XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 436 di venerdì 5 giugno 2015

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Chaouki, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Gregorio Fontana, Manciulli, Merlo, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 9,35).

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge:
ETTORE LOMAGLIO SILVESTRI, da Bari, chiede l'istituzione di una Commissione di inchiesta sulla «banda della Magliana» e sulla vicenda denominata «Mafia capitale» (908) – alla II Commissione (Giustizia);
ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede misure per una migliore organizzazione dell'azienda ospedaliera di Cosenza (909) – alla XII Commissione (Affari sociali);
STEFANO CASABIANCA, da Catania, chiede norme per regolamentare e promuovere le attività di vendita di merci usate (910) – alla X Commissione (Attività produttive);
LUCIANO GRECO, da Fuscaldo (Cosenza), chiede:
l'incremento delle risorse destinate al Corpo dei vigili del fuoco, al Dipartimento della Protezione civile e al servizio 118 (911) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'unificazione delle Forze di polizia (912) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
ROMOLO RICCI, da Pistoia, chiede nuove norme in materia di elezioni comunali (913) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCA ROMANA ORLANDO, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono Pag. 2misure per ridurre l'inquinamento da campi elettromagnetici derivante da dispositivi elettronici (914) – alla VIII Commissione (Ambiente);
RENATO LELLI, da San Pietro in Cariano (Verona), chiede:
iniziative per il rientro in Italia dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (915)alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
che sia garantita la trasparenza delle trattative relative al trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti e che esso non sia approvato ove comporti restrizioni dei diritti dei cittadini europei (916) – alla III Commissione (Affari esteri);
che negli estratti di nascita siano indicati i nomi dei genitori (917) – alla II Commissione (Giustizia);
GIOVANNA LAFACE, da Verrucchio (Rimini), e numerosissimi altri cittadini chiedono la reiezione del disegno di legge recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (918) – alla VII Commissione (Cultura);
CARMINE GONELLA, da Bromley (Regno Unito), chiede l'introduzione di un nuovo sistema elettorale, denominato «uniproporzionale» (919) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
ROBERTA RAVELLO, da Cesenatico (Forlì Cesena), chiede interventi a tutela del benessere degli equini (920) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
ELENA CAMBIERI, da Borgo San Siro (Pavia), chiede:
nuove norme a tutela dei cittadini da eventuali abusi commessi da esponenti delle Forze dell'ordine (921) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'utilizzazione degli immobili e degli altri beni confiscati alla criminalità organizzata alle persone indigenti (922) – alla II Commissione (Giustizia);
che le persone indigenti possano utilizzare gratuitamente i mezzi di trasporto pubblici (923) – alla IX Commissione (Trasporti);
ELENA CAMBIERI e MICHELANGELO DI PIETRO, da Borgo San Siro (Pavia), chiedono:
interventi per tutelare i cittadini dagli errori giudiziari (924) – alla II Commissione (Giustizia);
l'introduzione dell'obbligo di distribuire a fini di solidarietà sociale i prodotti alimentari invenduti (925) – alla XII Commissione (Affari sociali);
MICHELANGELO DI PIETRO, da Borgo San Siro (Pavia), chiede l'introduzione dell'insegnamento della Costituzione italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nelle scuole (926) – alla VII Commissione (Cultura);
MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede nuove norme in materia di accesso alle Forze di polizia (927) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede la semplificazione delle procedure per accedere alle prestazioni socio-assistenziali (928) – alla XII Commissione (Affari sociali);
FRANCESCO TRANE, da Roma, chiede la soppressione del quorum di partecipazione per la validità delle consultazioni referendarie (929) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIOVANNI SALVATI, da Roma, chiede iniziative per garantire la trasparenza e l'obiettività delle procedure di reclutamento e assunzione nelle pubbliche amministrazioni e nelle società pubbliche (930) – alla XI Commissione (Lavoro);
ROSSELLA CANTONI, da Gattatico (Reggio Emilia), e numerosissimi altri cittadini chiedono l'approvazione della proposta di legge recante dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Cervi (931) – alla VII Commissione (Cultura);Pag. 3
WANDA GUIDO, da Penna in Teverina (Terni), chiede che non siano approvati interventi volti a sopprimere il Corpo forestale dello Stato, anche in relazione a quanto disposto in materia dal disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (atto Camera n. 3098) (932) – alla I Commissione (Affari costituzionali).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a garantire un'adeguata dotazione organica del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per la regione Sardegna – n. 2-00986)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Capelli e Dellai n. 2-00986, concernente iniziative di competenza volte a garantire un'adeguata dotazione organica del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per la regione Sardegna (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Capelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente, la illustrerò molto brevemente comunque. L'interpellanza nasce dalla necessità di fare il punto sugli impegni assunti dal Governo alla fine del 2014, impegni a trasferire rapidamente 250 vigili del fuoco sardi che attualmente operano in altre regioni italiane. È un fatto diverse volte sollecitato in quest'Aula, anche con precedenti interpellanze, ma di cui non si è avuta ancora notizia di una concreta attuazione.
Anzi, secondo quanto disposto dal dipartimento dei vigili del fuoco con la circolare n. 0023158 del 14 maggio 2015, riguardante la mobilità del personale avente la qualifica di vigile permanente, saranno solo sessanta i vigili del fuoco trasferiti in Sardegna, ma, contemporaneamente, per effetto dei passaggi di qualifica a capo squadra, ci saranno quindici partenze verso i comandi della penisola, che ridurranno ancora l'organico dell'isola.
Il problema dell'organico viene evidenziato con chiarezza anche dalla nota della direzione regionale per la Sardegna dei vigili del fuoco e della difesa civile (protocollo n. 0009078 del 5 dicembre 2014), relativa alla bozza del decreto inerente l'aggiornamento delle dotazioni organiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, distribuita alle organizzazioni sindacali il 21 novembre 2014.
Tale impegno per il trasferimento è stato ribadito anche di recente, qualche mese fa, dal sottosegretario per l'interno, l'onorevole Gianpiero Bocci, che accompagnato dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha fatto visita ai comandi dei vigili di Nuoro e di Sassari. Duranti questi incontri con le autorità e il personale in servizio di quei comandi, l'onorevole Bocci ha assunto e ribadito l'impegno: il trasferimento di circa 250 vigili del fuoco sardi oggi in servizio presso i comandi della penisola.
Questo impegno è assunto anche a seguito – è utile ricordarlo – dell'ultima tragica alluvione, che ha fatto registrare 18 vittime (successivamente 19, per l'esattezza), e dopo che i comandi dei vigili del fuoco della Sardegna, come è accaduto in occasione di altre calamità che hanno colpito l'isola, hanno potuto avere un supporto di uomini e mezzi da parte dei colleghi continentali solo quando erano trascorse 36 ore dall'evento.
Ho detto che sarò breve nell'illustrazione, perché il caso è conosciuto dal sottosegretario e dal Ministero. Gli impegni sono chiari e sottoscritti dalle parti. Vorrei soltanto aggiungere una considerazione, che è quella relativa alla convenzioni con le regioni e, in particolare, con la regione Sardegna. Dalle notizie di stampa sembrerebbe che la regione Sardegna Pag. 4non abbia ancora sottoscritto la convenzione con il Ministero anche per la presa di posizione delle sigle sindacali. I motivi del rifiuto sono legati al numero sempre più ridotto dell'organico, come appunto già detto, oltre che all'obsolescenza dei mezzi da utilizzare, ormai inadeguati ad affrontare situazioni di grave emergenza, e all'assoluta insufficienza dei fondi stanziati da parte della regione Sardegna: 600 mila euro, a fronte di una campagna che nel 2014 è costata 56 milioni di euro. Con questi 600 mila euro si dovrebbero pagare gli straordinari del personale, fare il pieno del carburante, riparare i mezzi. È chiaro e risulta subito evidente che non può essere sufficiente.
Quindi in pratica, riepilogando quanto indicato nell'interpellanza, si chiede se non si ritenga necessario accelerare la realizzazione delle promesse degli impegni assunti dal Governo nello scorso novembre, trasferendo rapidamente i circa 250 vigili del fuoco sardi presenti nelle altre regioni italiane, ponendo un primo rimedio alle indubitabili carenze di organico presenti nel Corpo dei vigili del fuoco della Sardegna, anche visto l'approssimarsi della campagna antincendi.

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signora Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno gli onorevoli Capelli e Dellai richiamano nuovamente l'attenzione del Ministero dell'interno sulle dotazioni organiche delle strutture del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Sardegna, che, secondo gli interpellanti, risulterebbero insufficienti. Ciò anche alla luce del fatto che durante la stagione estiva l'isola è pesantemente colpita dal fenomeno degli incendi boschivi.
Voglio subito rassicurare gli interpellanti che l'impegno del Governo verso il Corpo nazionale è massimo ed è diretto a garantire una razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse disponibili sull'intero territorio nazionale, con evidenti ripercussioni positive anche in Sardegna. Testimonianza concreta di questo impegno è costituita dall'incremento di 2 mila vigili del fuoco che è stato apportato negli ultimi due anni alla dotazione organica del Corpo a livello nazionale, per effetto dei decreti-legge n. 101 del 2013 e n. 90 del 2014. Ben 186 unità, pari quasi al 10 per cento dell'incremento nazionale, sono state assegnate alle strutture del Corpo nazionale in Sardegna. Attualmente, pertanto, la dotazione organica in tale regione è stata elevata a 1.499 unità operative, incluso il personale specialista, mentre le presenze effettive ammontano a 1.363 unità.
La differenza di 136 unità sarà colmata gradualmente attraverso le procedure di mobilità, ovviamente favorendo il personale originario della Sardegna, nonché attraverso le assunzioni di personale disposte ai sensi del predetto decreto-legge n. 90 del 2014.
Quanto alla citata mobilità, informo che attualmente è in corso una procedura per 618 unità con la qualifica di vigile del fuoco, per la quale i posti riservati alla regione Sardegna saranno pari a 60 e corrispondono a ben il 10 per cento dei posti destinati all'intero territorio nazionale.
Venendo, poi, all'altro problema sollevato dagli interpellanti, quello dell'emergenza degli incendi boschivi durante la stagione estiva, posso affermare che anche su questo fronte l'impegno è ai massimi livelli, in considerazione del fatto che la regione è particolarmente colpita, ormai da molti anni, dal fenomeno. In tale ambito, la direzione regionale provvede al potenziamento del dispositivo di soccorso ordinario con risorse strumentali e umane, sulla base di specifiche convenzioni per la campagna antincendi boschivi, che di anno in anno sono sottoscritte con la regione Sardegna. Per il corrente anno l’iter procedurale per la stipula della convenzione è tuttora in corso.
In ogni caso, la direzione regionale, in accordo con il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, ha già previsto il rafforzamento, con Pag. 5le proprie disponibilità finanziarie, dei presidi destinati al contrasto degli incendi boschivi attraverso l'autorizzazione al richiamo di ben 800 vigili volontari discontinui, corrispondenti al 20 per cento delle risorse da impiegare sull'intero territorio nazionale. Aggiungo, inoltre, che il Dipartimento della protezione civile, secondo quanto stabilito dalla legge n. 353 del 2000, ha previsto, per l'imminente stagione estiva, la dislocazione di un canadair presso l'aeroporto di Olbia per le esigenze dell'isola. Nelle giornate ritenute più critiche, il predetto mezzo verrà integrato da un ulteriore velivolo della flotta aerea antincendio.
Per quanto riguarda, poi, l'efficacia della risposta del dispositivo di soccorso dei vigili del fuoco nel territorio sardo – altro tema affrontato nel documento parlamentare –, ritengo di poter affermare che i tempi di intervento sono generalmente in linea con quelli delle altre sedi del territorio nazionale, caratterizzate dalla stessa struttura morfologica.
Soggiungo che le sezioni operative della colonna mobile regionale della Sardegna sono predisposte ad affrontare tutte le calamità di carattere nazionale. In tali casi, tuttavia, intervengono prioritariamente le sezioni operative di regioni limitrofe.
Voglio, infine, evidenziare che finora non ha trovato favorevole accoglimento la strategia proposta dal Corpo nazionale alla regione per l'effettuazione di investimenti, sulla base di piani anche pluriennali, da destinare all'acquisto di specifiche risorse strumentali (in modo particolare, automezzi di contrasto e attrezzature), necessarie al contenimento e al contrasto nel tempo del rischio di incendi di bosco, a conservazione del patrimonio della natura, della flora e della fauna locale.

PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, signor Presidente. Sottosegretario, per quanto riguarda la prima parte sono sicuramente soddisfatto: il piano di intervento, di trasferimento è quello noto, quello più volte riportato e ribadito, come da me ricordato anche nell'interpellanza, dagli impegni del Governo e dal Ministro dell'interno nella sua visita in Sardegna e dal sottosegretario Bocci.
L'interpellanza urgente intendeva richiamare la necessità di stringere i tempi su tutto il piano, che è stato ben rappresentato dal sottosegretario Bocci sia per quanto riguarda la mobilità sia per quanto riguarda il concorso sia per le convenzioni. Si dichiara che l'iter è ancora in corso, ma la campagna antincendi è alle porte, se non possiamo dire, viste le temperature, già iniziata, così come l'utilizzo degli 800 vigili discontinui. Non mi è chiaro, sottosegretario, se la dislocazione di un canadair su Olbia sia aggiuntiva, non so se avrà modo di chiarirmi poi questo aspetto della disponibilità di ulteriori canadair, ad esempio sulla base di Elmas verso il sud della Sardegna, su Cagliari, o se quella del canadair sia l'unica dotazione per i 24 mila chilometri quadrati dell'isola.
Mi permetta di sottolineare che, purtroppo, in contraddizione con quanto da lei affermato, la realtà ci dice che gli interventi, vista la situazione morfologica da lei richiamata nell'isola e come dimostrato e richiamato nell'interpellanza, non possono e non sono in grado di avvenire nei tempi idonei per le emergenze. Lo dimostra il caso, come ricordato nell'interpellanza, dell'alluvione su Olbia, durante la quale l'intervento delle regioni limitrofe è potuto avvenire soltanto 36 ore dopo l'evento e non immediatamente, come avviene in altre regioni. Non ho capito neanche come si può pensare che si possa avere un intervento da regioni limitrofe, come da lei richiamato, nell'isola. Forse questa affermazione era ironica...
Quindi, io credo che, per quanto riguarda gli impegni, niente c’è da dire: gli impegni sono quelli già assunti, già presi e richiamo, per l'ennesima volta, la necessità di onorare gli impegni tempestivamente, per non incorrere in situazioni sgradevoli e problemi seri, che hanno a che vedere con gli interventi immediati dei vigili del Pag. 6fuoco, un Corpo che in Sardegna è determinante e importante per la sicurezza dell'ambiente e per la sicurezza dei cittadini. Conto sul fatto che questi impegni da lei richiamati e, per l'ennesima volta, riportati possano avere corso nell'immediatezza e non magari alla fine della stagione antincendi della Sardegna.

(Chiarimenti e iniziative in merito all'applicazione della procedura per la sospensione dalla carica del presidente della giunta regionale di cui al decreto legislativo n. 235 del 2012, con riferimento al caso della Campania – n. 2-00989)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente Russo e Brunetta n. 2-00989, concernente chiarimenti e iniziative in merito all'applicazione della procedura per la sospensione dalla carica del presidente della giunta regionale di cui al decreto legislativo n. 235 del 2012, con riferimento al caso della Campania (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Onorevole Viceministro, come ella saprà, il 31 maggio scorso si sono svolte le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Campania. Alla carica di presidente della regione è stato eletto, allo stato e salvo ulteriori verifiche da parte dei competenti uffici centrali circoscrizionali e centrale regionale, il candidato Vincenzo De Luca.
Questo candidato risulta attualmente condannato in primo grado con la sentenza del tribunale di Salerno n. 153 del 2015, per i reati di cui agli articoli 81, 110 e 323 del codice penale.
Ai sensi dell'articolo 8, commi 1, lettera a), e 3, del decreto legislativo cosiddetto Severino, per capirci, i titolari della carica di presidente di regione, che abbiano subito una condanna in primo grado proprio per questi reati, sono sospesi di diritto dalla stessa carica per un periodo di diciotto mesi.
La prevalente e ormai consolidata giurisprudenza indica come la sospensione di diritto operi con effetto dichiarativo sin dal momento stesso in cui è intervenuta la sentenza di condanna. Pertanto, la sospensione del candidato in questione, ove risultasse proclamato presidente della regione, dovrebbe naturalmente essere disposta – immagino – senza indugio e con effetto immediato. Ma l'amministrazione dello Stato – dell'interno – ben conosce questa sentenza penale, e la conosce perché l'amministrazione dell'interno ha già proceduto, proprio in conseguenza di questa sentenza penale, con provvedimento del prefetto di Salerno, a sospendere quel medesimo candidato dalla carica di sindaco di Salerno, che allora ricopriva, proprio in applicazione dell'articolo 10 dello stesso decreto legislativo.
Allora, Viceministro, sulla base della predetta interpretazione, chiediamo se, nelle predette circostanze, il prefetto di Napoli, in applicazione dell'articolo 8, comma 4, del citato decreto legislativo, non debba procedere subito a dare comunicazione della citata sentenza penale del tribunale di Salerno – a chi ? – al Presidente del Consiglio dei ministri, subito, ora, senza attendere ulteriori elementi o, viceversa, non appena avvenuta la proclamazione a presidente della regione del candidato Vincenzo De Luca. Il tutto, comunque ed indubitabilmente, ai fini di un medesimo obiettivo previsto dalla norma e, cioè, l'adozione tempestiva del conseguente provvedimento di sospensione dalla carica di presidente della regione Campania da parte del Consiglio dei ministri.
Mi pare che in questo senso ci siano dei precedenti: aspettiamo con piacere di ascoltare qual è la posizione del Governo, avendo anche la certezza che non può essere una posizione che si allontana dalla norma e dalla prassi che si è registrata negli ultimi anni.

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

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FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signora Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno gli onorevoli Russo e Brunetta richiamano l'attenzione del Governo sulla situazione di Vincenzo De Luca, eletto Presidente della giunta regionale della Campania nelle consultazioni dello scorso 31 maggio, ma condannato in primo grado dal tribunale di Salerno per abuso d'ufficio, reato per il quale il decreto legislativo n. 235 del 2012 prescrive la sospensione di diritto dalla carica citata.
In particolare, gli onorevoli interpellanti, partendo dalla considerazione che la sentenza di condanna del predetto tribunale è già nota all'amministrazione dell'interno in persona del prefetto di Salerno, chiedono di sapere se il prefetto di Napoli non debba procedere immediatamente a dare comunicazione della sentenza medesima al Presidente del Consiglio dei ministri sin d'ora o non appena avvenuta la proclamazione di Vincenzo De Luca a presidente della regione.
Non vi è dubbio che le disposizioni del decreto legislativo n. 235 del 2012 in tema di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo siano ispirate al principio della celerità dell'azione amministrativa, ovviamente una volta che si siano avverati i presupposti per l'applicazione delle misure di rigore previste dallo stesso provvedimento.
Tra tali presupposti vi è, in primo luogo, per quel che interessa in questa sede, la proclamazione dell'elezione del presidente della giunta regionale della Campania da parte dell'ufficio centrale regionale presso la corte di appello di Napoli; proclamazione che, ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale Campania n. 4 del 2009, è formalizzata nel processo verbale redatto dall'ufficio centrale medesimo e, riporto testualmente: «consegnato alla presidenza provvisoria del consiglio regionale, nella prima adunanza del consiglio stesso, che ne rilascia ricevuta».
È la proclamazione degli eletti, dunque, debitamente ufficializzata, che viene a concretare, nella fattispecie, il presupposto per il tempestivo avvio del procedimento di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 235, finalizzato all'adozione della sospensione, di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri.
Ricordo che l'omologo provvedimento prefettizio, disposto nei confronti del signor Vincenzo De Luca allorché ricopriva l'incarico di sindaco di Salerno, rappresentava l'esito di un procedimento diverso, non solo in ragione della carica rivestita dall'interessato e dell'organo competente all'adozione della misura, ma anche per la significativa circostanza di essere intervenuto nel corso del mandato elettivo, non rilevando, dunque, ai fini della sospensione, il presupposto costituito dalla proclamazione degli eletti. Si tratta di una circostanza che attiene, comunque, al piano giuridico, non certo a quello della sollecitudine degli adempimenti amministrativi da parte degli organi dell'Amministrazione dell'interno interessati, che verrà in ogni caso assicurata analogamente a quanto accaduto in precedenza.

PRESIDENTE. Il deputato Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PAOLO RUSSO. Signora Presidente, devo dire: più che soddisfatto, sono preoccupato. Preoccupato rispetto alla sostanza. Qui siamo al cospetto di una norma, di una norma chiara, di una norma conosciuta, non di una norma che va interpretata per la prima volta e mi aspetto che, prima che un cittadino rispetti la norma, sia il Governo stesso a rispettarla.
Intanto ho apprezzato il fatto che il Governo escluda di intervenire con proprio provvedimento, se non ho capito male, che escluda di metterci mano, che escluda, insomma, di intervenire con un proprio decreto. D'altronde, mi pareva evidente; è difficile leggere gli estremi della necessità e dell'urgenza in un pasticcio tutto interno a un partito che nulla ha a che vedere con una vicenda che, purtroppo, complica la vita di milioni di cittadini campani, dando loro una prospettiva sempre minore sul fronte della certezza e sempre maggiore sul fronte Pag. 8dell'incertezza istituzionale e della difficile capacità nell'affrontare le sfide pur necessarie che quella regione meriterebbe.
In questo mese, abbiamo assistito all'utilizzo, anche da parte del Presidente del Consiglio, di armi straordinarie tese alla distrazione di massa, per spiegare che in qualche modo ciò che la norma prevedeva non sarebbe poi stato applicato. Oggi, registriamo che il presidente De Luca sarà sospeso tempestivamente, celermente. Mi chiedo, però – ed escludo che sia una ricerca semantica, leguleica, dilatoria, la sottile distinzione nell'aspetto per il quale l'Amministrazione dell'interno già conosce questa sentenza, già conosce gli estremi e i rilievi di questa sentenza – per quale ragione non informare subito formalmente il Presidente del Consiglio in modo tale da garantire che questa celerità non consenta ulteriori titubanze, non consenta infingimenti, non consenta, intanto, di perdere ulteriore tempo.
Né mi convince straordinariamente il tentativo disquisitorio sulla sospensione: quanto incide e da quando parte. È evidente che ogni atto prodotto da un presidente di fatto sospeso, per quanto proclamato, è in sé nullo ! Quindi, non voglio indicare come possano talune furbizie generare ulteriori complicazioni, né posso permettermi di farlo al Governo, ma è evidente che questo tentativo dilatorio non consentirà, sul piano strettamente formale, di avere alcun tempo per poter fare alcun atto, perché ogni atto è da subito nullo ! Taluni sostengono, ed ella lo saprà, che addirittura è nulla la proclamazione stessa, ma questa è vicenda più ardita sul piano tecnico-giuridico.
Né credo sia rilevabile la distinzione, che pure è stata fatta da autorevoli giuristi, per quanto incaricati di importanti funzioni di governo e, quindi, sicuramente non più, diciamo, terzi, tra la sospensione necessitata nella norma e l'eventuale decadenza che si potrebbe determinare. Si sappia che, in assenza del nuovo governo, non vi è una vacatio, vi è un governo esistente e, quindi, nessuna questione rileva ai fini della continuità di un governo, della necessità che un governo vi sia, della assoluta necessità che un governo possa continuare a svolgere le sue funzioni.
La legge nazionale già prevede che, sin quando non si insedia nella pienezza delle funzioni il nuovo governo regionale, la continuità è garantita ed assicurata esattamente dal precedente governo.
Rilevo che siamo al cospetto di una spregiudicata azione senza la norma ? Non credo, semmai è contro la norma ! Semmai mi preoccupo perché questa deriva contro la norma, laddove fosse del Governo, sarebbe degna di Paesi a scarsa tradizione democratica e comprendo la scarsa propensione al rispetto della norma da parte del presidente neoeletto, era nota la norma ! Ovviamente non posso non meravigliarmi che questa scarsa propensione possa in qualche modo essere fatta propria dal Presidente del Consiglio e dal Governo, che addirittura possa sentirsi mobilitato per fantasiose interpretazioni, per singolari forzature, per esasperazioni normative e, addirittura, tentativi maldestri contra legem. Se proprio si rileva una necessità e si vuole aiutare un amico in difficoltà – un tempo si diceva un compagno che ha sbagliato – si abbia il coraggio di venire in Parlamento, si abbia il coraggio della propria volontà, se è quella ! Si vuole cambiare una norma che ha già sanzionato decine e decine di amministratori pubblici, che è servita per punire l'avversario di sempre, Silvio Berlusconi, e si vuole modificare questa norma o interpretarla a propri fini perché ciò renderebbe il candidato del PD, come peraltro già si sapeva, sospeso ? Ci si assuma questa responsabilità e si venga in Parlamento, ma non si facciano furbizie, non si scelgano strade impervie, non si adottino strumentalmente interpretazioni che possono soltanto danneggiare il Paese, prima che danneggiare la Campania !
Vengano in Parlamento, si disveli la vostra propensione al rispetto della norma e della legalità. Ovviamente, noi vi aspetteremo qui, in Parlamento, nelle piazze campane e non, avendo voi ridotto una regione sul lastrico sino a 5 anni fa e, a distanza di 5 anni, provate a farla ricadere e a farla precipitare nell'incertezza e nell'ingovernabilità. Pag. 9La Campania e i campani non hanno bisogno di questo e avrebbero bisogno di un presidente e un Governo nel pieno delle funzioni, non pasticci di questa natura. Avrebbero bisogno di quello che stavamo provando a fare, ossia più sviluppo, più lavoro, più speranza, altro che cause, cavilli, decreti, interpretazioni e furbizie che danno, però, la cifra etica di quel presidente neoeletto e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a garantire il pieno funzionamento dell'Agenzia per la coesione territoriale e il tempestivo utilizzo dei fondi strutturali del periodo di programmazione in corso – n. 2-00984)

PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza urgente Galgano ed altri n. 2-00984, concernente iniziative volte a garantire il pieno funzionamento dell'Agenzia per la coesione territoriale e il tempestivo utilizzo dei fondi strutturali del periodo di programmazione in corso (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo alla deputata Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, Viceministro Bubbico, buongiorno. La nostra interpellanza riguarda i fondi europei che sono le risorse importanti che l'Europa mette a disposizione degli Stati per il loro sviluppo e per l'occupazione. È notizia riportata da tutti i giornali che noi rischiamo di sprecare 12 miliardi della programmazione dei fondi europei del 2007-2013 e che i progetti che riguardano la programmazione 2014-2020 sono in ritardo. Per fronteggiare questa situazione di crisi, nel 2013 noi in Parlamento avevamo approvato la costituzione dell'Agenzia per la coesione territoriale che aveva proprio lo scopo di supportare le regioni e i ministeri le cui inefficienze sono spesso responsabili del mancato utilizzo dei fondi per la velocizzazione della progettazione e la qualità dei progetti che questi enti propongono a Bruxelles. Ora, dal 2013 ad oggi sono passati più di due anni e non risulta ancora insediato il comitato direttivo dell'Agenzia per la coesione territoriale e questo a noi sembra molto grave visto che, per la ripresa del Paese, gli investimenti che garantiscono l'utilizzo dei fondi europei sono assolutamente indispensabili. Quindi, noi le chiediamo cosa il Governo intende fare per evitare che vengano sprecati i 12 miliardi della programmazione precedente e cosa intende fare per velocizzare la partenza dell'Agenzia per la coesione territoriale che sarebbe dovuta partire ieri e che noi chiediamo, almeno, di far partire per l'oggi.

PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signora Presidente, nel corso del 2014 il ritmo di spesa della programmazione comunitaria 2007-2013 è aumentato, come dimostra l'avanzamento della spesa certificata al 31 dicembre 2014, con un incremento di circa 20 punti percentuali dall'inizio dell'anno, che ha consentito all'Italia di raggiungere il terzo migliore risultato dell'Unione europea.
In particolare, alla scadenza del 31 dicembre 2014 il totale delle spese certificate alla Commissione europea in attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali ha raggiunto un importo pari a 33 miliardi di euro, corrispondente al 70,7 per cento del complesso delle risorse programmate (di cui 77,9 per cento nelle regioni dell'Obiettivo competitività e occupazione e 67,3 per cento nelle regioni della Convergenza).
Tale valore è superiore sia al target comunitario, per 1,9 miliardi di euro, sia al target nazionale fissato per monitorare l'avanzamento della spesa nel corso dell'anno (67,7 per cento).
Circa un terzo dei 7,9 miliardi di euro certificati fra gennaio e dicembre 2014 era a rischio disimpegno. Per fronteggiare tale rischio, si è rafforzato l'affiancamento sul Pag. 10campo attraverso task force dedicate per le regioni con maggiori criticità – segnatamente Calabria, Campania e Sicilia – e, da ultimo, attraverso l'istituzione di una task force dedicata al rafforzamento dell'attuazione del programma operativo nazionale reti 2007-2013. Sono state, inoltre, deliberate ulteriori riduzioni del cofinanziamento nazionale in favore di azioni coerenti con quelle previste nell'ambito del Piano di azione e coesione.
Dei cinquantadue programmi operativi degli Obiettivi convergenza e competitività, quarantanove hanno raggiunto e superato il target di spesa comunitario. Soltanto due programmi (il POIN attrattori culturali, naturali e turismo e il programma operativo FSE Bolzano) non hanno evitato il disimpegno automatico delle risorse, perdendo complessivamente 27,7 milioni di euro (pari allo 0,05 per cento del totale delle risorse programmate).
Nell'area della Convergenza, i programmi operativi FESR Campania e Sicilia hanno superato il target assegnato rispettivamente del 32,4 per cento e dell'11,7 per cento, con certificazioni di spesa pari a circa 2,5 miliardi di euro ciascuno; nell'area della Competitività, i programmi operativi Emilia Romagna, sia FESR sia FSE, e il programma operativo FSE Trento hanno superato il target rispettivamente del 15,7, del 13,7 e del 26,3 per cento.
I risultati raggiunti in termini di spesa certificata sono confermati dalla verifica del raggiungimento dei target nazionali di certificazione, fissati a un livello progressivamente maggiore di quello comunitario. La misurazione del target nazionale conferma l'aumento del ritmo della spesa, ad esclusione, come già detto, del solo programma operativo regionale finanziato con il Fondo sociale europeo della provincia di Bolzano.
Dei circa 46,7 miliardi disponibili per il ciclo di programmazione 2007-2013, rimangono da spendere, entro il 31 dicembre di quest'anno, 13,6 miliardi di euro (di cui 7,9 di risorse comunitarie, la parte residua di risorse nazionali di sponda).
I tre quarti della spesa da certificare riguardano l'area della Convergenza, di cui 8,6 miliardi sono relativi ai programmi operativi cofinanziati dal FESR e 1,7 miliardi ai programmi operativi cofinanziati dal Fondo sociale europeo.
La rimanente spesa, relativa alle regioni dell'Obiettivo competitività, compete per 1,7 miliardi di euro ai programmi FESR e per 1,6 miliardi di euro ai programmi FSE.
Il raggiungimento dell'obiettivo di fine anno richiede di essere monitorato con la massima attenzione. Al fine di sostenere tale impegno saranno intensificate le azioni di sostegno e accompagnamento alle amministrazioni responsabili della gestione, azioni volte a individuare le criticità che rallentano l'attuazione, al fine di evitare il disimpegno delle risorse, e per migliorare la qualità degli investimenti cofinanziati.
Nello scorso mese di aprile, dopo un confronto con i servizi della Commissione europea, per i quattro programmi operativi sopra citati, supportati anche dalle task force dedicate, sono state condivise a livello politico le misure da adottare nel quadro dei piani di azione che, per ciascun programma operativo, indicano gli interventi necessari per la chiusura, con tabelle di marcia sull'attuazione della spesa, ivi incluse le eventuali riprogrammazioni, al fine di migliorare la qualità dei programmi e consentire il pieno assorbimento delle risorse programmate, anche ricorrendo al migliore uso delle flessibilità previste dagli orientamenti comunitari sulle procedure di chiusura dei programmi e di certificazione e rendicontazione degli stessi.
Sempre nel quadro della collaborazione in corso con le istituzioni dell'Unione europea, si inquadra la previsione dell'assistenza della Banca europea degli investimenti, attraverso lo strumento Jaspers, specificamente dedicato al sostegno dell'attuazione dei progetti di grandi dimensioni (i cosiddetti grandi progetti che espongono investimenti di volume finanziario superiore ai 50 milioni di euro), progetti cofinanziati dai fondi strutturali e da completare nel corso della programmazione Pag. 112014-2020, quindi proiettati nel nuovo ciclo di programmazione comunitaria.
L'entrata a regime del nuovo assetto istituzionale di coordinamento e presidio delle politiche di coesione a livello centrale, con l'avvenuta istituzione delle due strutture, da una parte, il Dipartimento per le politiche di coesione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e, dall'altra, l'Agenzia per la coesione territoriale, rispettivamente titolari delle funzioni di programmazione e di attuazione della politica di coesione, contribuirà al migliore perseguimento di tale obiettivo.
Con riguardo al funzionamento dell'Agenzia per la coesione territoriale, i relativi atti costitutivi sono stati registrati dalla Corte dei conti e il 29 maggio scorso si è insediato il comitato direttivo, previsto dallo statuto dell'ente. La bozza di regolamento organizzativo, già concordata con le amministrazioni concertanti, ha ricevuto parere positivo da parte del comitato direttivo ed è al momento oggetto della consultazione con i sindacati.
L'Agenzia, la cui missione è incentrata sul presidio e sull'accompagnamento dell'attuazione dei programmi e interventi della politica di coesione, interverrà con particolare attenzione sul sostegno alla fase di progettualità, come previsto nell'ambito del regolamento organizzativo in via di adozione. Sarà, quindi, data risposta all'esigenza di miglioramento della qualità della spesa, oltre che all'accelerazione dell'attuazione dei programmi cofinanziati. L'attenzione ai tempi di attuazione dei programmi e interventi della politica di coesione rappresenta, peraltro, uno degli obiettivi strategici dell'Agenzia.
In riferimento alla programmazione 2014-2020 dei Fondi strutturali e di investimento europei, l'Accordo di partenariato ha indicato il numero e la tipologia dei programmi operativi nazionali e regionali chiamati ad attuare la strategia.
In ambito FESR e FSE sono previsti undici programmi nazionali, i cosiddetti PON, di cui cinque plurifondo, cofinanziati da FESR e dall'FSE, e trentanove programmi regionali, di cui tre programmi plurifondo (specificamente quelli di Calabria, Puglia e Molise).
Degli undici programmi nazionali, sei intervengono su tutto il territorio nazionale: «Per la scuola», «Sistemi di politiche attive per l'occupazione» e «Iniziativa occupazione giovani», «Inclusione», «Città metropolitane», «Governance e Capacità Istituzionale»; questi sono i sei programmi che intervengono su tutto il territorio nazionale.
Due programmi, invece, intervengono nelle regioni meno sviluppate e nelle regioni in transizione. I programmi sono specificamente quello relativo alla ricerca e innovazione e quello a sostegno delle imprese e della competitività.
Tre programmi, invece, intervengono soltanto nelle regioni meno sviluppate e si tratta dei programmi: «Infrastrutture e reti», «Cultura e sviluppo» e «Legalità». Il programma operativo nazionale «Iniziativa occupazione giovani» risponde agli specifici orientamenti comunitari su questo tema e utilizza, in modo combinato, le risorse del Fondo sociale europeo e la specifica allocazione finanziaria del bilancio dell'Unione europea attribuita all'Italia.
Il negoziato con la Commissione europea finalizzato all'adozione dei programmi operativi ha comportato che sono stati adottati trentatré programmi operativi, di cui sei nazionali: «Cultura e sviluppo», finanziato con il FESR; «Governance e capacità istituzionale» (Fondo sociale europeo e FESR); «Per la scuola» (Fondo sociale europeo e FESR), «Inclusione» (Fondo sociale europeo); «Sistemi di politiche attive e occupazione» (Fondo sociale europeo), «Iniziativa occupazione giovani» (Fondo sociale europeo e interventi specifici del bilancio della Commissione); sedici programmi operativi regionali in ambito Fondo sociale europeo (sto elencando e specificando i trentatré programmi adottati); undici programmi operativi in ambito FESR, per le regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Lazio e delle due province autonome Pag. 12di Trento e di Bolzano, per un investimento complessivo di 5,51 miliardi di euro.
Si tratta di un pacchetto strategico di investimenti che consente di avviare gli interventi di rafforzamento della capacità competitiva delle piccole e medie imprese. Questi programmi servono a stimolare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico, anche rafforzando la collaborazione tra ricerca e imprese, per ampliare lo sviluppo dell'infrastruttura di banda ultra larga e per garantire l'accesso ai relativi servizi.
Sono, inoltre, previsti importanti finanziamenti per il risparmio e l'efficienza energetica, la messa in sicurezza del territorio, la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente, del patrimonio culturale e i settori produttivi ad esso collegati, nonché misure rilevanti di rafforzamento della capacità amministrativa, di modernizzazione della pubblica amministrazione al servizio degli interventi di sviluppo.
È in corso di completamento il negoziato sui rimanenti programmi operativi FESR, nazionali e regionali, la cui adozione dovrebbe intervenire nei mesi di giugno-luglio, ad eccezione dei programmi operativi Campania e Calabria, più in ritardo, e del programma operativo della regione siciliana. Per quanto riguarda il PON «Infrastrutture e reti», si sta lavorando per assicurare che l'adozione avvenga prima della pausa estiva.
In merito al Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, l'articolo 1, comma 6 e seguenti, della legge di stabilità 2014 ha determinato in 54,81 miliardi di euro la dotazione aggiuntiva del Fondo sviluppo e coesione per il periodo di programmazione 2014-2020, disponendo l'iscrizione in bilancio per l'80 per cento di tale importo, pari quindi a 43,848 miliardi di euro. Nel corso del 2014 alcune disposizioni normative recate da diversi decreti-legge hanno ridotto tale importo, per un totale di circa 4,73 miliardi di euro, per assicurare la copertura di misure per il riavvio della realizzazione di grandi opere infrastrutturali e per il rilancio della crescita, anche attraverso il sostegno, con il credito di imposta, degli investimenti in beni strumentali delle aziende.
Si tratta, quindi, di una anticipazione delle misure e degli effetti previsti nei programmi operativi.
La stessa legge di stabilità ha, inoltre, stabilito alcune pre-allocazioni, per circa 1.021 milioni di euro, a favore di specifiche finalità, tra le quali 600 milioni per il finanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che risulta particolarmente necessario in una fase di criticità finanziaria delle imprese e di annunciata ripresa economica.
Ferme restando tali pre-allocazioni, la legge di stabilità 2015 ha stabilito i principali elementi di riferimento strategico, di governance e procedurali per la programmazione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, modificando gli analoghi elementi previsti dalla legge n. 147 del 2013 e dal decreto legislativo n. 88 del 2011.
In particolare, la nuova norma introduce nel contesto Fondo sviluppo e coesione le aree tematiche di rilievo nazionale per l'individuazione degli obiettivi strategici cui finalizzare tali risorse, nell'ambito di appositi piani operativi, definiti da una cabina di regia, composta da rappresentanti delle amministrazioni centrali e delle amministrazioni regionali.
Nel frattempo, nell'ambito degli interventi riconducibili al piano stralcio in anticipazione dei suddetti piani operativi, si ricordano le assegnazioni, per un totale di circa 65,4 milioni di euro, in favore di interventi da realizzare nei siti industriali di Piombino e di Trieste (50 e 15,4 milioni di euro), approvate con delibere CIPE di ottobre e novembre 2014; si ricorda, inoltre, l'assegnazione di 450 milioni di euro per misure di contrasto al rischio idrogeologico in aree metropolitane e urbane, oltre 100 milioni di euro per finanziare progettazione di interventi nello stesso ambito, approvate dal CIPE nella seduta del 20 febbraio 2015; infine, si ricorda l'assegnazione, per 250 milioni di euro, tesa a garantire il rifinanziamento dei Pag. 13contratti di sviluppo, decisi sempre nella medesima seduta del CIPE, cioè del 20 febbraio 2015.

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ADRIANA GALGANO. Grazie Viceministro Bubbico, noi siamo soddisfatti delle notizie che abbiamo sentito, che testimoniano un notevole impegno nello spendere i fondi europei e siamo anche confortati dalla notizia che l'Agenzia per la coesione ha avuto finalmente l'insediamento del comitato direttivo.
Svolgo solo alcune osservazioni. Il target dell'Unione europea, in relazione a quello che lei ci ha detto, è inferiore al 100 per cento della spesa, però comunque nell'Unione europea c’è qualche Paese che riesce a spendere il 100 per cento dei fondi europei che gli sono destinati, e qualcuno che ci arriva molto vicino. Per noi è indispensabile spenderli tutti, vista la nostra situazione economica, non ci possiamo accontentare. E, quindi, noi le chiediamo, vi chiediamo, di fare il possibile per spendere fino all'ultimo euro dei 13 miliardi che sono attualmente in giacenza, che rappresentano una cifra impressionante, visto che l'ammontare complessivo degli 80 euro che noi abbiamo restituito nelle buste paga dei lavoratori è meno dei 13 miliardi: 13 miliardi è l'equivalente di una legge di stabilità.
Quindi, vi chiediamo di fare veramente tutto il possibile per spenderli tutti e noi vi sosterremo e vi stimoleremo con interrogazioni e interpellanze in proposito.

(Intendimenti in merito alla situazione produttiva e occupazionale degli stabilimenti del gruppo Smith International Spa, con particolare riferimento a quello di Saline di Volterra (Pisa) – n. 2-00990)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Artini ed altri n. 2-00990, concernente intendimenti in merito alla situazione produttiva e occupazionale degli stabilimenti del gruppo Smith International Spa, con particolare riferimento a quello di Saline di Volterra (Pisa) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Artini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Interverrò molto brevemente per dare un po’ il quadro della situazione. Innanzitutto che cosa è la Smith International Spa ? La Smith International Spa è un'azienda interamente controllata dal gruppo Smith International, con sede a Houston, Texas, negli Stati Uniti, che a sua volta è controllata dal gruppo Schlumberger, che è una finanziaria attiva in particolare nel settore oil & gas, una dei leader mondiali. La Smith International, in particolare lo stabilimento di Volterra, ha una produzione mirata a quella che è la parte della trivellazione, in particolare degli scalpelli per la trivellazione petrolifera.
Per dare il quadro dell'ambiente in cui vive questa azienda, cioè l'Alta Val di Cecina, la zona di Saline di Volterra, considerate che quel territorio è costituito da circa 20-30 mila persone e circa 200 sono attualmente dipendenti della Smith International. Quindi, ha un forte impatto in un territorio che ha subito negli anni notevoli trasformazioni anche da un punto di vista di capacità industriale. Negli ultimi mesi, è stato deciso da parte del gruppo di smantellare quella situazione industriale in Italia per motivi non chiari, in quanto, e questa è la parte più preoccupante, già dal 2013, e poi successivamente nel 2014, anche con la regione Toscana era stata avviata una serie di accordi industriali che prevedevano uno sviluppo di quella azienda. Va fatto presente, purtroppo, che negli ultimi anni, dal 2009 in particolare, gli investimenti fatti dalla casa madre verso la sede di Volterra si sono via, via, ridotti, arrivando quasi allo zero, nell'ottica effettivamente di procedere a questo tipo di chiusura. Chiusura che pare dettata più da motivi finanziari che da motivi realmente industriali, perché – questo va fatto notare anche a livello parlamentare Pag. 14– la Smith International di Volterra rappresenta uno standard mondiale di qualità nella produzione di quel tipo di materiale.
A fronte di questa scelta dell'azienda, che è venuta come un fulmine a ciel sereno, la mobilitazione da parte sia delle istituzioni, ma innanzitutto dei cittadini, si è fatta sentire forte. Quindi, non solamente da parte dei diretti interessati, ma anche, effettivamente, da parte di tutta la città, in particolare nelle giornate del 30 di aprile, del 1 di maggio e successivamente del 5 maggio dove vi è stata una fortissima partecipazione popolare; basti pensare che durante la manifestazione tutti i negozi hanno chiuso contemporaneamente per solidarietà ad una realtà che porta, indubbiamente, benessere nell'Alta Val di Cecina. Il 5 di maggio, in particolare, contemporaneamente ad un'altra manifestazione di fronte all'azienda, vi è stato un incontro delle rappresentanze con l'azienda e con le rappresentanze industriali, dove si sono iniziati a mettere dei paletti rispetto alle situazioni industriali che si erano prospettate precedentemente, anche a fronte dell'impegno forte non solamente del sindaco stesso di Volterra, Marco Buselli, ma di tutti i sindaci (c’è stato un consiglio comunale aperto, condiviso da tutti i comuni, dove ho avuto l'occasione di vedere più di quindici sindaci della zona, un comprensorio enorme, che hanno preso a cuore questo tipo di soluzione). Lo stesso vale, e va detto, per la provincia di Pisa e per la regione Toscana che effettivamente si sono mossi, per quanto non hanno controllato il livello del patto fatto con l'azienda; tuttavia si sono effettivamente mossi in questa situazione, che è rischiosa per quella zona. A fronte di queste manifestazioni, il 19 maggio qualcosa si è mosso, nel senso che l'azienda ha fatto dei passi indietro e ha previsto, da qui a giugno, un piano industriale nuovo, con una forte preoccupazione anche da parte delle maestranze. La questione è se questo possa essere un punto di caduta anche peggiorativo nel senso che, senza una visione chiara del piano industriale – e mi avvio ad illustrare la domanda dell'interpellanza –, senza una chiara visione di quello che può essere l'impegno a livello industriale nella zona, non vorrei che fosse un palliativo, utilizzando gli strumenti degli ammortizzatori sociali, che peraltro sono anche richiesti dalle rappresentanze sindacali, da utilizzare per andare via, via, comunque, verso uno smantellamento.
Quindi la domanda che è posta a tutti gli organi, alla Presidenza del Consiglio e ad altri Ministeri per le loro competenze, è di sapere, se è possibile, quali sono, per così dire, le iniziative contenute nel nuovo piano industriale diretto a salvare l'azienda e come valorizzare quella zona dell'Alta Val di Cecina e di Volterra in particolare, garantendo ai lavoratori coinvolti, la possibilità di conservare un'esistenza dignitosa, mantenendo il proprio posto di lavoro.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Grazie Presidente. Il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo con particolare attenzione la vicenda che coinvolge proprio la società Smith International, anche in considerazione dell'importanza, anche tecnologica, che lo stabilimento di Volterra rappresenta sotto il profilo occupazionale. In particolare, a seguito dell'annuncio dell'azienda dell'apertura della procedura di mobilità per i 200 dipendenti dello stabilimento meccanico toscano, e dunque, anche alla previsione della chiusura dello stabilimento stesso, su richiesta delle parti sociali è stato immediatamente attivato un tavolo di confronto, dopo che vi sono stati diversi incontri a livello locale.
L'ultimo incontro, che si è svolto al Mise, è stato il 27 maggio scorso. Hanno partecipato i rappresentanti del Ministero, i vertici dell'azienda, le rappresentanze sindacali e anche le istituzioni locali, tra cui l'assessore alle attività produttive della regione Toscana, il sindaco di Volterra e i comuni interessati. Durante l'incontro, è emersa la disponibilità da parte dei rappresentanti Pag. 15dell'azienda a valutare uno scenario diverso dalla chiusura, seppur subordinato alla necessaria verifica con i vertici del gruppo che ha sede negli Stati Uniti.
Nel frattempo il Ministero dello sviluppo economico ha portato avanti i contatti, anche informali, volti a indurre l'azienda a revocare la mobilità per i 200 dipendenti dello stabilimento. Al fine di valutare un eventuale nuovo piano industriale sono previsti ulteriori incontri nel corso del mese di giugno. Il prossimo incontro si terrà proprio la settimana prossima.
Il Ministero dello sviluppo economico, in considerazione dell'importanza strategica dell'azienda anche nel settore che occupa, assicura il proprio impegno a monitorare gli sviluppi della vertenza, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dei territori interessati. Sarà nostra cura informare il Parlamento nel corso del mese di giugno – appena saremo in grado – e fare emergere posizioni del nuovo piano industriale nel corso di questo mese.

PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente, diciamo che la risposta va ad elencare quello che è successo. La nostra volontà è quella di capire se c’è una chiara visione di una possibile evoluzione, perché bene o male, se gli accordi c'erano, un piano industriale era stato eventualmente valutato e previsto anche con gli enti territoriali più vicini, la regione in particolare. La richiesta dell'interpellanza mirava a capire se c'era e quale era il possibile piano industriale, se c'erano e quali erano le possibilità di sviluppo e soprattutto – e questa potrebbe essere la parte effettivamente demandata a un Governo sovrano – qual è l'interlocuzione anche con la controparte statunitense.
Per quanto l'azienda sia privata spesso noi siamo chiamati ad essere leali nei confronti di un alleato che ha verso di noi una sovranità importante. Noi abbiamo ceduto anche rispetto alla nostra situazione territoriale, con tutta una serie di limitazioni alla nostra sovranità, per un'alleanza e per un rispetto di quello che è un percorso che, negli ultimi settant'anni, ci ha dato un certo risultato.
Io non voglio fare un paragone, ma è importante fare presente che quella lealtà vale in tutte le situazioni e vale anche, in particolare, quando tu prendi un accordo come azienda nei confronti di una regione perché hai una volontà di sviluppo. Questo punto è nelle mani del Governo, quello che deve essere fatto per il Paese, e questa è una mia valutazione.
Io ringrazio per l'elencazione dei successivi incontri, per quanto le dico che non mi ritengo completamente soddisfatto della risposta. Magari mi dirà anche in quale situazione poi verrà a informare il Parlamento su questo stato o se sarà necessario un ulteriore aggiornamento da un punto di vista di sindacato ispettivo. Effettivamente, però, lei deve comprendere un fatto che penso sia stato abbastanza chiaro, riportato, sia dalle istituzioni locali, in particolare dal sindaco di Volterra, che dalle rappresentanze sindacali e di base, ossia che la chiusura della Smith di Saline di Volterra comporterebbe la morte di un territorio perché è la realtà industriale che maggiormente fa vivere, sia direttamente, che con l'indotto, quel territorio. Io penso che sia obiettivo comune di tutti a prescindere la necessità di volersi impegnare – e questo c’è stato fin dall'inizio – per salvaguardare quel tipo di capacità industriale perché, come dicevo prima, è uno standard elevatissimo, perché non ne esistono, se non nella zona del nord Italia, a Trento, altre in quei termini.
Quindi, vorrei premere l'acceleratore sul fatto che sia costante l'attenzione e che il Governo faccia la sua parte, anche a livelli elevati, formalmente o informalmente, verso pure gli organi che possono essere competenti, fondamentalmente con i partner. Infatti, questo è un punto dirimente, anche nella situazione in cui ci troviamo, perché venire a scoprire che, per un motivo finanziario che avvantaggia la controllante, cioè la Schlumberger, si Pag. 16chiude Volterra, è veramente preoccupante per quelle che sono le capacità future e di sviluppo di un Paese, dalla produzione alla parte finanziaria. E questo è un esempio lampante, classico, distruttivo: uccidere un territorio per la finanziarizzazione di un'economia che effettivamente poi fa morire le persone che vivono, producono e sviluppano capacità industriale.
Quindi, se riterrà di dover riportare in Commissione questo tipo di informazione in automatico, senza che ci sia bisogno di un ulteriore atto di sindacato, bene, altrimenti sarà mia premura ripresentarne, di qui alla prossima settimana o di qui alla settimana successiva, uno ulteriore per mantenere l'attenzione anche a livello parlamentare su questo tipo di tema.

(Intendimenti in merito alla realizzazione di un segno distintivo unico per le iniziative di promozione all'estero delle produzioni agricole e agroalimentari, nell'ambito della promozione del made in Italy – n. 2-00957)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Russo ed altri n. 2-00957, concernente intendimenti in merito alla realizzazione di un segno distintivo unico per le iniziative di promozione all'estero delle produzioni agricole e agroalimentari, nell'ambito della promozione del made in Italy (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

PAOLO RUSSO. Grazie Presidente, la domanda che poniamo non è soltanto quella di carattere più generale e, cioè, a cosa serva questo segno distintivo nazionale, questo marchio unico nazionale. Semmai vorremmo comprendere e sapere qual è la sua funzione in queste ore, cosa sta producendo per il nostro Paese, come si coniuga la presenza di questo marchio con i marchi esistenti (contrapposizione ? Sinergia ?); qual è la prospettiva di questo marchio indicato ed evocato come salvifico per il sistema delle imprese italiane e soprattutto per la tutela del made in Italy nel mondo; come si articola questo marchio unico nazionale; come si celebra, a chi viene garantito, quali sono le condizioni per cui un'impresa ha o meno l'opportunità, la possibilità, il privilegio o il danno di fregiarsi di questo marchio; quali sono gli aspetti finanziari, gli aspetti normativi, gli aspetti gestionali di un'operazione che sinora sembra complessa, opaca, difficilmente comprensibile sul piano della prospettiva e soprattutto sul piano dell'efficacia nei confronti del sistema agricolo e del sistema agroindustriale del nostro Paese.
Ci piacerebbe sapere, ad esempio, quali sono i costi effettivamente sostenuti dal Governo anche per la sola scelta grafica (già questa ingenera perplessità), ma soprattutto ci interessa sapere come l'ICE – con quali mezzi, con quali uomini, in che modo – sta svolgendo questo esercizio, se ci si rivolge a soggetti terzi, se ci si sta misurando sul mercato, se le attività sono state svolte tutte con gare pubbliche, se insomma quello che doveva essere un elemento distintivo – questo sì – per la prospettiva del sistema agroindustriale del nostro Paese non rischia di diventare l'ennesima beffa a danno dei tanti agricoltori che ogni giorno si chinano per raccogliere i frutti del lavoro e della terra che coltivano.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento alla questione della realizzazione del segno distintivo unico dell'agroalimentare, credo sia doverosa una premessa sulle finalità e sull'uso di tale marchio, per sgomberare il campo da eventuali confusioni. Il segno nasce per mettere a sistema e rendere facilmente riconoscibili da consumatori e operatori le iniziative promozionali italiane nel mondo. Si tratta, infatti, Pag. 17di un marchio «ombrello» che identificherà la presenza dell'agroalimentare italiano nelle fiere, nelle manifestazioni, in eventi all'interno dei negozi e della grande distribuzione, nelle campagne pubblicitarie televisive, cartacee e sul web. Tale segno, invece, non potrà essere mai apposto sui prodotti e proprio per tale motivo non entrerà in conflitto con i marchi di qualità DOP e IGP europei. Al contrario, il marchio potrà ulteriormente supportare la comunicazione di tale qualità, insieme all'origine, ed è per questo che il Governo ha deciso di partire con il sostegno della promozione proprio dal sistema delle denominazioni.
La campagna di contrasto all’italian sounding ha come principale obiettivo quello di tutelare le nostre indicazioni geografiche che sono le più esposte a imitazione, come il noto e spesso ripetuto caso del Parmesan. Si tratta quindi di un'operazione di sistema Paese, per consentire all'Italia di recuperare terreno rispetto a Paesi concorrenti che già adottano marchi di questo tipo con successo (per esempio il «bon appetit» francese). Uno strumento operativo che si inserisce nella più ampia strategia del Governo che è espressa dal piano straordinario per l'internazionalizzazione del made in Italy, che vede l'agroalimentare finalmente al centro delle politiche di investimento italiane. Il nostro obiettivo dichiarato è quello di affiancare le imprese per raggiungere entro il 2020 quota 50 miliardi di export agricolo e alimentare.
In considerazione degli obiettivi premessi, il 27 maggio scorso il Ministero ha presentato ad Expo 2015 il segno unico distintivo per le produzioni agricole e alimentari italiane: The extraordinary italian taste. Si tratta di un marchio che serve alla promozione del made in Italy agroalimentare, sotto una bandiera unica, e al contrasto dell’italian sounding. Un segno unico per veicolare un'idea unitaria del made in Italy dalle caratteristiche originali e dalle qualità distintive. Nelle fiere, ad esempio, servirà a caratterizzare in modo univoco l'area espositiva dedicata all'Italia del cibo e del vino, conferendo maggiore riconoscibilità sui mercati internazionali all'agroalimentare italiano. Finalmente abbiamo un segno distintivo unico che aiuterà consumatori e operatori a identificare subito le attività di promozione dei nostri prodotti.
Per la sua realizzazione il Ministero ha utilizzato una convenzione col proprio ente collegato Ismea, in stretto raccordo con l'ICE-Agenzia per la promozione all'estero dell'internazionalizzazione delle imprese italiane.
Per la valutazione e la scelta del segno unico è stata nominata una commissione di esperti in comunicazione e design, che hanno collaborato a titolo gratuito, presieduta dal pubblicitario Gavino Sanna.
Con specifico riferimento ai costi sostenuti, rilevo che essi ammontano a 35.000 euro, come previsto dal capitolato appositamente predisposto dall'istituto in favore dell'azienda selezionata tra le 20 individuate attraverso una procedura di inviti, che ha garantito la più ampia partecipazione dei soggetti interessati.
Preciso inoltre che Ismea ha reso noti gli esiti della selezione solo dopo la comunicazione ufficiale dell'apposita commissione.
Con riferimento alla dotazione finanziaria del Fondo per le politiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela, in Italia e all'estero, delle imprese e dei prodotti agricoli e agroalimentari, istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ricordo che essa è pari a 6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016, ai sensi dell'articolo 1, comma 202, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
Con riguardo all'emanazione del decreto recante il riparto di tali risorse per l'anno 2015, faccio presente che è stato sottoscritto dai Ministri competenti lo scorso 8 maggio, tenuto conto dell'adozione del Piano per la promozione straordinaria del made in Italy e l'attrazione degli investimenti in Italia, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con i Ministri degli affari esteri e delle politiche agricole, dello scorso 14 marzo, nonché del successivo Pag. 18decreto, firmato il 7 aprile 2015, relativo alla destinazione dei fondi del Ministero dello sviluppo economico per le diverse azioni previste dal citato Piano.
Quanto alla ripartizione delle risorse di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, faccio presente che il decreto dello scorso 8 maggio, ha previsto la seguente ripartizione delle risorse per le azioni sotto indicate: 3 milioni di euro per la valorizzazione delle produzioni di eccellenza, in particolare agricole e agroalimentari, e per la tutela all'estero dei marchi e delle certificazioni di qualità e di origine delle imprese e dei prodotti; un milione di euro a sostegno della penetrazione dei prodotti italiani nei diversi mercati, anche attraverso appositi accordi con le reti di distribuzione; un milione di euro per le iniziative di promozione all'estero e durante l'Esposizione universale 2015 delle produzioni agricole e agroalimentari che siano rappresentative della qualità e del patrimonio enogastronomico italiano, anche attraverso l'uso e la valorizzazione del segno unico distintivo; l'ultimo milione di euro per la realizzazione di campagne di promozione strategica nei mercati più rilevanti e di contrasto al fenomeno dell’italian sounding.
Il decreto dell'8 maggio 2015 prevede, ai sensi dell'articolo 30 del decreto-legge n. 133 del 2014, che l'attuazione delle azioni del Piano sia affidata all'ICE-Agenzia, con la quale verrà stipulata apposita convenzione per definire i singoli progetti esecutivi e le relative voci di costo, le spese ammissibili, le modalità di concessione delle varianti, il monitoraggio, la rendicontazione, la verifica e il controllo, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 12 della legge n. 241 del 1990. Nell'ambito della citata Convenzione abbiamo intenzione di prevedere che siano oggetto delle attività di internazionalizzazione prevalentemente le Denominazioni di origine protette e le Indicazioni geografiche protette.
Infine, è importante precisare che il processo di attuazione normativa ed amministrativa del Piano non ha presentato ritardi e, anzi, rispetto ad altri strumenti normativi di analoga complessità, ha visto un percorso attuativo particolarmente concentrato e celere trovando piena condivisione ed approvazione da parte di tutti gli stakeholders nell'ambito della cabina di regia per l'internazionalizzazione tenutasi lo scorso 26 febbraio.
In costante raccordo con l'ICE-Agenzia e sotto l'azione di indirizzo politico del Viceministro Calenda, si è iniziato parallelamente a lavorare alla strutturazione di dieci macroiniziative, di cui al Piano, attraverso uno stanziamento aggiuntivo, per il triennio 2015-2017, pari a 220 milioni di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Devo dire che non speravo in tanta sincerità da parte del Governo, che, ovviamente, è pari allo stupore nel registrare come ci sia un tema fondamentale, Ministro. E il tema è: ma a che serve ? Questo segno, questo marchio distintivo, a che serve, se non è un marchio ed è un ombrello ? Spendiamo 35 mila euro per disegnare un ombrello morsicato, devo dire di dubbio gusto. Se avessimo coinvolto probabilmente i giovani, i ragazzi del nostro Paese, i giovani del design, non solo avremmo speso meno, ma avremmo, soprattutto, coinvolto il sentimento del nostro Paese e non avremmo preso a morsi una bandiera, che sembra così oltraggiata, strappata. Altro che difesa del made in Italy !
Poi, c’è un'altra questione. Noi abbiamo, quest'anno, il marchio dell'Expo, poi abbiamo i marchi regionali, poi abbiamo i marchi di qualità, poi abbiamo la DOP, la DOC, la IGP, la IGT, i marchi europei, e quant'altro.
Ma serviva proprio confondere ulteriormente nel mondo l'italianità con un ulteriore segno ? Un segno distintivo di che cosa ? Il sottosegretario ha avuto un'espressione che io apprezzo molto: i nostri prodotti; il tema è esattamente questo, quali sono i nostri prodotti ? Quali saranno i nostri prodotti ? Quale sarà la Pag. 19capacità del nostro Paese di indicare l'agricoltura che vogliamo ? Sarà un nostro prodotto il concentrato di pomodoro che viene dalla Cina e viene lavorato in Italia per poi essere marchiato con questa bandiera morsicata ? Non solo è un danno – è evidente –, sul piano economico. C’è, però, sempre, in un danno chi ci guadagna, le furbizie. Ma il danno è soprattutto sul piano della prospettiva di sviluppo del Paese. Si indica cioè al Paese qual è il modello dell'agricoltura; non è il modello, quindi, della distintività, della specificità, della capacità di interpretare i territori, della distinzione territorio per territorio di una tipicità capace di evocare quel territorio.
Diventa, viceversa, un'azione completamente diversa, massificata, che si può fare qui, come si può fare in altre parti del mondo ed è evidente che, a una prima fase a cui corrisponderà un'espansione, presunta, delle esportazioni, delle esportazioni di qualità sempre inferiore, di prezzo sempre inferiore, di livello sempre inferiore, sempre più industriali e sempre meno italiane, a questa prima fase corrisponderà una successiva fase, nella quale avremo cancellato un pezzo della nostra agricoltura e non riusciremo più ad aggredire, quelli sì, i veri mercati internazionali con le nostre eccellenze, con le nostre straordinarie produzioni.
Insomma, avremo più mozzarella nel mondo, ma meno mozzarella di bufala campana DOP, avremo più vini, di minore qualità e a costo ridottissimo, ma meno qualità ed eccellenza della tradizione vitivinicola italiana, in una prima fase. In una seconda fase quella mozzarella potrà essere fatta in ogni parte del mondo e avremo perso la distintività, avremo perso una filiera importante e avremo perso sul piano etico una prospettiva di sviluppo del nostro Paese. Altro che contrasto all’italian sounding !
Ma mentre assistiamo alla contraffazione di tutto, assistiamo alla contraffazione di loghi, di complessi grafici, di tecnologie innovative, pensiamo che sarà difficile la contraffazione di una bandieretta ondulata ? È evidente che sovrapporremo difficoltà a criticità, sovrapporremo confusione a incertezza. Ma perché non proviamo ad aiutare le nostre imprese all'estero, quelle che già sono all'estero, quelle che già si confrontano sui mercati, quelle che già hanno quelle difficoltà ? Perché non proviamo a difendere quel made in Italy, quel made in Italy che c’è e che, se solo avesse un po’ di coraggio in più dal nostro Paese, probabilmente, potrebbe esplodere di più e dare maggiori risultati ? Aiutiamo chi già c’è, chi già c’è, lì, e chi c’è, lì, con grandi sacrifici.
Alimentiamo, viceversa, con questo segno distintivo un dualismo antistorico, un dualismo che – devo dire – si sta alimentando anche attraverso un'interpretazione anomala dell'Expo, il dualismo tra l'industria e l'agricoltura, e oggi non esiste, nella modernità, questo dualismo. Dovremmo rendere capaci di interpretare la migliore agricoltura con le migliori tecniche dal punto di vista delle produzioni e, invece, qui, si celebra un dualismo che allontana sempre di più queste posizioni, rendendo il nostro Paese trasformatore di prodotti, rendendo il nostro Paese competitor sul piano industriale dei prodotti, ma ammazzando definitivamente la prospettiva agricola del nostro Paese.
La seconda fase sarà quella di delocalizzare quelle imprese industriali ed è evidente che avremo perso, definitivamente, ogni prospettiva di distinzione del nostro Paese. Consentitemi per questo di esprimere tutta la mia perplessità nel registrare un danno non soltanto marginale, ma ancora di più sul piano strategico.
Non mi pare chiaro l'obiettivo, non mi sembra certo il percorso, mi sembra soltanto una dichiarazione di principio, mi sembra solo che in qualche modo si voglia provare ad aiutare il sistema Italia, ma nel modo peggiore, danneggiando non soltanto i nostri prodotti, ma anche la prospettiva di impresa del nostro Paese e, se mi è consentito, anche la prospettiva etica della nostra attività agricola.

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(Chiarimenti in merito alla negazione del pass di ingresso ad Expo 2015 a personale già assunto – n. 2-00992)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Daniele Farina ed altri n. 2-00992, concernente chiarimenti in merito alla negazione del pass di ingresso ad Expo 2015 a personale già assunto (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Daniele Farina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Devo ammettere di essere felice di vedere la sottosegretaria Vicari, tuttavia mi aspettavo un altro interlocutore, cui peraltro era rivolta l'interpellanza urgente, magari il viceministro Bubbico che era qui con noi fino a pochi minuti fa e poi si è, uso il termine, defilato.
Questa interpellanza ha ad oggetto ed è motivata dal fatto che le aziende, le agenzie, le organizzazioni che operano nel sito di Expo 2015 hanno l'obbligo di chiedere l'accredito per i propri collaboratori. Queste richieste di accredito, che contengono dati anagrafici e altre informazioni, ma non il casellario giudiziario, vengono vagliate dalla questura, che accetta o meno il nominativo senza fornire spiegazioni. Non vi è alcuna trasparenza sui criteri utilizzati per questa cosiddetta piattaforma accrediti da parte della questura. Si apre quindi un terreno in cui è facile vedere la possibilità di discriminazione tra i lavoratori, cosa che peraltro mi sembra palesemente accaduta.
Tra i casi di rifiuto esistono quelli per cui il giudice aveva previsto la non menzione della pena nel casellario e, quindi, non solo il sospetto, ma ormai anche le ammissioni sono quelle per cui la questura ha utilizzato informazioni proprie e quindi banche dati proprie. Peraltro, si apprende anche che numerose persone, che avevano firmato contratti a tempo determinato per lavorare nei padiglioni di Expo e hanno partecipato a dei periodi di formazione, hanno visto revocato il loro contratto, ovvero sono stati licenziati. Nella nostra interpellanza a tale riguardo vi è un errore, perché all'epoca citavamo i dati della CGIL di Milano, secondo cui vi sarebbe stato un centinaio di casi di licenziamento preventivo. Ieri, però, si è svolto, come lei perfettamente sa, il tavolo manodopera presso la prefettura di Milano e i numeri sembrerebbero essere molto superiori: fra licenziamenti e dinieghi sarebbero oltre seicento i cittadini italiani a cui è stato impedito di lavorare presso l'Expo.
Qui vi è poi uno strano rimpallo di responsabilità, perché Expo Spa spiega che il parere di questura e prefettura non è vincolante, dunque la decisione sembrerebbe spettare ad Expo Spa. Tuttavia, secondo notizie di stampa della giornata di ieri, apprendiamo che la società Expo Spa si ritaglierebbe l'unico ruolo di stampare i tesserini. La comunicazione data ai lavoratori esclusi è del seguente tenore: «le regole di ingaggio per essere accreditati ad Expo 2015 sono differenti da quelle di qualunque altro evento in quanto Expo è stata dichiarata obiettivo sensibile, nonché sito di interesse strategico-nazionale».
Ora, sarebbe interessante – io spero che lei sia in grado di rispondere ai nostri interrogativi – capire quale sia la base normativa di questa sensibilità. Perché, da quanto si apprende, ieri in prefettura è stata citata la legge n. 43 del 2015, la legge di conversione del famoso decreto-legge antiterrorismo – lei sa che noi, come Sinistra Ecologia Libertà, ci siamo opposti a quel provvedimento sostenendo che esso non riguardava i terroristi, o almeno non solo i terroristi, ma tutti i cittadini della Repubblica – e il fatto sarebbe già straordinariamente grave. Tuttavia non è così, perché io che ho trattato quella legge, pensando di avere sbagliato me la sono riguardata tutta e non ho trovato alcuna norma o articolato su cui possa basarsi questa dichiarazione di sensibilità, anche se sono convinto che saremmo in grado di trovare la base normativa in norme passate.
Quindi, è evidente il perché sia necessario fare piena luce su questa vicenda, perché è ripetibile, soprattutto, perché si Pag. 21applica all'Expo, ma si può applicare in futuro a qualunque grande evento. Pensiamo alle – forse – Olimpiadi di Roma, ma a qualsiasi opera pubblica, perfino un viadotto, un ponte può essere assoggettato a queste regole inconcepibili, che sono – attenzione – non soltanto disdicevoli ma in aperto contrasto e violazione della legge.
Cito per ora la legge n. 300 del 1970, meglio nota come Statuto dei lavoratori, all'articolo 8. È fatto divieto – dice l'articolo 8 – al datore di lavoro, ai fini dell'assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione e dell'attitudine professionale del lavoratore. Infatti, tra i motivi di diniego diciamo oscuri la ricostruzione ne porta svariati. Ad esempio, l'aver lavorato, presuntamente, con rifugiati politici, l'aver partecipato a manifestazioni contro la riforma Gelmini del 2008, piuttosto che ad esempio, ahinoi, aver frequentato centri sociali. Quindi, noi abbiamo richiesto al Ministero dell'interno e del lavoro di chiarire questa vicenda, che peraltro si chiarirà per via giudiziaria, visto che molti di questi dinieghi si stanno trasformando in cause.
Se mi permette di concludere così, chi le parla nella antica stagione milanese dei movimenti – sono qui a parlarle a pochi metri di distanza – è abilitato dalla legge Severino a rappresentare alcuni cittadini (fortunati o sfortunati, si vedrà) presso il Parlamento della Repubblica, questa istituzione. Però, in base a questi criteri, io non avrei potuto lavorare presso Expo 2015.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Daniele Farina, premetto che fin dall'inizio anche nell'ambito della definizione dei protocolli di legalità per la fase di costruzione, il sito è stato ritenuto a tutti gli effetti sito sensibile, così come previsto e come peraltro successivamente confermato anche dall'articolo 5 del decreto-legge n. 7 del 2015, convertito con modificazioni dalla legge n. 43 del 2015.
Pertanto, le procedure di accredito al sito espositivo Expo 2015 sono state alla costante attenzione della prefettura di Milano, come lei citava, e soggette ad approfondito esame nel corso di due distinte sedute del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica il 21 e il 25 maggio scorso, con la partecipazione anche dei rappresentanti della società Expo 2015. In particolare, il motivo delle sedute è stato quello di verificare le modalità con cui contemperare le esigenze di sicurezza con l'osservanza delle norme a salvaguardia dei lavoratori in materia di verifica dei requisiti soggettivi per il rilascio dell'accredito di accesso al sito. Infatti, ai fini dello svolgimento di una attività preventiva di controllo era previsto che la società Expo 2015 comunicasse alla locale questura i nominativi delle maestranze inserite dai soggetti abilitati nella piattaforma informatica deputata al rilascio degli accrediti. Tali controlli avevano condotto in alcuni casi al ritiro dell'accredito al personale già in possesso di regolare contratto con interruzione del rapporto di lavoro sul sito e sembrerebbe, talvolta, anche con risoluzione contrattuale da parte dei datori di lavoro. La problematica è stata sollevata anche in occasione di un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali svoltosi nella medesima giornata del 21 maggio al quale è seguita la richiesta di convocazione urgente del tavolo manodopera previsto dall'accordo per la regolarità e la sicurezza del cantiere della cosiddetta piastra del sito espositivo Expo 2015 per affrontare il tema delle procedure di sicurezza e del rispetto dell'articolo 8 dello Statuto dei lavoratori.
Nella circostanza, la prefettura di Milano ha chiesto alle organizzazioni sindacali di produrre una casistica concreta del fenomeno, in esito alla quale le stesse hanno informalmente riferito che le segnalazioni Pag. 22sarebbero alcune centinaia, evidenziando però di non aver certezza che i singoli operatori economici non abbiano esagerato nella quantificazione.
È stato altresì riferito che sono state raccolte decine di segnalazioni da parte di lavoratrici e lavoratori intellettuali e manuali che si sarebbero visti negare l'accesso al sito Expo a seguito di comunicazioni generiche – fornite dal datore di lavoro dei medesimi – facenti riferimento a: «causa diniego delle autorità competenti» o più circostanziate attribuite a «autorità competenti di pubblica sicurezza».
Rilevo, inoltre, che la scelta di subordinare il rilascio del pass di accredito a un controllo preventivo di polizia è stata mutuata da una procedura analoga di accreditamento adottata a Torino nel 2006 per la sicurezza delle XX Olimpiadi invernali. Peraltro la società Expo 2015 ha previsto nelle declaratorie privacy specifico riferimento alla possibilità di comunicare i dati agli organi di polizia. Posizioni risultate positive sono state riesaminate a richiesta di parte. Per il futuro, si è convenuto, in sede di Comitato provinciale, sull'opportunità che venga introdotta una clausola risolutiva espressa nei contratti di lavoro, tuttavia inidonea a produrre effetti per i casi precedenti, interessando in tal senso la società Expo 2015.
Si segnala, altresì, che la problematica è stata oggetto di attenzione del Tavolo a cui lei faceva riferimento poc'anzi di monitoraggio dei flussi di manodopera che si è tenuto proprio ieri presso la prefettura di Milano, alla presenza della società Expo, di Assolavoro, delle associazioni e delle organizzazioni sindacali che ne avevano fatto richiesta. La prefettura ha proposto di utilizzare uno strumento già esistente, cioè il Protocollo definito tra la società Expo 2015, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali del settore edile nel 2012, integrando l'aspetto relativo al controllo dei lavoratori per fini antimafia presso il sito Expo con quello di prevenzione generale e ampliando il novero dei sottoscrittori ad Assolavoro e alle associazioni datoriali rappresentative dei settori commercio e servizi. In tal modo si estenderebbero le logiche di tutela della legalità e della sicurezza già previste in tale Protocollo a questa fase di Expo in cui, tuttavia, i profili di sicurezza richiedono anche altri tipi di controllo, riferibili a contesti criminali anche diversi dai meri profili antimafia, ma sempre nell'ambito dei parametri previsti dalla legge n. 121 del 1981, con particolare riferimento all'articolo 7, che esclude espressamente la possibilità di raccogliere informazioni relative al solo fatto dell'appartenenza ad una fede politica o religiosa.
Nello specifico, è stato rappresentato che, nell'atto aggiuntivo, si dovranno codificare anche le procedure e le modalità per presentare l'eventuale richiesta di revisione della dichiarazione di inidoneità all'ingresso, avviando così un contraddittorio tra l'interessato e l'autorità di pubblica sicurezza. È stato poi condiviso tra la società Expo 2015, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali che nell'atto aggiuntivo venga prevista altresì la possibilità, per tutti i soggetti rappresentativi firmatari dell'atto, di visualizzare, in forma resa non nominativa, il contenuto della piattaforma informatica utilizzata per l'accredito, fermo restando che tale consultazione potrà fornire solo dati aggregati e cumulativi che non siano indicativi né della singola persona né tantomeno della singola società richiedente l'accredito.
Inoltre, nel caso di reclami da parte delle stesse organizzazioni e associazioni o direttamente da parte degli interessati, sarà prevista un'esplicita autorizzazione all'utilizzo dei dati personali da parte della società Expo 2015 e degli altri soggetti coinvolti nella procedura. È stato comunque chiesto alle organizzazioni sindacali di indicare i lavoratori destinatari di esiti negativi, in modo da approfondire i singoli casi concreti.

PRESIDENTE. Il deputato Daniele Farina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

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DANIELE FARINA. Signora Presidente, diciamo che il termine «soddisfatto» mi rimanderebbe ad un giudizio che vede questa risposta come una serata andata in bianco sostanzialmente, però ringrazio la sottosegretaria perché finalmente riusciamo a mettere nero su bianco un qualche testo del Governo su cui le organizzazioni sindacali e noi continueremo a lavorare. Infatti, la risposta, se vogliamo, contiene elementi di chiarimento e molti elementi di inquietudine, perché lei ha fatto riferimento alle Olimpiadi di Torino, io facevo riferimento alle Olimpiadi di Roma forse fra qualche anno, io citavo la legge di conversione del decreto antiterrorismo e lei citava il decreto.
Le opinioni sono diverse: io non ravviso nel testo questa opportunità. Però, c’è – come temevo – un pregresso di testi normativi e di esperienze concrete che ci rimandano lì. La gravità di questa vicenda sta nel numero delle persone che sono state sottoposte a questa procedura perché parliamo di 60 mila persone, quindi parliamo di 600 persone a cui è stato negato l'ingresso, che sarebbe poi un quantitativo limitato percentualmente, nell'ambito del quale non vedo sostenitori dell'ISIS, ma cittadini sui quali vi è il sospetto che sia stato operato un elemento discriminatorio, non come lei dice, nel rispetto dell'articolo 8 dello Statuto dei lavoratori, ma in violazione palese di questo articolato.
Ecco perché noi continueremo a lavorare su questa vicenda. Non c’è soddisfazione: abbiamo colto già da ieri l'idea che possa esistere un processo d'appello per i lavoratori e cioè che le posizioni possano essere quanto meno spiegate. Mi sembra grave che si sia proceduto con questa modalità nel silenzio, fino a quando non si è evidenziata questa vicenda anche perché il decreto antiterrorismo viene convertito nell'aprile, ma il filtro della questura e le conseguenze di esclusione sono di molto precedenti, di anni addirittura precedenti, e quindi evidentemente dovremo fare una ricostruzione molto più attenta.
Io lo dico a lei, ma non c’è nessuna arroganza: a me sembra che questa vicenda sia stata gestita con una certa superficialità dalle istituzioni nazionali e societarie dell'Expo. Questo io temo sarà un argomento che ci dovrà accompagnare e su cui – ripeto – si continuerà a lavorare perché se il futuro è questo, ossia che ogni grande opera può subire questo tipo di procedura, credo che il fatto sia gravissimo ed è conferma dei nostri peggiori incubi e cioè che una certa legislazione finisce – come dire – per limitare gravemente la nostra libertà e, come abbiamo avuto modo di sostenere, se così fosse, l'ISIS ha già vinto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che il contingentamento relativo al disegno di legge n. 2977-A, Legge europea per il 2014, è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 giugno 2015, alle 14:

1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2014 (C. 2977-A).
Relatore: Michele Bordo.

2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
CAPARINI ed altri; DECARO ed altri; MOLTENI; GRIMOLDI; MOLTENI; GAROFALO ed altri; NASTRI; CAPARINI ed altri; Pag. 24META ed altri; DELL'ORCO ed altri; NASTRI; GEBHARD ed altri; BUONANNO e MATTEO BRAGANTINI; GRIMOLDI; GANDOLFI e MARTELLA; PRATAVIERA ed altri; CRISTIAN IANNUZZI ed altri; MELILLA ed altri; MUCCI ed altri; TURCO ed altri; SCHULLIAN ed altri: Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (C. 423-608-871-1085-1126-1177-1263-1386-1512-1537-1616-1632-1711-1719-2063-2353-2379-2662-2736-2913-3029-A).
Relatore: Meta.

3. – Discussione sulle linee generali della mozione Scotto ed altri n. 1-00719 concernente iniziative in materia di trascrizione dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso.

4. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Lupi ed altri n. 1-00869 e Alfreider ed altri n. 1-00877 concernenti iniziative in materia di circolazione del denaro contante.

La seduta termina alle 11,25.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DDL N. 2977

Ddl n. 2977 – Legge europea 2014

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 36 minuti
Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 6 minuti
MoVimento 5 Stelle 30 minuti 41 minuti
Forza Italia – Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 35 minuti
Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti 21 minuti
Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 21 minuti
Scelta civica per l'Italia 32 minuti 20 minuti
Lega Nord e Autonomie – Lega
dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 18 minuti
Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti 18 minuti
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazio nale 30 minuti 15 minuti
Misto: 31 minuti 21 minuti
Alternativa Libera 13 minuti 9 minuti
Minoranze Linguistiche 7 minuti 5 minuti
Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 6 minuti 4 minuti
MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 3 minuti