XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 480 di mercoledì 14 maggio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Informativa urgente del Governo sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell'introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell'occupazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell'introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell'occupazione.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
(Intervento del Ministro delle Imprese e del made in Italy)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Signor Presidente, sono lieto di essere qui oggi, avendo accolto, con favore ovviamente, la calendarizzazione di questa informativa da parte dei capigruppo sulla materia - siamo certi che sia questa la materia? - dell'introduzione dei dazi e delle conseguenze sul sistema produttivo italiano.
Faccio questa premessa, chiedendo se siamo certi che sia questa la materia - e su questo mi appresto a rispondere -, perché al Senato, dopo aver risposto su questa materia, la gran parte dei gruppi è intervenuta su un'altra materia, a cui non potevo rispondere. Quindi, se vi è un interesse a che io risponda, come, per esempio, al Senato mi hanno chiesto dopo, quando non potevo più rispondere, che invece loro volevano dei chiarimenti sull'incidente all'Ilva, me lo dite, perché allora vi rispondo su questo o su altre materie. E comunque, premetto, ove ci fosse una richiesta di informativa sull'incidente all'Ilva o su altri argomenti che voi volete sollevare successivamente al mio intervento sui dazi, sono disponibile a fare un'informativa anche domani sugli altri argomenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Ma l'informativa di ora è sui dazi. Poi, se mi chiedete altre cose, sono disposto a fare un'informativa sugli altri argomenti, anche urgente, anche domani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste della deputata Boschi). Per quanto riguarda i dazi …
PRESIDENTE. No, no, chiedo scusa. Va bene, accettiamo la precisazione, ma sono convinto che l'informativa sarà secondo le linee stabilite.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Lo dico perché, nell'altro ramo del Parlamento, in tutte o quasi tutte le repliche delle opposizioni hanno parlato di ben altri argomenti e non dei dazi.
PRESIDENTE. Va bene, prendiamo atto…
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. È libero il parlamentare, lo dico in premessa per essere chiari: se volete parlare dei dazi, io ovviamente parlo dei dazi; se avete altre richieste, benissimo, o me lo chiedete in premessa, perché non posso parlare dopo, ovviamente, dato che non è prevista la mia replica, oppure ne parliamo in un'altra seduta, anche domani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti della deputata Boschi e del deputato Grimaldi).
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro… no, no, colleghi, aspettate…
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Per quanto riguarda questa informativa, che, secondo me, è molto appropriata e pertinente…
PRESIDENTE. Un attimo solo, signor Ministro, chiedo scusa, un attimo solo. Stiamo parlando dei dazi, è chiarita questa cosa (Commenti)…
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. … mi consenta di informare il Parlamento come doveroso…
PRESIDENTE. L'intervento preliminare lo consideriamo come una precisazione. Basta, adesso andiamo avanti e parliamo del quanto.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. …e questo conoscendo quanto sia importante il ruolo del Parlamento - a cui io stesso ho partecipato e partecipo, essendo un componente del Senato - e quanto sia importante collaborare, in una piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato, come prescrive la Costituzione, e quanto sia importante il Parlamento per comunicare anche ai cittadini, alle imprese e ai lavoratori su tematiche che li riguardano direttamente e sulle quali il Governo è stato tempestivo ed efficace, indirizzando, con convinzione, determinazione e trasparenza, sin da subito, la Commissione europea, a cui spetta il negoziato, e l'Amministrazione americana sulla giusta strada, appunto, del negoziato, che, a nostro avviso, deve essere svolto con consapevolezza e responsabilità sino in fondo, con l'obiettivo di unire, e non certo dividere, l'Occidente, le due metà d'Europa, quella cresciuta grazie alla nostra Italia, nel nostro continente, e quella cresciuta anche grazie ai nostri migranti, fuori dal nostro continente, nelle Americhe.
Unire e non dividere l'Atlantico: è questa la nostra bussola da sempre. Per questo abbiamo sostenuto sin dall'inizio - anche in quest'Aula io stesso l'ho detto più volte - che fosse necessario agire, piuttosto che reagire. E abbiamo sostenuto la necessità di evitare reazioni di pancia, peggio se animate da pregiudizi storici o ideologici, mentre qualcuno persino sollecitava il boicottaggio dei prodotti americani o, addirittura, anche in sede europea, sollecitava di cogliere l'occasione per rompere con gli Stati Uniti e saldare un'alleanza con la Cina. Un grave e, a nostro avviso, irrimediabile errore per la nostra Europa.
Abbiamo con coerenza e pervicacia - lo ha fatto innanzitutto e su tutto il Presidente del Consiglio in tanti consessi e lo abbiamo affermato in quest'Aula, in Europa e nelle relazioni bilaterali che ciascuno di noi ha per le sue competenze - ripetuto che occorreva evitare di innescare una spirale di ritorsioni daziarie che avrebbero alimentato una guerra commerciale dannosa per tutti e, forse, irreversibile. Peraltro, le nostre valutazioni hanno poi trovato conferma nelle analisi della Banca centrale europea, secondo cui le misure daziarie americane, così come inizialmente annunciate, avrebbero avuto un impatto negativo dello 0,3 per cento sulla crescita europea.
Ma, ha aggiunto la Banca centrale, le eventuali contromisure già annunciate dalla Commissione avrebbero aggravato l'impatto negativo ad almeno lo 0,5 per cento. Ci saremmo fatti male da soli se avessimo seguito chi voleva da subito reagire di pancia con altre misure ritorsive, innescando un'escalation difficile poi da fermare. Altre analisi di autorevoli istituti sono ancora più allarmanti. Parlano di un impatto negativo, ove le misure fossero confermate, di almeno l'1 per cento del PIL e di una crescita significativa dell'inflazione, in alcuni casi accompagnata da una grave recessione economica.
Per questo abbiamo, con assiduità, lavorato per indirizzare il negoziato sulla strada giusta, e particolarmente incisiva è stata, a tal fine, proprio la missione bilaterale del Premier Meloni a Washington, come tutti le hanno riconosciuto nelle sedi internazionali. Ora siamo nella fase negoziale, nella quale è necessario fornire il massimo supporto alla Commissione, che ha la competenza sul negoziato, in uno spirito propositivo e coeso, nella convinzione che dobbiamo perseguire un risultato positivo, come quello appena raggiunto, per esempio, della Gran Bretagna, che può essere indicativo. Ribadiamo ancora oggi che non servono fughe in avanti, né sfoggiare esibizioni muscolari.
Serve cautela, responsabilità, coesione e unità di intenti. Serve dimostrare, oggi più che mai, anche in questo dossier, e non solo in questo dossier, che l'Europa c'è. Abbiamo, inoltre, da subito istituito una cabina di regia ministeriale a Palazzo Chigi per aggiornare le valutazioni e predisporre le eventuali contromisure che risultassero necessarie. In questo contesto abbiamo incontrato a Palazzo Chigi le associazioni di imprese per concordare con loro la posizione del nostro Paese e possibili iniziative a supporto del sistema produttivo, posizioni da loro pienamente e pubblicamente condivise, da tutte le associazioni di impresa.
In questo contesto, ancora in forte movimento, con decisioni e dichiarazioni che cambiano ogni giorno la prospettiva, come anche quella che ha fatto poche ore fa il Presidente Trump, dobbiamo prendere atto che l'annuncio dei dazi, al momento, non ha avuto effetti negativi sull'export italiano negli Stati Uniti, che, anzi, è significativamente aumentato nei primi 3 mesi dell'anno. Nel primo trimestre 2025, infatti, le nostre esportazioni hanno segnato più 11,8 per cento rispetto a un anno prima. Non altrettanto è avvenuto per altri Paesi europei.
Questo è probabilmente dovuto al fenomeno naturale di accumulo di scorte che aziende e consumatori hanno fatto nel timore dei dazi; è dovuto anche a un fenomeno particolare nel settore della cantieristica, positivo, e, probabilmente, è avvenuto anche per la forza intrinseca, specifica in alcuni settori, davvero unica del made in Italy, a cui i cittadini americani non vogliono rinunciare. Peraltro, in alcuni casi, i nostri prodotti sono parte integrante di uno stile di vita ormai acquisito in ampie aree degli States e in ampie fasce della popolazione, per le quali, in alcuni settori come quello dell'alimentazione, della moda, dei prodotti di alta gamma e del lusso, il differenziale di prezzo, se è a questi livelli annunciati, non è così determinante.
In ogni caso, per meglio capire le prospettive, allo stato i nuovi dazi, che si sommano e non si sostituiscono alle precedenti misure, sono variegati. Il 5 aprile è stato introdotto un dazio aggiuntivo del 10 per cento su tutte le importazioni da qualsiasi Paese verso gli Stati Uniti. Contestualmente, è stato introdotto un dazio maggiorato fino al 50 per cento per una lista di Paesi non allineati sulle posizioni strategiche americane. Per l'Unione europea è stato introdotto un dazio ulteriore del 20 per cento su tutte le merci.
Questa misura è sospesa da quando è stato annunciato il negoziato, quindi fino a luglio 2025, fino a luglio di quest'anno, mentre l'Unione europea, dopo avere annunciato una serie di azioni daziarie compensative, ha sospeso la misura, in attesa che si concluda una consultazione pubblica, fino al 10 giugno di quest'anno, periodo in cui gli Stati membri potranno esprimersi, e noi lo faremo, ovviamente, a tutela della produzione, dell'impresa e del lavoro italiano, ma, ritengo, soprattutto in attesa delle evoluzioni negoziali, che sono tuttora in corso anche con altri attori, come dimostra quello che sta avvenendo, per esempio, nei confronti della Cina.
La sospensione decisa dagli USA non riguarda i dazi già esistenti su acciaio, alluminio e automobili, tutti al 25 per cento, che restano in vigore, così come il dazio generalizzato al 10 per cento. Per quanto riguarda l'acciaio e alluminio, ne ho già riferito in quest'Aula quando iniziò il percorso, le nostre esportazioni sono negli anni notevolmente diminuite nei confronti degli Stati Uniti, che oggi rappresenta un mercato marginale per questi prodotti italiani. In ogni caso, i prodotti che ancora forniamo nel campo siderurgico dell'acciaio e dell'alluminio sono prodotti ad alto valore, sono acciai speciali che risentono meno della dinamica dei prezzi.
Per quanto riguarda il settore delle auto, che attraversa una grave crisi strutturale, dovuta anche alle regole, a nostro avviso, sbagliate del Green Deal - ieri, per esempio, Nissan ha annunciato la chiusura di 7 stabilimenti e il licenziamento di 20.000 operai -, le misure daziarie americane non avranno, a nostro avviso, un impatto sulla vendita di auto esportate dall'Italia negli Stati Uniti, perché queste sono, in gran misura, di alta gamma, e, di conseguenza, poco influenzate dal prezzo, ma avranno invece un impatto molto significativo sulla filiera dell'automotive, cioè sulla componentistica che produce per auto di media gamma tedesche o di altre nazionalità, che, allo stato, sembra il settore più a rischio.
Analogo impatto potrebbe aversi nel settore della farmaceutica, ove vi fossero misure che, allo stato, non sono state ancora definite. Ad oggi, infatti, i prodotti farmaceutici, che inizialmente erano stati annunciati come possibile obiettivo di misure daziarie, sono stati invece successivamente esclusi perché considerati prodotti per scopi umanitari, esclusi come i semiconduttori, rame, energie, legname e minerali strategici. Ma poche ore fa, pochi giorni fa, il Presidente Trump ha annunciato misure draconiane per abbassare i prezzi dei medicinali negli Stati Uniti; medicinali spesso prodotti da multinazionali americane proprio in Italia e dal nostro Paese esportati negli Stati Uniti; medicinali che in Italia e in Europa costano molto di meno e negli Stati Uniti molto di più.
Occorre capire se queste misure draconiane per ridurre il costo dei medicinali per i consumatori, i cittadini e i pazienti americani saranno davvero realizzate e di quali misure si tratterà - se saranno misure daziarie o di altro tipo che riguarderanno il mercato interno - e cosa questo comporterà per un settore così importante della nostra economia che, tra l'altro, è una voce tra le più significative delle nostre esportazioni negli Stati Uniti, ma ad oggi non lo sappiamo. Allo stato, ogni stima può essere a breve smentita dall'evolversi della situazione. In ogni caso, ove il quadro non cambiasse - ma come tutti è in forte cambiamento -, il Centro studi del Ministero ha stimato un impatto di circa il 10 per cento sulle esportazioni italiane negli Stati Uniti in caso di dazi reciproci al 20 per cento, mentre l'impatto scenderebbe al 6,5 per cento ove si pervenisse a un dimezzamento dei dazi reciproci, cioè al 10 per cento. Sono previsioni su decisioni che sono ancora in evoluzione. Nel contempo, il negoziato continua ed evolve ogni ora.
È di pochi giorni fa la notizia che, a seguito dei colloqui a Ginevra, Stati Uniti e Cina hanno abbattuto del 115 per cento i rispettivi dazi commerciali per un periodo di 90 giorni e, poco fa, il Presidente Trump si è detto soddisfatto di come il negoziato stia andando avanti con la Cina.
Il Regno Unito ha concluso la trattativa, come dicevo prima, e ciò potrebbe essere indicativo per l'Unione europea, mentre Vietnam, Giappone e India stanno negoziando. Dobbiamo capire come finirà questo negoziato bilaterale per due motivi: per capire quali saranno le conseguenze, ove l'Unione europea non avvenisse a uno stesso negoziato, come la Gran Bretagna, che riducesse i dazi, ma anche per capire se, poi, davvero il negoziato avrà successo con questi grandi produttori asiatici che influenzano, in maniera decisiva, il mercato globale. Perché se i negoziati con la Cina avessero successo e le merci cinesi potessero ancora entrare nel mercato dell'America, così come con l'India o col Vietnam, noi saremmo più rassicurati sul fatto che quelle merci e quella sovrapproduzione industriale cinese, indiana, vietnamita, non siano obbligate a dirigersi, come un'ondata anomala, nel mercato europeo, non potendo trovare sbocco più nel mercato americano.
Sono fenomeni che ovviamente dobbiamo guardare con attenzione per capire come poi reagire, per esempio, con le nostre misure di salvaguardia che la Commissione europea può adottare nel caso in cui si verificasse un'invasione anomala di prodotti, appunto per la sovrapproduzione di alcuni Paesi, che si riversasse in maniera decisiva sul mercato europeo, spazzando via le imprese e la produzione interna, secondo le norme del WTO, come facemmo ad esempio - ero il titolare del Commercio con l'estero - in un settore specifico, quello del tessile, abbigliamento e calzature, quando nel 2004 si concluse l'Accordo multilaterale sulle fibre, aprendo i mercati e, come avevamo previsto in quell'occasione, creando i meccanismi di salvaguardia anticipata di monitoraggio: si verificò un fenomeno di invasione anomala di prodotti cinesi e vietnamiti e noi attrezzammo l'Europa, in via preventiva, con il monitoraggio preventivo alle dogane di tre mesi, certificammo l'invasione anomala e potemmo subito agire, secondo le regole del WTO, per proteggere i produttori europei e italiani da un fenomeno che si verificò allora e che si potrebbe verificare su più vasta scala oggi.
La situazione, come dicevo, è tutt'altro che definita e stabilizzata. Anche per questo, per la difficoltà di stabilire in anticipo quali settori sarebbero stati maggiormente penalizzati, da subito abbiamo sostenuto che occorreva concentrarsi su misure di sostegno all'impresa che prescindessero dalle misure daziarie. Eventuali misure compensative infatti dovrebbero essere mirate per avere efficacia nei settori più colpiti e andranno predisposte, ove il negoziato andasse male, quando avremo un quadro certo sulle misure daziarie tra gli Stati Uniti e l'Unione europea, ma anche sulle misure daziarie tra gli Stati Uniti e altri Paesi produttori, che avrebbero comunque conseguenze indirette, ma forse ancora più significative sul mercato e, quindi, sui prodotti, sulle imprese e sul lavoro europei.
Ad oggi è difficile ipotizzarli, come dimostra, per esempio, proprio il settore farmaceutico, che citavo prima: prima tra quelli più minacciati, poi messo in sicurezza, e ora nuovamente minacciato. Non lo sappiamo.
Aspettiamo quindi i risultati del negoziato - che ci auguriamo positivi -, prima di sviluppare una piena ed efficace e, quindi, mirata politica di compensazione, anche settoriale, che, comunque, per avere efficacia deve essere comunitaria e non solo nazionale. Di questo, abbiamo già parlato nelle sedi competenti, in sede europea: misure compensative, eventualmente mirate ed efficaci quando il quadro sarà definito, comunitarie e non soltanto nazionali.
In uno scenario evolutivo in continuo movimento, resta, però, una certezza, per noi una bussola, un faro: quando il mare è in tempesta - e lo è -, bisogna guardare la bussola e mantenere la rotta, non farsi trascinare dagli eventi. Gli USA, gli Stati Uniti erano e restano uno dei principali partner commerciali per l'Italia e per l'intera Unione europea; per noi, sono il secondo partner commerciale a livello globale, quello su cui stava crescendo di più il made in Italy.
Inoltre - e dobbiamo sempre tenerlo fermo - vi è una differenza valoriale con altri attori, che dobbiamo sempre tenere presente in questo negoziato e in qualunque altro negoziato: gli Stati Uniti non sono solo per noi un partner commerciale importante, significativo e irrinunciabile; per noi sono un alleato strategico, che condivide gli stessi nostri valori e con cui siamo impegnati, da sempre, su tanti teatri e tanto più su quello europeo e mediterraneo. Mentre - è ovvio dirlo -, per gli Stati Uniti la Cina è un avversario sistemico, è una cosa diversa di cui dobbiamo tenere in conto.
Per questo, la nostra bussola deve restare sempre quella dell'Occidente, con l'auspicio di creare le condizioni - quando ci saranno - dell'area di libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico, con l'obiettivo di creare la più grande area commerciale, produttiva, tecnologica e scientifica del pianeta, il vero grande motore della crescita globale, tanto più se questo dovesse poi associarsi - come noi auspichiamo - all'area di libero scambio tra Unione europea e il Mercosur, un grande bacino che condivide gli stessi valori di fondo, l'Occidente, che diventa il grande motore produttivo, economico, scientifico e tecnologico della crescita globale che si riverserebbe su tutti i continenti.
Insomma, l'obiettivo deve restare comunque fermo: zero dazi, zero, tra Europa e America. Nel contempo, dobbiamo accelerare, a prescindere da quello che accadrà, sulla strada delle riforme europee del nostro continente, che resta indietro sulla competitività rispetto agli altri attori globali, su cui, invece, riscontriamo ritardi non più giustificabili, anche alla luce del report di Mario Draghi, sino a questo momento del tutto inapplicato. Questo a prescindere da come si concluderanno i negoziati tra Stati Uniti e Unione europea e tra gli Stati Uniti e gli altri attori. Per questo - lo abbiamo già detto in quest'Aula, ma lo dobbiamo ribadire oggi -, serve cancellare quei dazi interni che ci siamo autoimposti, che derivano dagli eccessi di regole europee e di farlo subito, con uno shock di semplificazione e di sburocratizzazione per le imprese e con una contemporanea moratoria regolatoria per non introdurre altri lacci e lacciuoli su imprese che stanno già soffocando di burocrazia.
Per questo abbiamo detto che occorre rivedere le politiche settoriali che si sono rivelate fallimentari e abbiamo presentato, negli ultimi mesi, numerosi elementi di indirizzo strategico per la revisione del CBAM, dei meccanismi di adeguamento del carbonio alla frontiera, per rendere sostenibile la transizione energetica verso la piena decarbonizzazione della siderurgia, della chimica, dei settori energivori italiani come la carta, il vetro ed altre industrie.
Per questo abbiamo presentato un non-paper sulla semplificazione burocratica, soprattutto per le piccole e medie imprese, e altri settoriali, come quelli su siderurgia, chimica, microelettronica e spazio. È l'Italia che si è fatta avanguardia del processo riformatore in Europa con coalizioni anche variabili, ma sempre più ampie con altri Paesi europei, a prescindere dai Governi e dalla politica che essi esprimono in sede nazionale.
Per questo abbiamo chiesto che siano implementati da subito i negoziati per nuovi accordi di libero scambio con Messico, Consiglio di cooperazione del Golfo, India, Indonesia, Malesia, Filippine, Australia, oltre al Mercosur che va finalizzato con riguardo alle eccellenze italiane della filiera agroalimentare.
Io stesso sono stato protagonista dei primi accordi bilaterali svolti dalla Commissione europea nei primi anni Duemila. Faccio riferimento, per esempio, a quello col Cile, in cui è stato inserito come asset strategico anche il riconoscimento reciproco con le indicazioni geografiche, e poi a quello con il Canada e agli altri successivi, consapevoli sin da allora che gli accordi bilaterali erano necessari e che non bisognava solo fare affidamento sulla logica multilaterale del WTO che già in quegli anni era profondamente in crisi, come ha dimostrato il fatto che il Doha Round, iniziato nel 2001 a Doha - ed io ero allora il capo delegazione italiana - non si è mai concluso, e son passati da allora 24-25anni.
Per questo abbiamo chiesto già all'Europa di monitorare la situazione per capire se occorrerà ricorrere alla clausola di salvaguardia ove alcuni Paesi asiatici produttori di massa subissero dazi molto elevati, come prima dicevo, affinché si possa arginare un eventuale riversamento massiccio di merci nel continente europeo, e le conseguenze indirette, anche ancor più gravi, della guerra commerciale o di sistemi daziari protezionistici.
Abbiamo inoltre definito un programma di sostegno alle imprese nei Paesi che sono in crescita. C'è un Piano di Governo, capofila il Ministero degli Affari esteri, per sostenere la crescita delle nostre imprese e delle nostre esportazioni nei Paesi che sono in crescita, come dimostrano ovviamente i dati dell'export italiano degli ultimi anni, e che sono maggiormente predisposti ai nostri prodotti, soprattutto lungo l'asse del grande Medio Oriente, della Penisola arabica, dell'Indo-Pacifico e del Sud-Est asiatico, con una campagna di mantenimento che valorizzi il made in Italy nelle Americhe, ne evidenzi le specificità, le peculiarità e le unicità, con l'obiettivo di raggiungere i 700 miliardi di export e consolidare così la nostra posizione di quarto Paese esportatore globale conseguita lo scorso anno in un mondo che comunque si era già destrutturato con sanzioni legittime, dazi e sistemi protezionistici che si sono alzati in diversi continenti.
Abbiamo inoltre predisposto una nuova e conclusiva rimodulazione degli strumenti del PNRR, come già fatto nel dicembre del 2023 quando destinammo 17 miliardi in più - 17 miliardi aggiuntivi - alle imprese rispetto a quanto era previsto dalla stesura originaria del PNRR. Oggi intendiamo riprogrammare altri 14 miliardi del PNRR, che si aggiungerebbero a quelli in più conseguiti con la prima riprogrammazione, e, insieme, 11 miliardi dal Fondo di coesione e 7 miliardi dal Fondo sociale per il clima, per indirizzare anche queste risorse in maniera compiuta su programmi di sostegno alle imprese.
Ovviamente, per quanto riguarda la rimodulazione del PNRR, dobbiamo concordare misure con la Commissione e il Ministro Foti lo sta già facendo. Per quanto riguarda i Fondi di coesione, dobbiamo farlo con le regioni nel pieno rispetto del dettato costituzionale, a cui sempre ci atteniamo, nella piena e leale collaborazione tra gli organi dello Stato.
Intendiamo, inoltre, mantenere sotto controllo l'inflazione perché una cosa che può accadere - e i colleghi parlamentari lo sanno molto bene e meglio di me - è che la conseguenza immediata della chiusura dei mercati sia quella dell'aumento dell'inflazione negli Stati Uniti eventualmente come in Europa. Dobbiamo contenere l'inflazione che in Italia lo scorso anno è stata pari all'1,1 per cento, nettamente inferiore a Francia (2,3), Germania (2,5) e Spagna (2,9). È stata nettamente inferiore alla media dell'inflazione europea. Questo nel 2024.
All'atto del nostro insediamento, nell'ottobre del 2022, l'inflazione era invece in Italia nettamente sopra la media europea e nettamente sopra l'inflazione che si registrava in quel periodo negli altri grandi Paesi industriali: era all'11,8 per cento. Lo scorso anno è stata pari all'1,1 per cento. Nei primi mesi di quest'anno, nel 2025, vi è una tendenza al rialzo ancora limitata, ma che potrebbe subire conseguenze ove i negoziati non avessero il risultato che ci auguriamo. Comunque, in Italia, è sempre strutturalmente sotto la media europea. Ed è per questo che dobbiamo mantenere alta la guardia anche sotto questo aspetto.
Ringrazio l'Aula che ci ha consentito questo confronto e ascolterò con attenzione le proposte che tutti i gruppi forniranno in questa sede per meglio affinare la nostra posizione in Europa, perché la materia dei dazi, o meglio, del commercio, è di esclusiva competenza da sempre della Commissione europea, ma anche nei rapporti bilaterali che ciascuno di noi ha - che ciascun Governo ha - con l'Amministrazione americana per implementare la strada del negoziato, del dialogo, del confronto e delle soluzioni positive (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramanna. Ne ha facoltà.
GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio il Ministro Urso per l'ampia informativa che ci riporta alla concretezza dopo i tanti voli pindarici ascoltati nelle ultime settimane.
Quando il 2 aprile scorso il Presidente Trump ha annunciato l'introduzione delle cosiddette tariffe reciproche, i dazi sono diventati il principale argomento di discussione a livello interno, europeo e internazionale. Alla legittima preoccupazione degli operatori economici si è sommato un clima di allarmismo indotto che si è tradotto nei fatti nell'ennesimo, strumentale ed ingiustificato attacco al Governo Meloni e al suo Presidente del Consiglio, accusato alternativamente di essere subalterno al Presidente Trump, di voler dividere l'Europa e, non da ultimo, di aver fallito per non aver ottenuto nulla durante il suo incontro bilaterale alla Casa Bianca.
Un atteggiamento che ben fotografa la schizofrenia della sinistra, in particolare di quella italiana. Ma se davvero vogliamo il bene della nostra Nazione, Ministro, dobbiamo ricordarci che una materia complessa, come quella commerciale di competenza esclusiva dell'Unione europea, andrebbe trattata di conseguenza, senza paraocchi ideologici e con buon senso e pragmatismo.
Le relazioni tra Unione europea e Stati Uniti sono le più importanti nello scenario mondiale, sul piano geopolitico, su quello della difesa, ma anche su quello commerciale. Relazioni insostituibili non solo sul piano economico, ma anche su quello valoriale perché, insieme, Europa e Stati Uniti - ricordiamoci - costituiscono l'Occidente.
L'Occidente, come ha ripetutamente affermato il nostro Presidente, non è una mera espressione geografica, ma un sistema di valori che insieme dobbiamo difendere, a prescindere da chi governa pro tempore sia negli Stati Uniti che nelle Nazioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Non è un caso che la linea della prudenza e del buon senso, fortemente voluta dal Presidente Meloni, si sia fatta largo fino a diventare prevalente anche in quegli ambienti comunitari e anche in quelle cancellerie europee che all'inizio avevano immaginato reazioni muscolari.
Intendiamoci: la politica dei dazi e dei controdazi a noi non piace e non abbiamo esitato a definirla un errore, ma reagire in modo emotivo e velleitario, tanto più in una partita appena iniziata e che ogni giorno - lo stiamo vedendo, lo dimostrano le cronache di queste ore - vede mutamenti repentini, avrebbe potuto provocare danni ancora peggiori alle nostre imprese. Rischio che ha evidenziato anche la Presidente della BCE, Lagarde. Ciò non significa ovviamente che l'Europa non debba far valere le proprie buone ragioni. Dobbiamo dire agli amici americani che, se è vero come è vero che c'è un surplus commerciale europeo - ricordiamoci - soprattutto tedesco sui beni, ce n'è uno quasi altrettanto americano sui servizi, in particolare digitali.
Dobbiamo dire che l'IVA nel nostro sistema non è una barriera discriminatoria, perché la si applica anche ai nostri operatori economici. Per questo il Presidente Meloni e il Governo si sono spesi soprattutto per creare le condizioni per rilanciare i negoziati tra Stati Uniti e Unione europea, che ora sono finalmente ripresi a livello tecnico. Il nostro obiettivo in futuro è quello di eliminare le barriere e di arrivare, a partire dai beni industriali, ad una grande area euro-americana a dazio zero. Non solo, dobbiamo rilanciare la partnership transatlantica su tutto ciò che insieme possiamo fare meglio e con reciproci benefici: quindi, infrastrutture, difesa, spazio, energia. È lo stesso spirito che ha animato la Presidente Meloni nella volontà, condivisa con il Presidente Trump, di rilanciare con ancor maggiore forza le relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti, a partire da investimenti comuni in settori strategici.
Tornando ai dazi, signor Ministro, oltre a perseguire un accordo negoziale sotto l'egida europea in tempi congrui, se vogliamo essere credibili dobbiamo rimuovere quei dazi interni, i cui costi esorbitanti sono stati ben richiamati - come diceva anche lei poc'anzi - dal Presidente Draghi, che l'Europa si è autoimposta minando la competitività delle proprie imprese. Basti pensare alla mole di burocrazia e di iper-regolamentazione a cui l'Unione europea sottopone i propri produttori. E basti pensare alle “euro-follie” del Green Deal, che hanno indebolito le prospettive della nostra industria e della nostra agricoltura, provocando danni ben peggiori dei dazi che ancora non sono partiti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
L'Unione europea deve smettere di inseguire una transizione ecologica sbilanciata e attuata nel nome del solo elettrico, aumentando la propria dipendenza strategica dalla Cina, e riaffermare invece il principio di neutralità tecnologica, restituendo alle industrie, in primis quelle della filiera dell'automotive, un quadro certo di norme e investimenti, nell'ottica della sovranità europea e dell'autonomia strategica. Fratelli d'Italia supporta quindi con convinzione le posizioni assunte dal Governo e i diversi non-paper su alcune politiche settoriali del Green Deal, che il Ministro Urso ha presentato insieme a colleghi di varie Nazioni europee. Naturalmente, dobbiamo continuare a diversificare i mercati di riferimento, pur nella consapevolezza che quello americano non è un mercato sostituibile. Lo deve fare l'Unione europea con nuovi accordi di libero scambio, che però siano realmente bilanciati e nei quali non siano sempre gli stessi settori a pagare lo scotto più alto, e deve farlo con la consapevolezza che è sconsigliabile riaprire incondizionatamente alla Cina e diversificare quello che sta facendo bene l'Italia grazie - lo dobbiamo dire - all'ottimo lavoro di ICE, di SACE e di Simest, che stanno portando avanti una forte azione di supporto all'export del made in Italy, che nel 2024 ha raggiunto i 624 miliardi di euro.
Questi risultati testimoniano la resilienza e la qualità delle nostre imprese, che danno lavoro a milioni di italiani e che ci rendono grandi nel mondo, e non possono e non devono essere penalizzate. Per questa ragione il Governo ha prontamente convocato le associazioni di categoria, predisponendo un piano di intervento da 25 miliardi di euro per quelle filiere produttive che dovessero risultare realmente penalizzate dall'introduzione di dazi aggiuntivi. E allora, signor Ministro, avanti col Governo Meloni verso quella che lei ha ben definito una risposta strutturale e non occasionale alla sfida competitiva che il made in Italy deve affrontare in questa nuova era globale.
Non è il tempo per visioni velleitarie ed ideologiche, è il tempo per visioni pragmatiche e realistiche, che abbiano sempre come stella polare l'interesse dell'Italia, dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretario, colleghi deputati, innanzitutto è bene tenere fermi alcuni punti in questa discussione. Il primo è che la crisi dei dazi innescata da Trump è un errore profondo, per usare le parole del Presidente Mattarella.
Bisogna tener fermo anche il fatto che rimane il rischio di escalation, la guerra commerciale è ancora dietro l'angolo e, soprattutto, rimane un clima di profonda incertezza, così come per l'Italia la decisione dell'Amministrazione Trump è esiziale. Del resto, con un interscambio commerciale di 73 miliardi di export del nostro Paese verso gli Stati Uniti nel 2024 e con un surplus di 43 miliardi, è evidente che si tratti di un problema enorme. Altro che opportunità di crescita per le nostre aziende, come ha detto il Ministro Salvini. Così come, Ministro, la decisione di Trump di sospendere i dazi per 90 giorni non è una gentile concessione, ma è la retromarcia che ha fatto a pochi passi dal baratro, a fronte dello sconvolgimento dei mercati azionari, delle turbolenze sui mercati dei titoli di Stato americani. Ed è una conferma di questa retromarcia anche l'accordo fatto con la Cina.
Guardi, Ministro, nessuno vuole mettere in discussione l'Alleanza atlantica, su cui tanto ha insistito, ma è un dato di fatto che, con le sue scelte, l'Amministrazione Trump è sempre più, non solo imprevedibile, ma inaffidabile. Il mondo di prima non tornerà, è necessario prenderne atto e attrezzarsi di conseguenza. Anche voi che portate il cappellino “MAGA”, Make America Great Again: quello fa i suoi interessi. Noi dovremmo imparare a fare i nostri interessi europei e quindi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), utilizzando al meglio le prossime settimane per attrezzarsi a livello europeo e a livello italiano, perché l'emergenza non è finita e la risposta deve essere a livello europeo e deve essere una risposta “compatta, serena e determinata”, per usare ancora una volta le parole del Presidente Mattarella.
È vitale che la strategia negoziale sia condivisa a livello europeo. Il negoziato non deve insistere solo sull'interscambio commerciale, ma anche sui servizi digitali e finanziari. Bisogna mettere sul tavolo la tassazione efficace delle Big Tech. È necessaria un'Unione europea a schiena dritta, perché consapevole della propria forza nel momento in cui è unita. È un mercato di 450 milioni di consumatori. Siamo la terza potenza economica globale e la seconda per commercio. È necessario rafforzare alcune scelte: un fondo di sostegno finanziato con i dazi di riequilibrio sull'export, nonché diversificare i mercati di sbocco, accelerando la ratifica di nuovi accordi commerciali di libero scambio, a partire dal trattato Mercosur.
Intensificare lo scambio con Paesi come l'India e i Paesi ASEAN. Ma occorre anche attivare un nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, come si è fatto per il COVID e per la crisi energetica. Sul mercato interno è fondamentale rimuovere le barriere interne. Fa piacere sentire citare da parte sua il Rapporto Draghi, poi però bisogna essere conseguenti, anche perché, in quel rapporto, l'altra cosa su cui si insiste tantissimo è la necessità di politiche industriali a livello europeo. Questo è il terreno su cui non avete fatto nulla in Italia e a livello europeo, mentre invece è fondamentale accompagnare la doppia transizione, digitale ed ecologica, sostenendo gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenendo il Green Deal, intervenendo con fondi pubblici e privati a livello europeo e nazionale per ridurre il gap di competitività che ha l'Europa rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Inoltre, a livello nazionale, il Governo italiano ha dimostrato ancora una volta la sua evidente inadeguatezza per il tempo perso.
All'inizio, addirittura, ha minimizzato l'impatto. Il piano di sostegno presentato alle imprese senza soldi freschi è un po' il gioco delle tre carte dei soliti Fondi. Ma l'emergenza non è finita. La situazione rimarrà instabile. È urgente una strategia di risposta più solida e più credibile sul versante delle misure di sostegno e di accesso al credito, nonché sul versante del lavoro, rifinanziando gli ammortizzatori sociali ed aumentando la dotazione finanziaria a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese.
Poi c'è il tema dell'energia, perché l'Europa paga l'energia più degli Stati Uniti e più della Cina, l'Italia più di qualsiasi altro Paese europeo. Avete appena fatto un decreto Bollette che è troppo poco, troppo tardi, che riguarda solo 3 mesi e non risolve i problemi, mentre invece questo è un terreno su cui si può fare a costo zero molto per abbassare i costi dell'energia, investendo sulle rinnovabili, innanzitutto semplificando il processo per realizzare le rinnovabili. Su questo ci avete messo un anno e mezzo per i decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili; avete fatto un testo unico che poi è stato stravolto ed è di ieri la decisione del TAR Lazio che ha bocciato il decreto Aree idonee, per cui bisogna ripartire da capo.
Ma, soprattutto, con questo decreto non avete fatto quello che è necessario oggi e domani, ossia intervenire sul meccanismo di formazione del prezzo dell'energia elettrica, scorporandolo dal gas e sviluppando i contratti a termine, i PPA. Su questo non avete fatto nulla e, invece, dovete intervenire. Concludo, perché ho ancora, mi sembra, 50 secondi, Presidente. È sulle politiche industriali il fallimento più evidente, Ministro, suo e del Governo. Siete ancora al Libro verde, che deve produrre un Libro bianco, cioè, a quasi 3 anni dal vostro insediamento, ancora non avete una strategia chiara in termini di politiche industriali.
Sull'acciaio c'è una crisi drammatica dell'ex Ilva dopo le sue parole trionfali. Ieri è riuscito anche a cercare di scaricare sulla procura una responsabilità; ha detto che tornerà, l'aspettiamo per l'informativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e ne discuteremo nel merito, ma è incredibile come abbia provato a scaricare sulla procura e sia stato pure smentito. Sull'automotive aspettiamo ancora che reintegri il fondo nazionale che ha ereditato e che ha tagliato del 70 per cento. Su Transizione 5.0, che scade il 31 dicembre, 6,3 miliardi di dotazione e 640 milioni le richieste: è stato scritto male, gestito peggio e si tratta di un flop annunciato. È evidente che sulle politiche industriali bisogna invertire la rotta.
PRESIDENTE. Concluda.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). E non è solo un problema di inadeguatezza sua, Ministro, ma è un problema di inadeguatezza di tutto il Governo. Su questo è fondamentale invertire la rotta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, e ringrazio anche il Sottosegretario Bitonci per la presenza. Vorrei ringraziarla, in particolare, per l'ampiezza di visione geopolitica della sua informativa, per il fatto che ha tenuto conto, anche e soprattutto, dei potenziali effetti indiretti che un'escalation di guerra commerciale potrebbe provocare, perché finora l'attenzione è stata concentrata sugli effetti diretti. Ma, come gli uffici studi del suo Ministero ci hanno chiarito, gli effetti diretti equivarrebbero all'1 per cento del totale delle esportazioni in diminuzione, se ho ben inteso quella diminuzione del 10 per cento delle esportazioni statunitensi, che sono il 10 per cento delle esportazioni complessive.
Quindi, noi apparteniamo ancora alla generazione che sa fare a mente 0,1 per 0,1, che fa 0,01. Quindi lei ha ridato una concretezza anche con i dati. Ha anche elencato una serie di misure concrete. Devo dire che la Lega la sostiene nella linea che lei ha espresso, che è sostanzialmente quella del negoziato e di evitare un'escalation. Ci sarebbe da ragionare su che cosa si debba fare per perseguire l'interesse del Paese. Poc'anzi ho sentito evocare in quest'Aula una frase del tipo: l'interesse europeo, e quindi italiano.
Ricordo che ci furono tempi in cui il PD rivendicava orgogliosamente, per bocca del suo allora segretario Renzi, e c'è ancora il tweet nel feed del PD network, di avere preso delle misure nell'interesse dell'Europa e non dell'Italia. Quindi, ponendo dialetticamente questi due interessi come mutuamente esclusivi o non necessariamente complementari.
Anche noi pensiamo che non siano necessariamente complementari, ma possono esserlo. Per esempio, come lei ha sottolineato, se si è intrapresa la strada del negoziato fra Europa e Stati Uniti è perché prima c'è stata un'apertura bilaterale, favorita dalla missione del Premier Meloni. Quindi, perché? Perché l'Italia in questo contesto ha due caratteristiche che gli altri Paesi non hanno: la prima caratteristica - vorrei svilupparla un momento, passo subito dopo a farlo - è che noi non siamo la causa del problema; la seconda caratteristica - so che duole ad alcuni sentirselo ricordare - è che noi, in questo momento, abbiamo il Governo più stabile e più credibile.
Lo dimostra, per esempio, oggi un dato che era l'alfa e l'omega della politica italiana, lo spread, quando veniva tirato su per dar fastidio a certi Governi, ma che oggi mi pare che se ne stia, quatto quatto, un filo sopra o sotto il 100 per cento, cosa impensabile tempo addietro, ossia la metà di quando c'era lui, inteso come Draghi, naturalmente. Allora, credo che sia utile, allo scopo di favorire il negoziato, che però noi italiani o noi europei, se a qualcuno fa piacere sentirsi europeo, perché lo spirito del cosmopolitismo borghese anima oggi il progressismo, ci rendessimo conto che la narrazione allarmistica, come diceva, prima di me, un collega del suo partito, molto correttamente, che è stata fatta sui dazi è una narrazione fasulla.
Qui si descrive il Presidente degli Stati Uniti come un personaggio mentalmente instabile, che prende delle iniziative estemporanee del tutto impreviste e imprevedibili. Allora qui forse bisognerebbe un attimo riportare la cosa nei suoi termini storici. Voglio ricordare che, al G20 dell'ottobre del 2010, Geithner, che, penso qui qualcuno se lo ricorderà, era il Segretario al tesoro di Obama, quindi di un campione del mondialismo, uscì con una dichiarazione molto chiara e netta, richiamando i Paesi che erano produttori di forti surplus commerciali, e quindi all'epoca la Cina e in parte anche la Germania, a fare politiche di rientro.
Perché l'obiettivo doveva essere quello di avere un commercio mondiale equilibrato, che non generasse dei grandi squilibri, in cui non ci fossero dei Paesi che praticavano, manipolando la valuta o in altro modo, politiche che li mettevano in una posizione di creditori permanenti, di creditori strutturali. Perché naturalmente, a fronte di questi creditori strutturali, ci sarebbero stati dei debitori strutturali, che, anche quando, come gli Stati Uniti, sarebbero stati in grado di sopportare l'onere del debito, avendo piena sovranità monetaria ed essendo gli emittenti del principale strumento di liquidità internazionale, da questa posizione debitoria internazionale avrebbero tratto comunque un danno in termini di deindustrializzazione, e che, quindi, non l'avrebbero accettata.
Cioè, o le cose cambiano o ci saranno misure protezionistiche, non lo ha inventato Trump 15 giorni dopo la sua elezione perché è andato fuori di testa. Sono cose che gli Stati Uniti dicono da 15 anni. Da 10 anni, dal 2015, lo ricordo - l'ho già ricordato in quest'Aula, forse, perdonatemi se sono ripetitivo, è l'età, scusatemi -, gli Stati Uniti, in un rapporto sempre del Dipartimento del tesoro, mettono la Germania fra i Paesi manipolatori di valuta, cioè fra quelli che, forzando una svalutazione dell'euro, hanno procurato un ingiusto vantaggio alla propria economia in termini commerciali.
Allora, noi di questo ce ne dobbiamo ricordare. Voglio ricordare che questi squilibri non nascono dal nulla. Questa immensa massa di beni, principalmente tedeschi, che si sono rovesciati sui mercati americani è la conseguenza dell'uccisione del mercato interno europeo con le politiche di austerità, che, fra i vari danni che hanno fatto, hanno anche ridotto la capacità degli altri Stati membri di assorbire il prodotto della forte potenza manufatturiera tedesca, che, quindi, si è dovuta rivolgere all'estero.
Vorrei ricordarmi - non me lo ricordo, ma chiedo a chi eventualmente ci fosse - se c'è mai stato un dibattito così acceso sui media quando gli Stati Uniti hanno preso un'importante misura di barriera, non di prezzo, nei riguardi dei prodotti statunitensi con lo scoppio del Dieselgate. Quello scandalo era esattamente la risposta degli Stati Uniti all'invasione di automobili diesel tedesche.
Questo anche per ricordare che possiamo anche aspirare a un mondo di dazi zero, ma i veri problemi sono quelli generati dalle barriere non di prezzo e tutto il ragionamento sul green può essere letto in termini di barriere non di prezzo poste dagli Stati Uniti all'Europa e di reazione del capitalismo renano, in particolare, a queste barriere non di prezzo che ci ha messo su una strada che, come è stato ricordato da più persone prima di me, ci ha mandato a sbattere.
Quindi, mi sembra che dovremmo inserire - e concludo - questo discorso e naturalmente dovremmo guidare il negoziato alla luce sostanzialmente di due aspetti. Primo, un'analisi serena delle cause, di come siamo arrivati qui e di quante volte gli Stati Uniti ci avevano avvertito. Secondo, una considerazione complessiva - che dal suo discorso emerge, glielo riconosco e questo è uno dei meriti della sua informativa - delle barriere di prezzo e quindi dei dazi nel più complessivo quadro delle barriere anche non di prezzo: pensiamo, per esempio, al CBAM, no? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Anche l'Europa mette dei dazi, quindi dobbiamo affrontare il tema nella sua complessità.
Lei ci ha fornito stimoli per farlo; ho sentito suonare la campanella che non è quella della ricreazione ma della fine dell'intervento, quindi ringrazio il Ministro, ringrazio il Presidente e questo era il contributo che ritenevo di portare a questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano-Bicocca, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti a Montecitorio (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casasco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, gli Stati Uniti, con il dichiarato proposito di riassestare il disavanzo commerciale statunitense e proteggere l'industria nazionale, hanno adottato una politica di dazi e sanzioni destinata a ridefinire gli equilibri economici globali.
Uno degli obiettivi chiave della loro politica è quello di ridurre il deficit commerciale di beni con l'Unione europea, che nel 2024 ha raggiunto i 235,6 miliardi di dollari. È anche vero, tuttavia, che gli USA hanno un surplus di oltre 150 miliardi con l'Unione europea, sul lato dei servizi.
Secondo il Presidente Trump le merci americane subiscono da decenni pratiche commerciali sleali da parte dell'Unione europea e della Cina, che impongono tariffe più alte sulle importazioni americane rispetto a quelle statunitensi sui beni esteri.
Tuttavia il principale avversario delle ultime amministrazioni degli Stati Uniti non è stata l'Europa bensì la Cina. Tra l'amministrazione Biden e quella di Trump sono solo cambiati gli strumenti di intervento. Il deficit con Pechino rappresenta circa il 40 per cento del totale del disavanzo commerciale americano pari a 279 miliardi di euro nel 2023. Eppure, anche se con oscillazioni violente, Trump sta trattando con il suo avversario.
È di due giorni fa l'annuncio che sia Washington che Pechino hanno accettato di diminuire del 115 per cento le tariffe applicate sui beni cinesi importati dagli Stati Uniti - dal 145 per cento si passa quindi al 30 - mentre su quelli statunitensi importati in Cina si passa dal 125 al 10. Tutto questo in attesa di una trattativa che durerà 90 giorni.
La minaccia dei dazi è un tema economico ma anche un tema geopolitico. Ma come per la Cina, anche l'Europa deve sedersi a un tavolo di trattativa con una voce unica, senza fughe in avanti dei singoli Paesi. È quel che dicono i Trattati ma anche quello che dice il buon senso: siamo un mercato di 450 milioni di consumatori.
La missione della Presidente Giorgia Meloni a Washington il 17 aprile non va interpretata in altro modo se non come un contributo a portare il Presidente USA Donald Trump a rivedere e concepire diversamente i rapporti con gli alleati europei.
Lo shock che ha generato anche solo l'annunzio dei dazi ha posto in evidenza le criticità che affliggono il nostro sistema produttivo. I temi dell'energia, della burocrazia, degli ostacoli alla competitività, delle barriere interne, del Green Deal sono quelli che potremmo definire dazi autoimposti. Secondo il Fondo monetario internazionale le barriere interne dell'Europa equivalgono a una tariffa del 45 per cento per la produzione e del 110 per cento per i servizi.
Il fatto di non aver completato il mercato interno di beni, servizi e capitali si sta rivelando più dannoso per la crescita di qualsiasi tariffa che gli Stati Uniti potrebbero imporre. Per questo è necessario rilanciare il processo di integrazione, anche sul piano fiscale, per favorire maggiori investimenti produttivi - soprattutto in ricerca e sviluppo - e favorire l'innovazione.
L'Europa vive un processo di deindustrializzazione che mina la sua competitività, che si basa fortemente sulla sua industria, che genera 32 milioni di lavoratori diretti e rappresenta il 65 per cento dell'attività di ricerca e innovazione.
L'epicentro di questa crisi è l'industria tedesca che ha bisogno di una profonda ristrutturazione. Un Green Deal ideologico ha frenato l'Europa. Il danno della deadline del 2035 sulle auto con motore endotermico e il solo posizionamento sull'elettrico, rinunciando alla neutralità tecnologica, hanno creato notevoli difficoltà, a cui oggi si sommano i dazi.
E tutto questo nonostante la constatazione evidente, più volta sottolineata, che l'Europa impatta solo per il 7 per cento a livello globale sulle emissioni di CO2, l'Italia per l'1 per cento, contro il 55 per cento di Stati Uniti, India e Cina.
La scelta di adottare il Carbon border adjustment mechanism (CBAM), un dazio che l'Europa intende imporre dal prossimo anno sulle importazioni di acciaio e altre sei materie prime, ma non sui prodotti finiti, incide sulla nostra economia ed ha effetto sulla questione sociale, essendo la nostra manifattura una manifattura di trasformazione. Sono tutte questioni che abbiamo posto nella mozione, approvata anche a mia firma, nell'aprile del 2024.
Lo stesso può dirsi del meccanismo dell'Emission trading system che si sta progressivamente ampliando ai trasporti e poi agli edifici. Il sistema è concepito per incentivare le imprese a investire in tecnologie più pulite e ridurre le loro emissioni, ma sta comportando costi significativi per le aziende, specialmente in assenza di misure di compensazione efficaci.
La Banca mondiale ha fotografato il calo della quota della manifattura sul PIL dell'Unione europea: siamo passati dal 20 per cento di PIL del 1991 al 14,6 per cento del 2023. La sola Germania è passata dal 25 per cento al 18,6. La Cina è stabilmente oggi sopra il 25 per cento e gli Stati Uniti stanno invertendo la rotta reimportando parte della produzione esternalizzata in altri Paesi.
L'economia italiana, negli ultimi anni, ha mostrato un'evoluzione migliore rispetto alla crescita media dell'euro, di Francia e Germania. Una spinta importante è venuta dai buoni risultati ottenuti sui mercati internazionali: l'Italia ha realizzato il record di export - 626 miliardi di euro - diventando la quarta economia esportatrice del mondo, con particolare distinzione delle PMI italiane che ne hanno realizzato più della metà.
Tutto ciò conferma che l'Italia è un attore industriale capace di produrre ed esportare quasi in tutto il mondo. Il made in Italy è un enorme patrimonio industriale da tutelare e su cui continuare a investire.
Il Governo ha già avviato iniziative strategiche, mirate a garantire l'approvvigionamento e una gestione efficace delle materie prime critiche e per rafforzare l'export. L'obiettivo principale è ridurre la dipendenza dall'estero, rafforzando al contempo le capacità industriali e tecnologiche del Paese.
È quindi cruciale proseguire con l'attuazione di specifiche politiche volte a rendere l'Italia e l'Europa un polo sempre più attrattivo per gli investimenti stranieri, oltre a favorire il rientro delle aziende italiane che hanno delocalizzato. Questi interventi sono indispensabili per creare un ambiente economico competitivo e stimolare la crescita e lo sviluppo del tessuto produttivo nazionale e ritornare alle percentuali di PIL della manifattura dei decenni precedenti.
In questo senso il Governo italiano, grazie anche al nostro Ministro e Vice Presidente del Consiglio Tajani, lavora alacremente per espandere l'influenza del nostro Paese ed ampliare gli scambi commerciali con i Paesi asiatici. Grazie al Piano d'azione per l'export italiano promosso dal Governo si rinforza la presenza italiana sia dal punto di vista industriale, sia dal punto di vista commerciale, in un'area di grandissimo interesse.
Da questo punto di vista, le ambasciate e i consolati italiani all'estero, anche grazie alla recente riforma promossa dal Ministro Tajani, diventeranno sempre più attori centrali per aiutare le nostre imprese ad essere ancora più competitive nei mercati extraeuropei.
Inoltre, occorre sottolineare positivamente l'accordo tra l'Unione europea e i Paesi dell'America Latina, il Mercosur. La questione dei dazi ha ravvisato l'interesse per il Mercosur, considerato come un mercato da 700 milioni di consumatori che può essere attrattivo come quello americano. In quest'ambito però si tratta di introdurre alcuni aggiustamenti volti a tutelare il nostro comparto agroalimentare.
Forza Italia, a gennaio, ha presentato un piano industriale per la crescita e per l'innovazione per l'Italia e per l'Europa, un Growth Deal che è stato fatto proprio dal PPE al congresso di Valencia. Il Piano è destinato a rafforzare e difendere i pilastri italiani del manifatturiero e del made in Italy con lo sviluppo di politiche economiche e industriali, mirate e strategiche, che valutino l'indice di competitività, a partire da quello nel campo dell'economia spaziale, dell'applicazione dell'intelligenza artificiale e dell'utilizzo dei big data.
Questo piano si affianca al Libro verde per una nuova strategia di politica industriale per l'Italia elaborato dal Ministro delle Imprese e del made in Italy che si tradurrà nel successivo Libro bianco sulla politica industriale italiana.
Dunque, con le proposte politico-economiche e le iniziative che, come Italia, stiamo portando avanti, abbiamo posto tutte le premesse per arrivare a una significativa inversione di tendenza. L'azione del PPE in sede europea darà gli esiti che ci attendiamo, ove si consideri il suo peso determinante per quel che riguarda il cambio di rotta in merito alle politiche industriali.
L'accresciuta credibilità internazionale dell'Italia e l'attivismo del nostro Governo sul mercato internazionale stanno dando i loro frutti.
Sulla soluzione della questione dei dazi l'Italia sta producendo il massimo sforzo in tutte le possibili direzioni, quindi piena fiducia all'operato del Governo. Lo invitiamo a proseguire sul percorso tracciato e ringrazio anche il Ministro Urso per la sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Devo dire, Ministro, complimenti: lei non smette mai di stupirmi, e non l'ha fatto nemmeno oggi. Ma io mi chiedo: con che coraggio viene qui a dire che sostanzialmente va tutto bene? Con che coraggio lei dice di essere tranquillo? Guardi, Ministro, la sua non è tranquillità; la sua è pericolosa inconsapevolezza di quello che succede fuori da questo Palazzo.
E allora, le do una notizia: i lavoratori, le imprese, il Paese non se ne fanno nulla della sua tranquillità e sa perché? Perché, Ministro, - glielo assicuro - le imprese non sono tranquille, ma proprio per nulla. Perché, per l'imprenditore, l'incertezza è peggio della crisi, l'attesa è mortale, il “forse” paralizza; non investi, non assumi, sei fermo, totalmente fermo.
Lei dice che il Governo è stato tempestivo ed efficace, ma voi state temporeggiando, aspettando di capire che aria tira a Washington e, nel frattempo, in Italia, purtroppo, succede il dramma: il dramma delle aziende che chiudono, dell'economia reale che crolla.
Guardi, forse oggi ha raggiunto l'apice dell'ipocrisia. È venuto qui a rivendicare i risultati sull'inflazione. Le do un dato, Ministro: più 33 per cento è il costo dell'energia rispetto a un anno fa. No, ma mi guardi mentre glielo dico, non guardi il telefono: più 30 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E questo è un dato che tocca la vita delle persone, Ministro, perché quell'energia che cresce sa cosa vuol dire? Vuol dire che costa di più un bene alimentare. E poi, che succede? L'Istat ci dice, clamorosamente - non per me, ma per lei evidentemente; lo controlli sul telefono, il dato, visto che le piace usare il telefono - che quel meno 7 per cento di consumi c'è stato rispetto all'anno scorso. Ed è sui beni alimentari. Non lo dico io, lo dice l'Istat. E, allora, è un dramma, Ministro. Guardi, non so in che Paese vive; forse quello in cui il “Carrello tricolore” ha funzionato e l'inflazione non è più un problema, ma nel mondo reale l'inflazione è ancora un problema. Però, la prego: sgonfi il petto e torni tra noi.
Sa perché glielo dico, Ministro? Perché se lei tornasse tra noi, allora forse capirebbe e vedrebbe che sono 26 mesi consecutivi che crolla la produzione industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); 26 mesi di economia che arretra; 26 mesi di distretti che si spengono; 26 mesi in cui competenze e posti di lavoro sono svaniti. E lei viene qui a dirci che è la bussola? Che questo Governo è la bussola nella tempesta? Guardi, Ministro, sa cos'è questo Governo? È l'iceberg, quell'iceberg che ha fatto schiantare la nave, che si sta schiantando! La nave che affonda è il Paese Italia. E, allora, Ministro, sa perché voi siete l'iceberg? Perché quando l'automotive era in crisi e cercavate nemici esterni, avete tagliato miliardi al fondo dell'automotive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché avete svuotato l'ACE, togliendo miliardi di agevolazioni alle imprese, perché avete fallito completamente su Transizione 5.0, sottraendo 6 miliardi alle aziende che potevano usarli per il caro bollette, perché avete sbagliato tutto nella gestione delle crisi.
Guardi, oggi si parla di ENI, si parla di Ilva, ma non ne ha azzeccata una. Io non entro nel merito, l'aspetto qui. Anch'io l'aspetto: venga a riferire. Però, le do un consiglio, Ministro: non venga col solito copione. Non ci prenda in giro, dicendo che è colpa dei giudici, che è colpa di chi ha sostenuto la salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché la colpa è sua, e le risposte le deve dare lei.
Lei non è un Ministro delle imprese. Lei è il Ministro del fallimento delle imprese e forse dovrebbe iniziare a prenderne atto, perché lo abbiamo visto anche sui dazi. Vede, Trump se ne esce con questa sparata folle sui dazi e voi? Il nulla più totale. Vi fingete proprio morti. Eppure, ve lo abbiamo detto cosa serviva, perché, le proposte, le abbiamo fatte. Abbiamo detto che serviva un piano industriale serio, non interviste o passerelle, perché alle imprese servono mercati nuovi. E, guardi, la Cina non è il male assoluto. Sa qual è il male assoluto? È il fatto che, prima avete umiliato la Cina, strappando l'accordo della Via della seta, poi dovete tornare a negoziare con la Cina con meno potere negoziale e con la coda tra le gambe. E chi pagherà il prezzo? I cittadini e le imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Non serviva solo un piano industriale serio. Serviva un fondo immediato per compensare i miliardi di danni che già solo l'annuncio dei dazi ha creato, perché i danni ci sono, Ministro, miliardi bruciati. E lei non solo si è mosso in ritardo - peraltro, con pochissime risorse, sottratte da altro, dal PNRR, dai fondi di coesione e, quindi, non sono nemmeno certe -, ma, oggi, ha avuto il coraggio di venire qui a dirci che non si può fare nulla, finché non c'è un quadro certo. Ma lo vada a dire alle imprese, agli imprenditori, lo dica in faccia, che hanno già subìto i danni, che non si può fare nulla, che hanno perso gli ordini, che devono licenziare! Glielo dica che non può fare nulla, perché a me non sembra per nulla normale. Altro che scudo per le imprese! Manco un ombrello bucato per proteggersi dall'uragano, gliel'avete dato alle aziende! Manco quello. Lo zero più assoluto.
E allora, non solo, purtroppo, non ne avete azzeccata una, ma ci avete anche rifilato il colpo di grazia, ossia questo accordo fantastico con Trump che Meloni ha portato in dote: più gas americano, più caro, che farà salire ancora le bollette, perché forse non si è accorto che le imprese stanno dicendo che c'è un problema enorme di caro bollette, ma chi se ne frega, compriamo il gas più caro, poi tanto lo pagano le imprese, mica lei, Ministro. E poi più armi, che significa meno risorse per le imprese, per la sanità, per la scuola, per il lavoro.
E, guardate, ormai lo abbiamo capito: avete proprio un'idea, e cioè provare a nascondere il vostro totale fallimento sulle politiche industriali di questo Paese - perché non ne state facendo una giusta e i dati, purtroppo, lo dicono - con che cosa? Con l'inesistente - perché non funzionerà - politica bellica, cioè del riarmo e dell'investire sull'industria bellica. E, allora, tutto il resto passa in secondo piano; e allora 400 milioni per aiutare i cassintegrati non ci sono; 6 milioni per il contrasto al tumore al seno non ci sono, impossibile; 300 milioni per confermare Opzione donna men che mai, ma 10 miliardi per le armi quelli sì, subito, dall'oggi al domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, Presidente, mi avvio a chiudere. Voglio dare un consiglio, tramite lei, alla Presidente Meloni: invece di inseguire la sua musa ispiratrice con l'elmetto sempre in testa, von der Leyen, invece di dire sempre “sì” al lobbista Crosetto, che è il Ministro di questo Governo, ascolti almeno Papa Leone, lo ascolti. Ha detto che serve “una pace disarmata e disarmante”? Meloni si definisce madre cristiana? Bene, ascolti forse con più attenzione le parole del Papa, sono sicura che farebbe meglio a questo Paese. Ma - e chiudo - non lo farà. Non lo farà, perché ha scelto di investire nella guerra e non nel lavoro; perché ha scelto di compiacere Trump e gli Stati Uniti, e non di proteggere le imprese italiane.
E, allora, una cosa vi chiedo, almeno una, per dignità: non riempitevi la bocca e non chiamatevi patrioti, perché chi volta le spalle al Paese, ai lavoratori, alle imprese, non è un patriota. È semplicemente un traditore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Urso per la sua esposizione e, soprattutto, ringrazio il Governo per la chiarezza di intenti che ha mostrato sin dall'inizio della svolta americana sui dazi. È una svolta sicuramente imprevista per la sua durezza e potenzialmente disastrosa, se non gestita bene, per le nostre imprese, per il nostro bilancio pubblico, per le stesse famiglie italiane.
Noi Moderati dà atto al Governo italiano di essersi mosso, tenendo fermi due capisaldi. Il primo: un atteggiamento razionale, prudente, di cautela, da molti scambiato per ambiguità, ma sostanzialmente sollecitato da tutti gli attori interessati, da tutti i capi delle filiere interessate dai dazi, dall'agroalimentare all'automotive. Lo stesso presidente della Confindustria ha più volte invitato il Governo italiano a essere prudente, per evitare un'escalation, una guerra commerciale che avrebbe danneggiato prevalentemente l'Italia. Il Governo italiano ha fatto bene a considerare i dazi come strumentali per l'apertura di un negoziato e ad evitare una guerra commerciale che avrebbe danneggiato principalmente, in Europa, proprio l'Italia e anche la Germania, che sono le principali nazioni esportatrici.
L'altro pilastro dell'azione di Governo, che abbiamo condiviso, è stata la fermezza nel ricercare una comune risposta europea, nel ribadire la competenza europea sui dazi, invitando l'Unione europea ad essere prudente nella partita dei contro-dazi, ma soprattutto sollecitandola ad avanzare una controproposta, quella cui lei ha fatto riferimento, dei dazi zero, per arrivare alla costituzione di un'area di libero scambio tra le due sponde dell'Atlantico.
Una proposta che è stata immediatamente condivisa dai partner europei, che è stata fatta propria dalla stessa Europa e che ha consentito di allentare la tensione e ha contribuito a sospendere i dazi. Adesso abbiamo tempo fino a giugno per poter arrivare ad una trattativa soddisfacente per cercare un'intesa e, sicuramente, i precedenti della Gran Bretagna e anche della Cina sono oggettivamente incoraggianti. È evidente che non dobbiamo nascondere l'eccezionalità del cambiamento che abbiamo davanti, perché potremmo anche risolvere - come tutti ci auguriamo - positivamente la partita dei dazi, ma è evidente che nulla tornerà più come prima, perché le relazioni, non solo commerciali, tra Stati Uniti ed Europa sono profondamente cambiate e vanno ricostruite e ripensate su basi nuove. Servono azioni e iniziative coraggiose per evitare di soccombere. Lei, Ministro, ha giustamente ricordato le azioni intraprese per aprire e sondare nuovi mercati, quelle per utilizzare eventuali risorse non spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per sostenere i settori in crisi, quelli più esposti ai dazi: è un bene perché la diversificazione e il sostegno alle imprese per investimenti innovativi e tecnologici sicuramente rappresenterebbero una boccata d'ossigeno per i settori più esposti.
Riteniamo che a queste iniziative è necessario affiancare una seria riflessione sul mercato europeo e sul tema - a cui lei ha fatto pure riferimento - delle barriere interne che ne frenano lo sviluppo.
C'è un rapporto del Fondo monetario internazionale molto interessante, dibattuto anche in Italia, che ha stimato il peso di queste barriere in modo preciso. L'intensità degli scambi commerciali tra Paesi europei è meno della metà di quello che avviene tra Paesi degli Stati Uniti d'America. Se le barriere interne all'Unione europea fossero allo stesso livello di quelle americane ci sarebbe un incremento della produttività europea di oltre il 7 per cento. Il paradosso - come ha ricordato anche Mario Draghi in un suo recente intervento - è che, mentre le barriere interne in questi anni sono rimaste alte o addirittura sono aumentate, quelle esterne sono diminuite a causa della globalizzazione e quindi le imprese italiane ed europee hanno guardato più ai mercati esteri che non a quelli interni. Ora, è evidente che questo meccanismo non sta più in piedi, non regge più a causa dei dazi, sicuramente, ma anche a causa del robusto ripensamento americano sul tema della globalizzazione.
Ecco perché riteniamo che è necessario regolarci di conseguenza e siamo convinti che la risposta - l'unica risposta possibile - sia in una maggiore integrazione europea. Pensiamo che l'Italia, per la credibilità, la solidità e l'autorevolezza del suo Governo, possa e debba farsi capofila in Europa di una iniziativa per abbattere i cosiddetti dazi occulti. Non li cito, li conosciamo tutti. Mi riferisco a quelle barriere normative, burocratiche, regolatorie, persino anche ideologiche. Prima abbiamo ascoltato le critiche al Green Deal. Penso ai vincoli del Green Deal, non soltanto sull'automotive, anche sull'agroalimentare; penso all'utopia del “tutto elettrico” che, in parte, è stata attenuata e allentata grazie anche all'iniziativa italiana, ma che va abbattuta se non vogliamo che l'intero settore dell'automotive venga seppellito sotto il peso dell'ideologia green. Bene, tutti questi ostacoli fanno più danni dei dazi di Trump ma, a differenza dei dazi di Trump, sono nella nostra disponibilità, cioè modificarli, eliminarli, cancellarli, abbatterli dipende da noi, dipende dalla nostra iniziativa.
Penso che l'Italia possa e debba essere protagonista di una grande stagione di riforme europee, perché penso che la risposta a questa nuova era non possa che essere europea. Non possono essere i singoli Stati a rispondere alle sfide, alla minaccia e alle nuove minacce della contemporaneità. Sui dazi, sulla difesa, sui commerci, sulla sicurezza e sulla lotta all'immigrazione, la risposta è nell'iniziativa europea, non nell'iniziativa nazionale. O l'Unione europea riforma se stessa, grazie anche alla spinta dell'Italia, oppure cessa di esistere. Cessa di esistere come soggetto politico rilevante, come blocco continentale da oltre 450 milioni di abitanti, come grande potenza economica e commerciale, e ritorna ad essere un insieme di piccoli Stati, spesso in competizione tra di loro. Questo forse è quello che vogliono i nostri nemici e i nostri avversari, ma non è quello che vogliamo noi. Per questo invitiamo il Governo italiano a continuare sulla strada di produrre una risposta europea adeguata alle nuove sfide e alle nuove minacce che la contemporaneità ci pone davanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Salutiamo le ragazze, i ragazzi, le docenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Teodoro Gaza” di San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qua e benvenuti (Applausi). Ha chiesto di parlare l'Onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro per questa informativa. Parto da alcuni punti positivi - molto positivi - rispetto alle sue affermazioni, perché è bello vedere come il Ministro sia preoccupato per questa situazione, per questa escalation di guerra commerciale. Ci fa piacere che questa sia la posizione del Governo, viste invece le posizioni del Ministro Salvini che, da questo punto di vista, le ha viste invece come un'opportunità per le nostre imprese e per il nostro mercato. Siamo felici che sia preoccupato, soprattutto per quelle aziende tradizionalmente del made in Italy, che sono forse tra le più colpite da questa possibile escalation dei dazi. Ricordo che un altro suo collega in Consiglio dei ministri, il Ministro Giorgetti, ha detto: è proprio una bella opportunità per difendere i giusti diritti delle imprese italiane. Siamo soprattutto felici però - e questa è la verità e lo diceva la collega Carfagna poco fa - che vogliate che questa sia una battaglia unitaria dell'Europa, perché qualche collega della vostra maggioranza - parlo dell'eurodeputata Tovaglieri, ma parlo anche del senatore Borghi - auspica invece che la trattativa non sia europea, ma dei singoli Paesi.
Allora bene, noi prendiamo le sue parole come quelle di un Governo che forse deve chiarirsi un po' le idee al proprio interno, ma è positivo che questi tre appunti siano punti che ci trovano d'accordo. C'è un punto, però, che ci lascia un po' perplessi. La sua informativa ha riguardato tanti aspetti, ma è sembrata più l'informativa di un editorialista, di un commentatore su quello che sta succedendo e sui dati, che ci ha anche fornito, rispetto a quella di un Ministro che viene a raccontarci qual è la strada. Ha citato più volte delle parole: “marinai”, “bussola”; la navigazione va benissimo, ma in che direzione e con quale strategia? Non so se quell'appello che lei ha fatto all'inizio - cioè parliamo solo di dazi - sia per evitare che si parli dei problemi che ai dazi si aggiungono, ossia quello della grande competitività di questo Paese che non c'è più. I dati li ha dati lei, li danno gli istituti internazionali: questa escalation dei dazi rischia di mettere in difficoltà e in crisi le nostre imprese. Ma c'è un tema che non è stato citato: non è che è un'escalation dei dazi, un'escalation commerciale che abbiamo inventato noi. Qui nessuno sta dicendo che un giorno il Presidente americano si è svegliato e si è inventato dei dazi. Qui nessuno - e lei compreso - ci ha detto una parola sul metodo con cui hanno calcolato i dazi, che è un metodo farneticante, inesistente, assurdo! Peraltro, è un metodo che non comprende una cosa: da questo metodo sembra che ci sia un surplus di esportazioni del nostro Paese nei confronti degli Stati Uniti, ma solo perché viene calcolato sulle esportazioni e sulle importazioni di prodotti e non su quelle di servizi, dove invece gli Stati Uniti dominano e dominano anche in Europa e anche nel nostro Paese. Allora, da questo punto di vista, cerchiamo di mettere a budget alcune iniziative, perché l'ha detto lei quali sono i settori colpiti, lo sappiamo bene: medicinali, in particolare della farmaceutica, automobili e veicoli. Ma penso anche al tema della moda, che è fondamentale per il made in Italy. C'è tutta la polemica sul cinema degli ultimi giorni, che non va dimenticato; un'industria già in difficoltà nel nostro Paese e che queste imposizioni di Trump metteranno ancora di più in difficoltà.
Ma accanto a questo cosa si può fare? Intanto si può ragionare - quello sì - per incrementare il libero scambio e i liberi mercati con altri Paesi.
L'esempio del Canada dimostra che, dove troviamo degli accordi che vanno ad abbattere i dazi, aumentano le esportazioni per entrambi, aumenta il commercio per entrambi e i due Paesi si arricchiscono. Questo ci può servire come lezione per guardare ad altri mercati. Ci vorrà tempo.
Ma il danno sarà prodotto anche se la trattativa con l'Europa e gli Stati Uniti andrà in porto, se riusciremo a trovare un accordo, perché nel mentre questo ha provocato grande incertezza da tutti i punti di vista e, nelle incertezze, chi sta esportando macchinari o chi sta esportando impiantistica è fermo con gli ordini - perché stanno aspettando questo e perché gli ordini arriveranno l'anno prossimo? - e tutto questo sta creando dei danni economici per il nostro Paese a cui, in qualche modo, dobbiamo dare risposta.
Si deve dare risposta in tanti modi. Il primo: io non concordo con lei quando dice che l'Europa ha sbagliato a rispondere ai dazi, perché ai dazi bisogna rispondere coi dazi, perché è anche l'unico strumento che ci dà modo di sedere a una trattativa e di cancellarli. Senza quello sarebbe stato un disastro. Ma c'è anche un'altra chiave di trattativa che è tassare finalmente le big tech americane che, sul territorio europeo, producono milioni di fatturati ma senza una tassazione adeguata e corrispondente a quella delle altre imprese. Questa è la prima chiave di volta che si può attuare.
Ma la seconda vera chiave di volta che ci aspettiamo dal Ministro delle Imprese e del made in Italy è su quali fatti e quali strategie attuiamo per favorire la domanda interna per la crescita del nostro Paese e su questo mancano le risposte che noi dovremmo avere. Mancano le risposte per incentivare gli investimenti pubblici e abbiamo, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei ritardi troppo cronici e un pezzettino di quei ritardi sono su Transizione 5.0, che è il vero disastro di questo Piano, perché non stiamo riuscendo a spenderli. Lei gira come noi le aziende e le stanno raccontando le difficoltà di questo strumento e se non spenderemo quei 6,3 miliardi di euro sarà non tanto un'occasione persa, perché ridaremo indietro dei soldi, ma sarà un'occasione persa per creare competitività delle nostre aziende e dargli degli strumenti per poterlo fare. È su questo che bisogna fare.
Inoltre, per aumentare i consumi ci vuole una vera politica sui salari. Non vi piacerà la nostra proposta sul salario minimo, non vi piaceranno le nostre proposte, ma qualcosa dovete dirci su come intendete risolvere un problema cronico di questo Paese, che è quello di salari che non crescono nel corso del tempo e che non sono più adatti alla vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
E chiudo con un tema: quello energetico. Oggi, uno che fa un prodotto in Italia parte con un peso già attaccato, che è quello che l'energia costa di più che nei competitor non del mondo, dell'Europa. Su questo va benissimo questa apertura al nucleare, che è l'unico strumento per avere energia duratura e a basso costo, ma stiamo parlando del lungo periodo. Prima si può fare qualcosa, perché voi continuate a dirci che non si può lavorare sul disaccoppiamento; invece, si può lavorare sul disaccoppiamento, perché si possono incentivare le rinnovabili, a patto di avere un prezzo equo, e perché si può fare tanto e su questo non c'è stata una sua parola.
Chiudo (gli ultimi venti secondi). In questa guerra commerciale - non dobbiamo dimenticarcelo - a perderci sono stati i medi risparmiatori, gli investitori, gli imprenditori che sono in difficoltà e che vedono bloccarsi gli ordini e le forniture, ma c'è qualche miliardario in giro per il mondo che ci ha guadagnato tanti milioni di dollari e questo non dovremmo mai dimenticarlo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro, l'accordo USA-Cina sui dazi ci dice che si può negoziare - lo diceva lei, lo ha dichiarato poco fa - e si potrebbe pure concordare. Peccato che nella sua analisi si è dimenticato di dire come Trump è tornato indietro. Già, perché un mese e mezzo di minacce, con un sostanziale embargo bilaterale, ha portato a quel dietrofront, quel taglio - diciamo - immediato e simmetrico del 115 per cento.
Dunque negoziare, Ministro. Certo, ma da quale posizione? E lei ci ha fatto vedere la postura, abbastanza genuflessa. Lei ha incensato gli sforzi diplomatici di Giorgia Meloni negli incontri a Washington, inventandosi, tra l'altro, dei complimenti che solo lei deve aver sentito. Insomma, il tentativo italiano di portare l'Unione a miti consigli. Cioè: l'Unione a miti consigli, incredibile! Agire invece che reagire, ha detto: cioè, più o meno porgere l'altra guancia e baciare la pantofola.
Caro Ministro - glielo diciamo così -, il peso dell'Italia si è visto, sì, con il mancato invito, per esempio, per i negoziati per Kiev e il suo potere contrattuale si vede nelle promesse già fatte a Trump. Incredibile! Negoziare certo, ma a quale prezzo? Sospendere il Green Deal come ha subito proposto lei? Cioè, praticamente è la sua proposta: lo dice sempre, in maniera ossessiva, per qualsiasi soluzione e per qualsiasi crisi. Cioè, accordi? Qual è la soluzione? Garantire accordi e spese per aumentare, appunto, armi e gas liquido? È questa la soluzione? È questo il modo di trattare? In sostanza, cedere al ricatto comprando quello che Trump vuole, convertendo magari la nostra economia in un'economia di guerra e sapendo, tra l'altro, che le nostre imprese non sono pronte e le uniche che sono pronte sono proprio quelle degli Stati Uniti? O attaccando il Green New Deal per giustificare una nuova dipendenza da cosa? Questa volta dal gas americano, quello liquido, quello che costa di più, allontanando magari l'autonomia energetica italiana a vantaggio di cosa? Dell'industria bellica americana.
Ci prepariamo, appunto, a comprare armi dagli Stati Uniti, mentre avanza il piano di riarmo europeo da 800 miliardi di euro e la sostenibilità diventa, di fatto, il vero capro espiatorio di tutto, in Italia come in Europa, dove l'estrema destra e i Popolari smantellano proprio quelle norme ambientali comunitarie e spostano le risorse dal contrasto alla crisi climatica all'acquisto delle armi, magari made in USA.
Che cosa intende, Ministro Urso, quando dice che l'obiettivo è realizzare una grande area di libero scambio? Io glielo chiedo così, se è possibile, se posa per un attimo il pon pon e la smette di fare il cheerleader. Lei sa bene a che gioco sta giocando Trump e sul tavolo non mette solo l'acquisto di gas liquido e l'aumento delle spese militari, ma anche la difesa di un'oligarchia, di una grande oligarchia globale, delle big tech dalle tasse europee. È questo il vero obiettivo.
Insieme al Presidente statunitense dichiara di voler consentire, appunto, la libera impresa nella tecnologia e nell'informazione attraverso l'Atlantico. Ma quale libera impresa? Significa che Amazon, che Google, che Facebook devono poter continuare a stare in Europa in un regime fiscale di monopolio e privilegiato. Questo è il vero tentativo! Il disegno di Trump è abbattere le regolamentazioni dell'Unione europea: sociali, ambientali, di privacy, qualità e certificazione dei prodotti, ossia tutte le regole che limitano i profitti USA nel nostro continente: il Digital Service Act per le multinazionali che non rispettano gli standard di privacy; il Digital Markets Act che tutela le piccole realtà europee dalla prevaricazione delle big tech; le direttive che difendono i prodotti culturali europei dall'invasione delle piattaforme nordamericane che lei conosce bene (sono Netflix, sono Prime, sono Disney Plus); i marchi DOP e IGP, che certificano la provenienza dei prodotti alimentari. Farne carta straccia per invadere i mercati europei con merci statunitensi scadenti e non controllate. Ma dove siete finiti patrioti? Queste cose non ve le ricordate più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Ma dove siete finiti?
Il Parmesan, gli OGM, la carne prodotta utilizzando ormoni vietata dall'Unione europea dagli anni Ottanta, o la cancerogena ractopamina, vietata anch'essa, i prodotti da forno con bromato di potassio, i polli al cloro, la frutta e la verdura contaminate da pesticidi: tutti prodotti oggi vietati dalle normative vigenti in Europa. C'è tutto questo dentro la trattativa? Glielo chiedo, visto che vuole questo grande mercato unitario e mai si possa parlare, magari, di vedere altri mercati. Che paura avete della Cina? Sono più avanti di noi e se più fate così andremo ancora più in ritardo e non volete neanche - altro che Via della Seta - ipotizzare di tenere relazioni. Incredibile! Perché, se è così - io ve lo dico -, se è questo il livello della trattativa, sono tutte cose - e tutti devono sapere - che significano peggiorare sensibilmente la qualità delle nostre vite, degli europei e degli italiani. Trump agita l'arma dei dazi, la punta sul mondo e poi la ritira e in questo tourbillon di minacce e smentite provoca in modo fraudolento aumento e diminuzione dei prezzi. Altro che stare calmi! Insomma, fa un bell'insider trading a favore degli speculatori di Wall Street. Chi ci ha guadagnato in questa crisi? Se lo chieda anche lei, un attimo, Ministro Urso. Nessuno ne parla. Lei ha solo avuto parole di miele verso Trump, senza neanche dire che tipo di atteggiamento - da predatore - ha avuto in questa crisi.
Questo è il primo effetto dei dazi agiti come intimidazione. L'altro, messo sul tavolo da Meloni stessa, è cancellare tasse enormi che frenano l'importazione di merci, spesso di scarsa qualità, spesso dannose per la salute e per l'ambiente, e così ripagare il debito record degli Stati Uniti verso il resto del mondo.
Infatti, sia chiaro che questa presunta svolta protezionista è solo l'altra faccia di un globalismo liberista senza regole, che ha generato enormi squilibri commerciali. Sono le due facce di un capitalismo in crisi, e quindi feroce, che si regge su dumping ambientale e sociale del lavoro. Tutto ciò che, invece, l'Italia e l'Europa dovrebbero difendere, perché fa parte della nostra storia; ergersi come alternative, rappresentare le istanze del lavoro, dell'ambiente e della salute collettiva, introdurre semmai misure che limitino il commercio con Paesi che adottano politiche di competizione al ribasso sui salari, sulle condizioni di lavoro e sulla tutela ambientale - noi li chiamiamo eco-social standard - anche all'interno dell'Unione europea.
Ministro, la risposta non è l'escalation, ma nemmeno la subalternità. Lei dice che il bullismo porta all'autoisolamento - ho finito -, ma lasciarsi bullizzare e metterci anche un po' di sindrome di Stoccolma non promuoverà lo sviluppo e la prosperità del mondo, come lei auspica. Anzi, ferirà ancora più mortalmente l'Europa e l'Italia. Però su una cosa ha ragione: zero dazi! Zero dazi! Ma sentendola parlare, dopo 26 mesi di crisi industriale, ci viene da dire che un dazio rimane sul campo, ed è lei e il suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Urso, so che non vede l'ora di andarsene, però ancora per qualche minuto le chiedo di poggiare lo zainetto, ma soprattutto le chiedo se ce la fa, almeno una volta, a dire che il vostro leader sovranista Trump è una iattura. Lo è perché è una scheggia impazzita, lo è stato nei mercati finanziari, in pochi giorni si sono bruciati miliardi di dollari, si stanno indebolendo le riserve, ma soprattutto si sta creando un ecosistema dannoso e nocivo per le imprese italiane ed europee, perché questa continua instabilità, questo essere scheggia impazzita di Trump, che cambia idea dalla sera alla mattina per fare un favore ai suoi amici investitori nei mercati finanziari, sta togliendo la serenità alle imprese.
Ministro Urso, noi, come Italia Viva, oggi avremmo voluto sentire da lei una serie di proposte, le proposte che state portando sui tavoli europei e le proposte che state mettendo in campo, a livello nazionale, per sostenere le nostre imprese italiane. Però noi non abbiamo su questo dei pregiudizi. Ci piace anche guardare ai numeri, e le dico molto serenamente, perché lo sanno benissimo anche le aziende che l'hanno sentita questa mattina anche al Senato, che il dato sul trimestre dell'export è un dato falsato, che deve essere visto nel medio e lungo termine, perché è chiaro che con i dazi minacciati le imprese hanno svuotato i magazzini, hanno provato a piazzare nel miglior modo possibile le scorte, magari essendo anche taglieggiate da buyer che godono dell'instabilità e che, comunque, hanno lasciato le nostre merci nei porti.
Allo stesso modo, le aziende, quelle stesse che il Presidente Trump e il Vicepresidente Vance hanno definito come dei parassiti, fanno una cosa molto semplice: guardano i conti che hanno e se arrivano gli ordini. E questo è un momento veramente di magra, di instabilità per le nostre aziende. E con grande dispiacere, ma lo abbiamo visto anche negli interventi in Aula, in un momento di instabilità determinata dal Presidente Trump, voi al Governo riuscite ad avere tre posizioni diverse. Meloni, la vostra leader, non sale sui treni che contano, non sale sui treni che prendono le scelte, e questo rischia di far perdere posizioni e di far perdere veramente il treno al nostro Paese.
Pochi minuti fa, un deputato della Lega - ma ricordiamo anche le tante dichiarazioni che ha fatto il Vicepremier Salvini sul fatto che i dazi, tutto sommato, avrebbero potuto anche fare bene al nostro Paese -, l'onorevole Bagnai, ha detto che c'è un allarmismo fasullo sui dazi. Ma andatelo a chiedere alle aziende che erano al Vinitaly o che stanno nelle fiere in questi giorni se hanno avuto o no degli effetti diretti e indiretti dai dazi. Certo che li hanno avuti, perché le aziende, in un momento come questo, fanno fatica ad investire. Ma soprattutto adesso lei sembra una novella bella addormentata nel bosco, perché ci dice che la materia dei dazi è materia europea.
Qualche mese fa avevate detto addirittura che noi avremmo potuto concordare dei dazi differenziati; che Trump, considerato il rapporto di amicizia con la Premier Meloni, ci avrebbe riservato un trattamento di favore; che saremmo stati il ponte anche per l'Europa. Ci è venuto a dire oggi che c'è un rischio fondato e serissimo anche rispetto agli accordi che gli Stati Uniti stanno facendo con la Cina, perché noi rischiamo, noi vecchio continente, noi Europa, di essere invasi dalle sovrapproduzioni cinesi, qualora non dovessero trovare mercato negli Stati Uniti, e questa è una preoccupazione che c'è. Ma c'era anche settimane fa, c'era anche mesi fa, e voi avete sottovalutato, come fate sempre.
Allo stesso modo, oggi, finalmente, ha detto che i mercati chiusi fanno male, fanno malissimo a un Paese come il nostro, l'Italia, che è un esportatore netto. Ma soprattutto, oggi non era un pourparler, oggi lei avrebbe dovuto fare al Parlamento un'informativa, non dire le sue opinioni. Non è un aruspice, che deve portare degli auspici sul futuro. Noi volevamo sapere oggi quali sono le proposte che voi state portando ai tavoli europei, perché la politica a dazio zero ha delle contropartite, per esempio per il nostro sistema agroalimentare.
Ma soprattutto, qual è la posizione dell'Italia, per esempio, sull'eliminazione delle cosiddette barriere non tariffarie? Cosa faremo negli accordi con Trump, con gli Stati Uniti? Cosa succederà ai nostri prodotti a denominazione DOP e IGP, alle carni con gli ormoni che sono producibili negli Stati Uniti e in Europa no, garantendo la sicurezza alimentare e gli standard qualitativi che abbiamo avuto fino ad oggi? E poi le faccio un invito: meno arroganza, Ministro Urso, perché la situazione è parecchio critica. E non è vero che, se noi oggi poniamo nel dibattito parlamentare la crisi dell'Ilva, questa non ha alcun nesso con la situazione dei dazi e con questa situazione internazionale, perché è la chiusura del cerchio.
Non a caso il Presidente Trump ha messo dei dazi anche sull'acciaio. C'è un ecosistema, un interesse per il nostro sistema di produzione dell'acciaio, dei semiconduttori, della moda, dell'automotive e dei tanti settori che sono colpiti da questa politica demenziale del Presidente degli Stati Uniti: i dazi hanno un impatto sulle nostre produzioni. E se noi abbiamo 26 mesi consecutivi di calo della produzione, se abbiamo il calo delle vendite al dettaglio, significa che abbiamo un problema sul mercato interno.
E anziché mandare la palla soltanto in Europa, dove dovete stare, perché non ci state, non vi si vede, non si vede la Presidente del Consiglio, dite come ridurre i costi di produzione alle imprese, perché noi paghiamo l'energia, le imprese e i cittadini pagano l'energia molto più della Francia, della Spagna e della Germania. Così come il costo del lavoro: se c'è poco mercato interno, se ci sono pochi consumi interni, è perché è calato il potere d'acquisto delle famiglie. E poi ci sono i miliardi che voi state bloccando su Transizione 5.0.
Quando c'era Renzi, almeno Industria 4.0 funzionava e le imprese gli investimenti li hanno fatti. E cosa dire dei bandi di filiera per rendere più strutturato e più forte il nostro made in Italy? Miliardi fermi al Ministero delle Politiche agricole. Dov'è il testo che lei aveva promesso per togliere la burocrazia, per fare quello shock anti-burocrazia, ad esempio per le piccole e medie imprese? Dobbiamo chiamare Chi l'ha visto? per capire dov'è finito quel testo. Cosa farete tra qualche settimana, quando scatterà per esempio la sugar tax? A quelle stesse imprese del made in Italy che esportano, cosa diciamo? Quello che state dicendo da tanti mesi: pagate di più, perché questo è il Governo della burocrazia e delle tasse.
Ed è anche il Governo - e chiudo - che, nel 2024, non ha fatto nulla per evitare l'emorragia di cervelli e di professionalità che se ne sono andati via dall'Italia, meno 34 per cento rispetto al 2022. Se ne sono andate tantissime persone dal nostro Paese, perché questo non è un Paese attrattivo né per gli investimenti, né per chi ci vuole lavorare, e voi la bussola l'avete persa, forse non l'avete mai avuta. Semplicemente, oggi state dicendo, lei ha detto, ancora una volta, alle aziende: in questo mare in tempesta, il Governo Meloni vi lascia soli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministro Urso, io capisco il dovere d'ufficio, però mi sembra che, individuando nella vicenda dei dazi un grande ruolo per l'Italia e per la Meloni, ci sia un po' il rischio di apparire mosche cocchiere.
In realtà, dobbiamo chiederci perché Trump ha messo i dazi e perché ha fatto marcia indietro. Trump ha messo i dazi in totale discontinuità con i suoi predecessori che certamente - pensiamo a Biden e all'Inflation Reduction Act - avevano in mente una protezione dell'industria americana, ma l'avevano in mente in un contesto compatibile con la stretta alleanza USA-Unione europea e con la sopravvivenza degli equilibri multilaterali del Washington consensus, tutte cose che avevano inventato loro.
Trump ha avuto un atteggiamento totalmente disruptive: Trump mette i dazi perché sono un pezzo della sua ideologia sovranista, nazionalista e, quindi, protezionista. Trump mette i dazi pensando alla Cina - poi ci torno brevemente - e pensando all'Unione europea che lui considera un nemico strutturale: l'ha detto.
Certo che ha fatto marcia indietro, ma Trump lo diceva già nel suo primo mandato: l'Unione europea è stata costruita to take profit, per approfittare degli Stati Uniti, e il suo Vice Vance ha detto che siamo dei parassiti. Quindi, loro hanno in mente questa cosa qui. Mi spiace che voi non vogliate prenderne atto.
Poi, io spero che gli Stati Uniti torneranno il grande Paese guida della libertà e della democrazia nel mondo, amico mio “amerikano” col “k”, ma oggi siamo in un contesto totalmente diverso e dobbiamo prenderne atto.
Perché Trump ha fatto marcia indietro sui dazi? Perché era tutto studiato nel senso di esagerare come fanno nelle trattative immobiliari? No, ha fatto marcia indietro perché i mercati gli hanno dato dei segnali potenti, perché il dollaro è caduto e rischia di perdere il suo ruolo di valuta globale, perché l'inaffidabilità ha portato i titoli americani a costare un sacco di più, perché il disaccoppiamento economico con la Cina non è stato possibile, perché noi abbiamo reagito come doveva reagire l'Unione europea, dicendo: vuoi la guerra? Noi no. Vuoi la guerra commerciale? Noi siamo pronti a rispondere nell'interesse dell'economia europea. E sono stati chiarissimi, a Bruxelles, non a dire “ma sì, ma no”, ma a dire “noi non vogliamo la guerra commerciale, la vuoi tu, noi risponderemo”.
E non è vero - e poi chiudo, signor Presidente - che l'economia europea abusa degli Stati Uniti, perché lei sa benissimo che, a fronte del deficit commerciale, negli ultimi anni è esploso un surplus americano nei confronti dell'Europa per tutto quello che riguarda il digitale e i servizi finanziari.
Quindi, da questa prospettiva di orgoglio europeo, dobbiamo rispondere - poi ci sono tutte le technicalities di cui lei non ha parlato - con unità e con una postura nettissima di alterità.
Noi vogliamo ricostruire gli equilibri globali basati sul diritto internazionale e sul multilateralismo.
Chiudo con due flash. Volete che in Europa si dia seguito ai rapporti Letta e Draghi sul mercato interno? Noi siamo totalmente disponibili, spiegatelo anche a Salvini, perché un pezzo del rapporto Draghi e dei dazi interni riguardano i mercati finanziari e voi vi ostinate con questa roba ormai preistorica del MES come tabù: mai la ratifica della riforma del MES; un'inezia che hanno fatto tutti gli altri Paesi. Questo è contro quello che lei dice.
Quindi, volete abbattere i dazi interni? Ok, ratificate il MES, chiedete l'unione bancaria e, finalmente, un vero mercato finanziario europeo…
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). E poi sul Green Deal. Adesso che si toglie il Green Deal finisce il problema dell'auto in Europa? Non è così, non è così, Salvini oggi ci è tornato. Salvini che, dal 2021 ad oggi, è stato per più della metà del tempo al Governo in Italia o in maggioranza e, quindi, protagonista - o, almeno, avrebbe dovuto esserlo - in Europa.
In Cina quest'anno immatricoleranno più auto elettriche che auto a combustione, quindi se qualcuno pensa che, stoppando il Green Deal, abbiamo risolto il problema dell'auto per l'Italia e per l'Europa ovviamente dice una fesseria che è buona per il comizio ma di cui, fra vent'anni, ci pentiremo. Lei l'ha detto, Nissan e Honda sono in crisi, licenziano e non hanno il Green Deal e, forse, accelerare sull'auto elettrica è nell'interesse di tutto il comparto europeo e italiano.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 16.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Ulteriori iniziative volte alla prevenzione e al contrasto del disagio giovanile - n. 3-01948)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bignami ed altri n. 3-01948 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Roscani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01948 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FABIO ROSCANI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, le nuove generazioni rappresentano il futuro dell'Italia. Investire sulle politiche per i giovani significa liberare nuove energie, aprirsi all'innovazione, coltivare talenti, produrre sviluppo, significa costruire il nostro futuro. Le politiche per la gioventù hanno rappresentato sin da subito una meta fondamentale dell'agenda politica del Governo, declinandosi in diverse misure: dal sostegno all'istruzione al rafforzamento del mercato del lavoro, ma anche in misure di contrasto del disagio e della criminalità minorile.
Alla luce dei dati nazionali, appare sempre più evidente la necessità di continuare a prevenire e a contrastare il fenomeno del disagio giovanile in tutte le sue forme, promuovendo, nel contempo, stili di vita sani e l'accesso paritario allo sport, sostenendo, in particolare, le famiglie in condizioni di svantaggio economico.
Le chiedo, quindi, quali iniziative di competenza del Governo abbia assunto o intenda assumere per contrastare le cause dei fenomeni legati al disagio giovanile, nonché potenziare e sviluppare adeguati programmi di prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Collega Roscani, grazie per un quesito che mi consente di aprire con voi un tema che credo stia a cuore a ciascuno di noi, come quello delle giovani generazioni, che certamente sta a cuore a me che al mondo giovanile, come si sa, ho dedicato gran parte del mio impegno politico.
Questo Governo si è occupato, con un approccio ampio, di dare risposte alle questioni che investono i giovani italiani. Poiché, chiaramente, la materia è infinita e investe quasi tutti i Ministeri, è impossibile ripercorrere in tre minuti il lavoro che abbiamo fatto. Però, approfitto per ricordare alcuni provvedimenti che abbiamo portato avanti particolarmente sul fronte, come da voi richiesto, del contrasto al disagio.
Penso al potenziamento del personale dei servizi sociali territoriali, su cui abbiamo investito, più o meno, 550 milioni con l'obiettivo di aiutare le famiglie ad affrontare le fragilità. Ricordo la scelta di rendere il supporto psicologico un elemento strutturale del sistema scolastico e universitario, con risorse ad hoc che garantiscono stabilità e continuità, così come l'impegno straordinario per combattere la droga e prevenire le dipendenze, accompagnato da un investimento record pari a 165 milioni di euro, che è circa il doppio di quanto disponibile negli anni precedenti.
Stiamo investendo anche su ciò che rende una comunità viva e coesa - educazione, sociale, sport, cultura e spazi di ascolto - con misure concrete come gli oltre 375 milioni per aprire fino a 100 comunità per adolescenti, dove i ragazzi possono fare sport, musica, ma anche ricevere supporto psicologico, e poi il grande investimento che il Governo sta portando avanti per dare risposte ai territori più fragili. Qui cito quello che chiamiamo il modello Caivano, che stiamo esportando, come voi sapete, in altre otto realtà grazie a uno stanziamento di 180 milioni. Ricordo anche il bando Sport e Periferie, un investimento complessivo di 280 milioni sulle infrastrutture sportive e l'iniziativa “Sport Illumina”, che consentirà di realizzare altri 100 nuovi spazi di aggregazione nei prossimi mesi.
Però, colleghi, io penso che la materia sia molto, molto più ampia e qui - diciamo - permettetemi di parlare più da madre che da Presidente del Consiglio. Diceva (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) …va bene, allora qui parlo da Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Dunque, diceva Papa Francesco che quella che stiamo vivendo non è solo un'epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Ho già detto che aveva ragione e la rivoluzione più grande di quest'epoca penso investa proprio i giovani. I nostri figli crescono in un mondo totalmente diverso da quello che noi abbiamo conosciuto. La nostra generazione è la prima generazione che cresce dei figli completamente digitali. Io non so quanti provino lo stesso sentimento che a me capita di provare, però, a volte io mi sento un po' disarmata, perché non sono certa di comprendere fino in fondo quali siano i rischi che mia figlia corre e come impatteranno i tanti, troppi e forse troppo superficiali stimoli che ha. Mi spaventa vedere molti giovani insieme che, nella stessa stanza, in silenzio, si parlano attraverso le chat. Mi spaventa il fatto che quello schermo possa farli sentire al sicuro, mentre in realtà sembra che li renda un po' più deboli. Mi spaventa soprattutto che noi potremmo capire troppo tardi quello che sta accadendo e penso che è un tema del quale sarebbe bello occuparci insieme, anche perché ci sono fenomeni molto preoccupanti: l'aumento delle tecno-dipendenze, i disturbi d'ansia, i disturbi alimentari, il cyberbullismo, i casi di suicidio, i casi di suicidio a cui non riusciamo a dare una risposta.
Qualche settimana fa ho ricevuto la lettera di una madre, Mirna, mamma single di una bella bambina, Dea. Mi raccontava di sua figlia che, qualche mese fa, a 15 anni si è tolta la vita senza una spiegazione. Una ragazza matura, brillante. Era tutto il mondo di sua madre e sua madre ancora oggi non riesce a dare una spiegazione o un senso a quello che è accaduto. Io penso che non sia facile per nessuno di noi dare delle risposte chiare e certe a tutte queste domande, ma penso anche che se non cominciamo a farci delle domande certamente non avremo le risposte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Allora, lo dicevo per dire che...
PRESIDENTE. Concluda, Presidente.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Sì, chiedo scusa, Presidente, concludo. Lo dicevo per dire che è mia intenzione istituire a Palazzo Chigi un gruppo di lavoro per affrontare questa materia, che vorrei coinvolgere in questa iniziativa soprattutto chi vive in mezzo a questi ragazzi e che voglio chiedere a tutti i partiti di aiutarmi in questo, di condividere le loro idee e le loro proposte su quali siano i profili più adatti ad affrontare questa materia. Non so dire sinceramente dove può portarci un'iniziativa di questo tipo, ma so per certo che non è tempo perso. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Il deputato Roscani ha facoltà di replicare.
FABIO ROSCANI (FDI). Grazie, Presidente. Come Fratelli d'Italia questa sua risposta, Presidente Meloni, ci soddisfa pienamente (Commenti). Crediamo, infatti, fortemente nel valore dei giovani, nonostante i molti problemi che le giovani generazioni stanno affrontando. Nessuno pensi di considerare questa come una generazione perduta. Compito della politica è quello di fornire tutti gli strumenti necessari per la loro crescita, valorizzando i talenti, abbattendo ostacoli ingiusti, supportandoli in ogni tappa avendo come bussola la valorizzazione del merito. Le scelte che li hanno riguardati durante la pandemia, relegando per mesi un'intera generazione lontana dalla scuola e dallo sport, senza rapporti interpersonali, con la vita filtrata da uno schermo, ha aggravato già i preoccupanti dati sul disagio giovanile, facendo emergere anche nuove fragilità che rappresentano nuove sfide da affrontare. Penso al fenomeno degli hikikomori, isolazionismo sociale volontario, che questo Parlamento ha affrontato su iniziativa di Fratelli d'Italia, a cui siamo chiamati a dare delle risposte. Penso al fenomeno del cyberbullismo, che assume contorni sempre più inquietanti tra i più giovani.
Accogliamo con grande soddisfazione la realizzazione di un gruppo di lavoro a Palazzo Chigi, che affiancherà i preziosi e importanti risultati su istruzione, sport e lavoro raggiunti dai Ministri competenti. Nessuno di noi può pensare di avere una ricetta unica per affrontare una sfida tanto complessa, ma mettere insieme le energie migliori della Nazione rappresenta un valore aggiunto inestimabile. Le iniziative che ci ha descritto significano inequivocabilmente questo: promuovere una cultura della responsabilità, della partecipazione, della solidarietà, del divertimento legale, da contrapporre a ogni forma di violenza e illegalità, ed è questa la strada giusta. In passato, troppo spesso, si è avuta la sensazione che parlare dei giovani servisse soltanto per acquisirne il consenso elettorale. Oggi siamo fieri di un Governo in prima linea per garantirgli il diritto al futuro. Come diceva Plutarco, “i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Iniziative normative volte a garantire un'equa rappresentanza della comunità della Valle d'Aosta con riferimento alle elezioni del Parlamento europeo - n. 3-01949)
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01949 (Vedi l'allegato A).
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei conosce bene le peculiarità e le specificità della mia regione, la Valle d'Aosta, una regione a statuto speciale che da sempre ricopre un ruolo chiaro, preciso e corretto nell'ordinamento della nostra Repubblica.
Però, rispetto alle norme speciali previste dalla legge n. 18 del 1979, i tempi e la Comunità europea sono molto cambiati. L'articolo 12, infatti, prevede specifiche norme a tutela delle minoranze di lingua francese, tedesca e slovena. Purtroppo, però, il limite delle 50.000 preferenze previsto è totalmente illogico, se considerato a difesa di una minoranza linguistica di circa 102.000 elettori, come quella valdostana. È, quindi, irraggiungibile per qualsiasi candidato valdostano, venendo meno, pertanto, l'eguaglianza sostanziale richiesta dall'articolo 3 della Costituzione. Si chiede, quindi, quali eventuali soluzioni potrebbero essere prospettate dal Governo per garantire alla Valle d'Aosta, nel 2029, un seggio europeo.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Come è noto, il sistema elettorale per le elezioni del Parlamento europeo è disciplinato dalla legge n. 18 del 1979 e prevede la suddivisione del territorio nazionale in 5 circoscrizioni, a ognuna delle quali viene assegnato un numero di seggi sulla base della popolazione residente.
La regione Valle d'Aosta, insieme a Piemonte, Liguria e Lombardia, rientra nella circoscrizione Italia nord-occidentale, a cui sono assegnati 20 dei 76 seggi che spettano all'Italia. La ripartizione dei seggi avviene a livello di collegio unico nazionale, su base proporzionale, tra le liste che superano lo sbarramento del 4 per cento. I seggi attribuiti a ciascuna lista sono suddivisi tra le circoscrizioni elettorali in proporzione al numero dei voti. Il collegio unico nazionale e il numero dei seggi non aiutano i movimenti politici che hanno elettorati territorialmente concentrati, come sono, ad esempio, le liste rappresentative di minoranze linguistiche.
Per favorire la rappresentatività, però, la legge consente alle liste delle minoranze di lingua francese della Valle d'Aosta, di lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano e di lingua slovena del Friuli-Venezia Giulia, il collegamento con altre liste di candidati. Ciascuna di queste liste può collegarsi con un'altra presentata da un partito o gruppo politico presente in tutte le circoscrizioni. È chiaramente una disposizione che consente alle liste collegate di essere considerate come un'unica lista per la ripartizione dei seggi, quindi, chiaramente, con maggiori possibilità di eleggere i propri rappresentanti.
Sempre ai fini del riparto - come lei ricordava, collega - i candidati delle liste sono disposti in un'unica graduatoria in base alle rispettive cifre individuali. Nei limiti del numero di seggi spettanti al gruppo di liste, sono proclamati eletti i candidati che hanno ottenuto le cifre individuali più elevate e dove nessuno dei candidati della lista di minoranza linguistica risulti eletto, il candidato della lista stessa che abbia ottenuto almeno 50.000 preferenze ottiene l'ultimo posto spettante nella circoscrizione al gruppo di liste.
Chiaramente, non sempre questo meccanismo, che richiede un numero alto - come lei ricordava - di preferenze e comunque la negoziazione, diciamo così, politica per il collegamento a un'altra lista, ha assicurato l'accesso al Parlamento europeo di esponenti delle minoranze linguistiche. Quindi, lei pone una questione che, a mio avviso, è fondata, che, però, io credo doveroso rimettere al Parlamento, che è, storicamente, la sede più opportuna per valutare le modifiche alla legge elettorale.
Posso dire che siamo pronti a dare il nostro contributo, se necessario. Del resto, come mi pare sia ormai chiaro, questo Governo rivolge particolare attenzione alle istanze delle minoranze linguistiche, alle specificità delle autonomie speciali e al loro valore aggiunto per la coesione e per l'unità nazionale. La recente approvazione delle modifiche dello statuto del Trentino-Alto Adige ne è una prova. Mi ero assunta un impegno durante le dichiarazioni programmatiche sulla fiducia, un impegno che abbiamo mantenuto, anche grazie a un lavoro condiviso con le espressioni delle autonomie locali e i presidenti delle province autonome. Quindi, la materia, a mio avviso, va affrontata in Parlamento, ma sicuramente siamo pronti a dare una mano.
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di replicare.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Grazie, Presidente Meloni, per la sua risposta, che mi sembra evidenziare la volontà, nel prossimo futuro, di affrontare in maniera definitiva la tematica in questione. Vede, Presidente, qui non si tratta di appartenenze politiche e ideologiche, si tratta di coerenza costituzionale al fine di dare la giusta dignità ad una regione a statuto speciale e ad un popolo, quello valdostano, che, da sempre, si sente fortemente europeista. La Valle d'Aosta ha avuto nella storia un solo caso di parlamentare europeo: nel 1999, quando Luciano Caveri ottenne 29.000 preferenze, che non furono comunque sufficienti a poter accedere al Parlamento europeo; fu possibile solamente nel 2000, a seguito delle dimissioni di Massimo Cacciari.
Diversa è la situazione, ad esempio, in Alto Adige-Südtirol, dove il superamento delle 50.000 preferenze personali non si è mai rivelato un problema, indipendentemente dalla capacità di avvalersi dell'apparentamento. Questo non solo grazie alla capacità del partito autonomista locale, ma, soprattutto, oggettivamente, grazie alla consistenza numerica delle popolazioni di minoranza linguistica dell'arco alpino centro-orientale. Ma la Valle d'Aosta rappresenta circa un quinto della popolazione del Südtirol.
Le soluzioni, per la mia regione, ci sono: ridurre il numero di preferenze, per esempio; oppure abolire la soglia di sbarramento del 4 per cento introdotta nel 2009; oppure istituire la circoscrizione uninominale della Valle d'Aosta, soluzione quest'ultima ammessa dal diritto europeo e dall'esperienza, ad esempio, in Belgio.
Termino quindi, signor Presidente, confidando nella sua sensibilità nei confronti della più piccola regione d'Italia, consapevole che, in quest'Aula, la Valle d'Aosta conta uno, ma la risoluzione di questa tematica sarebbe un piccolo passo per la nostra Repubblica, ma un enorme segnale per il popolo valdostano e per la storia della Valle d'Aosta.
(Posizione del Governo italiano nei confronti del Primo ministro Netanyahu in relazione alla situazione a Gaza e in Cisgiordania e ai più recenti sviluppi - n. 3-01950)
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01950 (Vedi l'allegato A).
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Presidente, a Gaza è morta l'umanità, seppellita dalle bombe di Netanyahu, bombe che hanno determinato un disastro umanitario. Sono stati bombardati ospedali, campi profughi, scuole. Netanyahu usa la fame come strumento di annientamento del popolo palestinese, medici e paramedici sono stati giustiziati a sangue freddo. Sono state assassinate 60.000 persone, di cui 18.000 bambini.
Lei poc'anzi ha ricordato di essere madre. Ebbene di fronte a tutto ciò, di fronte a tutto questo orrore, lei sino ad oggi non ha condannato gli orrori di Netanyahu, per noi un criminale. Lei oggi è in grado di condannare le azioni di Netanyahu? Lei oggi è in grado di dire e di proporre sanzioni, come sono state proposte le sanzioni alla Russia? Perché due pesi e due misure? Perché una doppia morale? Le chiediamo: lei ritirerà l'ambasciatore? Proporrà, quindi, di realizzare e riconoscere lo Stato di Palestina (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)? A lei la risposta, signora Presidente.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Come sapete, fin dall'inizio del conflitto a Gaza, il Governo italiano è stato in prima fila, tanto sul piano diplomatico quanto sul piano umanitario, un ruolo che viene riconosciuto da tutti gli attori in campo.
L'Italia ha certamente svolto un ruolo di primo piano, intanto, nel prestare assistenza umanitaria alla popolazione civile, concentrando i suoi interventi sulla sicurezza alimentare, in particolare attraverso Food for Gaza, l'iniziativa con la quale abbiamo già inviato oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari e sanitari.
Ancora pochi giorni fa, il Ministro degli Affari esteri ha chiamato il suo omologo israeliano per porre nuovamente la necessità di garantire l'accesso all'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, iniziativa della quale è stato prontamente informato il Primo Ministro Mustafa. Ricordo anche l'impegno del nostro Ministro della Difesa, che ha messo a disposizione due elicotteri per il ponte aereo umanitario Sky Hope, organizzato dal re di Giordania. Nell'ultimo Consiglio dei ministri è stato prolungato lo stato d'emergenza a Gaza, sono stati stanziati ulteriori fondi. Oggi abbiamo evacuato altre 34 persone, tra cui 14 bambini.
A questo impegno, che comunque vale la pena di ricordare sul versante umanitario, si è affiancato un costante impegno a sostegno degli sforzi dei mediatori, per porre fine al conflitto. Io, in questi mesi, come si sa, ho sentito a più riprese il Primo Ministro Netanyahu. Sono state conversazioni, spesso difficili, in cui ho sempre richiamato l'urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità, la necessità di rispettare il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario. È una richiesta che rinnovo anche oggi, a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile.
Non abbiamo condiviso diverse scelte, non condividiamo le recenti proposte del Governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori, consapevoli come siamo, però, che non è stato Israele a iniziare le ostilità e che c'era un disegno, come ho detto varie volte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) alla base dei disumani attacchi di Hamas e della crudeltà rivolta contro gli ostaggi.
Quello era un disegno che puntava all'isolamento e questo non può non farci riflettere su quanto sarebbe pericoloso assecondare il disegno dei terroristi, che non si sono fatti scrupoli a sacrificare la vita sia di israeliani che di palestinesi, pur di perseguire i propri scopi.
Continueremo a impegnarci per una cessazione permanente delle ostilità (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
In questo quadro, credo che non ci debbano essere da parte nostra ambiguità nel pretendere che Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi, deponga le armi, e nel dire che non c'è spazio per una presenza di Hamas nel futuro della Striscia e in un futuro Stato palestinese.
E ribadisco quanto già detto al Senato: sono convinta, sulla base delle numerose conversazioni che ho avuto in questi mesi con i leader della regione, che si possa lavorare a un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto, aprire la strada a un processo che conduca alla soluzione dei due Stati. E resto convinta che, per farlo, occorra partire dal piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi. È verso questo obiettivo che il Governo continua a impegnarsi, lavorando con i leader della regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti. Lo faremo mantenendo con tutti un dialogo aperto, franco e, se necessario, anche critico.
È esattamente per questo che non è nell'intenzione del Governo italiano richiamare l'ambasciatore italiano in Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare - Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle che gridano: “Vergogna!”).
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI (AVS). Signora Presidente, veramente lei prima ha detto “madre”. Adesso glielo dico da padre: io sono inorridito, indignato dalla sua ipocrisia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle); un'ipocrisia che non ha avuto il coraggio di condannare i fatti criminali che stanno accadendo.
Ma lei, da madre, come si sente a vedere “bambini uccisi 18.000”? Sapete, le dico chi l'ha pronunciata questa frase: “Israele sta distruggendo sempre più case a Gaza. Ora i palestinesi non hanno più un posto dove andare”. L'ha detta Benjamin Netanyahu e lei non ha avuto il coraggio di condannare queste parole (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), non ha il coraggio di condannare i Ministri del Governo Netanyahu, che dicono che bisogna bombardare i depositi alimentari.
Sa, alcuni giorni fa, è stato ucciso un bambino di 12 anni: si chiamava Mohammed Bardawil, era il testimone oculare dell'esecuzione a freddo che l'esercito israeliano ha fatto di 15 medici e paramedici. Ebbene, di fronte a questo, lei non ha il coraggio di dire: condanno quello che sta facendo il Governo di Israele. Questo lo trovo francamente un'ipocrisia, che di fronte al popolo italiano - e sono sicuro di interpretare il sentimento maggioritario del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) -, che di fronte all'orrore che stiamo vedendo, lei non è in grado di esprimere una parola di condanna e di dire: sanzioni a chi uccide bambini, a chi uccide un popolo inerme, sanzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle – I deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle si levano in piedi); le stesse sanzioni che avete deciso per la Russia.
Io le dico perché lei sta facendo questo, signora Presidente: perché lei sta facendo un calcolo politico. È più importante mantenere il suo potere, non inimicarsi Israele, non inimicarsi Washington, comprare armi da loro, vendere armi a Israele e dimenticare. È inutile che mi fa i gesti, perché è così, perché io so che lei è in difficoltà, perché oggi (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) lei è stata profondamente ipocrita, non ha avuto il coraggio di condannare (Il deputato Mollicone: “Condanna Hamas!”) ciò che è di fronte agli occhi del mondo: uno sterminio, una deportazione, una pulizia etnica. Di questo lei si deve vergognare di fronte al popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda.
ANGELO BONELLI (AVS). Lei si deve vergognare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!
(Ulteriori iniziative a tutela delle forze dell'ordine e del comparto del soccorso pubblico - n. 3-01951)
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01951 (Vedi l'allegato A).
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Signora Presidente del Consiglio…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole, deve cambiare microfono, perché non funziona bene.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie. Signora Presidente del Consiglio, la sicurezza dei cittadini è sempre stata una priorità per la Lega, come lo è stata sempre la tutela degli uomini e delle donne che quotidianamente sono chiamati a garantire quella sicurezza e la libertà dei cittadini.
Una priorità è sempre stata anche quella di mettere questi uomini e queste donne nelle condizioni migliori per poter agire in modo efficace e in modo sicuro. Questa priorità è diventata una priorità del programma di Governo, del programma con cui il centrodestra ha vinto le elezioni politiche, e va detto che questa priorità purtroppo non sempre lo è stata quando altre forze, che oggi non sono al Governo, hanno governato. Anzi, spesso c'è stato un atteggiamento verso le Forze dell'ordine quasi di condanna o di presa di distanza. Quindi, in questa prima fase di legislatura, ci siamo trovati a dover sopperire ad alcune scelte sbagliate del passato e siamo, con questa interrogazione, a chiederle, oltre alle tante cose già fatte sul personale, sulle garanzie funzionali e sui salari degli agenti, quali ulteriori iniziative il Governo voglia mettere in atto per cercare di dare maggiori tutele a chi, quotidianamente, garantisce la nostra sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, collega Molinari, per il quesito che mi consente di fare il punto sull'azione del Governo a sostegno delle Forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco: uomini e donne che sono al servizio del prossimo e della comunità nazionale senza paura, se è necessario, di rischiare la vita. Uomini e donne, come lei ricordava, che tuttavia, a volte, sono stati trattati come lavoratori di serie B, quando non addirittura insultati, per il mestiere che facevano.
Ricordo che, quando ho convocato a Palazzo Chigi le rappresentanze sindacali del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico sul rinnovo contrattuale, sono rimasta colpita dallo scoprire che ero il primo Presidente del Consiglio che si confrontava direttamente con chi rappresenta i nostri uomini e le donne in divisa. A me pareva una cosa scontata, ma evidentemente non lo era ed è forse un segnale, anche, della scarsa attenzione e della scarsa cura che delle volte la politica ha avuto in passato verso il comparto.
In ogni caso, come si sa, la nostra è una scelta diversa ed è una scelta che raccontiamo con i fatti. In questi due anni e mezzo non ci siamo limitati alle formule di rito, alle pacche sulle spalle, che, per carità, sono pure importanti, ma abbiamo sempre declinato il nostro impegno con scelte concrete.
Siamo partiti dalle priorità: ci siamo occupati di potenziare le dotazioni organiche; abbiamo avviato un piano straordinario di assunzioni su base pluriennale, che ha permesso di assumere finora oltre 30.000 nuovi agenti, ripartiti nei vari corpi di Polizia, e circa 5.000 nuovi vigili del fuoco. Ci siamo occupati di garantire stipendi più dignitosi, stanziando un miliardo per il rinnovo del contratto scaduto nel 2021 e i fondi per i successivi due contratti. Il contratto è stato firmato lo scorso dicembre e prevede un aumento medio in busta paga tra i 100 e i 120 euro netti mensili.
Il Governo ha dato massima attenzione anche al Corpo dei Vigili del fuoco, anche in termini di mezzi, oltre 4.000; e sta scrivendo il decreto legislativo per il riordino del Corpo.
Ma non ci siamo occupati delle condizioni di lavoro degli uomini e delle donne in divisa solo dal punto di vista contrattuale. Ce ne siamo occupati, se vogliamo, da un punto di vista ancora più importante, quello cioè del rispetto che si deve a chi decide di indossare una divisa e di mettere a repentaglio la sua vita perché la nostra possa essere più sicura (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Così, con orgoglio, abbiamo inasprito le pene per chi aggredisce agenti, militari e vigili del fuoco. Abbiamo previsto per loro una specifica tutela legale. Coloro che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio potranno continuare a lavorare e lo Stato sosterrà le loro spese legali fino a un massimo di 10.000 euro per ogni fase del procedimento. È una norma che io considero sacrosanta. E poi le body cam e i taser, per garantire l'incolumità degli agenti e migliorarne l'operatività.
Abbiamo introdotto queste norme di civiltà con quel disegno di legge sulla sicurezza che esponenti di altre forze politiche hanno definito un “attacco alla libertà”, ad esempio alla libertà di manifestare. Ora, ci sarà sempre la libertà di protestare e di manifestare in questa Nazione ma, finché saremo noi al Governo, non ci sarà la libertà di insultare o malmenare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) chi ha scelto di sacrificarsi per difendere le persone perbene. Proseguiremo in questa direzione.
Sono felice di annunciare che il Governo ha disposto l'invio di oltre 13.500 unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri per potenziare la sicurezza nei territori, ai quali si aggiungono circa 3.000 vigili del fuoco.
Aiuteremo chi ci aiuta, collega Molinari, proteggeremo chi ci protegge e difenderemo chi ci difende, perché è quello che fa uno Stato giusto e normale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Signora Presidente del Consiglio, siamo ovviamente molto soddisfatti della sua risposta dove ha, in qualche modo, rapidamente elencato tante delle cose che già sono state fatte e - come dicevo prima - che sono state fatte anche per sopperire a mancanze del passato.
Uno dei principali motivi per cui spesso le Forze di polizia sono in difficoltà nell'operare sono le carenze di personale. Carenze di personale che non sono nate dal nulla; sono nate da scelte sbagliate dei Governi di centrosinistra e sono nate da una scelta sbagliata come quella della legge Madia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
Come giustamente lei ricordava, per sopperire a questi tagli è stato investito un miliardo di euro su dieci anni che ci permette finalmente di arrivare al turnover al 100 per cento, quindi di sostituire tutti gli agenti che vanno in pensione e, allo stesso tempo, di assumerne di nuovi. Ricordava le 30.000 nuove assunzioni nei vari comparti della sicurezza da inizio anno e, con queste nuove assunzioni, andremo a coprire quel gap che è stato creato per via legislativa.
C'è la parte salariale: l'altro grande problema è che queste persone che tutti i giorni devono affrontare una vita difficilissima, un mestiere difficilissimo, molto spesso sono pagate male e sono pagate poco. E il contratto 2022-2024 è stato il più grande aumento contrattuale che c'è stato, nel comparto della sicurezza, in 15 anni, con un investimento di un miliardo e mezzo di euro da parte di questo Governo e a cui si aggiungono, poi, i 100 milioni di euro per gli straordinari.
E sempre dal punto di vista della presenza sui territori, ricordiamo che c'è chi stava smantellando le operazioni Stazioni e strade sicure. Questo Governo ha rimesso in strada 1.800 militari per dar manforte agli agenti di Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per rispondere a quei fenomeni di degrado e di insicurezza sociale (Il deputato Riccardo Magi scende verso il centro dell'emiciclo, indossando un lenzuolo bianco con la scritta “referendum” – Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) … Chi è questo signore?
PRESIDENTE. Invito gli assistenti parlamentari, per cortesia. No, non si può stare, non si può stare in Aula così! Non si può. Espulso dall'Aula, onorevole Magi. È espulso dall'Aula! Lei è espulso dall'Aula e prego gli assistenti parlamentari di portarlo fuori dall'Aula (Il deputato Magi, protestando vivamente e proferendo frasi in direzione dei banchi del Governo, viene portato di peso fuori dall'Aula dagli assistenti parlamentari – Dai banchi del gruppo di Fratelli d'Italia si grida: “Pagliaccio!”).
Onorevole Molinari, capisco il momento…Può riprendere. Scusate, riportiamo l'ordine in Aula. Onorevole Molinari riprenda pure, grazie.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). No, Presidente, penso sia molto positiva questa scena perché dimostra ulteriormente che, quando si parla di forze di Polizia, c'è chi ha rispetto e c'è chi non ce l'ha (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si levano in piedi), quindi si sono qualificati da soli.
Come stavamo dicendo, oltre ad aver rimesso in strada i militari, con l'ultimo decreto, il decreto Sicurezza, abbiamo cercato anche di dare le garanzie funzionali che servono ad operare in sicurezza: l'utilizzo delle body cam penso o, ad esempio, il fatto che sia stata aumentata la somma per la tutela legale fino a 10.000 euro per grado di giudizio. Tutti segnali di grande attenzione, e sono stati introdotti nuovi reati non per una questione di panpenalismo ma per tutelare quegli agenti, come le aggravanti per le aggressioni e gli insulti ad agenti di Polizia o i nuovi reati di rivolta in carcere e CPR.
Per concludere, Presidente, questo perché noi quando difendiamo i lavoratori li vogliamo difendere tutti e pensiamo che anche chi abbia una divisa non solo vada tutelato ma, forse, vada rispettato ancora di più perché è un lavoratore che fa un lavoro più difficile degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Ulteriori iniziative per la riforma del Green Deal, al fine di coniugare la tutela ambientale con la competitività economica e produttiva - n. 3-01952)
PRESIDENTE. Il deputato Barelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01952 (Vedi l'allegato A).
PAOLO BARELLI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio non le chiedo sul carnevale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia) … ma le chiedo con riguardo ad un'ottima idea, però attuata con strumenti e soluzioni in gran parte sbagliati. Neutralità climatica e tutela dell'ambiente sono obiettivi condivisibili ma non possono essere realizzati sulla base di dogmi ideologici e con un apparato burocratico asfissiante. Soprattutto la transizione ecologica non può essere realizzata a discapito della competitività economica e produttiva. Il Green Deal ha prodotto un impatto fortemente negativo in molti settori economici, tra i quali l'automotive è stato quello più danneggiato. Il suo Governo, signor Presidente, si è subito accorto di ciò e ha lavorato all'interno delle istituzioni europee per apportare i correttivi necessari. Il rinvio di un anno, ad esempio, dei dazi sul carbonio e il Clean Industrial Deal sono alcuni dei risultati che il lavoro del Governo italiano ha contribuito ad ottenere.
Consapevoli del tanto che è già stato fatto, le chiediamo quali saranno le ulteriori iniziative che il Governo intende adottare per riformare il Green Deal, coniugando tutela dell'ambiente e competitività economica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Colleghi, conoscete la posizione del Governo in materia di Green Deal perché anch'io ho più volte denunciato in quest'Aula quanto una visione eccessivamente ideologica della transizione verde si sia rivelata drammatica per la competitività europea. È un fatto ed è talmente evidente che, già da tempo, la stessa Commissione europea ha avviato diversi correttivi alle sue scelte, con un approccio più pragmatico rispetto al passato, che l'Italia negli ultimi anni ha contribuito ad imporre.
Sul piano generale, l'azione del Governo per rendere più ragionevoli gli obiettivi del Green Deal riguarda diversi settori strategici per l'industria: penso alla siderurgia, alla chimica, all'energia. Abbiamo presentato, insieme ad altri Governi, non-paper tematici sulla semplificazione normativa, sulla microelettronica, sulla revisione del CBAM, sullo spazio; proposte su cui stiamo riscontrando un consenso crescente e su cui ci aspettiamo passi in avanti.
Il Governo sostiene pienamente gli sforzi della Commissione per una decisa semplificazione del quadro normativo del Green Deal, che sta prendendo forma nei pacchetti omnibus che hanno interessato e interesseranno proprio il regolamento CBAM, la politica agricola comune, le normative sulla due diligence e altre. Per quanto riguarda il comparto automotive, grazie anche all'impegno italiano, sono state di fatto sospese le multe ai produttori di auto, anche se, purtroppo, non ancora a quelli di veicoli pesanti, con l'obiettivo di interrompere quella assurda spirale che, negli ultimi mesi, ha visto chiudere stabilimenti produttivi o comprare quote verdi dai principali competitor cinesi e americani pur di non ricadere nel perimetro delle sanzioni: l'emblema del fallimento delle politiche dell'ex Commissario Timmermans, un monumento alla desertificazione industriale di cui qualcuno dovrà, prima o poi, rendere conto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Abbiamo, inoltre, ottenuto l'anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione dell'intero regolamento sui veicoli leggeri. In quella sede, sulla scorta del non-paper promosso da Italia e Repubblica Ceca, sostenuto da altri 15 Governi, punteremo a riaffermare il principio di neutralità tecnologica, aprendo così a tutti i carburanti alternativi che possono contribuire alla decarbonizzazione del settore. Continuiamo a ritenere sbagliato, sul piano industriale ma anche sul piano geopolitico, perseguire unicamente la transizione verso l'elettrico, le cui filiere oggi sono in gran parte controllate dalla Cina. Siamo sempre meno soli in queste battaglie. Nel marzo scorso siamo riusciti a inserire per la prima volta il principio della neutralità tecnologica nelle conclusioni del Consiglio europeo. Ora, con l'avvio del mandato del Cancelliere Merz, abbiamo già iniziato a confrontarci su come Italia e Germania, cioè le due principali potenze manifatturiere d'Europa, possano insieme dare un contributo concreto al rilancio della nostra base industriale e, in primis, del settore dell'auto. È un dialogo già avviato, rispetto al quale sono molto fiduciosa. È chiaro a tutti ormai che, in una fase di instabilità dei mercati internazionali, è, a maggior ragione, fondamentale rimuovere i dazi interni che minano la competitività europea. Che sia arrivato il tempo di invertire la rotta in modo deciso è certamente chiaro a noi, perché è quello che chiedono le imprese e i nostri lavoratori e perché è quello che i cittadini europei hanno ribadito con il loro voto ormai quasi un anno fa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Barelli ha facoltà di replicare.
PAOLO BARELLI (FI-PPE). Signor Presidente del Consiglio, grazie per la sua risposta. Forza Italia è completamente soddisfatta di quanto lei ha detto. Le sue parole hanno confermato quello che noi eravamo sicuri fosse, ma è stato comunque importante che abbiano potuto ascoltare le sue parole i cittadini che ci stanno seguendo.
La tutela dell'ambiente è fondamentale ed è un tema nel quale Forza Italia crede fortemente. Ma come ha detto il nostro segretario nazionale, Antonio Tajani, la lotta contro il cambiamento climatico deve tenere conto della sostenibilità sociale ed economica, perché altrimenti non si persegue una politica, ma si crea una religione di cui non c'è bisogno.
Forza Italia continuerà ad offrire sostegno e contributi al suo Governo nell'opera di riforma del Green Deal. È stata proprio Forza Italia, nel febbraio 2024, con una mozione, a sollevare per prima in questo Parlamento la questione dei dazi sul carbonio che l'Europa si è autoimposta con il CBAM, che rischiava di avere un impatto fortemente negativo sulle imprese che importano semilavorati; rischio che, al momento, è stato sventato grazie all'azione del Governo.
In materia di indipendenza energetica è stata Forza Italia a rilanciare con coraggio il tema del nucleare, ovviamente insieme a tutto il Governo, sul quale sta lavorando con ottimi risultati il Ministro Pichetto Fratin. Ed è Forza Italia, che da sempre crede nell'Europa, a ritenere che proprio in Europa e nel Partito popolare europeo sia maturata la consapevolezza della necessità di una riforma del Green Deal. Il congresso di Valencia del PPE, nel quale Forza Italia è stato protagonista, ha tracciato questa linea in modo molto chiaro e sempre in questo senso vanno le recenti dichiarazioni del Cancelliere Merz, che anche lei ha ricordato in quest'Aula oggi.
Presidente Meloni, continui con coraggio nell'opera che insieme ai suoi Ministri ha intrapreso per coniugare la difesa dell'ambiente con la tutela della produttività delle imprese italiane. Forza Italia convintamente è al suo fianco (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).
(Iniziative in ordine alle criticità relative alla competitività del sistema produttivo, con particolare riguardo alla questione energetica e al potenziamento del sistema degli incentivi - n. 3-01953)
PRESIDENTE. Il deputato Richetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01953 (Vedi l'allegato A).
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, parliamo di competitività e lo facciamo utilizzando le parole che il sistema delle imprese ha utilizzato nel recente Forum di Firenze: produzione industriale in calo, investimenti bloccati, costo dell'energia insostenibile. Le piccole e medie imprese italiane stanno lottando su tutti i fronti: serve una svolta concreta che preveda la semplificazione delle normative, un prezzo dell'energia più equo e accessibile per il nostro Paese, incentivi chiari agli investimenti.
Quello che le chiediamo, Presidente, è cosa intende fare nello specifico sulla riduzione del costo dell'energia, e in particolar modo sulla ripresa e sul rilancio tempestivo del programma nucleare, sul tema Piano Transizione 4.0, sul quale anche lei ha riconosciuto i limiti di funzionamento, e sul potenziamento Fondo automotive in considerazione dei tagli che sono avvenuti nella recente legge di bilancio.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Onorevole Richetti, procedo per punti. Costo dell'energia: purtroppo anche nel 2024, come da molti anni, il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia ha superato quello di altre nazioni europee ed è anche la ragione per la quale abbiamo posto la questione del caro energia tra le nostre priorità, stanziando finora oltre 60 miliardi di euro per sostenere le famiglie e le imprese.
Sono d'accordo sul fatto che, in attesa del nucleare, la strada da percorrere sia quella - come scrivete nell'interrogazione - di favorire meccanismi per fornire a determinati consumatori industriali energia elettrica a prezzi svincolati da quelli della Borsa. Il Governo ha già operato in questa direzione, lo abbiamo fatto con la promozione dei power purchase agreement, dei contratti per differenza a due vie, misure che consistono proprio nell'acquisto a lungo termine di capacità rinnovabile a prezzo fisso; lo abbiamo fatto, ad esempio, con l'Energy release in favore delle imprese energivore; con il decreto Bollette abbiamo applicato i PPA ai clienti vulnerabili, affidando ad Acquirente unico l'acquisto e la vendita a prezzo stabile di energia rinnovabile per le famiglie più fragili; è stato, inoltre, avviato un meccanismo volontario nei contratti quinquennali a prezzo fisso per imprese industriali.
Nel dialogo con la Commissione europea sull'idroelettrico intendiamo promuovere l'uso degli stessi strumenti per forniture di energia a prezzo concordato a determinate categorie, ma chiaramente la materia, come sappiamo, è più complessa e stiamo continuando a lavorare per arrivare a una diminuzione strutturale del prezzo dell'energia. Io continuo a ritenere che, tra le varie cause del caro energia, ci sia anche qualcosa che non funziona nella formazione del prezzo, ed è quello su cui il Governo si sta concentrando ora.
Nucleare: confermiamo il nostro impegno per garantire all'Italia una fonte di energia che è sicura, pulita e a basso costo. L'iter del disegno di legge di delega va avanti: è stata trasmessa la richiesta per l'acquisizione del parere della Conferenza unificata, il testo sarà presto esaminato dal Parlamento e, chiaramente, lì conto trasversalmente sul contributo di tutte le forze politiche che comprendono quanto sarebbe importante sviluppare anche questa fonte di approvvigionamento.
Transizione 5.0: la prima versione per rispettare i parametri europei è risultata troppo restrittiva, motivo per il quale ci siamo adoperati per rendere il piano più accessibile per le imprese. Riguardo a Transizione 4.0, che in passato era stato criticato dalla Corte dei conti per gli scostamenti tra le risorse destinate ex ante e spesa effettiva, abbiamo previsto un tetto di spesa. Le imprese stanno iniziando a reagire bene, anche perché Transizione 5.0, come lei sa, garantisce un credito d'imposta del 35 per cento, a fronte del 20 per cento di Transizione 4.0. Detto questo, continuiamo a monitorare e a valutare il tiraggio, siamo pronti anche a ulteriori correttivi, stiamo - come ho già detto - discutendo con la Commissione europea per verificare la possibilità che entrambi gli strumenti siano inseriti nella revisione delle misure del PNRR.
Su automotive: ci sono state critiche sulla rimodulazione del Fondo, però a me piace sempre ricordare che quelle risorse non erano destinate a favorire gli investimenti, sono per lo più risorse rivolte al sostegno all'acquisto di vetture attraverso l'ecobonus. Noi dobbiamo sapere che solo una piccola parte di questi acquisti va ad auto prodotte in Italia e, quindi, ad aziende italiane, che è la ragione per la quale noi abbiamo rimodulato le risorse, facendo, però, attenzione all'indotto presente in Italia. Abbiamo, come lei sa - e chiudo - anche dialogato con serietà con Stellantis: l'azienda si è impegnata a mantenere in attività i suoi siti produttivi, a tutelare l'occupazione, ad effettuare investimenti annui pari a 2 miliardi circa e ad acquisti per 6 miliardi di euro dai fornitori italiani fino al 2030. Chiaramente, bisognerà, tutti insieme, valutare sul rispetto di questi impegni, senza pregiudizi, senza favoritismi, che è l'approccio che questo Governo ha con Stellantis, come con tutte le altre aziende che operano in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Richetti ha facoltà di replicare.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente, ho recuperato - essendo corrispondenza non classificata - ciò che è stato inviato a lei e a tutti i leader dell'opposizione dal nostro segretario Carlo Calenda negli ultimi 18 mesi. Perché l'ho recuperato? Perché vi abbiamo mandato come il piano Transizione 5.0, che oggi assorbe 900 milioni dei 6,3 miliardi a cui lei ha fatto riferimento, poteva essere trasformato verso Industria 4.0. Vi abbiamo mandato, a tutti, il Piano industriale ed energetico per il Paese un anno fa. Vi abbiamo mandato come si poteva ricostruire, secondo noi, Industria 4.0 con il meccanismo dei super e degli iper ammortamenti rispetto agli strumenti attuali che il Governo ha messo in campo. Le abbiamo mandato un ordine del giorno respinto del collega Benzoni, che reintroduceva 4.0. Le abbiamo mandato il programma (Il deputato Richetti mostra alcuni fogli e fascicoli) di come il nucleare può, con tempi diversi rispetto a quelli che ha in testa il Governo, essere reintrodotto come forma di mix energetico nella produzione energetica del Paese. Le abbiamo mandato, come punto 6, il disaccoppiamento, che non è avvenuto con i criteri che noi immaginavamo, cioè la scissione della formazione del prezzo dell'energia elettrica rispetto a quello del gas. Vi abbiamo mandato, in ultimo, il Piano automotive.
Siccome lei ha ripreso tutti questi punti nella sua risposta, noi li aspettiamo in Aula, perché questo si chiama Parlamento perché si “parlamenta”, si discute; quello si chiama Esecutivo perché fa e fa accadere delle cose. Quando venite con delle cose che possono accadere, trovate Azione pronta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Orientamenti del Governo sulle riforme da adottare per fronteggiare l'attuale congiuntura economica - n. 3-01954)
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01954 (Vedi l'allegato A).
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei ama raccontare, spesso, un'Italia da favola. Secondo lei, da quando voi siete al Governo, l'Italia è più autorevole, quindi lei si considera più autorevole in ambito internazionale di Mario Draghi, ed economicamente più forte, quindi gli italiani starebbero meglio rispetto a 5, 10 anni fa. Per noi non è così e le ricordo qualche dato che non cita mai. La pressione fiscale, l'anno scorso, è arrivata al 42,6 per cento, un punto in più dell'anno precedente, quando eravate voi al Governo; il rapporto debito pubblico-PIL al 135,3 per cento, in aumento di quasi un punto rispetto all'anno precedente; ma soprattutto un dato, visto che lei si è vantata di avere a cuore i giovani: 191.000 italiani hanno lasciato il nostro Paese l'anno scorso, record storico, un dato mai raggiunto prima; l'inflazione cresce. Insomma, sale tutto, tranne stipendi e pensioni.
Che cosa avete intenzione di fare? Perché, vede, Presidente, al di fuori del magico mondo di “Meloniland” le cose vanno peggio e l'Italia non è più nel treno di quelli che contano in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Grazie, collega Boschi, per il quesito, per la domanda, che mi consente, invece, di ricordare i dati dal mio punto di vista positivi conseguiti dall'Italia in questi anni, pur in una situazione che sappiamo essere a livello internazionale molto complessa.
Perché i dati non sono opinioni e io penso che raccontino un'Italia che va meglio rispetto a quanto andasse in precedenza. Cito: secondo la stima preliminare dell'Istat, nel primo trimestre dell'anno il PIL italiano è risultato migliore di quello di Francia e Germania, con un andamento in linea con la media europea.
Il potere d'acquisto delle famiglie: molto importante. Sappiamo che l'Italia viene da molti anni di stagnazione dei salari sotto i Governi di centrosinistra. Come si legge nel rapporto sulla convergenza sociale della Commissione UE, tra il 2013 e il 2022, cioè prima dell'attuale Governo, la crescita dei salari nominali in Italia è stata la metà di quella europea, mentre il potere d'acquisto è addirittura diminuito del 2 per cento, quando, nel resto d'Europa, invece, cresceva. Da ottobre 2023, con questo Governo, assistiamo invece a un cambio di tendenza. Nel 2024, i salari contrattuali sono cresciuti più dell'inflazione, con una dinamica salariale migliore rispetto a quella del resto d'Europa. Nel 2024, il reddito disponibile delle famiglie è finalmente aumentato del 2,7 per cento e il potere d'acquisto dell'1,3 per cento. È un trend positivo che prosegue anche nel 2025, come anche la crescita occupazionale che ci dà delle soddisfazioni.
In ultimo, voi sapete che io non ho mai reputato lo spread un totem della reale forza economica di una Nazione, però fotografa una valutazione dei mercati. Lo spread oggi è sotto i 100 punti base (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): significa che i titoli di Stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di Stato tedeschi.
Direi che una riforma importante che ha fatto questo Governo, perché nella vostra interrogazione chiedevate delle riforme economiche, sia stata quella della serietà, dire basta alla politica dei bonus e degli sprechi utili a inseguire il facile consenso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però dannosa per l'economia e per i lavoratori. Io penso che la stabilità e la credibilità del Governo e delle istituzioni siano, alla fine, la principale riforma economica di cui necessita l'Italia ed è qualcosa su cui ci stiamo confrontando, come tante riforme che possono anche ricostruire un rapporto migliore tra cittadini e Governo.
Penso al tema della riforma fiscale, la cui attuazione procede speditamente - come sapete -, perché se ne sta occupando anche il Parlamento. Penso che sicuramente un lavoro, invece, ancora più importante, vada fatto in materia di semplificazioni, per migliorare anche la situazione economica in Italia. Un lavoro importante è già stato fatto. Abbiamo abrogato finora più di 30.000 norme, che sono quasi il 30 per cento dello stock totale delle leggi, però penso che si debba andare avanti a semplificare. Sicuramente - e chiudo, Presidente - c'è tanto altro da fare. Sicuramente, siamo al lavoro per farlo, però penso che rispetto all'Italia che raccontate, il giudizio vada chiesto ai cittadini e penso che i cittadini vedano un cambio di passo (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che vedano un cambio di passo con una linea più chiara e che vedano un cambio di passo anche rispetto al variegato mondo dell'opposizione, che, per tornare appunto al fantasma dell'onorevole Magi, quando è al Governo, fa delle riforme e poi, quando è all'opposizione, fa i referendum, perché vuole abolire (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Penso che gli italiani almeno vedano che noi abbiamo una linea chiara di politica economica.
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Vede, Presidente Meloni, diceva il saggio: si può ingannare tutti una volta o si può ingannare una persona per tutta la vita, ma non si possono ingannare tutti sempre. Lei sta continuando a mentire agli italiani, perché non siamo più autorevoli di prima in Europa - lo abbiamo visto - e anche il Ministro Tajani le ha ricordato che Rubio chiama tutti in Europa, tranne noi. Siamo scesi dal treno giusto, ma, soprattutto, Presidente Meloni, lei ha citato con orgoglio dati che riguardano i mercati finanziari, dati che non dipendono da lei, che non sono merito suo.
Però, si dimentica, perché evidentemente manca da un po' di tempo, della difficoltà che invece si avverte se si va nei mercati rionali, perché il potere d'acquisto non è aumentato (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basta che lo chieda una famiglia qualsiasi se fa più o meno fatica ad arrivare a fine mese. Lo chieda a un pensionato. L'inflazione cresce, ma gli stipendi e le pensioni restano fermi.
Presidente, lei ha detto che ha cambiato passo, ma gli stipendi non li ha cambiati, sono rimasti gli stessi. L'unica cosa che è invariata è la sua arroganza, Presidente, perché anche oggi, anziché dare una risposta ai problemi degli italiani, cerca di vincere il duello mediatico con le opposizioni. Lei, invece, ha la responsabilità di risolvere i problemi delle persone che non arrivano a fine mese e tutte le volte che qualcuno la critica, lei lo accusa di sessismo.
Allora, se lo lasci dire da chi è stata spesso vittima di sessismo da parte di Fratelli d'Italia, senza che lei abbia trovato il tempo di dire una parola. Glielo dico da donna, io non la critico perché donna, la critico perché non è all'altezza di guidare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi ce ne siamo accorti da tempo. Se ne sta accorgendo anche la comunità internazionale e presto se ne renderanno conto anche gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
(Ulteriori iniziative, in raccordo con le regioni, volte a incrementare l'efficienza del sistema sanitario, con particolare riferimento all'abbattimento delle liste d'attesa - n. 3-01955)
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01955 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Presidente del Consiglio, signori del Governo, dopo anni di tagli lineari alla sanità - ovviamente, in quegli anni non c'era questo Governo, non c'era questa maggioranza -, il suo Governo, signor Presidente, ha compiuto importantissimi passi in avanti. In ultimo, l'aumento a 136,5 miliardi di euro, un aumento di oltre 9 miliardi di euro in due anni. Per fare che cosa? Per mantenere la promessa che è nel suo programma e mettere al centro il tema della salute degli italiani, così facendo, anche riducendo quei fattori di crisi che aumentano le liste di attesa. Però, questo è un problema ancora presente nel nostro Paese e tocca tutte le famiglie. Noi sappiamo che lei sta facendo tanto, anche attraverso provvedimenti mirati, attraverso il PNRR, per sostenere le regioni a fare ciò che sono demandate dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Ma a noi, che lo sappiamo, piace dirlo anche agli italiani, che ci seguono in televisione, perché sappiamo anche che lei ci darà ulteriori risposte in ordine al quadro che ha davanti per risolvere l'annoso problema delle liste d'attesa.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, collega Romano. Questo Governo sta lavorando, fin dal suo insediamento, per rendere il sistema sanitario nazionale più moderno e più efficiente, dare risposte sempre più adeguate e tempestive ai cittadini e riconoscere ai professionisti della salute anche ciò che meritano. Come stiamo cercando di raggiungere questi obiettivi? Chiaramente, gli stanziamenti sono importanti. Voi ricordavate che questo Governo ha destinato alla sanità risorse record, che porteranno, nel 2027, il Fondo sanitario nazionale a 141 miliardi. Ma ricordavate anche le risorse specifiche destinate alle regioni per abbattere le liste d'attesa, la detassazione delle prestazioni aggiuntive di medici e infermieri che servono a ridurre i tempi e gli incentivi economici per chi lavora in pronto soccorso, senza dimenticare la fermezza per difendere dalle aggressioni chi opera nelle strutture sanitarie. Purtroppo, però, ancora non basta. Certamente, non basta mettere più soldi per risolvere il problema, se poi quelle risorse non vengono spese al meglio.
Quindi, è anche fondamentale migliorare l'organizzazione e la gestione complessiva. Per questo, come voi sapete, il Governo ha costruito strumenti concreti. La prima cosa, parlando di liste d'attesa, che abbiamo fatto, è stato attivare una piattaforma nazionale di monitoraggio delle liste d'attesa. Una risposta che - se vogliamo - è banale, che però non era mai stata data prima. E il paradosso è che, fino a questa iniziativa del nostro Governo, nessuno poteva realmente dire quale fosse lo stato delle liste d'attesa sul territorio nazionale e questo rendeva ovviamente anche più difficile capire come e dove intervenire con precisione. Abbiamo, come sapete, messo anche un limite all'intramoenia, abbiamo previsto l'apertura degli ambulatori in orari serali, il sabato e la domenica, ci siamo occupati di ampliare l'offerta, integrando nel CUP unico regionale sia le prestazioni erogate dal pubblico sia le prestazioni erogate dal privato accreditato. La piattaforma nazionale operativa ci dice che, nelle regioni dove ci sono questi strumenti, aumentano il numero di visite e gli esami per i cittadini e calano i tempi d'attesa. Significa che le risorse e gli strumenti ci sono, ma che è anche importante applicare le norme.
Voi sapete che la competenza in materia di sanità, in base al Titolo V della Costituzione, è delle regioni, però il Governo è anche disponibile ad attivare i poteri sostitutivi nei casi in cui le regioni dovessero incontrare delle difficoltà. Il decreto per attivare i poteri sostitutivi è pronto da tempo, non si è ancora raggiunta un'intesa, ma sono molto ottimista che - diciamo - ce la faremo nei prossimi giorni. Si è detto, tra l'altro, che il Governo gioca a scaricare la responsabilità: tutt'altro. Quello che il Governo cerca di fare, pur non avendo una competenza in materia di organizzazione della sanità, è cercare di fare la sua parte per dare una mano, perché qui serve chiaramente il massimo dell'impegno da parte di tutti, da parte dello Stato e da parte delle regioni, guardando al grande vero obiettivo, che è garantire ai cittadini una sanità efficiente e veloce. Si può fare, come racconta la storia di molte regioni, e quello che vogliamo fare noi è dare una mano, ma anche richiamare alle responsabilità quando è necessario farlo, perché sia la storia di tutte le regioni senza distinzione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente, e grazie, signor Presidente del Consiglio. Noi Moderati si ritiene soddisfatto della sua risposta, anche perché, da sempre, Noi Moderati - e tutto il centrodestra - considera tra i punti fondamentali dell'azione di Governo quello del diritto alla salute, del diritto alla salute in ogni parte del nostro territorio, dal Nord come al Sud, del diritto ad avere una cura e ad avere un esame in tempi seri e dignitosi.
Ha fatto bene - e mi perdoni, signor Presidente del Consiglio - perché non è arroganza parlare di numeri, parlare di concretezza, parlare di quello che si sta cercando di fare. È mettere in campo le azioni e dire: si è fatto così, i risultati sono questi e si può fare ancora così. È un'idea di politica che appartiene alla nostra cultura politica e altri possono vedere l'arroganza. È vero, i numeri sono importanti, le risorse sono importanti e ha fatto bene a sottolinearlo: 9 miliardi in 2 anni, rispetto a 8 miliardi in 10 anni dei precedenti Governi destinati alla salute, certamente sono un segnale importante, ma dietro quei numeri ci deve essere un'azione, un'azione concreta.
È evidente che dal 2001 la competenza - e non si scaricano le responsabilità, ma si prende atto di questo; le parla un uomo del Nord, che ha combattuto per l'autonomia delle regioni, per la sussidiarietà, quella verticale e quella orizzontale - sulla salute dei cittadini è competenza prioritaria delle regioni, ma è altrettanto evidente che la responsabilità è di tutti e la riduzione delle liste d'attesa è la sfida delle sfide. È la sfida più importante, perché tutti noi abbiamo ascoltato almeno 1, 2, 10 volte un cittadino che ti dice: ho un tumore e per fare una risonanza magnetica devo aspettare un anno. Io non gli posso rispondere o lei non gli può rispondere o noi non possiamo rispondergli che è compito della regione o che abbiamo messo 10 miliardi e 8 miliardi. Dobbiamo rimboccarci le maniche, perché il diritto alla salute è quello che dobbiamo percorrere.
È per questo che, rispettando certamente le competenze regionali, il Governo, oltre a stanziare le risorse, ha un dovere. Lo ha detto lei: è un modo diverso di fare politica, appartiene alla nostra cultura politica, di Noi Moderati e del centrodestra. Dunque, monitoraggio: cioè vediamo la realtà com'è; competenze: valorizziamo le professionalità. Noi abbiamo fatto le battaglie per gli infermieri, per i medici specializzandi, per i medici di base, sul tema delle risorse e degli strumenti. Ma poi se non si interviene, se non si riducono, è corretto che…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). … si possano mettere in atto (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con coraggio e nel dialogo con le regioni, ma con coraggio - ed è questo che le chiediamo -, poteri sostitutivi, perché il diritto alla salute è più importante di tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Intendimenti del Governo in merito al piano di riarmo europeo, con particolare riferimento all'esigenza di non proseguire nel sostegno a tale piano e di destinare le relative risorse alla coesione economica e sociale - n. 3-01956)
PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01956 (Vedi l'allegato A).
GIUSEPPE CONTE (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei, lo scorso 6 marzo, al Consiglio europeo ha dato il suo primo fondamentale “sì” a un piano di riarmo che prevede investimenti, quindi spese sino a 800 miliardi, di fatto per riarmare la Germania di tutto punto, mentre, invece, per l'Italia la situazione è ben diversa. Grazie a un altro suo “sì”, dato in precedenza, l'Italia ha un cappio al collo, per cui deve tagliare su tutto il resto, meno che sulle armi. Peraltro, vede, questo progetto, questo piano di riarmo, ci impedirà, invece, di coltivare un progetto di difesa europea e forse lo allontanerà definitivamente. Questo sì era utile all'Italia ed era utile al resto d'Europa.
Lei ha dato evidentemente priorità alle armi, rispetto, invece, ai bisogni, alle urgenze dei cittadini, delle imprese e delle famiglie, che ancora, nel suo precedente intervento, continua a disconoscere.
La domanda nostra è semplice: perché si è fatto fregare così, in Europa, per due volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Guardi, onorevole Conte, devo dire che sono molto affascinata da questa sua recentissima e travolgente passione antimilitarista, che, però, nessuno aveva avuto modo di apprezzare quando lei era Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), perché non la ricordo con la stessa linea quando, da Premier, ha sottoscritto, in pieno COVID e con un Fondo sanitario che al tempo aveva 18 miliardi di euro, meno di quanti ce ne siano oggi, un aumento delle spese militari che al tempo valeva circa 15 miliardi di euro.
Non era evidente questa sua posizione quando, tra il 2019 e il 2022, sotto i suoi Governi, sono stati approvati 22 schemi di decreto ministeriale relativi a programmi d'arma, per un valore complessivo iniziale che andava da 9 a 10 miliardi e non è dato di sapere come si declinassero queste posizioni che oggi ci presenta quando avete creato un Fondo da 12 miliardi e mezzo per ammodernare la difesa, che poi avete votato per portare fino a 25 miliardi di euro. Forse non si parlava della stessa persona che oggi fa le battaglie che sta facendo e sarà stato uno dei tanti altri “Giuseppi” che abbiamo visto in questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Detto questo, rispondo volentieri nel merito ribadendo quello che penso e che ho detto in quest'Aula, cioè che la libertà, la sovranità, la difesa degli interessi nazionali ha un costo. Se fai pagare a qualcun altro la tua difesa, la tua sicurezza, devi anche sapere che non sarai tu a decidere del tuo destino e significa che noi dobbiamo sicuramente lavorare per rafforzare la nostra sicurezza, ma non perché, come ho sentito dire fuori da quest'Aula curiosamente non oggi, dobbiamo fare un favore agli Stati Uniti; banalmente perché lo dobbiamo fare per noi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Oggi l'Italia e l'Europa non sono autosufficienti sotto l'aspetto della sicurezza e io, che a differenza di altri non cambio idea in base a dove gira il vento, ho sempre creduto (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che lo dovessero essere per costruire un pilastro europeo dell'Alleanza atlantica capace di interloquire, da pari, con la colonna americana. La differenza tra me e voi è che io sono presidente di un partito politico che, all'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi), aveva il coraggio di scrivere che le spese sulla difesa andavano aumentate. Non sono un Presidente del Consiglio che ha una linea quando sta al Governo e una linea completamente e diametralmente opposta quando sta all'opposizione. È una grande differenza e guardatevi.
Francamente, non vi seguo quando dite che le spese per la difesa e la sicurezza sono risorse sprecate (Commenti dei deputati Donno e Torto), quando dite che gli investimenti per la competitività e le filiere sono investimenti alternativi a spese di difesa e sicurezza. Non vi seguo. Non vi seguo perché non è vero e perché è noto a tutti che investire, anche in questi ambiti, genera effetti espansivi sull'economia, soprattutto per una Nazione, l'Italia, che conta una realtà industriale dall'altissimo valore aggiunto, come si sa. E non vi seguo anche perché, francamente, non accetto grandi lezioni da chi oggi ci dice che si deve investire di più sulla competitività e le filiere, ma non mi pare che sia su questo che sono stati messi centinaia di miliardi di euro bruciati nel precedente Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Quindi grazie, ma no grazie! Penso che gli italiani siano molto più intelligenti di quanto, a volte, si ritiene e penso che sappiano riconoscere perfettamente chi si muove per tornaconto e chi si muove per convinzione, chi mente perché è comodo farlo (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e chi non mente anche quando può essere scomodo farlo.
E quindi quello che noi faremo è continuare a mantenere gli impegni, non solo gli impegni nostri, anche gli impegni vostri (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), perché siete stati voi a mettere la firma sull'aumento delle spese della Difesa per portarle al 2 per cento del Prodotto interno lordo…
PRESIDENTE. Concluda.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. … e alla fine saranno gli italiani a giudicare tra le due proposte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di replicare. Silenzio, per cortesia.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente Meloni, lei coglie sempre occasione per buttarla in caciara (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, anziché fare la Presidente del Consiglio, assume queste che sono reazioni fanciullesche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I fatti dicono che ho portato la percentuale del PIL a 1,4, rispetto al 2; abbiamo fermato Draghi che voleva un riarmo immediato e abbiamo speso un miliardo all'anno; questo per le armi, ma per tutto il resto abbiamo portato 209 miliardi. Ci provi lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Non parlo del superbonus, la deve smettere con questo capro espiatorio. Voi di Fratelli d'Italia avete fatto a gara per estenderlo. Metà dei Ministri presenti ne hanno approfittato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Parliamo d'altro.
Ritorniamo a noi, perché non ha risposto. Si rende conto che ha tradito l'Italia? Ha tradito l'Italia comportandosi come una scolara obbediente, sottoscrivendo tagli per sanità, scuola, istruzione, lavoro, ricerca, tutto quel che serve per gli italiani, e sottoscrivendo spese pazze per le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un errore tragico, perché avremo la Germania - l'ha dichiarato adesso Merz - che diventerà la superpotenza militare, la Francia è già una potenza nucleare e noi arrancheremo dietro, rimarremo indietro, non conteremo più grazie a lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E ancora, a Berlino stanno preparando una statua per lei, se ne renda conto. Ma c'è un aspetto cruciale: lei agisce senza mandato. Il Parlamento qui non ha votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo, la Lega, non vuole il piano di riarmo. Gli italiani vogliono risposte, non otto mesi sulla sanità, non otto mesi per un referto su un tumore.
Allora, mi rendo conto che lei agisce - non è la prima volta - senza mandato sempre. Su Gaza non ha alcun mandato degli italiani per sottoscrivere e dare copertura politica e militare al Governo e alla condotta criminale di Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Nessuna condanna al suo intervento. Siamo qui, è il luogo eletto della democrazia. Rivolgo un appello a tutti i colleghi, senza distinzione di colore politico: un segno di umanità diamolo, condanniamo in silenzio questo sterminio di bambini, di donne, giornalisti, tutte le vittime civili innocenti di Gaza. Alziamoci in piedi (I deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra si levano in piedi). Rimane seduta, Presidente, eh (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Vergogna”!).
PRESIDENTE. Onorevole Conte, la prego di concludere!
GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente ho concluso (Dai banchi di Fratelli d'Italia: “Sciacallo!”).
(Iniziative in relazione alla grave situazione del Servizio sanitario nazionale e alla necessità di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini - n. 3-01957)
PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01957 (Vedi l'allegato A).
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Presidente, due giorni fa, a Taurianova, alcune fioraie - le ho incontrate - mi hanno detto una cosa, mi hanno detto: bisogna saper scegliere ormai, se mangiare o curarsi.
La sanità pubblica è al collasso: liste di attesa infinite, mancano 65.000 infermieri, mancano 30.000 medici, il personale è stremato, con turni massacranti; molti sono già fuggiti verso il privato, 40.000 medici sono già fuggiti all'estero e la migrazione sanitaria da sud a nord è aumentata. L'Istat dice che, nel 2023, 4 milioni e mezzo di persone in Italia hanno rinunciato a curarsi, di cui oltre la metà per motivi economici, e sono 600.000 in più dell'anno precedente.
Voi avete portato la spesa sanitaria al minimo storico degli ultimi 15 anni. L'ho sentita rivendicare un record. Guardi, le ho portato un grafico (La deputata Schlein mostra un documento recante un grafico): qui si vede che ogni Presidente prima di lei poteva dire la stessa cosa, perché non sono termini assoluti, la spesa sanitaria si calcola in tutto il mondo sul PIL. Ed è questo il grafico che riguarda il suo Governo, che la vede scendere fino al minimo storico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Vi abbiamo detto, con le altre opposizioni, dove prendere 5 miliardi da mettere subito sulla sanità pubblica, ma non avete ascoltato. Avete lanciato un piano di assunzioni che è sparito nel nulla e, a pochi giorni dal voto europeo, avete fatto un decreto fuffa, senza risorse aggiuntive, sulle liste d'attesa. Allora la mia domanda è semplice, Presidente: perché state smantellando la sanità pubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Collega Schlein, penso che sia sempre un po' complesso confrontarsi con qualcuno che - diciamo così - per fare propaganda è costretto a mentire (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), però in fondo, per certi versi, è anche una buona notizia.
PRESIDENTE. Silenzio. Silenzio.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vi rispondo volentieri…
PRESIDENTE. Silenzio. Poi ha la possibilità di replicare.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. … con alcuni numeri e con…
PRESIDENTE. Fate concludere.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vi rispondo volentieri con alcuni numeri e con alcuni fatti, che, dal mio punto di vista, sono abbastanza espliciti. Torno a dire che il Fondo sanitario nazionale è stato portato a 136 miliardi e 500 milioni nel 2025 e che questo è il livello più alto di sempre (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando noi ci siamo insediati, nel 2022, quel Fondo era di 126 miliardi. Erano 10 miliardi meno di adesso e il PD, quando è stato al Governo, non si è mai sognato di fare aumenti come quello che abbiamo fatto noi in questi due anni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, l'argomento di riserva che la spesa sanitaria non va considerata in termini assoluti ma va considerata in rapporto al PIL, io continuo a ritenere che non ci sia alcun nesso logico tra la crescita economica e la qualità del sistema sanitario. Non è che se l'economia va meglio e quelle risorse incidono in modo diverso in rapporto alla ricchezza cambia lo stato del sistema sanitario (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Dopodiché ho sentito dire molte altre cose che, francamente, non condivido. Ho sentito dire che il Governo favorisce il privato, vuole una sanità a misura di portafoglio. Ora chiedo anche, per parlare di cose serie, di citare anche i provvedimenti con i quali staremmo facendo queste cose. Perché mi risulta che, per esempio, collega Schlein, siamo stati noi a fermare il fenomeno dei “medici a gettone” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), fenomeno odioso, che è, sì, una privatizzazione della sanità, con medici, dipendenti degli ospedali, che guadagnavano molto di meno di quelli che venivano - guarda caso - dalle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Lo abbiamo fermato noi questo sistema. Così come ci siamo occupati di mettere noi un limite all'intra moenia, perché c'era questo fenomeno pazzesco di medici del sistema sanitario nazionale che in un giorno, nell'ospedale pubblico, facevano 9 - e dico 9 - visite o prescrizioni e poi ne facevano 90 nello stesso ospedale, nello stesso giorno, in regime di libera professione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Siamo intervenuti noi per affrontarlo.
Per il personale sanitario: abbiamo garantito le risorse per i rinnovi contrattuali; abbiamo aumentato le indennità di chi lavora in pronto soccorso; abbiamo pagato di più le borse di studio per chi si specializza in medicina d'urgenza; abbiamo previsto norme severe per chi aggredisce i medici e gli infermieri. Sulle liste d'attesa, oltre alle risorse che sono nel decreto al quale lei faceva riferimento, abbiamo stanziato altri 870 milioni di euro in due anni per aiutare le regioni ad abbattere le liste d'attesa; abbiamo previsto l'apertura degli ambulatori in orari serali, il sabato, la domenica; abbiamo ampliato l'offerta. Dove questi strumenti sono attivi, i dati dicono che le cose vanno meglio (Il deputato Quartini: “Ma dove?”). Ci stiamo continuando a lavorare (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Silenzio, colleghi!
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ci stiamo continuando a lavorare e aggiungo: sono entrati, grazie a noi, in vigore i nuovi LEA, cioè i cittadini potranno accedere a nuove prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale che, in alcuni casi, aspettavano da 20 anni. Ora, sono tutte cose che ha fatto questo Governo. Basta? No, non basta. Sicuramente non basta. Un'altra cosa che si può fare - e che il Governo intende fare - la propongo anche al contributo di quest'Aula…
PRESIDENTE. Concluda, Presidente.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. … perché in Italia quali sono le priorità, qual è la situazione, come si deve operare sulla sanità è deciso dal Piano sanitario nazionale. Lei sa, onorevole Schlein, qual è l'ultima volta che in Italia è stato scritto un Piano sanitario nazionale? Era il 2011, era un Governo di centrodestra. Siete stati al Governo dieci anni, non avete mai scritto e messo in campo un Piano sanitario nazionale e oggi, che siete all'opposizione, ci venite a spiegare quanto sia importante la sanità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare)?
Signori miei, temo che la gente capisca, capisca il gioco che si sta portando avanti. Ma noi vogliamo scrivere il nuovo Piano sanitario nazionale e speriamo che su questo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), almeno, ci vogliate dare una mano, invece di preferire stare lì a fare le macumbe perché le cose vadano male e, magari, potete risalire nei sondaggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di replicare.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, io non so da quanto tempo lei non lasci il Palazzo per andare davvero in un ospedale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), ma le do una notizia: i gettonisti ci sono ancora e, se ci sono, è perché quando lei era al Governo con Berlusconi ed io ero ancora all'università, l'avete messo voi un tetto alle assunzioni del personale che oggi sta svuotando i reparti, per cui la gente non si riesce più a curare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! Si vergogni di stare ancora all'opposizione dal Governo!
Guardi questo grafico, io glielo devo lasciare oggi, perché stiamo dicendo che la spesa in termini assoluti è aumentata con lei, come è aumentata con tutti quelli prima di lei. Dica lei al mondo che si sbaglia se ovunque si calcola sul PIL la spesa nazionale, perché è quello il dato che sta scendendo e da cui si vede che volete una sanità a misura del portafoglio delle persone. I suoi tagli li pagano i cittadini, letteralmente, Presidente, perché la spesa - e questi sono dati della Corte dei conti -, la spesa di tasca loro è aumentata in un anno, mentre voi eravate al Governo, del 10 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): sono 4 miliardi di euro, gli stessi che avete messo sulla riforma dell'Irpef, perché voi togliete con una mano quello che fingete di dare con l'altra. È una vera e propria “tassa Meloni”.
Curarsi è diventato un lusso. Siamo la Repubblica delle liste d'attesa, mentre, tra i vostri, c'è chi ci guadagna - vero - con le sue cliniche private (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)? Il vostro decreto fuffa - le do un'altra notizia - non prevedeva risorse aggiuntive, non si capisce di cosa parli. Li conoscerà i suoi provvedimenti, Presidente. ASL 3 di Genova, a dicembre: 159 giorni per una visita oculistica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), oggi ne aspettano 266. A Torino: quattro mesi nel maggio scorso per una colonscopia, oggi non riescono più a prenotarla.
Ora, tolga il blocco delle assunzioni: prenda i 5 miliardi di euro che le abbiamo detto con le opposizioni dove trovare per salvare la sanità pubblica.
Ho sentito anche prima, insomma, è sempre colpa di qualcun altro, no? Le liste d'attesa sono, essenzialmente, colpa delle regioni, il Governo ha fatto tutto quello che poteva; così come i 25 mesi di calo della produzione industriale sono colpa dell'Europa; il fallimento dei suoi centri in Albania è colpa dei giudici. Lei vive in un mondo fantastico, dove, quando una cosa funziona è merito suo, quando una cosa non funziona è sempre colpa degli altri. Bello (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!
Io le chiedo questo, per concludere: torni in connessione, un minuto, con il mondo reale e vada a spiegare che è sempre colpa di qualcun altro a quella donna che, a Pesaro, qualche mese fa, mi ha detto che dopo una diagnosi di tumore non riusciva a prenotare le visite nel pubblico e ha dovuto sborsare 500 euro per andare dal privato; ad una ragazza che, una settimana fa, a Terni, mi ha detto: non ho voce perché da più di un anno aspetto un intervento per togliermi un polipo alla gola.
Guardi, dopo tre anni, non ci sono scuse, Presidente. La colpa non è degli altri, è vostra, è sua, e gli italiani non sono fessi e lo vedono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.
La seduta, sospesa alle 17,23, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (A.C. 2329-A?).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2329-A?: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ricordo altresì che, secondo quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo ieri, la votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 19.
Dopo tale votazione, la discussione del provvedimento proseguirà, a partire dalle ore 19, con l'esame degli ordini del giorno, limitatamente alla fase di espressione del parere del Governo.
Nella seduta di domani, giovedì 15 maggio, avranno luogo, a partire dalle ore 9, la votazione degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia -Articolo unico - A.C. 2329-A?)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Lunedì sono entrato per l'ennesima volta, come tanti di noi, in un CPR. Ero nella mia città, a Torino, dove è appena stato riaperto. Al centro, tra l'altro, nelle ultime settimane hanno visto le proteste, feriti, ricoverati, scioperi della fame, tentativi di suicidio e atti autolesionistici. Ma abbiamo scoperto anche che da lì, a un certo punto, una mattina, parliamo dell'8 maggio, sono state trasferite 6 persone - 6 persone - proprio nei centri d'Albania, per questo decreto. Venivano dal Gambia, dall'Algeria, dalla Nigeria, dall'India, dal Bangladesh, dal Senegal.
Ecco, l'8 maggio, alle 10,30 è partito un pulmino della Polizia di Stato, ci ha messo più o meno 19 ore, tutte via terra ed è arrivato alle 5 di mattina a Gjader, all'alba, appunto in applicazione di un decreto. Quanto zelo! Ecco, forse, l'urgenza, no? L'urgenza di dover fare questo decreto. Benvenuti nel “decreto deportazione” che amplia e aggrava, se possibile, il contenuto dell'Accordo Italia-Albania, ma senza cambiarlo e quindi senza alcun accordo, quindi violandolo, consentendo di deportare persone dai CPR italiani a Gjader senza ulteriore convalida giudiziaria. Persone che vivono in Italia da anni e che hanno magari famiglie e che hanno figli, persone come alcune di quelle fatte partire da Torino, provenienti da Paesi che non hanno nemmeno accordi di rimpatrio dall'Italia, quindi in sostanza pura propaganda.
È anche un insensato spreco di risorse pubbliche sulla pelle di gente che verrà rimessa in libertà. Chi sono quei 6 uomini, Sottosegretario? In base a quali criteri sono stati selezionati? Mi sono chiesto. La Polizia non lo sa, la questura non lo sa, la prefettura non lo sa, chi gestisce il CPR non lo sa, lo sapete solo voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E cosa sarà di loro? Altri 28 trasferiti ultimamente da tutta Italia, oggi a Gjader sono reclusi in 43, ma intanto dall'Albania si torna indietro; in 16 sono di nuovo in Italia per il rimpatrio, altri 5 per motivi di salute e mancate convalide. Ma oggi, che con un altro decreto avete esautorato le sezioni in materia di immigrazione dei tribunali di primo grado, la situazione sembra più “oliata” per voi, no? Userei questo termine. E l'Albania diventa sinonimo di delocalizzazione dell'orrore, in un Paese terzo, fuori tra l'altro dall'Unione europea.
Occhio non vede, diritto non vale. Per i trattenuti, isolamento estremo, maggiori ostacoli alla tutela legale, peggiori condizioni di detenzione; per tutti i migranti vincolati al rinnovo del permesso di soggiorno, estrema ricattabilità per la minaccia, appunto, di trasferimento forzato all'estero.
E quale trattamento, dite? Ma come potrebbero applicarsi allo straniero detenuto in Albania le leggi italiane e le direttive europee sull'immigrazione e l'accoglienza, quelle che per esempio sanciscono il diritto del trattenuto ad avere regolari contratti con le famiglie, con gli avvocati, con le autorità consolari, le associazioni di tutela. Come è possibile?
Insomma, l'Albania è il vostro parco giochi dei giochi proibiti, ma è anche un modo per nascondere l'inefficacia del sistema disumano della detenzione amministrativa, disumano nel bollare come clandestine persone che vivono in Italia da 10, 20, 35 anni, come quelle che ho visto l'altro giorno a Torino. Persone che hanno figli con cittadinanza italiana nati qui, che hanno sempre lavorato e sono state rinchiuse solo per la scadenza di un permesso di soggiorno. Già, lo dico all'onorevole Kelany: guardi che, se hanno commesso reati, li hanno già pagati, non li stanno pagando nei CPR, almeno si informi, almeno si informi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Scarpa)! Persone che, a causa di un illecito amministrativo, spesso non voluto, vengono trattate come topi; soggetti con gravi vulnerabilità psichiatriche, trattenuti nei CPR con un certificato di idoneità, quando, a norma di legge, chiunque stia seguendo una terapia psichiatrica o di gestione di tossicodipendenza dovrebbe non essere lì; ragazzini arrivati in Italia come minori non accompagnati, rinchiusi non appena diventano maggiorenni.
Persone che, nella gran parte, vengono poi rilasciate - lo ricordo -, ma solo dopo essere state spezzate, questa è l'idea. Una volta rilasciate, queste persone ormai dipendenti da psicofarmaci, colme di dolore e rancore per i trattamenti inumani subiti, tornano nei loro quartieri e questo è il meccanismo che non viene raccontato agli italiani. A Torino, per esempio, tornano in Aurora, in Barriera, quei quartieri considerati difficili e che cosa fanno poi? Stanno in strada giustamente, ormai gli hai spezzato tutto, li hai fatti diventare degli zombie e stanno in strada e diventano lo specchio della colpa di uno Stato che genera il disagio, su cui basa la sua stessa propaganda razzista e classista. Lo Stato che, con le sue politiche securitarie, è causa della conflittualità delle periferie; mai la soluzione, se notate bene. Lo stesso Stato che, con disumana ferocia, tiene le navi di salvataggio lontane dalle zone di soccorso, lasciando per giorni in mare un gommone stracarico di vite umane, vite che diventano morti, morti di due bambini di due anni per fame e per sete nelle braccia delle loro madri, bambini neri.
Ecco, chiudo in fretta, guardi Presidente, perché vorrei dedicarvi un altro tipo di lettura. Ai vostri occhi, per usare le parole di un libro che leggo a mia figlia, “Il mostro mangiarabbia”, ecco quelle persone sui barconi, quei bambini sono dei mostriciattoli brutti e puzzolenti. Vorrei però farvi entrare nelle favole - e adesso vi spiego -, perché, quando quel mostriciattolo arriva al castello, al castello degli animali, succede una cosa, Presidente: più viene trattato male, allontanato e respinto, più diventa grande, minaccioso e terrificante. Dite di volere la sicurezza, di combattere il degrado, la violenza, invece quei fenomeni sono - come si può dire - la schiuma dei traumi che infliggete a persone senza colpa, fino allora senza colpa. Voglio finire questo intervento in un modo diverso, se avete voglia di chiudere gli occhi, che poi si va a nanna con questo decreto. Noi abbiamo scelto di sognare, che è sempre meglio di vivere nei vostri incubi.
Non c'era tempo da perdere e il fenicottero si recò subito nella sala del trono. Entrando, salutò il mostro con un inchino. “Mi dispiace molto per quello che ti è successo” - gli disse - “voglio che tu sappia, invece, che qui sei il benvenuto. Mi farebbe molto piacere conoscerti e sapere come posso aiutarti”.
E per ogni parola di gentilezza - Sottosegretario - comprensione e accettazione che sentiva, il mostro diventava un po' più piccolo e un po' più docile. Che sorpresa fu per tutti vedere che ad ogni parola, pensiero, gesto di accoglienza e gentilezza il mostro continuava a rimpicciolirsi. Allora il re fenicottero si rivolse a quel mostrino ormai piccolo e poco minaccioso e disse: “Perché non ti fermi qui con noi? Ci farebbe piacere conoscere la tua storia”. E fu in quel momento che - puff! - il mostriciattolo si trasformò in un bellissimo camaleonte variopinto. “Incredibile”, esclamarono in coro gli animali davanti a quel prodigio. “Vedete, abbiamo tutti imparato una grande lezione oggi”, esclamò il saggio fenicottero.
Davanti a quello che non conosciamo abbiamo due possibilità: combatterlo o conoscerlo. Quando combattiamo contro una cosa, la rafforziamo; la rabbia e l'odio che le riversiamo addosso la fanno crescere. Se invece ci avviciniamo con curiosità, gentilezza e amore, è più facile che quella cosa mostri il suo lato migliore, proprio come il camaleonte portafortuna ha fatto con noi. Da allora, Presidente, gli abitanti del castello vissero sereni e contenti. Sapevano bene che qualche nuovo mostro sarebbe potuto arrivare a dare loro fastidio, ma ormai avevano capito come trattare ciò che incuteva loro paura, come era solito ricordare il re fenicottero. Nella vita ci sono e ci saranno sempre mostri sul nostro cammino, ma siamo noi a scegliere come affrontarli, se combattendoli o provando a conoscerli.
Siete voi che volete trasformare le persone in mostri. Noi non abbiamo paura a dire, invece, che vogliamo restare umani, vogliamo raccontare storie per i nostri figli e non ci vogliamo vergognare, come dovreste fare voi, di rinchiudere le persone in quei CPR, che andrebbero chiusi in tutta Italia e non esportati in Albania (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non penso sarà una sorpresa la notizia che il gruppo Azione non voterà la fiducia posta dal Governo su questo decreto-legge. Come sempre, prima di entrare nel merito del perché questo provvedimento non ci convinca, la solita nota, purtroppo ricorrente, sul metodo, sull'utilizzo forzato e distorto dello strumento della decretazione d'urgenza, è oramai necessaria come ogni volta, ma, in questo caso, è particolarmente fastidiosa, perché copre un'operazione mal congegnata, inefficace e anche estremamente costosa per le casse italiane. Siamo davanti a un caso che chiamerei di accanimento terapeutico, cioè un tentativo ennesimo di giustificare un progetto che si è già dimostrato fallimentare.
Le due strutture in Albania, di cui questo decreto tratta, che erano nate originariamente per accogliere i migranti soccorsi in mare, si sono già rivelate un fallimento non solo operativo, ma anche giudiziario, visti i molteplici ricorsi ai tribunali e, soprattutto, un enorme spreco di risorse pubbliche: quasi un miliardo di euro dei contribuenti per due centri, attualmente vuoti, in cui addirittura mancano i letti. Un miliardo di euro. Ma sapete quante cose si possono fare con un miliardo di euro? Poi, tra l'altro, con un viavai di mezzi marittimi, aerei e quant'altro, che hanno trasportato avanti e indietro… È qualcosa che rasenta il ridicolo, se non fosse che su quelle navi c'erano persone anche in condizioni difficili, ma rasenta il ridicolo per la reputazione italiana, per cui queste navi e questi aerei andavano avanti e indietro tra le sponde dell'Adriatico, giusto per portare qualche decina di persone, poco più che qualche trasferimento simbolico prontamente rispedito al mittente. Tutto ciò ancora a carico dei contribuenti italiani, gli stessi contribuenti che, in questo provvedimento, cedono gratuitamente i mezzi per perpetrare questo accanimento terapeutico.
Ora, per tentare di salvare la faccia, il Governo ci presenta la miracolosa riconversione di queste strutture in CPR, ovvero in centri per trattenere i migranti irregolari che hanno già avuto provvedimenti di espulsione convalidati. Attenzione: provvedimenti di espulsione, ovvero di rimpatrio, che però non potranno essere effettuati dall'Albania direttamente. Quindi, queste persone portate in Albania, trattenute fino a un massimo di 18 mesi, estendibili di altri 12, per essere rimpatriate nei loro Paesi, sicuri - speriamo, quando l'Unione europea avrà finalmente stilato la lista dei Paesi sicuri -, dovranno però essere prima riportate in Italia e poi essere rimandate nel loro Paese. Quindi, veramente un'architettura perversa forse per qualche migliaio di persone, al momento centinaia. Questa nuova funzione, tra l'altro, non cambia la sostanza, non è una soluzione concreta al problema della gestione dell'immigrazione e, come dicevo prima, siamo su un terreno giuridico sconosciuto: nella extraterritorialità della cessione dei rimpatri, una cosa che l'Unione europea ancora non ha normato. Attendiamo la normativa, anzi il regolamento sui rimpatri e, quindi, giustamente, grazie al cielo, aspettiamo una sentenza della Corte di giustizia per dirci come ci dobbiamo comportare.
Eppure, questo Governo continua ad andare avanti, si ostina a cercare di far funzionare a tutti i costi un progetto che non ha prodotto, per ora, risultati e che non migliorerà certo l'efficienza dei rimpatri, obiettivo sul quale siamo francamente anche d'accordo.
Bisogna rimpatriare dove ci sono le condizioni, le persone, ma non può essere assolutamente fatto in questa maniera. Tra l'altro, se dobbiamo basare il nostro giudizio con riferimento agli standard che troveranno in questi CPR su quelli attualmente presenti sul nostro territorio, allora le nostre speranze sono flebili. I CPR che attualmente sono sul nostro territorio, i 10 che esistono, presentano condizioni inumane, non so definirle altrimenti. Quindi, sì, questo provvedimento dice di ampliare e di moltiplicare il numero. La domanda è: perché farli in un altro Paese? Che cosa aggiunge? Aggiunge, forse, un tema di deterrenza? Io non penso francamente che, quando partono persone disperate, bambini e famiglie, nel loro retropensiero dicano: ah, ma se poi mi portano in Albania, allora io non parto. Quindi, esattamente quale obiettivo stanno svolgendo questo ulteriore spreco e questa propaganda? Non è neanche da dire che non sono più problemi nostri i migranti che sono trasferiti nel centro in Albania, perché, in teoria, da Protocollo d'intesa, i centri in Albania sono giuridicamente territorio italiano, quindi sono e restano esattamente un problema nostro e, tralasciando il merito morale di scaricare degli esseri umani oltre i confini manco fossero dei rifiuti, ci sobbarchiamo i costi di trasporto, gestione e trasferimento, il personale e anche la responsabilità legale. Quindi, tutto resta a nostro carico.
Vedete, noi di Azione siamo ben consapevoli che la gestione dei flussi migratori e delle persone che arrivano nel nostro Paese è un problema. Non siamo quelli di “tutti dentro”, dei porti aperti, dell'immigrazione irregolare, senza controllo. Assolutamente no! Ma non siamo neanche per politiche irrealizzabili, come il blocco navale, o assurdamente costose e di propaganda come questi centri. È necessaria una gestione seria e pragmatica di questi flussi migratori, ampliando i canali regolari, non basta il solito decreto flussi con il click day, e le frontiere, certo che si devono controllare, ma con strumenti che siano non solo efficaci, ma soprattutto rispettosi dei diritti fondamentali, oltre che sostenibili.
Invece, questo decreto-legge fa esattamente l'opposto: si limita a rincorrere l'ennesimo spot politico. Circa 3.000 migranti non cambieranno le sorti del nostro rapporto con l'immigrazione o della nostra gestione dell'immigrazione irregolare. Rischiano semplicemente di spostare il problema, magari aggravandolo anche, in un contesto giuridico più complesso, umanamente più fragile e con una spesa maggiore.
Il gruppo di Azione, in conclusione, non può assolutamente avallare con il proprio voto un provvedimento che è un teatrino politico, utilizzato per coprire l'incapacità di mettere in atto le promesse elettorali sul blocco navale - com'era ovvio fin dall'inizio - e che, a nostro parere, non produrrà risultati, non risolverà i problemi e sprecherà semplicemente risorse, giocando con la pelle delle persone. È un chiarissimo “no” alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Il Governo, guidato dal Presidente Giorgia Meloni, ha dimostrato, in più occasioni, di saper affrontare con pragmatismo e coraggio una delle grandi sfide del nostro tempo: la gestione dei flussi migratori, il rispetto dei diritti umani e degli interessi nazionali. L'immigrazione è una realtà complessa, che richiede soluzioni articolate, non slogan e improvvisazioni.
Per troppi anni l'Italia ha subito i flussi migratori irregolari, pagando un prezzo altissimo in termini di emergenza, instabilità sociale e pressione sui territori, in particolare nelle regioni di frontiera, come la Sicilia. Oggi possiamo affermare che l'Italia sta finalmente tornando a governare questo fenomeno, grazie a una visione chiara, coerente e coraggiosa. Uno degli elementi centrali di questa strategia è rappresentato dall'Accordo siglato con la Repubblica d'Albania, un'intesa che prevede la realizzazione di due centri di accoglienza e trattenimento sul territorio albanese, nei quali verranno esaminate le richieste di asilo di migranti salvati in acque internazionali da navi italiane. Questo Accordo - lo ricordo - mantiene la piena giurisdizione italiana sui migranti e garantisce il rispetto dei diritti fondamentali. A confermare la bontà e la legittimità di questa scelta non siamo solo noi. È intervenuta anche la Corte di Cassazione, il massimo organo giurisdizionale del nostro Paese, che ha recentemente espresso un giudizio positivo sulla legittimità di intesa. La Cassazione ha chiarito che l'Accordo è conforme alla nostra Costituzione, al diritto internazionale, alle convenzioni europee, sgombrando il campo da ogni polemica strumentale. Ma al di là della validazione giuridica, l'Accordo con l'Albania rappresenta un esempio concreto di come l'Italia possa essere protagonista in Europa, indicando una via realistica e responsabile nella gestione dei flussi migratori.
Non è un caso che gli altri Paesi dell'Unione europea guardino con attenzione a questo modello, che coniuga solidarietà, sicurezza e legalità. I numeri confermano che siamo sulla strada giusta. I dati più recenti dimostrano una chiara diminuzione degli sbarchi irregolari rispetto all'anno precedente. In particolare, negli ultimi mesi si registra un'inversione di tendenza significativa, frutto delle politiche di controllo delle frontiere, degli accordi con i Paesi d'origine e transito e di una maggiore efficacia nell'azione di contrasto ai trafficanti di esseri umani.
Non possiamo dimenticare il ruolo cruciale della Sicilia in questa partita. La nostra isola più a sud è stata per troppo tempo lasciata sola ad affrontare flussi eccezionali, senza il sostegno dovuto dello Stato e dell'Europa. Oggi, grazie all'impegno del Governo Meloni, la Sicilia non è più il simbolo di un'emergenza permanente, ma è il punto di partenza di un nuovo approccio strutturato, che distribuisce gli oneri in modo più equo e restituisce dignità e sicurezza tanto ai territori quanto ai migranti stessi.
Il Governo ha scelto la strada della responsabilità, non della propaganda. Ha saputo mettere insieme politiche di accoglienza sostenibile, fermezza nella difesa dei confini e cooperazione con i Paesi terzi. Ha saputo ascoltare le esigenze dei sindaci, delle comunità locali e delle Forze dell'ordine e ha saputo rilanciare il ruolo dell'Italia in sede europea ed internazionale. L'Italia non è più sola, l'Italia oggi guida, propone e costruisce. Su un tema così delicato, come quello dell'immigrazione, possiamo finalmente dire che siamo parte della soluzione e non più del problema.
Per tutte queste ragioni il mio voto, quello di Noi Moderati - il voto di fiducia - oggi non solo è un atto politico, ma è anche il riconoscimento del buon lavoro svolto e un incoraggiamento a proseguire questa strada. Il Governo Meloni ha ridato dignità all'Italia, riportando ordine dove c'era confusione, legalità dove c'era anarchia e visione dove c'era solo improvvisazione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo qui oggi per l'ennesima fiducia che chiede questo Governo. Siamo qui oggi, per l'ennesima volta, ad approvare un provvedimento che riguarda la disciplina dell'immigrazione. Per noi, per il MoVimento 5 Stelle, è impossibile dare la fiducia al Governo Meloni, soprattutto sulla materia dell'immigrazione, materia che rappresenta l'emblema del fallimento di questo Governo, materia su cui per decenni, prima dall'opposizione e oggi al Governo, questa maggioranza ha attuato una propaganda becera e spregiudicata.
Oggi si chiede la fiducia su un provvedimento che è intrinseco della stessa propaganda con cui la Presidente Meloni ha preso in giro migliaia di cittadini e cittadine, ma, soprattutto, ha gettato al macero ben un miliardo di risorse pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) senza portare alcun risultato, anzi creando caos. Protagonisti di cosa, collega? Forse di una tragedia greca, quella che sta mettendo in atto questo Governo su questo provvedimento.
Come possiamo avere fiducia di un Governo che affronta la questione complessa dei flussi migratori con provvedimenti di urgenza che parlano alla pancia delle persone, che hanno un approccio ideologico, che fanno leva sulla paura e che, nonostante i continui fallimenti e i richiami degli organi giurisdizionali, continua a fare danni e macelli? Se mettessimo in fila, ad uno ad uno, i provvedimenti che questo Governo ha emanato in tema di immigrazione, metteremmo in fila, ad uno ad uno, gli slogan e i relativi fallimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Siamo di nuovo qui a votare l'ennesima fiducia: in tutto 85. È un record questo. La verità è che sull'immigrazione avete dimostrato tutta la vostra superficialità e inadeguatezza, tanto da dover porre la fiducia perché avevate paura che nemmeno la maggioranza avrebbe portato avanti un provvedimento così menzognero e propagandistico, senza dubbio un fallimento. Altro che banchi a rotelle, vi ricorderemo come quelli che hanno speso un miliardo di risorse pubbliche senza portare una sola soluzione. Per fare cosa? Io non riesco a definire i due centri costruiti in Albania, trovo serie difficoltà a trovare un aggettivo o una qualificazione. Forse due buchi neri che serviranno al nulla più totale e solo a creare caos.
In ogni caso, Presidente, mi lasci fare una piccola riflessione un po' più profonda. Cosa rappresenta nella sua essenza politica ed ideologica l'Accordo con l'Albania? Questo Governo, nel suo furore ideologico, voleva passare alla storia per essere il primo Paese in Europa a realizzare una rivoluzione del diritto d'asilo sognata da tutti i movimenti politici di stampo sovranista e, cioè, quella di impedire ai richiedenti asilo di arrivare nel territorio degli Stati a cui chiedono protezione. E come farlo? Introducendo un nuovo concetto, cioè esternalizzando l'intera procedura di esame delle loro domande di asilo all'estero. Il disegno politico dell'esternalizzazione prevede di rispettare formalmente la stessa procedura di esame delle domande che è prevista nel territorio europeo, ma di fatto svuotandola di effettività e di tutela, perché è evidente che si è lontani dai possibili controlli e dalle minime garanzie dei diritti delle persone. Un disegno politico alquanto estremista, la cui attuazione ha trovato ostacoli che sono noti e che conosciamo tutti.
Questo Governo, ancora una volta, si è scontrato con la pietra miliare del diritto, per fortuna. Si è scontrato con la norma come patrimonio comune di acquisizione e tutela della persona umana. È evidente che la modifica delle finalità iniziali del Protocollo tra Italia e Albania, che il Governo italiano cerca di minimizzare, rende plastico l'avvenuto crollo e fallimento di questa volontà politica, disegno politico su cui poggiava e poggia l'Accordo Italia-Albania.
Il Governo ha più volte rassicurato che tali ostacoli verranno superati, che sono superabili, ma sa benissimo che non è così. E ha dovuto, appunto, ripiegare verso altre compressioni di diritti fondamentali. Cosa ha fatto? Ha rivolto adesso la sua attenzione ad una categoria di persone, forse la meno tutelata nel nostro ordinamento giuridico internazionale e nazionale, su cui c'è un generale disinteresse sociale e politico: la categoria degli stranieri da espellere perché irregolarmente soggiornanti. I centri in Albania dunque, secondo questo provvedimento, serviranno per loro. Ma già il Viminale ha precisato che gli attuali 43 - ricordiamo, attuali 43 - migranti presenti in Albania per ottenere il rimpatrio devono comunque ritornare in Italia. Quindi, veramente il caos più totale.
Noi vi avevamo avvertito già in occasione dell'approvazione del Protocollo Albania che questo Protocollo presentava una serie di illegittimità comunitarie, internazionali e anche nazionali, ma non ci avete ascoltato. Vi avvertiamo anche oggi che l'attuale modifica che state prevedendo, che state volendo, presenta forti contrasti con il diritto internazionale, forti contrasti con il diritto dell'Unione europea. L'intenzione di rinchiudere nei centri in Albania gli espulsi dall'Italia fa emergere una nuova questione giuridica e politica di enorme rilievo, che va ben oltre il caso specifico e che può essere sintetizzata nella semplice domanda: può uno Stato membro dell'Unione europea rinchiudere uno straniero che si è deciso di espellere in una struttura ubicata fuori dal proprio territorio, in un Paese terzo, assicurando comunque il rispetto delle procedure e degli standard previsti dal diritto europeo sugli allontanamenti forzati? Sicuramente no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, vi annunciamo già da adesso il fallimento dell'ennesimo provvedimento che questo Governo sta adottando.
Quindi, Presidente, voteremo convintamente “no”. Nessuna fiducia ad un Governo che ha il record di poveri assoluti: 5,6 milioni di italiani in povertà. Nessuna fiducia ad un Governo che, per ben 26 mesi consecutivi, registra il calo della produzione industriale e ad oggi non ha messo una sola misura in campo per contrastare questo calo. Nessuna fiducia ad un Governo che vuole dare il colpo di grazia al nostro sistema sanitario, deprivandolo di risorse e spingendolo verso una privatizzazione spinta. Infine, nessuna fiducia ad un Governo che, con il suo silenzio, si rende complice di quello che è un genocidio in atto a danno del popolo palestinese, che ha visto trucidati 15.000 bambini. Continueremo a rimarcarlo e a denunciarlo in quest'Aula. Nessuna fiducia, Presidente, né oggi né domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il decreto-legge che stiamo esaminando ha oggettivamente una portata circoscritta. L'unico articolo di cui si componeva il testo recava di fatto un'unica disposizione innovativa dell'ordinamento, consistente nella possibilità di utilizzare il centro di Gjader in funzione di CPR.
Forza Italia ha sostenuto con convinzione questo progetto come step di un percorso più ampio, più articolato e più complessivo dell'azione del Governo in questo ambito.
Come abbiamo detto più volte, una risposta sistemica a una sfida strutturale che sta dando risultati. Il Cruscotto statistico con i numeri ufficiali del Ministero dell'Interno, al 14 maggio, quindi ad oggi, parla di 19.446 arrivi irregolari. Un numero in linea con lo scorso anno e molto molto distante dai dati del 2023, quando nello stesso periodo erano giunte in Italia 45.507 persone in maniera irregolare.
Quindi, ecco, è un decreto che, tra l'altro, si è arricchito degli emendamenti della relatrice Kelany, approvati in Commissione, che non hanno però modificato né la sostanza, né l'estensione, né la natura del decreto-legge. La contrapposizione che si è verificata in Commissione, e che poi è in parte proseguita, io mi auguro che possa poi rientrare negli ulteriori step che faremo in questo ambito, perché purtroppo mi sembra di capire che l'immigrazione è uno di quei temi - come lo è la giustizia - dove in questa legislatura non c'è spazio per trovare un terreno, non dico comune, ma di confronto franco tra maggioranza e opposizione.
Però, ecco, la maggioranza non si tira indietro e, nella maggioranza, Forza Italia ha un ruolo importante nell'indicare la rotta e nel tracciare le politiche.
L'Italia, come sappiamo, è una delle frontiere dell'Unione europea, vicinissima alle coste libiche e a quelle tunisine e, quindi, è maggiormente esposta ai flussi migratori che arrivano dal Nordafrica. La posizione di Forza Italia su questo tema è sempre stata la stessa e, soprattutto, è sempre stata coerente, a prescindere dalla nostra posizione all'opposizione o al Governo del Paese. Lo dimostrano i voti parlamentari anche degli anni scorsi.
Passando da un piano politico generale al contenuto di questo decreto-legge, che per noi è il tema che conta maggiormente, ci sentiamo di respingere al mittente tutte le critiche che sono state rivolte. Come ho accennato prima, l'Italia, attraverso un Protocollo d'intesa con la Repubblica di Albania e la legge n. 14 del 2024 che lo ha ratificato, ha ritenuto di seguire una nuova strada nel contrasto all'immigrazione irregolare: quella di istituire due centri in Albania da destinare alle cosiddette operazioni di identificazione alla frontiera.
Questa finalità è stata ulteriormente ampliata con l'attuale decreto, attraverso la possibilità - già prevista nel Protocollo d'intesa - di utilizzare uno dei due centri come CPR e, dunque, per trattenere i migranti irregolari per i quali è già stata accertata la carenza dei requisiti a permanere nel nostro territorio e in quello europeo.
Francamente, sia nella prima che nella seconda operazione, noi non vediamo alcuno scandalo e tanto meno la lesione dei diritti che debbono essere sempre riconosciuti a tutte le persone che arrivano nel nostro territorio.
Come ho già avuto modo di dire intervenendo qualche settimana fa sulle pregiudiziali presentate, questo provvedimento è perfettamente in linea con la normativa europea, visto che la Commissione europea è stata preventivamente consultata prima di varare il decreto-legge. Tra l'altro, sappiamo - è stato ripetuto più volte in queste settimane - che il nuovo Patto europeo per la migrazione e l'asilo, che entrerà in vigore nel giugno del 2026, ma anche le proposte della Commissione europea per regole comuni sui rimpatri, vanno esattamente in questa direzione: la direzione appunto tracciata dall'Italia.
Il decreto non ha violato l'Accordo con l'Albania perché parliamo di cose già previste all'interno di quel documento bilaterale. Con il centro di Gjader disponiamo di un CPR in più, passando da un totale di 13 a 14. Il CPR di Gjader, peraltro, consentirà fin da subito di alleggerire la pressione o il sovraffollamento in quei CPR in cui si dovesse verificare. Inoltre, la struttura è nuova e, dunque, sicuramente più funzionale e accogliente di altre già in uso sul territorio nazionale da molti anni. Le presunte discriminazioni di cui si parla, con tutto il rispetto per chi sostiene tale tesi, non possono che essere infondate.
Quindi, ecco, ci tengo a sottolineare che Forza Italia, tra l'altro con una sua delegazione, sarà nuovamente domenica a Gjader e a Shengjin. Abbiamo seguito questi centri in tutte le fasi di realizzazione. Saremo lì per visitare nuovamente i centri e anche per ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze dell'ordine e delle nostre Forze di Polizia che ce la stanno davvero mettendo tutta per garantire, sulla base delle norme impostate e delle regole date, un servizio di qualità.
E lo fanno - checché ne dica qualcuno fuori e anche, a volte, dentro quest'Aula - con estrema competenza, con estrema dedizione e professionalità. Forza Italia e il Governo stanno al vostro fianco senza se e senza ma. Voteremo convintamente la fiducia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bof. Ne ha facoltà.
GIANANGELO BOF (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, oggi noi esprimiamo un voto favorevole alla fiducia per questo decreto in discussione. Un provvedimento che va nella direzione giusta per il contrasto serio, responsabile ed efficace all'immigrazione irregolare. Contrasto all'immigrazione che molti possono pensare sia solo una visione di qualche leghista nostalgico che ce l'ha su con gli immigrati. In realtà, è l'espressione dei tanti cittadini che noi incontriamo fuori dalle nostre stazioni, nelle nostre periferie, nei nostri parchi pubblici o in giro, i quali ci chiedono di non essere ignorati, perché loro questo fatto - che, ahimè, molti qui dentro non vedono - lo riconoscono come un problema.
Questo decreto prevede di rinforzare i rimpatri, il trattenimento degli stranieri irregolari - perché l'immigrazione clandestina è un atto irregolare, è un reato - e l'attuazione di quel Protocollo Italia-Albania, che rappresenta un modello innovativo anche di cooperazione internazionale per la gestione dell'immigrazione. Protocollo che è stato molto osteggiato dall'opposizione all'interno di quest'Aula e anche fuori. Stupisce, però, vedere quelle posizioni che vedono la sinistra italiana tanto slegata dalla sinistra europea, la dicotomia fra la sinistra italiana e la sinistra europea, quando sentiamo il Presidente Ursula von der Leyen dire che è una “soluzione innovativa per la gestione ordinata della migrazione”. Ursula von der Leyen (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Poi abbiamo il Vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, che parla di “modello da seguire”. Inoltre, per andare nell'area puramente socialista, andiamo a sentire cosa dice il Premier spagnolo Pedro Sánchez, che afferma che hanno espresso apertura verso strumenti simili. Quindi, voi capite che è la dimostrazione del fatto che, quando si governa con coraggio, anche l'Europa ne prende atto e approva.
A proposito di coraggio nel governare e di coraggio delle proprie idee e delle proprie scelte, non possiamo non ricordare il lavoro svolto da Matteo Salvini durante il suo mandato al Ministero dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
In quell'anno, il 2019, gli sbarchi furono ridotti dell'85 per cento rispetto al 2017. Passarono da oltre 119.000 a meno di 12.000. Non sono parole, ma sono fatti. Salvini dimostrò che è possibile difendere i confini, garantire la sicurezza e riportare ordine, pur nel rispetto del diritto internazionale.
E, ahimè, chi si rivolse a lui attraverso la magistratura, dopo 3 anni di calvario giudiziario, finalmente si dimostrò che in realtà il Ministro dell'Interno agì nelle proprie funzioni e nel rispetto delle regole e della legalità, tant' è che fu assolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi, con questa stessa linea di fermezza e continuità nel dare risultati, solo nel 2024, grazie alle politiche messe in campo da questo Governo, gli sbarchi si sono ridotti del 60 per cento rispetto al 2023 e i rimpatri sono aumentati del 15 per cento.
Controllare i suoi confini e rispettare le leggi è una prerogativa che ha il Governo del nostro Paese. Su questo voglio rivolgere un ringraziamento sincero al Sottosegretario Molteni per il lavoro tecnico e politico svolto con costanza e al Ministro Piantedosi per la gestione autorevole e responsabile del Viminale. I risultati parlano per loro. Ma, ancora una volta, abbiamo assistito al solito copione della sinistra italiana, una sinistra che corre in Aula a difendere i clandestini, che parla solo di accoglienza senza regole, che invoca diritti per chi entra illegalmente, ma dimentica i diritti degli italiani, degli italiani onesti, delle famiglie che vivono nei quartieri più colpiti dal degrado e di chi chiede solo sicurezza e rispetto.
Per la sinistra l'illegalità va giustificata o addirittura premiata; per noi, invece, la legalità va fatta rispettare. Questo è il discrimine politico e morale che ci separa. Noi mettiamo al centro gli italiani, loro mettono al centro l'immigrazione irregolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dai dibattiti di quest'Aula lo abbiamo capito in maniera plastica. Però, potrebbero dire che abbiamo fantasia e non abbiamo il senso della realtà. Allora, proviamo a citare i dati. I dati parlano chiaro: al 31 marzo 2024 i detenuti stranieri nelle carceri italiane erano 19.108, pari al 31,3 per cento del totale della popolazione carceraria, a fronte di una presenza straniera nel nostro Paese dell'8,7 per cento. Questi, ahimè, sono i dati.
Nei primi 9 mesi del 2024, il 44 per cento delle violenze sessuali denunciate è stato commesso da cittadini stranieri, numeri che dimostrano che il fenomeno non è né casuale, né marginale. È cronaca di questi giorni: il Ministro Nordio e il Sottosegretario Ostellari sono stati attaccati dai radicali per il sovraffollamento del carcere minorile di Treviso, che, però, è già in fase di riduzione. Ma il dato che emerge, lo ha affermato il capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, Antonio Sangermano, che cito testualmente, è che: il sovraffollamento è causato dall'enorme aumento di minori stranieri non accompagnati detenuti, pari al 49 per cento della popolazione carceraria minorile. L'immigrazione incontrollata non garantisce neanche i detenuti italiani tanto cari alla sinistra.
Il decreto, quindi, agisce con responsabilità anche sul piano economico, rispettando la clausola di invarianza finanziaria. Per questo oggi ribadiamo con orgoglio il nostro voto favorevole alla fiducia. La Lega-Salvini Premier è qui per difendere l'Italia, i suoi confini, le sue leggi e i suoi cittadini, e continueremo a farlo senza tentennamenti. Chi entra illegalmente nel nostro Paese deve tornare a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, mentre discutiamo oggi, è in corso il quarto tentativo, dopo settimane, mesi, mesi e mesi di rinvii e ritardi, di far funzionare i centri per persone migranti in Albania. Se stiano funzionando e che cosa voglia dire davvero funzionare non è, però, dato saperlo. Questo è il primo punto su cui voglio sollecitarvi oggi, visto che siamo chiamati a dare al Governo l'ennesima fiducia sul tema.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 18,18)
RACHELE SCARPA (PD-IDP). C'è un solo dato certo in tutta questa vicenda ed è che esercitare un vero controllo democratico sul funzionamento reale di questi centri è praticamente impossibile. Ora che quella funzione dei centri cambia e viene estesa anche a CPR, lo è ancora di più. È stato in questi mesi un vero e proprio percorso a ostacoli, fatto di accessi agli atti tardivi o negati, informazioni chieste e non date, tentativi di violazione arbitraria delle prerogative parlamentari, mentre i numeri, gli eventi e le storie reali delle persone venivano ricostruite solo ed esclusivamente grazie all'impegno di quei parlamentari che hanno voluto, nelle ultime settimane, recarsi in visita ispettiva nel centro a verificare e a comunicare ciò che voi avete cercato di tenere lontano dagli occhi di tutti.
“Bisogna aver visto”: così Piero Calamandrei titolava un numero monografico della rivista Il ponte sul tema del carcere, all'indomani della caduta del fascismo. Oggi, invece, il Governo Meloni inverte e riscrive: bisogna non aver visto. Sembra, infatti, che l'unico modo per far funzionare davvero questo esperimento che state facendo sia farlo andare avanti nell'opacità, sperando che tutti se ne dimentichino e che nessuno vada in fondo, anzi togliendo il più possibile, di volta in volta, gli strumenti affinché qualcuno possa andare a fondo. È una strategia di sottrazione allo sguardo pubblico e al controllo democratico, da un lato, e di ipervisibilità di alcuni dettagli, dall'altro, ovviamente solo quelli che sono funzionali a un certo tipo di narrazione.
Se non ci sono i numeri, se non ci sono i fatti e le storie delle persone a disposizione della valutazione pubblica e democratica che tutti dovremmo poter fare su questi centri, infatti, rimangono solo le dichiarazioni trionfalistiche, gli spauracchi sui giudici comunisti, gli elenchi di precedenti penali inseriti strumentalmente in una discussione in cui c'entrano poco o nulla, le foto delle persone ammanettate, a ostentare un clima forte e securitario, e le percentuali, raffazzonate, comunicate al futuro addirittura dalla Presidente del Consiglio, che i dati ce li dà solo rispetto a quelli che saranno, non a quelli che sono realmente.
Rimane il dito puntato dalla maggioranza su quel centro, al di là dell'Adriatico, che dice: avete visto, funziona così, no? Poco importa che, ad esempio, anche nella più rosea delle ipotesi per voi, cioè che il 100 per cento delle persone che sono state portate in Albania vengano effettivamente rimpatriate, tutte quante dovranno inevitabilmente passare di nuovo per l'Italia; poco importa che il dislocamento di persone in un altro Paese, con tutte le complicazioni giuridiche e logistiche che comporta e che ha comportato, può paradossalmente rendere meno immediata l'operazione e l'esecuzione dei rimpatri; poco importa l'impatto reale, che è inesistente, sulla gestione dei flussi migratori.
Ed è anche ridicolo sentire dei colleghi che oggi riportano qui quel dato, come se la deportazione di persone, che sono già presenti in Italia, fino in Albania, per poi essere riportate in Italia, avesse un qualsiasi impatto sul numero delle persone che sbarcano. Ma a me, in generale, questa operazione di numeri e di conti, vi confesso, non appassiona per niente, colleghi. Sono una di quelle persone che crede che l'immigrazione irregolare si combatta creando maggiori strumenti e modi per le persone per regolarizzarsi, per entrare in maniera regolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e che dovremo aumentare i modi e gli strumenti per fare entrare molte più persone di così nel nostro Paese, per permettere loro di lavorare, di istruirsi, di pagare le tasse, di integrarsi, di stabilirsi e di partecipare alla vita democratica, che è fatta di diritti ed è fatta di doveri.
A me di fare la conta degli sbarchi e dei rimpatri insieme a voi, colleghi, importa poco o niente. Però, un conto oggi lo voglio fare, e voglio riportarlo a tutte e tutti voi, perché penso che sia importante che si debba avere rispetto di come si spendono le risorse pubbliche. Calcolatrice alla mano, come la Presidente del Consiglio quando cerca di comunicarci i suoi numeri strampalati sulla sanità pubblica, vi dico che dall'inizio della mastodontica operazione Albania, quindi da ottobre 2024 circa, dalla fase di piena operatività, sono state portate in Albania, nell'ordine: 16 persone a ottobre, 8 persone a novembre, 49 persone a gennaio. E nell'ultima tranche, quella iniziata l'11 aprile 2024 e in corso ancora adesso, sono transitate per il centro 84 persone. Centocinquantasette persone in tutto, 7 mesi di operatività del centro e 1,5 miliardi di soldi dei contribuenti italiani buttati in questa operazione in 5 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questo io non lo chiamo “modello”, colleghi. Io questo lo chiamo “accanimento”. Accanimento su 150 disgraziati per esigenze di propaganda. Ma andiamo con ordine. In una fase iniziale, ad essere inviati in Albania erano i richiedenti asilo soccorsi in mare e provenienti da Paesi d'origine considerati sicuri. Soccorsi e subito selezionati - con modalità più che discutibili in acque internazionali - e poi portati in Albania. Erano trattenuti per un tempo limitato, in un quadro giuridico estremamente fragile, tanto che il trattenimento non è mai stato convalidato dalle autorità giudiziarie competenti, per quanto si sia provato maldestramente, con una serie di provvedimenti, addirittura a cambiare la competenza in questo senso. Erano collocati nella prima sezione del CPR di Gjader, quella destinata alle procedure accelerate di frontiera: container con dei lettini a castello, una pavimentazione di resina verde, barriere metalliche alte cinque metri tutt'attorno, le desolate colline della campagna albanese a rendere tutto un po' distopico e vagamente alienante e un'atmosfera pregna della paura e dell'incertezza sul proprio futuro, di quelle poche decine di persone che hanno avuto la sfortuna di essere le vittime di questo esperimento - per tre volte fallito - che vi ostinate a chiamare modello.
Ora si cerca di fare il salto di qualità. La struttura diventa un CPR, stessa ambientazione lunare ma stavolta le persone sono chiuse in delle grandi scatole di cemento armato, dove le gabbie sono accanto, sopra, davanti, dietro, coprono persino il cielo. Si allungano esponenzialmente i tempi di trattenimento, peggiorano le condizioni materiali e l'operatività del centro, assume caratteristiche molto simili a quelle dei CPR italiani, con tutto il portato di violenza strutturale che da anni si denuncia in quei luoghi. A ciò si aggiunge la distanza, non solo geografica, dall'Italia e dalle reti sociali, sanitarie, associative e legali che esaspera ulteriormente l'isolamento di queste persone e che mette concretamente a rischio la loro incolumità. È la ricetta perfetta di un disastro uguale, se non peggiore, a quello dei CPR italiani, sulla cui compatibilità con la Costituzione si esprimerà anche la Corte costituzionale a giugno, perché sono dei veri e propri abissi del diritto, dove qualche giorno fa è morto per un malore - tra molte virgolette - un ragazzo di 37 anni, dove ad agosto scorso è morto un ragazzo di 19 anni e non è un caso comunque che anche nel CPR di Gjader registriamo un trend simile e inquietante.
Nei primi 13 giorni di operatività del centro abbiamo contato, dal registro eventi critici, 35 eventi critici, di cui almeno la metà erano gesti di autolesionismo o tentativi di suicidio, una media di 2,7 eventi critici al giorno che fa a gara con le peggiori carceri d'Italia. Questi non sono numeri, questa è sofferenza vera e io vi invito ancora una volta, colleghi, a venire a toccarla e a vederla, prima di votarla, se ne avete il coraggio umano e politico.
C'era così tanta fretta di farli funzionare, questi centri, che sono state portate in Albania anche delle persone che non ci dovevano assolutamente finire. Sono stati fatti degli errori, sono state portate in Albania delle persone che erano già gravemente psichiatriche, delle persone che erano già ammalate, delle persone conclamatamente vulnerabili. Le altre sono diventate e sono rese ogni giorno vulnerabili dall'ambiente patogeno in cui si trovano, lontani dal mondo, dopo aver subito dei viaggi di deportazione umilianti, molto problematici da un punto di vista del rispetto dei diritti umani - penso alle persone ammanettate o agli inviti a farsi la pipì addosso perché non era possibile fare una sosta per andare in bagno - capendo di trovarsi in Albania solo nel momento in cui arrivavano effettivamente in Albania, il tutto in assenza di un provvedimento scritto e motivato di trasferimento, in piena violazione degli articoli 13 e 24 della Costituzione. E poi la vita nel CPR, no? Chiusi tutto il giorno in gabbia, senza un senso del proprio tempo, senza nulla da fare, senza prospettive, in una struttura pensata, costruita e collaudata in modo così perversamente raffazzonato da risultare essa stessa un invito a compiere gesti autolesivi. E faccio riferimento, ad esempio qui, al caso …
PRESIDENTE. Onorevole concluda.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). …che vi abbiamo anche citato, degli allarmi antincendio che sono stati posizionati sopra i tavoli delle celle del centro e che vengono utilizzati come gancio per appendere delle corde di fortuna a cui le persone tentano di impiccarsi. Tutto questo lo avete costruito ex novo voi, ve ne abbiamo parlato in Commissione presentando tutti gli emendamenti che avete scelto di bocciare, perché bisogna voler vedere, ma evidentemente questo non è il caso. Ciò che vi preme è spostare, sempre un po' più in là, la linea di confine in tutte le sue sfaccettature, il confine geografico e politico, ma anche il confine invisibile che separa ciò che è ritenuto legittimo e legale da ciò che è un abominio politico e giuridico. Scrivere, a suon di correzioni, decreti, emendamenti a tentoni, un futuro distopico che è già presente e scimmiotta il modello di politica migratoria di oltreoceano. La forma di potere che ostentate è sicura, ma la sua implementazione è estremamente fragile e questo prova il fatto che siete qui a chiederci la fiducia per l'ennesima modifica correttiva …
PRESIDENTE. Concluda.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). …di un modello che non funziona. Gli obiettivi sono la delocalizzazione delle frontiere, l'esternalizzazione del controllo, le radicali sperimentazioni giuridiche sul piano europeo. Ma l'esecuzione è una prova maldestra, una farsa tragica, un mischione ridicolo di inutilità e di spreco.
PRESIDENTE. Grazie.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Noi a questo non ci stiamo e non daremo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michelotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il Governo guidato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha posto fin dal suo insediamento la difesa della legalità e la sicurezza dei cittadini e delle frontiere al centro dell'agenda nazionale e internazionale. Ed è un risultato, sotto gli occhi di tutti, che è diventato la priorità dell'agenda politica dell'Europa, come dirò fra un momento.
E quindi la fiducia che oggi Fratelli d'Italia rinnova al Governo convintamente, non è soltanto per questo importante provvedimento, questo decreto-legge che ci apprestiamo a convertire, ma è anche e soprattutto per quel combinato disposto di iniziative e provvedimenti che questo Governo ha preso e che sono sotto gli occhi di tutti, perché hanno portato risultati concreti.
Anche perché il controllo e il rispetto delle regole, all'ingresso del nostro territorio e dei nostri confini nazionali, non è soltanto il rispetto di un impegno programmatico che Fratelli d'Italia e il centrodestra hanno assunto verso gli elettori, ma è anche un elemento valoriale, perché tutelare la sovranità nazionale, garantire e decidere chi entra legalmente nel nostro Paese e chi no, rappresenta una prerogativa dei Governi nazionali e questo lo abbiamo ribadito in ogni sede, anche davanti alle autorità giudiziarie. E noi crediamo - come ha ricordato molto bene anche il collega Urzì proprio ieri in discussione generale - che questo rappresenti anche la cifra, il tratto distintivo, fra la visione della destra e del centrosinistra, che si misura nel concetto di legalità applicato alla gestione del fenomeno migratorio.
Noi crediamo che questo voto di fiducia non sia meramente formale, ma assuma anche un alto valore politico, proprio perché con questi provvedimenti, con queste iniziative - che ormai sono tante poste in essere, messe a terra, dal Governo - noi abbiamo avuto risultati concreti: una riduzione degli sbarchi, ma soprattutto iniziative che hanno portato a gestire concretamente il fenomeno migratorio. Penso al Piano Mattei per l'Africa, che mira a creare sviluppo nei Paesi di origine e transito. Penso agli accordi bilaterali con i Paesi chiave come Tunisia e Libia. Penso a una politica generale che questo Governo ha posto in essere e che, in qualche modo, richiama quel principio che un grande Papa, Benedetto XVI, ci ha insegnato, ovvero che prima di affermare il diritto di emigrare bisogna affermare e ribadire il diritto a non emigrare, e noi con il Piano Mattei e con gli accordi, con il grande sapiente lavoro che, in prima persona, ha fatto il Presidente del Consiglio, abbiamo fatto proprio questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E da qui passa anche la tutela delle persone fragili, deboli che cercano legalmente di entrare nel nostro Paese a cui vogliamo dare l'adeguata tutela.
Siamo all'indomani di una sentenza molto importante - e direi, anche finalmente -, la Cassazione si è espressa chiaramente l'8 di maggio dicendo che: i CPR in Albania sono a tutti gli effetti legittimi, che le procedure di asilo possono essere svolte anche nei CPR albanesi senza necessità del rientro in Italia. E questo significa, non soltanto, una risposta chiara e lapidaria verso quella - fortunatamente minoritaria - magistratura politicizzata che ha provato, in tutti i modi, a compromettere e minare il protocollo italo-albanese, ma significa che il protocollo voluto dal Governo Meloni, non è soltanto politicamente giusto, ma è anche giuridicamente legittimo.
Quindi noi andremo avanti perché riteniamo che sia la strada giusta per governare e gestire un fenomeno migratorio che, fortunatamente, come ricordavano anche i colleghi del centrodestra, oggi è un fenomeno che viene gestito e governato. Lo conferma l'Europa, perché l'Unione europea e la comunità internazionale oggi guardano all'Italia non come fanalino di coda, come era nei Governi precedenti. Oggi abbiamo introdotto un nuovo paradigma; oggi siamo un modello da seguire, siamo un esempio da esportare. Oggi siamo coloro i quali altri Paesi guardano come modello per affrontare e gestire il fenomeno migratorio, proprio perché in Europa si è compreso, Presidente, che, quando l'Italia difende i propri confini, non li difende soltanto per sé stessa, ma difende l'Europa, difende i confini dell'Europa e i Paesi europei hanno compreso che l'immigrazione indiscriminata è un pericolo e non può essere un modello culturale. Ce lo ha ricordato un Capo di Governo non propriamente di destra, il Capo del Governo laburista britannico Starmer, che ha annunciato, un po' di tempo fa, che vuole finalmente riprendere il controllo dei confini della Gran Bretagna e vuole ridurre in maniera significativa l'immigrazione, così come ha annunciato che vuole aumentare da 5 a 10 gli anni per chiedere la residenza, che è il primo passo per la cittadinanza.
Insomma, anche la sinistra a livello europeo e a livello internazionale va in una direzione diversa, che è la direzione a cui, ormai, il Governo Meloni ha dato una linea precisa. È rimasta soltanto la sinistra italiana che è ferma su posizioni che sono, ad essere generosi, anacronistiche, se non fuori dalla realtà e prive di totale buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Noi stiamo assolutamente dettando la linea: il contrasto all'immigrazione illegale coniugato con il rispetto dei diritti, con gli accordi con i Paesi terzi sicuri, con la difesa dei confini comuni dell'Unione europea. Questo lo può fare soltanto - come, ad esempio, il Protocollo Italia-Albania, e oggi approviamo un provvedimento che potenzia quel Protocollo -, lo poteva fare soltanto un Governo come il Governo Meloni: solido, stabile e credibile. Un Governo che mancava all'Italia da molti anni.
La conferma, tra le tante - ne potremmo citare tante -, è arrivata giusto ieri da un altro Premier, che non è propriamente di centrodestra, Edi Rama, appena confermato. Quando Giorgia Meloni gli ha fatto gli auguri di buon lavoro, il Premier Rama ha contraccambiato e ha detto: grazie a te, Giorgia, “è un privilegio collaborare con un leader come te, che dice quello che fa e fa quello che dice”. Questa è la riprova ulteriore del fatto che Fratelli d'Italia e il Governo Meloni mantengono gli impegni che hanno assunto con gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Nel merito di questo decreto, signor Presidente, noi siamo assolutamente convinti che i contenuti vadano a potenziare quello che già avevamo messo a terra in maniera importante, che è entrato benissimo nei meccanismi che vanno a gestire il fenomeno migratorio, nonostante l'ostilità - come ricordavo - di alcuni magistrati. Rafforziamo il sistema dei rimpatri e dei trattenimenti, grazie anche alla piena operatività delle strutture in Albania.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 18,35)
FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). I migranti intercettati in mare, ma anche quelli presenti nei CPR italiani, con decreto di espulsione potranno essere trasferiti nei centri albanesi, alleggerendo così la pressione sui nostri centri e accelerando le procedure di rimpatrio. Mi preme ricordare, tra le altre misure importanti, quelle che semplificano e velocizzano il percorso amministrativo e pongono un freno a tutti quei ricorsi che erano meramente dilatori, fatti per prendere tempo e fatti per provare ad aggirare le norme. Il Governo dice “basta”, il Governo mette un freno, il Governo dice che non si sta in Italia per chi non ne ha diritto perché è entrato illegalmente e chi oggi tenta di aggirare le regole non potrà più uscire dai CPR con la sola richiesta d'asilo. Sarà trattenuto e la domanda verrà valutata con rapidità.
In questo modo, signor Presidente, noi riteniamo che non si tuteli soltanto chi ha diritto alla protezione, ma si vada a spezzare la catena del traffico di esseri umani, quel contrasto al traffico di esseri umani che è stata la prerogativa del Governo Meloni, che ha posto al centro della sua azione. Lo vogliamo ribadire con forza. Tutto questo, nonostante quello che hanno detto le opposizioni, avviene nel pieno rispetto dei diritti fondamentali. Garantiamo condizioni dignitose, assistenza sanitaria, tutela legale ci sono e resteranno garantite anche nelle strutture albanesi. Questo è scritto, ma nessuno lo dice e la sinistra non lo ricorda mai.
Quindi, con il voto di fiducia di quest'oggi, affermiamo ancora una volta che lo Stato è presente ed è forte. Non arretreremo di un solo passo nella tutela dei confini, nella difesa della legalità, della sicurezza e dell'interesse nazionale, perché pensiamo che soltanto riaffermando e ristabilendo la legalità proteggiamo davvero i più deboli e contrastiamo chi lucra sulla disperazione altrui. È finito quel tempo, è finito il business di chi lucrava sulla disperazione altrui, è finito il tempo in cui si faceva, sulla pelle delle povere persone, un business che, francamente, ci ha disgustato e che oggi conosce un altro profilo.
Presidente e onorevoli colleghi, l'Italia rialza la testa e fa valere le proprie regole; un cambio di rotta che oggi ribadiamo con orgoglio in quest'Aula. Nessuno fermerà questo percorso, perché è un percorso volto a proteggere l'Italia e i suoi cittadini per gli impegni sacri che ci siamo assunti dinanzi a loro in campagna elettorale. Per tutti questi motivi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 19, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 18,41, è ripresa alle 19.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2329-A?)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri.
La chiama avrà quindi inizio dal deputato Comba.
Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 19,15)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 19,16)
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti: ………………… 307
Votanti: ………………… 303
Astenuti: ………………… 4
Maggioranza: …………... 152
Hanno risposto sì: ……… 192
Hanno risposto no: ……. 111
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Antoniozzi Alfredo
Arruzzolo Giovanni
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Barelli Paolo
Battilocchio Alessandro
Battistoni Francesco
Bellomo Davide
Bellucci Maria Teresa
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bicchielli Pino
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bof Gianangelo
Bordonali Simona
Boscaini Maria Paola
Bruzzone Francesco
Buonguerrieri Alice
Caiata Salvatore
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Cannizzaro Francesco
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Caramanna Gianluca
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carloni Mirco
Caroppo Andrea
Carra' Anastasio
Casasco Maurizio
Castiglione Giuseppe
Cattaneo Alessandro
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cerreto Marco
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colosimo Chiara
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Crippa Andrea
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Monte Isabella
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Maggio Grazia
Di Mattina Salvatore Marcello
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Ferrante Tullio
Ferro Wanda
Filini Francesco
Formentini Paolo
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Frijia Maria Grazia
Furgiuele Domenico
Gabellone Antonio Maria
Gardini Elisabetta
Gatta Giandiego
Gava Vannia
Gentile Andrea
Giaccone Andrea
Giagoni Dario
Giglio Vigna Alessandro
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lampis Gianni
Lancellotta Elisabetta Christiana
Lazzarini Arianna
Leo Maurizio
Loizzo Simona
Longi Eliana
Lovecchio Giorgio
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Marchetto Aliprandi Marina
Marrocco Patrizia
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mazzetti Erica
Mazzi Gianmarco
Messina Manlio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Milani Massimo
Minardo Antonino
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Montemagni Elisa
Morgante Maddalena
Morrone Jacopo
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Orsini Andrea
Osnato Marco
Ottaviani Nicola
Padovani Marco
Pagano Nazario
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Patriarca Annarita
Pellicini Andrea
Perissa Marco
Pierro Attilio
Pietrella Fabio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Polidori Catia
Polo Barbara
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Pulciani Paolo
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossello Cristina
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rubano Francesco Maria
Russo Gaetana
Russo Paolo Emilio
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Schiano Di Visconti Michele
Schifone Marta
Semenzato Martina
Silvestri Rachele
Siracusano Matilde
Squeri Luca
Stefani Alberto
Tassinari Rosaria
Testa Guerino
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Urzi' Alessandro
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Ziello Edoardo
Zinzi Gianpiero
Zoffili Eugenio
Zurzolo Immacolata
Hanno risposto no:
Aiello Davide
Alifano Enrica
Amendola Vincenzo
Appendino Chiara
Ascani Anna
Ascari Stefania
Auriemma Carmela
Barzotti Valentina
Benzoni Fabrizio
Berruto Mauro
Boldrini Laura
Bonafe' Simona
Bonifazi Francesco
Borrelli Francesco Emilio
Braga Chiara
Bruno Raffaele
Cafiero De Raho Federico
Cantone Luciano
Cappelletti Enrico
Caramiello Alessandro
Care' Nicola
Carmina Ida
Carotenuto Dario
Casu Andrea
Cherchi Susanna
Ciani Paolo
Colucci Alfonso
Cuperlo Gianni
Curti Augusto
D'Alessio Antonio
De Luca Piero
De Maria Andrea
Del Barba Mauro
Dell'Olio Gianmauro
Di Biase Michela
Di Lauro Carmen
Donno Leonardo
Dori Devis
D'Orso Valentina
Faraone Davide
Ferrara Antonio
Filippin Rosanna
Forattini Antonella
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Fratoianni Nicola
Gadda Maria Chiara
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Giachetti Roberto
Gianassi Federico
Girelli Gian Antonio
Giuliano Carla
Gnassi Andrea
Graziano Stefano
Grimaldi Marco
Grippo Valentina
Guerini Lorenzo
Guerra Maria Cecilia
Iaria Antonino
L'Abbate Patty
Lacarra Marco
Lai Silvio
Laus Mauro Antonio Donato
Lomuti Arnaldo
Madia Maria Anna
Malavasi Ilenia
Manzi Irene
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Mauri Matteo
Morassut Roberto
Morfino Daniela
Onori Federica
Orfini Matteo
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Pandolfo Alberto
Pastorella Giulia
Pastorino Luca
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Penza Pasqualino
Piccolotti Elisabetta
Porta Fabio
Provenzano Giuseppe
Quartapelle Procopio Lia
Quartini Andrea
Ricciardi Toni
Richetti Matteo
Roggiani Silvia
Romeo Nadia
Rossi Andrea
Ruffino Daniela
Santillo Agostino
Sarracino Marco
Scarpa Rachele
Schlein Elly
Scotto Arturo
Serracchiani Debora
Simiani Marco
Soumahoro Aboubakar
Speranza Roberto
Sportiello Gilda
Stefanazzi Claudio Michele
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tucci Riccardo
Vaccari Stefano
Zaratti Filiberto
Si sono astenuti:
Gallo Francesco
Manes Franco
Schullian Manfred
Steger Dieter
Sono in missione:
Albano Lucia
Bagnai Alberto
Barbagallo Anthony Emanuele
Bitonci Massimo
Bonetti Elena
Boschi Maria Elena
Calderone Tommaso Antonino
Calovini Giangiacomo
Cesa Lorenzo
Colucci Alessandro
Costa Sergio
D'Alfonso Luciano
Della Vedova Benedetto
Foti Tommaso
Freni Federico
Gebhard Renate
Gemmato Marcello
Giorgetti Giancarlo
Gribaudo Chiara
Gruppioni Naike
Gusmeroli Alberto Luigi
Lollobrigida Francesco
Loperfido Emanuele
Magi Riccardo
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Meloni Giorgia
Mule' Giorgio
Nordio Carlo
Pellegrini Marco
Pichetto Fratin Gilberto
Pizzimenti Graziano
Ricciardi Marianna
Ricciardi Riccardo
Rixi Edoardo
Rizzetto Walter
Rosato Ettore
Rossi Angelo
Scerra Filippo
Tajani Antonio
Tremonti Giulio
Varchi Maria Carolina
Zanella Luana
Zucconi Riccardo
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2329-A?)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Invito il rappresentante del Governo, deputato Nicola Molteni, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere è contrario sugli ordini del giorno: n. 9/2329-A/1 Ciani, n. 9/2329-A/2 D'Alessio, n. 9/2329-A/3 Ruffino, n. 9/2329-A/4 Onori, n. 9/2329-A/5 Soumahoro, n. 9/2329-A/6 Penza, n. 9/2329-A/7 Appendino, n. 9/2329-A/8 Santillo, n. 9/2329-A/9 Auriemma, n. 9/2329-A/10 Sportiello, n. 9/2329-A/11 Quartini, n. 9/2329-A/12 Alfonso Colucci, n. 9/2329-A/13 Morfino, n. 9/2329-A/14 Marianna Ricciardi, n. 9/2329-A/15 Iaria, n. 9/2329-A/16 Di Lauro, n. 9/2329-A/17 Ascari, n. 9/2329-A/18 L'Abbate, n. 9/2329-A/19 Pellegrini, n. 9/2329-A/20 Torto, n. 9/2329-A/21 Alifano, n. 9/2329-A/22 Giuliano, n. 9/2329-A/23 Ilaria Fontana, n. 9/2329-A/24 Caso, n. 9/2329-A/25 Carmina, n. 9/2329-A/26 Gadda, n. 9/2329-A/27 Boschi, n. 9/2329-A/28 Bonifazi, n. 9/2329-A/29 Del Barba, n. 9/2329-A/30 Giachetti, n. 9/2329-A/31 Berruto, n. 9/2329-A/32 De Luca, n. 9/2329-A/33 Fornaro, n. 9/2329-A/34 Sarracino, n. 9/2329-A/35 Scotto, n. 9/2329-A/36 Boldrini, n. 9/2329-A/37 Bakkali, n. 9/2329-A/38 Bonafè, n. 9/2329-A/39 Orfini, n. 9/2329-A/40 Scarpa, n. 9/2329-A/41 Cuperlo, n. 9/2329-A/42 Toni Ricciardi, n. 9/2329-A/43 Di Biase, n. 9/2329-A/44 Serracchiani, n. 9/2329-A/45 Malavasi, n. 9/2329-A/46 Lacarra, n. 9/2329-A/47 Gianassi, n. 9/2329-A/48 Ghio, n. 9/2329-A/49 Pastorella, n. 9/2329-A/50 Casu, n. 9/2329-A/51 Zaratti, n. 9/2329-A/52 Zanella, n. 9/2329-A/53 Mari, n. 9/2329-A/54 Borrelli, n. 9/2329-A/55 Grimaldi, n. 9/2329-A/56 Ghirra, n. 9/2329-A/57 Dori, n. 9/2329-A/58 Bonelli, n. 9/2329-A/59 Fratoianni e n. 9/2329-A/60 Piccolotti.
PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, giovedì 15 maggio, a partire dalle ore 9.
In morte dell'onorevole Pietro Natale Gasperoni.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Pietro Natale Gasperoni, membro della Camera dei deputati nella XIII e nella XIV legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
In morte dell'onorevole Giancarlo Cito.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giancarlo Cito, membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata La Porta. Ne ha facoltà.
CHIARA LA PORTA (FDI). Grazie, Presidente. Ieri abbiamo appreso della morte di Rodolfo Fiesoli, fondatore e capo della setta del Forteto, il mostro Rodolfo Fiesoli. È stato un uomo cattivo e pericoloso, manipolatore, violento e crudele, non ne sentiremo sicuramente la mancanza e non ha pagato in questo mondo a sufficienza per le vite che ha devastato e le anime di cui ha abusato. La sua morte non cancella e non cancellerà tutto il male che ha fatto. Siamo orgogliosi di averlo portato, contro la sua volontà, di fronte alla Commissione Forteto, qui a Roma.
Fiesoli avrebbe voluto, anche in questo caso, sottrarsi ancora una volta, dopo aver disertato tutte le udienze al processo per gli abusi perpetrati al Forteto, all'audizione in Commissione d'inchiesta. Ma l'organismo ha così deciso di disporre il suo accompagnamento coattivo e Fiesoli fu costretto a presentarsi, pochi mesi fa, proprio in Commissione. Un'audizione costellata dai tanti “non ricordo” e urla furibonde, affinché le domande scomode si interrompessero, e lamenti continui per lasciare la Commissione, ma anche alcune ammissioni, come quando confermò le molteplici e frequenti visite di politici e magistrati al Forteto. Le dichiarazioni di Fiesoli lasciano più di un dubbio, ma nessuno potrà ridare la vita strappata ai minori abusati, ai disabili umiliati e alle donne schiavizzate. Noi andremo e continueremo ad andare fino in fondo per ridare dignità, giustizia e verità soprattutto alle vittime. Non ci fermeremo, la Commissione andrà avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Oggi c'è stata un'altra scossa, anzi un altro sciame di scosse, nel territorio dei Campi Flegrei e noi vorremmo tornare a far presente all'attuale Governo e all'attuale Ministro che - torno a ripetere perché l'ho detto più volte in Aula - non ha mai messo piede sul territorio dei Campi Flegrei. È un unicum. Nella storia italiana tutti i Ministri e la Protezione civile, non fosse altro per esprimere una solidarietà alle popolazioni, sono andati sui luoghi della sofferenza, delle difficoltà e della paura.
Questo è il primo Governo che né con il Primo Ministro, né col Ministro competente ha mai messo piede, al massimo ha chiesto di andare da loro, cioè i comitati, i cittadini, i sindaci, gli amministratori e gli esponenti della regione sono andati nella sede del Governo. Ma su questo voglio aggiungere una cosa e concludo il mio intervento. Ad oggi l'unica cosa concreta che ha fatto questo Governo è stata colpevolizzare i cittadini dei Campi Flegrei come se fossero loro colpevoli di abitare su quel territorio, un po' come i meridionali sono coloro che purtroppo sono nati in quel territorio e quindi sono colpevoli della loro nascita. Io chiedo per l'ennesima volta tramite la sua persona, Presidente, che il Governo si dia una mossa. A distanza di due anni e mezzo da quando si è insediato, adesso ha proclamato lo stato di emergenza. Eppure, noi avevamo detto al Ministro competente di fare presto. È un meridionale, ma si comporta come nemico del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 15 maggio 2025 - Ore 9:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare. (C. 2329-A?)
Relatrice: KELANY.
La seduta termina alle 20.