PDL 1774

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1774

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
CARÈ, BURATTI, CANTINI, CARLA CANTONE, FITZGERALD NISSOLI, FRAGOMELI, FRAILIS, INCERTI, LACARRA, MORASSUT, PELLICANI, SCALFAROTTO, SERRACCHIANI, UNGARO, VERINI

Modifica alla legge 2 agosto 1999, n. 264, in materia di riserva di posti in favore dei cittadini italiani residenti all'estero per l'ammissione ai corsi universitari ad accesso programmato

Presentata il 12 aprile 2019

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Onorevoli Colleghi! — Sono sempre di più i giovani italiani che vanno a studiare all'estero.
I numeri non sono ancora eclatanti, ma indicano una tendenza forte e inarrestabile.
Oggi al di fuori dei confini nazionali studia, sia pur per brevi periodi, il 14 per cento dei ragazzi italiani tra i 15 e i 29 anni, una percentuale che sfiora il 30 per cento se riferita solo agli studenti universitari.
Il programma Erasmus costituisce solo un segmento, ma in forte espansione: sono meno di 20.000 gli studenti universitari che vi partecipano ogni anno, un numero limitato al basso budget investito (13 milioni di euro circa), ma sono moltissimi se paragonati ai 220 di venti anni fa. Gli studenti vedono all'estero università che funzionano, che investono, che operano bene nel campo della ricerca e che valorizzano i talenti.
È questa la grande attrattiva che richiama gli studenti oltreconfine.
Tuttavia qualcosa finalmente sta cambiando: la prima ragione di questo cambiamento è l'indiscutibile ricchezza culturale dell'Italia che parla più lingue, quelle dell'architettura, del design, della moda e dell'arte, ma anche quelle della ricerca e della scienza. Non è un caso che la prima università europea sia nata proprio a Bologna, nel 1088, e che i padri della scienza moderna – Leonardo Da Vinci e Galileo Galilei, fino ad arrivare a Guglielmo Marconi – fossero italiani.
Senza contare i grandi nomi della scienza e della ricerca moderne, come Fabiola Gianotti o il neuropsicologo Giacomo Rizzolatti.
L'Italia detiene il record di pubblicazioni accademiche e di giornali di ricerca in Europa, con un focus in medicina, scienze naturali, farmacia e matematica, ed è un Paese ricco di eccellenze e di cultura, che molto può offrire agli studenti di tutto il mondo.
Tra questi come non tenere conto dei numerosi giovani cittadini italiani residenti all'estero che sognano di poter studiare e di ottenere un titolo di studio in Italia? Giovani che hanno vissuto una vita lontano per seguire le scelte delle loro famiglie in cerca di una vita migliore ma che non hanno mai dimenticato le proprie radici, origini e identità culturali.
La presente proposta di legge ha proprio questo scopo, cioè consentire a coloro che decidono di tornare a studiare nelle università italiane di poter contare su una riserva di posti dedicata, alla stregua di quello che oggi viene fatto già per i cittadini stranieri non appartenenti all'Unione europea che decidono di iscriversi alle università italiane.
A tale fine, dunque, la presente proposta di legge introduce una riserva del 7 per cento dei posti messi a concorso per l'accesso programmato ai corsi universitari degli atenei italiani in favore dei cittadini italiani che, per motivi diversi, risiedono all'estero e che quindi non hanno le stesse possibilità di chi è rimasto in Italia.
La presente proposta di legge, che si compone di un unico articolo, non necessita di copertura finanziaria poiché non prevede alcun costo aggiuntivo a carico del bilancio dello Stato.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Dopo il comma 2 dell'articolo 4 della legge 2 agosto 1999, n. 264, è aggiunto il seguente:

«2-bis. I decreti di cui ai commi 1 e 2 devono comunque prevedere una riserva pari al 7 per cento dei posti messi a concorso per l'accesso programmato ai corsi universitari degli atenei in favore dei cittadini italiani residenti all'estero, iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero ai sensi della legge 27 ottobre 1988, n. 470».

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