XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 303 di mercoledì 31 marzo 2010

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 15.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 marzo 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brancher, Brugger, Casero, Cirielli, Colucci, Cota, D'Alema, Di Stanislao, Gregorio Fontana, Franceschini, Gidoni, Martini, Mazzocchi, Pescante, Ravetto, Rugghia, Saglia, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di un messaggio del Presidente della Repubblica per il riesame del disegno di legge n. 1441-quater-B (ore 15,02).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Repubblica, a norma dell'articolo 74 della Costituzione, con messaggio in data 31 marzo 2010, ha chiesto alle Camere una nuova deliberazione sul disegno di legge n. 1441-quater-B: Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
La lettera inviatami dal Presidente della Repubblica è la seguente:
«Onorevole Presidente, le trasmetto il messaggio con il quale chiedo alle Camere una nuova deliberazione ai sensi dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione, in ordine alla legge: «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro», approvata dalla Camera dei deputati il 28 ottobre 2008, modificata dal Senato della Repubblica il 26 novembre 2009, nuovamente modificata dalla Camera dei deputati il 28 gennaio 2010 e definitivamente approvata dal Senato della Repubblica il 3 marzo 2010. Voglia gradire i sensi della mia più alta considerazione».
Il messaggio è del seguente tenore:
«Onorevoli parlamentari, mi è stata sottoposta per la promulgazione la legge recante: «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, Pag. 2nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro».

Il provvedimento, che nasce come stralcio di un disegno di legge collegato alla legge finanziaria del 2009, A.C. 1441-quater, ha avuto un travagliato iter parlamentare, nel corso del quale il testo, che all'origine constava di 9 articoli e 39 commi, e che già interveniva in settori tra loro diversi, si è trasformato in una legge molto complessa, composta da 50 articoli e 140 commi, riferiti alle materie più disparate.
Questa configurazione marcatamente eterogenea dell'atto normativo - che risulta del resto dallo stesso titolo sopra riportato - è resa ancor più evidente da una sia pur sintetica e parziale elencazione delle principali materie oggetto di disciplina: revisione della normativa in tema di lavori usuranti, riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, regolamentazione della Commissione per la vigilanza sul doping e la tutela della salute nelle attività sportive, misure contro il lavoro sommerso, disposizioni riguardanti medici e professionisti sanitari extracomunitari, permessi per l'assistenza ai portatori di handicap, ispezioni nei luoghi di lavoro, indicatori di situazione economica equivalente, indennizzi per aziende in crisi, numerosi aspetti della disciplina del pubblico impiego (con conferimento di varie deleghe e rinvio a successive disposizioni legislative), nonché un'ampia riforma del codice di procedura civile per quanto attiene alle disposizioni in materia di conciliazione e arbitrato nelle controversie individuali di lavoro.
Ho già avuto altre volte occasione di sottolineare gli effetti negativi di questo modo di legiferare sulla conoscibilità e comprensibilità delle disposizioni, sulla organicità del sistema normativo e, quindi, sulla certezza del diritto, nonché sullo stesso svolgimento del procedimento legislativo, per l'impossibilità di coinvolgere a pieno titolo nella fase istruttoria tutte le Commissioni parlamentari competenti per ciascuna delle materie interessate. Nel caso specifico, l'esame in sede referente si è concentrato alla Camera nella Commissione lavoro e al Senato nelle Commissioni affari costituzionali e lavoro, mentre, ad esempio, la Commissione giustizia di entrambi i rami del Parlamento e anche la Commissione affari costituzionali della Camera sono intervenute esclusivamente in sede consultiva e non hanno potuto seguire l'esame in Assemblea nelle forme consentite dai rispettivi Regolamenti. Tali inconvenienti risultano ancora più gravi allorché si intervenga, come in questo caso, in modo novellistico su codici e leggi organiche.
Ciò premesso - con l'auspicio di una attenta riflessione sul modo in cui procedere nel futuro alla definizione di provvedimenti legislativi, specialmente se relativi a materie di particolare rilievo e complessità - sono indotto a chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulla presente legge dalla particolare problematicità di alcune disposizioni che disciplinano i temi di indubbia delicatezza sul piano sociale, attinenti alla tutela del diritto alla salute e di altri diritti dei lavoratori temi sui quali - nell'esercizio del mio mandato - ho ritenuto di dover richiamare più volte l'attenzione delle istituzioni, delle parti sociali e dell'opinione pubblica.
Intendo qui riferirmi specificatamente all'articolo 31 che modifica le disposizioni del codice di procedura civile in materia di conciliazione ed arbitrato nelle controversie individuali di lavoro e all'articolo 20 relativo alla responsabilità per le infezioni da amianto subite dal personale che presta la sua opera sul naviglio di Stato. Su di essi sottopongo alla vostra attenzione le considerazioni e le osservazioni che seguono.
L'articolo 31, nei primi nove commi, che ne costituiscono la parte più significativa, modifica in modo rilevante la sezione prima del capo primo del titolo quarto del libro secondo del codice di procedura civile nella parte in cui reca le disposizioni sul tentativo di conciliazione e sull'arbitrato nelle controversie individuali Pag. 3di lavoro (articoli da 409 a 412-quater del codice di procedura civile), introducendo varie modalità di composizione delle controversie di lavoro alternative al ricorso al giudice. Apporta inoltre, negli ultimi sette commi, una serie di modifiche al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, diretto a rafforzare le competenze delle commissioni di certificazione dei contratti di lavoro.
La introduzione nell'ordinamento di strumenti idonei a prevenire l'insorgere di controversie ed a semplificarne ed accelerarne le modalità di definizione può risultare certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto: ma occorre verificare attentamente che le relative disposizioni siano pienamente coerenti con i principi della volontarietà dell'arbitrato e della necessità di assicurare una adeguata tutela del contraente debole.
Entrambi questi princìpi sono stati costantemente affermati in numerose pronunce dalla Corte costituzionale. La Corte infatti ha innanzitutto dichiarato la illegittimità costituzionale delle norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato, poiché solo la concorde volontà delle parti può consentire deroghe al fondamentale principio di statualità ed esclusività della giurisdizione (articolo 102, primo comma, della Costituzione) e al diritto di tutti i cittadini di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti o interessi legittimi (articoli 24 e 25 della Costituzione). Inoltre, con riferimento ai rapporti nei quali sussiste un evidente, marcato squilibrio di potere contrattuale tra le parti, la Corte ha riconosciuto la necessità di garantire la «effettiva» volontarietà delle negoziazioni e delle eventuali rinunce, ancora una volta con speciale riguardo ai rapporti di lavoro e alla tutela dei diritti dei lavoratori in sede giurisdizionale. Questa linea giurisprudenziale, ripresa e sviluppata dalla Corte di cassazione, ha condotto a far decorrere la prescrizione dei crediti di lavoro nei rapporti privi della garanzia della stabilità dalla cessazione del rapporto. Ciò in analogia con quanto previsto dall'articolo 2113 del Codice civile in ordine alla decorrenza del termine per l'impugnazione di rinunce e transazioni che abbiano avuto ad oggetto diritti del prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della legge e dei contratti collettivi (si vedano le sentenze della Corte costituzionale n. 63 del 1966, n. 143 del 1969, n. 174 del 1972, n. 127 del 1977, n. 488 del 1991, n. 49, n. 206 e n. 232 del 1994, nn. 54 e 152 del 1996, n. 381 del 1997, n. 325 del 1998 e n. 221 del 2005).
Sulla base di tali indicazioni non può non destare serie perplessità la previsione del comma 9 dell'articolo 31, secondo cui la decisione di devolvere ad arbitri la definizione di eventuali controversie può essere assunta non solo in costanza di rapporto allorché insorga la controversia, ma anche nel momento della stipulazione del contratto, attraverso l'inserimento di apposita clausola compromissoria: la fase della costituzione del rapporto è infatti il momento nel quale massima è la condizione di debolezza della parte che offre la prestazione di lavoro.
Del resto l'esigenza di verificare che la volontà delle parti di devolvere ad arbitri le controversie sia «effettiva» risulta dalla stessa formulazione del comma 9, che affida tale accertamento agli organi di certificazione di cui all'articolo 76 del citato decreto legislativo n. 276 del 2003. Garanzia che peraltro non appare sufficiente, perché tali organi - anche a prescindere dalle incertezze sull'ambito dei relativi poteri, che scontano più generali difficoltà di «acclimatamento» dell'istituto - non potrebbero che prendere atto della volontà dichiarata dal lavoratore, una volta che sia stata confermata in una fase che è pur sempre costitutiva del rapporto e nella quale permane pertanto una ovvia condizione di debolezza.
Ulteriori motivi di perplessità discendono dalla circostanza che, ai sensi della nuova formulazione dell'articolo 412 del codice di procedura civile contenuta nel comma 5 dell'articolo 31 (disposizione espressamente richiamata dal comma 9 dello stesso articolo) la clausola compromissoria può ricomprendere anche la «richiesta Pag. 4di decidere secondo equità, nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento».
Come è noto, nell'arbitrato di equità la controversia può essere risolta in deroga alle disposizioni di legge: si incide in tal modo sulla stessa disciplina sostanziale del rapporto di lavoro, rendendola estremamente flessibile anche al livello del rapporto individuale. Né può costituire garanzia sufficiente il generico richiamo del rispetto dei principi generali dell'ordinamento che non appare come tale idoneo a ricomprendere tutte le ipotesi di diritti indisponibili, al di là di quelli costituzionalmente garantiti; e comunque un aspetto così delicato non può essere affidato a contrastanti orientamenti dottrinali e giurisprudenziali, suscettibili di alimentare contenziosi che la legge si propone invece di evitare. Perplessità ulteriori suscita la estensione della possibilità di ricorrere a tale tipo di arbitrato anche in materia di pubblico impiego: in tal caso è particolarmente evidente la necessità di chiarire se ed a quali norme si possa derogare senza ledere i princìpi di buon andamento, trasparenza ed imparzialità dell'azione amministrativa sanciti dall'articolo 97 della Costituzione.
Del resto, un arbitrato di equità può svolgere un ruolo apprezzabile ed utile solo a patto di muoversi all'interno di uno spazio significativo ma circoscritto in limiti certi e condivisi. In sostanza, l'obiettivo che si intende perseguire è quello di una incisiva modifica della disciplina sostanziale del rapporto di lavoro che si è finora prevalentemente basata su normative inderogabili o comunque disponibili esclusivamente in sede di contrattazione collettiva. E in effetti, l'esigenza di una maggiore flessibilità risponde a sollecitazioni da tempo provenienti dal mondo dell'imprenditoria, alle quali le organizzazioni sindacali hanno mostrato responsabile attenzione guardando anche alla competitività del sistema produttivo nel mercato globale. Si tratta, pertanto, di un intendimento riformatore certamente percorribile, ma che deve essere esplicitato e precisato, non potendo essere semplicemente presupposto o affidato in misura largamente prevalente a meccanismi di conciliazione e risoluzione equitativa delle controversie, assecondando una discutibile linea di intervento legislativo - basato sugli istituti processuali piuttosto e prima che su quelli sostanziali - di cui l'esperienza applicativa mostra tutti i limiti.
Il problema che si pone è dunque quello di definire - nelle sedi dovute e in primo luogo nel Parlamento - in modo puntuale modalità, tempi e limiti che rendano il ricorso all'arbitrato - nell'ambito del rapporto di lavoro - coerente con la necessità di garantire l'effettiva volontarietà della clausola compromissoria e una adeguata tutela dei diritti più rilevanti del lavoratore (da quelli costituzionalmente garantiti agli altri che si ritengano ugualmente non negoziabili). Si tratta cioè di procedere ad adeguamenti normativi che vanno al di là della questione, pur rilevante, delle garanzie apprestate nei confronti del licenziamento dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
A quest'ultimo proposito lo scorso 11 marzo la maggior parte delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese si è impegnata a definire accordi interconfederali che escludano l'inserimento nella clausola compromissoria delle controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro ed il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si è a sua volta impegnato a conformarsi a tale orientamento negli atti di propria competenza. Ma, pur apprezzando il significato e il valore di tali impegni, decisivo resta il tema di un attento equilibrio fra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale. Solo il legislatore può e deve stabilire le condizioni perché possa considerarsi «effettiva» la volontà delle parti di ricorrere all'arbitrato; e solo esso può e deve stabilire quali siano i diritti del lavoratore da tutelare con norme imperative di legge e quali normative invece demandare alla contrattazione collettiva. A quest'ultima, nei diversi livelli in cui si articola, può inoltre utilmente affidarsi la Pag. 5chiara individuazione di spazi di regolamentazione integrativa o in deroga per negoziazioni individuali adeguatamente assistite così come per la definizione equitativa delle controversie che insorgano in tali ambiti.
Si avvierebbe in tal modo un processo concertato, ed insieme ispirato ad un opportuno gradualismo, attraverso il quale ripristinare quella certezza del diritto che è condizione essenziale nella disciplina dei rapporti di lavoro per garantire una efficace tutela del contraente debole e una effettiva riduzione del contenzioso in un contesto generale di serena evoluzione delle relazioni sindacali.
Non sembra invece coerente con i principi generali dell'ordinamento e con la stessa impostazione del comma 9 in esame, che consente di pattuire clausole compromissorie solo ove ciò sia previsto da accordi interconfederali o contratti collettivi di lavoro, il prevedere un intervento suppletivo del Ministro - di cui tra l'altro non si stabilisce espressamente la natura regolamentare né si delimitano i contenuti - che dovrebbe consentire comunque, anche in assenza dei predetti accordi, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge tale possibilità, stabilendone le modalità di attuazione e di piena operatività: suscita infatti serie perplessità una così ampia delegificazione con modalità che non risultano in linea con le previsioni dell'art. 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Al di là delle osservazioni fin qui svolte a proposito dell'articolo 31, è da sottolineare l'opportunità di una riflessione anche su disposizioni in qualche modo connesse - presenti negli articoli 30, 32 e 50 - che riguardano gli stessi giudizi in corso e che oltretutto rischiano, così come sono formulate, di prestarsi a seri dubbi interpretativi e a potenziali contenziosi.
Secondo l'articolo 20 della legge, l'articolo 2, lettera b), della legge 12 febbraio 1955, n. 51, recante delega al Governo per l'emanazione di norme per l'igiene del lavoro, si interpreta nel senso che l'applicazione della legge delega è esclusa non soltanto - come espressamente recita la lettera b) dell'articolo 2 - per «il lavoro a bordo delle navi mercantili e a bordo degli aeromobili», ma anche per «il lavoro a bordo del naviglio di Stato, fatto salvo il diritto del lavoratore al risarcimento del danno eventualmente subito».
Dai lavori parlamentari emerge che con detto articolo 20 si è inteso evitare che alle morti o alle lesioni subite dal personale imbarcato su navigli militari e cagionate dal contatto con l'amianto, possano continuare ad applicarsi - come invece sta accadendo in procedimenti attualmente pendenti davanti ad autorità giudiziarie - le sanzioni penali stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, che disciplina l'applicazione di tali sanzioni, escludendole unicamente nei casi di morti o lesioni subite da personale imbarcato su navi mercantili.
Si ricorda altresì che in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, oggi disciplinata dal decreto legislativo n. 81 del 2008, sono previste sanzioni per la inosservanza delle norme in tema di protezione dei rischi per esposizione ad amianto in tutti i settori di attività, pubblici e privati, sia pure con i necessari adattamenti, con riguardo, in particolare alle Forze armate, peraltro non ancora definiti.
Al di là degli aspetti strettamente di merito, occorre rilevare innanzitutto che l'articolo 20 in esame non esplicita alcuno dei possibili significati dell'articolo 2, lettera b), della legge del 1955 e quindi non interpreta ma apporta a tale disposizione una evidente modificazione integrativa. La norma incide, inoltre, su una legge delega che ha già esaurito la sua funzione dopo l'adozione del decreto del Presidente della Repubblica attuativo n. 303 del 1956 senza invece intervenire su di esso, risultando di fatto inapplicabile e priva di effetti.
L'articolo 20 presenta, inoltre, profili problematici anche nella parte - in sé largamente condivisibile - che riguarda la «salvezza» del diritto del lavoratore al risarcimento dei danni eventualmente subiti. In assenza di disposizioni specifiche - non rinvenibili nella legge - che pongano Pag. 6a carico dello Stato un obbligo di indennizzo, il risarcimento del danno ingiusto è possibile esclusivamente in presenza di un «fatto doloso o colposo» addebitabile a un soggetto individuato (articolo 2043 del codice civile). Qualora la efficacia della norma generatrice di responsabilità sia fatta cessare, con la conseguente non punibilità delle lesioni o delle morti cagionate su navigli di Stato, non è infatti più possibile individuare il soggetto giuridicamente obbligato e configurare ipotesi di «dolo o colpa» nella determinazione del danno.
Per conseguire in modo da un lato tecnicamente corretto ed efficace, e dall'altro non esposto a possibili censure di illegittimità costituzionale, le finalità che la disposizione in esame si propone, appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008 e prevedere, come già accade per altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Per i motivi innanzi illustrati, chiedo alle Camere - a norma dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione - una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 3 marzo 2010. Firmato: Giorgio Napolitano" (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FRANCESCO BARBATO. Bravo Presidente! Era ora che facesse sentire la sua voce!

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento il messaggio (Doc. I, n. 1), che sarà stampato e distribuito, è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro). Alla stessa Commissione è assegnato in sede referente il predetto disegno di legge 1441-quater-D con il parere delle Commissioni I e II (ex articolo 73 comma 1-bis del Regolamento), IV (ex articolo 73 comma 1-bis del Regolamento), V, VI, VII (ex articolo 73 comma 1-bis del Regolamento), VIII, IX, X, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative per contrastare il fenomeno delle indebite erogazioni dei trattamenti di invalidità civile - n. 3-00988)

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Cota n. 3-00988 concernente iniziative per contrastare il fenomeno delle indebite erogazioni dei trattamenti di invalidità civile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'articolo 80 del decreto-legge n. 112 del 2008 prevede che l'INPS attui nell'anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile. Secondo quanto riportato sul quotidiano Corriere della Sera del 30 giugno 2009 le verifiche fino ad allora condotte dall'INPS avevano portato alla revoca del 13 per cento delle pensioni, con punte di quasi il 22 per cento in Sardegna, il 19 per cento in Calabria, il 15 per cento in Campania e Puglia.
La legge del 3 agosto 2009, n. 102, recante contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, per risolvere l'annosa questione dei falsi invalidi ha previsto, con decorrenza 1 gennaio 2010, che le commissioni mediche dell'ASL siano integrate anche da un medico dell'INPS quale membro effettivo. Tale scelta di modifica legislativa combinata con il numero delle Pag. 7invalidità civili in costante crescita (30 per cento in più del 2004 ed una spesa annua di circa 15 miliardi di euro) lascerebbe presupporre un qualche comportamento arbitrario da parte dei medici ASL nel riconoscimento della sussistenza o meno dei requisiti.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, la prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. Si chiede pertanto di sapere quanti siano i falsi trattamenti di invalidità ad oggi accertati, quali iniziative il Ministero intenda promuovere per il recupero delle somme indebitamente percepite e se non ritenga di adottare misure per la richiesta di risarcimento del danno erariale nei confronti dei responsabili.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, faccio presente in primo luogo che gli accertamenti effettuati dall'INPS ai sensi della normativa vigente hanno la finalità di verificare la permanenza o meno dello stato invalidante, nonché dei requisiti reddituali previsti per poter fruire delle provvidenze economiche. Ed è proprio in considerazione dell'eventualità che nel tempo lo stato invalidante possa modificarsi in senso migliorativo o peggiorativo che è stato previsto l'istituto della revisione. In particolare, nel caso della revisione relativa ad una prestazione concessa a seguito di accertamento sanitario espletato in sede amministrativa, ha rilevanza soltanto la situazione attuale del diritto restando viceversa irrilevante la pregressa situazione. Per tali motivi i giudizi di non conferma dei requisiti sanitari emersi nel corso del piano straordinario di verifiche per il 2009 non possono essere assimilati a giudizi di falsa invalidità per colpa o per dolo come conseguenza connessa in termini di responsabilità.
Ciò premesso, per quanto concerne le attività di verifica svolte dall'INPS, informo che le stesse sono state effettuate nei confronti dei titolari di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. Inoltre, con la legge finanziaria per l'anno 2010 è stato previsto un programma di 100 mila verifiche aggiuntive nei confronti dei titolari dei benefici economici di invalidità civile. Come emerge dai dati forniti dall'istituto, alla data del 30 marzo la non conferma dei requisiti sanitari ha riguardato 18.840 casi, pari all'11,25 per cento del totale, con percentuali variabili tra il 5,81 per cento della Toscana e il 19,27 per cento della Campania.
Ciò ha dato luogo o alla revoca del beneficio o alla sua trasformazione in una prestazione economicamente meno favorevole. Aggiungo infine che un'ulteriore significativa quota di revoche è conseguita alla mancata presentazione a visita di cittadini regolarmente convocati. Resta comunque fermo l'obbligo di denuncia da parte dell'istituto per le conseguenti azioni di responsabilità in caso di revoca per insussistenza dei requisiti nei casi in cui vengono rilevati elementi di responsabilità per danno erariale.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli, ha facoltà di replicare.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della risposta e del lavoro di accertamento da parte del Governo e del Ministero. In ogni caso sono amaramente contento nel constatare che un malvezzo denunciato dalla Lega da parecchi anni si stia rivelando tale: troppa gente sta approfittando delle casse pubbliche per garantirsi un reddito senza lavorare e questo a danno soprattutto di chi poi effettivamente ha bisogno di un riconoscimento per un'invalidità. Così come tanta gente procaccia questi riconoscimenti in cambio di favori per garantirsi un ritorno economico e alcune volte politico.
L'invito naturalmente è di continuare sulla strada delle verifiche e degli accertamenti, Pag. 8come è stato fatto finora, per cercare di porre fine a questa attività dei furbi di turno. Devo comunque sottolineare, infine, le ragioni della Lega quando individuava nel sud d'Italia l'area dove tali pratiche sono più frequenti. Non è un motivo di orgoglio dirlo in quest'Aula, ma una constatazione del fatto che il più delle volte le nostre indicazioni vengono sottovalutate e strumentalizzate. L'altro ieri però la gente ha fatto vedere cosa pensa della Lega e delle sue argomentazioni (Commenti del deputato Barbato).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, si taccia per favore.

(Intendimenti del Governo in ordine all'avviso comune delle parti sociali relativo all'istituto dell'arbitrato in materia di controversie di lavoro - n. 3-00989)

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00989, concernente intendimenti del Governo in ordine all'avviso comune delle parti sociali relativo all'istituto dell'arbitrato in materia di controversie di lavoro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo presentato un'interrogazione sul tema della conciliazione e dell'arbitrato di cui all'articolo 31 del collegato lavoro, interrogazione che ho depositato agli atti. L'avevamo fatto per chiedere al Governo quali fossero gli intendimenti dopo l'avvenuta sottoscrizione da parte delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali di un avviso comune riguardante la materia della risoluzione del rapporto di lavoro alla luce delle nuove norme. La lettera del Capo dello Stato, testé letta dal Presidente della Camera, interviene anche su questo argomento e dunque a maggior ragione il tema risulta di particolare rilevanza, e credo anche di interesse dei colleghi, e assume nello stesso tempo anche maggiore importanza il quesito che abbiamo sottoposto alla sua cortese attenzione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo nel prendere atto del rinvio al Parlamento del collegato lavoro alla legge finanziaria 2009 sottolinea che il Presidente della Repubblica ritiene (lo cito) che «l'introduzione nell'ordinamento di strumenti idonei a prevenire l'insorgere di controversie e a semplificare e ad accelerarne le modalità di definizione può risultare certamente apprezzabile e merita di essere valutata con spirito aperto». Cosa che certamente non è avvenuta da parte di quella sinistra politica e sindacale che ancora una volta, di fronte alle idee di Marco Biagi, ha usato un linguaggio pericoloso e inaccettabile.
Con riferimento ai rilievi di merito e opportunità sollevati dal Presidente della Repubblica a questo proposito ci pare che i punti di riflessione siano tre. Primo: una più precisa definizione dell'arbitrato di equità; secondo: i limiti entro cui ammettere la possibilità per le parti di concordare il rinvio agli arbitri di futuri contenziosi all'atto dell'assunzione e terzo: lo spazio di intervento sostitutivo del Ministro del lavoro in caso di mancato accordo tra le parti sociali. Il Governo auspica un rapido esame parlamentare circoscritto alle materie segnalate, anche al fine di consentire la tempestiva attuazione di importanti deleghe, come quella in materia di lavori usuranti.
Nel merito dei rilievi si osserva quanto segue. In primo luogo, l'arbitrato di equità si realizza nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento che per il Governo già includevano i principi regolatori della materia del lavoro come richiesto dal messaggio e come tali, quindi, questi possono essere esplicitati.
In secondo luogo, il Governo ribadisce la propria fiducia verso la contrattazione collettiva a cui la legge assegna il compito di far entrare in vigore l'arbitrato coniugando le ragioni dei lavoratori e delle imprese in modo che la scelta delle parti Pag. 9sia sempre libera e responsabile. In considerazione di ciò il Parlamento potrebbe recepire in legge i contenuti della dichiarazione comune dello scorso 11 marzo con cui tutte le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, tranne la CGIL - è di questi giorni l'adesione anche della Lega delle cooperative - hanno già chiaramente delimitato la clausola compromissoria all'atto dell'assunzione del lavoratore escludendola nel caso di licenziamento.
In terzo luogo, tanto il Governo esprime fiducia nei confronti di un sistema sussidiario libero e pluralistico di contrattazione collettiva, che esso potrebbe diventare anche formalmente la sede esclusiva di regolamentazione delle clausole compromissorie lasciando al Ministro del lavoro il compito di convocare le parti.
In questo vi è tutta la filosofia della regolazione del lavoro perseguita dal Governo e da quasi tutti gli attori sociali, come si è evidenziato negli accordi sul nuovo modello contrattuale e sulla partecipazione dei lavoratori. Come ha insegnato Marco Biagi, un moderno statuto dei lavori si compone di essenziali diritti, regolati dalla legge in termini generalizzati, e da una più ampia rete di tutele flessibilmente concordate tra le parti sociali nei diversi settori o territori tenendo conto delle effettive condizioni del lavoratore e dell'impresa.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, a scanso di equivoci, per noi - credo di parlare a nome del mio gruppo - le forme di risoluzione stragiudiziale delle controversie di lavoro sono una cartina di tornasole dell'evoluzione di un sistema di relazioni industriali, come peraltro tutta la lettura delle esperienze internazionali sta a dimostrare anche al di fuori del nostro Paese. È quindi assolutamente meritevole e da incoraggiare l'intendimento del Governo di rafforzare tali procedure.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 15,32)

GIULIANO CAZZOLA. Pertanto, noi insistiamo e incoraggiamo il Governo a proseguire su questa strada - ovviamente terremo conto delle autorevoli osservazioni che sono state svolte - anche per affrontare il problema di un contenzioso giudiziario il cui sovraccarico - questo è bene che lo si tenga nella dovuta considerazione - è il contrario del «fare giustizia», del rendere giustizia, prima di tutto ai lavoratori.
Quindi, siamo convinti che le intenzioni del Governo vadano nella direzione di offrire ai lavoratori un'opportunità in più e non delle tutele minori. Pertanto, nel dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro, credo che insieme saremo in condizione, Governo e Parlamento, di affrontare e risolvere i problemi emersi e lo faremo nell'esame parlamentare che mi auguro si possa svolgere tra breve (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Orientamenti del Governo in merito alla proroga della concessione relativa all'autostrada A22 Modena-Brennero - n. 3-00990)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00990, concernente orientamenti del Governo in merito alla proroga della concessione relativa all'autostrada A22 Modena-Brennero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, l'autostrada del Brennero è attualmente in gestione alla società Autostrade del Brennero Spa, società partecipata in maggioranza dalla regione Trentino-Alto Adige e dalle province autonome di Trento e Bolzano, con una concessione che andrà in scadenza nel 2014.
Le province autonome di Trento e Bolzano hanno più volte, nel corso del 2009 e nel 2010, richiesto chiarimenti formali al Pag. 10Governo in ordine al ruolo della autostrada A22 e, in particolare, alle notizie informali relative alla presunta volontà di non prolungare la concessione della società Autostrade del Brennero Spa e al fatto che entro questo mese l'ANAS intenda indire una gara per la A22, secondo quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2010, che prevede l'avvio delle procedure ad evidenza pubblica per l'individuazione dei nuovi concessionari.
Le province autonome di Trento e Bolzano ritengono indispensabile un confronto istituzionale con il Governo in ordine al ruolo della A22, in relazione all'infrastruttura ferroviaria del Brennero.
Si chiede, pertanto, quali siano gli orientamenti del Governo anche in sede europea in ordine all'autostrada del Brennero. Inoltre, se il Governo intenda procedere con una proroga della concessione o, diversamente, nel caso di gara, intenda vincolare la nuova concessione alla garanzia del cofinanziamento dell'opera della galleria di base e degli accessi ferroviari.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come correttamente anche l'onorevole Brugger ha ricordato nella sua interrogazione, la legge finanziaria per l'anno 2010 ha previsto, all'articolo 2, che per le tratte autostradali in concessione (per le quali la scadenza della concessione è prevista entro il 31 dicembre 2014) la società ANAS, entro il 31 marzo 2010, avvii le procedure ad evidenza pubblica per l'individuazione dei concessionari ai quali, allo scadere delle convenzioni vigenti, è affidata la concessione.
La concessione di costruzione e gestione con la concessionaria autostrada del Brennero Spa rientra nell'ambito di applicazione di questa disposizione, in quanto il relativo atto convenzionale verrà a scadenza il 30 aprile 2014. Nel corso del corrente anno si procederà, a seguito dell'istruttoria svolta dall'ANAS, all'aggiornamento della vigente convenzione e alla revisione del piano economico, come previsto dalle disposizioni normative vigenti.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, ritiene necessario un maggiore approfondimento delle delicate e complesse problematiche derivanti dall'applicazione della innovativa norma prima ricordata. Conseguentemente, è stata rappresentata all'ANAS l'opportunità di un differimento delle determinazioni al riguardo, affinché vengano compiute tutte le necessarie valutazioni di natura tecnica e giuridica preordinate all'avvio delle procedure per l'affidamento del contratto di concessione in scadenza.
Posso confermare, comunque, l'orientamento già assunto dal Governo relativo alla previsione dell'obbligo per il concessionario di destinare una quota dei proventi dei pedaggi alla realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero. Rappresento, infine, all'onorevole Brugger, la massima disponibilità del Governo ad un confronto istituzionale con le province di Trento e di Bolzano per l'esame e la valutazione di tutte le problematiche connesse sia alla convenzione di concessione dell'autostrada A22, sia all'infrastruttura ferroviaria del Brennero.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta nel senso che credo sia di grande attualità questa interrogazione, tra l'altro sostenuta anche dalle colleghe Gnecchi e Froner e dai colleghi Bressa e Holzmann. L'interrogazione sostanzialmente ha come attualità anche la lettera del presidente della provincia di Trento Dellai che chiede chiarimenti su come proseguire nella procedura. Francamente noi riteniamo l'autostrada del Brennero, in questo caso in modo particolare l'infrastruttura ferroviaria, del tutto strategica sotto il profilo della tutela dell'ambiente e delle prospettive di crescita e di sviluppo dei nostri Pag. 11territori. Pertanto, vorremmo comunque essere sempre coinvolti come enti locali e come territori interessati in tutte le decisioni. Chiaramente noi preferivamo la soluzione migliore, ovvero quella del prolungamento della concessione perché in questo modo noi, anche come enti locali territoriali, eravamo comunque coinvolti. Se, però, come sostiene il Ministro, si va nella direzione del bando di gara, allora è importante avere un po' di tempo e ci conforta il fatto che noi non abbiamo una scadenza nei prossimi giorni, ma che ci sia la possibilità del confronto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Per noi è assolutamente essenziale che, come diceva il Ministro, una quota prevalente dei proventi realizzati dalla nuova concessione venga, comunque, destinata al rinnovo della infrastruttura ferroviaria e, quindi, alla galleria e tratta di accesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Chiarimenti in merito ai finanziamenti necessari per completare l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria - n. 3-00991)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00991, concernente chiarimenti in merito ai finanziamenti necessari per completare l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, signor Ministro, l'ammodernamento e la messa in sicurezza dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria costituisce senza dubbio nella politica infrastrutturale del Paese una priorità di assoluta valenza nazionale. Per queste ragioni, occorre velocizzare al massimo i lavori, ma anche garantire in tempi certi e ravvicinati tutti i finanziamenti che occorrono per completare l'autostrada entro questa legislatura, obiettivo indifferibile, visto che negli ultimi dieci anni i lavori hanno registrato passi avanti significativi, ma hanno anche accumulato troppi ritardi e tanti rinvii. Tuttavia, per realizzare le tratte ancora in fase di progettazione dell'autostrada, pari a circa settantacinque chilometri, occorrono almeno 2 miliardi e 600 milioni di euro. Per questo, noi sollecitiamo ancora una volta il Governo ad adottare decisioni rapide e tempestive su questo fronte per assicurare tutte le risorse, in assenza delle quali non potrà essere completata l'autostrada del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Iannuzzi, sin dal dicembre del 2001, data di avvio del piano delle infrastrutture strategiche previsto dalla legge obiettivo, nata da una precisa volontà del Governo Berlusconi, l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria è stato uno dei progetti chiave della rete di infrastrutture del nostro Paese. Ciò è ampiamente testimoniato. Cito due elementi: innanzitutto, le decisioni assunte dal Ministero delle infrastrutture, d'intesa con l'ANAS, sulla riorganizzazione dei lotti funzionali del tracciato, per i quali si è passati da oltre settanta micro lotti a soli sei macro lotti; in secondo luogo, le numerose delibere del CIPE che sempre in questi anni hanno approvato i singoli progetti ed hanno garantito adeguate risorse finanziarie.
Ricordo che il progetto generale di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria comprende cinquantotto interventi, inclusi i nuovi svincoli richiesti dagli enti territoriali. Di questi interventi: trenta, per una estensione complessiva di circa centonovantatre chilometri, risultano allo stato ultimati; diciotto, per un'estensione complessiva di circa centottanta chilometri, sono in esecuzione; altri dieci, per un'estensione complessiva di circa settanta chilometri, risultano in fase di avanzata progettazione. Da ultimo, relativamente all'aspetto finanziario, l'intera opera di ammodernamento dell'asse autostradale della A3 ha un costo di 10,2 miliardi di euro. Di questi 10,2 miliardi la copertura Pag. 12finanziaria ha già raggiunto la soglia di 7,1 miliardi di euro.
Secondo quanto rappresentato dal Ministero delle infrastrutture, i 3 miliardi restanti sono relativi ad interventi il cui stato progettuale si trova ancora in una fase preliminare, tale da non consentire un'adeguata previsione. Quindi, del volano globale di 10,2 miliardi di euro, le opere già completate sono pari a 960 milioni di euro, 5,7 miliardi di opere sono in corso e 3,4 miliardi sono relativi ad opere in corso di progettazione.
In conclusione, come spero di avere dimostrato con questi dati, onorevole Iannuzzi, il Governo conferma di attribuire all'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria il rilievo essenziale per lo sviluppo del Mezzogiorno e dell'intero Paese e proseguirà con determinazione nelle ricordate attività, finalizzate ad una celere conclusione dell'opera.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di replicare.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta suscita grande preoccupazione. Il completamento della Salerno-Reggio Calabria è una questione di interesse nazionale che riguarda le comunità della Basilicata, della Calabria e della Campania, ma assicura soprattutto il collegamento efficiente della Sicilia e del Mezzogiorno con il centro ed il nord. Allora, su questa linea occorre un impegno del Governo intensissimo e senza sosta. Da un lato, bisogna accelerare i cantieri aperti, dall'altro, bisogna definire le progettazioni e gli appalti, superando con determinazione ostacoli e difficoltà burocratiche. Soprattutto, va aggredito e risolto finalmente il nodo cruciale dei finanziamenti che ancora occorrono per completare l'autostrada. Da questo punto di vista, il Governo deve adottare scelte nette e tempestive. Invece, dall'inizio della legislatura, abbiamo assistito ad una serie costante e massiccia di decurtazione dei fondi FAS destinati al Mezzogiorno. Più di 20 miliardi di euro sono stati sottratti al sud e sono stati indirizzati verso le finalità più diverse, tutte lontane dallo sviluppo del sud, alcune scandalose, come il finanziamento delle multe per le quote latte nelle regioni del nord. Anche nel campo delle infrastrutture, avete deciso soltanto di destinare 1 miliardo e 800 milioni di euro al ponte sullo stretto di Messina, progetto sicuramente non prioritario, faraonico e dispendioso, mentre rimangono al palo le infrastrutture e le ferrovie meridionali.
Il Governo, ed in particolare il Ministro Matteoli, che anche oggi, quando si parla della Salerno-Reggio Calabria (come qualche settimana fa, quando in quest'Aula si è parlato della Napoli-Bari), è assente, deve adottare decisioni immediate, anche ripristinando quel finanziamento di 190 milioni di euro per il raccordo Mercato San Severino-Salerno che collega le autostrade Caserta-Roma e Salerno-Reggio Calabria che era previsto nella scorsa legislatura ed è stato cancellato con il decreto-legge n. 112 del 2008 dal Ministro Tremonti.
Noi attendiamo nel 2010, finalmente, il finanziamento integrale per il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Su questo fronte, dal Governo, dopo tanti annunci e tanti proclami, attendiamo finalmente fatti concreti e tangibili (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico in relazione all'andamento dei prezzi dei carburanti - n. 3-00992)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00992, concernente iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico in relazione all'andamento dei prezzi dei carburanti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor Ministro, il prezzo della benzina è un tormentone da tanto tempo. La situazione si può sintetizzare con i costi al barile e i costi alla pompa. Pag. 13
Nel 2008 il barile costava 147 euro e alla pompa la benzina, la verde, poi si possono fare le dovute proporzioni per le altre, costava 1,5 euro. Oggi il barile costa 82 euro (era sceso anche a 30), mentre alla pompa il costo è uno 1,4 e continua ad aumentare.
Considerato che il prezzo al consumo della benzina è dato dal costo industriale più IVA più accise e che il costo industriale nel nostro Paese è già superiore di circa 4,4 centesimi rispetto alla media europea, fino adesso non si è fatto niente per tutelare i consumatori.
Chiedo al Governo cosa intenda fare per controllare le compagnie petrolifere, affinché non facciano quello che vogliono, come appare, ma soprattutto quali iniziative intenda porre in essere a fronte di questa situazione di grave difficoltà che, per ora, mi pare non sia stata affrontata.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, cercherò di dimostrare all'onorevole Compagnon come la tematica dell'andamento dei prezzi dei carburanti sia stata costantemente seguita dal Governo, e in particolare dal Ministero dello sviluppo economico.
Ricordo a tal proposito, che, nel giugno del 2008, il Ministero ha istituito un tavolo permanente di confronto sul mercato petrolifero, per trovare, attraverso un confronto con gli operatori e le categorie interessate, soluzioni in grado di incidere sulla struttura organizzativa del settore.
Si intende così ridurre la distanza del costo industriale dei prodotti petroliferi tra l'Italia e gli altri Paesi europei. Nel corso dell'attività del tavolo si è giunti all'adozione di una metodologia di analisi dell'andamento dei prezzi e del confronto con i 15 Paesi dell'area euro che tiene conto anche delle promozioni e delle offerte commerciali di benzina e gasolio.
Nell'ultima riunione, specificamente tenuta il 19 gennaio scorso, l'attenzione si è focalizzata sulle proposte di strumenti attuativi per la riforma del mercato dei prodotti petroliferi, della logistica e della rete di distribuzione dei carburanti.
In particolare, circa l'andamento dei prezzi dei carburanti, il tavolo si è espresso sulla necessità di fare chiarezza sul tema della cosiddetta doppia velocità mediante una verifica da condurre tramite il Garante per la sorveglianza dei prezzi.
La metodologia proposta dal tavolo è stata poi quella di procedere con l'elaborazione di una riforma condivisa anche attraverso una ripartizione in quattro gruppi di lavoro più ristretti. Tali gruppi di lavoro hanno tenuto una serie di riunioni in data 3, 5 e 12 febbraio e 3 marzo del 2010.
In questi incontri sono emersi elementi condivisi per la riforma dell'intera filiera, basati sulla necessità di agire per la salvaguardia e per fornire un maggiore orientamento al mercato dei settori della raffinazione, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi.
Ciò, onorevole Compagnon, andando proprio incontro a quanto da lei richiesto; per raggiungere, cioè, l'obiettivo fondamentale della riduzione del cosiddetto «stacco Italia», cioè per incidere proprio sulla differenza tra il prezzo industriale medio dei carburanti nel nostro Paese e quello medio europeo. Mi auguro così di averle testimoniato l'impegno che il Governo sta esercitando anche in questo settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Ministro, non metto in discussione l'impegno, che sono certo che c'è stato, ma l'aumento della benzina non colpisce certo chi ha macchine come la Ferrari, ma la stragrande maggioranza degli italiani che lavora, che viaggia per lavoro e per studio, che va ogni tanto anche in vacanza e che ha già difficoltà a far quadrare il proprio bilancio.
È chiaro che in questo momento vi sono delle difficoltà, allora avanzo due Pag. 14proposte (e non mi interessa dire se sono soddisfatto o meno). Le proposte sono nel senso che il tavolo temporaneo deve diventare un'agenzia di controllo vera rispetto a ciò che succede con le compagnie petrolifere, ma soprattutto esistono accise che incidono per quasi 0,5 euro e che riguardano la guerra di Abissinia, la crisi del Canale di Suez, il disastro del Vajont, l'alluvione di Firenze, il terremoto del Belice e quello del Friuli, la missione in Bosnia già conclusa ed il terremoto nell'Irpinia del 1980.
Il Governo cominci a togliere queste accise almeno nei momenti di difficoltà, perché non sono nemmeno giustificabili: credo infatti che in un periodo come questo, già di crisi generalizzata, qualche segnale debba essere dato.
Ora la campagna elettorale è finita, è terminata, non servono né spot né grandi proclami: cerchiamo di fare qualcosa di concreto. Avete parlato delle riforme che farete nei prossimi tre anni: bene, siamo disponibili ma iniziamo a dare intanto qualche segnale necessario a fare stare meglio gli italiani, che mediamente stanno peggio degli altri perché quelli che non stanno bene ogni giorno debbono anche fare i conti con un costo del carburante che aumenta, come ricordavo all'inizio, senza una logica giustificazione.
Pertanto, signor Ministro, la ringrazio della risposta ma le chiedo in questa nuova fase di dimostrare volontà dando un segnale forte, prima di tutto riducendo le accise - oltre che controllando le compagnie petrolifere - nell'interesse dei consumatori italiani.

(Iniziative di competenza del Governo in relazione alla situazione dello zuccherificio del Molise e per il rilancio del settore bieticolo-saccarifero - n. 3-00993)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-00993, concernente iniziative di competenza del Governo in relazione alla situazione dello zuccherificio del Molise e per il rilancio del settore bieticolo-saccarifero (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato sia in Commissione sia in Assemblea diversi emendamenti ed ordini del giorno - e questo l'ex Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali lo sa - pregando il Governo di reperire i fondi da destinare ai quattro zuccherifici rimasti in attività (dobbiamo ricordare anche che altri quindici zuccherifici sono stati chiusi e che quegli stessi zuccherifici stanno aspettando un piano di riconversione che pare non sia ancora arrivato).
Abbiamo appreso che nel decreto-legge sugli incentivi non vi è traccia degli 86 milioni di euro a sostegno del settore bieticolo-saccarifero; oltretutto, uno di questi zuccherifici - quello di Termoli - presenta una situazione societaria che è a dir poco confusa, molto contorta e non chiara.
Il gruppo dell'Italia dei Valori desidera che il Governo intervenga a tal proposito: come dire, Ministro, prima di imprecare al buio vorremmo fosse fatta chiarezza e questa deve farla il Governo.
Per tali ragioni, chiediamo al Governo che venga fatta chiarezza su quella situazione societaria e, soprattutto, se e come intenda reperire gli 86 milioni di euro per garantire l'attività dei quattro zuccherifici rimasti aperti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, effettivamente nell'interrogazione dell'onorevole Di Pietro illustrata adesso dall'onorevole Di Giuseppe si affronta la questione relativa Pag. 15al settore bieticolo-saccarifero, in particolare la situazione dello zuccherificio nel Molise.
Per quanto attiene al finanziamento degli aiuti nazionali per il 2009 e il 2010 a favore del comparto per il rilancio del settore bieticolo-saccarifero, il problema è stato affrontato nel corso delle passate settimane nell'ambito di vari tavoli di settore convocati presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Lo scorso 3 marzo, nell'ultima riunione del comitato interministeriale istituito proprio al fine di fronteggiare la crisi del settore bieticolo-saccarifero, è stato confermato, a nome del Governo, l'impegno a stanziare gli aiuti nazionali autorizzati dalle normative comunitarie per i complessivi 86 milioni di euro relativi agli anni 2009 e 2010 da destinarsi con le medesime modalità già adottate per le campagne precedenti (è un impegno da lei richiesto che le posso, quindi, confermare).
Nel corso della medesima riunione, il Ministro Zaia ha comunicato di aver individuato la necessaria copertura finanziaria a valere su fondi di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Lo stesso Ministero, ci comunica che sta valutando, quindi, l'intenzione di procedere al perfezionamento dell'aiuto, probabilmente proprio mediante uno specifico emendamento da inserire, in fase di conversione, al decreto-legge che lei ha citato, il n. 40 del 25 marzo 2010, attualmente all'esame delle Commissioni riunite, proprio presso la Camera dei deputati, VI (finanze) e X (attività produttive).
Infine, per quanto riguarda, onorevole Di Giuseppe, la situazione societaria dello zuccherificio del Molise, che pure fa parte della sua interrogazione, il Ministero delle politiche agricole ci comunica che non esercita alcuna competenza nell'ambito del rapporto societario in oggetto, ma, se richiesto dalla regione Molise, il Ministero si rende, fin d'ora, disponibile a convocare un tavolo di discussione tra le varie parti.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, sapevamo anche noi che voi vi eravate presi l'impegno di stanziare questi fondi, il problema è che con «pane e impegno» i bieticoltori non mangiano, si stanno mangiando le bietole che non riescono a dare allo zuccherificio; questo è il problema. Ci sono quattro zuccherifici, tra cui quello di Termoli che è il più grosso, che non hanno possibilità di avere un futuro. I bieticoltori non hanno più la possibilità di campare e di vivere perché non sanno a chi dare le bietole.
Stabilito questo, abbiamo chiesto alla regione, e a voi, di intervenire come previsto già dalla Commissione europea. L'altro giorno l'assessore regionale Nicola Cavaliere - o è bugiardo lui, o è bugiardo Zaia - ritornando dalla Commissione ha detto: «nella prossima seduta del Consiglio dei ministri verrà discussa e approvata la proposta di finanziamento degli 86 milioni di euro (...)». Quindi, uno dei due ci ha detto una «balla». Allora, vi segnalo una cosa: noi dell'Italia dei Valori, questa proposta di inserirlo come emendamento in sede di prossima conversione del decreto-legge, l'abbiamo già presentata. Vi preghiamo, lo dico al Governo, di esprimere un parere positivo e, soprattutto, di confermare quell'individuazione di fondi che il Ministero delle risorse agricole ha detto che ci vuol mettere, ma che da due anni non ci mette.
La seconda questione è la seguente: non può aspettare lei di chiedere alla regione Molise se vuole avere un aiuto per capire chi sono i suoi soci. Noi denunciamo qui, pubblicamente, gli interessi privati, anche aventi rilevanza penale, di esponenti della regione Molise ed esponenti privati che gestiscono quello zuccherificio, perché la regione Molise ha indebitamente non esercitato il diritto di prelazione, consegnando la parte privata a soggetti plurifalliti e plurinquisiti per bancarotta fraudolenta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Attualmente, Pag. 16il tutto fa capo ad un ragazzino di 20 anni di Cipro che non sa delle bietole neanche che cosa si deve fare.
Per questa ragione la prego, signor Ministro, di accertare i fatti come stanno, altrimenti vi è una responsabilità contabile e penale anche del Governo su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Rinvio dello svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,59).

PRESIDENTE. Avverto che lo svolgimento delle interpellanze urgenti Zaccaria n. 2-00647 e Iannaccone n. 2-00658, all'ordine del giorno della seduta odierna, per accordi intercorsi tra il Governo e i presentatori, è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 8 aprile 2010, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16, con votazioni a partire dalle ore 12)

1. - Discussione dei disegni di legge:
S. 1881 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione del 29 gennaio 1951 tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alle stazioni internazionali di Modane e Ventimiglia ed ai tratti di ferrovia compresi tra le stazioni e le frontiere d'Italia e di Francia, fatto a Roma il 22 gennaio 2003 (Approvato dal Senato) (C. 3226).
- Relatore: Renato Farina.
S. 1934 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo all'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Malta per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatto a Roma il 13 marzo 2009 (Approvato dal Senato) (C. 3227).
- Relatore: Malgieri.
S. 1957 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra Italia e Cipro per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, fatto a Nicosia il 4 giugno 2009 (Approvato dal Senato) (C. 3228).
- Relatore: Malgieri.

2. - Discussione della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00326 concernente iniziative in materia di politiche migratorie e di integrazione, nonché per il contrasto al lavoro irregolare.

3. - Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge C. 3269.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

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PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE LO STRALCIO

CICU ed altri: «Norme in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza e di attività di concorso del medesimo Corpo alle operazioni militari in caso di guerra e alle missioni militari all'estero, di organizzazione dei vertici delle Forze armate e dell'Amministrazione della difesa, nonché di trattamento dei generali di corpo d'armata e gradi equiparati alla cessazione dal servizio per raggiungimento del limite d'età» (C. 3269).

La seduta termina alle 16.