XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 434 di martedì 25 febbraio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 febbraio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 21 febbraio 2025, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-Cov-2 il deputato Filiberto Zaratti, in sostituzione della deputata Luana Zanella, dimissionaria.
Discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Federico Gianassi, che illustrerà anche la mozione n. 1-00396, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La liberazione dell'assassino, torturatore, stupratore, libico, Almasri, ha gettato discredito sul nostro Paese e imbarazzo profondo per l'umiliazione a cui sono state sottoposte le nostre istituzioni democratiche. È bastata la comparsa, nella scena politica nazionale, di un tagliagole libico per dimostrare quanto fossero lontane dalla realtà le dichiarazioni roboanti di un Governo che amava autocelebrarsi come non ricattabile da chicchessia. Niente di più falso. Di questa pagina oscura della nostra storia repubblicana, anche lei, signor Ministro, è responsabile e per questo, oggi, formalmente, poniamo la questione di sfiducia nei suoi confronti.
I fatti per i quali siete stati reticenti nelle prime ore e nei primi giorni, ormai, sono oggettivi e incontrovertibili. Il 2 ottobre del 2024 il procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto l'emissione del mandato di arresto nei confronti di Almasri, capo della Polizia giudiziaria libica e responsabile della prigione di Mitiga. Il 18 gennaio la Corte penale internazionale ha emesso il mandato di arresto. Il 19 gennaio, prontamente, la DIGOS di Torino ha posto in stato di fermo il criminale libico e sempre il 19 gennaio l'Interpol, l'Organizzazione internazionale della polizia criminale, ha inviato al suo Ministero una comunicazione. Il giorno seguente, il 20 gennaio, il procuratore generale di Roma ha avvisato il Ministero e, sempre il 20 gennaio 2025, l'ambasciata italiana presso l'Aja, che aveva ricevuto la notifica del mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, ha avvisato nuovamente il Ministero della Giustizia, ma il 21 gennaio ancora il Ministero non interveniva e, con una nota ufficiale, nel pomeriggio, dichiarava che stava valutando il caso. Poche ore dopo Almasri era libero e ricondotto con un volo di Stato in Libia, laddove è accusato di aver commesso questi crimini immondi.
Signor Ministro, la difesa del Governo è stata la fiera delle reticenze, un festival di omissioni e, infine, un maldestro tentativo di autoassoluzione.
Ancora, il 23 gennaio, lei, Ministro Nordio, dichiarava che l'espulsione - che la legge attribuisce al Ministro dell'Interno, quasi a scaricare le colpe sul Ministro Piantedosi che, a quanto pare, è costretto ad accompagnarla in coppia fissa in questa vicenda - è stata individuata come la misura più opportuna e appropriata; non faceva menzione degli scambi di comunicazioni che aveva avuto, non faceva menzione dell'inazione del Governo.
Ancora, dopo molti giorni di silenzio, il 28 gennaio, la Premier Meloni, con un video sui social, in cui annunciava di essere indagata per il delitto di favoreggiamento, dichiarava: la decisione di scarcerare Almasri è stata presa dalla Corte di Appello e la richiesta della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al Ministero. Falso, l'ha smentita lei, quando ha dichiarato, qualche giorno dopo, in quest'Aula, che il Ministero aveva ricevuto comunicazioni dall'Interpol, dall'ambasciata italiana e dal procuratore generale di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Il giorno seguente, il 29, scappava dalle informative e alla fine era costretto a presentarsi, il 5 febbraio, in Aula. La sua difesa, quella di avvocato difensore, è stata - ci permetta - davvero pessima. E meno male - ci viene da dire - che ha fatto per quarant'anni il pubblico ministero e non l'avvocato difensore, altrimenti gli italiani sarebbero in galera, condannati all'ergastolo; e altro che sovraffollamento, che è già drammatico! Lei si è difeso dicendo, sostanzialmente, che, per un caso così difficile, aveva il potere e il dovere di interloquire con gli altri organi dello Stato. Dunque, ha fatto una chiamata in correità del Governo e, presumibilmente, di Palazzo Chigi.
In secondo luogo, ha dichiarato che il testo era troppo complesso - 40 pagine in inglese non consentivano una facile lettura ed un'immediata comprensione - e però, subito dopo, ha detto che ha approfondito così bene quel testo da evidenziarne delle incongruenze e delle lacune che non legittimavano l'arresto. Insomma, si è clamorosamente contraddetto, perché era in difficoltà, non sapeva come uscire da questa situazione di imbarazzo.
Quanto alla prima giustificazione: il testo era troppo complesso. Signor Ministro, non è la prima volta che lei si presenta in quest'Aula e attacca i provvedimenti dei giudici dicendo di non averli capiti. Proprio qui, a luglio del 2024, dichiarò che lei aveva letto e compreso la Fenomenologia dello spirito di Hegel, ma non aveva compreso la decisione dei giudici del tribunale di riesame sugli arresti nei confronti del governatore Toti. A differenza sua, Toti quelle decisioni deve averle capite molto bene, perché è corso a patteggiare due anni e tre mesi di reclusione, convertiti in 1.620 ore di lavori socialmente utili. Ma in relazione al fatto che lei dichiarava di non aver compreso le ordinanze dei giudici, noi pensavamo che volesse deridere - come spesso fa - la magistratura italiana. Dopo aver detto, anche rispetto al mandato di arresto dei giudici della Corte penale, di non averlo compreso, forse dobbiamo pensare che in quella prima occasione, in realtà, stava autodenunciando una sua difficoltà di lettura dei provvedimenti dei giudici. Eppure si poteva avvalere di eccellenze e competenze presso il Ministero che avrebbero potuto aiutarla a leggere quel provvedimento o, più semplicemente, poteva usare Google translate, a meno che lei non ci voglia dire che il processo telematico non funziona in nessun tribunale d'Italia e ora, presso il Ministero della Giustizia, non funziona nemmeno Google translate (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Sono, ovviamente, argomentazioni ridicole di un Ministro che era ben consapevole di aver fatto scappare un criminale e cercava di giustificarsi.
Ma vengo all'ulteriore motivazione difensiva. Ha attaccato la Corte penale internazionale e ha detto che, avendo letto così bene quel provvedimento, aveva individuato delle clamorose lacune. Queste lacune consistevano nella data di commissione dei crimini dell'Almasri, e lei, utilizzando, sì, un errore di battitura nella parte finale del dispositivo dell'ordinanza, laddove si cita il 2011, anziché il 2015, per la data di commissione dei reati, ha tentato un'operazione da campione mondiale di azzeccagarbugli. Sostanzialmente, ha detto: Almasri non ha commesso crimini dal 2011, ha commesso quei crimini orribili dal 2015.
In relazione a quel punto, lei sa bene, perché è un giurista, che la questione che lei ha citato atteneva esclusivamente alla giurisdizione, cioè alla competenza della Corte penale internazionale, e l'opinione dissenziente del giudice Flores Liera è esclusivamente sulla competenza e sulla giurisdizione, non sulla natura criminale di Almasri, perché i fatti libici sono deferiti dal Consiglio di sicurezza… lei, Ministro, ride e mi fa piacere che abbia molto da ridere. Rideranno meno i cittadini libici sottoposti alle torture e agli omicidi di Almasri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Non rida dopo la figura che ha fatto, non ridiamo noi che siamo imbarazzati per lei. Rida meno e lavori meglio, che abbiamo bisogno di un Ministro della Giustizia, non di un pessimo avvocato difensore dei compagni di Governo che vengono condannati e che non è in grado di affrontare una sola delle difficoltà del sistema giudiziario italiano. C'è poco da ridere su queste questioni.
Quindi, con la questione che lei ha posto, lei ha raccolto un po' di sabbia da terra e ha cercato di tirarla negli occhi degli italiani, che non sono fessi. C'è stata una discussione della Corte sulla giurisdizione, e hanno ritenuto che quel deferimento, fatto dal Consiglio di sicurezza nel 2011 sul caso libico, fosse sufficiente ad indagare anche per i crimini commessi successivamente - dal 2015 in poi - da Almasri.
Ma poi, signor Ministro, ma che difesa è dire che Almasri è un criminale incallito dal 2015 e non dal 2011? Le sembra una giustificazione per farlo scappare? Ha commesso crimini orrendi per dieci anni, anziché quattordici: le sembra una giustificazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)?
Infine, signor Ministro, se lei riteneva - come ha detto di ritenere - che quel primo mandato di arresto presentasse delle lacune, lei aveva il dovere, ai sensi dello Statuto della Corte penale internazionale, dell'articolo 97, di aprire immediatamente una consultazione con la Corte per garantire l'obbligo di leale cooperazione che l'Italia ha nei confronti della Corte. Lei non ha fatto nulla di tutto questo perché non aveva esigenza di chiarire punti oscuri, aveva l'esigenza che Almasri fosse liberato e tornasse in Libia, e con ciò - con il suo comportamento - lei ha determinato la violazione di un obbligo internazionale dell'Italia e l'umiliazione del nostro Paese.
Signor Ministro, noi la contestiamo politicamente per la gestione delle politiche di giustizia: la giustizia italiana è al collasso, le udienze del giudice di pace sono fissate al 2030, il processo telematico è in tilt, il carcere sta esplodendo. Di fronte a queste clamorose difficoltà, lei risponde con il furore ideologico, con una riforma punitiva come quella della separazione delle carriere, contro la magistratura, oppure con difese incredibili rispetto ai colleghi di Governo, come ha fatto con il Sottosegretario Delmastro, condannato a otto mesi per rivelazione di segreto d'ufficio. Lei era venuto in quest'Aula a dire che, tutto sommato, quei documenti non erano così segreti. I giudici italiani l'hanno pensata diversamente e - mi permetta di dirle - persino il procuratore di Roma che, nel chiedere l'archiviazione, ha detto che Delmastro ha violato il segreto. Non usate strumentalmente le decisioni delle procure contro le quali vi scagliate sempre.
La verità è che siete ossessionati dal principio di autonomia e indipendenza della magistratura. È contro quel principio che voi vi scatenate e, per questo, attaccate anche singoli magistrati, ai quali esprimiamo la solidarietà per gli attacchi incresciosi, aggressivi e brutali che la destra italiana ha rivolto loro in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ma, oggi, l'accusa politica che noi muoviamo non attiene alla inadeguatezza nella gestione delle questioni politiche, ma al fatto che lei si era presentato in quest'Aula, due anni e mezzo fa, dicendo che, nell'arco di poche settimane, sarebbe stato approvato il codice dei crimini internazionali. È sparito il codice dei crimini internazionali e, con lei, spariscono anche i criminali internazionali, che tornano in Libia a compiere il loro lavoro. È una vergogna per il nostro Paese che, nella sua storia repubblicana e costituzionale, si è sempre impegnato, nella cooperazione internazionale, a tutelare e promuovere la cultura dei diritti umani e la repressione e la punizione degli autori dei crimini internazionali.
Per tutte queste ragioni, signor Ministro, per i gravi atti che lei ha compiuto, per il discredito che ha gettato sul nostro Paese, chiediamo la sua rimozione, presentando, in quest'Aula, la mozione di sfiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà. Prego, la ascoltiamo.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ministro Nordio, ho letto con attenzione il resoconto stenografico dell'informativa urgente del Governo dello scorso 5 febbraio - in merito alla richiesta della Corte penale internazionale e del rilascio successivo di Osama Almasri - da lei effettuata assieme al Ministro Piantedosi. Perché l'ho fatto? Non solo per prepararmi a questa discussione, ma, soprattutto, per capire compiutamente l'inquietudine e lo sdegno da cui sono stata assalita ascoltandola.
Il 18 gennaio - lo diceva il collega Gianassi - la Corte penale internazionale emette un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nel carcere di Mitiga, in Libia, dal 15 febbraio del 2015. Lo stesso giorno, la richiesta di arresto è trasmessa a sei Stati parte dello Statuto di Roma che istituisce la CPI. Era noto alla Corte che Almasri fosse in Europa: vengono comunicati anche i luoghi di possibile sua presenza e gli spostamenti. L'Interpol, su richiesta della Corte, emana una red notice - ossia un'allerta internazionale relativa al ricercato, secondo quanto previsto dall'articolo 87, lettera b), dello Statuto di Roma - in base alla quale, il 19 gennaio, Almasri è arrestato dalla squadra mobile della Digos - cui è andato tutto l'apprezzamento del Parlamento -, che comunica l'avvenuto arresto al Ministero della Giustizia e alla Corte d'appello di Roma.
Il 21 gennaio lei, Ministro, dichiara di star valutando la richiesta formulata dal Procuratore generale. Lo stesso giorno, la Corte di appello di Roma ordina la scarcerazione del ricercato internazionale per irritualità della procedura d'arresto dovuta al mancato coinvolgimento del Ministro della Giustizia. Sempre il 21, interviene Piantedosi con un provvedimento di espulsione per urgenti ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto, senza alcuna preventiva consultazione con la Corte penale internazionale.
Fin dalle 11,13, un aereo Falcon 900 - ovviamente, su autorizzazione del Governo - era stato messo a disposizione per il rimpatrio immediato del ricercato internazionale, accusato di essere torturatore, stupratore - perfino di bambini -, ricattatore, mercante e assassino di migranti.
Lei, Ministro, avrebbe dovuto agire e operare per garantire la piena cooperazione dell'Italia con la Corte penale internazionale, che non ha la forza esecutiva e fonda il proprio funzionamento sulla collaborazione degli Stati membri, tenuti a contrastare l'impunità per i crimini più gravi perpetrati contro l'umanità.
La legge n. 237 del 2011 lo chiarisce molto bene; l'articolo 2 attribuisce al Ministro della Giustizia il ruolo di autorità centrale per collaborare e cooperare con la CPI, per affermare la giustizia internazionale, non gli interessi del singolo Paese, cui non si sacrificano vite, dignità, diritti fondamentali, leggi internazionali, la nostra stessa Costituzione, Ministro, su cui lei ha giurato. Lei ha violato l'obbligo di cooperazione piena con la Corte, sancito dall'articolo 86 dello Statuto di Roma, trattato internazionale, ratificato con legge n. 232 del 1999.
Inoltre, poiché Almasri è indagato per avere commesso atti di tortura, l'Italia è tenuta a trattenere il sospettato anche a norma dell'articolo 6 della Convenzione ONU contro la tortura e ha l'obbligo di consegnarlo all'autorità procedente, ai sensi dell'articolo 7, comma, 1.
Ministro la invito a leggere un approfondimento sull'intera vicenda del professor Paolo De Stefani, docente di diritto internazionale presso il centro “Antonio Papisca” - che conosce sicuramente bene - dell'Università di Padova, e di una dottoranda, Carlotta Rossato, pubblicato nel sito Giuristi Democratici. Se le capita, legga anche l'intervento magistrale del professor Antonio Papisca all'audizione della Commissione affari esteri della Camera dei deputati sulla Corte penale internazionale, è del 5 maggio del 1999. Lì Papisca ricorda che la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti della persona e delle libertà fondamentali del 1950, su cui poggia l'edificio prezioso del sistema europeo dei diritti umani, è conosciuta come la Convenzione di Roma, e così quella che istituirà la Corte penale internazionale, lo Statuto di Roma, tante volte nominato.
Ora da Roma, grazie al Governo Meloni e a lei personalmente, viene sferrato uno degli attacchi più vili e feroci ai fondamentali del diritto internazionale. Chissà se il Ministro ricorda con che entusiasmo, speranza e convinzione fu istituito nel 1997, nella nostra città, Venezia, il master europeo in diritti umani e democratizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Laura Boldrini). Ministro, quello che mi ha turbato di più della sua informativa è il suo tradimento della nostra civiltà giuridica, della faticosa costruzione di un ordine mondiale ancorato saldamente al diritto internazionale dei diritti umani e ai principi delle Nazioni Unite.
Lei, Ministro, ha piegato le sue competenze e cultura giuridica ad un interesse di Stato, senza nemmeno esplicitarlo. Si è servito di capziose e strumentali giustificazioni per coprire la mancata collaborazione e cooperazione con la Corte penale internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), consentendo la scarcerazione di un pericoloso criminale, ma anche possibile testimone importante per l'indagine. Ha infranto la legge, Ministro. Ma chi l'ha obbligata a farlo? E che scuse ha addotto? Ha iniziato dicendo che la richiesta, articolata e complessa, oltre che in lingua inglese e con allegati in lingua araba, necessitava, cito le sue parole: “una riflessione critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni (…)” e arriva a dire che “questa coerenza manca assolutamente e quell'atto, secondo noi, è radicalmente nullo”.
Arriva, addirittura, a definire il mandato di cattura internazionale un “pasticcio frettoloso” e dice: “la ragione (…) sarà discussa, sarà forse trovata e sarà sospettata in altre sedi e situazioni. Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne”, e promette di attivare i poteri che la legge le riconosce per chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze.
Ma chi le ha assegnato il compito di valutare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), nel suo caso, di disprezzare e irridere a quanto disposto dalla Corte penale internazionale, e di farsi, di fatto, difensore di Almasri? La corte di appello non ha invocato errori nel provvedimento, non è entrata nel merito, ha solo indicato l'assenza di risposta del Ministro, della sua risposta, e la stessa Corte penale internazionale, il 18 gennaio, informando il Governo dell'arresto, ha allegato una nota nella quale raccomandava di consultare subito la Corte stessa qualora si individuassero problemi e difficoltà.
Ma la procura ha anche chiesto alla Camera preliminare di accertare l'inosservanza dell'articolo 87 dello Statuto nei confronti della Repubblica italiana proprio per il rilascio di Almasri e di adire l'Assemblea degli Stati Parte o il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ministro, lei ha scelto il silenzio per 36 ore, e nel pomeriggio, il 21 gennaio, mentre il torturatore e stupratore rientrava in Libia, accolto come una star dai suoi complici e affiliati, esce con una nota: si stanno valutando gli atti. Un insulto al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Laura Boldrini), al Paese, alla civiltà giuridica, soprattutto a donne, uomini, bambini e bambine, alle persone in carne ed ossa imprigionate nei lager libici, che continueranno ad essere torturate, ricattate, violentate e assassinate.
PRESIDENTE. Concluda.
LUANA ZANELLA (AVS). Concludo. Ministro, lei non ha speso una parola per loro, non ha dimostrato il minimo di umanità, di empatia, di dolore per queste creature, sacrificate ai superiori interessi dei potenti, anche se delinquenti. Per questo - Presidente, allego la parte finale del mio intervento - mi auguro che lei si metta una mano sulla coscienza e rassegni le dimissioni prima che si metta ai voti la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Grazie, ovviamente è autorizzata a depositare la parte finale del suo intervento, se desidera.
È iscritto a parlare il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Illustre Ministro, non dando seguito alla richiesta di mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale, ella non ha osservato la Costituzione, l'articolo 10 della Costituzione, non ha osservato la legge n. 237 del 2012, ma quel che è peggio è che, in Aula, ella ha rivendicato orgogliosamente il mancato rispetto di quella legge, come se omettere un atto dovuto fosse un motivo di orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La Corte penale internazionale aveva emesso il 18 gennaio 2025 un mandato di arresto e lei già il 21, quando Almasri era stato messo sull'aereo, dà la prima sua indicazione, affermando che sta leggendo gli atti, li sta approfondendo e che, certamente, affronterà in pieno la questione. Ma lei non riceve soltanto gli atti il 21, già il 18 gennaio la Corte penale internazionale invia al Governo la comunicazione che è stato emesso il mandato di arresto, e che, quindi, qualunque sospetto o qualunque difficoltà che il Ministero o il Governo avesse avuto nel dare esecuzione avrebbe dovuto determinare un immediato contatto con la stessa Corte.
Tutto questo, già dal 18 gennaio, non c'è stato, e lei si limita, soltanto il 21 gennaio, ad emettere quel laconico comunicato. Ma, quel che è peggio, è che nel suo rapporto di lealtà, correttezza, trasparenza con il Parlamento, con l'Aula, viene meno al suo dovere di rappresentare effettivamente come sono andati gli atti, come si è sviluppata quella procedura. Lei, a volte, ha affermato che è stata addirittura la Corte d'appello a scarcerare Almasri, ma non ha detto che è stato lei a non mandare gli atti alla corte d'appello che lo ha dovuto scarcerare, perché lei non ha dato corso alla procedura secondo quanto prevedeva la legge n. 237 del 2012. E anche le disposizioni che ella ha citato le consentono di svicolare, di sottrarsi a quell'obbligo, mentre, in realtà, esistono disposizioni specifiche che la obbligano esclusivamente all'esecuzione del mandato di arresto, senza alcuna facoltà di scelta, senza alcuna discrezionalità. Lei non aveva alcuna discrezionalità, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Ma poi cosa ci ha detto in Aula? Anche questo è gravissimo: ci ha parlato di incoerenze e contraddizioni. Noi abbiamo potuto leggere quei pochi atti, quel mandato di arresto che ci è pervenuto. Ebbene, in quel mandato di arresto, diversamente da quello che lei ha detto, i due giudici che sono nel senso di sostenere in pieno il mandato di arresto per ciascun reato esprimono esattamente, in modo chiaro e completo, il perché della giurisdizione della Corte penale internazionale. E lei, invece, qui in Aula, aveva affermato che c'era un problema fondamentale, il presupposto: l'assenza della giurisdizione di quella Corte, così come aveva affermato il terzo giudice. Ma tutto ciò che dice il terzo giudice è superato dalle considerazioni che dicono gli altri due giudici e, peraltro, lei che è un magistrato, sa perfettamente che se in un collegio due giudici decidono in un senso e il terzo dissente, quel che vale è la volontà dei due che costituiscono la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini). Ciò avviene anche nella Corte penale internazionale. Non può pensare che vale il dissenso del terzo giudice. Ma questa non è una regola di funzionamento della giurisdizione. La giurisdizione si esercita diversamente. Lei è venuto meno anche a questo, dicendo, sostanzialmente, una cosa diversa dalla realtà e, soprattutto, prendendosi gioco di noi che non avevamo gli atti e che non conoscevamo i contenuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quello che è stato detto.
Vede, Ministro, abbiamo sottoscritto questa mozione di sfiducia non solo per questo, per la sua mancanza di lealtà e di correttezza rispetto alla Camera, ma anche per tutto ciò che è stato fatto fino a oggi. Se guardiamo le carceri, vi è il più alto numero di suicidi che ci sia mai stato nella storia della detenzione in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E cosa si è fatto? Nulla!
Continuano a esserci comunicazioni da mafiosi e detenuti con l'esterno. L'indagine che è stata recentemente fatta lo dimostra ed ancora non sono stati adottati sistemi che impediscano queste comunicazioni. E poi, tutta la riforma fatta fino a oggi non ha fatto altro che aggravare la difficoltà della giurisdizione per esprimere e raggiungere l'obiettivo della giustizia! Cioè, si è venuti meno ai principi dell'articolo 111 della Costituzione: la tempestività nell'esercizio della giurisdizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), aggravando i giudici sempre di nuove mansioni, di nuovi compiti, portando, da uno a tre, il Collegio e facendo, via via, una serie di interventi che rendono sempre più difficili come in materia di intercettazioni, laddove vi è una difficoltà enorme, oggi, di individuare le conversazioni utili, e così via; l'annullamento dell'abuso, l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, il ridimensionamento del traffico illecito di influenze e, via via, tutte queste riforme che hanno soltanto impedito di contrastare le illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E vi eravate posto questo ed invece avete favorito l'illegalità con queste leggi.
Per questo, noi, appunto, sosteniamo la sfiducia in pieno e quindi chiediamo le sue dimissioni, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, vivo la politica ancora con passione e, se è consentito, con sentimento. Quindi, la prego di credermi che la delusione e il dolore sono i sentimenti per me prevalenti nel dover svolgere questo intervento.
Io ho sempre ritenuto lei una persona seria, una persona stimabile, una persona intellettualmente onesta, una persona coerente. Il fatto che, oggi, mi trovi a fare questo intervento, che mette in contraddizione con queste mie convinzioni, per me non è un fatto piacevole. È un elemento di grande delusione e, se possibile, anche di grande dolore per come interpreto la politica.
Anche perché, signor Ministro, non riesco a mettere completamente in discussione il mio convincimento sulla sua persona, ma devo prendere atto, purtroppo, che lei è stato capace di ribaltare completamente le sue convinzioni, la sua origine, la sua cultura, il suo essere prima di assumere questo incarico, travolgendolo e stravolgendolo, pur di rimanere seduto su quella poltrona a coprire qualunque contraddizione con la sua storia, con la sua cultura, che si è manifestata nel corso dell'azione di questo Governo.
È del tutto evidente, signor Ministro, che la ragione per la quale intervengo e voterò questa mozione è perché è tutta ed esclusivamente politica. Per me, si tratta non soltanto per le argomentazioni… Anzi, ovviamente abbiamo sottoscritto questa mozione e concordo pienamente; posso evitare di concentrarmi troppo sul merito della mozione, per esprimerle la mia e la nostra sfiducia più totale per il suo operato a tutto campo, non soltanto con riferimento a quest'ultimo, anzi no, a questo penultimo episodio, perché abbiamo anche il caso Paragon, al quale verrò tra poco, signor Ministro, che, purtroppo, dimostra che certi ragionamenti del passato non trovano alcun tipo di coerenza con l'attualità.
Ma penso che il fallimento politico sia la ragione della sottoscrizione di questa mozione e della richiesta delle sue dimissioni. Non certo per questioni legate a vicende giudiziarie, lo chiarisco molto bene anche perché sono convinto che, se fosse possibile fare un Daspo cumulativo, dovrebbe andarsene, portandosi appresso anche forse il peggior Sottosegretario che abbiamo avuto nella nostra storia, quello che lei ha definito praticamente Churchill (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), aggiungo io, di Testaccio, e che dovrebbe essere rapidamente riconsegnato alla società civile, non certo per la vicenda giudiziaria, ma per tutto quello che è stato capace di fare e dire nel corso della sua attività di Sottosegretario.
Per quanto ci riguarda, siamo interessati a un rapporto politico e, in ragione di un rapporto politico, chiediamo che entrambi ve ne andiate. E le devo dare atto, signor Ministro… l'unica cosa, mi consenta, mi tolgo questo piccolo sassolino (atto dovuto, atto voluto): la vicenda del Tribunale dei ministri. Lei sa perfettamente che io l'ho denunciata, con 12 pagine, a proposito di quelli che penso siano comportamenti che sono stati messi in campo dal Ministro e dai Sottosegretari che sono delegati alla questione delle carceri. La questione è rimasta depositata sulla scrivania del procuratore generale della Repubblica di Roma e non ha mai avuto, automaticamente, alcun avvio di procedura. Quindi, è del tutto evidente che quel tipo di procedura non è automatica, ma è una procedura sulla quale si valutano… E mi dispiace, perché avevamo scritto 12 pagine in cui spiegavamo, in base al codice penale, che, quando chi sa che si sta consumando un reato, non interviene per impedirlo, diventa complice di quel reato.
Ma, detto questo, le vengo a portare le ragioni, sottoscrivendo pienamente tutte le considerazioni che sono state fatte sul caso Almasri; devo dirle che, obiettivamente, la sua arringa difensiva che ha fatto, qui alla Camera, nel difendere l'uscita dal carcere dell'Almasri, in ragione delle responsabilità della Corte penale internazionale, anche in termini di stile, mi ha lasciato abbastanza colpito.
Ma, dicevo, non è, signor Ministro, soltanto la vicenda Almasri, che pure è di una gravità inaudita. Infatti, è il gioco delle parti il fatto - questo non dipende da lei - che ancora non siamo riusciti ad avere qui la Presidente del Consiglio a dirci una parola chiara, né su quello, né sull'altra questione, che pure l'ha investita direttamente, credo anche con un piccolo corto circuito all'interno del Governo.
Mi riferisco alla vicenda Paragon. Peraltro, diciamo, una vicenda che non si è interrotta e che ogni giorno ci dà qualche elemento in più, perché abbiamo scoperto, oggi, che anche Don Mattia Ferrari è stato intercettato e siccome sono tutte intercettazioni illegali, chissà, signor Ministro, quanti sono quelli che sono stati intercettati. Ma lei, quando è venuto qui a fare le sue dichiarazioni, smentendo quello che aveva sostenuto il Sottosegretario ai servizi segreti il giorno prima, cioè che queste affermazioni erano classificate, ci ha dato delle informazioni. E io ritengo - ma ovviamente è una mia opinione e lei sa se quello che dico è vero o meno -, che lei abbia giocato borderline con la verità, perché io non so come lei possa affermare che la Polizia penitenziaria nel 2024 non abbia fatto alcuna intercettazione.
Vorrei chiederle, signor Ministro: chi li ha intercettati, per esempio, gli avvocati che parlavano con i detenuti all'interno delle carceri, in svariate occasioni? Lei gioca, signor Ministro, lei magari gioca esattamente sulla differenza che c'è tra il Trojan e l'intercettazione, a mio avviso ambiguamente; lei gioca tra una formale verità, che non sia stata la Polizia penitenziaria a decidere quelle intercettazioni, e magari siano state delle procure della Repubblica, e il fatto che, però, poi quelle intercettazioni sono state fatte dalla Polizia penitenziaria. E questo, forse, di fronte al Parlamento meriterebbe molta più chiarezza, questo per venire alla vicenda Paragon.
Poi, signor Ministro, ci sono altre questioni che mi stanno a cuore, perché, quando le dico che la nostra sfiducia è a tutto tondo, riguarda anche, ovviamente, questioni che lei sa a noi stanno particolarmente a cuore. E' stata citata, per esempio, quella dell'emergenza carceraria: a proposito, saremmo curiosi di sapere come mai se ne è andato il capo del DAP e che fine farà il DAP. Avrà un capo? Avrà un nuovo capo? Dovremmo aspettare, com'è stato per il garante oppure anche com'è stato per il famoso commissario per le carceri - di cui, non voglio fare battute sgradevoli, abbiamo scoperto qual è la principale attività nei giorni scorsi - ?
E per quanto riguarda l'emergenza carceraria - ne faceva riferimento il collega De Raho - oggi siamo arrivati a 13 suicidi. Signor Ministro, non so a lei quanti ne risultino, perché l'altra volta, quando lei è intervenuto, ha detto che, dai conti che voi avete fatto, sono 13. Anche qui giocando su un'ambiguità anche un po'disumana, perché lei sa perfettamente che quelli che non le risultano suicidi in quanto tali è così perché sono persone che hanno tentato il suicidio, non sono morte in carcere, ma sono morte in ospedale.
Le pare questo un elemento, rispetto ai rapporti col Parlamento, utilizzabile per giustificare quello che sta accadendo? Aggiungendo, come il suo “Sottosegretario Churchill” ci ha spiegato, che gli piacerebbe molto vedere spirare soffocati quelli del 41-bis dentro i furgoni, lei ci ha spiegato che non c'è alcuna connessione tra i suicidi e il sovraffollamento carcerario, dimostrando una sua competenza scientifica che francamente io non ho. Io non sono in grado di dire che i suicidi sono sicuramente causa del sovraffollamento carcerario. Sarei veramente curioso di sapere quali sono le sue basi scientifiche, sulla base delle quali lei ci spiega che, invece, non c'è nessun collegamento. Resta il fatto che, si può informare da tutti i dati, siamo arrivati a 13. E seguendo, con questo trend, i suicidi saranno di più di quelli che già sono stati quest'anno, che sono stati il massimo. Di fronte a questo, lei, come dire, insieme al “Sottosegretario Churchill” e a tutta la maggioranza, ci spiega che la soluzione dell'emergenza sovraffollamento…che non è soltanto suicidi, ma è la vivibilità di tutti coloro che operano all'interno del carcere, compresa la Polizia penitenziaria, che ha avuto un morto anch'essa per suicidio… Tutti quelli che vivono lì dentro vivono l'emergenza carceraria come un'emergenza, rispetto alla quale la vostra politica di costruzione delle carceri, la sua amabile e quasi romantica volontà di trasformare le caserme in carceri o in residenze per la detenzione alternativa e via dicendo…a parte che sconta il fatto che, comunque, c'è bisogno di personale della Polizia penitenziaria, che è già sotto organico. Quindi, lei farebbe delle bellissime cattedrali nel deserto dove, poi, non ci potrebbe andare nessuno, perché non siamo in grado di coprirle. Ma detto questo, non intervengono nell'emergenza carceraria; eppure è un'emergenza che consuma ogni giorno un morto, persone consegnate nelle mani dello Stato e che muoiono all'interno delle carceri.
Lasciamo perdere poi il tema - ci verrò - della sanità delle carceri e degli altri morti, che ancora non sono accertati all'interno delle carceri, che fanno lievitare questo numero in una misura tale che, forse, una persona… diciamo, il Nordio che io ho intervistato più volte… quantomeno avrebbe avuto un approccio diverso rispetto al dramma di questa situazione. Lei, invece, ci ha spiegato che purtroppo sono cose che accadono.
Ma rispetto a tutte le cose che lei ci viene a raccontare, per esempio, lei spesso e volentieri, quando parliamo di giustizia, ci ha parlato della custodia cautelare: un terzo dei detenuti è in custodia cautelare, Ministro. Chi la deve cambiare la legge sulla custodia cautelare, signor Ministro? Lei è stato il testimonial dei referendum presentati dagli amici della Lega, che si sono dimenticati un secondo dopo aver presentato le firme che non hanno fatto una campagna elettorale. E chi la deve cambiare la legge sulla custodia cautelare? La devo cambiare io che sono all'opposizione oppure la dovete cambiare voi che siete in maggioranza? Magari, se tra la costruzione di un reato e l'altro, col quale state ingolfando il codice penale mandando la gente in galera a go go invece di togliere la gente dalla galera, trovasse il tempo per esempio per intervenire sulla custodia cautelare, ma non il tempo dei suoi interventi, in cui viene qui e ce lo dice e poi non si fa assolutamente nulla, perché così non si svuotano le carceri, neanche di quelli che non ci dovrebbero stare e che, statisticamente al 50 per cento, sono assolti e ci sono ingiustamente.
La relazione che lei ci ha consegnato, signor Ministro, qualche giorno fa, ci parla di centinaia di persone che sono state trattenute per ingiusta detenzione, e non so quante fanno ricorso e non so quanti soldi costano allo Stato; so sicuramente quanto non vengano colpiti coloro che sono la causa di quella ingiuste detenzioni.
Ma la custodia cautelare? Perché non presentate una proposta di modifica della custodia cautelare? Le ho posto più volte la questione. Lei ha parlato, spesso e volentieri, della mancanza di magistrati. E sui fuori ruolo? Signor Ministro, io mi ricordo che quando feci la battaglia sui fuori ruolo lei provava un certo interesse quando ne discutevamo. Improvvisamente il problema dei fuori ruolo non solo non si pone più, ma, diciamo, li moltiplichiamo di giorno in giorno.
Trascuro, signor Ministro, il tema dell'obbligatorietà dell'azione penale, perché lei, io, molti di noi su che cosa significhi l'obbligatorietà dell'azione penale e in termini di assoluta discrezionalità da parte dei magistrati nell'apertura dei fascicoli, delle inchieste e via dicendo, lo sappiamo perfettamente; c'era una possibilità che era nella proposta che noi avevamo presentato sulla raccolta di firme delle camere penali, sulla legge sulla separazione delle carriere, c'era anche la norma per l'eliminazione sostanzialmente dell'obbligatorietà dell'azione penale. Ovviamente, l'abbiamo fatta sparire. Saprà lei le ragioni, ma lei, da quello che io sapevo, era favorevole.
Mi lasci dire anche, signor Ministro - e in questo penso che lei abbia compiuto un'ulteriore grave sgrammaticatura, perché questo lei, io sono contrario, ma lo può far fare agli altri - usare la separazione delle carriere, e lei sa quanto io sia convinto della riforma della separazione delle carriere, come, ormai, una costante arma contundente per poter menare su qualunque attività giudiziaria non corrisponda ai vostri interessi o che vada contro i vostri interessi è una vergogna nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) che mette in difficoltà tutti coloro che credono nelle riforme genuinamente immaginate e non certo per l'uso politico.
Il fatto che il suo “Sottosegretario Churchill”, appena ha ricevuto la sua condanna, ci ha spiegato che si deve andare avanti con la separazione delle carriere è la dimostrazione plastica non solo, diciamo, della qualità giuridica del personaggio, ma anche l'ultimo esempio di come voi rischiate di distorcere e di trasformare una riforma nella quale anche noi crediamo in qualcosa di totalmente indigesto.
Ma non mi fermo qui, perché vorrei - anzi mi avvio alla conclusione perché ho promesso al collega Vinci che non avrei utilizzato tutti i 20 minuti - parlarle del panpenalismo per l'appunto di cui pure abbiamo parlato tante volte.
Ma perché, signor Ministro, non trova il modo di poter mettere sul tavolo dei Ministri, di parlare con la Presidente del Consiglio, di spiegare ai suoi colleghi qualcuna delle ragioni che con tanta veemenza, concretezza e serietà, portava, anni fa, contro, esattamente, l'utilizzo del panpenalismo all'interno del nostro ordinamento? La costruzione costante di reati inutili che servono soltanto per dare una risposta mediatica.
Poi ci sono, anche, le chicche molto sgradevoli. C'è il tema che lei ha legittimato, signor Ministro, che riguarda le madri detenute, il fatto che noi siamo ritornati in una situazione nella quale riportiamo in galera le madri incinte o i figli piccoli delle madri. Addirittura - glielo dico perché è successo di recente -, colgo l'occasione, signor Ministro, per chiederle, con grande umiltà, di mettere mano a questa cosa: la chiusura dell'ICAM di Lauro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), che è una struttura del Mezzogiorno, l'unica struttura che esiste e che consente di evitare che le madri vadano in galera - peraltro credo che la collega De Biase abbia presentato un'interrogazione esattamente su questo -; si occupi anche di queste piccole cose che umanamente hanno un valore straordinario. È stato chiuso, non si capisce per quale ragione, l'ICAM di Lauro. Ripeto, è una struttura nel Mezzogiorno, che consente di evitare che le madri vadano in galera insieme ai ragazzini. Chi è stato in galera - penso, forse, l'avrà visto anche lei - si può rendere conto cosa sia la vita di un bambino di 1 o 2 anni, chiuso dentro una cella, che gioca con giochi inventati, come delle palle organizzate con i teli con la Polizia penitenziaria, che cerca di dare una mano, e via dicendo. Esiste, ancora, un filo di umanità in quello che voi siete in grado di produrre, che vi consenta di fare un salto di qualità, non necessariamente per corrispondere a una richiesta dell'opposizione, ma per corrispondere a quei criteri di umanità che sono dovuti, comunque, a chi lavora?
E, poi - così concludo -, signor Presidente, ci sono le cose strane. Lei ha vantato spesso - e devo dargliene atto - di rispondere alle interrogazioni che noi presentiamo. Gliene vorrei citare tre, però, sulle quali, non so perché, non solo, lei non risponde, ma, in piena violazione dell'articolo 134, comma 1, del Regolamento, voi non vi adeguate neanche al precetto di rispondere in Commissione dopo un determinato tempo in cui non avete risposto in Aula. Questa non è una libera interpretazione, è un dovere che avete. E io, adesso, sarò costretto a rivolgermi al Presidente della Camera, perché ho fatto una richiesta in base all'articolo 134, primo comma, che il Governo venga a rispondere in Commissione ad alcune interrogazioni che ho presentato e per le quali non ho avuto risposta. In particolare, mi riferisco a quella destinata, per l'appunto, al Ministero della Giustizia sulla salute, che è stata presentata il 28 novembre del 2024 e che, tra l'altro, è stata sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, tranne, non a caso, quello l'ha espressa, signor Ministro, ovvero Fratelli d'Italia. Con questa si chiede di rendere pubbliche e pubblicare sui siti istituzionali le relazioni delle ASL nel corso del 2023 e del 2024 all'interno delle carceri e di conoscere i dati dei morti in carcere nel corso del 2024, distinti per suicidi, morti per malattia, cause da accertare e omicidi, e di sapere in quale categoria vengano inseriti i morti per scioperi della fame. Perché, signor Ministro, questo aiuterebbe anche lei, quando viene qui, a non correggere me quando le dico che le morti sono un certo numero e, magari, adeguarsi perché si rende conto che la classificazione, spesso e volentieri, può aiutarla a portare qui dei numeri diversi - ho finito, signor Presidente -, ma non corrisponde alla realtà.
L'altra è quella che riguarda i dettagli dei morti in carcere per suicidio nel corso del 2024 e il dato sui suicidi degli ultimi 20 anni. L'ultima - mi sta a cuore anche questa e, anche su questa, io so quale è la sua sensibilità - è quella relativa al ricorso del signor Cavallotti, promosso da un gruppo di imprenditori siciliani, assolti dall'accusa di associazione mafiosa, e, ciononostante, destinatari di confisca, su cui la Corte europea ha posto al Governo italiano una serie di quesiti.
Posso chiedere, a margine della richiesta di fiducia, di darmi almeno la fiducia che il Governo, il Ministro della Giustizia su queste tre interrogazioni - non perché mi vuole bene, ma perché lo deve in base al Regolamento della Camera - venga almeno a rispondere in Commissione?
Credo, signor Presidente, signor Ministro, di aver fatto un intervento nel quale ho cercato di non limitarmi alla questione oggetto della mozione di sfiducia, ma di farle comprendere - non so se lei ci crederà o meno - il disagio e l'amarezza di chi le parla, perché da lei, comunque, continua ad aspettarsi molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. A meno di due settimane da una seduta che abbiamo dedicato, in quest'Aula, alla scarcerazione, da parte del Governo italiano, del torturatore Almasri, siamo di nuovo qui, di fronte ai banchi, ancora una volta sostanzialmente vuoti, del Governo, se si toglie la pregevole eccezione del Ministro Piantedosi - forse, ormai, vi fate coraggio a vicenda, vista la latitanza della vostra maggioranza in Aula -, ad esaminare il comportamento gravissimo del Ministro Nordio, un comportamento inaccettabile, perché consumato in un ambito, quello della giustizia internazionale, che ha minato la credibilità dell'Italia nel mondo. Per questo motivo noi, oggi, siamo qui a chiederne, con forza, le dimissioni.
Ha ragione il collega Giachetti, non è una cosa che si fa a cuor leggero, neanche da parte delle opposizioni, e men che meno per un Dicastero così delicato. Eppure, il Ministro della Giustizia, che dovrebbe amministrare la giustizia con disciplina, onore, ma anche con equilibrio e prudenza, ha dimostrato, progressivamente, nei mesi scorsi, di non avere rispetto di nessuno di questi fondamentali. Sul caso Almasri, in particolare, ha palesato al Parlamento, di fronte, cioè, alla massima istituzione del Paese, di non essere all'altezza. Perché, all'oltraggio di avere liberato e riaccompagnato a casa, con un volo di Stato, un uomo accusato di crimini contro l'umanità, ha anche aggiunto l'offesa e l'attacco al ruolo di un organismo internazionale, quale è la Corte penale internazionale. Lo ha fatto mentendo. La stessa Corte non ha potuto reagire, se non aprendo un'inchiesta nei confronti dell'Italia, accusandola di avere creato un danno grande alle indagini, garantendo per il futuro, in questo modo, un salvacondotto ad altri criminali libici, quei trafficanti di donne e uomini a cui la Premier Meloni aveva promesso, come sappiamo, di dare la caccia su tutto il globo terracqueo.
Ci sono voluti decenni per costruire il progetto di una giustizia penale internazionale, fondandosi sulla convinzione, per noi sacra, che esistono dei crimini percepiti come lesivi di valori universali e, per questo motivo, tali da trascendere il sistema giuridico di una singola comunità statale. La Corte penale internazionale è nata per essere la risposta alla domanda di giustizia che si contrappone a una cultura dell'impunità. Ed è grave, ancora più grave, pensando che il suo trattato istitutivo è stato firmato, proprio qui, a Roma, il 17 luglio del 1998, che sia l'Italia, con questo Governo, a contribuire ad indebolirla in un momento storico così complesso, che tutti noi vediamo. Spaventa il fatto che l'attacco sia stato, persino, supportato dal Ministro degli Affari esteri del nostro Paese, ventilando l'ipotesi di un'inchiesta ai danni della Corte proprio in coincidenza con l'ultima iniziativa del Presidente americano Trump, pronto a firmare un ordine esecutivo per sanzionare la Corte penale; proprio nel tempo in cui viene presa di mira da chi pensa di poter ridisegnare i confini dell'Europa con un'aggressione di stampo imperialista, che ha riportato la guerra nel nostro continente. Non possiamo accettare questo attacco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non può farlo l'Italia, per la sua storia, per le sue istituzioni, per il suo presente. Il diritto internazionale, oggi meno che mai, può essere ridotto a carta straccia e nessuno può concorrere a indebolirlo.
Anche solo per avere messo in discussione l'autorevolezza, l'autorità di quel tribunale, lei dovrebbe sentire il dovere di lasciare il suo incarico. E anche da questo deriva il nostro giudizio politico sul suo operato e, in generale, su quello del Governo che rappresenta e della sua Presidente del Consiglio. È un giudizio compiuto, di condanna rispetto a una vicenda gravissima e vergognosa, lo dico in tutti i sensi in cui si può intendere questa parola. Non si può dire altro per la decisione grave di difendere, di fatto, come ha fatto lei, in quell'arringa, in quest'Aula, un aguzzino, un torturatore, un assassino che è stato scarcerato, lo ripeto, fatto salire su un aereo di Stato e fatto tornare, tranquillamente, in patria. Una vergogna che è resa ancora più tragica dalle contraddizioni e dalle falsità che sono state raccontate qui, in questa Aula, per ottenere il risultato: vizi di forma, errori di date, mancate traduzioni.
E, voglio ricordarlo: abbiamo dovuto insistere, molto e ripetutamente, per avere a disposizione le carte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che lei ha, impropriamente, usato per costruire e legittimare quella versione.
Mai una verità, anche quando l'unico compito che spettava al Ministro era quello di dare corso a quella richiesta di arresto; invece, abbiamo visto solo colpevoli omissioni e l'esercizio di una discrezionalità che - lo ribadiamo ancora una volta - non è prevista dalla legge.
E questo perché c'era solo una precisa volontà politica del Governo di non procedere all'arresto di un criminale qual è Almasri. Poi, ovviamente, come fa sempre, il Governo ha approfittato di quella vicenda per un vittimismo patetico e infondato. La Presidente Meloni è sempre una vittima, una vittima strana, però, che scappa, com'è scappata dal Parlamento, ma che poi fa aggredire i suoi, incaricandosi però di difendere quelli che considera oggetto di attacchi ingiustificati, come nel caso del Sottosegretario Delmastro.
A proposito, Ministro, dov'è il Sottosegretario Delmastro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Perché non è seduto in quest'Aula oggi? È stato condannato, perché non lascia la poltrona? Ovviamente, è in buona compagnia di altri indagati componenti di questo Governo. Il Ministro, invece, ha utilizzato questa occasione per attaccare, ancora una volta, l'indipendenza della magistratura, per delegittimare il suo operato in una dimensione internazionale e nazionale, ovvio. Il messaggio è chiaro: nessuna autorità giudiziaria può emettere atti sgraditi alla maggioranza politica di turno; se ciò avviene, l'atto giudiziario sgradito sarà in qualche modo vanificato nei suoi effetti e l'autorità giudiziaria che l'ha emesso verrà additata all'opinione pubblica come una “nemica della Nazione” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Lo avete fatto sul caso Almasri contro la Corte penale internazionale e poi contro il procuratore Lo Voi; lo avete fatto sulla vicenda imbarazzante dei centri per i migranti in Albania contro la Corte di giustizia europea; lo avete fatto contro i giudici che hanno emesso una sentenza contro il Sottosegretario Delmastro. E la cosa più grave, Ministro, è che non solo l'hanno fatto dei rappresentanti del Governo e della maggioranza, ma che lo ha fatto lei che è Ministro della Giustizia qualche giorno fa, arrivando ad auspicare una riforma di una sentenza, di cui esiste solo il dispositivo e di cui non si conoscono nemmeno le motivazioni, perché il suo obiettivo è quello di delegittimare costantemente l'operato della magistratura, minandone l'autorità. E allora, invece di occuparsi di fare funzionare la giustizia italiana e della tragedia che quotidianamente si consuma nelle nostre carceri, lei interpreta quella che è un'ossessione di questo Governo: ridimensionare il potere dell'autorità giudiziaria.
Per questo motivo lei ha usato, qualche settimana fa, un'espressione impressionante: ha parlato di quella “riforma finale” - così lei l'ha definita - contraria ai principi della nostra Costituzione, che sono invece affermati in ambito europeo e che incoraggiano l'autonomia di tutto il potere giudiziario, per una giustizia equa, imparziale ed efficace. Su questa vicenda - quella di cui discutiamo oggi e che è l'oggetto principale della mozione di sfiducia che abbiamo presentato con le altre opposizioni - lei, Ministro Nordio, è venuto in Aula qualche settimana fa a coprire goffamente l'assenza della Premier, che ha offeso ancora una volta il Parlamento, ma le sue motivazioni sono risultate ancora più deboli ed imbarazzanti di quanto la Presidente Meloni potesse sperare. Lei, Ministro, ha detto in quest'Aula che non è disponibile a fare il passacarte della Corte penale internazionale; invece, avrebbe dovuto dire che è pronto a farlo senza vergogna della Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Se così non fosse, in un sussulto di dignità, l'unica cosa che le rimane sarebbero le dimissioni. Almeno restituirebbe - forse - prestigio e credibilità a quell'intellettuale liberale che da magistrato difendeva chi esercita la giustizia e la sua indipendenza. Non è così e per questo motivo noi ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, secondo lei è vero che Albert Einstein era una schiappa in matematica? La risposta è “no”, è falso. Ha sempre passato i test di matematica e prima dei 15 anni padroneggiava già il calcolo differenziale e gli integrali. Così come le potrei chiedere se è vero che i tori sono attratti dal colore rosso. Anche questo è falso. Semplicemente sono molto infastiditi e irritati dal movimento del telo. Così come i pesci rossi hanno memoria per mesi. Senta, tutti noi viviamo immersi in credenze che circolano, si depositano fino a diventare essenza comune; come le “toghe rosse”: adesso si sarebbero unite tutte insieme contro di voi.
E oggi, nell'epoca della “post-verità”, la forza di imporre una visione “contro” conta più dell'aderenza al reale. Chi è nella posizione di persuadere può ripetere qualcosa di infondato all'infinito. Non c'è fact-checking che tenga. Ma questa volta non ci riuscirete, Ministro Nordio. Noi siamo testardi e non ci rassegniamo. Crediamo che la verità dei fatti conti qualcosa e conti più del vostro lavoro. A noi non interessa fare il lavoro di indagine che spetta alla magistratura; vogliamo la verità storica e politica che ha portato uno stupratore, un torturatore, un capo militare e politico del caos libico, ad essere prima arrestato - grazie al lavoro della Polizia italiana e dell'Interpol - poi scarcerato e, infine, portato a casa sua con un aereo di Stato. E allora, entriamo nel merito di questa vicenda. È vero - come ha sostenuto nell'informativa del 5 febbraio - che il Ministro della Giustizia gode di discrezionalità politica su un mandato di arresto della Corte penale internazionale? È falso, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). La discrezionalità riguarda soltanto il coinvolgimento di altri Ministeri. Il Ministro Nordio non aveva alcun diritto di decidere se il mandato di arresto di Almasri fosse valido o meno. Si è attribuito un potere che la legge non gli conferisce. Ha agito contro l'ordinamento giuridico italiano, che è vincolato ad un regime di cooperazione con la Corte internazionale. Ed è vero - come dichiarato da Nordio in Aula - che, viste le incongruenze nella sentenza della CPI, non essendo chiaro se i reati commessi da Almasri fossero iniziati nel 2011 o nel 2015, fosse conseguente non adoperarsi per mantenere sotto custodia il trafficante di uomini? È falso, Ministro, perché il Ministro doveva informare la Corte penale internazionale senza indugio al fine di risolvere la questione. Questo proprio perché non ha arbitrio sulla sentenza. Ed è vero - come ha sostenuto ancora Nordio - che conta l'opinione della terza giudice della CPI, in disaccordo con la sentenza? È falso: la dissenting opinion della giudice non ha alcun valore ove presa da sola; la decisione vincolante è quella della maggioranza.
Ed è vero che, a causa di queste perplessità, la CPI ha ribaltato completamente il precedente mandato di arresto? Anche questo è falso. E che quindi il secondo pronunciamento sarebbe una mera integrazione? Falso, falso e ancora falso! La Corte non ha mai riunito una seconda volta la Camera. Queste sono, punto per punto, le bugie di Nordio sul caso Almasri. Si è scagliato in maniera scomposta contro la Corte penale internazionale e non ha nemmeno provato a difendersi. Ha direttamente scelto di essere l'avvocato del boia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Poi si è assegnato un altro ruolo che non gli spetta: quello di giudice della legittimità del mandato di cattura, senza una parola di pietà verso le vittime. Gli stessi giudici della corte d'appello di Roma lo hanno smentito: nessuna incongruenza nel mandato di cattura; la scarcerazione di Almasri è dipesa solo dalla mancata risposta del Ministro.
Ma il Governo continua a fare fumo su questa vicenda. Mi dispiace per voi, la Corte penale internazionale non arretrerà. A Roma è arrivata una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta inadempiente. Avete 30 giorni per rispondere; non solo al Parlamento. Perché esistono dei fatti e i fatti sono questi. Il 2 ottobre 2024, la Procura della Corte penale internazionale ha chiesto, sotto sigillo, un mandato di arresto per Osama Almasri Najeem. Il 17 gennaio del 2025, la Corte è stata informata che l'uomo si trovava in zona Schengen. La Camera ha accelerato il suo iter di valutazione e il 18 gennaio del 2025 ha emesso, a maggioranza, un mandato di arresto. Lo stesso giorno, il Cancelliere della Corte ha inviato a tutti gli Stati in cui Almasri era stato recentemente individuato richieste di collaborazione, ovvero, richieste urgenti di arresto provvisorio. Si tratta di sei Stati europei: uno di questi è, appunto, l'Italia.
Il 19 gennaio del 2025, Almasri è stato arrestato a Torino. Il 21 gennaio, la corte d'appello di Roma, in seguito alla mancanza di risposta del Ministro Nordio, non ha convalidato l'arresto. Lo stesso giorno, il criminale libico è stato rimpatriato su un Falcon 900 italiano: Falcon che però era partito da Ciampino, diretto a Torino, già nella mattinata del 19, ovvero, molte ore prima che Almasri fosse scarcerato. Nel pomeriggio del 21 gennaio, il Ministero della Giustizia diffondeva una nota: Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al procuratore generale di Roma. In quell'arco di tempo, l'Italia non ha mai cercato di avviare la consultazione della Corte. E pensare che il 18 gennaio la cancelleria aveva informato il Governo italiano dell'imminente mandato d'arresto e invitato a consultare la Corte senza indugio, qualora si individuassero problemi nell'esecuzione.
Allora glielo chiediamo, Ministro: perché tutte queste bugie? A chi risponde l'Italia? Alle istituzioni internazionali o a quella fantomatica nuova diplomazia energetica, di cui parla la Presidente Meloni? Il Ministro Nordio ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica, ha giurato di osservare la Costituzione e le leggi. L'articolo 10 della Carta impone il rispetto delle norme di diritto internazionale e il Ministro Nordio ha violato quell'articolo e deve dimettersi.
E se tutto questo non bastasse, che dire della vicenda Paragon? Ora scopriamo che lo spionaggio digitale non ha solo investito attivisti, giornalisti e oppositori politici, ma perfino don Mattia, cappellano di bordo di Mediterranea, che è stato intercettato. Potete dire ciò che volete, ma quelle operazioni di spyware forniscono le loro tecnologie alle autorità governative. E allora quante persone sono state prese di mira? Con quali e quali tecnologie? A che gioco orwelliano stiamo giocando? Vedete, tutto si tiene, perché una cosa è chiara: nel mondo in cui gli interessi energetici o la difesa dei confini vengono prima dei diritti umani, la solidarietà è un fastidio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) ed è per questo che voi la attaccate.
Nel mondo in cui i tagliagole sono accompagnati a casa e i migranti consegnati a loro, gli attivisti che li vogliono salvare sono un problema. Tutto si tiene. Quindi chi ha utilizzato Graphite per spiare attivisti e giornalisti? I vertici di AISE e AISI ammettono di averlo utilizzato, ma non contro quelle persone. Abbiamo chiesto a Nordio se Graphite potesse essere utilizzato dalla Polizia penitenziaria e dalle procure. Il Governo, per bocca di Mantovano, si è rifiutato di rispondere all'interrogazione e ha posto il segreto sulla vicenda. Poi Nordio ha sconfessato pure Mantovano: la Polizia penitenziaria e le procure non possiedono Graphite.
La domanda resta inevasa. Ministro, ci ascolti, visto che nessuno nei banchi della maggioranza la ascolta e la difende qui (Commenti del deputato Deidda), ci ascolti almeno. La domanda resta inevasa insieme a un'altra: sono stati spiati indirettamente dei parlamentari sì o no? Il Governo ha il dovere di rispondere, noi non abbiamo paura di dire che serve aprire un'indagine, un'indagine i cui esiti vanno desecretati. Tutte e tutti hanno il diritto di sapere cosa si annida dietro questa intollerabile violazione dei diritti civili e politici.
Ministro Nordio, lei deve dimettersi per molti motivi, perché un Ministro della Giustizia non dovrebbe mai mentire né aprire un contenzioso con la giustizia italiana e con quella internazionale, come se ci fosse un complotto contro il nostro Paese o, peggio ancora, contro di voi. Siete voi che avete rivelato segreti d'ufficio per attaccare gli avversari politici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), come nel caso Delmastro, il suo Sottosegretario; e non ci fidiamo di voi perché usate il dossieraggio contro i vostri avversari. Invece di difendere le nostre prerogative usate il segreto di Stato per non dirci se siamo stati spiati ma, soprattutto, chi ha spiato e per scoprire cosa… ho finito.
Chi svolge funzioni pubbliche ha “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”: articolo 54 della nostra Costituzione. Lei ha mentito, e non è la prima volta, e per questo merita la nostra mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Attaccate chi vi osserva, chi conduce indagini, chi vi giudica, mentite sapendo di mentire, perché è più importante continuare a gestire il potere come una black box.
Noi siamo qui per fermarli legalmente, democraticamente, costituzionalmente, lo faremo con tutti gli strumenti democratici e lo faremo con non uno di meno di tutti quelli possibili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. In quest'Aula oggi dovrebbe esserci non soltanto il Ministro della Giustizia, ma ci dovrebbe essere anche e soprattutto la Presidente del Consiglio. Immaginare che un'autentica enormità, come la scarcerazione di una persona attinta da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità si sia verificata senza un intervento diretto del Capo del Governo è del tutto impensabile: lo sanno tutti e tutte. La principale responsabile di questa scandalosa vicenda è la Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
Giorgia Meloni; e la sua assenza dal Parlamento è una fuga vigliacca di chi scappa dalle proprie responsabilità, responsabilità che, ormai, sono evidenti a tutti, anche se i Ministri Nordio e Piantedosi hanno cercato, fin dall'inizio, di confondere le acque e di non accendere il necessario faro su questa vicenda.
Il Ministro della Giustizia, Presidente, non ha detto per quale motivo ha evitato di rispondere alla procura di Roma, pur avendone tutto il tempo; non ha detto perché non ha ordinato un nuovo arresto di Almasri e il Ministro dell'Interno non è stato in grado di spiegare in modo minimamente credibile la fretta con la quale Almasri è stato riportato al sicuro in Libia.
Secondo il Ministro Piantedosi, Almasri rappresentava un tale pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica che di corsa lo avete dovuto rimpatriare su un volo di Stato. Invece, secondo il Ministro Nordio, quel mandato di arresto internazionale era addirittura nullo. Beh, fateci capire, quel mandato di arresto internazionale era chiaro per capire che avevamo di fronte una persona pericolosissima ma, invece, non era sufficiente per arrestare questo torturatore e consegnarlo alla Corte penale internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Le scuse goffe, le bugie e gli alibi sgangherati di questo Governo sono davvero un'offesa all'intelligenza degli italiani. Vi erano innumerevoli possibilità di evitare la liberazione di un criminale, ma quelle strade non sono state battute per una precisa scelta politica. La liberazione del torturatore Almasri è stato un atto voluto, un atto voluto da voi, non un atto dovuto.
Allora mi chiedo: l'Italia e i cittadini italiani meritano di essere rappresentati da un Ministro che si arroga il diritto di non eseguire un mandato di arresto della Corte penale internazionale, ergendosi così a super giudice, al di sopra di ogni legge? È degno di guidare un Ministero tanto importante, come quello della Giustizia, un Ministro che per primo non rispetta le leggi internazionali e che, anziché difendere la credibilità e la dignità internazionale del nostro Paese, difende un torturatore e viene qui in Parlamento come se fosse l'avvocato di Almasri?
Ministro, l'imbarazzante arroganza con cui lei e i suoi Ministri del Governo, gli altri Ministri del Governo, avete trattato la vicenda Almasri, la disinvoltura con cui lei ha cercato di addossare alla magistratura e addirittura ai giudici della Corte penale internazionale una responsabilità che è soltanto sua e del suo Governo dimostrano la mancanza assoluta di quel senso delle istituzioni che dovrebbe permeare le parole e le azioni di ogni Ministro che si rispetti; e dimostrano la sua assoluta inadeguatezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ministro, purtroppo non siamo nuovi a queste vicende; purtroppo la sua attività è costellata di contraddizioni e di fallimenti. Ricordiamo, da ultimo, il mancato raggiungimento dell'obiettivo dell'abbattimento dell'arretrato civile che potrebbe far perdere all'Italia importanti risorse del PNRR; e non siamo neanche nuovi al fatto che le sue affermazioni sono poi smentite dai fatti che lei pone in essere. All'inizio del suo mandato, Ministro, lei parlava dell'abuso del diritto penale, salvo poi smentirsi clamorosamente dando vita ad una serie di provvedimenti, in primis il decreto Rave, che prevedono solo aumenti di pena e nuovi reati. Ancora. “I mafiosi non parlano al telefono”, anche qui affermazione clamorosamente smentita dalla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, avvenuta anche grazie alle intercettazioni dei colloqui dei parenti del boss (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ministro, state portando avanti un'insensata crociata contro le intercettazioni, il mezzo più efficace di ricerca della prova, uno strumento che lei, Ministro, da pubblico ministero, ha utilizzato spesso e senza il quale, per esempio, anche la sua indagine sul MoSe non sarebbe stata la stessa. Però va bene se poi a essere intercettati sono attivisti e giornalisti sgraditi al vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E ancora. L'interrogatorio preventivo, che ha consentito a spacciatori di minacciare testimoni e a indagati di darsi alla fuga e di sottrarsi alla giustizia. L'abolizione del reato di abuso di ufficio, in contrasto con le raccomandazioni e le direttive dell'Unione europea ma che, soprattutto, ha lasciato i cittadini soli e indifesi rispetto agli abusi di potere.
Tutte le vostre riforme in materia di giustizia, in particolare, tendono a intralciare le indagini, a creare una giustizia di casta, a garantire un'impunità generalizzata, soprattutto ai potenti. Il tutto all'interno di un quadro che mira a delegittimare e a screditare la magistratura, a tappare la bocca all'informazione libera e a ridurre il Parlamento al mero ruolo di spettatore.
Ministro, noi chiediamo le sue dimissioni perché il Ministero della Giustizia, sotto la sua guida, è diventato il Ministero dell'inefficienza e della impunità. La sua permanenza alla guida del Ministero della Giustizia rappresenta un colpo alla credibilità dell'Italia a livello nazionale ed internazionale. Ministro, lei ha detto di essere addolorato e disorientato per la condanna che ha colpito in primo grado il Sottosegretario Delmastro. Le do un consiglio: ritrovi l'orientamento e vada a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei partire dal ricordare chi è Osama Almasri. È un generale libico che gestisce uno dei centri più grandi per immigrati in Libia, destinatario di un mandato di arresto per crimini contro l'umanità dalla Corte penale internazionale, perché riconosciuto colpevole di torture, di stupri - anche nei confronti di un bambino di 5 anni -, di violenze, di omicidi, di detenzioni illegittime e, per non farci mancare niente, anche di persecuzioni.
Le chiedo, Ministro, colleghi e colleghe e anche cittadini e cittadine all'ascolto: uno Stato democratico, in Europa, nel 2025, come dovrebbe agire nei confronti di questi benefattori dell'umanità? La logica e il diritto nazionale e internazionale ci direbbero di eseguire il mandato di arresto. Cosa fa, invece lei, Ministro? Decide che il suddetto benefattore debba essere liberato, scortandolo in Libia con un volo di Stato che ricordo a tutti e a tutte è stato pagato con i nostri e i vostri soldi, i soldi delle tasse dei cittadini e delle cittadine, e permettendo che venisse accolto tra applausi e festeggiamenti.
La vicenda è tragica, ma lei Ministro Nordio è riuscito a coprirsi di ridicolo anche in questo caso: si è trasformato da Ministro della Repubblica in azzeccagarbugli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) del suddetto Almasri, ricorrendo ad argomentazioni che definire imbarazzanti è poco; basti solo citare il fatto che un Ministro della Giustizia, nel 2025, dica che non si è potuto arrestarlo e procedere al mandato di arresto perché la documentazione della Corte penale internazionale era in inglese. È talmente ridicola questa cosa che non vado avanti, perché si commenta da sola.
La verità, Ministro, è che lei ignora che è dovere suo di cooperare con la Corte penale internazionale e le ricordo l'articolo 4, della legge n. 237 del 2012, forse è il caso che anche la ripassi: il Ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione.
Quindi, Ministro, lei non aveva il diritto di valutare, ma aveva il dovere di eseguire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché le ricordo che lei non è pagato da tutti e tutte noi per fare l'avvocato di Almasri, ma, come Ministro della Giustizia, è tenuto a rispettare il diritto e soprattutto il diritto internazionale. Vi chiedo: non è che, per caso, Ministro, l'Italia, con il vostro Governo, si stia piegando agli interessi di chi vuole indebolire ed annientare la Corte penale internazionale? Come mai l'Italia ha scelto di non essere tra i 79 Paesi membri dell'ONU firmatari di una dichiarazione di incrollabile sostegno alla Corte penale internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non è che forse la Corte penale internazionale è sotto attacco dopo aver emesso i mandati di arresto contro i criminali di guerra e contro l'umanità Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e l'ex Ministro della Difesa Gallant? Guarda caso, attualmente, alla Knesset israeliana e al Congresso degli Stati Uniti sono in discussione leggi per sanzionare tutti i funzionari della Corte e condannare chiunque collabori con la Corte.
Con l'intergruppo per la pace tra Palestina e Israele, un mese fa, eravamo all'Aja a dare supporto ai giudici e ai funzionari, i quali ci hanno descritto con grande sofferenza le minacce, la delegittimazione e le pressioni che stanno subendo e ci hanno spiegato che queste leggi consegnano un certificato di morte alla Corte. Questo significa spazzare via tutti i procedimenti oggi pendenti per genocidio, per chi si è macchiato di crimini disumani e per chi ha ucciso e ha bruciato vivi donne, bambini e uomini! Tutto spazzato via, i colpevoli impuniti e assolutamente tutelati, mentre le vittime senza giustizia e questo è aberrante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Lei e tutto il suo Governo oggi ci state portando in una direzione opposta ai principi della giustizia. Voi state partecipando, assieme a Trump e a Netanyahu, all'attacco della Corte penale internazionale e state cercando di distruggere uno strumento a difesa degli ultimi. Voi state facendo in modo che l'Italia sia complice dei torturatori e dei criminali e state mettendo all'angolo, ancora una volta, le vittime.
Qui, Ministro, non c'è giustizia, non c'è dignità, ma soprattutto non c'è umanità. Quindi, vi chiedo di ritornare ad essere umani, perché la storia vi chiederà conto delle vostre azioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la indegna gestione della vicenda Almasri posta a fondamento dell'odierna mozione di sfiducia e già profusamente illustrata dai miei colleghi potremmo dire che sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si tratta dell'ultimo atto in ordine di tempo di una serie di iniziative legislative, di dichiarazioni e di comportamenti che portano la sua firma, che tradiscono lo spirito e il dettato della Costituzione sulla quale lei ha giurato, Ministro, e che lei, ancor più che altri Ministri, per competenza ed esperienza dovrebbe difendere.
La vicenda Almasri rappresenta di certo l'atto più increscioso e grave, perché è in grado di proiettare le sue conseguenze ed il nostro imbarazzo oltre i confini nazionali, compromettendo la credibilità e l'affidabilità internazionale dell'Italia che, per la prima volta, ha violato un trattato internazionale e ha sottratto al giudizio della Corte penale internazionale un soggetto accusato di crimini contro l'umanità, garantendone così l'impunità.
L'Italia ha toccato il fondo della vergogna, ma si tratta - ripeto - dell'ultimo atto della messa in scena di un'opera tragicomica, perché questi sono stati i 2 anni e mezzo con la sua guida nel comparto giustizia: la messa in scena di una rappresentazione artificiale e artificiosa della realtà dagli effetti a volte comici e a volte tragici. Non ne ha azzeccata una, signor Ministro: ha individuato priorità inesistenti, trascurando le priorità reali del comparto; con lei sono diventate priorità i rave party, l'introduzione di tutta una serie di reati diretta a reprimere il dissenso e il disagio sociale, l'abolizione dell'abuso d'ufficio, la demonizzazione delle intercettazioni, la legge bavaglio, la separazione delle carriere dei magistrati per addomesticare i pubblici ministeri e condizionarne i poteri d'indagine.
Con lei, Ministro, è diventata priorità mettere al riparo da indagini scomode i politici, i colletti bianchi, i comitati d'affari e salvaguardarne la reputazione, pur sapendo che questo comporta un inesorabile arretramento non solo nella lotta alla corruzione, ma anche nel contrasto alle mafie, che oggi si infiltrano nell'economia legale e nella pubblica amministrazione proprio attraverso il metodo corruttivo.
Con lei, Ministro, è diventata priorità dichiarare guerra alla magistratura, rea di non contribuire all'attuazione dell'agenda politica del Governo e per questo destinataria di una campagna di delegittimazione che alimenta la sfiducia dei cittadini verso l'ordine giudiziario. Se posso utilizzare una metafora, è come se un allenatore non credesse nella propria squadra, ne insultasse pubblicamente tutti i componenti tutti i santi giorni ed ideasse uno schema di gioco che li facesse giocare male, invece di valorizzare l'abilità di ciascun giocatore: bene, sono sicura che quell'allenatore verrebbe immediatamente esonerato.
Con lei, Ministro, è diventata priorità fare l'avvocato difensore di un Sottosegretario - mi riferisco, chiaramente, a Delmastro -, la cui inadeguatezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) è sotto gli occhi di tutti. Queste sono le priorità del Ministro Nordio e del Governo Meloni tutto, impegnato ad inventare ogni giorno un nemico immaginario per giustificare la propria incapacità ed inerzia. Il comparto giustizia invece aveva e avrebbe bisogno di tutt'altro: assunzioni straordinarie di magistrati e di personale amministrativo e valorizzazione dei profili professionali in servizio, per dare nuovo slancio anche alla produttività e imprimere così un'accelerazione nella trattazione dei processi sia civili che penali; investimenti massicci nell'edilizia giudiziaria e penitenziaria; un'iniezione significativa di organico per tutte le figure professionali che lavorano nelle carceri, come Polizia penitenziaria, educatori, mediatori culturali, psicologi, medici psichiatri e operatori sanitari; un incremento nell'offerta capillare di attività trattamentali, perché un sistema penitenziario in cui neppure in due mesi si verificano 13 suicidi dovrebbe essere, questa sì, la priorità di qualsiasi Ministro della Giustizia dotato di umanità e buon senso.
E ancora, priorità dovrebbe essere reperire maggiori risorse economiche per completare il processo di digitalizzazione e per la formazione del personale che avrebbe dovuto necessariamente accompagnare queste novità; priorità dovrebbe essere rispettare gli impegni presi con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre leggiamo, nella relazione annuale sullo stato della giustizia, che l'Italia sta mancando l'obiettivo della riduzione dell'arretrato civile presso i tribunali e ha registrato, anzi, un aumento nel 2024 delle pendenze. L'Italia sta mancando l'obiettivo della riduzione del disposition time, ovvero della durata dei processi civili, sia innanzi ai tribunali che innanzi ai giudici di pace, non ne parliamo. L'Italia ha mancato l'obiettivo dell'assunzione dei 16.500 addetti all'ufficio per il processo, nonché quello dell'assunzione delle altre figure professionali giuridico-amministrative e tecniche che avrebbero dovuto supportare le cancellerie per lo sviluppo delle altre linee di progetto, in tema di digitalizzazione e di edilizia giudiziaria. Le unità di personale effettivamente in servizio oggi sono molto inferiori rispetto a quanto previsto. Per l'implementazione dell'ufficio per il processo in capitale umano è stato utilizzato solo il 41 per cento del finanziamento e per l'edilizia giudiziaria è stato speso neanche il 20 per cento delle risorse PNRR.
Dalla relazione emerge inequivocabile che è la giustizia civile ad essere più in affanno e ad avere bisogno dell'attenzione del Ministro della Giustizia, mentre il Ministro non fa altro che propinarci interventi in materia penale. Sappiamo bene come questi obiettivi siano strettamente legati al riconoscimento delle varie tranche del PNRR e come vi sia il rischio concreto che l'Unione europea non eroghi le risorse se il raggiungimento degli obiettivi non sarà assicurato. La realtà, come vedete, e mi rivolgo adesso ai cittadini che ci seguono, è molto lontana dalle favole che raccontano Nordio e Meloni: è un fallimento su tutti i fronti. Sarà forse per questo che, poco a poco, praticamente tutti i vertici del Ministero della Giustizia hanno lasciato il proprio incarico? Dapprima, il capo di gabinetto, poi il capo del DAP, il direttore generale dei servizi informativi automatizzati, la direttrice dell'ispettorato e, da ultimo, il capo del Dipartimento per l'innovazione tecnologica: tutto è passato in sordina.
Il mistero avvolge tutte queste vicende, ma c'è un dato politico che non può essere trascurato: Ministro, lei fa terra bruciata intorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In via Arenula si vive una destabilizzazione continua, una desertificazione del Ministero senza precedenti, che comporta, inesorabilmente, la paralisi anche dell'ordinaria amministrazione; produce improvvisazione, assenza di visione e strategie. Il risultato sono i fallimenti che ho elencato prima ed un clima di confusione, insoddisfazione e tensione istituzionale che avvolge l'intero comparto giustizia, come mai prima era accaduto. Abbiamo un Ministero allo sbando, senza una guida. Senza un pilota che tenga ben saldo il volante il sistema giustizia è destinato a schiantarsi. Un suo passo indietro, Ministro, quindi, non è più rinviabile per il bene dell'Italia. Il sistema giustizia ha bisogno di ritrovare serenità, stabilità, credibilità e affidabilità. Si tratta di cose che lei, Ministro, non riesce a garantire. È per questo che chiediamo le sue dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È così esaurita la discussione sulle linee generali della mozione in esame. Il Ministro si riserva di intervenire successivamente. Il seguito del dibattito è, dunque, rinviato ad altra seduta.
Ricordo che nella giornata odierna, alle ore 15,30, avrà luogo la commemorazione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15,30.
La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Commemorazione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, quest'anno ricorre il quarto anniversario della tragica morte dell'ambasciatore d'Italia nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e della loro guida, Mustapha Milambo. Durante una missione umanitaria delle Nazioni Unite, il 22 febbraio del 2021, il convoglio del Programma alimentare mondiale, sul quale viaggiavano, fu preso d'assalto da un commando armato nei pressi di Goma.
La parabola umana e professionale di Luca Attanasio è stata segnata da una profonda vocazione per la diplomazia. Dopo essersi formato in ambito economico e aver completato un percorso di specializzazione in politica internazionale, intraprende una brillante carriera, distinguendosi per passione, dedizione e altruismo. La sua competenza e professionalità lo portano a ricoprire incarichi di grande rilevanza, dapprima in Europa e, poi, in Africa, dove si spende senza riserve per affrontare le varie emergenze che affliggono le comunità locali.
Convinto che la sua missione istituzionale non potesse prescindere dall'impegno sociale, egli è sempre rimasto a fianco degli ultimi, esprimendo l'ideale del diplomatico dal volto umano, nella certezza che nessuno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse essere lasciato indietro.
Oggi, rendiamo dunque omaggio alla memoria di un uomo che ha dedicato la propria esistenza al servizio del Paese e a sostegno della cooperazione internazionale, ma non possiamo non ricordare il coraggio e l'alto senso del dovere dimostrati dal carabiniere scelto Iacovacci che, nel tentativo di proteggere l'ambasciatore, non ha esitato a fargli da scudo con il proprio corpo. Un gesto nobile e generoso, che gli è valso il conferimento alla memoria della medaglia d'oro al valor militare e che riflette i valori più autentici che contraddistinguono le donne e gli uomini dell'Arma.
Un ringraziamento va anche a tutto il personale civile e militare che, spesso, esponendosi a pericoli estremi, svolge un ruolo cruciale nella promozione della pace e dell'assistenza alle popolazioni più vulnerabili in zone di crisi e in contesti di alto rischio. A loro esprimo la mia profonda gratitudine e riconoscenza.
Ai familiari dell'ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, oggi qui presenti, desidero rinnovare la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati. Il loro è il dolore dell'Italia intera, che non può e non deve dimenticare il sacrificio di chi l'ha servita con onore e disciplina.
Chiedo ora all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Prolungati applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Presidente, membri del Governo, commemoriamo in Parlamento, alla presenza dei familiari e degli amici più cari che ci stanno ascoltando, uomini che sono testimonianza per tutti noi di impegno e dedizione, di umanità e di professionalità.
Il 22 febbraio di quattro anni fa, il nostro ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo sono stati uccisi in un agguato a Goma, in Congo, mentre svolgevano la loro funzione pubblica, mentre servivano e rappresentavano la nostra Patria nel mondo. Erano troppo giovani per morire, ma non erano troppo giovani per rappresentarci. Non chiedevano di essere eroi, ma di essere interpreti autentici del miglioramento della società con i loro studi, con il loro lavoro, con la fatica, con il cuore e con la curiosità.
Conosciamo la loro tensione al bene comune dal loro sguardo, che tutti noi abbiamo imparato a conoscere dai loro atti, dal buono che la loro vita e il loro sacrificio continuano a generare nella comunità, nelle scuole, persino in quel Congo dove continuamente scorre sangue. Il sorriso di Luca Attanasio non è frutto del caso, ma di valori, di fede, della certezza che non sarà il cinismo politico a cambiare lo status quo, ma la fatica della diplomazia e della cooperazione internazionale. Un portatore di speranza, dunque: quella seria e concreta, non cieca, mai sprovveduta. Luca Attanasio non era certamente un burocrate e, allo stesso modo, il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci non era un uomo che stava ad osservare: ha protetto Luca, ha protetto l'ambasciatore Attanasio con il proprio corpo. Come egli ha protetto che la nostra commemorazione in questo luogo non sia di maniera. Dobbiamo ribadire l'impegno a proteggere i nostri servitori dello Stato, mentre operano nei fronti più complessi. Dobbiamo verità e giustizia a cittadini che hanno preso sul serio la vita nel suo significato più intimo e personale, ma anche nella dimensione pubblica e di rappresentanza. Verità e giustizia non spengono il dolore della perdita, ma aiutano a conviverci e aiutano noi a non ripetere gli errori. La giustizia non deve fare paura: è facile essere buoni, è difficile essere giusti. Sappiamo che la giustizia è termometro per misurare il tasso di democrazia, ma non sempre la pratichiamo.
In Congo e nel mondo la febbre è altissima. Noi qui e nelle aule di tribunale dove si cerca verità dobbiamo trovare gli anticorpi perché questa febbre non ci prenda. La giustizia non è un fatto privato. Iacovacci e Attanasio erano costruttori di pace e giustizia nelle istituzioni e con le istituzioni sovranazionali collaboravano. Il capolavoro dell'ingiustizia è di sembrare giusti senza esserlo. Il mantenimento di equilibri paludati non è la via per dare credibilità a istituzioni che debbono reggersi sulla trasparenza, sul rigore e non certo con omesse tutele e silenzio. Assicurare alla giustizia terrena mandanti e responsabili del loro agguato è un dovere morale per tutti noi in quest'Aula.
La vicinanza mia e del gruppo di Italia Viva alle famiglie si traduce oggi nell'affetto e nell'impegno che ribadiamo oggi per la ricerca della verità e della giustizia.
“Impara a parlare d'amore, impara ad ascoltare, anzitutto. Questo è il primo passo”: che queste parole di un giovanissimo ventenne, Luca Attanasio, ci servano da sprone per lavorare di più e meglio, in questo luogo e fuori da quest'Aula, con le persone (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, siamo oggi in quest'Aula per ricordare l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo, tragicamente caduti, il 22 febbraio del 2021, nella Repubblica Democratica del Congo. Un drammatico evento che ha scosso le coscienze di tutti noi, richiamandoci alla realtà delle sfide che i nostri rappresentanti affrontano quotidianamente in contesti internazionali complessi e, talvolta, spesso pericolosi.
La Repubblica Democratica del Congo, vasta e ricca di risorse naturali, è, purtroppo, teatro di conflitti persistenti, che ne minano la stabilità e lo sviluppo. Le province sono afflitte da violenze endemiche, alimentate da rivalità etniche, politiche ed economiche. Queste tensioni hanno radici profonde, aggravate da interventi esterni e dalla competizione per il controllo delle risorse minerarie. La presenza di numerosi gruppi armati, spesso finanziati attraverso il commercio illegale di minerali preziosi come il coltan, ha reso la regione una delle più instabili al mondo. Le conseguenze di questa instabilità sono drammatiche: migliaia di civili che perdono la vita ogni anno, milioni sono costretti a sfollare vivendo in condizioni di estrema precarietà, le infrastrutture carenti, l'accesso ai servizi essenziali è limitato e le opportunità economiche scarseggiano. Lavorare in un contesto di questo tipo non è di certo facile, ma per l'ambasciatore Attanasio non era una motivazione per tirarsi indietro, anzi.
Luca Attanasio rappresentava al meglio l'essenza della diplomazia italiana: una figura dedita alla promozione della pace, alla cooperazione e allo sviluppo. La sua missione in Congo non era soltanto un incarico professionale, ma era la declinazione reale di una vocazione al servizio dell'umanità, volto a costruire ponti di dialogo e a sostenere le comunità più vulnerabili. Il suo impegno si manifestava attraverso iniziative concrete, mirate a migliorare le condizioni di vita in una nazione segnata da profonde ferite storiche e sociali.
La memoria di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci ci esorta a riflettere sul ruolo dell'Italia e della comunità internazionale nel promuovere la pace, la sicurezza e lo sviluppo in Africa. Dobbiamo impegnarci a sostenere processi inclusivi, a rafforzare le istituzioni locali, a promuovere lo sviluppo economico attraverso progetti in cui questo Paese può e deve credere.
Non possiamo oggi limitarci ad esprimere il nostro più sentito cordoglio alle famiglie di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci. Oggi, noi che siamo la classe politica di questo Paese che loro amavano, dobbiamo concretizzare la determinazione dell'Italia nel perseguire la verità e la giustizia per questa tragedia. Diceva John Stuart Mill che non c'è prova migliore del progresso di una civiltà che il progresso della cooperazione. Dobbiamo fare in modo che il sacrificio di Luca Attanasio e dei suoi compagni non resti vano, ma che ispiri una cooperazione concreta nella costruzione di un mondo più giusto e solidale (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ministro Tajani, rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe. Ambasciatore di pace: con queste parole in tanti hanno voluto sintetizzare la personalità di Luca Attanasio e i valori che animavano il suo impegno, che non era solo quello di un eccellente diplomatico. In una recente intervista, Zakia Seddiki Attanasio, moglie dell'ambasciatore ucciso, ricordava, ad esempio, che, nel 2017, a Kinshasa, lei e suo marito diedero vita alla fondazione “Mama Sofia”, nata con l'obiettivo di sostenere la scolarizzazione, l'accesso alla sanità e alla formazione professionale di giovani africani. Ecco, non è abituale che un ambasciatore faccia questo. Io stessa quando, nel maggio del 2017, da Presidente della Camera, mi recai in Nigeria, dove Luca Attanasio era vice capo missione, ho avuto l'impressione di un uomo, un diplomatico, che amava il suo lavoro, che svolgeva con estrema competenza e con un profondo interesse per il futuro del continente africano. Lo faceva animato da una visione che lo portava a dire, come ricorda ancora la signora Zakia: “Se l'Africa sta bene, il mondo sta bene”.
Oggi, a 4 anni dal suo assassinio, assistiamo alla violenta invasione di truppe ruandesi nel territorio della Repubblica Democratica del Congo ed esattamente nella regione settentrionale, dove si trova Kikumba, la località dove, il 22 febbraio del 2021, un gruppo armato uccise l'ambasciatore Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista del Programma alimentare mondiale, Mustapha Milambo.
Allora, colleghi e colleghe, il primo impegno che tutte e tutti noi dobbiamo assumere nel ricordare Luca Attanasio è quello di fare in modo che la guerra in Congo finisca, che il Governo, insieme al Parlamento italiano, faccia pressione perché la comunità internazionale la smetta di voltare la testa altrove e agisca per imporre la pace. L'altro impegno, signor Presidente, che dobbiamo alla memoria di Luca Attanasio è quello per la verità e la giustizia. Dopo 4 anni ancora non si conosce cosa sia esattamente avvenuto quel giorno e, soprattutto, chi sono i mandanti. Chi, e per quale scopo, ha ordinato l'omicidio di Luca Attanasio e delle persone che erano con lui. Chi? E per nascondere che cosa ha manomesso indizi, organizzato depistaggi? Vogliamo finalmente la verità.
Ancora una volta, il gruppo del Partito Democratico si stringe attorno ai familiari, agli amici e ai colleghi di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e di Mustapha Milambo. Ancora una volta, perché noi, signor Presidente, non dimentichiamo chi ha servito il nostro Paese con dignità e onore (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ricordiamo, ancora una volta, ma dobbiamo farlo ogni giorno, le figure di Vittorio Iacovacci e dell'ambasciatore Attanasio, di Luca Attanasio. Lo facciamo perché è qualcosa che sentiamo nel profondo. Queste persone hanno dato la vita per l'Italia, hanno dato tutte se stesse e credevano di fare qualcosa per quel continente tormentato che è l'Africa. Nell'aiuto ai popoli d'Africa hanno trovato la propria missione, una vocazione. Loro devono essere di esempio per i nostri militari, per i nostri diplomatici, per chi, tutti i giorni, rischia la vita per l'Italia nel mondo. E lo sono.
I 7.000 morti degli ultimi giorni nella Repubblica Democratica del Congo e i 70 cristiani massacrati proprio in quel Nord Kivu devono farci capire quanto sia importante occuparsi d'Africa. Lo fa e ne tiene viva la memoria la moglie Zakia: lo fa aiutando quei bambini che hanno bisogno di un'istruzione, di una sanità; hanno bisogno di noi, hanno bisogno dell'Italia che, con il Piano Mattei, sta interpretando proprio lo spirito che ha spinto l'ambasciatore Luca Attanasio a dare tutto sé stesso. Lo ricordiamo come Lega, lo ricordiamo come Parlamento. Lo dobbiamo ricordare perché quella fraternità, quell'amore per il prossimo e quell'altruismo devono essere d'esempio, sempre, per tutti noi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Luca Attanasio è stato un diplomatico italiano, ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo dal 5 settembre 2017 fino alla sua morte, avvenuta il 22 febbraio del 2021 in Congo, a seguito di un vile agguato da parte di alcuni uomini armati al convoglio del Programma alimentare mondiale sul quale Attanasio viaggiava assieme ad altre sei persone legate alla MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo. Luca Attanasio è morto dopo poco, a seguito delle ferite riportate. È il primo ambasciatore italiano ad essere ucciso nell'adempimento delle sue funzioni. Lascia tre piccole bambine e un vuoto incolmabile per i propri familiari, oltre che per l'intero Paese.
Prima ancora di essere un diplomatico, Luca Attanasio era un padre, un marito, un figlio, un fratello, un amico, un uomo. Instancabile nella sua sete di conoscenza e di passione, che metteva nella voglia di costruire un mondo migliore, ha svolto con estrema competenza la sua funzione. È stato un ambasciatore di pace e di talento, che credeva nella pace e nella cooperazione; viveva la vita con entusiasmo; amava stare in mezzo alla gente e rendersi utile; non aveva problemi nello sporcarsi le mani.
Dotato di un senso di umanità fuori dal comune e lontano dagli schemi, sempre più vicino ai più vulnerabili, a partire dai bambini, ha sempre creduto nell'impresa applicata al sociale e questo lo portò ad avviare molti progetti in Congo. Le persone che l'hanno conosciuto dicono che, grazie a lui, hanno trovato il coraggio di sognare cose grandi. Luca sognava la pace. Oltre al nostro diplomatico, sono rimasti uccisi Mustapha Milambo, funzionario del Programma alimentare mondiale ONU, e il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, di soli 30 anni, appartenente al 13° Reggimento Carabinieri Friuli-Venezia Giulia, specializzato proprio come addetto alla protezione e scorta del personale sensibile. È stato ucciso durante lo scontro a fuoco, nel tentativo di mettere in salvo il diplomatico Luca Attanasio, facendogli scudo con il proprio corpo. Un servitore dello Stato, pienamente consapevole del suo incarico in Congo e di quali fossero tutti i rischi connessi alla missione che aveva puntualmente segnalato. Nonostante la richiesta di rafforzare la scorta, lui quel giorno era lì, solo, ad adempiere il proprio servizio di protezione.
Fare giustizia è sempre complicato, soprattutto su questioni sovrannazionali, ma l'assenza processuale dello Stato non è ammissibile e non è comprensibile per chi - come Luca e Vittorio - per lo Stato, invece, c'è sempre stato. Non è rispettoso per la dignità e per l'onore di due servitori dell'Italia. Non è rispettoso verso i familiari delle vittime che non si arrenderanno mai nel cercare la verità.
Quindi, oltre alle parole di commiato - per quanto doverose -, oggi, lo Stato prenda un impegno concreto affinché si possa arrivare alla verità; lo si faccia per i tanti uomini dal coraggio esemplare, per le loro famiglie, per gli amici, per gli italiani e per Luca e per Vittorio, ai quali va il nostro ringraziamento per l'esempio che ereditiamo e che va onorato, insieme al nostro commosso saluto (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA (FI-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è estremamente importante commemorare e ricordare i fatti e credo, in questo intervento, di unirmi a tutti e ricordare che è molto importante, anche nelle commemorazioni, ricordare soprattutto la persona. Lo dico, perché conoscevo molto bene Luca, l'ambasciatore Attanasio, che mi fu presentato da un amico comune, perché voleva realizzare un progetto: rendere solenne il 2 giugno nell'ambasciata di Berna, nel suo ruolo di consigliere economico, e cercava attività e soggetti che potessero sponsorizzare e rendere ancora più solenne e più italiano il 2 giugno a Berna. E così facemmo. Lo conobbi nella qualità di addetto in una multinazionale italiana. Poi incontrai di nuovo Luca in veste istituzionale, perché realizzò il consolato green a Casablanca, con l'aiuto di aziende italiane; rappresentava quel modello istituzionale, rappresentava la voglia di creare coinvolgimento delle attività economiche e quella voglia di realizzare quegli spazi per presentare all'estero non solo il made in Italy, ma tutta l'Italia.
Luca era coinvolgente. Per chi lo conosce come me, perché abitavo a pochi chilometri, era un ragazzo dell'oratorio, era un ragazzo dai sani principi che ha saputo applicare nel suo lavoro istituzionale.
È bello ricordare queste persone perché hanno dato un senso alla loro vita, non solo a sé stessi, ma anche a quel valore di Stato. Lui e Vittorio Iacovacci, che gli ha fatto da scudo, rappresentano quasi personaggi di altri tempi: persone che antepongono il dovere ai propri diritti.
Penso che Luca volesse essere ricordato così. È sicuramente una storia di altri tempi, persone che antepongono il dovere, che pensano ai loro doveri e che esercitano il loro ruolo istituzionale e professionale per far del bene agli altri. Io penso che questo sia il più bel modo per ricordarli e penso che questo debba essere scritto nei libri di storia, quando si ricorda questo avvenimento.
La nostra ammirazione, il nostro onore a loro due e a tutti i loro familiari e un forte grazie da parte dello Stato (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, cosa resta quando una persona ci lascia? Rimangono il dolore dei cari, dei familiari, degli amici, il ricordo e, in alcuni casi, le opere, gli insegnamenti e i tanti piccoli episodi che vivono nella memoria. Ognuno lascia un'impronta sul mondo, un segno che, anziché svanire, si diffonde, si espande e si tramanda. È ciò che accade da quattro anni ad oggi, dal fatidico giorno in cui l'ambasciatore Luca Attanasio, il Carabiniere valoroso Vittorio Iacovacci, hanno perso la vita in un attentato a Goma, in Congo, insieme all'autista Mustapha Milambo. Quel giorno erano impegnati in una missione per conto dell'ONU e persero la vita in circostanze tuttora parzialmente oscure.
Nella dignità del lutto, la famiglia dell'ambasciatore Attanasio non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità - mai vendetta - e ha portato avanti, con passione e devozione, l'impegno di tramandare il patrimonio di valori, pace, giustizia e solidarietà tra i popoli a beneficio dei più bisognosi, in particolare dei bambini.
Tuttavia, l'eredità spirituale dell'ambasciatore Luca Attanasio non è esclusiva della sua famiglia, ma appartiene, di fatto, all'Italia, al nostro Paese e alle sue istituzioni. Essendo un ambasciatore rappresentante dello Stato italiano, la perdita di Attanasio costituisce un vulnus ancora aperto, soprattutto per le circostanze in cui è avvenuta; una ferita inferta a tutto il nostro Paese in una terra che, allora come oggi, è teatro di disordini e scontri armati tra milizie.
Vorrei ricordare a tutti che, a fine gennaio, i ribelli dell'M23 hanno conquistato Goma e gli scontri armati sono all'ordine del giorno. La Repubblica democratica del Congo - Paese che Papa Francesco ha definito nel suo viaggio apostolico, un continente nel continente africano, un diamante del creato - è una terra lacerata da secolari conflitti etnici e da incursioni di gruppi armati. È, allo stesso tempo, sia al centro degli interessi internazionali, grazie al suo enorme potenziale nell'estrazione di terre rare, sia emarginata, poiché, nonostante la ricchezza del suo sottosuolo, soffre di povertà, fame ed epidemie.
Signor Presidente, in Congo Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci incarnavano con fermezza l'impegno, i principi e i valori della Repubblica italiana: pace, collaborazione tra popoli, rispetto dei diritti umani e delle istituzioni.
Zakia Seddiki, la moglie dell'ambasciatore Luca Attanasio, da sempre impegnata nel sociale, oggi protagonista nell'onorare l'eredità spirituale del marito, l'ha definito buono, ma non ingenuo. E non è da ingenui credere che un aiuto possa fare la differenza, che lo sviluppo porti pace e benessere, che la cooperazione prevalga sul conflitto. Infatti, non esiste una soluzione miracolosa ai conflitti, ma solo la possibilità di gestirli e superarli.
Non si è ingenui a credere nella pace, ci vuole coraggio e integrità, ancora di più, se si opera in luoghi in cui la pace è un fragile sogno nascosto dalla guerra e dalla povertà, come è stato il caso di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. A loro dobbiamo non solo il ricordo, ma soprattutto le azioni. Onorarne la memoria, soprattutto in questo tempo particolare che stiamo attraversando, signor Presidente, non significa compiere un atto formale, bensì continuare a promuovere e realizzare i valori fondamentali della nostra Repubblica (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Le sue parole nella commemorazione, la presenza di tutti i colleghi qui in Aula, la presenza del Vice Presidente Tajani, mostrano quanto in quest'Aula ci sia la consapevolezza dell'importanza di questo momento.
Mi lasci iniziare con un commosso abbraccio alla famiglia di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e anche di Mustapha Milambo, che sono stati barbaramente uccisi. La scelta di Luca Attanasio era una scelta di vita, come abbiamo ascoltato dalle parole di molti colleghi, anche da chi lo conosceva personalmente, qui. Ha fatto una scelta di vita, di lavorare nel Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: probabilmente, quel tratto della cooperazione internazionale ha sempre segnato il suo lavoro in profondità. Era lì a compiere quella missione anche per questo: si è sempre battuto per un ruolo di un'Italia presente, capace di portare solidarietà, oltre che politica estera, ma anche aiuto e collaborazione. Mi piace ricordare la sua battaglia sulle adozioni internazionali, che provava a costruire un rapporto con quel Paese più profondo. Anzi, colgo l'occasione - perché sono certo che quel lavoro che faceva Luca Attanasio lo faceva con grande partecipazione, con grande convinzione - per ricordare anche al Ministro di provare a sollecitare la Repubblica del Congo a svolgere ancora quegli ultimi dettagli che riguardano la sottoscrizione di quell'Accordo su cui tanto aveva lavorato Luca Attanasio.
Voglio ricordare anche in questa sede come siamo rammaricati perché quella voglia di giustizia, che riguarda le famiglie, ma riguarda anche lo Stato italiano, sia stata parzialmente limitata dalla scelta delle Nazioni Unite di porre un fermo, un blocco, dettato dall'autorizzazione a porre il vincolo di non poter più procedere per i nostri tribunali, per il nostro tribunale, che voleva investigare sulle cause che hanno prodotto quell'attentato, e questo è un vulnus che penso sia necessario provare a superare.
È un'occasione anche per ringraziare tutti gli uomini della Farnesina, che lavorano all'estero in scenari complicati - sono molti -, dai teatri di guerra a teatri complicati, e, con loro, anche tutti gli uomini delle Forze di polizia che li accompagnano e che, come è accaduto per Vittorio Iacovacci, spesso mettono a rischio la loro vita per la loro salvaguardia. Un commosso ricordo che vogliamo conservare, anche nel nostro lavoro quotidiano, per le cose che ci competono, rammentando che quel sacrificio di una vita, una giovane vita, di giovani vite, è un sacrificio proprio per tenere alto l'onore di questo Paese e la sua credibilità (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. “Quando sei un rappresentante delle istituzioni, hai il dovere morale di dare l'esempio”: queste sono le parole di Luca Attanasio, pronunciate in occasione della cerimonia svoltasi nell'ottobre 2020, in cui gli venne conferito il Premio internazionale Nassiriya per la pace. Quel premio gli era stato attribuito, pochi mesi prima dell'attentato del 22 febbraio 2021, per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari, distinguendosi per l'altruismo, la dedizione, lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà.
Luca Attanasio è stato un promotore di pace, un servitore dello Stato, come è dimostrato anche dal suo modo di interpretare il suo ruolo. Essere ambasciatore - diceva - è un po' come una missione, a volte anche pericolosa; essere ambasciatori significa non lasciare indietro nessuno, in qualsiasi parte del mondo.
Sensibile e disponibile al dialogo, si è dimostrato sempre interessato alle attività di cooperazione allo sviluppo, un uomo che si prodigava per la comunità dove prestava servizio. Nel corso del suo mandato di ambasciatore d'Italia in Congo, si è impegnato in prima linea, con grande dedizione, nella realizzazione di progetti umanitari, spendendosi soprattutto a sostegno dei bambini del territorio.
Assieme a Luca Attanasio, ricordiamo l'autista dell'auto sulla quale viaggiava, Mustapha Milambo, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che si trovava in Congo con il complesso compito di assistere e proteggere l'ambasciatore, in un contesto geopolitico particolarmente delicato. Vittorio Iacovacci è stato insignito della medaglia d'oro al valor militare con questa motivazione: “Impegnato in missione umanitaria, garantiva all'ambasciatore Attanasio, con ferma determinazione, l'incolumità durante il violento tentativo di sequestro ad opera di un commando armato. Nelle successive fasi del conflitto a fuoco tra i rapitori e le forze di sicurezza locali, proseguiva la coraggiosa azione di protezione. Nel corso dell'ultimo tentativo di mettere in salvo il diplomatico, fattogli scudo con il proprio corpo, veniva colpito morte. Esempio, quindi, di altissimo senso del dovere, spinto fino all'estremo sacrificio”. Questa è, quindi, l'occasione per rivolgere a loro, alle loro famiglie, al Corpo diplomatico e all'Arma dei carabinieri la nostra vicinanza e la più sentita gratitudine.
Concludo con altre parole di Luca Attanasio: “In Congo tante di quelle cose che diamo per scontate, anzitutto la pace, la salute o l'istruzione, lì non lo sono. Anzi, sono un privilegio per pochissimi. Pace, famiglia e solidarietà sono le tre parole chiave”. Ecco, quindi, con questa commemorazione ricordiamo nuovamente il valore assoluto della pace come presupposto per il rispetto della dignità umana, dei diritti umani e della democrazia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Quattro anni fa si è consumata, con l'omicidio di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e dell'autista Milambo, una tragedia che ci ha segnato profondamente, che ha segnato la nostra diplomazia, non solo per il dramma vissuto dell'uccisione di un collega, ma ha segnato la diplomazia nella ricerca continua di riflettere sul significato della presenza italiana in aree del mondo dove lo Stato di diritto e la stabilità politica sono precari, dove le relazioni sono complesse, dove bisogna rinnovare l'impegno di una cooperazione internazionale più efficace, più trasparente, in grado di proteggere chi, come Attanasio, operava e opera in un contesto difficile e alla prova dei fatti ostile.
Ha segnato un pezzo della comunità locale in Congo, dove Luca Attanasio non solo svolgeva con grande professionalità la sua funzione di capo missione, ma dove era noto - come è stato ricordato dai colleghi - per l'impegno umanitario, attraverso numerose iniziative portate avanti insieme alla moglie. In questo senso, un modello cui guardare per le nostre giovani leve diplomatiche.
Il contesto congolese, dove insurrezioni e tensioni etniche dalle radici profonde si intrecciano con interessi economici e geopolitici meno che benevolenti, offre diverse chiavi di lettura. Di recente, l'offensiva dei ribelli filo-ruandesi dell'M23, che ha proprio interessato l'area di Goma, dove Attanasio e i suoi compagni furono uccisi, ci ricorda come le dinamiche di potere locali e regionali possano incidere pesantemente su eventi di risonanza internazionale. Era in questo scenario che Attanasio aveva raccolto la sfida di tentare un dialogo tra la diplomazia e le realtà più crude e complesse di territori instabili, spesso crocevia di inusitate violenze. Colgo l'occasione, con i colleghi, per inviare un caloroso saluto alla famiglia di Luca Attanasio, a quella di Vittorio Iacovacci: la loro non deve rimanere un'altra vicenda senza giustizia e senza verità.
Dopo il processo farsa, a Kinshasa, e il non luogo a procedere per difetto di giurisdizione nel processo italiano nei confronti di due funzionari del PAM, coperti da immunità - e su questo bisognerebbe discutere -, oggi ci troviamo di fronte a una realtà giudiziaria dove non ci sono moventi né mandanti.
Le omesse cautele e le gravissime inadempienze, nonché la scarsa collaborazione tra Stati e organismi internazionali dovrebbero portare lo Stato italiano a costituirsi come parte civile nel processo, alla luce del nuovo filone di indagine avviato dalla procura, volto a verificare ulteriori ipotesi e collegamenti.
Chiudo ricordando le figure di un carabiniere dal comportamento eroico e quelle di un diplomatico professionale, appassionato e generoso e stringendomi, come gli altri colleghi, al fianco delle famiglie (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Ne ha facoltà.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, cari familiari dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere scelto Iacovacci, oggi ci ritroviamo a ricordare due esemplari servitori dello Stato, che hanno scelto di dedicare la loro vita al servizio delle istituzioni. Le loro vite sono state segnate da una vocazione verso le rispettive professioni, che hanno svolto con coraggio, abnegazione e forte senso del dovere, fino all'estremo sacrificio.
Oggi, mentre il dolore per la loro perdita è ancora vivo nei nostri cuori, rinnoviamo il nostro impegno a onorare la loro memoria, con azioni concrete che portino avanti i valori per i quali hanno dato la vita. Venerdì scorso, tutto il personale del Ministero degli Affari esteri, in Italia e all'estero, ha osservato un minuto di silenzio in ricordo di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo, l'autista del Programma alimentare mondiale caduto con loro nel tragico agguato di quattro anni fa.
Ho inoltre deposto, insieme al Comandante generale dei Carabinieri, Luongo, una corona di alloro presso la Scalea del Ministero degli Affari esteri, intitolata a Luca Attanasio, un diplomatico che deve essere portato ad esempio e al quale devono ispirarsi le nuove generazioni di diplomatici. Ho commemorato l'eroismo di Vittorio Iacovacci presso la sala che ho voluto gli fosse dedicata nella nostra unità di crisi, dove diplomatici e carabinieri lavorano fianco a fianco per la tutela dei nostri connazionali.
Un carabiniere che ha rinnovato il sacrificio di Salvo D'Acquisto, per il quale proprio oggi, Papa Francesco, ha autorizzato l'iter per la beatificazione. Iacovacci è un degno erede del brigadiere D'Acquisto. Ricordo le parole dell'eroe di Palidoro: “Se muoio per altri 100, rinasco altre 100 volte”. Sono parole che illustrano perfettamente lo spirito che ha mosso Attanasio e Iacovacci.
Nei giorni scorsi abbiamo anche confermato per il prossimo anno accademico le borse di studio in memoria dell'ambasciatore Attanasio, per i giovani provenienti da Marocco, Nigeria e Repubblica democratica del Congo. Abbiamo anche consegnato a Bari i diplomi del programma dell'ICE “Lab Innova for Africa”, iniziativa che aiuta le imprese della Repubblica democratica del Congo e della Repubblica del Congo a crescere, innovare e a costruire opportunità. Questo è solo un esempio del nostro impegno concreto per l'Africa, che è centrale nell'azione di politica estera del Governo e che portiamo avanti con la stessa passione che animava l'ambasciatore Attanasio.
La memoria della loro dedizione al servizio dello Stato ci ricorda come rappresentare il nostro Paese all'estero significhi costruire ponti. In un mondo attraversato da conflitti, come quello che in questi giorni, proprio nella Repubblica democratica del Congo, provoca migliaia di morti, l'esempio di questi due servitori dello Stato ci stimola a rinnovare e ad accrescere il nostro impegno a favore del dialogo e della pace, investendo nei giovani e nello sviluppo. Diplomazia e cooperazione internazionale sono strumenti vitali per costruire un futuro migliore. I diplomatici italiani e il personale delle Forze armate sono impegnati, ogni giorno, in prima linea, lontano dai riflettori, donne e uomini che lavorano a favore e a protezione dei nostri connazionali, della pace e della sicurezza, anche nei luoghi più difficili. A loro va la nostra più profonda gratitudine.
Ricordare l'ambasciatore Attanasio e il carabiniere scelto Iacovacci è un atto di giustizia e di amore. Continueremo a lavorare perché si accerti la verità e lo faremo con grande determinazione. La loro memoria continua a vivere in noi, ispirando il nostro continuo impegno per la pace ed un mondo più giusto (Prolungati applausi).
PRESIDENTE. È così conclusa la commemorazione dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci.
Sospendiamo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 16,20 con il seguito della discussione della mozione di sfiducia nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanchè.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella ed altri n. 1-00392 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche'.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella ed altri n. 1-00392 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche' (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta del 10 febbraio si è conclusa la discussione generale.
(Intervento del Ministro del Turismo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, in sede di replica, il Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche'.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, mi trovo oggi a rispondere, per la seconda volta, alla mozione di sfiducia presentata nei miei confronti, anche se, come dice correttamente la stessa mozione, ha per oggetto fatti che, se saranno evidenziati, è tutto da vedere, sono antecedenti al mio giuramento da Ministro.
Desidero affrontare con la massima trasparenza le questioni sollevate, ribadendo il mio impegno verso le istituzioni, il mio giuramento prestato nelle mani del Presidente della Repubblica il 22 ottobre 2022, il rispetto per la magistratura, ma anche con i principi fondamentali del nostro ordinamento.
Innanzitutto, due parole per fare chiarezza sulle mie questioni giudiziarie. Per quanto riguarda il fascicolo per le false comunicazioni societarie è bene premettere che non mi vengono contestate falsità di natura materiale, ma esclusivamente delle poste che sono state oggetto di valutazione, perché, come sapete, la società è una società quotata in borsa al secondo mercato. Sul punto tengo a precisare che quelle valutazioni - che oggi la procura della Repubblica di Milano ritiene eccessivamente ottimistiche - sono sempre state supportate da apposite verifiche, effettuate da terzi indipendenti, e sono sempre state avallate sia dal collegio sindacale che dalla società di revisione. Peraltro, la medesima procura della Repubblica di Milano, nell'ambito di un diverso procedimento, analizzando proprio le stesse voci, era giunta a conclusioni diametralmente opposte, sostenendo che quelle valutazioni - che oggi sono ritenute eccessivamente ottimistiche - fossero, in realtà, del tutto ragionevoli.
Con riferimento, invece, al cosiddetto fascicolo per la cassa integrazione COVID il mio coinvolgimento nella vicenda si è limitato a decidere - come credo abbia fatto, praticamente, quasi la totalità delle aziende italiane - di accedere a tale beneficio a tutela della salvaguardia dei posti di lavoro. Ma comunque, non toccherà a questo Parlamento e neanche a me, io ho fiducia nella magistratura e vedremo il prosieguo.
Prima, però, di fare delle riflessioni sui principi e sulla nostra Costituzione, faccio una breve replica nei confronti dei colleghi per il rispetto di tutto il tempo che hanno dedicato a preparare e a presentare questa mozione di sfiducia individuale che, vorrei sottolinearlo, peraltro, si basa solo ed esclusivamente sull'accusa, su giornali e su trasmissioni televisive. Certo, mi sembrano un po' di parte, ma questa è semplicemente la mia opinione.
Per tramite del Presidente, onorevole Baldino, lei mi accusa di conflitto di interesse per la mia competenza, avendo operato in passato in ambito turistico. È vero. Ebbene, detto da chi ha fatto dell'incompetenza, e non del merito, una squadra di Governo mi fa un po' sorridere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo, invece, fermamente nel merito e nella competenza e ritengo che essere competenti non sia una colpa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Onorevole Zaratti, sempre per tramite del Presidente, lei mi accusa di occuparmi dei balneari, mentre bene dovrebbe sapere che è una delega che non è attribuita al Dicastero che sono stata chiamata a guidare (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In quest'Aula sembra che si possa raccontare la qualunque, senza neppure approfondire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)…
PRESIDENTE. Scusi, Ministro. Colleghi, colleghi, per favore. Colleghi, ascoltiamo la replica del Ministro, poi avrete modo di fare le vostre osservazioni durante le dichiarazioni di voto, però ascoltiamo la replica perché il Ministro, per rispetto a quanto voi avete detto in discussione, sta replicando. Quindi, per favore, evitiamo i commenti e il contrappunto, poi avrete tutto il tempo, ovviamente, per svolgere quello che credete di svolgere. Prego, onorevole Ministro.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Senza neppure approfondire ciò che dovrebbe essere evidente ad ogni parlamentare. Ma io non voglio pensare che sia una menzogna a quest'Aula, ma spero che la sua sia ignoranza o malafede.
Caro onorevole Ricciardi - sempre per tramite del Presidente - mi spiace per lei, ma io non mi sento sola, anzi, ringrazio i tanti colleghi che sono oggi qua al mio fianco (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Li ringrazio perché non è un ringraziamento dovuto, è un ringraziamento sentito. Ma sa una cosa? Io non mi sento sola neanche nell'Italia, né in questa Nazione perché nella battaglia per il garantismo e per lo Stato di diritto credo che ci sia la maggioranza degli italiani.
Non voglio, invece, neppure citare chi ha affermato che le mie mani sono sporche di sangue. Non fa vergogna a me questo ma la fa a chi ha pronunciato questa accusa che, devo dire, mostra, nella sua grandezza, una grettezza ed una cattiveria umana che alcuni avversari sono disposti ad usare ma, certo, non nei confronti dei propri colleghi; perché in quest'Aula, voglio ricordare, c'è chi è stato condannato - e lo sottolineo: per me, ingiustamente - per incidenti mortali, a Torino, nel giugno del 2017 (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La mia scelta…
PRESIDENTE. Colleghi, non può essere un dialogo, è una replica. Il vostro gruppo poi interverrà in dichiarazione di voto. È la seconda volta. Colleghi, vi prego. Prego, onorevole Santanchè.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. La mia scelta di essere qui, per usare parole che ha usato, sempre per il tramite del Presidente, l'onorevole Giannassi: “attaccata alla poltrona” (Il deputato Gianassi: “Gianassi!”)… Giannassi, scusi.
PRESIDENTE. Gianassi, con una enne. Prego.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Gianassi, scusate, scusate. Voi citate spesso la Costituzione come la più bella del mondo e io sono d'accordo ma allora vi chiedo: siate coerenti, siate rispettosi dei principi che in essa sono sanciti. O, per far fuori un avversario politico, siete disposti a calpestarla, questa Costituzione, e non a sventolarla, solo perché credete che è una bella occasione per mettere in difficoltà il Governo?
Vedete, colleghi, non devo ricordare a voi la nostra Costituzione, perché l'articolo 27 sancisce il principio fondamentale della presunzione di innocenza, affermando che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo principio è stato ribadito nel 2021 con il decreto legislativo n. 188 che fa di più: che impone anche alle autorità pubbliche di evitare dichiarazioni che possono pregiudicare la percezione di innocenza degli indagati o imputati.
Ma il mio richiamo alla Carta costituzionale, in questo mio intervento, non è sicuramente casuale, anzi, vorrei soffermarmi soltanto un secondo sulla Carta fondativa della Repubblica che è stata, sì, il frutto di un lavoro incessante e dell'equilibrio straordinario di pesi e contrappesi che i padri della Repubblica hanno saputo equilibrare con maestria, sapienza e lungimiranza per regolare i rapporti tra gli organi e poteri dello Stato.
Certo, per nascondere il vostro giustizialismo, adesso cosa fate? Parlate di opportunità. Ma la storia recente di questa Nazione non ha e non ci ha insegnato nulla? Ministri, presidenti di regioni, sindaci, Presidenti del Consiglio, deputati, consiglieri regionali, che si sono dimessi per ragione di questa tanto conclamata opportunità che però, siamo seri, contraddice, in maniera chiara ed evidente, il garantismo costituzionale.
Allora vorrei solo fare qualche esempio perché la memoria non è data a tutti noi esseri umani.
Vorrei ricordare alcuni Ministri: Lupi, Mastella, Storace, De Girolamo che si sono dovuti dimettere e, dopo qualche anno, assolti per non aver commesso il fatto. Presidenti di regione, come Antonio Bassolino o Vasco Errani, entrambi assolti con formula piena (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, arrestato, processato e assolto dopo 5 anni; naturalmente, le scuse non sono mai arrivate. Mario Mantovani, mio amico - oggi parlamentare europeo -, arrestato, processato e assolto per non aver commesso il fatto. Ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, assolto. Ultimi casi: Armando Siri, anche per lui, nel gennaio di quest'anno, è stata archiviata l'indagine dopo 6 anni. Ma in questa raccapricciante lista di inchieste e accuse, anche le più fantasiose, un posto d'onore lo merita certamente l'ex senatore del PD, Stefano Esposito, perseguitato per 7 anni, abbandonato e poi assolto.
Io lo dico con chiarezza: non vorrei far parte di questo elenco, ma non intendo scappare, anzi, intendo difendermi nel processo (lo farò in ogni sede giudiziaria, con dignità, nel rispetto dei ruoli), dimostrando le difficoltà, certo, per quel periodo che molti hanno dimenticato: il periodo del COVID.
Vi dico una cosa (questa è una confessione): ci vuole veramente una grande forza per non impazzire (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci vuole una grande forza per continuare questa battaglia. Ma sapete da chi mi viene data questa forza? Lo devo dire (Il deputato Donno: “Da Dio!”).
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. No, molto più terreno, da una cosa alla quale voi credete poco: la mia famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La mia famiglia, i miei fratelli, mio figlio, il mio compagno. Perché è proprio la sofferenza che stiamo vivendo, giorno dopo giorno, che si tramuta in una forza dirompente, che potrebbe farci scalare qualsiasi montagna, perché, sì, io voglio continuare questa battaglia per fare evincere la verità, che si basa su quello che tutti dovremmo volere: uno Stato di diritto.
Ho evidenziato qualche esempio per farvi capire una cosa: come la pressione mediatica e l'anticipazione di giudizi possano influenzare non soltanto le dinamiche politiche, ma soprattutto la vita delle persone coinvolte, spesso a scapito del principio di presunzione di innocenza, sempre quello sancito nella nostra Costituzione italiana. Ed io credo che il Parlamento non debba diventare una corte di giustizia nelle mani di qualche PM o giudice, grazie a Dio, pochi, che appartengono a correnti politicizzate; è sotto gli occhi di tutti gli italiani (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo, altresì, che la gogna mediatica, le paginate sui giornali e le trasmissioni televisive costruite ad hoc devastino, ancora prima del processo, la vita delle persone, con cicatrici che non si rimargineranno mai.
L'ergastolo mediatico è una condanna che rimarrà per tutta la vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Stiamo vivendo il periodo dei social! È un ergastolo mediatico! È “fine pena mai” (Proteste della deputata Raffa)!
PRESIDENTE. Onorevole Raffa. Ministro Santanchè, la prego… non iniziamo un dialogo. Onorevole Raffa, abbia pazienza, abbia pazienza! L'istituto della replica consiste nel dare la possibilità, in questo caso al Ministro, di replicare a ciò che avete detto. Non può diventare - ed è l'ultima volta che lo dico, poi passiamo ai richiami - un dialogo con nessuno in quest'Aula. Poi avrete la possibilità, per 10 minuti per gruppo, di dire quello che vi pare rispetto anche a quanto sta dicendo la Ministra. Non mi fate più intervenire su questo, prego.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Allora, alla luce di quello che sto vivendo in questi quasi due anni e mezzo, mi sono anche resa conto di alcune parole che ho speso nel mio passato: forse erano superficiali? Forse erano affrettate? Sì, l'ho fatto, ma non avevo vissuto sulla mia pelle questa sofferenza e non potevo comprenderla (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, lo so, adesso si dirà: scuse tardive. Avete ragione, ma guardate che c'è in politica chi non chiede scusa mai e io, invece, lo faccio qua, solennemente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma guardate che le mie non sono scuse opportunistiche (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come voi, tra poco, direte, ma una presa di coscienza.
Mi criticherete anche per questo? Ne sono certa. Ma sapete cosa mi importa? Di una cosa sola: guardarmi allo specchio e riconoscermi nella persona che sono e che voglio essere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Le mie scuse, naturalmente, non mi fanno cambiare idea su quello che penso di tantissimi colleghi dell'opposizione, perché guardate che, in queste ultime 76 ore, è successa una cosa che mi ha lasciato basita e ho capito ancora meglio chi siete voi (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Misto-+Europa). L'ho capito così bene quando avete (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Misto-+Europa)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, però abbiate pazienza, non è che il Ministro ha lanciato un'offesa. Voi parlamentari, adesso, se la fate andare avanti, capiamo… No, colleghi, non è consentito, vi prego. Se la fate andare avanti, capiamo questo “voi” a chi è riferito, però, ripeto, dovete aver rispetto, come abbiamo avuto rispetto, come tutti hanno rispetto. Non potete interrompere in questa maniera. Non è rispettoso per quest'Aula, non è rispettoso del Regolamento. Avrete modo di replicare con le dichiarazioni di voto, non potete impedire al Ministro di svolgere il suo intervento, come cercate di fare. Per favore, prego.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. L'utilizzo strumentale che viene fatto di alcune persone, che, sino a ieri, quando facevano parte del centrodestra, erano da combattere, da criticare, da sbeffeggiare, da colpire, da insultare, ma appena criticano il centrodestra o alcuni membri della maggioranza, allora, vengono erette a paladine della verità da scagliarmi contro, per nuove fantomatiche accuse. Ma non ho nulla da temere, l'ho già detto: ci vedremo in tribunale. Nelle mie borse non c'è paura, lo dico con chiarezza (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Guardate, non ho nessun problema, lo denuncio qua, nell'Aula del Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) … Sì, ho una collezione di borse, è chiaro? Ma mio padre, che era l'ottavo figlio di contadini, mi ha insegnato una cosa, che si ruba solo quello che si nasconde e io non ho nulla da nascondere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma guardate che io sono la prima, la più lucida a capire che cosa? A capire che, per voi, io sono l'emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento plasticamente, lo vedete adesso, in questo momento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Per la verità, un concetto che, magari, è solo il mio, è che voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza. È questo il vostro tema (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Il deputato Bonelli: “Pensi alle famiglie dei suoi cassintegrati!”).
PRESIDENTE. Prego, Ministro, vada avanti.
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Sì, certo. Presidente, quando c'è stato il dibattito sulla mia mozione, sono stata per 58 minuti in silenzio ad ascoltare la qualsiasi, non mi sono mai permessa di replicare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Vada avanti
DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministro del Turismo. Allora, io sono l'emblema, io sono il vostro male assoluto: sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene, ma non solo. Io sono anche quella del Twiga, del Billionaire, che voi tanto criticate, aziende che danno posti di lavoro (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Però guardate che il mio numero di telefono… e io sono la stessa persona che molte volte anche qualcuno di voi ha chiamato, ma mi fermo qua, perché, anche se voi non lo pensate, io sono una signora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Vi do una notizia: potete usare strumentalmente le persone, potete convincere i giornalisti della stampa amica, di trasmissione televisiva, qualche PM, qualche giudice, pochi, grazie a Dio, perché in magistratura, grazie a Dio, la maggioranza è una maggioranza di persone perbene, ma non riuscirete mai a farmi diventare come voi o a pensare come voi. Mai (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Avrò sempre il mio tacco a spillo, avrò sempre il sorriso sulle mie labbra (Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sarò battagliera, perché sono felice di vivere e sono contenta di lavorare a favore di un principio e non contro qualcuno, un'abitudine, invece, che in certe case esiste.
A quanto pare, dopo aver ascoltato, con attenzione, come ho detto prima, e con rispetto, la discussione generale della mozione - io qua c'ero, la mia faccia la vedrete e la continuerete a vedere - però ho portato a casa un risultato, questo mi sento orgogliosa di averlo portato a casa: di riuscire a far tornare al centro del dibattito politico un settore che è strategico e trainante per l'economia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non vi piace? Il turismo, un settore del quale, per molti anni, si è parlato pochissimo. Se ne è affidata esclusivamente l'iniziativa, quella sì, a gente capace, come i nostri imprenditori, i nostri lavoratori, le nostre associazioni di categoria che, nonostante la politica non ce lo avesse come discorso centrale, sono riusciti a raggiungere grandissimi traguardi.
Devo dire che la prima volta che si è parlato veramente di turismo si è cominciato con il Ministro Centinaio, poi si è continuato con il Ministro Garavaglia e ancora, se mi consentite, di più oggi, con il Governo Meloni, che è ritornato ad ottenere la giusta e meritata considerazione. Un lavoro che come Ministero stiamo portando avanti, guardate, con una squadra, perché da soli si va veloci, ma solo insieme si va molto lontani. E colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone del Ministero, dai dirigenti ai funzionari e agli operatori, che hanno fatto emergere, insieme a me, quanto il mondo del turismo possa rappresentare una straordinaria leva per il benessere socio-economico dell'Italia.
Ma abbiamo fatto di più: abbiamo cambiato il paradigma, perché noi sosteniamo che la nostra Nazione, l'Italia, è una Nazione di qualità e non di quantità. Insomma, vorrei solo citare alcuni esempi, perché non vorrei che qualcuno sicuramente penserà che sul turismo è stato fatto poco: abbiamo messo 400 milioni per la montagna, la prima volta che un Governo mette a disposizione così tanti soldi per la montagna, perché ci siamo resi conto di quanto è importante come asset; 1 miliardo e 380 milioni per il FRI-Tur, perché, proprio per essere una Nazione di qualità, dobbiamo aiutare a migliorare quelle che sono le nostre strutture ricettive; abbiamo redatto per la prima volta il Piano strategico del turismo 2023-2027 per avere una visione e non lavorare soltanto per risolvere il problema di oggi, ma per avere una visione da qua al 2027; abbiamo fatto una riforma degli affitti brevi. Da quanto tempo è che sentite parlare degli affitti brevi? Tutti, in quest'Aula, ne hanno sentito parlare, ma ci voleva il Governo Meloni per trovare il coraggio di fare una riforma. Prima nessuno ne ha mai parlato. Abbiamo fatto una riforma, quella delle guide turistiche che, credo, in questa Nazione, era attesa da oltre 10 anni e abbiamo un'aspettativa di quasi 25.000 domande di partecipazione al bando, con cui intendiamo valorizzare una professione che rappresenta, per tutti noi italiani, il miglior biglietto da visita per i turisti che vengono nella nostra Nazione.
Penso, poi, al Fondo per innalzare il livello professionale nel comparto, alla detassazione delle mance, che è stata una cosa molto importante, perché ha lasciato molti più soldi in mano ai lavoratori; e, peraltro, come avrete letto sui giornali, anche l'amministrazione Trump ha fatto la stessa proposta (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo fatto la detassazione del lavoro notturno e festivo, perché lavorare nel turismo è più faticoso per i nostri giovani; si lavora quando gli altri fanno vacanza e ci sembrava giusto fare questo. Abbiamo investito 130 milioni complessivi per i cammini per i piccoli comuni a vocazione turistica, per i siti, per le città UNESCO, perché noi vogliamo promuovere anche le cosiddette località che, sino a ieri, erano località minori e per noi non sono minori, sono il grande patrimonio della nostra Nazione; i 5.600 borghi dove, peraltro, si produce il 90 per cento delle nostre eccellenze enogastronomiche. Per cui, abbiamo cercato di rispondere, di stare al fianco delle associazioni di categoria, ma non soltanto.
Abbiamo cercato di stare vicino a quelle regioni che, nell'ultimo periodo, hanno avuto un'emergenza perché sono state danneggiate da fenomeni climatici avversi. Abbiamo dato il nostro contributo alla dorsale appenninica, a Ischia, passando per l'Emilia-Romagna, per il Piemonte, per la Sardegna, per la Sicilia, per la Valle d'Aosta. Il Ministero, quindi, c'è sempre stato e continuerà ad esserci. Abbiamo organizzato due forum internazionali del turismo per consolidare la visione e progettare, insieme ad esperti, quale deve essere la nostra visione.
E poi, grazie al Presidente Giorgia Meloni, abbiamo organizzato, per la prima volta, il primo G7 sul turismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che ha avuto un grande, grandissimo successo. Abbiamo fatto sì che chi lavora nel turismo avesse finalmente, con questo Governo, un interlocutore istituzionale con cui interfacciarsi e dialogare, perché dialogo e confronto costanti, con tutti, sono e continueranno a essere la cifra del mio mandato.
Insomma, un rilancio internazionale senza precedenti - sia chiaro, non vogliamo arrogarci dei meriti che devono andare in primis alle aziende, alla filiera del turismo, a tutti quelli che, con grande resilienza, hanno combattuto e hanno passato anni veramente difficili - ma crediamo, semplicemente, di aver fatto anche noi la nostra parte, per essere stati al loro fianco, per aver messo a disposizione misure per aiutare in quel loro lavoro ma, soprattutto, per aver puntato al centro dell'agenda di questo Governo il turismo. Allora, cari colleghi, mi avvio alle conclusioni.
Ho una certezza: che i vostri attacchi, la vostra persecuzione non finirà qui. Sono certa di questo, che non è che domani, per me, cambierà qualcosa, perché sarò sempre sotto attacco; sono quella persona da combattere, da fare fuori; sono quella persona che rappresenta il male assoluto, ve l'ho detto prima.
Ma, soprattutto, ho un'altra consapevolezza: che a breve ci sarà un'altra udienza preliminare e sottolineo che le cose, certo, non sono andate come alcuni raccontano. Ma aspettiamo, perché sino adesso abbiamo solo sentito l'accusa.
È certo che, in quell'occasione, farò una riflessione perché è giusto che io la faccia, per poter anche valutare delle mie dimissioni. Ma vi dico una cosa, lo farò da sola; lo farò solo con me stessa; non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o di paventati ricatti; sarò guidata solo dal rispetto per il mio Presidente del Consiglio, per l'intero Governo, per la maggioranza, ma, soprattutto, per l'amore per il mio partito, Fratelli d'Italia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), dove certo io non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare ad essere una risorsa. Tutti siamo consapevoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) …Tutti siamo consapevoli, perché poi la politica è la vita, perché poi noi siamo esseri umani. Di cosa siamo consapevoli? Che la ragione e il cuore non sempre vanno d'accordo. Io penso, però, come persona, e mi conosco abbastanza bene, che in quella occasione prevarrà il mio cuore, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Per dare ordine ai nostri lavori, estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
( S egue sorteggio)
La chiama avrà inizio dal deputato Caparvi.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra… Aspetto un po'… Diciamo che l'intervento della Ministra Santanchè ha creato un po' di agitazione…
PRESIDENTE. Prego, onorevole Faraone.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, si è sempre detto che normalmente le mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni rischiano di diventare un boomerang, perché, alla fine, la maggioranza si compatta e colei che si vuole sfiduciare, alla fine, ottiene un'altra fiducia. La Santanchè è riuscita…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Faraone. Colleghi, per favore, facciamo in modo che l'onorevole Faraone possa svolgere le sue osservazioni nel silenzio che meritano. Un po' come quelle del Ministro, in cui siete stati un po' discoli. Proviamo, onorevole Faraone, prego.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, la ringrazio. Dicevo che normalmente le mozioni di sfiducia sono strumenti considerati pericolosi, boomerang per le opposizioni, perché, quando non passano, rinnovano la fiducia al Ministro.
In questo caso, la Ministra Santanche' è riuscita a smentire anche questa considerazione. Nel senso che sappiamo che la mozione non verrà approvata e che la maggioranza darà i numeri alla Santanche' per continuare il suo lavoro come Ministra.
Però, Presidente, chiunque si è accorto che la Ministra Santanche' non è sfiduciata da coloro che hanno presentato la mozione di sfiducia contro di lei. La Ministra Santanche' è stata sfiduciata dalla sua stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). La Ministra Santanche' è stata sfiduciata dalla Premier Meloni.
Ministra, non è che se cita continuamente la Premier, dicendo quanto è brava, quant'è bella, cambia, qui, la condizione che oggettivamente abbiamo vissuto tutti noi.
Insieme a tutti i colleghi, ho potuto verificare concretamente la differenza di comportamento della Premier Meloni, quando si è trovata a dover difendere il suo collega e compagno di partito, Delmastro, e quando si trova a difendere lei. Basta guardare i social della Premier Meloni e leggere un post di qualche giorno fa, in cui dice: “Sono sconcertata per la sentenza di condanna del Sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l'archiviazione e successivamente l'assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione”.
Questo post della Premier Meloni non era rivolto a lei, Ministra Santanche'; era rivolto a Delmastro. Lei lo ha visto un post, un tweet della Premier Meloni in cui difende il suo operato, in cui la difende rispetto alla vicenda giudiziaria che sta attraversando? Io non l'ho visto. Il Ministro Ciriani, mentre parlava, se ci fosse stata qualche poltrona più alla sua sinistra, probabilmente l'avrebbe occupata, pur di allontanarsi da lei. Così come i suoi colleghi parlamentari, la invito ad avere rispetto per tutto il Parlamento, e non soltanto per la maggioranza e per i colleghi al Governo, così come ha detto.
Ministra Santanche', mi consenta, ma è veramente poco credibile quando dice che si è pentita delle affermazioni che ha espresso in passato, quando chiedeva le dimissioni pure di Babbo Natale, pure della Befana (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Lei ha chiesto le dimissioni di tutti. Ma lo ha fatto anche nell'intervento di oggi. Nel momento stesso in cui lei diceva che era pentita di quel comportamento, ha insultato colleghi che hanno espresso le loro opinioni semplicemente chiedendo le sue dimissioni. Ha attaccato la collega Appendino per la condanna che ha ottenuto.
Per cui, nel momento stesso in cui dice che è pentita, si contraddice. Lei è vittima del suo cognome, Ministra Santanche': Santan de che? Santa che? Questo è quello di cui dovremmo piuttosto discutere! Infatti, in tutti i suoi comportamenti, per tutto quello che lei ha fatto, è vittima della legge del contrappasso; lei si vanta - l'ha fatto fino a oggi - dei tacchi alti, delle borse griffate, di come si veste, mentre nessuno le contesta il suo abbigliamento. Come vuole andare in giro, vada in giro! Nessuno ha alcun tipo di preoccupazione rispetto a quello che lei indossa. Ma il problema è il barboncino, il barboncino che fa sgamare la borsa che, una volta morsa, diventa una borsa taroccata. Quindi, colei che è l'emblema, il simbolo delle borse griffate, per colpa di un barboncino, diventa improvvisamente colei che regala le borse taroccate.
Noi aspettiamo che quereli la Pascale, che quereli anche il vucumprà Maradona, che quereli naturalmente la Lucarelli e, sempre per una sorta di legge di contrappasso, lei si trova a querelare eventualmente il vucumprà Maradona. Cioè, dopo che ci ha fatto la testa quanto un pallone sugli immigrati irregolari, su tutti quelli che vengono qui e fanno i reati, lei va a comprare - vedremo se sarà vero oppure no - le borse taroccate dai vucumprà. Anche qui, la legge del contrappasso.
Così come, lei, Ministra Santanche', è vittima della legge del contrappasso per tutte le persone di cui ha chiesto le dimissioni per qualunque ragione; ragioni sicuramente inferiori in gravità rispetto a quelle di cui stiamo parlando oggi. La Idem, la Idem …Sono state richieste le dimissioni della Idem per eccesso di arroganza. Detto da lei è veramente impressionante. Così come la Lamorgese, si doveva dimettere per il party a Viterbo; Lucia Azzolina si doveva dimettere per i banchi a rotelle; Alfonso Bonafede per lo svuota-carceri in pandemia; Provenzano e Manlio Di Stefano sono altri due; Nicola Morra, allora presidente della Commissione antimafia; Pasquale Tridico, addirittura, per il malfunzionamento del sito. Perché, nella furia di chiedere dimissioni a tutti, becca pure i suoi compagni di partito. Ha chiesto pure le dimissioni di Giuliomaria Terzi, senatore di Fratelli d'Italia, allora Ministro del Governo Monti. Per cui, questa furia di “dimissionite” che l'ha presa è diventata, oggi, per una sorta di legge del contrappasso, uno strumento che giustamente viene usato contro di lei, anche da parte di chi reputa che, da un punto di vista giudiziario, le sentenze le emette il tribunale e non il Parlamento.
Per cui, la nostra valutazione sul fatto che lei debba andare a casa non è legata alle vicende giudiziarie, ma è legata ai suoi comportamenti, è legata alla qualità del Governo che ha espresso. Anche perché, sempre per la legge del contrappasso, ci ha fatto una testa quanto un pallone per i provvedimenti del Governo Conte sul tema del COVID. E, poi, si ritrova sotto processo per aver utilizzato, in maniera distorta e fuorilegge, quegli strumenti. La sua vita è una perenne contraddizione. Quindi, oggi, ci ritroviamo a doverla ascoltare nella sua esaltazione del vittimismo.
Tra l'altro, Ministra Santanche', lei parla di famiglie, di persone che sono state colpite dal giustizialismo becero, dagli insulti. Ministra Santanche', lei ha citato la Premier Meloni, io ho citato le richieste di dimissioni che ha fatto lei. Ma le richieste di dimissioni per il sindaco Marino, per una vicenda giudiziaria che si è rivelata assolutamente infondata, le ha chieste la Premier Meloni che ha tanto elogiato nel suo intervento; la richiesta di dimissioni dell'allora Premier Renzi le fatte la Premier Meloni, sempre in nome del giustizialismo che oggi lei condanna e contesta, soltanto perché la riguarda direttamente!
Così come per l'onorevole Boschi, seduta qui alle mie spalle, per la Ministra Cancellieri, per l'ex Ministro Lotti. Tutti questi nomi e queste richieste di dimissioni in nome del giustizialismo, senza condanne e senza aspettare le aule dei tribunali, sono stati fatti dalla Premier Meloni.
Credo che, da parte sua, oggi, ci sia una grandissima ipocrisia nell'affermare quello che ha affermato.
Naturalmente, lo abbiamo detto poco fa, anche nella totale mancanza di rispetto del Parlamento, perché quale che sia, qualsivoglia espressione che caratterizza i parlamentari con questa sufficienza potrebbe metterla da parte il giorno in cui viene in Parlamento a fare una replica su una mozione di sfiducia che può non condividere, ma è uno strumento parlamentare che va rispettato.
E poi - chiudo, Presidente - lei, come Ministra, non ci rappresenta perché, sinceramente, una Ministra che dice che non si occupa dei balneari perché c'è il conflitto di interessi, è una Ministra che neanche la doveva fare la Ministra, perché da questo punto di vista…
PRESIDENTE. Concluda.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). …credo che riuscire a non occuparsi di un tema così centrale, che, poi, nel merito il Governo ha gestito malamente, visto che c'è una proroga al 2027 fondata su un accordo con la Commissione europea che nessuno trova…
PRESIDENTE. Concluda.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). …così come - chiudo, Presidente - di un tema che riguarda le recensioni online, sulle questioni che riguardano il CIN, tutti fallimenti, uno dietro l'altro. Il giorno che dovessimo parlare soltanto dell'operato della Ministra Santanche' in quanto Ministra del Turismo, parleremmo di un disastro, peggio della Ministra che è venuta qui, intervenendo e difendendosi con argomenti veramente ridicoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, noi, signora Ministra, dobbiamo subito dirle che facciamo questo nostro intervento oggi a sostegno della mozione di sfiducia con un sentimento di grande imbarazzo, che pensiamo sia anche lo stesso dei Ministri che l'hanno circondata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) durante questo discorso e anche di tanti della sua maggioranza. Siamo imbarazzati perché le sue dimissioni sarebbero dovute arrivare spontaneamente e già molti mesi fa, quando già un'altra volta discutemmo di un'altra mozione di sfiducia e quando lei venne qui, in Parlamento, a rilasciare un'informativa, dicendo un sacco di menzogne nel merito di quanto accaduto nelle sue aziende.
Oggi scopriamo che ha cambiato strategia: viene qui, delle aziende non parla, non dice una parola nel merito delle accuse che le vengono rivolte, ma, invece, lungamente, sceglie di fare la vittima, prendendo esempio dalla maestra di questo sport, che tutti sappiamo essere Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Parla di pressione, di ricatti, ma noi vogliamo dire alla Ministra che il dibattito in Parlamento non è una pressione né un ricatto, è la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) di stare davanti ai cittadini, rendendo conto di quello che si è fatto quando si faceva l'imprenditrice e anche di quello che si fa come Ministro.
E, allora, proviamo a fare il lungo elenco, sarebbe un florilegio dei casi che hanno riguardato la Ministra Santanche'. Prima lo scandalo della Ki Group: sembra che ci fossero 800.000 euro di liquidazioni non pagate ai suoi lavoratori, mentre, negli anni, la Ministra aveva incassato circa 2,5 milioni di euro di compenso per il suo lavoro nelle cariche sociali. Poi c'è stato il caso della villa in Versilia, acquistata e rivenduta nel giro di un'ora dal compagno della Ministra e da Laura De Cicco, la moglie del Presidente del Senato La Russa, con la quale ricavarono una plusvalenza di ben 1 milione di euro.
Poi c'è il rinvio a giudizio, deciso venerdì 17 gennaio dal tribunale di Milano, per l'accusa di falso in bilancio nella gestione di Visibilia. L'accusa è quella di aver iscritto a bilancio un attivo inesistente di 3 milioni di euro. Forse, dobbiamo anche ricordare che questo caso è emerso perché i soci di quell'azienda, che si sono ritrovati in mano azioni che non valevano niente, hanno denunciato la Ministra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Poi c'è, ancora, il caso dell'attesa dell'eventuale rinvio a giudizio, anche per truffa aggravata ai danni dell'INPS, sempre per Visibilia Editore. In questo caso, l'accusa è quella di aver usato in maniera illecita i fondi della cassa integrazione, prendendo decine di migliaia di euro che erano dello Stato e che all'azienda non servivano, tanto che i lavoratori erano ancora sul loro posto di lavoro.
Quindi, falso in bilancio, bancarotta, truffa aggravata: queste sono le accuse giudiziarie, però, mi dispiace se ne sia andata, non vorrei deluderla, non sono il centro della nostra richiesta di dimissioni. La nostra richiesta di dimissioni, per essere fondata, ha bisogno solo delle dichiarazioni dei lavoratori dell'azienda della Ministra: infatti, uno di loro disse a Report che per mesi non aveva ricevuto lo stipendio e, quando chiedeva spiegazioni, gli si diceva solo di aspettare; un altro dichiarò di aver scoperto solo dopo che era in cassa integrazione perché, in quei mesi, aveva sempre lavorato; un altro, ancora, disse: “quando ho controllato la mia posizione INPS ho scoperto che i contributi non erano stati versati, anche se in busta paga, invece, risultavano trattenuti”. Presidente, possiamo accettare che la maggioranza possa, con la mano destra, scrivere dichiarazioni di circostanza contro lo sfruttamento dei lavoratori e, con la sinistra, tenere in piedi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) una Ministra che è accusata di aver fatto lavorare persone senza pagarle, senza pagargli lo stipendio, mentre lei continuava a vivere nel lusso, ostentato, a favore di social, esibito in ogni modo possibile e, anche oggi, rivendicato in ogni occasione? Non basta? Non è urticante, anche per la maggioranza, questa realtà e questa immagine?
Io credo che, forse, vada chiarito qualcosa, perché per noi il problema non è la ricchezza della Ministra: il problema è che, quando si è ricchi, se non si pagano nemmeno gli stipendi dei lavoratori (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non solo si sta mettendo in campo un'azione illegale, ma si stanno umiliando e insultando delle persone più povere, che, magari, in quel momento non riescono a pagare il mutuo, che non possono mandare il figlio in gita. E, allora, non va bene girare in Maserati e, contemporaneamente, tenere i propri lavoratori in questo stato. Questo è il punto per una forza politica come la nostra.
E ancora, le dichiarazioni di quelli che hanno investito nelle aziende della Santanche' e che si sono ritrovati con nulla in mano e oggi si dicono truffati, derubati. È questo il modo di fare impresa in cui credete? Tenere al suo posto questa Ministra, infatti, è dare un lasciapassare ad un modo di fare impresa che è una malattia in questo Paese, che si sviluppa anche ai danni di tanti imprenditori onesti che, invece, lo stipendio lo pagano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), a costo di rinunciare agli utili, e non si appropriano, in maniera fraudolenta, della cassa integrazione.
Voi siete quelli che hanno cancellato il reddito di cittadinanza a milioni di persone povere, che ne avevano bisogno, denunciando lo scandalo di poche centinaia di persone che lo percepivano senza avere i requisiti. Eppure, mi chiedo, se siate gli stessi quando, invece, vi girate dall'altra parte e sedete lì, tranquilli, di fronte ad una Ministra che, senza avere i requisiti, ha percepito decine di migliaia di euro dallo Stato per una cassa integrazione inesistente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non sono sempre soldi dei cittadini, quelli? Cioè, soldi dello Stato? Ebbene sì, siete gli stessi, vi conosciamo, siete quelli dei due pesi e due misure: forti con i deboli e deboli con i forti.
E non è, infatti, un caso che la Ministra Santanche' non abbia mai mancato di ricordare le sue amicizie potenti e altolocate, in particolare quella con il Presidente del Senato, Ignazio La Russa. Perché lo fa? Per tirarlo in ballo? È un modo di dire: se cado io, cadi anche tu? Siete ricattabili? Stranamente, infatti, questo è l'unico scandalo che non ha indotto la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, notoriamente una che abusa di questa espressione in ogni contesto, a dire: io non sono ricattabile. Questa volta non l'ha detto, si è limitata ad un più ridicolo: non ho le idee chiare. Allora noi vogliamo sapere, con precisione, su cosa la Presidente Meloni non ha le idee chiare di fronte a quanto accaduto intorno alla Ministra Santanche'.
Perché continua a coprirla, mentre la Ministra delegittima un Ministero così importante nella proiezione internazionale dell'Italia? È chiarissimo, infatti, a tutti i cittadini e le cittadine che la Ministra Santanchè, da molti mesi, mente con grande caparbietà e mente sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) mentre, con sfacciataggine, anche oggi, qui in Aula, per cercare di nascondere la sua condotta vergognosa nei confronti dello Stato, nei confronti dei lavoratori e nei confronti di tutti i cittadini. Lei, la Ministra Santanche', è l'immagine pubblica dell'Italia peggiore, quella che si nutre di furbate, di raggiri, di ipocrisie, di menzogne e, probabilmente, anche di truffa ai danni dello Stato. E questo ad un solo scopo: fare più soldi possibile. È l'immagine di un'etica al contrario, di una società che va contro ogni logica di buonsenso e di giustizia sociale.
Qualche mese fa la Ministra è stata anche protagonista di un'altra irresistibile gag che, forse, è bene ricordare. Perché con un video dalla sua auto, nel quale diceva di non capire cosa stava accadendo a Cervinia, si chiedeva se il consiglio comunale sapesse quanto tempo ci vuole a costruire una brand reputation. Bene Ministra, visto che lei è così esperta, le chiediamo se non si renda conto che la sua brand reputation o, anche, semplicemente la sua personal reputation è completamente distrutta, azzerata e rasa al suolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Le sollecitiamo questa riflessione, non perché a noi per la verità importi molto della sua reputation, ma perché lei …
PRESIDENTE. Concluda.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). … è la Ministra del Turismo dell'Italia. Non di un Paese qualsiasi, ma di un Paese leader nel mondo per il turismo. Del Paese con il più alto numero di beni culturali sul pianeta terra; del Paese con la più grande offerta enogastronomica; del Paese con alcune delle località di mare e di montagna più belle del mondo. Presidente, concludo, io penso che siamo di fronte a qualcosa di davvero intollerabile: il re, anzi la regina in questo caso, è nuda e noi di Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore di questa mozione per coprire queste vergogne (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio d'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo sì. Comincio col dire che le mozioni di sfiducia a noi non piacciono. Non piacciono perché vengono trascinate nell'agone politico, vengono declinate e lette nella dialettica politica. Quindi, quasi sempre, anzi sempre, finiscono con essere vissute così e finiscono per compattare la maggioranza. Per di più noi non ci smentiamo, siamo garantisti, il giudizio non rientra nelle nostre funzioni ma in quelle dei magistrati. Però, Presidente, ci sono delle circostanze, nelle quali, il quadro complessivo è tale per cui non può essere invisibile. Stiamo parlando di un rinvio a giudizio con l'accusa di falso in bilancio; delle indagini per bancarotta fraudolenta, per altre vicende di truffa aggravata legate al Ministro Santanche', che non è colpevole fino a prova contraria anche se, onestamente, le parole del Ministro, per la verità, ci hanno lasciato ulteriormente perplessi. Ma la domanda è: come si può esercitare le funzioni di Ministro, come si può svolgere quel ruolo per il bene del Paese in un settore cruciale, in un quadro delicatissimo nazionale, in un quadro delicatissimo internazionale, in un momento storico così difficile? E, infatti, a nostro avviso non lo sta facendo bene, non lo sta esercitando bene, nel merito. Ma questa è una vicenda politica.
Torniamo al discorso della mozione. Motivi di opportunità? Sì, momenti nei quali la politica deve dare segnali di capacità di autoregolarsi, autoregolamentarsi. Momenti nei quali la politica deve conferire a sé stessa autorevolezza, deve conferire a sé stessa prestigio, deve offrire credibilità al Paese. Sia chiaro, nulla di personale: non stiamo giudicando la figura della persona Santanche', che non conferisce prestigio, autorevolezza e credibilità, non stiamo dando questo tipo di giudizio, ma sono la situazione e il quadro complessivo che finiscono con restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via, come se nulla fosse, imbarazzi e situazioni che non consentono un'azione del Ministro libera da condizionamenti.
Oggi la figura del Ministro Santanche' è una figura che deve parlare di borse, di borsette e non di turismo, di vicende giudiziarie e non di vicende politiche costruttive legate al futuro del nostro Paese. È possibile andare avanti così? Noi riteniamo di no.
Il maggiore imbarazzo, signor Presidente, deriva dal conflitto con le posizioni dell'INPS: c'è un pezzo dello Stato in aperto conflitto e contrasto con un altro pezzo dello Stato. Vogliamo prima capire noi? Vuole chiarire il Ministro prima di esercitare queste funzioni e di continuare a svolgere il ruolo di Ministro? Altrimenti continuiamo a scivolare in questa situazione, in una vicenda che è destabilizzante per un Paese che invece deve ritrovare nella politica la fiducia. Proprio la politica, quella con la “P” maiuscola, scompare sempre di più quella alta, quella dei nostri padri costituenti che potrebbe attribuire un “brava” al Ministro Santanche' che, davanti a un quadro attuale, dicesse: “Ministro, io oggi proprio no”. Tutto questo dovrebbe essere un fatto consequenziale, logico e naturale e invece si leva il grido “altri non l'hanno fatto, altri non lo farebbero, altri non lo faranno”. Quindi strategie della maggioranza, strategie delle opposizioni, discussioni con ricadute sulla tenuta o meno del Governo e la politica, quella con la “P” maiuscola, che dovrebbe rispettare le istituzioni e le immagini delle stesse, che dovrebbe riconquistare il Paese, che esce sempre più da questi palazzi, così come per la verità, Presidente, esce dall'Aula anche la dignità, perché, quando si parla di una persona e questa persona o esce dall'Aula oppure parla con altri Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dobbiamo dire che questo non è bello, non è dignitoso, non è rispettoso. Voteremo sì (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calogero Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Permettetemi di introdurre la dichiarazione di voto di Noi Moderati su questa mozione di sfiducia nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche', con una citazione di Cesare Parodi, neo-presidente dell'Associazione nazionale magistrati, che, in una recente intervista ha, tra l'altro, dichiarato di auspicare “una magistratura consapevole, non tocca a lei decidere, che Governo e Parlamento hanno il potere di fare le leggi e noi come cittadini abbiamo il diritto di essere ascoltati”. Aggiungendo poi: “Conosciamo i nostri limiti e le nostre competenze, non intendiamo arrogarci un diritto che non è nostro”.
Io penso che la conclusione del magistrato torinese (non arrogarci un diritto che non è nostro) aiuti a capire la questione di fronte a cui ci troviamo. Chiarito che è nel pieno diritto formale di chiunque siede in quest'Aula di proporre mozioni di sfiducia nei confronti di ogni Ministro del Governo, penso però che nella sostanza l'atto su cui dobbiamo decidere oggi, nel suo significato politico, sia viziato dalla pretesa di arrogarci un diritto che non è nostro, di sostituirci a chi ha il compito di giudicare se il Ministro Santanche' si sia macchiata in passato del reato di falso in bilancio, responsabilità che è dei magistrati giudicanti di un tribunale della Repubblica, non nostra; insomma, le motivazioni in cui viene avanzata questa richiesta di sfiducia tradiscono apertamente l'intenzione di trasformare quest'Aula in un'aula di tribunale.
Si dice - leggo dalla mozione su cui dobbiamo pronunciarci - che “il turismo, settore chiave per l'economia e per l'immagine dell'Italia nel mondo, non può continuare ad essere affidato a una persona che ormai da troppo tempo risulta citata a vario titolo in vicende di carattere civile, fallimentare, fiscale o, potenzialmente, persino di rilievo penale, vicende che si stanno accumulando in modo preoccupante ed i cui sviluppi nel tempo stanno arrecando importanti danni all'immagine del Paese, come dimostra, da ultimo, la notizia di stampa circa il suo rinvio a giudizio per irregolarità nel bilancio della Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha successivamente dismesso le cariche”.
Dov'è la colpa? “L'essere citata a vario titolo”?
E ancora: “La Ministra Santanche' è stato oggetto di numerose inchieste giornalistiche e della magistratura riguardanti svariate e complesse situazioni della società a lei riconducibili”. Essere oggetto di inchieste giornalistiche è diventato un reato? Continuo a leggere: “A detta di molti commentatori è parso emergere un modello imprenditoriale incline a considerare le regole del mercato e quelle relative ai diritti sindacali e previdenziali, come orpelli o impacci”. Da quando i pareri dei commentatori sono diventati prove di colpevolezza?
Certo, mi farete notare, non si parla solo di inchieste giornalistiche, ci sono anche quelle della magistratura. C'è un rinvio a giudizio. C'è un'accusa rispetto alla quale il Ministro Santanche' si dichiara innocente. C'è un'accusa rispetto alla quale la legge, la nostra civiltà giuridica, dichiara il Ministro Santanche' innocente fino a prova contraria, fino a una sentenza definitiva che la dichiari colpevole.
Contrariamente a quanto sosteneva il magistrato Davigo, secondo il quale “Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”, l'ex magistrato Davigo, incappato in una sentenza di condanna definitiva, ritiene ora che neanche le sentenze della Corte di cassazione determinino la colpevolezza di una persona, tant'è che continua a impugnarle. Gli auguro di trovare un giudice (a Roma, a Berlino, a Bruxelles, all'Aia) che innanzitutto gli faccia fare pace con sé stesso, che dia ragione al Davigo 2 e sconfessi Davigo 1.
Non sto divagando: in Italia questi “colpevoli non ancora scoperti” quando vengono rinviati a giudizio nel 50 per cento dei casi vengono assolti. La modernità e il pensiero progressista si vantano di essere nati dalla cultura del dubbio. Vogliamo concedere il beneficio del dubbio anche al Ministro Santanche'. Vogliamo concederle, non per grazia ricevuta, ma in virtù del principio costituzionale del garantismo, ciò che non è stato concesso a Claudio Scajola, a Federica Guidi, a Nunzia De Girolamo, a Clemnete Mastella, forzati alle dimissioni da “inchieste giornalistiche, inchieste della magistratura e commentatori vari” per usare il linguaggio della mozione del MoVimento 5 Stelle e poi assolti? O vogliamo ricordare i proscioglimenti e/o le assoluzioni di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Matteo Salvini, Calogero Mannino, Antonio Caridi, Antonio Bassolino, Vasco Errani, Mario Oliviero, Bruno Astorre, Simone Uggetti e Marcello Pittella?
Nella mozione, si sostiene che “si è di fronte ad un insieme di condotte che - a prescindere da ogni rilievo penale - appaiono sempre più incompatibili con il mantenimento del compito di Ministro della Repubblica”. Come sarebbe a dire “a prescindere da ogni rilievo penale”? Una persona viene accusata di un reato che ha rilievo penale, viene rinviata a giudizio di fronte a un tribunale che, se la riconoscerà colpevole, dovrà infliggerle una pena, il motivo per cui se ne richiede le dimissioni è che è coinvolta in un procedimento penale e con una giravolta logica degna dei migliori paradossi ci si chiede di sfiduciarla a prescindere? Perché? Perché - continuo a leggere - “appare assolutamente inopportuno che un Ministro in carica debba dividere il proprio tempo tra il Dicastero cui è preposto e le aule processuali per un tempo indefinito”.
Quanto all'indefinitezza dei tempi, non vedo come se ne possa fare carico al Ministro Santanche'. Quanto all'opportunità, che è una valutazione etica, funzionale e certo anche politica, non sarà certo un voto per schieramenti a determinarla, quanto piuttosto la persona, che valuta in coscienza - e ad essa nessuno di noi può sostituirsi - e liberamente la decisione da prendere nelle circostanze date. O la libertà di cui tanto ci facciamo vessilliferi la vogliamo negare al Ministro Santanche' di fronte a un'accusa di “irregolarità contabili”?
L'opportunità di cui si parla nella mozione sa tanto di opportunismo politico; opportuno, invece, nel suo significato più proprio vuol dire appropriato, frutto di una valutazione puntuale di fronte a un caso specifico.
L'arte di distinguere, di valutare puntualmente, di non generalizzare, sparando sempre e comunque nel mucchio, di acquisire elementi certi e non “opinioni” di commentatori, non è solo una dovuta necessità della giustizia, è anche una virtù della politica. Se vogliamo fare politica e non abbassarci sempre di più alla demagogia. Importante invece è valutare il lavoro che in questi anni è stato svolto dalla Ministra e del Ministero del Turismo e i dati parlano chiaro: record di presenze turistiche e di lavoratori nel settore, con oltre 447 milioni di presenze negli esercizi ricettivi, nel 2023 l'Italia supera i livelli raggiunti nel 2019 e segna un nuovo picco assoluto. Nel 2023, le attività economiche più direttamente legate al turismo hanno dato occupazione a 385.000 unità (+8,7 per cento rispetto al 2022). Considerando l'intero settore turistico allargato, l'aumento degli occupati è pari a 111.000 unità (+5,8 per cento rispetto al 2022).
Questi sono i dati frutto di un lavoro importante del Ministro Santanche', e a titolo esemplificativo ci tengo a ricordare: il successo per i bandi di formazione turistica (le 112.000 domande di partecipazione ai bandi sulla formazione indicano come il Ministero “abbia intercettato un'esigenza attuale e concreta del settore, quella, cioè, di accrescere il livello professionale e definire i progetti di formazione d'eccellenza per i lavoratori del comparto”); il bando guide turistiche, con oltre 20.000 domande, che dimostra quanto “l'industria turistica necessitasse di nuovi strumenti per crescere, svilupparsi e innovarsi ulteriormente”.
Questi sono alcuni esempi del lavoro svolto dalla Ministra e dell'impegno da parte del Ministero.
In conclusione, Presidente, per quanto esposto, il gruppo noi Moderati voterà contro la richiesta di sfiducia alla Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Un amico mi ha domandato perché, su una mozione di sfiducia al Ministro del Turismo, intervenga io, che notoriamente mi occupo di temi di giustizia e non di turismo. La risposta è semplice. Basta leggere il testo della mozione di sfiducia, esercizio a cui invito i deputati dell'opposizione, perché, dagli interventi dei deputati dell'opposizione che mi hanno preceduto, mi è apparso chiaro che quella mozione non l'hanno letta. Nelle due paginette e mezzo di argomenti posti a base della mozione non c'è traccia di richiami alle deleghe ministeriali di Daniela Santanchè e non c'è traccia di censura al suo operato nell'ambito dell'Esecutivo.
La mozione, insomma, si disinteressa dell'attività nell'ambito delle sue funzioni: che abbia lavorato bene o male per il turismo per la mozione è indifferente. Daniela Santanche', secondo la mozione, se ne deve andare, in quanto indagata e rinviata a giudizio.
Capirete, colleghi, che, di fronte a queste argomentazioni, l'Aula, oggi, non è chiamata a decidere il destino personale di un Ministro. Con tutto il rispetto, il destino di un Ministro è, oggi, un tema secondario. Oggi, il Parlamento è di fronte a un bivio di ben altra portata: ciascuno di noi non deve esprimersi su una persona, ma su un principio. Deve dire con chiarezza se condivide l'agghiacciante automatismo prospettato dai 5 Stelle, una politica che sveste le sue prerogative e agisce per relationem, richiamandosi, in modo meccanico, a quello che accade nei palazzi di giustizia: se indagato vai a casa, secondo un principio di “davighiana” memoria. Un automatismo rigido e tecnico. E pazienza se a fondare la mozione di sfiducia siano atti di un procedimento penale ancora del tutto interlocutori, accuse che la dinamica processuale potrà confermare o ribaltare. E pazienza se i principi costituzionali vadano in ben altra direzione. Pazienza se gli annali siano pieni di membri del Governo nazionale o locale costretti alle dimissioni per essere stati interessati da procedimenti penali che dopo qualche anno li hanno visti assolti. E pazienza se il 50 per cento dei processi di primo grado si conclude con l'assoluzione e se il 40 per cento degli appelli riforma le sentenze di primo grado (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Si chiama scorciatoia giudiziaria ed è uno schema consolidato per sbarazzarsi dell'avversario. Chi imbocca la scorciatoia giudiziaria normalmente non ha convinzioni, ma solo convenienze. Di fronte a situazioni identiche, trae conclusioni opposte a seconda che si tratti del vicino di banco o di un avversario politico, difende a spada tratta il compagno di partito anche quando ha subìto una condanna definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - vero, Presidente Conte? -, attacca a testa bassa l'avversario non appena questi incappi in qualche procedimento penale, se ne infischia della corte d'appello che delibera la decadenza di un governatore, ma manifesta, con la bava alla bocca, al primo avviso di garanzia verso la controparte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Convinzioni e convenienze. Sul sentiero della scorciatoia giudiziaria, chi prima, chi dopo, si sono affacciati in tanti e non solo a sinistra. Hanno visto l'avversario indebolito da un'indagine e non gli è parso vero di poterselo togliere di torno. Ne hanno allora cavalcato le accuse e ne hanno ricoperto di fango la reputazione. Talvolta lo hanno tolto di mezzo, altre volte non ci sono riusciti, perché la scorciatoia giudiziaria è un sentiero apparentemente agevole, che illude, chi lo percorre, di raggiungere i suoi obiettivi senza fatica e senza sacrificio.
Non è necessario studiare, avere idee e fare proposte: basta cavalcare un'indagine o un processo come una clava. Quattro righe sulla mozione di sfiducia e sei sui giornali per giorni e giorni. Un marketing sulla pelle della giustizia e dei principi costituzionali che sono applicati à la carte, solo quando fanno comodo. Il rinvio a giudizio e le accuse sono oro colato, la presunzione di innocenza e il diritto di difesa diventano improvvisamente invisibili. Non mi capacito di come forze politiche, democratiche e progressiste si facciano risucchiare da questa tentazione e di come, ormai, l'esposto alla procura abbia sostituito l'interpellanza con una delega di funzioni all'autorità giudiziaria.
L'uso strumentale della giustizia di cui sto parlando non è certo responsabilità della magistratura, che svolge il suo lavoro e che noi rispettiamo, ma una imperdonabile responsabilità della politica a livello nazionale o locale, che il lavoro di quella magistratura agita per il proprio tornaconto. È lo schema di chi è disposto a tutto per vincere, utilizzato dall'opposizione divisa sui programmi e in cerca di un terreno per compattarsi a costo di piegare i principi costituzionali a proprio uso e consumo. È molto meno faticoso che presentare un'idea alternativa di Paese ed è una delle cause vere della crisi della giustizia in Italia.
Anche tanti sedicenti garantisti, quando siedono in consiglio comunale e si trovano all'opposizione, usano l'esposto in Procura a ripetizione. Un utilizzo della Procura come buca da lettera per colpire l'avversario: colpirlo non con una condanna, ma sul piano politico e della reputazione. Il PM dovrà aprire un'indagine per approfondire, manderà la polizia giudiziaria in comune ed ecco i titoloni sui giornali: “è arrivata la Polizia giudiziaria”, “la Finanza in comune”, “un avviso di garanzia al sindaco”. E allora la richiesta di dimissioni, perché questo sport non avviene solo in quest'Aula, ma avviene a livello locale tutti i giorni.
Se poi capita che arrivi una condanna in primo grado a livello locale, scatta la sospensione dalla carica. In tanti si sono, quindi, dimessi, salvo essere poi assolti, ma in tanti sono già assolti in primo grado o prosciolti in udienza preliminare o archiviati.
Peccato che a livello locale molti, quando vengono assolti, sono ormai ex sindaci, perché per il fango si sono dimessi o non si sono ripresentati o hanno perso le elezioni sulla spinta dell'indagine. Questi sono gli effetti dello schema di gioco che voi teorizzate con questa mozione di sfiducia. Proprio voi del MoVimento 5 Stelle con questo comportamento fate un pessimo servizio alla magistratura che difendete solo a parole. Se la giustizia è in deficit di credibilità è proprio perché ci sono forze politiche, trasmissioni e i giornali che campano di atti giudiziari non definitivi e le contrabbandano come sentenze definitive. Quando si arriva al dunque, alla sentenza vera che spesso è di assoluzione, il loro gioco viene smascherato. Ma a loro non interessa perché hanno già raggiunto i loro obiettivi. È il sistema giustizia a patirne le conseguenze. Mi appello a quelle forze politiche dell'opposizione che si sono sempre dimostrate garantiste. Siete ovviamente liberi di ritenere che un Ministro meriti una mozione di sfiducia, ma siete certi che meriti questa mozione, scritta con questi contenuti e con questa equazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE): indagine uguali dimissioni? Siete certi che questo testo non contraddica la vostra storia e le vostre battaglie? Non è una mozione che entra nel merito dell'attività svolta, ma l'affermazione della soggezione della politica alle contestazioni giudiziarie. Un vostro voto favorevole a questa mozione vi trascinerà, volenti o nolenti, sul terreno della scorciatoia giudiziaria, vi risucchierà nel “davighismo” del MoVimento 5 Stelle e vi ronzerà in mente ogni volta che esalterete i principi di una giustizia liberale.
Ritengo che sia naturale nell'ordine delle cose che l'opposizione possa sollecitare le dimissioni di un esponente del Governo, ma le argomentazioni addotte contano eccome. Chi vi parla alcuni mesi fa ha lasciato il proprio ruolo di presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera, perché questo avevano chiesto le opposizioni. Era giusto così. Avevo ottenuto quel ruolo quando sedevo all'opposizione e, quindi, mi sono dimesso. Questo per dire che non va presa alla leggera né liquidata una richiesta di dimissioni; va soppesata, ne vanno valutate le argomentazioni. Questo significa avere rispetto per la politica che, in quest'Aula, viene prima di tutto. E proprio per il rispetto che nutre per la politica, Forza Italia - forza autenticamente garantista - rigetta ogni forma di scorciatoia giudiziaria e ritiene che la giustizia debba fare il suo corso senza interferenze né strumentalizzazione, nel rispetto dei principi costituzionali.
In conclusione, come ho detto all'inizio, siamo di fronte a un bivio e ciascuno di noi non deve esprimersi su una persona, ma su una teoria delineata dai 5 Stelle: quella della subalternità della politica all'autorità giudiziaria. E noi, da liberali e garantisti, non abbiamo dubbi nel respingere questa impostazione che calpesta i principi costituzionali e teorizza una pericolosa interdipendenza tra ambiti che devono essere autonomi e indipendenti. Auspichiamo che nasca una cultura che riporti a una competizione politica nobile, sana, senza scorciatoie e senza sgambetti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che questo Parlamento avrebbe dovuto occuparsi di altro e dedicare ore ed ore ad altre questioni. Sono anche sconcertato che ci ritroviamo ore ed ore a discutere di una questione che non doveva sorgere e, una volta sorta, andava affrontata e risolta prontamente.
Voi - mi rivolgo a tutti i parlamentari di maggioranza e al Governo - state difendendo l'indifendibile Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), accusata di gravi comportamenti, oggettivamente gravi comportamenti: falso in bilancio e anche una truffa ai danni dello Stato sui fondi COVID. Vi siete impegnati a fare da scudo a lei nella sua veste di imprenditrice, per l'attività di imprenditrice, mentre non fate da scudo ai tanti…Mi piacerebbe se la Ministra Santanche' potesse rimanere e rinviare la sua telefonata a dopo, ma vedo che l'educazione non è di questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Presidente Conte, prego.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Dicevo, vi siete impegnati a far da scudo alla Ministra Santanche'; invece dovreste fare da scudo ai tanti imprenditori, ai tanti titolari di aziende, di ditte individuali e artigiani che, invece, stanno vivendo, sulla loro pelle, il tracollo industriale; 23 mesi di crollo della produzione industriale, carovita, caro bollette; invece li lasciate soli, rinviate al Consiglio dei ministri senza soluzione, perché? Eppure, loro non sono accusati, non hanno commesso nessuna truffa ai danni dello Stato, non hanno assolutamente commesso il falso in bilancio, ma non hanno santi in paradiso; non sono “amichetti” di Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
In realtà, guardi Ministro Santanche', lei non è, forse, l'unica responsabile di questa vicenda; sopra di lei, c'è una responsabile forse ancor maggiore: la Presidente Meloni. Perché la Presidente Meloni, che ha tutti i poteri, l'avrebbe dovuta convocare e, di fronte a queste gravi accuse, avrebbe dovuto farla dimettere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, noi ci chiediamo e io mi chiedo, me lo sono chiesto - guardi, io ci sono passato, non sto parlando astrattamente, mi sono comportato, come lei sa, molto diversamente -: perché Giorgia Meloni oggi mette a rischio il prestigio, l'onore delle istituzioni e l'immagine dell'Italia nel mondo? Perché? Ci sono solo due plausibili spiegazioni.
La prima è che lei ricatta, Ministra Santanche', Giorgia Meloni, la Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un fatto grave perché può essere che nella militanza politica, al Governo, abbiate condiviso attività, iniziative e segreti che oggi mettono in imbarazzo il nostro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un fatto gravissimo e allora comprenderemmo perché Giorgia Meloni, tutti i giorni, dichiara: “io non sono ricattabile”: ieri lo era da un generale libico; l'altro ieri dalle banche a cui non ha chiesto un euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); si ritrova, oggi, ricattata da lei e liscia il pelo alle industrie delle armi.
Seconda spiegazione: partito Fratelli d'Italia, il vostro motto è stato sempre, per anni, “legge e ordine”. Avete bramato, giustamente, dall'opposizione di andare al Governo, di gestire il potere. Oggi che siete al potere, al Governo, vi siete inebriati; vi sentite casta intoccabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); vi sentite completamente intolleranti a qualsiasi legge dello Stato o a qualsiasi legge morale. Il caso Delmastro è un altro esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge.
Vedete, nell'un caso o nell'altro, sono due spiegazioni che ci riportano al degrado politico e istituzionale in cui state precipitando il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, addirittura, tutte e due le spiegazioni potrebbero cumularsi in questo caso. Quel che è certo è che l'Italia non può permettersi di avere Ministri, Sottosegretari che si ritrovano sotto accusa per truffa: quadri rubati; spari a Capodanno; pubblicazione di documenti riservati; addirittura, adesso, circolazione di borse contraffatte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Attenzione: la verità è che questo Governo nasce al fondo, ha questo senso di contraffazione che si porta con sé, di truffa.
Perché Giorgia Meloni ha dichiarato al popolo italiano che lei è una del popolo e, in realtà, riempie d'oro le industrie delle armi; ha aumentato gli stipendi di Ministri e Sottosegretari; ha tolto 100 euro a chi prende 700 euro. Ministra Santanche', lei ha detto che noi odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate! Siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Noi sa cosa odiamo, meglio ancora, contrastiamo? La disonestà! La disonestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non vogliamo e respingiamo la solidarietà pelosa che ci viene da lei, perché noi e i cittadini sappiamo distinguere quando un sindaco risponde anche di un evento tragico per il suo ruolo di sindaco, ma per colpa e non per dolo e non per disonestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi).
Guardi, in realtà, io a lei avrei poco da dire perché quando - come ho spiegato - c'è un Presidente del Consiglio che disonora le istituzioni e si mostra indisciplinato in una vicenda del genere, è chiaro che il suo disonore e la sua indisciplina addirittura hanno un rilievo secondario. Però c'è una questione che la riguarda direttamente e qui la voglio chiarire, perché ho sentito interventi anche dei colleghi delle altre forze che fanno apposta - ma noi ci siamo abituati -, tutti i giorni, per distorcere le nostre posizioni politiche. Allora, chiariamolo: guardi che noi rispettiamo la cultura d'impresa. Noi siamo a fianco degli imprenditori (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Il deputato Cortelazzo: “E la patrimoniale?”) che, ogni giorno, assumono il rischio d'impresa, si sbracciano e si industriano per arrecare ricchezza al loro territorio, alle famiglie, per dare lavoro. Sono imprenditori onesti, hanno tutto il nostro sostegno e l'abbiamo dimostrato con le misure: li abbiamo fatti correre, abbiamo dato incentivi e agevolazioni per favorirne la competitività. Sappiamo distinguere e non è una colpa - non siamo alla gogna medievale - se un imprenditore non ha successo; ci sta che può andar fuori mercato, può aver difficoltà a star sul mercato. Ma a noi, attenzione, non interessano neppure i suoi processi penali, la meraviglierò. Chi ha parlato prima di me, permettetemi, non ha capito nulla del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A noi interessa - non sorrida, guardi - l'etica pubblica, questa cosa a lei non la fa sorridere, la responsabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A noi sa cosa ci basta di questa vicenda? Che dei lavoratori si sono assunti la responsabilità di andare davanti ai giudici e, in conferenza stampa, a dire che lei ha utilizzato, con la sua società, fondi COVID; ha commesso una truffa dello Stato mentre lavoravano e la società ha chiesto la sanatoria all'INPS (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo fatto è incontrovertibile. Non ci interessa il processo penale, a noi interessa la responsabilità politica, a noi basta la truffa ai danni dello Stato, mentre le persone oneste, gli imprenditori onesti invece si sbracciavano per salvare le loro aziende, per sopravvivere al COVID.
E mi rivolgo a Fratelli d'Italia, in particolare, perché è il partito che più si è distinto, il suo partito, perché erano i leoni, andavate a caccia dei criminali, dei truffatori durante il COVID, vi ricordate? Eravate gli incendiari, che addirittura, davanti a me e a tutti noi che lavoravamo per salvare il Paese…dei criminali; eravate in buona compagnia, la vostra Presidente del Consiglio per prima.
Allora, vi dico, adesso, addirittura, avete messo su una Commissione COVID, dando spazio a no-vax e a pseudo-scienziati e ai guru, agli stregoni della scienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, allora, permettetemi, citando il Presidente della Commissione COVID, Lisei, avete attrezzato un tendone da circo, perché questo tendone da circo non lo spostate in casa vostra? Vi fate la vostra inchiesta sulla truffa COVID e finalmente accertate la responsabilità della Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Concludo, guardi, quello che mi ha sconcertato, mi ha fatto rimanere malissimo è vedere un frammento di TV, per un istante mi sono fermato e ho intercettato questa trasmissione di qualche anno fa. C'era un signore, un imprenditore, che ci ha messo la faccia, è un imprenditore come lei, ma ben differente nei modi e nei comportamenti. Ci ha messo la faccia e ha dichiarato davanti alla TV che lui, purtroppo, non era riuscito, non c'era un successo imprenditoriale ed era stato costretto a chiedere il reddito di cittadinanza. Lo faceva perché non aveva di che sfamare i propri figli, la propria famiglia. Lei si è collegata a distanza, io non ho mai visto una persona scagliarsi con tale inaudita violenza verbale nei confronti di una persona in TV. Gli ha detto di vergognarsi davanti ai propri figli, lo ha additato davanti al pubblico ludibrio, perché aveva chiesto il reddito cittadinanza. Allora, io do voce oggi a quell'imprenditore. Se fosse qui, sa che cosa le direbbe? Ministra Santanche', ma si vergogni lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi)! Non cambi l'ordine morale delle cose. Si alzi da quella poltrona. Vergognatevi voi tutti che andrete a votare, a difenderla. Siete responsabili di questo disastro economico, di questo disastro morale. Ma noi non ci arrenderemo, con tutte le persone oneste, votiamo favorevolmente alla mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in pedi - Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Vergogna!”).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà. Appena c'è silenzio.
INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi siamo qui in quest'Aula a discutere e votare la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Santanche'. Mi meraviglio come dall'opposizione, in particolare dal MoVimento 5 Stelle, si sia scelto di impiegare i lavori del Parlamento su un tema che non ha nulla a che fare con la necessità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche perché sulla vicenda in corso, così come previsto dalla Costituzione, ci sono altre autorità che stanno svolgendo il loro lavoro. L'errore politico del MoVimento 5 Stelle è di aver presentato una mozione di sfiducia individuale, perché questo è stato.
Comprendiamo che a sinistra ci sia una gara col Partito Democratico per far vedere chi è più puro, chi fa veramente più opposizione, ma non è tanto una questione di compattezza, la maggioranza è compatta. Diciamo che, con una mossa sola, avete rafforzato il Ministro Santanche', avete rafforzato la Premier Meloni e tutto il Governo e diviso, ovviamente, l'opposizione. Ci troviamo di fronte ad una mozione a firma, appunto, del MoVimento 5 Stelle, ma poi variamente commentata e sottoscritta - direi idealmente - anche da altre forze politiche di opposizione e che riguarda tutt'altro rispetto all'operato del Ministero.
Addirittura, gli estensori della mozione, il MoVimento 5 Stelle chiamato appunto in causa, nella prima fase di questa mozione neanche fa più riferimento a questioni giudiziarie, ma a inchieste giornalistiche e cito testualmente: “a partire dall'autunno del 2022 (…), la Ministra Santanche' è stata oggetto di numerose inchieste giornalistiche e della magistratura riguardanti svariate e complesse situazioni delle società a lei riconducibili”.
La Costituzione, signor Presidente, si applica sempre e non si può fare appello alla stessa solo quando fa comodo politicamente. È la nostra Carta costituzionale sempre e non a fasi alterne (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma la cosa che stride di più di questa mozione è che i promotori, appunto il MoVimento 5 Stelle, hanno tra le sue fila non solo una collega rinviata a giudizio, ma condannata in più gradi di giudizio, ma su questo ovviamente tutto tace. Non può che essere l'articolo 54, secondo comma, della Costituzione che dice: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Va bene se lo si deve applicare al centrodestra, che oggi governa il Paese, e non va bene se si deve applicare alla sinistra, perché è questo che state facendo con questa mozione di sfiducia.
O vale per tutti o non vale per nessuno. Tante volte sento dire, anche parlando con i cittadini, che la magistratura, nel corso degli anni, ha preso troppo potere, e che, quindi, dobbiamo riequilibrare. Ma, alla fine, chi ha dato tutto questo potere alla magistratura? Siamo stati forse noi, continuando e insistendo in una delegittimazione reciproca che, nel corso degli anni, ha semplicemente indebolito tutti noi a prescindere dalle appartenenze politiche. Dove lo notiamo questo? Basta vedere il grado di considerazione, che è clamorosamente sceso, della politica e dei politici tra i cittadini.
Noi sosteniamo con forza che vada evitato lo scontro tra i poteri, proprio perché il potere legislativo e il potere esecutivo trovano il loro fondamento soltanto in un perfetto equilibrio con un altro potere affidato alla magistratura, che è quello giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quello che rilevo, invece, è che le opposizioni si presentano ancora una volta divise e frammentate. Non vorrei che con questa mozione lascino pensare di avere esaurito temi, tempi e modi politicamente legittimi per tentare di portare avanti il loro compito in quest'Aula.
Ecco, il garantismo, il nodo della questione è tutto qui, un nodo che, per la verità, ancora una volta, è la nostra Costituzione a sciogliere, scegliendo di garantire la persona fino a prova contraria, basandosi sulla presunzione di innocenza e non di colpevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Noi non siamo garantisti a corrente alternata, a seconda del momento o dell'indagato, lo siamo sempre, anche perché, in questa mozione di sfiducia, non sono in discussione le politiche del Ministero del Turismo. La tanto invocata separazione dei poteri, che è un principio assoluto e importante, non può essere utilizzata a intermittenza, secondo la convenienza di parte e, soprattutto, la tanto invocata separazione dei poteri dovrebbe indurre il Parlamento a rispettare il lavoro della magistratura.
Quindi, anticipare un processo - perché, mi spiace, però è questo ciò che ho sentito fare in quest'Aula oggi dalle opposizioni - non significa rispettare il lavoro della magistratura. Per la Costituzione e lo Stato di diritto è l'accusa che deve dimostrare che tu sei colpevole e, quindi, il presupposto di base è che, finché non c'è un dato definitivo o una sentenza definitiva, sei innocente. Non possiamo farci condizionare nell'attività politica dalle vicende giudiziarie che devono avere il loro corso. Lo abbiamo visto con il nostro segretario federale della Lega, nonché Vicepremier, nonché Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), tenuto sulla graticola e a processo per anni, tra l'altro per aver difeso i confini italiani e poi assolto.
La politica è il luogo in cui si confrontano idee, progetti e visioni per il futuro del nostro Paese. Le questioni giudiziarie, invece, seguono un percorso ben diverso, basato su indagini, su processi, su prove concrete. Oggi, come da sempre, voi dell'opposizione trovate una coalizione compatta, coesa, forte e unita, perché il centrodestra è costruito su una condivisione di valori, di idee e di visione per il futuro del Paese e fa fronte comune rispetto alla squadra di Governo scelta per portare avanti quanto proposto nel programma elettorale. L'opposizione avrebbe dovuto dire politicamente il perché è inopportuno che il Ministro Santanche' continui a svolgere le sue funzioni e dirci se c'è stato un atto per il quale non ha adempiuto a un compito del suo ufficio.
Questo avrebbe dovuto fare l'opposizione in una mozione di sfiducia e, invece, si ripercorrono date, si ripercorrono fatti, si ripercorrono soggetti, senza che questo sia stato preceduto da un contraddittorio tra le parti, e si scambia quest'Aula, la massima assise nazionale, per un tribunale, senza però il contraddittorio e soprattutto senza prove certe.
Ricordo che vige il principio in dubio pro reo. Vige altresì il principio dell'oltre ogni ragionevole dubbio nella valutazione della prova indiziaria. Il rispetto del principio di presunzione di innocenza fino a prova contraria è un principio cardine della democrazia, non solo è sancito dai codici etici e dalla consuetudine politica, ma lo ribadisce la nostra Carta costituzionale all'articolo 27.
Il principio non è negoziabile e rappresenta un caposaldo della nostra azione politica, che mira a garantire che nessun individuo sia prematuramente giudicato colpevole fino al passaggio definitivo - e preciso e sottolineo “definitivo” - di una sentenza.
A fronte di tutto quello che ho detto sopra, quindi, esprimo a nome del gruppo che rappresento, Lega-Salvini Premier, il voto contrario sulla mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Santanche' (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministra Santanche' - aspetto che finisca di salutare -, Giorgia Meloni l'ha scelta e l'ha voluta alla guida del Ministero del Turismo. Oggi però fa finta di non conoscerla, non la vediamo qua, l'ha scaricata, come lei ha scaricato i suoi dipendenti.
Meloni se ne è resa conto probabilmente di avere fatto un grande errore, ma, allo stesso tempo, non è in grado di rimediare, non riesce a farla dimettere, mentre lei rimane lì, incollata a quella sua poltrona. Stupisce che una Presidente del Consiglio così attenta alle regole della comunicazione non fosse a conoscenza delle innumerevoli traversie giudiziarie, della sua tendenza alle gaffe, dei problemi che l'impresa, di cui lei era amministratrice delegata, aveva e anche dell'incombenza di un conflitto di interessi. Sì Ministra, conflitto d'interessi, questa parola così sconosciuta alla destra di questo Paese, perché lei ha aziende attive nel turismo e fa oggi la Ministra del Turismo.
Lei, Ministra, ha cambiato idea rispetto al passato: giustizialista con gli avversari, è diventata ipergarantista con sé stessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma, guardi, non si preoccupi, perché non siamo qui per fare un processo. La presunzione di innocenza vale per tutti. Noi siamo qui a porre una gigantesca questione, che riguarda l'opportunità politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Davanti ad accuse così gravi, per non ledere l'istituzione che si rappresenta, lei avrebbe dovuto dimettersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quel che lei rivendica, e cioè che è a processo per fatti antecedenti al suo giuramento, da questo punto di vista, è un'aggravante, proprio perché il suo privato, e non il suo operato politico, crea imbarazzo al Governo della Repubblica italiana, dovrebbe avere il buon senso di fare un passo indietro.
Non dimentichi che c'è un articolo della Costituzione che, nella sua lezioncina, guarda caso, non ha citato, ossia l'articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
E mentre lei, Ministra - le faccio una domanda -, viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalle bollette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non si preoccupi: non è colpevole fino a eventuale sentenza, ma le sentenze, colleghi, quando arrivano, si rispettano, non come avete fatto con Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), condannato a otto mesi per avere usato le informazioni coperte da segreto come una clava sulle opposizioni, con parole tecnicamente eversive da parte anche della Presidente del Consiglio.
La verità è che voi non accettate di essere sottoposti alla legge, ma la legge, in Italia, è uguale per tutti, dovete convincervene. La legge è uguale per tutti e voi, come al solito, siete, invece, garantisti con i vostri e giustizialisti con gli avversari politici. Due pesi e due misure, sì, perché, da quando è Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha smesso di praticare quello che per dieci anni è stato indubbiamente il suo sport preferito: la richiesta di dimissioni di Ministri in carica. Anno 2013: “Sono certa della buona fede della Idem, ma le dimissioni sarebbero auspicabili”; 2016: “La Guidi si è dimessa ed era il minimo che potesse fare”; 2019: “Un Ministro indegno di rappresentare l'Italia. Fioramonti dimettiti”; 2021: “Lamorgese ha fallito su tutto; dimissioni”; 2022: “Se non fosse tutto così folle e drammatico, ci sarebbe da ridere. Speranza dimettiti”.
Questo è ciò che diceva Giorgia Meloni: un campionario di incoerenza politica, mentre oggi, ancora una volta, scappa; non la vediamo in quest'Aula ormai da mesi, compare solo su videomessaggi preregistrati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) da dentro quei palazzi da dove ormai non esce più. È stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi, con una Ministra voluta da lei, che deve andare a processo per falso in bilancio, ha disertato di nuovo quest'Aula. Come fa a non vergognarsi della sua incoerenza, Giorgia Meloni? Come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'Aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la Presidente del Consiglio? Certamente, non sta cercando di risolvere il problema delle bollette, nonostante siano le più care d'Europa; di certo, non starà facendo riunioni per accorciare le liste d'attesa, visto che per prenotare una gastroscopia serve un anno e mezzo; non sta lavorando alla nostra proposta sul salario minimo, nonostante ci siano 4,5 milioni di lavoratrici e lavoratori poveri anche se lavorano; forse - dico forse - sta registrando un altro video nella sala montaggio, magari un contributo da inviare alla prossima convention, tra motoseghe e saluti nazisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Qualche giorno fa, un esponente del partito Fratelli d'Italia ha detto che, nella giornata di oggi, il Governo guidato da Giorgia Meloni si conferma il sesto più longevo nella storia della Repubblica. Benissimo: significa che, da ora in poi, Giorgia Meloni non avrà più scuse, non potrà più dire che per qualunque cosa che non funziona è sempre colpa di quelli che c'erano prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ministra Santanche', più che del turismo lei è ormai la Ministra del falso: falsi sarebbero i bilanci delle sue società (questo sostiene la procura, vedremo il processo); falsi sarebbero anche i documenti con cui ha ottenuto i contributi COVID, tanto che è accusata di truffa ai danni dello Stato; e falsi, infine, sono anche i numeri del turismo sotto la sua gestione, basti pensare al sorpasso che Spagna, Francia e persino Gran Bretagna hanno effettuato nelle presenze e nei fatturati rispetto all'Italia. Siamo dentro, nonostante l'annuncio urbi et orbi del portale Venere, che da otto mesi è fermo, e nonostante la propaganda iniziale: non serve nemmeno a prenotare un bed and breakfast o a trovare una rosticceria aperta. Servirebbe una lettura più onesta, più oggettiva. Non avere scommesso su una trasformazione industriale del nostro turismo fa registrare, in maniera clamorosa, una flessione anzitutto delle presenze interne.
Ma c'è una cosa, Ministra, che non è falsa in questa vicenda ed è il fatto che lei, per qualche motivo, sente di avere in tasca la carta giusta per non dimettersi. Allora, ancora una volta, per l'ennesima volta, ci rivolgiamo a chi dovrebbe prendersi la responsabilità di una decisione, ossia la Presidente Giorgia Meloni, chiedendole cosa le impedisce di far dimettere la Ministra Santanche' (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), anziché mandare, poi, le veline ai giornali per scaricarla. Perché continua ad accettare in silenzio? Come è possibile tollerare una Ministra che arriva persino a dire che del pressing di Fratelli d'Italia se ne frega e che sarà lei, solo lei, a valutare l'impatto delle sue vicende giudiziarie sul suo incarico? La Ministra che oggi dice qui che sulle sue dimissioni decide da sola, come se non esistesse una Presidente del Consiglio.
Meloni diceva di non essere ricattabile, ma io le chiedo cosa le impedisce, allora, di ottenere queste dimissioni. Speriamo in un sussulto da parte dei gruppi e dei singoli parlamentari di maggioranza, ma, se oggi il vostro voto salverà la Ministra Santanche', dimostrerete, colleghi, ancora una volta, che per voi difendere i vostri viene prima di difendere l'onore delle istituzioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E dico a Giorgia Meloni che questa non è difesa nazionale, è difesa tribale. È una cosa diversa.
Quanto a lei, Ministra, che ha chiesto per 53 volte - le abbiamo contate - le dimissioni di ministri, sottosegretari, magistrati, amministratori di società partecipate, e potrei continuare, si è ben guardata dall'annunciare un passo indietro. E, magari, questo le farà ripensare alle sue parole sulla ex Ministra Josefa Idem, quando, allora, nemmeno indagata, lei si rivolse alla Ministra Idem dicendo: “Cosa penso del caso Idem? Penso che ci sono sempre due pesi e due misure. Se capita una cosa del genere al centrosinistra, nel centrosinistra si fa finta di niente. Se fosse successo a una di noi del centrodestra, saremmo già state cacciate” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ecco, dopo queste sue parole, cara Ministra, si faccia una domanda e si dia una risposta su se stessa e sul ruolo che svolge e si dimetta per il bene e la dignità delle istituzioni del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
Noi abbiamo firmato la mozione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle - che ringrazio - e voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi, e dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il mio intervento in dichiarazione di voto per il gruppo di Fratelli d'Italia intende mettere in evidenza la strumentalità con cui l'opposizione vuole sfruttare una vicenda giudiziaria che sta riguardando il Ministro Daniela Santanche'. Una vicenda giudiziaria che lo stesso pubblico ministero che ha chiesto il suo rinvio a giudizio ha definito “complicata” e “molto tecnica”. Una vicenda che non riguarda assolutamente il ruolo istituzionale dalla stessa svolto, ma che riguarda, al massimo, la sua vita da imprenditrice. In una situazione complicata e tecnica come questa, un rinvio a giudizio non può assolutamente giustificare una mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Questo strumento utilizzato dalle opposizioni si pone in contrasto con la presunzione di non colpevolezza sancita dall'articolo 27 della Costituzione. Ora, per la senatrice Santanche' si apre il processo. Quel giusto processo, sancito dall'articolo 111 della Costituzione, in cui potrà far valere a pieno il proprio diritto di difesa. Prendiamo atto, però, che in quest'Aula non sono state mosse, sostanzialmente, alla senatrice Santanche', censure sul suo operato come Ministro, perché da questo punto di vista neanche i più strenui oppositori possono contestare che la senatrice Santanche', nel suo ruolo di Ministro del Turismo, in questi due anni e mezzo, abbia ottenuto risultati davvero brillanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
In pochissimo tempo - ricordo che il Ministero del Turismo è nato soltanto nel 2021 -, il Ministro Santanche' ha saputo costruire un'organizzazione modello, capace di ottenere risultati importantissimi. Ad esempio, abbiamo ottenuto un record di arrivi e prenotazioni nel territorio italiano nel 2023. Un record assoluto. Poi, il Ministero del Turismo ha investito sulle politiche della montagna, abbandonate da tutti in passato, con 450 milioni di euro; ha investito 1.380.000.000 per la riqualificazione delle strutture ricettive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Ministero del Turismo ha portato avanti due regolamentazioni storiche: quella degli affitti brevi e quella delle guide turistiche. Insomma, in due anni e mezzo si è data davvero dignità a questo Ministero, perché, finalmente, si è capito che il turismo è un motore economico dell'Italia. Brava, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Se, dunque, nel suo ruolo di Ministro, nella sua attività istituzionale, non si possono fare censure alla senatrice Santanche', allora il problema è sempre quello: il rinvio a giudizio in una vicenda giudiziaria, tecnica, complicata, che, come abbiamo detto prima, anche il pubblico ministero dello stesso procedimento ha definito difficile. Ebbene, il tema della presunzione di innocenza è un tema davvero delicato, che inerisce i rapporti tra politica e magistratura, i quali, comunque, negli ultimi trent'anni, come ha avuto modo di dire il Ministro Crosetto in una recente intervista al Corriere della Sera, hanno creato una guerra per cui è andata di mezzo l'intera Repubblica italiana.
C'è bisogno davvero di serenità da questo punto di vista, perché ho personalmente apprezzato l'intervento del neopresidente dell'Associazione nazionale magistrati, Parodi, il quale, appena eletto, ha chiesto un incontro al Presidente Meloni. È così che si fa. Molti hanno detto che, nell'ultimo periodo, dopo i fatti degli ultimi giorni, questo approccio al dialogo è saltato, ma non è vero. I primi oppositori al presidente Parodi sono stati coloro che, nell'Associazione nazionale magistrati, rappresentano la sinistra dell'associazione e che stanno boicottando questo tipo di confronto.
E quindi dobbiamo davvero lavorare affinché prevalgano gli esempi positivi. E quali sono gli esempi positivi? I riconoscimenti che fa la politica alla magistratura e i riconoscimenti che fa la magistratura alla politica. Volete un esempio? Quello che ha fatto uno dei migliori magistrati italiani, il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha detto: sul 41-bis, il merito che l'articolo sia ancora così è dell'onorevole Delmastro, che l'ha difeso fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi sono esempi positivi.
Io credo molto alla presunzione di innocenza. Ho sentito prima l'intervento dell'onorevole Faraone, che è primo firmatario di una proposta di legge - che arriverà, probabilmente, in quest'Aula tra qualche settimana - che introduce la Giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari. Sappiamo che in questo Paese di vittime ce ne sono state tantissime, di primo e di secondo livello, tante non si conoscono neanche. Io volevo citare brevemente ciò che accadde al presidente della provincia di Varese nel 1993, il quale, per una telefonata sospetta, venne arrestato in diretta, stette in carcere diversi giorni e 11 anni dopo venne assolto, ma intanto la sua vita era stata distrutta, la sua carriera politica era stata distrutta. Quindi, stiamo molto attenti da questo punto di vista.
Voglio concludere questo mio intervento dicendo alle opposizioni che questi non sono gli strumenti che si devono utilizzare. Non dobbiamo andare a traino della magistratura. La magistratura deve fare il suo compito, la politica deve fare il suo compito.
Il Parlamento non può andare a traino della magistratura, altrimenti svilisce la sua funzione. Tra l'altro, queste mozioni, lungi dal creare divisioni nella maggioranza, mettono in luce le differenze che ci sono nelle opposizioni, in cui convivono sinceri garantisti con irriducibili giustizialisti. È questo che succede.
Da ultimo, mi voglio rivolgere con affetto e stima al Ministro Santanche'. Io ho avuto modo di lavorare politicamente con lei, in Lombardia, per diversi anni e ne ho sempre apprezzato la determinazione e la passione politica. Ho, tra l'altro, molto apprezzato quello che il Ministro ha detto alla fine del suo intervento, ossia che, nel caso in cui dovesse essere rinviata a giudizio nell'altro procedimento, farebbe una seria riflessione e potrebbe anche lasciare.
Questo le fa onore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), le fa onore perché dimostra, ancora una volta, di fronte a questo Parlamento, di anteporre a sé il bene delle istituzioni e il bene della Nazione.
Ministro, per questa mozione di sfiducia, noi, come Fratelli d'Italia, esprimiamo sinceramente, profondamente e convintamente il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indico la votazione per appello nominale sulla mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella ed altri n. 1-00392 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanchè.
Colleghi, ricordo che l'oggetto della deliberazione della Camera è la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro del turismo. Pertanto chi intende esprimere un voto di fiducia nei confronti del Ministro deve votare no, mentre chi intende esprimere un voto di sfiducia deve votare sì.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 18,20)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 18,28)
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella ed altri n. 1-00392 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro del Turismo, Daniela Garnero Santanche':
Presenti: ………………... 341
Votanti: ………………… 340
Astenuti: ……………….. 1
Maggioranza: …………... 171
Hanno risposto sì: ……… 134
Hanno risposto no: …….. 206
La Camera respinge.
Hanno risposto sì:
Aiello Davide
Alifano Enrica
Amato Gaetano
Amendola Vincenzo
Appendino Chiara
Ascari Stefania
Auriemma Carmela
Bakkali Ouidad
Baldino Vittoria
Barbagallo Anthony Emanuele
Barzotti Valentina
Benzoni Fabrizio
Berruto Mauro
Boldrini Laura
Bonafe' Simona
Bonelli Angelo
Bonetti Elena
Borrelli Francesco Emilio
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Bruno Raffaele
Cafiero De Raho Federico
Cantone Luciano
Caramiello Alessandro
Carmina Ida
Carotenuto Dario
Caso Antonio
Casu Andrea
Cherchi Susanna
Colucci Alfonso
Conte Giuseppe
Cuperlo Gianni
Curti Augusto
D'Alessio Antonio
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Micheli Paola
Del Barba Mauro
Della Vedova Benedetto
Dell'Olio Gianmauro
Di Biase Michela
Di Lauro Carmen
Di Sanzo Christian Diego
Donno Leonardo
D'Orso Valentina
Faraone Davide
Fassino Piero
Fede Giorgio
Ferrara Antonio
Ferrari Sara
Filippin Rosanna
Fontana Ilaria
Forattini Antonella
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Fratoianni Nicola
Furfaro Marco
Gadda Maria Chiara
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Gianassi Federico
Girelli Gian Antonio
Giuliano Carla
Gnassi Andrea
Graziano Stefano
Grimaldi Marco
Gubitosa Michele
Guerra Maria Cecilia
Iacono Giovanna
Iaria Antonino
L'Abbate Patty
Lai Silvio
Laus Mauro Antonio Donato
Loizzo Simona
Lomuti Arnaldo
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Malavasi Ilenia
Mancini Claudio
Manzi Irene
Marattin Luigi
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Mauri Matteo
Merola Virginio
Morassut Roberto
Orfini Matteo
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Pandolfo Alberto
Pastorella Giulia
Pastorino Luca
Pavanelli Emma
Pellegrini Marco
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Penza Pasqualino
Piccolotti Elisabetta
Porta Fabio
Pozzolo Emanuele
Prestipino Patrizia
Quartapelle Procopio Lia
Quartini Andrea
Raffa Angela
Ricciardi Riccardo
Ricciardi Toni
Richetti Matteo
Roggiani Silvia
Romeo Nadia
Rosato Ettore
Rossi Andrea
Ruffino Daniela
Santillo Agostino
Sarracino Marco
Scarpa Rachele
Scerra Filippo
Schlein Elly
Scotto Arturo
Scutella' Elisa
Serracchiani Debora
Silvestri Francesco
Simiani Marco
Sottanelli Giulio Cesare
Soumahoro Aboubakar
Speranza Roberto
Sportiello Gilda
Stefanazzi Claudio Michele
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tucci Riccardo
Vaccari Stefano
Zanella Luana
Zaratti Filiberto
Hanno risposto no:
Albano Lucia
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Antoniozzi Alfredo
Arruzzolo Giovanni
Bagnasco Roberto
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Barelli Paolo
Battilocchio Alessandro
Battistoni Francesco
Bellomo Davide
Bellucci Maria Teresa
Benigni Stefano
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bergamini Deborah
Bicchielli Pino
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bof Gianangelo
Bordonali Simona
Boscaini Maria Paola
Brambilla Michela Vittoria
Buonguerrieri Alice
Calderone Tommaso Antonino
Calovini Giangiacomo
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Cannizzaro Francesco
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Caramanna Gianluca
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carloni Mirco
Caroppo Andrea
Carra' Anastasio
Casasco Maurizio
Castiglione Giuseppe
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavo Ilaria
Centemero Giulio
Cerreto Marco
Cesa Lorenzo
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Crippa Andrea
Dalla Chiesa Rita
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Monte Isabella
De Palma Vito
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Maggio Grazia
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Ferrante Tullio
Ferro Wanda
Filini Francesco
Formentini Paolo
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Frijia Maria Grazia
Gabellone Antonio Maria
Gardini Elisabetta
Gatta Giandiego
Gava Vannia
Gemmato Marcello
Giaccone Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Antonio
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Gusmeroli Alberto Luigi
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lancellotta Elisabetta Christiana
Lazzarini Arianna
Leo Maurizio
Longi Eliana
Lovecchio Giorgio
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matone Simonetta
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mazzetti Erica
Mazzi Gianmarco
Messina Manlio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Milani Massimo
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Montemagni Elisa
Morgante Maddalena
Mule' Giorgio
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Nisini Tiziana
Nordio Carlo
Orsini Andrea
Osnato Marco
Ottaviani Nicola
Padovani Marco
Pagano Nazario
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Patriarca Annarita
Pella Roberto
Pellicini Andrea
Perissa Marco
Pichetto Fratin Gilberto
Pierro Attilio
Pietrella Fabio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Pizzimenti Graziano
Polidori Catia
Polo Barbara
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Pulciani Paolo
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Rizzetto Walter
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossi Angelo
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rubano Francesco Maria
Ruspandini Massimo
Russo Gaetana
Russo Paolo Emilio
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Schiano Di Visconti Michele
Silvestri Rachele
Siracusano Matilde
Sorte Alessandro
Squeri Luca
Stefani Alberto
Sudano Valeria
Tajani Antonio
Tassinari Rosaria
Tenerini Chiara
Toccalini Luca
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Tremonti Giulio
Urzi' Alessandro
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Ziello Edoardo
Zinzi Gianpiero
Zoffili Eugenio
Zucconi Riccardo
Zurzolo Immacolata
Si sono astenuti:
Gruppioni Naike
Sono in missione:
Ascani Anna
Bagnai Alberto
Bitonci Massimo
Caiata Salvatore
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Colosimo Chiara
Costa Sergio
Dori Devis
Freni Federico
Gebhard Renate
Giachetti Roberto
Giorgetti Giancarlo
Gribaudo Chiara
Grippo Valentina
Guerini Lorenzo
Lollobrigida Francesco
Loperfido Emanuele
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Meloni Giorgia
Minardo Antonino
Morrone Jacopo
Onori Federica
Ricciardi Marianna
Rixi Edoardo
Schullian Manfred
Semenzato Martina
Varchi Maria Carolina
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente del Ministro Piantedosi sulle condizioni dei CPR italiani. Vogliamo sapere quanto costano, a cosa servono e, soprattutto, quando pensate di chiuderli. I CPR sono luoghi di disperazione, disumanità e abbandono. Luoghi di costante violazione dei diritti umani, rappresentano il fallimento dello Stato. Sono all'ordine del giorno notizie di suicidi, disordini e abusi avvenuti nei CPR di tutta Italia. Sappiamo tutte e tutti del processo per omicidio colposo nei confronti della direttrice e di un medico del CPR di Torino, dopo il suicidio di un trattenuto, del procedimento penale per frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti nella gestione del CPR di via Corelli a Milano, come di quanto accaduto a Potenza, con 27 persone a processo per frode nelle pubbliche forniture. In questo tour dell'orrore non mancano situazioni con estreme fragilità trattate con enorme superficialità e disinteresse, come accade a Macomer. Eppure, il Ministero ritiene che la gestione sia conforme alle disposizioni contrattuali. Vedremo cosa ne pensa la procura.
Durante le ispezioni ho avuto modo di parlare con un ragazzo che aveva una caviglia rotta impossibile da far guarire, visto che non gli era consentito di utilizzare le stampelle, o un altro, con un braccio ingessato e una mano gonfissima che attendeva da settimane una visita medica, o ancora un altro che soffriva di asma e stava dormendo nel corridoio da qualche giorno perché in cella non riusciva a respirare, presentava reazioni allergiche impressionanti sul viso e sul corpo e lamentava il fatto che non gli dessero farmaci e di non aver potuto accedere ad alcuna visita medica. Il caso più eclatante però, su cui ho anche presentato un'interrogazione a risposta immediata in I Commissione, ricevendo una risposta del tutto insoddisfacente, riguarda un sedicente statunitense, probabilmente cittadino della Sierra Leone, trattenuto per 15 mesi nonostante le gravi problematiche di salute mentale. Non è necessario essere un medico per capire che una persona confusa, oppositiva ed evidentemente sfasata rispetto alla realtà delle cose, che andava avanti e indietro parlando da solo e con lo sguardo perso nel vuoto, sostenendo di essere Richard Nixon e di essere stato chiuso lì dentro perché così dice la Bibbia, non è una persona idonea a essere trattenuta nel centro, eppure nessuno ha mai certificato la sua inidoneità, tanto che il 7 febbraio scorso è stato rilasciato dal centro e abbandonato alla stazione di Macomer, con l'ordine del questore di Nuoro di lasciare il territorio dello Stato entro 7 giorni.
Come riferito dal Sottosegretario Prisco, il trattenimento presso il CPR è stato di volta in volta convalidato dal giudice di pace di Oristano sino alla data del 7 febbraio, allorquando il giudice non ha convalidato la richiesta di proroga ritenendo, alla luce dei numerosi solleciti inoltrati al consolato della Sierra Leone e del disconoscimento del consolato americano, che non fosse possibile giungere all'identificazione dello straniero. Uno straniero malato di mente, non identificato e non identificabile, è stato abbandonato per strada dopo 15 mesi di reclusione nel CPR: vi sembra normale? Ovviamente, questa persona non è in grado di badare a sé e nella giornata di ieri, dopo ben 17 giorni, è stata ritrovata per strada e condotta nella caserma di Macomer per poi essere nuovamente lasciata per strada con l'obbligo di lasciare il Paese e questo nonostante una rete di associazioni si sia attivata immediatamente per tentare di prenderlo in carico, cosa impossibile per via della normativa vigente che non consente a una persona straniera senza documenti, di fatto apolide, perché non riconosciuta da nessuno Stato, e per di più malata, di poter vivere dignitosamente e fuori dalla condizione di clandestinità.
Mi dica, Presidente, le sembra normale che non ci sia una via d'uscita da questo corto circuito? Com'è possibile che non ci siano strade alternative a lasciare persone che hanno trascorso mesi e mesi nei CPR, perché lo Stato non sa che farne, in mezzo alle strade, per identificarli o arrestarli periodicamente senza trovare soluzioni adeguate? Non sarebbe più opportuno modificare le leggi assurde di questo Paese e creare strutture adeguate e adeguate reti di integrazione piuttosto che condannare persone prive di colpa, se non per la sfortuna di essere nate sotto le bombe in Paesi poveri e antidemocratici, alla clandestinità? Io credo che questo caso sia scandalosamente emblematico delle modalità folli con cui il nostro Paese chiude gli occhi davanti a problemi risolvibili se solo ci fosse la volontà politica di risolverli.
Chiedo che il Ministro venga qui a spiegarci perché, invece, si continua su questa strada disumana, fallimentare e, per di più, molto costosa, con l'ambizione, addirittura, di esportare queste modalità disumane e fallimentari oltre i confini del nostro Paese. Chiudete i CPR e fatelo subito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per associarci, come Partito Democratico, alla richiesta di informativa sulla tematica dei CPR. La realtà che, giustamente, denunciava la collega Ghirra - voglio sottolinearlo - non è una realtà isolata. Di CPR in quest'Aula si parla poco, ma mi sembra giusto farlo. Si tratta di una degenerazione del nostro sistema di gestione dell'immigrazione. Sono stati istituiti nel 1998 e dovrebbero essere funzionali ai rimpatri, ma negli anni, purtroppo, il tempo di trattenimento di una persona all'interno di un CPR è aumentato sempre di più, fino ad arrivare alla mostruosità di fino ad un anno e mezzo.
Vengono trattenute in questi luoghi persone che non hanno una condanna perché hanno commesso un reato, ma che si trovano lì semplicemente perché non sono in possesso di regolari documenti, in un Paese dove è praticamente impossibile regolarizzarsi. Io li giro sistematicamente questi CPR ed esercito il mio potere ispettivo andando a vedere effettivamente cosa succede e quali sono le condizioni di detenzione. Vi assicuro che non basta un briciolo di tutta l'indignazione che, giustamente, abbiamo e sbandieriamo anche in quest'Aula per le condizioni delle carceri per descrivere quello che succede nei CPR. C'è il caso appena citato di Macomer, dove una persona non in grado di intendere e di volere, dopo essere stata trattenuta per 11 mesi, è stata rilasciata per strada.
Ma voglio raccontarvi anche dei ben dieci tentativi di suicidio che abbiamo registrato nelle ultime due settimane a Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, oltre agli innumerevoli atti di autolesionismo, culminati in una giornata in cui ben quattro ambulanze sono dovute arrivare al CPR perché qualcuno, preso dalla disperazione e dalla perdita di senso che ti inducono quei luoghi, provava a mettere fine alla sua vita. Potrei raccontarvi la storia di Giovanni, che era una donna che si faceva chiamare così: stava, fino a luglio, nel CPR di Ponte Galeria ed è rimasta lì, trattenuta illegittimamente, per nove mesi. Anche lei non era in grado di comprendere cosa stesse succedendo o dove fosse, non era in grado di intendere e di volere. Finché non ci siamo attivati individualmente sul suo caso con un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, Camelia è stata... Giovanni, scusate, è stata in isolamento. Solo dopo che l'abbiamo liberata e che le abbiamo assicurato anche delle cure adeguate di tipo psichiatrico, abbiamo scoperto che era una cittadina comunitaria, di origine rumena e che, per nove mesi, lo Stato italiano aveva trattenuto illegittimamente una cittadina comunitaria in gravissime condizioni di salute mentale.
Potrei citarvi le violenze di cui ci giunge denuncia dai CPR dal nord al sud dell'Italia. Potrei raccontarvi delle negligenze di tipo medico gravissime e della fatica di accedere al diritto all'assistenza legale. Potrei citarvi i nomi delle ultime vittime del sistema CPR, hanno tutte tra i 19 e i 22 anni: Oussama Belmaan a Palazzo San Gervasio, Moussa Balde, Wissem Abdel Latif, Ousmane Sylla. Tutti ragazzi che non meritavano di morire in questo modo, dimenticati dallo Stato, invisibilizzati e relegati in una condizione che non è degna di un Paese civile che vuole fregiarsi di rispettare la dignità umana.
I CPR non hanno nessun tipo di impatto sulla gestione dei flussi e sui numeri dei rimpatri. L'unico impatto che hanno questi luoghi è sulla violenza che risputano nelle nostre strade, sulla dipendenza da psicofarmaci a cui avviano le persone che sono trattenute e sul pericolo che rappresentano per chi viene lì trattenuto e anche, in realtà, poi, per chi è fuori. I CPR vanno chiusi, non esiste un modo per riformarli e penso che sia anche l'ora che quest'Aula ne discuta con dei dati e con dei numeri in mano, perché, se qualcosa non funziona, forse non bisogna assurgerlo a modello e, addirittura, pensare di esportarlo in Albania, forse bisogna metterlo in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Desidero portare all'attenzione di quest'Aula un episodio grave e preoccupante, che merita, a mio giudizio, ferma condanna. Venerdì 28 febbraio prossimo, nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del comune di Genova, è prevista la proiezione del documentario “Maidan, la strada verso la guerra”, prodotto dall'emittente russa RT, precedentemente conosciuta come Russia Today.
La trasmissione di RT, e dunque la proiezione del documentario, è stata vietata in tutti i Paesi dell'Unione europea con la decisione (PESC) 2022/351 del Consiglio dell'Unione europea e il regolamento (UE) 2022/350, normative che sono state attuate in tutta l'Unione europea a partire dal marzo 2022. Il documentario in questione è prodotto da un'emittente russa soggetta a sanzioni europee e risulta evidente che l'autorizzazione della proiezione contravviene alle decisioni prese in seno all'Unione europea. Non si tratta in alcun modo di censura, ma di rispetto delle regole.
In altre città italiane, come Bologna e Torino, sono stati adottati provvedimenti per impedire le proiezioni di documentari simili in spazi pubblici, in risposta alle preoccupazioni riguardo alla diffusione di messaggi che potrebbero essere interpretati come veicoli di propaganda. A Genova si tratterebbe di tenere la proiezione, addirittura, nella più importante sede istituzionale della città, nel salone di rappresentanza del comune. Il convegno in cui si inserisce la proiezione si intitola “Guerra in Ucraina. Possibili iniziative di pace dei comuni italiani”: in apparenza, potrebbe suggerire un'opportunità di dialogo costruttivo e, se così fosse, sarebbe il benvenuto, proprio come lo è ogni iniziativa per la pace, che non è sufficiente invocare se, poi, è un alibi per una tale proiezione e per interventi come quelli previsti. Infatti, Presidente, tra i relatori figurano esponenti noti per le loro posizioni filoputiniane, con interventi che rischiano di legittimare certa propaganda e di far distorcere la realtà del conflitto in Russia.
PRESIDENTE. Concluda.
ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Non è accettabile che, nel cuore di un'istituzione cittadina, come quella del comune di Genova, si tengano iniziative che prevedono la partecipazione e l'intervento di esponenti che promuovono raccolte firme - come si è scoperto oggi, tra l'altro, essere fasulle - contro la figura del Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Tutto ciò non ha nulla a che fare con la ricerca della pace autentica e rischia, invece, di alimentare confusione e disinformazione su un conflitto in cui l'Italia e l'Europa hanno scelto chiaramente da che parte stare: con l'Ucraina, con il diritto internazionale e con la libertà dei popoli. L'Italia deve rimanere saldamente ancorata ai principi del diritto internazionale e alla difesa della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Approfitto di questo momento perché voglio portare all'attenzione di quest'Aula un'emergenza che non può più essere ignorata: la situazione del carcere di Castrogno, in provincia di Teramo, come anche quella del carcere di Pescara. Presidente, il consiglio comunale straordinario, indetto ieri e convocato dal sindaco D'Alberto, ha lanciato un segnale unanime e, soprattutto, un segnale chiaro: è urgente un intervento del Governo. Questo è il grido che arriva dall'Abruzzo, perché la struttura di Castrogno è molto sovraffollata, il personale di Polizia penitenziaria è insufficiente e, soprattutto, è sottoposto a turni massacranti. Non è accettabile che i detenuti vengano trasferiti da altre regioni, senza un potenziamento delle strutture, degli organici e dei servizi. Mancano dei mediatori culturali, degli educatori, mancano le risorse essenziali per garantire delle condizioni dignitose, sia ai detenuti, sia a chi in quelle strutture lavora. Quindi, chiedo al Ministro Nordio un'azione immediata: stop ai trasferimenti indiscriminati dei detenuti finché la struttura non sarà adeguata.
Le dico che questa non è una battaglia di parte, ma è una questione di sicurezza e anche di civiltà, Presidente, perché lo chiedo a tutte le forze politiche: lavoriamo insieme, agiamo ora, il Governo Meloni non volti le spalle - di nuovo - al nostro territorio, anche perché è la terra in cui lei stessa è stata eletta. Il grido arriva da Castrogno, il grido arriva da Pescara, l'Abruzzo chiede al Ministro Nordio di mettere un punto al problema del sovraffollamento delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 26 febbraio 2025 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 16,15)
1. Seguito della discussione della proposta di legge:
D'INIZIATIVA POPOLARE: La partecipazione al lavoro. Per una governance d'impresa partecipata dai lavoratori. (C. 1573-A?)
e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI; MOLINARI ed altri; FARAONE; MOLLICONE ed altri; FOTI ed altri.
(C. 300?-1184?-1299?-1310?-1617?)
Relatori: CAVANDOLI, per la VI Commissione; MALAGOLA, per la XI Commissione.
2. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 347 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PIROVANO ed altri: Modifica alla legge 20 luglio 2000, n. 211, recante "Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti", al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di "viaggi nella memoria" nei campi medesimi (Approvata dal Senato).
(C. 792?)
e delle abbinate proposte di legge: MANZI ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 777?-1495?)
Relatrice: DALLA CHIESA.
3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
SERRACCHIANI ed altri; COMAROLI ed altri; GATTA; BARZOTTI; RIZZETTO e LUCASELLI; TENERINI: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche. (C. 153?-202?-844?-1104?-1128?-1395-A/R?)
Relatore: GIACCONE.
4. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria .
5. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate):
S. 932 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE ZANETTIN: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione (Approvata dal Senato). (C. 2084?)
Relatori: CALDERONE e VARCHI.
6. Seguito della discussione della proposta di legge:
GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A?)
e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347?)
Relatore: CASU.
7. Seguito della discussione della mozione Boldrini ed altri n. 1-00223 concernente iniziative volte al riconoscimento del genocidio del popolo yazida .
8. Seguito della discussione delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00390, Peluffo ed altri n. 1-00398 e Bonelli ed altri n. 1-00399 concernenti iniziative per contrastare il rincaro dei costi dell'energia per famiglie e imprese .
9. Seguito della discussione della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della giustizia, Carlo Nordio
(ore 15)
10. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 19,20.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LUANA ZANELLA (MOZIONE PRESENTATA A NORMA DELL'ARTICOLO 115, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO, NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, CARLO NORDIO)
LUANA ZANELLA (AVS). (Intervento in discussione sulle linee generali su mozione presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio). Ministro Nordio, ho letto con attenzione il resoconto stenografico dell'informativa urgente del Governo in merito alla richiesta della CPI, e del rilascio successivo di Osama Almasri Habish dello scorso 5 febbraio, da lei effettuata assieme al Ministro Piantedosi.
Perché l'ho fatto? Non solo per prepararmi a questa discussione, ma soprattutto per capire compiutamente l'inquietudine e lo sdegno da cui sono stata assalita, ascoltandola.
Il 18 gennaio la Corte penale internazionale emette un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nel carcere di Mitiga, in Libia, dal 15 febbraio 2015.
Lo stesso giorno la richiesta di arresto è trasmessa a 6 Stati parte dello Statuto di Roma che istituisce la CPI. Era noto alla Corte che Almasri fosse in Europa: vengono comunicati i luoghi di possibile sua presenza e gli spostamenti.
L'Interpol, su richiesta della Corte, emana una red notice, allerta internazionale relativa al ricercato, secondo quanto previsto dall'art.87, comma 1/b dello Statuto di Roma, in base alla quale il 19 febbraio Almasri è arrestato dalla squadra mobile della Digos, cui va l'apprezzamento di tutto il Parlamento, che comunica l'avvenuto arresto al Ministero della Giustizia e alla corte d'appello di Roma.
Il 21 gennaio lei Ministro dichiara di star valutando la richiesta formulata al Procuratore generale.
Lo stesso giorno la corte d'appello di Roma ordina la scarcerazione del ricercato internazionale per irritualità della procedura d'arresto, dovuta al mancato coinvolgimento del Ministro della Giustizia!
Sembra una barzelletta se non si trattasse di una tragedia di immani dimensioni.
Sempre il 21 interviene Piantedosi con un provvedimento di espulsione per “urgenti ragioni di sicurezza vista la pericolosità del soggetto”, senza alcuna preventiva consultazione con la Corte penale internazionale.
Fin dalle 11,13, un aereo Falcon 900, ovviamente su autorizzazione della Presidenza del Consiglio, era stato messo a disposizione per il rimpatrio immediato del ricercato internazionale, accusato di essere torturatore, stupratore, perfino di bambini, ricattatore, mercante e assassino di migranti.
Lei, Ministro, avrebbe dovuto agire e operare per garantire la piena cooperazione dell'Italia con la Corte penale internazionale, che non ha una forza esecutiva e fonda il proprio funzionamento sulla collaborazione degli Stati membri, tenuti a contrastare l'impunità per i crimini più gravi perpetrati contro l'umanità tutta.
La legge n. 237 del 2011 lo chiarisce molto bene, l'art. 2 attribuisce al Ministro della Giustizia il ruolo di autorità centrale per collaborare e cooperare con la CPI, per affermare la giustizia internazionale, non gli interessi del singolo Paese, cui non si sacrificano vite, dignità, diritti fondamentali, leggi internazionali, la nostra stessa Costituzione, Ministro, su cui lei ha giurato.
Lei ha violato l'obbligo di cooperazione piena con la Corte sancito dall'art. 86 dello Statuto di Roma, trattato internazionale, ratificato con legge n. 232 del 1999.
Inoltre, poiché Almasri è indagato per aver commesso atti di tortura, l'Italia è tenuta a trattenere il sospettato anche a norma dell'art. 6 della Convenzione ONU contro la tortura e ha l'obbligo di consegnarlo all'Autorità procedente, a norma dell'art. 7, comma 1.
Legga, Ministro, l'approfondimento sull'intera vicenda del prof. Paolo De Stefani, docente di diritto internazionale presso il Centro “Antonio Papisca” dell'Università di Padova e della dottoranda Carlotta Rossato pubblicato nel sito dei Giuristi Democratici. Se le capita, legga anche l'intervento magistrale del prof. Antonio Papisca all'audizione della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati sulla Corte penale internazionale, 5 maggio 1999, dove ricorda che la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti della persona e delle libertà fondamentali del 1950, su cui poggia l'edificio del sistema europeo dei diritti umani, è conosciuta come la Convenzione di Roma, e così quella che istituirà la Corte penale internazionale, lo Statuto di Roma. Ora da Roma, grazie al Governo Meloni e a lei personalmente, viene sferrato uno degli attacchi più vili e feroci ai fondamentali del diritto internazionale.
Chissà se il Ministro ricorda con che entusiasmo, speranza, convinzione fu istituito nel 1997, nella nostra città Venezia, il Master europeo in Diritti umani e democratizzazione.
Ministro, quello che mi ha turbato di più della sua informativa è il tradimento che lei esprime della nostra civiltà giuridica, della faticosa costruzione di un ordine mondiale ancorato saldamente al diritto internazionale dei diritti umani e ai principi delle Nazioni Unite.
Lei ha piegato le sue competenze e la sua cultura giuridica ad un interesse di Stato senza nemmeno esplicitarlo, si è servito di capziose e strumentali giustificazioni per coprire la mancata collaborazione e cooperazione con la Corte penale internazionale, consentendo la scarcerazione di un pericoloso criminale e di un testimone importante per l'indagine. Ha infranto la legge, Ministro, ma chi l'ha obbligata a farlo? E che scuse ha addotto?
Ha iniziato dicendo che la richiesta articolata e complessa, oltre che in lingua inglese, con allegati in lingua araba, necessitava, cito, “una riflessione critica nel suo procedere logico, nella sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni”, e arriva a dire che “la coerenza manca assolutamente e quell'atto è, secondo noi, radicalmente nullo”.
Arriva addirittura a definire il mandato di cattura internazionale un pasticcio frettoloso e dice: “la ragione... sarà discussa, forse trovata e sarà sospettata in altre sedi e situazioni. Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne.” Promette di attivare i poteri che la legge le riconosce per chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze. Ma chi le ha assegnato il compito di valutare, nel suo caso disprezzare e irridere, a quanto disposto dalla CPI? Di farsi difensore di fatto di Almasri?
La Corte d'appello non ha invocato errori nel provvedimento, né è entrata nel merito, ha solo indicato l'assenza di risposta del Ministro e la stessa CPI, il 18 gennaio, informando il Governo del mandato di arresto ha allegato una nota nella quale raccomandava di consultare subito la Corte stessa, qualora si individuassero problemi o difficoltà. Perché questo vuol dire cooperazione! L'ha fatto, Ministro?
Ma la procura della CPI ha chiesto alla Camera preliminare di accertare l'inosservanza dell'art.87, c.7, dello Statuto nei confronti della Repubblica Italiana per il rilascio di Almasri e di adire l'Assemblea degli Stati parte e/o il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il Ministro ha scelto il silenzio per 36 ore e nel pomeriggio del 21, mentre il torturatore e stupratore rientrava in Libia, accolto come una star dai suoi complici e affiliati, esce con la ridicola nota: “si stanno valutando gli atti”.
Un insulto al Parlamento, al Paese, alla civiltà giuridica, soprattutto alle donne, uomini, bambine, bambini, alle persone in carne ed ossa imprigionate nei lager libici che continueranno ad essere torturate, ricattate, violentate, assassinate.
Ministro, lei non ha speso una parola per loro, non ha dimostrato un minimo di umanità, di empatia, di dolore per queste creature sacrificate ai superiori interessi dei potenti, anche se delinquenti.
La Corte penale internazionale è stata istituita proprio per fare giustizia dove i rapporti di forza agiscono per annullarla, perché l'art.28 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 recita: “ogni essere umano ha il diritto ad un ordine sociale ed internazionale nel quale tutti i diritti e le libertà enunciati nella presente Dichiarazione possono essere pienamente realizzati”.
Ma non so a questo punto se a lei interessa o se si accoda allo smantellamento del pur fragile sistema di ordine pubblico internazionale ad opera delle destre sovraniste, autoritarie, razziste e autocratiche.
Certo che l'attacco finale alla nostra magistratura, con cui ha chiuso il suo intervento in Aula dicendo che il dialogo con la magistratura diventa “molto, molto, molto, molto più difficile” (4 volte) e che comunque voi andrete avanti con le riforme, definisce con chiarezza il suo posizionamento politico, la sua postura istituzionale ed etica.
Mi auguro che si metta una mano sulla coscienza e rassegni le dimissioni.