XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 778 di martedì 11 aprile 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Bernardo, Cicchitto, Damiano, De Menech, Ferrara, Fico, Giorgis, Lorenzo Guerini, Meta, Nicoletti, Scanu, Schullian, Sottanelli, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2705 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale (Approvato dal Senato) (A.C. 4394) (ore 14,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4394: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo delle Commissioni identico a quello approvato dal Senato e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo delle Commissioni identico a quello approvato dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 10 aprile 2017).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4394)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. Noi socialisti voteremo la fiducia al Governo, come abbiamo sempre fatto con lealtà dall'inizio di questa legislatura, ma lo faremo a malincuore. Più volte abbiamo sollevato critiche sul ricorso allo strumento della fiducia, spesso su provvedimenti, come questo, che avrebbero meritato un dibattito più ampio e partecipato. Questa volta, poi, il nostro malcontento si riferisce anche al merito del provvedimento, che, se, da un lato, contiene punti apprezzabili, come l'inserimento dei migranti nei lavori socialmente utili e l'aumento del personale destinato al potenziamento delle commissioni territoriali, dall'altro, rischia di contraddire i principi di garantismo e di difesa dei diritti umani che noi socialisti abbiamo sempre sostenuto con forza. In particolare, attraverso la procedura unica per le espulsioni, l'abolizione del secondo grado di giudizio per il riconoscimento del diritto d'asilo, l'abolizione del contraddittorio, limitato da una procedura semplificata, il rito camerale, priva del dibattimento, di fatto si configura per i migranti una giustizia minore, molto simile ad una sorta di diritto etnico.

Inoltre, il provvedimento affronta il tema con un approccio repressivo, punitivo del fenomeno, e sappiamo tutti che muri, fili spinati e respingimenti nulla possono contro la disperazione di chi scappa da guerre e violenze, e vede nella fuga l'unica possibilità di sopravvivere.

Con le nuove modalità per la concessione del diritto d'asilo non si risolve il problema più grande, che è quello dei rimpatri, che continueranno a rimanere quasi sempre impossibili, oltre che sempre costosissimi. Ci ostiniamo a tentare di bloccare il fenomeno, mentre dovremmo per davvero cominciare a discutere della gestione, non solo in Italia, soprattutto in Europa.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIA ELDA LOCATELLI. Ho finito. Nonostante queste forti criticità, voteremo la fiducia al Governo, ma questa volta il nostro “sì” è molto molto sofferto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Noi, invece, senza sofferenza, voteremo no e contro questo decreto, perché spiace per l'ennesimo ricorso alla fiducia, che mortifica il ruolo del Parlamento, impedendo quel confronto costruttivo su una tematica così delicata che noi, invece, avremmo auspicato.

Ovvio, lo dico da subito, il voto contrario della componente Conservatori e Riformisti sulla fiducia, non solo per una chiara posizione politica, che da sempre ci vede all'opposizione, ma soprattutto per le forti perplessità di merito contenute nel provvedimento. Questo decreto è stato annunciato come la soluzione ai problemi della legalità e del contrasto all'immigrazione.

Ovviamente, è fin troppo evidente per quello che è emerso nelle Commissioni, ma anche qui in Aula, non è così. Qualche flebile luce e nulla di più, un timidissimo passo in avanti rispetto al precedente tragico triennio, perché non dimentichiamo assolutamente quello che è successo nei tre anni precedenti e quello che continua a succedere, con un Governo che non è in grado nella maniera più assoluta, chiaramente, di gestire questa situazione, con un'Europa totalmente assente rispetto a questa situazione, che scarica continuamente la responsabilità sui luoghi territoriali delle singole nazioni, senza avere un minimo di coordinamento.

Penso comunque, al di là delle situazioni di carattere generale, al provvedimento e alla procedura per le espulsioni, che forse, in questo senso, potrebbe contribuire ad avere un migliore percorso per poter determinare queste situazioni, ma, al di là di questo, siccome con i flussi migratori dovremo confrontarci e, purtroppo, convivere, ritengo che la posizione del nostro Governo, all'interno, soprattutto, della comunità europea, da sempre sia una posizione estremamente debole; ci si limita solo ed esclusivamente ad andare lì a dire che noi vogliamo la flessibilità, che quanto viene speso dal nostro Stato direttamente per potere salvare sicuramente vite umane, non riguarda solo questa istanza, non deve rientrare nel calcolo del deficit e quant'altro.

Dopodiché, invece, penso che bisogna senz'altro tentare di costruire una strategia vera; tentare, cioè, di costruire soprattutto un percorso che non consenta che continuamente, soprattutto in questo scorcio di stagione (quando arriva il periodo estivo, infatti, il fenomeno si intensifica), ci siano tanti e tantissimi che poi vengono sfruttati, buttati a mare e quant'altro, con tutti i trafficanti di vite umane, per determinare, invece, che ci sia un'interruzione e che non li si faccia proprio partire.

Queste sono precondizioni che il decreto non affronta per niente; affronta solo procedure interne e basta, che saranno pure vanificate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli, che, però, non vedo in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. L'Italia è un Paese di emigrazione, tradizionalmente, lo è stato per tanto tempo, ma sembra che, nonostante ormai il tema dell'immigrazione ci coinvolga da qualche lustro, non abbiamo ancora imparato a confrontarci con esso. Lo dico anche per esperienza personale, seppure…

PRESIDENTE. Onorevole Gigli, le posso chiedere una cortesia? Se può spostarsi e cambiare microfono, perché quello ha dei problemi. Scusi.

GIAN LUIGI GIGLI. Devo riprendere dall'inizio o no? Dica lei.

PRESIDENTE. Faccia lei, onorevole Gigli.

GIAN LUIGI GIGLI. Dicevo che dovremmo imparare a confrontarci, ormai, visto che abbiamo l'esperienza di qualche lustro con i fenomeni non solo storici dell'emigrazione italiana, ma anche più recenti dell'immigrazione. E dicevo che anch'io, personalmente, da emigrante di lusso per ragioni di ricerca scientifica, mi son trovato a imbattermi con le restrizioni, da un lato, ma anche con i privilegi, dall'altro, che un Paese di antica storia di emigrazione, come il Canada, ha saputo riconoscere alle persone che hanno bussato alle sue porte.

Oggi, tuttavia, certamente il problema della emigrazione è diventato un problema di massa, che non è più regolato soltanto dal mercato del lavoro, ma che si basa su trasferimenti di grandi popolazioni, senza alcun tipo di accordo tra Paesi, che, in epoche storiche relativamente recenti, hanno una possibilità di raffronto soltanto con quel fenomeno epocale che furono le Coffin Ships, che trasportavano la gente in fuga dalla grande carestia dell'Irlanda nel 1846-1847 verso l'altra sponda dell'Atlantico.

I barconi di oggi sono meglio, perché sono a motore, le distanze sono accorciate dal fatto che non si attraversa l'Atlantico, ma bensì il Mediterraneo, e i territori interessati sono certamente ben più estesi e popolati di quella che era l'Irlanda dell'Ottocento. Questo ci spiega come abbiamo a che fare con fenomeni che sono di tale rilevanza e che sono legati a fattori diversi; sono legati, certamente, alla miseria e alla fame in alcuni casi, sono legati alle guerre che, purtroppo, l'Occidente stesso talora ha favorito o sono semplicemente legati all'attrattiva di una società migliore, più opulenta, ma sono di dimensioni tali che è certamente illusorio pensare di fermarli e sono temporalmente così di lungo corso che dobbiamo in qualche modo attrezzarci per dare una risposta, una prospettiva che sia certamente di lungo termine. Con pari realismo, dobbiamo renderci conto, però, che abbiamo a che fare, rispetto ai fenomeni migratori, con situazioni che generano indubbiamente dei fantasmi nel vissuto della popolazione ospite, che non sarebbe saggio negare. Si tratta della paura dell'invasione, anche se poi i numeri stanno lì a dircelo; ce lo dice l'Istat, per esempio, che nello scorso anno, nel 2016, ha documentato nocumento della popolazione proveniente da Paesi extracomunitari semplicemente di 2.500 persone residenti in Italia. Quindi, c'è la paura di invasione, anche se, ripeto, i numeri sono forse esagerati.

C'è soprattutto la paura di un sovvertimento sociale, per una società che percepiamo istintivamente come profondamente diversa, profondamente differente da quella in cui siamo abituati a vivere e che, quindi, percepiamo anche come potenzialmente ostile.

C'è la paura della sottrazione del lavoro, soprattutto dei lavori meno qualificati, e di una riduzione verso il basso delle dinamiche salariali.

C'è la paura di importazione anche, però, di un altro tipo di manodopera, l'importazione della manodopera che ha a che fare con la criminalità, timori quindi anche per la sicurezza, sia con riferimento al terrorismo, ma anche alla criminalità comune, alla piccola criminalità.

Si tratta anche di una ostilità diffusa verso meccanismi di accoglienza, il cui costo viene ritenuto inaccettabile e comunque sproporzionato rispetto ai meccanismi di tutela delle fasce più povere della popolazione autoctona.

Fantasmi, dicevo, appunto, certamente esagerati, ma in gran parte, tuttavia, non soltanto fantasmi, anche spia di problemi reali. E tra i problemi reali, io vorrei richiamare la preoccupazione reale per fenomeni non sufficientemente controllati di tratta e di riduzione in schiavitù, il pericolo reale di ingresso di criminali o di terroristi, la paura del richiamo identitario del radicalismo islamico, di cui quest'Aula avrà modo di occuparsi tra breve. Paura anche di un sistema di accoglienza che lascia le persone prive di prospettive e ridotte a vegetare nell'ozio, un ozio che, come sappiamo, costituisce anche il pabulum migliore per il reclutamento di nuova criminalità.

Si tratta, dicevo, quindi, di un insieme di fantasmi e di problemi reali, che la rapidità dei fenomeni migratori contribuisce ad aggravare, perché, certamente, se essi fossero più graduali - e qui viene chiamata in causa la governance del sistema -, certamente porterebbero ad una migliore e più facile accettazione sociale, perché la gradualità favorirebbe, dal canto suo, certamente l'integrazione.

Allora, questo provvedimento offre certamente alcune piccole, deboli e non tutte accettabili risposte rispetto ai problemi epocali che ho cercato appena di delineare. Va detto, però, subito che l'uso dello strumento merita ancora una volta, se vogliamo, una nota di disappunto, perché pensare di continuare a mettere le toppe su problemi di questo genere, rincorrendo alla logica emergenziale e, quindi, quella del decreto-legge, io credo che sia spia di una insufficiente capacità di risolvere i problemi. Il decreto serve a risolvere problemi che richiedono interventi rapidi, non consentiti dalle normali procedure parlamentari. Ora, non voglio qui fare un discorso più generale sull'uso e l'abuso dello strumento della decretazione di urgenza, però certamente, se c'è un tema che non merita un tipo di affronto di questo genere, è questo.

Nello specifico, rimando a quello che sarà l'intervento che farà in dichiarazione di voto, poi, sul provvedimento, l'onorevole Santerini per il nostro gruppo. Io nello specifico mi sento solo di dire due cose. Una, in positivo: certamente è da apprezzare la logica delle sezioni specializzate presso i tribunali per l'esame delle cause di riconoscimento della possibilità di ottenere lo statuto di profughi.

Però, accanto a questo, c'è una qualche preoccupazione per quanto riguarda lo strumento del rito che si riconosce a queste pratiche, cioè lo strumento dell'unico livello di esame, che non dovrebbe diventare - me lo auguro fortemente - uno strumento per cercare di, come dire, risolvere alla spiccia alcune situazioni oggettivamente difficili. Mi auguro solo che sia accolto e utilizzato con buonsenso, perché forse ce n'è bisogno. Ce n'è bisogno anche per non lasciare la gente a vegetare, nello spirito di questo provvedimento, che prevede, tra l'altro, la possibilità, finalmente, di dare un'occasione di lavoro, seppure su base volontaria, alle persone che sono in attesa di una decisione - ripeto, una cosa questa da apprezzare - e che, però, tuttavia, non può pensare di risolvere con maniere spicce problemi che forse richiedono un'organizzazione certamente superiore.

Detto questo, però, io credo - e vorrei terminare con questa annotazione - che un provvedimento di questo genere, nella migliore delle ipotesi, dispiega la sua efficacia verso i casi che arriveranno, ma certamente non risolve i casi che sono già sul territorio. Rispetto a questo, io credo che bisognerebbe lavorare nella logica, invece, dei flussi ormai migratori, delle necessità occupazionali, delle necessità anche di natura demografica di questo Paese, e ragionare quindi sull'esistente in maniera più realistica. Credo, infatti, che nessuna politica di questo tipo potrà pensare di ributtare fuori, oggi, realisticamente, tutta una serie di persone che stanno qui ormai da qualche anno, vista la nostra incapacità di risolvere precedentemente i problemi.

E infine, una nota di natura politica generale riguarda il tema dell'Europa. Io credo che il nostro Governo, ancor più incisivamente di quanto ha fatto finora - e concludo, Presidente - dovrebbe farsi carico presso l'Europa di una parola forte, perché qui è a rischio non solo la tenuta dell'Italia; sul tema della immigrazione, continuando a lavorare in questo modo, a Paesi totalmente stagni, diciamo così, come i compartimenti delle navi, io credo che noi andremo verso la rottura dell'Europa.

E allora diamo un voto sofferto, ma di fiducia, al Governo su questo provvedimento, nella speranza che inauguri politiche di lungo periodo.

PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Rampelli è arrivato proprio mentre davo la parola all'onorevole Gigli, quindi se non ci sono obiezioni recuperiamo il suo intervento. Prego, onorevole Rampelli.

FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, grazie anche ai colleghi per questa eccezione. Siamo, per l'ennesima volta, a discutere di immigrazione - lo dico al rappresentante del Governo - anche con un certo rammarico, perché evidentemente non è chiara l'emergenza.

L'emergenza non è soltanto quella intestata a milioni di disperati, che cercano, attraverso la porta dell'Italia, di raggiungere l'Europa e l'Occidente, ma è l'emergenza, nel nostro Paese, già socialmente alquanto fragile, economicamente aggredito da una depressione economica internazionale, che certo non ha di recente migliorato il tenore sociale dei nostri cittadini.

È un'emergenza-degrado nelle grandi aree metropolitane, degrado peraltro che abbiamo potuto constatare anche con la Commissione speciale di inchiesta sul degrado delle periferie urbane, che in certi momenti ha strabuzzato gli occhi assistendo a scene che non erano conosciute neanche da salienti settori dello Stato, e mi riferisco in particolare alle forze dell'ordine. Emergenza che è altrettanto chiara nei piccoli centri, dove talvolta arrivano, più o meno autorizzati, migranti che rappresentano addirittura una maggioranza improvvisa all'interno dei centri: l'Italia ha oltre 8 mila comuni, ha migliaia e migliaia di frazioni e non è molto facile alterare in alcuni di questi centri gli equilibri.

E la storia ci insegna che ogni processo di integrazione si rende possibile: rispettando, sottolineando, promovendo la propria identità e non nascondendosi; in presenza di una equa distribuzione. Non ci può essere una sopraffazione, perché quella sopraffazione crea un coefficiente di reazione uguale e contrapposta, e quindi, paradossalmente, è prodromica all'intolleranza, al sospetto, alla paura.

Questi elementi non sono presenti non solo nelle premesse, ma neanche nel dispositivo di questa legge. Questo decreto, che è l'ottantatreesimo, se non vado errato, non si giustifica da nessun punto di vista, perché non può essere definito un provvedimento d'urgenza quello che, comunque, mette le mani su un fenomeno che, pur rimanendo emergenziale, si ripercuote sul territorio ormai da anni.

In buona sostanza, avreste potuto fare qualcosa di meglio e di più. Tutti i nodi rimangono irrisolti, mi riferisco alla filiera che gestisce questo fenomeno, che voi conoscete, che conosce la comunità internazionale, che conoscono le organizzazioni non governative, che conoscono tutti: quella che parte dai trafficanti di uomini, persone altolocate in Africa, tra le più ricche dell'intero continente africano, che attraversa la categoria degli scafisti, anche essa ben posizionata nella scala sociale dei cittadini africani, che collabora con la malavita organizzata su scala planetaria e, quindi, con interconnessioni anche con la criminalità organizzata nostrana, e mi riferisco alla mafia, alla camorra, alla 'ndrangheta. Non riuscite a mettere le mani su una gestione regolare di questi flussi migratori, perché non si vuole fare il blocco navale, di cui si parla da tre anni, che ci chiede anche l'Europa, la politica dei respingimenti e dei rimpatri, ma che voi non sapete fare o non volete fare; e anche in questo provvedimento c'è chiara e manifesta la vostra volontà di non procedere in questa direzione. Noi dovremmo scoraggiare e non lo facciamo, non lo facciamo da nessun punto di vista, non riusciamo a informare i cittadini africani, cosa che si potrebbe fare in tanti modi, anche i più semplici, del fatto che qui non c'è l'Eldorado, che i film americani, che, magari, si riescono a intercettare anche nelle parti più povere dell'Africa, con le parabole, non corrispondono al tenore sociale dell'Italia e dell'Europa, non corrispondono più o, forse, mai sono stati su quei parametri. Un conto è la filmistica e un conto è la realtà.

Voi non volete neanche intraprendere la strada, che sarebbe virtuosa, della tutela delle vite; non lo volete fare e ignorate, con la complicità di un certo circuito mediatico, che sono decine di migliaia i morti che sono finiti nel mar Mediterraneo, in quella che noi abbiamo definito, più volte, la più grande fossa comune della storia contemporanea. Se noi avessimo la forza, oltre che la volontà, di interrompere questi viaggi della morte, probabilmente, avremmo totalizzato qualche decina di migliaia di nascite in più, “nascite” tra virgolette, persone sottratte all'annegamento, per esempio. Questa è la storia, avremmo dovuto collaborare con la comunità internazionale, l'ONU, l'Unione europea, per realizzare in Nord Africa dei centri per la raccolta dati rispetto alle domande di protezione internazionale, perché quello che a voi pare sfuggire - ma la propaganda, si sa, purtroppo, ancora oggi, è il sale della politica, della peggiore politica - è che cosa accade alle persone che vengono qui e che chiedono asilo politico in caso di risposta negativa.

Noi certo siamo contenti che voi finalmente vi siete accorti dell'assurdo di procedure lunghissime, quindi le andate più o meno a ridefinire e ad accorciare, procedure burocratiche per avere una risposta rispetto a una domanda appunto di asilo cioè di protezione internazionale, ma non vi ponete il problema di che fine farà il migrante, quando avrà ricevuto, in minor tempo, rispetto ai circa tre anni che si impiegano oggi, una risposta negativa; che fine fanno i migranti che hanno una risposta negativa rispetto alla protezione internazionale? Perché vi voltate dall'altra parte, perché non dite che rimangono comunque tutti qui, anche quelli che sono stati conclamati come persone che non hanno diritto alla protezione, perché non fuggono da guerre e persecuzioni?

Nei confronti di quelle persone, invece, noi di Fratelli d'Italia, in questo caso, la dichiarazione di voto per l'ennesima volta lo va a sottolineare, vorremmo procedere immediatamente alla salvaguardia, intanto, di donne e bambini, innanzitutto, ma non vogliamo neanche fare la selezione per censo, lasciare in Africa quelli che non possono permettersi l'esborso di qualche migliaio di euro per salire sui gommoni o sui barconi, non vogliamo neanche collaborare, in maniera irresponsabile, con voi alla selezione fisica, chi ce la fa ad attraversare il deserto e chi non ce la fa e rimane a morire di fame, di sete e di stenti.

Non ci sembra molto equo questo vostro modo di procedere, non salvate vite umane, non garantite la possibilità di intervenire per salvare, invece, quelle persone che, magari, davvero necessitano di essere sottratte alle persecuzioni e alle guerre, non fate praticamente niente, vi affidate al caso; addirittura, non intervenite, lo sta facendo fortunatamente la procura di Catania, nei confronti di quelle imbarcazioni delle organizzazioni non governative, cioè soggetti, non tutti, ma buona parte, che sono coinvolti nel circuito dell'accoglienza che, come sappiamo, è un business, è un affare che sta piano, piano trasformando l'Italia in un grande hub dell'accoglienza, facendo, in buona sostanza, confliggere questa vocazione che avete inventato voi tre anni fa, e che ci ha portato 550.000 migranti, appunto, in poco più di tre anni, con le vocazioni italiane, in particolare quelle che riguardano il turismo, il turismo culturale, il turismo naturalistico, tutte le nostre eccellenze, i prodotti tipici, l'enogastronomia, tutto quello che comunque caratterizza l'Italia e la sua identità nel mondo. Voi, grazie alla vostra inedia, ai vostri pasticci ideologici, ai vostri incartamenti intellettuali, state trasformando l'Italia in qualcosa di diverso rispetto a quello che potrebbe e dovrebbe essere.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FABIO RAMPELLI. E lo state facendo anche - e vado a concludere, sto a 9 minuti precisi, la ringrazio, Presidente - senza difendervi dalle imposizioni dell'Europa. È incredibile, lo ripeto, è incredibile come noi, in una materia così perfettamente in linea con l'attualità, siamo costretti, voi siete stati costretti a varare ben cinque provvedimenti “svuota carceri” nella consapevolezza che le carceri sono, sì, piene come ci dice l'Europa quando ci minaccia la procedura di infrazione, ma sono piene al 50 per cento di cittadini stranieri che commettono reati molto semplicemente perché non hanno di che sostentarsi, qui, in Italia.

Quindi, l'Europa che non ci aiuta a controllare e a gestire questo fenomeno, a respingere chi va respinto, a salvaguardare quelle vite di cui vi ho parlato, in più ci fa la procedura di infrazione, ci costringe, anzi vi costringe a fare i provvedimenti “svuota carceri” e ci mette in un mare di guai.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FABIO RAMPELLI. Le ragioni, queste e molte altre, che ci inducono a votare contro, sono note al mondo intero; siete, caro Ministro, caro rappresentante del Governo, degli irresponsabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, siamo chiamati a votare una questione di fiducia posta dal Governo su questo decreto, l'ottava, da quando è in carica l'Esecutivo Gentiloni.

Dal 12 dicembre, giorno del giuramento, ad oggi, sono passati esattamente 120 giorni e le Camere votano una fiducia ogni due settimane, è una media significativa, anche perché non ci pare che in questa fase politica questo Governo incontri, come dire, una opposizione particolarmente battagliera e, tuttavia, questa annotazione la devo fare.

Sono partito da questa constatazione sullo smodato ricorso allo strumento del voto di fiducia, ma desidero farne anche un'altra di constatazione e premessa: i decreti legge varati da questo Esecutivo sono già otto, anche in questo caso un piccolo primato, un decreto-legge ogni quindici giorni. A questo modo di procedere e di legiferare si aggiunge un elemento di aggravamento che è diventato questo asimmetrico bicameralismo, per cui, se un decreto parte da uno dei due rami del Parlamento, all'altro ramo del Parlamento è destinato pochissimo tempo, talché il provvedimento arriva sostanzialmente blindato senza possibilità di emendarlo.

Tutto ciò, ovviamente, non va bene e non va bene neanche che su un tema di questa natura, di questo genere, si usi lo strumento della decretazione d'urgenza. Certo l'immigrazione è un'emergenza, ma lo è da molto tempo; è un fenomeno con picchi più alti, più bassi, a seconda degli anni e delle stagioni, ma è un fenomeno ormai strutturale e prima lo capiremo, prima ci metteremo in testa che è cosi e che dovremo fare i conti con esso per moltissimi anni, meglio sarà per tutti, soprattutto per la capacità di mettere in campo strumenti reali di governo del fenomeno.

Fenomeno che riguarda certamente l'Italia, ma anche, innanzitutto, l'Europa che ancora oggi troppo poco fa di fronte a questa emergenza. Dunque, con questo decreto si utilizza, ancora una volta, uno strumento che dovrebbe essere legato a condizioni di necessità e di urgenza e si introducono, però, modifiche di sistema che presentano profili molto delicati per quanto riguarda la salvaguardia dei principi costituzionali e dei principi accettati e contenuti all'interno delle principali convenzioni internazionali che riguardano questo tema. Dunque, dicevamo che dal nostro punto di vista vi è il difetto del presupposto costituzionale dell'urgenza, anche perché all'interno del decreto vengono inserite alcune disposizioni che non sono di immediata applicazione e alcune disposizioni, per esempio, si applicheranno a partire dal centottantesimo giorno dall'entrata in vigore del provvedimento. Eppure - lo ripeto - siamo di fronte a fenomeni che non sono nuovi. Il graduale incremento delle domande di riconoscimento del diritto alla protezione internazionale per esempio si registra ormai a partire dal 2011 e in maniera più significativa dal 2014. Pertanto, non si può ritenere ragionevole la sussistenza dei caratteri della straordinarietà.

Entrando poi su alcuni punti di merito del provvedimento in esame, non nascondiamo che ci sono innovazioni positive e che sono stati fatti dei passi in avanti, ancorché piccoli. Penso alla decisione di istituire, nell'ambito del tribunale ordinario, sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione. È una norma che va nella giusta direzione, anche se è disciplinata - e poi lo vedremo - in modo gravemente contraddittorio. Uno dei vulnus di questo provvedimento è stato sanato dall'esame presso il Senato, laddove si potevano evidentemente fare gli emendamenti. L'accentramento relativo alla competenza per il territorio in soli 14 tribunali avrebbe ridotto il diritto degli stranieri alla prossimità del giudice e ostacolato l'attività dei difensori provenienti da sedi diverse, rendendo più difficoltoso il diritto alla difesa della parte. Fortunatamente, ora questo errore è stato corretto e in ogni tribunale che si trovi in una città sede di corte d'appello verranno istituite sezioni specializzate. Però, l'intento di assicurare una giurisdizione unica e specializzata in capo alla magistratura ordinaria è contraddetto dalla mancata concentrazione nel nuovo giudice di altre competenze concernenti tali materie, che restano disperse tra giudice ordinario, giudice di pace e giudice amministrativo. Su questo punto purtroppo modifiche non ce ne sono state e questa Camera, per la richiesta del voto di fiducia, non è potuta intervenire.

Il nuovo rito per i ricorsi giurisdizionali in materia di protezione internazionale appare, invece, gravemente criticabile sotto il profilo della legittimità costituzionale. La previsione di un unico grado di merito, nel quale l'udienza è solo un'eventualità, potrebbe infatti violare il principio del contraddittorio e della pubblicità del processo, diritti garantiti dall'articolo 111 dalla nostra Costituzione ed anche dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. L'uso della videoregistrazione e dell'audizione del richiedente asilo da parte del giudice a strumento potenzialmente sostitutivo dell'audizione dello straniero non è poi conforme agli obiettivi indicati dalle convenzioni internazionali, che, è giusto ricordarlo, sono orientate a rafforzare i diritti dei richiedenti la protezione. La comparizione del richiedente sarà invece disposta solo qualora il giudice lo ritenga necessario a seguito della visione della videoregistrazione e quando il giudice, appunto, consideri indispensabile l'acquisizione di chiarimenti.

Proprio su questo fronte crediamo siano legittimi i dubbi sul merito del provvedimento; che servisse intervenire anche dal punto di vista legislativo sull'immigrazione è certo, ma non è riducendo gli strumenti a tutela dei profughi veri, di chi scappa da guerre e persecuzioni, che si risolvono i problemi. Le garanzie inerenti il diritto di ricorso dinanzi al giudice si modulano differentemente a seconda della natura della materia processuale e del grado di giudizio, ma è indubbio come il procedimento relativo al riconoscimento della protezione internazionale sia destinato a concludersi con una decisione con ricadute sui diritti della vita del richiedente asilo. La disciplina dettata in questo decreto-legge non prevede il diritto pieno dei richiedenti la protezione internazionale a comparire davanti al proprio giudice.

In conclusione, è mancata, oltre a questi elementi, una visione complessiva del fenomeno dell'immigrazione e di come da oltre tre anni stiamo cercando di governarla. Nel triennio 2014-2016 gli ingressi e gli sbarchi sono stati oltre 500 mila soltanto via mare. Per quanto riguarda, invece, il numero di migranti già ospitati in Italia, a dicembre 2016 nelle diverse tipologie dei centri di accoglienza se ne contavano circa 176 mila. La scelta fatta è stata quella di puntare sull'accoglienza diffusa, che è sicuramente la migliore anche se non facile da gestire. I migranti devono essere distribuiti sul territorio in modo più omogeneo di quanto successo fino ad oggi per evitare situazioni drammatiche, come la concentrazione di oltre mille persone su un territorio con circa 3 mila abitanti, come è successo nei due comuni veneti di Bagnoli e Cona. L'impatto in questi casi rischia di essere difficilmente sostenibile sia per i migranti sia soprattutto per i residenti. Ho voluto citare solo a margine questi numeri per ricordarci e ricordare a tutti noi la dimensione del fenomeno a cui stiamo assistendo. Se è vero che abbiamo positivamente registrato un qualche cambio di passo in questo Governo e in questo frangente, è pur vero che decreti come questi non appaiono risolutivi né appaiono centrare il cuore del problema e delle politiche da porre in atto. Per questo motivo il nostro voto, a cominciare dal voto di fiducia e poi su quello relativo al merito, sarà un voto negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà per due minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. I deputati dell'UDC voteranno la fiducia al Governo. Lo faranno per motivi di carattere generale in quanto noi abbiamo sostenuto la continuazione di questo Governo quando altri ne hanno messo in dubbio l'opportunità e in modo da poter dare risposte adeguate ad un'Europa che è in fase di profonda trasformazione, in cui si è aperto un dialogo sulle riforme e in cui la voce dell'Italia deve essere presente con autorevolezza. Ma voteremo anche a favore a causa di questo provvedimento. Infatti, non ci nascondiamo le imperfezioni e le inadeguatezze di questo provvedimento; tuttavia, esso ha il merito di affrontare finalmente un problema di grande rilievo. La ragione principale per la quale noi non riusciamo a chiudere un accordo europeo serio e funzionante sul tema della redistribuzione è che ci accusano, in primo luogo, di non identificare gli immigrati clandestini che arrivano da noi, ma su questo devo dire, in gran parte per opera del Ministro Alfano e poi per opera del Ministro Minniti, che ci siamo messi ragionevolmente in regola. Ma la seconda ragione è che quando noi procediamo alle identificazioni esiste uno iato nei procedimenti per l'acquisizione del diritto di asilo, che è quello che cade tra la pronuncia delle commissioni e il giudizio di appello. In questo iato moltissimi immigrati clandestini scompaiono. I richiedenti asilo, che diventano allora, in quel momento, immigrati clandestini, scompaiono.

La costruzione di regole comuni a livello europeo sull'asilo e la costruzione di regole comuni anche sulle procedure di rimpatrio è condizione fondamentale perché possa funzionare un'effettiva politica europea dell'asilo e dei rimpatri. Questa andrebbe collegata con un'efficace politica estera, di accordi di riammissione e per il sostegno allo sviluppo, ma di questo parleremo un'altra volta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo di Civici e Innovatori voterà la fiducia al Governo. Premetto subito che non siamo contenti di votare la fiducia oggi, perché questo provvedimento si poteva esaminare probabilmente con il percorso normale. In relazione a dei decreti precedentemente approvati, noi avevamo criticato il fatto che fossero stati esaminati su base sostanzialmente monocamerale, nel senso che ognuno dei decreti era stato esaminato da una Camera sola. Si era detto che si sarebbe cambiato il sistema, si era detto che i “decreti sicurezza e immigrazione” sarebbero stati esaminati rapidamente da ciascuna Camera per consentire a tutti, maggioranza e opposizione, di presentare emendamenti. Alla Camera abbiamo svolto il lavoro sul “decreto sicurezza” con grande velocità e con la presidente Ferranti ci siamo impegnati ad attivarci perché avvenisse la stessa cosa in relazione al “decreto immigrazione”. Questo non è avvenuto e il Senato si è preso sostanzialmente il doppio del tempo sia per fissare gli emendamenti sia per esaminare e votare gli emendamenti e il risultato è stato che noi non abbiamo avuto il tempo per esaminarlo. Come avevo già detto, ci siamo voluti tenere il bicameralismo ma almeno facciamolo funzionare perché io, come presidente di Commissione, sinceramente mi sono vergognato di dover dire ai rappresentanti delle Commissioni che non avremmo mantenuto un impegno. Quindi, spero e faccio appello ai Presidenti delle Camere perché questo non si ripeta, perché credo che trasformare in monocamerale il procedimento di conversione dei decreti non faccia onore al nostro Parlamento.

Come dicevo, però voteremo la fiducia, perché questo è un provvedimento che condividiamo e che riflette alcuni punti. Noi ad ottobre 2015 presentammo una risoluzione su questo argomento che prevedeva, tra l'altro, l'aumento del personale, il rafforzamento delle commissioni territoriali, la revisione del grado d'appello e le sezioni specializzate nei tribunali e sono tutti punti che sono stati accolti. Non è stato accolto un punto - non è stato inserito - che era quello di remunerare i rappresentanti nelle commissioni territoriali sulla base della qualità e dell'efficienza delle stesse nell'esaminare le domande. Abbiamo presentato un ordine del giorno su questo punto che speriamo che il Governo voglia accogliere, ma è un provvedimento sicuramente positivo e sicuramente porta ad un cambio di marcia sull'argomento.

È abbastanza buffo che tutte le forze politiche che hanno detto che era urgente e fondamentale che il Governo intervenisse subito sull'immigrazione poi hanno presentato le questioni pregiudiziali di costituzionalità dicendo che non c'era l'urgenza. Su questa cosa magari è stato accumulato del ritardo, ma quel ritardo sicuramente implicava la necessità di un intervento urgente. Quindi, questo decreto per noi è condivisibile; è condivisibile per affrontare quella che è non solo un'emergenza ma una situazione strutturale che probabilmente durerà nel tempo e che richiederà al nostro Paese di affrontare in Italia i problemi diretti dell'Italia e di lavorare in Europa per risolverli.

Bisognerà rafforzare i meccanismi di ricollocazione, i rimpatri, tutte le cose che ci siamo sempre detti, ma sicuramente, per il fatto di intervenire per migliorare il nostro sistema che gestisce le decisioni su questi argomenti e poi la gestione dei migranti una volta che le decisioni sono state prese, è un provvedimento importante. Non mi dilungo ulteriormente sul provvedimento e sul decreto, lo farà il collega Dambruoso nella dichiarazione di voto finale, mentre invece credo sia opportuno sottolineare che noi voteremo la fiducia sia in relazione al provvedimento sia perché pensiamo che il Governo debba proseguire la sua attività. La deve proseguire in un momento che è particolarmente complesso, sia a livello europeo, dove ci attendono dei passaggi elettorali che potranno condizionare il sistema delle istituzioni europee, l'euro, come le elezioni francesi e tedesche, sia per il contesto internazionale, che è altrettanto complesso: stiamo vivendo dei momenti di tensione forse senza precedenti, sia in relazione alla Siria sia in relazione alla Corea, in questi ultimi giorni, che richiedono una forte presenza dell'Italia, che deve lavorare per migliorare l'Europa, lo si dice sempre. In questo momento, le celebrazioni europee sono un momento importante per rinnovare le nostre istituzioni continentali.

Quindi, noi pensiamo che il Governo debba continuare la sua attività, debba essere nel pieno dei suoi poteri e soprattutto debba poter affrontare le emergenze economiche che questo Paese ha o - aggiungo io - potrebbe avere se ci fossero dei risultati elettorali che io non mi auguro in Francia nelle prossime settimane, perché è chiaro che un voto per il Fronte Nazionale in Francia potrebbe richiedere di avere una situazione di Governo forte con un'economia solida. Per questo pensiamo che il Governo, a partire dal Documento di economia e finanza e poi con la legge di stabilità, debba mirare a rafforzare il nostro sistema economico, puntando soprattutto a ridurre il debito, aumentare la competitività, a renderci più efficienti, a ridurre la burocrazia, a ridurre la spesa, a fare investimenti produttivi, come quelli che si è cercato di stimolare attraverso, ad esempio, il super ammortamento e misure di questo tipo, attraverso la riduzione delle imposte sulle imprese e il miglioramento della concorrenza nel nostro Paese.

Abbiamo avuto dei segnali negativi, purtroppo, su alcuni aspetti, alcuni dal Governo. Penso al decreto sui voucher, che noi non abbiamo voluto votare in sede di conversione, o al decreto sulle partecipate, che è stato purtroppo un po' annacquato, soprattutto dal Parlamento. In Parlamento stiamo assistendo a quello che un tempo si sarebbe detto “il riflusso”: dopo una fase di entusiasmo, adesso si sta dicendo che le privatizzazioni è meglio non farle; la concorrenza no, per carità, bisogna occuparsi soltanto di tassisti, ambulanti, balneari; adesso ho letto che arriverà la legge che vieta gli sconti sui libri.

Credo che questo tipo di impostazione sia l'opposto di quello che serve a questo Paese. Questo avrebbe senso in un Paese da liberismo selvaggio, mentre l'Italia è il Paese più statalista e più incrostato di rendite di posizione di tutta Europa; è documentato ovunque che questa è la situazione. Questo non vuol dire che lo Stato non debba fare qualcosa, gli investimenti statali sicuramente sono importanti, sicuramente si deve proteggere, bisogna intervenire sulla povertà, qui invece si sta cercando di intervenire semplicemente per salvaguardare l'esistente. Noi, come Civici e Innovatori, pensiamo che, invece, si debba puntare su innovazione, modernizzazione, digitalizzazione e preoccuparci di tutelare i più deboli, ma non di tutelare soltanto quelli che ci sono già.

Ci sono energie nuove, giovani, persone che vogliono investire, innovare, che oggi tendenzialmente se ne vanno, e che, se si faranno le cose che vorrebbero quelli che ho citato prima, se ne andranno definitivamente. Allora non avremo più un problema di decrescita felice, avremo la decrescita e basta, e un sistema che non sarà minimamente in grado di affrontare quelle che sono le sfide del futuro. Per questo spingiamo il Governo ad andare avanti sul piano delle riforme, a continuare un percorso già avviato, a non aver paura del fatto che alcune parti politiche - alcune purtroppo anche della maggioranza - tendono sempre a frenare; l'esempio della legge sulla concorrenza, sulla quale c'è una specie di guerra di trincea per non farla arrivare in fondo, è clamoroso. Spingiamo il Governo ad andare avanti, e finché il Governo continuerà sul percorso delle riforme, magari abbandonando quelle esitazioni che ho citato prima, avrà la fiducia del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi e colleghe, il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile non voterà la fiducia al Governo. Siamo ormai all'ottantatreesimo voto di fiducia e all'ennesimo decreto-legge. Un Governo che fa un decreto così orribile non merita la nostra fiducia. È un decreto che non aveva e non ha i presupposti dell'urgenza ed è disomogeneo, come d'altronde molti dei decreti che sono stati messi in discussione in Parlamento. È un decreto con gravi profili di costituzionalità, che crea un diritto di serie B, un diritto su basi etniche, solo per i richiedenti asilo. Con il decreto sulla sicurezza urbana, che abbiamo già votato qui alla Camera, avete messo i presupposti della pulizia etnica dei centri storici da senza fissa dimora e dai poveri, con questo decreto avete creato la categoria del diritto etnico per chi scappa dalle guerre. È un decreto che ha un titolo truffaldino: dice che serve ad accelerare i procedimenti in materia di protezione internazionale. No, questo decreto serve a limitare, a rendere più difficili i procedimenti, a rendere un calvario la strada di chi cerca legittimamente di avere la protezione internazionale. Allora, i due decreti “Minniti” vanno letti insieme, perché rispondono ad una filosofia ben conosciuta, quella della criminalizzazione della povertà e della marginalità sociale, del sospetto e della limitazione dell'accoglienza, della riduzione del diritto di asilo. È la cosiddetta soluzione della via penale ai problemi sociali: tossicodipendenza, guerre, migrazioni. La strada scelta in questi anni, in questi decenni, dalla “Bossi-Fini” alla “Fini-Giovanardi”, è stata quella della criminalizzazione, dell'approccio securitario, del controllo poliziesco. Con il decreto “sicurezza” volete la punizione dei poveri, e con quello sull'immigrazione un diritto di serie B per chi scappa dalle zone di guerra. Tra l'altro, vorrei ricordare che le politiche securitarie sono state e sono fallimentari: il reato di clandestinità, i centri di detenzione, i muri, i blocchi navali non hanno risolto i problemi, hanno solamente cercato di usare le migrazioni come merce elettorale per dare qualche segnale più o meno rassicurante all'opinione pubblica.

È per questo che questo decreto “Minniti” è un decreto per noi elettorale e pubblicitario. È uno spot, certo, ma nel contempo introduce gravissimi precedenti nella nostra cultura e prassi giuridica. Noi non possiamo votare la fiducia a un Governo che, negli stessi giorni in cui ci chiede di approvare un decreto securitario come questo, vuole imporci con la forza un inutile e antipopolare gasdotto come il TAP, la riforma contro i parchi, la svendita del patrimonio pubblico con le privatizzazioni inserite nel DEF, con le nomine da clan nei CdA delle società pubbliche, con i decreti della “cattiva scuola”, con il costante appiattimento delle scelte economiche sulle politiche di austerità europee. Non possiamo dare la fiducia a un Governo che si rifiuta di colpire i privilegi: i privilegi delle multinazionali del web, del business degli speculatori finanziari, del business degli F-35. Non possiamo dare la fiducia a un Governo che è la continuazione di Renzi con altri mezzi.

Due mesi fa, all'incontro sulle migrazioni - era metà febbraio -, Papa Francesco ha detto che le quattro parole chiave, i quattro verbi chiave di fronte a questo dramma del nostro tempo devono essere: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Ha ragione l'associazione Antigone quando ricorda che, per questo decreto i verbi usati possono essere altri, opposti, ovvero imprigionare, espellere, escludere.

Il Ministro dell'interno, Marco Minniti, ha detto due giorni fa sul Corriere della Sera che l'accoglienza trova un limite nell'integrazione. Negli anni scorsi Matteo Salvini ha detto più o meno le stesse cose con altre parole; e d'altronde in quest'Aula il deputato Molteni della Lega, quando abbiamo discusso il decreto-legge sulla sicurezza, ha detto che il PD scimmiotta la Lega, anche se rimproverava al Governo di metterci pochi soldi. Insomma, Minniti e Salvini fanno a gara a chi fa la faccia più feroce, a chi usa la ruspa più grande; magari potevate anche prevedere il ritorno delle ronde, magari umanitarie, democratiche, contro i rifugiati che dormono per strada una volta usciti dai centri di accoglienza. Ministro Minniti, non è l'accoglienza che deve trovare un limite nell'integrazione, ma sono le politiche del suo Governo che devono trovare un limite nella Costituzione e nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Questo decreto-legge sancisce meno diritti per i richiedenti asilo, solo per respingerli meglio; elimina il secondo grado del procedimento, il ricorso all'appello in caso di diniego; limita anche il primo grado del ricorso, prevedendo la videoregistrazione ed eliminando di fatto, salvo casi eccezionali, il contraddittorio, negando la presenza della vittima all'udienza; crea delle sezioni speciali, non legate ai temi, ma a categorie di persone, i richiedenti asilo, dando vita ad una sorta di apartheid giuridico: come nell'America degli anni Sessanta c'erano gli autobus per i bianchi e quelli per i neri, o i posti per i bianchi e quelli per i neri, voi fate un diritto per gli autoctoni e un altro per le tante Rosa Parks che scappano dalle guerre. L'obbligo della videoregistrazione per noi è incostituzionale, l'abolizione del contraddittorio è incostituzionale, l'abolizione del ricorso in appello è incostituzionale; e voi con questo decreto-legge prevedete di moltiplicare oltretutto i centri di detenzione, chiamati ora “centri per rimpatrio”. Non vi basta il fallimento dell'orrore umano e morale dei CIE: volete moltiplicarlo ora in tutte le regioni!

In questi centri introducete il lavoro socialmente utile per i migranti. Volontario, voi dite, ma si sa come può andare a finire: hanno un obbligo di fatto che farebbe dei centri di rimpatrio delle novelle work house, simile a quelle ottocentesche di cui in molti romanzi ci ha parlato Charles Dickens; dal lavoro come emancipazione al lavoro come schiavitù. E dovreste per l'appunto rileggervi Oliver Twist, e magari anche Il popolo dell'abisso di Jack London, per rendervi conto su come siete ritornati all'ignominia del passato, trattando i derelitti nel modo più vergognoso.

Voi con questo decreto-legge trattate i richiedenti asilo come sospetti truffatori, come possibili bugiardi, come persone dotate di minori diritti; è un decreto-legge che offende la civiltà giuridica della patria di Cesare Beccaria: non è un caso che l'ASGI, l'associazione dei giuristi che si occupa di immigrazione, ma anche l'Associazione nazionale magistrati e moltissimi autorevoli giuristi vi hanno criticato aspramente. Ed è per questo motivo che noi alle 17, noi il gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile usciremo dall'Aula per protesta e parteciperemo alla manifestazione contro il decreto-legge indetta dalle associazioni, da moltissime associazioni proprio qui davanti a Montecitorio.

Voi dovreste fare i corridoi umanitari, e invece fate blocchi navali; dovreste garantire il diritto d'accoglienza, invece lo limitate; dovreste promuovere l'accoglienza decentrata, invece istituite i centri per il rimpatrio e i centri di assistenza temporanea-lager, come quello di Cona, che stipa 1.200 persone in quattro mega-tendoni. È anche per questo che non daremo la fiducia al Governo, non diamo la fiducia ad un Ministro che una volta era di sinistra e ora fa politiche di destra, non diamo la fiducia a chi fa un decreto-legge incostituzionale, non diamo la fiducia a chi, a parole, dice di seguire l'insegnamento di Papa Francesco, e poi, nella pratica, scimmiotta i proclami di Matteo Salvini, non diamo la fiducia a chi fa strame della nostra civiltà giuridica, praticando la categoria del diritto etnico, non diamo la fiducia a chi tratta, chi scappa dalle guerre come un possibile imbroglione, e per questo stravolge le procedure del nostro diritto. Noi sappiamo da che parte stare: stiamo dalla parte della Costituzione, dei diritti umani e di chi scappa dalle guerre, e per questo la fiducia non la votiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, lo dico subito: il gruppo della Lega voterà “no” a questa fiducia, voterà “no” per motivi diametralmente opposti a quelli che ho sentito argomentare ora dal collega Marcon, ovviamente. Voteremo “no” alla ottantreesima fiducia, questione di fiducia posta dal Governo Gentiloni, in continuità con quanto fatto dal 2013 ad oggi: una continuità che sta nei fatti, nelle prassi e anche nelle scelte politiche.

Quella continuità che sta nelle prassi, e che spesso e volentieri aveva fatto sì che noi criticatissimo il Governo Renzi, denunciando che nei titoli dei suoi provvedimenti veniva raccontata una splendida realtà, ma poi nei contenuti degli stessi la situazione era esattamente l'opposto di quello che si voleva raccontare all'opinione pubblica e di quello che si dichiarava sui giornali, e non c'era nulla di quello che era stato messo nei titoli. Così è anche questa volta!

Signor Presidente, noi ci auguravamo che il ministro Minniti, pur con la pesante eredità che gli è stata lasciata dal suo predecessore, avesse più coraggio, ossia facesse corrispondere quello che aveva dichiarato sui giornali a quanto era scritto nel decreto-legge. E invece così purtroppo non è: non è perché in questo decreto-legge non viene minimamente e seriamente affrontata l'emergenza nella quale ci troviamo a causa di questo esodo che arriva in Italia dall'Africa.

Lo dico neanche senza troppa ironia, e non vorrei svelare un segreto all'esponente del Governo che qui ci sta ascoltando, ma l'Italia tutta l'Africa non la può ospitare: questo Governo doveva, e aveva il compito di porre innanzitutto un freno all'invasione che stiamo subendo. Il Governo ha dichiarato che solo quest'anno sono previsti 250 mila nuovi arrivi: io non so se il Governo si rende conto di qual è l'entità di dover ospitare nel modo adeguato 250 mila persone, molte delle quali, la maggioranza delle quali tra l'altro, non hanno alcun diritto di essere ospitati qui in Italia, perché non stanno fuggendo da nessuna guerra.

Allora, in tal senso il decreto-legge doveva rispondere a quell'emergenza sociale, ma anche economica, per far sì che il fenomeno dell'immigrazione incontrollata e clandestina avesse un freno, un forte e robusto freno. E invece purtroppo nulla di tutto questo c'è nel decreto-legge! Come nulla di serio c'è sulla politica dei rimpatri, sulla politica dei respingimenti, sulla politica della cooperazione internazionale per far sì che la gente non parta, e magari non debba morire nelle acque del nostro Mediterraneo.

Voi siete complici di questa tragedia immane che stiamo vivendo, siete complici di quelle morti che nel nostro mare avvengono, e siete complici di quel conflitto sociale che in molte parti della nostra Italia ormai è sempre più alto e sempre più pericoloso. Sì, perché nella logica buonista e del politicamente corretto che avete attuato, nel senso delle politiche per l'immigrazione, voi avete creato dei ghetti veri e propri, dove di integrazione non c'è nulla. Non solo perché le persone che arrivano spesso e volentieri non si vogliono integrare, a differenza di quello che voi annunciate, e purtroppo gli ultimi casi di cronaca che abbiamo letto sui giornali o che abbiamo sentito ai telegiornali lo dimostrano chiaramente: quella bambina di quindici anni costretta a sposarsi senza neanche conoscere il futuro marito, piuttosto che quella donna picchiata dal marito perché si è rifiutata di mettere il burqa; ma così come tanti altri fatti di cronaca che noi leggiamo sui giornali, e che, spesso e volentieri, nascono perché purtroppo nessuno si fa carico di tenere insieme il tema sicurezza col tema dell'immigrazione e di affrontarlo nel modo migliore. Penso a quei tanti immigrati che dovrebbero essere espulsi, ed anzi hanno avuto un decreto di espulsione, e che ancora girano tranquilli come se nulla fosse sul nostro territorio, nelle nostre comunità, magari rendendosi artefici di atti illeciti e criminali, non ultimo quello che abbiamo visto accadere a Milano. E dicevo le tante situazioni di degrado nelle quali versano le nostre città a causa di questo fenomeno incontrollato e che non riuscite a gestire, e che scaricate per la vostra totale incompetenza sulle comunità locali e sui sindaci, costretti a dover tutti i giorni faticare per trovare una soluzione tra questa mole enorme di persone che arriva sui propri territori e la propria cittadinanza, che giustamente ha il diritto di sentirsi libera e sicura a casa propria.

Allora, rispetto a questo noi non possiamo che votare “no” a questa fiducia: “no”, lo dicevo, perché il costo sociale è troppo alto, “no” perché il costo economico è troppo alto. Vedete, noi stiamo per affrontare il tema della manovrina, dove il Governo sta cercando 3,4 miliardi di euro per evitare di alzare le tasse. Beh, sapete quanto ci costa, ci è costata nel solo 2016 la gestione del fenomeno immigrazione?

Quattro miliardi di euro, esattamente la stessa cifra, anzi, un po' di più di quello che ci servirebbe per evitare di alzare le tasse ai cittadini, ma questi soldi li troverete soltanto alzando le tasse, perché quelli che avete a disposizione per evitare che ciò accada li mettete in malo modo su una politica di controllo dell'immigrazione in modo paradossale e assolutamente senza alcuna condizione di causa, ma soprattutto di strategia. Voi ci state facendo invadere e, rispetto a questa invasione, non avete messo in campo nessuno strumento adeguato ed idoneo per controllare quanto sta accadendo sul nostro territorio nazionale, nessuna politica di controllo dei nostri confini, ma, soprattutto, vi state continuando ad accontentare delle pacche che vi continua a dare l'Europa sulle spalle, promettendovi aiuti, e, invece, di aiuti riguardo al tema dell'immigrazione non ne è arrivato nessuno, specie in tema di ricollocamenti, e l'Italia è sola ad affrontare questo drammatico esodo che arriva sulle nostre coste.

Voi cercate di tenere a bada l'opinione pubblica con provvedimenti - alcuni dei quali inseriti in questo decreto - tampone, cosiddetti tampone, che cercano di far vedere che c'è un'utilità nell'arrivo dei migranti sui nostri territori, perché, magari, possono andare a svolgere quei lavori socialmente utili che dite che gli italiani non vogliono più fare, o, magari, li utilizzate perché così il tasso della natalità in Italia può alzarsi, vista la drammatica situazione che si ha di denatalità rispetto alle coppie italiane. E, quindi, rispetto a queste immagini, pensate che l'opinione pubblica possa accontentarsi di qualche piccola normetta, che avete messo in questo decreto come in tanti altri decreti che avete varato, ma la verità è tutt'altra. La verità è che le vostre normette, i vostri piccoli éscamotage di comunicazione - e, purtroppo, anche il Ministro Minniti si è macchiato di questa pessima abitudine che c'è da quando governa il centrosinistra alla guida del Paese di fare grandi proclami e poi, in sostanza, di non risolvere alcun problema - non risolveranno questo problema, e, soprattutto, scaricheranno sulle spalle dei cittadini italiani quelli che sono i problemi che questo grande grande tema dell'immigrazione controllata porta sui nostri territori.

Vedete, criminalità, prostituzione, spaccio e tante altre iniziative di cui si macchiano spesso e volentieri persone che sono qui, che vivono in maniera assolutamente libera e incontrollata sul nostro territorio, fanno sì che questo Governo aveva il dovere di essere non solo più severo, ma, soprattutto, di mettere in campo norme davvero efficaci. Niente, neanche questa volta siete riusciti a farlo. Non so se non ci riuscite perché siete incompetenti o se, invece, è perché avete piacere che ciò accada, per costruire quella società multiculturale a cui noi diciamo un chiaro e secco “no” (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Una società che non ci appartiene, un modello sociale che non ci appartiene e verso il quale noi sempre ci troveremo in terreno di battaglia dall'altra parte, perché chi arriva in Italia deve rispettare le nostre leggi, chi arriva in Italia deve rispettare le nostre tradizioni e i nostri usi, e non deve imporre i propri, così come noi non facciamo quando andiamo nei loro Paesi. Ma questo, purtroppo, non succede, perché da parte di questo Governo c'è solo la volontà di far sì che il popolo italiano diventi popolo di serie B, perché ormai i cittadini italiani sono diventati cittadini di serie B, e i migranti, spesso e volentieri, nella maggioranza dei casi clandestini, sono diventati cittadini di serie A, a cui è concesso tutto e il contrario di tutto: alloggi, telefoni, vitto, Wi-Fi e chi più ne ha più ne metta, e tanti italiani, come dimostrano tante statistiche, che sono sotto il livello di povertà, invece soffrono e devono supplicare di poter vedere riconosciuti i propri diritti, come, per esempio, il diritto ad un alloggio, quando a queste persone l'alloggio, invece, viene dato e offerto gratuitamente, anzi, con un costo che grava ulteriormente sulla cittadinanza.

Allora, di fronte all'ennesimo provvedimento spot, all'ennesimo provvedimento il cui dibattito avete strozzato, perché, probabilmente, non avete la garanzia di avere una maggioranza corposa per poterlo approvare senza il voto di fiducia, noi diciamo un chiaro e netto no, ma, soprattutto, noi diciamo che questo Governo, anche in questo caso, ha dimostrato di non essere all'altezza, e noi speriamo che presto se ne vada a casa e che presto gli italiani possano tornare a votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Il provvedimento su cui è stata posta la fiducia è un provvedimento fondamentale per le esigenze del nostro Paese, ed è proprio quello di velocizzare l'iter delle domande concernenti la protezione internazionale e rendere certe ed effettive le espulsioni dei migranti che non hanno diritto a risiedere nel nostro territorio. Così, pur condividendo le misure che il decreto-legge apporta nell'ordinamento del nostro Paese, noi continuiamo a chiedere all'Europa una maggiore solidarietà nel campo dell'accoglienza e delle richieste di protezione internazionale. Il fenomeno migratorio ha assunto negli ultimi anni una preponderanza fondamentale negli equilibri politici di diversi Stati che compongono l'Unione europea. È una situazione, quella delle migrazioni, che ha creato problemi e contrasti alla convivenza civile e pacifica del nostro continente e alla stabilità politica di molti Paesi aderenti all'Unione Europea, con la nascita e l'affermazione anche di movimenti estremi, populisti e xenofobi.

Tali situazioni, aggravate dalla crisi geopolitica in atto in Siria e in altre nazioni africane e asiatiche, possono compromettere la stabilità e la coesione dell'Unione europea, minandone la convivenza pacifica, motivo per il quale vanno contrastate ed arginate con risposte serie, rapide e credibili, e il decreto-legge al nostro esame offre proprio alcuni importanti risposte. Penso, ad esempio, a quelle relative alla velocizzazione delle procedure concernenti la protezione internazionale e alla decisione di rendere effettive le espulsioni dei migranti che non hanno diritto di risiedere nel nostro territorio. Non si tratta, quindi, di ergere barriere o muri contro il fenomeno dei flussi migratori, questo assolutamente non esiste, ma di riuscire a realizzare la sintesi di due esigenze avvertite in particolare dei cittadini europei: una maggior sicurezza interna e la rapidità nelle procedure concernenti la protezione internazionale.

E ribadiamo anche in questa sede, come affermato altre volte, che il problema delle migrazioni e delle ondate di migranti che giungono nel nostro Paese non è un problema solo nostro, non è un problema solo dell'Italia o della Grecia, ma va affrontato non lasciando proprio soli i nostri Paesi, ma attraverso un forte spirito di solidarietà da parte di tutti gli Stati che compongono l'Unione europea. Una solidarietà che va di pari passo con la necessità di espellere chi non ha diritto di risiedere nel nostro Paese e nel continente europeo, e non si può negare, purtroppo, che gli immigrati che non risiedono nel nostro tessuto economico e che non si inseriscono in questo tessuto economico e sociale costituiscono, nel corso del tempo, un potenziale pericolo per la sicurezza interna degli Stati europei.

Occorre, pertanto, prestare estrema attenzione al fenomeno della radicalizzazione, che costituisce un pericolo reale e persistente. Dobbiamo considerare, poi, che molti terroristi islamici appartengono a gruppi di popolazioni che vivono da tempo nei territori dell'Unione europea in condizioni di marginalità e ghettizzazione; un fenomeno che non riguarda l'Italia, ma che in altri Paesi, come Francia e Belgio, ha mostrato il suo volto peggiore. E lo sviluppo della radicalizzazione del fondamentalismo islamico si determina anche a seguito di tali situazioni, alle quali i nostri Stati devono dedicare una maggiore attenzione. Il decreto-legge al nostro esame dimostra con chiarezza la posizione del nostro Paese: sostegno e accoglienza per coloro che giungono nella nostra nazione perché fuggono da guerre o persecuzioni, ma anche risposte certe ed effettive, come un maggior ricorso alle espulsioni, rispetto a quanti non hanno diritto di restare.

I cittadini devono essere messi in condizione di non temere il fenomeno migratorio, ma, semmai, di capirlo, di valutarne e di comprenderne i vari aspetti. Occorrono politiche non divisive, ma interventi fermi ed inclusivi nell'affrontare un fenomeno di questo genere. Urlare non serve a nulla, aizzare gli uni contro gli altri serve ancora meno. Dobbiamo, dunque, pervenire a una gestione più efficace ed efficiente del fenomeno migratorio, penso anche attraverso la rivisitazione dell'Accordo di Dublino. Una politica, dicevo, che si basi sulla solidarietà tra gli Stati membri e che non risulti divisiva, proprio per realizzare un'efficace azione integrata che responsabilizzi tutte le nazioni dell'Unione europea e le ponga nella migliore condizione per affrontare un fenomeno tanto complesso e sicuramente preoccupante.

Le migrazioni, peraltro, continuano e si intensificano, ed una risposta comune può costituire un elemento essenziale per favorire quel processo di integrazione europea che noi auspichiamo e sollecitiamo, ed è evidente come noi siamo favorevoli rispetto a ogni intervento necessario per pervenire a una politica comune sull'immigrazione, sulla difesa e sulla politica estera. Un obiettivo che non deve essere solamente declamato, ma perseguito con volontà e forte impegno da parte di tutti i Paesi membri.

E in questo contesto risulta essenziale avviare una nuova governance dei flussi migratori, in modo che i singoli Stati risultino vincolati da regole comuni, così come diventa fondamentale una maggiore assistenza e cooperazione, che dovrebbe incentivare i Paesi terzi a cooperare alla riammissione dei migranti irregolari e a lavorare per una convincente opera di dissuasione, che in una fase tanto delicata e complessa può risultare utile se effettuata con intelligenza e convinzione.

Il decreto-legge al nostro esame evidenzia come l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché il contrasto all'immigrazione illegale, non siano finalità che si contraddicono, ma possano essere oggetto di sintesi, come opportunamente previsto. È un provvedimento, questo, che intende favorire e sollecitare una politica comune per le migrazioni, un'unica politica di asilo e che chiarisce come risulti essenziale rafforzare la sicurezza interna, l'ordine e la legalità.

Sono questi i principi della solidarietà tra Paesi dell'Unione europea: l'inclusione degli aventi diritto, il rapporto positivo con gli Stati da cui provengono i migranti, l'efficacia e l'opportunità concreta delle espulsioni e degli irregolari. Gli interventi a favore della legalità e dell'ordine sono gli elementi che riteniamo essenziali in un contesto la cui complessità e le problematiche che genera non ci sfuggono di sicuro e su cui era necessario e fondamentale intervenire ed intervenire con urgenza.

Per questi motivi, a nome del mio gruppo, annunciamo il nostro voto di fiducia al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Noi affrontiamo oggi, in sede di votazione di fiducia, la questione delle questioni: l'ondata migratoria strutturale dei prossimi decenni, decine di milioni di persone in fuga dai conflitti, dagli effetti drammatici del cambiamento del clima, dalle insopportabili diseguaglianze.

È il tema su cui si sta consumando la sostanza dei valori e delle istituzioni dell'Unione europea, è il tema su cui si aggregano nuovi odi e nuove solidarietà, su cui si misurano sovranismi e populismi alla caccia del consenso, di opinioni pubbliche anch'esse scisse fra pietas e risentimento.

Non c'è, io credo, motivo di urgenza su questo provvedimento, perché su questo grandioso fatto umano e per i suoi protagonisti l'emergenza è tutti i giorni. E tutti i giorni è la fatica di salvare vite, di accogliere, di preparare alla convivenza.

Grande è il merito dei Governi italiani, che si sono fatti carico di questa emergenza quotidiana, hanno scosso l'Europa, hanno scosso la nostra comunità, i suoi poteri locali, perché tutti facessero la propria parte, tutti i giorni. E oggi i nostri figli vanno a scuola con i figli di chi è arrivato su un barcone o di chi non è riuscito ad arrivare: emergenza e quotidianità.

E allora perché un decreto? Lo dico al Governo. Perché non una proposta di riforma complessiva del testo unico sull'immigrazione, da costruire con un dibattito in Parlamento e nel Paese? Questo Paese, questo Parlamento, se lo meritavano.

Si è, invece, isolato un punto: i tempi per il rimpatrio dei clandestini e non aventi titolo, chi compie un reato e chi viene rifiutato, e si sono costretti i tempi del dibattito parlamentare fino alla posizione del voto di fiducia, sia al Senato, che adesso alla Camera.

Fare presto: questo era il senso, è stato il senso, perché vogliamo dare un messaggio. Chi non sta alle regole, chi non ha i requisiti per essere accolto, sarà rapidamente rimandato a casa, più rapidamente di oggi. E chi può non essere d'accordo? Ma la domanda è un'altra: perché solo questo? Perché diffondere il convincimento che il problema sia prima di tutto questo? Che questo tema e solo questo abbia bisogno di interventi contingibili e urgenti? Che è urgente mandarli via, questi richiedenti asilo, questi immigrati, meno che accoglierli? Che la loro presenza è un problema?

Vede, Viceministro, solo un migliaio di comuni oggi aderiscono ai programmi SPRAR, altri 1.500 sono sede di programmi di emergenza, ma i comuni in Italia sono 8 mila. Noi vorremmo che fossero tutti e il Governo lavora su questo obiettivo. Bene! Ma noi, così, selezionando questo punto e dando questo messaggio, non rispondiamo a chi fa, incoraggiando gli altri che fino ad ora non hanno fatto, ma incoraggiamo i timori degli altri 6 mila e sarà, non meno, ma più difficile, da domani, avviare una collaborazione nel territorio sull'integrazione dei rifugiati e dei migranti; e sarà tutto più difficile: più, non meno, controllabile e controllato.

Noi riproponiamo, con questo provvedimento, nel corso dei procedimenti di identificazione e poi di rimpatrio per chi ha commesso reato e di rimpatrio delle persone perbene senza requisiti, la limitazione della libertà personale in quelli che chiameremo centri per il rimpatrio, gli ex CIE, di nuovo, e proponiamo di aprirne almeno venti nel territorio nazionale. Io credo che sia tra le cose irrealistiche, ma lo vedremo con la storia dei prossimi mesi.

Io non sottovaluterei quello è l'impatto sul territorio di una simile proposta, dopo che sappiamo cosa sono stati i CIE nell'esperienza degli scorsi anni. Ma proponiamo un'altra cosa: l'eliminazione di un grado di giudizio nella procedura della concessione di asilo, prevedendo in tribunale un'udienza senza la presenza fisica dell'interessato; un processo esclusivo per i richiedenti asilo, con meno garanzie.

Ho sentito anche dire al Ministro Orlando che accorciare i tempi fosse importante anche per i richiedenti. Già! Se fosse la richiesta di un certificato o un atto burocratico dovuto, i tempi sarebbero importanti per i richiedenti asilo, ma qui si decide la vita di chi è sfuggito alla morte. E noi diamo il senso, con questo messaggio, di un'azione che scambia il tempo con la limitazione dei diritti e che, nella condizione di immigrato o di richiedente asilo, questo scambio sia ragionevole, sia già molto per te, che sei immigrato, che sei un mio problema e ti devi accontentare.

Non solo un emigrato, a dir la verità, perché il dibattito, ad Aule parlamentari invertite, si incrocia con l'altro decreto sulla sicurezza urbana, che noi abbiamo votato dopo un'attività emendativa che ha corretto alcune asprezze, ma che avrebbe bisogno in Senato di un grosso lavoro di modifica per evitare che si completi un quadro nel segno della volontà punitiva dello Stato verso i più poveri, i più fragili, come prevenzione virtuale non dell'avvenire concreto dei fatti, ma della diffusione della percezione dell'insicurezza. Meno diritti, meno cittadinanza per una miglior percezione. Per diffondere sicurezza virtuale, si va a intervenire con sanzioni dure sulla vita reale dei disgraziati, ma sicurezza vera così non la produrremo.

Vede, rappresentante del Governo, noi abbiamo mostrato grande disponibilità a lavorare per migliorare, per cambiare il provvedimento, ma il Parlamento non ne ha avuto il modo. E non solo il Parlamento. Anche qui, noi dobbiamo essere fieri della rete di volontariato e di associazionismo, che regge la trama degli interventi sociali nel territorio; ne abbiamo fatto una politica di rinnovamento del welfare, addirittura un fondamento costituzionale, con il tema costituzionale della sussidiarietà. Sono milioni le persone che ogni giorno tengono in piedi il sistema, gestiscono gli interventi di integrazione, fanno i progetti in collaborazione con il Ministero e con gli enti locali.

Allora, è un problema nostro o del Paese, se contro questi due decreti, per bloccarli, bocciarli, sono schierate le più grandi reti di associazioni di volontariato, tutti i più grandi sindacati, senza distinzione di orientamento politico o religioso? Non era il caso di avviarlo, un dibattito pubblico, un coinvolgimento di questi soggetti, della società italiana, così virtuosa, di cui andiamo fieri fuori dai nostri confini? Noi abbiamo votato, pochi giorni fa, una buona legge sui minori immigrati non accompagnati, proprio con questo metodo: il metodo del confronto, del dibattito pubblico. Perché, mi domando, bruciare questo credito che abbiamo faticosamente conquistato?

Il Movimento Democratico e Progressista ha dichiarato, al momento della nascita, il suo orientamento sul sostegno al Governo. L'Italia ha bisogno di provvedimenti di svolta sul lavoro, sugli investimenti, sulla protezione sociale: è una fiducia su quello che ancora non c'è stato, ma che può arrivare nei prossimi mesi e a cui daremo il nostro contributo.

Anche sull'immigrazione, la legge sulla cittadinanza, i corridoi umanitari per l'ingresso sicuro e legale, l'abolizione del reato di clandestinità, il rilancio dei progetti di integrazione sul territorio: questi i punti da rimettere al centro dell'agenda parlamentare e di Governo.

Noi ci saremo e con questo spirito manterremo lealmente l'impegno che abbiamo preso di fronte al Parlamento e ai cittadini. Della fiducia politica che l'Aula ha dato al nuovo Governo, al momento del suo insediamento, dal nostro gruppo non mancherà neanche un voto. Siamo per il proseguimento dell'azione di governo contro chi volesse spingere a un'avventura. Questo gruppo, tuttavia, non farà sconti nel merito dei provvedimenti e dopo aver utilizzato tutti gli spazi di partecipazione alla proposta e ai miglioramenti che gli saranno dati, tirerà sempre delle conclusioni. C'è un oggi e c'è un domani; dopo il voto di fiducia, la Camera domani tornerà sul testo del decreto immodificato rispetto al Senato, un provvedimento che non è, per i motivi che ho cercato di descrivere, per noi possibile approvare. Poteva esserci un esito diverso, ma non ce n'è stata la volontà, nel metodo e nel merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia non voterà la fiducia al Governo Gentiloni e non la voterà perché è convintamente all'opposizione di un Governo che non si sta dimostrando capace di quella discontinuità di cui il Paese ha bisogno. Al Governo Gentiloni, infatti, avevamo chiesto un deciso cambio di passo, in particolare su due temi estremamente importanti e drammatici: il tema della sicurezza e il tema dell'immigrazione. Diamo atto al Ministro Minniti di aver, perlomeno, cambiato i toni, di aver cambiato linguaggio su queste tematiche, ma il cambiamento si arresta all'aspetto verbale.

Nei fatti, il Governo, sulla sicurezza e sull'immigrazione, arriva tardi e male, anche a seguito di una politica superficiale e buonista che ha determinato effetti negativi dai quali è difficile discostarsi. In realtà, l'obiettivo del Governo Gentiloni sembra più quello di voler mascherare i fallimenti della sinistra, perpetrati nel corso della legislatura in materia di tasse, in materia di lavoro, di abolizione dei voucher, in materia di risparmio, di banche, ma, dal punto di vista della sicurezza, siamo lontani da quell'approccio che noi avremmo auspicato. E tralascio l'errore di metodo che già altri colleghi hanno evidenziato, cioè l'impossibilità di discutere le proposte emendative presentate presso le Commissioni referenti; il Governo, ancora una volta, si dimostra sordo a qualsiasi proposta di modifica, nonostante Forza Italia, lontana da un approccio ostruzionistico, avesse presentato poche proposte, assolutamente concrete, improntate a quella cultura di governo di cui si è dimostrata capace quando ha dovuto governare i fenomeni dell'immigrazione e garantire la sicurezza, anche attraverso quegli accordi bilaterali che hanno determinato un contrasto deciso e puntuale al traffico di essere umani e una lotta serrata all'immigrazione clandestina. Sappiamo che il contesto in cui si muove il Governo Gentiloni è ben cambiato e il fenomeno migratorio è sicuramente molto più complesso, ma un Paese come l'Italia aveva il dovere di offrire all'Europa quell'impulso decisivo, in grado di mettere in campo le misure necessarie per governare il fenomeno migratorio e, invece, tutto questo non sta accadendo e noto come siamo ancora lontanissimi dal raggiungimento di quegli obiettivi che lo stesso Consiglio europeo aveva fissato. Parlano chiaro i numeri in materia di rimpatri, di riallocazione, di immigrazione irregolare.

Insomma, la sinistra al Governo, attraverso l'implementazione di politiche buoniste, confuse e superficiali, non si sta dimostrando capace né di organizzare una politica interna efficace né di stimolare una politica migratoria europea comune; nessuna responsabilità dell'Unione europea, nessuna unità nella gestione di questo fenomeno.

Ma su questo provvedimento Forza Italia aveva tentato di dare un contributo, aveva proposto di rafforzare le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e, invece, questo decreto aumenta i carichi di lavoro delle commissioni, ma non ne potenzia significativamente né l'organico né i mezzi da mettere a disposizioni delle stesse commissioni.

Indire, poi, un concorso con le lungaggini e le tempistiche tipicamente italiane non è certo la misura di pronto impiego che ci aspettavamo. Se si pensa che, ad oggi, per ogni commissione ci sono solo quattro componenti in grado di definire le pratiche di competenza, a fronte di più di 24.000 sbarchi solo dall'inizio del 2017, beh, si capisce che il Governo non ha alcuna intenzione o non ha alcuna capacità di risolvere il problema dei migranti. Avevamo anche proposto di ridefinire le regole che in Italia disciplinano la concessione della protezione internazionale, perché la legge Turco-Napolitano, che era stata pensata in un contesto profondamente diverso, oggi, risulta essere inadeguata a disciplinare questo fenomeno e appare come una sorta di sanatoria mascherata per i migranti economici, con conseguente smisurato ampliamento della presenza dei migranti sul territorio. Inoltre, la misura non è conforme alle norme e alle procedure dell'accoglienza europea. Avevamo anche proposto di fornire adeguati strumenti alle forze dell'ordine, per esempio aumentando da 24 ore a 72 il fermo per l'identificazione, e avevamo chiesto di dotare le forze di polizia di mezzi moderni ed adeguati; ma di tutto questo non vi è traccia. Evidentemente, il Governo ha ritenuto le nostre proposte superflue.

Tuttavia, vi è un altro aspetto che francamente ci indigna ed è la solita arroganza nel rapporto con i sindaci, con le amministrazioni comunali e con il territorio. Chiedevamo che il Governo tenesse in maggiore considerazione gli enti territoriali, perché la gestione dell'immigrazione non si può fare dal chiuso di Palazzo Chigi o solo all'interno delle Aule parlamentari, passa soprattutto dalla prevenzione e dal controllo sul territorio nel quale i sindaci non possono essere spettatori, devono essere protagonisti, devono essere ascoltati e non devono vedersi piovere dall'alto dei provvedimenti confusi, superficiali, inadeguati a quella prevenzione di cui le nostre città hanno assoluto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Infine, avevamo anche proposto di introdurre un potere ispettivo per i sindaci, per i consiglieri comunali, per i consiglieri regionali, consentendo loro l'accesso nei centri d'accoglienza ubicati sul territorio, come strumento di garanzia e controllo esterno sulle modalità e sulle condizioni di trattenimento, ma anche questo non è un argomento che ha fatto breccia rispetto alla maggioranza e al Governo.

Allora, la verità, su questo provvedimento, nonostante le belle parole del Ministro Minniti, è che non offre soluzioni concrete, non incide realmente sui tempi di smistamento delle domande di protezione internazionale, non sana le lungaggini presso le commissioni territoriali, non incide sull'immigrazione irregolare né sui rimpatri, non incide sul programma di ricollocazione dei migranti in altri Stati membri dell'Unione europea e sulla possibilità di ricorso al rimpatrio volontario assistito. Soprattutto, non offre all'Esecutivo una proposta adeguata in materia di politica estera, questione fondamentale quando si affrontano i problemi legati all'immigrazione. Per tutte queste ragioni, davanti all'incapacità e all'arroganza mostrate dal Governo, il voto di Forza Italia alla fiducia non può che essere un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Marchi… grazie, molto gentile…

Prego.

MARIALUCIA LOREFICE. Quando si parla di immigrazione, la verità è una sola: il nostro Paese non riesce a fronteggiare questo fenomeno e se ogni occasione è buona per sottolineare che non siamo più di fronte ad un'emergenza, continuiamo ad affrontarlo, invece, come se lo fosse. Abbiamo avuto a che fare con le migrazioni dall'est Europa, negli anni Novanta, e con l'emergenza Nord Africa dal 2011 in poi, eppure siamo impreparati, non riusciamo a trovare soluzioni e non riusciamo a farci ascoltare da quell'Europa che è solidale solo a parole. Siamo soli, ammettiamolo, e come noi quei Paesi che si affacciano su quel mare che è fonte di speranza per moltissimi e per molti è la fine di quella stessa speranza, perché è lì che hanno incontrato la morte.

Non siamo in grado di trovare soluzioni e questo decreto non ne dà, anzi, è la chiara testimonianza del fallimento della gestione italiana del fenomeno migratorio. Un decreto emergenziale, oggi, non serve; serve una riforma globale della normativa sull'immigrazione e del Regolamento UE n. 604 del 2013, meglio noto come “regolamento Dublino”. Questo decreto è inaccettabile; legittima ciò che è stato contestato nelle sedi istituzionali e dalle organizzazioni umanitarie a partire dagli hotspot, i centri presso i quali avviene l'identificazione dei migranti così come richiesto o, meglio dire, imposto dalle norme europee, prevedendo un'arbitraria distinzione tra chi sarebbe meritevole di presentare la domanda di protezione internazionale…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Lorefice. Colleghi, però, bisogna abbassare la voce, anche perché siamo in pochi. Tutti avete parlato in maniera legittima; lasciamo che lo facciano anche gli altri. Prego.

MARIALUCIA LOREFICE. …e chi, invece, è da considerarsi migrante economico, dicitura che peraltro non ha alcuna definizione giuridica. Il sistema hotspot ad oggi non è normato. Eppure, il “decreto Minniti” lo legittima e lo fa sulla base del decreto-legge n. 451 del 1995, noto anche come “legge Puglia”, che consta di soli due articoli. Una legge emergenziale che tradisce, dunque, il vero costante approccio del Governo e con esso legittima anche il trattenimento quale strumento coercitivo per l'identificazione dei migranti. Si legittima una cosa senza spiegare bene cosa sia, senza dare chiare indicazioni circa il suo funzionamento. Viene persino potenziato, creando nuovi centri hotspot sul territorio nazionale. Se solo si avesse una chiara idea di ciò che accade sui territori ci si accorgerebbe che una misura del genere è assolutamente fallimentare e, senza andare troppo lontani, guardiamo alcune di queste realtà, per esempio Pozzallo. Qui l'hotspot funge anche da centro di prima accoglienza per due motivi: in primo luogo, perché sono troppo pochi i posti in seconda accoglienza e, quindi, non si sa dove trasferire i migranti; in secondo luogo, perché non funzionano i ricollocamenti a causa di quell'atteggiamento di totale chiusura dei Paesi europei. Il centro è quindi sovraffollato; adulti e minori convivono in condizioni di promiscuità e questa è condizione comune a tutti gli altri hotspot. Se non funzionano i ricollocamenti questo tipo d'approccio non può funzionare e non sta già funzionando. In queste condizioni vengono a mancare le garanzie di salvaguardia dei diritti, come hanno evidenziato il garante dei diritti dei detenuti, con la relazione al Parlamento del 2017, e le sentenze CEDU. Su tutte il caso della sentenza Khlaifia contro Italia, che mette proprio in discussione e condanna l'approccio italiano al trattenimento.

Il “decreto Minniti” legittima gli incostituzionali CIE? I centri di identificazione ed espulsione vengono chiamati CPR; cambia il nome ma non la sostanza. Dunque, anni e anni di studi che hanno evidenziato il fallimento storico della detenzione amministrativa, che hanno denunciato la lesione dei diritti umani in questi luoghi della vergogna, che vengono cestinati. Ne verranno realizzati 20. Immaginiamo uno per regione, ma nel decreto non viene specificato. Non si parla di equa distribuzione sul territorio nazionale e non si dice se gli attuali CIE verranno chiusi. Non saranno gestiti dalla pubblica amministrazione ma dai privati e, quindi, non verrà garantita alcuna trasparenza nel sistema di finanziamento.

E, ancora, il decreto si regge sugli accordi bilaterali, il cui scopo dovrebbe essere quello di rendere efficaci le espulsioni dei non aventi diritto alla richiesta d'asilo. Ma voglio ricordarvi alcuni di questi accordi bilaterali, così ci facciamo un'idea di ciò di cui il nostro Governo va fiero: accordo Italia-Libia, quella Libia che non ha un Governo riconosciuto, dove i migranti vengono detenuti, percossi, violentati, spesso con la complicità della polizia libica; accordo Italia-Sudan, quel Sudan retto da un feroce dittatore, al-Bashir, che ha subito due condanne per genocidio e altri crimini contro l'umanità ad opera della Corte penale internazionale. L'impressione è che ciò che accade al di là del mare non sia affare nostro. Questi accordi non sono soluzioni; potrebbero esserlo, invece, la creazione di canali di ingresso regolari e/o umanitari. Servono politiche volte a dare dignità e a fornire supporto a quei popoli che, se potessero, non lascerebbero la loro terra per rischiare la vita in mare, a quelle famiglie che, se potessero, non si separerebbero dai loro figli piccoli, affidandoli al destino e arrivando a credere che il viaggio in mare, seppur pericoloso, sia comunque più sicuro che tenerli con sé.

Il provvedimento punta a velocizzare i ricorsi sulle richieste d'asilo, togliendo un grado di giudizio. Si baratta la tutela e la garanzia del diritto con un'illusoria velocizzazione. Sì, perché il problema reale, sottosegretario, è la Cassazione. Questo è il grado più lento, qui c'è l'ingorgo, qui il rallentamento, e se non si aumenta il numero dei giudici sfido che cambierà davvero qualcosa nei tempi dei ricorsi.

Per finire, va fatto un accenno al regolamento europeo “Dublino 3”. Continuiamo a ribadire la necessità di cambiarlo, ma ciò che denunciamo fin d'ora è che il tanto desiderato cambiamento si sta rivelando un'ennesima truffa. La riforma del regolamento, che porterà il nome di “Dublino 4” e che è in discussione proprio in questi giorni, sta vedendo prevalere un orientamento che vuole rafforzare il criterio di determinazione dello Stato competente sulla base del primo arrivo del migrante, quindi rafforzando il ruolo e gli oneri degli Stati di frontiera europei, proprio come l'Italia.

Detto ciò, mi avvio alle conclusioni, denunciando innanzitutto il percorso folle che il provvedimento ha avuto alla Camera. Basti pensare al parere negativo dato su tutti gli emendamenti senza entrare nel merito del contenuto, ma solo perché mancava tempo. E, ancora, la questione di fiducia, che è stata già annunciata in Commissione, ennesima prova di monocameralismo a Costituzione invariata, cioè una Camera esamina e l'altra ratifica. Infine, va evidenziato che se qualche miglioramento c'è stato sicuramente durante l'esame al Senato è stato formale e non sostanziale. C'è qualche disposizione apprezzabile, come il potenziamento delle commissioni territoriali, mentre altre apparentemente propositive, come l'impiego dei richiedenti asilo in lavori di utilità sociale, in realtà nascondono, secondo noi, una mercificazione del diritto.

Quindi, il MoVimento 5 Stelle voterà contro la fiducia, perché la scelta del decreto d'urgenza è immotivata e si basa esclusivamente su misure riduttive delle libertà civili e democratiche, rendendo difficoltoso l'accesso alla giustizia da parte di alcune particolari categorie di richiedenti asilo. Il MoVimento 5 Stelle voterà contro perché non può rendersi complice della legittimazione normativa di hotspot e CIE, misure che non sono degne di un Paese civile. Questo Governo sta mostrando la sua totale incapacità ad affrontare questo tipo di fenomeni e, per l'ennesima volta, dà una risposta sbagliata a un problema reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuliani. Ne ha facoltà.

FABRIZIA GIULIANI. Grazie, Presidente. Il tema della migrazione è il più grande e il più serio banco di prova che ha oggi la politica ad ogni livello. Questo è il punto di verità da cui dobbiamo partire, un punto di verità che tutti dovremmo condividere quando mettiamo a confronto le nostre analisi, le nostre visioni e le proposte che da queste visioni scaturiscono, quando proviamo a metterle in campo per affrontare questo fenomeno in modo adeguato. Sappiamo che non è un fenomeno dell'oggi e che le cause dei fenomeni migratori che oggi si manifestano hanno radici profonde e lontane. Ma oggi dobbiamo dire che tocca a noi, tocca alle società e a chi ha oggi la responsabilità di governarle dare risposte, risposte adeguate agli enormi problemi e ai bisogni che questi spostamenti, destinati a protrarsi per molto tempo ancora, pongono e ai bisogni del tutto inediti che ci mettono davanti. Lo facciamo, sapendo che la risposta sarà tanto più efficace e duratura quanto più condivisa a livello sovranazionale ed europeo e quanto più riusciremo a non essere soli. Non solo: sappiamo che questa risposta sarà tanto più forte quanto più sarà compresa e condivisa a livello sociale. Sono in gioco l'inclusione e l'integrazione e da questo processo nessuno può e nessuno deve sentirsi escluso. Tuttavia - e io credo che sia questo il punto, noi crediamo che sia questo il punto - perché inclusione e integrazione non siano il sogno di pochi ma un'esigenza condivisa di molti serve una strategia politica articolata, che abbandoni una volta per tutte la visione miope e soprattutto inconcludente dell'emergenza e dell'improvvisazione, che abbandoni visioni ideologiche esauste, figlie di un tempo che ormai si è concluso.

Questo è il principio che ci guida nel sostenere un provvedimento che si misura finalmente con il governo dei flussi migratori, che prova ad individuare strumenti e soluzioni per affrontare i problemi e le sfide che questo fenomeno pone, guardandoli in tutti i suoi aspetti. Per la prima volta si affronta, in maniera organica, una criticità del nostro sistema di accoglienza, di identificazione e di integrazione.

Voglio ricordarlo rapidamente: oltre ad istituire 14 sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini in Europa, il provvedimento introduce misure per la semplificazione e l'efficienza delle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale e di integrazione dei richiedenti, per lo snellimento e l'accelerazione delle procedure di identificazione, per la definizione della posizione giuridica dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti all'Unione europea, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di migranti.

Come ogni provvedimento promosso dal Governo, anche questo non è stato esente da polemiche politiche, che hanno spesso superato il merito del testo in esame. Il tempo dirà se tutte le soluzioni scelte saranno le più adeguate o se bisognerà attuare delle modifiche in base a nuove urgenze e necessità, ma lasciatemi dire che il grande merito del provvedimento che ci apprestiamo a votare è quello di dimostrare che c'è ancora spazio per una politica che guarda lontano e non si rassegna al respiro corto e al consenso facile. L'immigrazione rappresenta senza dubbio una delle principali sfide che il nostro Paese e l'Unione europea si stanno trovando ad affrontare, e influenzerà in maniera decisiva la composizione e l'apertura delle nostre società, i principi e le qualità delle nostre democrazie, nonché il nostro ruolo nel mondo nei prossimi anni e decenni.

I numeri che sono sotto i nostri occhi ogni giorno parlano meglio di ogni altro argomento. Per stare esclusivamente alle cronache più recenti: nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 marzo, in meno di quarantotto ore, nelle acque del Canale di Sicilia sono state portate a termine 25 operazioni di salvataggio e soccorsi 3.315 migranti; nel 2016, stando ai dati del centro di coordinamento del soccorso in mare della Guardia costiera italiana, sono stati soccorsi ben 178.400 migranti. È uno sforzo ed un impegno imponente, che ha bisogno di strumenti e risorse umane ed economiche per essere affrontato nel migliore dei modi e garantire procedure di identificazione e di definizione della posizione giuridica delle persone soccorse il più possibile rapide ed efficienti. Come dicevo in precedenza, il decreto-legge in corso di conversione, sul quale ci apprestiamo a votare la fiducia, rappresenta un tentativo concreto di affrontare le criticità che mettono a rischio l'efficacia delle nostre risposte. Lo fa con misure strutturali e di lungo periodo, che affrontano tutte le questioni chiave che la stessa Unione europea ci ha più volte segnalato, e che, una volta attuate, rafforzeranno ulteriormente la posizione del nostro Paese a livello comunitario sul tema della gestione dei flussi migratori.

Ci tengo inoltre a dire e a sottolineare come il provvedimento non solo si pone in continuità e complementarietà con altre norme importanti, come la legge sui minori non accompagnati, ma sia stato elaborato in modo da garantire il giusto equilibrio tra la necessità di garantire diritti fondamentali dei migranti e richiedenti asilo e la sicurezza e la legalità del nostro Paese e dei Paesi dell'Unione. Credo che la nostra posizione sia stata più volte ribadita, anche dall'Unione europea, e che il Ministro Minniti, anche in questo senso, si stia muovendo in maniera efficace, stringendo rapporti ed accordi bilaterali non solo con i Paesi dell'area del Mediterraneo ma anche con altri importanti Paesi europei come la Germania, che attraverso un accordo stipulato nello scorso marzo - al quale dovrebbero aggiungersi anche Austria e Svizzera e, in prospettiva, Francia e Slovenia - ha accettato di accogliere una quota di 500 migranti al mese. Lasciatemi dire che il pacchetto di misure che andremo ad approvare oggi andrà a rafforzare la credibilità del nostro Paese a livello europeo ed internazionale sul tema dell'imitazione, e darà di conseguenza maggiore forza all'azione diplomatica che il nostro Governo sta portando avanti.

Per questo motivo non solo ritengo fondamentale l'approvazione del provvedimento oggi in Aula, ma mi auguro che su un tema così importante e decisivo si riescano a superare in futuro le divergenze politiche, in modo da dare continuità a quella che dovrebbe rappresentare una strategia nazionale ed europea di lungo respiro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16, sospendo la seduta fino a tale ora. Procediamo però sin da ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dall'onorevole Palmieri.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4394)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che prima della sospensione della seduta la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio dall'onorevole Palmieri.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 492

Votanti 491

Astenuti 1

Maggioranza 246

Hanno risposto 330

Hanno risposto no 161

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Agostini Luciano

Agostini Roberta

Albanella Luisella

Albini Tea

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Amato Maria

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Battaglia Demetrio

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Bernardo Maurizio

Berretta Giuseppe

Bersani Pier Luigi

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Binetti Paola

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boldrini Paola

Bolognesi Paolo

Bombassei Alberto

Bonaccorsi Lorenza

Bonifazi Francesco

Bonomo Francesca

Borghi Enrico

Bosco Antonino

Bossa Luisa

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bressa Gianclaudio

Bruno Bossio Vincenza

Bueno Renata

Buttiglione Rocco

Calabrò Raffaele

Camani Vanessa

Campana Micaela

Cani Emanuele

Capelli Roberto

Capodicasa Angelo

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Caruso Mario

Casati Ezio Primo

Casellato Floriana

Casero Luigi

Castricone Antonio

Catalano Ivan

Catania Mario

Causi Marco

Cenni Susanna

Censore Bruno

Cera Angelo

Chaouki Khalid

Cicchitto Fabrizio

Cimbro Eleonora

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Costa Enrico

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Cuperlo Giovanni

Currò Tommaso

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Cinzia Maria

Fontanelli Paolo

Fossati Filippo

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galgano Adriana

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Ghizzoni Manuela

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Gigli Gian Luigi

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Giorgis Andrea

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Gozi Sandro

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Kronbichler Florian

Lacquaniti Luigi

Laforgia Francesco

La Marca Francesca

Lattuca Enzo

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Leva Danilo

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lo Monte Carmelo

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Martino Pierdomenico

Marzano Michela

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minardo Antonino

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Mognato Michele

Molea Bruno

Monaco Francesco

Monchiero Giovanni

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Murer Delia

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nesi Edoardo

Nicoletti Michele

Oliaro Roberta

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Giorgio

Piccolo Salvatore

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Quintarelli Giuseppe Stefano

Ragosta Michele

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rigoni Andrea

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostan Michela

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Sammarco Gianfranco

Sanga Giovanni

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scalfarotto Ivan

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sgambato Camilla

Simoni Elisa

Speranza Roberto

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Vecchio Andrea

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zappulla Giuseppe

Zardini Diego

Zoggia Davide

Hanno risposto no:

Agostinelli Donatella

Alberti Ferdinando

Allasia Stefano

Altieri Trifone

Archi Bruno

Artini Massimo

Baldelli Simone

Baroni Massimo Enrico

Basilio Tatiana

Battelli Sergio

Benedetti Silvia

Bergamini Deborah

Bernini Massimiliano

Bernini Paolo

Bianchi Nicola

Biancofiore Michaela

Biasotti Sandro

Borghesi Stefano

Bossi Umberto

Bragantini Matteo

Brignone Beatrice

Brunetta Renato

Busin Filippo

Busto Mirko

Calabria Annagrazia

Capezzone Daniele

Carfagna Maria Rosaria

Carinelli Paola

Caso Vincenzo

Castiello Giuseppina

Cecconi Andrea

Cesaro Luigi

Chiarelli Gianfranco Giovanni

Chimienti Silvia

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Costantino Celeste

Cozzolino Emanuele

Crimi Rocco

Crippa Davide

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Ambrosio Giuseppe

Da Villa Marco

De Girolamo Nunzia

Del Grosso Daniele

Della Valle Ivan

Di Battista Alessandro

D'Incà Federico

Di Stefano Fabrizio

Di Vita Giulia

Duranti Donatella

D'Uva Francesco

Faenzi Monica

Fantinati Mattia

Farina Daniele

Fedriga Massimiliano

Ferraresi Vittorio

Fico Roberto

Fontana Gregorio

Fraccaro Riccardo

Fratoianni Nicola

Frusone Luca

Furnari Alessandro

Gagnarli Chiara

Galati Giuseppe

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gallo Riccardo

Gelmini Mariastella

Giacomoni Sestino

Giordano Silvia

Giorgetti Alberto

Gregori Monica

Grillo Giulia

Grimoldi Paolo

Gullo Maria Tindara

Iannuzzi Cristian

Invernizzi Cristian

Labriola Vincenza

Laffranco Pietro

Latronico Cosimo

Liuzzi Mirella

Lombardi Roberta

Longo Piero

Lorefice Marialucia

Lupo Loredana

Maestri Andrea

Mannino Claudia

Mantero Matteo

Marcolin Marco

Marcon Giulio

Marti Roberto

Martinelli Marco

Martino Antonio

Marzana Maria

Meloni Giorgia

Merlo Ricardo Antonio

Micillo Salvatore

Milanato Lorena

Molteni Nicola

Murgia Bruno

Nastri Gaetano

Nuti Riccardo

Occhiuto Roberto

Pagano Alessandro

Paglia Giovanni

Palazzotto Erasmo

Palese Rocco

Palmieri Antonio

Palmizio Elio Massimo

Parentela Paolo

Pastorino Luca

Pellegrino Serena

Pesco Daniele

Petraroli Cosimo

Petrenga Giovanna

Picchi Guglielmo

Pini Gianluca

Pisano Girolamo

Piso Vincenzo

Placido Antonio

Prestigiacomo Stefania

Prodani Aris

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Roccella Eugenia

Romano Paolo Nicolò

Romele Giuseppe

Rondini Marco

Rotondi Gianfranco

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sannicandro Arcangelo

Sarro Carlo

Sarti Giulia

Savino Elvira

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Secco Dino

Segoni Samuele

Simonetti Roberto

Sisto Francesco Paolo

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Taglialatela Marcello

Toninelli Danilo

Totaro Achille

Tripiedi Davide

Turco Tancredi

Valente Simone

Valentini Valentino

Vallascas Andrea

Vargiu Pierpaolo

Vella Paolo

Villarosa Alessio

Zolezzi Alberto

Si sono astenuti:

Lainati Giorgio

Sono in missione:

Adornato Ferdinando

Alfano Angelino

Alli Paolo

Amendola Vincenzo

Bellanova Teresa

Bordo Michele

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Boschi Maria Elena

Brambilla Michela Vittoria

Bratti Alessandro

Caparini Davide

Castiglione Giuseppe

Causin Andrea

Cesaro Antimo

Colonnese Vega

D'Alia Gianpiero

Damiano Cesare

Di Stefano Manlio

Faraone Davide

Ferrara Ciccio

Gelli Federico

Gentiloni Silveri Paolo

Giachetti Roberto

Giorgetti Giancarlo

Guerini Lorenzo

La Russa Ignazio

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Mucci Mara

Pannarale Annalisa

Romano Francesco Saverio

Rossi Domenico

Rughetti Angelo

Sani Luca

Scanu Gian Piero

Sereni Marina

Sottanelli Giulio Cesare

Terzoni Patrizia

Tofalo Angelo

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4394)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno in quanto recanti contenuto estraneo alla materia del provvedimento in esame ed analoghi a proposte emendative dichiarate inammissibili in sede referente: Altieri n. 9/4394/3, volto a prevedere l'istituzione del registro nazionale delle moschee e l'albo degli imam; Guidesi n. 9/4394/50, relativo alla tracciabilità dei finanziamenti destinati all'edilizia di culto. Avverto, altresì, che l'ordine del giorno D'Uva n. 9/4394/57 è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/4394/1 Marti purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: “valutare l'opportunità di forme di partecipazione e di coinvolgimento dei richiedenti asilo nelle attività all'interno dei centri di accoglienza”. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4394/2 Palese purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di continuare l'attività di monitoraggio in modo costante sull'effettiva capienza e condizioni di vita dei centri di accoglienza per i rimpatri, individuando, se del caso, misure e interventi volti a garantire condizioni idonee”. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4394/4 Nesi.

Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4394/5 Arlotti purché sia riformulato nel modo seguente: “allo scopo di diminuire il numero di chi è in attesa di valutazione da Commissione e tribunali, a valutare l'opportunità di intervenire al fine di introdurre disposizioni che consentano di rilasciare un permesso di soggiorno provvisorio a fini di lavoro nei confronti dei richiedenti asilo con tirocinio o contratto di lavoro in corso”, mentre resta immutato, Presidente, il secondo capoverso.

PRESIDENTE. Come dice?

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Immutato il secondo capoverso.

PRESIDENTE. Suggerirei di leggere proprio le righe riformulate e non la parte che già conosciamo. Proseguiamo.

Ordine del giorno n. 9/4394/6 Minardo?

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/7 Rizzetto.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/8 Ciracì.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/9 Bruno Bossio.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Credo che ci siano delle dichiarazioni da parte del presentatore, Presidente.

PRESIDENTE. Lei deve esprimere il parere così come è. Poi…

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/10 Sannicandro.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/11 Quaranta.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/12 Fossati.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/13 Agostini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/14 D'Attorre.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/15 Leva.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/16 Rostan.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/17 Nicchi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/18 Folino.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/19 Ricciatti.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/20 Santerini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/21 Riccardo Gallo.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/22 Massimiliano Bernini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/23 Daniele Farina.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/24 Costantino.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/25 Palazzotto.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/26 Maestri.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/27 Galgano.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/28 Mazziotti Di Celso.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/29 Menorello.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/30 Mucci.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/31 Marzano.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/32 Giuseppe Guerini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/33 Allasia.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/34 Borghesi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/35 Molteni.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/36 Attaguile.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/37 Busin.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/38 Giancarlo Giorgetti.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/39 Pagano.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/40 Bossi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/41 Caparini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/42 Picchi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/43 Gianluca Pini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/44 Invernizzi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/45 Fedriga.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/46 Saltamartini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/47 Rondini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/48 Grimoldi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/49 Simonetti.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/51 Castiello.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/52 Beni.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole come raccomandazione, con stralcio del primo punto.

PRESIDENTE. Quindi, raccomandazione se riformulato in questo senso.

Ordine del giorno n. 9/4394/53 Iannuzzi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/54 Carrescia.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/55 Rubinato.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole, con riformulazione. Alla terza riga, sottrarre dopo le parole “documento di identità specifico e transitorio”, la parola è “in attesa” anziché “in pendenza” della procedura di riconoscimento, e sopprimere dalla parola “così” in poi il resto del periodo.

PRESIDENTE. Quindi, con questa riformulazione il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4394/58 Binetti.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Mi scusi: abbiamo prima l'ordine del giorno n. 9/4394/56 Ravetto.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/58 Binetti, cosa mi diceva? Raccomandazione?

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/59 Rampelli.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/60 Totaro.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/61 La Russa.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/62 Mattiello.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole, con riformulazione. Sopprimere le parole: “sanare la posizione di queste persone” e sopprimere: “di lungo periodo, verificato che nel frattempo le attività volte al sostegno dell'accoglienza”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/63 Occhiuto.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Favorevole con riformulazione: “a valutare che (…)” l'incipit.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/64 Cristian Iannuzzi.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/65 Gregorio Fontana.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/66 Bergamini.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4394/67 Vito.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Contrario, Presidente.

PRESIDENTE. Nel frattempo vi sollecito a prendere le tessere con una certa rapidità.

Colleghi, se siete d'accordo - e lo chiedo ai delegati d'Aula - io chiamo gli ordini del giorno su cui non c'è da fare il voto perché favorevole, così intanto i colleghi prendono le tessere, e procederò con quelli che sono stati… Bene.

Allora, ordine del giorno n. 9/4394/1 Marti: raccomandazione se è accettata la riformulazione. Va bene? Qualcuno mi dà un segno di vita? Onorevole Latronico, che facciamo? Va bene la riformulazione di questo ordine del giorno? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/2 Palese, parere favorevole con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/4 Nesi, favorevole: quindi, presumo che vada bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/5 Arlotti, accolto come riformulazione: va bene.

Gli ordini del giorno n. 9/4394/6 Minardo e n. 9/4394/7 Rizzetto li saltiamo perché il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/4394/8 Ciracì, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/9 Bruno Bossio; lo esaminiamo dopo perché c'è parere contrario.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se interviene per ritirarlo le do la parola, altrimenti gliela do dopo.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Presidente, intervengo per ritirarlo, però vorrei intervenire.

PRESIDENTE. Prego.

VINCENZA BRUNO BOSSIO. Presidente, approfitto di questa occasione per ribadire che ho votato la fiducia al Governo. Avevo presentato 16 emendamenti. Ritiro l'ordine del giorno, ma questo decreto-legge doveva essere corretto su due punti fondamentali. Non solo non abbiamo più il secondo grado di giudizio, ma sparisce sostanzialmente il contraddittorio, e non è obbligatoria la fissazione dell'udienza per la convocazione delle parti come regola generale del procedimento.

Per quel che riguarda i CPR non ci sono regole - visto che avranno una capienza di 100 posti per 20 regioni - sulla selezione, e soprattutto non si cristallizzano i 100 giorni che sono il tempo massimo previsto dalla direttiva comunitaria. Avevo presentato un ordine del giorno su questi temi. Lo ritiro per, diciamo, disciplina di gruppo, ma non sono d'accordo.

PRESIDENTE. Quindi, è ritirato.

Ordine del giorno n. 9/4394/10 Sannicandro: parere favorevole e quindi presumo che vada bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/11 Quaranta, parere contrario e quindi lo esaminiamo dopo.

Ordine del giorno n. 9/4394/12 Fossati, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/13 Agostini, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/15 Leva, accolto come raccomandazione: presumo che vada bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/23 Daniele Farina, accolto come raccomandazione: bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/26 Maestri, parere favorevole: penso che vada bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/28 Mazziotti Di Celso, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/30 Mucci, accolto: quindi, presumo che vada bene. Chiedo scusa: siamo all'ordine del giorno n. 9/4394/30 Mucci.

Ordine del giorno n. 9/4394/31 Marzano: ci siamo? È accolto.

Ordine del giorno n. 9/4394/32 Giuseppe Guerini, accolto.

Ordine del giorno n. 9/4394/36 Attaguile, accolto e, quindi, non si chiede la votazione.

Ordine del giorno n. 9/4394/52 Beni, accolto come raccomandazione così come riformulato.

Ordine del giorno n. 9/4394/54 Carrescia, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/55 Agostini, su cui il parere è favorevole così come riformulato: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/58 Binetti, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4394/60 Totaro, su cui il parere è favorevole e quindi presumo che non si chieda la votazione.

Ordine del giorno n. 9/4394/62 Mattiello, proposta di riformulazione: viene accolta.

Ordine del giorno n. 9/4394/63 Occhiuto, che viene accolto così riformulato.

A questo punto, colleghi, passiamo a quelli su cui c'è parere contrario.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deve cambiare qualche parere, presumo. Ne ha facoltà.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Solo per due precisazioni, con cambiamento di parere, nei confronti dell'ordine del giorno n. 9/4394/20 Santerini, del quale si propone una riformulazione.

Parere favorevole a condizione che sia riformulato mediante soppressione di tutto l'inciso dopo “la lingua italiana” ed aggiunto in fine: “ai fini di permesso di soggiorno provvisorio”.

PRESIDENTE. Onorevole Santerini, va bene? Va bene.

DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. La stessa per quanto riguarda l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4394/53, con riferimento al quale si dà parere favorevole con la soppressione delle parole: “realizzare con urgenza”.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche per l'onorevole Iannuzzi va bene.

Passiamo adesso agli ordini del giorno accantonati sui quali vi è parere contrario. Prego i colleghi di lasciare liberi i banchi del Governo. Onorevole Ravetto, per favore…

Ordine del giorno Minardo n. 9/4394/6, su quale c'è un parere contrario: se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Minardo n. 9/4394/6, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/4394/7, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quaranta n. 9/4394/11, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Attorre n. 9/4394/14, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rostan n. 9/4394/16, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/4394/17, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Folino n. 9/4394/18, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/4394/19, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Riccardo Gallo n. 9/4394/21, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/4394/22, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantino n. 9/4394/24, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, per informarla che durante le votazioni degli ordini del giorno si è tenuta, seppure in modo informale, una riunione dei presidenti di gruppo in Commissione giustizia sulla legittima difesa. La inviterei chiedere, seppur riunione informale, ai presidenti di gruppo della Commissione e al Governo di non convocare queste riunioni durante i lavori d'Aula, perché i deputati non possono parteciparvi. Oltretutto su un tema così delicato, per il quale le sottolineo, e colgo l'occasione, che il Governo ha chiesto il rinvio della discussione in Aula, e le chiedo di segnalare la cosa al Presidente!

PRESIDENTE. Sì, però questo non c'entra nulla. Adesso ho capito il suo richiamo, onorevole Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. No, perché è una proposta di legge in quota opposizione, e non possiamo accettarlo! Quindi la Presidenza lo sappia, grazie.

PRESIDENTE. Benissimo. Onorevole Fedriga, ho capito perfettamente, e le rispondo… Onorevole Fedriga, mi ascolti. È una riunione… Allora, onorevole Fedriga, però se lei mi fa una domanda… Onorevole Fedriga! Se io le rispondo, magari…

Allora, è una riunione informale, e com'è del tutto evidente, ad una riunione informale nessuno è obbligato a partecipare, a differenza delle Commissioni. Peraltro, se si svolge durante i pareri, è del tutto evidente che può succedere. Se poi succede che “sfora” sui pareri e si inizia a votare, è un altro paio di maniche: lei sa perfettamente che il Regolamento prevede che riunioni di Commissioni formali mentre si vota non ci possono essere; poi di quello che fanno i deputati quando ci sono le votazioni, non essendoci convocate Commissioni in modo formale, è una cosa diversa. Comunque evidentemente c'è stato un piccolo slittamento della riunione informale durante le votazioni; la riunione era iniziata quando stavamo dando i pareri. Va bene?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/4394/25, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galgano n. 9/4394/27, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Menorello n. 9/4394/29, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4394/33, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/4394/34, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/35 Molteni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/37 Busin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/38 Giancarlo Giorgetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/39 Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/40 Bossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/41 Caparini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/42 Picchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/43 Gianluca Pini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/44 Invernizzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/45 Fedriga, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/46 Saltamartini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/47 Rondini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n.28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4394/48 Grimoldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/4394/49, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castiello n. 9/4394/51, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'ordine del giorno Ravetto n. 9/4394/56, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO. Sottosegretario Manzione, le 250 unità che intendete assumere hanno senso semplicemente se vengono a far parte dei collegi giudicanti.

Noi abbiamo bisogno - le commissioni lo chiedono - che ci siano degli elementi in più per fare le interviste, altrimenti non accelereremo i tempi di esame delle domande di asilo.

Non le stiamo dicendo di forzare la norma o forzare la normativa sui concorsi, le stiamo chiedendo di porre in essere delle iniziative volte a questa finalità, trovate voi i modi (modifiche legislative, aumento del numero dei membri del collegio), però non potete mettere semplicemente che assumete 250 persone specializzate: specializzate a far cosa? A fare gli archivi?

Sono le commissioni territoriali stesse che vi chiedono di avere intervistatori qualificati e non riusciamo a capire il vostro parere contrario.

Ci avete detto di no all'emendamento, chiediamo che almeno sull'ordine giorno ci sia questo impegno, altrimenti state tradendo l'aspettativa delle stesse commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto n. 9/4394/56, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/4394/59, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/4394/61, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4394/64, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4394/65, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Bergamini n. 9/4394/66, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Grazie Presidente, dunque francamente non si capisce il parere contrario a questo ordine del giorno, a meno che la ragione non sia - lo chiedo per suo tramite al sottosegretario Manzione - che viene presentato dall'opposizione.

Qui stiamo parlando del rimpatrio di detenuti stranieri nelle carceri italiane.

Dunque, noi sappiamo che nelle carceri italiane c'è un problema di sovraffollamento, c'è un problema di carenza di organico che rende il panorama penitenziario italiano un panorama molto complesso. Sappiamo che il 35 per cento dei detenuti nelle carceri italiane sono stranieri. Sappiamo che c'è un forte rischio radicalizzazione all'interno delle nostre carceri.

Sappiamo altresì che esistono tutti gli strumenti per effettuare rimpatri nei Paesi d'origine dei detenuti stranieri: c'è la Convenzione di Strasburgo, che è applicativa per 65 Paesi, ci sono accordi bilaterali strafirmati e stratificati.

Allora io chiedo per suo tramite la ragione di questo parere contrario. Noi chiediamo semplicemente al Governo di mettere in atto qualunque opportuna iniziativa per semplificare le pratiche e le iniziative di rimpatrio di questi carcerati nei Paesi di origine e chiediamo di informare il Parlamento, ogni anno, di quello che viene fatto, dal momento che ad oggi sono irrisori i numeri di carcerati stranieri che vengono rimpatriati nei Paesi d'origine.

Quindi non si capisce perché il parere contrario: che cosa vuole il Governo, che ce li teniamo tutti? Prendiamo atto che il Governo vuole che noi ce li teniamo tutti. Aggiungo soltanto che il costo stimato della permanenza di questi detenuti nel nostro Paese assomma a quasi 3 milioni di euro al giorno, vale a dire un miliardo di euro l'anno. Li vogliamo tenere tutti? Prendiamo atto che li vogliamo tenere tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Governo non interviene, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bergamini n. 9/4394/66, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vito n. 9/4394/67, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Si è così concluso l'esame degli ordini del giorno.

Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale del provvedimento avranno luogo nella seduta di domani, mercoledì 12 aprile, a partire dalle ore 9.

Interventi di fine seduta (ore 18,30).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà per due minuti.

IRENE TINAGLI. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore abbassate il tono della voce e chi deve uscire lo faccia in silenzio, grazie.

IRENE TINAGLI. Onorevoli colleghi, vorrei rivolgere un pensiero a una grande donna che è scomparsa domenica sera: una perdita non solo per la Spagna ma per tutta l'Europa. Domenica sera si è spenta Carme Chacón, una donna che non solo è stata una grande politica ma una fonte di ispirazione per milioni di donne. Le sue battaglie, le sue conquiste sono e resteranno un simbolo importante per tanti politici e per tante donne. Potrei parlare a lungo delle sue conquiste e delle sue battaglie ma, avendo avuto la fortuna di conoscerla e di esserne amica, voglio solo ricordare alcuni tratti del suo carattere che descrivono il suo impegno. Noi ci siamo conosciute dopo poco che ero arrivata a Madrid e siamo diventate subito amiche e la visitavo spesso nel suo ufficio nel Paseo de la Castellana quando era Ministra della difesa. Un giorno eravamo lì che parlavamo, si è interrotta e ha ricevuto una telefonata e alla fine era molto pensierosa: mi ha spiegato che stavano organizzando un'operazione in Afghanistan e io le dissi: “Deve essere molto difficile compiere queste scelte, prendersi queste responsabilità” e lei mi disse: “No, Irene, non è questa la cosa più difficile. La cosa più difficile è quando devo tirare su il telefono e chiamare le madri per comunicare ciò che può essere successo ai loro figli”. Carme Chacón era madre non solo del suo adorato Michele, ma era madre nel modo di fare politica perché, come una madre, si prendeva cura delle persone, si prendeva cura di quanto accadeva e credeva nella politica come strumento per rendere il mondo migliore, ed è stata proprio anche lei che mi ha sempre stimolato e incoraggiato a candidarmi. Una donna coraggiosa che noi tutti ricorderemo per le sue imprese, per il suo sorriso, per la sua straordinaria umanità. Ciao, Carme (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Presidente, vorrei sollecitare l'interrogazione a risposta scritta n. 4-15307 del 20 gennaio 2017 presentata da Luigi Di Maio, Angelo Tofalo e da me al Ministero dell'interno sul comune di Acerra, tenuto conto anche dei recenti sviluppi del caso giudiziario perché si indaga per voto di scambio nelle elezioni comunali del 2012. Poiché proprio negli ultimi giorni, recentemente ci sono state condanne in primo grado di un ex consigliere comunale accusato e quindi condannato a dieci mesi di reclusione proprio per voto di scambio, chiediamo al Ministero dell'Interno di prendere immediatamente posizione e di rispondere all'interrogazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Culotta. Ne ha facoltà per due minuti.

MAGDA CULOTTA. Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione a risposta orale n. 3-02798 del 21 febbraio 2017 relativa alla chiusura del punto nascita di Petralia Sottana che ormai risulta essere chiuso da 467 giorni e nonostante la nuova rete ospedaliera della regione siciliana salvaguardi diversi reparti di quella struttura i cittadini madoniti stanno attendendo una risposta anche perché il Governo nazionale, da un lato, eroga finanziamenti su quei territori nell'ambito della strategia nazionale per le aree interne e, dall'altro, però non decide su una richiesta così importante di mantenimento del punto nascita nell'unico ospedale di quell'area interna.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 12 aprile 2017, alle 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2705 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale (Approvato dal Senato). (C. 4394)

Relatori: NACCARATO, per la I Commissione; GIUSEPPE GUERINI, per la II Commissione.

(ore 11,15)

2. Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Siria.

3. Seguito della discussione delle mozioni Grillo ed altri n. 1-01563, Rondini ed altri n. 1-01581, Palese ed altri n. 1-01584, Binetti ed altri n. 1-01585, Brignone ed altri n. 1-01586, Fossati ed altri n. 1-01587, Vargiu ed altri n. 1-01588, Lenzi ed altri n. 1-01592, Bosco e Scopelliti n. 1-01593 e Gullo ed altri n. 1-01595 in materia di liste d'attesa per le prestazioni del Servizio sanitario nazionale ed esercizio della libera professione intramoenia.

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16,30)

5. Seguito della discussione delle mozioni Dell'Aringa, Palladino ed altri n. 1-01319, Cominardi ed altri n. 1-01533, Palese ed altri n. 1-01534, Sberna ed altri n. 1-01535, Placido ed altri n. 1-01538, Simonetti ed altri n. 1-01539, Rizzetto ed altri n. 1-01541, Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01543, Baldassarre ed altri n. 1-01564, Gelmini e Occhiuto n. 1-01590 e Mottola ed altri n. 1-01591 concernenti iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego.

La seduta termina alle 18,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni n. 1 e n. 2 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 18 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni n. 9 e n. 23 la deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 17 alla n. 24 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 33 la deputata Lombardi ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 33 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4394 - odg n. 6 413 344 69 173 65 279 39 Resp.
2 Nominale odg 9/4394/7 412 345 67 173 63 282 39 Resp.
3 Nominale odg 9/4394/11 417 414 3 208 108 306 39 Resp.
4 Nominale odg 9/4394/14 420 417 3 209 108 309 39 Resp.
5 Nominale odg 9/4394/16 415 411 4 206 105 306 39 Resp.
6 Nominale odg 9/4394/17 425 423 2 212 106 317 39 Resp.
7 Nominale odg 9/4394/18 427 424 3 213 108 316 39 Resp.
8 Nominale odg 9/4394/19 425 414 11 208 98 316 39 Resp.
9 Nominale odg 9/4394/21 435 434 1 218 62 372 39 Resp.
10 Nominale odg 9/4394/22 445 444 1 223 132 312 39 Resp.
11 Nominale odg 9/4394/24 446 443 3 222 115 328 39 Resp.
12 Nominale odg 9/4394/25 448 446 2 224 91 355 38 Resp.
13 Nominale odg 9/4394/27 449 432 17 217 119 313 38 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/4394/29 451 450 1 226 79 371 38 Resp.
15 Nominale odg 9/4394/33 448 447 1 224 69 378 38 Resp.
16 Nominale odg 9/4394/34 446 446 0 224 68 378 38 Resp.
17 Nominale odg 9/4394/35 449 447 2 224 69 378 38 Resp.
18 Nominale odg 9/4394/37 452 451 1 226 67 384 38 Resp.
19 Nominale odg 9/4394/38 450 444 6 223 131 313 38 Resp.
20 Nominale odg 9/4394/39 445 440 5 221 130 310 38 Resp.
21 Nominale odg 9/4394/40 448 447 1 224 66 381 39 Resp.
22 Nominale odg 9/4394/41 449 444 5 223 134 310 38 Resp.
23 Nominale odg 9/4394/42 454 450 4 226 134 316 38 Resp.
24 Nominale odg 9/4394/43 453 448 5 225 133 315 38 Resp.
25 Nominale odg 9/4394/44 454 454 0 228 74 380 38 Resp.
26 Nominale odg 9/4394/45 451 450 1 226 69 381 38 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/4394/46 450 449 1 225 70 379 38 Resp.
28 Nominale odg 9/4394/47 449 446 3 224 135 311 38 Resp.
29 Nominale odg 9/4394/48 448 448 0 225 69 379 38 Resp.
30 Nominale odg 9/4394/49 445 377 68 189 68 309 38 Resp.
31 Nominale odg 9/4394/51 448 448 0 225 68 380 38 Resp.
32 Nominale odg 9/4394/56 451 446 5 224 141 305 38 Resp.
33 Nominale odg 9/4394/59 446 378 68 190 70 308 38 Resp.
34 Nominale odg 9/4394/61 444 443 1 222 67 376 38 Resp.
35 Nominale odg 9/4394/64 444 443 1 222 140 303 38 Resp.
36 Nominale odg 9/4394/65 447 441 6 221 134 307 38 Resp.
37 Nominale odg 9/4394/66 437 434 3 218 134 300 38 Resp.
38 Nominale odg 9/4394/67 439 435 4 218 128 307 38 Resp.
39 Appello Nominale x fiducia Fiducia DDL 4394 492 491 1 246 330 161 39 Appr.