PDL 2483

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2483

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
FRAGOMELI, FASSINO, VERINI, SARLI, ANZALDI, STUMPO, MICELI, TRIZZINO, UNGARO, UBALDO PAGANO, BENAMATI, PAGANI, ROSSI, PEZZOPANE, GAVINO MANCA, PASTORINO, CENNI, BRUNO BOSSIO, CRITELLI, PELLICANI, LA MARCA, PRESTIPINO, DE MENECH, ZARDINI, MARAIA, DE MARIA

Riconoscimento della canzone «Bella ciao» quale espressione popolare dei valori fondanti della nascita e dello sviluppo della Repubblica

Presentata il 30 aprile 2020

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Onorevoli Colleghi! – La nascita e la diffusione della canzone popolare «Bella ciao» vengono sovente associate unicamente al periodo storico della Resistenza e del movimento partigiano contro l'oppressione nazifascista. Studi recenti hanno però dimostrato come esse, a partire dagli anni della lotta partigiana, abbracciano invece un arco temporale ben più ampio. La genesi e la diffusione del testo di «Bella ciao» sono avvenute, infatti, in più fasi: se la canzone è riconducibile, in forma embrionale, ad alcuni canti popolari diffusi sin dai primi anni del novecento sui monti dell'Appennino tosco-emiliano, la forma definitiva che tutti conosciamo compare invece diversi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. L'origine della melodia, al contrario, può essere fatta risalire a ben prima del XX secolo, e si perde tra i canti della tradizione popolare slava. È documentato, infatti, come la traccia più antica di tale musica sia un'incisione del 1919, in un disco a 78 giri, del fisarmonicista tzigano Mishka Ziganoff, intitolato «Klezmer-Yiddish swing music». Il klezmer è un genere musicale yiddish (un dialetto parlato dalla maggioranza degli ebrei stanziati nell'Europa centrale e orientale e di quelli successivamente emigrati negli Stati Uniti d'America) in cui confluiscono vari elementi, tra cui – come detto – la musica popolare slava. Il testo della canzone «Bella ciao», invece, a partire dal periodo della Resistenza, trova maturazione e diffusione in periodi diversi che si collocano tra la metà degli anni cinquanta, in un momento in cui la politica ha necessità di unificare le varie anime della Resistenza – quella comunista, socialista, cattolica, liberale e monarchico- badogliana – e la metà degli anni sessanta, con il riconoscimento popolare, ottenuto nel 1964 in occasione del Festival dei due mondi di Spoleto grazie alla presentazione, da parte de «Il nuovo canzoniere italiano», di due versioni del testo della canzone, quello che racconta la giornata di lavoro di una mondina e quello che racconta la lotta partigiana. Per arrivare, infine, all'epoca del cosiddetto «compromesso storico», negli anni settanta, in cui la canzone «Bella ciao» risponde pienamente alla necessità di rinsaldare, con un chiaro spirito pacificatore, il concetto di un'Unità nazionale nata dalla lotta di Resistenza (si rammenti, ad esempio, che il congresso della Democrazia cristiana, che nel 1976 elesse segretario il partigiano Benigno Zaccagnini, si concluse proprio sulle note di «Bella ciao») e dalla difesa dei valori della libertà e della democrazia contro ogni forma di prevaricazione e di violazione dei diritti civili.
È ormai comprovato, inoltre, che la canzone così come la conosciamo oggi non compare in nessun documento anteriore ai primi anni cinquanta. Se prendiamo, ad esempio, la raccolta di canzoni «Canta Partigiano!», edita da Panfilo editore di Cuneo nel 1945, o la rivista «Folklore» che, nel 1946, dedica due numeri ai canti partigiani o ancora le varie edizioni del «Canzoniere italiano» di Pier Paolo Pasolini, monumentale antologia della poesia popolare italiana, in nessuno di questi documenti compare il testo di «Bella ciao». Storicamente, infatti, la prima presentazione della canzone avviene nel 1953, sulla rivista «La Lapa» a cura dell'antropologo culturale Alberto Mario Cirese; successivamente, nel 1955, il canto è inserito in una raccolta dal titolo «Canzoni partigiane e democratiche», a cura della commissione giovanile del Partito socialista italiano. Il 25 aprile 1957, il quotidiano «L'Unità» inserisce la canzone in una breve raccolta di canti partigiani e, lo stesso anno, essa compare nell'antologia «Canti della libertà», un supplemento al volume «Patria indifferente» distribuito ai partecipanti al primo raduno nazionale dei partigiani a Roma. Nonostante la canzone cominci ad avere una certa diffusione, non viene però inserita nella raccolta «Canti politici», edita da Editori riuniti nel 1962 e nella quale sono contenuti sessantadue canti partigiani. Da ultimo – come già detto – la canzone «Bella ciao» comincia a godere della massima diffusione dopo la sua presentazione in occasione del Festival dei due mondi del 1964.
Negli anni, la diffusione di «Bella ciao» è andata sempre crescendo, arrivando anche a travalicare i confini nazionali. I temi assoluti della lotta all'oppressione e del valore della democrazia hanno fatto in modo che essa diventasse un inno facilmente condivisibile da parte di diversi movimenti popolari in tutto il mondo. Possiamo pertanto affermare con certezza che «Bella ciao» non è espressione di una singola parte politica, ma che, al contrario, tutte le forze politiche democratiche possono ugualmente riconoscersi negli ideali universali ai quali si ispira la canzone: la lotta patriottica contro ogni forma di prevaricazione e di abuso di potere; la lotta per la libertà personale e quella del proprio Paese rispetto a ogni forma di oppressione dittatoriale; la riaffermazione dell'identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica; la difesa dei diritti e la battaglia per l'emancipazione sociale; il diritto di cittadinanza e di civile convivenza all'insegna della tolleranza e dell'uguaglianza fra i popoli.
Ciò premesso, con la presente proposta di legge si intende riconoscere finalmente l'evidente carattere istituzionale a un inno che è espressione popolare – vissuta e pur sempre in continua evoluzione rispetto ai diversi momenti storici – dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica.
Nello specifico, pertanto, con l'articolo 1, comma 1, si prevede il riconoscimento da parte della Repubblica della canzone «Bella ciao» quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo. Il comma 2 dello stesso articolo stabilisce, inoltre, che la canzone «Bella ciao» sia eseguita, dopo l'inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della liberazione dal nazifascismo.
Con l'articolo 2 si prevede che, nelle scuole di ogni ordine e grado, l'insegnamento relativo al periodo storico della seconda guerra mondiale e della Resistenza comprenda anche lo studio della canzone «Bella ciao».

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Riconoscimento della canzone «Bella ciao»)

1. La Repubblica riconosce la canzone «Bella ciao» quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo.
2. La canzone «Bella ciao» è eseguita, dopo l'inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Art. 2.
(Studio della canzone «Bella ciao» nelle scuole di ogni ordine e grado)

1. A decorrere dall'anno scolastico 2020/2021, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito delle attività didattiche finalizzate all'acquisizione delle conoscenze relative alla seconda guerra mondiale e al periodo storico della Resistenza e della lotta partigiana, è inserito lo studio della canzone «Bella ciao».
2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano nel cui territorio sono presenti minoranze linguistiche riconosciute provvedono all'attuazione di quanto disposto dal comma 1 del presente articolo nel rispetto dell'articolo 6 della Costituzione.

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