XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 367 di giovedì 17 ottobre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FABRIZIO CECCHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 e Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione) e Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 settembre 2024, sono state presentate le mozioni Quartini ed altri n. 1-00329, Faraone ed altri n. 1-00333, Gribaudo ed altri n. 1-00334, Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 e Bonetti ed altri n. 1-00342, che sono già state iscritte all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A).

Avverto, infine, che, nella giornata di ieri, è stata presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00326, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Gribaudo, Quartini, Bonetti e Boschi, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto e il quinto firmatario. Conseguentemente le mozioni n. 1-00329, n. 1-00333, n. 1-00334 e n. 1-00342 sono state ritirate dai rispettivi presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego onorevole Durigon.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), stralciate le premesse, i pareri sugli impegni sono i seguenti.

Sull'impegno 1) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nell'azione di potenziamento delle misure volte a favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro per dare attuazione alla direttiva (UE) 2023/970, valutando le opportune iniziative normative che garantiscano l'equità salariale di genere e la trasparenza retributiva”.

Sull'impegno 2) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire l'azione del Governo in materia di lavoro anche attraverso il confronto con le parti sociali, riducendo i disincentivi al lavoro esistenti per le donne”.

Sull'impegno 3) parere favorevole con riformulazione: “a continuare nell'adozione delle misure volte a promuovere ed incentivare l'occupazione femminile e l'inserimento professionale delle donne che hanno lasciato il lavoro da più tempo, nonché delle misure di sostegno alle imprese femminile”.

Sull'impegno 4) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nell'attuazione di iniziative specifiche a tutela del sostegno delle donne vittime di violenza e con disabilità, volte al superamento delle discriminazioni cui le stesse vanno incontro nel corso della vita lavorativa, continuando nella piena attuazione della Convenzione ILO n. 190 e valutando l'opportunità di adottare adeguate iniziative normative in materia”.

Sull'impegno 5) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a potenziare, per quanto di competenza, l'accesso ai servizi di supporto alla famiglia, come asili nido e scuole con orari prolungati, attraverso l'ampliamento dell'offerta di tali servizi su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno, al fine di consentire alle donne di partecipare attivamente al mercato del lavoro senza dover ridurre le proprie ore lavorative o abbandonare il lavoro”.

Sull'impegno 6) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nell'attuazione delle misure individuate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza come incentivo al lavoro femminile, tra cui le quote nelle assunzioni per i progetti, il sostegno all'imprenditoria femminile, la rimozione del gap di competenza nelle materie STEM tra ragazze e ragazzi”.

Sull'impegno 7) parere favorevole con riformulazione: “a prevedere l'adozione di ulteriori misure a sostegno delle donne per garantire loro indipendenza economica e contrastare concretamente i divari di genere rispetto all'ambito (Commenti dei deputati Fornaro e Gribaudo)

PRESIDENTE. Continui, continui. Non interrompiamo il rappresentante del Governo.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Se leggevo male, perdonatemi.

PRESIDENTE. No, no. Prosegua.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ripeto, sull'impegno 7) esprimo parere favorevole con riformulazione: “a prevedere l'adozione di ulteriori misure a sostegno delle donne per garantire loro l'indipendenza economica e contrastare concretamente i divari di genere rispetto all'ambito lavorativo, i quali determinano disuguaglianze anche in relazione ai trattamenti pensionistici, lavorando, compatibilmente con i vincoli di bilancio, ad iniziative mirate a ridurre il gap pensionistico in aggiunta all'ampliamento della platea delle donne beneficiarie di forme di flessibilità per l'accesso al trattamento pensionistico e/o anticipo pensionistico”.

Sull'impegno 8) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative, nel rispetto dei vincoli di finanza, che rafforzino le politiche di congedo parentale paritario”.

Sull'impegno 9) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a sostenere le persone che decidano di allattare nel loro rientro al lavoro”.

Sull'impegno 10) parere favorevole con riformulazione: “a sostenere campagne di sensibilizzazione a livello nazionale per promuovere la parità di genere nei luoghi di lavoro e combattere gli stereotipi di genere, coinvolgendo non solo le istituzioni pubbliche, ma anche le aziende private e le associazioni di categoria, con particolare attenzione alle nuove generazioni”.

Sull'impegno 11) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nella presentazione alle Camere della relazione da parte delle consigliere di parità, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 198 del 2006, che regola anche l'accessibilità ai dati relativi ai rapporti biennali”.

Sull'impegno 12) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nell'attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, valutando altresì l'opportunità di riferire al Parlamento sugli esiti della stessa”.

Sull'impegno 13) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare ulteriori iniziative volte all'aumento delle prestazioni sociali con riguardo ai nuclei familiari in cui lavorano entrambi i genitori”.

Sull'impegno 14) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nel potenziamento delle case rifugio e dei centri antiviolenza, nonché degli sportelli dedicati alle vittime di reati violenti, sensibilizzando le regioni e gli enti locali affinché adottino un sistema di monitoraggio che assicuri l'efficacia in termini temporali, burocratici e finanziari anche al fine di assicurare un'adeguata distribuzione in tutto il territorio nazionale”.

Sull'impegno 15) parere favorevole con riformulazione: “a garantire la distribuzione dei fondi per il reddito di libertà alle regioni, assicurando che tale misura sia fruibile, nei limiti delle risorse disponibili, da tutte le donne che rispettino i requisiti, che ne facciano richiesta secondo quanto disciplinato”.

Sugli impegni 16) e 17) parere favorevole.

Sull'impegno 18) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, le iniziative volte ad estendere”, e così via.

Sull'impegno 19) parere favorevole con riformulazione: “a proseguire nell'adozione di misure volte a incentivare le politiche di welfare aziendale che favoriscano la conciliazione tempi di vita e di lavoro, supportino il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro dopo periodi di assenza e che favoriscano il lavoro flessibile, con particolare riguardo al part time, ai servizi per l'infanzia e al lavoro agile”.

Sull'impegno 20) parere contrario in quanto assorbito dal precedente impegno 19).

Sull'impegno 21) parere favorevole con riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa per dare attuazione nel nostro Paese agli obiettivi indicati nel documento conclusivo del recente G7 di Matera su parità di genere e l'empowerment delle donne”.

Sull'impegno 22) parere contrario.

PRESIDENTE. Sottosegretario, scusi, per chiarezza, quando ha detto “stralciate le premesse” sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), intende parere contrario?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì, stralciate.

PRESIDENTE. Perfetto. Comunque, parere contrario su tutte le premesse. Prego.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sulla mozione Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341, parere favorevole sulle premesse e su tutti gli impegni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nulla da dire sul piano regolamentare, è pieno diritto del Governo riformulare, ma io vorrei riportare alla sostanza di questi strumenti parlamentari. Questa è una mozione in quota alle opposizioni e viene presentata, peraltro, come credo abbia notato il Sottosegretario, in maniera unitaria da tutte le opposizioni.

Riformulare qualche punto, ma riformulare praticamente tutti i punti, ad eccezione di due “no” - e ci mancherebbe - e due “sì”, senza riformulazione, stravolge completamente il senso e il significato. Io invito a riflettere davvero, a parti invertite, su questo aspetto, perché così finiamo ulteriormente per impoverire uno dei pochi strumenti che sono in mano alle opposizioni. Credo che, da questo punto di vista, fosse più corretto e politicamente più sostenibile un “no” secco, piuttosto che riformulare sostanzialmente tutto, perché ci mette in una condizione, ovviamente, anche di imbarazzo istituzionale, da questo punto di vista. Poi, nel merito parleranno le colleghe e non è questo il mio compito, però io credo che sia giusto sottolinearlo e lo rifaremo anche - lo preannuncio, signor Presidente - in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, alla presenza del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, perché così, francamente, diventa una cosa poco comprensibile e anche in qualche modo - mi sia consentito, nulla di personale, Sottosegretario Durigon - irrispettosa nei confronti delle opposizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Voglio associarmi alle parole del collega Fornaro e, quindi, intervenire ai sensi degli articoli 8 e seguenti del Regolamento, perché anch'io sono piuttosto colpita dall'atteggiamento del Sottosegretario che ritengo abbastanza offensivo rispetto al lavoro unitario fatto dalle opposizioni, tanto più che proprio ieri c'è stato un tentativo di trovare una sintesi con la maggioranza che, nella proposta che ci ha fatto, aveva recepito 6 delle nostre premesse e quasi tutti gli impegni con delle riformulazioni. La sensazione è che ci sia uno scollamento tra l'azione del Governo, rispetto a temi che dovrebbero essere estremamente condivisi, e questa maggioranza. Io spero che sui prossimi provvedimenti, soprattutto su quelli di competenza delle opposizioni, su cui in genere c'è la tendenza a rimandare al Governo le competenze con deleghe in bianco o a riscrivere completamente i nostri atti, ci possa essere una riflessione davvero nel rispetto reciproco dei nostri ruoli all'interno delle Aule parlamentari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo sull'ordine dei lavori e anch'io mi associo alle voci dei colleghi che già si sono espressi. Io, intanto, ringrazio il Sottosegretario Durigon, che è presente in Aula. È anche un bel segno che ci sia una presenza maschile che, in qualche modo, avremmo anche voluto non solo per la parte di competenza sul tema del lavoro e delle politiche sociali, ma anche per gli altri Ministri e gli altri Dipartimenti rappresentati competenti in questa materia. Quindi, io la ringrazio personalmente ma, ancora più della presenza in Aula, noi ci saremmo aspettati - mi permetto di dirle - una interlocuzione del Governo con tutte le parti parlamentari, anche le opposizioni, al fine di trovare una convergenza. Infatti, una riformulazione intera letta in Aula - tra l'altro in un modo, come mi permetto di dire, che in alcuni tratti è paradossale: dà dei pareri contrari o delle riformulazioni sulle quali si potrebbe fare polemica spicciola ma non era nel nostro intendimento - credo che sia una cosa offensiva e non rispettosa. Guardi, lo dico a fronte del fatto che personalmente io ho sempre fatto la fatica di convocare anche le parti dell'allora opposizione nella sala del Governo o in un'interlocuzione preventiva per trovare una convergenza che desse una incisività più forte all'azione del Governo. Io mi appello nuovamente anche ai pochi parlamentari della maggioranza presenti in Aula, al collega Rizzetto: siamo sicuri che stiamo svolgendo bene il nostro compito in questo ulteriore senso di possesso di una materia che annichilisce completamente il dibattito democratico parlamentare?

È chiaro che se l'esito di questa interlocuzione è che la maggioranza prende i provvedimenti dell'opposizione e li cancella, senza nemmeno degnarsi, in qualche modo, di un'interlocuzione a livello informale e dicendo che su questo possiamo trovare un elemento di convergenza significa, ancora una volta, che c'è l'opposizione che fa il lavoro della maggioranza, cioè che invita la maggioranza a dire che su certi temi dividersi non serve, e una maggioranza che continua a fare la parte auto-ostruzionistica del lavoro parlamentare, che si arrocca nel suo fortino e che dice: noi abbiamo il vero del verbo e o vi adeguate completamente a noi, oppure niente. Questo significa che della democrazia parlamentare, pur richiamata nelle premesse della vostra mozione, non rimane nulla, assolutamente nulla. È chiaro, a questo punto, che noi ci comporteremo, nel voto e nel prosieguo dei lavori, conseguentemente.

Quindi, io veramente penso che ci sia da fare un moto di coscienza e di riconoscere la gravità di quanto successo su una materia che è quella della parità di genere, sulla quale abbiamo sempre, sempre e sempre trovato uno spirito di convergenza. Ciò vuol dire anche, però, fare uno sforzo che oggi compete a voi, perché la responsabilità di governare l'avete voi e questo moto di ricerca di una composizione spetta primariamente a voi. Non è solo un tema di rispetto istituzionale, ma anche di significatività del lavoro che stiamo facendo. Dopodiché, se volete andare avanti così, perché siete convinti di essere nella ragione, andate avanti così e poi la storia renderà conto anche della memoria di questi atti (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Durigon. Ne ha facoltà.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Siccome è un tema davvero importante, è normale che mi ritrovo con due mozioni differenti. La riformulazione che noi mettiamo in campo è sempre un parere favorevole nella maggior parte dei casi e con la riformulazione è normale che l'incipit del Governo stia andando in quella direzione. Non c'è mai stato un incipit diverso. Quindi, oggettivamente, se io mi trovo nella situazione parlamentare dove ci sono due mozioni, dove alcune mi dicono di continuare il percorso e alcune di iniziare un percorso, io ribadisco il concetto del Governo e di quello che stiamo facendo (Commenti della deputata Bonetti). No, li ho riformulati. Perdoni: se vuole le rileggo tutti quanti i punti, che sono 22. Su due c'è il parere contrario e vengono da altri Ministeri che ci danno parere contrario. La maggior parte dei punti all'ordine del giorno del Ministero del Lavoro sono riformulati; non stralciano gli impegni che sono stati presi da questa mozione, ma dicono dove andiamo con l'indirizzo. È di ciò che si tratta. Dopodiché, io sarei molto favorevole a una mozione unica su un tema del genere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Voglio chiedere al Sottosegretario la rilettura della riformulazione del capoverso n. 11 del dispositivo.

PRESIDENTE. Sì, il capoverso 11 del dispositivo, Sottosegretario.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Aspetti, onorevole, che sono tanti gli impegni. Sul capoverso n. 11 il parere è favorevole con riformulazione: “a proseguire nella presentazione alle Camere della relazione da parte delle consigliere di parità, ai sensi dell'articolo 20, del decreto legislativo n. 198 del 2006, che regola anche l'accessibilità ai dati relativi ai rapporti biennali”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. La parità di genere incide non soltanto su diversi aspetti fondamentali nella vita delle donne ma può e deve contribuire a creare una società più equa e inclusiva. Vorrei soffermarmi su alcuni punti che ritengo determinanti. Accesso all'istruzione: la parità di genere deve garantire a tutte le donne e ragazze l'accesso a un'istruzione di qualità, fondamentale per lo sviluppo personale e professionale. Opportunità lavorative: promuovere la parità di genere nel mondo del lavoro significa, in primo luogo, combattere il gender pay gap e il gender pension gap. Salute e benessere: la parità di genere può garantire un accesso migliore e consapevole ai servizi sanitari e alla salute riproduttiva, consentendo alle donne di prendere decisioni che siano informate sul proprio corpo e sulla propria vita. Rappresentanza politica: accrescere la presenza femminile nelle istituzioni e nei processi decisionali è un obiettivo essenziale ai fini di una governance più inclusiva in grado di combattere discriminazioni economiche, sociali e culturali inaccettabili. È così sul piano nazionale ma è una missione strutturale anche nell'Unione europea, come indicato nel Next Generation EU.

Violenza di genere. La parità di genere è essenziale per combattere la violenza domestica e sessuale, promuovendo una cultura di rispetto e sicurezza per le donne. E alla fine equilibrio vita-lavoro. La parità di genere incoraggia politiche di lavoro flessibile e congedi parentali equi, sostenendo un migliore equilibrio tra vita professionale e personale.

In conclusione, la parità di genere è un obiettivo che può e deve migliorare la vita delle donne e, al contempo, dell'intera società. Per queste ragioni, il nostro voto sarà favorevole a tutte le mozioni con questi obiettivi, sperando che alle parole seguiranno presto i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. L'intervento di oggi potrebbe ridursi semplicemente a una frase: chiediamo al Governo di rispettare gli impegni che derivano dal diritto europeo, dalle convenzioni internazionali e dagli obiettivi dell'Agenda 2030.

Soprattutto, chiediamo di attuare la nostra Costituzione, perché nella nostra Costituzione c'è già tutto; sicuramente l'articolo 3, che sancisce l'uguaglianza ma anche l'impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che non rendono praticabile questa uguaglianza sostanziale, e dobbiamo questo articolo proprio alla presenza, in Assemblea costituente, delle donne; poche, a dire il vero - soltanto 21 -, ma che sono state in grado di incidere in modo profondo sulla nostra Carta costituzionale; l'articolo 29 per i diritti all'interno della famiglia; l'articolo 37 sulla parità di diritti nell'ambito del lavoro; l'articolo 51 sulle cariche elettive e gli uffici pubblici. La nostra Costituzione non ha dimenticato nemmeno le regioni, per cui all'articolo 117 obbliga anche le regioni a garantire la parità di genere e la parità di accesso alle cariche elettive.

Ecco perché trovo particolarmente grave quello che è avvenuto in questi giorni nell'Assemblea regionale della regione Sicilia, perché la regione Sicilia, già molto in ritardo rispetto all'attuazione di una legge che noi abbiamo voluto a livello nazionale e che prevede almeno il 40 per cento di presenza nelle giunte comunali del genere meno rappresentato (purtroppo, solitamente le donne), dopo aver provato a ridurre questa soglia percentuale, ha rinviato il problema perché non c'è accordo e, quindi, ancora una volta ha perso l'occasione.

Guardate, la presenza delle donne all'interno degli organismi elettivi, nelle giunte, non è una questione secondaria, perché la presenza delle donne, di più donne, cambia l'agenda politica. Lo abbiamo visto nei decenni che abbiamo alle spalle, l'abbiamo visto quando in questo Paese abbiamo avuto l'unico Governo composto per metà da uomini e per metà da donne, ossia il Governo Renzi. C'è un'eccezione, però, a questa regola, che è proprio il Governo Meloni.

Io sono tra quelle che, pur nelle differenze politiche e pur da avversaria, ha guardato alla presenza a Palazzo Chigi della prima donna nella storia del nostro Paese come a un dato nuovo, positivo. Eppure, dopo due anni di Governo Meloni, devo riconoscere che soltanto per una donna in questo Paese - per Giorgia Meloni - l'arrivo di questo Governo ha migliorato le condizioni di vita. Infatti, il Governo Meloni non è un Governo amico delle donne, e mi dispiace doverlo dire, perché questo non dipende solo dal fatto che, già all'inizio del suo mandato, la Presidente del Consiglio ha deciso di farsi chiamare “il Presidente”, dando una chiara lettura di quello che sarebbe stato il suo mandato, ma soprattutto dalle misure concrete che ha applicato o non applicato questo Governo nei suoi primi due anni di attività. Ha fatto esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare un Governo che vuole fare dei passi in avanti per raggiungere la parità tra uomini e donne.

Noi sappiamo benissimo che nessun Governo, nessuno, ha la bacchetta magica e può pensare, in poco tempo, di risolvere un divario, una discriminazione, una differenza che vanno avanti da secoli; però, ciascun Governo può fare del proprio meglio per compiere almeno un passo in avanti, per cercare di raggiungere quell'orizzonte di parità.

Ecco, con il Governo Meloni si fanno addirittura dei passi indietro, si va nella direzione completamente opposta. Non ci sono donne in grado di ricoprire, secondo il Governo Meloni, le più alte cariche nella pubblica amministrazione o nelle partecipate, tanto da ipotizzare addirittura di cambiare gli statuti delle partecipate, come è avvenuto in CDP, perché non ci sono donne, secondo il Governo Meloni, con competenza, curriculum, merito. Ovviamente impossibile nel nostro Paese.

Lo abbiamo visto quando si è tassato, perché il Governo Meloni è il Governo delle tasse, ha aumentato le tasse - anche nell'ultima legge di bilancio -, ed è andato a colpire subito le donne tassando i beni dedicati all'igiene personale, andando a colpire, in realtà, anche le mamme tassando il latte in polvere e addirittura i seggiolini per le auto.

Lo abbiamo visto con il “no” di questo Governo a qualsiasi misura che renda più flessibile l'organizzazione del lavoro, tornando indietro sullo smart working, addirittura per i lavoratori fragili. Lo abbiamo visto nelle misure che, sostanzialmente, non agevolano le donne che vogliono lavorare e, al tempo stesso, legittimamente avere anche una famiglia; o gli uomini, perché comunque la conciliazione dei tempi vita-lavoro non riguarda soltanto le donne, ma anche gli uomini.

Si tratta di misure che hanno l'unico obiettivo - legittimo, per carità - di favorire le famiglie numerose. Non a caso, tutti gli incentivi di questo Governo vanno soltanto a quelle coppie sposate che hanno più di tre figli - anche nella prossima legge di bilancio -, dimostrando uno scollamento con la realtà di un Paese in cui spesso le donne che devono rientrare al lavoro, che vogliono lavorare anche dopo una gravidanza, hanno un solo figlio o, in alcuni casi, sono anche donne single. Eppure, sono state completamente dimenticate da questo Governo. Un Governo che è in ritardo nella distribuzione delle risorse sui centri antiviolenza, è in ritardo su uno strumento fondamentale, come il reddito di libertà che abbiamo introdotto e che oggi fa fatica, per colpa di questo Governo, ad avere le risorse sufficienti per andare incontro a quelle che sono esigenze fondamentali delle donne vittime di violenza.

Ma l'apice, questo Governo, l'ha raggiunto col collegato Lavoro, ripristinando una norma che avevamo cancellato con il Jobs Act, che poneva un freno alle dimissioni in bianco: una pratica talmente vergognosa che, quando ero Ministro per le pari opportunità e mi confrontavo con le colleghe e i colleghi di altri Paesi, facevo fatica addirittura a spiegare cosa fosse, tanto è lontana dalle culture di altri Paesi. Ecco, questo Governo è riuscito a ripristinare anche le dimissioni in bianco.

E allora noi che cosa chiediamo, con una mozione unitaria di tutte le opposizioni, a questo Governo? Di fare esattamente il contrario di quello che ha fatto fino ad oggi, di pensare davvero a politiche di parità tra uomini e donne, a cominciare dalle politiche salariali, perché noi sappiamo che, se non superiamo il divario salariale tra uomini e donne, tutto il resto sarà inutile. Ci sono le leggi - ci abbiamo lavorato con la collega Gribaudo, lo dice la nostra Costituzione -, dobbiamo dare attuazione a quelle leggi di trasparenza, perché un divario stipendiale si trasforma, poi, in un divario a livello pensionistico, e anche su questo chiediamo al Governo di intervenire.

Noi abbiamo cominciato con l'Ape sociale, con misure che, in qualche modo, valorizzassero il lavoro familiare delle donne lavoratrici e con figli. Dobbiamo insistere su quella strada, e al Governo chiediamo di insistere su quella strada. È ovvio che, se le donne continuano a guadagnare meno degli uomini a parità di lavoro, saranno proprio le donne a rinunciare a un lavoro a tempo pieno o a fare carriera o, addirittura, proprio al lavoro stesso, se ci sono figli o se ci sono persone non autosufficienti di cui prendersi cura. E avremo sempre più donne che diventano caregivers coatte senza avere nessuna forma di tutela, perché anche la legge sui caregivers, su cui il Governo ha chiesto di avere mani libere e di poter fare una propria proposta, giace in Parlamento da mesi senza una soluzione.

Chiediamo a questo Governo, soprattutto, di favorire la conciliazione dei tempi vita-lavoro per le donne, come per gli uomini. Sullo smart working va fatto qualcosa in più, sulla flessibilità nel lavoro occorre proseguire sulla strada che la riforma Madia aveva già tracciato nella pubblica amministrazione. Soprattutto, occorre incrementare i congedi parentali, anche per gli uomini, per arrivare alla piena parità, non solo perché la responsabilità genitoriale deve essere condivisa - c'è la bellezza, anche per gli uomini, di essere padri e di avere la possibilità di trascorrere del tempo da dedicare ai propri figli - ma diventa un elemento di parità anche sul lavoro, di concorrenza leale sul luogo di lavoro e di possibilità di carriera tra uomini e donne.

Chiediamo metodi più rapidi e più efficienti per la distribuzione delle risorse, per il reddito di libertà, per i centri antiviolenza, anche perché noi abbiamo introdotto delle norme che garantiscono il congedo retribuito per le donne vittime di violenza - grazie al Jobs Act - ma dobbiamo estenderlo, dobbiamo rafforzarlo.

Soprattutto, io credo che questo Governo abbia perso l'occasione di dare piena attuazione al Family Act. L'assegno universale è uno strumento importante su cui insistere, ma non basta. Il Governo ha scelto di non attuare quella delega che, tra l'altro, era un pezzo importante anche per poter attuare pienamente gli impegni che il PNRR sancisce per superare il divario tra uomini e donne.

Ecco, che il Governo non abbia una visione alternativa, dopo aver messo nel cestino il Family Act, secondo me è la cosa più grave sulla strategia di parità tra uomini e donne nei prossimi anni.

Sottosegretario, Presidente, questi interventi che, forse, saranno in gran parte svolti da colleghe donne anche oggi, non sono la rivendicazione di una parte sull'altra, non è una rivendicazione sindacale delle donne che chiedono più diritti per noi stesse.

Questa è una rivendicazione per il Paese, perché un Paese dove c'è parità tra uomini e donne è un Paese che cresce di più economicamente. Cresce il PIL, lo dimostrano tanti studi, ma soprattutto è più giusto, è una società in cui si vive meglio ed è una società veramente democratica che attua la nostra Costituzione. Come ci ha insegnato Tina Anselmi, tutte le volte che le donne hanno fatto delle battaglie, le vittorie sono state per tutta la società (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europa e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, la parità di genere, è vero, non è soltanto un principio costituzionale sancito da tanti articoli della nostra Costituzione - gli articoli 3, 51, 37 e 117 -, ma è soprattutto un impegno, su cui tutti dobbiamo lavorare con decisione e coerenza. Io penso che ci sia, però, una concezione sbagliata del concetto di parità, ossia che si riduca spesso o nella maggior parte dei casi a una questione di numeri, a una questione matematica, a una questione algebrica, a una questione di percentuali.

Invece, ritengo che sia prima di tutto una questione di valori. Qual è questo valore? Che nell'accedere a determinati ruoli, a determinate situazioni, a determinati funzioni, a determinati sistemi, uomini e donne abbiano pari trattamento. La parità, quindi, non è una questione che riguarda solo le donne, la parità riguarda anche gli uomini. Allora, serve un coinvolgimento reale, attivo, serve visibilità, serve autonomia e meritocrazia, ma non servono mere concessioni. Serve parità? No, forse serve equità. Equità vuol dire rivoluzione culturale e organizzativa e, secondo me, è un percorso che deve partire dal basso e deve partire proprio dalle donne.

Diverse misure, vero, sono state previste a favore delle donne, bisogna anche citare i percorsi positivi. Parlo, ad esempio, della decontribuzione per le mamme lavoratrici, del codice di autodisciplina per le imprese e anche della certificazione di parità di genere e degli incentivi per l'assunzione di donne in difficoltà. Allora, se proprio di numeri vogliamo parlare, dobbiamo anche ricordare che l'Istat ci ha detto che dal 2019 al 2023 l'occupazione femminile è aumentata dell'1,6 per cento, con un tasso di crescita del 2,4 per cento solo nell'ultimo anno. Abbiamo anche visto un incremento significativo dell'occupazione tra le donne più adulte - e sapete che io ci tengo moltissimo al mondo del lavoro, sono stata presidente di Confindustria - con una crescita del 15,1 per cento tra le cinquantacinquenni e le sessantaquattrenni, segno che il nostro impegno sta producendo effetti tangibili e positivi in tutte le fasce di età. Sono piccoli tasselli, però verso quella libertà delle donne che è fondamentale. Questi interventi non sono parole vuote, ma sono azioni che hanno portato a risultati concreti.

È importante sottolineare che queste azioni determinano non solo un miglioramento economico, ma una maggiore emancipazione delle donne che, trovando una collocazione dignitosa nel mondo del lavoro, possono essere indipendenti dagli uomini. Il tema dell'indipendenza economica, come molti ormai sanno, è uno dei punti cardine dell'attività come presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni altra forma di violenza di genere, che sto portando avanti. È solo rendendosi indipendenti economicamente, tramite il lavoro, che le donne possono sentirsi veramente libere - Virginia Woolf ci ha insegnato dell'indipendenza di pensiero frutto dell'indipendenza dell'economia -: libere di avere un proprio conto corrente, libere di andare via di casa, libere di lasciare un partner che le può controllare o, ancor peggio, che le maltratta.

Lavoro, educazione finanziaria, libertà economica: l'indipendenza passa attraverso tutto questo, ma non possiamo fermarci qua. La strada per la piena parità di genere è ancora lunga e abbiamo chiari gli ostacoli da superare. È per questo che riteniamo sia necessario continuare con le misure contro la violenza di genere, le leggi recentemente approvate, come la legge n. 168 e la n. 122 del 2023, dimostrano la nostra volontà di contrastare questo fenomeno con tutta la severità necessaria. Però, non dobbiamo neanche dimenticare l'importanza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che pone la parità di genere come uno dei suoi pilastri fondamentali.

Investire nella partecipazione femminile significa investire nel futuro del nostro Paese. Iniziative come il Programma di garanzia di occupabilità dei lavoratori, che offre percorsi personalizzati di orientamento e formazione per le donne occupate, sono un esempio concreto di come possiamo sostenere l'occupazione femminile di qualità.

Certo, viviamo in un'epoca in cui le battaglie per i diritti delle donne sembrano essere state combattute e in molti casi anche vinte, ed è così, sennò non saremmo qui. Eppure, emergono persistenti disparità di genere in molte sfere della vita privata, soprattutto quella del lavoro. Allora, dobbiamo cambiare la cultura del lavoro del nostro Paese, dobbiamo promuovere la flessibilità lavorativa, dobbiamo sostenere la formazione continua, incentivare la trasparenza salariale, combattere gli stereotipi che ancora oggi limitano le scelte educative e professionali delle nostre giovani donne e dobbiamo lavorare sul bilanciamento vita-lavoro, dobbiamo lavorare sul welfare aziendale.

Infine, non possiamo dimenticare anche la questione del divario pensionistico. È necessario intervenire per garantire una maggiore equità anche in questo ambito, ad esempio adottando misure che favoriscono l'adesione delle donne a forme di previdenza complementare, riducendo così quello che è il gap che le penalizza anche alla fine della carriera lavorativa.

Allora, onorevoli colleghi e onorevole colleghe, il nostro impegno per la parità di genere non è soltanto un dovere costituzionale, ma deve essere una necessità per garantire un futuro prospero e giusto al nostro Paese. La crescita economica e il progresso sociale passano attraverso la valorizzazione delle competenze e del talento di tutte le nostre concittadine. Facciamo in modo che l'Italia diventi un modello di uguaglianza e opportunità per tutti e per tutte, senza distinzione di genere. Alla luce di queste considerazioni, Presidente, a nome del gruppo Noi Moderati, annuncio il voto favorevole della mozione presentata dalla maggioranza, ricordando che quando parliamo di parità di genere, non parliamo soltanto di una questione di giustizia sociale, ma di un'opportunità strategica per lo sviluppo economico e il benessere della nostra comunità. Una presenza femminile, responsabile e decisionale, fattiva, libera, rispettata, accolta, condivisa, può essere la strada per una nuova visione del mondo, basata sulla natura, su un'economia etica, sulla società, sulla vita, capace di correggere una serie di storture su cui ancora dobbiamo lavorare.

È vero, dovremmo lavorare all'unanimità, hanno detto bene le colleghe che mi hanno preceduto. Però, è anche vero che ogni piccolo passo che facciamo, ogni discussione che facciamo, ogni parere favorevole che diamo a un argomento che riguarda la parità di genere, è comunque un passo verso la libertà delle donne e noi, convintamente, dobbiamo lavorare per questo (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, ho molto apprezzato lo sforzo che i colleghi Polo e Rizzetto hanno fatto per trovare una sintesi, per presentare una mozione unitaria, ma sapete che per noi le premesse della mozione di maggioranza, in cui viene esaltato l'operato del Governo Meloni e le misure adottate, non è ricevibile, perché per noi invece sono del tutto insufficienti. Anche la mozione di maggioranza dimostra che, al netto delle premesse, poi con gli impegni viene smentita tutta l'impalcatura dei proclami del Governo. Abbiamo già commentato la riformulazione proposta dal Sottosegretario Durigon, che riscrive completamente la mozione unitaria delle opposizioni con un atteggiamento che noi abbiamo giudicato offensivo. Offensivo soprattutto per quello che dicono i dati. L'Italia è, infatti, ultima in Europa per parità di genere nel mondo del lavoro: 63,2 punti contro una media europea di 71,76 e un livello di partecipazione femminile al lavoro tra i più bassi. L'indice sull'uguaglianza di genere nel 2023 ci pone al tredicesimo posto della classifica con 68 punti su 100, sotto la media europea che si attesta a 70. Fra gli indicatori, i peggiori riguardano proprio il lavoro: si attesta al 51,1 il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni, ben sotto la media europea del 64,9 per cento, ma soprattutto con un divario di 18,1 punti percentuale rispetto agli uomini, il cui tasso di occupazione è pari al 69,2.

Sopra la media europea del 30 per cento, invece, è il tasso di inattività femminile che in Italia è del 43,6 per cento e anche i dati riportati nella mozione, colleghi, sono assolutamente parziali nella lettura della situazione.

In presenza di figli, poi, la situazione è ancora peggiore: il tasso di occupazione dei genitori con un figlio varia dall'82 per cento per gli uomini al 58,1 per cento per le donne. Il divario si amplifica con un numero di superiore di figli. Questo perché, in assenza di servizi adeguati alla conciliazione vita-lavoro, sono più spesso le donne a uscire dal mercato del lavoro per dedicarsi alla cura dei figli, mentre l'uomo si concentra sulla carriera professionale.

Il lavoro delle donne è troppo spesso breve, precario o sottopagato, anche per via dei compiti di cura che cadono quasi integralmente sulle nostre spalle. Questo determina un forte divario anche a livello pensionistico, esponendo le donne a maggior rischio di povertà rispetto agli uomini. Le pensioni delle donne valgono circa il 30 per cento in meno: per gli uomini l'assegno medio è di 1.381 euro; per le donne la media è di 976. Eppure, l'inclusione delle donne sarebbe in grado di aumentare il PIL mondiale fino al 35 per cento. Le aziende con almeno il 30 per cento di dirigenti donne hanno registrato un aumento del 15 per cento della redditività.

L'uguaglianza di opportunità sociali e giuridica tra i generi è un diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione, un principio cardine dell'Unione europea, un principio chiave del pilastro mondiale dei diritti sociali. Nonostante questo nessun Paese dell'Unione europea ha ancora raggiunto la parità di genere o è prossima a raggiungerla, ci vorranno almeno sessant'anni.

Come faremo quindi a raggiungere uno degli obiettivi dell'Agenda 2030 che pone l'uguaglianza di genere e il miglioramento delle condizioni di vita delle donne tra gli obiettivi fondamentali?

Le criticità per cui il divario uomo-donna resta immutato nel tempo e sempre sbilanciato sulla componente maschile sono strutturali: occupazione ridotta; prevalentemente precaria; part time spesso involontario e in settori a bassa remuneratività o poco strategici. I lavoratori a tempo determinato e indeterminato sono, per il 71 per cento, uomini e, solo per il 29 per cento, donne.

Quasi 1.900.000 donne sono costrette al part time involontario, contro 849.000 uomini nelle stesse condizioni. A parità di mansioni, poi, le donne guadagnano meno degli uomini, molto meno. Il cosiddetto gender pay gap, che si era ridotto fra il 2017 e il 2019, ha poi ripreso a crescere raggiungendo il 10,7, pari a un divario che va dai circa 3.000 euro a oltre 16.000 in meno, a seconda dell'inquadramento.

Nonostante sosteniate che con il Governo Meloni la situazione sia migliorata, l'Italia sta tornando indietro piuttosto che progredire. Certo, nella manovra avete inserito alcuni correttivi, ma pensate davvero che il pacchetto natalità servirà a invertire la rotta? Un anno togliete e un anno rimettete, fingendo di portare avanti politiche per le famiglie.

Siete fieri che la Presidente, anzi il Presidente, sia donna ma non certamente femminista (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Lei, che ha dichiarato di aver sfondato il tetto di cristallo e che ripete continuamente il mantra “donna, madre, Patria, famiglia”, quanto avrà goduto nell'essere proclamata da Libero uomo dell'anno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

“E, tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del Governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho nei ckonfronti di tutte quelle donne che, in questo momento, affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o, più banalmente, il diritto a vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito, con le assi del loro esempio, la scala che oggi consente a me di salire e di rompere il pesante tetto di cristallo che sta sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore.” E poi il lungo elenco: Cristina, Rosalie, Alfonsina, Maria, Grazia, Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Mariagrazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha, Chiara. “Grazie!”, così le ringraziava per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come sperava di riuscire a fare anche lei.

Ma cos'è accaduto in questi due anni, da quel 25 ottobre 2022 in cui la Presidente sembrava voler davvero determinare un cambiamento per le donne? Dove stanno le millantate politiche per la famiglia, definita dalla stessa Presidente come la più importante istituzione formativa, accanto a scuole e università. “Nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l'identità di ognuno di noi. Intendiamo sostenerla e tutelarla” diceva, “e con questa sostenere la natalità. Per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel PIL demografico di cui abbiamo bisogno, serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società”.

Dove sono finiti questi propositi? Dov'è quell'imponente piano economico ma anche culturale? Dove sono gli aumenti degli importi dell'assegno unico universale, gli aiuti per le giovani coppie a ottenere un mutuo per la prima casa, gli incentivi per l'occupazione femminile, i premi per le aziende che adottano politiche efficaci per conciliare i tempi casa-lavoro e il sostegno ai comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all'orario di chiusura di negozi e uffici? Non solo il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso d'Europa, ma anche le misure per la maternità sono, a nostro avviso, del tutto insufficienti. Il bonus mamme che voi rivendicate è una misura selettiva; avete previsto l'esenzione dei contributi previdenziali solo per le madri lavoratrici dipendenti con un contratto a tempo indeterminato con tre o più figli minori. Conoscete i dati del lavoro femminile precario e intermittente? Evidentemente no.

Il bonus asilo nido per le famiglie con un reddito ISEE fino a 40.000 euro è una misura inadeguata, soprattutto dopo il taglio dei fondi del PNRR per la creazione di servizi di educazione e cura a favore della prima infanzia; tagli che consistono, riducendo lo stanziamento previsto da 4,6 a 3,2, miliardi di euro, nella diminuzione dei nuovi posti da creare, passati da 264.480 a 150.480. Siete riusciti persino a riaumentare l'IVA sui prodotti per la prima infanzia e la cura femminile.

Dove sarebbero le vostre politiche per le donne? Vi riferite forse alla reintroduzione delle dimissioni in bianco nell'ultimo Collegato Lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Sono queste le vostre politiche per raggiungere la parità o vi riferite al peggioramento di Opzione donna? È una misura che abbiamo ritenuto sempre insufficiente, ma che consentiva, quantomeno, l'accesso all'assegno pensionistico con requisiti più favorevoli, di cui ora non volete neanche più sentir parlare. Nonostante le promesse e i proclami, avete lasciato migliaia di donne senza possibilità.

Quali sono le vostre politiche per le donne? Avete ridotto i fondi per la prevenzione della violenza, passati dai 17 milioni stanziati dal Governo Draghi ai vostri 5 milioni. Eppure, sappiamo bene che il mancato raggiungimento dell'uguaglianza tra le donne e gli uomini in settori della vita sociale è anche drammaticamente rappresentato dal persistere di comportamenti di violenza fisica o psicologica nei confronti delle donne. Peraltro, rappresenta solo la punta dell'iceberg di un fenomeno culturale molto più ampio e legato a una diffusa misoginia.

Noi riteniamo fondamentale e urgente cambiare rapidamente rotta e vi invitiamo a promuovere un piano straordinario per l'occupazione femminile e una generale riforma legislativa che preveda l'assoluto divieto di discriminazione di genere in materia salariale; a dare concreta applicazione alla Convenzione ILO n. 190 e a rafforzare i servizi di cura per l'infanzia, per le persone anziane e con disabilità; a introdurre un congedo di genitorialità paritario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Apprezziamo senz'altro la misura dell'80 per cento, ma si potrebbe fare molto di più.

Non basta il mantra “donna, madre, Patria e famiglia”. Cercate di mettere in atto concrete politiche per garantire emancipazione, equità e autodeterminazione. La firma del documento del G7 su parità di genere ed empowerment a Matera non serve a nulla, se non siete conseguenti e anche oggi, purtroppo, in parte, avete dimostrato di non esserlo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi, lo abbiamo già ricordato con forza, la parità di genere è un punto chiave nella costruzione della democrazia sulla quale la Repubblica ha scelto di svolgere il proprio percorso storico. Ma mi permetta di ricordare, a tutte e a tutti noi, che la parità di genere non può semplicemente essere ricondotta ad uno dei principi costituzionali; mi permetterei piuttosto di ascriverla ad un pezzo dell'anima costituente della Costituzione. E lo è, in virtù del fatto che non può esserci una democrazia realmente compiuta senza una piena attuazione di una eguaglianza e di una libertà di fatto tra le donne e gli uomini nel nostro Paese.

Quando penso a quanto è stato scritto nella nostra Costituzione penso al coraggio di quelle 21 donne in quest'Aula, in un vociare - lasciatemelo dire - di 535 voci maschili. Ripeto: solo 21 voci femminili che hanno avuto il coraggio di porre nelle parole e nel dibattito di quell'Assemblea costituente il sogno di un mondo che loro stesse non avevano mai sperimentato.

Non avevano sperimentato cosa significasse la libertà, non avevano sperimentato cosa significasse l'eguaglianza, non avevano incontrato il riconoscimento delle loro mani operose per costruire e ricostruire l'Italia dagli sfaceli del fascismo, della guerra, del nazifascismo e della ricostruzione, che a quel punto tutti insieme avevano deciso di perseguire. Quel cammino, che è iniziato, oggi impegna non solo le nostre coscienze, ma la nostra azione di responsabilità ad andare avanti, continuare a insistere e a compiere quel fatto storico che ancora oggi non è compiuto.

Non lo dicono solo i numeri, lo dicono le vite delle donne, e anche degli uomini, che nel nostro Paese in questi anni hanno costruito la grandezza, e la bellezza anche, della nostra Repubblica, con tante, molte conquiste. Lo ha ricordato recentemente il Presidente Draghi in un bellissimo intervento che ha fatto in un'occasione pubblica, subito dopo avere presentato il rapporto sulla competitività europea. Dice: i Governi hanno fatto tanto, ma bisogna continuare a insistere. Ecco, in quel “continuare a insistere” credo ci sia la chiave anche del nostro dibattito, anche delle posizioni diverse sulle quali tra poco tornerò.

Ho qui sul banco, Presidente - non lo alzo per rispetto del Regolamento -, un libro molto bello e significativo, promosso dalla Fondazione Nilde Iotti, una delle madri della nostra Repubblica, “Le leggi delle donne che hanno cambiato l'Italia”. Colleghe e colleghi, in questo libro ci sono leggi che hanno firmatarie e protagoniste donne di centrodestra, donne di centro, donne di centrosinistra, che segnano un cammino di continuità e di insistenza, appunto, nel perseguire l'obiettivo. Allora, su questo, arrivo invece a prendere nettamente le distanze - lasciatemelo dire - dallo spirito che, ancora una volta, oggi vediamo da parte della maggioranza, che contraddice la memoria del lavoro fatto da queste donne.

Donne che appartengono alla tradizione di tutte noi, perché, quando nomino Nilde Iotti o Tina Anselmi, in quest'Aula credo che tutti noi ci possiamo riconoscere, e venivano da due parti opposte del panorama politico. Riguardo alla rivendicazione di queste azioni, lei ha detto, Sottosegretario, “vorrei continuare l'azione del Governo”. Ci mancherebbe altro, il Governo sta portando avanti le misure che noi al Governo abbiamo introdotto, certo che bisogna continuare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Sono d'accordo con lei, su questo sono propriamente d'accordo con lei.

La questione di fondo è che, in questo momento, a noi non sta rivendicare quello che è il pezzettino sul quale ciascuno di noi mette la bandierina, ma cercare di capire se quello che tutti insieme stiamo mettendo in campo migliora o no il Paese. Allora, guardate, vado sui numeri: dicembre 2017, tasso di occupazione femminile 49,1; dicembre 2018, 49,8; dicembre 2019, 50,1; dicembre 2020, 47,8, dopo un crollo - lo ricordiamo - a giugno del 2020 a 47,3 (il dramma della pandemia, pagato dall'occupazione femminile). Quindi, una crescita, il crollo della pandemia e poi, guardate un po': dicembre 2020, 50,7; ottobre 2022 (fine del Governo Draghi), 51,7; dicembre 2022, 51,8; dicembre 2023, 53; adesso siamo a circa il 53,6. Cosa dicono questi numeri?

Potrei dire che dicono che nel Governo Draghi abbiamo guadagnato 4 punti sull'occupazione femminile e chiuderla lì, e dire che è dal dicembre 2021 che abbiamo raggiunto il massimo tasso di occupazione femminile e poi andare avanti. Allora, lo dico alle colleghe della maggioranza: quando c'è un percorso di crescita, il tema non è che ogni mese noi festeggiamo perché abbiamo raggiunto il massimo rispetto al mese prima; il tema è quanto questo cammino sta incidendo e continuando, perché c'è una continuità su alcune misure strutturali. Quali?

Quelle sulla decontribuzione dell'assunzione delle donne, che è stata introdotta nel 2020 e che, fortunatamente, il Governo Meloni ha portato avanti, dopo che era stata portata avanti anche dai Governi precedenti, tranne un'interruzione, non si capisce perché, che menomale è stata rivista su una conversione, che avevate tolto - ve lo ricordo - nella legge di bilancio precedente e poi l'avete reintrodotta, fortunatamente, perché vi eravate accorti che era stato un errore toglierla.

Allora, questo elemento dell'aumento del dato di occupazione femminile, che non è quanto è previsto dal PNRR, che prevedeva uno slancio maggiore - ma, ahimè, siamo in ritardo sull'attuazione - cosa ci dice? Ci dice che, quando voi nella vostra premessa dite certificazione per la parità di genere, decontribuzione, bonus asilo nido, STEM, Fondo impresa donna, reddito di libertà, microcredito di libertà, codice rosso, legge n. 168 del 2023, state esattamente riconoscendo che c'è un cammino di Paese che è iniziato prima di voi e che voi avete avuto la responsabilità di continuare, di rafforzare, di insistere e continuare, per usare di nuovo le parole del Presidente Draghi.

Questa è un'azione trasformativa della politica, non la rivendicazione di bandierine, dietro alle quali, poi, nascondiamo la nostra coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), invece di dire che dobbiamo ulteriormente rafforzare le cose, perché, se non volete attuare la legge n. 32 del 2022, il Family Act, ci dovete dire in che modo alternativo mettete in campo delle misure strutturali, rivoluzionarie - rivoluzionarie - per modificare lo stato della condizione femminile nel mondo del lavoro.

Su questo voglio essere provocatoria, ma in modo costruttivo. Il taglio del cuneo fiscale più le aliquote Irpef quotano circa 14 miliardi. Bene, lo dico con forza anche alle colleghe e ai colleghi della maggioranza: ma siamo sicuri che, andando avanti con politiche che fanno parti uguali tra disuguali, romperemo quella discriminazione che ancora di fatto oggi colpisce le donne? Abbiamo il coraggio di dire che quel taglio del cuneo fiscale e quella riduzione dell'Irpef debbano avere un vantaggio per le donne nel mondo del lavoro?

Perché finché noi aumentiamo i congedi parentali all'80 per cento, ma contemporaneamente non riduciamo il costo del lavoro femminile, che è ancora più alto di quello maschile, noi continueremo a trascinare una differenza tra le donne e gli uomini che è esattamente la negazione dell'anima della nostra Costituzione. Allora, colleghe e colleghi, se a questo proposito insieme vogliamo lavorare, noi ci siamo. Ci siamo per un fatto molto semplice, perché abbiamo messo del nostro in questo percorso, ma non di rivendicazione di nomi, ma perché abbiamo tutti quanti, in qualche modo, riconosciuto nell'obbligo e nel dovere di compiere quel dettato costituzionale l'unica ragione che valga la pena nel nostro impegno del fare politica.

Se continuerete, invece, ad arroccarvi in questo senso di inerzia, sapete cosa accadrà? Che l'attrito della storia, che è un attrito che ancora esiste, purtroppo, non solo bloccherà questo percorso di crescita, ma farà fare al nostro Paese dei passi indietro. Fermatevi, fermatevi finché siete in tempo e iniziamo nuovamente insieme a far camminare l'Italia nella giusta direzione, che è quella di una piena e fattiva uguaglianza tra le donne e gli uomini (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boscaini. Ne ha facoltà.

MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario Durigon, onorevoli colleghi e colleghe, ci troviamo oggi a discutere un tema centrale per il futuro della nostra società, la parità di genere. Non si tratta soltanto di un obiettivo costituzionale sancito dagli articoli 3, 37, 51 e 117 della nostra Carta, ma di una sfida essenziale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. In qualità di Forza Italia, un partito che fa dell'equità e della libertà individuale i propri pilastri, riteniamo che l'affermazione della parità di genere non sia solo una questione di giustizia sociale, ma anche di promozione del merito, dell'iniziativa privata e delle libertà economiche.

Una società davvero libera è una società che dà a ciascuno, indipendentemente dal genere, l'opportunità di esprimere il proprio talento e di contribuire al bene comune. La parità di genere non si ottiene con le declinazioni al femminile, ma con l'attenzione sulla necessità di adottare politiche e misure concrete per abbattere quegli ostacoli che ancora impediscono alle donne di accedere pienamente alle opportunità lavorative, economiche e sociali.

La mozione che stiamo esaminando si pone proprio in questa prospettiva. La parità di genere è strettamente legata alla giustizia sociale e rappresenta uno degli obiettivi cardine dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. L'azione del Governo Meloni, sotto questo aspetto, ha prodotto risultati significativi.

Le misure adottate per sostenere l'occupazione femminile, come la decontribuzione per le mamme lavoratrici, la certificazione della parità di genere per le imprese e gli incentivi per l'assunzione di donne in condizioni di svantaggio, rappresentano certamente un primo passo verso una piena partecipazione femminile del mercato del lavoro e i dati diffusi dall'Istat confermano l'efficacia di queste politiche. L'occupazione femminile ha registrato un incremento del 2,4 per cento nel 2023 rispetto all'anno precedente, con un numero delle donne occupate che ha superato i 10 milioni. Questi numeri sono incoraggianti, però non devono farci abbassare la guardia. Il tasso di occupazione femminile, seppure in crescita, resta ancora troppo distante dagli standard europei e globali e troppe donne continuano a trovare difficoltà nel conciliare carriera e vita familiare.

Ecco perché riteniamo che sia importantissimo rafforzare le politiche di welfare familiare, incentivando, per esempio, gli asili nido aziendali. La mozione in discussione evidenzia con chiarezza la necessità di potenziare i servizi per l'infanzia, per la cura degli anziani e delle persone fragili, rendendoli accessibili e di qualità. Questi servizi non sono solo un sostegno per le famiglie, ma una leva fondamentale per l'ingresso stabile delle donne nel mondo del lavoro.

È anche importante promuovere forme di flessibilità lavorativa, come il lavoro agile, che possano favorire una migliore conciliazione tra vita professionale e familiare. In un'economia moderna e competitiva, la flessibilità non deve essere vista come una concessione, ma come un'opportunità per valorizzare il capitale umano.

Un'altra sfida su cui dobbiamo concentrarci è il superamento della violenza di genere, un fenomeno che rappresenta non solo una ferita per la nostra società, ma un vero e proprio ostacolo all'indipendenza delle donne.

La violenza domestica priva le donne della libertà di scegliere il proprio destino e spesso le costringe a lasciare il lavoro o a rinunciare a cercarlo. Le recenti misure adottate dal Governo, come l'assegno di inclusione alle donne vittime di violenza, sono passi nella giusta direzione, però è necessario fare di più. Occorre garantire un percorso di reinserimento socio-lavorativo alle vittime, affinché possano ritrovare l'autonomia economica e la dignità personale.

Inoltre, accogliamo con favore il rafforzamento dei fondi destinati ai centri antiviolenza e per la prevenzione della violenza di genere, così come le risorse destinate ai percorsi di recupero per gli autori di violenza, misure che mirano a prevenire ed affrontare il problema alla radice.

Sul fronte dell'istruzione e della formazione, come profondamente liberali, riteniamo essenziale continuare a promuovere le discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche). Oggi c'è proprio un bellissimo articolo, un'intervista al Ministro Bernini sul Corriere della Sera - L'Economia, dove la stessa precisa che sono ancora poche le donne iscritte a queste facoltà.

Occorre intaccare il pregiudizio secondo cui la tecnologia non è un lavoro al femminile, così come il mondo economico-finanziario. Bisogna cambiare la cultura. C'è uno stereotipo originario che porta a ritenere che la facoltà scientifica non sia per le donne e, purtroppo, a volte, lo pensano le donne stesse, secondo quel diffuso preconcetto per cui gli uomini sono più razionali. Eppure, per esempio, sono state proprio le donne che hanno inventato il linguaggio CoBOL, solo per fare un esempio, ma la narrativa è tutta al maschile e questo ostacola la formazione della consapevolezza del proprio potenziale da parte delle donne.

Le politiche attuate dal Dipartimento per le pari opportunità, in collaborazione col Ministero dell'Università e della ricerca, sono un ottimo esempio di come si possa lavorare per sensibilizzare docenti e studenti e valorizzare il talento femminile in ambiti ancora troppo dominati dagli uomini.

Uno dei cardini della nostra visione liberale è la fiducia contrattuale e la forza della contrattazione collettiva, come strumento per migliorare le condizioni di lavoro e promuovere la parità di genere.

Ma permettetemi di aprire una parentesi sulla contrattazione individuale nel mondo dei dirigenti. I dirigenti hanno una base di contrattazione collettiva, ma poi c'è una contrattazione individuale dove c'è una disparità enorme dal punto di vista economico, soprattutto nel mondo economico-finanziario.

Concludo annunciando il nostro voto favorevole a questa mozione. Forza Italia crede fermamente che l'equità di genere non sia solo una questione di diritti, ma di libertà, libertà di scegliere, di lavorare, di vivere senza vincoli imposti da discriminazioni o pregiudizi. È con questa convinzione che appoggiamo le iniziative proposte, auspicando che possano contribuire a costruire un'Italia più libera, equa e meritocratica, dove uomini e donne abbiano davvero a tutti i livelli pari dignità e le stesse opportunità di realizzarsi. Ripeto, non sono le modifiche dei sostantivi che fanno, per le donne, la parità con gli uomini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Non è la prima volta che in quest'Aula ci ritroviamo a parlare di divario di genere, di occupazione femminile e, nel frattempo, vorrei poter dire che con le modifiche che abbiamo apportato e con tutte le volte che ne abbiamo parlato siamo riusciti a incidere così tanto da non dover discutere di una situazione che, francamente, è desolante nel nostro Paese.

Partiamo dai dati sull'occupazione, iniziamo dal “quanto” lavoriamo, perché l'Istat ci dà un quadro che è veramente indecente se lo confrontiamo con quello dell'Unione europea. Nel nostro Paese, il tasso dell'occupazione è del 62 per cento, 8 punti in meno rispetto al resto dei Paesi europei e, se guardiamo all'occupazione femminile, siamo tra i Paesi col tasso occupazionale più basso in assoluto; neanche arriviamo al 60 per cento, siamo fermi al 53 per cento: significa che una donna su due lavora. E non è così in tutta Europa, perché nel resto d'Europa superiamo il 70 per cento.

Io vorrei parlarvi solo della disparità nazionale, ma sarebbe ingiusto, perché così non vi parlerei delle divergenze territoriali, che sono agghiaccianti. Sapete quante donne lavorano al Sud, tra i 20 e i 64 anni? Il 39 per cento, neanche quattro donne su dieci, e nel picco che si registra tra i 35 e i 44 anni arriviamo a stento sopra il 40 per cento. Ma sapete cosa rende ancora più difficile da digerire questo dato? Il fatto che la differenza con il tasso occupazionale femminile al Nord è di 30 punti, 30 punti.

Allora, io credo che, se già così, con i dati, non riusciamo a capire quanto sia allarmante la situazione, allora vediamo anche qual è la qualità di questo lavoro. E lì penso che saremo tutti d'accordo nel dire che siamo veramente in ritardo, che siamo veramente quasi a un punto di non ritorno. Se guardiamo alla qualità del lavoro, allora vedremo che per le donne i salari sono sistematicamente più bassi, i contratti di lavoro sistematicamente più precari; vi sono sempre più part-time involontari e avete introdotto le dimissioni in bianco che peseranno drammaticamente sulle spalle delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e fate finta di non saperlo.

Parliamo di molestie, parliamo di marginalizzazione, parliamo di un carico di cura che si regge solo e unicamente sulle nostre spalle e non possiamo più ignorare questo dato, perché se questo Stato e questa società continuano ad andare avanti è a un caro prezzo che pagano solo e soltanto le donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E allora partiamo dai salari? Andiamo a vedere qual è questa differenza retributiva. Partiamo dalla consapevolezza - e vorrei che avessimo tutti il peso di questo dato sulle spalle - che, a parità di percorsi di studio, le donne e le ragazze riescono meglio dei colleghi uomini. E allora mi spiegate come è possibile che poi fanno più fatica a entrare nel mondo del lavoro? Mi spiegate perché si fa più fatica a sfondare il tetto di cristallo e ad occupare posizioni di potere? Dobbiamo cercarle col lanternino le donne che sono riuscite a sfondare questo tetto di cristallo.

E non mi venite a parlare del Paese con la Presidente del Consiglio donna, perché a questa cosa non vi crede più nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); a questa cosa per cui basta avere una Presidente del Consiglio donna per garantire i diritti delle donne non ci crede più nessuno e, secondo me, non ci credete neanche voi.

Secondo l'OCSE, siamo quel Paese che, a differenza di tutti gli altri, ha un divario di genere che è il più marcato in assoluto tra tutti i Paesi OCSE.

Siamo quel Paese dove ancora le carriere delle donne sono estremamente frammentate, dove una lavoratrice dipendente guadagna in media 7.900 euro in meno rispetto ai colleghi uomini e dove la differenza di retribuzione tra un operaio e un'operaia è pari al 41 per cento, il 41 per cento a parità di mansioni, di condizioni contrattuali e di ore lavorate. A voi pare normale? Perché a me non pare normale e non mi rassegno a questa cosa, perché non solo le carriere sono più frammentate, ma, vedete, se ti sei dovuta assentare perché hai un carico di lavoro e di cura che pesa solo sulle tue spalle, se la tua carriera è stata più discontinua, se lo Stato si è appoggiato solo sulle tue spalle perché ha fatto mancare una rete di welfare e di servizi essenziali è chiaro che poi, anche quando vai in pensione, non puoi contare su una pensione che è uguale a quella degli uomini e che differisce da questa del 38,5 per cento.

Allora, se nel carico di cura troviamo gran parte del motivo di questa differenza, dobbiamo necessariamente ricordare che se già la situazione è così grave per le lavoratrici donne diventa drammatica quando si decide di avere un figlio, perché in questo Paese quando si decide di avere un figlio una lavoratrice su 5 deve lasciare il lavoro. Qualcuna lo sceglierà? Qualcuna lo sceglierà, ma la stragrande maggioranza è costretta, perché non ci sono asili nido. Voi mi dovete spiegare: una donna, che ha dovuto lasciare magari anche la propria casa e la propria terra per trovare un lavoro, dove dovrebbe metterlo un bambino, dove dovrebbe portarlo per continuare a lavorare, visto che avete tagliato anche i fondi che avevamo stanziato col PNRR per gli asili nido (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Avevamo disposto dei fondi affinché si potesse raggiungere la media europea del 33 per cento, che, sinceramente, non mi pare nemmeno straordinaria, e avete avuto pure il coraggio di togliere quei fondi e di decurtarli per un servizio che è essenziale e che non serve soltanto alle famiglie e alle donne per poter continuare a lavorare, ma che deve essere riconosciuto come diritto esigibile delle bambine e dei bambini.

E veniamo ai congedi, perché io credo che abbiate fatto una grande confusione: io l'ho letta la vostra mozione e mi sono messa le mani nei capelli quando ho visto che parlate soltanto di congedi parentali. Ma avete chiara la differenza tra il congedo obbligatorio alla nascita e quello, invece, parentale, di cui si usufruisce dopo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini)? Perché, guardate, che se non agiamo sul congedo paritario genitoriale, non solo di maternità obbligatorio ma genitoriale, cioè di tutti e due i genitori, non ne usciamo. E qui devo dirlo a tutti: la causa è anche nostra, che siamo troppo lenti nel cogliere le sfide e i bisogni della società, perché non è possibile che solo nel 2021 siamo riusciti a riconoscere 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio; la Svezia c'è arrivata nel 1974, riconoscendo a entrambi i genitori un congedo paritario - non solo per le mamme alla nascita o all'adozione di un figlio - ed è in quella direzione che dobbiamo andare, con almeno 6 mesi retribuiti al 100 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Guardate che quando nasce un figlio non è destino inesorabile delle mamme quello di dover rinunciare al lavoro e alle relazioni. No, perché entrambi i genitori diventano genitori ed è un carico che va diviso tra entrambi i genitori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si tratta di dare un aiuto alle mamme, non è per questo che vogliamo il congedo obbligatorio genitoriale e paritario. Lo vogliamo perché è quello che spetta, perché entrambi i genitori diventano genitori e perché un'azienda, che discrimina ancora le donne chiedendo legittimamente a un colloquio se vogliono diventare mamme e se hanno dei figli, deve sapere che, alla nascita o all'adozione di un figlio, entrambi i genitori, tanto gli uomini quanto le donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), verranno a mancare sul posto di lavoro perché si prenderanno un congedo. Guardate, è notizia di 2 ore fa che in un ospedale pediatrico milanese una lavoratrice, con gravidanza a rischio, ha ricevuto una telefonata in cui le hanno detto: non possiamo ricollocarti e ti dobbiamo licenziare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è ciò che succede ancora nel nostro Paese.

Io mi rendo conto che non può essere questo il Governo in cui posso trovare un alleato o un'alleata per poter scardinare quei meccanismi che sono alla radice di questi meccanismi di potere. Io lo so che i luoghi di lavoro, come i luoghi di potere, sono ancora luoghi profondamente patriarcali, perché altrimenti tutto questo non si spiegherebbe. Lo so che non siete voi i miei interlocutori, ma siete il Governo di questo Paese e vi dovete far carico di questa situazione. So anche che, per voi, il destino ineluttabile e l'ambizione più grande per ogni donna dovrebbe essere quella di diventare madre e non per scelta ma magari per dare un contributo alla Nazione. Lo ha detto anche una vostra consigliera, in consiglio comunale, del resto: se ti vuoi qualificare come donna l'unico modo che hai è quello di fare figli, così siamo sicuri che sei donna. Sinceramente mi sono vergognata per voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mi sono vergognata per questo Paese che deve sentire queste cose.

Allora concludo, perché, purtroppo, il tempo sta finendo. Un dato sulle molestie: ancora oggi sui luoghi di lavoro avvengono molestie e le donne sono sempre quelle più discriminate; addirittura abbiamo una sentenza di poche settimane fa che ci dice che se ti prendi 20 minuti per dire al tuo collega che ti sta facendo una molestia allora - mi dispiace - non possiamo sanzionarlo, perché ancora non è riconosciuto in questo Paese che la violenza è violenza quando non c'è consenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non sono io che ti devo dire che ti devi fermare; sei tu che non mi devi mettere una mano addosso se non te l'ho chiesto e se non c'è il mio consenso.

Sarebbe una discriminazione, però, se non facessi anche un passaggio su quella che è la discriminazione che avviene sui luoghi di lavoro delle persone LGBTQIA+: sapete che il 45 per cento delle persone non può dichiarare il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere sul proprio lavoro? Questa è violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ad essere discriminate sono di più le donne lesbiche, le donne trans, le donne che appartengono a una minoranza religiosa o migranti. Questa è discriminazione intersezionale, che ti colpisce più di una volta e ti butta fuori dal mercato del lavoro.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Concludo. A queste persone non possiamo dire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, perché loro, dal mondo del lavoro, vengono sistematicamente buttate fuori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo (Commenti) dicendo che avete raggiunto il massimo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GILDA SPORTIELLO (M5S). …inserendo, tra gli impegni della maggioranza, lo smart working per i genitori con figli minori di 14 anni. Ci avete detto “no” ogni volta che l'abbiamo proposto. Se proprio volete prendere in giro qualcuno non venite a farlo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie a lei, Presidente. Spero che sarà clemente con me sui tempi quanto lo è stato con la collega Sportiello del MoVimento 5 Stelle, che ha concluso almeno 15 volte.

Quante mozioni sulla parità di genere abbiamo presentato in quest'Aula? Innumerevoli. E quanti… scusi, Presidente, se può chiedere ai colleghi…

PRESIDENTE. Colleghi, ascoltiamo la collega Ravetto, per favore. Prego.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie. Dicevo: quante mozioni sulla parità di genere abbiamo proposto negli ultimi 20 anni in quest'Aula? Innumerevoli. Quanti impegni abbiamo posto ai Governi che si sono succeduti? Non moltissimi. Perché? Perché le soluzioni alle problematiche le conosciamo tutti in quest'Aula; la differenza sta nella volontà politica di attuarle e noi siamo orgogliosi di far parte di una maggioranza che, finalmente, ha esercitato questa volontà politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Si tratta, colleghi, di mettere in campo tutte quelle risorse utili a rimuovere il divario competitivo che la donna naturalmente subisce durante la sua vita se decide di fare una scelta di maternità. Si tratta di capovolgere l'assunto per cui, se una donna rimane incinta o decide di cercare un bambino, dovrà necessariamente preoccuparsi di eventuali conseguenze sulla sua carriera e sulla sua indipendenza economica. Si tratta, colleghi e colleghe, di fare politiche per le famiglie, perché le politiche per le famiglie sono politiche per le donne. È inutile che qualche radical chic, fuori e dentro quest'Aula, ci dica che questo significa dire alla donna che deve per forza e soltanto fare la madre. No, colleghi! Questo significa dire finalmente alle donne che possono fare le madri e anche avere una carriera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi abbiamo fatto una mozione di maggioranza unitaria. Tra l'altro, l'avete fatta anche voi e mi sono stupita stamattina, in apertura di seduta, che ve la siete presa con un rappresentante del Governo che, in maniera assolutamente collaborativa, si è dedicato a tentare di venirvi incontro. Invece, incredibilmente ci siamo sentiti dire che sarebbe stato meglio dirvi di no a tutto e non creare riformulazioni. Capiamo il perché di questo: non vi volete impegnare, non si vogliono impegnare, Presidente, in questa collaborazione.

Come dicevo, in questa mozione noi abbiamo enunciato - e su questo sono d'accordo con la collega Boschi - gli articoli della Costituzione a cui la parità si deve adeguare: l'articolo 3, l'articolo 51 e l'articolo 37. Però noi abbiamo anche capito che la parità di genere e la parità per le donne non è tanto e soltanto una questione di attuazione di principi costituzionali sacrosanti, ma è - e lo dico anche cinicamente - una cosa necessaria per far crescere la società. Dobbiamo smettere di parlare di politiche di genere e di politiche delle donne e dobbiamo iniziare a parlare di politiche per la collettività.

È dimostrato che per ogni risorsa che mettiamo per introdurre più donne nel mercato del lavoro cresce il PIL; allora, iniziamo a dire che stiamo facendo una cosa per noi, per la società.

Il Governo Meloni questo l'ha capito e l'ha capito fin dal suo insediamento, perché ha fatto due cose. Con le sue finanziarie ha subito stanziato risorse per la famiglia e per le donne; la prima finanziaria ha stanziato un miliardo di euro, con cui abbiamo fatto l'aumento dell'assegno unico, la stabilizzazione dei contributi per i figli con disabilità, l'incremento dei congedi parentali, che sono passati dal 30 per cento all'80 per cento per un mese, e la decontribuzione per l'assunzione di giovani donne. Poi, l'ha fatto nell'ispirazione del PNRR, perché la parità di genere rappresenta nel PNRR una delle tre priorità trasversali in termini di inclusione sociale, unitamente a giovani e Mezzogiorno.

Poi, ha fatto un'altra scelta precisa: nella seconda finanziaria, dove le risorse erano ancora meno, perché il quadro internazionale e dunque finanziario era in continuo peggioramento, ha preso praticamente tutte quelle risorse e di nuovo le ha messe per dare segnali alle famiglie e alla natalità: ha rifatto la decontribuzione per le mamme lavoratrici, ha implementato il fondo per gli asili nido, ha potenziato ancora i congedi parentali, che sono passati per il 2024 al regime del 60 per cento, e anche per il 2025, dal 30 per cento; ha fatto una redazione del codice degli incentivi per le imprese, in cui è stato previsto il riconoscimento di una premialità alle imprese che valorizzano la quantità e qualità del lavoro femminile; ha improntato tutta la delega fiscale a principi quali la composizione del nucleo familiare e i costi sostenuti per la crescita dei figli, che sono indicati come criteri per la revisione del sistema di tassazione; ha determinato, con l'assegno di inclusione, che ha sostituito il reddito di cittadinanza, criteri per cui questo assegno è fortemente tarato sulla presenza dei figli nel nucleo familiare ed è stata portata nell'ambito del PNRR la famosa certificazione della parità di genere che da sempre chiedeva anche la sinistra per le imprese, nel senso che le imprese che aderiscono possono usufruire di sgravi contributivi e premialità nelle gare pubbliche; ha promosso un codice di autodisciplina per le imprese; ha incrementato di 6,5 milioni di euro il Fondo di garanzia per le PMI dedicato alle imprese femminili; ha introdotto e potenziato il microcredito di libertà per le donne vittime di violenza; ha rafforzato anche il tema culturale e noi della Lega siamo protagonisti in questo, perché abbiamo una proposta di legge depositata che insegna il rispetto della donna e la non oggettivizzazione delle donne nelle scuole.

E con questa seconda manovra che si sta delineando - non abbiamo ancora il cartaceo ufficiale -, però, ci sono di nuovo due segnali fondamentali per le donne e le famiglie: da una parte, il bonus nuovi nati e, dall'altra, il terzo mese di congedo parentale usufruibile dal padre e dalla madre all'80 per cento. Allora, di fronte a due misure così, io che da sempre sostengo, come avete un po' sostenuto tutti in quest'Aula oggi, che sui temi paritari ci vorrebbe collaborazione, mi sarei aspettata dalla parte sinistra di questo emiciclo non dico un plauso ma, per lo meno, collaborazione nel portarli avanti.

Invece, che cosa abbiamo visto? Che dopo l'atteggiamento, come ho detto, strumentale di stamattina verso il Governo, già da ieri sono iniziate le prime dichiarazioni rispetto a queste due misure. Allora, abbiamo visto che, ad esempio, i colleghi del PD hanno iniziato a dire - e questo l'ha detto anche, Presidente, la collega Quartapelle, ieri, nell'ambito di una conferenza stampa in cui ero presente -: ah, ma il bonus nuovi nati, bisogna fare misure strutturali, noi abbiamo fatto l'assegno unico, noi abbiamo trasformato il Paese! Allora, colleghi e colleghe del PD e anche, in parte, degli altri partiti che parteciparono alla redazione dell'assegno unico: premesso che noi sull'assegno unico abbiamo messo più risorse, ma fate finta di non sapere che siamo sotto procedura di infrazione per l'assegno unico per come l'avevate scritto voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Fate finta di non sapere che questo Governo ha dovuto fare il bonus per riuscire a drenare queste risorse alle famiglie, perché la Commissione europea ci sta dicendo che l'assegno unico, come redatto da voi, non può essere attuato? Allora, delle due, l'una, colleghi di sinistra e del PD: o lo avete scritto male - e allora non era così strutturale - o l'Europa ha torto e allora ditelo! Aiutateci a difendere l'assegno unico in Europa. Questo non ditelo solo in Aula, ditelo davanti alla Commissione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Poi ho sentito dire dalla collega Boschi, Presidente - che correttamente non ha attaccato il bonus nuovi nati, anche perché fu un'iniziativa che presero già Governi di cui la collega Boschi faceva parte -, due cose sulla tassazione e sulle dimissioni in bianco, a cui devo replicare: nel nostro Paese, che è un Paese civile, le dimissioni in bianco non esistono e non esisteranno mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ed è inutile che strumentalizziate, facendo passare per dimissioni in bianco un istituto molto differente, quello diretto ai furbetti della NASpI; come ci insegnano i colleghi della Commissione lavoro, si tratta, invece, di dimissioni o, meglio, licenziamento o allontanamento del lavoratore, quando il lavoratore si assenta ingiustificatamente per 15 giorni; misura a cui avete partecipato voi dell'opposizione, perché noi avevamo previsto 5 giorni, voi ne avete chiesti 15 e vi siamo venuti incontro. Quindi, visto che l'avete votata in Commissione lavoro e avete contribuito a questa misura, non si capisce perché oggi vogliate cambiarne la natura e strumentalizzarla.

Sulla tassazione, collega Boschi, premesso che abbiamo eliminato alcune tasse, chiamiamole tasse (penso per esempio alla famosa tampon tax), che voi non avevate mai fatto e che erano sempre state così, perché non sono state più sovvenzionate con i soldi della collettività? Perché queste cose si fanno aspettandosi che cali il prezzo del prodotto, non per fare un favore ai produttori del prodotto; visto che non era cambiato il prezzo dei prodotti, noi riteniamo più serio non utilizzare i soldi della collettività per fare un favore ai produttori e non alle donne (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sui congedi parentali, Presidente, voglio dire una cosa. Voi avete davanti un Governo di centrodestra che, dopo anni che ci siamo sentiti dire, in tutti i convegni, che era fondamentale rendere fruibile il congedo parentale anche ai padri, fa una cosa incredibile: congedo dell'80 per cento, quindi, ci avviciniamo al 100 per cento dei congedi obbligatori, usufruibile anche dal padre. E voi ci dite: no, ci eravamo sbagliati, non intendevamo i parentali, volevamo gli obbligatori. Sì, peccato che dove sono stati introdotti gli obbligatori molto lunghi per i padri, sono stati tolti alle madri, per esempio penso alla Spagna. Ora, noi crediamo che una donna abbia il diritto di stare gli ultimi due mesi di gravidanza a casa per proteggere sé e suo figlio e i tre mesi successivi per allattare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Detto questo, piuttosto che criticare, perché non ci aiutate a sensibilizzare i padri perché accedano di più a questi congedi e perché non ci aiutate con i sindacati a far sì che, a parità di mansioni, le retribuzioni delle donne e degli uomini siano uguali? Perché questo è il motivo per cui le famiglie poi scelgono di sacrificare non il reddito del padre, ma quello della madre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LAURA RAVETTO (LEGA). Sì, Presidente, grazie, sarà clemente con me, come con la collega Sportiello.

In ogni caso, le nostre azioni sono fortificate dai numeri, la strada di questo Governo è tracciata ed è giusta, perché abbiamo avuto un'occupazione femminile che ha registrato una crescita dell'1,6 per cento e i dati Istat ci dicono che abbiamo superato per la prima volta i 24 milioni di lavoratori e il dato più interessante è che il dato di occupazione femminile è salito al 53,6 per cento, superando per la prima volta il tetto di 10 milioni di donne lavoratrici. E, sì, collega Sportiello, sì, collega Bonetti, noi applaudiamo a questo, lo ripeto, applaudiamo a questo. Ci basta? No, non ci basta…

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA RAVETTO (LEGA). Concludo, Presidente. Ci accontentiamo? No, non ci accontentiamo, perché lo scostamento tra occupazione maschile e femminile è ancora elevato e occorre soprattutto investire sulla fascia femminile tra i 35 e i 44 anni. Ma tranquillizzatevi - o rassegnatevi, colleghi - dureremo altri tre anni e porteremo avanti questa rivoluzione economica e sociale per le famiglie e per le donne di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Colleghi, essendo giunti nell'imminenza dell'orario per il quale è previsto lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano, e con l'intesa di tutti i gruppi, sospendiamo la discussione della mozione in esame, che riprenderà al termine dell'informativa, con la prosecuzione delle dichiarazioni di voto e la votazione delle mozioni presentate.

Informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano (ore 10,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Presidente, onorevoli deputati, prendo la parola per un rapido, quanto doveroso, punto della situazione sugli eventi che hanno recentemente interessato il personale e le basi della missione UNIFIL in Libano.

Mi scuso con voi, l'ho già fatto in Senato, per la ristrettezza dei tempi e per aver dovuto interrompere il vostro dibattito, ma questa mattina è iniziato un importante vertice NATO a Bruxelles, che dovrò raggiungere appena finita questa informativa. Ma ho voluto farla nel più breve tempo possibile, vista la gravità degli argomenti e vista la richiesta delle Camere. Ed essendo, questa settimana, una settimana complicatissima, poi inizierà il G7 della Difesa a Napoli, siamo riusciti a mettere d'accordo le Camere per questa mattinata e ho dovuto chiedere una compressione dei tempi e, oggi, un'intromissione nel vostro dibattito, me ne scuso.

Come ho avuto modo di dire, quella in atto è una crisi gravissima, caratterizzata dal superamento progressivo di diverse linee rosse, nonostante i ripetuti appelli di tutta la comunità internazionale. Non ultima, anzi, forse per prima, l'Italia, dato che l'ONU ha ricevuto ben tre lettere formali, la prima indirizzata al Vice Segretario generale Lacroix, a novembre del 2023, da parte del Ministro della Difesa italiano. Oggi, purtroppo, assistiamo al sistematico ricorso alle armi a Gaza e in Libano, e le vittime sono soprattutto i civili inermi, provati dalla pioggia di missili, droni e bombe utilizzati da ambo le parti.

L'Italia ha detto e ribadito con chiarezza, non da oggi, che riconosciamo il diritto di Israele di esistere e difendersi dagli attacchi di chiunque, siano Stati sovrani o organizzazioni terroristiche. Un'affermazione e una posizione in cui crediamo, non di prammatica. Allo stesso tempo, con la stessa forza, chiediamo a Israele di attenersi in modo rigoroso alle regole del diritto internazionale, a Gaza come in Libano, come della convivenza civile tra Nazioni e Paesi, di proteggere l'incolpevole popolazione civile e di rispettare il personale e le basi di UNIFIL, schierati in Libano su preciso mandato delle Nazioni Unite per l'implementazione di una risoluzione dell'ONU, la n. 1701, che nel 2006 venne varata all'unanimità da tutti i Paesi del Consiglio di sicurezza e sottoscritta da Israele e dal Libano.

È bene ricordare sempre, però, che Hezbollah, come Hamas, non è uno Stato, né un popolo, ma un'organizzazione terroristica, dotata tra l'altro di una forza militare micidiale, che risponde a logiche militari e politiche di chi non deve rendere conto a nessun popolo, questa è la realtà dei fatti. Un ulteriore aggravamento degli eventi, peraltro in parte già in atto, sarebbe foriero di conseguenze ancora più drammatiche per tutti, genererebbe uno scenario che non avrebbe né vincitori, né vinti, con incalcolabili conseguenze per il Medio Oriente, ma anche per gli equilibri mondiali.

Per questo motivo, il Governo continua a lavorare per una soluzione diplomatica, che, per quanto difficile, sempre più difficile, resta l'unica via possibile. Lo fa oggi, con il viaggio della Presidente del Consiglio in Giordania e Libano, con le iniziative del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, in Israele e Palestina, con una serie di viaggi, chiamate e contatti continui, assidui e quotidiani che io stesso ho fatto, sto facendo e farò in questi giorni e settimane.

Non ultima, proprio ieri, la conferenza che ho voluto con il collega francese, che abbiamo tenuto con 16 Paesi dell'Unione europea che sono parte dei 50 contributori della missione UNIFIL. Da questa conferenza è venuto fuori un messaggio unanime e condiviso: la missione UNIFIL in Libano non va solo rafforzata, ma va supportata, e allo stesso tempo vanno rafforzate e rese credibili le LAF, cioè le Forze armate libanesi. Per dirla in modo più semplice, nuove regole di ingaggio, che puntino a modificare e rafforzare la risoluzione n. 1701, datata 2006, non solo vanno prese in modo unanime e condiviso, ma devono essere fatte sempre rispettare.

A Israele diciamo con schiettezza, come si fa tra amici: aiutateci a rafforzare UNIFIL e le Forze armate libanesi, per poter svolgere il loro mandato e poter fare in modo pacifico ciò che voi avete intrapreso oggi con le armi. Ma veniamo a una rapida discussione di ciò che è accaduto in questi giorni. Il 1° ottobre scorso Israele ha avviato una serie di operazioni militari di terra nel Sud del Libano, con limitate incursioni condotte da unità di ricognizione e sporadici scontri con le linee di difesa della resistenza islamica, in prossimità della Blue line. Le Israel Defense Forces (IDF) hanno sviluppato un'intensa azione di fuoco colpendo ripetutamente i villaggi di Yarun e Marun Al Ras, nel settore ovest, e Adassiyeh, nel settore est, giungendo progressivamente fino alla parte meridionale di Beirut, al fine di saggiare l'organizzazione difensiva di Hezbollah, degradare la capacità di comando e controllo e colpire gli stock di armamenti di maggior pregio.

Per contro, la resistenza islamica ha lanciato centinaia di missili contro il territorio di Israele, per la verità quasi sempre con effetti trascurabili a causa della loro imprecisione e dell'efficacia della difesa aerea israeliana. Dal canto loro, le unità delle Lebanese Armed Forces (LAF), dislocate a ridosso della Blue line, sono arretrate di alcuni chilometri con posizioni in dominio di quota, al fine di non essere coinvolte negli scontri e mantenere una buona conoscenza informativa.

Il 6 ottobre scorso, per la prima volta, è stato registrato fuoco di artiglieria e movimenti di unità terrestri delle IDF, a ridosso delle basi avanzate UNIFIL 1-31, 6-50 e 6-52, nel settore ovest, nonché nei pressi di Blida, nel settore est. Due giorni dopo, la Marina israeliana ha interdetto l'area al largo del Libano e ha iniziato un'azione di fuoco contro obiettivi ubicati nella fascia costiera. Il 10 ottobre, le Forze armate israeliane hanno circondato e osservato con droni la base UNIFIL 1-31, ubicata lungo la Blue line e occupata da personale italiano. In aggiunta a ciò, le IDF hanno più volte aperto il fuoco con armi portatili, danneggiando telecamere, sistemi di comunicazione e alcuni serbatoi.

Ulteriori azioni di fuoco da parte delle IDF si sono verificate presso le basi 1-32 e presso il quartier generale di Naqoura. Nel primo caso, che ha coinvolto personale italiano, non è stato registrato alcun ferito, perché i nostri militari si trovavano già, per ragioni di sicurezza, al riparo nei bunker, a seguito dell'innalzamento del livello di force protection. Nel secondo caso, è stato invece riportato il ferimento di due caschi blu indonesiani; in ambedue le installazioni era, comunque, presente personale italiano.

Sia nel settore ovest che in quello est UNIFIL, vi sono stati pesanti scontri tra le IDF e la resistenza islamica. L'11 ottobre scorso sono state registrate azioni di fuoco delle IDF contro il quartier generale di UNIFIL di Naqoura, che hanno causato il ferimento di due militari dello Sri Lanka. Inoltre, nella base 1-31 a guida italiana, tre T-wall (componenti modulari del muro di cinta), precedentemente danneggiati, sono stati abbattuti. Nella serata dello stesso giorno, il fuoco aereo israeliano, in prossimità della base UNP 5-42, occupata da personale ghanese, ha provocato significativi danni infrastrutturali.

Il 13 ottobre, due carrarmati israeliani hanno fatto irruzione nella base 5-42, con l'intento di recuperare alcuni feriti, sfondando il cancello principale. Dopo circa un'ora, a seguito delle richieste e proteste di UNIFIL, i mezzi hanno lasciato la base. Al contempo, le IDF hanno condotto molteplici attacchi aerei nella parte meridionale del Libano, colpendo circa 200 obiettivi di Hezbollah.

La sera del 15 ottobre, un carro armato israeliano Merkava ha aperto il fuoco contro la base avanzata UNIFIL sotto il comando del contingente spagnolo a Kfarkela, nel settore est, colpendo una torretta della base e danneggiando le telecamere di sorveglianza montate su di essa. Nell'evento non risulta sia rimasto ferito personale delle Nazioni Unite. Al momento, le IDF hanno suddiviso il loro dispositivo militare in quattro settori di responsabilità, ad ognuno dei quali è stata assegnata una divisione, per un totale di 13 brigate, mentre 6 ulteriori brigate sono attualmente dislocate nella Striscia di Gaza. UNIFIL è una missione complessa, con un mandato di difficile implementazione, con regole d'ingaggio inadeguate e forze non equipaggiate per l'attuale situazione del conflitto in essere, ma che lo erano già da tempo, come mi sono permesso di dire all'ONU da oltre un anno e mezzo, non oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

Questi presupposti hanno reso l'attuazione di quella risoluzione poco aderente alla situazione sul campo, diventata di fatto un conflitto tradizionale e aperto. Lo scollamento pratico tra la missione assegnata e la capacità di implementarla rende ora più che mai necessario ripensare e rafforzare UNIFIL, rendendola credibile ed efficace.

Sin dall'inizio della crisi scaturita dagli eventi del 7 ottobre, ho sollecitato una riflessione alle Nazioni Unite per adottare misure concrete e garantire la sicurezza del personale, assicurando nel contempo l'efficacia operativa della missione. Ho segnalato anche la necessità di un incisivo e rapido intervento delle Nazioni Unite, che metta UNIFIL nelle condizioni di esercitare una reale deterrenza all'uso della forza.

Questo potrebbe essere ottenuto prevedendo diverse opzioni operative, quali, ad esempio, la presenza di una riserva schierabile rapidamente nel Sud del Libano, garantendo così la libertà di manovra delle unità e adeguando equipaggiamento e dotazioni all'ambiente in cui operano.

A prescindere da questo, ad oggi voglio che sia chiaro e resti agli atti che non è messa in discussione la nostra partecipazione a UNIFIL, che proseguirà fino a quando ve ne sarà la necessità e le Nazioni Unite, insieme ai 50 Stati contributori, non decideranno diversamente. Andare via ora non comporterebbe alcun beneficio e minerebbe, forse, definitivamente la credibilità stessa delle Nazioni Unite (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). La presenza dei soldati di UNIFIL può, invece, ancora costituire un elemento fondamentale per prevenire nuovi e peggiori scontri diretti, nuovi e peggiori conflitti. I Caschi blu possono fungere da fattore di pacificazione, sono e devono essere fattore di pacificazione necessario ancora di più in questo momento. Inoltre, la loro presenza tornerà a essere determinante - indispensabile, voglio dire - nella fase di stabilizzazione, quando, come tutti speriamo presto, si abbasserà il livello dello scontro.

Israele deve capire che questi soldati non lavorano per una delle parti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), ma sono lì per aiutare a mantenere la pace e promuovere la stabilità regionale. L'imparzialità dell'UNIFIL è e deve rimanere uno dei pilastri di UNIFIL. Ecco perché le Nazioni Unite non possono accettare di prendere ordini da nessuna delle parti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Lo voglio dire con chiarezza: o c'è UNIFIL o c'è la guerra. Se noi rinunciassimo alla presenza dei soldati delle Nazioni Unite in quella zona del mondo oggi noi rinunceremmo alla possibilità del mondo di risolvere in modo pacifico le controversie internazionali. È in gioco qualcosa di più grande di quello che si gioca su quel terreno: sono in gioco dei principi universali. Noi decidemmo, le Nazioni hanno deciso di affidare a comunità sovranazionali la risoluzione di cose che gli Stati non riuscivano a risolvere. In questo momento parliamo di questo, cioè del ruolo dell'insieme delle Nazioni di intervenire nei territori di crisi avendo un'alternativa alla guerra e alla forza come unica soluzione delle controversie tra gli Stati. È di questo che stiamo parlando.

Per questo noi crediamo che UNIFIL debba rimanere, ma sappiamo che UNIFIL non ha svolto il compito perché non poteva svolgerlo. Non poteva per come sono scritte le regole d'ingaggio, non poteva perché le persone che sono andate lì sono andate pensando di dover svolgere il ruolo che svolgono in un altro ambiente, che non è più quello in cui si svolge, e perché l'altro pilastro, che sono le Forze armate libanesi, è caduto, distrutto dall'inflazione e dal problema economico - sembra una banalità, ma un soldato ormai guadagna un venticinquesimo di quello che guadagnava; è come se un militare italiano continuasse a fare il militare guadagnando 100 euro al mese - e avendo un'alternativa, cioè un'altra forza militare nel Paese con capacità economica di reclutamento molto più alta.

Questo è quello che sta succedendo in Libano, questo è quello che dobbiamo guardare con chiarezza e questa cosa la possono risolvere soltanto due soggetti: UNIFIL e la comunità internazionale, da una parte, la crescita delle forze libanesi dall'altra. E questa è una cosa che l'Italia dice da oltre un anno. Da oltre un anno, noi abbiamo messo insieme Nazioni di tutto il mondo con l'obiettivo di adottare le Forze armate libanesi, che significa garantire risorse economiche, garantire la formazione, garantire gli equipaggiamenti necessari perché esistano, perché, in qualche modo, costituiscano la spina dorsale di un Paese che deve essere ricostruito e consentano a quel Paese di riprendersi una libertà che ha perso. Ci troviamo di fronte a una crisi di un Paese che ha preso 2 milioni di profughi che arrivano dalla Siria, di un Paese che in questo momento è, da una parte, occupato da una forza interna, che è Hezbollah, e, dall'altra, è occupato da una forza esterna, che è Israele. Se non in questi casi, quando serve la comunità internazionale? Se non in questi casi, quando l'ONU può avere…? Se non in questi casi, quando possono unirsi le voci delle Nazioni senza avere diversità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)?

E va fatto ancor di più, in questi casi, dai Paesi che sono, si sono definiti e saranno amici di Israele. Questo è il momento in cui devono intervenire non i Paesi che si sono contrapposti sempre a Israele, ma quelli che gli sono sempre stati amici, che sono quelli che, in questo momento, possono aiutare più di altri a risolvere e ad affrontare questa situazione. Ho perso il filo; a braccio è meglio, però ci sono delle parti che voglio dire.

Passando alle azioni intraprese dalla Difesa, voglio rimarcare che una delle nostre priorità fondamentali, mia, del Governo, ma, consentitemi di dire, del Paese, rimane la sicurezza e tutela dei nostri militari del contingente italiano UNIFIL. Sono in costante contatto con il Capo di stato maggiore della Difesa, con il comandante operativo di vertice interforze, con il comandante italiano in Libano, per monitorare, ora dopo ora, ciò che accade lungo la blue line. A giorni, subito dopo il G7 della Difesa, che, come sapete, si terrà da venerdì a Napoli, in cui dedicheremo un ampio spazio a Medio Oriente e Libano, andrò a Beirut e a Tel Aviv, passando per la Turchia. Inoltre, seguirà presto una conferenza in Italia - quello che dicevo prima -, per il concreto sostegno alle LAF in termini finanziari e addestrativi.

Ieri abbiamo avuto una prima conferenza virtuale - per volontà mia e del mio collega francese Lecornu - con 16 Paesi europei che sostengono UNIFIL, a cui noi contribuiamo con oltre 1.000 militari, come sapete, più una ventina impegnati a Beirut, in una missione bilaterale italiana conosciuta come MIBIL. Il contingente della missione bilaterale recentemente è stato ridotto per motivi di sicurezza, ma ci aspettiamo che possa tornare a operare a pieno regime.

Nel frattempo, abbiamo adottato tutte le misure necessarie per gestire i rapidi cambiamenti di situazione, rafforzando le misure di protezione attive e passive. Inoltre, i piani di evacuazione sono stati aggiornati, testati e pronti ad essere attuati se necessario. Come Difesa siamo pronti a fare la nostra parte e, qualora necessario, in grado di condurre operazioni di estrazione del contingente nazionale dei nostri connazionali in Libano, anche in modo totalmente autonomo. In tal senso, sono già stati preallertati assetti aerei e navali per tale scopo e il loro livello di prontezza è stato recentemente innalzato e adeguato alla situazione sul campo.

Accennavo prima all'impegno italiano a sostegno delle Forze armate libanesi, perché assumano un ruolo maggiore per la sicurezza e la stabilità del confine israelo-libanese. Noi abbiamo sempre cercato di coinvolgere più Nazioni, dagli Stati Uniti e alle Nazioni europee, ma, soprattutto, i Paesi arabi in questo progetto di assistenza. L'impianto iniziale era quello di costituire un fondo internazionale per reclutare, formare, addestrare ed equipaggiare le Forze armate libanesi. Per questo si svolgerà la conferenza dei contributori. L'obiettivo è di collaborare con i vertici della Difesa libanese per identificare programmi, rafforzare le Forze armate, permettere loro di crescere in capacità operativa, credibilità e indipendenza, sottraendole all'influenza di Hezbollah.

Con lo stesso spirito improntato a massimizzare le attività di capacity building, stiamo valutando attualmente l'ipotesi dell'invio di 200 carabinieri per formare le Forze di Polizia palestinesi a Gerico. Questa iniziativa risponde a una richiesta avanzata dal Segretario di Stato USA Blinken, nella considerazione che gli eventi in Palestina siano connessi a quanto accade nell'intera area mediorientale. Tuttavia, l'attuazione di questa cosa è subordinata a una condizione essenziale, che io e il Governo abbiamo voluto porre: la garanzia totale che le parti, tutte le parti coinvolte, accettino la presenza dei nostri militari, tutte le parti coinvolte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) ed è il motivo anche delle visite che farò nei prossimi giorni. Non deve essere un'ennesima cosa decisa dai Paesi occidentali o dai Paesi NATO; deve essere una scelta, anche qui, della comunità internazionale. Questi sono luoghi nei quali dobbiamo muoverci su strade disegnate, costruite e identificate da una comunità internazionale più vasta e ampia possibile.

Sono luoghi in cui - lo ripeto - dobbiamo testare un nuovo modo di rapportarci in modo pragmatico, veloce, al di sopra degli schieramenti classici, per avere un'alternativa alle guerre utilizzando la diplomazia. Per questo, in definitiva, l'obiettivo della nostra azione deve essere quello di stabilire un orizzonte condiviso, delineare un percorso comune, per evitare che possa aumentare quel conflitto che vediamo in Medio Oriente, con ripercussioni ancora più gravi, molto più gravi di ciò che vediamo oggi.

Per questa ragione, dobbiamo anche convincere Israele, un Paese amico, affinché riprenda ad essere un interlocutore con cui si possa dialogare, anche in modo duro, ma con lo spirito costruttivo nell'interesse della pace e della stabilità. Occorre spiegare a Israele che deve riprendere il dialogo con la comunità del mondo e con tutti i Paesi, che muoversi da solo non aiuta neanche Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Solo così noi potremo rendere credibili ed efficaci gli sforzi della comunità internazionale nel Medio Oriente, isolare gli estremismi, contrastare le spinte di disgregazione regionale e sostenere il percorso di normalizzazione nelle relazioni tra i Paesi della regione.

Io, nel concludere l'intervento, voglio dire le stesse cose che ho detto poco fa al Senato. Recentemente sono stato in Kosovo al cambio del comandante: ad un turco è succeduto un italiano. Quella è la più vecchia missione che noi abbiamo in piedi: sono 25 anni, perché i tempi con cui si rimarginano delle ferite, anche quella in Kosovo - che non è profonda come quella che si sta creando in Ucraina e non è profonda come quella che c'è da decenni in Medio Oriente, ferite che si alimentano con la guerra, perché diventano sempre più profonde -, anche in un luogo come il Kosovo, dove per quanto fosse profonda quella ferita era molto meno profonda di quelle di cui sto parlando, anche lì, dopo 25 anni, il percorso sta andando avanti, perché i tempi con cui rimarginiamo queste ferite sono lunghissimi. E questa cosa deve insegnarci come noi dobbiamo affrontare il momento in cui queste ferite si aprono, come dovremmo provare a suturarle prima possibile, come abbiamo la necessità che venga fatto attraverso enti sovranazionali, attraverso la multilateralità, attraverso l'ONU, non attraverso un modo di parte di affrontare queste crisi.

E se non oggi, se non in Medio Oriente, se non oggi in Libano, quando la comunità internazionale è doppiamente scossa per quello che ha visto accadere a Gaza, per i civili che ha visto cadere ovunque e che sta vedendo cadere, per il coinvolgimento stesso di un emblema della comunità internazionale, se non oggi, quando troveremo le condizioni per poter costruire un percorso di questo tipo?

Ripeto: non esiste alternativa alla guerra se non un impegno sovranazionale e multilaterale. Questo è quello che noi ci stiamo impegnando a fare, questo è quello che il Governo si impegna a fare, questo è quello che noi continueremo a fare anche in Libano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Loperfido.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Attualmente rimango in Fratelli d'Italia, grazie Presidente. Grazie, Presidente. Ministro, guardi, parto da dove ha terminato. Provengo dal Friuli-Venezia Giulia, una terra di confine, e so bene quanto tempo ci voglia per lenire le cicatrici che derivano dalla storia, ma possiamo proprio, anche per questo, guardare con ottimismo.

Vede, quando ero ragazzino, essendo proprio in terra di confine, c'erano tante caserme e, quindi, capitava spesso che, tra i miei compagni di calcio e compagni di scuola, ci fosse qualche genitore che era in missione in Libano. Questo accadeva ormai quarant'anni fa, a dimostrazione di quanto tempo e da quanto tempo l'Italia è lì presente con la missione UNIFIL, per cercare di portare a una normalizzazione.

Evidentemente, qualcosa è da rivedere, assolutamente. La missione UNIFIL è lì dal 1978, una delle più longeve missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. Ci sono state diverse ridefinizioni, fino ad arrivare alla risoluzione n. 1701 che, evidentemente, non è rispettata; e anche la presenza dei nostri soldati lì, le nostre divise, sono a rischio proprio per il fatto che c'è qualcosa che deve essere ridefinito. Infatti, altrimenti, l'unica cosa certa è l'insicurezza dei nostri soldati in questo momento.

Ed è proprio per questo, signor Presidente, Ministro, che, se la nostra Presidente Meloni, pur volendolo, non dovesse andare a incontrare i nostri soldati, vorrei che proprio da quest'Aula partisse un messaggio chiaro per sottolineare proprio da questo Parlamento quanto, mai come ora, i nostri soldati lì, della missione UNIFIL, debbano sentire la nostra vicinanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, la nostra vicinanza e auguri di buon lavoro al comandante Stefano Messina e a tutti coloro i quali portano, nelle divise e nel cuore, il tricolore.

È evidente che, dopo tanti anni, ma anche dopo un anno dai tragici fatti del 7 ottobre, c'è qualcosa da rivedere. Israele è attaccato in modo concentrico da parte di Hamas, da parte di Hezbollah, probabilmente con una regia o con un supporto da parte dell'Iran e, in questo momento, l'escalation sta facendo parlare soltanto le armi. La politica in questo momento sta facendo ben poco lì, perché ormai sono soltanto le armi a parlare.

Tutto questo ci è ben chiaro ma, innanzitutto, c'è da dire una cosa: abbiamo ben chiaro che, comunque, l'aggredito è Israele, che gli aggressori sono i terroristi, abbiamo ben chiaro chi è nostro amico, quindi, Israele, e abbiamo ben chiaro chi sono i nemici di Israele, che sono anche i nostri nemici e i nemici dell'Occidente. Quindi, da questo punto di vista, non ci sono infingimenti, non ci sono tentennamenti, non c'è assolutamente da vacillare. L'Occidente riconosce a Israele il fatto di essere stato aggredito, l'Occidente e l'Italia sono a fianco di Israele e lo saranno nella lotta contro il terrorismo, fino all'ultimo giorno.

Tuttavia, devo dire che proprio perché non vacilliamo, proprio perché abbiamo ben chiaro quanto la politica possa fare, non abbiamo soltanto pensato alla parte militare. L'Italia è un Paese che da subito ha finanziato anche delle missioni umanitarie, se pensiamo alla missione Food for Gaza, proprio perché noi siamo anche vicino alla sofferenza dei civili e siamo anche coloro i quali hanno stanziato i finanziamenti per la nave Vulcano, nave militare ospedale a supporto proprio di coloro i quali stanno subendo la guerra, perché lì c'è una guerra.

Bene, allora, dicevamo che, rispetto ad una Nazione amica, come il Presidente Biden all'indomani degli attacchi del 7 ottobre disse ad Israele “non fate il nostro stesso errore che abbiamo fatto dopo l'11 settembre, cercate una via che non sia soltanto una risposta immediata di impeto”, così è anche in quest'Aula. Signor Ministro, intanto la ringrazio per il tempo che ci ha dedicato, nonostante il fatto che lei debba andare a Bruxelles - e cercherò di essere breve -, e veramente grazie per aver rimarcato più volte la fermezza con la quale oggi l'Italia dice ad Israele: “fermati, rispetta il diritto internazionale perché noi siamo tuoi amici, ti stiamo dicendo che così si sbaglia e così ci si allontana dall'obiettivo della pace”.

Ecco allora, quindi, che la politica si rimette in moto. L'altro giorno durante l'intervento della Presidente Meloni qualcuno diceva: “vada in Libano”. Dopo due minuti ha detto: “ho già organizzato il viaggio per andare in Libano per fare in modo che questo Paese sia centrale nel processo di pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)”; un processo di pace che vede il dialogo con la Giordania e il fatto di andare in Libano per dire: l'Italia è al tuo fianco per una ricostituzione del Paese, del Governo libanese; un Governo che ad oggi, a distanza di due anni, non vede il suo Presidente.

Ecco, allora il dover essere affianco del Libano, per una ricostruzione dello Stato libanese, che non può di certo avere Hezbollah come elemento interno a uno Stato che si sta disgregando. Quindi, siamo di fronte a queste complessità e tralascio, per questioni di tempo, la questione legata alle armi, perché se c'è la questione delle armi bisogna dire che è in questo Governo, il Governo Meloni, che ci sono il Ministro Tajani e il Ministro Crosetto, che sono centrali all'interno di un'Unione europea che ha visto finalmente un Commissario alla difesa per riportare la centralità della difesa all'interno dell'Europa, per fare in modo di arrivare al 2 per cento del PIL per quanto riguarda gli investimenti in difesa e per tutelare gli interessi dell'Europa e la centralità del Mediterraneo. Ebbene, di fronte a tutto ciò di certo soltanto questo Governo può affrontare le complessità che ci si pongono di fronte, perché abbiamo un programma, abbiamo ben chiaro chi è l'avversario e abbiamo ben chiaro che dobbiamo essere al fianco di Israele. Nessuno di noi scenderà in piazza a fianco di quelli che inneggiano ad Hamas…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). …e questo perché è un Governo forte di centrodestra, in cui il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Affari esteri e il Ministro della Difesa parlano lo stesso linguaggio. Non credo potremmo essere certi di questo nel caso in cui a governare dovessero essere loro.

Quindi, caro Ministro, anche adesso che va a Bruxelles…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). …portiamo avanti con forza e con fermezza la nostra visione dell'Occidente, che vede l'Europa centrale e soprattutto l'Italia protagonista grazie al Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei rivolgere un grazie al Ministro per le parole di buonsenso che ha espresso in quest'Aula oggi e che fanno un po' di chiarezza di quello che è accaduto. Mi faccia, però, iniziare da che cos'è UNIFIL, perché altrimenti il rischio è a volte di deragliare, come ascolto spesso, e poi arriverò alle parole del Ministro. UNIFIL è una missione di pace, una missione dell'ONU, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, che aveva, nel 2007, un obiettivo che era stabilizzare il Libano, quella regione del Libano. Stabilizzare quella regione e dare forza a che cosa? Alle Forze armate libanesi, al LAF. Ovviamente, dobbiamo anche prendere atto, da questo punto di vista, che c'è una difficoltà, che c'è stata una difficoltà: ha funzionato in un momento in cui c'era la pace; ma, dall'altro, dobbiamo dire che le Forze armate libanesi non sono riuscite a fare ciò che dovevano, a costruire le condizioni che ci dovevano essere, a dare la mano all'ONU per realizzare quella condizione di stabilizzazione e abbattere Hezbollah. Questo è un punto ed è una realtà da questo punto di vista. Quindi, che ci sia una logica, che sia una logica di revisione, da questo punto di vista, di quello che è il mandato è un punto che l'ONU in qualche modo deve guardare.

Tuttavia, sia chiaro: per noi rimangono inaccettabili gli attacchi all'ONU da parte di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Diciamo, senza se e senza ma, che questa è una logica inaccettabile. Ha fatto bene il Ministro a dire che i Caschi blu non prendono ordini né da Israele né da nessun altro ma solo dall'ONU, perché noi siamo lì per garantire la pace e non per fare altro, per garantire la stabilizzazione di quel territorio.

Allora, cosa bisogna fare? Bisogna rinforzare le Forze armate libanesi, da questo punto di vista, e bisogna farlo presto. Diciamo anche che la comunità internazionale, nel suo complesso, ha sottovalutato quello che poteva accadere lì; lo ha sottovalutato perché ha immaginato che per 17 anni potesse non accadere nulla e che c'è un problema e che per noi l'ONU è e resta il faro internazionale per le comunità nel complesso internazionale. Questo va detto con chiarezza da tutti, perché, vedete, nella risoluzione n. 1701 c'è una distonia tra quello che è il mandato e quelle che sono le regole d'ingaggio. Tuttavia, attenzione, perché fino a oggi è riuscita a mantenere comunque la pace, ma oggi c'è bisogno di altro rispetto a quello che noi stiamo vedendo. Per questo noi abbiamo molto apprezzato quelle che sono state le sue parole.

Però, dall'altro, bisogna dire che queste parole si devono ascoltare sempre, in qualsiasi consesso, in qualsiasi teatro di guerra, perché purtroppo molto spesso, invece, vengono eliminate, cambiate, sostituite, tergiversate. Noi tutto ciò non lo possiamo accettare, perché per noi è fondamentale che ci sia, da questo punto di vista, un'azione forte sul piano libanese, ma che allo stesso tempo si denunci quello che in realtà sta succedendo a Gaza, perché anche lì c'è un problema molto grave che va sottolineato e soprattutto - lo dico con sobrietà e con fermezza - c'è bisogno anche di parlare di più di quella che è la cooperazione internazionale. Anche lì, ancora, ci sono cose che mancano nell'informativa del Ministro e io penso che invece vada integrata, da questo punto di vista, la relazione.

Poi mi faccia dire con chiarezza - e lo dico perché sono le due cose che ci tengo che vengano sottolineate e chiudo il mio intervento - che io penso, sui 200 carabinieri a Gerico, che va bene, però che ci siano condizioni di sicurezza, perché Gerico è diversa rispetto al Libano, è già un'altra condizione. Allora, tutto questo lo dico perché, ovviamente, c'è bisogno di realizzare quelle condizioni.

Poi l'ultima cosa, la voglio dire con straordinaria chiarezza: vedete, giustamente il Ministro ha detto che ci sono le condizioni dell'ONU, che bisogna rispettare le condizioni dell'ONU, che è gravissimo l'attacco che viene fatto all'ONU e noi condividiamo tutte queste parole. Ministro, le chiediamo, però, che queste stesse parole lei le dica nel Consiglio dei Ministri, le dica alla Presidente Meloni e le dica al suo collega Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che troppe volte abbiamo visto che, invece, all'ONU - e per noi è grave - si sono astenuti sulle risoluzioni dell'ONU, perché non possiamo, da un lato, rappresentare questa cosa e, dall'altro, astenerci come Governo rispetto a quelli che sono i consessi internazionali. Per noi quella è un'azione grave, per noi quello che conta è l'azione diplomatica che deve essere fatta, perché per fare la pace c'è bisogno di una forte azione diplomatica sul piano europeo e sul piano internazionale. Se ci sarà, da questo punto di vista, noi ci saremo. Non abbiamo la preoccupazione, perché, da questo punto di vista, noi ci siamo, ci siamo stati e ci saremo per la pace nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della Difesa, desidero innanzitutto ringraziarla per la sollecitudine con la quale si è presentato oggi nella nostra Assemblea per aggiornarla sui più recenti sviluppi della situazione in Medio Oriente e, in particolare, nel Libano meridionale. Abbiamo naturalmente ascoltato con grande attenzione ciò che aveva da comunicarci. Quanto è accaduto nei giorni scorsi è stato motivo di turbamento nella nostra opinione pubblica. Come è stato ricordato, il conflitto aperto dall'attacco terroristico di Hamas ad Israele si è ulteriormente allargato. L'Iran ha scagliato 181 missili balistici contro lo Stato ebraico e nessuno sa quando e come il Governo di Gerusalemme replicherà.

Il fatto che in Israele siano stati schierati anche sistemi antimissilistici americani, con il relativo personale addetto, lascia tuttavia pensare a una reazione che ci sarà certamente. Anche in campo terrestre, si è aperto un nuovo fronte perché le Forze armate israeliane sono entrate nel Libano meridionale, nel tentativo di liberarlo dagli Hezbollah che lo usano per lanciare razzi contro il territorio israeliano. Proprio a causa della loro minaccia, il Governo di Gerusalemme ha disposto lo sgombero di decine di migliaia di uomini e donne residenti nelle zone più settentrionali dello Stato ebraico, persone che da tempo chiedono sicurezza e pretendono garanzie per poter ritornare nelle proprie case.

Israele ha inizialmente utilizzato contro Hezbollah il proprio potere aereo missilistico, neutralizzandone il leader Hassan Nasrallah e, successivamente, è iniziata un'offensiva terrestre.

Soldati israeliani hanno attraversato il confine e stanno procedendo all'individuazione dei depositi di armi e dei rifugi in cui si nascondono i miliziani sciiti libanesi.

Signor Ministro, la circostanza che lei sia qui oggi a rendere alla Camera questa informativa si deve ad un aspetto particolare e delicato di questa campagna terrestre delle forze armate israeliane, ovvero quelle che le ha portate a contatto con le basi dell'UNIFIL, la Forza interinale delle Nazioni Unite, schierate in Libano, alla quale partecipiamo con oltre mille soldati anche noi italiani. Il Governo di Gerusalemme ci ha intimato di ritirarci più a Nord, allo scopo di evitare il coinvolgimento passivo dei caschi blu nelle operazioni delle unità militari israeliane.

Due avamposti italiani sono stati, purtroppo, raggiunti e colpiti, riportando lievi danni materiali e il Governo italiano ha scelto di non arretrare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). All'UNIFIL gli israeliani rimproverano il fatto di non aver onorato il proprio mandato che contemplava la smilitarizzazione del Libano meridionale e, soprattutto, la accusano di essere divenuta, suo malgrado, uno scudo per i miliziani sciiti libanesi.

È molto importante recuperare la freddezza perché la nostra alleanza con Israele è un aspetto decisivo della nostra appartenenza al blocco occidentale, che non deve essere mai messa in dubbio.

Com'è altrettanto indubbio che ciò che Hamas ed Hezbollah hanno fatto e fanno costituisce un attacco all'Occidente e al nostro essere occidentali. Nel lontano 2006, all'atto di invio delle nostre truppe nel Libano meridionale, la Lega espresse forti dubbi su ciò che l'UNIFIL avrebbe potuto fare e si astenne. Temiamo di aver avuto delle ragioni perché, per quieto vivere e per mancanza di condivisione degli obiettivi in ambito internazionale, in questi anni l'UNIFIL è stata di fatto ibernata. Se tutto ciò poteva essere tollerato prima del 7 ottobre, dopo quella data è diventato insostenibile.

In conclusione, è innegabile che la situazione sia particolarmente difficile, soprattutto per chi si trova sul campo come i nostri militari, a cui siamo molto vicini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In particolare per questo, signor Ministro, ci tengo a ringraziarla per il suo tempestivo e puntuale intervento, posto in essere già in concomitanza con gli avvenimenti che si sono verificati. Vorrei ricordare, però, ancora una volta che Hezbollah, Hamas e gli Houthi non hanno come obiettivo solo distruggere Israele, ma per loro il nemico è tutto l'Occidente. Quindi, restiamo uniti nella lotta contro i terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Eravamo stati, purtroppo, facili profeti quando, nei mesi scorsi, dicevamo che c'era la possibilità concreta che le forze UNIFIL si sarebbero trovate sotto il fuoco dell'esercito israeliano, conoscendo l'assenza di scrupoli del criminale di guerra Netanyahu e la sua propensione alla sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario. Quindi, non siamo sorpresi, siamo preoccupatissimi ma non sorpresi rispetto a quanto accaduto, che è di una gravità inaudita, una cosa mai successa, senza precedenti. Infatti, è la prima volta che un esercito regolare di uno Stato sovrano e democratico, appartenente all'ONU, attacca delle basi ONU.

Non era mai successo; era successo altre volte che milizie di terroristi o milizie irregolari lo avessero fatto, ma mai uno Stato sovrano e un esercito regolare. Quindi, la gravità è evidente a tutti noi. E, in più, voglio sottolinearlo, Israele è un grande Paese, un Paese autenticamente democratico dove c'è un dibattito vero e un confronto di idee, anche su temi spinosissimi quali la guerra, le soluzioni di pace con i palestinesi, la questione drammatica, purtroppo, in questi mesi degli ostaggi rapiti il 7 ottobre, il destino dei territori occupati. In Israele c'è un vero confronto; nessuno si sogna in Israele di dare all'avversario politico, a chi la pensa diversamente dal Governo, dell'antisemita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come succede, invece, sistematicamente in Italia, dove non si può esprimere una posizione senza essere bollati con questa infamia che noi ovviamente respingiamo. Ripeto, in Israele c'è un dibattito ampio che riguarda anche le occupazioni illegali dei territori in Cisgiordania e che riguarda anche Gerusalemme, che è stata occupata e annessa illegalmente.

Noi non siamo nemmeno sorpresi delle dichiarazioni dell'ambasciatore israeliano all'ONU, Danny Danon. Apro le virgolette, perché voglio citarlo testualmente: “La nostra raccomandazione è che l'UNIFIL si sposti di 5 chilometri a Nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la linea blu rimane instabile a causa dell'aggressione di Hezbollah”, chiuse virgolette. Tra l'altro, per rafforzare questa “raccomandazione”, lo dico tra virgolette, ci sparano addosso, sparano addosso ai nostri militari che sono lì per portare pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la vera situazione che abbiamo di fronte.

In realtà, quello che Netanyahu e il suo Governo stanno facendo è una vera e propria sfida che è stata lanciata all'ONU e, quindi, all'Italia, alla Spagna, all'Irlanda, alla Francia che assicurano la missione UNIFIL in Libano, oltre agli altri Paesi extra Unione europea. Quindi, l'ONU, pur con tutte le sue mancanze e tutti i suoi difetti, rappresenta la volontà di ricercare a tutti i costi la pace in quella zona di mondo, in una terra in cui, purtroppo, c'è la guerra da decenni. In questa sfida, i nostri militari si trovano proprio sotto la bandiera delle Nazioni Unite, quindi dalla parte giusta della storia e della pace.

Noi ci domandiamo se il Governo Meloni avrà il coraggio di far fronte a questa sfida e, per quanto è successo finora, dobbiamo purtroppo constatare che non ha avuto alcun coraggio nel fermare il macellaio Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lei, Ministro, ha parlato di una possibile diversa postura della missione UNIFIL, di un suo rafforzamento, ma davvero ci sembra, innanzitutto, incompatibile con la situazione drammatica in cui versano i nostri militari. Militari che, tra l'altro, in questo momento non hanno approvvigionamenti e si nutrono con le razioni da combattimento, come se fossero in guerra. Militari a cui va tutto il nostro sostegno e tutto il nostro ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché stanno rappresentando l'Italia nella maniera migliore e noi siamo orgogliosi di quello che stanno facendo. Però, sulla sua proposta, voglio entrare nello specifico, è inverosimile ipotizzare un rafforzamento dell'UNIFIL in tempi brevi, cioè prima di uno stop di questa aggressione di Israele alle basi ONU proprio per i tempi dell'ONU, che non sono di certo brevi e immediati.

Ed è, peraltro, anche inutile parlare di un rafforzamento della missione dopo un eventuale stop di Israele perché è del tutto irrealistico.

Noi abbiamo sentito davvero un fiume di parole inutili da parte del Governo Meloni, che, addirittura, mentre il genocidio dei palestinesi è in corso a Gaza, si diceva preoccupato non delle decine di migliaia di donne, bambini e infanti che morivano a Gaza, ma dell'isolamento di Israele. Allora, per uscire da questo fiume di parole inutili fin qui dette dal Governo Meloni, c'è da intraprendere la strada del coraggio. La strada del coraggio è già delineata - noi l'abbiamo detto tante volte - e sono poche ma significative le azioni che questo Governo e l'Italia dovrebbero prendere.

Quindi, sanzioni nei confronti di Israele, il ritiro dei nostri ambasciatori, fatto di concerto con gli altri Paesi europei, e lo stop alla vendita delle armi verso Israele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, contrariamente a quello che dice questo Governo, da un anno a questa parte noi continuiamo a vendere armi a Israele. Lo certifica oggi stesso - è uscito proprio oggi - l'ultimo dato dell'Istat, aggiornato a luglio del 2024, che ci dà un controvalore delle armi che sono state vendute a Israele (da un anno a questa parte, quindi fino a luglio) di 7,8 milioni. Questo è quanto potremmo fare di concreto e - ripeto - non saremmo isolati, perché, per esempio, Macron ha parlato negli ultimi giorni della necessità di fermare la vendita di armi a Israele.

Noi dobbiamo far seguire alle parole i fatti, altrimenti queste parole rimangono inutili e il Governo di Netanyahu, come ha fatto finora, valuterà queste parole per quello che sono, cioè inutili. Occorre invece avere coraggio ed esercitare pressioni vere su quel Governo, per significare che l'Italia, il nostro Paese, l'Europa sono assolutamente indignati e contro rispetto ai crimini che questo Governo Netanyahu sta compiendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Lo sottolineo, il Governo Netanyahu, non il popolo di Israele. Sono due cose distinte e separate, e noi questa distinzione ce l'abbiamo ben chiara in mente.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Concludo, Presidente. Noi, oltre a non vendere armi, dovremmo anche smettere di avere rapporti commerciali su base bellica, e quindi di acquistare armi da Israele. Tra l'altro, con un tempismo che fa cadere le braccia o gelare il sangue nelle vene, a seconda dei punti di vista…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Ho concluso, Presidente. Proprio in questi giorni è arrivato in Commissione difesa un atto del Governo che testimonia la volontà del Governo Meloni di acquistare missili Spike da Israele. Noi diciamo “basta” alla compravendita di armi con Israele, sia nell'acquistarle, sia nel venderle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse, ovviamente, come tutti noi, l'intervento del nostro Ministro della Difesa, in piena sintonia, del resto, con quello che aveva già detto più volte, anche in quest'Aula, con estrema chiarezza. Ho ascoltato anche gli interventi dei miei colleghi, che sono intervenuti - devo dire - con toni più o meno condivisibili, ma comunque sempre in linea con quella che deve essere la posizione del Paese, del Governo italiano. E, quindi, mi sentivo sereno, almeno per quanto riguarda la posizione del Parlamento.

Ho ascoltato, con altrettanto interesse, ma con preoccupazione, l'ultimo intervento, che aveva poco di inno alla pace, ma che aveva qualcosa di diverso, ossia il fatto di prendere delle posizioni che sicuramente aggraverebbero, in maniera straordinaria, la già grande difficoltà di rapporti con Israele e anche con gli altri Paesi che con Israele evidentemente collaborano.

No, non è così che si deve fare, e, signor Ministro, credo che queste idee le abbia molto chiare e che il nostro Governo le abbia, forse, se possibile, ancora più chiare. Un Governo che si è mosso con grande chiarezza, con grande dignità e - se mi consentite - anche con grande virilità, prendendo posizioni importanti per il nostro Paese, senza se e senza ma.

Avevo preparato un intervento diverso, ma preferisco entrare nel merito di quello che ha detto il Ministro. È chiaro: inadeguatezza dell'equipaggiamento e anche della nostra missione UNIFIL. Anche questo ci vuole coraggio a dirlo, ma il nostro Ministro, non oggi - non oggi - ma anche molto spesso negli altri interventi, ce lo ha sempre detto.

Abbiamo anche tentato, come Paese, ovviamente di cercare di rivedere queste regole di ingaggio, che si sono dimostrate - ma non avevamo dubbi, purtroppo, in questo senso - assolutamente inadeguate. Regole di ingaggio che mettono anche a rischio - e questo è un fatto estremamente grave - l'incolumità qualche volta della nostra presenza in Libano. Una presenza sotto le insegne dei Caschi blu, e quindi una presenza che non può essere altro che fattore di pacificazione.

Quando si va sotto le insegne dell'ONU si è sempre - e sottolineo, sempre - portatori di pace. È chiaro che Israele deve capire l'imparzialità di UNIFIL - forse lo capisce, è chiaro, ma dimostra molto spesso di non farlo - che non può, come ha sottolineato il nostro Ministro, prendere ordini da alcuna delle parti, non da Israele ma tanto meno dagli Hezbollah, naturalmente.

Vorrei sottolineare un altro fatto, che ritengo molto importante e credo forse, in questo caso, il più importante tra quelli - tanti - sottolineati dal Ministro. Tra le motivazioni dello scarso risultato della missione UNIFIL, certamente c'è il disfacimento dell'esercito libanese. Le motivazioni le ha dette il Ministro e forse ce ne sono anche altre, tra le quali, oltre naturalmente alla mancanza del volgar denaro per essere pagati, c'è anche chiaramente - e credo che il Ministro questo lo sappia molto bene - il fatto che, da troppo tempo, il Libano è senza un Presidente.

Quindi, siamo senza un interlocutore, per un Paese che ovviamente è un Paese democratico, che ha bisogno quindi di una guida al vertice. Credo che, anche in questo senso, il nostro Governo stia compiendo - e comunque lo invito in questo senso - ogni azione per invitare le parti libanesi a trovare finalmente un accordo sul Presidente della Repubblica, che è assolutamente indispensabile.

Quindi, assistenza alle Forze armate libanesi: questo è un problema che non può essere posticipato neanche di poco tempo e spero che il Governo possa, a brevissima scadenza, prendere provvedimenti importanti. Naturalmente non abbiamo la presunzione di poter lavorare da soli. Noi, il nostro Paese lavora sempre - sempre - soprattutto in questo momento, ma da sempre, con la comunità internazionale.

Per quanto riguarda poi le ultime affermazioni che ho ascoltato, invece, esse mi lasciano alquanto perplesso, poiché il nostro Governo, nel momento in cui ha dovuto farlo, perché questa è la nostra Costituzione, ha smesso - ripeto, lo voglio urlare, perché è stato urlato da parte di qualcheduno - di vendere armi a Israele. Lo ripeto: ha smesso di vendere armi a Israele. Doveva farlo, ma lo ha fatto con grande convinzione, con grande chiarezza e con grande tempismo. Quindi, non raccontiamo delle storie, perché è ingiusto dire cose che non sono assolutamente vere.

Per quanto riguarda poi i nostri rapporti con Israele, a me, a noi e credo alla stragrande maggioranza di coloro i quali sono seduti in quest'Aula dispiace particolarmente il comportamento del Governo israeliano. Più siamo amici di Israele e più, se mi consentite, ci dispiace questo tipo di intervento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

E quindi il nostro Paese condivide con Israele una lunga storia di amicizia, cooperazione e rispetto reciproco. L'Italia ha sempre sostenuto il diritto di Israele a difendersi e a garantire la sicurezza dei propri cittadini, tuttavia i recenti attacchi contro le basi UNIFIL sono inaccettabili - e questo Governo lo ha detto con grande chiarezza -; lo ripeto: inaccettabili e inammissibili. Mi sento di esprimere profonda preoccupazione e condannare con fermezza l'uso della forza, che mette a rischio la sicurezza delle missioni di pace e anche del nostro personale internazionale.

Chiudo, naturalmente, con una doverosa, ma non per questo meno sentita mozione di sentimenti nei confronti delle nostre Forze armate che, anche questa volta, indipendentemente evidentemente dalle regole d'ingaggio, portano alto il nome del nostro Paese, in una realtà estremamente difficile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, innanzitutto voglio ringraziarla per essere venuto il prima possibile in quest'Aula a riferire sugli ultimi eventi che rendono, se è possibile, diciamo, ancor più insopportabile, incredibile, drammatica l'escalation che sta infiammando, ormai da più di un anno, il Medio Oriente. Gli attacchi alle basi dell'UNIFIL, come lei ha prontamente dichiarato, sono un crimine di guerra e anche per questo vorrei ringraziarla, per la chiarezza delle parole che ha utilizzato; è bene farlo, perché le parole hanno un peso, signor Ministro. Ed è per questo che vorrei chiederle perché lei, il Governo della Repubblica, avete tardato così tanto a usare parole così chiare. Quelli contro UNIFIL sono crimini di guerra, come stabilito, in modo molto chiaro, dall'articolo 8, comma 2, capo b), dello Statuto della Corte penale internazionale, ma sono crimini di guerra quelli che per un anno intero si sono riversati sul popolo palestinese a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini), sono crimini di guerra quelli che da molti anni si scaricano sul popolo palestinese in Cisgiordania, con l'occupazione illegale, con gli insediamenti legali, con le deportazioni della popolazione civile.

Vede, glielo ricordo non per un elemento di banale polemica politica, che su questioni come queste dovrebbe, diciamo, finire in fondo alle nostre preoccupazioni; glielo ricordo perché questa questione ha a che fare precisamente con il cuore del suo discorso. Insomma, penso che il Parlamento di questo dovrebbe discutere, altrimenti ci esercitiamo in un'infinita orgia retorica, come quella che continuo ad ascoltare dai colleghi, anche da chi mi ha appena preceduto, quando si insiste sulla nostra amicizia nei confronti di Israele e del suo popolo. Ma perché? Qualcuno me lo spieghi, di chi siamo nemici? Siamo nemici del popolo palestinese? Siamo nemici del popolo iraniano, che, peraltro, combatte per la sua libertà contro il regime repressivo degli ayatollah? Di chi siamo nemici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini)? Noi siamo amici di tutti i popoli, credo, no?

E allora, invece di esercitarci con la retorica, occorrerebbe concentrarci sull'enorme problema che abbiamo e che lei, peraltro, ha indicato: il naufragio definitivo del diritto internazionale, degli organismi sovranazionali, della loro possibilità di intervenire nelle crisi perché quelle crisi non abbiano come unico sbocco quello della violenza, delle armi, della guerra, del sopruso. È questo o no il punto che abbiamo di fronte? E allora, se questo è il punto, io credo che lei sia d'accordo con me, credo di aver capito bene, lo ha detto in chiaro, nel suo intervento. Oggi più che mai, diceva a proposito del Libano, dove se non lì dovrebbe intervenire la forza di un organismo sovranazionale in grado, nel nome del diritto, di far fuoriuscire dall'incubo della guerra?

Se questo è il punto, c'è qualche domanda che dobbiamo però farci anche noi e che riguarda anche il nostro ruolo, la nostra funzione. Certo, nessuno è in grado di risolvere problemi che hanno una portata epocale, globale con il tocco magico di una bacchetta, ma i nostri comportamenti hanno sì, invece, la forza e la possibilità di incidere perché le cose cambino, di intraprendere la giusta strada. E allora vede, signor Ministro, se non abbiamo la forza e la capacità di usare le parole con lo stesso peso in ogni situazione, se non abbiamo la capacità di far seguire alle nostre parole atti che siano in grado di dare sostanza al nostro posizionamento, eh beh, insomma, lì comincia a perdere credibilità la funzione di parole come diritto internazionale, l'autorevolezza dei luoghi sovranazionali. Cominciano a morire lì, nell'ipocrisia, nel doppiopesismo. Quando diciamo crimine di guerra di fronte all'attacco, indegno, contro le basi UNIFIL e non diciamo crimine di guerra di fronte al genocidio del popolo palestinese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini), beh lì la forza del diritto internazionale è travolta dall'ipocrisia e dal doppiopesismo; quando, di fronte alla criminale invasione russa dell'Ucraina, la comunità internazionale emette sanzioni, dispensa il sostegno militare come se non ci fosse un domani - sempre più armi, sempre più distruttive - e, di fronte a quel che accade in Palestina, in Libano, si limita agli appelli e alla moderazione. Insomma, ancora oggi, signor Ministro, io ho ascoltato le sue parole: dobbiamo convincere Israele. Convincere? No, bisogna che qualcuno intervenga perché Israele si fermi; tanto per cominciare qualche atto può essere messo in campo.

Perché non abbiamo emesso sanzioni non contro i singoli coloni criminali - l'abbiamo fatto, meno male, vivaddio - perché non emettiamo sanzioni contro il Governo di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e dei deputati Boldrini e Amato)? Il Governo di Israele, il governo criminale di Benjamin Netanyahu va sanzionato, perché viola sistematicamente il diritto internazionale. Ma insomma, cosa deve accadere ancora? Lei, giustamente, richiama la crisi delle Nazioni Unite. Nel giro di poche settimane, l'ambasciatore israeliano è andato all'ONU, ha preso la Carta delle Nazioni Unite e ha fatto così (il deputato Fratoianni straccia un foglio di carta), l'ha strappata davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite; poi ci è andato Benjamin Netanyahu ed è stata una palude di antisemiti. Ma insomma, io vorrei capire, ma che deve succedere ancora perché intervenga qualche atto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e dei deputati Boldrini, Amato e Carmina)?

Noi abbiamo proposto - diciamo, neanche tutte le opposizioni l'hanno votata - che venga presa in considerazione la sospensione dell'Accordo di associazione UE-Israele, la sospensione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e dei deputati Boldrini, Amato e Carmina), prendiamola in considerazione - l'articolo 2 di quell'Accordo lo prevede -, ma se non siamo noi a far rispettare e a richiamare il rispetto del diritto internazionale, ma come pensate che la nostra amicizia possa avere una qualche utilità, nell'interesse del popolo israeliano? Come pensate che possa essere rivisto il mandato dell'UNIFIL, in questa condizione? L'ONU è umiliata dal doppiopesismo, non suo, Ministro, naturalmente, ma di una comunità internazionale che continua ad affrontare la guerra come strumento ormai ordinario di soluzione dei conflitti, come, appunto, un gioco del posizionamento geopolitico globale. Così non ne usciremo, non ne usciremo, non ne usciremo, a prescindere dal nostro posizionamento su quella crisi o sull'altra, non ne usciremo.

Oggi occorre una grande iniziativa, che ogni Paese può fare per parte sua, naturalmente, ma che deve cominciare a fare. Non mi si dica più “siamo un Paese che ha la sua forza, non potete chiedere a noi di risolvere tutti i problemi”, lo so benissimo, ma intanto si cominci ad andare nella giusta direzione. Serve un'iniziativa globale che restituisca dignità, peso, autorevolezza, credibilità, forza, strumenti alle strutture sovranazionali, una riforma delle Nazioni Unite. Ma perché questo possa avvenire, serve la capacità di porsi di fronte a queste crisi, senza un doppiopesismo, che ormai è non solo insopportabile, ma è parte in causa significativa della perdita di credibilità delle parole, delle istituzioni e degli strumenti di soluzione dei conflitti per via pacifica e diplomatica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e dei deputati Boldrini, Amato e Carmina).

PRESIDENTE. Prima di andare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi dell'Istituto comprensivo Karol Wojtyla, di Palestrina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, le voglio dire che l'attenzione e il rispetto che lei sta mettendo verso questo Parlamento non sono né un fatto scontato, né un fatto di poco valore, perché, in un momento come questo, lei lo ha già fatto davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, esteri e difesa, qualche settimana fa, lo fa oggi e, vede, io sono di ritorno, solo ieri sera, da una missione per conto della delegazione di questo Parlamento della NATO.

È una missione che si è svolta nelle basi NATO e americane alle coste della Grecia, che sono le più prossime a quelle del Golfo. È una missione che restituisce un'intensificazione delle attività di circa 4 volte tanto rispetto al tempo ordinario di qualche mese fa. Io non so se la gravità di quello che sta accadendo - ed è tutta nelle sue parole, nelle sue preoccupazioni e, mi faccia dire, anche nella postura che lei ha tenuto, non solo oggi nella informativa a questo Parlamento - dovrebbe trasferire a tutti noi anche il senso della storia che ci sta attraversando. Io comprendo che la vicenda del Medio Oriente attraversa posizioni, storie, letture legittime e che, ogni tanto, anche nel nostro dibattito tornano in termini comparativi rispetto alla gravità di ciò che accade, ma tutto questo è mandato in soffitta da un'attualità che, anche nelle sue parole, mostra tutto il suo limite.

Le sue parole dicono la franchezza che dobbiamo ad un amico come Israele. E nel racconto dei fatti c'è l'amico Israele che sfonda le basi UNIFIL, dove noi siamo impegnati in missione di pace ed è un'amicizia particolare, quella di chi sfonda una presenza di pace nel nostro Paese; lo dico senza alcun elemento né di polemica né di attacco, perché tra l'altro quella missione, Ministro, viene molto prima di lei, ma ci interroga circa il fatto che questa vicenda, letta ancora con gli occhi del conflitto drammatico che abbiamo alle spalle negli ultimi anni, non ci restituisce, forse, un presente nel quale il tempo è già scaduto.

Io sono molto preoccupato e credo, ad esempio, che non riusciremo più a recuperare questa situazione e provo anche a spiegarle il perché: non ci riusciremo perché, intanto, non siamo all'altezza di ciò che sta accadendo; nelle ultime ore Francia e Germania stanno duettando o duellando - non so qual è il termine corretto - sul continuare o non continuare a dare armi ad Israele.

Considero questa discussione già un primo pezzo della sconfitta della sfida che abbiamo davanti; perché se non comprendiamo che oggi o mai più c'è il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, oggi o mai più si coglie il tempo di una fine del conflitto che li restituisca anche alle famiglie israeliane, che vivono il terrore di ciò che è accaduto il 7 di ottobre; dopo c'è il mai più. Lei, Ministro, dice: o c'è UNIFIL o c'è la guerra. Io temo che ci possa essere una guerra anche nel momento in cui UNIFIL dovesse permanere, anche in un cambio di perimetro. Si è parlato molto delle regole d'ingaggio: che nuove regole di ingaggio diamo? Certo, non possiamo lasciarli senza possibilità di intervento.

Certo, lo dico anche qui senza alcuna polemica, perché c'è una domanda che piomba in quest'Aula silenziosa, ma sono accadute delle cose: la cronaca ci racconta di interventi di Hezbollah a 200 metri dalla base UNIFIL con una discreta evidenza; e, con 10.000 soldati, una missione, importante e storica, non ha colto tutto questo; è evidente che c'è un limite enorme.

Lei ha ragione, Ministro: c'è bisogno un cambio di paradigma rispetto a come sappiamo affrontare ciò, come comunità internazionale, che oggi è la grande assente. Non c'è dubbio che la domanda che mi sono fatto, anche in questi giorni, è: ma esiste ancora il diritto internazionale? Premesso che sgominare il terrorismo è un tema che attraversa chiunque, ma questo manda in soffitta il diritto internazionale, i confini degli Stati, la possibilità di invaderli? Non siamo mai stati di fronte a una situazione di questa gravità, di questa natura e anche con così tanti fronti aperti.

Questo tema del continuiamo o finiamo a dare le armi l'abbiamo già vissuto in Libia, quando abbiamo fatto l'embargo delle armi in Libia e quando la Russia ha cominciato ad armare Haftar e la Turchia ha fatto il resto con i nemici di Haftar. Allora, l'idea che smettiamo di dare le armi e il conflitto si risolve - nella globalizzazione di una produzione di armi che, purtroppo, è oltre noi - non produrrà nulla.

Allora qui non ho la soluzione, ma come si riprende la via della diplomazia, in una situazione come quella che stiamo attraversando, una situazione nella quale Israele ci sta dicendo che non ha alcuna intenzione, al netto dei richiami e degli incontri chiarificatori? Quello che è accaduto è di una gravità assoluta e non credo ci sia intenzione di ripiegare su quella direzione ed è vero che il radicamento contestuale di forze terroristiche ha prodotto una situazione che nessuno oggi è in grado di governare.

Allora, mi rifaccio alle parole con cui lei ha concluso il suo intervento al Senato, Ministro. Non bisogna rassegnarsi all'idea che, di fronte al conflitto, non ci possa essere la via della pace. Solo il conflitto, il prendere parte al conflitto, ragionare sul conflitto e il cedere al conflitto: c'è una soluzione, però serve non solo un cambio di passo della missione UNIFIL, serve un cambio di passo delle grandi potenze, tra le quali spero e mi auguro che sieda ancora l'Italia. Lo dico senza alcuna polemica, oggi c'è un punto di debolezza, dato dalle posizioni che alcune forze di maggioranza hanno sulla questione ucraina e non faccio solo riferimento al vertice tra Biden, Francia, Germania e Gran Bretagna, ma al fatto che, per stare tra le grandi potenze che si preoccupano di preservare la pace, bisogna avere le carte in regola circa una posizione, fatta di atlantismo, di europeismo, sulle quali non si può vacillare. Grazie, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro. Mi scuserete per la voce. Io innanzitutto, signor Ministro, la ringrazio per la completezza e la puntualità della sua informativa. Proprio perché parliamo di informazioni credo sia doveroso, per noi deputati, quando diamo informazioni non essere sempre demagogici e leggeri.

C'è un fatto grave: spesso qui, quando parliamo dei nostri militari impegnati nelle missioni, si fa cenno a loro, immediatamente parte l'applauso di tutto l'Emiciclo; però noi in queste ore stiamo continuando a dare informazioni sbagliate ed errate, dimenticando che quei ragazzi hanno famiglie, mamme e mogli; vorrei rassicurare loro, le famiglie, che non è assolutamente vero che i nostri ragazzi, impegnati in Libano, si stanno nutrendo con le razioni K. È una grande falsità (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia) che dimostra la leggerezza di alcuni colleghi.

Mi dispiace, perché queste sono notizie - soprattutto per chi è, come me, in Commissione difesa - a disposizione di tutti. Tutti sappiamo che cos'è una razione K e che questi ragazzi hanno - quindi vorrei, signor Ministro, tranquillizzare anche le loro famiglie - 30 giorni di viveri e 30 giorni di acqua. Voi sapete benissimo che le razioni K hanno una funzione anche tecnica: in alcuni casi, ad esempio, quando c'è la disinfestazione mensile della mensa, viene utilizzata la razione K. Tuttavia, questo non vuol dire che loro stanno mangiando le razioni K: dire questo vuol dire (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) creare solo falsi allarmismi a danno dei nostri ragazzi.

Devo dire che mi dispiace, perché ho stima dei colleghi, anche dei colleghi dell'opposizione, e speculare sui nostri ragazzi fa male.

Signor Ministro, questo è un frangente delicato, quello che stiamo vivendo in Medio Oriente, in cui la misura, anche nelle parole e nelle definizioni, è fondamentale per evitare ulteriori escalation. È trascorso poco più di un anno da quel sabato 7 ottobre, in cui abbiamo assistito a scene raccapriccianti di terrore: giovani, anziani e bambini uccisi e rapiti; molti di loro non sono mai tornati; erano civili intenti in attività quotidiane nel proprio kibbutz o stavano festeggiando e ascoltando musica. Quell'attacco è stato una barbarie indicibile e non vi può essere dubbio alcuno nel condannarlo e non vi può essere alcuna attenuante o giustificazione per un atto così scellerato da parte di un gruppo terrorista come Hamas.

Oggi, siamo di fronte, invece, a un quadro molto più complicato, in cui è difficile anche distinguere la situazione della Striscia di Gaza dalla situazione del Libano o, per la precisione, di quella fascia di terra fra il confine Nord di Israele e il fiume Litani. Ma, soprattutto, è un quadro in cui si intersecano diversi livelli: dalle stratificazioni della storia che hanno portato alla nascita di Israele alle relazioni bilaterali fra realtà regionali e istituzioni multinazionali e sembra che si possa mettere tutto in discussione. È necessario, dunque, rimettere alcuni paletti, tenere fermi alcuni principi e determinazioni: l'indiscutibile diritto dello Stato di Israele di difendersi, la legittima ambizione dei palestinesi di avere un proprio Stato e il diritto di tutti i civili alla sicurezza e alla pace.

Poi, c'è l'ONU e, in particolare, la risoluzione n. 1701 del 2006, che contiene il mandato alla missione UNIFIL che, lo ricordiamo ancora una volta, prevede il training e il supporto di sicurezza in favore dell'Esercito regionale libanese, allo scopo di consentirne lo schieramento nel Sud del Paese per mantenere tra la Blue Line e il fiume Litani un'area cuscinetto libera da assetti armati, diverso, appunto, da quello libanese e dalle forze ONU. Si tratta dunque - e qui la precisione è d'obbligo - di un'operazione di peacekeeping, di mantenimento della pace ai sensi del Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite e non di un'operazione di peace enforcement, ossia d'imposizione militare della pace che invece, come sappiamo, è ai sensi del Capitolo VII della Carta. Ciò determina le regole d'ingaggio del contingente UNIFIL e anche lo stesso inquadramento.

Una missione di pace delle Nazioni Unite non può essere considerata un attore belligerante o un bersaglio. Tale missione, che, in sostanza, era finalizzata a disarmare Hezbollah e a far rientrare Israele nei propri confini, è stata condivisa da tutte le parti, compresi Libano e Israele, su cui incombe anche l'obbligo di garantire la sicurezza e la protezione del personale ONU. Ogni critica, ogni revisione e adattamento dell'operazione all'evoluzione della situazione avrebbe e deve avere una sua sede precisa, ossia il Consiglio di sicurezza ONU e non certo un'azione sul campo.

Su quanto accaduto ai danni dei Caschi blu, ci atteniamo e condividiamo quanto dichiarato dalla Presidente Meloni, che ha definito l'attacco “inaccettabile”. Ma abbiamo il dovere di ragionare sui passi da compiere d'ora in avanti, innanzitutto all'interno del consesso ONU, che deve richiamarsi alla sua funzione originaria di ricerca e mantenimento della pace.

Signor Ministro, nei lunghi mesi trascorsi in quello che può essere definito l'anno delle due guerre, quella nel cuore dell'Europa e quella, appunto, in Medio Oriente, abbiamo assistito a semplificazioni e a schieramenti, a una banalizzazione ed estremizzazione del dibattito che non aiuta la soluzione, ma alimenta solo sterili polemiche. Una situazione così articolata e complessa richiede invece, da un lato, fermezza e, dall'altro, capacità di analisi, ma soprattutto richiede il coinvolgimento della comunità internazionale. UNIFIL va rispettata, difesa e rafforzata; servono nuove regole d'ingaggio per i Caschi blu e il potenziamento delle forze libanesi sul campo per garantire gli obiettivi di sicurezza originali, condivisi e avallati anche da Israele, e svolgere una funzione di deterrenza rispetto ai nuovi scontri. Condividiamo dunque - sto concludendo - l'appello a Israele a tornare interlocutore con cui dialogare e cooperare all'interno dei consessi internazionali per la pace.

Signor Ministro, lei su questo punto è stato molto chiaro e l'unica alternativa è assistere a un conflitto potenzialmente destinato a essere permanente e a questa idea noi non ci arrenderemo mai (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, anch'io mi unisco alle parole di chi l'ha ringraziata per la presenza pronta e puntuale in quest'Aula. Non siamo abituati a questi comportamenti da parte tutti i Ministri.

Condivido anche tutto quello che ha detto, nel senso che non toglierei una virgola alle parole espresse e non aggiungerei altro, però, noi abbiamo un problema, signor Ministro, un problema di autorevolezza del nostro Paese in ambito internazionale. L'altro giorno, era seduta al suo posto la Premier Meloni e le contestammo, in quell'occasione, il mancato invito al vertice di Ramstein, in cui ci sono i quattro Paesi più importanti, gli Stati Uniti, la Germania, l'Inghilterra e la Francia, e la Premier Meloni ci rispose che non si era più tenuto quel vertice. Ora, venerdì si è riconvocato il vertice a Berlino e l'Italia, nonostante presieda il G7 e, quindi, ci dovrebbe essere un motivo aggiuntivo di invito, non è stata un'altra volta invitata.

Signor Ministro - e tutto quello che sto dicendo c'entra tanto con l'UNIFIL, con l'ONU e con Israele - contestualmente oggi, a Bruxelles, nella sede della rappresentanza ungherese, si riunisce la famiglia dei patrioti. In questa riunione ci saranno Salvini, Orbán, Bardella, Le Pen, cioè tutto un fronte pro Putin. Io mi chiedo: come fanno a invitarci a un vertice sull'Ucraina i quattro Paesi più importanti quando noi abbiamo un Vice Premier che è pro Putin e quando noi abbiamo una Premier che si contende Orbán e tutti coloro che parteciperanno a questo incontro con lo stesso Vice Premier? Io credo, quindi, che ciò che diceva poco fa il collega Fratoianni sulla credibilità, e sul riuscire a far diventare le nostre azioni fatti concreti, sia minato tanto da questi comportamenti e da un posizionamento nostro in ambito internazionale che è oscillante, quantomeno oscillante.

Signor Ministro, insieme a tutti i colleghi, io posso dire soltanto grazie: grazie e grazie a tutti i militari che sono impegnati per conto dell'ONU in Libano e agli oltre mille italiani impegnati nella missione UNIFIL e questo è un elemento importante, perché credo che la loro presenza dia dignità alla presenza internazionale dell'ONU. Bisognerebbe spiegare a Netanyahu, come ha fatto bene lei nel suo intervento, che noi non difendiamo Israele perché lui è bello o è bravo, ma noi difendiamo Israele innanzitutto per il suo spirito democratico, perché rappresenta bene i valori dell'Occidente e, quindi, ci aspettiamo che una democrazia non colpisca e non spari contro le truppe delle Nazioni Unite, che rappresentano un organismo internazionale fondamentale per le società democratiche. Non si spara contro quelle truppe.

Va spiegato a Netanyahu che le democrazie occidentali devono garantire la difesa delle istituzioni e questo è un punto per noi sacro, importantissimo, che prescinde da chi guida pro tempore una istituzione come l'ONU e prescinde anche dall'efficacia delle missioni che in questo momento si stanno mettendo in campo. Così come tra Iran e Israele noi non abbiamo dubbi su chi dobbiamo scegliere, io credo che dobbiamo dire chiaramente a Netanyahu che neanche fra lui e l'ONU abbiamo dubbi su chi scegliere. Noi sosteniamo il diritto di Israele a vivere in pace e non perennemente sotto assedio; lo abbiamo fatto sempre e lo abbiamo fatto ancor di più dopo il 7 ottobre. Lo abbiamo fatto contro l'Iran, contro Hezbollah, contro Hamas, contro gli Houthi, per cui abbiamo le carte in regola per dire a Netanyahu: ma qual è il tuo obiettivo finale? La tua azione è la guerra per la guerra o abbiamo un obiettivo su cui si costruiscono le condizioni per la fine del conflitto? Perché io questo non l'ho compreso e ciò non riguarda lo Stato di Israele, ma riguarda questa leadership israeliana. Se Netanyahu vive anche la presenza dell'ONU come un disturbo, come parte dell'assedio, addirittura, è un grande problema, perché così ci confondiamo.

Israele ha sempre dichiarato che va applicata la risoluzione n. 1701 del 2006, che stabiliva quella linea blu per cui l'ONU è lì presente e che deve portare gli Hezbollah a spostarsi dal confine israeliano oltre il fiume Litani. UNIFIL deve stare lì per quello. È vero quello che ha detto lei, Ministro, lo condivido, che siamo lì da anni ed effettivamente la missione per cui è lì UNIFIL non è stata minimamente centrata. È giusto pretendere che invece questo accada. Mi convincono anche le sue parole, quando dice che bisogna cambiare le regole d'ingaggio, eventualmente potenziare anche la presenza e coinvolgere le forze libanesi.

Sicuramente, però, l'atteggiamento di Israele, che spara addosso e che vive l'ONU come un fastidio, non aiuta. Non aiuta il comportamento di Netanyahu quando dice: “Lasciate fare a noi, ce ne sbarazziamo noi di quelli lì. Voi mettetevi da parte”. Non è accettabile, non è una partita sua. Intanto perché coinvolge vite umane e perché noi siamo coinvolti nella difesa di Israele; inoltre, perché azioni violente di Israele in Libano e un'invasione del Libano possono portare naturalmente a un'ondata umanitaria, come c'è stata in Siria o come c'è stata quando ci sono stati conflitti nell'Europa orientale, che hanno coinvolto i Paesi europei. Pertanto, quella partita lì non è una partita sua e noi ce ne dobbiamo fregare.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Chiudo, Presidente. Israele rischia un drammatico isolamento internazionale se va via la missione UNIFIL, perché credo che, da questo punto di vista, l'idea che loro possano strafare è un'idea che sarebbe deleteria per la forza delle istituzioni internazionali. E chiudo veramente, Presidente. Sono legittime le operazioni mirate nel Libano ed è legittimo che Hezbollah si ritiri oltre il fiume, come è previsto dalla risoluzione; poi, però, dovrà essere l'esercito libanese e dovrà essere UNIFIL a prendere il controllo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Israele dovrà avere come obiettivo riportare i 70.000 sfollati israeliani nel Golan, quello dovrà essere l'obiettivo, non la guerra per la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco ai colleghi nel sentito ringraziamento al Ministro Crosetto per la sua sollecitudine e, inoltre, mi riconosco sostanzialmente nelle sue parole. Ha fotografato la realtà di una missione UNIFIL che è stata inefficace rispetto alle premesse della risoluzione n. 1701. Lei ha evidenziato che, probabilmente, questa inefficacia fosse già insita nelle regole di ingaggio e nella insufficiente dotazione ed equipaggiamento.

Ed è una realtà perché, se UNIFIL doveva avere come missione di interposizione la finalità di demilitarizzare la fascia sud del Libano, dalle truppe di Hezbollah in particolare, e di garantire la sicurezza della popolazione di Israele nel nord del Libano, quello che è accaduto - ovviamente non post hoc, ergo propter hoc, cioè, non a causa della presenza di UNIFIL, ma, probabilmente, dei limiti che lei ha evidenziato - è stato il contrario.

Abbiamo visto, anche nel reportage del Corriere della Sera e del The New York Times, quanto vicino alla linea blu siano arrivate le fortificazioni sotterranee di Hamas, che, non dobbiamo dimenticare, non è una proxy, è una diretta propaggine dell'Iran. L'Iran ha nominato, di fatto, capo di Hezbollah un capo dei pasdaran. È una milizia che ha l'obiettivo di distruggere Israele e dal nord del Libano la popolazione israeliana ha dovuto andarsene. Ho colto quasi un ottimismo nelle sue parole e concordo con lei che la missione UNIFIL possa avere un rilancio.

Inoltre, concordo con lei anche sulla censura necessaria al comportamento e alle parole di Netanyahu. Non possiamo permettere, al di là dell'inadeguatezza della missione fino ad oggi, che l'ONU finisca per essere un bersaglio, l'ONU che vive una difficoltà profonda. E chiudo, Presidente. Si è parlato dell'autorevolezza del Governo italiano e condivido le parole dei colleghi, ma c'è un tema di fondo che riguarda, però, l'inadeguatezza dell'Unione europea. Ci abbiamo impiegato tre giorni per avere uno statement, una dichiarazione, perché c'era l'opposizione di un governo, quello della Repubblica Ceca. Siamo arrivati tardi e male, con una dichiarazione necessariamente cerchiobottista.

È vero quanto si dice sull'Italia, ma, colleghi, o ci muoviamo nella direzione, che chiamo degli “Stati Uniti d'Europa”, di una capacità in politica estera e di difesa unitaria dell'Unione europea oppure saremo condannati all'irrilevanza.

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Bisogna difendere i valori e l'attrattività della società aperta e dello Stato di diritto, per un mondo che cambia e vira nella direzione opposta a quella della guerra, che a noi non piace, ma che è la realtà di oggi. Se non ci muoviamo in questa direzione, l'incapacità nostra, in quanto europei, di avere un minimo di incidenza sarà sempre più clamorosa (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi. Ringraziando il signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), dichiaro così esaurita l'informativa urgente.

Si riprende la discussione delle mozioni.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione delle mozioni Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione) e Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341, concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto, voglio ringraziare il Sottosegretario Durigon. Adesso vedo che c'è la Sottosegretaria, la ringrazio. Certo, ci sarebbe piaciuto - non posso nasconderlo - la presenza, per la discussione di queste mozioni, anche della Ministra per le Pari opportunità, perché su queste discussioni noi crediamo fortemente che si debba lavorare insieme e ci aspettiamo un'attenzione alle Aule parlamentari più forte da parte di chi ha un Dicastero per le Pari opportunità.

Lo dico anche perché è già stato ricordato stamane: la mozione delle opposizioni riunite è stata totalmente stravolta, al punto tale che - e su questo mi perdonerete, ma noi siamo legislatori, siamo parlamentari della Repubblica, non influencer che devono fare dei video da postare sui social - mi corre l'obbligo di fare chiarezza su alcuni aspetti che sono determinanti, perché le parole sono importanti e le leggi che noi abbiamo approvato dobbiamo, innanzitutto, conoscerle e farle rispettare.

Credo che questo sia un senso profondo, e allora non posso non ricordare a me stessa e a questo Parlamento quanto accaduto in altre fasi storiche. Penso, per l'appunto, alla scorsa legislatura: il 13 ottobre 2021, in quest'Aula, all'unanimità, colleghi e colleghe, veniva approvata una legge sulle discriminazioni dirette e indirette sui luoghi di lavoro per le donne, che rivedeva il codice delle pari opportunità e introduceva alcuni limiti stringenti proprio per favorire alcuni scatti di avanzamento di carriera, nonché per verificare e monitorare qual era la situazione.

Avevamo inserito molte risorse, 52 milioni di euro. Lo voglio ricordare perché anche Fratelli d'Italia votò a favore di quella misura, e oggi, in un impegno della mozione, noi chiediamo una cosa che è prevista per legge: non che l'8 marzo o il 25 novembre la Consigliera di parità venga a riferire in Aula su qual è la situazione del gender gap e non solo, sull'attuazione della legge n. 162 del 2021, ma che ci sia un momento di condivisione, nelle Aule parlamentari, fuori dalla retorica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Eppure, noi abbiamo chiesto che venisse applicata la norma, abbiamo solo chiesto che venisse data in quest'Aula quell'informazione. Il Governo, invece, ha addirittura detto: “Ma sì, vi faremo sapere”. È l'impegno 11), Sottosegretaria. Ma come “vi faremo sapere”? Sono passati 2 anni e c'è una norma da attuare di cui ad oggi, dopo che avevamo messo, addirittura, 2 milioni di euro nella legge di bilancio del 2020, non si sa niente. Noi avevamo messo 2 milioni di euro per una piattaforma che doveva, in modo trasparente, rendicontare; eppure, di quella piattaforma, ad oggi, non si sa niente.

Questo non è fare un servizio vero alle donne, ai lavoratori e alle lavoratrici di questo Paese. Noi su questo continueremo a interrogare il Governo, perché vogliamo delle risposte in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E le vogliamo, perché? Perché un Paese che non riconosce il ruolo della donna nella società, nell'economia e nelle istituzioni, non solo perpetua un'ingiustificabile discriminazione, ma rinuncia anche a uno sviluppo equilibrato e inclusivo. Parliamo di una perdita di PIL più o meno stimata sui 7 punti percentuali all'anno. Non lo dice l'opposizione, lo dice la Banca d'Italia.

In un Paese che non riesce a crescere dello zero virgola, possiamo davvero permetterci di sprecare un tale potenziale? I dati che abbiamo di fronte sono allarmanti, vorrei dire vergognosi, per un Paese che si considera avanzato. Il tasso di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi dell'Unione europea: 14 per cento rispetto alla media UE (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Chiedo scusa, Presidente, però, già non c'è il Governo, cioè non c'è la Ministra, almeno che ci sia attenzione…

PRESIDENTE. Colleghi, attenzione, per favore, sentiamo la collega Gribaudo.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Io non ricomincio.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Dicevo, nonostante un lieve incremento registrato nel 2024 - vorrei ricordarlo a chi usa toni trionfalistici - il divario occupazionale tra uomini e donne rimane di 18 punti percentuali. La situazione diventa ancora più drammatica quando guardiamo alle condizioni delle madri lavoratrici: una su cinque, colleghi, si dimette dopo la nascita del primo figlio.

La maternità - che a parole è tanto celebrata da questo Governo, che è arrivato a istituire addirittura un Dicastero della natalità - diventa un ostacolo vero e proprio, dobbiamo dircelo, alla carriera e anche all'indipendenza economica delle donne in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avere un figlio in questo Paese, purtroppo, limita nei fatti la carriera nel mondo del lavoro delle donne. E, di nuovo, non lo dice l'opposizione, abbiamo numerosissimi studi su questo, non ultimi anche quelli dell'INPS, che ci ricordano che addirittura quel gap non si colmerà mai, anzi aumenterà: aumenta per le lavoratrici dipendenti e aumenta per le lavoratrici autonome, fino ad arrivare anche al 53 per cento nel lungo periodo.

Dico questo perché serve una vera parità, non solo sulla carta, perché, come ci ricordano e ci hanno ricordato le nostre madri costituenti, dovremmo tenere a mente il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, lì dove, per l'appunto, dobbiamo rimuovere gli ostacoli che, di fatto, limitano l'uguaglianza tra uomini e donne. Quel “di fatto” l'hanno voluto le madri costituenti, perché sapevano che quel “di fatto” vuol dire concretamente, materialmente. Ed ecco perché noi dobbiamo invertire le politiche economiche, per sostenere non solo la natalità, ma anche l'occupazione femminile, perché sostenere l'occupazione femminile vuol dire sostenere la crescita del Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E invece, su questo, mi spiace, ma non c'è niente. Anche perché il lavoro di cura in questo Paese - e lo dico perché vorrei che su questo ci fosse veramente un ragionamento bipartisan, colleghi e colleghe, proprio con lo spirito con cui approvammo la legge nel 2021 - dovremmo iniziare a pensarlo e a ripensarlo, e a dare più valore anche economico. Invece, questo è un elemento che manca totalmente nel dibattito delle Aule parlamentari e all'attenzione del Governo.

E poi c'è il tema dei congedi. Anche qui, mi scuserete, ma mi tocca fare un po' di chiarezza rispetto ai toni trionfalistici che ho sentito proprio in questa discussione. Parliamo del congedo parentale, che oggi scopriamo che forse verrà riconosciuto e retribuito all'80 per cento. Io vorrei essere chiara, perché, a differenza vostra, noi su questi temi siamo molto concreti. È un passo avanti? Ma sì, diciamo pure che è qualcosa in più, ci mancherebbe. Però, siamo realisti: serve all'obiettivo di redistribuire il carico di cura familiare che è sulle donne, se questo congedo non viene preso? Lo dico perché, purtroppo, la maggior parte degli uomini non prendono il congedo. E, allora, aumentare all'80 per cento non cambierà la situazione concreta, se, dall'altro lato, tu non inserisci e, anzi, nel frattempo, dal PNRR togli gli obiettivi degli asili nido, che erano previsti e che, invece, voi - voi! - avete deciso di eliminare dal PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Se volete fare una cosa davvero importante, bisogna lavorare per costruire dei congedi che siano obbligatori, universali e retribuiti al 100 per cento, altrimenti così, mi dispiace, è un passo in più, ma non servirà e non cambierà la situazione culturale ed economica di questo Paese.

E torno al tema fondamentale: se non ci sono le infrastrutture sociali, non possiamo pensare di avanzare, perché il tema ormai è evidente a tutti. Non ci sono i posti negli asili nido, manca un welfare diffuso in questo Paese e le scelte che ha fatto questo Governo, nonostante i toni trionfalistici che ho sentito in quest'Aula, non vanno nella direzione né di sostenere la concreta natalità, né di sostenere l'occupazione femminile, che, come noto, è più presente proprio in queste professioni del lavoro di cura, come dicevo.

E allora, fatemelo dire: non servono mancette, non serve allungare del 20 per cento in più; quello che serve è proprio inserire strutturalmente degli strumenti che siano a disposizione delle donne. Serve inserire il salario minimo legale in questo Paese per abbattere il gender pay gap (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché sono le donne e i giovani che hanno i lavori più precari e più poveri. Se noi introducessimo quella soglia di 9 euro all'ora, non solo non avremmo sfruttamento del lavoro, ma per fortuna riusciremmo anche a superare il gender pay gap. E, invece, anche su questo non abbiamo risposte. Perché? Perché questo Governo dimostra, ogni volta, di essere ideologico.

Del resto, non possiamo stupirci, perché siamo un Paese in cui la Presidente del Consiglio si fa chiamare “il Presidente del Consiglio”. E questa è la dimostrazione, di nuovo, che le parole contano e che voi scegliete di essere subalterni a una cultura, che, purtroppo, è ancora profondamente maschilista. Ve lo dico: noi, nonostante questo, continueremo a sforzarci in queste Aule parlamentari e ogni passo in avanti lo accogliamo con favore. Ma attenzione, perché state illudendo le persone che voi lavorate a favore della natalità e della redistribuzione del carico di cura familiare: non è così! Continueremo noi a fare la battaglia affinché la genitorialità sia davvero condivisa, retribuita e universale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Polo. Ne ha facoltà.

BARBARA POLO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi ci troviamo di fronte a una questione che riguarda profondamente la giustizia sociale e il futuro del nostro Paese: la parità di genere nel mondo del lavoro. Questa mozione, presentata dal mio collega Rizzetto, che ringrazio, non è solo un atto formale, ma una richiesta di attuazione e impegno concreto su un tema che ci tocca tutti, nessuno escluso.

Oggi sono qui come deputata di Fratelli d'Italia, ma anche come donna, lavoratrice e mamma, e come tale non posso che sentire profondamente l'importanza di questo dibattito. Il fatto stesso che oggi, in Italia, ci sia la prima donna della storia Presidente del Consiglio, che vi piaccia o meno, è un segnale potente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È la dimostrazione che le donne, con impegno e determinazione, possono raggiungere le vette più alte, ma è anche il simbolo di quanto ancora ci sia da fare per garantire a tutte le donne le stesse opportunità, e noi lo sappiamo benissimo.

La nostra Presidente ha spesso ribadito che il suo percorso personale non dev'essere l'eccezione, ma una strada aperta per tutte. Ecco perché, sin dall'inizio del nostro mandato, il Governo ha messo in campo azioni concrete per sostenere e potenziare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Il Governo Meloni ha adottato misure coraggiose e innovative, consapevole che la parità di genere non è solo una questione di diritti, ma è anche una questione di crescita economica, sviluppo sociale ed evoluzione culturale. Tra queste misure vorrei ricordare la decontribuzione per le mamme lavoratrici.

Con questa mozione prevediamo anche iniziative normative volte a ridurre il divario pensionistico, soprattutto incentivando l'adesione delle donne a forme di previdenza complementare: uno strumento fondamentale per incentivare le donne a rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità.

Abbiamo introdotto sgravi fiscali per le aziende che assumono donne vittime di violenza e rafforzato la certificazione della parità di genere nelle imprese: un passo concreto per promuovere la trasparenza e l'equa retributività.

Non è un caso che, grazie a queste politiche, l'occupazione femminile - vorrei ricordare i dati positivi - abbia registrato una crescita del 16 per cento rispetto al 2019 e un ulteriore balzo del 24 per cento solo nell'ultimo anno. Mi piace pensare positivo.

Certo, il lavoro è ancora lungo e prima che si raggiungano i livelli adeguati di pari opportunità nel mondo del lavoro ci sarà tanto da lavorare. Però, colleghi, questi numeri non sono solo statistiche, sono storie di vita vera, di donne che, grazie a queste politiche, possono finalmente trovare un posto nel mondo del lavoro, contribuendo alla crescita del Paese e costruendo il proprio futuro. Siamo tutti d'accordo che questo non sia un punto di arrivo, ma l'inizio di un percorso lungo e tortuoso e, forse, a lungo sottovalutato e non risolto, ma non possiamo fermarci qui. La parità di genere è un obiettivo complesso, che richiede uno sforzo collettivo e costante.

Non è solo una mera questione populista, come precedentemente fatto e sfruttato dalle opposizioni di oggi, le quali, proprio su questa mozione, a fronte della volontà da noi dimostrata di collaborare alla redazione del testo della stessa, hanno fatto muro, fossilizzandosi e sedimentandosi nel loro immobilismo politico, fatto di massime dette da altri e di apparenza di voler fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dimostrando solamente la mancanza di lungimiranza e della millantata opposizione costruttiva. Hanno pensato, in passato, a provvedimenti - glielo riconosciamo - in merito alla questione, durante i loro mandati, peccato che li abbiano scritti solo nel libro dei sogni. Noi li abbiamo scritti in agenda e realizzati in meno di due anni, almeno l'inizio del percorso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Rispetto alla ricerca delle convergenze, signor Presidente, per suo tramite, vorrei fare alcune puntualizzazioni in quanto, personalmente, mi sono occupata di cercare di trovare, insieme al collega Rizzetto, soluzioni per presentare oggi, in quest'Aula, una mozione unica, che non è stato possibile presentare non tanto per la nostra non volontà, quanto per la scarsa partecipazione dell'opposizione. Ringrazio la collega Ghirra, invece, che ha partecipato, anche con il suo dissenso politico legittimo, a questa produzione di una nuova mozione, ma vorrei fare alcune precisazioni sulle altre colleghe che, stamattina, prima delle dichiarazioni di voto, ci hanno attaccato, anzi, hanno attaccato il Sottosegretario Durigon, addirittura, per aver offeso le prerogative dell'opposizione (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, ascoltiamo.

BARBARA POLO (FDI). Partendo dall'onorevole Boschi, per suo tramite, signor Presidente, l'onorevole Boschi ci precisa, anzi, ci spiega la nostra posizione circa i ruoli delle donne all'interno della politica, piuttosto che del mondo del lavoro, a livelli apicali. Noi, signor Presidente, ci teniamo a ribadire che per noi le quote, le famose “quote rosa”, sono uno strumento che può garantire la partecipazione delle donne, ma, alle “quote panda di estinzione”, preferiamo le quote di merito, di competenza e di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti). Non ci accontentiamo di essere lì, perché siamo donne, a ricoprire un numero percentuale. Noi vogliamo contare perché sappiamo, perché vogliamo e perché possiamo fare.

Sempre l'onorevole Boschi cita il Jobs Act, come se fosse la soluzione a tutti i mali. Mi spieghi l'onorevole Boschi per quale motivo, dopo l'applicazione del Jobs Act - scuserete la pronuncia per l'emozione -, con il provvedimento dei licenziamenti collettivi, sono licenziate migliaia di donne. Ancora aspettiamo la percentuale e l'esito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il Governo Meloni, ci accusano, non crede nelle donne. So che è difficile accettare che la prima donna italiana Presidente del Consiglio sia di destra, però voi avete ribadito per anni l'importanza delle donne nei ruoli apicali, noi ci siamo riusciti e voi no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sempre l'onorevole Boschi - per suo tramite, Presidente - dice che il Governo non sta rispettando l'agenda. Noi, intanto, l'agenda, l'abbiamo aperta, perché fino a ieri era chiusa.

L'onorevole Bonetti - per suo tramite -, stamattina era molto accalorata contro il Sottosegretario e contro la posizione del Governo circa la non convergenza su questa mozione. Io, ieri sera, ho lavorato tutta la sera con alcuni colleghi sull'unione di queste due mozioni: l'onorevole Bonetti non pervenuta. Abbiamo dovuto consegnare la nostra copia di conciliazione - così la vogliamo chiamare - al gentilissimo onorevole Rosato, suo collega, che ci avrà fatto da tramite, ma noi ancora non conosciamo l'esito di questa valutazione. L'onorevole Sportiello, dei 5 Stelle, stamattina ci spiega che i livelli occupazionali sono disastrosi, addirittura una strada senza ritorno (Commenti). Noi continuiamo a vedere in quello che stiamo facendo…

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Polo. Colleghi, un po' di silenzio, per cortesia, altrimenti non si riesce a comprendere. Prego.

BARBARA POLO (FDI). Noi continuiamo a vedere in quello che stiamo facendo non lo scenario apocalittico che è stato dipinto stamattina, ma alcune percentuali in crescita. Quello che ci domandiamo è dove eravate voi quando queste percentuali erano così apocalittiche, perché nulla è stato fatto fino a adesso. Addirittura, ci fanno l'appunto sugli asili nido previsti nel famoso PNRR. Segnalo a chi non fa l'amministratore locale che le tempistiche di attuazione di tali progetti sono assolutamente all'interno dei limiti e dei tempi. Se, poi, voi pensavate di scrivere una partita in bilancio e di risolvere il problema, vi segnalo che ci vuole qualche anno, perché questo problema, in questo senso, si possa risolvere.

Per ciò che riguarda, invece, le percentuali sulle quali ci avete criticato per non aver portato al 100 per cento il congedo parentale per padre e madre, vorrei dire che noi, intanto, abbiamo portato all'80 per cento quello che ci era consentito anche dalla spesa pubblica, voi vi siete fermati un bel po' prima.

Onorevole Gribaudo - che, comunque, ringrazio perché il suo intervento è stato abbastanza conciliante e mi riconoscerà che abbiamo cercato di trovare alcune soluzioni -, su alcune date che lei ha citato mi trova meno d'accordo. Infatti, lei mi dice che dal 2020 la piattaforma non funziona, ma anche a lei segnalo che siamo nel 2024 e noi siamo entrati nel 2022: chi doveva controllare la piattaforma dal 2020 al 2022 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste di deputati di gruppi di opposizione)?

Per tutto ciò che, invece, comporta ciò che c'è da fare da adesso in poi, credo che le convergenze si troveranno nel corso del tempo, quando riuscirete a fare pace con il fatto che questo Governo sta cercando di risolvere i problemi e non di crearne altri.

Siamo consapevoli che, ancora oggi, molte donne si trovano costrette a scegliere tra carriera e famiglia, tra realizzazione personale e responsabilità domestiche. Perché è difficile conciliare i ruoli, signori, ma non è impossibile e noi ne siamo anche la dimostrazione. Personalmente, Presidente, onorevoli colleghi, come donna e come mamma, non voglio scegliere tra nessun ruolo, voglio dare la possibilità a tutti di poter scegliere e non di dover scegliere. Ecco perché dobbiamo continuare, come il nostro Governo sta facendo, a investire nella flessibilità lavorativa, nel lavoro agile, nella creazione di servizi per l'infanzia e per la cura degli anziani, in modo che le donne non siano costrette ad accettare passivamente qualcosa in base ad esigenze obbligate, ma abbiano la libertà e gli strumenti affinché possano scegliere entrambe le strade. Perché, signori, diciamolo: la donna continua ad essere il perno della famiglia e della società, sia che scelga di lavorare, sia che scelga di rimanere a casa.

PRESIDENTE. Concluda.

BARBARA POLO (FDI). Concludo, Presidente. Riteniamo che un passaggio fondamentale debba essere fatto sull'educazione, perché la battaglia inizia sicuramente con un principio, che penso tutti condividiamo, che è l'evoluzione culturale rispetto al ruolo della donna. L'educazione per noi inizia a casa e, poi, nelle scuole, dove applicare politiche di sensibilizzazione rispetto al ruolo paritario all'interno del mondo del lavoro è, certamente, per noi cosa buona e giusta. Anche su questo fronte il Governo Meloni…

PRESIDENTE. Deve concludere.

BARBARA POLO (FDI). Rubo un minuto, è stato rubato anche dall'opposizione. Anche su questo fronte, il Governo Meloni ha mostrato determinazione e fermezza e con il reddito di libertà abbiamo offerto un sostegno concreto alle vittime di violenza, affinché possano ricostruire la propria vita lontano da situazioni di abuso.

Visto che devo chiudere, signor Presidente (Proteste dai banchi di deputati di gruppi dell'opposizione), concludo dicendo che la forza delle donne è la forza dell'Italia. Come ha detto la prima Presidente del Consiglio donna, è su questa forza che dobbiamo costruire il nostro futuro, un futuro in cui le pari opportunità non siano solo un diritto garantito sulla Carta, ma una realtà vissuta da ogni donna, ogni giorno. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questa mozione, con la certezza che rappresenti un passo in avanti verso una società più equa, più forte, più inclusiva e più donna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori

Avverto che i presentatori della mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti…

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Sì, Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e, guardi, in maniera veramente pacata e rispettosa della collega che è intervenuta, del suo intervento e dei lavori che sono stati svolti. Però, in qualche anno di esperienza qui, diciamo che c'è un'innovazione oggi: non è che uno può fare l'appello dei colleghi buoni e cattivi (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) e di chi ha interloquito sulla mozione. Questo non si è mai visto! Se c'è un compito in maggioranza, uno viene, chiede di interloquire con l'opposizione e lo fa. Da parte nostra - e lo dico da parte del mio gruppo, ma lo dico anche, senza paura di essere smentito, da parte degli altri gruppi di opposizione - c'è disponibilità a trovare una convergenza sui testi. Se poi questa convergenza non si trova non c'è nulla di drammatico - nulla di drammatico -, ma non è che si fa l'accusa di chi c'era e di chi non c'era in Aula, perché è un modo di fare che veramente lede il rapporto tra maggioranza e opposizione, di serietà nell'interlocuzione.

Quindi, io credo che su questo noi dobbiamo tornare a quel punto di equilibrio e di rispetto reciproco che io metto anche nei confronti della brava collega di Fratelli d'Italia che è intervenuta, ma non è che si può utilizzare un atteggiamento di questo tipo perché non è un atteggiamento rispettoso del ruolo delle opposizioni, perché, comunque, siamo qui a cercare di migliorare l'azione del Paese dal nostro punto di vista, senza la pretesa di avere ragione sempre, ma con la pretesa di essere qui e di voler essere rispettati per quello che facciamo (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, solo pochissime parole. Anch'io ho trovato disdicevole e veramente ho sentito anche un disagio nel modo in cui ci si è rivolti oggi, da parte della collega della maggioranza, ad alcune colleghe che, a suo dire, non si sono rese reperibili a una chiamata.

In primo luogo non si giudicano le necessità di una persona di essere reperibile o no; poi è legittimo anche non convergere, perché le opposizioni possono avere la legittimità di non convergere su un testo se ritengono che non ci siano i presupposti. Dunque, fare la valutazione di come si sono comportate le colleghe, nominandole una per una, mi è sembrato, anche per il tema che stiamo affrontando e che stiamo trattando oggi, sgradevole e fuori luogo. Spero che non si ripeta più (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che i presentatori della mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.

Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione, nel senso di votare: dapprima, distintamente, i capoversi dal 1° al 15° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 16° e 17° del dispositivo; quindi, distintamente i capoversi 18°, 19° e 21° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 20° e 22° del dispositivo; in fine, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 1° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 2° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 3° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 4° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 5° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 6° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 7° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente all'8° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 9° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 10° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente all'11° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 12° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 13° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 14° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 (Nuova formulazione), limitatamente al 15° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 16° e 17° del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 21° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 20° e 22° del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa.

Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Secondo le intese intercorse fra gruppi, essendo giunti in prossimità delle ore 13, il seguito della discussione della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano è rinviato alla prossima settimana.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 400?, 1080, 1202 e 1286.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la VIII Commissione (Ambiente) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

SIMIANI: "Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello" (400);

BATTISTONI ed altri: "Istituzione dell'Autorità per le lagune e le zone umide e disposizioni per la salvaguardia della laguna di Orbetello" (1080);

FABRIZIO ROSSI ed altri: "Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello" (1202);

ILARIA FONTANA ed altri: "Istituzione del Consorzio per la salvaguardia, la gestione e la valorizzazione delle risorse ambientali della laguna di Orbetello" (1286).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Gilda Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Presidente, io intervengo in quest'Aula perché sono passati 17 giorni da quando ho chiesto al Governo di sapere che fine avesse fatto la relazione che, per legge, va presentata ogni anno sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 in Italia, perché al momento l'unica che abbiamo risale al 2023 e riguarda i dati del 2021. Allora, poiché almeno vorremmo avere accesso ai dati - sebbene anche sui dati ci sarebbe molto da dire, visto e considerato che sono dati aggregati, che non ci permettono di conoscere fino in fondo qual è la realtà, qual è il tasso di obiezione di coscienza per struttura, nei comuni, e quali sono le difficoltà che si incontrano - quantomeno vi chiediamo di rispettare la legge.

La legge n. 194 del 1978 prescrive che ogni anno, entro gennaio, le regioni devono inviare tutti i dati che sono richiesti dal Ministero al Ministero stesso, affinché presenti la relazione. Siamo a fine ottobre, questa relazione per quest'anno ancora non c'è.

Allora, io direi: la relazione manca, la risposta all'interrogazione non ce la volete dare, fateci capire dove sono finiti questi dati, perché noi li vogliamo e pretendiamo, perché abbiamo il diritto di leggere questa relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, tramite la sua persona, vorrei che fosse informato il Ministro competente su una vicenda assurda che oggi sta sulla prima pagina de Il Mattino. Un artista fu ferito in un agguato di camorra, nel senso che fu colpito perché si trovò nei Quartieri Spagnoli, in mezzo a una sparatoria. Ebbene, è stato deciso dal Viminale, dal punto di vista burocratico, che non avrà alcun risarcimento, perché non è considerato vittima innocente della furia camorristica, perché i killer entrati in azione hanno sì agito con metodo mafioso, ma non lo hanno fatto per agevolare un clan in particolare (sto leggendo testuale). Il signor Enrico De Maio, che oggi è oggetto di questo articolo interessantissimo di Leandro Del Gaudio su Il Mattino, purtroppo deve vivere con problemi fisici insuperabili, legati allo stomaco. Lui fu colpito pesantemente e l'hanno salvato per un pelo, ma, per questa assurda vicenda burocratica, non è considerato vittima di camorra.

Io credo che il Ministro competente, tramite la sua persona, debba intervenire su una vicenda che non fa onore alle istituzioni e ci fa capire, ancora una volta, come certe volte la burocrazia sia la migliore alleata della criminalità.

PRESIDENTE. Senz'altro interesseremo il Governo, per il tramite del Presidente. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Nel nostro Paese succede che a un cittadino di nazionalità algerina, Seif, incensurato e residente da oltre dieci anni, è stato revocato il permesso di soggiorno per protezione internazionale, è stato licenziato dal suo ruolo di educatore in un liceo di Roma, è stato sottoposto a perquisizione domiciliare e trattenimento presso il CPR di Ponte Galeria, per cui è uscito solo grazie a una grande mobilitazione generale: tutto questo per aver espresso un'opinione critica, all'interno di una chat privata, verso la politica criminale e contro l'umanità di Netanyahu, in particolare per l'uccisione di oltre 17.000 bambini, che non hanno alcuna colpa.

Tutto questo è inaccettabile. Oggi si è tenuta a Milano l'udienza in merito alla revoca del suo permesso e, qualora l'udienza andasse male, rischia l'espulsione, ma, soprattutto, l'incolumità della sua persona, se costretto a ritornare nel Paese di origine. Ripeto: questo non è accettabile, perché il dissenso politico non è motivo di espulsione, non è motivo di ricatto o di revoca dello status di rifugiato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Seif è incensurato, privo di carichi pendenti e ha il diritto di esprimere la propria opinione, come ogni cittadino e cittadina, nel rispetto della nostra Costituzione italiana. Purtroppo, stiamo assistendo alla diffusione di un clima aberrante di censura, di repressione del dissenso, in particolare verso chi esprime solidarietà alla causa palestinese.

Da ultimo, a Desio, un apicoltore è stato multato per aver esposto semplicemente uno striscione con la scritta: stop ai bombardamenti a Gaza, stop al genocidio. Ma la censura continua, perché non è limitata a questo.

Stiamo assistendo alla revoca di permessi di soggiorno, soprattutto nei confronti di cittadini palestinesi - questo non viene detto neanche dalla stampa italiana - verso manifestazioni non autorizzate, manganellate e cariche contro studenti e studentesse che scendono pacificamente in piazza per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e lo stop al genocidio.

Voglio ricordare in quest'Aula istituzionale che, in una democrazia matura, la repressione del dissenso e della libera espressione non può avere spazio. E se il Governo non si esprime su quanto sta accadendo significa che ne è complice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Silenziare, silenziare le voci di chi condanna i crimini di guerra e contro l'umanità che sta commettendo Netanyahu non vi farà passare dalla parte giusta. Ciò che sta accadendo a Gaza, in Cisgiordania e in Libano è sotto gli occhi di tutti e di tutte. E continueremo a far valere e a far sentire la nostra voce dentro e fuori le istituzioni, anche se non vi piace!

Lo ripeto, ancora una volta, in quest'Aula: cessate il fuoco, stop ai bombardamenti su Gaza, in Libano; stop all'invio di armi, stop agli insediamenti illegali e criminali in Cisgiordania. Stop al genocidio (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli recante la scritta: “Stop al genocidio”)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, non sono ammissibili i cartelli, per favore chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire.

STEFANIA ASCARI…. stop ad avere rapporti economici e commerciali con i criminali di guerra e contro l'umanità, Netanyahu. Stop al genocidio! E, se volete, adesso multate anche noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prego, ritirate i cartelli! Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Per favore, recuperiamo i cartelli.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Luigi Settembrini” di San Leucio del Sannio, Benevento. Grazie di essere qui, siete arrivati a fine lavori perché stiamo chiudendo i lavori d'Aula.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 18 ottobre 2024 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 1 DISP 277 277 0 139 117 160 67 Resp.
2 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 2 DISP 276 274 2 138 115 159 67 Resp.
3 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 3 DISP 278 278 0 140 117 161 67 Resp.
4 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 4 DISP 277 277 0 139 118 159 67 Resp.
5 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 5 DISP 276 276 0 139 116 160 67 Resp.
6 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 6 DISP 275 275 0 138 117 158 67 Resp.
7 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 7 DISP 276 276 0 139 114 162 67 Resp.
8 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 8 DISP 274 271 3 136 112 159 67 Resp.
9 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 9 DISP 277 275 2 138 113 162 67 Resp.
10 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 10 DISP 275 275 0 138 116 159 67 Resp.
11 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 11 DISP 275 275 0 138 117 158 67 Resp.
12 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 12 DISP 276 276 0 139 117 159 67 Resp.
13 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 13 DISP 273 273 0 137 117 156 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 14 DISP 274 274 0 138 116 158 67 Resp.
15 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 15 DISP 269 269 0 135 114 155 67 Resp.
16 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 16 E 17 DISP 275 274 1 138 267 7 67 Appr.
17 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 18 DISP 274 272 2 137 117 155 67 Resp.
18 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 19 DISP 275 275 0 138 116 159 67 Resp.
19 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 21 DISP 273 270 3 136 112 158 67 Resp.
20 Nominale MOZ 1-326 NF CPV 20 E 22 DISP 273 273 0 137 113 160 67 Resp.
21 Nominale MOZ 1-326 NF PREMESSA 273 271 2 136 112 159 67 Resp.
22 Nominale MOZ 1-341 276 276 0 139 163 113 67 Appr.