XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 251 di lunedì 4 novembre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 30 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stasio, Di Stefano, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Ruocco, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231 e Piccoli Nardelli ed altri n. 1-00245 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231 e Piccoli Nardelli ed altri n. 1-00245, concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri (Vedi l'allegato A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Avverto che è stata, altresì, presentata la mozione Aprea ed altri n. 1-00277 (Vedi l'allegato A) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare il deputato Paolo Lattanzio, che illustrerà anche la mozione Nitti ed altri n. 1-00231, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Governo, oggi siamo qui in Aula e abbiamo già raggiunto un obiettivo importante, cioè portare in questa sede una discussione, una mozione, per impegnare il Governo ad istituire la giornata celebrativa in onore di Dante Alighieri.

Non si tratta soltanto, come potrebbe apparire ad alcuni, di retorica, anche se i nostri professori delle scuole superiori saranno sicuramente contenti, ma si tratta di un impegno politico molto forte ed è, credo, assolutamente rilevante che questo arrivi dalla Commissione cultura congiunta della Camera dei deputati.

Parlare di Dante oggi significa, per noi, parlare di identità italiana. Significa parlare di cultura italiana, ma, al tempo stesso significa leggere questa figura e il contributo culturale, filosofico, poetico e linguistico portato dal sommo poeta in una chiave inevitabilmente europea. Significa, ancora, parlare di cultura in un momento particolarmente delicato sullo scenario italiano europeo.

Parlare di cultura sullo scenario europeo significa cercare di dare degli stimoli ulteriori alla Commissione europea per il riconoscimento del valore della cultura, per il riconoscimento e, magari, il ritorno alla valorizzazione di un indirizzo comune europeo, che tenga specificatamente in considerazione quelle che sono l'identità e il valore politico della cultura della nostra Europa.

Ma significa anche ragionare con il Governo, da Parlamento, sulla necessità di costruire delle misure e degli interventi sempre più forti, sempre più ricchi, sempre più articolati, che, attraverso l'inclusione sociale e la valorizzazione di quello che è il nostro patrimonio e di quelli che sono i nostri saperi, possano arrivare alla cultura. Quindi, non parliamo soltanto di risorse, ma parliamo di cultura in senso ampio, partendo dalla centralità di una figura che forse rappresenta il caso più ampio e più emblematico di italianità e di conoscenza della cultura italiana nel mondo.

Portare avanti la mozione per la valorizzazione della figura di Dante e per l'istituzione della giornata celebrativa è stato il primo impegno che ho preso da capogruppo della Commissione cultura, sposando la proposta del giornalista Paolo Di Stefano, dalle colonne del Corriere della Sera, e del collega Michele Nitti, che ha immediatamente colto lo spunto che arrivava da Di Stefano, dal Corriere della Sera e da tante altre istituzioni culturali italiane, che, insieme, sollecitavano e sollecitano questo Parlamento.

Quindi, il lavoro di proposta normativa, il lavoro della nostra Commissione, e ancora a questo si aggiunge il lavoro del Presidente Conte, che ha inteso citare il contributo di Dante Alighieri e fare proprio, come Governo, l'impegno perché venisse istituita, in occasione dei 700 anni dalla morte di Alighieri, una giornata celebrativa, trova il proprio punto di caduta in questa iniziativa legislativa.

Parlare di Dante oggi, nel 2019, significa parlare di lingua, del personaggio Dante, della bellezza italiana, della ricchezza della lingua italiana - unificante e non divisiva –, delle identità, dell'impegno, della cultura in un'accezione ampia, alla quale abbiamo la necessità di guardare.

La promozione della cultura è, inoltre, legata in maniera imprescindibile all'educazione e - è inevitabile, ma importante sottolinearlo - alla scuola.

Del resto, ce lo ricorda Dante stesso nella Commedia - e questa discussione, sono certo, sarà infarcita di dotte citazioni -, a me piace citare semplicemente il XXVI canto dell'Inferno, dove il sommo poeta ci dice come noi dobbiamo considerare la nostra semenza, per cui “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, ossia una frase che Dante mette in bocca ad Ulisse per spiegare l'importanza di un discorso teso a spronare i propri compagni di viaggio ad andare oltre le colonne d'Ercole.

Questa non è cultura o filosofia fine a se stessa, ma il lavoro che il mondo della cultura e, ancora di più, il mondo della scuola devono fare proprio ogni giorno; è quell'invito, quello spunto, valido soprattutto per i nostri giovani, ad essere curiosi, a conoscere, ad avvicinarsi a ciò che ancora non è a loro noto.

E in questo c'è la nostra origine, in questo c'è il nostro bisogno di praticare conoscenza e virtù per uscire da quella gabbia chiusa e viziosa, che, quando non viene trattata attraverso linguaggi e temi culturali, rischia di seguire delle derive, per rimanere in tema metaforico, che portano verso odio, violenza ed ignoranza. E sarebbe troppo facile fare un riferimento anche all'attualità, che, purtroppo, ne è ricca.

Ma noi abbiamo la necessità di guardare oltre e di andare a raccogliere non solo gli spunti di grandissima attualità che Dante Alighieri e la sua opera portano e con cui vanno ad innervare la cultura italiana, ma anche l'attualità di grande difficoltà che la scuola e i luoghi di cultura italiana vivono.

In Italia noi addirittura abbiamo dovuto coniare la definizione di “dispersione scolastica implicita”, ossia quel novero enorme di studenti e studentesse - si parlerà, almeno per i dati Invalsi, del 21,2 per cento -, di quell'insieme di ragazzi e ragazze che abbandonano la scuola, unito a coloro che arrivano a prendere un diploma ma non hanno le competenze conoscitive e culturali minime e indispensabili per decodificare non dei messaggi complessi, ma un semplice libretto di istruzioni.

Allora, portare Dante in Parlamento, portare Dante nelle scuole, immaginare delle iniziative culturali diffuse su tutto il territorio nazionale, che permettano una riappropriazione della figura, del pensiero e della cultura dantesca, pensare all'esportazione in maniera organizzata di questa giornata anche all'estero, rappresenta sicuramente un impegno culturale di grande attualità, di cui, sono certo, il Governo saprà far tesoro e al quale saprà dare seguito.

Ed è inevitabile pensare a questo impegno in maniera radicata all'interno delle scuole, perché le scuole sono le comunità dove apprendiamo e dove si incontrano le generazioni, sono il presidio all'interno del quale costruiamo e andiamo oltre la conoscenza che abbiamo costruito, sono al tempo stesso una finestra sul mondo per interrogarci in maniera fantastica e innovativa su quelle che sono, che so, l'intelligenza artificiale, le nuove frontiere delle biotecnologie, ma all'interno della quale scuola non possiamo prescindere dallo sviluppare dei percorsi di conoscenza profonda e radicata dei messaggi poetici, ma anche politici, che Dante Alighieri portava.

Dante è stato ammesso nel gotha della cultura mondiale da esiliato e questo, in un tempo di frontiere più o meno aperte o più o meno chiuse, rappresenta una sfida culturale importante. Dante viene tradotto e citato in centinaia di lingue e questa è la vera sfida: fare in modo che il nostro Paese si faccia finalmente portatore della necessità di istituire una giornata celebrativa di questo tipo, per rivendicare non soltanto la centralità della figura di Dante Alighieri, ma per rivendicare, a trecentosessanta gradi, la centralità e l'importanza dell'investire in cultura, del fare della cultura l'asset - non uno degli asset, ma l'asset centrale - attraverso il quale un Paese, e soprattutto l'Italia, possa declinare la propria crescita e la propria linea di sviluppo in un consesso civile come quello europeo.

Credo che i dati che ho fornito sulla dispersione scolastica implicita debbano far riflettere, in maniera sempre più forte, su quali debbano essere le ramificazioni della diffusione della cultura dantesca, ma senza per questo andarci a racchiudere; del resto, abbiamo degli esempi magnifici: tutte le istituzioni culturali che si sono avvicinate e che, tramite il Corriere della Sera, hanno sollecitato l'istituzione di questa giornata sono andate in una direzione univoca, perché ci sia una promozione congiunta e senza differenze di partito.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Quindi, credo che sia fondamentale - e mi avvio a concludere - anche invertire la tendenza e uscire finalmente da una sorta di medioevo politico, all'interno del quale abbiamo sentito dire più volte - ed è un virgolettato che ovviamente non mi appartiene - che “con la cultura non si mangia” e, invece, noi abbiamo il dovere, politico e civile, di dimostrare che la cultura è la salvezza del nostro Paese e di invertire quindi questa tendenza, incentivando i settori della ricerca e dell'istruzione, con investimenti ad hoc e con politiche ampie e assolutamente inclusive (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Prestipino, che illustrerà anche la mozione Piccoli Nardelli n. 1-00245, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. “(…) libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, così Dante, nella Divina Commedia, fa presentare a Virgilio il personaggio di Dante a Catone, Catone l'Uticense, e forse sono questi i versi della Divina Commedia in cui Dante ama più riconoscersi e farsi conoscere dal mondo. La sua vera identità e anche l'eredità politica e civile si possono riassumere nella parola dal significato più alto e più nobile: libertà, libertà che, oggi, nel nostro mondo democratico, sembra quasi scontata, ma ai tempi di Dante era quasi sconosciuta, perché Dante, nonostante i limiti che la sua fede e la situazione politica gli imponevano, si sentiva soprattutto un uomo libero, ed era la libertà che invidiava agli altri, che fossero atei come Ulisse o Catone l'Uticense o avversari politici come Farinata degli Uberti, era proprio quel loro morire cercando la libertà che li faceva grandi ai suoi occhi; Dante, che nasce nella città-Stato di Firenze, nell'età dei comuni in lotta fratricida tra di loro, di fazioni che si alternavano al comando, tra tradimenti, stragi, nuove alleanze, interventi di potenze straniere e, soprattutto, l'ingerenza della Chiesa; in una Firenze che non era da meno, divisa tra guelfi e ghibellini, e guelfi divisi in bianchi e neri. Sembra tutto molto tristemente attuale quello che Dante e la sua storia ci raccontano. Ed è in questo contesto storico che va collocata la produzione letteraria dantesca, con il sogno di una Firenze indipendente, libera dalle fazioni e successivamente di un'Italia e di un'Europa, impero, guidate da un sovrano illuminato, proprio come aveva fatto Giulio Cesare, secondo l'ottica dantesca, riportando la pace a Roma e mettendo fine alla res publica. Città italiane lacerate da lotte civili, una chiesa mondanizzata e corrotta, l'assenza di un imperatore quale supremo regolatore della vita civile sono, quindi, l'oggetto delle riflessioni critiche di Dante. Consapevole di ciò e contro le contraddizioni del suo tempo, egli indossa le vesti del profeta, diventa un eroe civile e patriottico, oltre che un testimone di fede, guidando l'umanità verso il riscatto, la pace, il rispetto della legge e del buon costume. Tutto questo costituisce l'utopia dantesca, ma è proprio nella storia intesa come un ripetersi ciclico di eventi e meccanismi che emerge con forza l'attualità di Dante Alighieri, perché Dante era convinto che il vuoto politico, la mancanza di valori, il presente caotico e incerto offrissero all'uomo comune di uscire rigenerato da questa situazione.

Nel suo viaggio, Dante colloquia con le anime, facendone emergere l'umanità nella sua sfera più intima; narra la vita, la morte, la paura dei suoi contemporanei, indulgendo solo verso coloro che avevano commesso peccati in nome di un ideale, di un principio politico, come a dirci che se le azioni sono moralmente sbagliate sono, però, umanamente comprensibili e rispettabili, perché fedeli a un sentimento forte; che si tratti di una passione amorosa, come nel caso di Paolo e Francesca, uccisi per colpa del loro amore, o politica, come nel caso di Catone l'Uticense, che aveva scelto di darsi la morte, piuttosto che assistere egli stesso alla morte della sua amata Repubblica, o di quell'Ulisse che colloca, sì nel girone dei fraudolenti, ma del quale subisce inevitabilmente il fascino, come lo subiamo tutti noi, ancora oggi, per quella saggezza, per quell'inestinguibile sete di conoscenza, per quell'indomita curiositas che lo aveva spinto a superare le Colonne d'Ercole, nel folle viaggio alla ricerca del mondo sconosciuto, in cui troverà la morte con i suoi compagni, punito da Dio per non essere rimasto nei limiti conoscitivi imposti, per seguire appunto “virtute e canoscenza”, le Colonne d'Ercole, proprio quelle che il mondo, da sempre, a ogni latitudine e a ogni individuo, cerca sempre di imporre come barriera delle umane libertà.

Dante, da cristiano, punisce Ulisse con l'inferno, proprio mentre sembra invidiarne terribilmente la libertà; libertà, appunto, è questa la parola chiave dello spirito dantesco, parole e immagini evocate da terzine indimenticabili, spesso ancora impresse nella memoria e nelle coscienze di intere generazioni di studenti, e non certo solo italiani, che sono state divulgate anche al di fuori degli ambienti filologici e letterari, fino ad approdare nel cinema, nel teatro, nella fumettistica e persino nei videogames.

E per rimarcare ancora l'attualità di Dante, ricordo che egli condanna la società borghese e mercantile per i suoi peccati, rievoca un senso profondo di nostalgia per i bei tempi andati del passato, perché il suo elevato spirito di patriottismo civico vorrebbe veder superate le contese politiche che affliggono la sua amata città, Firenze, definita come la “città partita”, proprio perché quando si è divisi in fazioni, si perde il senso di appartenenza e quindi viene meno la dedizione per la propria città.

La passione civile e politica di Dante ne riflette profondamente il patriottismo e il senso di giustizia, ideali questi che ne hanno condizionato la vita e che lo hanno portato a rinunciare alla libertà personale, scegliendo la via difficile dell'esilio e quel provare “sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale”. Ugualmente divisa è l'Italia di oggi, in cui i personalismi hanno preso il posto degli interessi generali del nostro Paese; già, l'attualità di Dante.

E ancora a proposito di unità: “Le genti del bel paese là dove ‘l sì suona”; con queste parole, Dante si riferisce agli italiani, in un'epoca in cui l'Italia non era neanche un'idea; eppure, già all'epoca, egli aveva compreso quanto fosse necessaria un'autorità politica centrale e, soprattutto, quanto la lingua fosse un imprescindibile punto di riferimento, come quel “sì” il primo nucleo di una identità comune alle diverse genti italiche. E Dove il sì suona”, è stato anche il titolo di un'importante mostra, ideata dalla Società Dante Alighieri e inaugurata nel 2003 a Firenze alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Ciampi, dove, attraverso una serie di preziosi documenti, alcuni mai esposti prima, è stata mirabilmente ripercorsa la storia della nostra lingua, dalle origini fino ad oggi, con le differenze legate alle diverse epoche, alle diverse aree geografiche e ai diversi usi dell'italiano. Ma vi paiono, gli uomini dell'epoca, così distanti da quelli di oggi? In una società liquida e materialistica come quella attuale, mancano punti di riferimento e l'uomo è logorato dalla quotidianità; non è dunque difficile trascinarsi nell'indifferenza o farsi sopraffare da ciò che è meno giusto ma più agevolmente raggiungibile. Quindi, perché lottare, perché dannarsi l'anima?

Proprio in questo emerge la grandezza di Dante, perché il “sommo” ci insegna che indipendentemente dalla nostra storia personale o dal nostro ceto sociale il cambiamento è possibile se si perseguono i valori più puri e la conoscenza e la giustizia sono adoperate per raggiungere il bene comune. La Divina Commedia non solo ci rende più umani, ma ci ridona anche un po' di speranza, quando Dante ricorda che noi dobbiamo avere anche fame di vita, oltre che di conoscenza.

Dante. eroe patriottico e cristiano, Dante poeta vate, Dante profeta, ma anche Dante padrone della lingua italiana e padre della lingua italiana: è lui che contribuisce a formare la nostra identità nazionale tramite l'utilizzo del volgare e si sa quanto l'unità linguistica rappresenti un fattore indispensabile per l'unità del Paese. Qualche esempio di come Dante abbia continuato, nei secoli, ad essere coevo con i suoi tempi, in ogni tempo, e ad interferire nella nostra quotidianità? Butto lì qualche curiosità: “via - o piazza - Dante” è la sesta denominazione più utilizzata in Italia. Alcune espressioni che utilizziamo sono state create da Dante: “stai fresco”, “galeotto fu”, “il Bel Paese”, “senza infamia e senza lode”, “non ragioniam di lor, ma guarda e passa” - che, poi, nella vulgata, è diventato “non ti curar di loro”, ma questa è un'altra storia -, “non mi tange”. Un terzo delle parole che usiamo oggi è tratto dalla Divina Commedia: “fertile”, “quisquilia” sono un esempio; le parole più frequenti nella Divina Commedia sono: “occhi”, “disse”, “cielo”, “vidi”, “giù”, e sono parole usate, correntemente, da tanti italiani, anche da giovani italiani.

Bene, Dante è questo, è quello che ha inventato la lingua, è quello che ci ha resi orgogliosi nella nostra lingua; è quello che ci ha spiegato che combattere e morire per la libertà è molto più difficile e complesso che vivere per la libertà. È la storia di Catone: Catone preferisce togliersi la vita e, agli occhi del mondo artistico-letterario, ma anche immaginario, dei poeti diventa l'esempio del suicidio titanico.

Ecco perché noi oggi siamo legati alla bellezza e alla forza di Dante; ecco perché è giusto e doveroso che gli insegnanti - e io sono orgogliosamente tra questi - continuino a celebrare, ad insegnare, a trasmettere il valore del mondo poetico dantesco: un valore che, ancora oggi, ha così forti le sue radici, un valore che splende agli occhi del mondo. Faccio un esempio personale: quando mi recai in Cecoslovacchia prima della caduta del muro di Berlino - quindi, era ancora la Cecoslovacchia comunista -, feci amicizia con una famiglia, il cui pater familias era presidente dell'ordine degli architetti di Praga, una persona colta, parlava tre lingue. Una volta, stavo per tornare a Roma, gli chiesi, in cambio della sua gentilezza per come mi avevano ospitata, quale regalo potessi fargli per sdebitarmi; lui mi guardò e mi disse: la Divina Commedia, in lingua originale, in italiano. Lui ce l'aveva in lingua cecoslovacca: è incredibile, perché pensate che Dante è tradotto in 56 lingue e non so in quanti dialetti; il primo a tradurlo in dialetto milanese fu Carlo Porta nel 1817. Ecco, lui mi chiese la Divina Commedia: era un uomo colto, non aveva disponibilità economica, come non ce l'aveva nessuno dei cittadini dell'Est, nonostante fosse il presidente dell'ordine degli architetti di Praga, e io gli mandai via posta questa edizione della Divina Commedia illustrata dal Doré. “Dorè”, in italiano dantesco vuol dire sorprendente, mirabile; in francese, dantesque vuol dire mostruoso, spettacolare, proprio perché Dante è arrivato alla Francia attraverso le illustrazioni di Delacroix e di Doré.

Di fronte a tanta bellezza, a tanta originalità, a tanta complessità, a tanta interiorità, ricordando che la potenza della poesia è quella che rende immortali, ecco perché sappiamo e vediamo quanto Dante oggi sia immortale: immortale come il suo ricordo, immortale come il suo grande universo poetico, immortale come il ricordo che noi abbiamo di lui. Ed è dovere degli insegnanti, è dovere del Governo, è dovere del legislatore continuare a perpetuare tanta bellezza, tanto amore per la vita, ma anche tanto amore per la cultura e i valori umani e morali di questi tempi. Quindi è con grande orgoglio che presentiamo questa mozione per celebrare la figura di Dante anche nel settecentesimo anniversario della sua morte: lo dobbiamo alla nostra coscienza, lo dobbiamo alla forza e memoria poetica di noi che siamo orgogliosamente italiani (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio, che illustrerà anche la mozione Aprea ed altri n. 1-00277, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Signora sottosegretario, onorevoli colleghi, come sappiamo, l'articolo 9 della Costituzione prevede, tra i principi fondamentali a cui si devono ispirare il nostro ordinamento e l'azione politica, la promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica. A tal fine, la Repubblica esercita la funzione di salvaguardia e valorizzazione della tradizione culturale italiana e del patrimonio artistico e storico della nazione. Sicuramente, il ricordo e la promozione dell'opera di Dante Alighieri risponde pienamente al dettato costituzionale.

A settembre 2021, ricorre il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, poeta, scrittore e politico italiano conosciuto in tutto il mondo e considerato - lo hanno ricordato i colleghi Lattanzio e Prestipino - il padre della lingua italiana, principalmente per la Divina Commedia. Dante rappresenta uno tra i tanti illustri personaggi che hanno reso famosa l'Italia, la cui storia è colma di figure di artisti e di scienziati diventati simboli nazionali; appartiene a quel patrimonio culturale studiato, conosciuto e riconosciuto nella sua grandezza a livello internazionale. L'opera e la figura di Dante Alighieri, infatti, hanno destato e destano ancora oggi, senza soluzione di continuità, interesse ed apprezzamento e sono costantemente oggetto di ricerca in Italia e nel mondo.

Nel corso della XVII legislatura, questo Parlamento ha già approvato, con l'adesione di quasi tutti i gruppi parlamentari ed una larghissima maggioranza, la legge 12 ottobre 2017, n. 153, recante, appunto, “Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri”. La legge n. 153 prevede la costituzione di tre comitati nazionali per consentire la celebrazione dell'anniversario della morte di Leonardo da Vinci nel 2019, di Raffaello Sanzio nel 2020 e di Dante Alighieri nel 2021.

Dante Alighieri, appunto, la sua Divina Commedia, che è l'opera più conosciuta, non è una cosa astratta, lontana, ma è in questo modo che sono abituati a viverla gli studenti nelle scuole; eppure, il tema della Commedia è di grande attualità, perché descrive l'animo umano nelle sue molteplici sfaccettature. Noi crediamo che celebrare, ricordare, tenere viva la memoria debba avere a che fare con il presente: non possiamo limitarci, infatti, ad una memoria come luogo polveroso di cose che sono state vive nell'antichità e che non riguardano la vita di oggi, quella delle singole persone e di un popolo nel suo complesso. Crediamo in una memoria che del passato faccia un punto di partenza al quale ispirarsi e sul quale appoggiarsi per spingersi fino all'oggi e, ancora, che affondi le radici nel presente per proiettarsi nel futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Dovremmo acquisirlo come metodologia: considerare i numerosi anniversari e le occasioni di celebrazione di personaggi illustri sempre come un punto di partenza, uno stimolo a valorizzare il passato in vista di ciò che può insegnarci e darci nel vivere quotidiano.

Appare, quindi, fondamentale porsi l'interrogativo sul come raggiungere, far conoscere alle nuove generazioni, anche al di fuori del contesto scolastico, gli straordinari personaggi che hanno reso grande il nostro patrimonio culturale.

Non possiamo, in questo ambito, non considerare l'importanza dei nuovi linguaggi che si sono affermati e con i quali comunicano; non possiamo ignorare il ruolo fondamentale che le nuove tecnologie possono ricoprire per favorire una maggiore diffusione ed un aumento generale delle conoscenze culturali, diventando strumento cruciale per veicolare la riscoperta della storia culturale ed artistica dell'Italia anche attraverso la lingua italiana, perché la conoscenza della propria lingua, delle proprie tradizioni e della propria storia costituisce premessa necessaria per conoscere a fondo la lingua e la cultura degli altri, non in un'ottica di contrapposizione, ma come bagaglio di base di comunicazione.

Siamo nell'era della società della conoscenza, del lifelong learning, della formazione lungo tutto l'arco della vita, dell'affermarsi delle competenze tecnologiche quali bagaglio necessario per affrontare il mondo del lavoro, ma questi strumenti non chiedono di ignorare le forme antiche della cultura, quanto, piuttosto, di affiancarle. Ci sembra fondamentale, anche per diffondere maggiormente la conoscenza del nostro patrimonio, riuscire a far coesistere e agire congiuntamente gli strumenti multimediali accanto all'oralità e alla scrittura. Cominciamo appunto dalla scuola, dalla formazione di base; ed è per questo che prevediamo un diretto coinvolgimento del MIUR, affinché faccia di questa celebrazione un'occasione per coinvolgere e chiamare le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi delle scuole a giocare, a imparare, a ricordare, a celebrare con metodi e strumenti a loro più vicini (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (M5S). Grazie, Presidente. L'idea dell'istituzione di una giornata celebrativa per ricordare, commemorare e celebrare il sommo poeta Dante Alighieri in vista della ricorrenza dei 700 anni dalla sua morte, che cadrà nel 2021, era stata lanciata il 24 aprile scorso dal giornalista Paolo Di Stefano sulle pagine del Corriere della Sera. Mi sono da subito attivato personalmente affinché, insieme con gli altri colleghi deputati, si presentasse e calendarizzasse questa mozione d'Aula, che, come sappiamo, è il principale strumento di indirizzo politico in possesso del Parlamento per impegnare il Governo su un determinato tema. Si tratta, quindi, di un passaggio importante, un atto politicamente rilevante. La proposta di istituzione del cosiddetto Dantedì ha raccolto sin da subito ampi consensi: quello dell'allora Ministro degli Esteri Moavero, che aveva definito Dante parte integrante e indelebile della nostra formazione, dell'Accademia della Crusca, della Società Dante Alighieri, della Società Dantesca, dell'Associazione degli italianisti, del Comitato Nazionale delle celebrazioni presieduto da Carlo Ossola, della Biblioteca Classense di Ravenna, del Festival Dante 2021, oltre che di tanti studiosi e intellettuali, da Domenico De Martino a Marco Santagata, Alberto Casadei e via dicendo.

Tutte queste istituzioni, unite alle tantissime altre che si occupano della memoria di Dante, penso al Centro dantesco di Ravenna, alla Casa Dante di Roma, a quella di Firenze, sono custodi e depositari di una parte della memoria del poeta, una memoria capillarmente diffusa e sedimentata nel nostro Paese grazie anche alle istituzioni scolastiche. Il segretario generale della Società Dante Alighieri, fondata nel 1889 da Giosuè Carducci, ha dichiarato: una giornata dantesca nel calendario non è solo importante, ma è inevitabile. Il presidente della Società Dantesca di Firenze ha ricordato, invece, la necessità di fissare un momento nella memoria culturale della nazione nel quale molti ancora oggi riconoscerebbero uno dei sensi fondativi della nostra individualità storica.

L'ultimo importante endorsement è arrivato dal saggista, nonché traduttore in francese di Dante, René de Ceccatty, che ha addirittura auspicato un'estensione del “Dantedì” fuori dai confini nazionali, perché Dante ha un respiro ampio, incarna la cultura latina e la cultura cattolica, rappresenta molto più di un ricordo scolastico, ha un'importanza per la lingua italiana, ma anche per l'identità europea. La giornata per Dante, a suo dire, risponderebbe quindi ad un sentimento diffuso non solo in Italia, ma in Europa.

In questo mio intervento, quindi, vorrei provare a dare una lettura europea della figura di Dante e della sua principale opera, la Commedia, perché, come scriveva Ugo Foscolo, la Commedia di Dante è immedesimata nella patria, nella religione, nella filosofia, nelle passioni, nell'indole dell'autore; e nel passato e nel presente e nell'avvenire dei tempi che visse; ed in questa civiltà dell'Europa, che originava con esso, se non da esso.

Il poema dantesco, come sappiamo, già immediatamente dopo la morte del suo autore conobbe presto una vastissima diffusione, veicolando anche la lingua italiana con cui era stato composto, che funse così da modello per tutti i letterati, studiosi, intellettuali e semplici lettori. I capolavori di Dante hanno destato l'interesse dell'intero panorama della letteratura mondiale e costituiscono, oltre ad un incommensurabile valore letterario, anche un prezioso affresco di storia del pensiero occidentale, intriso di riferimenti biblici e mitologici, di rimandi alla letteratura greca e latina, di riflessioni filosofiche e teologiche, di preziose testimonianze storiche e politiche del tempo.

L'influenza dell'opera di Dante travalicò presto i confini della letteratura per abbracciare tutte le arti, divenendo immediatamente oggetto di interesse presso i pittori rinascimentali, come Botticelli, e successivamente presso esponenti della corrente del romanticismo, Eugène Delacroix e Gustave Doré, ricordava la collega Prestipino, e dei preraffaelliti. Anche la musica trasse ispirazione della poetica dantesca, da Vincenzo Galilei a Franz Liszt, con la Dante Symphony. William Blake, uno dei principali esponenti del Romanticismo inglese, illustrò la Divina Commedia con scene grandiose e visionarie, mentre il tedesco Joseph Anton Koch, della corrente dei Nazareni, dedicò al poema dantesco gli affreschi del Casino Massimo di Roma.

Gli influssi danteschi sulla produzione letteraria europea giunsero anche in Inghilterra - si pensi a Geoffrey Chaucer -, in Spagna con il Cancionero de Baena, in Francia con la Scuola lionese e successivamente con le lezioni di Claude Fauriel, in Germania in età romantica con Schlegel e i filosofi Schelling, Hegel e Auerbach.

L'influenza di Dante fu molto forte anche su alcuni poeti del Novecento, tra cui in particolare Eliot e Montale. A me piace immaginare che questa giornata su Dante possa essere vissuta come un momento di festa nelle scuole, nei teatri, nelle biblioteche, nelle piazze, anche oltre i confini nazionali, attraverso gli istituti italiani di cultura all'estero. E mi ha stupito che Tomaso Montanari l'abbia considerata una baracconata - e lo dico per completezza della narrazione e per onestà intellettuale: mi ha stupito che questa unica voce di dissenso abbia motivato il suo giudizio negativo dicendo che il modo migliore per celebrare Dante sarebbe leggerlo. Come se in fondo tutti gli eventi legati a questa celebrazione non ne possano incentivare per vie diverse e traverse anche e precipuamente la lettura. Per esempio, qualche anno fa si tenne un'iniziativa in scuole e università intitolata “Dante a mezzogiorno”. In contemporanea, in tutta Italia furono letti canti di Dante, furono presentate riscritture multimediali, si tennero riflessioni e dibattiti sull'attualità di questo grande poeta. Il successo fu dovuto principalmente ad un grande e appassionato senso di comunità e alla consapevolezza che nello stesso momento tante persone si stavano confrontando su questa figura.

È la lettura la base della comprensione e della conoscenza di Dante, ne siamo convinti tutti; e per questo il professor Serianni, ordinario di storia della lingua italiana a La Sapienza di Roma, ha sottolineato l'auspicio che il “Dantedì” diventi l'occasione per far scoprire canti che normalmente non si studiano a scuola, diffondendone la conoscenza con incontri sul territorio, in scuole e in città di provincia. L'invito, insomma, non è solo a festeggiare Dante, ma, tramite lui, anche la nostra cultura e la nostra lingua, stimolandone la conoscenza e la diffusione. È infatti comune sentire che Dante sia un elemento portante, forse il principale dell'identità italiana linguistica, letteraria e civile. Ma cos'è per Dante l'identità? L'identità nazionale non è qualcosa segnata sovranisticamente da determinati confini geografici, quanto, piuttosto, da una serie specifica di riferimenti su base linguistica, politica e culturale, un modello intellettuale, un discrimine di giudizio morale e politico, poi anche artistico.

I confini di Dante sono i temi di cui ci parla; temi che rivelano chiaramente il carattere enciclopedico del suo pensiero. Dante, infatti, non è solo il massimo poeta della civiltà comunale, ma nella sua opera convergono enciclopedicamente la cultura di tutto il Medioevo e i fermenti del nuovo mondo che si andava creando con rapide modificazioni. Non c'è un solo aspetto della vita che Dante non affronti. Qui risiedono le ragioni, da un lato, della sua attualità e, dall'altro, dell'irripetibilità del suo successo.

Come scrive Montale, Dante non può essere ripetuto. Se consideriamo la Commedia come una summa e un'enciclopedia del sapere, la tentazione di ripetere e di emulare il prodigio sarà sempre irresistibile ma le condizioni del successo non esistono più. Impossibile dunque ricreare le ragioni del successo ma innegabili sono quelle della sua attualità; ne ha parlato anche l'onorevole Prestipino. Vediamo, quindi, di cosa parla esattamente Dante all'uomo di oggi. Dante parla di ambiente e di paesaggio, quello di cui oggi spesso ci si dimentica, che si sacrifica in nome dello sviluppo non sostenibile; quello che l'articolo 9 della Costituzione ci dice di dover tutelare. Dante impara da Virgilio a leggere la natura, «(…) ciò che per l'universo si squaderna» nel grande libro del creato ed esprime in modo semplice e sublime il rapporto tra Dio e la natura stessa, tra ciò che non muore e ciò che può morire. Dante conosce la natura e decide addirittura di intervenire per mettere fine ad una vecchia questione, una quaestio de aqua et terra, una discussione tra intellettuali per dimostrare se nel mondo ci fosse più acqua o più terra, dimostrando grande interesse e conoscenza dei fenomeni naturali, affermando che la scienza è ricerca del vero documentato dai fatti, e non frutto di opinioni personali. Prima di salire nell'empireo Dante guarda giù verso la terra e osserva dall'alto questo globo «tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante». Dante osserva dall'alto del monte l'Italia tutta, «da' colli a le foci», e si commuove quando scorge «L'aiuola che ci fa tanto feroci». L'Italia è quindi un giardino, ma l'uomo è feroce, insegue la prevaricazione, le strade bellicose, la violenza. Dante, invece, ha profondo rispetto per la natura: percorre a piedi gran parte degli Appennini; ci dà ampia descrizione della natura inanimata: la roccia ferrigna del nono cerchio; il muro di ferro della città di Dite; i minerali ricordati nel Purgatorio; le pietre preziose nel Paradiso. Ma anche della natura animata: i «fioretti» che compaiono dal «notturno gelo» nel secondo canto dell'Inferno e un ricco bestiario (la volpe astuta, il leone temerario, il serpente nel girone dei ladri, il pellicano, l'araba fenice e i tantissimi uccelli e le colombe, le gru). Ci offre bellissime descrizioni delle meraviglie del creato, che osserviamo con stupore e ammirazione come, ad esempio, quella del Mediterraneo, che Dante descrive come «la maggior valle in che l'acqua si spanda (…) fuor di quel mar che la terra inghirlanda» o la descrizione delle città umbre (Perugia, Assisi, Gualdo, Nocera). Ricordo i versi: «Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo». L'Umbria, che qualche giorno fa è divenuto terreno di scontro e di contesa elettorale, è per Dante anzitutto la culla del francescanesimo, di quel cristianesimo sociale, non quello dei simboli religiosi branditi o ostentati, ma quello che guarda coerentemente e non schizofrenicamente ai valori evangelici e che considera la condizione di povertà non come un disonore da schernire o colpevolizzare, ma come una condizione di disagio in cui l'uomo non perde la propria dignità, anzi la ritrova grazie a chi lo aiuta a risollevarsi con un sentimento di pietas e profonda umanità, di comprensione e di compassione e non di insensibilità o disprezzo.

Dante ci parla dell'amore e della donna, in tutte le declinazioni: dalla donna alla Madonna. Già nella Vita Nuova, una sorta di autobiografia della giovinezza, sottolinea che l'elemento che dà senso all'esperienza di vita è l'elemento amoroso. Oggi spesso ci troviamo di fronte a vere e proprie perversioni concettuali, assistiamo alla mercificazione del corpo femminile, all'erotizzazione della donna, alle violenze, alle prevaricazioni che le donne subiscono. Abbiamo, poco tempo fa, approvato il “codice rosso”.

Dante affronta, invece, il tema della donna e il tema amoroso con alto impegno filosofico e poetico. La parola “amore” nella Commedia ricorre 148 volte e in modo crescente: 19 volte nell'Inferno, 50 nel Purgatorio e 79 nel Paradiso e il tema dell'amore è affrontato simbolicamente, e non casualmente, proprio nei canti centrali della Commedia, dal quindicesimo al diciottesimo del Purgatorio. È un tema centrale non solo nella Commedia, in verità, dove Dante ci racconta l'episodio di Paolo e Francesca, di Raab e Cunizza da Romano, ma in tutta la produzione dantesca. Se i testi poetici della Vita Nuova dedicata alla donna gentile sembrano essere legati ad un tipo di esperienza reale, ad una passione erotica reale, quelli del Convivio sono già da intendersi in prospettiva allegorizzante, come sostiene Michele Barbi.

Nel concetto della poesia amorosa di Dante, l'amore passa fenomenologicamente dagli occhi al cuore, non si ferma alla dimensione della corporeità. L'amore è, quindi, un processo di conoscenza che avviene per gradi, per tappe - penso alla “donna schermo” - e Dante finisce per considerare la donna come operatrice di virtù, fino a rivisitare Beatrice in chiave teologica. Mentre per Cavalcanti e Guinizelli la donna è una creatura angelica mandata da Dio sulla terra, per Dante la donna porta a Dio per mezzo di processi di ascesi, in un rapporto tra eros e conoscenza che rinviene da Platone. Se l'origine dell'amore è sovrannaturale, perché anche il filo non dovrebbe esserlo? Ma Cavalcanti non era d'accordo e, come dice Dante, non credette. L'ammirazione della donna, quindi, per Dante è disinteressata: una sorta di bisogno di lodarla, come accade nelle Rime. Chi pensa che il corpo della donna possa essere oggetto di impuniti atti di violenza - penso alla recente sentenza in Spagna che ha ridotto le pene sullo stupro per una presunta incoscienza della vittima - comprenda quanta distanza oggi ci separa dal messaggio di Dante che nel Convivio, «Amor che nella mente mi ragiona», identifica allegoricamente la donna con la filosofia stessa e nella Commedia definisce Dio il primo amore, il fine e il principio di tutto, l'andare oltre la fisicità: quel «Trasumanar significar per verba non si poria», quindi andare al di là della condizione della corporeità, è forse il punto più alto di questa ascesa, dalla corruttibilità del corpo, fino al superamento della fisicità e della corporeità.

Dante ci parla di politica e ciò è un'ulteriore ragione durevole della sua attualità: una concezione politica che, dopo una prima fase legata alla difesa dell'autonomia comunale in senso particolaristico, si evolve in senso universalistico, sgombrando il campo da ogni elemento sovranista. Con la discesa di Arrigo VII di Lussemburgo, Dante scrive ai prìncipi e ai popoli italiani invitandoli a sottomettersi all'autorità imperiale (Epistola V). Dante, quindi, finisce per rifiutare la frammentazione dell'esperienza comunale, per rilanciare un modello universalistico che non è tanto il sogno dell'impero in sé, quanto il fatto che il fondamento dell'impero rappresenti il bisogno di una società civile, la “umana civilitade”, con lo scopo di una vita felice, dove il valore primario della persona e della pace travalicano i ristretti confini nazionali e si iscrivono in un ordine universale in cui non ci sono guerre e faziosità, odi e violenze intestine; per cui non ci sono bramosie di città o comuni da conquistare, di nazioni da servire, essendoci appunto un unico, solo, grande impero, una sorta di Europa ante litteram, se vogliamo. Scrive Dante: «quando più cose ad uno fine sono ordinate una di quelle conviene essere regolante o vero reggente, e tutte l'altre rette e regolate».

Anche a distanza di secoli il pensiero di Dante ha continuato ad alimentare il dibattito politico. Pasolini, dal 1963, pensa di riscrivere l'Inferno di Dante e nei frammenti de La Divina Mimesis descrive la discesa agli inferi come un viaggio in una città del capitalismo imperante del Novecento, dove il concetto di ignavia, il Celestino V che «fece per viltate il gran rifiuto», viene mutuato e diventa l'anonimato. Quindi, nelle città moderne, industrializzate, tecnologizzate, l'anonimato, il qualunquismo, il disimpegno politico conducono l'uomo all'omologazione, alla perdita di identità. Pasolini storicizza il discorso ed elogia i partigiani che si sono schierati politicamente. Sottolinea che l'uguaglianza deve conciliarsi con la diversità; l'annullamento della specificità porta alla massificazione e ci dice che il fascismo non è finito con la Resistenza, perché il consumismo continua ad imporre una sorta di dittatura del pensiero di omologazione, di inconsapevolezza, mentre invece la consapevolezza delle scelte è l'unico vero indice di libertà. Nelle città infernali di Pasolini impiegati, professionisti, operai, piccoli intellettuali, parassiti politici, tutti corrono come matti dietro una bandiera. Anche Gianni Vacchelli nel suo Dante e la selva oscura ci invita ad essere coscienti del guado in cui ci siamo invischiati oggi, del passaggio che stiamo vivendo, che non è solo un passaggio europeo ma epocale, di visione del mondo, di uno stato di coscienza in cui il dominio dell'economicismo rischia di mettere al bando non solo il politico e il sociale, ma anche lo spirituale e il simbolico, l'umano stesso, in una deriva che rischia di diventare esiziale.

Dante, infine, ci parla persino di processi educativi e formativi e anche qui lo fa con sorprendente modernità. Oggi si parla di trasversalità delle conoscenze. Ebbene, già in Dante è completamente estranea la concezione di specializzazione del sapere.

Dante può occuparsi, e non da dilettante, di politica, storia, religione, astronomia - come abbiamo visto -, configurando e prefigurando, per certi versi, la tendenza all'integrazione dei saperi e all'interdipendenza fra i vari campi della cultura.

Ciò è reso possibile dalla fusione dell'epos classico virgiliano con quello moderno, dalla reinterpretazione della civiltà precristiana alla luce del cristianesimo, dalla rielaborazione sincretistica della civiltà classica con la nuova cultura cortese.

Oggi viviamo in tempi in cui la diversità di ogni tipo diventa motivo di preoccupazione e antagonismo piuttosto che di ricchezza. Preferiamo chiudere piuttosto che aprire, respingere piuttosto che accogliere, e per questo Dante, ricordare Dante, sarà una buona occasione per ripensare a quella umile Italia menzionata nel primo canto dell'Inferno, in cui possano trovare pace e salute, pace e salvezza anche gli avversari, chi non la pensa come noi, chi è diverso da noi.

Dante, nel corso del suo cammino della Commedia, incontra centinaia di persone di ogni epoca, di ogni luogo e di ogni classe sociale: il trisavolo Cacciaguida, Piccarda Donati, Costanza d'Altavilla, Forese Donati, Sordello da Goito, Bonconte da Montefeltro, che racconta cosa succede plasticamente un attimo dopo la morte nel momento in cui, un attimo prima della morte, ci si sia pentiti (la “lagrimetta”), Pia de' Tolomei, il pigro Belacqua, che ci ricorda il valore del tempo; e, ancora, Dante incontra scomunicati, papi, amici avversari politici, poeti ed eretici, ma ciascuno di questi incontri è per lui un riconoscimento, ogni incontro è un evento, un'opportunità, un'occasione di crescita.

Si proceda quanto prima, dunque, con l'individuazione della data di questa giornata celebrativa, e faccio mia anche la proposta lanciata dalle pagine del Corriere, cioè consegnare simbolicamente a Dante la corona d'alloro.

Nel XXV canto del Paradiso, infatti, Dante confessa un suo desiderio: di prendere la corona d'alloro. Quella dell'incoronazione è un'immagine fissa per Dante, ahilui destinata a rimanere irrealizzata. Dopo una missione a Venezia, infatti, contrasse una febbre da malaria che lo portò alla morte nella notte tra il 13 e il 14 settembre. Svanì, quindi, con lui quel sogno e quell'usanza classica della concessione dell'alloro ai poeti meritevoli. Petrarca fu incoronato in Campidoglio nel 1341 in una cerimonia presieduta dal Re di Napoli, Roberto d'Angiò. Non ci fu mai, invece, per Dante, quel riconoscimento, e toccò a Boccaccio, trent'anni dopo la morte del poeta, recarsi a Ravenna e consegnare 10 fiorini d'oro alla figlia di Dante come segno di ricompensa e riparazione per i danni arrecati a Dante dai fiorentini.

Già da un secolo e mezzo dopo la sua morte, però, ritroviamo Dante incoronato nell'iconografia: nella chiesa di San Francesco a Montefalco ammiriamo, in tre medaglioni, Petrarca a sinistra, Giotto a destra e Dante al centro incoronato di alloro; oppure nel codice Trivulziano, il codice miniato del 1337, dove ritroviamo il poeta nell'atto di ricevere la corona. Quindi, sarebbe bello se in quest'Aula, nel giorno dedicato a Dante, si potesse incoronarlo simbolicamente, magari proprio come diceva Montanari: leggendo un canto della sua Commedia (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, a Dante dobbiamo la visione di un'Italia intesa come nazione e come civiltà. L'identità italiana, secondo Dante, è nazionale e universale, ben delineata nei suoi confini geografici, marini e alpini, che si estende da Genova fino a quel promontorio d'Italia in cui inizia l'insenatura del mar Adriatico, e fino alla Sicilia. Ogni qualvolta Dante ci parla dell'Italia, come nel De vulgari eloquentia, ne parla di una terra innamorante e di cui è innamorato.

Quanti Dante conosciamo? Quello che scoprimmo al liceo, sicuramente, con i suoi versi difficili da apprendere; quello scoperto all'università, studiando Augusto Del Noce, che vide in lui l'idea d'Italia della tradizione romana e cattolica e mediterranea; quello ardito e arguto di Giovanni Papini e il suo Dante Vivo, dove il sommo lotta contro il presente corrotto e si rifugia nel passato e nel futuro, e che, come tutti i poeti, è un nostalgico e, come tutti i profeti, un messianico.

C'è stato anche un filone di dantismo nazionale: Giuseppe Mazzini, che ne scrisse nel Dell'amor patrio di Dante, Cesare Balbo, fino a Goffredo Mameli, che ne decantò il ruolo nell'inno mazziniano Dante e l'Italia: “Del cener dell'Italia/ La nuova prole è uscita./ Salve, sublime apostolo/ Del verbo della vita/ Che il nuovo sogno errante/ Stringi al pensier di Dante”.

A Dante dobbiamo la lingua: Dante ha scritto che l'italiano valeva quanto il latino e poteva servire anche per scrivere opere di alta letteratura, in un'epoca, il XIV secolo, in cui tutti consideravano il latino una lingua perfetta e le nuove lingue nate da questo delle lingue senza valore.

È stato calcolato che il 90 per cento del lessico fondamentale dell'italiano in uso oggi è già nella Commedia. Per capire al meglio l'importanza di Dante nella cultura e nella lingua italiana basti leggere il programma del Manzoni che, raccogliendo l'eredità nazionale di una serie di scrittori, inserisce ovviamente anche Dante.

Le mozioni sembra intendano uscire proprio dalla naturale contrapposizione italiana di guelfi e ghibellini, dalla solita faziosità, per lo scopo univoco e orizzontale di celebrare il sommo poeta con una giornata specifica.

Abbiamo invitato, inoltre, il Governo a predisporre una specifica sezione di celebrazioni nell'Esposizione universale di Dubai 2020.

Fratelli d'Italia ha poi presentato una mozione, a prima firma del Vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha voluto inserire anche una chiara indicazione per la difesa della lingua italiana, grande patrimonio nazionale immateriale, al fine di garantirne il suo utilizzo anche - auspichiamo - nella terminologia legislativa e amministrativa del Parlamento italiano e da parte dello Stato, delle sue articolazioni centrali e periferiche, non solo per rispondere al precetto democratico dell'accesso universale alle informazioni pubbliche ma anche per salvaguardare e promuovere la cultura italiana attraverso l'insostituibile strumento della lingua.

L'abuso di prestiti da altre lingue ha superato i limiti, sconfinando persino all'interno di leggi e decreti italiani: il Jobs Act, spending review, split payment.

La lingua italiana è la nostra identità e uno dei nostri vettori di attrazione culturale. Ma, colleghi, oggi ricordiamo anche il 4 novembre, Giornata nazionale dell'Unità e delle Forze armate: temi assolutamente, questi, collegati con la celebrazione di Dante e vicini, nella visione di formazione di una coscienza e un'identità nazionale. “La guerra contro l'Austria-Ungheria che (…) l'Esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. (…) I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”. E anche questa è la bellezza della lingua italiana del Bollettino della Vittoria. Così, il 4 novembre 1918, con l'annuncio del generale Armando Diaz, entrava in vigore l'armistizio tra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-Ungarico. La fine del conflitto veniva sancita dall'ingresso trionfale delle truppe italiane a Trento e Trieste, le due città irredente tornate alla patria grazie alla vittoria.

Sono passati 101 anni dalla vittoria in guerra della nazione e cento dall'istituzione della Giornata nazionale. L'Italia, incerta della propria forza di Stato industriale, ha giocato il tutto per tutto nell'intervento, determinando la propria trasformazione nazionale. In trincea nacque un popolo, il risultato è un tipo nuovo, compiutamente italiano, che sintetizzò i mille campanili e le mille lingue disunite della nostra penisola.

L'Italia era una nazione giovane, senza coscienza di sé, gli Stati preunitari erano tenuti insieme dalla sola unità politica. S'era fatta l'Italia, non s'erano ancora fatti gli italiani. Nelle trincee arrivarono siciliani, lombardi, pugliesi, piemontesi, siciliani e sardi, furono le trincee il primo laboratorio linguistico di italiano; qui molti soldati analfabeti e semianalfabeti, lontani dai paesi d'origine e con il dialetto come sola lingua madre, circondati da connazionali di diversa provenienza, iniziarono a parlare italiano; si formava, come nella Divina Commedia, la lingua nazionale.

Il grande lutto, la nazionale di calcio e poco altro risvegliano - cominciamo a dubitarne - il nostro spirito unitario; per il resto, siamo ben poco propensi a ricordare le gesta vittoriose delle nostre Forze armate: dopo decenni di indottrinamento antimilitarista è per noi semplice sapere cosa significa il 4 luglio per gli americani ma non il 4 novembre per noi.

La retorica antimilitarista arriva anche ai personaggi storici: Leonardo da Vinci è stato un valido ingegnere militare che ha preconizzato numerose macchine belliche contemporanee ma la cultura dell'intellighenzia di sinistra lo descrive come un hippie, come ci ricorda uno splendido video delle Forze armate che lo celebra nella sua intelligenza di ingegnere militare.

Diceva Montanelli che se “un popolo che ignora il proprio passato, non conoscerà mai nulla del proprio presente”. Fratelli d'Italia in queste ore è impegnata a Bolzano con una pattuglia di parlamentari per denunciare le continue aggressioni all'unità nazionale che vengono perpetrate in quel territorio. La paventata cancellazione da parte del consiglio provinciale della denominazione “Alto Adige”, che solo Fratelli d'Italia ha contrastato nel silenzio delle altre forze politiche, e la ripetuta richiesta del doppio passaporto sono provocazioni che non possono più essere tollerate.

Sul Piave, tra novembre 1917 e giugno 1918, i nostri fanti hanno gridato: “Non passa lo straniero” e lo ribadiamo anche noi oggi qui in Aula. Fra le grandi storie dei Sauro e dei Battisti, la Grande Guerra ha fatto emergere alcuni tratti del carattere nazionale italiano, dell'eroismo e degli slanci disinteressati. Una storia poco conosciuta e poco narrata è quella dei Fratelli Calvi della Val Brembana: Natale, Attilio, Santino, Giannino, ne sono un esempio. Sono veri fratelli d'Italia: Natale, il maggiore, è ufficiale; Attilio sottotenente. In Libia fanno parte della 51ª compagnia del battaglione alpini “Edolo”, inquadrati nel V reggimento alpini; sono grandi soldati ma, soprattutto, grandi uomini.

Attilio Calvi viene insignito di una medaglia di bronzo al valore militare per la calma e il coraggio messi in campo. I Calvi rientrano in Italia nel 1914. Il battaglione “Edolo” è dislocato nell'Alta Valcamonica, nelle zone del Tonale, dell'Adamello e di Castellaccio. In quattro – pensate, colleghi - ricevettero 15 medaglie al valore militare. Queste sono le storie di eroismo racchiuse in quell'epopea che fu la Prima guerra mondiale.

La Giornata dell'Unità nazionale del 4 novembre è l'unica festa nazionale che sia stata celebrata dall'Italia prima, durante e dopo il fascismo. È stata istituita nel 1919 ed è durata fino al 1976. Dal 1977, come sappiamo, dopo una riforma del calendario volta ad aumentare i giorni lavorativi, si cominciò a festeggiare la Giornata dell'Unità nazionale delle Forze armate nella prima domenica di novembre. Nel 2001 viene restituita la celebrazione della festa nazionale della Repubblica il 2 giugno di ciascun anno, che, pertanto, viene ripristinato come giorno festivo. Se oggi il 2 giugno è tornato a essere come un giorno di festa in cui celebrare la nascita della Repubblica, il 4 novembre viene ricordato solo dalle Forze armate e non da tutto il popolo italiano…

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, capisco la connessione politica che lei vuole fare al testo, ma anche leggendo la mozione che voi state predisponendo siamo su Dante Alighieri.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sto tornando su Dante Alighieri in conclusione. Dunque, va riconosciuta una verità: l'Italia il 4 novembre ha vinto la Prima guerra mondiale. Quella data risulta un patrimonio storico fondamentale che il politicamente corretto vergognosamente nasconde avvolgendola in una melassa buonista. Come scrisse lo storico Gioacchino Volpe, “la Grande Guerra vittoriosa e i processi politico sociali che innescò hanno rappresentato il compimento dell'idea di nazione a un livello più alto e più maturo rispetto al primo cinquantennio unitario”. Auspichiamo, quindi, che venga reintrodotto il 4 novembre come festa nazionale, facendola tornare festività per i nostri padri e per i nostri figli, i figli di Dante Alighieri.

Per concludere, le Forze armate, i nostri ragazzi, sono impegnati in teatri complessi rappresentando un gioiello prezioso per la nostra immagine all'estero e nei contesti civili aiutano a risolvere soprattutto la percezione dell'insicurezza. Il bilancio della Difesa viene spesso impiegato e distribuito in capitoli di spesa che non garantiscono sostenibilità…

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, la prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sto concludendo con Dante.

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Il bilancio della Difesa deve sicuramente essere riequilibrato. Dante scriveva: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta (…)” come nei tempi che corrono. Ci batteremo affinché quest'Italia, l'Italia di Dante Alighieri, rappresentata orgogliosamente dalle proprie Forze armate, abbia bisogno e sia dotata di maggiori fondi e che nessuno possa permettersi di disonorarla. Siamo accanto a ognuno di loro, dei nostri ragazzi, i nostri fratelli d'Italia e i figli di Dante Alighieri. Viva le Forze armate, viva l'Italia (Il deputato Mollicone espone la bandiera della Repubblica italiana)!

PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, il tricolore è per noi tutti una cosa molto seria.

È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Gentili colleghi, devo dire che sono un po' imbarazzata a prendere la parola in quest'Aula dopo le lezioni dei miei colleghi su Dante e sull'Unità d'Italia del collega Mollicone e, tra l'altro, gli va di “sfiga” perché sono torinese e l'Unità d'Italia l'abbiamo voluta fortemente noi, e ricordo a Mollicone, qualora non l'avesse conosciuto, che i centocinquant'anni dell'Unità d'Italia….

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Non siete più capitale d'Italia!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Onorevole Mollicone, onorevole Mollicone!

SILVIA FREGOLENT (IV). L'Unità d'Italia, nel festeggiamento del suo centocinquantesimo anno, ha visto Torino riempita di tricolore, quel tricolore che lei ha sbandierato in quest'Aula, ma mi chiedo cosa facesse negli anni in cui Fratelli d'Italia era alleata, come adesso, con la Lega Nord che, invece, prevedeva la Repubblica Padana.

Detto questo, parlare di Dante e di italianità ci fa piacere in un momento in cui la cultura, la cultura italiana è un elemento di forte attrazione turistica e culturale mondiale. Noi abbiamo una grande fortuna: essere il primo Paese per patrimonio UNESCO e sicuramente la suggestione di ricordare Dante nel suo settecentesimo anno dalla morte, così come è avvenuto nella passata legislatura con l'istituzione …

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fregolent. Avevo qui il collega Mollicone che voleva darmi una lezione di Presidenza, ma me la darà dopo.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Lezione di democrazia!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Fregolent, vada pure avanti.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie. Appunto come ricordavano i colleghi, nella passata legislatura è stato istituito, con un'apposita legge, il riconoscimento dei 500 anni dalla morte di Leonardo e di Raffaello, e i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, da festeggiare nel 2021. In questi sette anni, che hanno visto l'istituzione di questa legge fino alla definizione del 2021 come riconoscimento, appunto, della morte di Dante Alighieri, sono state numerose le iniziative fatte nelle città, in particolare Ravenna, Verona e Firenze, per ricordare il sommo poeta. Sono iniziative che hanno avuto un grandissimo successo, soprattutto da parte dei giovani, questo a dimostrazione che c'è un modo forse moderno di raccontare Dante che piace alle giovani generazioni. Ricordiamo quando in televisione, forse nella RAI non sovranista che abbiamo visto in questi ultimi mesi ma quella forse un po' più gloriosa di qualche tempo fa, Roberto Benigni lesse i canti del Paradiso, facendo come share 12 milioni, che sono, più o meno, quanto una partita della nazionale italiana. Era il 2002 e, per carità, probabilmente Benigni era anche popolare perché aveva vinto un Oscar, ma leggere il Paradiso e neanche l'Inferno, che se si vuole è di certo non più facile però molto più attraente - io, per esempio, adoro il canto di Ulisse dell'Inferno e non so il perché; probabilmente per la curiosità e per la grazia con il quale Dante descrive, appunto, la figura del grande navigatore che va oltre le colonne d'Ercole, un po' invidiandolo e un po' quasi proteggendolo rispetto all'ira celeste -, ma, detto tutto questo, lui lesse, appunto, il Paradiso, che invece è molto più difficile, facendo 12 milioni di share. Inoltre, ricordo sempre lo quando stesso Benigni, nel 2015, in piazza Santa Croce, a Firenze, con la lettura dei canti danteschi c'erano 5 mila persone in piazza.

Probabilmente la cultura che noi immaginiamo nel fare questa promozione, cioè nel promuovere un giorno dedicato al grande poeta, dovrebbe essere fatta così, esattamente prendendo spunto da quei suggerimenti che appunto, come veniva ricordato dai colleghi; Il Corriere della Sera ha in maniera suggestiva ad aprile incominciato a far ciò, esattamente prendendo spunto da quello che succede in Irlanda il 16 giugno dove, appunto, c'è il Bloomsday, la festa dedicata a Leopold Bloom e al suo autore, appunto James Joyce. Immaginiamo cosa debba essere, invece, fare un giorno dedicato a Dante, sicuramente il poeta italiano più conosciuto e tradotto al mondo, tanto è vero che la Società dantesca, l'Associazione degli italianisti, la Crusca e la Società Dante Alighieri hanno tutti apprezzato questa suggestione e hanno tutti sostenuto quest'idea, tant'è vero che le mozioni che oggi veniamo a discutere sono mozioni che prendono spunto da questo. Io ringrazio i colleghi che per primi hanno firmato e hanno proposto questa iniziativa perché hanno colto uno spirito che dev'essere, appunto, di monito per tutti. La cosa buffa e interessante - mi dispiace che l'onorevole Mollicone sia andato via e si sia offeso, ma io non volevo offendere nessuno, piuttosto solo ricordare da dove vengo e spero che ciò non sia un'offesa - è che, appunto, discutiamo oggi di questa mozione, il 4 novembre.

Si tratta del giorno che si dedica alla fine della Prima guerra mondiale, che sarebbe opportuno, come abbiamo fatto in questi anni, celebrare in tutta la sua crudeltà, ma anche qualche giorno dopo la morte di un grande scrittore italiano, un genio assoluto della letteratura, un regista e un poeta di indubbia sensibilità, come Pier Paolo Pasolini. Mi fa piacere che il collega abbia - nel dedicare le parole di Dante - parlato di Pier Paolo Pasolini. Il 2 novembre 1975 morì a Roma e il pensare che, qualche giorno dopo, noi parliamo di letteratura e di Dante da questi banchi, dove di solito le urla e gli schiamazzi sono molto più elevati e fanno da sottofondo ai nostri interventi, mentre oggi, finalmente, in un silenzio forse che dovrebbe essere la norma, si parla di cultura italiana, questa è una cosa che avrebbe fatto piacere a una persona che si definiva comunista e, come tale, fu cacciata dal partito in cui credeva.

Oggi, con queste mozioni, noi diamo un giusto riconoscimento alla cultura italiana. Sicuramente, in questi anni, grazie anche alle iniziative fatte nella passata legislatura, quelle delle domeniche gratuite nei musei, si è visto un rilancio dell'offerta culturale del nostro Paese. Penso che ci stiamo avviando ad una legge di stabilità che sicuramente è difficile e bisogna far tornare i conti a tutti i costi, ovviamente, ma da questi banchi, oltre a ringraziare il Ministro Franceschini per i soldi che ha messo nel 2017 proprio per la giornata dedicata a Dante del 2021, quindi soldi che sono serviti a quei comuni - che prima citavo e non soltanto quelli, ma a tutti quelli che hanno fatto iniziative - per poter avere risorse economiche per fare una giusta diffusione della giornata di Dante, quello che toccherà a fare noi parlamentari della maggioranza - e lo dico a tutte le forze che ne fanno parte - è evitare che ci siano tagli o, comunque, non adeguate risorse economiche per quanto riguarda la cultura, perché il nostro patrimonio culturale è enorme, è immenso ed è forse più amato dagli stranieri che non dai nostri stessi italiani. Quando si va in un Paese straniero e si dice che si è dell'Italia, tutti sanno almeno citare qualche nostro grande artista, noi magari non riusciamo a fare altrettanto quando andiamo nei Paesi stranieri, ciò perché, per fortuna, il nostro territorio ne è pieno. Ringrazio i colleghi che hanno stilato queste mozioni e sicuramente Italia Viva voterà a favore delle mozioni di maggioranza, ma ci sarà tutto il tempo, poi, per vedere se anche le forze di opposizione, oltre al 4 novembre, avranno presentato mozioni su Dante (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, vorrei innanzitutto ringraziare il deputato e collega Michele Nitti per avere portato in quest'Aula una mozione, condivisa da molti colleghi e colleghe, per l'istituzione di una giornata dedicata a Dante Alighieri, la cui importanza si fa ancora più percepibile in prossimità del settecentesimo anniversario dalla morte del sommo poeta, che si celebrerà nel 2021.

“Conoscere e descrivere la mente di Dante sarà mai possibile? Egli eclissa nella profondità del suo pensiero: volontariamente eclissa”: questa frase di Giovanni Pascoli esprime perfettamente quanto sia difficile riassumere i tratti salienti della personalità di Dante Alighieri e il suo apporto alla storia italiana con un breve intervento. Fra tutti i letterati e i poeti che hanno impreziosito la nostra letteratura con propri versi, Dante rappresenta l'assoluta eccellenza. Fu lui, d'altronde, a fissare le regole della nostra lingua, a rendere immortale il cosiddetto “dolce stil novo”, ad elevare sentimenti cortesi d'amore e gentilezza con i più alti codici espressivi. Sempre lui a raccogliere l'insieme delle conoscenze comuni a tutta l'Europa medievale e a connetterle in un'unica opera: quella Divina Commedia che rimane tuttora il più affascinante tra gli scritti della letteratura italiana e, sotto molteplici aspetti, ancora avvolta da un'intatta coltre di mistero e meraviglia. Un'opera che stupisce a partire già dalla sua unica e inimitabile struttura metrica, caratterizzata dall'uso di terzine e di endecasillabi a rime alternate, sigillo di uno stile che non ha eguali in tutta la letteratura occidentale. Ma, al preziosismo stilistico si aggiunge l'incredibile capacità di Dante di descrivere, soppesare e misurare l'intera società del suo tempo e metterla in comunicazione con i personaggi della tradizione classica e della tradizione biblica. L'architettura della Commedia colpisce proprio per l'abilità di Dante di mischiare il sacro al profano, i vizi alle virtù, il contemporaneo all'antico, senza che nulla appaia fuori luogo o inappropriato. Tutti noi abbiamo chiuso gli occhi per immaginare i dialoghi tra il poeta e Virgilio, la commozione di Dante dinanzi a Paolo e Francesca, la sua curiosità nell'ascoltare il racconto di Ulisse alle Colonne d'Ercole, la sua gioia nel ritrovare l'agognato sorriso di Beatrice. Nel viaggio che Dante compie tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, sono racchiusi i mille volti e le mille sfaccettature dell'umanità, saldamente ancorate alle vicende della sua epoca. D'altronde, Dante aveva avuto modo di approfondire ed esaminare da vicino i fatti storici, occupandosi in prima persona degli affari politici della propria città. Nella vivace e spesso violenta Firenze del XIII secolo, Dante ricoprì diverse cariche pubbliche e partecipò attivamente allo scontro tra le diverse fazioni, che riguardò in particolare le tensioni tra i cosiddetti Guelfi bianchi, capeggiati dalla famiglia dei Cerchi, e i Guelfi neri, capeggiati dalla famiglia dei Donati. Erano anni in cui la società era attraversata da importanti mutamenti di carattere economico, con la borghesia urbana che reclamava maggiore spazio e potere, e l'antico ceto dei cavalieri, che continuava a imporre i propri privilegi più con la spada che con il dialogo. Una simile situazione rendeva difficile far prevalere la diplomazia e ricercare soluzioni concilianti. Per comprendere quanto fosse complesso occuparsi di politica nella Firenze del 1200, sarebbe interessante leggere la Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi di Dino Compagni, altro uomo proveniente da una famiglia di mercanti, che, come Dante, fu coinvolto nella gestione del governo comunale per rimanerne profondamente deluso. Ma se Compagni ebbe la possibilità di ritirarsi volontariamente dalla vita pubblica, Dante pagò con l'esilio le proprie scelte. Questo evento rappresentò un doloroso spartiacque nelle ultime esperienze del poeta. Il forzato allontanamento dall'amata città, sede degli affetti e delle amicizie, divenne una ferita troppo grande da sanare e neppure l'ormai unanime riconoscimento del suo genio presso le principali corti del nord Italia, come quella di Cangrande della Scala a Verona dove Dante trovò rifugio dopo la condanna all'esilio, fu in grado di ridestarlo dalla nostalgia della madrepatria. In questi ultimi anni, il sommo poeta si dedicò alla sua opera maggiore, la Divina Commedia, e cercò di sublimare la sua passione per la politica con la stesura del De Monàrchia, trattato in latino al quale affidò le sue più mature riflessioni sulla gestione del potere e sul rapporto tra le due più grandi potenze della sua epoca: il Papato e l'Impero. Sarebbero molti altri gli aspetti della figura di Dante Alighieri da mettere in risalto e da citare, ma sia per il tempo a mia disposizione, sia per il valore della mozione che ci apprestiamo a votare, ho ritenuto che siano questi i temi su cui focalizzare maggiore attenzione. Nonostante lo studio delle opere di Dante sia ancora centrale nei programmi didattici, soprattutto per quanto concerne le indicazioni per i curricula della scuola secondaria di secondo grado, la crescente povertà del lessico di uso quotidiano ha reso sempre meno accessibile la comprensione dei testi danteschi, con il risultato che le nostre studentesse e i nostri studenti non riescono ad apprezzarne né le trame stilistiche, né le finezze concettuali. Diventa, quindi, indispensabile trovare delle occasioni per ravvivare l'interesse verso gli scritti del poeta fiorentino, puntando a modalità che vengano avvertite più percepibili dalla sensibilità dei giovani. Viene subito in mente la passione di Roberto Benigni, citato pure dalla collega Fregolent, nel declamare alcuni versi della Divina Commedia al teatro o in televisione, ricevendo l'attenzione e l'ammirazione da parte di un pubblico eterogeneo e di tutte le età. La grande abilità dell'attore, fiorentino di nascita come il poeta, sta proprio nel rendere quasi tangibili i versi di Dante e di avvicinarli alla contemporanea sensibilità in quella che potremmo definire quasi una “corrispondenza celeste d'amorosi sensi”. E se è vero che anche Benigni rappresenta un artista unico nel suo genere e certamente inimitabile, è altrettanto vero che, in una giornata interamente dedicata a Dante, andrebbero pensati degli eventi in cui adottare anche simili forme comunicative, così da destare maggiore curiosità in ampie fasce di pubblico.

Ci sono, poi, numerosi esempi sul territorio nazionale che dimostrano come sia possibile trasmettere nei giovani la passione per gli scritti dell'illustre poeta fiorentino; penso alla Settimana degli Studi Danteschi, che viene organizzata ogni anno nel comune di Palermo e vede la collaborazione tra alcuni licei, l'Università degli Studi di Palermo, l'associazione Amici dell'Accademia della Crusca e il MIUR e coinvolge esperti nell'ambito della letteratura, della filologia, della chimica, della teologia, della fisica, dell'informatica, del giornalismo e di molti altri settori.

Partendo da versi desunti dalla Divina Commedia o da altri testi della produzione del sommo poeta, i relatori dei vari appuntamenti della Settimana degli Studi Danteschi affrontano dibattiti di vario genere, che traggono la propria origine proprio nelle parole del poeta fiorentino; del resto, come già accennato in precedenza, Dante riuscì a cogliere l'essenza della cultura medievale sotto i più vari aspetti, dalla rappresentazione dell'universo e delle stelle all'interpretazione delle dottrine teologiche, passando per una lettura della storia classica in chiave cristiana, per l'esaltazione dell'esperienza d'amore come esperienza capace di risollevare l'uomo dal peccato e di riavvicinarlo a Dio, fino alla denuncia dei mali che affliggevano le istituzioni del tempo e della dilagante corruzione che imperversava tra le vie della città. Accanto a questi sottili e appaganti dibattiti, la Settimana degli Studi Danteschi prevede il diretto coinvolgimento degli studenti, che con performance musicali, letterali e teatrali riflettono sugli insegnamenti che solo un'attenta lettura dei testi di Dante può offrire e ne assimilano i contenuti. Prendendo spunto da eventi di questo tipo e con il supporto degli esperti in materia, sarà sicuramente più semplice pensare a una giornata celebrativa in onore di Dante.

Ma il valore dell'apporto di Dante nella nostra coscienza nazionale va persino oltre il suo enorme contributo da un punto di vista squisitamente poetico; Dante è il simbolo di chi persegue “virtute e canoscenza”, senza sentirsi mai appagato, di chi è convinto che l'individuo debba essere prima di tutto cittadino e che non esista impegno intellettuale privo di impegno civico, di chi riesce a guardare contemporaneamente ai sentieri dell'imminente e a scrutare il trascendente. Tutti coloro che si sono contraddistinti nel campo delle arti e dell'ingegno hanno guardato a Dante come a un padre, a un saggio maestro, fonte d'ispirazione e di ammirazione; già Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca avvertirono la specificità del suo talento e la profondità delle sue opere. Persino due autori eccezionali come loro si resero conto, fin da subito, che Dante avrebbe costituito un unicum fra tutti i poeti che sarebbero venuti dopo di lui; o, ancora, Giuseppe Mazzini che, mentre lavorava per riunire l'Italia sotto un'unica bandiera, definì Dante: “(…) un uomo Italiano, il più grande fra gl'Italiani che io mi conosca”.

A volte, forse, ci sfugge quanto Dante sia presente nella nostra quotidianità e che i versi con cui si inaugura la Commedia sono noti a tutti, ripetuti a memoria, quasi inconsapevolmente, anche dai bambini; il suo volto ci è familiare come quello di un amico o di un parente, campeggia nelle nostre biblioteche, nelle nostre piazze e finanche nelle nostre monete.

Concludo questo mio intervento, citando gli ultimi versi del XXX Canto del Purgatorio: “Io ritornai da la santissima onda rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda, puro e disposto a salire alle stelle”.

Nonostante la crescente disaffezione nei confronti della grande letteratura, la convinzione che le future generazioni possano riappropriarsi di queste ingenti ricchezze intellettuali deve rimanere salda, come la fiducia che Dante aveva nella possibilità di salire alle stelle dopo le sofferenze dell'Inferno e del Purgatorio (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire, come concordato con l'onorevole Bonaccorsi.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica (ore 15,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1623-A, 1624-A, 1625-A, 1626-A, 1988 e 1989.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017 (A.C. 1623-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017 (A.C. 1623-A).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1623-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Riccardo Olgiati. Prego, collega.

RICCARDO OLGIATI, Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, ricordo preliminarmente che il Ciad, dopo l'indipendenza dalla Francia, conquistata nel 1960, è stato attraversato da una guerra civile quarantennale che ha visto confrontarsi le regioni del Nord, a maggioranza musulmana, appoggiate dalla Libia, contro quelle del Sud, a maggioranza cristiana, sostenute dalla Francia. Dopo un decennio di dittatura di Hissène Habré, condannato all'ergastolo nel 2016 dalla corte d'appello del tribunale del Senegal per crimini contro l'umanità, nel 1990 un colpo di Stato ha portato al potere il generale Idriss Déby Itno, rieletto da ultimo, per la quinta volta, nell'aprile 2016. Il 4 maggio 2018 è entrata in vigore una nuova Costituzione e le elezioni legislative, rimandate più volte, da ultimo il 3 ottobre scorso, dovrebbero svolgersi entro i primi tre mesi del 2020.

Alle tradizionali attività economiche legate all'allevamento e all'agricoltura, a partire dai primi anni Duemila, si è affiancata una rilevante attività estrattiva di petrolio che ha fatto crescere in misura consistente il PIL. In un contesto, dunque, caratterizzato da rischi di instabilità e in cui prevale l'esigenza di consolidare le istituzioni statali, l'Accordo con il Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa intende definire una adeguata cornice giuridica volta a rafforzare la cooperazione bilaterale, anche al fine di consolidare le specifiche capacità difensive e migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza, compresa la lotta contro l'immigrazione irregolare e il terrorismo.

L'Accordo è composto da un breve preambolo e da dodici articoli; i princìpi ispiratori e lo scopo dell'Accordo sono enunciati nell'articolo 1: agevolare e sviluppare la cooperazione nel settore della difesa sulla base dei principi di reciprocità, eguaglianza e mutuo interesse, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali sottoscritti.

L'articolo 2 attribuisce la responsabilità della gestione delle attività ai rispettivi Ministeri della difesa e individua aree e le modalità di gestione, tra cui la politica di sicurezza militare e di difesa, lo svolgimento di operazioni umanitarie e di mantenimento della pace, l'organizzazione e l'impiego delle Forze armate, servizi ed equipaggiamenti delle unità militari e la gestione del personale. Le modalità di cooperazione bilaterale previste dall'Accordo includono scambi di visite di delegazioni civili e militari e incontri tra i rappresentanti delle istituzioni della difesa, scambio di personale, nonché di studenti provenienti da istituzioni militari, partecipazione a corsi di formazione, seminari e conferenze organizzate presso istituti civili e militari della difesa e partecipazioni ad esercitazioni militari.

Particolare rilievo assume l'articolo 6 che, come ha ben evidenziato anche la Commissione difesa nel parere espresso sul provvedimento, concerne la cooperazione nel campo dei prodotti della difesa ed enumera le categorie di armamenti oggetto della cooperazione. Nella relazione illustrativa che correda il disegno di legge, in particolare, viene precisato che tale cooperazione potrà avvenire con operazioni dirette tra le parti oppure tramite società private, autorizzate dai rispettivi Governi, mentre l'eventuale riesportazione del materiale acquisito verso Paesi terzi potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della parte cedente e, in ogni caso, nel rispetto dei principi di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.

Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, oltre a contenere le consuete disposizioni riguardanti rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, disciplina, all'articolo 3, la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal provvedimento, pari ad euro 8.818 annui ad anni alterni, a decorrere dal 2019, ascrivibili al funzionamento della Commissione tecnica mista prevista dall'articolo 4 dell'Accordo.

Ciò premesso auspico una rapida conclusione dell'iter di approvazione del disegno di legge in esame, che mira a consolidare le nostre relazioni con il Ciad, non già promuovendo la cessione di armi, bensì lo scambio di informazioni tra le Forze armate dei due Paesi, nonché la logistica, la ricerca scientifica e le procedure di addestramento. Tale cooperazione porterà certamente beneficio al Ciad, che sta risentendo pesantemente degli attacchi del terrorismo islamista attivo sia all'interno del Paese sia nelle zone limitrofe.

Ritengo opportuno segnalare anche che il Ciad, oltre a cooperare nell'ambito della missione ONU MINUSMA, volta a sostenere il processo politico di transizione e stabilizzazione del Mali, ospita la task force multinazionale congiunta, di cui fanno parte anche Nigeria, Benin, Camerun e Niger, di contrasto ai miliziani jihadisti di Boko Haram.

Inoltre, nella capitale del Ciad, N'Djamena, ha sede il quartier generale dell'operazione “Barkhane”, avviata dal Governo francese allo scopo di combattere le reti terroristiche e mettere in sicurezza tutti i Paesi del G5 del Sahel (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo: prendo atto che si riserva di farlo.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017 (A.C. 1624-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1624-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1624-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Cabras.

PINO CABRAS, Relatore. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo al nostro esame è volto ad incrementare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate di Italia e Repubblica del Congo, al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.

Mi limito a ricordare che la Repubblica del Congo, nota anche come Congo-Brazzaville, dal nome dell'esploratore italiano Pietro Savorgnan di Brazzà, noto anche come ex Congo francese, sul lato ovest del fiume Congo, un Paese di 350 mila chilometri quadrati e 5 milioni di abitanti, una popolazione per metà cristiana e per metà animista, è diventato indipendente dalla Francia nel 1960. Ha conosciuto, a partire dai primi anni Duemila, malgrado l'entrata in vigore della nuova Costituzione, che ha consolidato la forma di Governo in chiave presidenziale, pur istituendo una Assemblea bicamerale, una fase di conflitti interni che, nel 2016, ha determinato la fuga dal Paese di ben 80 mila persone. Nel dicembre 2017, è stato firmato un accordo di cessate il fuoco ed è attualmente in atto un processo di dialogo politico interno pacifico.

L'Accordo in esame, che si compone di un breve preambolo e dodici articoli, ha per obiettivo stabilire le condizioni generali per la cooperazione nel settore della difesa su base reciproca e in conformità ai rispettivi ordinamenti giuridici.

Il campo di applicazione comprende la formazione dei militari congolesi negli stabilimenti militari italiani, l'acquisizione di equipaggiamenti e di materiali, l'assistenza in materia di sanità, trasmissioni, logistica, servizi, lo scambio di informazioni strategiche.

Ai sensi dell'articolo 4, sarà istituita una Commissione tecnica mista incaricata di seguire l'applicazione dell'Accordo e degli atti che ne discendono, che si riunirà una volta all'anno, alternativamente nei due Paesi.

Gli oneri derivanti dal provvedimento, pari a euro 7.464 annui, ad anni alterni, a decorrere dal 2019, sono peraltro ascrivibili alle attività della Commissione tecnica mista.

Quanto agli aspetti finanziari derivanti dall'applicazione dell'Accordo, ciascuna parte, fatta eccezione per l'assistenza sanitaria d'urgenza, da fornire, se possibile, presso le infrastrutture militari, sosterrà le spese di propria competenza nell'ambito dell'esecuzione dell'Accordo, subordinatamente alla disponibilità dei necessari fondi.

Ritengo opportuno evidenziare che l'articolo 6 riconosce allo Stato ospitante il diritto di giurisdizione nei confronti del personale civile e militare ospitato per i reati commessi nel suo territorio e puniti secondo la sua legge. Inoltre, qualora il personale ospitato sia coinvolto in eventi per i quali la legislazione dello Stato ricevente prevede l'applicazione della pena capitale o altre sanzioni in contrasto con i principi fondamentali e con l'ordinamento giuridico dello Stato inviante, tali pene e sanzioni non saranno irrogate e, se già irrogate, non saranno eseguite. La giurisdizione potrà, invece, essere esercitata dallo Stato inviante per i reati commessi dal proprio personale, nei casi in cui minaccino la propria sicurezza e il proprio patrimonio e per quelli commessi, intenzionalmente o per negligenza, nell'esecuzione del servizio o in relazione con esso.

Ci sono ulteriori articoli che lascio in deposito nella relazione, che potranno essere analizzati.

La durata dell'Accordo - vado in sintesi - è stabilita in 5 anni rinnovabili automaticamente, salvo denuncia. In caso di forza maggiore, definita come qualsiasi evento improvviso, grave imprevedibile, irresistibile ed indipendente dalla volontà delle parti, le parti possono, previo incontro, decidere di continuare, sospendere o risolvere l'Accordo a seguito di un comune esame della situazione nell'ambito di una Commissione tecnica straordinaria.

Quanto premesso è alla base dell'auspicio di una valutazione favorevole sul provvedimento in esame da parte di quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: prendo atto che non lo ritiene.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017 (A.C. 1625-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1625-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1625-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Cappellani.

SANTI CAPPELLANI, Relatore. Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, prima di passare all'illustrazione dei contenuti dell'Accordo, vorrei ricordare che il Turkmenistan, un Paese centroasiatico di circa 5,6 milioni di abitanti, assoggettato all'Impero russo prima e all'Unione sovietica poi, ha proclamato l'indipendenza nell'ottobre del 1991. Per lungo tempo, la posizione del Turkmenistan ha presentato forti connotazioni isolazioniste, escludendo il Paese dai principali fora di dialogo e cooperazione regionali, limitandone notevolmente le potenzialità derivanti sia dalla strategica collocazione geografica, sia dal possesso di ingenti risorse energetiche.

Con l'attuale Presidenza, la politica estera, ferma restando la neutralità permanente del Turkmenistan, si è più solidamente orientata alla capitalizzazione degli elementi di forza del Paese. L'apertura di una linea di dialogo e cooperazione con i principali attori della comunità internazionale, ad ogni livello, ha affiancato i soliti e tradizionali rapporti con la Federazione russa. Unione europea e Cina sono stati gli interlocutori privilegiati del nuovo corso di politica estera, che ha attirato ingenti investimenti nei settori dell'esplorazione, sfruttamento e trasporto delle risorse energetiche.

Italia e Turkmenistan presentano punti di vista convergenti su molti temi di politica estera in discussione in diversi fori internazionali, in particolare, nell'ambito delle Agenzie ONU. Il nostro Paese apprezza, in particolare, lo status di neutralità permanente del Turkmenistan, riconosciuto a livello internazionale con risoluzioni delle Nazioni Unite, così come è positivamente considerata dal Governo turkmeno la politica estera adottata dal nostro Paese, imperniata sul dialogo e la soluzione diplomatica delle controversie. I due Paesi si sostengono reciprocamente in occasione di rispettive candidature presso organismi internazionali.

Ad una linea di moderata apertura sul piano della politica estera non ha corrisposto un'apertura sul fronte istituzionale interno. Il Turkmenistan, formalmente Repubblica presidenziale, rimane, di fatto, uno Stato a partito unico, dominato dal Partito democratico del Turkmenistan, erede del Partito comunista di epoca sovietica, il cui monopolio non è stato affatto scalfito dall'introduzione del multipartitismo, dal momento che il Governo controlla strettamente il processo di nomina dei candidati alle elezioni (tradizionalmente giudicate non corrette dagli osservatori internazionali).

L'economia turkmena è caratterizzata dalla presenza di grandi riserve di idrocarburi: il Paese, in particolare, possiede riserve di gas seconde solo a quelle russe, iraniane, quatarine ed equivalenti all'11,7 per cento delle riserve a livello planetario, che hanno consentito sostenuti tassi di crescita non interrotti dalla crisi economica internazionale, soprattutto grazie alla bassa esposizione del Paese sui mercati e alle prudenti politiche macroeconomiche.

L'Accordo in esame è volto a predisporre un'adeguata cornice giuridica per avviare le forme strutturate di cooperazione bilaterale tra Forze armate dei due Stati, nell'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulla questione di sicurezza.

I settori di cooperazione possono essere così sintetizzati: sviluppo e ricerca scientifica; supporto logistico e acquisizione di prodotti e servizi della difesa; industria militare; esportazione e importazione di armi nell'osservanza delle rispettive norme nazionali; cooperazione nel campo della politica di gestione del personale; formazione e addestramento, inclusa la partecipazione a seminari e conferenze; questioni relative all'ambiente, con riguardo alle contaminazioni ambientali dovute alle attività militari; sanità militare; eventi sportivi militari.

L'articolo 5 dell'Accordo impegna le parti all'attuazione delle procedure necessarie per garantire la protezione della proprietà intellettuale, compresi i brevetti, derivante da attività condotte in conformità dell'Accordo stesso e secondo le rispettive normative nazionali e gli accordi internazionali in materia sottoscritti dalle parti.

L'articolo 9 riguarda la sicurezza delle informazioni classificate, specificando che il loro trasferimento potrà avvenire solo attraverso canali intergovernativi diretti, approvati dalle rispettive autorità nazionali per la sicurezza o dalle autorità nazionali designate in conformità alle leggi dei due Stati. Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di cinque articoli. In particolare, l'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal provvedimento, che ammontano a 4.226 euro ad anni alterni, a decorrere dall'anno 2019, dettagliati nella relazione tecnica allegata al provvedimento.

PRESIDENTE. Grazie, collega. Se ritiene, possiamo allegare la fine del suo intervento al verbale. É così consentito e può depositarlo.

Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018 (C. 1626-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 1626-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1626-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, il deputato Riccardo Olgiati.

RICCARDO OLGIATI, Relatore. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, l'Accordo al nostro esame ha lo scopo di consolidare la collaborazione in materia di acquisizioni per la difesa con il Messico nel quadro del comune proposito di contribuire alla pace e alla stabilità internazionale. L'intesa fa seguito a una dichiarazione congiunta di partenariato strategico tra i due Stati sottoscritta nel 2012, che ha fissato la comune intenzione di avviare un dialogo bilaterale nel campo della sicurezza. Alla dichiarazione è seguito nel 2016 un memorandum di intesa tra il nostro Ministero della difesa da una parte e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani dall'altra, che ha posto le basi per la cooperazione nei settori di competenza delle forze terrestri, aeree e marittime e riguarda, tra i vari ambiti di intervento, le operazioni umanitarie e di soccorso, le operazioni di mantenimento della pace, la formazione e l'addestramento.

La cooperazione bilaterale mira ad incrementare i rapporti a livello tecnico-industriale con un Paese con il quale esistono solidi legami istituzionali e che risulta un attore di rilievo nel panorama politico, economico e tecnologico del continente americano. In particolare, il perfezionamento di tale atto consentirà un più efficace sostegno agli interessi delle industrie nazionali di difesa, facilitando la costituzione di partenariati industriali nel settore anche in direzione dei mercati. Segnalo che l'entrata in vigore dell'Accordo consentirà al Ministero della difesa, d'intesa con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di svolgere attività di supporto tecnico-amministrativo in favore del Governo messicano in relazione all'eventuale acquisizione da parte dello stesso di materiali per la difesa prodotti dall'industria nazionale, nel rigoroso rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di esportazione di materiale di armamento stabiliti dalla già richiamata legge n. 185 del 1990.

L'Accordo è composto da 11 articoli, preceduti da un breve preambolo. Particolare rilievo assumono gli articoli 3 e 4: il primo dei due illustra l'ambito di applicazione della cooperazione bilaterale, basata sui principi di reciproco rispetto e di uguaglianza, specificando che ciascuna parte offrirà sostegno all'altra in ogni fase del processo dell'eventuale acquisizione di materiali e servizi prodotti da un'industria nazionale, dalla specificazione dei requisiti tecnici alle fasi relative alla produzione, comprese quelle delle prove e delle attività iniziali di qualificazione e certificazione di aeronavigabilità e di gestione della configurazione dei sistemi eventualmente acquisiti. L'articolo 4 elenca le tipologie di materiali che saranno oggetto della cooperazione tra le parti; inoltre stabilisce che il reciproco approvvigionamento dei suddetti materiali potrà avvenire con operazioni dirette tra le parti, mentre l'eventuale riesportazione del materiale acquisito verso terzi potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della parte eccedente. In ogni caso le attività ivi disciplinate avverranno in accordo con i principi di cui alla legge n. 185 del 1990.

L'articolo 7 disciplina le procedure necessarie per garantire la protezione della proprietà intellettuale, compresi i brevetti derivanti da attività condotte in conformità dell'Accordo. Essa avverrà ai sensi delle rispettive normative nazionali, nonché, per l'Italia, degli obblighi derivanti dalla sua appartenenza all'Unione europea.

L'articolo 8, i cui contenuti sono stati concordati con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, regola il trattamento di informazioni, documenti, materiali e atti classificati, specificando che il loro trasferimento potrà avvenire solo attraverso canali intergovernativi diretti approvati dalle rispettive autorità nazionali per la sicurezza o da autorità nazionali designate in conformità alle leggi dei due Stati. Il disegno di legge contiene le consuete disposizioni riguardanti l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione. La copertura degli oneri finanziari, pari a circa 7.700 euro annui a decorrere dal 2019, è disciplinata dall'articolo 3 ed è dettagliata nella relazione tecnica allegata al provvedimento. Confido in una rapida approvazione del testo, che fa riferimento ad un Accordo con un Paese, il Messico, che sta diventando un partner sempre più strategico per l'Italia, non solo a livello bilaterale ma anche nei principali fori multilaterali e regionali, come il G20, l'OSCE e l'Alleanza del Pacifico, di cui siamo osservatori.

In particolare, le posizioni di Italia e Messico convergono sui principali temi globali, come la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il cambiamento climatico, la lotta alla criminalità organizzata e l'abolizione della pena di morte.

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 987 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (Approvato dal Senato) (C. 1988).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1988: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1988)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, la deputata Lia Quartapelle Procopio.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi riservo di consegnare la relazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartapelle.

Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1014 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (Approvato dal Senato) (A. C. 1989).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 1989: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1989)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, la deputata Lia Quartapelle Procopio.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Grazie, Presidente. Anche in questo caso chiedo di poter consegnare la relazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, così sia.

Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 5 novembre 2019 - Ore 11:

1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni .

(ore 14)

2. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del senatore Roberto Marti (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV, n. 3-A)

Relatore: DELMASTRO DELLE VEDOVE.

3. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

(C. 2220)

4. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, recante misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti.

(C. 2222)

5. Seguito della discussione delle mozioni Gelmini, Murelli ed altri n. 1-00261, Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino ed altri n. 1-00272 e Lollobrigida ed altri n. 1-00275 concernenti iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica .

6. Seguito della discussione delle mozioni Nitti ed altri n. 1-00231, Piccoli Nardelli, Fregolent ed altri n. 1-00245, Aprea ed altri n. 1-00277, Meloni ed altri n. 1-00278 e Belotti ed altri n. 1-00279 concernenti iniziative per l'istituzione di una giornata celebrativa in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri .

7. Seguito della discussione dei progetti di legge:

S. 964 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AIROLA ED ALTRI: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017 (Approvata dal Senato). (C. 2118)

Relatrice: EMILIOZZI.

S. 1088 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya relativo al Centro spaziale Luigi Broglio - Malindi, Kenya, con Allegato e Protocolli attuativi, fatto a Trento il 24 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1909)

Relatrice: EMILIOZZI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017. (C. 1623-A)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017. (C. 1624-A)

Relatore: CABRAS.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017. (C. 1625-A)

Relatore: CAPPELLANI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018. (C. 1626-A)

Relatore: OLGIATI.

S. 987 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016; c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 1988)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

S. 1014 - Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza tra la Repubblica italiana e la Repubblica argentina, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 1989)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

(ore 19)

8. Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri in relazione ad un asserito conflitto di interessi connesso ad un incarico professionale assunto dal medesimo precedentemente all'incarico di governo.

La seduta termina alle 15,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SANTI CAPPELLANI (A.C. 1625-A)

SANTI CAPPELLANI, Relatore. (Relazione – A.C. 1625-A). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, prima di passare all'illustrazione dei contenuti dell'Accordo, vorrei ricordare che il Turkmenistan, un Paese centroasiatico, di circa 5,6 milioni di abitanti, assoggettato all'Impero russo prima e all'Unione Sovietica poi, ha proclamato l'indipendenza nell'ottobre 1991.

Per lungo tempo la posizione del Turkmenistan ha presentato forti connotazioni isolazioniste, escludendo il Paese dai principali fora di dialogo e cooperazione regionali, limitandone notevolmente le potenzialità derivanti sia dalla strategica collocazione geografica, sia dal possesso di ingenti risorse energetiche.

Con la presidenza di Berdimuhammedov (in carica dal 14 febbraio 2007) la politica estera, ferma restando la “neutralità permanente” del Turkmenistan, si è più solidamente orientata alla capitalizzazione degli elementi di forza del Paese. L'apertura di una linea di dialogo e cooperazione con i principali attori della Comunità internazionale ad ogni livello ha affiancato i solidi, tradizionali rapporti con la Federazione Russa.

Unione europea e Cina sono stati gli interlocutori privilegiati del nuovo corso di politica estera, che ha attirato ingenti investimenti nei settori dell'esplorazione, sfruttamento e trasporto delle risorse energetiche.

Italia e Turkmenistan presentano punti di vista convergenti su molti temi di politica estera in discussione in diversi fori internazionali (in particolare, nell'ambito delle agenzie ONU). Il nostro Paese apprezza in particolare lo status di neutralità permanente del Turkmenistan, riconosciuto a livello internazionale con risoluzioni delle Nazioni Unite, così come è positivamente considerata dal governo turkmeno la politica estera adottata dal nostro Paese, imperniata sul dialogo e la soluzione diplomatica delle controversie. I due Paesi si sostengono reciprocamente in occasione di rispettive candidature presso organismi internazionali.

Ad una linea di moderata apertura sul piano della politica estera non ha corrisposto un'apertura sul fronte istituzionale interno.

Il Turkmenistan, formalmente repubblica presidenziale, rimane di fatto uno Stato a partito unico, dominato dal Partito democratico del Turkmenistan - erede del partito comunista di epoca sovietica - il cui monopolio non è stato scalfito dall'introduzione del multipartitismo, dal momento che il Governo controlla strettamente il processo di nomina dei candidati alle elezioni (tradizionalmente giudicate non corrette dagli osservatori internazionali).

Berdimuhammedov alle ultime elezioni presidenziali (febbraio 2017) è stato rieletto con il 97,7% dei suffragi. L'estensione del mandato presidenziale da 5 a 7 anni e la rimozione del limite dei 70 anni per la candidabilità alla presidenza erano stati introdotti dagli emendamenti costituzionali approvati nel 2016.

L'economia turkmena è caratterizzata dalla presenza di grandi riserve di idrocarburi: il Paese, in particolare, possiede riserve di gas seconde solo a quelle russe, iraniane e quatarine ed equivalenti all'11,7% delle riserve a livello planetario, che hanno consentito sostenuti tassi di crescita non interrotti dalla crisi economica internazionale, soprattutto grazie alla bassa esposizione del Paese sui mercati e alle prudenti politiche macroeconomiche.

L'Accordo in esame è volto a predisporre un'adeguata cornice giuridica per avviare forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Stati, nell'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.

I settori di cooperazione possono essere così sintetizzati: sviluppo e ricerca scientifica, supporto logistico e acquisizione di prodotti e servizi della difesa; industria militare; esportazione e importazione di armi nell'osservanza delle rispettive norme nazionali; cooperazione nel campo della politica di gestione del personale; formazione e addestramento, inclusa la partecipazione a seminari e conferenze; questioni relative all'ambiente, con riguardo alle contaminazioni ambientali dovute alle attività militari; sanità militare; eventi sportivi militari.

L'articolo 5 dell'Accordo impegna le Parti all'attuazione delle procedure necessarie per garantire la protezione della proprietà intellettuale (compresi i brevetti) derivante da attività condotte in conformità all'Accordo stesso e secondo le rispettive normative nazionali e gli accordi internazionali in materia sottoscritti dalle Parti.

L'articolo 9 riguarda la sicurezza delle informazioni classificate, specificando che il loro trasferimento potrà avvenire solo attraverso canali intergovernativi diretti, approvati dalle rispettive Autorità nazionali per la sicurezza o da Autorità nazionali designate in conformità alle leggi dei due Stati.

Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di cinque articoli: in particolare, l'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal provvedimento, che ammontano a 4.226 euro annui ad anni alterni a decorrere dall'anno 2019, dettagliati nella relazione tecnica allegata al provvedimento.

In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, anche in considerazione dei positivi effetti indiretti che esso potrebbe determinare nei settori produttivi e commerciali coinvolti dei due Paesi.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 1988)

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 1988). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, il disegno di legge, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, reca la ratifica di tre accordi bilaterali in materia di cooperazione giudiziaria sottoscritti dal nostro Paese a con la Repubblica federale della Nigeria nel novembre 2016, concernenti, rispettivamente la materia dell'estradizione, della mutua assistenza in materia penale e del trasferimento delle persone condannate.

La Nigeria, che conta oltre 190 milioni di abitanti, è il Paese più popolato del continente africano, nonché la più grande economia dell'Africa sub-sahariana.

Per l'Italia, che ospita oggi nel suo territorio una comunità di quasi 100.000 nigeriani e che vanta con il Paese africano decennali rapporti di collaborazione economica, la Nigeria rappresenta il secondo partner commerciale nell'Africa sub-sahariana dopo il Sud Africa.

L'ampliamento della collaborazione bilaterale, non solo sul piano economico e politico, costituisce una opportunità da cogliere per l'Italia, anche nei delicati settori della cooperazione giudiziaria.

L'Accordo di estradizione, composto di venticinque articoli, impegna le Parti a consegnarsi reciprocamente le persone perseguite o condannate dalle autorità giudiziarie dell'altro Stato, ai fini dello svolgimento del processo o dell'esecuzione della pena.

L'intesa individua, innanzitutto, le tipologie di reato che danno luogo ad estradizione, precisando che l'estradizione processuale è prevista per i reati per i quali potrebbe essere inflitta, in entrambi gli Stati, una pena detentiva di almeno un anno, mentre l'estradizione esecutiva può essere concessa solo per pene ancora da espiare di almeno sei mesi.

Il Trattato esplicita i casi che consentono ad una delle Parti di opporre un rifiuto obbligatorio dell'estradizione, fra cui i reati politici, e quelli per opporre un rifiuto facoltativo.

Le norme contenute nell'Accordo vietano, fra l'altro, la ri-estradizione verso uno Stato terzo della persona estradata e disciplinano la misura cautelare urgente dell'arresto provvisorio, l'ipotesi in cui siano avanzate più richieste di estradizione da diversi Stati per la stessa persona, le modalità di consegna della persona da estradare, i casi di consegna differita e temporanea e la procedura semplificata di estradizione nel caso in cui la persona interessata acconsenta.

Il secondo Accordo in esame, che concerne la mutua assistenza in materia penale ed è composto di trentuno articoli, è finalizzato a promuovere rapporti di collaborazione bilaterale rapidi ed efficaci in materia di cooperazione giudiziaria penale, in conformità ai principi del diritto internazionale.

In virtù di tale Accordo, conformemente a quanto disposto da analoghi trattati bilaterali già sottoscritti dal nostro Paese, le Parti si impegnano a prestarsi assistenza giudiziaria in ogni procedimento concernente reati la cui repressione risulti essere di competenza dello Stato richiedente. Il testo, nel definire il suo ambito di applicazione, precisa che l'assistenza giudiziaria potrà riguardare, fra l'altro, la localizzazione e l'identificazione di persone, la notifica di atti giudiziari, l'assunzione di testimoni, l'assunzione di prove, il trasferimento di persone detenute, la protezione di vittime e testimoni e l'esecuzione di indagini, perquisizioni e sequestri.

L'Accordo prevede, inoltre, la possibilità di scambio di informazioni sui procedimenti penali e sulle condanne inflitte nel proprio Paese nei confronti dei cittadini dell'altra Parte e impegna le due Parti a rispettare il carattere di segretezza e di riservatezza della richiesta di assistenza.

L'Accordo sul trasferimento delle persone condannate, composto di ventiquattro articoli, è volto a consentire il trasferimento nel proprio Stato dei cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato contraente, al fine di permettere loro di scontare la pena residua nel proprio Paese di origine.

Il testo disciplina le condizioni per dar luogo al trasferimento e le modalità per richiederlo, e stabilisce altresì le procedure per la consegna della persona condannata. Vengono disciplinate, inoltre, le modalità di esecuzione della condanna nel Paese di origine dopo il trasferimento, la cessazione dell'esecuzione della condanna, le ipotesi di revisione della sentenza o quelle in cui sia accordata la grazia, l'amnistia o l'indulto alla persona condannata.

Si tratta di un Accordo importante se si considera la condizione di sovraffollamento che caratterizza le carceri italiane, in cui si trovano attualmente circa ventimila detenuti stranieri, pari al 33 per cento del totale. Di essi i detenuti nigeriani rappresentano circa il 7 per cento, secondo i dati riferiti dal rapporto dell'Osservatorio Antigone (riferiti al marzo 2019).

Con riferimento agli oneri economici, l'articolo 3 del disegno di legge li valuta complessivamente in oltre 200 mila curo annui, ascrivibili essenzialmente alle spese per il trasferimento delle persone condannate. La copertura è assicurata mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale relativo al bilancio triennale 2019-2021, che reca le occorrenti disponibilità.

Confido in una celere approvazione di questo disegno di legge riguardante un pacchetto d'intese bilaterali che avvia un processo di sviluppo estremamente significativo ed importante dei rapporti italo-nigeriani, che permetterà una stretta ed incisiva collaborazione tra i due Paesi nel campo della cooperazione giudiziaria penale.

L'adozione di norme volte a disciplinare in modo preciso e puntuale la materia dell'estradizione è stata imposta dalla attuale realtà sociale, caratterizzata da sempre più frequenti ed estesi rapporti tra i due Stati nei settori economici, finanziari e commerciali, nonché dallo sviluppo di significativi flussi migratori, soprattutto dalla Nigeria verso l'Italia, che recano inevitabilmente con sé anche fenomeni criminali che coinvolgono entrambi gli Stati e, di conseguenza, rafforzano l'esigenza di disciplinare uniformemente e coerentemente la consegna di persone che sono sottoposte a procedimenti penali o che devono eseguire una pena.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 1989)

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. (Relazione – A.C. 1989). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, la scelta di sottoscrivere una apposita convenzione bilaterale tra Italia ed Argentina sul trasferimento delle persone condannate o sottoposte a misure di sicurezza è stata dettata dalla mancanza di altri strumenti giuridici applicabili al caso, non avendo l'Argentina aderito alla Convenzione del marzo 1983 del Consiglio d'Europa sul trasferimento delle persone condannate.

Il trattato bilaterale oggetto della presente ratifica è, infatti, finalizzato a consentire il trasferimento nel proprio Stato dei cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato contraente, al fine di permettere loro di scontare la pena residua o di eseguire la misura di sicurezza nel proprio Paese di origine.

Il testo, composto da 21 articoli, disciplina le condizioni per dar luogo al trasferimento e le modalità per richiederlo, precisando che potrà avvenire soltanto se il condannato sia cittadino dell'altro Stato, la sentenza di condanna sia passata in giudicato, se la parte della condanna ancora da espiare sia pari almeno ad un anno, se il fatto che ha dato luogo alla condanna costituisca un reato anche per la legge dello Stato in cui il detenuto deve essere trasferito, se il detenuto presta il proprio consenso al trasferimento e se lo Stato di condanna e lo Stato di esecuzione siano d'accordo sul trasferimento.

Stabilisce, altresì, le procedure per la consegna della persona condannata o sottoposta a misura di sicurezza. Altre norme sono poi espressamente dedicate alle condizioni di esecuzione della condanna nel Paese di origine dopo il trasferimento, alle ipotesi di revisione della sentenza, alla cessazione dell'esecuzione della condanna e alle informazioni concernenti l'esecuzione stessa. Il Trattato stabilisce, quindi, le condizioni per il transito delle persone condannate destinate ad uno Stato terzo nel territorio di uno dei due Paesi contrenti, e reca disposizioni per la suddivisione delle spese fra i due Paesi derivanti dall'applicazione delle misure dell'accordo bilaterale e la soluzione di eventuali controversie applicative o interpretative fra le Parti.

Il disegno di legge di ratifica, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, si compone di quattro articoli. Con riferimento agli oneri economici, l'articolo 3 del disegno di legge li valuta complessivamente in poco più di 24 mila euro annui a decorrere dal 2019, ascrivibili essenzialmente alle spese per il trasferimento delle persone condannate e per le missioni dei loro accompagnatori. La relazione tecnica al provvedimento informa che attualmente sono ristretti, presso strutture penitenziarie italiane, 26 cittadini argentini, tredici dei quali con titolo definitivo. Alla copertura di tali oneri si provvede mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale relativo al bilancio triennale 2019-2021, che reca le occorrenti disponibilità.

Raccomando conclusivamente l'adozione in via definitiva di questo testo che non segnala criticità né di ordine costituzionale, né di contrasto con la normativa dell'Unione europea e con le altre norme di diritto internazionale alle quali è vincolato il nostro Paese.