XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 454 di lunedì 24 marzo 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 marzo 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione della proposta di legge: S. 316 - D'iniziativa del senatore Bergesio: “Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne” (Approvata dal Senato) (A.C. 1806?) e dell'abbinata proposta di legge: Comaroli ed altri (A.C. 830?).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1806: “Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne” e dell'abbinata proposta di legge n. 830?.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1806? e abbinata)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Francesco Bruzzone.
FRANCESCO BRUZZONE , Relatore. Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario D'Eramo. Colleghi, l'Aula inizia oggi l'esame della proposta di legge, già a suo tempo approvata dal Senato, recante “Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne”, alla quale risulta abbinata l'identica proposta di legge C. 830?, d'iniziativa della collega deputata Comaroli.
Il provvedimento, che non è stato modificato nel corso dell'esame in sede referente presso la XIII Commissione (Agricoltura), è composto di un solo articolo, finalizzato ad affrontare il fenomeno della pesca illegale e del bracconaggio ittico. Esso, come risulta dal titolo, apporta modifiche all'articolo 40 della legge n. 154 del 2016, sostituendo i commi 1 e 2, aggiungendo i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, e sostituendo i commi da 3 a 7.
In particolare, le modifiche apportate dal citato articolo 40 hanno l'effetto di sostituire il riferimento, in funzione di contrasto al bracconaggio ittico, a divieti genericamente riferiti alle “acque interne” - che, a legislazione vigente, corrispondono ai fiumi, ai laghi, alle acque dolci, salse o salmastre - con divieti diversificati a seconda che essi siano riferiti, da una parte, ai laghi indicati nel nuovo Allegato 1, alle acque salse o salmastre o lagunari, e, dall'altra, ai fiumi e ai laghi non inclusi nell'elenco di cui al predetto articolo 1 e alle acque dolci.
La lettera a) del comma 1 dell'articolo 1 sostituisce i commi 1 e 2 del citato articolo 40, prevedendo che rientrino nella nozione di acque interne, oltre ai fiumi, ai laghi e alle acque dolci, salse o salmastre, anche le acque lagunari di cui al comma 1, e stabilendo dei divieti, in funzione antibracconaggio ittico, riferiti ai grandi laghi e ai laghi minori nominativamente indicati nel nuovo Allegato 1 e alle acque salse o salmastre o lagunari di cui al comma 2.
Il citato Allegato 1 in esame individua otto grandi laghi (Lago Maggiore, Lago di Varese, Lago di Como e Lecco, Lago d'Iseo, Lago di Garda, Lago Trasimeno, Lago di Bolsena e Lago di Bracciano) ed ulteriori 22 laghi “minori”.
Pertanto, a norma del nuovo comma 2 dell'articolo 40 della legge n. 154 del 2016, nei laghi di cui all'Allegato 1, nelle acque salse o salmastre o lagunari viene vietato: pescare, detenere, trasbordare, sbarcare, trasportare e commercializzare le specie di cui sia vietata la cattura in qualunque stadio di crescita, in violazione della normativa vigente; stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica o con il versamento di sostanze tossiche o anestetiche nelle acque; catturare la fauna ittica provocando l'asciutta, anche parziale, dei corpi idrici; per esercitare la pesca sportiva, utilizzare reti, attrezzi, tecniche o materiali non configurabili come sistema di pesca sportiva ai sensi dei regolamenti e delle leggi vigenti; utilizzare attrezzi per la pesca professionale nelle acque dove tale pesca non è consentita o senza essere in possesso del relativo titolo abilitativo; utilizzare reti e altri attrezzi per la pesca professionale difformi, per lunghezza o dimensione della maglia, da quanto previsto dai regolamenti vigenti.
La lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 inserisce i commi 2-bis, 2-ter e 2-quater nell'articolo 40 della legge n. 154 del 2016. In particolare, in base al nuovo comma 2-bis, nelle acque interne, ad esclusione di quelle indicate nel comma 2, è vietato: l'esercizio della pesca professionale, nonché l'uso di strumenti e attrezzi atti a tale attività; utilizzare e detenere reti, attrezzi, tecniche o materiali non configurabili come sistemi di pesca sportiva ai sensi dei regolamenti e delle leggi vigenti; detenere, trasbordare, sbarcare, trasportare e commercializzare le specie di cui sia vietata la cattura in qualunque stadio di crescita e durante il periodo di divieto per la riproduzione della specie, in violazione della normativa vigente; stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualsiasi tipo, con la corrente elettrica o con il versamento di sostanze tossiche o anestetiche nelle acque; catturare la fauna ittica provocando l'asciutta, anche parziale, dei corpi idrici.
Il comma 2-ter dell'articolo 40 dispone che la detenzione e l'utilizzo di reti, attrezzi, tecniche o materiali non configurabili come sistemi di pesca sportiva, ai sensi dei regolamenti e delle leggi vigenti, siano consentite esclusivamente nell'ambito di interventi di recupero e trasferimento, autorizzati dagli enti preposti, organizzati al fine di tutelare l'igienicità delle acque destinate al fabbisogno potabile o per ragioni di pubblico interesse, per motivi di studio o per ridurre le presenze che determinano situazioni di squilibrio biologico, nonché per la conservazione e la salvaguardia della fauna ittica che si trovi in situazioni di carenza idrica anche per l'esecuzione di lavori in alveo.
Infine, il comma 2-quater dell'articolo 40 prevede che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con propri provvedimenti, per i laghi non inseriti nell'Allegato 1 e per gli altri corpi idrici, nei quali sia già esercitata la pesca professionale in forma cooperativa o tradizionale, possano prevedere deroghe al divieto di esercizio della pesca professionale e di uso di strumenti e attrezzi atti a tale attività, previsto dal comma 2-bis, lettera a). Tali deroghe possono essere previste esclusivamente per la pesca delle specie eurialine e dei gamberi di fiume, nei limiti e con le modalità previste dalle disposizioni dell'Unione europea vigenti in materia.
La lettera c) del comma 1 dell'articolo 1 sostituisce i commi da 3 a 7 dell'articolo 40 della legge n. 154 del 2016. In particolare, il nuovo comma 3 inserisce il riferimento al divieto di cui al comma 2-bis in relazione al testo vigente che vieta la raccolta, la detenzione, il trasporto e il commercio degli animali storditi o uccisi in violazione dei divieti di cui al comma 2. In tema di sanzioni, il nuovo comma 4 dell'articolo 40 inserisce il riferimento al divieto di cui al comma 2-bis, prevedendo che, anche in tal caso, la violazione del divieto, al pari di quanto attualmente previsto per le violazioni di cui al comma 2, lettere a), b) e c), e al comma 3, sia punita con l'arresto da 2 mesi a 2 anni o con l'ammenda da 2.000 a 12.000 euro.
Si aggiunge, inoltre, che la violazione del divieto di cui al comma 2-bis, al pari di quanto già previsto per i commi prima richiamati, prevede la sospensione della licenza di pesca per 3 anni, mentre la sospensione dell'esercizio commerciale è fissata da 15 a 30 giorni, diversamente dalle violazioni dei divieti di cui al comma 2, lettere a), b) e c) e al comma 3, per le quali si conferma il periodo da 5 a 10 giorni. Il nuovo comma 5 dell'articolo 40 conferma quasi integralmente il testo vigente, in base al quale, salvo che il fatto costituisca reato, per chi viola i divieti di cui al comma 2, lettere d), e) ed f), si applicano la sanzione amministrativa da 1.000 a 6.000 euro e, ove il trasgressore ne sia in possesso, la sospensione della licenza di pesca per 3 mesi. L'unica differenza è che non si fa più riferimento alla licenza di pesca professionale.
Il nuovo comma 6 dell'articolo 40 aggiunge nuovamente il riferimento ai divieti di cui al comma 2-bis rispetto a quanto già previsto a legislazione vigente in riferimento alle violazioni dei divieti di cui al comma 2, lettere a), b), c), d), e) ed f), e al comma 3, in relazione alla disposizione in base alla quale gli agenti accertatori procedono al sequestro - non previsto dal testo vigente - e alla confisca del prodotto pescato e degli strumenti e attrezzi utilizzati, nonché al sequestro e alla confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto e di conservazione del pescato, anche se di terzi e anche se non utilizzati unicamente a tali fini. Il materiale ittico sequestrato ancora vivo e vitale è reimmesso immediatamente nei corsi d'acqua qualora, secondo quanto aggiunto dal provvedimento in esame, tale reimmissione sia compatibile con il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, che attua la direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza.
Si conferma il testo vigente in base al quale delle reimmissioni effettuate è data certificazione in apposito verbale, mentre si modifica la normativa vigente che prevede il sequestro e la confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto e di conservazione del pescato solo in caso di recidiva per le violazioni di cui al comma 2, lettere d), e) e f), commesse da soggetti titolari di licenza di pesca professionale, laddove si specifica che tali violazioni debbano essere commesse nei laghi di cui all'Allegato 1, nelle acque salse o salmastre o lagunari.
Il nuovo comma 7 dell'articolo 40 è analogo al testo vigente, salvo l'inserimento del riferimento alle violazioni previste dal comma 2-bis. Inoltre, viene inserito un nuovo comma 7-bis al medesimo articolo 40, il quale dispone l'accertamento delle violazioni senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La lettera d) del comma 1 dell'articolo 1 sostituisce il comma 10 dell'articolo 40 della legge n. 154 del 2016, prevedendo una clausola di salvaguardia per effetto della quale le disposizioni del citato articolo 40 sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2001.
Su questo provvedimento, Presidente, hanno espresso parere favorevole le Commissioni I (Affari costituzionali), II (Giustizia), V (Bilancio), VII (Cultura), VIII (Ambiente), X (Attività produttive), XII (Affari sociali), XIV (Politiche dell'Unione europea) mentre la Commissione per le questioni regionali non ha ritenuto esprimersi. La ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Prima di andare avanti, diamo il benvenuto alle ragazze e ai ragazzi, alle studentesse, agli studenti e ai professori della scuola primaria “Rodari”. L'accento è importante perché sapete che, per colpa di un accento, un tale di Santhià pensava di essere alla meta ed era soltanto a metà. Fanno parte dell'Istituto comprensivo “Da Vinci - Rodari”, di Latina. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritta a parlare la deputata Nadia Romeo. Ne ha facoltà.
NADIA ROMEO (PD-IDP). Signor Presidente e colleghi, siamo qui oggi per iniziare l'iter dell'esame della proposta di legge, già approvata dal Senato lo scorso anno, che mira a contrastare il fenomeno del bracconaggio ittico nelle acque interne, modificando, sostanzialmente, l'articolo 40 della legge n. 154 del 2016. È un tentativo necessario che riprende, tra l'altro, una proposta già esaminata nella XIII legislatura e il cui iter si era interrotto con la fine anticipata della stessa. È necessario intervenire? Sì, assolutamente e posso dirlo davvero con cognizione di causa, in quanto provengo dalla provincia di Rovigo che, insieme alla provincia di Ferrara, costituiscono il cuore del delta del Po, un'area preziosa riconosciuta come patrimonio UNESCO e inserita nella rete mondiale delle riserve della biosfera MAB per la sua straordinaria biodiversità e che è tra le più colpite dal fenomeno del bracconaggio. Chi vive e conosce davvero questi luoghi sa quanto siano vulnerabili e quanto sia urgente proteggerli da un fenomeno ormai fuori controllo e le misure - devo dire - adottate finora non sono del tutto sufficienti.
Quando parliamo di bracconaggio ittico non parliamo di piccoli pescatori di frodo, ma siamo di fronte a vere e proprie organizzazioni criminali collegate dal fenomeno delle zoomafie, proprio come evidenziato nel Rapporto zoomafia 2024 dell'Osservatorio nazionale della LAV. Queste bande sono organizzate con precisione criminale, hanno gerarchie ben definite, operazioni coordinate e profitti enormi generati dallo sfruttamento illegale delle nostre acque e i danni che producono sono devastanti su più fronti: su quello ambientale, su quello economico e su quello igienico-sanitario.
Il danno ambientale è da ricercarsi - qualcosa è già stato detto dal relatore - nei metodi utilizzati per la pesca illegale, che sono brutali e distruttivi: utilizzano elettrostorditori che consistono in scariche elettriche diffuse nelle acque per stordire i pesci e catturarli facilmente; sostanze chimiche tossiche rilasciate nei corsi d'acqua, che inquinano l'ambiente e avvelenano la catena alimentare; fertilizzanti agricoli, sparsi per ridurre l'ossigeno e costringere i pesci ad emergere, facilitandone la cattura; reti illegali, troppo lunghe o con maglie strette, annientando la biodiversità e catturando tutto senza distinzione. In una notte di bracconaggio si possono raccogliere quintali di questi pesci. Il risultato? Ecosistemi devastati e una fauna ittica sempre più impoverita. Ma questi criminali - perché così vanno definiti - colpiscono anche in modo determinante la nostra economia legale. Il pesce catturato illegalmente viene trasportato in condizioni igieniche disastrose, senza alcun controllo sanitario: è trasportato in furgoni frigo improvvisati e vasche di plastica senza nemmeno la minima refrigerazione, con un giro d'affari che è stimato tra i 5 e i 6 milioni di euro all'anno, con profitti che arrivano fino a 40.000 euro a settimana per ogni gruppo operativo.
Secondo i dati diffusi dalla Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, l'asta del Po conta quasi 200 bracconieri attivi, distribuiti principalmente tra le province di Rovigo, Ferrara, Venezia, Padova, Ravenna e Mantova, ma ormai diffusi in quasi tutto il territorio italiano tant'è che questo sistema criminale colpisce duramente anche la pesca sportiva, con un settore che in Italia coinvolge oltre 2 milioni di pescatori sportivi e ricreativi, sostenuto da 1.481 punti vendita specializzati e circa mille punti vendita generici, con un indotto annuo che supera i 3 miliardi di euro.
Non per ultimo, c'è il problema igienico-sanitario. Il pesce catturato illegalmente, destinato principalmente ai mercati esteri, arriva spesso anche sui mercati italiani attraverso false dichiarazioni di provenienza e, quindi, sulle tavole dei nostri consumatori. Credo sia quasi superfluo ricordare che, senza controlli adeguati, il pesce pescato con metodi illegali presenta frequentemente cariche microbiotiche o tracce di diossina oltre i limiti consentiti e questo, ovviamente, con gravi rischi per la salute pubblica. E non è tutto. Il bracconaggio ittico è solo un tassello di un sistema più ampio che comprende anche furti di barche e motori - essenziali per i pescatori locali -, scarichi abusivi di rifiuti e liquami che contaminano ulteriormente le nostre acque, pendolarismo fluviale, con bande che si spostano continuamente da un'area all'altra per sfuggire ai controlli.
Ritorno al delta del Po, che non è diverso dal delta del Danubio, anch'esso patrimonio UNESCO. Perché? Perché sappiamo con certezza che il fenomeno nasce da alcuni Paesi dell'Est, tra cui la Romania, che, però, da quando si è avuto il riconoscimento come patrimonio dell'UNESCO, è riuscita a contrastare questo fenomeno, adottando misure capillari di controllo e arrivando a prevedere fino a quattro anni di reclusione per i bracconieri.
Allora, colleghi, il fenomeno è sicuramente complesso da affrontare, ma le uniche modifiche che propone questa proposta di legge sono legate ad alcune misure restrittive come la definizione delle acque interne, dove viene vietata la pesca professionale per motivi igienico-sanitari. È sufficiente? No. Chi conosce e vive le aree colpite da questo fenomeno sa benissimo che quanto previsto da questa proposta di legge non basta. Le sanzioni sono confuse e il sistema dei sequestri è inefficace, non tiene conto della recidiva e si permette ai bracconieri in questo modo di continuare ad operare indisturbati. Le carenze più evidenti del testo riguardano, infatti, proprio il sistema delle sanzioni e dei controlli. Le pene sono insufficienti, perché non tengono conto della recidiva e l'iter per sospendere la licenza è vero che c'è ma è troppo lungo e consente ai bracconieri di continuare ad operare indisturbati; servono, poi, le risorse, di cui non c'è traccia, per assumere più uomini e donne e mezzi adeguati per fare quel controllo capillare e costante del territorio che è necessario. Ringraziamo per questo i volontari della Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee per il grande contributo dato fino ad oggi nell'attività di deterrenza e controllo del territorio, anche a rischio della loro incolumità fisica.
Ma la deterrenza non può essere affidata a loro, il contrasto va affidato in via esclusiva ai Carabinieri forestali e alle Polizie provinciali, che ringraziamo per il lavoro che hanno svolto, naturalmente, fino ad oggi e che svolgono, a cui servono, però, risorse e mezzi sufficienti affinché possano svolgere in modo coordinato e capillare le attività sui territori; risorse e mezzi di cui non c'è traccia, anche perché abbiamo sentito prima dire dal relatore che non ci sono oneri per la finanza pubblica in questa legge e, quindi, ovviamente, non ci sono le risorse.
Inoltre, è necessario garantire una maggiore tracciabilità del pescato e un controllo rigoroso sulle attività commerciali, con norme più chiare per ristoranti ed esercizi commerciali che acquistano prodotti ittici senza controlli adeguati, a scapito di coloro che, invece, lavorano nella legalità. Se davvero vogliamo affrontare il bracconaggio ittico - seppure questa proposta di legge registra sicuramente la volontà di compiere un passo in avanti -, sarebbe opportuno affrontare il problema su una scala più ampia e più efficace, a partire dai profili derogatori sino alla necessaria uniformazione delle sanzioni, dal sequestro dei mezzi e dai maggiori controlli, per finire al riutilizzo - proprio perché ci sono delle necessità di investire - delle risorse derivanti dalle sanzioni nel fondo antibracconaggio.
Devo dire che, invece, le maglie di questa proposta sono ancora troppo larghe, con la conseguenza che, secondo me, avremo una legge lacunosa, poco chiara e dalle forti contraddizioni. Cari colleghi, non è questa la soluzione che mi aspettavo, ci vuole un po' più di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Malaguti. Ne ha facoltà.
MAURO MALAGUTI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi, devo dire, innanzitutto, che condivido molte delle considerazioni fatte dalla collega che mi ha preceduto, perché io provengo dalla provincia di Ferrara e abbiamo un delta particolarmente sensibile - ha le stesse caratteristiche di flora e di fauna della Camargue francese -, per cui il bracconaggio crea danni veramente pesanti. Tuttavia, una recidiva nella proposta di legge è prevista, e credo che questo progetto di legge sia, sostanzialmente, esaustivo per risolvere i problemi che, effettivamente, questi delinquenti causano all'ambiente.
Trasmessa dal Senato il 27 marzo 2024, questa proposta di legge interviene per affrontare il fenomeno della pesca illegale e del bracconaggio ittico, modificando l'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, ai commi da 1 a 7 e al comma 10. Nel rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, la pesca costituisce materia oggetto della potestà legislativa residuale delle regioni, ai sensi dell'articolo 117, quarto comma, sulla quale, tuttavia, per la complessità e polivalenza delle attività in cui si estrinseca, possono interferire più interessi - taluni statali, altri regionali -, con indiscutibili riflessi sulla ripartizione delle competenze legislative ed amministrative. Per loro stessa natura, talune attività e taluni aspetti riconducibili all'attività di pesca non possono, infatti, che essere disciplinati dallo Stato, atteso il carattere unitario con cui si presentano e la conseguente esigenza di una loro regolamentazione uniforme.
In particolare, quindi, con riferimento al provvedimento in esame, per il suo specifico contenuto e per le sue finalità, appaiono prevalenti le materie di ordinamento civile e penale e tutela dell'ecosistema, entrambe di competenza legislativa esclusiva statale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere l) e s) della Costituzione.
Nel testo in vigore, il citato articolo 40 della legge n. 154 del 2016 prevede che, al fine di contrastare la pesca illegale nelle acque interne dello Stato, sia considerata esercizio illegale della pesca nelle medesime acque ogni azione tesa alla cattura o al prelievo di specie ittiche e di altri organismi acquatici con materiale, mezzi e attrezzature vietati dalla legge. È altresì considerata esercizio illegale della pesca nelle acque interne ogni azione di cattura e di prelievo con materiali e mezzi autorizzati effettuata con modalità vietate dalla legge e dai regolamenti in materia di pesca emanati dagli enti territoriali competenti. Ai fini di tale legge, sono considerate acque interne i fiumi, i laghi, le acque dolci, salse o salmastre delimitati rispetto al mare dalla linea congiungente i punti più foranei degli sbocchi dei bacini, dei canali e dei fiumi.
È, poi, previsto che nelle acque interne sia vietato pescare, detenere, trasbordare, sbarcare, trasportare e commercializzare le specie di cui sia vietata la cattura in qualunque stadio di crescita, in violazione della normativa vigente; stordire, uccidere e catturare la fauna ittica con materiali esplosivi di qualunque tipo, con la corrente elettrica o con il versamento di sostanze tossiche o anestetiche nelle acque; catturare la fauna ittica provocando l'asciutta, anche parziale, dei corpi idrici; utilizzare reti, attrezzi, tecniche o materiali non configurabili come sistema di pesca sportiva, ai sensi dei regolamenti e delle leggi vigenti; utilizzare attrezzi per la pesca professionale nelle acque dove tale pesca non è consentita o senza essere in possesso del relativo titolo abilitativo; utilizzare reti e altri attrezzi per la pesca professionale difformi, per lunghezza o dimensione della maglia, da quanto previsto dai regolamenti vigenti.
Sono inoltre vietati la raccolta, la detenzione, il trasporto e il commercio degli animali storditi o uccisi in violazione dei divieti di cui al comma 2.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque viola i divieti di cui al comma 2, lettere a), b) e c), e al comma 3 è punito con l'arresto da due mesi a due anni o con l'ammenda da 2.000 a 12.000 euro. Ove colui che viola il divieto di cui al comma 3 ne sia in possesso, si applicano altresì la sospensione della licenza di pesca di professione per tre anni e la sospensione dell'esercizio commerciale da cinque a dieci giorni.
Salvo che il fatto costituisca reato, per chi viola i divieti di cui al comma 2, lettere d), e) e f) si applicano la sanzione amministrativa da 1.000 a 6.000 euro e, ove il trasgressore ne sia in possesso, la sospensione della licenza di pesca professionale per tre mesi.
Per le violazioni di cui al comma 2, lettere a), b), c), d), e) e f), e al comma 3, gli agenti accertatori procedono all'immediata confisca del prodotto pescato e degli strumenti e attrezzi utilizzati, nonché al sequestro e alla confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto e di conservazione del pescato anche se utilizzati unicamente a tali fini. Il materiale ittico sequestrato ancora vivo e vitale è reimmesso immediatamente nei corsi d'acqua. Delle reimmissioni effettuate è data certificazione in apposito verbale. Per le violazioni di cui al comma 2, lettere d), e) e f), commesse da soggetti titolari di licenza di pesca professionale, il sequestro e la confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto e di conservazione del pescato si applicano solo in caso di recidiva (comma 6).
Qualora le violazioni di cui ai commi 2 e 3 siano reiterate e qualora il trasgressore le commetta durante il periodo di sospensione della licenza di pesca professionale o dell'esercizio commerciale, le pene e le sanzioni amministrative e il periodo di sospensione delle licenze sono raddoppiati. Tali disposizioni si applicano anche nel caso di pagamento della sanzione amministrativa in misura ridotta (comma 7).
Ferma restando l'applicazione delle sanzioni amministrative, il trasgressore corrisponde all'ente territoriale competente per la gestione delle acque una somma pari a 20 euro per ciascun capo pescato in violazione delle norme richiamate per il ristoro delle spese relative all'adozione delle necessarie misure di ripopolamento delle acque. Tale somma è raddoppiata nel caso in cui il pescato risulti privo di vita.
Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ove necessario, sono chiamate ad adeguare i propri ordinamenti alle disposizioni sin qui richiamate (comma 10), nonché a provvedere agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente (comma 11).
Nello specifico, il comma 1, così come modificato, prevede che entrino nelle nozioni di acque interne oltre ai fiumi, ai laghi, alle acque dolci, salse o salmastre, anche le acque lagunari.
Il comma 2 del medesimo articolo 40 prevede dei divieti in funzione dell'antibracconaggio ittico riferiti a grandi laghi e laghi minori, nominativamente indicati nel nuovo allegato 1, alle acque salse o salmastre o lagunari.
Inoltre, il nuovo comma 2-quater dell'articolo 40 prevede che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con propri provvedimenti, per i laghi non inseriti nell'allegato nei quali sia esercitata la pesca professionale in forma cooperativa o tradizionale, possano prevedere deroghe al divieto di esercizio della pesca professionale, di cui al comma 2-bis, lettera a), nonché all'uso di strumenti e attrezzi atti a tale attività. Tali deroghe possono essere previste esclusivamente per la pesca delle specie eurialine e dei gamberi di fiume, nei limiti delle disposizioni dell'Unione europea vigenti in materia.
Inoltre, viene inserito un nuovo comma 7-bis al medesimo articolo 40, il quale dispone che all'accertamento delle violazioni dei divieti, di cui ai commi 2, 2-bis e 3 concorrono, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, le guardie addette alla vigilanza dei parchi nazionali e regionali e le guardie volontarie delle associazioni di protezione ambientale riconosciute, ai sensi delle leggi vigenti, dalle regioni e dagli enti locali.
Per concludere, quindi, il nostro Paese, così ricco di biodiversità, unica al mondo, che tanto ci offre in termini di flora e di fauna, è costituito di ecosistemi particolarmente fragili, già fortemente minati dai cambiamenti climatici e dalle invasioni alloctone. Quindi, come per la pesca sotto costa, così per le acque interne, non possiamo permetterci certamente ulteriori danni ambientali ed ecologici da parte di chi non rispetta le regole.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario. Colleghi, colleghe, oggi affrontiamo un tema molto sentito, ossia il bracconaggio ittico.
Negli ultimi anni, questo fenomeno ha assunto una dimensione non più solamente locale, ma anche interregionale, statale e transnazionale. Si tratta di pratiche illegali che hanno un enorme impatto sulla biodiversità, oltre a produrre un danno economico davvero gravoso per le filiere interessate.
Il provvedimento su cui stiamo discutendo ha l'ambizione di debellare le pratiche di quella che, certamente, non si può più definire pesca, ma veri e propri abusi su tutta la fauna ittica di fiumi, laghi e lagune. Gli strumenti di pesca utilizzati dai bracconieri sono particolarmente invasivi per l'ambiente e per l'ecosistema. Oltre alle classiche reti a tramaglio, vengono utilizzati elettrostorditori, veleni e fertilizzanti agricoli, che hanno la funzione di stordire e di provocare anossie dell'acqua. Si tratta di strumenti veramente brutali e orribili che uccidono ogni essere vivente che si ritrova nel loro raggio di azione, che permettono, in poche ore, di avere un pescato molto consistente, con gravissime conseguenze per l'ambiente e per la biodiversità della fauna acquatica.
Le specie acquatiche, prelevate illegalmente, vengono rivendute sulle piattaforme sia interne, sia estere. Notevoli quantità di prodotto provenienti dai corsi d'acqua italiani vengono immesse, in spregio alle disposizioni vigenti, soprattutto nel mercato dell'Europa orientale.
Il fenomeno del bracconaggio ittico organizzato si è sviluppato, in maniera preoccupante, a partire dal 2012, a seguito di politiche restrittive attuate dal Governo rumeno sulla pesca nel delta del Danubio, che è patrimonio UNESCO al pari del delta del Po.
Tali restrizioni hanno generato l'esodo di numerosi pescatori locali verso altri Paesi europei, in particolare verso l'Italia. Basti leggere le ultime notizie sugli organi di stampa. Esempio: “Bracconaggio ittico a Bellaria-Igea Marina: sequestrato un quintale di vongole, pescatori di frodo in fuga”; Oppure: “Un pescatore è stato denunciato per bracconaggio ittico sul lago del Salto. Sequestrati 700 metri di reti e 30 kg di pesce”. Ancora: “Bracconaggio, furgone fermato con 800 chili di pesce ucciso con l'elettroshock. A bordo anche il dispositivo e un gommone. Guai in vista per due stranieri, originari della Romania, incappati in un controllo dei carabinieri di Copparo lungo il fiume Po”.
La pesca ha subito nel corso degli ultimi decenni un avanzamento nella direzione dell'azione fagocitante sia di importanti multinazionali, sia di organizzazioni criminali. Purtroppo, conosciamo bene la piaga delle zoomafie, il cui giro di affari può arrivare a fruttare dai 20.000 ai 40.000 euro a settimana, per ogni gruppo operativo.
Questo sistema criminale rappresenta una vera e propria economia parallela, che provoca un danno enorme alle attività lecite dei pescatori onesti. Si stima un affare annuale pari ad almeno 3 milioni di euro. C'è bisogno di un provvedimento che normi, in modo deciso e perentorio, il bracconaggio ittico. Già dalla passata legislatura, noi del MoVimento 5 Stelle ci siamo impegnati a definire un testo chiaro ed efficace, affinché non ci fossero dubbi interpretativi.
Quello che salta all'occhio, però, in questa proposta di legge d'iniziativa del senatore Bergesio, è che ci sono alcune deroghe, troppe deroghe. Ma come si fa a scrivere una norma e, al contempo, a mettere sempre l'eccezione? Mi riferisco alla deroga alla pesca delle specie eurialine e dei gamberi di fiume.
Con un nostro emendamento, correggiamo il tiro ed evitiamo che le regioni e le province autonome possono prevedere deroghe al divieto di pesca professionale e al divieto di uso di strumenti e attrezzi atti a tale attività. In questo caso specifico, infatti, il disegno di legge stabilisce che le regioni e le province autonome possano prevedere deroghe all'esercizio della pesca professionale.
Con un emendamento del MoVimento 5 Stelle si raddoppia la forbice delle sanzioni amministrative previste in caso di violazione e divieti. Nell'ottica della prevenzione, con un altro emendamento, abbiamo chiesto che il sequestro e la confisca dei natanti e dei mezzi di trasporto o conservazione del pescato, debbano essere sempre disposti, e non in caso di recidiva. Sempre.
Un pescatore di frodo che non ha il suo barchino, infatti, certamente non potrà continuare a fare bracconaggio, a meno che non ne compri un altro. E la questione andrebbe recisa sul nascere, togliendo, piano piano, gli strumenti funzionali a perpetrare gli illeciti.
Con un altro emendamento, sempre presentato da noi, si chiede che, nel caso in cui le violazioni siano reiterate e il trasgressore le commetta durante il periodo di sospensione della licenza di pesca o dell'esercizio commerciale, si preveda non solo il raddoppio delle pene e delle sanzioni amministrative, ma anche la revoca della licenza di pesca.
Inoltre, per far sì che le disposizioni siano rispettate, ci deve essere, ovviamente, il giusto controllo. Per questo, abbiamo proposto, sempre noi del MoVimento 5 Stelle l'estensione delle funzioni di vigilanza a tutti i soggetti istituzionali e volontari che già si occupano di vigilanza faunistica, venatoria e di vigilanza volontaria ecozoofila, che sono in possesso di esperienze specifiche. In questo modo, viene assicurato un ampio ventaglio di soggetti già esistenti e autorizzati a garantire l'applicazione della legge.
Un altro emendamento del MoVimento 5 Stelle chiede che sia vietato pescare sempre le specie di cui è proibita la cattura e toglie, quindi, il divieto, solo al periodo di riproduzione.
Il MoVimento 5 Stelle, inoltre, propone di destinare i proventi, derivanti dalla violazione dei divieti in materia di bracconaggio ittico, al fondo antibracconaggio ittico, con l'intento di garantire una maggiore efficacia e continuità dell'azione di contrasto alla pesca illegale e al bracconaggio. Ricordiamo che il fondo esiste già dal 2016. Chiediamo di rendere strutturale il fondo antibracconaggio e di rifinanziarlo di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024. Questa proposta ha due obiettivi sostanziali: assicurare la veicolazione sinergica delle risorse e garantire maggiore efficacia e continuità all'azione di contrasto alla pesca illegale e, quindi, al bracconaggio ittico nelle aree interne.
Il nostro intervento emendativo è teso anche a licenziare un testo coerente, anche sotto il profilo terminologico. Infatti, abbiamo proposto di utilizzare sempre - per evitare problemi - il termine “fauna acquatica”. In questa proposta, si parla, invece, indifferentemente, di “specie ittiche”, di “organismi acquatici”, di “fauna ittica” e, poi, generalmente, di “animali”. Può creare confusione tutto questo.
Dobbiamo fare di più, mettendo in campo, urgentemente, politiche restrittive, maggiormente restrittive, per arginare questo fenomeno che sta distruggendo l'ecosistema e che sta massacrando l'economia legale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1806? e abbinata)
PRESIDENTE. Ha rinunciato alla replica il deputato Bruzzone, così come, mi pare di capire che rinunci alla replica il rappresentante del Governo.
Il seguito del dibattito è, dunque, rinviato ad altra seduta.
Discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom Act, con particolare riguardo alla governance della Rai.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom Act, con particolare riguardo alla governance della Rai (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu che illustrerà anche la mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri ed altri n. 1-00402, di cui è cofirmatario.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervengo per presentare la mozione a prima firma Braga, ma anche Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi, Graziano, Carotenuto, Boschi che abbiamo presentato insieme a tutte le forze di opposizione.
La Rai è un patrimonio per il Paese, è la più grande azienda culturale italiana, con oltre 12.000 dipendenti e un brand che la rendono riconosciuta nel mondo come servizio pubblico di informazione. Purtroppo, in questa fase, l'atteggiamento e il comportamento politico istituzionale dei partiti di maggioranza ne stanno svilendo il ruolo e stanno mortificando le professionalità che operano quotidianamente all'interno di questa azienda.
Come il Presidente ben sa, vi è uno stallo pericolosissimo che si sta protraendo da mesi sulle nomine dei vertici e che si riflette perfino sull'ordinario funzionamento della Commissione parlamentare di vigilanza. Il PD ha più volte denunciato questa situazione di paralisi; ha chiesto l'intervento dei Presidenti delle Camere per sbloccare l'impasse e per chiedere ai partiti di maggioranza di rispettare le prerogative parlamentari e la Rai nel suo complesso. In questi mesi assistiamo ad una fase calante di ascolti, a un'offerta di format non apprezzati dal pubblico, a cadute di stile che fanno un torto profondo alla storia della Rai.
Per noi “TeleMeloni” non è uno slogan, ma è la sintesi di quello che in questi anni di Governo avete fatto della Rai, snaturandola e piegandola alla maggioranza. E dopo i TG, anche le radio: siamo a “TeleRadioMeloni”; continua un'occupazione permanente della Rai del Governo.
Quando si arriva addirittura a dare notizia dell'assoluzione di un esponente del Governo, per poi essere smentiti dai fatti, e quello stesso direttore viene spostato alla testata sportiva, è chiaro che è in atto un cortocircuito che può solo fare male alla Rai, a causa della pervasività e invasività di una certa politica che considera la Rai uno spazio pubblico da occupare.
Per questo il PD, con le altre forze parlamentari di opposizione, ha deciso di presentare un atto di indirizzo, come questa mozione, per richiamare il Parlamento, a partire dalla Camera dei deputati, alle proprie responsabilità istituzionali verso questa grande azienda pubblica.
Per noi la strada da seguire è quella dell'European media freedom act che è entrato in vigore nel maggio 2024 e in Italia sarà applicabile a partire dall'8 agosto 2025. Ha come obiettivo prioritario quello di garantire i media da interferenze politiche e contrastare minacce alla libertà di espressione, prevedendo anche misure specifiche a tutela della professione giornalistica e di lotta alla disinformazione. Nei suoi 29 articoli si declinano i principi che dovrebbero essere propri di un servizio pubblico radiotelevisivo. In particolare, l'articolo 3 stabilisce che gli Stati membri hanno il dovere di rispettare il diritto dei destinatari dei servizi di media di avere accesso a una pluralità di contenuti mediatici, editorialmente indipendenti, nonché di garantire l'esistenza di condizioni generali, di contesto editoriale, finalizzate a salvaguardare un dibattito libero e democratico.
L'articolo 4 prevede che gli Stati membri dell'Unione europea debbano rispettare la libertà editoriale dei media, cioè non devono interferire nelle loro decisioni editoriali e che i giornalisti devono poter lavorare in un clima di garanzia che tuteli la propria professione.
L'articolo 5 prevede che gli Stati membri devono garantire che i fornitori di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale e funzionale e forniscano, in modo imparziale, una pluralità di informazioni e opinioni al pubblico. È altresì stabilito che la procedura per la nomina e il licenziamento del management di nomina pubblica dei fornitori di media di servizio pubblico tutelino la loro indipendenza, assicurandone la massima trasparenza e principi non discriminatori.
Il suddetto regolamento interviene anche nelle procedure di finanziamento dei media di servizio pubblico, prevedendo criteri trasparenti e oggettivi proprio per salvaguardare l'indipendenza editoriale e il pluralismo.
L'articolo 7 disciplina le autorità o organismi nazionali di regolamentazione incaricati di applicare le regole dell'European media freedom act a livello nazionale, in quanto gli Stati membri devono assicurarsi che queste autorità abbiano le risorse necessarie, come personale e fondi, per svolgere il loro lavoro.
L'articolo 29 contiene le regole relative all'entrata in vigore e all'applicabilità dell'European media freedom act seguendo un sistema di step progressivi. L'European media freedom act si applicherà integralmente a partire dall'8 agosto 2025, anche se alcune disposizioni entreranno in vigore già prima.
In particolare, l'articolo 3 sopra richiamato è entrato in vigore a partire dall'8 novembre 2024 - è già in vigore - mentre parte degli articoli 4 e 6 e gli articoli che vanno da 7 a 13, cioè quelli che istituiscono e disciplinano il Comitato europeo per i servizi di media, che riunisce le autorità nazionali di regolamentazione dei vari Stati membri l'Unione europea, hanno vigenza dall'appena superato 8 febbraio 2025.
Si fa presente che il suddetto Comitato ha il compito di coordinare e supportare queste autorità affinché le leggi vengano applicate in modo coerente in tutta l'Unione europea.
Gli articoli dal 14 al 17 invece entreranno in vigore l'8 maggio 2025. Il mancato adeguamento alle misure che già avrebbero dovuto essere in vigore crea un oggettivo vulnus rispetto alla normativa di regolazione del settore. A giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in Italia le criticità che si registrano nella governance della Rai, così come l'approccio ostile del Governo verso alcuni format e trasmissioni del servizio pubblico, evidenziano la necessità di una rapida applicazione delle misure contenute nell'European media freedom act proprio a garanzia della funzione del servizio pubblico e del pluralismo, nonché a tutela del giornalismo d'inchiesta che deve essere difeso e protetto - e non attaccato e ostacolato - da chi ha responsabilità di governo, da chi guida le istituzioni in una democrazia.
Come ho sempre avuto modo di sottolineare dall'inizio di questo intervento, l'attuale paralisi nella designazione dei vertici dell'azienda del servizio pubblico, che si riverbera perfino sull'ordinario funzionamento dell'organismo parlamentare di vigilanza, considerato che la Commissione parlamentare non si riunisce ormai da tre mesi, mostra quanto pesi il condizionamento partitico all'interno della Rai.
Con questa mozione noi chiediamo al Governo un impegno preciso, che è molto semplice.
Noi chiediamo al Governo Meloni di smettere di tenere in ostaggio la Rai. L'Esecutivo deve rispettare le scadenze previste dall'European media freedom act rimediando ai ritardi che già ci sono, nonché porre in essere, nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari e del ruolo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, anche alla luce di quanto segnalato in premessa in ordine alla paralisi dell'attività parlamentare della Commissione, tutte le iniziative utili per la piena applicazione di questo regolamento e per favorire, per quanto di competenza, l'iter legislativo della riforma della governance della Rai, tutelando il ruolo e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo e la professionalità dei suoi dipendenti.
Noi vogliamo una Rai che torni servizio pubblico radiotelevisivo e non uno strumento di propaganda della maggioranza di turno. Ci auguriamo che questa mozione inneschi un dibattito pubblico utile all'interno del Paese e che restituisca alla Rai quella autorevolezza e quel prestigio che questa destra sta mortificando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Il World Press Freedom Index è una classifica annuale in cui viene valutata la situazione dei vari Paesi relativa alla libertà di stampa. Ci si focalizza soprattutto sulle pressioni e gli attacchi diretti ricevuti dai media.
Nella classifica del 2024 l'Italia retrocede di altri cinque posti e arriva al quarantaseiesimo posto. Leggo le motivazioni: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose (…). I giornalisti denunciano anche i tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una legge bavaglio”. Ciò sul tipo, Presidente, di quello che accade con le trasmissioni di giornalismo d'inchiesta, tipo Report, con politici che minacciano e querelano solo perché sono stati beccati con le mani nella marmellata.
Due sarebbero le criticità maggiori per quanto riguarda la situazione della stampa in Italia. C'è l'aspetto economico - ovvero gli stipendi dei giornalisti - e quello politico, visto il legame strettissimo che da noi c'è tra i partiti e una buona fetta dei media. Legame indiscutibile, vista la posizione conflittuale e vergognosa dell'onorevole Angelucci, tra l'altro recordman di assenze in Aula con il 99,8 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il che, se fosse dovuto a malattia come con l'onorevole Bossi, sarebbe comprensibilissimo, giustificabile e, addirittura, auspicabile che riguardasse la salute, ma qui si tratta di strafottenza e menefreghismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora la domanda che nasce è: perché un partito come la Lega candida un parlamentare che non ha nessuna intenzione di venire in Aula, nemmeno per ritirare lo stipendio? Il motivo è semplice: perché è proprietario di una vera e propria batteria di fuoco, composta da Il Tempo, Libero, il Giornale, pronti a vomitare di tutto sugli avversari politici di questo Governo e a ribaltare la verità dei fatti, come ultimamente è accaduto con il caso dell'onorevole Scutellà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, io la chiamo onorevole malgrado non sia più in quest'Aula e sia stata estromessa dal titolo, perché onorevole è stato il suo comportamento e onorevole è stato il lavoro che ha fatto. Vergognosamente estromessa - dicevo - dal Parlamento, con mezzi discutibili e di dubbia legalità - ma questo ce lo dirà l'inchiesta aperta dalla magistratura -, a favore di un candidato di Forza Italia.
Per non parlare della TV di Stato, ostaggio di questa maggioranza, che da ben tre mesi impedisce che si riunisca la Commissione di vigilanza parlamentare, facendo mancare il numero legale. Una Commissione - ricordiamolo - che dovrebbe essere il presidio dell'equilibrio e della garanzia democratica del servizio pubblico e che, invece, è oggi ostaggio dell'ostruzionismo. Questo perché i partiti di maggioranza non riescono ad imporre una presidente scelta da Forza Italia, partito di proprietà della famiglia Berlusconi, come ebbe modo di affermare Pier Silvio Berlusconi in un'intervista del 13 dicembre scorso. Quindi, la Rai dovrebbe essere presieduta da un personaggio scelto dal partito di proprietà del principale gruppo televisivo concorrente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma evidentemente questa è la normalità, visto il tacere di TV e giornali sulla vicenda. Che dire poi di come si sta manipolando la realtà con gli attacchi alla magistratura e del genocidio del popolo palestinese, quasi giustificato dai megafoni governativi?
Ecco il motivo di questa mozione, che riguarda la qualità della nostra democrazia: una stampa libera di assolvere al compito democratico di salvaguardia dei diritti dei cittadini ad essere informati in modo corretto, plurale ed indipendente. E bisogna farlo con tempestività, attuando immediatamente l'European media freedom Act, entrato in vigore a livello europeo nel maggio 2024 e che diventerà pienamente applicabile in Italia dall'agosto prossimo.
La crisi della Rai è sotto gli occhi di tutti: una crisi qualitativa che sta portando gli ascolti a livelli talmente bassi da dover temere addirittura la concorrenza delle TV locali; per non parlare della crisi di credibilità, di visione e d'indipendenza. Veda Presidente, da ragazzo - purtroppo oltre cinquant'anni fa - se tornavo a casa e dicevo a mio padre che il giorno dopo non si andava a scuola perché c'era sciopero, mio padre mi diceva: vediamo cosa dice la TV, perché quello che diceva la TV era la verità e allora ero giustificato a non andare a scuola. Ora, se accade un fatto del genere, qualcuno può essere quasi spinto al suicidio: sì, perché se sente dalla TV che “tutto va bene, madama la marchesa”, che tutto prospera e che si sta benissimo ed invece è lui che non riesce a pagare le bollette e non riesce a mettere il piatto a tavola, si deve chiedere: ma allora sono io l'unico imbecille di questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Oggi i notiziari perdono rilevanza: ci sono omissioni di notizie e titoli volutamente fuorvianti, come è accaduto il 20 febbraio scorso, quando Paolo Petrecca - ex direttore di Rai News ora spostato a Rai Sport, perché gli amici non si abbandonano - fa annunciare l'assoluzione del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che invece verrà condannato nel pomeriggio della stessa giornata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per non parlare dei programmi di approfondimento che sembrano omologati, con il silenziare o marginalizzare le voci critiche, come è accaduto a luglio 2022 con Marc Innaro, corrispondente da Mosca, trasferito solo perché aveva osato criticare la NATO. Tutto questo è il risultato diretto di una gestione lottizzata di nomine calate dall'alto, come le ultime fatte, e imposte a suon di voti di maggioranza, senza nemmeno l'unanimità del CdA, spesso, quasi sempre, non per merito o competenza, ma per appartenenza. È il riflesso di una politica che, sempre di più, si autotutela, al fine di tenere all'oscuro il cittadino e renderlo sempre più sottomesso agli interessi del potere. L'indicazione che arriva dall'EMFA è proprio in questa direzione: liberare l'informazione dai lacci dello Stato e rendere pienamente attuativo il diritto all'informazione, previsto dall'articolo 21 della nostra Costituzione, senza che questo sia manipolato dal Governo di turno, perché, a seconda di chi c'è al Governo, manipola le notizie.
Questa Nazione ha bisogno di un servizio pubblico libero, davvero autonomo, governato da criteri trasparenti e non da spartizioni di potere, di giornalisti che possano lavorare senza timori, senza censure, senza pressioni. Ha bisogno che trasmissioni, come Report, ricevano il plauso della diligenza, invece che querele temerarie. Abbiamo bisogno di un servizio pubblico che ci dica la verità, che ci racconti i fatti senza manipolazioni, che ci dica che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove è stato condannato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non che è stato assolto; che l'onorevole Scutellà è stata defraudata del seggio che le spettava di diritto; che la presidente della Rai la decide Mediaset tramite il partito di sua proprietà. Insomma, la verità dei fatti e non la verità di comodo. Questo, a garanzia di tutti, signor Presidente, perché questa maggioranza tornerà ad essere opposizione e, di conseguenza, vittima degli stessi abusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di San Giustino, in provincia di Perugia. Benvenuti alla Camera dei Deputati (Applausi).
Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Il Governo non intende intervenire, lo farà casomai successivamente. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 25 marzo 2025 - Ore 11:
1. Svolgimento di interrogazioni .
(ore 15)
2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SERRACCHIANI ed altri; COMAROLI ed altri; GATTA; BARZOTTI; RIZZETTO e LUCASELLI; TENERINI: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. (C. 153?-202?-844?-1104?-1128?-1395-A/R?)
Relatore: GIACCONE.
3. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1184-bis - Misure di semplificazione per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 (Approvato dal Senato). (C. 2142-A?)
Relatore: CIOCCHETTI.
4. Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della giustizia, Carlo Nordio
5. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 226 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: CANTU' ed altri: Istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione veterinaria (Approvata dal Senato). (C. 1305?)
Relatore: PANIZZUT.
6. Seguito della discussione delle mozioni Zanella ed altri n. 1-00293, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00297, Braga ed altri n. 1-00411 e Cortelazzo, Mattia, Montemagni, Semenzato ed altri n. 1-00419 concernenti iniziative a tutela dell'ambiente e della salute in relazione alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) .
7. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00401 e Fenu ed altri 1-00412 concernenti iniziative volte a reintrodurre il cosiddetto "Bonus Renzi", al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione .
8. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1233 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (Approvato dal Senato). (C. 2189?)
Relatore: FORMENTINI.
9. Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410 e Scerra ed altri n. 1-00416 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR .
10. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria .
11. Seguito della discussione della proposta di legge:
GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A?)
e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347?)
Relatore: CASU.
12. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 316 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE BERGESIO: Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne (Approvata dal Senato). (C. 1806?)
e dell'abbinata proposta di legge: COMAROLI ed altri. (C. 830?)
Relatore: BRUZZONE.
13. Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act, con particolare riguardo alla governance della Rai
La seduta termina alle 12.