PDL 2110

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2
                        Articolo 3
                        Articolo 4
                        Articolo 5
                        Articolo 6

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2110

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa della deputata SERRACCHIANI

Istituzione del Museo nazionale della guerra fredda

Presentata il 25 settembre 2019

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Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge riprende un'iniziativa già depositata nel corso della XVII legislatura dal deputato Zanin.
L'istituzione di musei dedicati alla guerra fredda ha avuto il suo sviluppo più intenso nell'ultimo ventennio, quasi sempre nei Paesi che, nell'ultimo mezzo secolo, si sono fronteggiati sullo scacchiere est-ovest, lungo la cosiddetta cortina di ferro.
Nella maggior parte dei casi la scelta della sede del museo è caduta su luoghi di forte valenza simbolica, talvolta all'interno di alcune installazioni militari dismesse, come nel caso della rete diffusa delle sei fortificazioni in Svizzera, del National Norwegian Aviation Museum, a Bodo, del Cold War Museum di Stevnsfort e del Cold War Museum di Langelandsfort, entrambi in Danimarca, e del National Cold War Exibition presso il Royal Air Force Museum di Crosford, a Londra.
Già poco dopo la riunificazione, il Museo storico tedesco (DHM) di Berlino organizzò una mostra sul tema della rivalutazione dei ricordi e sulla percezione pubblica della storia; oggi, alcune delle istituzioni museali di maggiore rilievo sono significativamente concentrate a Berlino, come l'Allied Museum, il Wall Museum, lo Stasi Museum e il DDR Museum; altre sono sorte in Paesi già appartenenti al «blocco sovietico», come il Museum of Occupation and of the Fight for Freedom e il Lennusadam-Patarei a Tallinn, in Estonia, il museo Casa del terrore a Budapest e il Museo dell'arte socialista a Sofia, in Bulgaria. Tra i musei dedicati alla storia della guerra fredda situati nel nord America sono da segnalare l’International Spy Museum di Washington, il Wende Museum di Los Angeles, dedicato alla DDR, il Cold War Air Museum di Lancaster nel Texas, il Cold War Museum di Warrenton in Virginia, il National Atomic Testing Museum a Paradise in Nevada e il Diefenbunker Museum in Canada.
Negli ultimi decenni in Italia si è verificato un risveglio di interesse per la rappresentazione museale della storia più recente. Si tratta, in alcuni casi, di musei dedicati alla storia del Risorgimento o della Prima guerra mondiale, sorti o potenziati in occasione di specifiche ricorrenze, e, in altri casi, di musei dedicati alla Seconda guerra mondiale, alla Resistenza o alle persecuzioni razziali, connotati da caratteristiche espositive e culturali e di caratura scientifica piuttosto eterogenee. Questa fase espansiva è senza dubbio da attribuire al riconoscimento del valore della memoria storica, ma anche all'acquisita consapevolezza del fatto che, nelle città del turismo culturale, l'estensione dell'offerta museale genera positive ricadute sulle attività economiche, sulla creazione di posti di lavoro e sulle entrate fiscali da redditi d'impresa e personali, nonché da tassazione indiretta.
In Italia, le istituzioni museali dedicate alla storia della guerra fredda sono da considerare limitate, sia per il nucleo tematico trattato, sia per la dimensione espositiva, sia, infine, per il carattere locale che esse assumono. Si segnalano, in particolare, la Base Tuono, museo a cielo aperto della guerra fredda a Folgaria (Trento), costituito da tre postazioni di missili terra-aria Nike Hercules collocate in mezzo alle montagne del Trentino, e il Museo diffuso a cielo aperto lungo il confine a Gorizia-Nova Gorica, che consiste in un percorso interattivo tra luoghi e memorie basato sul concetto di «realtà aumentata».
Una sia pur rapida indagine condotta nella rete internet dà conto della diffusione e della ricchezza, ma anche della dispersione, che caratterizza le iniziative rivolte alla conservazione della memoria della guerra fredda in Italia. Un esempio di questa ricchezza sommersa si può rintracciare anche nei social group di militari ed ex militari, molto frequentati, anche a partire dal fatto che ciò che rimane delle caserme e delle installazioni è oggi meta di un turismo militare spontaneo, diffuso e continuo. Inoltre, esiste un patrimonio di periodici, cartografie, immagini personali o ufficiali di eventi ed esercitazioni, armi e sistemi d'arma, nonché documenti ufficiali, declassificati o da declassificare, che rischiano di andare dispersi e che costituiscono, invece, la base necessaria su cui svolgere indagini e ricerche storiche.
Nella situazione data, l'esigenza di fondo è oggi quella di razionalizzare e mettere in rete le molteplici potenzialità esistenti, nonché di promuovere la conservazione e l'esposizione dei materiali documentali inerenti alla guerra fredda per una piena valorizzazione della memoria nazionale iscritta anche nella comune memoria europea e internazionale.
Il profilo di un possibile Museo nazionale della guerra fredda a Pordenone è stato delineato all'interno di alcuni importanti iniziative:

1) il 31 maggio e il 7 giugno 2014 in un convegno di studi organizzato da Legambiente a Pordenone dal titolo «Fortezza Fvg. Costruzione e dismissione di una grande infrastruttura militare europea, prospettive per il recupero delle aree militari dismesse»;

2) il 23 giugno 2015 nella presentazione alla Camera dei deputati delle risultanze e degli atti, pubblicati nel volume «Fortezza Fvg», del convegno di Pordenone, con gli interventi della Ministra della difesa senatrice Roberta Pinotti e della sottoscritta, allora presidente della regione Friuli Venezia Giulia;

3) il 1° settembre 2015 all’International design workshop organizzato a Casarsa (Pordenone) dal Politecnico di Milano, sul riuso delle infrastrutture militari, del quale sono in corso di pubblicazione gli atti.

L'istituzione del Museo nazionale della guerra fredda di Pordenone trae ulteriore forza dalla considerazione che in tutta l'area meridionale dell'Alleanza atlantica, in cui la vicina base USAF di Aviano ha giocato un ruolo strategico determinante, non sono presenti istituzioni museali rivolte alla conservazione, allo studio e alla valorizzazione della memoria della guerra fredda.
Durante la lunga stagione della guerra fredda, la presenza dell'Esercito italiano, schierato massicciamente a est secondo un concetto di frontiera profonda ridisegnato dalla tecnica militare dopo la seconda guerra mondiale, ha imposto una fortissima presenza di presidio, con l'alternanza di linee difensive costituite da strutture militari, ora per la gran parte dismesse, insieme a grandi spazi sottoposti a servitù che continuano ancor oggi a definirne il paesaggio e che costituiscono un enorme patrimonio inutilizzato. Dopo il prolungato sforzo pagato con il primo conflitto mondiale, anche questa fase storica della nazione ha comportato un impatto notevolissimo per l'intero territorio della regione Friuli Venezia Giulia. Un servizio storico strutturale per la difesa del Paese che andrebbe certamente riconosciuto e che ora pone oggettivamente anche il tema della compensazione con l'impegno al riuso e alla valorizzazione dei beni dismessi.
Quella fase ha condotto peraltro da ogni parte d'Italia a Pordenone, come d'altra parte in tutto il Friuli Venezia Giulia, un gran numero di italiani impegnati nel servizio militare. Molti vi hanno costruito o trasferito la famiglia e tutti hanno contribuito in vario modo alla formazione della città e dello spazio sociale.
Secondo gli studi di Symbola, Fondazione per le qualità italiane, negli ultimi anni l'area urbana di Pordenone si è distinta per la propensione all’export culturale e per l'elevato numero di addetti alle imprese culturali esportatrici. Spiccano, infatti, le esperienze ormai consolidate di Cinemazero e delle sue rassegne specializzate, di Pordenonelegge, di Dedica, con il loro enorme patrimonio di professionalità e credibilità internazionale, cui si aggiungono certamente altre iniziative del territorio tra le quali è opportuno citare quantomeno il Centro di ricerca e archiviazione della fotografia di Spilimbergo. Questi centri danno origine a importanti ricerche, produzioni culturali e scientifiche, eventi e collegamenti internazionali, utili per una conoscenza più approfondita e articolata della storia del novecento nei suoi più ampi aspetti. Il tessuto degli enti culturali e delle istituzioni museali pubbliche pordenonesi è arricchito dalla presenza di numerosi centri di documentazione e ricerca storica, tra cui spicca il gruppo di studi storici e sociali Historia specializzato in geopolitica, oltre a importanti collezioni sulla storia del movimento operaio e delle organizzazioni e istituzioni politiche presenti presso associazioni e privati. Inoltre, sul territorio pordenonese già sono presenti collezioni delle associazioni d'arma, archivi privati e addirittura un museo privato dell'aviazione. Potenzialità ulteriori derivano dalle possibili sinergie con le aziende pordenonesi che operano con successo nel mercato internazionale delle riprese televisive e delle produzioni multimediali, oltre alla presenza di corsi di laurea universitari e superiori istituiti a Pordenone, come il corso di laurea in scienze e tecnologie multimediali e dell'informazione multimediale e in tecnologie dell'informazione e il corso di tecnico superiore per le tecnologie dell'informazione e la comunicazione istituito presso l'Istituto tecnico superiore Kennedy di Pordenone.
Queste presenze a carattere scientifico-tecnologico inducono peraltro a valorizzare la possibilità di ricorrere anche per l'approntamento museale in modo cospicuo a strumenti informatici e multimediali evoluti. Sono questi, infatti, a rendere oggi possibile l'attualizzazione costante dell'approccio conoscitivo, descrittivo ed espositivo, oltre ad assicurare il rapporto di collaborazione con centri di studio, di documentazione, di ricerca universitaria e con i musei di altri Paesi, con cui collegare e coordinare l'offerta espositiva e rendere consultabili anche a distanza le banche dati di cui sono in possesso.
Il periodo della guerra fredda si presenta come uno straordinario, vastissimo e variegato campo disseminato di ricchi giacimenti di documenti, siano essi immagini, prodotti letterari, oggetti. Compito del Museo nazionale della guerra fredda di Pordenone è l'esplorazione di questo vasto territorio, lo scavo nelle sue viscere più profonde per portare alla luce fatti, episodi e storie in una narrazione di quegli anni attraverso le testimonianze della cultura alta e di quella popolare. Il Museo è luogo di raccolta e di studio, di analisi e di comprensione e, certamente, di esposizione e fruizione, con una particolare attenzione rivolta a quello che fu, nello scacchiere meridionale europeo, il confine ormai dismesso tra i mondi dell'est e dell'ovest. L'immenso materiale, raccolto tramite l'utilizzo della rete internet, sarà organizzato secondo tags significativi e condiviso con un pubblico formato da differenti attori – studiosi, cultori della materia, ma soprattutto giovani e meno giovani – e potrà essere di volta in volta assemblato e proposto in mostre temporanee e installazioni. Alcune sezioni o temi ipotizzabili: la memoria dei luoghi e delle persone, la vita quotidiana nei modelli del socialismo reale e dell’american dream, la dissidenza e la contro-cultura, lo spazio pubblico e privato, il cinema e la letteratura, lo sport e la corsa allo spazio.
Il Museo per sua natura stimola la massima partecipazione da parte del territorio su cui si insedia, che come delineato è ricco di partner qualificati, in un intreccio di attività tale da innervare l'azione con efficacia e intensità, al fine di garantirne un profondo radicamento e una sicura crescita nel tempo. Per rispettare il carattere diffuso delle testimonianze materiali, il Museo assume carattere di rete e si articola anche in spazi espositivi locali e centri di ricerca, di cui la sede centrale costituisce il punto di raccordo e coordinamento. Un museo diffuso in tutto il territorio della regione Friuli Venezia Giulia, poiché l'oggetto autentico deve essere considerato come un frammento di realtà del mondo precedente che, se osservato nel suo contesto, è in grado di condurre a un significato generale.
Dunque, un museo interconnesso e cooperativo, aperto a collaborazioni di respiro nazionale e internazionale.
Attraverso gli studi che promuove, il Museo consente di comprendere e di inquadrare, più correttamente di quanto non sia avvenuto finora, le vicende storiche italiane nel contesto generale dell'età che viviamo, permette la diffusione di una conoscenza critica della storia, favorisce la comprensione, in un'ottica di unitarietà e globalità, dei motivi che stanno alla base dei fenomeni di instabilità attuali e potenziali nei teatri delle crisi e delle contrapposizioni geo-strategiche contemporanee. Il Museo favorirà la costruzione, nel tempo, di una memoria condivisa, nella quale anche i nemici di ieri possano trovare nuovi spazi di intesa nel fluire dinamico della storia, e promuoverà lo sviluppo, nelle giovani generazioni e nella più ampia opinione pubblica, della cultura della pace e della collaborazione tra le nazioni e tra i popoli.
La presente proposta di legge istituisce il Museo nazionale della guerra fredda con sede a Pordenone, presso idonei locali concessi dal Ministero della difesa (articolo 1), i cui compiti sono (articolo 2):

a) la valorizzazione e la fruibilità, in modo unitario, del patrimonio relativo alla guerra fredda;

b) la promozione degli studi sulla guerra fredda al fine di contribuire alla diffusione di una conoscenza critica della storia delle guerre e alla comprensione dei fenomeni di instabilità;

c) lo sviluppo nelle giovani generazioni e nella più ampia opinione pubblica della cultura della pace e della collaborazione tra le nazioni e tra i popoli.

L'articolo 3 definisce le attività del Museo, ovvero: rendere fruibili i luoghi in cui organizzare la memoria della guerra fredda; recuperare, catalogare, conservare e proporre, con approccio multidisciplinare, il materiale documentario; promuovere la ricerca storica; proporre in forma multimediale quadri significativi dei materiali raccolti, attraverso percorsi espositivi, biblioteca, archivio, mostre permanenti e temporanee, pubblicazioni e altre iniziative; promuovere tutte le tipologie di eventi e manifestazioni, ai fini di una più ampia conoscenza e dell'elaborazione di progetti di formazione; realizzare un sistema a rete con i musei della guerra esistenti in Italia e consentire la fruizione a distanza dei materiali custoditi ed esposti; collegare e coordinare la sua offerta espositiva con quella dei musei esteri sulla guerra fredda e con centri di studio, di documentazione e di ricerca universitaria di altri Paesi, allo scopo di realizzare progetti e iniziative comuni; fornire sostegno al lavoro della scuola e all'educazione permanente, anche attraverso proprie proposte didattiche o divulgative; promuovere e svolgere ricerche in materia di conservazione dei materiali di propria competenza e delle tecnologie utilizzate nel settore.
L'articolo 4 prevede l'istituzione della Fondazione del Museo, in collaborazione con il comune di Pordenone, con la regione Friuli Venezia Giulia, con le università di Trieste e di Udine e con l'associazione culturale Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda. La Fondazione programma l'attività del Museo su base triennale e ne definisce l'organizzazione, ha rapporti giuridici con l'esterno, regola le attività amministrative e predispone una relazione annuale sulle azioni realizzate. L'organo di indirizzo della Fondazione nomina il direttore scientifico su proposta del Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda.
L'articolo 5 istituisce il comitato scientifico, presieduto da uno studioso o da una personalità di chiara fama e costituito da un rappresentante per ciascuno dei Ministeri della difesa, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'economia e delle finanze, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per i beni e le attività culturali e per il turismo, nominati dai rispettivi Ministri, su proposta del Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda. Il comitato scientifico ha il compito di elaborare le linee progettuali del Museo, di fare proposte di iniziative e di progetti scientifici e didattici, di indicare materiali da acquisire e di esprimere pareri sull'organizzazione scientifica sull'attività del Museo, di collaborare per la redazione del piano triennale e del programma annuale, nonché di partecipare alla realizzazione della rete museale.
L'articolo 6 fissa la spesa di 20 milioni di euro per l'anno 2019 per la realizzazione della sede del Museo, nonché la spesa di 1,5 milioni di euro annui, a decorrere dal 2019, quale contributo per le spese di funzionamento.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione del Museo nazionale della guerra fredda)

1. È istituito il Museo nazionale della guerra fredda, di seguito denominato «Museo».
2. Il Museo ha sede in Pordenone, presso locali concessi in uso dal Ministero della difesa aventi caratteristiche idonee per lo svolgimento delle funzioni di offerta espositiva, comunicazione ed elaborazione scientifica.

Art. 2.
(Compiti)

1. Il Museo ha il compito di:

a) valorizzare e rendere fruibile, in modo unitario, il patrimonio documentale materiale e immateriale, letterario, iconografico e multimediale relativo alla guerra fredda, con particolare attenzione allo scacchiere meridionale della cortina di ferro in Europa e al confine dismesso tra i mondi dell'est e dell'ovest in Italia;

b) promuovere gli studi sulla guerra fredda per contribuire alla diffusione di una conoscenza critica della storia delle guerre e alla comprensione dei motivi che sono alla base dei fenomeni di instabilità attuali e potenziali nei teatri delle crisi e delle contrapposizioni geo-strategiche contemporanee;

c) sviluppare nelle giovani generazioni e, in generale, nell'opinione pubblica la cultura della pace e della collaborazione tra le nazioni e tra i popoli, anche in collaborazione con le istituzioni culturali ed educative.

Art. 3.
(Attività)

1. Il Museo svolge le seguenti attività, la cui conoscenza è assicurata tramite un apposito sito internet:

a) rende fruibili i luoghi in cui organizzare la memoria della guerra fredda;

b) recupera, cataloga, conserva e propone, con approccio multidisciplinare, il materiale documentario di qualsiasi specie, anche iconografico e testimoniale, relativo alla guerra fredda, collaborando con le istituzioni dello Stato e con altri enti, pubblici o privati;

c) promuove la ricerca storica, valorizzando la cultura, le arti e il pensiero dei diversi soggetti protagonisti;

d) propone in forma multimediale quadri significativi dei materiali raccolti, attraverso percorsi espositivi, una biblioteca, un archivio, mostre permanenti e temporanee, pubblicazioni e altre iniziative;

e) promuove visite, manifestazioni, incontri nazionali e internazionali, convegni, concerti, proiezioni di film e spettacoli, volti ad approfondire i diversi profili della guerra fredda e a renderli fruibili ai fini di una più ampia conoscenza e dell'elaborazione di progetti di formazione;

f) realizza un sistema a rete con i musei della guerra esistenti in Italia, con l'obiettivo di integrarne le dotazioni documentali e di consentire la fruizione a distanza dei materiali custoditi ed esposti;

g) collega e coordina la sua offerta espositiva con quella dei musei esteri sulla guerra fredda e stabilisce con essi rapporti di collaborazione; stipula convenzioni e accordi di partenariato, direttamente o tramite le autorità diplomatiche e consolari italiane, con istituti museali e con centri di studio, di documentazione e di ricerca universitaria di altri Paesi, allo scopo di realizzare progetti e iniziative comuni, nonché di rendere consultabili anche a distanza le banche dati in loro possesso;

h) fornisce sostegno alle attività scolastiche e di educazione permanente, anche attraverso proprie proposte didattiche o divulgative;

i) promuove e svolge ricerche in materia di conservazione dei materiali di propria competenza e delle tecnologie utilizzate nel settore.

Art. 4.
(Istituzione della Fondazione del Museo)

1. È istituita la Fondazione del Museo, di seguito denominata «Fondazione», anche in collaborazione con il comune di Pordenone, con la regione Friuli Venezia Giulia, con le università di Trieste e di Udine e con l'associazione culturale Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda. La Fondazione è costituita ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 27 novembre 2001, n. 491, ed è posta sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
2. La Fondazione:

a) programma l'attività del Museo, in collaborazione con il direttore scientifico di cui al comma 3;

b) definisce l'assetto organizzativo del Museo;

c) stipula le convenzioni e ha la rappresentanza esterna del Museo;

d) regola e controlla le attività amministrative;

e) predispone, su proposta del direttore, un piano finanziario triennale da inviare al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

f) approva, su proposta del direttore, una relazione annuale sull'attività del Museo, da inviare al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

g) svolge ogni altra funzione ad essa assegnata dal Museo.

3. Il direttore scientifico del Museo è nominato dall'organo con funzioni di indirizzo della fondazione, su proposta dell'associazione culturale Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda.

Art. 5.
(Comitato scientifico)

1. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, di concerto con il Ministro della difesa, è istituito un comitato scientifico, presieduto da uno studioso o da una personalità di chiara fama nominato con il medesimo decreto. Il comitato scientifico è costituito da un rappresentante per ciascuno dei Ministeri della difesa, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'economia e delle finanze, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per i beni e le attività culturali e per il turismo, nominati dai rispettivi Ministri, su proposta dell'associazione culturale Centro di documentazione e ricerca sulla guerra fredda.
2. Il comitato scientifico svolge le seguenti funzioni:

a) collabora con la Fondazione nella definizione delle linee progettuali, nella preparazione del piano triennale e del programma annuale di attività del Museo;

b) formula proposte di iniziative e di progetti scientifici e didattici da realizzare prevedendo una scansione modulare dei progetti in modo da consentirne, se necessario, una realizzazione progressiva;

c) indica i materiali da acquisire per l'organizzazione del Museo;

d) formula pareri e proposte, svolge attività di consulenza in ordine agli indirizzi scientifici e culturali e ai criteri di conservazione, sviluppo e valorizzazione delle collezioni e su ogni altro aspetto attinente all'organizzazione scientifica e all'attività del Museo;

e) elabora il programma annuale di iniziative del Museo, che sottopone all'approvazione della Fondazione;

f) coordina le attività organizzative, scientifiche e tecniche;

g) dirige il personale addetto al Museo e acquisisce i materiali e gli strumenti tecnologici necessari per l'attività del Museo;

h) stabilisce gli opportuni contatti con i soggetti chiamati a concorrere in ambito nazionale e internazionale alla realizzazione della rete museale.

Art. 6.
(Disposizioni finanziarie)

1. È autorizzata la spesa di 20 milioni di euro per l'anno 2019 per la realizzazione della sede del Museo, nonché la spesa di 1,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2019 quale contributo per le spese di funzionamento del Museo.
2. All'onere di cui al comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2019-2021, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

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