PDL 970

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XIX LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 970

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
BERRUTO, BRAGA, AMATO, BAKKALI, CARÈ, CUPERLO, D'ALFONSO, FASSINO, FERRARI, GIRELLI, GRIBAUDO, MALAVASI, MANZI, MORASSUT, ORFINI, TONI RICCIARDI, ANDREA ROSSI, SIMIANI, SPERANZA, TABACCI, VACCARI, ZINGARETTI

Disposizioni concernenti l'insegnamento della storia dello sport nell'ambito del sistema nazionale di istruzione

Presentata il 9 marzo 2023

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Onorevoli Colleghi! – Lo sport è a pieno titolo un'espressione di cultura, oltre ad essere una delle attività sociali più in grado di generare aggregazione, empatia, immedesimazione. È così fin dai tempi dei primi Giochi olimpici, nell'antica Grecia, dove agli agoni sportivi si affiancavano gare di poesia, letteratura, arte. Lo sport si è trasformato, a partire dalla fine del 1800, in un'attività di forte impatto sull'opinione collettiva, un modo per scrivere, letteralmente, la storia. Lo sport fa la storia ed è in grado di impattare sulla nostra cultura contemporanea. È noto, per esempio, che Gino Bartali, nel 1948, abbia scongiurato una guerra civile nel nostro Paese, quando una sua prestazione sportiva contribuì in maniera determinante a salvare la nostra Repubblica. Tre mesi dopo le prime elezioni politiche della nostra storia repubblicana, che avevano visto la schiacciante vittoria della Democrazia cristiana e la nomina di De Gasperi a Presidente del Consiglio dei ministri, la tensione era altissima. Il 14 luglio 1948, mentre oltralpe si svolgeva il Tour de France, un giovane siciliano di estrema destra attentò alla vita dell'allora segretario del Partito comunista italiano (PCI) Palmiro Togliatti, nel bel mezzo di piazza Montecitorio. La situazione sembrò diventare incontenibile: scoppiarono scioperi e rivolte in moltissime zone industriali, la CGIL proclamò lo sciopero generale e il Ministro dell'interno Mario Scelba ordinò repressioni impietose nei confronti delle manifestazioni non autorizzate. Gli esponenti del PCI e lo stesso Togliatti, sopravvissuto all'intervento chirurgico, invitarono alla calma. Ma fu decisiva, la sera stessa dell'attentato, una telefonata di De Gasperi in persona a Gino Bartali, che con i suoi 34 anni era ritenuto «troppo vecchio» per riuscire a vincere il Tour, chiedendogli la cortesia di vincere «perché qua c'è una grande confusione». Il corridore toscano, intenzionato già di suo a ribaltare la sfiducia totale degli addetti ai lavori, il giorno successivo lasciò tutti senza fiato con una serie di scatti inaspettati sulla salita del Col d'Izoard, che entrarono nella leggenda del ciclismo. Se il 13 luglio, praticamente a metà della gara, Bartali si trovava a 21 minuti di ritardo dal favoritissimo Bobet, dopo quella incredibile giornata il suo svantaggio era sceso a meno di un minuto. L'Italia intera era incollata alla radio a seguire, tappa dopo tappa, con emozione crescente, quell'epica impresa del «Ginettaccio» e sembrava aver messo da parte le faziosità politiche: l'orgoglio per l'inaspettata ripresa e i trionfi di Bartali, che effettivamente quell'anno salirà sul gradino più alto del podio parigino per la seconda (e ultima) volta, contribuì ad allentare la tensione, a ricreare un senso di unione, a sedare gli animi e i ferocissimi scontri di piazza.
Nell'anno successivo, il 1949, la storia del Paese fu segnata dalla tragica scomparsa della squadra di calcio del «Grande Torino», il cui aeroplano si schiantò contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga. Nessuno si salvò, tutti morirono sul colpo, trafiggendo il cuore non solo dei tifosi granata, ma di tutto il Paese. Le vittorie e la storia del «Grande Torino» avevano infatti aiutato l'Italia a risollevarsi dopo la Seconda guerra mondiale. La ricostruzione del nostro Paese passò anche da loro e da quei risultati sportivi che spinsero la nazione a rinascere dalle ceneri accumulate nel conflitto mondiale. Quella squadra, attraverso i suoi valori, costruì le fondamenta per la ripartenza, trascinando un intero popolo a rivedere la luce. I calciatori di quella rosa capitanati dal grande Valentino Mazzola erano considerati eroi per i bambini e per i tifosi, idoli ed esempi per la gente che in quegli anni così difficili guardava il calcio per ritornare a sognare una vita migliore dopo gli anni bui della guerra.
Sono innumerevoli gli episodi legati alle tensioni razziali, ma pochi hanno segnato l'immaginario collettivo come la fotografia del podio ai Giochi olimpici del 1968 di Città del Messico, quando i due velocisti neri Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nella finale dei 200 metri, ascoltarono l'inno nazionale americano a capo chino e piedi scalzi, sollevando un pugno chiuso dentro un guanto nero, nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione dei diritti civili degli afroamericani.
Prima ancora, nel 1936, ai Giochi olimpici di Berlino Jesse Owens aveva vanificato i piani di Adolf Hitler, vincendo sotto i suoi occhi quattro medaglie d'oro, smontando così il mito della superiorità della razza ariana.
E si potrebbe continuare con le imprese di tanti atleti capaci di contrapporsi all'utilizzo propagandistico dello sport da parte di ogni regime dittatoriale, descrivendo la relazione diretta fra eventi sportivi e geopolitici, tra cui si ricordano le tante storie di atleti che nei campi di concentramento nazisti resistevano grazie allo sport, la «prima guerra del calcio», nel 1969, fra Honduras e El Salvador descritta dal reportage di Ryszard Kapuscinski, la «diplomazia del ping-pong» che pose fine alla freddezza delle relazioni fra Usa e Cina nel 1971 e aprì la via a una storica visita del Presidente Nixon in Cina l'anno successivo, il mondiale di rugby del 1995 in Sudafrica davanti al Presidente Nelson Mandela che segnò un passo decisivo per la fine dell'apartheid, la guerra dei Balcani raccontata attraverso le storie delle nazionali di basket e di calcio dell'ex-Jugoslavia, le storie di sportivi tragicamente coinvolti nell'attuale invasione russa dell'Ucraina.
La pandemia di COVID-19 ha rappresentato un momento lungo e inedito che ha impedito il movimento dei corpi dei nostri studenti e delle nostre studentesse. Insegnare la storia e la cultura dello sport, considerato che esistono letteratura, saggi storici, spettacoli e opere cinematografiche che si occupano di sport, significa attivare uno strumento immediatamente disponibile per realizzare una delle tre grandi funzioni dello sport, oltre a quella di generare spettacolo e un beneficio psicofisico, ovvero ispirare le persone. Questa enorme potenzialità, che si allarga all'idea che attraverso la narrazione e lo studio dello sport si possano insegnare storia, educazione civica, geografia, sociologia, antropologia, psicologia, letteratura, lingue straniere, fisica, matematica è oggi uno dei grandi compiti a cui il mondo della scuola è chiamata, ma anche una possibilità per una rinnovata dignità della materia sportiva, come fatto culturale. La pandemia, allentando la sua morsa, permette oggi ai corpi di tornare finalmente e liberamente a muoversi, ma è proprio questo il momento di riconoscere il valore educativo e culturale della storia dello sport.
La presente proposta di legge intende, dunque, istituire, quale parte integrante degli orientamenti educativi e dei programmi di insegnamento trasversale dell'educazione civica, l'insegnamento della storia dello sport.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Insegnamento della storia dello sport e obiettivi specifici di apprendimento)

1. Nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica, di cui alla legge 20 agosto 2019, n. 92, è previsto l'insegnamento della storia dello sport.
2. Nel rispetto dell'autonomia scolastica, l'offerta formativa erogata nell'ambito dell'insegnamento di cui al comma 1 prevede, quali obiettivi specifici di apprendimento, i seguenti argomenti:

a) riaffermare la dimensione culturale dello sport e la relazione diretta con altre materie scolastiche;

b) tracciare degli excursus della storia sociale dello sport nelle diverse epoche, dalle sue origini classiche alla contemporaneità;

c) riconoscere dignità alla letteratura, al cinema, alle opere teatrali che si occupano di sport;

d) delineare la dimensione comunitaria del tifo come partecipazione collettiva ad eventi pubblici di grande significato;

e) evidenziare l'impatto che le pratiche sportive hanno prodotto nel tempo sulle realtà locali in quanto elementi identitari;

f) sottolineare l'importanza della pratica sportiva quale strumento decisivo di inclusione e promozione dei diritti civili;

g) stimolare la pratica sportiva in quanto generatrice di benessere psicofisico.

Art. 2.
(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni della presente legge con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

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