XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 412 di martedì 20 ottobre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 ottobre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati De Menech, Luigi Di Maio, Gebhard, Grimoldi, Lupi, Milanato, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative volte a garantire il diritto allo studio nelle ipotesi di iscrizione cosiddetta tardiva da parte delle famiglie, alla luce della nota n. 1376 del 5 agosto 2020 del Ministero dell'Istruzione - n. 3-01770)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Deidda n. 3-01770 (Vedi l'allegato A). La Vice Ministra dell'Istruzione, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Vice Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Deidda, le sono grata per l'attenzione nei confronti del mondo della scuola e dei diritti degli studenti. Questo mi dà la possibilità di ribadire, anche in questa sede, che da parte del Ministero c'è sempre stato il massimo impegno per garantire l'effettività del diritto all'istruzione di tutte le alunne e di tutti gli alunni: un diritto irrinunciabile riconosciuto dal dettato costituzionale.

Premesso ciò, in merito alle criticità da lei segnalate rappresento che effettivamente il difficile anno scolastico 2020-2021 ha registrato un aumento delle segnalazioni da parte delle famiglie al Ministero circa le difficoltà a trovare risposte celeri alle richieste di trasferimento, e in alcuni casi il diniego di iscrizione cosiddetta tardiva, proprio a causa dell'emergenza epidemiologica e della necessità di rispettare i relativi protocolli di sicurezza. Per questo motivo è stata emanata la nota n. 1376 del 5 agosto scorso, con oggetto “Iscrizioni tardive e diritto allo studio”, a cui lei fa correttamente riferimento, che ha voluto ulteriormente sensibilizzare i dirigenti scolastici di tutte le scuole statali al fine di valutare positivamente, come già avvenuto in passato, le domande di iscrizione per le studentesse e gli studenti trasferiti da altre città, o provenienti dalle scuole paritarie, proprio per assicurare loro il diritto all'istruzione.

La citata nota rimarca la possibilità per le scuole di avvalersi anche del supporto degli ambiti territoriali dell'ufficio scolastico regionale. Difatti, gli uffici e le istituzioni scolastiche hanno ben chiaro che l'emergenza epidemiologica da COVID-19 non ha mutato il quadro normativo che riguarda le iscrizioni: in particolare, rimane prioritaria l'esigenza di assicurare a tutti il diritto costituzionale all'istruzione. Proprio muovendo da questo principio, le istituzioni scolastiche accettano in via ordinaria le iscrizioni anche tardive in tutti i casi in cui un rifiuto comporterebbe appunto la negazione del diritto all'istruzione: ad esempio, nel caso in cui la famiglia si sia trasferita o nel caso di passaggi dalle scuole paritarie alle istituzioni scolastiche statali. È per non venir meno alla missione di una scuola aperta a tutti, quale luogo in cui si apprende, si cresce e ci si prepara al domani, che nella richiamata nota il Ministero ha invitato le istituzioni scolastiche, nel caso di impossibilità ad accogliere le iscrizioni tardive per incapienza delle classi, anche per quanto concerne il rispetto dei protocolli di sicurezza, a farsi parte attiva nell'aiutare la famiglia a trovare un'altra sistemazione consona, anche attraverso il supporto degli ambiti territoriali e degli uffici scolastici regionali, come peraltro già esplicitato nella nota del 13 novembre 2019, n 22994, concernente le iscrizioni per l'anno 2020-2021. Resta fermo, in ogni caso, il dovere di assicurare il diritto all'istruzione.

Aggiungo che le famiglie che hanno rappresentato al Ministero eventuali difficoltà nell'individuare la disponibilità di posti nelle nuove scuole presso le quali iscrivere i propri figli, sono state supportate dallo stesso attraverso gli uffici competenti, i quali a loro volta hanno contattato i dirigenti scolastici delle scuole interessate e degli uffici scolastici competenti per territorio, al fine di individuare puntualmente le migliori soluzioni. Abbiamo contezza che molti uffici scolastici territoriali abbiano per l'appunto operato con le istituzioni scolastiche dei territori per soddisfare le richieste pervenute.

Le eventuali criticità dovute all'incapienza delle classi sono peraltro state affrontate anche grazie agli accordi che gli enti locali hanno potuto stipulare con istituzioni pubbliche e private e realtà del Terzo settore, per la messa a disposizione di strutture o spazi al fine di potervi svolgere attività didattiche. Il Ministero dell'Istruzione ha inoltre erogato risorse specifiche a favore degli enti locali, pari a 330 milioni PON, per interventi di edilizia leggera, per l'adeguamento e l'adattamento funzionale delle aule didattiche, nonché ulteriori risorse, pari complessivamente a 104 milioni previsti dall'articolo 32 del cosiddetto “decreto Agosto”, per affitti e noleggi di strutture temporanee da destinare all'attività didattica, alle relative spese di conduzione degli spazi e di adattamento alle esigenze didattiche, oltre a circa 2 miliardi a favore delle istituzioni scolastiche per l'organico aggiuntivo che è stato ripartito fra gli USR con due distinti decreti.

In ultimo, ricordo che il Ministero da sempre garantisce e continuerà a garantire alle famiglie il supporto necessario per l'individuazione, l'iscrizione e la frequenza presso una nuova scuola, in conseguenza dei trasferimenti di residenza che possono avvenire durante tutto l'arco dell'anno scolastico. Sono certa che, pur nelle difficoltà oggettive di quest'anno scolastico, la comunità educante saprà, come ha già dimostrato sino ad oggi, superarle, anche nei casi richiamati dall'interrogazione in argomento, non venendo così meno alla missione che il Paese le ha riconosciuto.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sono parzialmente soddisfatto. Io ringrazio l'esponente del Governo per la sollecitudine nella risposta su un tema che abbiamo posto non per polemica, ma per un'oggettiva difficoltà, un corto circuito che c'è stato nei vari organi che governano la scuola. Come ha detto, il Ministero ha fatto la sua parte, aveva già chiarito che ovviamente non potevano essere respinte queste domande di iscrizione tardive; purtroppo c'è stato uno scaricabarile nei territori, dove dall'istituto il problema veniva demandato agli organi provinciali, gli organi provinciali dicevano che era competenza dei direttori dell'istituto, e quindi il risultato è che anche a settembre c'erano famiglie che non sapevano dove poter mandare i propri figli. Questo purtroppo ci porta anche a un tema: il problema dei dirigenti scolastici, dei concorsi, quello della mancanza dei dirigenti scolastici, ci porta al tema dell'assoluto – purtroppo - clima di incertezza che si vive oggi purtroppo nella scuola. So che su questo la pensiamo allo stesso modo: oggi un concorso per i docenti non è secondo noi attuabile, e purtroppo servirebbe subito chiamare dalle graduatorie di quei docenti precari che possono ricoprire subito il posto; e non aspettare invece altri concorsi che in un clima di pandemia sono impossibili quasi da fare, visto che anche altre entità dello Stato stanno bloccando i concorsi, prima fra tutte anche la Marina militare, per fare un esempio. Chiediamo quindi a lei questo: di farsi portavoce anche con il Ministro, di rivedere questa decisione, di semplificare, di dare un po' di tranquillità al mondo della scuola, dare tranquillità al personale, agli studenti, perché ce n'è tanto bisogno. Non usiamo toni propagandistici, ma oggi la scuola, soprattutto nei territori anche più periferici, vive grossi momenti di difficoltà, e abbiamo bisogno di tutta tranquillità possibile e di certezze; le certezze che fino adesso, purtroppo, non ci sono state.

(Iniziative di competenza volte a prevenire l'annessione della Cisgiordania da parte di Israele, anche ai fini del pieno rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati – n. 3-01506)

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cabras ed altri n. 3-01506 (Vedi l'allegato A).

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Onorevoli interroganti, in risposta alla loro interrogazione, vorrei, innanzitutto, ribadire come per l'Italia la pace e la stabilità in Medio Oriente costituiscano una priorità strategica. Per questo seguiamo con la massima attenzione gli sviluppi politici e sul terreno, al fine di promuovere, di concerto con i nostri partner europei, un'azione diplomatica coerente e coesa. Sin dall'insediamento dell'Esecutivo Netanyahu-Gantz, l'Italia ha espresso la propria contrarietà all'ipotesi di annessioni israeliane di porzioni della Cisgiordania e della Valle del Giordano, una posizione da noi reiterata più volte, sia a livello bilaterale, a partire dal colloquio telefonico del Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale Di Maio con il suo omologo israeliano Ashkenazi, il 1° luglio, sia in ambito multilaterale, da ultimo in occasione dell'incontro con lo stesso Ministro israeliano, a margine della riunione informale dei Ministri degli esteri europei di Berlino del 28 agosto scorso.

Il nostro messaggio, in linea con la posizione europea, è sempre stato molto chiaro: qualunque annessione di territori da parte israeliana sarebbe inaccettabile, perché in flagrante contrasto con il diritto internazionale e perché comprometterebbe ulteriormente la prospettiva di una soluzione a due Stati che l'Italia sostiene con convinzione. Credo che questa continua azione di sensibilizzazione abbia contribuito a far prendere coscienza agli israeliani dell'entità della posta in gioco e delle conseguenze fortemente destabilizzanti di eventuali azioni unilaterali. La data del 1° luglio, richiamata anche nell'interrogazione e inizialmente fissata dal Governo israeliano per il possibile avvio dell'iter di annessione, è passata, infatti, senza che alcuna azione venisse intrapresa. I progetti di annessione sono, inoltre, stati sospesi quale contropartita dei cosiddetti Accordi di Abramo, firmati a Washington, lo scorso 15 settembre, e con i quali Israele, Emirati Arabi Uniti e Regno del Bahrein hanno avviato un percorso di normalizzazione dei propri rapporti. Abbiamo apprezzato questa decisione israeliana che riteniamo debba diventare definitiva.

Gli Accordi di Abramo costituiscono uno sviluppo significativo che, insieme ai nostri partner UE, abbiamo accolto con favore, perché, ravvicinando Israele al mondo arabo, potrebbero contribuire non solo alla stabilità del Medio Oriente, ma anche al suo sviluppo, grazie all'avvio di collaborazioni nel settore economico, sanitario, scientifico, tecnologico e culturale. Si tratta di un potenziale cambio di paradigma per gli equilibri della regione e, quindi, per un nuovo assetto politico nel quale la legittima esistenza dello Stato di Israele e il suo diritto a vivere in pace e sicurezza vengono finalmente riconosciuti.

Per pervenire ad una pace duratura in Medio Oriente occorre, naturalmente, rilanciare il processo di pace israelo-palestinese, con il riavvio di negoziati diretti tra le parti, al fine di giungere ad una soluzione a due Stati giusta, sostenibile e che tenga nella dovuta considerazione le legittime aspirazioni di entrambi i popoli, nel rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell'ONU. Il nostro impegno su questo fronte rimane, quindi, forte e non perdiamo occasione per incoraggiare le parti a tornare al tavolo negoziale, con atteggiamento realistico e spirito costruttivo. Si tratta di messaggi che continueremo a veicolare anche nelle prossime occasioni di contatto bilaterale; l'importanza del dialogo e della partnership con Israele è testimoniata dalla prossima organizzazione, ove le condizioni sanitarie lo consentiranno, di una missione del Ministro Di Maio che toccherà anche i territori palestinesi. Io stessa dovrei effettuare una missione nell'area entro la fine dell'anno.

L'Italia per consolidata vocazione internazionale rimane fortemente impegnata anche nella tutela dei diritti umani; non possiamo, quindi, rimanere insensibili ai ripetuti atti di demolizione e confisca ai danni di civili palestinesi da parte israeliana, azioni che condanniamo con fermezza, anche sul campo, attraverso l'ambasciata d'Italia a Tel Aviv e il consolato generale a Gerusalemme. Siamo, inoltre, molto attivi nel West Bank Protection Consortium, un consorzio nato nel 2015 per impedire il trasferimento forzato dei palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme Est e che riunisce la Commissione Europea, nove Stati membri dell'UE e cinque organizzazioni non governative internazionali. Proprio in questi giorni stiamo tentando di scongiurare l'abbattimento di un complesso scolastico finanziato dallo stesso Consorzio a Ras al Tin, vicino a Ramallah. Non abbiamo abbassato la guardia neanche sul fronte degli insediamenti. Il 13 ottobre i Capi missione a Tel Aviv di diversi Paesi europei, inclusa l'Italia, hanno compiuto un passo formale con le autorità israeliane per esprimere profonda preoccupazione per la decisione di autorizzare la costruzione di oltre 4.900 unità abitative nella Cisgiordania occupata. Come evidenziato anche nella dichiarazione congiunta pubblicata insieme a Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, si tratta di azioni non solo contrarie al diritto internazionale, ma anche pericolose per il processo di pace e controproducenti alla luce dei progressi compiuti con gli Accordi di Abramo.

In ambito multilaterale, contribuiamo fattivamente e in ogni foro - a partire da Unione europea e Nazioni Unite - alla riflessione sul rilancio del processo di pace e alla salvaguardia del diritto internazionale. Vorrei ricordare il nostro impegno in Consiglio per i diritti umani a Ginevra, dove si sono da poco votate le risoluzioni sulla questione palestinese, oltre che in seno all'Assemblea generale dell'ONU, dove a breve si discuterà il cosiddetto pacchetto di risoluzioni palestinesi.

La costante attenzione alle istanze palestinesi è confermata anche dal nostro impegno nel rafforzamento delle istituzioni palestinesi e nella cooperazione bilaterale, ulteriormente approfondita nel quadro dell'attuale crisi pandemica da COVID-19. L'Italia è, infatti, donatore di riferimento in ambito europeo per gli interventi nel settore sanitario in Palestina. Si tratta di un nostro impegno storico che ci ha visti in prima fila in molte iniziative, finanziate sia con i contributi a dono, sia con crediti d'aiuto: dal 2017 sosteniamo, ad esempio, gli ospedali di Gerusalemme Est attraverso il programma PEGASE della Commissione europea e contribuiamo al rafforzamento del sistema sanitario palestinese con il programma Ring, che include iniziative realizzate dalla nostra Agenzia per la cooperazione allo sviluppo e dall'Autorità Nazionale Palestinese; negli ultimi anni, in collaborazione con l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), abbiamo finanziato i servizi sanitari di base nella Striscia di Gaza e abbiamo concesso un credito d'aiuto per la realizzazione di due ospedali a Hebron. Si tratta, quindi, di un ambito di primaria importanza per la cooperazione italiana che allo scoppio della pandemia è subito intervenuta per assicurare il proprio sostegno al popolo palestinese, ridefinendo i programmi in corso allo scopo di fornire in tempi rapidi attrezzature mediche e materiale informativo sulle modalità di contenimento del virus. Un ospedale di Hebron, finanziato dalla Cooperazione Italiana, recentemente inaugurato, è stato convertito in struttura di riferimento per il trattamento di pazienti COVID-19. Dispositivi di protezione individuale e altro materiale sono stati forniti all'ospedale di al Makassed a Gerusalemme Est, in aggiunta ai contributi assicurati attraverso il già menzionato programma PEGASE.

Altri programmi sono stati, invece, riorientati allo scopo di assicurare la tutela delle donne nel contesto della quarantena imposta dall'emergenza, anche per favorirne l'accesso al credito e alla formazione. Le donne sono infatti una delle categorie più esposte alla crisi socio-economica scaturita dalla pandemia. Ulteriori stanziamenti sono stati riallocati per creare un fondo a sostegno delle piccole imprese palestinesi in difficoltà. Anche le organizzazioni della società civile attive in Palestina, attraverso i fondi della Cooperazione italiana, hanno rivisto i rispettivi progetti allo scopo di fornire attrezzature sanitarie e materiale informativo e di assicurare servizi di supporto psicosociale a distanza. A Gaza, il lavoro delle organizzazioni italiane ha inoltre consentito la riconversione di una scuola nella Striscia in un centro dove le persone con disabilità hanno potuto trascorrere il periodo di quarantena. Anche in futuro proseguirà il nostro impegno a favore della salute della popolazione palestinese. A riprova di ciò, nel giugno scorso, abbiamo deliberato un nuovo contributo di circa 1,8 milioni di euro a favore di UNRWA per continuare a finanziare i servizi sanitari di base nella Striscia e, entro la fine dell'anno, intendiamo stanziare ulteriori 2 milioni di euro per favorire l'accesso alle cure emergenziali in partnership con l'Organizzazione mondiale della sanità.

Per sostenere il Ministero della Salute palestinese nel contrasto della pandemia da COVID-19, la Cooperazione italiana ha finanziato con 400 mila euro le attività dell'Organizzazione mondiale della sanità previste dal “COVID-19 Response Plan: Critical Readiness and Response Actions”.

Tra le attività dell'iniziativa si segnalano il rafforzamento della capacità di risposta al COVID-19 del Governo, il miglioramento della capacità dei test per la rivelazione del COVID-19, il supporto nell'individuazione dei casi, nel tracciamento dei contatti e nel monitoraggio, nonché nel trattamento dei pazienti; la formazione del personale per la prevenzione e il controllo del contagio e per la gestione dei casi; la sensibilizzazione della popolazione sul virus; il sostegno operativo e logistico. Tali attività saranno realizzate sull'intero territorio palestinese. La cooperazione italiana, infine, ha pianificato di inviare un milione di mascherine protettive. Tutte queste iniziative testimoniano del concreto sostegno garantito dal Governo italiano al popolo palestinese, anche per fronteggiare l'emergenza sanitaria in corso.

PRESIDENTE. Il deputato Cabras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PINO CABRAS (M5S). Mi dichiaro soddisfatto perché avevamo posto nell'interrogazione tre questioni. Una era le iniziative concrete per scongiurare l'annessione di una parte della Cisgiordania da parte di Israele; l'altra questione che ponevamo era quella dell'assistenza sanitaria, in questo stato di emergenza, in favore della popolazione palestinese e quali iniziative per garantire il rispetto dei diritti umani. Credo che la risposta sia stata nell'anno 2020 il compendio più completo di risposte da parte del Governo sull'approccio complessivo alla questione israelo-palestinese, che non è nata nel 2020, come tutti sanno; è una questione annosa, duratura, che ha avuto alcune svolte in quest'anno, che sono state alla base, soprattutto la prima, dell'interrogazione che avevamo depositato a maggio.

Gli Accordi del secolo, dichiarati dal Presidente degli Stati Uniti e dal Primo Ministro israeliano Netanyahu, stavano per cambiare concretamente la situazione sul campo in modo grave, con un imminente pericolo di compromettere qualsiasi prospettiva per la soluzione a due Stati che da sempre si propone nelle più importanti discussioni sulla questione israelo-palestinese. Il fatto che sia stato scongiurato questo tipo di annessione, che rimane comunque sullo sfondo come progetto di fondo, non ci deve far abbassare la guardia sul tema, perché comunque stanno andando avanti ancora le annessioni di fatto di porzioni del territorio, cioè questi insediamenti che vanno contro il diritto internazionale, che erodono territorio, che isolano le comunità palestinesi e rendono poi di fatto impossibile, se la situazione di fatto ha poi un riconoscimento giuridico, dare una connessione a uno Stato palestinese vero e proprio, che è uno dei due aspetti della questione. Su questo bisogna essere chiari e insistere sul fatto che non ci possono essere soluzioni della questione israelo-palestinese che non comprendano l'impegno e il coinvolgimento pieno del popolo palestinese e delle autorità che si è scelto.

Senza questo tipo di connessione, ci sono tante iniziative che infatti si riconoscono come passi in avanti per disinnescare delle tensioni, per creare nuovi rapporti, come, ad esempio, risulta dagli Accordi di Abramo, quindi con questa distensione fra Israele e alcune monarchie che si impegnano a riconoscere Israele: sono passi in avanti questi indubbiamente, ma, finché non c'è un pieno coinvolgimento dei palestinesi, noi possiamo vantare l'impegno, possiamo essere orgogliosi anche di quanto stiamo facendo per le condizioni concrete della popolazione, ad esempio sull'emergenza sanitaria, però non possiamo non constatare la difficoltà politica di fondo. Quindi, questo deve essere un caposaldo del nostro impegno internazionale.

Credo che nelle linee della risposta della Vice Ministra ci sia molto di questo impegno e confido nel fatto che negli imminenti incontri del nostro Governo con il Governo israeliano la questione sarà posta con grande forza.

(Chiarimenti sulla posizione del Governo, in sede europea e internazionale, in relazione alla gravissima vicenda del tentativo di avvelenamento del dissidente russo Alexej Navalny – n. 3-01756)

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Napoli n. 3-01756 (Vedi l'allegato A).

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Governo ha assunto una posizione chiara sul caso Navalny sin dalle prime evidenze di un avvelenamento dell'attivista, esprimendo a tutti i livelli forte preoccupazione e l'auspicio che fosse fatta tempestivamente chiarezza sulla dinamica e la responsabilità dei fatti. Si tratta di una posizione in linea con quella dei nostri partner, e in particolare con Berlino, dove egli era ricoverato e le cui autorità hanno per prime rilevato e segnalato ai partner UE e NATO i sospetti di un possibile avvelenamento. Si è espresso in questi termini innanzitutto il Presidente del Consiglio nella sua conversazione telefonica con il Presidente russo Putin del 26 agosto, cui si sono aggiunte due note stampa della Farnesina di analogo tenore, 25 agosto e 2 settembre. Abbiamo poi sostenuto la dichiarazione dell'Alto rappresentante UE del 2 settembre, che condannava fermamente la vicenda e chiedeva che i responsabili fossero resi alla giustizia, e analoghe dichiarazioni in ambito NATO e G7.

Il 15 settembre il Ministro Di Maio ha ribadito telefonicamente al Ministro Lavrov la nostra condanna per l'attacco contro Navalny e l'aspettativa che le autorità russe avviino un'indagine tempestiva e trasparente per accertare la dinamica dei fatti e per assicurare alla giustizia i responsabili. Il 6 ottobre l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha confermato i rilievi delle autorità tedesche e di laboratori indipendenti in Francia e Svezia circa l'avvelenamento di Navalny con agente nervino “Novichok”. Al Consiglio affari esteri del 12 ottobre l'Italia ha, quindi, sostenuto la proposta di misure restrittive individuali nei confronti di figure di rilievo della dirigenza russa ritenute responsabili dell'avvelenamento, ai sensi del regime orizzontale contro le armi chimiche. Durante la sua missione a Mosca, il 14 ottobre, il Ministro Di Maio è tornato a sollevare la questione sia nel colloquio con il Ministro Lavrov sia in conferenza stampa, evidenziando come una così grave violazione del diritto internazionale in tema di armi chimiche e dei diritti umani fondamentali non possa restare senza conseguenze.

Il Governo mantiene, al contempo, la volontà di non rinunciare al dialogo e alla cooperazione con la Russia sui temi di interesse bilaterale, oltre che sulle questioni regionali e globali; la presenza del Ministro Di Maio a Mosca immediatamente dopo le decisioni dell'Unione europea ne è la testimonianza più evidente. Riteniamo che da ogni parte, e in particolare da parte russa, si debba compiere ogni sforzo per evitare di rendere più profonda la distanza politica e di valori tra Unione europea e Federazione russa.

PRESIDENTE. Il deputato Napoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Vice Ministro. Le chiedo scusa se rimango all'antico, dicendo Ministro. La ringrazio per la sua esposizione: mi permetto di ritenere la sua risposta insoddisfacente, in alcune argomentazioni in forte contraddizione con quanto è avvenuto.

Nella conferenza stampa dello scorso 14 ottobre a Mosca, tenuta dal Ministro Di Maio insieme al suo collega russo Sergej Lavrov, il Ministro Di Maio ha spiegato che - cito il virgolettato delle agenzie - l'Italia resta convinta del proprio approccio: da una parte non rinunciare al sostegno del rispetto dei diritti umani, ma dall'altra tiene aperti i canali di dialogo e di cooperazione con la Federazione russa. Questo approccio alla vicenda Navalny, mi consenta, è molto vago e inadeguato.

Il sostegno al rispetto dei diritti umani da parte di un Paese sicuramente importante come l'Italia si esaurisce in pura declamazione, senza partecipare con vigore e determinazione al concerto delle diplomazie europee. Infatti, l'occasione si è presentata lo scorso 14 settembre, quando il Parlamento europeo ha votato con larga maggioranza una risoluzione che chiede un'indagine internazionale. La parte politica del Ministro Di Maio, i parlamentari europei del MoVimento 5 Stelle, scelse di astenersi, con ciò negando ogni sostegno al rispetto dei diritti umani come il rappresentante della Farnesina ha affermato il 14 ottobre, e cioè siamo, rispetto a quanto da lei riferito, in forte contraddizione di atteggiamento politico.

Mi consenta, infine, una breve considerazione: concordo con lei sulla necessità di tenere aperto un canale di dialogo sempre e in qualsiasi circostanza. Ci sono delle condizioni, però, senza le quali quel canale non ha autorevolezza e credibilità.

La più importante è che quel canale sia risultato, se non da una delega, quantomeno da un via libera da parte della diplomazia dell'Unione europea, perché converrà che, uno, è il peso dell'Italia e, un altro, è il peso diplomatico dell'Europa. Se a coltivare il dialogo è il nostro Paese in solitudine, si corre un duplice rischio: di trovarci, da un lato, isolati rispetto ai partner europei e, dall'altro lato, di essere risucchiati in un vortice di lusinghe e di promesse da parte di una grande potenza qual è la Russia di Vladimir Putin. Quando Lavrov riconosce l'atteggiamento dell'Italia verso la Russia diverso rispetto agli altri Paesi europei, testualmente, non sta facendo solo un complimento alla nostra diplomazia; al contrario, ha semplicemente sottolineato che l'Italia è il punto debole nella catena di comando europeo. Quando Lavrov ha accusato la prevalenza di atteggiamenti russofobi - ed ecco la contraddizione del Governo italiano - in alcune diplomazie europee, il Ministro avrebbe dovuto reagire in difesa delle tre deliberazioni del Parlamento e delle decisioni del Consiglio europeo. Non lo ha fatto e questo aggrava la marginalità dell'Italia nel concerto del vecchio continente. Grazie dell'attenzione, Vice Ministro.

(Iniziative di competenza volte a garantire un servizio postale efficiente con riguardo alla città di Vicenza - n. 2-00909)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zanettin n. 2-00909 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Pierantonio Zanettin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Si riserva, d'accordo.

Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere.

STEFANO BUFFAGNI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni sollevate nell'atto in discussione, concernenti, in particolare, l'ubicazione di uffici postali nel centro storico di Vicenza, è stata sentita la società Poste Italiane. Quest'ultima ha riferito che l'ufficio di Vicenza Centro, come è noto, è attualmente posizionato in un container in Contrà Giuseppe Garibaldi, con orario dal lunedì al venerdì 8,20– 13,35 e il sabato 8,20 –12,35. Inoltre, in fascia oraria pomeridiana la clientela ha a disposizione, previo appuntamento, un consulente commerciale dedicato. L'ufficio è altresì dotato di ATM fruibile H24. Poste Italiane ha osservato che l'attuale ubicazione dello stesso si è resa necessaria in quanto il 29 ottobre 2018 sono iniziati dei lavori di ristrutturazione, commissionati dalla proprietà, dei piani superiori dell'edificio ex regio Palazzo delle Poste. A tal proposito, l'azienda ha rappresentato di aver stipulato un accordo con la società proprietaria dell'immobile con il quale la medesima si impegnava a trasferire, per la durata dei lavori di ristrutturazione, l'ufficio postale in un container di proprietà della medesima società e a riconsegnare i locali entro il 5 novembre 2019, data entro la quale sarebbero dovuti terminare i lavori dello stabile sospesi a seguito di un ricorso al TAR da parte di alcuni residenti nel centro storico. Conseguentemente, allo stato attuale, non è possibile l'accesso in sicurezza nei locali adibiti a ufficio postale, in quanto i lavori effettuati al piano superiore ne hanno danneggiato il soffitto. Alla luce di ciò, Poste ha ritenuto opportuno riposizionare tale ufficio in un locale poco distante dalla sede originaria, sito in viale Roma 6, a metà strada tra gli uffici postali di Vicenza Centro e Vicenza 1. L'azienda ha rilevato, peraltro, che la nuova location non comporterà disagi alla clientela residente nel centro storico, in quanto facilmente raggiungibile in auto e dotata di parcheggio esterno. I lavori di adeguamento della nuova sede dovrebbero avere inizio entro i primi giorni del prossimo mese di dicembre e concludersi nel primo semestre 2021. Per quanto riguarda, invece, l'ufficio postale di Vicenza 6, l'azienda ha puntualizzato che anch'esso è attualmente posizionato in un container sito in via Del Mercato Nuovo 30, con orario dal lunedì al venerdì 8,20 – 19,05 e il sabato 8,20 – 12,35, garantendo la presenza di un consulente commerciale per la clientela e, altresì, dotato di ATM fruibile H24. L'attuale ubicazione si è resa necessaria dal 2 maggio 2019, a seguito del crollo del soffitto del locale che lo ospitava. Nel merito, l'azienda ha sottolineato di aver già autorizzato la locazione di nuovi locali dove posizionare l'ufficio postale di via Zampieri e che i lavori di adeguamento, iniziati lo scorso 25 luglio, dovrebbero concludersi entro la fine del mese di novembre 2020. Ha riferito, tra l'altro, che in posizione limitrofa agli uffici di interesse si trovano altri cinque uffici postali. Infine, è stato evidenziato che, in costanza del dialogo con le istituzioni locali, si sono svolti, nel corso degli ultimi due anni, quattro incontri istituzionali fra i rappresentanti di Poste Italiane e il comune di Vicenza. In particolare, durante gli incontri del 25 ottobre e dell'11 dicembre 2019 si è aperto un confronto sull'attuale ubicazione degli uffici postali in argomento e sul loro nuovo posizionamento. Nei successivi incontri del 9 gennaio e dell'11 giugno, Poste ha illustrato all'amministrazione comunale il progetto di riposizionamento degli stessi nelle nuove sedi. In conclusione, dunque, il Ministero dello Sviluppo economico, nei limiti delle proprie specifiche competenze in materia, monitorerà affinché gli obiettivi di miglioramento del servizio da parte di Poste Italiane siano raggiunti e si possa assicurare un target in linea con le aspettative, cercando di evitare disagi o disservizi all'utenza, compresi i cittadini della comunità vicentina, ferme restando le specifiche competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) in materia di regolazione e vigilanza del settore postale, svolte precedentemente dal Ministero dello Sviluppo economico.

PRESIDENTE. Il deputato Pierantonio Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Vice Ministro Buffagni per la sua risposta, però non mi posso dichiarare soddisfatto. Presidente, stiamo parlando di Vicenza, città UNESCO, patrimonio dell'umanità, culla del Palladio. In pieno centro, nella cosiddetta piazza delle Poste, da due anni è stabilizzato un container che sostituisce l'ufficio postale, che a suo tempo era ospitato nel palazzo delle Poste, e da due anni i cittadini, soprattutto gli anziani, che usufruiscono del servizio postale, sono esposti a code, al di fuori di questo container, in una piazza centrale, alla pioggia d'inverno e al caldo d'estate. Una situazione assolutamente poco dignitosa, che, per quanto capisco, proseguirà. Anche la soluzione che è stata ipotizzata oggi, anzi individuata oggi dal Vice Ministro Buffagni - ed era quella che aveva determinato la necessità della mia interpellanza -, non mi trova assolutamente d'accordo, cioè lo spostamento dal container a uno spazio in viale Roma. Perché? Perché quello è l'ufficio postale del centro storico di Vicenza e spostarlo al di fuori del centro storico, quello che, per quanto riguarda la città, è il perimetro delle mura scaligere, è sicuramente un qualcosa che crea difficoltà. È pur vero che c'è un parcheggio vicino, al quale faceva cenno il Vice Ministro Buffagni, ma è pur vero anche che è un parcheggio a pagamento. Viceversa, l'ufficio postale era invece situato in una piazza facilmente accessibile attraverso i mezzi pubblici e poi anche pedonale e non soggetta a grande traffico.

Io, da ex amministratore di quella città, alla quale sono molto affezionato, devo dire che avrei preferito altra soluzione. Ripeto: all'interno del centro storico gli spazi c'erano e a me ne viene in mente uno, Vice Ministro, che è la sede dell'ex camera di commercio, che oggi è abbandonata, e tra l'altro è in mano pubblica. Quindi, evidentemente se si pagava un affitto questo rimaneva nell'ambito, appunto, della mano pubblica. Quindi, credo che la soluzione di viale Roma 6 non possa essere considerata accettabile. Per quanto riguarda, invece, la soluzione ipotizzata da lei per quanto riguarda il Mercato Nuovo, quella credo che possa essere accettata ed essere condivisibile, ma anche qui ricordiamo che a lungo, purtroppo, i cittadini di Vicenza e di quel quartiere sono stati soggetti al container, quindi a code, esposti alle intemperie, al caldo e al freddo. Per quanto riguarda il palazzo delle Poste, l'ex palazzo delle Poste, che, nel frattempo, è stato ceduto, pare che ci siano delle buone notizie, nel senso che trapelano da indiscrezioni di stampa dei dialoghi tra amministrazione comunale e proprietà privata per la soluzione dei problemi edilizi e urbanistici che hanno portato al ricorso al TAR che lei citava, ma questa, evidentemente, è una buona notizia che non dipende certamente dal Governo e dal Ministero da lei rappresentato ma riguarda, invece, un rapporto fra privati e amministrazione comunale.

(Iniziative di competenza volte al rilancio dell'azienda Corneliani di Mantova e alla gestione delle ricadute occupazionali - n. 3-01098)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Anna Lisa Baroni n. 3-01098 (Vedi l'allegato A).

STEFANO BUFFAGNI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Rispondo all'atto in esame, sentita al riguardo la competente direzione generale del Ministero, informando per quel che segue. A luglio scorso, presso il MISE è stato attivato un tavolo di crisi concernente la società Corneliani, a seguito della decisione aziendale di richiedere l'ammissione al concordato preventivo e il contemporaneo blocco dell'attività produttiva.

Il MISE si è immediatamente attivato per promuovere il rilancio dell'azienda. In particolare, il 3 luglio si è tenuto un primo incontro in cui, dopo un'attenta analisi della situazione di crisi e delle ragioni che l'hanno determinata, i vertici politici e il Ministero hanno palesato la disponibilità del Governo a intervenire a supporto della ripresa delle attività con tutti gli strumenti attualmente disponibili e a valutare, a tal fine, la fattibilità di un eventuale intervento di finanza ponte con il contributo di CDP. Tuttavia, in quella stessa sede hanno altresì precisato che l'intervento governativo, se accessibile, dovrà essere finalizzato alla definizione di un percorso condiviso, che raccolga il contributo di tutte le parti coinvolte e che presenti soluzioni per tutte le criticità che hanno bloccato i precedenti tentativi di rilancio.

Il 22 luglio, nel corso del tavolo riunito presso la prefettura di Mantova, che ha visto la partecipazione oltre che dei predetti vertici politici del MISE, delle istituzioni locali, dell'azienda, del commissario giudiziale e delle organizzazioni sindacali, è stata trovata una soluzione per la ripartenza delle attività produttive per la salvaguardia occupazionale della storica azienda tessile Corneliani.

Nel corso dell'incontro, il Ministero dello Sviluppo economico ha ribadito il proprio impegno a intervenire attraverso il Fondo per la gestione delle crisi di impresa previsto nel “decreto Rilancio” (articolo 43). Per supportare la ripresa delle produzioni di un'importante marchio del made in Italy, si è previsto, infatti, un intervento in equity da parte del Ministero che permetterà al commissario giudiziale di potere elaborare i presupposti per il proseguimento delle attività in continuità. A fronte di questa fondamentale garanzia rappresentata dalle risorse del citato Fondo, i soci di riferimento della società dovranno procedere ad immettere risorse, mediante un aumento di capitale, per garantire sostegno concretezza di lungo termine al nuovo piano produttivo della storica azienda tessile italiana. Ebbene, l'obiettivo primario che si è voluto raggiungere in tal modo è stato quello di garantire la ripresa immediata della Corneliani, il rientro in fabbrica di tutte le lavoratrici e i lavoratori, fermo restando che, come l'interrogante sa bene, c'è la libertà di impresa in questo Paese, quindi crediamo che sia fondamentale rispettare tutte le norme nell'operare. Il Ministero dello Sviluppo economico, pertanto, manterrà alta l'attenzione sull'evoluzione della vicenda, non soltanto per prevenire e ostacolare l'eventuale chiusura di un marchio prestigioso della creatività della moda maschile italiana, ma anche e soprattutto per salvaguardare l'occupazione.

PRESIDENTE. La deputata Anna Lisa Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ANNA LISA BARONI (FI). La ringrazio, Presidente, e ringrazio anche il Governo della risposta. La mia insoddisfazione sta nel ritardo con il quale si è data una risposta. Il mio atto ispettivo, essendo proposto da una minoranza, come il Governo sa bene e il sottosegretario sa bene, viene proposto nel novembre del 2019, cioè all'insorgere della crisi. Essendo uno dei pochi atti a disposizione della minoranza per poter dare un proprio contributo, il fatto che oggi ci troviamo in Aula, a quasi un anno di distanza, fa sì che io debba esprimere la mia insoddisfazione.

Venendo al merito della questione, indiscutibilmente le istituzioni hanno svolto un ruolo importante, tutte le istituzioni in campo, in questo caso, e hanno dato un contributo. È vero, come dice e come ha detto il Governo oggi, che si tratta di uno dei marchi storici italiani, delle eccellenze del made in Italy e che quindi va sostenuto (a chi parla non è ignoto il fatto che sussista la libertà di impresa in Italia); va però sottolineato che l'articolo 43 del “decreto Rilancio” prevede una immissione di capitale di almeno 10 milioni di euro (non ci è ignoto il fatto che siamo in attesa di ottenere l'autorizzazione da Bruxelles, dall'Unione europea, dato lo strumento di cui stiamo parlando), però è importante anche che questa immissione di liquidità possa essere fatta in breve tempo e possa consentire la ripresa dell'attività. Mi risulta che in questo momento ci siano dei ritardi, ancorché fisiologici, nella ripresa dell'attività per la prossima produzione primavera-estate. Siamo anche consapevoli che il termine del procedimento che vede come protagonista il tribunale di Mantova e la richiesta in continuità per la prosecuzione dell'attività, vedono, però, un fatto, una criticità, cioè l'attenzione alla quale richiamiamo il Governo, ovvero al fatto della liquidità che deve essere immessa anche dalla proprietà per il rilancio dell'azienda. Questo è il richiamo e credo che il Governo facesse richiamo proprio a questo. Ecco, su questo chiediamo che vi sia un'attenzione e osserviamo che c'è ancora una famiglia interessata; è una famiglia che ha fatto grande questa azienda, che l'ha fondata e che, da informazioni sempre da parte della stampa. Noi non abbiamo informazioni dirette, anche perché chi parla non conosce personalmente gli interlocutori, ma è una famiglia che si batte anche per il futuro di questa azienda. Quindi, si chiede l'intervento del Governo, che le istituzioni tutte, anche chi è all'opposizione, mantenga alto l'interesse e l'attenzione su questa azienda, che impegna a 497 dipendenti nel sito produttivo di Mantova. Faccio presente al Governo, che certamente non ignora questo fatto, che Mantova rimane ancora oggi uno dei territori della Lombardia in cui ancora esiste la manifattura, quindi la vera industria. Quindi, si chiede di monitorare e di mantenere alta l'attenzione, perché questa azienda, che ha fatto grande il nostro territorio, possa continuare ad avere ancora quel successo che ha conosciuto nel passato e, indiscutibilmente, che tutti auspichiamo che continui ad avere.

(Iniziative di competenza volte a perseguire l'utilizzo di materia prima intraeuropea e a sbloccare i fondi dedicati alla filiera del grano duro - n. 2-00870)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Cillis ed altri n. 2-00870 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario L'Abbate, con questa nostra interpellanza vogliamo mettere in evidenza le problematiche relative alla coltivazione cerealicola in Italia, nello specifico la produzione del grano duro e della sua trasformazione e commercializzazione. Un settore, quello cerealicolo, che purtroppo, ormai da diversi anni, soffre di una profonda crisi che ha coinvolto tutti i livelli della sua filiera, a cominciare dagli agricoltori che, nel tempo, hanno ridotto sempre di più le superfici coltivate a frumento duro a causa delle grosse difficoltà riscontrate ad essere competitivi rispetto alle produzioni estere; difficoltà sia dal punto di vista della resa economica e, quindi, del prodotto finale, ma anche dal punto di vista qualitativo ed organolettico, fattore quest'ultimo importantissimo per la pastificazione. L'emergenza sanitaria mondiale dovuta alla diffusione del COVID-19 ha peggiorato ulteriormente la situazione e ha fatto emergere con forza ulteriori problematiche. Questa nostra interpellanza vuole accendere un faro sulla questione e portare all'attenzione del Governo quello che, secondo noi, rappresenta il caso più emblematico della dipendenza italiana da produzioni agricole di importazione: importiamo ingenti quantitativi di grano, che destiniamo alla produzione della pasta, che rappresenta uno dei nostri prodotti agroalimentari di eccellenza. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, l'Italia non è più il Paese che produce il quantitativo maggiore di pasta al mondo: siamo stati superati da tempo, ormai, dalla Turchia che, approfittando di una diversa legislazione interna ed applicando una serie di dazi e misure protezionistiche, è riuscita ad ottenere il primato mondiale di produzione di pasta. Altro aspetto importante da rimarcare è che le misure fiscali protezionistiche adottate dalla Turchia hanno avuto anche l'effetto di attrarre sul proprio territorio numerose aziende trasformate di farina e, quindi, di pasta. Alla luce delle argomentazioni sopra esposte, abbiamo ritenuto urgente avviare una seria ed approfondita riflessione sulla questione e, per questo, abbiamo interrogato il Ministero.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe L'Abbate, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE L'ABBATE, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, il settore produttivo dell'agricoltura, in questo momento di emergenza nazionale e mondiale, si riconferma al centro dell'agenda politica, sociale ed economica del Paese e di questo Ministero in particolare.

La filiera del grano duro, per l'entità delle superfici coltivate, per la rilevanza che assume rispetto a molte delle nostre specialità agroalimentari e per la valenza delle sue imprese, che hanno garantito approvvigionamenti in maniera costante durante questi mesi difficili, è certamente una delle più attenzionate. Come è noto, anche alla luce dei risultati dell'ultima riunione della Commissione economica e commerciale Italia-Turchia, co-presieduta dal Ministro Di Maio e dalla Ministra del commercio turco Rushar Peckan, cui anche questo Ministero ha preso parte, nell'attuale fase di crisi pandemica, Italia e Turchia, entrambe economie di trasformazione e votate all'export, hanno un forte interesse a rafforzare i rapporti commerciali e i flussi di investimento reciproci per favorire la ripresa. Il nostro Paese si colloca, rispetto ad Ankara, in potenziale posizione privilegiata grazie ad un atteggiamento equilibrato e percepito non come pregiudizialmente ostile dalla Turchia ed è pertanto nostro interesse capitalizzare questa posizione di percepito equilibrio, che al momento è unica tra i Paesi europei.

L'intensificazione del dialogo bilaterale risponde, quindi, a molteplici obiettivi di interesse, tra i quali non può non trovare spazio anche la tematica dei dazi sull'import-export di determinati prodotti.

Nel frattempo, ci stiamo adoperando a stretto giro con le autorità unionali, per tutelare un comparto produttivo di rilevanza, quale quello in esame, e abbiamo adottato a livello nazionale provvedimenti mirati in favore dei produttori. In tale direzione segnalo che, con il decreto ministeriale dello scorso maggio, abbiamo definito i criteri e le modalità per la ripartizione delle risorse del Fondo grano duro, risorse che ammontano a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 e che si sommano ai residui di stanziamento relativi all'esercizio finanziario 2019, pari a ulteriori 10 milioni di euro.

Abbiamo, inoltre, prorogato le disposizioni obbligatorie di indicazione dell'origine in etichetta del grano duro per paste di semola e di grano duro, del riso e dei derivati dal pomodoro. Tale provvedimento conferma l'Italia all'avanguardia nella trasparenza dell'informazione al consumatore, che potrà così continuare a conoscere la provenienza e il Paese di coltivazione del grano utilizzato per la pasta.

Ma, allo stesso tempo, il Ministero prosegue nelle azioni concordate con la filiera, come, ad esempio, l'investimento di 3 milioni di euro per la promozione e per campagne istituzionali e con la raccolta delle deleghe, prorogata al 30 ottobre causa COVID, per l'istituzione di una commissione sperimentale nazionale di individuazione del prezzo indicativo del grano duro.

Riguardo agli aiuti previsti per la filiera del grano duro, sottolineo che i relativi pagamenti, lungi dall'aver subito blocchi, sono stati invece accelerati, grazie alla decisione dell'amministrazione di applicare quanto previsto dal “decreto Cura Italia” anche a questa fattispecie.

In particolare, è stato garantito un anticipo del 70 per cento dell'importo spettante a tutti i soggetti beneficiari la cui domanda risultava ammissibile. Ciò posto preciso che, per l'aiuto in regime de minimis destinato al grano duro seminato nel periodo autunno-inverno 2016-2017 e raccolto nel corso dell'anno 2017, è stato previsto uno stanziamento di euro 9.801.385. Per l'annualità 2017, risultano presentate 7.923 domande, di cui 5.892 ammissibile al pagamento, per un importo di euro 5.853.268. Rilevo che l'ammissibilità è riferita agli elementi costitutivi dell'aiuto e non comprende i controlli successivi in materia di regolarità contributiva, regolarità con l'erario e antimafia. Sono stati effettuati pagamenti per 3.723 domande. Ammontano ad euro 5.451.382,60, pari al 93,1 per cento dell'importo ammissibile al pagamento. Le domande non ammissibili sono state 2.031.

Rilevo inoltre che, nel mese di agosto 2020, è stato effettuato l'ultimo ciclo di pagamento, che ha visto coinvolti 945 soggetti, per i quali si è potuta nel frattempo riscontrare la regolarità contributiva (DURC). Restano in attesa del completamento dei controlli in materia di regolarità contributiva 2.169 soggetti. per i quali sono in corso ulteriori cicli di verifica con gli enti previdenziali.

Per quanto attiene, invece, l'attuazione dei pagamenti di aiuto de minimis 2018, destinato al grano duro seminato nel periodo autunno-inverno 2017-2018 e raccolto nel corso dell'anno 2018, è stato previsto uno stanziamento di euro 20 milioni. Per l'annualità 2018 risultano presentate 14.734 domande e, avendo tali domande superato il massimale finanziario disponibile, è stato applicato un taglio lineare sull'importo ad ettaro, con fissazione dell'aiuto a 100 euro ad ettaro. Sono, quindi, risultate ammissibili al pagamento 14 mila domande, per un importo - dopo il suddetto taglio lineare - di euro 18.249.355,98. Risultano, invece, non ammissibili 734 domande, per un importo pari ad euro 708.595,78.

Rilevo inoltre che, considerata l'emergenza indotta dalla pandemia e le significative ripercussioni negative sull'economia generale, che impongono di rafforzare la liquidità delle aziende agricole, al fine di garantire la rapida erogazione dell'aiuto, il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, su richiesta di Agea, ha chiarito che, in linea con la normativa di settore, è possibile procedere anche all'erogazione di pagamenti di acconto. Pertanto, nel periodo giugno-settembre 2020 sono stati emanati due decreti di pagamento in acconto, in misura pari al 70 per cento del contributo spettante ai beneficiari, sotto condizione risolutiva espressa legata all'esito degli accertamenti svolti e che riguarda 9.425 beneficiari, per un importo pari a 8.125.092,50. Tale pagamento in acconto ha riguardato i beneficiari per i quali devono essere completati gli ulteriori adempimenti previsti in materia di controlli diversi da quelli connessi con l'ammissibilità dell'aiuto delle domande, come la regolarità contributiva (DURC) o anomalie formali in relazione alle date di inizio e fine del contratto di filiera. Nel medesimo periodo sono state pagate a saldo, con tre distinti decreti, 3.385 domande, per un importo di euro 3.822.826,23. Al termine dei suddetti cicli di decretazione, risultano essere stati erogati pagamenti per 11.561 domande, comprendenti sia il pagamento in acconto che in unica soluzione, per un importo di euro 11.947.913,73 pari al 65,5 per cento dell'importo ammissibile al pagamento. Restano in attesa del completamento dei controlli in materia di regolarità contributiva sia i soggetti pagati solo in acconto che i 2.439 soggetti mai pagati. Per tali aziende sono in corso ulteriori cicli di verifica con gli enti previdenziali.

Venendo, poi, alla situazione pagamenti aiuto de minimis, destinati al grano duro seminato nel periodo autunno-inverno 2018-2019 e raccolto nel 2019, per cui è previsto lo stanziamento di 10 milioni di euro nel citato decreto ministeriale 20 maggio 2020, per l'annualità 2019 sono stati presentate 12.186 domande, di cui sono ammissibili al pagamento 12.144, per un importo di euro 15.850.747,60, mentre non risultano ammissibili 42 domande, per un importo pari a 708.595,78 euro. Sono, in ogni caso, avviate le attività finalizzate a consentire un primo pagamento di tale annualità, mentre il relativo decreto di liquidazione è stato registrato il 16 ottobre scorso dall'Ufficio centrale del bilancio.

Per quanto attiene, invece, la situazione dei pagamenti de minimis per il grano duro seminato nel periodo autunno-inverno 2019-2020 e raccolto nel 2020 - per cui è previsto, anche qui, lo stanziamento di 10 milioni di euro nel citato decreto del 20 maggio 2020 - si stanno completando le attività di raccolta delle domande.

Quanto sopra non esaurisce l'impegno del Ministero per un comparto produttivo di siffatta rilevanza e, pertanto, si conferma che sarà profuso ogni possibile sforzo in tutte le competenti sedi internazionali, per tutelare le eccellenze italiane e il settore produttivo in questione, pur sempre armonicamente alle politiche unionali di settore, per evitare squilibri nelle transazioni commerciali transnazionali riferite al settore del grano duro.

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Sì, mi dichiaro soddisfatto, innanzitutto per l'elencazione delle misure fatte a sostegno di tutta la platea di agricoltori che di questo prodotto fa la propria esistenza di vita, ma, soprattutto, mi vedo soddisfatto dall'impegno profuso affinché questa filiera possa essere sistematicamente competitiva a livello non solo nazionale, ma mondiale. Come già ebbi a dire durante la discussione della mozione che nello scorso Governo è stata approvata, è fondamentale per questo settore riuscire a fare strategie, fare squadra e fare filiera, in modo tale da non da non subire questi attacchi al ribasso provenienti dall'estero, ma di essere propositivi e forti nell'offerta che riusciamo a dare a un mercato che sempre più richiede un prodotto di alta eccellenza. Sono oramai diffusissime le questioni riguardanti l'importanza di avere un prodotto, quello della pasta, che abbia al proprio interno delle caratteristiche peculiari, dal biologico al grano italiano. Proprio l'intervento fatto ieri dalla nota trasmissione televisiva Report ha sottolineato questo aspetto.

Da parte nostra, da parte del Parlamento, abbiamo messo su una proposta di legge, che mira proprio a rendere chiara e trasparente questa filiera, in modo tale da riuscire a remunerare il produttore e tutti gli altri soggetti della filiera e, inoltre, a dare una tranquillità al produttore di ciò che mette in tavola, per sfamare sé stesso e la propria famiglia, proprio come è stato fatto antecedentemente per la filiera dell'olio e del vino.

Ribadisco, pertanto, la mia soddisfazione e auguro ancora un buon lavoro al sottosegretario.

(Iniziative di competenza concernenti la progettazione, la realizzazione e la gestione dell'intero anello ferroviario di Palermo da parte di Rete ferroviaria italiana - n. 2-00633)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Varrica n. 2-00633 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Varrica se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Interviene in sede di replica. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture ed i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente. In relazione all'intervento “Chiusura anello ferroviario di Palermo, tratta Giachery - Politeama – Notarbartolo”, RFI conferma che il progetto definitivo della seconda fase funzionale di chiusura della tratta compresa tra Politeama e Notarbartolo prevede che gli interventi siano realizzati secondo modalità compatibili con la tipologia dei lavori da eseguire e dell'impatto degli stessi sul territorio. In particolare, è stata prevista la realizzazione di una galleria ferroviaria mediante l'impiego di una tunnel boring machine, cosiddetta “talpa” , il cui pozzo di ingresso sarà localizzato sulle aree dell'ex scalo di Lolli, di proprietà del Gruppo FS. Nella medesima area, verrà realizzata anche la nuova fermata Giuseppina Turrisi Colonna, garantendo la continuità della circolazione pedonale e automobilistica lungo la limitrofa via Malaspina.

Il progetto prevede, inoltre, la riqualificazione delle aree superficiali comprese tra la nuova fermata e le stazioni Lolli e Notarbartolo sul passante ferroviario di Palermo.

Infine, RFI informa che si è resa disponibile, una volta ultimati i lavori, ad acquisire la proprietà delle infrastrutture oggetto del primo stralcio, così da avere unicità di gestione dell'intero anello ferroviario. In ragione di tale disponibilità è in corso un confronto con la regione siciliana e le altre parti interessate al fine di individuare le modalità attraverso cui attuare il trasferimento della proprietà.

PRESIDENTE. Il deputato Adriano Varrica ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ADRIANO VARRICA (M5S). Grazie Presidente e grazie al sottosegretario. Questa interpellanza e anche la risposta del Governo testimoniano una parte del percorso che stiamo facendo insieme a RFI e Italfer, che mi sento peraltro in questo contesto anche di ringraziare. Quando ci siamo insediati, nel marzo del 2018, in questa legislatura, purtroppo i lavori dell'anello ferroviario erano completamente bloccati. Tramite un lavoro, anche abbastanza silenzioso talvolta, siamo riusciti a sbloccare questi lavori che, già da oltre un anno, sono pienamente operativi e sono a regime, per cui sappiamo che, entro qualche mese, libereremo l'area che va da via Amari a piazza Politeama; dopodiché, invece, sarà un po' più complicata la parte legata a via Sicilia, dove purtroppo il liberare la superficie sarà corrispondente alla fine dei lavori, che avverrà comunque entro la fine del 2022.

Ricordo che purtroppo questo cantiere ha creato veramente notevoli disagi anche in corrispondenza della crisi della Tecnis, che era l'azienda che aveva preso i lavori. Parallelamente appunto abbiamo avviato l'iter per il completamento dell'anello ferroviario, questi cento milioni, diciamo, in relazione ai quali ha risposto adesso il sottosegretario; peraltro, stiamo procedendo secondo il cronoprogramma, anzi addirittura contiamo di accorciarlo in qualche passaggio, perché è uno dei primi interventi sui quali stiamo utilizzando le norme del “decreto Semplificazioni”.

Sono anche contento di aver trovato una sponda in RFI e Italfer rispetto all'idea di utilizzare gli interventi di realizzazione di infrastrutture come occasioni di riqualificazione urbana e di restituzione di aree alla collettività e alle comunità territoriali di riferimento.

Va in questa direzione la riqualificazione progettuale a cui ha fatto riferimento il sottosegretario, quindi quella riqualificazione urbana di un'area vasta che va dalla stazione Lolli fino alla stazione Notarbartolo e, secondo la stessa logica, nelle prossime ore chiederò per il tramite del MIT, con un'ulteriore interpellanza, a RFI di organizzare e promuovere una manifestazione d'interesse per la valorizzazione dell'area che è in prossimità della stazione San Lorenzo. Contemporaneamente, chiederò la riconvocazione del tavolo con il comune di Palermo per la definizione e la consegna dell'area che va tra la fermata De Gasperi e quella San Lorenzo.

Credo che dobbiamo creare delle sinergie con le comunità locali su cui insistono le infrastrutture e cogliere, in tal senso, ogni occasione di spesa pubblica che abbiamo.

Utilizzo anche questo momento in Aula per testimoniare l'impegno del Governo rispetto alle infrastrutture di una città importante come Palermo e ricordo gli ultimi investimenti che abbiamo portato a Palermo e sui quali il sottosegretario Traversi, peraltro, ha avuto un ruolo veramente importante, che riguardano gli 81 milioni per il rilancio del cantiere navale di Palermo, che è una delle realtà produttive e occupazionali più importanti della nostra città e i 25 milioni e mezzo che invece andranno a riqualificare l'area in prossimità della Cala, un'area importante del porto, che verrà finalmente restituita alla città, secondo quella logica di cui ho parlato prima.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sostituzione di due componenti della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO il deputato Giancarlo Giorgetti, in sostituzione del deputato Luigi Matteo Bianchi, dimissionario.

Comunico altresì che la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della medesima Delegazione il senatore Alessandro Alfieri, in sostituzione della senatrice Roberta Pinotti, dimissionaria.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 21 ottobre 2020 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 12,05.