XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 328 di martedì 21 aprile 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 17,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 aprile 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, Dadone, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Iovino, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Maraia, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Orrico, Rizzo, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Spadafora, Speranza, Tofalo, Trano, Traversi, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Presidente, solo per capire come si esplicano tutte quelle prescrizioni che sono state date per la salute comune. Secondo lei, in Aula, dobbiamo tenere la mascherina oppure basta il distanziamento? Perché vedo molti colleghi, a partire dal Governo, che non hanno la mascherina. Essendo io uno abbastanza grasso, soffro anche di più rispetto alla respirazione, cioè sto sudando. Se ce la togliamo tutti e basta il distanziamento, ce lo dice lei, se no, si mettono tutti la mascherina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il punto sulla questione è questo: per noi, in Aula, in questo momento, come regola, serve il distanziamento, ma è chiaro che chiunque voglia utilizzare la mascherina o chiunque si trovi a una distanza minore di un metro è fortemente e assolutamente consigliato l'uso della mascherina, fermo restando che, anche oggi, ho fatto una riunione col Collegio dei questori e domani anche nella Conferenza dei capigruppo saranno comunicate alcune decisioni. Se saranno obbligatorie in Aula, poi, saranno obbligatorie per tutti.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle recenti iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle recenti iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza da COVID-19 che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per quindici minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Gentili deputate e gentili deputati, l'odierna informativa mi consente di offrire al Parlamento un quadro compiuto delle più recenti iniziative che il Governo ha adottato sul piano interno e anche un aggiornamento sulle iniziative che a livello europeo sono in programma per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. Questo passaggio viene compiuto nella chiara consapevolezza, da parte di chi vi parla e dell'intero Governo, della necessità di coinvolgere appieno il Parlamento in una particolare fase in cui l'azione di Governo, vuoi per il carattere straordinario, vuoi per la portata pervasiva dell'emergenza che stiamo affrontando, rileva direttamente su beni primari delle persone, a partire dalla salute, dalla libertà, dall'iniziativa economica e dal lavoro.

Veniamo e partiamo dalle iniziative adottate sul piano interno. Sulla legittimità, sulla ragionevolezza degli strumenti ai quali si è fatto ricorso è in atto un dibattito molto articolato che riflette un variegato panorama di posizioni. Non entro evidentemente in questa discussione, anche se non rimango affatto indifferente a tutte le questioni da essa sollevate. Desidero, tuttavia, ribadire qui, in quest'Aula, che la pandemia ha costretto a misure di estrema urgenza, adottate sempre nel rispetto dei principi di massima precauzione e proporzionalità. In ogni più delicato passaggio ho sempre avuto la massima premura affinché fosse preservato il delicato equilibrio tra i molteplici valori costituzionali che sono coinvolti e affinché fosse assicurato che i diversi organi costituzionali, ciascuno espressione di irrinunciabili garanzie, fossero coinvolti nella misura più ampia possibile, soprattutto a tutela del principio supremo di democraticità che informa di sé l'intero ordinamento giuridico.

Sotto il profilo della risposta sanitaria all'emergenza, il Governo ha elaborato in queste ultime settimane una strategia che può essere sintetizzata in cinque punti. Primo punto: dobbiamo mantenere e far rispettare a tutti i livelli le misure per il distanziamento sociale e promuovere l'utilizzo diffuso dei dispositivi di protezione individuale, fino a quando non saranno disponibili una specifica terapia e uno specifico vaccino.

Punto secondo: dobbiamo rafforzare le reti sanitarie del territorio come arma principale per combattere il virus. A questo riguardo, il Governo si sta adoperando perché siano rafforzati tutti i servizi di prevenzione; non solo, stiamo sollecitando una rinnovata integrazione tra le politiche sanitarie e quelle sociali, con particolare attenzione a case di cura, residenze sanitarie assistenziali, ove si è verificata, purtroppo, un'esplosione incontrollata dei contagi, specialmente in alcune aree del Paese.

Punto terzo: dobbiamo intensificare in tutto il territorio la presenza dei “COVID hospital”, come strumento fondamentale della gestione ospedaliera dei pazienti. La presenza di strutture dedicate appositamente al COVID-19 riduce, infatti, notevolmente il rischio di contagio per gli operatori sanitari, ma anche per i pazienti che sono ricoverati per altre malattie.

Punto quarto: uso corretto dei test, parlo di quelli molecolari - volgarmente, il tampone - e di quelli sierologici, per esempio, l'analisi del sangue che costituisce un utile strumento di indagine e conoscenza epidemiologica, anche al fine di predisporre un piano nazionale che potrà fotografare efficacemente lo stato epidemiologico del nostro Paese. Al riguardo, il 17 aprile è stata indetta dal commissario Arcuri, su richiesta del Ministero della Salute, una gara, in procedura semplificata, di massima urgenza per la fornitura di kit reagenti e consumabili per effettuare sino a 150 mila test, finalizzati a un'indagine campione sulla diffusione dell'infezione nella popolazione italiana, ma con la possibilità anche di una successiva estensione per effettuare ulteriori 150 mila test. La gara pubblica si concluderà in tempi strettissimi; in particolare, il 29 aprile dovrebbe essere sottoscritto il contratto, all'esito comunque di una procedura trasparente e rigorosa.

Punto quinto: rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti - si parla ormai comunemente di contact tracing - e di teleassistenza, con l'utilizzo di nuove tecnologie. L'immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono, infatti, cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un'adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su uno smartphone sarà uno strumento molto importante per accelerare questo processo. Questa applicazione sarà comunque offerta, lo voglio chiarire, su base volontaria e non su base obbligatoria e faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non possa subire limitazioni negli spostamenti, né pregiudizi di sorta.

Un team composto dal Ministero per l'Innovazione, dal Ministero della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica sta affiancando il commissario Arcuri al fine di implementare questa applicazione nel migliore dei modi con le più elevate garanzie.

Ho dato indicazione affinché i presidenti di gruppo di maggioranza e di minoranza siano costantemente informati su questo processo applicativo. Io stesso mi riservo, in una fase più avanzata, di riferire puntualmente alle Camere sui dettagli di questa applicazione, nella consapevolezza che il coinvolgimento del Parlamento dev'essere pieno, stringente, perché sono coinvolti diritti costituzionali fondamentali. Ne cito alcuni: il diritto alla dignità stessa della persona, il diritto alla riservatezza, all'identità personale, come pure la tutela della salute pubblica e, non ultima, anche l'esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali.

Per quanto concerne la distribuzione dei dispositivi sanitari di protezione personale, comunico che tramite il sistema ADA - vale a dire Analisi Distribuzione Aiuti -, aggiornato in tempo reale, sono disponibili – lo potete verificare anche nei siti ufficiali del Governo– informazioni puntuali su dispositivi, apparecchiature e distribuzione, che ogni giorno il commissario Arcuri invia alle regioni e alle province autonome per fronteggiare l'emergenza. Vi fornisco solo un dato riassuntivo, per comprendere lo sforzo compiuto in un periodo in cui vi è una forsennata competizione di buona parte dei Paesi ad accaparrarsi questi materiali: 19 aprile, a questa data risultano distribuiti alle regioni circa 3.900 ventilatori per le terapie, 105 mila tubi endotracheali, 117 milioni di mascherine di varie tipologie.

Con riguardo, invece, alle più generali misure contenitive adottate dal Governo fin dall'inizio dell'emergenza epidemiologica, sulle quali ho riferito già diffusamente (ricorderete la mia informativa alle Camere il 25 marzo scorso), ricordo che in queste ultime settimane sono stati adottati, in particolare, due ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, entrambi volti sostanzialmente a prorogare il regime restrittivo già in vigore. Parlo del DPCM del 1° aprile, con cui è stata prorogata fino al 13 aprile 2020 l'efficacia delle disposizioni dei decreti del Presidente del Consiglio dell'8, del 9, dell'11 e del 22 marzo, nonché l'efficacia delle disposizioni previste in ordinanze ministeriali. Si tratta, come è noto, delle misure riguardanti il distanziamento sociale, il divieto di spostamenti salvo comprovate esigenze, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di aggregazione, nonché la sospensione delle attività produttive, industriali, commerciali, ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità o servizi pubblici essenziali.

Successivamente - siamo al 10 aprile - quelle stesse misure, sempre con DPCM, sono state prorogate, e parliamo del regime di disciplina vigente, sino al 3 maggio. La decisione di prorogare ulteriormente quello che ormai comunemente viene definito lockdown è stata assunta alla luce dei dati epidemiologici delle ultime settimane, con particolare riguardo all'andamento dei contagi. Questi dati hanno confermato l'efficacia delle misure di contenimento adottate, ma contestualmente anche l'esigenza di proseguire con immutato rigore lungo il percorso intrapreso affinché i risultati conseguiti non andassero perduti.

Si prospetta adesso davanti a noi una fase molto complessa. Dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni, soprattutto quelle che riguardano le attività produttive: dobbiamo fare il possibile infatti per preservare l'integrità, l'efficienza del nostro sistema produttivo. I motori del Paese devono potersi riavviare, ma questo riavvio deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato, articolato, che comporti una revisione dei modelli organizzativi di lavoro, delle modalità del trasporto pubblico e privato, di tutte le attività connesse.

Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche. Non mi sfugge infatti, e non sfugge all'intero Governo, la difficoltà per i cittadini di continuare a osservare regole fortemente limitative della loro libertà di movimento, che hanno implicato una profonda modifica delle loro, delle nostre abitudini di vita; e il ritorno alla normalità, seppure con la gradualità necessaria, è un'aspirazione comprensibile di tutti.

Tutte queste esigenze mi vengono rappresentate da tanti cittadini che mi scrivono, ma mi sono state sollecitate anche da molti parlamentari che voglio qui ringraziare, perché facendosi interpreti delle tante istanze provenienti dai più diversi mondi mi hanno scritto sollecitando soluzioni rapide, sostenibili. Anche per questo reputo doveroso informare il Parlamento circa la strategia che il Governo sta elaborando proprio in questi giorni, allo scopo di procedere a un progressivo ma ordinato allentamento delle misure.

Per questa finalità con specifico DPCM, sempre il 10 aprile, ho istituito un comitato di esperti in materia economica e sociale, con il compito di elaborare proposte utili per orientare il Governo nelle decisioni che dovrà assumere al riguardo. Questo comitato di esperti sta agendo di concerto con il comitato tecnico-scientifico già insediato da tempo, affinché le strategie individuate per la ripartenza economica si basino su imprescindibili precondizioni di sicurezza. Sono membri di diritto di questo comitato di esperti anche il dottor Borrelli, capo della Protezione civile, il commissario straordinario dottor Arcuri, in modo da ottenere il pieno coordinamento tra gli organi che ci coadiuvano in questa durissima sfida.

Con l'ausilio di questi esperti il Governo sta elaborando un programma di progressiva apertura che sia omogeneo su scala nazionale, e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive, anche commerciali, tenendo però sotto controllo la curva del contagio, in modo - è qui il punto - da poter prontamente intervenire laddove questa si rinnalzi oltre una certa soglia. Soglia che non pensiamo debba essere formulata una volta per tutte in termini astratti, ma che vogliamo commisurata alla specifica recettività delle strutture ospedaliere dell'area di riferimento. Ovviamente, per poter riprendere in sicurezza le attività economiche dovrà essere garantito il pieno rispetto dei protocolli, a partire da quello firmato il 14 marzo con i sindacati delle categorie produttive e successivamente aggiornato.

Una volta completato questo programma lo discuteremo con tutti i soggetti coinvolti, anche con enti territoriali, organizzazioni datoriali, sindacati, al fine di acquisire anche le loro valutazioni e di condividerlo con tutti i soggetti interessati. Si tratta, e tengo a ripeterlo, di uno dei passaggi più sensibili e più complessi: anche perché la nostra comunità nazionale sta facendo tanti sacrifici, non ci possiamo permettere di vanificarli e di sbagliare. Siamo consapevoli, infatti, che un'imprudenza commessa in questa fase, dettata magari dalla legittima aspettativa di ripartire, può, in un momento in cui non è ancora esaurita ma solo contenuta la carica del contagio, potrebbe compromettere, dicevo, i sacrifici che con responsabilità e disciplina i cittadini hanno dovuto affrontare sino a questo momento.

E veniamo al sostegno all'economia. Lo scorso 8 aprile è stato approvato il decreto-legge n. 23 del 2020, attualmente all'esame della Camera dei deputati per la sua conversione in legge, con cui diventano operative nuove misure a supporto di imprese, artigiani, autonomi e professionisti. Il provvedimento, che prosegue e amplia lo spettro di interventi disposti dal decreto-legge cosiddetto Cura Italia, è incentrato su tre principali direttive: misure di sostegno alla liquidità delle imprese, volte a sbloccare ulteriori flussi di finanziamento garantiti a beneficio del sistema produttivo; misure di tutela degli asset strategici nazionali; misure fiscali volte a prorogare le scadenze esistenti e incentivare le spese sostenute dalle imprese per una riapertura in sicurezza della produzione.

Sostenere l'erogazione agevolata di liquidità alle imprese grazie alle garanzie pubbliche aiuta a prevenire fenomeni di interruzione del credito e del circuito dei pagamenti, che rischiano di compromettere la continuità delle attività economiche.

Inoltre, per evitare il rischio di una perdita permanente di capacità produttiva, di crescita potenziale del nostro Paese, è fondamentale accrescere la protezione del nostro tessuto industriale.

Per questa ragione il decreto-legge include nuove misure - non vi sarà sfuggito - a tutela degli asset strategici italiani, estendendo l'ambito applicativo della golden power a nuovi settori che originariamente non erano ricompresi in quelli ritenuti strategici e anche attenzione a un'ulteriore estensione riguardo alle operazioni intra-europee, che sino ad ora rimanevano escluse.

Quest'emergenza sta incidendo sulle fasce più fragili della popolazione, e rischia di creare nuove povertà. Non possiamo ignorare questo fenomeno, che rischia di lacerare un tessuto sociale già provato dalla bassa dinamica della crescita, dalla persistenza di ampie diseguaglianze sociali, accentuate nell'ultimo decennio. Abbiamo compiuto alcuni primi passi, siamo peraltro consapevoli che tra una previsione normativa e la sua attuazione pratica occorre anche del tempo. Anzi, mi permetto, con tutto il dovuto rispetto, di sollecitare le regioni che non hanno ancora fatto pervenire i flussi di farli pervenire quanto prima, altrimenti non sarà possibile erogare la cassa integrazione in deroga, come sapete, perché occorrono questi flussi. Dicevo, abbiamo compiuto alcuni primi passi, anche per venire incontro alle urgenze dei cittadini che versano in condizioni di maggiori difficoltà. A tal proposito, lo ricorderete, con DPCM firmato il 28 marzo, il Governo ha anticipato ai comuni una quota di quel 66 per cento delle erogazioni previste dal Fondo di solidarietà comunale. Si tratta di 4,3 miliardi di euro che sono stati girati ovviamente ai comuni e che potranno essere utilizzati a ulteriore garanzia della piena funzionalità dei servizi pubblici erogati. Inoltre, con ordinanza della Protezione civile del 29 marzo, sono stati anticipati 400 milioni, sempre ai comuni, per consentire loro di distribuire aiuti alimentari ai cittadini più bisognosi sotto forma di buoni spesa o, in alternativa, di generi alimentari di prima necessità direttamente consegnati. Ma il Governo è consapevole che c'è tanta sofferenza in questo momento, e questi interventi non sono affatto sufficienti: occorre un sostegno alle famiglie e alle imprese prolungato nel tempo e ancora più incisivo.

La recessione indotta dalle necessarie misure di contenimento del virus avrà un impatto profondo, persistente, anche sull'intera economia globale, non solo da noi, su quella europea. Le recenti previsioni del Fondo monetario internazionale stimano una caduta del prodotto interno lordo del 9,1 per cento per il 2020, a cui seguirebbe una crescita del 4,8 per cento nel 2021. Di fronte a questo quadro così complesso, così difficile, dobbiamo potenziare assolutamente la nostra risposta di politica economica. È per questa ragione che, in aggiunta ai 25 miliardi di euro già stanziati con il cosiddetto decreto-legge “Cura Italia”…

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore, si sente da qui…

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Il Governo invierà al Parlamento un'ulteriore relazione - vi arriverà tra breve -, contenente una richiesta di scostamento, un'ulteriore richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio programmatico del 2020, pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Una cifra davvero consistente, non inferiore a 50 miliardi di euro, che quindi si andranno ad aggiungere ai 25 miliardi, per un intervento complessivo non inferiore a 75 miliardi di euro. Questo ulteriore ricorso al disavanzo dovrà servire a finanziare varie misure destinate, tra le altre cose: al rafforzamento del personale sanitario, della Protezione civile, delle forze di sicurezza; alla proroga, al rafforzamento degli ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione e indennizzi per gli autonomi, per le partite IVA; a sostegno di coloro che non sono coperti da cassa integrazione; a misure di sostegno alle piccole e medie imprese; a fondi aggiuntivi per comuni, province, Città metropolitane e regioni; agli interventi di sostegno dei settori particolarmente colpiti dalle misure di contenimento del virus.

Sono consapevole che l'iter di conversione in legge dei decreti-legge finora adottati ha lasciato parzialmente insoddisfatte le legittime aspettative delle forze politiche di poter contribuire con proprie proposte alla definizione del quadro degli interventi. Ringrazio peraltro i gruppi parlamentari, per la consapevolezza mostrata dal contesto particolarmente critico nel quale, in ragione dell'emergenza, siamo tutti costretti a operare. Assicuro che, nella costruzione dell'ampio corpus di misure che troveranno collocazione nel prossimo decreto-legge, al quale ho fatto cenno, sarà assicurata la massima attenzione alle istanze e alle proposte dei parlamentari, anche in conformità degli impegni assunti dal Governo e formalizzati in specifici ordini del giorno accolti in sede di esame parlamentare del decreto-legge cosiddetto Cura Italia. Permettetemi poi di ringraziare in particolare la maggioranza che sostiene il Governo, e i presidenti dei gruppi in primo luogo, ma anche ogni singolo parlamentare, per l'impegno, la partecipazione, l'apporto costruttivo, anche quando critico, per il sostegno che non state facendo mai mancare. In un momento così difficile per la vita della nazione desidero confermare la piena disponibilità al dialogo mio e dell'intero Governo con le forze di opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Prego.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Il contributo di un'opposizione responsabile e consapevole della gravità di quest'ora troverà sempre apertura, sempre considerazione (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). La sfida che ci attende, tuttavia, non può essere affrontata efficacemente ricorrendo soltanto alle politiche nazionali, visto che il virus non conosce confini e sta pervasivamente incidendo nei tessuti socioeconomici di molti Paesi. Affinché tutti i Paesi possano superare quest'emergenza, possano ricostruire le rispettive società ed economie, è necessario che le nazioni sappiano mettere in campo una risposta coordinata, una risposta solidale. L'ho ribadito in tutte le sedi istituzionali, non solo al Consiglio europeo, ma anche a livello di G7 e G20. In particolare, l'Unione europea e l'Eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi durante la crisi finanziaria del 2008, che sono ancora davanti a noi ben visibili. Allora non si riuscì ad affrontare in modo coordinato, unito e solidale uno shock comune, e si decise addirittura un consolidamento fiscale affrettato e ingiustificato che, amplificando le divergenze tra i Paesi, produsse un secondo shock di natura asimmetrica negli anni 2010-2011, portando alla crisi ben nota dei debiti sovrani e condannando l'Europa a una recessione più prolungata e ad una ripresa più lenta, più debole, rispetto alle altre aree maggiori economiche del mondo. È un rischio che non possiamo più correre, poiché il fallimento nel produrre una risposta adeguata e coraggiosa porterebbe un grave, un gravissimo danno allo stesso progetto europeo. La Commissione ha già intrapreso una linea molto promettente: ha sospeso - ricordate - da subito il Patto di stabilità e di crescita, il divieto di aiuti di Stato; ha introdotto un'inedita flessibilità nell'utilizzazione dei fondi strutturali. Anche la BCE è intervenuta: ha deliberato un nuovo programma di acquisto di titoli - il cosiddetto PEPP nell'acronimo - ben più consistente rispetto al passato.

E poi l'Eurogruppo: lo scorso 9 aprile ha preparato un rapporto per la risposta economica dell'Unione alle emergenze sanitaria ed economica, che, oltre a tener conto dei progressi compiuti, predispone un pacchetto di strumenti a disposizione degli Stati membri composto da quattro elementi principali. Innanzitutto viene costituito un fondo di garanzia europeo presso la Banca europea degli investimenti, la BEI, dotato di 25 miliardi di euro, che dovrebbe consentire l'attivazione fino a 200 miliardi di euro di finanziamenti per gli investimenti all'interno dell'Unione. Il secondo elemento del pacchetto è il cosiddetto piano SURE: uno strumento di assistenza finanziaria che potrà erogare fino a 100 miliardi di euro e linee di credito dedicate alle misure di sostegno al reddito dei lavoratori temporaneamente privi di impiego.

Questi due elementi, seppure ancora insufficienti, già si caratterizzano - attenzione - per un finanziamento con garanzie comuni, e quindi a tassi di interesse particolarmente bassi, per spese e investimenti da effettuare nei Paesi membri. Sul terzo elemento del pacchetto, ovvero l'attivazione di una linea di credito dedicata alle spese sanitarie ed erogata dal famigerato Meccanismo europeo di stabilità, il MES, si è alimentato nelle ultime settimane un dibattito che rischia di dividere l'Italia e dividerci in opposte tifoserie. L'Europa non deve ritrovarsi nuovamente - lo dico molto chiaramente - a chiedere scusa nei confronti di nessun Paese, come è successo in passato quando ha imposto alla Grecia programmi particolarmente severi. Di qui la mia posizione di assoluta cautela. Di fronte alla sfida epocale che abbiamo di fronte non si può pensare che la risposta possa essere affidata a interventi peraltro modesti sul piano finanziario e per di più basati su un accordo intergovernativo come il MES, pensato per gestire crisi assai diverse riguardanti i singoli Paesi imputabili a squilibri di natura economica.

È stato concepito, in realtà, in virtù di decisioni prese in passato, come uno strumento che ha sin qui espresso linee di finanziamento caratterizzate, lo sappiamo bene, da forti condizionalità macroeconomiche, che ha consentito di dosare addirittura l'imposizione di progressive misure fiscali sempre più stringenti al soggetto finanziato, cose tutte queste che ritengo inaccettabili, data la natura di questa crisi. Insieme ad altri otto Paesi membri, l'Italia ha lanciato una sfida più ambiziosa all'Europa, invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi. Alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso questa nostra impostazione, hanno dichiarato da subito - penso alla Spagna - di essere interessati al MES, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo a condizione che l'utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette o indirette che siano. Rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto ai Paesi che pure sono a noi affiancati in questa battaglia e che intendono, invece, usufruirne (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Resto, però, convinto che all'Italia serva altro. All'ultima riunione dell'Eurogruppo è stato compiuto un deciso passo avanti in questa direzione, perché nel paragrafo 16 relativo all'utilizzo del MES è stata proposta una linea di credito chiamata Pandemic Crisis Support e adattata alla natura asimmetrica dello shock legato al COVID-19, soggetta alla sola condizione dell'utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette. Per capire se effettivamente sarà così bisognerà però attendere l'elaborazione dei documenti relativi ai termini di finanziamento che verranno predisposti per erogare questa nuova linea di credito. Su questo versante mi attendo ulteriori chiare prese di posizione anche in seno al Consiglio europeo e in ogni caso siamo disponibili a lavorare con i Paesi direttamente interessati a questa nuova linea di credito affinché, anche in sede regolamentare, non siano introdotte condizionalità di sorta macroeconomiche o anche specifiche. Quanti oggi esprimono dubbi e perplessità su questa nuova linea di credito a mio avviso, a mio personale avviso, contribuiscono a un dibattito democratico e costruttivo, e sono io il primo a dire che bisognerà valutare attentamente i dettagli dell'accordo. Solo allora potremo valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone; solo allora potremo discutere se il relativo regolamento è conforme al nostro interesse nazionale, e quindi se è conveniente o meno questo finanziamento per i nostri interessi. Come ho già dichiarato in altre sedi, ritengo che questa discussione in un Paese civile e democratico debba avvenire in modo pubblico e trasparente, qui, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l'ultima parola. Ma la verità è che la trattativa in cui siamo impegnati in Europa è particolarmente complessa, non ce lo dobbiamo nascondere, perché la risposta comune non può poggiare solo su queste misure; deve essere molto più efficace, deve essere molto più consistente. Noi siamo ben convinti della forza delle nostre ragioni: all'inizio eravamo soli, quando siamo partiti; poi, nelle scorse settimane, ho proposto una lettera, un vero e proprio manifesto programmatico, se mi permettete, che è stato sottoscritto da altri otto Paesi, che ora sono con noi a chiedere strumenti nuovi, adatti alla situazione eccezionale che stiamo vivendo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il quarto elemento del pacchetto è un pezzo fondamentale della nostra strategia europea: european recovery fund in grado di poter finanziare progetti comuni di interesse europeo per avviare un piano di ricostruzione fondato sugli investimenti, l'innovazione, la sostenibilità ambientale, la tutela della salute e dell'ambiente. Il rapporto dell'Eurogruppo dello scorso 9 aprile richiama la necessità di costruire questo strumento, che l'Italia intende realizzare quanto più velocemente possibile, strutturandolo come un veicolo in grado di finanziarsi con debito comune sui mercati finanziari. Sarà questo il tema centrale della videoconferenza dei membri del Consiglio europeo prevista per il prossimo giovedì 23 aprile. L'Italia, insieme agli altri Paesi che condividono questa medesima strategia, sostiene la necessità di una risposta coordinata e ambiziosa rispetto allo shock da COVID-19, con la conseguenza che il nuovo strumento di finanziamento dovrà, nel nostro intendimento, essere conforme innanzitutto ai Trattati europei. Chiariamolo questo: non abbiamo il tempo di operare modifiche che comporterebbero una lunga e complessa procedura. Dovrà essere gestito a livello europeo e offerto a tutti i Paesi interessati, senza assumere una caratterizzazione bilaterale. Dovrà essere particolarmente consistente, e qui parlo della dimensione finanziaria. Dovrà essere mirato a far fronte a tutte le conseguenze negative, economiche e sociali, prodotte direttamente dal COVID-19…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Con che mandato lo chiedi questo?

PRESIDENTE. Deputato Borghi, deputato Borghi, dopo ci sarà l'intervento. Prego, Presidente, vada avanti.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Dovrà essere immediatamente disponibile e, attenzione, seppure verrà a ricadere e a poggiare sul quadro finanziario pluriennale, dovrà essere messo a disposizione di tutti i Paesi interessati subito, immediatamente, attraverso un meccanismo di garanzie che ne anticipano l'applicazione. Tecnicamente si può, si parla di un bridge. Non dovrà, infine, avere le condizionalità, anche immaginate in termini di cofinanziamento e modalità di spesa, che normalmente si accompagnano e caratterizzano gli ordinari piani di finanziamento strutturali dell'Unione europea. Al momento abbiamo anche un'iniziativa della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che, per quanto da essa stessa specificamente anticipato, potrebbe avere tutte le caratteristiche e muovere proprio in questa direzione. Sul tavolo - è noto, perché è cronaca anche di questi giorni - vi è anche una proposta francese, che legherebbe il recovery fund a un veicolo costruito ad hoc in grado di emettere strumenti di debito comune e di erogare fondi ai Paesi membri. Noi appoggiamo questa proposta; l'abbiamo appoggiata avendo, però, chiesto di integrarla nel rispetto della sua originaria formulazione, in modo da rispondere più puntualmente e ampiamente ai requisiti che riteniamo imprescindibili e che ho sopra indicato. Da ultimo è stata anche presentata - è storia, ormai, e cronaca di questi giorni - una proposta spagnola, che pure, con qualche suggerimento di variazione, potremmo appoggiare per la conformità alle caratteristiche e alle finalità più sopra indicate. Ai Paesi che condividono con noi la medesima linea di intervento abbiamo anche riservatamente, come si addice a queste trattative, anticipato una nostra proposta, che riteniamo pienamente conforme all'articolo 122 del Trattato sul funzionamento europeo…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). E di cui noi non sappiamo nulla!

PRESIDENTE. Deputato Borghi! Colleghi, colleghi, colleghi, colleghi, colleghi, per favore. Deputato Borghi! Andiamo avanti.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Ma noi non l'abbiamo presentata ufficialmente perché a noi interessa portare a casa un risultato, non rimarcare una nostra primazia. In questo momento riteniamo opportuno condividere quanto più possibile e unificare le proposte sul tavolo, senza rischiare di dividerci, con la conseguenza di rallentare il processo decisionale. Dobbiamo agire presto perché il ritardo comprometterebbe il risultato, ed è un rischio, questo, che l'Europa non può correre.

Dobbiamo affrettarci, senza indugio, a rafforzare la nostra casa comune, dobbiamo ripararla in fretta, per sperare di competere in modo efficace con le altre economie mondiali. Quest'ultimo aspetto non riveste, certamente, un carattere di minore importanza. Al mantenimento di un equilibrato sostenibile mercato interno fa, evidentemente, da corollario nell'azione esterna dell'Unione europea, quel level playing field che le consentirebbe di restare al passo con i grandi player globali.

Le consultazioni da me avute in questi giorni, a livello G7 e G20, hanno fatto da subito emergere - e non smetto di segnalarlo ai miei omologhi - la magnitudo dello spazio fiscale messo in campo da Stati Uniti, Cina, Giappone, cito solo i nostri maggiori interlocutori. Di fronte a ordini di grandezza di diversi trilioni di dollari, la risposta complessiva europea non si è ancora configurata di livello adeguato. È questa la ragione per cui non potrò, nell'interesse del Paese, accettare un compromesso al ribasso. Qui non siamo di fronte a un negoziato a somma zero, non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. Sono intimamente convinto, parlando di Europa, che o vinceremo tutti, o perderemo tutti. Il prossimo incontro europeo a livello di leader dei 27 Stati membri dell'Unione europea non ritengo sarà quello risolutivo per questa finalità, ma farò di tutto, di tutto, perché esprima un indirizzo politico chiaro nell'unica direzione ragionevole (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Italia Viva e Misto - Commenti del deputato Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Borghi, per favore.

(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare il Presidente Conte per essere qui nuovamente a riferire alla Camera dei deputati riguardo l'emergenza COVID-19. Una presenza importante, la sua, qui, oggi, perché rispecchia appieno il rispetto istituzionale che ha sempre portato a entrambe le Camere della Repubblica italiana. In considerazione dell'avvicinarsi della cosiddetta fase 2 e la quindi graduale uscita da questa fase assoluta emergenziale, le Camere dovranno avere spazi adeguati di confronto con tutti gli organi competenti, al fine di essere più informate e incisive.

Siamo quasi arrivati a due mesi dall'inizio delle misure di restrizione e i cittadini, come ben sappiamo tutti, stanno pagando un prezzo enorme - altrettanto importante è non sottovalutarlo -, dagli imprenditori delle piccole e medie imprese, che a causa della loro debolezza strutturale versano spesso nella incapacità di affrontare spese correnti e processi di ristrutturazione, alle difficoltà economiche che tante famiglie oggi stanno vivendo nelle ultime settimane. Alcune misure di sostegno - lei le ha elencate - alle varie categorie sono già state attribuite nei decreti - ad esempio, cito i decreti “Liquidità” e “Cura Italia” - e altre lo saranno, come annunciato da lei, nelle misure associate allo scostamento di bilancio.

Fra le varie misure, però, Presidente, mi preme ricordarle la necessità di un ristoro economico per le attività che oggi hanno subito un lockdown a causa di una disposizione governativa, quindi quelli costretti a chiudere: noi dobbiamo consentire un ristoro per i giorni che sono stati chiusi, affinché oggi non si possa pensare di lasciarli chiudere e fallire.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Subito! (Applausi del deputato Garavaglia).

DAVIDE CRIPPA (M5S). Altrettanto importante è il tema delle famiglie. È quanto mai necessario pensare ad una serie di misure che possano andare oltre la fondamentale garanzia del diritto all'istruzione, che il Ministro Azzolina con le sue iniziative sta ben portando avanti. Sto parlando di tutti gli aspetti delle vite delle bambine e dei bambini, dei ragazzi del nostro Paese. Aspetti importanti - la sfera emotiva, quella della socialità, quella del gioco, quella della scoperta - non possono e non devono essere tralasciate, lo dico soprattutto anche da padre.

Parliamo della fase 2. Punto fondamentale per la fase successiva sarà la fornitura di dispositivi di protezione individuale, di mascherine. A differenza di qualche settimana fa, fortunatamente, oggi riusciamo a ritrovare, almeno anche al nord, la fornitura, seppur a tempi ridotti, ma comunque riusciamo ad avere questi dispositivi di protezione individuale. Oggi credo che lo sforzo economico che è stato fatto per far ripartire delle filiere che erano sparite all'interno del nostro sistema Paese, sia uno sforzo che non dobbiamo rendere vano. Quindi, cerchiamo di mettere anche dei paletti perché anche più avanti questi dispositivi non possano lasciare la produzione ad altri Paesi, privandocene, così com'è stato fino adesso.

Ben vengano anche le misure che avete messo in campo sulle PMI e sulla parte di golden power.

Non si può, però, pensare ad una riapertura reale del nostro Paese, per quanto graduale, senza che tutti i cittadini siano costretti ad utilizzare questi dispositivi, che in qualche modo debbono essere forniti loro per poter riprendere le loro attività lavorative. Devono essere messi dei paletti validi, perché è evidente che oggi noi assistiamo spesso anche a uno sciacallaggio di vendita di questi dispositivi di protezione, e ben venga in questo caso una determina della Protezione civile che ha sancito un tetto massimo di acquisto rispetto a queste mascherine: mai più, in qualche modo, gli sciacalli, che oggi vanno a lucrare su queste situazioni assolutamente emergenziali del nostro Paese.

Crediamo che la cosa più irresponsabile oggi, però, Presidente sia quella di dire “liberi tutti” nella procedura di riapertura. Mai come adesso, Governo e regioni devono viaggiare a braccetto per programmare una ripresa graduale e concordata sotto ogni punto e sotto ogni aspetto.

La curva oggi del contagio, in decrescita, rischierebbe di nuovo di subire un drastico cambiamento di tendenza e tenderebbe di nuovo a risalire. Serve serietà, innanzitutto. Quindi, evitiamo gli spot regione per regione e aggiorniamo tutta la tabella di marcia rispetto a un programma di Governo che deve prendere atto di diversi fattori: il distanziamento sociale, la necessità di evitare assembramenti nelle ore di punta, la preoccupazione giusta degli strumenti e dei mezzi di trasporto pubblico, perché è evidente che molti dei nostri concittadini li utilizzano per recarsi proprio al lavoro. Dobbiamo guardare le misure di sicurezza per gli uffici, per le piccole e medie imprese, e anche per quelle grandi imprese che pure hanno poco personale, ma che, evidentemente, hanno sempre questi collegamenti rispetto al trasporto pubblico. Guardiamo anche le diverse esigenze territoriali che ci sono all'interno del nostro sistema Paese. Insomma, il lavoro in questo momento al vaglio del Governo è un lavoro assolutamente immenso, che, come ho già detto più e più volte, dal dopoguerra ad oggi, è assolutamente unico nella storia del nostro Paese.

Continuando, Presidente, vorrei parlare della riunione straordinaria dei membri del Consiglio europeo, in risposta all'emergenza COVID-19, che si terrà il 23 aprile. L'Italia è stata tra i primi Paesi in Europa a vivere sulla propria pelle la gravità di questa situazione, la prima a chiedere delle misure straordinarie per far fronte all'emergenza sanitaria e, soprattutto, anche per far fronte all'emergenza economica che già si intravedeva da tempo.

Molti Paesi si sono dimostrati assenti quando l'Italia ha avuto bisogno di aiuto all'inizio di questa pandemia. Servirebbe quel principio di solidarietà comunitaria, che consentì il condono dei debiti di guerra del 1990 alla Germania appena riunificata. Alcune tirate d'orecchie senza senso, Presidente, arrivano poi proprio da quei Paesi dove possiamo notare storture economiche che l'Unione si porta avanti da decenni, come la presenza nei suoi confini di un vero e proprio paradiso fiscale, quale l'Olanda, o come l'atteggiamento commerciale proprio della Germania, che, mentre si oppone a qualsiasi forma di garanzia o condivisione dei debiti pubblici, accumula da anni immensi surplus, ignorando tranquillamente qualsiasi regola europea. È inutile girarci intorno, lo ha detto lei prima: mai come in questa occasione, qui, o si fa l'Europa o crolla tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quella che lei, Presidente Conte, sta portando avanti in questi giorni è probabilmente una delle trattative più difficili che lei deve affrontare e che il nostro Paese è chiamato ad affrontare; una trattativa che sarebbe stata sicuramente meno complicata se quell'impegno di responsabilità, durato purtroppo pochi giorni, fosse continuato anche con il perdurare dell'emergenza.

Spicca fra tutti il caso della Lega, che pochi giorni fa all'Europarlamento ha contribuito a bocciare l'opzione dei cosiddetti “Coronabond” (Una voce dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier: “Bugiardo!”): la prova definitiva che quando si parlava di responsabilità nazionale era soltanto un modo di dire (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E pensare che qualche componente leghista del Governo Conte 1 si lasciò scappare che gli eurobond erano uno strumento necessario, vero Vice Ministro Garavaglia di allora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Passi in Italia, dove, per evitare di parlare delle evidenti inefficienze, in questa crisi sanitaria, dei sistemi sanitari delle regioni da voi amministrate, la critica al Governo ormai è da settimane dietro l'angolo, ma l'ipocrisia parlamentare ed europea ce la si poteva ampiamente risparmiare.

Ci tengo a leggervi un passaggio perché credo sia importante ricordare anche ai cittadini quali sono alcuni punti messi in campo, a livello europeo, dalle forze di opposizione: “La minaccia che dobbiamo combattere esige unità, solidarietà, senso di responsabilità. Per me, in questo momento, il Governo non è l'espressione di un partito avversario ma la guida dell'intera nazione che tutti abbiamo il dovere di aiutare. Le auguriamo coraggio, signor Primo ministro Costa, la sua fortuna è la nostra fortuna”. Questo è il discorso del leader delle opposizioni del Portogallo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La videoconferenza del prossimo giovedì rappresenta, quindi, un momento di confronto cruciale a livello europeo perché i leader degli Stati membri saranno chiamati a discutere misure concrete da adottare per affrontare le conseguenze sulla base di quello che è l'accordo che lei ha annunciato poco fa, dello scorso 9 aprile, in sede dell'Eurogruppo. Alcune misure anticrisi sono già state predisposte e attivate dalle istituzioni europee e oggi, con riferimento al negoziato fra i leader degli Stati membri, si discuterà del cosiddetto SURE, uno strumento europeo di sostegno alle misure occupazionali, e della linea di credito da 200 miliardi della BEI che sosterrà le nostre imprese e fornirà loro le garanzie finanziarie. Per quanto limitati, questi primi due strumenti sono, a nostro avviso, in grado di sostenere settori assolutamente prioritari per cui ci troviamo ampiamente d'accordo con questi due strumenti ma arriviamo a quello che è sicuramente il punto più delicato, colleghi, di tutto il pacchetto: l'Eurogruppo ha proposto di istituire uno strumento di sostegno alla crisi pandemica basato sulle esistenti linee di credito precauzionali del Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto MES, disponibile per la durata della crisi, a condizione che i prestiti siano spesi nel settore sanitario. L'ammontare massimo delle risorse che potrebbero essere messe in dotazione è circa il 2 per cento del PIL nazionale, e quindi sulla base di un principio europeo dell'Eurozona di 240 miliardi, circa 36 spetterebbero all'Italia.

E' bene però chiarire alcuni passaggi su questo strumento, che è stato al centro di un dibattito politico molto, molto attento: a differenza di quanto scritto sui social network e affermato da alcune forze politiche in quest'Aula e anche altrove, l'Italia non ha istituito in questa fase né ha attivato il MES. Il MES è uno strumento che esiste già dal 2012 e gli Stati membri dell'Unione firmatari del trattato avevano già la possibilità di richiederne l'accesso e questo lo dico soprattutto a beneficio dei cittadini che oggi ci ascoltano. Vorrei però ricordare come, già nel 2011, fu proprio un Consiglio dei ministri dell'allora Governo Berlusconi, di cui facevano parte sia l'onorevole Meloni con incarichi di Governo, che l'allora Lega Nord, ad approvare un disegno di legge di ratifica che, di fatto, ha aperto le porte a quello che sarebbe stato il MES. Riportiamo finalmente un po' di verità all'interno di quest'Aula o dobbiamo sempre fare una becera propaganda politica anche sulle spalle di tutti i cittadini che ci ascoltano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Quello che è in discussione, a livello europeo, è l'istituzione di una linea nuova di credito che, dove richiesta dai singoli Paesi, può essere utilizzata per le spese sanitarie, oltre a quelle direttamente collegate. Noi comprendiamo la delicatezza e la complessità delle trattative in cui ci sono ventisette Paesi al tavolo e non siamo qui, Presidente Conte, a pretendere da lei che obblighi gli altri Paesi a non utilizzarlo per loro stessi, qualora lo vogliano considerare come una possibilità ma, in questa sede, vogliamo essere chiari e confermare la nostra posizione che anche lei ha ripetuto più e più volte: il MES che abbiamo conosciuto sino ad ora è inadeguato come strumento ad affrontare una crisi come questa; non è sufficientemente economicamente capiente e soprattutto ha una serie di condizionalità che non possono essere accettate. Per sua natura oggi abbiamo bisogno di strumenti nuovi, coraggiosi e solidali. L'Italia, con il Movimento 5 Stelle al Governo, non accetterà mai, mai, mai qualsiasi strumento che preveda condizionalità stringenti, manovre lacrime e sangue, tagli alla spesa sociale (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia); su questo ovviamente non c'è alcun dubbio.

In ogni caso, vorrei fare presente che, sommando SURE, linee di credito BEI e ipotetico MES, si arriva ottimisticamente a poco più di 500 miliardi, molto meno di quello che oggi l'Italia sta chiedendo come emergenza complessiva a livello europeo (stiamo parlando di 1.500); serve uno strumento di dimensione finanziaria diversa; proprio per questo l'Eurogruppo ha ragionato anche sulla proposta di un recovery plan europeo capace di fornire finanziamenti attraverso il bilancio dell'Unione europea, programmi volti a rilanciare l'economia, garantendo la solidarietà dell'Unione europea con gli Stati membri, come l'Italia, più colpiti dalla crisi.

Come Movimento 5 Stelle, abbiamo ripetutamente sostenuto la necessità di lavorare per creare un fondo temporaneo per sostenere la ripresa, insistendo sulla necessità di far prevalere una visione di lungo periodo. Questa deve essere la sfida principale da portare avanti sui tavoli europei, un fondo da finanziare con una vera e propria condivisione economica dello sforzo mediante l'emissione di bond comuni - chiudo Presidente - nell'ambito del recovery plan che consenta a tutti i Paesi di finanziare in maniera equa, adeguata i costi di questa crisi.

Quello che chiediamo è una condivisione dei rischi tra tutti i Paesi membri, che consenta di ridurre al minimo l'impatto della pandemia e che sia solidale ma prima di tutto abbia come obiettivo un benessere equo, diffuso fra tutti i cittadini.

La pandemia, Presidente, sta creando tragedie umane con il carico di un futuro economico e sociale incerto. Dalle guerre, dalle rivoluzioni, dagli sconvolgimenti della natura, dalle epidemie possono nascere nuovi assetti all'interno degli Stati e fra gli Stati. Questi assetti, alla luce delle esperienze vissute, possono creare una staticità senza prospettive o condizioni di dinamismo dove energie insospettabili si manifestano, come è stato nel dopoguerra italiano scorso. Lavoriamo tutti insieme per realizzare - tutti insieme - questo secondo scenario, Presidente. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. La situazione che sta vivendo il nostro Paese è assolutamente drammatica, lo sappiamo tutti, ma la drammaticità si evince soprattutto, sciorinando i numeri di questa tragedia, particolarmente dolorosi e particolarmente concentrati dal punto di vista territoriale: 2.862 morti in provincia di Bergamo, 2.532 in provincia di Milano, 2.248 in provincia di Brescia, 918 in provincia di Cremona, questo solo per citare le zone più colpite da questa pandemia, restando al bollettino di ieri. Per non dimenticare le altre migliaia di persone che sono mancate all'affetto dei loro cari in quella parte del Paese in particolare e in tutta Italia. E vede, in questo contesto, Presidente, tutto vorremmo fare fuorché polemica politica o il teatrino delle parti perché credo che le famiglie, le imprese ed i lavoratori si aspetterebbero da questo Parlamento risposte ad alcune domande; e le domande a cui noi dovremmo rispondere sono: come è stato possibile tutto questo e, soprattutto, come ne usciamo? Io credo - visto che non sono uomo di certezze, non ho risposte a tutto, ma sono uomo di dubbi e di domande - che a queste domande dobbiamo comunque cercare di dare una risposta con i mezzi che abbiamo e per farlo dobbiamo sempre tenere in considerazione il fatto che questa tragedia è veramente come un bombardamento, come una guerra, perché, quando i numeri sono questi, vuol dire che chi viene da quella parte d'Italia ha vissuto davvero un bombardamento, una guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vuol dire che ogni giorno è notizia di un parente che è mancato, ogni giorno è notizia di un amico che è stato ricoverato, ogni giorno preghi perché l'altro amico che è intubato se ne venga fuori.

Forse qui è difficile da questi Palazzi percepire questa situazione ma chi viene da quei territori lo sa bene, quindi le risposte devono essere altrettanto serie quanto il dolore che la nostra gente sta provando in questo momento.

Partendo dal presente, il Presidente Conte ha chiesto un coinvolgimento del Parlamento; ha rivendicato un coinvolgimento dell'opposizione, della minoranza, però, signor Presidente Conte, noi riteniamo che, invece, il Parlamento sia stato esautorato del suo ruolo sia per quanto riguarda l'emergenza economica sia per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, perché non pensiamo che delle informative del Ministro della Salute, che, a cose fatte, ci informava di cosa succedeva fossero un coinvolgimento; come non pensiamo che una seduta come quella di oggi, dove voi non ci permettete di dare un indirizzo chiaro al Governo con un voto, sia davvero una condivisione e una scelta delle strategie in modo comune in quella che è la casa della democrazia del nostro Paese, che è il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Vede, per quanto riguarda la parte sanitaria, oggi ho letto una notizia sconcertante. Oggi ho letto che il direttore generale del Ministero della Salute, Urbani, parla di un piano segreto per la gestione dell'emergenza COVID che era pronto dal 20 gennaio e che questo piano segreto avesse in qualche modo previsto una serie di scenari drammatici, anche più drammatici di quello che abbiamo vissuto oggi, ma che non ne è stata fatta menzione alla popolazione e al Parlamento per evitare di spaventare la gente. È una scelta che ha fatto il Governo. Questa è l'intervista che trovate oggi sul Corriere della Sera e riportata da altri giornali, quindi potete verificarlo ma questo vostro esperto è un esperto al pari del vostro consulente Ricciardi che avete presentato come uomo che avrebbe aiutato a gestire l'emergenza COVID. Ebbene, in un'intervista del professor Ricciardi di qualche tempo fa che ho letto, questi sostiene che la partita Atalanta-Valencia sia stata decisiva per la pandemia di COVID nella provincia di Bergamo. Allora se due vostri esperti dicono due cose così diverse, signor Presidente, e se le iniziative che voi avete preso per contenere la pandemia non sono mai passate dal Parlamento e non sono mai state coperte da legge, se io debbo dare delle risposte a quelle migliaia di famiglie che hanno perso i loro cari, secondo lei chi dobbiamo indicare come responsabile dato che il Governo ha agito senza mai consultarsi con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Chi dobbiamo indicare come responsabile nel momento in cui un vostro consulente dice che quella partita non si doveva giocare e un altro dice che già avevate il quadro di quanto sarebbe successo? Cosa dobbiamo dire visto che i governatori delle regioni del Nord chiedevano la quarantena per chi arrivava dalla Cina e il Governo ha deciso di non farla perché l'emergenza era il razzismo e andare a mangiare gli involtini primavera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Che risposta devo dare nel momento in cui la maggioranza che sostiene lei è la stessa che ha votato per l'autorizzazione a procedere per mandare a processo un ex Ministro della Repubblica, Matteo Salvini, Ministro degli Interni, il quale in una cornice di legge, i “decreti sicurezza”, a suo modo ha cercato di bloccare l'immigrazione clandestina? La sua maggioranza ha ritenuto che quell'atto fosse un atto discrezionale, non coperto dalla legge e dall'interesse pubblico e, quindi, che Matteo Salvini debba difendersi a processo. Lei è un giurista più fine di me, Premier Conte, ma da giurista modesto le dico che qualche idea su chi dovrebbe rispondere di quelle migliaia di morti data questa situazione io forse ce l'ho, visto e considerato che qua nessuno è stato coinvolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti del deputato Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Borghi! Deputato Borghi!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Non ci avete coinvolto neanche sulle misure economiche, vi dicevo. È chiaro perché oggi non votiamo. Basta sfogliare i giornali: voi vi trincerate dietro al fatto che quella dei prossimi giorni sarà una riunione informale dell'Eurogruppo, esattamente com'era informale quella a cui ha partecipato Gualtieri. Probabilmente tutta la stampa internazionale europea invece si sbaglia, visto che abbiamo tutti i telegiornali che parlano della centralità di questo vertice perché è un vertice in cui verranno confermati gli strumenti che saranno utilizzabili per affrontare la crisi COVID. Ma perché non ci fate votare? È molto semplice: perché la vostra maggioranza non ha una linea. Qual è la linea? È quella del PD che vuole il MES? È quella del MoVimento 5 Stelle che vuole gli eurobond? Senza capire però esattamente quali, perché accusano l'ex Ministro Garavaglia ma non si sono ancora accorti che gli eurobond che devono essere votati al Parlamento europeo sono altra cosa rispetto a quello che ha detto lei oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con il recovery fund: sono due robe diverse, caro collega Crippa, magari se le legge poi lo potrà capire anche lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oppure, la vostra linea è quella di Di Battista, cioè quella di mandare a quel paese l'Europa e farci colonizzare dalla Cina? Avete tre linee diverse: è questo il motivo per cui voi non volete farci votare e, quindi, lei cosa fa? Giustamente esercita il suo mandato e farà quello che ritiene più opportuno. Esattamente come ha fatto il Ministro Gualtieri il 9 aprile quando l'Eurogruppo ha definito esattamente il perimetro di cui lei ci parla oggi. Cosa è uscito da quell'Eurogruppo come perimetro di azione? Sono usciti i 100 miliardi di SURE, i 200 miliardi della BEI e la possibilità di utilizzo del MES, con condizionalità meno pressante, per un totale di circa 36 miliardi di euro per il nostro Paese. Ebbene quando noi - signor Presidente del Consiglio, c'è anche la minoranza, c'è anche l'opposizione in Parlamento - abbiamo denunciato che quell'accordo non faceva gli interessi dell'Italia, dicendo esattamente quanto ha detto il Premier olandese tanto per intenderci, quindi non è che ci siamo inventati niente, dicendo esattamente quello che dice la politica tedesca cioè dicendo che il nostro Paese da quella trattativa ne è uscita con le corna rotte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), lei che cosa ha fatto, visto che ritiene invece di avere una posizione diversa che noi apprezziamo, cioè visto che lei dice invece che il MES non lo utilizzeremo mai per sostenere la nostra economia e la ringraziamo per questo se così sarà? Il Venerdì Santo, invece di andare in televisione a dire che aveva tolto la fiducia al Ministro Gualtieri perché evidentemente era andato in Europa a dire cose che lei non condivideva, ha utilizzato la Tv di Stato per fare un comizio contro l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier-Dai banchi del gruppo Lega-Salvini PremierDai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: “Vergogna!”), ha usato la Tv di Stato per avvelenare ancora di più il clima, ha usato la Tv di Stato per dividere ancora di più questo Paese che tanto soffre, fondamentalmente non smentendo quello che dicevamo noi (Commenti del deputato Battelli)

PRESIDENTE. Deputato Battelli! Deputato Battelli!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Perché lei non ci può raccontare che il tema è chi ha approvato il MES nel 2012, che tra l'altro non riguarda la Lega visto che la Lega si opponeva al Governo Monti, ma il tema è chi sta decidendo che il MES adesso possa essere utilizzato per intervenire a sostenere dei Paesi colpiti dal COVID. E, cari signori, visto che gli strumenti sono BEI, MES e SURE e di eurobond o coronabond non c'è traccia, vuol dire che questo Governo sta dicendo all'Europa che, se abbiamo bisogno di liquidità per spesa corrente, dal MES la prenderemo perché non ci sono altri strumenti nell'accordo che voi avete fatto, Presidente del Consiglio. Questo doveva dire il Venerdì Santo in televisione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Sa qual è il problema? Lei con quella figura, Presidente, non ha svilito soltanto se stesso, perché sono convinto che lei da giurista sappia di aver sbagliato, lei conosca perfettamente la differenza dei ruoli che c'è tra Parlamento e Governo e sappia perfettamente che, in una democrazia, l'opposizione ha il compito di fare l'opposizione, quindi denunciare anche con toni duri quello che non va quando, secondo il proprio punto di vista, la maggioranza sbaglia. Lei forse ha ceduto alla logica comunicativa del partito di suo riferimento e quindi ha commesso un grave errore dividendo il Paese. Ma la cosa che più mi rammarica è che lei non ha svilito solo la sua maggioranza e se stesso: lei ha svilito l'Italia. L'Italia è una Repubblica democratica, l'Italia è una democrazia compiuta con tutti i suoi difetti; l'Italia è un Paese liberale; non siamo la Repubblica delle banane dove il dittatore va a fare il comizio in televisione e non siamo tanto meno la Cina che a voi piace tanto dove l'opposizione non c'è. Il Parlamento si rispetta anche in quel modo lì, non soltanto con i bei discorsi quando viene in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ebbene, bisogna anche fare delle proposte. Lei ha detto una cosa giusta: dobbiamo pensare a degli strumenti che non comportino una modifica dei Trattati. È quanto stiamo proponendo da settimane. Esiste già una Banca centrale europea? Sì. Esistono già misure che sono state avviate da Draghi in poi e che la nuova Presidente sta portando avanti per l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi? Sì. Chi è che decide qual è il pacchetto di titoli di Stato che si devono comprare? Gli organismi a cui lei partecipa, signor Presidente del Consiglio. Allora, invece che inventarci delle modalità nuove per far strozzinare l'Italia perché che sia la BEI, che sia SURE, che sia il MES, sempre lì andiamo a parare, cioè inventarci metodi per cui dobbiamo recuperare i soldi che abbiamo versato pagandoci degli interessi sotto e, cari colleghi, ve lo dico in maniera chiara: non esiste la non condizionalità del MES, perché questo lo dice il Trattato di funzionamento dell'Unione europea. Quando tu sei debitore verso il MES, sono i creditori che in qualsiasi momento decidono le condizioni. Quindi, se noi prendiamo quei 36 miliardi, non solo non ci basteranno per mettere a posto la sanità e non ci basteranno per mettere a posto l'economia ma siamo certi che un domani ci troveremo la troika in casa che ci dirà di tagliare pensioni, spesa pubblica, investimenti, spesa sociale per 36 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quando possiamo benissimo lavorare perché ci sia un acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea che monetizzi il debito, esattamente come sta facendo la FED negli Stati Uniti ed esattamente come stanno facendo le Banche centrali di tutto il mondo e avviare una campagna di acquisto dei titoli di Stato italiani e anche qua, Presidente del Consiglio, incentivando i risparmiatori ad acquistarli, non proponendo la patrimoniale come fa il Partito Democratico, che altro non farà che far scappare ancora di più coloro che i soldi ce li hanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Quell'annuncio altro non farà che far portare via ancora più soldi da chi i soldi in Italia ce li ha. Noi pensiamo invece di creare titoli incentivando gli investitori ad acquistarli con benefici fiscali: mettere mano al portafoglio per aiutare il proprio Paese. Penso che siamo un Paese sufficientemente maturo per farlo, signor Presidente. Dicevo prima che siamo in un clima particolare perché lei dice che dobbiamo fare presto con queste misure e che l'Europa rischia di crollare. Fate presto è una parola che mi ricorda brutti scenari: mi ricorda l'epoca dell'austerity di Mario Monti, tema che mi serve a dare un'ulteriore risposta alla domanda che ho fatto prima, cioè come è stato possibile tutto questo? Perché adesso abbiamo criticato cosa ha fatto il Governo ma, vede, la crisi COVID e quell'elenco di morti hanno anche altre cause dal nostro punto di vista. E quali sono tali cause? Sono state le politiche di austerità, di tagli della spesa pubblica, di tagli della spesa sociale che sono partiti proprio con il Governo Monti che era sostenuto ben da qualcuno, non certo dalla Lega.

Tutto è partito con il decreto ministeriale n. 70 del 2012 che, tanto per intenderci, ha tagliato dal 5 al 27 per cento il personale sanitario nelle regioni italiane, ha tagliato dal 4 al 13 per cento i medici di base, dal 2 per cento al 29 per cento i posti letto. Ora in Italia abbiamo 3,2 posti letto ogni mille abitanti, la media europea è di 5: questo l'ha votato il Parlamento e qualcuno lo appoggiava il governo Monti. Ve lo ricordo, cari colleghi del 5 Stelle, sono i vostri nuovi alleati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): quelli hanno fatto questo, quelli hanno smantellato la sanità pubblica, quelli ci hanno portato a questi livelli. Le terapie intensive, 2,6 ogni mille abitanti: siamo diciannovesimi in Unione Europea; e diciamo grazie ai governatori delle regioni del Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente) che sono stati capaci, in queste settimane, di raddoppiarli e di affrontare l'emergenza nonostante questo, nonostante i tagli fatti da Roma e dal Governo centrale, signor Presidente del Consiglio.

Quindi, Presidente, volendo tirare le somme, noi possiamo dire che quelle famiglie sono sicuramente morte per una pandemia difficile da gestire, ma queste persone hanno perso la vita e tante persone e tante famiglie stanno soffrendo nel nostro Paese anche perché sono vittime non solo di COVID, ma sono vittime anche di ordoliberismo, di austerità, di capitalismo globalizzato, perché, vede, non solo abbiamo fatto quei tagli alla sanità e alla spesa sociale: pensiamo anche ai tagli alle pensioni, quando lei con determinazione, grazie anche al nostro appoggio, andava in Europa a battersi per le pensioni per la povera gente, quando si è battuto per “quota 100”. Quel Premier Conte ci piaceva, non ci piace quello che, invece, ci viene a raccontare che il MES va bene e che ci possono essere gli eurobond, che non ci sono.

Come le dicevo, quelle persone sono mancate di austerità e di globalizzazione. Ci siamo resi conto, in questa fase, quanto il dramma dell'operaio che perde il lavoro perché la fabbrica delocalizza in Cina o in Sud America, il dramma dell'imprenditore che deve chiudere la fabbrica perché non può più fornire i pezzi di ricambio e non ha più clienti perché qualcuno ha delocalizzato, non è soltanto il dramma di chi vive il momento. Nell'emergenza COVID ci siamo resi conto di cosa significhi non avere in Italia una produzione industriale per i settori strategici, non avere in Italia la possibilità di fare le mascherine, non avere in Italia la possibilità di fare i tubi per intubare la gente, dover rincorrere i fornitori in giro per il mondo come dei pazzi per salvare la vita alle nostre persone, perché non abbiamo più una fabbrica in Italia che produca questi strumenti.

Allora, Presidente Conte, all'Eurogruppo parliamo di come far tornare la produzione industriale strategica in Italia e di come tutelare il nostro mercato dalla concorrenza dei mercati come la Cina, governati da dittature o di quei mercati dove non c'è il rispetto dei diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questa è l'Europa che dovrebbe rinascere dopo il COVID, un'Europa che non pensa a come strozzinare l'Italia con i prestiti, ma che pensa come far sì che quello che è successo qua e nel resto d'Europa non ricapiti più. Perché vede, signor Presidente, tempi straordinari come i tempi di guerra - e io ho paragonato questa situazione a un bombardamento, prima - necessitano di azioni straordinarie: se noi cerchiamo di affrontare la guerra e l'emergenza in maniera ordinaria, saremo sopraffatti dagli eventi e noi, prima che parlamentari di opposizione, siamo cittadini di questo Paese, questo non ce lo auguriamo, ma mi permetta di dire che il fatto che la massima espressione dei cittadini, cioè il Parlamento, da luogo della democrazia e sede della rappresentanza popolare non possa esprimersi neanche oggi per dirle cosa fare, purtroppo, non ci lascia ben sperare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti del deputato Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato con grande attenzione il suo intervento e, mentre la ascoltavamo, ci tornavano le immagini delle tante e dei tanti italiani, soprattutto medici e infermieri, ma non solo, che si sono sacrificati nell'adempimento del dovere e hanno donato la loro vita per salvare la vita degli altri. Credo che quest'Aula debba riconoscere la gratitudine nei confronti di queste persone, ma anche nei confronti delle Forze dell'ordine, dell'Esercito, dei volontari, del Terzo settore (Applausi), ma anche dei farmacisti, delle cassiere del supermercato, piuttosto che degli addetti alla logistica o ai trasporti. Sono gli eroi civili che Papa Francesco ha definito “compagni di viaggio esemplari” e rappresentano quel senso civico sul quale noi dobbiamo fondare la pietra per innescare la ricostruzione di questo Paese, come ci ha chiesto di fare il Presidente Mattarella. E, accanto a questa Italia, c'è un'altra Italia che ha accompagnato lo sforzo, il sacrificio e la fatica di chi era in prima linea: è l'Italia che è rimasta a casa e ha accettato limitazioni enormi delle libertà personali. Noi di questa Italia, dell'Italia in prima linea e dell'Italia che è rimasta a casa e ha rispettato le regole siamo fieri, esattamente come fiero deve essere questo Parlamento. Ed è questo Paese che ha ispirato l'azione di Forza Italia e del Presidente Berlusconi, che ha deciso di mettere in quarantena le polemiche e le contrapposizioni per fare di Forza Italia sempre di più un'opposizione nazionale e repubblicana, un'opposizione costruttiva e non polemica, perché vogliamo dare una mano a questo Paese; non vogliamo essere la stampella di questo Governo, siamo distinti e distanti da una maggioranza eterogenea, a corto di idee, che, anche in questo momento, ha spolverato di nuovo una patrimoniale, la “COVID tax”, sul ceto medio. Rispetto a queste idee noi preferiamo le ricette di libertà di Forza Italia e del centrodestra, ma abbiamo voluto dare un aiuto partendo dall'Europa, là dove siamo rappresentati, ai massimi livelli, dal Presidente Berlusconi e da Antonio Tajani, che sono stati i primi ad incalzare le istituzioni europee.

L'Europa sicuramente si è mossa tardi e ben vengano le scuse della Presidente von der Leyen, ma l'Europa si è mossa, innanzitutto, mettendo a disposizione un'efficace antibiotico: mi riferisco ai 750 miliardi della BCE, grazie ai quali sono stati tenuti sotto controllo gli spread, ma anche i rendimenti dei titoli sovrani, e di questo, colleghi, noi avevamo e abbiamo estremamente bisogno. Lei, Presidente Conte, ha ricordato la sospensione del Patto di stabilità, delle norme sugli aiuti di Stato, i 100 miliardi del Fondo SURE per dare una mano ai lavoratori italiani, ai tanti connazionali in cassa integrazione, poi, i 200 miliardi della Banca europea degli investimenti per le piccole e medie imprese; e, poi, c'è il MES, sul quale si sono fatte molte discussioni e anche qualche polemica. Noi abbiamo imparato dal Presidente Berlusconi l'approccio pragmatico e abbiamo preferito non polemizzare e fare una riflessione molto semplice, ovvero: se il MES non sarà più il MES, ovvero sarà senza condizioni, noi siamo disponibili ad andare a vedere le carte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché, forse, a questo Paese anche i 36 miliardi del MES, se sono senza condizioni, possono servire. Questa mattina c'è stata una conference call con il Governo sulla app “Immuni”, ma quella app è utile laddove esiste la telemedicina, laddove viene rafforzata la medicina di territorio, laddove ci sono gli ospedali COVID. Ma per fare tutto questo, noi non possiamo perderci in disquisizioni ideologiche, dobbiamo salvaguardare l'autonomia del nostro Paese, ma se possiamo utilizzare quelle risorse, l'Italia ha il diritto di poterne usufruire.

Il quarto pilastro messo a disposizione dall'Unione europea è il recovery fund, con risorse da parte del bilancio dell'Unione europea. Questo recovery fund può diventare un Piano Marshall per ricostruire il continente.

Allora, Presidente, noi le diciamo che su questi quattro pilastri Forza Italia c'è, ma, allo stesso tempo, non ci siamo a scatola chiusa: non vogliamo che il Parlamento possa fare da passacarte, ma le chiediamo che sia protagonista delle decisioni che lei, in Europa, andrà a compiere.

E diciamo anche che, accanto all'antibiotico della BCE, accanto al bazooka, accanto alle vitamine, poche, ma che, comunque, l'Unione europea ha messo a disposizione, noi ci aspettavamo una terapia vitaminica fatta da un piano economico nazionale all'altezza della sfida che abbiamo di fronte. Serviva e servirebbe un Governo con una visione, da esplicitare in norme chiare, con zero burocrazia, per evitare che il Paese passi dalla paura del virus all'incertezza, quell'incertezza che sta attanagliando troppe famiglie nel periodo di quarantena. E, invece, le misure che il Governo ha messo in campo sono misure assolutamente insufficienti.

Noi di Forza Italia, con il nostro responsabile economico, Renato Brunetta, ma con tutto il centrodestra unito, le avevamo chiesto, l'avevamo implorata di pensare in grande, di avere il coraggio di osare e di pensare a uno scostamento di bilancio non di 25 miliardi, ma di 100 miliardi, da subito. Purtroppo, non ci avete ascoltato, avete preferito navigare a vista e noi, comunque, abbiamo votato, per aiutare il Paese, il primo scostamento; oggi, lei ha anticipato un secondo scostamento, ma, nel frattempo, avete perso un'occasione preziosa e avete rincorso non solo il virus, ma, oggi, il suo Governo sta rincorrendo anche una crisi economica senza precedenti. E questo è un grave errore, perché la politica deve innanzitutto decidere.

Veniamo al “decreto cura Italia”; è stato emanato a metà marzo, siamo al 21 di aprile e ancora non è stato approvato e il “decreto di aprile” rischia fatalmente di diventare il “decreto di maggio”. Noi abbiamo ascoltato l'invito del Presidente Mattarella, ci siamo seduti al tavolo con il Governo, abbiamo avanzato con sincerità le nostre proposte, che sono il frutto, peraltro, di un dialogo costante con i ceti produttivi e con le forze più vive del Paese, ma al netto di un ascolto formale, purtroppo, non abbiamo ricevuto una condivisione strategica da parte vostra e nemmeno sui contenuti. Le nostre richieste erano e sono di buonsenso: abbiamo proposto un riconoscimento economico, una mensilità in più, piuttosto che un anticipo pensionistico, per gli operatori sanitari e ci avete detto di “no”; abbiamo chiesto di prorogare le scadenze fiscali fino al termine dell'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e ci avete detto di “no”; e, forse, vi è sembrato troppo pensare ad un decreto ad hoc per un settore particolarmente colpito come il turismo, chiamato al fermo più lungo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non ce l'avete concesso. Forse era troppo anche sospendere i mutui, gli affitti, i leasing e le utenze? Ebbene, ci avete detto, però, che con il “decreto liquidità” le cose sarebbero andate meglio. Signor Presidente del Consiglio, il “decreto liquidità” per come è scritto, rischia di essere una partita di giro, se non una partita di raggiro per troppe aziende; rischia di servire solo per pagare le tasse, e non per salvare le aziende in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi su questo le chiediamo un'unica modifica: la manleva per le banche. Lei è un giurista esperto e capisce bene di cosa intendo parlare; serve sollevare le banche dalle responsabilità quando erogano i prestiti, perché il rischio è che, altrimenti, i prestiti non vengano dati o vengano erogati quando le nostre aziende e il nostro sistema industriale saranno già defunti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e questo è un rischio che noi non ci possiamo permettere. Per un'impresa la liquidità è come l'ossigeno per una persona, per ciascuno di noi, e serve subito. Siamo al paradosso che le banche hanno più paura dell'ira dei loro clienti e dell'ira degli imprenditori che non delle rapine, perché non ci avete ascoltato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma siete ancora in tempo per accogliere le nostre proposte.

Noi, Presidente, guardi, abbiamo una pazienza quasi infinita; non siamo permalosi, vogliamo sederci al tavolo e andremo avanti ad incalzarvi per portare a casa delle risposte per l'Italia, ma abbiamo un timore: che la stessa pazienza non ce l'abbiano gli italiani. E, oggi, voi siete chiamati a dare segnali immediati, per evitare l'esplosione di una rabbia sociale che sta montando, sulla quale noi non vogliamo soffiare, ma che è molto, molto, pericolosa.

Arrivo al tema della ripartenza; come centrodestra, con in testa le nostre regioni e la Lombardia, vi abbiamo chiesto il lockdown, ce lo avete concesso con un certo ritardo e, soprattutto, lo avete fatto senza un coinvolgimento del Parlamento; ma, vede, Presidente, nemmeno un'emergenza grande come il COVID può giustificare il venir meno della democrazia o l'indebolimento dei poteri delle Camere. Noi, oggi, non vorremmo fare polemica su questo, ma vogliamo chiederle una cosa, non una data, ma un piano serio e rapido per la ripartenza. Lei, con il suo Governo, ha istituito molte task force, come quella di Colao, e ogni Ministero ha ritenuto di istituirne una, ma nessuna task force può sostituire l'intelligenza e, soprattutto, la responsabilità e la capacità della politica di decidere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Forse, se in queste task force lei avesse chiamato, anziché moltissimi esperti, coloro che sono nella trincea del lavoro, gli imprenditori, gli esercenti commerciali, coloro che sanno come riaprire un'azienda o come riorganizzare un albergo o un ristorante, noi non saremmo a questo punto. Servono risposte e servono subito, anche per le famiglie.

Vengo al tema della scuola; solo nelle ultime settimane abbiamo appreso che le scuole saranno chiuse fino a giugno e riapriranno solo a settembre. Avremmo voluto discuterne in quest'Aula, invece lo abbiamo appreso da un comunicato della Ministra. Io dico: bene l'impegno del Ministero dell'Istruzione sulle lezioni a distanza, ma ricordiamoci e ricordatevi che ci sono un milione e 600 mila studenti che a quelle lezioni non sono in grado di accedere, perché non hanno un PC, non hanno uno smartphone, non hanno strumenti digitali per poter assistere alle lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e noi dobbiamo dare una risposta anche a queste persone. Poi, manca un progetto per un piano per la cura dei figli; quello che avete fatto è troppo poco; dal 4 di maggio come faranno le famiglie a conciliare il lavoro con la cura dei figli? Occorre anche su questo dare una risposta precisa. E, poi, un suggerimento, non buttiamo via il tempo che ci separa da settembre, lanciamo subito un piano straordinario di edilizia scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per rimettere in piedi le nostre scuole, per manutenerle, per ristrutturarle, magari abolendo quell'odioso codice degli appalti che impedisce alla nostra economia di correre.

Vengo ad un altro tema spinoso che è il rapporto con le regioni. Guardi, Presidente, l'attacco alle regioni è stato incomprensibile, anche perché le regioni, nella maggior parte dei casi, non hanno chiesto più autonomia, ma si sono fatte carico delle lacune e, qualche volta, delle inefficienze del Governo nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E quindi, ciascuno ha provato a fare la propria parte e, allora, credo che sia giunto il momento di chiudere questa fase, basta con le polemiche, questa deve essere la stagione per una leale collaborazione, politica, e non per la strumentalizzazione di pur legittime inchieste giudiziarie o, peggio, per il compiacimento, che leggo in troppe dichiarazioni di esponenti della sua maggioranza, che si compiacciono per queste indagini. Io trovo che questo sia profondamente sbagliato e ricordo tutte le regioni, ma la Lombardia in particolare, che è stata la regione più colpita e che in poche settimane ha raddoppiato i posti in terapia intensiva, ha raddoppiato i ventilatori e i respiratori e soprattutto ha costruito tre ospedali. Sicuramente saranno stati fatti degli errori e credo che nessuno sarebbe esente da errori di fronte alla furia di questo maledetto virus, ma buttare la croce addosso a chi si è trovato in prima linea, non a Roma, ma a Milano, a Brescia, a Bergamo, a Lodi, a Cremona a combattere questo virus, io trovo che sia profondamente scorretto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E vengo alla fase 2. Sicuramente, la fase 2 deve vedere rapidità…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Concludo. Deve vedere rapidità nelle mascherine, in tutti i dispositivi di sicurezza; ma deve essere tra noi presente un'ambizione più grande: quella di un progetto di ricostruzione di questo Paese, una stagione di profonda semplificazione. E, quindi, subito il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), subito la flat tax, subito la sospensione del codice degli appalti, un grande piano casa e un coinvolgimento del Parlamento per disboscare tutte quelle leggi, quei lacci e lacciuoli che bloccano la nostra economia. Faremo nuovo debito, certo, ma questo deve servire per costruire un'Italia più efficiente, più bella e più giusta.

Per aspera ad astra, dicevano i latini, e Dante diceva: riusciremo a rivedere le stelle. Ebbene, io credo che il Paese sia pronto, il suo Governo, mi spiace dirlo, molto meno: noi, Presidente, stiamo con gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Presidente del Consiglio, per la sua relazione puntuale, esauriente, e anche, io credo, che rappresenta lo spirito di tutto il Paese, uno spirito di collaborazione, a cui lei ha invitato il Parlamento e di cui la ringrazio, uno spirito di unione delle forze.

Prima di tutto consenta, a nome dei democratici italiani, di rinnovare il cordoglio per le vittime di questa pandemia e la vicinanza ai loro cari, ai loro familiari. Anche oggi abbiamo un bollettino terribile: dietro quei numeri ci sono dei morti, che sono persone, una per una, e mancano uno per uno ai loro familiari, mancano i loro volti, mancano le persone che sono care, e quindi dobbiamo ricordarci di questi. Specialmente perché gran parte di loro sono anziani, e questo Paese è dove è, è uno dei grandi Paesi del mondo, perché ha camminato sulle spalle di queste persone (Applausi).

Mi permetta ancora di ringraziare davvero, come hanno già fatto altri colleghi, i medici, gli infermieri, il personale sanitario, la Protezione civile, i volontari, i lavoratori e le lavoratrici che a rischio della loro salute hanno tenuto aperte le aziende fondamentali, i lavoratori anche dell'informazione. Insomma, tutti quanti, ma soprattutto i cittadini, col loro senso civico, altissimo senso civico, ci stanno cominciando a far vedere una piccola luce in questa notte buia in cui siamo immersi.

Del silenzio che ha invaso le nostre città, Presidente, noi siamo orgogliosi, perché è un silenzio che parla: parla di generosità, di altruismo, di rispetto delle regole, di senso della comunità e di senso dello Stato. È un silenzio forte, che viene da un Paese forte. A questa grande adesione, a questo grande silenzio, a questa grande compostezza degli italiani comuni si deve il fatto appunto che riusciamo piano piano a intravedere il nostro futuro in maniera meno buia.

Non esisteva un libretto delle istruzioni per questa grande crisi: non c'era, non era disponibile. È la crisi più grave, lo hanno detto in tanti, dalla Seconda guerra mondiale, e ce lo ricordano anche i dati drammatici dell'economia, con un lavoratore su due costretto all'inattività, una previsione di calo del prodotto interno lordo a doppia cifra. Siamo di fronte a una sfida senza precedenti: nei nostri atti, nelle nostre parole anche, credo non debba mai venir meno questa consapevolezza, non per giustificare dove abbiamo sbagliato, ma per capire che dobbiamo fare scelte coraggiose e innovative, per capire che questo sarebbe il tempo, per tutti, di un atteggiamento costituente, di un atteggiamento di collaborazione.

E devo dire, questo spirito di collaborazione e convergenza io non l'ho trovato oggi in alcune parole del collega Molinari: anzi, ho trovato il desiderio di portare nelle aule dei tribunali i morti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo non va bene, perché in quelle aule si potrebbe poi giudicare perché alcune regioni hanno un tasso di mortalità di un certo tipo e altre hanno un tasso di mortalità di un altro tipo. Non mi aspettavo parole polemiche dagli amici del centrodestra oggi, non me le aspettavo: questo non è il momento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è il momento di… Non è il momento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Non è il momento di portare alle responsabilità: non mi pare che il Presidente del Consiglio, colleghi, oggi vi abbia accusato di nulla, di nulla (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Di nulla vi ha accusati. Non avete ascoltato bene: non vi ha accusati di nulla, vi ha chiesto collaborazione, vi ha ringraziato (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vi ha ringraziato. Non costringetemi a fare l'avvocato del Presidente, è già abbastanza bravo di suo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi aspettavo un…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Per favore! Prego.

GRAZIANO DELRIO (PD). Mi aspettavo un atteggiamento di proposta; ma credo che gli italiani sapranno giudicare poi le responsabilità di ognuno: chi ha agito per il bene della nazione e chi ha speculato per la propria parte politica (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In occasione della sua precedente comunicazione, Presidente, il 25 marzo, dissi che dovevamo fare tutto ciò che era necessario, niente di meno, tutto quanto era necessario perché nessun lavoratore dovesse perdere il suo lavoro, la sua possibilità di mantenere la propria famiglia, nessuna impresa dovesse chiudere, nessuna persona, specialmente se fragile o abbandonata, essere dimenticata. Lei oggi ha riparlato di queste persone, e le sono grato, le siamo grati; e riconosco al Governo di avere agito con tempestività con il primo decreto-legge subito per aiutare la situazione del Paese in prima difficoltà, poi col decreto-legge “liquidità”, importantissimo. Ci sono cose che forse non vanno, ci sono banche che forse mettono troppo tempo ad erogare il finanziamento? Noi vigileremo, il Parlamento deve vigilare, perché avvenga tutto secondo quello che era nelle intenzioni e nella volontà del Governo e del Parlamento stesso: fornire agli imprenditori, a coloro che soffrono in questo momento, possibilità di liquidità adeguate, dell'ordine di cui usufruiscono anche i loro colleghi, francesi, tedeschi, eccetera. Noi saremo quindi qui per vigilare, ma siamo convinti che quei provvedimenti vadano nella direzione giusta.

E così salutiamo con grande piacere il fatto che lei tornerà in Parlamento, il suo Governo tornerà in Parlamento, per chiedere una nuova autorizzazione allo sforamento. Abbiamo bisogno, abbiamo necessità di questi soldi: abbiamo assolutamente bisogno di riuscire a dare speranza ai nostri cittadini, a dare speranza ai nostri imprenditori. Quello che ci potrà mancare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi è proprio questa speranza: non lasciamo che i nostri concittadini, che le nostre imprese, che le nostre famiglie si sentano abbandonate e che non vedano il futuro; dobbiamo essere loro sempre più vicini. E siccome ogni settimana di blocco costa circa 9 miliardi, lo 0,5 per cento del PIL, è chiaro che tutti noi attendiamo con ansia la possibilità di ricominciare, di rinascere. Di farlo in piena sicurezza, ripeto, perché non ci potrà essere un Paese che rinasce se non sarà in piena salute, perché i fattori sono dipendenti e scollegare il tema della sicurezza della salute dal tema del lavoro è un grandissimo errore che non va commesso.

Abbiamo bisogno per questo però di non procedere ognuno per conto proprio, ma di procedere come un grande Paese, con delle linee guida nazionali: come chiedono anche i sindacati, come chiedono gli imprenditori. Dobbiamo fare tesoro dei dati dell'esperienza che abbiamo maturato in questi mesi e offrire a tutti i soggetti interessati un chiaro quadro di quando, chi e come. Quando, chi e come. E dobbiamo farlo insieme, noi qui rinnoviamo l'invito a farlo insieme alle altre istituzioni, che ringraziamo per il loro lavoro in questi mesi: i presidenti delle regioni, i sindaci, tutti coloro che hanno responsabilità pubblica. Su di loro è gravato un peso enorme in questo periodo, come sul Governo, e crediamo che insieme possano portarlo meglio, questo peso. La ripartenza quindi deve avvenire in maniera coordinata e condivisa: queste sono le due parole che noi ci permettiamo di suggerire, ma che ci pare di avere colto nelle sue parole.

Sull'Europa poi vanno dette parole di verità; e qui io veramente vorrei che facessimo un'analisi molto serena di quello che è successo. Questa volta l'Europa, con le sue istituzioni comunitarie, anche grazie alla presenza nelle istituzioni comunitarie di nostri rappresentanti di un Governo italiano che si è fatto ascoltare con la voce giusta… Non basta urlare in Europa, bisogna farsi capire; si può urlare senza farsi capire e, quindi, non fare gli interessi del proprio Paese. Bisogna farsi capire, e secondo me l'Europa ha capito e l'Europa c'è stata.

Abbiamo visto più Europa negli ultimi venti giorni di quanto ne abbiamo visto negli ultimi vent'anni, Presidente. Più Europa in questi venti giorni che negli ultimi vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Quanto tempo abbiamo combattuto contro il Patto di stabilità nel 2011? Io vorrei che un po' di memoria però l'avessimo, perché io nel 2011 ero presidente dei sindaci, e mi ricordo le battaglie che facemmo contro il Patto di stabilità da sindaci. Mi ricordo questa cosa, come mi ricordo anche chi fece il MES, il Governo che impostò il MES. Ma perché? Mi permetta, onorevole Gelmini, lei ha parlato di una patrimoniale, ma noi non abbiamo proposto nessuna patrimoniale, immagino che sappiate distinguere tra patrimonio e reddito, sono due cose leggermente diverse. Peraltro, è la cosa che propose e approvò il Governo Berlusconi nel 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Approvò esattamente la stessa misura, però la propaganda politica toglie un po' di serenità al dibattito.

Vorrei, però, ristabilire la verità su questo dibattito sull'Europa. L'Europa ha tolto il Patto di stabilità, ha fortemente ridotto la limitazione agli aiuti di Stato, ed è il motivo per cui noi stiamo approvando alcuni provvedimenti. L'Europa ha, come avete detto, finalmente approvato l'assicurazione contro la disoccupazione, una battaglia che da cinque anni è stata combattuta dai nostri Governi senza successo, dal nostro collega Padoan in prima persona ogni volta che andava all'Eurogruppo a parlare della necessità di avere un sistema di protezione sociale europeo. L'Europa ha messo in campo con la BEI questi 200 miliardi. L'Europa ha messo in campo, appunto con la BCE, soprattutto, una potenza di fuoco senza precedenti. È vero, l'ha fatto con qualche ritardo, ma ha chiesto persino scusa, e anche questo è un avvenimento, Presidente. Quindi, non dobbiamo più pensare all'Europa se non perché dobbiamo combattere insieme agli europei, insieme ai Governi europei per ottenere il Fondo di rinascita, il Recovery Fund. Certo, questa è la nostra grande battaglia, questa è la vera battaglia che dobbiamo combattere, ma io qui mi permetto di dire, signor Presidente, che lei siede su una sedia di un uomo che ha combattuto grandi battaglie, ma le ha combattute non con l'arroganza, e non perché aveva alle spalle una grande potenza industriale, ma le ha combattute con la visione. Quando Alcide De Gasperi ha convinto gli altri Stati europei a fondare e a fare la Comunità Europea, la Comunità Economica Europea, quando convinse gli altri Stati europei a portare ai Parlamenti la Comunità Europea di Difesa, cioè un esercito comune, quando convinse che attraverso l'europeismo avremmo vinto i nazionalismi e avremmo superato le tragedie della guerra, quando Alcide De Gasperi ha fatto queste cose ha messo in campo una visione per farci intendere che in Europa non abbiamo bisogno di fare i conticini, abbiamo bisogno di presentare una visione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Quando parla con i suoi colleghi europei faccia capire agli europei (Commenti del deputato Claudio Borghi)…

PRESIDENTE. Borghi, per favore!

GRAZIANO DELRIO (PD). …che non abbiamo bisogno di notai o di calcolini, ma abbiamo bisogno di riscoprire la tradizione che ha fatto grande l'Europa, che ne ha fatto un grande continente, esempio di pace, di democrazia e di sviluppo a tutto il mondo. A tutto il mondo! E comunichi, ricordi agli altri Paesi europei, quelli più scettici, che l'Europa deve viversi come un unico popolo, che deve viversi come un popolo che stringe alleanze, perché solo attraverso le alleanze si vincono le guerre. Convinca i suoi colleghi europei che solamente mettendo insieme il dolore, la disgrazia e le difficoltà di questo momento, usando insieme la forza che abbiamo, ne usciremo più forti. Ha detto giustamente il Ministro Amendola, uno dei Ministri del suo Governo, che adesso tocca al Consiglio dei Capi di Stato e di Governo pronunciare il whatever it takes, tutto quello di cui c'è bisogno. Quindi, lei può difendere le nostre ragioni non con dei lamenti, non facendo vittimismo, ma semplicemente dimostrando che di più Europa non ha bisogno l'Italia, di più Europa hanno bisogno tutti, a partire da coloro che oggi non capiscono. E devono capire che solo attraverso questo grande piano di rinascita noi potremo davvero combattere e vincere questa battaglia, che è una battaglia storica. E poi, mi consenta, anche sul MES, io credo che questo sia un altro dei successi che l'azione del Governo ha ottenuto a livello dell'Eurogruppo. È stato un successo sentir dire da alcuni personaggi della Commissione europea che il MES senza condizionalità si può fare. Nessuno di noi vuole il MES greco, il Presidente del Consiglio oggi l'ha detto in maniera chiarissima: non vuole avere linee di credito con condizionalità e si aspetta che questo sia scritto nero su bianco (Commenti del deputato Claudio Borghi).

PRESIDENTE. Deputato Claudio Borghi, per favore!

GRAZIANO DELRIO (PD). Borghi, aspettiamo che questo sia scritto nero su bianco, e se ci sarà bisogno (Commenti del deputato Claudio Borghi)

PRESIDENTE. Deputato Borghi! Deputato Claudio Borghi! Per favore, facciamo concludere, colleghi!

GRAZIANO DELRIO (PD). Io non penso che nessuno possa attaccarsi a questioni nominalistiche, se ci sarà bisogno di una linea di credito per sostenere la sanità. Poi, sul fatto che 36 miliardi siano pochi, da medico e da ricercatore mi permetto di ricordare che è più o meno il 25 per cento del bilancio della sanità italiana. Questo in primo luogo. In secondo luogo, che abbiamo piccoli problemi, tipo le borse per gli specializzandi, tipo togliere l'IVA sui prodotti per la ricerca, tipo potenziare i nostri ospedali, tipo seguire le cinque linee guida del Ministero della Salute. Oggi il Presidente del Consiglio vi ha parlato delle cinque linee guida del Ministero della Salute: mi aspettavo si aprisse un dibattito su questo, perché questo è il benessere del Paese, questo è quello che il Governo ci sta proponendo. Io le trovo molto ragionevoli, intelligenti, belle, giuste. Allora, non penso che il MES, se ci sarà bisogno, questa nuova linea, se sarà scritta così: lei è stato preciso, io concordo pienamente con le sue parole. Se sarà scritta così, senza condizionalità, perché no, se ne avremo bisogno? Poi se non ne abbiamo bisogno perché siamo troppo bravi, allora va bene. Comunque, lei ha il convinto appoggio dei Democratici italiani in questa nuova battaglia, in questo nuovo impegno per una rinascita europea, che sarà anche la rinascita dell'Italia - noi ce lo auguriamo - per un nuova primavera. E siccome appunto nel 1957, proprio a marzo del 1957 abbiamo avuto il Trattato costitutivo della Comunità Economica Europea, qui a Roma, penso che questo sia il momento giusto per riportare con forza la nostra visione fortemente europeista, fortemente interessata al multilateralismo, fortemente interessata alla cooperazione tra gli Stati e non alla competizione tra gli Stati. Questa è una bellissima occasione per il nostro Paese. Questa può essere la primavera dell'Italia. E lo ricordiamo oggi, mentre ci stiamo apprestando con gioia a celebrare e a ringraziare la Resistenza e il 25 aprile, che ci ha donato la libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Dunque, Presidente Conte, io starò al tema, perché quando Fratelli d'Italia ha chiesto quest'informativa lo ha fatto in vista del Consiglio europeo, quindi non parlerò in questa sede di molte delle cose delle quali pure lei ha parlato che riguardano la fase 2 e la ripartenza. Mi permetto semplicemente un inciso, perché quando la sento dire in questo Parlamento che lei è consapevole della necessità di coinvolgerci e che è ancora aperto e disponibile al dialogo con le opposizioni, mi dico che, insomma, lo può raccontare a chi la guarda da casa, ma noi siamo il Parlamento, noi siamo le opposizioni, quindi siamo consapevoli del fatto che quello che lei dichiara non corrisponde ai suoi atti, Presidente Conte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Altrimenti lei dovrebbe spiegare agli italiani la ragione per la quale sul “decreto Cura Italia” avete posto il voto di fiducia, facendo decadere tutte le proposte dell'opposizione, anche quando avevamo lasciato agli atti 20 emendamenti sui quali vi abbiamo chiesto di darci delle risposte. Altrimenti lei dovrebbe spiegare agli italiani la ragione per la quale avete bocciato delle proposte di Fratelli d'Italia così di buon senso che poi le avete prese e le avete messe quasi identiche nel maxiemendamento facendo finta che fosse una proposta vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Forse dovrebbe spiegare questo. Forse dovrebbe spiegare agli italiani la ragione per la quale mancano dieci giorni a maggio e noi siamo ancora che non abbiamo neanche una riga sul decreto di aprile. E anche oggi lei viene qui e ci dice “vi chiederemo di votare un altro scostamento di bilancio” - che ricordiamo abbiamo votato -, ma non ci dice neanche di quanto. Ce lo farete sapere. Giusto, Presidente Conte? Allora a noi non lo può raccontare, anche su questo appuntamento. Presidente Conte, che le piaccia o no, che ci piaccia o no, il Consiglio europeo al quale lei partecipa giovedì è un momento di portata storica, possiamo sapere la ragione per la quale lei si accinge a fare una trattativa che può cambiare il destino dell'Italia e dell'Europa e non sente il dovere di chiedere un mandato chiaro a questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Com'è possibile? Ci viene a parlare di tante proposte che ha fatto ai colleghi europei, e ne siamo fieri, ma ci può dire con chi le ha concordate?

Perché, in questo Parlamento, delle lettere che lei ha scritto e delle proposte che ha fatto agli altri Paesi europei non abbiamo alcuna contezza, e questo è il Parlamento della Repubblica che lei rappresenta. Che, a forza di frequentare i cinesi, si è convinto di avere gli stessi poteri di Xi Jinping, Presidente Conte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Scusi, ma davvero è incredibile che lei non ritenga di fare esprimere il Parlamento. E non vi nascondete dietro i cavilli e i tecnicismi, lei lo sa bene la ragione per la quale noi oggi non votiamo. Noi oggi non votiamo perché, se oggi noi avessimo votato, sarebbero emerse le enormi contraddizioni che ci sono all'interno della vostra maggioranza. Probabilmente lei avrebbe avuto un mandato chiaro da questo Parlamento, probabilmente la maggioranza di questo Parlamento le avrebbe detto: no al MES in ogni forma, no al documento sul quale c'è l'ok del suo Ministro dell'economia. Certo, Fratelli d'Italia avrebbe votato un documento siffatto, quel mandato chiaro del Parlamento, e l'avrebbe resa più forte nel tavolo europeo, ma più debole in patria, perché ovviamente la sua maggioranza si sarebbe frantumata.

E allora lei è andato in televisione a dire agli italiani, con questo piglio deciso, che siamo trasparenti; poi, però, evita un chiaro voto parlamentare alla luce del sole e preferisce sì lavorare con il favore delle tenebre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora non ce le faccia, Presidente Conte, le lezioni in televisione, perché nella vita bisogna essere coerenti. Allora, vede, questo fa ritenere, purtroppo, che alla fine prevarrà la linea del Partito Democratico, anche stavolta; quel Partito Democratico che dall'inizio tira i fili di questo Governo. E purtroppo questo significa anche che la daremo vinta alle consorterie europee, che a loro volta tirano i fili del Partito Democratico, da qualche tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, non sono ottimista; non sono ottimista soprattutto dopo averla sentita in quest'Aula. Prendo atto che la posizione del Governo è mutata dall'iniziale: “no MES, sì eurobond”, all'attuale: “MES vediamo, eurobond speriamo”, che è una posizione un tantino diversa. Prendo atto anche della dichiarazione del collega dei Cinque Stelle, che di fatto dice: va bene il MES senza condizionalità. Poi dopo parleremo delle condizionalità.

Al Senato ho sentito dire cose straordinarie: la geniale proposta che adesso fa il Partito Democratico è cambiare nome al MES per farlo digerire ai Cinque Stelle; lo chiameranno “FES”, per rendere ancora più chiara l'idea che hanno del loro alleato di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però gli italiani “fes” non sono, e quindi è difficile che li prendiamo in giro. Il problema è che lei, purtroppo, si presenta a questo appuntamento da capo di un Governo litigioso, debole e, devo dire, incapace di dare delle risposte. Ma non lo voglio dire perché sono dell'opposizione e devo dire che siete incapaci di dare delle risposte; lo dico perché lo dite voi. Lo dite voi ogni giorno nel momento in cui abdicate alle vostre funzioni e consegnate le vostre funzioni a pletore di esperti e di task force. Presidente Conte, il vostro Governo ha 65 persone tra ministri e sottosegretari, i quali a loro volta hanno numerosi e superpagati staff. La Presidenza del Consiglio dei ministri spende ogni anno più di 300 milioni di euro per il suo funzionamento. Si è mai chiesto a cosa serva tutto questo? Serve a governare, Presidente Conte, serve a dare le risposte ai problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre voi decidete di abdicare a quelle competenze che sono vostre e di darle in mano a queste task force, probabilmente perché non vi ritenete all'altezza del compito o forse perché siete in altre faccende affaccendati, tipo stare per giorni e giorni chiusi dentro una stanza a spartirvi le poltrone delle partecipate statali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si grida: Vergogna!). Perché scusi, Presidente Conte, ma è davvero incredibile, questo lo dobbiamo denunciare al cospetto degli italiani: avete esautorato il Parlamento, avete rinviato le elezioni, avete sospeso le libertà personali, state tracciando la vita e i movimenti delle persone, in Italia non si può fare più niente perché c'è l'emergenza e nulla sarà come prima, però la spartizione partitocratica delle poltrone quella è identica a prima, non c'è differenza, non c'è differenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E forse qualcuno dovrebbe dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: signori, quando promettevate di aprire il palazzo come una scatoletta di tonno, dovevate specificare che era per abboffarvici con quel tonno, sarebbe stato più serio. Allora, vedete, penso che questo Governo abbia delle difficoltà rispetto alla possibilità di essere all'altezza della sfida con la quale ci confrontiamo.

E guardi, Presidente Conte, comprendo umanamente il tentativo di dire che siamo deboli, che il Governo è debole sul tavolo europeo per colpa dell'opposizione, però è una tesi fragile. È quello che lei ha detto in televisione, non mi faccia quella faccia; lo ha detto lei la settimana scorsa che noi indeboliamo la trattativa, però è una tesi fragile. Penso che alla fine se ne renda conto anche lei; anzi, la durezza delle opposizioni su un tavolo internazionale è una bella carta da usare per un Governo. Lei può sempre andare in Europa e può dire: guardate, signori, mi dispiace, questa roba non la posso firmare perché in Italia non ho solo il PD, che dice che Parigi è la capitale d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non ho solo il MoVimento Cinque Stelle, che è fiero di aver eletto con i suoi voti determinanti Ursula von der Leyen. In Italia ho anche quei patrioti di Fratelli d'Italia che, se io torno con un accordo non vantaggioso, mi scatenano l'inferno, e quindi non la posso firmare questa roba qui.

Le abbiamo dato una sponda, Presidente Conte. Certo, le abbiamo dato una sponda se lei vuole andare fino in fondo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… no, ma li faccia parlare, Presidente, non si preoccupi.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

GIORGIA MELONI (FDI). Le abbiamo dato una sponda, se lei intende andare fino in fondo. Certo, se intende essere coerente. Se invece lei pensa di cedere, allora noi rappresentiamo un problema, noi rappresentiamo un problema. Infatti, Presidente, noi non siamo nella posizione di cedere, l'Italia non è nella posizione di cedere, banalmente perché non ce lo possiamo permettere. Noi siamo di fronte a un baratro. Lei sa bene come me che la situazione è più difficile di quella che stiamo immaginando, sarà più difficile di quella che stiamo immaginando. Lei sa meglio di me che l'Italia rischia la desertificazione del suo sistema economico e produttivo; sa meglio di me che rischia un'ecatombe occupazionale di dimensioni e di proporzioni inimmaginabili; sa meglio di me, e lo sapete tutti in quest'Aula, che di fronte a questo dramma l'Europa, ancora una volta - non so che film abbia visto il collega Delrio, ma non è lo stesso film che sto guardando io -, è stata purtroppo inadeguata. Tutti vedono oggi quello che noi denunciamo da qualche anno: un'Europa che entra nella tua vita e definisce ogni singolo cavillo, ma che poi sulle grandi questioni del nostro tempo non sa mai essere all'altezza.

Un'Europa inutile di fronte alla crisi economica, inutile di fronte alle crisi geopolitiche, inutile di fronte all'ondata migratoria, inutile anche di fronte alla pandemia. Noi sognavamo una grande Europa politica e ci siamo ritrovati con un enorme banco dei pegni, al quale possiamo andare a chiedere i soldi quando siamo in difficoltà, chiaramente dando in cambio i nostri gioielli di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È qualcosa di molto diverso da quello che sognavamo e da quello che volevamo. Lo dimostra anche l'ultimo pacchetto: anche qui, non sono d'accordo che questo pacchetto varato dall'Europa sia un grande pacchetto. Le risorse della BEI sono assolutamente insufficienti: non sono 200 miliardi, sono 200 miliardi di risorse generate. Per intenderci, lei sostiene con il “decreto liquidità” che ne tira fuori 400 da solo, si figuri quanto contano i 200 della BEI per tutta l'Europa. Per accedere alla Sure per la cassa integrazione bisogna versare miliardi di garanzie e poi c'è questo famoso MES senza condizionalità, che è un cavallo di trojka.

Allora a me fa sorridere, ho sentito anche oggi: “ma ci vogliono dare 36 miliardi, che non ce li prendiamo?” Sembra quasi che ce li stiano regalando. Ma qualcuno lo può spiegare agli italiani che non ce li stanno regalando 36 miliardi? Ce li stanno semmai prestando. Cioè, noi abbiamo dato 15 miliardi a un fondo che oggi ci vuole prestare 36 miliardi, che dovremo restituire tutti e 36 pagando sopra gli interessi sui soldi nostri che ci prestano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Che affarone, wow, ma complimenti, ma veramente una cosa straordinaria, un grande affare! E scusate, i prestiti non sono mai senza condizionalità, sono prestiti: hanno delle condizioni, e infatti ce l'ha anche questo, perché ti dicono che, se tu i soldi non li restituisci nei tempi e nei modi in cui li devi restituire, ti entra la troika dentro casa. Il direttore del MES si spinge avanti e dice che le condizionalità light valgono per un anno. Che vuol dire? Che ti attirano tipo trappola per topi e poi tra un anno ti scatta la tagliola, eccetera, eccetera, eccetera. Allora, vedete, chi dice che il MES light è una grande occasione per l'Italia lavora contro l'Italia, e noi con chiarezza vogliamo dire di no. Noi pensiamo che le soluzioni siano altre. Noi pensiamo che tra l'altro la posizione dell'Italia sia una posizione di forza in questo momento, Presidente Conte, non se lo dimentichi.

Tutti capiscono, in Europa, che l'Europa non può fare a meno dell'Italia. Perché senza Italia e senza Gran Bretagna, l'Europa è una grande Germania, e una grande Germania schiaccia anche la Francia. Quindi, noi siamo in una posizione di forza adesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti del deputato Fiano). Tutti sanno che alla fine l'Italia deve essere accontentata, ne approfitti! Lei può portare a casa il Recovery Fund da almeno 1000 miliardi, dal mio punto di vista, pagato con gli eurobond.

Io penso che la sfida italiana debba essere ancora ulteriore, io penso che la grande sfida italiana sia nella Banca centrale europea. Presidente Conte, lei deve pretendere (Commenti del deputato Fiano)

PRESIDENTE. Deputato Fiano, per favore...

GIORGIA MELONI (FDI). …che la Banca centrale europea faccia quello che fanno le altre banche centrali in tutto il mondo: comprare illimitatamente titoli di Stato. La proposta che io le voglio formulare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… se il collega Fiano… ragazzi…

PRESIDENTE. Deputato Fiano! Deputato Orlando! Deputato De Luca!

GIORGIA MELONI (FDI). Io penso che l'Italia dovrebbe emettere i cosiddetti BOT patriottici proposti da Giulio Tremonti, cioè titoli di Stato a lunghissima scadenza, almeno cinquantennale, basso rendimento, non tassati, non tassabili, ovviamente circolabili, e che dovrebbe pretendere dalla Banca centrale europea che tutti i titoli di Stato, tutti i BOT patriottici che non vengono piazzati sul mercato, vengano automaticamente comprati dalla Banca centrale europea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questa dovrebbe essere la linea del Piave italiana nella trattativa del Consiglio europeo. E noi avremmo formalizzato queste proposte, se qualcuno ci avesse consentito di votarle all'interno di quest'Aula, signori!

Allora, questo vorremmo che lei facesse al Consiglio europeo, Presidente Conte - e concludo, Presidente Fico, vado alla conclusione -, noi vorremmo che facesse questo e vorremmo che ricordasse in Europa che noi non chiediamo l'elemosina a nessuno, l'Italia non chiede aiuti a nessuno, l'Italia chiede semplicemente di avere indietro quello che le appartiene.

L'Europa esiste grazie a noi. Noi versiamo 100 miliardi di euro ogni sette anni all'Unione europea, ce ne torna indietro solamente una parte piena di vincoli. La Banca centrale europea esiste grazie a noi. Intere nazioni si sono arricchite in questi anni sulle nostre spalle e il nostro lavoro; e la prima è la Germania, che ha una moneta unica costruita intorno ai suoi interessi, e la seconda è l'Olanda, con un paradiso fiscale che drena risorse a tutti i Paesi membri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dica in Europa che non ne possiamo più della storiella delle cicale e delle formiche, perché non so se noi siamo delle cicale, ma loro sicuramente non sono delle formiche, sono semmai delle sanguisughe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che si sono gonfiate in questi anni col nostro sangue e il nostro lavoro. Vada a dire questo! Vada a dire che l'Europa non aspetti solidarietà dall'Italia quando le cose andranno meglio, se non sa dare oggi solidarietà all'Italia mentre siamo nella tempesta. Abbia il coraggio di fare questo e ci troverà al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dall'ultima occasione di confronto che abbiamo avuto con il Governo in quest'Aula, sul dramma del Coronavirus ci sono dei segnali incoraggianti: diminuiscono i decessi, diminuiscono i contagiati. Ovviamente, questo non limita in alcun modo quello che è il dolore delle famiglie, che continuano a perdere i propri cari, e i dati continuano ad essere, purtroppo, drammaticamente alti, con centinaia di nostri connazionali che perdono la vita ogni giorno. Tuttavia, questi segnali ci portano a guardare al futuro con più fiducia e a cominciare a pensare ad una fase diversa, in cui potremo tornare, non sicuramente alla vita di prima, ma comunque ad avere una qualche forma di vita, di nuovo, fuori dalle nostre case, di socialità, poter tornare a condividere le nostre esistenze.

Il Coronavirus ha cambiato in modo definitivo il nostro modo di vivere. Pensiamo semplicemente all'impossibilità per i nonni, gli zii magari, di abbracciare i propri nipotini, i bambini, la difficoltà di spiegare ai bambini perché non si può stare insieme, perché non ci si può incontrare, perché non si può giocare.

Allora, io credo che questi nuovi segnali sui dati possano essere un elemento che ci aiuta a immaginare, a progettare un nuovo futuro, e forse l'immagine più emblematica è la fotografia del pronto soccorso di Bergamo, dell'ospedale Giovanni XXIII, che è stato il simbolo in queste settimane, purtroppo, del dramma del Coronavirus, con il continuo arrivo di nuovi malati e con le persone ferme nei corridoi in attesa di cure. Oggi sappiamo che, dopo 45 giorni, si è tornati ad una gestione ordinaria del pronto soccorso all'interno dell'ospedale e questo ci fa guardare non con meno attenzione al futuro, ma forse con un po' più di fiducia.

Per questo, io colgo positivamente le parole del Presidente del Consiglio, che ha parlato di un allentamento graduale delle restrizioni, che oggi sono previste e che credo abbiano comportato un sacrificio e un costo, anche in termini personali, umani, psicologici, per i tanti nostri connazionali che queste regole, con senso di responsabilità, le hanno rispettate e continuano a rispettarle in queste settimane. E per questo insistiamo, come abbiamo già fatto come Italia Viva, nel chiedere al Governo quanto prima anche un numero verde che possa garantire a livello nazionale un supporto e un sostegno psicologico a queste persone che vivono in solitudine o in difficoltà.

Ma in questo momento, l'importante, Presidente, è cercare di ripartire, perché purtroppo io ho sentito in tanti interventi citare, da parte dei miei colleghi, l'esperienza drammatica della Seconda guerra mondiale, che, forse, per il numero di morti, per le conseguenze tragiche che ha portato, non è equiparabile alla pur drammatica situazione attuale che stiamo vivendo con il Coronavirus. Ma comunque sia, dobbiamo ricordare come il nostro Paese è uscito dalla crisi economica e dalla distruzione della Seconda guerra mondiale: i nostri nonni, i nostri genitori sono usciti da quella tragedia studiando di più, lavorando di più; si sono rimboccati le maniche, hanno pensato che quello fosse il modo per ripartire, ci hanno dato un futuro prospero e ci hanno garantito un destino diverso. E allora dobbiamo ricordare quell'esempio, esserne all'altezza e ripartire ancora oggi, noi, con più studio, con più lavoro.

Ovviamente tutti noi abbiamo a cuore la salute nostra, delle nostre famiglie, dei nostri concittadini, questa resta la priorità. E quando qualche settimana fa, come Italia Viva, per primi abbiamo chiesto al Governo e nel Paese di avere un dibattito pubblico su quando riaprire e come riaprire in condizioni di sicurezza, non lo abbiamo fatto perché siamo irresponsabili o perché non pensiamo che ci debbano essere delle regole che garantiscano la salute e la sicurezza per tutti. Ma proprio perché pensiamo che servano quelle regole, abbiamo chiesto di studiarle per tempo, abbiamo chiesto di non farci trovare impreparati, abbiamo chiesto che il Governo, insieme agli esperti più capaci, ci dicesse in quali condizioni potevamo tornare negli uffici, in quali condizioni potevamo tornare nelle fabbriche e in quali condizioni potevano riaprire i negozi. E noi chiediamo una strategia nazionale, chiara, certa, con regole uguali per tutti.

Dobbiamo riaprire i negozi, non possiamo immaginare che quelle attività restino chiuse, che si spopolino i nostri centri storici, i nostri piccoli borghi. E allora dobbiamo capire se dobbiamo fare più turni, orari di lavoro più flessibili, dobbiamo capire con quali mezzi di trasporto i lavoratori e le lavoratrici devono raggiungere i posti di lavoro in condizioni di sicurezza. E se è necessario utilizzare i prodotti igienizzanti o le mascherine, deve essere lo Stato a fornirli per tutti o almeno a garantire prezzi calmierati, perché non è pensabile che una famiglia debba spendere 10-15 euro per una mascherina per ogni componente della famiglia, che magari dopo un giorno è da buttare via.

Allora a questo il Governo deve pensare, raccogliendo anche la preoccupazione che viene non soltanto dal mondo ovviamente dei commercianti e non soltanto dal mondo degli ambulanti, ma da tutto il settore produttivo del nostro Paese. Nell'altra occasione di confronto, Presidente, io le ho chiesto un'attenzione particolare per le partite IVA, per i liberi professionisti, e insistiamo come Italia Viva perché nel prossimo provvedimento, quello di aprile, ci sia un impegno in più, che siamo sicuri il Governo metterà sulle partite IVA e sui liberi professionisti.

Però, vorrei oggi portare all'attenzione sua, Presidente, ma di tutto il Governo, l'importanza di non abbandonare il settore del turismo. Come Italia Viva, abbiamo proposto un bonus di 500 euro per ogni famiglia, che può salire per le famiglie numerose, per le persone con disabilità, non solo per incoraggiare le famiglie italiane a restare in Italia, quando potranno tornare a fare le vacanze, ma perché quei soldi sono una boccata di ossigeno, anche se piccola, per il settore del turismo e per il settore ricettivo, che sono obiettivamente in difficoltà. E non basta continuare a dire che è il nostro petrolio, che è il nostro tesoro, quello del turismo, se poi viene abbandonato nel momento in cui è più in difficoltà.

Allora, io credo, per le tante persone che in queste settimane hanno sofferto, per le tante persone che si sono sacrificate e continuano a sacrificarsi, per le tante persone che hanno resistito (Commenti del deputato Lollobrigida)

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida!

MARIA ELENA BOSCHI (IV). …e io credo che il rispetto in quest'Aula, Presidente, non sia dovuto a me perché, per carità, si possono ascoltare o non ascoltare gli interventi dei colleghi, ma, quando si parla di questi temi, forse l'ascolto può aiutarci a fare tutti meglio, insieme, nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e quindi non è un problema personale; può aiutarci a fare meglio, ascoltandoci reciprocamente, come abbiamo fatto con gli interventi degli altri. Io credo che il nostro impegno debba essere quello di rispettare - ripeto - i sacrifici di chi ha resistito finora e unire alle nostre lacrime di dolore anche il sudore della nostra fatica, la fatica del nostro lavoro e ascoltare chi, in modo quasi commovente, oggi, ci chiede di poter tornare al lavoro, dagli imprenditori, agli operai, ai commercianti. Non ci chiedono soltanto sussidi, non ci chiedono soltanto misure che, in qualche modo, siano un'elargizione da parte dello Stato, ma ci chiedono di poter lavorare, di poter tornare alle loro attività, e io credo, Presidente, che sia importante ripartire oggi anche dall'Europa, l'ha detto lei nel suo intervento; mi fa piacere aver ascoltato che, per lei, si riparte dal “cantiere Europa”, che l'Europa è la nostra casa, io ne sono convinta e mi fa piacere che si ribadisca anche a chi, fuori e dentro la maggioranza, magari pensa che la nostra casa sia la Cina che sia la Russia. La nostra casa è l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e siamo orgogliosamente convinti che quello sia il nostro posto. Allora Presidente avrà tutto il nostro sostegno in vista del Consiglio europeo a Bruxelles per le sfide importanti che l'attendono e che attendono il nostro Paese, sicuramente con un pacchetto di misure significative - sono state ricordate qui -, da quelle sulla cassa integrazione europea, alla sospensione del Patto di stabilità e crescita, agli interventi sul Recovery Fund che abbiamo fortemente sostenuto anche a livello europeo con il nostro gruppo insieme al gruppo di Macron. Presidente, chiediamo anche che il MES possa essere una soluzione concreta semplicemente perché c'è già, esiste già, è già a disposizione e io capisco la delicatezza con cui ha voluto anche dire ad alcuni componenti del Governo, nostri colleghi di Governo, che lo facciamo nell'interesse degli spagnoli ma, in realtà, Presidente, lo facciamo nell'interesse degli italiani, non degli spagnoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Dobbiamo su questo usare parole di verità e 36 miliardi di euro non sono da sottovalutare, sarebbe un gesto di irresponsabilità verso i nostri concittadini rinunciare a delle risorse che sono messe a disposizione, che hanno un'unica condizione, ormai già decisa, già chiusa, concordata in Europa che è quella che siano destinate all'emergenza sanitaria senza nessun accordo capestro e - sì - onorevole Meloni, vanno restituiti quei soldi, ma le garantisco che li dovremo restituire anche alla Banca centrale europea, li dovremo restituire anche agli italiani che ce li presteranno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché nessuno ci darà dei soldi senza chiederci in cambio di restituirli; allora, dobbiamo solo decidere quanto vogliamo pagare quel prestito che ci viene fornito e, mentre nel caso del MES, il tasso che paghiamo è sostanzialmente vicino allo zero, oggi sul mercato noi, per quelli che sono i prestiti decennali, abbiamo un tasso del 2 per cento; allora, dobbiamo solo decidere quanto vogliamo far pagare agli italiani il prestito che oggi chiediamo, perché nessuno ci darà soldi a fondo perduto, nessuno ce li regalerà, con buona pace di tutti quanti. E mi sembra che anche i più contrari e ostili all'Europa, i più convinti difensori del sovranismo, oggi, in quest'Aula, abbiano dovuto riconoscere che, senza la Banca centrale europea, senza l'Unione europea, oggi l'Italia non sarebbe in grado di affrontare la crisi economica perché la BCE ci ha salvato negli scorsi giorni e continua ad essere vista come l'unica soluzione addirittura da parte di alcune forze sovraniste. Abbiamo bisogno dell'Europa, abbiamo bisogno di questo pacchetto di misure perché una da sola non basta e chiediamo al Governo di continuare in questo impegno; noi saremo a fianco del Governo, perché non rappresenta qualcuno, Presidente, giovedì al Consiglio europeo, ma rappresenta l'Italia, non la maggioranza, ma le intere istituzioni, non il Governo ma il popolo italiano, e noi siamo convinti che sia un appuntamento importante, quello di giovedì. Forse non un appuntamento con la storia come viene in qualche modo esaltato nella narrazione di questi giorni; gli appuntamenti con la storia in Europa ci sono stati durante la Seconda guerra mondiale in Normandia, forse in una sera di novembre a Berlino nel 1989, non certo giovedì al Consiglio europeo, però rappresenta una tappa importante, quindi, senza esagerazioni, ma anche senza incertezze saremo al suo fianco nella battaglia al Consiglio europeo di giovedì, soprattutto sul Recovery Fund perché, ripeto, su altre misure, si è già raggiunto un accordo di massima. Allora, ci aspettano momenti sicuramente complicati, ancora mesi difficili da affrontare, Cercheremo di farlo, cercheremo di farlo anche evitando di rispondere a delle provocazioni che è normale ci possano essere, a posizioni diverse legittime, ma cercando tutti di poter trovare un punto comune nell'interesse del Paese per cercare di fare il nostro meglio. A proposito di questo, Presidente, io credo che sia molto corretto ciò che è stato anche studiato da una psicoterapeuta americana dopo traumi importanti per quel Paese (l'11 settembre e altri avvenimenti catastrofici), cercando di reagire a quelle crisi. Scrivendo su questi temi, ha sostenuto che, in tempi duri come quello che stiamo vivendo noi adesso con il Coronavirus, servono “sogni duri”, cioè sogni seri, quelli che, se ti rimbocchi le maniche, ti dai da fare e ti metti al lavoro, si possono avverare. Allora, io sono convinta che agli italiani oggi dobbiamo dire che, insieme, possiamo realizzare quelli che sono sogni duri perché siamo persone dure nel senso che siamo resistenti, lo abbiamo dimostrato in queste settimane e saremo capaci di affrontare le prossime sfide (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori ministri, colleghi, abbiamo apprezzato che lei abbia sottolineato l'importanza del coinvolgimento del Parlamento in questa fase, in questa emergenza, soprattutto - mi lasci sottolineare - in questa emergenza. Credo però che, allo stesso modo, sia giusto, come hanno fatto i colleghi, come ha fatto lei, ragionare, riflettere, delineare delle strategie per la fase 2 ma io credo che dobbiamo farlo però, avendo la consapevolezza - che non mi pare così diffusa - che siamo ancora in emergenza sanitaria. I dati di oggi ci dicono che ci sono ancora 24.134 concittadini ricoverati in ospedale, ce ne sono ancora 2.471 che lottano tra la vita e la morte in terapia intensiva, che ci sono stati fino ad oggi 24.648 persone scomparse a cui va ovviamente il nostro ricordo; ci sono anche 51.600 guariti e di questo ovviamente ne siamo felici ma, quando dico che siamo ancora in emergenza sanitaria, alludo anche al fatto che ci sono ancora migliaia di medici, di infermieri, di OSS, di lavoratori delle pulizie, di Forze dell'ordine, di lavoratori in genere che ogni giorno combattono e che (Commenti della deputata Gelmini)

PRESIDENTE. Presidente Gelmini per favore.

FEDERICO FORNARO (LEU). …e questo è per noi un punto fondamentale, ci impongono che le strategie per la ripresa siano ordinate, perché non possiamo permetterci, il nostro sistema sanitario, gli operatori prima di tutto non possono permettersi passi falsi. Quindi, condividiamo la strategia dei cinque punti che lei ha delineato e, su un punto, ci permettiamo di osservare di segnalarle che il tema dei dispositivi di protezione personale individuale è ancora un problema, in alcune parti del Paese, e lo sarà in prospettiva, perché dobbiamo avere la consapevolezza che questi strumenti diventeranno parte della nostra vita quotidiana, credo ragionevolmente per lungo tempo, almeno fin quando non ci sarà il vaccino; ebbene, noi ci aspettiamo - ed è una proposta formale che le facciamo qui, signor Presidente del Consiglio - che, nel prossimo decreto, vi sia un segnale tangibile accanto alla distribuzione gratuita che stanno facendo molte regioni e molti comuni. Occorre dare un segnale dal Governo centrale: non può essere che i DPI abbiano l'IVA al 22 per cento; deve essere portata l'IVA al 4 per cento perché va equiparata al pane e al latte, che sono beni di primaria importanza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Così come credo che dobbiamo - è importante - intensificare la logica dei COVID hospital ma ci sono ancora regioni, come la mia regione, il Piemonte, che hanno ancora bisogno di un sostegno di medici e infermieri. Abbiamo molte strutture del servizio sanitario all'estremo delle forze e dobbiamo quindi dare una risposta.

Ci sarà poi tempo per fare riflessioni su cos'è stata questa crisi, quali responsabilità, quali errori si sono commessi ai diversi livelli perché, ovviamente, quando si lavora in un territorio inesplorato, si possono commettere errori e bisognerebbe avere, a tutti i livelli, l'umiltà anche di riconoscere e non difendersi, come in molti casi ho sentito anche qua, in una chiusa difesa che, secondo noi, non serve perché è chiara una cosa: non tutti i sistemi regionali sanitari hanno risposto allo stesso modo e qual è stato il sistema sanitario che ha risposto meglio? Quello che aveva una medicina territoriale più forte e radicata - questo dobbiamo dirlo perché ci deve servire da insegnamento - e aveva, lo sottolineo, una medicina territoriale più forte, pur nell'ambito di un sostanziale e continuo depauperamento delle risorse reali che sono andate alla sanità pubblica. Ma, come dicevo prima, la ripresa deve essere ordinata, deve essere una ripresa - lo dico qua con forza - guidata dal Governo. Bisogna che tra regioni e Stato centrale ci sia il massimo livello di collaborazione e che non ci siano tentativi di scaricabarile e che soprattutto non ci siano fughe in avanti perché, vedete, innanzitutto ci deve essere la salute dei cittadini, ma anche la salute delle lavoratrici e dei lavoratori che di qui a qualche giorno torneranno nei luoghi di lavoro. E dobbiamo farlo quindi in una logica di collaborazione e di cooperazione. Lei, signor Presidente del Consiglio, ha citato il decreto-legge “Cura Italia” e ha annunciato uno scostamento di deficit molto significativo. Le segnaliamo che, rispetto al “Cura Italia”, ci sono ancora problemi, che sulla cassa integrazione in deroga ci sono ancora troppi lavoratori che non hanno visto neppure un euro e le segnaliamo anche, perché ci arrivano dal territorio, dei giochini che non ci piacciono: lo dico qua in Parlamento. Infatti i 25.000 euro, pensati per dare un'iniezione di liquidità o un sostegno alle realtà produttive e commerciali più in difficoltà, non possono essere usati dalle banche per andare a recuperare gli scoperti precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), perché è del tutto evidente che quella manovra è stata fatta con un obiettivo, che non era di diminuire i crediti deteriorati del sistema bancario. Bisogna che su questo si faccia chiarezza.

Così come, lo dico con forza, per noi è fondamentale e imprescindibile, signor Presidente del Consiglio, che nel nuovo decreto ci sia uno strumento che, lo si chiami come si vuole, ma sia un reddito universale di base che copra tutte le persone e tutte le famiglie che in questo momento non sono in alcun modo coperte dagli strumenti di welfare che ci sono, dalla cassa integrazione agli stessi 600 euro, al reddito di cittadinanza, e sono tanti, sono veramente tanti perché per noi - è una scelta di fondo - nessuno deve essere lasciato indietro, né nel sistema imprenditoriale e neanche nelle famiglie.

Ed è evidente che tutte queste cose, le cifre importanti che ha ricordato, lo sforzo che si sta compiendo, deve tener conto del quadro in cui noi ci muoviamo e, quindi, da questo punto di vista, lei ha sottolineato giustamente che il virus non conosce confini ed è quindi necessario - di questo noi siamo molto convinti - che ci debba essere una risposta solidale alla crisi economica. Lei ha citato gli strumenti di intervento, ci consenta di dire che su SURE c'è ancora necessità di approfondimento perché, così com'è, rischia di essere uno strumento poco adatto alle necessità immediate e quindi che è importante cercare di dare ad esso maggiore flessibilità e incisività. Però è giusto sottolineare che sia il Fondo di garanzia europea della BEI, sia lo SURE guardano in una prospettiva giusta, ossia quella delle garanzie comuni.

Inoltre il tema del MES, su cui voglio essere estremamente chiaro: una linea di credito dedicata per le spese sanitarie, che è quella che lei ha delineato nell'ambito del 2 per cento, è uno strumento possibile, ma è uno strumento che mal si concilia con i trattati istitutivi del MES. Parlare di un MES senza condizionalità a regole attuali è dire che io voglio una macchina a diesel ma in realtà nel distributore c'è solo la benzina. In estrema sintesi, cioè, quel MES, come lei ha ricordato, ricorda a tutti noi la Grecia e ricorda il dramma del popolo greco ma ricorda anche la miopia di quell'Europa: con 20 miliardi si sarebbe potuto salvare la Grecia, ma non lo si volle fare per dare un segnale a quelli più grandi, con il risultato che l'Europa, che il sistema ne ha messi dieci-quindici volte di più.

Ecco perché il tema del MES - su questo condividiamo - va visto alla fine, cioè solo alla fine si capirà che cos'è questa linea, perché è del tutto evidente che, se questo 2 per cento viene preso da due Paesi, è un conto, ma se tutti i diciannove Paesi, per esempio, riconoscono che c'è un'emergenza sanitaria e c'è la necessità di rafforzare il sistema sanitario, è evidente che le cose cambiano. Oltretutto anche questa, come lei giustamente ha detto, battaglia tra tifoserie sul MES, senza sapere la durata del finanziamento: ma se il MES è a due anni, cosa ce ne facciamo? Credo che tutti sarebbero consapevoli di questa cosa. Quindi ci sono ancora troppi elementi, però il punto vero - su questo noi la sosteniamo - è il fatto che è uno strumento vecchio pensato per crisi differenti. Noi dobbiamo avere il coraggio - in questo la sosteniamo - di chiedere un salto in avanti da questo punto di vista all'Europa in una logica solidale e anche però, se mi è consentito, rispetto al tema della BCE. Sia ben chiaro dopo l'iniziale gaffe della Presidente Lagarde, la BCE ha iniziato un'altra strada. Quella non era una gaffe: dietro c'era un pensiero e quel pensiero è stato sconfitto e oggi, con 750 miliardi, la BCE ha dato una risposta e noi lo abbiamo già visto nel mese di marzo. Il punto però è pensare se non siamo nelle condizioni oggi, cogliendo la crisi del COVID-19, di far fare alla BCE un salto vero, dargli una nuova missione, il cosiddetto prestatore di ultima istanza, cioè in buona sostanza una BCE che cambi la sua natura. Fino ad oggi è stata sostanzialmente il garante, il faro di riferimento a difesa della stabilità e della finanza e deve diventare, invece, lo strumento per politiche economiche attive che guardino a occupazione e riconversione ambientale. Questo è il punto, è il salto che bisogna fare, il vero salto di qualità. Così come credo che mai come in questo momento il problema non è indicare l'Olanda come un paradiso fiscale o indicare l'Olanda come un soggetto che fa politiche di concorrenza sleale da un punto di vista fiscale, altrimenti i nostri grandi imprenditori non avrebbero spostato la sede legale lì. Il problema è diverso: è un tema che oggi richiama un nuovo ruolo della BCE, richiama politiche fiscali comuni europee, significa combattere una battaglia vera contro i giganti del web che sottraggono risorse alle nazioni e ai soggetti europei. Insomma crediamo che ci sia uno spazio importante. Sarà, è vero, una battaglia difficile quella che lei combatterà - noi crediamo - con lealtà e sarà poi il Parlamento a giudicarla su questo. Dobbiamo, anche da questo punto di vista, sottolineare che è un passaggio fondamentale. Mi sarebbe piaciuto però - lo dico ma senza spirito polemico, mi conoscete - che forse qua fosse stata detta qualche parola in più sulle fake news che sono state fatte quella notte quando si sono fatti i post e i meme dicendo che il Governo era guidato da un traditore, in cui si sono lanciate accuse infondate dicendo che l'Italia aveva firmato il MES. Lo dico ai colleghi dell'opposizione: attenzione perché le fake news avvelenano i pozzi della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Bisogna starne lontano sempre. Si può essere duri, si può criticare, si possono avere opinioni radicalmente diverse ma non si può negare l'evidenza: la politica non può rinunciare a un ruolo anche di educazione, di informazione. È questa anche la nostra funzione e anche qua non ci siamo innamorati dei termini e dei nomi: coronabond, recovery fund.

La sostanza, il tema per noi è questo: o l'Europa in questo momento capisce che di fronte a questa crisi c'è la necessità di trovare strumenti per creare un debito comune oppure, se si pensa in maniera più o meno agevolata di far ricadere tutto il peso del recupero e del rilancio dell'economia dopo questa crisi economica sui singoli Stati, l'Europa fa venir meno la sua ragion d'essere perché ha ragione il presidente Delrio, a ricordare la stagione, quella stagione importante di costruzione della comunità europea prima e, poi, dell'Unione europea, ma proprio in quella direzione, in uno spirito solidale: non è l'Europa degli egoismi, non è l'Europa che, in questo momento, abbiamo visto in troppi alleati, dei nostri colleghi, della destra italiana, perché voi avete più volte accusato l'Europa, ma, se in Europa, al governo, ci fossero i vostri amici, sarebbe ancora peggio di quello che è.

C'è una preoccupazione - vado a terminare, signor Presidente -, la preoccupazione però è quella dei tempi: ci preoccupa che l'Europa si stia muovendo lentamente. La BCE si è mossa velocemente, l'Europa, la Commissione, si sta muovendo lentamente; abbiamo bisogno, invece, di avere tempi veloci, perché le risposte sono veloci.

In ultimo - l'ho lasciato per ultimo, ma solo perché ritengo che questo abbia un'importanza fondamentale -, il tema della scuola. Si legge dappertutto il tema della ripartenza, ognuno ha la sua ricetta, eccetera, eccetera; della scuola se ne parla poco e, invece, la scuola è fondamentale, è fondamentale per l'investimento sulle nuove generazioni, ma è fondamentale anche per le famiglie. E quando penso alla scuola, io penso ai bambini, ma penso ai bambini più piccoli: il trauma che hanno vissuto e che stanno vivendo i bambini della scuola materna, dei nidi, lo capiremo, forse, fra qualche anno. C'è un problema e dobbiamo dare una risposta, dobbiamo avere una strategia: come c'è una strategia sanitaria, dobbiamo avere in fretta una strategia di ripartenza della scuola.

Quindi, in definitiva, signor Presidente, pieno e leale sostegno in questa difficile e complessa negoziazione, che sappiamo la vedrà certo attorniato in alcuni casi da diffidenza, perché l'Italia spesso quando si parla di economia, quando si parla di regole, è vista come un soggetto che, alla fine, cerca sempre di svicolare, ma ha ragione chi ha detto prima di me che è fondamentale portare in quella sede una visione, un'idea. E per noi, se ci è consentito questo suggerimento, il tema vero è che si esce da questa crisi insieme, non da soli, non alzando ognuno la propria bandierina regionale, territoriale, nazionale, non con le logiche dell'autarchia: si esce insieme in Europa e si esce insieme in Italia. Insieme possiamo fare questo salto e dare questa risposta, senza primi della classe, con umiltà e, però, con uno spirito solidale e comunitario in Europa, come in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, l'hanno già detto anche altri colleghi: 25 mila morti. Siamo di fronte ad una guerra. La rinuncia alle libertà personali, se la memoria non mi inganna, l'ultimo coprifuoco è stato nel 1943, Badoglio. Abbiamo obbligato…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Abbiamo obbligato tutti a chiudere, negozi, imprese. Abbiamo davanti un'emergenza drammatica economica - 150 miliardi di prodotto interno lordo che rischiano di saltare quest'anno - e, ancora di più, una drammatica emergenza sociale.

E, allora, nei pochi minuti che ho a disposizione, riprendendo anche una citazione della collega Gelmini, che ha citato Papa Francesco, ho visto il Presidente della Repubblica che l'ha ringraziato, il Presidente del Consiglio; nella giornata di Pasqua, il suo messaggio è stato “non è più il tempo degli egoismi” e due, tre giorni dopo, addirittura, ci ha tirato un'altra bella sberla, dicendo “i partiti pensino al bene del Paese, non a quello del proprio partito”.

Ma che cos'è il bene del Paese? Io voglio essere molto chiaro su questo. Il diritto alla salute è parte del bene del Paese, ma non è l'unico essenziale bene del Paese: c'è il diritto alla salute, l'articolo 32 della Costituzione, ma la vita non è solo la cura medica, la vita è fatta di nascita, di amore, di accudimento, di istruzione, Ministro dell'istruzione, di educazione, di lavoro, di riposo, di cultura, di libertà, di politica e di economia.

Ecco, una cosa che non mi è andata nel dibattito di questi giorni è che noi mettiamo in contrapposizione la salute e l'economia. L'economia - checché ne pensi qualcuno - non è il regno del dio denaro, quello si chiama usura; l'economia è la vita quotidiana della gente. Chi contrappone economia e persona non ha capito niente, né dell'uomo né dell'economia. Non c'è vita senza economia e non c'è economia senza quella che non si preoccupa della vita delle persone. E, allora, dobbiamo ripartire, l'ha toccato nel suo discorso. Dobbiamo ripartire. E da dove si riparte? Dall'impresa, dal lavoro, dall'istruzione, Ministro dell'istruzione, dall'istruzione. L'istruzione è una delle principali risorse che noi abbiamo e non si capisce perché si discute di riaprire le imprese e non si affronta anche il problema di riaprire le scuole, lo stanno facendo altri. Il messaggio che lei dà “tutti promossi, senza giudizio” è diseducativo. Perché le terze medie non possono tornare a scuola? Perché le quinte liceo, in cui i ragazzi hanno 18 anni, magari, distanziandosi, non possono riprendere? Ai miei tempi, gli studenti protestavano, dicendo “mi avete rubato il futuro”. Rischiamo di rubare il presente ai nostri studenti. Allora, più risorse alla scuola, alla scuola pubblica, a quella statale, a quella paritaria, ma affrontiamo questa sfida, ripartiamo dal sostegno alle famiglie.

Signor Presidente del Consiglio, ripartiamo dalle imprese: l'unità si fa nella differenza, nella diversità e anche le critiche, anche le opposizioni dure che portano la voce di un pezzo di questo Paese servono a costruire e a dare risposte. Noi, l'8 marzo, avevamo detto, ci eravamo ritrovati, zero burocrazia, risorse per tutti e subito. Che cosa è successo? Il fattore tempo è determinante. Che cosa è successo da quel “decreto Cura Italia”? Quant'è la burocrazia ancora? Lei lo sa che il 17 marzo abbiamo fatto un decreto e, il 3 aprile, l'Agenzia delle entrate ha mandato a tutti i commercialisti 76 pagine di istruzione per 120 articoli di un decreto? Lei lo sa, ma noi lo diciamo anche accoratamente, perché questo è il punto: che la cassa integrazione oggi non è ancora stata presa. Abbiamo detto alle banche: date, anticipate i soldi. Che cosa fanno le banche? Chiedono la garanzia del lavoratore. E se la garanzia non gli basta, sa a chi la chiedono? All'imprenditore. Ma, allora, perché non diamo i soldi all'imprenditore, che così almeno paga il dipendente e, forse, arriviamo prima?

Sa cosa c'è, qual è il problema? Quanti adempimenti per 25 mila euro? Oggi Patuanelli ha detto “un giorno”. Diciotto adempimenti per avere 25 mila euro, e chi chiede 25 mila euro non a fondo perduto, in prestito, cioè li restituiamo? Chi lo chiede? La piccola impresa? Ma quella dovrà chiedere 200, 300, 400, 500 mila euro. E, allora, cosa chiediamo alle imprese che chiedono 400, 500 mila euro? Sei anni di restituzione, la Germania dieci. Gualtieri ci ha detto: non si può dieci anni, perché l'Europa non vuole. Ma, mi scusi, la Germania è in Europa come noi o no? E perché la Germania chiede dieci anni di restituzione e noi ne chiediamo sei? Queste sono le questioni che dobbiamo spiegare alle famiglie, ai lavoratori. Una famiglia americana, da un giorno all'altro, ha ricevuto 3.400 dollari, moglie, marito e due figli. Da un giorno all'altro. E non gli hanno chiesto niente e guadagnavano 75 mila dollari o 150 mila dollari. Qual è il punto? Vede, questa è una sfida culturale: ci fidiamo o non ci fidiamo delle persone? Ci fidiamo delle imprese o non ci fidiamo? Sono una nostra risorsa o no?

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Se muore un'impresa, se chiude un'impresa, chi darà lavoro? I 50 miliardi che metteremo dove li diamo? All'assistenzialismo o al lavoro? A far vivere le piccole, le micro, le medie e le grandi imprese, i professionisti. Perché, anziché la cassa integrazione, non diamo a tutte le imprese che non mettono in cassa integrazione i loro dipendenti, che pagano i dipendenti, zero contributi? Non devono dare i contributi. È una risorsa, è un modo diverso che noi dobbiamo avere.

Concludo, perché il tema - per ritornare alla questione iniziale - è che l'unità è nazionale. Noi vogliamo lavorare insieme, perché, come diceva Bulgakov, ne Il Maestro e Margherita, la realtà è testarda, non sta dietro ai nostri calcoli politici e, prima o poi, ci presenterà il conto. Ma non lo presenterà solo a noi politici, sarebbe grave ma non è neanche tanto grave; il fatto è che lo presenterà agli italiani, del cui interesse, dei cui bisogni, del cui benessere noi abbiamo il dovere di occuparci.

È per questo che è una sfida comune, è per questo che riguarda la maggioranza, l'opposizione e il Governo, ma dobbiamo volerlo e dobbiamo avere il coraggio, anche, se stiamo sbagliando, di accettare le critiche e di modificare la strada (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Qualche giorno fa, lei, Presidente, ha detto chiaro e forte ai nostri partner europei che, oggi, è il tempo di una risposta europea unitaria e solidale e lo ha detto mettendo in campo una strada nuova, aprendo una strada nuova, riuscendo ad aggregare già uno zoccolo di Paesi che ci crede, quella, cioè, di pensare a un'Europa che possa dotarsi di strumenti finanziari propri e, quindi, a un'Europa che si stacchi da quel limite che è quello del voto unanime che non permette di gestire in modo unitario neanche una crisi come questa. Io faccio parte della Commissione politiche dell'Unione europea e so quanto è eccezionale questo, è già un risultato, tre mesi fa sarebbe stato impensabile proporre questa strada nuova.

Pertanto, è molto importante, anche, dire ai cittadini quanto negoziare non sia semplice, quanto sia importante, oggi, operare su due fronti a livello europeo, trovare, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, delle risorse per andare incontro a dei bisogni immediati di liquidità, e su questo condivido l'importanza di andare a indagare, a guardare lo strumento del MES, se non vi sono le condizionalità del passato, del MES “modello Grecia”. Ecco, quei fondi, sdoganati da queste condizionalità inaccettabili, potrebbero essere importanti per poter mettere a regime il nostro sistema sanitario. Soprattutto, penso all'aumento di 5 mila borse di specializzazione che stanno aspettando i nostri medici.

Dico questo, Presidente, perché è importante puntare sul futuro, investire sul futuro. Io sono un po' preoccupata da un atteggiamento che vede come se noi qui avessimo un salvadanaio da saccheggiare, ma non è così, noi dobbiamo utilizzare bene queste risorse eccezionali per il futuro, con generosità, ma dobbiamo stare attenti a ricreare il passato, forse non tutte le partite IVA necessitano di essere ancora così, non tutte le aziende devono continuare a fare le stesse cose. Noi dobbiamo guidare il Paese a cambiare e sa perché le dico questo? Perché fuori di qui, è vero, c'è dolore, ma ci sono anche più di 50 milioni di persone chiuse in casa e che non hanno avuto lutti, ma sono state in silenzio, c'è un cambio di coscienza, Presidente, c'è, si sente, e questo cambio di coscienza in questo Paese è importante, perché ci permette di cambiare, le persone sono disposte a cambiare, si aspettano di cambiare questo Stato, questo Paese.

Pertanto, dobbiamo avere il coraggio di fare scelte, di vedere e fare scelte strategiche per ogni settore. Io confido nella task force che lei ha formato con Colao, io confido e ho apprezzato il coraggio di dire: vediamo anche di cambiare i modelli.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Scommetta su questo, Presidente, e noi scommetteremo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Signor Presidente, ci sono due questioni preliminari; la prima la rivolgo a lei. Mi sono chiesto come si fa a dare la colpa al Governo dell'eventuale inadeguatezza del lavoro parlamentare; questa è una questione che mi è parsa, quantomeno, mal posta. Mi spiace che sia andato via l'onorevole Molinari che ha reso un omaggio incondizionato ai presidenti delle regioni del Nord, avrei voluto associarmi, solo che non ho capito a chi si riferiva, se si riferiva a Fontana o se si riferiva a Zaia; hanno fatto due politiche del tutto contrastanti, molto diverse tra di loro e mi è parsa molto più lineare quella di Zaia.

Signor Presidente del Consiglio, ieri mi sono permesso di inviare un documento promosso dal senatore Tommaso Nannicini e da me e condiviso con il Movimento federalista europeo; è stato sottoscritto da una cinquantina di colleghi parlamentari, che ringrazio per la particolare sensibilità che hanno manifestato, e tiene insieme il pragmatismo a cui va improntato il difficile negoziato di giovedì e la passione civile e politica che ha accompagnato in questi decenni il sogno europeo.

Mettiamo subito una cosa in chiaro: la durezza della crisi, connessa alla pandemia, non consente a nessun Paese di fare da solo, tanto meno in Europa, nessun Paese può fare da solo; dal contrasto alla pandemia alla ricerca del vaccino, tutto spinge verso una collaborazione mondiale, dall'Organizzazione mondiale della sanità all'Europa. E così il contrasto ai drammatici effetti recessivi in campo economico e sociale che ci accompagneranno per anni e impegneranno anche le future generazioni. Occorre evitare un dibattito preconcetto sugli strumenti individuati, SURE, MES per la sanità, BCE, BEI, recovery found. Ovviamente, qualcuno l'ha detto, i prestiti andranno poi restituiti, non è che sono a fondo perduto.

Presidente Conte, lei ha detto che non si può danneggiare la Spagna, che vuole il MES senza condizioni, visto che gli spagnoli sono con noi nella trattativa più ampia; atteggiamento responsabile e meritorio. La realtà è che le sue difficoltà, le difficoltà del Presidente Conte, onorevole Crippa, risiedono nel voto degli italiani al Parlamento europeo e non lo mettono nelle migliori condizioni per il negoziato di giovedì. Dobbiamo essere molto franchi nel dire le cose come stanno, il voto dell'altro giorno ha mutilato il nostro europeismo e ci ha messo in condizioni di debolezza come Paese, a prescindere dal Premier che ci rappresenta pro-tempore. I Paesi che hanno attivato e ricevuto in questi anni prestiti dal MES non sono uno solo: Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda e Cipro…

PRESIDENTE. Concluda.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Concludo rapidamente. Sono tutti a favore della riforma del MES; quattro di questi, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro, sono usciti dalla precedente crisi in condizioni migliori dell'Italia; il caso della Grecia è particolare, ha ricevuto finanziamenti per 300 miliardi, quasi il doppio del suo PIL, sui quale paga ogni anno interessi minori, se paragonati al PIL, rispetto a quelli che paga l'Italia. La mia impressione è che chi critica aspramente il MES, in realtà, non voglia l'euro, ma non ritiene sia il tempo per l'attacco alla moneta.

Mi permetto di suggerire al Presidente Conte di distinguere la critica strumentale dalle questioni di adeguamento del MES; al di là degli strumenti indicati, che andranno tutti utilizzati e ne serviranno altri, l'Europa è di fronte a una scelta storica: se e come farsi davvero comunità di destino, il mercato non basta più, raccolga l'eredità dei suoi grandi europeisti, da Alcide De Gasperi a Altiero Spinelli, e spinga per quel passaggio federale rimasto in sospeso per decenni, forse con la sola eccezione della Banca centrale europea. È necessario mettere in cantiere una revisione mirata dei trattati, per creare una competenza fiscale a livello europeo che miri a dotarsi di un bilancio federale adeguato alla dimensione del suo prodotto interno. Unisca il pragmatismo della linea dell'oggi alla speranza di un'Europa più vera domani, perché ce lo impone la nuova geopolitica a cui anche il virus sembra aver dato una mano. Buon lavoro, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa).

PRESIDENTE. Deputato Tasso, prego.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Presidente Conte, vado dritto al punto, perché in tre minuti non c'è granché da divagare. Io, vede, non sono incline a convinzioni ideologiche o semantiche, per cui se uno strumento di sostegno economico presenta delle caratteristiche solidali, sostenibili, ragionevoli e non richiede, come posso dire, un suicidio applicativo, allora, che si chiami MES, questo acronimo infernale, oppure in un altro modo, non importa, sarebbe il benvenuto. Ma, se, come si ode da più parti, l'attivazione di un meccanismo del genere comporta una condizionalità insostenibile o, addirittura, qualche condizione applicabile ex post, allora, coloro che ne sconsigliano vivamente l'utilizzo hanno ragioni fondate, né, tra l'altro, si possono ignorare le decise prese di posizione da parte di autorevoli opinionisti economici stranieri, come il tedesco Wolfgang Munchau che definisce trappola quella a cui sta andando incontro il Governo italiano, trappola tesa dai due Stati più oltranzisti del momento, cioè l'Olanda e la Germania. Però, diciamola tutta, in realtà sono riflessioni, ragionamenti che seguono l'emotività del momento, oppure le varie sensibilità sull'argomento e non hanno certezze contrattuali o normative.

Più che altro perché, pur partendo da un accordo, quello del 10 aprile, che è sostanzialmente un accordo interlocutorio, non sappiamo cosa sarà effettivamente sul tavolo del 23 aprile: cosa - gliene do atto, Presidente Conte - che lei ha detto più volte, cioè aspettiamo il 23, vediamo le proposte e poi valuteremo di conseguenza.

Le risposte ad alcune domande dirimenti, come la possibilità di apporre condizioni ex post ad un accordo che pare siano previste proprio dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che incide su tutti i regolamenti, oppure su qual è l'interpretazione da attribuire ad un passaggio del punto 16 dell'accordo del 12 aprile, dove, parlando di MES, esso statuisce: “In seguito gli Stati membri dell'area dell'euro rimarranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economico-fiscali dell'Unione Europea”, allora, dico, le risposte a tali domande porteranno conseguentemente a delle riflessioni sull'Europa: se effettivamente si cerca quell'unità solidale, allora che ci dia quella possibilità di azione che in questo momento grandi realtà come Stati Uniti e Cina hanno. Una risposta inadeguata, che non sia all'altezza, causerebbe a mio parere un enorme danno al progetto europeo.

Europa non all'altezza, risposta non all'altezza non vuol dire criticare l'Europa, ma vuol dire fare attenzione a che i circa, credo, 1.700 miliardi più o meno direttamente fruibili, messi a disposizione dal pacchetto di strumenti economici di cui lei oggi ci ha parlato, non creino un indebitamento eterno. Concludo Presidente Conte, augurandole buon lavoro, e faccia valere le ragioni del nostro Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente all'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 20 aprile 2020, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):

“Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020” (2471) – Parere della V Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

In morte dell'onorevole Michele Tantalo.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Michele Tantalo, deputato dalla III alla VIII legislatura, nonché Questore della Camera dei deputati nella VI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

In morte dell'onorevole Giuseppe Guarino.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giuseppe Guarino, deputato nella X legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, desidero intervenire sull'ordine dei lavori, anche alla luce della sua dichiarazione che domani investirà la Conferenza dei presidenti di gruppo in merito all'organizzazione delle nostre modalità di esercizio della funzione parlamentare.

PRESIDENTE. Nel caso in cui verrà posta la questione di fiducia dal Governo.

ENRICO BORGHI (PD). Certo. Giusto perché rimanga agli atti come, nonostante il fatto che, come lei sa, signor Presidente, noi avessimo manifestato le nostre riserve sulla comunicazione che ci è pervenuta dalla Presidenza - in base alla quale i gruppi dovessero essere presenti in ragione di un quinto della loro dimensione -, quando ha parlato il presidente del gruppo del Partito Democratico, onorevole Delrio, i parlamentari del Partito Democratico in Aula erano 15, che è esattamente la frazione che lei ha richiesto fosse presente in Aula. Mi sono peritato di calcolare la presenza di altri due gruppi componenti dell'opposizione. Per una strana cabala, i componenti della Lega presenti quando è intervenuto l'onorevole Molinari erano 49 (chissà); quando è intervenuta l'onorevole Meloni erano 22, ben superiori rispetto alle indicazioni che lei ci ha fornito. Allora qui bisogna che ci si metta d'accordo, perché se il giochetto è che qualcuno alle riunioni che lei convoca si assume delle responsabilità e poi in quest'Aula tutti si presentano a prescindere dalle indicazioni della Presidenza, siccome questo fa prassi lo faremo anche noi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 22 aprile 2020 - Ore 11:

(ore 11 e ore 16)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1766 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Proroga dei termini per l'adozione di decreti legislativi (Approvato dal Senato). (C. 2463)

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,30.