XVIII LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI
N. 2970
PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
BAZOLI, COLANINNO, LUPI, PALMIERI
Istituzione della Giornata della vita nascente
Presentata il 23 marzo 2021
Onorevoli Colleghi! – Il tema della denatalità, nonostante sia da decenni al centro di convegni e dibattiti, in Italia è stato, in realtà, trascurato, sia per quanto concerne le sue crescenti dimensioni sia per quanto concerne le sue ricadute a livello sociale, economico e territoriale. Al di là dei diversi Governi e delle differenti maggioranze parlamentari, finora è sempre mancata un'adeguata azione pubblica volta ad affrontare le numerose cause del calo demografico, come invece è stato fatto in altri Paesi, europei e occidentali, ed è mancata una diffusa consapevolezza della gravità del fenomeno.
Il report dell'Istituto nazionale di statistica su «Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2019», titola: «Ancora un record negativo per la natalità» e continua riportando dati davvero preoccupanti: «Per il settimo anno consecutivo, nel 2019 c'è un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità.
Dal 2008 le nascite sono diminuite di 156.575 unità (-27 per cento). Questo calo è attribuibile quasi esclusivamente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (327.724 nel 2019, oltre 152 mila in meno rispetto al 2008).
Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti “strutturali” indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne italiane sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall'altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l'effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
A partire dagli anni duemila l'apporto dell'immigrazione, con l'ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust; tuttavia, l'apporto positivo dell'immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente.
A diminuire sono soprattutto le nascite all'interno del matrimonio, pari a 279.744 nel 2019, 18 mila in meno rispetto al 2018 e 184 mila in meno nel confronto con il 2008. Ciò è dovuto anche al forte calo dei matrimoni che si è protratto fino al 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze (rispetto, ad esempio, al 2008 quando erano 246.613) per poi proseguire con un andamento altalenante.
La denatalità prosegue nel 2020; secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-agosto 2020, le nascite sono già oltre 6.400 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche senza tener conto degli effetti della pandemia di Covid-19, che si potranno osservare a partire dal mese di dicembre 2020, ci si può attendere una riduzione ulteriore delle nascite almeno di 10 mila unità».
Il crollo delle nascite colpisce particolarmente regioni demograficamente depresse o a più forte invecchiamento come, ad esempio, la Basilicata (-11,3 per mille), il Molise (-10,4 per mille) e la Calabria (-9,1 per mille) nel Mezzogiorno, ma anche regioni del nord come la Liguria (-8,7 per mille).
Questi dati evidenziano senza necessità di commento l'esigenza di una rinnovata strategia destinata alla valorizzazione della genitorialità e della famiglia. Nonostante il clima scarsamente favorevole alla discussione trasparente e aperta su tematiche così delicate, i numeri riportati permettono di affrontare in modo oggettivo la scelta di accogliere un figlio come parte di un sistema di valori. Se la dignità e la responsabilità di generare richiedono generosità, esse richiedono anche un adeguato sostegno da parte delle politiche pubbliche, oltre a una cornice culturale che sappia accompagnare il desiderio di maternità e di paternità e non, come troppo spesso accade oggi, scoraggiarlo o ridurlo a una scelta esclusivamente individuale e privata.
Le ricadute del cosiddetto «inverno demografico» non sono solo quelle immediatamente verificabili, come l'equilibrio tra contributi versati e spesa pensionistica, ma anche quelle, meno facilmente misurabili, legate più in generale all'invecchiamento della popolazione. Un Paese che non fa figli produce meno idee nuove e meno conoscenze all'avanguardia e ha meno propensione per il rischio e per l'impresa. È un Paese che tende a ripiegarsi su se stesso, a privilegiare la rendita e la sicurezza, a investire e a consumare meno. Meno giovani vuol dire avere meno energie fresche e non avere uno sguardo proiettato verso il futuro, ma vuol dire anche maggiore solitudine per gli anziani, sempre meno inseriti in un tessuto familiare che può garantire calore, cura e sostegno reciproco.
Un quadro come quello sintetizzato non può cambiare soltanto attraverso provvedimenti di tipo economico, pur necessari. In questo senso apprezziamo l'approvazione del cosiddetto «family act», sia perché dopo anni di provvedimenti frammentari ed episodici si è passati finalmente a un approccio integrato, sia perché condividiamo i princìpi che hanno ispirato l'istituzione dell'assegno universale per i figli a carico, la cui concessione prescinde dal reddito e dall'occupazione dei genitori. Il provvedimento introduce un'innovazione significativa proprio nella direzione di valorizzare la genitorialità e non solo di sostenere i nuclei familiari a basso reddito.
Sono, però, necessari anche altri segnali forti ed espliciti, da parte delle istituzioni, per valorizzare l'accoglienza di ogni nuova vita, per incoraggiare e per sostenere la scelta di diventare genitori.
La presente proposta di legge mira a promuovere, attraverso l'istituzione della Giornata della vita nascente, la consapevolezza del valore sociale – costituzionalmente riconosciuto – della maternità. La celebrazione annuale della Giornata rappresenta l'occasione, come avviene per le altre Giornate che richiamano l'attenzione su aspetti importanti della nostra vita civile quotidiana, per promuovere manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado.
Cogliere l'occasione di dedicare almeno un giorno all'anno – insieme con quelli che lo precedono, come accade per altre ricorrenze – a queste tematiche è un segno importante verso un'azione socio-educativa profonda, che aiuti le persone a costruire una società di uomini e di donne aperti alla vita, alla continuità e alla solidarietà tra le generazioni.
L'istituzione della Giornata della vita nascente non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica in quanto si prevede di utilizzare in modo razionale le risorse già esistenti, valorizzando le esperienze già maturate nel volontariato e nel mondo del non profit.
La data proposta, il 25 marzo, ha un respiro internazionale, poiché già altri Stati nel mondo (Argentina, Cile, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Filippine, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Portorico, Repubblica Domenicana, Paraguay e Perù) hanno istituito – per decisione dei rispettivi Governi o Parlamenti – una giornata nazionale dedicata alla vita nascente.
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
1. La Repubblica riconosce il 25 marzo quale «Giornata della vita nascente», al fine di promuovere la consapevolezza del valore sociale della maternità e della solidarietà tra le generazioni.
2. In occasione della Giornata nazionale di cui al comma 1, lo Stato, le regioni e gli enti locali organizzano o promuovono, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri e momenti comuni di informazione e di riflessione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di diffondere informazioni sulla gestazione, sulla comunicazione e sull'interazione relazionale precoci tra madre e figlio, sulle cure da prestare al nascituro e alla donna in stato di gravidanza, sui diritti spettanti alla gestante, sui servizi sanitari e di assistenza presenti nel territorio, nonché sulla legislazione in materia di tutela dei genitori lavoratori, anche allo scopo di evidenziare gli aspetti positivi dell'esperienza genitoriale.
3. Alla realizzazione delle iniziative di cui al comma 2 concorrono anche gli enti del Terzo settore impegnati nel sostegno alla maternità e alla famiglia.