PDL 2131

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2131

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa dei deputati
TOCCALINI, ANDREA CRIPPA, COMENCINI, FRASSINI, GASTALDI, GOBBATO, GOLINELLI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MARCHETTI, MATURI, PIASTRA, PRETTO, RIBOLLA, STEFANI, VALBUSA, ZIELLO, ANDREUZZA, BAZZARO, BELLACHIOMA, BIANCHI, BINELLI, BITONCI, BONIARDI, CANTALAMESSA, CAPITANIO, CECCHETTI, CESTARI, DARA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, GAVA, GERARDI, GIGLIO VIGNA, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LOCATELLI, MANZATO, MORRONE, MOSCHIONI, PAOLINI, PATELLI, PETTAZZI, POTENTI, RACCHELLA, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMBOLATO, ZORDAN

Modifiche agli articoli 48 e 58 della Costituzione, in materia
di estensione del diritto di elettorato attivo ai sedicenni

Presentata il 1° ottobre 2019

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Onorevoli Colleghi! — La crisi politica, valoriale ed economica che continua a segnare in modo indelebile la fase storica che stiamo vivendo, accompagnata da un'evidente intensificazione del mal costume di soggetti inclini alla corruzione e alla collusione, ha alimentato nell'opinione pubblica una disaffezione cronica nei confronti della politica. Si è generato in molti cittadini un sentimento diffuso di sfiducia nei confronti delle istituzioni, dei legislatori e degli amministratori, che, come primo effetto, ha prodotto una drastica diminuzione della partecipazione al voto.
La partecipazione al voto è il principio su cui si fonda il concetto stesso di democrazia. Per questa ragione la crescita progressiva del numero di cittadini che rinunciano a esercitare il diritto di voto è un segnale preoccupante che non può essere sottovalutato.
La Costituzione, all'articolo 1, stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Alle questioni fino ad ora accennate si deve aggiungere un altro aspetto di fondamentale importanza, ossia la consapevolezza dei cittadini di non poter determinare le decisioni politiche esercitando il voto. Una politica, quella interna, sempre più condizionata da decisioni che vengono prese all'estero.
È innegabile che il processo che ha portato all'istituzione dell'Unione europea ha contribuito ad allontanare i cittadini dalla cosa pubblica. L'Europa, oggi, è una costruzione senza identità, scarsamente democratica, macchinosa e spesso incomprensibile per i cittadini, un modello che esaspera gli aspetti negativi dello Stato centralizzato, senza dare risposte tangibili ai concreti bisogni e alle richieste che vengono dalla periferia. Un'Europa con un'impronta prettamente economicistica, che ha introdotto la moneta unica senza aver prima raggiunto una sufficiente omogeneità culturale, politica, sociale ed economica.
Appare evidente come l'attuale costruzione europea sia caratterizzata da forza normativa e debolezza politica. Altrettanto evidente è come questa Europa, così concepita, si sia dimostrata un fallimento, non solo perché ha prodotto una spaventosa crisi economica, ma, soprattutto, perché ha negato le culture nazionali e, di conseguenza, l'identità culturale del continente.
L'Unione europea sembra ormai non porre più limiti al proprio potere di intromissione nelle decisioni interne di ciascuno Stato sovrano, ben al di là delle effettive competenze autorizzate dai Trattati. Per queste ragioni i cittadini percepiscono sempre più l'esercizio del diritto di voto come una mera formalità.
Siamo convinti che dal fallimento dell'Europa monetaria e finanziaria si possa uscire soltanto dando vita a una nuova Europa: l'Europa dei popoli e dei territori, capace di rifondare l'unità politica del vecchio continente su base macroregionale; un'Europa davvero unita dal basso, a partire dalle realtà locali e territoriali, che esalti la diversità e l'identità di ciascun popolo nella casa comune europea.
Per dare vita a una nuova Europa è necessario, però, che si riscopra l'importanza della partecipazione dei cittadini alla vita politica della comunità.
Una nuova Europa è un obiettivo ambizioso che può essere raggiunto solo se le giovani generazioni sviluppano una reale consapevolezza del proprio ruolo e sono messe in grado di apportare al dibattito politico nuova linfa vitale.
Nei momenti felici di una nazione i giovani ricevono gli esempi, ma nei momenti critici sono i primi che, grazie alla forza, al coraggio e alla sfrontata voglia di vivere che appartiene solo a loro, possono offrire risposte convincenti.
Alla luce di quanto esposto, fa riflettere come l'attuale Esecutivo, nato non già da una condivisione di idee e di pensiero, bensì da una comune volontà di arrestare l'avversario politico, in crescita nei sondaggi, sembri non preoccuparsi con la dovuta attenzione del pericolo che si cela dietro alla disaffezione dei cittadini verso la cosa pubblica, le istituzioni e la politica.
Appare, infatti, del tutto irragionevole, in particolar modo essendo il nostro Paese in pericolo a causa dell'enorme afflusso di immigrati verso le nostre coste, prevedere modifiche alla legge che regolamenta le modalità di acquisto della cittadinanza introducendo lo ius soli, ossia il diritto alla cittadinanza per coloro che nascono in Italia anche se figli di stranieri.
Queste misure, che si celano dietro ipocrite posizioni buoniste, volte a garantire a tutti gli stessi diritti, hanno, in realtà, come unico obiettivo quello di attribuire i diritti politici al maggior numero di persone. Gli immigrati diventano così la nuova classe operaia, i moderni proletari, insomma, non persone, ma detentori di schede elettorali. Un Governo, quindi, che, nei fatti, sta barattando la sovranità popolare e l'identità nazionale solo per un facile consenso elettorale.
In controtendenza rispetto alle scelte operate dal Governo e dalla maggioranza politica, la presente proposta di legge costituzionale è finalizzata a estendere il diritto di voto ai cittadini che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età.
In Paesi come l'Austria e in alcuni territori della Svizzera e della Germania questo diritto è già sancito.
Oramai da più di tre legislature il tema dell'opportunità di novellare la Costituzione al fine di estendere il diritto di voto ai giovani che hanno compiuto il sedicesimo anno di età viene affrontato dal Parlamento.
I numerosi progetti di legge in materia, pur se, da un lato, si prefiggono di raggiungere il medesimo obiettivo della presente proposta di legge costituzionale, dall'altro lato, si fondano su presupposti completamente diversi.
Questi progetti di legge motivano, infatti, la necessità di estendere il voto ai giovani sedicenni sostenendo che il progresso della società moderna, il livello di scolarizzazione e le capacità di apprendimento fanno sì che i giovani, già prima del compimento della maggiore età, siano sufficientemente maturi per contribuire a determinare, con il proprio voto, le sorti della nazione.
La nostra proposta di legge costituzionale nasce, invece, dalla constatazione che il progresso della società moderna è colpito da una profonda crisi della politica, intesa come missione finalizzata al raggiungimento del bene comune. Riteniamo, quindi, che sia necessario mettere al centro di una nuova stagione politica i giovani che, liberi da condizionamenti, potranno restituire al Paese una dignità civica attraverso la loro partecipazione attiva alla res publica.

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

1. Al primo comma dell'articolo 48 della Costituzione, le parole: «la maggiore età» sono sostituite dalle seguenti: «il sedicesimo anno di età».

Art. 2.

1. Al primo comma dell'articolo 58 della Costituzione, la parola: «venticinquesimo» è sostituita dalla seguente: «sedicesimo».

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