione delle acque è fatta in maniera seria e in maniera virtuosa, non dà nessun tipo di problemi. Il problema è, però, che stiamo vedendo - e siamo appena ritornati dalla Sicilia, stiamo analizzando alcune regioni del Sud, ma il problema della depurazione delle acque è in tutto il nostro Paese - spesso gli impianti non ci sono di depurazione e se ci sono funzionano male e siamo in procedura di infrazione.

Io mi accingo insomma alle conclusioni e alla fine, spero che questa relazione sia uno strumento per tutti quanti, soprattutto per gli operatori del sistema, abbiamo provato a fare appunto una fotografa della situazione, spero che di questa esperienza, che ci ha colto devo dire tutti un po' impreparati, possiamo fare tesoro per non commettere gli stessi errori e non essere impreparati, però noi, come Commissione, appunto ci teniamo, oltre a dire, come politica, che dobbiamo essere tutti più uniti per fare e cercare di fare il possibile per evitare la crisi economica, però noi, come Commissione, diciamo senza però mai dimenticarsi insomma della questione ambientale, che è importante, è sempre stata importante e lo sarà anche con il COVID.

PRESIDENTE. è iscritto a parlare il deputato Filippo Sensi, Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Governo, deputate e deputati, la Camera è oggi chiamata a esaminare la relazione di approfondimento sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata, come diceva il collega, all'unanimità dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate, nella seduta dell'8 luglio 2020 (3 mesi fa, pare un secolo). Si tratta di una relazione prodotta dalla Commissione a seguito di un puntuale e articolato lavoro di indagine e di approfondimento condotto sulle ricadute dell'emergenza epidemiologica, in particolare sul settore della gestione del ciclo dei rifiuti, dalla raccolta al trattamento, e su altri aspetti di rilevanza ambientale, nonché delle ricadute sanitarie ed economiche delle misure straordinarie adottate per fronteggiare l'epidemia. Grazie al prezioso supporto giuridico e tecnico dei consulenti della Commissione, che ringrazio, è stato possibile interloquire in modo utile e in tempi spediti con soggetti pubblici e privati, così da fornire al Parlamento, ai decisori pubblici nei vari livelli di governo, statali e regionali, al mondo produttivo e ai cittadini innanzitutto un quadro di ciò che si è verificato, oltre a valutazioni e raccomandazioni orientate al futuro. E consentitemi di ringraziare anche i colleghi Chiara Braga e Fausto Raciti per il lavoro svolto e anche per le indicazioni per questo mio breve intervento.

Riguardo alla gestione dei rifiuti, è bene evidenziare che l'emergenza epidemiologica non ha aumentato in maniera decisiva la produzione di rifiuti in generale, anzi semmai l'ha diminuita, in ragione della temporanea interruzione delle attività economiche. Anche per questo, non si sono registrate interruzioni o alterazioni significative nella gestione dei rifiuti. Le imprese e i lavoratori del settore, nonostante alcune fasi di iniziale difficoltà, hanno concorso positivamente per consentire il mantenimento di una risposta adeguata del servizio. Qui, Presidente, denuncio qualche fatica in più rispetto al testo che sto leggendo: come cittadino romano, penso mi capirete, non devo dire oltre.

È altrettanto evidente che anche nell'emergenza si sono manifestate e in alcuni casi acuite alcune strutturali debolezze del sistema di gestione dei rifiuti nelle sue varie articolazioni, in primis il deficit del sistema impiantistico nazionale, specie per alcune specifiche tipologie di rifiuti, attualmente non gestite sul territorio nazionale per l'assenza di una specifica dotazione impiantistica e di una filiera correttamente costruita di trattamento della materia.

Altro tema particolarmente interessante e indagato dalla Commissione riguarda l'uso di materiali indotti dall'emergenza epidemiologica e dalla necessità di contenimento del contagio, suscettibili di produrre sia un aumento nella produzione di rifiuti sia fenomeni di abbandono diffuso: uso di mascherine facciali, guanti, materiale usa e getta nel commercio, nella ristorazione, nel confezionamento dei prodotti alimentari. Grazie al lavoro di approfondimento svolto è emerso come, nella fase più acuta dell'emergenza, l'uso dei presidi individuali di protezione sopradescritti, così come alcune iniziative di sanificazione diffusa, hanno posto la necessità di individuare un equilibrio avanzato tra il raggiungimento di reali risultati di prevenzione e protezione della salute con la lungimirante valutazione del saldo sanitario ambientale complessivo delle azioni intraprese. A titolo esemplificativo, secondo quanto ricostruito dalla Commissione nelle sue interlocuzioni tecniche, la funzione delle mascherine facciali come dispositivi destinati a proteggere l'altro da eventuali droplet può essere assolta da mascherine chirurgiche utilizzate in forma anche alternata o protratta e da mascherine di comunità riutilizzabili. L'igienizzazione accurata e frequente delle mani è elemento essenziale della prevenzione del contagio, mentre l'uso dei guanti non arrecherebbe alcun vantaggio per il contenimento dei contagi ed è utile solo in particolari situazioni lavorative.

Nel settore della ristorazione non è indispensabile l'uso di contenitori e stoviglie usa e getta, poiché le ordinarie pratiche di lavaggio sarebbero sufficienti a garantire la prevenzione del rischio di contagio. Un'opera di informazione e sensibilizzazione dei cittadini in questo campo andrà condivisa tra organi statali, regioni ed enti locali.

Più in generale, Presidente, al mantenimento di un adeguato livello di gestione dei rifiuti solidi urbani nella fase dell'emergenza epidemiologica occorre associare il mantenimento del rispetto dei principi nazionali ed europei in materia di economia circolare. Anche per questo appare sempre più importante proseguire e intensificare gli investimenti in ricerca, per una maggiore razionalità dell'uso dei presidi individuali e di materiale usa e getta, per la raccolta e il trattamento dei materiali dismessi, per lo sviluppo di nuovi materiali orientati alla sostenibilità, superando anche i ritardi in capo alle autorità amministrative nei processi autorizzatori e nell'efficacia del sistema dei controlli e allo stesso Ministero dell'Ambiente, ad esempio rispetto all'emanazione dei decreti end of waste.

La relazione indaga anche altri elementi interessanti legati all'emergenza: l'impatto ambientale di forme di sanificazione diffusa, del trattamento delle acque reflue, del possibile rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio; particolarmente significativa, al riguardo, una delle considerazioni finali della relazione, secondo cui mentre è ancora da verificare quanto il particolato possa essere un carrier di particelle virali, si possa invece ritenere sufficientemente provato il rapporto tra inquinamento atmosferico, pressione ambientale sulle popolazioni e suscettibilità maggiore all'infezione batterica o virale, in particolare derivante da patologie croniche legate ad elevata concentrazione di particolato.

Ritengo utile, infine, evidenziare un ulteriore aspetto affrontato dalla relazione, riguardo agli strumenti normativi e regolamentari adottati nella fase dell'emergenza per disciplinare in particolare il settore ambientale. Si è rilevata una scelta, da parte dell'Esecutivo, di limitare l'utilizzo della normazione primaria in materia ambientale, riconoscendo espressamente alle regioni facoltà di intervento. Gli interventi sul ciclo dei rifiuti sono dunque in buona parte derivati da ordinanze delle singole regioni, di natura derogatoria rispetto a regole vigenti, cui va associata una circolare del Ministero dell'Ambiente, che ha suggerito alle regioni stesse l'uso di ordinanze, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Correttamente, la Commissione indica al legislatore come le norme derogatorie statali e le ordinanze e derogatorie regionali dovranno essere progressivamente superate, tenuto conto che l'emergenza epidemiologica ha amplificato la diffusa richiesta di semplificazione, anche in materia di regolazione ambientale.

L'accoglimento di istanze in tal senso che dovesse riguardare i procedimenti amministrativi dovrà essere ponderata e compensata da una adeguata pianificazione di controlli, i quali peraltro dovranno essere meglio coordinati e razionalizzati anche attraverso una rapida attuazione, da parte del Ministero dell'Ambiente, delle disposizioni che regolano l'operato delle agenzie di controllo ambientale e sanitario, delle polizie giudiziarie ordinarie e specializzate.

In conclusione, Presidente, la relazione che oggi l'Aula è chiamata a esaminare offre al Parlamento e al Governo una serie di valutazioni e indicazioni particolarmente utili in questo delicato frangente nel quale anche il nostro Paese sta affrontando una situazione in rapida evoluzione legata all'impatto delle misure adottate per fronteggiare la nuova ondata dell'emergenza epidemiologica. La priorità assoluta è quella di salvare vite, di ridurre l'impatto del contagio nelle nostre esistenze e di evitare il collasso del sistema sanitario e la desertificazione del nostro sistema sociale. Parallelamente, anche alla luce dell'esperienza vissuta nei mesi passati, occorre rafforzare gli interventi a supporto, in particolare, delle imprese e – mi permetto, Presidente, concludendo, di aggiungere – del tessuto delle piccole e piccolissime imprese e della pubblica amministrazione verso soluzioni che portino - e qui torno allo specifico della relazione - alla riduzione della produzione dei rifiuti e, più in generale, investimenti sulla tutela dell'ambiente e sulla sostenibilità ambientale. Spero davvero, da cittadino e da legislatore - Dio ci aiuti -, che ne avremo la forza, lo sguardo, la capacità, il coraggio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie Presidente. Cercherò di essere molto breve anche perché la relazione che oggi stiamo presentando è il frutto di un attento lavoro della Commissione, una Commissione bicamerale di inchiesta che, come tutti sanno, lavora senza preoccuparsi di essere maggioranza e opposizione, ma si preoccupa semplicemente di raggiungere un risultato che possa essere utile per tutti coloro che, in questo momento, nel caso specifico, si stanno occupando del COVID-19. Per questo voglio ringraziare il presidente Vignaroli, i colleghi onorevole Vianello e senatore Berutti per essere stati relatori, appunto, di questa relazione. Come diceva prima il collega Sensi, noi ci siamo preoccupati subito, occupandoci di questa materia, di quanto potesse essere forte l'impatto del materiale in uso per il COVID-19 sul sistema dei rifiuti. Un impatto che così forte non è stato, dimostrando che il sistema ha tenuto, ma semplicemente perché, a fronte di un forte utilizzo di materiali che sono stati già citati, e che poi in parte citerò anch'io, c'è stata una interruzione delle attività produttive tanto significativa da non far incidere in maniera così forte la questione del COVID sul sistema dei rifiuti. Ne viene fuori un quadro che sostanzialmente rispecchia un po' quello che è il quadro nazionale del sistema dei rifiuti. Abbiamo ascoltato tanti soggetti, pubblici e privati, del resto lo facciamo quotidianamente. Lo diceva il Presidente: è difficile lavorare in questa Commissione, che si basa sostanzialmente su missioni, sopralluoghi e indagini, nel momento in cui anche noi siamo limitati nella nostra attività. Abbiamo, però, su questo ascoltato diversi soggetti che, insieme a noi, che ci occupiamo di questa materia, altro non hanno fatto che confermare alcune grandi questioni: che questo Paese è un Paese carente di impianti e che questo Paese ha una gestione di rifiuti differente anche per mancanza di impianti in una parte del Paese. Mi riferisco, in particolare, alla questione del Mezzogiorno: i rifiuti ospedalieri, per esempio, sono stati trattati quasi esclusivamente nelle Regioni del Nord perché lì c'è un sistema industriale di rifiuti che era in grado di dare una risposta.

Abbiamo visto che il Governo - è stato già detto, non lo voglio ripetere - ha derogato, ha demandato alle Regioni alcuni indirizzi, alcune direttive su questa gestione particolare. Abbiamo visto che il sistema si è, come dire, addirittura frastagliato ulteriormente. La questione, che è stata toccata, dello stoccaggio temporaneo dei rifiuti, per esempio, ha visto Regioni intervenire con un aumento di percentuale dal 20 per cento fino al 50 per cento. Sono questioni che comunque, in qualche modo, hanno - lo ripeto - frastagliato ancora di più il sistema dei rifiuti. Su questo penso che tutte le deroghe che sono state fatte, tutte le deleghe che sono state date dal Governo alle Regioni devono rientrare, non appena la questione del COVID sarà rientrata anch'essa, perché è evidente che non possiamo consentirci, come già accade nel sistema sanitario, anche in quello dei rifiuti, una differenziazione così forte, come il sistema ha in qualche modo mostrato anche in questo momento.

Abbiamo ascoltato tanti soggetti - come ho detto - che ci hanno raccontato anche che non abbiamo, oltre alla carenza di rifiuti, una filiera di trattamento di rifiuti. Ma questo lo vediamo, sostanzialmente, quotidianamente. Abbiamo anche - ed è stato citato anche questo, poco fa, dal collega Sensi, visto il rapporto tra inquinamento atmosferico e contagio da COVID-19 - analizzato la gestione dei rifiuti urbani. C'è stato un grande dibattito su questo e ci sono state anche direttive che, ahimè, a detta degli operatori stessi era sostanzialmente impossibile mettere in atto, come, per esempio, lo smaltimento di rifiuti di famiglie che hanno magari un positivo in casa piuttosto che di quelle che un positivo non ce l'hanno, ma chissà se non ce l'hanno nel momento in cui il rifiuto viene portato nel sistema dei rifiuti oppure no. Quindi, era abbastanza complicato mettere in atto anche le direttive che sono arrivate. Poi c'è stato un grande dibattito sulla questione delle protezioni individuali. La questione dei guanti è stata già detta, la questione delle mascherine anche. Lo ripeto, probabilmente questo sistema ha tenuto perché in alcune Regioni, in particolare del Mezzogiorno, c'era comunque un sistema di impianti in grado di dare una risposta a questo momento particolare. Una grande questione che a noi sta naturalmente molto a cuore, occupandosi la Commissione degli illeciti ambientali, è quanto diceva il presidente nella sua relazione introduttiva: la questione della crisi delle aziende in tutti i settori italiani ed, in particolare, per quanto ci riguarda, in quello dei rifiuti, che non possa agevolare quelle scorciatoie, che purtroppo abbiamo sempre visto, che poi rischiano di far finire in mano, ancora di più di quanto già non lo sia, alla criminalità organizzata il sistema. Ecco su questo io penso che dobbiamo veramente essere molto attenti perché il rischio è molto, molto forte. Io penso che posso concludere qui perché, ripeto, la relazione è fatta d'intesa con tutti i gruppi parlamentari presenti nella Commissione stessa, con i rappresentanti di Camera e Senato. Quindi, è stata già illustrata ampiamente dal presidente. Dico solo che auspicavamo che questa relazione venisse presentata in un momento in cui ci si trovava fuori dall'emergenza, che invece da qualche giorno abbiamo visto ritornare con prepotenza nelle nostre case, nella nostra vita. Ecco, speriamo comunque - mentre continuiamo a combattere per sconfiggere definitivamente questo COVID - che questa relazione possa comunque dare un contributo a coloro, come il sottosegretario presente e il Ministro dell'Ambiente, che si devono occupare, insieme alle Regioni, del sistema dei rifiuti.

PRESIDENTE. Ricordo a tutti i colleghi di mantenere il distanziamento e indossare sempre la mascherina, su naso e bocca. È iscritta a parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie Presidente, Governo, colleghe e colleghi. Certo, all'indomani dell'adozione di nuove misure restrittive per evitare la diffusione del contagio da COVID-19 sembra quasi un fuor d'opera dedicare attenzione all'impatto che la pandemia ha avuto sulla gestione dei rifiuti. Però, le Istituzioni e la politica devono avere sempre uno sguardo bifocale, dedicandosi a quello che è l'oggi e, soprattutto, al domani. Ecco, è chiaro che le esigenze più pratiche e stringenti sono quelle che gli italiani sollevano, cioè le incertezze e le paure soprattutto per le attività che saranno ancora limitate o sospese. Si continuano a chiedere grandi sacrifici ai cittadini e mi auguro - sono sicura - che lo Stato immediatamente darà loro ristoro.

Però è necessario valutare anche l'effetto del COVID sulla gestione dei rifiuti e bene ha fatto la Commissione ad occuparsi in maniera ampia - ringrazio i colleghi per aver lavorato in questa direzione - del trattamento dei rifiuti nell'epoca post COVID. La pandemia, dunque, ha sviluppato nuovi temi di discussione, in particolare sul ciclo dei rifiuti. Il primo è quello della raccolta e del trattamento dei rifiuti ospedalieri, dei rifiuti prodotti dai pazienti tutelati a domicilio, nelle residenze sanitarie assistenziali, nelle strutture dedicate; e poi quello della raccolta e del trattamento dei presidi individuali di protezione dismessi, a cominciare dalle mascherine e dai guanti, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto.

Poi c'è il tema del mantenimento di un adeguato livello di gestione dei rifiuti solidi urbani anche nella fase successiva, quindi quella che stiamo vivendo, in relazione alle mutate abitudini di consumo e anche a ciò che ne verrà. E poi c'è un altro punto, quello del mantenimento del rispetto dei principi nazionali ed europei in materia di economia circolare e degli obblighi in questo campo. L'ultimo tema riguarda le scelte di trattamento di rifiuti e di chiusura del ciclo dei rifiuti in relazione alle specificità poste dall'epidemia in considerazione di eventuali criticità del sistema impiantistico nazionale. Occorre innanzitutto osservare come fino ad ora l'intervento del legislatore in materia sia stato piuttosto contenuto: solo il decreto “Cura Italia” e poi il decreto di conversione del decreto-legge n. 23 del 2020 se ne era occupato. Il resto degli interventi in materia è stato delegato alle regioni, ma anche alle fonti cosiddette soft law, come i numerosi protocolli e manuali operativi adottati dagli organi scientifici delle autorità sanitarie.

Questo ha determinato che le regioni hanno agito per lo più tramite delle ordinanze in deroga alla normativa vigente, mentre gli atti di soft law degli organi scientifici hanno sollevato problemi in ordine alla loro efficacia e portata. Se inizialmente un approccio asistematico e anche a macchia di leopardo era giustificato dalla novità della situazione in cui ci trovavamo a muoverci, ora è necessario realizzare un quadro regolatorio più certo e più coordinato.

Un secondo tema che merita, secondo me, un surplus di riflessione è quello che riguarda, come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduta, l'emergenza epidemiologica sulla produzione effettiva di rifiuti che di fatto non è aumentata, anzi è diminuita, e, come evidenzia la Commissione, i provvedimenti hanno corrisposto a esigenze di risposta alla percezione di deficit strutturali del sistema impiantistico nazionale che, nella fase dell'emergenza, hanno acuito gli effetti della carenza di possibili destinazioni per specifiche tipologie di rifiuti attualmente non gestite sul territorio nazionale per l'assenza di una specifica dotazione impiantistica ovvero di una filiera economica di un trattamento della materia correttamente costruita.

Dunque abbiamo registrato un'assenza di impianti specializzati per determinate tipologie e categorie; è necessario, quindi, agire in questa direzione e dotarsi di ciò per rendere più funzionale il ciclo di gestione dei rifiuti. Non solo definire protocolli adeguati di smaltimento e individuare impianti idonei, ma anche sensibilizzare sempre di più la popolazione per evitare l'abbandono diffuso di questi rifiuti. La direzione, secondo me, è quella che è stata già delineata, è quella che va anche a considerare il rapporto che c'è tra ambiente inteso come variante viva e patologie legate al COVID. La strada non può essere che quella del Green Deal, che punta anche sull'economia circolare per un uso efficiente delle risorse naturali attraverso l'ecoprogettazione, la simbiosi industriale, il riciclo e il recupero di materie e di energie dai rifiuti. Ora tocca a noi rimboccarci le maniche e trasformare il pensiero in azione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, ogni giorno, per prendere l'esempio della scuola, vengono distribuite più di 130 milioni di mascherine chirurgiche, ogni mese abbiamo bisogno di circa un miliardo di mascherine. Questo rende l'idea della dimensione e della massa di questi dispositivi di protezione individuale che, insieme ai sacchetti e ai guanti, fanno parte ormai della nostra vita quotidiana e sono all'ordine del giorno. Certo, iniziando a discutere di questa relazione speravamo che facessero parte del passato, e invece tristemente si rinnova oggi l'esigenza, ancora più forte visto che l'emergenza sta di nuovo diventando tale. Il loro smaltimento e l'eventuale loro impatto sulla biodiversità, in particolar modo marittima, sono temi cruciali per il futuro dell'ecosistema.

Un tema che abbiamo sollevato anche con alcuni atti di sindacato ispettivo e che storicamente solleviamo con Fare Verde. Le mascherine, come voi sapete, sono composte da polipropilene e polimeri plastici che, se non correttamente smaltiti, possono aumentare il quantitativo di rifiuti plastici in grado di raggiungere i nostri mari. Nel pieno della crisi sanitaria, la scorsa primavera, quando le mascherine erano un bene prezioso introvabile, men che mai quelle a 50 centesimi del commissario Arcuri, Conte chiamò a raccolta i maggiori industriali italiani, chiedendo loro di riconvertire la produzione per creare gli agognati dispositivi di protezione. Bene, la Cina, di cui tutti dubitiamo sulla qualità commerciale dei suoi prodotti, detiene oggi il 92 per cento della quota di mercato mondiale delle mascherine. Non possiamo certo non segnalare lo scandalo delle mascherine della regione Lazio, sollevato dai consiglieri di Fratelli d'Italia e di cui ancora aspettiamo risposte e chiarezza.

La relazione che oggi inizia l'iter di approvazione segnala infatti la necessità di adottare mascherine riutilizzabili, così da garantire la sostenibilità sia sanitaria che ambientale. Lanciamo un appello al Governo per promuovere in ogni sede, specialmente nella pubblica amministrazione come nella scuola, l'uso di mascherine riutilizzabili e biodegradabili. Inoltre è necessario incentivare l'adozione di tecnologie volte allo smaltimento di questi nuovi rifiuti, un'azione che il Ministero dell'Ambiente deve implementare velocemente. La salute di tutti dipende soprattutto dalla salubrità dell'ambiente in cui viviamo e un'eccessiva produzione di rifiuti ha conseguenze disastrose sull'ambiente e sul benessere di tutti noi (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi parliamo di una relazione importante che ha provato in maniera multidisciplinare ad affrontare il tema della gestione rifiuti in questa tragica pandemia che purtroppo è ancora presente. Uno dei dati che è stato interessante trovare è quello sulla quantità dei rifiuti: essendo un fatto nuovo anche nelle sue dimensioni, all'inizio era chiaro che non era facile stabilire se sarebbero stati prodotti più rifiuti o meno. I dati poi un po' più scientifici, anche gli stessi dei vari know-how o delle varie confederazioni produttive, compreso Althesys e Confindustria, ci hanno detto pochi mesi fa che in realtà i rifiuti prodotti sono stati di meno, circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti in meno in Italia.

Roma stessa ha visto la diminuzione del 25 per cento dei rifiuti urbani. Con i 4 milioni che ho detto prima mi riferisco anche a quelli speciali delle attività produttive. In Italia si è verificata una situazione paradossale: in pratica, mentre qualcuno diceva “tante mascherine e tanti dispositivi, dobbiamo aumentare gli impianti”, in realtà se si va a vedere adesso la capacità residua dei 438 inceneritori italiani, perché ce ne dimentichiamo che ce ne sono così tanti, da 4 milioni, e un milione di tonnellate è quello relativo allo “sblocca Italia” al massimo carico residuo, si è passati a 5 milioni di tonnellate quest'anno. Quindi problemi particolari di gestione impiantistica in realtà non ce ne sono, posso anche dire purtroppo, nel senso che ci riferiamo a una riduzione del prodotto interno lordo.

Poi, per quanto riguarda i rifiuti sanitari, dobbiamo tener conto che è uno dei filoni più complessi e più frequentemente collegati a indagini e a reati. Su Google ci sono 4 milioni e 100 mila voci relative a rifiuti sanitari e indagini. I rifiuti sanitari possono essere a rischio infettivo, circa 140 mila in Italia sui 180 mila trattati ogni anno. Secondo lo studio di Ecocerved, ogni posto letto ogni giorno produce circa 1,5 kg di rifiuti sanitari. C'è un forte turismo di questi rifiuti: la regione che ne importa di più è l'Emilia-Romagna, che ne importa circa 16 mila. Una cosa che è stata importante fare dal punto di vista normativo, che viene affrontata anche nella relazione, è quella di semplificare un pochino la gestione dei rifiuti se vengono sterilizzati presso le strutture sanitarie, la sterilizzazione cosiddetta in situ.

Grazie al “decreto Liquidità” è stato proposto durante l'emergenza di poter assimilare ai rifiuti urbani. Con il “decreto Semplificazioni”, all'articolo 63-bis, si è consentito di andare oltre la norma emergenziale. In pratica si è sottratto il rifiuto, se sterilizzato - quindi sicuro -, alla filiera specialistica e spesso molto costosa appunto, caratterizzata da un forte turismo, con le emissioni collegate, con la possibilità in alcuni reati di mescolanza di rifiuti, in alcuni casi anche radioattivi. In pratica, se una struttura sanitaria che adempie a tutti i vari codici UNI e al DPR n. 254 del 2003, ai fini dell'assimilazione, sterilizzi i rifiuti presso la sua superficie, può in qualche modo avviarli, dopo la sterilizzazione, al ciclo dei rifiuti urbani e quindi non avvalersi per forza di uno smaltimento con incenerimento e discarica. Recentemente la stessa Cina si è avvalsa del supporto delle eccellenze italiane di questo settore - c'è un'azienda italiana, a Rimini - e sono quasi 3 mila le macchine che stanno per partire in Cina. La Cina, nei comunicati della joint venture, ha detto che sta tentando di ridurre la combustione dei rifiuti. Sono cinesi gli studi più recenti in merito al danno alla salute legato all'incenerimento dei rifiuti fra poveri sottili, metalli pesanti, diossine e interferenti endocrini vari.

Questo trattamento di sterilizzazione in situ, se verrà applicato su parecchie strutture, potrà ridurre le emissioni legate al trasporto e ridurre i rischi infettivi. Dobbiamo ricordare che il rifiuto sanitario può procurare anche infezioni, proprio perché è a rischio lo stoccaggio consentito dalla norma per quasi cinque giorni dal metodo classico - quindi stoccaggio, poi trasporto verso l'impianto di smaltimento finale, spesso incenerimento, per circa due terzi dei rifiuti a rischio infettivo -, può in qualche modo, con i cinque giorni, è un rischio maggiore della sterilizzazione in situ, che è fatta invece tutti i giorni. C'è una questione economica: una tonnellata di rifiuti sanitari a rischio infettivo in Italia può costare in media oltre 2 mila euro; con la sterilizzazione in situ si riduce il peso del 20 per cento, il volume dell'80 per cento, e si arriva a spendere meno della metà, con un risparmio nazionale stimabile ogni anno - se si applicasse su tutti i rifiuti sanitari - di 170 milioni. Ma c'è un risparmio ambientale molto, molto più importante, che è quello appunto legato alle diossine. Dagli studi fatti dall'Ente di protezione ambientale americano - gli ultimi dati che ho trovato risalgono al 2000 - su quante diossine erano collegate alle varie filiere, viene fuori che il 26 per cento di tutte le diossine negli Stati Uniti erano legate alla combustione dei rifiuti sanitari, perché mescolano materiale organico e plastiche. Per cui riuscire a non bruciare questi rifiuti è fondamentale anche per ridurre l'emissione di queste sostanze cancerogene così tossiche. Sono in corso studi merceologici sui rifiuti sterilizzati in situ proprio per farli tornare materia.

Quando ha frequentato come medico in Zimbabwe, lì si praticava la sterilizzazione in situ per avere maggiore sicurezza e oltretutto si faceva anche recupero di materia; si possono realizzare dei mattoncini, arredi per esterni e vari oggetti. Spero che si arrivi presto, tramite il “decreto Crisi aziendali”, all'end of waste di questi rifiuti, anche senza avere un end of waste specifico - anche se poi un end of waste specifico è auspicabile.

L'Italia ha due record nell'Unione europea: la morte per infezioni ospedaliere (49.301 decessi nel 2016, cioè il 30 per cento di tutte le morti in Unione Europea) e il secondo record tragico è la resistenza antibiotica (10 mila morti su 33 mila in tutta l'Unione europea). Sterilizzare i rifiuti in giornata in ospedale potrebbe essere un modo di ridurre questi lutti. La combustione dei rifiuti produce, secondo ISPRA, il 5 per cento del particolato e, se ci aggiungiamo i trasporti, si arriva a circa il 7 per cento, comprendendo appunto anche i viaggi, per cui conviene ridurre il ricorso all'incenerimento, anche degli stessi rifiuti sanitari. Anche perché - è stato già detto nella discussione - il particolato in eccesso è sicuramente associato a maggiore debolezza nei confronti del nuovo coronavirus. Altri studi, tra cui quelli di SIMA, hanno riscontrato il virus anche nel particolato stesso, anche se adesso sono in corso ulteriori studi per verificare l'attività del virus veicolato dal particolato. C'è un'alleanza internazionale che sta studiando questi dati. Di sicuro ci sono state situazioni di diffusione più rapida, la cosiddetta superspread, in situazioni dove il particolato in atmosfera era molto elevato; vedi Codogno, che era il paese con le polveri sottili più elevate d'Europa all'inizio del 2020, e Alzano stessa. E ricordiamoci che ci sono 80 mila decessi, stimati dall'Agenzia europea ambientale, legati appunto all'inquinamento dell'aria. Sono decessi cadenzati, che fanno un po' meno paura forse perché non intasano spesso i pronto soccorso; anche se in realtà i pronto soccorso in Lombardia erano già intasati nella stagione invernale, anche proprio a causa della qualità dell'aria. Però appunto le emissioni vanno comunque ridotte. Viviamo in piena emergenza e queste sono solo piccole pillole di speranza; sono però buone pratiche contenute in questa relazione che possono stimolare a rendere più resiliente il nostro sistema sanitario e la nostra comunità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. La Relazione in discussione è il frutto di un notevole lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ma anche del fondamentale impegno e collaborazione di tutto lo staff tecnico di cui si avvale la Commissione. In circa cinquanta giorni, la Commissione ha svolto venti audizioni e raccolto venticinque documenti, tutti esaminati con estrema imparzialità, allo scopo di fornire un quadro oggettivo di quanto è avvenuto nel settore dei rifiuti nei mesi del lockdown, ma anche con l'obiettivo di fornire in tempi rapidi suggerimenti e raccomandazioni per le istituzioni e per il Governo, per le successive fasi del periodo di emergenza.

Presidente, un dato emerge su tutti, da questa Relazione: il nostro sistema, in particolare nelle regioni del Nord, nelle regioni più colpite dall'emergenza COVID-19, ha globalmente tenuto grazie alla responsabilità e al dinamismo dimostrati dagli operatori. Non abbiamo visto rifiuti per strada, abbiamo operato correttamente, secondo le prime indicazioni dell'Istituto superiore di sanità e siamo riusciti a gestire anche situazioni in cui vi erano soggetti in assistenza domiciliare. Certo, Presidente, l'emergenza COVID-19 ha rappresentato proprio l'occasione per mettere in evidenza e acuire alcune debolezze strutturali del ciclo di gestione dei rifiuti nel nostro Paese, debolezze che occorre affrontare ed eliminare. La raccolta differenziata, che ancora non funziona bene in tante aree del Paese - a partire dalla capitale -, una carenza cronica di impianti nel Centro-Sud, con il risultato di un continuo trasferimento dei rifiuti al Nord e all'estero, con dispendio sì di energie, ma anche di risorse e aggravamento delle condizioni ambientali. Specialmente, Presidente, nel periodo di emergenza diventa ancora più evidente e impellente la necessità dell'autosufficienza impiantistica del nostro Mezzogiorno, laddove l'incenerimento dei rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni di soggetti positivi in isolamento o in quarantena obbligatoria è indicato dai nostri istituti di ricerca scientifica come la migliore soluzione di smaltimento di questi rifiuti. Si parla tanto di economia circolare e di end of waste, ma poi non si applicano i principi basilari ai fini del recupero di materia per la carenza di infrastrutture.

Il Paese ha bisogno immediato di risorse per la ricerca tecnologica, ma occorre anche una maggiore organizzazione per contrastare l'aumento dei rifiuti connessi all'emergenza sanitaria ancora in atto, una filiera economica di trattamento della materia correttamente costruita. In tutto il periodo dell'emergenza sanitaria primaverile la gestione dei rifiuti, in particolare la raccolta e il trattamento, sono stati basati su indicazioni e soluzioni - ovviamente non vincolanti - dell'Istituto superiore di sanità e del Sistema nazionale di protezione ambientale. In tutto questo periodo il Ministero dell'Ambiente ha emanato una sola circolare, delegando le regioni ad intervenire con apposite ordinanze. Tale comportamento, Presidente, ha certamente riconosciuto la competenza delle regioni in materia, ma anche privato tutto il sistema dell'utilizzo di una normazione primaria in materia ambientale, con regole organiche e uniformi sul territorio nazionale, per poter facilitare il lavoro delle imprese e dei comuni.

Eppure il sistema, anche se zoppo, ha retto: le regioni hanno gestito bene l'emergenza, in assenza di una normazione primaria, in assenza di una legge, in assenza di un decreto ministeriale, in assenza di un qualunque provvedimento di carattere legislativo hanno emesso ordinanze e provvedimenti di carattere amministrativo, dimostrati tuttavia uno strumento veloce, efficace e adeguato alla situazione. Ha senz'altro aiutato anche la possibilità di aumento delle capacità degli impianti, come accennato prima da un collega, e la possibilità di rilasciare autorizzazioni con strumenti veloci e semplificati come la SCIA, la cosiddetta segnalazione certificata di inizio attività. Ora, però, il problema va affrontato diversamente. Auspichiamo, signor Presidente, che il Ministro dell'ambiente individui lo strumento legislativo adatto per intervenire, certo con la dovuta flessibilità e adeguatezza alle caratteristiche territoriali e in coordinamento con le regioni, perché abbiamo bisogno di organicità, di una valutazione seria della questione legata alla carenza impiantistica del Paese, perché questa seconda emergenza COVID-19 che viviamo adesso non sappiamo quanto durerà, non sappiamo se ci sarà un secondo blocco di rifiuti verso l'estero, se ci aspetta una situazione di stallo molto più critica di quella precedente. L'emergenza epidemiologica incide sulla produzione dei rifiuti ed è destinata a produrre ancora conseguenze che occorre prevedere e prevenire, sia per quanto riguarda i materiali utilizzati per il contenimento del contagio, come mascherine, guanti e prodotti disinfettanti, sia per quanto concerne la necessità di un accurato confezionamento di prodotti e materiali per garantirne la disinfestazione.

Un altro problema che occorre considerare è quello dell'impianto economico dell'emergenza sulle tariffe e sugli introiti delle imprese e degli enti pubblici. Il comparto aziendale ha retto bene, ma tante singole imprese del settore e dei servizi ambientali hanno avuto seri problemi a causa della sospensione della riscossione della TARI, che ha diminuito le entrate comunali. Le imprese hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà soprattutto in relazione alla necessità di adempiere ai vincoli derivanti dagli obblighi contrattuali assunti per il servizio pubblico locale e allo stesso tempo ottemperare le prescrizioni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e al reperimento dei dispositivi di protezione individuale, che peraltro nemmeno si trovavano facilmente sul mercato. Le associazioni di categoria hanno avanzato una proposta di immediata applicazione della cessione dei crediti certificati in piattaforma al Ministero dell'economia e finanze, agli istituti finanziari bancari, assistenza dalla garanzia dello Stato ed estesa alla Cassa depositi e prestiti per attenuare le ripercussioni sugli investimenti subiti dalle imprese; si tratta di una proposta che occorre tener presente nell'immediato futuro.

Concludo, Presidente, auspicando che l'esperienza acquisita nella gestione dei rifiuti durante l'emergenza epidemiologica della scorsa primavera possa dimostrarsi utile alle istituzioni e al Governo per i necessari provvedimenti legislativi che si dovranno emanare, anche valutando e monitorando continuamente l'evoluzione delle situazioni e la loro percezione diffusa tra i cittadini e il comparto imprenditoriale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di una risoluzione - Doc. XXIII, n. 4)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Vignaroli, Patassini, Polverini, Braga, Nobili, Muroni, Benedetti ed altri n. 6-00147, che è in distribuzione.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulla risoluzione presentata, si riserva di intervenire in altra seduta.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). La ringrazio, Presidente. Volevo annunciare e informare l'Aula che da stamattina tre deputati di Fratelli d'Italia, che sono presenti attualmente, hanno iniziato a Montecitorio uno sciopero della fame. È un'iniziativa di vicinanza e di partecipazione, anche fisica in questo caso, alle sofferenze e ai problemi dei lavoratori e delle aziende. È un'iniziativa di protesta contro i contenuti e le modalità di redazione complessiva dell'ultimo DPCM. È una protesta che è motivata sostanzialmente da tre riflessioni: noi vogliamo e chiediamo alla Camera, chiediamo al Presidente del Consiglio, Conte, che non si presenti più in questa Camera soltanto per dare una informativa di cose già decise e stabilite (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi vogliamo e pretendiamo, rivendichiamo, il diritto del Parlamento a esprimersi sui provvedimenti varati dal Governo, di poter presentare proposte e magari anche di correggere e bocciare quelle che sono le linee intraprese fino ad oggi.

Pretenderemo, poi, che il Presidente Conte ci venga a fornire i numeri in base ai quali vengono stilati ed è stato stilato anche l'ultimo DPCM, in base ai quali ha deciso le ultime misure contenute, che mettono veramente in crisi la filiera del turismo e i pubblici esercizi di questo Paese. Infine, pretendiamo di conoscere anche i contenuti di un “decreto Ristoro” che viene annunciato e proclamato, ma di cui ancora oggi non si sa niente.

Il mio intervento sull'ordine dei lavori è per chiedere questo, per segnalare questa protesta, ma dire anche che questa iniziativa di protesta pacifica è un'iniziativa che non si fermerà fino a che il Presidente Conte non verrà in Aula a riferire e a ricevere atti di indirizzo precisi dalla Camera, e a impegnarsi sulle precise misure di sostegno alle aziende e al mondo del lavoro che intende proporre. Chiediamo, quindi, che quest'Aula prenda atto della nostra richiesta e che inserisca all'interno del calendario dei lavori della stessa le comunicazioni del Presidente del Consiglio Conte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega, sulla sua richiesta io prendo atto e ovviamente la sua richiesta verrà inoltrata direttamente al Presidente della Camera.

Discussione della mozione Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro ed altri n. 1-00359 concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro ed altri n. 1-00359 (Nuova formulazione), concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00359. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Signora Presidente, prendo la parola per illustrare la mozione, a mia prima firma, che è il frutto del lavoro, delle attese e delle speranze delle organizzazioni, delle associazioni e dei singoli italiani d'America che, in seguito ad episodi di intolleranza e di negazionismo storico, reagiscono avendo a cuore la figura di Cristoforo Colombo, quale espressione della nostra identità culturale in America.

Proprio tre anni fa il conflitto, interno agli Stati Uniti, sul tema della memoria storica, ha toccato anche la figura di Cristoforo Colombo, ragione per la quale vi furono episodi di intolleranza in varie città americane.

Ad oggi il Columbus Day non è più celebrato come festa pubblica in cinque Stati e in ben cinquantuno città americane, perché è in atto un'azione di rimozione storica e culturale della figura di Colombo cominciata a Baltimora, nel 2017.

Il Columbus Day era stato dichiarato giorno di festa nazionale, nel 1937, dal Presidente Franklin Delano Roosevelt. Ogni anno cade nel secondo lunedì di ottobre in relazione al 12 ottobre 1492, data simbolo della scoperta dell'America. Negli ultimi mesi, dozzine di monumenti a Cristoforo Colombo sono stati presi di mira da vandali e dai consigli comunali che hanno programmato la loro rimozione. Il 10 giugno, a Minneapolis, la statua di Colombo è stata abbattuta e distrutta da manifestanti. Anche nel North End di Boston, la statua di Colombo è stata danneggiata per poi essere decapitata due anni fa. Voglio ricordare le associazioni impegnate a preservare la figura di Colombo: Italian American Alliance e la Federazione delle associazioni italiane ed americane del New England. Clamoroso il caso a Baltimora, dove la statua è stata rovesciata da manifestanti e gettata in mare nella totale indifferenza dell'amministrazione locale.

A Richmond, in Virginia, la statua del navigatore è stata abbattuta, data alle fiamme e poi gettata nel lago, mentre a Houston una statua, donata alla città dalla comunità italoamericana, è stata imbrattata di vernice rossa. A Philadelphia, Chicago ed a Sacramento, le autorità locali hanno cavalcato l'onda anti-Colombo e anti-italiana per rimuovere i monumenti dedicati all'esploratore. Addirittura la città di Columbus, Ohio, ha rimosso una statua di Colombo che fu data quale “dono dei genovesi” dalla città di Genova nel 1955: allora si dovrebbe chiedere di cambiare nome alla città! A Los Angeles, il 30 agosto 2017 il consiglio comunale ha votato a grande maggioranza la cancellazione del Columbus Day. La cancellazione del Columbus Day dal calendario delle feste e gli attacchi alle statue di Colombo rappresentano, oltre che un atteggiamento di indisponibilità a leggere il passato in modo condiviso, una profonda ferita inferta alla comunità italiana che vive negli Stati Uniti.

Di fronte a questi fatti, anche l'ambasciata italiana a Washington, con il nostro ambasciatore Armando Varricchio e la rete consolare negli Stati Uniti, con grande attenzione, hanno seguito lo sviluppo del dibattito, interessandosi concretamente agli aspetti connessi al rispetto dell'eredità culturale italiana negli Stati Uniti. Vale la pena ricordare che Cristoforo Colombo partì alla scoperta di una nuova rotta commerciale con l'Oriente, circostanza che non fa di lui un conquistatore, bensì un esploratore. È parte fondante della storia americana e oggi rappresenta l'eredità culturale degli italiani d'America che, nel Columbus Day, vedono la celebrazione dell'orgoglio e del successo italiano in America. Lo stesso Presidente Mattarella, durante la sua visita negli Stati Uniti lo scorso novembre, nel corso delle dichiarazioni alla stampa, ha avuto modo di sottolineare come Cristoforo Colombo abbia aperto orizzonti di conoscenza, ponendo in collegamento continenti fino ad allora sconosciuti l'uno all'altro. Per molti italoamericani, il vandalismo nei confronti di Colombo è considerato un insulto etnico. Per questo, sono molteplici le iniziative degli italiani d'America, a partire dai Comites e CGIE, orgogliosi del patrimonio culturale. Mi scuso se per motivi di tempo non riuscirò a citare tutti coloro che si sono impegnati in prima persona in questa battaglia. Ricordo in tal senso le seguenti organizzazioni: Columbus Citizens Foundation, Italian Sons and Daughters of America, National Italian American Foundation, Order Sons and Daughters of Italy in America, UNICO National. Queste, insieme, hanno fondato una nuova organizzazione, chiamata National Columbus Education Foundation, direttore esecutivo John Viola, proprio per condurre e diffondere ricerche, studi e analisi relative a Cristoforo Colombo. Tale Fondazione intende sviluppare soluzioni politiche e proposte per preservare il Columbus Day, ponendo l'accento sulla correzione della falsa narrativa che circonda il famoso esploratore. A New York, le celebrazioni del Columbus Day e, soprattutto, la famosa parata organizzata dalla Columbus Citizens Foundation sulla Quinta Strada, quest'anno, come in altre città americane, sono state cancellate. Ma né la volontà di sopprimere la festa né il Coronavirus hanno impedito di ricordare e festeggiare questo avvenimento, che celebra la civiltà, l'America stessa e l'orgoglio degli italiani d'America.

La rete sembrava impazzita per i messaggi contenenti filmati delle precedenti celebrazioni e dichiarazioni dei responsabili delle numerose organizzazioni italoamericane, a partire dai loro presidenti. Ad esempio, per la Columbus Citizens Foundation, Marian Pardo; per Italian Heritage and Culture Committee, Joseph Sciame; per New York State Osdia, Anthony Naccarato; per Columbus Heritage Coalition, Angelo Vivolo; per Italian American Museum, Joseph Scelsa; per AIAE, Josephine Maietta; per FIAO, Joe di Pietro. Va citato anche l'impegno di Manny Alfano e di Andrea Di Mino dell'Italian American One Voice Coalition e Frank Lorenzo, membro del consiglio di amministrazione. Recentemente, hanno guidato una campagna a difesa del Columbus Day come festa federale, dopo che due senatori - Ron Johnson e James Lankford - avevano proposto la sua abolizione e sostituzione. Dopo aver ricevuto tantissime chiamate da furiosi italomericani in tutto il Paese, i due senatori hanno prontamente ritirato la proposta e questo ci deve far riflettere sul nostro peso contrattuale in quel Paese. Sono anche i protagonisti di un processo storico nelle corti federali contro il tentativo di rimozione di una statua di Colombo da parte del comune di West Orange in New Jersey, asserendo che la sua rimozione costituisse una discriminazione contro un gruppo culturale storico - noi italiani -, in violazione delle leggi antidiscriminazione americane. Il processo è ancora in corso. Nello Stato del Connecticut, a Bridgeport, le pressioni esercitate dalle associazioni italiane locali hanno persuaso il consiglio comunale ad annullare la decisione unilaterale del sindaco di rimuovere la statua, ordinando il suo ripristino. A Baltimora, la statua, realizzata con marmo di Carrara, è stata fatta a pezzi. Il delegato Nino Mangione, il senatore John Pica, Tom Iacoboni, Santo Grasso, con altri attivisti e sostenitori italoamericani, si sono impegnati nel recupero dei pezzi. Le associazioni coinvolte a Baltimora sono l'Italian American Civic Club of Maryland, l'Italian American Organizations United, the Associated Italian American Charities of Maryland, l'OSIA Grand Lodge of Maryland, l'OSIA Little Italy Lodge Baltimore.

A Chicago, la sindaca Lori Lightfoot aveva garantito ai rappresentanti della comunità italiana che le tre statue di Colombo presenti in città non sarebbero state rimosse. Tuttavia, il 24 luglio, poche ore dopo l'annuncio, l'amministrazione cittadina ha rimosso le statue situate nel centro città e nel quartiere di Little Italy. La comunità italiana, insieme al Comitato Tricolore Italiani nel Mondo, al Joint Civic of Italian Americans e alla Little Italy Community Neighborhood Association, organizzate intorno alle figure di Carlo Vaniglia, Frank Di Piero, Michelangelo Giampaoli, Ron Onesti e Joe Esposito, aveva sorvegliato la statua situata a Little Italy fin dal 7 di giugno ed era presente nella notte del 24 luglio, quando la statua è stata rimossa senza alcun preavviso. Domenica 11 ottobre si è svolto, al Columbus Circle a New York, alla presenza di un gruppetto di rappresentanti della comunità, la cerimonia della deposizione della ghirlanda sotto il mastodontico complesso monumentale di Colombo. Tra i presenti, il console generale Genuardi che, con un bellissimo discorso, ha rappresentato l'Italia. Monsignor Hillary Franco ha benedetto il monumento e i presenti. Il 12 ottobre la messa a Saint Patrick è stata molto apprezzata da migliaia di spettatori che, grazie alla tecnologia, hanno potuto seguirla da casa. Moltissime cerimonie, anche se ridotte, si sono svolte alla presenza di autorevoli rappresentanti della comunità nei vari distretti, in persona o via video. A Philadelphia, dopo la richiesta alla commissione artistica della città, da parte del sindaco Jim Kenney, dell'approvazione per rimuovere la statua di Colombo da piazza Marconi, nella parte sud della città, la comunità italoamericana della città si è costituita parte civile in tribunale contro il comune, tramite le maggiori associazioni italiane Figli e Figlie d'Italia, NIAF, Filitalia. La statua era stata deturpata da un gruppo di vandali e per questo era stata inscatolata, su iniziativa del comune, in travi di legno per protezione. Un gruppo di uomini l'ha sorvegliata per diverse settimane. E, poi, ci sono le statue di Colombo salvate in Connecticut. A New Haven, grazie all'intervento dei Cavalieri di Colombo, la statua rimossa verrà spostata al museo dei Cavalieri. A Bridgeport, la statua è stata rimossa, ma, grazie all'intervento di UNICO e altre organizzazioni italoamericane, sarà rimessa allo stesso posto. A Norwalk, la statua di Colombo è stata rimossa dal parco pubblico e trasferita nel parco privato del club italoamericano di Sant'Anna grazie all'intervento della famiglia Cappuccia e ai membri e amministratori del club e Giuseppe Pampena dell'assemblea numero 100 dei Cavalieri di Colombo. A Stamford si è intervenuto per iniziativa del presidente della sezione locale di UNICO, dottor Alfredo Fusco e altri membri. Intervenuti anche i membri e gli ufficiali delle seguenti organizzazioni: Minturnese, Settefratese, Sanmanghese, Figli di Rose, Società Gravinese Clubs, CIAO clubs e i Cavalieri di Colombo del Connecticut. A Waterbury la statua è stata decapitata da una persona, poi arrestata. UNICO di Waterbury ha organizzato una campagna per raccogliere fondi e per restaurare la statua vandalizzata. Neanche il COVID è riuscito a fermare le celebrazioni del Columbus Day: Umberto Mucci, presidente del giornale in rete “We the Italians”, ha promosso una parata virtuale con la partecipazione di decine di organizzazioni italiane in tutto il Paese, le quali hanno onorato i loro antenati e sono diventate ancora più determinate a proteggere la nostra cultura. Infatti, in questo momento dove la pandemia imperversa ed è un momento di sofferenza per tutti, vorrei ricordare che la cultura è di grande conforto. Gli italiani d'America hanno accolto la sfida. È ora di metterci al loro fianco. Mi interpellano tanti italiani. Cito: Dario Gagliano, Giuliana Ridolfi, Pina Culotta, Roberto Caiaro. Robert Palladino scrive: La cancellazione della festa sarebbe un'offesa a circa 20 milioni di persone di origine italiana. Abbiamo l'obbligo non soltanto di difendere un uomo storico o un simbolo di esplorazione e scoperta, ma tutti gli uomini e donne che hanno fatto sacrifici per il bene altrui, per il bene di due nazioni diverse, creando tra le due una fratellanza, dalla quale è anche nata una nuova popolazione, gli italoamericani. Voglio che i miei figli e nipoti abbiano la possibilità di partecipare alla festa di Colombo e di essere orgogliosi non soltanto delle loro radici, ma anche del contributo indimenticabile al nuovo mondo. Queste sono le parole di italoamericani che portano sempre l'Italia nel cuore.

Voglio, inoltre, evidenziare che, di fronte a tutte le violenze che ci sono state contro Colombo, contro le statue, contro la festività, gli italo-americani non hanno mai fatto niente di violento: discutono, dialogano con le istituzioni locali, convincono la gente a firmare petizioni, a scrivere al sindaco, a scrivere ai rappresentanti politici perché credono nella rappresentanza istituzionale, e di questo ne sono orgogliosa, e li ringrazio. Va ricordato che il motto di Colombo era: “Buono con i buoni, cattivo con i cattivi”, lo stesso di Bernardo di Chiaravalle, il santo degli ordini cavallereschi. Dalle più serie documentazioni storiche, emerge come Colombo abbia intrattenuto sempre un rapporto amichevole e rispettoso, ricambiato, con i nativi, ad eccezione dei cannibali. Nei diari di bordo si legge che in uno dei viaggi di ritorno il cibo comincia a scarseggiare; i marinai spagnoli suggeriscono di buttare a mare gli indios per avere meno bocche da sfamare, o addirittura di mangiarli, ma Colombo si oppone duramente mettendo anche a repentaglio la propria vita. Va detto che Colombo, quando viene messo in catene al momento della morte, indossa il saio francescano, è molto vicino ai discepoli di San Francesco, che predicava la conversione per amore e non attraverso la violenza, è un dato storico che sia stato terziario francescano e verrà accusato di non voler battezzare gli indios perché voleva che lo facessero per convinzione e non con la forza.

Salpando per fare ritorno in patria, Colombo imbarca numerosi indios: spesso si fa riferimento a questo episodio come inizio della tratta degli schiavi, ma è un'erronea interpretazione, si tratta di persone che dovranno imparare la lingua nella società spagnola per poter fare da interpreti al ritorno. Peraltro vengono riportati moltissimi episodi di indios che chiedono di essere portati in Spagna. Tra gli scritti di Colombo si legge più volte questa frase: “Lo Spirito Santo è presente in cristiani, ebrei, musulmani e di qualsiasi altra setta”; tra le sue letture c'erano testi cristiani, ebrei e musulmani. Ci troviamo di fronte a una mente rinascimentale, universale, come l'uomo vitruviano di Leonardo. Chi, come lui, ha un simile rispetto per il diverso e le religioni altrui non potrà mai essere uno sterminatore. I detrattori di Colombo, invece di compiere atti vandalici contro le sue statue per cancellare la memoria, dovrebbero cercare di comprendere di che personaggio storico si tratti: Colombo ha fatto la storia dell'Occidente, Colombo non è solo un italiano che ha scoperto “il nuovo continente”, è figlio della straordinaria cultura umanistica che, dal territorio italiano, in particolare grazie alla conservazione degli amanuensi, ha arricchito e arricchisce il mondo. Ed è questa cultura che gli stessi accademici statunitensi stanno sempre più riscoprendo ed esaltando; sono fondamentali alcuni miti, in primis quello di Ulisse, che Dante ha trasformato da mito classico a vessillo di modernità. E non è certo un caso se, nell'immaginario dei poeti vissuti dopo l'autore della Divina Commedia, Colombo sia stato accostato proprio all'Ulisse descritto da Dante, come all'eroe avido di conoscenza, disposto a sfidare qualsiasi limite per appagare quello che ritiene un bisogno naturale dell'uomo. Alla fine del XVIII secolo, in un contesto molto diverso, c'è il richiamo del poeta Giuseppe Parini, che è stato uno dei massimi esponenti dell'Illuminismo e del Neoclassicismo in Italia. Ai tempi di Parini ormai è superata la superstizione secondo la quale il limite geografico corrispondeva a un divieto religioso, cioè “i paventati d'Ercole pilastri”. Ma ai tempi di Parini c'era un altro pregiudizio, quello nei confronti del vaccino contro il vaiolo, che all'epoca uccideva moltissimi giovani e Parini, nella sua ode intitolata L'innesto del vaiuolo, prende Colombo ad esempio del coraggio di andare contro il “popular error” e ne fa il simbolo di progresso. Parini parla del coraggio dell'impresa di Colombo, scrivendo “l'ardore (…) a divenir del mondo esperto”. Dunque, Colombo si inserisce nel dibattito illuminista a favore della diffusione del sapere e del progresso per il bene comune.

Il navigatore genovese, che ha sfidato le superstizioni, la paura dell'ignoto e la derisione di chi non condivideva i suoi progetti, è considerato anche il simbolo di chi persegue il miglioramento scientifico, rappresenta chi non si lascia fermare dagli ostacoli e dall'ignoranza e raggiunge traguardi inaspettati. Giuseppe Parini scomoda Colombo per parlare delle sfide della medicina e, mai come oggi, capiamo l'importanza di andare oltre le conoscenze date per sfidare il Coronavirus. In definitiva, Colombo emerge come un simbolo di sfida e di progresso, capace di adattarsi sia al fermento individualista romantico, sia alla visione del progresso e del razionalismo tipica dell'Illuminismo. Cristoforo Colombo ritorna in veste filosofica nelle opere di Leopardi, di Giacomo Leopardi, il Colombo leopardiano appare in una luce dialettica. Nella canzone Ad Angelo Mai Leopardi si concede un dialogo con alcuni grandi del passato e, tra questi, con Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso e Alfieri, c'è Colombo. All'esploratore genovese Leopardi attribuisce un'impresa gloriosa, che tuttavia ha gettato l'umanità in una crisi: la sete di conoscenza si è tradotta in una dilatazione del mondo, che ha prodotto disorientamento e soprattutto ha tolto vigore e significato all'immaginazione. Anche nelle Operette morali si discute sul valore del navigare, esponendosi ad enormi pericoli, ma Leopardi lascia emergere la forza delle argomentazioni di Colombo: il navigatore non nega le perplessità, ma risponde mettendo in luce proprio il desiderio pericoloso di conoscere, di sapere se tutto il mondo sia abitato o se la sua parte ignota sia composta esclusivamente da acqua, di incontrare altri popoli e di scoprirne le condizioni, le doti. Leopardi riconosce - e lo fa dire a Colombo - che la spinta al progresso costituisce il nerbo stesso dell'esistenza, Leopardi suggerisce che, intorno ai fatti storici, non si possono ignorare i valori propri dell'uomo, che della storia è protagonista, e tra i valori c'è la sete di conoscenza.

Proviamo a immaginare lo spirito degli astronauti, o di qualsiasi altro tenace studioso, senza un immaginario segnato da Ulisse e da Colombo. Colombo è stato preso come simbolo da lanciare sulle navicelle nello spazio, per come si lanciò con le sue navi verso l'“otro mundo”. Chiunque si voglia approcciare alla questione Colombo con onestà intellettuale deve riconoscere che le statue dedicate al navigatore non sono mai state erette con l'intento di celebrare lo sterminio dei nativi americani o l'espropriazione delle loro terre da parte di quelli europei che vennero dopo di lui. Peraltro, questo tipo di cieco revisionismo finirebbe per colpire altri personaggi, addirittura presidenti degli Stati Uniti. Se ci fosse coerenza nella spinta che intravediamo, allora si dovrebbe intervenire su questo e su moltissimi altri esempi di figure che hanno fatto la storia non senza essere figli del loro tempo, di una sensibilità diversa da quella di oggi.

Fare un processo Colombo con la morale di oggi, senza contestualizzare gli eventi nel loro tempo, senza tenere conto della morale di allora è espressione della più profonda ignoranza, a meno che non si voglia cavalcare strumentalmente un'ondata di fanatismo a fini di interessi personali e politici. Se si dovesse ragionare secondo la pericolosissima mentalità talebana che sembra emergere, bisognerebbe distruggere quasi tutti i monumenti che restano a raccontare la storia dell'umanità, dagli imperatori romani a Napoleone, tanto per fare degli esempi; non solo: bisognerebbe mettere al bando le tele di Caravaggio perché accusato di assassinio; sull'onda delle ribellioni alle violenze maschiliste, riassunte sotto lo slogan del #metoo bisognerebbe distruggere le opere di Picasso, perché con le donne è stato imperdonabile. Un elenco di esempi che potrebbero proseguire all'infinito e che dimostra quanto questa miope visione revisionistica sia piuttosto oscurantista, oserei dire medioevale. In definitiva, non ci si può rassegnare allo scempio che si fa delle immagini di Colombo, perché non è solo di statue che si parla: Colombo è simbolo di qualcosa di grande, di un'impresa oltre i pregiudizi e le paure, dell'indispensabile e irrinunciabile bisogno dell'uomo di conoscere il vero oltre la siepe, una conoscenza che non può essere assoluta, ma che può essere vissuta come tensione, una tensione vitale.

Per tutte queste ragioni, insieme agli italiani e italo-americani che sono i veri eroi di questa difesa, chiediamo al Governo, forte anche del mandato parlamentare, di proseguire con più determinazione l'attività politica e diplomatica affinché sia salvaguardata l'eredità culturale italiana negli USA e la figura simbolo di tale eredità incarnata da Cristoforo Colombo, soprattutto per non lasciarli soli in questa loro incessante attività, e, nel fare questo, utilizzi più efficaci strumenti di comunicazione per valorizzare - come ho richiamato nel mio intervento - il ruolo storico di Cristoforo Colombo, uomo di conoscenza e di progresso.

Che i nostri connazionali vogliano difendere la figura e la memoria storica di Colombo è naturale e, per la medesima ragione, credo di raccogliere il consenso di tutti voi, ma ritengo opportuno concentrarci sulle motivazioni che hanno portato a questo errato revisionismo storico, una su tutte - come ho detto prima - l'ignoranza.

Viviamo nell'epoca dei social media, dei canali tematici, fra i quali molti sulla divulgazione anche storica; ebbene, ciò che propongo, con l'aiuto di tutti, è individuare tutti i canali e le iniziative affinché nei vari continenti - e prima che questa follia collettiva possa dilagare - si predispongano e diffondano idonei strumenti di comunicazione e divulgazione per far conoscere adeguatamente, anche a chi non è italiano e soprattutto agli studenti, la vera figura e storia di questo grande uomo, grande esploratore, per certi versi, grande divulgatore e sicuramente un grande italiano. Non abbiamo dubbi che la storia italiana, per lo meno quella monumentale, sia amata in tutto il mondo. Dobbiamo far sì che anche la storia rappresentata dai nostri grandi uomini sia altrettanto amata e per questo conosciuta adeguatamente. In tal senso, vi sono già stati alcuni segnali di attenzione. In alcune città italiane è stata approvata una mozione: a Genova, ed è molto importante l'approvazione di questa mozione sia per Genova che per tutta la nostra nazione. Altri cittadini hanno approvato la mozione, tra cui Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, e Diano Marina (Imperia). A La Spezia, invece, la mozione è in attesa di calendarizzazione. A tal proposito, voglio ringraziare, anche a nome dei colleghi Cassinelli e Bagnasco, il sindaco Bucci di Genova per aver risposto positivamente alla sollecitazione che insieme abbiamo posto attraverso una lettera e ringraziare, in modo particolare, per la sensibilità e la condivisione la presidente, onorevole Gelmini, e tutti gli altri colleghi che, anche di altri schieramenti politici, hanno sottoscritto la mia mozione. Con questa mozione, su cui ci auguriamo che il Parlamento italiano si esprima con una voce unica, chiediamo che tutte le nostre istituzioni alzino il livello di attenzione e che il Governo sia partecipe in questa, che è una battaglia di civiltà oltre che di orgoglio nazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, membri del Governo, stiamo discutendo questa mozione in un momento molto difficile per il nostro Paese. Sicuramente la mozione è condivisibile, perché chiede di condannare la violenza; la violenza, anche diretta semplicemente verso cose e oggetti comunque non risolve i problemi, li aumenta. Questa mozione è nel calendario perché è stata proposta dai colleghi di Forza Italia. Riteniamo condivisibili molti degli aspetti espressi e, inoltre, penso che, in questo momento difficile per la nostra nazione, sia importante abbassare il livello di conflittualità tra le forze politiche e rispettare tutte le sensibilità, perché è questo che i cittadini vogliono vedere da noi al di fuori di quest'Aula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Salvatore Caiata. Ne ha facoltà. Se non è presente, s'intende vi abbia rinunciato.

È iscritta a parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, grazie alla collega Fitzgerald Nissoli prima firmataria della mozione che oggi discutiamo e che io ho convintamente sottoscritto, riconoscendo la bontà del contenuto della mozione per i motivi che brevemente illustrerò e soprattutto per il suo scopo di voler ulteriormente sottolineare la forza e la profondità dei legami che ci sono tra il nostro Paese e gli USA e lo stato anche eccellente delle relazioni che intercorrono tra questi Paesi.

L'esigenza di porre particolare attenzione all'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con specifico riferimento alla figura di Cristoforo Colombo, nasce a seguito dei recenti episodi di intolleranza, che sono ancora sotto gli occhi di tutti noi, volti a distruggere e a far letteralmente perdere la testa alle statue che lo effigiano, buttandole giù come olive durante l'abbacchiatura, direi, per restare in tema della stagione agricola attuale. Tali ultimi episodi si ricollegano - ha ben ricostruito la collega tutta la parte storica - a partire dal 2017, quando poi vi furono diversi fatti di intolleranza verso alcuni simboli della storia americana ivi compreso Cristoforo Colombo, icona per gli italiani d'America che celebrano il Columbus Day, voluto nel 1937 dal Presidente Roosevelt, fino al punto che a Los Angeles nel 2017 veniva votata a stragrande maggioranza la cancellazione del Columbus Day.

Tale fatto si inserisce in un'azione di rimozione storica e culturale della figura di Colombo dalla vita pubblica americana e l'ondata di odio, cominciata a Baltimora, si è protratta poi fino alla città costruita in suo onore, proprio Columbus. Vi sono stati episodi violenti, conseguenza delle grandi proteste contro il razzismo e le violenze della polizia - lo ricordiamo tutti -, organizzati in seguito alla morte di George Floyd, uomo afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis durante un violento arresto. Le proteste, le rivolte e il dibattito che ne è seguito hanno riguardato tante espressioni del razzismo nelle società contemporanee, compreso il rapporto con il passato coloniale che accomuna gran parte dei Paesi occidentali. Dunque, un astio che finisce per attribuire al noto esploratore - tale deve essere considerato e non conquistatore, come vogliono identificarlo le inesatte ricostruzioni fondate sulla violenza e lontane da quei valori di operosità e soprattutto di conoscenza che gli vengono riconosciuti e che sono imprescindibili per la costruzione delle società democratiche moderne - e quindi, dicevo, sembra quasi essere ricondotta a questa figura l'origine di tutti i mali che hanno attanagliato il Nuovo Mondo, dal colonialismo alla schiavitù e alla segregazione razziale. Ovviamente, sono tutte conseguenze che Cristoforo Colombo non voleva, non si attendeva e non avallava.

Secondo i manifestanti, però, questo passato, evocato da quelle statue, continua ad avere delle grandi conseguenze anche sul presente, che si concretizzano nell'emarginazione e nelle sofferenze di molte persone che non sono bianche. In realtà, al contrario, quelle statue devono essere considerate delle persone figlie del loro tempo, i cui comportamenti e le cui convinzioni vanno contestualizzati e non giudicati secondo gli standard incompatibili del XXI secolo. Dunque, il dato incontrovertibile è che la scoperta dell'America resta un patrimonio dell'umanità; la devastazione, invece, e la distruzione dell'iconografia di Colombo rappresentano un atto di ignoranza storica, un'offesa alla comunità italiana che vive in America e che resta profondamente segnata da questa ferita. Il contributo apportato dalla comunità italoamericana ai numerosi successi e ai traguardi degli Stati Uniti, dalla vita sociale, al progresso e alla storia dell'America, merita di essere riaffermato e rinnovato, come ha detto anche il Presidente Mattarella nell'ottobre 2019, riconoscendo che Cristoforo Colombo ha di fatto aperto orizzonti, mettendo in collegamento due Paesi e due continenti che fra loro erano fino a quel punto sconosciuti. Dunque, questa mozione si pone lungo il solco della necessità di conservare l'attualità del significato dell'epopea di Colombo che ha collegato le sponde dell'Atlantico, unendo popoli e continenti, e di riparare anche a quell'errore di rilettura di quelle pagine di storia, alla luce degli eventi, anche drammatici, occorsi nei secoli seguenti, ma che devono essere interpretati in una logica di inclusione e non di divisione di comunità, che, fiere della propria origine, si ritrovano, oggi più che mai, unite nei valori della grande democrazia americana, con l'esigenza di evidenziare il contributo positivo alla maturazione della democrazia, alla lotta contro le discriminazioni, all'integrazione sociale e culturale da parte dei popoli europei. La comunità italiana degli Stati Uniti è una realtà culturale da sostenere e Colombo è il simbolo della relazione con l'Italia; dunque, fermare la deriva iconoclasta per sottolineare la buona collaborazione e i sentimenti di forte amicizia che legano i due Paesi. La bontà della mozione si colloca anche nel solco di quello spazio pubblico dedicato a ogni contributo etnico affinché la memoria delle radici di un Paese non venga dispersa e dimenticata. Ogni contributo etnico è vitale per l'affermazione della democrazia americana per come è oggi. Per tutto quanto rappresentato, in conclusione non possiamo che essere sostenitori, quindi, di questa mozione, chiedendo che il Governo continui a profondere l'impegno politico e diplomatico per salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, valorizzando sempre di più la figura simbolo nell'ottica di far prevalere le ragioni del pensiero alla cecità dell'odio revisionista.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Acunzo, che, però, non vedo in Aula.

È iscritto a parlare il collega Salvatore Caiata, che vedo in Aula. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Il politicamente corretto non finisce mai di regalare emozioni. Una delle tendenze più in voga è giudicare il passato con gli occhi del presente. È notizia di queste settimane l'ennesimo attacco a Colombo, così come citato anche nelle premesse della mozione di cui discutiamo oggi.

I monumenti, colleghi, sono le tracce della memoria di ciò che gli uomini hanno fatto, una traccia che va oltre il tempo; le opere di un uomo sono ciò che rimane della grandezza di un personaggio, di una generazione, di una cultura, di una civiltà, anche della sua tragicità. La mozione che abbiamo presentato, unitaria in Parlamento, impegna il Governo ad attivarsi sul piano politico e diplomatico affinché sia salvaguardata l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti e la figura simbolo di tale eredità è incarnata da Cristoforo Colombo. Già nel 2017 con We the Italians e Umberto Mucci lanciammo una petizione in cui chiedevamo al Governo italiano di intervenire per via diplomatica, per chiedere ufficialmente al Governo degli Stati Uniti la tutela dei monumenti dedicati a Cristoforo Colombo e il rispetto del Columbus Day, inteso come giorno di affermazione dell'orgoglio italiano negli Stati Uniti e di amicizia tra i due popoli. Nonostante l'emergenza sanitaria, quest'anno abbiamo organizzato comunque un Columbus Day virtuale. Questo non escluderebbe di dedicare un altro giorno alla memoria della cultura indigena, che dev'essere certo rispettata e celebrata, ma senza discriminazioni incrociate. Inoltre, abbiamo presentato una proposta di legge, a prima firma Giorgia Meloni, di riforma degli articoli 635, 639 e 733 del codice penale, con la finalità di inasprire le sanzioni contro chi deturpi, vandalizzi, distrugga immobili o beni riconosciuti di valore artistico-culturale, ovunque siano collocati; un tema, quello della difesa di Colombo, che con la collega Nissoli seguiamo sin dall'inizio della legislatura.

La cancellazione del Columbus Day dal calendario delle feste e gli attacchi alle statue di Colombo rappresentano, oltre che un atto di profonda ignoranza storica, un affronto alla comunità italiana che vive negli Stati Uniti e che da quell'atto insensato è rimasta profondamente ferita. Le più di 100 statue di Colombo esistenti in America sono state volute, pagate, scolpite, erette, celebrate e difese dagli italo-americani, e da loro ripulite dopo essere state vandalizzate. Molte di quelle statue hanno una bandiera italiana accanto a loro e vennero erette a memoria degli undici siciliani linciati e impiccati agli alberi di New Orleans, dopo essere stati ingiustamente accusati, poi processati e infine ritenuti innocenti dalla giuria per l'omicidio del capo della polizia nel 1891. Quelle statue significano molto di più di Colombo, quelle statue significano Italia: sono gli italo-americani che hanno spinto e ottenuto il Columbus Day come festa nazionale, e sono loro che organizzano, producono e promuovono le parate con centinaia di migliaia di persone con la bandiera italiana il secondo lunedì di ottobre; vi partecipano orgogliosi di mostrare la loro italianità, col tricolore in mano. Sono centinaia le associazioni, le aziende e i gruppi che per significare l'orgoglio delle loro radici italiane hanno Colombo nel loro nome. Colombo è stato eletto come simbolo degli italo-americani: chi lo nega lo fa in malafede o per enorme ignoranza. Eppure, in molti luoghi il Columbus Day è stato sostituito dall'Indigenous Day, sebbene già esista una festa nazionale indigena un altro giorno. È la prima volta che si cancella una festa nazionale, anche se al momento solo a livello locale. Questi attacchi sono ormai all'ordine del giorno. Nell'immaginario collettivo Colombo è diventato un genocida, e così si è cresciuta una generazione nell'ignoranza e nell'odio, nel totale silenzio dell'Italia. Culturalmente si sono prese per vere le calunnie scritte da chi non negava di motivare le sue azioni con un'agenda politica di sinistra e che stravolse alcuni passaggi dei diari di Colombo ritagliando qua e là passaggi fino a dare loro significati completamente diversi da quelli originari; molti storici hanno dimostrato che le sue erano falsità e manipolazioni: la storia bisognerebbe conoscerla prima di volerla sradicare. Al comando di tre caravelle, la Niña, la Pinta e la Santa María, Colombo sbarcò nel continente, che da allora gli ha riservato gratitudine, cominciando col dichiarare giorno di festa l'arrivo di un tale rivoluzionario dei mari. Non per caso è considerato l'antesignano dei voli nello spazio dal Centro Kennedy di Cape Canaveral, in Florida, che a sua volta lo commemora con lungimiranza: le navicelle sono la continuazione delle caravelle. Ecco perché Colombo è un patrimonio dell'umanità, come ricordò la Farnesina nel 2017 all'epoca dei primi attacchi. Da tempo la storiografia ha rivalutato la civiltà degli Incas, dei Maya e degli Aztechi, mettendo in evidenza tutti gli errori e soprattutto gli orrori della conquista spagnola. Come ha indicato il docente di italianistica William Connell, “Colombo non è stato l'iniziatore della schiavitù: era un fenomeno di quel tempo. Come tutte le grandi figure, abbiamo bisogno di maggiore attenzione critica, contestualizzando, evitando miti e fatti inaccurati”. Sempre Connell: “Dobbiamo essere cauti ad applicare i nostri standard morali da uomini del XXI secolo a quelli del XV secolo. La storia va analizzata: non si possono scaraventare gli eventi in un frullatore che li tritura e li impasta decontestualizzandoli, semplificandoli, banalizzandoli, trasformandoli per poi restituirceli sotto forma di una riscrittura nella quale i fatti vengono sviliti e degradati ad una banale ed elementare narrazione cinematografica, che contrappone i buoni ai presunti cattivi, che vanno cancellati dalla memoria storica. La vita non è una sceneggiatura; sembrano prendere forme…”.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SALVATORE CAIATA (FDI). Presidente, mi concede un minuto in più?

PRESIDENTE. Collega, al momento ha 50 secondi. Arriviamo al minuto, se vuole.

SALVATORE CAIATA (FDI). Il Presidente Trump ha difeso Colombo in almeno due occasioni, una delle quali davanti al Presidente Mattarella in visita di Stato a Washington; nel frattempo i democratici alla Camera hanno proposto di rinominare il District of Columbia, rendendolo il cinquantunesimo Stato. Di Colombo Reagan disse: “Fu un sognatore, un uomo di visione e coraggio, un uomo pieno di speranza per il futuro, determinato a scoprire ciò che era sconosciuto e salpare verso rotte inesplorate, per la gioia della conoscenza”. Sintetizzando, potremmo dire che Colombo è stato l'inventore del sogno americano. È tempo che l'Italia si muova per difendere uno dei più grandi pionieri della storia dell'umanità, un nostro figlio oltraggiato e deriso, e i 17 milioni di nostri connazionali che lo hanno eletto a simbolo e vengono ingiustamente umiliati.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva di farlo successivamente.

Il seguito della discussione è quindi rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, mi trovo ora a parlare perché vorrei richiedere al Governo, alle forze di maggioranza, di rivedere le loro votazioni della settimana passata concernenti il MES sanitario. Cioè, io chiedo che la maggioranza e il Governo ripensino alle votazioni espresse la settimana scorsa, volte quindi ad approvare l'aiuto del MES sanitario: si sta parlando di 37 miliardi di euro.

Presidente, il fatto è che forse in quest'Aula non si ha la cognizione di come stanno le cose. A Roma, al Gemelli, all'ospedale Gemelli, per fare un tampone servono otto ore di coda; a Milano i pronto soccorso sono intasati di persone COVID-19 e non si prestano più visite ad altre patologie. Come sa, Presidente - so che sa la mia storia personale, da malato di sclerosi multipla -, io sono abituato a soffrire e soffro quando vedo che le persone non soffrono della sofferenza altrui; è veramente inconcepibile come la sofferenza altrui sia presa così sottotraccia, sottobanco.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Presidente, veramente, io sono qui a richiedervi di utilizzare i 37 miliardi di euro, perché sono soldi che ci prestano a un interesse bassissimo. Sì, li dobbiamo restituire, ma con un interesse dello zero virgola e, dopo il primo anno, 0,10 per cento: ma quando mai uno ha un prestito ad un interesse dello 0,10 per cento? Poi dobbiamo costruire gli ospedali, dobbiamo costruire le zone COVID-19, dobbiamo aiutare le persone che stanno male, non essere insensibili: 37 miliardi li avete, ma come fate ad avere 37 miliardi?

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

MATTEO DALL'OSSO (FI). E concludo, Presidente. Veramente, ripensateci: dovete pensare col cuore, non con la testa. Non dovete dire: no, non accettiamo il prestito; dovete usare il cuore. Questa è una scelta di cuore: malati si trattano col cuore, non col cervello!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Filippo Sensi, prego.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, vorrei ricordare se posso Giovanni Bartoloni, civil servant, spin doctor, come usa adesso, giornalista, che si è spento ieri a soli 51 anni, dopo una fulminante battaglia contro il COVID-19. Alla sua famiglia, alla moglie Marta, al figlio (8 anni), il cordoglio di quest'Aula. Lo voglio ricordare sempre sorridente, ironico, coltivato, sornione, gentile come fosse una missione esistenziale, mite e corretto in un ambiente che predica disincanto e ferocia, un raro professionista della comunicazione, dalla regione Lazio all'Alitalia, da Equitalia all'agone politico elettorale. Una volta si sarebbe detto un signore, oggi però, Presidente, qui lo piango come un uomo e un amico, grazie (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 27 ottobre 2020 - Ore 11:

1. Svolgimento di interpellanze e interrogazioni .

(ore 15)

2. Seguito della discussione delle mozioni Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377, Lollobrigida ed altri n. 1-00384, Capitanio ed altri n. 1-00385 e Mandelli ed altri n. 1-00388 concernenti iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza .

3. Seguito della discussione delle mozioni Prestigiacomo ed altri n. 1-00355, Lollobrigida ed altri n. 1-00386 e Alessandro Pagano ed altri n. 1-00389 concernenti iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico .

4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

BOLDRINI e SPERANZA; ZAN ed altri; SCALFAROTTO ed altri; PERANTONI ed altri; BARTOLOZZI: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. (C. 107-569-868-2171-2255-A)

Relatore: ZAN.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)

Relatrici: GADDA E LOSS.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

L'ABBATE e PARENTELA; D'ALESSANDRO ed altri; VIVIANI ed altri: Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore. (C. 1008-1009-1636-A)

Relatori: GALLINELLA e VIVIANI.

7. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00382 e Centemero ed altri n. 1-00383 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana .

8. Seguito della discussione della proposta di legge:

DI STASIO ed altri: Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. (C. 2313-A)

Relatore: CABRAS.

9. Seguito della discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. (Doc. XXIII, n. 4)

10. Seguito della discussione della mozione Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro ed altri n. 1-00359 concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo .

La seduta termina alle 16,55.