XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 19 di mercoledì 18 giugno 2008

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Cosentino, Donadi, Lombardo, Menia, Palumbo, Pescante, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano (ore 10,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi specifici sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Ferruccio Fazio.

FERRUCCIO FAZIO, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Onorevoli deputati, la complessa attività di indagine della procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, tuttora in corso, è tale che ogni ulteriore notizia utile a far chiarezza potrà essere comunicata soltanto al termine delle indagini stesse.
Pertanto, richiamerò i dati più recenti su quanto emerso dall'ispezione condotta dall'unità di crisi della regione Lombardia con il Ministero della salute.
Caratteristiche della casa di cura Santa Rita sono le seguenti. Trattasi di casa di cura privata accreditata e a contratto che dispone di 276 posti letto di degenza, di un dipartimento di emergenza e accettazione, 700 dipendenti, poliambulatorio con molteplici specialità medico-chirurgiche.
Le risorse assegnate nel 2007 ammontano a 42 milioni di euro per ricoveri e 11 milioni e 181 mila per attività ambulatoriale.
La casa di cura Santa Rita è stata oggetto a partire dal 1999 di un progetto di ampliamento strutturale che ha comportato nel corso degli anni un significativo incremento di posti letto disponibili nella struttura, dai 38 letti del 1999 agli attuali 276.Pag. 2
Vengo agli avvenimenti che hanno riguardato la casa di cura Santa Rita nel 2007. Nel corso dell'anno 2007 sono state avviate dalla magistratura indagini sull'attività sanitaria presso la casa di cura Santa Rita; tali indagini si riferiscono prevalentemente a fatti verificatisi negli anni 2005-2006.
A seguito di controlli effettuati, la ASL città di Milano ha inviato in data 25 settembre 2007 alla procura della Repubblica gli esiti della relazione dei propri esperti e il giorno successivo, nel settembre 2007, ha sospeso l'autorizzazione per l'attività di chirurgia toracica, a causa della mancanza di adeguati protocolli diagnostico-terapeutici per quanto riguarda la gestione di pazienti con infezioni acute in atto.
Dopo interventi correttivi effettuati dalla struttura e le ulteriori verifiche da parte dell'ASL, nel mese di dicembre è stata revocata la sospensione dell'autorizzazione.
Peraltro, nel corso del 2007 le verifiche del nucleo operativo di controllo dell'ASL hanno portato ad una rettifica della valorizzazione delle prestazioni di ricovero non riconoscendo come rimborsabili prestazioni per circa un milione 200 mila euro.
Vengo ora agli ultimi avvenimenti. Il 10 giugno 2008, l'ASL di Milano ha sospeso il contratto di servizio per prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale, compresa l'attività del DEA, dipartimento di emergenza, a causa della gravità dei reati contestati.
In esecuzione del sequestro cautelare disposto dal provvedimento giudiziario, l'ASL ha inoltre provveduto a sospendere il pagamento delle prestazioni fino ad un importo pari al 50 per cento in più delle somme oggetto di sequestro.
Tra gli aspetti non irrilevanti si delinea il problema dei dipendenti della struttura, circa 700, che potrebbero restare senza lavoro.
Si ricorda, infine, che la sospensione di una struttura con 276 posti letto, un poliambulatorio e un dipartimento di emergenza e accettazione nell'area milanese, impegna la regione Lombardia affinché siano soddisfatte le prestazioni richieste dai cittadini interessati, in modo tale che i disagi per gli stessi siano ridotti al minimo.
Passando alle azioni attivate dal Ministero, gli ispettori inviati per collaborare con la regione Lombardia hanno innanzitutto avuto un incontro con la direzione generale dell'assessorato alla sanità.
Da tale incontro è emerso che il sistema di controllo della Lombardia è più esteso rispetto a quello delle altre regioni. Il minimo di legge - si fa riferimento alla legge finanziaria 2001 - è del 2 per cento annuo, a fronte di una media nazionale dell'1,5 per cento (mi riferisco a controlli effettuati e certificati). La Lombardia ha certificato, anche se in realtà pare che stia raggiungendo la quota del 6 per cento, il 5 per cento, così come peraltro l'Emilia-Romagna, il Veneto e la Toscana. Le regioni che hanno percentuali più basse sono in genere quelle soggette ai piani di rientro.
Si fa presente che questi sono controlli sulle appropriatezze di tipo organizzativo (per esempio la durata di degenza media, il trasferimento entro 24 ore e così via) e non sulle tipologie di prestazioni, in quanto ciò non è ancora previsto dagli strumenti di legge.
Gli ispettori hanno innanzitutto considerato il problema degli elevati tassi di mortalità rilevati presso questa struttura dall'autorità giudiziaria e sono ora in corso, da parte dell'unità di crisi dell'ASL, verifiche inerenti i fattori di rischio (cioè l'età, il mix di patologie e la comorbilità, cioè la presenza di diverse patologie contemporaneamente, eccetera) perché questi, evidentemente, influenzano la mortalità. Tali verifiche saranno ultimate nel giro di breve tempo e potranno chiarire se i tassi di mortalità siano realmente corretti per i fattori di rischio, elevati o meno.
A seguito della visita alla casa di cura Santa Rita, la commissione ha rilevato una situazione a norma da un punto di vista strutturale (corridoi, spazi, eccetera), tecnologico e organizzativo del personale (in termini quantitativi di numero di unità).Pag. 3
Come è noto - e torneremo su questo punto - non esistono, ad oggi, strumenti per controllare la qualità del personale, se non sistemi referenziali all'interno delle strutture accreditate.
A seguito della visita alla casa di cura Santa Rita, la commissione ha rilevato appunto questa situazione a norma. Gli ispettori riferiscono che l'ASL della città di Milano ha attivato un'unità di crisi, che è composta da quattro ispettori sanitari, per aiutare la direzione della clinica Santa Rita a gestire la transizione relativa ai pazienti ancora ricoverati (trasferimenti di pazienti chirurgici, e via dicendo).
Al 10 giugno 2008 vi erano 230 ricoverati; ad oggi - probabilmente, a ieri - sono sessantasette e risultano, tra l'altro, tre persone che, volontariamente, hanno chiesto di essere trasferite ad altri ospedali, otto persone trasferite per interventi chirurgici e 152 persone dimesse per fine cura.
Inoltre, l'unità di crisi sta esaminando la possibilità di ripristinare l'esercizio di alcune prestazioni previste in contratto, secondo alcune importanti prescrizioni, tra cui la nomina di un nuovo amministratore unico, individuato in un professionista di specchiata onestà, di alta professionalità e di terzietà nei confronti della proprietà.
Si attendono le valutazioni della regione in merito al professionista individuato il 16 giugno 2008.
Ricordo che ciò persegue anche il fine di tutelare i settecento dipendenti della struttura: infatti, l'eventuale ripresa di alcune attività risponderebbe alle esigenze del servizio sanitario nazionale, non trascurando, tra l'altro, il problema occupazionale dei settecento dipendenti della struttura.
Quanto alle azioni future, ebbene il Ministero, intende procedere, nel più breve tempo possibile, in primo luogo a incrementare la percentuale dei controlli minimi - mi riferisco al livello nazionale - dal 2 al 10 per cento su base campionaria. In secondo luogo, intende affiancare ai controlli campionari il controllo sistematico di tutte le cartelle cliniche relative a prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza, rispetto sia ai medici prescrittori sia alle strutture erogatrici.
A questo proposito, il Ministero ha recentemente messo a punto una serie di indicatori di comportamenti inappropriati, come ad esempio l'eccesso di ricoveri per alcune patologie, come l'ipertensione essenziale o il diabete non complicato, che dovrebbero essere di norma - anche se ammessi come ricovero - gestiti sul territorio o ambulatorialmente. Dovremmo essere in grado, con la collaborazione delle regioni, di mettere a punto, entro qualche mese, su tutto il territorio nazionale, un sistema qualitativo e quantitativo relativo anche all'appropriatezza, con adeguati controlli. A tale proposito, stiamo procedendo ad un secondo ciclo di formazione specifica dei NAS che, alle dipendenze dirette del Ministero, possono per le loro funzioni integrare i controlli puramente amministrativi con gli accertamenti su sospetti illeciti di altra natura. Infatti, il NAS è contemporaneamente ufficiale sanitario e di polizia giudiziaria.
Onorevoli deputati, è chiaro che qualsiasi forma di correttivo tecnico non potrà, comunque, imporre una propria dimensione etica e morale, indispensabile al difficile lavoro che ogni medico svolge al servizio di chi soffre. L'episodio della clinica Santa Rita ha messo in evidenza, infatti, il rischio etico di un sistema incontrollato, che consente ai medici di lavorare per quantità e non per qualità di prestazione. Riteniamo di avere il compito di pensare ad interventi di sistema, anche a medio e breve termine. A tal fine, il Governo intende costruire, di concerto fra Stato e regioni, un sistema di controllo di qualità in sanità che preveda un monitoraggio delle singole prestazioni e non solo la valutazione di standard. A questo fine, sta operando, già da quattro settimane presso il Ministero, un gruppo di lavoro per implementare al più presto un sistema d'informatizzazione per il controllo e la gestione delle procedure sanitarie in tutto il territorio nazionale.
Un altro degli aspetti più specifici già presenti nel programma di Governo è laPag. 4revisione dei criteri di accreditamento delle strutture private e selezione di erogatori. Su questo punto, condividiamo la proposta del presidente della regione Lombardia, onorevole Formigoni, di introdurre nei criteri di accreditamento l'obbligo per la struttura di adottare un sistema controllato di incentivi per i medici. Pertanto, il premio non dovrebbe superare una certa percentuale dello stipendio base, allineando, in ogni caso, la retribuzione complessiva massima alla media dei Paesi europei. In forza dei nuovi criteri di accreditamento dovrà, inoltre, essere accertata un'adeguata formazione etica e deontologica, da parte delle strutture private, di tutto il personale, rispondendo a indicatori che possano garantire anche gli aspetti di carattere etico e non soltanto quelli tecnico-professionali. A tal fine, si può anche pensare all'utilizzo di un ente terzo, ovvero ad agenzie del tipo joint commission, utilizzate negli Stati Uniti, che potrebbero essere impiegate anche per le verifiche che ho esposto in precedenza, così come avviene in altri Paesi. La questione sarà oggetto di approfondimento nelle prossime settimane.
Un'altra considerazione emergente dalla vicenda della clinica Santa Rita è quella della trasparenza e della pronta disponibilità d'informazioni dettagliate ai pazienti relative alle indagini cliniche e strumentali e alle terapie messe in atto, in ogni momento del loro percorso nella struttura sanitaria. Tale percorso sarà reso più semplice da un fascicolo sanitario elettronico multidimensionale attualmente in studio presso il Ministero, che comprenderà, quindi, giudizi diagnostici, cartelle cliniche, esami strumentali di laboratorio e preparati istologici, che dovranno essere disponibili per il paziente ad una sua richiesta.
Infine, credo che il Governo non si possa esimere dall'esprimere la propria opinione sui modelli sanitari regionali, in particolare sul modello lombardo, anche perché questo è stato oggetto di esplicita richiesta da parte del Parlamento. Esistono, oggi, in Italia diversi buoni modelli di sanità: quello lombardo è uno di questi, quello della Toscana, del Veneto, dell'Emilia Romagna ed altri.
Tuttavia, è nostra opinione che non sia opportuno trasferire o calare integralmente un determinato modello, per quanto valido, in un'altra regione. Nell'ambito dei piani di rientro abbiamo messo in essere, da quindici giorni, una task force del Ministero per le regioni che desiderano avere aiuto non solo per predisporre il piano stesso di rientro, ma anche per costruire sul territorio un modello sanitario efficiente.
Ribadisco che a nostro avviso ogni regione deve costruirsi il proprio modello di sanità regionale in considerazione della propria storia, della propria situazione geo-territoriale e delle proprie vocazioni politiche. Ma, tornando al modello lombardo, fornirò ora dei chiarimenti sui suoi tratti costitutivi. Ogni tanto si sente parlare del modello lombardo come se fosse un assetto in cui la sanità privata è percentualmente maggiore di quella pubblica rispetto a molte altre regioni. Al riguardo, voglio leggervi alcuni dati circa prestazioni erogate ambulatorialmente; mi riferisco all'attività clinica di ambulatorio e all'assistenza specialistica ambulatoriale dell'anno 2006 di diagnostica per immagini e strumentale: la Lombardia ha il 42,7 per cento di prestazioni in ambulatori regionali accreditati rispetto a 57,3 per cento del «pubblico»; il Lazio ha il 47 per cento (in regime privato); la Campania, il 73 per cento; la Puglia, il 43 per cento; la Basilicata, il 42 per cento; la Calabria, il 42 per cento; la Sicilia, il 72 per cento.
Pertanto, non è il dato quantitativo del «privato» che definisce il modello lombardo. Cosa definisce tale modello? In genere - ossia, praticamente in tutta Italia - le aziende ospedaliere afferiscono alle ASL. Di conseguenza, queste ultime - cioè, le ASL - sono contemporaneamente erogatori di servizi, tramite le loro aziende ospedaliere, e acquirenti di servizi, poiché li acquistano dalle aziende ospedaliere e dai privati. In Lombardia, sia i servizi ambulatoriali, sia i ricoveri ospedalieri pubblici sono erogati esclusivamente dallePag. 5strutture ospedaliere che sono indipendenti e non sotto il controllo delle ASL. Pertanto, si genera - e questo è il principio proprio del modello lombardo - una reale competizione nel libero mercato che dovrebbe, in teoria, spingere sia il «pubblico» sia il «privato» a migliorare la qualità delle prestazioni per aumentarne l'attrattività.
A mio avviso - e questa, evidentemente, è un'opinione personale -, il modello lombardo si è potuto sviluppare anche in presenza di una domanda molto alta, sicuramente eccedente la necessità di prestazioni sanitarie sul territorio lombardo stesso, e questo per la fortissima migrazione interna dal sud al nord che si è sviluppata a partire dagli anni Ottanta a causa dell'inefficienza del sistema sanitario di gran parte delle regioni meridionali.
Abbiamo già avuto occasione di dire, e in questa sede ribadiamo, che assoluta priorità di questo Governo è il risanamento del sistema sanitario delle regioni meridionali, a partire dalle quattro regioni dell'obiettivo «convergenza» - Calabria, Campania, Puglia e Sicilia - e abbiamo già descritto, in altra sede, gli strumenti che intendiamo adottare a tale proposito.
Fermo restando, dunque, il giudizio sostanzialmente positivo dato al modello lombardo, si è però visto che questo è nato e si è sviluppato in un particolare contesto geo-territoriale, sociale, economico e temporale.
Riassumendo, dunque, il Governo non intende calare alcun modello sanitario preesistente in altre regioni, in particolare nelle regioni in difficoltà soggette a piano di rientro, ma piuttosto aiutarle a costruire, regione per regione, il modello sanitario più idoneo alla relativa situazione geo-territoriale, partendo in ogni caso dalla domanda di prestazioni sanitarie della regione stessa. Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali perseguirà ogni sforzo diretto a garantire la sicurezza e la qualità delle cure ai pazienti, facendosi garante del sostegno alle regioni, per assicurare a tutti i cittadini la migliore tutela della salute e il miglior utilizzo delle risorse economiche a disposizione per il servizio sanitario nazionale.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio, a nome del Popolo della libertà, il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Fazio, per la relazione puntuale, circostanziata e meticolosa circa i gravi fatti accaduti alla clinica Santa Rita di Milano che, occorre dirlo, hanno turbato profondamente gli animi e hanno suscitato allarme in tutti i cittadini italiani che attendono dalle istituzioni garanzie affinché eventi come questo non accadano più.
Purtroppo, tali eventi non sono esclusivi della sanità privata - diciamolo subito -, ma coinvolgono tutto il comparto sanità, anche quello pubblico, purtroppo. Non possiamo certamente dimenticare ciò che abbiamo già affermato in questa sede, nella precedente legislatura, in occasione di quanto accaduto a Castellaneta, a Vibo Valentia, al Sant'Orsola di Bologna, al Sant'Anna di Como e in altre strutture sanitarie. Si tratta di fatti incresciosi che rischiano di minare gravemente la fiducia dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale, ma soprattutto hanno fatto precipitare - ciò è importante e lo vorrei sottolineare - quel delicato rapporto di fiducia che deve esistere sempre tra medico e paziente e che è alla base della medicina e del giuramento di Ippocrate, punto fondamentale di qualsiasi sistema sanitario avanzato, ma che risente anche dell'evidenza mediatica, come in questi giorni.
Tali eventi delicatissimi devono far riflettere con grande attenzione tutti i responsabili della sanità, nessuno escluso. È oltremodo inaccettabile che nella pratica medica e nella gestione della salute l'economiaPag. 6rappresenti il punto di riferimento prevalente e, in alcuni casi, addirittura esclusivo rispetto all'atto medico teso al ripristino della salute.
Certamente i controlli, benché accurati (signor sottosegretario, lei lo ha dichiarato) difficilmente possono essere ubiquitari, costanti e capillari (anche se aumenteranno, come lei ha affermato), specialmente quando degli speculatori vedono esclusivamente il profitto come scopo primario del loro impegno in una struttura sanitaria e, peggio ancora (io sono medico e lo dico con chiarezza), qualora i fatti venissero giudicati fondati dalla magistratura, quando siano i medici a perdere totalmente di vista il vero spirito della professione medica, che è profondamente legato al rispetto dell'uomo in quanto tale e che, accanto alla competenza professionale e scientifica, deve prevedere un'adeguata preparazione deontologica ed etica. Per questi, nessuna comprensione e massima severità. Il rispetto della persona umana deve essere totalmente sganciato dall'ideologia, dal colore della pelle, dal credo religioso e, soprattutto, dal ceto sociale e dalla disponibilità economica.
Occorre anche chiedersi, lei lo ha accennato, signor sottosegretario, se il sistema di remunerazione dei DRG sia superato, visto che possono essere manipolati a piacimento e modificati. Il vecchio sistema di pagamento a piè di lista, che aveva egualmente causato numerose storture, sembrava felicemente superato dall'introduzione del nuovo sistema DRG che abbiamo importato, occorre ricordarlo, da Paesi in cui non esiste un Servizio sanitario nazionale universalistico e solidaristico, ma un'assistenza basata sulle polizze assicurative.
Richiamo, allora, all'attenzione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dei due sottosegretari qui presenti se non occorra rivedere il sistema dei DRG per disinnescare la tragica connessione tra prestazione e compenso, come è emerso dalla drammatica e sconcertante vicenda della clinica Santa Rita. Forse anche un'adeguata formazione dei medici, finalizzata alla loro compilazione ed iscrizione, è da auspicarsi. La mia esperienza di tanti anni in ospedale mi dice come non tutti i medici (non per loro colpa) siano in grado di focalizzare perfettamente il DRG.
La medicina, certo, non è una scienza esatta e il rischio clinico, per quanto increscioso, può esistere, ma è da condannare aspramente se si configura per superficialità, raggiro, inefficienza e speculazione. Dal baratro dell'affarismo più impietoso e cinico della clinica Santa Rita, da cui si evince anche il dato miracoloso (lo dico in maniera ironica) della moltiplicazione ingiustificata di alcuni interventi chirurgici e ricoveri, con richieste economiche di rimborsi gonfiati e artefatti che configurano una vera truffa a danno delle casse dello Stato, occorre rapidamente riemergere e dare risposte concrete e rassicuranti ai cittadini.
Sarebbe, inoltre, auspicabile che, accanto alla magistratura ordinaria, si riaffermasse il ruolo degli ordini dei medici ad indagare efficacemente e senza reticenze, allontanando quei medici privi di scrupoli che si sono macchiati di tali reati e che hanno dimostrato di aver dimenticato anche il giuramento di Ippocrate, che richiamo, e che danneggiano fortemente tutti quei medici che sono la maggioranza assoluta che, invece, svolgono con professionalità e umanità la professione medica, così come deve essere svolta.
Non possiamo e non dobbiamo affidarci solo agli interventi della magistratura per prevenire eventuali situazioni critiche o anomalie nella gestione di una struttura sanitaria pubblica o privata. Lei lo ha ricordato e lo voglio ricordare anch'io: nella Regione Lombardia il pubblico rappresenta quasi il 70% rispetto al 30% del privato.
Occorre istituire un sistema di governance del risk management, prevedendo in ogni struttura un'unità di rischio clinico, che coinvolga differenti competenze professionali in grado di vigilare quotidianamente, ad esempio, sull'utilizzo delle nuove tecnologie e di nuovi strumenti diagnostici, oltre al controllo della documentazione sanitaria ed al coinvolgimento,Pag. 7come lei ha detto, dei pazienti ricoverati, che potrebbero essere ascoltati da una commissione vigilatrice, al fine di appurare il regolare decorso medico, il soddisfacimento e l'appropriatezza circa le cure ricevute.
In verità, nella Regione Lombardia, nel corso del 2007, è stato effettuato un controllo sul 6,2% delle cartelle cliniche, anche se è stato certificato il 5 per cento come lei ha detto....

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO DI VIRGILIO. ...e nel 2008 sono state apportate anche modifiche significative delle tariffe relative ai DRG «complicati», come tentativo di ridurre lo spazio per comportamenti opportunistici e speculativi.
Chiediamo, in sintesi, che venga istituita una Commissione di inchiesta sull'efficienza del Servizio sanitario nazionale in modalità bicamerale...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Virgilio.

DOMENICO DI VIRGILIO. ...e condanniamo fortemente questi fatti, ma occorre salvare quello che c'è di buono e non mettere tutto nel macero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signori del Governo, onorevoli colleghi, la vicenda della clinica Santa Rita ha colpito profondamente l'opinione pubblica, perché non si tratta di un errore, di una tragica fatalità, non si tratta neanche di un caso di malasanità. È molto di più e molto peggio! È truffa, speculazione, cinismo, riduzione della vita umana a merce.
Vogliamo mettere l'accento proprio sulla dimensione etica della sanità, perché essa ha come fine la tutela della vita umana e della sua dignità. La sanità non può essere mai frode, speculazione, malaffare; non può neanche essere business, attività per ricercare profitto e lucro.
La sanità deve essere sempre promozione della tutela della salute, come parte integrante della dignità della persona, e misura della civiltà di un Paese.
Di fronte ad un fatto così eclatante ci saremmo attesi un'iniziativa coerente da parte del Governo. Invece, siamo stati e siamo colpiti, anche dopo aver ascoltato le parole del sottosegretario, dal suo assordante silenzio: solo gli ispettori, che apprezziamo e conosciamo per la loro professionalità, e poi generici impegni, che risultano velleitari, perché non ci ha detto, signor sottosegretario, con quale strumentazione intende perseguirli e con quali risorse.
È un tema rilevantissimo, visto che, contemporaneamente a questa nostra discussione, è riunito il Governo che, a quanto leggiamo dai giornali, intende deliberare, ancora una volta, tagli pesanti alla sanità.
Tuttavia, la incalzeremo sugli obiettivi che lei ha indicato in questa sede, chiederemo puntualmente riscontro di ciò che è stato realizzato. Lei ci ha tessuto l'elogio del modello lombardo; le consigliamo prudenza, tanto più quando, finalmente, abbiamo sentito lo stesso presidente della regione Lombardia fare un'autocritica e sollecitare un ripensamento della sua stessa esperienza e del suo stesso modello.
Ma la vicenda della clinica Santa Rita sollecita il Governo e le regioni a riprendere e a mettere a punto il rapporto tra pubblico e privato. Si tratta di rendere più stringenti le norme sull'accreditamento, di avere un sistema di verifiche e controlli che non si limiti agli aspetti economici, formali e burocratici, ma sia capace di valutare la qualità medica e gli obiettivi di salute.
Soprattutto, è importante che i controlli siano periodici, per verificare la permanenza dei requisiti di qualità. Per questo è importante che si dia vita ad un sistema nazionale di valutazione della qualità e delle prestazioni, proposta che avevamo avanzato nella precedente legislatura, che riteniamo urgente e che abbiamoPag. 8presentato in un progetto di legge sull'ammodernamento e la qualità del sistema sanitario.
Così vi sollecitiamo ad applicare la norma della legge finanziaria 2007, figlia del Patto per la salute, che affrontava la questione della verifica e della messa a regime delle norme dell'accreditamento e chiediamo al Governo di riferire rapidamente sullo stato di attuazione di questa norma.
Bisogna prevenire fatti così gravi. Per questo riteniamo utile che sia istituita presso la Camera, a norma dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali: una Commissione che ci consenta di analizzare le storture del sistema ma anche di apportare i necessari correttivi, formulando così proposte. Noi intendiamo così la nostra battaglia di opposizione: intendiamo criticare, incalzare, denunciare, ma anche costantemente proporre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per aver attivato gli ispettori sul caso della clinica Santa Rita. Quello che è successo nella clinica milanese è oltremodo scandaloso e preoccupante: bisogna evitare che vi siano falle nel sistema sanitario, attraverso le quali possano operare criminosamente soggetti senza scrupoli che, nella logica dell'only for business, hanno tutt'altri interessi fuorché quelli veri legati al bene della salute dei cittadini. Non vi può e non vi deve essere né oggi né mai una logica di mercificazione del «bene salute», nell'ottica del profitto a tutti i costi, ove lo status di malato del paziente possa essere utilizzato come strumento cinico di mero guadagno.
In questa vicenda abbiamo dei protagonisti, ma i veri protagonisti ritengo siano, da un lato, i pazienti, ai quali siamo vicini e solidali, e, dall'altro, quelle centinaia di lavoratori onesti e corretti che hanno agito secondo i dettami deontologici ed etici e i cui posti di lavoro oggi sono a rischio. A fronte di questi fatti, va impostata, a parer nostro, una battaglia culturale e di valori a tutto campo, agendo nella logica della prevenzione; ove, al posto di una cultura che vede il profitto al primo posto, vi sia la logica di una rinnovata cultura della legalità e dell'etica della professione medica, del rispetto della persona e della sua dignità. Una cultura che vede il paziente non come una sommatoria di DRG o una patologia o un codice medico, ma come una persona, superando, da un lato, la valutazione del cittadino che necessita di cure nella logica puramente economica, e, dall'altro, l'identificazione del paziente con una patologia o un codice, nel rispetto dello stato di bisogno in quanto persona, in quanto malato: al centro dell'intervento sanitario ci deve essere la persona in quanto tale. Per questo nel servizio sanitario si ravvisa la necessità di introdurre, ove necessario, dei correttivi sul sistema dei controlli, sul sistema dei DRG, e anche un principio di umanizzazione del servizio là ove manchi.
Non è corretto, per quanto riguarda la questione della Santa Rita, per quello che ho letto in questi giorni dai giornali, veder trasformare un caso isolato, «un unico frutto avariato», «una mela bacata», in un fenomeno di massa del sistema sanitario lombardo. I fatti della Santa Rita sono situazioni aberranti, riconducibili a personali comportamenti perpetrati ai danni dei cittadini e del sistema sanitario stesso. Se, per quello che è accaduto alla Santa Rita, è stato tratto profitto da malattie non esistenti, questo, per i cittadini, è anche un danno: pertanto, se per le accuse vi sarà una sentenza di condanna, dovrà successivamente intervenire l'Ordine dei medici.
Per quanto riguarda i controlli, ho appreso adesso dal sottosegretario Fazio che l'intenzione del Governo è quella di incrementarli fino al 10 per cento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA MOLTENI. Questa mi sembra una buona proposta, in un'ottica in cui, sePag. 9è vero che nella Lombardia i controlli sono stati intorno al 6 per cento (il 5 per cento quelli certificati), mi sembra che nel resto del Paese essi fossero ad un livello assai più basso: si è parlato infatti, a livello nazionale, dell'uno e mezzo per cento. È dunque proprio perché la regione Lombardia attua un sistema di controlli rigorosi che è emerso il caso della clinica milanese.

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

LAURA MOLTENI. Se dunque tutto questo è emerso è perché in Lombardia vi sono controlli rigorosi, costanti e puntuali - il triplo rispetto a quelli nazionali - mi domando: nelle regioni ove i controlli sono più scarsi, quante altre realtà sommerse vi sono? Quante altre realtà sommerse emergeranno? Del resto, i fatti ascrivibili al comportamento dei singoli e improntati alla mala gestio non sono prevedibili. Di qui la necessità di ricondurre tali fatti alla responsabilità personale dell'atto delittuoso e criminoso, anche perché i DRG sono scelte del singolo medico ed è lui che ne risponde.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA MOLTENI. Arrivo alle conclusioni...

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere il suo intervento. Ha chiesto di parlare l'onorevole...

LAURA MOLTENI. Mi lasci finire la frase!

LUCA VOLONTÈ. Posso darle io un minuto!

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole, ma la cessione del tempo non è prevista dal Regolamento. L'onorevole Molteni ha già parlato un minuto più del tempo concessole.

LAURA MOLTENI. Chiedo dunque che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, il mio era un atto di cavalleria.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori sottosegretari, non vi è molto da aggiungere a quanto già si è detto. Dai fatti della Santa Rita io sono stato scosso, ma non stupito. Tali fatti (che sono ancora tutti da accertare: lei stesso, signor sottosegretario, ci ha detto che sono in corso controlli approfonditi e pronti da parte della magistratura) mostrano infatti una spaccatura fra l'ideale di medico e le realtà che i medici possono finire per vivere: quella di perdere di vista l'uomo e il malato. Si tratta di una spaccatura ovvia e non lombarda, ma mondiale: ce lo dice The New York Times in un articolo comparso ieri, a firma di Sandeep Jauhar, nel quale si spiega proprio che quando l'ospedale diviene un'azienda, i malati divengono un'utenza e le malattie vengono catalogate secondo il loro rendimento in un apposito formulario per i rimborsi. Si parte così con i sogni e si finisce talvolta con burocrati che, purtroppo, troppo spesso intervengono proprio in questa direzione.
È questo dunque il tema che dobbiamo affrontare: non una discussione sulla paventata bellezza di un modello rispetto ad un altro. Peraltro, i dati che ci sono stati presentati oggi sull'incidenza del settore privato rispetto a quello pubblico anche in altre regioni sono eclatanti e non vi è bisogno di commentarli. In questa clinica - ce lo ha detto lei, signor sottosegretario - i controlli erano inferiori al previsto: di qui, signor sottosegretario, la sua proposta, assieme a tante altre, di aumentare obbligatoriamente al 10 per cento i controlli per tutti i sistemi sanitari regionali. ÈPag. 10comunque naturalmente da approfondire la ragione per cui in quella clinica vi sia stata una mortalità di dieci volte superiore rispetto alla media della regione Lombardia.
Diversamente da altri colleghi, io credo che ad oggi sembra che il modello dei DRG sia il migliore disponibile. Ciò non vuol dire che esso sia il migliore in assoluto: come in tutte le cose della vita, si comincia dal meno peggio e si cerca di migliorare sempre più.
Ho ricordato all'inizio la differenza fra lo scadere nella quantità e l'introdursi nella competizione di qualità: una differenza che è ben più ampia che non quella del cambio di due consonanti. Come è stato ricordato dai colleghi degli altri partiti, è in gioco un problema etico.
C'è chi in Italia ha esaltato l'idea, presente in altre nazioni europee, di stracciare, cambiare, riformulare, rivedere completamente addirittura il giuramento di Ippocrate e, quindi, non mi sembra vi sia da stupirsi, bensì da essere molto amareggiati. C'è, secondo me, una questione importante che lei ha posto (ed io la invito, come altri colleghi, a velocizzare e a indicarci dei tempi): il tema dell'ente terzo che controlli. Penso che questo sia un dato importante e fondamentale per far sì che si eviti ciò che lei stesso denunciava, e cioè che l'ASL rimanga controllore e contraente pagatore di alcuni servizi.
C'è il tema della formazione continua del personale sanitario e dei medici e c'è il tema della professionalità dei medici. Abbiamo letto dichiarazioni sconcertanti, tra cui quelle di alcuni ridotti nelle carceri che affermano di non essersi accorti di quanto stava succedendo (è come se il meccanico di un aeroplano dicesse di non essersi accorto che l'aereo volava senza un'ala): francamente la cosa non ha bisogno di commenti. Mi stupisco ancora che gli Ordini dei medici non abbiano avuto la pensata di ridurre questi signori allo stato di semplici cittadini, impedendo loro, piuttosto, di continuare la professione medica.
Infine, c'è l'etica del bene del malato, da cui sono partito. Anche noi riteniamo importante lo sforzo che lei ci ha annunciato, però dobbiamo sottolineare, come ha fatto l'onorevole Livia Turco, che a questo sforzo importante e fondamentale deve corrispondere una certezza di tempi e di finanziamenti. Infatti, l'Aula parlamentare non è - né può essere - l'aula delle buone intenzioni, né può essere l'Aeropago nel quale si discute, e dunque la attenderemo su questo punto.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la invito a concludere.

LUCA VOLONTÈ. La Commissione di inchiesta, da molti invocata, non deve essere autorizzata evidentemente dal Ministero; noi chiederemo che venga introdotta anche in questa legislatura, e le dico anche che la funzione che immaginiamo per tale Commissione non è certamente quella di affiancare la magistratura o gli ispettori del Ministero, bensì quella di accompagnare a queste priorità l'azione degli ispettori, le politiche regionali della sanità nonché l'azione del Ministero. Non deve essere qualcosa contro, bensì uno strumento che aiuti in funzione del bene dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor sottosegretario, la ringrazio per l'informativa che ha appena svolto sulla vicenda verificatasi nella clinica Santa Rita di Milano, vicenda che ricorda un racconto scritto da Dino Buzzati dal titolo Sette piani. Nel racconto si narra la vicenda di Giorgio Conte che, credendo di soffrire di una certa malattia, si ricovera all'ultimo piano di una clinica. Questa clinica è costruita su sette livelli, a seconda della gravità dei pazienti: al piano più alto si curano le malattie meno gravi, e in quelli sottostanti le malattie via via più serie. Conte, che in realtà non ha nulla, inizia ad essere trasferito nei piani inferiori, fino ad arrivare al piano più basso, dove muore a causa dell'eccesso di cure. Quando Buzzati scriveva questo racconto - che è una riflessione sulla provvisorietàPag. 11della vita umana - certo non immaginava di descrivere quasi alla lettera quanto sembrerebbe essere accaduto, molti anni dopo, nella clinica Santa Rita.
Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, tutto il Paese è rimasto sconvolto nel leggere i giornali del 10 giugno e nell'apprendere quanto accadeva in quella clinica. C'è un'inchiesta in corso e spetterà ai giudici stabilire le responsabilità, ma le parole hanno un peso e abbiamo letto sui giornali parole orribili tratte dalle intercettazioni.
Abbiamo letto di un chiodo molto costoso la cui confezione era stata aperta per sbaglio e che, proprio per il suo alto costo, non poteva essere sprecato; così, sarebbe stato impiantato senza essere sterilizzato al primo paziente anziano disponibile, con la giustificazione che un anziano ha una bassa aspettativa di vita. Abbiamo letto parole che consideravano interventi su organi umani al pari di merce dalla quale ricavare il maggior profitto: frasi orribili che sconvolgono - o almeno dovrebbero - le coscienze.
A questo proposito sono costretta a fare una riflessione, signor sottosegretario, che rivolgo a lei in qualità di rappresentante del Governo: se tutti abbiamo letto queste vicende, se c'è un'inchiesta in corso, se oggi lei è in quest'Aula a svolgere un'informativa, lo dobbiamo alle intercettazioni che gli inquirenti hanno potuto utilizzare come strumento investigativo per scoprire gli orrori di cui stiamo parlando.
Con il disegno di legge appena varato dal Governo di cui lei fa parte e che rappresenta, onorevole Fazio, non sarà più possibile scoprire un'altra clinica degli orrori, perché le indagini non potranno più avvalersi delle intercettazioni e i cittadini oggi continuerebbero a rivolgersi alla clinica Santa Rita, con le conseguenze che vediamo.
Le indagini sulla clinica Santa Rita, prima di arrivare a contestare omicidi e lesioni gravi, sono partite sulla base dei reati di truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico, ipotesi punite al massimo con la pena di sei anni e, pertanto, stando al disegno di legge del Governo, non più intercettabili, visto che si tratta di reati che prevedono una pena edittale al di sotto dei dieci anni e che non figurano nella lista dei reati «ripescati». Ciò, a giudizio dell'Italia dei Valori, è inaccettabile e chiediamo ufficialmente al Governo di tornare sui suoi passi.
Ma ora ritorniamo all'argomento della clinica Santa Rita. Le accuse sono gravissime: si contestano cinque omicidi e 88 lesioni gravi e si sta indagando su altre venti morti sospette. Se tali accuse dovessero essere confermate, si verificherebbe la seguente situazione: mentre per due anni il Parlamento si è interrogato sulla possibilità di introdurre o meno il cosiddetto testamento biologico, in qualche clinica vi era già chi si arrogava il diritto di decidere quando la vita di una persona dovesse terminare. Ma altre inchieste sono già in corso in ordine ad altre cliniche di Milano e anche di Firenze, sempre per il reato di truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale.
Non so se siamo di fronte all'apertura dell'ennesimo scandalo tutto italiano che in tale occasione passerà agli annuari come «clinicopoli». Ritengo, comunque, che tali episodi impongano a tutti noi e al Governo alcune immediate riflessioni e altrettante immediate risposte.
L'Italia dei Valori ritiene che debba essere immediatamente disposta un'ispezione dei NAS in tutte le cliniche private accreditate presso il Servizio sanitario nazionale per verificare se casi come quello della clinica Santa Rita costituiscano un'eccezione o se vi sia un grave problema cui porre mano immediatamente.
Riteniamo, inoltre, che una valutazione vada compiuta anche in ordine al sistema dei rimborsi attualmente vigente che così, per come è strutturato, rischia di indurre a somministrare determinate prestazioni che non servono a risolvere le malattie dei pazienti ma a rendere più floridi i bilanci delle cliniche. In ordine a tale aspetto siamo disposti a collaborare e a discutere in maniera serena e costruttiva in quanto la salute è un bene troppo prezioso perché possa essere mercificata da qualche criminalePag. 12che non si fa scrupoli per ottenere profitti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, a nome del Movimento per l'Autonomia la ringrazio per la relazione che ha svolto stamattina. Essa è stata puntuale, precisa, doverosamente prudente e non reticente, come ha sostenuto qualcuno, e rispettosa delle indagini della magistratura che sono in corso. Ma, soprattutto, la ringrazio per le proposte contenute nella sua relazione.
La vicenda della clinica Santa Rita deve indurci ad una riflessione scevra da ogni ideologismo. Il nostro obiettivo deve essere quello di evitare che per il futuro possano verificarsi nuovi casi come quello di cui stiamo parlando. La vicenda in sé è terribile e penosa perché ha procurato grande sconcerto nell'opinione pubblica, se solo pensiamo ai nostri concittadini cui sono state inflitte ingiuste sofferenze o che addirittura hanno perso la vita per atti medici sbagliati e impropri che hanno mirato non alla tutela della salute, ma agli illeciti guadagni che si procuravano alla clinica.
I responsabili devono essere puniti con severità e non credo che ci si possa limitare all'idea del chirurgo ammalato di lavoro e desideroso di riempire le sale operatorie. Anche in altri Paesi - quindi non solo in Italia - sono frequenti i casi di terapie o indagini diagnostiche inappropriate. Si stima che negli Stati Uniti siano circa due milioni e mezzo le operazioni inutili, con un danno economico di circa quattro miliardi di dollari, e siano circa 12 mila le vittime di interventi inutili.
Purtroppo, ed è questo l'allarme che le segnalo, il caso della clinica Santa Rita potrebbe essere solo la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più diffuso e pertanto preoccupante e pericoloso. Lo stesso sistema DRG, ossia il pagamento a prestazione, che fa riferimento ad un dato esclusivamente economicistico, va rivisto perché non tutela il paziente e non fa risparmiare, come si è visto per i bilanci in rosso di troppe regioni italiane.
Non si può valutare l'efficienza di una struttura solo in base al fatturato legato ai DRG e non in base ad altri parametri quali l'efficacia della terapia, la percentuale di complicanze, il tasso di mortalità che al Santa Rita era ben dieci volte superiore rispetto alla media dei nosocomi milanesi.
Occorrono organi di controllo che siano composti da esperti indipendenti e di cui facciano parte, possibilmente a titolo volontario per evitare aggravi di spesa, primari e medici di base, specialisti, rappresentanti delle associazioni degli ammalati e infermieri.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Concludo, signor Presidente. È assolutamente necessario che ai medici di base arrivino informazioni continue sui pazienti che sono ricoverati e va rivisto, infine, il regime delle convenzioni. Occorre rinnovare ed eventualmente stipulare nuove convenzioni soltanto quando ci si trovi di fronte a casi di assoluta necessità, quando sia possibile integrare o aumentare l'efficienza del servizio sanitario pubblico.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a rispostaPag. 13immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro per le politiche europee.

(Misure a favore delle aziende di autotrasporto in relazione all'aumento del prezzo del petrolio - 3-00044)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00044 concernente misure a favore delle aziende di autotrasporto in relazione all'aumento del prezzo del petrolio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, il caro petrolio sta producendo gravi danni alle aziende di autotrasporto, che corrono il rischio di entrare in uno stato di crisi con gravi ripercussioni sui livelli occupazionali. Inoltre, la gravità della situazione è ulteriormente messa in evidenza da alcune iniziative annunciate dagli operatori del trasporto petrolifero, delle bisarche e dei container, che ipotizzano anche iniziative autogestite. Peraltro, un eventuale sciopero dell'autotrasporto avrebbe conseguenze gravi sui prezzi al consumo dei generi alimentari - e non solo - con un ulteriore aggravio del bilancio delle famiglie.
Tutto ciò premesso, si chiede di sapere quali iniziative intende assumere per affrontare tali questioni e quelle lasciate irrisolte dal precedente Esecutivo, dando attuazione alle intese sottoscritte con le associazioni di categoria, riprendendo la costante prassi attuata durante il secondo e il terzo Governo Berlusconi che ha consentito, attraverso un'accurata gestione, di prevenire i conflitti e di evitare iniziative di protesta.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ricordare come la questione sollevata dall'onorevole interrogante sia stata una delle primissime problematiche che ho inteso affrontare in qualità di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, avviando i recenti incontri con le associazioni di categoria degli autotrasportatori ed istituendo presso il Ministero un tavolo tecnico permanente di confronto con tutte le associazioni dell'autotrasporto e le amministrazioni interessate, al fine di pervenire all'adozione mirata di provvedimenti efficaci per affrontare la grave e complessa situazione determinata dall'aumento del costo del petrolio. Inoltre, ho provveduto a firmare una direttiva al comitato centrale dell'albo degli autotrasportatori, che consente di spendere risorse per una quota pari a 107 milioni di euro, messe a disposizione nel bilancio dello Stato di quest'anno, per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali e per interventi a favore della sicurezza della circolazione stradale. Il 90 per cento di tali risorse è destinato alla riduzione dei pedaggi autostradali ed è, quindi, direttamente favore delle imprese di autotrasporto. Saranno anche ripristinate le risorse per l'eco-bonus, trattandosi di una sfida strategica per il Paese.
Sono inoltre in corso di definizione, da parte del Ministero dello sviluppo economico, alcune proposte di intervento urgente sulla componente fiscale del gasolio per autotrasporto, che sterilizzeranno gli aumenti del costo industriale del gasolio sulla base imponibile, in modo da tenere conto dei vincoli stringenti dati dalla legislazione comunitaria in materia sia sul livello minimo delle accise e dell'IVA, sia sulle definizione fiscale degli autoveicoli rientranti nella categoria di autotrasporto.
In sede comunitaria abbiamo, infine, segnalato la necessità di giungere ad una revisione delle disposizioni previste dalla direttiva 2003/96/CE in quanto tale direttiva limita fortemente la possibilità degli Stati membri di intervenire unilateralmente con riduzione di accisa, auspicando altresì la sollecita approvazione in sede Ecofin della proposta di direttiva sul gasolioPag. 14professionale, sulla base del parere già espresso dal Parlamento europeo.
In data 13 giugno ultimo scorso, ho inviato una lettera al Vicepresidente della Commissione europea, nonché Commissario ai trasporti, onorevole Tajani, per sensibilizzare la Commissione stessa sulle problematiche del prezzo del gasolio, ipotizzando tra l'altro deroghe eccezionali. Onorevole Iannaccone, la informo che domani ci sarà un altro tavolo - presieduto dal sottosegretario Giachino - con gli autotrasportatori per cercare di individuare insieme a loro la soluzione problema.

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, la ringrazio anche per il rigoroso rispetto del tempo a sua disposizione.
L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, ritengo la sua risposta assolutamente soddisfacente; si fa carico delle gravi difficoltà di un settore, come quello dell'autotrasporto, strategico per l'equilibrio del nostro sistema e che crea molta occupazione.
Registro positivamente gli impegni che lei ha assunto e le iniziative che già ha portato avanti. La invito solamente, se mi è consentito, a proseguire con determinazione e immediatezza perché le notizie di cui dispongo mi fanno ritenere che la situazione di crisi del settore sia veramente preoccupante.

(Iniziative per la prosecuzione e la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione - n. 3-00045)

PRESIDENTE. L'onorevole Testoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00045, concernente iniziative per la prosecuzione e la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

PIERO TESTONI. Signor Presidente, onorevole Ministro, nel corso del 2006 il progetto per la realizzazione della linea ad alta velocità (TAV) Torino-Lione è stato stralciato, come lei ben sa, dall'elenco delle opere ricomprese nelle procedure della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (cosiddetta «legge obiettivo»).
L'attuazione della linea è stata ricondotta alle procedure ordinarie, anche per consentire una più ampia partecipazione delle autonomie locali e delle comunità interessate. L'osservatorio tecnico istituito per verificare le problematiche connesse alla realizzazione della linea terminerà i suoi lavori entro il 30 giugno 2008. Ma lei, signor Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha annunciato che i lavori dell'osservatorio verranno prorogati per un periodo di sei mesi.
Faccio notare che questa mattina alle 13,20 l'agenzia di stampa ANSA ha battuto un telex in cui si riporta che l'onorevole Tajani, nuovo Commissario europeo ai trasporti, chiede entro agosto il documento relativo alla valutazione dell'impatto ambientale (VIA) per avviare la procedura di rimborso europeo e sostiene, a questo riguardo, che il Governo italiano abbia tempi stringati.
Chiedo, quindi, quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare, anche al fine di utilizzare opportunamente le connesse risorse comunitarie, la prosecuzione e la realizzazione di tale progetto.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, è importante per me avere questa opportunità per esporre la linea del Governo su quella che considero una delle opere principali. Non è vero che il lavoro dell'osservatorio è stato prorogato per sei mesi. Il lavoro dell'osservatorio termina il 30 di giugno, al termine della prima fase, con un'ipotesi di proposta. Subito dopo si apre una seconda fase tutta indirizzata verso la realizzazione dell'opera, senza tentennamenti di sorta.Pag. 15
Con una delle primissime iniziative che ho intrapreso da Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ho voluto dedicare la mia attenzione proprio al collegamento Torino-Lione, recandomi in Piemonte per constatare di persona la realtà dei fatti. Il clima che ho trovato ha assunto un tono costruttivo e pacato che consentirà di continuare nell'ottimo lavoro svolto dall'osservatorio. Voglio ricordare che l'osservatorio fu predisposto dal Governo in carica tra il 2001 e il 2006, fu confermato dal Governo successivo, pur togliendo l'opera da quelle previste dalla «legge obiettivo».
L'elevata partecipazione che c'è stata a questo incontro, prima con l'osservatorio dove hanno partecipato tutti i componenti, e subito dopo con tutti i sindaci della Valle, ivi compresi i quattro sindaci aprioristicamente contrari all'opera, mi ha fatto riflettere e soprattutto mi ha incoraggiato ad andare avanti sulla strada del confronto, perché molto probabilmente possiamo arrivare a realizzare l'opera senza che si ripeta tutto ciò a cui abbiamo assistito fino a poco tempo fa, con le proteste che avevano portato a creare anche qualche problema di ordine pubblico.
Voglio anche informare gli onorevoli interroganti che, dopo il 23 giugno, quando incontrerò il segretario di Stato francese a Roma per l'approfondimento delle diverse questioni, l'osservatorio si riunirà nuovamente il 25 luglio per la presentazione delle raccomandazioni al tavolo politico, che sarà convocato nella prima decade di luglio, individuando i punti fermi su cui impostare il nuovo e definitivo tracciato della TAV, ma resta la volontà politica di realizzare l'opera sotto tutti i profili. L'8 luglio, infine, si terrà a Parigi l'incontro della commissione intergovernativa italo-francese, seguito dal tavolo istituzionale per definire le azioni da intraprendere a valle del lavoro dell'osservatorio. In tale sede, per la parte di competenza italiana, verrà conferito a RFI l'incarico per la definizione dei primi elementi progettuali a livello preliminare.
Voglio anche affermare che nel prossimo autunno si arriverà...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ... alla decisione specifica di cofinanziamento europeo e di avvio del processo di revisione dell'accordo bilaterale tra Italia e Francia. A tal proposito, come lei, onorevole Testoni, ha avuto la bontà di ricordare, ho già avuto un incontro venerdì scorso con l'onorevole Tajani, con cui mi sono sentito ieri, per procedere in sintonia al fine di arrivare alla realizzazione di un'opera importantissima anche per lo sviluppo dell'imprenditoria italiana.

PRESIDENTE. L'onorevole Testoni ha facoltà di replicare.

PIERO TESTONI. Signor Presidente, onorevole Ministro, mi ritengo naturalmente soddisfatto per le date e la precisione con cui lei ha indicato un calendario di azione. Non abbiamo difficoltà a riconoscere come il Governo sia andato incontro alla disponibilità che ormai, anche a livello locale, il 90 per cento (e forse oltre) degli enti locali coinvolti ha mostrato per superare difficoltà e ostacoli che in altre condizioni - che non esito a definire demagogiche - di chi l'ha preceduta, non era stato facile, o così semplice, superare o almeno provare a superarle. Devo affermare anche che ci interessano gli interventi di natura idrogeologica che probabilmente il Governo vorrà garantire ad un territorio particolarissimo, che due settimane fa è stato sconvolto, in parte, da una alluvione, peraltro non di gravi proporzioni.
Inoltre, vorremmo conoscere, in termini concreti, quali iniziative di ipotesi di rilancio - che io non chiamerei compensative, bensì di rilancio economico e ambientale - possano essere messe in agenda dal Governo per l'area interessata ai lavori che comunque dureranno a lungo - noi, naturalmente, ci auguriamo che si proceda al più presto - e graveranno su quelPag. 16territorio per almeno un ventennio o un trentennio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per favorire la riduzione degli incidenti stradali, in coerenza con gli obiettivi comunitari - n. 3-00046)

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Velo n. 3-00046, concernente iniziative per favorire la riduzione degli incidenti stradali, in coerenza con gli obiettivi comunitari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, signor Ministro, il tema della sicurezza stradale è certamente una delle emergenze nazionali, sia per i costi umani, sia per quelli economici e sociali che comporta. Come lei saprà, nel corso della precedente legislatura si è sviluppata un'azione intensa del Parlamento e del Governo, anche a partire da una mozione unitaria votata a metà del 2007, in occasione dell'anno internazionale dell'ONU sulla sicurezza, che ha portato successivamente all'approvazione, fino alla terza lettura, del disegno di legge n. 2480, che poi non è stato possibile approvare in via definitiva per la fine anticipata della legislatura, nonché alla conversione del decreto-legge n. 117 del 2007.
Il fatto che oggi, con il decreto-legge n. 93 del 2008, si siano ridimensionati drasticamente i fondi per la sicurezza stradale, ci preoccupa; le chiediamo, pertanto, di fornirci una risposta su come il Governo intenda intervenire, non solo per ripristinare i fondi, ma per rispettare gli obiettivi dell'Unione europea di dimezzare le vittime entro il 2010.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, le riduzioni di autorizzazione di spesa operate con il decreto-legge n. 93 del 2008 hanno effettivamente ridotto per l'anno in corso lo stanziamento concernente la sicurezza stradale. Al riguardo, tuttavia, voglio sottolineare secondo verità - dobbiamo evidenziarlo - che degli stanziamenti assegnati dalla legge finanziaria per l'anno 2008 (articolo 2, comma 247) al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la sicurezza stradale (pari a 35 milioni di euro), sono stati in effetti ad oggi impegnati solo 5 milioni di euro destinati al finanziamento delle attività degli uffici periferici del dipartimento di trasporti terrestri, tra cui attività ispettive, di verifica e controllo previste dal codice della strada.
Comprendo la difficoltà di dover fronteggiare i sacrifici connessi al taglio dell'autorizzazione di spesa rivolta ad un settore delicato, quale gli interventi volti a massimizzare la sicurezza della circolazione stradale. Per quanto di competenza, in qualità di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, lasciando ovviamente al titolare del Ministero dell'economia e delle finanze la difficile prerogativa di dover far fronte alle richieste di spesa e alle effettive disponibilità (operando scelte che di volta in volta possono generare difficoltà in alcuni settori), mi ripropongo ovviamente - questo è il mio dovere - di verificare la possibilità e di individuare e promuovere, anche nel prosieguo dell'iter parlamentare del provvedimento di conversione in legge del decreto-legge in questione, le più idonee misure correttive possibilmente integrative delle dotazioni pregresse.
Ciò ovviamente tenendo sempre al primo posto l'interesse che devono avere il sottoscritto ed il Governo a considerare la sicurezza stradale una scelta strategica per tutelare le esigenze della intera collettività del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di replicare.

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SILVIA VELO. Signor Presidente, prendiamo atto, signor Ministro, del suo im pegno. Certo credo che non solo noi, ma gli italiani e i tanti familiari dei morti sulle strade non possono dichiararsi soddisfatti solo di un semplice impegno.
In questi giorni stiamo parlando di sicurezza, vi è un decreto-legge in discussione, si individua come priorità (ed è giusto che lo sia) la lotta contro la microcriminalità, la sicurezza nelle strade, l'immigrazione e quant'altro. Tuttavia, si trascurano i numeri reali che riguardano la sicurezza dei cittadini: i quattro morti al giorno sui luoghi di lavoro, gli oltre 6 mila morti all'anno sulle strade italiane, spesso e soprattutto giovani italiani.
Siamo lontani - è stato detto - dal raggiungimento degli obiettivi europei che ci impegnavano a dimezzare il numero dei morti entro il 2010 e si stanno facendo scelte che sono in contrasto con questo obiettivo. Prendiamo atto con soddisfazione che nel decreto-legge in materia di sicurezza sono state introdotte alcune norme previste dal disegno di legge n. 2480, ma anche la confisca del mezzo per chi guida in stato di ebbrezza, che era previsto da una proposta di legge di cui sono la prima firmataria. Tuttavia, tutti gli esperti sanno che le misure repressive funzionano solo in presenza di controlli sulle strade e di strumenti di prevenzione ed educazione: più poliziotti sulle strade (l'Esercito non serve) e più mezzi ai poliziotti.
Il nostro impegno era stato di portare i controlli, ad esempio per la guida in stato di ebbrezza, da 200 mila a 800 mila all'anno nel 2007, ma anche più educazione e formazione per i giovani. Investire in ciò significa investire in vite umane e nel futuro del Paese. Su tale aspetto noi chiediamo un impegno al Governo, così come ci facciamo portavoce della richiesta delle associazioni familiari e vittime della strada, perché siano indetti gli stati generali della sicurezza stradale e questo tema diventi veramente una priorità per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure per fronteggiare l'incremento dei costi connessi all'aumento del prezzo del petrolio, in particolare al fine di tutelare il potere d'acquisto delle famiglie - n. 3-00047)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00047, concernente misure per fronteggiare l'incremento dei costi connessi all'aumento del prezzo del petrolio, in particolare al fine di tutelare il potere d'acquisto delle famiglie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'aumento del prezzo del petrolio - ormai intorno ai 140 dollari al barile - sta provocando, oltre che i danni già denunciati con l'interrogazione Iannaccone n. 3-00044, riguardante il settore dei trasporti, anche una crescita vertiginosa dei costi dei beni di consumo. Secondo le stime di Nomisma, infatti, nel prossimo trimestre sono previsti aumenti del 4,6 per cento per il gas e del 2,2 per cento per la luce, pari ad un rincaro di 57 euro all'anno per ogni famiglia. Non sono soltanto questi i beni di consumo in aumento: anche i prezzi degli alimenti stanno subendo una vertiginosa impennata, mettendo in crisi le famiglie, molte delle quali rischiano così di precipitare sotto la soglia della povertà.
Chiediamo al Ministro se non ritenga necessario prevedere un progetto organico per far fronte all'aumento dei costi, al fine di tutelare il potere d'acquisto delle famiglie, mettendole al riparo dai rincari dei beni di prima necessità.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ringrazia gli onorevoli presentatori dell'interrogazione Pisicchio n. 3-00047 e dell'interrogazione Cota n. 3-00048, perché esse consentono di illustrare al Parlamento rapidamente quali sono i provvedimentiPag. 18che proprio in queste ore il Consiglio dei ministri sta per adottare - o ha già adottato - a tutela delle famiglie.
Con l'interrogazione in oggetto, infatti, viene evidenziato l'aggravio economico che il caro petrolio sta producendo a carico delle famiglie e di particolari categorie professionali, e si chiede di conoscere le iniziative che il Governo sta assumendo.
Vengono richiamati continui nuovi record registrati dal prezzo internazionale del greggio e l'impatto di tali prezzi sui costi della luce e del gas, e vengono riportate le stime di uno studio svolto da una nota società di ricerca, che sono state poco fa illustrate dall'onorevole Pisicchio. A quest'ultimo riguardo, il Governo sottolinea innanzitutto che sarebbe prudente considerare con cautela tali stime, atteso che le stesse precedono, anche nella tempistica, le decisioni sulle tariffe dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas e che per il gas naturale, ad esempio, l'impatto sulle bollette nei prossimi mesi potrebbe essere minore, a causa dei tradizionali ridotti consumi nel settore residenziale e terziario per uso riscaldamento, che si registra nei mesi estivi.
Tali preoccupazioni, comunque, hanno spinto il Governo a rilanciare la necessità di una nuova politica energetica che punti all'efficienza energetica, ma anche alla reale diversificazione delle fonti e delle tecnologie ambientalmente ed economicamente compatibili. In quest'ottica, l'obiettivo al quale tendere è quello di una reale riduzione della dipendenza dal petrolio e dal gas, arrivando nel medio periodo, nel settore elettrico, ad un mix basato solo per il 50 per cento su combustibili fossili e, per il resto, su fonti rinnovabili e sul nucleare.
In parallelo, bisogna evidentemente puntare anche a rendere più semplice la realizzazione delle infrastrutture che servono - in particolare nel settore del gas, ma anche negli altri settori - a rilanciare l'uso delle risorse energetiche interne.
All'interno di un apposito piano che è già all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri e che sarà esaminato oggi pomeriggio, sono state inserite proposte normative che creano i presupposti di un rilancio della politica della sicurezza energetica in Italia, insieme ad interventi mirati tesi a rendere meno difficile lo sfruttamento delle risorse energetiche nazionali.
Onorevole Pisicchio, la manovra messa a punto dal Governo contiene anche misure di breve periodo, finalizzate a dare risultati economici per i cittadini e, in particolare, per alcune categorie professionali particolarmente colpite (gli autotrasportatori e i lavoratori del settore della pesca e dell'agricoltura). Sono previste, inoltre, misure di riduzione della fiscalità, sia sterilizzando la base imponibile, sia riducendo l'aliquota sul carburante utilizzato nei settori dell'autotrasporto, della pesca e dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Signor Ministro, concluda.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Continuerò a svolgere le mie considerazioni nella risposta alla successiva interrogazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, lei mi permetterà di dichiarare che non condivido molte affermazioni che abbiamo ascoltato da lei in quest'Aula.
Signor Ministro, la stima dell'ISTAT sull'inflazione italiana è del 3,6 per cento nel mese di maggio, appena trascorso, e gli incrementi tendenziali più alti sono stati registrati proprio nel settore abitazione (acqua, luce, combustibili) con un aumento del 6,8 per cento. Nel settore trasporti si è registrato un aumento del 6,2 per cento, mentre per i prodotti alimentari l'incremento è stato del 5,7 per cento.
Questo significa che le famiglie italiane e soprattutto - mi permetta - le famiglie meridionali, le meno privilegiate, stanno pericolosamente costeggiando l'orlo di una insostenibilità del vivere ordinario o, se si vuole, del sopravvivere, visto che stiamoPag. 19parlando dell'impennata dei prezzi proprio nei comparti che più hanno a che fare col tirare a campare.
Domandiamoci, allora, che sorte hanno le famiglie monoreddito, quelle che hanno avuto fiducia nello Stato e magari hanno fatto anche qualche figlio, e che sorte hanno i pensionati, soffocati da un'impennata dei prezzi che non rende più possibile neanche la sopravvivenza quotidiana.
Il Governo annuncia interventi e provvedimenti concreti. Noi li verificheremo e attenderemo il Governo, continuando a segnalare in quest'Aula e fuori la vera priorità di questo Paese, che non è certamente legata a certi decreti in materia di giustizia, ma è invece quella di un popolo in affanno, di un'umanità non privilegiata, che soffre difficoltà tutte italiane di una brutta congiuntura, che è invece internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative del Governo nel settore energetico, con particolare riferimento alle misure di contenimento del prezzo del petrolio - n. 3-00048)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00048, concernente iniziative del Governo nel settore energetico, con particolare riferimento alle misure di contenimento del prezzo del petrolio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, questo è mezzo chilo di pasta (Mostra una confezione di pasta); lo abbiamo comprato prima di venire qui. È costato 0,80 euro: un chilo di pasta equivale a un litro di gasolio.
Signor Ministro, sono stati due anni orribili e lei lo sa bene come me.
Questo è un elenco di cento tasse che il "compagno" Veltroni, Prodi e Di Pietro hanno messo sulla gobba della famiglia italiana. Sono state ridotte le detrazioni e aumentate le ricette mediche, le spese mediche, il bollo auto, l'autostrada, i pedaggi e quant'altro. Altre aggravi hanno interessato il risparmio, i BOT e i CCT. Sono stati due anni terribili. Questa impennata dei prezzi del petrolio e della bolletta preoccupa la Lega, ma anche il Governo. Probabilmente, nasce da una speculazione all'interno di Paesi produttori, nelle cui mani noi siamo. Voglio sapere se questa preoccupazione è anche una preoccupazione del mio Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, anche in questo caso l'onorevole Polledri con l'interrogazione presentata dai colleghi della Lega consente al Governo di completare l'illustrazione dei provvedimenti che sta adottando. Vorrei rassicurare l'onorevole Polledri dicendo che è chiaro a tutti che il problema dell'innalzamento dei costi del petrolio e del carburante è una delle problematiche a carattere internazionale che il Governo ha subito posto alla propria attenzione come priorità, proprio per i riflessi che essi hanno sull'economia del nostro Paese, delle famiglie e dei singoli utenti.
L'innalzamento del costo del petrolio e le preoccupazioni che questo crea per la sicurezza degli approvvigionamenti hanno spinto il nostro Ministro dello sviluppo economico, l'onorevole Scajola, a rilanciare recentemente la necessità di una nuova politica energetica, che punti all'efficienza energetica e alla diversificazione delle fonti e delle tecnologie ambientalmente ed economicamente compatibili.
Per quanto riguarda i provvedimenti a favore delle famiglie, specificamente quelle meno agiate, la legge finanziaria relativa all'anno 2007 aveva previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro. In questi giorni, da parte del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze è in corso il varo del prossimo decreto di attuazione per consentire la riduzione dei costi energeticiPag. 20per uso civile a favore delle famiglie disagiate con anziani e disabili. In questo modo, saranno riconosciute a tali categorie di utenti compensazioni tariffarie che contribuiranno a contrastare l'effetto dell'aumento del prezzo dell'energia.
È evidente, inoltre, che per contrastare l'aumento del prezzo dell'energia elettrica dovuto all'aumento delle fonti, fortemente influenzato dall'andamento del petrolio, si conta di poter dare avvio, nel più breve tempo possibile, ai mercati a termine e al mercato dei derivati finanziari, allo scopo di mettere a disposizione di tutti gli operatori del settore energetico e dell'industria strumenti idonei per la copertura dei rischi.
In queste ore, onorevole Polledri - sono costretto a ripetermi - saranno varati dal Consiglio dei Ministri, nell'ambito di un apposito piano straordinario di interventi a tutela delle famiglie, altre misure, oltre a quelle già varate con il decreto che ha abolito l'ICI, che andranno nel senso di contribuire ad aiutare le famiglie che devono affrontare i costi maggiori dei consumi derivanti dall'aumento del petrolio.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Ministro, abbiamo due preoccupazioni, ma anche una certezza. Le preoccupazioni riguardano aspetti che sono al di fuori di questo Paese. La prima preoccupazione dipende dal fatto che in pratica siamo nelle mani dei Paesi produttori, paesi arabi o altri, di cui possiamo giustamente preoccuparci, i quali mentre sorseggiano il tè o magari inneggiano al comunismo (come fa qualcun altro) ottengono - illustro i numeri affinché gli italiani lo sappiano - due milioni di miliardi di dollari all'anno: si tratta di un numero di zeri impressionante, una somma che entra in tali Paesi tutti gli anni. Addirittura, se lo volessero, questi dieci Paesi (mi riferisco ai soli Paesi arabi) potrebbero comprare tre volte le borse mondiali. Credo che questo rappresenti un elemento di preoccupazione che dobbiamo consegnare al Paese.
La seconda preoccupazione è che siamo nelle mani degli speculatori e di alcuni banchieri. I banchieri sicuramente non venivano nei nostri gazebo, ma andavano a firmare nei gazebo della parte che ha perso le elezioni. Dico questo perché il 6 giugno nel nostro Paese non c'è stata una guerra, eppure il prezzo del petrolio è aumentato di 10 dollari; neanche l'11 settembre è aumentato in tal modo. Ciò perché per ogni barile vero di petrolio vi sono da pagare anche dieci «barili di carta» che hanno un certo funzionamento: ormai la finanza si è spostata in quell'ambito. Tutto ciò rappresenta una preoccupazione. Tuttavia, abbiamo una certezza che deriva dalle parole del Ministro: la questione energetica è una questione importante per questo Governo e per il Paese, non solo per la signora Maria, ma anche per il sistema produttivo. Una fabbrica o un'industria italiana rispetto ad una tedesca parte con un handicap medio di uno o due milioni di euro in più da pagare. Noi abbiamo la sicurezza che il Governo avrà il coraggio di decidere e non si piegherà agli interessi di parte, non si piegherà agli interessi di pochi gruppi autorizzati, ma saprà decidere una politica per la riduzione dei costi per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Orientamenti del Governo in ordine alla ratifica del Trattato di Lisbona, anche alla luce del recente voto referendario in Irlanda - n. 3-00049)

PRESIDENTE. L'onorevole Adornato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00049, concernente orientamenti del Governo in ordine alla ratifica del Trattato di Lisbona, anche alla luce del recente voto referendario in Irlanda (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signor Ministro, come le apparirà evidente, non si tratta di un chiarimento normativo ma di una domandaPag. 21squisitamente politica: come intende il Governo superare, rispetto al «no» irlandese, le profonde divisioni strategiche che si sono verificate nella maggioranza? Un conto è essere preoccupati e lavorare per superare il problema irlandese - come hanno dichiarato il Presidente Berlusconi, il Ministro Frattini e lei stesso (condividiamo queste dichiarazioni) -, altra cosa invece è rappresentare una gioia rispetto all'esito del referendum irlandese, come un partito di Governo ha fatto, e proporre anche, nell'altro ramo del Parlamento, un testo di legge per arrivare a un referendum con l'evidente auspicio che anche il popolo italiano bocci il Trattato europeo.
È una divisione che non può essere minimizzata e che richiederebbe un dibattito parlamentare di fronte agli occhi di tutti gli italiani. L'ultima questione che le pongo è la seguente: se il Governo non intenda chiedere un'accelerazione o proporre e lavorare per ottenere un'accelerazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FERDINANDO ADORNATO. .. della ratifica, che è all'esame del Senato, per rispondere (anche tramite questa via, dal Parlamento italiano) a quanto avvenuto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FERDINANDO ADORNATO. In sostanza chiedo al Presidente Berlusconi se non voglia continuare il rapporto epistolare con il Presidente Schifani su una questione di maggiore interesse pubblico, per chiedere che l'Italia ratifichi al più presto possibile...

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Il Ministro per le politiche europee, onorevole Andrea Ronchi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, in risposta ai colleghi che chiedono di conoscere la posizione del nostro Governo in materia di approvazione del disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica del Trattato di Lisbona, mi permetto di riprendere - prima di rispondere concretamente a quanto esposto dal collega Adornato - le linee programmatiche che ieri abbiamo avuto occasione di presentare al Senato, proprio in ordine alla politica del mio dipartimento, anche in relazione al voto irlandese e alla posizione della nostra nazione.
In primo luogo, concordo sulla necessità di evitare che il voto irlandese ostacoli in modo definitivo il percorso avviato dai padri fondatori per la costruzione di un'unione dei popoli europei. Tuttavia, non possiamo nasconderci che il voto con cui l'Irlanda, pochi giorni fa, ha respinto la ratifica del Trattato di Lisbona rappresenta, al contempo, un paradosso ed una lezione. Il paradosso consiste nel fatto che un'esigua minoranza di 860 mila persone - tanti sono coloro che si sono espressi per il «no» - rischia di bloccare un processo che interessa quasi 500 milioni di cittadini europei e 27 Stati membri. La lezione, invece - questo è l'aspetto più importante - consiste nel fatto che, laddove le popolazioni hanno avuto la possibilità di esprimersi direttamente, spesso il verdetto popolare è stato negativo. È proprio da questa lezione e da questo scollamento tra società civile ed istituzioni che ritengo che l'Italia debba ripartire in questa sua grande azione di ripresa del cammino europeo.
In Irlanda è mancata una politica forte di comunicazione ai cittadini dei vantaggi dell'Unione europea. E se oggi è necessario aprire una profonda riflessione al fine di individuare cosa fare per rassicurare tutti i cittadini europei sugli impegni a risolvere le questioni concrete, come la sicurezza, l'ambiente e l'immigrazione - soprattutto l'immigrazione - tornando anche a confrontarci sui valori comuni e sul futuro dell'Unione, un punto deve essere chiaro e fermo: il processo d'integrazione non può e non deve fermarsi, perché con il voto irlandese non è stata sconfitta l'Europa deiPag. 22popoli, ma la visione di un'Europa astratta, burocratica e lontana dagli interessi reali dei cittadini europei.
Con altrettanta chiarezza, onorevole Adornato, posso affermare che il Governo italiano manterrà l'impegno di ratificare il Trattato di Lisbona. Vorrei ricordare - così possiamo fugare tutti i dubbi - che proprio in un recente Consiglio dei ministri, all'unanimità, è stato deciso di rispondere all'appello di tanti e di procedere affinché il Parlamento italiano possa approvare il Trattato di Lisbona.
Oggi vi è un altro rilevante appuntamento in Inghilterra: ritengo che il voto del Parlamento inglese sarà molto importante. Pertanto, credo che l'impegno europeo del Governo italiano e dell'Italia non sia mai stato in discussione.
Solo di fronte ad una compatta adesione al Trattato da parte di tutti gli Stati membri, il Governo italiano potrà adoperarsi per individuare concretamente quelle modalità per non interrompere - mai interrompere - il processo unitario europeo, senza trascurare un nuovo tentativo di acquisire la ratifica anche da parte dell'Irlanda, attraverso una politica d'informazione più mirata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Credo che oggi dobbiamo ripartire, onorevole Adornato, anche da una rivisitazione del nuovo concetto di Europa, fatto di tradizioni, di valori e di spirito comune.

PRESIDENTE. L'onorevole Adornato ha facoltà di replicare.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signor Ministro, non posso dire di non essere d'accordo con quanto lei ha affermato. Tuttavia, il problema che noi poniamo - insistendo su un'accelerazione del dibattito parlamentare, che anche il Presidente Fini ha sollecitato - è un altro: la questione dell'Europa è assai delicata. I colleghi della Lega Nord pongono questioni importanti ma, a mio avviso, con un indirizzo sbagliato.
È vero, che non vi è trattato costituzionale che possa nascere da popoli che non hanno identità (e l'identità cristiana si è voluta togliere di mezzo); è vero che non può nascere una vera unione costituzionale se non è chiaro il ruolo che l'Europa intende svolgere nel mondo, cioè quale sia la sua mission nel mondo. È del tutto vero che occorre tornare al sogno dei padri fondatori e, magari, seguire la politica dei «piccoli passi» che Monnet aveva indicato, ma occorre porre a tutti i popoli europei tale grande questione. La domanda è la seguente e riguarda ovviamente l'Italia: può un Governo, che ha una profonda divisione strategica al suo interno, essere capace di chiamare a raccolta, rispetto ai problemi e non rispetto alle cose facili, l'intero Paese? Può farlo se non supera questa divisione strategica?
Non ho l'animo di accentuare contraddizioni - anche se è logico che chi si trova all'opposizione lo faccia - ma vogliamo davvero porre un problema, che un dibattito parlamentare può sciogliere o, in qualche modo, aiutare a sciogliere: discutere, cioè, in modo trasparente, di fronte al popolo italiano, se siamo europeisti e in che modo lo siamo, quali sono i passi e quali i problemi che l'Europa deve risolvere; avere, quindi, la responsabilità, l'affidabilità e l'intelligenza di chiamare unito il popolo italiano su questo. A nostro modo di vedere, un Governo diviso su tale questione strategica non può evidentemente rispondere a questa esigenza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16,30.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,35.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (A.C. 1145-A/R).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 1145-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile.
Ricordo che nella seduta di ieri il predetto disegno di legge è stato rinviato in Commissione.
La Commissione ha concluso l'esame del provvedimento, elaborando un nuovo testo per l'Assemblea, che è in distribuzione.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 17,30.
Dopo tale ora potrà avere luogo il seguito dell'esame a partire dalla discussione sul complesso degli emendamenti e successivamente con le votazioni.
Ricordo, altresì, che come costantemente affermato dalla Presidenza, per un principio di continuità del procedimento, l'esame in Assemblea - dopo il rinvio in Commissione - riprende esattamente dal punto in cui esso si era interrotto con il rinvio.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, vorrei brevemente ringraziare tutti i membri della Commissione per il lavoro che è stato svolto nelle ultime ore e per la disponibilità manifestata nella discussione, nell'approfondimento e nell'attività emendativa sul provvedimento in esame. È una disponibilità consona e adeguata all'urgenza di dare una soluzione tempestiva ed efficace al problema dei rifiuti in Campania.
Da parte nostra, da parte del relatore e della maggioranza, vi è stato il recepimento di alcuni emendamenti presentati sia dall'opposizione sia dalla maggioranza, in particolar modo di una serie di emendamenti soppressivi di emendamenti già presentati in Commissione la scorsa settimana dal Governo, su cui però vorrei fare una puntualizzazione: condividiamo lo spirito di tali emendamenti del Governo, condividiamo l'esigenza e l'urgenza di un ridisegno strutturale del Ministero dell'ambiente, riteniamo che sia importante che vengano riviste le varie agenzie e i vari istituti; tuttavia abbiamo ritenuto, pur con uno spirito positivo, di accedere alla richiesta di soppressione di queste parti del provvedimento in esame e di trasferirle in un progetto di legge, firmato dalla maggioranza della Commissione, che avrà una vita propria.
Fra le altre modifiche significative, vi è stata quella che prevede la riduzione dei trasferimenti a quei comuni - ciò vale per tutti i comuni - che non ottempereranno ai limiti fissati per la raccolta differenziata.
Nella riunione del Comitato dei nove avremo modo di esaminare gli emendamenti che verranno presentati nel termine che lei ha testé fissato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della VIII Commissione, onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

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ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, considerato che il termine per la presentazione degli emendamenti al nuovo testo è fissato per le 17,30, chiedo una sospensione, anche per poter riunire il Comitato dei nove.

PRESIDENTE. La Presidenza accede alla richiesta del presidente della Commissione. Il seguito dell'esame è rinviato dunque alle 18, per dare modo al Comitato dei nove di esaminare gli emendamenti presentati ed alle Commissioni affari costituzionali e bilancio di esprimersi sui medesimi.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,45).

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di parlare per ricordare il grande scrittore e poeta di fama mondiale Mario Rigoni Stern, nato ad Asiago e scomparso proprio in questi giorni all'età di 86 anni.
Lo vorrei ricordare con poche parole, con la stessa sobrietà che ha contraddistinto tutta la sua vita, ma, nello stesso tempo, con la forza dirompente delle sue parole, dei suoi memorabili libri, come il celebre romanzo Il sergente nella neve.
Proprio oggi, in una delle tante bellissime espressioni lette sui giornali, Claudio Magris lo ricorda come il «cantore degli eroi umili». Credo che questa sia una bellissima definizione, che raccoglie in sé anche il significato della sua vita: un grande testimone del Novecento, che, senza retorica, ha saputo narrare la disumanità di tutte le guerre, il suo amore per la natura, per le sue adorate montagne.
Scompare una figura straordinaria nel panorama della nostra letteratura italiana, che ha ricordato a tutti noi l'importanza di coltivare ogni giorno la memoria storica e di trasmetterla in maniera autentica anche alle nuove generazioni. Egli ha portato alla luce, nei suoi lavori, quella serie di ricordi incancellabili, capaci di rivivere in pieno e di essere evocati solo fra i silenzi della montagna, sotto la neve. Lui era questo, nella sua vita, nei suoi libri, nelle sue bellissime parole.
È con grande emozione che vi chiedo, cari colleghi, anche con un momento di silenzio, di ricordarlo, perché credo che sia un modo vero, semplice per ricordare una figura simbolo nel panorama della letteratura e della poesia del Novecento. Ciao Mario, grande Mario, noi non ti dimenticheremo (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Sbrollini, la scomparsa di Rigoni Stern colpisce tutta questa Assemblea. Lei ha detto parole molto sagge, ricordando come abbia insegnato l'orrore per tutte le guerre, il rispetto per la vita umana, il sentimento di solidarietà che unisce coloro che insieme devono affrontare prove decisive e che è tipico, in modo particolare, della gente della montagna. Al suo ricordo credo di poter dire che si associano, senza distinzioni, tutta l'Assemblea e il Governo (Applausi).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia la deputata Beatrice Lorenzin, in sostituzione della deputata Carla Castellani, dimissionaria.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Giovanni Dima, in sostituzione del deputato Agostino Ghiglia, dimissionario.Pag. 25
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, la seguente proposta emendativa, già presentata in Commissione e per la quale sono già stati rilevati, in tale sede, i profili di inammissibilità in quanto non strettamente attinente alla materia oggetto del decreto-legge, e che pertanto non è stata posta in votazione: l'articolo aggiuntivo Nicolais 18.01, che - pur collegato, nella finalità enunciata dal presentatore, alle conseguenze prodotte dall'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania - è volto a dettare misure straordinarie per il settore turistico della stessa regione.
Avverto inoltre che la Commissione, come preannunziato, ha presentato talune proposte emendative. Il termine per la presentazione dei subemendamenti ad esse riferiti è fissato per le ore 18,30. I relativi testi sono in distribuzione.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo argomento è stato già ampiamente trattato nel corso della precedente legislatura; tuttavia, nonostante gli sforzi effettuati, il problema ancora esiste. Dunque è bene che il Governo, prima, e il Parlamento, poi, siano nuovamente intervenuti su di esso.
L'immagine della Campania è ormai un immagine deteriorata, e questo, per un uomo di quelle zone, quale sono io, è davvero molto mortificante. La Campania non meritava tale vergogna, sia per la nobiltà delle persone che vi abitano, sia per il territorio che la natura le ha voluto donare. La città di Napoli era divenuta una volta il simbolo della bellezza della nostra Italia; oggi, invece, è ritenuta da tutti un esempio che non deve essere seguito. Tutti noi campani - ma mi permetto di dire tutti noi italiani - abbiamo l'esigenza di risollevarci da questo grande problema.
Si sono ricercate nel passato le colpe e le responsabilità, e, alla fine, sono state circoscritte sempre ai campani e ai politici campani. Si tratta certamente di responsabilità cui non ci vogliamo sottrarre. Dobbiamo però riconoscere che, quando la questione dell'emergenza è venuta in modo così forte alla ribalta, si è venuti a conoscenza di responsabilità che provenivano invece dall'esterno della Campania e che, approfittando dello stato culturale e sociale della stessa, hanno aggravato ancor più la situazione.
A mio avviso, il problema è culturale e sociale ed interessa tutta l'Italia: nel momento in cui il problema è emerso nella sua macroscopicità, è stato evidenziato come anche in altre regioni esso è latente. Ecco perché il problema non deve essere considerato solo della Campania, ma deve essere considerato un problema italiano, ed ecco perché a quegli onorevoli colleghi che spesso attribuiscono colpe soprattutto alla Campania, dico invece che in questo momento vi è bisogno di una grande solidarietà per superare questo problema.Pag. 26
Per quanto riguarda il decreto-legge in esame, ho l'impressione che il Governo in alcuni punti sia stato piuttosto superficiale, in alcuni abbia introdotto norme che sanno di populismo e di favoritismo, e che invece taluni aspetti del problema non siano stati trattati.
Ad esempio, il decreto-legge al nostro esame ha introdotto l'utilizzo delle Forze armate, alle quali in un primo momento era stato affidato il compito di svolgere un'attività di realizzazione di siti e cantieri, assicurandone anche la vigilanza e la protezione. Poi, in un secondo momento, il Governo si è reso conto, e per non restare nell'ambiguità, ha introdotto in effetti una nuova formulazione che ha creato, a mio giudizio, un'ambiguità ancora maggiore. Pertanto oggi presentiamo una serie di proposte emendative attraverso le quali vogliamo fare chiarezza. Ad un certo punto infatti, se sono state attribuite all'Esercito anche funzioni di identificazione e di perquisizione (e quindi di pubblica sicurezza), prevedendo tali funzioni anche al fine di prevenire o impedire comportamenti che possono costituire un pericolo, dall'altro si è lasciato, in effetti, uno spazio enorme quando si è scritto, appunto, «anche al fine». Attraverso una nostra proposta emendativa vogliamo invece chiarire che deve essere «al solo fine» che le forze dell'Esercito devono essere utilizzate.
Il Governo, con il comma 7-bis dell'articolo 2, ha cercato di chiarire le funzioni dell'Esercito, sottraendole forse a quelle del sottosegretario di Stato, ma poi ha lasciato la materia in un'ambiguità ancora maggiore da cui lo invitiamo ad uscire attraverso appunto il recepimento delle nostre proposte emendative.
Abbiamo tra l'altro presentato proposte emendative all'articolo 3, perché riteniamo che questo articolo renda ancora più farraginosa e complessa la procedura riferita all'attività dei giudici in tema di salvaguardia dell'ambiente, mettendo addirittura in discussione, all'articolo 4, quanto già deciso precedentemente dall'autorità giudiziaria in precedenti dispositivi o sentenze.
Inoltre, all'articolo 7 abbiamo notato che viene ridotto da sessanta a cinquanta il numero dei membri della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale. Siamo d'accordo a ridurne il numero da sessanta a cinquanta, ma ci chiediamo perché i cinquanta nuovi membri non debbano essere scelti tra i sessanta già esistenti nella commissione, utilizzando l'esperienza che hanno acquisito sino ad ora (ma evidentemente il Governo, questo è il problema, persegue altri fini ed altri scopi).
Chiediamo di evitare che si deroghi alle vigenti leggi in materia di smaltimento dei rifiuti speciali, perché attraverso questo decreto-legge il Governo vuole permettere che i rifiuti speciali vengano sversati nelle discariche. Noi invece chiediamo fortemente che venga rivisto questo aspetto, perché dobbiamo fare in modo che le discariche vengano messe in assoluto stato di sicurezza per recepire anche i rifiuti speciali.
Tra l'altro, non siamo d'accordo nel penalizzare i comuni - e, dunque, gli stessi cittadini - che, non adeguandosi alla percentuale di raccolta differenziata, sono costretti a subire una maggiorazione delle tariffe. Ciò non significa che non siamo d'accordo con la raccolta differenziata, la quale anzi rappresenta, a mio giudizio, il primo punto da attivare nella filiera dei rifiuti, ma dobbiamo piuttosto (anche se il Governo non si pone questo problema) mettere i comuni e gli stessi cittadini nelle condizioni di recuperare e processare tutti i rifiuti differenziati, facendo in modo che vi siano impianti di smaltimento attraverso i quali vengano appunto smaltiti i rifiuti, una volta differenziati dagli stessi cittadini.
Siamo senz'altro d'accordo su alcuni punti di questo argomento (anche se non vorrei uscire fuori tema): così, siamo perfettamente d'accordo per quanto riguarda la provincializzazione, ed altrettanto condividiamo l'attività di informazione sui temi ambientali attinenti alla gestione ed allo smaltimento dei rifiuti, iniziando questa campagna di informazione addirittura dalle scuole.Pag. 27
Invece, non siamo d'accordo rispetto all'assunzione di nuovo personale, perché abbiamo piuttosto l'impressione che questo decreto-legge possa servire ad assumere in modo definitivo e a tempo indeterminato altre persone, mentre riteniamo che le professionalità di un altro ente, quale quelle della Protezione civile, debbano essere utilizzate, ma che ciò debba avvenire attraverso contratti a termine e fino a che la crisi dei rifiuti non sia risolta.
Infine, vorrei toccare un ultimo argomento, sul quale non abbiamo voluto incidere con la presentazione di proposte emendative. Dobbiamo infatti rilevare che il Governo non ha trattato un argomento importante nella filiera dei rifiuti, quello della bonifica.
Tale argomento è stato appena accennato in Commissione ambiente, ma il problema della bonifica, lo voglio ricordare al Governo, deve essere un punto fondamentale dell'attività del Parlamento perché la filiera dei rifiuti non può mantenersi solo sulle discariche oppure non possiamo fare in modo che le discariche aumentino e siano sempre presenti con il loro grande impatto ambientale. Le discariche devono essere effettivamente un punto della raccolta e della filiera di rifiuti, ma devono rappresentare soltanto un piccolo punto. Nelle discariche deve finire solo una piccola parte di ciò che viene e che residua dalla raccolta differenziata che i cittadini e i comuni devono praticare.
Vi ringrazio e spero che il Governo possa recepire queste nostre riflessioni attraverso le proposte emendative che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il complesso degli emendamenti che, come delegazione radicale nel Partito Democratico, abbiamo presentato insieme al professor Aldo Loris Rossi può essere considerato come l'anello mancante tra la raccolta differenziata e le discariche.
La situazione dei rifiuti in Campania è tale da potere essere comparata ad una stanza piena d'acqua per svuotare la quale si possono perseguire due modalità: la prima è quella di armarsi di secchi e buttare fuori l'acqua; la seconda è, invece, chiudere innanzitutto il rubinetto e poi procedere allo svuotamento della stanza. Chiediamo di seguire la seconda modalità perché sappiamo che il 40 per cento in peso e il 60 per cento in volume dei rifiuti è costituito dagli imballaggi, per cui sarebbe sufficiente intervenire su tale aspetto, fermandolo all'origine con una decisione volta a limitarne la produzione.
Vi proponiamo, pertanto, di disporre che gli imballaggi siano trattenuti all'interno della pubblica amministrazione, delle imprese commerciali o di servizi di qualsiasi dimensione, dei mercati pubblici o privati all'ingrosso o al minuto. Così si dimezzerebbe il quantitativo di rifiuti da portare in discarica, riducendo drasticamente i costi e i tempi di trasferimento. Tali imballaggi potrebbero poi essere trasferiti nelle aree di insediamento produttivo. Si tratta di ampie aree, circa centoventi diffuse nella regione Campania, che sono in gran parte libere, attrezzate, urbanizzate e immediatamente disponibili per realizzare oltre che lo stoccaggio anche impianti di compostaggio e di selezione differenziata. Per dare un'idea dello spazio rappresentato da tali aree basta tenere presente che esse costituiscono per la sola provincia di Napoli, dove peraltro si concentra la maggior parte della situazione emergenziale, ben 320 ettari quando la discarica di Malagrotta, che è la più grande d'Europa, ha una dimensione di 160 ettari. Lo dico solo per dare, appunto, l'idea di quale entità di spazi vi stiamo indicando e per chiedervi di prenderli in considerazione.
Ci preme segnalare anche un'altra situazione che indiscutibilmente contribuisce a complicare le cose. Mi riferisco all'obbligo per i comuni, specialmente per quelli appenninici (anche i più piccoli e dispersi sulle colline), di consegnare iPag. 28propri rifiuti due o tre volte alla settimana per concentrarli in megadiscariche la cui esistenza oggi è - con tutta evidenza - sempre più in crisi, con un'operazione demenziale e costosa di cui non saprei citare i vantaggi per i cittadini o per l'efficienza complessiva della gestione rifiuti in Campania, oltre a prendere atto del certo vantaggio che ne traggono gli autotrasportatori.
Da tale punto di vista, vi chiediamo di liberare i comuni dall'obbligo di consegnare i loro rifiuti perché l'autogestione e il decentramento taglierebbero alla radice tale meccanismo che indiscutibilmente contribuisce all'ingolfamento della situazione.
A questo proposito ci è parso ragionevole proporre la possibilità per il sottosegretario di autorizzare, nei limiti delle norme fissate per legge, al trattamento dei propri rifiuti le pubbliche amministrazioni che si dimostrino in grado di farlo, previa presentazione di un piano di smaltimento e trattamento a tal fine ritenuto idoneo e senza oneri per lo Stato.
Ci pare di suggerire non solo una forma di sano e virtuoso decentramento, ma anche una via o, più che una via, uno spiraglio più democratico e liberale alla soluzione del problema rifiuti, tanto nella sua fase emergenziale, quanto nella prospettiva di un passaggio ad una fase ordinaria.
Infatti, siamo di fronte ad un centralismo antidemocratico, che costituisce la vera causa strutturale dell'emergenza in Campania e che ha visto nei consorzi obbligatori il fulcro di una politica centralista che ha generato una devastante lottizzazione clientelare in cui sono confluiti interessi politici, imprenditoriali, professionali e camorristici e che il provvedimento in esame rafforza nei metodi, oltre che nei contenuti, proponendo - per restare in tema di consorzi - un consorzio unico.
Di fronte a questa situazione occorre almeno consentire spazi per soluzioni alternative, in cui si tenga conto anche della prospettiva di ordinaria gestione dei rifiuti. In Campania non si producono più rifiuti che altrove, essendo i numeri al di sotto della media nazionale, né manca la competenza tecnica per lo smaltimento. Porto un esempio che avevo fatto anche nella discussione generale e che riguarda la vicenda dell'ex presidente della provincia di Benevento, Carmine Nardone: egli era in grado, grazie anche a fondi privati, di provvedere allo smaltimento dei rifiuti non solo del suo comune, ma anche di quelli provenienti da altri comuni e da altre province, attraverso l'innovativa tecnologia dei gassificatori tramite dissociazione molecolare. Tuttavia, non gli è stato permesso di procedere in questo senso proprio in virtù di quel centralismo cui facevo riferimento in precedenza.
Per concludere, ritengo che sarebbe importante cercare di imparare dagli errori fatti e, in una situazione emergenziale, cercare di creare spiragli per uscire dalla stessa. Le nostre proposte vanno in tal senso e mi auguro che possano essere recepite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1145-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di cui oggi si discute è di importanza primaria non solo per la Campania,Pag. 29a cui il disegno di legge atto Camera n. 1145- A/R riferisce gli interventi straordinari per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ma per tutto il nostro Paese, se consideriamo che anche da altre regioni italiane stanno arrivando segnali preoccupanti. Ad esempio, siamo venuti a sapere nei giorni scorsi, con una certa apprensione, della necessità della regione Lazio, come evidenziato nel piano regionale dei rifiuti, di triplicare l'estensione delle volumetrie delle discariche regionali che passerebbero dagli attuali 2 milioni di metri cubi a 5 milioni 700 mila tra il 2008 e il 2011, a testimonianza del fatto che il problema rifiuti, seppur con diversa intensità, investe anche altre realtà italiane.
Non sono serviti oltre quattordici anni di gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Campania per arrestare una situazione che negli anni si è aggravata ulteriormente, senza mai dare l'idea che vi fosse anche solo uno spiraglio per il raggiungimento di una soluzione, sia pure temporanea. Ora siamo giunti al redde rationem, ad una situazione gravissima che legittima interventi immediati, straordinari ed incisivi a qualunque costo.
In quest'ottica, pertanto, le proposte emendative tendenti all'eliminazione di particolari deroghe - come quelle previste in tema di scarichi degli impianti di depurazione oltre i limiti tabellari sanciti dal testo unico ambientale - o gli emendamenti in merito alle modifiche in tema di deposito temporaneo di alcune tipologie di rifiuto, pur di principio condivisibili, se contestualizzate in questo momento emergenziale, possono in alcuni casi ostacolare la fattibilità degli interventi stessi previsti nel decreto-legge in esame.
Queste ultime sono solo alcune delle deroghe contenute alla vigente legislazione ambientale, che richiamano comunque tutti noi ad una grande attenzione nel vigilare che il rispetto delle normative vigenti sia presto ripristinato allo scadere di tale emergenza. Sappiamo che i punti su cui ruota l'intera impalcatura del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili nell'intento prioritario di liberare nell'immediato i comuni campani dalla spazzatura. Il tempo a nostra disposizione sta evidentemente scadendo, se consideriamo che, nonostante gli sforzi, venerdì scorso sono tornati ad intasare Napoli oltre 2.700 tonnellate di rifiuti.
Noi Liberaldemocratici condividiamo la necessità di un chiaro, forte e riconoscibile centro decisionale nella figura e nella persona del sottosegretario di Stato dottor Bertolaso, così come apprezziamo gli aspetti del provvedimento che mirano ad una graduale riconquista dello stato di normalità nella gestione ordinaria dei rifiuti nella regione Campania. Per questi motivi, vanno indubbiamente valutati positivamente gli interventi previsti dal decreto-legge in esame con l'obiettivo di rilanciare le percentuali di raccolta differenziata nei comuni campani fortemente in ritardo rispetto al nord del Paese.
Basti pensare che, in tema di percentuali di raccolta differenziata, il rapporto APAT del 2007 ci consegna numeri inquietanti, registrando come la provincia di Napoli segni il dato peggiore rispetto alle altre province campane, attestandosi su un desolante 8 per cento, preceduta da quella di Caserta (9,5 per cento), Benevento (13,3 per cento), Avellino (19,3 per cento) e Salerno (la provincia con la percentuale più alta, 21,4 per cento). Tali percentuali sono basse e confermano l'esistenza di un'Italia a due velocità, per ciò che riguarda la gestione rifiuti, divisa tra nord e centro-sud, se pensiamo alle eccellenze costituite da province del nord-est come Treviso e Cremona, che fanno segnare rispettivamente 66,6 e il 61 per cento di raccolta differenziata, in compagnia delle altre 23 province d'Italia, tutte concentrate nel nord del Paese, che superano il 40 per cento nell'anno 2006.
Guardiamo perciò con favore alle norme tese all'imposizione del rispetto delle soglie minime di raccolta differenziata per i comuni campani (25 per cento al 31 dicembre 2009 e 35 per cento al 31 dicembre 2010) attraverso la maggiorazione sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati e la facoltà per il sottosegretario di nominare, al fine di unaPag. 30maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali, un commissario ad acta per quei comuni che dovessero risultare inadempienti. Va detto che queste ultime sono percentuali che rimangono ancora lontane dai livelli previsti dal combinato disposto degli articoli 203 del decreto legislativo n. 152 del 2007 e dell'articolo 1, comma 1108, della legge finanziaria per il 2007. In quelle norme, come è noto, si prevedono rispettivamente il 45 per cento di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2008 e almeno 50 per cento entro il 31 dicembre 2009.
Su questo tema non riteniamo di dover sostenere le ipotesi emendative che non prevedono l'innalzamento della tariffa sui rifiuti o che la subordinano alla realizzazione di una filiera e di un sistema industriale regionale, così come non condividiamo tutti gli altri emendamenti che prevedono l'obbligatorietà della nomina di un commissario ad acta da parte del sottosegretario oppure lo scioglimento delle amministrazioni per quei comuni che dovessero risultare inadempienti.
Sul tema dei termovalorizzatori campani, in linea con quanto disposto dalla nuova direttiva europea sui rifiuti in tema di efficienza minima degli impianti, a partire da quello di Acerra, ci auguriamo che essi siano messi nelle condizioni di iniziare e portare avanti il loro lavoro il più sollecitamente possibile, per chiudere il ciclo dei rifiuti, al fine di raggiungere quel sistema integrato di gestione del rifiuto, più volte auspicato dagli stessi addetti ai lavori, basato sullo schema prevenzione, raccolta differenziata, riuso, riutilizzo e valorizzazione energetica del rifiuto. Per questo, pur essendo in principio contrari a quel sistema di incentivazione rappresentato dallo strumento CIP/6 che, come noto, la legge finanziaria per il 2007 aveva circoscritto solo alla quota organica del rifiuto, crediamo che esso possa rivelarsi necessario per gli impianti campani, solo in virtù dell'eccezionalità dell'emergenza in atto.
Non riteniamo, quindi, di condividere le proposte di modifica che chiedono la soppressione di tale strumento di incentivazione o che si torni a limitarlo alla sola parte organica dei rifiuti per gli impianti campani.
In merito al nuovo testo licenziato dalla Commissione, che recepisce delle modifiche già contenute nel decreto-legge varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri, siamo favorevoli all'impiego delle Forze armate per l'approntamento e la vigilanza dei cantieri e dei siti, per la raccolta e il trasferimento dei rifiuti, al fine di garantire la piena effettività degli interventi per far fronte alle emergenze, così come già previsto in origine dal decreto.
Condividiamo altresì nella sostanza la nuova disposizione che prevede la parificazione delle Forze armate impiegate per le funzioni appena citate ad agenti di pubblica sicurezza. Si rendono possibili così per le Forze armate determinate attività quali l'identificazione e la perquisizione sul posto di persone e mezzi di trasporto, al fine di assicurare l'incolumità delle persone e la sicurezza dei luoghi vigilati. È altresì previsto l'impiego delle Forze armate per la conduzione tecnica e operativa degli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti, ma solo in attesa che le province tornino ad esercitare le loro competenze in un regime ordinario di gestione dei rifiuti. Sul punto, pertanto, non condividiamo gli emendamenti che escludono o limitano i compiti delle Forze armate stesse in considerazione - come detto - della necessità di favorire la regolarità dell'azione complessiva.
È altresì evidente, però, che il provvedimento di cui oggi il Governo chiede la conversione, nel suo tentativo di dare delle risposte ad una situazione emergenziale alla quale le amministrazioni locali non hanno saputo colpevolmente trovare adeguate risposte, sia un provvedimento concepito con gli occhi rivolti al passato, che deroga inesorabilmente, proprio in ragione dell'emergenza, ai fondamentali criteri che l'Europa ha previsto in tema di smaltimento dei rifiuti e che abbiamo recepito con una certa ritrosia (e con oltre 22 anni di ritardo) con il decreto Ronchi prima ePag. 31ora con il decreto legislativo n. 152 del 2006, meglio conosciuto come «testo unico ambientale».
Dobbiamo infatti prendere atto che il provvedimento oggi in esame prevede tra i suoi punti imprescindibili la riapertura di siti destinati ad ospitare discariche, contravvenendo nella sostanza alle previsioni sul tema con cui l'Europa, sin dal lontano 1975 con la direttiva n. 442 sui rifiuti, aveva obbligato gli Stati membri a smaltire i rifiuti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potessero recare pregiudizio all'ambiente, implicitamente considerando la discarica l'extrema ratio.
Non possiamo dimenticare che proprio ieri il Parlamento europeo, molto responsabilmente, ha concluso l'iter teso a disegnare la nuova direttiva quadro sulla gestione dei rifiuti, attraverso la riscrittura della direttiva del 5 aprile 2006, n. 12. La suddetta direttiva stabilisce la nuova gerarchia nella gestione dei rifiuti, ponendo la prevenzione in posizione primaria, seguita dal riutilizzo, dal riciclo e dalla termovalorizzazione.
Lo smaltimento in discariche che rispettano le rigorose norme dell'Unione europea occupa l'ultimo posto e, come si dice puntualmente nella direttiva, là dove possibile esso va evitato. Non è un caso che la relatrice del provvedimento, la britannica Caroline Jackson, rispondendo a delle domande in merito alla crisi dei rifiuti in Campania, abbia detto che a Napoli le regole dell'Unione europea sono state ignorate. Si pensi al noto «martedì nero» del 18 dicembre scorso in cui il nostro Paese ha riportato nello stesso giorno tre condanne in ordine all'esclusione di alcune sostanze dalla nozione di rifiuto.
D'altra parte, un capitolo altrettanto preoccupante è rappresentato dalle bonifiche, su cui il decreto in questione non fornisce un contributo significativo, ma prende solo atto di una situazione inaccettabile. È noto, come confermato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che le risorse destinate in questi anni alle bonifiche sono state dirottate verso l'emergenza rifiuti, con la conseguenza della completa assenza di interventi, anche minimi.
Probabilmente, ad avviso di noi liberaldemocratici, questo provvedimento avrebbe potuto essere l'occasione per affrontare un piano di interventi per le bonifiche serio e temporalizzato, che prevedesse quanto prima almeno gli interventi più urgenti, se consideriamo che oggi le aree da bonificare sono circa di 200 mila ettari.
Infine, in ordine alla lotta a quella criminalità organizzata cui fa esplicito riferimento il decreto in esame nelle sue premesse, ci preme evidenziare che potremmo anche dotarci di leggi efficienti e rigorose sulla carta, ma poi dovremo riuscire ad applicarle per evitare, come spesso accade nel nostro Paese, che a fronte di provvedimenti pure ben congegnati, essi rimangano solo triste lettera morta (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, spero di riuscire ad avere l'attenzione dei colleghi, anche se mi rendo conto che sarà quella compatibile con l'ora, ma non terrò la parola per troppo tempo.
Onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, vorrei svolgere una considerazione preliminare che riguarda il merito della vicenda rifiuti in Campania. Sono iscritto ad un gruppo parlamentare che non ha l'abitudine di fare ricorso a lievi eufemismi quando deve esprimere la sua posizione a tutela della legalità e che non guarda con occhio indulgente agli alleati in ragione di una colleganza politica, se intravede, nei comportamenti di chi ha la responsabilità pubblica, deficienze, o peggio, malafede. Non vi è ragione politica, dunque, ad ispirare le scelte del mio gruppo, ma solo attenzione ai fatti. Sulla vicenda dei rifiuti, guardando ai fatti e ai comportamenti dei responsabili pubblici, non abbiamo mancato diPag. 32dichiarare con chiarezza quale fosse la nostra critica, anche se l'oggetto della critica poteva essere un alleato.
I rifiuti campani umiliano le donne e gli uomini di quella splendida e generosa regione, umiliano le istituzioni e il Paese tutto, mettendoci di fronte ad una situazione che non nasce in una notte inquieta dell'inverno napoletano, ma è il frutto doloroso e stratificato di insufficienze politiche, di cattiva coscienza pubblica e privata, di fievole contrasto alla malavita, di difettosa progettazione del futuro, di gracilità di proposte e di mancanza di progetto. In parti diseguali - certo - tutte le responsabilità sono suddivise tra chi ha gestito i pubblici poteri e, forse, non trovano neanche del tutto estranea la pubblica opinione, se essa ha rinunciato ogni giorno di più ad esercitare il suo dovere di vigilanza e di cittadinanza attiva. Forse la Campania può proporsi in qualche modo a metafora esasperata di un Paese che, a furia di rinunciare a indignarsi, di accettare pesi, prima piccoli, poi sempre più onerosi, sulla propria coscienza civica, un giorno potrebbe scoprirsi soffocato dai detriti di una politica che gli ha sottratto ogni possibilità di scelta.
Restiamo, tuttavia, sulla Campania, per dichiarare dunque che per noi non vi è alcuna pregiudizialità ideologica o di schieramento nell'affrontare la questione dei rifiuti, ed anzi, ne avvertiamo per intero l'urgenza. Il punto, però, è legato al come affrontarla e ai contenuti.
Sull'uso della decretazione d'urgenza come strumento surrettiziamente ordinario della legislazione è già stato detto; rilevo sommessamente che di questo passo sarà ben difficile, onorevole Presidente della Camera, dare seguito ai suoi ottimi propositi sull'organizzazione dei lavori. Se, infatti, il 99 per cento dell'attività legislativa delle Camere è costituita da decreti-legge, sarà assai complicato programmare quella settimana sabbatica, quando magari qualche decreto è in scadenza.
Tuttavia, il vero punto è ancora una volta il fatto che il nostro ordinamento costituzionale definisce rigorosamente l'ambito entro il quale un decreto-legge può essere emanato: travalicato quell'ambito, siamo fuori dalla legittimità costituzionale, ma si avrà ancora tempo - spero in un contesto di attenzione più adeguato e ho ragione di credere nel corso della legislatura - di tornare a parlare di questi temi.
Per il momento vorremmo fare riferimento al merito della norma che istituisce la «superprocura». Già il CSM ebbe modo di muovere critiche argomentate sulla «superprocura», giudicata come un'anomalia e una indubbia limitazione dell'autonomia dei magistrati. Solo ragioni dovute di galateo istituzionale limitavano alla critica di efficienza con i criteri di equilibrio all'interno degli uffici giudiziari, obiezioni che avrebbero potuto consistere in robusti rilievi di costituzionalità.
L'impianto del decreto-legge, infatti, derogando all'ordinaria disciplina sulla competenza territoriale del pubblico ministero, del giudice delle indagini preliminari e del giudice dell'udienza preliminare, pone il provvedimento in una dimensione di possibile contrasto con gli articoli 102, secondo comma, e 25, primo comma, della Costituzione. Il divieto di istituire giudici straordinari e speciali, pertanto, può essere aggirato per il fatto che viene ad essere individuata una nuova figura di giudice che, da una parte, è straordinario perché temporalmente e territorialmente limitato, dall'altra parte è speciale, perché si interesserà di una specifica e limitata materia.
Inoltre, non possono non essere avanzate riserve con riferimento alla deroga ai criteri generali di definizione delle competenze. Tale definizione, infatti, non ha come riferimento una specifica categoria di reati, bensì un ambito territoriale. Parliamo, dunque, di categorie di reati commessi in un'area geografica determinata e di una competenza su reati che ha carattere retroattivo e, dunque, è applicabile anche ai procedimenti in corso, rispetto ai quali si avrebbe un mutamento delle regole che, quanto meno, si trova in una condizione di perplessa compatibilità conPag. 33l'articolo 3 della Costituzione. Parliamo di una nuova competenza territoriale avente il carattere della temporaneità.
Basterebbe fermare a queste scarne considerazioni il catalogo delle obiezioni che possono essere mosse al decreto-legge - e credo che mi fermerò a queste sottolineature - per determinare una ragione di dissenso non pregiudiziale e non ideologica, ma di allarme.
Infatti, illustri colleghi, membri del Governo, deputati della maggioranza, si può non condividere la ruvidezza di certe espressioni ascoltate dall'opposizione (non oggi, ma in altri momenti), si può anche criticare il ricorso a forme di dialettica parlamentare che utilizzano per intero il limite regolamentare concesso all'esercizio del dissenso (non oggi, ma in altri momenti), potrà piacere o non piacere la prosa adoperata da qualche autorevole collega nel rivendicare le proprie prerogative di membro del Parlamento (non oggi, ma in altri momenti), ma su un punto occorrerà convenire: questo nostro Paese ha fortemente bisogno di tornare a vivere una nuova stagione di regole condivise, cominciando dunque con il rispetto di quelle che già esistono e che fanno capo alla Costituzione.
Qualche giorno fa veniva ricordato da un importante quotidiano italiano il libro di Naomi Klein, Shock Economy. La scrittrice, che in quel lavoro svolge un'indagine assai vasta e su scala addirittura mondiale, giunge alla conclusione che esista una costante registrabile in una serie di vicende calamitose degli ultimi decenni.
Disastri naturali, epidemie, guerre e crolli economici spesso offrono ai Governi l'occasione per azzerare le garanzie poste dall'ordinamento a tutela delle procedure di democrazia, cominciando dai fondamenti costituzionali. La parabola descritta dalla Klein si attaglia al caso Campania, persino con il corredo iconografico delle Forze armate: le istituzioni previste dall'ordinamento giuridico vengono esautorate; si consegnano le funzioni ad una o più imprese private, in un clima di deregulation; si creano nuove e speciali competenze sul piano giurisdizionale.
Non è questione di cattiva o buona fede, ma solo questione di regole e alle regole, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, noi parlamentari della Repubblica abbiamo il dovere di non derogare mai (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, la situazione in relazione all'argomento del quale discutiamo questa sera è difficile e delicata. Affrontiamo un argomento discusso, sempre evocato nei nostri territori, che vede provenire da molto lontano responsabilità che saranno accertate: responsabilità di Governi precedenti, di amministrazioni e delle istituzioni in generale, che hanno provocato un disagio, ma che in questo momento hanno il bisogno, il dovere e il diritto di mettersi da parte e di fare in modo che l'azione politica delle istituzioni e di tutti quanti noi - come sta avvenendo nelle Commissioni - sia di grande responsabilità.
Questa non è più la stagione delle invettive, ma dell'azione. Viviamo su un territorio che ormai è oppresso da un'afa insopportabile. Mentre noi parliamo, la spazzatura è ancora per le strade. Non possiamo più tollerare una situazione per la quale si deve prevedere un intervento immediato. Apprezziamo, quindi, l'essenza del decreto-legge in esame e dobbiamo lavorare affinché, in ordine ai miglioramenti, vi sia una velocità di azione ed anche un rispetto del ruolo della maggioranza e dell'opposizione.
Negli anni precedenti, da parte della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (dove vi è stata sinergia fra maggioranza e opposizione), è stato elaborato un documento molto duro, che ha individuato responsabilità, è andato a fondo su ciò che è accaduto e ha messo in luce che si tratta di un'azione politica e tecnica difficile. Anche in questi giorni persone autorevoli hanno avuto alcune difficoltà. Abbiamo messo in discussione ePag. 34in competizione per il nostro Paese gli uomini migliori: siamo partiti con Bertolaso - che è stato nominato commissario dal Governo precedente e sottosegretario da quello attuale - ed abbiamo visto cosa è accaduto con il prefetto Pansa: si tratta di uomini di indubbio valore, che con tutta la loro capacità e autorevolezza hanno avuto grandi difficoltà. Vogliamo superare questa fase: non possiamo più andare avanti così.
Nel complesso degli emendamenti vi sono alcuni aspetti caratterizzanti: come partito, ne abbiamo messo in evidenza uno in particolare, ossia il fatto che la superprocura ha difficoltà, perché è troppo concentrata sul distretto del tribunale di Napoli. Noi chiedevamo di estendere i suoi poteri anche alla corte d'appello di Salerno, dando la possibilità al Ministro della giustizia - non in piena autonomia, ma sentiti gli organismi preposti, come il Consiglio superiore della magistratura - di potenziare e indirizzare le strutture e gli organici del tribunale.
Si tratta di un elemento fondamentale per non vedere più quelle gare andate a vuoto, che creano sconcerto. In questi mesi, ad Acerra abbiamo assistito ad una paralisi, dovuta al fatto che la gara per il termovalorizzatore non era «appetibile». Quindi, per fronteggiare l'emergenza, c'è bisogno dell'incentivo del CIP 6, che può offrire una possibilità limitatamente all'emergenza rifiuti.
C'è la necessità di inserire in maniera forte questo incentivo, così come un termine - che non era stato evidenziato - relativo alle bonifiche. Deve essere inserito in modo da svolgere un'azione sinergica e forte, perché, quando sul territorio si parla di bonifiche o di aprire discariche, i cittadini non ci credono, perché non hanno fiducia nelle istituzioni e perché in questi anni non si è provveduto a bonificare territori che sono stati «violentati».
Vogliamo che la gente abbia di nuovo fiducia nelle istituzioni e, pertanto, sosteniamo l'apertura di tutti i siti previsti dal decreto-legge. Vogliamo che la situazione si sblocchi definitivamente e non offrire alibi a nessuno, perché rappresentiamo non solo le istituzioni nazionali, ma anche quelle locali, e vogliamo finalmente dare la possibilità ai nostri figli e alle nostre popolazioni di vivere liberamente.
Oltretutto, viviamo una forte emergenza legata al turismo, che in questi giorni ancora di più necessita di un sostegno e di un aiuto. Abbiamo territori bellissimi che non possono essere abbandonati a se stessi, con un conseguente calo di presenze turistiche, che danneggiano l'economia e il tessuto sociale del nostro territorio.
Vogliamo che ci sia il momento delle responsabilità, ma anche quello dell'azione. Non vogliamo, così come si è fatto in passato, agire con demagogia e incatenarci o bloccare la marcia, l'apertura delle discariche e i sondaggi. Noi agiamo in maniera diversa e siamo a favore di questi interventi, affinché si aprano discariche a norma e vengano tutelati i cittadini e la loro salute. Vogliamo anche dire «basta» a quei tecnici - forse sempre gli stessi - che puntualmente emergono quando non si deve aprire un sito. In questi anni, anche se non sono un tecnico della materia, ho assistito alla loro comparsa occasionale, quando c'era la necessità di aprire un sito.
Ovviamente vogliamo siti a norma. Chiediamo, quindi, maggiore impulso all'azione di completamento dei lavori per il termovalorizzatore di Acerra, perché non possiamo più aspettare. Le discariche si devono aprire, ma dobbiamo anche aprire gli impianti e completare il ciclo dei rifiuti.
In questo modo, sapendo che si provvede al completamento dei lavori, anche gli abitanti di luoghi dove vengono aperti gli impianti si tranquillizzeranno e saranno più certi che si tratterà di una situazione temporanea e non permanente.
Vogliamo dare fiducia a questi territori. Questo è un appello che rivolgo a tutti voi, perché in questi anni abbiamo dibattuto e ci siamo confrontati in maniera aspra, ma non costruttiva. Non abbiano portato nessun risultato positivo sul territorio. In questi giorni, abbiamo appreso che anchePag. 35altre regioni potranno avere problemi e difficoltà del genere, se non ci sarà un intervento immediato.
Noi non vogliamo essere il cattivo esempio del nostro Paese e, come classe dirigente, in maniera obiettiva ed oculata, vogliamo dare un esempio positivo così come è stato dato nel caso dell'Expo di Milano, quando il Governo Prodi insieme all'amministrazione comunale e alla regione ha portato a casa un risultato importante per il nostro Paese: l'assegnazione dell'Expo.
Solo in questo modo, con questo spirito, costruttivo, propositivo e razionale possiamo cambiare il volto del nostro Paese e risolvere un'emergenza che ormai - per tutti quanti noi, voi ed in particolare per chi vi parla in quanto proviene da quel territorio e quindi vive la vicenda in prima persona - è insopportabile e pertanto deve essere risolta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento che siamo chiamati ad esaminare riguarda l'emergenza rifiuti in Campania. Si tratta di una situazione gravissima che si va perpetrando da diverso tempo (da molti anni). Credo che il Governo avrebbe dovuto fare uno sforzo notevole per dare una soluzione definitiva e non per affrontare esclusivamente l'emergenza.
Infatti, è necessaria una politica seria sui rifiuti in Campania che poi non deve riguardare solo quella regione ma tutto il Paese, considerato che la situazione della Campania non è isolata perché può verificarsi anche in altre regioni. Affrontare l'emergenza è un dovere, dunque va affrontata al più presto, ma deve essere affrontata con soluzioni serie che debbono anche individuare carenze e responsabilità. Queste ultime si sono protratte nel tempo, e se non si distinguono le carenze e le responsabilità, limitandosi soltanto ad occuparsi dell'emergenza, alla fine si rischia anche la recidiva. In altre parole dopo che si affronta e si supera l'emergenza, è possibile che si verifichi una ricaduta.
La data indicata dal provvedimento come scadenza del periodo di stato di emergenza è fissata al 31 dicembre 2009. Io credo che il Governo abbia riflettuto, quando ha individuato questo termine, ma molto spesso nel nostro Paese ciò che è emergenza diventa ordinarietà, quindi la mia preoccupazione - è il motivo per cui sarebbe stato importante un provvedimento con il quale non soltanto affrontare esclusivamente l'emergenza, ma anche dare soluzione concreta e definitiva alla questione dei rifiuti - è che questa emergenza possa diventare normalità. Sono dunque preoccupato del fatto che potremmo ritrovarci, dopo il 31 dicembre 2009, nella stessa situazione di emergenza in Campania e a dover prorogare lo stato di cose che questo provvedimento, introdotto dal Governo, determina.
Il Governo sostanzialmente, nell'affrontare l'emergenza rifiuti in Campania, si muove lungo quattro direttrici. Ha affrontato il problema dell'allestimento e della predisposizione delle discariche con la costruzione ipotizzata di termovalorizzatori. Ha previsto l'impiego dell'esercito a tutela delle aree allestite per gli impianti. A tal proposito c'è da dire che l'esercito sembra eccessivamente «caro» a questo Governo che pensa di impiegarlo un po' dappertutto, a tutela delle discariche, oppure a tutela della cittadini. Credo che invece l'esercito vada a impiegato nei compiti che istituzionalmente deve svolgere. Un'altra linea direttrice su cui si muove il Governo è l'affidamento alla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli delle questioni relative ai rifiuti e ai reati ambientali per quanto riguarda le competenze dell'autorità giudiziaria (su questo ultimo aspetto intendo ritornare). Infine, un'altra linea direttrice consiste nell'obbligo per comuni e province di seguire precise tabelle per la raccolta differenziata. Si tratta di un aspetto fondamentalePag. 36perché se non si razionalizzerà tale processo alla fine evidentemente l'emergenza rifiuti non si supererà mai.
L'aspetto più importante - deve essere evidenziato perché comporta delle modificazioni nel nostro ordinamento che incidono anche sul piano del diritto costituzionale - riguarda l'istituzione della cosiddetta superprocura a Napoli, in altre parole l'attribuzione di speciali competenze alla procura della Repubblica di Napoli. Essa suscita particolari dubbi sia di carattere procedurale, sia di carattere attuativo, sia di carattere costituzionale.
Tra l'altro, ciò che interviene maggiormente è l'affidamento ad un organismo, creato in modo collegiale, rispetto ai provvedimenti cautelari (anche su questo argomento tornerò in seguito). Fortunatamente, l'Italia dei Valori ha presentato un emendamento - che è stato accolto - che ha consentito di operare una razionalizzazione: affidare, infatti, tutta la materia dei rifiuti a tale ipotetica superprocura, avrebbe creato sicuramente una disfunzione e un'inefficienza rispetto ad uffici già intasati dal lavoro. Pertanto, grazie all'emendamento che l'Italia dei Valori ha presentato - e che, ripeto, è stato accolto - si è, quanto meno, riusciti a circoscrivere la materia esclusivamente alla gestione dei rifiuti, escludendo quella dei reati in materia ambientale.
Lo stato di emergenza va definito e determinato: se non si determina, alla fine, può creare grosse difficoltà per la gestione.
Rispetto, inoltre, alla questione relativa alla superprocura, viene espressamente previsto che per tutta la durata dello stato emergenziale il procuratore generale del capoluogo campano abbia la competenza su tutti i reati in materia di gestione dei rifiuti, mentre spetterà al procuratore nazionale antimafia intervenire nel caso in cui sia coinvolta la criminalità organizzata.
Una novità introdotta nell'ordinamento è anche quella relativa alla questione di carattere collegiale, in parte individuata dal Governo. Le conseguenze sono di non poca misura, perché riguardano non soltanto provvedimenti affidati all'organismo collegiale per nuove ipotesi che si vengono a verificare ma, all'interno della nuova competenza, rientrano anche situazioni verificatesi in precedenza.
Per quanto riguarda le misure cautelari, vi è un altro elemento che crea grosse disfunzioni, perché le misure cautelari, per espressa previsione, perdono efficacia, se non vengono convalidate entro venti giorni dal tribunale collegiale. In altre parole, se vi sono provvedimenti in precedenza adottati da altri giudici, o vengono convalidati entro venti giorni oppure decadono, creando una grande confusione. La norma, tra l'altro, si applica - come detto - ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore, cioè il 23 maggio 2008. Anche in questo caso, quindi, si toglie ad un magistrato il carteggio relativo ad una vicenda giudiziaria, per passarlo ad un altro che, evidentemente, alla fine, verrà intasato nella sua attività. Pertanto, anche in questo senso, vi sono grandi difficoltà e disfunzioni che, poi, dovranno essere affrontate.
I pareri di autorevoli rappresentanti della magistratura sono contrari ed esprimono preoccupazioni rispetto all'istituzione della superprocura. Capisco che il Governo preferisca non consultare la magistratura e i magistrati prima di emettere provvedimenti. Sarebbe opportuno, però, quantomeno nella gestione della giustizia, dare un minimo di ascolto alla magistratura perché, di fatto, essa è l'organismo che deve applicare le leggi e fare in modo che vengano rispettate.
Citerò solo alcuni pareri: ad esempio, Paolo Mancuso - scelto dal CSM come nuovo procuratore di Nola - esprime una perplessità, perché il Governo ha la possibilità di scegliersi i magistrati competenti e pronunziarsi sulle sue iniziative e, scegliendo i magistrati, il Governo fa in modo che sappia già chi dovrà giudicare. Non solo: slegando dal territorio la competenza per le questioni che attengono alla materia trattata, alla fine, ci si allontana dalle esigenze territoriali. Questo magistrato, inoltre, cita un esempio, affermando che per le forze di polizia è importante essere presenti vicino al cittadino e ai luoghi inPag. 37cui si verificano le singole vicende. Invece, in questo caso, viene fatto un passo al contrario: si allontana, cioè, il magistrato che deve garantire l'applicazione della legge in quel territorio e gli si toglie la competenza, per spostarla ad un organismo di carattere centrale. Si può anche apprezzare il tentativo di razionalizzare, ma andrebbe fatto in modo più oculato.
Allo stesso modo, un'altra opinione che volevo riportare è quella del procuratore di Santa Maria Capua Vetere, che evidenzia il fatto che sembra profilarsi, in materia di rifiuti, la nascita di un diritto processuale e forse anche sostanziale su base regionale, perché la superprocura di Napoli riguarda i reati relativi all'emergenza rifiuti in Campania, che non è esportabile e, quindi, introduciamo un elemento di novità nel nostro diritto.
Verrebbe anche istituito un tribunale speciale ambientale, ma la nostra Costituzione non prevede l'istituzione di tribunali speciali, per cui, di fatto, anche su tale punto è necessario intervenire, in quanto si rischia di andare fuori dal consentito.
In più, si configura un diritto processuale a tempo definito nel periodo di emergenza, perché queste disposizioni cesseranno di essere in vigore il 31 dicembre 2009.
Devo dire che su questo nutro molti dubbi, dato che auspico e mi auguro, per l'Italia, per i napoletani e per gli amici campani, che il 31 dicembre 2009 la soluzione sia pervenuta definitivamente, ma sono scettico, per come si è cominciato, che alla fine la soluzione possa esserci.
Certamente - come dice ancora il sopra citato magistrato - vi sono indubbiamente questioni di costituzionalità, che non possono non essere valutate con grande attenzione.
Vi è un'altra affermazione che cito, che riguarda il rapporto tra magistrati e cittadini che devono essere giudicati: per alcuni, sembra quasi un atto di sfiducia nei confronti del singolo giudice l'allontanare dal territorio, per attribuire ad altri magistrati, il compito che, istituzionalmente, dovrebbe essere svolto dagli stessi.
Una soluzione poteva essere adottata e l'Italia dei Valori l'aveva anche proposta: attribuire competenze specifiche nella materia, una soluzione che avrebbe evitato la violazione di norme costituzionali e avrebbe consentito una gestione corretta del tutto.
A questo proposito, sarebbe stato opportuno e costituzionalmente legittimo, sempre limitatamente alla materia della gestione dei rifiuti, con una garanzia anche di maggiore efficacia, modificare l'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, facendo rientrare i reati connessi alla gestione dei rifiuti tra le competenze del procuratore distrettuale antimafia, attraverso il rinvio all'articolo 371-bis del codice di rito.
Tale soluzione avrebbe certamente i caratteri della generalità e dell'astrattezza, non essendo limitata alla situazione emergenziale della regione Campania, e consentirebbe di contrastare in modo efficace un fenomeno di portata nazionale, quale appunto quello delle ecomafie.
Mi avvio alla conclusione: credo che il Governo debba fare molta attenzione, perché la questione dei rifiuti in Campania non è contingente e limitata, ma fa parte di un problema e di una problematica seria, che vede impegnato l'intero Paese. Se non viene affrontata con serietà e grande senso di responsabilità, adottando soluzioni che siano inattaccabili e condivise da tutti quanti, non si potrà certo offrire una soluzione definitiva.
Avremo e andremo ad istituire - il che sarebbe una beffa nella beffa - la precarietà nell'emergenza, perché ci troveremo a parlare di emergenza nuovamente, senza aver risolto il problema. A quel punto, non so quale possa essere la soluzione da adottare.
Quindi, l'invito che rivolgiamo al Governo è quello di adottare soluzioni tecnicamente corrette non solo da un punto di vista materiale, ma anche procedurale (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

Pag. 38

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, anch'io interverrò essenzialmente sulla parte del provvedimento oggi al nostro esame che si occupa degli aspetti più strettamente giurisdizionali inerenti il tema dell'emergenza nello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, poiché le questioni di carattere politico più generale sono state già affrontate e lo saranno ancora nel prosieguo della discussione.
La considerazione di fondo che emerge dall'analisi del testo e che ha spinto il gruppo del Partito Democratico a presentare una serie articolata di emendamenti è che al dramma, all'emergenza che tutti noi abbiamo rilevato e che ben conosciamo, si è data una risposta, in qualche misura, inadeguata e, per certi aspetti, preoccupante e pericolosa.
È ben vero che anche odiernamente si sono consumati strappi costituzionali, forse, di maggiore rilievo, in altre sedi, ma è altrettanto vero che il tema, delicato e difficile, dell'emergenza dei rifiuti non può prescindere da una valutazione generale e non può che ancorarci a criteri di rigore, nel rispetto dei principi costituzionali, come del resto è tradizione giuridica del nostro Paese, che, anche di fronte a grandi e gravi drammi ed emergenze, come quella del terrorismo o della criminalità organizzata, mai ha fatto eccezione al rispetto dei principi costituzionali. Nonostante la contraria opinione espressa in quest'Aula dal Governo, occorre rilevare come invece essi, in qualche misura, siano stati e siano abbastanza discutibilmente intaccati da un impianto repressivo che, già dall'indicazione delle misure di carattere sostanziale, sembra preludere ad una sorta di strano diritto penale regionale e temporaneo, fra l'altro facendo riferimento a fattispecie criminose, come quella dei reati riferiti al ciclo dei rifiuti, che non trovano una specifica individuazione nel nostro ordinamento e che, quindi, preoccupano non certo per la difesa o la tutela di chi delinque, ma proprio perché la scarsa incisività delle fattispecie criminose potrebbe provocare maglie troppo larghe nell'individuazione dei crimini e dei loro autori.
Non meno dubbia è l'individuazione di un solo giudice - molti altri colleghi lo hanno sottolineato e, quindi, non mi soffermo a lungo su tale aspetto - e di una sola autorità inquirente a decidere su questa materia. Quanto ciò possa essere suscettibile di violare il principio di non specialità, anche in relazione alla territorialità dei reati, non occorre che sia da me ulteriormente illustrato. Dirò, fra l'altro, che, più in generale, mi sembra che, oltre che sotto il profilo istituzionale e giuridico, vi sia anche un elemento negativo dal punto di vista politico: quello di indicare alle popolazioni campane una sorta di loro minorità giurisdizionale, per la quale dovrebbero essere applicati dei criteri speciali, anche di attribuzione della giurisdizione.
Credo, fra l'altro, che tanto le corti quanto i magistrati del pubblico ministero siano nel loro complesso capaci; semmai, va rafforzato il principio di specializzazione in una materia così delicata e complessa che richiede, come in ogni altro campo, misure organizzative e risorse, cessando dall'illusione che in questa, come in altre difficili emergenze, vi possano essere iniziative a costo zero o basate solo sulla retorica, sulla demagogia e sulla propaganda. Aggiungo infine che, oltre a questo impianto, appare claudicante, come è stato già notato, l'attribuzione a un giudice collegiale delle misure cautelari, quando le ragioni di emergenza giustificherebbero l'esatto contrario, cioè che sia, semmai, il giudice del gravame, del reclamo, dell'appello ad essere collegiale e che quello «in trincea» sia un giudice monocratico.
Vi è, infine, una qualche difficoltà persino a capire l'impianto nell'attribuzione di competenze specializzate o, addirittura, esclusive alla magistratura amministrativa. Se si tratta del rafforzamento del principio generale per cui gli atti delle pubbliche amministrazioni, anche se lesivi di diritti soggettivi, possono essere impugnati dinanzi all'autorità giudiziaria amministrativa, questo è possibile, ma dovrebbe esserePag. 39indicato in maniera molto più chiara e nitida. Quello che si comprende poco è l'attribuzione - non a caso abbiamo presentato un emendamento soppressivo - di una singolare potestà in materia di sequestri, in materia cautelare, all'autorità giudiziaria amministrativa, quasi che fosse una competenza residuale e quasi che nel nostro ordinamento vi fosse una competenza ex officio della magistratura amministrativa, che invece è competente soltanto su istanza e domanda di privati (non si comprende, quindi, neppure con quale procedimento dovrebbe essere attuato questo tipo di procedura).
E infine, sempre in materia di sequestri, benché ben si evinca dal testo sostanziale della norma che la preoccupazione non è certo quella di favorirli, ma semmai quella di circoscriverli ad ipotesi assolutamente eventuali ed emergenziali, suscita ulteriori perplessità il meccanismo della cosiddetta trasmigrazione, cioè l'attribuzione anche di procedimenti in itinere ad altri giudici. L'esperienza di questo tipo in molti altri campi processuali è totalmente negativa, per motivi di natura puramente organizzativa ma anche per motivi di natura sostanziale, con la difficoltà del giudice a cui viene attribuita la competenza finale di assumere decisioni ponderate nel brevissimo tempo che gli è consentito dalle norme che sono al nostro esame. Infine, molto spesso le modalità di trasmissione e di consegna degli atti determinano ulteriori dilazioni ed altra incertezza.
Si tratta di un'operazione di carattere legislativo che non convince, e soprattutto che non convince, come già è stato detto, perché all'impianto di questa materia non può essere di volta in volta attribuita natura emergenziale, quasi che essa possa consentire l'attribuzione di competenze predeterminate e, soprattutto, a termine. E anzi questa dev'essere, nel principio di unità che tutti noi abbiamo espresso e nella volontà comune di porre rimedio in maniera sistematica e definitiva a questo male, a questa tragedia, l'occasione per porre allo studio misure di contrasto tanto ai reati in materia ambientale quanto all'eventuale insinuarsi della criminalità organizzata e di quella comune in questa materia, in modo da dare risposte dovunque si presentino, come purtroppo è possibile prevedere, questo tipo di problematiche.
Per questo abbiamo presentato una serie sistematica di emendamenti, ed è per questo che noi confidiamo che essi siano valutati positivamente dall'Aula, perché non sono il frutto - così come molti altri che sono stati presentati - di un intendimento dilatorio o di una volontà oppositiva, ma, anzi, di uno spirito di collaborazione istituzionale, che tende a rendere questo un momento effettivo di soluzione dei problemi della Campania e di tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, colleghi, il pragmatismo padano impone un intervento breve ma concreto. Non mi attardo quindi in saccenti spiegazioni o in tecnicismi inutili. La questione è stata ampiamente dibattuta e discussa in Commissione. La grave situazione in Campania è da risolvere sicuramente con urgenza e con ogni mezzo necessario. Il Governo ha incaricato la persona più adatta al compito, il dottor Bertolaso.
Però, essendovi un'evidente e rilevante questione economica legata alla soluzione dell'emergenza, la Lega Nord ha voluto presentare pochi ma precisi e concreti emendamenti. I nostri sindaci, i nostri cittadini ci chiedono perché dovremmo ancora regalare 150 milioni di euro a chi non ha saputo o voluto provvedere a regolarizzare in ben 14 anni il proprio sistema di raccolta ed il conseguente smaltimento. Questo mentre si è arrivati a punte di raccolta differenziata di eccellenza in altre parti del Paese e della Campania stessa (stiamo colpevolizzando tutta la regione, ma ci sono delle eccellenze anche in Campania).
Ed è proprio per rispetto di questi comuni e di questi cittadini virtuosi chePag. 40vorremmo che fossero approvate le nostre proposte emendative. In particolare, si tratta dell'emendamento Guido Dussin 11.101 - che prevede che, nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi della raccolta differenziata, si applichi la norma sullo scioglimento dei consigli comunali e si nomini un commissario per l'approvazione delle delibere necessarie - e dell'emendamento Guido Dussin 17.101, quello a cui più teniamo, che dispone l'autorizzazione al recupero dei 150 milioni di euro spesi dai fondi FAS per l'emergenza rifiuti della regione Campania (le condizioni per la restituzione delle risorse sarebbero individuate dalla regione stessa, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze).
Trattandosi di emendamenti di buonsenso e volti a responsabilizzare gli enti locali, vorremmo che l'Aula e soprattutto il Governo li prendessero in seria considerazione, e che quest'ultimo esprimesse su di essi un parere favorevole: noi ci comporteremo di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, stiamo esaminando un decreto-legge che, nella sua filosofia di azione, non è straordinariamente diverso da quelli che abbiamo esaminato negli anni scorsi: la sostanza, cioè, è quella di consentire, attraverso strumenti straordinari, la costruzione di impianti e discariche che diano il tempo necessario per la realizzazione di un ciclo integrato, ordinato e industriale dei rifiuti.
Al contempo, però, tale decreto presenta taluni elementi di novità che - auspicabilmente - consentiranno di ottenere il risultato di superare questa immarcescibile emergenza. Il primo elemento di novità è rappresentato dall'assenza dei concerti. I colleghi ricorderanno come, nei provvedimenti approvati nella scorsa legislatura, uno degli elementi che introducevano una sorta di legaccio, un freno, un'azione defatigante, era rappresentato dalla necessità per il commissario - anche allora individuato nel dottor Bertolaso - di dover concertare le proprie scelte strategiche con il presidente della regione e con il Ministro dell'ambiente. E fu in realtà proprio questo concerto, consentito dall'allora maggioranza di questo Parlamento, a indurre di fatto ben presto il dottor Bertolaso alle dimissioni. Da un lato, infatti, si prendeva una sorta di impegno nei confronti del Paese inviando a risolvere il problema uno dei suoi migliori funzionari, ma dall'altro la strada che si indicava al dottor Bertolaso era una impasse permanente: in altri termini, da una parte lo si voleva come unico responsabile dell'emergenza - di questa sorta di Nassiriya in Italia - e dall'altra parte lo si imprigionava nel concerto proprio con i due soggetti che peraltro rappresentavano le responsabilità più ampie di questa gestione.
Ma questo decreto presenta anche altri elementi di novità, che superano le criticità all'epoca emerse. Dicemmo allora che un decreto del genere non poteva non essere significativamente finanziato.
Ricordo ancora che il decreto che allora sosteneva Bertolaso era finanziato con 20 milioni di euro, evidentemente inadeguati. Anche da questo punto di vista, da una parte lo si incaricava di una grande responsabilità, ma dall'altra non gli si offrivano gli strumenti e i mezzi utili ad affrontare l'emergenza. Un ulteriore elemento che avevamo allora sollecitato era rappresentato dal fatto che, mentre esisteva un commissario per l'emergenza rifiuti nella persona di un autorevole funzionario e di un'autorevole personalità dello Stato, d'altra parte l'incarico di commissario per le bonifiche era ricoperto dal consueto presidente della regione Campania, e quindi, di fatto, anche l'azione posta in essere diventava difficile, perché la mano destra non riusciva a sapere ciò che tentava di fare la mano sinistra.
Mi pare che anche sul fronte delle bonifiche sia assolutamente necessaria un'azione univoca, che da una parte metta al riparo da incapacità, inefficienze, inettitudiniPag. 41e ritardi, e dall'altra, viceversa, costituisca uno strumento per dare una possibilità ulteriore al sottosegretario Bertolaso per poter rapidamente giungere ad una via d'uscita dignitosa dall'emergenza.
Ma in più, nel provvedimento in discussione, vi è l'indicazione di una raccolta differenziata, che mi sembra finalmente auspicata sul fronte del buon senso e delle possibilità, e non sul fronte delle ideologie, dei manicheismi o dell'esasperazione.
Vi è poi un ulteriore elemento che sembra marginale, ma che è centrale nella ricerca della via di fuga da questa emergenza: sinora si è consentito, si è alimentato e si è tollerato che la città di Napoli, pur producendo un terzo dei rifiuti della Campania, di fatto non partecipasse con un sistema impiantistico moderno alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Questo provvedimento, viceversa, consente di percepire un dato, e cioè che ad ognuno va il suo, ossia che ogni città, ogni comunità ed ogni realtà, se produce rifiuti, in quella medesima realtà deve avere la capacità di smaltirli.
Vi sono ancora delle questioni irrisolte, sulle quali spero che in quest'Aula si trovino le convergenze utili. Una di queste riguarda la task force, una «task interforze» che possa rappresentare un elemento di diga per evitare che continuino a giungere su gomma in quella regione i rifiuti speciali da ogni parte d'Italia e del mondo.
Attraverso l'attuazione delle misure previste in questo decreto avremo la consapevolezza e la certezza che finalmente si vede la luce nel tunnel, una luce che si avvicina sempre di più non solo per le proposte offerte dal punto di vista istituzionale ed amministrativo, ma anche per le proposte offerte dal punto di vista tecnico e gestionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Avverto che è in distribuzione il fascicolo contenente anche i subemendamenti agli emendamenti 2.200 e 3.200 della Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1145-A/R).
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, anche in accordo con i colleghi, con i quali ci siamo sentiti informalmente, senza dover chiedere un'ulteriore sospensione per riunire il Comitato dei nove siamo pronti ad esprimere il parere soltanto sulle proposte emendative riferite agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.
La Commissione formula un invito al ritiro di tutte le proposte emendative riferite agli articoli 1 e 2 del decreto-legge, altrimenti il parere è contrario, e raccomanda l'approvazione dell'emendamento 2.200 della Commissione. In particolare, quanto all'emendamento Realacci 2.113 vi era la disponibilità da parte del relatore ad accettarlo, ma essendovi il parere contrario della Commissione bilancio per carenza di copertura, la Commissione formula anche in tal caso un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Signor Presidente, mi sia consentito tuttavia di aggiungere alcune considerazioni che ritengo utili e una proposta finale, anche a seguito del dibattito che si è svolto sul complesso degli emendamenti.
La discussione sul complesso degli emendamenti ha evidenziato, come logico, una serie di tematiche su cui principalmente insistono le proposte emendative. Il primo di tali temi è quello che si riferisce alla cosiddetta «superprocura», a proposito della quale da parte del Governo si ribadisce, come è ovvio, che si tratta diPag. 42una questione di sistema e che la unicità dell'emergenza richiede anche un'unicità di risposta e di conseguenza si ritiene necessaria l'istituzione della «superprocura». Inoltre, faccio presente anche che la Corte costituzionale sostiene i nostri argomenti, avendo più volte affermato che vi è un divieto di istituzione di giudici straordinari ma tale divieto deve essere inteso in riferimento alla creazione di organi giudiziari specifici.
Sotto altro profilo, invece, e in particolare sulla pluralità di emendamenti che insistono sul tema dell'uso dei militari e delle Forze armate faccio presente che gli emendamenti che sono stati inseriti e che di fatto hanno recepito il testo del decreto-legge 17 giugno 2008, n. 107, il secondo in tale materia, hanno fatto chiarezza anche sotto tale profilo a proposito dell'utilizzo delle Forze armate come presidio dei siti di interesse strategico nazionale e a proposito della conduzione della vigilanza degli impianti.
Il terzo punto specifico ed importante è costituito dal regime delle deroghe. Sono ora stati presentati gli emendamenti che recepiscono le indicazioni che arrivavano da Bruxelles e che avevano formato delle zone d'ombra intorno al regime delle deroghe.
Da ultimo, intendo esprimere una considerazione politica. Abbiamo risolto - o, meglio, il voto della Commissione ha risolto - stamattina il problema posto ieri, relativo alla questione dell'omogeneità dei «celebri» articoli 7-bis e 7-ter. Tale questione è stata rimossa e perciò si sono create le condizioni politiche per cui il provvedimento in esame può procedere sollecitamente. Ora siamo in grado, come ha già detto il relatore, di procedere sui primi due articoli già da stasera, ma rilevo che vi sono circa 200 emendamenti (perdonatemi, perché può darsi che non sia stato preciso nella stima) e sono oggettivamente troppi anche per il clima che, di fatto, si è creato. Pertanto, la mia proposta - con ciò mi accingo a concludere - è di porre una riflessione ai gruppi affinché si sfoltisca il numero degli emendamenti, vale a dire si mantengano quelli qualificanti ma molti, che sono puramente formali o comunque di poca sostanza, potrebbero - e tale indicazione verrebbe recepita in sede di Comitato dei nove - essere eliminati per consentire di procedere più sollecitamente.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, devo esprimere anche parere favorevole su due emendamenti giunti ora, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, gli emendamenti 2.500 e 2.501.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 1.50.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per sottolineare la finalità dell'emendamento in esame - richiamo l'attenzione del Governo e del relatore - che tende solo a dare la sensazione che le strutture che sono insediate in sostituzione dei commissari, a norma del comma 3, abbiano una scadenza. Diversamente, tale emergenza, come è già avvenuto per i commissariamenti, avrebbe una durata infinita.
Pertanto, auspico l'indicazione di un termine congruo. Abbiamo stabilito, con l'emendamento in esame, il 1 gennaio 2010 come termine. Credo che su tale data si possa anche discutere, ma non bisogna dare la sensazione che si sostituiscano i commissariamenti con nuove strutture che rimangono in attività a tempo indefinito. Questo non sarebbe un buon esempio da fornire su questa vicenda.

PRESIDENTE. Onorevole Dionisi, il suo intervento rende evidente che non intende ritirare l'emendamento Libè 1.50.
Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Pag. 43

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 533
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
256
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato Del Tenno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Mariani 2.50.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, la proposta emendativa si riferisce al comma 1 dell'articolo 2 del decreto-legge. Si tratta di una norma dall'impatto molto forte, che prevede le attribuzioni del sottosegretario Bertolaso ed è, per certi versi, il cuore del problema.
Si tratta di attribuzioni molto importanti perché si risponde a necessità emergenziali che noi condividiamo. Il comma prevede l'attivazione dei siti da destinare a discarica, leggo testualmente: «anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria».
Non siamo contrari; ci rendiamo conto della straordinarietà del caso e del fatto che ad una situazione straordinaria si risponda con provvedimenti straordinari. La drammaticità della situazione impone la necessità di attivare subito discariche e, dunque, di dover derogare anche ad alcune norme. Non siamo contrari anche perché abbiamo grande stima di Bertolaso. Lo stesso centrosinistra lo individuò come Commissario straordinario per la soluzione del problema e sappiamo che eserciterà le attribuzioni che gli saranno conferite con la massima cautela e la massima attenzione.
Tuttavia, proponiamo un emendamento di sostanza che veramente mi sembra difficile da respingere da parte di quest'Aula: chiediamo che si sostituiscano le parole «fatto salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente» con la semplice frase «nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute, dell'ambiente e del patrimonio culturale».
Chiedo, pertanto, che il relatore ed il Governo riconsiderino il parere espresso. Come si può non essere d'accordo con simili principi, fondamentali per ciascuno di noi, per i cittadini, per il Paese e per la Campania? È questo il motivo per cui insistiamo per la votazione dell'emendamento Mariani 2.50, non lo ritiriamo e chiediamo che l'intera Aula voti a favore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Mariani 2.50 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 538
Astenuti 4
Maggioranza 270
Hanno votato
259
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ed esprimere voto contrario.Pag. 44
Passiamo al subemendamento Quartiani 0.2.200.1.
Prendo atto che i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il mio intervento sarà molto breve. In questo caso ci troviamo davanti ad un emendamento del Governo apprezzabile e utile. Sin dall'inizio si attribuiscono poteri al sottosegretario e si prevedono interventi di recupero e riqualificazione ambientale anche se, per la verità, ciò avviene attraverso la previsione di oneri davvero limitati. Infatti, si fa ancora una volta riferimento al fondo di cui all'articolo 17, che prevede centocinquanta milioni di euro, ma con gli stessi si prevede di fare fin troppe cose.

PRESIDENTE. Onorevole Margiotta, sta intervenendo su una altra proposta emendativa.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sto intervenendo sull'emendamento Mariani 2.100.

PRESIDENTE. Siamo alla votazione del subemendamento Quartiani 0.2.200.1.

SALVATORE MARGIOTTA. Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Margiotta.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Quartiani 0.2.200.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 528
Astenuti 6
Maggioranza 265
Hanno votato
242
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento 2.200 della Commissione.

GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, pensavo francamente che sarebbe intervenuto il collega D'Amico, che aveva segnalato che, nella parte dell'emendamento in esame relativa alle more del funzionamento a regime del sistema di smaltimento dei rifiuti della regione Campania, si teneva precisare che ci si riferiva solo ed esclusivamente agli impianti della regione Campania. Quindi, chiedo se è possibile riformulare l'emendamento, eliminando le parole: «nelle more del funzionamento a regime del sistema di smaltimento».

PRESIDENTE. Onorevole relatore?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, credo che l'attuale formulazione sia corretta.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 45
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 271
Astenuti 261
Maggioranza 136
Hanno votato
268
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Sani ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.200 della Commissione, risultano precluse le seguenti proposte emendative: riferite all'articolo 9, Zamparutti 9.2, Barbato 9.57 e Bratti 9.101; con riferimento all'articolo 10, Piffari 10.1; riferite all'articolo 18, Bonavitacola 18.151 e Motta 18.150.
Passiamo all'emendamento Mariani 2.100. Prendo atto che i presentatori non accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, chiedo scusa per prima, ma seguivo l'ordine del fascicolo. L'emendamento del Governo è apprezzabile. Infatti, sin dalle attribuzioni al sottosegretario, prevede interventi di recupero e riqualificazione ambientale, anche se con fondi limitati (l'articolo 17 stanzia 150 milioni di euro per fare troppe cose). È anche opportuna - l'abbiamo condivisa questa mattina in Commissione - la formulazione con la quale si stabilisce che il sottosegretario operi d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Chiediamo però che si aggiunga alla riqualificazione ambientale la dizione specifica per le bonifiche. È una questione fondamentale, a parere del Partito Democratico: in una situazione nella quale si debbono doverosamente realizzare le discariche e lo si deve fare anche laddove si trovi una resistenza negativa dei cittadini, è importante che ai cittadini stessi si dimostri la volontà dello Stato di bonificare i siti inquinati e, in maniera particolare, i siti già sede di discariche.
Ecco perché insistiamo e chiediamo che vi sia questa aggiunta specifica ed esplicita, questa menzione esatta anche del termine «bonifiche» in aggiunta a «recupero e ripristino ambientale».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.100, non accettato dalla Commissione, né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 537
Astenuti 5
Maggioranza 269
Hanno votato
259
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 526
Astenuti 6
Maggioranza 264
Hanno votato
501
Hanno votato
no 25).Pag. 46

Prendo atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Montagnoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato La Loggia ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo all'emendamento Ferranti 2.2. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 535
Astenuti 5
Maggioranza 268
Hanno votato
233
Hanno votato
no 302).

Prendo atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Villecco Calipari 2.52. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, proponiamo questo emendamento, in quanto crediamo che sia necessario specificare meglio quanto scritto nel comma 5 dell'articolo 2, in merito alla previsione dell'articolo 682 del codice penale. Tale articolo punisce chiunque si introduca in luoghi nei quali l'accesso è vietato nell'interesse militare dello Stato. Non vorremmo che l'equiparazione della pena per comportamenti che, con qualche disinvoltura, vengono assimilati dalla fattispecie introdotta qui nel disegno di legge (si parla di chiunque si introduca abusivamente nelle aree di interesse strategico nazionale) possa creare confusione in sede applicativa.
Faccio presente che nel parere della Commissione era stato chiesto unanimemente che si chiarisse questo punto. Il nostro emendamento va quindi nel senso del parere votato unanimemente dalla Commissione. Vi si dice, appunto, che l'articolo 682 del codice penale è chiamato in causa esclusivamente ai fini della sanzione penale da applicare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 2.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 504
Astenuti 30
Maggioranza 253
Hanno votato
228
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Antonino Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Villecco Calipari 2.53.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.Pag. 47
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento elementare, la cui approvazione non dovrebbe costituire un problema per alcuno, anzi mi sarei aspettato un parere favorevole, perché noi con questo emendamento chiediamo semplicemente che si introduca una specificazione, vale a dire l'aggiunta delle parole «provinciali e locali» in riferimento alle autorità di pubblica sicurezza. Mi riferisco all'articolo 2, comma 7.
Qual è il la ragione? La ragione è che se non si introduce questa specificazione siamo all'assurdo per cui il Ministro dell'interno, in quanto autorità nazionale di pubblica sicurezza, sarebbe costretto a sottostare alle indicazioni del sottosegretario di Stato competente sul problema dei rifiuti. Il che evidentemente è illogico e non ha senso: è un qualcosa che va eliminato. Tanto più che la Commissione Difesa, una settimana fa, per la parte di sua competenza sul decreto-legge in esame, ha approvato all'unanimità un parere che conteneva, fra le condizioni cui era subordinato il parere favorevole, l'indicazione dell'eliminazione di questo disguido, con l'inserimento della suddetta specificazione. Pertanto anche i colleghi del centrodestra della Commissione Difesa avevano approvato, con i colleghi del centrosinistra, la necessità di specificare «locali e provinciali» accanto ad «autorità di pubblica sicurezza». Altrimenti ci sarebbe l'assurdo per cui il Ministro dell'interno, come capo dell'autorità nazionale di pubblica sicurezza, dovrebbe essere sottoposto al sottosegretario di Stato competente sul problema dei rifiuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 2.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
217
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i presentatori dei successivi emendamenti non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 2.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 515
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato
225
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 2.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 48
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 506
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
220
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che i deputati Occhiuto e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Biava 2.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 505
Astenuti 19
Maggioranza 253
Hanno votato
227
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che i deputati Misiti e Zazzera hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Paolo Russo 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho sentito prima il Governo dire che si è chiarito tutto in merito all'utilizzo delle Forze armate per quanto riguarda la tutela e la vigilanza dei siti. Onestamente credo, invece, che questi miei emendamenti, il 2.102 e il 2.103 che sto per illustrare, siano assolutamente necessari per evitare qualunque ambiguità per quanto riguarda i compiti che le Forze armate dovranno svolgere a supporto delle forze di polizia.
La proposta emendativa presentata dal Governo ripropone in effetti letteralmente le norme per l'impiego delle Forze armate che furono adottate con la legge n. 386 del 1992, riguardanti le misure urgenti per contrastare la criminalità organizzata in Sicilia, come si evince dal titolo stesso della normativa ...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Villecco Calipari, stiamo esaminando l'emendamento Paolo Russo 2.101. Se ho ben inteso, lei sta intervenendo sull'emendamento 2.102 di cui è prima firmataria, quindi le darò la parola successivamente.

PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento 2.101.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Villecco Calipari 2.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, proseguirò l'intervento che ho iniziato poc'anzi.
Nel comma 7-bis dell'articolo 2 del provvedimento in esame viene letteralmente ripresa la legge n. 386 del 1992, nota per l'operazione Vespri siciliani. Come si evince dal titolo stesso della normativa, in quella particolare situazione, essa venne adottata per fronteggiare quella che era una vera e propria minaccia alla sicurezza dello Stato: la criminalità mafiosa, che è uno dei compiti istituzionali delle Forze armate. Ricordiamo tutti ciò che era accaduto nei giorni precedenti: l'attentato di Capaci, dove persero la vita il giudice Falcone, la sua scorta e la moglie, nonché l'agguato a Paolo Borsellino successivo di due mesi. Lo Stato siPag. 49sentì quindi in diritto e in dovere di reagire con misure e tempi eccezionali; i paracadutisti della Folgore furono inviati a Palermo e 20 mila soldati vennero mandati in Sicilia.
La proposta emendativa presentata dal Governo ripropone, per l'impiego delle Forze armate, letteralmente le norme adottate in occasione dei cosiddetti Vespri siciliani. La Commissione difesa aveva sollecitato il Governo a definire più puntualmente il rapporto tra Forze armate e forze di polizia, ai fini della vigilanza e del controllo dei cantieri e dei siti, nel senso che le prime avrebbero dovuto essere utilizzate a supporto delle seconde.
È evidente a tutti che vi è una profonda differenza di contesti ed anche di minacce e di rischi. Pur concordando sul fatto che la situazione in Campania è di emergenza, occorre rilevare le dovute differenze rispetto alle minacce alla sicurezza dello Stato connesse alla situazione della Sicilia. Gli elementi di analogia si esauriscono in questo elemento sostanziale di contiguità, costituito dall'impiego delle forze militari in attività di ordine pubblico. Questo dato non può, però, autorizzare, a nostro avviso, la riproposizione letterale di quelle norme. Nel rispetto e in piena coerenza con quanto deliberato, tra l'altro, in Commissione, riteniamo necessario emendare il comma 7-bis dell'articolo 2 per rendere inequivoco il ruolo dei nostri militari e costruire anche un quadro di garanzie giuridiche agli stessi militari che saranno impiegati in questa operazione - ai quali, tra l'altro, voglio fin d'ora esprimere la gratitudine di tutto il nostro gruppo - alle autorità con cui essi si dovranno rapportare e agli stessi cittadini.
Un altro precedente normativo cui voglio riferirmi, più noto come «operazione Domino», è l'impiego delle Forze armate a supporto delle forze di polizia con la legge n. 128 del 2001, nell'attuazione dei programmi per la sorveglianza e il controllo degli obiettivi fissi. In quella situazione, i militari delle Forze armate, al fine di prevenire o impedire comportamenti che potessero mettere in pericolo l'incolumità di persone o la sicurezza delle strutture vigilate, potevano procedere all'identificazione e trattenere sul posto persone e mezzi di trasporto per il tempo strettamente necessario a consentire l'intervento di agenti delle forze dell'ordine.
Quindi, nel provvedimento che stiamo discutendo, ritengo che occorra armonizzare tra loro le due normative, quella relativa ai Vespri siciliani e quella relativa alla legge n. 128 del 2001, al fine di individuare una migliore definizione dei compiti che le Forze armate andranno a svolgere. Proponiamo, quindi, di sostituire all'articolo 2, comma 7-bis, le parole: «a norma dell'articolo» con le seguenti: «nei casi eccezionali di necessità e urgenza, di cui all'articolo» (4 della legge n. 152 del 1975).
Il richiamo alla necessità e all'urgenza non è pleonastico, ma rafforza e circoscrive le condizioni in cui si può agire in caso di assenza dell'autorità giudiziaria.
Voglio concludere, perché l'altro emendamento - quello successivo - prevede invece la soppressione della parola «anche». Non è pleonastico, proprio perché si rende chiaro, al di fuori di ogni dubbio interpretativo, che gli atti conseguenti sono compatibili solo - sottolineo «solo» - al fine di prevenire o impedire comportamenti che possono mettere in pericolo l'incolumità di persone o la sicurezza dei luoghi vigilati.
Chiediamo, quindi, tra l'altro anche alla maggioranza (che in Commissione ha votato all'unanimità sulla chiarificazione dei compiti istituzionali di supporto delle Forze armate) di volere eventualmente valutare nuovamente l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Calipari è intervenuta sugli emendamenti 2.102 e 2.103 e ciò spiega perché le è stato concesso qualche secondo in più rispetto a quanto previsto dal Regolamento, non accedendo all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 50Villecco Calipari 2.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 525
Astenuti 7
Maggioranza 263
Hanno votato
226
Hanno votato
no 299).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Piffari 2.104. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione ...

SERGIO MICHELE PIFFARI. Presidente!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione sull'emendamento Piffari 2.104.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Prima di dargli la parola, però, saluto il Presidente del Senato cileno, Adolfo Zaldivar, che assiste in tribuna ai nostri lavori (Applausi).
Prego, onorevole Piffari, ha facoltà di parlare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi sembrava giusto salutare il collega parlamentare del Cile.
In questo filone potevamo chiedere la soppressione dell'intero comma 7-bis, in quanto siamo assolutamente contrari all'utilizzo dell'esercito come forza di pubblica sicurezza.
Abbiamo cercato di fare uno sforzo, comunque, venendo incontro alle esigenze di emergenza e, quindi, chiedevamo quanto meno, laddove le forze dell'esercito devono agire come funzioni di pubblica sicurezza, di sostituire le parole: «può procedere» con le seguenti: «limitatamente all'identificazione e alla immediata perquisizione» e di sostituire le parole: «anche al fine di» con le seguenti: «al solo fine di prevenire».
Inoltre, vi è la questione dell'accompagnamento. Sarebbe opportuno che l'esercito, quando interviene, se ferma delle persone, chiami le forze dell'ordine (la polizia o i carabinieri) in modo da limitare il loro operato al controllo delle discariche e degli impianti di produzione, senza dare ulteriori compiti all'esercito che vanno oltre le loro specifiche finalità e attività, in questo caso anche di straordinaria attività.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 514
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato
218
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che i deputati Mura e Torazzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Villecco Calipari 2.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 51
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 497
Astenuti 6
Maggioranza 249
Hanno votato
210
Hanno votato
no 287).

Prendo atto che i deputati Leoluca Orlando e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che le deputate Laura Molteni e Goisis hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Passiamo all'emendamento Realacci 2.113.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, come ha correttamente detto il relatore, onorevole Ghiglia, su questo emendamento vi era un atteggiamento favorevole da parte della Commissione.
Voglio spiegare di cosa si parla e perché lo ritengo importante e, quindi, chiedo all'Aula di prestare attenzione, pur essendovi stato un rilievo da parte della Commissione bilancio sulla copertura, che peraltro è limitatissima, circa 5 milioni di euro.
Stiamo parlando di una problematica molto complicata, difficile e delicata per il nostro Paese. In questa vicenda, il ruolo che hanno avuto la malavita organizzata, la camorra, i clan e l'ecomafia nell'avvelenare parti consistenti della regione Campania è ormai comprovato. Uno degli atti che si aspettano i cittadini campani - che spesso protestano contro gli impianti che vengono annunciati, ma in realtà pagano il prezzo soprattutto degli smaltimenti illegali - è proprio quello di un contrasto forte da parte dello Stato nei confronti dei clan. In questi giorni è in corso un processo contro il clan dei Casalesi, partito da un'indagine chiamata «Spartacus», in cui si evidenzia il ruolo importante avuto da questi clan nello smaltimento illegale dei rifiuti. Il Presidente della Repubblica ha autorevolmente ricordato, nei giorni scorsi, i traffici di rifiuti che hanno attraversato l'Italia, rivolti alla regione Campania.
Proprio nel momento in cui lo Stato, giustamente, mostra con decisione la volontà di fuoriuscire da una situazione di emergenza, riteniamo sia indispensabile dare un segnale forte contro la criminalità organizzata, la camorra, l'ecomafia e le cause di questo degrado e di questa aggressione al territorio. Aggiungo che alcune volte - avremo modo di parlarne - si mettono in campo provvedimenti (alludo a quello sulle intercettazioni telefoniche) formulati magari con intenzioni positive, ma che, per i termini in cui sono apparsi (ossia per l'esclusione delle intercettazioni per i reati puniti con una pena inferiore a dieci anni), configurano purtroppo un indebolimento della lotta proprio contro questi reati. Una buona parte dei reati che portano allo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, infatti, è punita con una pena inferiore a dieci anni. Non utilizzare le intercettazioni telefoniche, quindi, può comportare un indebolimento dell'azione contro i clan e contro la camorra.
Il senso di questa norma è semplice: essa riproduce sostanzialmente quello che fu realizzato a suo tempo contro il contrabbando in Puglia, con l'operazione «Primavera», un'azione preventiva e interforze, di contrasto alla criminalità organizzata nelle zone più colpite fra la provincia di Caserta e quella di Napoli. Vi è uno stanziamento limitato per favorire quest'azione concertata e concordata delle forze dell'ordine.
Per questo motivo, chiedo al relatore di modificare il suo parere ed eventualmente di accantonare l'emendamento, al fine di valutare altre forme di copertura o una riduzione della copertura stessa: penso, infatti, che, di fronte alla delicatezza di questo problema, sia utile che il Parlamento parli con una voce sola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 52

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che la richiesta di accantonamento formulata dall'onorevole Realacci possa essere accolta, al fine di poter esaminare domani la proposta emendativa in esame.

PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, l'emendamento Realacci 2.113 deve intendersi accantonato.
Passiamo all'emendamento Piffari 2.6. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il comma 9 dell'articolo 2 del decreto-legge in esame introduce nell'ordinamento una nuova fattispecie criminosa, punita ai sensi dell'articolo 140 del codice penale, ossia l'interruzione di pubblico servizio. Siamo contrari all'inserimento di questa nuova ipotesi di delitto, ma riteniamo che la formulazione dell'articolo 9 citato urti contro il principio di determinatezza. Riteniamo, cioè, che questa formulazione sia eccessivamente generica e possa prestarsi a confusioni. Ad esempio, in esso è scritto: «impedisce, ostacola». Come? Con atti o anche con il pensiero? Con manifestazioni illegittime? Con attività che non contrastano con l'ordinamento giuridico? Ecco perché, con spirito di collaborazione, proponiamo una diversa formulazione che secondo noi rende più determinata la fattispecie criminosa e quindi rende anche più inattaccabile l'inserimento della nuova fattispecie criminosa, attraverso la previsione che si debba trattare di azioni illegittime commesse con violenza, minaccia ed atti diretti ad impedire o ad ostacolare l'azione di gestione dei rifiuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo brevemente per spiegare la posizione dell'UdC. Compendiamo benissimo i dubbi che muovono i presentatori di questi emendamenti, ma conosciamo bene anche la realtà in cui si opera. Dunque, esprimeremo un voto negativo anche su questo emendamento, anche perché riteniamo che le maglie debbano essere tenute strette. Lo ha detto l'onorevole Realacci anche prima: si opera in un contesto nel quale la criminalità è molto organizzata. Riteniamo che in questo campo non si possa deflettere e, pertanto, pur comprendendo le posizioni dei promotori, il nostro voto sarà negativo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
221
Hanno votato
no 303).

Prendo atto che il deputato Bianconi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.501 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 53
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 528
Astenuti 4
Maggioranza 265
Hanno votato
525
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'emendamento Ferranti 2.10. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 532
Astenuti 4
Maggioranza 267
Hanno votato
224
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Sono così esauriti gli emendamenti all'articolo 2 del decreto-legge.
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 giugno 2008, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (1145-A/R).
- Relatore: Ghiglia.

(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,05.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DELLA DEPUTATA LAURA MOLTENI IN SEDE DI INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SUI RECENTI FATTI ACCADUTI PRESSO LA CLINICA SANTA RITA DI MILANO

LAURA MOLTENI. Ringrazio il ministro per aver attivato gli ispettori sulla clinica Santa Rita.
Quello che è successo nella clinica milanese è scandaloso e preoccupante: bisogna evitare che vi siano falle nel sistema sanitario attraverso le quali possano operare criminosamente soggetti senza scrupoli che, nella logica «only for business», hanno tutti altri interessi fuorché quelli veri legati al bene della salute dei cittadini.
Non vi può e non vi deve essere né oggi né mai una logica di mercificazione del «bene salute» nell'ottica del profitto a tutti i costi, ove lo status di malato del paziente possa essere utilizzato come strumento cinico di mero guadagno.
I veri protagonisti, da un lato, sono i pazienti, unico obiettivo del nostro lavoro e ai quali siamo vicini e solidali e, dall'altro, quelle centinaia di lavoratori onesti e corretti che hanno agito secondo i dettami deontologici ed etici e che oggi sono a rischio per il loro posto di lavoro.
A fronte di questi fatti va impostata una battaglia culturale di valori a tutto campo agendo nella logica della prevenzionePag. 54e della repressione ove è importante agire secondo la logica di una cultura della legalità e dell'etica della professione medica, del rispetto della persona e della sua dignità.
Una cultura che vede il paziente non come una sommatoria di DRG o una patologia o un codice, ma come persona superando, da un lato, la valutazione del cittadino che necessita di cure solo nella logica economica e, dall'altro, l'identificazione del paziente come una patologia o un codice, nel rispetto dello stato di bisogno in quanto persona e malato.
Per questo nel servizio sanitario si ravvisa la necessità di introdurre ove necessario dei correttivi sul sistema dei controlli, sul sistema dei DRG e anche un principio di umanizzazione del servizio stesso ove manchi.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1145-A/R - em. 1.50 534 533 1 267 256 277 47 Resp.
2 Nom. em. 2.50 542 538 4 270 259 279 46 Resp.
3 Nom. subem. 0.2.200.1 534 528 6 265 242 286 46 Resp.
4 Nom. em. 2.200 532 271 261 136 268 3 46 Appr.
5 Nom. em. 2.100 542 537 5 269 259 278 46 Resp.
6 Nom. em. 2.500 532 526 6 264 501 25 46 Appr.
7 Nom. em. 2.2 540 535 5 268 233 302 46 Resp.
8 Nom. em. 2.52 534 504 30 253 228 276 47 Resp.
9 Nom. em. 2.53 508 505 3 253 217 288 46 Resp.
10 Nom. em. 2.55 521 515 6 258 225 290 46 Resp.
11 Nom. em. 2.56 509 506 3 254 220 286 46 Resp.
12 Nom. em. 2.111 524 505 19 253 227 278 46 Resp.
13 Nom. em. 2.102 532 525 7 263 226 299 46 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.104 520 514 6 258 218 296 46 Resp.
15 Nom. em. 2.103 503 497 6 249 210 287 46 Resp.
16 Nom. em. 2.6 526 524 2 263 221 303 46 Resp.
17 Nom. em. 2.501 532 528 4 265 525 3 46 Appr.
18 Nom. em. 2.10 536 532 4 267 224 308 46 Resp.