PDL 2378

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2378

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato BORGHESE

Disposizioni in materia di etichettatura, di controllo di qualità e di utilizzo dell'indicazione «Made in Italy» dei prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri

Presentata il 12 febbraio 2020

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Onorevoli Colleghi! – Oggi, in Italia, i settori tessile, della pelletteria e calzaturiero sono sottoposti alle dinamiche della globalizzazione.
L'Italia, attualmente, si posiziona solo al 189° posto della produzione nel mondo poiché i nostri prodotti sono di fascia alta e medio-alta, dunque con un elevato contenuto creativo e un'elevata complessità tecnologica che ne rendono, in molti casi, difficile la produzione.
Nonostante alcune fasi della produzione dei prodotti italiani siano state trasferite in Paesi emergenti (in particolare India e Cina), i Paesi europei, e tra essi l'Italia, continuano a giocare un ruolo di fondamentale importanza.
I prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri italiani si sono nel tempo distinti per la loro altissima qualità e hanno consentito un primato italiano nel settore della moda.
Dal punto di vista geografico, la produzione italiana di qualità si concentra in alcuni distretti: nel centro-nord sono, in particolare, cinque i distretti di rilievo situati in Lombardia (nelle province di Milano, Como, Bergamo, Varese e Brescia), in Veneto (nelle province di Vicenza e Treviso), in Toscana (a Prato e a Firenze), in Piemonte (a Biella) e in Emilia-Romagna.
Roma al momento cerca di tenere il passo, ma rimane in secondo piano, anche se case di moda con marchi anche famosi stanno cercando fondi per poter dare maggiore rilievo alla capitale.
Centri minori sono presenti in Italia meridionale lungo la costa adriatica, in prossimità di Napoli e si stanno sviluppando anche in Puglia (a Lecce).
Per quanto riguarda l'abbigliamento femminile e il settore della moda, la domanda cresce in modo relativamente lento e si modifica rapidamente, la quota del budget familiare destinata all'abbigliamento è in diminuzione e i prodotti acquistati sono, purtroppo, soggetti a rapida obsolescenza e forte fluttuazione stagionale connessa alla moda.
In tali condizioni di mercato, le imprese dei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero devono pertanto riuscire ad adattare continuamente la propria produzione.
Sono tuttavia da tenere in considerazione lo status speciale e i vantaggi riconosciuti nella Costituzione alle imprese artigianali e alle piccole e medie imprese (PMI).
La situazione sin qui descritta è tuttavia parziale in quanto, nonostante la predominanza delle PMI nei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero, sono presenti anche alcune imprese di grandi dimensioni, le quali peraltro detengono una quota consistente del fatturato totale.
In Italia, infatti, sono presenti alcuni «colossi» dell'industria tessile riconosciuti non solo a livello nazionale, ma anche europeo e mondiale, quali ad esempio il Gruppo Benetton, il Gruppo Marzotto Spa, il Gruppo tessile Miraglio ed Ermenegildo Zegna.
Tali gruppi hanno giocato e continuano a giocare un ruolo di fondamentale importanza nell'elaborazione delle strategie di design e di sviluppo del prodotto che stanno alla base del successo del modello italiano.
L'insieme degli attori, sopra descritti, e delle attività dei settori tessile, calzaturiero e della pelletteria italiani è strutturato secondo quello che è stato definito un «cerchio magico». Tale termine viene utilizzato per spiegare l'innovativo sistema moda che trova specialmente in Milano, capitale della moda, il suo centro.
La gamma di attività che tale «cerchio» comprende spazia dalla manifattura di tessuti, macchinari tessili e abbigliamento, assieme con calzature, pelletteria, accessori di ogni tipo, cosmetici e gioielleria, a tutto lo spettro di servizi materiali e immateriali che aggiungono valore alla filiera del tessile-abbigliamento (ricerca, design, showroom, sfilate, editoria di riviste, fiere di settore).
Geograficamente, tale «cerchio magico» ha come fulcro centrale Milano, attualmente riconosciuta come capitale della moda prèt-à-porter, laddove invece Parigi è capitale dell'alta moda e New York dello sportswear, e si dirama nelle regioni limitrofe, seguendo le direttive ben delineate dagli stilisti stessi.
Ogni distretto industriale delle varie città italiane è specializzato in un particolare stadio della produzione o in un certo tipo di prodotto o materiale e raggiunge, nel proprio ambito di specializzazione, un know-how estremamente qualificato. La peculiare strutturazione in distretti industriali del modello italiano è stata una delle chiavi del successo di tale modello a livello internazionale. Infatti, i due processi paralleli di crescita e sviluppo delle imprese più piccole e di decentramento produttivo delle grandi imprese hanno beneficiato del carattere propulsivo dei distretti, che da un lato hanno contribuito a incrementare il livello di specializzazione e di innovazione della struttura industriale, dall'altro hanno contemporaneamente assicurato i vantaggi della grande dimensione (le economie di scala) e della piccola dimensione (la flessibilità alla variazione del prodotto e alle dimensioni e ai tempi delle serie produttive). Accanto a queste realtà italiane, anche le altre entità economiche particolari del sistema Italia, ossia gruppi come Zegna, Armani, Max Mara e altri, hanno contribuito al successo e alla competitività del modello italiano grazie allo spiccato senso di creatività artigianale e tecnologica.
Quanto al commercio con l'estero, a fronte di un andamento sostanzialmente positivo degli scambi con l'estero, il saldo commerciale dell'industria tessile, della pelletteria e calzaturiera italiana nel periodo di riferimento ha sperimentato però un lieve arretramento rispetto al recente passato.
L'Italia, infatti, ha dimostrato in questi ultimi sessanta anni una formidabile capacità di produzione nei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero di grande qualità. L'Italia in questo settore ha la supremazia internazionale, detenendo la più alta percentuale di export mondiale di prodotti tessili e di vestiario tra i Paesi del G8.
Nel 2017 la moda maschile è diventata la protagonista di un sistema multicentrico che da Firenze arriva a Milano, passando attraverso una fitta rete distrettuale, anima pertanto di un Made in Italy tutto all'avanguardia. Un sistema consolidatosi in questi anni nel segno della collaborazione e delle sinergie, grazie anche al supporto del Governo.
Tempo fa una ricerca sulla produzione tessile destinata alla moda maschile ha evidenziato che tale ambito genera un indotto di circa 400 milioni di euro nel solo distretto di Firenze. Infatti oggi Pitti immagine uomo è una manifestazione che offre alle aziende l'opportunità di mettersi in mostra e di diventare grandi. Negli ultimi venti anni questa rassegna è passata dall'essere un evento puramente commerciale al lanciare tendenze. È la città di Firenze, infatti, a dare il via alla stagione maschile del fashion, collegandosi con Milano e formando un'unica settimana della moda italiana. Ad accompagnare le aziende in questo percorso di crescita è stata anche l'opera dei Governi succedutisi negli ultimi anni, in questa e nella passata legislatura, che hanno riconosciuto la strategicità di un sistema capace di generare complessivamente 90 miliardi di euro di fatturato e di rappresentare il 50 per cento della bilancia commerciale positiva italiana, ovvero 25 miliardi di euro sui 52 complessivi.
La presente proposta di legge è finalizzata a introdurre un rigoroso sistema di tracciabilità dei prodotti dei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero, affinché le imprese possano qualificare la propria produzione e i consumatori possano essere informati in modo completo circa la qualità dei prodotti acquistati.
In questo quadro si innesta poi la crisi economica che investe il settore. La decelerazione in atto provoca difficoltà a tutto l'apparato produttivo che si manifestano in modo diversificato per dimensioni d'impresa, per tipo di prodotti e per canali di distribuzione.
L'etichettatura obbligatoria con l'indicazione del Paese di produzione e la tracciabilità del prodotto al fine di garantire la trasparenza e la corretta informazione per i consumatori costituiscono misure tese alla tutela del vero «Made in Italy».
Basta girare a Roma in via Sannio, a Forcella a Napoli, oppure a Saint Ouen a Parigi per essere avvicinati da qualcuno che tenta di vendere una borsa di Gucci o di Chanel, un bracciale di Tiffany o Bulgari, un orologio Rolex che sono il frutto di frodi.
Copie spesso perfette di prodotti di marca vengono vendute in tutto il mondo a un prezzo fortemente inferiore rispetto all'originale, aprendo così le porte a un nuovo mercato, quello della contraffazione del lusso che si sta espandendo sempre di più in tutto il mondo. Ma non è solo lo sviluppo di questo mercato a impaurire i brand, sono le attività criminali legate a questo commercio che fanno tremare enti governativi e di polizia. I fatturati a cifre esorbitanti che coinvolgono le attività di contraffazione alimentano ogni giorno terrorismo, commercio di esseri umani, prostituzione, droga e altro, creando una diramazione di contatti internazionali che riesce a trovare scappatoie anche di fronte alle più avanzate tecnologie anticontraffazione messe in atto dalla polizia.
Inoltre in molti Paesi dell'Estremo Oriente sono molto diffuse le cosiddette politiche di dumping, che si basano su procedure di vendita di un bene o di un servizio su un mercato estero a prezzi nettamente inferiori a quelli praticati sul mercato interno, con evidenti effetti negativi sull'economia internazionale.
La presente proposta di legge, all'articolo 1, specifica le caratteristiche del sistema di etichettatura e dell'impiego della denominazione «Made in Italy». Le etichette di questi prodotti devono fornire in modo chiaro e sintetico informazioni specifiche sulla conformità dei processi lavorativi alle norme internazionali vigenti in materia di lavoro e sulla certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti, anche al fine di tutelare la salute umana delle persone che li indossano e l'ambiente.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto della normativa dell'Unione europea vigente in materia, sono stabilite le caratteristiche del sistema di etichettatura obbligatoria e di impiego della denominazione «Made in Italy», di cui all'articolo 2, nonché le modalità per l'esecuzione dei relativi controlli.
2. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, adotta, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente legge, un regolamento volto a garantire elevati livelli di qualità dei prodotti e dei tessuti in commercio, anche al fine di tutelare la salute umana e l'ambiente, con cui provvede, in particolare:

a) all'adozione di un capillare sistema di controllo sulla qualità dei prodotti e dei tessuti in commercio, con l'apporto di laboratori di analisi appositamente accreditati, al fine di individuare l'eventuale presenza negli stessi di sostanze vietate dalla normativa vigente e ritenute dannose per la salute umana;

b) al riconoscimento, attraverso l'introduzione di disposizioni specifiche, delle peculiari esigenze di tutela della qualità e dell'affidabilità dei prodotti per i consumatori, anche al fine della tutela della produzione nazionale, nei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero;

c) all'individuazione dei soggetti preposti all'esecuzione dei controlli e delle relative modalità di esecuzione.

Art. 2.

1. Al fine di consentire agli acquirenti dei prodotti italiani di ricevere un'adeguata informazione sul processo lavorativo dei manufatti realizzati nel territorio nazionale, è istituito un sistema di etichettatura dei prodotti finiti e intermedi nel settore tessile, della pelletteria e calzaturiero, che evidenzi il luogo in cui ha avuto luogo ciascuna fase di lavorazione e assicuri la tracciabilità del prodotto stesso.
2. Ai fini della presente legge, per «prodotto di manodopera tessile» si intende ogni tessuto, naturale, sintetico o artificiale, che costituisca parte del prodotto finito destinato all'abbigliamento oppure all'impiego quale materiale componente di prodotti destinati all'arredo della casa e all'arredamento oppure come prodotto calzaturiero.
3. Nell'etichettatura dei prodotti finiti e intermedi di cui al comma 1, le imprese produttrici devono fornire in modo chiaro e sintetico le informazioni specifiche sulla conformità dei processi lavorativi alle norme internazionali vigenti in materia di lavoro, sulla certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti, sull'esclusione dell'impiego di minori nella produzione, sul rispetto della normativa europea e sul rispetto degli accordi internazionali in materia ambientale.
4. L'impiego dell'indicazione «Made in Italy» è consentito esclusivamente alle imprese che ne facciano richiesta, per prodotti finiti e intermedi per i quali almeno due delle fasi di lavorazione, come definite ai commi 5, 6 e 7, abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale. Ciascuna delle fasi di cui ai commi 5, 6 e 7 si intende avvenuta nel territorio nazionale qualora siano state rispettate le condizioni previste dalla normativa dell'Unione europea in materia di origine delle merci.
5. Ai fini della presente legge, nel settore tessile per «fasi di lavorazione» si intendono: la filatura, la tessitura, la nobilitazione e la confezione realizzate nel territorio italiano anche utilizzando fibre naturali, artificiali o sintetiche di importazione.
6. Ai fini della presente legge, nel settore della pelletteria per «fasi di lavorazione» si intendono: la concia, il taglio, la preparazione, l'assemblaggio e la rifinitura realizzati nel territorio italiano anche utilizzando pellame grezzo di importazione.
7. Ai fini della presente legge, nel settore calzaturiero per «fasi di lavorazione» si intendono: la concia, la lavorazione della tomaia, l'assemblaggio e la rifinitura realizzati nel territorio italiano anche utilizzando pellame grezzo di importazione.
8. Per ciascun prodotto di cui al comma 1 che non abbia i requisiti per l'impiego dell'indicazione «Made in Italy» ai sensi di quanto previsto dal comma 4 resta salvo l'obbligo di etichettatura con l'indicazione dello Stato di origine per ciascuna delle fasi di lavorazione di cui ai commi 5, 6 e 7, nel rispetto della normativa dell'Unione europea.

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