XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 735 di venerdì 3 febbraio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1 febbraio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Sanga è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Convalida di un Deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 1 febbraio 2017, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Domenico Menorello, proclamato nella seduta del 28 settembre 2016, in sostituzione della dimissionaria deputata Ilaria Capua per la lista n. 4 – Scelta Civica con Monti per l'Italia nella VII circoscrizione Veneto 1.
Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a modificare l'impianto della legge n. 56 del 2014, con particolare riferimento all'assetto e alle funzioni delle province – n. 2-01632)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Fabrizio Di Stefano e Occhiuto n. 2-01632 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Di Stefano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Mi pare di sì, ha quindici minuti. Prego.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Gli ultimi eventi meteorologici, Pag. 2climatici e sismici, che hanno interessato nel mese di gennaio le regioni del centro Italia, in particolar modo la regione Abruzzo e quella delle Marche, hanno evidenziato, tra le altre cose, una assoluta inefficienza del sistema sia di approvvigionamento elettrico – mi riferisco a ENEL – sia del servizio telefonico Telecom: interi comuni, mezza regione Abruzzo isolata per cinque, sei, sette giorni, priva di ogni sistema elettrico, conseguentemente di riscaldamento, per molti aspetti anche di sistema idrico e telefonico. A tutt'oggi diversi comuni della regione Abruzzo ancora versano in situazioni di non normalità, sia per quanto riguarda l'approvvigionamento elettrico sia per quanto riguarda il sistema di comunicazioni.
Queste due entità, ENEL e Telecom, hanno anche dichiarato che l'impossibilità di raggiungere le centrali di smistamento delle rispettive cabine ha prodotto questi ritardi, oltre evidentemente a tante altre cose che io ritengo siano sicuramente imputabili loro, come mancati investimenti, come non investimenti per una rete via cavo, quindi sotto terra, ma ancora aerea; in situazioni come queste, non credo che quelle aeree, e lo hanno dimostrato gli eventi, siano sufficienti. Hanno dichiarato che l'impossibilità di arrivare alle cabine fosse dovuta alla cattiva condizione delle strade e alle cattive condizioni della viabilità più in generale.
Si è rivelato che effettivamente... al di là e non volendo toccare – come ho detto già qualche giorno fa, intervenendo in Aula in seguito alle dichiarazioni del Ministro Delrio riguardo a questo avvenimento –, la vicenda di Rigopiano, perché c’è un capitolo giudiziario aperto e quindi rispettiamo gli eventi e i percorsi giudiziari, però, sicuramente, c’è stata una carenza da parte delle strutture. Se si pensa che, per esempio, sulla Majella c’è stato un albergo dove c'erano 138 studenti e per sette giorni non si è riusciti ad arrivare a quell'albergo, perché i mezzi spartineve non erano funzionanti; se si pensa che c’è stato un rifugio, che per dieci giorni non è stato raggiunto; se si pensa che decine e decine di comuni, interi comuni, sono stati bloccati per giornate intere e perfino delle città, come Chieti e Teramo, sono state difficilmente raggiungibili per più di una giornata, è evidente che il sistema viario è andato in crisi.
Basti pensare che nella sola provincia di Chieti quattro mezzi di spazzamento neve sono rimasti fermi nei garage per il semplice fatto che mancavano gli autisti, i conduttori di quei mezzi, in quanto con la riforma Delrio il personale delle province è stato smantellato, mobilitandolo chi in regione chi negli enti locali comunali, e quindi privandolo delle forze stesse.
Parimenti le scuole di pertinenza delle province, hanno dimostrato una insoddisfacente capacità di essere fruibili, tant’è che, a distanza di quindici giorni dall'evento climatico, molte scuole sono ancora non perfettamente agibili e anche qui si è manifestata l'incapacità dell'ente provincia di adempiere a quelli che sono i suoi compiti.
In particolar modo, nonostante la riforma Delrio, restano in piedi due importanti funzioni a capo delle province e cioè quella della manutenzione stradale provinciale e quella degli istituti e scuole superiori. Ora, la riforma Delrio per quanto riguarda le province, che tra l'altro ha inciso anche circa il metodo di elezione dei vertici provinciali, è stata costruita, improntata e programmata in virtù del successivo passaggio referendario, in virtù cioè della riforma costituzionale che avrebbe dovuto completamente smantellare il sistema province, anche se nella riforma stessa non si prevedeva come poi queste due importantissime funzioni – quella, cioè, della viabilità e quella dell'istituto delle scuole superiori – venissero poi distribuite, come responsabilità, a organismi superiori, regioni, o inferiori, comuni.
Alla luce, quindi, della bocciatura del referendum, che era concatenato alla riforma Delrio, io ritengo – e chiedo al Governo se lo ritenga anch'esso – indispensabile rivedere la struttura della provincia, rivedere le funzioni, ridare, rideterminare dei ruoli e delle responsabilità Pag. 3che oggi mancano, perché è evidente, è stato chiarissimo che anche proprio a Rigopiano, quando non si sapeva dove fossero alcuni mezzi, ed erano vicini, a quanto pare, a qualche chilometro appena ed erano fermi, bisogna capire allora le responsabilità di questi enti, a capo di chi oggi, in virtù di questa riforma, vanno e, visto che questi enti continueranno la loro vita, se si ritiene di restituire agli stessi competenze, ma anche mezzi economici ed umani per poter adempiere a queste funzioni, visto che in questi ultimi anni, in virtù di questo progetto abortito del Governo, del Governo precedente, si era pensato di smobilitare sia in termini di strutture umane sia in termini di risorse economiche.
Oggi la realtà è diversa e l'Abruzzo ne ha pagato pienamente e caramente il dolo, il fio, proprio in virtù del fatto che questi enti rimangono nell'operatività delle loro funzioni, ma di fatto sono privi sia di risorse economiche e sia di risorse umane.
Chiedo se, quindi, il Governo non ritenga di dover rivedere questa sistemazione, questa impalcatura dell'ente provincia e conseguentemente non sia il caso – io ritengo di sì – di tornare a ridare ai cittadini elettori anche la possibilità di scegliersi e di votarsi i propri rappresentanti, i propri consiglieri provinciali, i propri presidenti di province, per poter meglio contenere e concatenare le responsabilità di governo alle responsabilità di chi poi rappresenta in un ente che rimane importante – e lo abbiamo visto in queste settimane –, rimane importante per queste funzioni, le proprie responsabilità. Questa è la domanda che rivolgo al Governo. Grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.

GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La ringrazio, Presidente. Gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere se il Governo intenda rivedere l'impianto della legge 7 aprile 2014, n. 56, cosiddetta legge Delrio, atteso che, per effetto dell'esito negativo del referendum costituzionale, l'ente provincia rimane ente fondamentale della Repubblica, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 114 della Costituzione vigente.
In particolare, viene auspicato il ritorno all'elezione diretta degli organi di governo e un'adeguata dotazione finanziaria delle province, nonché una visione organica di competenze, funzioni e ruoli degli enti territoriali, evitando aggravio di costi, paralisi e complicazioni decisionali.
A tale proposito viene premesso dagli onorevoli interroganti che i recenti eventi tragici che hanno interessato la regione Abruzzo hanno evidenziato fortissimi limiti nella gestione dell'emergenza e troppi livelli decisionali, con una catena di comando non chiara ed eccessivamente lunga, che ha affidato di fatto alle regioni poteri gestionali, lasciando, nel sistema degli enti provincia, privi di risorse. La legge Delrio, azzerando le risorse per l'edilizia scolastica e la manutenzione stradale, ha ostacolato le province nell'assicurare lo svolgimento delle proprie funzioni fondamentali e ha eliminato l'attività di sussidiarietà a supporto dei comuni per l'implementazione dei piani di protezione civile, con il risultato che tantissimi enti sono privi di un proprio piano di gestione dell'emergenza. La riforma del 2014, alla luce del risultato referendario, presenta profili di incostituzionalità, e la provincia quale ente costitutivo della Repubblica deve poter avere i propri organi rappresentativi eletti direttamente dalla comunità amministrata.
Partendo da tale ultimo assunto, è necessario premettere che dalla mancata approvazione della riforma costituzionale non deriva alcun vizio nuovo di legittimità costituzionale della legge Delrio, come ventilato dagli onorevoli interroganti. Si ricorda che da un lato detta legge era stata approvata a Costituzione vigente, confermata poi dall'esito referendario; dall'altro che anche la Corte costituzionale, con la sentenza n. 50 del 2015, ha respinto tutte le censure di incostituzionalità sollevate Pag. 4dalle regioni ricorrenti sulla base della Costituzione allora ed oggi vigente. Con l'occasione merita pure di essere ricordato un passaggio della citata sentenza della Corte costituzionale di estremo interesse in questo contesto, nel quale, richiamando anche una precedente sentenza del 1968, la n. 96, afferma la piena compatibilità di un meccanismo elettivo di secondo grado con il principio democratico e quello autonomistico, escludendo che il carattere rappresentativo ed elettivo degli organi di governo del territorio venga meno in caso di elezioni di secondo grado, che «del resto sono prevedute dalla Costituzione proprio per la più alta carica dello Stato». Pertanto la natura costituzionalmente necessaria degli enti previsti dall'articolo 114 della Costituzione come costitutivi della Repubblica, ed il loro carattere autonomistico impresso dall'articolo 5 della Costituzione, non implicano l'automatica indispensabilità che gli organi di governo siano direttamente eletti.
In nessuna delle sue parti, dunque, la legge n. 56 del 2014 è una legge a tempo, né una legge la cui vigenza è sottoposta alla condizione che la riforma entri in vigore. D'altro canto non è difficile ritenere che, se fosse stato così, la Corte costituzionale non avrebbe potuto che dichiarare l'illegittimità costituzionale di una normativa a vigenza condizionata, rispetto ad un evento incerto sia nell’an che nel quando. Non vi è dubbio infatti che una normativa di tal genere sarebbe stata del tutto incompatibile con il carattere di componenti della Repubblica che l'articolo 114 della Costituzione, allora vigente e ora riconfermato, assegnava e assegna tanto alle città metropolitane che alle province. Dunque nessun dubbio che dal punto di vista giuridico si tratti di una disciplina pienamente conforme alla Costituzione in vigore, sia per la parte relativa alle città metropolitane, sia per quella relativa alle province.
Detto questo, è ragionevole sostenere l'opportunità di una rivisitazione della legge n. 56 del 2014, alla luce sia di alcune lacune obiettive che la sua attuazione ha fatto rilevare in questi anni, sia della necessità di rivedere il rapporto tra le regioni e le province nella legge costruito in vista di una sostanziale regionalizzazione di tali ultimi enti ed allo stato non più praticabile (si pensi ad esempio alla tematica relativa ai confini territoriali delle province, che resta ora regolata dall'articolo 132 della Costituzione), e di riesaminare le funzioni fondamentali ad essa assegnate ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera p) della Costituzione. È una considerazione già fatta in altre circostanze, per esempio nell'audizione del 22 settembre presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale (quindi prima dell'esito referendario), maturata dopo due anni di messa alla prova della riforma, oggetto a suo tempo di un dibattito parlamentare complesso.
Quanto alla rivisitazione del sistema di governance della provincia, ferme restando le considerazioni in punto di diritto sopra svolte, un ripensamento è sempre possibile, tanto più che la stessa legge Delrio all'articolo 1, comma 22, già consente alle città metropolitane di prevedere nello statuto l'elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano con il sistema elettorale che sarà determinato con legge dello Stato. Personalmente io ritengo che con la riforma Delrio abbiamo dato vita a un ente fondamentale nell'architettura costituzionale del Paese, che per la prima volta rappresenta non la volontà dei cittadini elettori ma la volontà degli amministratori, perché l'elezione di secondo livello del presidente della provincia è espressione della scelta che i sindaci e i consiglieri comunali operano: quindi, è un'esaltazione del ruolo dei comuni, è un'esaltazione del ruolo del sindaco, è un'esaltazione del ruolo del consigliere comunale che io credo sarebbe veramente sbagliato perdere, per tornare indietro al vecchio modello.
È doveroso inoltre chiarire che le difficoltà finanziarie di tali enti non nascono dalla loro legge di riforma, ma dalle disposizioni successivamente intervenute per il concorso alla finanza pubblica; in particolare dalla legge di stabilità del 2015, il Pag. 5cui impatto negativo per l'equilibrio finanziario si è cercato e si sta cercando di stemperare per assicurare l'esercizio delle funzioni fondamentali su tali enti, anche probabilmente con un prossimo intervento da parte del Governo che si sta mettendo a punto e che sarà presentato alle Camere nei prossimi giorni.
A margine, con particolare riferimento a quanto riportato nei primi due capoversi del preambolo, è altrettanto doveroso far presente, come segnalato dal Ministero dell'interno, che, fermo restando lo straordinario impegno del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in termini di uomini e mezzi nelle zone dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici del 24 agosto, 26 e 30 ottobre 2016 e dalle altre eccezionali calamità di questi ultimi giorni, qualora eventuali criticità dovessero emergere da un'analisi approfondita della gestione degli ultimi tragici eventi che hanno interessato in particolare la regione Abruzzo, un possibile efficientamento del sistema della Protezione civile potrà sicuramente essere operato in sede di attuazione della delega prevista dal disegno di legge di riordino delle disposizioni legislative in materia di protezione civile già approvata alla Camera dei deputati, e per il quale, proprio a seguito della necessità emersa in questi giorni di accelerarne l'iter, è in corso l'esame all'Assemblea del Senato.

PRESIDENTE. L'onorevole Fabrizio Di Stefano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FABRIZIO DI STEFANO. Signor Presidente, io sarei stato soddisfatto, o parzialmente soddisfatto, della risposta se il Governo non avesse poi argomentato il suo personale punto di vista riguardo la necessità di mantenere un'elezione di secondo livello. Sarei stato parzialmente soddisfatto, pur se non colgo nella risposta del Governo nessuna soluzione alle problematicità evidenziate e che ci sono tuttora: sì, forse ci sarà un nuovo intervento normativo per modificare, ma intanto gli edifici scolastici delle province vanno sempre più a pezzi, intanto il personale è andato chi a destra e chi a manca, chi nelle regioni e chi nei comuni; e se dovesse verificarsi un'altra nevicata, come anche il meteo prevede per le prossime settimane, ancora una volta quei mezzi che erano rimasti chiusi dentro gli hangar perché mancavano i conduttori rimarranno nuovamente chiusi, perché continueranno a mancare i conduttori, e mi pare che il Governo non voglia rivedere questa posizione. La finestra aperta dalla prima parte della risposta circa la possibilità dei cittadini di ritornare a scegliere e ad eleggere direttamente i propri rappresentanti in provincia viene poi chiusa, con il commento che è più opportuno che per un organismo con questa importanza i vertici vengano eletti in un'elezione di secondo livello.
Io credo che ai cittadini interessi l'efficienza, e l'efficienza è quella che in queste settimane è mancata totalmente in Abruzzo.
Ed è mancata dal punto di vista dell'ENEL, e anche qui, quando ho interrogato il Governo, non ho avuto risposte chiare ed è mancata da parte della Telecom, e anche qui non c’è stata nessuna risposta. È mancata dall'ente provincia e dal servizio di protezione competente. Anche qui non c’è stata, e, se non si faranno le riforme necessarie, se non si ripristineranno le dotazioni, ma anche le competenze, ma anche le risorse umane necessarie... mancano i dirigenti e manca il personale nelle province. Si può andare, come il Governo di centrosinistra predilige, a un'elezione di secondo di livello, ma, visto che anche la riforma elettorale, su cui tanto si stanno accanendo, di fatto porta per lo più a eletti bloccati, e quindi lo capisco, rientra nella filosofia di impianto politico che non mi appartiene. Io preferirei tutte preferenze per le elezioni alla Camera e tutte preferenze dei cittadini per l'elezione delle province, ma questo è un altro discorso.
Ma, certamente, il dato oggettivo è che queste province, così come sono state modificate e strutturate oggi, mancano di risorse e mancano di competenze. I dirigenti Pag. 6sono trasmigrati, il personale manutentore anche, e in queste situazioni, in altre occasioni, in altre situazioni di difficoltà, in altre emergenze, ma anche nella quotidianità, perché oggi il sistema stradale provinciale, e non soltanto dell'Abruzzo, ma penso di tutte le province d'Italia, è davvero in ginocchio. Credo che bisogna ripensare il sistema province in virtù di tutta questa situazione e in virtù di un disegno che forse, sicuramente costituzionalmente regge, altrimenti non sarei stato qui ad interrogare il Governo, ma avrei fatto già ricorso agli organi competenti; sicuramente costituzionalmente questa legge continua così a reggere, ma formalmente, di fatto, nella sostanza, questa legge, così come è strutturata, vista la bocciatura della riforma costituzionale, non regge più.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare il patrimonio atletico e sportivo nazionale in relazione allo svolgimento della centesima edizione del Giro d'Italia – n. 2-01631 e n. 2-01634)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze urgenti Fabrizio Di Stefano e Occhiuto n. 2-01631 e Ginoble ed altri n. 2-01634 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Avverto che le interpellanze urgenti, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
Chiedo all'onorevole Distaso se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Scusi, onorevole Di Stefano, oggi è proprio una giornata... le chiedo veramente scusa.

FABRIZIO DI STEFANO. Guardi, Presidente, mi è molto simpatico il collega Distaso, quindi, anche se mi ha scambiato per lui...

PRESIDENTE. No, lo so, ma non so per quale motivo... mi perdoni.

FABRIZIO DI STEFANO. Non si preoccupi. Grazie, comunque, anche per questa disponibilità a concedermi la parola. Lo sport rappresenta per un popolo, per una nazione, non soltanto, soprattutto oggi, un elemento di crescita culturale e fisica delle giovani generazioni, di educazione mentale e di approccio, incipit, alla vita della quotidianità poi futura, ma rappresenta molto altro, rappresenta tanto altro in termini anche, se vogliamo, di attaccamento all'identità. Pensiamo che tutti danno merito ai mondiali di calcio del 1982 per il ritorno all'attaccamento al tricolore e all'inno nazionale, che è stato rilanciato, e poi sancito, dal Presidente Ciampi, ma rilanciato con eventi sportivi.
Ma intorno a questo c’è anche, come purtroppo accade sempre, soprattutto in questa società, l'aspetto economico, che prende la sua forza, la sua sostanza e la sua importanza, che a volte, molto spesso, prevarica anche tutti gli altri, anche nel campo sportivo. Pensiamo, per esempio, a quante considerazioni sono state fatte anche da lei stesso, Presidente, circa la mancata olimpiade a Roma, la città capitale, per le ricadute non soltanto in termini sportivi, anzi, soprattutto in termini economici, per il territorio, per la nazione intera e per la dignità della nazione ospitante.
Pensiamo, ad esempio, allo sport nazionale per antonomasia, il calcio, che vede negli ultimi anni tanti interessi di gruppi d'investimento asiatici, cinesi in particolare.
Non credo che siano interessati tutti soltanto dall'amore verso lo sport più bello del mondo, ma credo che siano interessati anche agli aspetti economici di questo sport e a quegli interessi che muovono in termini di comunicazione, in termini d'immagine, in termini di movimenti di investimenti e quant'altro.
Pensiamo, quindi, anche a quello che muove una competizione sportiva come il Giro d'Italia. Tanto più che il Giro d'Italia è giunto quest'anno alla sua centesima edizione. Ebbene, io credo che, proprio per questo e in virtù del fatto che, seppure questa è un'iniziativa e un evento che ha un'organizzazione di natura privatistica, quindi un soggetto privato che organizza il Pag. 7Giro d'Italia, è pur vero che si interfaccia e si interseca con gli interessi nazionali in tantissimi aspetti. Basti pensare, ad esempio, a tutta la viabilità che viene modificata, che viene bloccata, che viene, grazie a Dio, anche migliorata, allorquando passa il Giro per le strade d'Italia. Pensiamo all'immagine che ne viene fuori, se si pensa, se si va indietro negli anni, e tutti danno merito a un'impresa storica di Gino Bartali al Tour de France, che, in un momento drammatico della storia nazionale, addirittura salvò da sommosse di piazza popolari, per motivi politici, evidentemente, non sportivi, che si stavano in quel momento compiendo in Italia, è evidente che un evento come questo non può essere chiuso nella sfera privatistica della società organizzatrice.
E, allora, anche qui, se ci sono società sportive italiane che hanno titoli, qualità e capacità, che pagano le tasse in Italia, visto che questo è l'argomento che poi è la ruota motrice di tutto... perché io credo sì che gli organizzatori siano amanti di questa meravigliosa disciplina, che appassiona migliaia e migliaia, e centinaia di migliaia, milioni, direi, di italiani, ma è altrettanto vero che la molla poi di tutto è quella economica, ragione per la quale anche l'interesse nazionale, basta pensare alle dirette Rai, e quindi alla TV di Stato, sicuramente, anche qui, è concatenato a un ritorno economico, bene, escludere due società italiane che pagano le tasse in Italia, che danno lavoro a sportivi, ma non solo sportivi, a tutto ciò che gira intorno al mercato di un'attività sportiva, credo che sia una grande sciocchezza.
Pensiamo, ad esempio, che al Tour de France, altra grande manifestazione ciclistica, però dei cugini transalpini, hanno, come in Italia, la possibilità di invitare quattro squadre a scelta degli organizzatori, ma su quattro squadre a scelta degli organizzatori, sono state invitate tre (cioè quasi tutte) squadre francesi, e solo una è franco-belga. Quindi, si sono un po’ spostati proprio dal suolo patrio. Qui, in Italia, invece, di fatto, su tre società italiane residenti con domicilio fiscale, quindi che pagano le tasse, in Italia, due sono state escluse, pur avendo le capacità negli atleti, nelle competenze, nei titoli riportati, nelle vittorie, nella storia sportiva, avendo le capacità e le possibilità di competere in questa corsa.
Questo per favorire e per invitare, al posto di queste due società, due società estere, una polacca e una russa, la Gazprom; anche qui, un grande colosso economico, che certamente amerà pure il ciclismo, ma, probabilmente, sarà mosso anche da altri interessi nel partecipare al Giro d'Italia e ad altri eventi di questa natura.
Credo che, nel rispetto delle competenze, nel rispetto dei ruoli e nel rispetto della specificità dell'iniziativa privatistica del Giro d'Italia, ma in virtù delle ricadute, in virtù, come detto prima, dell'intersecarsi tra l'interesse privato e la quotidianità nazionale pubblica dell'evento stesso, il Governo dovrebbe, come hanno chiesto anche i vertici federali del ciclismo italiano e lo stesso Malagò, farsi carico di non danneggiare l'immagine, non solo dello sport, ma anche di tutto il mondo economico che c’è dietro questo tipo di sport, queste discipline, queste squadre in questa competizione, che rappresenta una delle più grandi vetrine mondiali di questa disciplina.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Ginoble se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

TOMMASO GINOBLE. Grazie, Presidente. Sottosegretario, ho sentito il dovere di produrre questa interpellanza urgente su un argomento che, a prima vista, potrebbe sembrare di minor conto, un po’ leggero, nei riguardi del Governo, che magari fra poco ci dirà che non rientra tra le sue competenze, magari che stiamo parlando dell'organizzazione di un evento sportivo di tipo privato. Mi permetta di aggiungere, Sottosegretario, in via preliminare, che credo che tutti quanti ci rendiamo conto di quanto lo sport conti in questo Paese, di quanto rappresenti, innanzitutto dal punto di vista educativo. Pag. 8Per quanto riguarda, poi, l'eventuale competenza del Governo, mi permetta di dire che, quando si verificano episodi come quelli che sono oggetto dell'interpellanza, non solo il Governo, ma la politica in generale non può venire meno al suo compito principale nella guida di un Paese, che è quello di fare incontrare, nel caso in cui se ne condividevano lo spirito e le ragioni, le diverse parti interessate, in maniera che possano incontrarsi, parlarsi, trovare le soluzioni possibili. Sarebbe un bel segnale.
Quest'anno celebriamo il centesimo Giro d'Italia. È un evento straordinario, organizzato da una società privata, per intenderci la RCS (Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera). Credo che a nessuno sfugga che sarà un Giro straordinario: toccherà quasi tutte le regioni d'Italia e, tra queste regioni, toccherà anche la mia regione, l'Abruzzo, con l'arrivo in uno degli arrivi storici, al Blockhaus. Quindi, tutti ci saremmo aspettati una particolare attenzione in quest'occasione, quasi una celebrazione dello sport considerato più popolare e che all'inizio era considerata anche tra gli sport poveri; poi anche questa definizione un po’ si è modificata con il tempo e con gli interessi in campo. Questo evento sarà trasmesso in 184 nazioni, avrà un grossissimo risalto sui mezzi di informazione e sarà, insomma, la celebrazione del ciclismo, uno sport nel quale gli italiani hanno avuto sempre una grande presenza, con punte altissime e con campioni dalle capacità anche inarrivabili: basta ricordare Coppi, Bartali ed altri.
Noi sappiamo benissimo che non tutti coloro che chiedono di poter partecipare a un Giro d'Italia come squadra possono essere invitati, perché c’è un numero oltre il quale non è possibile andare.
Mi permetta, però, di dirle come funziona. Vengono invitate 18 squadre di diritto, che provengono da tutto il mondo. La prima cosa che balza all'occhio è che vi è una sola squadra italiana. Il collega che mi ha preceduto ha usato l'esempio del Tour de France, io ne potrei fare tanti altri.
Poi ci sono quattro wild card, ad invito. Anche in questo caso gli italiani brillano per la loro assenza. Io comprendo benissimo le ragioni delle sponsorizzazioni che hanno portato alle scelte della RCS. Mi permetto di dire che non le condivido. Mi permetto di dire che la politica non le può condividere, per la ragione che si tratta di un evento di natura privata, che, per la pubblicità e lo stesso Giro dà, viene finanziato in gran parte, tra partenze e arrivi, dagli enti locali (comuni province e regioni), con lo straordinario impegno anche dei mezzi dello Stato, in particolar modo per la sicurezza (sono utilizzati tanti mezzi della polizia). Insomma, se cominciamo a guardarla da questo punto di vista, non è poi un'organizzazione tanto privata.
Allora, se nel 150 anniversario dell'Unità d'Italia è già stata fatta un'eccezione per invitare uno o due team in più, affinché questa partecipazione potesse essere allargata, io e i miei colleghi, attraverso questa interpellanza, chiediamo perché in occasione di questo centenario ciò non sia possibile. Mi permetta di dire, poi, che questa società che chiede di potere essere reintegrata è una società che ha sede in Abruzzo, è una società che dà lavoro in altre quattro regioni nel centro sud. Tutti noi sappiamo quanto il lavoro debba essere creato, Sottosegretario, ma soprattutto salvaguardato in questa parte del nostro Paese. Questo sarebbe un mezzo per aiutare, per tornare a far credere non a un team sportivo, ma ad una società, che produce e dà lavoro, di trovare il rispetto in questo Paese. Questo è il motivo più profondo di questa interpellanza. Crediamo che ciò sia possibile, Sottosegretario, se ci mettiamo un po’ di tenacia, di convinzione e di perseveranza. Adesso, attraverso la sua risposta, io spero di potermi mostrare soddisfatto, perché di questo abbiamo bisogno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.

GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Con le interpellanze urgenti del 31 gennaio degli onorevoli Pag. 9Fabrizio Di Stefano e Occhiuto e Ginoble, è stata sottoposta all'attenzione del Ministro per lo sport, l'onorevole Luca Lotti, una questione legata all'organizzazione del centesimo Giro d'Italia, già sollevata, peraltro, con interrogazioni anche da parte del senatore Razzi e del senatore Caleo nell'altra Camera.
In particolare, con la prima interpellanza, si chiede al Ministro di riferire in merito alle ragioni che avrebbero indotto RCS Sport, società che organizza il Giro d'Italia, a escludere dalle wild card le due squadre italiane Nippo Vini Fantini e Androni Giocattoli, preferendogli il team polacco CCC SPRANDI POLKWICE e quello russo GAZPROM-RUSVELO. Con la seconda interpellanza, si chiede di illustrare le iniziative che egli intende adottare al riguardo a tutela del ciclismo italiano.
L'anzidetta scelta, infatti, sarebbe, per gli interpellanti, dannosa per il nostro movimento ciclistico, tanto più in considerazione del fatto che quest'anno si terrà la centesima edizione del Giro d'Italia. A questo proposito, il Ministro segnala che il Giro d'Italia è organizzato dalla RCS Sport, società a capitale interamente privato e partecipata per intero da RCS MediaGroup, noto gruppo editoriale italiano, editore della Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo che, da sempre, organizza questa competizione ciclistica a tappe. Il Giro d'Italia, come è noto, fa parte del circuito internazionale professionistico di gare UCI World Tour, organizzato dall'Unione Ciclistica Internazionale, alla quale è associata anche la Federciclismo italiana. Pertanto, l'UCI World Tour è disciplinato da un regolamento internazionale condiviso tra tutte le federazioni ciclistiche nazionali e, in merito al quale, la Federciclismo non gode di alcun potere derogatorio.
Ebbene, tale regolamento – e si dice anche nelle due interpellanze – prevede che al Giro d'Italia debbano partecipare, di diritto, le 18 squadre ammesse dall'UCI al World Tour, cui si aggiungono 4 wild card individuate dall'organizzazione a sua completa discrezionalità. Su questa scelta, quindi, non hanno alcun potere giuridicamente rilevante, e in particolare coercitivo, né la Federciclismo né il CONI né, tanto meno, il Ministro per lo sport, privo di controllo sulle questioni di carattere puramente sportivo come è quella oggetto del quesito.
Il Ministro per lo sport, peraltro, ha molto a cuore lo stato di salute del movimento ciclistico italiano e non può che condividere le preoccupazioni formulate degli onorevoli Fabrizio Di Stefano, Occhiuto e Ginoble. È importante, infatti, che il Giro d'Italia, tra i più blasonati appuntamenti della stagione ciclistica internazionale, rappresenti un'occasione per il rilancio del nostro ciclismo nazionale. Tale rilancio passa anche dalla partecipazione di squadre italiane a questa prestigiosa competizione e condivide, pertanto, le istanze presentate dagli onorevoli interroganti.
In conclusione, il Ministro non può altro che assumere l'impegno di farsi promotore di tali istanze presso la società che organizza il Giro d'Italia, favorendo il dialogo tra tutti gli attori di questa vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stefano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Innanzitutto, sono soddisfatto che lei abbia indovinato questa volta il mio nome. Era, invece, il sottosegretario che ha anche citato il mio nome di battesimo.
Sono sufficientemente soddisfatto dall'impegno preso dal Governo su questa vicenda, perché anche su questo si misura, poi, tra la popolazione e la politica, la volontà di stare in mezzo ai problemi e alla gente, perché è indubbio che lo sport in Italia – e questo sport particolarmente, perché è proprio uno sport di straordinaria popolarità ed ha una valenza che va oltre il mero esercizio fisico e il mero momento sportivo – ha una valenza sociale, ha – e lo abbiamo detto in tutte le due interrogazioni e lo ha giustamente sottolineato anche il Governo – una valenza Pag. 10economica importante. Proprio in virtù di questo io credo che innanzitutto non saremmo dovuti neanche arrivare qui perché sarebbe stata giusta una sensibilità maggiore da parte degli organizzatori per capire che se si chiede tanto al patrimonio nazionale, in termini di assistenza, in termini di contributi dagli enti locali, in termini di entusiasmo popolare e quindi, conseguentemente, anche di ritorno economico dovuto alla vendita dell'immagine, poi si deve anche dare al popolo e alla terra. In particolar modo si ricordava prima – lo diceva il collega – che una delle due formazioni era abruzzese e la tappa dovrebbe arrivare, se i mezzi della provincia riusciranno finalmente a spalare la neve, al Blockhaus, che sarà sbloccato, perché è tuttora bloccato dopo 20 giorni. Ebbene, dovrebbe arrivare fin lassù, dovrebbe essere una festa, ma una festa che sicuramente verrà costellata da polemiche qualora – cito – non ci dovesse essere questa partecipazione, tanto più che secondo alcuni quotidiani locali la politica avrebbe già fatto la sua parte e avrebbe già fatto sentire la sua voce, visto che, secondo indiscrezioni giornalistiche, il tracciato del giro in quella tappa abruzzese è stato rivisto per passare, sempre secondo alcune indiscrezioni giornalistiche, sotto la casa del presidente della regione Abruzzo.
E, allora, se noi non vogliamo che passi soltanto questa immagine della politica, che io non voglio credere, ma che gli organi di stampa hanno riportato, di queste prevaricazioni forzate che non fanno bene alla politica e sicuramente neanche allo sport, diamo, invece, la prova che la politica, quella buona e quella vera, si impegna anche per queste manifestazioni e dà il giusto riconoscimento non soltanto a un territorio particolarmente provato in questi ultimi anni da drammatici eventi, ma dà un respiro a un'economia, a un settore e, insomma, a tutto quello che poi più specificatamente possiamo identificare come identità di un territorio e di una nazione con tutta la sua passione.

PRESIDENTE. L'onorevole Ginoble ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

TOMMASO GINOBLE. Presidente, ho ascoltato con attenzione la risposta del Ministro, attraverso il sottosegretario Bressa. Credo che potremmo ritenerci soddisfatti quando vedremo concludersi positivamente l'esito di questa interpellanza. Sappiamo benissimo che il Governo non ha potestà diretta, però mi permetta di dire che, quando la politica vuole, svolge il suo ruolo di persuasione nella maniera giusta. Una moral suasion fatta in maniera adeguata permetterebbe al centesimo anno del Giro d'Italia di vedere qualche squadra italiana. Magari riammettere le due squadre italiane, in particolare quella della mia regione, regione, peraltro, agli onori di cronaca per i fatti noti, ridarebbe un po’ il senso di speranza di una politica vera e giusta.
Io, sottosegretario, invito nuovamente e vi sollecito: vi prego di fare tutto quello che è possibile per far sì che queste ragioni, come dicevo prima, possano incontrarsi e vedere più atleti italiani, anche per un rinnovato spirito del nostro Paese a partecipare a questo importante appuntamento.

(Iniziative finalizzate a rivedere la disciplina della produzione lattiero-casearia, con particolare riferimento alla tutela del pecorino romano Dop – n. 2-01633)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-01633 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo all'onorevole Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURO PILI. Grazie, Presidente, e grazie al rappresentante del Governo, della Presidenza del Consiglio dei ministri. Questa interpellanza non riguarda un settore o un semplice settore produttivo della Sardegna e del sistema Paese. Chiunque tenti di derubricare questo comparto, questa Pag. 11interpellanza, ad una mera rivendicazione di settore non solo non conosce i problemi ma è privo di quella necessaria visione per comprendere tutto quello che sta accadendo e ciò che è necessario fare. Voglio sperare, quindi, che la decisione di Palazzo Chigi di far rispondere il rappresentante autorevole della Presidenza del Consiglio dei ministri abbia proprio questa valenza politica, cioè di sottrarre il tema a una visione ristretta, di ampliarla e di dare quella giusta rilevanza a un settore, come quello agropastorale della Sardegna, fulcro di un sistema più ampio di valori che sono legati alla tutela ambientale, che sono legati alla natura, che sono legati alla valorizzazione delle identità, delle tradizioni e di qualcosa di molto più importante rispetto a un singolo settore; quindi – mi permetta di sintetizzarlo – nella valorizzazione del creato e di tutto ciò che questo comporta nella vita quotidiana delle campagne ma anche, conseguentemente, delle città.
Dunque, questa interpellanza non è rivolta solo al Ministro dell'agricoltura, ma al Governo nella sua interezza e alla sua massima rappresentanza, appunto il Presidente del Consiglio dei ministri. In gioco non c’è solo un sistema di 10 mila aziende, capillarmente distribuite in tutta la Sardegna, ma c’è qualcosa di più rilevante che riguarda la capacità di questo tessuto produttivo-economico di dare delle risposte a una catena ambientale-naturalistica di grande rilevanza, come, appunto, quella della Sardegna. Dunque, da questo Governo, da questo autorevole rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, mi attendo risposte serie e concrete. Si tratta di risposte che sono puntualmente invocate nel testo della interpellanza insieme ai quesiti, dove sono, però, indicate alcune soluzioni strutturali e strategiche per il settore e, appunto, per quella visione che richiamavo.
Oso dunque sperare, onorevole Presidente e onorevole rappresentante del Governo, che non voglia qui svolgere il ruolo di mero lettore delle risposte ridicole, gratuite e destituite di fondamento che, in queste ultime ore, il Ministro dell'agricoltura ha voluto dilapidare in pubblica piazza soltanto per coprire proprie istituzionali e personali responsabilità nel malgoverno del settore agricolo in Sardegna e non solo. Se fosse così, ci troveremmo di fronte a una corresponsabilità politica anche della Presidenza del Consiglio dei ministri e quindi della intera rappresentanza politica del Governo e saremmo di fronte al festival delle bugie. Cercherò nella breve illustrazione di dare alcuni richiami sulla infondatezza delle risposte date dal Ministro nelle ultime ore e su promesse destituite di ogni rigore istituzionale e procedimentale e che soprattutto sono prive di quelle elementari risorse che invece erano, non soltanto necessarie, ma anche già disponibili anche sul fronte comunitario ed europeo.
Voglio sintetizzarle: innanzitutto, sul tema strategico, il pecorino romano, che affronta a livello internazionale una difficoltà, trova fattori speculativi che vanno bloccati alla radice, che vanno individuati in regole chiare che il Ministro ha la competenza, così come ha fatto per la produzione lattiero-casearia bovina, di fare anche per la sezione ovi-caprina, cioè misurare e certificare le produzioni di latte e conseguentemente quelle di formaggio. Non ci può essere una produzione oscillante che viaggia da 100 mila o 200 mila quintali in più o in meno se non vi è quella certificazione che taglia alla radice qualsiasi potenziale speculazione di chicchessia, produttori o quelli che mercificano sul mercato nazionale o internazionale, una produzione Dop, di origine protetta, come appunto il pecorino romano. Come è possibile che ci sia un sali e scendi così rilevante, da un anno all'altro, del consumo e della produzione ? Per quale motivo il Ministro non ha fatto – ed è questa la prima domanda – quel decreto che è stato fatto qualche mese fa per le produzioni lattiero-casearie del settore vaccino ? È evidente che vi è un'attenzione diretta su quello che succede nel nord Italia e c’è una totale disattenzione e un disinteresse rispetto a quello che succede invece su un comparto ben più delicato e ben più importante e anche sulla rilevanza Pag. 12strategica che questo ha nella valutazione ambientale e naturalistica del settore lattiero-caseario e ovi-caprino. E per quale motivo il Ministro non ha fatto quel decreto sulle dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari ? È questa la prima domanda, sulla quale io ritengo si debba dare una visione strategica e togliere alla radice la potenzialità di speculazione, che non può essere lasciata alla mera mediazione di soggetti, più o meno interessati, alla mediazione stessa. C’è bisogno di un ente certificatore che intanto passa per quel decreto che le disposizioni comunitarie consentono, anzi obbligano, per arrivare all'individuazione di un percorso normativo o legislativo di un’authority che possa governare e certificare sia le quantità che le qualità e anche orientare e regolamentare, così come avviene in gran parte delle colture internazionali di produzione lattiero-casearia o ovi-caprina, le produzioni. Da una parte, la tutela del pezzo forte, del pecorino romano Dop, dall'altra, le altre produzioni, il pecorino sardo Dop, il fiore sardo Dop. Inoltre, occorre trovare tutte le formule di diversificazione che possano essere collocate sul mercato, senza perdere ulteriormente sul piano qualitativo e sul piano economico.
E poi se non si ritenga di dover collocare, se esistono, queste giacenze e queste eccedenze produttive, che vanno verificate e quantificate e quindi la necessità di dare risposta a quell'acquisizione di quantitativi sufficienti per far fronte a questa emergenza che esiste anche nell'ambito dell'indigenza, così come le norme comunitarie in qualche modo indicano e se non ritenga di dar vita a una risposta seria, non soltanto di sblocco delle risorse accantonate e inutilizzate, e poi ritornerò su questo passaggio anche in relazione alle dichiarazioni di queste ultime ore del Ministro competente. Per quale motivo ancora oggi non risultano allocate queste risorse ? È evidente che serve una risposta concreta sulla responsabilità, su chi non ha pagato, sul perché sono state bloccate quelle risorse, nonostante ci fossero mille sollecitazioni sia sul fronte interno del sistema regionale, che su quello europeo.
E poi c’è l'esigenza di fare un piano d'azione che tolga quello che diventa l'elemento cardine della distruzione del settore lattiero-caseario della Sardegna e dello stesso pecorino romano Dop e cioè quello che sta accadendo nelle segrete stanze della politica del Partito Democratico e di qualche organizzazione di categoria, che stanno facendo di tutto perché nel Lazio possano essere foraggiate attese o aspettative che vedono la registrazione, nel registro dei brevetti, di un marchio «Cacio romano» totalmente illegittimo e illegale rispetto alle norme nazionali e internazionali. Dall'accordo di Stresa, dal 1961 in poi, è vietato utilizzare la parola «Romano», nome proprio di un prodotto lattiero-caseario che riguarda alcune regioni – tra queste la Toscana, la Sardegna e il Lazio – che non può essere derubricato a mera rivendicazione geografica. Ci sono norme che lo Stato italiano ha l'obbligo di tutelare nel registro brevetti, perché era dovere del Ministro impugnare quella registrazione, chiedere al Ministero dello sviluppo economico il motivo per il quale quella registrazione è stata fatta senza l'avallo e senza il parere – io credo vincolante – del Ministero dell'agricoltura. C’è un silenzio-assenso del Ministro dell'agricoltura, in collusione di fatto con gli interessi del Lazio, da una parte, e contro quelli della Sardegna, dall'altra. Ed è evidente che questo non può essere in alcun modo accettato.
E veniamo a quello che il Ministro in queste ore ha detto. Quindi, spero, auspico, oso sperare che il rappresentante della Presidenza del Consiglio ministri non voglia reiterare quello che ha detto qualche ora fa il Ministro dell'agricoltura. Ha detto ieri, a tarda sera: «Ho firmato un decreto per sbloccare 40 milioni di euro dei fondi saldo della politica agricola comunitaria». Già l'affermazione di aver firmato un decreto, riportata a piene pagine da alcuni quotidiani, è destituita di qualsiasi senso e fondamento giuridico perché il Ministro non ha la competenza di firmare alcun decreto di erogazione di Pag. 13fondi della PAC, che spettano allo strumento pagatore, appunto all'AGEA e non certo al Ministro. E se fosse stato il Ministro l'autorità competente a firmare quel decreto, perché ha atteso la manifestazione che si è svolta nei giorni scorsi a Cagliari per sollecitare risposte sul settore complessivamente ? Per quale motivo un Ministro cala la maschera e assume il ruolo di colui che lancia le briciole e ciò che è dovuto diventa un favore, anziché il rispetto di un diritto negato per due anni al pagamento di quei contributi alle organizzazioni agricole e sostanzialmente al mondo agropastorale e agrario della Sardegna ? Per quale motivo fa pesare il suo ruolo con un'informazione del tutto infondata, cioè la firma di un decreto per dare 40 milioni ? È falso. Il Ministro, non solo non ha firmato nessun decreto, ma semmai l'AGEA deve sbloccare quei 40 milioni o anche di più, che sono soldi già stanziati, già ripartiti nel 2013-2014 a favore degli allevatori della Sardegna. Erano soldi che competevano per riparto nazionale ed europeo ai sardi, agli allevatori della Sardegna, agli agricoltori della Sardegna, quindi imputarsi questo – come hanno fatto alcuni consiglieri regionali, andando in combriccola dal Ministro per farsi elargire ciò che era dovuto – è vergognoso sul piano istituzionale e immorale su quello politico ed è evidente che, quando si fanno affermazioni di tale portata, si dà la connotazione esatta di questo Governo. E poi aiuti diretti per il miglioramento qualitativo della produzione; si dice: darà il Ministro Martina il 50 per cento di 6 milioni alla Sardegna per quanto riguarda l'abbattimento o la sostituzione delle femmine adulte di età superiore ai quattro anni, cioè 3 milioni di euro. Facciamo un semplice calcolo: in Sardegna ci sono 3 milioni di capi ovini: un terzo sono femmine adulte e quindi un milione; se dovessero essere ripartiti questi 3 milioni, vuol dire che stiamo dando 3 euro a capo per eliminare quel tipo di animale, 3 euro a capo.
Bisogna dire agli agricoltori e allevatori della Sardegna che questo Ministro si è impegnato a dare 3 euro per eliminare un capo ovino ancora in piena produzione, con una elargizione da rottamazione da quattro soldi, da elemosina di Stato. È evidente che stiamo di fronte a farneticazioni senza precedenti.
Cosa dire del paniere nel Bando indigenti ? Sono stati stanziati 13,5 milioni a livello nazionale e dice il Ministro: «Daremo un contributo di 4 milioni». Vuol dire che su uno stock giacente di eccedenza di 100 mila quintali questo Ministro si candida a fare acquistare 5 mila quintali di formaggio, ovvero il 5 per cento. Pensa di affrontare il tema dell'eccedenza, quella che si sarebbe creata per il suo omesso controllo, perché il Ministero aveva il compito di controllare e quindi è evidente che anche su questo il tracollo del prezzo del latte è 0,50, meno di una bottiglietta di mezzo litro d'acqua in qualsiasi distributore automatico di Roma o di qualsiasi altra città.
Quindi è evidente che c’è una responsabilità che è in capo totalmente al Governo, che il Governo ha il dovere di risolvere alla radice, perché non si tratta – come ho detto inizialmente – di un settore marginale dell'economia dalla Sardegna, ma si tratta di una risoluzione strategica, dove le produzioni hanno una rilevanza nazionale e internazionale per un settore che deve essere tutelato e non invece offeso, come è capitato in questi giorni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.

GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Le competenze dell'onorevole Pili sono assolutamente fuori discussione e anche la sua abilità di interlocutore d'Aula è nota per essere particolarmente qualificata. Io però vorrei riprendere la ragione per cui oggi il Governo è qui presente.
L'onorevole Pili ha presentato un'interpellanza con la quale chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali su una serie di questioni. Io posso garantire all'onorevole Pili che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiaramente tra le proprie priorità i temi Pag. 14della Sardegna, come prova la discussione in atto proprio in questi giorni, per risolvere importanti questioni di finanza pubblica che riguardano la Sardegna. Quindi l'attenzione del Governo per la Sardegna è al massimo livello, ma oggi l'interpellanza riguarda alcune questioni specifiche e puntuali, che sono state rivolte al Ministro dell'agricoltura e le risposte vengono dal Ministro dell'agricoltura, perché così dall'onorevole Pili è stato richiesto.
Premetto innanzitutto che c’è il massimo impegno del Ministero delle politiche agricole nella tutela del pecorino romano DOP e della sua filiera strategica, a partire dalla salvaguardia del reddito degli allevatori sardi. In quest'ottica sono molteplici gli interventi messi in campo, anche in queste ore, dal Ministero per le politiche agricole forestali, al fine di contrastare la fase complessa di mercato con la caduta del prezzo del latte alla stalla e delle quotazioni del formaggio DOP.
Per quanto attiene alla capacità di regolare la produzione e ridurre al massimo la differenza tra la quotazione di un prodotto ed altri, evidenzio che per quanto riguarda il pecorino romano esiste un piano di regolazione dell'offerta 2016-2018, che è stato presentato dal Consorzio del formaggio pecorino romano in conformità della normativa comunitaria ed è stato approvato da più dei due terzi dei produttori di pecorino romano, nonché da questo stesso Ministero. Il piano è applicabile nei confronti di tutte le aziende che producono il formaggio pecorino romano DOP. Il piano suddetto non contempla l'attribuzione di indicazioni di produzione a livello di regioni, in quanto è il Consorzio pecorino romano DOP ad assegnare le indicazioni di produzione ad ogni singola azienda, sulla base delle produzioni certificate nei precedenti anni. Pertanto le indicazioni di produzione sono un diritto di ogni singola azienda non modificabile dell'amministrazione. Si tratta però di uno strumento importante per la stabilizzazione del prezzo del prodotto e dei ricavi degli allevatori.
Per quanto poi attiene alle aspettative di una maggiore tutela del segmento laziale dei produttori, evidenzio che il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, pur nell'impossibilità di intervenire direttamente nella ripartizione delle indicazioni di produzione tra le aziende, come nella distinzione tra produzione laziale e sarda del pecorino romano DOP, si sta comunque già adoperando per individuare soluzioni condivise.
Per quanto attiene specificamente ai controlli, l'organo di controllo del Ministero delle politiche agricole alimentari forestali svolge tali verifiche in tutte le fasi della filiera dei prodotti lattiero-caseari e in particolare dei formaggi a DOP e IGP, ivi compresi proprio il pecorino romano, il fiore sardo e il pecorino sardo, con accertamenti ispettivi e quali-quantitativi sui requisiti merceologici delle materie prime e dei prodotti finiti, come previsto dai rispettivi disciplinari di produzione.
Per quanto attiene, in particolare, il pecorino romano DOP e le altre succitate produzioni del 2016, sono stati controllati 750 operatori del settore formaggi DOP e IGP, di cui 60 per il DOP pecorino romano, 23 per il DOP pecorino sardo e 40 per il DOP fiore sardo. Sono state comminate 183 contestazioni amministrative, di cui 2 al pecorino sardo e 7 per il fiore sardo, mentre nove notizie di reato alle competenti autorità giudiziarie sono state elevate in relazione ai formaggi DOP e IGP. Si è proceduto altresì a nove sequestri di formaggi DOP e IGP e sono state redatte 96 diffide di cui 20 a carico del fiore sardo. Le principali irregolarità accertate riguardano le contraffazioni del marchio, segno distintivo DOP, l'utilizzo di conservanti non dichiarati o non consentiti, il mancato adempimento degli obblighi di tracciabilità.
Peraltro, con il decreto 14 ottobre 2013 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari in materia di DOP, IGP e STG, l'organo di controllo del Mipaaf è stato individuato quale autorità incaricata di adottare le misure per prevenire o far cessare l'uso illegale delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette, prodotte o commercializzate in Italia. Per contrastare poi i Pag. 15fenomeni di usurpazione delle denominazioni registrate italiane nell’e-commerce, sono stati siglati appositi protocolli d'intesa con i principali player mondiali del settore degli acquisti in rete.
Per quanto attiene alla tematica del riconoscimento del nome «cacio romano», come denominazione di origine protetta del nome, si fa presente che effettivamente presso gli uffici del Mipaaf è presente una richiesta di riconoscimento in tal senso presentata dalla Copal, suffragata dal parere positivo espresso della regione Lazio. La richiesta di riconoscimento del nome «cacio romano» come denominazione di origine protetta è quindi attualmente all'esame e verrà valutata secondo quanto previsto dal regolamento europeo e dal decreto ministeriale del 14 ottobre 2013, anche in funzione di eventuali conflitti con nomi già registrati.
In relazione alla richiesta dell'interpellante di revoca della registrazione del marchio «cacio romano», si fa presente che l'autorità nazionale competente in materia di marchi è il Ministero dello sviluppo economico, Ufficio italiano brevetti e marchi. La procedura di annullamento del marchio può essere attivata ai sensi della vigente normativa da soggetti che ritengano aver subito una lesione dalla registrazione in parola ovvero nei casi in cui i criteri di registrabilità non fossero stati rispettati.
Si fa presente, infine, che la normativa comunitaria stabilisce che i marchi registrati anteriormente alla registrazione di una DOP possono continuare ad essere utilizzati e rinnovati nonostante la registrazione della denominazione.
Fermo restando quanto sopra, si intende rassicurare l'interpellante sul costante lavoro di tutela che questa Amministrazione pone in essere a favore di tutti i prodotti ad indicazione geografica, incluso quindi il pecorino romano DOP. Tale azione è inoltre coordinata con il Consorzio di tutela appositamente riconosciuto ed incaricato del Ministero a svolgere tali compiti sia in sede nazionale che internazionale.
In ultimo, si conferma l'inserimento del pecorino romano DOP nel paniere dei formaggi del Bando per acquisti da destinare agli indigenti, e si precisa che le risorse assegnate dal piano europeo e dal fondo nazionale sono tese ad assicurare un adeguato sostegno al programma alimentare a favore delle persone indigenti, prevedendo la possibilità di fornire una gamma di prodotti da acquisire direttamente sul mercato.
In merito all'erogazione con urgenza delle risorse disponibili, per quanto di competenza, il Ministero ha già dato avvio all'iter necessario all'attuazione delle previsioni del regolamento dell'Unione europea n. 2016/1613 per rendere operative le previste misure di sostegno in risposta alla crisi della zootecnia europea. Per il settore ovicaprino sarà introdotta una misura specifica dell'ammontare previsto di 6 milioni di euro, che prevede un sostegno per la sostituzione di ogni capo femmina di età superiore ai quattro anni al fine del miglioramento qualitativo della produzione; circa il 50 per cento di tale sostegno riguarda allevatori della regione Sardegna.

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURO PILI. Presidente, come avevo purtroppo valutato introducendo la mia interpellanza, il rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri si è limitato ad essere il portavoce del Ministro: questo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che questo Governo non solo non ha attenzionato il tema del settore agropastorale, ma – ha richiamato lo stesso rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri – è in corso una valutazione anche su altre vertenze; ha richiamato quella appunto dei trasferimenti, e anche in quel caso si parla di attenzione del Governo rispetto alla Sardegna.
Ha ragione il rappresentante del Governo: c’è un'attenzione particolare a togliere le risorse agli enti locali della Sardegna. È l'unica regione a cui sono stati tolti i trasferimenti per gli enti locali e le province: c’è un'attenzione particolare per togliere, e non certamente per riconoscere Pag. 16i diritti, perché nessuno chiede di più di quello che dev'essere dato, ma quantomeno il riconoscimento dei diritti; e la non trasformazione di quei diritti tardivi in favori, così come ha fatto il Ministro.
Se quella che invoca il Ministro Martina è la massima tutela del pecorino romano, è come se avessimo messo a guardia di un pollaio una volpe: non penso che le povere galline si sentirebbero tranquille con la volpe alla loro guardia. È evidente che la stessa cosa è per il Ministro Martina messo alla guardia del pecorino romano, perché le parole finali lasciano intendere come il Ministro non conosca le più elementari regole che sovraintendono allo strumento della tutela del pecorino romano di origine protetta, che è risalente alla Convenzione di Stresa: il quale dice che i Governi, e quindi il Governo italiano, si impegnano e sono obbligati a vietare e a reprimere sul loro territorio, nelle lingue del Paese o in lingua straniera, l'uso di designazioni d'origine, denominazioni, indicazioni contrarie a siffatte norme. Questo impegno concerne qualsiasi indicazione non veritiera circa l'origine, la specie, la natura o le qualità specifiche dei formaggi. È vietato ! Per quale motivo il Ministro, complice di quella organizzazione che sta portando avanti anche sul piano referendario, così come è stato qualche mese fa, un'azione di connessione, di connivenza (passatemi questo termine) su un tema come questo, per quale motivo si tenta di aggredire il nome proprio del pecorino romano, introducendo il cacio ? Perché ci sono interessi che stanno in qualche modo guardando in maniera sottile, con la disattenzione della politica regionale sarda, di molti operatori, che nel mercato americano, cioè quello che utilizza l'80 per cento del pecorino romano DOP, c’è un'inversione di tendenza: non più formaggio per determinati utilizzi, quello da grattugia, ma si sta spostando sul versante della speciality, della capacità di andare sulle tavole, cioè quindi di competere sul livello qualitativo ancora superiore.
E mi dovete spiegare, allora, perché, per quale motivo in Sardegna il pecorino romano viene acquistato per 5, 6, 7, 8 euro massimo, e poi viene rivenduto a Roma o a New York a 30, 32, 40 euro al chilo. Chi è che sta guadagnando ? Chi è che sta lucrando ? Chi è che sta speculando su questo ? E c’è un tentativo, ed è quello di acquisire il marchio «cacio romano» (anzi, è stato già registrato, e poi tornerò su questo aspetto), e dall'altra parte di tentare di registrare anche la DOP. Perché il Ministro non dice: non è possibile ? Perché non assume l'onere della risposta, sul piano giuridico, unica possibile, cioè il diniego di quella istanza che è stata fatta dalla regione Lazio, totalmente destituita di fondamento giuridico, in totale contrasto con le norme comunitarie, con tutte le regole e tutte le convenzioni internazionali ?
E quindi è vietato ! E quindi, con questa risposta, si scopre che il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali è complice di quella vicenda, che sta minando alla radice quanto sta avvenendo nel mercato mondiale: lascia una nicchia, la sta aprendo, quella del calcio romano, per andare a sostituire il pecorino romano e per darlo ad una compagine che possa essere di diretto controllo politico, istituzionale ed economico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Cioè una lobby: una lobby che vuole danneggiare il sistema economico della Sardegna, va detto con estrema chiarezza. Perché altrimenti un Ministro competente avrebbe detto: ma com’è stato possibile che il Ministero – e quindi scaraventa la palla al Ministro dello sviluppo economico – abbia inserito nel registro dei brevetti il cacio romano, se quella registrazione doveva passare al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per il parere, io dico vincolante ? Gli atti e le norme e le impugnazioni, opposte anche dal consorzio del pecorino romano, dicono essere tale inserimento totalmente illegittimo, impugnato in tutti i tribunali ? Per quale motivo il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali non si è fatto sentire dal suo omologo dello sviluppo economico ? Silenzio assenso, complicità, connivenza sulla registrazione di un marchio individuale, cacio romano, e poi un lasciapassare, una possibilità di farlo Pag. 17diventare anche DOP: è uno strumento che va a nuocere alla radice, a svuotare alla radice quello che sta avvenendo.
Come si può affermare che ci sia stato un piano di regolamentazione del pecorino romano ? È vero, è approvato; ma come è possibile che dopo un anno e mezzo da quell'approvazione si registri il primo anno un'eccedenza di 100 mila quintali ? Ma di quale piano di regolamentazione stiamo parlando, se c’è un'eccedenza di 100 mila quintali ? Dov'era il Ministero, dov'era l'Ismea, dov'era l'ente, il soggetto regolatore e verificatore di questo ?
Basta andare a vedere sul sito del Ministero, dell'Ismea, l'organismo statistico del Ministero: i dati della Sardegna sono fermi all'anno passato. Non si sa in Sardegna quanto costi il latte, anzi si mettono cifre che sono totalmente destituite di qualsiasi fondamento anche per l'anno passato: è evidente che siamo di fronte a un atteggiamento destituito di qualsiasi fondamento.
E poi, le risorse finanziarie. Richiamano soldi che sono stati bloccati per due anni dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da lui personalmente ! Ma perché dico: da lui personalmente ? Perché non avrebbe dichiarato che emanava un decreto per sbloccarli: perché se ha il potere tecnico-giuridico, amministrativo di emanare un decreto per sbloccarli, era lui il titolare del blocco ! Non poteva essere nessun altro, perché altrimenti avrebbe commissariato l'Agea, avrebbe detto: fuori tutti i funzionari, coloro che sono responsabili di quello strumento pagatore, e me ne assumo io come Ministro la responsabilità. Non è avvenuto: il Ministro ha atteso una modesta azione comunicazionale del suo Ministero in occasione della manifestazione di migliaia di lavoratori agricoli a Cagliari, ed ha atteso quello soltanto per dichiarare appunto ciò che era dovuto, ciò che tardivamente aveva messo in ginocchio le imprese. Perché quei soldi che vengono oggi annunciati, gli agricoltori e gli allevatori li hanno già spesi: li hanno spesi chiedendoli alle banche, e si sono indebitati, e quindi quei soldi che arriveranno, se arriveranno, non saranno sufficienti nemmeno per pagare il debito capitale ! Senza parlare degli interessi di strozzinaggio che banche sarde, pseudosarde in mano alla Banca Popolare dell'Emilia-Romagna stanno usando in Sardegna.
Quindi è evidente che siamo di fronte a un atteggiamento di questo Governo destituito di qualsiasi interesse reale rispetto alla Sardegna. Qualche comunicato stampa che può piacere a chi oggi non governa la regione sarda, di chi non è capace di guardare visione, strategia e che non sa risolvere nemmeno i problemi contingenti. Aver affidato la soluzione a 3 modesti milioni di euro per un comparto che ha centinaia di migliaia di operatori impegnati, è assolutamente un'offesa al comparto ovicaprino, è un'offesa a quei pastori, a quegli allevatori che lavorano giorno e notte in campagna, è un'offesa alla Sardegna e ai sardi che meritavano da questo Governo più attenzione e più responsabilità; ed è per questo motivo che già nei prossimi giorni la mobilitazione in Sardegna sarà sempre crescente contro questo Governo, contro questa regione incapaci di dare risposte concrete.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 6 febbraio 2017, alle 15,30:

1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (C. 4200-A).
Relatore: Laforgia.

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2. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
D'INIZIATIVA POPOLARE: Trattati internazionali, basi e servitù militari (C. 2-A).
Relatori: Manciulli, per la maggioranza; Manlio Di Stefano, di minoranza.

3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Vezzali, Valiante, Calabrò, Fitzgerald Nissoli, Latronico ed altri n. 1-01412 e Rondini ed altri n. 1-01495 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la diffusione del citomegalovirus.

La seduta termina alle 10,55.