PDL 2572

FRONTESPIZIO

RELAZIONE DELLA LEGGE DI STABILITÀ

DISEGNO DI LEGGE DELLA LEGGE DI STABILITÀ
                Capo I
                        Articolo 1
                        Articolo 2
                        Articolo 3
                        Articolo 4
                        Articolo 5
                Capo II
                        Articolo 6
                Capo III
                        Articolo 7

ALLEGATO

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2572

DISEGNO DI LEGGE

presentato dal ministro dell'economia e delle finanze
( GUALTIERI )

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato
per l'esercizio finanziario 2019

Presentato l'8 luglio 2020

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Onorevoli Deputati! – La gestione del bilancio per l'esercizio finanziario 2019 ha prodotto le risultanze di seguito descritte.

Ris ultati della gestione finanziaria e raccordo con il SEC 2010.

Il conto consuntivo delle amministrazioni dello Stato presenta i risultati complessivi indicati nella Tavola 1. Gli stessi risultati, espressi al netto delle regolazioni contabili e debitorie (riportate in dettaglio più avanti nella Tavola 12), si modificano come evidenziato nella Tavola 2.
Il conto consuntivo presenta, inoltre, le entrate suddivise per proventi e la spesa ripartita per missioni, come riportato nelle Tavole 3 e 4.
Nelle Tavole 5 e 6, infine, si forniscono elementi di raccordo tra il Rendiconto generale dello Stato e il conto economico dello Stato elaborato secondo i criteri della Contabilità nazionale previsti dal SEC 2010 (Sistema europeo dei conti nazionali e regionali).

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In generale, si precisa che le considerazioni che seguono nella presente relazione si riferiscono, salva diversa indicazione, ai dati considerati al lordo delle regolazioni contabili e debitorie.
Ai fini della lettura delle tabelle, si fa presente che eventuali discordanze nella quadratura derivano dall'arrotondamento dei dati in milioni di euro operato dai sistemi elettronici.

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Risultati complessivi.

Le previsioni iniziali, stabilite con la legge 30 dicembre 2018, n. 145, per effetto delle variazioni intervenute nel corso della gestione sono venute a modificarsi, dando luogo a previsioni definitive di entrata e di spesa pari, rispettivamente, a 876.824 e 871.112 milioni di euro in termini di competenza e a 911.663 e 904.598 milioni di euro in termini di cassa.
In particolare le previsioni iniziali esponevano entrate e spese complessive per 869.499 milioni di euro in termini di competenza e 904.314 milioni in termini di cassa. In rapporto al prodotto interno lordo (PIL: 1.787.664 milioni di euro a prezzi di mercato: dato diffuso dall'ISTAT il 2 marzo 2020) tali grandezze rappresentano il 48,6 e il 50,6 per cento, rispettivamente per la competenza e la cassa.
Le previsioni iniziali, approvate con la legge di bilancio, prevedendo il pareggio tra entrate complessive e spese complessive, hanno subìto variazioni a seguito dell'adozione di diversi provvedimenti che complessivamente hanno modificato il differenziale fra entrate e spese, portandolo, a livello di previsioni definitive, a 5.712 milioni di euro per la competenza e a 7.065 milioni di euro per la cassa.
Tale risultato è determinato dagli effetti derivanti dall'assunzione di provvedimenti che hanno comportato variazioni al bilancio, i quali, per l'entrata, si possono così suddividere:

provvedimenti amministrativi (+8.348 milioni di euro in conto competenza, +8.370 milioni per la cassa);

assestamento del bilancio dello Stato: legge 1° ottobre 2019, n. 110 (-1.022 milioni di euro in conto competenza e in conto cassa).

Per le spese, invece, possono essere raggruppati nel modo seguente:

assestamento del bilancio dello Stato: legge 1° ottobre 2019, n. 110 (-8.031 milioni di euro in conto competenza e –9.293 milioni in conto cassa);

riassegnazione di quote di entrate ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1999, n. 469 (+8.978 milioni di euro in conto competenza e in conto cassa);

provvedimenti con copertura a carico dell'entrata (+2,8 milioni di euro in conto competenza e in conto cassa);

modifiche in dipendenza di altre norme (-237 milioni di euro in conto competenza e -303 milioni in conto cassa);

riassegnazioni pluriennali di entrata in applicazione della normativa di cui all'articolo 4-quater, comma 1, lettera a), del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55 (+900 milioni di euro in conto competenza e in conto cassa);

utilizzo di altri fondi da ripartire (-1,8 milioni di euro in conto competenza e in conto cassa);

provvedimenti amministrativi emanati in applicazione di leggi che utilizzano disponibilità del decorso esercizio finanziario 2018 (+1 milione di euro in conto competenza e in conto cassa).

A seguito della gestione di competenza le operazioni complessive di bilancio hanno dato luogo ad accertamenti di entrata per 865.993 milioni di euro e a impegni di spesa per 823.178 milioni di euro, con una diminuzione, rispetto alle previsioni definitive, pari a 10.831 milioni di euro per le entrate e a 47.934 milioni di euro per le spese.
La gestione di cassa ha dato luogo complessivamente a incassi per 804.543 milioni di euro e a pagamenti per 830.277 milioni di euro, pari a 88,3 e a 91,8 per cento delle previsioni definitive, con un disavanzo complessivo di 25.734 milioni di euro.
Rispetto ai corrispondenti dati dell'anno 2018 (794.776 milioni di euro di incassi e 796.710 milioni di pagamenti), si registra un aumento sia degli incassi (+1,2 per cento) che dei pagamenti (+4,2 per cento). L'incidenza sul PIL è pari al 45 per cento per gli incassi e al 46,4 per cento per i pagamenti.

Risultati differenziali.

Il risparmio pubblico (saldo tra le entrate correnti, tributarie ed extra-tributarie, e le spese correnti), rispetto alle previsioni iniziali, ha subìto un miglioramento di 3.582 milioni di euro in termini di competenza, attestandosi a -8.326 milioni di euro, e un miglioramento di 5.234 milioni di euro in termini di cassa, raggiungendo il valore di -79.619 milioni di euro.
Il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) – il cui livello massimo, era fissato inizialmente a -68.179 milioni di euro dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019) – si attesta, al lordo delle regolazioni contabili, a -57.439 milioni di euro in termini di previsioni definitive di competenza e a -133.160 in termini di cassa, con un miglioramento, rispetto alle previsioni iniziali, di 1.913 milioni di euro in conto competenza (3,3 per cento) e di 3.478 milioni di euro in conto cassa (2,6 per cento). Al netto delle regolazioni contabili, il saldo netto da finanziare per competenza e cassa ammonta, rispettivamente, a -54.733 milioni e a -129.853 milioni di euro.
Al netto delle operazioni finanziarie, pari a -2.590 milioni di euro in conto competenza e a -3.242 milioni in conto cassa, risulta un indebitamento netto (saldo tra le entrate finali e le spese finali al netto delle operazioni finanziarie) di -54.849 milioni di euro in termini di competenza e di -129.918 milioni di euro in termini di cassa, con un miglioramento, rispetto alle previsioni iniziali, di 2.370 milioni di euro (4,3 per cento) in conto competenza e di 2.536 milioni di euro (1,9 per cento) in conto cassa.
Infine, il ricorso al mercato (dato dalla differenza tra le entrate finali – cioè le entrate complessive al netto dell'accensione di prestiti – e tutte le spese), stabilito inizialmente dalla legge di bilancio 2019 in -299.687 milioni di euro come limite massimo di competenza, al netto delle operazioni effettuate al fine di rimborsare prima della scadenza o di ristrutturare passività preesistenti con ammortamento a carico dello Stato, nelle previsioni definitive di competenza si attesta a -286.398 milioni di euro, presentando quindi un miglioramento di 4.463 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali (-290.861 milioni). In termini di cassa tale saldo si attesta a -362.332 milioni di euro, con un miglioramento di 5.814 milioni di euro rispetto alla previsione iniziale (-368.146 milioni).
È appena il caso di precisare che gli importi finali raggiunti dai saldi di riferimento (saldo netto da finanziare e ricorso al mercato), espressi in termini di previsioni definitive di competenza, rappresentano una mera evidenza contabile, in quanto la misura di riferimento del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato per il conseguente raffronto con l'autorizzazione recata dall'articolo 1 della legge di bilancio deve essere compiuto sui dati effettivi di gestione. Quanto sopra vale anche per gli altri risultati differenziali presi in considerazione (risparmio pubblico e indebitamento netto) per i quali si procede ad esporre i risultati in termini di accertamenti per l'entrata e impegni per la spesa.
Il risparmio pubblico è risultato di 49.972 milioni di euro (2,8 per cento del PIL), denotando un miglioramento di 58.298 milioni rispetto alle corrispondenti previsioni definitive e un miglioramento di 22.530 milioni rispetto al 2018 (1,3 per cento del PIL, il quale risultava pari a 1.753.949 milioni di euro a prezzi di mercato in base al dato diffuso dall'ISTAT il 1° marzo 2019). Tale risultato, al netto delle regolazioni contabili, ammonta a +53.092 milioni di euro.
Il saldo netto da finanziare, invece, si attesta su un ammontare di 2.297 milioni di euro (0,1 per cento del PIL), con un miglioramento di 59.736 milioni (104 per cento) rispetto alle previsioni definitive e un miglioramento di 22.283 milioni rispetto al 2018. Al netto delle regolazioni contabili, è pari a 4.804 milioni di euro e rispetta il limite massimo, pari a -68.179 milioni, fissato dalla legge di bilancio.
Il saldo netto da finanziare, al lordo delle regolazioni contabili, depurato delle operazioni d'intermediazione finanziaria che lo Stato ha svolto attraverso il bilancio per -2.547 milioni di euro, dà luogo ad un accreditamento netto (in controtendenza rispetto agli anni precedenti, in cui si registrava un indebitamento), che si è attestato a 4.845 milioni di euro (0,3 per cento del PIL), con un miglioramento di 59.694 milioni (108,8 per cento) rispetto alle previsioni definitive e un miglioramento pari a 23.270 milioni rispetto all'analogo dato del 2018.
L'avanzo primario (saldo delle operazioni correnti, in conto capitale e di carattere finanziario al netto degli interessi passivi) è risultato pari a 70.669 milioni di euro (3,9 per cento del PIL), maggiore di 21.470 milioni rispetto a quello del 2018. Al netto delle regolazioni contabili, esso ammonta a 73.176 milioni di euro.
Infine, il ricorso al mercato si attesta a -217.594 milioni di euro, con un miglioramento di 68.804 milioni (24 per cento) rispetto alle previsioni definitive e un'incidenza sul PIL del 12,2 per cento. Il saldo, rispetto al 2018, registra un miglioramento (è diminuito in valore assoluto di 7.496 milioni di euro, pari al 3,3 per cento). Il saldo rispetta, in ogni caso, il limite massimo autorizzato dalla legge di bilancio.
L'effettivo ricorso all'indebitamento a medio e lungo termine (accensione di prestiti) è di 260.409 milioni di euro, inferiore dell'11 per cento circa rispetto alle corrispondenti previsioni.
La gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2019 un miglioramento dei saldi sopra analizzati rispetto alle previsioni definitive nonché rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2018.
Si prosegue con l'esposizione dei risultati differenziali dell'esercizio anche in termini di cassa: i saldi risultanti in questo caso sono determinati dagli incassi e pagamenti effettivi.
Il risparmio pubblico è risultato pari a -29.773 milioni di euro (-26.053 milioni al netto delle regolazioni contabili), con un miglioramento di 49.846 milioni rispetto all'importo delle previsioni definitive. Esso indica che i pagamenti per spese correnti hanno superato gli incassi registrati sulle entrate correnti.
Il saldo netto da finanziare è risultato pari a -66.495 milioni di euro, pari al 3,7 per cento del PIL (-63.388 milioni al netto delle regolazioni contabili), con un miglioramento di 66.665 milioni di euro rispetto alle previsioni definitive (-133.160 milioni, pari al 7,4 per cento del PIL), e un peggioramento rispetto a quello dell'esercizio 2018 (-20.563 milioni). Il saldo netto da finanziare è determinato da pagamenti per 610.629 milioni di euro (566.331 milioni in conto competenza e 44.298 milioni in conto residui) e da incassi per 544.134 milioni di euro (514.518 milioni in conto competenza e 29.616 milioni in conto residui). Pertanto lo stesso è da attribuire per -51.813 milioni di euro alla gestione di competenza e per -14.682 milioni di euro a quella dei residui.
Depurato delle operazioni finanziarie per 2.380 milioni di euro, tale saldo esprime l'indebitamento netto riferibile all'attività di stretta pertinenza dello Stato, che raggiunge alla fine del 2019 il risultato di -64.115 milioni di euro (-61.008 milioni al netto delle regolazioni contabili).
Infine, il ricorso al mercato ammonta a -286.143 milioni di euro, pari al 16 per cento del PIL, risultando in tal modo migliorato di 76.189 milioni di euro rispetto a quello previsto (-362.332 milioni e pari al 20,3 per cento del PIL). Il dato, se confrontato con il risultato dell'esercizio precedente, evidenzia un peggioramento pari a 35.144 milioni di euro.

Raccordo con il SEC 2010.

Con l'introduzione a livello nazionale del sistema SEC 2010, in coerenza con la sua adozione da parte di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, sono stati operati alcuni cambiamenti in linea con le stime dei conti nazionali. Il SEC 2010, adottato con il regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, riguarda il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell'Unione europea e fissa il complesso dei princìpi e delle metodologie da applicare nella costruzione dei conti economici nazionali, anche attraverso specifiche regole per i diversi settori istituzionali in cui è articolata l'economia degli Stati membri dell'Unione europea. L'ISTAT a livello nazionale – come gli altri istituti del sistema statistico europeo – si è occupato dell'attuazione delle nuove regole dei conti nazionali, che, in alcuni casi, hanno comportato revisioni delle classificazioni del bilancio.
In particolare la Tavola 5 riporta la transcodifica dei dati del bilancio dello Stato per categoria economica in relazione alle voci del SEC 2010, nel rispetto dei saldi di competenza e di cassa del Rendiconto; la Tavola 6 espone le operazioni di aggiustamento effettuate per il passaggio dai dati di contabilità finanziaria agli aggregati di contabilità nazionale calcolati secondo il principio della competenza economica.
Tale raccordo consente una valutazione di massima della coerenza complessiva delle grandezze di entrata e di uscita contenute nel Rendiconto generale dello Stato, che determinano il saldo netto da finanziare, con quelle del conto dello Stato, che costituisce la componente principale dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.
Il passaggio dai dati della contabilità finanziaria a quelli della contabilità nazionale richiede numerose operazioni di transcodifica e aggiustamento. In particolare, nella costruzione di tale raccordo sono distinti tre aspetti.
Il primo riguarda le differenze riconducibili all'applicazione di diversi schemi di classificazione, per cui in primo luogo si distingue tra operazioni di natura finanziaria e operazioni di tipo economico (solo queste ultime rilevanti ai fini della costruzione dell'indebitamento netto), e si effettuano riclassificazioni nell'ambito delle operazioni di tipo economico da una voce a un'altra, ad esempio da consumi intermedi a investimenti e viceversa.
Il secondo aspetto è quello che attiene all'applicazione dei princìpi contabili del SEC 2010, quali il momento di registrazione e il trattamento di operazioni specifiche.
Il terzo aspetto, infine, è determinato dal diverso perimetro istituzionale di riferimento del bilancio dello Stato rispetto a quello del conto economico di contabilità nazionale dello Stato e del complesso delle amministrazioni pubbliche.
Le tavole di raccordo qui presentate a consuntivo sono elaborate in analogia con quelle prodotte in fase di previsione nell'ambito della Nota tecnico-illustrativa del disegno di legge di bilancio, prevista dall'articolo 9 della legge 31 dicembre 2009, n. 196. Tale Nota è infatti un documento conoscitivo di raccordo tra il disegno di legge di bilancio presentato alle Camere e il conto economico delle pubbliche amministrazioni, che espone i contenuti della manovra, i relativi effetti sui saldi di finanza pubblica articolati nei vari settori di intervento e i criteri utilizzati per la quantificazione degli stessi.

Risorse finanziarie disponibili.

Come già anticipato, la situazione delle entrate venuta a delinearsi alla fine dell'esercizio deriva dall'adozione di norme e provvedimenti durante la gestione dell'esercizio 2019 che hanno modificato le previsioni iniziali – adottate con la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019) – portandole ai valori definitivi, pari a 876.824 milioni di euro per la competenza e a 911.663 milioni di euro per la cassa.
L'ammontare delle previsioni definitive di competenza rappresenta nell'anno 2019 il 49 per cento del PIL, contro il 48,9 per cento del 2018; quelle di cassa costituiscono il 51 per cento, contro il 49,9 per cento del 2018.
L'aumento manifestatosi rispetto alle previsioni iniziali nella misura di 7.325 milioni di euro per la competenza e di 7.348 milioni per la cassa (+0,8 per cento in entrambi i casi) va scomposto distinguendo le previsioni delle entrate per operazioni finali (costituite dal complesso dei primi tre titoli delle entrate di bilancio, ossia entrate tributarie, extra-tributarie e per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti), da quelle connesse all'accensione di prestiti: le prime sono risultate pari a 584.714 milioni di euro in termini di competenza e a 542.266 milioni di euro in termini di cassa, con una variazione positiva, rispetto alle previsioni iniziali, pari a 6.075 milioni di euro in termini di competenza e a 6.098 milioni di euro per la cassa; le entrate per accensione di prestiti hanno fatto registrare previsioni definitive pari a 292.111 milioni di euro in conto competenza e a 369.396 milioni di euro in conto cassa, con variazioni in entrambi i casi di 1.250 milioni di euro (rispettivamente +0,4 e +0,3 per cento) rispetto alle previsioni iniziali.
La gestione di competenza del bilancio ha dato come risultati accertamenti pari a 605.584 milioni di euro per entrate finali (103,6 per cento delle previsioni definitive) e a 260.409 milioni di euro relativi all'accensione di prestiti (89,1 per cento delle previsioni definitive).
Gli incassi invece si attestano a 544.134 milioni di euro per operazioni finali e a 260.409 milioni di euro per operazioni di accensione di prestiti.
Gli incassi per operazioni finali hanno costituito il 100,3 per cento delle corrispondenti previsioni definitive e raggiunto il 69 per cento della relativa massa acquisibile, mentre quelli da accensione di prestiti hanno raggiunto il 70,5 per cento delle previsioni definitive di cassa e l'89,1 per cento della massa acquisibile.
Dalla differenza tra gli accertamenti e i versamenti in conto competenza si ottengono i residui attivi generati dalla gestione. Essi ammontano a 91.066 milioni di euro e rappresentano complessivamente il 15 per cento degli accertamenti.
Tra le entrate finali, sono le entrate extra-tributarie (Titolo II) quelle per le quali si verifica una maggiore variazione rispetto alle previsioni iniziali (+13.175 milioni di euro per la competenza e +13.179 milioni per la cassa). In tale ambito, tra le entrate ricorrenti, sono le entrate per redditi di capitale quelle che hanno registrato la maggiore variazione rispetto alle previsioni iniziali, passando da 7.969 a 14.291 milioni (+79,3 per cento) per la competenza e da 5.694 a 12.016 milioni per la cassa (+111 per cento); gli accertamenti e gli incassi sono risultati pari a 14.110 e a 12.271 milioni di euro, che costituiscono rispettivamente il 98,7 e il 102 per cento delle previsioni definitive. Sul versante delle entrate non ricorrenti, le entrate di carattere straordinario hanno registrato un aumento rispetto alle previsioni iniziali sia per la competenza che per la cassa, pari a 2.669 milioni di euro; gli accertamenti sono risultati pari a 4.415 milioni e gli incassi a 4.414 milioni.
Le entrate tributarie fanno registrare una diminuzione, rispetto alle previsioni iniziali, di 7.680 milioni di euro per la competenza e di 7.662 milioni per la cassa. In particolare, le entrate ricorrenti, che nel complesso registrano una diminuzione di 8.174 milioni in conto competenza e di 8.156 milioni in conto cassa, risentono delle variazioni apportate con il provvedimento di assestamento. Nello specifico, l'imposta che riporta le maggiori diminuzioni è l'«imposta sul reddito delle persone fisiche», che nel 2018 registrava una variazione in aumento di circa 2.600 milioni di euro sia in conto competenza che in conto cassa, mentre nel 2019 registra una variazione negativa di circa 2.200 milioni di euro sia per competenza che per cassa. Tale fenomeno si deve per la maggior parte (1.500 milioni) al provvedimento di assestamento e per la restante parte (700 milioni) ad altri provvedimenti. La voce «imposte sostitutive» passa da una variazione positiva di 1.007 milioni di euro sia per la competenza che per la cassa nel 2018 ad una variazione negativa, per il 2019, pari a 1.946 milioni sia per competenza che per cassa, imputabile quasi interamente al provvedimento di assestamento. La maggiore variazione in aumento è rappresentata dalla voce «lotto» (che passa da 7.575 a 8.050 milioni di euro sia in conto competenza che in conto cassa), anche questa da attribuire al provvedimento di assestamento. Tra le entrate non ricorrenti, che subiscono, nel complesso, un incremento di 494 milioni di euro sia in conto competenza che in conto cassa, un aumento significativo nella misura di 400 milioni si registra per la voce «condoni imposte dirette», la cui previsione definitiva di competenza e di cassa raggiunge 832 milioni di euro; tale variazione è stata apportata con il provvedimento di assestamento sul capitolo 1171/04, sulla base del monitoraggio dell'Agenzia delle entrate.
Nell'ambito della gestione delle entrate ricorrenti, per l'«imposta sul reddito delle persone fisiche» si registrano accertamenti e incassi pari a 201.839 e 192.772 milioni di euro (rispettivamente 102,2 e 101,1 per cento della previsione definitiva), mentre per l'«imposta sul valore aggiunto» gli accertamenti e gli incassi ammontano, rispettivamente a 160.667 milioni e 141.165 milioni di euro (rispettivamente 103,6 e 99,7 per cento delle previsioni definitive).
Le entrate derivanti da alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e da riscossione di crediti (Titolo III) passano da 2.259 a 2.840 milioni di euro per competenza e da 2.214 a 2.795 milioni per cassa (+581 milioni di euro per entrambe). La gestione ha fatto registrare accertamenti per 2.132 e incassi per 2.109 milioni di euro.
Dal confronto con i dati complessivi delle entrate dell'esercizio precedente (accertamenti pari a 840.677 milioni e incassi pari a 794.776 milioni di euro), si rileva un aumento per entrambi i valori: infatti gli accertamenti di entrate presentano un aumento pari a 25.316 milioni di euro (3 per cento), mentre per gli incassi totali l'aumento è pari a 9.767 milioni di euro (1,2 per cento).
L'incidenza sul PIL è pari al 48,4 per cento per gli accertamenti e al 45 per cento per gli incassi complessivi, in linea con quanto fatto registrare nell'anno precedente (47,9 per cento e 45,3 per cento del PIL nel 2018).
Per quanto attiene all'accensione di prestiti, i relativi accertamenti e incassi, pari entrambi a 260.409 milioni di euro, hanno fatto registrare un aumento di 11.343 milioni rispetto al 2018 (4,6 per cento).
Rispetto al 2018, gli incassi per entrate finali hanno manifestato una diminuzione pari a 1.576 milioni di euro, quale risultante di una diminuzione delle entrate tributarie (-2.647 milioni), di un aumento delle entrate extra-tributarie (1.081 milioni) e di una diminuzione delle entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti (-10 milioni).
Gli accertamenti per entrate finali registrano, invece, un aumento di complessivi 13.972 milioni di euro (+2,4 per cento rispetto al 2018) derivante dall'aumento registrato per le entrate tributarie (+12.689 milioni), dall'aumento delle entrate extra-tributarie (+1.352) e dalla lieve diminuzione delle entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti (-69 milioni di euro).

Impiego delle risorse disponibili.

Le previsioni definitive delle spese complessive dello Stato – rappresentate dalla somma delle spese finali (Titoli I e II) e delle spese per il rimborso di prestiti (Titolo III) – sono aumentate, rispetto a quelle iniziali, rispettivamente, in termini di competenza e cassa, dello 0,2 e dello 0,03 per cento, con un'incidenza sul PIL pari al 48,7 e al 50,6 per cento.
In particolare, le previsioni definitive delle spese per operazioni finali ammontano a 642.153 milioni di euro in conto competenza e a 675.426 milioni di euro in conto cassa, con un aumento rispettivamente di 4.162 milioni e di 2.620 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali; mentre le previsioni definitive delle spese per rimborso di passività finanziarie ammontano a 228.959 milioni di euro in conto competenza e a 229.172 milioni di euro in conto cassa, con una diminuzione, rispettivamente, di 2.549 milioni e di 2.337 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali.
Delle spese finali, quelle di parte corrente (Titolo I) ammontano a 590.199 milioni di euro in conto competenza e a 619.090 milioni di euro in conto cassa, mentre quelle in conto capitale (Titolo II) sono pari a 51.953 milioni di euro in conto competenza e a 56.336 milioni di euro in conto cassa.
Rispetto alle previsioni iniziali di competenza, le spese correnti hanno registrato un aumento di 1.912 milioni di euro e quelle in conto capitale di 2.250 milioni di euro; per quanto riguarda le previsioni di cassa, si registrano, rispettivamente, un aumento di 283 milioni e di 2.338 milioni di euro.
In particolare, l'aumento della previsione definitiva rispetto alla previsione iniziale, registrato per le spese correnti, ha riguardato principalmente le seguenti categorie economiche: «trasferimenti correnti ad Amministrazioni pubbliche» (+14.579 milioni per la competenza e +15.589 per la cassa), «redditi da lavoro dipendente» (+2.697 milioni per la competenza e +3.295 per la cassa) e «consumi intermedi» (+1.333 milioni per la competenza e +2.816 milioni per la cassa). Tali aumenti sono stati in parte compensati dalla riduzione registrata nella categoria degli «interessi passivi e redditi da capitale» (-1.921 milioni per la competenza e -2.753 milioni per la cassa), «altre uscite correnti» (-16.161 e -21.702 milioni) e «trasferimenti correnti a imprese» (-1.008 milioni per la competenza e -539 milioni per la cassa).
L'incremento delle previsioni delle spese in conto capitale è da attribuire prevalentemente alle categorie «Contributi agli investimenti ad imprese» (+2.405 milioni di euro in conto competenza e +4.396 milioni per la cassa), «contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche» (+1.912 milioni di euro per la competenza e +1.180 milioni di euro per la cassa) e «investimenti fissi lordi e acquisti di terreni» (+1.645 milioni di euro per la competenza e +1.536 milioni di euro per la cassa).
Rispetto al passato esercizio, le previsioni definitive di competenza delle spese complessive sono aumentate del 2 per cento. Tra le spese di parte corrente (Titolo I), complessivamente aumentate del 2,4 per cento, la categoria che registra maggiori aumenti è quella relativa a «risorse proprie Unione europea» (+7 per cento) seguita da «trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche» (+4,5 per cento). Nel conto capitale (Titolo II), le previsioni definitive presentano una diminuzione dello 0,5 per cento rispetto al precedente esercizio e la categoria che fa registrare la maggiore diminuzione è «contributi agli investimenti ad imprese» (-20,9 per cento). Il rimborso di passività finanziarie (Titolo III) presenta previsioni definitive con un aumento dell'1,3 per cento rispetto al 2018.
Nel corso dell'esercizio la gestione ha determinato impegni per complessivi 823.178 milioni di euro e pagamenti per 830.277 milioni di euro.
Rispetto ai risultati del precedente esercizio (rispettivamente 816.702 e 796.710 milioni di euro), si registra un aumento sia degli impegni (+6.476 milioni di euro, 0,8 per cento) che dei pagamenti (+33.568 milioni, 4,2 per cento).
Il peso della spesa complessiva rispetto al PIL è passato dal 46,6 per cento del 2018 al 46 per cento del 2019 per gli impegni e dal 45,4 al 46,4 per cento per i pagamenti.
Gli impegni per spese finali, costituite dal totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale, sono passati da 611.597 milioni di euro del 2018 a 603.287 milioni di euro del 2019 (553.480 milioni per le spese correnti e 49.806 milioni in conto capitale), pari al 33,7 per cento del PIL. Rispetto al 2018, gli impegni per spese finali sono diminuiti dell'1,4 per cento.
Il rimborso di passività finanziarie ha registrato impegni per 219.891 milioni di euro, con un aumento del 7,2 per cento rispetto al dato del 2018 (205.104 milioni).
Per quanto riguarda i pagamenti si registrano operazioni finali per 610.629 milioni di euro, che evidenziano una riduzione di 64.797 milioni di euro in relazione alle corrispondenti previsioni definitive di cassa e rappresentano il 90,4 per cento delle stesse e il 78,1 per cento della relativa massa spendibile. Il dato è superiore di 18.987 milioni di euro (+3,2 per cento) rispetto a quello dell'esercizio 2018.
I pagamenti relativi alle spese di parte corrente ammontano a 571.799 milioni di euro, pari al 92,7 per cento delle previsioni definitive di cassa. I pagamenti relativi alle spese in conto capitale ammontano a 38.831 milioni di euro.
I pagamenti per il rimborso di passività finanziarie ammontano invece a 219.648 milioni di euro, presentando una riduzione di 9.524 milioni (-4,2 per cento) rispetto alle previsioni definitive e un aumento di 14.581 milioni (+7,1 per cento) rispetto all'esercizio precedente.
Passando all'analisi per categoria economica dei dati della gestione, si rileva che nell'ambito delle uscite correnti la voce relativa ai trasferimenti ad amministrazioni pubbliche ha registrato impegni per 258.113 milioni di euro e pagamenti per 274.438 milioni, che costituiscono rispettivamente il 46,6 e il 48 per cento della spesa corrente. In particolare, trattasi in prevalenza di trasferimenti ad amministrazioni locali (impegni per 134.071 milioni e pagamenti per 144.488 milioni) e a enti previdenziali (rispettivamente 113.454 e 119.102 milioni di euro).
I redditi da lavoro dipendente rappresentano il 17,1 per cento degli impegni (94.735 milioni di euro) e il 16,4 per cento dei pagamenti (93.876 milioni di euro) per quanto riguarda la parte corrente.
Gli interessi passivi e redditi da capitale, con impegni pari a 68.372 milioni di euro e pagamenti per 68.543 milioni, costituiscono rispettivamente il 12,4 e il 12 per cento della spesa corrente.
Confrontando i dati degli impegni con quelli dell'esercizio 2018 si rilevano aumenti nelle categorie «risorse proprie Unione europea», «poste correttive e compensative», «redditi da lavoro dipendente» e forti diminuzioni nelle categorie «trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche», «trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private» e «consumi intermedi»; per quanto afferisce ai pagamenti, invece, gli aumenti vengono registrati nelle categorie «trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche», «poste correttive e compensative» e «risorse proprie Unione europea»; le diminuzioni invece si registrano nelle categorie «trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private», «redditi da lavoro dipendente» e «interessi passivi e redditi da capitale».
Nel settore della spesa in conto capitale si nota un lieve aumento sia degli impegni che dei pagamenti. Esaminando la spesa secondo la classificazione funzionale, sono di seguito richiamate le missioni che assorbono la maggior parte (92 per cento circa) della spesa complessiva del bilancio dello Stato, in termini di impegni e pagamenti, con l'indicazione, per ciascuna missione, dei programmi che complessivamente assorbono almeno il 50 per cento degli impegni e dei pagamenti della missione stessa. Si tenga conto che 33 missioni su 34, escluso il debito pubblico, coprono il 65,6 per cento della spesa totale in termini di impegni e il 65,9 in termini di pagamenti.
Nella missione «Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali», i cui impegni e pagamenti incidono rispettivamente per il 14,9 per cento (122.815 milioni) e il 16,1 per cento (133.272 milioni) sul totale delle spese, le risorse sono state destinate principalmente al finanziamento dei programmi «Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria» e «Compartecipazione e regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle autonomie speciali».
La missione «Politiche previdenziali» ha fatto registrare impegni per 84.596 milioni di euro e pagamenti per 89.586 milioni di euro (10,3 per cento degli impegni e 10,8 per cento dei pagamenti complessivi), destinati per la maggior parte al finanziamento del programma «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali».
La missione «Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica» ha registrato impegni per 87.068 milioni di euro e pagamenti per 89.084 milioni di euro (10,6 per cento degli impegni e 10,7 per cento dei pagamenti), destinati principalmente al finanziamento dei programmi concernenti le «Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi di imposte».
La missione «Istruzione scolastica» ha registrato impegni per 49.356 milioni di euro e pagamenti per 48.727 milioni di euro (6 per cento degli impegni e 5,9 per cento dei pagamenti), destinati principalmente al finanziamento dei programmi concernenti l'istruzione secondaria di secondo grado e quella primaria.
La missione «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» ha evidenziato impegni per 36.599 milioni di euro e pagamenti per 36.193 milioni di euro (il 4,4 per cento sia per gli impegni che per i pagamenti), destinati per lo più al finanziamento del programma «Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attiva».
La missione «L'Italia in Europa e nel mondo» ha registrato impegni per 23.595 milioni di euro e pagamenti per 23.623 milioni di euro (2,9 per cento per gli impegni e 2,8 per cento per i pagamenti) destinati per lo più al finanziamento del programma «Partecipazione italiana alle politiche di bilancio nell'ambito dell'Unione europea».
La missione «Difesa e sicurezza del territorio» ha evidenziato impegni per 21.641 milioni di euro e pagamenti per 22.348 milioni di euro (2,6 per cento per gli impegni e 2,7 per cento per i pagamenti), destinati principalmente ai programmi concernenti l'«Approntamento e impiego dei carabinieri per la difesa e sicurezza» e l'«Approntamento e impiego delle forze terrestri».
La missione «Competitività e sviluppo delle imprese» ha registrato impegni per 23.405 milioni di euro e pagamenti per 22.928 milioni di euro (2,8 per cento sia per gli impegni che per i pagamenti) destinati principalmente al programma «Interventi di sostegno tramite il sostegno della fiscalità».
La missione «Politiche per il lavoro» ha evidenziato impegni per 7.996 milioni di euro e pagamenti per 8.062 milioni di euro (1 per cento sia per gli impegni che per i pagamenti), destinati principalmente al finanziamento del programma «Politiche passive del lavoro e incentivi all'occupazione».
La missione «Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto» ha evidenziato impegni per 11.738 milioni di euro e pagamenti per 11.897 milioni di euro (1,4 per cento sia per gli impegni che per i pagamenti), destinati principalmente ai programmi «Sviluppo e sicurezza della mobilità locale» e «Sostegno allo sviluppo del trasporto».
La missione «Ordine pubblico e sicurezza» ha fatto registrare impegni per 11.507 milioni di euro e pagamenti per 11.261 milioni di euro (1,4 per cento sia per gli impegni che per i pagamenti), destinati principalmente al finanziamento dei programmi riguardanti il «Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica».
Infine, la missione «Debito pubblico» da sola incide per il 34,4 per cento delle somme complessivamente impegnate del bilancio 2019 e per il 34,1 per cento delle somme pagate.

Residui attivi e passivi.

Il conto dei residui provenienti dagli esercizi 2018 e precedenti presentava al 1° gennaio 2019 residui attivi per 203.940 milioni di euro e residui passivi per 140.364 milioni di euro, con un'eccedenza attiva di 63.576 milioni di euro.
Nel corso dell'esercizio la situazione si è modificata: infatti dal lato delle entrate si sono registrate variazioni in diminuzione pari a 49.229 milioni di euro e dal lato delle uscite si è registrata un'analoga diminuzione di 19.251 milioni di euro, di cui 4.133 milioni eliminati per perenzione amministrativa.
A seguito di tali variazioni, gli accertamenti di residui attivi provenienti dai precedenti esercizi ammontano a 154.711 milioni di euro (dei quali 29.616 milioni incassati e 125.095 milioni rimasti da riscuotere e da versare), mentre i residui passivi ammontano a 121.114 milioni di euro (dei quali 44.723 milioni di euro pagati e 76.390 milioni di euro rimasti da pagare).
Pertanto il saldo attivo tra i residui attivi e passivi provenienti dagli esercizi 2018 e precedenti, indicato all'inizio dell'esercizio finanziario 2019 in 63.576 milioni di euro, per effetto delle variazioni intervenute, degli incassi e dei pagamenti effettuati nell'anno, si è attestato a 48.705 milioni di euro, con una riduzione di 14.871 milioni di euro.
Con riguardo, poi, ai residui di nuova formazione derivanti dalla gestione di competenza dell'esercizio finanziario 2019, le somme rimaste da riscuotere e da versare ammontano a 91.066 milioni di euro e quelle rimaste da pagare raggiungono 37.624 milioni di euro.
Riassumendo, i residui attivi complessivi sono costituiti per 125.095 milioni di euro da quelli pregressi e per 91.066 milioni di euro da quelli di nuova formazione. I residui passivi invece sono composti per 76.390 milioni di euro da residui di esercizi pregressi e per 37.624 milioni di euro da residui di nuova formazione. In termini di tasso di formazione di nuovi residui passivi, questo diminuisce dall'8,4 per cento registrato nel 2018 al 4,6 per cento registrato nel 2019. Tale diminuzione è riconducibile al maggiore tasso di crescita dei pagamenti di competenza (+5 per cento) rispetto al tasso di crescita degli impegni (+0,8 per cento); il basso tasso di crescita degli impegni ha risentito dell'introduzione, a partire dal 2019, del nuovo concetto di impegno ad esigibilità (il cosiddetto IPE), disposta dal decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 93 (si veda il paragrafo successivo). In base a questa nuova modalità, l'assunzione degli impegni contabili deve essere effettuata, nei limiti degli stanziamenti iscritti nel bilancio pluriennale, con imputazione della spesa negli esercizi in cui le obbligazioni sono esigibili (quando vengono a scadenza). Ciò ha consentito per la prima volta di assumere impegni nel 2019 a valere sulla competenza degli esercizi futuri, contribuendo di fatto ad una più contenuta generazione di residui passivi.
Complessivamente, pertanto, il conto dei residui al 31 dicembre 2019 espone residui attivi per 216.161 milioni di euro e residui passivi per 114.014 milioni di euro, con un'eccedenza attiva di 102.147 milioni di euro. Quest'ultima presenta, rispetto all'inizio dell'esercizio, un aumento di 38.571 milioni di euro, dovuto ad una crescita del volume dei residui attivi pari a 12.221 milioni di euro (da 203.940 milioni a 216.161 milioni) e una diminuzione dei residui passivi pari a 26.351 milioni di euro (da 140.365 milioni a 114.014 milioni).

Impegni pluriennali ad esigibilità (IPE).

Come già accennato, il decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 93, in applicazione della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in materia di potenziamento della funzione del bilancio di cassa (articolo 42), ha introdotto il nuovo concetto di «impegno» in relazione al quale l'assunzione degli impegni contabili deve essere effettuata, nei limiti degli stanziamenti iscritti nel bilancio pluriennale, con imputazione della spesa negli esercizi in cui le obbligazioni sono esigibili (quando vengono a scadenza).
A partire dall'anno 2019 l'impegno di spesa è stato conseguentemente imputato contabilmente dalle amministrazioni sugli stanziamenti di competenza e cassa dell'anno o degli anni in cui l'obbligazione giunge a scadenza.
La tavola 7 espone l'andamento degli impegni assunti nel 2019 per lo stesso anno e per gli esercizi di esigibilità successivi; questi ultimi, per esigenze espositive, sono cumulati in unica colonna per gli anni dal 2026 al 2044, ultimo esercizio in cui risultano essere stati registrati impegni. Nella tavola sono presenti anche i valori dell'esercizio 2018, inseriti per un immediato confronto con la situazione precedente all'introduzione della nuova modalità di impegno. Oltre alle risorse impegnate sono esposti gli stanziamenti definitivi e le percentuali che rappresentano il rapporto tra essi (capacità di impegno).
Nel complesso gli impegni assunti nel 2019 con esigibilità attribuita allo stesso 2019 ammontano a poco più di 823 miliardi di euro, sostanzialmente in linea, in termini di capacità di impegno (95,6 per cento), con il valore registrato nel 2018 (94,5 per cento). Tuttavia, considerando il volume totale degli impegni assunti nel 2019 con esigibilità imputabile anche agli esercizi successivi, il ricorso all'IPE ha determinato un ammontare complessivo di risorse impegnate dal 2019 al 2044 pari a circa 2.195 miliardi di euro. Negli esercizi successivi al 2019 la capacità di impegno presenta un andamento in forte diminuzione, decrescendo dal 2019 al 2020 quasi dei tre quarti (dal 94,9 per cento al 31,9 per cento), per poi scendere ancora fino al 16,5 per cento nel 2025. Poco significativa la capacità di impegno dal 2026 in poi.
È bene precisare che questi dati vanno considerati con le dovute cautele dal momento che, trattandosi del primo anno di applicazione dell'IPE, le amministrazioni non si sono sempre trovate nelle condizioni di determinare l'esercizio di esigibilità e questo si può riflettere nell'andamento decrescente della capacità di impegno che si è registrato.

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Osservando i singoli titoli di spesa emerge che la diminuzione riscontrabile dal 2020 in poi è imputabile quasi esclusivamente all'andamento delle spese correnti e delle spese in conto capitale le cui capacità di impegno diminuiscono rapidamente già a partire dal 2020, al contrario di quanto avviene per il rimborso delle passività finanziarie, dove si mantiene elevata e scende lentamente attestandosi a più del 50 per cento solo nel 2025.
Rimanendo nell'ambito delle spese finali, a partire dal 2019 la capacità di impegno delle spese in conto capitale risulta essere sempre superiore a quella delle spese correnti, anche in considerazione della possibilità di conservare le somme in conto capitale ai sensi dell'articolo 34-bis, comma 3, della legge n. 196 del 2009 (cosiddetti «residui di lettera f)»).
Considerando i dati cumulati riferiti al periodo 2020-2025 e approfondendo l'analisi per categoria (tavola 8), nell'ambito delle spese correnti il maggior ricorso all'IPE si registra per gli «Interessi passivi e redditi da capitale» con una capacità media di impegno del 55,3 per cento, seguiti dai «Trasferimenti correnti a imprese» con il 9,1 per cento e dai «Consumi intermedi» con il 5,4 per cento. In particolare, gli «Interessi passivi e redditi da capitale» non scendono mai al di sotto del 41 per cento nel periodo considerato.
Tra le categorie afferenti alle spese in conto capitale, quelle con la più alta capacità media di impegno sono i «Contributi agli investimenti a estero» con il 27,2 per cento, i «Contributi agli investimenti ad imprese» con il 20,9 per cento e gli «Investimenti fissi lordi e acquisti di terreni» con il 12,9 per cento.
Come per gli andamenti già rilevati a livello di titolo, per tutte le categorie considerate si può osservare un andamento tendenziale in costante diminuzione con la sola eccezione dei «Contributi agli investimenti a estero» che, nel periodo considerato, mostrano un brusco aumento nel 2024 connesso all'incremento degli stanziamenti ma ancor più degli impegni assunti sul Fondo per la realizzazione in Libia di progetti infrastrutturali (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti).

Eccedenze ed economie.

Le previsioni definitive delle spese, siano esse di competenza che di cassa, costituiscono il limite massimo autorizzato dal Parlamento entro cui è possibile procedere all'assunzione degli impegni e ai pagamenti; tuttavia è da rilevare che, nell'esercizio 2019, come nei precedenti, si sono verificate, oltre che economie, eccedenze di spesa rispetto agli importi autorizzati. È inoltre da segnalare che nell'esercizio 2019 si sono registrate in conto competenza, per un importo pari a 43,1 milioni di euro, acquisizioni di disponibilità ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 196 del 2009. Tale dispositivo prevede lo slittamento e il finanziamento nell'esercizio successivo (2020) degli oneri derivanti da provvedimenti legislativi non ancora perfezionati alla fine dell'esercizio precedente (2019).
Le economie ammontano a 46.308 milioni di euro nella gestione di competenza, a 74.321 milioni in quella di cassa e a 14.353 milioni nella gestione dei residui; tali importi sono calcolati al netto delle disponibilità acquisite di cui sopra, nonché al netto delle economie relative a somme non impegnate da reiscrivere in esercizi futuri ai sensi dell'articolo 30, comma 2, lettera b), della legge n. 196 del 2009. È opportuno ricordare che le economie derivano rispettivamente dalle somme non impegnate o non pagate rispetto alle previsioni definitive o da riaccertamenti di impegno nel caso dei residui e non necessitano, pertanto, di particolari prese d'atto.
Per le eccedenze, invece, che ammontano a circa 2 milioni di euro per la competenza, a circa 0,7 milioni in conto cassa e a 0,1 milioni per i residui, con l'articolo 5 del disegno di legge di approvazione del rendiconto viene richiesta specifica autorizzazione in sanatoria.
Il fenomeno concerne essenzialmente spese di natura obbligatoria (stipendi, retribuzioni e altri assegni fissi al personale, compresi oneri sociali e imposta regionale sulle attività produttive), il cui peculiare meccanismo di pagamento decentrato consente di conoscere il volume delle erogazioni solamente a esercizio concluso, quando sarebbe ormai impossibile un adeguamento delle relative dotazioni di bilancio. L'inderogabilità e l'indifferibilità delle spese stesse comporta, del resto, l'imprescindibilità della loro erogazione e quindi il verificarsi dell'eccedenza.
Nel complesso le eccedenze di competenza registrate nel 2019 sono di gran lunga inferiori a quelle del 2018.
In particolare, le eccedenze in conto competenza, relative a spese fisse, hanno riguardato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (1,4 milioni di euro) e il Ministero dello sviluppo economico (0,7 milioni di euro).
Le eccedenze in conto cassa hanno interessato esclusivamente il Ministero dello sviluppo economico (0,7 milioni di euro), mentre le eccedenze registrate nella gestione dei residui hanno interessato esclusivamente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (0,1 milioni di euro).

Bilancio dello Stato per azioni.

Il 2019 è il terzo esercizio finanziario consecutivo in cui, in via sperimentale, è stata introdotta l'«azione» come ulteriore livello di articolazione dei programmi di spesa.
Attualmente, infatti, il bilancio dello Stato è articolato, sul lato della spesa, in stati di previsione, missioni, programmi e azioni. I programmi del bilancio sono stati introdotti con funzione informativa dal 2008 e, poi, dall'esercizio finanziario 2011 anche con funzione autorizzatoria, diventando unità di voto parlamentare. A partire dal disegno di legge di bilancio per il triennio 2017-2019, in attuazione dell'articolo 25-bis della legge n. 196 del 2009, sono state introdotte – in via sperimentale – le «azioni», che costituiscono un ulteriore livello di dettaglio dei programmi di spesa, finalizzato a esplicitare meglio che cosa si realizza con le risorse finanziarie e per quali scopi.
Allo stato attuale, le azioni del bilancio dello Stato hanno carattere conoscitivo e integrano le classificazioni esistenti ai fini della gestione e della rendicontazione. È stato previsto un periodo di sperimentazione, anche per consentire l'adeguamento dei sistemi informativi delle istituzioni competenti in materia di formazione, gestione e rendicontazione del bilancio dello Stato (Ragioneria generale dello Stato, Corte dei conti e Banca d'Italia). La significatività del periodo di sperimentazione delle azioni è rafforzata dalla parallela attuazione della legge n. 196 del 2009 in materia di ampliamento degli strumenti di flessibilità del bilancio in fase gestionale, che, con specifico riferimento alle azioni, ha previsto nuove prerogative per le variazioni di bilancio che possono essere disposte mediante decreto del direttore generale (DDG), la cui illustrazione è svolta nel paragrafo successivo.
Va ricordato che, a seguito di un'eventuale valutazione positiva sull'introduzione delle azioni, il Presidente del Consiglio dei ministri dovrà emanare un decreto in cui verrà stabilito l'esercizio finanziario a decorrere dal quale le azioni costituiranno le unità elementari di bilancio ai fini della gestione e della rendicontazione.
Le azioni sono state individuate, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, tramite il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 ottobre 2016, che fornisce tra l'altro una serie di indicazioni sul trattamento di voci di spesa comuni ai Ministeri. La Nota metodologica in allegato alla circolare della Ragioneria generale dello Stato n. 20 del 23 giugno 2016 specifica ulteriormente le indicazioni contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con istruzioni pratiche per assicurare l'uniformità di trattamento di voci di spese trasversali o comuni, ossia che caratterizzano allo stesso modo l'attività di più amministrazioni.
Il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri elenca complessivamente 34 missioni, 175 programmi e 720 azioni. Con la prima applicazione delle azioni al disegno di legge di bilancio 2017-2019 sono state apportate modifiche dovute sostanzialmente alla soppressione di alcune azioni per effetto del ricollocamento dei capitoli sottostanti in altri programmi, portando il numero delle azioni a 716. Ulteriori modifiche ai programmi e azioni sono avvenute nel 2018, in conseguenza di soppressioni, nuove istituzioni dovute a norme di legge che hanno introdotto politiche non rappresentabili con le azioni esistenti e modifiche nella collocazione degli interventi tra i programmi, allo scopo di affinare la rappresentazione delle politiche sottostanti. In alcuni casi sono state modificate le denominazioni delle azioni per migliorare la descrizione delle finalità.
Nel corso del 2018 sono intervenute alcune modifiche alle disposizioni relative alle azioni del bilancio dello Stato che, sulla base dell'esperienza acquisita e nell'ottica della semplificazione amministrativa, prevedono che l'aggiornamento delle azioni possa avvenire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sia nella fase di sperimentazione sia successivamente. Viene in ogni caso consentito di istituire, a seguito dell'approvazione di nuove leggi di spesa, nuove azioni o modificare quelle esistenti tramite decreti di variazione di bilancio. Tale circostanza si è effettivamente prodotta nel corso dell'esercizio 2019, che ha visto l'istituzione delle seguenti cinque nuove azioni:

l'azione «Anticipazione del trattamento di fine servizio per dipendenti pubblici e personale enti di ricerca» (Ministero dell'economia e delle finanze) nell'ambito del programma «Previdenza obbligatoria e complementare, sicurezza sociale – trasferimenti agli enti ed organismi interessati» della missione «Politiche previdenziali»;

l'azione «Incentivi fiscali per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico» (Ministero dell'economia e delle finanze) nell'ambito del programma «Interventi di sostegno tramite il sistema della fiscalità» della missione «Competitività e sviluppo delle imprese»;

le tre azioni «Spese di personale per il programma», «Politiche forestali, tutela e valorizzazione dei prodotti forestali e certificazione CITES» e «Politiche di tutela e valorizzazione dei territori rurali, montani e forestali» (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo) nell'ambito del nuovo programma «Tutela e valorizzazione turistica dei territori rurali, montani e forestali» della missione «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente».

Come indicato nella citata Nota metodologica, i programmi di spesa dovrebbero comprendere, di norma, più di un'azione, di cui una inerente alle «Spese di personale per il programma». Tuttavia vi sono diversi casi in cui tale azione non è presente e, tra questi, casi in cui il programma è composto da una sola azione. Si tratta tipicamente di unità di voto che consistono in un trasferimento di risorse ad altri soggetti pubblici responsabili per l'attuazione della politica, come gli organi costituzionalmente autonomi e le competenze decentrate dallo Stato agli enti territoriali, o di interventi pubblici di particolare rilevanza politica per i quali si è ritenuto opportuno istituire una distinta unità di voto parlamentare.
La Nota metodologica, inoltre, ha fornito linee guida puntuali sulla struttura delle azioni dei programmi trasversali 032.002 «Indirizzo politico» e 032.003 «Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza», definendo rispettivamente i seguenti schemi di articolazione in azioni:

azioni del programma 032.002 «Indirizzo politico»:

0001 Ministro e Sottosegretari di Stato;

0002 Indirizzo politico-amministrativo;

0003 Valutazione e controllo strategico (OIV).

azioni del programma 032.003 «Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza»:

0001 Spese per il personale del programma;

0002 Gestione del personale;

0003 Gestione comune di beni e servizi.

Attualmente lo schema è efficace per tutti gli stati di previsione, tranne che per i seguenti casi:

a partire dal 2018 nell'ambito del programma 032.002 «Indirizzo politico» è stata introdotta un'ulteriore azione specifica per i «Fondi da ripartire alimentati dal riaccertamento dei residui passivi perenti» valida per tutti gli stati di previsione laddove tali fondi siano stati effettivamente quantificati;

per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'azione trasversale 032.003.003 è presente con la denominazione più estesa «Gestione comune dei beni e servizi, ivi inclusi i sistemi informativi»;

il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della difesa presentano alcune azioni aggiuntive al programma di spesa 032.003 «Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza», derivanti dalle loro particolari funzioni:

a) l'azione 032.003.004 «Gestione e sviluppo dei servizi e dei progetti informatici» nel caso del Ministero dell'economia e delle finanze per comprendere le spese derivanti dai contratti con la SOGEI Spa (Società generale d'informatica), altre esigenze di informatizzazione dei processi operativi e gestionali del Ministero, della Corte dei conti, di agenzie fiscali e di altre pubbliche amministrazioni;

b) nel caso del Ministero della difesa, l'azione 032.003.004 «Cooperazione internazionale», per rappresentare le spese per il funzionamento dei servizi relativi alla cooperazione internazionale e quelle dipendenti da accordi internazionali, e l'azione 032.003.005 «Attività di supporto istituzionale» che rappresenta spese collegate ad attività istituzionali, per lo svolgimento dell'attività di promozione internazionale, quelle per il funzionamento della magistratura militare, nonché quelle per le onoranze ai caduti.

Ulteriori specificità riguardano i casi in cui il personale statale eroga direttamente il servizio previsto dal programma di spesa, come nei programmi delle missioni «Istruzione» e «Ordine pubblico e sicurezza», alla generica denominazione dell'azione «Spese di personale del programma» si aggiunge una specificazione del comparto per distinguere tale personale da quello amministrativo/ministeriale. Per esempio, nel programma 017.022 «Istruzione del primo ciclo» del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'azione relativa al personale è denominata «Spese di personale per il programma (docenti)» segnalando quindi che le spese in questione riguardano esclusivamente gli insegnanti.
Un riepilogo dell'intero bilancio dello Stato per azioni, con indicazioni delle principali grandezze registrate a consuntivo, è riportato in allegato al capitolo 3 della «Relazione illustrativa al Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019».
Per quanto riguarda gli effetti dell'introduzione delle azioni sulla gestione del bilancio si rinvia a quanto esposto più avanti nel paragrafo dedicato, più in generale, al ricorso alle forme di flessibilità introdotte a partire dal 2017.

Sem plificazione delle procedure di assegnazione di fondi: l'introduzione del decreto del Ragioniere generale dello Stato.

Al fine di semplificare le procedure di assegnazione di fondi nel corso della gestione, l'articolo 4-quater, comma 2, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, ha disposto che con decreto del Ragioniere generale dello Stato (DRGS) possano essere apportate le seguenti variazioni di bilancio, previste dai sottoindicati articoli della legge n. 196 del 2009:

variazioni di bilancio occorrenti per l'iscrizione, nei diversi stati di previsione della spesa interessati, delle somme versate all'entrata del bilancio dello Stato finalizzate per legge al finanziamento di specifici interventi o attività (articolo 24, comma 5-bis);

variazioni di bilancio con prelevamento dai fondi speciali per la reiscrizione in bilancio di residui passivi perenti delle spese correnti e in conto capitale (articolo 27);

variazioni di bilancio con prelevamento dal fondo di riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa (articolo 29);

variazioni compensative nell'ambito dello stato di previsione di ciascun Ministero aventi ad oggetto stanziamenti di spesa, anche se appartenenti a titoli diversi, iscritti nella categoria 2 (consumi intermedi) e nella categoria 21 (investimenti fissi lordi), con esclusione dei fattori legislativi, nel rispetto dei vincoli di spesa e con preclusione dell'utilizzo degli stanziamenti in conto capitale per finanziare spese correnti (articolo 33, comma 4-ter);

su proposta dei Ministri interessati, salvo che non sia diversamente previsto dalla legge medesima, variazioni di bilancio per competenza, cassa e residui, anche tra diversi Ministeri, di fondi da ripartire istituiti per legge (articolo 33, comma 4-sexies).

Inoltre, nell'ambito della sperimentazione avviata dal citato decreto-legge n. 32 del 2019 (articolo 4-quater, comma 1) e in via temporanea per i soli esercizi 2019, 2020 e 2021, il DRGS può disporre variazioni pluriennali connesse alla riassegnazione di entrate finalizzate per legge, al fine di garantire l'assunzione di impegni su più esercizi successivi e la tempestività dei pagamenti.
La tavola 9 riporta il numero di decreti del Ministro dell'economia e delle finanze (DMT) registrati nel periodo che va dal 2013 al 2019 e il numero di DRGS registrati nell'ultimo anno dell'intervallo.
Sono diverse le variazioni di bilancio che ricadono nell'ambito applicativo di questa nuova fattispecie di decreto: infatti su un totale di 770 provvedimenti fra DMT e DRGS (numero non dissimile da quello dei DMT negli anni precedenti), i DRGS sono stati 349 (45,3 per cento).
Questa novità normativa, che si inserisce nel più ampio contesto delle riforme del bilancio dello Stato adottate negli ultimi anni, ha contributo alla semplificazione dell'iter dei decreti di variazione del bilancio.

Ric orso a strumenti di flessibilità di bilancio in fase gestionale.

Il decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 90, ha introdotto in via permanente strumenti che ampliano e rendono organica la disciplina in materia di flessibilità di bilancio in fase gestionale, definendo le facoltà con cui gli atti amministrativi possono rimodulare l'allocazione iniziale delle risorse iscritte nel bilancio senza ulteriori interventi legislativi.
Il ricorso alle varie forme di flessibilità di bilancio si rende indispensabile nei casi in cui, successivamente all'approvazione parlamentare del bilancio di previsione, il verificarsi di eventi imprevisti rende l'allocazione delle risorse non più appropriata in relazione agli obiettivi; in altri casi, la disponibilità di un adeguato margine di flessibilità rappresenta un elemento indispensabile per il razionale impiego delle risorse nell'ambito di una medesima amministrazione, anche tenuto conto dell'entità delle manovre di finanza pubblica che incidono sul bilancio dello Stato.
Le forme di flessibilità sono sintetizzate nella Tavola 10.
Sebbene la normativa sia entrata in vigore già nel corso del 2016 (14 giugno), è a partire dall'esercizio 2017 che ha trovato completa attuazione, non solo perché è stato possibile avvalersene nell'intero arco dell'anno, ma anche perché è stato possibile ampliare la flessibilità stabilita per i DDG solo a seguito dell'introduzione delle azioni che, come illustrato nel paragrafo precedente, sono presenti come articolazione del bilancio proprio a partire dall'esercizio 2017.
La Tavola 11 fornisce il quadro complessivo dell'utilizzazione delle varie facoltà: in particolare riporta, per il quadriennio 2016-2019 e per ciascuna tipologia di decreto, il numero degli atti che hanno fatto ricorso alle diverse forme di flessibilità e le risorse finanziarie con essi complessivamente movimentate(1). Inoltre, per dare una dimensione del fenomeno, tali dati sono posti a confronto con l'insieme dei decreti che hanno operato variazioni compensative in applicazione di tutte le forme di flessibilità concesse alle amministrazioni.
Osservando la tabella emerge negli anni una sostanziale invarianza del numero complessivo dei decreti, mentre sembra in costante crescita il numero di atti con cui si applicano le nuove forme di flessibilità. Tale numero nel 2019 raggiunge la quota di 715 (in aumento del 26 per cento rispetto al 2018), che rappresenta il 32,3 per cento del totale dei decreti (26,2 per cento nel 2018).
Com'era già evidente nel 2017 e nel 2018, anche nel 2019 il fenomeno è spiegato quasi interamente dai DDG che hanno operato variazioni compensative all'interno delle azioni, il cui numero arriva a 652 (+26,4 per cento rispetto al 2018), che rappresenta il 40,1 per cento del totale dei DDG (32,6 per cento nel 2018).
Complessivamente i DDG registrati nel 2019 apportano variazioni compensative di bilancio per 7,7 miliardi di euro in termini di competenza e 10,3 miliardi in termini di cassa. Se consideriamo i soli DDG che hanno applicato le nuove forme di flessibilità, tali importi si riducono a 5,5 miliardi per la competenza e 7 per la cassa che, al netto delle variazioni più cospicue, rappresentate dal riparto del Fondo per l'attuazione dell'ordinamento regionale delle regioni a statuto speciale e dalla riarticolazione dei capitoli di cedolino unico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, diminuiscono fino a 364 milioni per la competenza e 1,4 miliardi per la cassa.
Ne consegue che nella maggior parte dei casi i DDG apportano ai piani gestionali dei capitoli variazioni di importo limitato, inferiore o pari a un milione di euro nel 95 per cento dei casi per la competenza e nell'86 per cento per la cassa. Inoltre, il numero di DDG adottati in termini di cassa è superiore a quelli in termini di competenza, segnalando in generale il fatto che le amministrazioni ritengono utili le forme di flessibilità consentite ai fini dell'accelerazione delle operazioni di pagamento.
Interrompendo la costante flessione emersa negli esercizi passati, con 520 atti torna a crescere nel 2019 il numero complessivo di atti adottati con decreto del Ministro competente (DMC) (+8,6 per cento rispetto al 2018), mentre si conferma costante la crescita del ricorso alla flessibilità che è stata utilizzata in 47 casi (+57 per cento).
Oltre che con i DMT, a partire dal 2019 è stato possibile applicare anche con i DRGS la facoltà di effettuare variazioni compensative tra programmi diversi, coinvolgendo le sole categorie 2 (Consumi intermedi) e 21 (Investimenti fissi lordi). L'applicazione della facoltà risulta sostanzialmente invariata confrontando i 9 DMT del 2018 con il complesso di DMT e DRGS del 2019 che è pari a 10.
In ulteriore flessione l'utilizzo dei decreti interdirettoriali (DID), il cui numero passa da 12 nel 2018 a 6 nel 2019.
I nuovi strumenti di flessibilità sono stati utilizzati pressoché da tutti i Ministeri. Esaminando i dati più salienti emerge per i DDG l'ampio ricorso alla flessibilità da parte del Ministero della difesa (236 decreti), del Ministero dell'interno (62 decreti) e del Ministero dell'economia e delle finanze (55 decreti), che da soli rappresentano il 54 per cento dei casi.
L'analisi dei dati per l'esercizio 2019 conferma la tendenza degli esercizi precedenti, mostrando come le nuove forme di flessibilità vengano utilizzate soprattutto dai responsabili delle strutture in cui si articolano le amministrazioni (direttori generali), che colgono l'opportunità di vedere ampliata la propria autonomia di intervento sul bilancio, mentre più difficoltà continua ad incontrare l'adozione dei nuovi strumenti di flessibilità destinati ad una gestione trasversale all'intera amministrazione, per la quale sono necessari un superiore coordinamento e una più ampia programmazione delle risorse stesse.

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Regolazioni contabili e debitorie.

Regolazioni contabili

Con il termine di «regolazione contabile» si intende un'operazione volta a far emergere contabilmente partite di entrata e/o di spesa che altrimenti non troverebbero rappresentazione nel bilancio. Il verbo «regolare», dunque, è inteso nel senso di dare contezza in bilancio di tutti i fenomeni gestionali, nel rispetto dei princìpi di chiarezza e integrità.
In tal senso, la regolazione contabile è lo strumento con cui ricondurre nel bilancio un'operazione gestionale che ha già manifestato il suo effetto sull'economia in un momento precedente. Essa può esplicare i suoi effetti unicamente sul bilancio dello Stato ed esaurirsi in tale ambito, oppure può coinvolgere anche la tesoreria.
La regolazione contabile di bilancio investe l'entrata e la spesa, aumentando il livello dell'una e dell'altra di uno stesso ammontare, risultando perciò neutrale sui saldi di competenza del bilancio statale (ad esempio i rimborsi dell'imposta sul valore aggiunto). Trattandosi di regolazioni meramente contabili, esse non determinano alcun effetto sulla tesoreria del settore statale e sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.
La regolazione può, in talune circostanze, riguardare i rapporti tra bilancio e tesoreria: è il caso in cui la tesoreria (se legislativamente autorizzata) anticipa risorse ad enti pubblici (ad esempio enti previdenziali o enti decentrati di spesa) che saranno successivamente ripianate dal bilancio dello Stato, qualora il fabbisogno di questi enti risulti superiore a quanto stanziato nel bilancio stesso. Si crea in tal modo un debito del bilancio nei confronti della tesoreria, che deve essere «regolato» con risorse da appostare successivamente per essere restituite alla tesoreria a chiusura dell'anticipazione effettuata. Queste operazioni hanno un impatto sul fabbisogno e sull'indebitamento netto del conto delle amministrazioni pubbliche nello stesso anno in cui l'anticipazione è avvenuta, mentre incidono sui saldi del bilancio nell'anno in cui si provvede alla loro regolazione.

Regolazioni debitorie.

Per regolazione debitoria si intende l'iscrizione in bilancio di una partita contabile di spesa per il pagamento di operazioni che in termini di competenza economica hanno già prodotto i loro effetti in esercizi precedenti a quello in cui viene disposto lo stanziamento in bilancio. È il caso dei ripiani dei disavanzi di aziende sanitarie locali, restituzioni di tributi dichiarati costituzionalmente illegittimi, accantonamenti dei fondi speciali per l'estinzione di debiti pregressi, eccetera. Tali regolazioni richiedono un esame per singola partita, in quanto non necessariamente hanno un trattamento contabile univoco.
In particolare, nel bilancio dello Stato e nel conto del settore statale la regolazione debitoria incide nell'anno in cui si effettua il pagamento.
Nel conto della pubblica amministrazione una partita debitoria incide nel momento in cui nasce l'obbligazione (secondo il criterio della competenza giuridica) e la stessa è quantificata nell'esatto ammontare, anche se la restituzione delle somme avviene ratealmente. Qualora non sia determinato in modo esatto l'ammontare del debito, l'effetto sull'indebitamento netto del conto della pubblica amministrazione è contabilizzato in relazione a quanto annualmente pagato a titolo di restituzione.
Tra le regolazioni debitorie rientrano i rimborsi di imposte pregresse. Si tratta di somme iscritte in bilancio per essere destinate al rimborso di imposte che il contribuente ha richiesto in anni precedenti. Tali regolazioni determinano effetti sul bilancio dello Stato e sul fabbisogno del settore statale nell'anno in cui le somme sono rispettivamente stanziate e pagate, mentre, secondo i criteri di contabilità nazionale, esse vengono registrate nel conto economico delle pubbliche amministrazioni secondo il principio della competenza economica e quindi contabilizzate nell'anno in cui è stato richiesto il rimborso.

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Gestione del patrimonio.

Il Conto generale del patrimonio per l'esercizio 2019 evidenzia un peggioramento patrimoniale di 13.007 milioni di euro, tale da portare l'eccedenza complessiva delle passività, al termine dell'esercizio, a 1.915.910 milioni di euro.
Il peggioramento patrimoniale trae origine da un aumento delle attività per 6.035 milioni di euro assorbito però da un aumento delle passività pari a 19.041 milioni di euro.
Le attività finanziarie presentano una diminuzione complessiva di 1.362 milioni di euro, passando da 656.691 a 655.329 milioni di euro, mentre le passività finanziarie hanno visto aumentare la loro consistenza di 19.041 milioni di euro, passando da 2.878.998 a 2.898.039 milioni di euro.
In dettaglio, si rileva un aumento delle attività finanziarie di breve termine (+1.675 milioni di euro) dovuto ad una diminuzione nei «crediti di tesoreria» (-10.547 milioni) compensata dall'aumento dei «residui attivi per denaro da riscuotere» (+5.237 milioni) e dei «residui attivi per denaro presso gli agenti della riscossione» (+6.984 milioni). Quanto alle attività finanziarie di medio-lungo termine, si assiste ad una diminuzione complessiva di 3.037 milioni dovuta a diminuzioni nelle «anticipazioni attive» (-1.343 milioni), nelle «azioni ed altre partecipazioni» (-1.675 milioni) e negli «altri conti attivi» (-22 milioni), in parte compensata da un lieve aumento nelle «quote dei fondi di investimento» (+4 milioni).
Nelle «azioni ed altre partecipazioni», le variazioni hanno riguardato le «Quote dei fondi di investimento» (+4 milioni) nonché le «azioni quotate» (-875 milioni), le «azioni non quotate» (+543 milioni) e le «altre partecipazioni» (-1.344 milioni), essenzialmente a causa della variazione dei tassi di cambio registrati al 31 dicembre 2019 relativamente alle partecipazioni detenute negli «Organismi internazionali». Tra le anticipazioni attive assumono rilevanza le variazioni relative ai «crediti concessi ad enti pubblici e ad istituti di credito» (-1.485 milioni) – dovute per la maggior parte ad anticipazioni per il pagamento dei debiti certi della pubblica amministrazione (decreto-legge n. 35 del 2013, articolo 3, comma 1) e ai mutui attivi verso enti locali –, ai «crediti concessi ad aziende ed enti privati» (+22 milioni), agli «altri crediti non classificabili» (-452 milioni); si sono registrati aumenti nei «fondi di rotazione» (+651 milioni), compensati da diminuzioni nei «fondi di scorta» (-63 milioni) e nei «fondi di garanzia» (-920 milioni); tra gli altri conti attivi sono da registrarsi variazioni nel «valore commerciale dei metalli monetati» (+11 milioni) e nel «fondo ammortamento titoli» (-33 milioni).
Nelle «attività non finanziarie prodotte» si è registrato un incremento complessivo di 7.422 milioni di euro, a cui hanno contribuito gli aumenti registrati nei «fabbricati non residenziali» (+222 milioni), nei «beni immobili di valore culturale» (+11 milioni), nelle «armi e armamenti militari» (+1.454 milioni) e il forte aumento dei «beni mobili di valore culturale, biblioteche ed archivi» (+6.028 milioni); risultano invece in diminuzione gli «altri beni materiali prodotti» (-81 milioni), i «beni immateriali prodotti» (-29 milioni), i «mezzi di trasporto» (-127 milioni) e i «mobili e arredi» (-45 milioni).
Quanto ai «beni mobili patrimoniali», le consistenze hanno presentato complessivamente un incremento di 1.173 milioni di euro.
Nelle «attività non finanziarie non prodotte» si è registrata una diminuzione complessiva di 46 milioni di euro dovuta interamente ai «terreni» mentre risultano invariate le consistenze dei «giacimenti» e delle «risorse biologiche non coltivate».
Le passività finanziarie – che comprendono debiti a breve termine (debiti di tesoreria e residui passivi di bilancio), debiti a medio e lungo termine (debito pubblico, con esclusione del debito fluttuante riportato tra i debiti di tesoreria, debiti diversi come monete in circolazione e residui passivi perenti) e anticipazioni passive – risultano complessivamente aumentate di 19.041 milioni di euro.
Nello specifico delle singole voci patrimoniali va fatto osservare che, per i debiti a breve termine, nei residui passivi di bilancio si riscontra un aumento di 2.459 milioni, mentre nei debiti di tesoreria si rileva un aumento complessivo di 15.188 milioni, determinato dagli aumenti registrati nelle «altre gestioni» (+286 milioni), nei «conti correnti» (+8.426 milioni) e nel «debito fluttuante» (+6.476 milioni) mentre gli «incassi da regolare» sono rimasti invariati.
Per i debiti a medio e lungo termine l'aumento complessivo è risultato di 32.521 milioni di euro, di cui 38.671 milioni nei «debiti redimibili», in parte compensati dalla diminuzione di 6.150 milioni nei restanti «debiti diversi». Nel primo caso, l'incremento è dovuto per la maggior parte al notevole aumento degli importi relativi ai «buoni del tesoro poliennali» (+33.064 milioni), ai «certificati di credito del Tesoro» (+2.258 milioni) e ai «prestiti esteri» (+4.536 milioni), mentre si registra una diminuzione nella voce «altri» (-1.186 milioni). Riguardo invece ai «debiti diversi», l'incremento ha interessato le «monete in circolazione» (+107 milioni) e la categoria residuale «altri» (+245 milioni), mentre si registra una diminuzione nei «residui passivi perenti in conto capitale» (-3.282 milioni) e nei «residui passivi di parte corrente» (-3.220 milioni).
Per quanto concerne la parte corrente, i residui passivi perenti sono passati dai 21.269 milioni di euro iniziali a 18.049 milioni di euro finali, a seguito di aumenti per nuove perenzioni (+4.133 milioni) e a riduzioni per reiscrizioni (-1.450 milioni), nonché per rettificazioni e prescrizioni (-5.904 milioni), nel cui totale complessivo sono da rilevare economie patrimoniali per 5.620 milioni ai sensi dell'articolo 34-ter, comma 4, della legge n. 196 del 2009.
Per il conto capitale, i residui passivi perenti passano dagli iniziali 29.082 milioni di euro ai 25.800 milioni di euro finali: tra le variazioni sono da segnalare i mancati aumenti per nuove perenzioni per il titolo II della spesa (soli 580.000 euro), a seguito della modifica intervenuta con l'articolo 4-quater, comma 1, lettera b), del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, che, in via sperimentale, per gli esercizi finanziari 2019, 2020 e 2021 ha previsto l'allungamento di ulteriori tre esercizi dei termini di cui al comma 4, primo periodo, del citato articolo 34-bis della legge n. 196 del 2009; a ciò si aggiungono le riduzioni per reiscrizioni (-1.236 milioni), nonché per rettificazioni e prescrizioni (-2.044 milioni), nel cui totale complessivo sono da rilevare economie patrimoniali per 1.461 milioni ai sensi dell'articolo 34-ter, comma 4, della legge n. 196 del 2009.
Infine, tra le passività finanziarie sono comprese le «anticipazioni passive», che presentano una diminuzione della consistenza di -2.318 milioni di euro.

Rendiconto economico.

La legge 31 dicembre 2009, n. 196, di riforma della contabilità e finanza pubblica, ha rafforzato il ruolo delle rilevazioni economiche prescrivendo, con specifico riferimento al Rendiconto economico, all'articolo 36, comma 5, che «In apposito allegato conoscitivo al rendiconto generale dello Stato sono illustrate le risultanze economiche per ciascun Ministero. I costi sostenuti sono rappresentati secondo le voci del piano dei conti, distinti per programma e per centri di costo. La rilevazione dei costi sostenuti dall'amministrazione include il prospetto di riconciliazione che collega le risultanze economiche con quelle della gestione finanziaria delle spese contenute nel conto del bilancio».
Le rilevazioni di contabilità economica consentono di accrescere la conoscenza dei fenomeni amministrativi e la verifica dei risultati ottenuti da parte della dirigenza, favorendo l'orientamento dell'azione amministrativa verso un percorso indirizzi? obiettivi? risorse? risultati.
La contabilità economica analitica applica, infatti, il criterio della competenza economica e misura i costi, intesi come valore monetario delle risorse umane e strumentali (beni e servizi) acquisite e utilizzate a titolo oneroso nel periodo contabile di riferimento, corrispondente all'anno, in base alla loro natura (secondo le voci del piano dei conti), alla destinazione (secondo la classificazione per missioni e programmi) e alla responsabilità organizzativa, ossia in base ai centri di responsabilità amministrativa e ai sottostanti centri di costo.
Il sistema di contabilità economica analitica è distinto da quello di contabilità finanziaria dello Stato sia in termini di struttura e articolazione dei dati, sia di princìpi e regole applicate; di conseguenza, è necessario procedere all'operazione di riconciliazione, attraverso la quale si evidenziano le poste integrative e rettificative mediante le quali si riconducono i costi sostenuti dalle amministrazioni centrali dello Stato, rilevati attraverso il sistema di contabilità economica analitica, ai pagamenti in conto competenza e in conto residui risultanti dal Rendiconto generale dello Stato dello stesso anno.
La riforma del bilancio dello Stato, in particolare a seguito delle modifiche apportate alla legge n. 196 del 2009 dal decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 90, attuativo della delega di cui all'articolo 40 della stessa legge n. 196 del 2009, ha previsto, tra l'altro, una maggiore integrazione tra le rilevazioni di tipo economico e quelle finanziarie, attraverso l'adozione di una contabilità integrata finanziaria ed economico-patrimoniale e un comune piano dei conti integrato, adottato ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 novembre 2018, n. 140, e sottoposto a sperimentazione a partire dal 2019, in applicazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 21 febbraio 2019.
Nell'anno 2019, le amministrazione centrali dello Stato hanno utilizzato il sistema SICOGE per la tenuta delle scritture di contabilità economico-patrimoniale e analitica a partire dai documenti contabili – fatture e altri documenti contabili assimilabili – (si confronti l'articolo 6, comma 6, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012).
Il Rendiconto economico si articola nelle sezioni di seguito rappresentate:

costi propri delle amministrazioni centrali: sono costituiti dai costi di funzionamento, ossia il valore delle risorse umane e strumentali (beni e servizi) direttamente impiegate nell'anno per lo svolgimento dei compiti istituzionali, articolati nei seguenti macroaggregati: costi di personale, costi di gestione (beni e servizi), costi straordinari e speciali, ammortamenti. I valori accolti in questa sezione sono rilevati con il criterio della competenza economica e differiscono dai pagamenti del conto del bilancio del rendiconto, ai quali sono ricondotti attraverso le poste di riconciliazione;

costi dislocati (trasferimenti): questa sezione accoglie i pagamenti per trasferimenti di risorse finanziarie che lo Stato, attraverso i Ministeri, ha effettuato nell'anno a favore di altre amministrazioni pubbliche (enti pubblici, enti territoriali), di imprese e famiglie, di Stati esteri o di organismi internazionali e ai quali non corrisponde, per i Ministeri eroganti, alcuna controprestazione; gli importi esposti in questa sezione del Rendiconto economico coincidono con i pagamenti in conto competenza del Conto del bilancio del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato;

oneri finanziari: rappresentano sostanzialmente gli interessi sul debito statale; anche in questo caso coincidono con i pagamenti in conto competenza effettuati nell'anno e risultanti dal Conto del bilancio.

Dall'analisi dell'aggregato emerge l'altissima incidenza del costo del personale, pari all'86,6 per cento dei costi propri e al 17 per cento del totale generale, determinata dai processi di erogazione e produzione dei servizi delle amministrazioni centrali dello Stato, che sono basati prevalentemente sull'impiego del fattore lavoro, salve limitate eccezioni.
I costi di gestione (beni e servizi direttamente impiegati dai Ministeri per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali) rappresentano l'8,5 per cento dei costi propri e l'1,7 per cento del totale generale.
L'elevata incidenza complessiva dei costi dislocati, pari al 66,1 per cento del totale dei costi (il 77,1 per cento dei costi dislocati è rappresentato dai trasferimenti correnti), dipende prevalentemente dal fatto che una quota rilevante di compiti e funzioni pubbliche svolta da amministrazioni diverse dai Ministeri (come gli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, gli enti pubblici previdenziali e assistenziali, le università pubbliche, le agenzie e autorità, gli altri enti centrali e tutte le amministrazioni territoriali) è largamente finanziata con le entrate della fiscalità generale attraverso il bilancio dello Stato, con trasferimenti correnti e in conto capitale.
Il resto dei trasferimenti è destinato alle famiglie e alle imprese, per interventi diretti di politica sociale o di sostegno al settore produttivo, o all'estero, in particolare per la partecipazione italiana all'Unione europea e, in misura residuale, per la partecipazione agli altri organismi internazionali e per interventi di cooperazione allo sviluppo.
Gli oneri finanziari, relativi ai pagamenti per interessi sul debito che lo Stato ha effettuato nell'anno, sono pari al 14 per cento del totale generale, leggermente inferiori ai valori dell'anno precedente che erano pari al 14,7 per cento.
In merito al rapporto tra costi propri e costi dislocati e svolgendo l'analisi a livello di missione si possono distinguere:

missioni perseguite prevalentemente mediante l'utilizzo di costi dislocati, le più rilevanti delle quali sono: 25 – Politiche previdenziali (trasferimenti a enti previdenziali, sostegno dello Stato alle gestioni previdenziali); 3 – Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali (trasferimenti a regioni, province e comuni non vincolati a specifiche destinazioni o effettuati in attuazione del federalismo fiscale); 24 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia (trasferimenti di carattere sociale a categorie svantaggiate o a sostegno della famiglia); 26 – Politiche per il lavoro (trasferimenti per le politiche passive del lavoro e per gli incentivi all'occupazione); 11 – Competitività e sviluppo delle imprese, che comprende gli oneri a carico del bilancio dello Stato per le varie forme di sostegno al sistema economico; 4 – L'Italia in Europa e nel mondo (oneri delle funzioni svolte dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale oltre ai trasferimenti a Stati esteri e organismi internazionali in attuazione della politica di cooperazione internazionale e il contributo dell'Italia al bilancio dell'Unione europea;

missioni perseguite prevalentemente mediante l'impiego diretto di risorse umane e strumentali da parte dei Ministeri, con una prevalenza dei costi propri rispetto ai costi dislocati (5 – Difesa e sicurezza del territorio; 22 – Istruzione scolastica; 7 – Ordine pubblico e sicurezza; 6 – Giustizia);

missioni che presentano percentuali simili sia di costi propri delle amministrazioni centrali sia di trasferimenti di risorse ad altri enti od organismi (29 – Politiche economico-finanziarie e di bilancio; 8 – Soccorso civile; 21 – Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici).

I programmi per l'anno 2019 sono pari a 176.
I principali fatti che emergono dalla lettura dei dati, con particolare riferimento al confronto con il 2018, riguardano:

un incremento del costo del personale, in particolare delle retribuzioni, tra il 2018 e il 2019; tale variazione positiva si concentra soprattutto sul Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a seguito degli aumenti derivanti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Istruzione e ricerca, per il triennio 2016-2018, recepiti dall'amministrazione solo a partire dal 2019, a cui si aggiunge un aumento di 3.379 anni persona. Significativo anche l'aumento rilevato dal Ministero dell'interno, conseguente all'applicazione dei provvedimenti di rinnovo contrattuale e di riordino delle carriere per i contratti relativi al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e alla Polizia di Stato, che hanno anche effettuato nuove assunzioni nell'anno 2019. Relativamente agli altri costi del personale, è presente, rispetto all'anno precedente, un incremento del 2,5 per cento, anch'esso attribuibile, in larga misura, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che rileva maggiori contributi aggiuntivi dove sono stati rilevati i costi relativi ad assegni familiari e assegni ad personam. Tale incremento, sulla stessa amministrazione, è compensato da una diminuzione degli incarichi conferiti al personale, che comprendono i compensi per gli esami di Stato, i costi per le supplenze brevi e saltuarie e i costi per la realizzazione dei progetti di alternanza scuola-lavoro. In misura minore, anche il Ministero della difesa presenta un aumento di costi riferibili agli incarichi conferiti al personale, da ricondurre alle strutture operative dell'Esercito italiano e della Marina militare impegnate nelle missioni militari di pace;

una diminuzione del 3,7 per cento dei costi di gestione, tra l'anno 2018 e il 2019, da attribuire agli aggregati «acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi» e «beni di consumo». Di seguito si segnalano alcune variazioni significative: una diminuzione pari a 39 milioni di euro sui beni di consumo nel 2019, per il Ministero dell'interno, attribuibile alle voci di costo «Materiale tecnico specialistico», «Equipaggiamento» e «Carburanti, combustibili e lubrificanti», le cui maggiori variazioni si riscontrano sul Dipartimento della pubblica sicurezza; un decremento di costi di circa 27 milioni di euro, relativo ai beni di consumo del Ministero della difesa, che rileva minori costi per circa 34 milioni di euro sulla voce «Vestiario» e, in misura minore, per circa 18 milioni di euro sulla voce «Equipaggiamento»; tali variazioni sono compensate da un aumento dei costi per «Medicinali, materiali sanitario e igienico»; un aumento rispetto al 2018 di circa 18 milioni di euro di costi per beni di consumo sul Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare sulle voci relative a «Carburanti, combustibili, lubrificanti», «Accessori per uffici, alloggi, mense» e «Vestiario», i cui maggiori costi sono sostenuti dalla Guardia di finanza; un decremento rispetto all'anno precedente di circa 205 milioni di euro di costi per acquisto di servizi e utilizzo di beni di terzi sul Ministero dell'interno, riscontrabile in tutte le voci con particolare evidenza per «Noleggi, locazioni e leasing» per la «Locazione immobili» e «Utenze e canoni – Telefonia fissa» e «Altri canoni», attribuibili principalmente al Dipartimento della pubblica sicurezza; una diminuzione di oltre 135 milioni di euro in confronto al 2018 dei costi per acquisto di servizi e utilizzo di beni di terzi rilevati dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i cui scostamenti più rilevanti si riscontrano nei costi per «Noleggi, locazioni e leasing», «Servizi ausiliari» e «Manutenzione» della Direzione generale per l'amministrazione, l'informatica e le comunicazioni, che provvede alle spese di funzionamento delle sedi all'estero e che, nel 2018 aveva erroneamente quantificato i costi riferiti alla sede estera di Caracas; un decremento di costi sul Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per acquisto di servizi e utilizzo di beni di terzi sulla voce «Formazione e addestramento» per circa 86 milioni di euro per quanto riguarda la formazione professionale specialistica; un aumento, nel corso del 2010, della voce «Acquisto di servizi e utilizzo di beni di terzi», pari a circa 45 milioni di euro sul Ministero dell'economia e delle finanze, che, rispetto al 2018, presenta un incremento di costi per le «Prestazioni professionali e specialistiche non consulenziali» con particolare riferimento all'assistenza tecnico-informatica; un incremento di circa 38 milioni di euro sugli «Altri costi» riferiti al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per il quale si riscontra, in particolare, un aumento della voce «Costi amministrativi – Diversi» da parte delle direzioni generali del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;

una diminuzione dei costi straordinari e speciali, rispetto al 2018, pari a circa 405 milioni di euro, cui contribuiscono il Ministero dell'economia e delle finanze e, in misura minore, il Ministero della difesa e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Nel primo caso, i costi sostenuti per i «Servizi finanziari», intendendosi con ciò le prestazioni di servizi di natura strettamente finanziaria che fanno capo principalmente a tale amministrazione, presentano una diminuzione di circa 376 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Relativamente alle altre due amministrazioni citate, la variazione negativa deriva da una diminuzione di costi per «Esborso da contenzioso» che riguarda sia i cittadini che i fornitori;

un aumento degli ammortamenti, pari a 74 milioni di euro, da attribuire in parte al Ministero della difesa, che sostiene maggiori investimenti per «Mezzi aerei da guerra» anche con riferimento alla «Manutenzione straordinaria», e in parte al Ministero dell'economia e delle finanze per quanto riguarda le armi leggere, i mezzi di trasporto stradali leggeri e l'hardware, i cui investimenti sono stati sostenuti per la quasi totalità dal Corpo della guardia di finanza. Anche sul Ministero dell'interno si registrano consistenti aumenti di spesa rispetto al consuntivo 2018, in particolare per l'acquisto di «Impianti e attrezzature», «Mezzi di trasporto aerei» e «Automezzi ad uso specifico».

Ecorendiconto.

Con il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato relativo all'esercizio finanziario 2019, per il decimo anno consecutivo, si dà attuazione all'articolo 36, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, di riforma della contabilità e finanza pubblica. La norma dispone che le risultanze delle spese ambientali siano illustrate in allegato al Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato, sulla base di dati forniti dalle amministrazioni secondo schemi contabili e modalità di rappresentazione stabilite con determinazione del Ragioniere generale dello Stato n. 39816 del 2011. Nella presente sezione della relazione illustrativa si rappresenta una sintesi delle principali risultanze.
La spesa primaria destinata dallo Stato alla protezione dell'ambiente e all'uso e alla gestione delle risorse naturali – in termini di massa spendibile (somma dei residui passivi accertati provenienti dagli esercizi precedenti e delle risorse definitive stanziate in conto competenza) – ammonta nel 2019 a circa 5,7 miliardi di euro, pari allo 0,8 per cento della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato. Rispetto al 2018, la spesa ambientale è aumentata di circa 970 milioni di euro, ossia del 20,5 per cento circa.
La quota maggiore della spesa primaria ambientale (62 per cento) è costituita da trasferimenti (amministrazioni pubbliche, imprese, famiglie e istituzioni sociali private), di cui il 92,6 per cento è in conto capitale e il 7,4 per cento di parte corrente. Il restante 38 per cento della spesa primaria ambientale è costituito da spesa diretta.
I settori ai quali nel complesso è destinato circa il 62 per cento della spesa primaria ambientale sono quelli della «protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie» (41,8 per cento), della «biodiversità e paesaggio» (10,3 per cento) e dell'«uso e gestione delle acque interne» (9,6 per cento). Un'altra quota delle risorse, pari al 36 per cento circa, si ripartisce tra le classi «altre attività di protezione dell'ambiente» (7,4 per cento), «gestione dei rifiuti» (7,1 per cento), «protezione dell'aria e del clima» (6,8 per cento), «gestione delle acque reflue» (5,3 per cento), «ricerca e sviluppo per la protezione dell'ambiente» (2,7 per cento), «uso e gestione della flora e della fauna selvatiche» (2,4 per cento), «uso e gestione delle materie prime energetiche non rinnovabili (combustibili fossili)» (2,1 per cento) e «ricerca e sviluppo per l'uso e la gestione delle risorse naturali» (1,7 per cento).
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti contribuiscono alla spesa primaria ambientale per il 77 per cento circa della massa spendibile ambientale. Poco più di un quinto delle restanti risorse, invece, risulta complessivamente finanziato dal Ministero della difesa (6,3 per cento), dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (5,2 per cento), dal Ministero dell'interno (5,2 per cento) e dal Ministero dello sviluppo economico (4,5 per cento).
La missione del bilancio dello Stato nella quale si concentra la quota maggiore della spesa primaria ambientale è «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente » (43,9 per cento), che contiene la maggior parte delle attività del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il quale ha competenza su tutti i settori ambientali di intervento. Sono rilevanti anche la missione «Soccorso civile» (18,9 per cento), riguardante le attività del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito delle attività svolte nel programma di spesa per la «Protezione civile» relative alla mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico; la missione «Infrastrutture pubbliche e logistica» (12,6 per cento), riguardante le attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, principalmente relative al programma «Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità» e all'azione «Realizzazione del sistema MOSE»; la missione «Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca» (5,2 per cento), riguardante le attività del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ricadenti principalmente nel programma «Politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale» e in particolare nell'azione «Piano irriguo nazionale», ove sono rilevanti le spese per garantire l'avvio della realizzazione delle opere previste dal piano irriguo nazionale; la missione «Ordine pubblico e sicurezza» (4,5 per cento), riguardante le attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la «Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste» attraverso il Corpo delle capitanerie di porto.
I circa 5,7 miliardi di euro di risorse finanziarie disponibili (massa spendibile) per la spesa primaria ambientale sono costituiti per il 33,7 per cento da residui accertati e per il restante 66,3 per cento da stanziamenti definitivi di competenza. Rispetto agli stanziamenti previsti all'inizio dell'esercizio, in corso d'anno si è aggiunta, attraverso le variazioni di bilancio, una quota rilevante di risorse, pari al 10 per cento circa del totale della massa spendibile. Si tratta per lo più di risorse destinate alla «protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie» e alla «protezione dell'aria e del clima».
Nell'ambito delle risorse disponibili (massa spendibile), gli stanziamenti risultano pressoché tutti impegnati: la percentuale di impegno degli stanziamenti per i diversi settori ambientali di intervento è pari in media al 93,4 per cento. Il grado di realizzazione (pagamenti in conto competenza) delle risorse impegnate in conto competenza è circa il 75,7 per cento.
Complessivamente, la spesa primaria ambientale effettivamente realizzata, in termini di pagamenti in conto competenza e in conto residui, ammonta nel 2019 a circa 3,3 miliardi di euro, pari al 58,6 per cento del totale delle risorse finanziarie destinate alla protezione dell'ambiente e all'uso e gestione delle risorse naturali (massa spendibile). I pagamenti in conto residui, pari a circa 642 milioni di euro, costituiscono il 19,2 per cento del totale dei pagamenti. La percentuale dei pagamenti sulla massa spendibile varia sensibilmente tra i diversi settori ambientali. I maggiori pagamenti si registrano nel settore della «protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e di superficie» e della «protezione della biodiversità e del paesaggio», che coprono complessivamente circa il 64 per cento della spesa ambientale realizzata.

* * *

Per maggiori elementi di dettaglio si rinvia alla Relazione illustrativa al Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019.

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DISEGNO DI LEGGE

Capo I
CONTO DEL BILANCIO

Art. 1.
(Entrate)

1. Le entrate tributarie, extratributarie, per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, nonché per accensione di prestiti, accertate nell'esercizio finanziario 2019 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 865.992.901.107,13.
2. I residui attivi delle Amministrazioni centrali dello Stato, determinati alla chiusura dell'esercizio 2018 in euro 203.939.718.312,28, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2019.
3. I residui attivi al 31 dicembre 2019 ammontano complessivamente a euro 216.161.040.889,69, così risultanti:

Somme versate

Somme rimaste
da versare

Somme rimaste
da riscuotere

Totale

(in euro)

Accertamenti ....................................................................
....................................................................
....................................................................

774.927.148.408,32

29.657.075.457,74

61.408.677.241,07

865.992.901.107,13

Residui attivi dell'esercizio 2018 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

29.615.975.962,60

16.619.473.012,64

108.475.815.178,24

154.711.264.153,48

216.161.040.889,69

Art. 2.
(Spese)

1. Le spese correnti, in conto capitale e per rimborso di passività finanziarie, impegnate nell'esercizio finanziario 2019 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 823.177.786.090,52.
2. I residui passivi delle Amministrazioni centrali dello Stato, determinati alla chiusura dell'esercizio 2018 in euro 140.364.483.850,98, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2019.
3. I residui passivi al 31 dicembre 2019 ammontano complessivamente a euro 114.014.253.456,81, così risultanti:

Somme pagate

Somme rimaste
da pagare

Totale

(in euro)

Impegni ....................................................................
....................................................................
....................................................................

785.553.872.219,65

37.623.913.870,87

823.177.786.090,52

Residui passivi dell'esercizio 2018 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

44.723.547.515,98

76.390.339.585,94

121.113.887.101,92

114.014.253.456,81

Art. 3.
(Avanzo della gestione di competenza)

1. L'avanzo della gestione di competenza dell'esercizio finanziario 2019, di euro 42.815.115.016,61, risulta stabilito come segue:
(in euro)

Entrate tributarie ....................................................................
....................................................................
....................................................................

513.989.748.939,57

Entrate extra-tributarie ....................................................................
....................................................................
....................................................................

89.462.787.824,20

Entrate provenienti dall'alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e dalla riscossione di crediti ....................................................................
....................................................................
....................................................................

2.131.594.104,36

Accensione di prestiti ....................................................................
....................................................................
....................................................................

260.408.770.239,00

Totale entrate ....................................................................
....................................................................
....................................................................

865.992.901.107,13

Spese correnti ....................................................................
....................................................................
....................................................................

553.480.386.958,58

Spese in conto capitale ....................................................................
....................................................................
....................................................................

49.806.253.813,20

Rimborso di passività finanziarie ....................................................................
....................................................................
....................................................................

219.891.145.318,74

Totale spese ....................................................................
....................................................................
....................................................................

823.177.786.090,52

Avanzo della gestione di competenza ....................................................................
....................................................................
....................................................................

42.815.115.016,61

Art. 4.
(Situazione finanziaria)

1. Il disavanzo finanziario del conto del Tesoro alla fine dell'esercizio 2019, di euro 103.767.795.726,88, risulta stabilito come segue:
(in euro)

Avanzo della gestione di competenza ....................................................................
....................................................................
....................................................................

42.815.115.016,61

Disavanzo finanziario del conto del Tesoro dell'esercizio 2018 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

185.154.463.715,07

Aumento nei residui attivi lasciati dall'esercizio 2018:

Accertati:

al 1o gennaio 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

203.939.718.312,28

al 31 dicembre 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

216.161.040.889,69

12.221.322.577,41

Diminuzione nei residui passivi
lasciati dall'esercizio 2018:

Accertati:

al 1o gennaio 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

140.364.483.850,98

al 31 dicembre 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

114.014.253.456,81

26.350.230.394,17

Disavanzo al 31 dicembre 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

146.582.910.743,49

Disavanzo finanziario al 31 dicembre 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

103.767.795.726,88

Art. 5.
(Allegati)

1. Sono approvati l'Allegato n. 1, annesso alla presente legge, previsto dall'articolo 28, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nonché l'Allegato n. 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo per l'esercizio 2019 rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa, relative alle unità di voto degli stati di previsione della spesa dei Ministeri.

Capo II
CONTO GENERALE DEL PATRIMONIO

Art. 6.
(Risultati generali della gestione patrimoniale)

1. La situazione patrimoniale dell'Amministrazione dello Stato, al 31 dicembre 2019, resta stabilita come segue:
(in euro)

Attività

Attività finanziarie ....................................................................
....................................................................
....................................................................

655.328.968.331,56

Attività non finanziarie prodotte ....................................................................
....................................................................
....................................................................

322.749.727.730,35

Attività non finanziarie non prodotte ....................................................................
....................................................................
....................................................................

4.050.330.955,57

982.129.027.017,48

Passività

Passività finanziarie ....................................................................
....................................................................
....................................................................

2.898.039.105.709,23

2.898.039.105.709,23

Eccedenza passiva al 31 dicembre 2019 ....................................................................
....................................................................
....................................................................

1.915.910.078.691,75

Capo III
APPROVAZIONE DEL RENDICONTO

Art. 7.
(Rendiconto)

1. Il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio 2019 è approvato nelle risultanze di cui ai precedenti articoli.

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(1) Per esaminare più precisamente l'effetto della flessibilità, sono stati esclusi dall'analisi dei decreti dei Ministri competenti (DMC) e dei DMT tutti i decreti che coinvolgono capitoli relativi a qualsiasi tipologia di Fondo.

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