XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 447 di venerdì 14 marzo 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi l'allegato A).
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative volte alla definizione di un codice di prestazione per il monitoraggio da remoto degli impianti cocleari - n. 2-00565)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Gadda e Boschi n. 2-00565 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Gadda se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario Gemmato, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità assegna alla disabilità la sua interazione con le barriere che la persona incontra nell'esercizio della sua vita quotidiana.
Per quanto riguarda la sordità grave e profonda, la diagnosi precoce, la tecnologia, l'innovazione e le competenze, che sono cresciute anche nell'ambito della ricerca e del nostro personale sanitario, hanno portato a un'opportunità in più per le persone con sordità. L'impianto cocleare, tra queste opportunità che la tecnologia e la ricerca hanno offerto, è un'opportunità importante.
Allo stesso modo, in questi anni, l'interazione con la tecnologia e l'innovazione ha portato anche alla possibilità di svolgere alcuni controlli in telemedicina. L'impianto cocleare richiede una prestazione sanitaria importante, un intervento chirurgico, ma, per l'efficacia completa di questo intervento e per una soddisfazione del paziente, è necessario eseguire per tutta la vita una serie di controlli clinici e tecnici, sedute riabilitative, il mappaggio e la regolazione individualizzata, insieme a costanti visite audiologiche. Ovviamente, la telemedicina non sostituisce e non può sostituire il rapporto di fiducia tra medico e paziente, ma può essere un'opportunità. E vengo, quindi, alla richiesta.
Agenas si è già pronunciata in merito alle opportunità offerte dalla telemedicina, scrivendo delle raccomandazioni che sono già state approvate in Conferenza Stato-regioni. Non esiste, però, ad oggi, un codice identificativo che consenta di includere, insieme alle prestazioni che ho citato, la prestazione a distanza, in telemedicina. Quindi, la domanda è molto semplice: se intendiate raccogliere le sollecitazioni provenienti da Agenas in Conferenza Stato-regioni e aggiungere questo codice T00, affiancandolo alle prestazioni che già sono inserite nel nomenclatore e per le quali sono previsti anche dei rimborsi, e quali sarebbero, eventualmente, i tempi per l'inserimento di questa prestazione importante, che sarebbe fondamentale per consentire ai pazienti di conciliare meglio i loro tempi di vita e di lavoro, ma anche, in alcuni casi, per alleggerire il rapporto e la presenza all'interno delle strutture ospedaliere, in quanto la prestazione a distanza, la telemedicina, consente anche una diversa impostazione del lavoro all'interno delle strutture pubbliche.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza urgente dell'onorevole Gadda si rappresenta quanto riferito dall'Istituto superiore di sanità.
Gli impianti cocleari sono costituiti da una componente interna e da una esterna. La componente interna (impiantata mediante un intervento chirurgico) è, a sua volta, costituita da un sottilissimo filo metallico, con un numero variabile di elettrodi, che si inserisce nella coclea del paziente, da un corpo e un magnete che si posizionano sotto la pelle e da un magnete posizionato al di sopra e dietro, rispetto al padiglione auricolare.
Intanto, è sicuramente importante sottolineare che i portatori di impianti cocleari eseguano regolari controlli. Questi sono fondamentali per garantire prestazioni ottimali e un'adeguata aderenza alla terapia, e sono utili per verificare problematiche diverse, quali eventuali infezioni nell'area circostante l'impianto, il rigetto dell'impianto da parte del corpo, la compressione del ricevitore, danni o spostamenti degli elettrodi.
Con riferimento alle attività di controllo e di monitoraggio, che attualmente sono previste in presenza, la linea guida pubblicata nel “Sistema nazionale linee guida, 2024” indica, in riferimento alle attività di monitoraggio, che la gestione post-operatoria del follow-up del paziente sia gestita da un adeguato team del centro impianti cocleari, in grado di offrire un programma cadenzato di follow-up chirurgico, tecnico, audiologico e foniatrico/logopedico, per accompagnare il paziente attraverso il raggiungimento e mantenimento del risultato funzionale, con presa in carico permanente.
Ciò premesso, lo sviluppo delle tecnologie attuali consente certamente di monitorare in remoto tali dispositivi, anche se al riguardo è necessario sottolineare che non esiste uno standard del settore, ma ogni fabbricante sviluppa la propria soluzione tecnologica.
Pertanto, proprio a causa di queste differenze, risulterebbe necessario analizzare a fondo ogni singolo dispositivo, prodotto da fabbricanti diversi, al fine di verificare se le procedure di controllo a distanza siano funzionalmente equivalenti a quelle eseguibili in presenza. Inoltre, considerati i possibili rischi di vulnerabilità dei diversi sistemi sviluppati autonomamente dai vari produttori, sarebbe altresì importante elaborare e garantire adeguati strumenti e livelli di cybersecurity nelle soluzioni di monitoraggio da remoto.
In conclusione, se risulta evidente che una serie di prestazioni siano fondamentali da effettuarsi in presenza e con il supporto di adeguati professionisti sanitari, risulta altresì evidente che un'altra serie di controlli possano essere effettivamente erogati anche da remoto e, pertanto, se ne auspica una futura standardizzazione dei processi, al fine di porre in essere ogni utile iniziativa per definirne i relativi codici di prestazione. A tal riguardo, il Governo dedicherà la dovuta attenzione allo studio di una soluzione possibile e adeguata.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, no, non mi posso sentire soddisfatta rispetto al suo riscontro, perché è difficile nelle sue parole intravedere un percorso concreto con delle tempistiche. Concordo con lei rispetto all'importanza di avere un follow-up in presenza a seguito dell'intervento chirurgico, ma, come ho detto in premessa, noi abbiamo bisogno anche di seguire il paziente nelle sue tante fasi della vita e agevolare il rapporto con tanti controlli che possono essere effettuati in un arco temporale più lungo, che non è soltanto quello post-degenza e post-operatorio.
È vero, non esistono degli standard di settore e aggiungo un ulteriore elemento: ad oggi, nel nostro Paese, è anche molto difficile quantificare con dei dati istituzionali l'entità del fenomeno, perché quando parliamo di sordità grave, di sordità profonda, a questo tema dobbiamo aggiungere anche altre entità di sordità che comunque hanno un impatto nella vita quotidiana delle persone. Il 3 marzo si è festeggiata e si è ricordata la Giornata mondiale dell'udito e i dati che l'Organizzazione mondiale della sanità ci ha dato sono anche preoccupanti, se pensiamo alle prospettive future.
Oggi un quinto delle persone - questo ci dice l'Organizzazione mondiale della sanità - ha problemi di udito di diversa entità, e da qui al 2050, anche per una serie di concause (per i nostri stili di vita che sono cambiati e per l'utilizzo sempre maggiore di dispositivi, di cuffie, insomma, quello che le persone incontrano nella loro quotidianità), questo “un quinto” potrebbe diventare addirittura un quarto, come ci ricorda l'Organizzazione mondiale della sanità.
Quindi, le faccio una proposta, che è anche una richiesta proveniente da tante associazioni: facciamo un osservatorio che possa essere utile anche per andare nella direzione che lei ha auspicato, l'individuazione di standard nel settore. Un osservatorio in cui possano essere coinvolte anche le aziende che producono questi impianti, per trovare non soltanto degli standard condivisi, ma anche delle linee guida in generale per affrontare i problemi uditivi nelle tante fasi della loro vita. Ci sono dei problemi uditivi che compaiono alla nascita, e, quindi, qui è importante mantenere una diagnosi neonatale, una diagnosi precoce.
Però dobbiamo monitorare anche le evoluzioni che possono intervenire nelle diverse stagioni della vita, perché l'impianto cocleare, ormai, grazie anche alla ricerca, alla tecnologia, all'innovazione e alle competenze raggiunte, non viene più inserito soltanto in pazienti di giovane età, ma può essere uno strumento previsto anche per pazienti di età maggiore. Quindi, questo osservatorio potrebbe essere anche utile per avere insieme delle statistiche consolidate e anche delle definizioni consolidate, perché tradizionalmente le persone, quando pensano alla sordità, pensano alla sordità segnante.
Però oggi noi, quando parliamo di impianti cocleari, abbiamo anche un tema diverso, che è quella sordità emancipata, che consente alle persone non soltanto di sentire, ma anche di poter comunicare e di avere una vita quotidiana normale, fatta di studio e di lavoro. Quindi, credo che sia nell'interesse di tutti noi andare in questa direzione. Credo che la sua risposta debba avere dei tempi un po' più rapidi, perché abbiamo tutte le opportunità e tutte le facoltà per inserire queste prestazioni all'interno dei LEA, lasciando l'autonomia decisionale e legando il rapporto paziente-medico alle attività in presenza.
Ma togliere questa opportunità di controllo da remoto credo non vada nella direzione di un sistema sanitario efficiente ed efficace, sia nel rapporto con il paziente, ma anche nella gestione del modello organizzativo che il nostro sistema sanitario prevede. Inserire questo codice T00 insieme alle prestazioni inserite già nel nomenclatore credo sia un elemento di civiltà e un'opportunità che non possiamo perdere. Quindi, le chiedo veramente di trovare una soluzione che non possa essere quella che purtroppo ha dato oggi, perché nella sua risposta di oggi è difficile dare a queste persone, ma anche ai medici impegnati su questo fronte, una visibilità rispetto ai tempi di attuazione.
(Iniziative per rafforzare l'efficienza dei servizi pubblici locali e intendimenti in relazione al prossimo disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza - n. 2-00555)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marattin e Schullian n. 2-00555 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Marattin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Buongiorno, Sottosegretaria. Sottosegretaria, lei lo ha visto il film Qualunquemente con Antonio Albanese? No? Lo veda, è carino. C'è la parte in cui il maggiore della Finanza, dei Carabinieri, va al ristorante e chiede lo scontrino, la ricevuta fiscale, e tutti si fermano, anche proprio nel paese, e dicono: “Ma cos'è lo scontrino?”. Ora, al di là di questo, in realtà in Italia la stessa cosa accade quando uno nomina le gare. Quando uno nomina le gare, Maurizio, le gare. Quando facciamo la gara per qualcosa, dicono, sia a destra che a sinistra: “La gara? Ma che è la gara? Ma che siamo matti? La gara?”. Ora, l'oggetto di questa interpellanza non è per fare gli estremisti, perché poi l'estremismo, diceva qualcuno, è la malattia infantile…
Gli affidamenti in house a volte funzionano. Laddove un ente locale dice: “Senti, questo servizio lo fa l'azienda pubblica controllata al 100 per cento, lo permette la normativa europea”. Quando funzionano, è un bene. Poi ci sono gli estremisti che dicono: “No, gara sempre”. A rigor del vero, se funziona tanto bene non dovrebbe aver paura di fare la gara. Però, sappiamo di vivere in un Paese dove, se nomini la gara, si ferma tutto e dicono: “Ma che lingua è questa?”. Quindi, facciamo i pragmatici. Le chiediamo in questa interpellanza quanto segue.
Fra le raccomandazioni annuali dell'Autorità Antitrust - quelle che notoriamente, sapete, quando balla il tavolo, vengono messe sotto per evitare che il tavolo balli - ce n'è una che dice: “Scusate, abbiamo fatto un monitoraggio. Ci sono un sacco di affidamenti in house che non funzionano, che danno servizi scadenti al cittadino”. Lo si può misurare, non è un'affermazione ideologica. Lo abbiamo misurato. L'Autorità Antitrust è indipendente, non è che si può dire: “È la destra, la sinistra, il centro”. Questi affidamenti non funzionano, danno dei servizi scadenti, perché, diciamocelo, spesso queste aziende servono solo a trovare il posto al politico che non è più ricandidato o che non è più rieletto.
Allora, l'Autorità Antitrust dice: “Governo, possiamo, per favore, fare qualcosa per questi casi? Cioè, laddove gli affidamenti in house danno un servizio terribile ai cittadini, possiamo, nella prossima legge sulla concorrenza che state preparando, dire: No, scusate, lì c'è un meccanismo obbligatorio che deve portare alla gara?”.
Allora, la domanda è semplice. Non è da estremista del mercato dire: “Per favore, fate le gare sempre”, anche se le devo confessare che un po' lo penso. Però prendiamo le segnalazioni dell'Antitrust: laddove c'è un sopruso, perché di sopruso si tratta, perché se io, politica, preferisco tenermi un'azienda che funziona male perché se chiamo mi fa un favore, se chiamo per assumere me lo fa, se c'è un politico a cui devo trovare un posto glielo do, però al cittadino non funzionano i servizi relativi all'acqua, ai rifiuti e ai trasporti, se siamo in questo caso, possiamo qui, da Roma, dal Governo e dal Parlamento, prendere iniziative per fare obbligatoriamente una gara, in modo che migliori il servizio ai cittadini?
Questa è la domanda: avete intenzione di affrontare il problema nella prossima, imminente legge sulla concorrenza o no?
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Ponte sul Marecchia”, che arrivano da Verucchio, in provincia di Rimini, e che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Benvenuti alla Camera dei deputati.
La Sottosegretario di Stato, Sandra Savino, ha facoltà di rispondere.
SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli interpellanti, in primo luogo, mi preme informare l'onorevole interpellante in merito alla tempistica che riguarda l'adozione del prossimo disegno di legge per la concorrenza.
Nello specifico, nel ricordare che questo Governo ha mantenuto, per ben due anni, l'impegno di adottare un disegno di legge annuale per la concorrenza, anticipo che quest'anno l'obiettivo è ancora più ambizioso. La milestone impone, infatti, tempi ancor più stringenti dei precedenti, considerato che il DDL Concorrenza (anno 2024) deve essere sottoposto all'esame parlamentare entro il prossimo mese di giugno.
Ebbene, colgo questa occasione per anticipare che saremo in grado di rispettare anche quest'anno la scadenza prevista. Quindi, per rispondere alla domanda posta dall'onorevole interpellante, non solo confermo che si sta già lavorando al nuovo schema del disegno di legge, ma anche che il tema dei servizi pubblici locali e regionali sarà oggetto dell'intervento del Governo. L'analisi puntuale e le relative proposte di riforma concorrenziale, che sono alla base delle segnalazioni dell'AGCM, sono state il punto di partenza della riflessione e dell'approfondimento istruttorio in corso tra tutte le amministrazioni interessate, così come i risultati emersi dalle indagini fatte dall'ANAC, che, come riferito, ha riscontrato un elevato tasso di inottemperanza all'obbligo di adozione e pubblicazione delle relazioni sul monitoraggio fatto dagli enti locali.
È certamente comune a tutti, Governo e Parlamento, l'obiettivo di tutelare il diritto degli utenti a servizi pubblici locali e regionali concorrenziale, ma anche e soprattutto ad andamenti gestionali che siano rispettosi dei principi di economicità, efficienza, qualità e sicurezza. Rassicuro, dunque, l'onorevole interpellante in merito al fatto che, come dallo stesso richiesto, si sta lavorando al fine di prevedere misure volte a garantire e assicurare che l'andamento gestionale dei predetti servizi pubblici sia soddisfacente, soprattutto quando i predetti servizi sono affidati a società in house, nonché a consentire di adottare le azioni opportune e le iniziative utili a far fronte alle inefficienze che emergono in modo palese dalle attività di ricognizione svolte.
In questo senso, posso anticipare che le misure correttive proposte dall'Autorità, che comportano interventi sulla disciplina del decreto-legge n. 201 del 2022, sono condivisibili e sono già oggetto dell'istruttoria che è attualmente in corso tra i Ministeri interessati.
Aggiungo, infine, che sono state già avviate anche le necessarie interlocuzioni con la Commissione europea in merito ai contenuti del DDL Concorrenza, considerando che la stessa Commissione - come è noto - è chiamata a valutare la proposta normativa e i suoi contenuti ancor prima dell'avvio dei passaggi formali, ossia l'esame da parte del pre-Consiglio, le successive deliberazioni del Consiglio dei Ministri e la presentazione alle Camere del disegno di legge.
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Lei ha preso un impegno. Fra gentiluomini e gentildonne si crede alla parola, soprattutto quando è data a nome del Governo. Quindi, io le credo e sono soddisfatto. Però facciamo così. Potrà sembrare strano ai ragazzi che ci seguono, ma ogni tanto in politica si mente. Lo so che siete stupiti, ma può darsi che si dica… Facciamo così: se il prossimo disegno di legge sulla concorrenza conterrà - come lei ha detto - iniziative specifiche per intervenire in questo senso, daremo atto che la parola data è stata rispettata; se non le conterrà, facciamo che, la prossima volta che viene una scolaresca qui alla Camera, gli facciamo vedere non solo Qualunquemente, ma anche L'ora legale, il film di Ficarra e Picone. Questo perché - ragazzi -, se volete capire come funziona questo Paese, guardatevi, oltre che Qualunquemente, anche il bel film L'ora legale di Ficarra e Picone.
(Iniziative di competenza, anche tramite Cassa Depositi e Prestiti, in ordine alle scelte strategiche di Euronext relative a Borsa Italiana - n. 2-00568)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Casasco ed altri n. 2-00568 (Vedi l'allegato A).
Chiedo all'onorevole Casasco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buongiorno, gentile Sottosegretario. Consob celebra oggi, all'Università Bocconi di Milano, il cinquantesimo anniversario. In questi cinquant'anni, l'economia italiana ha vissuto un periodo straordinario di crescita e trasformazione. Sono cinquant'anni di progresso, che hanno consentito al Paese di diventare la seconda manifattura europea, il quarto esportatore mondiale e lo standard di riferimento per qualità dei prodotti e delle tecnologie in molti settori. Mantenere e rafforzare le posizioni raggiunte richiede, per sviluppare la nostra eccellenza imprenditoriale, il contributo di un'infrastruttura borsistica avanzata, funzionale all'obiettivo di far crescere anche dimensionalmente il nostro tessuto industriale.
Questo anniversario cade in un periodo critico per il sistema europeo che deve affrontare delicate sfide geopolitiche, migliorare la propria competitività, effettuare un balzo importante nell'innovazione tecnologica. Ciò richiede di rivisitare conseguentemente la propria strategia industriale complessiva.
Per finanziare la crescita, investire nell'innovazione e nella trasformazione dei sistemi di processo e di produzione, è necessario avere accesso ad un mercato dei capitali ampio e liquido. L'importante mole del risparmio italiano deve trovare uno sbocco efficace per contribuire, dunque, allo sviluppo delle imprese. In quest'ottica, nel 2021, la Borsa di Milano è entrata a far parte del gruppo Euronext, secondo un'impostazione federale, garantendo così le componenti esistenti di Milano e gli interessi nazionali, preservando la propria integrità funzionale.
Gli sviluppi attuali parrebbero scostarsi dal progetto originario. Alcune importanti funzioni, quali, ad esempio, la vigilanza real time e la vigilanza post-trade, verrebbero trasferite all'estero. È importante che vengano preservate, inoltre, le funzioni autorizzative e di listing azionario e obbligazionario.
Occorre ribadire, dunque, l'importanza di fornire alle imprese i capitali per la prossima fase di sviluppo e investimento. In questa fase, l'infrastruttura di borsa è assolutamente cruciale allo sviluppo. La Borsa di Milano, parte integrante del gruppo Euronext, è un'infrastruttura essenziale che aiuta le imprese italiane a raccogliere capitale presso gli investitori. Il gruppo Euronext nasce come gruppo federale - lo sottolineo, federale - e non come gruppo accentrato a Parigi e questo anche per meglio servire le imprese italiane.
Anche la costituzione del Capital market union, che da europeisti convintamente sosteniamo, prova a tenere conto della specificità della struttura imprenditoriale italiana, costituita da imprese di minor dimensione e dall'esigenza di promuovere la crescita dimensionale.
Va, pertanto, evitata la maggiore emigrazione di funzioni di Euronext da Milano a Parigi o ad Amsterdam, almeno finché un quadro di direzione europeo non venga definito, di concerto anche con il Governo italiano.
Una proposta potrebbe essere che Milano diventi hub europeo per la fornitura di capitale di rischio alle PMI. L'Italia è il Paese delle PMI e le ha sempre difese in Europa.
Si propone, ad esempio, di indirizzare Euronext, affinché Milano sia al centro dei listing europei e di tutte le small cap e le mid cap europee, per esempio, tutte le imprese con capitolazione sotto un miliardo di euro di capitalizzazione. Questo anche in connessione con le attività del private equity, che si stanno ben sviluppando e che trovavano o possono trovare nella borsa l'exit strategy dei loro investimenti ed anche per sostenere gli investimenti dei fondi pensione e delle casse di previdenza, che sono attori fondamentali dell'economia del nostro Paese.
A tal fine, ricordiamo che CDP è uno degli azionisti rilevanti del gruppo Euronext e che, pertanto, ha la possibilità e anche il dovere di suggerire al CdA di Euronext scelte idonee. Ricordo che l'amministratore delegato è francese.
Alla luce di questo, riteniamo che CDP possa e debba scegliere candidati idonei - e aggiungo di alta professionalità - alla composizione del board di Euronext, per garantire che il risparmio vada a sostegno dell'economia reale italiana e dell'occupazione italiana. Si rammenti, inoltre, che il risparmio degli italiani è un risparmio importante nella dimensione e che costituisce - mi si consenta - materia prima del Paese. Esso va, quindi, indirizzato verso l'economia reale, seguendo le libere scelte degli italiani e tenendo conto della loro attitudine specifica al rischio.
Il Piano strategico 2025-2027 “Innovate for Growth 2027” di Euronext, a giudizio degli interroganti, sembrerebbe evidenziare la centralizzazione di funzioni decisionali a scapito di Milano e a favore delle altre piazze finanziarie, confermando un trend che, nel corso del 2024, aveva dato vita al primo sciopero europeo del personale della Borsa italiana, al quale è seguita una convocazione da parte del Governo per il tramite del Ministro delle Imprese e del made in Italy.
Tali azioni, sempre a giudizio degli interpellanti, sembrano evidenziare l'idea di un gruppo di Borse oggi federate a favore, invece, di un gruppo centralizzato, ponendo per l'Italia anche un eventuale problema nell'esercizio dei poteri di vigilanza da parte dell'Autorità preposta.
Pertanto, le chiedo quale sia l'intendimento del Governo in merito a quanto riportato e se non intenda assumere iniziative, anche attraverso l'azione dell'azionista Cassa depositi e prestiti e dei suoi rappresentanti nel board di Euronext.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Sandra Savino, ha facoltà di rispondere.
SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. In relazione all'interpellanza in oggetto si rappresenta quanto segue. È bene, anzitutto, premettere che Euronext è una società quotata di diritto olandese e Cassa depositi e prestiti Equity detiene una quota pari a circa l'8 per cento e fa parte dei cosiddetti reference shareholders ovvero gli azionisti di riferimento, che detengono complessivamente circa il 23,4 per cento del capitale, mentre il resto è detenuto dal mercato.
Nel merito, è in primo luogo opportuno premettere che la valorizzazione dei mercati finanziari e, quindi, anche delle sedi di negoziazione e infrastrutture finanziarie italiane, rappresenta una priorità strategica per il Governo.
Tale aspetto risulta dimostrato da quanto già realizzato con la cosiddetta legge Capitali (legge 5 marzo 2024, n. 21), nella quale - oltre a molte misure in favore dei mercati - è stata prevista una delega per una riforma della legislazione finanziaria, diretta a creare un ambiente regolamentare più idoneo a favorire lo sviluppo di mercati sempre più robusti e profondi, nella consapevolezza che ciò crei benefici sia sul tessuto produttivo sia sugli investitori.
Tra gli obiettivi della legge Capitali e della futura riforma dell'ordinamento finanziario vi è quello di rendere le sedi di negoziazione italiane più attraenti e competitive, incentivare la quotazione e la permanenza sui mercati delle imprese italiane, nonché favorire la crescita delle imprese tramite passaggi dai mercati junior a quelli regolamentati, secondo le direttive che il Parlamento ha impartito al Governo tramite gli ulteriori criteri e principi di delega approvati.
Agli interventi già effettuati sulla normativa primaria, su iniziativa governativa, tramite la legge Capitali, ne hanno fatto seguito, secondo una logica di sistema e di coordinamento che non può che essere apprezzata, altri di tipo regolamentare deliberati dalla Consob e dalla stessa Borsa Italiana.
A titolo di esempio è possibile citare quelle misure, varate nei rispettivi ambiti e secondo le proprie competenze dalla Consob e da Borsa Italiana che, nel corso del 2024, hanno progressivamente portato il Mercato telematico delle obbligazioni a risultare maggiormente competitivo rispetto a quei mercati esteri che, storicamente, risultavano più attraenti per le emissioni obbligazionarie di emittenti italiane, grazie a costi più bassi e processi più semplici.
Le nuove emissioni, così come i “rimpatri” di collocamenti effettuati in passato presso altre piazze finanziarie, rappresentano un segnale positivo.
Analogamente positive sono da ritenersi alcune operazioni che, all'interno del gruppo Euronext, hanno portato ad una maggiore valorizzazione degli asset italiani, dando seguito agli impegni contrattuali sottoscritti comunicando al mercato una roadmap per la graduale integrazione e valorizzazione degli asset italiani di Borsa Italiana, unitamente alla quantificazione delle sinergie. Segnatamente: la valorizzazione della controparte centrale italiana; il trasferimento della Funzione finanza di gruppo a Milano; la migrazione del Core Data Center del gruppo dal Regno Unito all'Italia, con la costruzione del polo di Bergamo; il potenziamento del ruolo di Elite, che da piattaforma nazionale destinata alle società emittenti ad alto potenziale di crescita è diventata protagonista delle attività di advocacy per le PMI per tutto il gruppo, anche a fronte della concreta possibilità di quotazione sui diversi listini offerti dal gruppo; MTS è diventata la piattaforma di riferimento del gruppo per il fixed income trading; nel 2023 MTS è stata, inoltre, nominata piattaforma di riferimento per lo scambio dei titoli di debito dell'UE.
Per quanto riguarda il business plan del 2027 presentato da Euronext al mercato lo stesso 8 novembre 2024, esso è tra l'altro focalizzato sulla crescita organica di Euronext, specialmente nei segmenti non-volume related, dove gli asset del gruppo Borsa Italiana rappresentano una risorsa importante per l'intero gruppo Euronext e non emergono evidenze riguardo il trasferimento di funzioni rilevanti da Milano verso altri mercati del gruppo Euronext né cambiamenti sostanziali rispetto al “modello federale” che ha caratterizzato il gruppo Euronext.
In secondo luogo, in merito ai possibili rischi di “centralizzazione” e conseguentemente “allontanamento dai territori di riferimento”, rilevato che in concreto non risultano azioni in tal senso, è opportuno evidenziare che, ai sensi della disciplina europea di riferimento in materia di vigilanza sulle sedi di negoziazione, le attività di direzione e coordinamento di tali entità debbano essere localizzate presso la giurisdizione ove opera detta infrastruttura, indipendentemente da quale sia la sede legale della capogruppo, al fine di prevenire il cosiddetto fenomeno della “Letter Box Entity” e così da garantire efficace e concreta attività di vigilanza.
Pertanto, anche alla luce della partecipazione di Consob al Collegio dei regolatori di Euronext, organo di controllo e sorveglianza delle attività regolamentate del gruppo, allo stato, appare decisamente contenuto il rischio che si possa effettivamente concretizzare un più arduo esercizio delle funzioni di vigilanza da parte delle Autorità nazionali preposte a tale attività.
In conclusione, pur vedendo con favore quanto prima richiamato circa gli interventi - ed i conseguenti risultati - effettuati in attuazione del precedente piano industriale e quelli realizzati a valle, in coordinamento con le misure della legge Capitali, l'attenzione dell'Esecutivo su di una infrastruttura nevralgica, quale è Borsa Italiana, resta massima, così come l'intenzione, qualora se ne ravvisassero le esigenze, di intervenire con tutte le leve e gli strumenti a propria disposizione, per fare sì che interessi privati e pubblici possano continuare ad essere allineati tra loro.
Pertanto, in merito alla finalizzazione degli impegni già assunti e agli ulteriori sviluppi - che dovranno essere improntati ad una logica di sviluppo di lungo periodo del gruppo Borsa -, il Governo e il Ministero dell'Economia e delle finanze potranno e continueranno a vigilare, al fine di monitorarne l'attuazione e la concreta declinazione.
A tal riguardo rileva anche ricordare il ruolo che in questo contesto può svolgere la partecipazione nel gruppo Euronext di Cassa depositi e prestiti.
PRESIDENTE. L'onorevole Casasco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio per le risposte fornite dalla Sottosegretaria. Capisco e mi rincuora che il tema sia giustamente presidiato, sia politicamente che tecnicamente. In queste ultime ore, in perfect time con la nostra interpellanza, come si apprende da organi di stampa, sembra che Euronext abbia preso la decisione di trasferire sul depositario centrale di Borsa Italiana la piattaforma settlement del trading azionario di Parigi, Amsterdam e Bruxelles.
Da sempre, però, il depositario centrale più rilevante di Euronext è Milano. Il trasferimento della piattaforma di settlement non rappresenta, quindi, un vero vantaggio, essendo stata, peraltro, la macchina progressivamente automatizzata. Così, quando ci dice, Sottosegretario, che a Bergamo verrà concesso il deposito della centrale dei dati, è certamente una forma statica e automatizzata. A noi serve sviluppare su Milano e mantenere, soprattutto, su Milano il maggior valore aggiunto, soprattutto a favore delle imprese (come il listing autorizzativo azionario e obbligazionario), senza diminuire la forza e la potenzialità di vigilanza e di compliance di Consob e di Banca d'Italia.
Questo è importante. Il problema non è la sede legale, il problema è centralizzare le funzioni di maggior rilievo su un'altra piazza, anziché a Milano, e depotenziare la capacità funzionale di alto livello, di top management, come sta avvenendo oggi sulla Borsa di Milano.
Serve sviluppare, quindi, a Milano un maggior valore aggiunto delle funzioni, soprattutto, nell'attrattività dei capitali a favore delle piccole e medie imprese che si vogliono quotare senza passare direttamente per questa capacità autorizzativa che non solo è centralizzata in un altro Paese ma, soprattutto, viene meno a quello che era l'accordo stipulato nel 2021, in cui il sistema di Euronext era confederale e non centralizzato. È inutile che ci diano la centrale dati, che si parli oggi del trasferimento della piattaforma di settlement sul trading azionario, quando le funzioni vere potrebbero essere svuotate. E, seppure non risulta all'evidenza, è meglio prevenire, anziché preoccuparci dopo.
Serve, quindi, sottolineare la necessità di un preciso monitoraggio delle scelte di Euronext, del quale CDP è azionista di rilievo anche attraverso la scelta - e questo sì è importante - di un rappresentante italiano di alto livello, di alta capacità e competenza (che sarà fra qualche mese credo), capace di rappresentare le necessità di un'economia di imprese, medie e piccole, e di un popolo di risparmiatori.
Perché, è vero, il risparmio italiano è la nostra vera risorsa e, attraverso la Borsa di Milano, oggi all'interno di Euronext, con un amministratore delegato, ovviamente, francese, abbiamo la necessità di portare una competenza italiana forte che sia certamente all'interno dell'Europa, come noi la intendiamo, e non nell'interesse, ovviamente, di una sola borsa o di un paio di borse.
Risulta importante quindi assicurare che - come da accordi iniziali che portarono all'ingresso di Borsa Italiana all'interno del gruppo Euronext - il tutto avvenga in un gruppo a matrice federale e non a matrice concentrata, nel quale si perderebbero sicuramente alcune funzioni di prossimità all'economia e al risparmio, e si determinerebbe un depotenziamento della vigilanza di Banca d'Italia e di Consob, soprattutto, sui listing azionari e obbligazionari, anche con riferimento alla capacità di vigilanza dei nostri sistemi nazionali.
(Iniziative di competenza in sede internazionale al fine di fare piena luce sulla strage di Ustica - n. 2-00566)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Maria ed altri n. 2-00566 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato De Maria se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non è il primo atto di sindacato ispettivo assunto sulla strage di Ustica; la scelta di assumerne un ulteriore - anche con la forma dell'interpellanza urgente - è legata al fatto che la procura di Roma, come abbiamo letto sugli organi di informazione, ha richiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla strage di Ustica che era stata riaperta nel 2008. E' una scelta che ci preoccupa molto; è, peraltro, una scelta che la procura motiva - sempre da quanto abbiamo letto dagli organi di informazione - confermando lo scenario di una battaglia aerea nei cieli del Paese (il 27 giugno 1980), quando fu abbattuto il DC9 Itavia, ma chiarendo che non ci sono state le condizioni per acquisire, da Paesi amici dell'Italia, le informazioni necessarie per fare piena luce su quella strage.
Io penso che non dobbiamo rinunciare, come istituzioni, a cercare la verità e la giustizia sulla strage di Ustica. Lo abbiamo ribadito anche in una manifestazione che abbiamo fatto domenica davanti al museo dove sono conservati i resti del DC9, con tanti cittadini bolognesi, con la presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Daria Bonfietti, e tanti familiari.
Voglio ancora ringraziare per l'impegno il figlio di Andrea Purgatori, quel giornalista cui si deve tanto nella lotta per la verità per la strage di Ustica.
Credo che questa battaglia per la verità e la giustizia sia intanto un dovere morale verso quelle 81 vittime, verso i loro familiari, ma anche un nostro dovere per la dignità del nostro Paese. Il 27 giugno 1980 è stata infatti violata la nostra sovranità nazionale e chiedere, oggi, che si faccia piena luce su quello che è accaduto è un modo per difendere, oggi, l'onore e la dignità dell'Italia.
PRESIDENTE. Risponde all'interpellanza la Sottosegretaria Sandra Savino.
SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli interroganti, la sera del 27 giugno del 1980 venne scritta una delle pagine più dolorose e buie della storia del nostro Paese.
Come è noto, nel corso dei decenni, è stato svolto dall'autorità giudiziaria, dai Ministeri competenti e dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta un lungo lavoro finalizzato alla ricerca della verità.
Le indagini relative alla vicenda di Ustica hanno comportato fin dall'inizio lo svolgimento di un'articolata e rilevante attività di cooperazione giudiziaria internazionale. Nel quadro di tale attività il Ministero della Giustizia ha sempre prontamente risposto e dato seguito alle richieste di assistenza formulate dall'autorità giudiziaria italiana trasmettendo, a partire dal 2009, le rogatorie internazionali disposte dalla competente procura.
In particolare, sono state richieste alle competenti autorità francesi notizie sull'attività di volo degli aerei di stanza nelle basi di Solenzara e Sartène, sulla localizzazione della portaerei della Marina nazionale francese (Foch) e della relativa rotta di navigazione, sulla partecipazione ad esercitazioni militari combinate, a partire dall'esercitazione “Demon Jam V”, nonché l'invio di tutta la rilevante documentazione.
Come riferito dal competente Ministero della Giustizia, la Francia ha accolto le richieste di rogatorie e ha consentito ai pubblici ministeri delegati per l'investigazione di partecipare direttamente allo svolgimento degli atti consistiti nell'esame di diversi soggetti che, all'epoca dei fatti, prestavano servizio presso la base francese di Solenzara.
Per parte sua anche il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha sempre offerto la massima collaborazione alla magistratura e alle altre amministrazioni dello Stato.
Nell'interlocuzione con le autorità francesi sulla vicenda, portata avanti anche attraverso il magistrato di collegamento presso l'ambasciata italiana a Parigi, l'obiettivo è sempre stato quello di rassicurare ogni possibile supporto all'autorità giudiziaria italiana al fine di far emergere la verità sulla vicenda.
La Farnesina ha avviato dal 2014 una complessa opera di ricognizione e di trasparenza, coinvolgendo le ambasciate e gli uffici dell'amministrazione centrale e l'archivio storico-diplomatico. Ciò al fine di reperire tutta la documentazione relativa alle stragi occorse tra il 1969 e il 1984, dare luogo alla materiale declassificazione e versare il tutto nell'archivio centrale dello Stato.
La ricognizione documentale sulla strage di Ustica ha portato a quattro versamenti all'archivio centrale dello Stato, effettuati tra l'agosto del 2014 e l'aprile 2016.
Per tenere viva la memoria della tragedia di Ustica e dei casi giudiziari che hanno segnato la storia del nostro Paese ricordo che è in vigore il Protocollo per la conservazione e la valorizzazione degli atti dei processi di interesse storico, rinnovato nel maggio del 2023.
Si tratta di un programma organico di descrizione e digitalizzazione dei documenti relativi ad alcuni tra i più importanti procedimenti giudiziari della storia processuale italiana, con il coinvolgimento della “Rete per gli archivi per non dimenticare”. Uno dei primi progetti è stato dedicato proprio alla strage di Ustica.
Chiudo sottolineando come la memoria di questa ferita aperta continui a sollecitare solidarietà e impegno comune da parte delle istituzioni.
Per rispondere a questo bisogno di verità e giustizia il Governo è pronto a compiere tutti i passi necessari, a fronte dell'emergere di nuovi elementi, che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente, purtroppo, sono molto insoddisfatto. Non ne faccio responsabilità alla Sottosegretaria che, fra l'altro, appartiene a un Ministero non interessato in merito, quindi immagino abbia letto un testo che le è stato fornito.
Intanto a me erano noti i passi che sono stati compiuti negli anni, peraltro da altri Governi. La nostra interrogazione - peraltro, seconda firmataria è direttamente la segretaria del PD, Elly Schlein - è stata rivolta oggi al Governo per sapere quali ulteriori azioni il Governo intenda assumere e rispetto a questo non ci è stato detto assolutamente niente; certo, azioni verso Paesi amici dell'Italia, come la Francia e gli Stati Uniti, che possono avere notizie utili per fare piena luce sulla strage di Ustica. Azioni che riguardano prima di tutto la Presidenza del Consiglio, poi certamente il Ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero della Giustizia.
Il generico impegno, che ho sentito al termine del testo che è stato letto, si riferisce a ulteriori nuovi elementi rispetto a conclusioni che ci sarebbero già state; ma non so a quali ulteriori nuovi elementi ci si riferisca.
Noi chiediamo oggi - rispetto al fatto che anche la procura di Roma, da quello che leggiamo, ribadisce sia il fatto che c'è stata una battaglia aerea sui cieli del Paese, sia che bisogna acquisire notizie da Paesi amici dell'Italia - quali azioni intenda assumere oggi il Governo e su questo non è stato detto niente; anzi, temo di aver capito che non si intende assumere alcuna azione.
Quindi ribadisco qui l'appello al Governo. Io penso che sia responsabilità di tutte le istituzioni e prima di tutto del Governo del nostro Paese non rinunciare a fare giustizia sulla strage di Ustica.
(Chiarimenti in ordine al mancato riconoscimento del matrimonio egualitario in Spagna per una coppia italiana che ha contratto l'unione civile e iniziative volte a garantire l'applicazione delle norme di miglior favore nelle ipotesi di trascrizione e riconoscimento degli istituti civili e matrimoniali - n. 2-00569)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sportiello ed altri n. 2-00569 (Vedi l'allegato A).
Prendo atto che la deputata Sportiello rinuncia a illustrare l'interpellanza e si riserva di intervenire in sede di replica.
La Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Sandra Savino, ha facoltà di rispondere.
SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie. In merito a quanto esposto dall'onorevole interpellante è opportuno chiarire preliminarmente che il riconoscimento in un altro Paese di un'unione civile celebrata in Italia tra cittadini italiani dipende esclusivamente dalla legislazione del Paese in cui i connazionali hanno stabilito la loro nuova residenza.
La materia non rientra, infatti, tra quelle di competenza esclusiva o concorrente dell'Unione europea, bensì tra le attribuzioni legislative degli Stati membri. Il modo in cui il diritto interno concepisce forme di unione diverse dal matrimonio varia da uno Stato membro all'altro e si è tradotta, nei singoli ordinamenti interni, in previsioni normative differenti. Il legislatore nazionale ha optato per il modello dualistico, ossia differenziando l'unione civile tra persone dello stesso sesso dal matrimonio. Tale differente statuto giuridico si riflette all'estero con una non automatica sussumibilità dell'unione civile entro il paradigma del matrimonio, anche dove la legislazione interna dello Stato estero di riferimento ammetta il matrimonio tra persone dello stesso sesso. È questo il caso specifico della Spagna - a cui l'interpellanza fa riferimento - dove l'unione civile non è un istituto riconosciuto o previsto dall'ordinamento nazionale, benché alcuni effetti di natura patrimoniale e successoria delle nostre unioni civili possano essere riconosciuti a livello locale, in base alla normativa amministrativa delle singole Comunità autonome.
Questa posizione è stata formalmente confermata dalle autorità spagnole in risposta alla notifica inviata dall'ambasciata d'Italia a Madrid a seguito dell'entrata in vigore, nel 2016, dell'istituto dell'unione civile nell'ordinamento italiano. In tale occasione, le autorità spagnole hanno infatti precisato che l'unione civile italiana non può essere trascritta nei registri di stato civile spagnoli. Alla luce di tale quadro normativo, pertanto, l'unico modo per due persone aventi lo stesso sesso di beneficiare di tutti i diritti derivanti dal matrimonio egualitario nell'ordinamento spagnolo è quello di contrarre matrimonio in Spagna.
A tal riguardo, le sedi consolari possono rilasciare un nulla osta al matrimonio o un certificato di capacità matrimoniale solo ai cittadini che non sono già uniti civilmente, poiché il nostro ordinamento riconosce l'unione civile come vincolo giuridico con effetti specifici. Gli uniti civilmente perdono infatti lo stato libero e la loro scelta si pone come ostativa all'applicabilità dello status e del regime di coppia sposata, in Italia come all'estero, anche laddove lo Stato estero riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Secondo la legge spagnola vigente, una coppia unita civilmente dovrà dunque sciogliere l'unione celebrata in Italia e, successivamente, celebrare matrimonio in Spagna, così da poter beneficiare di tutti i diritti da esso derivanti nell'ordinamento locale. Tale nuova unione produrrà in Italia gli stessi effetti di un'unione civile. Infatti, la legge n. 218 del 1995 stabilisce che il matrimonio contratto all'estero da cittadini italiani con persona dello stesso sesso produce gli effetti dell'unione civile regolata dalla legge italiana.
PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Delusa e insoddisfatta, perché non vi chiedo di fare un'operazione di empatia, ma proprio di immedesimarvi nella situazione di chi si è trovato a nascere nel nostro Paese, a vivere nel nostro Paese e a rispettare quelle che sono le leggi del nostro Paese, che, purtroppo, non prevedono gli stessi diritti per tutte e tutti. Questa è la storia di Ilaria e Francesca che, così come io con il mio compagno e voi con i vostri rispettivi, hanno portato avanti una relazione per tanti anni; una relazione basata sull'amore, sulla costruzione anche di un progetto di vita insieme. Però, a differenza mia e di molti dei colleghi che sono qui in Aula, non hanno potuto contrarre matrimonio nel nostro Paese, come avrebbero voluto, perché la legge non lo prevede. Andare via dal proprio Paese perché il proprio Paese non ti garantisce diritti è veramente una sconfitta per tutti; è una sconfitta anche per noi, comunque la si pensi, in questo Parlamento.
Ma la cosa ancora più dura è dover andare via perché il tuo Paese non ti ha riconosciuto dei diritti, non ti ha permesso di vivere la vita che volevi o, semplicemente, di poter portare avanti il progetto, anche di famiglia, che desideri, e, nonostante tu abbia deciso di andare via, di stravolgere la tua vita, di cambiare Paese, di lasciare i tuoi affetti, di crescere lontano da casa e, magari, anche dalla tua famiglia di provenienza, rimani incastrato in un loop e non puoi sposarti, perché devi tornare in Italia, decidere di sciogliere l'unione civile che hai contratto, che, in realtà, non vorresti sciogliere, per poterti poi risposare dopo mesi in Spagna.
Cioè, mi trasferisco in un altro Paese, avvio con fatica un lavoro, comincio a tessere le mie relazioni e devo fare tutto questo procedimento semplicemente perché sono ancora condannata dal fatto che nel mio Paese non ho potuto contrarre matrimonio e nemmeno all'estero? Ora, capisco che lei mi venga a dire che dipende dalla legislazione di un altro Paese; un altro Paese con cui, però, abbiamo dei contatti, un Paese con cui potremmo instaurare protocolli per poter rendere più facile la vita di chi, semplicemente, vorrebbe portare avanti il proprio progetto di vita.
Non mi sembra una cosa così assurda. Viviamo in un momento storico in cui si pensa l'impensabile, si fanno accordi oltre ogni immaginazione e si tirano fuori progetti che fanno orrore a pensarli - penso a quello sul riarmo -, e non riusciamo a mettere d'accordo due Paesi, che storicamente hanno una vicinanza, per dire: “Guardate, abbiamo un problema, riusciamo a garantire l'istituto di miglior favore alle persone che hanno contratto un'unione civile in Italia, perché avrebbero voluto sposarsi, ma nel nostro Paese non è possibile, e per questo hanno dovuto trasferirsi nel vostro?”.
Non mi sembra, sinceramente, una cosa veramente così complicata da fare, o, quantomeno, potremmo prevedere nel nostro Paese un certificato che possa permettere loro di contrarre matrimonio all'estero senza dover sciogliere l'unione civile che hanno legittimamente contratto, perché quella era l'unica cosa che potevano fare nel nostro Paese. Tra l'altro, l'istituto del miglior favore è anche riportato, come già ho scritto nell'interpellanza, all'interno di fonti dell'Unione europea, in cui si dice che, in alcuni Paesi dell'Unione europea, le unioni registrate sono considerate equivalenti o paragonabili al matrimonio.
Tutti i Paesi che consentono i matrimoni tra partner dello stesso sesso riconoscono generalmente le unioni registrate tra partner dello stesso sesso concluse in altri Paesi dell'Unione europea. Vorrei concludere questo intervento veramente con il grande rammarico di non avere potuto dare risposte soddisfacenti a chi oggi chiedeva una mano tesa dalle istituzioni, quella stessa mano tesa che non hanno incontrato quando hanno scelto di contrarre l'unione civile e avrebbero invece voluto sposarsi.
Allora credo che sia importante concludere con alcune parole che loro stesse hanno voluto che riportassi in quest'Aula: “L'auspicio è che la nostra frustrazione, oggi rappresentata, scuota le coscienze di tutti coloro che, dentro e fuori da quest'Aula, ancora pensano che le unioni civili costituiscano un istituto paritetico al matrimonio per le persone dello stesso sesso. Ebbene, la differenza tra unione civile e matrimonio egualitario non è mera semantica.
Poter definire coniugi le parti dell'unione civile non è assimilare de plano quest'istituto al matrimonio, perché è proprio questa differenziazione - tra chi ha diritto a contrarre matrimonio e chi, come noi, no - la cifra della discriminazione perpetrata. Quanto a noi accaduto è la riprova di tutto ciò, di come la nostra dignità di persone e di cittadine italiane sia stata vilipesa ancora una volta. Il nostro è quindi un invito a meditare e correggere quanto va corretto, affinché storie come la nostra non se ne sentano più, perché la discriminazione perseverante è persecuzione”.
Queste sono le parole di Ilaria e Francesca. Vi prego veramente di porre rimedio a questa storia, che, sicuramente, non fa onore al nostro Paese.
(Elementi in ordine ai rinvii delle udienze conseguenti all'astensione dal lavoro dei magistrati del 27 febbraio 2025, anche rispetto all'attuazione delle riforme PNRR in termini di durata dei procedimenti civili e penali - n. 2-00567)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Calderone e Battilocchio n. 2-00567 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Calderone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Signor Presidente, signor Vice Ministro, una premessa è d'uopo. Condivido le parole pronunciate dal signor Ministro della Giustizia, qualche giorno fa, circa il fatto che lo sciopero dei magistrati sembra essere incompatibile con la funzione stessa dei magistrati. L'esercizio della giurisdizione è una funzione che rende i magistrati compartecipi della sovranità, e lo stabilisce l'articolo 101, al primo comma. Infatti, i magistrati concorrono a costituire uno dei poteri dello Stato e dispongono della Polizia giudiziaria.
Ne deriva che, in via logico-sistematica, i magistrati, a mio modo di vedere, devono prestare la massima attenzione quando esercitano il diritto di sciopero, perché non è uno strumento di autotutela di categoria, o può non diventare uno strumento di autotutela di categoria, ma un indebito tentativo di condizionare altri poteri dello Stato e, più precisamente, il potere legislativo e il potere esecutivo.
Il diritto di scioperare previsto dalla Carta costituzionale all'articolo 40 è, comunque, regolato dalle leggi. Credo che scioperare contro una legge dello Stato, da parte di un ordine dello Stato, sia, come ha precisato il Ministro Nordio, incompatibile con la funzione stessa di magistrato.
Fatta questa premessa, è necessario precisare, per arrivare al cuore della nostra interpellanza, che il PNRR, per la giustizia, ha previsto investimenti per 2 miliardi e 715 milioni di euro, da impiegare nel capitale umano, nell'edilizia e nella digitalizzazione.
Il punto principale è che tutto passa dall'abbattimento delle pendenze dei processi penali e dei procedimenti civili. Quindi, uno sciopero dei magistrati può mettere a rischio il raggiungimento stesso degli obiettivi del PNRR.
La nostra interpellanza chiede di avere notizie, signor Ministro, su quanti procedimenti civili sono stati rinviati a causa dello sciopero e di sapere: quanto sono stati consistenti, come si possono quantificare, mediamente, questi rinvii da un punto di vista temporale; se sono stati quantificati o saranno quantificati i danni per le parti attrici nei procedimenti civili, per l'attore nel procedimento civile, che questi ritardi hanno determinato da un punto di vista oggettivo, si badi; se sono stati quantificati, da parte del Ministero, i tempi medi di rinvio; se sono stati quantificati i procedimenti di lavoro, quando a ricorrere è quasi sempre un lavoratore; se sono stati quantificati, nelle procedure esecutive, i danni ai creditori procedenti e, indirettamente, i favori fatti ai debitori esecutati; se sono stati quantificati gli esborsi relativi a tutti i testimoni che, inutilmente, il 27 febbraio si sono presentati davanti a un giudice che scioperava, per apprendere che, quel giorno, i processi e i procedimenti civili non venivano celebrati; se sono stati individuati e quantificati gli esborsi per i consulenti tecnici che il 27 febbraio si sono presentati e hanno scoperto che il magistrato, che doveva tenere il processo o l'udienza, stava scioperando.
Nel processo penale è ancora più opportuno fare una verifica, signor Vice Ministro. Da raffinato giurista, quale ella è, ricorderà che il noto giurista Francesco Carnelutti amava dire che il processo penale è già una pena per l'imputato. E, allora, qual è il numero dei processi penali che sono stati rinviati il giorno 27, a causa e a cagione dello sciopero dei magistrati? Quale è il tempo medio di rinvio? Sono stati individuati i disagi che questo sciopero ha cagionato a testimoni, a consulenti tecnici, che si sono dovuti presentare al giudice che scioperava, per un'udienza che non si è tenuta?
Sono stati quantificati gli esborsi relativi a tutti quegli imputati, magari dipendenti della pubblica amministrazione, che quel giorno hanno marinato, a questo punto, il lavoro di pubblico impiego, per sottoporsi al giudizio di un giudice che scioperava? Quanti sono stati gli esborsi? Quanti sono stati i danni? E questo è un dato che il sottoscritto - e anche il mio partito - intende conoscere.
Aggiungo: quanti reati si andranno a prescrivere - per ultimare il mio intervento - a causa del rinvio del 27 febbraio? Di tre mesi, cinque mesi? Porto a conoscenza della sua signoria, signor Vice Ministro, che misure di prevenzione in corte d'appello con una sorveglianza applicata - perché, come è noto, è immediatamente esecutiva dopo il provvedimento di primo grado -, alle mie latitudini sono state rinviate pure a dieci mesi, in costanza di applicazione di una misura di prevenzione.
Questo è inaccettabile, signor Vice Ministro. Perché tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e tutti i cittadini rispondono delle proprie azioni davanti alla legge e non ci sono sacche di impunità.
Questi dati, noi intendiamo conoscerli e andremo fino in fondo, signor Vice Ministro, per conoscere questi dati, per capire quanti disagi e quanti danni hanno subito i cittadini italiani a cagione di questo sciopero.
PRESIDENTE. Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie all'interpellante, anzi, agli interpellanti. Innanzitutto, sulla base dei dati comunicati dalla competente articolazione ministeriale, all'astensione del 27 febbraio scorso, indetta dall'Associazione nazionale magistrati contro il disegno di legge costituzionale che riforma la magistratura e riforma l'ordinamento giudiziario, ha aderito il 73,5 per cento dei magistrati in servizio. Per quanto riguarda i magistrati collocati fuori ruolo, a qualsiasi titolo, su 211, vi sono state 19 astensioni, con una percentuale del 9 per cento. Questo è l'unico dato di cui disponiamo nell'immediatezza che, con riferimento all'impatto che l'astensione ha avuto sullo svolgimento dei procedimenti civili e penali, non può essere agevolmente estrapolato, se non interpellando tutti gli uffici giudiziari, tenuto conto del fatto che l'astensione non comporta un automatico rinvio nella trattazione dei procedimenti, dovendosi trattare quelli cautelari, quelli, comunque, con detenuti.
Di conseguenza, non è possibile quantificare, nell'immediatezza, l'impatto finanziario che lo sciopero potrebbe avere avuto sugli investimenti del PNRR del sistema giustizia, oltre a quegli altri temi che sono stati sollevati dall'interrogante.
Con riferimento a questi dati, in uno Stato di diritto come il nostro, che si fonda sul principio della separazione dei poteri, l'astensione rivolta ad un provvedimento legislativo appare espressione di dissenso, quantomeno atipica e, in uno, inopportuna. Non può non leggersi, con dispiacere, l'atteggiamento della magistratura deliberatamente teso alla forte contrapposizione all'azione di Governo.
Sia chiaro: non si tratta di disconoscere ai magistrati, in quanto cittadini, i diritti di libertà, di manifestazione e di partecipazione politica. Ci mancherebbe. Ma è necessario che questi diritti siano esercitati, tutelando i principi, pur essi costituzionali, di imparzialità della magistratura e di leale collaborazione con le istituzioni.
In particolare, il principio di leale collaborazione, che va doverosamente attuato da ciascuno dei soggetti istituzionali, si declina nel rispetto delle prerogative riconosciute a ciascuno degli organi costituzionali nelle opportune sedi di confronto. È il caso di ricordare che la funzione di indirizzo politico compete esclusivamente al Governo e al Parlamento, e non di certo alla magistratura. Le istituzioni, invero, appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse.
Per il buon funzionamento e per il servizio da rendere al Paese, è necessario che ogni istituzione, nessuna esclusa, collabori, ciascuna secondo il proprio mandato costituzionale, anche nella dinamica diversità di opinioni e di visione, esercitando tuttavia capacità di mediazione e di sintesi che sono essenziali per la vita democratica. L'atteggiamento dialogante, sempre auspicabile, presuppone la reciproca legittimazione e il riconoscimento, pure reciproco, delle funzioni e delle prerogative esclusive di ciascuno.
La riforma costituzionale, seguendo i metri dell'articolo 138, è stata scritta secondo le scelte dei padri costituenti e mi sembra opportuna qui - non me ne vorrà l'interrogante - una breve citazione di quanto Meuccio Ruini ebbe a riferire all'Assemblea Costituente il 22 dicembre del 1947, nell'intervento precedente il voto finale alla Costituzione: “Questa Carta che stiamo per darci è, essa stessa, un inno di speranza e di fede. Infondato è ogni timore che sarà facilmente divelta, sommersa, e che sparirà presto. No; abbiamo la certezza che durerà a lungo, e forse non finirà mai, ma si verrà completando ed adattando alle esigenze dell'esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione, che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità. Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento. E così avverrà; la Costituzione”, disse nel 1947, “sarà gradualmente perfezionata e resterà la base definitiva della vita costituzionale italiana. Noi stessi - ed i nostri figli - rimedieremo alle lacune ed ai difetti, che esistono e sono inevitabili”. Questo disse Ruini ed è questo lo spirito della riforma che il Governo, ma ormai il Parlamento dopo il primo voto, propone all'attenzione del Paese.
È chiaro ed è noto che questa riforma è stata scritta per i cittadini, fa parte del programma di Governo ed è stata - ripeto - già votata da un ramo del Parlamento. È per tale ragione che le legittime opinioni della magistratura su temi politicamente sensibili non devono essere espresse scendendo in piazza e, qui, rubo un'espressione a Luciano Violante, come ha riferito nella recentissima audizione in Commissione affari costituzionali al Senato, in cui ha detto che, a suo avviso, il magistrato non deve scendere in piazza, perché scendendo in piazza scontenta l'altra parte della piazza e questo non è, ovviamente, compatibile con il suo ruolo. Quindi, non deve scendere in piazza in modo tale da fare dubitare della sua indipendenza e imparzialità nell'adempimento dei compiti alla magistratura assegnati, l'una e l'altra, indipendenza e imparzialità, essendo valori di rango costituzionale. Provocare tali tipologie di guerre sante, alla fine, costituisce solo occasione di pregiudizio per i cittadini e questo, certamente, non è né buono né giusto.
PRESIDENTE. Prima di ascoltare la replica dell'onorevole Calderone, ho il piacere di salutare le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico economico - liceo economico “Riccati Luzzatti”, di Treviso, che oggi sono in visita alla Camera dei deputati. Benvenuti (Applausi). Stiamo svolgendo interpellanze urgenti e, quindi, sono in Aula i deputati interessati e il Governo che risponde.
Il deputato Calderone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Signor Vice Ministro, sono ampiamente soddisfatto della risposta e delle osservazioni nel segmento che riguarda la precisazione circa la diversità di funzione istituzionale e costituzionale che deve caratterizzare i poteri dello Stato. Lei ha fatto riferimento a un dissenso atipico. Concordo: è un dissenso assolutamente atipico e non è soltanto - mi sia consentito - verificare se si accontenta o no una parte della piazza, ma sono in ballo valori costituzionali. Stiamo discutendo di altissimi valori costituzionali. Immagini, signor Ministro, se dopo una sentenza dal Parlamento o dal Governo non condivisa, il Parlamento andasse a scioperare in Piazza Montecitorio contro i magistrati o, meglio, contro una sentenza dei magistrati: sarebbe, ahinoi, il caos istituzionale. Questo non va bene: non va bene per la sicurezza del cittadino italiano. Ognuno deve esercitare al meglio, con disciplina e onore, il ruolo istituzionale e costituzionale che ha. Quindi, è necessario verificare se questo sciopero, certamente legale, sia o sia stato un disservizio per il cittadino italiano.
Lei ha fatto un riferimento e ha dato pochi dati e me ne rendo conto e capisco il perché: il 73 per cento - e non l'80 per cento - dei magistrati ha deciso di scioperare. Io intendo salutare e complimentarmi con il 27 per cento che non ha incrociato le braccia ed è andato a servire lo Stato nelle udienze nei tribunali. Poi, ha fatto riferimento ai magistrati fuori ruolo: soltanto 19 su 211 hanno deciso di scioperare, che è il 19 per cento. Poi - ed è questa la nota dolente, non certamente riferibile o imputabile al Ministero - ancora non sono noti i dati, perché è passato troppo poco tempo. È vero: lei ha fatto riferimento che è necessario interpellare tutti gli uffici giudiziari. Fatelo, perché il cittadino italiano, che io rappresento in questo momento essendo un membro del Parlamento italiano, ha la necessità di conoscere questi dati.
Quindi, non è certamente un atteggiamento improbabile o, peggio ancora, minaccioso il mio - e ci mancherebbe altro; io ho ben presente il ruolo che svolgo e spero di averlo presente per sempre -, ma è una promessa benevola: io ogni 15 giorni, o nei tempi che mi consente il Regolamento, presenterò un'interrogazione o un'interpellanza urgente per conoscere questi dati, perché - lo ribadisco - i cittadini italiani, che io rappresento in questo momento (una parte ovviamente), hanno la necessità di conoscerli: devono capire quanti processi penali sono stati rinviati, quanti procedimenti civili sono stati rinviati e quali sono stati i danni, anche economici, per il cittadino italiano.
(Elementi in ordine al versamento degli importi in relazione ai quali è stata disposta la confisca in attuazione di una sentenza della Corte di Cassazione relativa a rimborsi elettorali percepiti dalla Lega Nord - n. 2-00570)
PRESIDENTE. Passiamo all'ultima interpellanza urgente Bonelli e Zanella n. 2-00570 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Bonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, come lei sa, nel novembre del 2018 la corte di appello di Genova ha confermato le condanne a un anno e dieci mesi per l'ex segretario federale della Lega, Umberto Bossi, e a tre anni e nove mesi per l'ex tesoriere, Francesco Belsito, confermando la confisca diretta, nei confronti della Lega Nord, per 49 milioni di euro di soldi pubblici indebitamente utilizzati. Ad agosto 2019 la Corte di cassazione ha stabilito, invece, la prescrizione dei reati per Belsito e Bossi, però confermando definitivamente la confisca dei 49 milioni di euro a carico della Lega Nord.
Ebbene, io sarò estremamente breve, signor Vice Ministro, perché quello che noi vogliamo sapere sono esclusivamente i dati, se il Governo è in grado di fornire il dato che le chiedo, ovvero quanto la Lega Nord abbia versato sino ad oggi di quei 49 milioni di euro, oggetto della confisca, in attuazione della sentenza della Corte di cassazione.
PRESIDENTE. Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Bonelli e l'onorevole Zanella interpellanti. Sulla specifica vicenda giudiziaria, dalla relazione trasmessa dal presidente della corte di appello di Genova, opportunamente interpellato dalle competenti articolazioni ministeriali, nonché dai dati comunicati dal Ministero dell'Economia e delle finanze, emerge quanto segue.
Il nucleo di Polizia economico-finanziaria di Genova, a seguito della sentenza n. 29923 del 2018 della Corte di cassazione, procede con cadenza bimestrale al sequestro della somma di euro 100.000, versati da Lega Nord per l'indipendenza della Padania presso la Banca Popolare di Milano, finalizzato al raggiungimento del valore di euro 48.969.617, quale profitto del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. In esecuzione di quanto espressamente delegato dalla procura della Repubblica di Genova, a partire dal 6 settembre 2018 e fino al 13 marzo 2025 sono stati sequestrati complessivamente euro 3.914.542,23.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANGELO BONELLI (AVS). Non so se posso, signor Presidente, ma vorrei avere una conferma. Ma lo chieda lei, non vorrei essere irrituale. Quindi dal 6 settembre 2013 fino al 2015, ho sbagliato, ho inteso male?
PRESIDENTE. Ha ragione, non c'è problema. Onorevole Sisto, ci può precisare?
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Dal 6 settembre 2018 fino al 13 marzo 2025, cioè fino a ieri.
PRESIDENTE. È chiaro, onorevole Bonelli?
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie. Diciamo che sono parzialmente soddisfatto, perché poi i dati sono i dati, non c'è un elemento di giudizio politico in merito. Quindi, ringrazio il Vice Ministro di avere fornito questi dati, però ritengo incompleta la risposta, anche perché dai dati stiamo analizzando un periodo di quasi 7 anni, e quindi il Governo conferma che la cifra che deve essere restituita è pari a 48.969.000 euro circa. Quindi, conferma che questa è la cifra che deve essere restituita, perché quello che si era letto è che veniva applicata una sorta di attualizzazione del debito senza interessi, arrivando a una cifra minore di circa 18 milioni di euro.
Quindi, prendiamo atto che la cifra che deve essere restituita è di 48.969.617 euro e che, sino ad oggi, sono stati restituiti solo 3.900.000 euro. Su questo i dati sono abbastanza eloquenti e devo dire che un trattamento - e vado a concludere - di questo genere non lo hanno nemmeno tutti coloro i quali si trovano a debito con lo Stato, con una rateizzazione così imponente, che arriva, addirittura, a circa 80 anni. Comunque, quello che a noi interessava è avere i dati, li abbiamo e a questo punto li valuteremo nel dettaglio. Quindi, la ringrazio.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 17 marzo 2025 - Ore 14:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1359 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (Approvato dal Senato). (C. 2285?)
Relatori: IAIA, per la VIII Commissione; CAVO, per la X Commissione.
2. Discussione sulle linee generali della mozione Richetti ed altri n. 1-00410 concernente il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR .
La seduta termina alle 10,55.