XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 804 di venerdì 26 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 24 maggio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Censore, Antimo Cesaro, Chaouki, D'Ottavio, Dambruoso, Di Gioia, Fontanelli, Luigi Gallo, Giancarlo Giordano, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Marcon, Morassut, Narduolo, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sanga, Sgambato, Tabacci, Valeria Valente e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,34).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi in merito ai contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze con le banche sanzionate dalla Commissione europea per la partecipazione a cartelli nei relativi mercati – n. 2-01803)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Alberti ed altri n. 2-01803 (Vedi l'allegato A).

Do la parola all'onorevole Villarosa per illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario, per quindici minuti.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Oggi parliamo di derivati, di contratti finanziari derivati, parliamo di truffe, parliamo di vincitori, parliamo di vinti, parliamo di silenzi, ma soprattutto speriamo che qualcuno alla fine paghi.

Che cos'è un derivato? In molti, Presidente, non lo capiscono davvero. Fuori, soprattutto i cittadini, non riescono a capire. Il derivato, in realtà, è un semplice prodotto finanziario; si chiama derivato - cerco di semplificare per chi ci ascolta a casa - perché la tua vincita o perdita deriva appunto - come dice la parola “derivato” - dall'andamento di un determinato fattore. Ad esempio, se domani piove, vinci, se domani fa il sole, perdi. Quindi, in realtà, il contratto derivato non è altro che una scommessa. Perché parlo di scommessa? Qualcuno mi potrebbe dire: “Va beh, ma anche aprire un'azienda, iniziare un'attività è una scommessa”. Sì, anche quella è una scommessa, però, in realtà, l'imprenditore ha voce in capitolo, l'imprenditore cerca di vincere quella scommessa con la propria azione, con la propria attività. Nel caso di un derivato, no, perché dipende da andamenti di altri fattori, che non vengono direttamente controllati o indirizzati dall'imprenditore stesso o da chi contratta quel derivato, che spesso e volentieri, purtroppo, è anche lo Stato e il Governo.

Questo contratto derivato spesso viene utilizzato come bilanciamento ad un altro contratto, che già abbiamo aperto, e anche esso stesso è una scommessa. Perché è una scommessa? Anche il mutuo a tasso variabile, un classico finanziamento a tasso variabile, in realtà è una scommessa, perché noi non sappiamo se quell'andamento dei tassi sarà in rialzo o in ribasso; quindi, non sappiamo se quel mutuo ci potrà costare di più o di meno.

Noi cosa facciamo, quando contrattiamo un derivato? Facciamo una scommessa su un'altra scommessa, quindi una doppia scommessa, una vera e propria copertura, come si fa nei classici centri scommesse.

Il punto è molto chiaro: il contratto alla base è una scommessa, perché, se io cerco di coprirmi, non so cosa accadrà, ho paura che quel contratto, che ho contratto appunto prima, possa essere troppo pericoloso e allora, per non assumermi quel rischio così grande, faccio un'altra scommessa, che va al contrario e controbilancia l'altra.

Siamo qui per i contratti derivati, ma siamo qui per quello che è successo con questi contratti derivati. Siamo qui perché spesso si parla del sistema pubblico come il male. Noi non vogliamo un sistema totalmente pubblico, però non possiamo ammettere che si dica che il sistema privato è il bene. La parola sbagliata, la frase sbagliata è proprio questa: andiamo sul privato, mettiamo in piedi un sistema concorrenziale, perché il privato è il bene.

Noi siamo qua perché, a quanto pare - ormai è certo, perché sono state multate -, sette istituzioni finanziarie internazionali - e leggo testualmente - facevano cartello, Presidente; sette banche enormi, sette istituzioni finanziarie internazionali facevano cartello che - leggo proprio dal comunicato stampa della Commissione europea del 4 dicembre 2013 (4 anni fa) – “mirava a distorcere il normale corso dei componenti del prezzo per questi derivati”, cioè si mettevano d'accordo per manipolare derivati, i derivati che acquistava anche lo Stato, prodotti che erano legati anche a dei mutui dei cittadini. Quando abbiamo chiesto al Ministro Padoan di battere i pugni per far sì che questa sentenza venga fuori da dicembre 2013 - ferma lì, senza che nessun cittadino potesse fare causa -, il Ministro Padoan ci ha risposto che queste banche potevano avere grossi problemi. I cittadini non avevano avuto grossi problemi, comprando dei prodotti che erano stati manipolati da quelle banche per guadagnarci? Perché noi parliamo di banchette, parliamo di amministratori che probabilmente guadagnano 2-3 milioni di euro.

Rubavano per necessità, rubavano per necessità, poverini! Spesso sentiamo di persone che per necessità rubano, perché non hanno niente da mangiare e finiscono in galera, invece a questa gente qua facciamo una multina, che paga la banca, la banca dove ci sono i soldi dei risparmiatori, e, se poi fallisce, non paga quel signore lì, ma pagano i cittadini che hanno il conto, che hanno comprato le obbligazioni, hanno comprato le azioni di quella banca.

Io credo fosse necessario un trattamento molto più pesante, io gli avrei levato la licenza, Presidente, direttamente. Barclays, Royal Bank of Scotland, non perché siete banche così grandi, vi potete permettere di manipolare i contratti dei cittadini o dello Stato e noi vi facciamo una multina da 1,4 miliardi. Io vi levo la licenza, non vi faccio lavorare più, questo è l'atteggiamento che dovrebbe avere uno Stato, una Comunità europea. Dopo una sanzione da 1,7 miliardi (e 400 milioni)? Quindi, quanto hanno rubato? Dopo quattro anni, dal 4 dicembre 2013, riusciamo a capire, ad avere la sentenza, quella un po' più chiara, il testo completo, meno confidenziale, e quindi riusciamo a capire che, effettivamente, queste banche si mettevano d'accordo.

Ma non solo, dopo un altro mese, sempre la Commissione europea, con un altro comunicato stampa, tira fuori il nome di altre tre banche. Le prime quattro erano: Barclays Bank, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland e Société Générale, quindi parliamo di banche enormi. Nel dicembre 2016 scopriamo che, oltre a queste banche, ce ne erano altre tre, ovvero Crédit Agricole, HSBC e JP Morgan. JP Morgan, vi ricordare di che banca parliamo? Era quella che ci chiedeva di cambiare la nostra Costituzione, era la stessa banca che, mentre ci rubava i soldi, chiedeva allo Stato di cambiare la Costituzione. Perché dovevamo cambiare la Costituzione? Per permettergli di rubare ancora più facilmente soldi all'interno dello Stato? Una banca che nel frattempo pigliava in giro i cittadini italiani - e mi sto limitando nei termini, soprattutto per il rispetto di quest'Aula -, e nel frattempo ci diceva di cambiare i nostri diritti, i nostri principi, la nostra Costituzione, forse perché sarebbe stato più facile truffare. Presidente, lei, se viene uno che la truffa e poi le chiede di cambiare le regole di casa sua - ma come, mi truffi e mi chiedi di cambiare le regole a casa mia? - lei si sarebbe fidato?

Ai tempi ancora non avevamo queste sentenze, ma oggi forse è arrivato il momento di smetterla di fidarsi di questi grossi colossi, che hanno un solo interesse: venire in Italia e rubare e prendere il più possibile, i migliori asset, le migliori banche. Oggi UniCredit, che è la prima banca italiana - la prima banca italiana! - ha il 72 per cento delle quote in mano a fondi stranieri, legati sempre a queste banche internazionali. Ma, non solo: il 99 per cento delle deleghe di questi azionisti sono in mano a un solo studio legale, che si chiama Trevisan. Ci vogliamo svegliare? Vogliamo capire cosa sta accadendo all'interno del nostro sistema bancario?

Queste ultime tre banche di cui vi parlavo prima - quindi Crédit Agricole, HSBC, JP Morgan - sono state multate oltre al miliardo e quattro delle altre quattro banche, per 485 milioni di euro. Ma la cosa importante di quest'ultimo comunicato, Presidente, lo sa qual è? È un passo del comunicato stampa, che è bene che anche i cittadini fuori ascoltino. In questo passo si legge: “qualsiasi persona o impresa vittima di un comportamento anticoncorrenziale” - quindi anche questo – “così come descritto nel presente caso, possono adire i tribunali degli Stati membri e richiedere i danni”. Per questo chiedevamo di avere la sentenza il prima possibile.

La giurisprudenza della Corte e il regolamento n. 1/2003 del Consiglio ribadiscono che, nei casi dinanzi ai giudici nazionali, una decisione della Commissione costituisce una prova acquisita. Quindi, questa dichiarazione della Commissione è una prova acquisita, che può essere fatta valere dai cittadini nei tribunali, dallo Stato nei tribunali; una prova acquisita che il sussistere del comportamento posto in essere era illegale. Più di questo. Anche se la Commissione ha inflitto ammende alle società interessate, i danni possono essere attribuiti, senza che questi danni vengano ridotti, perché c'è stata questa multa della Commissione.

Bene, sto arrivando al dunque: ovviamente quello che vi chiedo è di sapere come avete intenzione di comportarvi, perché la truffa c'è, la prova c'è, la possibilità di andare in tribunale c'è. Quindi vorremmo capire se lo Stato effettivamente, dal settembre 2005 a maggio 2008, è stato truffato e se aveva dei contratti che sono stati manipolati da questi grandi attori, onesti.

Oltre a questo, vi chiediamo anche dei dati, perché nel Documento di economia e finanza del 2017 (per precisione diciamo ai cittadini, a pagina 47, sezione 2, così magari possono andare a leggere anche loro da soli), in quel documento che si fa ogni anno per programmare a tre anni le idee del Governo e che purtroppo viene continuamente modificato poi di anno in anno (quindi non so quanto valore abbia), lì possiamo leggere che questi contratti tossici - questo lo aggiungo io - tossici e incomprensibili, non solo al comune cittadino, ci sono costati 3,8 miliardi di euro nel 2015 e 5,2 miliardi di euro nel 2016. Nel 2017, dal DEF, sembra che vada meglio, quindi che riusciremo a spendere meno del 2015 e del 2016, ma per un semplice motivo, perché l'anno prima abbiamo chiuso quella famosa clausola di chiusura anticipata - su tutti i giornali è finita - che ci è costata un miliardo di euro e che quest'anno non avremo. Quindi, in realtà, senza quella clausola, nel 2016 noi avremmo avuto una spesa per interessi passivi da questi contratti derivati con queste scommesse (con i soldi dei cittadini abbiamo perso facendo delle scommesse 3,8 miliardi nel 2015, 5,2 nel 2016 e 4 nel 2017) sempre in crescita rispetto al 2014.

Stiamo perdendo sempre più soldi, quindi quello che vi chiedo è di capire la vostra posizione forse non c'è nell'interpellanza, ma vorrei capire la vostra posizione. Vi chiedo soprattutto alcuni dati che vogliamo capire e vogliamo avere, anche perché ci sembra strano che in un Paese civile e democratico esista ancora la parola segretezza perché la parola segretezza secondo me è ripugnante all'interno di uno Stato democratico. Quindi vi chiediamo tutti i dati di questi contratti derivati, stipulati con queste istituzioni finanziarie multate, quindi sicuramente che hanno messo in piedi dei comportamenti illegali, come dice la Commissione europea, quanti, e quali sono, quanto ci stiamo perdendo, il nozionale, le fees, vogliamo sapere un po' tutte queste informazioni.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Enrico Morando, ha facoltà di rispondere.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Dico subito, senza ricorrere a giri di parole che aumenterebbero la mia difficoltà, che non sono in grado di fornire oggi le dettagliate informazioni su singoli contratti che gli interpellanti hanno richiesto al Governo. Ciò dipende in piccola parte dalla complessità delle operazioni di estrazione dei dati necessari, ma soprattutto dalla circostanza che il sottoscritto, impegnato da giorni ininterrottamente nei lavori per la conversione in legge del decreto n. 50, non ha potuto esercitare la indispensabile azione di coordinamento e sollecitazione degli uffici che sarebbe stata necessaria per avere oggi una risposta più completa. Mi scuso con gli interpellanti e mi impegno a fornire tutte le informazioni disponibili entro pochi giorni, cioè entro la fine della prossima settimana.

Posso invece dare conto, sulla base della prima parte dell'intervento che anche qui ha svolto l'interpellante, dell'orientamento generale del Governo in materia di contratti derivati. Anch'io partirò, se il deputato Villarosa mi consente, proprio dalla domanda che si è posto all'inizio del suo intervento: cosa sono questi derivati? La risposta migliore, soprattutto quella più facilmente comprensibile, secondo il mio giudizio, la risposta migliore che conosco quindi, è quella fornita dal dottor Cottarelli nel suo recente libro sul debito: sono contratti - cito alla lettera - che implicano che lo Stato paghi o riceva dei soldi a seconda che accadono certe cose sui mercati, per esempio nel caso in cui i tassi di interesse scendano o salgano; fine della citazione. L'obiettivo è quello di attenuare l'effetto che certi eventi potrebbero avere sul costo del debito. Questo è l'obiettivo per cui si sottoscrivono contratti derivati. Ad esempio, un contratto derivato può far sì che, se i tassi aumentano, lo Stato riceva da questo contratto, grazie a questo contratto, una parziale compensazione del danno subito a causa del fatto che i tassi salgono. Naturalmente è vero anche l'opposto e cioè che, se i tassi scendono, il vantaggio dello Stato per questa discesa dei tassi, vantaggio che è molto grande in sé, si riduce perché lo Stato paga la controparte del contratto derivato. Credo che almeno su questa descrizione delle cose si possa essere d'accordo.

Il valore di mercato di un derivato, ecco perché i dati oscillano, è infatti la somma dei pagamenti futuri, è in sostanza il valore attualizzato di tali pagamenti. Il totale di questi potenziali pagamenti, quelli che caratterizzano lo sviluppo del contratto derivato, non è incluso, come gli interpellanti certamente sanno, nel debito pubblico. Ora molti, evidentemente gli interpellanti sono tra questi, ritengono che sia sbagliato in sé ricorrere a questi contratti perché, per esempio, si hanno perdite se i tassi scendono. Questa critica, se mi posso permettere, sembra tuttavia non tenere conto che, se i tassi scendono, lo Stato guadagna per altra via, grazie a questa discesa, poiché pagherà meno interessi sul suo debito. Potrà quindi meglio sopportare la perdita sul contratto derivato che si realizza proprio a causa della discesa del tasso.

In sostanza, e qui c'è la diversità di posizioni tra il Governo e gli interpellanti, il contratto derivato è come una assicurazione, non una scommessa, una assicurazione che mette parzialmente al riparo da eventi sfavorevoli. Si paga un premio naturalmente come in tutte le assicurazioni, ma si è più protetti se l'evento sfavorevole si verifica. Sarebbe dunque un errore secondo il Governo, nel clima di incertezza, gli economisti la chiamano incertezza radicale, che caratterizza l'andamento dei mercati finanziari, non fare ricorso a questo strumento. E, quindi, sotto questo profilo, c'è certamente una importante disparità di orientamento politico di fondo tra ciò che il Governo ha fatto e dichiara di voler continuare a fare, usando questi strumenti, e chi invece ritiene che bisognerebbe fare a meno di usarli sostanzialmente; è una differenza importante di impostazione che, tuttavia, non ha a che fare con il malaffare, ha a che fare con orientamenti legittimamente diversi circa la gestione del debito.

Infine, con riferimento alla decisione, più volte citata, della direzione generale della concorrenza della Unione Europea, voglio rilevare che quanto si riesce per ora a reperire in termini di informazioni, per esempio consultando il relativo sito e certamente gli interpellanti sono più bravi di me nel farlo (la realtà descritta è quella a cui il deputato Villarosa ha fatto riferimento), non ha consentito di stabilire, con precisione, in quale direzione le distorsioni del tasso Euribor siano avvenute, in quali momenti precisi esse abbiano avuto luogo e quale effettivo impatto abbiano avuto sulla determinazione del parametro che, come è noto, è frutto di un'ampia pluralità di comportamenti e di dati oggettivi che concorrono alla sua formazione. Tuttavia, credo di poter dire a questo punto che non è più dubitabile che le distorsioni siano avvenute e che abbiano certamente un carattere di gravissima anomalia nel comportamento di questi soggetti, poiché è intervenuta la decisione di cui alla interpellanza più volte citata e che adesso non richiamo.

Ripeto, appare certa la presenza di distorsioni soggettivamente determinate, dolosamente determinate, non conosco invece - e per questa ragione non sono in grado di andare oltre questa affermazione - la direzione e il momento preciso in cui le scelte, evidentemente prese in combutta tra di loro da parte di questi soggetti, si siano concretamente determinate.

Tuttavia, confermo, anche a questo proposito, la piena disponibilità del Governo a ricostruire e a trasmettere, in breve lasso di tempo, un complessivo e organico quadro della situazione relativa a questo punto, che è un po' diverso dalle informazioni sui singoli contratti su cui sono chieste informazioni nell'interpellanza, nell'intento, ovviamente, del Governo di corrispondere adeguatamente alle richieste degli onorevoli interpellanti, con i quali ancora mi scuso per l'evidente incompletezza di questa mia risposta.

PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Alberti ed altri n. 2-01803, di cui è cofirmatario.

DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Ringrazio il Vice Ministro Morando per la risposta, purtroppo però siamo pienamente insoddisfatti, non per altro, perché si parla di soldi dei cittadini, e i soldi dei cittadini in questo caso sono stati utilizzati veramente male. Mi riferisco al fatto che questi contratti derivati, basati sull'Euribor, sono stati sottoscritti anche in quegli anni, tra il 2005 e il 2008, nei quali queste sette banche hanno manipolato tassi Euribor.

Bisogna parlare un attimino meglio del tasso Euribor: che cos'è il tasso Euribor? È un tasso medio calcolato sulla base dei tassi a cui le principali banche internazionali europee si scambiano i flussi di denaro, si prestano i soldi. Queste banche comunicano all'agenzia Reuters i loro tassi, l'agenzia Reuters fa il calcolo della media. Queste banche si sono messe d'accordo, parimenti al telefono o via e-mail, dicendo: che tasso comunichi te? Perché, se tu comunichi questo, io comunico quello, al fine di distorcere il valore dell'Euribor. I nostri contratti derivati, molti dei nostri contratti derivati, sottoscritti in quegli anni, hanno proprio come valore di riferimento il tasso Euribor. Detto questo, secondo me, ma penso secondo, bene o male, il parere di tutti, questi contratti sono da definirsi nulli, perché nulla è la base di questi contratti. Perché, se io e te scommettiamo su una cosa che poi qualcuno o qualcosa va a manipolare, è logico che questi contratti siano nulli!

Quindi, Vice Ministro, lei non mi può dire che non può rispondermi perché non sa se hanno manipolato, all'insù o all'ingiù, il tasso Euribor. Questi contratti sono nulli dall'origine e, quindi, bisogna far di tutto contro queste banche per addivenire all'annullamento di questi contratti e, quindi, bisogna farsi ridare i soldi, se abbiamo speso di più, oppure dobbiamo darli noi, se loro ci hanno dato di più, mi sembra un'evenienza un po' particolare però non escludiamo anche questo. Bisogna fare il conto di quanti soldi abbiamo dato su questi contratti e farceli ridare indietro, perché questi contratti sono nulli!

Ora, visto che questa sentenza è uscita a dicembre 2016, le chiedo: siamo a fine maggio 2017, in questi cinque mesi il Governo ha fatto qualcosa per chiedere, per capire se questi tassi siano stati manipolati all'insù o all'ingiù? Io penso di no, basta fare una domanda alla Dg Comp, le chiediamo: ma voi sulla base di cosa avete stabilito che queste banche hanno truffato, manipolando questo tasso? Avete degli elementi oggettivi con i quali possiamo capire se il tasso è stato manipolato all'insù o all'ingiù? È una cosa veramente semplice. Ora, una cosa non semplice sarà capire quale sarebbe stato l'esatto valore, giorno per giorno, del tasso Euribor. Quello lo capiamo anche noi che sarà difficile, però non ci interessa il dato esatto, ci interessa capire il fatto che queste banche hanno truffato e che lo Stato è uno dei più grandi clienti.

Andiamo oltre: perché uno dei più grandi clienti di queste banche è lo Stato? Perché queste banche sono anche specialiste in titoli di Stato, cioè sono le banche che partecipano alle nostre aste dei titoli di Stato, quindi sono i privilegiati, oppure quelli che ci fanno il piacere di partecipare alle nostre aste e di comprarci i nostri titoli. Allora dobbiamo trattarli bene perché ci fanno questo piacere di comprare i nostri titoli? No, noi non ci stiamo, perché siamo cittadini italiani, perché i nostri soldi sono stati utilizzati per pagare questi contratti derivati e, quindi, vogliamo che venga fatta giustizia al più presto, al più presto!

Se le informazioni di cui dispone il Ministro non sono sufficienti, allora vi chiedo di dare la possibilità ad altre persone di fare il servizio che voi, forse, non riuscite a fare. Ci sono moltissime associazioni di consumatori che stanno accogliendo le domande dei risparmiatori, pardon, dei mutuatari, perché probabilmente i loro mutui sono stati manipolati, anch'essi, perché sono basati sul tasso Euribor. Ecco, se il Governo non ce la fa, quanto meno, allora, dia incarico a qualcuno di capire come sono stati manipolati i tassi Euribor, un po' come stanno facendo tutti i cittadini italiani che hanno pagato dei tassi di interesse sui loro mutui diversi da quel che dovevano essere nella realtà.

Quindi, se il Governo non ce la fa, deve per forza fare riferimento a qualcun altro, ma noi speriamo che il Governo abbia le competenze adatte per riuscire a capire se ci ha rimesso o no, perché, altrimenti, vuol dire che siamo nelle mani di inesperti, ma non penso che sia questo il caso, secondo noi le persone esperte ci sono anche nel Ministero. Una cosa che, però, ci lascia perplessi è il fatto che, comunque, in quegli anni lì non ci si sia resi conto che qualcosa di strano c'era, insomma! In quegli anni lì, dal 2005 al 2008, si è vista questa impennata del tasso Euribor.

Se poi vogliamo dirla anche tutta, i nostri tassi di riferimento, i nostri titoli di Stato, inseguono un po' il tasso Euribor, quindi non escludiamo - non escludiamo! - che anche noi, come Stato, con i nostri titoli di Stato, abbiamo pagato, probabilmente, degli interessi più alti proprio perché i nostri tassi dei titoli di Stato inseguono i tassi Euribor, perché il tasso Euribor è un benchmark, è un valore di riferimento. Anche la stessa dottoressa Cannata, quando venne in audizione presso la Commissione finanze, ci disse che, a seconda dell'atmosfera o dell'attenzione che vi era sul mercato, si decideva quali posizioni prendere e quali decisioni prendere in base ai contratti derivati. E qual è uno degli elementi più importanti sul mercato finanziario? È proprio il tasso Euribor, che ci indica il costo del denaro tra le banche.

È una cosa straordinariamente importante e, quindi, dobbiamo capire che dobbiamo agire. Gli elementi ci sono, c'è una sentenza Dg Comp, dell'Antitrust europeo, che ci dice che queste banche hanno truffato. Questa sentenza, anche se non entra nel merito e non ci dice come hanno truffato e per quali valori, è già una prova utile, per i consumatori, per chiedere il risarcimento danni. E se lo è per i risparmiatori, secondo noi lo è anche per lo Stato che deve fare di tutto per riuscire a capire quanti soldi ci ha rimesso e quanti soldi possiamo riavere indietro da queste banche. Mi fermo qui, non aggiungo altro, però per noi non finisce qui.

(Iniziative di competenza per la messa in sicurezza e il ripristino dei luoghi interessati dall'inquinamento prodotto dall'azienda Fluorsid in Sardegna – n. 2-01808)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Piras ed altri n. 2-01808 (Vedi l'allegato A).

Prendo atto che il deputato Piras non intende illustrare la sua interpellanza.

La Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Velo, ha facoltà di rispondere.

Mi scusi, onorevole Velo, ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo “Cassano - de Renzio” di Bitonto, in provincia di Bari, che stanno assistendo ai nostri lavori dalla tribuna. Siamo nella seduta dedicata alle interpellanze, grazie ragazzi di essere qui (Applausi). Prego, onorevole Velo.

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sulla base degli elementi acquisiti in merito all'inquinamento della Fluorsid, rappresentiamo quanto segue. La regione Sardegna ha evidenziato che l'area in questione è interessata da un'attività di monitoraggio delle matrici ambientali, prevista dal piano di gestione delle acque e svolta a cura dell'Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna con il supporto dell'ARPA Sardegna.

L'area di Assemini, inoltre, rientra nella rete di monitoraggio atmosferico regionale, come previsto dalla zonizzazione del territorio e classificazione di zone e agglomerati, mentre l'area dello stagno di Santa Gilla è interessata da attività di controllo da parte delle autorità sanitarie locali per la produzione e la commercializzazione dei molluschi bivalvi vivi.

Si evidenzia, peraltro, che l'area si trova all'interno del sito di bonifica di interesse nazionale del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, per le cui attività di bonifica imposte al soggetto obbligato il Ministero dell'ambiente si avvale dell'ARPA Sardegna e dell'ISPRA.

La predetta attività di monitoraggio ha evidenziato diverse violazioni e criticità, in particolare con riferimento: alla gestione dei depositi di rifiuti e degli stoccaggi di materie prime, alla significativa polverosità dello stabilimento pur in presenza di operazioni di bagnature dei cumuli evidentemente non sufficienti, agli omessi monitoraggi di emissione in atmosfera, all'omesso utilizzo dei metodi di riferimento per gli autocontrolli in aria, acqua e acque sotterranee.

Per quanto riguarda lo stato qualitativo dei suoli, i risultati della caratterizzazione, realizzata nel 2012 e 2013, hanno evidenziato per la matrice suolo e top soil la conformità alle concentrazioni di soglia di contaminazione. Pertanto, la conferenza dei servizi decisoria del 22 febbraio scorso, vista la relazione di validazione delle analisi di ARPA Sardegna, ha chiuso il procedimento per la matrice suolo ai sensi dell'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006.

Con riferimento allo stato qualitativo della falda, invece, i risultati della caratterizzazione hanno evidenziato superamenti dei limiti per i metalli, per il triclorometano, fluoruri e solfati. Il piezometro PPZ1 della falda profonda ha mostrato superamenti per ferro, manganese e tetracloroetilene. Conseguentemente, su richiesta della conferenza dei servizi l'azienda ha attivato le misure di messa in sicurezza d'emergenza della falda, avviando l'emungimento su quattro piezometri. Le attività di controllo delle misure vengono svolte da ARPA Sardegna e provincia.

La conferenza dei servizi del 25 ottobre 2016 ha chiesto, inoltre, vista la presenza di clorurati nelle acque di falda, di procedere all'elaborazione di analisi di rischio sanitario al fine dell'adozione delle misure di prevenzione per i fruitori dell'area. Sempre su richiesta della predetta conferenza dei servizi, in data 13 gennaio 2017 si è svolto un tavolo tecnico dal quale è emerso che i dati in possesso degli enti mostrano uno stato qualitativo della falda superficiale (contaminazione per solfati e fluoruri) diverso e non coincidente con quello riscontrato nella falda profonda (clorurati). Si può ragionevolmente ritenere che relativamente a processi di migrazione di contaminanti, i due acquiferi alla scala di stabilimento siano due sistemi isolati.

Al fine di verificare tali ipotesi è stato richiesto alla società l'invio dei risultati analitici della falda profonda relativi agli ultimi anni e un monitoraggio della falda che comprenda anche i pozzi profondi utilizzati per i processi industriali. Il Ministero dell'ambiente ha chiesto inoltre alla società di elaborare il necessario progetto di messa in sicurezza operativa della falda. La validazione da parte di ARPA Sardegna è prevista entro giugno 2017.

Il 22 maggio 2017 la società ha trasmesso una richiesta di proroga dei termini di presentazione del progetto di ulteriori 90 giorni. Il Ministero ha comunicato il diniego a detta richiesta, diffidando l'azienda a trasmettere il progetto. È stata inoltre richiesta la trasmissione, entro 30 giorni, della notifica della comunicazione delle risultanze della caratterizzazione dell'area deposito ricadente nel territorio di Assemini, località Terrasili, occupata dall'abbancamento di gesso anidro e fanghi fluoritici. La predetta area è stata, peraltro, posta sotto sequestro preventivo dal GIP con ordinanza del 9 maggio scorso, unitamente ai cumuli di materiali di produzione industriale stoccati all'aperto nella parte nord dello stabilimento Fluorsid in località Macchiareddu.

Giova inoltre segnalare che, secondo quanto riferito dalla regione, è stato costituito un tavolo tecnico permanente composto da ARPA Sardegna e da tutte le articolazioni tecniche regionali competenti in materia ambientale e di tutela della salute pubblica. Il predetto tavolo tecnico si è riunito il 24 maggio scorso presso l'assessorato ambientale della regione Sardegna e ha determinato di iniziare immediatamente un più ampio monitoraggio delle matrici ambientali nei territori coinvolti dall'attività della Fluorsid.

Si fa presente altresì che, nel rispetto del principio “chi inquina paga”, gli interventi di messa in sicurezza e bonifica sono stati posti a carico della società Fluorsid, che non può beneficiare di risorse pubbliche.

Occorre peraltro evidenziare che gli elementi acquisiti dal Ministero dell'ambiente, unitamente agli esiti degli accertamenti tecnici condotti in ambito giudiziario, verranno trasmessi ad ISPRA per le valutazioni tecniche inerenti il danno ambientale. Ovviamente, per quanto di competenza si segnala che il Ministero ha già avviato un'interlocuzione con la regione Sardegna per verificare gli approfondimenti tecnici da attivare sul caso e ovviamente manterrà alta l'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. In questi casi, in realtà, è difficile se non impossibile dirsi soddisfatti. Io non ne faccio una colpa alla sottosegretaria Velo perché non è chiaramente responsabilità sua, per quanto i temi che qui vengono sollevati, ben oltre il caso specifico, richiamerebbero una risposta del Governo di carattere più politico e forse un po' meno tecnico-burocratico. Lo dico perché lei ci ha riferito alcune notizie che noi conosciamo già, che sono facilmente accessibili e sono state persino ampiamente riportate dalla stampa in questi giorni, ivi compresi i risultati dei test ambientali condotti nel 2012 e la cosiddetta “conformità ai limiti di concentrazione di soglia” in quel territorio.

Io le leggo brevissimi stralci delle intercettazioni telefoniche, che sono state pubblicate sulla stampa sarda, per dirle che questa vicenda non è una vicenda locale, non solo perché ricade in un area SIN, quindi di interesse nazionale, ma perché è la manifestazione plastica di come una certa impresa concepisca l'ambiente da decenni in questo Paese e, vivaddio, nella mia terra, che è considerata un paradiso per i turisti e una terra selvaggia per i più. In realtà, è anche una terra di grande sfruttamento del territorio, di sfruttamento delle condizioni di disoccupazione, di grande e violento impatto ambientale. “Produrre, produrre e produrre”, si legge nelle trascrizioni delle intercettazioni che poi hanno portato a 7 arresti (mica un'indagine qualsiasi). “Se pensi alla sicurezza dell'ambiente non produci”, dice il dirigente dell'azienda all'addetto allo smaltimento delle scorie di lavorazione.

È la rappresentazione plastica, io direi ai limiti del grottesco, della prevalenza del profitto sulla vita delle persone, sulla qualità dell'ambiente e sulla salute delle popolazioni locali ed è un po' la storia dell'era industriale nella mia terra e mi viene in mente un'immagine, che è come se la Sardegna fosse stata concepita per decenni - e probabilmente lo è ancora - come una grande zona franca ambientale. Nella mia regione si parla tanto di zona franca di carattere fiscale; in realtà, sul terreno del rispetto delle norme minime dell'ambiente noi abbiamo abbondante prova dell'abuso che si è fatto.

E questo io intanto chiederei al Governo del mio Paese: che venisse ad indagare di persona quello che succede nella mia terra, perché dallo spezzatino dei casi di impatto ambientale e di disastro ambientale probabilmente siamo noi poco bravi o probabilmente altri poco attenti a valutare quello che effettivamente è successo da nord a sud dell'isola, da est a ovest, passando attraverso i poligoni militari, le zone lasciate inquinate da amianto - ad Ottana - dall'Enichem e l'impatto violentissimo sull'ambiente che c'è stato nell'area industriale di Porto Torres, senza parlare dei bacini dei fanghi rossi a Portovesme o di ciò che ancora lasciano in eredità le miniere dismesse, peraltro mai messe in sicurezza, che ancora oggi riversano fanghi e acque di mercurio e cromo laddove i turisti pensano che ci sia il paradiso.

Io non so come faccia una terra anche a riconvertire e ad immaginare uno sviluppo legato alla produzione alimentare, legato al turismo, legato all'ambiente, legato alla salute e al benessere delle persone; non so come faccia una terra, come la Sardegna, a rinascere se non c'è un impegno maggiore e se questa vicenda non diventa una vicenda di carattere nazionale, perché ho come l'impressione, sottosegretaria e Presidente, che la regione Sardegna non ce la faccia, al di là della volontà o al di là forse delle omissioni o al di là del rimpallo delle responsabilità ai quali assistiamo sistematicamente quando c'è un'indagine della magistratura o quando ci sono le denunce delle persone, perché anche quelle valgono.

Al di là delle caratterizzazioni evidentemente ambientali dei test ambientali che facciamo lì, nell'area di Macchiareddu, c'è chi dice: “Chiudevamo le finestre quando arrivava il vento che ci portava le polveri da quegli impianti verso casa. Chiudevamo le finestre, perché altrimenti non riuscivamo più a respirare”. Ci sono allevatori che testimoniano delle malattie contratte dai loro capi ovini, cioè di denti talmente grandi, di malformazioni nei capi ovini per le quali quegli stessi capi ovini non riuscivano più a nutrirsi e morivano di fame. Queste sono le testimonianze, a meno che non di inquinamento da fluoro si tratti ma di allucinazione collettiva di un'intera popolazione che orbita attorno a un'area industriale che è sito SIN, dove ci dicono e ci spiegano che le bonifiche vengono sempre fatte.

In realtà, quel territorio è malato, perché c'è la Fluorsid che si è comportata nella maniera che le trascrizioni delle intercettazioni testimoniano, perché c'è una presenza del petrolchimico storicamente localizzato in quella zona, della Saras, di trasformazione degli oli in carburanti, che ha prodotto un impatto ambientale, perché ci sono le testimonianze visive, perché ci sono le testimonianze delle persone e perché lì c'è un ecosistema talmente delicato che andrebbe guardato con un occhio profondamente diverso, come un valore per tutto il Paese, e non solamente per chi ci abita o non solamente per i sardi. Un sistema di zone umide, lagunari, stagni, mare, spiagge e quant'altro, che sarebbe un patrimonio enorme dal punto di vista naturalistico e anche dal punto di vista economico, che è stato letteralmente devastato e rispetto al quale, secondo me, secondo noi, secondo tutti, probabilmente, innanzitutto le comunità che ci abitano e respirano quell'aria, bevono quell'acqua e si nutrono dei prodotti di quella terra, andrebbe restituita un'idea di Stato diverso, uno Stato che si prende cura, finalmente, del proprio territorio.

Servirebbe una Commissione di inchiesta, immagino. È vero, siamo sul finire di questa legislatura, sarà per la prossima una proposta di questo tipo, ma servirebbe una Commissione d'inchiesta per l'inquinamento in Sardegna, perché, se è vero che la localizzazione delle aree SIN in Sardegna arriva a contare 440 mila ettari, e, con ogni probabilità, in qualche territorio si è un po' esagerato a individuare un'area troppo ampia, però è vero anche che da quel SIN sono escluse zone industriali dove storicamente si è depositato un impatto ambientale che la salute delle persone oggi conosce benissimo; ad esempio, è esclusa l'area industriale di Ottana, dove, pure lì, l'industria chimica di Stato di danni, per l'appunto, ne ha lasciati. E serve un piano organico di bonifica del territorio sardo, particolarmente delle aree dove è stata presente o dove ancora oggi è presente l'industria, che necessiterebbe di una quantità di risorse che pongono questa questione, se la vogliamo affrontare, su un livello nazionale certamente, probabilmente, addirittura, su un livello europeo.

Appunto, se la vogliamo affrontare questa questione, perché, di fronte a sette arresti, di fronte alle denunce pubbliche di quello che succedeva alla Fluorsid, di fronte alle intercettazioni che tutti abbiamo avuto modo di leggere con le lacrime agli occhi, perché le assicuro che è difficile entrare in quest' Aula e continuare a parlare di cose che sembrano talmente distanti, talmente poco avvertite, che danno rabbia, ispirano rabbia, ci fanno arrabbiare tutti. Leggere questa roba qua e dire: ma quanto può essere arrogante, prepotente, vigliacca e maledetta una persona che, in spregio totale dei diritti alla salute, dell'ambiente, di un'intera comunità, dice che prima bisogna produrre, produrre, produrre, e che, ancora una volta, come se fossimo all'alba dell'era industriale, l'ambiente, le persone, la loro salute, i diritti al futuro dei bambini… lei lo sa che in Sardegna ci sono intere aree dove i tassi di piombo nel sangue dei minori, e una di queste aree è precisamente Macchiareddu, causano una malattia, una patologia, che si chiama piombemia, che frena lo sviluppo, che frena lo sviluppo dei bambini, cioè è il futuro persino delle generazioni a venire che ci viene negato.

Ecco, chiederei al mio Governo - perché è il Governo di questo Paese, al di là di dove mi collochi io in questo Parlamento -, al Governo di questo Paese, di farsi carico di ciò che accade nella mia terra. Probabilmente sarebbe un bel segnale per tutto il Paese, anche a quell'impresa sana che produce rispettando le regole ambientali, perché anche queste ci sono e perché quelle si devono sentire cittadini di serie A di fronte alla denuncia di ciò che fanno queste persone qui intercettate, arrestate, e speriamo che anche la giustizia faccia realmente, per una volta, il proprio corso e restituisca, almeno su questo terreno, un minimo di dignità e di rispetto a quelle popolazioni.

(Iniziative di competenza a tutela dei risparmiatori in relazione al fallimento delle cooperative Unieco, Coopsette, Cmr e Orion di Reggio Emilia - n. 2-01810)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Spadoni ed altri n. 2-01810 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Spadoni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Sottosegretaria, qui stiamo parlando di quattro cooperative che erano i pilastri di Reggio Emilia. Come immagino lei sappia, il sistema cooperativistico a Reggio Emilia è un sistema estremamente importante, con principi che inizialmente si basavano, ovviamente, sul concetto di solidarietà e di unione tra i vari soci, e che poi si sono trasformati, purtroppo, in quattro fallimenti. Di queste, ce ne sono due, due cooperative importantissime. La prima è Unieco, che aveva una storia lunga 113 anni e lascia in eredità ai liquidatori oltre 500 milioni di debiti solo con le banche su oltre 800 milioni complessivi. C'è anche un'altra questione estremamente problematica: dal 16 maggio è finita la cassa integrazione straordinaria, e quindi, dei 340 lavoratori, 220 saranno senza busta paga e senza la possibilità di richiedere l'assegno di disoccupazione, e si ritrovano senza ammortizzatori a causa della riforma degli ammortizzatori sociali.

Quindi, per avere diritto alla Naspi, come oggi viene chiamata questa forma di indennità, occorre, infatti, essere stati licenziati. Il problema è che il curatore fallimentare, per ora, invece ha soltanto sospeso i contratti di lavoro, facoltà concessagli da un regio decreto della legge sui fallimenti, tornato in vigore in seguito alle modifiche introdotte dalla legge Fornero. Quindi, in poche parole, abbiamo la legge Fornero che ha permesso di introdurre la sospensione, e quindi non permetterà a queste persone di avere gli ammortizzatori sociali cui avrebbero diritto. Nelle stesse condizioni, aggiungo, ci sono anche, dal 4 aprile scorso, 60 lavoratori della Ape, azienda fallita di Montecchio, controllata da Unieco, che è specializzata in manufatti. Aggiungo che proprio nei giorni della fine della cooperativa, ad aprile 2017, la procura della Repubblica di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per 44 persone, tra cui Mauro Casoli, ex numero uno di Unieco, all'interno di un'indagine su presunte false fatturazioni emesse da 43 artigiani nei confronti della stessa cooperativa.

A riportarlo è stata La Gazzetta di Reggio. Secondo l'accusa, le fatture sarebbero servite alla coop per pagare meno tasse a fine anno e i lavori sarebbero stati in parte inesistenti. I fatti sono risalenti al 2008-2010, quando Casoli era anche legale rappresentante di Unieco, e tra gli artigiani indagati, che lavoravano in gran parte consorziati, ce ne sono anche tre coinvolti alcuni anni dopo nell'inchiesta Aemilia, inchiesta che, come lei saprà, tratta della 'ndrangheta nel mio territorio. Poi abbiamo Coopsette, in liquidazione da fine 2015, il cui fallimento lascia 600 milioni di debiti solo con le banche. Quindi, c'è un buco di oltre un miliardo di sola esposizione bancaria. Per quanto riguarda Coopsette, abbiamo 247 dipendenti - Coopsette, ricordo, era un ex gigante cooperativo nel settore delle costruzioni - e, a marzo, ben 186 lavoratori dell'ex colosso del mattone in disgrazia si vedranno recapitare una lettera di licenziamento del commissario liquidatore. Quindi, anche qui abbiamo un grave problema di dipendenti che saranno a casa. Oltre ai dipendenti soci, ricordo anche che ci sono migliaia di cittadini che hanno lasciato i loro risparmi e per i quali non si sa effettivamente cosa ne sarà di questi soci. Ricordo che il 18 aprile, sempre di quest'anno, 400 persone, soprattutto soci prestatori e pensionati che avevano lasciato i loro risparmi nelle varie cooperative, hanno partecipato alla manifestazione promossa da Federconsumatori davanti alla prefettura di Reggio Emilia.

Sono cittadini che, a seguito dei fallimenti, hanno perso tutto. I soci chiedono garanzie, trasparenza, vigilanza, ma, soprattutto, chiedono un fondo che li risarcisca, ovviamente; un fondo risarcitorio analogo al “salva banche”, queste sono le richieste. Arrivo alle domande, sottosegretaria: chiedo quali iniziative intenda promuovere il Governo per porre rimedio alla suddetta situazione, e per rimedio intendo sia la questione dei soci risparmiatori sia la questione, ovviamente, dei lavoratori, e quali soluzioni possibili intenda adottare per risarcire, ovviamente, i risparmiatori e al fine di evitare che siano i cittadini a doverci rimettere a causa di un crac che ha creato un danno economico enorme nel mio territorio. E, ovviamente, la seconda domanda è se il Governo intenda istituire, proprio come chiedono i soci, un fondo che li risarcisca.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Darò lettura ovviamente degli elementi che sono stati forniti dal Ministero competente rispetto all'interpellanza urgente dell'onorevole Spadoni e in particolare ai quesiti che sono stati esposti per ultimi nella sua illustrazione che mi pare abbia un riferimento anche ad un altro aspetto molto più legato all'attualità riportata dai giornali di Reggio Emilia. Rispetto quindi a tali profili, come si è avuto modo già di rappresentare in risposte a vari atti di sindacato ispettivo (n. 5-09467; n. 2-01323, n. 4-07364, n. 4-05380, n. 2-01776), si ricorda preliminarmente come il tema sia emerso nell'esercizio della vigilanza, in particolare nei confronti di grandi realtà cooperative, quali quelle appartenenti alla categoria di consumo. In tali casi si è ravveduta la necessità di vedere garantita una maggiore trasparenza nella gestione societaria e con decreto ministeriale del 18 settembre 2014 sono state varate misure atte a rafforzare il coinvolgimento dei soci nei processi decisionali della cooperativa e garantire una maggiore trasparenza nelle gestioni mutualistiche, tra le quali proprio la raccolta di prestito sociale, attraverso una maggiore informazione agli stessi in ordine alle attività sociali.

È da sottolineare infatti che il prestito sociale, considerato spesso dai soci come una forma di investimento, costituisce per la cooperativa un sistema di finanziamento endosocietario, non equiparabile all'esercizio dell'attività bancaria e del quale il socio può non percepire appieno i rischi che si assume con il conferimento di denaro. Ciò premesso, è di fondamentale importanza che il socio acquisisca la consapevolezza che, da un lato, con l'adesione al prestito sociale finanzia l'attività di impresa della cooperativa di cui fa parte e si assume il relativo rischio e, dall'altro, che l'unica garanzia per le somme conferite è rappresentata dal patrimonio della società poiché allo stato attuale non sono applicabili al prestito sociale le tutele tipiche del sistema bancario, anche in termini di vigilanza.

Com'è noto però, in seguito all'emergere delle suddette criticità, Banca d'Italia è intervenuta sulla questione, operando la revisione della regolamentazione in essere che si è conclusa di recente con l'emanazione del provvedimento: “Disposizioni per la raccolta del risparmio dei soggetti diversi dalle banche”, dell'8 novembre 2016 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 271 del 19 novembre 2016, richiamato anche dagli stessi interroganti. Scopo della regolamentazione è rafforzare i presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche specie con riferimento a forme di raccolta che coinvolgono un pubblico numeroso e prevalentemente composto da consumatori. In particolare in tale ambito, con riferimento alla raccolta del risparmio presso i soci effettuata da società cooperative, la Banca d'Italia, anche sulla base della consultazione pubblica sullo schema di provvedimento, ha dettato disposizioni in materia di schemi di garanzia dei prestiti sociali (che devono essere promossi dalle associazioni di categoria o direttamente dalle cooperative), allo scopo di aumentarne la credibilità, l'efficacia, la completezza della copertura e la tempestiva attivazione in caso di bisogno. La stessa Banca d'Italia ha segnalato inoltre che sempre in sede di consultazione sono emerse ulteriori proposte di riforma che richiederebbero un intervento di rango legislativo, riferendosi in particolare alle richieste concernenti: regole di trasparenza che impongano alle società cooperative un obbligo di pubblicazione sul proprio sito Internet delle informazioni relative alle modalità di raccolta di risparmio presso i soci e all'eventuale adesione a schemi di garanzia dei prestiti sociali; una complessiva revisione della normativa del prestito sociale volta fra l'altro a finalizzare la raccolta tra soci all'attività mutualistica, imporre vincoli di durata minima per tale forma di raccolta, separare l'attività finanziaria dall'attività non finanziaria svolta da una cooperativa.

Per quanto concerne le attività di vigilanza, il Ministero verifica, nel rispetto del principio di non sovrapposizione dei controlli, il rispetto delle modalità e dei limiti della raccolta del prestito dai soci, vigila sulla salvaguardia della funzione sociale dell'istituto e quindi per la tutela del risparmio dei soci. I revisori, nello specifico, hanno il compito di controllare e relazionare nel verbale circa il rispetto di alcuni imprescindibili obblighi quali la previsione statutaria, la raccolta del prestito solo con i soci e che tale raccolta sia finalizzata esclusivamente per il conseguimento dell'oggetto sociale, l'adozione di un regolamento interno che regoli la raccolta del prestito approvato dall'assemblea dei soci, la sottoscrizione di un contratto in forma scritta, il rispetto dei limiti massimi del deposito complessivo e da parte di ciascun socio e il limite massimo del tasso d'interesse da corrispondere. In presenza di criticità i revisori diffidano l'ente a regolarizzare la posizione e provvedono, eventualmente, tramite gli uffici del Ministero, ad inviare una segnalazione ad altre amministrazioni, per quanto di loro competenza, anche in considerazione dei risvolti di natura tributaria.

Per quanto sopra espresso nonché per quanto concerne la richiesta proveniente dai soci prestatori, che viene rappresentata nell'atto parlamentare, di istituzione di un fondo risarcitorio analogo a quello previsto con il cosiddetto decreto salva-banche che intervenga in caso di fallimento o liquidazione coatta amministrativa, questo Ministero conferma la disponibilità e l'interesse ad affrontare la tematica evidenziata nelle sedi politiche e istituzionali a ciò deputate, anche in coordinamento con le altre istituzioni competenti sulla materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Spadoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Fino all'ultima frase della sottosegretaria ovviamente avrei dovuto dire che non mi reputavo assolutamente soddisfatta ma, poiché nel rush finale si è parlato di una conferma da parte del Governo, disponibilità e interesse nel verificare l'istituzione di questo fondo, ovviamente mi ritengo parzialmente soddisfatta. Dico “parzialmente” perché, sottosegretaria, lei mi ha parlato di risposte al sindacato ispettivo, mi ha parlato di un decreto ministeriale del 2014; ha detto che il socio si deve assumere il relativo rischio nel momento in cui lascia i propri risparmi; c'è una revisione del regolamento che la Banca d'Italia sta effettuando eccetera, eccetera. Io però non le facevo queste domande. È tutto molto interessante e per fortuna qualcosa si sta muovendo per cercare di rivedere il sistema cooperativistico ma io non le chiedevo qualcosa del futuro: io le chiedevo cosa volevate fare: a) per far sì che i lavoratori vengano tutelati perché, ripeto, tra poco finirà la cassa integrazione e molti non avranno più una lira, b) in che modo questi soci possono essere tutelati. Queste erano le mie domande. Ovviamente il socio si assume il relativo rischio però, sottosegretaria, probabilmente lei non conosce il territorio reggiano e cosa significava per un pensionato o per una persona mettere i propri risparmi nella cooperativa: non era mettere i propri risparmi in una società o in una banca ad alto rischio ma era metterli in una cooperativa che c'era da centotredici anni come ad esempio Unieco. Quindi, semplicemente la percezione del rischio non esisteva perché era un sistema che andava avanti da anni, un sistema che in qualche modo andava avanti assieme anche ai cosiddetti partiti politici. Infatti, non a caso, le cooperative, di cui sto parlando, vengono anche chiamate cooperative rosse. Quindi, è ottimo che si debbano rafforzare i sistemi di raccolta ed è ottimo che ci sia anche una complessiva revisione. Tuttavia, sottosegretaria, la vera tragedia del fallimento delle cooperative in poche parole sono i pagamenti bloccati, sono i crediti congelati per centinaia di milioni che provocano un effetto domino di crisi, di licenziamenti e fallimenti in una platea di centinaia di fornitori, subappaltatori e delle migliaia di dipendenti-soci che, oltre a perdere il lavoro, hanno visto azzerare il capitale versato. Possiamo senz'altro affermare che per i soci di tali cooperative si sia determinata una sorta di bail in cioè le cooperative sono diventate banche. Il problema è che sono diventate banche senza avere quel tipo di controllo che invece le banche hanno - a volte sì e a volte no: i miei colleghi magari potranno parlare di più del tema del controllo delle banche - però almeno un certo tipo di controllo c'è, mentre nelle cooperative non c'era. Nelle cooperative c'erano risparmi che poi venivano gestiti in situazioni evidentemente anche particolari. Quindi questi crack non sono un fatto inaspettato: la vicenda CMR, ad esempio, è il paradigma di una rottura insanabile rispetto ai valori da sempre sbandierati di solidarietà e di democrazia interna con intrecci affaristici che si sono consumati, secondo indiscrezioni giornalistiche risalenti al 2013, all'ombra anche del partito di maggioranza, il Partito Democratico, che qualcuno definisce oggi il partito della peggior destra (lo hanno definito anche così).

Basti pensare alla mancanza di trasparenza che non ha consentito all'enorme platea di soci, di prestatori, di prendere conoscenza dei rischi sottesi al prestito né di pretendere garanzie certe finalizzate alla restituzione delle somme prestate in caso di default, sottacendo quindi il rischio delle relative operazioni.

Che dire poi di alcune di queste cooperative, che avrebbero annullato il principio di democrazia interna, escludendo dalla proprietà e dal controllo l'enorme platea di soci e di prestatori, che non hanno mai preso visione dei compensi e dei redditi dei dirigenti, presidenti, amministratori delegati, direttori più o meno generali e manager di svariati livelli, con dichiarazioni dei redditi da centinaia di migliaia di euro l'anno, ma mai pubblicati su piattaforme digitali interne: un sistema che ha violato l'articolo 47 della Costituzione.

Ora, i dissesti delle cooperative in parola pesano non solo sui soci, ma anche su pezzi del sistema bancario, tra cui, oltre al Monte dei Paschi di Siena, anche Carige, la Popolare di Vicenza, la Banca Etruria e fino al 2014 anche la Banca Popolare dell'Emilia Romagna e la BNL.

L'auspicio è che il Governo possa intervenire attraverso strumenti normativi che prevedano controlli ordinari e straordinari da parte di organi di vigilanza indipendenti sulle scelte aziendali delle cooperative, in coerenza con la finalità mutualistica, dando assistenza alla citata platea di dipendenti e soci di potersi tutelare, eventualmente attraverso la costituzione di un privilegio in loro favore o un ridimensionamento dei limiti della raccolta fondi rapportata al patrimonio netto.

Sarebbe quindi maggiormente auspicabile che il Governo intervenisse attraverso l'attivazione della vigilanza da parte della Banca d'Italia - lei mi ha detto che ci state lavorando, quindi, in qualche modo, è positivo quello che ha dichiarato poc'anzi -, in modo da prevenire perdite di risparmi di una vita da parte dei soci, nonché per impedire l'esercizio abusivo dell'attività bancaria delle cooperative medesime.

Sottosegretario, io mi fermo qui. Ovviamente, noi continueremo a monitorare la situazione. Spero veramente che, se si parla di disponibilità di un fondo, che questa venga portata avanti. Sono situazioni dove ci sono migliaia di cittadini senza più risparmi e soprattutto anche cittadini che hanno sempre lavorato nelle cooperative, che si ritrovano a questo punto a casa e senza nessun tipo di ammortizzatore sociale. Spero veramente che riusciremo a risolvere la situazione. Grazie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto Comprensivo di Acquapendente, in provincia di Viterbo, che sono in tribuna.

Annunzio delle dimissioni di una Sottosegretaria.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato, in data 25 maggio 2017, la seguente lettera:

“Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla senatrice dottoressa Simona Vicari dalla carica di Sottosegretaria di Stato alle Infrastrutture e trasporti firmato: Paolo Gentiloni”.

Organizzazione dei tempi di discussione di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge costituzionale n. 56-B, recante modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina.

Ordine del giorno della seduta della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta della prossima seduta.

Lunedì 29 maggio 2017, alle ore 13:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. (C. 4444)

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565 e Laffranco ed altri n. 1-01610 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 56-B)

Relatore: FRANCESCO SANNA.

La seduta termina alle 10,40.