XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 419 di martedì 18 gennaio 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,35.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 gennaio 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Casini, Cirielli, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Lo Monte, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Nucara, Sardelli e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative in merito al fenomeno delle pratiche commerciali «aggressive» attraverso mezzi di comunicazione a distanza - n. 3-00342)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Compagnon n. 3-00342, concernente iniziative in merito al fenomeno delle pratiche commerciali «aggressive» attraverso mezzi di comunicazione a distanza (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sul tema delle problematiche lamentate dagli utenti in ordine alla ricezione di comunicazioni indesiderate a scopo commerciale, il cosiddetto telemarketing, si segnala il decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito dalla legge 20 novembre 2009, n. 166.
Il citato decreto, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione degli obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee», modificando l'articolo 130 del decreto legislativo n. 196 del 2003, recante il codice della privacy in materia di comunicazioni indesiderate, ha segnato il passaggio da un sistema di opt-in, che esige uno specifico consenso preventivo da parte dell'utente ad essere contattato, ad un sistema di opt-out, secondo il quale il destinatario di una comunicazione commerciale non desiderata ha la possibilità di opporsi ad ulteriori invii per il futuro.
Secondo tale ultimo sistema, infatti, l'utilizzazione dei dati degli abbonati per le offerte commerciali telefoniche è da considerarsi lecita, salvo che il titolare abbia manifestato volontà contraria mediante l'iscrizione nel registro pubblico delle opposizioni, che entrerà in vigore dal 1 febbraio 2011.
Il regolamento che istituisce il predetto registro è stato definitivamente approvato Pag. 2dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 luglio, a seguito di una complessa procedura che ha previsto anche l'acquisizione dei pareri parlamentari ed ha tenuto conto, per quanto possibile, delle relative osservazioni. Lo stesso è stato firmato dal Presidente della Repubblica in data 7 settembre 2010.
L'emanazione di tale regolamento comporterà in primo luogo la salvaguardia dei trattamenti, per i fini di cui all'articolo 7, comma 4, lettera b), del codice della privacy, di dati aventi origine diversa dagli elenchi di abbonati a disposizione del pubblico legittimamente raccolti dai titolari presso gli interessati, o presso terzi, nel rispetto del diritto di opporsi di cui all'articolo 7.
L'emanazione di tale regolamento comporterà, inoltre, una novità in merito alle informazioni da fornire in occasione di ciascuna chiamata telefonica: l'articolo 10 del regolamento approvato prevede, infatti, che «anche in assenza di specifica richiesta dell'interessato, gli operatori, o i loro responsabili o incaricati del trattamento, al momento della chiamata, indichino con precisione agli interessati che i loro dati personali sono stati estratti da elenchi di abbonati, fornendo, altresì, le indicazioni utili all'eventuale iscrizione dell'abbonato nel registro delle opposizioni. L'informativa può essere resa con modalità semplificate».
L'istituzione di un registro pubblico delle opposizioni, pertanto, è volta a superare la suddetta disciplina, introdotta dall'articolo 44, comma 1-bis, del decreto-legge «mille proroghe», ed è destinata a produrre effetti di rilievo sull'intera disciplina delle comunicazioni commerciali, effettuate per finalità commerciali, mediante l'impiego del telefono.
Si evidenzia, infine, che il Ministero dello sviluppo economico ha già previsto che le associazioni dei consumatori più rappresentative a livello nazionale, possano includere, nei progetti proposti per il corrente anno finalizzati all'ottenimento dei contributi finanziati con il Fondo delle sanzioni antitrust, anche attività di supporto e di informazione ai consumatori in materia di telemarketing e di registro delle opposizioni.
Per completezza di informazione, si segnala che la polizia postale e delle comunicazioni segue da tempo il fenomeno oggetto del telemarketing, in ordine al quale sono state condotte indagini in merito, per la parte di competenza, anche dall'autorità giudiziaria.
Da quanto sopra esposto si evince come il Ministero dello sviluppo economico, tramite gli organi preposti, abbia posto in essere quanto di competenza nell'assicurare un'attenta vigilanza sull'argomento in parola. Si informa, infatti, che il Ministero sta avviando l'iter per consentire l'attivazione delle specifiche campagne informative ivi previste.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare per cinque minuti.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, faccio una premessa. Ho presentato questa interrogazione esattamente all'inizio del 2009 dopo una serie di lamentele che, peraltro, non riguardavano soltanto la mia persona, come parlamentare, ma che venivano un po' dappertutto a causa di questa continuata pressione, nei confronti degli utenti, per questioni pubblicitarie e non solo, senza una regola, senza niente. Vi era una specie di giungla che permetteva a chiunque di importunare le persone, che magari stavano tranquillamente a casa, negli orari più impensati e con richieste anche abbastanza subdole per captare un sì da parte di questi utenti. Evidentemente, a distanza di più di un anno, ricevo una risposta che mi pare - e lo posso dire tranquillamente - vada nel senso giusto e si cominciano a vedere i primi risultati e le prime prese di posizione.
In ordine all'istituzione del registro personalmente sono contrario, come principio, al fatto che un cittadino debba iscriversi ad un registro per non essere disturbato. Sarebbe più ovvio e più logico che la ditta, chi vuole fare pubblicità o chi vuole vendere chieda al cittadino se può Pag. 3disturbarlo. Diciamo che su questo versante spero e mi auguro che in futuro si possa andare oltre il registro. Tuttavia, già la costituzione del registro è un primo passo. Leggerò attentamente la risposta del sottosegretario, ma a me risultava che il registro, la cui attività comincerà il 1 febbraio e che, come dicevo, è una prima risposta, non sia gestito dalle associazioni ma da una fondazione che mi pare faccia capo al Ministero dello sviluppo economico. Questo è un dato positivo perché, dunque, vi è la terzietà della posizione rispetto all'utente e rispetto a colui che possiamo chiamare - mi permetta - promotore o venditore. Auspico, tuttavia, che vi sia in questi sei mesi, così come sono previsti, la giusta pubblicità, cioè che i cittadini siano avvertiti, dal 1 febbraio e non dopo sei mesi, che hanno la possibilità, credo senza costi né a pagamento, di potersi inserire in questo registro. Come dicevo, personalmente ritengo che dovrebbe essere il contrario, ma a fronte di niente è meglio che vi sia qualcosa.
Ritengo inoltre che si possa richiedere e anche comprendere che si smetta di fare le telefonate con il numero nascosto, perché il numero nascosto è un modo per non far riconoscere nemmeno chi, in qualche maniera, può essere - e il più delle volte lo è - maleducato nei confronti dell'utente.
Insomma, vi sono alcuni provvedimenti che vanno presi e, quindi, va migliorata questa situazione per tutelare fino in fondo l'utente. Inoltre, teniamo conto che le telefonate arrivano negli uffici e nelle case e vanno a colpire, solitamente, le persone un po' più deboli, quelle che non hanno un carattere forte tale da poter rispondere e buttar giù il telefono, non interessate né portate, comunque, a prendere in considerazione una qualsiasi offerta.
Premesso che è ovvio che ognuno deve fare il proprio lavoro e che la promozione è un'attività rispettabilissima, credo, tuttavia, che vi sia un limite fra la possibilità di fare il proprio lavoro - la promozione - e la privacy vera e la tranquillità di un cittadino e che questo limite vada rispettato. Pertanto, mi dichiaro ben felice se questo registro verrà istituito, non tanto per il fatto che venga istituito perché, come ho detto prima, dovrebbe essere esattamente il contrario, ma perché è un primo passo, finalmente e dopo tanto tempo, che permette al cittadino utente di non essere disturbato. Questo è il punto: non essere vessato da telefonate nei momenti meno opportuni e in situazioni di nessun interesse per chi riceve la telefonata.
È ovvio - e ho concluso, signor Presidente - che la volontà politica può andare ancora oltre. Credo che, se vi sarà la volontà politica da parte di questa maggioranza e di questo Governo, si potrà andare ancora oltre il registro e mettere il cittadino finalmente nella condizione di poter dire «no», senza ulteriori telefonate ad eventuali chiamate di promozioni pubblicitarie. Comunque, alla fine, signor sottosegretario, credo che un primo passo, ancorché dopo tanto tempo, sia stato compiuto e di questo, a dimostrazione della coerenza e della responsabilità che abbiamo come gruppo dell'Unione di Centro, mi dichiaro soddisfatto.

(Dinamiche relative all'andamento del prezzo del gas - n. 3-00948)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zamparutti n. 3-00948, concernente dinamiche relative all'andamento del prezzo del gas (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, L'Autorità per l'energia elettrica ed il gas per gli utenti minori, che non hanno scelto di passare al mercato libero - i cosiddetti clienti tutelati - che presentano consumi annuali inferiori a 200.000 metri cubi - fissa le condizioni economiche di riferimento, aggiornando la componente «materia prima» (QE), che Pag. 4rappresenta la componente tariffaria a copertura dei costi di approvvigionamento all'ingrosso del gas.
Il meccanismo di aggiornamento della QE si basa sull'andamento delle quotazioni internazionali di un paniere di prodotti petroliferi composto da gasolio, olio combustibile e greggio. Quindi, per la categoria di utenti tutelati, non vi sono altri elementi che influiscono sul meccanismo di formazione del prezzo del gas, se non quello citato.
Relativamente ai clienti del mercato libero invece occorre osservare che il prezzo è fissato liberamente tra venditore e consumatore, anche se spesso, specie per i clienti di minori dimensioni, si prende a riferimento quello del mercato tutelato. Il cliente libero ha quindi la possibilità di recedere in qualsiasi momento dal contratto di fornitura qualora non lo ritenga più conveniente, nel rispetto dei termini di preavviso fissati nel contratto stesso.
Per ciò che riguarda lo svincolamento del prezzo del gas da quello del petrolio, più condizioni possono determinare tale opportunità. Ciò avverrà quando il prezzo del gas rifletterà in modo trasparente e immediato le effettive condizioni di abbondanza o scarsità della materia sul mercato e il valore sarà determinato dall'incrocio tra domanda e offerta e quando si potrà ridurre la quota di contratti a lungo termine, i cosiddetti take or pay, che attualmente copre in modo preponderante l'approvvigionamento di gas.
In particolare, nel Paese è necessario operare azioni volte a bilanciare la presenza dell'operatore dominante e, nel merito, è all'esame delle Commissioni parlamentari uno schema di decreto legislativo ad hoc in coerenza con l'attuazione dei criteri di liberalizzazione dei mercati energetici stabiliti in sede di Unione europea.
Inoltre, l'avviamento della borsa del gas, in analogia a quanto avvenuto nel settore elettrico, farà emergere dei prezzi legati alle condizioni di mercato del gas.
Relativamente al terzo quesito, la già citata borsa del gas è stata affiancata, dal 1 ottobre 2010, da un mercato di «aggiustamento» volto a consentire agli operatori in acquisto o vendita di gas, di sistemare le proprie posizioni «lunghe» o «corte» vendendo o acquistando gas, a tutto vantaggio dell'economicità delle forniture e quindi con beneficio dei consumatori. Un'ulteriore maggiore flessibilità si potrà conseguire con l'avviamento di un mercato di bilanciamento, in cui i soggetti che utilizzano la rete di trasporto potranno scambiarsi volumi di gas, anche utilizzando i propri stoccaggi, per bilanciare il sistema secondo criteri economici.
Occorre evidenziare che è attualmente in fase di discussione parlamentare uno schema di decreto legislativo recante: «Misure per la maggiore concorrenzialità nel mercato del gas naturale ed il trasferimento dei benefici risultanti ai clienti finali, ai sensi dell'articolo 30, commi 6 e 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99», volto alla realizzazione di un'offerta di gas più concorrenziale tramite l'incremento della flessibilità del sistema. Ciò si consegue soprattutto con il rafforzamento delle infrastrutture di stoccaggio, che consentiranno l'approvvigionamento di gas nei periodi di prezzo convenienti, per poi utilizzarlo in altri periodi caratterizzati da più elevati prezzi.
Per quanto riguarda infine la realizzazione degli impianti di rigassificazione di GNL, essa avviene in un mercato del gas liberalizzato e pertanto è guidata dalle logiche di mercato degli investitori, pur nel rispetto delle norme di sicurezza e salvaguardia dell'ambiente. Va sottolineato che sia la legge 23 luglio 2009, n. 99, sia le recenti direttive del «Mercato interno», prefigurano l'evoluzione dei mercati dell'energia secondo un'ottica sovranazionale a favore di un mercato dell'energia europeo, che consenta maggiori economie e più elevati livelli di sicurezza.
In tale prospettiva, ed anche in ottemperanza del cosiddetto criterio N-l - secondo il quale la fornitura di gas deve essere assicurata anche in condizioni di indisponibilità dell'infrastruttura di approvvigionamento più rilevante e che diverrà a breve vincolante per tutti gli Stati membri - occorre garantire un adeguato Pag. 5sovradimensionamento delle infrastrutture esistenti. A questo scopo, la definizione della strategia energetica nazionale, consentirà a questa amministrazione, fra l'altro, di emanare apposite linee-guida per lo sviluppo del sistema del gas e delle infrastrutture di approvvigionamento.
È comunque più corretto, in un mercato europeo interconnesso, ragionare in termini di equilibrio tra la domanda e l'offerta a livello nazionale: l'Italia, per la sua posizione geografica e per la presenza di una rete di trasporto di alta capacità, è in grado di evolversi in un hub a livello europeo, che metta in comunicazione le risorse di gas del Nord-Africa e dell'area del Caspio con i Paesi del centro Europa.

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di replicare.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, indubbiamente il problema che abbiamo posto con quest'interrogazione si inserisce nella più ampia problematica energetica, che nel nostro Paese paga il prezzo dell'assenza di una strategia nazionale sull'energia, in buona sostanza di un piano energetico che possa mettere e dare ordine a questa complessa materia.
Non trovo soddisfacente la risposta che ha dato il sottosegretario Saglia perché, rispetto alle problematiche evidenziate, credo - in particolare rispetto alle risposte o alle mancate risposte che l'ENI ha nel tempo fornito a quanto evidenziato nell'interrogazione - che non ci sia stata da parte del Governo una sufficiente chiarezza. Penso che sia anche difficile farlo per come si sta operando in questo settore e in questo ambito, rispetto ad alcuni dati che ritengo fondamentali per poter meglio comprendere quello che sta accadendo nel mercato del gas.
In particolare, ritengo che si sarebbe dovuto dire quanto l'ENI paga il gas russo e che si sarebbero dovute dare delle risposte anche rispetto alla rinegoziazione di contratti con Gazprom e tutta un'altra serie di informazioni che non ho avuto modo di sentire e che proprio per questo mi portano già a preannunciare una successiva interrogazione per cercare di avere maggiori informazioni rispetto a questo modo di procedere, a mio avviso molto critico, per quanto riguarda la politica energetica e, in particolare, quella relativa al gas.

(Chiarimenti ed iniziative in merito alle ipotesi di localizzazione di siti nucleari - nn. 3-01258, 3-01402, 3-01403 e 3-01404)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Ceccuzzi n. 3-01258, Mosella n. 3-01402, Cavallaro n. 3-01403 e Scarpetti n. 3-01404, concernenti chiarimenti ed iniziative in merito alle ipotesi di localizzazione di siti nucleari (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni) che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, precisiamo in via preliminare che la Carta nazionale delle aree idonee alla localizzazione del Parco tecnologico viene proposta dalla Sogin - secondo quanto disposto dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 - ai fini della localizzazione non già di più depositi di scorie nucleari, bensì di un Parco tecnologico comprensivo di un sistema per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per l'immagazzinamento, a titolo provvisorio, in attesa di una soluzione geologica allo studio in sede internazionale, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato proveniente dall'esercizio degli impianti nucleari.
Tale Parco tecnologico, che sarà concepito come un centro di eccellenza nel settore della gestione dei rifiuti radioattivi, si rende indispensabile anche per dare una sistemazione definitiva ai rifiuti radioattivi derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie, attualmente sistemati nei depositi della Nucleco Spa, nel centro ricerche della Casaccia. Pag. 6
La definizione delle aree idonee ad ospitare il Parco deve essere predisposta dalla Sogin - ai sensi della normativa sopra richiamata - tenendo conto dei criteri tecnici indicati dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica, così come dovranno essere validati dall'Agenzia per la sicurezza nucleare sulla base delle valutazioni derivanti da una procedura di valutazione ambientale strategica sui parametri di idoneità alla localizzazione degli impianti.
Rispetto a quanto sopra espresso, si rileva che l'identificazione delle aree non può essere - allo stato attuale - compiutamente formalizzata, sia in quanto l'Agenzia non è ancora operativa, sia per il fatto che non è stato possibile attuare la procedura di valutazione ambientale strategica, che comprende anche lo svolgimento di una consultazione pubblica. Tali aspetti sono stati, del resto, evidenziati in una nota che l'allora Ministro dello sviluppo economico ad interim, Silvio Berlusconi, indirizzò ai vertici della Sogin il 17 settembre.
Sulla base di quanto precede, risulta evidente che il documento cui fanno riferimento gli interroganti rappresenta uno studio preliminare e peraltro non divulgato che, in carenza dei presupposti normativi sopra descritti, non potrà avere certamente seguiti procedimentali.
Rappresenta, comunque, un apprezzabile impegno del soggetto gestore sulla strada dell'individuazione del sito ove realizzare il Parco, argomento, la cui trattazione richiede lo sforzo congiunto da parte degli attori sociali ed istituzionali coinvolti. È d'uopo aggiungere per ciò che attiene all'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010, che esso stabilisce, in tutte le fasi del procedimento di individuazione del sito per la realizzazione del Parco, il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, tra i quali, in primis, le istituzioni territoriali insistenti nelle realtà locali eventualmente ritenute idonee alla localizzazione del parco medesimo. Inoltre, non vengono trascurati dal legislatore, gli ulteriori attori sociali portatori di interessi diffusi. La Sogin, dal canto suo, potrà dare avvio all'iter previsto dalla normativa solo a seguito del verificarsi dei presupposti sopra richiamati. Circa la tutela di valori distintivi di alcune aree del territorio nazionale, si rileva che la procedura di pubblicità prevista dalla legge e successiva alla diffusione sui mezzi di informazione della proposta di Carta nazionale, potrà costituire la sede opportuna per la formulazione di osservazioni e proposte da parte di regioni, enti locali e di soggetti portatori di interessi. In ogni caso, si evidenzia che le caratteristiche socio-ambientali delle aree preliminarmente identificate concorreranno alla formazione di un ordine di idoneità. Per ciò che concerne, infine, la presupposta avvenuta individuazione di altre strutture appartenenti al ciclo di produzione dell'energia mediante centrali atomiche in territorio marchigiano, non può che farsi riferimento al sopra citato decreto, il quale, se da un lato presuppone tutta una procedura garantista e partecipata con le parti sociali, analoga a quella prevista per l'individuazione del Parco, dall'altro risulta attualmente ancor più complessa in quanto presume altresì una serie di decreti interministeriali o deliberazioni CIPE non ancora definiti. In conclusione, sarà cura di questa amministrazione riattivare la procedura stabilita dal decreto legislativo n. 31 del 2010, per l'individuazione dei siti idonei alla localizzazione del Parco, non appena vi saranno tutte le condizioni, nonché i presupposti normativi.

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccuzzi ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01258.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, anche se mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta, sia perché il Governo intende proseguire nella sua politica sbagliata di investimento nell'energia nucleare, che rappresenta un affare per pochi e certamente un rischio per molti, sia perché non vengono escluse, non essendo stata esplicita la risposta da questo punto Pag. 7di vista, regioni importanti dal punto di vista ambientale, culturale, architettonico e artistico, come la regione Toscana, che è la materia della mia interrogazione. Vorrei ribadire, a pochi giorni dal pronunciamento della Consulta sul nucleare, quindi su questo tema gli italiani saranno presto chiamati a pronunciarsi, che si sta imboccando una strada assolutamente sbagliata, perché stiamo sottraendo risorse agli investimenti in efficienza energetica, soprattutto per quanto riguarda le rinnovabili, ed a tutto ciò che potrebbe abbattere le emissioni e ridurre la dipendenza strategica del nostro Paese dal fossile. È un salto all'indietro dal punto di vista culturale e scientifico, è indubbio. Si disperdono miliardi per una fonte energetica rischiosa e non competitiva. Basti ricordare che, per quanto riguarda le rinnovabili, si possono creare quindici posti di lavoro rispetto ad uno solo che in rapporto può essere creato dall'energia nucleare. In Germania, in quindici anni sono stati creati circa 200 mila posti di lavoro e diversi studi convergono sul fatto che in Italia, da qui al 2020, si potrebbero creare dai 150 mila ai 200 mila posti di lavoro. Ma il piano energetico del Governo, che insiste sul nucleare, è costoso ed è assolutamente impraticabile, oltre ad essere non partecipato. Bisogna aggiungere che in Europa le rinnovabili occuperanno un posto di primo piano nella produzione di energia, perché da qui al 2030 si stima che il 64 per cento di produzione di nuova energia verrà per l'appunto dalle rinnovabili, il 17 per cento dal gas, il 12 per cento dal carbone, il 3 per cento dal petrolio e soltanto il 4 per cento dal nucleare. Quindi, come si vede, si sta imboccando una strada molto rischiosa e assolutamente incapace di produrre autonomia energetica del nostro Paese e soprattutto di abbattere l'effetto serra. Lo stesso studio fatto da Mckenzie, che propone una road map da qui al 2050, dice che l'effetto serra si potrebbe ridurre dell'80 per cento se si investisse in rinnovabili. In realtà che cosa è accaduto? Con la legge di stabilità per il 2011, il Fondo rotativo per le rinnovabili, destinato ad abbattere le emissioni per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, non è stato rifinanziato. Si tratta di un Fondo che venne introdotto nel 2007 dal Governo Prodi, che con questa legge di stabilità non è stato appunto assolutamente finanziato.
Bisogna aggiungere che vi sono stati diversi pronunciamenti delle regioni italiane per quanto riguarda la loro contrarietà alla delibera assunta dal CIPE. Quindi, in sostanza, vorrei ribadire che si sta percorrendo una strada sbagliata, con un rischio per alcune regioni che comprendono patrimoni dell'UNESCO, come la Toscana, che ha ben sei siti, o dove insistono produzioni rurali di alto pregio (basti pensare che in questa regione, nel 1966, venne istituita la prima DOC, con la vernaccia di San Gimignano, o la prima DOCG, con il brunello di Montalcino, nel 1980). Al riguardo, serve assolutamente escludere la localizzazione di depositi di scorie nucleari che provenissero dalle produzioni. Da questo punto di vista, mi dichiaro insoddisfatto.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01402.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, ma devo dire che si è un po' svincolato rispetto alla richiesta della mia interrogazione, nel senso che la stessa nasceva nel settembre del 2010, perché vi era stata l'illustrazione da parte di Confindustria e Federturismo del piano nazionale di rilancio del turismo, in cui si sottolineava, sostanzialmente, come i siti italiani dell'UNESCO rappresentino una grande ricchezza per il nostro Paese.
In quel rapporto si diceva che tale ricchezza è enormemente svalutata e sottoutilizzata. Contemporaneamente, in quel periodo uscivano alcune notizie di stampa per cui la Sogin, che è la società pubblica per il nucleare, avrebbe approntato sostanzialmente una lista di aree del nostro Paese ritenute idonee ad ospitare i depositi di residui nucleari. È una vecchia questione, Pag. 8che conosciamo, che è approdata in diversi rapporti, e anche in modi diversi, in quest'Aula.
Dall'analisi, che era pressoché interpretativa, da parte della stampa, ma anche di agenzie specializzate, emergeva che, eliminando le aree non idonee - le solite aree che riguardavano la Sicilia, le zone di montagna e quant'altro - i possibili luoghi individuati erano una cinquantina di comuni situati tra Basilicata, Puglia, Lazio e Toscana.
Queste regioni - è risaputo - vantano un gran numero di patrimoni, tutelati anche dall'UNESCO. Sono veri e propri siti che costituiscono patrimonio dell'umanità, con zone altamente pregiate per il turismo (basterebbe pensare a Siena, al viterbese e ad altri siti).
La domanda che rinnoviamo e che, se necessario, rinnoveremo anche in un'ulteriore insistente interrogazione, è se al Ministero risulti che tra le zone indicate da Sogin vi siano siti che l'UNESCO ha individuato nel nostro Paese come patrimonio dell'umanità.
Questo fatto configurerebbe, a nostro avviso, una scelta gravissima, perché è anche contro la logica e va a contraddire sostanzialmente le iniziative del Governo, che, in tutte le occasioni possibili, ha messo in evidenza che lo straordinario patrimonio culturale, storico, architettonico e archeologico del nostro Paese è una miniera indispensabile per il rilancio dell'economia e può dare un grande contributo al prodotto interno lordo.
In questo ci siamo sentiti stimolati ad interrogare il Ministero. La risposta non c'è, nel senso che le cose che abbiamo sentito sono quelle che conosciamo. Comprendiamo che questa lista sia ancora coperta e che, quando uscirà, vedrà il confronto con gli interessati, però è chiaro che si apre una sorta di mercato, anche comprendendo questo Parco citato dal sottosegretario, che farà scaturire una serie di interessi che potrebbero prevaricare anche l'interesse storico e culturale del patrimonio stesso del nostro Paese.
Insistiamo nel dire che non siamo soddisfatti, nel senso che non c'è stata sostanzialmente una risposta e uno studio preliminare, che continueremo ad attenzionare la questione e che, se sarà necessario, rivolgeremo al Ministero competente ulteriori interrogazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallaro ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01403.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, ringrazio - come gli altri colleghi - il sottosegretario Saglia, ma posso dichiararmi non solo insoddisfatto, ma anche preoccupato della sua risposta.
Non ripeterò le considerazioni di carattere generale che ha già fatto il collega Ceccuzzi alle quali faccio riferimento, ma mi preoccupo anche di quanto traspare dalle dichiarazioni odierne del sottosegretario nelle modalità di attuazione di questo confuso piano nucleare.
Intanto, mi preoccupo perché, attraverso il richiamo a disposizione e parametri di carattere internazionale, vi è un evidente tentativo di collocare fuori dal Paese e dalle istituzioni la responsabilità dell'attuazione di questo piano, quasi che gli standard disposti dalle agenzia europee possano tranquillizzare di per sé stessi, o come se dovessimo fare intervenire El-Baradei a decidere dove collocare i siti di stoccaggio nucleare italiani.
Questo già mi preoccupa, così come mi preoccupa che vi sia un'evidente scarsa allocazione del principio di responsabilità, in particolare attraverso un dialogo che mi sembra non ancora avviato con le regioni, le quali, nella stragrande maggioranza, hanno espresso contrarietà alla collocazione di questi siti e sono portatrici di competenze dirette in materia energetica e, quindi, con le quali, credo, indipendentemente dall'esito della decisione della Corte costituzionale, vi debba essere comunque un principio di virtuosa concertazione, tra l'altro anche per affermare il principio in base al quale quelle regioni, che sono amministrate da coloro che in Aula hanno votato a favore del piano energetico basato sul nucleare, poi collochino nelle loro stesse regioni, e non nelle Pag. 9regioni che si mostrano ostili e contrarie, questi siti nucleari, proprio in virtù dell'attuazione, anche in questo campo, del principio di responsabilità.
Aggiungo che, sulla base di quanto ha dichiarato il sottosegretario, non vi è una smentita di fronte a questa iniziativa che, sebbene di carattere istruttorio e, quindi, preliminare, fornisce già un'indicazione che, ne abbiamo conferma, è nata senza alcuna preventiva concertazione e senza valutazione.
Sappiamo per esperienza che, quando poi si attiveranno le procedure formali, per alcuni versi, sarà troppo tardi per un'interlocuzione preventiva, che è quella che più tende a costruire delle situazioni condivise. Altri fenomeni nel nostro Paese attestano e dimostrano questo. Dunque, credo che anche sotto questo profilo il Governo persegua non solo, come ha detto il collega Ceccuzzi, in linea di principio, una linea sbagliata, ma anche metodi e scelte errate, proprio perché il coinvolgimento dei soggetti interessati non può essere ex post. Non si può prima stabilire, addirittura, la collocazione dei siti e poi domandare il parere «postumo» proprio perché la costruzione delle scelte va fatta attraverso il principio della sussidiarietà e della concertazione.
Mi dichiaro, infine, particolarmente preoccupato anche per la regione Marche perché alle considerazioni di carattere generale sul valore paesistico e territoriale del nostro ambiente naturale aggiungo che non vi è stata una smentita precisa riguardo alla collocazione sul territorio addirittura di una centrale nucleare. Comunque, anche la definizione che indora la pillola di «parchi tecnologici» di questi siti nucleari, poiché sono vocati non solo allo stoccaggio provvisorio ma anche, come lo stesso sottosegretario ha confermato, allo stoccaggio definitivo dei rifiuti particolarmente attivi, mi sembra del tutto in contrasto con la natura del nostro territorio, la sua diffusa antropizzazione e il più volte, da me citato nell'interrogazione in oggetto, parere dell'ordine dei geologi delle Marche che non fa politica, ma si occupa della conservazione professionale e del valore del territorio.
Quindi, per tutte queste ragioni ribadisco la mia insoddisfazione e preoccupazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Scarpetti ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-01404.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la sua risposta, ma anch'io devo testimoniare la mia insoddisfazione perché questa non è puntuale e precisa.
Al di là delle valutazioni generali già fatte, attorno alle scelte energetiche e alla strategia nazionale - che venivano prima in modo condivisibile giudicate negativamente, anche perché collocano il nostro Paese ai livelli più bassi nella ricerca e nell'investimento sulle fonti alternative rispetto agli altri Paesi europei - pur mantenendosi nell'ambito e nel merito dell'interrogazione, come dicevo, la risposta del sottosegretario è una risposta vaga.
Secondo me, ancora una volta, prescindendo da quello che si possa pensare sull'utilizzazione del nucleare, si sbaglia anche sul piano del metodo. È come dire, infatti, che dare o comunque far filtrare queste notizie sull'individuazione della localizzazione di siti per deposito nucleare o parco tecnologico, comunque lo si voglia definire, ingenera forti e legittime preoccupazioni fra i cittadini.
Forse è il modo peggiore per decidere e anche per concertare con i soggetti che sono fondamentali, perché la norma prevede comunque un potere coattivo, attraverso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ma noi sappiamo che la realizzazione di impianti, che hanno un certo impatto sui territori, realisticamente è molto complessa ed è molto difficile poterli realizzare attraverso la militarizzazione dei territori stessi, in modo coercitivo rispetto alle volontà degli enti territoriali e delle regioni interessati.
Insomma, queste notizie, già da quando sono uscite sulla stampa nazionale e locale, Pag. 10mi pare il 24 settembre, hanno provocato forti reazioni da parte della cittadinanza, ma anche da parte delle regioni e degli enti locali interessati. Credo che questo sia il metodo sbagliato anche perché i criteri sono molto generici. Come veniva ricordato, l'Italia è un Paese fortemente antropizzato: è difficile trovare delle localizzazioni che in qualche modo non creino un impatto con una rilevanza sociale particolare.
In conclusione, quindi, ritengo che la questione sia sbagliata. Oltre al giudizio di merito che si può dare sulla scelta nucleare, la risposta è insoddisfacente perché vaga e poiché alimenta anche dubbi e sospetti, che quanto prima dovrebbero essere chiariti, a partire da quel percorso di concertazione - che la norma stessa prevede - con gli enti locali e le regioni rispettivamente interessati.

PRESIDENTE. Prima di passare all'unica interpellanza all'ordine del giorno, sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,25.

(Iniziative in relazione alla recente occupazione di alcuni istituti scolastici a Bologna - n. 2-00908)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00908, concernente iniziative in relazione alla recente occupazione di alcuni istituti scolastici a Bologna (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'interpellanza in esame fa riferimento ad incidenti ed occupazioni dei principali licei di Bologna in seguito alle proteste contro il provvedimento di riforma dell'università (detto comunemente «legge Gelmini»). L'interpellanza non cita solamente l'interruzione delle lezioni addebitando alle medesime disagi evidenti, ma soprattutto il fatto che parecchi genitori dei principali licei hanno scritto ai giornali cittadini lamentando l'interruzione continuativa delle lezioni. Ho citato nell'interpellanza i giornali della mia città, Bologna, e anche l'esposto che ho presentato alla procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio nei confronti di quegli studenti che sono stati identificati e nei confronti anche delle autorità preposte, che - a mio modo di vedere - avrebbero dovuto denunciare i fatti medesimi, come è successo in altre città (in alcuni licei di Milano e di altre città del nord d'Italia è successo questo), proprio perché non è ammissibile che ogni forma di protesta, pure legittima, si tramuti spesso nella violazione del diritto di tanti altri cittadini (in questo caso studenti) di assistere alle lezioni: sono stati letteralmente impediti. Ho concluso, dicendo che questo purtroppo è legato ad un clima ideologico e politico che caratterizza da sempre la città di Bologna ma che non giustifica assolutamente il protrarsi di questi incidenti, di questi atti di violenza vera e propria, che ledono il principio della democrazia e della libertà di chiunque. In questo senso lamento anche una certa assenza delle autorità preposte, dalle autorità scolastiche a quelle di pubblica sicurezza. La legge va rispettata, deve essere rispettata, altrimenti non ci troviamo più in presenza di uno Stato di diritto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, condividiamo pienamente lo spirito che sta alla base dell'atto in discussione: il rispetto della legalità, il diritto degli studenti che lo desiderano di seguire gli insegnamenti previsti dal normale orario curricolare e il rifiuto di comportamenti pregiudizialmente ostili al processo riformatore, promosso dal Governo per migliorare la condizione degli studenti, mettendo al centro dell'attenzione i loro interessi a partire dal merito Pag. 11e dal diritto allo studio, e al fine di restituire efficienza ed efficacia al sistema eliminando sprechi ed inefficienze. A queste finalità corrisponde anche la legge di riforma dell'università approvata dal Parlamento, avverso la quale si sono verificate a Bologna le strumentali manifestazioni cui si fa riferimento nell'interpellanza. A tal proposito, il direttore scolastico regionale per l'Emilia-Romagna ha riferito quanto segue. Come ampiamente riportato dalla stampa, nel mese di novembre in alcuni dei principali istituti scolastici di Bologna si sono registrate iniziative di protesta degli studenti, sfociate nell'occupazione dei locali. Le scuole bolognesi sono state opportunamente invitate dall'Ufficio scolastico territoriale a vigilare affinché non venisse violato il diritto all'istruzione di coloro che desideravano frequentare le lezioni, a vigilare sulla presenza degli estranei e ad avvisare le famiglie dell'obbligo di risarcimento dei danni eventualmente prodotti dagli studenti. In alcuni casi, da parte dell'Ufficio citato, è stato richiesto un intervento delle forze dell'ordine per lo sgombero degli occupanti, come nel caso del Liceo artistico Arcangeli e del Liceo scientifico Sabin. Per quanto riguarda il Liceo Minghetti, il cui dirigente peraltro è persona con alto senso di lealtà verso le istituzioni, si è riscontrata una netta inversione di tendenza rispetto al recente passato. L'occupazione infatti e stata limitata ad alcuni giorni (dal 29 novembre al 5 dicembre) senza che si registrasse la presenza di estranei e senza danni.
Il capo di istituto è stato costantemente presente a scuola, anche nel giorno di domenica 5 dicembre, fino a tarda serata, riuscendo a far terminare l'occupazione. Con l'occasione, il direttore scolastico regionale ha ricordato di avere costantemente richiamato i dirigenti scolastici al rispetto del principio di lealtà verso l'amministrazione e all'osservanza del principio di legalità, pur nella necessità del dialogo con gli studenti. Il medesimo direttore ha, infine, sottolineato che la crescita di una maggiore cultura istituzionale è un processo che necessita determinazione ed impegno da parte dell'amministrazione, ma anche tempo per la maturazione degli atteggiamenti e comportamenti personali.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, al di là della cortesia e della stima che ho per il sottosegretario Pizza, dichiaro la mia totale insoddisfazione. Dobbiamo, infatti, metterci d'accordo, caro sottosegretario: è chiaro che c'è nella scuola una tendenza, che vige da sempre, a non accentuare i conflitti e che mi trova pienamente consenziente, a non accentuare, appunto, le occasioni di scontro e a ribadire la volontà di dialogo. Su questo credo non c'è nessun principio. Ma quando si assiste ad atti reiterati di violenza, che sono anche culminati - la direzione scolastica regionale non l'ha citato - nell'occupazione temporanea della ferrovia, della stazione ferroviaria e di alcune linee ferroviarie, impedendo la partenza dei treni, e quando si assiste di fatto al blocco delle lezioni, denunciate dai genitori, non si può far finta di niente e dialogare. Siccome, come ho detto nel testo, queste occupazioni, questi atti di violenza politica, non a caso collegati con centrali politiche locali e con esponenti anche degli enti locali, durano da tempo, credo che obbligo di un dirigente dello Stato sia quello di far rispettare la legge, evitando incidenti. Sia ben chiaro, qui nessuno invoca scontri frontali o irruzioni massicce della polizia, ma far rispettare la legge vuol dire che, una volta individuati i responsabili presenti, li si denuncia all'autorità giudiziaria. Ciò non succederà mai e questa è la ragione per cui la scuola italiana, da anni, è in preda all'anarchia e al caos per cui coloro che studiano, che vogliono apprendere - e che sono spesso la maggioranza - si trovano in una situazione di oggettivo svantaggio rispetto ad una minoranza faziosa e settaria, che comprende anche determinati docenti, i quali rispondono più alle logiche di partito che alle logiche dello Stato, del quale Pag. 12dovrebbero essere leali collaboratori, determinando così la situazione che abbiamo sotto gli occhi.
Allora, la ragione della mia insoddisfazione sta proprio qui, in questi motivi: non mi sono basato su notizie vaghe, le ho circostanziate, facendo riferimento a proteste di genitori per l'occupazione e per l'impedimento, per una settimana ed oltre, dello svolgimento delle lezioni. Si chiede all'amministrazione dello Stato, ed al Ministero, un atto di chiarezza e di coerenza con quanto si è sempre ribadito, altrimenti lo Stato di diritto dimostra di venire meno e legittima la mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti del medesimo. Soprattutto in Emilia-Romagna, siamo abituati a questa forma di sudditanza - me lo consenta, signor sottosegretario - nei confronti della sinistra che non può essere accettata. Sarò una delle poche voci che parla controcorrente, ma ritengo che, in questo caso, sia le autorità scolastiche regionali, sia il questore di Bologna - e l'ho dichiarato alla stampa -, abbiano mancato gravemente al loro dovere di garantire la legge e il rispetto della medesima nei confronti di tutti i cittadini. Un Governo che si rispetta, a mio modo di vedere, queste cose le deve ribadire ed attuare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Caparini, Craxi, Gregorio Fontana e Jannone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'uccisione di un militare italiano in Afghanistan.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione per consentirmi di comunicare ufficialmente a quest'Aula, con profondo dolore, la triste notizia della morte di un nostro soldato in Afghanistan. Si tratta di un alpino dell'VIII reggimento di Cividale del Friuli, il cui nominativo non è ancora stato reso noto ufficialmente dal Ministero della difesa, deceduto a seguito di uno scontro a fuoco avvenuto questa mattina in un avamposto della zona di Bala Murghab, scontro a fuoco nel corso del quale è rimasto ferito, in condizioni non gravi, un altro militare italiano.
In questo momento di lutto sono certo, a nome di tutta l'Assemblea, di dovere esprimere alla famiglia del caduto e alle Forze armate il senso del più intenso cordoglio e della più viva partecipazione, unitamente agli auguri di pronto ristabilimento per il soldato rimasto ferito. Desidero altresì rivolgere un pensiero deferente e commosso alla memoria di tutti i nostri soldati che, come l'alpino caduto quest'oggi, hanno in questi anni - e si tratta ormai di un numero elevato - sacrificato la loro vita per difendere le ragioni della pace contro il ricatto della barbarie di natura terroristica. Sono certo che è convinzione di tutti i deputati della Repubblica che l'impegno dei nostri soldati in Afghanistan costituisca, pur con un alto prezzo di sangue, un prezioso presidio di libertà e di civiltà in un'area martoriata da conflitti provocati in primo luogo dal fanatismo fondamentalista. Pag. 13
Ho già chiesto al Governo di riferire all'Assemblea della Camera dei deputati sull'episodio non appena sarà possibile.
Invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, n. 2) (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione siciliana approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Ricordo che nella seduta del 17 gennaio 2011 si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Pecorella, Bratti, Fava, Libè, Granata, Piffari e Melchiorre n. 6-00054, sulla quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è difficile immaginare che quest'Aula possa continuare nel percorso naturale dei lavori ignorando completamente o fingendo di ignorare quello che stiamo leggendo sui giornali e ascoltando nelle televisioni italiane e di tutto il mondo, cioè le vicende che riguardano il Presidente del Consiglio. Non sta a noi, né come singoli né come opposizione, una valutazione sugli aspetti giudiziari, che competono alla magistratura.
Non sta nemmeno a noi, né come singoli né come opposizione, una valutazione morale su ciò che stiamo leggendo. Ogni italiano, in queste ore, si sta già facendo un'idea per conto suo. Noi poniamo un altro problema.
Quando un uomo di Stato è coinvolto in una vicenda come questa, se è un uomo di Stato, la sua prima preoccupazione è di non coinvolgere il proprio Paese, di non coinvolgere l'immagine internazionale dell'Italia, di non coinvolgere le istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Sappiamo bene che Berlusconi non lo ha mai fatto, che non rientra nel suo modo di pensare, perché si ritiene superiore a qualsiasi cosa, anche alla legge, tuttavia, questa volta c'è di mezzo, ancora di più, l'immagine internazionale del nostro Paese, screditata totalmente, come vediamo dalla triste lettura dei quotidiani di questi giorni. C'è di mezzo la credibilità che deve avere, anche dal punto di vista personale, chi guida un Paese.
Vogliamo dirlo al Presidente Berlusconi: anche se non vi fossero reati, può forse continuare a guidare il Paese, dopo i fatti che sono avvenuti e le cose che abbiamo letto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? C'è di mezzo la necessità e il bisogno drammatico degli italiani di avere un Governo che governi, di avere un Presidente del Consiglio che si occupi dei loro problemi.
È per questo che chiediamo in quest'Aula ciò che politicamente il Partito Democratico e il suo segretario hanno già Pag. 14chiesto fuori: almeno alla fine del suo percorso politico, l'onorevole Berlusconi abbia un sussulto di dignità, si dimetta e vada a difendersi nelle aule del tribunale dalle accuse infamanti che ha ricevuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà). E se ritiene di essere innocente, non rifiuti di andare davanti ai giudici, ma chieda loro di presentarsi il prima possibile per potersi difendere.
Si dimetta e lasci che siano il Capo dello Stato, il Parlamento e la sua stessa maggioranza a trovare la strada e le persone giuste per salvare il Paese e per ricostruire la credibilità delle istituzioni repubblicane di fronte al mondo ma, soprattutto, di fronte agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, nella seduta di oggi, dovremmo esaminare la mozione sull'estradizione di Cesare Battisti, che è stata posta all'ordine del giorno su iniziativa del nostro gruppo. Vi sono sei mozioni sullo stesso argomento. Quando abbiamo chiesto di porre all'ordine del giorno la mozione in oggetto, era perché ci sembrava importante che il Parlamento, all'unanimità, si esprimesse a favore dell'estradizione di Battisti.
Pertanto, chiedo a tutti i gruppi parlamentari di utilizzare il tempo che resta prima dell'inizio dell'esame per trovare una sintesi unitaria in ordine ad una mozione unica. Questo rappresenterebbe un messaggio esterno di unitarietà che non potrebbe che far bene a questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei ritornare all'intervento del collega Franceschini, perché credo che questo Paese sia ormai stufo delle schifezze che siamo costretti a vedere e che, ogni volta, vanno al di là della situazione precedente.
Credo che, in qualunque Paese al mondo, un Presidente solo sfiorato dal sospetto di vicende che riguardano minorenni sarebbe stato obbligato ad andarsene immediatamente.
Pertanto, mi associo alla richiesta dell'onorevole Franceschini: il Paese ha bisogno di essere governato e non può essere continuamente richiamato alle problematiche di Sodoma e Gomorra, tra satiri, papponi e il marchese de Sade. È ora di finirla con una deriva di questo tipo (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Poiché il Presidente del Consiglio, di fronte ad una precisa contestazione, ha già dichiarato: «(...) Nessuno alla mia età mi farà cambiare stile di vita del quale vado orgoglioso», siamo convinti che ci troviamo di fronte a comportamenti sempre più patologici. Dunque, forse, dobbiamo leggere in altro modo l'invocazione di oltre un anno fa di Veronica Lario: «(...) Mio marito è ammalato, aiutatelo».
Se così fosse, dobbiamo chiederci se una persona affetta da una tale malattia sia ancora adatta a guidare il Paese. Se ha un sussulto di dignità, se ne vada e lasci, finalmente, a governare qualcuno che pensa davvero al Paese e non ad affari privati e sessuali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, volevo ricordare che due anni fa è stata raggiunta facilmente l'unanimità della Camera sulla mozione Battisti, che fu allora unica perché l'onorevole Pag. 15Cazzola ed io, e poi anche i presidenti di gruppo, riuscirono facilmente a convenire su un unico testo. Quindi auspico anch'io che ci si riuscisse di nuovo.

FRANCESCO TEMPESTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, per raccogliere l'invito dell'onorevole Galletti e anche quelli a seguire, per dire che naturalmente il nostro gruppo è impegnato in questi minuti, in queste ore, per affrontare in modo unitario e complessivamente positivo la questione della mozione Battisti.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, riferendomi agli interventi sull'ordine dei lavori degli onorevoli Franceschini e Borghesi, mi permetto di fare presente questo alla Presidenza e, per suo tramite, al Governo: l'episodio, di cui tutti i giornali sono pieni in questi giorni, relativo a una denuncia e a un'indagine a carico del Presidente del Consiglio pone il nostro Parlamento, il Parlamento in quanto tale, in una condizione di difficoltà. Infatti, se questo episodio fosse riferito a un qualunque esponente del Governo noi chiederemmo al Presidente del Consiglio di venire a parlare e dirci come il Governo vede questa materia. Ma trattandosi di un'inchiesta che investe, in maniera così radicale, il Presidente del Consiglio, noi dobbiamo chiedere che il Governo, senza por tempo in mezzo, dica qual'è la sua posizione su questa materia. È il Governo italiano nelle condizioni di dire che questa inchiesta sbollirà come neve al sole o come una bolla di sapone e che quindi l'attività del Governo va avanti, oppure non lo può dire? Infatti, l'attività del Governo e l'attività del Parlamento non possono essere paralizzate per lungo tempo nell'attesa che tutto questo vada davanti. O il Governo è in grado di rispondere con chiarezza, ottenere la fiducia delle Camere e andare avanti, oppure è bene che ci sia quel chiarimento politico, che, del resto, l'onorevole Franceschini ha sollecitato.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole La Malfa.

Si riprende la discussione (ore 15,20).

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXIII, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, innanzitutto desideriamo esprimere un sincero apprezzamento alla Commissione per il lavoro che ha svolto e quindi, come Alleanza per l'Italia, dichiariamo subito il voto favorevole.
La relazione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Sicilia impone oggi a quest'Aula di occuparsi con la dovuta attenzione anche di realtà - oltre a quella purtroppo molto nota della Campania - che rischiano di far precipitare un'intera regione nella logica dell'emergenza.
Ci teniamo a dire che quello della Commissione è un lavoro coraggioso, perché alcuni di noi hanno fatto parte di questa Commissione in passato e si sa quali sono i rischi anche nell'esprimere le considerazioni che sono contenute in questa relazione.
Quindi, vi è un atto di solidarietà dovuto, ma anche un richiamo a quest'Aula, affinché le istanze contenute nel rapporto siano, come dire, meglio apprezzate. Non ci è piaciuto il silenzio della stampa dopo la discussione sulle linee generali di ieri e non ci piace che ciò - Pag. 16così come è avvenuto in passato - passi un po' in secondo ordine rispetto ai temi dell'agenda parlamentare.
La Sicilia è, purtroppo, un esempio emblematico di come la gestione dei rifiuti veda un'Italia divisa a metà, ossia un nord tendenzialmente virtuoso e in possesso di tecnologia avanzata nel settore (sebbene non al riparo da infiltrazioni della criminalità organizzata, come è stato dimostrato dalle recenti indagini in Lombardia) ed un centro-sud in affanno, con punte di particolare criticità ben circoscritte in alcune regioni, quali appunto la Sicilia.
Della relazione della Commissione colpisce, tra l'altro, che sia conferito in discarica oltre il 93 per cento dei rifiuti, a fronte di una media nazionale del 45 per cento circa, così come la cronica assenza di impianti, compresi i termovalorizzatori, indispensabili alla chiusura del ciclo dei rifiuti.
Analizzando una situazione tanto difficile e complessa, il pensiero va agli alti standard di tutela ambientale imposti da Bruxelles, i quali, circa un mese fa, si sono tradotti nell'auspicabile accoglimento della direttiva 2008/98/CE, in cui ci si prefigge l'obiettivo di trasformare l'Europa in una vera e propria società del riciclo.
Questo provvedimento mira a realizzare la raccolta differenziata, ma anche e soprattutto l'effettivo recupero dei rifiuti, poiché la mera separazione a monte non comporta, se non adeguatamente sostenuta dalla filiera del recupero, un utile sistema per ridurre la quantità dei rifiuti.
La situazione in cui versa la Sicilia ci dice che, purtroppo, l'Europa non è mai stata così lontana da questa regione e dalle regioni del sud.
Quando l'intero ciclo dei rifiuti è affidato principalmente alle discariche, i problemi che si affacciano all'intera comunità territoriale sono i medesimi, ovunque ci si trovi. A tal riguardo, credo che in Italia, ormai, per il caso Campania, anche l'opinione pubblica sia veramente allenata e a conoscenza dei problemi.
Così come, per altre zone del Paese, la criminalità organizzata ha facilità di inserirsi nel business dei rifiuti quando il ciclo di gestione è inefficiente.
Come si fa a non pensare ad un sistema malato, fintanto che si andranno a smaltire i percolati delle discariche siciliane in Calabria, oppure fintanto che sarà più vantaggioso smaltire una tonnellata di rifiuti in Olanda, anziché in Sicilia?

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Sono molti gli spunti di riflessione contenuti nella relazione che ci accingiamo a votare e sui quali dobbiamo soffermarci ben oltre la seduta di oggi.
Le criticità del sistema di prevenzione innanzitutto, così come le carenze sul piano gestionale ed amministrativo vanno tenute nella giusta considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, anche l'Italia dei Valori si associa - come ha già fatto in sede di discussione sulle linee generali - al ringraziamento, per il lavoro svolto, ai colleghi deputati e senatori in Commissione e al presidente.
In questa sede, oggi, stiamo per votare una risoluzione che, di fatto, impegna tutti noi colleghi a prendere conoscenza attraverso una lettura approfondita della relazione. Essa, infatti, dice molto. Già soltanto riprendendo la relazione della precedente legislatura, questa Commissione bicamerale ci dice che la situazione è Pag. 17peggiorata e che, quindi, in questi anni, non abbiamo visto niente di positivo.
La risoluzione è composta da un paio di «paginette», mentre naturalmente il lavoro della Commissione bicamerale ci dice molto, molto di più, a seguito del lavoro di decine di giorni e di centinaia di ore di audizioni.
Cosa chiediamo in questo caso al Governo? Un impegno, per quanto di competenza, ad intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in raccordo e leale collaborazione con i componenti organismi nazionali, della regione siciliana e degli enti locali interessati.
Qui, sta tutta la sostanza. Dal 2002, quando la regione Sicilia approvò un piano regionale sui rifiuti che ricevette tutti i complimenti possibili e immaginabili da parte della Commissione europea, arriviamo alla primavera del 2010, quando si approva un'altra legge, bellissima negli intenti, che va a risolvere e a rimuovere gli ostacoli che nel frattempo si sono creati (ci si è accorti che il sistema non funzionava), ma che, in realtà, è ancora inconcludente.
Si tratta di un piano di principi ma non ha alcun allegato e non si vede traccia di quello che deve essere invece un piano regionale operativo sulla gestione integrata dei rifiuti in Sicilia, questo è necessario. Dichiarare con una legge regionale che è possibile entro il 2010 raggiungere una raccolta differenziata del 20 per cento, quando non si riesce a superare quello zoccolo del 7 per cento, è veramente tragico.
Quando si dice che entro il 2012 si dovrebbe raggiungere il 40 per cento di raccolta differenziata, si pensa ad una data molto in là, ma invece no, il 2012 è qui, è l'anno prossimo; credo, pertanto, che se non si dimostra con atti concreti che queste cose si possono fare, alla fine abbiamo solo dato una bella lettura per chi magari in questi giorni, penso alla Commissione europea, al Parlamento italiano, sta mettendo il naso in queste cose.
No, non deve essere solo un momento locale, il Governo deve assolutamente rispondere con strumenti efficaci, bisogna rafforzare le procure. Questo non vuol dire aumentarle, vuol dire semplicemente dare forza a quell'organico che già c'è. Di fatto oggi non ci sono procuratori della Repubblica che in Sicilia possano lavorare su questa materia.
È necessario mettere risorse affinché la Polizia giudiziaria possa fare il suo giusto lavoro, non si può pensare di avviare una gestione integrata dei rifiuti in Sicilia senza un sistematico controllo, che passa anche attraverso il lavoro della Polizia giudiziaria. Vi ricordate cosa abbiamo pensato per la Campania, che non è niente rispetto a quello che succede in Sicilia? Per la Campania siamo arrivati a dire che è necessario arrestare quei cittadini che lasciano più di mezzo metro cubo di rifiuti per strada; per la Campania bisogna sciogliere quei comuni che non rispettano i parametri indicati nel piano dal commissario di Governo. In realtà, abbiamo sciolto alcuni comuni campani ma solo ed esclusivamente per queste ragioni, io credo che il Governo debba fare dei provvedimenti che non possono punire solo i cittadini siciliani. Le regole devono valere su tutto il territorio italiano, le regole devono valere per tutti, non ci possono essere regole speciali e commissari, non si può pensare che questi commissari straordinari, protetti da immunità che noi costruiamo con la legge, «messi» con divise da militari, possano risolvere i problemi. Anzi, combinano di peggio, questo è successo in questi dieci anni in Sicilia. Serve, quindi, potenziare quelle strutture che devono esercitare i controlli. È vergognoso che nell'ARPA siciliana ci siano duecentocinquanta dipendenti e non siano in grado di affrontare analisi dell'acqua sul territorio, analisi nelle discariche, controlli, così come chiede la normale legge di procedura europea e italiana, così come ogni tanto chiedono le procure per avere dei riscontri tecnici alle loro inchieste. Però, troviamo nella sola azienda municipale di Palermo per la raccolta dei rifiuti cinquemila dipendenti.

Pag. 18

GABRIELE CIMADORO. È una vergogna!

SERGIO MICHELE PIFFARI. Cinquemila dipendenti che sono lì a non fare nulla. Sono stati assunti attraverso raccomandazioni di criminali malavitosi, sono stati assunti, attraverso connivenze, dalla politica, dalla amministrazione sul territorio, e che, per scambio di voti, per interessi congiunti, hanno fatto questo scempio; hanno portato a un buco nei bilanci di queste aziende che gestiscono la raccolta dei rifiuti, in solo due o tre anni, di più di 800 milioni di euro di debiti.
Debiti insolventi perché l'azienda AMIA di Palermo è stata dichiarata insolvente dal tribunale di Palermo. Ciò vuol dire creare situazioni che, alla fine, non si possono risolvere se non mettendo un'ulteriore quantità di risorse, senza sapere poi che cosa si ottiene.
Gli amministratori locali, che erano prima rappresentanti nei consorzi, e poi in questa Spa, di fatto hanno fatto finta di niente, come se le aziende al cento per cento di proprietà pubblica fossero qualcos'altro, e non fossero di responsabilità pubblica. È giunto il momento che il Governo prenda provvedimenti con serietà, per mandare a casa questi criminali e questi cattivi amministratori del bene pubblico.
È sicuramente necessario che la Sicilia si attrezzi con un piano serio, controllabile e trasparente sulla raccolta integrata dei rifiuti, attraverso un piano infrastrutturale impiantistico: servono piazzole ecologiche di primo e secondo livello. In Sicilia non si è in grado neanche di raccogliere il ferro e il rame, quel rottame nobile che sul mercato chiunque è disposto a comprare. Anche questo non siamo in grado di fare in Sicilia. Invece, si è in grado di far diventare oro il percolato, che dalla Sicilia si riesce a raccogliere - chissà perché - e si trasporta in Calabria e, sicuramente, la Commissione bicamerale ci dirà, nei prossimi mesi, cosa sta succedendo in Calabria. Ma cosa facciamo? Creiamo solo dei centri di spesa incontrollabili e basta.
In merito alla questione degli inceneritori, qui affrontata più volte, i siciliani e la regione Sicilia ci hanno prospettato quattro inceneritori. La Sicilia produce 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti all'anno, quando attraverso una sana raccolta differenziata potremmo dimezzarli. Cosa ce ne facciamo di quattro grandi inceneritori? Ma gli inceneritori sono un business, sono un affare, e la criminalità vi è entrata, non rispettando direttive europee e creando situazioni di monopolio non solo dal punto di vista economico ma anche di rappresentanze, mettendo uomini criminali all'interno di queste strutture e di queste aziende.
Dobbiamo assolutamente creare un registro di queste aziende, affinché la trasparenza non vi sia solo in Sicilia, ma si possa leggere in questi atti in tutta Italia, perché vi è un traffico anche dal nord verso il sud di materiali industriali pericolosissimi. Anche questo bisogna essere in grado di intercettare e ad esso porre termine, perché questo fa crescere una criminalità anche nel resto dell'Italia, e noi non vogliamo assolutamente.
Quindi, chiamiamo il Governo ad intervenire anche attraverso decreti, che non siano solo di facciata solo per comunicare all'esterno che si sta facendo qualcosa, ma facciamo veramente: istituiamo dei controllori istituzionali che verifichino veramente il lavoro che svolgono queste regioni, anche se la Costituzione ha dato loro il rango di autonome.
È necessario usare l'esempio della Comunità europea, e non solo quindi la Commissione europea, perché non istituiamo Commissioni scelte attraverso la Conferenza Stato-regioni in modo che le regioni possano accedere e verificare queste situazioni?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Comunque, ringrazio la Commissione - e concludo, signor Presidente - sperando che il Governo faccia buon uso della sua relazione, perché sono ormai dieci anni che nessuno ha il coraggio di leggere le indicazioni Pag. 19che il Parlamento dà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, svolgerò in pochissimo tempo questa mia dichiarazione di voto favorevole alla risoluzione che abbiamo redatto all'unanimità, a testimonianza dell'ottimo lavoro svolto dalla Commissione, magistralmente presieduta dall'onorevole Pecorella, e del lavoro importante e prezioso svolto dal relatore, onorevole Fava.
Si tratta di una relazione che tutti i parlamentari dovrebbero leggere con attenzione, perché riesce a sintetizzare in un lavoro complesso, legato anche alla conoscenza dei luoghi e delle dinamiche che vengono poi descritte, come un ciclo, cosiddetto dei rifiuti, non sia un ciclo dei rifiuti, ma un sistema legato, con forte approssimazione e con fortissima connivenza, al cosiddetto sistema criminale non soltanto delle mafie, ma anche della «mala politica».
Dobbiamo soffermare la nostra attenzione soltanto su un dato. In Sicilia - temo che sia qualche cosa che accomuna molte regioni, considerato che quello delle ecomafie è un tema, purtroppo per l'Italia, di dimensione nazionale, così come certifica un prezioso lavoro portato avanti ogni anno da Legambiente con la relazione annuale sul sistema complessivo delle ecomafie - vi è il livello di raccolta differenziata più basso d'Italia: il 3 per cento, a fronte di un 97 per cento dei rifiuti che finisce direttamente in discarica.
Opportunamente la Commissione ha sottolineato che non si può neanche parlare di ciclo dei rifiuti, ma si tratta di un sistema che va debellato e smantellato. Con grande onestà intellettuale la Commissione ha sottolineato anche i segnali di forte novità e anche di dirompente discontinuità con il passato segnati dalla recentissima decisione della giunta regionale del presidente Lombardo di ridurre da 27 a 9 gli ambiti territoriali di gestione dei rifiuti, cercando di chiudere ad una ignobile macchina clientelare, legata anche alla criminalità organizzata, così come opportunamente chi mi ha preceduto ha voluto sottolineare nel caso di Palermo, ma anche di altre aree della Sicilia. Allo stesso tempo, con un costo notevole in termini di blocco di quei lavori, è stata proprio la Presidenza della regione a denunciare alla procura e alla Direzione distrettuale antimafia le procedure assolutamente irregolari seguite dal precedente commissario straordinario per i rifiuti nell'affidamento delle gare per la realizzazione dei quattro termovalorizzatori.
In conclusione, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia vota e aderisce alla risoluzione magistralmente predisposta dall'intera Commissione e formula però una raccomandazione all'intero Parlamento: c'è una grande urgenza in Italia, quella di reperire nel codice penale il titolo dei reati ambientali, così come più volte sollecitato dalla Comunità europea. In questo senso e con questo spirito alla relazione e, quindi, alla risoluzione vanno il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,40)

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'intervento che faccio a nome del gruppo UdC è volto a sottolineare ancora una volta come il nostro gruppo sia molto attento ai problemi gravi e patologici di questo Paese e come i provvedimenti adottati per il bene dei cittadini non possano esimerci dal mettere in atto un atteggiamento di responsabilità, come sempre abbiamo detto. L'Unione di Centro, di fronte ai provvedimenti che vanno incontro al bene dei cittadini, esprimerà il proprio parere positivo.
Il problema rifiuti è una delle più evidenti questioni su cui fin da troppo Pag. 20tempo stiamo sollecitando un'azione forte, chiara ed efficace del Governo. Poiché siamo obiettivi, sappiamo che il problema rifiuti non è ascrivibile soltanto al presente Governo, ma affonda le radici in un malcostume molto diffuso specialmente nelle regioni del Meridione.
Abbiamo preso atto e letto con grande cura la relazione fatta dalla Commissione e a questo proposito credo che un forte ringraziamento vada al presidente, onorevole Pecorella e al rappresentante dell'Unione di Centro nella Commissione, l'onorevole Mauro Libè. Il problema rifiuti in Italia, e soprattutto in Campania, ha assunto negli anni proporzioni tali da diventare drammatico, non solo da un punto di vista ambientale e quindi anche sanitario, ma origine anche di tensioni sociali e della pessima immagine che molte regioni del nostro Meridione, così belle da un punto di vista paesaggistico e culturale, purtroppo hanno dovuto subire ed esportare nel mondo.
Sappiamo bene che il problema riguarda quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, non da meno la Sicilia, dove il settore dei rifiuti è terreno fertile per attirare l'interesse della criminalità organizzata. È veramente triste e riprovevole vedere in tale situazione grandi città come Palermo, ben dotata di monumenti artistici. Ho personalmente sentito turisti, che avevano avuto modo di scendere dalle navi di crociera e visitarla, restare allibiti di fronte alle montagne di rifiuti che invadevano in talune occasioni la città ed oscuravano del tutto le parti monumentali. È fondamentale, oggi più che mai, che su questo problema la maggioranza e le opposizioni, soprattutto quelle veramente responsabili, e le istituzioni trovino insieme le giuste convergenze e prendano seri provvedimenti perché se si sta immobili ne deriva un danno incommensurabile al Paese, ma soprattutto si lascia campo libero alla criminalità organizzata. Quando la politica e le istituzioni non intervengono, la malavita ha la capacità di inserirsi e di produrre danni enormi.
Cogliamo l'occasione per sollecitare, proprio a seguito di questa risoluzione, ancora una volta la politica e soprattutto gli amministratori locali perché sentano il dovere di un rapido e deciso intervento. Solo così sarà possibile anche restituire dignità ai tanti cittadini onesti ed evitare altre «situazioni Campania». Non esiste naturalmente un'unica causa per la quale si è arrivati a tale situazione di disagio, ma una serie di ragioni. Non possiamo dimenticare la demonizzazione ideologica degli impianti di termovalorizzazione, che spesso sono stati presentati e propagandati da troppe parti come un mezzo di diffusione di veleni e di sostanze tossiche, ed il conseguente e progressivo esaurimento delle discariche, laddove esiste, una cultura ideologica, non sufficientemente diffusa tra i cittadini, sul tema della raccolta differenziata e poi il continuo dilagare - su queste carenze - degli interessi della malavita nel settore.
Vi sono quindi tante cose da fare. Bisogna partire dal promuovere il concetto di riduzione della produzione di rifiuti sino a rafforzare la cultura sulla raccolta differenziata. Queste sono le prime regole che competono non tanto al Governo e agli organi istituzionali, ma ai cittadini stessi. Ancora di più è opportuno rafforzare i controlli nel settore. Abbiamo sentito da colleghi di quante persone possano usufruire gli organi di controllo, ma spesso a questi numeri non corrisponde un'adeguata attività. La presenza dello Stato, soprattutto nel rafforzamento dei controlli e nell'inasprimento delle vere e reali pene, è sempre più indispensabile.
Naturalmente occorrono dei correttivi perché, per modificare e veramente dare valore ai controlli amministrativi e giudiziari, è opportuno cominciare a rivedere le normative vigenti.
Per cui il nostro è un appello che rivolgiamo a tutti, affinché si prenda coscienza dell'inderogabile dovere che ci consenta, al di là delle singole competenze, di risolvere il problema rifiuti. Quindi, siamo molto sensibili ai moniti della Commissione d'inchiesta sui rifiuti, di cui - lo ripeto - apprezziamo fortemente l'impegnativo lavoro, e sollecitiamo una sensibilizzazione forte affinché il Governo si Pag. 21faccia promotore di tutte le iniziative in suo potere per risolvere i problemi in Sicilia, superando la dolorosa esperienza della Campania. È per queste ragioni, quindi, che il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà parere favorevole alla presente risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo a nome del mio gruppo (anche se in modo irrituale dal momento che sono il relatore per la Commissione parlamentare di inchiesta) per chiarire e precisare alcune delle questioni che emergono sul versante più squisitamente politico della relazione stessa e della situazione che stiamo attraversando in Sicilia. Intanto, riprendendo quanto già detto ieri in sede di discussione sulle linee generali, ci tengo a ribadire che allo stato attuale questa rischia di essere una relazione che andrebbe aggiornata a breve, perché la situazione siciliana è in continua evoluzione e purtroppo rischia di raggiungere livelli di difficile gestione nel prossimo periodo.
Tale difficile gestione è generata dal fatto che noi, come abbiamo segnalato nelle conclusioni della relazione stessa, abbiamo definito il quadro generale di «disfunzione organizzata». Noi che ci siamo occupati dell'analisi approfondita della vicenda in questione nel corso degli ultimi diciotto mesi crediamo che sia mancata soprattutto la volontà politica (o la politica in senso più generale) proprio laddove la politica stessa è chiamata a compiere delle scelte. Oggi la situazione emergenziale siciliana non è legata solo ai fenomeni dei quali ci siamo occupati in via prevalente, stante le prerogative della Commissione di inchiesta, e cioè i fenomeni legati alla criminalità organizzata, ma è legata in termini di prospettiva al versante più delicato cioè quello impiantistico.
Noi crediamo che, nonostante gli sforzi apprezzabili dell'attuale amministrazione di cercare di porre fine ad una vicenda di per sé paradossale - cioè quella della realizzazione del piano che prevedeva la costruzione di quattro termovalorizzatori -, non ci sia una prospettiva di lungo periodo e che questa situazione di incertezza e di debolezza strutturale possa dar vita a nuovi fenomeni di infiltrazione criminale nel tessuto già precario della gestione della tematica ambientale sull'isola.
Crediamo questo perché abbiamo riscontri oggettivi in tal senso. Abbiamo sentito le parole dell'assessore Russo che all'epoca era già stato sostituito nella tumultuosa vicenda politica siciliana degli ultimi mesi. Egli ci ha detto che una delle soluzioni era esportare i rifiuti verso l'Olanda, piuttosto che verso il Belgio, quasi non ci fosse un orizzonte temporale di medio-lungo periodo che contemplasse la necessità di realizzare una rete impiantistica adeguata e soprattutto pubblica.
Crediamo che questo sia uno dei pericoli che potrebbero essere insiti in una situazione ancora una volta precaria e che non prescinda dall'analisi di quanto accaduto in questi anni. Abbiamo analizzato con scrupolo, attenzione e interesse tutto ciò che è accaduto nella gestione dell'ambito palermitano, che da solo interessa circa un terzo della produzione dei rifiuti siciliani, quanto è accaduto soprattutto sia nell'impianto della discarica di Bellolampo sia in termini più generali nella disastrata e - ahimè - rischiosissima e pericolosissima gestione dell'AMIA.
Abbiamo visto anche in questo caso che la politica, come spesso avvenuto in questi anni, ha provveduto ad una moltiplicazione e ad una deresponsabilizzazione degli enti. Il collega Piffari ci ricordava la vicenda degli ATO, surreale se non fosse che purtroppo si ripresenta sul nostro scenario con una certa continuità. Nell'ambito di tale vicenda abbiamo assistito ad una pubblica amministrazione che prima ha creato queste strutture che dovevano essere inizialmente consortili e poi, quando ha capito che questo creava conseguenze in termini di responsabilità oggettiva e soggettiva da parte dell'amministrazione stessa, ha trasformato la «bella Pag. 22invenzione» in società per azioni come se alla fine il problema dovesse essere trasferito ad altri, cioè agli attuali creditori. Si tratta di una vicenda e di una gestione che in 27 ambiti territoriali ottimali ha accumulato una situazione di deficit che raggiunge quasi il miliardo di euro, peraltro in tempi brevissimi, a maggiore dimostrazione di quanti e quali siano gli interessi, anche in termini finanziari, che ruotano intorno alla vicenda di cui stiamo parlando.
Per quanto attiene alla vicenda dei termovalorizzatori che ho citato, vorrei brevissimamente ricordare a quest'Aula che si tratta del più grande affare della storia per come è stato concepito probabilmente. Si tratta cioè di un affare che è diventato tale nel momento in cui non si è realizzato.
Il grande business è stato non fare gli inceneritori e non fare i termovalorizzatori in Sicilia, che potevano essere giusti o sbagliati per dimensionamento. Non vogliamo entrare nel merito di quelle che erano le scelte politiche che stavano a monte. Di certo, dobbiamo prendere atto del fatto che oggi ci troviamo di fronte a una delle più grandi e potenziali azioni risarcitorie per la mancata realizzazione di questi impianti, senza che nulla di tutto ciò che era stato programmato sia stato realizzato e senza, per questo, permettere di dare continuità in termini di risposte ai cittadini.
In questo quadro di grande incertezza si inserisce sicuramente la criminalità organizzata. Si inserisce sicuramente la criminalità molto spesso di paese, legata ai singoli ambiti e legata a situazioni specifiche. Abbiamo assistito, letto e analizzato vicende e storie nell'ambito delle quali vediamo passaggi di proprietà tra famiglie che sono legate ai clan e addirittura aziende che gestiscono appalti e subappalti milionari senza gare da anni e forse da decenni, legate a clan di prim'ordine della criminalità organizzata siciliana. Abbiamo visto un quadro che è decisamente desolante.
Pertanto, stante anche la irrituale discussione sul risultato della Commissione parlamentare d'inchiesta, che ci ha portato a una scelta condivisa di una risoluzione che responsabilizza il Parlamento su di un'analisi che è stata compiuta e che fino ad ora per fortuna - e anche nell'ambito del dibattito - non è stata messa in dubbio da nessuno, riteniamo che sia giunto il momento di prenderci carico di questa conoscenza e che questa conoscenza ci possa essere in futuro - lo auspichiamo - utile, quando saremo chiamati, tra l'altro, alle votazioni.
In questo Parlamento, anche recentemente, siamo stati chiamati a varare interventi strutturali importanti, a concedere prestiti ponte, a concedere finanziamenti straordinari ad enti locali che dovevano uscire dall'impasse ma che, vi ricordo, non solo non sono usciti dall'impasse ma non sono nemmeno stati dotati, in questo momento, di strumenti tali per i quali si possa presupporre che in un futuro, anche lontano e non immediato, si possa giungere a una situazione di normalità. Non crediamo che la normalità possa consistere nell'esportazione sistematica dei rifiuti all'estero a migliaia di chilometri di distanza e in Paesi stranieri. Crediamo, piuttosto, che vi sia bisogno di fornire questa terra, come tutte le altre regioni del Paese, di una dotazione impiantistica equilibrata, che possa rispondere alle esigenze del territorio e che possa risolvere i problemi dei cittadini, possibilmente mantenendo la mano pubblica il più possibile, laddove questa sia disponibile o nelle condizioni di poter intervenire ed evitando, in questo modo, il più possibile che le infiltrazioni mafiose e criminali continuino a farla da padrone anche in questo settore dell'economia - e non solo - che continuo a pensare sia un settore economico a pieno titolo, se non un settore industriale.
Pertanto, concludo il mio intervento affermando che ovviamente sosterremo convintamente e voteremo la risoluzione condivisa con tutti i gruppi parlamentari. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato in questo lungo periodo alla realizzazione di questo che è un piccolo contributo alla comprensione di quelle che Pag. 23sono, molto spesso, alcune piccole vicende italiane ma che diventano grandi se continuiamo ad ignorarle (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, il lavoro svolto dalla Commissione è stato caratterizzato da una forte condivisione di intenti tra tutti i componenti e i partecipanti e da una presidenza attenta e al di sopra delle parti, che ringrazio. Voglio evidenziare il ruolo determinante svolto dal Partito Democratico all'interno della Commissione bicamerale che ne ha consentito, a mio parere, di raggiungere importanti risultati.
Così come sostiene il procuratore Grasso, nel traffico illegale dei rifiuti l'iniziale coinvolgimento di gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso, che avevano a disposizione nel territorio cave, terreni e manodopera a basso costo, ha favorito il rapido decollo di un vero e proprio mercato illegale. Nel tempo il mercato si è evoluto e accanto agli esponenti delle famiglie mafiose il mondo dei rifiuti si è andato popolando, sempre di più, di una varietà di soggetti che, nella gran parte dei casi, non ha un precedente criminale ma si collega con i criminali. In generale si tratta di imprese legali, uomini d'affari, funzionari pubblici, operatori del settore dei rifiuti, mediatori, faccendieri, tecnici di laboratorio, imprenditori nel settore dei trasporti. Anche la politica, un certo tipo di politica, è spesso coinvolta pesantemente, sia dal lato del rapporto insano con gli elettori attraverso il voto di scambio sia, a volte, direttamente nell'attività criminosa.
Si assiste oggi al superamento dello storico radicamento del fenomeno in esame in un numero chiuso di regioni e all'allargamento all'intero territorio nazionale attraverso rotte criminali di recente sviluppo, che coinvolgono aree, come ad esempio quella lombarda, soprattutto sul versante delle bonifiche dei siti contaminati e del trasporto di materiali. Parimenti aumentano i traffici internazionali soprattutto verso e dall'Asia, che segnalano un'estensione del campo di attività della malavita organizzata.
L'emergenza campana non è finita, rimangono molteplici questioni aperte, che abbiamo ricordato anche recentemente discutendo sull'ennesimo decreto-legge in quest'Aula. La proposta governativa si è dimostrata insufficiente e demagogica e non ha risolto, al di là della propaganda, i nodi strutturali che possono consentire il rientro nella gestione ordinaria.
A ciò si aggiunge la situazione calabrese che presenta impianti non a norma, assenza di raccolta differenziata, aree da bonificare come la Pertusola di Crotone, che costituiscono una seria minaccia ambientale per la salute dei cittadini, i contenziosi non risolti di centinaia di milioni di euro tra il commissariato e le multinazionali, e la situazione ormai critica nel Lazio a causa della presenza di numerose inchieste giudiziarie e di una forte carenza impiantistica. Anche riguardo alle bonifiche siamo ancora sostanzialmente al palo: 57 i siti di interesse nazionale, tanti i soldi spesi per studi, indagini e analisi, ma quasi nessun sito bonificato, grandi aziende importanti come ENI che, pur favorite dalla semplificazione delle norme relative al danno ambientale, non iniziano le attività di bonifica con un Governo che ha stornato le risorse dedicate e con una preoccupazione in più, dovuta al fatto che attorno al business delle bonifiche si sviluppi un mercato illegale, che vede protagonisti gli stessi soggetti che hanno concorso ad inquinare. Alcune vicende lombarde ne sono testimonianza, non aiuta in questo percorso la funzione di Sogedid, società in house del Ministero, coinvolta in modo poco trasparente in moltissimi procedimenti di bonifica.
Ma veniamo alla Sicilia: un dato evidente è che, laddove vi siano carenze da un punto di vista amministrativo, gestionale e politico, laddove il sistema dei controlli non funziona, sia certamente più agevole, sia per la criminalità comune che Pag. 24per quella organizzata, insinuarsi nelle maglie lasciate aperte dalla pubblica amministrazione.
La situazione è stata in certi periodi drammatica, a causa principalmente del piano dei rifiuti regionale precedente e di un assetto organizzativo per la gestione completamente sbagliato, un progetto che ha visto nella costituzione dei ventisei ATO in forma di Spa il fulcro del dissesto finanziario, condito da un fallimento totale della costruzione dei quattro inceneritori e della raccolta differenziata. In questa situazione di sfascio, in numerosi casi si è inserita la malavita attraverso vari meccanismi, dalla richiesta del pizzo a un intervento diretto come quello riguardante gli appalti degli impianti.
Nella relazione emergono tutte le criticità del sistema, ma, a mio avviso, due sono esemplari. La prima è relativa alla vicenda che riguarda l'azienda comunale AMIA di Palermo - direttamente gestita dal comune che, peraltro, ha messo in evidenza a mio parere tutte le inadeguatezze e la superficialità dell'attuale sindaco - verso la quale ricordo che questo Governo, con il benestare di tutte le forze di maggioranza, ha indirizzato risorse importanti attraverso una delibera CIPE del 2009, 150 milioni di euro, che non hanno impedito di fatto il fallimento della medesima, più altri 80 milioni con decreto, che erano già stati erogati.
La seconda riguarda la complicatissima vicenda dell'appalto degli inceneritori, mai costruiti pur potendo godere dei cospicui incentivi CIP 6 autorizzati dal Governo, una vicenda su cui le indagini sono in atto e dalla quale emergono violazioni di natura amministrativa, che prefigurano i segnali di una gara meramente apparente, in cui tutto era già stato deciso a tavolino e - cosa ancor più grave - nella quale il ruolo determinante sarebbe stato ricoperto dalle organizzazioni di stampo mafioso. È emblematico il fatto che la costituzione delle associazioni temporanee di impresa che hanno presentato le offerte sia avvenuta lo stesso giorno dallo stesso notaio.
I traffici illeciti sui rifiuti non riguardano solo la regione siciliana. A fronte di questa situazione di emergenza continua e di palese illegalità ci si domanda se siano stati messi in campo strumenti gestionali e legislativi sufficienti a contrastare fortemente il primato negativo del nostro Paese.
Sicuramente il recepimento della direttiva europea 2008/99/CE che prevede l'introduzione in ambito penale dei diritti ambientali estendendo la responsabilità dei reati ambientali anche alle società, l'introduzione della tracciabilità dei rifiuti e il Sistri - per quanto tutto da sperimentare - che ad oggi non decolla a causa di un'applicazione da parte del Ministero a dir poco superficiale, possono aiutare ad affrontare gli aspetti illegali connessi alla gestione integrata dei rifiuti, ma non sono sufficienti.
A proposito poi del Sistri, il Ministro rispondendo a un question time un paio di mesi fa aveva garantito che sarebbe stato tolto il segreto di Stato, cosa che non è accaduta e su cui vorremmo dei chiarimenti visto che sull'assegnazione alla società privata sono stati presentati ricorsi al TAR.
Pensiamo inoltre che, com'è successo riguardo al tema dei flussi finanziari, provvedimento che noi abbiamo sostenuto, anche per il Sistri forse un coordinamento con i Ministeri dell'interno e della giustizia avrebbero consentito un diverso avvio di un percorso che oggi è impantanato.
Il nostro partito ha proposto numerose azioni per contrastare l'ecomafia, dalla necessità di un maggiore coordinamento fra le procure ordinarie e la Direzione distrettuale antimafia ad un potenziamento delle procure più impegnate sul fronte della lotta alle ecomafie, a un potenziamento dei nuclei specializzati di polizia giudiziaria, a un maggior coordinamento tra le forze di polizia giudiziaria e a un potenziamento dei controlli preventivi attraverso un rafforzamento delle agenzie ambientali regionali e di quella nazionale.
Avremmo voluto un ruolo più forte di coordinamento del Governo centrale per Pag. 25evitare il ricorso sistematico al commissariamento. Da subito bisogna quindi attivare un ruolo nazionale teso a scongiurare l'esplosione di nuove crisi, rilanciare le buone pratiche del riciclaggio dei rifiuti raccolti in modo differenziato, realizzare la riduzione della produzione di rifiuti e favorire la costruzione degli impianti e delle infrastrutture industriali per il recupero di energia da rifiuti, così come ci viene indicato dalla direttiva 2008/98/CE.
Noi quindi voteremo convintamente questa risoluzione che non si limita a denunciare i gravi problemi che rispetto al ciclo di gestione dei rifiuti sono presenti in Sicilia ma che chiede con forza al Governo - e dispiace che oggi il Ministro dell'ambiente non sia presente ad una discussione che ritengo molto importante e che la riguarda direttamente - di accantonare la propaganda e la demagogia per lavorare insieme per sanare una delle piaghe più gravi che affligge l'Italia.
Come Commissione credo che avremo il compito anche di vigilare su quello che oggi voteremo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, è una vicenda che si ripete, una vicenda non nuova, una vicenda che sembra quasi fotocopia di altre realtà critiche del nostro Paese, amplificata nella sua drammaticità dalla pervasività forte delle organizzazioni criminali.
È una vicenda che troviamo in Sicilia come in altre regioni del sud, è una vicenda che non attiene ad una sua connotazione nosologica di emergenza. L'emergenza, come tutti sanno in quest'Aula, è una condizione imprevista e imprevedibile, misurata rispetto a un evento calamitoso o atmosferico. La vicenda che riguarda i rifiuti in Sicilia non ha nulla a che vedere con queste condizioni emergenziali, è piuttosto un'incapacità del sistema istituzionale e politico di assumere iniziative e scelte necessarie a rendere ordinario ciò che è ordinario in ogni parte del mondo. È la somma - registrata e misurata con puntuale attenzione dalla Commissione che magistralmente è presieduta dal collega Pecorella - di superficialità, incompetenza, talvolta mala gestio o prepotenza clientelare pervasa da un'azione criminale particolarmente vivace.
Si tratta di una vicenda che rende ragione di un approfondimento che ha più la notazione di una tipicità criminale che non quella di esprimere sensibilità ambientali: ambiti ottimali pieni di lavoratori superflui, posti lì talvolta per ragioni di carattere clientelare, talvolta per ragioni di interessenze criminali; un sistema non ordinato nella filiera, un'assenza assoluta di qualsivoglia programmazione. Insomma, vi è un caos del nulla che determina di fatto, di anno in anno, il riproporsi di una condizione semplice e dannosa per l'ambiente. La questione che si pone di anno in anno è la ricerca spasmodica di nuove aree ove sversare i rifiuti, senza avere a monte non solo quella impiantistica assolutamente indispensabile per rendere risorsa il rifiuto, ma senza avere la benché minima idea progettuale di un sistema ordinato del ciclo integrato dei rifiuti. Certamente, vi è stato qualche cenno marginalmente positivo negli ultimi tempi: la nomina dei commissari, che però non hanno fatto altro che seguire puntualmente e in peggio gli esempi di cattiva gestione del passato. Poi, ciò che manca - ed è misura indispensabile per aspirare a che quella regione diventi ordinata dal punto di vista del sistema industriale - è un piano degno di questo nome, che riguardi l'intero ciclo dei rifiuti. Semplicemente, si attende un piano che individui modalità, forme ed una rete impiantistica, un piano che individui insomma una cornice entro la quale poter pensare di costruire un piano industriale ordinato e, quindi, di rendere impermeabile il sistema alle organizzazioni criminali.
Serve un piano coordinato, perché le mafie lucrano non soltanto intervenendo direttamente nel ciclo dei rifiuti, gestendo appalti, incidendo sul fronte dei subappalti Pag. 26o nelle maglie larghe della incapacità dei controlli, ma anche generando caos, determinando quella condizione per la quale nulla diventa ordinato e, quindi, permane l'emergenza. Le mafie lucrano sull'emergenza attraverso l'individuazione di nuove aree e nuove discariche. Le mafie lucrano sull'emergenza attraverso i trasporti, il nolo a freddo e a caldo dei mezzi. Le mafie diventano, quindi, protagoniste attive di ogni inefficienza perché, da una parte, lucrano su queste inefficienze e, dall'altra, generano esse stesse queste inefficienze. Vi è da costruire una governance, un sistema chiaro che individui chi decide e cosa occorre decidere. Accanto a questo, occorre però anche compiere una scelta di politica ambientale. Fino a quando in quella regione la raccolta differenziata balbetterà con misure da prefisso telefonico - siamo intorno al 6 per cento -, sarà difficile qualunque pratica industriale, sarà improbabile qualunque azione e diverrà vacuo esercizio retorico qualunque riferimento.
In una regione, nella quale non si deve sottacere il grande sforzo che le forze dell'ordine e le procure stanno facendo anche su questo fronte, sarebbe utile che il Parlamento, magari sollecitato proprio dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, mettesse in campo un'iniziativa per l'introduzione nel nostro codice del delitto ambientale in una determinata fattispecie, ovvero determinando finalmente quelle condizioni e quegli strumenti, capaci davvero di generare dispositivi incidenti nei confronti delle mafie e della camorra.
La raccolta differenziata, giacché è così esigua, andrebbe costruita con un modello moderno e misurata con una condizione di modernità. La raccolta differenziata non deve essere soltanto una pratica che va eseguita, perché taluni ambientalisti indicano che si tratta di pratica positiva, bensì deve diventare un modello di carattere industriale. Dobbiamo cominciare a capire esattamente, materia per materia, quanto convenga raccogliere in modo differenziato e quanto, di ciò che si raccoglie in modo differenziato, viene davvero riutilizzato. E dobbiamo capire questo anche misurando quanta CO2 viene consumata, nonché il bilancio energetico di ogni prodotto, insomma, mettendo in campo una pratica ambientale positiva, moderna, da una parte, capace di fronteggiare le inefficienze, ma dall'altra anche capace di essere fortemente tracciata.
Consentitemi, onorevoli, di ringraziare il presidente Pecorella, che si è speso con la sua saggezza e la sua capacità di analisi nel produrre, insieme a tutti i colleghi della Commissione, un documento importante nelle valutazioni di analisi e nella proposta, un documento che non è solo una fotografia tragica della situazione, ma anche una concreta proposta.
È proprio in ragione di tale proposta, concreta ed efficace, moderna e distante da forme emergenziali, che il PdL si dichiara pronto a votare a favore e in questo senso va anche il massimo dell'apprezzamento per il lavoro che la Commissione ha inteso compiere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. XXIII, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pecorella, Bratti, Fava, Libè, Granata, Piffari e Melchiorre n. 6-00054, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pizzolante, Mazzuca, Codurelli, Ravetto, Pittelli, Vignali, Lamorte, Bernini Bovicelli, Lorenzin, Leo, Giacomoni, Motta, Bressa, Scanderebech, Vassallo, Siliquini... Prego di fornire una tessera sostitutiva per l'onorevole Lorenzin che non riesce a votare. Pag. 27
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

Prendo atto che i deputati Samperi, Pionati e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Rinvio in Commissione della proposta di legge costituzionale: Donadi ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (A.C. 1990); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Casini ed altri; Pisicchio (A.C. 1989-2264) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale d'iniziativa dei deputati Donadi ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province; e delle abbinate proposte di legge costituzionale d'iniziativa dei deputati Casini ed altri; Pisicchio.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 12 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato. Ricordo altresì che, essendo stata approvata nella seduta del 13 ottobre 2009 la questione sospensiva Bianconi ed altri n. 1, la discussione era stata sospesa nei termini previsti dalla questione stessa.
Ha chiesto di parlare il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, vorrei rappresentare ciò che è avvenuto oggi in sede di Comitato dei Nove. Poiché ci siamo trovati in presenza di vari emendamenti, tra cui il primo firmato da sette colleghi (vi sono diversi gruppi con altri firmatari) che prevedeva la soppressione dell'articolo soppressivo, si è ritenuto da parte della maggioranza - e se vuole le dico anche i gruppi che hanno partecipato in sede di espressione del proprio parere - di rinviare in Commissione il provvedimento. Si consideri il fatto che il relatore aveva espresso parere favorevole sul soppressivo, ma, nell'ambito del provvedimento, vi è una serie di emendamenti che meritano un approfondimento molto serio da parte della Commissione.
La Commissione ha convenuto - lo ripeto - in grande maggioranza che questo si potesse fare anche in un lasso di tempo di circa 15 giorni. Noi vogliamo discutere questo provvedimento, però vogliamo evitare, se è possibile, la soppressione e ridisegnare l'ambito provinciale e, al limite, ridurre eventualmente il numero che oggi esiste, proprio in linea con quello che è lo spirito che la maggioranza dei gruppi ha fino a questo momento espresso. Quindi, la richiesta è di rinviare in Commissione il provvedimento per valutare meglio gli emendamenti che sono stati presentati.

PRESIDENTE. Stante l'intervento del presidente Bruno, ed ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio del provvedimento in Commissione, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, poiché - come è noto - questo provvedimento è firmato dal gruppo Italia dei Valori credo che ad esprimere il Pag. 28parere contrario sulla proposta testé avanzata debba eventualmente essere il nostro gruppo (ma, per carità, chiunque può esprimerlo). Pensiamo che siamo di fronte - non lo so se è così - ad una sorta di ravvedimento operoso dell'ultima ora; però, Presidente, vorrei ricordare che più di un anno fa questo provvedimento è già stato esaminato in questa Aula, e da quest'Aula è stato rinviato con l'affermazione che il problema poteva essere risolto nel Codice delle autonomie, attraverso la legge ordinaria, e noi siamo arrivati a discutere il Codice delle autonomie. Quando siamo arrivati alla discussione sul Codice delle autonomie ci è stato detto che ci voleva un progetto di legge di natura costituzionale, e in quel modo è stato rinviato ulteriormente. Credo vi era tutto il tempo per lavorare su questa proposta di legge, se vi era davvero la volontà di farlo. E a noi pare che, improvvisamente, nel momento in cui il provvedimento torna in Aula, l'idea di rinviarlo sia sbagliata. Non cambierà nulla tra 15 giorni.
Ho visto inoltre, dagli emendamenti presentati, che c'è una maggioranza che vuole cambiare le cose, e allora che venga fuori qui: ci sono tutti i tempi possibili, nella discussione in Aula, per esaminare quegli emendamenti diversi dai nostri (con i quali chiediamo la secca soppressione di questo ente).
Se si vuole, comunque, intervenire sulla questione, facendo modifiche di carattere minore, credo che quest'Aula sia nelle condizioni di farlo e ognuno si prenderà le sue responsabilità. Per questi motivi, noi del gruppo dell'Italia dei Valori, siamo contrari al rinvio della trattazione del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, innanzitutto penso che quando si tocca la Costituzione non si tratta mai di interventi di carattere minore. Ha ben espresso, quindi, il presidente Bruno quello che è un comune sentire dei gruppi che sono presenti in quest'Aula e che è stato rappresentato anche in Commissione, ma ha pure ben evidenziato il lavoro svolto, attraverso la proposta emendativa, che fa capire che c'è la volontà di intervenire sulla materia. Un aspetto centrale della questione è il seguente: tutti abbiamo l'intenzione di cambiare o di intervenire sulla materia delle province, ma non si può fare attraverso emendamenti che sono emersi di fatto questa mattina in Commissione, proposte emendative peraltro molto elaborate. Vi è anche da dire che la voglia di cambiare è presente, però bisogna agire con l'accuratezza di immaginarsi che le province, in questo momento parte essenziale dell'architettura istituzionale del nostro Stato, non si possono cancellare da un giorno all'altro semplicemente per fare un'operazione di propaganda politica.
Riteniamo che la propaganda politica non si faccia sulla Costituzione; quindi, penso che, a prescindere dalle posizioni che, poi, potranno essere quelle di convergenza o meno sulle forme di risoluzione, occorre lasciare intendere a tutti che il fatto di rinviare in Commissione questo provvedimento, pur se per un breve tempo, sia semplicemente voluto da tutti quelli che, responsabilmente, immaginano che si faccia per il bene del Paese, senza fare propaganda. Da parte nostra, e credo di buona parte di quest'Assemblea, quindi, vi è il totale appoggio alla proposta del presidente Bruno per il rinvio del provvedimento in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge Costituzionale n. 1990.
(È approvata).

Pag. 29

Seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00517, Antonione ed altri n. 1-00519, Reguzzoni ed altri n. 1-00523, Tempestini ed altri n. 1-00524, Carlucci ed altri n. 1-00525, Evangelisti ed altri n. 1-00526, Bocchino ed altri n. 1-00527 e Vernetti ed altri n. 1-00528, concernenti iniziative volte all'estradizione di Cesare Battisti (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00517, Antonione ed altri n. 1-00519 (Nuova formulazione), Reguzzoni ed altri n. 1-00523, Tempestini ed altri n. 1-00524, Carlucci ed altri n. 1-00525, Evangelisti ed altri n. 1-00526, Bocchino ed altri n. 1-00527 e Vernetti ed altri n. 1-00528, concernenti iniziative volte all'estradizione di Cesare Battisti (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 17 gennaio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che è stata presentata la mozione Antonione, Tempestini, Lussana, Galletti, Moroni, Evangelisti, Vernetti ed altri n. 1-00529 e, contestualmente, sono state ritirate dai presentatori le mozioni all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione testè presentata.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la mozione corrisponde a quella che è stata approvata questa mattina al Senato e, quindi, il Governo non può che esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Saluto la delegazione del circolo Ivan Trinko di Cividale del Friuli, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, la mia sarà ovviamente una breve dichiarazione. Noi siamo felici di questa convergenza fra le varie mozioni e riteniamo che si siano già spese molte parole su questa vicenda, ma svolgo due considerazioni ancora. Questa è una vicenda che merita l'attenzione di tutto il Parlamento e dell'opinione pubblica. Io credo che oggi sia un fatto politico rilevante che la Camera dei deputati, come già questa mattina il Presidente della Repubblica, si accinga a votare con un larghissimo consenso - spero unanime - la mozione in esame.
Non c'è dubbio che vi è un vulnus nei rapporti internazionali tra Italia e Brasile. Abbiamo speso tante voci in questi giorni per dire che i rapporti fra i nostri due Paesi sono un fatto rilevante, importante e che certamente una vicenda come la richiesta legittima di estradizione di Battisti non può minare, ma non v'è dubbio che la Presidenza Lula abbia creato un vulnus, soprattutto per le motivazioni della sentenza con le quali l'ex terrorista Battisti non viene estradato. Si tratta di motivazioni per noi veramente inaccettabili, come sostenere che non si dà il via libera all'estradizione del terrorista Battisti perché in Italia non vi sarebbero le condizioni per garantire la sua incolumità. Certo noi non possiamo prendere lezioni sullo stato di diritto da nessun Paese, tanto meno dal Brasile, Paese peraltro nel quale le condizioni carcerarie sono condizioni ben note e non certo tra le migliori, degne di una democrazia e degne di un Paese con un pieno Stato di diritto.
Detto questo, noi quindi esprimiamo voto favorevole sulla mozione in esame e grande apprezzamento per la convergenza unitaria, con l'auspicio che questa difficoltà diplomatica che si è creata tra i nostri Paesi possa rapidamente concludersi Pag. 30e che questa vicenda giudiziaria trovi la sua naturale conclusione con l'estradizione dell'ex terrorista Battisti nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori su quella che alla fine è diventata una mozione unitaria relativa all'estradizione in Italia di Cesare Battisti. Il nostro gruppo, al pari di altri, aveva appunto presentato nei giorni scorsi una mozione che verteva sugli stessi argomenti e chiedeva in sostanza gli stessi dispositivi, ovvero la possibilità di un'iniziativa tesa a far rientrare nel nostro Paese e a far scontare in Italia la pena del pluriomicida Cesare Battisti. Alla fine procederemo dunque con un voto trasversale e unitario sul testo, frutto del lavoro collettivo e di insieme dei vari gruppi, data l'importanza e fatemi dire la delicatezza dell'argomento, per la necessità di esprimere una posizione forte e unitaria e per la volontà di raggiungere tutti insieme un risultato, quello auspicato.
Voglio però sottolineare che l'Italia dei Valori a tale questione, ovvero all'estradizione di Cesare Battisti, non è arrivata oggi sull'onda della cronaca, ma da sempre, come gruppo e come partito, ribadiamo con forza la necessità che i cittadini che hanno un gravoso debito con la giustizia e con il proprio Paese, come è il caso di Battisti, tornino per scontare qui ciò che a loro è stato comminato come pena dalla magistratura. La giustizia, la legalità, la certezza della pena, il rispetto per le vittime e per i loro familiari e la volontà di chiudere un capitolo doloroso della nostra storia, quello cosiddetto degli anni di piombo, sono principi che fanno parte del DNA politico dell'Italia dei Valori.
Voteremo dunque a favore e lo faremo in maniera convinta su questa mozione, che come ripeto è unitaria, e lo facciamo per Antonio Santoro, per Pierluigi Torregiani, per Lino Sabbadin e per Andrea Campagna, per il loro ricordo ed il loro rispetto, affinché la loro memoria faccia in modo che assassini violenti in nome di un'ideologia che professava l'uguaglianza e praticava la morte non avvengano più, per le loro famiglie che ancora li piangono.
Il nostro però - voglio sottolinearlo - non è un voto politico e non è neanche un voto vendicativo. Lavoreremo nei prossimi mesi, affinché anche gli altri 113 latitanti, che tuttora vivono all'estero - molti dei quali, è giusto e doveroso ricordarlo, conducono una vita libera e, spesso, mantengono le fila delle organizzazioni criminali da cui provengono - possano essere riconsegnati alla giustizia per essere processati nel nostro Paese e per scontare qui le colpe di cui si sono macchiati.
Come partito e come gruppo - lo ripeto - siamo consapevoli che a chiedere il rispetto della sovranità è oggi un Paese democratico, ancorché, ahimè, ferito dai comportamenti poco consoni alla gestione della cosa pubblica, che da qualche tempo si stanno mostrando e che, anche in queste ore, sono in evidenza sulle prime pagine di tutti i giornali.
Come dicevo, il nostro è un Paese democratico in cui non si viene perseguitati politicamente e la legge è sinonimo di giustizia. Sarebbe davvero il caso che tutti rispettassero questo e si presentassero davanti alla magistratura.
È per questo, con questa profonda consapevolezza che, quando il Ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, ha concesso l'asilo politico a Battisti sulla base «di fondati motivi di persecuzione per le sue idee politiche, nel caso in cui dovesse essere estradato» noi ci siamo indignati. In Italia, infatti, vige uno Stato di diritto, basato sul rispetto della vita umana e la nostra concezione della pena, nonostante le difficoltà pratiche nell'applicazione, è ancora fondata non sulle sevizie o sull'umiliazione, ma sulla riabilitazione e sull'idea di una rieducazione, in un percorso che non può, però, ovviamente, avviarsi in uno stato di libertà sulle spiagge di Copacabana. Pag. 31
Il Brasile, adducendo queste motivazioni per negare l'estradizione di Battisti, ha di fatto espresso un giudizio negativo sul nostro Paese, sulle nostre forze dell'ordine, sulla nostra magistratura, sulla nostre strutture penitenziarie e sulle nostre istituzioni. È un giudizio che non meritiamo e che respingiamo con questo voto favorevole sulla mozione unitaria in oggetto.
Signor Presidente, concludo soffermandomi soltanto un attimo sulle parole pronunciate ieri in un'intervista riportata sul quotidiano La Stampa dall'ex Ministro di Lula, appunto Tarso Genro, che ancora ci offende, quando ha ribadito che in Italia questo disagio passerà, come passerà anche il disagio morale di tutti gli italiani davanti al mondo per l'attuale Governo che si ritrovano e per l'inciviltà e le parole volgari usate da alcuni dei suoi Ministri. Tali parole, paradossalmente, ci fanno sentire al contempo indignati - e, quindi, operiamo a difesa del nostro Governo in quest'azione per ottenere l'estradizione di Battisti - e concordi, però, sulle valutazioni che si danno di questo Governo. Ciò, purtroppo, a dimostrazione che il livello di discredito internazionale per le vicende che stanno coinvolgendo l'onorevole Silvio Berlusconi viene poi sempre, poi, da tutti rinfacciato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, colleghi, credo che la lunga e penosa vicenda Battisti e, in particolare, il diniego alla sua estradizione che è venuto da parte del Presidente brasiliano Lula, tra l'altro, proprio nel giorno della scadenza del suo mandato, rappresenti un fatto di oggettiva e di evidente gravità sul piano dei rapporti internazionali di cooperazione giudiziaria, non solo tra Italia e Brasile.
Credo che sia inammissibile ciò che ha dichiarato il Ministro della giustizia Genro - proprio colui che concesse a Battisti lo status di rifugiato politico - che, di fatto, ha qualificato l'Italia come Paese antidemocratico, tanto riferendosi ai tempi in cui Battisti esplicitò la sua attività criminale - e, quindi, fu condannato - quanto, in tutta evidenza, nell'attualità.
Infatti se, come fanno credere i brasiliani, l'Italia allora era una sorta di dittatura militare - certo, i sudamericani se ne intendono di dittature militari - e i terroristi erano degli insorti, e Battisti veniva e viene oggi trattato, per un pregiudizio ideologico, come un violento sovversivo, come un agente politico antisistema da una magistratura di regime, ebbene, se tutto questo fosse stato vero, la verità è che io, come ognuno di voi, ho una certa difficoltà a pensare che l'Italia di quei tempi - quella di Andreotti e di Moro, magari, ma anche l'Italia di Almirante e di Berlinguer - fosse una dittatura.
Ho altrettanta difficoltà a credere che l'Italia di oggi, con le sue istituzioni, sia un Paese dittatoriale. È vero, invece, che, dati, fatti e prove alla mano, Battisti, che, ironia della sorte, si chiama Cesare, come un martire irredento, è e rimane un efferato criminale, responsabile della morte di appartenenti alle forze dell'ordine e di semplici e onesti cittadini. Ricordiamo il maresciallo Antonio Santoro, guardia carceraria a Udine; Andrea Campagna, agente della Digos, ucciso a Milano; sempre a Milano e poi a Mestre, in una duplice azione furono uccisi il gioielliere Pierluigi Torregiani e il macellaio Lino Sabbadin. Nella rivendicazione - è forse utile ricordarlo - fu scritto che era stata posta fine alla loro squallida esistenza. Se qui c'è un'esistenza squallida, questa è quella di Cesare Battisti. E, anzi, è disgustosa l'arroganza di un pentimento che mai è venuto dal terrorista, uomo che ha sparato personalmente alla nuca a due delle quattro vittime delle sue imprese; e i giudici italiani altro non hanno fatto che applicare la legge con scrupolo, ergendosi, proprio in quegli anni così difficili e convulsi, a difensori dello Stato, delle istituzioni e del nostro apparato giudiziario, fungendo Pag. 32così da barriera contro le pericolose derive autoritarie che, seppure in lontananza, si intravedevano all'orizzonte.
Non voglio sollevare polemiche ulteriori a proposito della incisività o meno dell'azione del Governo nei confronti delle autorità brasiliane per giungere all'estradizione di Battisti. Certo, però, oggi si rivela assolutamente necessaria una nuova, immediata e più forte risposta e pressione delle nostre istituzioni. Proprio in virtù di quel diritto internazionale evocato da Lula, la concessione dell'estradizione di un criminale straniero non è affatto un atto esclusivo e sovrano dello Stato che ospita il criminale, ma, dopo la stipulazione di un Accordo bilaterale in materia, diventa un problema che coinvolge in maniera biunivoca, come è del tutto evidente, i due Paesi.
In termini anche morali, vorrei dire, oltre che giuridici, la presa di posizione a favore delle sorti di un ex terrorista rappresenta, io credo, un grave vulnus alla memoria storica del nostro Paese. Solo gli italiani possono comprendere appieno la specificità di quegli anni terribili, in cui nonostante la stabilità dell'intero Paese fosse messa a rischio dalle gesta di terroristi come Cesare Battisti - e che oggi il Brasile difende - lo Stato e le sue istituzioni rimasero a presidio della libertà di tutti. Non è un fuor d'opera ricordare, proprio oggi, come il Paese governato fino a un mese fa dal presidente Lula già in passato aveva dato ospitalità e, quindi, protetto dalla nostra giustizia un altro terrorista, Achille Lollo. Achille Lollo, ex militante di Potere operaio, condannato a 18 anni di reclusione per il rogo di Primavalle, quello che la mia generazione, i missini di allora ricordano ancora con orrore. La notte tra il 15 e il 16 aprile 1973 Lollo partecipò all'attentato in cui venne incendiato l'appartamento di Mario Mattei, che all'epoca era il segretario della sezione di Primavalle del Movimento Sociale Italiano. Nel rogo morirono Stefano e Virgilio, di 10 e di 22 anni, figli del segretario missino. Io ricordo ancora quella fotografia terribile dei loro corpi anneriti, con il fratellino aggrappato al più grande nel vano tentativo di salvarsi dalle fiamme davanti alla finestra.
Lollo ha vissuto a Rio de Janeiro dal 1986 fin ad oggi e ha lavorato come giornalista per tre riviste politiche della sinistra brasiliana. Proprio ieri, a prescrizione avvenuta, ha beffardamente rifiutato di rispondere ai magistrati romani che hanno riaperto l'inchiesta sul rogo.
Io rifuggo dalle strumentalizzazioni ideologiche, ma ci tengo a sottolineare che i criminali sono tali perché hanno commesso dei delitti, calpestando i fondamenti del vivere civile, del rispetto del diritto e, soprattutto, del più prezioso dei diritti, la vita. Non è importante il colore o l'appartenenza politica, ma tutti i reati devono essere perseguiti come tali.
Oggi il Brasile mette in discussione questi principi base. Il Brasile è un Paese in grande e tumultuosa crescita economica, l'Italia ha, peraltro, rafforzato e incrementato le relazioni commerciali con lo stesso, ma tutto ciò non può determinare un permettere che gli interessi dell'economia calpestino quelli del diritto e della storia, riaprendo dolorose ferite e offendendo, una volta ancora, la società civile e i familiari delle vittime degli anni del terrorismo.
Per tutti questi motivi voteremo convintamente questa mozione unitaria, che prende corpo anche della mozione che, come Futuro e Libertà per l'Italia, avevamo ritenuto di presentare e lo facciamo di fronte alla nostra coscienza civile di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione sull'estradizione di Cesare Battisti costituisce uno di quei paradossi che rendono l'Italia un Paese diverso dagli altri.
Oggi, in quest'Aula, non discutiamo se Battisti sia colpevole o innocente, anche perché non siamo noi l'organo preposto a Pag. 33tale funzione. Anzi, per la verità, oggi, il nostro Parlamento non avrebbe dovuto nemmeno essere coinvolto nella richiesta della sua estradizione, perché i fatti parlano chiaro.
Chi è Cesare Battisti? È un cittadino italiano che si è macchiato di una serie di omicidi. È un assassino pluriomicida. È un criminale. Su questo non vi è dubbio alcuno, perché a certificarlo è la giustizia italiana, con una sentenza passata in giudicato.
Cesare Battisti è stato anche un terrorista. Ma il punto non è questo. Non importa in nome di cosa Battisti abbia commesso quegli omicidi. Non importa se Battisti pensava di essere nel giusto, quando ha tolto la vita a molti. Non importa se Battisti pensava di essere nel giusto, quando l'ha rovinata per sempre ad altri, e qui il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno doverosamente alle famiglie delle vittime di chi ha sofferto in prima persona (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Ciò che importa, signor Presidente e onorevoli colleghi, sono i fatti, non le stagioni in cui quei fatti sono stati compiuti. Se così non fosse, non vi sarebbe più certezza del diritto e, soprattutto, non vi sarebbe più certezza della pena.
Dunque, uno Stato democratico e legalitario come l'Italia ha il diritto, oltre che il dovere, di perseguire Cesare Battisti, affinché sconti tutta la pena a cui è stato giustamente condannato. Egli è stato condannato - vi ricordo - in via definitiva, alla luce di nove processi passati al vaglio di oltre settanta magistrati nell'arco di oltre dodici anni.
Eppure, signor Presidente e onorevoli colleghi, c'è chi - per ragioni evidenti di opportunità, evidentemente e completamente estranee alla giustizia - nega al nostro Paese di assicurare un pluriomicida alle patrie galere.
Noi, oggi, ci troviamo in quest'Aula per dire al Brasile che ha sbagliato; che non estradare Cesare Battisti, nonostante un accordo bilaterale vigente e nonostante le importanti relazioni di amicizia, è un grave errore; che dirci di «no» perché il nostro sistema giudiziario e il nostro sistema carcerario sarebbero insufficienti a garantire l'incolumità fisica di Battisti, è profondamente infondato; che l'ormai ex Presidente Lula poteva almeno risparmiarci la telenovela, andata in onda in tutti questi mesi, sul suo «sì» e sul suo «no» all'estradizione.
Colleghi, un Paese unito, saldo nelle proprie istituzioni e rispettoso delle divisioni tra i poteri al proprio interno, avrebbe già respinto queste indegne caricature come accuse risibili; avrebbe richiamato con fermezza e autorevolezza il Brasile al dovere di rispettare gli impegni assunti in via bilaterale; avrebbe facilmente indotto a schierarsi al proprio fianco l'organismo sovranazionale di cui è socio fondatore, per spiegare agli occhi di tutto il mondo che non si può far parte dell'Unione europea, se non si rispettano i diritti umani e le garanzie costituzionali di tutti i cittadini, compresi quelli imputati e condannati. Ma noi, purtroppo, non siamo un Paese unito.
Da quindici anni, il principale protagonista della politica italiana, il nostro attuale Presidente del Consiglio dei ministri, insieme al suo partito di maggioranza, non perde occasione di screditare sistematicamente agli occhi dell'opinione pubblica la credibilità del nostro sistema giudiziario e della nostra magistratura; non perde occasione di screditare proprio quell'impianto di regole che, invece, sappiamo tutti essere perfino criticato, per assurdo, all'opposto, da molti osservatori internazionali, per un eccesso di garantismo, che finisce spesso con il rendere inaccettabile la durata dei processi e aleatoria la certezza del diritto e della pena, a vantaggio dei delinquenti e a discapito delle vittime dei reati.
Non c'è bisogno di guardare alle vicende di questi giorni, all'ennesimo durissimo scontro con la maggioranza, che, come sempre, peraltro, come abbiamo sempre fatto in questi casi, non intendiamo neanche questa volta strumentalizzare.
Tuttavia, mi si conceda almeno questo: suggerirei, per una volta, al Presidente Pag. 34Berlusconi di abbassare i toni e di presentarsi dai PM di Milano, per fare piena chiarezza su una vicenda che, comunque vada a finire, sta gettando ulteriore e grave discredito sull'immagine del nostro Paese.
Basterebbe guardare all'uso che è stato fatto, ripetutamente, nel corso degli ultimi anni, dei palcoscenici internazionali per attaccare la magistratura e minare la credibilità del potere giudiziario, per comprendere quali danni siano stati, oggi, provocati. Che dire poi dei toni e delle iniziative intraprese da una parte dell'opposizione? Che dire di quella parte dell'opposizione guidata proprio dall'onorevole Di Pietro che, accecata dal giustizionalismo e ideologicamente orientata, persino in un'epoca in cui le ideologie non esistono più, è arrivata a comprare pagine di giornali esteri per tirare per la giacca i vertici del nostro sistema giudiziario, gettando ulteriore discredito sulle nostre istituzioni e sul nostro Paese? Che dire dei continui attacchi dell'onorevole Di Pietro alla più alta carica dello Stato, ad una figura istituzionale come il nostro Presidente della Repubblica che rappresenta con riconosciuto, unanime ed apprezzato equilibrio il nostro Paese nel mondo?
La verità, signor Presidente, onorevoli colleghi, è che un Paese diviso è un Paese debole sul piano internazionale, incapace di far sentire la propria voce e io credo che nessuno dei sostenitori di questo bipolarismo malato di casa nostra possa cavarsela con il solito giochino di addossare la responsabilità sull'avversario politico di turno. Le responsabilità di chi sta da una parte e dall'altra sono evidenti a tutti, sono evidenti ai cittadini italiani e sarebbe più utile se tutti le riconoscessero. Un Paese diviso è un Paese debole; cerchiamo di trovare, quanto prima, una via di pacificazione nazionale e di tornare a dare dell'Italia all'estero l'immagine di un Paese unito, solido, responsabile e credibile in ognuna delle sue istituzioni. Uniti, muoviamo ogni passo possibile, attraverso questo Parlamento, attraverso il Governo, per il riconoscimento del diritto dell'Italia all'estradizione di Cesare Battisti, in questo senso si muove la nostra mozione.
Il Brasile è un gigante emergente, con questo Stato possiamo concludere commesse straordinarie, contrattare scambi commerciali per miliardi di euro ma su una cosa, la dignità della nazione, un Paese serio, con la schiena dritta, non può permettersi di giungere a compromessi. Oltre che a noi stessi lo dobbiamo ai parenti delle vittime di Cesare Battisti e a tutti gli italiani perbene (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, prima di intervenire sono rimasto in silenzio a sentire gli interventi dei colleghi su una mozione tesa a fare rispettare quelli che sono accordi internazionali. Noi della Lega Nord Padania siamo semplici nei ragionamenti, prendiamo le cose come sono, e quindi perché presentiamo una mozione? Per promuovere ogni iniziativa contro quello che ha fatto Lula, la vergogna dell'azione del «compagno» Lula che, negli ultimi cinque minuti del suo mandato, si è permesso di tenere il «buon» Battisti nelle patrie galere, fortunatamente, almeno, come è stato detto poi dalla Corte suprema, e non in giro in libertà come se fosse un ragazzino che non ha mai commesso niente.
In secondo luogo invitiamo a mantenere alta l'attenzione con il nuovo Presidente perché vengano rispettati gli accordi e per riportare nel Paese una persona che, a detta di una sentenza del 1988, reiterata poi nel 1993, sentenza quindi passata in giudicato, ne aveva combinate di tutti i colori, era un personaggio squallido che in questo Paese aveva commesso dei reati per i quali meritava l'ergastolo. Sempre con la stessa semplicità abbiamo quindi presentato questa mozione per ricordare le vittime, ma soprattutto per ricordare chi oggi piange ancora quelle vittime, chi è rimasto, i parenti che oggi si vedono negare una cosa concreta da un Lula della situazione.
La meraviglia che io provo, tutte le volte in cui questo Parlamento abbozza Pag. 35una traccia di qualche cosa che dovrebbe essere molto semplice, è il vedere come si intersechino discorsi di politica moderna, si tiri in ballo il Governo, ci si porti dietro tutta una serie di conseguenza e al punto tale che, allora, qualche riflessione è giusto che la facciamo anche noi.
Si dice: non mandiamo il Battisti in Italia perché ci potrebbe essere, da parte della giustizia italiana, quel cercare e, magari, non avere, un senso logico alle cose, e, quindi, fargli scontare la pena. Ricordiamoci anche che lo stesso trattamento lo hanno avuto gli americani quando ci mandarono indietro la Baraldini, che oggi gira tranquilla per le strade della città, pur essendo anche lei, a quanto pare, una rivoluzionaria.
Il ragionamento è allora vero: in questo Paese qualche dubbio vi è, ma non che la politica influisca sulla giustizia, ma che la giustizia faccia esattamente quello che vuole e non sia influenzata assolutamente dalla politica. Ultimamente poi, è così, al punto tale che fuori qualcuno dice: ma non sarà mica che questo aveva ragione perché, guarda caso, in questo Paese uno oggi viene accusato, domani ritorna ad essere accusato e dopodomani assolto per non aver commesso il fatto. E in questo Paese non paga mai nessuno, ma paga chi, magari, è stato diffamato in una maniera vergognosa, come forse sta succedendo o come è successo, e non sto qui a ricordare fatti di questo genere.
Allora, smettetela! Stiamo parlando di Battisti, stiamo parlando di portare a casa un assassino che deve scontare la pena. Vergognatevi, veramente, voi che attraverso una mozione parlate di politica per screditare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il Governo è stato criticato mille volte da una magistratura che ha fatto una cosa, l'ha ripetuta e poi ha detto: no, mi sono sbagliata. E nessuno in questo Paese paga.
Sono talmente indignato di questa cosa che, veramente, non vi dico cosa farei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo brevemente richiamandomi a quanto già dichiarato ieri in sede di discussione sulle linee generali, e facendo seguito anche all'intervento dell'onorevole Chiappori. Chiaramente, quello di oggi è a un atto estremamente importante: il fatto che il Parlamento italiano, prima in Senato, poi alla Camera, abbia deciso di convergere su una mozione unitaria, con la quale chiediamo con forza al Governo di attivarsi, sia attraverso il canale diplomatico, sia attraverso il canale giuridico-giudiziario, perché finalmente possa essere dato seguito ad una domanda di giustizia, e finalmente possa essere data e resa giustizia alle vittime e ai familiari delle vittime del criminale Cesare Battisti.
Tuttavia, è anche vero che in quest'Aula enfatizziamo, sì, l'importanza di questo atto unitario, ma evitiamo di muovere delle considerazioni che nulla hanno a che vedere con le vicende di Cesare Battisti. Questa sì che è una vicenda che si trascina da moltissimi anni, da quando per la prima volta Battisti venne arrestato nel 1979. Nel 1981 riuscì a fuggire dal carcere di Frosinone e riuscì a trovare accoglienza in Francia, dove grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand hanno trovato protezione politica molti latitanti terroristi, che nel nostro Paese hanno commesso stragi di sangue (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vorrei però ricordare che se le cose sono cambiate - e si arrivò in Francia, sempre a Parigi, nel 2004, all'arresto di Cesare Battisti - fu grazie a un Ministro, che si chiama Roberto Castelli, della Lega Nord, che nel 2002 riuscì a raggiungere con la Francia e con il suo corrispondente, il Ministro francese della giustizia, un importante accordo per consentire l'estradizione dei terroristi italiani per i casi di maggiore gravità.
È proprio grazie a quell'accordo - l'accordo Castelli - che Battisti fu finalmente dichiarato, dalla giustizia francese, Pag. 36estradabile in Italia. Poi, è chiaro che Battisti è stato bravo a darsi alla macchia e a scappare in Brasile, dove da prima fu dichiarato rifugiato politico. Ricordo che già allora ci fu una mozione parlamentare e già allora ci fu una lettera del nostro Presidente della Repubblica, Napolitano, che esprimeva forte rammarico per quella decisione.
Adesso siamo alla negazione del Presidente Lula che offende profondamente il nostro Paese, perché non solo essa è una palese violazione di quello che è il trattato Brasile-Italia per quanto riguarda l'estradizione, ma esprime dei giudizi su quella che è la sovranità italiana e soprattutto sulla nostra tradizione democratica, che non può essere messa in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si negherebbe l'estradizione perché da noi Battisti verrebbe sottoposto a provvedimenti persecutori. La realtà è che l'unico provvedimento persecutorio è quello, finalmente, dell'esecuzione di una condanna all'ergastolo per aver ucciso quattro comuni cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), quattro lavoratori onesti.
Voglio dire questo riferendomi a quanto diceva prima Evangelisti: collega, nessuno da noi, visto che ti richiamavi alle vicende che ci sono questi giorni sui giornali, proprio in virtù di quelle vicende può mettere in discussione l'indipendenza e l'autonomia della magistratura italiana.
Poi ancora si dice che quelli furono reati politici. Insomma, le vittime di Battisti non avevano certo alcunché di politico; torno a dirlo: erano onesti lavoratori, onesti servitori dello Stato che chiedono da troppo tempo che questo delinquente criminale (Applausi della deputata Repetti) paghi il suo debito con la legge.
Allora ben venga questa mozione. Chiediamo veramente un impegno forte al Governo perché si attivi diplomaticamente con il nuovo Presidente del Brasile e perché agisca in tutte le sedi giuridiche, sia presso il tribunale superiore del Brasile, ma anche, ove necessario, presenti impugnazione presso le sedi multilaterali europee perché finalmente un criminale e un assassino sconti il suo debito con la legge e con la giustizia italiana (Applausi della deputata Repetti).
Lo dobbiamo alle vittime delle sue stragi e lo dobbiamo all'onorabilità del nostro Paese e alla nostra tradizione democratica che non può essere messa in discussione ed offesa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, colleghi, stiamo facendo un importante e positivo sforzo comune per assicurare alla giustizia del nostro Paese un delinquente comune che ha scelto poi la strada della lotta armata, lasciando dietro di sé una vera e propria lunga scia di sangue.
Nei prossimi giorni ci auguriamo che faccia altrettanto il Parlamento europeo. In quella sede il Partito Democratico ha proposto, insieme agli altri gruppi, mozioni convergenti che vanno nella direzione di far parlare anche con una sola voce l'Unione europea. Abbiamo detto oggi quanto dovevamo. Il dibattito generale c'è stato, si è svolto un dibattito ricco e approfondito ed anche in sede di dichiarazioni di voto abbiamo ascoltato e condiviso le questioni di fondo, e cioè il fatto che difendiamo un'idea di democrazia, un'idea fattuale della democrazia del nostro Paese, un'idea del rapporto tra Stato di diritto e libertà politiche e sociali di questo Paese che nessuna deformazione può mettere in discussione.
Se uno guarda al comportamento e agli atti dell'ex Ministro Tarso Genro, però, deve fare qualche riflessione - mi avvio così rapidamente alla conclusione - e non può non pensare che in qualche parte del mondo si sia determinata una sorta di corto circuito che ha spezzato una lettura della storia recente del nostro Paese. L'avevamo già visto nella reazione di una parte dell'intellighènzia francese che aveva Pag. 37fornito, per l'appunto, una lettura totalmente distorta della storia italiana degli anni del terrorismo. Ora, per quanto riguarda Tarso Genro e per qualche verso anche il Presidente Lula, questo comportamento e questo atteggiamento hanno a che fare con la storia peculiare dei movimenti di sinistra del Brasile di cui certamente Genro è stato espressione? Può darsi, ma a maggior ragione vale in questo senso il ragionamento del Presidente Napolitano che parla allora di un'Italia che forse non ha saputo comunicare e difendere fino in fondo la sua immagine di Paese democratico civile, vittima e non carnefice nella battaglia del terrorismo.
La riflessione del Presidente Napolitano andrebbe quindi approfondita in altre sedi, perché quel limite che il Presidente Napolitano ha evocato ci rimanda al modo in cui politica e cultura compongono e sono espressione della nostra identità nazionale. Insomma, vi è qualcosa, vi è un punto opaco in quello specchio che riflette anche ciò che non ci appartiene. Ci dice, in ultima analisi, della nostra debolezza, della gracilità delle nostre istituzioni, dei problemi che abbiamo ancora davanti per essere, come abbiamo ambizione di essere, una democrazia forte nel senso migliore della parola.
Non mi si fraintenda, avremmo forse dovuto fare di più. Questa osservazione rivolgiamo al Governo. Ma non mi si fraintenda, non rimproveriamo al Governo di aver riservato nei colloqui diplomatici alla questione Battisti un angolo più piccolo di quello che avrebbe potuto essere. No! Ciò che gli rimproveriamo è che poniamo come problema generale che una politica internazionale, una presenza, un modo di essere del Paese sulle scene internazionali sono fatte di una capacità di espressione più generale di questa Italia civile, che è l'Italia nella quale viviamo e che intendiamo sempre meglio rappresentare.
Oggi Tarso Genro è Presidente del Rio Grande do Sul, un grande Stato di quel grandissimo Brasile. Penso che dovremmo invitarlo in Italia per fargli prendere atto con mano, per parlargli dell'angoscia, dei dubbi, delle laceranti scelte che riguardano quegli anni ai quali facciamo riferimento quando parliamo dei delitti commessi da Battisti. Si tratta di scelte laceranti e di divisioni angosciose che visse questo Paese nei giorni del rapimento di Aldo Moro.
La storia recente di questo Paese - ecco ciò che il Governo avrebbe dovuto dire alto e forte - ha tra i suoi elementi costitutivi la lotta al terrorismo, o meglio, il fatto che la lotta al terrorismo è stata compiuta e combattuta sempre nel rispetto della democrazia.
Penso, per finire, che dobbiamo sforzarci - e lo faremo - di mantenere rigidamente separati la questione Battisti e quella dei rapporti con il Paese Brasile. Dobbiamo tenerli separati perché anche questo è il segno di una concezione laica della giustizia alla quale intendiamo sempre uniformarci e rimanere fedeli. Nei prossimi mesi si svolgerà in Italia la terza sessione della Conferenza italo-latinoamericana. Accoglieremo i rappresentanti del Brasile con questo spirito e ci auguriamo che i nuovi governanti brasiliani e la giustizia di quel Paese rispondano al nostro appello, che è un appello di equità e di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, colleghi, Andrea Santoro, Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin e Andrea Campagna sono stati uccisi volontariamente e, in alcuni casi, personalmente e premeditatamente da Cesare Battisti. Questo è stato accertato in via definitiva nei sette processi in cui ventiquattro giudici, a vario titolo, si sono occupati delle sue gesta criminali. Nessuno potrà mai porre rimedio ai dolori, ai lutti, alle tragedie che Battisti ha procurato. Se Battisti avesse una coscienza, la pena maggiore da espiare sarebbe quella di ricordare quotidianamente le sue azioni, fare i conti con quei dolori, con quelle Pag. 38famiglie distrutte, con i figli cresciuti senza i loro padri o le mogli senza i loro mariti.
Quanta sofferenza ha provocato. Forse se avesse una coscienza, oggi non saremmo qui a discutere di quello che ha fatto Battisti, chiedendone l'estradizione. Sarebbe proprio lui per primo a chiedere di poter scontare espiando in qualche modo la sua colpa.
Invece, Battisti è fuggito e fugge ancora vigliaccamente, come da vigliacco ha vissuto tutta la sua vita uccidendo persone inermi, sparando alle spalle in agguati spietati, crudeli e vigliacchi, ma sempre vigliaccamente da feroce criminale ha voluto anche millantare una qualche copertura politica per avere un alibi alle sue gesta di criminale comune. Di questa vicenda - ahimè - dobbiamo anche purtroppo ricordare le innumerevoli e altolocate complicità delle quali Battisti ha goduto in tutti questi anni. Sarebbe fin troppo facile strumentalizzarle politicamente, ma anche per le espressioni unanimi di condanna che in questo Parlamento si sono succedute credo sia giusto definire malate le persone che a vario titolo hanno agito per favorire il sottrarsi del Battisti alle sue responsabilità.
Non esistono motivi di alcun tipo che possano giustificare l'assassinio e nessuna ideologia politica degna di questo nome può in alcun modo essere presa a pretesto. Tutti questi complici avrebbero dovuto e dovrebbero fare un'unica cosa: spingere il Battisti a consegnarsi alla giustizia per espiare le sue colpe e certamente non aiutarlo a fuggire. Si badi bene: non è in discussione il fatto che la giustizia sia vista come strumento di vendetta o che si voglia impedire che Battisti possa ravvedersi. Non c'è uno spirito vendicativo in questo e non c'è tanto meno la negazione del ravvedimento. Ma, certamente, il primo passo dovrebbe essere quello eventualmente di andare incontro alle proprie responsabilità, non certamente di fuggire. Se, come dice qualcuno, il Battisti di oggi non è il Battisti di trent'anni fa (certamente ci sono delle ragioni per crederlo), la prima cosa che dovrebbe fare per testimoniare questo suo cambiamento è proprio quella di andare incontro alle sue responsabilità affidandosi alla giustizia italiana.
Ma ancora: come possiamo definire il comportamento del Presidente Lula, un Presidente che aspetta l'ultimo giorno del suo mandato (il 31 dicembre) per respingere la richiesta di estradizione? Anche questo è un agire tipico di chi non vuole assumersi responsabilità sapendo che il suo gesto, il suo atto, la sua decisione non potranno essergli imputati perché non ha più responsabilità cui corrispondere. L'ultimo giorno: anche in questo caso è accomunato a Battisti in un semplice e comune destino, quello della vigliaccheria. Si tratta di una decisione assunta con motivazioni assolutamente risibili e rigettabili. Non sono le motivazioni del Brasile, ma di una persona che non ha capito con chi aveva a che fare. Questa è la tragedia. Noi consideriamo il Brasile un paese amico e certamente siamo impegnati a fare in modo che tutta questa vicenda possa trovare con gli amici brasiliani una conclusione positiva.
È per questo che oggi sosteniamo questo documento insieme a tutti gli altri gruppi del Parlamento, che ringrazio per aver voluto assieme a noi apporre la loro firma proprio per dare il senso di un comune intento nel sostenere l'azione del nostro Governo nei confronti del Brasile. Quindi, lo votiamo convinti auspicando anche che questa vicenda possa trovare altrettanta attenzione all'interno del Parlamento europeo, perché, come sapete molto bene, noi abbiamo anche da questo punto di vista molto da dire sulla vicenda. Tuttavia, proprio per questo, riteniamo che il Parlamento europeo possa - se si esprimerà nello stesso identico modo in cui lo facciamo oggi noi - dare un contributo in modo tale che ci possa essere una conclusione positiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Pag. 39

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Antonione, Tempestini, Lussana, Galletti, Moroni, Evangelisti, Vernetti ed altri n. 1-00529, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Raisi, Abrignani, Bruno, Ferranti, Dell'Elce... ancora l'onorevole Bruno... onorevole Bruno, non riesce a votare? L'onorevole Bruno, per cortesia ... l'onorevole Bruno è a posto? Onorevole Valducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che i deputati Monai e Colucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo ai colleghi che la seduta domani mattina avrà inizio alle 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,15).

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, il mio è un appello rivolto al Ministro Frattini, cui farà seguito poi un'interrogazione direttamente in Commissione affari esteri, per conoscere le condizioni di salute e umanitarie di un nostro connazionale che si chiama Luigi Sartorio, detenuto da sei mesi in un carcere di massima sicurezza cubano. Non entro ovviamente nel merito della vicenda giudiziaria, che è una vicenda tutta da verificare anche perché vi sono molti documenti che dimostrano la sua innocenza visto che in quei giorni era assolutamente, come risulta da molti atti e da molti documenti, in Italia. Chiedo, però, che il Ministro Frattini, insieme all'ambasciatore a Cuba, possa seguire direttamente la vicenda soprattutto, appunto, dal punto di vista umanitario.
Il signor Sartorio scrive alla sua famiglia di violenze subite in questi mesi nel carcere in cui è detenuto. Chiedo che vengano seguite con grande attenzione queste vicende e che il nostro connazionale sia messo nelle condizioni di difendersi e di essere trattato nel rispetto della sua persona, facendo ovviamente al più presto chiarezza anche rispetto a tutta la vicenda che presenta molti lati oscuri.
Chiedo alla Presidenza di portare immediatamente il caso all'attenzione del Ministro Frattini perché mi pare siano passati troppi mesi senza avere notizie certe di quello che sta accadendo al nostro connazionale insieme ad altri due italiani che sono, in questo momento, in un carcere di cui conosciamo ben poco ma in cui sappiamo, purtroppo, che molto spesso i diritti umani non vengono rispettati.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza la cortesia di verificare la possibilità di cominciare i lavori dell'Assemblea domani mattina un po' più tardi per consentire alla Giunta delle autorizzazioni, che ha un carico di lavoro piuttosto impegnativo, di avere un po' di spazio per poter lavorare. Noi dobbiamo evadere molte pratiche - non mi riferisco soltanto a quella più clamorosa di cui si parla in questi giorni - e abbiamo soltanto trenta giorni a disposizione. Credo che, viste le materie all'ordine del giorno, sia ammissibile una verifica per spostare l'inizio dei lavori dell'Assemblea. Questa è l'unica ragione, lo dico esplicitamente.

Pag. 40

PRESIDENTE. Presidente Castagnetti, per la verità l'inizio dei lavori dell'Assemblea è stato concordato con il Ministro Alfano per le 9,30, tenendo conto della relazione che il Ministro stesso dovrà svolgere sull'amministrazione della giustizia.
Comprendo anche le esigenze, peraltro comuni, per quanto riguarda la Giunta. Pertanto, ritengo che possiamo rinviare l'inizio della seduta, ma non oltre le 10. Per lei potrebbe andare bene, onorevole Castagnetti?

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Sì, signor Presidente, va bene. La ringrazio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 19 gennaio 2011, alle 10:

1. - Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

2. - Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO).

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

4. - Informativa urgente del Governo sull'uccisione del Caporal Maggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab, in Afghanistan.

La seduta termina alle 17,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DONATO RENATO MOSELLA SUL DOC. XXIII, N. 2.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, desidero esprimere sincero apprezzamento alla Commissione per il lavoro che ha svolto e dichiarare da subito il voto favorevole di Alleanza per l'Italia. La Relazione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Sicilia impone oggi a quest'Aula di occuparsi con la dovuta attenzione anche di altre realtà - oltre a quella purtroppo molto nota della Campania - che rischiano di far precipitare una intera regione nella logica dell'emergenza.
La Sicilia è purtroppo un esempio emblematico di come la gestione dei rifiuti vede un'Italia divisa a metà, ossia un Nord tendenzialmente virtuoso e in possesso di tecnologia avanzata nel settore (sebbene non al riparo da infiltrazioni della criminalità organizzata come dimostrato dalle recenti indagini in Lombardia) e un Centro-Sud in affanno, con punte di particolare criticità ben circoscritte in alcune regioni, quali appunto la Sicilia.
Della Relazione della Commissione colpisce tra l'altro che sono conferiti in discarica oltre il 93% dei rifiuti a fronte di una media nazionale intorno al 45%, così come la cronica assenza di impianti, compresi i termovalorizzatori, indispensabili alla chiusura del ciclo dei rifiuti.
Analizzando una situazione tanto difficile e complessa, il pensiero va agli alti standard di tutela ambientale imposti da Bruxelles e che, circa un mese fa, si sono tradotti nell'auspicabile accoglimento della Direttiva 2008/98/CE in cui ci si prefigge l'obiettivo di trasformare l'Europa in una vera e propria società del riciclo.
Un provvedimento questo che mira a realizzare la raccolta differenziata ma anche e soprattutto l'effettivo recupero dei rifiuti, poiché la mera separazione a monte non comporta, se non adeguatamente sostenuta dalla filiera del recupero, un utile sistema per ridurre la quantità dei rifiuti. La situazione in cui versa la Sicilia Pag. 41ci dice che purtroppo l'Europa non è mai stata così lontana da questa regione, come da tante altre realtà italiane, e non solo del Sud.
Quando l'intero ciclo dei rifiuti è affidato principalmente alle discariche i problemi che si affacciano all'intera comunità territoriale sono i medesimi ovunque ci si trovi.
Così come per altre zone del Paese, la criminalità organizzata ha facilità di inserirsi nel business dei rifiuti quando il ciclo di gestione è inefficiente.
Come si fa a non pensare ad un sistema malato, fintanto che si andranno a smaltire i percolati delle discariche siciliane in Calabria, oppure fintanto che sarà più vantaggioso smaltire una tonnellata di rifiuti in Olanda, anziché in Sicilia?
Sono molti gli spunti di riflessioni contenuti nella Relazione che ci accingiamo a votare e sui quali dobbiamo soffermarci ben oltre la seduta di oggi.
Le criticità del sistema di prevenzione, innanzitutto, e le carenze sul piano gestionale ed amministrativo che favoriscono le infiltrazioni della criminalità organizzata ai vari livelli. Ma anche la preoccupante carenza di polizia giudiziaria e di magistrati sul territorio, che rende ancor più meritevole di nota l'attività investigativa che gli uomini dello Stato conducono ogni giorno tra mille difficoltà.
Inutile, forse anche dannoso il sistema in deroga, quando ciò che occorre è mettere mano alla «disfunzione organizzata» che affligge la Sicilia, e che potrebbe essere debellata laddove fosse anche solo in minima parte resa efficiente un' attività programmatica di controlli preventivi. La rigorosa applicazione della norma, il potenziamento dei sistemi di controllo esterni ed interni, la formazione di polizia giudiziaria specializzata ed attrezzata per indagini nel settore dei rifiuti, l'applicazione delle sanzioni penali, sono gli strumenti per risolvere davvero l'emergenza rifiuti e spezzare le connessioni illecite.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Risoluzione Pecorella e a. 6-00054 509 507 2 254 507 50 Appr.
2 Nom. Moz. Antonione e a. 1-529 522 522 262 522 43 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.