XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 509 di venerdì 11 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative volte alla riduzione della pressione fiscale connessa all'effetto distorsivo del drenaggio fiscale - n. 2-00649)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Carotenuto ed altri n. 2-00649 (Vedi l'allegato A).
Chiedo all'onorevole Ferrara se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANTONIO FERRARA (M5S). Mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, per rispondere al quesito giova, in primo luogo, evidenziare come la legge di bilancio per il 2025 abbia destinato 18 miliardi a regime (circa 0,8 punti percentuali del PIL) a misure volte a rendere permanenti le modifiche dell'Irpef e la riduzione del cuneo sul lavoro, inizialmente disposte per il solo 2024.
Una redistribuzione di risorse di tale portata ha determinato un'apprezzabile riduzione dell'aliquota media e un incremento del reddito disponibile dei lavoratori.
In proposito, la relazione annuale del Governatore di Bankitalia evidenzia che “nel 2025 l'aliquota media si abbassa per tutti i livelli di reddito imponibile rispetto alla legislazione previgente” precisando che “il reddito disponibile familiare aumenta in media dell'1,5 per cento (pari a poco meno di 700 euro annui) rispetto allo scenario a legislazione previgente; l'incremento è attribuibile per quasi tre quarti alla riduzione del cuneo per i lavoratori i dipendenti”.
Le nuove misure hanno, pertanto, restituito un sistema più progressivo del precedente, concentrando le risorse su redditi medio-bassi per sostenere il loro potere d'acquisto a fronte dell'inflazione che si è cumulata nell'ultimo triennio.
Si tratta, dunque, di interventi strutturali e continuativi che già oggi producono effetti visibili.
L'azione del Governo proseguirà, dunque, nella direzione già tracciata, tenendo sempre in considerazione le proposte provenienti dal Parlamento, nell'ottica di un miglioramento sempre crescente del benessere sociale delle famiglie italiane.
PRESIDENTE. L'onorevole Ferrara ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Carotenuto ed altri n. 2-00649, di cui è cofirmatario.
ANTONIO FERRARA (M5S). Se fosse tutto vero quanto detto, sarei veramente soddisfatto: purtroppo non corrisponde alla realtà del momento che stanno passando i lavoratori e “impiegati” - lo dico tra virgolette - in Italia con questo fiscal drag.
Quindi, non ci riteniamo per niente soddisfatti perché, ancora una volta, il Governo dimostra di non affrontare seriamente il problema che abbiamo sollevato, limitandosi a risposte evasive, fumose, che ricordano proprio il famoso gioco delle tre carte. Tante parole, ma il risultato è sempre lo stesso ovvero i cittadini continuano a pagare il conto.
Permettetemi di approfondire questa metafora del gioco delle tre carte che è tristemente celebre sia nelle strade qua a Roma - via del Corso - sia in stazione centrale a Milano, dove ignari cittadini, attratti dall'illusione di facili guadagni, finiscono per essere inevitabilmente truffati. Ebbene, con le vostre politiche fiscali state attuando lo stesso schema: prima carta, la promessa della riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti; la seconda carta vanta la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale; terza carta, la rassicurazione che tutto porterà vantaggi concreti alle famiglie italiane.
Ma quando arriva il momento di scoprire le carte, ecco che la realtà emerge in tutta la sua crudezza: i lavoratori si ritrovano più poveri, mentre lo Stato incassa più tasse. Lei ci ha presentato una serie di tecnicismi e giustificazioni burocratiche, ma non toccano minimamente il cuore del problema. L'aggravarsi evidente del fenomeno del fiscal drag, denunciato chiaramente dall'Ufficio parlamentare di bilancio e recentemente ribadito anche dal presidente dell'UPB, in audizione al Senato, questo fenomeno perverso è causato dalla stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale, dall'accorpamento delle aliquote Irpef e dall'assenza totale dell'indicizzazione degli scaglioni fiscali.
Non è solo un errore di calcolo o di comunicazione, bensì un preciso disegno politico, come denunciano anche autorevoli analisi. Il Governo, infatti, sembra voler usare le risorse prelevate dai lavoratori dipendenti per finanziare le politiche classiste, favorendo evasori e categorie privilegiate, a discapito di chi lavora onestamente ogni giorno. I dati parlano chiaro e non lasciano spazio a interpretazioni: l'inflazione del 2 per cento ha causato un drenaggio fiscale di ulteriori 370 milioni di euro rispetto al sistema precedente, con impatti pesanti su operai e impiegati. Questi lavoratori, che dovrebbero essere il motore economico del Paese, stanno subendo direttamente e pesantemente le vostre scelte.
Che cosa avete risposto a questi lavoratori, Sottosegretario Durigon? Nulla, assolutamente nulla di concreto, se non vaghe promesse, prive di tempistiche precise o impegni vincolanti. Oltre al danno economico diretto, assistiamo a una vera e propria beffa. Il Governo Meloni aveva annunciato il taglio delle tasse per il ceto medio, e invece è riuscito, con una combinazione di misure che rasenta il surreale, ad aumentare del 13 per cento la pressione fiscale proprio su quelle fasce più deboli. Come ha recentemente sottolineato anche il segretario confederale della CGIL, il Governo sta facendo pagare il conto salato ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, imponendo un prelievo miliardario, mentre concede condoni fiscali e favorisce, con la flat tax, chi evade ed elude il fisco.
Ci aspettavamo una presa d'atto seria e responsabile, magari un mea culpa sulle scelte errate operate dal Governo che rappresenta. Invece abbiamo assistito, ancora una volta, al solito teatrino fatto di annunci vaghi e promesse generiche, che non cambieranno minimamente la realtà dei fatti. In questo continuo gioco delle tre carte, ogni volta che crediamo di avere trovato finalmente una risposta, scopriamo con amarezza che la verità è stata abilmente nascosta altrove. La verità è semplice e drammatica: con le vostre misure state togliendo denaro dalle tasche di chi già fatica a sostenere il carovita.
State penalizzando proprio quelle fasce di lavoratori che avrebbero dovuto maggiormente beneficiare delle vostre misure, con operai e impiegati che vedono erodersi, giorno dopo giorno, il proprio potere d'acquisto. Questo non è solo un danno economico, è anche un danno morale, perché i cittadini sentono traditi i loro bisogni dalle promesse elettorali che avete ampiamente sbandierato. Smettetela di giocare sulla pelle dei cittadini. Servono risposte vere, serve correttezza, serve rispetto. Non possiamo tollerare oltre che il Governo continui ad approfittarsi di questo gioco perverso di illusione, che voi stessi avete creato, per prelevare ulteriori risorse dalle tasche di chi già paga abbastanza.
In conclusione, Sottosegretario, non possiamo considerarci soddisfatti per una risposta che ignora completamente il problema reale denunciato da varie entità. Continueremo a vigilare, continueremo a chiedere chiarezza e continueremo a batterci in ogni sede istituzionale perché venga restituito ai lavoratori ciò che è stato indebitamente sottratto. È arrivato il momento di scoprire le carte sul tavolo, senza ulteriori trucchi o giochi di prestigio, e di fare finalmente giustizia per i cittadini italiani.
(Chiarimenti in merito al disimpegno del gruppo Leonardo rispetto al territorio campano e intendimenti relativi alla promozione di un tavolo istituzionale con l'azienda e le parti sociali - n. 2-00653)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Auriemma ed altri n. 2-00653 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Auriemma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente.
Ringrazio gli onorevoli deputati per aver posto l'attenzione sull'importanza degli stabilimenti del gruppo Leonardo presenti sul territorio. In particolare, sulla questione sollevata, è stato interpellato il Ministero dell'Economia e delle finanze per avere un quadro completo delle informazioni ai fini della risposta al presente atto di sindacato ispettivo.
Sottolineo da subito che la Campania è storicamente una regione di rilevanza strategica per Leonardo, essendo stato questo territorio nel tempo sempre capace di supportare le esigenze di sviluppo e consolidamento delle diverse aree di business del gruppo.
Leonardo è presente in Campania con le proprie Divisioni Aeronautica, Elettronica, Elicotteri e Cyber Security&Solutions, nonché con le società controllate Leonardo Global Solutions e Leonardo Logistics. Complessivamente, presso i siti Leonardo della regione Campania, ad oggi risultano impiegati oltre 4.500 dipendenti tra quadri, impiegati e operai altamente qualificati, pari a circa il 12 per cento della forza lavoro complessivamente impiegata dal gruppo sul territorio nazionale. L'insediamento industriale numericamente più importante di Leonardo in Campania è tradizionalmente quello afferente alla Divisione Aeronautica, e in particolare dei siti di Pomigliano d'Arco e Nola, presso i quali ad oggi sono impiegati circa 3.200 dipendenti (pari quasi al 30 per cento dell'organico della Divisione a livello nazionale). Nell'ultimo triennio (2022-2024) sono stati complessivamente assunti sul territorio campano circa 500 nuovi dipendenti.
Proprio all'interno del sito di Pomigliano d'Arco, Leonardo ha inoltre insediato la sede dell'Aerotech Campus, inaugurato nel 2020, quale forma di concreta collaborazione e incontro tra università e imprese: qui, infatti, fino ad oggi, circa 150 tra laureandi e neolaureati in materie STEM hanno colto l'opportunità di partecipare a percorsi formativi di consolidamento delle conoscenze e di acquisizione delle competenze essenziali per lo sviluppo e la progettazione delle tecnologie e dei prodotti che contribuiranno a definire il business delle aerostrutture civili nel futuro.
Ad oggi, oltre il 95 per cento dei partecipanti che hanno concluso il suddetto percorso formativo è stato assunto direttamente da Leonardo. In coerenza con le linee strategiche del Piano industriale 2024-2028, la recente costituzione della Divisione Aeronautica (risultato della fusione delle ex Divisioni Aerostrutture e Velivoli) ha l'obiettivo di sostenere il posizionamento competitivo del settore aeronautico di Leonardo sia in ambito militare che in ambito civile, portando a un rafforzamento del portafoglio prodotti e della gestione delle partnership strategiche internazionali dell'intero comparto. Tra i principali obiettivi c'è quello di creare un player globale in ambito aerostrutture, comparto cui, in Campania, afferiscono i siti di Pomigliano d'Arco e Nola, che sono e rimangono anch'essi strategici.
Nel rispetto del consolidato modello di relazioni industriali del gruppo Leonardo, l'azienda ha assicurato una puntuale informativa alle organizzazioni sindacali, con le quali sono state condivise le direttrici strategiche del Piano industriale nel suo complesso e gli impatti specifici sulle diverse aree di business e sui territori coinvolti. Sempre attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, Leonardo ha altresì gestito e finalizzato, ad inizio 2025, la cessione del business subacqueo “Underwater Armaments & Systems” (ex Wass) a Fincantieri, quale elemento del piano di razionalizzazione del portafoglio di business dell'azienda: anche in questo caso, la cessione del business insistente sui siti Leonardo di Livorno e Pozzuoli è avvenuta in un contesto in cui Leonardo ha garantito fino all'ultimo i piani di crescita e di valorizzazione del business e delle persone dell'ex Wass.
Anche il trasferimento delle attività del sito di Napoli Bleriot, afferenti alla Divisione Cyber Security e Solutions, all'interno del sito di Pomigliano d'Arco, rappresenta un'opportunità di ottimizzazione ed efficientamento che consentirà una migliore integrazione di tali attività in un contesto Leonardo già consolidato, rappresentando così per il sito di Pomigliano d'Arco un'ulteriore direttrice di potenziale sviluppo futuro.
Infine, anche con riferimento alla neocostituita Divisione Aeronautica, Leonardo ha attivato le procedure di informazione e consultazione delle organizzazioni sindacali, in coerenza con quanto previsto dal modello di relazioni sindacali applicato in azienda. In tale contesto, si inseriscono gli incontri delle scorse settimane e, da ultimo, quello convocato lo scorso 9 luglio, in cui l'azienda ha illustrato alle organizzazioni sindacali le linee guida strategiche della Divisione nei diversi comparti di business, unitamente alle mission produttive dei siti coinvolti, tra cui per la Campania rientrano appunto Pomigliano d'Arco e Nola.
A tal proposito, l'azienda ha ribadito la strategicità attuale e futura di tutti i territori in cui opera la Divisione Aeronautica, incluso quello campano, e ha affermato con chiarezza che non sono mai state considerate ipotesi di chiusura di nessuno degli attuali stabilimenti, così come ha confermato la solidità degli attuali livelli occupazionali, che le positive prospettive future del comparto aeronautico, sia civile sia militare, potranno semmai accrescere ulteriormente.
Concludo sottolineando che il Ministero del Lavoro e il Governo tutto manterranno alta l'attenzione come sempre su tematiche di così grande rilevanza per il Paese sotto il profilo occupazionale e strategico.
PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Allora, la risposta del Governo, del Vice Ministro, non ci soddisfa, e proverò con i dati che ci ha dato proprio il Vice Ministro a smontare completamente la scelta ambigua, poco chiara, che sta facendo Leonardo.
Innanzitutto, partiamo da un presupposto: da un'azienda che ha una partecipazione pubblica di oltre il 30 per cento ci aspettiamo che unisca il Paese, non che lo divida, tra Nord e Sud, tra stabilimenti del Sud, che non hanno una prospettiva di investimento vera e reale, e stabilimenti del Nord, su cui, invece, vengono trasferite le commesse, ed è quello che sta succedendo e che è successo negli ultimi anni e che sembrerebbe la prospettiva di Leonardo.
Da un'azienda che ha una partecipazione pubblica così importante e che ha fatto ricavi strepitosi negli ultimi anni ci aspettiamo che i posti di lavoro aumentino, non che diminuiscano. Vice Ministro, lei mi parla di 500 nuovi dipendenti nello stabilimento di Pomigliano, ma chiediamoci quanti posti di lavoro, in realtà, sono stati persi: oltre 1.000 posti di lavoro. Leonardo, negli ultimi anni, nonostante l'aumento dei ricavi, ha diminuito i livelli occupazionali del 24 per cento, questo è il dato. Investire - soprattutto in aree del Sud, depresse, che noi conosciamo, che lei conosce meglio di me, come Pomigliano d'Arco - significa attivare acceleratori economici che riguardano non soltanto l'azienda in sé e per sé, ma anche tutto l'indotto.
Ha detto bene: Pomigliano ha oltre 3.000 dipendenti, è il sito del Sud più importante di Leonardo. E la verità è che l'altro giorno, sulla slide, il sito di Nola e di Pomigliano era un unico pallino. La verità è che una chiarezza sugli investimenti di Pomigliano non c'è stata. Allora, se abbandonate completamente la misura della Transizione 4.0, abbandonate l'idea di investire in Pomigliano e collocate al Nord tutte le attività del Gruppo, che, in questo momento, stanno facendo fatturato, e al Sud invece le perdite, la prospettiva, nel lungo periodo, è disastrosa. Se a questo aggiungiamo che alla Leonardo stanno investendo dei fondi esteri - iniziando da quelli arabi e, ultimamente, si parla anche di una collaborazione con realtà turche - significa che quest'azienda, strategica per il nostro Paese, in realtà sta assumendo una dimensione internazionale e, quindi, un'eventuale delocalizzazione. Tutto questo spaventa, in modo particolare, le zone del Sud, le zone come la provincia di Napoli, dove realtà industriali così importanti fanno da perno a tutto l'indotto: Pomigliano d'Arco ha un indotto di 800 dipendenti. Su questo vogliamo un impegno serio.
Che il sito di Pomigliano non deve essere toccato ce lo dice lei stesso, con i dati che ci ha fornito: nel 2020 è stato fatto un investimento importante. Allora ci dovete spiegare perché l'altro giorno, su una domanda specifica sulla chiusura del sito di Pomigliano, non sono state date rassicurazione serie e perché sulla slide c'è stata un'unione dei siti. Noi su questo vigileremo.
Il fatto che, nel 2019, sono stati portati 130 milioni di investimento a Pomigliano d'Arco, nel 2020 - l'ha detto lei - c'è il Campus, è stato fatto un investimento serio, noi dovremmo continuare a investire su questo sito, non a parlare di ottimizzazione. Ottimizzazione, che significa? Significa che spostiamo la produzione da Pomigliano a Nola? E perché, se invece vogliamo investire? Lei, in questo momento, ci ha scritto nella risposta che Pomigliano non si tocca. Vediamo. Noi stiamo qui a sorvegliare, Vice Ministro, e lei con noi deve sorvegliare, perché il Governo deve garantire.
La Leonardo non è un'azienda privata, Leonardo prende fondi pubblici, Leonardo è a partecipazione pubblica e certi investimenti, in certi settori, servono proprio da attivatore per tutta un'economia locale. Non vogliamo che Leonardo, una società a partecipazione pubblica, divida il Paese tra Nord e Sud, tra investimenti che vanno al Nord, con demansionamento, con depauperamento del Sud.
Su questo, saremo vigili e il Governo deve essere vigile con noi. Quindi su questa vertenza, su questa questione non abbasseremo assolutamente la guardia e soprattutto vogliamo che qualsiasi decisione - come è stato detto e speriamo che questo impegno dell'azienda non venga meno - venga presa con le parti sociali, con il coinvolgimento dei lavoratori, soprattutto, con una visione di lungo periodo, perché il fatto che, entro il 2026, non vengano persi posti di lavoro non ci rassicura. Nella lunga prospettiva, vogliamo che Pomigliano, così come tutto il Sud, sia recettore di investimenti e diversificazione del settore. Infatti, non vogliamo che si punti tutto su un settore, che non crediamo sia lo sviluppo del Paese e che, tra l'altro, non ha un'intensità di lavoro - l'abbiamo visto chiaramente: se si perde il 24 per cento dei livelli occupazionali significa che quel settore, nonostante la crescita dell'azienda, non ha bisogno di un numero elevato di lavoratori - ma vogliamo che Leonardo investa e crei diversificazioni in modo da creare livelli occupazionali sempre più alti, soprattutto in zone dell'Italia dove il sistema economico è depresso e dove una realtà come la Leonardo può fare la differenza.
(Elementi in ordine alla vicenda dell'annullamento delle sanzioni a carico degli amministratori di Cattolica assicurazioni, nonché iniziative, anche normative, volte a rafforzare i poteri dell'Ivass e a garantire la piena operatività del Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita - n. 2-00652)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boscaini ed altri n. 2-00652 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Boscaini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevoli interroganti. In merito all'interpellanza concernente la vicenda delle sanzioni adottate nei confronti di alcuni ex amministratori di Cattolica Assicurazioni e le successive pronunce del Consiglio di Stato, per quanto di competenza del Ministero delle Imprese e del made in Italy, si osserva quanto segue.
Le sanzioni comminate da Ivass alla società e agli amministratori sono state - come del resto sottolineano gli interroganti - annullate dal Consiglio di Stato.
Si tratta di pronunciamenti che non precludono la riedizione del procedimento sanzionatorio, avendo stigmatizzato solo in parte qua le valutazioni in termini di rilevanza delle condotte omissive e negligenti degli amministratori, nonché in termini di quantum sanzionatorio. Tali pronunciamenti impongono certamente una rivalutazione e un atteggiamento di massima prudenza. Sentita sul punto Ivass è emerso che tali valutazioni sono in corso e interessano tutto lo snodo procedurale, sin dal suo inizio.
Il Governo è consapevole che trattasi di un tema delicato per gli interessi degli assicurati e, a seguito delle indicazioni ritraibili dal giudicato amministrativo, ritiene che le sentenze debbano costituire vincolo per le nuove valutazioni di Ivass di modo che il potere di vigilanza sia esercitato in modo proporzionato, ragionevole e in stretta applicazione delle regole prudenziali, senza pregiudizio, con riguardo a fatti comprovati e non a considerazioni presuntive.
Per quanto concerne i profili normativi di rilievo europeo, e in particolare l'attuazione della direttiva (UE) 2025/1 - che istituisce un quadro di risanamento e la risoluzione delle imprese di assicurazione e riassicurazione (IRRD) - e della direttiva (UE) 2025/2, che modifica la direttiva 2009/138/CE (Solvency II), rafforzando l'efficacia della vigilanza e prevedendo nuovi strumenti macroprudenziali, di gestione dei rischi di sostenibilità e di vigilanza transfrontaliera, è noto che, quanto alla seconda (aggiornamento della Solvency II), la legge di delegazione europea 13 giugno 2025, n. 91, ne prevede il recepimento entro il 29 gennaio 2027.
Nel rispetto all'articolo 31 della legge n. 234 del 2012, il Governo adotterà i decreti legislativi entro quattro mesi antecedenti a tale data. Tuttavia, le nuove norme non entreranno in vigore prima del 30 gennaio 2027, per consentire alla Commissione europea l'adozione degli atti di secondo livello.
Per quanto riguarda invece la direttiva IRRD (2025/1), i criteri di delega necessari al recepimento saranno definiti nella prossima legge di delegazione europea alla quale il Governo sta in questi giorni lavorando. In quella sede, sarà possibile valutare anche eventuali interventi sull'assetto delle competenze tra autorità nazionali e Ministeri vigilanti, nel rispetto delle prerogative previste dalla direttiva.
Infine, con riferimento al Fondo di garanzia assicurativo dei rami vita, previsto dalla legge di bilancio 2024 (articolo 1, commi 113-122, della legge n. 213/2023), com'è noto, esso è un organismo di natura privatistica, interamente finanziato dalle imprese assicurative aderenti e istituito per tutelare gli aventi diritto in caso di liquidazione coatta, con un massimale di 100.000 euro per ciascun assicurato. La dotazione obiettivo del Fondo è pari ad almeno lo 0,4 per cento delle riserve tecniche vita delle imprese aderenti, corrispondente a una stima superiore ai 3 miliardi di euro, da raggiungersi entro il 31 dicembre 2035, eventualmente prorogabile di due anni.
Con decreto del MEF, di concerto con il MiMIT e sentito l'Ivass, è stato nominato un Collegio promotore che ha convocato l'assemblea costitutiva del Fondo, tenutasi il 13 dicembre 2024. In tale sede è stato nominato il comitato di gestione provvisorio, incaricato di redigere lo statuto e trasmetterlo all'Ivass per l'approvazione.
Dalle informazioni disponibili verso l'amministrazione, risulta che i lavori per la predisposizione dello statuto sono in fase avanzata.
PRESIDENTE. Saluto le ragazze e i ragazzi, le docenti e i docenti dell'Istituto statale “Corradini” di Thiene, in provincia di Vicenza, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui e benvenuti a Montecitorio.
La deputata Boscaini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario. Sono soddisfatta della sua risposta, tuttavia mi permetto di fare alcune considerazioni. È vero, come ha detto lei, che il tema Cattolica è molto delicato e le chiedo la cortesia se può farsi portavoce, perché questa è veramente una situazione molto grave. Infatti, la città di Verona e moltissime persone, impiegati e operai che hanno investito tutti i loro risparmi sia con Banco Popolare che con Cattolica assicurazioni, oggi si trovano veramente con il cosiddetto pugno di mosche.
Ora, Ivass - da quanto so - è un istituto di vigilanza molto competente e molto responsabile. Risulta alquanto strano che, durante le ispezioni, abbiano trovato tutte queste anomalie che hanno fatto scendere il titolo da oltre 20 euro a poco più di 7 euro, per poi fare un concambio a 6,75 e alla fine il delisting, per cui chi aveva le azioni veramente è rimasto con nulla. È un po' un altro caso come a Vicenza.
A fronte del fatto che il Consiglio di Stato ha annullato parzialmente queste sentenze, noi ci auguriamo - e in questo senso chiedo al Ministero se può vigilare con Ivass - che Ivass adesso, nella revisione, quantomeno parzialmente, confermi queste sanzioni, perché altrimenti i soci, penso gli ex soci, potrebbero costituirsi parte civile, avendo visto depauperati tutti i loro investimenti a seguito di questa sentenza del Consiglio di Stato, per cui si chiedono: ma c'erano o non c'erano questi problemi, visto che il Consiglio di Stato ha poi annullato tutte le sanzioni?
L'altro punto che, invece, è molto importante e che è più a carattere nazionale che non a carattere locale, è proprio il ruolo di Ivass, soprattutto - se mi permette, Sottosegretario - sul controllo nella distribuzione dei prodotti vita, che spesso vengono venduti come investimenti e, in realtà, non viene spiegato ai clienti che sono delle unit linked, che sono molto volatili, per cui non molto sicure.
Questo succede in alcuni tipi di banche, con la distribuzione di alcuni broker, per cui faccio un appello, mi permetto di fare un appello, perché il Ministero possa fare in modo che Ivass sia veramente un ente di vigilanza autonomo, affinché possa fare i controlli e vengano valorizzate le professionalità assicurative che sono all'interno di Ivass, perché banca e assicurazione non sono la stessa cosa. È quindi molto importante che in Ivass ci siano le competenze assicurative che possano vigilare sui criteri di distribuzione, perché fare il Fondo di garanzia per i danneggiati delle polizze vita va benissimo, però il Fondo di garanzia poi viene pagato sempre dai cittadini.
La ringrazio quindi moltissimo della risposta e però, nel contempo, mi permetto di chiedere al signor Sottosegretario di vigilare su questi aspetti.
(Chiarimenti e iniziative in ordine ad eventuali accordi di cybersicurezza conclusi dal Governo con soggetti pubblici o privati israeliani - n. 2-00654)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lomuti e altri n. 2-00654 (Vedi l'allegato A).
Chiedo all'onorevole Lomuti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica, ma c'è una questione preliminare e approfitto dei 15 minuti.
Sarò veramente molto breve per denunciare un comportamento sgradevole del Governo Meloni. Infatti, questa è un'interpellanza che parla di cybersicurezza ed è diretta a Giorgia Meloni che, immagino, negli impegni che possa avere un Capo di Governo, quanto meno mandi a rispondere, per discutere insieme, il Sottosegretario Mantovano, visto che in questa interpellanza ci entra con tutte le scarpe.
Ora, con tutto il rispetto per la Sottosegretaria Siracusano - che, a mio dire ma, penso, in maniera condivisa, è fra i Sottosegretari più disponibili di questo Governo -, è come se, a casa mia, si rompe il rubinetto dell'acqua, denuncio una perdita, chiamo l'idraulico e non solo non si presenta il titolare, ma non mi manda nemmeno un suo sottoposto, ma mi manda un gommista.
Capisce bene, Presidente, che così non può funzionare e allora mi riservo. Devo denunciare questo, visto che sono stato ammonito, in questi giorni, dal Presidente Fontana per atteggiamenti - diciamo così - poco consoni al buon gusto di alcuni della maggioranza, semplicemente perché ho manifestato, esponendo dei cartelli di denuncia verso questo Governo, sulle politiche di questo Governo e sulla nostra proposta di legge sul salario minimo, che equivale a dignità. Allora, per il suo tramite, voglio ammonire il Presidente Fontana che, di conseguenza, successivamente, ammonisca il Governo Meloni su questo atteggiamento che è poco rispettoso verso questo Parlamento e poco rispettoso verso la democrazia parlamentare.
Presidente, ho concluso su questo. Chiedo scusa, è una questione preliminare. Chiedo scusa anche al Sottosegretario Siracusano. Non ce l'ho con la persona del Sottosegretario, ma con l'atteggiamento spocchioso di questo Governo: quindi, a spocchia, spocchia e mezzo! Ammonisco il Governo Meloni su questo atteggiamento che deve finire. Grazie e mi riservo di rispondere successivamente nelle mie repliche.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.
MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Lomuti per avermi riconosciuto il merito della disponibilità, però in questa circostanza, ovviamente, il Presidente del Consiglio e il Sottosegretario alla Presidenza purtroppo sono impegnati in circostanze internazionali importanti che tutti conosciamo e, nel caso di specie, ho avuto la fortuna anche di collaborare con il Sottosegretario Mantovano sui provvedimenti di legge riguardanti la cybersecurity. Credo quindi, in qualche modo, di avere acquisito anche una competenza in materia per poter rispondere a questa interpellanza.
Con riguardo agli elementi informativi richiesti ai fini della risposta all'interpellanza urgente in oggetto, si fa presente quanto segue.
L'attività dell'agenzia che, secondo le previsioni normative vigenti, si dispiega anche attraverso la collaborazione, sia in sede unionale sia con Paesi non appartenenti all'Unione europea, è sempre stata portata avanti in conformità alle più ampie strategie di cooperazione definite dal Governo, onde tutelare gli interessi del Paese nella dimensione cibernetica. Infatti, le iniziative poste in essere riguardano, tra l'altro, sia l'area del Mediterraneo allargato - con un'intesa già sottoscritta con la Tunisia - sia l'area balcanica, con la firma di un accordo con l'omologa agenzia albanese.
In tale quadro, va aggiunta l'attivazione del gruppo G7 cybersicurezza durante l'esercizio italiano, proseguita con l'attuale Presidenza canadese, il cui ruolo è quello di consolidare i rapporti con i Paesi like-minded, nel pieno rispetto delle reciproche prerogative nazionali e con il fine precipuo di armonizzare le misure di difesa cibernetica, anche nell'attuale situazione di conflitto internazionale.
Per ciò che concerne gli specifici quesiti posti con riferimento ad accordi con Israele in materia di cybersicurezza, si fa presente quanto segue. L'ACN ha partecipato, come altri Paesi anche appartenenti all'Unione europea, nel maggio del 2023, alla Cyber Week, evento di settore che riunisce leader ed esperti internazionali, organizzato annualmente presso l'Università di Tel Aviv, per un confronto sui più avanzati sistemi di sicurezza informatica. In questa circostanza, su richiesta della controparte, sono stati avviati i contatti per la sottoscrizione di un memorandum of understanding tra l'ACN e il Direttorato Nazionale Cyber dello Stato di Israele.
Lo stesso contiene le clausole standard di un memorandum tecnico per la collaborazione fra agenzie cyber omologhe per il contrasto alle minacce cibernetiche, non contemplando, in alcun modo, la possibilità che vengano condivise informazioni di carattere sensibile per la sicurezza nazionale. Il negoziato è stato interrotto, d'intesa con il Ministero degli Affari esteri, a seguito dello scoppio del conflitto armato fra Israele e Hamas nell'ottobre 2023 e, di conseguenza, il testo del memorandum of understanding non è stato finalizzato.
PRESIDENTE. L'onorevole Lomuti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ARNALDO LOMUTI (M5S). No, Presidente, non sono soddisfatto, nemmeno delle premesse che parlano di competenze, perché noi qui parliamo di una questione molto seria, che riguarda la sicurezza nazionale. Per questo ribadisco che in quest'Aula oggi ci doveva essere quantomeno il Sottosegretario Mantovano.
Penso sia opportuno iniziare la mia replica chiarendo due concetti, Presidente. Il primo è quello sulla sovranità, che è un'idea politica, che sostiene l'idea della difesa o del recupero della sovranità nazionale. Praticamente, i sovranisti dicono che uno Stato deve controllare, deve avere il pieno controllo su ogni decisione e sulle politiche, senza alcuna interferenza esterna.
Parliamo adesso del concetto di sicurezza, di cybersicurezza, cioè quell'insieme di tecnologie, di processi, di prassi, di competenze, che servono a tutelare i nostri dati sensibili, i nostri dati personali, da attacchi informatici o da accessi non autorizzati. È un'arte quella di combinare tecnologie con competenze. Ora, c'è stata l'ammissione della ratifica di un memorandum, seppur sospeso, ma c'è stata, c'è stato un accordo. Ma la domanda ricade su un passo indietro nel tempo, che riguarda marzo 2023, non la firma del memorandum.
A marzo 2023 c'è stato un incontro tra Meloni e Netanyahu qui, a Roma, dove si è parlato di accordi economici, ma anche di cybersicurezza: era questa la domanda. Ora, c'è stata anche un'ammissione, tacita, implicita, che questo accordo c'è stato. Benissimo, allora, se noi mettiamo insieme Governo Meloni e cybersicurezza con un accordo con il Governo di Israele, capiamo bene che il concetto di sovranismo cade. Perché, se noi diamo in mano a un altro Stato terzo, nemmeno dell'Unione europea, nemmeno della NATO, ma fuori da queste realtà, noi allora dobbiamo dire che il Governo Meloni con il sovranismo crea un ossimoro, perché le due cose non stanno insieme.
Detto questo, Presidente, risulta evidente, dalla risposta quantomeno, che questo Governo rivendica l'amicizia con il Governo di Netanyahu e rivendica anche i rapporti consolidati e continui. Peccato, però, che quel Governo, il Governo Netanyahu, sia stato dichiarato un Governo criminale, i cui rappresentanti andrebbero quindi arrestati, dalla Corte penale internazionale. Questo, nella continuazione dei rapporti, non è ammissibile in uno Stato che è stato partecipe nella creazione della Corte penale internazionale.
Il Governo di Israele è un Governo che è stato definito un Governo criminale, un Governo genocida, un Governo terrorista, con il quale noi continuiamo ad avere rapporti. È un Governo che si estranea, che si isola dal contesto internazionale, che mette in campo condotte illecite in spregio alle norme del diritto internazionale; è un Governo che fa tutto da solo, è un Governo che attacca, pone in essere, realizza, costruisce guerre preventive. Per difendersi da cosa?
È un Governo che detiene armi di distruzione di massa senza alcuna mediazione diplomatica internazionale e senza alcun controllo della diplomazia internazionale e della comunità internazionale. È questo il Governo di Netanyahu, di Gallant, di Katz, di Ben Gvir, di Smotrich, di Levin. Una galleria di mostri, che ogni giorno si abbandonano a dichiarazioni quali: “il popolo palestinese deve essere sterminato”, “il popolo palestinese deve essere affamato”, “la Cisgiordania deve essere annessa”, “Gaza va rasa al suolo perché dobbiamo ripopolarla di israeliani e i palestinesi vanno deportati in un campo di concentramento”.
Pardon, vanno deportati in città umanitarie. Presidente, ma allora il guaio è che, a queste parole criminali, purtroppo, queste persone, questi personaggi, danno seguito con azioni altrettanto criminali e disumane. Lo vediamo tutti i giorni, non dai media nazionali, perché ovviamente non possono mandare in onda quelle immagini, perché c'è una censura, perché, quando un cameraman della Rai accidentalmente inquadra una bandiera, un'orribile bandiera palestinese, inizia a impazzire. Quelle immagini ci arrivano dalla rete, ci arrivano immagini di bambini dilaniati dalle bombe dell'unica democrazia in Medio Oriente, che noi consideriamo tale.
Quelle immagini, Presidente, non ci consentono di stringere rapporti più di tanto, soprattutto per quanto riguarda un tema così particolare, così delicato, che riguarda la nostra sicurezza nazionale. Voglio ribadire una cosa: l'antisemitismo non c'entra nulla. Noi siamo vicini alla comunità ebraica, noi abbiamo condannato i fatti del 7 ottobre, abbiamo omaggiato e continueremo a omaggiare le vittime del 7 ottobre. Il problema sono queste persone che devono vivere di guerra per mantenere la propria vita politica.
I problemi sono la madre cristiana Giorgia Meloni, i padri cristiani Tajani e Salvini, che, in maniera ipocrita, si abbandonano a dichiarazioni di preoccupazione e predicano pace e bene, ma poi, nei fatti, si schierano sempre con il Governo criminale di Netanyahu, quando bisogna mettere in campo delle azioni per fare pressioni su Israele perché finisca quell'azione di genocidio a Gaza.
Allora, noi siamo un Governo che si rifiuta di schierarsi con gli altri Governi quando chiedono le sanzioni dell'Unione europea verso Israele; siamo un Governo che si rifiuta di sospendere gli accordi militari; siamo un Governo che si rifiuta di condannare gli Stati Uniti d'America quando impongono delle sanzioni alla Corte penale internazionale; siamo un Governo che si rifiuta di unirsi agli altri Stati quando chiedono la revisione degli accordi dell'Unione europea con Israele; siamo un Governo che si rifiuta, Presidente, di frenare la fornitura illecita di materiale bellico.
Pezzi di cannoni, di carri armati israeliani, vengono fatti passare allegramente da Bologna a Milano e vengono fermati a Ravenna per lo scrupolo di uno spedizioniere. Allora, Presidente, noi parliamo di una situazione nella quale il nostro Governo viene fortemente messo in imbarazzo davanti al mondo intero. Perché? Perché oggi si ricava comunque dalla risposta la ciliegina che i rapporti comunque li teniamo anche per quanto riguarda la cybersicurezza. Per noi, nel contesto storico in cui viviamo, questa cosa è molto pericolosa.
Poi un'altra cosa, Presidente. Ciò che dovrebbe capire il Governo Meloni è che, quando anche con azioni omissive, chiamiamole così, quando ci si gira dall'altra parte, questa è complicità, è favoreggiamento del genocidio. Questa cosa non soltanto fa schifo a noi, ma fa schifo anche agli italiani là fuori, anche a quelli che hanno votato il Governo Meloni, perché l'umanità non ha un colore politico, non è né di destra, né di sinistra, e di sicuro non è cosa di questo Governo.
Voglio entrare nel merito anche di un altro aspetto della mia interpellanza, che riguardava proprio la necessità della presenza del Sottosegretario Mantovano. Il 6 marzo 2023, 4 giorni prima dell'incontro a Roma fra Netanyahu e Meloni, si dimette Baldoni, che era il direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Da articoli di stampa si rileva che si è dimesso perché non voleva assolutamente questo accordo e perché i rapporti con il Sottosegretario Mantovano si erano deteriorati. Il Sottosegretario Mantovano non perde tempo a nominare come direttore dell'Agenzia un ex prefetto, dal grande curriculum, in cui di cybersicurezza non si legge parola.
Ora delle domande nascono spontanee, detto alla Marzullo: ma non è che noi abbiamo dato la nostra cybersicurezza, abbiamo cercato e continuiamo a tenere accordi con Israele anche sulla cybersicurezza perché l'unica persona competente di quell'Agenzia si è dimessa? Perché Baldoni è stato quello che ha creato la cybersicurezza in Italia, l'ha creata da zero al Ministero dell'Interno, ha partecipato alla Strategia 2022-2026, docente di informatica a La Sapienza di Roma.
E sempre da articoli di giornale c'è una denuncia molto preoccupante, ossia che quella agenzia sulla cybersicurezza nazionale è stata trasformata in un “postificio” di parenti di persone note. Ora, abbiamo un problema: se ciò è vero - mi serviva chiarire con il Sottosegretario Mantovano - è una cosa molto preoccupante. Allora, sì, che bisogna cercare di fare qualche accordo. Ma la nostra denuncia è la seguente: è possibile che, in tutto il globo terracqueo, come piace dire alla Meloni, non ci fosse un altro Governo con il quale stringere rapporti o continuare ad avere rapporti, soprattutto, su un tema così particolare?
Altra cosa, Presidente - e mi sto avviando alle conclusioni - ma non è che noi ci giriamo dall'altra parte proprio perché siamo con le mani legate al Governo criminale di Netanyahu per tutti questi accordi, Presidente (Applausi della deputata Auriemma)? E rivolgo un'ultima domanda - e concludo davvero -, questa volta la voglio fare ai sovranisti: cari sovranisti d'Italia, che ci state ascoltando in questo momento, ma voi siete veramente contenti, approvate, siete felici che i vostri dispositivi, i vostri computer, i vostri telefonini possano essere controllati da un servizio segreto di un Governo, attualmente un Governo criminale? Ho concluso, Presidente (Applausi della deputata Auriemma).
(Chiarimenti in relazione alla mancata impugnazione dinnanzi alla Corte costituzionale di norme della legge di bilancio della regione siciliana - n. 2-00655)
PRESIDENTE. Passiamo all'ultima interpellanza urgente Barbagallo ed altri n. 2-00655 (Vedi l'allegato A).
Chiedo all'onorevole Barbagallo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. L'onorevole Barbagallo si riserva di intervenire in sede di replica.
Il Sottosegretario di Stato, Matilde Siracusano, ha facoltà di rispondere.
MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Ringrazio il Presidente e l'onorevole interrogante, l'onorevole Barbagallo.
Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, con cui l'onorevole Barbagallo, nell'interpellanza urgente n. 2-00655, chiede di conoscere le ragioni per le quali il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie non ha impugnato, dinanzi alla Corte costituzionale, le cosiddette “norme mancia” contenute nell'ultima legge di stabilità approvata dall'Assemblea regionale siciliana alla fine del 2024, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare si rileva che, a differenza di quanto affermato dagli interpellanti, la decisione di impugnare o meno una legge regionale ai sensi dell'articolo 127, primo comma, della Costituzione, spetta al Consiglio dei ministri e non al Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, che ha esclusivamente un potere di proposta rispetto a tale decisione. La proposta viene avanzata abitualmente sulla base delle richieste in tal senso avanzate dalle amministrazioni competenti per materia.
Va ribadito, inoltre, che i profili di illegittimità costituzionale non possono essere sovrapposti a valutazioni di merito circa le scelte operate dall'Assemblea legislativa. Gli stessi interpellanti, infatti, non indicano quali siano le disposizioni costituzionali che sarebbero state violate, ma svolgono una critica ai criteri ispiratori delle scelte del legislatore regionale.
Nel merito, si osserva che la legge in questione è la legge della regione siciliana n. 3 del 30 gennaio 2025, recante “Disposizioni finanziarie varie”, sulla quale il Ministero dell'Economia e delle finanze, nel corso dell'istruttoria per l'esame della legittimità costituzionale avviata dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie ai fini dell'eventuale proposta di impugnativa, ha formulato le proprie osservazioni con riferimento ad alcune disposizioni ivi contenute.
In sostanza, tali disposizioni assegnano contributi economici a enti, pubblici e privati, di volta in volta individuati dalla legge e per interventi e finalità parimenti specificati dalle singole disposizioni di riferimento (a titolo esemplificativo: enti locali, fondazioni, istituti scolastici, basiliche, parrocchie, eccetera).
Il suddetto Ministero ha rilevato che tali disposizioni non specificano i criteri di scelta dei beneficiari e non prevedono il ricorso a procedure ad evidenza pubblica di sorta, senza tuttavia chiedere esplicitamente l'impugnativa della legge regionale in parte qua, ai sensi di quanto previsto dal paragrafo n. 3), lettera b), della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2023, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 250 del 25 ottobre 2023, in materia di razionalizzazione dell'attività istruttoria del Governo e di riduzione del contenzioso Stato-Regioni davanti alla Corte costituzionale. Il Ministero non ha avanzato dunque una specifica richiesta di impugnativa e si è rimesso alla valutazione del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie.
A seguito di tali rilievi, la regione, con nota protocollata n. 4926 del 20 marzo 2025, ha fornito chiarimenti circa la natura, la motivazione e la finalità dell'intervento in questione, rilevando che si tratta di misure di interesse generale per lo sviluppo del tessuto sociale, economico e culturale della Sicilia in quanto destinate al finanziamento di enti che svolgono attività di rilievo sociale, religioso e culturale e che non operano nel mercato, precisando, inoltre, che gli interventi sono stati approntati con mezzi congrui e proporzionati agli obiettivi perseguiti.
Successivamente, il presidente della regione siciliana, a seguito di un incontro tecnico convocato dal DARA al quale hanno partecipato anche le amministrazioni statali interessate, ha rappresentato l'impegno della regione medesima, per il futuro, ad adottare norme improntate al rispetto dei principi di uguaglianza, imparzialità e continenza, in linea con quanto rilevato dal suddetto Ministero in questa specifica occasione.
La regione ha altresì richiamato la costante giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale ha confermato che l'introduzione di disposizioni dal contenuto particolare e concreto non è in linea di principio contraria alla Costituzione. Esse devono però soggiacere a un rigoroso scrutinio di legittimità costituzionale che deve essere valutata “essenzialmente sotto i profili della non arbitrarietà e della non irragionevolezza della scelta del legislatore” (confrontare, tra le altre, le sentenze n. 116 del 2020, n. 181 del 2019, n. 182 del 2017, n. 275, n. 154, n. 85 del 2013 e n. 20 del 2012).
A seguito dei chiarimenti forniti dal presidente della regione circa la ragionevolezza e la non arbitrarietà dei riferiti articoli della legge regionale n. 3 del 2025 e visto l'impegno pro futuro della regione, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 28 marzo 2025, ha deliberato di non procedere all'impugnativa della legge medesima.
Per completezza di informazione, segnalo agli interpellanti che analoghe criticità sono state riscontrate dal Ministero dell'Economia e delle finanze con riferimento alla legge della regione Sardegna n. 12 dell'8 maggio 2025 recante “Legge di stabilità regionale 2025”. Anche in tal caso, il richiamato Dicastero non ha richiesto l'impugnativa ma si è rimesso alle valutazioni del DARA.
A seguito di tali osservazioni, come nel caso della legge siciliana, anche la presidente della regione Sardegna ha rappresentato l'impegno della regione medesima, per il futuro, ad adottare norme di carattere finanziario maggiormente improntate al rispetto dei principi di imparzialità e di uguaglianza che consentano l'immediata e diretta conoscenza della ratio giustificatrice delle norme e dei criteri seguiti nella scelta dei beneficiari.
Stante il suddetto impegno, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 30 giugno 2025, ha deliberato di non impugnare la legge della regione Sardegna n. 12 del 2025.
Per completezza ricordo che, anche nel recente passato, tre leggi della regione siciliana del 2020, del 2021 e del 2022, che contenevano disposizioni di carattere simile a quelle della legge n. 3 del 2025, non sono state impugnate o lo sono state per profili non attinenti a quelli propri delle “norme mancia” di cui si dolgono gli odierni interpellanti.
In definitiva, con riguardo alle questioni poste dagli interpellanti, non si può che ribadire che un conto è il merito della legge, che è espressione di una discrezionale scelta politica dell'Assemblea legislativa, un altro conto è la legittimità costituzionale della medesima legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbagallo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Siracusano per la cortesia e il garbo con cui ha comunicato la risposta all'Aula.
Presidente, non siamo soddisfatti e siamo molto preoccupati dalla risposta del Governo. Siamo molto preoccupati perché l'onorevole Siracusano, che ha formazione e cultura giuridica, sa bene che nella prima pagina dei libri di diritto si dice - lo studiamo tutti - che le leggi sono generali e astratte. Le leggi, a cui ha fatto riferimento nella risposta l'onorevole Siracusano, non hanno nulla di generale e astratto. Sono norme “bancomat” con cui vengono elargiti direttamente non solo e non soltanto ai comuni, ma a enti e associazioni discutibilissime contributi consistenti - anche a 6 cifre - che hanno determinato uno spaccato che è emerso in tutta la sua drammaticità e - ci permetta - anche in tutto il suo squallore nelle intercettazioni che in queste ultime settimane sono divulgate in diversi organi di stampa.
Siamo molto preoccupati, perché oggi ci aspettavamo una sola cosa dal Governo. Quello che denunciamo nell'interpellanza è una connivenza e una complicità del Governo nazionale rispetto a un'azione fatta dall'Assemblea regionale siciliana. Sono successi fatti gravi e, quindi, ci aspettavamo, rispetto a questi fatti gravi, che il Governo nazionale si impegnasse, d'ora in poi, ad avere un atteggiamento inflessibile.
È la ragione, signor Presidente, per cui oggi abbiamo proposto un'interpellanza urgente. Avremmo potuto attivare un'interrogazione scritta ma, per la sua natura, abbiamo fatto un'interpellanza per conoscere la condotta del Governo rispetto ad altri casi analoghi e la risposta non lascia ben sperare, perché non è soltanto il principio di astrattezza e generalità della legge ad essere violato, ma ci sono anche evidenti princìpi costituzionali che vengono violati, come quello di imparzialità, dell'articolo 97, e quello di eguaglianza, dell'articolo 3.
Questa materia sarà oggetto di nuovi e ulteriori atti ispettivi del Partito Democratico in questo settore, perché, alla luce della risposta del Governo, certamente non ci fermeremo qui, signor Presidente, perché lo spaccato di queste finanziarie bancomat ci lascia senza parole. Ad essere state colpite, innanzitutto, sono tante associazioni culturali siciliane, che ogni giorno conoscono la fatica e la difficoltà di competere in un mondo senza scrupoli e che, ogni anno, con pazienza, aspettavano l'incremento del FURS. Invece, il governo regionale, piuttosto che incrementare il FURS e garantire la possibilità di accesso a tutte le associazioni culturali, utilizzando dei criteri premiali e dei criteri oggettivi, consegna alla maggioranza di centrodestra questo mercimonio sulle mancette per le associazioni amiche - ripeto - con finanziamenti di 100.000, 200.000, 300.000 euro.
Peggio mi sento con riferimento alle associazioni sportive: piuttosto che utilizzare il capitolo relativo alla distribuzione delle risorse alle federazioni che si occupano della tutela dello sport di base, promuovendo e sostenendo, anche alla luce dell'inserimento dello sport in Costituzione, la valorizzazione dell'attività sportiva, è insopportabile leggere, nelle pieghe di queste finanziarie bancomat, di società sportive finanziate con fior di migliaia di euro per eventi discutibilissimi, ammesso che si siano mai fatti.
Poi c'è un'altra parte insopportabile, che è quella relativa a sagre di tutti i tipi, eventi o grandi eventi di tutti i tipi, su cui c'è un partito, Fratelli d'Italia, che, garantendo la continuità in un ramo di assessorato, ha fatto man bassa non soltanto della realizzazione di eventi, ma anche di un metodo di costruzione del consenso che il Partito Democratico denuncia da tempo e che è emerso in tutto il suo squallore nelle intercettazioni pubblicate nelle ultime settimane.
L'ultima categoria di questo spreco di risorse riguarda l'arbitrio, perché, rispetto alla descrizione fatta dal Governo oggi in Aula, non siamo nel campo della discrezionalità; siamo nel campo dell'arbitrio puro, con un filo conduttore legato a promesse o a utilità, come emerge nelle intercettazioni, e anche con una costruzione del consenso in Sicilia da parte del centrodestra, il quale ormai utilizza, come biglietto da visita, mance e mancette, peraltro senza istruttoria, con finanziarie approvate il 26, 27, 28 dicembre, con impegni di spesa fatti il 31, senza che gli uffici degli assessorati abbiano potuto verificare concretamente la congruità dell'offerta.
L'ultima categoria è quella più dolorosa e riguarda gli enti locali. Vede, signor Presidente, in Sicilia noi abbiamo un terzo degli enti locali che sono in dissesto o in predissesto. Quel terzo degli enti locali corrisponde alla metà della popolazione. Ci saremmo aspettati, francamente, un certo atteggiamento da parte di chi governa e deve garantire misure eque e sostenibili per tutti i comuni, soprattutto quelli in difficoltà, tenuto anche conto che i comuni in Sicilia oggi gestiscono la fragilità, perché ai comuni sono affidati l'assistenza domiciliare agli anziani, il trasporto scolastico, l'assistenza alle famiglie bisognose, il ricovero dei minori. Tutto questo pacchetto della fragilità meriterebbe sostegno e non merita questa insopportabile parzialità di contributi dati ai sindaci e alle amministrazioni amici del centrodestra.
Quindi, Presidente, venendo all'attività che più riguarda il Governo nazionale, noi in quest'Aula denunciamo politicamente quello che abbiamo detto per settimane: c'è un'omissione del Governo nazionale, che si è voltato dall'altra parte rispetto alle finanziarie bancomat della regione siciliana. L'ultimo esempio, quello che noi citiamo nell'interpellanza, è ancora più duro, aspro e violento, perché c'è stata una nota del MEF che ha individuato ben 22 articoli che non rispondevano ai precetti di logicità e di costituzionalità. Rispetto a quella nota, con una telefonata tra il governatore Schifani e il Ministro Calderoli il Governo ha calpestato quelle che erano le sue prerogative, facendo finta di non vedere, chiudendosi gli occhi, tappandosi il naso, e ha fatto decorrere i termini per l'impugnativa.
Rispetto anche alla risposta del Governo in Aula di oggi, lo sappiamo bene che la competenza è del Consiglio dei ministri, ma in riferimento al Dipartimento per gli affari regionali e a quel funzionario che ha omesso un atto del suo ufficio, senza attivare la procedura istruttoria per proporre al Consiglio dei ministri l'impugnativa, questa è un'omissione insopportabile che non riguarda soltanto il campo della sfera amministrativa e che, a nostro giudizio, riguarda e concerne pure l'ambito penale, perché quel funzionario ha un nome e un cognome, è un dirigente pagatissimo da parte del Ministero e non poteva non formalizzare la richiesta di impugnativa al Consiglio dei Ministri, che poi avrebbe dovuto fare il suo corso.
Legittimamente il Consiglio dei ministri avrebbe potuto decidere di non impugnare, ma certamente il Dipartimento, che è un organo tecnico, di fronte a una legge della regione siciliana che calpesta tutte le norme, così come individuate anche dal MEF, avrebbe dovuto avviare l'istruttoria. Questa istruttoria, signor Presidente, è stata omessa a seguito di questa celeberrima telefonata tra il presidente Schifani e il Ministro Calderoli. Ci aspettavamo che oggi il Governo ci dicesse in Aula che queste cose non accadranno più, ma purtroppo non è così. Questa risposta ci spinge ad avere atteggiamenti non solo ancora più aspri, ma a continuare la battaglia in quest'Aula e nelle Commissioni di competenza con ulteriori atti ispettivi. C'è un vero e proprio sperpero di risorse pubbliche e, a fronte dello sperpero di risorse pubbliche, c'è un metodo di costruzione del consenso del centrodestra in Sicilia che utilizza quelle risorse pubbliche per costruire, accaparrare clientele, fare scambi e favori e - ahimè - tutto è documentato nelle intercettazioni pubblicate nelle ultime settimane.
A fronte di questa arbitrarietà, a fronte di queste violazioni e a fronte anche della tracotanza del centrodestra, che anziché… sa, Presidente, ne abbiamo viste tante in tanti anni. Il centrodestra e il Governo nazionale potevano venire in Aula oggi e dire: abbiamo sbagliato, saremo particolarmente vigili e attenti, non accadrà più. La risposta che, invece, in Sardegna si fa la stessa cosa, non soltanto è un'offesa rispetto al ruolo del Governo nazionale, ma vi assicuriamo che da questo punto di vista saremo inflessibili e la nostra azione riguarderà ogni campo, sia amministrativo, sia civile, sia penale, e saremo particolarmente attenti nei confronti di quei dirigenti e di quegli organi politici che omettono atti del loro ufficio rispetto a cittadini, associazioni culturali, associazioni sportive che vedono violati e calpestati ogni giorno i precetti costituzionali di imparzialità e di uguaglianza, garantiti nella nostra Costituzione, e che devono sopportare queste finanziarie bancomat e questo utilizzo di risorse pubbliche come se fossero private, pronte a garantire utilità e consensi.
Noi non ci stiamo e, da ora in poi, alimenteremo sempre di più una campagna di contestazione e di azione parlamentare inflessibile.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 14 luglio 2025 - Ore 11:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale. (C. 2384-A?)
Relatrice: MATERA.
2. Discussione sulle linee generali della mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444 concernente iniziative in materia di povertà lavorativa .
3. Discussione sulle linee generali della mozione Conte, Schlein, Bonelli ed altri n. 1-00465 concernente iniziative in ordine alla denuncia formale del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con il Governo dello Stato di Israele .
4. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
PAOLO EMILIO RUSSO ed altri: Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione. (C. 1447-A?)
Relatrice: MATTEONI.
La seduta termina alle 10,40.