XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 241 di venerdì 18 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 ottobre 2019.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Claudio Borghi, Brescia, Colletti, D'Uva, Dadone, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Molinari, Morani, Rizzo, Ruocco, Francesco Silvestri, Sisto, Traversi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Rinvio della convocazione di Commissioni parlamentari di inchiesta per la loro costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con la Presidente del Senato, le sedute costitutive della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità «Il Forteto » e della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, già convocate per martedì 22 ottobre 2019, alle 18, sono rinviate ad altra data che sarà successivamente comunicata.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 ottobre 2019, il deputato Catello Vitiello, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, componente “Cambiamo! - 10 Volte Meglio”, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia Viva.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che la componente politica “Cambiamo! - 10 Volte Meglio”, costituita all'interno del gruppo Misto, ha reso noto che il deputato Claudio Pedrazzini ricopre il ruolo di rappresentante della componente medesima, a far data dal 17 ottobre 2019.

Comunico, altresì, che il presidente del gruppo parlamentare Misto ha reso noto che il deputato Claudio Pedrazzini è stato nominato vice presidente del gruppo in rappresentanza della componente politica "Cambiamo! - 10 Volte Meglio”.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative urgenti per la messa in sicurezza della strada statale n. 183, in relazione ad eventi franosi verificatisi in prossimità del viadotto di Capo d'Armi, in provincia di Reggio Calabria - n. 2-00513)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Maria Tripodi ed altri n. 2-00513 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie Presidente, intendo illustrarla. Signor sottosegretario, a fine agosto scorso, un blocco lapideo dall'alto del viadotto di Capo d'Armi, promontorio di Lazzaro, in provincia di Reggio Calabria, è franato demolendo un pezzo di basamento dei piloni. Non è la prima volta. La notevole quantità di blocchi lapidei crollati dimostra la condizione di gravissimo pericolo, come ricordato peraltro da diverse associazioni, in particolare l'associazione Ancadic, che nel settembre 2015 richiedeva di accertare la stabilità geologica della rupe per via dello stato dei luoghi, che indica frequenti crolli, sia di blocchi lapidei che di altri detriti, che giungono in prossimità della strada statale 106 Ionica. Dunque, sono anni che si segnala la precarietà di questa rupe, ma tutto sembrerebbe limitato ad accertamenti visivi dal mare.

L'intero costone in più punti presenta, però, ampie fratture e grosse crepe verticali. Appare dunque necessario verificare se sussistano pericoli di crolli che potrebbero coinvolgere anche beni pubblici, oltre che la sicurezza e l'incolumità dei cittadini.

Ad aumentare la preoccupazione mia, ma degli stessi cittadini, è il fatto che una possibile azione sismica e le continue vibrazioni dei mezzi pesanti che battono la strada statale 106 e quelle prodotte dal transito dei treni possano determinare distacchi di gran parte del costone, coinvolgendo la strada statale 106 Ionica e la linea ferroviaria.

Inoltre, i processi di infiltrazione dell'acqua e azioni di corrosione dell'ambiente marino hanno portato in diversi punti, per quanto possibile osservare, addirittura all'espulsione del copriferro in alto sulle basi di alcuni piloni, mentre va approfondita, soprattutto a garanzia della circolazione stradale, la gravissima situazione di degrado infrastrutturale dell'intero viadotto.

Signor sottosegretario, come se non bastasse e come purtroppo è noto, a ciò si aggiunge la grave situazione in cui versa la strada statale 183 Melito di Porto Salvo-Gambarie d'Aspromonte.

Allarmante, anche qui, è il pericolo che incombe nella circolazione, per le sue numerose e importanti frane che continuano ad interessare notevoli tratti di carreggiata e che si continuano a registrare - purtroppo, quasi quotidianamente - dall'adiacente montagna, il cui materiale si riversa copioso sulla carreggiata. Esistono gravissime condizioni di pericolo, sia per l'incolumità generale che per le infrastrutture ivi esistenti.

Chiediamo dunque, quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di verificare lo stato del costone di Capo d'Armi, anche al fine di garantire l'incolumità pubblica, disponendo le necessarie verifiche tecniche e geologiche per accertarne la stessa stabilità; se non si intenda attivarsi al fine di accertare presso gli enti competenti, acquisendo naturalmente la relativa documentazione, la manutenzione ordinaria e straordinaria del costone e i provvedimenti eventualmente adottati o proposti per arginare la frequente caduta di massi e i rischi conseguenti. Inoltre, le domando come, per quanto di sua competenza, si possano avviare le opportune iniziative urgenti per la messa in sicurezza dei tratti più a rischio della strada statale 183 Melito - Gambarie d'Aspromonte di cui in premessa.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In merito al crollo di un blocco lapideo dall'alto del viadotto di Capo d'Armi, in frazione Lazzaro di Motta San Giovanni, e a eventuali problematiche di instabilità generale sia di quest'area che lungo la strada provinciale 3 - ex strada statale 183, oggi di competenza della città metropolitana di Reggio Calabria - è stato interessato il Ministero dell'ambiente, il quale ha riferito quanto segue.

Le attività di verifica delle situazioni di dissesto sono di competenza dell'Autorità di bacino distrettuale, degli enti locali e della regione Calabria, da cui, peraltro, dovrebbero essere formulate le richieste di finanziamento sulla base di elaborati progettuali che identifichino le modalità di intervento e quantifichino le risorse economiche necessarie. Dalle analisi della pianificazione di bacino redatta dalla ex Autorità di bacino della Calabria non risultano nella zona del viadotto aree a pericolosità o rischio da frana, mentre siffatte aree risultano interferire con la suddetta SP3 solo in prossimità del comune di Melito Porto Salvo.

Inoltre, sul repertorio nazionale degli interventi per la difesa suolo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), le regioni inseriscono le richieste di finanziamento per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico; relativamente al comune di Motta San Giovanni e al comune di Melito Porto Salvo, la regione Calabria ha inserito solo richieste di finanziamento riguardanti altre località, diverse da quelle sopra richiamate.

Quanto alla linea ferroviaria, la società Ferrovie dello Stato italiane ha comunicato che sull'area costiera in esame è presente un tratto dell'attuale linea in esercizio Metaponto-Reggio Calabria, il cui tracciato si sviluppa completamente in galleria ed è posto a monte rispetto alla strada statale 106, che invece percorre la linea di costa. Gli imbocchi della galleria ferroviaria, sia lato Reggio Calabria, sia lato Melito Porto Salvo, sono realizzati con gallerie artificiali e situati in tratti allo scoperto al di fuori del promontorio di Capo d'Armi.

Considerate le caratteristiche dell'infrastruttura ferroviaria, nel tratto in esame il fenomeno rilevato non comporta interferenze sulla sicurezza dell'esercizio.

A valle dell'attuale linea in esercizio è, inoltre, presente la vecchia sede ferroviaria, che ugualmente attraversa il promontorio di Capo d'Armi in galleria. Dagli accertamenti catastali eseguiti e dalla documentazione tecnica risalente all'epoca di impianto della linea, risulta che i terreni sovrastanti la vecchia galleria e la fascia costiera interessata dal fenomeno franoso non sono di proprietà ferroviaria.

Infine, per quanto di competenza ANAS, la società ha riferito che la scossa tellurica nel territorio del comune di Condofuri dello scorso 15 agosto ha provocato un parziale distacco di rocce dalla rupe Capo d'Armi. Il successivo giorno 20 la medesima ANAS ha, quindi, effettuato un'ispezione tecnica del tratto stradale interessato, riscontrando la totale assenza di danni alla struttura e alla stabilità della sottostante strada statale 106 Jonica.

Tuttavia, nell'ambito delle proprie competenze, ANAS ha comunicato di aver programmato un intervento di consolidamento del fronte franato attraverso l'installazione di reti di aderenza e chiodature da effettuare entro il corrente anno.

PRESIDENTE. La deputata Maria Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TRIPODI (FI). Presidente, non posso essere soddisfatta. Ringrazio sicuramente il sottosegretario per avere approfondito al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare la problematica che ho sottoposto, le problematiche che ho sottoposto; però, vede, sottosegretario, lei mi dice che mi dice della competenza della regione, sicuramente ha cercato, comunque, negli anni di intervenire, mi dice che non vi sono rischi per l'incolumità della popolazione, mi dice anche che, per quanto riguarda il tratto ferroviario, essendo parte di esso in galleria non ci dovrebbero essere rischi per la tenuta. Queste affermazioni che lei fa, e che mi possono trovare in parte soddisfatta per la fattività che vi è in essere, non possono però lasciarmi tranquilla. Se io le sottopongo, sottopongo al Governo queste problematiche, non significa che ci debbano essere delle risposte che tamponano in parte quello che io le chiedo. Anche perché la situazione che vivono i cittadini dell'area grecanica, percorrendo quotidianamente la statale 183, percorrendo la statale 106, non può lasciarli tranquilli.

Rifletto con lei sul fatto che, forse, in questo Paese bisognerebbe un attimo cambiare i crismi dello “scaricabarile” tra vari enti, comune, Governo e regione, e si dovrebbe intervenire fattivamente per evitare che prima o poi ci scappi il morto.

Si possono, infatti, ricevere tutte le rassicurazioni del caso; io non metto in dubbio che i tecnici abbiano una grandissima preparazione; però, vede, ci sono anche responsabilità penali di cui, mi auguro, non vengano mai, diciamo, sottoposte e mai elaborate per quanto concerne, appunto, eventi che possono essere luttuosi. La invito, sottosegretario, a tenere viva ed alta l'attenzione su queste problematiche perché la Calabria e i cittadini calabresi dell'area grecanica non sono cittadini di serie B, e, troppo spesso, si vedono invece lasciati in questo stato.

(Iniziative volte ad accelerare la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali nella regione Sicilia - n. 2-00522)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Germanà ed altri n. 2-00522 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Antonino Germanà se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONINO GERMANA' (FI). Presidente, sarò abbastanza breve. Io mi voglio complimentare con il sottosegretario Margiotta per il suo nuovo incarico: ti faccio il mio personale augurio e un “in bocca al lupo” per un difficile ruolo di Governo, un ruolo di Governo in un settore abbastanza difficile. Le faccio i miei migliori auguri; io l'ho conosciuta, ho avuto modo di conoscerla nella XVI legislatura, siamo stati colleghi nella Commissione lavori pubblici, ma non per questo risparmierò di critiche il Partito Democratico, che ormai governa da troppo tempo.

Il rilancio degli investimenti pubblici dovrebbe essere uno dei principali obiettivi politici della prossima legge di bilancio. Il Governo tende a far crescere il peso degli investimenti fissi lordi nel bilancio pubblico: dal 2,1 per cento del PIL nel 2018 ad un valore che si avvicini alla soglia del 3 per cento circa. La Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, ha registrato già segnali moderatamente positivi, in particolare sul fronte degli enti locali, grazie allo sblocco degli avanzi di amministrazione e del Piano contro il rischio idrogeologico. L'incremento percentuale degli investimenti fissi lordi è del 7,7 per cento rispetto al 2018, quasi 3 miliardi in più. È impegno del Governo quello di procedere al riesame di un elenco di cantieri più o meno fermi per un valore di circa 70 miliardi di euro e, successivamente, con la legge di bilancio dovrebbero essere inserite anche nuove somme per circa 9 miliardi nel triennio, che sono già scontate, così come vediamo nella Nadef, però ancora le opere non sono state dettagliate. In cima alle liste delle opere da sbloccare, il Ministro De Micheli, in Commissione lavori pubblici ma anche in altre sedi, dinanzi ad organi di stampa, ha ribadito che, come impegno del Governo, ci sono il passante di Bologna e la Gronda di Genova. Più o meno una decina di giorni fa è stata diffusa dall'ANSA una nota, oggetto anche di questa interpellanza urgente, contenente un elenco delle grandi opere sospese che il Governo avrebbe intenzione di sbloccare; ed ahimè, abbiamo visto, anche se non ci sono note ufficiali del Governo, che la Sicilia è totalmente esclusa da queste opere da sbloccare, e di opere da sbloccare in Sicilia ne abbiamo parecchie. In un dossier consegnato a fine maggio dall'Anas alla Commissione trasporti, erano elencate circa 200 opere stradali per un valore di circa 16 miliardi, che il precedente Governo aveva programmato di appaltare entro il 2019, ma che dovevano essere rinviate al 2020-2021 per tutta una serie di motivi quali la mancanza di requisiti di appaltabilità, ritardo o modifiche nella progettazione, ritardi nei tempi dell'iter autorizzativo. In questo rapporto, particolarmente in ritardo, sono le opere al Sud, e, soprattutto, in Sicilia.

Nel marzo 2019 il nostro bravo assessore regionale, Marco Falcone, ha fatto presente al Governo che nell'isola ci sono opere da sbloccare per circa 10 miliardi di euro; una somma parecchio importante per una regione che ne ha tanto bisogno; e sono somme che rischiano di essere revocate se gli appalti non saranno, essendo fondi comunitari, affidati entro il 2021.

E di queste somme buona parte, come sempre quando si tratta di strade, di autostrade, con tutto l'impegno che ci può mettere il governo regionale, sono di competenza statale, e, quindi, dell'Anas; o, quando si tratta di ammodernamento della rete ferroviaria, quindi di velocizzazione dei treni in Sicilia, per cui tutte le domeniche poi noi subiamo sempre gli stessi attacchi da Giletti, sono di competenza di Rete Ferroviaria Italiana. Quindi, ben poco può fare il governo regionale. Ci sono circa 5 miliardi per la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania, ma da due anni RFI non riesce a redigere un progetto. Fra le opere viarie da sbloccare, ci sono anche la tangenziale di Gela per 300 milioni di euro, la tangenziale di Catania per 200 milioni di euro, la tangenziale di Agrigento per 200 milioni di euro. Insomma, opere fondamentali per la Sicilia come la Agrigento-Caltanissetta o la Palermo-Agrigento, al cui completamento mancano circa 200 milioni di euro.

L'Anas non riesce ancora a superare un contenzioso relativo ad uno dei quattro lotti di una strada importante, che è la nord-sud Palermo-Agrigento. L'anello ferroviario di Palermo, della nostra “capitale”, è fermo, e quanto al passante ferroviario di Palermo ancora mancano alcune stazioni. Solo dopo cinque anni, ben cinque anni, si è riusciti a sbloccare il raddoppio ferroviario di una zona che io conosco bene, confinante con la provincia di Messina, Ogliastrillo-Castelbuono: 500 milioni di euro, più tutto l'indotto e l'occupazione che poteva creare. Dopo il crollo del ponte Morandi, la regione siciliana ha subito censito 1.900 punti di criticità nei viadotti siciliani, ma l'Anas ancora tarda a dare risposte circa il monitoraggio degli interventi da eseguire. Ecco, queste sono le motivazioni che mi hanno spinto a presentare questa interpellanza, che ho voluto illustrare brevemente. Signor sottosegretario, mi appello alla sua sensibilità di uomo del Sud.

A parti invertite conosco bene come funziona; a parti invertite sicuramente gli uffici anche a me avrebbero scritto una risposta da fornire al deputato che presenta l'interpellanza. Però, la prego, oltre alla risposta che lei oggi mi darà, datevi davvero da fare, perché in Sicilia siamo arrivati con l'acqua alla gola.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il collega deputato Germanà per le cortesi parole di auguri e in bocca al lupo che ha voluto indirizzarmi, così come lo rassicuro che, al di là della risposta, che vedrà essere lunga, articolata e puntuale, in quanto altrettanto puntuale era l'interrogazione, per quanto mi riguarda - ma credo a nome di tutto il Governo - penso di poter dire che l'attenzione nei confronti della sua regione e del Sud in generale sarà costante. In premessa evidenzio che gli uffici del Ministero sono al lavoro per esaminare opera per opera, a cominciare da quelle più piccole già finanziate che possono avere cantierabilità immediata, fino ad arrivare a quelle più complesse. È ferma intenzione sbloccare cantieri, opere e risorse, definire i piani degli investimenti su strade, autostrade, ferrovie ed aeroporti, tenendo nella giusta considerazione le esigenze e le richieste dei territori da Nord a Sud.

Dobbiamo recuperare il tempo perduto, siamo al lavoro con il preciso obiettivo di accelerare i processi, obiettivo necessario per il rilancio dell'economia, delle imprese, dell'occupazione, dei territori e a vantaggio dei cittadini tutti. Venendo al dettaglio delle opere indicate dagli onorevoli interpellanti, quanto a quelle ferroviarie, RFI-Rete Ferroviaria Italiana ha comunicato che sono 13 i miliardi che mette in campo per la cura del ferro in Sicilia. La rete regionale siciliana è infatti oggetto di importanti e significativi interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico, che confermano la centralità della Sicilia nel piano di investimenti di RFI e determineranno positive ripercussioni sul trasporto ferroviario, sia regionale, sia a media e lunga percorrenza.

In particolare, gli interventi in corso e quelli programmati lungo l'itinerario Messina-Catania-Palermo consentiranno di innalzare la velocità fino a 250 chilometri orari e la conclusione per fasi permetterà progressive riduzioni dei tempi di percorrenza. A lavori ultimati, i tempi di percorrenza tra Messina e Catania saranno di circa 45 minuti, contro i 70 di oggi, e quello fra Catania e Palermo di un'ora e 50 minuti, con un risparmio di circa un'ora rispetto all'attuale. Saranno garantite relazioni efficienti con i principali terminal del trasporto aereo, marittimo e con i nodi di interscambio gomma/ferro. Detto collegamento è parte integrante del Corridoio europeo TEN-T Scandinavo-Mediterraneo, che partendo da Helsinki arriva in Sicilia attraversando l'intera dorsale italiana alta velocità/alta capacità. Preciso che la progettazione del nuovo collegamento Palermo-Catania prevedeva l'esecuzione dei lavori di realizzazione in regime di interruzione totale dell'esercizio ferroviario per un periodo di circa tre anni.

A seguito del cedimento del pilone di un viadotto dell'autostrada Palermo-Catania e della sua conseguente interruzione/deviazione, la regione siciliana ha chiesto al gruppo Ferrovie dello Stato il potenziamento del servizio ferroviario sulla tratta Palermo-Catania. Ciò ha comportato il mutamento dello scenario trasportistico sulla predetta linea e suggerito l'opportunità di rivedere le modalità di esecuzione dell'intervento di raddoppio, articolandone la realizzazione per fasi funzionali ed evitando l'interruzione totale dell'esercizio ferroviario. Gli studi di fattibilità necessari alla rimodulazione del progetto sono stati completati ed è in corso la progettazione definitiva di tutti i lotti, la cui ultimazione è prevista per il prossimo mese di dicembre. Subito dopo saranno avviate le procedure di approvazione dei progetti ed acquisiti i prescritti pareri.

Per quanto riguarda la tratta Giampilieri-Fiumefreddo dell'itinerario Messina-Catania-Palermo, è stato completato il progetto definitivo ed avviata la relativa conferenza di servizi; entro il primo trimestre del 2020 si prevede di pubblicare il relativo bando di gara. Con riferimento, poi, alla prima fase di chiusura dell'anello ferroviario di Palermo, la cui committenza è del comune di Palermo, ricordo che i lavori sono in corso a cura della nuova ditta, subentrata alla società Tecnis a seguito dell'acquisto del ramo d'azienda, con previsione di conclusione entro il 2021. Per la seconda fase di completamento di chiusura, tratta Politeama-Notarbartolo, sono state assegnate risorse dal Piano Operativo FSC 2014-2020, di cui alla delibera CIPE n. 54/2016, per un importo di 100 milioni di euro.

Quanto al passante ferroviario di Palermo, occorre sottolineare che l'attuale assetto infrastrutturale ha la potenzialità per fare circolare il doppio dei treni attualmente in orario e che comunque RFI sta riappaltando le opere mancanti, meno del 10 per cento, a seguito della risoluzione in danno del contraente generale per gravi inadempimenti dello stesso. Ad oggi sono state già attivate 15 fermate/stazioni e soppressi ben 22 passaggi a livello; sono in corso i lavori per la realizzazione della nuova fermata di Capaci, con ultimazione pianificata entro il 2020, e l'attrezzaggio del binario dispari della tratta “B”. Nel 2020 saranno avviate le attività negoziali per il completamento dello scavo della tratta “A” Palermo Centrale-Notarbartolo, per l'ultimazione della fermata Lolli e per la realizzazione delle nuove fermate di Papireto e De Gasperi. Quanto al raddoppio Ogliastrillo-Castelbuono, lo scorso luglio è stato perfezionato l'accordo con l'appaltatore in merito alle modifiche sulle modalità realizzative delle tratte in galleria, resesi necessarie per problematiche di tipo geologico.

Passando ora alle infrastrutture stradali, sulla base delle informazioni pervenute dalla società ANAS, comunico quanto segue. Per quanto attiene alla ricostruzione del Viadotto Imera, a seguito del complesso iter tecnico-amministrativo, consistito nell'esecuzione di un'accurata campagna di indagini geognostiche, nella redazione del progetto esecutivo e nell'acquisizione delle autorizzazioni per l'avvio delle procedure di appalto mediante gara europea, l'avvio dell'esecuzione dei lavori è avvenuto nel maggio 2018. Il ritardo del termine dei lavori, previsto per la fine dello scorso settembre, è scaturito, oltre che dalle avversità meteorologiche dello scorso inverno, dalle sopravvenute difficoltà finanziarie della società fornitrice della carpenteria metallica, attualmente in concordato, che ha rallentato l'avvio del varo dell'impalcato delle travi. Il completamento dell'opera è previsto entro la primavera del 2020. Relativamente al completamento dell'itinerario Agrigento-Caltanissetta, secondo tratto della strada statale 640, Strada degli Scrittori, dal chilometro 44 allo svincolo con la A19, l'avanzamento dei lavori è dell'85 per cento. Sono previsti sei svincoli, gallerie naturali e artificiali e viadotti.

L'importo complessivo dell'intervento è di 990 milioni di euro. Come è noto, l'andamento dei lavori ha risentito di una serie di criticità nel corso dell'appalto, quali il sequestro da parte dell'autorità giudiziaria dell'area di montaggio della fresa TBM a seguito di un grave incidente sul lavoro, la modifica della compagine del contraente generale con l'uscita dal raggruppamento della società Tecnis, oltre ad altre criticità di carattere tecnico-esecutivo. Ad oggi risultano completati e aperti al traffico tratti di asse principale per un'estensione pari a circa 16 chilometri e tratti di complanari per circa 14 chilometri. Il ritardo delle lavorazioni, registrato a partire da settembre 2018 e contestato dal direttore dei lavori e dall'Alta Sorveglianza, deriva principalmente dalla grave situazione finanziaria dell'impresa mandataria CMC, sfociata nella richiesta di concordato preventivo. La proposta di risoluzione contrattuale in danno è in fase di valutazione. In proposito, ricordo l'articolo 47, comma 1-bis, del decreto-legge n. 34 del 2019, come introdotto dalla legge di conversione n. 58 del 2019, che al fine di garantire il rapido completamento delle opere pubbliche e tutelare lavoratori e imprese, ha previsto l'istituzione di un fondo denominato “Fondo salva opere”, diretto alla soddisfazione, nella misura massima del 70 per cento, dei crediti insoddisfatti da parte di imprese assoggettate a procedura concorsuale.

Si è in attesa del prescritto parere del Consiglio di Stato, che si esprimerà il prossimo 24 ottobre sul relativo decreto attuativo. Aggiungo che presso il MIT è già stato istituito apposito tavolo tecnico, cui partecipa anche il MISE, al fine di individuare soluzioni idonee per concedere una proroga del tempo contrattuale e per pagare i crediti dei sub-affidatari, così da consentire la totale ripresa dei lavori e la loro ultimazione. Per quanto attiene all'itinerario Palermo-Agrigento, è in corso di esecuzione l'intervento relativo ad un primo lotto funzionale della strada statale 121 Catanese - lavori di ammodernamento del tratto Palermo-Lercara Friddi. L'intervento si riferisce ad un tratto di circa 34,5 chilometri dell'itinerario complessivo Palermo-Agrigento; sono previsti 11 svincoli, di cui uno di nuova realizzazione e 10 in adeguamento, 5 nuovi viadotti, una galleria artificiale e 9 nuovi cavalcavia.

L'importo complessivo dell'intervento è di 349,5 milioni di euro e l'avanzamento dei lavori è al 60 per cento. Il sostanziale fermo delle attività dal mese di novembre 2018 è derivato principalmente dalla grave situazione finanziaria dell'impresa mandataria CMC.

Dallo scorso mese di febbraio si è registrata una parziale ripresa dei lavori, per lo più concentrati nelle aree oggetto di completamento della carreggiata stradale; tali lavorazioni hanno consentito l'apertura in modalità di cantiere di alcune tratte.

Anche in questo caso è stato istituito apposito tavolo tecnico MIT-MEF-MISE-ANAS, al fine di individuare soluzioni idonee per concedere una proroga del tempo contrattuale e per pagare i crediti dei sub-affidatari così da consentire la totale ripresa dei lavori e la loro ultimazione.

Nelle more, il cantiere prosegue con numero di mezzi e maestranze limitato ed è concentrato sulla eliminazione o diminuzione delle maggiori turbative al traffico veicolare.

Quanto al completamento della tangenziale di Gela, l'intervento prevede una variante alla strada statale 115, dell'estensione di circa 16 chilometri.

Il 24 luglio 2019 è stato stipulato il contratto con il progettista individuato tramite accordo quadro e il successivo 5 settembre sono state consegnate le attività di progettazione definitiva; il tempo contrattuale per la redazione del progetto è di 150 giorni. Ultimato il progetto definitivo e previa acquisizione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, sarà avviato l'iter autorizzativo e appropriativo, anche ai fini espropriativi, e sarà richiesta la verifica di compatibilità ambientale al competente Ministero dell'ambiente. L'intervento inserito nel contratto di programma 2016-2020 MIT-ANAS, e nell'Accordo di programma quadro rafforzato con la Regione Siciliana del 2 agosto 2017, è finanziato per un importo complessivo di 316,5 milioni di euro.

Quanto alla tangenziale di Catania è prevista la realizzazione della terza corsia su tratte prioritarie per ciascuna direzione di marcia, così da consentire il potenziamento e la messa in sicurezza dell'itinerario Messina-Catania-Siracusa.

L'opera è inserita nel contratto di programma 2016-2020 per un investimento di 217,41 milioni di euro a valere sul Fondo sviluppo e coesione. È in corso la gara per servizi di progettazione relativi alla fattibilità tecnico-economica degli interventi previsti nell'APQR.

La tangenziale di Agrigento è parte dell'itinerario complessivo Gela-Agrigento-Castelvetrano in variante alla strada statale 115 esistente. Considerata la notevole estensione del collegamento, circa 150 chilometri, si ritiene opportuno procedere con la progettazione per stralci funzionali, dando priorità alla risoluzione dei nodi costituiti dai principali centri abitati. In particolare, in relazione alle proposte dello studio di fattibilità, si prevede che la progettazione venga definita tenendo conto del Piano regionale dei trasporti, in corso di approvazione. Ad oggi, sulla base di precedenti studi progettuali, è previsto un costo totale dell'opera di euro 881 milioni, che sarà correttamente definito a valle della progettazione. È in corso la gara per servizi di progettazione relativi alla fattibilità tecnico-economica degli interventi previsti nell'APQR.

Per quanto concerne, invece, il contenzioso relativo all'appalto integrato avente ad oggetto l'affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione dell'itinerario nord-sud Santo Stefano di Camastra - Gela, completamento ed integrazione dei lavori di ammodernamento e sistemazione del tratto compreso tra il chilometri 38+700 e 42+600 della strada statale 117, Centrale Sicula, lo scorso 14 ottobre è stata pubblicata la sentenza n. 895 del 2019 del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana, con la quale è stato respinto l'appello proposto dalla Ricciardello Costruzioni. Gli esiti della sentenza consentono il regolare prosieguo delle procedure di appalto.

Infine ANAS, quanto alle attività di monitoraggio, assicura la regolarità delle ispezioni sulla rete e sulle opere d'arte di propria competenza.

PRESIDENTE. Il deputato Germanà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONINO GERMANA' (FI). Grazie, signor sottosegretario. Non avevo dubbi che la risposta sarebbe stata puntuale, ma non così tanto: è stata una risposta puntualissima, direi perfetta. Però, a prescindere dal contenuto, mi dichiaro insoddisfatto perché, tornando in Sicilia, mi darebbero del pazzo se mi dichiarassi soddisfatto di quello che è lo stato dell'arte delle opere in Sicilia, bloccate da troppo tempo. Ahimè, vedendo il Partito Democratico al Governo dal 2013, ci sono opere che sono bloccate che corrispondono quasi a questo periodo.

Come le dicevo, sono trascorsi millesettecento giorni, quindi cinque anni, dal crollo del ponte Imera; per citare quelle più importanti, da quattro anni è ferma la Rosolini-Modica; da cinque anni la Caltanissetta-Agrigento (questa è la realtà); da cinque anni la Palermo-Agrigento ferma e, passando al settore ferroviario, la Catania-Caltagirone-Gela da otto anni; l'Alcamo-Trapani da sei anni; quindi, questa è una condizione che non è possibile più accettare.

Ci auguriamo che se il Governo avrà un po' di stabilità, trovi soluzioni adeguate a problemi che sono mortificanti per i siciliani ma per le istituzioni stesse, a prescindere poi da Governo e opposizioni. La prego soltanto, sottosegretario, di prendere nota di quanto le dico adesso. Il nostro assessore regionale in Conferenza Stato-regioni, audito il Ministro De Micheli, ha chiesto la definizione della Ragusa-Catania e lo sblocco di 400 milioni dei fondi PAC per la riqualificazione dei nostri porti e delle zone rivierasche, e l'attivazione dei fondi del Piano casa. Grazie e così concludo.

(Iniziative volte alla realizzazione dei necessari interventi di messa in sicurezza e potenziamento della strada statale n. 4 Salaria - n. 2-00524)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gabriele Lorenzoni ed altri n. 2-00524 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Gabriele Lorenzoni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GABRIELE LORENZONI (M5S). Grazie, Presidente. Illustro l'interpellanza urgente. Gentile sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza presentata verte sulle criticità della strada statale Salaria, unica arteria stradale che collega Roma con Rieti per proseguire verso Amatrice e Ascoli Piceno, attraversando quindi l'area del cratere sismico venutasi a creare nell'agosto 2016. Si tratta di una strada inadeguata ai flussi di traffico attuali. Il percorso in esercizio, realizzato negli anni Sessanta, ha infatti una sola corsia per senso di marcia e presenta caratteristiche ormai superate, tra cui curve pericolose, molti incroci a raso e pendenze fino all'8 per cento. La statale, la via più breve in termini chilometrici che collega Roma all'Adriatico, è di fatto fortemente sottodimensionata a causa del flusso di traffico in costante aumento, soprattutto di natura pendolare, da Rieti, anche alla luce dell'inesistenza di un collegamento ferroviario diretto dell'entroterra reatino e ascolano verso la capitale, e la mancanza di una prospettiva di sviluppo delle aree interne del Paese, oltretutto colpite dal recente terremoto. Infatti, voglio ricordare al sottosegretario che Rieti dista circa 80 chilometri da Roma - quindi è abbastanza vicina - e ad appena 60 chilometri dal raccordo anulare, ed è l'unico capoluogo della regione Lazio a non essere collegato con Roma con il treno: ce ne è soltanto uno, alle sei del mattino, che però passa per l'Umbria, per Terni, e che ci mette quasi due ore per fare questi 80 chilometri. Immagini quindi i viaggi della speranza dei pendolari che ogni mattina si svegliano per andare a Roma - non per andare chissà dove, ma nella Capitale d'Italia - e prendono il bus Cotral per andare a lavorare a Roma; un bus che fa tutte le fermate della Salaria e poi a Roma, da Settebagni a Tiburtina, fa tutte le fermate diventando un mezzo quasi urbano. Oppure quelli che si mettono in viaggio con la macchina e si trovano di fronte, soprattutto la mattina, ad un traffico intenso e a mezzi pesanti che ne rallentano la scorrevolezza e spingono gli automobilisti a sorpassi azzardati con esiti spesso tragici. A proposito, voglio ricordare che a fine ottobre dello scorso anno ci fu un incidente molto tragico perché morirono quattro persone, di cui due ragazzi, uno di 19 e uno di 26 anni, quindi un pensiero va alle loro famiglie (uno di loro andava al primo giorno di lavoro).

È di questi giorni, inoltre, il dossier elaborato da ACI e ISTAT secondo cui, nella provincia di Rieti, l'indice di mortalità per incidente stradale nel 2018 è più del doppio rispetto alla media nazionale soprattutto a causa delle vittime registrate sulla Salaria. Forse per tutti questi motivi in passato un ex-presidente della regione venne a Rieti, alla sagra del peperoncino, in elicottero (una notizia che fece clamore anche nelle cronache nazionali). È ora di prendere seri provvedimenti in merito alla sicurezza e alla fruibilità del tracciato della Salaria che ormai ha preso l'appellativo di “malaria”, a detta del vescovo della diocesi di Rieti.

Quindi, il raddoppio della statale in variante tra Passo Corese e Rieti - facciamo un po' di storia - era uno degli obiettivi strategici della cosiddetta “legge obiettivo” da sin dal 2001. È stato promesso prima nel 2002 e poi nel 2004 dal Ministro delle Infrastrutture Lunardi in una conferenza stampa a Rieti con queste parole, cito testualmente: “Riusciremo a far partire gli appalti entro il 2005. Le opere riguarderanno l'ammodernamento a due carreggiate, a doppia corsia per carreggiata, di un tratto della Salaria che va da Passo Corese a Rieti”. Questo era il 2004: però siamo nel 2019 e non è stato fatto nulla.

Fu redatto il progetto, effettivamente, ma l'opera era talmente faraonica - con 6 chilometri di gallerie, 7,6 chilometri di ponti e viadotti e con un costo finale stimato di un miliardo e mezzo di euro -, che non vide mai la luce e fu solo oggetto di campagne elettorali.

Quindi, arriviamo al 2017, quando il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Delrio, il presidente della regione Lazio e quello della regione Marche, insieme all'ex amministratore delegato di ANAS, presentano a Rieti e, poi, ad Ancona il piano di potenziamento della SS4 Salaria tra Roma e Ascoli Piceno, con l'obiettivo dichiarato di agevolare la ripresa socio-economica delle aree interessate dal sisma, per un fabbisogno complessivo di 854 milioni di euro. Però di questo piano, dopo due anni, almeno sul versante laziale, si è ancora visto ben poco.

Il piano prevede alcuni interventi da Roma a Rieti, come la rettifica di alcuni tratti pericolosi, una serie di rotatorie per eliminare alcuni incroci, delle terze corsie di sorpasso - dette “corsie di arrampicamento” - per il sorpasso dei veicoli lenti in salita e alcuni svincoli per l'inversione dei sensi di marcia. Diciamo che non è proprio sufficiente a garantire un ammodernamento che è atteso dalla cittadinanza e dai pendolari da quarant'anni per una direttrice stradale che dovrebbe essere scorrevole e strategica nel collegamento di Roma con Ascoli. Sulle corsie di arrampicamento va ricordato che la Salaria, in realtà, fu realizzata secondo uno schema che prevedeva un'unica carreggiata composta da tre corsie - una per ciascun senso di marcia più quella centrale adibita al sorpasso - e questa cosa fu abolita negli anni Ottanta perché considerata pericolosa a causa dei numerosi scontri frontali che avvenivano nella corsia centrale. Quindi, stiamo anche molto attenti quando parliamo di corsie di arrampicamento, come se fossero la soluzione ai problemi della Salaria: facciamole solo dove si possono fare in sicurezza.

Di questo piano fa parte anche la rotatoria di Passo Corese, dove ora c'è un semaforo, cioè da sempre, che causa lunghe code nel traffico domenicale di ritorno da Rieti a Roma e in quello mattutino. Qui, addirittura, la storia si fa tragicomica, perché si progetta una rotatoria nel 2005 - ci sono anche le delibere del comune -, se ne parla da quattordici anni, ogni anno sembra quello buono per far partire il cantiere. Quest'anno l'assessore ai lavori pubblici della regione Lazio aveva promesso l'avvio dei lavori a maggio e, invece, si attendono ancora degli adempimenti burocratici. Quindi, immagini, quattordici anni per fare una rotatoria, figuriamoci una strada a quattro corsie o, addirittura, una ferrovia: sembra fantascienza, forse su Marte. Però, questa fantascienza diventa realtà oltrepassato il confine provinciale: quando entriamo nella città metropolitana di Roma, sembra di varcare confini temporali, più che spaziali, perché la rotatoria di Montelibretti, che fa parte del piano di potenziamento, anche questa, è completata. Nuove opere sono finanziate di prossimo avvio, per 56 milioni, come la variante di Monterotondo Scalo, che è finanziata anche con fondi regionali e rientra anch'essa all'interno del piano del 2017. È sicuramente utilissima per la messa in sicurezza idrogeologica dell'area di Monterotondo; certo non serve ai pendolari della provincia di Rieti che imboccano l'autostrada per Roma a Fiano Romano e, quindi, evitano di passare per Monterotondo.

Diciamo che la regione Lazio assegnò all'itinerario Passo Corese un importo di circa 60 milioni di euro nel 2007 - quindi dieci anni prima -, anche se di opere realizzate in questa tratta non c'è traccia. Vi sono sicuramente delle responsabilità della politica locale di essere inadeguata e di quella regionale nello sfavorire i territori più marginali, come la provincia di Rieti - a questo punto, non so ancora perché faccia parte del Lazio, me lo chiedo spesso -, ma, di certo, l'obiettivo di agevolare la ripresa socio-economica delle aree interessate dal sisma è stato abbastanza frainteso anche da ANAS.

Non risulta nessuna programmazione ministeriale, neanche l'importante raddoppio della Salaria tra Ornaro e San Giovanni Reatino, che, invece, era stato inserito nel piano di potenziamento; risultano finanziate e deliberate dal CIPE opere infrastrutturali per il miglioramento funzionale degli svincoli di Rieti, con fondi, però, non regionali, che, mi lasci dire, non sono proprio prioritari per la sicurezza stradale.

Una cosa buona c'è in questo piano: risultano programmati l'adeguamento della piattaforma stradale e la messa in sicurezza dal chilometro 56 al chilometro 64, per un importo di 68 milioni di euro, che è proprio il tratto più pericoloso, quello dove ci sono più incidenti; inoltre, ho avuto modo di vedere e toccare con mano il progetto di una strada a quattro corsie. Sebbene qualcuno ancora dica dentro ANAS che non esiste o che fa parte di un libro dei sogni, io l'ho visto: il progetto esiste, chiediamo conferma al sottosegretario e al Governo. Questo progetto di una strada a quattro corsie di otto chilometri è anche migliorabile, secondo noi, con una galleria, anche artificiale, di circa 2 chilometri per evitare il curvone di Poggio San Lorenzo, ed è qui che, secondo, noi bisogna accelerare nella progettazione.

Mi auguro che gli sforzi di ANAS siano concentrati su questo progetto a quattro corsie e non solo sulle corsie di arrampicamento.

Quindi, poi, proseguendo sulla SS4, da Rieti verso Ascoli Piceno, si segnalano dei ritardi nella conclusione dei lavori di adeguamento della piattaforma stradale tra Micigliano e la galleria Gole del Velino, diciamo tra Antrodoco e Amatrice, quindi già entriamo nel cratere sismico laziale. Questi lavori erano già appaltati o, comunque, approvati nel 2005; sono stati interrotti a più riprese a causa dei problemi della famosa ditta Tecnis, che ha avuto problemi in tutta Italia e adesso è in stato di amministrazione straordinaria. Sembravano procedere verso una conclusione, grazie al fitto del ramo d'azienda, la Aleandri: diciamo che avrebbe dovuto concludere e chiudere i lavori quest'anno, però ancora si attende la chiusura del cantiere.

A tutto questo, purtroppo, si aggiunge una recente, pessima notizia del fallimento, come dichiarato dal tribunale di Genova, il 3 ottobre, della società aggiudicataria dei lavori relativi al primo lotto della variante Trisungo-Acquasanta Terme - e qui entriamo in provincia di Ascoli Piceno -, nella porzione di Salaria del cratere sismico marchigiano. Questa ditta è fallita, ha lasciato il cantiere e non si capisce ancora, quindi, quando potranno riprendere i lavori. Poi c'è il secondo lotto, che ha un fabbisogno di 207 milioni di euro, sempre previsto in questo piano di potenziamento, che non risulta ancora programmato nel contratto con il Ministero. Questa parte è proprio la parte vicina ad Arquata del Tronto, quindi stiamo parlando proprio dei territori più colpiti dal terremoto: è da scongiurare, quindi, assolutamente, eventualmente anche con procedure straordinarie, il blocco prolungato nel tempo dei lavori in questo tratto, perché, appunto, un territorio già martoriato dal sisma non merita di rimanere senza una prospettiva di sviluppo e i cittadini non possono aver paura di percorrere l'unica strada di collegamento con la capitale, che è la plastica dimostrazione del fallimento della politica locale, regionale e nazionale in termini di programmazione infrastrutturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Salvatore Margiotta, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In merito agli interventi e allo stato dei lavori sulla strada statale n. 4 Salaria, sulla base delle informazioni assunte presso la società ANAS, comunico quanto segue.

Con la redazione del Piano di riqualificazione e potenziamento della strada statale Salaria, ANAS ha definito una serie di interventi di manutenzione programmata per un importo di circa 150 milioni di euro, recentemente finanziati con il Fondo infrastrutture 2018.

Per quanto riguarda il tratto compreso tra Passo Corese e Rieti, la società ha completato il progetto esecutivo di una rotatoria a quattro bracci funzionali e di un innesto di collegamento con la viabilità esistente, da realizzare in località Borgo Santa Maria, tra il chilometro 37+800 e il chilometro 38+100, per un investimento complessivo di circa 1,9 milioni di euro. Detto progetto è stato trasmesso al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche e agli enti competenti per la definitiva condivisione e approvazione.

Inoltre, è in corso di redazione il progetto per la realizzazione di corsie supplementari di sorpasso, in entrambe le direzioni, dal chilometro 42+800 al chilometro 44+400, dal chilometro 44+900 al chilometro 46+300 e dal chilometro 47+900 al chilometro 49+000, nonché la sistemazione dell'attuale innesto a raso con l'abitato di Campomaggiore, al chilometro 44+300, per un investimento complessivo di circa 4,5 milioni.

Sempre nell'ambito degli interventi di messa in sicurezza previsti dal sopracitato Piano, è in fase di attivazione anche la progettazione, tra il chilometro 56+000 e il chilometro 64+000, dei lavori per la realizzazione delle corsie supplementari di sorpasso e di una serie di cavalcavia per consentire l'inversione di marcia.

In corrispondenza, poi, del chilometro 64+100 - zona Ornaro Basso -, all'altezza dello svincolo per il lago del Turano, è stata già avviata la progettazione per la realizzazione di una rotatoria e di una piazzola di sosta con pensilina, adibita all'attesa degli autobus, per un investimento complessivo di circa 1,7 milioni di euro.

Relativamente alla rotatoria al chilometro 36+000, informo che l'intervento, teso ad eliminare l'incrocio semaforizzato in corrispondenza dello svincolo Passo Corese, è stato concordato tra la regione Lazio, in qualità di ente finanziatore, e la società ANAS che assumerà la funzione di soggetto attuatore per la progettazione e l'esecuzione dell'opera.

Con apposita convenzione si provvederà a regolare, tra l'altro, i rapporti, le modalità di erogazione del finanziamento, le eventuali varianti ai lavori e il collaudo; la bozza di convenzione è stata inviata recentemente agli uffici del MIT per le valutazioni di competenza. Quanto ai lavori dal chilometro 56 al chilometro 64, che si estendono dalla rotatoria Ponte Buida a quella nei pressi dello svincolo di Turano, questi riguardano la messa in sicurezza e l'adeguamento della piattaforma stradale esistente ad una piattaforma di 20,30 metri di larghezza, con due corsie per senso di marcia, separate da una barriera spartitraffico. Inoltre, è previsto l'adeguamento e la razionalizzazione delle intersezioni stradali e degli impianti di illuminazione.

L'intervento è inserito nel piano pluriennale 2016-2020 per un importo di circa 68 milioni di euro; ANAS sta ultimando l'acquisizione dei pareri tecnici, al fine di poter approvare il progetto preliminare e procedere al successivo sviluppo progettuale.

Circa l'adeguamento in sede della piattaforma stradale al tipo C1, tra il bivio di Micigliano (km 113+200) e l'inizio della galleria Gole del Velino (km 117), per un importo pari a 36,6 milioni di euro, informo che l'avanzamento dei lavori è di oltre il 98 per cento. Le ultime attività hanno però subito notevoli ritardi a causa della grave situazione finanziaria dell'impresa mandataria Tecnis. Lo scorso agosto è intervenuta la vendita del ramo d'azienda da parte della Tecnis all'impresa D'Agostino, che ha chiesto il subentro nel contratto di appalto. Con il perfezionamento di tale subentro si procederà all'ultimazione dei lavori e all'apertura al traffico che, limitatamente all'asta principale, avverrà presumibilmente nell'arco di due mesi circa dall'effettiva ripresa delle attività.

In merito, poi, ai lavori di adeguamento del tratto Trisungo - Acquasanta, ove si raccorda con la galleria Valgarizia, 1° lotto, 2° stralcio, dal chilometro 151 al chilometro 153+780, informo che l'intervento è finanziato dal contratto di programma 2014 per un importo pari a 93,2 milioni di euro. Il tracciato ricade nel territorio dei comuni di Arquata del Tronto ed Acquasanta Terme, interamente in variante rispetto al corrispondente tratto di strada statale esistente, che sarà successivamente destinato ad uso locale. Lo stato di avanzamento dei lavori è pari al 38,52 per cento. Le attività sono sospese dal 30 luglio scorso per cause imputabili all'appaltatore (società Carena).

Come è noto, il 3 ottobre scorso, la sezione fallimentare del tribunale di Genova, con sentenza n. 110/2019, ha dichiarato il fallimento dell'impresa appaltatrice. Pertanto, la ripresa dei lavori e i tempi di completamento dipendono dalle modalità di risoluzione del contratto in essere e dal successivo riappalto degli interventi, anche in relazione alle operazioni proprie del curatore fallimentare. Nel suddetto appalto erano compresi i lavori necessari per il ripristino dei danni causati dal sisma del 2016 su alcune opere già esistenti sulla strada statale 685, adiacente al tratto di strada statale 4 in adeguamento. La società ANAS, stante l'inoperatività dell'impresa Carena e anche per riscontrare alcune richieste pervenute dal territorio attraverso la prefettura di Ascoli Piceno, sta provvedendo ad affidare ad altra impresa, mediante procedure d'urgenza, i lavori strettamente necessari a rendere transitabili i tre viadotti della statale 685 alle sole categorie di veicoli che si riterranno compatibili ai fini della sicurezza del traffico.

Da ultimo evidenzio che, nell'ambito delle risorse rese disponibili con il Fondo infrastrutture 2018 per il piano di riqualificazione e potenziamento della strada statale Salaria, ANAS avvierà ulteriori interventi da realizzare sul restante tracciato.

PRESIDENTE. Il deputato Gabriele Lorenzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GABRIELE LORENZONI (M5S). Presidente, io ringrazio il sottosegretario perché finalmente si ha una situazione formalizzata, diciamo così, in merito a cosa aspettarsi per la Salaria, quindi anche per i pendolari, nei prossimi mesi e nei prossimi anni: non si potranno fare più speculazioni politiche, come è stato fatto in passato. Anche se sulle tempistiche non c'è molta chiarezza nella risposta, però sappiamo cosa ci aspetta nel futuro: nessuno potrà più dire che non ci sono i fondi o, addirittura, che il Governo ha tolto i fondi, come è stato fatto solo pochi mesi fa. 150 milioni di euro, appunto, ci sono e nessuno potrà più fare emendamenti spot, proprio perché è intervenuto il Fondo infrastrutture del 2018 e interverrà, poi, anche nei prossimi anni a colmare le lacune finanziarie e di programmazione infrastrutturale che sono state fatte negli anni passati, ma anche a colmare le promesse della regione.

A rafforzare questa ipotesi interviene anche la dichiarazione del Ministro di ieri in Commissione trasporti che, in merito alla Salaria, ha detto testualmente che si è fatto carico delle risorse regionali già stanziate e non utilizzate dall'ANAS; quindi, se c'erano questi 60 milioni messi a disposizione da parte della regione Lazio sin dal 2007, è grave che in 12 anni non siano mai stati utilizzati per mettere in sicurezza un tratto molto pericoloso e che ha mietuto vittime ogni anno.

Adesso, tuttavia, sappiamo che il Ministero si fa carico di questa situazione. Quindi, ritengo anche molto positivo che sia ufficiale che esiste il progetto della quattro corsie negli 8 chilometri più pericolosi tra Ponte Buita e Ornaro, anche se, appunto, come ha già detto parlando con i tecnici dell'ANAS e i funzionari del Ministero delle infrastrutture, siamo per una modifica che inserisca nel progetto un tratto di galleria che possa bypassare la curva all'incrocio pericoloso di Poggio San Lorenzo.

Sollecitiamo con forza il Governo a fare quanto è nelle sue prerogative per accelerare nella progettazione definitiva di questa strada a quattro corsie in questo tratto di otto chilometri, senza perdere tempo in rotatorie o svincoli che potrebbero, almeno in questo tratto, comprometterla, e programmare altri tratti a quattro corsie, come, d'altronde, era previsto nella famosa legge “obiettivo”. Quindi, in questo caso non siamo noi a dire sempre “no” alle opere infrastrutturali; il territorio, in questo caso, vi sta dicendo “sì” alla strada a quattro corsie tra Passo Corese e Rieti e anche alla ferrovia, già che ci siamo. Questa consolare non può rimanere poco più di una qualsiasi strada statale a due corsie disseminata di rotatorie, semafori, come quello di Osteria Nuova, incroci a raso, corsie di arrampicamento, accessi ai lati che ne compromettono la sicurezza, a maggior ragione adesso che collega dei territori che hanno bisogno di segnali di ripartenza.

Sulla rotatoria di Passo Corese, qui stendiamo un velo pietoso sull'inerzia della regione Lazio, qualsiasi ne sia il colore politico. Stiamo parlando della convenzione con ANAS, da lei citata, ma in 14 anni non si è ancora riusciti a fare iniziare i lavori della rotatoria e ancora adesso non abbiamo una data certa per la partenza del cantiere.

Su Micigliano, a parte questo aspetto amministrativo che è avvenuto ad agosto, quindi, pochi mesi fa, con la vendita del ramo d'azienda, mi pare di aver capito che la situazione possa chiudersi senza particolare criticità, non appena perfezionato questo subentro; staremo, comunque, con il fiato sul collo, come sempre.

Invece, per quanto riguarda il lotto marchigiano, c'è da dire che non crediamo che si possa sottostare alle procedure ordinarie del diritto fallimentare; qui c'è un territorio colpito dal terremoto, siamo nei pressi di Arquata del Tronto e non sarebbe accettabile un cantiere fermo per anni in quel territorio. Va fatto, quindi, tutto il possibile per scongiurare questo fermo, attraverso procedure straordinarie e sollecitiamo tutto il Governo ad andare in questa direzione.

(Iniziative, anche di tipo normativo, volte a tutelare le lavoratrici-madri, con particolare riferimento alla questione delle “dimissioni volontarie” e del demansionamento - n. 2-00523)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cominardi ed altri n. 2-00523 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Claudio Cominardi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, con questa interpellanza urgente, voglio mettere sotto la lente di ingrandimento e alla luce alcuni fenomeni di mobbing che, purtroppo, sono sempre più frequenti. In particolare raccontiamo la storia di Chiara, una lavoratrice milanese, che, in seguito alla sua seconda maternità e in seguito ad un incontro con il consulente del lavoro dell'azienda, si sente dire che se lei non accetterà le dimissioni volontarie la faranno morire. Le ripeto: la faranno morire. Credo che queste parole siano veramente gravi, soprattutto se si parla di una lavoratrice madre per la seconda volta. Ma non è finita qui, perché questa lavoratrice, Chiara, viene pure demansionata. Quindi, cosa accade? Accade che lei, da responsabile di un reparto dell'azienda, viene spostata a fare altre attività, viene destituita dall'incarico, questo incarico viene assegnato ad un'altra lavoratrice con contratto a tempo indeterminato e che viene assunta proprio durante il periodo di maternità di Chiara, tra l'altro in palese violazione dell'articolo 4 della legge n. 151 del 2001.

Non finisce qui. Una volta che Chiara rifiuta ovviamente di accettare la possibilità di effettuare delle dimissioni volontarie, le è stato prospettato, da un secondo consulente del lavoro, che, al compimento del primo anno del figlio, sarebbe stata licenziata. Quindi, un'altra umiliazione. Chiara rimane al proprio posto di lavoro e, demansionata da responsabile, si ritrova a far cosa? A fare fotocopie, a distruggere documenti cartacei, ad archiviare documenti cartacei: il classico caso di demansionamento, caso di mobbing e dopo, ovviamente, ci sarà la magistratura a dover accertare tutti questi fatti che abbiamo appreso dalla stampa, però nulla mi spinge a pensare che questa lavoratrice madre stia raccontando delle cose false e, quindi, ripeto, questo sembra un classico caso di mobbing aggravato dal fatto che stiamo parlando di una madre. L'ispettorato nazionale del lavoro ci fornisce nel 2018 dei dati, devo dire, inquietanti: abbiamo 49 mila lavoratrici e lavoratori, madri e padri, che hanno dato le dimissioni oppure sono arrivati a risoluzioni del proprio contratto. Vai a capire quante di queste sono indotte e quante di queste sono spontanee. Abbiamo un problema di fondo che è il quadro normativo o, meglio, è quello che è intervenuto, quello che è cambiato nella disposizione del codice civile - l'articolo 2103 - modificata dal Jobs Act, tra l'altro molto osteggiato, nella scorsa legislatura, dal MoVimento 5 Stelle, in quanto nella norma del Jobs Act, che modifica l'articolo 2103, non si fa riferimento esplicito alle mansioni equivalenti. Quindi, questo cosa crea? Crea degli spazi discriminatori nei luoghi di lavoro e, quindi, nei confronti dei lavoratori.

Una nota che non può rimanere inascoltata è il fatto che pare che un consulente del lavoro, qui, addirittura, due consulenti del lavoro siano intervenuti a spingere la lavoratrice a prendere determinate decisioni. Tutto da approfondire e tutto da accertare. Ricordo che l'ordine dei consulenti del lavoro è vigilato dal Ministero del Lavoro, cioè il Ministero del Lavoro è vigilante nei confronti dell'ordine dei consulenti del lavoro. Sono sicuro che la presidente Calderone è molto attenta a questi temi, è molto sensibile, però sarebbe interessante anche capire se c'è la volontà e se c'è qualche strumento da mettere in campo anche per evitare che questi episodi si ripetano da parte di alcuni professionisti.

Allora, io sono convinto, perché vengo dalla piccola e media impresa, ma ci sono anche quelle più grandi, per carità, ma sono straconvinto, dicevo, che la maggior parte degli imprenditori sono persone che lavorano in maniera corretta e con il massimo rispetto dei propri collaboratori e dei propri dipendenti. Però, siccome come nella massa c'è sempre qualcuno che non si comporta come si dovrebbe fare, io con questa interpellanza urgente chiedo al Governo, qui rappresentato, che cosa intenda fare rispetto alla modifica dell'articolo 2103 da parte del Jobs Act e, a questo punto, rispetto anche alle sanzioni per chi si comporta in questo modo, che potrebbero essere un deterrente importante affinché questi fenomeni e queste situazioni non si ripetano.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Buongiorno Presidente, buongiorno onorevoli deputati, buongiorno onorevole Cominardi. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riferito al fenomeno delle discriminazioni sul lavoro legate alla maternità, rappresento quanto segue. Il decreto legislativo n. 151 del 2001, testo unico per la tutela e il sostegno della maternità e della paternità, prevede che al termine del periodo di congedo obbligatorio di maternità le lavoratrici hanno diritto di conservare il posto di lavoro e, salvo che espressamente vi rinuncino, di rientrare nella stessa unità produttiva ove erano occupate all'inizio del periodo di gravidanza e di permanervi fino al compimento di un anno di età del bambino. Le stesse lavoratrici hanno, altresì, diritto di essere adibite alle mansioni da ultimo svolte o a mansioni equivalenti. Lo stesso vale per gli altri casi di congedo disciplinati dal decreto in parola. Pertanto, il datore di lavoro non può adibire allo svolgimento di mansioni inferiori la lavoratrice al rientro dal congedo di maternità e dal congedo parentale. L'inosservanza di tali disposizioni da parte del datore di lavoro è punita con una sanzione amministrativa che va da un minimo di euro 2.582 a un massimo di euro 10.032. Le predette disposizioni hanno carattere di specialità e, pertanto, le stesse prevalgono sulla disciplina generale delle mansioni contenute nell'articolo 2103 del codice civile che, per effetto delle modifiche apportate dal decreto legislativo n. 81 del 2015, di attuazione del Jobs Act, consente al datore di lavoro di adibire il lavoratore a mansioni inferiori, purché rientranti nella medesima categoria legale, in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali tali da incidere sulla posizione del lavoratore stesso. Da ultimo, si fa presente che il codice delle pari opportunità tra uomo e donna, approvato con il decreto legislativo n. 198 del 2006, sanziona come discriminazione diretta ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell'esercizio dei relativi diritti. A fronte di tali condotte le lavoratrici e i lavoratori sono assistiti da una tutela giudiziaria particolarmente stringente, che prevede, tra l'altro, la legittimazione processuale ad agire in capo alle consigliere e ai consiglieri di parità, competenti per territorio, innanzi al tribunale in funzione di giudice del lavoro o al tribunale amministrativo regionale territorialmente competenti, su delega della persona discriminata. Il tribunale adito, qualora ritenga sussistente la violazione denunciata, oltre a provvedere, se richiesto, al risarcimento del danno anche non patrimoniale, ordina la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione dei suoi effetti con decreto motivato ed immediatamente esecutivo, la cui inottemperanza è punita con ammenda fino a 50 mila euro o arresto fino a sei mesi. Tanto premesso, ritengo doveroso soffermarmi, anche a testimonianza dell'unanime condanna della vicenda da parte del Governo, sulle dichiarazioni della consigliera nazionale di parità che, quale pubblico ufficiale investito dell'applicazione della normativa antidiscriminatoria, ha manifestato profonda disapprovazione di fronte ad atteggiamenti definiti “intimidatori e ostili” nei confronti della maternità. La consigliera ha tuttavia assicurato che, nonostante il verificarsi di tali episodi discriminatori, molti casi di lavoratrici che si sono rivolte alle consigliere di parità sono stati risolti positivamente sia in via stragiudiziale sia in via giudiziale, questo a riprova del fatto che il Governo riserva la massima attenzione e dedica un impegno costante all'azione di repressione di tali fenomeni discriminatori per la tutela delle lavoratrici madri.

PRESIDENTE. Il deputato Claudio Cominardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il rappresentante del Governo per la risposta e lo ringrazio anche per l'approccio di condanna e l'attenzione rivolta al caso specifico, ma anche a tutti i casi simili. Ringrazio anche la consigliera di parità per lo stesso atteggiamento di condanna.

Ecco, il mio auspicio - definiamolo così - è quello che si possa addivenire a delle proposte e a delle soluzioni normative che possano effettivamente e concretamente scongiurare questi episodi, perché i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro sono importanti: 49 mila lavoratori e lavoratrici, madri e padri, che in un anno solo danno le dimissioni o arrivano a risoluzioni del contratto sono un numero, sono un esercito incredibile. È chiaro: non possiamo dire che tutti i 49 mila siano arrivati ad una determinata scelta perché messi nelle condizioni di doverlo fare. Probabilmente alcuni di questi hanno preso questa decisione per stare, magari, vicino al piccolo nei primi anni di vita, però sappiamo quanto il reddito, quindi un lavoro, ti tiene all'interno della società, oppure al contrario ti esclude. Quindi è evidente, anche dalle relazioni che sono state fatte negli anni su questi fenomeni, che dietro alle dimissioni volontarie spesso ci sono situazioni drammatiche. Quindi per intervenire forse non sono sufficienti le normative che oggi abbiamo e l'impegno importantissimo delle consigliere di parità nazionale, così come le consigliere di parità diffuse sul territorio.

Io credo che - e questo Governo, comunque, l'ha dimostrato con gli impegni programmatici che se ne deducono, perché poi lo vedremo nel dettaglio - si andrà sempre più nel verso delle tutele e dei diritti. In questo io credo molto e ringrazio nuovamente.

(Orientamenti in merito all'adeguamento e alla ridefinizione degli importi della pensione di inabilità civile e dell'assegno di invalidità civile - n. 2-00526)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Locatelli ed altri n. 2-00526 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Alessandra Locatelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie Presidente e buongiorno sottosegretario. Sì, la illustro brevemente, partendo dal fatto che, come sappiamo, sono più di 4 milioni i disabili in Italia ma molti di più se aggiungiamo anche le malattie cronico-degenerative e quegli stati di limitazioni fisiche e sensoriali, comunque temporanee a volte, e che poi si trasformano in definitive.

È chiaro che il processo di inclusione delle persone con disabilità è incompleto e non si è ancora realizzato anche a causa, purtroppo, delle gravi difficoltà di accesso alle cure, ai trattamenti essenziali e, in generale, alle normali attività della vita quotidiana, sulle quali siamo ancora veramente molto indietro anche per quanto riguarda l'accessibilità, mi preme dirlo.

La situazione è molto delicata anche dal punto di vista economico, anche perché lo svantaggio si crea proprio nell'affrontare le spese e le cure, e nel fatto di avere un reddito più limitato, quindi a disposizione, per le spese quotidiane, quindi il potere d'acquisto è più limitato.

Anche il progressivo invecchiamento è uno dei temi, ovviamente, che rende più difficoltosa l'assistenza in famiglia e sono proprio le famiglie quelle che si fanno carico dei trattamenti necessari di cura. Questo limita ulteriormente l'autonomia anche delle persone con disabilità ed è per questo che lo svantaggio si ripercuote sulle singole persone.

L'aumento delle persone con invalidità ed inabilità era stato oggetto di alcune riflessioni del precedente Governo, anche mia in particolare, con l'impegno ad una profonda revisione del sistema economico e, quindi, anche ad un miglioramento e un potenziamento, e una rivalutazione consistente di quelli che sono adesso i soldi, troppo scarsi che vanno nelle tasche delle persone con disabilità. È chiaro che 285 euro al mese non possono essere sufficienti per nessuno per poter far fronte a tutte quelle spese di vita quotidiana, ma nemmeno a quelle soprattutto della assistenza. Quindi, si amplia la forbice, la differenza, la disuguaglianza tra le persone con disabilità, che, ripeto, non sono solo le persone che magari sono nate purtroppo con un limite sensoriale visivo ma anche chi incorre in una malattia gravemente limitante.

Dunque, io mi chiedo quali iniziative questo Governo abbia intenzione di portare avanti sul piano degli assegni di invalidità e di inabilità; si aprirebbe anche tutto il resto del tema del dell'assistenza economica, con l'accompagnamento e le pensioni sociali, ma mi chiedo se sia stato studiato un importo, se siano state fatte delle simulazioni, se sia stata fatta una riflessione per ridare un po' di dignità a queste persone.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Buongiorno, onorevole Locatelli. Accolgo in maniera decisamente positiva il presente atto di sindacato ispettivo, che mi dà l'occasione di affrontare il tema, tanto importante quanto delicato, della disabilità e della relativa necessità di dotare le persone che la vivono di strumenti concreti, in grado di eliminare o quantomeno minimizzare le maggiori, inevitabili, difficoltà del quotidiano.

Gli odierni interpellanti richiamano in premessa agli obiettivi enunciati dal precedente Esecutivo, tesi al miglioramento delle condizioni di vita, di salute e di reddito delle persone con disabilità.

I predetti obiettivi non possono che essere condivisi anche dall'attuale Esecutivo. Ricordo a me stesso, infatti, che il nostro ordinamento trova nell'articolo 38 della Carta costituzionale, che enuncia il fondamentale principio di civiltà secondo cui ai cittadini inabili devono essere assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, il nucleo forte dello Stato sociale, di cui agli articoli 2 e 3 della medesima Costituzione.

Questo Governo è ben consapevole del fatto che le misure attuali siano ancora lontane dall'assicurare alle persone con disabilità una condizione di autosufficienza.

Sul piano tecnico la via migliore dovrebbe essere quella di ipotizzare una rivisitazione di carattere generale del sistema, in favore di una valutazione multidimensionale ed una progettazione personalizzata.

Quest'ultimo approccio consentirebbe, più in particolare, di delineare e coordinare i necessari interventi a favore della persona, all'interno di uno specifico progetto personale elaborato con il diretto coinvolgimento della stessa, che indichi gli strumenti, le risorse, i servizi, nonché gli accomodamenti ragionevoli necessari a compensare le limitazioni.

Nel senso della prioritaria esigenza di revisione del sistema di riconoscimento della disabilità, al fine di “sostenere il sistema di accesso a servizi e benefici”, si è espresso il secondo Programma d'azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione della persona con disabilità, adottato con DPR del 12 ottobre 2017, su proposta dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, in cui siedono i rappresentanti delle amministrazioni centrali competenti, nonché dei diversi livelli di governo, e che, per oltre un terzo, è composto dai rappresentanti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Questo per dire dell'attenzione rivolta al tema, che è e resta prioritario nell'agenda di questo Governo.

In conclusione, pur non potendo allo stato fornire le puntuali indicazioni che richiedono gli onorevoli interpellanti, voglio rassicurare sul fatto che questa tematica è ben presente, in tutta la sua complessità, a questo Esecutivo, che farà il possibile per garantire a tutti i cittadini prestazioni che consentano loro di essere liberi da situazioni di bisogno o che ne compromettano la dignità.

PRESIDENTE. La deputata Alessandra Locatelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. No, non sono per niente soddisfatta. Mi dispiace sottosegretario, tramite il Presidente le faccio sapere che purtroppo non è abbastanza: non è abbastanza dire che tutti noi vogliamo la pace nel mondo, che tutti noi vogliamo che non ci sia la povertà, che tutti noi vogliamo che le persone con disabilità vengano assistite. Dobbiamo metterci i soldi, sul tavolo, perché l'impegno che si chiede a un Governo è che, oltre alle riflessioni, giuste, condivise, che discendono anche dai precedenti Governi, poiché naturalmente gli obiettivi sono comuni per tutti come su tante altre cose, però poi adesso siamo alle porte di una nuova manovra e questo era il momento principale; avevamo l'opportunità per mettere sul tavolo qualche miliardo a disposizione delle persone che sono in difficoltà.

Non è il momento di fare passi indietro, è il momento di dare una possibilità a chi, da troppo tempo, si arrangia, da troppo tempo si alza la mattina per accudire la moglie o il marito che sono gravemente malati, inabili, che non possono lavorare, che hanno delle necessità che non sono quelle, ovviamente, di tutti: non sono le mie magari, sono molto più pressanti, molto più presenti nella vita, che sono la necessità di comprarsi i farmaci, di curarsi, di fare la strada per andare fino all'ospedale, o la strada per andare a trovare i propri figli. Oppure che i propri figli vengano a curarli qualche volta, perché a volte si tratta di persone sole, oppure di disabili che hanno perso i genitori.

Quindi, in questo caso, anche magari richiamare altre riflessioni future, è sbagliato: il momento per agire era questo. Stiamo per affrontare una manovra importante: potevamo dare un segnale forte a tutti in questo momento. Richiedeva qualche miliardo forse? Sì, magari lo toglievamo da qualche altra cosa che può essere altrettanto importante, ma è il momento di pensare alle persone: non solo magari alle politiche estere, non solo magari a quello che è necessario naturalmente, il turismo, l'economia, ci mancherebbe altro, la cultura, in questo Paese sono fondamentali, ma fondamentale è anche dare un segnale forte alle persone che, purtroppo, da troppo tempo si arrangiano.

Io addirittura avevo portato…Ma mi rendo conto che, con una risposta di questo tipo, e quindi con nessuna misura che verrà assunta in questa manovra, sia quasi insensato dirlo; però ho ricevuto diverse e-mail, dove ci sono persone che mi dicono: “Anche se un disabile civile ha dietro di sé una famiglia con reddito medio, tendente al basso, il disabile con 280 euro al mese senza i suoi genitori, magari anziani, non più autosufficienti, cosa deve fare? Chi poi baderà a lui?” Questo lo scrive Salvatore. C'è un'altra persona che mi scrive, si chiama Francesco e mi scrive: “Mi preme segnalarle, in nome di tutti noi disabili, le difficoltà quotidiane che affrontiamo. Siamo speranzosi che vengano finalmente esaudite le nostre richieste. Permetteteci di avere una vita più dignitosa”. E poi ancora: “Attendo una cortese risposta, perché per vivere con 285 euro al mese le continue spese non mutabili e necessarie per la mia malattia non mi permettono alcun tipo di lavoro”; e potrei andare avanti con tante altre.

Queste sono le voci da ascoltare. Io capisco che vi siano altre necessità, magari per questo Governo prioritarie, ma mi auguro che il prima possibile si torni a lavorare su questi temi, perché mettere mano a questi vergognosi assegni, alle pensioni di invalidità, agli assegni che vengono erogati…Guardate, non è sufficiente probabilmente nemmeno l'assegno di accompagnamento, che prevede una cifra che sfiora i 500 euro, ma per chi è completamente inabile ed ha bisogno di un'assistenza continua non è sufficiente nemmeno per pagarsi la badante.

Io mi rendo quindi conto, ma veramente sono delusa da questa strada che si sta prendendo: perché ovviamente, dopo aver messo da parte tutta la voce importante delle associazioni, che ovviamente hanno richieste che variano dall'accessibilità al nostro territorio…Perché sappiamo che ci sono delle leggi di trent'anni fa, per esempio per l'abbattimento delle barriere architettoniche, e ancora non sono state superate, non siamo ancora adeguati nei nostri comuni, e lo Stato ancora non sta facendo nulla per andare incontro ad incentivare questo tipo di adeguamenti. È chiaro quindi che, per una persona che ha un limite e una disabilità, muoversi, che è la prima cosa, è difficile: figuriamoci tutto il resto. Io mi auguro, quindi, che prima o poi si cambi rotta, e che sia il prima possibile.

(Orientamenti in merito all'avvio di iniziative ispettive presso il tribunale di Cosenza, anche in relazione a notizie che gettano discredito sull'operato dei relativi uffici giudiziari - n. 2-00521)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Ettore e Occhiuto n. 2-00521 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Felice Maurizio D'Ettore se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Signor Presidente, noto subito che è presente a dare una risposta in merito all'interpellanza rivolta al Ministero della Giustizia il sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali: non mi meraviglia questo, perché capisco che già da tempo su questi temi il Ministero, ed in particolare il Ministro Bonafede, non sia stato in grado di fornire alcuna risposta sufficiente.

L'interpellanza è rivolta a far presente una situazione molto grave. Da diverso tempo, numerosi articoli di stampa, soprattutto di testate online, che hanno evidenti orientamenti politici, descrivono e ricostruiscono presuntivamente un ambiente conflittuale all'interno della procura del tribunale di Cosenza, con inchieste che sarebbero addirittura boicottate e con fughe di notizie. Sempre le stesse testate, che hanno chiaramente l'obiettivo di esercitare improprie pressioni sugli uffici giudiziari, hanno riportato addirittura foto e notizie di cene tra il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino e il dottor Carmine Potestio, ex capo di gabinetto del sindaco di Cosenza. Sempre le stesse fonti - che potrei definire interessate, anzi definisco interessate - dicono che il dottor Potestio sarebbe stato tenuto fuori da ogni inchiesta dal pubblico ministero Cozzolino, il quale avrebbe esercitato pressioni nei confronti di altri magistrati prima di essere allontanato dalle inchieste sulla pubblica amministrazione. Lei dovrebbe sapere, sottosegretario, che nel sindacato ispettivo, io dico queste cose e c'è una valutazione, un filtro, e qui tutto ciò che è riportato è stato già filtrato, considerato, e quindi abbiamo fornito atti che dimostrano che ci sono queste notizie da parte di alcuni organi di stampa.

La stampa ed anche atti di sindacato ispettivo presentati alla Camera dei deputati, altri atti, denuncerebbero alcune vicende anomale, che generano necessariamente presso i cittadini e l'opinione pubblica dubbi e perplessità sull'operato della procura del tribunale di Cosenza; mentre è interesse degli interpellanti fugare ogni dubbio nella pubblica opinione, e il Ministero della Giustizia dovrebbe fugare ogni dubbio in merito.

Sempre secondo le stesse fonti, nel comune di San Giovanni in Fiore il dottor Martino Emilio Dante (sto riportando notizie che abbiamo poi portato a corredo, onde corroborare anche la nostra interpellanza) sarebbe stato assunto quale responsabile finanziario del comune, nonostante questo posto fosse già occupato. Il bando per l'assunzione nel 2017 sarebbe stato pubblicato solo sul sito del comune, e non sulla Gazzetta Ufficiale, con tempi di pubblicazione ristrettissimi, una settimana circa; il colloquio sarebbe avvenuto alla sola presenza del sindaco, mentre dal verbale risulta presente tutta la commissione. Tali episodi sarebbero stati denunciati alla Guardia di finanza per falso in atto pubblico. Peraltro, la convocazione del colloquio sarebbe dovuta avvenire mediante pubblicazione, mentre si sarebbe svolta tramite un contatto diretto. Il procedimento sarebbe stato oggetto di una richiesta di archiviazione.

Altro caso è stato poi sollevato dagli stessi organi di informazione online: nel 2016 una ATI di Lamezia Terme avrebbe vinto un appalto per servizio navetta per pazienti, farmaci, emoderivati e cartelle cliniche, relativi a forniture per l'azienda ospedaliera di Cosenza. In proposito sarebbero emerse diverse criticità, sulle quali si sarebbero avviate delle indagini; non si conosce tuttavia quale esito abbiano avuto ad oggi. Parimenti sarebbero state rilevate criticità nella gara d'appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di San Giovanni in Fiore: anche in questo caso le segnalazioni non avrebbero però prodotto alcun esito.

Queste notizie ormai sono di dominio pubblico. Gettano discredito sul funzionamento della procura del tribunale di Cosenza, che, per la sua autonomia e per il dovere di riservatezza, non può né deve replicare, rispetto a voci che riguardano addirittura l'adeguatezza del suo operato e il funzionamento dell'attività giudiziaria.

Ferma restando la piena autonomia della magistratura e la considerazione per gli uffici giudiziari in questo caso, noi chiediamo e teniamo a sapere finalmente, anche perché ci sono stati altri atti di sindacato ispettivo, se il Ministro interpellato (lei lo rappresenta oggi suo malgrado), alla luce delle anomalie riscontrate, e comunque evidenziate da questi siti, intenda valutare la sussistenza dei presupposti per avviare iniziative ispettive presso il tribunale di Cosenza, perché questo sarebbe l'esito normale di fronte a questa messe di notizie ed informazioni. E ciò anche al fine di fugare i dubbi che emergono anche dalla stampa sulle attività giudiziarie sopraindicate, a tutela imprescindibile dell'immagine stessa della procura del tribunale di Cosenza.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevole D'Ettore, con l'interpellanza in oggetto l'onorevole interpellante, evocando alcuni articoli di stampa - relativi alla situazione asseritamente conflittuale venutasi a creare nell'ambito della procura della Repubblica di Cosenza, che avrebbe portato al boicottaggio di alcune inchieste e a fughe di notizie -, il cui obiettivo sarebbe di esercitare improprie pressioni sugli uffici giudiziari, sollecita i poteri ispettivi del Ministro della Giustizia “al fine di fugare tutti i dubbi che emergono anche dalla stampa sulle attività giudiziarie…a tutela dell'immagine stessa della procura del tribunale di Cosenza”.

In particolare, secondo quanto riportato nell'interpellanza, le informazioni strumentalmente diffuse agli anzidetti fini dagli evocati articoli riguardano: una fotografia che ritrae il PM, dottor Cozzolino, a cena con l'indagato Carmine Potestio, ex capo di gabinetto del sindaco di Cosenza, tenuto fuori da ogni inchiesta, dallo stesso PM, Cozzolino, che avrebbe esercitato pressioni ricattatorie nei confronti degli altri magistrati “prima di essere allontanato dalle inchieste sulla pubblica amministrazione”; la richiesta di archiviazione di un procedimento penale, scaturito da una informazione della Guardia di finanza, per falso in atto pubblico, relativa all'assunzione presso il comune di San Giovanni in Fiore di tale Dante Martino Emilio - quale responsabile finanziario del comune, nonostante il posto fosse già occupato - senza bando sulla Gazzetta Ufficiale e sulla base di un mero colloquio con il sindaco, diversamente da quanto attestato nel verbale che dava come presenti tutti i membri della commissione; l'aggiudicazione all'ATI di Lamezia Terme di una gara d'appalto per servizio navetta per pazienti, farmaci, emoderivati e cartelle cliniche all'azienda ospedaliera di Cosenza; la gara d'appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di San Giovanni in Fiore.

Con riferimento a tali molteplici profili, le informazioni fornite dal procuratore generale della Corte d'Appello di Catanzaro e dal procuratore della Repubblica del tribunale di Cosenza offrono elementi di assoluta infondatezza delle criticità ipotizzate nell'interpellanza e la piena conferma della strumentalità di tali notizie. Invero, il capo dell'ufficio di procura cosentino ha preliminarmente sottolineato che all'interno dell'ufficio inquirente non sussiste alcun tipo di conflittualità: il clima di leale e fattiva interazione tra tutti i suoi componenti, il procuratore aggiunto e il procuratore della Repubblica, è una costante caratteristica del lavoro portato avanti dal procuratore capo e frutto del positivo contributo di tutti i magistrati, anche in occasione della predisposizione del progetto organizzativo dell'ufficio, che, oltre ad essere approvato dal consiglio giudiziario presso la Corte d'Appello di Catanzaro, non ha avuto alcun rilievo da parte dei magistrati stessi.

Quanto alla fotografia che ritrarrebbe il PM Cozzolino a cena con l'indagato Carmine Potestio, ex capo di gabinetto del sindaco di Cosenza, la questione è già all'attenzione del Consiglio superiore della magistratura. Quanto all'asserito fatto che “l'ingegnere Potestio sarebbe stato tenuto fuori da ogni inchiesta dal PM Cozzolino, il quale avrebbe esercitato pressioni ricattatorie nei confronti degli altri magistrati”, si rappresenta che il dottor Cozzolino non è mai stato titolare, unico o in co-assegnazione, del procedimento a carico di dirigenti e funzionari del comune di Cosenza per delitti di corruzione, falso ed abuso d'ufficio, invece di titolarità del procuratore aggiunto; procedimento che poi, previo stralcio di alcune posizioni, è stato definito con richiesta di rinvio a giudizio degli indagati. La posizione di Potestio Carmine, inizialmente indagato nel medesimo procedimento per il reato di cui all'articolo 318 del codice penale, è stata stralciata con iscrizione di altro procedimento, tuttora in fase investigativa.

Il dottor Cozzolino mai ha svolto indagini in procedimenti riguardanti il Potestio. Infatti, divenuto titolare in un procedimento contro ignoti, poi iscritto a persone note, tra i quali il Potestio, ha provveduto alla trasmissione degli atti al procuratore aggiunto per eventuale connessione ad altro procedimento, il che evidenzia che, contrariamente a quanto riportato, il Potestio non è stato tenuto fuori da nessuna inchiesta nei termini segnalati, né è risultato poi destinatario di alcun tipo di privilegio. Non è fondata neppure l'affermazione secondo cui il PM Cozzolino è stato allontanato da tutte le inchieste che riguardano la pubblica amministrazione, posto che il suddetto pubblico ministero è tuttora uno dei quattro magistrati che compongono il gruppo specializzato nei reati contro la pubblica amministrazione. Quanto alla vicenda relativa alla nomina del dottor Martino Emilio Dante quale responsabile finanziario del comune di San Giovanni in Fiore, si rappresenta che il procedimento penale avviato al riguardo nei confronti di quattro persone, per i reati di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico, è stato oggetto dei necessari approfondimenti istruttori ed in tempi brevi; dopo l'avviso di conclusione delle indagini, è stato definito, sulla base degli esiti delle indagini difensive, con provvedimenti di archiviazione di due distinti giudici per le indagini preliminari. Dunque, anche questa vicenda si inquadra senza ombra di dubbio nell'ambito di una fisiologica evoluzione processuale.

Quanto, poi, alla questione dell'appalto per il servizio navetta dell'azienda ospedaliera di Cosenza, aggiudicato all'ATI di Lamezia Terme, si rappresenta che essa è stata oggetto di indagine assegnata al dottor Cozzolino. All'esito di una serie di approfondimenti investigativi, su richiesta del PM assegnatario, due degli originari indagati sono stati rinviati a giudizio innanzi al GUP per i reati di abuso d'ufficio e turbativa d'asta. Anche in questo caso, nonostante la complessità delle indagini, il PM assegnatario del procedimento in meno un anno dalla ricezione della notizia di reato ha concluso la fase delle indagini preliminari ed esercitato l'azione penale con successiva fissazione dell'udienza preliminare; il che denota, anche per questa specifica vicenda giudiziaria, il pieno rispetto della fisiologica evoluzione del procedimento penale e dei principi del giusto processo di cui all'articolo 111 della Costituzione.

Da ultimo, quanto alle non meglio precisate criticità riguardanti la gara di appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di San Giovanni in Fiore, in ordine alle quali sarebbero state avanzate alla procura segnalazioni rimaste prive di riscontro, si rappresenta che, contrariamente a quanto riportato nell'interpellanza, sulla questione sono stati, invece, avviati due procedimenti penali: uno iscritto nei confronti di soggetti ignoti, definito con richiesta di archiviazione, e un altro conclusosi con avviso di conclusione delle indagini per due indagati e richiesta di archiviazione per un altro. Dunque, anche in questo caso le vicende segnalate meritano una positiva considerazione sia per la loro ordinaria evoluzione processuale che per la celerità nella definizione.

A tutto quanto appena rappresentato va necessariamente aggiunto che, alla luce delle informazioni fornite dalla procura di Cosenza, gli articoli oggetto dell'interpellanza non sono pubblicati su organi di stampa, ma sul blog www.iacchitè.com, gestito da tale Carchidi Gabriele, che da lungo tempo porta avanti un'opera di denigrazione e diffamazione nei confronti degli uffici giudiziari di Cosenza. Infatti, già un blog del Carchidi, Iacchitè.it, è stato oggetto di sequestro preventivo da parte della medesima procura a seguito di numerose denunce per diffamazione e dell'accertamento dell'inesistenza presso il tribunale di Cosenza di alcuna registrazione del suddetto sito quale giornale online. Nonostante ciò ed in spregio al provvedimento giudiziario, l'opera di denigrazione dell'operato dei magistrati della procura di Cosenza è proseguita attraverso il nuovo blog www.iacchitè.com, tanto da indurre l'ex procuratore capo, dottor Granieri, a proporre querela per diffamazione alla procura della Repubblica di Salerno, competente ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale. Tra l'altro, preme evidenziare che a carico del Carchidi risulta un cospicuo numero di procedimenti promossi dalla procura di Catanzaro, e di sentenze penali, anche passate in giudicato, per molteplici fattispecie criminose. Pertanto, alla luce di tutti gli elementi fin qui rappresentati, non si può che concludere che la vicenda in esame non presenta alcuna delle criticità prospettate nell'interpellanza.

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Parzialmente soddisfatto, anche perché si conferma quello che nell'interpellanza era riportato in senso critico, perché, sottosegretario, lei ha letto una velina che gli è stata ben costruita, ma che non riguardava affermazioni degli interpellanti, ma riportava ciò che risultava da questi siti online, e quindi l'onore e il prestigio degli uffici giudiziari di Cosenza sono mantenuti e ribaditi. Mi domando per quale ragione, e lo dico in replica, ad altri atti di sindacato ispettivo che riguardavano queste stesse segnalazioni venute da questi siti online, a questi precedenti atti di sindacato ispettivo, ripeto, non si sia data alcuna risposta. Come mai? Noi abbiamo chiesto, proprio perché volevamo certezza e ridare chiarezza e trasparenza, nella massima fiducia che avevamo nella magistratura cosentina, su temi che erano sicuramente oggetto di esclusive diffamazioni e di calunnie. Allora è evidente a questo punto: lei appartiene allo stesso movimento politico di alcuni che hanno fatto questi atti e che hanno proposto questo tipo di documentazione in sede di sindacato ispettivo, legittimamente, ma allora perché non si è risposto subito?

Perché è stata necessaria la nostra interpellanza precisa, puntuale, con la quale abbiamo fatto presente il clima che si è creato nei confronti degli uffici giudiziari e, rispetto al quale, sappiamo ora che c'è una reazione forte anche da un punto di vista giudiziario, con provvedimenti che riguardano queste informazioni, che continuano comunque a essere divulgate; informazioni che creano un clima, così come lei riporta nella risposta, assolutamente inaccettabile. Questioni che, in alcuni casi, sono chiaramente false, sulle quali però si è creato un atteggiamento, una serie di considerazioni e valutazioni che poi possono avere effetti anche sull'attività politica. Allora, se c'è stato qualcuno - lo dica al Ministro visto che c'è lei qui - che, strumentalmente, anche da parte di qualche forza politica, ha utilizzato questi strumenti per fare attività politica e il Ministero non ha risposto per tempo a quegli atti di sindacato ispettivo e risponde oggi, almeno il Ministro abbia il senso della misura per dire: bene qualcuno, anche nella mia parte politica, ha sbagliato a dire quello che ha detto e a riportare e a fare aggio su questo tipo di accuse. Quindi, l'onore e il prestigio degli uffici giudiziari viene ristabilito grazie alla nostra interpellanza che ha restituito verità e chiarezza a quanto è accaduto. Poi le indagini vanno secondo la piena autonomia della magistratura e i procedimenti secondo le regole del processo e nessuno di noi interviene in merito ma ciò che è accaduto in questi mesi e in questi anni è inaccettabile. Lo ripeto ed è bene che rimanga agli atti della Camera: siamo noi qui dentro, sottosegretario, ma questo è un atto ispettivo di grande rilevanza perché non solo dà onore e prestigio alla magistratura ma dà chiarezza anche a vicende politiche sulle quali, strumentalmente, qualcuno ha voluto giocare e il Ministro non ha risposto per tempo: ha risposto, tramite lei, in ritardo solo perché noi abbiamo presentato l'interpellanza e, con riferimento ad altri atti, non sapevamo cosa era successo. Ora, in questo momento, finalmente una parte di verità è stata ristabilita e noi saremo attenti perché la verità e l'attività giudiziaria e l'attività politica siano riportate nel loro alveo, cioè nell'alveo della chiarezza, della trasparenza e soprattutto, come dice, per quanto riguarda gli uffici giudiziari, della leale collaborazione, senza che vi possa essere una strumentalizzazione di questo tipo, che è fuori da ogni legittima attività politica e da ogni normale attività giudiziaria.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 concernente iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 ottobre 2019 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00266 concernente iniziative a sostegno delle libere professioni e delle imprese .

La seduta termina alle 10,55.