PDL 149

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XIX LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 149

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
RAVETTO, MOLINARI, BITONCI, CAVANDOLI, BARABOTTI,
CECCHETTI, LOIZZO, PIERRO

Modifica alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa ai prodotti di prima necessità per l'infanzia

Presentata il 13 ottobre 2022

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Onorevoli Colleghi! – Come è noto, da tempo l'Italia lamenta l'assenza di una vera politica sociale in favore della famiglia. Non a caso, da più parti, si invocano provvedimenti urgenti: da una complessiva riforma degli asili nido, degli assegni di maternità, dei congedi parentali fino allo sviluppo di servizi socio-educativi destinati alla prima infanzia o l'introduzione di un importo minimo vitale per le famiglie più bisognose per sostenere i diritti dell'infanzia.
Peraltro, già nel 1998, in occasione della 1a Convention della solidarietà, il Governo e gli enti del Terzo settore hanno sottoscritto un patto di solidarietà sulle politiche sociali che prevede, tra l'altro, la possibilità di dedurre dal reddito delle persone fisiche le spese sostenute dai genitori per i servizi erogati da organizzazioni del Terzo settore in favore dei bambini (baby-sitter, giardini d'infanzia e così via).
Tali impegni sono certamente apprezzabili e meritevoli di considerazione, ma sono interventi ex post, in quanto presuppongono il fatto che nascano bambini. L'aumento della natalità negli ultimi anni, tuttavia, non è sufficiente ad assicurare il ricambio generazionale.
Negli ultimi anni, secondo i dati forniti dall'ISTAT (Report 2020), la povertà assoluta in Italia colpisce 1.337.000 minori (13,5 per cento, rispetto al 9,4 per cento degli individui a livello nazionale). Le famiglie con figli minori in povertà assoluta sono oltre 767.000, con un'incidenza dell'11,9 per cento (9,7 per cento nel 2019). Le maggiori difficoltà in cui versano queste famiglie emergono anche in termini di intensità della povertà, con un valore pari al 21 per cento contro il 18,7 per cento del dato generale. Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con figli minori sono anche quelle in condizioni di disagio più marcato. Nel sottoinsieme delle famiglie povere con figli minori, le famiglie di altra tipologia, ossia le famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, presentano i valori più elevati dell'incidenza (21,5 per cento). Inoltre, l'indice di povertà assoluta aumenta al crescere del numero di figli minori presenti in famiglia (6,9 per cento per le coppie con un figlio minore, 11,3 per cento per quelle con due figli minori e 19,8 per cento per le coppie con tre o più figli minori) e rimane elevato tra le famiglie monogenitoriali con figli minori (14,0 per cento).
Di fatto, stiamo assistendo ad un mutamento strutturale delle famiglie nel quale il numero delle stesse aumenta e, contemporaneamente, decresce il numero medio dei loro componenti. Tale fenomeno è spiegabile richiamando fattori demografici, quali il calo della fecondità e l'invecchiamento della popolazione, ma anche e soprattutto motivi di carattere socio-economico che inducono la donna a rinviare la maternità (o addirittura a rinunciarvi), consapevole che oggigiorno l'educazione della prole ha un costo notevole.
Secondo alcuni studi, ogni anno nascono in Italia circa 500.000 bambini e nel primo anno di vita i genitori, per l'acquisto di prodotti di prima necessità, versano al fisco, per ogni bambino, mediamente 1.100 euro. Da un'altra indagine condotta dalla Banca d'Italia emerge che negli ultimi dieci anni si è avuto un boom dell'indebitamento delle famiglie italiane e si è stimato che, in una famiglia monoreddito con un figlio di età compresa tra 0 e 3 anni, la spesa per omogeneizzati, pannolini, prodotti per l'igiene e quant'altro necessita alla vita dei bambini incide in misura rilevante sul bilancio familiare (20 per cento circa).
Nel nostro Paese, sui beni alimentari di prima necessità degli adulti, quali pane e latte, viene applicata l'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) agevolata del 4 per cento, mentre sugli identici beni destinati ai bambini, quali omogeneizzati e latte in polvere o vegetale, viene applicata incredibilmente l'aliquota dell'IVA del 10 o del 21 per cento.
Viceversa, in Europa, Paesi come il Regno Unito e l'Irlanda applicano l'aliquota zero su alcuni prodotti per l'infanzia, quali vestiario e calzature, mentre altri Paesi, come Portogallo, Polonia e Repubblica Ceca, applicano un regime di IVA ridotta sui pannolini.
La stessa Commissione europea, non a caso, ha riconosciuto che il ricorso ad aliquote ridotte può produrre vantaggi in settori accuratamente selezionati, tanto che il Parlamento europeo ha chiesto un maggior coordinamento tra le politiche macroeconomiche e le politiche sociali, affinché la crescita, la competitività e la produttività del sistema economico rispondano al meglio alle sfide dell'invecchiamento demografico in atto in Europa. In questa direzione, infatti, si è concretizzato l'intervento annunciato del Governo italiano nel ridurre l'aliquota dell'IVA sugli assorbenti igienici, prodotti igienico-sanitari indispensabili durante il ciclo mestruale, poiché ingiusta e discriminatoria in relazione al genere, gravando soprattutto in maniera diretta sulle donne con basso reddito.
La presente proposta di legge si pone la finalità di ridurre l'aspettativa di sacrifici derivanti dalla nascita di un figlio, mediante la diminuzione dell'imposizione fiscale sui prodotti di prima necessità per bambini. Così facendo si ritiene di poter favorire, seppur indirettamente, l'incremento delle nascite, requisito «propedeutico» agli interventi a sostegno della famiglia precedentemente richiamati.
L'articolo 1 introduce, infatti, l'aliquota IVA ridotta del 5 per cento su pannolini, biberon, tettarelle, omogeneizzati, latte in polvere e liquido per neonati e prodotti per l'igiene destinati all'infanzia.
Del resto, molti Paesi europei, nell'ambito delle politiche per la famiglia, adottano misure di sostegno sul piano assistenziale (ad esempio, gli assegni familiari), accompagnate da forme di compensazione sul piano fiscale (splitting, detrazioni, riduzioni o esenzioni).
L'articolo 2 reca le disposizioni finanziarie.
Le minori entrate derivanti dall'attuazione delle disposizioni previste dalla presente proposta di legge sono valutate in circa 50 milioni di euro annui.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Alla tabella A, parte II-bis, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, è aggiunto, in fine, il seguente numero:

«1-sexies) latte in polvere e liquido per neonati, latte speciale o vegetale per allergici o intolleranti, omogeneizzati e prodotti alimentari, strumenti per l'allattamento, biberon, tettarelle, pannolini, prodotti per l'igiene e creme contro gli arrossamenti e le irritazioni della pelle destinati all'infanzia».

Art. 2.

1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 50 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

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