PDL 617

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2
                        Articolo 3
                        Articolo 4
                        Articolo 5

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 617

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
SCHIRÒ, CARÈ, DE MENECH, LA MARCA, UNGARO

Disposizioni per la promozione della conoscenza dell'emigrazione italiana nel quadro delle migrazioni contemporanee

Presentata l'11 maggio 2018

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Onorevoli Colleghi! — L'emigrazione italiana, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento e fino ai nostri giorni, è stata indiscutibilmente uno dei fattori più significativi del mutamento sociale del nostro Paese e l'esperienza di più intensa e diffusa mondializzazione che gli italiani abbiano vissuto. A partire dalla prima grande ondata migratoria, che prese avvio dalla metà del XIX secolo, si calcola che almeno 26 milioni di italiani siano espatriati nelle diverse aree del globo, circa 60 milioni di persone di origine italiana vivano attualmente nel mondo e almeno il triplo possano essere considerati «italici», vale a dire persone in qualche modo coinvolte nel nostro modo di vivere e nella nostra cultura, nonché inserite nella rete di relazioni degli italiani all'estero e delle loro organizzazioni associative. I cittadini italiani che risiedono all'estero e che sono iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) sono circa 5,3 milioni: una cifra che ha superato ormai quella degli stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese.
Dopo il rallentamento dei flussi in uscita manifestatosi negli ultimi due decenni del novecento, il fenomeno della mobilità in ambito internazionale è ripreso in modo fluente, toccando negli ultimi anni gli indici quantitativi della fase più alta della seconda ondata migratoria. Dal punto di vista qualitativo, esso si è esteso sempre di più a soggetti acculturati, a élite qualificate e a fasce sociali intermedie.
Le esperienze migratorie maturate in questo arco di tempo si sono differenziate in relazione alle specifiche realtà geopolitiche e ai contesti culturali nei quali si sono realizzate. Esse, tuttavia, in complesso, costituiscono un importante patrimonio di vissuto e di relazioni umane, di pratiche d'integrazione, di confronti interculturali, di contaminazioni identitarie e di vincoli di solidarietà, al quale potere attingere per una formazione civica densa di valori civili e di spirito di dialogo e incontro.
Da qualche tempo, la reazione alle tendenze omologanti dei processi di mondializzazione ha riacceso nelle comunità di origine e, in particolare, nelle nuove generazioni, evocazioni e domande di radici e di identità che comportano sia un approfondimento delle ragioni e dei valori che sono alla base della formazione delle stesse comunità sia un più consapevole legame con i luoghi di partenza. È un'occasione da cogliere per offrire ai discendenti dei nostri emigrati un'opportunità di recupero del senso delle origini e di ricostruzione di rapporti culturali stemperati dai passaggi generazionali. Se ne è avuta conferma qualche anno fa, in occasione della Conferenza dei giovani italiani nel mondo, svoltasi a Roma nel dicembre 2008, quando centinaia di giovani provenienti da ogni parte del mondo hanno manifestato in modo esplicito la loro disponibilità per il recupero delle più lontane radici e per una rinnovata fase d'interlocuzione.
Per un Paese naturalmente trasformatore ed esportatore come l'Italia, dotato per altro del più ricco patrimonio culturale esistente al mondo, potere disporre a livello globale di una rete ampia e diffusa di comunità di origine in alcuni crocevia del mondo è di importanza vitale, sia per la proiezione all'estero delle nostre produzioni che per l'attrazione di flussi turistici nel Paese. La recente e prolungata crisi economica ha dimostrato, se pur ve ne fosse bisogno, che la spinta verso il mercato globale può sopperire alle difficoltà del mercato interno, sostenendo la produzione e il lavoro, inducendo ad un rinnovamento di prodotto e di processo, arrecando importanti benefìci alla bilancia dei pagamenti. Si è dimostrato che la presenza di comunità di origine consolidate ed evolute in molte aree di interesse strategico e, in particolare, il dinamismo delle business community di impronta italiana rappresentano le chiavi, certo non esclusive ma fondamentali, per la straordinaria espansione che il made in Italy sta avendo. In questa ottica, l'adozione di un metodo di promozione integrata del sistema Italia è certamente una scelta corretta e meritevole di sviluppo. Ma proprio queste modalità di intervento richiedono una forte integrazione tra le dinamiche economico-commerciali e quelle culturali, un'integrazione che stenta a realizzarsi per i limiti di conoscenza relativi nel complesso al mondo della nostra emigrazione e alle potenzialità che esso può esprimere nella realtà contemporanea.
Nonostante l'evidenza di queste considerazioni e l'importanza dell'entrata a regime della circoscrizione Estero e del voto per corrispondenza, negli orientamenti delle classi dirigenti e, ancora di più, nella più ampia opinione pubblica stentano a farsi strada la consapevolezza di questo cospicuo e originale retroterra storico e la percezione delle potenzialità di sviluppo ad esso legate. Per essere più precisi, negli ultimi tre lustri si sono fatti indiscutibili passi in avanti, quali la ripresa degli studi e delle iniziative editoriali sulle migrazioni, l'attivismo delle regioni che, sia pure in modo disorganico e talvolta frammentario, ha consentito di recuperare energie e contatti, e la presenza di un gruppo di parlamentari provenienti dall'estero che riportano in un'alta sede istituzionale le esigenze delle nostre comunità. Ma tutto questo non è bastato per convincere i maggiori strumenti di comunicazione ad aprire organicamente la pagina dell’«informazione di ritorno» e a tenere viva nella più ampia opinione pubblica la memoria di una vicenda storica tanto importante, che pure appartiene al vissuto più profondo del popolo italiano, e la consapevolezza delle opportunità che essa presenta.
L'anello debole di questa catena è rappresentato dalle nuove generazioni che, non trovando adeguati riferimenti nei canali di informazione e di comunicazione da loro abitualmente usati, sono tendenzialmente portate a rimuovere questo patrimonio storico, umano ed etico, recidendo in tal modo il filo di continuità della loro stessa memoria familiare.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è che la tendenza alla dissolvenza del retroterra storico dell'emigrazione italiana si manifesta nel vivo del processo di transizione che la società italiana sta attraversando ormai da qualche decennio. L'Italia, com'è noto, da Paese di storica emigrazione è diventato nel giro di qualche decennio anche luogo di approdo e di insediamento di milioni di stranieri che arrivano nel nostro territorio sia per ragioni di sicurezza e di tutela della loro vita minacciata da guerre e violenze che per motivi cosiddetti economici, vale a dire sulla base di motivazioni analoghe a quelle che nel corso del tempo hanno indotto tanti nostri connazionali a partire e che tuttora, come si è visto, sembrano essersi ridestate.
Naturalmente non è il caso di fare superficiali assimilazioni tra le vicende vissute dagli italiani nel loro insediamento in Paesi stranieri e quelle, che si svolgono in tempi e in contesti diversi, degli stranieri che arrivano in Italia. Tuttavia, una conoscenza comparativa delle forme e delle tematiche delle migrazioni moderne può diventare un elemento centrale di una moderna formazione alla contemporaneità. Tanto più che ormai, da diversi anni, la presenza nelle nostre scuole di una componente crescente di «nuovi italiani» ha di fatto aperto la strada a un'impostazione del lavoro di apprendimento di tipo interculturale, che da un rinnovato approccio con l'emigrazione italiana potrebbe trovare un suo ulteriore impulso e un suo consolidamento. Una migliore comprensione dei diversi aspetti delle migrazioni, insomma, può essere un fattore di formazione di un profilo identitario aperto e plurimo, che declini in termini di apertura e di arricchimento culturali le esperienze d'incontro con i nuovi venuti, che in molti casi sono invece vissute in termini di ansia e di antagonismo.
Oggi, inoltre, si ha il vantaggio di poter guardare alle vicende dell'emigrazione italiana attraverso una pluralità di «lenti» disciplinari – storiche, economiche, sociali, geografiche, linguistiche, letterarie, musicali, cinematografiche, alimentari, di costume eccetera – che rendono quanto mai ampio lo spettro della ricerca e fluida l'applicazione di metodologie laboratoriali, adatte a calarsi elasticamente ed efficacemente nella programmazione dell'offerta formativa che le istituzioni scolastiche annualmente compiono.
Per queste considerazioni, la presente proposta di legge intende fare del patrimonio storico, culturale ed etico dell'emigrazione italiana la base di un progetto formativo da offrire agli operatori delle scuole di ogni ordine e grado, affinché esso possa integrare utilmente il percorso di crescita culturale tracciato per milioni di ragazzi che, altrimenti, rischierebbero di non conoscere una delle esperienze più importanti e significative che il popolo italiano ha vissuto nel suo cammino verso la contemporaneità. Il riferimento alla vicenda emigratoria del nostro Paese, inoltre, rappresenta un corretto presupposto per sviluppare un percorso di formazione interculturale quanto mai necessario per la presenza di circa 900.000 ragazzi di origine straniera nelle nostre scuole.
All'articolo 1 della proposta di legge si prevede che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca promuova un progetto nazionale di ricerca e di approfondimento avente ad oggetto l'emigrazione italiana, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, relativo all'autonomia delle istituzioni scolastiche. Il Ministero trasmette agli istituti scolastici di ogni ordine e grado le linee generali del progetto, in modo da garantirne la flessibilità in relazione alle specificità territoriali e alla creatività degli studenti affinché esso sia considerato all'atto della programmazione dell'offerta formativa definita per ciascun anno scolastico. Lo stesso Ministero, poi, è chiamato a verificare gli esiti del progetto con cadenza biennale alla luce delle risultanze, valutate in termini di prodotti e di processi, con particolare attenzione alla rilevazione di «buone pratiche» trasferibili.
All'articolo 2 si prevede che, a decorrere dall'anno scolastico 2019/2020, il progetto sia inserito nell'ordinaria programmazione formativa, con le modalità stabilite dalla legislazione vigente e nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. Nello stesso articolo si sottolineano la valenza interculturale del progetto, la sua idoneità a una declinazione multidisciplinare e la possibilità di una larga applicazione delle metodologie laboratoriali. Si prevede, altresì, che il progetto, quale fattore di ampliamento dell'offerta formativa, possa essere incluso nelle attività curricolari.
L'articolo 3 si propone di favorire l'integrazione tra le aree disciplinari e la costruzione di reti, anche extraregionali, tra i diversi istituti scolastici nella prefigurazione e nella realizzazione del progetto. Inoltre, si sottolinea l'esigenza di uno stretto raccordo con le iniziative degli enti e delle altre istituzioni locali impegnati nel campo delle migrazioni e si prevede una collaborazione con le realtà associative che fanno riferimento, in Italia e all'estero, al territorio nel quale gli istituti scolastici sono collocati. Si promuove, inoltre, il coinvolgimento diretto delle famiglie degli studenti con l'intento di determinare un più immediato e corretto recupero della memoria e delle problematiche degli eventi migratori e di promuovere un legame più efficace con i territori interessati. L'evocazione dell'emigrazione in ambito familiare, inoltre, potrà favorire la considerazione in chiave più oggettiva dei fenomeni dell'immigrazione che in questi ultimi anni si sono sviluppati nel Paese.
Con l'articolo 4, allo scopo di incentivare la partecipazione degli istituti scolastici alla realizzazione del progetto e l'impegno a conseguire risultati efficaci e qualificati nell'attività di ricerca e di formazione, si prevede l'istituzione del Premio nazionale «Migranti come noi», riservato a classi e a istituti scolastici che si siano particolarmente distinti in tali attività. Alla valutazione dei concorrenti al Premio contribuiscono riconosciuti studiosi ed esperti impegnati nelle tematiche delle migrazioni nonché esperti ed operatori del settore dell'informazione.
Nell'articolo 5 si prevede che la realizzazione del progetto avvenga, oltre che attraverso l'ottimizzazione delle risorse esistenti, attingendo al Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, di cui al comma 601 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e al Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440.
Si esprime l'auspicio che su questa proposta di legge, che tiene conto delle sollecitazioni provenienti da comunità di origine italiana, da soggetti associativi operanti in questo settore in Italia e all'estero e da enti regionali e locali, si raccolga in modo trasversale il più ampio consenso dei colleghi parlamentari e la disponibilità del Governo, in modo da fare della vicenda dell'emigrazione italiana, passata e presente, un fermento attivo della formazione dei nostri giovani in senso interculturale e un impulso per una più piena comprensione della contemporaneità.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Progetto nazionale sull'emigrazione
italiana).

1. Allo scopo di favorire lo studio della mobilità degli italiani nel quadro delle migrazioni contemporanee, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca promuove, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, un progetto nazionale di ricerca e di approfondimento avente ad oggetto l'emigrazione italiana, da attuare nell'ambito dell'ordinaria programmazione scolastica, di seguito denominato «progetto nazionale».
2. Il progetto nazionale è inserito in un quadro di formazione interculturale e ha carattere multidisciplinare. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca:

a) assicura il coordinamento del progetto nazionale con gli altri progetti già adottati dallo stesso Ministero, in particolare con i progetti in materia di educazione interculturale;

b) definisce gli indirizzi generali del progetto nazionale, con riferimento ai diversi ordini e gradi di istruzione e alle specifiche aree disciplinari, in modo da garantirne un'applicazione flessibile in relazione alle specificità territoriali e alla creatività degli studenti;

c) assume le opportune iniziative per promuovere la conoscenza del progetto nazionale e la partecipazione ad esso, nonché per sensibilizzare e formare il personale docente del primo e del secondo ciclo di istruzione ai fini dell'acquisizione delle conoscenze e delle competenze necessarie per la sua attuazione;

d) adotta misure per la verifica, con cadenza biennale, dei risultati raggiunti dal progetto nazionale, valutati in termini di prodotti e di processi, prestando particolare attenzione alla rilevazione delle pratiche educative, elaborate nell'ambito del progetto stesso, che possono essere trasferite in altri contesti;

e) segnala, anche ai fini di cui all'articolo 4, gli istituti scolastici che si sono particolarmente distinti per la qualità degli interventi adottati e per l'efficacia dell'azione formativa realizzata.

Art. 2.
(Contenuti e metodologie
del progetto nazionale).

1. Gli indirizzi generali di cui alla lettera b) del comma 2 dell'articolo 1 prevedono l'apprendimento dei diversi aspetti della storia dell'emigrazione italiana e dei fenomeni di nuova mobilità nel quadro delle tematiche relative alle migrazioni, intese quale elemento significativo e strutturale dell'età contemporanea. Tale apprendimento è basato su una comparazione tra le diverse esperienze e culture di cui i migranti sono portatori e, in particolare, sul confronto tra il patrimonio culturale e storico dell'emigrazione italiana e i cambiamenti che si osservano a seguito dell'insediamento dei migranti nel territorio italiano.
2. A decorrere dall'anno scolastico 2019/2020, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, all'atto della definizione dei piani triennali dell'offerta formativa, previsti dall'articolo 3, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, stabiliscono le modalità di realizzazione degli indirizzi generali di cui alla lettera b) del comma 2 dell'articolo 1 della presente legge, tenendo conto dei contesti sociali e territoriali in cui essi operano.
3. I piani triennali dell'offerta formativa di cui al comma 2 possono prevedere che l'insegnamento della storia e delle espressioni culturali e artistiche dell'emigrazione italiana sia inserito nell'ambito delle attività curricolari e favoriscono il ricorso ad attività e a metodologie laboratoriali e interdisciplinari.

Art. 3.
(Attuazione del progetto nazionale).

1. Nell'attuazione del progetto nazionale sono favorite l'integrazione tra le diverse aree disciplinari di uno stesso istituto scolastico e la collaborazione tra istituti scolastici, anche aventi sede in regioni diverse.
2. Nella realizzazione del progetto nazionale è promosso il coinvolgimento diretto delle famiglie degli studenti, anche al fine di favorire un più immediato e corretto recupero della memoria degli eventi legati all'emigrazione italiana e a promuovere un legame più efficace con i territori interessati.
3. In sede di definizione della programmazione dell'offerta formativa del progetto nazionale, i dirigenti scolastici stabiliscono gli opportuni contatti con gli enti locali, in particolare nelle aree di più consolidata tradizione emigratoria e di arrivo di migranti, e con le realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche interessate alle tematiche affrontate, con particolare riguardo alla partecipazione delle associazioni che, in Italia e all'estero, fanno riferimento al territorio in cui hanno sede gli istituti scolastici.
4. I dirigenti scolastici provvedono, altresì, a instaurare rapporti con istituti scolastici inseriti in ordinamenti formativi di Paesi esteri dove è più intensa la concentrazione di immigrati italiani e di persone di origine italiana. Tali rapporti sono finalizzati al coinvolgimento di classi e di gruppi di lavoro dei citati istituti nella realizzazione del progetto nazionale o di alcuni suoi aspetti specifici. Sono favoriti, in particolare, i contatti diretti tra gli alunni tramite visite scolastiche e soggiorni di studio.

Art. 4.
(Premio nazionale «Migranti come noi»).

1. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca istituisce, con proprio decreto, il Premio nazionale «Migranti come noi», che è assegnato annualmente a classi e a istituti scolastici che si sono particolarmente distinti per l'originalità e per la qualità della ricerca nonché per l'efficacia del percorso formativo sulle tematiche delle migrazioni.
2. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto, emana il bando di concorso del Premio nazionale di cui al comma 1 e nomina una commissione di esame composta da sette membri, scelti tra studiosi ed esperti delle tematiche delle migrazioni, nonché tra esperti ed operatori del settore dell'informazione.

Art. 5.
(Disposizioni finanziarie).

1. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto, determina annualmente le quote del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, di cui al comma 601 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440, da destinare al conseguimento delle finalità della presente legge.

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